Amare una Nazione

di Reysoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il passato che ritorna ***
Capitolo 2: *** Coscienza e Confusione ***
Capitolo 3: *** Carte in Tavola ***
Capitolo 4: *** Festa del Villaggio ***
Capitolo 5: *** Un Regalo per Germania ***
Capitolo 6: *** Congresso di Berlino_ parte 1 ***
Capitolo 7: *** Congresso di Berlino _ parte 2 ***
Capitolo 8: *** Congresso di Berlino_parte 3 ***
Capitolo 9: *** Congresso di Berlino_parte Finale ***
Capitolo 10: *** La villa di Ciano ***
Capitolo 11: *** Una sorpresa per Ciano! ***
Capitolo 12: *** Cattivissimo Lud ***
Capitolo 13: *** Ciano non ce la fa più. ***
Capitolo 14: *** La Guerra Fredda ***
Capitolo 15: *** La fine...? ***
Capitolo 16: *** Un amaro diniego ***
Capitolo 17: *** Seconda offerta di pace ***
Capitolo 18: *** WWI ***
Capitolo 19: *** Spagna ***
Capitolo 20: *** Tigre ***
Capitolo 21: *** Il Momento ***
Capitolo 22: *** Happy Ending? ***



Capitolo 1
*** Il passato che ritorna ***


Capitolo Uno Hetalia Axis Powers appartiene a Hidekaz Hiramuya, come anche i personaggi e gli scenari. Inoltre questo testo non è scritto a scopo di lucro.

Germania, questo è il mio nome, sono una nazione europea.

Una nazione vive, cresce, si arrabbia e piange come fosse un essere umano, ma difficilmente muore. Una nazione è quasi eterna e per questo spesso i ricordi sbiadiscono, la storia ci può aiutare ma siamo così lontani dalle vicende di ogni giorno.

Prussia, mio fratello, mi ha inviato una missiva chiedendomi di venire da lui per qualche giorno, una questione importante, dice, ma ho paura mi voglia chiedere un prestito.

Penso non sia mai capitato che mi chiamasse per puro diletto, ha sempre avuto un secondo fine.

Raramente mi ha chiesto aiuto ed io lo stesso, preferisco fare le cose da me.

Sono in perfetto orario come sempre ed ora busso alla sua porta.

Germania bussò alla porta di Prussia, convinto che anche questa volta gli sarebbe toccato solo dare e non ricevere, ma forse il destino gli riserverà qualcosa di diverso questa volta.

-Bruder! Sono così felice che tu sia qui! Entra!-

Prussia lo accolse con un sorriso radioso e un po' da bastardo, come sempre, ed è questo che piace alla gente di lui, il suo sorriso.

-Prussia! Sembri molto felice.-

-E lo sono! Devi assolutamente aiutarmi!- la Nazione lo guardò e a Germania parve che il suo sorriso variasse, sembrava esserci una nota nuova.

Bella questa, a quanto pare questa volta vuole solo il mio aiuto, sono curioso di vedere cosa mi aspetta. Stasera avrà molto da scrivere sui suoi diari.

-Bene, fammi vedere il problema.- Prussia lo guardò stupito per qualche secondo per poi rispondere, col consueto sorriso.

-Non è un problema West, è una nazione, una bellissima nazione.- Prussia gli fece l'occhiolino.

-Cosa?- Germania aggrottò le sopracciglia.

Prussia si chiuse in un voluto mutismo, per non rovinare la sorpresa a Germania, voleva stupirlo. Era sicuro che questa volta suo fratello sarebbe rimasto a bocca aperta per la sua conquista, non avrebbe saputo fare di meglio.

Bene, so che mio fratello ama divertirsi, ma addirittura portarne una a casa... sono perplesso. Ricordo che l'ultima volta che l'ho visto aveva ricevuto una padellata in testa, che si sia rassegnato? E soprattutto, cosa dovrei mai fare per aiutarlo? Se l'è sempre cavata da solo.

Si trattenne dallo spalmarsi una mano in faccia.

Prussia lo condusse lungo i corridoi del palazzo, per arrivare al giardino retrostante, si trattava di un giardino all'inglese, con tanto di lago e ruscello ed animali selvatici. Sedeva sotto un piccolo portico, una nazione. Un ragazzo moro con gli occhi color miele, dorati come quelli delle aquile e di Giulio Cesare, era pensieroso ma sorridente, giocava con Gilbird; era piuttosto minuto ma agli occhi sia di Germania che di Prussia era molto affascinante.

Non ricordo di averlo mai visto ma... ha qualcosa di familiare, il suo ciuffo ribelle...

La nazione si alzò in piedi velocemente e puntò dritta verso Germania, senza alcuna esitazione nè imbarazzo, sembrava divertito.

-Piacere- tese la mano verso Germania - mi chiamo Veneziano, Italia. Ve!- il ragazzo rise apertamente.

-Lu-Ludwig, Germania.- Italia prese la sua mano grande e la strinse tra le sue, per contro piccole e affusolate, gli sorrise calorosamente, anche se il suo sguardo aveva qualcosa di vagamente triste.

Germania pensò di doversi sentire molto a disagio, con chiunque si sarebbe sentito così, invece le sue emozioni erano contrastanti. Sentì la pelle delle guancie diventare incandescenti e immaginò di essere appena diventato un tomato.

Italia... le sue mani, il suo viso, è così familiare, sono sicuro che mi sfugga qualcosa ma non riesco a capire dove posso già averlo incontrato. Di una cosa sono certo, non vorrei lasciare la sua mano mai p...! Un attimo!

Germania sgranò gli occhi con un lampo di comprensione.

Che sia lui? Quel bambino vestito da ragazza in casa di Austria-san e Ungheria! Chibitalia? Lo stesso bambino che ho amato tanto  ma che alla fine non ha voluto unirsi a me... quel bambino che ho baciato prima di andarmene per sempre?

- I-italia...-

-Si sono io!- canticchiò il ragazzo con il viso perplesso, senza togliere le mani dalle sue, ma quasi aggrappandosi ad esse. Prussia rimase lì a guardare senza accorgersi dell'imbarazzo che si era creato tra i due.

Germania ritirò la mano abbassando lo sguardo, cercando di comportarsi come sue solito con lui per non destare il sospetto di Prussia, sudava freddo; Italia lo squadrò continuando a sorridere.

Chibitalia... anzi no Italia. Sei davvero tu? Ero così covinto che fossi una bambina! Sento la tua mancanza da secoli, un dolore bruciante nel petto che mi ha accompagnato lungo tutte le guerre che ho sostenuto, sordido ma sempre presente, ha reso il mio cuore duro e me insensibile...

-Bene ora che vi siete conosciuti ho bisogno di parlare con mio fratello, perciò scusami Italia, sarò da te in meno di cinque awesomes minuti.- Prussia sfoderò di nuovo il suo bellissimo sorriso un po' bastardo e trascinò via Germania, lasciando Italia un po' perplesso ma contento della nuova conscenza.



-West, mi devi assolutamente aiutare!-

Ah! Avevo quasi dimenticato di essere qui per aiutarlo, italia mi ha sconvolto... non so se sentirmi felice od immensamente triste...

-Quindi cosa vuoi che faccia, per Italia, giusto?- lo guardò fisso negli occhi rossi, cercando di ignorare il suo senso di inquietudine.

-Esattamente West, visto siamo sulla stessa lunghezza d'onda! Voglio che sia mio.-

NO!

-Io non farò nulla!- Germania scosse la testa violentemente e quasi si mise ad urlare perdendo un attimo la freddezza per cui è famoso. Sentiva le mani che gli prudevano.

-Ehi West, calmo! Che ti prende? Non devi sporcarti le mani, sono già a buon punto, solo una piccola spinta, se potessi parlargli bene di me...-

-Io...io...- Non voglio assolutamente, con lui soffrirà io ne sono certo... non voglio vedere Italia soffrire... ho fatto già abbastanza io.

-Eddai West dai una mano al tuo bruder! Ti offrirò una pinta di birra e un wurst giiigantesco!- Prussia gli fece l'occhiolino e gli diede una pacca sulla spalla.

Io... potrei rimanere qui solo per accertarmi che Prussia si comporti bene, farò così.

-Mmh... vedrò cosa posso fare Prussia ma non ti prometto niente...-

-Sei strano fratello!- Gil smise per un secondo di sorridere e gli diede una sonora pacca sulla schiena.

-No... no, ti sbagli.- distolse lo sguardo.

-Sarà...-

Tornarono indietro aspettandosi di trovare Italia seduto allo stesso posto di prima ed invece lui non c'era! Sembrava sparito nel nulla e con lui Gilbird.

-Italia...?-

Dov'è? Ho un brutto presentimento.

Prussia e Germania sentirono un tonfo ed uno strillo poco lontano, girarono la testa velocemente in direzione del suono e Germania rapidissimo cominciò a correre, aveva l'aria terrorizzata.

Italia si è sempre cacciato nei guai quando era piccolo, non è per niente cambiato in questo!

Correndo trovò Italia seduto sotto i rami di un albero che si massaggiava un braccio e teneva la mano premuta  sulla fronte, le lacrime agli occhi. Gilbird volava furisamente intorno alla sua testa, pigolando frenetico.

-Ita-chan! Ita-chan! Tutto bene? Ti sei fatto male?-

Germania si inginocchiò vicino ad italia e scostò la mano dalla sua fronte, con fare protettivo, Italia arrossì. Il ciuffo che aveva a fianco della testa sembrò arruffarsi.

-Mi hai chiamato Ita-chan...?-

Era il nome con cui solo io ti chiamavo da piccolo, Italia, ricordi? Pare di no... mi avrai dimenticato? Forse è meglio così...

-Zitto... hai un graffio profondo sulla fronte, ma si può sapere come hai fatto?- Germania mentre aspettava una risposta, tirò fuori il suo fazzoletto personale e lo bagnò con l'acqua della sua bottiglietta, deterse delicatamente la fronte di Italia e si avvicinò al suo viso per vederlo meglio.

Italia protestava debolmente con i suoi begli occhioni lucidi ma era così contento che Ludwig lo accudisse.

-Italia! Germania!- Prussia si avvicinò ai due. - Sei un disastro italia!- Prussia rise fragorosamente e scompigliò i capelli di Italia che si strinse nelle spalle e si sporse verso Ludwig.

-Grazie Ludwig.- sussurò al suo orecchio il ragazzo moro, si alzò in piedi con fatica e Ludwig lo sorresse e fu tentato di pulirgli il viso dalla polvere. Il ragazzo zoppicava leggermente.

-Ti accompagno alla tua camera Italia? Il viaggio deve averti stancato, così per questa sera a cena sarai pimpante, voglio sentirti raccontare tutto del tuo paese.- Prussia sorridente lo prese per mano  e lo condusse verso il palazzo, Germania istintivamente cercò la sua manina, Italia senza darlo a vedere toccò le sue dita. Le sfiorò soltanto.

Un tocco leggero ma affettuoso, gli riservò uno sguardo riconoscente e seguì Prussia.

Ita-chan...


****


Ciao a tutti! Spero il primo capitolo della storia vi sia piaciuto! Questa è una delle prime fanfiction che scrivo, in assoluto, l'onore è spettato al fantastico trio Germania - Prussia - Italia. Ci sarà qualche altro personaggio ;) se avete suggerimenti sono bene accetti ;) 



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Capitolo 2
*** Coscienza e Confusione ***


Capitolo Due -West ma che ti è preso? Ehi? Mi senti? The awesome me è per caso diventato invisibile?- Germania si riscosse alle parole del fratello e spostò la sua attenzione su di lui, senza fretta.

-Mh? Niente Gilbert... sono pensieroso ecco tutto.- teneva la testa appoggiata sul pugno chiuso.

-Ti ho visto molto in pensiero per Italia oggi, quando si è fatto male...- lo guardava senza malizia, sempre sorridendo e accarezzando Gilbird. L'uccellino chiudeva gli occhi quando gli passava le dita sulla testa, come se davvero apprezzasse le sue carezze.

-Sembra così indifeso, mi ha ricordato quando ero piccolo...- buttò lì, la prima scusa plausibile che gli venne in mente.

La verità è che non so nemmeno io perché ho corso così, avevo paura si fosse fatto male, volevo stesse bene.

Face palm.


La situazione mi farà diventare matto.

I due conversavano sul divano nella sala dedicata ai passatempi, quella che oggi chiameremmo soggiorno, era già venuta la sera e il camino era acceso per sfidare il gelo autunnale. Nella sala regnava un tepore languido e la luce gialla del fuoco colorava ogni cosa. Gil era semidisteso sul divano, una gamba penzoloni ed un braccio sulla fronte, il fratello invece era seduto composto su di una poltrona e guardava il fuoco.

- Ora penso comincerò a preparare la cena.- Lud si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato, molto scettico.

- Perché non lo lasci fare ai tuoi cuochi? Hai un numero folle di servitori.-

-Questa sera voglio stupire Italia!- Gil fece un gesto teatrale, con gli occhi chiusi, come se dovesse presentare chissà quale grande spettacolo. Gilbird accompagnò il suo gesto svolazzandogli attorno e cinguettando.

-Ed io?-

-Tranquillo West, ci sarà tempo per le cenette solo io e lui, questa sera e per le prossime a venire sei invitato anche tu, naturalmente!- Rispose sorridente Prussia alzandosi dal sofà, quasi trotterellò in cucina seguito da Gilbird che si era posato sulla sua testa. Il pulcino sembrava guidarlo, con un aluccia stesa in avanti.

Spero il tempo delle cenette "solo io e lui" non arrivi mai...

Germania si crogiolò nel tepore del camino mentre pensava tra sè e sè, torcendosi le mani.

Devo parlare con lui? Dovrei chiedergli se si ricorda di me, se non mi ha dimenticato oppure se non sono stato niente... Dovrei stare in silenzio e farmi da parte? Vorrei ci fosse un manuale di istruzioni anche per questo, diavolo! In fondo è qui, in casa di mio fratello non nella mia, Gil ha chiesto il mio aiuto ed io... Basta! scosse la testa con decisione e batté le mani sulle cosce.

Ho deciso, devo andare almeno da lui. Deciderò come comportarmi quando sarò con Italia.

Germania si alzò risoluto e a passo di marcia si diresse verso quelle che sapeva essere le camere degli ospiti, sapeva perfettamente dove fosse la sua camera, e per quella d'Italia l'avrebbe cercata. Mentre si avvicinava alla prima camera sentì una melodia che conosceva fin troppo bene, l'aveva sentita cantare ad  Italia una infinità di volte quando era piccolo, anche se cantata con la voce di adesso era tutta un'altra cosa. Senza accorgersene cantò anche lui la prima strofa. Si diresse verso la camera dalla quale proveniva la melodia e bussò piano.

-Italia? Sono Ludwig, posso entrare?- Non cacciarmi.

Invece che rispondere Italia si precipitò alla porta e la spalancò sorridendo ampiamente e in modo radioso, gli prese una mano squotendola piano tra le sue. Era molto rumoroso e un po' seccante. Germania si accigliò.

-Germania! Entra pure, stavo scegliendo i vestiti per la cena di questa sera, tuo fratello mi ha fatto capire che per lui è molto importante così... ma ti prego entra.- si scostò dalla porta per lasciarlo entrare e Ludwig molto  imbarazzato, sempre torcendosi le mani, entrò.

-Siedeti pure sul letto, basta che non schiacci i miei vestiti. Veee!-

-Ma Italia, se vuoi torno più tardi!- Italia era in piedi davanti a lui, gli arrivava a stento alle spalle, aveva addosso solo dei pantaloni aderenti, le mani sui fianchi lo guardava senza imbarazzo, diversamente da Ludwig che non poteva far altro che costringersi a guardare altrove per non fissarlo. Il fisico del ragazzo era asciutto e ben disegnato, non particolarmente muscoloso ma molto bello da vedere. Era armonico, ecco tutto, come un quadro.

è ovvio che lui non si senta in imbarazzo, non mi trova una minaccia... non dovrei sentirmi così! Diavolo mi fa sentire così strano! strizzò gli occhi.

-Figurati! Rimani pure! Veee, ve!- sorrise e un lieve rossore, quasi impercettibile, gli colorò le guance.

-Italia...-

-Ita-chan...- Germania fissò il suo sguardo negli occhioni color miele di Italia, sorpreso.

Oh no, se c'è una cosa di cui sono sicuro è che adesso non è il momento di parlarne, non costringermi a questo Italia. Non ora.

-Chiamami pure così se vuoi...- disse quello, sembrava tutto a posto e il tono di voce che aveva usato era normale, ma Germania sentiva che non era tutto come voleva essere. Italia lo aveva detto chiudendo gli occhi e muovendo una mano.

-Grazie Ita-chan.- Ludwig si sedette sul letto, rimanendo molto composto e rigido.

-Ma puoi farlo solo tu.- Gli sorrise, si girò per chiudere la porta e così facendo  mise in mostra la schiena ben modellata. Germania seguì con gli occhi la curva della spina dorsale. E si rese conto di trovarla estremamente attraente.

Chissà se avrebbe voluto aggiungere che è sempre stato così o solamente gli paio simpatico... Ha una botta proprio grossa sul braccio e Gilbert non gli ha medicato a dovere il graffio sul viso... spostò lo sguardo sul livido e poi sul volto di Italia, che nel frattempo si era voltato. Lo guardava interrogativo probabilmente domandandosi cosa volesse da lui, cosa fosse venuto a fare. Si massaggiava distrammante il braccio.

Germania si alzò in piedi, forse un po' troppo repentinamente perchè Italia istintivamente fece per ritrarsi, non ci fece caso e si spostò verso un armadio.

Se mi ricordo bene ci deve essere una cassettina del pronto soccorso in ogni camera, da quell'incidente con Danimarca anni fa. Gilbert ancora ne ride.

-Siediti, Ita-chan.- disse mentre apriva l'antina che conteneva la cassetta. Rovistò per poco e poi la tirò fuori.

-Eh perché? Veee!!- Italia era perplesso e anche un po' preoccupato, strillò il suo Vee,  ma si sedette buono buono. Ludwig si mise in piedi di fronte a lui, tirò fuori dalla cassettina un batuffolo di cotone e un disinfettante. Lo fece in modo molto meticoloso.

-Sposta la testa leggermente indietro.-Italia lo guardò con gli occhi un po' lacrimosi, grandi di paura.

-Nooo Ludwig, non farmi male!-

-Stai tranquillo, questo disinfettante non brucia, lo prometto.-

-Non mi fido!- Italia scosse la testa e si imbronciò, incrociò le braccia.

-Facciamo così, tu ti fai medicare, se ti faccio male mi darai un pizzicotto, ok?- Italia distolse lo sguardo e fece di si con la testa, un po' dubbioso. Germania non sorrideva, ma solo perché quella era la sua faccia normale.

-Sei o non sei un uomo, Italia?-

Germania prese un batuffolo e lo bagnò col disinfettante e si avvicinò al viso di Italia. Il ragazzo strizzò gli occhi e Ludwig fece per lui una cosa impensabile, gli alzò il viso toccandogli il mento con le dita, delicatamente, il cuore che batteva forte nel petto e un desiderio inconfessabile.

Deglutì e deterse la fronte, piano piano. Italia strizzo gli occhi più forte, Germania sapeva che bruciava un po' ma era per il suo bene.

-Germania... sei un bugiardo!-

-Allora dammi un pizzicotto.- Italia appoggiò il viso contro il suo ventre e si rilassò.- Posso resistere, Ludwig.-

Quando ebbe finito Italia si scostò lentamente e aprì gli occhi, due piccole lacrime scesero lungo le sue guancie.

-Ita-chan! Non piangere...ti ho fatto così male?- Germania si accigliò. Muovendo le mani in modo molto imbarazzato, non sapeva cosa fare per aiutarlo, non sapeva se dargli una pacca su una spalla, se abbracciarlo...

-Ah! Scusa Germania, non mi hai fatto molto male...- sembrava non accorgersi nemmeno delle lacrime che erano scese per le sue guancie. Aveva gli occhi dorati spalancati e si era portato una mano davanti al viso.

E allora perché piangi? Ludwig si chinò verso il suo viso e appose un bacio per lacrima, su ogni guancia, lentamente. Veneziano sorrise. Arrossendo.

-Grazie.-

-è la seconda volta che mi ringrazi oggi.-

E... spero di dartene motivo ogni singolo giorno della mia vita.

-Lo so.- sorrise ancora.

Germania rimase a guardarlo impalato finché questi intervenne accigliato.

-Scusa Germania dovrei vestirmi per la cena.- Ludwig senza una parola, ammutolito si girò e scappò via, più da se stesso e dai suoi pensieri che non dalla situazione. Uscì dalla stanza e con passo marziale si chiuse nella propria, sbattendo la porta.


***

Italia, non puoi semplicemente ricomparire così nella mia vita, senza una parola! Repentinamente, fuori dagli schemi!

Dovevo essere io a tornare... dovevo essere io! Non tu a trovare me.

Una vecchia ferita si riapre, forse la più dolorosa nella mia vita e sono costretto a dividerti con qualcunaltro, e non è qualcuno che io possa mettere semplicemente da parte, si tratta di mio fratello!

Germania si chiuse la porta alle spalle appoggiò la testa contro di essa, lentamente scivolò verso il basso fino a sedersi, con la testa fra le mani, i capelli da ordinati che erano cominciarono a scivolare sulla sua fronte. Rimase così per qualche tempo e poi si alzò in piedi.

Il movimento fu fluido ed energico.

Si tolse la maglietta  per sentire l'aria gelata sulla pelle, rabbrividì ma sentì la mente schiarirsi.

Questa sera a cena penso me ne starò nella mia camera quieto quieto, voglio rimanere tranquillo, è mio fratello! Non andiamo sempre d'accordo però Italia è venuto qui da lui, non da me, io sono un qualcosa in più che per lui poteva essere presente o meno. Sono una coincidenza e probabilmente per lui non sono altro che una fonte di sofferenza.
 
Razionalmente sarebbe meglio se me ne andassi.

Devo essere franco con me stesso, devo essere fermo nei miei propositi, mi dovrò impegnare a fondo. Prussia si fida di me, di me! Mi impegnerò per...

-Germania! Ludwig?-  sentì il tono di voce squillante di Italia provenire dal corridoio.

-Ah?- non fece tempo ad elaborare.

Italia, in modo completamente impulsivo entrò nella camera di Ludwig, senza aspettare che gli venisse detto di entrare e lo sorprese in un atteggiamento che lo fece sentire in imbarazzo, non perché fosse sconveniente ma perché si sentì diverso, sentì un emozione che poche volte aveva provato. Forse mai.

Germania era in piedi, il suo fisico muscoloso scoperto, parzialmente girato verso Italia, il viso in alto e una mano a scompigliarsi i capelli, lo guardava in modo strano.

-Ita-chan...-

-Ah... io...!- Il suo viso si arrossò di botto, ma non poteva non guardare! Italia era un esteta, lo guardava come l'artista guarda il meraviglioso corpo della sua modella. Il corpo non era meraviglioso perché fosse perfetto, ma come corpo, come materia, come natura.

E a peggiorare la situazione c'era che il suo corpo era davvero di per sè perfetto.

-Volevo soli dirti che la cena è pronta!- Italia si sentì subito montare la rabbia, era arrabbiato perchè si sentiva diverso, perchè Germania lo faceva sentire così... e Prussia. Si girò velocemente verso la porta.

-Io penso non mangerò con voi, vi lascio da soli.- Italia lo guardò negli occhi da sopra una spalla.

-Ve! Germania, io voglio tu venga.- Italia parlò molto lentamente, sillabando bene ogni parola e forse per la prima volta parlò in modo molto serio. Germania si tolse la mano dai capelli e guardò fuori.

- Non devi costringermi a trascinarti...- quando si trattava di alcune persone, Italia non aveva paura, probabilemente lo avrebbe per davvero trascinato in tutti i modi.

- Mh...-  Italia contrasse il viso e  prese a camminare speditamente verso la porta con tutta l'intenzione di uscire richiudendola in modo brusco ma la mano di Germania raggiunse il suo braccio prima che potesse scappare ed arrendersi.

-Ita-chan, verrò.- Distolse lo sguardo da i suoi occhi color del miele, lasciò il suo braccio.

