Sigue a tu corazón

di Tamar10
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo ***


Dire che io tifo Real è dire poco. Io amo il Real Madrid.

È da quando ho quattro anni che mio padre mi porta al Bernabeu a vedere giocare i Blancos. Mi ricordo che una volta quando avevo sette anni mi ero messa a piangere disperata perchè volevo andare allo stadio nonostante 39 di febbre.

In effetti il Real è un po' come una tradizione: mio padre tifa Real, mio nonno tifa Real e anche il mio bis-nonno tifava Real. La passione si è moltiplicata quando Pedro, mio fratello maggiore, è entrato nelle giovanili del Real.

Io sono cresciuta così. In mezzo al calcio. Al contrario di tutte le mie compagne di classe che si credevano delle principesse infiocchettate nei loro abitini rosa, io andavo a scuola con la maglia di Zizou, i capelli corti e le ginocchia perennemente sbucciate.

Passavo i week-end guardando le partite di mio fratello o giocando a calcio con lui e i suoi amici. Me la cavavo bene considerando che erano tutti più grandi di me di 2 anni, tutti dicevano che avevo molto talento. Ma a me bastava divertirmi ogni tanto.

Poi crescendo i pantaloncini da calcio furono sostituiti da aderenti jeans alla moda e i capelli diventarono lunghi fino a metà schiena. La mia passione per il calcio non è mai finita ma diventavo sempre più una donna.

 

Adesso ho 15 anni. Ho appena finito la prima superiore. È fine estate e questo vuol dire uno sproposito di tornei pre-campionato. Il più prestigioso è il "Torneo de España" a cui partecipano anche quei simpaticoni del Barcellona.

Io il Barça (com'è giusto per ogni bravo madridista) non l'ho mai sopportato. Ma l'under 17 è la squadra della cantera catalana che sopporto meno di tutte. Fin da quando avevano 11 anni e affrontavano i primi clasici contro la squadra di mio fratello erano arroganti, presuntuosi e antisportivi. In più mi prendevano sempre in giro dicendo che "le ragazze non sanno giocare a calcio" ma io li ho sempre stracciati... Beh più o meno.

Cioè no. Devo ammettere che nonostante l'antipatia loro sono veramente forti.

Il più forte di tutti è il numero 10 dalla tecnica cristallina. Una volta ha segnato facendo la bicicletta al portiere. Fenomenale.

Stranamente lui è quello che se la tira meno di tutti.

Sta di fatto che domani ci sarà il torneo qua a Madrid. Barça e Real sono nello stesso girone. Spero tanto che il Real dia una lezione a quei palloni gonfiati.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


È il giorno del debutto. Oggi si gioca Real Madrid -Malaga. Mi sistemo i capelli prima di uscire di casa e mi guardo allo specchio. Dall'altra parte un paio di occhi azzurri mi restituisce lo sguardo. Provo il mio sorriso migliore e annuisco soddisfatta. Oggi mi sono curata particolarmente perchè vedrò Pablo, l'attaccante della squadra di mio fratello nonché suo migliore amico.

Mi piace da tantissimo tempo e per un po' ci siamo anche visti di nascosto. Ma poi è finita, tant'è che quasi non ci salutiamo neanche più.

Eppure non riesco a dimenticarlo...

Brutta storia l'amore.

Non credo nel destino, ma non penso neanche che le cose succedono per caso.

Sicuramente non avrei mai immaginato che andare a prendere delle patatine fritte al bar durante l'intervallo della partita mi avrebbe cambiato la vita. Alla peggio pensavo a un po' di ciccia in più, invece era qualcosa di mooolto più grande.

Stavo aspettando che il barista Sam, un simpatico uomo di mezz'età, mi allungasse le patatine. Lo saluto con un sorriso e mi giro per tornare alle tribune.

Due occhi azzurrissimi mi fissano a circa 2 cm di distanza.

Lancio un grido e lascio cadere le patatine e gli spiccioli che stavo mettendo nel portafoglio.

-Ehi scusa! Ti ho spaventata?- mi domanda premuroso il possessore degli occhi azzurri.

-MA SEI PAZZO?!?!- è la mia educata risposta. -Ti sembra normale tendere agguati alle persone?-

Noto subito la maglia con lo stemma blaugrana e faccio una smorfia.

-Beh io mi sono solo messo in fila- risponde il ragazzo mentre, imbarazzato, si passa una mano fra i capelli neri. In effetti forse ho alzato un po' troppo la voce perchè tutti i clienti del bar si sono girati ad ossevarci. Sbuffo seccata.

-Non so come funziona a Barcellona ma qui a Madrid c'è molta differenza fra mattersi in fila e spaventare le persone.-

Mi chino a raccogliere le patatine ormai immangiabili e lui mi imita subito.

-Che diavolo stai facendo?!- Sembra una di quelle scene dei film romantici in cui i due si scontrano casualmente e scatta il colpo di fulmine. Nel nostro caso invece gli unici fulmini sono quelli che saettano dai miei occhi.

-Ti sto solo aiutando. Non so come funziona a Madrid ma a Barcellona esiste una cosa chiamata gentilezza - replica facendomi il verso.

Con il fumo che mi esce dalle orecchie come una locomotiva mi alzo e esco dal bar a passo di marcia, lasciandolo da solo inginocchiato sul pavimento a raccogliere patatine fritte.

 

Mi sto godendo la partita del Real. Al 60' stiamo vincendo 3-0 con una doppietta di Pablo. Quando ecco che si ripresenta di fronte a me il ragazzo del Barça.

-E adesso cosa vuoi?- gli domando esasperata guadagnandomi una gomitata fra le costole da parte della mia amica Bea.

-Ti dovevo delle patatine fritte.- risponde il ragazzo sorridendo e porgendomi una vaschetta.

-Mi è passata la fame.-

-Io mi chiamo Andres. Tu sei la sorella di Pedro, vero? Mi ricordo quando giravi vestita da maschio.-

-Già...-

-Sai, sei molto cambiata... Sei diventata davvero carina.- dice sempre sorridendo.

