Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

di SoCloseYetSofar
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***
Capitolo 4: *** Chapter four. ***
Capitolo 5: *** Chapter five. ***
Capitolo 6: *** Chapter six. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

CHAPTER ONE.

 

 

Quella che vi voglio raccontare è la storia di un amore, non finito troppo bene.
E lo voglio fare ora, alla fine della mia vita piena di rimpianti. Ma adesso
basta piangermi addosso, quella che volete sapere non è la mia triste fine, ma il mio dolce inizio.
Mi costringo a socchiudere gli occhi fino a ritornare alla sera del 25 agosto di cinquantaquattro anni prima, il compleanno dei miei sedici anni.

 

Il cortile di casa mia era pieno di addobbi e dalle sette iniziarono ad arrivare le prime persone. Sono sempre stata la capitano delle cheerleaders, e la mia festa era l’evento del mese. Avevo scelto di dare una festa in maschera per rendere più maliziosa la serata, già mi immaginavo le mie amiche indossare vestitini decisamente troppo corti e veli che coprivano il loro volto, rievocando qualche donna indiana o danzatrice del ventre.
Indiani, cowboy, personaggi dello spettacolo, dive del cinema… il mio giardino sembrava una versione in miniatura di Hollywood. Per quanto riguarda me, decisi di rimanere sul sobrio. Misi un vestitino celeste stile impero e raccolsi i capelli. Avevo deciso di abbinarci una maschera bianca giusto per rimanere coerente al tema della festa. Bevevo e mi divertivo, i miei erano fuori e si erano portati dietro i miei fratelli. Sarebbero rientrati verso le due. Vidi Liam in cima alle scale e lo corsi a salutare.
“Hey, ragazzo della porta accanto!”
Era il mio vicino di casa da una vita e con lui passavo pomeriggi
interi. Sarebbe stato il mio migliore amico se non fosse stato per un minuscolo problema. Lui mi amava. Mi amava da sempre. La sua non era una cottarella delle medie. Frequentava due o tre ragazze l’anno, poi le lasciava dopo poche settimane senza raccontarmi niente, ma io sapevo la verità. Me lo aveva detto una mia compagna di classe di quarta elementare durante la ricreazione.
”Lo sai che Liam ti vuole chiedere di fidanzarti con lui?”
“Liam? Liam… Payne?”
“Eh sì, proprio lui… io non mi ci fidanzerei però, è troppo brutto!”
E io la ero stata a sentire come una fessa. La verità però, è che il mio cuore non ne voleva sapere di lui. Preferiva essere scarrozzato da una casa all’altra, da un auto all’altra, da delle labbra ad altre.
“Questa sera però sono Elvis…”
Mi fece notare con quel suo fare troppo sincero. Come aveva fatto uno come lui ad innamorarsi di una come me, solo Dio lo sa. E che stupida io, che in fondo sapevo di illuderlo ma non riuscivo a fare a meno dei suoi consigli. Mi diceva che ragazzo scegliere con una precisione inimmaginabile, sapeva chi mi avrebbe fatto soffrire di più e chi meno e cercava di evitarmi ogni turbamento.
“Giusto…” sorrisi e bevvi un altro sorso di Vodka.
“Non dovesti berne così tanta, ti fa male.”
“Dio, Liam… rilassati!” Non la smettevo più di sghignazzare.
Non avrei dovuto prenderlo in giro così. Mi soffermo tanto sulla storia di Liam e solo alla fine capirete perché. Poi me ne andai, lasciandolo solo in cima alle scale nell’attesa di qualcuno di più gentile che riuscisse a rubargli il cuore. Ballai con tutti i ragazzi della sala tranne che con uno. Lo intravidi per la prima volta in vita mia gironzolare frenetico nel pianerottolo più o meno a metà serata, intorno alle dieci e mezza. Sembrava stesse cercando qualcosa di essenziale e decisi di avvicinarmi a lui. Indossava una calza maglia verde e una casacca dello stesso colore con un cappello con una piuma rossa. Anche in mezzo a tutte quelle maschere era fuori posto. Veniva da ridere solo a guardarlo.
“Cerchi qualcosa?” sorrisi io cercando di essere sarcastica.
”No, no. Qui non c’è.”
Furono le uniche parole che disse borbottando tra sé e sé. Alzò lo sguardo su di me, giusto il tempo necessario per notare il riflesso cristallino dei suoi occhi, poi se ne andò.

 

Tutti se ne tornarono a casa abbastanza preso, verso le tre, e i miei arrivarono poco dopo.
“Nanaaaaaaaaa!"
Esclamarono i miei fratelli, John e Mike alla vista del nostro cane per poi piombarsi su di lei, un bellissimo San Bernardo. Aveva 8 anni ed era sempre stata la nostra tata.
“Che.Cosa.E’.Successo.Qui?”
Mio padre pronunciò tutte le parole d’un fiato.
“Ho dato la festa, no?” Il sorriso stampato nelle mie labbra era sempre più succube dell’effetto dell’alchool.
“Hai sedici anni, non due, non trenta. Vedi di fare sparire queste cose.” disse afferrando con la punta delle mani un perizoma che qualche ragazza aveva lasciato in mezzo al salotto.
"Oooops" dissi io scoppiando a ridere di gusto.
"E' ora di crescere."
”Quaaanto seeei noioooso.” Sghignazzai.
”Intanto domani vai da tua zia, a Liverpool e ci rimarrai per un bel pezzo, finchè non impari l’educazione che evidentemente non ti abbiamo saputo dare. Sei una donna, ora.”
“Stai scherzando? E’ estate!” replicai io urlando un po’ troppo.
“Appunto.” Così mio padre mi congedò.
Mi affrettai ad accompagnare i miei fratelli nella loro stanza, avevo tanto da pulire, gli rimboccai le coperte e spensi la luce. Mentre stavo varcando l’uscio una vocina richiamò la mia attenzione.
“Ci racconti la storia di Cenerentola, Wendy?”
Come dirgli di no? Iniziai a raccontare ignara del fatto che dietro la finestra un ragazzo, come tutte le sere, mi stesse ascoltando con curiosità.
 

SPAZIO AUTRICE

Ciao a tutti belli e brutti!
Ho avuto l'idea di scrivere questa fan fiction in un sogno, insomma, proprio una rivelazione.
Anyyyyway ci ho messo tanto per scrivere il primo capitolo spero vi piaccia, so che non è il genere di storia che piace a tutti ma non importa. Voi lettori siete una classe superiore agli altri! ahahah C:
Fatemi sapere cosa ne pensate perchè sono molto curiosa. E se non avete ancora capito più o meno di cosa parla la storia (anche se è scritto dove dice che è un cross-over)... eheh siete obbligati a continuare a leggere!
Baaaacioni, bacetti, bacionzi.
Megghi

Pace, amore e one direction a palla!

