Ghost

di Vanessa190
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***



Il vento mi fischiava nelle orecchie tirandomi indietro i capelli; mi diedi un’occhiata intorno: se avessimo sorpassato la barca davanti a noi avremmo vinto.

-Tieniti la barca dritta!- gridai alla bionda seduta davanti a me passandole il timone.

-Cosa? San se non viriamo tocchiamo la barca!-

-Fidati di me Quinn!- senza aspettare la sua risposta mi legai e uscii al trapezio.

Mi spinsi più infuori possibile facendo prendere velocità alla barca.

-Santana dobbiamo virare!-

-Aspetta quando te lo dico!-

-Così li tocchiamo!-

 -Quando te lo dico Quinn!- le ripetei.

-Ancora un attimo…- mormorai tra me e me sperando che i miei calcoli fossero esatti –ADESSO!- urlai quando ormai eravamo a un soffio dalla prua degli avversari.

Quinn virò spostandosi velocemente dalla mia parte.

La barca passò per prima il traguardo,  sentii il suono della sirena che annunciava la fine della gara, avevamo vinto.

Lanciai un grido di esultanza alzando un braccio al cielo.

Mi sganciai dal cavo del trapezio e mi tuffai in acqua con una mezza capriola all’indietro.

Quando riemersi mi riavvicinai alla barca e a Quinn che si era sporta verso il mio viso sorridendo.

-Ce l’abbiamo fatta San!- esclamò.

-Ce l’abbiamo fatta!- esclamai a mia volta facendo forza con le braccia per issarmi sulla barca quanto bastava per trovarmi all’altezza del viso di Quinn.

Lei sorrise un ultima volta prima di baciarmi dolcemente.

 

 

-Sorridete- il fotografò scattò l’ennesima fotografia di me e Quinn con le medaglie d’oro in bella vista sul petto.

-Congratulazioni- disse poi riponendo la macchina nella custodia –Un’ottima gara-

-Tutto merito della mia ragazza- ridacchiò Quinn stringendosi a me –E’ lei la vera campionessa-

Risi a mia volta –Lo sai cosa dicono dei campioni?- chiesi

-Cosa?-

-Dicono che dietro ogni grande campione, o campionessa nel mio caso, ci sia una donna fantastica che li rende tali-

Sorrisi quando lei si avvicinò al mio volto per baciarmi di nuovo –Ti amo- mi sussurrò poi.

-Ti amo anche io Lucy-

Mi diede una spinta leggera quando pronunciai il suo vecchio nome per poi trascinarmi sul molo.

Appoggiò la testa sulla mia spalla mentre un colpo di cannone annunciava, come d’usanza, l’orario del tramonto.

Rimanemmo qualche istante in silenzio fissando le barche che si allontanavano dal porto.

-Dove credi che vadano?- mi domandò allora

-Ovunque… - mormorai –Un giorno partiremo anche noi- affermai poi.

-Davvero?-

-Certo- sorrisi girandomi a guardarla –Ma solo dopo che ci saremmo sposate-

-Simpatica- borbottò lei ironica

-Guarda che dico sul serio Q, voglio sposarti- replicai seria

-Abbiamo 17 anni San-  ribatté divertita.

-Aspetteremo di averne 18 allora- dissi fissandola negli occhi –Sposami-

Mi scrutò per un attimo cercando di capire se stessi scherzando –Fai sul serio?-

-Faccio sul serio-

Sorrise di nuovo, con quel sorriso che avrebbe potuto farmi dimenticare all’istante ogni problema.

Il mio cuore sembrò scoppiare quando disse –Si-

Gridò divertita quando la afferrai per la vita facendola girare.

-Santana! Mettimi giù!-

Quando la riappoggiai a terra mi sorrise dolcemente –Ti amo-

-Questo l’hai già detto- risi

-Ci sposeremo davvero -davvero?- chiese titubante facendomi ridere ancora di più

-Davvero-davvero , staremo assieme “finché morte non ci separi”- dissi in tono solenne.

Mi diede un’altra spinta –Non ce la fai proprio a essere seria per più di cinque minuti vero?- sbuffò senza però smettere di sorridere.

La baciai dolcemente –Te lo prometto Quinn- dissi poi –Ti prometto che staremo assieme per sempre, qualsiasi cosa succeda-

 

 

-Andiamo San, dobbiamo andare a quella festa!-

-Perché? Non ti diverti qui con me?- domandai afferrandole i fianchi per avvicinarla a me.

-Perché abbiamo finito il liceo e questa festa è l’ultima occasione per stare tutti assieme - disse tirandomi un braccio per farmi alzare - Senza contare che dobbiamo festeggiare per la tua borsa di studio- aggiunse orgogliosa.

-E’ solo una borsa di studio per la vela Quinn- borbottai

-E’ solo una festa San- ribatté lei –Non moriremo se ci andiamo- mi guardò supplichevole.

-E va bene- mi arresi –Prendo le chiavi-

 

 

-Faremo tardi per colpa tua- borbottò Quinn qualche minuto dopo fissando l’orologio

-Perché deve sempre essere colpa mia?-

-Sei tu che sta andando a 30 all’ora-

-Sto andando a 60 Quinn, rispetto i limiti di velocità -

Mi fece una linguaccia –Rallenta guidatrice provetta, quello davanti a noi si è fermato-

-L’ho visto Bionda, al contrario di te io guardo davanti a me quando guido- ribattei rallentando.

