Amare una Nazione di Reysoul (/viewuser.php?uid=40955)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il passato che ritorna ***
Capitolo 2: *** Coscienza e Confusione ***
Capitolo 3: *** Carte in Tavola ***
Capitolo 4: *** Festa del Villaggio ***
Capitolo 5: *** Un Regalo per Germania ***
Capitolo 6: *** Congresso di Berlino_ parte 1 ***
Capitolo 7: *** Congresso di Berlino _ parte 2 ***
Capitolo 8: *** Congresso di Berlino_parte 3 ***
Capitolo 9: *** Congresso di Berlino_parte Finale ***
Capitolo 10: *** La villa di Ciano ***
Capitolo 11: *** Una sorpresa per Ciano! ***
Capitolo 12: *** Cattivissimo Lud ***
Capitolo 13: *** Ciano non ce la fa più. ***
Capitolo 14: *** La Guerra Fredda ***
Capitolo 15: *** La fine...? ***
Capitolo 16: *** Un amaro diniego ***
Capitolo 17: *** Seconda offerta di pace ***
Capitolo 18: *** WWI ***
Capitolo 19: *** Spagna ***
Capitolo 20: *** Tigre ***
Capitolo 21: *** Il Momento ***
Capitolo 22: *** Happy Ending? ***
Capitolo 1 *** Il passato che ritorna ***
Capitolo Uno
Hetalia Axis Powers appartiene a Hidekaz Hiramuya, come anche i
personaggi e gli scenari. Inoltre questo testo non è scritto a scopo di
lucro.
Germania, questo è il mio nome, sono una nazione europea.
Una nazione vive, cresce, si arrabbia e piange come fosse un essere
umano, ma difficilmente muore. Una nazione è quasi eterna e per questo
spesso i ricordi sbiadiscono, la storia ci può aiutare ma siamo così
lontani dalle vicende di ogni giorno.
Prussia, mio fratello, mi ha inviato una missiva chiedendomi di venire
da lui per qualche giorno, una questione importante, dice, ma ho paura
mi voglia chiedere un prestito.
Penso non sia mai capitato che mi chiamasse per puro diletto, ha sempre
avuto un secondo fine.
Raramente mi ha chiesto aiuto ed io lo stesso, preferisco fare le cose
da me.
Sono in perfetto orario come sempre ed ora busso alla sua porta.
Germania bussò alla
porta di Prussia, convinto che anche questa volta gli sarebbe toccato
solo dare e non ricevere, ma forse il destino gli riserverà qualcosa di
diverso questa volta.
-Bruder! Sono così felice che tu sia qui! Entra!-
Prussia lo accolse con
un sorriso radioso e un po' da bastardo, come sempre, ed è questo che
piace alla gente di lui, il suo sorriso.
-Prussia! Sembri molto felice.-
-E lo sono! Devi assolutamente aiutarmi!- la Nazione lo guardò e a
Germania parve che il suo sorriso variasse, sembrava esserci una nota
nuova.
Bella questa, a quanto pare questa volta vuole solo il mio aiuto, sono
curioso di vedere cosa mi aspetta. Stasera avrà molto da scrivere sui
suoi diari.
-Bene, fammi vedere il problema.- Prussia
lo guardò stupito per qualche secondo per poi rispondere, col consueto
sorriso.
-Non è un problema West, è una nazione, una bellissima nazione.- Prussia gli fece l'occhiolino.
-Cosa?- Germania
aggrottò le sopracciglia.
Prussia si chiuse in un
voluto mutismo, per non rovinare la sorpresa a Germania, voleva
stupirlo. Era sicuro che questa volta suo fratello sarebbe rimasto a
bocca aperta per la sua conquista, non avrebbe saputo fare di meglio.
Bene, so che mio fratello ama divertirsi, ma addirittura portarne una a
casa... sono perplesso. Ricordo che l'ultima volta che l'ho visto aveva
ricevuto una padellata in testa, che si sia rassegnato? E soprattutto,
cosa dovrei mai fare per aiutarlo? Se l'è sempre cavata da solo.
Si trattenne dallo
spalmarsi una mano in faccia.
Prussia lo condusse
lungo i corridoi del palazzo, per arrivare al giardino retrostante, si
trattava di un giardino all'inglese, con tanto di lago e ruscello ed
animali selvatici. Sedeva sotto un piccolo portico, una nazione. Un
ragazzo moro con gli occhi color miele, dorati come quelli delle aquile
e di Giulio Cesare, era pensieroso ma sorridente, giocava con Gilbird;
era piuttosto minuto ma agli occhi sia di Germania che di Prussia era
molto affascinante.
Non ricordo di averlo mai visto ma... ha qualcosa di familiare, il suo
ciuffo ribelle...
La nazione si alzò in
piedi velocemente e puntò dritta verso Germania, senza alcuna
esitazione nè imbarazzo, sembrava divertito.
-Piacere- tese la mano
verso Germania - mi chiamo Veneziano, Italia. Ve!- il ragazzo rise apertamente.
-Lu-Ludwig, Germania.-
Italia prese la sua mano grande e la strinse tra le sue, per contro
piccole e affusolate, gli sorrise calorosamente, anche se il suo
sguardo aveva qualcosa di vagamente triste.
Germania pensò di
doversi sentire molto a disagio, con chiunque si sarebbe sentito così,
invece le sue emozioni erano contrastanti. Sentì la pelle delle guancie
diventare incandescenti e immaginò di essere appena diventato un tomato.
Italia... le sue mani, il suo viso, è così familiare, sono sicuro che
mi sfugga qualcosa ma non riesco a capire dove posso già averlo
incontrato. Di una cosa sono certo, non vorrei lasciare la sua mano mai
p...! Un attimo!
Germania sgranò gli
occhi con un lampo di comprensione.
Che sia lui? Quel bambino vestito da ragazza in casa di Austria-san e
Ungheria! Chibitalia? Lo stesso bambino che ho amato tanto ma
che alla fine non ha voluto unirsi a me... quel bambino che ho baciato
prima di andarmene per sempre?
- I-italia...-
-Si sono io!- canticchiò
il ragazzo con il viso perplesso, senza togliere le mani dalle sue, ma
quasi aggrappandosi ad esse. Prussia rimase lì a guardare senza
accorgersi dell'imbarazzo che si era creato tra i due.
Germania ritirò la mano
abbassando lo sguardo, cercando di comportarsi come sue solito con lui
per non destare il sospetto di Prussia, sudava freddo; Italia lo
squadrò continuando a sorridere.
Chibitalia... anzi no Italia. Sei davvero tu? Ero così covinto che
fossi una bambina! Sento la tua mancanza da secoli, un dolore bruciante
nel petto che mi ha accompagnato lungo tutte le guerre che ho
sostenuto, sordido ma sempre presente, ha reso il mio cuore duro e me
insensibile...
-Bene ora che vi siete conosciuti ho bisogno di parlare con mio
fratello, perciò scusami Italia, sarò da te in meno di cinque awesomes
minuti.- Prussia sfoderò
di nuovo il suo bellissimo sorriso un po' bastardo e trascinò via
Germania, lasciando Italia un po' perplesso ma contento della nuova
conscenza.
-West, mi devi assolutamente aiutare!-
Ah! Avevo quasi dimenticato di essere qui per aiutarlo, italia mi ha
sconvolto... non so se sentirmi felice od immensamente triste...
-Quindi cosa vuoi che faccia, per Italia, giusto?- lo guardò fisso negli occhi
rossi, cercando di ignorare il suo senso di inquietudine.
-Esattamente West, visto siamo sulla stessa lunghezza d'onda! Voglio
che sia mio.-
NO!
-Io non farò nulla!- Germania
scosse la testa violentemente e quasi si mise ad urlare perdendo un
attimo la freddezza per cui è famoso. Sentiva le mani che gli prudevano.
-Ehi West, calmo! Che ti prende? Non devi sporcarti le mani, sono già a
buon punto, solo una piccola spinta, se potessi parlargli bene di me...-
-Io...io...- Non voglio assolutamente, con lui soffrirà io ne sono
certo... non voglio vedere Italia soffrire... ho fatto già abbastanza
io.
-Eddai West dai una mano al tuo bruder! Ti offrirò una pinta di birra e
un wurst giiigantesco!- Prussia
gli fece l'occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla.
Io... potrei rimanere qui solo per accertarmi che Prussia si comporti
bene, farò così.
-Mmh... vedrò cosa posso fare Prussia ma non ti prometto niente...-
-Sei strano fratello!-
Gil smise per un secondo di sorridere e gli diede una sonora pacca
sulla schiena.
-No... no, ti sbagli.-
distolse lo sguardo.
-Sarà...-
Tornarono indietro
aspettandosi di trovare Italia seduto allo stesso posto di prima ed
invece lui non c'era! Sembrava sparito nel nulla e con lui Gilbird.
-Italia...?-
Dov'è? Ho un brutto presentimento.
Prussia e Germania
sentirono un tonfo ed uno strillo poco lontano, girarono la testa
velocemente in direzione del suono e Germania rapidissimo cominciò a
correre, aveva l'aria terrorizzata.
Italia si è sempre cacciato nei guai quando era piccolo, non è per
niente cambiato in questo!
Correndo trovò Italia seduto sotto i rami di un albero che si
massaggiava un braccio e teneva la mano premuta sulla fronte,
le lacrime agli occhi. Gilbird volava furisamente intorno alla sua
testa, pigolando frenetico.
-Ita-chan! Ita-chan! Tutto bene? Ti sei fatto male?-
Germania si inginocchiò
vicino ad italia e scostò la mano dalla sua fronte, con fare
protettivo, Italia arrossì. Il ciuffo che aveva a fianco
della testa sembrò arruffarsi.
-Mi hai chiamato Ita-chan...?-
Era il nome con cui solo io ti chiamavo da piccolo, Italia, ricordi?
Pare di no... mi avrai dimenticato? Forse è meglio così...
-Zitto... hai un graffio profondo sulla fronte, ma si può sapere come
hai fatto?- Germania
mentre aspettava una risposta, tirò fuori il suo fazzoletto personale e
lo bagnò con l'acqua della sua bottiglietta, deterse delicatamente la
fronte di Italia e si avvicinò al suo viso per vederlo meglio.
Italia protestava
debolmente con i suoi begli occhioni lucidi ma era così contento che
Ludwig lo accudisse.
-Italia! Germania!-
Prussia si avvicinò ai due. - Sei un disastro italia!- Prussia rise fragorosamente e
scompigliò i capelli di Italia che si strinse nelle spalle e si sporse
verso Ludwig.
-Grazie Ludwig.- sussurò
al suo orecchio il ragazzo moro, si alzò in piedi con fatica e Ludwig
lo sorresse e fu tentato di pulirgli il viso dalla polvere. Il ragazzo
zoppicava leggermente.
-Ti accompagno alla tua camera Italia? Il viaggio deve averti stancato,
così per questa sera a cena sarai pimpante, voglio sentirti raccontare
tutto del tuo paese.- Prussia
sorridente lo prese per mano e lo condusse verso il palazzo,
Germania istintivamente cercò la sua manina, Italia senza darlo a
vedere toccò le sue dita. Le sfiorò soltanto.
Un tocco leggero ma
affettuoso, gli riservò uno sguardo riconoscente e seguì Prussia.
Ita-chan...
****
Ciao a tutti! Spero il primo capitolo della storia vi sia piaciuto!
Questa è una delle prime fanfiction che scrivo, in assoluto, l'onore è
spettato al fantastico trio Germania - Prussia - Italia. Ci sarà
qualche altro personaggio ;) se avete suggerimenti sono bene accetti
;)
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Capitolo 2 *** Coscienza e Confusione ***
Capitolo Due
-West ma che ti è preso? Ehi? Mi senti? The awesome me è per caso
diventato invisibile?- Germania
si riscosse alle parole del fratello e spostò la sua attenzione su di
lui, senza fretta.
-Mh? Niente Gilbert... sono pensieroso ecco tutto.- teneva la testa appoggiata sul
pugno chiuso.
-Ti ho visto molto in pensiero per Italia oggi, quando si è fatto
male...- lo
guardava senza malizia, sempre sorridendo e accarezzando Gilbird.
L'uccellino chiudeva gli occhi quando gli passava le dita sulla testa,
come se davvero apprezzasse le sue carezze.
-Sembra così indifeso, mi ha ricordato quando ero piccolo...- buttò lì, la prima scusa
plausibile che gli venne in mente.
La verità è che non so nemmeno io perché ho corso così, avevo paura si
fosse fatto male, volevo stesse bene.
Face palm.
La situazione mi farà diventare matto.
I
due conversavano sul divano nella sala dedicata ai passatempi, quella
che oggi chiameremmo soggiorno, era già venuta la sera e il camino era
acceso per sfidare il gelo autunnale. Nella sala regnava un tepore
languido e la luce gialla del fuoco colorava ogni cosa. Gil era
semidisteso sul divano, una gamba penzoloni ed un braccio sulla fronte,
il fratello invece era seduto composto su di una poltrona e guardava il
fuoco.
- Ora penso comincerò a preparare la cena.- Lud si girò a guardarlo con un
sopracciglio alzato, molto scettico.
- Perché non lo lasci fare ai tuoi cuochi? Hai un numero folle di
servitori.-
-Questa sera voglio stupire Italia!- Gil
fece un gesto teatrale, con gli occhi chiusi, come se dovesse
presentare chissà quale grande spettacolo. Gilbird accompagnò il suo
gesto svolazzandogli attorno e cinguettando.
-Ed io?-
-Tranquillo
West, ci sarà tempo per le cenette solo io e lui, questa sera e per le
prossime a venire sei invitato anche tu, naturalmente!-
Rispose sorridente Prussia alzandosi dal sofà, quasi trotterellò in
cucina seguito da Gilbird che si era posato sulla sua testa. Il pulcino
sembrava guidarlo, con un aluccia stesa in avanti.
Spero il tempo delle cenette "solo io e lui" non arrivi mai...
Germania si crogiolò nel
tepore del camino mentre pensava tra sè e sè, torcendosi le mani.
Devo
parlare con lui? Dovrei chiedergli se si ricorda di me, se non mi ha
dimenticato oppure se non sono stato niente... Dovrei stare in silenzio
e farmi da parte? Vorrei ci fosse un manuale di istruzioni anche per
questo, diavolo! In fondo è qui, in casa di mio fratello non nella mia,
Gil ha chiesto il mio aiuto ed io... Basta! scosse la testa con decisione e
batté le mani sulle cosce.
Ho deciso, devo andare almeno da lui. Deciderò come comportarmi quando
sarò con Italia.
Germania
si alzò risoluto e a passo di marcia si diresse verso quelle che sapeva
essere le camere degli ospiti, sapeva perfettamente dove fosse la sua
camera, e per quella d'Italia l'avrebbe cercata. Mentre si avvicinava
alla prima camera sentì una melodia che conosceva fin troppo bene,
l'aveva sentita cantare ad Italia una infinità di volte
quando
era piccolo, anche se cantata con la voce di adesso era tutta un'altra
cosa. Senza accorgersene cantò anche lui la prima strofa. Si diresse
verso la camera dalla quale proveniva la melodia e bussò piano.
-Italia? Sono Ludwig, posso entrare?- Non cacciarmi.
Invece
che rispondere Italia si precipitò alla porta e la spalancò sorridendo
ampiamente e in modo radioso, gli prese una mano squotendola piano tra
le sue. Era molto rumoroso e un po' seccante. Germania si accigliò.
-Germania!
Entra pure, stavo scegliendo i vestiti per la cena di questa sera, tuo
fratello mi ha fatto capire che per lui è molto importante così... ma
ti prego entra.- si
scostò dalla porta per lasciarlo entrare e Ludwig molto
imbarazzato, sempre torcendosi le mani, entrò.
-Siedeti pure sul letto, basta che non schiacci i miei vestiti. Veee!-
-Ma Italia, se vuoi torno più tardi!- Italia
era in piedi davanti a lui, gli arrivava a stento alle spalle, aveva
addosso solo dei pantaloni aderenti, le mani sui fianchi lo guardava
senza imbarazzo, diversamente da Ludwig che non poteva far altro che
costringersi a guardare altrove per non fissarlo. Il fisico del ragazzo
era asciutto e ben disegnato, non particolarmente muscoloso ma molto
bello da vedere. Era armonico, ecco tutto, come un quadro.
è
ovvio che lui non si senta in imbarazzo, non mi trova una minaccia...
non dovrei sentirmi così! Diavolo mi fa sentire così strano! strizzò gli occhi.
-Figurati! Rimani pure! Veee, ve!- sorrise
e un lieve rossore, quasi impercettibile, gli colorò le guance.
-Italia...-
-Ita-chan...- Germania
fissò il suo sguardo negli occhioni color miele di Italia, sorpreso.
Oh no, se c'è una cosa di cui sono sicuro è che adesso non è il momento
di parlarne, non costringermi a questo Italia. Non ora.
-Chiamami pure così se vuoi...- disse
quello, sembrava tutto a posto e il tono di voce che aveva usato era
normale, ma Germania sentiva che non era tutto come voleva essere.
Italia lo aveva detto chiudendo gli occhi e muovendo una mano.
-Grazie Ita-chan.-
Ludwig si sedette sul letto, rimanendo molto composto e rigido.
-Ma puoi farlo solo tu.- Gli
sorrise, si girò per chiudere la porta e così facendo mise in
mostra la schiena ben modellata. Germania seguì con gli occhi la curva
della spina dorsale. E si rese conto di trovarla estremamente attraente.
Chissà
se avrebbe voluto aggiungere che è sempre stato così o solamente gli
paio simpatico... Ha una botta proprio grossa sul braccio e Gilbert non
gli ha medicato a dovere il graffio sul viso... spostò lo sguardo sul livido e
poi sul volto di Italia, che nel frattempo si era voltato.
Lo guardava interrogativo probabilmente domandandosi cosa volesse da
lui, cosa fosse venuto a fare. Si massaggiava distrammante il braccio.
Germania
si alzò in piedi, forse un po' troppo repentinamente perchè Italia
istintivamente fece per ritrarsi, non ci fece caso e si spostò verso un
armadio.
Se mi ricordo bene ci deve essere una cassettina
del pronto soccorso in ogni camera, da quell'incidente con Danimarca
anni fa. Gilbert ancora ne ride.
-Siediti, Ita-chan.-
disse mentre apriva l'antina che conteneva la cassetta. Rovistò per
poco e poi la tirò fuori.
-Eh perché? Veee!!-
Italia era perplesso e anche un po' preoccupato, strillò il suo
Vee, ma si sedette buono buono. Ludwig si mise in piedi di
fronte
a lui, tirò fuori dalla cassettina un batuffolo di cotone e un
disinfettante. Lo fece in modo molto meticoloso.
-Sposta la testa leggermente indietro.-Italia lo guardò con gli occhi
un po' lacrimosi, grandi di paura.
-Nooo Ludwig, non farmi male!-
-Stai tranquillo, questo disinfettante non brucia, lo prometto.-
-Non mi fido!- Italia
scosse la testa e si imbronciò, incrociò le braccia.
-Facciamo così, tu ti fai medicare, se ti faccio male mi darai un
pizzicotto, ok?- Italia
distolse lo sguardo e fece di si con la testa, un po' dubbioso.
Germania non sorrideva, ma solo perché quella era la sua faccia normale.
-Sei o non sei un uomo, Italia?-
Germania
prese un batuffolo e lo bagnò col disinfettante e si avvicinò al viso
di Italia. Il ragazzo strizzò gli occhi e Ludwig fece per lui una cosa
impensabile, gli alzò il viso toccandogli il mento con le dita,
delicatamente, il cuore che batteva forte nel petto e un desiderio
inconfessabile.
Deglutì
e deterse la fronte, piano piano. Italia strizzo gli occhi più forte,
Germania sapeva che bruciava un po' ma era per il suo bene.
-Germania... sei un bugiardo!-
-Allora dammi un pizzicotto.-
Italia appoggiò il viso contro il suo ventre e si rilassò.-
Posso resistere, Ludwig.-
Quando ebbe finito
Italia si scostò lentamente e aprì gli occhi, due piccole lacrime
scesero lungo le sue guancie.
-Ita-chan! Non piangere...ti ho fatto così male?-
Germania si accigliò. Muovendo le mani in modo molto imbarazzato, non
sapeva cosa fare per aiutarlo, non sapeva se dargli una pacca su una
spalla, se abbracciarlo...
-Ah! Scusa Germania, non mi hai fatto molto male...- sembrava
non accorgersi nemmeno delle lacrime che erano scese per le sue
guancie. Aveva gli occhi dorati spalancati e si era portato una mano
davanti al viso.
E allora perché piangi? Ludwig si chinò verso il suo
viso e appose un bacio per lacrima, su ogni guancia, lentamente.
Veneziano sorrise. Arrossendo.
-Grazie.-
-è la seconda volta che mi ringrazi oggi.-
E... spero di dartene motivo ogni singolo giorno della mia vita.
-Lo so.- sorrise
ancora.
Germania rimase a
guardarlo impalato finché questi intervenne accigliato.
-Scusa Germania dovrei vestirmi per la cena.- Ludwig
senza una parola, ammutolito si girò e scappò via, più da se stesso e
dai suoi pensieri che non dalla situazione. Uscì dalla stanza e con
passo marziale si chiuse nella propria, sbattendo la porta.
***
Italia, non puoi semplicemente ricomparire così nella mia vita, senza
una parola! Repentinamente, fuori dagli schemi!
Dovevo essere io a tornare... dovevo essere io! Non tu a trovare me.
Una
vecchia ferita si riapre, forse la più dolorosa nella mia vita e sono
costretto a dividerti con qualcunaltro, e non è qualcuno che io possa
mettere semplicemente da parte, si tratta di mio fratello!
Germania
si chiuse la porta alle spalle appoggiò la testa contro di essa,
lentamente scivolò verso il basso fino a sedersi, con la testa fra le
mani, i capelli da ordinati che erano cominciarono a scivolare sulla
sua fronte. Rimase così per qualche tempo e poi si alzò in piedi.
Il movimento fu fluido ed energico.
Si tolse la
maglietta per sentire l'aria gelata sulla pelle, rabbrividì
ma sentì la mente schiarirsi.
Questa
sera a cena penso me ne starò nella mia camera quieto quieto, voglio
rimanere tranquillo, è mio fratello! Non andiamo sempre d'accordo però
Italia è venuto qui da lui, non da me, io sono un qualcosa in più che
per lui poteva essere presente o meno. Sono una coincidenza e
probabilmente per lui non sono altro che una fonte di sofferenza.
Razionalmente sarebbe meglio se me ne andassi.
Devo
essere franco con me stesso, devo essere fermo nei miei propositi, mi
dovrò impegnare a fondo. Prussia si fida di me, di me! Mi impegnerò
per...
-Germania! Ludwig?- sentì
il tono di voce squillante di Italia provenire dal corridoio.
-Ah?- non fece tempo ad
elaborare.
Italia,
in modo completamente impulsivo entrò nella camera di Ludwig, senza
aspettare che gli venisse detto di entrare e lo sorprese in un
atteggiamento che lo fece sentire in imbarazzo, non perché fosse
sconveniente ma perché si sentì diverso, sentì un emozione che poche
volte aveva provato. Forse mai.
Germania
era in piedi, il suo fisico muscoloso scoperto, parzialmente girato
verso Italia, il viso in alto e una mano a scompigliarsi i capelli, lo
guardava in modo strano.
-Ita-chan...-
-Ah... io...!-
Il suo viso si arrossò di botto, ma non poteva non guardare! Italia era
un esteta, lo guardava come l'artista guarda il meraviglioso corpo
della sua modella. Il corpo non era meraviglioso perché fosse perfetto,
ma come corpo, come materia, come natura.
E a peggiorare la
situazione c'era che il suo corpo era davvero di per sè perfetto.
-Volevo soli dirti che la cena è pronta!-
Italia si sentì subito montare la rabbia, era arrabbiato perchè si
sentiva diverso, perchè Germania lo faceva sentire così... e Prussia.
Si girò velocemente verso la porta.
-Io penso non mangerò con voi, vi lascio da soli.- Italia lo guardò negli occhi da
sopra una spalla.
-Ve! Germania, io voglio tu venga.-
Italia parlò molto lentamente, sillabando bene ogni parola e forse per
la prima volta parlò in modo molto serio. Germania si tolse la mano dai
capelli e guardò fuori.
- Non devi costringermi a trascinarti...- quando si trattava di alcune
persone, Italia non aveva paura, probabilemente lo avrebbe per davvero
trascinato in tutti i modi.
- Mh...-
Italia contrasse il viso e prese a camminare speditamente
verso
la porta con tutta l'intenzione di uscire richiudendola in modo brusco
ma la mano di Germania raggiunse il suo braccio prima che potesse
scappare ed arrendersi.
-Ita-chan, verrò.-
Distolse lo sguardo da i suoi occhi color del miele, lasciò il suo
braccio.
- Entschuldige, Ita-chan.- Italia
sorrise e andò via camminando in modo sereno, camminando si fa per dire
quando si parla di Italia.
Lentamente
andò verso il suo armadio, quello che usava sempre quando veniva da suo
fratello, nel quale c'erano da sempre i suoi vestiti, in alto in un
cantuccio scorse il suo cappello di quando ancora si chiamava Sacro
Romano Impero, lo toccò con la punta delle dita. Prese la sua maglia
nera senza maniche e se la mise.
Io non devo essere elegante, questa sera, non devo scegliere i vestiti
buoni per lui. Aggrottò
le sopracciglia guardando la maglia semplice.
Sferrò un pugno rabbioso
al muro, strinse la mano e poi la guardò.
Si risistemò i capelli e
si diresse a passi svelti nella sala da pranzo.
***
Ecco qui! Secondo capitolo concluso! Povero Germania non sa
più cosa pensare nemmeno di sè stesso XD
Innanzitutto ringrazio chi è stato così gentile da commentare :)
Nena92: ho
scelto il suo punto di vista appunto perché è insolito e mi sono
divertita a ribaltare i ruoli per una volta! Di solito è sempre il
povero Ita-chan che si fa un sacco di problemi, questa volta facciamo
soffrire un po' Germania, OH! Dehihiho :D spero di piaccia questo
secondo capitolo :)
Blody_354: haha,
penso la stessa identica cosa, per una volta dovrebbe vincere Gilbo! E
non ti preoccupare, anche lui si prenderà qualche vittoria! Per la
grammatica spero di continuare a non fare strafalcioni do'h!
DenIce: assie
:)
PinkShit: ciao
mia stalker XD sono davvero lieta che la mia fic sia tranquilla (?)
haha, si di solito non uso uno stile di scrittura particolarmente
ansiogeno :) anche io adoro la PruIta e non so scegliere tra le due
coppie! Grazie per essere stata la prima a recensire ;)
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Capitolo 3 *** Carte in Tavola ***
Capitolo Tre
Il
tavolo intorno al quale erano radunati era modesto, giusto per il
numero degli ospiti, in fondo Prussia voleva la serata fosse intima.
Sedeva a capo tavola mentre le altre due nazioni gli stavano a fianco.
Germania si era chiuso in un profondo silenzio e mangiava lentamente il
piatto che Gilbert aveva preparato.
Prussia aveva pensato che,
per fare sentire Italia a suo agio, non ci fosse niente di meglio che
preparare un piatto che potesse apprezzare. Voleva andare sul sicuro
perciò si era impegnato a fondo per preparare un piatto di pasta che un
intenditore come lui avrebbe apprezzato.
Con
tutta la sua buona volontà, aveva raduntato gli ingredienti e aveva
seguito la ricetta alla lettera ed il risultato era piuttosto buono
anche per Italia.
Quando The Awesome
Prussia si mette in testa qualcosa, non può non riuscirvi.
Veneziano
era affascinante quella sera, aveva scelto un vestito che valorizzava i
suoi colori ed il suo viso pulito con un sorriso così smagliante lo
faceva sembrare un principe, come se essere una nazione non bastasse;
Prussia non era da meno, vestiva casual ma era stupefacente come il suo
sorriso un po' bastardo bastasse a renderlo magnifico.
Germania era volutamente
fuori posto, e il fatto di essere così poco appropriato lo faceva
sentire ancora più a disagio.
-Allora Veneziano, spero ti tratterrai a lungo.- intervenne Prussia col suo
sorriso puntato sull'italiano.
-Prussia sai che mio fratello non me lo permette, tollera male
che io sia qui, con voi.- rispose Italia, un po'
accigliato e muovendo le mani.
-Non
dire così Italia! Romano capirà se ti tratterrai qualche giorno in più
del previsto! Non puoi perderti la sagra che si terrà domani sera,
vedrai sarà divertente, c'è molto da mangiare!- Prussia era sempre molto
convincente ed Italia non era affatto bravo a dire di no.
-Wurst e patate...-
Italia scoppiò a ridere ripetendo wurst e patate continuamente, rideva
così tanto da farsi lacrimare gli occhi. Ludwig lo guardò di sottecchi
e quasi senza accorgersene prese a sorridergli. Fosse stato chiunque
altro a schiamazzare così probabilmente avrebbe cominciato a pensare ad
un modo per trucidarlo, con dolore. Ma era Italia.
-Su Italia! Guarda, perfino Germania sorride, lo hai mai
visto così? Devi rimanere!- Prussia
assestò una sonora pacca sulla schiena di Lud che, preso in castagna,
smise immediatamente di sorridere e arrossì.
Stupido bruder... mi deve sempre far sentire in imbarazzo!
Italia
guardò Ludwig negli occhi e gli sorrise, per lui quel sorriso valeva
più di ogni cosa, sentì il cuore scaldarsi, insieme col suo viso sempre
più rosso. Distolse lo sguardo e mise tutta la sua più totale
attenzione nel piatto, sembrava che mangiare fosse diventata una
questione di vita o di morte.
Gott come mi sento ridicolo! Poco
dopo, senza farsi notare, riportò lo sguardo su Veneziano. Il ragazzo
sorrideva, canticchiava tra sè e sè mentre Gilbert lo intratteneva con
l'aiuto del suo pulcino. La spensieratezza di Italia lo colpì, sembrava
che il piccolo episodio di prima non avesse lasciato traccia.
Ciò che vorrei in questo momento è solo di prenderlo tra le braccia e
stringerlo, come se non dovesse andarsene mai e poi...
-Germania! - Ludwig si
riscosse e scosse impercettibilmente la testa.
-Ah! S-si?-
-Perché sei così taciturno questa sera?-
-Sono pensieroso.-
Prussia strinse gli occhi fissandolo, le iridi rosse fisse nei suoi
occhi di ghiaccio, una tacita minaccia? Poco dopo tornò a sorridere,
c'era un qualcosa di vagamente maligno in lui.
Prussia
sorrise come se stesse digrignando i denti, ma Ciano non sembrò
accorgersene. Lud invece lo notò, forse perché conosceva bene il
fratello.
-Italia, stasera sei molto affascinante.- Gilbert cominciò a fargli dei
piccoli apprezzamenti che misero in imbarazzo Germania.
Che diavolo...?
-Dici sul serio Gil?-
Italia lo guardò con i suoi splendenti occhi dorati e gli regalò un
sorriso sincero, arrossì.
-The Awesome me non mente mai, chi potrebbe resistere al tuo visino?-
Italia si strinse nelle
spalle, sempre più lusingato. Ludwig a contrario sentiva montare dentro
l'ira.
-E non solo al tuo viso, ancor meglio il tuo sed...- Germania scattò in piedi
sbattendo le mani sul tavolo, col viso arrossato.
-Sono molto stanco! Penso andrò a coricarmi.- digrignò i denti e quasi fece
cadere la sedia mentre si spostava per andarsene.
Italia lo guardava con
gli occhi spalancati, grandi per lo spavento.
-Scusa mio fratello, Italia, non si sentirà bene oggi, è tutto il
giorno che è strano.-
Italia si tranquillizzò un pochino ed annuì.
Tornò
a guardare Gilbert, l'albino sorrideva un po' sadicamente, una punta di
tristezza attraversò il suo viso, subito mascherata da un sorriso un
po' forzato.
Gilbird svolazzava qua e
là, inquieto.
***
L'aria
fredda della notte gli sferzava le guance arrossate, si
trovava
nel portico che divideva il palazzo dal giardino, era appoggiato con
una spalla ad una colonna e guardava in lontananza, le braccia strette
al petto. Faceva respiri profondi e si riempiva i polmoni di aria
gelida.
Rumore
di passi e dentro di sè, sperò di sbagliarsi ma in cuor suo
sapeva che si trattava di Prussia, che si affiancò a lui, accostato
all'altra colonna.
Era evidente come
fossero fratelli da quella postura, erano perfettamente speculari e sia
l'uno che l'altro esprimevano rabbia.
-Fratello, io non so cosa ti stia prendendo oggi, voglio
delle spiegazioni.- al
suono di quella voce la rabbia di poco prima rimontò ancora più forte.
Strizzò gli occhi e rispose freddamente.
-Io non devo rendere conto di niente a nessuno, tanto meno a te,
Bruder.- pronunciò
l'ultima parola con aria sprezzante.
-Ho capito benissimo, ma lasciati dire una cosa, Bruder... non lascerò
che tu ti prenda Italia! Non mi farò da parte!- la pacatezza di Prussia
sconvolse ancora di più Ludwig.
Sono così trasparente che tutti capiscono cosa mi passa per la testa?
-Prussia cosa stai dicendo?- urlò
Germania, le vene che pulsavano sul collo.
-Non credere che io sia un povero sciocco, non sono cieco Germania.-
Germania non rispose ma
girò di nuovo il viso verso il giardino e lasciò che il vento lo
accarezzasse.
-Cosa dovrei fare, Gil?-
aveva ritrovato la calma e lo guardò con un misto di tristezza,
delusione e rassegnazione.
-Ti
sto solo dicendo che questa volta non si tratta solo di una cotta,
Veneziano mi piace davvero e non voglio perderlo, Germania, per cui
stagli alla larga.- Gilbert
fece la
sua confessione con gli occhi chiusi ed i pugni serrati, il sorriso era
sparito del tutto, non sembrava nemmeno lui. Aveva perso la consueta
scioltezza, non che gli importasse.
Non posso, fratello, non ci riesco. Serrò i pugni fino a farsi
sanguinare il palmo delle mani. Sospirò.
-Dove... dove vi siete conosciuti?-
-Era
in casa di Austria l'ultima volta che io e lui abbiamo litigato, era
prigioniero e piangeva, per fare un dispetto a Roderich l'ho liberato.
Veneziano invece che scappare a casa mi ha seguito fino qui, diceva di
sentirsi molto solo e che desiderava un amico. Romano gli ha concesso
pochi giorni perché è impaziente di vederlo, nonostante non lo ammetta.-
-Tutto qui?- Prussia
annuì, il suo viso si era illuminato mentre parlava di Italia ma si
fece subito duro non appena finì il discorso.
-Prendo le mie cose e me ne vado.- disse
Germania tutto d'un fiato. Una mano scattò subito al suo viso e corrugò
la fronte.
-NO!-
-Come no? Mi pareva di aver capito che non sono più utile per te,
anzi.- Germania lo
guardò semplicemente stupito.
Cosa vuol dire no? Cosa diavolo vuol dire che non me ne devo andare ma
devo stargli lontano?
-Sono
sicuro che se tu te ne vai, Italia nè rimarrà deluso, non voglio che si
rattristi per colpa mia. Sappi che non mi arrenderò tanto facilmente,
Germania.- aggiunse.
-Nemmeno io, Prussia.-
disse in un soffio, cadde pesante come una sentenza.
Germania
e Prussia si ritirarono senza aggiungere una parola, Prussia verso la
camera di Italia e Germania verso la sua, fecero parte della strada
insieme e non ne furono felici, ancora meno ne fu felice Germania nel
vedere entrare il fratello in camera di Veneziano. Quando la porta si
aprì intravide Italia seduto sul letto che guardava sorridendo Prussia
entrare. La gelosia lo divorava, chiuse gli occhi e a testa china si
fiondò nella sua camera.
Prussia e Italia nella stessa
camera seduti sul letto, bene, non vorrei altro che sapere cosa stanno
facendo, anzi meglio ancora non vorrei sapere! Vorrei sentire!
Maledizione...
Germania si buttò sul
letto vestito, si coprì la testa col cuscino.
***
Prussia
si sedette vicino ad Italia, puntellandosi coi gomiti sul materasso.
Gli regalò un sorriso accennato e molto sensuale. Italia continuò a
guardarlo sorridendo facendo oneggiare una gamba, timidamente.
-Da quanto tempo ci conosciamo Prussia?- gli domandò guardandosi i piedi
e aggiungendo qualche piccolo Ve.
-Beh, il viaggio è stato molto lungo e siamo arrivati a casa solo da un
giorno.- rispose questi,
girando il volto verso il suo.
-Si, ho rallentato il viaggio perché sono deboluccio...- disse
mortificato Italia e col viso imbronciato. Prussia rise sensualmente e
si tirò su, prese il viso di Italia con una mano e lo costrinse a
guardarlo negli occhi, con dolcezza.
-Veneziano è stato
un piacere il viaggio con te, sono davvero felice di averti liberato e
se dovessi tornare indietro lo rifarei ancora e ancora. Hai capito
bene? Awsome me ti porterebbe a casa ancora e ancora.- scoppiò in una risata
fragorosa, fissò gli occhi nei suoi.
-Siamo amici, Prussia?- Quello
che più gli piaceva di Italia era il fatto che sapeva essere
disarmante, con la sua sincerità.
Gli accarezzò i capelli.
-Voglio
sapere se io e te lo siamo, ci tengo molto... Non potrei andarmene
sapendo di non aver lasciato nessuna traccia in te... sapendo di essere
passato inosservato come un qualsiasi passante...- Italia cercò di mascherare la
profonda sofforenza che gli dava la solitudine.
-Veneziano...- avvicinò
il viso al suo, le labbra separate da un soffio.
-Se tu lo vuoi, sarò tuo amico...- sussurrò, il fiato caldo
solleticava le labbra del giovane italiano.
------
Nuovo capitolooo! Una piccola rivincita per Prussia <3
Il Prossimo capitolo, invece, sarà dolcissimo ma si prospetterà una
separazione...
Blody_354: Grazie
mille :) in questi capitolo ho voluto accontentare un po' il nostro
Gil, ma nel prossimo... dehihiho non ti svelo nientaltro! Questo
capitolo l'ho aggiornato per te, dato che sei l'unica ad aver
commentato :) finché c'è almeno qualcuno che apprezza il mio lavoro
continuerò a postare :DD eeeee se sei riuscita a costring EHM
convincere la tua amica a leggere, sono ancora più contenta :D grazie
mille ancora, spero ti sia piaciuto il capitolo :D
|
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Capitolo 4 *** Festa del Villaggio ***
-Germania!-
Italia si tolse le
scarpe e prese a correre, nell'erba, fino ad arrivare a dov'era seduto
lui.
Si trovava in giardino
oramai da ore perché non era riuscito a chiudere occhio a causa dei
mille pensieri che lo tormentavano. Leggeva un libro dall'aria
difficile, inforcando un paio di occhiali verdi. Una quercia secolare
gli faceva ombra. Il suo viso era contrito.
Italia sorrideva felice,
quando lo vide meglio la sua corsa rallentò e la sua espressione
cambiò. Lo scrutava con occhi strani, osservava come la luce che
filtrava dalle fronde giocava sul suo viso, e osservava i suoi occhi
glaciali.
Italia gli si
inginocchiò davanti e gli tolse il libro di mano, cercando di mantenere
il sorriso e l'aria sbarazzina.
-Italia!- esclamò
Ludwig infastidito alzando il braccio nel tentativo di riprendersi il
libro, in realtà non gli dava fastidio la vicinanza di Italia, infatti
se avesse voluto gli sarebbe bastato alzarsi in piedi per riprendersi
il suo libro.
-Ah Germania! Cosa sono io per te?- Gli chiese disarmante Italia,
sempre sorridendogli, gli si bloccò il respiro.
Italia lo guardavo con
le braccia alzate ed il suo libro in mano, sorridendo, così
maledettamente vicino.
Nel tuo sorriso, Italia, c'è sempre una punta di tristezza come se
qualcosa ti turbasse in ogni istante. Vorrei sapere cos'è per poterti
sollevare da questo peso una volta per tutte, o almeno finché sono
vicino a te.
-C-che cosa sei tu, per me?-
temporeggiò, accigliandosi e arrossendo.
Il primo amore.
-Avanti! Hai capito bene, lo sai cosa voglio sentirti dire!- Germania prese coraggio, gli
mise una mano sulla schiena e stava per rispondere, in modo così
istintivo che non avrebbe saputo cosa dire fintanto che non l'avesse
detto, una volta aperta bocca non si sarebbe fermato più. Dischiuse le
labbra.
-Ne abbiamo parlato ieri, non ti voglio sentire pronunciare tutto il
mio nome! Chiamami come sai!-
Veneziano rise e posò il libro sulla testa bionda di Germania che era
così scosso che non si mosse nemmeno. Quando sentì quelle parole
ricominciò a respirare.
Vuole semplicemente che lo chiami Ita-chan! Vuole soltanto questo da me!
-Ita-chan! Ita-chan!- rise
sollevato ed allora Veneziano lo sorprese abbracciandolo forte.
Germania rimase scioccato ancora, Italia era una costante fonte di
sorpresa per lui. Era estremamente consapevole del suo contatto,
sentiva con precisione millimetrica dove si posava il suo corpo, e il
suo profumo lo sconvolse. Il viso così vicino al suo da poter sentire
il suo alito caldo.
-Ridi sempre così, Germania...- non
fece in tempo a stringerlo a sua volta che questi si alzò in piedi come
una molla e se ne andò.
-A-aspetta! Ti è caduto... ti è caduto questo!- Italia era già lontando quando
Ludwig raccolse quel piccolo fazzolettino da terra, era azzurrino ed
erano riacamate le sue iniziali. Avrebbe voluto rimproverarlo perché
una nazione non dovrebbe perdere i suoi effetti personali in giro,
senza nemmeno accorgersene.
Sei sempre così sbadato Italia.
Si alzò in piedi
spazzolandosi i vestiti, sentiva ancora le sue braccia attorno al collo
ed il calore della sua pelle.
Quante volte avrai già abbracciato così mio fratello, quante volte lo
avrai fatto ieri sera, se lo hai fatto?
Sentì una fitta a quel
pensiero ed il calore si dissolse del tutto, istintivamente una mano
salì al cuore e strinse gli abiti nel pugno. Raccolse il suo libro e se
ne tornò in casa con tutta l'intenzione di preparare la valigia per il
giorno dopo. Forse Ita-chan ci sarebbe rimasto male, ma lui non poteva
rimanere, senza contare i suoi doveri.
Incontrò Prussia, lungo
il tragitto. Gil sfoderò un sorriso di trionfo e gli diede una spallata.
La goccia che fa traboccare il vaso!
Germania lo spinse contro il muro, digrignando i denti e quasi
ringhiando.
-Cos'hai da ridere eh? Ti faccio passare io la voglia di farlo!- Prussia continuò a sorridere
incurante del dolore perché sapeva sarebbe stato sufficiente solo
quello a farlo imbestialire.
Germania strinse i denti
tanto da farli scricchiolare, stava per colpirlo quando decise di non
farlo, decise che lo avrebbe fatto per Italia... lasciò libero Prussia
e si ritirò, il fazzoletto si Italia nella tasca vicino al cuore.
Glielo avrebbe ridato quella sera stessa: forse l'ultima volta insieme.
Forse.
***
Ludwig aveva fatto tardi
quella sera e quindi si incamminò con passo marziale fuori dalla sua
camera per raggiungere l'ingresso e poi dirigersi in paese: lo
attendeva la sagra del villaggio, si era sempre divertito per quanto
non amasse ballare, beveva con i vecchi compagni e col fratello;
mangiavano in compagnia.
Era così preso dai suoi
pensieri che non si accorse di Italia, Veneziano prese la sua mano e
gli si affiancò.
Ancora una volta,
Germania rimase sopreso da quanto fosse piccola la sua mano in
confronto alla sua, dalla sensazione di calore che gli dava quel
semplice tocco.
-Ludwig.- lo salutò lui
canticchiando, aveva l'aria felice.
-Ita-chan.- Germania si
accigliò. -Pensavo fossi già sceso con Gilbert...-
-Ho detto che volevo rimanere un po' da solo prima della festa e
così... eccomi qui. Ti aspettavo e poi mi sono ricordato di non sapere
bene come arrivare alla fiera, ho pensato che con te non ci sarebbero
stati problemi...-
Italia parlava in modo accigliato, evidentemente vergognandosi del
fatto di non sapere nemmeno dove andare.
Aspettava proprio me?
Strinse il fazzolettino nella sua tasca, se glielo avesse dato non ci
sarebbe pià stato nulla a legarli dopo quella festa, se non il suo
ricordo. Decise di tenerlo ancora per un po'. Strinse la mano di
Italia.