Ps. Wendy me la immagino come Eleanor, la ragazza di Louis C:
Pps. Il primo capitolo è un po' corto, me ne rendo conto, ma poi mi rifarò, i sweear :3

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

CHAPTER TWO.


 

 



I dottori mi hanno detto che non ho molti giorni. Che probabilmente me ne andrò molto presto da questo mondo. Come se non fossi mai andata via.
Com’era? “La morte può essere una grande avventura.” Ma questo poi, ve lo racconterò.
Torniamo alla sera del venticinque agosto, mi addormentai a metà storia affianco ai miei fratelli ma pochi minuti dopo mi risvegliai a causa di una voce che proveniva dalla mia stessa stanza.
“Dai… ahio… dai!”
Stropicciai gli occhi e lentamente i contorni del ragazzo visto quella sera alla festa mi si fecero chiari. Stavo per lanciare un urlo quando i suoi occhi strabuzzarono e fece un balzo indietro, quasi fosse più spaventato di me.
“Non fare del male ai miei fratelli, ti prego” sussurrai in un soffio, pregandolo.
“Male? Perché dovrei fargli del male?” La sua voce era leggermente acuta ma vellutata. Le sopracciglia del mio "ospite" assunsero un'aria accigliata.
“Sei in casa mia, di notte, senza un motivo…” iniziai.
“Senza un motivo? No no. Io il motivo ce l’ho.” Mi mostro il trenino che aveva in mano.  Voleva portarsi via il trenino dei miei fratelli? Non era di certo un gran bottino, pensai.
“Sei venuto a rubare in casa mia!” Il tono di voce mi si alzò leggermente e con gli occhi perlustrai la stanza in cerca di un'arma.
”Guarda che quella è mia, giuro che non volevo rubare niente di tuo.” Rimasi un attimo perplessa. Avevo perso il filo del discorso.
“Ma cosa?”
“Piuttosto dimmi, mi puoi aiutare?” Respirai lentamente e pensai che mi stesse prendendo in giro. 
Ma nell’espressione del ragazzo non c’era nessuna ironia, nessuna cattiveria o malizia. Solo semplicità.
Si risedette non curante della mia presenza, come niente fosse e iniziò a martellarsi il piede con il trenino.
“Ti aiuto, ok.” Tutto, pur di farlo uscire da quella stanza.
Se fosse entrata mia madre, se si fossero svegliati John e Mike… ok, respinsi i pensieri negativi e mi sedetti titubante di fianco a lui che non mi degnò di uno sguardo. Quando finalmente si accorse della mia presenza mi fece la più scontata tra le domande:
”Allora?”
“Allora cosa?” Quel ragazzo iniziava davvero a darmi sui nervi.
“Non mi aiuti?”
“A fare cosa, esattamente? Martellarti il piede con un trenino?” Il mio tono era ironico ma a lui sembrò naturale. Sorrise appena.
“Ti sembra che stia facendo questo?” Ora era lui il sarcastico. Attesi che mi dicesse altro.
“Sto ricucendo l’ombra al mio piede, è ovvio!”
Stava facendo cosa? Ricucire? 
”E… come hai perso l’ombra?” azzardai.
“Bhe l’altra sera ti eri addormentata e sono entrato per vederti meglio, ma poi ho inciampato nella casetta delle bambole e… è fuggita.” Si mise le mani tra i capelli e per poco non iniziò a singhiozzare. Ignorai la prima parte della frase e rimasi intenerita da quell'adolescente in lacrime per la perdita della sua ombra.
“E adesso, dov’è?” Che tenerezza, quegli occhini azzurri.
“Guardala, è lì!” Indicò un punto nella parete e la scorsi anche io quella figura scura che ci osservava.
“Se vuoi posso provare a cucirtela io.” Estrassi ago e filo dal cassetto del comodino di Mike e lui mi tese il piede. Era tutto sporco e non aveva le scarpe. L'ombra non oppose resistenza e provai a perforarla con l'ago. La cosa non era poi così male.
Iniziai il lavoro.
“Allora, come ti chiami?” dissi mentre non riuscivo a capacitarmi di quello che stavo facendo.
”Louis.” Sembrava gli stessi facendo male e la sua voce era pungente.
“Un cognome, non ce l’hai?” Un flebile sorriso si fece spazio nel mio volto.
“No, non vedo a cosa mi possa servire. Tu, come ti chiami?”
“Wendy Darling.” 
“Mmm, grazie Wendy Darling.” Disse lui massaggiandosi il piede.
“Guarda che mi puoi chiamare Wendy.” 
“E Darling? Non ti chiami anche così?” rispose confuso.
“No, quello è il cognome.” spiegai sentendomi una professoressa di italiano.
Improvvisamente fece un balzo e si specchiò nella sua ombra riflessa nella parete della stanza.
“Incredibile, ci sei riuscita!” Nel suo viso si allargò un sorriso che mi lasciò senza fiato.  Lui mi iniziò ad osservare con i suoi occhi oceano. Mi era impossibile decifrare il suo sguardo e mi limitai ad abbassare il mio arrossendo.
“Sai, Louis, mi viene voglia di darti un bacio.” Nell’esatto momento in cui pronunciai quelle parole si sentirono dei tonfi provenienti da dentro il cassetto del comodino.
“Maledizione Campanellino, vuoi stare buona?”
“Cos’è?” urlai stizzita. Odiavo gli animali.
“Una fata.”  Una che?
”Ma Louis, non esistono le…” La sua mano tappò velocemente la mia bocca.
“Non dirlo, non dirlo nemmeno per scherzo. Ogni volta che qualcuno pronuncia quella frase, una fatina muore da qualche parte nel mondo.”
Quando finalmente Campanellino riuscì a liberarsi dal suo cassetto la vidi, piccola e luccicante e caddi a terra in un tonfo.
 
