Déjà vu.

di _OneD
(/viewuser.php?uid=217966)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Progressi. ***
Capitolo 2: *** Idea! ***
Capitolo 3: *** Non posso.. ***
Capitolo 4: *** Affare fatto ***
Capitolo 5: *** Tutto, per te.. ***
Capitolo 6: *** Dovevo dirlo. ***
Capitolo 7: *** Harry Styles. ***
Capitolo 8: *** Sono una donna, è quello che sono nata per fare. ***
Capitolo 9: *** Your Heart. ***
Capitolo 10: *** Ma che bravo soldatino! ***
Capitolo 11: *** Rischi di cadere. ***
Capitolo 12: *** Chi conosce chi? ***
Capitolo 13: *** Elizabeth. ***



Capitolo 1
*** Progressi. ***


Era da giorni che avevo uno strano presentimento e facevo sogni decisamente... ambigui. Mani intrecciate, brividi sulla pelle, sospiri. E, ovviamente, ogni volta avevo bisogno di una bella doccia fredda di prima mattina. Risultato? Arrivavo a scuola con la faccia di un cadavere.

Quella fu una mattina come tante.
Sentii una mano toccarmi la spalla. Mi girai e mi ritrovai di fronte Lola Cooper, la mia migliore amica.
«Hei, cogliona» disse, con la sua solita faccia di sfida.
«Senti, stamattina non ne ho voglia.. ».
Mi guardò perplessa, «Non avrai mica l’influenza? Vabbè, poco importa. Perché stasera a casa mia devi venirci lo stesso».
Giusto, ci sarebbe stata la festa che quella matta aveva organizzato grazie al primo viaggio ‘romantico’ dei genitori. Già… perché loro l’avrebbero lasciata da sola per un’intera settimana, di lei si fidavano.
«Ah, a propo.. »
«Alle 9 p.m. da me, porta qualche birra» disse sparendo tra la folla.
D’accordo, in fondo prima o poi avrei dovuto uscire di casa.


«Mammaa, io vado ».
«D’accordo, comportati bene».
«È un pigiama party, cosa potrei fare?», mentii.


Arrivai a casa di Lola. Ad aprirmi, però, furono 2 ragazzi. Uno era alto, capelli ricci, occhi verdi; l’altro aveva la pelle abbronzata, o probabilmente non era nato da quelle parti, ed occhi così scuri ed intensi che sembravano neri e che mi avrebbero trafitto l’anima… se non avessi distolto lo sguardo per andare a cercare la mia amica.

«Chi cerchi?», chiese poco dopo una voce alle mie spalle.
Mi voltai, era il tizio dalla pelle ambrata di prima.
«E tu? Non mi starai mica seguendo?», mi sorpresi del mio stesso tono di voce così sfacciato.
«Anche se fosse?» domandò con un sorrisino stampato sulle labbra.
Mi prese alla sprovvista, ma in quel preciso istante capii: l’avevo già visto. Ma… dove?
«Piacere, Arrianne. E tu sei..?» chiesi cercando di capire perché lui mi apparisse tanto familiare.
«Zayn, il piacere è mio».
Nulla, non mi veniva in mente nulla.
«Eppure credevo..» mormorai tra me e me.
«Scusa, hai detto qualcosa?» mi urlò lui cercando di sovrastare il volume della musica che era appena partita.
«No… no. Devo andare».
Lo lasciai lì.
 
 
La festa? Inutile dire che mi sono annoiata a morte, inoltre l’ho passata interamente ad osservare il bel moro. Quella sensazione non voleva darmi tregua; quegli occhi, quella mascella..
 
 
Mi svegliai distesa nel salotto di casa Cooper. In fine credo di aver bevuto un bel po’, forse dal momento in cui vidi Zayn ‘ballare’ con il culo di una ragazza… o forse ero semplicemente troppo presa ad osservarlo da riuscire a capire cosa e quanto stessi bevendo. Una cosa era certa: dovevo parlarci ancora.
Alla vista della stanza in cui mi ritrovavo quasi mi venne un colpo, quel posto era diventato un completo caos. C’erano ancora un paio di coppiette mezze nude sul divano, cercando di vedere il meno possibile svegliai tutti e li rimandai a casa. Poi toccò alla mia amica.
«Cazzo Lola, questo sfracello lo pulisci tu» dissi cercando di urlare il meno possibile, a causa del mio mal di testa.
Ma lei non voleva saperne di svegliarsi, così le mollai un calcio nello stomaco e mi diressi verso bagno a cercare di vomitare tutto quello che mi girava senza sosta nello stomaco, ignorando le sue imprecazioni.
Non feci in tempo a toccare la maniglia, la porta si aprì.
«Hei… sei tu» sembrava scosso «spero che tu stia meglio di me, vomitare dopo una sbronza è la cosa più brutta che mi sia capitata fino ad ora».
«Ehm, Zayn cosa ci fai ancora qui?» chiesi cercando di cambiare argomento e distogliere l’attenzione dalla nausea che avevo.
«Ecco, credo di essermi addormentato in cucina.»
«In… cucina?» dissi, poi iniziai a sentirmi peggio. «Merda, scusami» corsi in bagno e mi chiusi la porta alle spalle.
 
 
Quando uscii lui non c’era più. In compenso trovai Lola distesa di qualche metro più vicino al bagno di prima. Progressi Arrianne, progressi.






BlaBlaBla
Ciao*-* Spero che questa cacatina vi piaccia.
E spero che vogliate recensirla, mi rendereste tanto felice *occhioni dolci*
Okay, è il primo capitolo... e non so che dire. Quindi vado

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Idea! ***


Passammo tutto il giorno a pulire, mangiare, pulire, guardare la tv, pulire, perdere tempo al pc, pulire.
La domenica più snervante e noiosa della mia vita.
 
 
«Lola, dimmi che abbiamo finito… ti prego» esclamai dall’altro lato della stanza, rilassando finalmente i muscoli sul divano.
«Si, si. Ora puoi anche andartene, rompipalle».
«Che? Questo sarebbe il ringraziamento?!» chiesi facendo la finta offesa.
«Oh, andiamo. Sappiamo entrambe che vorresti essere ringraziata da un’altra persoona».
La guardai confusa. «Dovrei sapere di cosa stai parlano?».
«Nulla, nulla. Ma se ti interessa quel gran figo frequenta la nostra stessa scuola, è due anni più grande di noi e, almeno secondo me, non è un tipo molto affidabile» disse con l’aria di chi ha capito tutto dalla vita.
«Ah, si? Beh… comunque non m’interessa».
«Ti interessa eccome, altrimenti non avresti capito subito di chi stavo parlando… cogliona».
Di tutta risposta le lanciai un cuscino in faccia, con l’intenzione di distrarla intanto che ero diventata un peperone ambulante.
«Smettila di chiamarmi un quel modo, stronza» le dissi con l’intento di provocarla, ma poi continuai «Beh… ed ora? Che vogliamo fare? Questa domenica è ancora lunga».
Un sorrisino malizioso comparve sul viso di Lola. «Ho un’idea».
 
 
Mi ritrovai nel reparto ‘porno’ di una videoteca.
«Non posso crederci, mi stai davvero facendo fare questa cosa» dissi a bassa voce, guardandomi intorno.
«Su, sta calma. Tu scegli qualcosa, io vado a vedere se possono farmi uno sconto» disse ammiccando nella direzione di un commesso che aveva l'aria di trovarsi lì per sbaglio.
Mi lasciò lì da sola, con un altro paio di uomini che mi facevano tutto tranne che una buona impressione.
Mi feci coraggio e iniziai a frugare tra quei titoli patetici, me ne cadde uno. Così mi piegai per prenderlo, quando mi rialzai sentii qualcuno schiarirsi la voce a qualche metro da me.
 
«Ehm… Arrianne?»
Zayn.
«Merda» bisbigliai tra me e me prima di voltarmi. «Hei».
Sul suo viso comparì un’espressione divertita alla vista del DVD che avevo ancora tra le mani. «Cosa ci fai qui?» chiese.
Mi morsi la lingua in cerca di qualche risposta che non lo provocasse troppo, in quelle condizioni non sarebbe stato d’aiuto.
«Beh, potrei farti la stessa domanda» dissi in fine, pentendomene subito dopo.
Alzò le mani in segno di resa, spavaldo. «Giusto. Ma sai… non ti facevo quel genere di ragazza».
«E infatti non lo sono, nonostante le circostanze facciano capire ben altro» dissi guardandolo in quegli occhi così dannatamente ammalianti. «Ma comunque non ti devo spiegazioni, io a malapena ti conosco» esclamai in fine, posando il DVD e avviandomi verso la cassa, dove si trovava Lola.
«Aspetta, scusami. Hai perfettamente ragione: non ci conosciamo. Ma permettimi di rimediare».
Persino di schiena riuscii a percepire i bordi delle sue labbra che si piegavano in un sorriso disarmante.
«Stai davvero dicendo una cosa simile in un reparto porno? Sai… sarò stupida ma non riesco a convincermi delle tue buone intenzioni» dissi girandomi di nuovo nella sua direzione, cercando di mantenere l’espressione più seria e posata possibile.
«Giah… vuol dire che ti farò cambiare idea» disse continuando a sorridere. «Ah, a proposito» mi lanciò un DVD che aveva appena preso da uno degli scaffali «questo è il mio preferito».





 
BuhBoh, se volete leggete v.v
Lo so, è un tantino corto. Ma con il prossimo capitolo farò il possibile per rimediare, giuro.
Se recensite vi do un biscotto.
Intanto ringrazio S and B 
per aver recensito il primo capitolo:)
Per il resto, oggi è il compleanno di Niall! *canta la canzoncina in inglese* yaaay
Basta, vado

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Non posso.. ***


Quella tragica domenica passò prima del previsto. Buttai il DVD in faccia a quel coglione e me ne andai dalla videoteca prendendo Lola per un braccio, ignorando le proteste generali.
 
 
Il lunedì mattina ero impegnata a seguire la lezione, o almeno ci provavo. Quando mi arrivò un messaggio sul cellulare: «hei Scheggia, ti aspetto all’uscita… devo parlarti.  -ZM»
Mi girai verso Lola, che mi salutava con la mano facendo una faccia angelica che proprio non le si addiceva.
«Capito, devo spiegarle un po’ di cose» pensai.
 
«Come hai potuto?» la fermai nel corridoio e la costrinsi a guardarmi negli occhi. «Lo sai che dopo di lui io…», avevo iniziato con l’intenzione di sgridarla, ma i ricordi ebbero la meglio. «Io non posso» fu tutto quello che riuscii a dire.
«Quello che ti ha fatto è stato imperdonabile, ma non puoi continuare ad evitare ogni individuo di sesso maschile che ti si avvicina. Io l’ho fatto semplicemente perché credo che dopo tutta quella storia… tu abbia il diritto di essere felice, di divertirti» mi disse, con la speranza che le animava il volto.
«Non vedo come Zayn possa rendermi felice, l’hai detto anche tu che non è un tipo affidabile» mi limitai a dire, evitando di alzare troppo la voce.
«Le apparenze ingannano».
«Ma come puoi esserne tanto sicura?», la mia voce iniziò ad essere sempre più roca.
L’amica dai capelli corvini si guardò intorno, per accertarsi che nessuno le stesse ascoltando. «Avevo promesso di non dirti nulla, ma se le cose stanno in questo modo…»
«Di che parli?»
«Ieri, prima di andarsene da casa mia, Zayn ha bisbigliato qualcosa tra se e se credendo che stessi dormendo. ‘Com’è possibile? So di averla già vista, so di aver passato le mie dita tra i suoi lunghi capelli… ma…». La ragazza si bloccò, fissando il mio sguardo perso. «Poi ha sentito il rumore che ho fatto cercando di rialzarmi e così mi ha fatto promettere di non dire niente a nessuno. Mi è sembrata una cosa strana, mi sono preoccupata e così ho pensato che dicendoti che di lui non ci si può fidare tu gli saresti stata alla larga».
«Io…».
Lola vedendomi in difficoltà continuò. «Poi stamattina mi ha fermata fuori scuola, mi ha chiesto il tuo numero e io gli ho chiesto il perché. Lui mi ha semplicemente detto che aveva intenzione di parlarti e che era una cosa importante… ma mi è sembrato sincero».
«E tu non sbagli mai, in queste cose» mi limitai a dire.
«Esatto, Gilbert. Ora togliti quel broncio dalla faccia e andiamo, io mi nasconderò nei paraggi. Contenta?»
Mi sentii sollevata, cosa sarebbe potuto accadere in fondo? Di giorno, in pubblico, con Lola che ci osservava. «D’accordo».