- Entschuldige, Ita-chan.- Italia sorrise e andò via camminando in modo sereno, camminando si fa per dire quando si parla di Italia.

Lentamente andò verso il suo armadio, quello che usava sempre quando veniva da suo fratello, nel quale c'erano da sempre i suoi vestiti, in alto in un cantuccio scorse il suo cappello di quando ancora si chiamava Sacro Romano Impero, lo toccò con la punta delle dita. Prese la sua maglia nera senza maniche e se la mise.

Io non devo essere elegante, questa sera, non devo scegliere i vestiti buoni per lui. Aggrottò le sopracciglia guardando la maglia semplice.

Sferrò un pugno rabbioso al muro, strinse la mano e poi la guardò.

Si risistemò i capelli e si diresse a passi svelti nella sala da pranzo.
 


***

Ecco qui! Secondo capitolo concluso! Povero Germania non sa più cosa pensare nemmeno di sè stesso XD

Innanzitutto ringrazio chi è stato così gentile da commentare :)

Nena92: ho scelto il suo punto di vista appunto perché è insolito e mi sono divertita a ribaltare i ruoli per una volta! Di solito è sempre il povero Ita-chan che si fa un sacco di problemi, questa volta facciamo soffrire un po' Germania, OH! Dehihiho :D spero di piaccia questo secondo capitolo :)

Blody_354: haha, penso la stessa identica cosa, per una volta dovrebbe vincere Gilbo! E non ti preoccupare, anche lui si prenderà qualche vittoria! Per la grammatica spero di continuare a non fare strafalcioni do'h!

DenIce: assie :)

PinkShit: ciao mia stalker XD sono davvero lieta che la mia fic sia tranquilla (?) haha, si di solito non uso uno stile di scrittura particolarmente ansiogeno :) anche io adoro la PruIta e non so scegliere tra le due coppie! Grazie per essere stata la prima a recensire ;)

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Capitolo 3
*** Carte in Tavola ***


Capitolo Tre Il tavolo intorno al quale erano radunati era modesto, giusto per il numero degli ospiti, in fondo Prussia voleva la serata fosse intima. Sedeva a capo tavola mentre le altre due nazioni gli stavano a fianco. Germania si era chiuso in un profondo silenzio e mangiava lentamente il piatto che Gilbert aveva preparato.

Prussia aveva pensato che, per fare sentire Italia a suo agio, non ci fosse niente di meglio che preparare un piatto che potesse apprezzare. Voleva andare sul sicuro perciò si era impegnato a fondo per preparare un piatto di pasta che un intenditore come lui avrebbe apprezzato.


Con tutta la sua buona volontà, aveva raduntato gli ingredienti e aveva seguito la ricetta alla lettera ed il risultato era piuttosto buono anche per Italia.

Quando The Awesome Prussia si mette in testa qualcosa, non può non riuscirvi.

Veneziano era affascinante quella sera, aveva scelto un vestito che valorizzava i suoi colori ed il suo viso pulito con un sorriso così smagliante lo faceva sembrare un principe, come se essere una nazione non bastasse; Prussia non era da meno, vestiva casual ma era stupefacente come il suo sorriso un po' bastardo bastasse a renderlo magnifico.

Germania era volutamente fuori posto, e il fatto di essere così poco appropriato lo faceva sentire ancora più a disagio.

-Allora Veneziano, spero ti tratterrai a lungo.- intervenne Prussia col suo sorriso puntato sull'italiano.

-Prussia sai che mio fratello non me lo permette, tollera male che  io sia qui, con voi.- rispose Italia, un po' accigliato e muovendo le mani.

-Non dire così Italia! Romano capirà se ti tratterrai qualche giorno in più del previsto! Non puoi perderti la sagra che si terrà domani sera, vedrai sarà divertente, c'è molto da mangiare!- Prussia era sempre molto convincente ed Italia non era affatto bravo a dire di no.

-Wurst e patate...- Italia scoppiò a ridere ripetendo wurst e patate continuamente, rideva così tanto da farsi lacrimare gli occhi. Ludwig lo guardò di sottecchi e quasi senza accorgersene prese a sorridergli. Fosse stato chiunque altro a schiamazzare così probabilmente avrebbe cominciato a pensare ad un modo per trucidarlo, con dolore. Ma era Italia.

-Su Italia! Guarda, perfino Germania sorride, lo hai  mai visto così? Devi rimanere!- Prussia assestò una sonora pacca sulla schiena di Lud che, preso in castagna, smise immediatamente di sorridere e arrossì.

Stupido bruder... mi deve sempre far sentire in imbarazzo!

Italia guardò Ludwig negli occhi e gli sorrise, per lui quel sorriso valeva più di ogni cosa, sentì il cuore scaldarsi, insieme col suo viso sempre più rosso. Distolse lo sguardo e mise tutta la sua più totale attenzione nel piatto, sembrava che mangiare fosse diventata una questione di vita o di morte.

Gott come mi sento ridicolo! Poco dopo, senza farsi notare, riportò lo sguardo su Veneziano. Il ragazzo sorrideva, canticchiava tra sè e sè mentre Gilbert lo intratteneva con l'aiuto del suo pulcino. La spensieratezza di Italia lo colpì, sembrava che il piccolo episodio di prima non avesse lasciato traccia.

Ciò che vorrei in questo momento è solo di prenderlo tra le braccia e stringerlo, come se non dovesse andarsene mai e poi...

-Germania! - Ludwig si riscosse e scosse impercettibilmente la testa.

-Ah! S-si?-

-Perché sei così taciturno questa sera?-

-Sono pensieroso.- Prussia strinse gli occhi fissandolo, le iridi rosse fisse nei suoi occhi di ghiaccio, una tacita minaccia? Poco dopo tornò a sorridere, c'era un qualcosa di vagamente maligno in lui.

Prussia sorrise come se stesse digrignando i denti, ma Ciano non sembrò accorgersene. Lud invece lo notò, forse perché conosceva bene il fratello.

-Italia, stasera sei molto affascinante.- Gilbert cominciò a fargli dei piccoli apprezzamenti che misero in imbarazzo Germania.

Che diavolo...?

-Dici sul serio Gil?- Italia lo guardò con i suoi splendenti occhi dorati e gli regalò un sorriso sincero, arrossì.

-The Awesome me non mente mai, chi potrebbe resistere al tuo visino?-

Italia si strinse nelle spalle, sempre più lusingato. Ludwig a contrario sentiva montare dentro l'ira.

-E non solo al tuo viso, ancor meglio il tuo sed...- Germania scattò in piedi sbattendo le mani sul tavolo, col viso arrossato.

-Sono molto stanco! Penso andrò a coricarmi.- digrignò i denti e quasi fece cadere la sedia mentre si spostava per andarsene.

Italia lo guardava con gli occhi spalancati, grandi per lo spavento.

-Scusa mio fratello, Italia, non si sentirà bene oggi, è tutto il giorno che è strano.- Italia si tranquillizzò un pochino ed annuì.

Tornò a guardare Gilbert, l'albino sorrideva un po' sadicamente, una punta di tristezza attraversò il suo viso, subito mascherata da un sorriso un po' forzato.

Gilbird svolazzava qua e là, inquieto.


***

L'aria fredda della notte  gli sferzava le guance arrossate, si trovava nel portico che divideva il palazzo dal giardino, era appoggiato con una spalla ad una colonna e guardava in lontananza, le braccia strette al petto. Faceva respiri profondi e si riempiva i polmoni di aria gelida.

Rumore di passi e dentro di sè, sperò di sbagliarsi  ma in cuor suo sapeva che si trattava di Prussia, che si affiancò a lui, accostato all'altra colonna.

Era evidente come fossero fratelli da quella postura, erano perfettamente speculari e sia l'uno che l'altro esprimevano rabbia.

-Fratello, io  non so cosa ti stia prendendo oggi, voglio delle spiegazioni.- al suono di quella voce la rabbia di poco prima rimontò ancora più forte. Strizzò gli occhi e rispose freddamente.

-Io non devo rendere conto di niente a nessuno, tanto meno a te, Bruder.- pronunciò l'ultima parola con aria sprezzante.

-Ho capito benissimo, ma lasciati dire una cosa, Bruder... non lascerò che tu ti prenda Italia! Non mi farò da parte!- la pacatezza di Prussia sconvolse ancora di più Ludwig.

Sono così trasparente che tutti capiscono cosa mi passa per la testa?

-Prussia cosa stai dicendo?- urlò Germania, le vene che pulsavano sul collo.

-Non credere che io sia un povero sciocco, non sono cieco Germania.-

Germania non rispose ma girò di nuovo il viso verso il giardino e lasciò che il vento lo accarezzasse.

-Cosa dovrei fare, Gil?- aveva ritrovato la calma e lo guardò con un misto di tristezza, delusione e rassegnazione.

-Ti sto solo dicendo che questa volta non si tratta solo di una cotta, Veneziano mi piace davvero e non voglio perderlo, Germania, per cui stagli alla larga.- Gilbert fece la sua confessione con gli occhi chiusi ed i pugni serrati, il sorriso era sparito del tutto, non sembrava nemmeno lui. Aveva perso la consueta scioltezza, non che gli importasse.

Non posso, fratello, non ci riesco. Serrò i pugni fino a farsi sanguinare il palmo delle mani. Sospirò.

-Dove... dove vi siete conosciuti?-

-Era in casa di Austria l'ultima volta che io e lui abbiamo litigato, era prigioniero e piangeva, per fare un dispetto a Roderich l'ho liberato. Veneziano invece che scappare a casa mi ha seguito fino qui, diceva di sentirsi molto solo e che desiderava un amico. Romano gli ha concesso pochi giorni perché è impaziente di vederlo, nonostante non lo ammetta.-

-Tutto qui?- Prussia annuì, il suo viso si era illuminato mentre parlava di Italia ma si fece subito duro non appena finì il discorso.

-Prendo le mie cose e me ne vado.- disse Germania tutto d'un fiato. Una mano scattò subito al suo viso e corrugò la fronte.

-NO!-

-Come no? Mi pareva di aver capito che non sono più utile per te, anzi.- Germania lo guardò semplicemente stupito.

Cosa vuol dire no? Cosa diavolo vuol dire che non me ne devo andare ma devo stargli lontano?

-Sono sicuro che se tu te ne vai, Italia nè rimarrà deluso, non voglio che si rattristi per colpa mia. Sappi che non mi arrenderò tanto facilmente, Germania.- aggiunse.

-Nemmeno io, Prussia.- disse in un soffio, cadde pesante come una sentenza.

Germania e Prussia si ritirarono senza aggiungere una parola, Prussia verso la camera di Italia e Germania verso la sua, fecero parte della strada insieme e non ne furono felici, ancora meno ne fu felice Germania nel vedere entrare il fratello in camera di Veneziano. Quando la porta si aprì intravide Italia seduto sul letto che guardava sorridendo Prussia entrare. La gelosia lo divorava, chiuse gli occhi e a testa china si fiondò nella sua camera.

Prussia e Italia nella stessa camera seduti sul letto, bene, non vorrei altro che sapere cosa stanno facendo, anzi meglio ancora non vorrei sapere! Vorrei sentire!

Maledizione...

Germania si buttò sul letto vestito, si coprì la testa col cuscino.

***

Prussia si sedette vicino ad Italia, puntellandosi coi gomiti sul materasso. Gli regalò un sorriso accennato e molto sensuale. Italia continuò a guardarlo sorridendo facendo oneggiare una gamba, timidamente.

-Da quanto tempo ci conosciamo Prussia?- gli domandò guardandosi i piedi e aggiungendo qualche piccolo Ve.

-Beh, il viaggio è stato molto lungo e siamo arrivati a casa solo da un giorno.- rispose questi, girando il volto verso il suo.

-Si, ho rallentato il viaggio perché sono deboluccio...- disse mortificato Italia e col viso imbronciato. Prussia rise sensualmente e si tirò su, prese il viso di Italia con una mano e lo costrinse a guardarlo negli occhi, con dolcezza.

-Veneziano è stato un piacere il viaggio con te, sono davvero felice di averti liberato e se dovessi tornare indietro lo rifarei ancora e ancora. Hai capito bene? Awsome me ti porterebbe a casa ancora e ancora.- scoppiò in una risata fragorosa, fissò gli occhi nei suoi.

-Siamo amici, Prussia?- Quello che più gli piaceva di Italia era il fatto che sapeva essere disarmante, con la sua sincerità.

Gli accarezzò i capelli.

-Voglio sapere se io e te lo siamo, ci tengo molto... Non potrei andarmene sapendo di non aver lasciato nessuna traccia in te... sapendo di essere passato inosservato come un qualsiasi passante...- Italia cercò di mascherare la profonda sofforenza che gli dava la solitudine.

-Veneziano...- avvicinò il viso al suo, le labbra separate da un soffio.

-Se tu lo vuoi, sarò tuo amico...- sussurrò, il fiato caldo solleticava le labbra del giovane italiano.




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Nuovo capitolooo! Una piccola rivincita per Prussia <3
Il Prossimo capitolo, invece, sarà dolcissimo ma si prospetterà una separazione...

Blody_354: Grazie mille :) in questi capitolo ho voluto accontentare un po' il nostro Gil, ma nel prossimo... dehihiho non ti svelo nientaltro! Questo capitolo l'ho aggiornato per te, dato che sei l'unica ad aver commentato :) finché c'è almeno qualcuno che apprezza il mio lavoro continuerò a postare :DD eeeee se sei riuscita a costring EHM convincere la tua amica a leggere, sono ancora più contenta :D grazie mille ancora, spero ti sia piaciuto il capitolo :D

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Capitolo 4
*** Festa del Villaggio ***


-Germania!-

Italia si tolse le scarpe e prese a correre, nell'erba, fino ad arrivare a dov'era seduto lui.

Si trovava in giardino oramai da ore perché non era riuscito a chiudere occhio a causa dei mille pensieri che lo tormentavano. Leggeva un libro dall'aria difficile, inforcando un paio di occhiali verdi. Una quercia secolare gli faceva ombra. Il suo viso era contrito.

Italia sorrideva felice, quando lo vide meglio la sua corsa rallentò e la sua espressione cambiò. Lo scrutava con occhi strani, osservava come la luce che filtrava dalle fronde giocava sul suo viso, e osservava i suoi occhi glaciali.

Italia gli si inginocchiò davanti e gli tolse il libro di mano, cercando di mantenere il sorriso e l'aria sbarazzina.

-Italia!- esclamò Ludwig infastidito alzando il braccio nel tentativo di riprendersi il libro, in realtà non gli dava fastidio la vicinanza di Italia, infatti se avesse voluto gli sarebbe bastato alzarsi in piedi per riprendersi il suo libro.

-Ah Germania! Cosa sono io per te?- Gli chiese disarmante Italia, sempre sorridendogli, gli si bloccò il respiro.

Italia lo guardavo con le braccia alzate ed il suo libro in mano, sorridendo, così maledettamente vicino.

Nel tuo sorriso, Italia, c'è sempre una punta di tristezza come se qualcosa ti turbasse in ogni istante. Vorrei sapere cos'è per poterti sollevare da questo peso una volta per tutte, o almeno finché sono vicino a te.

-C-che cosa sei tu, per me?- temporeggiò, accigliandosi e arrossendo.

Il primo amore.

-Avanti! Hai capito bene, lo sai cosa voglio sentirti dire!- Germania prese coraggio, gli mise una mano sulla schiena e stava per rispondere, in modo così istintivo che non avrebbe saputo cosa dire fintanto che non l'avesse detto, una volta aperta bocca non si sarebbe fermato più. Dischiuse le labbra.

-Ne abbiamo parlato ieri, non ti voglio sentire pronunciare tutto il mio nome! Chiamami come sai!- Veneziano rise e posò il libro sulla testa bionda di Germania che era così scosso che non si mosse nemmeno. Quando sentì quelle parole ricominciò a respirare.

Vuole semplicemente che lo chiami Ita-chan! Vuole soltanto questo da me!

-Ita-chan! Ita-chan!- rise sollevato ed allora Veneziano lo sorprese abbracciandolo forte. Germania rimase scioccato ancora, Italia era una costante fonte di sorpresa per lui. Era estremamente consapevole del suo contatto, sentiva con precisione millimetrica dove si posava il suo corpo, e il suo profumo lo sconvolse. Il viso così vicino al suo da poter sentire il suo alito caldo.

-Ridi sempre così, Germania...- non fece in tempo a stringerlo a sua volta che questi si alzò in piedi come una molla e se ne andò.

-A-aspetta! Ti è caduto... ti è caduto questo!- Italia era già lontando quando Ludwig raccolse quel piccolo fazzolettino da terra, era azzurrino ed erano riacamate le sue iniziali. Avrebbe voluto rimproverarlo perché una nazione non dovrebbe perdere i suoi effetti personali in giro, senza nemmeno accorgersene.

Sei sempre così sbadato Italia.

Si alzò in piedi spazzolandosi i vestiti, sentiva ancora le sue braccia attorno al collo ed il calore della sua pelle.

Quante volte avrai già abbracciato così mio fratello, quante volte lo avrai fatto ieri sera, se lo hai fatto?

Sentì una fitta a quel pensiero ed il calore si dissolse del tutto, istintivamente una mano salì al cuore e strinse gli abiti nel pugno. Raccolse il suo libro e se ne tornò in casa con tutta l'intenzione di preparare la valigia per il giorno dopo. Forse Ita-chan ci sarebbe rimasto male, ma lui non poteva rimanere, senza contare i suoi doveri.

Incontrò Prussia, lungo il tragitto. Gil sfoderò un sorriso di trionfo e gli diede una spallata.

La goccia che fa traboccare il vaso! Germania lo spinse contro il muro, digrignando i denti e quasi ringhiando.

-Cos'hai da ridere eh? Ti faccio passare io la voglia di farlo!- Prussia continuò a sorridere incurante del dolore perché sapeva sarebbe stato sufficiente solo quello a farlo imbestialire.

Germania strinse i denti tanto da farli scricchiolare, stava per colpirlo quando decise di non farlo, decise che lo avrebbe fatto per Italia... lasciò libero Prussia e si ritirò, il fazzoletto si Italia nella tasca vicino al cuore. Glielo avrebbe ridato quella sera stessa: forse l'ultima volta insieme.

Forse.

***

Ludwig aveva fatto tardi quella sera e quindi si incamminò con passo marziale fuori dalla sua camera per raggiungere l'ingresso e poi dirigersi in paese: lo attendeva la sagra del villaggio, si era sempre divertito per quanto non amasse ballare, beveva con i vecchi compagni e col fratello; mangiavano in compagnia.

Era così preso dai suoi pensieri che non si accorse di Italia, Veneziano prese la sua mano e gli si affiancò.

Ancora una volta, Germania rimase sopreso da quanto fosse piccola la sua mano in confronto alla sua, dalla sensazione di calore che gli dava quel semplice tocco.

-Ludwig.- lo salutò lui canticchiando, aveva l'aria felice.

-Ita-chan.- Germania si accigliò. -Pensavo fossi già sceso con Gilbert...-

-Ho detto che volevo rimanere un po' da solo prima della festa e così... eccomi qui. Ti aspettavo e poi mi sono ricordato di non sapere bene come arrivare alla fiera, ho pensato che con te non ci sarebbero stati problemi...- Italia parlava in modo accigliato, evidentemente vergognandosi del fatto di non sapere nemmeno dove andare.

Aspettava proprio me? Strinse il fazzolettino nella sua tasca, se glielo avesse dato non ci sarebbe pià stato nulla a legarli dopo quella festa, se non il suo ricordo. Decise di tenerlo ancora per un po'. Strinse la mano di Italia.

Si misero a camminare ed Italia si staccò dalla sua mano, solo per prenderlo a braccetto, Lud proseguiva con le mani in tasca, serenamente; Veneziano doveva affrettare il passo per stargli dietro.

I corridoi si susseguivano uguali ma Germania era in grado di distinguere chiaramente solo la vicinanza di Italia, si muoveva meccanicamente verso la porta d'ingresso.

Camminarono in silenzio per un po' finché Germania non intervenne, al culmine dell'imbarazzo, con una domanda che gli salì spontaneamente alle labbra.

-Italia, perché a volte mi sembri così triste? Anche quando sorridi...- guardando il viso di Italia si pentì subito di quella domanda, si era rannuvolato tutto ad un tratto. Guardava in basso e stava in silenzio. Proprio quando Ludwig pensò che non avrebbe risposto mai, Italia aprì bocca.

-Sono spesso triste, è vero, non riesco mai ad essere totalmente felice. Penso a dei ricordi tristi... ora mai... e penso che niente di quello che mi sta accadendo di bello potrà durare per sempre. Ogni cosa che mi ha reso felice è sfumata... a causa del tempo o di una promessa... non mantenuta.- guardò davanti a sè come se davvero potesse vedere qualcosa in lontananza, la sua mente vagava tra i ricordi.

-Forse ti sbagli Italia...-

Il ragazzo moro lo guardò con i suoi occhi color miele, così caldi ed espressivi, tipici del suo paese.

-Magari le cose non vanno sempre come vorremmo... ma se è destino che una cosa accada, quella dovrà pur succedere.-

-Forse hai ragione tu, Germania. In fondo, è inutile che io mi tormenti chiedendomi come avrei potuto cambiare le cose, non era destino che accadesse in quel momento ma potrebbe essere destino che io trovi ora un amico.-

Germania si sentì colpito e avrebbe voluto aggiungere mille parole, avrebbe voluto dire che era colpa sua se si erano allontanati, avrebbe voluto dire che aveva mancato in passato ma che avrebbe potuto riparare tutto adesso, che il tempo passato insieme da bambini era stato il più bel tempo per lui.

Non aggiunse niente, invece, perché Veneziano era stato molto cauto su ciò che aveva da dire, non si era sbilanciato.

La persona a cui si riferisce è Prussia? è questa la persona con cui vuole stare?

Si è innamorato di lui?

Veneziano scambiò poche parole rispetto al suo solito chiacchericcio, ma non abbandonò mai il braccio di Germania, si aggrappava con tutte le sue forze a quel calore.

Usciti dal castello decisero di fare a piedi la strada che li separava dalla piazza cittadina, incontrarono molte persone allegre con boccali di birra in mano; la città era interamente decorata da festoni e le luci nei negozi erano state lasciate accese per illuminare la via. Le persone accoppiate o in piccoli gruppi si dirigevano tutte verso il centro, guidando Ludwig e Veneziano. L'atmosfera era calda e festosa, Italia cominciò a sorridere, contagiato dal calore, cominciò a canticchiare e fare strani suoni.

Ludwig sentiva di conoscerlo da sempre, ma quei suoni ripetitivi lo contrariavano leggermente, era così abituato al silenzio della sua abitazione che mal sopportava il frastuono del paese. Lo guardava di sbieco, poco a poco si abituò a quei suoni e ricordò che anche avesse detto qualcosa Italia non sarebbe stato capace di smettere. Semplicemente non poteva smettere perché era il suo modo di esprimere la felicità, appena faticosamente riconquistata.

-Ita-chan, domani torno a casa.- Ludwig disse tutto d'un fiato, guardando fisso davantia  sè.

-Lo so Germania...-

-Non l'ho detto a nessuno...-  lo guardò spiazzato.

-Io lo so ugualmente...- non intedeva dirgli come faceva a saperlo, non voleva rovinare ogni cosa.

-Ci rivedremo mai?-

-Non lo so Ita-chan.-

-Io sono sicuro di si...- in quel momento si alzarono grida festanti perché erano vicini al fulcro dei festeggiamenti, le urla coprirono ciò che Veneziano disse - perché io e te non possiamo non reincontrarci, è destino.-

Un'ondata di vento lì investì in pieno, Veneziano venne protetto dall'abbraccio sicuro di Germania ma sporse ugualmente il viso , i suoi capelli ondeggiarono, il ciuffo solleticò il naso di Germania. Veneziano sorprese Lud ridendo di cuore.

-Cosa? Scusa non ti ho sentito.-

-Niente Germania.- lasciò il suo braccio.

-No...- Non lascirami Italia!

Sorrise e gli passò un braccio intorno ai fianchi, abbracciandolo mentre camminavano.

-Fai anche tu lo stesso.- sorrise in quel suo modo tutto particolare, con un misto di felicità e tristezza che strappava sempre a Prussia e Germania un sospiro.