Questo mi fe davvero cadere la mascella. Non ha il diritto di essere così gentile! Lo avevo anche maltrattato per bene, un normale ragazzo avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe tornato dai suoi amichetti montati sotto uno dei miei peggiori sguardi inceneritori.

Ma lui no.

Quindi mi constringo a fare un sorriso di circostanza.

-Grazie mille. Adesso penso proprio che dovresti tornartene con la tua squadra.- rispondo ammiccando verso i posti occupati da quelli del Barcellona.

-Non mi hai detto come ti chiami.-

Alzo gli occhi al cielo. -Si chiama Maira.- risponde Bea per me.

Andres sorride un'ultima volta poi se ne va soddisfatto.

Io mi limito a sprofondare nel mio seggiolino, non vedendo l'ora di andare a casa.



Note dell'autrice:
Ok! Anche il secondo capitolo è andato ^^
Maira incontra (scontra) Andres e fra i due non è subito rose e fiori.
Prometto che dalla prossima volta i capitoli si allungheranno! Lasciatemi delle recensioni per farmi sapere cosa ne pensate della storia.
Ciao e grazie!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ho appena finito una breve e rilassante doccia serale.
Vado in camera mia ancora in accappatoio e mi butto sul letto. Non so perchè mi viene in mente quell'idiota del Barcellona. Ripenso ai suoi occhi azzurri come il cielo...
Lo squillo del cellulare mi riporta alla realtà.
Squoto la testa come per scacciare i miei pensieri cretini.
''È solo un idiota!'' mi ripeto. Poi controllo chi mi ha scritto.
È un messaggio di Bea, dice 'Stasera ti va di uscire? Ci sono anche tutti gli altri ;)'
La cosa migliore dell'estate è proprio poter uscire la sera con gli amici. Mi piace girovagare per i pub di Madrid, e poi i miei non si preoccupano se torno tardi. A patto che stia con mio fratello.
E questo comporta solo una guaio: Pablo.
Lui e mio fratello sono sempre insieme e spesso usciamo con i loro perchè abbiamo molti amici in comune, infatti è proprio così che io e lui ci siamo conosciuti.
Ma ormai è storia passata, ho capito che è un idiota eppure non riesco a odiarlo. Infatti come un'idiota cerco di vederlo tutte le volte che ho l'occasione, ma alla fine mi sto facendo solo del male.
Quindi rispondo a Bea chiedendole il luogo e l'ora. Mi arriva subito un altro messaggio:
'Fra 10 minuti al solito posto. Tuo fratello è già lì.'
La cosa non mi sorprende, mio fratello Pedro vive praticamente fuori casa. Torna giusto a dormire, a volte neanche quello.
Mi incammino verso 'il solito posto' che alla fine è solo il pub dove ci troviamo sempre. Ho un sacco di pensieri che mi frullano per la testa: sono agitata per Pablo, 'Forse' penso 'sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa. È imbarazzante vederci dopo tutto quello che c'è stato tra noi. Soprattutto per come è finita: un sms con su scritto che ero troppo piccola, che non voleva ferire i miei sentimenti, rovinare l'amicizia con mio fratello e un altro mucchio di balle! La verità è che era andato con l'ennesima troietta di passaggio.'
È incredibile come sia il mondo del calcio. Fin dalle giovanili c'è già lo stereotipo calciatore-modella che, fra l'altro, si cornificano a vicenda che è un piacere. Mio fratello è una rara e piacevole eccezione, ha trovato una ragazza carinissima e simpaticissima con cui è felicemente fidanzato da più di 2 anni.
Io invece...
Scuoto la testa come sono solita fare per scacciare i brutti pensieri.
 