Si misero a camminare ed
Italia si staccò dalla sua mano, solo per prenderlo a braccetto, Lud
proseguiva con le mani in tasca, serenamente; Veneziano doveva
affrettare il passo per stargli dietro.
I corridoi si
susseguivano uguali ma Germania era in grado di distinguere chiaramente
solo la vicinanza di Italia, si muoveva meccanicamente verso la porta
d'ingresso.
Camminarono in silenzio
per un po' finché Germania non intervenne, al culmine dell'imbarazzo,
con una domanda che gli salì spontaneamente alle labbra.
-Italia, perché a volte mi sembri così triste? Anche quando sorridi...- guardando il viso di Italia si
pentì subito di quella domanda, si era rannuvolato tutto ad un tratto.
Guardava in basso e stava in silenzio. Proprio quando Ludwig pensò che
non avrebbe risposto mai, Italia aprì bocca.
-Sono spesso triste, è vero, non riesco mai ad essere totalmente
felice. Penso a dei ricordi tristi... ora mai... e penso che niente di
quello che mi sta accadendo di bello potrà durare per sempre. Ogni cosa
che mi ha reso felice è sfumata... a causa del tempo o di una
promessa... non mantenuta.-
guardò davanti a sè come se davvero potesse vedere qualcosa in
lontananza, la sua mente vagava tra i ricordi.
-Forse ti sbagli Italia...-
Il ragazzo moro lo
guardò con i suoi occhi color miele, così caldi ed espressivi, tipici
del suo paese.
-Magari le cose non vanno sempre come vorremmo... ma se è destino che
una cosa accada, quella dovrà pur succedere.-
-Forse hai ragione tu, Germania. In fondo, è inutile che io mi tormenti
chiedendomi come avrei potuto cambiare le cose, non era destino che
accadesse in quel momento ma potrebbe essere destino che io trovi ora
un amico.-
Germania si sentì
colpito e avrebbe voluto aggiungere mille parole, avrebbe voluto dire
che era colpa sua se si erano allontanati, avrebbe voluto dire che
aveva mancato in passato ma che avrebbe potuto riparare tutto adesso,
che il tempo passato insieme da bambini era stato il più bel tempo per
lui.
Non aggiunse niente,
invece, perché Veneziano era stato molto cauto su ciò che aveva da
dire, non si era sbilanciato.
La persona a cui si riferisce è Prussia? è questa la persona con cui
vuole stare?
Si è innamorato di lui?
Veneziano scambiò poche
parole rispetto al suo solito chiacchericcio, ma non abbandonò mai il
braccio di Germania, si aggrappava con tutte le sue forze a quel calore.
Usciti dal castello
decisero di fare a piedi la strada che li separava dalla piazza
cittadina, incontrarono molte persone allegre con boccali di birra in
mano; la città era interamente decorata da festoni e le luci nei negozi
erano state lasciate accese per illuminare la via. Le persone
accoppiate o in piccoli gruppi si dirigevano tutte verso il centro,
guidando Ludwig e Veneziano. L'atmosfera era calda e festosa, Italia
cominciò a sorridere, contagiato dal calore, cominciò a canticchiare e
fare strani suoni.
Ludwig sentiva di
conoscerlo da sempre, ma quei suoni ripetitivi lo contrariavano
leggermente, era così abituato al silenzio della sua abitazione che mal
sopportava il frastuono del paese. Lo guardava di sbieco, poco a poco
si abituò a quei suoni e ricordò che anche avesse detto qualcosa Italia
non sarebbe stato capace di smettere. Semplicemente non poteva smettere
perché era il suo modo di esprimere la felicità, appena faticosamente
riconquistata.
-Ita-chan, domani torno a casa.-
Ludwig disse tutto d'un fiato, guardando fisso davantia sè.
-Lo so Germania...-
-Non l'ho detto a nessuno...-
lo guardò spiazzato.
-Io lo so ugualmente...- non
intedeva dirgli come faceva a saperlo, non voleva rovinare ogni cosa.
-Ci rivedremo mai?-
-Non lo so Ita-chan.-
-Io sono sicuro di si...- in
quel momento si alzarono grida festanti perché erano vicini al fulcro
dei festeggiamenti, le urla coprirono ciò che Veneziano disse
- perché io e te non possiamo non reincontrarci, è destino.-
Un'ondata di vento lì
investì in pieno, Veneziano venne protetto dall'abbraccio sicuro di
Germania ma sporse ugualmente il viso , i suoi capelli ondeggiarono, il
ciuffo solleticò il naso di Germania. Veneziano sorprese Lud ridendo di
cuore.
-Cosa? Scusa non ti ho sentito.-
-Niente Germania.- lasciò
il suo braccio.
-No...- Non lascirami Italia!
Sorrise e gli passò un
braccio intorno ai fianchi, abbracciandolo mentre camminavano.
-Fai anche tu lo stesso.- sorrise
in quel suo modo tutto particolare, con un misto di felicità e
tristezza che strappava sempre a Prussia e Germania un sospiro.
-Per favore Germania, per me.- sfoderò
gli occhi da cucciolo.
-I-io...- non sorrise
per l'imbarazzo che provava, mise una mano sul suo fianco minuto, poco
sopra la cintura, e lo strinse piano più vicino a sé.
-Quanto tempo pensi di rimanere tu, invece.- sotto l'aspetto di una domanda
apparentemente di poco conto, Germania aveva chiesto quanto ancora
dovesse soffrire a pensarlo con Prussia.
-Io non vorrei tornare a casa, dove sono solo, ma devo farlo entro poco
tempo se no verrà a prendermi Romano.-
-Capisco... Veneziano, non è appropriato... questo comportamento dico.-
era arrossito per la
troppa vicinanza, lo sconvolgeva sentire così dettagliatamente il suo
calore. Gli sembrava di fare una cosa sbagliata, o meglio la sua
coscienza diceva così a causa di suo fratello. Ma quando era con lui
non si sentiva affatto fuori posto.
-Germania, è l'ultima sera, questo me lo devi.-
Mi sento in imbarazzo Italia, ma sono felice perché sento la tua
vicinanza. Siamo così vicini che posso sentire chiaramente il calore
che emana la tua pelle, posso annusare il tuo profumo e posso guardare
ancora più da vicino i tuoi occhi.
Spesso gli occhi dorati hanno pagliuzze verdi od oscillano verso questo
colore. I tuoi invece sono completamente limpidi, completamente dorati.
Sono puri.
Come quando eravamo piccoli, i miei uomini mi deridevano perché passavo
del tempo con te a disegnare, ma io mi sentivo ugualmente felice perché
almeno potevo starti vicino. Potevo sentire il suono della tua voce e
guardare i movimenti delicati che facevi col pennello senza doverlo
fare da lontano.
Videro da lontano
Prussia agitare un braccio nella loro direzione, Veneziano con lentezza
si liberò dall'abbraccio di Ludwig, un sorriso sincero sul suo viso,
non era possibile capire a chi fosse indirizzato.
-Ciao Italia, anche a te buonasera West.- Gilbert sorrise, nel suo modo
unico, e Italia notò che Gilbird era vestito a tema. Stava come al
solito al suo posto nella testa di Prussia ma aveva un vestitino
piccolino annodato intorno alla vita. Sembrava sentirsi perfettamente a
suo agio.
-Ciao fratello.-
Prussia prese sotto
braccio Italia e gli diede un bacio delicato su una guancia.
- Quanto sono bello questa sera? Sono awesome, Italia, ed è tutto per
te!- gli porse una mano.
-Vieni Veneziano, balliamo insieme.- Veneziano tese la sua manina e
toccò quella di Gil, che si inginocchiò e la sfiorò con le labbra.
Germania mise le mani in
tasca, sentendosi svuotato, prese una boccale di birra al banco che
avevano allestito i paesani, vicino al palco dove ballavano. Era tutto
così allegro che quasi lo stomacava vedere tanti sorrisi. Si sedette su
una panchina a lato della pista e cercò di non guardare verso di loro.
La gente volteggiava,
birra dopo birra, vedeva una folla ondeggiante e festosa davanti a sè,
tutti giravano in tondo e lo schiamazzo era totale. Gli girava la testa.
Germania non sapeva
quanto tempo fosse passato, quando sentì la mano di Veneziano sulla sua
spalla. Veneziano aveva il viso arrossato per lo sforzo e ansimava
appena.
-Ludwig.-
-Dov'è Gilbert?-
-Si è allontanato per andare a parlare con dei vecchi compagni, ha
detto. Balla con me Germania!- Prese
le sue mani e lo tirò in piedi, sorrideva apertamente e aveva parlato
quasi cantando.
-Ita-chan io non sono molto bravo.- a sottolineare quasi inciampò
nei suoi stessi piedi.
-Cosa importa? Vogliamo solo divertirci insieme, per questo non serve
saper ballare bene!-
Lo trascinò verso il
centro della pista e volteggiò, riprese le sue mani e copiò i passi di
danza che vedeva fare alle altre persone, tipici di quel luogo. Aveva
una tale allegria in corpo che Germania si lasciò catturate, si lasciò
finalmente trasportare da lui, anche se i suoi movimenti rimanevano
impacciati. Germania era abituato ad eccellere in ciò che faceva perciò
ci mise molto impegno.
Italia si fermò tutto ad
un tratto e lo portò via dalla gente e via da dove Prussia poteva
interromperli, voleva che quel momento fosse solo per loro e per nessun
altro.
-Dove mi porti?- si
lasciò trascinare.
-Tu segui me.-
Si fermò poco lontano,
in un giardino illuminato solo dalla luce della luna e rimase lì, in
piedi ad aspettare che lui si avvicinasse.
Il suo viso era nascosto
dalla penombra.
Germania gli si accostò
guardando in direzione del suo viso.
-Non è un bellissimo panorama Germania? è indimenticabile.-
-Lo è davvero.-
Veneziano, lentamente,
lo abbracciò. Germania si sentì il cuore uscire dal petto tanto batteva
forte, ricambiò l'abbraccio questa volta. Lo strinse forte al petto,
con una mano sulla schiena lo teneva vicino, con l'altra gli
accarezzava il viso.
Se devo giocarmi il tutto per tutto questa sera, voglio farlo bene.
Italia alzò lentamente
il viso verso il suo, lo guardava con i suoi occhioni semi aperti.
-Germania, cosa faresti se ti dicessi che non voglio che tu te ne vada?- avrebbe giurato di aver visto
uno scintillio nel suo sguardo.
Germania rimase in
silenzio e distolse lo sguardo.
-Guardami negli occhi, ti prego dimmelo.-
-Ti direi... che devo andare via Ita-chan, che non posso rimanere.-
-E cosa faresti se non ci vedessimo mai più?-
-Vorrei renderti questo momento indimenticabile.-
Ludwig fece ciò che
desiderava fare da quando lo aveva rivisto: posò una mano sulla sua
schiena , si abbassò per arrivare al suo viso e lo baciò con trasporto,
Veneziano rispose alle sue attenzioni; poco dopo Germania interruppe il
bacio e rimase alla distanza di un soffio dalle sue labbra rosse
dischiuse, aspettò una parola, qualunque cosa.
Italia, pur volendo
ricambiare ancora e ancora quel bacio, si costrinse ad allontanare un
po' il viso, abbassò la testa e la mise sotto il mento di Germania,
aggrappandosi al suo corpo.
Rimasero così finché
Ludwig non spostò il viso, toccò quello di Veneziano col naso, voleva
con tutto sè stesso un altro bacio e contemporaneamente si inebriava
del suo profumo.
-N-no... Ludwig, fai che per questa notte tra me e te sia solo un
bacio.-
-...?-
-Non sarei più in grado di lasciarti andare.-
Germania affondò il viso
nel suo collo e lo strinse a sè, poi lo lasciò andare e lo guardò.
-Vai Veneziano, vai da mio fratello, ti starà cercando.-
-Ma...-
-VAI!-
Il biondo si girò e
corse a perdifiato verso il palazzo, il cuore pesante come un mattone e
con la consapevolezza che Veneziano lo stava inseguendo con lo sguardo.
Gli bruciavano gli occhi.
Italia lo guardò
allontanarsi con una mano sul cuore, con l'altra si toccò lievemente lì
dove lo aveva baciato. Tornò verso il palco e, appena lo
vide, Prussia gli venne incontro abbracciandolo.
Gli prese il viso tra le
mani e gli tirò leggermente le guancie.
-Ero così preoccupato, ti cercavo! Non sparire più, capito?- Gilbird si posò sulla testa
dell'italiano e gli diede una leggera beccata di rimprovero.
Gli accarezzò la testa
ma Italia sembrava distaccato, non sorrideva come faceva di solito
quando gli faceva fare questa smorfia.
-Ehi, che ti prende Italia? Stai bene?-
-Prussia, mi vuoi bene?- solita
domanda a bruciapelo, Italia sapeva essere disarmante perché era
innocente come un bambino.
-Si Italia.-
-Per favore riportami a casa allora, mi sento molto stanco.- ma la verità era che si sentiva
triste, la tristezza che lo seguiva ovunque andasse lo aveva sorpreso
quella sera, un senso di abbandono lo pervadeva. Si lasciò cadere tra
le braccia di Prussia ma in quel momento sentiva di non poter pensare
ad altro che a Germania, che se ne stava andando, lo stava mettendo da
parte.
Prussia senza una
parola, lo prese in braccio e lo portò al palazzo.
***
è già mattina e non gli ho ancora ridato il suo fazzoletto.
Giaceva sul letto,
disteso nella stessa posizione in cui si era addormentato quella notte,
indossava solo i boxer e i capelli gli coprivano, disordinati, la
fronte. Guardò fuori dalla finestra e poi si decise a raccogliere le
sue cose per partire.
Un lieve bussare alla
sua porta e questa che si apriva lentamente.
-Germania.-
-Ciao Veneziano.- Italia
imbarazzato entrò e si richiuse la porta alle spalle, guardando in
basso, si scostò il ciuffo dal viso.
Ludwig preso il suo
fazzoletto blu, si avvicinò e glielo porse.
-Oh Ludwig!- lo
abbracciò di scatto e lui lo ricambiò sollevandolo da terra,
delicatamente lo mise giù. Era profondamente equivoco ma non gli
importava, in quel momento non gli sarebbe importato nemmeno se fosse
stato tra la gente.
-Me lo ridarai quando ci rivedremo.-
-Ci rivedremo presto...-
Lo lasciò, si rimise i
vestiti con cui era venuto ed uscì dalla camera, Veneziano rimase nella
sua stanza perché non voleva vederlo partire.
Germania salutò
formalmente suo fratello, una rapida stretta dell'avambraccio ed
attraversò la soglia.
*****
Finiiiiish nuovo capitolo :D Germania ha avuto anche lui un po' di
Ciano per sé ed è riuscito a dimostrargli i suoi sentimenti, ora però
deve lasciare tutto nelle mani dell'astuto fratello...
Come vivrà la separazione? ;)
Blody_354: sono
davvero felice che ti piaccia così tanto :D ecco Gil ha avuto la sua
rivincita ma in questo capitolo è Germania a condurre il gioco,
facciamo un po' per uno! C'è abbastanza Ciano per tutti LOL, mi
piacciono troppo entrambi i pairing -.- ma ancora di più mi piace
quando Germania è così dolce <3
Aggiornato per te domani a ritorno da scuola :D rallegriamo la giornata
(spero). Grazie per il commento
DenIce: grazie
Honey <3 si Ita-chan non sa decidersi, e chi lo saprebbe fare al
posto suo??? Dehihio, grazie per il commento cara.
|
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Capitolo 5 *** Un Regalo per Germania ***
Capitolo Cinque
*****
Caro Germania,
Ho chiesto a tuo
fratello di recapitarti le mie missive, spero che non ti sia di
dispiacere, se così fosse mi interromperò.
Io sto bene, mi sento un
po' triste da quella sera, anche se ormai è passato un mese.
Sono arrivato a casa
senza intoppi, ma ci sono stati dei momenti in cui ho avuto tanta
paura! Una sera è spuntato fuori un tizio con le sopracciglia
grossissime e ha cercato di farmi del male! Così ho urlato forte e ho
sventolato una bandiera bianca con tutte le mie energie. Fortunatamente
Gilbird mi teneva d'occhio per Prussia che mi ha salvato...
Purtroppo qui nel mio
paese le cose non vanno come dovrebbero, si susseguono i capi di
governo ed ognuno di questi apporta qualche modifica che da sola non
può niente contro la miseria di questo posto.
Il popolo è in rivolta è
temo che sia Spagna che Austria si riprenderanno la mia terra, per
fortuna abbiamo qualcuno a cui chiedere aiuto ogni tanto: siamo a corto
di Pasta!
Temo per l'unità appena
faticosamente conquistata ma non so cosa fare, come nazione.
Avrei bisogno di qualche
consiglio.
Sono prossimi dei
Congressi, spero di vederti.
So che normalmente parlo
molto ma per lettera mi riesce difficile, spero che tu abbia modo di
rispondere, Germania.
Anche solo due parole.
Italia, Veneziano
***
Ludwig,
grazie per avermi
scritto!! Veee!! Mi hai reso molto felice con la tua lettera.
Per rispondere alla tua
domanda: Prussia mi viene regolarmente a trovare ogni due o tre
settimane, mentre io non posso assolutamente muovermi perché temo di
essere preso in ostaggio.
Ti aspetto sempre, ma so
che è inutile sperare perché sei molto impegnato come nazione, non
manchi mai di finire il tuo lavoro ed immagino che ultimamente ti sia
dato molto da fare. Sono contento che il tuo paese sia in ascesa, anche
se so che è per questo che non ci vediamo.
Prussia viene
regolarmente con una valigia piena piena, penso che sia colma di
scartoffie e lavoro, so che li compila la notte, anche se non lo vuole
ammettere. Parla spesso di te ma questo mi rende triste perché lui può
farlo con naturalezza, perché lui può vederti.
Hahaha... si esatto rido
anche nelle lettere, non farci caso! Ve-
Grazie per tutti i tuoi
consigli, ti devi essere molto impegnato a scriverli anche se sai
benissimo che non sono in grado di seguirli.
Grazie per davvero.
Sono passati due mesi,
spero ancora di vederti presto...
Tuo amico,
Ita-chan.
****
Caro Ludwig,
penso che tu ti possa
essere arrabbiato l'ultima volta che Prussia è venuto da te, quindi ho
voluto rimediare.
Vicino alla parola arrabbiato c'era disegnata una faccina
triste.
Siamo ancora amici vero?
Spero ti piaccia e se
dovesse essere rovinato per qualche motivo, non rivolgerò mai più la
parola a tuo fratello.
Veneziano
****
Ludwig teneva stretto
fra le mani un pacco, di dimensioni medie e stringeva il piccolo
biglietto allegato, la scrittura ordinata e svolazzante di Italia lo
aveva sempre fatto sentire bene e lo confortava.
Ok lo ammetto, mi sono davvero infuriato quando due settimane fa
Prussia è arrivato sbattendomi in faccia il regalo di Italia. La sua
tela era meravigliosa e non potevo fare altro che essere geloso. Penso
sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tra il fatto che
mio fratello trascuri il lavoro senza problema e che possa andare da
Italia più o meno quando vuole. Io non posso fare niente di tutto
questo e mi fa imbestialire.
è stato davvero un trionfo che oggi sia arrivato con in mano questo
regalo di Italia e che fosse per me e non per lui, ha fatto finta di
niente ma sono contento gli bruciasse.
Sto cercando di non affrettare il momento in cui lo aprirò.
Voglio goderlo fino in fondo.
Prussia, che voleva
vedere se il regalo di Ludwig fosse all'altezza del suo, cominciava già
a dare segni di impazienza. Gilbird svolazzava intorno alle loro teste
con un bigliettino nel becco, lo aveva rubato dal tavolo ed ora era
diventato suo. Il suo paesaggio veneziano era di una bellezza
mozzafiato perché, mano a mano che ci si avvicina, si scorgono
particolari nuovi. Nonostante le persone non fossero che accennate, la
tela rappresentava la vitalità della città. Prussia ne era molto fiero.
-Avanti fratello, apri quel pacco.- Gilbert lo guardò malcelando la
sua espressione torva.
-Prussia, non lo hai ancora visto? Pensavo che Italia te lo avesse
mostrato.- il fratello
gli dedicò un'occhiata stupita.
-No, me lo ha dato già confezionato.-
Ludwig accennò un
sorriso di triofo che aveva molto l'aria del sorriso un po' bastardo
del fratello. Lentamente liberò la tela dall'involucro e semplicemente
non poté che rimanere senza fiato. La tela gli cadde quasi di mano.
Lo raffigurava quella
notte nel giardino, il suo viso era accarezzato dalla luce della luna e
nonostante i lineamenti non fossero totalmente in luce, era
perfettemente riconoscibile.
Questa tela... è meravigliosa. Italia è così che mi vedi?
Non riusciva a
distogliere lo sguardo dai suoi stessi occhi, al contempo così dolci
verso chi stava guardando e così duri con sè stesso. I suoi capelli
sembravano morbidi, le sue mani si mossero verso la tela in
un'irrazionale voglia di provare a verificare se la sua pelle avesse la
giusta consistenza, se i suoi capelli fossero morbidi come sembravano.
Gilbert si girò e
percorse velocemente il corridoio.
- Se ti servo sono nella mia camera. Awesome Prussia ha di meglio da
fare che non badare al fratello minore.-
Appena il pulcino si
rese conto che il suo padrone se ne stava andando lasciò cadere il
bigliettino, e gli sfrecciò dietro, pigolando.
-Grazie per avermi portato il quadro di Veneziano e il suo biglietto.-
-Prego...- l'acidità
nella sua voce era quasi palpabile.
Devo scrivere ad Italia subito un ringraziamento, è appropriato... è...
al diavolo! Io andrò da lui, non intendo aspettare un momento di più
e...!
Un maggiordomo era
appena irrotto nella stanza, sembrava molto affannatto.
-Signore, è subito richiesta la sua presenza per un fatto della massima
importanza! Mi hanno detto di avvisarla che si tratta di un problema
grosso.-
Cazzo! Facepalm.
-Arrivo.-
Le sue spalle fiere si
curvarono per un attimo, come schiacciate da un peso e Germania dovette
ancora e ancora fare i conti con i suoi doveri di nazione e si
maledisse perché non poteva essere una persona normale, una persona che
ne ama un'altra e che può vederla quando vuole.
***
Ludwig,
sono lieto che il mio
quadro ti sia tanto piaciuto ma non avresti dovuto mostrarlo a Prussia
perché ora si è molto offeso, sostiene che io ne abbia fatto a te uno
più bello ed ora vuole che io lo ritragga ma io non intendo farlo. Faccina
tristissima. Ve- Lud!
Lui è mio amico e tu
anche, ma tu...
Non intendo farlo e sono
molto fermo su questo fatto, io purtroppo non amo lavorare su
commissione, io ho dipinto ciò che mi sentivo di dipingere.
Ti dirò un segreto: il
tuo quadro l'ho dipinto per primo ma non avevo il coraggio di
spedirtelo...
Il quadro è come io ti
vedo nei miei ricordi, posso tracciare ogni più piccolo particolare, è
l'unica cosa che so fare insieme a cucinare.
Se mai tu potessi
venire, mi piacerebbe farti assaggiare le mie lasagne. Faccina
sorridente.
Sono sicuro di non avere
sbagliato i tuoi lineamenti, seppure io non ti abbia più rivisto.
I sogni contano come
rivederti? Se tu ora potessi sentirmi, udiresti la mia risata. Ti
farebbe piacere?
Immagino che la tua
risposta non arriverà prima del Congresso di Berlino ma la mia giungerà
a te sicuramente, perciò sono contento.
Mancano solo tre
settimane.
Io mi tratterrò per due
giorni.
Tuo, amico,
Veneziano.
*****
Un'altro capitolo concluso, le lettere di Germania sono off limits ù_ù
Prossimo capitolo? Fatidico reincontro o....?
Dehihihiho
Blody_354:
asssieee
:D Pruita o Gerita? Questo è il problema... sono contenta che ti
piacciano entrambi così non rimani delusa per quello che sarà perdente
u_u. Piaciute le letterine di Ciano? è sempre così dolce! Regalino
domenicale :D Grazie per i commenti, mi rende felice che ci sia sempre
qualcuno che legge la mia fic!
DenIce: vai
Lud!! Cazzo fatti furbo!! Dehihiho. Thanks for your comment ;D
|
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Capitolo 6 *** Congresso di Berlino_ parte 1 ***
***
Ludwig si sistemò la
divisa, la spolverò nervosamente, aggiustò la sua collana e prese il
fazzoletto di Veneziano. Era così emozionato. Si guardò allo specchio e
ripiegò i capelli all'indietro come faceva sempre.
Ecco, non devo più aspettare, manca così poco. Devo solo camminare e
sperare che anche lui arrivi in orario. Tutto quello che si suppone io
faccia è di arrivare...
La sua testa scattò
verso l'alto, deciso! Prese il suo cappello, se lo calcò addosso ed
attraversò la soglia, cercò di mantenere il contegno migliore per la
situazione. Fuori risultava freddo e calcolatore ma dentro ribolliva di
gioia. Dentro la sua testa sentiva di scivolare sulla pietra delle
strade come se stesse saltellando.
Dopo un viaggio che gli
parve durare delle ore, scese dalla cavalcatura e salì i gradini
dell'imperiosa scalinata del luogo che veniva utilizzato dalle Nazioni
come ritrovo. Lo stile era neoclassico, il bianco del rivestimento
marmoreo sfavillava nella luce fredda della Germania. La grande
timpanatura creava una forte ombra nella parte sottostante le colonne
che lo sostenevano.
Germania si unì alle
altre nazioni per entrare e poi lo vide.
Il mio cuore si è fermato.
Splendido, la divisa blu
gli calzava a pennello, il suo ricciolo ribelle mosso appena da un
alito di vento. Gli occhi dorati cercavano nella folla, si posavano su
ogni volto senza soffermarcisi mai per più di qualche secondo e poi
finalmente trovarono quello che cercavano.
E non era il suo, vide
Italia camminare verso suo fratello, fermo a fianco dell'entrata;
Italia stese le braccia e lasciò che Prussia lo stringesse.
E si è spezzato.
Tutto questo tempo ad attendere, non mi ha neppure visto.
E credette di averlo
sentito spezzarsi due volte quando lo baciò, un bacio innocente
sull'angolo della bocca.
Germania rimase immobile
per qualche secondo come se gli avessero dato uno schiaffo in pieno
viso.
-Ehi Germania!- sentì
una voce allegra provenire da dietro di lui.
Spagna gli diede una
pacca su una spalla, vicino a lui camminava un ragazzo quasi identico
ad Italia ma più alto, di carnagione più scura e con occhi verdi come
le fronde dei sempreverde, il viso sembrava imbronciato.
-Quanto tempo?! Questo è Romano, è il fratello maggiore di Veneziano.- Ludwig non sorrise affatto, si
girò a guardarli e si costrinse a rispondere, come il galateo supponeva.
-Piacere Romano, e ciao Spagna, sono felice di vederti.-
Romano sembrava lìlì per
dire qualcosa ma Spagna lo fulminò con lo sguardo e quello fece uno
sforzo per zittirsi.
Germania tese la mano
verso Romano, il quale con immenso sforzo la strinse, sempre
guardandolo male.
Poco lontano Italia
stava per entrare quando vide Ludwig, stava stringendo la mano a suo
fratello. Lo guardò sopra la spalla un secondo di troppo e poi entrò,
scortato da Prussia.
Germania, Spagna e
Romano entrarono nella sala del congresso insieme, presero posto.
Ho bisogno di distrarmi, io non riesco a capire! Italia mi ha scritto
per tutto questo tempo, ha dipinto per me! Pensavo di essere
importante... pensavo almeno di essere suo amico!
Italia non mi ha nemmeno salutato.
La rabbia e la delusione erano totali in lui.
Si stropicciò
gli occhi con una mano e gettò uno sguardo furtivo verso
Veneziano, che stava amabilmente chiaccherando con suo fratello,
sorrideva, e dalla sua espressione poteva immaginare nella mente i suoi
dolci "ve".
-Spagna, raccontami come vanno le cose da te.-
-Certo!- il ragazzo moro
sorrise e prese a raccontare a Germania del più e del meno, pur sapendo
che non era veramente interessato. Si dimostrò espansivo, solare,
allegro. Romano stava in silenzio e lo ascoltava, la testa appoggiata
al pugno, lo guardava con amore e quasi sorridendo.
Mentre Spagna lo
intratteneva si sentì leggermente sollevato, ma bastava sentire la voce
di Veneziano o solo credere di aver sentito il suo profumo e tutto
ricominciava.
Il momento peggiore
arrivò quando il moderatore dell'assemblea decretò una pausa, Ludwig
sciolse i muscoli mentre aspettava che Spagna tornasse. Romano
continuava a guardarlo in cagnesco.
Sentì un tiepido peso
sulla spalla e si accorse che Italia lo stava guardando, gli occhi
dorati e tesi fissi nei suoi glaciali occhi azzurri.
-Ciao Germania.-
Germania si limitò a
guardarlo con rabbia e non rispose.
-Ehi Bastardo! Mio fratello ti ha salutato, non hai sentito? Hai i
wurst nelle orecchie?-
Ludwig lo guardò con un
disprezzo da gelare il sangue nelle vene e continuò a non rispondere.
Veneziano tolse la mano
dalla sua spalla.
-Non fa niente, Romano.-
la sua bocca diceva questo ma i suoi occhi il contrario, corse verso la
porta che dava sul corridoio e la chiuse sbattendola. Si scontrò con
Spagna.
-Italia!- Veneziano si
fermò ed alzò lo sguardo verso di lui, gli occhi colmi di lacrime.
Spagna lo abbracciò stretto e gli stropicciò i capelli.
-Cos'è successo? Ehi piccolo?- spinse
la testa contro il petto di Spagna e singhiozzò ancora più forte. Pochi
minuti dopo si calmò e lasciò che il ragazzo lo accompagnasse in sala,
lo scortò fino alla sua sedia a fianco di Prussia, si accucciò vicino a
lui e gli asciugò una lacrima con un dito, gli sorrise e gli sussurrò
di stare calmo e di pensare che niente è perduto, che tutto può essere
sistemato. Tornò al suo posto.
-Germania che hai fatto?-
Distolse il viso e si
accigliò.
-Probabilmente Veneziano ti ha frainteso, se ti interessa.- non c'era accusa nella voce di
Antonio, ma semplice constatazione: conosceva Germania da molto tempo e
sapeva che si comportava sempre in modo appropriato, raramente si
permetteva reazioni troppo esagerate, si sentiva subito in colpa a non
compiere il suo dovere.
Ludwig incrociò le
braccia al petto, ma il suo sguardo era colpevole ed affranto.
-Questo mangia-patate bastardo ha fatto piangere mio fratello!- esclamò Romano puntando il dito
contro Germania e guardando Spagna negli occhi.
-Io...! Non volevo certo piangesse, ho solo espresso il mio disappunto!-
-Cazzate...-
-Romano, smettila.-
Spagna prese posto, sembrava volesse aggiungere qualcosa ma cambiò
idea, sapeva che Ludwig doveva sistemare le cose da solo, altrimenti
sarebbe stato tutto inutile.
Ludwig non fece che
sentirsi male per tutto il tempo in cui rimase nella sala.
Veneziano mi dispiace, avrei dovuto mettere da parte il mio malessere,
sei venuto per salutarmi. Forse non avrei dovuto arrabbiarmi così,
infondo è vero che mi hai scritto, ma è anche vero che per ogni lettera
che io ti spedivo mio fratello era lì con te. Mio fratello ha
passato più tempo con te che con me negli ultimi mesi.
Eppure ho pensato che mi saresti corso incontro ancora prima di vedere
Prussia, ero convinto che cercassi me con gli occhi.
Ho sbagliato Veneziano... Ita-chan...
Irrecuperabile.
Mi sento irrecuperabile.
A fine assemblea,
Antonio si girò verso di lui sorridendo, come sempre, e con quel tono
allegro di voce gli fece una domanda.
-Tutte le nazioni si incontrano al pub questa sera, ci sarai anche tu
vero?-
-Veramente...-
-Ci sarà sicuramente Veneziano...- gli
sussurrò in modo che Romano non sentisse.
-Grazie Antonio.-
Spagna si alzò per primo
ed offrì il suo aiuto per alzarsi a Romano, per la prima volta in tutta
la sera Ludwig lo vide sorridere e trovò che fosse molto bello quando
non lo insultava. Mai quanto Ita-chan.
Si alzò lentamente ed
avanzò a fianco di Spagna, ascoltò le sue chiacchere perché trovava la
sua voce rilassante, le mani in tasca.
-Dai Ludwig, e sorridi un po'! Sei sempre così serio, già il
mio Roma è sempre imbronciato, almeno tu!-
- Attento a quello che dici, tomato!-
Ludwig cercò di
sorridere ma era così forzato da risultare quasi spaventoso.
Spagna gli diede una
botta sulla schiena, ridendo a crepapelle.
****
Il pub era pieno di
nazioni, non c'erano umani tranne che dietro il bancone. L'atmosfera
era calda, la luce soffusa. Echeggiavano le risate e i boccali di birra
non rimanevano mai vuoti a lungo. Le cameriere erano tutte sorridenti
ma non si mescolavano con gli ospiti, si limitavano a servirli e poi se
ne andavano come spinta da una forza magica.
L'intero locale sembrava
essere ubriaco, le pareti parevano ridere anch'esse. I quadri di genere
appesi davano un tono allegro e popolare. Non poteva essere più in
disaccordo con lo stato d'animo di Ludwig. (N.d.A= i
quadri di genere hanno per soggetto la vita quotidiana, in special modo
il lavoro della gente umile :D)
Ludwig salutò
educatamente Antonio e Romano, che si sedettero al tavolo di Francia a
cui era seduto anche Inghilterra.
Cercò con lo sguardo
Veneziano e lo trovò quasi subito: era ovviamente seduto vicino a
Prussia, aveva un'aria triste e aveva davanti un boccale di birra
troppo grande per lui. Gilbert lo teneva per le spalle e cercava di
farlo ridere. Italia ce la metteva tutta per accontentarlo. Gilbird
invece svolazzava qua e là raccattando briciole degli spuntini delle
Nazioni, esibendosi in piccoli spettacoli.
Ludwig sapeva sarebbe
finita male con quel boccale, si sedette al bancone solitario e lo
tenne sottocchio mentre si faceva una birra. Osservava le bollicine
risalire lungo il vetro del bicchiere.
Ben presto Austria si
affiancò a lui, erano sempre andati d'accordo perché di animo serio
entrambi. Parlarono dei loro affari, degli ultimi avvenimenti. Niente
implicazioni nelle loro discussioni, niente amicizia, niente affetto.
Semplice benessere, non si dispiacevano.
Si rigirò verso il
ragazzo italiano, un attimo prima Veneziano era seduto vicino a Prussia
e l'attimo dopo era sparito!
Dov'è finito? Dove si sarà cacciato?
-Scusa Rod, devo andare. Ci vediamo!- si alzò velocemente.
-Ma ehi!- Rod lo guardò
con aria di disappunto.
-Scusa, si tratta di un'emergenza.-
Scattò verso la porta
del pub, la aprì e si catapultò fuori.
****
Dov'è finito Ita-chan? Gli sarà successo qualcosa? Germania impazzisce
al solo pensiero! Lui lo sai che è tutta colpa sua qualsiasi cosa
succeda.
Anche Germania riceverà il suo benvenuto ;D
Blody_354: ogni
volta che devo scrivere il tuo nome mi dimentico la sequenza di numeri
xD uffa! Ti svelo un piccolo segreto, mi sto letteralmente COSTRINGENDO
ad aggiornare poco spesso, se volessi potrei spiattellarti tutta quanta
la fic anche oggi, ma così che gusto c'è? :( ! Dehihio, sono davvero
felice di aver scatenato delle emozioni scrivendo :3 è il mio
obiettivo! Solo che mentre scrivevo io ero superfelice che fosse
Germania a ricevere il quadro più bello x3 oh! Che cazzo! Tutto Prussia
niente Lud?? Prussia gli ha portato via l'amore della sua vita e te sei
gelosa del povero Lud? do'h! hahaha... la cosa mi ha stupito!
Cooomunque non dirmi che il nostro Germany non è super innamorato di
Ita-chan! :D alla prossima!!
|
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Capitolo 7 *** Congresso di Berlino _ parte 2 ***
Capitolo Sette
Lo vide poco più avanti,
malfermo sulle gambe. Gli andò in contro e lo prese per le spalle.
-Ita-chan! Dove credi di andare da solo, a quest'ora della notte!- uno sguardo sinceramente
preoccupato per lui.
-Lasciami in pace!- biascicò
cercando di spostarlo e divincolandosi dalla sua presa.
-Veneziano sei anche ubriaco?-
Lud lo tenne stretto, non gli passò nemmeno per l'anticamera del
cervello di lasciarlo andare.
-Accidenti a te!- scoppiò
in lacrime e batté i pugni sul suo petto.
Germania gli prese i
polsi, stringendoli forte ma non fino a fargli male.
-Smettila Italia!-
gli disse, guardandolo fisso nei suoi occhi dorati pieni di lacrime.
-Ti sono così indifferente? Hai risposto alle mie lettere perché ti
facevo pena?- urlò
Ciano, squotendo il piccolo e candido viso, ora arrossato dal pianto e
scosso dai singhiozzi.
Germania gli sorrise,
sollevato e lo strinse forte. Italia lo cercò di respingere ma molto
debolmente e poi si abbandonò. Si lasciò cullare dal suo respiro finché
le lacrime smisero di scorrere lungo le sue guancie.
Germania era la sua
roccia.
-Mi dispiace Italia, ero geloso di Prussia.- Veneziano alzò il viso verso di
lui, guardandolo con i suoi occhi dorati arrossati e fece una cosa che
sorprese Germania, e avrebbe sorpreso chiunque, gli assestò un sonoro
schiaffo.
-Non farlo più! Gli amici non fanno questo.- Ludwig si massaggiò la guancia
distrattamente, cercando ancora di capire quale fosse l'umore di
Italia, si sentiva pietrificato.
Si discostò dal suo
corpo ma lo fece con troppa fretta per i suoi riflessi, barcollò
leggermente di lato e Ludwig lo sostenne, ancora. Senza pensarci
nemmeno per un secondo, anche se aveva preso uno schiaffo.
Come sei sciocco Italia, perché hai bevuto così tanto se non reggi
l'alcool?
-Germania, portami a casa.-
-Dove sei alloggiato?-
finse di non capire, la sua pragmaticità non poteva semplicemente
accettare una simile fortuna.
-No Germania, portami a casa tua.-
Tu-tum.
I-Ita-chan! Strinse le
sue spalle piccoline e lo guardò intensamente. Se non
fosse ubriaco non mi farebbe questa richiesta.
Poco male! Almeno posso tenerlo d'occhio. Vecchio volpone.
-Dov'è Prussia?- chiese
a Ciano, senza sperare in una grande risposta.
-Oh... ha detto che si allontanava una decina di minuti, andava in
bagno, non so...-
-Andiamo ad avvertirlo che ti porto a casa.-
-N-no... Ludwig. Portami solo a casa tua, non voglio parlare con lui.-
-Si preoccuperà.-
-Non importa, non importa.- scosse
la testa e gli si avvicinò, piano, gli mise una mano sul petto e lo
baciò dolcemente. Il suo alito odorava di birra. Lud si scostò di
fretta, si guardò intorno per assicurarsi che nessuna nazione li avesse
visti.
-Vieni con me, prendiamo la mia cavalcatura. Appoggiati a me.- gli parlò con molta dolcezza e
lo condusse via.
Lo fece salire sul suo
cavallo, lui si mise dietro per poterlo sorreggere e partì al galoppo.
-Questa città è bellissima, ha un suo fascino, come te Ludwig. è
diversa dalle città italiane, il tempo è meno pietoso, le nuvole
corrono veloci. L'atmosfera è più fredda.- la mente ottenebrata
dall'alcool aveva perso ogni inibizione e correva liberamente. Così
Germania poté seguire quelli che erano i pensieri di un artista, poté
vedere tramite gli occhi dell'artista il suo mondo. Che gli era sempre
parso così grigio.
-Le vie sembrano più sicure, le persone escono e cantano nei bar, si
divertono tutti insieme.-
L'aria fresca della sera
gli muoveva il ciuffo, Veneziano si sentiva bene nonostante la testa
gli girasse e il mondo sembrasse muoversi troppo velocemente per i suoi
riflessi, rideva appoggiando la testa a Germania.
-Questa notte Germania mi porta a casa sua! Germania è di nuovo mio
amico, lo sarà per sempre?-
e aggiunse sussurrando - o mi lascerà di nuovo?-
Ludwig lasciò che il
ragazzo dicesse tutto quello che voleva, ascoltando mentre guidava il
suo purosangue nero. Il profumo della sua pelle era davvero buono e i
suoi capelli gli solleticavano il naso. Il suono della sua voce,
festante e un po' strascicata, le canzoncine che intonava, stonandole
miseramente, lo facevano stare bene.
- Ita-chan, elogi tanto il freddo della mia terra ma tu non ami il sole
del tuo paese?-
-Certo che lo amo, ma cambiare orizzonti è sempre un nuovo stimolo.- rise un po' troppo sguaiatamente
e quasi perse l'equilibrio.
-Stai attento per favore! Non ti fa certo bene se cadi da cavallo
mentre corriamo.-
-Hahaah! Lo so Germania, sai che c'è? Vorrei trovarti un soprannome!-
Germania arrossì e si
accigliò.
-Lu? Naaah, fa schifo! Lud? Mh... Germany? Mio fratello ti chiama
Potato-Bastard! Haaha!-
Veneziano schioccò le
dita, fulminato dall'illuminazione che aveva avuto.
-Ho trovato! Ti chiamerò Jey, ma non con la G di Germania perché se no
assomiglia a Gay! Jey con la J!-
-Ita-chan, sei proprio ubriaco fradicio.- non poté fare a meno di
stamparsi una mano sul viso.
-Ti chiamerò così anche se non vuoi.-
-Lo so. Domani quando ti ripeterò questa frase riderai.-
-Domani si torna seri, si torna ai propri posti.- Germania si avvicinò al suo
viso, cercando di farlo sentire meglio, capendo che i suoi pensieri non
erano dei più felici in quell'istante.
-Non intristirti Ita-chan.-
Italia si distrò
guardandosi intorno, soffermandosi sulle case, suoi colori, sulle pure
forme, immaginò mille tele da regalare a lui e a Prussia.
-Siamo quasi arrivati, Ita-chan.-
Poco dopo fermò il
cavallo, scese e tese le braccia verso Italia, lui si lasciò scivolare
verso Ludwig che lo posò a terra con delicatezza.
-Jey non ho per niente sonno!-
gli confidò ridacchiando.
-Vieni.-
Ludwig lo prese per mano
e gli aprì il portone di casa, affidò il cavallo al maggiordomo e lo
condusse nel corridoio.
Le porte si susseguivano
tutte uguali fino a che una non colpì Veneziano: la porta era più
grande delle altre, il legno pareva più pregiato, l'essenza era scura e
ricercata.
-Questa è la mia camera, entra Veneziano.-
-Ok Jey!-
Il ragazzo entrò
trotterellando e si sedette pesantemente sul letto.
Ludwig si chiuse la
porta dietro di sè senza sapere cosa pensare di Italia, l'alcool aveva
buttato alle spalle di Veneziano la sua tristezza, come se potesse
sollevarlo da ogni ricordo doloroso e aveva messo in luce tutta la sua
allegria.
-Ho voglia di.... Pastaaaa!-
esclamò alzando un braccio verso l'alto.
-Veneziano è notte fonda!-
-Posso prepararla per favore?-
-Domani a pranzo...-
-Per favore?-
-No Ita-chan!-
Germania gli posò la
mano sulla testa e gli scompigliò tutti i capelli, Veneziano sporse il
labbro inferiore e lo mosse come se stesse per piangere, fece gli occhi
dolci e sbattè le ciglia.
Germania si girò
imbarazzato, aprì l'armadio e ne tirò fuori una coperta che stese sul
divano, dove intendeva dormire per lasciare il letto a Veneziano.
Nell'armadio Italia vide
anche una delle uniformi di Germania e gli si illuminarono gli occhi.
-Che bella divisa, Jey!-
Prima ancora che
Germania potesse anche solo immaginare cosa stava per fare, Italia si
sfilò gli stivali saltellando, si tolse i pantaloni, la giacca e la
maglietta. Il tutto rischiando di cadere mille volte.
Prese i suoi vestiti e
se li infilò, senza pudore. Ogni cosa gli pendeva addosso in modo
buffo, si teneva i pantaloni con le mani e il cappello gli pendeva
sugli occhi.
Germania, dopo un primo
momento di imbarazzo, scoppiò a ridere fragorosamente, si coprì gli
occhi con una mano e si deterse le lacrime che non riusciva a
trattenere, da quanto rideva.