 
DRIIIIIN, DRIIIIIIIN
“Wendy, Wendy… svegliati! E’ ora di andare a scuola.” La voce di John mi risuonava nelle orecchie.
Non potevo aver sognato tutto. Doveva essere vero. Corsi verso il cassetto e mi accorsi che l’ago e il filo non erano al solito posto. Li avevo usati, quindi era successo tutto. O era solo un mio film mentale?
Stasera lascerò la finestra aperta Louis, e ti aspetterò. Pensai.
Mi preparai velocemente e quando Liam suonò al campanello mi precipitai pronta per un’altra giornata a scuola. Ero indecisa se raccontargli quello che era successo, dopotutto era il mio migliore amico anche se io per lui ero qualcosa di più. 
Ero sicura mi avrebbe preso per pazza quindi decisi di non dire niente, almeno per oggi.
Lui mi guardava e di tanto in tanto sorrideva con gli occhi persi nel vuoto.  Percorremmo le strade londinesi con calma.
Nothing Hill era un bel quartiere e noi abitavamo a due passi dalla scuola.
Per tutta la mattina non smisi di pensare a quella notte. Stavo diventando pazza? Avevo bevuto così tanto?
Eppure mi sembrava tutto vero.
“Ti senti bene?”  Liam mi risvegliava a momenti da quella mia follia mentale.
“Sì, si. Benissimo.” Passai l’intera giornata in attesa della sera. Dovevo studiare ma non ebbi il coraggio di aprire i libri. Una fata. E poi sono svenuta, credo. E mi sono risvegliata in camera dei miei fratelli.
Louis senzauncognome, Louis occhicristallini, Louis hopersolamiaombra.
A cena mi sentivo nervosa e appena ebbi l’occasione corsi di sopra e aprii la finestra.
Sentivo che qualcosa quella sera sarebbe successo. 







CIAO  CIAO CIAO SIGNORINA DOVE VAI FACCIAMO UMPA UMPA CHA CHA? 
Bene, ora ho attirato la vostra attenzione, like a boss.
Vorrei ringraziare le sei persone che hanno recensito il primo capitolo, le due che l'hanno preferita e le quattro che l'hanno seguita. YO BROOOO :3 
Sono felice come una Pasqua C: 
Fatemi sapere cosa penzzzzate di questo capitolo o non fatemelo sapere e lasciatemi sulle spine uù 

Anyyyywaaaaay, ancora la storia non ha proprio preso il via ma manca pochissimissimissimo, stay with me forevaaah stay with me right noooow. 
Bye bye 

Megghi. <3


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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

CHAPTER THREE.

 

 
Le cose che mi insegnò quel ragazzo dalla calzamaglia verde furono infinite, ma prima di tutte venne il modo di amare, e di vedere il mondo.
La storia di Liverpool era oramai finita, sapevo che i miei non mi avrebbero permesso di saltare scuola per “imparare l’educazione da mia zia”.
La scuola era ricominciata il venti di agosto provocando rivolte da parte di tutti gli studenti. L’anno prima avevamo avuto dei problemi con la pioggia londinese e avevamo saltato la bellezza di un mese di scuola che dovevamo finire di recuperare.
Quella sera a cena i miei genitori avevano trovato modo di ripetermi ancora quanto dovessi crescere ma nel momento in cui ero con la finestra aperta ad aspettare Louis, niente mi importava. Poi successe che mi addormentai ormai desolata e costretta a pensare che avessi solo sognato la notte precedente. Inaspettatamente però ad un certo punto mi sentii tirare i capelli. Aprii gli occhi e vidi che Campanellino, la fatina della sera precedente era in piedi davanti a me. Era alta come una spanna della mia mano, indossava un completino verde e per il resto aveva forme umane, solo in miniatura.
Ci osservammo per un po’ poi iniziai a cercare con lo sguardo Louis, quando lo riconobbi non potevo credere ai miei occhi.
Stava saltando felicemente nel letto insieme ai miei fratelli.
“Wendy, ti dobbiamo presentare un nostro amico” disse John accorgendosi che ero sveglia. Louis smise di saltare e si voltò verso di me. Accennò un sorriso sghembo e mi catturò con gli occhi.
“Buonasera, Wendy. Mi dispiace per ieri… ma ho notato che ora con Campanellino è tutto ok…”
“Sì, diciamo che non ero psicologicamente pronta.”  Risposi fissando i miei calzini bianchi.
“Ma… ma voi già vi conosciaaaah?” Mike non riuscì a finire la frase in preda ad un grosso sbadiglio.
“Ma che ore sono?” chiesi.
“Le undici meno dieci minuti.” Rispose John.
“Cavoli, è tardissimo, loro di solito si addormentano alle nove e mezza!”
Se i miei genitori si fossero accorti di qualcosa sarebbe stata la fine.
“Oh, scusate, allora noi ce ne andiamo.” 
Disse Louis sconsolato avviandosi verso la finestra.
“Louis, aspetta!” Non potevo lasciarlo andare via così anche stasera.
“Promettimi che domani sera tornerai!”
“Wendy, io tornerò tutte le volte che lascerai la finestra aperta.” E di nuovo quel sorriso.
Poi si voltò e volò via.
Vo…volare?
Bhè in effetti andando via ed entrando dalla finestra la cosa poteva risultare alquanto scontata ma andiamo, non a tutte le adolescenti di sedici anni capita di incontrare un tipo del genere e di rimanerne così dannatamente attratte.
Andai in camera mia e mi addormentai ancora presa dai pensieri riguardo quello strano ragazzo.
 
Quella mattina, come al solito, mi incontrai con Liam per andare a scuola.
“Buongiorno bellissima.” Mi disse lui con la sua solita espressione sognante.
Per quanto Liam era mio amico e volevo rimanesse tale, non potevo fare a meno che rimanere lusingata di fronte a tutti i complimenti che mi faceva, i regali e gli sguardi che mi lanciava.
Arrivammo a scuola e una volta in classe mi sedetti di fianco a Taylor, vice capo delle cheerleader alla quale io ero davvero molto legata. Era la cosa più vicina ad una migliore amica femmina che avessi. 
A metà della prima ora la vedevo rimuginare e rimuginare.
“Tay, che succede?” chiesi.
“Niente, che dovrebbe succedere?”
“Dai, non puoi nascondermi qualcosa, lo sai…” 
”Eh va bene, ti dico la verità.”
Prese un grosso respiro.
“La sera del tuo compleanno, ricordi no? Ecco, io… ho baciato Liam.”
Le mie budella iniziarono ad attorcigliarsi e a ballare la conga, ma una conga moooolto triste.
“Eh, allora?” replicai io cercando di sembrare più indifferente del solito. 
“Wendy, è un po' che te lo volevo dire...io mi sono innamorata.”
La ragazza si eclissò e ricominciò a scrivere nel suo quaderno gli appunti.
Non poteva essersi innamorata di Liam, andiamo, tutti sapevano che lui amava me.
Lui doveva amare me. Era sempre stato così. La rabbia si montò dentro di me senza neanche un motivo preciso.
Finita la lezione mi incamminai decisa verso l’aula di biologia senza degnare di uno sguardo nessuno.
Alle due avevamo gli allenamenti delle cheerleaders e Liam si fermò a guardarci.
“Secondo te è venuto per me?” mi chiese poi Taylor negli spogliatoi.
“Non lo so.” Risposi scocciata.
“Tanto lo so che gli piaci tu. Si vede da come ti guarda!”
“Taylor, ma cosa so io!” dissi accigliata.
“E tu forse sei anche interessata a lui.”
Io? Innamorata? Di Liam Payne? Ma aspetta, aveva detto innamorata o interessata?
No, no. Innamorata è una parola grande e racchiude tante emozioni che io ero certa di non aver mai provato fino a quel momento.
“Taylor, non dire sciocchezze, tra me e Liam non c’è niente.”
“Oh, andiamo, forse per te. Può darsi che tu giochi con i suoi sentimenti, no? 
Non ti importa tanto, no? Io ti dico che in questi mesi che mi piace giorni ho provato più emozioni che in tutta la mia vita. Sono sicura che con Liam è diverso. E ti prego, non rovinarmi anche questa volta tutto.”
MESI? Mi ero persa un po' di cose... e poi non avevo mai rovinato niente.
O forse si riferiva alla volta in cui avevo baciato Josh, e lei il giorno prima mi aveva confessato che le piaceva. Vabhe.
Uscii e vidi Liam ad aspettarmi.
Ero completamente gelosa di lui. Ci avevo messo una specie di cartello di proprietà, come i cani, che marcano il territorio. Eppure da lui non volevo niente che non fosse l’amicizia.
“Stanca?” chiese lui.
“Un po’. Allora, ho saputo che al mio compleanno ti sei divertito con Taylor.” 
”E’ stato solo un bacio. Un innocentissimo bacio.” Sospirò lui guardandomi con quegli occhi grandi.
 