-Ehilà, Maira!- mi saluta felice Bea -Pensavamo ti fossi persa.-
In effetti sono già arrivati quasi tutti gli altri. Persa com'ero nei miei pensieri devo averci messo molto più tempo del solito ad arrivare al bar.
-Scusate, tanto ormai lo sapete che arrivo sempre in ritardo.- Una mia cattiva abitudine.
Mi guardo intorno, Pablo sta conversando amabilmente con mio fratello e con la sua nuova ragazza. Mi fingo indifferente ,ma in realtà vorrei mettermi ad urlare. Vorrei fargli capire quanto è stronzo.
-Andiamo dentro!- esclama Bea che ha seguito il mio sguardo e ha intuito facilmente i miei pensieri. La ringrazio con lo sguardo e mi avvio verso l'entrata.
Improvvisamente sento qualcuno che mi abbraccia da dietro.
-Non vi stavate dimenticando di noi?- domanda allegra una voce familiare.
È Miguel, uno dei miei migliori amici e cugino di Pablo, ci conosciamo fin dalla prima elementare. Ha un gemello che si chiama Javier e sono praticamente identici. Riesco a distinguerli solo perchè li conosco da 10 anni, al contrario di Bea che li confonde sempre.
-Ciao Javier!- dice infatti quando vede il ragazzo che mi sta abbracciando.
-Io sono Miguel! È possibile che non indovini mai?!- risponde il gemello scocciato.
-Ahahah scusa! Dov'è tuo fratello? Si deve muovere, noi stiamo per entrare.-
-Eccomi!- esclama Javier mentre ci viene incontro. Poi sembra distratto da qualcosa.
-Sembra che mio cugino si sia trovato un'altra sgualdrinella!- dice ridendo guardando verso Pablo e la sua nuova ragazza. -Chissà quanto durerà questa.-
Mi si gela il sorriso sulle labbra. Sento adosso gli sguardi comprensivi di Bea e di Miguel, gli unici a cui ho detto della mia storia con Pablo.
-Andiamo dentro.- dice ancora Bea.
Miguel mi afferra per le spalle e mi conduce dentro dolcemente rifilando a suo fratello un'occhiataccia.
La cameriera bionda ci saluta amichevole.
-Ciao Eva.- la saluta Miguel. -Puoi darci il solito tavolo?-
La ragazza sorride e ci accompagna al tavolo senza dire una parola, non è una tipa molto loquace.
Ci sediamo e ordiniamo da bere. La serata prosegue bene, cerco di ignorare Pablo e la sua ragazza, abbraciati in un angolo, il più possibile. Converso con Bea e con i gemelli fingendomi incurante di ciò che mi circonda.
O almeno ci provo finchè Pablo e la sua ragazza trasformano il loro innocente abbraccio in un bacio appassionato, romantico quanto può essere un polipo attaccato a uno scoglio.
Il polipo in questione era proprio quella sgualdrinella che sembra essersi trasformata nella dea Kali, divinità indiana con 4 braccia.
Ordino un altro drink e poco dopo un altro ancora. Non mi piace bere, ma è sicuramente meglio che guardare quei due avvinghiati. E poi più bevo e più mi sento leggera, come se tutto quell'alcol anzi che andare nello stomaco andasse a riempire il buco che ho nel cuore. Ogni sorso la vista si annebbia e il dolore scompare.
Sto per ordinare l'ennesimo drink quando Miguel mi ferma.
-Sei già abbastanza ubriaca e forse è il momento di tornare a casa. Se ti ricordi ancora dove abiti...-
Provo a protestare confusamente, ma le mie scuse sono vane, probabilmente neanche io capisco quello che dico. Quindi esco dal locale mentre gli altri stanno pagando, esce anche Pablo con me. Solo adesso mi accorgo che non è più con la sua sgualdrinella, ho un ricordo confuso di lei che saluta e se ne va.
Pablo mi vede e si avvicina. Anche lui deve aver bevuto parecchio stasera perchè sento puzza di alcol, anche se in effetti potrei essere benissimo io che puzzo in quel modo, ma vedo che è ubriaco dai suoi occhi lucidi e da come cammina.
Si avvicina sempre di più.
Sempre di più.
E mi bacia.
Io non ho il tempo, la lucidità e forse neanche la voglia di reagire. Di spintonarlo via, mollarli un caffone e mandarlo a fanculo come meriterebbe.
Sento dentro di me il mio stomaco che fa le capriole e non è per colpa dell'alcol.
Solo dopo trovo la forza di volontà e lo spingo via, barcollando a mia volta.
Vedo dall'altra parte della strada dei ragazzi che mi fissano, hanno una tuta blaugrana.
In quel momento gli altri escono dal pub. Bea mi prende sotto braccio e mi riaccompagna a casa.
Ho giusto la forza di togliermi i jeans e la maglietta e poi mi butto sul letto. Sento subito il dolce richiamo del sonno e mi lascio cullare dall'alcol.
Ma solo per un attimo prima di addormentarmi rivedo la cosa che mi ha fatto più male di tutta la serata.
Più male del commento di Javier.
Più male dei baci fra Pablo e la sua tipa.
Più male di quel maledetto bacio fra me e lui.
Più male del buco che ho nel cuore.
Gli occhi che mi fissavano dall'altra parte della strada dopo il bacio con Pablo.
Due occhi azzurri come il cielo, azzurrissimi. E tristi.


Autrice:
Eccomi di nuovo qui! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Io mi sono divertita molto nel scriverlo ^^
Povero Andres, ma vi prometto che nel prossimo capitolo si rifarà!
Infine grazie a chi ha recensito i capitoli precedenti (per adesso solo una persona).
Alla prossima!
P.s. ho cambiato il carattere tipografico, vi piace più adesso o preferivate prima???

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Alzarmi la mattina dopo è una delle cose più difficili che ho mai fatto in vita mia.
Mi gira ancora la testa e, quando mi guardo allo specchio, rabbrividisco alla vista delle mie occhiaie che farebbero invidia a uno zombi.
La cosa peggiore è che oggi dovrò rivedere quello scemo di Pablo al torneo. Sinceramente non ho voglia nemmeno di sentirlo nominare dopo quello che è successo ieri sera.
-PEDROOOOO! C'È PABLO AL TELEFONO.- gridò mia mamma.
Sprofondo la testa tra le mani. Siamo proprio partiti col piede giusto.
Ero appena trascinata fino in bagno e mi stavo lavando la faccia con dell'acqua gelata per svegliarmi, quando mio fratello fa irruzione nella stanza con la sua solita leggadria.
-Buoooooooooon giorno!- esclama felicemente beccandosi una mia occhiata esasperata in risposta. -Pablo mi ha appena proposto di fare un giro insieme prima della partita, vieni anche tu?-
-No. Grazie tante ma penso che me la spasserò di più stando a casa a dormire.- detto questo lo spintonai di lato e andai in cucina.
-Sembra che Miss Simpatia si sia svegliata con la luna storta stamattina!- esclamò lui.
 
Fosse stato per me sarei rimasta veramente tutto il giorno a dormire, ma alle 15 passano Bea e i gemelli che mi riportano alla realtà: dobbiamo andare a vedere il torneo.
-Ciao!- li saluto dopo averli fatti aspettare almeno dieci minuti prima che scendessi.
-Sempre in ritardo!- mi rimprovera Javier.
-Lascia stare.- gli dico -Nottataccia.-
-È già un miracolo che sia riuscita ad alzarsi dal letto dopo tutto quello che ha bevuto ieri.- risponde Miguel ridendo.
-Invece, poveri voi, sono ancora viva e vegeta!- esclamo finalmente recuperando il buon umore.
Soppiano tutti a ridere e io mi unisco a loro.
Arrivati al campo comunale noto con sollievo che i giocatori del Real sono già negli spogliatoi. Forse sarei riuscita ad evitare Pablo almeno per oggi.
Non vedo neanche Andres. Sospiro sollevata, si prospetta una giornata tranquilla.
Non ho neanche idea di quanto mi sto sbagliando...
Mi stavo giusto godendo la partita quando mi sento afferrare alle spalle e delle mani morbide e calde mi coprono gli occhi.
-Chi è?- domanda una voce fin troppo familiare.
Non ci vuole un genio per indovinare.
-Un idiota?- chiedo retorica.
Sento le mani che si tolgono dai miei occhi e mi giro con il mio miglior sguardo inceneritore.
-Ma tu non sai salutare le persone normalmente?!- urlo contro Andres. -Sempre e solo agguati!-
-Uff! Stavo solo scherzando. A quanto pare qualcuno qui si è svegliato con la luna storta.- dice lui ridendo. Poi qualcuno dei suoi compagni lo chiama e lui lo raggiunge correndo.
-Non sei il primo che me lo dice.- rispondo a mezza voce anche se so che non può sentirmi.
-Fatti delle domande!- si intromette Miguel meritadosi un pugno.
 