-Mi devo mettere i tuoi Veneziano?- disse pinzando con due dita la
fine della spalla della divisa e alzandola all'altezza della spalla di
Ciano.
-Ti prego Jey fallo per me, per il tuo Ciano!-
-Io scherzavo!- disse
strabuzzando gli occhi e arrossendo di nuovo.
Si sentiva sé stesso per
davvero solo quand'era con lui, si rendeva conto che poteva lasciarsi
andare senza nemmeno la più piccola barriera o maschera, perché Ciano
non l'avrebbe giudicato.
Lo avrebbe mai respinto?
-Vorrei tanto vederti con addosso i miei vestiti!-
-Apparte il fatto che ora come ora non mi va di spogliarmi, in più
penso non riuscirei nemmeno ad infilare una gamba nei tuoi pantaloni
Ita-chan.-
Scosse la testa e
cominciò a prendere la maglietta nera con cui dormiva, prese la sua
collana e se la sfilò. Mentre si piegava il fazzoletto azzurro di
Veneziano cadde dalla sua tasca, il ragazzo moro lo raccolse e gli
sorrise.
-Il mio fazzoletto! Vuoi tenerlo tu ancora? Domani me ne andrò, me lo
ridarai quando ci vedremo spesso, perché quel momento arriverà prima o
poi.-
-Jey, ne sono sicuro...-
-Allora tu prendi la mia croce.-
Veneziano sorrise e mise
la mano sotto quella di Ludwig, che lasciò cadere la collana nella sua,
più piccina.
-Ciano prende la collana di Jey come pegno.-
Veneziano prende la mia collana come pegno d'amore, ed io il suo
fazzoletto, che pegno è per lui?
Amore o amicizia?
-Dai ora togliti la mia divisa e mettiti a dormire, domani sarà una
lunga giornata.-
-Ha così fretta di vedermi nudo?-
-I-Ita-chan!!- Germania
arrossì violentemente e cominciò a balbettare facendo gesti, alla fine
si spalmò una mano sulla faccia.
-Tanto io dormo in boxer. Sentito? Ciano dorme in boxer!-
Mentre con una mano si
teneva i calzoni, con l'altra Italia gli porse la catenella. Germania
la prese e Veneziano si girò perché lui gliela mettesse, quando ebbe
finito lo abbracciò appoggiandogli il viso ad una spalla, dovette
curvarsi molto e poteva sentire con una guancia il calore che emanava
la faccia arrossata di Veneziano.
-Jey...-
Germania si tirò su e
gli sbottonò la giacca per poi sfilargliela. Veneziano lasciò cadere i
pantaloni lungo le gambe e lasciò che Ludwig glieli togliesse alzando
prima un piede e poi l'altro. Germania ripose la sua uniforme
nell'armadio ed aspettò a richiuderlo. Si tolse a sua volta l'uniforme
sedendosi sul letto mentre Italia lo guardava, appoggiato con la
schiena all'anta chiusa dell'armadio, sorridendo malizioso, si infilò
la sua maglietta nera aderente.
-Peccato, potevi non metterla.-
-Ita-chan!-
-Ehi non sai stare allo scherzo Jey!- Veneziano gli fece una
linguaccia e si sedette sul letto.
-Allora gute nacht Ciano.-
Andò verso il divano
quando la manina di Italia lo trattenne. Germania girò il viso verso di
lui, da sopra una spalla e Veneziano lo guardò imbarazzato.
-Ultimamente ho degli incubi e il tuo letto è abbastanza grande per
entrambi.-
-Non è appropriato.-
-Se tu andassi sul divano, io ti dormirei sopra. Vuoi che io dorma
scomodo Jey?-
-N-no...-
-ve-ve-ve, Ciano vince ancora. Ve!-
Veneziano si spostò
lateralmente perché lui potesse entrare sotto le coperte, si distese a
pancia in giù e affondò il viso nel cuscino; il profumo di Germania era
impresso in ogni cosa.Distese le braccia come un gatto che si tira la
pelle.
Non sono mai stato tanto arrendevole in vita mia, non so che mi fa
questo ragazzo.
Ludwig lo guardava,
imbarazzato, le braccia incrociate dietro la testa ed una gamba
ripiegata verso l'alto.
Veneziano si girò dalla
sua parte.
-Ciano vuole molto bene a Jey ed è felice di essere qui.- si pungolò su un gomito e con lo
stesso braccio si sosteneva la testa.
-Jey è felice che Veneziano sia qui?-
-Non sai nemmeno quanto...!- Germania
si accorse troppo tardi di aver dato voce ad i suoi pensieri.
Stupido stupido stupido!
-Jey.- sorrise e si girò
su un fianco, dandogli la schiena.
-Ho una curiosità da chiederti.-
-Ciano è tutto orecchi!-
-Tuo fratello e Spagna... stanno insieme?-
-Si da molto tempo Antonio e Romano vivono insieme. Perché?-
-Niente, me lo chiedevo da un po'.-
Sembrano così felici. Potremmo mai essere così anche noi? O
almeno solo tu...
-Anche io e Prussia abbiamo vissuto insieme, quando lui veniva a
trovarmi.-
Ciano lo disse con
naturalezza ma Germania sentì una fitta al cuore. Cercò di trattenersi,
strizzò gli occhi e serrò le labbra ma poi esplose.
-Non devi dirmi queste cose Veneziano. Non voglio sentirle!-
-Jey?- Italia sembrava
spaventato e sorpreso insieme, disse un piccolo Ve.
-Non sono felice quando parli di mio fratello, quando lo abbracci e
quando lo baci.-
-Non mi rende felice, mi fa arrabbiare. Mi fa imbestialire!-
Il ragazzo morò capì,
nonostante i fumi dell'alcool, che Germania non era arrabbiato con lui
ma semplicemente geloso, era così ovvio.
Italia sorrise e si girò
verso di lui, si puntellò di nuovo su di un gomito e piano si chinò su
Germania, strofinò il nasino contro il suo. Ludwig socchiuse gli occhi,
con il cuore che batteva a mille e una gocciolina di sudore che cadeva
lungo l'attaccatura dei capelli, ed aspettò il suo bacio, che non tardò
ad arrivare.
Le sue labbra erano
calde e morbide, la vista non gli rendevano giustizia, il suo alito
aveva ripreso il consueto odore di agrumi ma Ludwig sapeva che non era
ancora sobrio del tutto.
Italia gli accarezzò il
viso con la sua mano piccola ed affusolata.
Ludwig si lasciò andare
e dischiuse le labbra, incapace di dominarsi e Veneziano lo
assecondò, introducendo la sua lingua curiosa tra le labbra del ragazzo
biondo.
L'alcool che ancora
circolava nelle vene di Veneziano lo rendeva disinibito e quando
Germania cominciò ad accarezzargli i capelli e toccargli il ciuffo,
perse ogni freno.
Italia sciolse il loro
bacio e gli si mise sopra cavalcioni.
-Veneziano!- Ludwig lo
guardò, con gli occhi socchiusi, sorpreso e compiaciuto insieme.
Gli sfilò la maglia e
Ludwig non oppose resistenza, si lasciò guardare e lasciò che lui
prendesse confidenza con i suoi muscoli definiti ma quando Italia si
fece più audace prese le sue mani e dolcemente gli impedì di arrivare
ad un punto di non ritorno.
Alzò il busto e
raggiunse le labbra di Italia, lo baciò e poi gli lasciò le mani
abbracciandolo.
-Fai che questa notte tra me e te siano solo baci e carezze, Italia
Veneziano.-
Disse in un soffio.
Mi odio per essere sempre così razionale: non posso apporfittare della
situazione, è Veneziano o l'alcool che comanda? Non voglio dovermi
cheidere in un futuro se la prima volta che abbiamo fatto l'amore sia
stata la birra a volerlo o lui.
Se è destino che accada, non sarà questa sera. Se è veramente destino,
come credo che sia, ci sarà nuovamente l'occasione, e se non ci dovesse
essere e io mi stessi sbagliando non avrei portato Veneziano a
commettere un grosso errore. Va bene in entrambi i casi.
Sto proteggendo la persona che amo.
-Jey...- si abbandonò
al suo petto e si calmò, poco dopo si staccò e guardò Ludwig negli
occhi, sembrava volesse dire qualcosa ma si fermò prima di proferire
parola. Appoggiò la fronte alla sua.
Germania si distese e
lasciò Veneziano libero di muoversi, questi si sistemò al suo fianco a
poca distanza, dandogli la schiena.
-Buonanotte Jey...-
-Dormi bene Ciano...-
-Promettimi che non mi lascerai di nuovo...- sussurrò prima di scivolare nel
sonno, Germania si sentì molto colpito perchè questa volta non aveva
fatto abbastanza piano perchè lui non lo sentisse.
Germania si avvicinò a
lui e lo abbracciò da dietro, mise la testa più in alto sul cuscino e
aderì a lui, per farlo sentire protetto e mai solo.
***
-NO!! AH!-
Veneziano urlò a pieni
polmoni e si tirò a sedere, aprì gli occhi di scatto e si toccò il
viso, rigato di lacrime.
Veneziano!
Germania si svegliò di
soprassalto e Ciano si girò verso di lui con gli occhi sgranati e
scoppiò in singhiozzi.
-Ehi... Piccolo...- si
sporse per abbracciarlo.
-Non toccarmi!- lo
guardò con un odio così profondo negli occhi che Germania temette di
incenerirsi in un istante. Com'era venuto, il lampo d'ira se ne andò
per lasciare il posto alla consueta solitudine e tristezza. Ciano
strinse tra le dita la croce che gli aveva dato e si ripiegò
su se stesso.
Ludwig capì di potersi
avvicinare e lo prese tra le braccia, lo cullò e lo aiutò a calmarsi
col suo respiro regolare e sicuro.
Veneziano seguiva
l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto, il ritmo lento lo calmò. Il
calore delle emozioni di Germania lo assaliva.
Sapeva di averlo ferito.
- Germania, non lasciarmi.- pianse
- Ho questo terrore folle di rimanere solo ancora.-
-Ho bisogno di te...-
-Italia, non ti lascerò.-
Stretto nel suo
abbraccio, Italia aprì lentamente gli occhi perché non ne era affatto
sicuro, ancora non si fidava abbastanza per lasciarsi completamente
andare. Strinse le sue spalle.
Non poteva semplicemente
dargli tutto sè stesso senza riserve perché aveva paura, non intendeva
ancora scegliere tra lui e Prussia. Voleva una via d'uscita se il
dolore lo avesse sorpreso ancora, non voleva rimanere solo come prima.
-Ciano, stenditi.-
Veneziano ubbidì e si
stese vicino al suo cuore, poteva sentirlo correre più veloce e poi
stabilizzarsi quando Germania elaborò quanto gli stava vicino.
Quell'odio nei suoi occhi, così profondo ed era tutto per me. Ora ho
capito che oltre a ricordarsi tutto, non si fida di me. Non si lascerà
mai andare del tutto... con me.
La tristezza lo assalì,
solo qualche ora prima si sentiva così felice e tutto distrutto in meno
di un minuto. Era bastato il suo sguardo.
Nella sua vita aveva
pianto davvero poche volte ed era sempre stato solo, quella notte una
lacrima solcò la sua guancia.
Germania appoggiò il
viso alla sua testa e lasciò che la lacrima cadesse su quello di lui,
ancora umido ed arrossato.
-Ti chiedo perdono, per ogni cosa che ti ha ferito, Ita-chan.-
Veneziano chiuse gli
occhi. Senza sapere se quella frase venisse dal suo subconscio o se
Germania l'avesse pronunciata per davvero.
***
Germania aprì gli occhi,
era disteso sulla schiena e teneva una gamba ripiegata, Veneziano
dormiva per metà sopra di lui, la testa sul suo cuore, un braccio
attorno al suo viso e l'altro poggiato sul petto. Accarezzò una spalla
del ragazzo e guardò fuori dalla finestra: era già mattino.
Alle sue carezze
Veneziano si scosse debolmente e alzò il viso, strofinò la guancia
contro la sua.
Lo guardò e sorrise, gli
diede un bacio.
Germania lo strinse
senza mai ricambiare il suo sorriso, lo guardava con quegli occhi
glaciali che nascondevano un mare di sensazioni.
Veneziano si scostò
dolcemente e uscì dal letto, si diresse alla finestra e guardando fuori
si stiracchiò. La luce calda del mattino gli lambiva la pelle chiara.
Germania lo seguì e e
gli posò le mani sulle spalle.
-Avrai bisogno del bagno Ita-chan, la porta blu vicino all'armadio.-
-Grazie Germania.-
Lo guardò un po'
accigliato ed arrossì, gli sfiorò la mano piccola ed affusolata di
artista.
****
Super capitolo super lungo!! Finalmente qualcosina di più che un bacino
:D sia Ciano che Lud si sono messi molto più a nudo di quanto avrebbero
voluto, ma doveva andare così, me lo sento *-*
Blody_354: Numero
uno, eccoti accontentata, sentimenti cazzo! Sia per Lud che per Ciano,
un piccolo lieto fine! Ma ora Lud ha ancora più dubbi di prima, non ha
trovato che poche risposte :( povero tato.
Numero due: Spagna è in assoluto uno dei miei personaggi preferiti, lo
amo lo adoro lo lovvo tutto quello che vuoi hahah! Sono contenta di
essere riuscita a riprodurlo così com'è! E per Romano ho immaginato
anche io la stessa scena di ribrezzo XD aveva paura di prendere
l'aviaria hahah!
Numero tre: ti capisco. Credimi ti capisco.
Numero quattro: anche a me ha fatto arrabbiarissimo, ma poi si è
pentito! E si è fatto ampiamente perdonare no? ;)
Numero cinuque: fuori strada LOL, Ciano non è tipo, era così triste
poverino voleva solo scappare via, ma Lud non lo lascerà mai arrendersi!
E.... non sono d'accordo con te! Lud dentro di sè vorrebbe che Ita-chan
cambiasse, ma perché lo ama così tanto che vorrebbe solo il meglio per
lui! In realtà Lud lo ama così com'è, se fosse diverso non sarebbe suo
amico e non lo amerebbe nemmeno: è proprio il fatto che lui sia così
spontaneo, fragile che gli da tutta la voglia di proteggerlo! :D almeno
il mio Lud la pensa così! E per Prussia... quella del donnaiolo è solo
una facciata, quando ama davvero non si lascia andare nè lo desidera,
però non escludo che con una buona dose di birra e frustrazione.... ecc
ecc dehihio!
Per finire! Ho aggiornato così presto perché te lo sei guadagnata ù_ù
io ADORO le recensioni lunghe, mi piacciono! Rispondere a tante domande
e pareri è gratificante :) fallo sempre :D
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Capitolo 8 *** Congresso di Berlino_parte 3 ***
***
Ludwig si stava mettendo
la maglia da tenere sotto la divisa, i muscoli definiti scintillavano
delle goccioline d'acqua residue dalla doccia. La maglia gli aderì
completamente addosso e quasi si rifiutava di coprirlo interamente a
causa della pelle bagnata.
Veneziano, già del tutto
vestito, lo guardava con gli occhi grandi color miele.
Non si sentiva a
disagio, ma vederlo così gli scatenava delle emozioni che non era
carino nominare. Arrossì di botto e abbassò lo sguardo, disse qualche
piccolo Ve, per farsi coraggio, e poi parlò, il tutto stropicciandosi
le mani.
-Germania... io... ho fatto qualcosa di sbagliato ieri sera?- lo guardò con i suoi grandi
occhi da cucciolo.
-No, non per me Italia. Non ricordi? Davvero non ricordi nulla di tutto
ciò che è successo?-
Non è possibile, non era così ubriaco da non ricordare niente, non può
avere dimenticato! Per me è stato meraviglioso, ogni suo singolo bacio,
non può...
Si sentiva già
prosciugato solo al pensiero che potesse non valere niente tutto ciò
che era successo.
-No ricordo quasi tutto, ma in modo un po' confuso... ricordo più che
altro delle sensazioni connesse a delle immagini.- abbassò lo sguardo, sempre più
rosso in viso.
-RIcordo alcune cose... ma non ricordo bene com'è finita...- disse con molto imbarazzo.
-Io non vorrei aver dimenticato qualcosa di molto importante... ricordo
che avrei voluto dirti... niente...-
-Ciano, non... non abbiamo...- abbassò
gli occhi.
-Oh...- sembrava deluso
ma sollevato.
-C'è qualcosa che non va?-
-Da quello che ricordo ho... io credevo... avevo una sensazione... Jey!
Mi fai vergognare!-
Germania guardò altrove,
ancora il ricordo dei suoi occhi pieni di odio, si sistemò i capelli
con le mani, strinse la cintura della divisa.
-Jey?- Germania si girò
verso di lui. - Mi dai un bacio? Ve.-
Il ragazzo lo
accontentò, lo baciò da togliergli il fiato e poi gli scompigliò i
capelli, toccò il suo ciuffo con le dita e Veneziano subito arrossì.
Questa è l'ultima volta che lo bacio? Sarà l'ultimo giorno che ci
vediamo prima di chissà quanto tempo e prima che mio fratello lo abbia
definitivamente conquistato?
Potrà mai farcela senza di me?
-Mh, no Jey!- lo guardò
accigliato, senza capire.
-Il ciuffo... non toccarlo...-
-Perchè?-
-Si fa tardi, dobbiamo andare alla riunione!-
Ciano scattò in piedi e
prese la porta quasi scappando.
-Non vuoi fare colazione?-
Germania lo guardò andarsene perplesso, senza minimamente capire.
Scrollò le spalle.
-Ho promesso a Prussia che sarei andato a mangiare qualcosa con lui.- Italia continuò a camminare
cercando di fare come se niente fosse, il suo ciuffo vibrava come se i
capelli potessero avere un tic, lui cercava di comportarsi normalmente
e canticchiava qualche Ve, ripeteva qualche Pastaa.
-Ah, ok. Ti porto da lui.- lo
condusse con una mano sulla schiena fino alla porta, gli diede il suo
cavallo preferito e ne prese uno qualsiasi per sé. Gli mostrò la strada
senza dire una parola.
Si chiuse in un ostinato
silenzio ostile.
Arrivarono davanti al
luogo dove si tenevano i Congressi, Ciano scese aiutato da Ludwig,
sorridente. Il ragazzo biondo lo ricambiò ma non si sentiva
particolarmente felice.
-Veneziano!- vide un
uccellino giallo volare nella sua direzione e portò una mano sopra gli
occhi, come se fosse una visiera.
Prussia abbracciò di
slancio Italia, comparendo da chissà dove, lo strinse forte forte a sè.
La sua voce tradiva tutto il dispiacere e la tensione. Lo stringeva
forte come per potersi accertare che stesse bene, che non avesse nulla
di rotto.
-Oh Italia ti ho cercato ovunque ieri sera, non ho chiuso occhio questa
notte! Non farlo mai più ok? Io non posso sopportare di non sapere se
stai bene o male!-
-S-scusa Gil...-
-Promettimi che non lo farai più.-
-Promesso.- Prussia
affondò il viso nei suoi capelli e lo prese in braccio tanto era forte
il sollievo. Respirò profondamente il suo profumo penetrante.
-Senza contare che la mia awesomness ne risente se non dormo!- rise per sdrammatizzare.
Germania si prese due
minuti per osservare il viso del fratello, aveva gli occhi cerciati di
nero, le palpebre pesanti e delle profonde rughe sulla fronte. Il
sollievo illuminava tutto il suo viso.
-Dove sei stato?- Prussia
tornò serio.
-Ero con Germania...-
cercò di scusarsi il piccolo Italia, che era troppo mortificato per
dirgli anche che si era ubriacato nonostante tutti i suoi sforzi per
tenerlo allegro.
-Ah...-
-Ciao fratello.- si
staccò da Italia e lo guardò un po' acidamente, ma tutto sommato si
sentiva sollevato perché quanto meno era sicuro che con lui era stato
bene.
-Ciao West, me lo hai trattato bene? Andiamo a fare colazione Ciano?-
-Si! Dici che se chiedo della pasta me la danno nonostante sia
mattino?- Prussia lo
prese per mano e lo portò via, sorridendo.
Quando è con lui non sembra triste, nei suoi occhi non vedo nessun
dispiacere, forse sarebbe meglio se io mi facessi da parte.
Forse per questa volta Prussia è davvero innamorato, non l'ho mai visto
così preso da una sua cotta, se volessi davvero bene a Italia dovrei
farmi da parte, dovrei riuscire ad accettare che per lui sia più facile
stare con Prussia che con me.
Io sono responsabile, non lo lascerei. Non avrei voluto farlo un tempo
e non vorrei farlo nemmeno ora, ma non voglio che Italia viva nella
continua paura di perdermi.
Forse è lo stesso che pensa anche lui.
Questo pensiero lo ferì
molto. Ludwig si girò, mise le mani in tasca quando vide Spagna da
solo. Gli andò in contro.
-Ehilà Ludwig! Fatto pace con Ciano?- Spagna sorrideva fiducioso e
solare.
-Si, abbiamo chiarito tutto.-
-Sono felice per te!-
gli diede una forte pacca sulla schiena e rise. Ludwig si guardò
intorno e poi gli pose una domanda.
-Romano?-
-Il mio Romanito è con Francia!-
-E sei contento? Francia è un po' strano... non sei preoccupato?-
-Nah... Romano grida tanto forte che se anche Francia cercasse di
portarmelo via io lo sentirei subito, e lo salverei. E se non volesse
essere salvato io lo attirerei in trappola con un tomato hahah!-
Ludwig gli regalò un
mezzo sorriso, lui era uno dei pochi che lo facevano sentire felice, o
quanto meno allegro.
-Germania mi sembri un po' triste... c'è qualcosa che ti affligge? Me
ne vuoi parlare?- Spagna,
che era fortemente empatico, sentì subito che qualcosa non andava e
desiderò aiutare il suo amico come poteva. La sua espressione si fece
attenta.
-Vieni con me.-
Germania lo condusse al
bar dove andava sempre con suo fratello a bere, aveva voglia di parlare
con lui, sicuramente avrebbe potuto dargli dei buoni consigli o quanto
meno si sarebbe sentito meglio a parlare con lui. Condividevano lo
stesso tipo di amore, amavano un bellissimo uomo italiano.
Si sedettero al tavolo
in disparte, Germania dava le spalle alla porta. Ordinò un caffé nero e
una brioche e Spagna solo dei dolci. Tamburellò con le dita.
-Allora, cosa ti turba Lud?-
Germania sospirò, si guardò intorno con aria afflitta e poi confessò i
suoi più segreti timori.
-Spagna, ho paura di non andare bene per Italia...-
Spagna sorrise e lo
guardò inclinando la testa, come se non avesse capito la stronzata
uscita dalla sua bocca.
-Cosa vuoi dire?-
-Che con me è triste... lo sento.-
Germania si coprì il viso con il palmo della mano, in un gesto di
spossata rinuncia.
-Sei preoccupato di non renderlo felice quanto vorresti?-
-No... io so che lo renderei felice, ce la metterei tutta, il problema
è ora... lui ha paura di non potersi fidare di me...-
-Perché?-
-Quando eravamo piccoli abbiamo passato molto tempo insieme, ma ho
dovuto lasciarlo e gli avevo promesso sarei tornato, invece non l'ho
potuto fare.- Sospirò.
La verità cadde pesante
come un macigno.
-La verità è che l'ho dimenticato.-
-E Ciano... lui si ricorda di questo? Ne avete parlato?- Germania sembrò un po' sorpreso
perché non aveva nemmeno considerato l'idea di affrontarlo apertamente.
-No... non ne abbiamo parlato ma da come mi guarda, da come si
comporta, da alcune cose che dice, io so che lui si ricorda benissimo.
E non può fidarsi di me, non potrà farlo mai.-
Spagna cercò di non far
trasparire l'emozione di fastidio che gli provocava vedere il suo volto
rassegnato, abbattuto. Era quello il Germania che conosceva? Lui non si
sarebbe mai arreso!
-Perché dici "mai"? Questo non puoi saperlo Ludwig.- esclamò allora.
-Ma se non mi lascia stargli vicino davvero! Come posso fare a
convincerlo che non lo abbandonerò se lui non mi permette di amarlo?- batté il pugno contro il tavolo,
attirando l'attenzione delle persone.
-Mi lascia avvicinare e poi mi allontana.-
-E quindi cosa farai?-
-Quindi stavo pensando che per lui è meglio stare con qualcuno di cui è
sicuro...-
-Stavi pensando che tuo fratello è più affidabile di te?-
-No certo che no, ma di lui Veneziano non si deve preoccupare, non deve
avere paura che lo lasci perché Prussia non lo ha mai fatto prima e non
lo farà in futuro.-
-Io invece l'ho già fatto, per quanto ne sa Veneziano potrei rifarlo
anche domani.-
-Allora perché semplicemente non glielo dici?- era così ovvio, chiaro, lampante
per Spagna! Parlarne, semplice!
-Perché non posso...-
-Beh potresti...-
-Io vorrei che lo capisse da solo, non voglio doverlo convincere a
parole, io vorrei dimostrargli che sono qui. Vorrei che lui sentisse di
potersi fidare di nuovo di me.-
La Nazione bionda era
più un uomo di azione che di parole.
-Germania, se lo ami così tanto allora fai che sia lui a decidere, e
anche non scegliesse te, continua a cercare di stargli vicino come
puoi.-
-Io non posso vederlo con Prussia, se non scegliesse me le nostre
strade non possono che dividersi perché mi sentirei morire a vederli
insieme, certo potrei rispondere alle sue lettere... ma non posso
assolutamente accettare che stiano insieme.-
-Ho capito... allora non ti resta che dimostrargli quanto gli vuoi
bene...-
-Non dovrei farmi da parte?-
-No... perché le tue paure sono insensate, posso capire che tu non
voglia che lui abbia paura e che si senta triste, ma io penso che
quando lui potrà fidarsi di te la sua tristezza sparirà e la felicità
sarà di molto superiore a quella che prova stando con Prussia...
infondo è te che ha aspettato per centinaia di anni. Non vorrai tirarti
indietro e deluderlo?-
-...-
Germania allungò il
braccio verso quello di Spagna, i due si strinsero l'avanbraccio.
-Grazie Antonio.-
Spagna gli sorrise,
radioso.
-Non c'è di che, lo faccio anche per Italia! è il fratellino del mio
dolce Romanito.-
****
Dilemma esistenziale, Ciano o non Ciano? Questo è il problema di Lud :D
Come finirà il congresso? Una importante decisione deve essere presa,
da questa dipendono le sorti di Italia!
Prussia, per ora offre appoggio e sicurezza... ma Prussia non è
Germania... o no? Ita-chan è molto confuso!
Blody_354: dehihho....
siccome il punto di vista è quello di Lud non posso metterci troppa
Pruita ç_ç ne soffrirebbe troppo povero tato! Preferisco lasciare
intendere ;) Lo so che deluderò le fan del nostro amato Prussia ma per
questa fic va così! Ne sto pensando una in cui Ciano sarà tutto suo
<3 ma arriverà solo dopo di questa cici! Per ora Jey si deve
accontentare ma in futuro... BON non mi fare dire altro hahah! Alla
prossima ;)
|
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Capitolo 9 *** Congresso di Berlino_parte Finale ***
***
Si ritrovarono tutti al
Congresso, seduti agli stessi posti del giorno prima. La giornata si
prospettava lunga ed impegnativa ma non per Italia che pareva molto di
buon umore. Sorrideva tra sè e sè, canticchiando allegramente, sembrava
che niente potesse turbare la sua felicità.
Germania lo guardava
estasiato di sottecchi, cercando di non farsi scoprire.
Devo smetterla di fissarlo, se no si accorgerà sicuramente che qualcosa
non va e comincerà a farmi un sacco di domande! Eppure... non riesco a
smettere. Voglio andare da lui... ho bisogno di parlargli...
Germania cercava di
costringersi a non fissarlo, ma con scarsi risultati, perché senza
volere spesso i suoi occhi cercavano i suoi. Veneziano gli dedicava
degli sguardi dolci ma era quasi sempre distratto da Prussia.
La cosa comica, e che
faceva impazzire Ludwig, era che spesso Prussia cercava di
avvicinarglisi, sembrava cercasse di baciarlo ma lui si ritraeva
buffamente, lo evitava in modo chiassoso. Gil avvicinava il viso al
suo, si protendeva verso di lui, ma quello gli sfuggiva lateralmente
ridendo e scherzando.
Prussia aveva l'aria un
po' scocciata ma cercava di stare al gioco, assumendo quel suo sorriso
un po' bastardo e giocoso. Era quasi più divertente quella sfida
continua.
Ma guarda quel deficente... e ci prova ancora! Non desiste! Ma cose da
matti...
-Ohi Ludwig! Che farai domani, quando il congresso sarà finito e tutti
ce ne andremo a casa?-
Germania si girò a
guardarlo, si stropicciava nervosamente le mani e aveva ancora lo
stesso sguardo di fuoco e rimprovero. Spagna lo guardava con un sorriso
sardonico sul volto, evidentemente cercando di distrarlo.
-Beh penso tornerò alla solita routine...-
-Ancora?Ma non ti scocci mai di fare sempre le stesse cose? Di essere
sempre una nazione perfetta e diligente? Sai cosa intendo.-
Strizzò uno dei suoi
bellissimi occhi verdi, e gli sorrise. Romano lo guardò scocciato e
sussurrò il suo nome. Spagna si girò per una frazione di secondo, i
loro occhi si incontrarono e si capirono.
Ludwig era molto geloso
della loro complicità.
-Dovrei fare qualcosa di diverso?-
-Dovresti visitare nuovi paesi...-
-Spagna!- Romano lo
colpì.
-Ehi non gli ho mica detto di invadere regioni vitali! Ho detto di
fargli una visitina...-
-Smettila!-
Germania arrossì ma
sorrise comunque, era di buon umore, forse lo avrebbe fatto.
Forse viaggiare era la
scelta migliore!
***
Il moderatore designò la
prima pausa, Germania si alzò di scatto e a grandi passi raggiunse
Veneziano, che lo guardava da seduto, un po' perplesso ma sorridendo.
Doveva sfruttare la sua determinazione perché non era sicuro che
l'avrebbe conservata in futuro.
-Ciao Jey.-
Germania si accucciò di
fianco alla sua sedia, il suo viso all'altezza del suo petto e sorrise
come non gli aveva mai sorriso prima, e poi inaspettatamente lo baciò
sulle labbra.
Di fronte a tutte le
nazioni.
Prussia arrossì, dalla
rabbia, e distolse lo sguardo.
Veneziano non si scostò
come aveva fatto con Gil, si lasciò baciare. Quando si staccarono si
appoggiarono l'uno alla fronte dell'altro, Ludwig ad occhi chiusi e
Ciano con i suoi occhi dorati fissi su di lui.
-Ho bisogno di parlare con te...- Sussurrò
Germania, cercava di non lasciare trasparire tutto il suo imbarazzo per
l'azione avventata che aveva compiuto.
Adesso o mai più.
Si alzò lentamente,
fissando i suoi occhi chiari in quelli di Ciano, si sentiva
implacabile. Gli porse la mano. Ciano la prese, la strinse e lo seguì
nel corridoio, disse un paio di Ve perplessi. I suoi occhi dorati erano
estremamente confusi, da una parte compiaciuti e maliziosi, dall'altra
perplessi e dispiaciuti per Prussia.
Germania camminava
speditamente e appena trovò un corridoio secondario, svoltò
bruscamente. Spinse Italia contro il muro, ma con dolcezza, e lo baciò
di nuovo.
-Jey... si può sapere cosa ti prende?- mormorò Ciano senza fiato.
-Italia, ricordi nelle tue lettere? Mi hai chiesto di venire da te...
vorrei farlo.-
-Veee??? Ma non sei troppo indaffarato? Con la Nazione e tutto il
resto...-
-Non importa, voglio venire.- Lo
disse con un tono che non ammetteva repliche.
-Allora tornerai indietro con me e con Prussia...?-
-Verrà anche lui?-
-Beh si...-
Ovviamente c'è anche lui, così dovrò combattere lungo tutto il tempo in
cui rimarrò.
Germania annuì in
silenzio, si scostò da lui e guardò verso un punto più in alto, si
diede una piccola spinta con la mano e si diresse di nuovo verso la
sala, alzò una mano in segno di saluto e si incamminò, dandogli le
spalle.
Da un eccesso ad un
altro.
Veneziano per una
frazione di secondo rimase immobile senza reagire, poi rise e lo
raggiunse trotterellando. Gli si affiancò e lo guardò con i suoi occhi
color del miele.
- Ve...- Veneziano
continuò a fare versi, esprimendo così tutta la sua felicità.
Germania si sforzò di
sorridergli, il risultato fu pessimo ma Veneziano sapeva che per Lud
era già tanto.
Varcarono la porta,
incrociando altre nazioni che venivano nella loro direzione, Ciano
sorrideva ai loro sguardi curiosi.
Germania si sedette al
suo posto vicino a Spagna che gli sorrideva, canticchiando, Italia si
mise vicino a Prussia.
Gilbird era accucciato
sul tavolo, non sulla sua testa, teneva gli occhi stretti in due
fessure. Si alzò svolazzando verso Ludwig con la probabile intenzione
di pungolarlo col becco.
Gil teneva le braccia
incrociate, gli occhi chiusi a due fessure, le iridi rosse si vedevano
appena. Girò il viso verso Ciano e lo squadrò, quello cercava di
sorridergli ma lo sguardo duro del ragazzo lo gelò. Prussia si rigirò a
guardare il moderatore senza una parola. Veneziano era mortificato,
sapeva che il bacio di Germania aveva ferito il suo amico, e lui non
voleva che fosse triste, ma nemmeno voleva che fosse triste Germania.
Mise una mano sul suo braccio e mormorò poche parole che Germania non
sentì, ma poco dopo Prussia si sciolse, gli sorrise debolmente con quel
suo modo un po' bastardo. Cercando di fingere di sentirsi bene quando
in realtà aveva il cuore a pezzi.
Chissà cosa diavolo deve avergli detto? Sembra sollevato... o forse si
è rassegnato? Nah...
Germania guardò Spagna.
-Ho seguito il consiglio di un amico, ed è andata molto bene, non
ottimamente, ma molto bene.-
-Bravo Lud, quindi partirai?-
-Già, con noi verrà anche mio fratello. Sarà meglio che io vada per
conto mio...-
Romano cominciò a
brontolare tra sè e sè, ad un certo punto esplose.
-Ecco, perfetto! I due macho patata in casa di mio fratello, non poteva
andare peggio di così! Comprerò a Veneziano un para-culo di questo
passo! Maledetti Stronzi...-
-Non fare caso a lui.- Spagna
mosse una mano, con lo sguardo mortificato, verso Germania.
Romano come sei antipatico, cosa ti avrò mai fatto... se mai dovessi
stare con Italia sarà una lotta continua.
-E non fare finta di niente, Potato Bastard! Ti ho visto con le
zampacce su mio fratello!- Romano
si avvicinò ad un soffio da lui, gli occhi verdi minacciosamente
socchiusi.
-Ti tengo d'occhio, stronzo!-
Spagna lo lasciò fare,
perchè in fondo era il suo modo per difendere il suo fratellino.
***
A congresso finito,
tutte le nazioni si diressero verso l'uscita. Germania guardò fuori,
dal porticato al di sotto della timpanatura bianca, con una mano
portata alla fronte a fare da visiera. Guardava in lontananza e
respirava l'aria gelida della sua città. Gonfiò il petto.
Mi sento leggero, non mi resta che fare le valigie e partire. E poi
lotterò per ciò che voglio.
-West.- Prussia
aspettava il fratello appoggiato ad una colonna rastremata, le braccia
conserti.
-Bruder.- si guardò
intorno.
-Dov'è Italia?-
-Ci precede, è andato a prendere i cavalli.- Gil gli si piantò davanti in
maniera minacciosa, lo guardava dal basso perché il fratello minore era
più alto di lui. Germania, nonostante la statura era leggermente curvo,
per il senso di colpa.
-Allora?-
-Beh cosa devo fare? Dovrei chiederti scusa?- Ludwig raddrizzò le spalle.
-Ti stai allargando troppo, sei mio fratello, te l'ho già detto, io non
mi arrenderò!-
- E quindi? Nemmeno io, ti dirò di più, farò tutto ciò che posso.- disse le ultime parole
avvicinando il viso al suo, gli occhi piantati nelle iridi rosse.
Entrambi erano implacabili.
-Io sono un soldato e non mi arrenderò. Mai.-
-Bene fratello, allora è guerra aperta.-
Mentre i due quasi
parevano ringhiarsi l'un l'altro, Italia agitò una mano da lontano,
teneva per le redini tre cavalli.
-Gil! Jey!- urlò da
lontano ridendo, senza apparentemente accorgersi della tensione.
Forse fingendo... o
forse no.
***
Infilò nella valigia
tutto ciò che poteva essergli utile, non mancò di inserire il
fazzoletto di Ciano, non perché avesse fretta di ridarglielo ma perché
non se ne separava mai. Era diventato una parte di lui come lo era
stata la sua collana, che ora portava al collo Ciano, nascosta sotto la
camicia nera.
Amava quel fazzoletto
per due motivi, il primo era che glielo aveva dato Ciano come pegno, il
secondo perché aveva impresso il suo profumo. Centinaia di anni del
calore della pelle di Veneziano aveva prodotto un profumo costante, un
profumo che sapeva di infanzia e di spensieratezza e che ora sapeva di
speranza.
Non voleva pensare ai
suoi doveri per il tempo che sarebbe rimasto da Ciano e quindi non
portò nulla. Non si permise nemmeno un documento.
Prese un tomo dal
comodino, ne guardò la copertina sgualcita dal tempo e dall'usura, la
accarezzò col polpastrello delle dita.
Aggiunse quel libro, non
poteva farne a meno, lo rendeva tranquillo e lo rilassava abbastanza da
addormentarsi la sera. Certo se c'era Ciano con lui non faceva nessuna
fatica a rilassarsi ma senza di lui dormiva male. Ultimamente.
Si vestì in maniera
adeguata al viaggio, prese le dovute precauzioni per la sua abitazione,
lasciò istruzioni ai suoi servitori. Era tutto assolutamente e
perfettamente pronto. Pianficato perché andasse bene.
Il viaggio aveva inizio.
Italia.
*****
Decisione presa! Lud non si farà mai da parte, Ciano è destinato ad
essere suo e lo sarà! O almeno questo è quello che crede Germania, ma
ho la vaga impressione che Gil non la pensi esattamente allo stesso
modo... dehihio ci rimettiamo tutti alle decisioni di Ita-chan. :D
Blody_354: certo
che lo faccio per te LOL e se no per chi? Non la legge nessuno la mia
fic ç_ç La fic Pruita è in cantiere, ma non faccio promesse perché sono
piuttosto incostante e non vorrei dire che la scriverò quando magari
sarò così presa con un progetto scolastico da non aver tempo! E si, Jey
si prende il nostro Ciano ù_ù calma Prussia, verrà anche il tuo momento
:D Nel prossimo capitolo ci sarà da divertirsi visto che i due fratelli
non si mettono d'accordo manco a morire, tira e molla tira e molla :D
Siamo circa a 1/3 della storia! (un po' di più)
See you soooooon ;)
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Capitolo 10 *** La villa di Ciano ***
*****
Italia vive in un simile palazzo?
Germania si guardò
intorno, si trovava di fronte ad una magnifica villa di delizia, le
decorazioni erano sovrabbondanti e sfarzose. La pietra locale usata per
la villa era di un caldo color crema, era necessaria grande maestria
per realizzarla. Il giardino all'italiana rendeva ancora più magica
l'atmosfera, nella zona centrale erano contenute delle copie delle più
famose statue antiche.
La copia che più
richiamava l'attenzione era il Lacoonte, si trovava nel preciso centro
del parco, attorno a questo si snodava un complicato sistema idrico,
che formava un'ampia fontana, anch'essa abile esempio scultoreo.
Gettando uno sguardo
intorno, si scorgevano altri gruppi statuari, presi dai più disparati
momenti storici, giungendo fino ad un più contemporaneo Canova.
Germania si sentì
particolarmente attratto dal neoclassicismo della Ebe, la candida mano
teneva la brocca dorata e i veli della veste le lambivano le gambe,
accarezzandole con dolcezza. La copia era senz'altro ben fatta, anche
se non meravigliosa come l'originale.
Passò poco più avanti e
si imbatté nella copia di Apollo e Dafne di Bernini, si perse ad
osservare la metamorfosi di Dafne, il registro lirico, la sottile
danza... allungò una mano e con le dita sfiorò il marmo. Dafne:
raggiunta e contemporaneamente perduta, in uno stato intermedio per
l'eternità.
Ogni particolare era
curato con attenzione, non aveva mai visto una villa più bella. Avanzò
nella corte, impaziente di vedere Italia.
-Benvenuto nella mia casa, Germania.-
Italia si rivolse a lui
solennemente, stava in piedi nella corte dove si trovava il portone di
ingresso pincipale.
Indossava un completo di
ottima fattura, era bellissimo, per Germania brillava. Il sole si
posava sulla sua pelle accarezzandola. Sorrideva.
Le emozioni mi sovrastano.
Veneziano gli porse le
mani perché gli desse le redini della sua cavalcatura, che
poi affidò al servitore al suo fianco.
Appena quello si
allontanò Italia gli saltò al collo, si lasciò stringere.
-Hai impiegato molto ad arrivare Jey.- gli disse, con una nota di
preoccupazione nella voce squillante ed allegra.
-Avevo degli affari da sistemare, così posso rimanere più a lungo. Come
mai dici che ci ho impiegato molto?-
-Prussia è già qui da due giorni.-
-Mh, questo perché è irresponsabile.-
-Non dire questo di Gil...-
Ciano finse il broncio e gli diede un buffetto sulla guancia.
Germania gli sorrise, si
lasciò condurre all'interno del palazzo. La sala d'ingresso era ancora
più sfarzosa dell'esterno, l'oro sfavillava alle pareti.
Questo palazzo è una miniera di opere d'arte, tutti questi dipinti li
avrà fatti Ita-chan? Sono estasiato, ma non mi sento all'altezza, la
mia casa è così spartana in confronto.
Germania si torse le
mani, nell'ingresso lo accolse anche il fratello. Sembrava sentirsi
pienamente a suo agio, come se fosse in casa sua, gli rivolse uno dei
suoi sorrisi un po' bastardi.
-Ehi West!-
-Ciao Gilbert!-
Gilbert camminò con
lentezza verso di lui, quando arrivò abbastanza vicino gli strinse
l'avanbraccio in un saluto molto virile. I due poi si allontanarono e
si guardarono in viso.
Veneziano cercò di non
fare caso alla competizione, ma la faccenda lo seccava.
-Jey, ti mostro la tua stanza, così puoi posare le tue cose e metterti
a tuo agio. Seguimi. Veee!-
Sono contento di avere una stanza tutta per me, condividerla con mio
fratello sarebbe stato abbastana difficile. Coglierò l'occasione per
guardarmi intorno, magari se sono fortunato vedo anche dove si trova la
camera di Ita-chan.
Prendo la valigia e mi incammino, questi corridoi sono molto ariosi
nonostante le decorazioni sovrabbondanti, devono essere le grandi
finestre che fanno entrare molta luce.
Le porte delle camere sono finemente intagliate.
Una in particolare mi colpisce, è azzurra come il suo fazzoletto.
Ciano si fermò proprio a
quella porta, per un attimo Germania pensò fosse quella la sua camera,
ma subito si rese conto del contrario.
Veneziano fece un gesto
con la mano ed indicò la porta.
-Questa... è la mia camera... se dovessi avere bisogno di me.-
Sembrava molto
imbarazzato così Jey non fece domande ed annuì, Veneziano sorrise
brevemente e poi riprese a camminare, qualche porta dopo ce n'era una
in ebano nero, i profili erano argentati, sapeva che doveva essere la
camera di suo fratello.
Ha perfino la porta della camera nel suo stile? La cosa mi preoccupa, è
così tanto di casa qui?
Ad altre due porte di
distanza si trovava una porta di un'essenza chiara, con i profili neri
lucidi. Veneziano la aprì un po' tremante e fece strada a Ludwig.
Il letto, pur essendo
laterale, troneggiava. Le coperte erano scure ma molto eleganti. Il
tema dominante in quella stanza era un'eleganza sobria, quasi in
contrasto con il decorativismo esterno. Tutti i mobili avevano una
linea semplice ma le finiture erano perfette.
Una camera che rispetta perfettamente la mia personalità.
Ludwig appoggiò la
valigia al letto e si rivolse a Veneziano, si accorse in quel momento
che lui portava ancora la sua collana al collo, stava attorcigliandosi
la catenella attorno alle dita in modo distratto.
Guardava un punto indefinito e Ludwig ebbe di nuovo l'impressione che
si sentisse in profondo imbarazzo.
-Va bene allora ti lascio solo, sarai stanco a causa del viaggio.-
-Ita-chan...-
-Si?- Veneziano si girò
a guardarlo negli occhi con sorpresa.