Quella sera mi misi in camera mia a fare i compiti e lasciai la finestra aperta aspettando Louis senzauncognome e Campanellino fatinairrascibile.
Ad un certo punto persi le speranze e mi misi a letto, proprio mentre mi stavo per addormentare sentii un odore di menta fresca invadermi le narici.
“Wendy, sei tu?” Quella voce acuta e pungente attirò tutte le mie attenzioni.
“Sì, Louis, vieni.” Lo invitai a stendersi affianco a me.
Lui si accomodò titubante e ogni qualvolta la sua pelle sfiorava la mia sentivo una specie di corrente elettrica che quasi faceva male da quant’era bella.
“Campanellino, dov’è?” domandai.
“Con i tuoi fratelli.”
“Allora, vuoi dirmi dove vivi?”
Il suo sguardo incrociò il mio e per un secondo rimasi senza fiato.
“Nell’isola che non c’è, seconda stella a destra e poi dritta fino al mattino!” fu la sua risposa.
“E com’è, lì?"
“Bellissimo Wendy, ci sono le sirene, i pirati, gli indiani, i bimbi sperduti… ah, a proposito, come finisce la storia di Robin Hood? L’altra volta l’hai solo iniziata poi ti sei addormentata…”
Gli raccontai dettagliatamente tutta la storia mentre lui con le sue dita faceva dei cerchietti nella mia mano. Di tanto in tanto mi interrompeva per farmi delle domande su particolari che a me sembravano così irrilevanti, ma che per lui erano di vitale importanza.
Il colore di un vestito, il tono di voce di un personaggio, il profumo di un fiore.
Quando finii la storia presi un bel respiro e dissi a Louis quello su cui avevo rimuginato quel giorno.
“Domani vieni a scuola con me, Louis.”
Lui si sollevò tutt’un tratto.
“Non posso, Wendy.”
Che delusione. Ci avevo sperato troppo.
”E perché no?”
“Perché a scuola si cresce. Io non voglio crescere. “ Il suo sguardo era allarmato.
“Fallo per me, Louis…” Ti prego, ti prego, fa che dica di sì.
“Io per te farei di tutto, ma non chiedermi di crescere.”
Mi rattristai e mi voltai verso la parete. Sospirò nervoso...
“Buonanotte, Wendy.”
Non ricevette risposta e volò tornando sull’isola che non c’è.



SPAZIO AUTRICE TRALLALALLERO TRALLALLALLO'.
Alloooooura, vi piace codesto capitolo? c:
Più descrivo il personaggio di Wendy e più mi ci lego, e più mi sta sulle palle, anche!
Vi vorrei far vedere un po' di personaggi uù
Allooooora:
Taylor
Wendy
John
Mike
Campanellino



Okeeey, ve gustano? Leeet me know!

Megghi c:




 

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Capitolo 4
*** Chapter four. ***


Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

CHAPTER FOUR.