«Allora mi hai aspettato, a dir la verità dopo quella faccenda del porno non ci speravo» disse Zayn venendomi incontro.
Sentii la mia faccia colorirsi sempre di più. «Che cazzo urli?!» dissi accorgendomi nello stesso istante di aver urlato a mia volta. «Ehm, scusa. Ricominciamo».
Mi tenne il gioco. «Hei ciao, alla fine mi hai aspettato» esclamò con un sorriso divertito.
Ricambiai il sorriso. «Si, in fondo non avevo altro da fare..» dissi abbassando lo sguardo.
«Ah», il suo viso sembrò rabbuiarsi. «Comunque sia, volevo scusarmi».
«Eh?»
«Beh si, per la questione…» abbassò la voce «del porno».
«Ah, figurati» iniziai a dire. «Ma non chiamarmi più Scheggia» mi affrettai ad aggiungere, rendendomi conto di essere stata fin troppo gentile con un ragazzo.
«Perché? Ogni volta che ci incontriamo tu mi lasci lì come un fesso… credo che sia il soprannome perfetto per te»
«Uhm… lo faccio perché mi fai innervosire» dissi continuando a tenere il mio sguardo fisso sulle punte delle sue scarpe.
«Se vuoi che non ti chiami più così non lo farò». La sua voce si fece d’un tratto seria, questo mi portò ad alzare lo sguardo. Così incontrai i suoi occhi, ogni volta era un colpo all’anima.
«Puoi… abbracciarmi?». Mi resi conto solo dopo, guardando il suo viso confuso, di aver detto la più grande minchiata della mia vita. «Cioè… io… ecco…»
Rilassò il viso, mi guardò negli occhi e mi abbracciò. Il mento appoggiato sulla mia testa.
Come pensavo: non mi faceva paura, anche se era il primo abbraccio che un ragazzo mi avesse dato dopo quella faccenda.
«Grazie» dissi con la fronte ancora poggiata sul suo petto.
Si staccò lentamente dal mio abbraccio continuando a tenere le mani lungo le mie braccia. «E di cosa?» chiese sorridendomi.
«Non lo so ancora».





-Angolino della vergogna-
Ho aggiornato così presto semplicemente perché mi sentivo troppo in colpa per aver scritto così poco nel capitolo precedente.
Inoltre da sabato potrò scrivere decisamente di meno, quindi finché posso ne approfitto!
Ma venendo alla storia. Colpo di scena: di che diamine stanno parlando Arrianne e Lola?
Lo scopriremo nei prossimi capitoli! *voce idiota*
Okay, sto sclerando troppo'-'
Questo capitolo in generale è decisamente troppo dolce per i miei gusti, ma ultimamente sono molto zuccherosa... mi disgusto da sola(?).
Ma ok, lo so che non vi importa. lol
Vi lascio, con la speranza che il capitolo e la mia storia vi piacciano.
E se volete lasciate una recensione che fa tanto bene al mio cuoricino:3 lol
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Affare fatto ***


«Scheggia, scusami. Ma ora sono io a dover andare». Fu così che tolse le sue mani dalle mie braccia, senza smettere un attimo di sorridermi, e ognuno di noi smise di perdersi negli occhi dell’altro.
Quella fu una di quelle giornate in cui anche se fosse venuto l’uragano Katrina non me ne sarei accorta.
 
 

Il professore di biologia era intento a disegnare qualcosa alla lavagna, che noi avremmo dovuto ricopiare sul quaderno. Ma la pagina sulla quale stavo disegnando era piena di tutto tranne che di quella sottospecie di disegno.
«Allora? Non dirmi che è da ieri che non vi sentite» mi bisbigliò Lola, che invece il quaderno non l’aveva neppure aperto.
La guardai attentamente, pensando a come giustificarmi. «Uhm… è così grave?» decisi in fine di dire.
«Coglioni». Aprì il quaderno e iniziò a scarabocchiare qualcosa di incomprensibile, almeno ai comuni mortali.
Decisi di non disturbarla, in alcuni casi era meglio restare semplicemente in silenzio.
 
Alla fine delle lezioni mi misi a cercare Zayn, ma non lo trovai. Così in fine presi coraggio e mi diressi verso uno degli amici con la quale lo vedevo spesso.
«Hei, tu devi essere Arrianne. Piacere, io sono Louis» mi disse il ragazzo dai capelli dorati e gli occhi che andavano dal verde all’azzurro, senza neanche darmi la possibilità di parlare.
«Ehm… si. Come sai il mio nome?»
«Zayn. Non fa altro che parlare di te» si portò una mano davanti alla bocca, «ma forse questo non avrei dovuto dirlo».
Sentii il mio cuore perdere un battito. «Ah» dissi. «Sai dov’è? Èda ieri che non lo vedo in giro».
«Ah, non lo sai? Ieri sera gli è venuta la febbre» disse con quella sua voce, strana ma allo stesso tempo calda e confortante.
«No, non lo sapevo. Senti… non è che potresti dirmi dove abita?»
Mi fece un gran sorriso. «Con piacere».
 
 
 
«Zaaaayn, ci sono visite.» urlò sua madre, dal soggiorno. Era una bella donna, con i capelli lunghi e marroni e gli occhi scuri come quelli di Zayn. Mi disse di chiamarsi Trisha.
«Se non si sente bene non fa niente, posso passare anche un’altra volta» dissi cercando di nascondere l’imbarazzo.
«Non dire sciocchezze, sali pure… non preoccuparti»
Mi feci coraggio e iniziai a salire per le scale. «Grazie» mormorai a Trisha.
 
Arrivai alla porta che mi aveva indicato, bussai. Mi aspettavo di trovarlo disteso sul letto, o robe del genere. Invece fu proprio lui a venire alla porta ad aprirmi.
Aprì la porta lentamente, affacciandosi con la testa. «Ar... Arrianne» si bloccò.
«Posso entrare o..?»
Un sorriso gli illuminò il volto. «Uhm… sarei in pigiama, ma se vuoi entrare fa pure» disse aprendomi di più la porta.
Entrai e mi guardai qualche secondo intorno. La sua stanza era enorme, almeno rispetto alla mia, ma accogliente e… sua.
«Scusa per il disordine, non mi aspettavo una tua visita» disse, restando fermo vicino alla porta.
«No, scusami tu. Avrei dovuto avvisare»
Lui chiuse la porta, fu solo in quel momento che mi ricordai di essere in una stanza da sola con un ragazzo. Feci due passi indietro e andai a sbattere contro la sedia che si trovava affianco alla scrivania.
Lui se ne accorse. «È tutto okay?»
Il mio cuore non smetteva di accelerare i battiti. «Si, certo. Dovrei chiederlo io a te, in fondo. Come… come ti senti?» chiesi cercando di apparire come sempre.
Lui aveva un pigiama grigio, che lasciava intravedere i muscoli delle sue spalle.
«Bene, era solo un po’ di febbre. Anzi, ora è anche già passata. Ma ne sto approfittando per farmi coccolare un po’, succede di rado da quando sono cresciuto» mi disse, ridendo giusto un po’ alla fine della frase. «Ma sei sicura di stare bene?» disse avvicinandosi. «Mi sembri un po’… pallida»
«Sicurissima». Ma il tono della mia voce mi tradì.
Zayn si fermò in mezzo alla stanza, la faccia seria, quei suoi occhi che mi scrutavano. «Ti prego, se ho fatto qualcosa di male dimmelo».
Quelle parole mi colpirono, gli occhi iniziarono a bruciarmi ma ricacciai indietro le lacrime. «Non sei tu, davvero» dissi abbandonandomi sulla sedia con i gomiti poggiati sulle gambe e il volto rivolto verso il pavimento color avorio.
Si avvicinò, si inginocchiò di fronte a me e mi prese per il mento, delicatamente, per poi guardarmi dritta negli occhi. «Senti, lo so che è tutto completamente senza senso e che ci conosciamo da poco. Ma io sento di averti già conosciuta, di averti già vissuta. E voglio farlo ancora! Ma tu devi permettermi di capire».
Non riuscivo a crederci, allora anche lui aveva la mia stessa sensazione.
«Tu… anche io provo la stessa cosa, dalla prima volta che ti ho visto» dissi tutto d’un fiato.
Lui mi guardò spaesato. «Mi prendi in giro, ora?» disse cercando di ridere, ma si vedeva che era nervoso.
«No, non lo farei mai» mi affrettai a dire. «Non so il perché, ma sento che tu capirai» continuai. «Voglio essere sincera e farti capire che non è colpa tua».
«Intendi dire che finalmente mi spiegherai?» disse con la voce che tradiva le sue aspettative.
Lo guardai negli occhi, presi un respiro profondo. «» dissi. «Più o meno un anno fa conobbi un ragazzo, amico di alcune mie amiche. Iniziammo a inviarci messaggi giorno e notte e nel giro di una settimana iniziammo a considerarci… insomma iniziammo a stare insieme». Lui era rimasto in ginocchio, ma ora mi accarezzava lentamente il dorso della mano. Continuai a parlare. «Mi sembrava davvero un bravo ragazzo, dopo un’altra settimana credevo di conoscerlo così bene e che lui fosse davvero sincero con me» feci una pausa, cercando di rimettere a posto i pensieri e di stare calma. «Giurava di amarmi, anche se io non ero ancora pronta nemmeno per ricambiarlo. Poi però…» cercai gli occhi di Zayn, che osservavano i movimenti delle mie labbra come assopiti. «Poi cambiò tutto. Iniziò a chiedermi di fare cose che non volevo fare, a parlarmi in modo del tutto diverso… E così un giorno mi portò nel parcheggio dei Grandi Magazzini, al buio, rassicurandomi sul fatto che non avremmo fatto nulla che io non avessi voluto. E io di lui mi fidavo. Ma poi iniziò a spogliarmi contro la mia volontà» una lacrima bagno la mano di Zayn, che stava ancora sfiorando la mia. «E…».
«Basta così, non posso farti dire altro», la sua voce si incrinò.
Scossi la testa. «No, lasciami finire» dissi guardandolo negli occhi. «Prese la mia mano e se… se la porto al cavallo dei jeans e iniziò a… insomma… lo sai. E avrei voluto urlare, scappare via di lì. Ma lui mi teneva bloccata contro il muro, con la mano sulla mia bocca. Ma poi passò un uomo, ci vide e mi aiutò». Le mie labbra si piegarono in un sorriso che tanto stonava con quegli occhi pieni di lacrime. «E poi nulla, lui non è nemmeno stato arrestato. Ma ora si è trasferito, la sua famiglia non sopportava gli sguardi della gente».
Staccò le sue mani dalle mie e si alzò in piedi, dandomi le spalle. «Arrianne io… Come si chiama?» disse stringendo i pugni.
Mi alzai a mia volta e mi avvicinai alla sua schiena. «Non ha più importanza».
«No, ne ha fin troppa invece! Io non posso credere che qualcuno abbia avuto il coraggio di trattarti un questo modo». Si girò verso di me, gli occhi erano diventati lucidi e si mordeva le labbra. «Quindi è per questo che quando sei da sola con me ti innervosisci?»
Annuii. «Ed è per lo stesso motivo che ieri, fuori scuola, ti ho chiesto di abbracciarmi. Volevo vedere cosa avrei provato».
Mi guardò negli occhi e mi sistemò un ciuffo di capelli che mi era andato sul viso. «E… cosa hai provato?»
«Mi sono sentita come non mi sentivo da tempo: al sicuro», sorrisi.
Portò lentamente le sue braccia sulle mie spalle e mi abbracciò di nuovo, lentamente, facendo sprofondare il mio viso tra le sue spalle. «Voglio che tu ti senta sempre così, perché ora ci sono io… e non ho intenzione di farti soffrire. MAI, lo giuro» disse stringendomi ancora più forte a se.
«Non fare promesse che non puoi mantenere, Malik. Tutti prima o poi finiscono per ferirmi, anche involontariamente» dissi allontanandomi giusto qualche centimetro da lui.
«Beh... se mai ti ferirò hai il permesso di darmi un pugno, dritto in faccia» disse sorridendomi.
Sorrisi a mia volta. «Affare fatto».