-Grazie, la camera è perfetta per me.-
-Figurati...- fece di
nuovo per andarsene, ma tirò un lungo sospiro di sollievo alle sue
parole.
-E Ita-chan!-
-Sono molto contento di essere qui.-
Veneziano sembrò
distendersi, lo guardò da sopra la spalla mentre usciva dalla sua camera.
Perfetto, ora metto via le mie cose, faccio un riposino e poi andrò a
cercare Veneziano.
La mia valigia è semivuota ma ho portato tutte cose che posso lasciare
qui, spero di poterlo fare, so per certo che Prussia non si porta
dietro sempre i vestiti eccetera.
Pragmatico come sempre
sistemò tutto organizzandosi al meglio.
Sistemerò tutto nell'armadio, penso che la porta sulla sinistra sia il
bagno privato.
Ludwig si sedette sul
letto per testarne la morbidezza e lo trovò di suo gradimento, non
troppo duro e non troppo morbido. Appoggiò la testa per quello che gli
sembrò un minuto, chiuse gli occhi giusto per due secondi e sprofondò
in un sonno profondo di stanchezza.
***
Mh? Ma... quanto ho dormito?
Germania si tirò su dal
letto, aveva i capelli tutti scompigliati e fuori era già buio, guardò
l'orologio al muro e trovò che fosse già sera inoltrata. Si alzò
velocemente perché probabilmente lo stavano aspettando per la cena ma
la testa protestò vivacemente inviandogli una fitta.
Gemette debolmente
portandosi una mano alla tempia, cominciò quindi col sedersi con la
testa fra le mani e poi lentamente si alzò in piedi.
Ok, devo aver dormito proprio troppo se la testa mi fa così male, sono
intontito.
Uscì dalla camera senza
nemmeno aggiustarsi i capelli che gli ricadevano sulla fronte.
Raggiunse la sala da pranzo grazie ai maggiordomi che gliela indicarono
e vi trovò dentro suo fratello Prussia, seduto su di una poltrona con
un libro in mano. Aveva l'aria allegra.
-Ehi West, dormito abbastanza per oggi? Hai l'aria sconvolta.- rise di gusto guardandolo.
-Gil! Mi sento come se avessi dormito un minuto soltanto. Dov'è
Veneziano?-
-Lo trovi giusto dietro quella porta, sta dando direttive per la cena,
se non sta direttamente cucinando come fa di solito.-
-Danke.-
Ludwig corse con passo
marziale verso la porta, con tutta l'intenzione di scusarsi per l'ora
tarda quando, proprio mentre metteva la mano sulla maniglia, quella si
aprì di scatto verso l'esterno. Spuntò Veneziano correndo, non fece in
tempo a scansarsi che quello gli sbattè addosso.
Ciano lo guardò con gli
occhi grandi di sorpresa, il dorato si soffermò nei suoi occhi azzurri.
Ludwig fece di tutto per non cadere ma purtroppo perse l'equilibrio,
mulinò le braccia ma fu tutto inutile.
Cadde
rovinosamente sul pavimento, Ciano gli finì proprio sopra, il viso ad
un soffio dal suo. Entrambi si accigliarono e Ciano cominciò a
balbettare delle scuse. Ludwig non riusciva a fare altro che guardare
le sue labbra muoversi e non poté resistere, coprì la breve distanza
che li separava e lo baciò toccandogli il viso delicatamente.
Veneziano rimase senza
fiato per quei pochi secondi che rimasero uniti, poi sentirono
improvvisamente il libro di Prussia chiudersi di scatto. Si separarono
e si guardarono negli occhi.
Quello che mi fa paura di te, Veneziano, è che quando ti bacio
dimentico ogni cosa. La mia mente si libera completamente e non posso
che pensare unicamente a te.
Non esiste niente al mondo per cui valga la pena di lottare, in quei
momenti.
Veneziano si tirò su e
porse la sua mano a Ludwig. Alzandosi si stropicciò i vestiti e guardò
imbarazzato e colpevole Prussia. Gilbert lo guardava negli occhi da
lontano, una tristezza nello sguardo che annullava totalmente la
felicità della risata di poco prima. Si sentì mortalmente colpevole.
Germania tossicchiò.
-Scusa Veneziano, mi sono svegliato soltanto adesso, spero di non aver
fatto tardi.-
-No.- Italia scosse
bruscamente la testa, sembrava imbronciato. Gli passò accanto senza
degnarlo di uno sguardo e andò da Prussia.
-La cena è pronta Gil, vieni?-
-Si...- rispose quello
abbastanza debolmente, si alzò e prese la mano che Italia gli porgeva,
gli sorrise un po' rincuorato.
Germania si sentì messo
in disparte, girò la testa per non vedere quella scena e camminò verso
il suo posto mentre i servitori entravano con la cena.
Lo so che è colpa mia, lo so, non ho potuto farne a meno! Diavolo!
Si sedette di fronte al
fratello, Italia a capotavola.
Mangiarono raccontandosi
delle loro rispettive patrie, Italia aveva molti problemi in quel
periodo però non perdeva la speranza.
-Quando non siete qui a tenermi compagnia, spesso mi sento molto solo,
mio fratello ha i suoi problemi e non può venire a trovarmi.-
In quel momento Germania
prese una decisione e decise di metterla in atto a breve.
***
-Bene ragazzi, spero la cena sia stata di vostro gradimento.-
Italia chiuse il pasto,
si alzò da tavola ed aspettò che gli altri facessero lo stesso.
-Mi ritirerò nelle mie stanze, è stata una giornata ricca di emozioni.-
-Bene, faremo lo stesso anche noi.-
Italia scoccò un ultimo
sguardo a Germania, sembrava ancora imbronciato con lui, prese il
corridoio e si dileguò.
Germania lo guardò
andarsene e guardò andarsene anche il fratello. Lui non aveva per
niente sonno quindi si diede alla cosa che più preferiva, si fece
indicare il giardino sul retro. Uscì e si trovò di fronte ad un
giardino alla francese ( Nda: giardino geometrizzato
all'italiana che man mano che si allontana dall abitazione si fa meno
regolare, fino ad arrivare ad un giardino all'inglese, ossia progettato
perché sembri naturale)
, percorse velocemente il centro fino ad arrivare ad una grande radura.
Trovò una zona semicoperta, composta da una sorta di tempietto rotondo,
coperto da una cupola semplice. Si sedette sulle gradinate con la
schiena appoggiata ad una colonna.
L'aria fresca gli
permetteva di pensare meglio, inspirava l'aria italiana a pieni polmoni
e lasciava che il freddo gli penetrsse nelle ossa.
***
- Italia!-
Prussia lo raggiunse
quasi correndo, lo prese per un braccio e lo costrinse a girarsi. Lo
prese tra le braccia e lo strinse. Appoggiò il viso nei suoi capelli ed
inspirò il suo profumo, amava il suo odore.
-Non puoi fare così... ogni volta che ti perdo di vista sei con lui.- gli disse sospirando.
-Lo so... avevi detto che avresti sopportato.- rispose il piccolo italiano, con
una nota lamentosa nella voce.
-So cos'ho detto...-
-Ve...-
-è difficile da sopportare e...- Veneziano
lo interruppe.
-anche per lui! Anche per lui lo è...-
Prussia lo lasciò
andare, Italia si allontanò da lui, non prima di aver posato
un leggero bacio sulle sue labbra.
-Così siamo pari.- ma
Prussia non si sentiva affatto pari, non era lo stesso.
Si ritirò nella sua
camera, appena chiuse la porta scaraventò il libro dall'altra parte
della stanza. Gilbird lo guardava dal davanzale della finestra aperta,
cinguettò al padrone cercando di tirarlo su di morale.
***
Italia cercò Germania,
per sgridarlo. Realizzò che non era nella reggia, chiedendo un po' ai
suoi servitori. Riuscì a farsi dire che si trovava probabilmente in
giardino e si diresse con determinazione da lui. Ogni proposito crollò
nel momento in cui lo vide. Non che Italia fosse famoso per la sua
determinazione. Aveva immaginato di trovarlo in quel luogo, anche lui
lo trovava estremamente suggestivo e andava spesso a disegnare là sotto.
Il suo profilo si
stagliava contro la luna, era perso nei suoi pensieri.
Lo sentì e si girò verso
di lui lentamente, senza dire una parola.
Veneziano lo fissò per
qualche secondo negli occhi di ghiaccio, sentendosi scrutato e
investigato, prese un grande respiro e si risolse a parlare.
-Sono arrabbiato con te.-
-Perché ti ho baciato?-
Lud conservò il viso impassibile. Anche se dentro sentiva le viscere
agitarsi e ribollire.
-Non solo...-
-Allora ti arrabbierai con me molte altre volte perché non intendo
smettere.- si rigirò
senza più guardarlo. A braccia conserti. Col viso ben levato in alto.
-Non dovevi farlo!-
-Ma perché no?-
Germania si sentiva di
un umore strano quella sera, non voleva scendere a compromessi con
nessuno, non ne aveva voglia, che per una volta fossero gli altri ad
adeguarsi a lui.
-Sei senza cuore?-
-N-no io...- si sentì
particolarmente colpito dalla sua affermazione. Non era empatico per
nulla. No.
-Sai quanto ha sofferto tuo fratello?- anche se non lo vedeva poteva
immaginare gli occhi di Italia, grandi e pieni di lacrime.
-...-
-Come pensavo.-
Ciano girò i tacchi.
-Aspetta! E a me non pensi? Non pensi a che tortura mi hai sempre
sottoposto ogni volta che ti sapevo con lui?- sbuffò - Che
egoista!-
Veneziano
rimase impietrito a quelle parole, pensava che Germania un po' se ne
fregasse un po' sopportasse.
-A questo non hai pensato, Ita-chan?- lo incalzò Germania, un po'
crudele, avendo scoperto un nervo.
Italia rimase in
silenzio ancora un po' e poi caracollò su per gli scalini, lo raggiunse
e si accoccolò tra le sue braccia, circondato dalle gambe di Ludwig.
L'uomo biondo passò le braccia intorno alle sue spalle piccole e gli si
sagomò addosso, avvolgendolo come un guanto.
Ciano si rilassò
completamente, cullato dal calore della sua pelle e dal battito del suo
cuore.
Ludwig, inizialmente era
troppo emozionato per poter stare tranquillo, il cuore sembrava
volergli uscire dal petto. Quando capì che Italia non aveva la minima
intenzione di spostarsi si costrinse a rilassarsi.
Rilassati, cuore mio, rilassati.
I suoi occhi
cominciavano a chiudersi quando il ragazzo tra le sue braccia si mosse
debolmente, lui si riscosse e si rese conto che se si fosse
addormentato probabilmente sarebbero caduti entrambi. Si costrinse a
stare sveglio così cominciò ad esaminare il piccolo viso delicato di
Veneziano. Lo aveva già fatto altre volte ma non se ne stancava mai,
gli sembrava così perfetto.
Affusolato, le labbra
carnose e rosa, le ciglia lunghe, le sopracciglia ben disegnate.
Improvvisamente Italia
aprì i suoi dolci occhi color miele e lo guardò dritto nei suoi. Scorse
ancora la nota triste ma molto meno acuta dei primi tempi, non era più
predominante.
Italia piegò indietro la
testa, il pomo d'Adamo ben in evidenza, gli offrì le labbra.
Germania lo baciò
intensamente, lasciandosi trasportare dalle emozioni e dal ricordo dei
suoi occhi. Quando Ciano pose dolcemente fine al bacio, si sentiva
ormai senza fiato, svuotato. Italia appoggiò la testa alla sua spalla
ed ascoltò il suo respiro calmarsi.
Rimasero così per quello
che sembrò loro poco tempo, in realtà i minuti correvano velocemente e
l'indomani sarebbe arrivato in poche ore.
Italia si staccò da lui,
saltò giù dai gradini in un gesto fluido ed elegante, tutto il
contrario del barcollamento col quale si era seduto.
-Per me è ora di andare a letto. Buonanotte Jey.-
-Buonanotte Ita-chan.- lo
guardò andarsene.
Italia questa volta si
allontanò, più confuso che mai ma per quel momento felice, sapeva di
dover scegliere e che avrebbe dovuto farlo in fretta altrimenti
rischiava di perdere entrambi. Percorse il corridoio in cui si
affacciavano le loro tre stanze, entrò nella sua e richiuse stancamente
la porta alle spalle.
Questa notte avrebbe
dormito solo, gli avrebbe fatto bene. Le notti prima le aveva passate
tutte nella stanza di Prussia, aveva il terrore di chiudere gli occhi
per un momento e svegliarsi senza più nessuno vicino. Aveva bisogno del
contatto umano, del calore di un corpo per poter dormire bene.
Ma questa notte voleva
che gli bastassero gli abbracci che aveva ricevuto quel giorno, sapeva
che probabilmente Prussia lo aspettava a letto ma non sarebbe stata la
sua sera fortunata.
Si spogliò lentamente,
ripiegò i suoi vestiti e si stese sopra il lenzuolo, trovava piacevole
l'aria che gli accarezzava la pelle ma presto cominciò a sentire la
pelle d'oca, ebbe l'istinto di coprirsi ma resistette.
In quel momento gli
sovvenne un pensiero che lo rattristò un pochino e decise che il giorno
dopo avrebbe rimediato, avrebbe chiesto aiuto a Germania per questo.
Continuò a rimanere
immerso nei suoi pensieri fino a che non chiuse gli occhi.
La notte passò più
facilmente di come aveva pronosticato, nonostante fosse solo.
***
Ecco qui, in questo capitolo ho inserito un po' di sacrosanto gusto
artistico si, era da un po' che progettavo un capitolo così, son
contenta di avercela fatta.
Jey ha in serbo una sorpresina per Ciano, per farsi perdonare un
pochino. Di per sè Ciano ha una richiesta da fare.
:D
Blody_354: crassie,
senza di te non penso aggiornerei nemmeno :D mi tiri sempre su di
morale! :3 so che questo capitolo ti avrà indispettito per colpa di
Germania :( ma è così che la storia deve andare! Romano è <3,
lo adoro perché è cattivissimo e poco pietoso LOL dovrò
inventarmi una fic anche su di loro! :D ma andiamo con ordine. Grazie
ancora per l'incoraggiamento ç_ç *patpat* quando aggiorno? Ma
ovviamente per quando torni da scuola :)
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Capitolo 11 *** Una sorpresa per Ciano! ***
***
Quando Ciano aveva
aperto gli occhi, quella mattina, una lama di luce lo aveva abbagliato
per qualche secondo, si era tirato a sedere e il suo primo pensiero era
stato di andare a svegliare Germania, per digli il suo proposito.
Ciano corse
trotterellando alla porta di Germania, cantava una canzoncina allegra e
in mano teneva un pasticcino dall'aria dolcissima. Arrivato davanti
alla sua porta si fermò, schiarì la voce e chiuse gli occhi per un
secondo, quindi bussò ed entrò.
-Jey!- gridò entrando,
un sorriso stampato in faccia che lasciò presto il posto ad
un'espressione sgomenta. Gli occhi si riempirono di lacrime e trattenne
il respiro!
Il suo peggiore incubo
sembrava avverato, aveva chiuso occhio una notte e lui se n'era andato
di nuovo!
La stanza era vuota, il
letto rifatto, era così sconcertato dal fatto di non aver trovato
nessuno che quasi non vide il bigliettino sul tavolo. Si avvicinò con
circospezione e prese in mano il foglietto. la calligrafia era minuta
ed ordintata, la riconobbe subito e del resto non poteva che essere la
sua.
"Italia, sarò di ritorno prima di mezzogiorno.
Tuo, Jey."
Italia accartocciò il
messaggio ed uscì un po' spazientito, insomma! Possibile che un ospite
se ne andasse via per tutta la mattina senza nemmeno dire dove andava?
Germania... Decise, allora, che sarebbe andato a svegliare Prussia che
sicuramente non se ne era andato.
Fanculo! Meno parole non
poteva usarne!
Percorse il corridoio
verso la sua porta ed era così assorto nei suoi pensieri che per poco
non sbatté contro il petto di Prussia che usciva dalla sua camera. Come
al solito, era un suo talento naturale andare addosso alle persone.
-Italia! Buongiorno!- Prussia
lo abbracciò strettamente e gli dedicò un bacio sulle labbra. Italia
rispose stringendo le sue spalle con la mano libera. Strofinò il suo
nasino contro quello di Prussia e gli offrì il dolcetto. Gilbert lo
prese sorridendo, ma nel suo sorriso non trovò l'espressione un po'
stronza che lo aveva tanto attirato, e questo gli fece capire che
Prussia era perfettamente consapevole che non era venuto da lui per
primo.
Prussia aveva un forte
intuito in queste cose, ma cercò ugualmente di non mostrarsi afflitto.
Italia si sentì
colpevole, così decise di scusarsi, guardò negli occhi la Nazione per
qualche secondo, non sorrise ma il suo sguardo si fece malizioso. Si
avvicinò al ragazzo per aprire la porta che lui aveva appena richiuso
per uscire, lo spinse delicatamente dentro con una mano. Si sarebbe
scusato a modo suo.
***
Gil era seduto sulla sua
poltrona in soggiorno, ormai con tutte le volte che era stato da
Italia, aveva dei "suoi" posti e quella era la "sua" poltrona. E
Veneziano era il "suo" Italia.
Lo guardava andare
avanti e indietro per la immensa sala, lo aveva visto durante quella
mattinata passare per diversi stati d'animo: prima era stato nervoso,
poi arrabbiato col passare delle ore ed infine era diventato molto
preoccupato. Mentre camminava su e giù, si mangiava anche le unghie e
guardava la porta.
Suo fratello, da quanto
aveva capito, aveva lasciato scritto che sarebbe tornato prima di
pranzo ma ancora non si vedeva, Italia era preoccupato che potesse
essergli successo qualcosa di male perché Germania era una Nazione di
parola, generalmente era sempre molto puntuale.
Lui non si faceva
proprio nessun problema perché suo fratello minore era grande e grosso,
avrebbe fatto paura a qualsiasi italiano e nessuno avrebbe potuto
fargli del male.
Italia continuava a
camminare, sembrava stesse tremando ma non poteva esserne sicuro perché
non stava fermo un attimo. Non lo aveva mai sentito imprecare prima, ma
avrebbe giurato di avergli sentito dire parecchie parolacce, sibilate
sotto voce.
Finalmente risuonarono
dei passi. Italia si fermò e alzò la testolina di scatto, con gli occhi
spalancati. La porta si aprì e fece il suo ingresso Germania, aveva in
mano una grande scatola di cartone con dei buchi sui fianchi, sorrideva
com'era raro che lui sorridesse.
Italia gli corse in
contro e per poco non gli fece cadere la scatola.
-Attenzione! Li farai cadere.-
-Jey sono stato tanto in pensiero per te, è tardi! Dove sei stato?-
Germania gli porse la
scatola, che per contro si muoveva tra le sue mani. Come se fosse viva.
Ci ho impiegato tutta la mattina per trovarli, spero che ne sia felice.
-Ieri hai detto che ti senti spesso solo, così ho voluto offrirti una
soluzione.- aggiunse
sussurrando in modo che suo fratello non sentisse - per
quando non sarò qui a farti compagnia.-
Italia prese la scatola
e la trovò molto pesante e molto instabile, c'era qualcosa di vivo
dentro, prima che potesse aprire la scatola saltò fuori un animale.
Spaventò a morte Italia che per poco non lasciò cadere la scatola.
La piccola palla di pelo
era un po' arruffata per il viaggio, cadde in modo goffo e quando si
rialzò cominciò a lisciarsi il pelo.
-Un gattino!-
Aprì del tutto la
scatola e dentro trovò un altro paio di occhi azzurri che lo
guardavano, saltò fuori un altro gatto tutto nero, atterrò con eleganza.
I mici erano due, uno
bianco con macchie marroncine ed occhi gialli ed uno tutto nero
dall'aria imbronciata. Quello a macchie si diresse verso Italia e gli
si strusciò contro le gambe, quello nero invece si sedette con aria
distaccata poco lontano. Quel gatto era mastodontico, delle dimensioni
di un piccolo cane, torreggiava su quello più piccolo.
-Dei gattini!! Sono bellissimi!!- Italia
era rimasto senza parole per la sorpresa. Gilbird svolazzava frenetico
intorno alla testa di Prussia che cercava di calmarlo, perché lui era
un pulcino e aveva le ali, non aveva niente da temere da quei gattacci.
Veneziano prese in
braccio il gattino a macchie e cominciò a strusciargli il viso sul
musetto paffutto. Il gattino fece le fusa, fragorose e gli leccò il
naso.
Veneziano non voleva che
l'altro si sentisse in disparte, quindi posò il micino e si accovacciò
vicino all'altro. Quello inizialmente si dimostrò un po' diffidente e
sembrava non avere voglia di essere toccato, Veneziano gli accarezzò la
gola con le dita. Se fosse stato umano sarebbe arrossito, invece era un
gatto e fece le fusa, un po' timidamente.
Italia si alzò in piedi,
al settimo cielo, aveva dimenticato sia il nervosismo che la
preoccupazione.
-Grazie Jey! Sono meravigliosi, hai avuto un'idea splendida, li amo
già!- frullò quello a
macchie che si era messo a pancia all'aria vicino a lui. Il gatto nero
sembrava guardarlo con rimprovero però non si sottraeva nemmeno alle
coccole del padroncino.
-Dobbiamo trovare loro dei bei nomi!-
-Sono davvero felice che ti piacciano!- è stato davvero faticoso
trovarli, non perché ci siano pochi gatti, anzi, però dovevano essere
giusti. Loro sono perfetti.
Certamente quello bianco e marrone è socievole e affettuoso, e non ha
voluto separarsi dal suo amico. Il gatto nero mi ha seguito tutto il
tempo e ho dovuto portare a casa anche lui, ma penso che sia anche lui
perfetto.
Gil si alzò in piedi ed
andò ad accogliere anche lui i nuovi arrivati, gli piacevano i gatti ed
era contento di vedere che anche Italia era felice.
Italia canticchiava
seduto fra i suoi gattini, Gil e Lud stavano in piedi un po' in
disparte, chiaccheravano insieme a proposito dei mici.
-Mmhh... nomi nomi nomi... allora tu che sei a macchie d'ora in po' ti
chiamerai... Tiki! E tu invece che sei tutto nero... mmh vediamo...
Demon!-
Italia guardò i due.
-Lo so di non essere stato molto fantasioso in questi nomi...-
Germania e Prussia si
sedettero, Gil sulla sua poltrona e Jey sul divano. L'albino guardò il
fratello, senza ombra di ostilità.
-è stata una buona idea West.-
-Lo so, non vuole stare solo ma non può sempre avere compagnia.- disse Lud annuendo.
-Certo, non possiamo sempre essere con lui, i gattini lo terranno
occupato quando non saremo qui.- Germania
rimase un po' in silenzio e poi fece una domanda al fratello.
-Fin quanto rimani, Gil?-
Gil serrò le labbra.
- Fin quando lui mi vorrà qui.-
Germania non rispose e
distolse lo sguardo, appoggiò la testa al pugno e ricominciò a guardare
i gattini.
-Quasi dimenticavo. Ho preso anche un'altra cosa per i gattini.-
Germania si alzò in
piedi e cacciò una mano nella tasca dei pantaloni, nè tirò fuori due
nastri. Come Italia anche lui aveva avuto delle sensazioni a proposito
dei gattini.
Si avvicinò ai micini e
li chiamò con degli schiocchi, il primo ad avvicinarsi fu proprio Tiki,
e Ludwig gli legò attorno al collo un fiocco tricolore verde, bianco e
rosso. Demon, invece, non si avvicinò ma si lasciò prendere, Germania
gli legò il fiocco con i colori della sua bandiera.
Ecco ora sono perfetti, sono loro.
Dentro la sua testa
stava sorridendo, ma il suo viso non lasciò trasparire l'emozione che
provava.Veneziano rideva contento, ripetendo "Ve", canticchiando e
strapazzando a turno i gattini. Ovviamente non si trattava di gatti
normali, erano gatti di una nazione ed erano stranamente consapevoli.
***
Ludwig era seduto sulla
sua poltrona in camera, dopo il pasto era solito ritirarsi in
solitudine, per rilassarsi. Si allungò per prendere il suo libro sul
tavolo, tolse il segnalibro e prese i suoi occhiali da lettura.
Veneziano cucina molto bene, ma cucina molto perciò mi sento pieno come
un uovo. Mi rilasserò per un paio d'ore e poi vedrò che fare con Ciano.
Sono contento che sia andata bene e di aver fatto felice la persona che
amo, è un piccolo gesto però è qualcosa più che il niente. Sicuramente
si sarà preoccupato ed arrabbiato però ne è valsa la pena.
Sospirò.
Cosa devo fare perché lui sia solo mio?
Si massaggiò le tempie
con le dita.
Devo credere che non sceglierà mai? Che dovrò per sempre condividerlo
con mio fratello? Vorrei che Spagna fosse qui, saprebbe sicuramente
cosa dirmi.
Si posò il libro sulla
faccia e respirò forte l'odore della carta e dell'inchiostro, si
sentiva spossato.
Sentì un debole grattare
sulla porta, si alzò ed aprì uno spiraglio.
Sentì miagolare forte e
vide Tiki dietro la porta, con la coda alzata come una bandierina e la
zampetta in avanti, tra la porta e il muro. Lo lasciò entrare e si
risedette sulla sua poltrona, il micino protestò perché voleva avere la
sua attenzione e gli saltò in braccio. Ludwig gli grattò distrattamente
la testa e quello parve accontentarsi e cominciò a fare fusa molto rumorose.
Poco dopo, nemmeno a
farlo apposta, la maniglia della porta si abbassò di scatto e sentì
ancora grattare, l'uscio si aprì e la pantera lasciò andare la maniglia
alla quale si era aggrappato, entrò trotterellando.
Beh visto che l'hai aperta, ora potresti pure chiudere la porta.
Germania sorrise e
riprese la lettura, il gatto nero avanzò fino ai suoi piedi dove,
pigramente, si accoccolò.
Nemmeno una decina di
minuti dopo, la porta scricchiolò. Ludwig sbuffò.
Insomma, non si può stare in pace, cosa manca? Il cane?
Alzò il viso verso la
porta ed incrociò lo sguardo con un Italia molto imbarazzato.
-Posso... posso entrare? Ti disturbo?- Italia strizzò gli occhi ed
arrossì fino alla punta delle orecchie.
-Si certo...- Ludwig
mise il segnalibro e posò la sua lettura. Si sedette composto.
Italia chiuse la porta
alle spalle ed entrò con passo lungo. Si fermò davanti alla poltrona
che aveva sistemato nella camera di Germania, sicuro che gli sarebbe
piaciuta sia per la consistenza che per il design. Incrociò le braccia
dietro la schiena e si dondolò sui talloni in un modo molto infantile,
abbassò lo sguardo.
Com'è carino quando fa così.
-Germania, vorrei chiederti un favore.-
Ludwig annuì in modo che
capisse che lo stava ascoltando.
-Tu mi trovi attraente?-
Germania si sentì le
guancie in fiamme, abbassò lo sguardo e balbettando rispose.
-Bhe i-io... potrebbe darsi... cioè... si.-
Che per come mi sento, è dir poco attraente, è molto limitativo. Mi
sembra quasi di essere bugiardo a non aggiungere altro.
Ciano gli sorrise
passandosi una mano nei capelli, in un gesto automatico ma che
incarnava tutto il suo imbarazzo.
-Grazie.- chiuse gli
occhi inclinando la testa.
-Però...- fece una
pausa e poi alzò il viso per guardarlo dritto negli occhi.
-So di non essere molto virile, vorrei che tu mi aiutassi allenandomi.-
Germania rimase di
stucco, per qualche secondo non disse niente, si limitò ad osservarlo.
Ciano lo guardava mordicchiandosi il labbro.
-Tutto quello che vuoi, Ita-chan. Lo sai che per te questo...-
-... ed altro.-
-Quando vuoi iniziare?-
Ciano sembrò non sentire
e prese ad accarezzare il gattino che gli stava in grembo, Germania
sentiva una scossa ogni volta che toccava Tiki. Italia prese in braccio
il micio, strofinò il nasino sul suo musetto e poi lo posò vicino a
Demon.
Si girò dandogli la
schiena per un secondo e subito si sedette sulle gambe di Germania.
Ludwig lo guardò e si
dovette trattenere da aprire la bocca come uno scemo, in un primo
momento rimase molto rigido e poi si rilassò mettendosi comodo e
attirando il viso di Italia nell'incavo del suo collo.
Non sarà particolarmente virile, ma è sà essere molto sensuale, quando
vuole.
Germania si sentiva a
disagio perché anche se fuori cercava di mostrarsi calmo, dentro
ribolliva, non voleva che Ciano si accorgesse di quanto lo coinvolgesse
la sua presenza e quindi non si scioglieva completamente, non riusciva
a calmarsi.
Veneziano girò il viso
affondandolo nel suo collo, il suo fiato scaldava Germania. Gli diede
un bacio lento e Lud si sentì fremere e si lasciò scappare un sospiro.
-I-ita-chan! M-ma che...?-
Si interruppe perché
Italia gli aveva baciato il collo nuovamente.
Arrossì fino alla punta
dei capelli e cominciò a sudare.
Italia smise di
provocarlo e avvicinò il viso al suo, sorrideva.
-Ti aspetto oggi pomeriggio nel giardino per gli allenamenti. Mi
vestirò comodamente, se ti serve qualcosa chiedi al mio maggiordomo
personale.-
-Ve...-
Si liberò dall'abbraccio
di Germania e si alzò in piedi, si accucciò vicino a Demon e lo
strapazzò.
-Italia! Ti graffierà!-
Lud fece per
allontanarlo dal gatto ma si rese conto che il micione nero sembrava
apprezzare, si lasciò ribaltare sulla sulla schiena e permise a
Veneziano di grattargli la pancia, accennò anche qualche fusa.
Se lo facessi io mi pelerebbe la mano a suon di graffiate...
Italia se ne andò,
socchiuse la porta.
***
Regalinoooo :D I gattini, gli animali che preferisco! Come andranno gli
allenamenti con West? Cattivissimo presentimento!
Blody_354: il
palazzo di Ciano è stata una bella sorpresa! Io non sono in grado di
immaginare altra casa per un artista! Proprio non riesco a figurarmelo
altrove! Doveva essere così LOL! Povero Prussia! Ma noi sappiamo che
Ciano si fa sempre perdonare... dehihiho cattivello quando vuole!
Grazie per i complimenti sul pezzo di Jey e Ciano :D sono mooolto
contenta che ti sia piaciuto, quando ho scelto di mettere questa scena
ho dovuto rimaneggiarla molto perché inizialmente non era così! Ho
proprio cambiato ambientazione ecc. ecc. ed ha funzionato :D Aggiorno
per il sabato mattina LOL o il sabato pome :D non riesco a farne a
meno!
(Brava, metti la storia ovunque che mi fai solo più felice :D)
See you sooooon! :D grazie per il commento ;) quando ho visto che era
una recensione lunga mi sono sentita suuubito happyyy :D Veeee
|
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Capitolo 12 *** Cattivissimo Lud ***
Capitolo Dodici
-Italia ma cosa ti è saltato in mente di chiedere a West?- Gil era esterrefatto. Le iridi
rosse piantate nelle sue.
-Vorrei essere di esempio alla mia gente, lui è perfetto per
insegnarmi...-
-Ti massacrerà.-
-Diventerò
più forte e il mio paese avrà Pasta tutti i giorni, nessuno soffrirà
più la fame perché nè fratellone Francia e nè fratellone
Spagna
potranno tiranneggiare, e nemmeno Austria-san mi riprenderà
prigioniero.-
Gil
gli sorrise com'era tipico che lui facesse e si batté una gamba,
facendogli segno di sedersi. Italia senza il minimo imbarazzo si
sedette su di lui accolto dalle braccia sicure di Prussia.
A
differenza del fratello, non aveva nessuna vergogna a mostrarsi così
com'era, era una delle qualità che apprezzava di più di Prussia, il
fatto che sapeva essere spontaneo e amava mettersi in gioco, anche nei
modi più imbarazzanti. Non aveva nulla da dimostrare a nessuno. Gilbird
se ne stava appollaiato su di un alto trespolo, il gatto nero lo
fissava minaccioso da sopra un cuscino.
-Beh Italia, se non fossi stato progioniero di Austria, non avrei mai
potuto salvarti.-
Italia
gli regalò uno dei suoi migliori sorrisi e fece del suo meglio perché
lui non gli leggesse nel viso il pensiero che aveva avuto: pensò che se
non fosse stato nella casa di Austria non avrebbe mai incontrato Sacro
Romano Impero.
Prussia avvicinò il viso
al suo.
-Posso?- senza
veramente aspettare una risposta.
Veneziano
gli sorrise e lo accontentò con un bacio, Prussia come suo solito
rispose calorosamente, accarezzò le sue labbra con la punta della
lingua. Gli occhi rossi lo osservavano maliziosamente,
allungò le
mani che Italia scacciò ridendo.
-Gil non ti smentisci mai.-
-Non sarei così awesome, non ti pare? Lo pensa anche Gilbird.- gli rispose quello ridendo, e
ri-piazzando le mani sul suo sedere pieno.
***
Quando
ita-chan arrivò nel suo giardino, non lo riconobbe neanche, era stato
trasformato in un campo di allenamento militare. Ludwig era in piedi di
spalle, aveva la sua divisa verde indosso, una maglietta senza maniche
nera e la giacca della divisa sulle spalle. Portava un cappellino con
la visiera, mimetico.
In
quel momento Lud fischiò per saggiare il fischietto che aveva chiesto
al suo maggiordomo, sembrò congraturarsi con sè stesso per la potenza
del suono.
Italia camminò fino ad
arrivare al suo fianco.
Lud si girò.
-Ita-chan! Ti stavo aspettando. Sei pronto?-
-Agli ordini!- rispose
quello con allegria.
Germania da quel momento
sembrò trasformarsi, assunse tutta un'altra espressione nella quale era
bandita ogni dolcezza.
Italia lo guardò
perplesso e si mise in ascolto.
-Regola numero uno.- disse
alzando un dito - quando ci alleniamo io non sono Ludwig,
non sono Lud e non sono Jey. Sono Germania.-
-Si.-
-Non ho sentito bene, hai per caso detto "si" e basta?- chiese quasi minacciosamente.
-Si Germania!- disse
Ciano con determinazione, cercando di non scoppiare a ridere.
-Regola
numero due: non voglio sentire la parola arrendersi, non voglio sentire
la frase "non ce la faccio", e non voglio sentire nemmeno "mollo".
Quindi consegnami le tue bandiere bianche.-
Italia
si guardò intorno senza capire come potesse sapere che amava le
bandiere bianche, non gliele aveva mai mostrate, non ce n'era stato mai
bisogno. Le confezionava nei momenti di maggiore stress, quando si
sentiva in pericolo o depresso, erano la sua arma segreta.
-M-ma no.. quali bandiere...-
-Italia!- sbottò
fragorosamente Ludwig, il piccolo italiano sussultò.
-D'accordo...- Italia
si mise la mani in tasca e ne cavò qualche bastoncino e dei fazzoletti
bianchi, glieli mise nella mano stesa che lui gli tendeva. Germania lo
guardò male e Veneziano capì che sapeva! Tirò fuori da una tasca
nascosta anche la piccola bandiera delle emergenze e gliela diede, non
senza rancore.
-Regola numero tre: non si discute. Capito tutto? Hai qualche domanda?-
-Capito! Nessuna domanda Germania!-
-Bene, allora cominciamo a correre.-
Ludwig
gli fece segno di seguirlo e cominciò la lunga corsa di riscaldamento,
si addentrarono in un sentiero del giardino, gli alberi facevano ombra
ma il passo che teneva Ludwig era troppo veloce per Ciano, che presto
cominciò ad accusare i primi segni di stanchezza.
-Germania? Germania!... Aspettamiiiii Veeee- sentì la sua vocina da qualche
metro prima.
Era rimasto indietro.
-Solo per oggi.- si
riaffiancò a Veneziano e mantenne quel passo.
Italia
correva per quella che gli sembrò più di un'ora, la milza gli doleva
terribilmente e l'acqua che Lud aveva portato per lui l'aveva già
finita da un pezzo, ma non poteva arrendersi e fermarsi! Doveva farlo
per il suo amico Germania.
Non poteva deluderlo
proprio il primo giorno!
Per
contro il tedesco stava benissimo, sembrava fresco come una rosellina e
i suoi muscoli luccicavano di sudore, sembrava si stesse svagando.
Italia
ad un certo punto non ce la fece più e si fermò, si ripiegò sulle gambe
e prese fiato rumorosamente, nel tentativo di recuperare. Germania si
fermò poco dopo, si girò e con le mani suoi fianchi non disse una
parola. Lo guardò così gelidamente che Ciano non ebbe nemmeno il
coraggio di aprire bocca. Riprese a correre ma con le lacrime agli
occhi.
Cinque
minuti dopo vide la fine del percorso nel giardino, in lontananza vide
il campo d'addestramento e sperò con tutto il cuore che fosse finita lì
per oggi. Non poteva farcela a sopportare ancora degli sforzi, era
troppo stanco, sarebbe svenuto.
Quando
uscì dal percorso costeggiato dagli alberi il sole lo accecò per
qualche secondo, il ragazzo si laciò scivolare per terra e si distese a
faccia in su. L'erba era così fresca, assorbiva tutto il sudore, il
cielo era così blu. Un blu così terribile, occupava tutta la sua
visuale, si era completamente immerso in esso quasi da annullarsi, la
fatica amplificava quel sentimento, che un artista romantico avrebbe
definito "sublime".
La sua vista fu oscurata
dal viso di Germania che lo guardava quasi duramente.
-Andiamo, non sarai già stanco?-
-Quanto manca ancora?-
-Per oggi un'ora di addestramento ancora.-
-Io non...- Italia si fermò perché sapeva di non poter continuare la
frase, era una regola!
Germania
gli tese una mano ed Italia la prese per tirarsi su, usò completamente
la forza di Germania perché lui era rimasto senza. Quando fu in piedi
si stropicciò i vestiti e si stiracchiò verso l'alto, si mise le mani
nei capelli appiccicati al viso a causa del sudore.
Lud gli porse la sua
borraccia.
-Dato
che è il primo giorno non sapevi bene come dosare l'acqua, perciò
prendi la mia. Non esagerare altrimenti rischi di sentirti male.-
Italia
lo ringraziò con lo sguardo e prese la borraccia, siccome Ciano non era
solito ascoltare molto bene le raccomandazioni, bevve troppo e troppo
velocemente l'acqua fresca contenuta. Si strinse la pancia e fu
sconquassato da una forte tosse.
Germania
gli fu subito accanto e cominciò a dargli delle pacche sulla schiena
mentre lui finiva di vomitare acqua e saliva. Ciano prendeva grosse
boccate d'aria in modo rumoroso e roco.
Presto la crisi si calmò
e ricominciò a respirare normalmente, si ritirò in piedi molto
imbarazzato.
-Scusa Germania, mi dispiace.- riuscì
a scorgere lo sguardo preoccupato di Germania per una frazione di
secondo, prima che il ragazzo riprendesse il consueto atteggiamento
freddo.
-Ora esercizi per rafforzare ed elasticizzare i tuoi muscoli.-
Italia lo guardò stralunato, procedette debolmente verso la zona che
gli era indicata e seguì le istruzioni di Ludwig. La polvere si alzava
ad ogni suo movimento, gli si attaccava addosso, impestava capelli,
pelle e vestiti. La stanchezza lo aveva completamente assalito e si
muoveva meccanicamente.
Lud
si rese presto conto che era al limite e decise che non voleva
sfiancarlo oltre, non era abituato ad interrompere gli allenamenti,
tanto più che era rimasto molto blando ed aveva impiegato il doppio del
tempo nella corsa. Era stato fin troppo clemente quel giorno.
Smise di muoversi e
stiracchiò le braccia, facendo un rapido cenno ad Italia di fare lo
stesso.
-Ok Italia, per oggi ci fermiamo qui.-
Gli
tese ancora la sua mano, dato che Italia stava facendo degli addominali
sdraiato per terra, quando si tirò su gli posò una mano sulla schiena e
lo condusse all'interno. Si rese conto in quel momento di quanto Italia
fosse debole fisicamente, trascinava i piedi e aveva gli occhi
cerchiati dalla stanchezza, guardava davanti a se con l'unico desiderio
di sedersi e riposare.
-Ve... Pasta...- sussurrò
con poca convinzione, Lud lo guardò.
Era
tornato quello di sempre, si era liberato della pelle del militare ed
ora era Jey, Ciano se ne rese conto e gli regalò un debole sorriso.
Arrivato in soggiorno si lasciò cadere a pesce sul divano, sporcandolo
tutto.
-Italia meglio se ti dai una ripulita, puzzi come un porco!- Prussia abbassò il libro e lo
squadrò ridendo.
Gilbird
se ne stava sopra la sua testa, avvolto dai suoi capelli, teneva
un'aluccia ripiegata sotto il becco e aveva un'espressione mooolto
schifata.
-Ti sei rotolato per terra? Hahah.-
Italia rispose con un
grugnito e disse che non aveva le forze di andare in bagno.
Ludwig
gli si avvicinò e notò che era pesantemente abbandonato sul divano e
che diceva il vero, non riusciva ad alzarsi, aveva il musino così
stanco. Sentì una forte emozione e desiderò profondamente di aiutarlo.
Si
è impegnato tanto oggi, mi dispiace che non sappia nemmeno quello che
lo aspetta domani, sembra un gattino che è rimasto sotto la pioggia
troppo a lungo. Sento l'irresistibile desiderio di accudirlo.
Si
girò verso Prussia e riconobbe sul suo viso la stessa identica
espressione e quindi fu più lesto di lui, prima che potesse alzarsi
passò le braccia intorno alla vita di Ciano che si lasciò mollemente
intercettare e lo prese in braccio, senza fatica.
-Vieni Italia, ti porto a rinfrescarti.-
Il
gattino pezzato gli camminava tra i piedi, ma Germania era molto abile
a schivarlo quasi come se non ci fosse. La pantera nera li seguiva
mollemente.
-Mh...- uscì
dal soggiorno e prese il corridoio, lo percorse fino alla stanza di
Ciano e si fermò davanti alla porta. Fece per aprirla ma la manina di
Veneziano lo interruppe.
-Andiamo nella tua, il bagno è più spazioso.-
Tu-tum.
-Avrai anche tu bisogno di lavarti via la polvere...-
-S-si... ok.-
Germania
procedette e lo portò in camera sua, arrivato dentro lo lasciò andare,
Italia rimase in piedi un po' barcollando e quando si rigirò verso di
lui, dopo che ebbe chiuso la porta, si lasciò cadere tra le sue braccia
sbadigliando. Lud lo strinse, colto di sorpresa.
-Ita-chan...-
-Jey mi porta in bagno a rinfrescarmi... che bello...- si
staccò e camminò fino al bagno, aprì la porta ed entrò. Lud non si
mosse, Ciano si girò e lo invitò ad entrare con una mano, lo
raggiunse.
-Chiudi la porta Jey, mi sento a disagio in bagno con la porta aperta.-
-Certo, anche io.-
La
sala da bagno di Lud era principesca, nel centro si apriva nel
pavimento un grande foro, tramite una scalinata si entrava all'interno.
Ogni giorno l'acqua veniva controllata dai maggiordomi. Sembrava
riprodurre l'antico sistema di terme dei romani. Sul lato della vasca
vi era una seduta che permetteva di stare comodi.
Ciano,
che ovviamente conosceva bene il bagno, aprì l'anta dell'armadio che
conteneva gli asciugamani e ne prese due, uno per sé ed uno per Jey,
prese anche due spugne naturali.
Si
sedette su di una panca posizionata ai lati della vasca centrale e si
tolse la maglietta con un gesto fluido. Germania rimase sulla porta a
guardarlo, nonostante fosse pieno di polvere la sua pelle era
irresistibile, il suo corpo lo chiamava. Grazie alla giornata intensa i
muscoli di Italia erano emersi, certo non si erano formati in un
giorno, ma la fatica fatta li aveva resi più evidenti. Era ancora
sudato.
-Dovremmo fare a turno.-
Italia si girò a
guardarlo con i suoi occhi dorati.
-Germania
non essere così imbarazzato, cosa c'è in me che tu non abbia già visto
guardandoti? Siamo uguali... siamo uomini... anzi sono io che dovrei
vergognarmi visto che non sono prestante come te, non ho i tuoi
muscoli.-
-Non mi sembra appropriato...-
-Mi hai torturato fino ad adesso, non mi vuoi accontentare un
po'?- lo
guardò con gli occhi da cucciolo lacrimosi e sporgendo un po' le labbra.