Al 30' calcio d'angolo per il Real, la difesa avversaria pasticcia e segna Pablo in scivolata.
Mi alzo ad esultare come un pazza, nonostante sia Pablo l'autore del gol amo troppo il Real per non festeggiare ad ogni singolo suo gol.
Nella foga urto una persona che mi sta passando accanto.
-Scusi!- dico subito, poi vedo la persona in questione ed esclamo: -Ancora tu?!-
-Cos'ho fatto di male questa volta?- si difende Andres. -Vedi che sei te quella che spintona le persone, fa cadere le cose e poi se la prende con gli altri!-
Io sto quasi per saltargli addosso e prenderlo a schiaffi, ma poi lui sfodera il suo miglior sorriso ammaliatore.
-Sai cosa? Penso che noi due siamo partiti con il piede sbagliato.- dice scivolando di fianco a me.
-Mmmh...- è la mia colta risposta.
-Ti devo ancora delle patatine- continua Andres.
-Non le voglio le tue patatine! Mettiti il cuore in pace.- rispondo esasperata.
-E...un gelato?- chiede ancora senza darsi pervinto.
-Pensi di corrompermi col cibo? Davvero faccio questa impressione?- domandai a metà fra l'indignato e il divertito.
-Allora facciamo una scommessa: se vinco io una sera di queste andiamo a mangiare un gelato, se vinci tu ti lascerò in pace per sempre.-
-Io ci guadagno in ogni caso. Su cosa vuoi scommettere?-
Lui sorride enigmatico.
-Nella prossima partita, che si gioca subito dopo quella del Real, segnerò almeno 3 gol.- dice con aria di superiorità.
Io quasi scoppio a ridere: ho visto l'ultima partita del Barça e lui non è neanche entrato in campo! Figurati se riesce a segnare 3 gol al Malaga, contro cui anche il Real ha pareggiato. Troppo facile! È come scommettere sulla lepre che vince contro la tartaruga.
-Ok.- accetto soddisfatta. -Anche se penso proprio che questa sarà la nostra ultima conversazione!-
-Io non ne sarei così sicuro. Forse non lo sai, ma io...-
FIIIIIIIII FIIIIIIIII!
Vieniamo interrotti dal duplice fischio dell'arbitro che segna la fine del primo tempo.
Lui si volta verso i suoi compagni di squadra che si stanno alzando e l'allenatore gli fa segno con la mano che bisogna andare a cambiarsi. Poi si volta ancora verso di me.
-Allora ci si vede dopo!- dice con un sorriso furbo e subito corre dietro ai suoi amici.
Subito Bea si volta a guardarmi con gli occhi luccicanti di malizia.
-È così carino...-
-Bah!-
-E che occhi! Limpidi come il cielo!- continua divertita.
-Ma la vuoi smettere?! Tanto non segnerà mai 3 gol e finalmente sarà costretto a lasciarmi in pace.- sbotto infine.
-Come fai ad esserne così sicura? Dopo tutto gioca nel Barcellona, un nome una garanzia...-
-Si certo, una garanzia di idiozia! E poi nell'ultima partita è stato tutto il tempo in panchina, come fa a segnare se non gioca neanche?!- detto ciò sorrido soddisfatta, non c'è niente che possa andare storto.
Naturalmente mi sto sbagliando in pieno.
Anche se all'inizio della partita le mie supposizioni sembrano esatte e inizio a fare la baldanzosa quando vedo Andres dirigersi verso la panchina con indosso una pettorina arancione.
-Cosa ti avevo detto?- mi vanto con Bea.
Le cose iniziano a peggiorare nel secondo tempo. Il Barça sta vincendo 1-0 quando fa il suo ingresso in campo Andres. Io mi accorgo con orrore che indossa la maglia numero dieci.
Ho il ricordo del 10 del Barça, un fenomeno, un mago con il pallone.
Non può essere lui, insomma magari ha preso quella maglia per caso, magari il 10 che ricordo io è a casa malato.
Le mie speranze muoiono, dopo che tocca il primo pallone: dribbling secco all'avversario e tiro che colpisce in pieno la traversa. Il pubblico ulula di delusione.
Al 80' ha già segnato 2 gol. Uno di testa e l'altro un pallonetto dopo aver saltato il difensore che lo marcava con un tunnel.
Ormai ho perso tutte le speranze.
La partita è quasi finita quando viene assegnato un rigore al Barça.
Andres va sul dischetto. Potrebbe essere il 3 gol che deciderebbe l'esito della nostra scommessa.
Prende una breve rincorsa e calcia.
Traversa.
-Vuoi che ti raccolga la mascella?- mi chiede ironica Bea.
-Ha sbagliato...- sussuro.
Ma non ho tempo per finire di dire qualsiasi cosa volessi dire, perchè c'è un contropiede del Barcellona.
Il numero sette passa la palla ad Andres che gliela restituisce di prima. Poi scarica un potente tiro che il portiere respinge.
Andres si tuffa in scivolata sulla respinta e la palla carambola in rete.
L'arbitro fischia la fine dalla partita.
Io mi alzo e me ne vado, ma proprio quando sto per uscire dall'impianto sento una voce che mi chiama.
-Maira! Non stai forse dimenticando qualcosa?- domanda Andres.
Io mi giro e controvoglia mi avvicino alla recinzione che ci separa.
-Hai vinto- ammetto.
-Te lo avevo detto che non sarebbe stata la nostra ultima conversazione- commenta lui.
-Fossi in te non mi vanterei troppo, hai anche sbagliato un rigore!-
-Era per dare più suspence.-
-Se certo.-
-Allora, domani sera alle 21 qui al campo. Ok?-
-Una scommessa è una scommessa. Ciao Andres.- dico prima di voltarmi
-Ciao Maira.- mi saluta Andres sorridendo.