Sentii un rumore di freni, vidi nello specchietto retrovisore la macchina dietro di noi cercare di fermarsi in tempo, non riuscirci e tamponare il fianco della mia macchia mandandoci fuori dalla nostra corsia.

-Santana!- esclamò Quinn terrorizzata

Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere, l’ultimo ricordo che ebbi furono le due luci abbaglianti  del camion che travolse in pieno la nostra macchina.

 

 

-Santana…-  mormorò Quinn flebilmente.

La strinsi di più a me cercando di ignorare il dolore delle ferite –Andrà tutto bene Q, andrà tutto bene-

Non andava per niente bene, la nostra macchina era capovolta sulla strada, il sangue e i vetri rotti si mischiavano tra loro mentre l’eco di una sirena mi arrivava sempre più debole.

-Santana… mi fa male- la voce di Quinn era sempre più debole.

-Andrà tutto bene- mormorai ancora, come una cantilena.

-Ti amo- sussurrò Quinn, ma forse me lo ero solo immaginata.

I miei occhi si chiusero mentre il buio mi avvolgeva e qualcuno fuori dalla macchina gridava un “Tiratele fuori da li!”

 

 

-E’ andata Shuester, sprechi tempo con lei è una causa persa-

-Non esistono cause perse!-

Cercai di aprire gli occhi ma le mie palpebre sembravano macigni.

Intravidi l’immagine sfocata di un uomo riccio con la divisa da paramedico prima di ripiombare nel nulla.

-Libera!-

Una scossa.

-Libera!-

Un’altra.

-Libera! Puoi farcela dannazione, puoi farcela!-

L’ultima scossa sembrò allontanare la nebbia che mi offuscava il cervello, di colpo spalancai gli occhi trovandomi a fissare il soffitto di un’ambulanza.

-Ben tornata tra noi- mormorò lo stesso riccio di prima con un sorriso triste ed esausto sul volto.

-Quinn…- biascicai cercando di articolare le parole.

Poi lo vidi. Un corpo steso su una barella accanto alla mia, coperto da un telo.

Un braccio era caduto fuori e pendeva immobile nel vuoto.

-Quinn!- cercai di alzarmi ma riuscii solo a stingerle la mano.

Era fredda.

-QUINN!- aspettavo che rispondesse alla mia stretta ma sapevo già che non lo avrebbe fatto.

Mai più.

-QUINN! QUINN!- delle mani cercarono di rimettermi sdraiata –NO! LASCIATEMI! QUINN!-

Sentii qualcosa, un ago probabilmente, pungermi il braccio.

-Ora calmati Santana- mormorò una voce facendosi sempre più lontana.

-NO! QUINN! TI PREGO QUINN!- le lacrime mi pizzicarono gli occhi, le mie palpebre diventarono di nuovo pesanti.

-Quinn- mormorai di nuovo prima di cadere in un nuovo oblio.

“Chiamate il 911 per incidente sulla statale” sentii dire “Un ferito e un morto”

 

 

-…Accetta le nostre preghiere a suffragio dell’anima della tua serva che ci ha lasciati, e concedile di entrare nel tuo paradiso di luce e gioia in compagnia dei tuoi Santi-

Sentivo a malapena le parole del pastore, guardavo fissa davanti a me incapace di abbassare lo sguardo sulla bara  li vicina.

-Oh padre misericordioso che hai voluto richiamare a te l’anima di questa tua serva concedi a noi, che stiamo ancora compiendo il nostro pellegrinaggio, di camminare sempre fermi nella tua gloria sempiterna…-

Sbattei gli occhi  un paio di volte, era impossibile che avessi visto per davvero quello che pensavo.

Ma eccolo di nuovo; era stato un attimo ma ero certa di averlo visto.

L’orlo del vestito color crema che Quinn indossava quella sera sparire dietro una lapide.

-Amen- concluse il pastore, nemmeno lo sentii.

Avevo appena visto una chioma bionda sparire dentro al bosco.

“E’ impossibile che sia lei Santana” provò a convincermi la mia parte razionale “Quinn è morta! Guarda:  la sua bara è a pochi centimetri da te”

-Santana?- mi richiamò il pastore costringendomi a riportare l’attenzione su di lui –Se vuoi deporre il fiore dovresti farlo ora-

Guardai la rosa che avevo in mano come se ce l’avesse messa li qualcun altro qualche istante prima.

In lontananza il colpo di cannone che segnava il tramonto giunse fino a me facendomi sussultare.

-No…- mormorai –Non posso-

“Non posso dirle addio, non posso”

-…Devo andare via- mormorai più a me stessa che a un possibile interlocutore.

E poi corsi, verso il bosco, lontano da quella bara, ignorando gli sguardi straniti delle persone riunite al funerale.

Corsi verso dove avevo visto sparire quella chioma bionda.

Corsi fino a non sapere più dove ero.

Corsi fino a inciampare.

Caddi a terra, rotolai nella polvere stringendomi la testa fra le mani mentre le immagini dell’incidente riaffioravano nella mia mente.

