Dodici Margherite

di Belinda Nero
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** 12 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Questa raccolta ha partecipato al “Drabble Contest” sul forum di EFP. Indirizzo: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=10354528




Dodici Margherite

storia di un pittore raccolta in dodici brevi capitoli




C1
Da poco la morte mi ha fatto visita. Non una morte corporale, materiale, in sé effimera come la vita umana su questa Terra; ciò di cui parlo è una morte più intima, più sacra, più eterna.
La morte della creatività.
Dal mio pennello non traggo più nulla. Con i colori non impasto più fantasie. Qualcosa in me si è rotto, una chiave spezzata in una serratura arrugginita. Oltre la porta, un mondo d'arte che non riesco più a raggiungere.
Sono un pittore e queste sono le mie memorie. Le scrivo con dell'inchiostro di seppia tanto chiaro quanto pronto a sbiadire.

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Capitolo 2
*** 2 ***


C2
La mia storia ha inizio con un'arancia.
Su un tavolo malconcio di noce, traballante come la mia sicurezza, ad otto anni sentii l'impulso di afferrare una matita e, tra le mie dita, darle movimento.
Il giorno prima avevo rubato il frutto che non avevo mangiato: i miei occhi vagarono nella stanza fino a posarsi sulla sua sensuale e semplice forma. Un cerchio. Quale altro miglior inizio?
Fu un'impresa. Ero incapace persino a tracciare un ovale ben fatto. Strappai numerosi fogli, prima di essere soddisfatto del lavoro.
La parte più semplice fu riprodurre la sua buccia: mi riuscì al primo colpo.

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Capitolo 3
*** 3 ***


C3
Al mio esperimento con l'arancia, ne seguirono molti altri. Capii che ero portato per il disegno, più di quanto lo ero per lo studio o il lavoro.
La mia famiglia non apprezzava la mia vocazione, ma non mi importava; tutto ciò di cui avevo bisogno a quel tempo era la luce.
Il mio cuore si orientava naturalmente verso quanto era più luminoso possibile. I raggi del sole a capolino fra le chiare nuvole, una catasta di legno incendiata, la gialla fiamma di una candela.
Ritrarre la luce era complicato ma esaltante. Nel definirne i tremolanti dettagli trovavo la mia soddisfazione.

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Capitolo 4
*** 4 ***


C4
Crebbi. Insieme al mio corpo, anche il mio talento prosperò. Rilegai la matita alla basilare funzione di bozza ed incominciai ad utilizzare il pennello. Il mio personale mondo si riempì di colore: per quel cambiamento, all'inizio provai dolore. Mi ero abituato da anni a vedere ogni cosa in grigio e solo con quella tonalità determinavo profondità e contrasti; tuttavia a quel tempo ero certo dentro di me che quella limitazione non mi fosse più adatta.
Fu come tornare alle prime volte e alle prime esitazioni. Solo grazie alla mia caparbietà decisi di continuare nella mia nuova strada, indipendentemente dalle difficoltà.

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Capitolo 5
*** 5 ***


C5
Cambiai persino stile di vita. Paradossalmente, con il colore non cercavo più la luce ma al contrario, preferivo rifugiarmi nel scuro violetto del crepuscolo. Avevo imparato ad amare quella tonalità, insieme al verde chiaro ed al giallo acceso.
Cominciai a dipingere di notte, sforzando gli occhi e stravolgendo il mio naturale ciclo del sonno.
Sviluppai una propensione per l'astratto. Ritraevo paesaggi ed animali notturni donando loro però un colore completamente diverso da quello che avevano nella realtà.
A volte, sempre nel crepuscolo, riuscivo ad intravedere nei tronchi d'albero delle espressioni. Divenni pittore di assurdità: volti negli oggetti, arcobaleni nel nero.

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Capitolo 6
*** 6 ***


C6
La nuova festa autunnale inaugurata dalla mia splendida città segnò un capitolo decisivo nella mia vita.
Offrii gratuitamente il mio talento artistico per ritoccare opere artistiche che il tempo aveva usurato. In cambio, riuscii ad ottenere una bancarella dove esporre le mie tele nell'occasione cittadina.
Non ero certo che ciò che avevo faticosamente dipinto in quegli anni potesse piacere al pubblico: avevo tenuto segreti i miei lavori fino a quel momento e l'unica cosa che avevo mostrato di me alla comunità era stata la capacità di restauro.
Rassegnato anziché entusiasta, offrii i miei dipinti migliori a prezzi modici. Fu successo.