-Per favore Germania, per me.- sfoderò gli occhi da cucciolo.

-I-io...- non sorrise per l'imbarazzo che provava, mise una mano sul suo fianco minuto, poco sopra la cintura, e lo strinse piano più vicino a sé.

-Quanto tempo pensi di rimanere tu, invece.- sotto l'aspetto di una domanda apparentemente di poco conto, Germania aveva chiesto quanto ancora dovesse soffrire a pensarlo con Prussia.

-Io non vorrei tornare a casa, dove sono solo, ma devo farlo entro poco tempo se no verrà a prendermi Romano.-

-Capisco... Veneziano, non è appropriato... questo comportamento dico.- era arrossito per la troppa vicinanza, lo sconvolgeva sentire così dettagliatamente il suo calore. Gli sembrava di fare una cosa sbagliata, o meglio la sua coscienza diceva così a causa di suo fratello. Ma quando era con lui non si sentiva affatto fuori posto.

-Germania, è l'ultima sera, questo me lo devi.-

Mi sento in imbarazzo Italia, ma sono felice perché sento la tua vicinanza. Siamo così vicini che posso sentire chiaramente il calore che emana la tua pelle, posso annusare il tuo profumo e posso guardare ancora più da vicino i tuoi occhi.

Spesso gli occhi dorati hanno pagliuzze verdi od oscillano verso questo colore. I tuoi invece sono completamente limpidi, completamente dorati. Sono puri.

Come quando eravamo piccoli, i miei uomini mi deridevano perché passavo del tempo con te a disegnare, ma io mi sentivo ugualmente felice perché almeno potevo starti vicino. Potevo sentire il suono della tua voce e guardare i movimenti delicati che facevi col pennello senza doverlo fare da lontano.

Videro da lontano Prussia agitare un braccio nella loro direzione, Veneziano con lentezza si liberò dall'abbraccio di Ludwig, un sorriso sincero sul suo viso, non era possibile capire a chi fosse indirizzato.

-Ciao Italia, anche a te buonasera West.- Gilbert sorrise, nel suo modo unico, e Italia notò che Gilbird era vestito a tema. Stava come al solito al suo posto nella testa di Prussia ma aveva un vestitino piccolino annodato intorno alla vita. Sembrava sentirsi perfettamente a suo agio.

-Ciao fratello.-

Prussia prese sotto braccio Italia e gli diede un bacio delicato su una guancia.

- Quanto sono bello questa sera? Sono awesome, Italia, ed è tutto per te!- gli porse una mano.

-Vieni Veneziano, balliamo insieme.- Veneziano tese la sua manina e toccò quella di Gil, che si inginocchiò e la sfiorò con le labbra.

Germania mise le mani in tasca, sentendosi svuotato, prese una boccale di birra al banco che avevano allestito i paesani, vicino al palco dove ballavano. Era tutto così allegro che quasi lo stomacava vedere tanti sorrisi. Si sedette su una panchina a lato della pista e cercò di non guardare verso di loro.

La gente volteggiava, birra dopo birra, vedeva una folla ondeggiante e festosa davanti a sè, tutti giravano in tondo e lo schiamazzo era totale. Gli girava la testa.

Germania non sapeva quanto tempo fosse passato, quando sentì la mano di Veneziano sulla sua spalla. Veneziano aveva il viso arrossato per lo sforzo e ansimava appena.

-Ludwig.-

-Dov'è Gilbert?-

-Si è allontanato per andare a parlare con dei vecchi compagni, ha detto. Balla con me Germania!- Prese le sue mani e lo tirò in piedi, sorrideva apertamente e aveva parlato quasi cantando.

-Ita-chan io non sono molto bravo.- a sottolineare quasi inciampò nei suoi stessi piedi.

-Cosa importa? Vogliamo solo divertirci insieme, per questo non serve saper ballare bene!-

Lo trascinò verso il centro della pista e volteggiò, riprese le sue mani e copiò i passi di danza che vedeva fare alle altre persone, tipici di quel luogo. Aveva una tale allegria in corpo che Germania si lasciò catturate, si lasciò finalmente trasportare da lui, anche se i suoi movimenti rimanevano impacciati. Germania era abituato ad eccellere in ciò che faceva perciò ci mise molto impegno.

Italia si fermò tutto ad un tratto e lo portò via dalla gente e via da dove Prussia poteva interromperli, voleva che quel momento fosse solo per loro e per nessun altro.

-Dove mi porti?- si lasciò trascinare.

-Tu segui me.-

Si fermò poco lontano, in un giardino illuminato solo dalla luce della luna e rimase lì, in piedi ad aspettare che lui si avvicinasse.

Il suo viso era nascosto dalla penombra.

Germania gli si accostò guardando in direzione del suo viso.

-Non è un bellissimo panorama Germania? è indimenticabile.-

-Lo è davvero.-

Veneziano, lentamente, lo abbracciò. Germania si sentì il cuore uscire dal petto tanto batteva forte, ricambiò l'abbraccio questa volta. Lo strinse forte al petto, con una mano sulla schiena lo teneva vicino, con l'altra gli accarezzava il viso.

Se devo giocarmi il tutto per tutto questa sera, voglio farlo bene.

Italia alzò lentamente il viso verso il suo, lo guardava con i suoi occhioni semi aperti.

-Germania, cosa faresti se ti dicessi che non voglio che tu te ne vada?- avrebbe giurato di aver visto uno scintillio nel suo sguardo.

Germania rimase in silenzio e distolse lo sguardo.

-Guardami negli occhi, ti prego dimmelo.-

-Ti direi... che devo andare via Ita-chan, che non posso rimanere.-

-E cosa faresti se non ci vedessimo mai più?-

-Vorrei renderti questo momento indimenticabile.-

Ludwig fece ciò che desiderava fare da quando lo aveva rivisto: posò una mano sulla sua schiena , si abbassò per arrivare al suo viso e lo baciò con trasporto, Veneziano rispose alle sue attenzioni; poco dopo Germania interruppe il bacio e rimase alla distanza di un soffio dalle sue labbra rosse dischiuse, aspettò una parola, qualunque cosa.

Italia, pur volendo ricambiare ancora e ancora quel bacio, si costrinse ad allontanare un po' il viso, abbassò la testa e la mise sotto il mento di Germania, aggrappandosi al suo corpo.

Rimasero così finché Ludwig non spostò il viso, toccò quello di Veneziano col naso, voleva con tutto sè stesso un altro bacio e contemporaneamente si inebriava del suo profumo.

-N-no... Ludwig, fai che per questa notte tra me e te sia solo un bacio.-

-...?-  

-Non sarei più in grado di lasciarti andare.-

Germania affondò il viso nel suo collo e lo strinse a sè, poi lo lasciò andare e lo guardò.

-Vai Veneziano, vai da mio fratello, ti starà cercando.-

-Ma...-

-VAI!-

Il biondo si girò e corse a perdifiato verso il palazzo, il cuore pesante come un mattone e con la consapevolezza che Veneziano lo stava inseguendo con lo sguardo. Gli bruciavano gli occhi.

Italia lo guardò allontanarsi con una mano sul cuore, con l'altra si toccò lievemente lì dove lo aveva baciato. Tornò verso il  palco e, appena lo vide,  Prussia gli venne incontro abbracciandolo.

Gli prese il viso tra le mani e gli tirò leggermente le guancie.

-Ero così preoccupato, ti cercavo! Non sparire più, capito?- Gilbird si posò sulla testa dell'italiano e gli diede una leggera beccata di rimprovero.

Gli accarezzò la testa ma Italia sembrava distaccato, non sorrideva come faceva di solito quando gli faceva fare questa smorfia.

-Ehi, che ti prende Italia? Stai bene?-

-Prussia, mi vuoi bene?- solita domanda a bruciapelo, Italia sapeva essere disarmante perché era innocente come un bambino.

-Si Italia.-

-Per favore riportami a casa allora, mi sento molto stanco.- ma la verità era che si sentiva triste, la tristezza che lo seguiva ovunque andasse lo aveva sorpreso quella sera, un senso di abbandono lo pervadeva. Si lasciò cadere tra le braccia di Prussia ma in quel momento sentiva di non poter pensare ad altro che a Germania, che se ne stava andando, lo stava mettendo da parte.

Prussia senza una parola, lo prese in braccio e lo portò al palazzo.


***

è già mattina e non gli ho ancora ridato il suo fazzoletto.

Giaceva sul letto, disteso nella stessa posizione in cui si era addormentato quella notte, indossava solo i boxer e i capelli gli coprivano, disordinati, la fronte. Guardò fuori dalla finestra e poi si decise a raccogliere le sue cose per partire.

Un lieve bussare alla sua porta e questa che si apriva lentamente.

-Germania.-

-Ciao Veneziano.- Italia imbarazzato entrò e si richiuse la porta alle spalle, guardando in basso, si scostò il ciuffo dal viso.

Ludwig preso il suo fazzoletto blu, si avvicinò e glielo porse.

-Oh Ludwig!- lo abbracciò di scatto e lui lo ricambiò sollevandolo da terra, delicatamente lo mise giù. Era profondamente equivoco ma non gli importava, in quel momento non gli sarebbe importato nemmeno se fosse stato tra la gente.

-Me lo ridarai quando ci rivedremo.-

-Ci rivedremo presto...-

Lo lasciò, si rimise i vestiti con cui era venuto ed uscì dalla camera, Veneziano rimase nella sua stanza perché non voleva vederlo partire.

Germania salutò formalmente suo fratello, una rapida stretta dell'avambraccio ed attraversò  la soglia.


*****

Finiiiiish nuovo capitolo :D Germania ha avuto anche lui un po' di Ciano per sé ed è riuscito a dimostrargli i suoi sentimenti, ora però deve lasciare tutto nelle mani dell'astuto fratello...
Come vivrà la separazione? ;)

Blody_354: sono davvero felice che ti piaccia così tanto :D ecco Gil ha avuto la sua rivincita ma in questo capitolo è Germania a condurre il gioco, facciamo un po' per uno! C'è abbastanza Ciano per tutti LOL, mi piacciono troppo entrambi i pairing -.- ma ancora di più mi piace quando Germania è così dolce <3
Aggiornato per te domani a ritorno da scuola :D rallegriamo la giornata (spero). Grazie per il commento

DenIce:  grazie Honey <3 si Ita-chan non sa decidersi, e chi lo saprebbe fare al posto suo??? Dehihio, grazie per il commento cara.

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Capitolo 5
*** Un Regalo per Germania ***


Capitolo Cinque *****

Caro Germania,
Ho chiesto a tuo fratello di recapitarti le mie missive, spero che non ti sia di dispiacere, se così fosse mi interromperò.

Io sto bene, mi sento un po' triste da quella sera, anche se ormai è passato un mese.

Sono arrivato a casa senza intoppi, ma ci sono stati dei momenti in cui ho avuto tanta paura! Una sera è spuntato fuori un tizio con le sopracciglia grossissime e ha cercato di farmi del male! Così ho urlato forte e ho sventolato una bandiera bianca con tutte le mie energie. Fortunatamente Gilbird mi teneva d'occhio per Prussia che mi ha salvato...

Purtroppo qui nel mio paese le cose non vanno come dovrebbero, si susseguono i capi di governo ed ognuno di questi apporta qualche modifica che da sola non può niente contro la miseria di questo posto.

Il popolo è in rivolta è temo che sia Spagna che Austria si riprenderanno la mia terra, per fortuna abbiamo qualcuno a cui chiedere aiuto ogni tanto: siamo a corto di Pasta!

Temo per l'unità appena faticosamente conquistata ma non so cosa fare, come nazione.

Avrei bisogno di qualche consiglio.

Sono prossimi dei Congressi, spero di vederti.

So che normalmente parlo molto ma per lettera mi riesce difficile, spero che tu abbia modo di rispondere, Germania.

Anche solo due parole.

Italia, Veneziano



***



Ludwig,
grazie per avermi scritto!! Veee!! Mi hai reso molto felice con la tua lettera.

Per rispondere alla tua domanda: Prussia mi viene regolarmente a trovare ogni due o tre settimane, mentre io non posso assolutamente muovermi perché temo di essere preso in ostaggio.

Ti aspetto sempre, ma so che è inutile sperare perché sei molto impegnato come nazione, non manchi mai di finire il tuo lavoro ed immagino che ultimamente ti sia dato molto da fare. Sono contento che il tuo paese sia in ascesa, anche se so che è per questo che non ci vediamo.

Prussia viene regolarmente con una valigia piena piena, penso che sia colma di scartoffie e lavoro, so che li compila la notte, anche se non lo vuole ammettere. Parla spesso di te ma questo mi rende triste perché lui può farlo con naturalezza, perché lui può vederti.

Hahaha... si esatto rido anche nelle lettere, non farci caso! Ve-

Grazie per tutti i tuoi consigli, ti devi essere molto impegnato a scriverli anche se sai benissimo che non sono in grado di seguirli.

Grazie per davvero.

Sono passati due mesi, spero ancora di vederti presto...

Tuo amico,
Ita-chan.



****



Caro Ludwig,
penso che tu ti possa essere arrabbiato l'ultima volta che Prussia è venuto da te, quindi ho voluto rimediare.

Vicino alla parola arrabbiato c'era disegnata una faccina triste.

Siamo ancora amici vero?

Spero ti piaccia e se dovesse essere rovinato per qualche motivo, non rivolgerò mai più la parola a tuo fratello.

Veneziano



****



Ludwig teneva stretto fra le mani un pacco, di dimensioni medie e stringeva il piccolo biglietto allegato, la scrittura ordinata e svolazzante di Italia lo aveva sempre fatto sentire bene e lo confortava.

Ok lo ammetto, mi sono davvero infuriato quando due settimane fa Prussia è arrivato sbattendomi in faccia il regalo di Italia. La sua tela era meravigliosa e non potevo fare altro che essere geloso. Penso sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, tra il fatto che mio fratello trascuri il lavoro senza problema e che possa andare da Italia più o meno quando vuole. Io non posso fare niente di tutto questo e mi fa imbestialire.

è stato davvero un trionfo che oggi sia arrivato con in mano questo regalo di Italia e che fosse per me e non per lui, ha fatto finta di niente ma sono contento gli bruciasse.

Sto cercando di non affrettare il momento in cui lo aprirò.

Voglio goderlo fino in fondo.

Prussia, che voleva vedere se il regalo di Ludwig fosse all'altezza del suo, cominciava già a dare segni di impazienza. Gilbird svolazzava intorno alle loro teste con un bigliettino nel becco, lo aveva rubato dal tavolo ed ora era diventato suo. Il suo paesaggio veneziano era di una bellezza mozzafiato perché, mano a mano che ci si avvicina, si scorgono particolari nuovi. Nonostante le persone non fossero che accennate, la tela rappresentava la vitalità della città. Prussia ne era molto fiero.

-Avanti fratello, apri quel pacco.- Gilbert lo guardò malcelando la sua espressione torva.

-Prussia, non lo hai ancora visto? Pensavo che Italia te lo avesse mostrato.- il fratello gli dedicò un'occhiata stupita.

-No, me lo ha dato già confezionato.-

Ludwig accennò un sorriso di triofo che aveva molto l'aria del sorriso un po' bastardo del fratello. Lentamente liberò la tela dall'involucro e semplicemente non poté che rimanere senza fiato. La tela gli cadde quasi di mano.

Lo raffigurava quella notte nel giardino, il suo viso era accarezzato dalla luce della luna e nonostante i lineamenti non fossero totalmente in luce, era perfettemente riconoscibile.

Questa tela... è meravigliosa. Italia è così che mi vedi?

Non riusciva a distogliere lo sguardo dai suoi stessi occhi, al contempo così dolci verso chi stava guardando e così duri con sè stesso. I suoi capelli sembravano morbidi, le sue mani si mossero verso la tela in un'irrazionale voglia di provare a verificare se la sua pelle avesse la giusta consistenza, se i suoi capelli fossero morbidi come sembravano.

Gilbert si girò e percorse  velocemente il corridoio.

- Se ti servo sono nella mia camera. Awesome Prussia ha di meglio da fare che non badare al fratello minore.-

Appena il pulcino si rese conto che il suo padrone se ne stava andando lasciò cadere il bigliettino, e gli sfrecciò dietro, pigolando.

-Grazie per avermi portato il quadro di Veneziano e il suo biglietto.-

-Prego...- l'acidità nella sua voce era quasi palpabile.

Devo scrivere ad Italia subito un ringraziamento, è appropriato... è... al diavolo! Io andrò da lui, non intendo aspettare un momento di più e...!

Un maggiordomo era appena irrotto nella stanza, sembrava molto affannatto.

-Signore, è subito richiesta la sua presenza per un fatto della massima importanza! Mi hanno detto di avvisarla che si tratta di un problema grosso.-

Cazzo! Facepalm.

-Arrivo.-

Le sue spalle fiere si curvarono per un attimo, come schiacciate da un peso e Germania dovette ancora e ancora fare i conti con i suoi doveri di nazione e si maledisse perché non poteva essere una persona normale, una persona che ne ama un'altra e che può vederla quando vuole.



***



Ludwig,
sono lieto che il mio quadro ti sia tanto piaciuto ma non avresti dovuto mostrarlo a Prussia perché ora si è molto offeso, sostiene che io ne abbia fatto a te uno più bello ed ora vuole che io lo ritragga ma io non intendo farlo. Faccina tristissima. Ve- Lud!

Lui è mio amico e tu anche, ma tu...

Non intendo farlo e sono molto fermo su questo fatto, io purtroppo non amo lavorare su commissione, io ho dipinto ciò che mi sentivo di dipingere.

Ti dirò un segreto: il tuo quadro l'ho dipinto per primo ma non avevo il coraggio di spedirtelo...

Il quadro è come io ti vedo nei miei ricordi, posso tracciare ogni più piccolo particolare, è l'unica cosa che so fare insieme a cucinare.

Se mai tu potessi venire, mi piacerebbe farti assaggiare le mie lasagne. Faccina sorridente.

Sono sicuro di non avere sbagliato i tuoi lineamenti, seppure io non ti abbia più rivisto.

I sogni contano come rivederti? Se tu ora potessi sentirmi, udiresti la mia risata. Ti farebbe piacere?
Immagino che la tua risposta non arriverà prima del Congresso di Berlino ma la mia giungerà a te sicuramente, perciò sono contento.

Mancano solo tre settimane.

Io mi tratterrò per due giorni.

Tuo, amico,
Veneziano.


*****

Un'altro capitolo concluso, le lettere di Germania sono off limits ù_ù  
Prossimo capitolo? Fatidico reincontro o....?
Dehihihiho

Blody_354: asssieee :D Pruita o Gerita? Questo è il problema... sono contenta che ti piacciano entrambi così non rimani delusa per quello che sarà perdente u_u. Piaciute le letterine di Ciano? è sempre così dolce! Regalino domenicale :D Grazie per i commenti, mi rende felice che ci sia sempre qualcuno che legge la mia fic!

DenIce:  vai Lud!! Cazzo fatti furbo!! Dehihiho. Thanks for your comment ;D

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Capitolo 6
*** Congresso di Berlino_ parte 1 ***


***

Ludwig si sistemò la divisa, la spolverò nervosamente, aggiustò la sua collana e prese il fazzoletto di Veneziano. Era così emozionato. Si guardò allo specchio e ripiegò i capelli all'indietro come faceva sempre.

Ecco, non devo più aspettare, manca così poco. Devo solo camminare e sperare che anche lui arrivi in orario. Tutto quello che si suppone io faccia è di arrivare...

La sua testa scattò verso l'alto, deciso! Prese il suo cappello, se lo calcò addosso ed attraversò la soglia, cercò di mantenere il contegno migliore per la situazione. Fuori risultava freddo e calcolatore ma dentro ribolliva di gioia. Dentro la sua testa sentiva di scivolare sulla pietra delle strade come se stesse saltellando.

Dopo un viaggio che gli parve durare delle ore, scese dalla cavalcatura e salì i gradini dell'imperiosa scalinata del luogo che veniva utilizzato dalle Nazioni come ritrovo. Lo stile era neoclassico, il bianco del rivestimento marmoreo sfavillava nella luce fredda della Germania. La grande timpanatura creava una forte ombra nella parte sottostante le colonne che lo sostenevano.
 

Germania si unì alle altre nazioni per entrare e poi lo vide.

Il mio cuore si è fermato.

Splendido, la divisa blu gli calzava a pennello, il suo ricciolo ribelle mosso appena da un alito di vento. Gli occhi dorati cercavano nella folla, si posavano su ogni volto senza soffermarcisi mai per più di qualche secondo e poi finalmente trovarono quello che cercavano.

E non era il suo, vide Italia camminare verso suo fratello, fermo a fianco dell'entrata; Italia stese le braccia e lasciò che Prussia lo stringesse.

E si è spezzato.

Tutto questo tempo ad attendere, non mi ha neppure visto.

E credette di averlo sentito spezzarsi due volte quando lo baciò, un bacio innocente sull'angolo della bocca.
Germania rimase immobile per qualche secondo come se gli avessero dato uno schiaffo in pieno viso.

-Ehi Germania!- sentì una voce allegra provenire da dietro di lui.

Spagna gli diede una pacca su una spalla, vicino a lui camminava un ragazzo quasi identico ad Italia ma più alto, di carnagione più scura e con occhi verdi come le fronde dei sempreverde, il viso sembrava imbronciato.

-Quanto tempo?! Questo è Romano, è il fratello maggiore di Veneziano.- Ludwig non sorrise affatto, si girò a guardarli e si costrinse a rispondere, come il galateo supponeva.

-Piacere Romano, e ciao Spagna, sono felice di vederti.-

Romano sembrava lìlì per dire qualcosa ma Spagna lo fulminò con lo sguardo e quello fece uno sforzo per zittirsi.

Germania tese la mano verso Romano, il quale con immenso sforzo la strinse, sempre guardandolo male.

Poco lontano Italia stava per entrare quando vide Ludwig, stava stringendo la mano a suo fratello. Lo guardò sopra la spalla un secondo di troppo e poi entrò, scortato da Prussia.

Germania, Spagna e Romano entrarono nella sala del congresso insieme, presero posto.

Ho bisogno di distrarmi, io non riesco a capire! Italia mi ha scritto per tutto questo tempo, ha dipinto per me! Pensavo di essere importante... pensavo almeno di essere suo amico!

Italia non mi ha nemmeno salutato. La rabbia e la delusione erano totali in lui.
Si stropicciò gli  occhi con una mano e gettò uno sguardo furtivo verso Veneziano, che stava amabilmente chiaccherando con suo fratello, sorrideva, e dalla sua espressione poteva immaginare nella mente i suoi dolci "ve".

-Spagna, raccontami come vanno le cose da te.-

-Certo!- il ragazzo moro sorrise e prese a raccontare a Germania del più e del meno, pur sapendo che non era veramente interessato. Si dimostrò espansivo, solare, allegro. Romano stava in silenzio e lo ascoltava, la testa appoggiata al pugno, lo guardava con amore e quasi sorridendo.

Mentre Spagna lo intratteneva si sentì leggermente sollevato, ma bastava sentire la voce di Veneziano o solo credere di aver sentito il suo profumo e tutto ricominciava.

Il momento peggiore arrivò quando il moderatore dell'assemblea decretò una pausa, Ludwig sciolse i muscoli mentre aspettava che Spagna tornasse. Romano continuava a guardarlo in cagnesco.

Sentì un tiepido peso sulla spalla e si accorse che Italia lo stava guardando, gli occhi dorati e tesi fissi nei suoi glaciali occhi azzurri.

-Ciao Germania.-

Germania si limitò a guardarlo con rabbia e non rispose.

-Ehi Bastardo! Mio fratello ti ha salutato, non hai sentito? Hai i wurst nelle orecchie?-

Ludwig lo guardò con un disprezzo da gelare il sangue nelle vene e continuò a non rispondere.

Veneziano tolse la mano dalla sua spalla.

-Non fa niente, Romano.- la sua bocca diceva questo ma i suoi occhi il contrario, corse verso la porta che dava sul corridoio e la chiuse sbattendola. Si scontrò con Spagna.

-Italia!- Veneziano si fermò ed alzò lo sguardo verso di lui, gli occhi colmi di lacrime. Spagna lo abbracciò stretto e gli stropicciò i capelli.