La rosa mi scivolò via dalla mano rotolando qualche metro più in la.

Non mi rialzai a riprenderla ma rimasi stesa a piangere nella terra, il dolore era semplicemente troppo.

-Ti stavo aspettando- disse all’improvviso una voce.

Una voce che conoscevo fin troppo bene, una voce che fino a pochi istanti fa credevo impossibile sentire di nuovo.

Mi sollevai in ginocchio alzando lo sguardo incredula.

E lei era li.

-Quinn…- sussurrai incapace di credere a quel miracolo.

Lei sorrise raccogliendo la rosa da terra e avvicinandosi a me.

Quando mi lasciò una carezza sul viso, quando sentii la sua mano, mi convinsi che non stavo sognando.

Un sorriso incredulo si fece timidamente spazio sul mio volto –Sei qui…-

-Non avevi promesso che saremo state insieme per sempre , qualsiasi cosa fosse successa?- replicò lei senza perdere il sorriso.

-E’ vero…- mormorai –L’ho promesso- un’ultima lacrima si fece strada sul mio viso.

-Non potrò stare qui per molto- si rammaricò lei –Ma domani tornerò se tu vuoi-

-Si!- gridai quasi –Vediamoci qui- aggiunsi poi più calma –Ogni giorno, al tramonto, al colpo di cannone-

-Promesso?- domandò

-Promesso- affermai riuscendo finalmente a sorridere.

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Ok, so che è un inizio un po’ confuso (e un po’ deprimente) spero vi piaccia lo stesso.

Questa storia è un po’ un esperimento, volevo provare a scrivere qualcosa di più “serio” (spero che serio non diventi noioso)

Fatemi sapere che ne pensate, anche se vi fa schifo liberissimi di dirlo : )

ps:la storia è ispirata (molto ispirata) al film "Segui il tuo cuore" ma cercherò di rendere la trama un po' diversa.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


CINQUE ANNI DOPO

 

 Quinn Fabray

Settembre  1987-Giugno 2004

Morta troppo giovane, viva per sempre nei nostri cuori

 

Finii di togliere l’ultima foglia dalla lapide di Quinn e mi rialzai in piedi.

Dove diavolo si era cacciato Puckerman?

-Santana! Santana aspetta!-

Oh, eccolo.

-Sei in ritardo Noah, se ti dico di arrivare alle sette tu devi arrivare alle sette-

-E’ un cimitero Santana, i “clienti” non scappano se arrivo in ritardo- la risatina che accompagnò la sua pessima battuta fu rapidamente messa a tacere dal mio sguardo.

-Prendi il tuo lavoro seriamente Puck o sarò costretta a licenziarti-

Mi sistemai il colletto della divisa ,sulla quale era appuntato un cartellino con scritto il mio nome seguito da “Custode”, e ripresi in mano il cartello che stavo andando ad affiggere al cancello prima di fermarmi da Quinn.

-Ehi Santana aspettami devo chiederti una cosa!- Puck mi seguì finché non mi fermai sbuffando.

-Che c’è?-

-Stasera è l’anniversario mio e di Rachel, ci sarai vero?-

-Uhm, se non ho da fare…-

-Sei la custode di un cimitero Santana, non c’è poi molto da fare qui anzi è sempre una noia mortale-

-Sei in vena di battute idiote Puckerman?- ricominciai a camminare.

-No, ehi, scusami ok? Comunque sei la mia migliore amica Santana, non puoi mancare stasera- Puck mi si piazzò davanti –E poi devo presentarti un’amica di Rachel…- fece una pausa rivolgendomi un sorrisetto malizioso –Fa la cameriera al Red Devil Cry -

Ormai non lo stavo più ascoltando.

-Puck hai fatto riparare l’irrigatore?- chiesi poi ammiccando in direzione di una ragazza che stava togliendo dei fiori secchi da una lapide, e non era esattamente tranquilla.

-Ehm…no, ma non è colpa mia: il tecnico era impegnato fino alla prossima settimana ma non è questo l’importante. L’importante è che ho parlato di te all’amica di Rachel e lei vorrebbe tanto conoscerti e…-

-Taci un po’ Puck- lo frenai vedendo la ragazza  di prima venire verso di noi.

-Ehi! Chi di voi due ha il pollice verde qui?- ringhiò arrabbiata.

-Come?- Puck si girò verso di lei che lasciò cadere ai suoi piedi ciò che rimaneva dei fiori.

-L’aiuola attorno alla tomba di mio padre deve essere completamente ripiantata!-

Alzai finalmente lo sguardo verso di lei.

La prima cosa che vidi furono due occhi azzurro cielo seguiti da una chioma bionda.

Era bellissima. Quasi come Quinn.

-Certo, ci penseremo noi- dissi cordialmente.

La vidi fissarmi per un attimo, stranamente stupita, poi annuire –Grazie…allora porto qui le.. le piantine oggi pomeriggio-

La guardai allontanarsi mentre Puck ricominciava a blaterare dell’amica di Rachel.

È inutile dire che non lo ascoltai minimamente.

“Io ce l’ho già una ragazza Puck”

 

 

Al colpo di cannone avevo già finito tutti i miei compiti ed ero nella solita radura.