Germania
capitolò, ma Italia non aveva capito quale fosse il suo reale
problema, non si vergognava del suo corpo o di essere nudo, si
vergognava delle reazioni che il suo corpo poteva avere in quella
situazione, aveva paura di non sapersi dominare. Paura che il suo
amichetto là sotto non ubbidisse.
Lud
si sedette a fianco di Italia e si tolse sia la giacca che la maglia
senza maniche, anche lui era polveroso ma molto meno di Italia. Ciano,
dopo essersi stiracchiato e aver fatto scrocchiare i muscoli, si piegò
e si tolse le scarpe. Si alzò in piedi e slacciò i bottoni dei suoi
pantaloni. Si tolse anche quelli, tolse anche i calzini. Portava dei
boxer tricolori dall'aria simpatica.
Germania
si ritrovò ancora ad osservare la linea elastica del suo corpo, era
snello ma non troppo magro, era piacevole, i capelli gli incorniciavano
il viso ed il collo.
Italia
camminò lentamente, ed anche in modo malizioso, per gli scalini. I suoi
piedi si posarono sui gradini, avanzò finché l'acqua non gli arrivò ai
pettorali e si lasciò andare, fece qualche bracciata e poi si immerse.
Poco dopo la sua testa riaffiorò e lui si diresse verso la seduta, ci
si mise ed appoggiò la schiena al bordo della vasca, mise le braccia
fuori. Completamente rilassato.
Germania
sentiva il cuore che gli usciva dal petto, l'emozione era fortissima,
capì di non potersi spogliare al momento e quindi votò per un
compromesso. Si piegò a togliersi gli anfibi, si tolse anche i calzini
e ripiegò i pantaloni fino a sopra il ginocchio. Raccolsa la spugna e
prese una brocca. Percorse il bordo della piscina fino a dove si
trovava Italia, seguito dai suoi occhi d'oro che non lo avevano
lasciato un momento. Si sedette sul bordo ed infilò i piedi nell'acqua,
era fredda ma non gelata, era piacevole e rinfrescante.
Aveva
posato sia la spugna che la brocca vicino a sé, si puntellò sulle mani
e tirò la pelle del collo. Italia non disse niente e si spostò vicino a
lui, si sedette proprio tra le sue gambe ed appoggiò il viso alla sua
coscia.
Chiuse gli occhi,
completamente rilassato, entrato ormai in uno stato di torpore totale.
-Jey, sto davvero bene...-
Germania
prese la spugna, la immerse nell'acqua della vasca, la posò sul suo
collo e sulla schiena, la ripulì dai residui di polvere; Italia stese
un braccio, sempre ad occhi socchiusi, e Germania lo deterse. Prima un
braccio e poi l'altro. Lud gli rinfrescò anche le spalle. L'operazione
si fece sensuale per entrambi, il ragazzo biondo compiva senza fretta
il suo lavoro, beandosi della sua vista di ogni suo tratto di pelle.
Italia
gli porse il viso e chiuse gli occhi, Germania prese la brocca e la
riempì d'acqua, lasciò che l'acqua gli scivolasse sui capelli e sulla
fronte, Italia spostò il viso sotto il getto e poi si spostò riaprendo
gli occhi e fissandoli in quelli azzurri di Lud.
Ciano
prese la stessa spugna e ricambiò il favore di Jey, gli fece stendere
il collo e lo lavò dalla polvere, gli deterse delicatamente il viso e
le braccia, Jey si girò di lato e Ciano gli bagnò i muscoli della
schiena.
Italia
era affascinato dai suoi muscoli, erano così perfetti e definiti, il
suo occhio d'artista li esplorava sistematicamente, li memorizzava.
Sembrava di avere di fronte un nudo greco, ma più possente. Ciano si
alzò in piedi dalla seduta dove stava e prese la brocca, Jey buttò
indietro il viso e lasciò che Italia facesse cadere a cascata sul suo
volto l'acqua fresca.
I
suoi capelli ricaddero sulla sua fronte, lateralmente gli
incorniciavano il viso, era più bello che mai. Si guardarono per un
lungo momento.
Ciano si schiarì la gola
perché aveva timore di avere la voce roca e gli chiese di entrare in
acqua.
Germania
non si lasciò pregare, si sbottonò i pantaloni e se li tolse. I suoi
boxer erano neri e sobri, le sue gambe non erano meno muscolose di
quanto i pantaloni lasciassero intendere. Il suo corpo era
perfettamente armonico. Posò i piedi sulla seduta e poi entrò
in
acqua, la sensazione che l'acqua fresca gli dava era stupenda ed era
utile a calmarlo. Si sedette vicino al ragazzo e quello lo raggiunse,
si accomodò tra le sue braccia e posò il viso sulla sua spalla. Era
tanto stanco che si assopì. Jey gli accarezzò i capelli distrattamente
mentre guardava il suo viso addormentato, si piegò e gli posò un bacio
sulla guancia.
Una quindicina di minuti
dopo cominciò a sentire che Italia tremava, lo svegliò dolcemente.
-Usciamo Ita-chan, se no prenderai freddo e rischi di ammalarti.-
-Se io mi ammalassi mi staresti vicino sempre così? Varrebbe la pena
solo per questo, Germania.-
Italia si spostò da lui
e si issò fuori dalla vasca, seguito da Ludwig.
Come
se non avesse aperto bocca! Mi fa impazzire quando fa di questi
commenti, così dolci e candidi, così disarmanti, fingendo di non aver
detto nulla di che!
Prese i
due asciugamani, uno lo porse a Germania e nell'altro si avvolse. Si
asciugò e poi lo mise su di una pila di asciugamani che la mattina dopo
sarebbero stati cambiati ed uscì dal bagno.
Germania
non si asciugò del tutto come suo solito perché gli piaceva l'effetto
che l'aria faceva a contatto con la pelle bagnata. Prese i vestiti ed
uscì anche lui.
Trovò
Italia raggomitolato sul suo letto, completamente addormentato, gli era
bastato di toccare la superificie morbida del materasso per sentire di
nuovo tutta la stanchezza di prima.
Come potrei
rinunciare a te se scegliessi Prussia? Se ti comporti così con me non
sarò mai in grado di farmi da parte, perciò Italia scegli me. Scegli me!
Sei così abbandonato, sei nelle mie mani, così.
Si
accucciò di fianco al letto, vicino al suo viso e lo baciò sulle
labbra, non potendone fare a meno. Prese il lenzuolo ai piedi del letto
e lo coprì così che non prendesse freddo ancora e lo lasciò dormire.
***
Penso
sia meglio gli vada a prendere dei vestiti nella sua camera, quanto
meno se si vuole alzare non deve andare in giro in mutande... speriamo
che la cosa non lo scocci.
Percorse
la distanza che lo separava dalla sua camera, nel tragittò incontrò
Prussia e gli disse dov'era Italia, Prussia si fece raccontare quello
che avevano fatto e gli diede una rapida pacca sulla spalla. Germania
aprì la porta della camera di Ciano, seguito dallo sguardo del fratello.
La
camera era ampia ed ariosa, era arredata in modo sfarzoso ma quello che
più colpiva Germania erano i quadri, non ce n'erano tanti quanti aveva
immaginato però.
Chiuse
la porta dietro di sè e non poté far altro che ammirare le tele, ce
n'era una in cui Ciano si era ritratto col fratello, era un ritratto a
figura intera ambientato nel giardino all'italiana della corte
principale. Uno rappresentava nonno Roma, altre erano delle vedute
delle più belle città italiane. Si girò verso l'armadio e
vide
quelli che erano i ritratti più recenti: sulla sinistra Prussia era
seduto sotto un albero in giardino, la fronda della pianta faceva dei
giochi di luce sulla sua pelle, sembrava sereno ed era sorridente. Era
protagonista della natura e la natura sembrava fondersi con lui, le
pennellate erano piccole, il quadro era fondato sul colore e non sulla
linea. ( Ciano è un artista della scuola veneta :D)
Sulla
destra invece c'era lui, era in alta uniforme, impeccabile, si trovava
all'ingresso di una reggia barocca, la posa era altamente formale ma
quasi a smentirlo, in una mano teneva un libro semiaperto da cui
fuoriusciva timidamente un fazzolettino blu, se ci si avvicinava si
potevano leggere ricamate le iniziali di Veneziano. Lo stile era
completamente diverso, la linea ed il disegno riprendevano i ritratti
neoclassici, l'attenzione per il particolare era portata alle estreme
conseguenze grazie ad influssi fiamminghi.
I due dipinti erano
l'uno l'antitesi dell'altro eppure creavano una composizione
perfettamente equilibrata, si equiparavano.
Germania
si riprese dallo stupore ed aprì l'armadio, con molto imbarazzo perché
lui non avrebbe apprezzato che qualcuno frugasse tra le sue cose.
Di
fronte al suo viso trovò subito un completo nero, pantaloni e camicia,
sopra era posata la sua collana con la croce prussiana, era ripiegata
con grande cura e luccicava, come se l'avesse pulita dopo averla tolta.
Era evidente che avesse preparato i vestiti in previsione di una doccia.
Li
prese attento a non stropicciarli ed uscì dalla camera, andò verso la
propria ed aprì la porta, lentamente per non disturbare il ragazzo
mentre dormiva. Vide che non si era mosso di un millimetro, il ciuffo
gli ricadeva sulle guancie morbide. Quando richiuse la porta Ciano aprì
lentamente un occhio dorato e subito lo richiuse, risprofondando nel
sonno.
Germania gli sorrise e
posò i vestiti sul comodino a fianco del letto, gli diede un'ultima
carezza ed uscì.
***
-Forza Lud spicciati, finirà per cadermi tutto!-
-Si ci sono.-
Le
due nazioni aprirono faticosamente la porta della camera di Lud,
facendo un baccano immenso, quando furono dentro il biondo la richiuse
con un piede e finalmente posarono quello che aveva portato. Italia si
era tirato a sedere e li guardava senza capire, ancora intontito dal
sonno.
-Ragazzi ma che...?-
-Visto che eri così stanco abbiamo pensato di portare la cena da te.-
disse Gil sorridendo.
Avevano
posato sul pavimento un tavolino con al centro una zuppiera piena di
tagliatelle, tre piatti, tre forchette e tre bicchieri, in una
bottiglia era contenuto un vino rosso fruttato.
Italia
si liberò del lenzuolo e si alzò in piedi, si stiracchiò e vide sul
comodino i suoi vestiti. Rapidamente si mise almeno i pantaloni e la
collana, poi prese posto dove Lud gli fece segno.
-Grazie
ragazzi, siete davvero premurosi con me. Mi sento davvero in imbarazzo
ora, dovrei essere io a coccolarvi dato che siete i miei ospiti e
invece...-
Regalò loro un grande
sorriso e servì a tutti la pasta.
***
Gil
e Lud portarono via il tavolo e tutto ciò che avevano usato, lo
ridiedero ai maggiordomi che se ne occuparono. Decisero che avrebbero
passato un po di tempo in soggiorno, in fondo nonostante fossero in
guerra erano pur sempre fratelli.
Prussia prese posto
nella sua poltrona e Lud si sedette sul divano di fronte a lui.
-Allora come sono andati gli allenamenti?-
-Italia ha ancora molta strada davanti, se continua ad impegnarsi però
ce la può fare.-
-Veneziano non è esattamente il tipo a cui piace fare fatica...-
-Lo so ma forse con la giusta motivazione può cambiare.-
-Anche questo è vero, scommetto che vuole essere carino per The Awesome
Me.- scoppiò
in una risata fragorosa, Lud non si arrabbiò con lui perché era
chiaramente una battuta. Il tarlo del dubbio si era però insinuato
nella sua mente e sarebbe tornato a punzecchiarlo in futuro. Girò la
testa verso il camino e sbadigliò. Arrivò trotterellando Tiki, seguito
a ruota dal gattone nero. Tiki si mise difronte alle gambe di Prussia e
vi si strusciò, vedendo che la nazione era amichevole nei suoi
confronti, posò le zampette sulle sue ginocchia e saltò su di lui. Si
accoccolò e cominciò a fare fusa fragorose.
-Visto? Gli sto simpatico! Ciao bel gattino-tino-tino!-
fece una vocina tipica di chi parla con un cucciolo e cominciò a fargli
lo shampoo a furia di carezze. Il gattino si lasciava frullare il pelo
ad occhi chiusi.
Il
gattone nero invece saltò agilmente sul divano, nell'angolo opposto di
dove stava Lud e si accoccolò dandogli le spalle. Quasi come se fosse
offesso. Lud allungò le mani verso Demon, come le sue dita invasero lo
spazio vitale del gatto quello cominciò ad emettere un suono ringhiante
fin tanto che non ritirò le mani.
-Che antipatico che sei...- mormorò
Germania rivoltò al gatto, quello per tutta risposta alzò la testa e
posò gli occhi azzurri in quelli di lui, li socchiuse con aria di
sfida. Sembrava invitarlo ad avvicinare le mani e vedere come gliele
avrebbe ridotte.
Gil, spettatore della
scena, scoppiò a ridere.
La
serata trascorse piacevolmente, entrambi stavano attenti a non sfiorare
l'argomento "Ciano è mio, non te lo scordare", deposero l'ascia di
guerra e discorsero di strategia militare, degli ultimi avvenimenti, di
come si poteva aiutare Italia, di Austria eccetera. Ad un certo punto
parlarono anche del cibo ed entrambi convennero che la cucina italiana
era davvero saporita e sostanziosa, quanto meno quella di Ciano lo era.
-Beh
fratellino, io ora penso andrò a dormire perché domani Italia mi ha
chiesto di occuparmi delle sue scuderie, dice di avere bisogno di una
mano perché lui non se ne intende molto.-
-Fai anche questo?-
-Cerco
di dargli una mano come posso, sono spesso qui quindi i dignitari mi
conoscono e ogni tanto Italia mi affida dei compiti. Io sono lieto di
farli, così The Awesome Me si tiene in allenamento e si rende utile.-
Gilbird svolazzò sulla
sua testa e vi si posò. Gil allungò una mano e gli arruffò le piume
sorridendo.
Gilbert
è come un marito che viaggia molto per lavoro, quando è a casa gli
vengono affidati dei lavori, vorrei che Italia considerasse così anche
me, anche io posso aiutarlo no? O non sono all'altezza? Non sono
abbastanza in intimità con lui?
-Allora gute nacht Bruder, spero di vederti domani prima che tu ti
immerga completamente nel lavoro, bis morgen.-
-West!- mentre
lo diceva si toccò la fronte con una mano nel segno del saluto
militare, posò il gatto per terra e si alzò, percorse a grandi passi la
sala e se ne andò in camera sua.
Lud
rimase a guardarlo per qualche secondo poi si alzò a sua volta, mentre
passava il gatto nero allungò una zampa e gli agganciò pigramente i
pantaloni. L'altro micio invece si mise sul divano e si avvicinò alla
pantera, gli leccò la testa e gli si mise tra le zampe grandi. La
differenza di stazza tra i due era notevole, il gattone proteggeva
quello più piccolo.
Percorse velocemente il
corridoio, sperava che Italia fosse ancora in camera sua.
Aprì
la porta speranzoso e quando vide il letto vuoto sentì un tuffo al
cuore, la delusione lo assalì e si sentì affondare. Proprio in quel
momento Italia uscì dal bagno assieme ad una nuvola di vapore e
profumo. Lo accolse abbracciandolo.
-Ciao Jey.-
Jey
lo strinse e poi lo lasciò andare, Ciano si mise subito sotto le
coperte a pancia in giù, abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi.
Germania svuotò le
tasche del suo completo e si spogliò, fece un salto in bagno e poi
entrò dall'altra parte del letto.
Il
corpo caldo di Ciano non ne occupava nemmeno metà, a Lud rimaneva
abbastanza spazio per stare comodo. Si avvicinò al ragazzo moro, che
nel frattempo si era girato su di un fianco, e gli aderì addosso, passò
un braccio aldilà del suo corpo e la testa dietro la sua. Chiuse gli
occhi.
Ciano gli parlò, con la
sua voce calda e sensuale.
-Lud,
tu non sei molto espansivo, cerchi sempre di tenere un comportamento
adeguato e cerchi sempre di non sbilanciarti, se ti trovi in certe
situazioni sei molto a disagio.- fece
una pausa -Gilbert invece approfitta di ogni situazione, è
molto espansivo e non sembra vergognarsi di niente.-
Germania si irrigidì ed
alzò il viso per guardarlo negli occhi, Ciano però li teneva
ostinatamente chiusi.
-Però...
quando ti lasci andare ogni tuo bacio ha più valore, perché sono delle
coccole che ho tanto aspettato per avere, non sono mai scontate, sono
sempre una grande emozione. Per te, ogni carezza è qualcosa di prezioso
che non va sprecato. Questa è una cosa che amo tanto di Germania.-
Ti amo Italia...
Germania lo strinse e si
rilassò, completamente disarmato di fronte a lui.
-Buonanotte Jey.-
-Buonanotte anche a te, Ita-chan, sogni d'oro.-
-Ehi Jey...-
-Si?-
-Non mi dai il bacio della buonanotte?- Germania
gli sorrise e si sporse verso di lui, nonostante fosse buio sapeva
esattamente dov'erano le sue labbra, sentì Ciano girarsi ed offrirsi
alle sue attenzioni. Posò le labbra sulle sue, la sensazione fu quella
di un caldo abbraccio. Lud si staccò dolcemente e gli accarezzò il viso.
Veneziano si girò e si
assopì, Lud mise il viso vicino ai suoi capelli e fece altrettanto.
*******
Allenamenti
durissimi previsti per il povero Ciano, resisterà abbastanza a lungo??
Mmmmh... o convincerà Jey ad essere più buono con lui? Dehihiho!
WacciPC: grazieeeeee
ç_ç è bello sapere che c'è qualcuno in più che legge la mia fic! Grazie
per i complimenti :D e il fatto che Italia non sappia quello che vuole
è il bello della storia X°D se no finirebbe subito LOL aggiorno presto
perché tutto quello che mi rimane da fare è dividere la fic in capitoli
ed ampliare il pezzettino :) e non riesco ad aspettare, dehihiho, oggi
mi sono costretta ad aspettare la sera XD Grazie ancora per aver
commentato, mi hai reso felice ;)
Blody_354: ciao
bella, noi ormai siamo amiche di vecchia data :D è sempre un piacere
leggere le tue recensioni e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi del
mio Lud cattivissimo, as a trainer LOL: Ti piacciono i miei
mici? I nomi che avevo scelto all'inizio per loro era Chibi Ciano e
Chibi Jey, ma erano così poco originali che mi son costretta a trovarne
di nuovi LOL anche io vorrei sognare la mia storia XD e che finisse
come il tuo sogno XD Non ti preoccupare che Prussia è tutto
tranne che Emo, vedrai vedrai!
|
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Capitolo 13 *** Ciano non ce la fa più. ***
***
Germania aspettava che
Veneziano arrivasse per gli allenamenti, ma quello era in ritardo.
Aveva brevemente incrociato il fratello un'oretta prima, mentre si
diregeva alle scuderie: era vestiti con abiti logori adatti alla sua
mansione e riusciva ugualmente ad essere meraviglioso, si sentiva
comunque allegro. Gilbird lo seguiva guardandosi le spalle, come se
fosse braccato, ed effettivamente pochi secondi dopo lì seguì anche la
pantera.
Ciano ancora non
arrivava. cominciava a spazientirsi.
Germania si sedette su
di un muretto basso, tamburellando le dita sulle braccia incrociate.
-Jeeey!-
Italia arrivò correndo e
gli si buttò tra le braccia ridendo, Germania rimase impassibile: era
un allenatore adesso, non era Jey.
-Italia sei in ritardo. Per punizione l'allenamento durerà più a lungo.
Ti ricordo che devi chiamarmi Germania. Staccati ora.-
Italia sgranò gli occhi
e si allontanò da lui, Germania si alzò ed indicò il percorso nel bosco.
-Comincia con la corsa, mantiene lo stesso ritmo di ieri, per oggi.-
Veneziano si incamminò e
se avesse avuto delle orecchie da cane, sarebbero state abbassate. Gli
rivolse uno sguardo lacrimoso ma si fece forza. Prese la borraccia che
Germania gli porse e cominciò a correre ad un ritmo mediamente
sostenuto, il ragazzo biondo lo seguiva.
Gli alberi, di mattina,
attiravano tutti i tipi di zanzare esistenti e anche quelle
sconosciute, Ciano ben presto si trovò tutta la parte scoperta del
corpo ricoperta di becconi, cercava di non grattarsi per non
contrariare Germania, ma il prurito era insopportabile.
Per contro Germania
doveva avere anche il sangue gelido, visto che non sembrava avere
nessuna puntura. Forse sarebbe stato capace di incenerire le zanzare
col solo sguardo, Ciano pensava ne sarebbe stato in grado.
Ciano si sentiva meno
stanco del giorno precedente, sia perché aveva recuperato bene la
stanchezza, sia perché ora sapeva quanto sarebbe durata la corsa.
Contemporaneamente si sentiva triste a causa del comportamento del suo
amico Jey, che non aveva capito davvero perché aveva chiesto a lui di
aiutarlo.
Cercò di tirarsi su di
morale durante la corsa, ben presto vide sopraggiungere l'apertura che
riconduceva al campo di allenamento.
Ciano, nonostante tu sia arrivato in ritardo, ora ti stai comportando
bene. Hai affrontato meglio di ieri la corsa ma è ancora molto scarsa.
Oggi però non sarò clemente come ieri. Oggi ci alleniamo per davvero. Pensò con determinazione il
ragazzo biondo, mentre pensava a come trarre il meglio dall'allenamento.
Italia prese la sua
borraccia, ancora piena per metà, e si concesse un grosso sorso d'acqua
fresca, lo tenne un po' nelle guance per scaldarla e poi la mandò giù.
Si fermò ed aspettò che Germania gli spiegasse cosa fare.
Germania mise le mani
sui fianchi e cominciò a dargli istruzioni. Gli fece scogliere i
muscoli e gli diede il tempo col fischietto, Ciano sentiva ogni singolo
muscolo bruciare ed il fiato faticava a rientrare nei polmoni. Ogni
boccata d'aria si faceva dolorosa ed insufficente.
Germania lo spingeva
ancora e ancora, rendeva ogni esercizio più difficoltoso man mano che
il tempo passava.
Italia si sentiva al
limite della sopportazione.
Germania allora gli fece
provare il percorso ad ostacoli con i pneumatici, gli mostrò una volta
l'esercizio e poi preste che lui lo ripetesse alla stessa andatura.
Italia ce la mise tutta ma non riuscì a completare l'esercizio nei
giusti tempi ed in modo fluido.
Ciò che però lo feriva
maggiormente era l'espressione di Germania, vedeva che ad ogni
esercizio che sbagliava sembrava farsi più arrabbiato, non riusciva a
capire se fosse semplice delusione o vera e propria rabbia, vero
disgusto per lui.
All'ennesimo esercizio
Italia sbottò.
-Germania, quanto ancora?-
Era fradicio di sudore,
il fiato non gli bastava mai e cominciava a farsi rantolante, la
polvere lo copriva totalmente, specialmente il suo viso. Germania per
un secondo credette di vedere la polvere anche al posto dei suoi occhi
dorati.
-Avremmo finito venti minuti fa, ma tu hai fatto mezz'ora di ritardo
perciò ancora dieci minuti.-
Italia socchiuse gli
occhi e prese una boccata più grande.
-Vedi quella sbarra metallica? Ora ti sollevo e tu l'afferri, poi fai
dieci sollevamenti. Se ci riesci entriamo in casa.-
Italia annuì, con lo
sguardo basso, perfettamente consapevole che non ce l'avrebbe mai
fatta. Lasciò che Germania lo sollevasse ed afferrò la sbarra
metallica, quando lui lo lasciò cerco di issarsi. I suoi muscoli
tremavano e le sue mani minacciavano di perdere la presa.
-Uno... due... Italia!-
Al terzo sollevamento
Italia perse la presa e sbattè dolorosamente il sedere al suolo,
Germania lo raggiunse e gli chiese se stava bene, la sua risposta di
rito era affermativa. Si alzò in piedi e senza che Germania gli dicesse
nulla si diresse in casa, Lud lo seguì tentato di dirgli che avrebbe
dovuto finire la sessione, ma rimase in silenzio.
I-italia?
Aveva fiutato qualcosa
che non andava, sebbene non si rendesse conto di cosa fosse.
Italia prese una strada
diversa da quella del soggiorno, prese un corridoio secondario, Lud
capì che stava dirigendosi alle scuderie.
Prussia stava tornando
indietro perché era ora di pranzo e aveva voglia di vedere Italia, era
anche lui sudato ma non particolarmente stanco. Ci voleva molto altro
per sfiancare The Awesome Prussia.
Girò l'angolo e vide
Italia che veniva verso di lui, Lud lo seguiva con un fuoco strano
negli occhi.
Non aveva mai visto
Italia così sconvolto, il ragazzo gli andò vicino e lui l'abbracciò,
sentì che singhiozzava e ricambiava l'abbraccio aggrappandosi al suo
corpo. Cominciò a pinagere fragorosamente.
La colpa è intermente mia, sono di troppo, ho esagerato? Ma cos'ho
sbagliato? Ho fatto di tutto per lui..
Strinse gli occhi ed i
pugni. I suoi denti scricchiolavano per quanto li serrava forte.
-Germania cos'hai fatto ad Italia?- Prussia scandì le parole con
precisione, ogni singola sillaba sembrava minacciosa. Aveva posato lo
sguardo di fuoco nei suoi occhi gelidi, ma preoccupati.
-Io...-
-Io un cazzo!-
Italia alzò il viso
verso Prussia e lo guardò con i suoi occhioni dorati, le lacrime
avevano solcato una linea più chiara sulle sue guance polverose, lo
guardava supplicando di lasciare perdere, che gli sarebbe passata se
lui lo consolava.
-Vieni Italia, sei stravolto, ora andiamo a rilassarci un po', ti dai
una ripulita, ti cambi questi abiti e poi ti fai una bella mangiata.-
Mentre parlava con
Italia Gil lo condusse indietro sui suoi passi, passò a fianco di
Germania, pietrificato dal dispiacere.
Germania allungò una
mano per sfiorare quella piccola ed affusolata di Italia, ma lui lo
evitò. Germania si mise una mano sul petto, in corrispondenza del cuore
perché aveva sentito una fitta. Quando se ne furono andati Germania
finalmente si girò e tornò in giardino, cercò un posto tranquillo e vi
rimase a pensare.
Sapevo di essere troppo duro, sapevo di chiedere troppo, ma è l'unico
modo che conosco per allenarsi! Lui voleva essere più forte ed io
voglio renderlo più forte, e per ottenere questo bisogna faticare! Io
non voglio deluderlo, lui ha affidato a me questo compito e io voglio
renderlo un perfetto soldato. Voglio che lui si senta più forte, che si
veda come vuole davvero essere.
Soffrivo ogni volta che lo vedevo tentennare, ogni volta che cadeva
dovevo reprimere l'impulso di correre da lui a soccorrerrlo, perché se
avessi interrotto l'allenamento non saremmo più stati in grado di
ricominciare.
Se fosse stato davvero sul punto di collassare lo avrei saputo, conosco
i segnali che da il corpo, e so anche che Italia è una di quelle
persone che si convince di non poter portare a termine un compito, una
di quelle persone che si arrende prima di arrivare al proprio limite.
Volevo dargli la motivazione per cui spingersi oltre, non
volevo che reagisse così.
Io pensavo di fare bene!
Sbatté il pungo sulla
nuda terra e con l'altra mano strappò un ciuffo d'erba.
Cercò di ritrovare la
calma, ci impiegò quasi un'ora per sentirsi in modo accettabile. Si
alzò in piedi e si diresse in casa, non sapeva cos'avrebbe fatto se lo
avesse incrociato.
Varcò la soglia con
decisione, seduto sulla sua poltrona lo aspettava Prussia, quando lo
vide posò il giornale che leggeva e si alzò in piedi.
-West, questa volta hai esagerato.-
-...-
-Italia era in uno stato pietoso, ed è tutta colpa tua.-
-...- Germania si
chiuse in un silenzio ostinato, ma non riusciva a guardarlo negli occhi.
-RISPONDIMI!-
-E COSA VUOI CHE TI DICA EH?- Germania
sbottò e lo prese per il colletto della camicia, lo sollevò di una
decina di centimetri. Il fratello si rese conto che Lud era sconvolto e
non riusciva a ragionare.
-LO SO! Ho combianto un guaio ma non so cosa ho sbagliato, non so cosa
ho frainteso! Non so cosa devo fare!-
Prussia reagì
mollandogli un pugno sulla mascella, non era troppo convinto, non ci
aveva messo tutta la sua forza ma era bastato a fare in modo che Lud lo
lasciasse andare e si massaggiasse il volto.
-Riprenditi idiota! Non ti vorrei aiutare... ma lo faccio in nome del
fatto che siamo parenti e perché sono innamorato di lui e voglio
vederlo felice. Parla con lui prima che sia troppo tardi.-
Io vorrei farlo, ma non so assolutamente cosa dirgli, io vorrei
assolutamente farmi perdonare. Ma non so cosa ho frainteso. Dio!
Abbassò il viso e corse
fuori dal soggiorno, senza nemmeno vedere dove stava andando, quando
rialzò lo sguardo si trovava in un'ala che non conosceva. Ogni porta
era sconosciuta ma una lo colpì, era la più trafelata, non aveva
fronzoli. Decise lì per lì di nascondersi a pensare in quella camera.
Entrò. Non poteva
immaginare che quella fosse la sala più intima di tutto il castello,
era il luogo dove Italia dipingeva, era il suo studio. La stanza al
momento era buia, le tende erano tirare e gli scuri chiusi, filtrava un
po' di luce dagli spiragli tra il legno, ormai antico. Al centro c'era
il cavalletto sul quale stava una tela appena abbozzata, a fianco del
cavalletto stava un tavolo con tutti gli strumenti utili: c'erano
pennelli, pigmenti, spatole, solventi...
In ogni angolo erano
ammassate delle tele, ma ogni centimetro quadro della sala era
ricoperto di opere, anche il soffitto era affrescato. Da una parte
poteva anche scorgere qualche piccola scultura in creta, probabilmente
bozzetti di sculture da realizzare in marmo. Sul pavimento c'erano vari
oggetti che probabilmente utilizzava nelle composizioni. In un angolino
c'era una poltrona dall'aria molto comoda ma bruttissima. Lud si prese
la libertà di sedersi su di essa, si rannicchiò su sè stesso.
Pensava.
Non sapeva quanto tempo
era passato ma dalle finestre non filtrava più nessuna luce, aveva
saltato il pranzo ma non se ne diede pena perché non sentiva per niente
i morsi della fame, anzi aveva un vago senso di nausea. Sentì la porta
aprirsi e si girò in direzione della luce, si schermò gli occhi con una
mano perché la luce lo feriva. Italia entrò lentamente.
-Germania sei qui?-
La sua voce era timida e
poco convinta.
-Si...- non sapeva
nemmeno perché avesse risposto, non voleva essere trovato.
Si alzò in piedi, Italia
rimase sulla porta.
-Vorrei uscissi da questa stanza, nessuno ha il permesso di entrarci.-
Germania abbassò il capo
ed uscì, con le mani in tasca.
-Ti abbiamo cercato a lungo, specialmente in giardino.-
-Non volevo che mi trovassi.-
-Capisco.-
Italia aveva chiuso la
porta e lui gli dava le spalle, non aveva idea di cosa dirgli. Si girò
e tolse dalla tasca la piccola bandiera bianca che Ciano gli aveva dato
per ultima e gliela restituì.
-Pensavo le avessi buttate tutte.-
Germania non rispose
-Non voglio più trovarti qui dentro, non voglio.- non aveva mai sentito Ciano
così gelido, era la prima volta in assoluto. E faceva tanto male.
-Ho capito.-
Italia capì che non
avevano niente da dirsi per il momento, Lud non avrebbe detto niente e
lui anche. Se ne andò quasi correndo, sopraffatto dalle sue stesse
emozioni. Lasciò Ludwig a guardalo correre via, senza curarsi di niente.
***
Italia accarezzava la
nuca di Prussia, quella sera, i capelli del ragazzo gli ricadevano
bianchi sul viso. Le sue iridi rosse erano socchiuse ma piantate
fissamente nei suoi occhi dorati, c'era un tale miscuglio di sentimenti
in quegli occhi: era felice e contemporaneamente spaventato, era
dispiaciuto ma coinvolto e tante altre sensazioni. Prussia aveva
intrattenuto molti rapporti con uomini e donne, era considerato esperto
almeno quanto Francia, ma quella sera era con Italia. Italia.
In quel momento in cui
entrambi erano fermi e si soffermavano sui loro volti, sentivano più
che mai il contatto della loro pelle, la nuda pelle frizzava di
eccitazione. Ciano sentiva i peli rizzarsi.
Il corpo di Prussia lo
sovrastava e gli dava quella sicurezza di cui aveva bisogno, era così
eccitante vederlo da quella prospettiva. Ne avrebbe fatto un quadro se
non fosse stato un momento tanto intimo.
Italia passò le mani
velatamente sul suo collo, toccò la gola, il suo petto.
-Sei sicuro, Italia?-
Veneziano chiuse gli
occhi e attirò dolcemente il viso di Prussia al suo, lo baciò
accarezzandogli il viso con una mano. Dischiuse le labbra e si
abbandonò al suo bacio, si spinse contro di lui, gli accarezzò la
schiena, il respiro si faceva corto e il senso di aspettativa cresceva
in loro.
Prussia aveva avuto la
sua risposta.
Ripiegò le gambe tornite
di Ciano e lo prese, cercando di donarsi a lui in tutto e per tutto e
per ogni suo gemito si sentiva più felice.
****
Italia, sporcaccione, ti sei preso The Awesome Prussia? Mhhh dramma
alle porte signori! Alla fine hai scelto lui?
WacciPC: questo
capitolo deve averti sorpreso, altro che Prussia in secondo piano LOL
era tutto calcolato X°D per la scena delle terme quando l'ho
penata finiva in modo leggermente diverso ma poi ho pensato che Ciano
era troppo stanco dopo l'allenamento hahah perciò con Lud ho
procrastinato... e non hai ancora visto niente X°D Ciano è cattivissimo
quando vuole LOL. Per i soprannomi, Ciano è già usato per Italia, non
l'ho inventato io X°D Jey invece si! E poi Ciano non era poi così
ubriaco... un po' fingeva un po' era vero... Grazie mille per
il commento, temevo che avresti scritto solo quello dello scorso
capitolo ç_ç sono così felice :D cosa te nè parso di questo capitolo?
Blody_354: carissima!!
Allora cosa te ne pare del tuo Prussia eh? Alto che Emo!? Programmavo
questa svolta da un po' ^-* Per Lud, ho seguito il tuo
consiglio ed ora è anche più cattivo del solito, e le cose
peggioreranno! Vedrai vedrai!! Infatti ho immaginato il carissimo
Prussia che dava di matto, ed era una mossa un po' troppo stupida pure
per Ciano heheh... Ma quale rompipalle??? Se non ci fossi stata te per
tutto questo tempo non mi sarei nemmeno divertita a
scrivere!! (Senza nulla togliere a tutti quelli che hanno letto anche
solo un capitolo della mia fic) . Voglio proprio vedere cosa mi dici di
questo capitolo, e ti prometto che il prossimo sarà anche più shoooook
di questo!! :D Ciau bella, ti voglio bene anche io cara :D
|
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Capitolo 14 *** La Guerra Fredda ***
Italia si presentò
puntuale all'allenamento con Germania, era vestito come al solito, il
suo sguardo era quello che gli aveva riservato il giorno prima. Non
aprì bocca nei suoi confronti, non lo sommerse delle sue chiacchere
inutili. Molto male.
-Ciao Germania.- gli
disse, senza tradire il minimo entusiasmo o desiderio di parlare.
-Ita-chan.- Gli
rispose, cercando di non contrariarlo.
Italia parve infastidito
a sentire quel suono, come se la sua bocca lo avesse sporcato,
nonostante prima lo rendesse così piacevole. Non gli rivolse nessuna
domanda e cominciò a correre lungo il solito viale alberato.
Mi sento morire dentro.
Lo seguì lentamente, gli
rimase sempre qualche passo indietro, almeno poteva guardarlo, anche se
lui non voleva la sua compagnia, anche se lui non gli parlava, anche se
lui non gradiva, quanto meno poteva guardarlo. Osservò tutti i
particolari che prima gli erano sfuggiti, lo analizzò come se fosse la
prima volta che lo vedeva.
Vorrei vedere i suoi occhi ora, vorrei poter vedere le sue bellissime
iridi dorate, e vorrei non doverci vedere il disprezzo.
Non posso sopportare la sua lontananza.
Il silenzio era ostinato
e pesante, non era come le altre volte in cui il silenzio si protraeva
ma non era gravoso, era piacevole godere della reciproca compagnia
senza dover parlare. Germania si era sempre sentito in sintonia con lui
durante la corsa, per questo non lo aveva esortato a cambiare passo.
La fine della
passeggiata era stata molto attesa, Italia perseverò nel suo mutismo e
seguì la routine di esercizi dei due giorni precedenti, non cercò
nemmeno di dare il meglio di sé, li eseguì come capitava. Sfruttava il
fatto che Germania non avrebbe aperto bocca per correggerlo.
-Italia, fai meglio gli esercizi, altrimenti sono inutili.- le sue parole lo sorpresero, non
pensava avrebbe avuto il coraggio di rimproverarlo dopo quello che era
successo. E nemmeno immaginava che Germania lo avrebbe aiutato durante
gli esercizi come faceva sempre.
Era estremamente
difficile ignorare la tristezza dietro allo sguardo di pietra di
Germania, percepiva col cuore il suo stato d'animo e si sforzava di
rimanere duro. Era giusto così, era profondamente arrabbiato con lui e
non intendeva lasciargliela vinta. Sarebbe stato freddo, sarebbe stato
distaccato e si sarebbe concentrato su Prussia.
L'ago della bilancia
pendeva verso Est.
Germania strizzava gli
occhi, non diceva nulla che non fosse necessario dire e a volte nemmeno
quello, faceva perfettamente il suo dovere, in modo efficente e
controllato. Ma avrebbe preferito di no.
Germania lo sostenne
quando inciampò, lo aiutò ad aggrapparsi alla trave alta. Alla fine
dell'allenamento Italia inciampò nuovamente nei suoi stessi piedi, Lud
lo soccorse ancora prima che cadesse, in quella frazione di secondo in
cui si toccarono Germania lo strinse al suo petto ed inspirò a pieni
polmoni il suo profumo, sperando che non fosse l'ultima volta che era
così vicino da sentirlo. Italia lo spinse via ed entrò in casa. Senza
una parola di ringraziamento.
***
Germania sedeva sul
divano, in quello che era diventato il suo posto, entrambi i gatti gli
stavano in grembo, il micino cercava di tirarlo su di morale
strofinando il suo musetto sul suo naso. Il gattone nero gli concedeva
le sue fusa e la sua compagnia.
Doveva ammettere che i
due gattini lo facevano sentire leggermente meno solo, la morbidezza
del loro pelo era piacevole tra le dite e le fusa erano appaganti.
In quei giorni Italia
era sempre venuto agli allenamenti, non si era mai lamentato. Il
problema fondamentalmente era proprio quello, che non comunicavano
nemmeno per litigare, anche litigare sarebbe stato un sollievo rispetto
al suo ostinato silenzio.
Non che Italia fosse
maleducato, lo salutava sempre quando si incontravano, gli augurava
buongiorno, buonappetito e buonanotte. Gli faceva sempre trovare tutto
in ordine.
Italia non diceva niente
che non fosse necessario, quando entrava nella stanza in cui lui e
Prussia stavano parlando, subito il suo sorriso lasciava il posto ad
un'espressione indifferente, continuava il discorso ma non si
sbilanciava.
Prussia di per sé non
era dispiaciuto che tutte le attenzioni di Italia fossero per lui, ed
anche se non voleva ammetterlo il suo cuore sapeva che Italia stava
soffrendo e anche suo fratello. Il suo cuore non voleva ammetterre che
non fosse vero che Italia aveva scelto lui. Si era convinto di aver
vinto la sua battaglia.
Quello per cui Germania
restava sempre più ferito era il comportamento così freddo e distaccato
che gli diceva "non sei mai stato niente per me".
Non so cosa mi trattenga ancora qui, lo so che dovrei andarmene, è
l'unica cosa certa che so.
Ma non posso andarmene, non voglio separarmi per sempre da lui e se
faccio le valige ora sarà così, se faccio le valige ora lo perdo.
Perderò Italia.
Sacro Romano Impero è destinato a spegnersi come un lento fuoco? Anche
le braci che in tutti questi secoli avevano mantenuto vivo il suo
ricordo dovevano consumarsi fino a rimanere cenere?
Deve tutto sparire?
Con questi pensieri si
diresse in quell'ala proibita del palazzo che era la sua unica
consolazione durante il giorno. Sapeva che non doveva entrare in quella
camera ma i piedi ce lo portavano senza che potesse ribellarsi.
Probabilmente Italia si
era accorto che non aveva rispettato il suo divieto, ma era indulgente
con lui fintanto che poteva fingere di non sapere.
Aprì delicatamente
l'uscio e lo richiuse dietro di sè. Si diresse verso la solita poltrona
e vi sprofondò dentro, annegava nel dispiacere.
Poco dopo si alzò e si
avvicinò al cavalletto ed al tavolo di lavoro, sfiorò gli strumenti con
la punta delle dita, saggiò la trama della tela, non aveva il coraggio
di toccare i pigmenti di colore. Avevano l'aria serica ed erano saturi,
il suo sguardo si perdeva nelle cose di Italia, così inconfondibilmente
sue.
Si avvicinò ad un suo
ritratto e si studiò, studiò l'emozione che pervadeva la tela e che
aveva pervaso Italia quando la dipingeva. Sentì gli occhi bruciare.
-Germania!- si girò di
scatto verso la fonte di quel suono.
Italia entrò
precipitosamente, avendo però cura che la porta non sbattesse contro il
muro, ricoperto da lavori. La sua espressione tradiva la collera che
stava provando in quel momento.
Era già un
miglioramento, la rabbia era pur sempre un sentimento.
-Non sono stato abbastanza chiaro con te?- gli chiese, fissandolo.
-...-
-Perché sei ancora qui?-
Lud si girò piantando
gli occhi di ghiaccio nei suoi, aveva un'espressione ardente di rabbia.
Germania batté il pungo
in una zona che non aveva tele, fece sussultare Italia che
istintivamente si portò le mani sul cuore.
-Non lo capisci Italia?- disse
disperatamente, facendo cadere ogni scudo difensivo.
-Questo è l'unico posto dove riesco a sentirmi un briciolo vicino a te!
Se tocco le tue cose posso pensare che prima di me lo hai fatto anche
tu, se guardo le tue tele posso pensare che tu abbia speso molto tempo
a immaginarle, se siedo sulla tua poltrona posso pensare di essere
seduto dove c'eri tu.-
-Ger...-
-No zitto!- gelò le
parole del ragazzo in gola, prima che potesse rovinare tutto.
-In questi giorni hai fatto come se non esistessi, mi hai ignorato, mi
hai costantemente punito e per quanto io pensi a te, a quello che ho
fatto non ci vedo niente di sbagliato! Io volevo aiutarti e cercavo di
farti raggiungere il tuo obiettivo al più presto possibile. Ogni tuo
tentativo non riuscito era un mio personale fallimento, volevo fare di
te il soldato che tu hai detto di voler essere, mi sono impegnato al
massimo in questo! Volevo accontentarti.-
-Dove ho sbagliato Italia? Dove?-
Germania cadde in
ginocchio di fronte a lui, le braccia lungo i fianchi e la
testa china, le dita serrate.
-Germania, io so che non diventerò mai un soldato come te, lo so,
quello che volevo davvero era condividere qualcosa con te. Desideravo
passare del tempo con Jey allenandomi, facendo quello che piaceva fare
a te, per diventare migliore ai tuoi occhi. Ma tu non l'hai capito
questo, ti sei trasformato in un allenatore severo ed esigente, non
facevi altro che darmi ordini e sfiancarmi.-
-Volevo passare del tempo con te. Questa è la verità, volevo trovare
qualcosa da fare insieme.-
Germania a quelle parole
alzò il viso per il suo e i suoi occhi azzurri si riempirono di
comprensione e si velarono di lacrime. Italia si chinò per
abbracciarlo, scioglendo finalmente la cortina che aveva creato contro
di lui, lo tenne stretto a sè e Germania lo strinse.
lo strinse come se
avesse paura che potesse scomparire nel nulla da un momento all'altro.
-Scusami di tutto, non avevo proprio capito.- affondò il viso contro il suo
collo.
Tutto ciò che lui voleva
era renderlo felice, Lud aveva fatto tutto nella convinzione di poterlo
aiutare, voleva essere il migliore ed inflessibile allenatore, voleva
che lui raggiungesse i migliori risultati e fosse fiero di sè.