Ma ciaaaaaaao.
Scusate, lo so che volevate un bacio. Ma non mi sembrava la situazione più adatta.
E prima di fare altro volevo spiegare il comportamente insolito di Arrianne v.v
Sono stata l'intera giornata per scrivere questo capitolo. Ed effettivamente è venuto abbastanza lungo, almeno per i miei standard.
Però credo che non mi sia venuto proprio bene... quindi chiedo perdono!
Beh, spero comunque che vogliate lasciare una recensione:)
Ringrazio le tre persone che hanno recensito i capitoli precedenti , le due che hano messo la storia tra le seguite e le due che l'hanno messo tra le preferite.
Grazie di cuore.
Basta, la smetto di rompere la balls. Un bacio

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Tutto, per te.. ***


Passammo l’intera settimana a inviarci SMS ed a sfruttare ogni minuto libero per parlare. Volevamo sapere tutto l’uno dell’altro, volevamo viverci.


Poi arrivò domenica. I miei genitori sarebbero andati a mangiare in un ristorante fuori città e, visto che non avevo la minima voglia di annoiarmi tutto il giorno, gli dissi di dover studiare per un test e che quindi non sarei potuta andare con loro.
In realtà mi sentivo un po’ in colpa, ma ormai era fatta.
Mi collegai a Facebook, Zayn era in linea. Non mi diede neanche il tempo di aprire la finestra della chat.
«Hei, Scheggia!»
«Hei…»
«Che hai?»
«Ma nulla, volevo chiederti una cosa...»
«Uhm… dimmi»
«Oggi i miei genitori staranno fuori tutto il giorno»
Aspettai una sua risposta.
«E..?»
«Che ne dici di venire a farmi compagnia?»
«Certo, quando?»
«Si stanno preparando, tra una mezz’oretta sarò sooola»
«Perfetto, vado a vestirmi e vengo!»
*offline*
Non mi diede neanche il tempo di salutarlo, ma non ci feci molto caso. Dovevo prepararmi anche io. Doccia, shampoo, scelta dei vestiti, trucco. Perché diamine gli ho detto così presto?, pensai. Ma qualcuno in Paradiso ascoltò le mie preghiere, in 25 minuti esatti ero pronta. I miei genitori se ne erano già andati ed io dovevo "solo" vestirmi. Dopo un’attenta perlustrazione del mio armadio e un paio di risate isteriche decisi di non indossare nulla di particolare. I jeans più belli che avevo (quelli che mi facevano un bel sedere), una felpa nera e le Vans nere.
Andai in soggiorno a vedere un po’ di TV intanto che aspettavo Zayn, per scaricare la tensione.
Cinque minuti dopo mi ritrovai a fissare l’orologio appeso alla parete, aspettando che il moro si desse una mossa. Ma poi sentii bussare alla porta e quando mi ritrovai quei suoi occhi davanti mi rilassai e mi gettai tra le sue calde braccia, che mi facevano sentire sempre così tremendamente al sicuro.
«Siamo di buon umore, vedo» disse sorridendomi.
«Zitto un po’… Ciao» mi soffermai sull’ultima parola, guardandolo intensamente negli occhi.
Si fece serio e ricambiò lo sguardo. «Ciao anche a te» disse in fine.
Mi sentivo a disagio, era la prima volta che un ragazzo veniva a casa mia.
«Dai, entra che ti faccio conoscere i miei genitori» dissi cercando di trattenere una risata.
Mi guardò negli occhi terrorizzato. «Stai scherzando, vero?»
Non ce la feci più, scoppiai a ridere. «Ma si, idiota. Vieni che ti faccio vedere la mia camera» dissi prendendolo per mano.
 
«E così… hai 2 pareti completamente fucsia» mi punzecchiò, ridendo sotto i baffi.
«Oh Dio, è l’unica cosa che ti colpisce? E poi non cambio la mia stanza da qualche anno» dissi facendo finta di essermela presa.
Si limitò a sorridere e a continuare a guardarsi intorno. «Deve… cioè sembra comodo, il tuo letto» esclamò in fine con un filo di voce, guardandomi solo per un istante.
«Beh, immagino di si» dissi cogliendo, ovviamente, il senso della sua frase. «Ma per ora limitati a provare il soffice, dolce, accogliente divano che sta di là» gli imposi, dandogli un colpetto sulla spalla.
Non sembrava deluso. «D’accordo, ma non avevo intenzione di fare proprio nulla» disse sorridendomi e facendo la faccia da angioletto.
«Si, certo. Andiamo che è meglio», risi.
 
«Allora, che ne dici di ordinare la pizza?» proposi.
«Ma a quest’ora la portano?»
Giusto, era pur sempre ora di pranzo.
«Boh, proviamo»
Chiamammo tutte le pizzerie della città presenti sull’elenco telefonico, nessuna ci disse di si. La mia solita fortuna, pensai.
Zayn iniziò ad aprire tutti i mobili della cucina e il frigorifero. «Che ne dici se la facciamo noi?» chiese in fine. «Gli ingredienti ci sono tutti»
«Sai… sai fare la pizza?»
«Ma certo» disse fiero di se.
«Bene, allora credo che il cuoco per oggi sarai tu» esclamai sorridendo e poggiandogli un dito sul naso.
Improvvisamente mi prese per i fianchi e mi avvicinò pericolosamente alle sue labbra. «Tutto, per te» sussurrò a pochi millimetri dalle mie.
Una scarica elettrica percorse la mia schiena, il mio cuore iniziò ad accelerare. Portai le mani sul suo viso, gli sfiorai delicatamente la leggera barba e mi avvicinai di più, finché non sentii le sue labbra premere sulle mie.
Le sue si schiusero e con la lingua mi sfiorò il labbro inferiore, in attesa di una mia risposta... che non tardò ad arrivare. Una sensazione di calore si propagò in tutto il mio corpo, partendo dal basso ventre. Le nostre lingue iniziarono a cercarsi, a rincorrersi, in quella cucina così silenziosa che si sentivano solo i battiti dei nostri cuori.
Ci allontanammo pochi centimetri l’uno dall’altra, il suo odore ancora sulla mia pelle. «Ti amo» disse.
E non voleva una risposta, non voleva che io lo ricambiassi, voleva solo che lo sapessi. Si avvicinò di nuovo, ci baciammo ancora… e ancora.







TaTaTaTa, spazio serietà(?).
Ciao gioie belle*-*
Ultimamente con la scuola non riesco a scrivere molto, ma appena mi viene un'idea mi siedo e mi focalizzo sull'obiettivo.
Quiiiiiindi, spero vi piaccia.
Ringrazio di cuore quelli che hanno recensito i capitoli precendenti.
Ringrazio quelli che hanno inserito questa cacchetta tra le seguite e le preferite.
E ringrazio chiunque legga in silenzio. Grazie!

Vi piace la scena del primo bacio? Uhm... a me lascia un po' perplessa qualcosina>.<

Comunque sia, mi farebbe tanto tanto piacere una vostra recensione, magari anche per migliorare!
Grazie di nuovo:3 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dovevo dirlo. ***


«Ti amo»
Quelle due parole non volevano lasciare la mia mente, me le ripetevo ogni istante, ogni secondo, ogni minuto. Non l’avevo risposto. A lui sembrava non importare più di tanto. Ma io l’amavo, dovevo farglielo sapere! E l’idea di averlo deluso non voleva andarsene, mi sentivo terribilmente in colpa.

«Hei» la sua calda voce mi riportò alla realtà.
«Hei» sussurrai dandogli un leggero bacio sul collo.
«Stasera che ne dici di andare al cinema?»
I bordi delle mie labbra quasi arrivarono all’altezza degli occhi, per quanto stavo sorridendo. «Cinema? Certo. Oddio, conoscendo i tuoi ‘precedenti’ voglio assicurarmi che il genere sia adegua-»
Incominciò a ridere, facendomi smettere di parlare. «Eddaaaai, è stato quasi un mese fa! Per quanto hai intenzione di farmela pagare?»
«Un bel po’, amore» dissi ridendo. Ma poi mi bloccai. “Amore”… l’avevo detto per scherzare, eppure sembrava così strano.
Zayn si accorse che qualcosa non andava, come al solito. «Hei Scheggia, tutto okay?»
Lo guardai negli occhi, alla ricerca di qualche frase di senso compiuto che non lo facesse insospettire. «Certo, stavo solo… mi sono ricordata di dover incontrare Lola esattamente tra due minuti. Ci vediamo stasera, allora?» dissi.
Oh si, bella idea! Se prima pensava che ci fosse qualcosa che non andava, ora ne era sicuro.
Aspettò un paio di secondi, guardando il mio viso paralizzato in un sorriso che cercai di rendere il più naturale possibile. «Si, ti passo a prendere io»
«C’è sempre la questione dei miei genitori… fermati al solito posto, io ti raggiungo» dissi stampandogli un veloce bacio sulle labbra, che però mi lasciò comunque un senso di calore così familiare, che non andò via per il resto della giornata.

 
«Quindi l’hai chiamato amore?» disse Lola dall’altro capo del telefono.
Ero distesa sul mio letto, guardando il soffitto, con le gambe appoggiate al muro.
Sì, perché il fatto di dover incontrare Lola era solo una delle mie innocenti bugie…
«Esatto»
«E… il problema dov’è?»
«Non so, non ho mai chiamato nessuno così. A parte te, nei primi tempi»
«Ecco, ora mia chiami semplicemente ‘stronza’»
«E dai, lo sai che sono segni d’affetto. Ma stavamo parlando di altro… che faccio?»
«Che fai? Ti prepari per il cinema, cogliona. E poi quando avrai tempo per i comuni mortali come me devo raccontarti un paio di cosette sull’amico di Zayn»
Anche attraverso il telefono riuscii a capire che stava sorridendo come un’ebete.
«Chi, Louis?»
«Ma no, Harry. Quello con gli occhi verde smeraldo e quei capelli ricci che ti fanno venir voglia di saltargli add-»
«Okay, risparmiami i dettagli» dissi ridendo.
«Va bene, poi ti racconto… si? Ora muoviti che è tard
Guardai l’orologio, mancava solo mezz’ora.
«Merda, ma io tutto il giorno che ho fatto?!»
«Hai parlato con me, immagino» disse Lola tutta entusiasta.
«Devo andare, devo muovermi, devo… devo…»
«MUOVITI»
«Okay... ti chiamo dopo, stronza!»
 