-Che leggi?- chiese Quinn apparendo all’improvviso dagli alberi

-Una rivista scientifica- risposi alzando lo sguardo e sorridendo per la prima volta in tutta la mia giornata.

-Oh, articolo interessante?- si accomodò accanto a me sul tronco di un albero caduto.

-“Secondo recenti studi scientifici la materia è l’unica cosa che può lasciare una traccia tangibile sulla terra”- lessi –“Per cui dopo la morte di un qualsiasi individuo tutto ciò che rimane è il corpo mentre ciò che viene definito con ‘anima’, tutto ciò che non è materia, non può in alcun modo lasciare un’impronta” dice lo studioso Carl Howell secondo la cui tesi tutto ciò che viene definito con ectoplasma, o comunemente ‘fantasma’, non può di fatti esistere in alcuna forma e…-

Quinn mi strappò il giornale di mano con un gesto secco –Che vuoi che ne sappia Carl Howell  dei fantasmi?- borbottò –Farebbe meglio a fare il dentista-

Ridacchiai stringendole delicatamente la vita –Siamo suscettibili eh?-

- Umpf - sbuffò lei –Piuttosto che parlare di ectoplasmi che hai fatto oggi di bello?-

-Niente di che, le solite cose- risposi giocherellando distrattamente con una ciocca dei suoi capelli –Ah si, Puck mi ha invitato all’anniversario suo e di Rachel stasera-

-Ci andrai?-

-Non lo so…vuole presentarmi una sua amica spogliarellista o qualcosa del genere-

-Wow- rise lei –Non lasciartela scappare allora-

-Non avevo nessuna intenzione di farlo- la provocai facendola ridere di nuovo

-Seriamente Q, a che mi serve una spogliarellista qualunque quando ho già la ragazza più bella del mondo qui davanti a me?-

Lei diventò improvvisamente seria –Ne abbiamo già parlato San, non voglio che tu perda tutta la tua vita con me.-

-Ne abbiamo già parlato Quinn- ribattei –La mia vita non avrebbe senso senza di te-

Non capivo perché volesse spingermi sempre a uscire con altre persone, non stavamo bene così io e lei?

-Almeno promettimi che stasera andrai a quella festa- disse fissandomi negli occhi.

-E va bene- mi arresi sospirando –Ma se domattina faccio tardi al lavoro perché mi sono ubriacata sarà colpa tua-

Lei tornò a sorridere.

“Sempre insieme Q, non importa cosa succederà”

 

 

Mi appoggiai alla ringhiera fissando il pontile.

Quella barca era bellissima.

Mi ero fermata un attimo a  fissarla.

Un trenta piedi cabinato a vela, una di quelle che si usano per le regate in solitaria.

Puck mi aveva accennato che una ragazza del paese avrebbe partecipato a una di quelle regate.

-Ehi Lopez!- esclamò una voce facendomi sobbalzare

-Puckerman-

-E’ incredibile, sei venuta davvero!- sorrise piacevolmente meravigliato –Perché stai qui fuori?- chiese poi confuso.

-Guardavo…niente lascia perdere-  lanciai un’ultima occhiata alla barca prima di lasciare che Puck mi trascinasse all’interno del bar.

 

-Ehi Rach, guarda chi è arrivata!- esclamò spingendomi verso la sua ragazza che mi strinse in un abbraccio.

-Che bello vederti- squittì lei

-Buon anniversario- cercai di sorridere.

-Vieni ti presento Cindy- mi afferrò il braccio trascinandomi davanti a una ragazza mora.

-Lei è Santana- disse alla ragazza –Vi lascio conoscervi- sorrise prima di scomparire tra la folla.

-Ciao, sono Cindy- la mora mi porse la mano –Rachel aveva detto che non saresti venuta-

-Non.. non esco spesso-

Mentre Cindy blaterava qualcosa a proposito di Puck mi ritrovai a scrutare distrattamente la folla all’interno del locale, non amavo stare in mezzo alla gente.

All’improvviso mi scontrai con un paio di occhi azzurri che mi fissavano curiosi.

Riconobbi subito la ragazza di quella mattina.

Senza nemmeno pensarci mi ritrovai a dirigermi verso di lei, qualcosa nel suo sguardo mi attirava come una calamita.

“Potrei chiederle perché non mi ha portato le piantine oggi pomeriggio” pensai tra me e me ma prima che riuscissi  a raggiungerla un paio di mani mi afferrarono da dietro trascinandomi verso il bancone.

-Santana Lopez!- esclamò il proprietario di quelle mani.

-Azimio- borbottai in risposta.

-Quanto tempo eh? Non ti vedevo dal liceo, pensavo fossi morta-

Mi feci forza per non tirargli un pugno dopo quella pessima battuta.

-Forza brinda con noi- mi piazzò davanti al naso un drink che tracannai tutto di un fiato ansiosa di allontanarmi.

-Ehi dove scappi- mi bloccò però lui porgendomi un altro drink.

-Non mi va grazie- mormorai cercando con lo sguardo la biondina di prima.

-Avanti Lopez, non muori mica-

Mi girai all’istante fulminandolo con lo sguardo –Come?-

-Bevine un altro- continuò lui ridacchiando –Tanto non mi risulta che tu sia molto richiesta come autista-

Il mio pugno lo colpì quasi nello stesso istante in cui finì di parlare.