La mattina dopo quando mi svegliai sentii ancora l'odore di menta di Louis nelle narici, sospirai e uscii di casa. 
Quando vidi Liam lui sembrava strano ma non ci feci troppo caso. Non parlò quasi mai. 
Arrivai nella classe di biologia e mi diressi verso il mio banco. 
"Scusa, è occupato." Disse Taylor con freddezza mentre mi stavo sedendo.
Sbuffai e mi sedetti in un banco vuoto in prima fila vicino a Scaccola, la secchiona della classe famosa per la sua passione di infilarsi le dita nel naso, l'ultimo rimasto insomma.
Per quanto sarebbe andata avanti Taylor questo broncio?
Entrò Liam di fretta e si andò a sedere di fianco alla mia migliore amica. Ex migliore amica.
Ci rimasi davvero male, era come una pugnalata dritta sulle costole.
Le mandai un bigliettino sotto gli occhi accusatori di scaccola: "Sei una stronza" scrissi. 
Lei scarabocchiò qualcosa sul foglietto e lo passò a Charlotte, l'antisgamo della classe, che me lo lanciò mentre la professoressa stava guardando.
"Cos'abbiamo quì, signorina Darling?" chiese la vecchia megera. 
"Niente prof." sussurrai mentre mi strappava il bigliettino dalle mani.
"Con chi è che stavi parlando, Darling? Con la Morrison? Bene, potete andare entrambe in presidenza." Esclamò lei indicando Charlotte.
"No, parlavo da sola." Borbottai e uscii dalla porta diretta dal preside. 
Mentre facevo la fila si sedette Liam affianco a me.
"Cosa vuoi?" sbottai. 
"Ho detto che ti ho mandato io il bigliettino." Rispose lui.
"Bene, così hai parato il culo alla tua nuova ragazza, no?" 
"Wendy, cavolo. Qual è il tuo problema? Non vuoi stare con me ma non vuoi nemmeno che io stia con le altre ragazze?" 
Nei suoi occhi c'era tanta sofferenza e non potei fare a meno di sentirmi responsabile.
"Darling, Payne, è il vostro turno." Disse la segretaria masticando una cingomma.
Il preside ci fece la romanzina sul fatto che non dovevamo mandare i bigliettini durante la lezione e le cose di sempre insomma, poi ci mandò alla prossima lezione, palestra.
Io, Taylor e le altre ci allenammo da cheerleader mentre i ragazzi giocavano a calcio.
A ricreazione vidi Liam e Taylor pomiciare allegramente, mi venne il voltastomaco. Erano disgustosi, così, in pubblico. 
Andiamo, potevano almeno appartarsi.
Le ore dopo passarono cupe, stetti in tutte le lezioni vicino a qualcuno di insopportabile e con qualche strano vizio, o fissa. 
Poi, quando era ora di tornare a casa piantai in asso il mio migliore amico. Il mio ex migliore amico. Liam.
Non è un problema, pensai. Sei la capitano delle cheerleaders, tutti vorrebbero essere tuoi amici. 
Verso le tre mi misi a studiare fino a che ad un certo punto sentii bussare alla finestra. Mi affacciai e vidi il volto migliore che potessi immaginare. Louis.
Lo feci entrare e lo abbracciai fortissimo, lui ricambiò la stretta.
"Cosa ci fai quì a quest'ora?" chiesi.
"Volevo passare un po' di tempo con te." sorrise lui.
"Allora ti porto a vedere Londra, ti va?" 
"Tutto quello che vuoi, Wendy Darling."  Rispose spavaldo lui portandosi le mani sui fianchi e facendo una piroetta.
"Forse prima è meglio se ti cambi." Andai in camera di mio padre e presi un paio di jeans (gli unici che possedeva) e una polo e aspettai che Louis si vestisse.
"Allora, come sto?"  domandò lui.
Da Dio! 
"Bhe, dai, non male!" 
Uscimmo e lo portai in giro per Londra tutto il pomeriggio. Non feci altro che raccontare favole, alcune ne inventai anche quando ebbi finito il mio repertorio.
Iniziammo facendo il giro con il bus rosso fermandoci dinnanzi al London Eye.
"C... cos'è questa?" biascicò lui.
"E' una ruota panoramica." Dissi con il tono più ovvio del mondo.
Spalancò la bocca e sembrava il bambino più felice del mondo.
Comprai due biglietti e Louis era tutto un 'grazie' ed 'è stupendo' e 'non avevo mai fatto cose del genere'.
Ci sedemmo davanti e appoggiai la mia testa sulla sua spalla.
"E' fantastico." Ripetè lui per l'ennesima volta. 
In quel momento mi sentivo la persona migliore del mondo, l'avevo reso felice.
"Vorrei vivere così per sempre." Sospirai io.
"Così come?" 
"Così" Sussurrai guardando Londra.
Quando ci rialzammo era oramai tardi e decisi che era meglio prendere la metro. Era la prima volta per Louis e volò sopra la sbarra senza inserirci il biglietto. Scoppiai in una fragorosa risata e lui fece uno sguardo interrogativo.
"Il biglietto, serve per farti aprire la sbarra." Guardò il foglietto e sollevò le spalle. 
Please, mind the gap between the plain and the platform.
In cinque minuti fummo a casa.
"Ti apro la finestra, aspettami quì." 
Aprii la porta e mi ritrovai la figura alta di mia madre davanti a me.
"Wendy, dove sei stata tutto questo tempo?" chiese infuriata.
"In giro" risposi io sbuffando.
"Non puoi scomparire così, mi stavo preoccupando." 
"Ma che palle." Mi diede uno schiaffo sonoro e con la voce più fredda che aveva disse: "Cresci, Wendy." 
Mi vennero i lacrimoni e corsi di sopra. 
Louis mi aspettava seduto nel letto e non appena mi vide mi corse incontro abbracciandomi.
"Wendy, non piangere, cos'è successo?" Mi chiese lui con degli occhioni che tradivano anche troppe emozioni. Era triste e per poco non si metteva a lacrimare anche lui.
"Mia madre, la odio." Gli occhi del ragazzo si illuminarono.
"Dimenticali Wendy, dimenticali tutti, vieni con me dove non dovrai mai, mai più pensare alle cose dei grandi...*" disse lui tutto d'un fiato.
Sorrisi ma poi pensai bene alla frase che aveva pronunciato.
"Mai è un tempo seriamente lungo.
*" 
Risposi io preoccupata.
"Dai, Wendy, lo so che sei curiosa di vedere L'isola che non c'è..." Fece il labbrino e ingrandì gli occhi.
Mi misi a ridere e pensai che doveva essere proprio bello, vivere con il ragazzo di cui mi ero innamorata.


 

SPAZIO AUTRICE
Vi ho fatto aspettare tanto, troppo direi, no?
Però ecco quì il capitolo, spero vi piaccia.
Volevo chiedervi due cosine: la prima era come vedete il personaggio di Louis, dovrebbe essere più simile a "Peter Pan" o più a "Louis Tomlinson"?
La seconda me la sono dimenticata. LOL
* <- Frasi copiate dal film di Peter Pan c:

Tanto amore, Meeeeegghi c: 

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Capitolo 5
*** Chapter five. ***


Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

 

 

CHAPTER FIVE.


 

 

L'altra sera mi sono svegliata dopo appena venti minuti che mi ero addormentata e ho sentito un forte odore di menta fresca, sono corsa alla finestra, ma niente. Solo vento. Solo vento a scompigliarmi i pochi capelli che mi sono rimasti.
Quella notte, quando Louis mi chiese di seguirlo nell'Isola che non c'è, ebbi paura.
Paura come la sua di crescere. La mia era diversa, era paura di lasciare Liam, di lasciare i miei fratelli, mia madre, mio padre, paura di dimenticarli.
Lo guardai con tristezza e gli sussurrai un flebile: “Non posso...” campato in aria.
Non riuscivo nemmeno a immaginarmi che solo poco tempo dopo sarei volata con lui nella sua magica isola. Lui ci rimase male ma continuò ad accarezzarmi il viso con dolcezza inebriando le mie narici del suo fresco odore.
“Louis... tu hai mai amato una ragazza?” sussurrai.
“Io, non lo so. Io non ho mai amato nessuno. Nessuno ha mai amato me." disse con lo sguardo vago fisso nel vuoto e un tono di voce rassegnato.
“Come sei finito lì?” Azzardai nel chiederglielo, oramai, nel poco tempo che lo avevo conosciuto, avevo capito che bastava una parola fuori posto per renderlo strano, e farlo andare via.
Non volevo se ne andasse.
“Mia madre mi ha perso, come si perde un treno, un autobus, una cartolina. Lei ha perso me.” Gli occhi mi si gonfiarono di lacrime ma lui sembrò non farci troppo caso perso nella contemplazione del soffitto.
Io lo abbracciai forte finchè improvvisamente gli si illuminarono gli occhi.
“Un momento! Io ho conosciuto una ragazza!" Ci pensò un attimo sù.
"Anzi due! Campanellino, per prima cosa, lei mi vuole bene.” Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi.
“E poi un'altra. Si chiama Giglio Tigrato.”
Giglio Tigrato. Che nome del cavolo, il mio era meglio. Wendy.
“E... tra te e questa ragazza è successo qualcosa?”
“Sì, siamo andati a fare un giro per l'isola. Diverse volte. E ci siamo anche baciati. Due volte.” affermò il ragazzo disinvolto.
“Ma allora quando io ti ho detto che avrei voluto darti un bacio tu sapevi cos'era!”
“Sì, esatto. Lo sapevo ma volevo vedere se me lo avresti dato davvero” Scoppiò in una fragorosa risata e per quanto io provassi a tenere il muso niente mi fece resistere per più di dieci secondi e seguii a ruota la risata del ragazzo.
“Wendy, io devo andare... “ disse poi lui alzandosi e avviandosi verso la finestra.
“Ciao Louis senzauncognome.” Sorrisi con la consapevolezza che sarebbe tornato.
“Ciao Wendy Darling.” Si voltò e con un balzo fu fuori dalla finestra.
Quella sera mi addormentai con un sorriso che nessuno sarebbe mai riuscito a togliermi. O così speravo.