«Sembri un tantino… hai corso, per caso?» disse Zayn squadrandomi, mentre salivo in macchina.
Cercai di ricompormi. «Beh, ero un po’ in ritardo e…» mi fermai, notando che la macchina era decisamente più pulita del solito. «Hai fatto pulizie, eh?»
Si fece serio. «C’è una cosa che non ti ho detto»
«Cioè?»
«Niente cinema, ti porto in un posto», sorrise.
«Ma… cioè… se me lo dicevi mi vestivo meglio… o... che ne so»
«Saremo solo io e te. Ed io ti trovo perfetta. Sei meravigliosa, sempre»
Arrossii, mi stava fissando negli occhi e non aveva ancora messo in moto la macchina.
«Dici a tutte così, vero?»
«Affatto. Sei la prima a cui dico smancerie simili, mi stai rendendo un esemplare di uomo smidollato!» disse ridendo.
«Davvero ho fatto una cosa tanto bella?» dissi, fingendomi commossa.
Si limitò a sorridermi. «Bene, basta. Ora dovrai permettermi di fare una cosa» aggiunse.
«Del tipo?»
Prese un pezzo di stoffa e mi bendò.
Iniziai a ridere, dall’imbarazzo più che altro. «No, fai sul serio?»
«Certo, signorina» disse. Poi mi baciò, lentamente.
Ci vedevamo ogni giorno, ci baciavamo ogni giorno. Ma la sensazione era sempre la stessa, mi sentivo sempre così tremendamente… al mio posto. Sentivo che quello era esattamente il posto in cui dovevo stare, accanto a lui, insieme a lui. E capitava, non poi così raramente, che qualcosa mi spingesse ad andare oltre. Volevo sentirmi unita a lui, completamente sua. Ma avevo paura, forse di tutto… forse di niente. Semplicemente avevo paura.
Mise in moto, io ero ancora bendata. «Non sbirciare»
 
Arrivammo a destinazione. La benda copriva ancora la mia visuale ma quando Zayn mi fece scendere, sentii quel profumo inconfondibile e le mie Converse toccarono quel terreno così morbido, capii. La spiaggia.
«Posso togliere la benda, ora? Tanto ho capito già» dissi sorridente.
Mi tolse la benda. Effettivamente si, quella era la spiaggia. Ma c’era il fuoco,  delle candele e una specie di cena fatta interamente di cioccolata e marshmallows. Tipica cena da adolescente in calo di zuccheri… la mia preferita. E forse era decisamente troppo smielata, ma ero innamorata… ai miei occhi quella appariva come la serata migliore della mia vita. Lo era davvero.
Sentivo gli occhi e il sorriso di Zayn solleticarmi la pelle, per quanto fosse possibile.
«Oh mio Dio… l’hai fatto davvero per me?» chiesi, con gli occhi quasi lucidi e il cuore che non voleva saperne di rallentare.
«E per chi, altrimenti? Forse è un po’ troppo… zuccheroso. Ma te l’ho detto che so diventando smidollato!» disse.
«No, è perfetto» riuscii solo a dire.
Mi abbracciò da dietro e appoggiò la testa sulla mia spalla.
Il suo respiro, i miei brividi.
«Lo so che fa freddo, ma c’è il fuoco… e ci sono io» disse sorridendomi e baciandomi il collo.
Arrossii e mi girai verso di lui. «Così… così ti salto addosso, okay? Non… farlo» dissi, per poi accorgermi solo dopo della cazzata che avevo appena detto.
«Fare cosa? Questo?» disse baciandomi di nuovo il collo, per poi salire lentamente fino alle labbra.
«Ti preeego» dissi ridendo, con il suo calore ancora sulla pelle.
Mi prese per mano ridendo. «Okay okay, andiamo»

Steso sulla sabbia c’era anche una specie di grande telo, ci sedemmo lì.
«Zayn… io davvero non so cosa dire»
Mi guardò facendo il labbruccio. «Che ne dici di un bacetto?»
Il mio cuore perse un battito. «Shh»
Lo baciai, questa volta però fu diverso. C’era passione, c’era voglia di appartenersi. Passò la mano dal collo al mio seno, provocandomi non pochi brividi.
Si fermò. «Ho… ho le mani fredde?»
Scossi la testa. Allora con l’altra mano mi scostò i capelli dal viso e poi mi avvicinò a se, prendendomi per i fianchi.
«Mi farai uscire di testa, lo sai?» disse respirando il profumo dei miei capelli.
«Beh, lo spero» dissi lasciandogli un bacio umido sul collo. Mi alzai di scatto, mi tolsi le scarpe e iniziai a correre per la spiaggia, urlando. Mi sentivo libera, felice.
Zayn si alzò a sua volta, cominciando a ridere. «Ma… Arrianne?»
«Dai, se mi prendi farò tutto ciò che vuoi.. promesso» urlai.
Non se lo fece ripetere due volte. «Ah si? Guarda che sono veloce, io!»
Okay, lo ammetto: neanche 2 minuti e ci ritrovammo sulla sabbia a ridere come due coglioni. Lui era su di me, mi teneva per i fianchi. Non c’era più nulla, solo noi, i suoi occhi, le nostre labbra che si cercavano.
Dovevo farlo… dovevo dirlo. «Io… io ti…»
Sentii le nostre labbra combaciare. Durò un attimo.
Poi sorrise dolcemente, mi baciò la fronte e si distese di fianco a me, incurante della sabbia umida che ci si stava incollando addosso.
«Non devi, se non vuoi. Io ti amo, aspetterò quanto vuoi per essere ricambiato» sussurrò, accarezzandomi i lunghi capelli.
«Ti amo»






Spazio unicorni e arcobaleni(?).
Oggi sono in vena romantica, si nota?:'3
C'è stato un primo contatto fisico decente, yay. Amatemi!
Mi sembrava carino finire proprio come il capitolo precedente, con un "ti amo"... No? Ho fatto una cazzata? ç.ç
Basta, è il sonno. Speeeero vi piaccia, ci ho messo ore per scrivere questa cacatina e quindi prego per almeno 2 recensioni.
Anche perché continuo solo quando le avrò>.<
Quindi per la salute psicofisica mia e di una mia cara amica che sta leggendo questa storia spero che recensiate:) lol
No però seriamente, vi voglio attive e grintose(?). Uh, se continuo sparo qualche altra assurdità'-'
Quindi vi lascio, ringraziando tutte quelle che hanno recensito e messo tra le seguite e tra le preferite la storia.
Vi voglio tantotanto bene, sappiatelo:3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Harry Styles. ***


Zayn's POV
 
Quella notte feci di nuovo lo stesso sogno. Non mi capitava da settimane, ormai. Più precisamente da quando avevo conosciuto Arrianne. Ma ora ricominciavo a dover scappare in bagno appena sveglio, stava diventando decisamente frustrante.
Ma… sapevo di aver già visto quella ragazza. Quei capelli corti e neri come la pece, così diversi da quelli lunghi della mia Arrianne. Eppure i suoi occhi mi sembravano così dannatamente simili a quelli di quella ragazza. Blu, come l’oceano. Profondi, come l’oceano.
Queste riflessioni, però, non facevano altro che peggiorare la situazione. E così quando stavo con Arrianne il mio cervello andava completamente in blackout. Avevo bisogno di toccarla, di sentirla fremere al contatto con il mio corpo. Ma non potevo, dopo quello che le era successo non si sarebbe fidata così tanto di me… almeno non subito.
Quindi mi toccava sfogarmi da solo, guardando le mattonelle bianco panna del mio bagno con gli occhi annebbiati e le labbra serrate per trattenere i gemiti. Un idiota arrapato, ecco cosa ero diventato. Ma l’amavo, avrei fatto di tutto per non deluderla.
 
«Allora? Ma mi stai ascoltando?» disse Harry, riportandomi alla realtà.
Alzai la testa dal banco, ancora del tutto fuori uso per la solita mattinata infernale. «Eh… sisi»
«Che ho detto?»
Cercai di inventarmi qualcosa che lo facesse ridere, al posto di farlo arrabbiare di più. «Che stamattina ti sei pettinato con la spazzola di tua sorella?», tentai.
«Ah-ah, non fai ridere nemmeno le galline».
Lo guardai perplesso. «Le galline?».
«Si, le galline».
Mi arresi. «Scusami, stavo solo riflettendo su una cosa. Potresti ripetere?» chiesi facendo l’angioletto.
Sbuffò, guardando controvoglia il professore che lo riprendeva per l’ennesima volta. «Secondo te, a Lola, piaccio?».
«»
«»
Presi un respiro profondo. «Cosa cazzo ne so?!».
«Ohi, calmino, è la migliore amica della tua ragazza… pensavo sapessi qualcosa»
Appoggiai il viso tra le mani. «Oddio, perdonami. Ultimamente sto impazzendo»
«Qualcosa non va con Arrianne?» chiese chinando il capo di lato.
Notai l’occhiata gelida del professore. «Non esattamente, ma poi te ne parlo… ora non mi sembra il caso»

Arrianne mi guardò da capo a piedi. «Okay, hai un aspetto terribile»
«Ma davvero sono così brutto?» chiesi, con la faccia da cane bastonato.
«Ma no, diciamo solo che non sei al tuo meglio» disse ridendo.
«Ah, grazie» risposi, iniziando a farle il solletico.
«No… ti prego, NOOO»
Le tappai la bocca, ma lei mi morse la mano. «Ahia! Belva, non urlare che ci guardano tutti»
La vidi guardarsi intorno ed arrossire, come sempre d’altronde. «Dimenticavo di trovarmi ancora in questo carcere. Ce ne andiamo?» disse, nascondendosi ancora dietro di me per la vergogna.
Mi venne un idea. «Ma si, ti porto a casa… mia»
«Che?» disse alzando il tono di qualche ottava.
Le presi la mano, continuando a camminare. «Dai, voglio presentarti ufficialmente alla mia famiglia come mia ragazza»
«Oddio, ma no… devo prepararmi, truccarmi, organizzarmi il discorso…»
Mi fermai in mezzo al corridoio, come un idiota, causando qualche incidente di percorso ai ragazzi che stavano camminando dietro di noi. «Il discorso? Sei diventata matta? Mia madre ti conosce già, il passo più difficile già l’hai fatto tutta da sola. E quante volte dovrò dirti che sei magnifica anche così?»
«Okay, fammi solo salutare Lola» disse poco convinta.
Le feci un sorriso a 32 denti. «Ti aspetto qui»


Arrianne’s POV
 
Casa. Casa sua. Oh Dio mio.
Cercai Lola per tutta la scuola. In fine la trovai in bagno, girata di spalle con le mani sul viso. «Lola! Lola… aiutami io-»
Si girò verso di me, gli occhi lucidi e due righe nere di mascara e matita che le solcavano il volto.
Non dovette dire nulla. L’abbracciai. «Ora ci sono io con te».
 
«Zayn, senti… non posso venire».
«Che? Perché?».
«Si tratta di Lola. Non so ancora bene cos’abbia, ma non posso lasciarla sola. Mi dispiace».
Fece una breve pausa. «Lola, eh? Chissà se…».
«Cosa?».
«Nulla, devo occuparmi di una faccenda. Non preoccuparti comunque, sarà per un’altra volta».
«Uhm, d’accordo. Scusa ancora».
«La smetti di scusarti? Dai, vai. Sento i singhiozzi di Lola perfino dal cellulare».
Diedi un’occhiata veloce alla porta del bagno in cui la mia amica si era praticamente nascosta. «Già…».
«Ti amo».
«…Ti amo».
 
Perlustrai velocemente il bagno e il corridoio, assicurandomi che non ci fosse nessuno a farsi i fatti nostri.
«Hei» presi un respiro, attendendo una risposta che già sapevo che non sarebbe arrivata. «Cos’hai?»
Silenzio tombale.
«Ti prego, Lola. Lo so che ultimamente sono stata tutt’altro che una buona amica, ma non posso vederti così. C’entra per caso quel tipo, Harry?».
Si soffiò il naso. «C-come lo sai?».
Appoggiai la fronte alla porta del bagno, fregandomene dello schifo che poteva esserci sopra. «Mi hai detto che mi volevi parlare di lui, ma poi non abbiamo avuto più modo di farlo. Allora, ho ragione? Che ti ha fatto?».
Nemmeno attese che finissi la frase. «Credevo di piacergli, lo credevo davvero. Ma oggi lui mi ha detto che è innamorato».
Aspettai che continuasse, ma sembrava proprio che fosse solo quello il motivo. «E ti ha detto il nome della ragazza?».
«No».
«E tu stai seriamente piangendo solo per questo?».
«Ma Arrianne… lui mi piace davvero tanto. Non puoi capire quanto mi faccia stare bene solo sorridendo».
La interruppi, non doveva più pensarci. Volevo semplicemente che si distraesse. «Facciamo così: ora tu esci da questo bagno, anche perché puzza leggermente, e vieni da me. Dormi anche a casa mia, si? Abbiamo un sacco di tempo da recuperare»
«Okay» disse, facendo scattare la serratura arrugginita.
Quando i miei occhi incontrarono i suoi mi si spezzò il cuore. Erano rare le volte in cui avevo visto Lola struccata, ancora più rare le volte in cui l’avevo vista piangere. Sapevo benissimo che, come me, aveva il pianto facile. Ma sapevo anche che avrebbe fatto di tutto pur di non farsi vedere da nessuno in quello stato, odiava sentirsi debole.
Ma lo era, bisogna ammetterlo. E io l’amavo così tanto anche per questo.
 