-Wo, che succede!- Puck arrivò al mio fianco correndo –Dove vai?- mi gridò poi quando mi allontanai verso l’uscita.

Non lo ascoltai e mi diressi velocemente verso l’uscita, volevo solo andarmene da li.

Ecco perché non amavo stare tra la folla.

 

Mi ritrovai a gironzolare per il molo, finii di nuovo davanti alla barca di prima.

Mi guardai un attimo attorno per assicurarmi che non ci fosse nessuno poi scorrere la mano sullo strallo.

Con un salto mi portai sopra la barca aggrappandomi al cavo d’acciaio che reggeva l’albero e spingendomi in fuori col busto.

 Mi spinsi più infuori possibile facendo prendere velocità alla barca.

-Santana dobbiamo virare!-

-Aspetta quando te lo dico!-

Doveva essere fantastico gareggiare con una di queste barche.

Una regata in solitaria, mesi soli col mare.

La barca passò per prima il traguardo avevamo vinto.

Lanciai un grido di esultanza alzando un braccio al cielo.

Chiusi gli occhi perdendomi nei ricordi di quella giornata.

-Che stai facendo?- una voce mi riportò alla realtà.

Spalancai gli occhi vedendo la ragazza bionda uscire dalla coperta.

Lasciai immediatamente la presa, dimenticando che ero aggrappata allo strallo rischiando di cadere.

-Scusami- balbettai quando riuscii a ritrovare l’equilibrio sul pontile –Guardavo la tua barca, non volevo spaventarti-

Lei fece un sorrisetto divertito –Tu non mi spaventi-

Sorrisi sinceramente a mia volta, dopo tanto tempo a una persona che non era Quinn.

-Santana Lopez giusto?- chiese –Andavamo al liceo insieme, ecco perché so chi sei- disse poi a mo’ di spiegazione

Rimasi in silenzio, imbarazzata.

-Tu non ti ricordi di me- costatò poi vedendo che non reagivo.

Per un attimo temetti che si fosse offesa ma poi sorrise di nuovo avvicinandosi a me –Sono Brittany, Brittany Pierce-  

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


-Allora, che ne pensi della mia barca?- domandò Brittany accarezzando quasi amorevolmente l’albero.

-E’ tua?-

Annuì –Fra un mese parto per la regata in solitaria-

Era lei la ragazza di cui parlava Puck.

-Vuoi salire a bordo?- chiese poi sorridendomi.

-Certo- afferrai la mano che Brittany mi porgeva e salii con un mezzo saltello.

Mi diedi un’occhiata attorno; non mi ero sbagliata, quella barca era bellissima.

-Quindi andavamo al liceo assieme eh?- dissi qualche istante dopo per spezzare il silenzio

-Già- confermò –Ma io ero un anno indietro a voi, forse è per questo che non ti ricordi di me-

Annuii distrattamente, non ero più molto abituata a conversare.

-Ieri ti ho rivisto per la prima volta dal liceo, mi hai fatto uno strano effetto- disse all’improvviso.

La guardai interrogativa.

-Eri incredibile al liceo, quando veleggiavi nessuno poteva tenere testa; mi ha stupito sapere che hai rinunciato a una borsa di studio per fare la custode del cimitero- spiegò.

-Si bè, le cose non sono andate esattamente come speravo sei anni fa- sospirai sedendomi in una delle due panchine del pozzetto.

-Mi è dispiaciuto molto per Quinn- rispose  lei capendo a cosa mi riferivo –Non la conoscevo bene ma è sempre stata gentile con me-

Sorrisi –Lei è gentile con tutti-

Se aveva notato il mio uso del presente non lo diede a vedere.

-Non hai mai voglia di riprendere con la vela?- chiese.

Scossi la testa –Il…il mio lavoro mi tiene molto impegnata- mentii.

“Troppi ricordi”

-Non capisco, cosa ti tiene ancorata a questo posto? Potresti andartene quando vuoi- insisté

“Quinn” risposi mentalmente.

-Devo andare, si sta facendo tardi- mi alzai di scatto.

-Aspetta!- si alzò anche lei –Mi dispiace, non volevo essere invadente- cercò di fermarmi.

-Non è per quello, tranquilla- mentii ancora –E’ che domattina mi devo svegliare presto, è stato bello rivederti Brittany-

Mi affrettai ad andarmene prima che potesse dirmi qualcos’altro.

 

 

“E’ in arrivo un fronte temporalesco da nord, consigliamo a tutti i marinai di restare in porto e…”

Spensi la radio ingoiando l’ultimo boccone della mia colazione.

Diedi un ultimo rapido sguardo agli orari del tramonto uscii di casa.

-Puckerman!- esclamai meravigliata vedendo il mio amico chino su un’aiuola –Già al lavoro? Addirittura in orario?-

Lui sollevò la testa facendo una smorfia –Mi sentivo un po’ in colpa per ieri sera- ammise poi

-Lascia perdere, non è colpa tua se i tuoi amici sono dei completi idioti-

Lui annuì poco convinto -Ah, il funerale di oggi è spostato dalle due alle tre-

Annuii distrattamente preparandomi ad affrontare un’altra giornata di lavoro.