-Cos'è successo? Ehi piccolo?- spinse la testa contro il petto di Spagna e singhiozzò ancora più forte. Pochi minuti dopo si calmò e lasciò che il ragazzo lo accompagnasse in sala, lo scortò fino alla sua sedia a fianco di Prussia, si accucciò vicino a lui e gli asciugò una lacrima con un dito, gli sorrise e gli sussurrò di stare calmo e di pensare che niente è perduto, che tutto può essere sistemato. Tornò al suo posto.

-Germania che hai fatto?-

Distolse il viso e si accigliò.

-Probabilmente Veneziano ti ha frainteso, se ti interessa.- non c'era accusa nella voce di Antonio, ma semplice constatazione: conosceva Germania da molto tempo e sapeva che si comportava sempre in modo appropriato, raramente si permetteva reazioni troppo esagerate, si sentiva subito in colpa a non compiere il suo dovere.

Ludwig incrociò le braccia al petto, ma il suo sguardo era colpevole ed affranto.

-Questo mangia-patate bastardo ha fatto piangere mio fratello!- esclamò Romano puntando il dito contro Germania e guardando Spagna negli occhi.

-Io...! Non volevo certo piangesse, ho solo espresso il mio disappunto!-

-Cazzate...-

-Romano, smettila.- Spagna prese posto, sembrava volesse aggiungere qualcosa ma cambiò idea, sapeva che Ludwig doveva sistemare le cose da solo, altrimenti sarebbe stato tutto inutile.

Ludwig non fece che sentirsi male per tutto il tempo in cui rimase nella sala.

Veneziano mi dispiace, avrei dovuto mettere da parte il mio malessere, sei venuto per salutarmi. Forse non avrei dovuto arrabbiarmi così, infondo è vero che mi hai scritto, ma è anche vero che per ogni lettera che io ti spedivo  mio fratello era lì con te. Mio fratello ha passato più tempo con te che con me negli ultimi mesi.

Eppure ho pensato che mi saresti corso incontro ancora prima di vedere Prussia, ero convinto che cercassi me con gli occhi.

Ho sbagliato Veneziano... Ita-chan...

Irrecuperabile.

Mi sento irrecuperabile.

A fine assemblea, Antonio si girò verso di lui sorridendo, come sempre, e con quel tono allegro di voce gli fece una domanda.

-Tutte le nazioni si incontrano al pub questa sera, ci sarai anche tu vero?-

-Veramente...-

-Ci sarà sicuramente Veneziano...- gli sussurrò in modo che Romano non sentisse.

-Grazie Antonio.-

Spagna si alzò per primo ed offrì il suo aiuto per alzarsi a Romano, per la prima volta in tutta la sera Ludwig lo vide sorridere e trovò che fosse molto bello quando non lo insultava. Mai quanto Ita-chan.

Si alzò lentamente ed avanzò a fianco di Spagna, ascoltò le sue chiacchere perché trovava la sua voce rilassante, le mani in tasca.

-Dai Ludwig, e sorridi un po'! Sei sempre così serio, già il  mio Roma è sempre imbronciato, almeno tu!-

- Attento a quello che dici, tomato!-

Ludwig cercò di sorridere ma era così forzato da risultare quasi spaventoso.

Spagna gli diede una botta sulla schiena, ridendo a crepapelle.


****


Il pub era pieno di nazioni, non c'erano umani tranne che dietro il bancone. L'atmosfera era calda, la luce soffusa. Echeggiavano le risate e i boccali di birra non rimanevano mai vuoti a lungo. Le cameriere erano tutte sorridenti ma non si mescolavano con gli ospiti, si limitavano a servirli e poi se ne andavano come spinta da una forza magica.

L'intero locale sembrava essere ubriaco, le pareti parevano ridere anch'esse. I quadri di genere appesi davano un tono allegro e popolare. Non poteva essere più in disaccordo con lo stato d'animo di Ludwig. (N.d.A= i quadri di genere hanno per soggetto la vita quotidiana, in special modo il lavoro della gente umile :D)

Ludwig salutò educatamente Antonio e Romano, che si sedettero al tavolo di Francia a cui era seduto anche Inghilterra.

Cercò con lo sguardo Veneziano e lo trovò quasi subito: era ovviamente seduto vicino a Prussia, aveva un'aria triste e aveva davanti un boccale di birra troppo grande per lui. Gilbert lo teneva per le spalle e cercava di farlo ridere. Italia ce la metteva tutta per accontentarlo. Gilbird invece svolazzava qua e là raccattando briciole degli spuntini delle Nazioni, esibendosi in piccoli spettacoli.

Ludwig sapeva sarebbe finita male con quel boccale, si sedette al bancone solitario e lo tenne sottocchio mentre si faceva una birra. Osservava le bollicine risalire lungo il vetro del bicchiere.

Ben presto Austria si affiancò a lui, erano sempre andati d'accordo perché di animo serio entrambi. Parlarono dei loro affari, degli ultimi avvenimenti. Niente implicazioni nelle loro discussioni, niente amicizia, niente affetto. Semplice benessere, non si dispiacevano.

Si rigirò verso il ragazzo italiano, un attimo prima Veneziano era seduto vicino a Prussia e l'attimo dopo era sparito!

Dov'è finito? Dove si sarà cacciato?

-Scusa Rod, devo andare. Ci vediamo!- si alzò velocemente.

-Ma ehi!- Rod lo guardò con aria di disappunto.

-Scusa, si tratta di un'emergenza.-

Scattò verso la porta del pub, la aprì  e si catapultò fuori.

****


Dov'è finito Ita-chan? Gli sarà successo qualcosa? Germania impazzisce al solo pensiero! Lui lo sai che è tutta colpa sua qualsiasi cosa succeda.
Anche Germania riceverà il suo benvenuto ;D

Blody_354: ogni volta che devo scrivere il tuo nome mi dimentico la sequenza di numeri xD uffa! Ti svelo un piccolo segreto, mi sto letteralmente COSTRINGENDO ad aggiornare poco spesso, se volessi potrei spiattellarti tutta quanta la fic anche oggi, ma così che gusto c'è? :( ! Dehihio, sono davvero felice di aver scatenato delle emozioni scrivendo :3 è il mio obiettivo! Solo che mentre scrivevo io ero superfelice che fosse Germania a ricevere il quadro più bello x3 oh! Che cazzo! Tutto Prussia niente Lud?? Prussia gli ha portato via l'amore della sua vita e te sei gelosa del povero Lud? do'h! hahaha... la cosa mi ha stupito! Cooomunque non dirmi che il nostro Germany non è super innamorato di Ita-chan! :D alla prossima!!

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Capitolo 7
*** Congresso di Berlino _ parte 2 ***


Capitolo Sette Lo vide poco più avanti, malfermo sulle gambe. Gli andò in contro e lo prese per le spalle.

-Ita-chan! Dove credi di andare da solo, a quest'ora della notte!- uno sguardo sinceramente preoccupato per lui.

-Lasciami in pace!- biascicò cercando di spostarlo e divincolandosi dalla sua presa.

-Veneziano sei anche ubriaco?- Lud lo tenne stretto, non gli passò nemmeno per l'anticamera del cervello di lasciarlo andare.

-Accidenti a te!- scoppiò in lacrime e batté i pugni sul suo petto.

Germania gli prese i polsi, stringendoli forte ma non fino a fargli male.

-Smettila Italia!-  gli disse, guardandolo fisso nei suoi occhi dorati pieni di lacrime.

-Ti sono così indifferente? Hai risposto alle mie lettere perché ti facevo pena?- urlò Ciano, squotendo il piccolo e candido viso, ora arrossato dal pianto e scosso dai singhiozzi.

Germania gli sorrise, sollevato e lo strinse forte. Italia lo cercò di respingere ma molto debolmente e poi si abbandonò. Si lasciò cullare dal suo respiro finché le lacrime smisero di scorrere lungo le sue guancie.
Germania era la sua roccia.

-Mi dispiace Italia, ero geloso di Prussia.- Veneziano alzò il viso verso di lui, guardandolo con i suoi occhi dorati arrossati e fece una cosa che sorprese Germania, e avrebbe sorpreso chiunque, gli assestò un sonoro schiaffo.

-Non farlo più! Gli amici non fanno questo.- Ludwig si massaggiò la guancia distrattamente, cercando ancora di capire quale fosse l'umore di Italia, si sentiva pietrificato.

Si discostò dal suo corpo ma lo fece con troppa fretta per i suoi riflessi, barcollò leggermente di lato e Ludwig lo sostenne, ancora. Senza pensarci nemmeno per un secondo, anche se aveva preso uno schiaffo.

Come sei sciocco Italia, perché hai bevuto così tanto se non reggi l'alcool?

-Germania, portami a casa.-

-Dove sei alloggiato?- finse di non capire, la sua pragmaticità non poteva semplicemente accettare una simile fortuna.

-No Germania, portami a casa tua.-

Tu-tum.

I-Ita-chan! Strinse le sue spalle piccoline e lo guardò intensamente. Se non fosse ubriaco non mi farebbe questa richiesta.

Poco male! Almeno posso tenerlo d'occhio. Vecchio volpone.

-Dov'è Prussia?- chiese a Ciano, senza sperare in una grande risposta.

-Oh... ha detto che si allontanava una decina di minuti, andava in bagno, non so...-

-Andiamo ad avvertirlo che ti porto a casa.-

-N-no... Ludwig. Portami solo a casa tua, non voglio parlare con lui.-

-Si preoccuperà.-

-Non importa, non importa.- scosse la testa e gli si avvicinò, piano, gli mise una mano sul petto e lo baciò dolcemente. Il suo alito odorava di birra. Lud si scostò di fretta, si guardò intorno per assicurarsi che nessuna nazione li avesse visti.

-Vieni con me, prendiamo la mia cavalcatura. Appoggiati a me.- gli parlò con molta dolcezza e lo condusse via.
Lo fece salire sul suo cavallo, lui si mise dietro per poterlo sorreggere e partì al galoppo.


-Questa città è bellissima, ha un suo fascino, come te Ludwig. è diversa dalle città italiane, il tempo è meno pietoso, le nuvole corrono veloci.  L'atmosfera è più fredda.- la mente ottenebrata dall'alcool aveva perso ogni inibizione e correva liberamente. Così Germania poté seguire quelli che erano i pensieri di un artista, poté vedere tramite gli occhi dell'artista il suo mondo. Che gli era sempre parso così grigio.

-Le vie sembrano più sicure, le persone escono e cantano nei bar, si divertono tutti insieme.-

L'aria fresca della sera gli muoveva il ciuffo, Veneziano si sentiva bene nonostante la testa gli girasse e il mondo sembrasse muoversi troppo velocemente per i suoi riflessi, rideva appoggiando la testa a Germania.

-Questa notte Germania mi porta a casa sua! Germania è di nuovo mio amico, lo sarà per sempre?- e aggiunse sussurrando - o mi lascerà di nuovo?-

Ludwig lasciò che il ragazzo dicesse tutto quello che voleva, ascoltando mentre guidava il suo purosangue nero. Il profumo della sua pelle era davvero buono e i suoi capelli gli solleticavano il naso. Il suono della sua voce, festante e un po' strascicata, le canzoncine che intonava, stonandole miseramente, lo facevano stare bene.

- Ita-chan, elogi tanto il freddo della mia terra ma tu non ami il sole del tuo paese?-

-Certo che lo amo, ma cambiare orizzonti è sempre un nuovo stimolo.- rise un po' troppo sguaiatamente e quasi perse l'equilibrio.

-Stai attento per favore! Non ti fa certo bene se cadi da cavallo mentre corriamo.-

-Hahaah! Lo so Germania, sai che c'è? Vorrei trovarti un soprannome!-

Germania arrossì e si accigliò.

-Lu? Naaah, fa schifo! Lud? Mh... Germany? Mio fratello ti chiama Potato-Bastard! Haaha!-

Veneziano schioccò le dita, fulminato dall'illuminazione che aveva avuto.

-Ho trovato! Ti chiamerò Jey, ma non con la G di Germania perché se no assomiglia a Gay! Jey con la J!-

-Ita-chan, sei proprio ubriaco fradicio.- non poté fare a meno di stamparsi una mano sul viso.

-Ti chiamerò così anche se non vuoi.-

-Lo so. Domani quando ti ripeterò questa frase riderai.-

-Domani si torna seri, si torna ai propri posti.- Germania si avvicinò al suo viso, cercando di farlo sentire meglio, capendo che i suoi pensieri non erano dei più felici in quell'istante.

-Non intristirti Ita-chan.-

Italia si distrò guardandosi intorno, soffermandosi sulle case, suoi colori, sulle pure forme, immaginò mille tele da regalare a lui e a Prussia.

-Siamo quasi arrivati, Ita-chan.-

Poco dopo fermò il cavallo, scese e tese le braccia verso Italia, lui si lasciò scivolare verso Ludwig che lo posò a terra con delicatezza.

-Jey non ho per niente sonno!- gli confidò ridacchiando.

-Vieni.-

Ludwig lo prese per mano e gli aprì il portone di casa, affidò il cavallo al maggiordomo e lo condusse nel corridoio.

Le porte si susseguivano tutte uguali fino a che una non colpì Veneziano: la porta era più grande delle altre, il legno pareva più pregiato, l'essenza era scura e ricercata.

-Questa è la mia camera, entra Veneziano.-

-Ok Jey!-

Il ragazzo entrò trotterellando e si sedette pesantemente sul letto.

Ludwig si chiuse la porta dietro di sè senza sapere cosa pensare di Italia, l'alcool aveva buttato alle spalle di Veneziano la sua tristezza, come se potesse sollevarlo da ogni ricordo doloroso e aveva messo in luce tutta la sua allegria.

-Ho voglia di.... Pastaaaa!- esclamò alzando un braccio verso l'alto.

-Veneziano è notte fonda!-

-Posso prepararla per favore?-

-Domani a pranzo...-

-Per favore?-

-No Ita-chan!-

Germania gli posò la mano sulla testa e gli scompigliò tutti i capelli, Veneziano sporse il labbro inferiore e lo mosse come se stesse per piangere, fece gli occhi dolci e sbattè le ciglia.

Germania si girò imbarazzato, aprì l'armadio e ne tirò fuori una coperta che stese sul divano, dove intendeva dormire per lasciare il letto a Veneziano.

Nell'armadio Italia vide anche una delle uniformi di Germania e gli si illuminarono gli occhi.

-Che bella divisa, Jey!-

Prima ancora che Germania potesse anche solo immaginare cosa stava per fare, Italia si sfilò gli stivali saltellando, si tolse i pantaloni, la giacca e la maglietta. Il tutto rischiando di cadere mille volte.

Prese i suoi vestiti e se li infilò, senza pudore. Ogni cosa gli pendeva addosso in modo buffo, si teneva i pantaloni con le mani e il cappello gli pendeva sugli occhi.

Germania, dopo un primo momento di imbarazzo, scoppiò a ridere fragorosamente, si coprì gli occhi con una mano e si deterse le lacrime che non riusciva a trattenere, da quanto rideva.

-Mi devo mettere i tuoi Veneziano?- disse pinzando con due dita la fine della spalla della divisa e alzandola all'altezza della spalla di Ciano.

-Ti prego Jey fallo per me, per il tuo Ciano!-

-Io scherzavo!- disse strabuzzando gli occhi e arrossendo di nuovo.

Si sentiva sé stesso per davvero solo quand'era con lui, si rendeva conto che poteva lasciarsi andare senza nemmeno la più piccola barriera o maschera, perché Ciano non l'avrebbe giudicato.

Lo avrebbe mai respinto?

-Vorrei tanto vederti con addosso i miei vestiti!-

-Apparte il fatto che ora come ora non mi va di spogliarmi, in più penso non riuscirei nemmeno ad infilare una gamba nei tuoi pantaloni Ita-chan.-

Scosse la testa e cominciò a prendere la maglietta nera con cui dormiva, prese la sua collana e se la sfilò. Mentre si piegava il fazzoletto azzurro di Veneziano cadde dalla sua tasca, il ragazzo moro lo raccolse e gli sorrise.

-Il mio fazzoletto! Vuoi tenerlo tu ancora? Domani me ne andrò, me lo ridarai quando ci vedremo spesso, perché quel momento arriverà prima o poi.-

-Jey, ne sono sicuro...-

-Allora tu prendi la mia croce.-

Veneziano sorrise e mise la mano sotto quella di Ludwig, che lasciò cadere la collana nella sua, più piccina.

-Ciano prende la collana di Jey come pegno.-

Veneziano prende la mia collana come pegno d'amore, ed io il suo fazzoletto, che pegno è per lui?
Amore o amicizia?

-Dai ora togliti la mia divisa e mettiti a dormire, domani sarà una lunga giornata.-

-Ha così fretta di vedermi nudo?-

-I-Ita-chan!!- Germania arrossì violentemente e cominciò a balbettare facendo gesti, alla fine si spalmò una mano sulla faccia.

-Tanto io dormo in boxer. Sentito? Ciano dorme in boxer!-

Mentre con una mano si teneva i calzoni, con l'altra Italia gli porse la catenella. Germania la prese e Veneziano si girò perché lui gliela mettesse, quando ebbe finito lo abbracciò appoggiandogli il viso ad una spalla, dovette curvarsi molto e poteva sentire con una guancia il calore che emanava la faccia arrossata di Veneziano.

-Jey...-

Germania si tirò su e gli sbottonò la giacca per poi sfilargliela. Veneziano lasciò cadere i pantaloni lungo le gambe e lasciò che Ludwig glieli togliesse alzando prima un piede e poi l'altro. Germania ripose la sua uniforme nell'armadio ed aspettò a richiuderlo. Si tolse a sua volta l'uniforme sedendosi sul letto mentre Italia lo guardava, appoggiato con la schiena all'anta chiusa dell'armadio, sorridendo malizioso, si infilò la sua maglietta nera aderente.

-Peccato, potevi non metterla.-

-Ita-chan!-

-Ehi non sai stare allo scherzo Jey!- Veneziano gli fece una linguaccia e si sedette sul letto.

-Allora gute nacht Ciano.-

Andò verso il divano quando la manina di Italia lo trattenne. Germania girò il viso verso di lui, da sopra una spalla e Veneziano lo guardò imbarazzato.

-Ultimamente ho degli incubi e il tuo letto è abbastanza grande per entrambi.-

-Non è appropriato.-

-Se tu andassi sul divano, io ti dormirei sopra. Vuoi che io dorma scomodo Jey?-

-N-no...-

-ve-ve-ve, Ciano vince ancora. Ve!-

Veneziano si spostò lateralmente perché lui potesse entrare sotto le coperte, si distese a pancia in giù e affondò il viso nel cuscino; il profumo di Germania era impresso in ogni cosa.Distese le braccia come un gatto che si tira la pelle.

Non sono mai stato tanto arrendevole in vita mia, non so che mi fa questo ragazzo.

Ludwig lo guardava, imbarazzato, le braccia incrociate dietro la testa ed una gamba ripiegata verso l'alto.
Veneziano si girò dalla sua parte.

-Ciano vuole molto bene a Jey ed è felice di essere qui.- si pungolò su un gomito e con lo stesso braccio si sosteneva la testa.

-Jey è felice che Veneziano sia qui?-

-Non sai nemmeno quanto...!- Germania si accorse troppo tardi di aver dato voce ad i suoi pensieri.

Stupido stupido stupido!

-Jey.- sorrise e si girò su un fianco, dandogli la schiena.

-Ho una curiosità da chiederti.-

-Ciano è tutto orecchi!-

-Tuo fratello e Spagna... stanno insieme?-

-Si da molto tempo Antonio e Romano vivono insieme. Perché?-

-Niente, me lo chiedevo da un po'.-

 Sembrano così felici. Potremmo mai essere così anche noi? O almeno solo tu...

-Anche io e Prussia abbiamo vissuto insieme, quando lui veniva a trovarmi.-

Ciano lo disse con naturalezza ma Germania sentì una fitta al cuore. Cercò di trattenersi, strizzò gli occhi e serrò le labbra ma poi esplose.

-Non devi dirmi queste cose Veneziano. Non voglio sentirle!-

-Jey?- Italia sembrava spaventato e sorpreso insieme, disse un piccolo Ve.

-Non sono felice quando parli di mio fratello, quando lo abbracci e quando lo baci.-

-Non mi rende felice, mi fa arrabbiare. Mi fa imbestialire!-

Il ragazzo morò capì, nonostante i fumi dell'alcool, che Germania non era arrabbiato con lui ma semplicemente geloso, era così ovvio.

Italia sorrise e si girò verso di lui, si puntellò di nuovo su di un gomito e piano si chinò su Germania, strofinò il nasino contro il suo. Ludwig socchiuse gli occhi, con il cuore che batteva a mille e una gocciolina di sudore che cadeva lungo l'attaccatura dei capelli, ed aspettò il suo bacio, che non tardò ad arrivare.

Le sue labbra erano calde e morbide, la vista non gli rendevano giustizia, il suo alito aveva ripreso il consueto odore di agrumi ma Ludwig sapeva che non era ancora sobrio del tutto.

Italia gli accarezzò il viso con la sua mano piccola ed affusolata.

Ludwig si lasciò andare e dischiuse le labbra, incapace di dominarsi e Veneziano lo  assecondò, introducendo la sua lingua curiosa tra le labbra del ragazzo biondo.

L'alcool che ancora circolava nelle vene di Veneziano lo rendeva disinibito e quando Germania cominciò ad accarezzargli i capelli e toccargli il ciuffo, perse ogni freno.

Italia sciolse il loro bacio e gli si mise sopra cavalcioni.

-Veneziano!- Ludwig lo guardò, con gli occhi socchiusi, sorpreso e compiaciuto insieme.

Gli sfilò la maglia e Ludwig non oppose resistenza, si lasciò guardare e lasciò che lui prendesse confidenza con i suoi muscoli definiti ma quando Italia si fece più audace prese le sue mani e dolcemente gli impedì di arrivare ad un punto di non ritorno.

Alzò il busto e raggiunse le labbra di Italia, lo baciò e poi gli lasciò le mani abbracciandolo.

-Fai che questa notte tra me e te siano solo baci e carezze, Italia Veneziano.-

Disse in un soffio.

Mi odio per essere sempre così razionale: non posso apporfittare della situazione, è Veneziano o l'alcool che comanda? Non voglio dovermi cheidere in un futuro se la prima volta che abbiamo fatto l'amore sia stata la birra a volerlo o lui.

Se è destino che accada, non sarà questa sera. Se è veramente destino, come credo che sia, ci sarà nuovamente l'occasione, e se non ci dovesse essere e io mi stessi sbagliando non avrei portato Veneziano a commettere un grosso errore. Va bene in entrambi i casi.

Sto proteggendo la persona che amo.

-Jey...- si abbandonò al suo petto e si calmò, poco dopo si staccò e guardò Ludwig negli occhi, sembrava volesse dire qualcosa ma si fermò prima di proferire parola. Appoggiò la fronte alla sua.

Germania si distese e lasciò Veneziano libero di muoversi, questi si sistemò al suo fianco a poca distanza, dandogli la schiena.

-Buonanotte Jey...-

-Dormi bene Ciano...-

-Promettimi che non mi lascerai di nuovo...- sussurrò prima di scivolare nel sonno, Germania si sentì molto colpito perchè questa volta non aveva fatto abbastanza piano perchè lui non lo sentisse.

Germania si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, mise la testa più in alto sul cuscino e aderì a lui, per farlo sentire protetto e mai solo.


***


-NO!! AH!-

Veneziano urlò a pieni polmoni e si tirò a sedere, aprì gli occhi di scatto e si toccò il viso, rigato di lacrime.

Veneziano!

Germania si svegliò di soprassalto e Ciano si girò verso di lui con gli occhi sgranati e scoppiò in singhiozzi.

-Ehi... Piccolo...- si sporse per abbracciarlo.

-Non toccarmi!- lo guardò con un odio così profondo negli occhi che Germania temette di incenerirsi in un istante. Com'era venuto, il lampo d'ira se ne andò per lasciare il posto alla consueta solitudine e tristezza. Ciano strinse tra le dita la croce che gli aveva dato  e si ripiegò su se stesso.