Arrivammo a casa mia, io dimenticai anche di avvisare i miei genitori che Lola sarebbe rimasta. Ma poco importava, ormai non era la mia migliore amica. Era mia sorella.
Il problema, però, fu che al posto dei miei genitori mi ritrovai un post-it giallo attaccato al frigo. Molto stile ‘film americano’… tipico dei miei. “Siamo andati da nonna, non si sentiva molto bene. Non preoccuparti, torniamo presto. Baci
Sbarrai gli occhi. «SERIAMENTE?!»
Sentii Lola cercare di trattenere una risata, mentre faceva finta di leggere un libro di ricette di mia madre. Rimasi a guardarla per qualche secondo, la scena del bagno mi sembrava così lontana ormai. «Ah, ti fa ridere? Ed ora noi cosa mangiamo
Fece finta di riflettere. «Chiamiamo il ristorante cinese? Ti preeeego»
«Da quanto ti piace la cucina cinese?» chiesi perplessa.
«Diciamo da… mai. Però lo fanno sempre nei film. E visto che, con il post-it, siamo in tema…» disse continuando a ridacchiare.
Ci pensai un po’. «Beh no, al limite ci facciamo portare qualcosa dalla mia vicina».
«Giusto, dimenticavo che hai la vecchietta di Hansel e Gretel come vicina di casa».
Sentii dei rumori fuori dalla finestra. Paranoica come sono non potevo di certo far finta di niente. «Zitta un po’, sento delle voci».
Quando le sentii anche lei, sbiancò. «Merda, è la voce di H-H-H-Harry».
E quella di Zayn. Cosa diavolo aveva in testa quel ragazzo?!






Spazio nonsocomechiamarlo.
Lo so, mi volete uccidere(?). 14 giorni! Cristo santissimo... perdonatemi.
Sono stata una settimana con la tastiera fuori uso, e un'altra settimana con la TESTA fuori uso.
Insomma... qualcosa deve funzionare male, altrimento non sono io(?) u.u
Arriviamo al dunque, si?
Ringrazio immensamente le persone che hanno recensito.
Soprattutto zaynsmyhero_ che sta avendo la pazienza di recensire sempre*^* #tantoamore
Le 12 persone che hanno messo la storia tra le seguite.
Le 9 persone che l'hanno messa nella preferite.
E l'unica forever alone che l'ha messa nelle ricordate:3 lol
Elena (io) vi ama tantotanto, sappiatelo u.u
Spero che recensiate, visto che vorrei continuare quando il capitolo avrà 3 recensioni.
E spero che mi perdoniate per il fatto che è un capitolo di merda, ma è di passaggio.
Dovevo dire alcune cose che altrimenti ci avrei messo un'eternità per dire.
Scusate ç_ç Baci.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Sono una donna, è quello che sono nata per fare. ***


«SORPRESAAA»
Rimasi imbambolata, a fissare attraverso la finestra quei due… ominidi sottosviluppati, che urlavano e si dimenavano travestiti da animali o non so che.
Diedi un’occhiata veloce a Lola, intenta a cercare vie di fuga da raggiungere alla prima occasione. «Zayn? Harry? Cosa cazzo fate?!»
«Arrianne, posso spiegarti. Ma prima…»
«Prima devo bloccare Lola? Già, ci ero arrivata» dissi circondando il braccio della mia amica con una presa bella salda.
«Beh anche, ma io intendevo… dovresti aprirci la porta, sai?»
Ennesima figura di merda. «Ma certo, stavo solo… stavo solo scherzando» dissi cercando di fare una risatina da 'ragazzafiga', che invece somigliò più al verso di una capra.
«Apro io» disse Lola, con la testa abbassata.
La guardai perplessa. «Giurami che non scapperai»
«Giuro».
La lasciai andare, aprì la porta. Vidi Harry (compreso di cappello a forma di orso) arrivare all’ingresso in un nanosecondo, prenderla in braccio e portarsela via.
«Ma che…» tentai di urlare. Ma era troppo tardi, l’aveva già portata in macchina incurante dei calci che lei gli dava un po’ dappertutto. «Ah, okay. Va bene» dissi sarcastica, inarcando un sopracciglio.
Si avvicinò Zayn, o meglio… un qualcosa che si trovava tra una giraffa e un cammello. «Sta calma, ora ti spiego tutto».
 
Emisi un gridolino. «Oh Diiiiiiio, allora lui… e lei… loro… Diiiiio»
«Si, sta calma. Vedrai che entro domani ci invieranno di già le partecipazioni per le nozze» esclamò Zayn.
Mi spostai più vicino a lui, sul divano del mio soggiorno. «Hei, non cercare di imitare la mia INNATA ironia» dissi, guardandolo col broncio. «Ma poi, le maschere, a cosa servivano?», non riuscii a fare a meno di domandarglielo.
«Harry se ne è uscito con un ‘dai, strappiamole un sorriso… è così dannatamente bella quando sorride!’ e non mi sono sentito di dirgli di no»
Cercai di trattenere una risata. «Beh, non so se ha fatto sorridere lei… ma con quella sottospecie di travestimento eri la fine del mondo» dissi, non riuscendo più a trattenermi.
Mi guardò prima con un finto vittimismo stampato sul volto e poi, senza che neanche mi accorgessi delle sue intenzioni, iniziò a farmi il solletico.
«Maddai, togliti… aiuto, il solleeetico»
Rideva, continuando a tenere incollati i suoi occhi ai miei. «Shhh, qualcuno potrebbe pensare che ti stia violentando»
«Beh, diamogli un motivo per crederlo sul serio… no?» dissi con un filo di voce, sperando di non dover ripetere una cosa tanto imbarazzante.
Lasciai le gambe che prima avevo stretto intorno al corpo per via del solletico, per permettergli di passare.
Si fece serio, avvicinandosi sempre di più. Lentamente. Le nostre labbra si sfiorarono, i nostri bacini combaciarono. Le mie mani percorsero la linea della sua spina dorsale, fino alla sua cintura.
Si ritrasse leggermente, cercando di nascondere il rigonfiamento nei jeans. «Maledizione, mi farai impazzire»
Risi sotto i baffi. «Lo credo bene, tesoro. Sono una donna, è questo quello che sono nata per fare». Mi resi conto solo dopo della sfumatura di perverso della mia frase, ma non m’importava. O forse mi importava, anche fin troppo .
Riprese ad avvicinarsi, iniziò a lasciarmi baci umidi sul collo. Passò le mani lungo i miei fianchi, arrivando al mio seno.
«Sarà per un’altra volta» disse in fine, lasciandomi con un semplice bacio a fior di labbra e la gola secca, ritornando alla sua postazione iniziale.
«Ma…»
«Niente ma, mi dispiace. Non voglio che tu senta il bisogno di dimostrarmi qualcosa, a me basta stare con te. Poi, col tempo, capiremo quale sarà il momento giusto»
Sentì gli occhi bruciare e il cuore perdere un battito. Mi sentivo ferita, mi sentivo rifiutata. «Io non sento di doverti dimostrare nulla, Zayn. Io ti voglio, tu… tu non mi vuoi?!»
Si passò una mano sul viso, soffermandosi per un istante di più sulla leggera barba, cercando di evitare il mio sguardo. «Oh, io ti voglio più di quanto tu possa immaginare ma…»
«Ma?». Il mio tono apparse più duro di quanto in realtà io mi sentissi in quel momento.
«Ma ho paura di sbagliare qualcosa, ho paura che tutto questo non sia quello che realmente meriti. Voglio che tutto sia perfetto, voglio… voglio averti al momento giusto e nel posto giusto, non qui, non ora» disse in fine, tutto d’un fiato.
«Z-Zayn». La voce mi tremava, gli occhi appannati dalle lacrime, le gambe e le mani che tremavano come mai prima di allora.
Lui alzò lo sguardo, lo posò dapprima sulle mie gambe, poi dritto nei miei occhi.
Gli presi la mano, la strinsi tra le mie. «Mai, mai, mai. Mai avrei pensato di amare così tanto una persona. Ti amo. Io… Io… ti amo così tanto che ogni volta che mi sei vicino credo che il cuore possa uscirmi dal petto da un momento all’altro. Non esiste il momento e il posto perfetto, esiste la persona perfetta. E ti sembrerà un assurdo cliché, ma la persona perfetta per me, Zayn, sei tu».










Barbablù non fa la pupù(?)
Macciao*-* Oddio, da quanto non aggiorno? Un mese? *si vergogna*
Ebbene si, non aggiornavo da una vita e l'unica cosa che sono riuscita a tirar fuori è questa cagatina.
Chiedo umilmente perdono.
Uhm... che ne dite? Li sto facendo aspettare troppo?
Secondo me no, in fondo non stanno insieme da poi così tanto..

Aaaah, poi ho notato che l'ultimo capitolo è stato un completo disastro.
Mi scuso di nuovo(?). ç_ç

Orsù (wtf?), se volete lasciarmi una piccola recensione vi spedirò a casa gli OneD.
Impacchettati e incelofanati (credo si scriva così o.o), pronti per l'uso! -hehe-
Che dite?:3 *tenta di fare la carina con scarsi risultati*

Ok, vi ho già rotto le palle. Pace, amore e Zarrianne... o Arriayn. Vabè, loro due comunque.
Vi amo tutte, sappiatelo.
_OneD 


p.s. Se vi interessa, mi potete trovare su twitter come @iaminpurgatory. c:

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Your Heart. ***


Ci addormentammo abbracciati sul divano. Un rumore, però, ci fece svegliare entrambi di soprassalto.
La porta. I miei genitori.
«Merda» sussurrai.
Mi voltai verso Zayn, che mi teneva abbracciata da dietro. Era completamente paralizzato.
«T-tu rimani qui, non farti sentire e/o vedere. Okay?»
Mi rispose con un lieve movimento della testa, ma decisi che anche solo quello mi bastava per fidarmi: non sarebbe comunque riuscito a muoversi, sembrava un pezzo di legno. Che esagerazione..
Mi alzai velocemente, cercando di essere il più naturale possibile.
«Mamma! Papà! Ciao, come è andata?» dissi.
«Uhm, bene. Che stavi facendo?»
Diedi un occhiata al divano dal quale ero spuntata all’improvviso. «Ah… leggevo»
«Ah si? D’accordo» dissero. Poi salirono al piano di sopra, per posare i cappotti.
Li guardai salire, quando fui sicura chiamai Zayn. «Hei tu, via libera» dissi a bassa voce, avvicinandomi al divano. «Ma è meglio se ora vai, che dici?» dissi sarcastica.
Ci demmo un bacio veloce, prese le chiavi della sua macchina e aprì la porta sul retro, quella che si trovava stesso nel salone.
«Ci vediamo, fifone» lo punzecchiai.
Feci giusto in tempo a vedere la sua faccia che si storceva in una smorfia a metà tra il divertito e il ‘cometiseipermessa?’, che sentii i miei genitori scendere le scale.
Chiusi la porta, troppo tardi. «Ehm… volevo buttare la spazzatura. Sapete, è venuta Lola e abbiamo fatto un pasticcio e ho il presentimento che se non verrà buttata al più presto saremo contagiati da qualche specie di malattia autoimmune. Ah..ahahah».
«Sei sicura di stare bene? Mi sembri un tantino… strana» disse mia madre.
Mi abbassai per prendere la busta della spazzatura, imprecando sottovoce. «Strana? Mannò. Ora vado, eh»
E uscii di casa.
 