L'espressione di disprezzo che gli aveva visto negli occhi quando
sbagliava non era per lui, era per sè stesso!
Italia desiderò
sollevarlo da quella tristezza, desiderò non esserne la causa. Sapeva
che Germania non aveva veramente capito la sua richiesta, sapeva che
stava facendo del suo meglio ma aveva preferito credere che lo facesse
deliberatamente, forse perché avrebbe reso la sua scelta meno ardua,
forse perché era più facile arrendersi. Era più facile arrendersi e
trovare un motivo che giustificasse la sua svogliatezza che dire
apertamente di non farcela.
Sollevò il suo mento e
timidamente lo guardò, fissò i suoi occhi dorati in quelli arrossati di
Germania e lo baciò. Catturò le sue labbra in un dolce abbraccio e lo
protrasse a lungo.
Gli offrì la sua manina
affusolata per alzarsi, lui la prese e la strinse con forza, in un
secondo si erse in tutta la sua statura, sovrastando Italia, ma non in
modo minaccioso.
Germania si chinò ad
abbracciarlo e lo sollevò da terra, Italia aprì le braccia e gli
sorrise. Lud gli regalò il suo più bello e spontaneo sorriso, i suoi
occhi luccicavano d'amore per lui, di felicità per non averlo perso,
per averla scampata, per essere ancora in gioco.
Si ritrovò per
l'ennesima volta a pensare che lo amava e fu tentato di dirglielo, ma
all'ultimo si trattenne perché voleva tenerlo per un altro momento.
***
Come i due entrarono nel
soggiorno, Prussia si rese conto che pace era stata fatta: fin da
quando Italia aveva detto che sapeva dove si trovasse Ludwig e che
doveva assolutamente andare da lui, aveva saputo che la Guerra Fredda
era lìlì per finire.
Prussia da una parte era
contento perché Italia sarebbe stato felice ma dall'altra sapeva di
aver perso l'intimità appena conquistata, era tornato un passo
indietro. Gilbird gli svolazzava intorno cercando di attirare la sua
attenzione, i gatti lo sopportavano perché sapevano di non poterlo
cacciare. Gil si morsicò le labbra perfette.
Ciano teneva per mano
Lud, gli indirizzò uno sguardo di scuse.
-Tutto risolto, Italia?-
Ciano annuì
energicamente, corse a prendere anche la mano di Gil e costrinse i due
fratelli a girare in tondo come lui, cantava estasiato e sembrava che
le preoccupazioni degli scorsi giorni si fossero dileguate.
-Questa sera cucino io per voi due! Mi volete aiutare? Così vi insegno
e poi potete fare la pasta anche a casa vostra, Ve.-
I due annuirono e lo
seguirono nelle cucine, con grande sbalordimento dei cuochi. L'uno era
felice mentre l'altro nascondeva la sua tristezza dietro ad un sorriso
un po' bastardo. Era molto affascinante.
Italia camminava spedito
davanti a loro, mise un grembiulino bianco e disse loro di prendere gli
ingredienti necessari. Prese due pentole, una grande per l'acqua ed una
più piccina per il sugo.
Prussia si issò sul
tavolo e lo guardava con la testa inclinata verso una parte, Germania
invece era appoggiato al bancone con le braccia conserti.
Italia canticchiava
felice e soddisfatto, aveva entrambi i suoi uomini, stava cucinando
pasta e quindi l'avrebbe fra poco consumata, sicuro che fosse buona.
Sorrideva mentre aspettava che l'acqua bollisse per salarla e metterci
la pasta.
I servitori avevano già
terminato di apparecchiare, così i due presero posto, mentre la pasta
cuoceva Lud prese un tovagliolo imitato dal fratello. Prussia cominciò
a piegarlo con fare esperto e ne fece una specie di coniglietto. Lud
tentò di fare altrettanto ma non vi riuscì.
-Aspetta Jey, guarda.-
Italia era dietro di lui
in piedi, sentì i suoi capelli vicini, Italia prese le sue mani e ne
accompagnò i gesti per mostrargli come fare.
-Questi tovaglioli hanno l'aria di belle bandiere banche, non trovate?-
Ciano non si era reso
minimamente conto di quanto quel contatto fisico avesse emozionato Jey,
era così dolce e premuroso, tutto il contrario degli ultimi giorni.
Sentì le guance arrossire e un sorriso sciocco sulle labbra.
-Ecco, un altro bel coniglietto.-
Esclamò allora Italia.
Si diresse verso i
fuochi, spense quello sotto la pentola con la pasta e la scolò,
aggiunse il sugo e portò in tavola. Servì per primo Prussia che era il
maggiore e per ultimo sè stesso.
Mangiarono
chiaccherando, quanto meno Prussia ed Italia, Lud intervenne poco ma
ascoltò tutto come suo solito.
Dopo cena si sedettero
ai soliti posti, Prussia in poltrona, Germania sul divano e Italia
svaccato sul triclinio. I micini mangiavano dalle loro ciotole anche
loro la pasta, tutti e due dalla stessa ciotola, con le code alzate
come bandierine. Facevano le fusa e Tiki miagolava qua e là soddisfatto.
-Mi sto annoiando, che si può fare.-
Sicuramente ai giorni
nostri Prussia avrebbe proposto di ballare, ma prima dell'avvento degli
I-pod mancava ancora un secolo.
-Mh... se dai a Lud qualche birra forse può insegnarti i balli
tradizionali tedeschi.-
Prussia scoppiò a ridere fragorosamente, buttando il capo all'indietro,
Italia rise ma decise ugualmente di bere qualcosa.
Schioccò le dita e
chiamò il suo fidato maggiordomo perché portasse loro da bere.
Poco dopo questi arrivò
con due grossi boccali di ottima birra lager, per Italia invece venne
servito un seducente vino rosso, il colore era intenso, il calice
perfettamente pulito.
Italia appoggiava le
labbra svogliatamente al bordo del bicchiere e sorseggiava lentamente
il vino. I due ragazzi tedeschi non riuscivano a distogliere lo sguardo
da quella scena. Lud lo guardava di traverso mentre Prussia lo faceva
apertamente sorridendo in modo malizioso.
Il ragazzo italiano
rigirò il calice nelle mani, perdendosi in quel colore così intenso,
serico e corposo, appoggiò nuovamente le labbra al bicchiere e
sorseggiò il vino con lo sguardo posato sulle finestre, senza
realmente vederle. Era immerso in chissà quali pensieri.
Cosa non darei per sapere cosa sta pensando...
Il ragazzo sorrise tra
sè e sè e finalmente vuotò il calice, appoggiandolo sul tavolo, i due
ragazzi seguirono il movimento della mano, lenta e pigra,
quasi languida. Riportarono lo sguardo ad Italia.
Pian piano chiuse gli
occhi, Prussia si alzò in piedi ed in qualità di maggiore spedì tutti a
letto, Italia protestò un poco ma decise di accontentarlo, Lud invece
fu felice di ritirarsi nella sua stanza.
Prussia si incamminò per
primo e si infilò velocemente in camera, Italia camminò lentamente
seguito da Germania e si fermò di fronte alla sua porta. Alzò
timidamente lo sguardo verso Jey e si spostò i capelli dietro le
orecchie. Il ragazzo biondò si abbasso e lo baciò sulle labbra, Ciano
ricambiò e cercò la lingua di Germania. Lud gli passò una mano dietro
ai fianchi e lo strinse a sè.
Italia si spinse contro
al suo corpo, baciandolo con più intensità. Lud sentiva distintamente
il sapore fruttato del vino. Allontanò il viso dal suo di pochi
centimetri ma Italia non lo lasciò fare, si avvicinò di nuovo e gli
morse dolcemente il labbro inferiore, strappandogli un piccolo gemito
di sorpresa e piacere. Leccò dove aveva morso e Lud rispose al suo
bacio.
Germania lo allontanò
col fiato accorciato, lo guardò dritto negli occhi color miele,
leggermente socchiusi ed inumiditi dal piacere. Il suo corpo a contatto
con lui lo faceva sentire come mai prima di quel momento.
Non sapeva che cosa
fare, non era pronto.
-Buonanotte Ita-chan. Ci vediamo domani...- gli disse in un sussurro
concitato, prima di scappare via.
-Notte Jey...- rispose
l'Italiano candidamente.
Lud andò in camera sua
con passo marziale e vi si chiuse dentro. Si lasciò cadere sul letto e
si guardò le mani. Aveva bisogno di pensare. E tanto anche.
*****
WacciPC: ma
come no? Ciano siiii fatti invadere le regioni vitali subito!! Hahah!
Lud è stato cattivissimo ma in buona fede povero tato, nessuno lo
capisce ç_ç e Prussia... gli dovevo qualche piccola rivincita
in fin dei conti <3 eeee non ti svelo niente a proposito di cosa
succederà poi... però posso dirti che sarà sexy XD sciau bella ;D
Grazie per il commento ciiii
Blody_354: carissima!!
Grazie per la super lunga recensione, la adoro!! Mi piace tantissimo
parlare della fic con qualcuno che si prende la briga di spenderci del
tempo ç_ç assieeeee
1) dai non era poi così cattivo il nostro Germaniuccio, uffa, lui era
in buona fede! Voleva che Italia fosse the best!! Dehihiho,e non ti
preoccupare, era già in programma di farlo diventare cattivissimo se no
il povero Prussia avrebbe dovuto aspettare hahah.
2) Prussia è stato un figo, non poteva fare di meglio, stupido West!! E
lo sguardo pietrificato di Lud? ne vogliamo parlare LOL?
3) si proprio in quella stanza, è così che vanno le cose nelle fic XD e
poi non poteva non incuriosirlo una porta semplice semplice dall'aria
defilata... però devi ammettere che anche Ciano è stato cattivissimo,
poi in questo capitolo è stato gelido!! (anche se moooolto caldo alla
fine COOOOF ehm)
4) guarda quella scena l'ho resa più hot pensando proprio a fare felice
te XD ho pensato "guarda qui ci aggiungo questo qui quello
per quella sporcacc COOF quella fan di una fan della Blody haha XD e
ancora, NON vi rivelo niente della sexy scena del prossimo capitolo XD
Grazie grazie grazie per la recensione! Falle sempre così che mi
divertooooo è gratificanteee >.< a domani dopo scuola
allora ;D
Grazie a todos abbiano letto la mia fic ;D enjoy my Awesome Prussia!
Abbiamo superato la metà della storia! ;D
|
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Capitolo 15 *** La fine...? ***
***
Prussia si chiuse la
porta alle spalle e si appoggiò ad essa, sentì Ciano e Lud fermarsi,
intuì i loro scambi e serrò le mascelle fino a sentire scricchiolare i
denti. Per un orribile momento temette che Ciano lo avesse invitato ad
entrare e sentì il cuore perdere un colpo, poi capì invece che il
fratello si stava allontanando. Emise un lungo sospiro di sollievo.
Appena Lud se ne fu andato uscì dalla sua porta e camminò con lentezza
verso Italia, gli occhi rossi fissi nei suoi. Si prese il suo tempo.
Gli si avvicinò e gli
prese il volto fra le mani.
-Un uccellino mi ha detto che sei stato cattivo Italia.- sussurrò.
Il ragazzo lo guardò
senza sapere come reagire perché non capiva i sentimenti del suo amico,
era arrabbiato o malizioso? Entrambi?
Prussia si avvicinò di
più al suo viso. Italia poteva sentire distintamente il calore del suo
corpo.
-Molto cattivo.- aggiunse,
terminando l'ultima
parola col solo fiato.
Sfiorò le sue labbra e
tirò fuori la lingua. Gli leccò il labbro superiore per provocarlo ed
aggiunse.
-Ed ora The Awesome Prussia dovrà punirti, Italia...-
Aprì la porta e lo
spinse dentro, dolcemente, si richiusero la porta alle spalle e lo fece
indietreggiare fino al letto. Italia non aveva distolto gli occhi dai
suoi per un momento, completamente rapito dalla sua magia.
Non accesero nemmeno la luce. Italia si puntellò sulle mani e guardò
Prussia mentre si avvicinava e lo sovrastava.
Il suo corpo così imponente a modo suo gli dava una sensazione
indescrivibile. Gilbert lo guardò e gli passò una mano sul collo fino a
raggiungere il suo mento, si avvicinò alle sue labbra fino a sentire il
calore del suo fiato, sbottonò la sua camicia lentamente, sfiorandolo
con le dita.
Poteva sentirlo fremere di aspettativa. Gli tolse la camicia e Ciano si
distese, subito sovrastato da lui, finì di spogliarlo e si diede a lui
anima e corpo.
Gilbert era un grande
amante.
***
Non posso perdere questa occasione, il mio tempo qui sta per scadere e
non voglio andarmene senza che Italia abbia un bel ricordo di me,
voglio andarmene essendo al pari di Prussia.
Forse dovrei andare da lui e mostrargli quanto lo amo davvero, lo so di
non essere affettuoso quanto vorrebbe ma per me è spesso difficile, e
quindi potrei farmi forza e mostrarglielo ora.
Potrei andare da lui adesso e recuperare il tempo che ho perso in
questi giorni, lo desidero, non posso più nasconderlo. Ardo per lui.
Andrò.
Non si rimise nemmeno la
maglia, uscì con indosso solo un paio di pantaloni ed i capelli in
disordine, quasi corse fino a lui e non si rese conto che la porta
della camera di Prussia non era chiusa bene, non si accorse dei timidi
gemiti che provenivano dalla camera di Italia.
Aprì la porta senza
bussare, determinato.
-Ita-ch..!- non emise
più nessuno suono. La voce si strozzò nella sua gola.
No...no...no NO!
Italia era impietrito,
accarezzava ancora Prussia sulla nuca, era seduto su di lui, le coperte
coprivano a malapena la congiunzione dei loro corpi, le mani di Gil
stringevano ancora la carne di Ciano, poteva distinguere la pressione
delle sue dita sulla pelle sudata di lui. Poteva vedere come la schiena
di Ciano fosse ancora inarcata dal piacere e come le sue labbra fossero
ancora dischiuse.
La luce che
filtrava dalla porta aperta era appena sufficente ad
illuminare il letto, Germania vide perfettamente gli occhi di Italia
sgranarsi e poi farsi increduli, quelli di Prussia altrettano sorpresi
non erano pieni del trionfo che lui avrebbe creduto. Italia non
riusciva a controllare il fiato.
Germania
indietreggiò e chiuse violentemente la porta, che si schiantò forte.
Italia si riscosse dallo
stato di torpore che lo aveva impietrito e cercò di divincolarsi.
-Devo andare da lui, devo...!- parlò
in modo affannato come se cercasse di dire contemporaneamente molte
parole.
-No, se vai da lui ora non so di cosa sarebbe capace, lascialo
sbollire.- gli disse
con una carezza.
-Ma...-
Prussia si piegò verso
di lui e gli baciò il collo, sotto il mento, risalì fino alle sue
labbra.
-Forse domani sarà meglio disposto a parlarne...- diede una spinta e lo guardò
boccheggiare per la sorpresa, il piacere, vide i suoi occhi appannarsi
nuovamente. Spinse di nuovo e Italia gemette, alzando il viso verso il
soffitto, senza realmente guardare. Un'altra spinta e Ciano strinse
forte le sue spalle.
Italia si
lasciò convincere, sopraffatto dalle sue emozioni.
Contrariamente a quanto
aveva pensato, Gilbert non si era sentito felice quando il fratello
aveva scoperto tutto, non si era sentito vincitore. Non voleva lo
scoprisse così, la sua relazione con Italia non si limitava al puro
atto fisico e non era giusto che lui dovesse vedere coi suoi occhi.
Nessuno doveva rovinare questo momento di intimità, per Prussia era un
momento sacro.
E sentiva di averlo
tradito.
***
Entrò sbattendo la porta
ancora, la richiuse dietro di sè e fece fare uno scrocco alla chiave.
Chiuso dentro si lasciò scivolare lungo il legno dell'anta.
La sua camera gli pareva
angusta, si sentiva soffocare, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi
senza che lui potesse fermarle, si coprì il viso con le mani e scoppiò
in singhiozzi.
Da adulto non aveva mai
pianto così fragorosamente e non lo aveva fatto molte volte nemmeno da
bambino, quella era la prima volta per lui. Ed era orribile come si era
sempre immaginato, era un dolore che lo dilaniava da dentro, e ad ogni
singhiozzo, ad ogni spasmo, sentiva il cuore spezzarsi.
I suoi pensieri erano
sconnessi e per lo più rivedeva mille volte quella scena, si faceva
sempre peggiore ogni volta che la ricordava, si ritrovò ad immaginare
scene peggiori.
La sua angoscia era
infinita.
Alla fine aveva quindi
perso?
Pochi minuti prima lo
baciava, aveva deciso di dargli tutto sè stesso, gli avrebbe detto che
lo amava, lo avrebbe stretto a sè e lo avrebbe baciato, spogliato e gli
avrebbe dato tutto quello che desiderava.
Prussia balenava nella
sua mente, rivedeva gli occhi dorati di Italia completamente
spalancati, ma ricordava bene che un attimo prima erano socchiusi.
Cosa farò adesso? Cosa farò senza di lui?
Io non posso crederci, non posso concepirlo, non può essere vero, se
solo tutto fosse uno scherzo!
Quindi non sono stato niente per lui? Niente più che un gioco
divertente? Una piacevole distrazione da Prussia, la persona che ama
veramente? Qualcuno con cui giocare... sono stato solo questo, un
passatempo...
Prese con rabbia il suo
libro e lo lanciò con tutta la sua forza contro il muro, scagliò altri
oggetti ma non lo faceva sentire meglio, dovette usare tutta la sua
forza di volontà per non spaccare tutti i mobili con le sue stesse mani.
Si girò rabbiosamente
verso un angolo della camera. Prese la sua valigia e ci mise dentro le
poche cose che aveva.
Quando finì con i
preparativi piangeva ancora, si distese sul letto vestito senza neanche
spostare le coperte e si addormentò sfinito. Una mano stretta sul cuore
e l'altra sul viso. Le lacrime avevano lasciato dei solchi salati sulle
sue guance glabre.
***
Italia entrò nella
camera di Germania, aveva un assoluto bisogno di parlargli perché non
poteva lasciare le cose così com'erano. Doveva spiegarsi, doveva fare
qualcosa, avrebbe detto ciò che stava pensando e sarebbe stato tutto a
posto. Avrebbe accettato di condividerlo con Prussia.
Non era nemmeno sicuro
di voler essere condiviso, ora che rischiava seriamente di perderlo una
seconda volta sentiva quando gli si era avvicinato, sentiva quanto
forti fossero i suoi sentimenti per lui. Il suo subconscio cominciò ad
elaborare il fatto che forse era Lud che amava.
Forse amava Lud.
Italia non voleva
perderlo, solo adesso si rendeva conto di quanto fosse stato sciocco,
non avrebbe dovuto fare l'amore con Prussia. Se non aveva deciso non
era giusto.
Non era giusto fin
dall'inizio e lui lo sapeva, sapeva di aver giocato con i sentimenti di
entrambi ma per lui era risultata essere una necessità. Ora più che mai
capiva che non avrebbe dovuto giocare, avrebbe dovuto scegliere.
Prima scegliere e poi
dedicare le sue effusioni, quanto era stato crudele e meschino.
Quanta cattiveria!
Eppure non voleva
allontanare Prussia, sentiva che con lui era a suo agio.
Basta pensare, ora era
il momento di agire.
La stanza era vuota come
quel giorno che Germania era andato a prendere i gattini. Sul tavolo un
biglietto.
Italia si avvicinò e le
lacrime già scendevano sulle sue guance, si stropicciò gli occhi per
poter dissipare la cortina che gli impediva di vedere e prese il
biglietto con le mani tremanti.
Sotto di esso c'era il
fazzolettino ricamato a mano con le sue iniziali.
è finita.
Non cercarmi, non parlarmi, non pensarmi.
Sono morto per te.
Italia si lasciò cadere
per terra stringendo sia la collana con la croce prussiana che il
fazzoletto. I gatti, attirati da tutto quel trambusto, entrarono nella
stanza e gli si strusciarono contro. Avevano l'aria preoccupata da
quella reazione insolita nella nazione.
Italia li strinse perché
temeva che Germania avrebbe portato via anche loro.
Invece si era limitato a
sparire nel nulla.
Persino Gilbird era
arrivato, si era appollaiato sulla sua testa e pigolava una dolce
melodia, nel tentativo di sollevarlo un po', anche i mici lasciavano
stare il pulcino.
Quando Prussia
finalmente trovò Italia, quello era steso sul duro pavimento, sfinito
dal pianto e dormiente.
****
Nuoooo Germania non andareeee!!
Dehihiho, capitolo shock!
E mo che succederà, si concluderà tutto così?
A voi ;)
Blody_354: ciao
bellissima <3 partiamo subito allora :D
1) ma come pacchiaaaaaa povero Jey! Come sei crudele èwè
(fuuu io sono Jey LOL Buder sei cattivo)
2) Jey lo sapeva benissimo che Ciano era al corrente, ma lui se ne
sbatte il caz eeehem hahah non gli interessa perché sa che prima o poi,
andando lì, Ciano verrà da lui e gli parlerà! Ci va nella speranza di
trovarlo lì... tatoooo
3) L'amore che prova Prussia nei confronti di Ciano è paragonabile solo
alla centinaia di anni di amore di Germania, se dovessimo conteggiare
solo gli ultimi avvenimenti sicuramente Prussia sarebbe quello più
innamorato <3 ma l'amore non dipende solo da un senso... e
questo Ciano lo deve ancora capire, o meglio lo ha capito adesso.
4) Sono contenta che ti abbia fatto sbellicare... ma di quale battuta
parliamo? LOL
5) Ora ti sei procurata il suo odio a vita LOL cosa mi dici di questa
scena? Non dirmi che mentre Germania attraversava il corridoio non
pensavi "nuoooo Tesoro non fare questoooooo! Non farlooooooo" ... io si
XD mentre lo scrivevo! hahha
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, ci tengo a
dire che quando ho visto nella tua recensione che "Ma
mi sento comunque in colpa per Jey ora...adesso entra nella stanza e li
vede con tutta la loro passione in quell'atto poco casto e puro :Q___"
mi è venuto un colpo e ho pensato FUUUUU lei sa già tuttoooooooo X°D
lei saaaaaa X°D Cattivissimo Bruder.
Grazie per la recensione bella! A domani :D
WacciPc mi manchiiiiii (parte la musichina XD)
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Capitolo 16 *** Un amaro diniego ***
Capitolo Sedici
-Ti prego Germania! Cerca di ragionare!- urlò Prussia contro il fratello.
Il viaggio era stato lungo e difficile ma Germania non voleva saperne
di aggiustare le cose.
-No.-
-Ti prego almeno prendila! Almeno leggila!- gli disse porgendogli di nuovo
la lettera che lui aveva sbattuto in terra. Fin da quando era entrato
aveva notato i cambiamenti del fratello, erano troppo evidenti perché
potessero semplicemente essere ignorati.
Germania era smagrito,
il suo volto era ancora più affilato e se possibile aveva ancora più
muscoli di prima, sembrava come se il fratello avesse trascurato il
personale riposo per l'allenamento. Come se stesse cercando di
annullarsi.
I suoi occhi di ghiaccio
erano duri e la sua espressione era contratta in una smorfia di rabbia
e tristezza insieme.
-Non voglio avere niente a che fare con vuoi due, insieme.- rispose con una calma amara.
Serrò le mascelle e guardò ancora la lettera. Una parte di lui voleva
leggerla e voleva perdonare Italia.
Una parte di me tornerebbe indietro e direbbe che mi sta bene, mi sta
bene di condividerti con lui purché abbia anche io la mia parte. Ma la
parte di me razionale schiaffeggia l'altra e gli ricorda che l'amore
non è a senso unico.
Non si può comportarsi così ed io non sono disposto a darmi tutto ad
una persona per poi dover sopportare anche questo.
Se mi avesse voluto avrebbe rinunciato a Prussia, questo non è accaduto
ed ora è finita.
Sono morto per lui.
Scostò la busta con la
mano e chiuse gli occhi, Prussia capì che così non avrebbe ottenuto
nulla, il fratello era particolarmente determinato, non avrebbe mai
ceduto anche se l'avesse minacciato di ammazzarsi.
-Italia mi ha pregato di darti questa lettera e mi ha anche pregato di
fartela leggere a tutti i costi.- tentò
con il suo punto debole: il senso del dovere e l'amore per la Nazione.
-La cosa non mi riguarda.- rispose
gelidamente.
-Allora la lascerò sul tavolo, West. Fai quello che credi.- la posò sul tavolo ed alzò le
mani in segno di resa.
Sperava che il fratello,
una volta solo, decidesse di aprirla e leggerla, era sicuro che Italia
l'avrebbe convinto a tornare da lui. Non sapeva cosa ci fosse scritto e
nemmeno desiderava leggerlo perché dentro di lui sapeva che avrebbe
sofferto terribilmente, avrebbe letto le cose che già sospettava
perfettamente da solo.
Italia gli aveva porto
la lettera con mani tremanti, gli occhi pieni di lacrimoni che scesero
presto sulle guance rosse, e con la voce ridotta ad un filo lo aveva
pregato. Prussia l'aveva presa e con cura l'aveva messa nella tasca
interna del suo cappotto, sopra il cuore. Lo aveva stretto forte, lo
aveva baciato a lungo e dolcemente come faceva quando partiva verso
casa sua.
Andò nei suoi
appartamenti col cuore pesante e preparò l'imminente partenza, non si
tratteneva mai più di due giorni dal fratello. Men che meno in quelle
circostanze.
Ludwig guardò la lettera
ed aspettò che Prussia fosse uscito, con mani tremanti la prese e per
un secondo pensò l'avrebbe aperta per davvero, invece la mise con cura
nel fuoco e la guardò consumarsi. Vide la busta bruciarsi, scorse per
un attimo la scrittura svolazzante di Italia e poi tutto si trasformò
in una potente fiammata e poi in cenere.
"...i amo..."
Era meglio così.
***
Prussia smontò da
cavallo ed Italia gli venne incontro correndo, gli saltò al collo ed
affondò il viso nei suoi capelli corti e sbarazzini. Gil lo strinse
mentre Gilbird svolazzava sopra le loro teste cinguettando, aveva un
peso sul cuore che gli rendeva difficile essere lì con Italia.
Veneziano girò il viso e
lo baciò poi lo lasciò andare, diede il cavallo al solito scudiero ed i
due entrarono in casa, l'aspettativa del ragazzo moro era quasi
palpabile.
Quando Prussia si
sedette il maggiordomo gli si affiancò e gli diede da bere, lui si mise
comodo col cuore che batteva a mille ma sfoderò comunque il suo sorriso
un po' bastardo.
Italia lo guardò a sua
volta sorridendo, ma un'ombra di tristezza e presagio passò sul suo
viso.
Man mano che i secondi
passavano senza che Prussia dicesse o facesse qualcosa, il sorriso di
Italia si assottigliava, fino a diventare una smorfia.
-Non l'ha letta.- Italia
non chiese, lo affermò.
-Mi dispiace Italia, ho fatto il possibile.-
Gilbert lo guardò fisso
negli occhi, preoccupato.
Italia chiuse gli occhi
come se gli fosse stato inferto un duro colpo al cuore, strinse le
labbra e poi deglutì. Si costrinse a sorridere lo stesso ma nei suoi
occhi non vi era la minima traccia di felicità, tutt'altro.
-Capisco, grazie lo stesso Gil.-
Deglutì di nuovo e poi
riprese.
-Sarai molto provato dal lungo viaggio, io di solito a quest'ora vado a
correre, perciò mentre tu ti rilassi io vado...-
Aveva notato che Italia
era vestito in modo comodo, ma mai e poi mai avrebbe pensato che Italia
avesse intenzione di fare sport, men che meno correre che era faticoso.
Capiva perfettamente il motivo per cui lo faceva e quindi annuì.
Sprofondò nella poltrona mentre grattava la testa dei due gatti che
erano venuti a salutarlo.
-Vorrà dire che The Awesome Me si rilasserà seduto qui, ti aspetto.-
Italia si alzò e andò
verso la porta, poco prima di uscire gli rivolse un'ultima frase.
-Non preoccuparti per me, sapevo sarebbe stato inutile.-
Se ne andò.
***
Italia riempì la sua
borraccia e cominciò a correre, da quando anche Prussia lo aveva
lasciato da solo, come unica compagnia gli erano rimasti i suoi
gattini. Di solito il gattino nero lo accompagnava nella corsa ma quel
giorno era con Prussia.
Ogni mattina correva
perché era l'unico modo che gli rimaneva per sentirsi vicino a
Germania, farlo gli ricordava le loro passeggiate, anche gli
allenamenti nei suoi ricordo risultavano quasi piacevoli. Era diventata
un'abitudine e quindi non riusciva più a rinunciare all'aria fresca del
mattino, alla salutare fatica.
Italia quella mattina
corse ancora più veloce, il vento gli gelava le lacrime sulle guance,
il verde degli alberi era utile a calmarlo. Sapeva, sapeva benissimo
che non avrebbe aperto quella lettera, non l'avrebbe letta e le cose
non si sarebbero rimesse a posto con così poco.
Ma lui non si arrendeva,
quando si trattava di Germania trovava un coraggio che non sapeva di
avere, per lui avrebbe escogitato qualsiasi stratagemma.
Non aveva mai pensato
che probabilmente sarebbe finita diversamente la sua infanzia se avesse
preso l'iniziativa, se fosse andato lui da Sacro Romano Impero, invece
di aspettare che lui tornasse.
Quando la notte si
trovava solo nel suo letto, si ritrovava a pensare e si sentiva più
abbandonato che mai. Era in quei momenti che si sentiva vacillare di
più, sentiva tutto il peso opprimente della sua mancanza. Ma la mattina
quando correva tutto il coraggio usciva nuovamente e gli diceva di
provare ancora!
Perciò corse e corse
fino alla fine, senza mai fermarsi.
***
Gil aveva chiuso gli
occhi un secondo e si era appisolato sulla sua poltrona, ad un certo
punto sentì le braccia di Italia attorno al suo collo e percepì
distintamente il suo odore. E c'era qualcosa di nuovo in esso, oltre al
consueto profumo di agrumi, ad esso si mischiava l'odore della fatica e
dell'adrenalina, era un odore virile.
Italia appoggiò il viso
contro il suo.
***
WacciPc: yeeeei!
Temevo di averti persa :( invece no wiiiiin! Lo so che aggiorno presto
ma non posso farne a meno >.< comunque.... hahah SHOCK!
Epic win, se la storia fosse troppo prevedibile tanto varrebbe
scriverla! Eh hai proprio ragione, non può essere tutto così scontato,
ci vuole un po' di pepe... poi che finisca bene o che finisca male
l'importante è l'emozione (sono una romantica LOL) zighy tutto troppo
facile che facciano subito la pace... Lud è troppo orgoglioso per
perdonare Ciano, alto tradimento! Mi spiace che non ti sia piaciuto :(
almeno l'inizio è già qualcosa LOL... see you tomorrow!
Blody_354: veniamo
a noi, honey <3 che cooooosa?? (parte un bel "bada ba bubi" If
you know what I mean) non hai commentato ieri seeera??? Fa niente :D
hahah! Via con i numeri!
1) Prussia fa tutto con stile, lui caga con stile XD e Prussia spinse
doclemente giù lo stronzo, con un fluido e malizioso movimento dei
glutei, e poi... splash! hahaha!
2) Ce l'ha sempre avuta perché Lud è uno sporcaccione X°D ma è uno
sporcaccione timido (?) La battuta è pessimissima X°D povero
Germania... in un momento così delicato pure i gargarismi?!? Dehihio
3) Ehhhh... non lo so se si aggiusta tutto Bruder... Even Prussia is
crying for Lud hahah godo. E sto Carglass? L'ho letto nella testa con
la voce della pubblicità! Do'h! Troppo ridere... che bulla che sei XD
4) No senti, emo no! Facciamo sentimentale ma emo no, thanks! E
comunque... non si dice di no al sesso con Prussia ma vuoi mettere Lud?
Io shippo la Gerita (ok sto "shippo" fa cagarissimo hahah), pensavo che
ormai fosse chiaro Bruder u-u
Dormito bene zigghy? Dehihiho mentre te dormivi io facevo tre ore di
architettura -.- fuuuuu I want dreaming toooooooo! Vabbeh... e
scommetto in questo capitolo che ti sarai incazzata come una bestia per
Ciano, povero tato triste! E io invece no! Tièèèèè stronzo così impari
a fartela col nemico uwu! Se lo merita, oh! Hahah a domani Prussia :D
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Capitolo 17 *** Seconda offerta di pace ***
****
Germania era seduto
composto, la poltrona in cui sedeva era nuova, e senza nemmeno
accorgersene se ne era comprata una uguale a quella che Italia aveva
sistemato nella sua camera. Le assomigliava molto per davvero, stesso
stile semplice e perfettamente comoda, Germania non l'aveva fatto
apposta, non se n'era reso proprio conto, quella era semplicemente
adatta a lui tanto che l'avrebbe comprata se si fosse presentata
l'occasione, ed Italia lo sapeva.
Ogni giorno pensava a
lui ed ogni giorno il dolore si faceva più intenso, invece che stare
meglio si sentiva sempre peggio. Una parte di lui era rimasta con
Italia nel suo magnifico paese ed era la parte più vitale. La parte che
si portava dietro, invece, era la peggiore di lui, quella egoista e
spietata, ambiziosa al limite e soprattutto infelice.
I giorni si susseguivano
uguali, seguendo la stessa routine. Ogni tanto c'era un riunione
straordinaria. La nazione passava il giorno a sfiancarsi di
allenamenti, cominciava correndo per chilometri finchè non sentiva di
stare per svenire. Finalmente si fermava, solo per riprendere dopo
pochi minuti con estenuanti esercizi per rafforazare e tonificare i
muscoli.
Arrivava giorno dopo
giorno al suo limite, si divertiva a sfidarlo, sapeva di osare più di
quanto un normale corpo avrebbe sopportato, ma lui era una nazione e
non poteva morire come un comune umano.
Stava seduto molto
comodo, anche se composto e ripensava a quel pomeriggio:
aveva perso i sensi durante la corsa, quando si era svegliato
si era reso conto di essere disteso per terra, esattamente dove era
caduto. I polmoni pieni di polvere e brucianti.
La rabbia era la sua
unica compagna, ed era quella che lo spingeva a rialzarsi ogni volta.
Germania si toccava
distrattamente il collo, dove avrebbe dovuto esserci la sua Croce di
Ferro, ma era ancora nelle mani di Italia.
In quello stesso istante
anche Italia fece la stessa cosa, ma sotto le dita sentì il calore dell
metallo, scaldato dal suo corpo.
Germania sapeva che di
lì a poco sarebbe tornato nuovamente il fratello, e sapeva che lo
aspettava un'altra triste prova. Si alzò pesantemente dalla sedia,
facendo leva sui braccioli e prese la porta con passo marziale. Era
stanco quindi sarebbe andato ad allenarsi ancora, il dolore fisico era
soddisfacente per lui, farsi del male era quasi diventato piacevole. E
non intendeva aspettare il fratello, in fondo non aveva nessun obbligo
e non voleva avere niente a che fare con quello che gli avrebbe detto
di Italia...
...Vero?
Quando la familiare voce
lo sorprese era nel suo campo degli allenamenti privato, concentrato ad
issare il suo corpo al di là della sbarra metallica, tramite la forza
delle sole braccia.
-West!!-
Gilbert, annunciato dal
suo piccolo amico pennuto, camminò verso di lui. Notò la sua
incredibile forza fisica, osservò il sudore scendere lungo il torace
muscoloso e notò anche che era dimagrito ancora.
Aveva l'aria di un
demone, un bellissimo demone biondo. Uno sterminatore.
Eccolo...
Quando era arrivato era
quasi certo che il fratello non avrebbe potuto dire di no, ma vedendolo
cambiò idea subitaneamente. Mentalmente si figurò con le braccia stese
lungo i fianchi e la schiena china, espressione della delusione. Invece
si appoggiò con una mano alla spalliera che stava usando il demone
biondo e sorrise.
Ludwig si lasciò cadere
mollando la sbarra, atterrò saldamente, non tradiva l'immensa
stanchezza. Andò dal fratello e gli strinse l'avanbraccio, appena un
po' troppo forte.
Prussia non disse altro
e questa volta gli porse un pacchetto quadrato di medie dimensioni, lo
aveva tenuto semi nascosto dietro la schiena con noncuranza, cercando
di non apparire colpevole.
Lud lo guardò per un
lungo momento, l'espressione era indecifrabile e lui non demorse,
continuando a
tenderglielo. Lui lo prese e lo tastò. I suoi occhi azzurri e glaciali
si spalancarono per una frazione di secondo.
Non può essere... Italia questa volta mi ha spedito una tela... ma
perché non mi può lasciare in pace? Mi domando perché debba
costantemente riportarmi a soffrire, anche se mi allontano da lui la
sua presenza mi perseguita.
Ricacciò indietro il
groppo che gli si era formato in gola, si accorse che dall'involto
della tela era scivolata fuori un'altra lettera. La prese in mano e
camminò lentamente verso l'interno del palazzo, seguito dal fratello.
Prussia prese posto in soggiorno dove si trovava la volta prima con la
lettera. Guardò il fratello bruciarla e si sentì anche lui bruciare
dentro, era una sensazione che lo consumava.
Prima di infilare la
lettera nel camino, Germania aveva dato un fugace sguardo alla scritta
col suo nome. Era indirizzato "A Ludwig".
Il fratello lo guardò
sconvolto, anche se immaginava una simile reazione.
Ludwig si congedò con un
paio di parole e si ritirò per qualche minuto nella sua camera, il Lud
di qualche mese prima avrebbe pianto, avrebbe lasciato le lacrime
scendere lungo le sue guance e formare delle piccole scie salate
all'angolo degli occhi. Ma non era più la stessa persona perciò non lo
fece, era come se i suoi occhi si fossero prosciugati e le sue emozioni
con loro, o almeno avrebbe voluto non sentire il bruciante dolore nel
petto. Avrebbe voluto davvero non provare niente.
Teneva la tela stretta
in mano, la scaraventò lontano e si lasciò scivolare a terra, tenendo
il viso sollevato verso l'alto e gli occhi chiusi.
Italia Veneziano mi chiedo perché non mi lasci marcire nella mia
gelosia, lasciami... almeno soffrire in pace! Ti avrei dato tutto,
tutto quello che era in mio potere darti era tuo! Hai avuto quello che
volevi no? Hai avuto mio fratello, lo hai scelto, perché ora
semplicemente non mi lasci morire?
Quando si fu ripreso
tornò dal fratello, che nel frattempo aveva preso da bere e si era
messo in abiti comodi.
-Danke per avermi portato la lettera e la tela Bruder, ma dì
ad Italia che non leggerò mai niente che provenga da lui, non accetto
la sua tela perciò puoi pure riportarla indietro.-
Dire quella frase gli
era costata uno sforzo immenso perché la verità era che avrebbe voluto
vederla e tenerla, avrebbe voluto leggere la lettera e tornare da lui,
il suo cuore voleva questo. E quindi faceva di tutto per soffocarlo.
-Italia ha detto che se non la vuoi puoi bruciarla, non l'ha fatta per
me e nemmeno per tenersela.-
Ludwig annuì ma decise
in cuor suo che non l'avrebbe mai bruciata, almeno per rispetto nei
confronti del lavoro che vi era dietro. Non l'avrebbe mai guardata, non
voleva sapere cos'avesse dipinto, la sua mente non voleva saperlo.
Posò una mano sulla
spalla del fratello e lo guardò negli occhi, qualcosa gli disse che
doveva aspettarsi una grossa svolta.
***
-Io... sapevo che anche questo tentativo non avrebbe portato a niente,
speravo almeno che avrebbe guardato la tela... ho pensato fosse più
semplice fare breccia nel suo cuore con le emozioni pure...-
-Mi dispiace Italia, guarda il lato positivo, almeno non l'ha
bruciata...-
-Si... Prussia vai tu al Congresso, io non ci sarò.-
Prussia guardò il
piccolo Italia, si vedeva che si era irrobustito dall'ultima volta che
lo aveva visto, e aveva anche notato che oramai rideva molto raramente,
solo i suoi gattini riuscivano a tirarlo su di morale.
Romano, che fino a quel
momento era rimasto in silenzio, fece la voce grossa.
-Fratello non capisco!-
Romano era in visita nel
Nord Italia, era venuto perché aveva sentito che Ciano non stava bene,
lo aveva sentito col cuore, con quella speciale connessione che solo i
fratelli possiedono. Spagna non era potuto venire con lui, era rimasto
ad amministrare la sua terra in attesa che tornasse.
Appena arrivato Italia
lo aveva accolto con grande gioia, pochi giorni dopo era arrivato anche
Prussia. Ora capiva davvero la gravità della cosa, non aveva mai visto
il fratello triste come in quei pochi giorni che era rimasto.
Romano non sapeva nei
dettagli cosa fosse successo, Ciano non voleva dirglielo e nemmeno
Prussia si sarebbe lasciato scappare qualcosa, ma aveva intuito che si
trattava di una cosa molto seria. Il fratello stava sciupando a poco a
poco la sua felicità, era sempre stata una persona così solare, così
felice di vivere.
Dipingeva freneticamente
quasi, le sue opere erano così tristi. Si era reso conto che la
presenza di Prussia lo aiutava, era indubbiamento più su di morale
quando stavano insieme e si scambiavano qualche tenerezza, sembrava che
Ciano fosse dipendente dalle sue coccole.
Ma era evidente che gli
mancava qualcosa, aveva notato che non avevano mai parlato apertamente
del Macho Patata biondo, quello stronzo antipatico di cui Spagna
parlava spesso. Ogni volta che accennava a lui Prussia sviava
l'argomento.
Il Macho Patata biondo
gli era più antipatico di quello con le iridi rosse.
-Voglio sapere cosa succede, cosa vuol dire che Germania non ha
accettato la tua tela?-
-Romano vuol dire che Germania mi ha lasciato solo!-
Veneziano scoppiò in
lacrime e si coprì il volto con le mani, il fratello si sentiva molto
imbarazzo per aver provocato quel pianto così sconsolato, lentamente si
alzò e prese tra le braccia il ragazzo, dandogli piccoli colpetti alla
schiena, come faceva quando erano molto piccoli.
Ebbe uno straordinario
effetto calmante su di lui, si calmò più in fretta del solito.
Prussia rimase colpito
perché Italia non aveva pianto come un bambino ma aveva pianto come un
uomo, era un pianto straziante, carico di significato e tristezza.
Italia era davvero
cresciuto in quel poco tempo.
-No Italia, getti la spugna proprio ora?-
-Gli do quello che vuole, forse se mi rassegnassi sarebbe tutto più
facile, mi arrendo.-
-...-
-Mi arrendo ho detto.-
Affondò il viso nel
corpo di Romano. Era ancora più imbarazzato ma non voleva che il
fratello ricominciasse a piangere e quindi rimase così ancora per un
po'.
Fu Veneziano a staccarsi
da lui. Si strofinò gli occhi con la mano e poi guardò Prussia.
-Vai tu solo, Romano, al Congresso, basta e avanza un'Italia. Prendi le
decisioni anche per me.-
-E cosa ne dici di me? Dovevamo andare insieme, come le altre volte.-
-Lo so Gil. Mi dispiace, sei ancora mio amico vero?-
Lo guardò sorridendo
debolmente, sapeva che non poteva resistere a quel richiamo.
***
-Prima che tu vada, Gilbert, spero di vederti presto!-
Gil era alla porta, in
groppa al suo cavallo e si stavano per separare. Si chinò verso di lui
e gli dedicò uno dei suoi migliori baci, non voleva lasciarlo questa
volta, si sentiva molto preoccupato. Del resto era
preoccupato sia per lui che per il fratello.
Ciano non si scostò
dalle sue labbra finché non fu lui a separarsene, negli ultimi giorni
la sua allegria sembrava essere un po' tornata. Ce la stava mettendo
tutta.
-Non andare ancora.-
Veneziano mise le mani
dietro il collo e si slacciò la Croce di Ferro, la mise in una mano di
Prussia e con la sua richiuse il pungo su di essa.
-Ridagliela indietro. Digli queste parole...-
***
La bastardissima autrice tronca qui il capitolo. Perché sono
cattivissima! Dehihiho... chissà cosa vuoooole dirgli Ciano e Lud come
reagirà?
Scusate per il ritardo ma ieri non ho avuto proprio voglia di
postare... e voi penserete "e a me cosa me ne freg...." dehihio
Thanks to everyone!