Ludwig capì di potersi avvicinare e lo prese tra le braccia, lo cullò e lo aiutò a calmarsi col suo respiro regolare e sicuro.

Veneziano seguiva l'alzarsi e l'abbassarsi del suo petto, il ritmo lento lo calmò. Il calore delle emozioni di Germania lo assaliva.

Sapeva di averlo ferito.

- Germania, non lasciarmi.- pianse - Ho questo terrore folle di rimanere solo ancora.-

-Ho bisogno di te...-

-Italia, non ti lascerò.-

Stretto nel suo abbraccio, Italia aprì lentamente gli occhi perché non ne era affatto sicuro, ancora non si fidava abbastanza per lasciarsi completamente andare. Strinse le sue spalle.

Non poteva semplicemente dargli tutto sè stesso senza riserve perché aveva paura, non intendeva ancora scegliere tra lui e Prussia. Voleva una via d'uscita se il dolore lo avesse sorpreso ancora, non voleva rimanere solo come prima.

-Ciano, stenditi.-

Veneziano ubbidì e si stese vicino al suo cuore, poteva sentirlo correre più veloce e poi stabilizzarsi quando Germania elaborò quanto gli stava vicino.

Quell'odio nei suoi occhi, così profondo ed era tutto per me. Ora ho capito che oltre a ricordarsi tutto, non si fida di me. Non si lascerà mai andare del tutto... con me.

La tristezza lo assalì, solo qualche ora prima si sentiva così felice e tutto distrutto in meno di un minuto. Era bastato il suo sguardo.

Nella sua vita aveva pianto davvero poche volte ed era sempre stato solo, quella notte una lacrima solcò la sua guancia.

Germania appoggiò il viso alla sua testa e lasciò che la lacrima cadesse su quello di lui, ancora umido ed arrossato.

-Ti chiedo perdono, per ogni cosa che ti ha ferito, Ita-chan.-

Veneziano chiuse gli occhi. Senza sapere se quella frase venisse dal suo subconscio o se Germania l'avesse pronunciata per davvero.


***

Germania aprì gli occhi, era disteso sulla schiena e teneva una gamba ripiegata, Veneziano dormiva per metà sopra di lui, la testa sul suo cuore, un braccio attorno al suo viso e l'altro poggiato sul petto. Accarezzò una spalla del ragazzo e guardò fuori dalla finestra: era già mattino.

Alle sue carezze Veneziano si scosse debolmente e alzò il viso, strofinò la guancia contro la sua.
Lo guardò e sorrise, gli diede un bacio.

Germania lo strinse senza mai ricambiare il suo sorriso, lo guardava con quegli occhi glaciali che nascondevano un mare di sensazioni.

Veneziano si scostò dolcemente e uscì dal letto, si diresse alla finestra e guardando fuori si stiracchiò. La luce calda del mattino gli lambiva la pelle chiara.

Germania lo seguì e e gli posò le mani sulle spalle.

-Avrai bisogno del bagno Ita-chan, la porta blu vicino all'armadio.-

-Grazie Germania.-

Lo guardò un po' accigliato ed arrossì, gli sfiorò la mano piccola ed affusolata di artista.


****

Super capitolo super lungo!! Finalmente qualcosina di più che un bacino :D sia Ciano che Lud si sono messi molto più a nudo di quanto avrebbero voluto, ma doveva andare così, me lo sento *-*

Blody_354: Numero uno, eccoti accontentata, sentimenti cazzo! Sia per Lud che per Ciano, un piccolo lieto fine! Ma ora Lud ha ancora più dubbi di prima, non ha trovato che poche risposte :( povero tato.
Numero due: Spagna è in assoluto uno dei miei personaggi preferiti, lo amo lo adoro lo lovvo tutto quello che vuoi hahah! Sono contenta di essere riuscita a riprodurlo così com'è! E per Romano ho immaginato anche io la stessa scena di ribrezzo XD aveva paura di prendere l'aviaria hahah!
Numero tre: ti capisco. Credimi ti capisco.
Numero quattro: anche a me ha fatto arrabbiarissimo, ma poi si è pentito! E si è fatto ampiamente perdonare no? ;)
Numero cinuque: fuori strada LOL, Ciano non è tipo, era così triste poverino voleva solo scappare via, ma Lud non lo lascerà mai arrendersi!
E.... non sono d'accordo con te! Lud dentro di sè vorrebbe che Ita-chan cambiasse, ma perché lo ama così tanto che vorrebbe solo il meglio per lui! In realtà Lud lo ama così com'è, se fosse diverso non sarebbe suo amico e non lo amerebbe nemmeno: è proprio il fatto che lui sia così spontaneo, fragile che gli da tutta la voglia di proteggerlo! :D almeno il mio Lud la pensa così! E per Prussia... quella del donnaiolo è solo una facciata, quando ama davvero non si lascia andare nè lo desidera, però non escludo che con una buona dose di birra e frustrazione.... ecc ecc dehihio!

Per finire! Ho aggiornato così presto perché te lo sei guadagnata ù_ù io ADORO le recensioni lunghe, mi piacciono! Rispondere a tante domande e pareri è gratificante :) fallo sempre :D

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Capitolo 8
*** Congresso di Berlino_parte 3 ***


***

Ludwig si stava mettendo la maglia da tenere sotto la divisa, i muscoli definiti scintillavano delle goccioline d'acqua residue dalla doccia. La maglia gli aderì completamente addosso e quasi si rifiutava di coprirlo interamente a causa della pelle bagnata.

Veneziano, già del tutto vestito, lo guardava con gli occhi grandi color miele.

Non si sentiva a disagio, ma vederlo così gli scatenava delle emozioni che non era carino nominare. Arrossì di botto e abbassò lo sguardo, disse qualche piccolo Ve, per farsi coraggio, e poi parlò, il tutto stropicciandosi le mani.

-Germania... io... ho fatto qualcosa di sbagliato ieri sera?- lo guardò con i suoi grandi occhi da cucciolo.

-No, non per me Italia. Non ricordi? Davvero non ricordi nulla di tutto ciò che è successo?-

Non è possibile, non era così ubriaco da non ricordare niente, non può avere dimenticato! Per me è stato meraviglioso, ogni suo singolo bacio, non può...

Si sentiva già prosciugato solo al pensiero che potesse non valere niente tutto ciò che era successo.

-No ricordo quasi tutto, ma in modo un po' confuso... ricordo più che altro delle sensazioni connesse a delle immagini.- abbassò lo sguardo, sempre più rosso in viso.

-RIcordo alcune cose... ma non ricordo bene com'è finita...- disse con molto imbarazzo.

-Io non vorrei aver dimenticato qualcosa di molto importante... ricordo che avrei voluto dirti... niente...-

-Ciano, non... non abbiamo...- abbassò gli occhi.

-Oh...- sembrava deluso ma sollevato.

-C'è qualcosa che non va?-

-Da quello che ricordo ho... io credevo... avevo una sensazione... Jey! Mi fai vergognare!-

Germania guardò altrove, ancora il ricordo dei suoi occhi pieni di odio, si sistemò i capelli con le mani, strinse la cintura della divisa.

-Jey?- Germania si girò verso di lui. - Mi dai un bacio? Ve.-

Il ragazzo lo accontentò, lo baciò da togliergli il fiato e poi gli scompigliò i capelli, toccò il suo ciuffo con le dita e Veneziano subito arrossì.

Questa è l'ultima volta che lo bacio? Sarà l'ultimo giorno che ci vediamo prima di chissà quanto tempo e prima che mio fratello lo abbia definitivamente conquistato?

Potrà mai farcela senza di me?

-Mh, no Jey!- lo guardò accigliato, senza capire.

-Il ciuffo... non toccarlo...-

-Perchè?-

-Si fa tardi, dobbiamo andare alla riunione!-

Ciano scattò in piedi e prese la porta quasi scappando.

-Non vuoi fare colazione?- Germania lo guardò andarsene perplesso, senza minimamente capire. Scrollò le spalle.

-Ho promesso a Prussia che sarei andato a mangiare qualcosa con lui.- Italia continuò a camminare cercando di fare come se niente fosse, il suo ciuffo vibrava come se i capelli potessero avere un tic, lui cercava di comportarsi normalmente e canticchiava qualche Ve, ripeteva qualche Pastaa.

-Ah, ok. Ti porto da lui.- lo condusse con una mano sulla schiena fino alla porta, gli diede il suo cavallo preferito e ne prese uno qualsiasi per sé. Gli mostrò la strada senza dire una parola.

Si chiuse in un ostinato silenzio ostile.



Arrivarono davanti al luogo dove si tenevano i Congressi, Ciano scese aiutato da Ludwig, sorridente. Il ragazzo biondo lo ricambiò ma non si sentiva particolarmente felice.

-Veneziano!- vide un uccellino giallo volare nella sua direzione e portò una mano sopra gli occhi, come se fosse una visiera.

Prussia abbracciò di slancio Italia, comparendo da chissà dove, lo strinse forte forte a sè. La sua voce tradiva tutto il dispiacere e la tensione. Lo stringeva forte come per potersi accertare che stesse bene, che non avesse nulla di rotto.

-Oh Italia ti ho cercato ovunque ieri sera, non ho chiuso occhio questa notte! Non farlo mai più ok? Io non posso sopportare di non sapere se stai bene o male!-

-S-scusa Gil...-

-Promettimi che non lo farai più.-

-Promesso.- Prussia affondò il viso nei suoi capelli e lo prese in braccio tanto era forte il sollievo. Respirò profondamente il suo profumo penetrante.

-Senza contare che la mia awesomness ne risente se non dormo!- rise per sdrammatizzare.

Germania si prese due minuti per osservare il viso del fratello, aveva gli occhi cerciati di nero, le palpebre pesanti e delle profonde rughe sulla fronte. Il sollievo illuminava tutto il suo viso.

-Dove sei stato?- Prussia tornò serio.

-Ero con Germania...- cercò di scusarsi il piccolo Italia, che era troppo mortificato per dirgli anche che si era ubriacato nonostante tutti i suoi sforzi per tenerlo allegro.

-Ah...-

-Ciao fratello.- si staccò da Italia e lo guardò un po' acidamente, ma tutto sommato si sentiva sollevato perché quanto meno era sicuro che con lui era stato bene.

-Ciao West, me lo hai trattato bene? Andiamo a fare colazione Ciano?-

-Si! Dici che se chiedo della pasta me la danno nonostante sia mattino?- Prussia lo prese per mano e lo portò via, sorridendo.

Quando è con lui non sembra triste, nei suoi occhi non vedo nessun dispiacere, forse sarebbe meglio se io mi facessi da parte.

Forse per questa volta Prussia è davvero innamorato, non l'ho mai visto così preso da una sua cotta, se volessi davvero bene a Italia dovrei farmi da parte, dovrei riuscire ad accettare che per lui sia più facile stare con Prussia che con me.

Io sono responsabile, non lo lascerei. Non avrei voluto farlo un tempo e non vorrei farlo nemmeno ora, ma non voglio che Italia viva nella continua paura di perdermi.

Forse è lo stesso che pensa anche lui.

Questo pensiero lo ferì molto. Ludwig si girò, mise le mani in tasca quando vide Spagna da solo. Gli andò in contro.

-Ehilà Ludwig! Fatto pace con Ciano?- Spagna sorrideva fiducioso e solare.

-Si, abbiamo chiarito tutto.-

-Sono felice per te!- gli diede una forte pacca sulla schiena e rise. Ludwig si guardò intorno e poi gli pose una domanda.

-Romano?-

-Il mio Romanito è con Francia!-

-E sei contento? Francia è un po' strano... non sei preoccupato?-

-Nah... Romano grida tanto forte che se anche Francia cercasse di portarmelo via io lo sentirei subito, e lo salverei. E se non volesse essere salvato io lo attirerei in trappola con un tomato hahah!-

Ludwig gli regalò un mezzo sorriso, lui era uno dei pochi che lo facevano sentire felice, o quanto meno allegro.

-Germania mi sembri un po' triste... c'è qualcosa che ti affligge? Me ne vuoi parlare?- Spagna, che era fortemente empatico, sentì subito che qualcosa non andava e desiderò aiutare il suo amico come poteva. La sua espressione si fece attenta.

-Vieni con me.-

Germania lo condusse al bar dove andava sempre con suo fratello a bere, aveva voglia di parlare con lui, sicuramente avrebbe potuto dargli dei buoni consigli o quanto meno si sarebbe sentito meglio a parlare con lui. Condividevano lo stesso tipo di amore, amavano un bellissimo uomo italiano.

Si sedettero al tavolo in disparte, Germania dava le spalle alla porta. Ordinò un caffé nero e una brioche e Spagna solo dei dolci. Tamburellò con le dita.

-Allora, cosa ti turba Lud?- Germania sospirò, si guardò intorno con aria afflitta e poi confessò i suoi più segreti timori.

-Spagna, ho paura di non andare bene per Italia...-

Spagna sorrise e lo guardò inclinando la testa, come se non avesse capito la stronzata uscita dalla sua bocca.

-Cosa vuoi dire?-

-Che con me è triste... lo sento.- Germania si coprì il viso con il palmo della mano, in un gesto di spossata rinuncia.

-Sei preoccupato di non renderlo felice  quanto vorresti?-

-No... io so che lo renderei felice, ce la metterei tutta, il problema è ora... lui ha paura di non potersi fidare di me...-

-Perché?-

-Quando eravamo piccoli abbiamo passato molto tempo insieme, ma ho dovuto lasciarlo e gli avevo promesso sarei tornato, invece non l'ho potuto fare.- Sospirò.

La verità cadde pesante come un macigno.

-La verità è che l'ho dimenticato.-

-E Ciano... lui si ricorda di questo? Ne avete parlato?- Germania sembrò un po' sorpreso perché non aveva nemmeno considerato l'idea di affrontarlo apertamente.

-No... non ne abbiamo parlato ma da come mi guarda, da come si comporta, da alcune cose che dice, io so che lui si ricorda benissimo. E non può fidarsi di me, non potrà farlo mai.-

Spagna cercò di non far trasparire l'emozione di fastidio che gli provocava vedere il suo volto rassegnato, abbattuto. Era quello il Germania che conosceva? Lui non si sarebbe mai arreso!

-Perché dici "mai"? Questo non puoi saperlo Ludwig.- esclamò allora.

-Ma se non mi lascia stargli vicino davvero! Come posso fare a convincerlo che non lo abbandonerò se lui non mi permette di amarlo?- batté il pugno contro il tavolo, attirando l'attenzione delle persone.

-Mi lascia avvicinare e poi mi allontana.-

-E quindi cosa farai?-

-Quindi stavo pensando che per lui è meglio stare con qualcuno di cui è sicuro...-

-Stavi pensando che tuo fratello è più affidabile di te?-

-No certo che no, ma di lui Veneziano non si deve preoccupare, non deve avere paura che lo lasci perché Prussia non lo ha mai fatto prima e non lo farà in futuro.-

-Io invece l'ho già fatto, per quanto ne sa Veneziano potrei rifarlo anche domani.-

-Allora perché semplicemente non glielo dici?- era così ovvio, chiaro, lampante per Spagna! Parlarne, semplice!

-Perché non posso...-

-Beh potresti...-

-Io vorrei che lo capisse da solo, non voglio doverlo convincere a parole, io vorrei dimostrargli che sono qui. Vorrei che lui sentisse di potersi fidare di nuovo di me.-

La Nazione bionda era più un uomo di azione che di parole.

-Germania, se lo ami così tanto allora fai che sia lui a decidere, e anche non scegliesse te, continua a cercare di stargli vicino come puoi.-

-Io non posso vederlo con Prussia, se non scegliesse me le nostre strade non possono che dividersi perché mi sentirei morire a vederli insieme, certo potrei rispondere alle sue lettere... ma non posso assolutamente accettare che stiano insieme.-

-Ho capito... allora non ti resta che dimostrargli quanto gli vuoi bene...-

-Non dovrei farmi da parte?-

-No... perché le tue paure sono insensate, posso capire che tu non voglia che lui abbia paura e che si senta triste, ma io penso che quando lui potrà fidarsi di te la sua tristezza sparirà e la felicità sarà di molto superiore a quella che prova stando con Prussia... infondo è te che ha aspettato per centinaia di anni. Non vorrai tirarti indietro e deluderlo?-

-...-

Germania allungò il braccio verso quello di Spagna, i due si strinsero l'avanbraccio.

-Grazie Antonio.-

Spagna gli sorrise, radioso.

-Non c'è di che, lo faccio anche per Italia! è il fratellino del mio dolce Romanito.-


****


Dilemma esistenziale, Ciano o non Ciano? Questo è il problema di Lud :D Come finirà il congresso? Una importante decisione deve essere presa, da questa dipendono le sorti di Italia!
Prussia, per ora offre appoggio e sicurezza... ma Prussia non è Germania... o no? Ita-chan è molto confuso!

Blody_354: dehihho.... siccome il punto di vista è quello di Lud non posso metterci troppa Pruita ç_ç ne soffrirebbe troppo povero tato! Preferisco lasciare intendere ;) Lo so che deluderò le fan del nostro amato Prussia ma per questa fic va così! Ne sto pensando una in cui Ciano sarà tutto suo <3 ma arriverà solo dopo di questa cici! Per ora Jey si deve accontentare ma in futuro... BON non mi fare dire altro hahah! Alla prossima ;)

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Capitolo 9
*** Congresso di Berlino_parte Finale ***


***

Si ritrovarono tutti al Congresso, seduti agli stessi posti del giorno prima. La giornata si prospettava lunga ed impegnativa ma non per Italia che pareva molto di buon umore. Sorrideva tra sè e sè, canticchiando allegramente, sembrava che niente potesse turbare la sua felicità.

Germania lo guardava estasiato di sottecchi, cercando di non farsi scoprire.

Devo smetterla di fissarlo, se no si accorgerà sicuramente che qualcosa non va e comincerà a farmi un sacco di domande! Eppure... non riesco a smettere. Voglio andare da lui... ho bisogno di parlargli...

Germania cercava di costringersi a non fissarlo, ma con scarsi risultati, perché senza volere spesso i suoi occhi cercavano i suoi. Veneziano gli dedicava degli sguardi dolci ma era quasi sempre distratto da Prussia.
La cosa comica, e che faceva impazzire Ludwig, era che spesso Prussia cercava di avvicinarglisi, sembrava cercasse di baciarlo ma lui si ritraeva buffamente, lo evitava in modo chiassoso. Gil avvicinava il viso al suo, si protendeva verso di lui, ma quello gli sfuggiva lateralmente ridendo e scherzando.

Prussia aveva l'aria un po' scocciata ma cercava di stare al gioco, assumendo quel suo sorriso un po' bastardo e giocoso. Era quasi più divertente quella sfida continua.

Ma guarda quel deficente... e ci prova ancora! Non desiste! Ma cose da matti...

-Ohi Ludwig! Che farai domani, quando il congresso sarà finito e tutti ce ne andremo a casa?-

Germania si girò a guardarlo, si stropicciava nervosamente le mani e aveva ancora lo stesso sguardo di fuoco e rimprovero. Spagna lo guardava con un sorriso sardonico sul volto, evidentemente cercando di distrarlo.

-Beh penso tornerò alla solita routine...-

-Ancora?Ma non ti scocci mai di fare sempre le stesse cose? Di essere sempre una nazione perfetta e diligente? Sai cosa intendo.-

Strizzò uno dei suoi bellissimi occhi verdi, e gli sorrise. Romano lo guardò scocciato e sussurrò il suo nome. Spagna si girò per una frazione di secondo, i loro occhi si incontrarono e si capirono.

Ludwig era molto geloso della loro complicità.

-Dovrei fare qualcosa di diverso?-

-Dovresti visitare nuovi paesi...-

-Spagna!- Romano lo colpì.

-Ehi non gli ho mica detto di invadere regioni vitali! Ho detto di fargli una visitina...-

-Smettila!-

Germania arrossì ma sorrise comunque, era di buon umore, forse lo avrebbe fatto.

Forse viaggiare era la scelta migliore!



***



Il moderatore designò la prima pausa, Germania si alzò di scatto e a grandi passi raggiunse Veneziano, che lo guardava da seduto, un po' perplesso ma sorridendo. Doveva sfruttare la sua determinazione perché non era sicuro che l'avrebbe conservata in futuro.

-Ciao Jey.-
 
Germania si accucciò di fianco alla sua sedia, il suo viso all'altezza del suo petto e sorrise come non gli aveva mai sorriso prima, e poi inaspettatamente lo baciò sulle labbra.

Di fronte a tutte le nazioni.

Prussia arrossì, dalla rabbia, e distolse lo sguardo.

Veneziano non si scostò come aveva fatto con Gil, si lasciò baciare. Quando si staccarono si appoggiarono l'uno alla fronte dell'altro, Ludwig ad occhi chiusi e Ciano con i suoi occhi dorati fissi su di lui.

-Ho bisogno di parlare con te...- Sussurrò Germania, cercava di non lasciare trasparire tutto il suo imbarazzo per l'azione avventata che aveva compiuto.

Adesso o mai più.

Si alzò lentamente, fissando i suoi occhi chiari in quelli di Ciano, si sentiva implacabile. Gli porse la mano. Ciano la prese, la strinse e lo seguì nel corridoio, disse un paio di Ve perplessi. I suoi occhi dorati erano estremamente confusi, da una parte compiaciuti e maliziosi, dall'altra perplessi e dispiaciuti per Prussia.
Germania camminava speditamente e appena trovò un corridoio secondario, svoltò bruscamente. Spinse Italia contro il muro, ma con dolcezza, e lo baciò di nuovo.

-Jey... si può sapere cosa ti prende?- mormorò Ciano senza fiato.

-Italia, ricordi nelle tue lettere? Mi hai chiesto di venire da te... vorrei farlo.-

-Veee??? Ma non sei troppo indaffarato? Con la Nazione e tutto il resto...-

-Non importa, voglio venire.- Lo disse con un tono che non ammetteva repliche.

-Allora tornerai indietro con me e con Prussia...?-

-Verrà anche lui?-

-Beh si...-

Ovviamente c'è anche lui, così dovrò combattere lungo tutto il tempo in cui rimarrò.

Germania annuì in silenzio, si scostò da lui e guardò verso un punto più in alto, si diede una piccola spinta con la mano e si diresse di nuovo verso la sala, alzò una mano in segno di saluto e si incamminò, dandogli le spalle.

Da un eccesso ad un altro.

Veneziano per una frazione di secondo rimase immobile senza reagire, poi rise e lo raggiunse trotterellando. Gli si affiancò e lo guardò con i suoi occhi color del miele.

- Ve...- Veneziano continuò a fare versi, esprimendo così tutta la sua felicità.

Germania si sforzò di sorridergli, il risultato fu pessimo ma Veneziano sapeva che per Lud era già tanto.
Varcarono la porta, incrociando altre nazioni che venivano nella loro direzione, Ciano sorrideva ai loro sguardi curiosi.

Germania si sedette al suo posto vicino a Spagna che gli sorrideva, canticchiando, Italia si mise vicino a Prussia.

Gilbird era accucciato sul tavolo, non sulla sua testa, teneva gli occhi stretti in due fessure. Si alzò svolazzando verso Ludwig con la probabile intenzione di pungolarlo col becco.

Gil teneva le braccia incrociate, gli occhi chiusi a due fessure, le iridi rosse si vedevano appena. Girò il viso verso Ciano e lo squadrò, quello cercava di sorridergli ma lo sguardo duro del ragazzo lo gelò. Prussia si rigirò a guardare il moderatore senza una parola. Veneziano era mortificato, sapeva che il bacio di Germania aveva ferito il suo amico, e lui non voleva che fosse triste, ma nemmeno voleva che fosse triste Germania. Mise una mano sul suo braccio e mormorò poche parole che Germania non sentì, ma poco dopo Prussia si sciolse, gli sorrise debolmente con quel suo modo un po' bastardo. Cercando di fingere di sentirsi bene quando in realtà aveva il cuore a pezzi.

Chissà cosa diavolo deve avergli detto? Sembra sollevato... o forse si è rassegnato? Nah...

Germania guardò Spagna.

-Ho seguito il consiglio di un amico, ed è andata molto bene, non ottimamente, ma molto bene.-

-Bravo Lud, quindi partirai?-

-Già, con noi verrà anche mio fratello. Sarà meglio che io vada per conto mio...-

Romano cominciò a brontolare tra sè e sè, ad un certo punto esplose.