Nota autrice:
Ciao! Mi scuso per il ritardo. Mi ero ripromessa di postare un capitolo ogni 4-5 giorni ma ha scuola ci danno davvero troppi compiti .-.
Motivo per cui non ho avuto neanche il tempo di rileggerlo e correggere eventuali errori di battitura.
Questo capitolo è un po' di transizione, alla fine non accade un granchè.
Ma prometto che il prossimo capitolo sarà mooolto più interessante, sarà incentrato sull'appuntamento fra Maira ed Andres :3
Ultima cosa: questo capitolo è un po' più ''calcistico'', avete apprezzato o preferite che si parli meno dettagliatamente di calcio?
Saluti e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il gran giorno è arrivato.
È tutto il giorno che passo dalla depressione per la mia stupidità a quella che mi accorgo con sgomento essere felicità per il mio incontro con Andres.
Non ho neanche fame, cosa assai strana per me.
Se ne accorge anche mia mamma.
-Maira oggi sei strana. Cioè più del solito. Sei sicura di stare bene?-
-Sarà per l'appuntamento con il blaugrana.- si intromette Ronnie, il mio fratellino di 10 anni.
-Tu come fai a saperlo?!- domando infuriata. -E poi non è un appuntamento! E solo un 'andiamo-a-prendere-il-gelato-insieme'.-
Non so perchè ma mi da fastido definirlo un appuntamento. Non dev'essere niente di serio, esco con lui questo volta e poi basta. Entro la fine della settimana sarà tornato a Barcellona e me lo toglierò definitivamente dai piedi.
Mia mamma mi guarda divertita.
-A casa mia questo lo chiamiamo un appuntamento. Anche se tuo padre non sarebbe felice di sapere che esci con uno catalano, tanto più se gioca nel Barcellona.-
-Mamma!- grido esasperata uscendo dalla cucina.
 
Esco di casa che sembro una barbona.
Ho preso un paio di vecchi pantaloncini da calcio di mio fratello e la felpa più grande e brutta che ho trovato. Conto sul fatto che vedendomi in questo stato pietoso Andres si spaventi e mi lasci in pace.
Alle 21.05 sono al campo, naturalmente in ritardo.
La cosa strana è che Andres non c'è ancora, è addirittura più ritardatario di me!
Mi squilla il cellulare. È Bea che chiede 'Come va con occhioni azzurri? ;)'
Sbuffo indispettita, la mia passeggiata con il blaugrana sembra essere diventata un caso di stato.
-Ehilà...Maira! Anf..Scusa...anf...il ritardo.- grida Andres ansimando. -Non mi ero reso conto fosse così tardi! Ho fatto...anf...tutto il tragitto...anf...di corsa.-
-Wow! Ho trovato qualcuno più ritardatario di me!- esclamo sorridendo. -Per una volta sono io che devo aspettare qualcun'altro. Legge del contrapasso!-
-Non sei arrabbiata?-
-Ti farai perdonare offrendomi una coppa gelato enorme.-
-Ti sei drogata? Non sembri la Maira che conosco. Non è che magari sei la sua gemella simpatica e socievole?!- domanda scherzoso.
-Cammina idiota! Il mio gelato mi sta aspettando.-
-Adesso ti riconosco!- dice ridendo e io mi fermo un attimo a guardarlo. In effetti non è per niente male...
-Ti muovi?!- grida qualche metro più avanti. -Guarda che il gelato me lo mangio tutto io!-
 
La serata procede bene.
Infondo il blaugrana è carino e spiritoso. Ridiamo e parliamo per quasi tutto il tempo, mangiamo anche un gelato gigante. I minuti diventano velocemente ore e mi accorgo della tarda ora solo quando mi squilla il cellulare.
Adres mi guarda disguatato.
-Cos'è questa robaccia?-
Ho come suoneria l'inno del Real e l'attaccante del Barça sembra non gradire. Io mi limito a lanciarli un'occhiataccia e rispondo alla chiamata.
-Pronto?...Sì mamma...no, non preoccuparti...Ok ok...adesso vengo...NO! Non dire niente a papà. Ho detto che vengo!...Ciao.-
Quando mi giro, vedo gli occhi azzurri di Andres che mi fissano perplessi.
-Tua mamma pensa che io ti abbia rapita?- domanda.
-No, fa sempre così. Anzi ti considera un bravo ragazzo, non mi ha neanche minacciato di chiamare la polizia!-
-Allora è meglio se ti riporto a casa, non vorrei uscire dalle grazie della mamma di Maira!- scherza lui.
Lo guardo serena. Andres riesce a trasmettermi allegria e entusiasmo come nessun altro. Sento che a poco a poco mi sto affezionando a lui e solo il pensiero che fra poco meno di una settimana dovrà tornare all'odiata Barcellona il mio sorriso si spegne.
Mentre ci incamminiamo verso casa mia il ragazzo si accosta a me e mi prende la mano.
Lo guardo sorpresa.
-Non ti fa piacere?- chiede lui con aria innocente.
-Figurati...- rispondo imbarazzata, ma poi il mio sguardo cade sullo stemma del Barça che ha sui pantaloncini.
Che sto combinando? Lui è il nemico.
Real contro Barça.
Madrid contro Barcellona.
Spagna contro Catalogna.
Alla fine è sempre la stessa guerra. La stessa battaglia, più o meno nascosta. Come possono due eserciti nemici incontrarsi amichevolmente? Due cavalieri possono interrompere una guerra?
Non credo proprio.
Arriviamo davanti al portone di casa mia, in una strada illuminata fiocamente dalla luce dei lampioni. In giro non c'è nessuno, solo un piccolo gatto randagio.
-Sai tu mi piaci, veramente.- dice fissandomi negli occhi.
Mi sembra di cadere nel blu dell'oceano.
Una forza invisibile mi spinge verso di lui.
È un bacio dolce, leggero.
Sento un brusio e mi stacco immediatamente da Andres. Dei ragazzi stanno girando l'angolo.
-Adesso devo andare...- dico avvicinandomi al portone.
-Buona notte. Ci vediamo domani al campo, vero?- domanda.
-Sì...a domani, Andres.- lo saluto.
Prima di rientrare in casa lancio un'occhiata ai ragazzi che si stanno avvicinando velocemente.
Riconosco il ciuffo biondo di Pablo anche da quella distanza.
Mi chiedo quanto abbia visto. Cosa penserà di me?
Scuoto la testa per scacciare quei brutti pensieri. Sono grande, posso uscire con chi voglio!
E poi ho paura di starmi innamorando di Andres. È così un idiota, ma è anche dolce e sento che mi vuole veramente bene.
Mi tornano in mente le parole di mia mamma: ''Tuo padre non sarebbe felice di sapere che esci con uno catalano, tanto più se gioca nel Barcellona''
Alla fine è solo un ragazzo, mica un alieno!
-Ma io cos'ho fatto di male?!- 