WacciPC: bellissima
:D questa volta sei la prima a commentare, yeeei!! Alloooova non ti
preoccupare per la recensione corta, almeno tu lo fai! LOL Ovviamente
dentro c'era qualcosa di importante ma Lud è cattivissimo ed
arrabbiatissimo perciò Ciano FUCK OFF! Basta con sta storia degli emo
X°D l'autrice non ha molta simpatia per loro ed essere depressi mica
vuol necessariamente dire essere emo ùwù uffa! Ciano sei proprio un
pirla (come si dice dalle mie parti) e insomma quel che semini
raccogli... oh! Vedremo se Prussia si deciderà a dare uno scossone a
Ciano o meno! è tutto nelle sue saggggge mani (sagge?!? hahah)! Ciao
cara :D
Blody_354: carissima!!
Ieri mi sono quasi preoccupata quando non ho visto la tua recensione,
ho pensato ti fosse successo qualcosa LOL.... hahah scherzo! (?) Povero
Jey, lui non è stronzo oh! Lui fa BENISSIMO che cazzo! :D
Secondo capitolo di Ciano triste = doppio omicidio con
sofferenza per l'autrice... e mi sa che andrà peggiorando hahah! Ecco
quando ho letto la frase che avevi l'influenza ed eri triste (caro
Bruder...) e poi il brava... l'ho figurato come con la voce della
Katiana (Tatiana ma come diavolo si chiamava...) di Zelig hahah! Lo so
che non sono brava a mascherare le mie intenzioni hahah Apro un
sondaggio: chi indovina come procede la storia?? Hahah Se qualcuno
indovina..... beeeeh....
Sai perché ti sei presa l'influenza? Deve essere il karma, hai shippato
la coppia sbagliata e il destino ti ha mandato un segno ùwù io lo so
che tu preferisci la Pruita, non me la contare Bruder! ùwù Dehihiho
rimettiti presto cara, se no non potrai combattere per la supremazia
sul pc! E poi come fai a scrivermi le recensioni lunghe? ç_ç Alla
prossima raggio di sole <3 (hahah mi piacciono troppo i
nomignoli alla truzza style dehihiho)
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Capitolo 18 *** WWI ***
***
-... "ti restituisco la Croce di Ferro, ogni pegno è tornato al
possessore, così potrai definitivamente dimenticare." Queste sono state
le sue parole per te, fratello.-
Germania teneva nel
pugno chiuso la sua Croce di Ferro, tremava dallo sforzo che faceva per
non urlare. teneva gli occhi ostinatamente abbassati. Prussia gli si
era affiancato all'entrata del Congresso e lo aveva preso da parte. Gli
aveva dato indietro la sua collana e gli aveva riferito le parole di
Italia.
Mi sento così triste. Come può soltanto pensare che io possa
dimenticarmi di lui, sentendo sulla pelle la freddezza della Croce ed
immaginando al suo posto la sua calda pelle a contatto? Mi sento così
desolato.
è davvero finita adesso?
Dominandosi a stento
passò oltre dopo aver dato un rapido abbraccio al fratello. Pur
avendolo a malapena sfiorato gli trasmise tutta la sua tristezza e la
sua rabbia, entrò e prese posto come sempre a fianco di Spagna. Girò il
viso ma sapeva che non lo avrebbe visto, se fosse venuto non avrebbe
mandato Prussia a dargli indietro la collana.
Improvvisamente pensò di
averne scorto il profilo, sgranò gli occhi e subito la sua fronte si
aggrottò, possibile che Italia...?
Ci mise qualche secondo
a capire che la Nazione che aveva visto era solo Italia del Sud, Romano
salutò Spagna con un timido abbraccio e prese posto. Non degnò di uno
sguardo Germania.
La delusione cocente che
provò scavò una profonda ferita.
Spagna non parlava,
sembrava assorto in complicati pensieri, Romano non lo disturbava
parlando ma lo guardava. Il ragazzo morò si riscosse e gli dedicò un
sorriso radioso prima di girarsi dalla parte di Germania ed assestargli
una sonora pacca sulla spalla. Come sempre.
Spagna, toccandolo, si
rese conto di quanto il ragazzo fosse diventato muscoloso, sembrava di
aver schiaffeggiato una roccia. Non era salutare, istintivamente si
preoccupò per il suo amico.
-Ehi Germania, non starai esagerando con gli allenamenti? Mi sembri
sciupato.-
Gli fu grato che non
accennasse a quello che era successo con Italia.
-Forse hai ragione, ma non riesco a smettere.-
-Vedo anche che ti sei rimesso la Croce di Ferro! Era una vita che non
te la vedevo al collo!-
Spagna continuò a
guardarlo sorridendo, ma ben presto capì di aver fatto un passo falso,
senza averne coscienza aveva costretto Germania a dolorosi ricordi.
Il biondo deglutì e
strinse i pugni.
-Eh già...-
Non disse più una
parola, per quanto Spagna lo bombardasse di chiacchere, si era chiuso
in un ostinato silenzio.
Romano gli aveva
raccontato cosa sapeva in proposito, quindi nemmeno lui era a
conoscenza dei particolari ma era molto dispiaciuto per Germania e
anche per Italia. Romano gli aveva descritto il suo stato pietoso e
desiderava aiutare entrambi.
L'unico modo che aveva
al momento per aiutare Germania era distrarlo.
Romano era geloso di
tutte le attenzioni che Spagna dedicava a quel Patato Bastard invece
che a lui, in un momento di silenzio gli tirò la manica guardando
altrove. Il ragazzo si girò con un'espressione di sorpresa sul volto e
lo guardò interrogativo. Possibile che dopo tutti questi anni, Spagna
fosse ancora in grado di guardarlo sorpreso? La scena si ripeteva
uguale da secoli. Quello rimase in silenzio ed arrossì, Spagna era così
empatico che capì immediatamente cosa voleva e lo abbracciò
stringendolo forte mentre rideva. Romano si sentiva un Tomato, rosso
orecchie comprese, ma era felice.
Pensò al fratello e
pensò che voleva ardentemente lui potesse avere ciò che Spagna gli
dava. Prussia poteva essere perfetto per questo compito, ma Romano
sentiva che il fratello ancora non era soddisfatto. Mancava qualcosa,
una tessera importante di quel puzzle. Romano sapeva che per quanto
Veneziano ci provasse non amava Gilbert, ci provava con tutte le sue
forze ma non era sufficente, la sua mente non faceva che tradirlo.
Spagna lo strinse ancor
più forte, poi si staccò e gli diede un velocissimo bacio, avendo cura
di non essere osservato.
Germania finse di non
vedere e dentro di sé finse di non provare dolore e nostaglia a quella
vista, finse che non gli importasse.
Non era mai stato bravo
a fingere.
Tutta la delusione, la
tristezza e la solitudine venivano da lui trasformate in rabbia. Aveva
voglia di spaccare il mondo.
Il moderatore decretò
una pausa al Congresso, le Nazioni si stiracchiarono le membra tese e
ripresero animatamente le chiacchere. Tutti sembravano allegri ma
Germania non condivideva lo stato d'animo del resto del mondo, si
sentiva bellicoso e ancora di più si sentiva non compreso, sentiva che
si stava sgretolando.
Si alzò in piedi quando
fu sicuro di non farcela più, nonostante stringesse i pugni e i denti
aveva bisogno di sfogarsi. Camminò speditamente fuori dalla sala e
percorse un lungo corridoio senza nemmeno sapere dove stesse andando,
stringeva con una mano la croce di ferro.
Spagna lo guardò
andarsene, scoccò un rapido sguardo a Romano e poco dopo si alzò a sua
volta per seguirlo. Italia lo trattenne per una manica ma Spagna gli
fece capire che era il caso che andasse, sentiva che era giusto così.
Lo seguì a poca distanza
finché non lo vide fermarsi in una zona piuttosto buia, appoggiò i
pugni al muro e chinò la testa fino a toccare il muro con la fronte.
Sferrò un cazzotto alla parete.
Spagna aspettò qualche
secondo e quando intuì che le lacrime scorrevano sulle sue guancie gli
mise una mano sulla spalla e gli si avvicinò.
-è finita Antonio.-
Spagna continuò a
confortarlo con la sua presenza, scoprì di avere un effetto calmante su
di lui. Le persone a cui si vuole bene sono sempre calmanti, il tocco
di un amico o del proprio amore è sempre utile quando si soffre.
Purtroppo le persone tendono a dimenticarlo.
-Non c'è niente che tu possa fare?- sentì lo sguardo affranto di
Spagna trafiggerlo.
-Io non voglio fare nulla. Non voglio vederlo mai più, non voglio
parlargli, non voglio nemmeno pensarlo...-
-E come pensi di riuscirci Ludwig?- Antonio lo disse con un tono
caldo e dolce, che voleva essere la voce dei suoi pensieri, voleva
aprirgli gli occhi.
Germania sollevò il viso
e lo guardò, i suoi occhi azzurri erano arrossati ed i capelli
scompigliati, la sua espressione dura non lasciava spazio a nessuna
dolcezza, anche se non poteva dimenticare i suoi sentimenti per Italia,
aveva trovato un'altra soluzione.
-Ci riuscirò. La guerra sarà mia alleata.-
Guerra, mi sono allenato fino ad adesso per poter essere più forte di
chiunque altro. Italia, io e te ci scontreremo e cancellerò i miei
sentimenti, mi annullerò nella guerra.
Intendo spazzare via ogni sentimento, compresa la rabbia, non voglio
più provare emozioni, sarò nelle mani dei miei governanti ed eseguirò
ogni compito che mi affideranno.
Mi sto allenando per diventare una macchina.
Un automa NON soffre.
***
-Germania cosa ti è saltato in mente? Una guerra?-
-...-
-Ma ci hai pensato bene? Sarà causa di enormi sofferenze, vedrai la tua
gente morire in battaglia, ti schiererai contro parenti ed amici!-
-...-
-Non pensi ad Italia? Come si sentirà lui eh?-
Spagna lo scosse
energicamente, prendendolo per le spalle, ma quello non rispondeva e
nemmeno lo guardava negli occhi, si era come spento.
Il giorno prima aveva
pensato scherzasse ma si era reso conto che non lo stava affatto
facendo, era serio, intedeva scendere in campo, la politica del suo
paese tendeva verso questo unico obiettivo e nessuno se ne era reso
conto,ancora.
Germania non era più una
Nazione come le altre, era un manichino.
***
28 Luglio 1914: Austria dichiara
guerra.
Il mondo si schiera in
due fazioni ben distinte.
Germania, Austria e
Ungheria, Turchia, Bulgaria.
Francia, Regno Unito,
Russia e Serbia.
Entro poco tempo anche
chi era rimasto neutrale si vede costretto a prendere una posizione:
Italia e Stati Uniti entrano in conflitto con gli Imperi centrali,
assieme a molte altre nazioni.
La guerra inizialmente
si combatte aspramente tra Francia e Germania, allora costituita
dall'unione di Ludwig e Gilbert.
24 Maggio 1915: Italia
dichiara guerra ad Austria.
Poco più di un anno dopo
dichiara guerra a Germania.
Le battaglie si
susseguono in territorio italiano, le truppe nemiche sono determinate.
***
-Germania sei soddisfatto ora?-
Prussia gli parlò in
modo molto acido, aveva le braccia incrociate e scrutava il volto del
fratello cercando di scorgere una qualche reazione.
-Sei soddisfatto di aver provocato la morte della Gente di Italia?-
Si mosse verso di lui
sciogliendo le braccia, aveva l'aria minacciosa. Non poteva sopportare
quel mutismo dal fratello, quella totale mancanza di emozione.
-Come puoi farlo alla persona che ami?-
Quella frase sembrò
riscuoterlo dal suo torpore, lo guardò negli occhi e a Prussia parve di
vedere una scintilla di rabbia e poi vide appianarsi la fronte.
-Ti correggo fratello, la persona che ho amato. Non che amo.- gli diede le spalle e se ne andò.
La persona che amo... la persona che amo... Nein! Io non provo
emozioni, non provo amore, non provo niente di tutto questo, nè odio nè
compassione nè rabbia.
Io non sto sterminando la popolazione della persona che amo, perché non
amo nessuno.
-Sei tu ad amare Italia, Prussia.-
-Si è così...- ma lui
non ama me...
***
-Sei sicuro Spagna?-
-Mai stato più sicuro, invierò una missiva a Germania per chiedergli di
venire qui, so che non rifiuterà.-
-Come puoi essere sicuro?-
-Me lo sento.-
****
Innanzitutto, scusate per l'approssimativa parte storica! Dato che non
me ne intendo ho messo proprio l'essenziale, che poi è tutto quello che
serve alla nostra storia ;)
Ragazzi, mancheranno si e no 3 capitoli, e poi è FINITA ;(( questa
avventura mi manca ancor prima di averla conclusa... è triste come
quando finisci di leggere una serie di libri... e sai che si tratta
della fine, è un senso di vuoto! Se qualcuno ha letto Eragon, Harry
Potter ecc sicuramente sa di cosa parlo... è una sensazione di vaga
tristezza che ti accompagna per qualche giorno, e se lo scrittore è
bravo è mista anche ad un senso di vaga felicità pe la nostaglia...
Ecco io non mi definisco nemmeno una scrittrice, però come autrice mi
sento coinvolta e almeno io mi sentirò triste, e se anche qualcuno di
voi, cari lettori, si sentirà triste con me, allora avrò fatto un
lavoro accettabile ;)
WacciPC: Lo
so che sono stata in ritardo ç_ç quindi per farmi perdonare posto
subito :D Hai ragione, Lud rifiuta TUTTO! E non descrivo gli approcci
di Prussia perché il punto di vista è fondamentalmente quello di Lud,
tutto ciò che racconto in più è lo stretto indispensabile ai fini della
narrazione, e lo ammetto essendo la storia incentrata sulla Gerita
racconto molto poco di quello che fa o non fa Prussia! In questi mesi
lui ha provato e riprovato a fare stare meglio Ciano, con tutto sè
stesso, ha fatto tutto quello che lui gli ha chiesto anche se lo
feriva... e non dico che Ciano non abbia ceduto a lui... lo faceva
prima e lo fa anche durante il periodo della loro lontananza ma Prussia
sa che da parte sua è fare sesso con un amico a cui vuole bene ed è ben
lontanto dall'amore! Per quel che riguarda la tela di Ciano forse ve lo
rivelerò l'ultimo capitolo! Invece le parole di Ciano sono state molto
sintetiche perché le ha pronunciate con tristezza e fatica! Ha detto
ciò che Lud aveva bisogno di sentirsi dire, solo ciò che lui avrebbe
accettato, qualsiasi altra cosa non l'avrebbe voluta sentire! Vane
speranze, hai detto bene heheh! Ciao bella
Blody_354: Certo
che mi sei mancata :D stupida influenza!
1) Luddyyy è cattivissimo e in questo capitolo si rivela per quello che
è la sua parte peggiore! D'altra parte dovevo trovare un pretesto per
la Prima Guerra Mondiale, non si diventa così cattivi in un capitolo
LOL Mi chiamo Margherita ma per gli amici Rey :D chiamami così se vuoi
(anche se la nostra avventura insieme sta per finire sigh)
2) Nuoooo Blody non hai capito niente XD lui non si sta affatto
innamorando di Prussia, anzi! Ha capito il contrario... e Romano è
cariiiiiinissimo, lo adoro adoro adoro!
3) e si cara la mia fan, la Pruita.... beh......... non che fosse mai
stata particolarmente preponderante... dehihiho
e.... io AMO HetaOni, l'ho giocato in qualche ora e ho pianto
da circa metà alla fine :((( voglio sapere come finisceeeeeeeeee
FANCULO!!!! dehihiho. Sono ESTREMAMENTE STUPIDAMENTE EMOTIVA.
Ciao cara, rimettiti, perché voglio che tu recensisca l'ultimo capitolo
in grande stile, deve essere la recensione di tutta la storia uwu mi
aspetto grandi cose da te. Hahah e l'autrice non ammette repliche.
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Capitolo 19 *** Spagna ***
Capitolo Diciannove
***
-West! è arrivata questa per te, è da parte di Spagna, leggila per
favore.- Prussia
guardò il fratello seduto alla scrivania, inforcava gli occhiali ed era
occupato a leggere varie scartoffie. Come sempre impegnato nel
progettare le prossime mosse, nel tentativo di non sbagliare mai e di
dominare. La fronte aggrottata nello sforzo di riflettere, una mano a
toccarsi le tempie, sintomo di un furioso mal di testa.
Ludwig
dal suo tono di voce intuì che si trattava di qualcosa di molto
importante, lo fissò da sopra gli occhiali. Cosa poteva volere Spagna
da lui? Non si parlavano dal Congresso in cui gli aveva annunciato la
sua intenzione, non interagiva con nessuno che non fosse suo fratello
da mesi.
Doveva
ammettere che, nonostante si fosse ripromesso di essere più freddo
possibile, gli mancavano le sue chiacchere frivole, e anche i suoi
consigli amichevoli, anche solo la sua risata. Ma non l'avrebbe mai
ammesso nemmeno con sè stesso.
Prussia
gli sventolò la lettera davanti agli occhi sorridendo e quando tese la
mano per prenderla, gliela sottrasse velocemente, con una risata
soffocata e nasale.
Germania
lo fulminò con lo sguardo e ristese la mano per prenderla, Prussia
all'ultimo momento gliela tolse ancora, rendendo ancora pià nervoso il
fratello.
Ludwig
gli ringhiò involontariamente e gliela strappò di mano tanto
velocemente che il ragazzo quasi non si accorse che si era mosso.
-ehi West, allora sei ancora capace di arrabbiarti col tuo Awesome
Bruder!- gli rise in
faccia e se ne andò.
Germania
guardò la lettera e riconobbe la scrittura di Spagna. Ruppe la cera
lacca e ne tirò fuori un foglietto, lo aprì e lo stese con un secco
movimento di polso.
Lesse:
Caro Ludwig,
so che non ci sentiamo da molto tempo ma ho una richiesta da farti.
Vorrei
tu venissi qui da me, il motivo è che sono in possesso di informazioni
riservate sui tuoi nemici, in particolare ho delle informazioni utili
su Francia.
Queste informazioni sono indispensabili per poter vincere la guerra più
velocemente.
Ti
chiederai perché ho deciso di favorirti, ed il motivo è perché penso
che tu possa vincere la guerra più velocemente e quindi fermare al più
presto il massacro. Perciò ho deciso di favorirti in silenzio. Il mio
popolo è stremato, come quello di ogni altra nazione, e farei qualsiasi
cosa per fare smettere tutto ciò.
Ti aspetto entro una settimana.
Se non verrai avrò motivo di pensare che declini la mia offerta.
Alla
fine di quelle brusche parole c'era un piccolo appunto, in cui rivelava
ancora i sentimenti di amicizia che aveva provato per lui.
Cerca di tornare in te,
Spagna.
Lud cominciò freddamente
a calcolare cos'era meglio.
Le
informazioni mi sono indispensabili per vincere la guerra e del resto
mi sono sempre fidato di Spagna, perché dovrebbe pugnalarmi alle
spalle? C'è una buona possibilità che le informazioni non siano così
indispensabili conoscendolo, però vale la pena di rischiare?
Sono
propenso ad andare in più mio fratello sembrava essere a
conoscenza di ciò che la lettera diceva quindi può essere che
sia
il caso di andare, magari ha avuto anche lui un'utile soffiata o ha
capito di cosa si può trattare.
Dovrei parlare con lui... ma se non
parto entro poco tempo non arriverò in tempo, non è semplice
viaggiare in incognito in tempo di guerra.
Calcolando le mie probabilità di incontrare nemici, il tempo stringe.
Devo prendere in fretta una decisione e comportarmi di conseguenza...
Il mio istinto mi dice che devo andare, lascerò delle disposizioni in
caso mi catturino.
Mentre
pensava ripiegò la lettera e lasciò le carte com'erano, chiamò il
maggiordomo e gli disse ciò che si aspettava lui facesse, gli comunicò
la sua intenzione di partire e disse che la cosa era della massima
segretezza e non doveva farne parola con nessuno a meno che non fosse
strettamente necessario. Disse che suo fratello doveva essere già al
corrente.
Una
volta in camera sua prese il minimo indispensabile e lo infilò in una
piccola borsa da viaggio, mise abiti borghesi e poco riconoscibili e
partì in tutta fretta.
Gli
costò ripiegare la sua adorata divisa, di ottima fattura, e con la
quale si sentiva così a suo agio. Era la sua seconda pelle da ormai
molti mesi ed odiava separarsene, però non poteva portarla con sé,
sarebbe stato fin troppo evidente e non poteva permettersi di attirare
l'attenzione.
Le
strade erano deserte, le poche persone che incontrava erano
terrorizzate e si muovevano velocemente, non si guardava in faccia a
nessuno e si procedeva cercando di tornare a casa il prima possibile.
Germania cercava di comportarsi come loro per non attirare l'attenzione.
Il
suo problema è che non aveva paura, non aveva nulla da perdere e quindi
non temeva di lasciare moglie e figli, da lui non si poteva fiutare
l'odore del terrore.
Procedette per strade
secondarie, evitando il più possibile ogni incontro.
Finché
si trattò di uscire dalla Germania tutto procedette abbastanza
speditamente, il tratto che lo separava dalla Spagna era però più
difficile da attraversare a cavallo. Utilizzò tutte le sue conoscenze
in terra nemica per arrivare in minor tempo possibile, dormì in
avamposti segreti.
Il tempo era quasi
scaduto quando arrivò a destinazione.
La casa di Spagna era
assolata. Il suo paese era caldo e aveva i colori tipici del
Mediterraneo.
Sentì una fitta al cuore.
Cos'è questo dolore? Questa sensazione spiacevole? Sembra quasi che
questo paese mi scateni una furiosa nostalgia...
Il
sole è molto forte, il caldo è piacevole e non sembra in procinto di
piovere, il cielo è completamente sgombro da nuvole. Mi fanno
male gli occhi da quanto è tutto luminoso in questo paese... l'unico
altro posto dove mi sono sentito così era l'Italia...
Mi sento triste...
Ludwig
sentiva questa strana sensazione che un po' lo rendeva triste e
contemporaneamente un po' si sentiva a casa... si portò una mano sulla
fronte per schermare il sole, si guardò intorno consapevole di essere
quasi a destinazione. Tirò fuori la cartina e la consultò.
Devo proseguire verso destra per ancora qualche centinaio di metri e
poi troverò il Palazzo di Spagna.
Spronò
il cavallo ad andare e gli comandò di galoppare, al posto del blando
trotto che aveva tenuto durante il viaggio per non attirare su di sé
l'attenzione. Ora che era quasi arrivato si poteva permettere di
spicciarsi ed il suo cavallo nero correva come il vento.
I
suoi zoccoli alzavano la polvere lungo la strada sterrata, ma questo
non lo preoccupò, non sapeva perché ma sentiva dentro di volersi
muovere per arrivare il più velocemente possibile. C'era qualcosa
dentro di lui che lo spronava. I polmoni gli bruciavano come se fosse
lui stesso a correre, come se il cavallo fosse un'estensione del suo
corpo e potesse trasmettergli tutta la bruciante fatica di quella corsa.
Ecco
in lontananza vedo un cancello! Ed una persona si sta sbracciando verso
l'interno, probabilmente sta avvertendo che sto arrivando. Un'altra
sagoma si muove verso l'entrata.
Dato che sono più vicino riconosco che si tratta di Spagna, non c'è
Romano con lui?
Fermò
il cavallo poco prima per non coprire Spagna di polvere, saltò giù e lo
guardò in faccia per un secondo prima che questi lo abbracciasse.
Spagna lo strinse brevemente e gli dedicò un sorrisone.
Germania
lo guardò e trovò che il suo viso esprimesse un reale sollievo nel
vederlo, e forse anche un po' di felicità per il fatto di
reincontrarlo. In effetti un'amicizia secolare non si distrugge per una
guerra, almeno questo era quello che pensava Germania in quel momento.
Senza rendersi conto che
lui aveva interrotto un amore che durava da secoli, per molto meno.
Incoerente.
-Ciao Germania, sono contento che tu abbia deciso di venire.-
-Grazie Spagna.-
-Vieni
pure, ti mostro i tuoi alloggi così puoi posare le tue cose e metterti
comodo, dopo un viaggio così lungo e difficile avrai sicuramente
bisogno di riposare.-
Spagna
si fece da parte e con una mano lo invitò ad entrare nei confini della
reggia, il cavallo fu preso in custodia da un giovane ragazzo. Germania
avanzò nella direzione indicata e dopo i primi passi Spagna gli si
affiancò trotterellando.
Germania
si sentiva a suo agio in quel momento, era felice di essere arrivato e
sollevato per non dover viaggiare più in quelle condizioni. Non vedeva
l'ora di rilassarsi un po' com'era da molti giorni che non poteva fare.
Antonio
aprì il portone d'ingresso che si apriva su un grande soggiorno. Romano
era seduto su una sedia molto semplice, studiava da una grosso libro.
Quando entrò alzò lo sguardo per un secondo, posò i suoi occhi verde
foglia su di lui, gli fece un cenno e si rimise a leggere.
Quando
lo vide, Ludwig ebbe il consueto tonfo al cuore nell'osservare il suo
profilo così familiare e sentì una fitta in più di nostalgia.
Il
salone era molto grande ed arioso, le decorazioni erano per lo più
floreali e ridondanti, i colori erano caldi e gioiosi: era un soggiorno
piacevole ed allegro. Spagna lo condusse in un grande disimpegno che
faceva da anticamera a numerose sale, gli mostrò una porta che aveva
una targhetta sulla quale era scritto il nome della Nazione.
-Così
non rischi di sbagliarti, dato che tutte le porte sono uguali, ho fatto
fare questa targa per te. Tanto quando tornerai sarà già pronta!-
-Hai avuto una buona idea, Spagna, grazie.-
-Non c'è di che, prego entra. Se hai bisogno di qualcosa non ti resta
che chiedere a me o a Romano.-
-Non posso trattenermi molto a lungo, data la difficile situazione,
perciò quando possiamo parlare?-
-Non preoccuparti Germania, parleremo a tempo debito, avrai le tue
informazioni. Per ora pensa a rilassarti.-
Gli fece un rapido cenno
e con un sorriso tornò nel salone d'ingresso.
-Ti aspetto in giardino più tardi, c'è un così bel sole!-
Germania
annuì ed entrò, la stanza era molto confortevole. I consueti calori
caldi accompagnavano l'arredamento anche nella camera da letto. La
nostalgia lo colpì ancora perché gli venne in mente la cura con cui
Italia aveva preparato i suoi alloggi. Qui era diverso, la stanza non
era pensata per lui in particolare, era stata adattata alle sue
caratteristiche.
Sentì
qualcosa di diverso in quel luogo, una sensazione che lo avvertiva che
stava per succedere qualcosa, come una grande aspettativa. Scosse la
testa per levarsi di torno quel pensiero e posò le sue cose. Aprì gli
armadi e fece un salto in bagno dove si rinfrescò dopo il grande
viaggio, la sensazione di pulito lo fece sentire meglio.
Disteso
nella vasca, con l'acqua che lo copriva interamente e le braccia stese
lungo i bordi, teneva la testa appoggiata all'indietro, ad occhi
chiusi, ed assaporava il calore. Poteva quasi sentire il fluido
disciogliere tutte le sue fatice, lasciò che i suoi pensieri fluissero
liberamente.
Ma
ad un certo punto li interruppe perché si stavano facendo dolorosi,
smise di pensare nel momento in cui la sua mente corse a quel giorno di
anni prima.
Per
una nazione, un anno non è quasi niente, per un'entità che vive per
secoli, millenni, non è che un indefinito "po'" di tempo, quanto può
essere per noi un mese.
Scosse
la testa ed uscì dalla vasca, si rivestì con
semplici
pantaloni ed una camicia bianca, con qualche bottone aperto sul davanti
dalla quale si poteva benissimo vedere la sua Croce di Ferro.
Istintivamente la accarezzò con le dita.
Si rilassò seduto su di
una poltrona per circa un quarto d'ora, quasi si addormentò.
Quando
si sentì abbastanza bene uscì dalla sua camera, ripercorse il
disimpegno e il salone. Romano era seduto esattamente dove lo aveva
lasciato. Gli scocciava chiedere dove fosse il giardino che Spagna
diceva ma si fece forza.
-Romano, puoi dirmi dove si trova il giardino in cui Spagna mi sta
aspettando?-
-Torna nel disimpegno centrale e prendi la porta direttamente di fronte
a quella dalla quale esci dal salone.-
-Grazie.-
-Prego, Macho Patata.-
Tornò
sui suoi passi senza dirgli nulla, poco prima di uscire dal soggiorno
notò sul bracciolo del divano una camicia azzurra, per un secondo pensò
potesse essere di Italia e se si fosse trovato da quelle parti ne
sarebbe stato certo. Ma in quel momento era in Spagna, non in Italia.
Si
mosse più velocemente per vincere l'angoscia che lo aveva attanagliato,
prese rapido la porta. Si trovò sotto un porticato quadrangolare, come
il chiostro di un vecchio convento. Oltre al porticato si apriva un
grande giardino.
Il
palazzo non si trovava in pianura ma in collina, perciò il giardino
giocava sui diversi livelli, si alternavano zone di prato con zone con
alti alberi. Era tutto studiato nei particolari ma lasciava che la
prima impressione fosse quella di un giardino naturale.
Vide
Spagna che agitava una mano verso di lui in una zona abbastanza
distante, vicino ad un ansa che nascondeva il resto del giardino. Il
sole inondava ogni cosa e accecava il ragazzo biondo. Spagna gli fece
cenno di venire dove si trovava lui.
Germania
lo guardò aiutato dalla mano che usava come para-sole, poteva quasi
sentire la sua risata lontana, sembrava un miraggio, aveva davvero
tutta l'aria di non essere nemmeno lì. Si mosse speditamente, quasi
correndo, portato da un presentimento che non aveva nome. Mentre lo
raggiungeva lo vide scendere lungo un pendio ed infilarsi in un
passaggio tra due alberi che nascondevano alla vista ciò che si trovava
al di là di questi.
Persolo
di vista lo seguì tra gli alberi, si immerse nella natura e camminò
lungo il sentiero. Poco dopo si aprì una radura, incorniciata da alte
querce. Nel centro vi era un'unica grande quercia centenaria con un
ramo prominente dal quale pendeva un'altalena.
Sull'altalena
era seduto un giovane uomo, i capelli corti ricadevano leggeri sul
colletto della camicia, un ricciolo ribelle sporgeva da oltre la sua
guancia, era di spalle rispetto a Germania ma quando quello arrivò
sembrò sentirlo e girò il volto.
Guardò l'uomo biondo da
sopra la spalla, era inondato dal sole, gli occhi dorati si fissarono
in quelli azzurri di lui.
*****
Tadaaa!! Curioooooosi eh? Dehihio, cattivissima due.
Non meno di due capitoli alla fine, non più di tre!
Ed ecco la parte più umana dell'autrice, dove anche io mi diverto un
po', eh! I commenti:
WacciPC: Carissima!
Lo so, sono cattivissima e shockantissima. ùwù Enjoy! Sono contenta che
questo capitolo ti sia piaciuto di più :)))) Mi hai fatto felice :D La
parte di SKABOOM mi ha rallegrato la giornata, davvero :D Thank you!
Ancora più felice di essere riuscita a trasmetterti tutta la sofferenza
del mio beniamino U_U Lud non sarebbe mai tornato da Ciano manco fosse
cascato il mondo, è un suo limite povero tato, quindi Ciano doveva
andare da lui di persona. Ora però cosa succederà? Lud scapperà a zampe
levate, lo picchierà? Non vorrà starlo a sentire? Lo consegnerà nelle
mani del fratello una volta per tutte? See you in the next chapter ;)
Eeeeeh... per l'amicizia tra Spain e Lud... ti rivelerò un segreto: io
sono uno strano misto di Germania e Romano con uno spruzzo di Ciano. E
in qualità di Romano amo Spagna con tutto il mio cuore quindi ho voluto
averlo come amico :D (ok è un po' contorto ma non importa). E poi
diciamocelo, Spagna è una puttana quando si parla di amicizie, lui è
amico di tutti, parla con tutti, fa ridere tutti. Quiiiindi ho voluto
legare questi due personaggi insieme, perché a ben guaradare sono
antitetici ma condividono lo stesso amore sfrenato e puro per Italia
<3 si completano come due migliori amici, perciò va così uwu
Enjoy
my decision. Grazie bella per tutti i tuoi commenti, che non
mancano mai a nessun capitolo! Sarà un piacere concludere la storia con
te ;)
Blody_354: :D
non ce la faccio più a non aggiornare, stavo aspettando che tu
commentassi ma a questo punto aggiungo anche questo capitolo! Nella
prossima recensione però voglio i punti anche dello scorso capitolo ùwù
te le ordi COOOF per favore :D!
|
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Capitolo 20 *** Tigre ***
****
Germania era senza
fiato, non riusciva ad elaborare di trovarsi di fronte ad Italia dopo
tanto tempo, le sue gambe si mossero senza che lui potesse fermarsi,
tanto e tale era lo shock. Avanzò con passo marziale verso di lui,
senza sapere nemmeno cosa fare o cosa dire.
Sentì, mentre si
avvicinava, che tutte le emozioni che aveva trattenuto durante quegli
anni esplodevano nella sua testa, gli sembrava che mille pensieri
diversi sfrecciassero per la sua mente e gli era impossibile
decodificarli tutti, riusciva a cogliere una piccola parte
dell'incredibile sensazione, senza saperla definire.
Italia lo guardò mentre
si avvicinava, senza fretta, non sorrideva ma teneva gli occhi fissi
nei suoi, senza mai abbandonarli. Quando si trovò a pochi passi da lui
si alzò dall'altalena con un movimento lento, dalla leggera camicia
trasparirono i movimenti del suo corpo, temprato dalla guerra e dagli
allenamenti. Rimase immobile così, di spalle, la testa leggermente
china, stese il collo verso l'alto come se guardasse un punto lontanto
nel cielo.
Rimaneva un ragazzo
dall'aria smilza, però era innegabile che il suo corpo era ben
disegnato..
Italia, non può essere che tu sia qui per davvero, deve essere un
miraggio, crederò che tu sia vero solo quando ti avrò toccato con mano,
non mi fiderò nemmeno se sentirò la tua voce.
Mi sento sopraffatto da mille emozioni che mi sfrecciano in testa.
Quella che predomina su tutte è il dolore assoluto, nero e totale.
Germania si fermò dietro
di lui, Italia si girò e lo guardò negli occhi. Guardandolo da così
vicino Germania ricordò quanto dolore avesse provato, ricordò
l'infinita rabbia che lo aveva spinto ad annullarsi. Rivide come fosse
il giorno prima la scena che aveva segnato la fine di tutto.
Ma se era tutto finito
perché ora Italia era di fronte a lui? A casa di Spagna?
Un lampo di comprensione
e capì che era una trappola, Spagna si era portato dietro di lui,
all'imboccatura del sentiero. Ricordò in un momento quanto fosse serio
suo fratello quando gli porse la lettera, ricordò il suo sorriso quasi
di trionfo quando la prese. Ricordò la scintilla di tristezza che vi
aveva scorto.
In un secondo il
desiderio di scappare diventò insopportabile, voleva distogliere lo
sguardo da gli occhi di Italia ma non vi riusciva, non era possibile,
avrebbe voluto tornare indietro e non aver mai percorso quei passi
verso di lui.
Italia abbassò la testa
e strinse i pugni, cercando di dominare i suoi sentimenti per evitare
che questi prendessero il sopravvento. Voleva dire un fulmine di cose
ma non riusciva a cominciare il discorso che tante volte si era
ripetuto in testa.
Interrotto il contatto
visivo Germania fece un passo indietro e girò il viso come una fiera
intrappolata, vide Spagna a braccia incrociate che lo guardava serio.
Come una tigre spinta contro uno strapiombo, si volse a guardarlo con
l'unico desiderio di scomparire, ogni singolo nervo teso.
-Germania!-
Italia lo chiamò e per
la prima volta in tutta la sua vita, sentì una forte autorità nella
voce di Italia.
I suoi occhi lo
catturarono nuovamente.
-Non andartene di nuovo.-
Germania scosse la testa
violentemente, negando quello che stava succedendo. Una tigre avrebbe
emesso un ultimo e tonante ruggito di sfida prima della inevitabile
sconfitta.
-Hai promesso!-
Tuonò Italia con una
forza ed una potenza nella voce invincibili. Alzò di botto la testa e
piantò gli occhi pieni di lacrime nei suoi occhi di ghiaccio.
-Hai promesso che saresti tornato, ora che sei di nuovo qui non puoi
più andartene.-
Si avvicinò a lui,
Germania cercò di ritrarsi e aprì la bocca per dirgli che non voleva
parlare con lui e non voleva vederlo, che era morto per Italia. Ma non
poté controbattere perché la discussione che aveva sempre evitato da
quando lo conosceva era arrivata.
Il momento della verità.
Italia si avvicinò
ancora, posò una mano timida sul suo volto e lo accarezzò. Ludwig
chiuse gli occhi per una frazione di secondo. Sentì la dolcezza
infinita in quel gesto.
-Sei ancora tu, sotto questo volto duro e gelido ci sei ancora tu,
Sacro Romano Impero. Sei sempre lo stesso bambino che mi ha offerto il
suo Regno, sei sempre lo stesso bambino che arrossiva quando lo
guardavo e lo toccavo. Sei sempre lo stesso bambino che con un bacio,
disse di amarmi e disse che sarebbe tornato.-
-Sei sempre tu, Germania.- fece
un'altra pausa sempre accarezzando il viso sconvolto.
-Da allora, da quando ti ho visto la prima volta ti ho amato, e poi ti
ho perso, per secoli.-
-E perderti di nuovo è stato come morire dentro.- concluse con amarezza.
Mise l'altra mano sul
suo cuore, come se potesse scaldarlo da dentro, come se potesse
dissipare quella cortina di ghiaccio che aveva costruito.
-Cerca dentro di te il mio viso, Germania, e guardami mentre ti dico
che non ho mai smesso un secondo di aspettarti in tutti questi secoli.-
Ludwig non si rese
nemmeno conto che le lacrime scorrevano sul suo viso come su quello di
Italia, colarono per le sue guance e finivano sul mento, lasciavano
tracce salate sulla mano di Italia.
-Non ho mai trovato l'amore in tutto questo tempo, perché la verità è
che sapevo che saresti tornato da me, la verità Germania...-
Chinò la testa per
qualche secondo. Germania pensò che non finisse la frase e invece lui
aveva bisogno di sentire la conclusione di quel discorso. Sentiva
profondamente il suo contatto sul petto, sentiva la sua mano come se il
suo tocco stesse corrodendo la camicia e stesse bruciando la sua pelle.
Italia alzò di nuovo il
viso verso di lui, lo guardava dietro un velo di lacrime, sbattè le
palpebre e lasciò il viso bagnarsi ancora.
-... è che Ti amo.-
Sgranò gli occhi a
quelle parole e sentì il suo viso corrugarsi per il pianto, chiuse gli
occhi e si portò una mano alla bocca mentre singhiozzava, prese una
boccata d'aria e soffocò la voce che esplodeva dai suoi polmoni e
gridava per uscire.
Stringeva la mano di
Italia sulla sua guancia e sentiva le gambe piegarsi, si lasciò
scivolare per terra mentre Italia seguiva i suoi movimenti.
Si inginocchiò nell'erba
ed Italia lo abbracciò, Germania liberò le mani e lo strinse come se
dovesse scomparire da un momento all'altro, come se uno dei suoi più
grandi sogni stesse per finire e di lì a poco si dissolvesse.
Non apriva gli occhi per
il timore che lui potesse non essere più lì, invece aspirò il suo
profumo, quello che aveva sognato in tutto quel tempo. Toccò i suoi
capelli e scoprì che erano esattamente come li ricordava. Lo baciò e
scoprì che le sue labbra avevano la stessa morbidezza che ricordava, lo
stesso sapore e lo stesso calore. Si abbandonò per la prima volta nelle
sue braccia, lasciò che tutto il suo essere esplodesse nei suoi
singhiozzi liberatori.
Sentì che anche Italia
piangeva fragorosamente, a poco a poco il suo pianto si trasformò in
riso. Sentire la sua risata colpì Germania.
Pensavo non l'avrei mai più sentita, Italia.
Si scostò da lui e gli
prese il volto tra le mani, lo guardò negli occhi ancora pieni di
lacrime, quei bellissimi occhi azzurri che aveva visto mille volte nei
suoi sogni.
-Allora Germania, mi ami?-
Germania chiuse gli
occhi ed annuì, sicuro che la sua voce lo avrebbe tradito e si sarebbe
incrinata se avesse parlato, portò le mani al volto e le mise
sopra quelle di Italia, sentendone il calore.
- Allora Germania, vuoi essere il mio amante?-
Aprì gli occhi, si
riempirono di tristezza.
Certo che voglio essere il tuo amante, l'ho sempre voluto, ti ho sempre
amato, l'ho sempre desiderato ma...
- Vuoi essere il mio amante? Il mio unico amante... Vuoi essere la
persona con la quale condividerò la mia vita? Vuoi essere la sola?-
Lo guardò ed annuì con
gli occhi, Italia avrebbe capito qualsiasi sentimento avesse provato
solo da quelli, mentre li chiudeva per una frazione di secondo li
sentì riempirsi ancora di lacrime e i singhiozzi risalire
alla sua gola. Finalmente il sollievo.
Affondò il viso nel suo
petto, sentendo ogni suo desiderio esaudito.
Non posso credere che sia tutto vero, non riesco ad immaginare una vita
con te, è troppo bello per essere vero, è troppo bello.
Finalmente sei mio e soltanto mio.
Italia...
-...Ti amo Italia, ti ho sempre amato.-
-Lo so Ludwig.-
-Allora perché? Perché farmi passare tutto questo?- urlò al giovane uomo, in un
momentaneo ritorno dello sconcerto e della rabbia.
-Perché avevo tanta paura.-
-Paura di cosa, eh Italia? Di me?- disse
nel colmo della disperazione.
-Di tornare ad essere solo.-
-Ma Italia non lo sei mai stato! Ti ho amato in ogni secondo, Sacro
Romano Impero non ti ha mai dimenticato, nel suo cuore, nel mio cuore,
il tuo volto non si è mai sbiadito. -
Italia taque e osservò
la disperazione nei suoi occhi e gli sorrise, gli sorrise perché lo
amava e perché era riuscito a dimostrarglielo. Gli sorrise perché era
felice ed aveva una cosa per lui.
Mise una mano in tasca e
ne tirò fuori il suo fazzoletto blu, asciugò le sue lacrime. Per la
prima volta nella sua vita era lui ad asciugare le lacrime dal viso di
Germania e non il contrario. Le sue mani delicate catturarono ogni
singola lacrima. Tamponò sotto gli occhi del ragazzo.
-Germania, smetti di piangere, altrimenti non riuscirò mai ad
asciugarti il viso.-
Lud gli sorrise e
strofinò un occhio con il dorso della mano, respirando forte.
-Non riesco Italia, sono troppo felice.- si lasciò sfuggire una risata
imbarazzata e strofinò anche l'altro occhio.
Italia, pieno d'affetto
per lui, gli si lanciò tra le braccia e si lasciò stringere forte al
cuore. Lo buttò per terra e strofinò la guancia sulla sua. Germania gli
strinse un fianco, posando la mano sulla sua schiena arcuata. Italia si
scostò e gli tese la mano per tirarlo su da terra.
Piegò il suo fazzoletto
umido, con le iniziali ricamate verso l'alto e ben in vista. Glielo
mise in mano.
-Riprendilo, è tuo.-
Germania gli sorrise e
si mise le mani dietro la nuca. Slacciò la sua Croce di Ferro e la mise
al collo di Italia e la richiuse, suggellando quel muto patto con un
tenero bacio.
Italia si alzò in piedi
ridendo, lasciandolo seduto a guardarlo. Cominciò a cantare girando su
sè stesso e ridendo.
-Come sono felice Germania! Come sono felice che sia finita! Non ce la
facevo più a non vederti, a non sentirti, a non parlarti!-
Tornò da Germania e gli
prese le mani, tirandolo dolcemente verso di sè. Il ragazzo si alzò in
piedi e seguì Italia nel suo girotondo. Ad un certo punto si fermò,
mise una mano dietro la schiena di Italia e lo attirò a sé baciandolo.
Come per accertarsi che fosse tutto vero per un'ultima volta.
Fu un lungo bacio
appassionato, quando allontanò il viso dal suo vide che gli occhi
dorati di Italia scintillavano di malizia.
Italia lo lasciò per
correre verso il sentiero. Spagna era tornato indietro per lasciare
loro privacy quando vide che Germania non intendeva più scappare. Era
un momento così intimo che non voleva presenziare. Italia gli venne
incontro correndo e gli saltò in braccio ridendo felice.
-Vedo che il piano ha funzionato, Ciano!-
-Si Spagna! Si! Sono così felice!-
-Sono contento che abbiate risolto.-
Spagna sorrise a
Germania che veniva verso di lui, Italia era abbracciato a lui e rideva.
-Ita-chan, ti perdo di vista un attimo e tu subito sei con un altro
uomo?- Germania lo
guardò sorridendo e lo raggiunse, Spagna sciolse l'abbraccio ed Italia
prese per mano la Nazione.