 

Dalla cima della collinetta potevo vedere tutta la funzione.

Dopo tanti anni non mi faceva quasi più effetto vedere tutte quelle persone piangere.

-I funerali non sono mai una bella cosa, eh?- domandò improvvisamente una voce alle mie spalle.

-Immagino di no- risposi voltandomi verso l’uomo riccio che aveva appena parlato.

Lui mi fissò per un attimo, poi il suo viso si illuminò -Santana?- esclamò -Santana Lopez?-

Focalizzai meglio l’uomo , mi sembrava stranamente familiare.

-Sono William Shuester ricordi? Il paramedico-

Ah già, lui era l’uomo a cui dovevo la vita.

-Signor Shuester-  dissi semplicemente

-Non hai idea di quanto sono felice di rivederti… cos’hai fatto in questi anni? Sei sposata? Hai figli magari?-

-Ehm…no, veramente faccio la custode qui- abbassai lo sguardo.

-Ah- rispose lui semplicemente

-Che le è successo?- dissi  poi all’improvviso, alludendo alla bruciatura che gli attraversava metà viso.

-Fuga di gas, non hai idea di quando poco basti per scatenare un inferno-

-Mi dispiace- che altro si diceva in quei casi?

-Oh no! Non essere dispiaciuta, io non lo sono-

Lo guardai interrogativa. Perché non avrei dovuto essere dispiaciuta? Perché lui non avrebbe dovuto esserlo?

-Ho avuto una vita…intensa- spiegò –Non ho nessun rimpianto e inoltre… ho assistito a un miracolo- fissò gli occhi sul mio volto –Avevi perso un’enorme quantità di sangue, l’encefalogramma era piatto- continuò senza nascondere un tono stupefatto, come se non potesse ancora credere a cosa era accaduto –Ti avevano dato tutti per morta, eri morta e poi…- fece una pausa ammiccando verso di me –Hai aperto gli occhi all’improvviso, il tuo cuore ha ricominciato a battere…devi chiederti perché-

-Perché cosa?- me lo chiedevo sempre il perché: perché io e non lei? Perché io ero viva e Quinn no?

-Perché hai avuto una seconda possibilità- disse invece l’uomo -Perché sei viva e sei qui. Dio non si scomoda senza motivo, di sicuro aveva grandi progetti per te se ti ha permesso di tornare-

-Grandi progetti?- sbuffai ironica –Quali?-

-Non ne ho idea- rispose  –Ma di sicuro non li scoprirai restando a lavorare in un cimitero per tutta la vita-

Alzai di scatto lo sguardo, perché pretendevano tutti di sapere cosa era meglio per me?

Che ne sapevano loro del perché volevo restare a lavorare in un cimitero?

Mi concentrai sul funerale pochi metri più in basso: il parroco aveva finito il discorso, era il momento di calare la bara.

-Ora devo andare signor Shuester-

Lui annuì comprensivo –Sei giovane Santana- disse poi –Non buttare via la tua vita-

-Non lo farò- assicurai per poi allontanarmi velocemente.

Feci solo pochi passi prima di voltarmi di nuovo verso di lui –Mi dispiace davvero per lei- dissi –E grazie…per tutto-

Will sorrise di nuovo prima di darmi le spalle.

L’alone di luce che lo circondava  divenne sempre più luminoso fino ad avvolgerlo del tutto.

Quando la luce sparì, lui se ne era andato con lei.

Sospirai un’ultima volta prima di andare ad aiutare Puck a calare sotto terra la bara di William Shuester.

 

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Il vento che mi passava tra i capelli era una delle sensazioni che preferivo del veleggiare, mi sembrava di volare.

Di sicuro sembrava un bella giornata per un’uscita di prova.

-Brittany? Mi senti?- gracchiò una voce nel walkie talkie

-Forte e chiaro Finn- risposi al mio istruttore di vela che mi avrebbe seguito via radio per tutta la regata.

-Bene. Ascolta, a Nord c’è una tempesta piuttosto brutta quindi tieniti a est e il più possibile sotto costa-

-Certo- risposi distrattamente –Ci risentiamo dopo Finn, passo e chiudo-

Riposi il walkie talkie nella retina sul fianco di una delle due panchine del pozzetto e ripresi in mano il timone.

Buttai uno sguardo verso Nord.

Un paio di nuvole scure troneggiavano nel cielo, per il momento non sembrava peggio di una qualsiasi altra tempesta.

Indugiai un attimo ancora sulle nuvole.

-Che la faccio a fare una regata in solitaria se non so nemmeno superare una comunissima tempesta?- chiesi tra me e me prima spostare leggermente il timone e lascare la randa.

Virai senza problemi spostandomi dal lato opposto a quello in cui ero.

Ignorando completamente gli avvertimenti di Finn, la prua della mia barca si diresse velocemente verso Nord,

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Ok, lo so, la trama è uguale a quella del film…MA ancora per poco.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


-Io vado Santana- disse Puck sistemandosi il borsone sulle spalle.

-Ti accompagno-

Ero già passata da Quinn quella sera, si preannunciava un temporale.