Quando rientrai salii direttamente in camera. Fu allora che mi accorsi del telefono che vibrava sul comodino.
Sorrisi. «Zayn!»
«hei, Scheggia. Pensavo che non ci vediamo da un po’» disse cercando di fare il sarcastico, ancora una volta. «Che ne dici di aprire la finestra e farmi salire?» continuò.
«Ah-ah molto divertente Malik. Ma vorrei evitare situazioni simili a quella di prima»
Fece una breve pausa. «Beh, chiudi la porta a chiave».
Mi misi a sedere sul letto. «Uhm… d’accordo. E come avresti intenzione di salire?» chiesi, facendo scattare la serratura.
«Semplice, mi arrampico sull’albero che affaccia alla tua finestra» disse come se fosse la cosa più naturale del mondo. «A proposito, puoi anche affacciarti»
Mi affacciai e lo vidi già intento a salire, con in telefono incastrato fra il collo e la spalla. «Sei impazzito? Ti farai male» dissi, cercando di non urlare troppo.
«Hei, sta calma» esclamò con disinvoltura rimettendosi velocemente il cellulare in tasca.
In poco tempo arrivò al ramo più vicino alla finestra. Questo, però, iniziò ad emettere uno strano scricchiolio.
«Ar-Arriaaanne! Tirami su, TIRAMI SU»
Lo presi per le braccia e iniziai a tirarlo dentro. «Shh, zitto. Così ci sentiranno»
«Aiuto, moriròòò, moriròòòò»
Gli misi una mano davanti alla bocca, dandogli un’ultima spinta verso il pavimento.
«Certo che sei fifone sul serio» esclamai, contorcendomi sul pavimento dalle risate.
Lui si trovava nella stessa posizione, pallido come un fantasma. «Tu scherzi, stavo per avere un infarto»
«Ma zitto» dissi continuando a ridere.
Gli diedi un leggero bacio sulle labbra, mi alzai e andai a stendermi sul letto. «Aaaaah, molto meglio delle mattonelle… senza alcun dubbio»
«Giah». Si alzò anche lui, ancora un po’ scosso ma con il ciuffo sempre in perfetto ordine. «Che ne dici di continuare il discooorso di prima?»
«Uhm, vediamo… di che parlavamo? Ah si», lo presi per il collo e lo tirai su di me. Le nostre lingue si cercarono, per l’ennesima volta. Ne volevo ancora. «Zayn io-»
«Che ne dici di dormire? In fondo è quello, che stavamo facendo poco fa. Ed è tardi» sussurrò, ad un millimetro dalle mie labbra.
Guardai l’orologio sul comodino. «Ma sono appena le 10:00 p.m.»
Sorrise, spostandomi una ciocca di capelli dalla fronte. «Vuol dire che avremo del tempo per parlare. Dai, mettiti il pigiama che io avviso mia madre».
«D’accordo. Ma prima vado a dire qualcosa ai miei per non farli insospettire. Tu… tu come fai? Per il pigiama, intendo» dissi, prendendo il mio.
«Pigiama? Le uniche volte che dormo col pigiama è quando ho la febbre, quindi non mi serve»
Arrossii, capendo che avrebbe dormito solo in boxer. «Ah»
«Per caso è un problema?»
Si che lo è, come farò a dormire con una scena del genere affianco?! «Oh… oh no, non preoccuparti»
Scesi dai miei genitori. Gli dissi che avevano ragione, che non mi sentivo molto bene e che quindi sarei andata subito a letto. Loro non fecero obiezioni, ma quando mamma mi chiese se doveva misurarmi la febbre io fui costretta a mentire ancora. «No, è tutto okay. Una dormita e passa tutto».
Tornai da Zayn.
Sorrise quando mi vide arrivare e chiudere la porta alle mie spalle. «Credo che ora dovrai dirmi tu, cosa fare».
Lo guardai spaesata. «Eh?»
«Dove devo mettere i vestiti? Posso iniziare a mettermi sotto le coperte? Perché pensi sempre male?»
Misi una mano dietro al collo, come faccio di solito quando non so che dire. «Ah. I vestiti iniziali a mettere lì, sulla sedia. E sì, mettiti pure comodo… io vado a cambiarmi»
«Andiamo, hai vergogna di me?»
«Beh… sì»
Sorrise di nuovo, facendomi sentire un tenero gattino indifeso. «D’accordo, io ti aspetto allora»
 
Quando tornai in camera trovai già le luci spente, riuscii a stento a intravedere il profilo di Zayn nella penombra. Spostai le coperte e mi infilai a letto anche io. Era ad una piazza e mezzo, ma mai come allora avrei voluto che fosse un normale letto singolo.
Lui sembrò leggermi nella mente. «Uhm, ripensandoci mi sarebbe servito il pigiama. Fa un freddo cane».
Mi prese per mano e mi fece avvicinare. Il suo corpo era talmente caldo che non riuscii a fare a meno di stringerlo ancora più a me.
Le mie mani sul suo torace scoperto, la mia testa all’altezza del suo cuore. «Il battito..».
«Giah, deve essere tremendamente fastidioso. Scusami, è che quando sto con te-».
Gli diedi un bacio leggero e dolce, come quelli che ormai sapevamo piacere ad antrambi, e ritornai alla mia posizione iniziale. «No, è la musica più bella che io abbia mai sentito».
Mi diede un bacio fra i capelli e la nostra idea di parlare un po’ andò via via sparendo, per lasciare spazio ai sogni.







Ciao puzzole*^*
Okay, non ho il diritto di chiamarvi così... lo so.
Ma non vi sembro dolce? No? No, ok. Tornando a noi... 
Vi sto tenendo un po' sulle spine, si nota?:3 AHAHAH 
Ormai è chiaro che hanno bisogno entrambi di... ehm... una bella... uhm... capito, dai.
Ma chi dice che non potrei accontentarvi preeesto? ehehehehehehe *risata malefica*
Basta, niente spoiler. u.u
Spero vi piaccia. lo avevo già pronto da ieri... ma non so, non me la sentivo di pubblicarlo(?).
Se vi va, lasciate una recensione. Fa sempre bene sapere cosa ne pensano altre persone c:
Tanto amore a tutte voi puzzole che state leggendo.
Alla prossima, _OneD.

p.s: se può interessarvi su twitter sono @iaminpurgatory <3


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Ma che bravo soldatino! ***


Capelli. Occhi. Mani. Labbra. Fianchi. Gemiti. 
«Ma allora, sei sempre stato tu…»
 
Mi svegliai di soprassalto rizzandomi a sedere, con il respiro affannoso. Solo allora mi ricordai che Zayn era lì e per chissà quale fortuna non l’avevo svegliato. Mi alzai lentamente cercando di sfiorarlo il meno possibile e andai in bagno a piedi nudi, per non fare rumore.
Appoggiai entrambe le mani al lavandino, tenendolo talmente stretto che pensavo si sarebbe rotto da un momento all’altro. Guardai il mio riflesso allo specchio, le guance imperlate di sudore. Sono nella merda, pensai. Era lui, è sempre stato lui. Rimasi così per un po’, aspettando che il mio respiro di facesse regolare e che l’ansia svanisse; mi sciacquai il viso, mi feci coraggio e tornai in camera.
Mi stavo strofinando gli occhi quando andai a sbattere contro qualcosa, o qualcuno, di caldo e quando alzai lo sguardo… ohw.
Quasi mi venne un colpo. «Hei».
Lui sembrò accorgersi solo allora della mia presenza. «Hei, Scheggia… non ti ho trovata e così-».
«Shhh, hai scordato che non siamo gli unici a stare qui? Dai, andiamo in camera» dissi, prendendolo per mano nella penombra del corridoio.
«Aspetta io, ecco io…»
Mi bloccai. «Tu cosa?»
«Avrei un… problemino» disse in fine, abbassando lo sguardo su… sul…
Arrossii violentemente mollando la presa sul suo braccio. «Ah»
«Non pensare male, io… c’è una cosa che… il… i sogni»
I sogni.
Ma certo! Me l’aveva già detto anche lui che aveva l’impressione che ci conoscessimo.«Senti, dobbiamo parlare. Ma, uhm, come fai per…?» domandai indicando con un cenno della testa i suoi boxer.
«Uhm, non fa niente… ecco, se a te non da fastidio prima o poi ritorna normale da solo» disse sghignazzando giusto un po’.
Sorrisi per smorzare la tensione. «D’accordo, vieni»
Tre secondi dopo, non so bene come, mi ritrovai intrappolata nello sgabuzzino con la mano di Zayn che mi copriva la bocca.
Riuscii a liberarmene. «Ma che ca-»
«Zitta, ho sentito un rumore che veniva dalla camera dei tuoi… almeno credo»
Mi misi una mano sulla bocca, imitando il gesto precedente del moro. «Ma almeno sai dov’è la camera dei miei?!»
La situazione diventava imbarazzante, lo spazio era sempre di meno, Zayn mi doveva stare praticamente addosso , sentivo qualcosa all’altezza del basso ventre e avevo paura che anche muovendomi di un centimetro avrei fatto cadere una scopa o qualunque altra cosa che avrebbe fatto scatenare una reazione a catena e non era il caso, con Zayn in boxer… e per di più con un evidente erezione.
«Beh no, ma ora ti sembra il momento di discutere?» disse.
E io mi accorsi di essermi soffermata troppo su quei pensieri, perché ora le guancie mi andavano completamente in fiamme. «Mh. Non senti più niente, orecchiodisqualo?»
«Direi di no, ma che ne dici di uscire per prima? Se vedessero te sarebbe meno rischioso, non credi?»
Trattenni un sorriso. «Stai diventando fin troppo spiritoso per i miei gusti» esortai, uscendo in punta di piedi dallo sgabuzzino. Mi diedi un’occhiata in giro, l’unica cosa che si vedeva era la leggera luce della luna provenire dalla finestra. «Via libera»
 
Mi richiusi la porta alle spalle, erano le 3 di notte ed io ero già esausta. «Bene, vorrei capire domani come farò a svegliarmi» mi lamentai, appoggiando la testa sulla spalla di Zayn. Per un attimo quasi dimenticai tutto quello che dovevamo chiarire.
«Vedi? È già tornato al suo posto» disse lui guardandomi tutto entusiasta.
Decisi che quel gioco mi piaceva. «Già, che bravo soldatino» gli sussurrai a pochi millimetri dalle sue labbra, mentre sfioravo la sua leggera barba con la mano.
«Ar-Arrianne, dobbiamo parlare… giusto?»
Mi staccai controvoglia. «Si» dissi con il tono di una bambina alla quale tolgono il suo giocattolo.
Ci sdraiammo sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto.
Lo vidi prendere un grosso respiro. «Allora, che mi volevi dire?»
«Uhm. Hai… parlato di sogni» dissi guardandolo negli occhi.
Lo vidi stringersi un po’ al piumone. «Si»
«Beh, non so se si tratta della stessa cosa… ma anche io faccio dei sogni»
«Sogni… normali?»
Rivolsi lo sguardo al soffitto. «Cos’è la normalità, in fondo? Comunque no, insomma non credo»
«Non credi?»
«Sono sogni che avrebbero potuto provocarti quella ‘reazione’, Zayn. Sogni che non avrei il coraggio di raccontare a nessuno, figuriamoci a te… che… che ne fai parte» dissi girandomi verso di lui.
Scoprii che mi stava già guardando.
Si rigirò a guardare il soffitto. «È solo che tutto questo, mi sembra così… reale» disse.
«Che intendi?».
«Arrianne, io non voglio farti soffrire… non posso permettermelo»
Mi tirai a sedere, così lui mi imitò. Presi le sue mani tra le mie. «Non vedo come tu possa farlo».
«Le tue mani»
«Cosa?» chiesi alzando un sopracciglio.
«Sono… poggiate al posto sbagliato» disse soffocando una risata.
Abbassai lo sguardo. «Ops» mi limitai a dire, per poi iniziare a ridere sottovoce.
Ma poi fui obbligata a smettere, dalla pressione delle sue labbra premute sulle mie. Mi lasciai cadere sul piumone diventato freddo, non smettendo mai di baciarlo.
Lui mise le sue ginocchia ai lati dei miei fianchi e appoggio il suo bacino al mio. «Non faremo niente che tu non voglia fare, okay?» disse.
Annuii, mentre lui scendeva a baciarmi il collo. Lo bloccai, sfilandomi la maglia.
Rimase lì imbambolato per qualche secondo. «Sei tu, sei sempre stata tu». Poi riprese a baciarmi, passò le sue calde mani sul mio seno e quando arrivò ai bordi del pigiama esitò un secondo.
«No». Chiusi gli occhi cercando di pensare lucidamente. «Non ora, non oggi. Ma non vorremo lasciare il soldatino a… come dire… a secco» mi affrettai ad aggiungere con un sorrisino.
Il suo viso parve rilassarsi. «Lo sai che quando sdrammatizzi in questo modo assurdo ti amo ancora di più?» disse, poggiando la fronte alla mia.
Presi il suo viso e ricominciai a baciarlo. «Anche io ti amo». Scesi con le mani all’elastico dei suoi boxer, erano fredde e così quando glieli sfilai leggermente toccando la pelle bollente gli scappò un gemito. Allora mi prese le mani tra le sue, se le avvicinò alle labbra e ci soffiò sopra. Ma non fu di certo quello a scaldarmele; mentre lo faceva appoggiò la sua erezione su di me, l’azione fu praticamente istantanea. «Ma guardati, sei rossa come un peperone» disse lasciandomi le mani e sorridendomi beffardo.
Ma quando capovolsi la situazione e presi a fare su e giù con la mano, l’unica cosa che uscì dalla sua bocca furono gemiti soffocati dalle mie labbra.
«Oh si, proprio un bravo soldatino».