Il giorno dopo quando mi catapultai fuori da casa mia troppo in ritardo vidi Liam ad aspettarmi al cancello.
“Oh, guardai chi si rivede.” Dissi io con tono acido.
Lui non rispose e iniziammo ad incamminarci verso la scuola.
“Che c'è, Taylor ti ha mangiato la lingua?”
“Te l'ho mai detto che il rosso ti dona?” Disse indicando la mia camicetta abbozzando quel sorriso che solo il mio migliore amico poteva avere.
“Mi sei mancato, Payne.” sbiascicai per poi stringerlo in un abbraccio.
A scuola non successe nulla di nuovo e il pomeriggio Liam decise di venire a studiare da me.
Ad un certo punto sentimmo bussare dalla finestra. Mi vennero le guance tutte rosse e andai ad aprire a Louis.
Lui entrò con un mega sorriso a trentadue denti ma poi il suo sguardo cadde su Liam e fece una smorfia.
“Chi è sto pirla?” esclamò Liam facendo un balzo all'indietro.
“Non-molto-piacere Louis.” rispose lui con uno sguardo interrogativo.
“Amici, ora vi conoscete. Louis, Liam. Liam, Louis.” Dissi io gesticolando e cercando di sorridere il più possibile, ma più che altro sembrai una conduttrice televisiva che cerca di far recuperare l'ordine a Vittorio Sgarbi.
“Wendy, ignorando...lui- continuò Louis- sono venuto qui per dirti che abbiamo un'enorme problema all'isola che non c'è.”
Attesi che Louis finisse il discorso ma era troppo intento a chiamare Campanellino da fuori la finestra.
Lei entrò sbattendo i piedi per terra e fulminandomi con lo sguardo.
“Aspetta, aspetta. Questa cos'è?” Esclamò Liam portandosi le mani alla testa mentre la fatina lo salutava "calorosamente".
“Ti spiego tutto dopo.” sbuffai.
“Comunque, ho raccontato a tutti i bimbi sperduti di te, e loro minacciano di non dormire più e di non mangiare se tu non verrai a raccontare qualche favola. Fanno lo sciopero della fame!”
“Chi sono i bimbi sperduti?” Liam oramai era sull'orlo di una crisi di nervi isterica.
“Sono i miei piccoli amici.” Disse Louis con naturalezza, come fosse la cosa più ovvia del mondo.
Guardai prima Liam, prossimo alla disperazione, poi Louis, con i suoi occhi cristallini, il suo sguardo sincero e i brividi mi percorsero tutto il corpo.
“Ad una condizione.” Proclamai io.
“Tutto.” Rispose Louis speranzoso.
“Portiamo anche i miei fratelli, e Liam.”
“Al diavolo sì!” Urlò Louis in preda alla gioia iniziando a volare per tutta la stanza.
Andai a chiamare i miei fratelli dall'altra stanza e anche loro erano eccitatissimi.
Tutte le persone a cui tenevo di più sarebbero venute con me.
Si poteva fare.
Louis ci “strizzò” sopra Campanellino e magicamente cadde della polvere sopra di noi.
I miei fratelli al solo tocco di quei frammenti si sollevarono in aria.
A me e Liam non succedeva niente.
“Pensieri felici!” Esclamò Louis.
Cosa mi rendeva felice più di ogni altra cosa?
La menta. La finestra. Il London Eye.
Louis.
I miei piedi si staccarono lentamente da terra e iniziai a prendere quota. Liam mi guardò e sussurrò: “Non ci riesco. Non posso.”
“Liam, pensieri felici. Noi due che giochiamo insieme da piccoli! Noi che siamo migliori amici!” Liam mi raggiunse in aria e a quel punto eravamo pronti per il decollo.
“Seguitemi “ disse Louis volando fuori.
Ci lanciammo dietro di lui e tutti insieme salutammo Nana, la nostra cagnolona.
Attraversammo il Tower Bridge e Louis si fermò indicando la ruota panoramica e prendendomi la mano per poi volare insieme sopra il big ben.
Riuscivo a vedere solo i lati positivi di questo viaggio che avevo appena intrapreso.
Come al solito, mi comportavo da egoista.
Avevo trascinato con me Liam nonostante sapevo di provare qualcosa nei confronti di Louis ma non me ne rendevo conto.
Sentivo quel ragazzo dagli occhi azzurri completarmi, aveva quell'ingenuità e tenerezza che mi mancava, e che forse, con il suo aiuto, sarei riuscita a ritrovare.
“Guarda, Wendy, è quella! - mi indicò Louis- seconda stella a destra, e poi dritta fino al mattino!”
Fummo risucchiati da una sorta di vortice che ci scaraventò nella spiaggia.
Appena ci fummo tutti e sei, io, i miei fratelli, Liam, Louis, Campanellino, rialzati vidi correre verso di noi una schiera di circa dieci- dodici ragazzi.
“Looooooooouuuuuuuiiiiiiiiiiiiis” Esclamò uno tra questi saltando in braccio a Louis.
“L'hai portata? Meno male, stavo morendo dalla fame e lo sciopero non mi piaceva tanto.” Esclamò un altro.
“Zitto, Niall.” Rise poi un bimbo che avrà avuto intorno ai dieci anni.
Il biondo affamato sbuffò e quello che era aggrappato a Louis si presentò con un gran sorriso.
“Piacere, Harry. Tu devi essere Wendy!”
“Louis ci ha parlato molto di te!” Continuò Niall con un sorrisetto.
“E tu....sei?” Chiese il bimbo rivolgendosi a Liam che fino a quel momento era stato zitto.
“Noi siamo Liam, John e Mike.” Proclamò Mike con fare solenne.
“Volete essere bimbi sperduti con noi?” chiese un altro bambino che doveva avere circa sei anni.
Liam li guardò tutti con uno sguardo interrogativo per poi lasciarsi andare ad un sonoro: “Sì, certo!”
Spuntò fuori da sotto le gambe di Niall il più piccolo bimbo sperduto di sempre e osservò Liam dicendogli: “Ciao amico. Io sono Todd, ma puoi chiamarmi Buzz, come Buz Like Year!”