-Ecco, perfetto! I due macho patata in casa di mio fratello, non poteva andare peggio di così! Comprerò a Veneziano un para-culo di questo passo! Maledetti Stronzi...-

-Non fare caso a lui.- Spagna mosse una mano, con lo sguardo mortificato, verso Germania.

Romano come sei antipatico, cosa ti avrò mai fatto... se mai dovessi stare con Italia sarà una lotta continua.

-E non fare finta di niente, Potato Bastard! Ti ho visto con le zampacce su mio fratello!- Romano si avvicinò ad un soffio da lui, gli occhi verdi minacciosamente socchiusi.

-Ti tengo d'occhio, stronzo!-

Spagna lo lasciò fare, perchè in fondo era il suo modo per difendere il suo fratellino.



***


A congresso finito, tutte le nazioni si diressero verso l'uscita. Germania guardò fuori, dal porticato al di sotto della timpanatura bianca, con una mano portata alla fronte a fare da visiera. Guardava in lontananza e respirava l'aria gelida della sua città. Gonfiò il petto.

Mi sento leggero, non mi resta che fare le valigie e partire. E poi lotterò per ciò che voglio.

-West.- Prussia aspettava il fratello appoggiato ad una colonna rastremata, le braccia conserti.

-Bruder.- si guardò intorno.

-Dov'è Italia?-

-Ci precede, è andato  a prendere i cavalli.- Gil gli si piantò davanti in maniera minacciosa, lo guardava dal basso perché il fratello minore era più alto di lui. Germania, nonostante la statura era leggermente curvo, per il senso di colpa.

-Allora?-

-Beh cosa devo fare? Dovrei chiederti scusa?- Ludwig raddrizzò le spalle.

-Ti stai allargando troppo, sei mio fratello, te l'ho già detto, io non mi arrenderò!-

- E quindi? Nemmeno io, ti dirò di più, farò tutto ciò che posso.- disse le ultime parole avvicinando il viso al suo, gli occhi piantati nelle iridi rosse. Entrambi erano implacabili.

-Io sono un soldato e non mi arrenderò. Mai.-

-Bene fratello, allora è guerra aperta.-

Mentre i due quasi parevano ringhiarsi l'un l'altro, Italia agitò una mano da lontano, teneva per le redini tre cavalli.

-Gil! Jey!- urlò da lontano ridendo, senza apparentemente accorgersi della tensione.

Forse fingendo... o forse no.



***



Infilò nella valigia tutto ciò che poteva essergli utile, non mancò di inserire il fazzoletto di Ciano, non perché avesse fretta di ridarglielo ma perché non se ne separava mai. Era diventato una parte di lui come lo era stata la sua collana, che ora portava al collo Ciano, nascosta sotto la camicia nera.

Amava quel fazzoletto per due motivi, il primo era che glielo aveva dato Ciano come pegno, il secondo perché aveva impresso il suo profumo. Centinaia di anni del calore della pelle di Veneziano aveva prodotto un profumo costante, un profumo che sapeva di infanzia e di spensieratezza e che ora sapeva di speranza.
Non voleva pensare ai suoi doveri per il tempo che sarebbe rimasto da Ciano e quindi non portò nulla. Non si permise nemmeno un documento.

Prese un tomo dal comodino, ne guardò la copertina sgualcita dal tempo e dall'usura, la accarezzò col polpastrello delle dita.

Aggiunse quel libro, non poteva farne a meno, lo rendeva tranquillo e lo rilassava abbastanza da addormentarsi la sera. Certo se c'era Ciano con lui non faceva nessuna fatica a rilassarsi ma senza di lui dormiva male. Ultimamente.

Si vestì in maniera adeguata al viaggio, prese le dovute precauzioni per la sua abitazione, lasciò istruzioni ai suoi servitori. Era tutto assolutamente e perfettamente pronto. Pianficato perché andasse bene.

Il viaggio aveva inizio.
Italia.


*****


Decisione presa! Lud non si farà mai da parte, Ciano è destinato ad essere suo e lo sarà! O almeno questo è quello che crede Germania, ma ho la vaga impressione che Gil non la pensi esattamente allo stesso modo... dehihio ci rimettiamo tutti alle decisioni di Ita-chan. :D

Blody_354: certo che lo faccio per te LOL e se no per chi? Non la legge nessuno la mia fic ç_ç La fic Pruita è in cantiere, ma non faccio promesse perché sono piuttosto incostante e non vorrei dire che la scriverò quando magari sarò così presa con un progetto scolastico da non aver tempo! E si, Jey si prende il nostro Ciano ù_ù calma Prussia, verrà anche il tuo momento :D Nel prossimo capitolo ci sarà da divertirsi visto che i due fratelli non si mettono d'accordo manco a morire, tira e molla tira e molla :D Siamo circa a 1/3 della storia! (un po' di più)
See you soooooon ;)

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Capitolo 10
*** La villa di Ciano ***


*****

Italia vive in un simile palazzo?

Germania si guardò intorno, si trovava di fronte ad una magnifica villa di delizia, le decorazioni erano sovrabbondanti e sfarzose. La pietra locale usata per la villa era di un caldo color crema, era necessaria grande maestria per realizzarla. Il giardino all'italiana rendeva ancora più magica l'atmosfera, nella zona centrale erano contenute delle copie delle più famose statue antiche.

La copia che più richiamava l'attenzione era il Lacoonte, si trovava nel preciso centro del parco, attorno a questo si snodava un complicato sistema idrico, che formava un'ampia fontana, anch'essa abile esempio scultoreo.

Gettando uno sguardo intorno, si scorgevano altri gruppi statuari, presi dai più disparati momenti storici, giungendo fino ad un più contemporaneo Canova.

Germania si sentì particolarmente attratto dal neoclassicismo della Ebe, la candida mano teneva la brocca dorata e i veli della veste le lambivano le gambe, accarezzandole con dolcezza. La copia era senz'altro ben fatta, anche se non meravigliosa come l'originale.

Passò poco più avanti e si imbatté nella copia di Apollo e Dafne di Bernini, si perse ad osservare la metamorfosi di Dafne, il registro lirico, la sottile danza... allungò una mano e con le dita sfiorò il marmo. Dafne: raggiunta e contemporaneamente perduta, in uno stato intermedio per l'eternità.

Ogni particolare era curato con attenzione, non aveva mai visto una villa più bella. Avanzò nella corte, impaziente di vedere Italia.



-Benvenuto nella mia casa, Germania.-

Italia si rivolse a lui solennemente, stava in piedi nella corte dove si trovava il portone di ingresso pincipale.
Indossava un completo di ottima fattura, era bellissimo, per Germania brillava. Il sole si posava sulla sua pelle accarezzandola. Sorrideva.

Le emozioni mi sovrastano.

Veneziano gli porse le mani perché gli desse le redini della sua cavalcatura,  che poi affidò al servitore al suo fianco.

Appena quello si allontanò Italia gli saltò al collo, si lasciò stringere.

-Hai impiegato molto ad arrivare Jey.- gli disse, con una nota di preoccupazione nella voce squillante ed allegra.

-Avevo degli affari da sistemare, così posso rimanere più a lungo. Come mai dici che ci ho impiegato molto?-

-Prussia è già qui da due giorni.-

-Mh, questo perché è irresponsabile.-

-Non dire questo di Gil...- Ciano finse il broncio e gli diede un buffetto sulla guancia.

Germania gli sorrise, si lasciò condurre all'interno del palazzo. La sala d'ingresso era ancora più sfarzosa dell'esterno, l'oro sfavillava alle pareti.

Questo palazzo è una miniera di opere d'arte, tutti questi dipinti li avrà fatti Ita-chan? Sono estasiato, ma non mi sento all'altezza, la mia casa è così spartana in confronto.

Germania si torse le mani, nell'ingresso lo accolse anche il fratello. Sembrava sentirsi pienamente a suo agio, come se fosse in casa sua, gli rivolse uno dei suoi sorrisi un po' bastardi.

-Ehi West!-

-Ciao Gilbert!-

Gilbert camminò con lentezza verso di lui, quando arrivò abbastanza vicino gli strinse l'avanbraccio in un saluto molto virile. I due poi si allontanarono e si guardarono in viso.

Veneziano cercò di non fare caso alla competizione, ma la faccenda lo seccava.

-Jey, ti mostro la tua stanza, così puoi posare le tue cose e metterti a tuo agio. Seguimi. Veee!-

Sono contento di avere una stanza tutta per me, condividerla con mio fratello sarebbe stato abbastana difficile. Coglierò l'occasione per guardarmi intorno, magari se sono fortunato vedo anche dove si trova la camera di Ita-chan.

Prendo la valigia e mi incammino, questi corridoi sono molto ariosi nonostante le decorazioni sovrabbondanti, devono essere le grandi finestre che fanno entrare molta luce.

Le porte delle camere sono finemente intagliate.

Una in particolare mi colpisce, è azzurra come il suo fazzoletto.

Ciano si fermò proprio a quella porta, per un attimo Germania pensò fosse quella la sua camera, ma subito si rese conto del contrario.

Veneziano fece un gesto con la mano ed indicò la porta.

-Questa... è la mia camera... se dovessi avere bisogno di me.-

Sembrava molto imbarazzato così Jey non fece domande ed annuì, Veneziano sorrise brevemente e poi riprese a camminare, qualche porta dopo ce n'era una in ebano nero, i profili erano argentati, sapeva che doveva essere la camera di suo fratello.

Ha perfino la porta della camera nel suo stile? La cosa mi preoccupa, è così tanto di casa qui?

Ad altre due porte di distanza si trovava una porta di un'essenza chiara, con i profili neri lucidi. Veneziano la aprì un po' tremante e fece strada a Ludwig.

Il letto, pur essendo laterale, troneggiava. Le coperte erano scure ma molto eleganti. Il tema dominante in quella stanza era un'eleganza sobria, quasi in contrasto con il decorativismo esterno. Tutti i mobili avevano una linea semplice ma le finiture erano perfette.

Una camera che rispetta perfettamente la mia personalità.

Ludwig appoggiò la valigia al letto e si rivolse a Veneziano, si accorse in quel momento che lui portava ancora la sua collana al collo, stava attorcigliandosi la catenella attorno alle dita in modo distratto.

Guardava un punto indefinito e Ludwig ebbe di nuovo l'impressione che si sentisse in profondo imbarazzo.


-Va bene allora ti lascio solo, sarai stanco a causa del viaggio.-

-Ita-chan...-

-Si?- Veneziano si girò a guardarlo negli occhi con sorpresa.

-Grazie, la camera è perfetta per me.-

-Figurati...- fece di nuovo per andarsene, ma tirò un lungo sospiro di sollievo alle sue parole.

-E Ita-chan!-

-Sono molto contento di essere qui.-

Veneziano sembrò distendersi, lo guardò da sopra la spalla mentre usciva dalla sua camera.

Perfetto, ora metto via le mie cose, faccio un riposino e poi andrò a cercare Veneziano.

La mia valigia è semivuota ma ho portato tutte cose che posso lasciare qui, spero di poterlo fare, so per certo che Prussia non si porta dietro sempre i vestiti eccetera.

Pragmatico come sempre sistemò tutto organizzandosi al meglio.

Sistemerò tutto nell'armadio, penso che la porta sulla sinistra sia il bagno privato.

Ludwig si sedette sul letto per testarne la morbidezza e lo trovò di suo gradimento, non troppo duro e non troppo morbido. Appoggiò la testa per quello che gli sembrò un minuto, chiuse gli occhi giusto per due secondi e sprofondò in un sonno profondo di stanchezza.


***


Mh? Ma... quanto ho dormito?

Germania si tirò su dal letto, aveva i capelli tutti scompigliati e fuori era già buio, guardò l'orologio al muro e trovò che fosse già sera inoltrata. Si alzò velocemente perché probabilmente lo stavano aspettando per la cena ma la testa protestò vivacemente inviandogli una fitta.

Gemette debolmente portandosi una mano alla tempia, cominciò quindi col sedersi con la testa fra le mani e poi lentamente si alzò in piedi.

Ok, devo aver dormito proprio troppo se la testa mi fa così male, sono intontito.

Uscì dalla camera senza nemmeno aggiustarsi i capelli che gli ricadevano sulla fronte. Raggiunse la sala da pranzo grazie ai maggiordomi che gliela indicarono e vi trovò dentro suo fratello Prussia, seduto su di una poltrona con un libro in mano. Aveva l'aria allegra.

-Ehi West, dormito abbastanza per oggi? Hai l'aria sconvolta.- rise di gusto guardandolo.

-Gil! Mi sento come se avessi dormito un minuto soltanto. Dov'è Veneziano?-

-Lo trovi giusto dietro quella porta, sta dando direttive per la cena, se non sta direttamente cucinando come fa di solito.-

-Danke.-

Ludwig corse con passo marziale verso la porta, con tutta l'intenzione di scusarsi per l'ora tarda quando, proprio mentre metteva la mano sulla maniglia, quella si aprì di scatto verso l'esterno. Spuntò Veneziano correndo, non fece in tempo a scansarsi che quello gli sbattè addosso.

Ciano lo guardò con gli occhi grandi di sorpresa, il dorato si soffermò nei suoi occhi azzurri. Ludwig fece di tutto per non cadere ma purtroppo perse l'equilibrio, mulinò le braccia ma fu tutto inutile.

Cadde rovinosamente sul pavimento, Ciano gli finì proprio sopra, il viso ad un soffio dal suo. Entrambi si accigliarono e Ciano cominciò a balbettare delle scuse. Ludwig non riusciva a fare altro che guardare le sue labbra muoversi e non poté resistere, coprì la breve distanza che li separava e lo baciò toccandogli il viso delicatamente.

Veneziano rimase senza fiato per quei pochi secondi che rimasero uniti, poi sentirono improvvisamente il libro di Prussia chiudersi di scatto. Si separarono e si guardarono negli occhi.

Quello che mi fa paura di te, Veneziano, è che quando ti bacio dimentico ogni cosa. La mia mente si libera completamente e non posso che pensare unicamente a te.

Non esiste niente al mondo per cui valga la pena di lottare, in quei momenti.

Veneziano si tirò su e porse la sua mano a Ludwig. Alzandosi si stropicciò i vestiti e guardò imbarazzato e colpevole Prussia. Gilbert lo guardava negli occhi da lontano, una tristezza nello sguardo che annullava totalmente la felicità della risata di poco prima. Si sentì mortalmente colpevole.

Germania tossicchiò.

-Scusa Veneziano, mi sono svegliato soltanto adesso, spero di non aver fatto tardi.-

-No.- Italia scosse bruscamente la testa, sembrava imbronciato. Gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo e andò da Prussia.

-La cena è pronta Gil, vieni?-

-Si...- rispose quello abbastanza debolmente, si alzò e prese la mano che Italia gli porgeva, gli sorrise un po' rincuorato.

Germania si sentì messo in disparte, girò la testa per non vedere quella scena e camminò verso il suo posto mentre i servitori entravano con la cena.

Lo so che è colpa mia, lo so, non ho potuto farne a meno! Diavolo!

Si sedette di fronte al fratello, Italia a capotavola.

Mangiarono raccontandosi delle loro rispettive patrie, Italia aveva molti problemi in quel periodo però non perdeva la speranza.

-Quando non siete qui a tenermi compagnia, spesso mi sento molto solo, mio fratello ha i suoi problemi e non può venire a trovarmi.-

In quel momento Germania prese una decisione e decise di metterla in atto a breve.


***


-Bene ragazzi, spero la cena sia stata di vostro gradimento.-

Italia chiuse il pasto, si alzò da tavola ed aspettò che gli altri facessero lo stesso.

-Mi ritirerò nelle mie stanze, è stata una giornata ricca di emozioni.-

-Bene, faremo lo stesso anche noi.-

Italia scoccò un ultimo sguardo a Germania, sembrava ancora imbronciato con lui, prese il corridoio e si dileguò.

Germania lo guardò andarsene e guardò andarsene anche il fratello. Lui non aveva per niente sonno quindi si diede alla cosa che più preferiva, si fece indicare il giardino sul retro. Uscì e si trovò di fronte ad un giardino alla francese ( Nda: giardino geometrizzato all'italiana che man mano che si allontana dall abitazione si fa meno regolare, fino ad arrivare ad un giardino all'inglese, ossia progettato perché sembri naturale) , percorse velocemente il centro fino ad arrivare ad una grande radura. Trovò una zona semicoperta, composta da una sorta di tempietto rotondo, coperto da una cupola semplice. Si sedette sulle gradinate con la schiena appoggiata ad una colonna.

L'aria fresca gli permetteva di pensare meglio, inspirava l'aria italiana a pieni polmoni e lasciava che il freddo gli penetrsse nelle ossa.


***


- Italia!-

Prussia lo raggiunse quasi correndo, lo prese per un braccio e lo costrinse a girarsi. Lo prese tra le braccia e lo strinse. Appoggiò il viso nei suoi capelli ed inspirò il suo profumo, amava il suo odore.

-Non puoi fare così... ogni volta che ti perdo di vista sei con lui.- gli disse sospirando.

-Lo so... avevi detto che avresti sopportato.- rispose il piccolo italiano, con una nota lamentosa nella voce.

-So cos'ho detto...-

-Ve...-

-è difficile da sopportare e...- Veneziano lo interruppe.

-anche per lui! Anche per lui lo è...-

Prussia lo lasciò andare, Italia  si allontanò da lui, non prima di aver posato un leggero bacio sulle sue labbra.

-Così siamo pari.- ma Prussia non si sentiva affatto pari, non era lo stesso.

Si ritirò nella sua camera, appena chiuse la porta scaraventò il libro dall'altra parte della stanza. Gilbird lo guardava dal davanzale della finestra aperta, cinguettò al padrone cercando di tirarlo su di morale.



***



Italia cercò Germania, per sgridarlo. Realizzò che non era nella reggia, chiedendo un po' ai suoi servitori. Riuscì a farsi dire che si trovava probabilmente in giardino e si diresse con determinazione da lui. Ogni proposito crollò nel momento in cui lo vide. Non che Italia fosse famoso per la sua determinazione. Aveva immaginato di trovarlo in quel luogo, anche lui lo trovava estremamente suggestivo e andava spesso a disegnare là sotto.

Il suo profilo si stagliava contro la luna, era perso nei suoi pensieri.

Lo sentì e si girò verso di lui lentamente, senza dire una parola.

Veneziano lo fissò per qualche secondo negli occhi di ghiaccio, sentendosi scrutato e investigato, prese un grande respiro e si risolse a parlare.

-Sono arrabbiato con te.-

-Perché ti ho baciato?- Lud conservò il viso impassibile. Anche se dentro sentiva le viscere agitarsi e ribollire.

-Non solo...-

-Allora ti arrabbierai con me molte altre volte perché non intendo smettere.- si rigirò senza più guardarlo. A braccia conserti. Col viso ben levato in alto.

-Non dovevi farlo!-

-Ma perché no?-

Germania si sentiva di un umore strano quella sera, non voleva scendere a compromessi con nessuno, non ne aveva voglia, che per una volta fossero gli altri ad adeguarsi a lui.

-Sei senza cuore?-

-N-no io...- si sentì particolarmente colpito dalla sua affermazione. Non era empatico per nulla. No.

-Sai quanto ha sofferto tuo fratello?- anche se non lo vedeva poteva immaginare gli occhi di Italia, grandi e pieni di lacrime.

-...-

-Come pensavo.-

Ciano girò i tacchi.

-Aspetta! E a me non pensi? Non pensi a che tortura mi hai sempre sottoposto ogni volta che ti sapevo con lui?- sbuffò - Che egoista!-

Veneziano  rimase impietrito a quelle parole, pensava che Germania un po' se ne fregasse un po' sopportasse.

-A questo non hai pensato, Ita-chan?- lo incalzò Germania, un po' crudele, avendo scoperto un nervo.

Italia rimase in silenzio ancora un po' e poi caracollò su per gli scalini, lo raggiunse e si accoccolò tra le sue braccia, circondato dalle gambe di Ludwig. L'uomo biondo passò le braccia intorno alle sue spalle piccole e gli si sagomò addosso, avvolgendolo come un guanto.

Ciano si rilassò completamente, cullato dal calore della sua pelle e dal battito del suo cuore.

Ludwig, inizialmente era troppo emozionato per poter stare tranquillo, il cuore sembrava volergli uscire dal petto. Quando capì che Italia non aveva la minima intenzione di spostarsi si costrinse a rilassarsi.

Rilassati, cuore mio, rilassati.

I suoi occhi cominciavano a chiudersi quando il ragazzo tra le sue braccia si mosse debolmente, lui si riscosse e si rese conto che se si fosse addormentato probabilmente sarebbero caduti entrambi. Si costrinse a stare sveglio così cominciò ad esaminare il piccolo viso delicato di Veneziano. Lo aveva già fatto altre volte ma non se ne stancava mai, gli sembrava così perfetto.

Affusolato, le labbra carnose e rosa, le ciglia lunghe, le sopracciglia ben disegnate.

Improvvisamente Italia aprì i suoi dolci occhi color miele e lo guardò dritto nei suoi. Scorse ancora la nota triste ma molto meno acuta dei primi tempi, non era più predominante.

Italia piegò indietro la testa, il pomo d'Adamo ben in evidenza, gli offrì le labbra.

Germania lo baciò intensamente, lasciandosi trasportare dalle emozioni e dal ricordo dei suoi occhi. Quando Ciano pose dolcemente fine al bacio, si sentiva ormai senza fiato, svuotato. Italia appoggiò la testa alla sua spalla ed ascoltò il suo respiro calmarsi.

Rimasero così per quello che sembrò loro poco tempo, in realtà i minuti correvano velocemente e l'indomani sarebbe arrivato in poche ore.

Italia si staccò da lui, saltò giù dai gradini in un gesto fluido ed elegante, tutto il contrario del barcollamento col quale si era seduto.

-Per me è ora di andare a letto. Buonanotte Jey.-

-Buonanotte Ita-chan.- lo guardò andarsene.

Italia questa volta si allontanò, più confuso che mai ma per quel momento felice, sapeva di dover scegliere e che avrebbe dovuto farlo in fretta altrimenti rischiava di perdere entrambi. Percorse il corridoio in cui si affacciavano le loro tre stanze, entrò nella sua e richiuse stancamente la porta alle spalle.

Questa notte avrebbe dormito solo, gli avrebbe fatto bene. Le notti prima le aveva passate tutte nella stanza di Prussia, aveva il terrore di chiudere gli occhi per un momento e svegliarsi senza più nessuno vicino. Aveva bisogno del contatto umano, del calore di un corpo per poter dormire bene.

Ma questa notte voleva che gli bastassero gli abbracci che aveva ricevuto quel giorno, sapeva che probabilmente Prussia lo aspettava a letto ma non sarebbe stata la sua sera fortunata.

Si spogliò lentamente, ripiegò i suoi vestiti e si stese sopra il lenzuolo, trovava piacevole l'aria che gli accarezzava la pelle ma presto cominciò a sentire la pelle d'oca, ebbe l'istinto di coprirsi ma resistette.
In quel momento gli sovvenne un pensiero che lo rattristò un pochino e decise che il giorno dopo avrebbe rimediato, avrebbe chiesto aiuto a Germania per questo.

Continuò a rimanere immerso nei suoi pensieri fino a che non chiuse gli occhi.

La notte passò più facilmente di come aveva pronosticato, nonostante fosse solo.


***


Ecco qui, in questo capitolo ho inserito un po' di sacrosanto gusto artistico si, era da un po' che progettavo un capitolo così, son contenta di avercela fatta.
Jey ha in serbo una sorpresina per Ciano, per farsi perdonare un pochino. Di per sè Ciano ha una richiesta da fare.
:D

Blody_354: crassie, senza di te non penso aggiornerei nemmeno :D mi tiri sempre su di morale! :3 so che questo capitolo ti avrà indispettito per colpa di Germania :( ma è così che la storia deve andare! Romano è <3,  lo adoro perché è cattivissimo e poco pietoso LOL dovrò inventarmi una fic anche su di loro! :D ma andiamo con ordine. Grazie ancora per l'incoraggiamento ç_ç *patpat* quando aggiorno? Ma ovviamente per quando torni da scuola :)

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Capitolo 11
*** Una sorpresa per Ciano! ***


***
Quando Ciano aveva aperto gli occhi, quella mattina, una lama di luce lo aveva abbagliato per qualche secondo, si era tirato a sedere e il suo primo pensiero era stato di andare a svegliare Germania, per digli il suo proposito.