-Tanto devo già scendere in paese-

 

Lo osservai distrattamente prendere la macchina e allontanarsi mentre chiudevo il cancello del cimitero.

Stavo per aprire il garage dove tenevo la mia macchina quando una folata di vento seguita da uno schianto secco mi fece voltare immediatamente.

Rientrai nel cimitero ,senza preoccuparmi di chiudermi il cancello alle spalle, e mi incamminai verso il luogo da cui era venuto il rumore: era una zona del bosco dove non andava nessuno e che col tempo era diventata incurata.

Mi feci strada tra i rami e i cespugli fino ad arrivare all’origine del rumore:  un grosso ramo secco caduto, probabilmente a causa del vento.

Mi avvicinai di più per controllare i danni quando si alzò una nuova folata di vento.

Un ramo alle mie spalle scricchiolò pericolosamente prima di rompersi con un colpo secco.

Non feci in tempo a spostarmi che mi colpì la nuca.

L’ultima cosa che ricordo fu l’impatto con l’erba fredda.

Poi svenni.

*

 “Forse non è stata una buona idea” pensai mentre l’ennesima ondata si riversava sulla mia barca.

Lanciai uno sguardo alla bussola: l’ago girava impazzito fermandosi prima su Est poi su Nord.

“Bussola fuori uso” appuntai mentalmente.

Un’onda più forte delle altre mi strappò il timone delle mani ma in quel momento il mio problema più grande era la vela: c’era troppo vento, si sarebbe potuta strappare da un momento all’altro.

Mi alzai con l’intenzione di ammainare la vela e procedere a motore ma un’altra onda travolse la barca facendomi perdere l’equilibrio.

Caddi in avanti sbattendo la testa sullo spigolo del tavolino al centro del pozzetto.

“Sto per morire” fu il mio ultimo pensiero mentre l’ennesima onda mi colpiva e tutto attorno a me diventava buio.

*

“Il fronte temporalesco si è ora spostato più a sud, verso la California. E’ la giornata perfetta per un’uscita in barca ma si consiglia caldamente di rientrare in porto prima del tramonto per evitare il mare agitato dalle forti correnti del golf…”

Spensi la radio con un colpo secco; possibile che in quella città le persone non sapessero fare altro che parlare di mare e barche?

Mi passai di nuovo la mano sulla nuca, incontrando il bernoccolo che il ramo mi aveva lasciato.

I ricordi della sera prima erano ancora confusi: ricordavo di essere rimasta svenuta per qualche minuto poi probabilmente ero tornata a casa anche se non avevo idea di come avessi fatto.

Uscii di casa, inspirando una lunga boccata di aria fresca sperando che in qualche modo avrebbe attutito il dolore alla testa, sembrò funzionare.

 

Per un paio d’ore non vidi nessuno, poi scorsi finalmente  Puck, arrivato da qualche minuto.

Probabilmente ora che aveva fatto sbollire il suo senso di colpa si sentiva di nuovo autorizzato ad arrivare in ritardo.

-Di nuovo in ritardo Puckerman?!- gli gridai da lontano –Sapevo che non poteva durare!-

Lui non si girò e rimase piegato sull’aiuola che stava potando, facendo un gesto con la mano come per scacciare una mosca.

Scossi la testa, non sarebbe cambiato mai.

 -Non puoi fare un po’ più piano?- si lamentò una voce quando aprii la bocca per gridare di nuovo.

Brittany era accucciata all’ombra di un abete, teneva la testa tra le mani e sembrava aver visto giorni migliori.

-Scusa- dissi, sorpresa di trovarla li -Tutto bene?-

-Si, credo- rispose in un lamento -Sono solo un po’ acciaccata per l’uscita di ieri- si scostò i capelli dalla fronte scoprendo un lungo taglio, che stava cercando di tamponare con un fazzoletto.

Mi avvicinai di un passo e lo esaminai.

–Sembra brutto- constatai alla fine –Dovresti metterci dei punti-

Brittany gemette –Non voglio andare in ospedale, se Finn scopre cos’ho combinato ieri mi uccide-

Feci una mezza risata, sebbene non avessi idea di chi fosse Finn.

-Non preoccuparti, ho un kit di pronto soccorso a casa mia; ti disinfetto il taglio. Meglio di niente…- le porsi la mano per aiutarla ad alzarsi.

Esitò

-E dai- insistetti –Non avevi detto che non ti spaventavo?-

Brittany esitò di nuovo, solo per un attimo, poi afferrò la mia mano.

Non appena le nostre mani si sfiorarono, un brivido mi attraversò la schiena.

Conoscevo quella sensazione: la provavo ogni volta che toccavo Quinn.

Rimasi un attimo interdetta: Brittany era li di fronte a me, viva.

E quel brivido era stato così breve e debole, solo un pallido eco della sensazione che provavo toccando Quinn, che fu facile per me ignorarlo.

Lasciai subito la mano di Brittany e le feci frettolosamente strada fino a casa mia.

*

-Stai ferma- le intimai.

Brittany era seduta sul tavolo, in modo da avere il viso alla mia altezza, il kit di pronto soccorso era aperto di fianco a lei.

Le scostai delicatamente i capelli dalla fronte; il taglio era meno profondo di quanto avessi pensato.