Autrice:
Olà! :3
Allora finalmente Andres e Maira si sono baciati (questo pezzo è piaciuto molto a mia nonna u.u xD)
Vebbè non c'è molto altro da dire...
Mi scuso per il ritardo ma l'inizio della scuola è stato devastante T.T
Al prossimo capitolo! :)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-Allora?- chiede Bea impaziente.
Io continuo a camminare facendo finta di niente.
È una bellissima giornata di fine estate, il sole mi scalda la pelle e poche nuvole candide si spostano lentamente nel cielo azzurro creando continuamente nuove e strane forme.
Mi godo l'aria tiepida finchè posso, so già che fra poco tempo arriverà l'autunno che porterà il freddo e l'inizio della scuola.
-È inutile che fai finta di non sentire!- protesta Bea.
-Muoviti che siamo in ritardo.-
Stiamo andando al campo sportivo dove fra poco inizierà l'ultima partita del girone A: Real Madrid-Barcellona. In pratica non vale nulla visto che sono già tutte e due matematicamente qualificate per le semifinali, ma nessuno vuole perdere contro l'odiato rivale.
-E non provare a cambiare discorso! Non mi muovo finchè non mi racconti tutto per filo e per segno.- così dicendo si ferma nel bel mezzo del marciapiede e incrocia le braccia in segno di protesta.
-La partita sta per iniziare!- mi lamento.
-Io non mi muovo!- continua la mia amica testarda.
-Ok, ti racconto. Io e Andres abbiamo preso un gelato, abbiamo chiaccherato un po' e poi sono tornata a casa.-
-E...?-
-E ci siamo divertiti tanto.-
-E..?-
-E basta!-
-Non ci credo! Un bacetto ve lo siete dati!- mi accusa Bea puntandomi contro un dito come se avessi fatto chissà quale reato.
-No.- rispondo.
Ho deciso di tenere segreto quello che è successo fra me e Andres. Penso che così sia meglio per tutti, meno voci circolano, meno pettegolezzi.
-La tua bocca dice no, ma i tuoi occhi dicono: ''Sì ed è stato molto bello.''-
-Eh muoviti!- dico ricominciando a camminare velocemente verso il campo.
 
Quando finalmente arriviamo la partita è già iniziata da 10 minuti.
Lancio un'occhiata assassina a Bea constatando che le tribune sono già piene, quindi mi sistemo a bordo campo, attaccata alla recinzione.
Alla fine del primo tempo il Real sta già perdendo 2 a 0. Il secondo gol è stato una bellissima punizione di Andres all'incrocio dei pali su cui mi fratello non ha potuto far niente.
-Complimenti! Stiamo perdendo per colpa del tuo ragazzo!- mi accusa Miguel arrivato nel frattempo.
-Non è il mio ragazzo! Anzi, la prossima volta che mi chiede di andare a prendere un gelato vede cosa gli rispondo!- sbotto.
Mi piace Andres e mi piace vederlo giocare a calcio, ma in questo momento vorrei che il suo talento scomparisse. Mi fa male vederlo giocare nella squadra ''sbagliata'', nell'unica squadra che non potrei mai tifare.
La partita ricomincia e le cose non sembrano migliorare per il Real.
Andres dribbla un avversario e poi ancora un altro, quando improvvisamente Pablo lo falcia in scivolata da dietro.
Andres cade a terra urlando. Io spalanco gli occhi spaventata.
L'arbitro espelle Pablo che lascia il campo gridando, mentre Andres rimane a terra.
Nella mia testa iniziano a farsi strada le ipotesi peggiori.
Finalmente si rialza ed esce dal campo zoppicando.
Tiro un sospiro di solievo.
Pablo sta tornando negli spogliatoi quando mi vede attaccata alla recinzione e cambia direzione.
Io faccio qualche passo indietro mentre lui si avviccina sempre di più con aria minacciosa.


Scrittrice:

*guarda sopra* è un po' esagerato, ma volevo variare...
Vabbè non fate caso alla mia evidente follia, ma in questo periodo sono abbastanza presa.
Quindi mi scuso per averci messo così tanto per fare questo schifo di capitolo, che per di più è uscito brevissimo e bruttissimo.
Almeno spero di avervi incuriosito e prometto che il prossimo capitolo sarà meglio di questo u.u
Lasciate una recensione che fanno sempre piacere! (Ringrazio _catnip che recensisce sempre quando può.)
Alla prossima, ciao!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