SPAZIO AUTRICE

Da daaaaaaan, che capitolo lungo, eh?
E poi da questo si svilupperò tutta la storia che fino ad ora è rimasta un po' sull'interrogativa.
Non vi vorrei anticipare troppo ma dai prossimi capitoli inizieranno baci, litigate, sesso e tante cose che nessuno si aspetterebbe da Peter Pan.
LOL.
No, non lo so, l'ho buttata lì come idea, cosa ne pensate?
Comunque se qualcuno si fosse accorto dell'assenza del Pakistano, non vi preoccupate, avrà anche lui il suo momento di gloria.
MUAHAHHHAHAHHAHAHAHAH
Se vi è piaciuto, lasciatemi una recensione.
Se non vi è piaciuto, lasciatemi una recensione.
Vorrei personalmente ringraziare:
Toccamilemaniamore, Sabrinah, percysword, directionerzm, Ce Ci e Jonatic_Directioner per aver recensito questi capitolo.
Inoltre anche le 7 che la preferiscono, le 11 che la seguono e le 2 che la ricordano.
Poi ho anche avuto un'idea geniale!
Vuoi essere inserito nella storia? Benissimo! Nella recensione scrivi il tuo nome e due o tre cose su di te.
Con il fatto che nell'Isola ci saranno tanti nuovi personaggi ho pensato: PERCHE' NON INSERIRE VOI?
C:
Let me know!
Megghi




PS: Pubblicità timeee, se non avete niente da fare leggete la fan fiction che sto scrivendo insieme alla mia besti hihihi paxerelle 
'JUST SMOKE MY CIGARETTE AND HUSH'

 

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Capitolo 6
*** Chapter six. ***


*occhi a me per un microsecondo*
Come penso sia normale, per inserire nella storia tutte ho bisogno di un po' più di capitoli, quindi non temete se vedete che quì non ci siete tutte, arriverà il vostro momento!






Lei gli raccontava le favole, lui le insegnò a volare.

 

 

 

 

CHAPTER FIVE.

Rimasi subito stupita dall'Isola che non c'è, lo ammetto. Solo ora a distanza di anni mi riesco a rendere conto che come ogni cosa in questo mondo, aveva i suoi pregi e i suoi difetti. Sembrava un paradiso, ma lo era veramente?
Non credo proprio e, forse lo avessi scoperto prima, mi sarei risparmiata tante sofferenze.
Anche quelle verranno purtroppo raccontate.
Vi ho avverite che non sarebbe stata una storia a lieto fine, non la mia, purtroppo.