-Torniamo a casa.-
Camminarono felici verso
il palazzo, risalirono il pendio. Sulla colonna del portico li
aspettava Romano, stava appoggiato ad essa con le spalle e teneva le
braccia incrociate. Vide passare il fratellino finalmente rifiorito e
felice, Spagna passò guardandolo ed entrò in casa sorridendo.
Poco prima che Germania
entrasse lo trattenne per un manica.
-Ehi, Potato bastard, se farai soffrire ancora mio fratello, ti
prometto che non la passi liscia, ci siamo intesi?-
***
Riconcigliazione! Lo so che è scontatissima, che si capiva dalle prima
righe del racconto, ma sono covinta che a volte le cose debbano essere
un po' scontate, perché a cercare di fare tutto originale e
sorprendente a volte si cade in trappole ben peggiori di un po' di
banalità! Esempio il finale di Eragon per chi ha letto tutta la saga,
si originale e imopossibiru ma chi non è rimasto deluso? Chi non
avrebbe voluto vedere quel CAZZO di bacio? Ecco, era ovvio che le cose
si sarebbero riaggiustate fin dalla lettera di Spagna però cavolo, son
soddisfatta! Era così che doveva andare fin dall'inizio, lo volevano i
personaggi!
Oh.
Ora son contenta hahah!
Adesso mancano ben pochi avvenimenti... non ultimo la scena che tutti
stanno aspettando fin da quando avete visto il rating arancione XD
dehihio, spero di non deludervi col prossimo capitolo! -2 alla fine!
Grazie per aver letto fino a qui, spero che il capitolo vi abbia
commosso e vi abbia trasmesso tutta la felicità e il sollievo di Lud
<3
Veniamo a noi :D
Blody_354: ooooh
finalmente la mia Blody!
Visto?? alla fine Spagna non tradisce proprio nessuno ùwù bravo tato!
Lo so lo so, sono stata estremamente ovvia, ma l'ho fatto perché volevo
che la suspence crescesse e crescesse, data la consapevolezza
dell'imminente incontro! E, cara mia, Germania è super figo nature
senza bisogno dei vestiti di Gil uwu e quando si veste bene è ancora
meglio uwu quindi silenzio! L'autrice ha parlato hahahah
Non ti devi chiedere chi sia quel Ciano XD ti dovevi chiedere cosa
avrebbe detto X°D capra!!! Coooof just jocking!
Miiiii...! Non vedo l'ora di sapere cos'hai pensato di questo capitolo
:))) Woooow sono più emozionata io di te hahah! Alla prossima ;D
WacciPC: dehihio
sono cattivissima e terrorista X°D Attento alla vita delle mie povere
lettrici hahah
Visto che non ti sei illusa? Dai Lud ci è cascato come una pera cotta!
Come si suol dire "come un pirla"! Dehihihio, non sapevo cosa
inventarmi se no!
Vedi che Germania non è pazzo? Era davvero la camicia di Ciano piantata
lì all'italiana XD
Cosa mi dici di questo capitolo shock èèèè? Commenti commenti commenti
>.<
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Capitolo 21 *** Il Momento ***
-...e quindi qui in Spagna le cose procedono così, sono tempi duri...- finì la frase Spagna, aveva
l'aria triste ma determinata.
Terminato il discorso,
ammutolirono, era un argomento spinoso da trattare con Germania al
tavolo. Era triste perché erano tutti in situazioni molto diverse e il
ragazzo biondo non aiutava, si era chiuso in un voluto mutismo.
Il visino di Italia era
così entusiasta, nonostante tutto, la sua voce era onnipresente se non
altro col suo piccolo "Ve", non lesinava commenti, ma la sua attenzione
era tutta per Germania.
Al tavolo non mancavano
le pietanze, Germania apprezzò la cucina spagnola, ma quello che
preferì di gran lunga era la buona birra che gli avevano portato,
Spagna aveva molta cura dei suoi ospiti e faceva di tutto per farli
sentire meglio. Prese il boccale colmo della gustosa birra bionda e ne
tracannò un lungo sorso.
- Jey...!- Italia lo
stava guardando, era seduto alla sua sinistra, sorrideva e i suoi occhi
color oro erano fissi nei suoi.
Lo guardò interrogativo,
non rispose, ma il suo viso rifletteva la sua domanda.
-Mi faresti assaggiare...?-
Sorrise e gli passò il
boccale. Prima di lasciarglielo gli riservò un appunto.
- Ma non bertela tutta!-
Italia rise apertamente.
- Sei più preoccupato per me o sei preoccupato che io te la finisca,
eh?-
Germania arrossì un
pochino, abbassò lo sguardo.
-Che sciocco che sei, Ita-chan.- Antonio si unì alle risate di
Ciano, nel suo consueto modo gioviale, e diede una grossa pacca sulla
schiena di Romano, che invece manteneva un'espressione neutra.
-Ridi un po', Romano!- quello
lo fulminò con gli occhi e poi li roteò.
Sono proprio due scemi questi due, non capisco cos'abbiano tanto da
ridere! Non è divertente, oh! Spagna lo sa che Ciano non sopporta bene
l'alcol, poi diventa fin troppo allegro! Ma guarda tu...
-Romano! Verresti con me in cucina? Vorrei servire il dolce! Dai non
farti pregare...- Spagna
lo guardò con aria da cucciolo, chiudendo e riaprendo i suoi occhi da
cerbiatto.
Romano sbuffò e spostò
la sedia su cui era seduto, tutto come se gli costasse un'enorme fatica
quando in realtà era ben contento di allontanarsi per un po'. Spagna
sapeva perfettamente interpretare il suo stato d'animo col solo sguardo
o semplicemente lo "sentiva", e sapeva anche come ottenere ciò che
voleva da lui.
Andò in cucina, sapeva
che Spagna era pochi passi da lui perché sentiva il suo calore e il suo
profumo.
Italia osservò il
fratello e Boss-Spagna allontanarsi, prese il boccale dalle mani di
Germania e lui gli versò un altro po' di birra, lasciando che questa
facesse schiuma. Quando Italia appoggiò le labbra al bicchiere, la
schiuma dorata gli si depositò sui baffi e il gusto amaro gli riempì la
bocca. Teneva il boccale con entrambe le mani e quando lo posò sul
tavolo sorrise verso Germania.
Germania lo guardò e si
lasciò andare ad una risata di cuore.
-Ita-chan!-
-Che c'è??- lo guardava
un po' imbronciato perché si sentiva deriso.
-Hai i baffi di birra!- Italia fece il visino sorpreso
ed alzò il dorso della mano per levarsi i baffi, Germania lo intercettò
e lo fermò.
-Jey?- Germania arrossì
ma si protese verso di lui, il viso ad un soffio dal suo, leccò via i
baffi di birra, e poi si ritirò. Lasciano il ragazzo shockato per
qualche secondo.
Spagna non richiuse la
porta dietro di sè, ma si avvicinò al ragazzo moro che si girò verso di
lui
interrogativo, lo prese per la vita e lo attirò a sè.
Nonostante fossero
secoli che stavano insieme, il sentimento tra loro non si era mai
spento nè affievolito.
Romano fece per
ritrarsi, frappose tra di loro le mani, posandole sul petto di Spagna
ma lo lasciò avvicinarsi e rispose con calore al suo bacio, seppure il
rossore fosse diffuso sulle sue guance. Spagna lo strinse forte
appoggiando il viso alla sua testa. Romano aveva abbandonato ogni
resistenza e si lasciò andare contro la sua spalla. Chiuse gli occhi e
godette del suo calore.
-Te quiero Romano!-
-Ti amo anche io, Antonio...-
-Awwww! Adoro sentirtelo dire, mi Romanito!- Romano, che già per conto suo si
sentiva in imbarazzo, riuscì se possibile ad arrossire ancora di più,
gli bruciavano le orecchie. Si staccò da lui e si rigirò a braccia
conserti, camminando verso il tavolo.
-P-prendo il dolce!- evitò
di guardarlo in faccia.
-Aah Romaa...-
-Toh i piattini!- Spagna
lo guardò imbronciato e prese i piattini.
-Va bene va bene! Ho capito...- uscì
dalla cucina.
Germania era sprofondato
in una poltrona, subito dopo pranzo, aveva mangiato con gusto per la
prima volta dopo molto tempo.
Mi sento completo ora, prima mancava costantemente qualcosa, sapevo che
si trattava di Italia, sapevo che era lui a mancarmi. L'ho sempre
saputo ed è sempre stato lui, che in un modo o nell'altro, ha sempre
avuto un posto nella mia vita. Anche solo come ricordo.
Ed ora è mio... ho voglia di fare qualsiasi cosa, so che con lui posso
fare tutto, so che è tempo che la guerra finisca, supererò ogni cosa.
Spagna era mezzo disteso
mezzo seduto sul divano, era a casa sua e faceva ciò che gli andava.
Era pieno di posti dove sedersi e loro erano in pochi. Si rilassava
dopo la giornata piena di tensione. Aveva davvero avuto paura che
potesse non funzionare quando aveva visto il viso di Germania la prima
volta, era così serio e triste.
Tutto era poi andato per
il meglio, e lui si sentiva contento per Italia e fiero di sè per la
riuscita del piano. Sorrideva beato.
Romano non c'era
nemmeno, se n'era andato nella camera che condivideva con Spagna e con
tutta probabilità stava leggendo.
Germania sospirò.
-Ehi Lud?-
-Mh?-
-Senti quanto tempo pensi di riuscire a stare? Sai con la guerra e
tutto...-
-Beh, Spagna, la guerra sta per finire. La Germania sa' quando deve
arrendersi e penso che fra poco firmeremo la pace. Penso che mio
fratello avesse già disposto la cosa prima che io arrivassi qui.-
-Sono felice! Cioè non voglio dire di essere felice che tu perda!- disse Spagna muovendo le mani
davanti a sè.
-Volevo dire che sono felice che finalmente la guerra abbia fine...-
-C'è lui dietro a tutto questo vero?- chiese Germania, guardando
Spagna e ghiacciandolo con i suoi occhi freddi.
-Beh potrei dirti di no, ma mentirei.-
-Capisco.-
Ne ero certo, c'era qualcosa nel suo sguardo quando mi aveva portato la
lettera. Bruder...
-Penso mi tratterrò ancora, fin quando non riceverò notizie da Prussia
per quanto riguarda le trattative. E se andrà come penso, porterò via
Italia con me.-
-Non sarà pericoloso?-
-Se la guerra sarà finita, non lo sarà, e poi darei la vita per
proteggerlo.-
In tempo di guerra anche
le Nazioni erano in pericolo, non solo perché erano gli unici momenti
in cui una Nazione poteva scomparire, ma anche per la possibilità di
essere ferite. Una Nazione raramente ne moriva, ma poteva soffrire.
Non lascerei mai che qualcuno gli facesse del male, finché sarò con lui
nessuno potrà. Ed intendo proteggerlo ancora molto a lungo.
-Non ne dubito.-
***
Il ragazzo moro guardava
la sua immagine riflessa nello specchio, indossava solo i pantaloni e
scrutava il suo ventre. Si rigirò e guardò la schiena. Era molto
cambiato in quel periodo, il suo fisico si era fatto più asciutto e
muscoloso grazie al suo allenamento, che per essendo blando, aveva
sortito il suo effetto.
-No... uffa così non va...-
Sbuffò tra sè e sè.
-Sono troppo magro... e se non gli piacessero i miei cambiamenti? Se
preferisse un fisico più morbido? Tanto lui ha muscoli per tutti e
due...-
Guardò la sua schiena
preoccupato.
-E se questo solco sulla spina dorsale non gli piacesse? Se lo
preferisse meno accentuato?-
Sospirò.
-Beh... inutile piangere sul latte versato, per questo non posso fare
niente...-
Si guardò negli occhi,
se c'era una cosa di sè che aveva spesso dipinto erano gli occhi, a
volte riempiva degli interi fogli di occhi e con i suoi colori cercava
di riprodurne la tonalità dorata. Ma non gli era mai riuscito di farla
perfettamente. Ora sapeva che si ci avrebbe tentato ci sarebbe
riuscito, e questo gli dava forza. Spostò lo sguardo ai capelli e se li
arruffò con le mani, per darsi un tono un po' sbarazzino.
-Mh, non posso fare altro che mettere un po' di profumo, una maglietta
e andare. Spero di essere abbastanza per lui, spero di non deluderlo...-
***
Germania si era
congedato da Spagna da pochi minuti, si era subito diretto nella sua
camera. Si trovava in bagno e sapeva che quella sera sarebbe arrivato
Il Momento, con la maiuscola. Prese il suo tempo per rinfrescarsi, si
tolse i vestiti che aveva indossato per il viaggio, non aveva nemmeno
pensato di levarseli tanto era contento quel giorno. Non ci aveva
nemmeno riflettuto. Erano davvero consumati.
Era stato un viaggio non
solo fisico, non si era semplicemente spostato dalla sua terra alla
Spagna, correndo vari pericoli, ma era stato un viaggio anche mentale.
E la meta era la felicità, da quella tristezza, noia, nostalgia alla
gioia e all'eccitazione, all'aspettativa ed ora quasi paura.
Germania non era Nazione
che aveva spesso paura, l'aveva provata poco nella vita ed ora era così
ansioso.
Quella sera, si era
concesso una lunga doccia tiepida, che gli togliesse di dosso tutta la
stanchezza. Chinò la testa sotto l'acqua e lasciò che i capelli gli
ricadessero sulla fronte. Alzò il viso e l'acqua gli sferzò gli occhi e
le guance.
Si asciugò in modo
sbrigativo e mentre lo faceva si diede, per la prima volto dopo molto
tempo, un'occhiata allo specchio.
Notò di essere molto
dimagrito, guardò i muscoli ben delineati del suo corpo. Si frizionò i
capelli velocemente e li tirò indietro. Poi ci ripensò e lasciò che
fossero naturali. Smise di guardarsi perché si metteva ancora più
ansia.
Uscì dal bagno, si vestì
e mise la sua camicia preferita , era bianca e sapeva di fresco. Quando
la indossava si sentiva sempre come appena uscito dall'acqua della
doccia.
Fece dei respiri
profondi per cercare di dominare l'ansia.
Ok, andrà tutto bene, anche se per me è la prima volta. Non posso fare
a meno di chiedermi se sarò all'altezza di mio fratello che è sempre
stato molto esperto... Dio e se non gli piacesse? Uff... devo cercare
di pensare positivo, sarò determinato. Andrà tutto bene.
Si sedette sul letto e
accavallò le gambe.
Devo andare io da lui? O verrà lui da me? E se invece non intendesse
passare la notte con me? Se volesse aspettare ancora? A che scopo...
non abbiamo già aspettato abbastanza?
Basta, vado io da lui. Troverò la sua camera. O chiederò a Spagna o...
BASTA!
Scosse la testa e si
alzò in piedi, annuì con decisione tra sè e sè, raggiunse la porta e la
spalancò con un gesto ampio. Per sua fortuna la porta si apriva verso
l'interno perché se no avrebbe preso in pieno il povero Italia.
Quando l'aprì guardava
dritto davanti a sé per darsi la carica e quindi al disopra degli occhi
di Italia, ma appena se lo trovò davanti i suoi occhi color miele e un
po' sorpresi si fissarono nei suoi. Rimase immobile a bearsi della sua
vista. Arrossì perché lo trovava molto bello, ma anche molto
disordinato con quei capelli all'aria. I suoi occhi lo guardavano un
po' insicuri.
-Allora, non mi fai entrare, Jey?-
gli disse maliziosamente, Germania sbatté le palpebre e si fece da
parte.
Italia entrò sorridendo
e si lasciò cadere mollemente sul letto. Guardava il soffitto con le
braccia completamente divaricate e canticchiava come suo solito.
-Ve... bella serata no?-
ruppe il ghiaccio. Germania si riscosse e chiuse la porta. Si avvicinò
alla finestra.
-Davvero una splendida notte, la luna è molto luminosa.- disse spalancando le tende.
-Spegni la luce Jey, la notte è abbastanza chiara per noi, e siediti
vicino a me!- disse
ridendo.
Germania si girò a
guardarlo da sopra la spalla, spense la luce e lentamente si avvicinò
al letto. Si sedette sul bordo al fianco di Italia, puntellandosi con
le mani.
Il giovane uomo spostò
la testa sulle sue cosce e lo usò come appoggio, Italia guardava i
contorni del suo viso, poiché la luce permetteva giusto questo.
Germania sapeva che gli stava sorridendo anche se non lo vedeva.
Italia allungò una mano
verso il suo viso, e ne seguì i contorni con le dita, con l'indice gli
sfiorò le labbra e alzò il busto verso di lui. Germania sentì un
brivido salirgli su per la schiena, e il viso infiammarsi.
So che non mi vede e non sa che sto arrossendo, ma Dio mi sento a
disagio!
Italia rise piano.
-Jey...? Cosa devo fare per essere baciato da te? Dovevo portarmi un
boccale di birra?- scherzò
lui, coprendo la distanza che li separava e dandogli un bacio lento e
caldo.
Germania sentì qualcosa
sbloccarsi, sentì la tensione cominciare ad allentarsi e rispose con
calore.
Italia sorrise e
strofinò il nasino contro quello del biondo e si alzò a sedere,
inginocchiato sul letto e con una mano toccò il petto di Germania,
spingendolo dolcemente giù.
Ho paura che mi scoppi il cuore di questo passo... se non mi calmo non
combinerò niente. Calmati, è solo Italia! è la persona che ami...
Ciano mise un ginocchio
di fianco a lui, all'altezza del suo stomaco e si puntellò con le mani,
tenendole lateralmente al viso di Germania. Sentiva i suoi occhi
azzurri piantati sul suo viso. Si stava abituando alla penombra e
distingueva sempre meglio i suoi tratti.
Italia era più
tranquillo perché voleva solo lasciarsi andare, lui non lo prendeva
come un compito, non gli importava di sentirsi o non sentirsi
all'altezza, alla fine quand'era con lui non sentiva niente di tutto
ciò. Ogni pensiero negativo usciva dalla sua mente, e si riempiva di
lui.
Lo baciò con calore,
comprendeva come si sentiva, immaginava cosa stava pensando, e cercava
di fare in modo che lui si sciogliesse. Ma non capiva che non doveva
essere perfetto? Che doveva essere sè stesso?
Germania reagiva ai suoi
baci ma non riusciva a mostrare quanto fosse coinvolto, sentiva come
una mano invisibile che gli impediva di muoversi come voleva. Per
quanto Italia si sforzasse rimaneva legato, e più si rendeva conto di
dover far qualcosa e meno ci riusciva.
-Lud...- disse Italia
senza fiato, ad un certo punto, Germania cercava di trattenere il
respiro affannoso. Il giovane uomo moro si scostò dal suo viso e lo
guardò per qualche secondo.
-Lasciati andare...- Lud
distolse lo sguardo e sospirò.
-I-io...-
-Jey senti... non so cosa tu abbia ma...- deglutì e Germania tornò a
guardare il suo viso. Ne scorse i contorni.
-Ma?-
-Ma non devi dimostrarmi niente Jey! Non voglio che sia perfetta questa
notte... ok? L'unica cosa che voglio sei tu, come sei, mi basta questo
perché sia meravigliosa.-
-...-
-Lasciati andare Germania...-
-E se poi... non ti piace?- Italia
rise e gli prese il volto tra le mani, portò il viso ad un soffio dalle
sue labbra.
-Allora lo rifaremo...- passò
la lingua sulle sue labbra socchiuse.
-... e ancora...- gli
diede un piccolo bacio.
-...e...- disse con un
tono di voce basso che Germania non aveva mai sentito. La sua voce di
solito così candida, priva di malizia, allegra, trasformata in questo
modo lo faceva sentire...
Ciano si avvicinò di
nuovo alle sue labbra e finse di baciarlo ma all'ultimo
minuto si scostò un pochino, Germania cercò le sue labbra e
non le trovò, sentì il suo respiro caldo, il petto gli bruciava, si
sentiva tutto bruciare. E l'unica maniera di trovare sollievo era
prenderlo.
Assimilò le sue parole e
sentì la sua mente cedere, lasciare la razionalità, prese una boccata
d'aria come se quella mano invisibile che lo opprimeva fosse scomparsa.
Baciò Italia e gli prese la nuca con una mano mentre con l'altra gli
stringeva un fianco, si scambiarono qualche bacio e poi Lud ribaltò la
situazione. Italia prese un respiro profondo mentre lui lo metteva
sotto e lo sovrastava con la sua mole, oscurava totalmente la luce
della luna che entrava dalla finestra. Sentì con piacere le sue mani
sbottonare la camicia, si sorprese del fatto che erano così grandi e
calde eppure così precise nei movimenti. Trattenne il respiro quando
scivolarono sui suoi pantaloni.
La camicia di Ciano
giaceva abbandonata sul pavimento.
Italia strinse tra le
mani il lenzuolo, gemette inarcando il corpo, mentre sentiva gli occhi
inumidirsi.
I muscoli di Germania
erano madidi di sudore, Italia gli stringeva forte il busto, l'uomo si
lasciò sfuggire un gemito soffocato. Sentire sotto le sue mani la pelle
calda di Italia era una sensazione che non sapeva descrivere. Sapeva
solo che in quel momento era suo, sotto il suo pieno controllo,
abbandonato a lui in un momento in cui non sarebbe mai stato in grado
di difendersi.
Ciano, fuori controllo,
si aggrappò alla sua schiena, lasciando dei profondi segni rossi sulle
scapole, cercò le sue labbra. Urlò tutto il suo piacere, al culmine
delle sensazioni, accompagnò la voce a quella profonda del compagno.
Ludwig guardava il
visino di Italia, era disteso a fianco a lui e aveva le mani giunte
dietro la testa, ne vedeva i controni e vedeva che splendevano a causa
delle goccioline di sudore. Vedeva il suo petto gonfiarsi a ritmo col
suo respiro affrettato. Si passava una mano nei capelli e sospirava.
-Beh... wow.- sospirò
Ciano, detergendosi il sudore sul viso.
-Mh?- Ludwig lo guardò
interrogativo, mentre anche lui si rilassava.
- Beh... è stato bello no? Ve...- Lud
gli sorrise e si stiracchiò. Ciano si avvicinò e posò la testa sul suo
petto caldo e si sistemò al suo fianco. Spalancò gli occhi con sorpresa
quando sentì la mano di Germania sulla sua testa, accarezzargli i
capelli. Spostò il viso verso quello di lui e fissò gli occhi color
miele nei suoi.
Anche se non vedo il loro colore, lo ricordo benissimo, ne ricordo ogni
sfumatura.
Si chinò verso di lui e
gli diede un bacio sulla fronte, gli diede un'altra carezza ed aspettò
che si addormentasse.
Chiuse gli occhi.
-Ti amo Jey...-
Li riaprì e sbatté le
palpebre, non ancora abituato a sentire quelle parole.
-Ich liebe dich, Ita-chan.- con
una mano recuperò le lenzuola e coprì entrambi, il sonno lo colse pochi
minuti dopo.
****
3 Novembre 1918.
La Germania chiede il cessate il fuoco.
11 Novembre 1918.
Data ufficiale della fine della Grande Guerra.
****
Ohhh! E finalmente anche tra Lud e Jey abbiamo avuto la nostra scena
clue! La aspettavo anche io >.< spero di non avervi
deluso con la decisione di descrivere solo dei flash! Ci ho pensato a
lungo, ho pensato che avrei potuto interromperla come con Prussia, che
avrei potuto descriverla per intero, ma poi ho deciso di regalarvi
degli stralci di passione! Secondo me è più evocativo ed è
più adatto al sentimento... se l'avessi descritta per intero forse non
si sarebbe adattata alla purezza dei loro sentimenti >.<
boh alla fine spero di aver preso la scelta migliore :D
Lo so che le prime volte sono sempre disastrose e che è un po' poco
realistico che Ciano, dopo aver provato Prussia (che è tutto dire) sia
rimasto contento di Jey... però non poteva andare diversamente X°D
Ho anche vuoluto mettere una piccola Spamano, piccina piccina però così
dolce >.<
E con questo ragazzi siamo al penultimo capitolo, SAAADNEEEEESS!! ç_ç
Blody_354: piangi
piangi X°D ho pianto anche io quando l'ho scritta (che idiota che sono
-.-)
tranne Prussia, hai detto bene hehe... nell'ultimo capitolo infatti
vedremo la resa dei conti... e non sarà piacevole! Però ce ne faremo
una ragione no? La vita non è tutta rose e fiori, in compenso della fic
che sto preparando per voi Ciano è tutto di Prussia (che è ancora più
supermegaiper sensuale ed eroticCOOOF) e manco si vede Germania LOL
aspetta cara mia :D
E scusa ma AUSHUNG NO, io sono per Austria-Prussia forever and ever and
ever, ma tranquilla.
E Canada... beh... chi è? Hahah
Troverò un modo per farti leggere ugualmente anche le mie di cazzate!
Dehihio, penso di non poter vivere senza scemate ç_ç
(Un pappagallo? Io ho una rana in casa X°D l'ha portata il gatto)
WacciPC: yeeeei
*balla fra i brillantini ma tutto ad un tratto gliene va uno di
traverso* COOOF mao ç_ç
Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo >.<
doveva essere il più bello di tutta la fic :D quindi mi auguro che sia
stato all'altezza :D E Lud non piange mai, ma questa volta ci stava, ci
stava troppo! Un azz di pianto disperato ci vuole una volta nella vita!
La verità è che Spain è un po' un pirla X°D l'idea è tutta di Prussia!
Diciamo che Spain non sarà super intelligente ma è di buon cuore. Ed è
simpatico. Ed è sexy. E SPOSAMIIII hahah!
Come al solito Romano, che non ha fatto niente, passa per il santo
protettore di Ciano X°D Amo Romano, mi ci rivedo troppo.
OOOh un'altra che è soddisfatta di sto finale! Oh! E che cavolo! Porta
anche tu il dogma "il finale deve essere soddisfacente e deve seguire
il sacrosanto volere dei personaggi e non le regole dell'originalità
assoluta a discapito della realisticità" in tutto il mondo. Oh. (Oh!)
(OH!) haha
Piaciuto il nostro Jey?? >-<
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Capitolo 22 *** Happy Ending? ***
Capitolo Ventidue
-Ciao! Ciao Spagna! Ciao Romano!-
Italia si agitava, salutando a gran voce i due, mentre li guardava
dalla groppa del cavallo nero. Quasi cadendo.
Germania sorrideva e
fece loro un cenno col capo.
-Penso di non averlo mai visto così felice, hai mai visto Germania
sorridere così spesso?- Antonio
parlava più per sé che con Romano, tanto sapeva che non avrebbe
risposto quello che stava pensando. Gli piaceva interpretare i suoi
pensieri e lo faceva per entrambi. Romano sapeva di non dover
rispondere.
-Jeeeey...? Quand'è che siamo arrivati? Sono stanco...- si
lagnava Italia, era infreddolito, stufo, voleva solo sedersi e stare
comodo per qualche ora. Erano in cammino da giorni, si procedeva
abbastanza velocemente ora che il conflitto era terminato. Certo la
situazione rimaneva tesa.
Il cavallo lo aveva
stufato, tutto lo aveva stufato.
- Italiaa! Smettila di lamentarti!-
-Ma uffa... Ve...- continuò
con qualche piccolo Ve di rimprovero. Gli rivolse i suoi occhioni
dorati pieni di lacrime, confezionate ad hoc.
Germania lo guardò e si
lasciò abbindolare da lui.
-Ita-chan... mancano due ore e siamo a casa.-
Italia gli sorrise,
rincuorato alla notizia.
E
a casa dovrò fronteggiare Prussia, cosa gli dirò? Mi sento un
traditore, gli ho portato via la persona di cui era innamorato...
Il
piccolo Italia gli si affiancò e osservò il suo sguardo. Non aveva
mostrato tristezza o altro, non voleva che i suoi sentimenti
trasparissero ma Italia sapeva, sapeva leggere il suo stato d'animo.
-Jey...?-
-Cosa c'è ancora Ciano?-
-Cos'hai...?-
Ludwig
distolse lo sguardo, fece finta di niente sperando che se lui non
avesse mostrato di aver inteso Ciano non glielo avrebbe più chiesto.
Invece quello continuò a guardarlo con insistenza, chiamandolo con dei
piccoli Ve.
-Mh... niente, pensavo a Gilbert.- Italia
si irrigidì e non disse nient'altro. Poco dopo si spostò dietro di lui
e non disse più una parola. Il suo sguardo era un po' abbattuto anche
se si sforzava di ridere quando Lud si girava a controllarlo.
Non
sopporto quello sciocco sorriso finto sul suo viso, piuttosto rimanga
impassibile, se proprio non sta bene, ma smetta di sorridere così, è
inquietante. Quello che mi fa più male è che sta così per Prussia, l'ho
nominato ed ora lui sta così. Ma è così forte il sentimento che li
lega? è davvero così forte che l'idea di stare con me a casa mia non lo
è abbastanza da renderlo felice? Deprimente davvero...
Aumentò l'andatura.
La
cancellata del suo palazzo era ormai vicina, più si avvicinava più
l'inquietudine gli attanagliava le viscere. Fece cenno ad Italia di
precederlo, in modo rapido e gli rivelò quanto fosse scontento. Il
piccolo Italia si sentiva molto male per lui, quando gli passò di
fianco si fermò alla sua stessa altezza.
Germania
lo guardò spazientito e gli fece cenno di andare. Italia invece si
fermò, gli sorrise con sincerità questa volta e si sporse dal suo
cavallo. Lud lo sostenne perché aveva paura che cadesse, Italia lo
strinse forte e gli diede un timido bacio. Gli sussurrò le parole che
sapeva lo avrebbero reso felice.
Germania
rispose al suo sorriso, sentendo la tensione allentata. Ciano sapeva
davvero cosa doveva dirgli per farlo sentire meglio. Spesso si
comportava in modo inappropriato o lo faceva arrabbiare, ma sapeva
farlo stare bene.
Italia
si incamminò e finalmente poté abbandonare il cavallo, Ludwig lo
raggiunse a fianco della porta, gli posò una mano sul fianco e fece per
entrare. La manina di Italia fermò la sua. Lo guardò negli occhi.
-Jey... io... voglio davvero bene a Prussia, ma voglio che tu sappia
che non è come con te.-
-Con questo cosa vuoi dire?-
-Ve...
voglio dire che quando gli starò vicino e tu ti sentirai male, devi
tenere a mente che io amo te ok? Voglio bene a Prussia, gliene voglio
tanto, ma amo te. Capito?-
-Come sarebbe a dire, quando gli starò vicino?- Germania
lo fulminò con lo sguardo e con entrambe le mani lo prese e lo attirò a
se, in modo molto possessivo. Lo baciò sulle labbra.
-E-ehi!-
-Ascoltami bene, Veneziano, e apri le orecchie!-
-Sissignore!- disse
Italia in una reminescenza degli allenamenti.
-Non
ti dividerò con Prussia ok? Se è questo che intendi per stargli vicino,
io non sono d'accordo, io non posso vederti con lui, ok? Capito? Io non
accetto di vederti con lui, se non puoi farne a meno, se non puoi
scegliere tra me e lui, allora ho capito male tutto.-
Veneziano gli sorrise.
-Roger!
Non intendevo questo Jey, dicevo che conosco bene Prussia e non voglio
che sia triste e che intendo fare qualcosa per tirarlo su di morale. Lo
so che non mi vuoi dividere, lo so che non sei disposto a farlo, lo so.
Ti amo, ricordi?-
- Quindi che cosa comprendere questo fare qualcosa per lui?- lo guardò con lo sguardo
contrito.
-
Vuol dire che potrei cucinare per lui, che gli starò vicino, che
cercherò di fargli capire che posso essere suo amico. E... che non lo
bacerò.-
- E..?-
Ciano lo guardò senza
capire, cos'altro?
- E?-
- E che non ti farai palpare! E che non ti lascerai baciare! E che non
andrai più a letto con lui!-
Il
ragazzo spalancò gli occhi per qualche secondo e poi fece un viso che
Germania non gli aveva mai visto, un po' rimase spaventato quando lo
vide arrabbiato. Italia lo fissò e poi si girò rabbiosamente. Spalancò
la porta ed entrò senza molti riguardi.
Un
maggiordomo cercò di avvicinarlo per prendergli il piccolo bagaglio e
mostrargli la stanza ma quello passò oltre senza degnarlo di uno
sguardo.
Fanculo
Germania! Lo aveva ferito l'ultimo commento, insomma ok si era
comportato male in passato, lo aveva ferito ma poi aveva scelto lui no?
Lo aveva scelto, si era completamente aperto a lui, gli aveva dato
tutto se stesso, avevano fatto l'amore, quello vero. Sapeva di non
essere molto affidabile però, diavolo! Si fidava così poco di lui?
Prussia era molto più
che un amico, era stato un compagno, era stato un amante molto dolce,
era stato molto speciale.
Germania
non poteva nemmeno immaginarsi quanto avesse fatto Prussia per loro,
non poteva nemmeno lontamante capire quanto gli doveva, stupido! Idiota!
Nella
sua corsa non sapeva nemmeno dove stesse andando, aveva la vaga
sensazione che Germania avesse cercato di dirgli qualcosa per fermarlo,
ma evidentemente aveva desistito. Finì in un corridoio che dava solo su
di una sala, non sapeva nemmeno dove fosse ma con un po' di fortuna si
sarebbe nascosto finché non gli fosse passata.
Invece
era proprio nel soggiorno, aveva girato in tondo, in qualche maniera.
Aprì la porta e trovò uno di fronte all'altro i due fratelli.
Prussia si girò con noncuranza verso di lui, quando si rese conto che
si trattava di Italia strabuzzò gli occhi e dischiuse le labbra per la
sorpresa.
Italia
lasciò cadere la valigia. Non si vedevano da molto tempo, da quando
aveva deciso il da farsi. Gli corse incontro e gli gettò le braccia al
collo, lo strinse forte.
-Italia! Stai bene? Sono così felice.- Prussia
godette ogni istante di quell'abbraccio, sentì quasi le lacrime agli
occhi, respirò forte il suo profumo e lasciò che i suoi capelli gli
solleticassero il naso. Sentiva in modo doloroso la stretta di Italia
attorno al suo collo.
Ludwig li guardò
sentendosi un intruso, distolse lo sguardo ferito. Ricordò quello che
gli aveva detto poco tempo prima Italia.
Vuole bene a Prussia, gli vuole tanto bene, ma ama me. Ma ama me. E
quando gli sarà vicino mi dovrò ricordare di questo.
Si coprì il viso
distrattamente con una mano.
Ma fa male.
Italia allentò la presa
e lasciò che Prussia sciogliesse l'abbraccio.
-Italia, sei stato via a lungo.- gli
sussurrò Prussia, accarezzandogli il viso.
Ludwig
sapeva che stava assistendo ad un momento molto intimo, e questo lo
angosciava. Però doveva assistere, c'era qualcosa dentro di lui che gli
diceva di rimanere. Anche se faceva male.
Lo sguardo di Prussia
diceva tutto ad Italia.
-Ha funzionato...- gli disse -ora sei suo...- aggiunse con un filo di voce
quasi impercettibile.
Prussia
alzò il viso leggermente, e toccò il naso d'Italia con il suo, appoggiò
la guancia a quella del ragazzo e strizzo gli occhi.
-Per favore Italia, ora chiedi della tua stanza, lasciaci da soli per
qualche minuto.- disse,
gli costò parecchio, si scostò da lui e strinse i denti. Italia lo
guardò con aria triste ed uscì dalla stanza.
Prussia si voltò verso
la finestra a braccia incrociate.
Il fratello lo guardava,
non sapendo come cominciare.
-Bruder, volevo ringraziarti.- quello
annuì ma non aggiunse altro.
-Non dimenticherò mai ciò che hai fatto, so che è grazie a te che...-
-Che? Avanti Bruder... dillo...-
-Che ora io e Italia ci siamo ritrovati...-
-Solo? Vi siete solo ritrovati?- disse
con amarezza, Ludwig notò che sussultava.
-Beh...-
-Avanti dillo!- urlò
Prussia.
-
è grazie a te se ora Italia è il mio. Grazie bruder, per avermi
restituito la persona che amo. Grazie per tutto quello che hai fatto.-
Prussia rimase in
silenzio.
-Danke, per esserti fatto da parte Bruder.-
Prussia
si girò a fronteggiare quel fratello, quello che lo aveva reso
infelice. Le lacrime scorrevano sulle sue guance, ma decise di
mostrarsi senza vergogna per quello che era.
Ludwig lo guardò con gli
occhi grandi di sorpresa, non aveva mai visto suo fratello piangere.
-Lo amo, non sai quanto, l'ho fatto per lui.-
-Brud...- Prussia lo
fermò prima che aggiungesse qualcosa.
-The awesome me intende andarsene nelle sue stanze ora.- Passò
veloce e si diresse verso la porta, il fratello si avvicinò a lui ma
Prussia si divincolò. Lud non accettò di lasciarlo andare e fece
qualcosa che sorprese il ragazzo. Lo strinse in un abbraccio, rude ma
affettuoso.
-Danke, danke, danke.-
Prussia si aggrappò al fratello per qualche secondo.
Quando
lo lasciò andare aprì la porta e la richiuse sbattendola, fece un passò
e non si preoccupò del viso rigato di lacrime. Entro pochi minuti
sarebbe arrivato nella sua stanza.
Italia si parò davanti a
lui e quello si fermò. Non era ancora finita la tortura?
-Cosa vuoi Italia?-
-Prussia... Gil!- Prussia
distolse lo sguardo e strizzò gli occhi.
-Lasciami passare.-
-Non ancora! Ascoltami... siamo amici, ok?- Prussia
lo guardò ancora più ferito, il fatto che dicesse amici e lo dicesse
con quel tono non poteva essere che la prova, la prova definitiva che
era tutto finito. Non si era mai fatto molte illusioni, sapeva che non
l'avrebbe spuntata, lo aveva capito poco dopo che il fratello era
arrivato a casa sua. Aveva cercato di negarlo i primi tempi, e aveva
combattuto ma poi si era dovuto arrendere.
Cercò
di tirarsi su di morale, cercò di risquotersi e pensò che facendo il
bastardo forse sarebbe stato più semplice. Ogni giorno che aveva
passato vedendo i due insieme, o vedendo Ciano che pensava a suo
fratello...
L'unico
momento in cui si era sentito veramente felice era stato quando Italia
si era dato a lui, per quel tempo aveva dimenticato.
-Sono troppo magnifico per avere come amico uno come te! Ora vattene...-
Italia gli sorrise debolmente, era abituato agli insulti, e quello non
era detto col cuore. Semmai era vero il contrario. Si avvicinò a lui.
-C-cosa fai?-
Italia
alzò il viso, con una mano gli accarezzò il profilo della mascella.
Prussia fissò gli occhi nei suoi, e coprì la mano con la sua. Ciano
avvicinò il viso al suo e dopo un secondo lo baciò. Lo fece lentamente
lasciando che Prussia assaporasse quel momento. Prussia aggrottò le
sopracciglia perché capiva benissimo, le lacrime ricominciarono a
scorrere ma lui non emise un suono.
Italia pose fine al
bacio e gli sussurrò poche parole.
- Questo è il mio addio per te, Gil. Sei l'amico che amo di più.- Gilbert continuò a fissarlo e
poi annuì senza l'ombra di un sorriso.
-Ti amo Italia, ti amerò sempre, e se la mia amicizia ti rende felice,
sarò tuo amico.-
-Va ora, vai da lui.- disse
andandosene, ma non nelle sue stanze, prese il cavallo che più gli
piaceva e se ne andò. Senza sapere quando sarebbe tornato o se
l'avrebbe fatto.
Italia
guardò le spalle del ragazzo che si allontanavano e quando non fu più
in vista entrò nella stanza. Lud era seduto in quella che doveva essere
la sua poltrona. Lo fissò mentre entrava, con uno sguardo triste.
Non so quello che è successo, preferisco non saperlo.
Il
giovane uomo si avvicinò a lui e si sedette sulle sue gambe, lasciando
che lo abbracciasse e traendo conforto dalla sua stretta. Germania era
così forte, emanava un'aura di protezione e lui adorava sentirsi così.
Ma era troppo triste.
-Dov'è?-
-...andato.-
La
notizia non lo colpì molto, del resto conosceva il fratello e sapeva
che quando voleva stare solo con sè stesso se ne andava. Non era mai
certo per quanto tempo ma non faceva mai qualcosa che potesse arrecare
danno alla sua gente.
Accarezzò la testa di
Italia.
-Non mi chiedere cosa ci siamo detti, ok?-
-Nein.-
-Come Nein? Nein che non va bene o nein che non me lo chiedi? Ve..?- chiese quello perplesso e un po'
preoccupato.
- Nein non te lo chiedo... rimanga fra te e lui.-
-Grazie, Jey. E scusa.-
-Scusa di che?- gli
occhi azzurri interrogativi.
-Non me lo chiedere, no?- Germania gli sorrise e scosse la
testa. Sbattendosi il palmo contro la fronte.
-Italia se non vuoi che io sappia cos'è successo, perché mi devi
mettere la pulce nell'orecchio? Non sta bene.-
Italia rise apertamente,
rise fino a che le lacrime rigarono le sue guance.
So che piange per lui, anche se nel frattempo ride. Oh Italia, piangi e
basta...
Gli diede tutto il
conforto di cui era in grado.
****
Prussia
non fece ritorno per molto a lungo, e quando lo fece era di nuovo il
solito uomo felice, vivace, pieno di vita. Anche se i suoi sentimenti
non erano cambiati, li teneva dentro di sè, preferiva essere amico suo
per sempre e ricevere quel tipo di amore. Non era lo stesso che lui
provava, non lo sarebbe mai stato, ma poteva farselo bastare.
Italia
non era mai stato più felice, nonostante non fosse tutto rose e fiori e
davanti a lui ci fossero molte difficoltà, guardava dritto di fronte a
sè. Al suo fianco, Germania.
Io sarò al suo fianco. Sempre.
Italia non sarà mai solo, e nemmeno io lo sarò finché ci sarà lui.
Questo
significa amare una Nazione, amare una Nazione è per sempre, significa
spalleggiarla e proteggerla, significa fare tutto il possibile per
aiutarla. Ed io lo farò sempre, anche se il mio popolo non farà sempre
lo stesso col suo, lo farò come Umano e non come Nazione.
Ich liebe dich, Italia.
****
A tutti voi che siete giunti fino a qui, grazie.
Così
si conclude questa prima avventura insieme, spero di essere riuscita a
strapparvi un sorriso, a farvi arrabbiare e anche a farvi commuovere,
spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa.
Confesso, di nuovo,
che mi sento molto triste mentre scrivo queste poche parole perché
sento una sensazione di chiusura e anche un po' di abbandono.
Si
chiude una storia che nella mia vita ha avuto una parte importante, ho
speso molte ore a scrivere, ad immedesimarmi nei personaggi, a vivere
con loro e ad interpretare quello che avrebbero fatto.
Sto salutando dei buoni amici.
Ringrazio
sentitamente tutte le persone che hanno contribuito alle oltre 350
visualizzazioni del primo capitolo, ma ancora di più
ringrazio
chi è arrivato fino a qui con me, grazie di avermi accompagnata.
Un grazie speciale va a WacciPC e Blody, per il lavoro lavoro di
recensione che ha dato un po' di colore al tutto!
Ed infine grazie a te che leggi queste parole, e grazie a chi le
leggerà in futuro.
*****
WacciPC: piaciuuuuto
ehh? Ooooooh! Operazione baffi-di-birra, spamano, secsy taim riuscita
hahah! L'ho scritta proprio pensando a questo, non alzo il rating per
una scena sola, e contemporaneamente volevo che fosse coinvolgente...
wiiiiiiin
Zighy, niente spin off, questa serie è finita, non la riprenderò mai in
mano... peròòòòòò se questo può consolarti sono già all'opera
per una long fic, rating rosso, PruIta! Conto di finirla in un paio di
mesetti poi la posto... ee.... hai presente Magic Mike? Ti dico solo
una cosa: Bad Touch Trio.
Bellissimaaaa, questa avventura è finita ç_ç sono così tristeeeee!
Mi mancherai ç_ç Voglio da te un super commento-serie
Blody_354: mi
sa che a te la spamano mmmmmh non ti è troppo piaciuta eh? Comunque ho
un pensiero che mi vaga nella testa a proposito di una long fic con
loro due <3 ma spain cattivello.
eeee le coppie con Prussia che mi piacciono sono: Germancest (MMMMMH
cofcof) PruIta, PruAus (e se proprio lo devo confessare Prussia e
Spagna....).
MaO! Anche da te mi raccomando Loooong loooong commento generale sulla
fic, non deludermi ç_ç ciauuuuuu
UN CALOROSO GRAZIE A CHI COMMENTERà! Non siate timidi! ;)
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