C'è solo silenzio.
Il pubblico si è ammutolito.
Non si sentono più le grida d'incitamento, gli ululati di delusione, sembra di essere in uno stadio fantasma.
In effetti è così che mi sento anch'io: un fantasma.
Mi sento vuota. Come se la paura, il panico e l'adrenalina se ne fossero andate di colpo vedendo Pablo venirmi incontro.
Ormai è arrivato davanti a me.
Io indietreggio piano mentre lui mi fissa con odio.
-Sei una troia!- mi grida rompendo il silenzo. -Vedi cosa succede a farsela con i catalani! Stronza, se ti becco ancora in giro con quello...-
Mi mostra minaccioso il pugno per chiarire la situazione. Io non trovo neanche le parole per rispondergli, è come se il mio cervello si fosse spento.
Poi lui mi volta le spalle e sparisce negli spogliatoi.
Sento gli occhi di tutto il pubblico puntati addosso. Vorrei essere invisibile, perchè diavolo sono andata a vedere la partita?!
Perchè il destino non c'è mai quando serve?! Mi bastava prendere un po' di febbre e forse avrei evitato tutto...questo!
Sono in questi momenti che mi chiede se Dio ascolta veramente le nostre preghiere o fa finta come me durante l'ora di storia.
Ed ecco che arriva la rabbia.
Quanto vorrei tirare un pugno in faccia a Pablo!
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, lacrime di rabbia.
Ma tanto ormai più nessuno capisce la differenza, se piangi sei debole, sei un vigliacco. Non importa il motivo, conta solo apparenza.
Chiudo gli occhi cercando di trattenere le lacrime, ma una rotola piano lungo la guancia.
Non voglio che questa gente mi veda piangere.
Corro via coprendomi il volto.
-Maira! Dove vai?!- urla Bea.
Non lo so, il più lontano possibile da quel campo.
Il più lontano possibile dal mondo.
 
Mi sento uno schifo.
Uno schifo per aver fatto una figuraccia devanti a tutta quella gente.
Uno schifo per essere corsa via in quel modo lasciando Bea e Miguel.
Uno schifissimo per aver abbandonato Andres, non so neanche se sta bene!
È la colpa di tutto questo è solo di Pablo.
E pensare che un tempo, neanche troppo lontano, mi piaceva! Quanto sono stupida...
Sono passate almeno due ore dall'espulsione di Pablo.
Mi sono subito rifugiata su una panchina ben nascosta di un parchetto vicino al campo.
Ho ignorato gli squilli continui del mio cellulare, so già che quando tornerò a casa mi aspetterà un'enorme punizione.
Sospiro.
Forse è ora di andare. L'alternativa è vivere su una panchina come una barbona.
Mi stiracchio e mi avvio verso casa con un'andatura che farebbe invidia a uno zombie.
Sono quasi arrivata quando una mano mi afferra da dietro.
-Tu e io dobbiamo parlare.- afferma mio fratello Pedro.
Io sobbalzo, se non mi viene un infarto oggi vuol dire che sono immortale.
-Perchè non mi ha mai detto che uscivi con quello?!-
Come se gli fosse mai importato con chi uscivo io!
-Non erano affari tuoi e poi ci sono uscita solo una volta sola.- rispondo schietta, poi cerco di liberarmi dalla sua presa per entrare in casa.
-Ti ho detto che dobbiamo parlare!- dice stringendomi più forte.
-Va bene! Di cosa vuoi parlare? Tanto qualsiasi cosa dirai non cambierò idea.-
-Ehm, cos'è successo tra te e Pablo?-
Cavolo no! Se glielo dico mi ucciderà.
-Niente...- rispondo con un sorriso falsissimo.
-Oh, quindi ti ha insultato per hobby? Non sono un idiota! Si vedeva lontano un kilometro che gli sbavavi dietro.-
-Beh... diciamo che non è finita bene.- sento che se andiamo avanti così scoppierò di nuovo a piangere. -Scusa ma non ne voglio parlare.-
Lui annuisce.
-Senti Maira, capisco che sei arrabbiata e tutto il resto, ma io voglio solo aiutarti.-
-No. Tu vuoi solo dirmi di non vedere mai più Andres perchè rovinerei la tua reputazione, la reputazione di tutta la famiglia!-
Ecco sto facendo l'isterica! E non ho ancora parlato con mio padre!
Pedro mi guarda serio.
-Ascoltami attentamente. Se per te quel catalano è così importante da matterti contro la tua famiglia e la tua città, nessuno potrà fermarti. Insomma, sei la mia sorellina ti conosco bene, quando ti metti in testa qualcosa è impossibile fermarti.-
Sorrido e lo abbraccio. (Evento veramente raro!)
-Grazie, ma non penso che papà sarà così comprensivo.-
-Non ti preoccupare. Ti aiuterò io.- risponde. -E poi mamma adora quell'Andres!-
Scoppio a ridere, poi mi blocco di colpo.
-Lui come sta?- domando a mio fratello.
-Niente di grave. Però ho sentito che non ce la farà a tornare in campo per la finale. Almeno quest'anno vinceremo facilmente.-
-Hala Madrid!- grido sorridendo.
-Dai Maira, torniamo a casa.-
Il mio sorriso si spegne.
È tempo di affrontare mio padre.