Sentii Brittany trattenere il fiato quando il cotone le passò sulla ferita.

-Ti ho fatto male?-

-No tranquilla- sorrise.

Solo in quel momento mi resi conto di quanto fossimo vicine.

I nostri visi alla stessa altezza.

Se avessi voluto, mi sarebbe bastato sporgermi leggermente in avanti per toccare le sue labbra.

E Brittany non sembrava per niente a disagio per questo, eppure doveva aver notato anche lei quanto fossimo vicine.

Non si scostò, non mi allontanò, ma rimase ferma a fissarmi negli occhi.

Era vicina… così vicina.

Mi riscossi in tempo, finii di sistemarle il cerotto sulla fronte e mi scostai velocemente.

-Ecco fatto- feci un sorriso tirato mentre lei scendeva dal tavolo con un saltello –Cerca di stare più attenta la prossima volta-

-Contaci- sorrise –E grazie, mi hai praticamente salvato la vita-

-Tranquilla. Ordinaria amministrazione- scherzai –Comunque buona fortuna per la tua regata-

-Grazie-

-È un giro lungo-  mi sentivo una perfetta idiota.

-Già…- annuì –Magari potremmo vederci prima che io parta, così te ne posso parlare con più calma-

Esitai un attimo: anche se avevo smesso di andare a vela dall’incidente di Quinn, le barche mi interessavano ancora molto e la proposta di Brittany era solo quella di farci una chiaccherata innocente, giusto?

-Certo,  che ne dici di venire a cena da me stasera?- proposi alla fine.

Brittany assentì con entusiasmo –A che ora vengo?-

Lanciai un’occhiata agli orari del tramonto: 19:00 quel giorno.

-Alle otto- risposi poi –Ti lascio il cancello aperto-

‘’Solo un’innocente cena fra amiche’’ mi ripetei.

Tuttavia, guardando Brittany allontanarsi, non potei fare a meno di pensare che quella ragazza mi affascinava.

*

-Quinn?- chiamai, mentre la luce del tramonto illuminava la radura deserta.

-Buongiorno- disse una voce alle mie spalle, facendomi sussultare.

Quando mi voltai trovai Quinn che mi guardava sorridente.

-Cos’è quella faccia? Sembra che tu abbia visto un fantasma-

-Ha.ha. Quinn, divertente. Da morire dal ridere- borbottai sarcastica.

Quinn sorrise di nuovo, poi piegò la testa di lato fissandomi in silenzio.

-Cos’hai?- chiese poi.

-Niente, perché?-

-Sei strana stasera…- mi fissò ancora poi scosse la testa –Comunque, che si dice nella terra dei vivi?-

-Niente di che, le solite cose…ah, stasera viene una ragazza a cena da me- le raccontai brevemente quello che era successo con Brittany.

-Fai conquiste Lopez?- ammiccò quando ebbi finito –E’ carina?-

-Oh, molto- la provocai –Alta, bionda, occhi azzurri…- le sventolai davanti al naso il giornale che mi ero portata dietro: in prima pagina c’era un articolo sulla giovane velista che avrebbe affrontato la regata in solitaria, con tanto di foto.

-Brittany Pierce?- lesse strappandomi il giornale di mano –Non c’è che dire, te la sei scelta bene-

-Ho ottimi gusti lo so- scherzai –Basta guardare la mia ragazza…-

Appena finii la frase, il sorriso si spense sul suo volto. –Santana…- cominciò allontanandosi prima che potessi sfiorarla.

-Cosa?!- esclamai subito –Che problema c’è Q.?!-

Perché faceva sempre così?

-Vuoi sapere che problema c’è?- scattò lei –C’è che sono morta! Morta capisci?! Non potrò mai darti la vita che ti meriti! Non potrò mai darti vita!-

-Perché non lasci decidere a me che tipo di vita voglio?-

-Perché tu non sai decidere razionalmente in questa storia! Stai con me perché ti senti in colpa, non perché mi ami!-

Spalancai la bocca incredula.

Non riuscivo a credere a quello che aveva detto, che dopo tutto quello che avevo fatto per stare con lei mettesse ancora in dubbio che l’amassi.

-Sai che ti dico?!- esclamai arrabbiata –Forse hai ragione, sto solo perdendo tempo con te! E si, Brittany è davvero bella; se ci provo magari stasera riesco pure a portarmela a letto!-

Mi pentii delle mie parole un’istante dopo che le avevo pronunciate.

Sia perché avevo sbattuto in faccia a Quinn che consideravo sprecato il tempo che passavo con lei, sia perché avevo descritto Brittany come una ragazza da una botta e via. E non pensavo davvero nessuna delle due cose.

Ma in quel momento ero troppo arrabbiata per scusarmi e rimangiarmi le mie parole.

Così mi limitai a fissarla in silenzio per qualche secondo, poi me ne andai: dopotutto avevo una cena da preparare.

*

Scusate il ritardo: sono nel bel mezzo di un trasloco che coincide con una perfezione svizzera con l’inizio della scuola  e  con un calo di ispirazione.

Probabilmente vi sarete stancati di sentirvelo dire ma lo so che anche questo capitolo sembra uguale alla storia originale…aspettate solo un altro pochino.

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