Ciano corse trotterellando alla porta di Germania, cantava una canzoncina allegra e in mano teneva un pasticcino dall'aria dolcissima. Arrivato davanti alla sua porta si fermò, schiarì la voce e chiuse gli occhi per un secondo, quindi bussò ed entrò.

-Jey!- gridò entrando, un sorriso stampato in faccia che lasciò presto il posto ad un'espressione sgomenta. Gli occhi si riempirono di lacrime e trattenne il respiro!

Il suo peggiore incubo sembrava avverato, aveva chiuso occhio una notte e lui se n'era andato di nuovo!

La stanza era vuota, il letto rifatto, era così sconcertato dal fatto di non aver trovato nessuno che quasi non vide il bigliettino sul tavolo. Si avvicinò con circospezione e prese in mano il foglietto. la calligrafia era minuta ed ordintata, la riconobbe subito e del resto non poteva che essere la sua.

"Italia, sarò di ritorno prima di mezzogiorno.
Tuo, Jey."

Italia accartocciò il messaggio ed uscì un po' spazientito, insomma! Possibile che un ospite se ne andasse via per tutta la mattina senza nemmeno dire dove andava? Germania... Decise, allora, che sarebbe andato a svegliare Prussia che sicuramente non se ne era andato.

Fanculo! Meno parole non poteva usarne!

Percorse il corridoio verso la sua porta ed era così assorto nei suoi pensieri che per poco non sbatté contro il petto di Prussia che usciva dalla sua camera. Come al solito, era un suo talento naturale andare addosso alle persone.

-Italia! Buongiorno!- Prussia lo abbracciò strettamente e gli dedicò un bacio sulle labbra. Italia rispose stringendo le sue spalle con la mano libera. Strofinò il suo nasino contro quello di Prussia e gli offrì il dolcetto. Gilbert lo prese sorridendo, ma nel suo sorriso non trovò l'espressione un po' stronza che lo aveva tanto attirato, e questo gli fece capire che Prussia era perfettamente consapevole che non era venuto da lui per primo.

Prussia aveva un forte intuito in queste cose, ma cercò ugualmente di non mostrarsi afflitto.
Italia si sentì colpevole, così decise di scusarsi, guardò negli occhi la Nazione per qualche secondo, non sorrise ma il suo sguardo si fece malizioso. Si avvicinò al ragazzo per aprire la porta che lui aveva appena richiuso per uscire, lo spinse delicatamente dentro con una mano. Si sarebbe scusato a modo suo.


***


Gil era seduto sulla sua poltrona in soggiorno, ormai con tutte le volte che era stato da Italia, aveva dei "suoi" posti e quella era la "sua" poltrona. E Veneziano era il "suo" Italia.

Lo guardava andare avanti e indietro per la immensa sala, lo aveva visto durante quella mattinata passare per diversi stati d'animo: prima era stato nervoso, poi arrabbiato col passare delle ore ed infine era diventato molto preoccupato. Mentre camminava su e giù, si mangiava anche le unghie e guardava la porta.
Suo fratello, da quanto aveva capito, aveva lasciato scritto che sarebbe tornato prima di pranzo ma ancora non si vedeva, Italia era preoccupato che potesse essergli successo qualcosa di male perché Germania era una Nazione di parola, generalmente era sempre molto puntuale.

Lui non si faceva proprio nessun problema perché suo fratello minore era grande e grosso, avrebbe fatto paura a qualsiasi italiano e nessuno avrebbe potuto fargli del male.

Italia continuava a camminare, sembrava stesse tremando ma non poteva esserne sicuro perché non stava fermo un attimo. Non lo aveva mai sentito imprecare prima, ma avrebbe giurato di avergli sentito dire parecchie parolacce, sibilate sotto voce.

Finalmente risuonarono dei passi. Italia si fermò e alzò la testolina di scatto, con gli occhi spalancati. La porta si aprì e fece il suo ingresso Germania, aveva in mano una grande scatola di cartone con dei buchi sui fianchi, sorrideva com'era raro che lui sorridesse.

Italia gli corse in contro e per poco non gli fece cadere la scatola.

-Attenzione! Li farai cadere.-

-Jey sono stato tanto in pensiero per te, è tardi! Dove sei stato?-

Germania gli porse la scatola, che per contro si muoveva tra le sue mani. Come se fosse viva.

Ci ho impiegato tutta la mattina per trovarli, spero che ne sia felice.

-Ieri hai detto che ti senti spesso solo, così ho voluto offrirti una soluzione.- aggiunse sussurrando in modo che suo fratello non sentisse - per quando non sarò qui a farti compagnia.-

Italia prese la scatola e la trovò molto pesante e molto instabile, c'era qualcosa di vivo dentro, prima che potesse aprire la scatola saltò fuori un animale. Spaventò a morte Italia che per poco non lasciò cadere la scatola.

La piccola palla di pelo era un po' arruffata per il viaggio, cadde in modo goffo e quando si rialzò cominciò a lisciarsi il pelo.

-Un gattino!-

Aprì del tutto la scatola e dentro trovò un altro paio di occhi azzurri che lo guardavano, saltò fuori un altro gatto tutto nero, atterrò con eleganza.

I mici erano due, uno bianco con macchie marroncine ed occhi gialli ed uno tutto nero dall'aria imbronciata. Quello a macchie si diresse verso Italia e gli si strusciò contro le gambe, quello nero invece si sedette con aria distaccata poco lontano. Quel gatto era mastodontico, delle dimensioni di un piccolo cane, torreggiava su quello più piccolo.

-Dei gattini!! Sono bellissimi!!- Italia era rimasto senza parole per la sorpresa. Gilbird svolazzava frenetico intorno alla testa di Prussia che cercava di calmarlo, perché lui era un pulcino e aveva le ali, non aveva niente da temere da quei gattacci.

Veneziano prese in braccio il gattino a macchie e cominciò a strusciargli il viso sul musetto paffutto. Il gattino fece le fusa, fragorose e gli leccò il naso.

Veneziano non voleva che l'altro si sentisse in disparte, quindi posò il micino e si accovacciò vicino all'altro. Quello inizialmente si dimostrò un po' diffidente e sembrava non avere voglia di essere toccato, Veneziano gli accarezzò la gola con le dita. Se fosse stato umano sarebbe arrossito, invece era un gatto e fece le fusa, un po' timidamente.

Italia si alzò in piedi, al settimo cielo, aveva dimenticato sia il nervosismo che la preoccupazione.

-Grazie Jey! Sono meravigliosi, hai avuto un'idea splendida, li amo già!- frullò quello a macchie che si era messo a pancia all'aria vicino a lui. Il gatto nero sembrava guardarlo con rimprovero però non si sottraeva nemmeno alle coccole del padroncino.

-Dobbiamo trovare loro dei bei nomi!-

-Sono davvero felice che ti piacciano!- è stato davvero faticoso trovarli, non perché ci siano pochi gatti, anzi, però dovevano essere giusti. Loro sono perfetti.

Certamente quello bianco e marrone è socievole e affettuoso, e non ha voluto separarsi dal suo amico. Il gatto nero mi ha seguito tutto il tempo e ho dovuto portare a casa anche lui, ma penso che sia anche lui perfetto.

Gil si alzò in piedi ed andò ad accogliere anche lui i nuovi arrivati, gli piacevano i gatti ed era contento di vedere che anche Italia era felice.

Italia canticchiava seduto fra i suoi gattini, Gil e Lud stavano in piedi un po' in disparte, chiaccheravano insieme a proposito dei mici.

-Mmhh... nomi nomi nomi... allora tu che sei a macchie d'ora in po' ti chiamerai... Tiki! E tu invece che sei tutto nero... mmh vediamo... Demon!-

Italia guardò i due.

-Lo so di non essere stato molto fantasioso in questi nomi...-



Germania e Prussia si sedettero, Gil sulla sua poltrona e Jey sul divano. L'albino guardò il fratello, senza ombra di ostilità.

-è stata una buona idea West.-

-Lo so, non vuole stare solo ma non può sempre avere compagnia.- disse Lud annuendo.

-Certo, non possiamo sempre essere con lui, i gattini lo terranno occupato quando non saremo qui.- Germania rimase un po' in silenzio e poi fece una domanda al fratello.

-Fin quanto rimani, Gil?-

Gil serrò le labbra.

- Fin quando lui mi vorrà qui.-

Germania non rispose e distolse lo sguardo, appoggiò la testa al pugno e ricominciò a guardare i gattini.

-Quasi dimenticavo. Ho preso anche un'altra cosa per i gattini.-

Germania si alzò in piedi e cacciò una mano nella tasca dei pantaloni, nè tirò fuori due nastri. Come Italia anche lui aveva avuto delle sensazioni a proposito dei gattini.

Si avvicinò ai micini e li chiamò con degli schiocchi, il primo ad avvicinarsi fu proprio Tiki, e Ludwig gli legò attorno al collo un fiocco tricolore verde, bianco e rosso. Demon, invece, non si avvicinò ma si lasciò prendere, Germania gli legò il fiocco con i colori della sua bandiera.

Ecco ora sono perfetti, sono loro.

Dentro la sua testa stava sorridendo, ma il suo viso non lasciò trasparire l'emozione che provava.Veneziano rideva contento, ripetendo "Ve", canticchiando e strapazzando a turno i gattini. Ovviamente non si trattava di gatti normali, erano gatti di una nazione ed erano stranamente consapevoli.



***



Ludwig era seduto sulla sua poltrona in camera, dopo il pasto era solito ritirarsi in solitudine, per rilassarsi. Si allungò per prendere il suo libro sul tavolo, tolse il segnalibro e prese i suoi occhiali da lettura.

Veneziano cucina molto bene, ma cucina molto perciò mi sento pieno come un uovo. Mi rilasserò per un paio d'ore e poi vedrò che fare con Ciano. Sono contento che sia andata bene e di aver fatto felice la persona che amo, è un piccolo gesto però è qualcosa più che il niente. Sicuramente si sarà preoccupato ed arrabbiato però ne è valsa la pena.

Sospirò.

Cosa devo fare perché lui sia solo mio?

Si massaggiò le tempie con le dita.

Devo credere che non sceglierà mai? Che dovrò per sempre condividerlo con mio fratello? Vorrei che Spagna fosse qui, saprebbe sicuramente cosa dirmi.

Si posò il libro sulla faccia e respirò forte l'odore della carta e dell'inchiostro, si sentiva spossato.

Sentì un debole grattare sulla porta, si alzò ed aprì uno spiraglio.

Sentì miagolare forte e vide Tiki dietro la porta, con la coda alzata come una bandierina e la zampetta in avanti, tra la porta e il muro. Lo lasciò entrare e si risedette sulla sua poltrona, il micino protestò perché voleva avere la sua attenzione e gli saltò in braccio. Ludwig gli grattò distrattamente la testa e quello parve accontentarsi e cominciò a fare fusa molto rumorose.

Poco dopo, nemmeno a farlo apposta, la maniglia della porta si abbassò di scatto e sentì ancora grattare, l'uscio si aprì e la pantera lasciò andare la maniglia alla quale si era aggrappato, entrò trotterellando.

Beh visto che l'hai aperta, ora potresti pure chiudere la porta.

Germania sorrise e riprese la lettura, il gatto nero avanzò fino ai suoi piedi dove, pigramente, si accoccolò.
Nemmeno una decina di minuti dopo, la porta scricchiolò. Ludwig sbuffò.

Insomma, non si può stare in pace, cosa manca? Il cane?

Alzò il viso verso la porta ed incrociò lo sguardo con un Italia molto imbarazzato.

-Posso... posso entrare? Ti disturbo?- Italia strizzò gli occhi ed arrossì fino alla punta delle orecchie.

-Si certo...- Ludwig mise il segnalibro e posò la sua lettura. Si sedette composto.

Italia chiuse la porta alle spalle ed entrò con passo lungo. Si fermò davanti alla poltrona che aveva sistemato nella camera di Germania, sicuro che gli sarebbe piaciuta sia per la consistenza che per il design. Incrociò le braccia dietro la schiena e si dondolò sui talloni in un modo molto infantile, abbassò lo sguardo.

Com'è carino quando fa così.

-Germania, vorrei chiederti un favore.-

Ludwig annuì in modo che capisse che lo stava ascoltando.

-Tu mi trovi attraente?-

Germania si sentì le guancie in fiamme, abbassò lo sguardo e balbettando rispose.

-Bhe i-io... potrebbe darsi... cioè... si.-

Che per come mi sento, è dir poco attraente, è molto limitativo. Mi sembra quasi di essere bugiardo a non aggiungere altro.

Ciano gli sorrise passandosi una mano nei capelli, in un gesto automatico ma che incarnava tutto il suo imbarazzo.

-Grazie.- chiuse gli occhi inclinando la testa.

-Però...- fece una pausa e poi alzò il viso per guardarlo dritto negli occhi.

-So di non essere molto virile, vorrei che tu mi aiutassi allenandomi.-

Germania rimase di stucco, per qualche secondo non disse niente, si limitò ad osservarlo. Ciano lo guardava mordicchiandosi il labbro.

-Tutto quello che vuoi, Ita-chan. Lo sai che per te questo...-

-... ed altro.-

-Quando vuoi iniziare?-

Ciano sembrò non sentire e prese ad accarezzare il gattino che gli stava in grembo, Germania sentiva una scossa ogni volta che toccava Tiki. Italia prese in braccio il micio, strofinò il nasino sul suo musetto e poi lo posò vicino a Demon.

Si girò dandogli la schiena per un secondo e subito si sedette sulle gambe di Germania.

Ludwig lo guardò e si dovette trattenere da aprire la bocca come uno scemo, in un primo momento rimase molto rigido e poi si rilassò mettendosi comodo e attirando il viso di Italia nell'incavo del suo collo.

Non sarà particolarmente virile, ma è sà essere molto sensuale, quando vuole.

Germania si sentiva a disagio perché anche se fuori cercava di mostrarsi calmo, dentro ribolliva, non voleva che Ciano si accorgesse di quanto lo coinvolgesse la sua presenza e quindi non si scioglieva completamente, non riusciva a calmarsi.

Veneziano girò il viso affondandolo nel suo collo, il suo fiato scaldava Germania. Gli diede un bacio lento e Lud si sentì fremere e si lasciò scappare un sospiro.

-I-ita-chan! M-ma che...?-

Si interruppe perché Italia gli aveva baciato il collo nuovamente.

Arrossì fino alla punta dei capelli e cominciò a sudare.

Italia smise di provocarlo e avvicinò il viso al suo, sorrideva.

-Ti aspetto oggi pomeriggio nel giardino per gli allenamenti. Mi vestirò comodamente, se ti serve qualcosa chiedi al mio maggiordomo personale.-

-Ve...-

Si liberò dall'abbraccio di Germania e si alzò in piedi, si accucciò vicino a Demon e lo strapazzò.

-Italia! Ti graffierà!-

Lud fece per allontanarlo dal gatto ma si rese conto che il micione nero sembrava apprezzare, si lasciò ribaltare sulla sulla schiena e permise a Veneziano di grattargli la pancia, accennò anche qualche fusa.
Se lo facessi io mi pelerebbe la mano a suon di graffiate...

Italia se ne andò, socchiuse la porta.



***


Regalinoooo :D I gattini, gli animali che preferisco! Come andranno gli allenamenti con West? Cattivissimo presentimento!

Blody_354:  il palazzo di Ciano è stata una bella sorpresa! Io non sono in grado di immaginare altra casa per un artista! Proprio non riesco a figurarmelo altrove! Doveva essere così LOL! Povero Prussia! Ma noi sappiamo che Ciano si fa sempre perdonare... dehihiho cattivello quando vuole! Grazie per i complimenti sul pezzo di Jey e Ciano :D sono mooolto contenta che ti sia piaciuto, quando ho scelto di mettere questa scena ho dovuto rimaneggiarla molto perché inizialmente non era così! Ho proprio cambiato ambientazione ecc. ecc. ed ha funzionato :D Aggiorno per il sabato mattina LOL o il sabato pome :D non riesco a farne a meno!
(Brava, metti la storia ovunque che mi fai solo più felice :D)
See you sooooon! :D grazie per il commento ;) quando ho visto che era una recensione lunga mi sono sentita suuubito happyyy :D Veeee

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Capitolo 12
*** Cattivissimo Lud ***


Capitolo Dodici -Italia ma cosa ti è saltato in mente di chiedere a West?- Gil era esterrefatto. Le iridi rosse piantate nelle sue.

-Vorrei essere di esempio alla mia gente, lui è perfetto per insegnarmi...-

-Ti massacrerà.-

-Diventerò più forte e il mio paese avrà Pasta tutti i giorni, nessuno soffrirà più la fame perché nè fratellone Francia e nè fratellone  Spagna potranno tiranneggiare, e nemmeno Austria-san mi riprenderà prigioniero.-

Gil gli sorrise com'era tipico che lui facesse e si batté una gamba, facendogli segno di sedersi. Italia senza il minimo imbarazzo si sedette su di lui accolto dalle braccia sicure di Prussia.

A differenza del fratello, non aveva nessuna vergogna a mostrarsi così com'era, era una delle qualità che apprezzava di più di Prussia, il fatto che sapeva essere spontaneo e amava mettersi in gioco, anche nei modi più imbarazzanti. Non aveva nulla da dimostrare a nessuno. Gilbird se ne stava appollaiato su di un alto trespolo, il gatto nero lo fissava minaccioso da sopra un cuscino.

-Beh Italia, se non fossi stato progioniero di Austria, non avrei mai potuto salvarti.-

Italia gli regalò uno dei suoi migliori sorrisi e fece del suo meglio perché lui non gli leggesse nel viso il pensiero che aveva avuto: pensò che se non fosse stato nella casa di Austria non avrebbe mai incontrato Sacro Romano Impero.

Prussia avvicinò il viso al suo.

-Posso?- senza veramente aspettare una risposta.

Veneziano gli sorrise e lo accontentò con un bacio, Prussia come suo solito rispose calorosamente, accarezzò le sue labbra con la punta della lingua. Gli occhi rossi lo osservavano maliziosamente,  allungò le mani che Italia scacciò ridendo.

-Gil non ti smentisci mai.-

-Non sarei così awesome, non ti pare? Lo pensa anche Gilbird.- gli rispose quello ridendo, e ri-piazzando le mani sul suo sedere pieno.


***


Quando ita-chan arrivò nel suo giardino, non lo riconobbe neanche, era stato trasformato in un campo di allenamento militare. Ludwig era in piedi di spalle, aveva la sua divisa verde indosso, una maglietta senza maniche nera e la giacca della divisa sulle spalle. Portava un cappellino con la visiera, mimetico.

In quel momento Lud fischiò per saggiare il fischietto che aveva chiesto al suo maggiordomo, sembrò congraturarsi con sè stesso per la potenza del suono.

Italia camminò fino ad arrivare al suo fianco.

Lud si girò.

-Ita-chan! Ti stavo aspettando. Sei pronto?-

-Agli ordini!- rispose quello con allegria.

Germania da quel momento sembrò trasformarsi, assunse tutta un'altra espressione nella quale era bandita ogni dolcezza.

Italia lo guardò perplesso e si mise in ascolto.

-Regola numero uno.- disse alzando un dito - quando ci alleniamo io non sono Ludwig, non sono Lud e non sono Jey. Sono Germania.-

-Si.-

-Non ho sentito bene, hai per caso detto "si" e basta?- chiese quasi minacciosamente.

-Si Germania!- disse Ciano con determinazione, cercando di non scoppiare a ridere.

-Regola numero due: non voglio sentire la parola arrendersi, non voglio sentire la frase "non ce la faccio", e non voglio sentire nemmeno "mollo". Quindi consegnami le tue bandiere bianche.-

Italia si guardò intorno senza capire come potesse sapere che amava le bandiere bianche, non gliele aveva mai mostrate, non ce n'era stato mai bisogno. Le confezionava nei momenti di maggiore stress, quando si sentiva in pericolo o depresso, erano la sua arma segreta.

-M-ma no.. quali bandiere...-

-Italia!- sbottò fragorosamente Ludwig, il piccolo italiano sussultò.

-D'accordo...- Italia si mise la mani in tasca e ne cavò qualche bastoncino e dei fazzoletti bianchi, glieli mise nella mano stesa che lui gli tendeva. Germania lo guardò male e Veneziano capì che sapeva! Tirò fuori da una tasca nascosta anche la piccola bandiera delle emergenze e gliela diede, non senza rancore.

-Regola numero tre: non si discute. Capito tutto? Hai qualche domanda?-

-Capito! Nessuna domanda Germania!-

-Bene, allora cominciamo a correre.-

Ludwig gli fece segno di seguirlo e cominciò la lunga corsa di riscaldamento, si addentrarono in un sentiero del giardino, gli alberi facevano ombra ma il passo che teneva Ludwig era troppo veloce per Ciano, che presto cominciò ad accusare i primi segni di stanchezza.

-Germania? Germania!... Aspettamiiiii Veeee- sentì la sua vocina da qualche metro prima.

Era rimasto indietro.

-Solo per oggi.- si riaffiancò a Veneziano e mantenne quel passo.

Italia correva per quella che gli sembrò più di un'ora, la milza gli doleva terribilmente e l'acqua che Lud aveva portato per lui l'aveva già finita da un pezzo, ma non poteva arrendersi e fermarsi! Doveva farlo per il suo amico Germania.

Non poteva deluderlo proprio il primo giorno!

Per contro il tedesco stava benissimo, sembrava fresco come una rosellina e i suoi muscoli luccicavano di sudore, sembrava si stesse svagando.

Italia ad un certo punto non ce la fece più e si fermò, si ripiegò sulle gambe e prese fiato rumorosamente, nel tentativo di recuperare. Germania si fermò poco dopo, si girò e con le mani suoi fianchi non disse una parola. Lo guardò così gelidamente che Ciano non ebbe nemmeno il coraggio di aprire bocca. Riprese a correre ma con le lacrime agli occhi.

Cinque minuti dopo vide la fine del percorso nel giardino, in lontananza vide il campo d'addestramento e sperò con tutto il cuore che fosse finita lì per oggi. Non poteva farcela a sopportare ancora degli sforzi, era troppo stanco, sarebbe svenuto.

Quando uscì dal percorso costeggiato dagli alberi il sole lo accecò per qualche secondo, il ragazzo si laciò scivolare per terra e si distese a faccia in su. L'erba era così fresca, assorbiva tutto il sudore, il cielo era così blu. Un blu così terribile, occupava tutta la sua visuale, si era completamente immerso in esso quasi da annullarsi, la fatica amplificava quel sentimento, che un artista romantico avrebbe definito "sublime".
La sua vista fu oscurata dal viso di Germania che lo guardava quasi duramente.

-Andiamo, non sarai già stanco?-

-Quanto manca ancora?-

-Per oggi un'ora di addestramento ancora.-

-Io non...- Italia si fermò perché sapeva di non poter continuare la frase, era una regola!

Germania gli tese una mano ed Italia la prese per tirarsi su, usò completamente la forza di Germania perché lui era rimasto senza. Quando fu in piedi si stropicciò i vestiti e si stiracchiò verso l'alto, si mise le mani nei capelli appiccicati al viso a causa del sudore.

Lud gli porse la sua borraccia.

-Dato che è il primo giorno non sapevi bene come dosare l'acqua, perciò prendi la mia. Non esagerare altrimenti rischi di sentirti male.-

Italia lo ringraziò con lo sguardo e prese la borraccia, siccome Ciano non era solito ascoltare molto bene le raccomandazioni, bevve troppo e troppo velocemente l'acqua fresca contenuta. Si strinse la pancia e fu sconquassato da una forte tosse.

Germania gli fu subito accanto e cominciò a dargli delle pacche sulla schiena mentre lui finiva di vomitare acqua e saliva. Ciano prendeva grosse boccate d'aria in modo rumoroso e roco.

Presto la crisi si calmò e ricominciò a respirare normalmente, si ritirò in piedi molto imbarazzato.