 
Hei Giiiirls.
Che ne dite? Mentitemi. AHAHAHA No dai... è troppo una cacca? u.u
Volevo approfondire *doppi sensi mode ON* l'ultima parte, ma poi ho deciso che sarebbe stata meglio così.
Ma comunque, se vi va, potrei fare una one shot (o come si chiama lei o:) e descrivere meglio... il resto. lol
In questo caso basta che me lo chiedete, sono a vostra completa disposizione c:
Mi farebbe anche piacere ricevere la vostra opinione, è la prima volta che scrivo di una roba simile>.<
Per finire ringrazio tutte quelle che hanno recensito fino a questo momento e quelle che leggono in silenzio.
Mi sembra inutile ripetere che, a modo mio, vi amo tutte*^*
E basta, credo di aver finito. Un bacio


p.s. Come sempre: se volete su twittah sono @iaminpurgatory.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Rischi di cadere. ***


La settimana passò veloce, così le vacanze di Natale arrivarono prima che me ne rendessi conto.
La neve non si decideva ad arrivare, quell’anno, anche se il freddo non mancava. Così decisi di andare a fare una passeggiata per la mia città.
«Cosa mi regalerai?» chiese Lola, felice come mai prima d’allora, al suo ragazzo.
Harry la guardò per qualche secondo, soppesando le sue parole. «Non saprei, dimmi cosa desideri e io cercherò di accontentarti» disse in tono di superiorità.
Fu così che passai il quarto d’ora successivo ad ascoltare le proposte della mia amica e i rifiuti esasperati del riccio.
«E tu? Cosa vorresti?» mi chiese Zayn, appoggiando un braccio intorno alle mie spalle.
«Uhm, non saprei… non sei costretto a regalarmi nulla. Insomma, poi dovrei ricambiare» dissi, prendendolo un po’ in giro.
Lui non sembrò far caso al fatto che fosse solo una battuta. «No, non devi. Ed ora dimmi cosa vuoi, su».
Mi fermai in mezzo alla strada, prendendolo per un braccio. «Ho detto che non voglio nulla» esordii.
«Vuoi litigare per una cosa del genere?» disse guardandomi negli occhi, smettendo di sorridere.
Gli lasciai il braccio. «Io… no. Davvero, non voglio nessun regalo».
«D’accordo allora, vuol dire che farò di testa mia»
Lo abbracciai arrendendomi e ritornammo alla posizione di prima. Ed eccolo: a circa 3 metri di distanza, seduto su una panchina a mangiare un gelato, 3 giorni prima di Natale, completamente solo. Chris.
Mi bloccai ancora, maledicendo il mio cuore che non voleva fermarsi.
«Cosa c’è che non va, ora?» chiese esasperato Harry.
Non riuscivo a togliere gli occhi di dosso a quello che ormai avrebbe dovuto essere poco o più di un semplice conoscente, per me. «Io… io… Lola»
La mia amica seguì il mio sguardo vacuo, quando i suoi occhi incontrarono quelli del biondo, capì. «Arrianne, sta calma».
Zayn mi coprì la visuale, permettendomi di chiudere quel contatto visivo prima che Chris si accorgesse anche di me. «Chi è quello?».
«Lui… è Chris» proferii quasi con un sussurro.
Alzò un sopracciglio. «Chris?»
«Devo andare», mi girai e iniziai a correre verso casa.
Merda. Cogliona. Cogliona cogliona cogliona. Ora Zayn non mi rivlolgerà più parola, ho incasinato tutto. Ma cosa ci faceva lui lì, si era trasferito poca puttana. Si era… si era trasferito. Mi aveva lasciata sola. Si era trasferito.
 
 

P.O.V. Zayn
 
«Ma che ca..?» dissi, voltandomi verso Lola. «Tu ora mi spieghi, oooogni cosa».
Si guardò le punte delle scarpe. «Storia lunga».
Alzai un sopracciglio. «In poche parole?».
«Chris. Primo amore. Non corrisposto. 2 anni. Lei, sostiene, gli faceva solo da psicologa. Lui si è scocciato. Ha smesso di parlarle senza motivo. Si è trasferito per lavoro senza pensarci due volte. Ha 8 anni più di lei» disse, tutto d’un fiato.
Harry guardò prima lei e poi me. «Ma lei ha solo 17 anni, quando è successo?» chiese in fine.
«Aveva 15 anni»
«Questo vuol dire che lui ne aveva 23» disse il riccio.
«Esatto» disse alzando lo sguardo verso di me, come per scusarsi.
Fino ad allora non ero più riuscito a parlare. «Figlio di puttana. Devono smetterla di prendersi gioco di lei!» urlai, senza accorgermene e poter fare nulla per fermare la rabbia che provavo in quel momento.
Mi voltai nella direzione del biondo, che ora mi guardava spaesato. Sentii un braccio afferrarmi per il polso e quando mi voltai due occhi lucidi si fissarono nei miei.
«Ti prego, non farlo. Fallo per lei… non vorrebbe»
Mi arresi. «D’accordo, ma devo andare a cercarla»
Lola mi lasciò il braccio e si tuffò tra le braccia di Harry. «Facci sapere» disse quest’ultimo.
E io sparii tra la folla senza neppure rispondere.
 
Mezz’ora dopo mi ritrovai a correre in lungo e in largo, ma di Arrianne non c’era traccia. Mi fermai in un vicoletto, accasciandomi vicino al muro con le mani sul viso. La gola mi bruciava e la testa non voleva smettere di pormi domande su domande alla quale solo lei poteva dare risposta. «Scheggia» riuscii a mugolare.
Sentii dei passi uscire da poco più in là, nel buio. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi verdi, delineati da una riga spessa di eye-liner nero, e i suoi capelli biondi.
«Hei» mi disse semplicemente.
Rimasi a bocca aperta. «Izzie».
«Che fai lì?» chiese inclinando un po’ la testa di lato.
Mi guardai intorno, rendendomi conto di essere seduto in un posto decisamente non igienico. «Nulla»
Mi sorrise. «Dai, alzati».
È uno scherzo?! Prima Chris e ora lei. È la giornata ‘vivagliamorinoncorrispostiepoiperduti’?
«Che ci fai qui, Elisabeth?» dissi in tono duro.
«Probabilmente non lo sai, ma questo è il cancello di casa mia e io stavo semplicemente… uscendo».
Abbassai lo sguardo sulla sua camicia sbottonata al punto da farla sembrare una poco di buono. «Ah».
«Bene. Ora alzati» disse porgendomi la mano.
Mi alzai da solo, facendola rimanere con la mano a mezz’aria. La guardai un’ultima volta negli occhi «Ed ora, addio» dissi e feci per andarmene.
«Aspetta».
Mi fermai. «Cosa c’è?».
«Mi dispiace» disse.
«…Anche a me», andai via senza darle la possibilità di proferire altro.
 
«L’hai trovata?» urlò il mio amico al telefono.
«No, Harry… altrimenti vi avrei avvertito. Ti sembra?».
«Lola mi ha detto che c’è un posto».
«Un posto?».
«Sì, un posto dove Arrianne va in momenti del genere».
Smisi di correre, ansimando. «Sarebbe?»
«Il tetto del Palace Hotel».
«Ok, credo di aver capito» dissi, chiudendo la chiamata e iniziando di nuovo a correre.
 
 

P.O.V. Arrianne
 
Ero in piedi, sul cornicione di quel tetto che di lacrime ne aveva viste molte, e camminavo ad occhi chiusi, beandomi del vento gelido che mi faceva diventare le gote e il naso di un rosso tendente al ciliegia. Le guancie erano ormai diventate gelide a causa delle lacrime raffreddate e le mani continuavano a tremare come foglie.
Perché ero scappata? Perché il mio cuore non voleva stare al suo posto? Perché avevo una sensazione allo stomaco che assomigliava… alla voglia di vomitare?
Una voce, quella voce, mi riportò alla realtà. «Rischi di cadere, così».








Ciao Bambole.
Quanto è passato? Boh, non ricordo nemmeno più o: AHAHAHA 
Mi ero accorta che la storia di ventava un po' noiosa... tutto rose e fiori. Bleah.
Così ho pensato di incasinare un po' di cose e far entrare in scena altri personaggi. Yaaay.
'Izzie' si legge 'Isi' (se conoscete Grey's Anatomy lo sapevate già v.v) e... sì, assomiglia a Perrie.
Chris immaginatelo come vi pare, come per Arrianne e Lola.
Secondo voi chi è quello alla fine? Zayn o Chris? Tanto lo so che già avete capito o: lol
Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate, mi rendereste tantotanto felice:3
Facciamo che se ricevo almeno 4 recensioni aggiorno in massimo una settimana. Si? Si v.v
Vi amo tutte e vi ringrazio per essere arrivate qui(?).
Un graaaande bacio e buon Capodanno! (Ormai per Natale è tardi ç.ç) 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Chi conosce chi? ***


«Cosa ci fai qui, Chris?» chiesi dura, ritornando con gli occhi chiusi ad ascoltare il rumore della città sottostante. 
«Ti ho vista scappare da quei tuoi amici. Evidentemente quel ragazzo non sapeva dove cercare, altrimenti credo sarebbe già qui» disse. Potevo sentire i suoi passi che si facevano sempre più vicini.
Mi fermai di nuovo a fissarlo. «Che intendi?».
«Quel moro, quasi faceva una scenata. Poi è corso via, ho pensato che sarebbe venuto a cercarti qui. Ma a quanto pare...»
Scossi la testa. «Tu non sai niente».
«Sarà... ma IO sono qui».
«Ed è proprio questo che ti ho chiesto: cosa ci fai qui?!» domandai di nuovo.
«Semplice: volevo scusarmi con te».
Un irrefrenabile desiderio di spaccargli la faccia si propagò lungo la mia spina dorsale. «Come?».
«Sì, del tipo 'scusami tanto, sono incredibilmente dispiaciuto'... hai presente?»
Scesi da dove mi trovavo e in pochi secondi mi trovai faccia a faccia con lui, quasi sentivo il suo respiro. «Vattene».
Rise, di gusto, come se avessi appena detto una delle cose più divertenti al mondo. «Come hai detto?».
«VATTENE, ora» dissi, puntando il dito verso il punto dalla quale era arrivato.
Alzò le mani con fare comico, guardandosi intorno. «Hei, calma».
Lacrime di rabbia minacciavano di uscire, le ricacciai dentro con foga. «Sono stanca, stanca. Okay? Non conti più nulla per me, sei solo una persona che vorrei non incontrare mai più. Solo questo. Quindi ora sparisci dalla mia vista, prima che ti rovini quel bel faccino da puttaniere».
«Beh, di questo puttaniere ti sei innamorata... o sbaglio?».
Colpita e affondata
Stavo per rispondere con qualcosa privo di senso, quando sentii la sua voce roca. «Che?»
Mi voltai. «Zayn» riuscii solo a sussurrare.
«Lei? Innamorata di uno come te? Ti rendi conto di quanto tu sia patetico? Senti, fa come ha detto: vattene» esordì, dirigendosi verso di noi.
Chris si allontano di poco da me per guardarlo meglio. «Oh beh, ce l'hai fatta ad onorarci della tua presenza. Direi che conosci Arrianne meno di quanto tu immagini».
Zayn mi guardò per un istante, non riuscii a decifrare la sua espressione. «Fidati, la conosco meglio di te».
«Ah si?» chiese il biondo.
Lui percorse gli ultimi passi che ci separavano, si mise avanti a me di qualche centimetro. Come per proteggermi. «Sì. Perché potrai conoscere ogni cosa di lei, ma solo sforzandoti di amare qualcun altro a parte te stesso avresti potuto capire quanto lei sia preziosa. Ed è per questo che te nei sei andato, o sbaglio? Perché non hai mai capito nulla di lei».
Chris ci osservò con un ghigno sul viso. Era così diverso. Doveva essergli successo qualcosa di orribile. «Voi due piccioncini mi fate una pena, davvero. Credete che la vita sia tutta rose e fiori, o bianco o nero. Beh, vi dirò una cosa: la vita fa schifo. Non saranno di certo due ragazzini a cambiare le regole».
«Ora mi spieghi con questo dove vuoi arrivare?» chiese Zayn, con un tono di voce che proprio non gli apparteneva.
«Voglio solo far capire a te ed Arrianne, che lei sarà sempre innamorata di me... è inevitabile. Sta solo cercando di non pensare a me, stando con uno come te. Insomma, ti sei visto? Sei il mio esatto opposto. Quando vi ho visti insieme, l'ho capito all'istante».
Non riuscii più a trattenermi. «Senti un po', tu. Chi cazzo credi di essere per venire qui, dopo anni, a pretendere di sapere cosa provo e come sono fatta? Sì, sono stata innamorata di te e tu mi hai completamente mandata in rovina. Contento ora? Ma amo Zayn più di quanto avessi mai immaginato di poter fare, più di quanto abbia mai fatto con te. E probabilmente il fatto che sia il tuo opposto rende tutto estremamente giusto. Quindi lasciami in pace e vivi la tua miserabile esistenza come meglio credi. Addio». Detto questo mi voltai e presi Zayn per un braccio. «Andiamo», gli sussurrai.
«Solo un'ultima cosa». Si avvicinò a Chris guardandolo negli occhi, gli sussurrò qualcosa all’orecchio. «Quindi... stammi bene, amico».
«Fossi in te starei attento».