Autrice:
^^ Eccomi qui!
Ok, la prima parte del capitolo mi fa schifo, ma non sapevo proprio come renderla migliore.
Cmq in generale questo capitolo è stradeprimente.
L'unica nota positiva è che Pedro si scopre un fratello attento e amorevole.
Alla prossima :3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il tragitto fino al salotto di casa fa crescere ulteriormente il mio nervosismo e sento il cuore, sprofondato da qualche parte vicino allo stomaco, battere furiosamente.
Quando mia mamma mi vede e constata che sto bene mi dà un forte abbraccio. In questo momento sembra più sollevata che arrabbiata; noto anche una piccola ruga sulla sua fronte, la stessa ruga che ha quando porto a casa qualche brutto voto, un misto fra tristezza e delusione.
Entro in salotto titubante, mio padre è seduto sulla sua poltrona a leggere una rivista sotto una luce soffusa. Alza gli occhi su di me con una calcolata lentezza, se non fosse una situazione quasi tragica sarebbe divertente per tutta la teatralità che ci mette.
-Dov'eri?- domanda a bruciapelo.
Mi mordo le labbra facendo un respiro per tranquillizzarmi.
-A vedere la partita. Poi sono andata al parco- dico la verità, non avrebbe comunque senso mentire.
-Ho saputo che esci con uno dei giocatori blaugrana- dice infine misurando le parole una ad una. Il suo tono è incolore, eppure avverto una sorta di minaccia inespressa.
-Si chiama Andres- rispondo senza tergiversare. -È il numero dieci-
-Lo so. È un ottimo giocatore- Adesso la voce di mio padre è più dura -Probabilmente l'anno prossimo si unirà alla prima squadra-
-Quindi?- domando con rabbia, so che questo non è il momento né il modo giusto per esternare i miei sentimenti ma non riesco più a trattenermi -Per una volta, per una sola volta, cerca di pensare a qualcosa che non sia il calcio. Cerca di pensare a quello che potrebbe veramente rendermi felice. Non puoi impedirmi di vederlo solo perché gioca nel Barcellona!-
Mio padre aggrotta le sopracciglia e per un attimo temo che si metta anche lui ad urlare, invece scuote la testa con molta calma.
-Va bene- dice e io non credo alle mie orecchie -Fai quello che ritieni più giusto fare, ma sappi che non hai e non avrai mai il mio appoggio-
Le sue parole sono insieme una liberazione e un peso.
Sento la tensione e l'adrenalina scemare via e realizzo quanto sia stanca.
-Vado a letto- annuncio mentre Pedro e mia mamma entrano nella stanza.
Appena fuori dalla stanza mi appoggio al muro per riprendermi un attimo e sento mio padre ricominciare a parlare.
-Le ho detto di fare quello che vuole, tanto qualsiasi cosa io faccia o non faccia questa storia finirà presto- sta dicendo con voce seria -Sono giovani, abitano molto lontano, per di più lui diventerà presto un calciatore famoso. Questa non è nient'altro che una cottarella e presto anche Maira se ne farà una ragione-
Mia mamma dice qualcosa che non riesco a sentire.
-Non dureranno- risponde mio padre con sicurezza.
Decido che ho già sentito abbastanza. Salgo le scale pian piano ed entrando in camera mi butto di peso sul letto. Serro gli occhi per non piangere, odio piangere.
Nonostante tutto qualche lacrima scivola via e cade sul cuscino, sono felice che nessuno mi possa vedere in questo momento.
Le ultime parole di mio padre mi hanno fatto più male di qualsiasi altra cosa.
Perché sono prive di affetto.
Perché sono dette alle mie spalle.
Ma soprattutto perché una piccola parte di me sa che è la verità.
 
Il giorno dopo mi dedico a cucinare. Non una delle mie attività preferite, soprattutto perché come mia mamma tiene sempre a ricordare sono un vero e proprio disastro. Però mi diverte e mi rilassa preparare dolci quindi sotto l'attenta supervisione di mia madre mi metto al lavoro.
Sforno degli ottimi muffin e un buon tiramisù senza fare troppi danni.
I gesti semplici e quasi meccanici come sbattere le uova o impastare mi trasmettono un po' di tranquillità e riesco quasi a dimenticarmi che domani sarà il gran giorno della finale.
Una volta conclusa quella ogni squadra tornerà nella propria città. In poche parole Andres tornerà a vivere a metà Spagna di distanza e non ci rivedremo praticamente più.
Tutto il mio ottimismo e spirito di iniziativa diminuisce man mano che trascorre la giornata e si avvicina il giorno dopo. Anche se nessuno in famiglia ne parla tutti stiamo pensando a quello che è successo ieri e alle molte cose rimaste in sospeso.
Io ad esempio sono preoccupata per Andres e temo che domani non potrà giocare. Mi sento in colpa perché non l'ho neanche visto per assicurarmi che stesse effettivamente bene dopo il brutto infortunio.
Non oso neanche avvicinarmi all'hotel in cui alloggia il Barça. In parte perché ho paura delle voci che potrebbero circolare e in parte perché temo che la squadra catalana non prenderebbe troppo bene la mia presenza lì.
Sul far della sera prendo una decisione e chiamo Miguel. So di potermi fidare di lui perché è il mio migliore amico e c'è sempre quando ho bisogno, infatti appena può si presenta sotto casa mia.
Quando esco per parlargli mi accorgo con un moto di ansia che è ormai buio e che l'indomani è imminente. Saluto il mio amico con un bacio sulla guancia.
-Come va?- mi chiede con tono forzatamente allegro.
-Bene- rispondo laconica.
-Sai, dovresti essere felice- riprende lui -Tuo padre l'ha presa bene. Avevo già comprato i crisantemi per la tua tomba!-
La sua risata è contagiosa e rido anch'io scrollandomi di dosso per un po' le preoccupazioni.
-Ho bisogno di un favore- dico tornando seria. -Dovresti vedere Andres, chiedergli come sta e dirgli che mi dispiace davvero tantissimo ma credo che domani non andrò alla partita-
Miguel mi guarda seccato.
-Non andrai alla partita? Spero tu stia scherzando-
-Che senso avrebbe? Non ho voglia di addii senza senso, preferisco così.-
Il mio amico serra le labbra, è chiaro che non è d'accordo con me.
-Non posso obbligarti a fare ciò che non vuoi. Farò ciò che mi chiedi, ma sappi che stai sbagliando-
Si allontana con il passo veloce di chi ha un lavoro da compiere.
 
Ricevo il suo sms appena prima di andare a letto. Capisco che è ancora seccato per la mia decisione dal tono breve.
“Sta bene. Ho riferito il messaggio. Notte”
Avrei preferito sapere qualcosa in più, ad esempio come ha preso la notizia o se domani potrà giocare, ma non oso chiedere.
Vorrei trovare una soluzione a tutti i problemi, ma ormai sto crescendo e ho capito che nella vita bisogna trovare una via di mezzo. Mi riaggomitolo sotto le coperte sperando di trovare un po' di serenità almeno nel sonno.








Note d'autrice:
Dopo così tanto tempo la storia torna ad essere aggiornata. Oggi semplicemente mi è tornata la voglia di portare a termine la storia di Maira (di cui ho già scritto la conclusione)
Da quando ho aggiornato l'ultima volta ne è passato di tempo (cavolo questa era la mia prima fanfiction!) ed è normale che il mio modo di scrivere si sia "evoluto", ma spero non ci sia troppa discrepanza fra le due parti.

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