Eravamo tutti seduti intorno ad un grande tavolo rotondo all'interno di una cucina, costruita dentro un immenso albero simile ad un salice piangente ma con le grandezze del baobab quando fecero irruzione nella stanza, illuminata solo da candele, decine di fatine danzando.
Per i bimbi sperduti era normale, le osservarono entrare e ballare con una musica di tamburi.
Erano minuscole, tutte apparentemente simili a Campanellino, che si era unita a loro nelle danze.
Se le scrutavi meglio però erano come persone, tutte diverse e particolari.
“Louis, loro chi sono?” chiesi io sottovoce.
“Le fatine, vengono a farci compagnia, ogni tanto.” Rispose lui sorridendo mentre tre fatine gli accarezzavano i capelli incenerendomi con lo sguardo.
“Capisco.” Una di loro mi fece la linguaccia e Louis sembrò offeso da quel gesto.
“Chiedile subito scusa, non ci si comporta così con gli ospiti!” Esclamò incorciando le braccia al petto.
“Oh, non ti preoccupare” risposi io abbassando lo sguardo e arrossendo un poco.
D'improvviso entrò una ragazza vestita da obelisca e si diresse verso i bimbi sperduti sempre a passo di danza.
“E lei è...?”
“Cecily- rispose Louis - La madrina di tutte le fatine.”
Più si avvicinava più sentivo la musica aumentare, la scrutai da capo a piedi. Era di una bellezza abbagliante, e non solo per i (pochi) vestiti oro che indossava.
Aveva i capelli biondi, tendenti al marrone e gli occhi azzurri. Non erano della sfumatura cristallina di quelli di Louis, ma nemmeno di quella oceano di Niall.
Erano come quelli di un cielo a mezzogiorno. Stregavano.
Con uno sguardo mistico guardò tutti i bimbi sperduti, me, Liam e i miei fratelli e pronunciò con tono teatrale: “Buonasera a tutti.”
Saltellò verso Louis e gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Cecily...” Disse Harry alzando il bicchiere colmo di succo d'acero. “Alla tua!”
Tutti scoppiarono in un grande applauso e brindarono. Io li seguii poco convinta.
Voltai lo sguardo verso Liam che era praticamente paralizzato dalla vista della ragazza. Lo scossi un po'.
“Liam, diamine, che ti prende?!”
“E' indescrivibile. Quella ragazza mi sta catturando.”
Ebbi davvero l'impressione che in quel posto, in un modo o nell'altro, tutto ti avrebbe stregato e affascinato.
Cecily si sedette di fronte a noi e per la prima volta parve rivolgermi l'attenzione.
“Una nuova bimba sperduta?” Chiese con un tono che non seppi interpretare, era a metà tra il dolce e lo strafottente.
“Se così si può dire...” Risposi io scocciata.
“La prima bimba sperduta femmina della storia.” Louis sorrise dandomi un buffetto. La mia guancia si infiammò nell'esatto punto in cui il ragazzo con la calzamaglia mi toccò.
Continuò a sorridere e sia le fatine che Cecily non sembravano troppo felici.
“Bene, allora che aspettiamo? Balliamo!” Esclamò l'obelisca alzandosi e interrompendo gli sguardi tra me e Louis che si allungò sulla sedia stendendo le braccia dietro la testa, senza mai smettere di sorridere.
“Io non ne ho molta voglia, Wendy, andiamo a fare una passeggiata?”
Sorrisi e senza rispondere mi avviai con Louis verso la porta, prima di uscire lanciai uno sguardo a Liam che sembrava finalmente aver recuperato il senno, aveva uno sguardo così triste.
Mi rassegnai al fatto che lui non sarebbe mai stato felice nel vedermi con qualcun'altro, ma non me lo avrebbe comunque detto mai.
Louis mi prese la mano e uscimmo nella foresta che era a ridosso della spiaggia.
“Allora, ti piace qui?” mi domandò lui.
“Non so, mi sembra tutto così magico, ma temo sai... che possa finire improvvisamente tutto.”
“Tu potrai stare qui con me per sempre, Wendy.”
Il suo sguardo sembrava tormentato dalle mie stesse paure e per la prima volta pensai mi potesse capire sul serio.
Mentre cercavo le parole giuste per rispondere sentimmo scostarsi delle foglie.
“Shhhh. Shhh!” una voce proveniva da lì vicino.
Louis alzò gli occhi al cielo e scostò le piante.
“Campanellino, Martine, potete anche uscire di lì e smettere di origliare.” soffocò una risata mentre le due fatine volarono fuori dal cespuglio indignate.
Martine era mora e aveva l'aria decisamente allegra, ridacchiava continuamente e lanciava sguardi maliziosi in direzione di Louis, il quale sembrava non accorgersi minimamente. Se ne andarono dopo che Louis gli intimò loro di lasciarci in pace.
“Campanellino... Martine... che tipe!” Esclamò lui spensierato.
“Quella Martine ti guardava in modo strano.”
“Lei è fatta così, è pazza! Si caccia nei guai almeno due o tre volte al giorno e io sono sempre lì ad aggiustare le cose!” Non la smetteva più di ridere e come al solito mi feci contagiare da quella risata senza un vero e proprio motivo.
“Dai, scendiamo, se no gli altri si preoccupano, e poi... devi concedermi almeno un ballo.” Quando scendemmo le scale ebbi davanti a me il secondo spettacolo più brutto di quei giorni, dopo Liam che pomiciava in mensa con Taylor ecco Liam con Cecily.
Non riuscivo a capire cosa stava succedendo, lei gli ballava intorno come una specie di corteggiamento e lui era completamente perso nei suoi passi.
Non c'era contatto ma potevo vedere il modo in cui nessuno dei due staccava gli occhi dall'altro.
“Non c'è da fidarsi di Cecily.” mi sussurrò Louis nell'orecchio.
“In che senso?”
“Prima sembra che ti ami, ma in realtà lei è solo una corteggiatrice. E' la sua razza, la sua specie, non è l'unica madrina che c'è qui nell'isola. E' quella però che sicuramente ha più legami con noi.” Rispose alla mia domanda ma sentivo che c'era qualcosa che mi nascondeva,
Decisi di lasciar perdere e lo trascinai in mezzo a quella che doveva essere la pista da ballo e iniziammo a danzare. Mi sentivo libera come non mai. L'atmosfera era sicuramente incantevole e ognuno sembrava non curarsi dell'altro ma allo stesso tempo eravamo legati dalla stessa musica e dalle stesse emozioni. Danzammo fino all'alba, poi le fatine si ritirarono dalla Tana (così i bimbi sperduti chiamavano l'albero) e io decisi di andare a letto.
Mi voltai in cerca di qualcuno che mi potesse dire il luogo dove avrei dormito ma invece vidi all'incirca quindici, bambini e ragazzi, davanti a me che mi guardavano.
“Sì...?” chiesi io titubante.
“Wendy, ci devi raccontare la storia.” Disse John che si era aggiunto ai bimbi sperduti.
“Che storia volete vi racconti?” Chiesi io sedendomi sfinita sul divano.
“Toy Story!” Esclamò Buzz che era seduto sulle ginocchia di Liam.
Iniziai a narrare la fiaba ma mi accorsi che era molto più difficile che raccontarla solo a Louis, seduto affianco a me nel London Eye o stesomi vicino nel letto.
Le domande si moltiplicavano e dovevo rispondere gentilmente a tutte, anche alle più strane.
Louis mi guardava da in fondo alla stanza, seduto su un mega trono circondato di piume, sorridendo, come sempre.
Quando ebbi finito mandò a letto tutti i bimbi che si arrampicarono sui rami superiori ognuno in una stanza e rimanemmo, ancora una volta soli.
“Ti volevo far sentire una cosa.” Disse lui incerto.
Mi accomodai nel trono al suo posto e attesi che lui prendesse un flauto di legno, a sei fori, e si sedesse affianco a me.
Iniziò a suonare dolcemente una melodia che non mi scorderò mai. Ancora oggi, se ci penso, rabbrividisco. Era più che travolgente, più che afrodisiaca, era speciale e la stava improvvisando lui per me.
Mi si inumidirono gli occhi, quel suono gli apparteneva più di ogni altra cosa. Era suo. Ma era anche un po' mio, dal momento che me lo aveva dedicato, era nostro.
“Grazie.” sussurrai.
“Sai, a volte è strano dire tutto quello che si prova, per questo uso il flauto di Pan.*”
Sorrisi appena.
“Mr. Louis Senzauncognome, te ne ho trovato uno! Tu sei Pan, Louis Pan” Dissi fiera di aver dato un cognome al mio amico in calzamaglia.
“Ok, Wendy Darling” disse lui. “Vieni, ti mostro il luogo dove dormi.” Mi prese la mano e mi accompagnò dietro una tenda che era a pochi metri da lì.
Dietro quel pezzo di stoffa agganciato in malo modo a due mensole c'era un grande letto e una collezione di piume rosse, pugnali e un posto vuoto, che doveva essere quello riservato al flauto.
“Louis, ma questa è la tua stanza, non permetterò che tu dorma scomodo per me, sarò io a stare per terra!” Esclamai io.
“Ma cos'hai capito? Noi dormiamo insieme!”



*SPAZIO AUTRICE*
In questo capitolo ho inserito Ce ci (l'obelisca uù) e Jonatic_Directioner (Martine, la fatina) poichè le loro caratteristiche mi sembravano abbastanza similari ai personaggi della storia.
Per adesso i loro ruoli sono stati abbastanza secondari, ma la storia si evolverà, piano piano e ognuna di voi potrà sentirsi protagonista almeno un po'. c:
Non tutte le caratteristiche ch emi avete detto corrispondono poi a quelle dei diversi perosnaggi, ho dovuto un po' adattare (?)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Se qualcuno ha piacere di essere inserito nella storia ma ancora non me lo ha fatto presente è pregato di recensire il capitolo 5 con una breve descrizione di sè (oltre, naturally, ad una riflessione/opinione sul capitol)
Ho ingrandito la scrittura così ci vediamo meglio (?)
HAHAHAHAHAAHAHAHHAAH #troppotrasgry
Grazie per chi legge e recensisce, VI AMO TUTTE c:

twitter - nuova one shoot demi e niall - one shoot originale - fan fiction con momi c:

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