Non facemmo molto caso alle sue cazzate stile ‘film americano’, scendemmo da quel posto più in fretta possibile e arrivati a circa mezzo chilometro da lì fermai Zayn, che fino ad allora era rimasto muto come un pesce.
«Zayn io…» iniziai a dire.
«Dovrei chiamare Lola ed Harry, erano in pensiero per te. A quest’ora staranno avendo un attacco nervoso» disse cercando di non guardarmi negli occhi, prendendo il telefono che aveva in tasca.
Lo fermai. «No, aspetta ti prego. Guardami».
In quel momento, quando i suoi occhi rossi e cupi si piantarono nei miei, avrei desiderato sparire.
«Cosa?» disse duro.
«Io, ecco… volevo spiegarti» risposi.
«Spiegarmi? Non c’è nulla da spiagare. È solo che al momento non sono esattamente in vena di ‘parlare’ con te. Mi hai fatto morire, capisci? Non riuscivo a trovarti, non sapevo chi fosse quel tipo… io… non riesco neppure a guardarti senza provare… senza… ah, non importa» disse distogliendo ancora una volta lo sguardo da me. «Dai, faccio venire quei due coglioni dei nostri amici a prenderci. Parleremo… domani».
«Domani» sussurai con poca convinzione.
 

Il resto della serata la passai stasa sul letto, nella stessa posizione in cui mi trovavo quella notte, con le guance che ad ogni respiro si bagnavano di una nuova lacrima.







HEEEEEEI.
I know, I know. 2 settimane e tiro fuori un mini capitolo del genere. Perdono.
Comunque, se ve lo state chiedendo, credo che ci saranno si e no altri 5/6 capitoli. Poi chiudo.
Tornando a noi(?)... capitolo un po' penoso, frutto di una nottata e una breve rivisitazione festiva. 
Una cacca di cacca, diciamo. lol
Ho voluto comunque aggiornare, mi sentivo
un po' in colpa o: 
Detto questo, ringrazio le persone che hanno recensito e quelle che hanno messo la storia da qualche parte(?)
Love you all. 
Mi farebbe piacere sapere la vostra opinione su questa ultima cacchetta c:
E nuuuulla... un bacio, _OneD 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Elizabeth. ***


«È tutto finito, Lola».
«Ma che..?».
«Ho mandato tutto a puttane» piagnucolai, rannicchiandomi nel piumone.
«Ommioddio, aiutatela. Vedrai che gli passerà, non è mica la fine del mondo».
«Ti dico di no, è finita. The end».
La sentii sbuffare. «Senti, ridicola, fa poco la piagnona e muovi il tuo bel culetto. Farai tardi alla gita».
«Ma…».
«Niente ma, che altrimenti vengo a prenderti io con la forza».
«Okay, okay».
Chiusi la chiamata e misi il cellulare in carica, intanto lo stereo trasmetteva “21 Guns” dei Green Day. Perfetto, pensai. Proprio la canzone che mi ricorda più di ogni altra cosa al mondo quel coglionebarraputtaniere, mi doveva capitare.
Presi il telecomando dello stereo e lo spensi.
Ora nella mia stanza aleggiava il silenzio. Anche peggio.
Decisi di non pensarci, asciugarmi le lacrime e andare a prepararmi. A Zayn ci avrei pensato quando mi sarebbe capitato davanti, tanto insieme agli altri… cosa poteva capitare?
Mi sentii un po’ risollevata, così decisi di riposarmi altri 5 minuti, visto che non avevo chiuso occhio.
 
Bell’idea, cogliona che non sei altro. Mentre correvo, decisi che quella giornata peggio di così non poteva andare. Ora avrei anche perso il pullman.
«Signor Clark, SIGNOR CLARK! Eccomi… sono… sono arrivata» riuscii a dire, col fiatone.
«Bene, miei cari, grazie a voi ora dovrò prendere anche io un pullman pieno di gente che puzza».
«Miei cari?» mi voltai verso il rumore di passi affettati che mi rimbombava nelle orecchie.
Zayn alzò lo sguardo, incontrando il mio. Rellentò la corsa e si fermò giusto di fronte a noi. «Sc-usi».
Cosa ho fatto di male? Cosa? Eh?, domandai credo a me stessa. Hai dormito troppo, idiota!, mi risposi.
Circa un quarto d’ora dopo ci ritrovammo in un pullman con le file a tre posti: io a sinistra, Zayn a destra e il professor Clark al centro.
Il professore prese un grosso respiro e si fece spuntare un gran sorriso sulle labbra. «Allora, giovincelli».
«Giovincelli?» chiesi.
«In che epoca vive, prof?» continuò Zayn.
«Ma… sentite… ah. Voi ragazzi siete così… così».
«Deliziosamente simpatici?» chiese Zayn.
«Pieni di allegria?» sussurrai quasi.
«Ok, da questo momento non voglio sentir volare una mosca».
Ed un moscerino gli si posò sul naso.
 
Riuscimmo, fortunatamente, ad arrivare in tempo. Lola, Harry, Louis e gli altri nostri amici ci avevano aspettato.
«Ma che combinate, voi due?» chiese Niall sorridendo. «Avete fatto le ore piccole, ho capito» disse ridendo sotto i baffi.
Zayn gli passò vicino e seguì i professori, che si erano avviati all’albergo. «Nient’affatto» sussurrò, scontrandosi con la spalla di Niall.
Quando fu abbastanza lontano, l’attenzione si spostò tutta su di me.
«Che è successo? Racconta, racconta» dissero tutti.
Abbassai lo sguardo. «Nulla, muoviamoci… già avete fatto tardi abbastanza, a causa nostra».
 
 
«Non posso crederci, non posso crederci! Che razza di sfiga? Eh? Ti sembra una cosa corretta?» quasi urlai tra le braccia di Lola. Avevamo preso la nostra stanza, in ognuna c’erano tre letti. Nella nostra, oltre a me e la mia amica, c’era una ragazza bionda che mi sembrava abbastanza simpatica e che aveva detto di chiamarsi ‘Elizabeth’, prima di occupare il bagno per una buona mezz’ora.
«Daaai, non preoccuparti. Domani penseremo a qualcosa… per ora godiamoci questa giornata libera»  propose Lola.
Alzai lo sguardo dalla sua spalla. «Mh» mugugnai. «Dove andiamo?».
«Non saprei, vediamo se c’è la rete wi-fi che cerco un po’» disse, alzandosi per prendere il suo pc dalla valigia.
Rimasi imbambolata sul letto. «Perché hai por… Ok, non mi interessa. Cosa cerchi?».
Mi guardò come se le avessi fatto la domanda più stupida del mondo. «Ma un centro commerciale, ovviamente».
Una massa di capelli biondi, raccolti in uno chignon, e degli occhi azzurri fecero capolino dalla porta del bagno. «Centro commerciale? Chi ha detto ‘centro commerciale’?».
 
«Quindi tu sei nuova, Elisabeth?» le chiese Lola, incurante della cacca di piccione fresca sulla quale era finita.
«Sì, in un certo senso. Avevo già frequentato questa scuola, ma poi avevo deciso di trasferirmi alla St. Claire. Ah, chiamami pure Izzie» disse sfoggiando un sorriso bianchissimo.
«Owh, scuola di lusso eh?» dissi senza pensare.
Si rabbuiò. «Già, lo ammetto. Ma mi ci sono trasferita per una cosa successa con il ragazzo con cui stavo prima».
Stavo per scusarmi, dicendo che avrei dovuto riflettere prima di parlare.
La bionda lo notò. «Oh, non preoccuparti. Ho intenzione di riprendermelo» disse sorridendo.
Ghiaccio, pensai. Il suo sguardo è praticamente di ghiaccio.
«Allora, cominciamo da lì?» propose Lola, cercando di smorzare la tensione che si era creata improvvisamente e puntando il dito verso un negozio a caso.
Sexy Shop”.
«Ma allora sei fissata!» esclamai, non riuscendo a smettere di ridere per la faccia scandalizzata di Izzie.
La bruna guardo prima noi e poi il negozio che stava indicando. «Che? No… ero… non l’ho fatto apposta, stronza».
«Si, si, certo» la canzonai, facendo finta di asciugarmi le lacrime. «Scusala, sono gli ormoni» dissi rivolgendomi alla barbie che continuava a fissarci, ricevendo un’occhiata gelida da parte di Lola.
Mi sorrise. «Non preoccupatevi. Ma… posso chiedervi una cosa?».
Mi feci seria, credendo di aver sbagliato qualcosa. «Certo».
«Conoscete anche voi quel tipo che ci sta fissando da mezz’ora?» chiese, facendo segno con la testa.
Girai lo sguardo.
«Chi?» chiese Lola.
Rimasi immobile, osservando Zayn guardarsi intorno per poi decidersi a darsi una mossa e venirci incontro.
«ZAYN! Ciao. Lui era quello di cui vi parlavo» disse Izzie con un sorriso falso.
Che?
Lola guardò Zayn perplessa, aspettandosi una qualche specie di risposta. Lui sembrava assente, come me d'altronde. «Il tuo ex?» sussurrò, quasi cercando di non farsi sentire.
La bionda si strinse a se il braccio di Zayn. «Ma certo, sciocchina!».
Sciocchina? Ehm, cioè… CHE COSA?!









LA CACCA ROSA.
Mica potevo far apparire una barbie del genere e lasciarla andare nel dimenticatoio?
NoNo, eccola di nuovo in tutta la sua stronzaggine bellezza! :')
Vi dirò, avevo questo capitolo pronto già da un po'... solo che era troppo corto e volevo aggiustarlo.
Così, come al solito, sono stata una stronza (anche io, come Izzie cara) e vi ho fatto attendere.
Perdono.
Per parte nella quale perdono il bus, mi sono ispirata a 'Lovely Complex': un anime/manga stra figherrimo. 
E nulla, spero che questo capitolino di cacca di piaccia e che vogliate recensire:)
Ringrazio chi ha ancora la pazienza di continuare a farlo, so che è difficile se aggiorno alla cazzo>.<
E ringrazio di nuovo le ragazze che seguono la storia e che l'hanno inserita da qualche parte(?).
Elena loves you all.
Detto questo, adieu.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1263805