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Capitolo 7
*** 7 ***


C7
Da quel momento divenni l'attore protagonista: nel teatro della vita cittadina, ora recitavo in proscenio ed avevo il maggior numero di battute. Ero adorato dalle committenze, amato dai critici, ammirato dalla gente! Le luci della ribalta illuminavano il mio volto e lo rischiaravano rispetto al viso di altri pittori, gettati in ombra dalla mia fantasia.
Iniziò il periodo più intenso della mia esistenza, dove non ci fu un singolo giorno in cui non dipinsi. Il ritmo divenne inarrestabile. Avevo una mole di richieste che mi era impossibile soddisfare tutto da solo, così scelsi due garzoni perché mi aiutassero nella realizzazione.

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Capitolo 8
*** 8 ***


C8
I miei garzoni erano come tenera erba novella.
Sapevano poco di pittura, ancor meno di come si eseguiva la mistura dei pigmenti. Non avevano mai preso in mano uno stilo, né a momenti conoscevano l'alfabeto. Erano però instancabili, attenti, educati e di bella presenza fisica.
Insegnai a loro ciò che un allievo d'arte avrebbe dovuto conoscere a memoria, ma di controparte esigevo dai due una costanza ai limiti dell'accettabile. Non smisero mai di credere in se stessi e in ciò che io potevo donargli.
Presto si rivelarono capaci di riprodurre abbastanza fedelmente i miei dipinti e a volte, di impreziosirli.

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Capitolo 9
*** 9 ***


C9

Così fu per molti dei miei anni felici.
Non sentivo mai la fame né il sonno che in effetti era l'ultima cosa di cui avvertissi una reale necessità. Divenni però avido e molto voglioso. Spesso chiamavo nella mia ricca dimora delle donne perché accontentassero i miei capricci.
Nel frattempo i miei garzoni erano diventati buoni pittori. Il più giovane se ne andò appena si sentì pronto per farlo. Jayden invece mi stette vicino: era il più dotato dei due, il solo a mio avviso capace di farsi un vero nome sulla scena che incominciava a non essere più solo mia.

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Capitolo 10
*** 10 ***


C10

Mesi più tardi scelsi un altro ragazzo perché aiutasse il mio lavoro soffocato da committenze sempre più esigenti; Jayden si irritò dapprima, poi divenne arrogante. Riuscì a far desistere il nuovo allievo dal proposito quindi ne presi un altro, ma pure fu scacciato dalla prepotenza di Jayden: il mio prediletto era cambiato. Venne il momento per me di allontanarlo.
Hai imparato abbastanza, vai” gli dissi. Eppure ingrato, lui non salutò neppure con un ciao.
Fui costretto a privarmene con un'ottima lettera di raccomandazione e un bagaglio di esperienze che gli sarebbe stato utile qualsiasi strada avrebbe scelto di percorrere.

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Capitolo 11
*** 11 ***


C11
Anni dopo assistetti alla presentazione ufficiale del nuovo talentuoso pittore che si era affermato in città: Jayden. Le sue capacità ormai avevano superato di gran lunga le mie che invece mi stavano abbandonando. Dalla critica ero stato definito “superato”, Jayden invece era il futuro. Così mi ritrovai perfettamente in controluce: messo in ombra dallo schermo luminoso che era la creatività sbalorditiva del nuovo giovane artista.
Quel periodo coincise con la mia definitiva decadenza. Le committenze si spostarono su Jayden ed a me, ironia della sorte, rimasero ancora una volta ritocchi e restauri in cui ero ancora il migliore.

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Capitolo 12
*** 12 ***


C12
Della mia fantasia, un tempo glorioso castello, luogo magico ed incantato, non resta che un ammasso diroccato, un mucchio di rovine crollate al suolo dove le margherite vi spuntano in mezzo, bellissime e spietate giudici della mia disfatta. Questi fiorellini delicati sono i miei dodici capitoli: possiedono petali bianchi ma sono macchiati di tutte le tinte del mondo!
Mi chiamo Hesrhel e ho sessantanove anni. Un tempo sono stato “il” pittore, capace di affascinare chiunque con i miei dipinti. Ora però il tempo a mia disposizione è scaduto.
Con questo mio scritto, concludo la mia grata esistenza di artista.

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