-Scusa Germania, mi dispiace.- riuscì a scorgere lo sguardo preoccupato di Germania per una frazione di secondo, prima che il ragazzo riprendesse il consueto atteggiamento freddo.

-Ora esercizi per rafforzare ed elasticizzare i tuoi muscoli.- Italia lo guardò stralunato, procedette debolmente verso la zona che gli era indicata e seguì le istruzioni di Ludwig. La polvere si alzava ad ogni suo movimento, gli si attaccava addosso, impestava capelli, pelle e vestiti. La stanchezza lo aveva completamente assalito e si muoveva meccanicamente.

Lud si rese presto conto che era al limite e decise che non voleva sfiancarlo oltre, non era abituato ad interrompere gli allenamenti, tanto più che era rimasto molto blando ed aveva impiegato il doppio del tempo nella corsa. Era stato fin troppo clemente quel giorno.

Smise di muoversi e stiracchiò le braccia, facendo un rapido cenno ad Italia di fare lo stesso.

-Ok Italia, per oggi ci fermiamo qui.-

Gli tese ancora la sua mano, dato che Italia stava facendo degli addominali sdraiato per terra, quando si tirò su gli posò una mano sulla schiena e lo condusse all'interno. Si rese conto in quel momento di quanto Italia fosse debole fisicamente, trascinava i piedi e aveva gli occhi cerchiati dalla stanchezza, guardava davanti a se con l'unico desiderio di sedersi e riposare.

-Ve... Pasta...- sussurrò con poca convinzione, Lud lo guardò.

Era tornato quello di sempre, si era liberato della pelle del militare ed ora era Jey, Ciano se ne rese conto e gli regalò un debole sorriso. Arrivato in soggiorno si lasciò cadere a pesce sul divano, sporcandolo tutto.

-Italia meglio se ti dai una ripulita, puzzi come un porco!- Prussia abbassò il libro e lo squadrò ridendo.

Gilbird se ne stava sopra la sua testa, avvolto dai suoi capelli, teneva un'aluccia ripiegata sotto il becco e aveva un'espressione mooolto schifata.

-Ti sei rotolato per terra? Hahah.-

Italia rispose con un grugnito e disse che non aveva le forze di andare in bagno.

Ludwig gli si avvicinò e notò che era pesantemente abbandonato sul divano e che diceva il vero, non riusciva ad alzarsi, aveva il musino così stanco. Sentì una forte emozione e desiderò profondamente di aiutarlo.

Si è impegnato tanto oggi, mi dispiace che non sappia nemmeno quello che lo aspetta domani, sembra un gattino che è rimasto sotto la pioggia troppo a lungo. Sento l'irresistibile desiderio di accudirlo.

Si girò verso Prussia e riconobbe sul suo viso la stessa identica espressione e quindi fu più lesto di lui, prima che potesse alzarsi passò le braccia intorno alla vita di Ciano che si lasciò mollemente intercettare e lo prese in braccio, senza fatica.

-Vieni Italia, ti porto a rinfrescarti.-

Il gattino pezzato gli camminava tra i piedi, ma Germania era molto abile a schivarlo quasi come se non ci fosse. La pantera nera li seguiva mollemente.

-Mh...- uscì dal soggiorno e prese il corridoio, lo percorse fino alla stanza di Ciano e si fermò davanti alla porta. Fece per aprirla ma la manina di Veneziano lo interruppe.

-Andiamo nella tua, il bagno è più spazioso.-

Tu-tum.    

-Avrai anche tu bisogno di lavarti via la polvere...-

-S-si... ok.-

Germania procedette e lo portò in camera sua, arrivato dentro lo lasciò andare, Italia rimase in piedi un po' barcollando e quando si rigirò verso di lui, dopo che ebbe chiuso la porta, si lasciò cadere tra le sue braccia sbadigliando. Lud lo strinse, colto di sorpresa.

-Ita-chan...-

-Jey mi porta in bagno a rinfrescarmi... che bello...- si staccò e camminò fino al bagno, aprì la porta ed entrò. Lud non si mosse, Ciano  si girò e lo invitò ad entrare con una mano, lo raggiunse.

-Chiudi la porta Jey, mi sento a disagio in bagno con la porta aperta.-

-Certo, anche io.-

La sala da bagno di Lud era principesca, nel centro si apriva nel pavimento un grande foro, tramite una scalinata si entrava all'interno. Ogni giorno l'acqua veniva controllata dai maggiordomi. Sembrava riprodurre l'antico sistema di terme dei romani. Sul lato della vasca vi era una seduta che permetteva di stare comodi.

Ciano, che ovviamente conosceva bene il bagno, aprì l'anta dell'armadio che conteneva gli asciugamani e ne prese due, uno per sé ed uno per Jey, prese anche due spugne naturali.

Si sedette su di una panca posizionata ai lati della vasca centrale e si tolse la maglietta con un gesto fluido. Germania rimase sulla porta a guardarlo, nonostante fosse pieno di polvere la sua pelle era irresistibile, il suo corpo lo chiamava. Grazie alla giornata intensa i muscoli di Italia erano emersi, certo non si erano formati in un giorno, ma la fatica fatta li aveva resi più evidenti. Era ancora sudato.

-Dovremmo fare a turno.-

Italia si girò a guardarlo con i suoi occhi dorati.

-Germania non essere così imbarazzato, cosa c'è in me che tu non abbia già visto guardandoti? Siamo uguali... siamo uomini... anzi sono io che dovrei vergognarmi visto che non sono prestante come te, non ho i tuoi muscoli.-

-Non mi sembra appropriato...-

-Mi hai torturato fino ad adesso, non mi vuoi accontentare un po'?-  lo guardò con gli occhi da cucciolo lacrimosi e sporgendo un po' le labbra.

Germania capitolò, ma Italia non aveva capito quale fosse il suo  reale problema, non si vergognava del suo corpo o di essere nudo, si vergognava delle reazioni che il suo corpo poteva avere in quella situazione, aveva paura di non sapersi dominare. Paura che il suo amichetto là sotto non ubbidisse.

Lud si sedette a fianco di Italia e si tolse sia la giacca che la maglia senza maniche, anche lui era polveroso ma molto meno di Italia. Ciano, dopo essersi stiracchiato e aver fatto scrocchiare i muscoli, si piegò e si tolse le scarpe. Si alzò in piedi e slacciò i bottoni dei suoi pantaloni. Si tolse anche quelli, tolse anche i calzini. Portava dei boxer tricolori dall'aria simpatica.

Germania si ritrovò ancora ad osservare la linea elastica del suo corpo, era snello ma non troppo magro, era piacevole, i capelli gli incorniciavano il viso ed il collo.

Italia camminò lentamente, ed anche in modo malizioso, per gli scalini. I suoi piedi si posarono sui gradini, avanzò finché l'acqua non gli arrivò ai pettorali e si lasciò andare, fece qualche bracciata e poi si immerse. Poco dopo la sua testa riaffiorò e lui si diresse verso la seduta, ci si mise ed appoggiò la schiena al bordo della vasca, mise le braccia fuori. Completamente rilassato.

Germania sentiva il cuore che gli usciva dal petto, l'emozione era fortissima, capì di non potersi spogliare al momento e quindi votò per un compromesso. Si piegò a togliersi gli anfibi, si tolse anche i calzini e ripiegò i pantaloni fino a sopra il ginocchio. Raccolsa la spugna e prese una brocca. Percorse il bordo della piscina fino a dove si trovava Italia, seguito dai suoi occhi d'oro che non lo avevano lasciato un momento. Si sedette sul bordo ed infilò i piedi nell'acqua, era fredda ma non gelata, era piacevole e rinfrescante.

Aveva posato sia la spugna che la brocca vicino a sé, si puntellò sulle mani e tirò la pelle del collo. Italia non disse niente e si spostò vicino a lui, si sedette proprio tra le sue gambe ed appoggiò il viso alla sua coscia.
Chiuse gli occhi, completamente rilassato, entrato ormai in uno stato di torpore totale.

-Jey, sto davvero bene...-

Germania prese la spugna, la immerse nell'acqua della vasca, la posò sul suo collo e sulla schiena, la ripulì dai residui di polvere; Italia stese un braccio, sempre ad occhi socchiusi, e Germania lo deterse. Prima un braccio e poi l'altro. Lud gli rinfrescò anche le spalle. L'operazione si fece sensuale per entrambi, il ragazzo biondo compiva senza fretta il suo lavoro, beandosi della sua vista di ogni suo tratto di pelle.

Italia gli porse il viso e chiuse gli occhi, Germania prese la brocca e la riempì d'acqua, lasciò che l'acqua gli scivolasse sui capelli e sulla fronte, Italia spostò il viso sotto il getto e poi si spostò riaprendo gli occhi e fissandoli in quelli azzurri di Lud.

Ciano prese la stessa spugna e ricambiò il favore di Jey, gli fece stendere il collo e lo lavò dalla polvere, gli deterse delicatamente il viso e le braccia, Jey si girò di lato e Ciano gli bagnò i muscoli della schiena.
Italia era affascinato dai suoi muscoli, erano così perfetti e definiti, il suo occhio d'artista li esplorava sistematicamente, li memorizzava. Sembrava di avere di fronte un nudo greco, ma più possente. Ciano si alzò in piedi dalla seduta dove stava e prese la brocca, Jey buttò indietro il viso e lasciò che Italia facesse cadere a cascata sul suo volto l'acqua fresca.

I suoi capelli ricaddero sulla sua fronte, lateralmente gli incorniciavano il viso, era più bello che mai. Si guardarono per un lungo momento.

Ciano si schiarì la gola perché aveva timore di avere la voce roca e gli chiese di entrare in acqua.

Germania non si lasciò pregare, si sbottonò i pantaloni e se li tolse. I suoi boxer erano neri e sobri, le sue gambe non erano meno muscolose di quanto i pantaloni lasciassero intendere. Il suo corpo era perfettamente armonico. Posò i piedi sulla seduta  e poi entrò in acqua, la sensazione che l'acqua fresca gli dava era stupenda ed era utile a calmarlo. Si sedette vicino al ragazzo e quello lo raggiunse, si accomodò tra le sue braccia e posò il viso sulla sua spalla. Era tanto stanco che si assopì. Jey gli accarezzò i capelli distrattamente mentre guardava il suo viso addormentato, si piegò e gli posò un bacio sulla guancia.

Una quindicina di minuti dopo cominciò a sentire che Italia tremava, lo svegliò dolcemente.

-Usciamo Ita-chan, se no prenderai freddo e rischi di ammalarti.-

-Se io mi ammalassi mi staresti vicino sempre così? Varrebbe la pena solo per questo, Germania.-

Italia si spostò da lui e si issò fuori dalla vasca, seguito da Ludwig.

Come se non avesse aperto bocca! Mi fa impazzire quando fa di questi commenti, così dolci e candidi, così disarmanti, fingendo di non aver detto nulla di che!

Prese i due asciugamani, uno lo porse a Germania e nell'altro si avvolse. Si asciugò e poi lo mise su di una pila di asciugamani che la mattina dopo sarebbero stati cambiati ed uscì dal bagno.

Germania non si asciugò del tutto come suo solito perché gli piaceva l'effetto che l'aria faceva a contatto con la pelle bagnata. Prese i vestiti ed uscì anche lui.

Trovò Italia raggomitolato sul suo letto, completamente addormentato, gli era bastato di toccare la superificie morbida del materasso per sentire di nuovo tutta la stanchezza di prima.

Come potrei rinunciare a te se scegliessi Prussia? Se ti comporti così con me non sarò mai in grado di farmi da parte, perciò Italia scegli me. Scegli me!
Sei così abbandonato, sei nelle mie mani, così.

Si accucciò di fianco al letto, vicino al suo viso e lo baciò sulle labbra, non potendone fare a meno. Prese il lenzuolo ai piedi del letto e lo coprì così che non prendesse freddo ancora e lo lasciò dormire.

***

Penso sia meglio gli vada a prendere dei vestiti nella sua camera, quanto meno se si vuole alzare non deve andare in giro in mutande... speriamo che la cosa non lo scocci.

Percorse la distanza che lo separava dalla sua camera, nel tragittò incontrò Prussia e gli disse dov'era Italia, Prussia si fece raccontare quello che avevano fatto e gli diede una rapida pacca sulla spalla. Germania aprì la porta della camera di Ciano, seguito dallo sguardo del fratello.

La camera era ampia ed ariosa, era arredata in modo sfarzoso ma quello che più colpiva Germania erano i quadri, non ce n'erano tanti quanti aveva immaginato però.

Chiuse la porta dietro di sè e non poté far altro che ammirare le tele, ce n'era una in cui Ciano si era ritratto col fratello, era un ritratto a figura intera ambientato nel giardino all'italiana della corte principale. Uno rappresentava nonno Roma, altre erano delle vedute delle più belle città italiane. Si girò verso l'armadio  e vide quelli che erano i ritratti più recenti: sulla sinistra Prussia era seduto sotto un albero in giardino, la fronda della pianta faceva dei giochi di luce sulla sua pelle, sembrava sereno ed era sorridente. Era protagonista della natura e la natura sembrava fondersi con lui, le pennellate erano piccole, il quadro era fondato sul colore e non sulla linea. ( Ciano è un artista della scuola veneta :D)

Sulla destra invece c'era lui, era in alta uniforme, impeccabile, si trovava all'ingresso di una reggia barocca, la posa era altamente formale ma quasi a smentirlo, in una mano teneva un libro semiaperto da cui fuoriusciva timidamente un fazzolettino blu, se ci si avvicinava si potevano leggere ricamate le iniziali di Veneziano. Lo stile era completamente diverso, la linea ed il disegno riprendevano i ritratti neoclassici, l'attenzione per il particolare era portata alle estreme conseguenze grazie ad influssi fiamminghi.  
I due dipinti erano l'uno l'antitesi dell'altro eppure creavano una composizione perfettamente equilibrata, si equiparavano.

Germania si riprese dallo stupore ed aprì l'armadio, con molto imbarazzo perché lui non avrebbe apprezzato che qualcuno frugasse tra le sue cose.

Di fronte al suo viso trovò subito un completo nero, pantaloni e camicia, sopra era posata la sua collana con la croce prussiana, era ripiegata con grande cura e luccicava, come se l'avesse pulita dopo averla tolta. Era evidente che avesse preparato i vestiti in previsione di una doccia.

Li prese attento a non stropicciarli ed uscì dalla camera, andò verso la propria ed aprì la porta, lentamente per non disturbare il ragazzo mentre dormiva. Vide che non si era mosso di un millimetro, il ciuffo gli ricadeva sulle guancie morbide. Quando richiuse la porta Ciano aprì lentamente un occhio dorato e subito lo richiuse, risprofondando nel sonno.

Germania gli sorrise e posò i vestiti sul comodino a fianco del letto, gli diede un'ultima carezza ed uscì.

***

-Forza Lud spicciati, finirà per cadermi tutto!-

-Si ci sono.-

Le due nazioni aprirono faticosamente la porta della camera di Lud, facendo un baccano immenso, quando furono dentro il biondo la richiuse con un piede e finalmente posarono quello che aveva portato. Italia si era tirato a sedere e li guardava senza capire, ancora intontito dal sonno.

-Ragazzi ma che...?-

-Visto che eri così stanco abbiamo pensato di portare la cena da te.- disse Gil sorridendo.

Avevano posato sul pavimento un tavolino con al centro una zuppiera piena di tagliatelle, tre piatti, tre forchette e tre bicchieri, in una bottiglia era contenuto un vino rosso fruttato.

Italia si liberò del lenzuolo e si alzò in piedi, si stiracchiò e vide sul comodino i suoi vestiti. Rapidamente si mise almeno i pantaloni e la collana, poi prese posto dove Lud gli fece segno.

-Grazie ragazzi, siete davvero premurosi con me. Mi sento davvero in imbarazzo ora, dovrei essere io a coccolarvi dato che siete i miei ospiti e invece...-

Regalò loro un grande sorriso e servì a tutti la pasta.

***

Gil e Lud portarono via il tavolo e tutto ciò che avevano usato, lo ridiedero ai maggiordomi che se ne occuparono. Decisero che avrebbero passato un po di tempo in soggiorno, in fondo nonostante fossero in guerra erano pur sempre fratelli.

Prussia prese posto nella sua poltrona e Lud si sedette sul divano di fronte a lui.

-Allora come sono andati gli allenamenti?-

-Italia ha ancora molta strada davanti, se continua ad impegnarsi però ce la può fare.-

-Veneziano non è esattamente il tipo a cui piace fare fatica...-

-Lo so ma forse con la giusta motivazione può cambiare.-

-Anche questo è vero, scommetto che vuole essere carino per The Awesome Me.- scoppiò in una risata fragorosa, Lud non si arrabbiò con lui perché era chiaramente una battuta. Il tarlo del dubbio si era però insinuato nella sua mente e sarebbe tornato a punzecchiarlo in futuro. Girò la testa verso il camino e sbadigliò. Arrivò trotterellando Tiki, seguito a ruota dal gattone nero. Tiki si mise difronte alle gambe di Prussia e vi si strusciò, vedendo che la nazione era amichevole nei suoi confronti, posò le zampette sulle sue ginocchia e saltò su di lui. Si accoccolò e cominciò a fare fusa fragorose.

-Visto? Gli sto simpatico! Ciao bel gattino-tino-tino!- fece una vocina tipica di chi parla con un cucciolo e cominciò a fargli lo shampoo a furia di carezze. Il gattino si lasciava frullare il pelo ad occhi chiusi.
Il gattone nero invece saltò agilmente sul divano, nell'angolo opposto di dove stava Lud e si accoccolò dandogli le spalle. Quasi come se fosse offesso. Lud allungò le mani verso Demon, come le sue dita invasero lo spazio vitale del gatto quello cominciò ad emettere un suono ringhiante fin tanto che non ritirò le mani.

-Che antipatico che sei...- mormorò Germania rivoltò al gatto, quello per tutta risposta alzò la testa e posò gli occhi azzurri in quelli di lui, li socchiuse con aria di sfida. Sembrava invitarlo ad avvicinare le mani e vedere come gliele avrebbe ridotte.

Gil, spettatore della scena, scoppiò a ridere.

La serata trascorse piacevolmente, entrambi stavano attenti a non sfiorare l'argomento "Ciano è mio, non te lo scordare", deposero l'ascia di guerra e discorsero di strategia militare, degli ultimi avvenimenti, di come si poteva aiutare Italia, di Austria eccetera. Ad un certo punto parlarono anche del cibo ed entrambi convennero che la cucina italiana era davvero saporita e sostanziosa, quanto meno quella di Ciano lo era.

-Beh fratellino, io ora penso andrò a dormire perché domani Italia mi ha chiesto di occuparmi delle sue scuderie, dice di avere bisogno di una mano perché lui non se ne intende molto.-

-Fai anche questo?-

-Cerco di dargli una mano come posso, sono spesso qui quindi i dignitari mi conoscono e ogni tanto Italia mi affida dei compiti. Io sono lieto di farli, così The Awesome Me si tiene in allenamento e si rende utile.-

Gilbird svolazzò sulla sua testa e vi si posò. Gil allungò una mano e gli arruffò le piume sorridendo.

Gilbert è come un marito che viaggia molto per lavoro, quando è a casa gli vengono affidati dei lavori, vorrei che Italia considerasse così anche me, anche io posso aiutarlo no? O non sono all'altezza? Non sono abbastanza in intimità con lui?

-Allora gute nacht Bruder, spero di vederti domani prima che tu ti immerga completamente nel lavoro, bis morgen.-

-West!- mentre lo diceva si toccò la fronte con una mano nel segno del saluto militare, posò il gatto per terra e si alzò, percorse a grandi passi la sala e se ne andò in camera sua.

Lud rimase a guardarlo per qualche secondo poi si alzò a sua volta, mentre passava il gatto nero allungò una zampa e gli agganciò pigramente i pantaloni. L'altro micio invece si mise sul divano e si avvicinò alla pantera, gli leccò la testa e gli si mise tra le zampe grandi. La differenza di stazza tra i due era notevole, il gattone proteggeva quello più piccolo.

Percorse velocemente il corridoio, sperava che Italia fosse ancora in camera sua.

Aprì la porta speranzoso e quando vide il letto vuoto sentì un tuffo al cuore, la delusione lo assalì e si sentì affondare. Proprio in quel momento Italia uscì dal bagno assieme ad una nuvola di vapore e profumo. Lo accolse abbracciandolo.

-Ciao Jey.-

Jey lo strinse e poi lo lasciò andare, Ciano si mise subito sotto le coperte a pancia in giù, abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi.

Germania svuotò le tasche del suo completo e si spogliò, fece un salto in bagno e poi entrò dall'altra parte del letto.

Il corpo caldo di Ciano non ne occupava nemmeno metà, a Lud rimaneva abbastanza spazio per stare comodo. Si avvicinò al ragazzo moro, che nel frattempo si era girato su di un fianco, e gli aderì addosso, passò un braccio aldilà del suo corpo e la testa dietro la sua. Chiuse gli occhi.

Ciano gli parlò, con la sua voce calda e sensuale.

-Lud, tu non sei molto espansivo, cerchi sempre di tenere un comportamento adeguato e cerchi sempre di non sbilanciarti, se ti trovi in certe situazioni sei molto a disagio.- fece una pausa -Gilbert invece approfitta di ogni situazione, è molto espansivo e non sembra vergognarsi di niente.-

Germania si irrigidì ed alzò il viso per guardarlo negli occhi, Ciano però li teneva ostinatamente chiusi.

-Però... quando ti lasci andare ogni tuo bacio ha più valore, perché sono delle coccole che ho tanto aspettato per avere, non sono mai scontate, sono sempre una grande emozione. Per te, ogni carezza è qualcosa di prezioso che non va sprecato. Questa è una cosa che amo tanto di Germania.-

Ti amo Italia...

Germania lo strinse e si rilassò, completamente disarmato di fronte a lui.

-Buonanotte Jey.-

-Buonanotte anche a te, Ita-chan, sogni d'oro.-

-Ehi Jey...-

-Si?-

-Non mi dai il bacio della buonanotte?- Germania gli sorrise e si sporse verso di lui, nonostante fosse buio sapeva esattamente dov'erano le sue labbra, sentì Ciano girarsi ed offrirsi alle sue attenzioni. Posò le labbra sulle sue, la sensazione fu quella di un caldo abbraccio. Lud si staccò dolcemente e gli accarezzò il viso.
Veneziano si girò e si assopì, Lud mise il viso vicino ai suoi capelli e fece altrettanto.

*******

Allenamenti durissimi previsti per il povero Ciano, resisterà abbastanza a lungo?? Mmmmh... o convincerà Jey ad essere più buono con lui? Dehihiho!

WacciPC: grazieeeeee ç_ç è bello sapere che c'è qualcuno in più che legge la mia fic! Grazie per i complimenti :D e il fatto che Italia non sappia quello che vuole è il bello della storia X°D se no finirebbe subito LOL aggiorno presto perché tutto quello che mi rimane da fare è dividere la fic in capitoli ed ampliare il pezzettino :) e non riesco ad aspettare, dehihiho, oggi mi sono costretta ad aspettare la sera XD Grazie ancora per aver commentato, mi hai reso felice ;)

Blody_354: ciao bella, noi ormai siamo amiche di vecchia data :D è sempre un piacere leggere le tue recensioni e non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi del mio Lud cattivissimo, as a trainer LOL:  Ti piacciono i miei mici? I nomi che avevo scelto all'inizio per loro era Chibi Ciano e Chibi Jey, ma erano così poco originali che mi son costretta a trovarne di nuovi LOL anche io vorrei sognare la mia storia XD e che finisse come il tuo sogno XD  Non ti preoccupare che Prussia è tutto tranne che Emo, vedrai vedrai!

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Capitolo 13
*** Ciano non ce la fa più. ***


***

Germania aspettava che Veneziano arrivasse per gli allenamenti, ma quello era in ritardo. Aveva brevemente incrociato il fratello un'oretta prima, mentre si diregeva alle scuderie: era vestiti con abiti logori adatti alla sua mansione e riusciva ugualmente ad essere meraviglioso, si sentiva comunque allegro. Gilbird lo seguiva guardandosi le spalle, come se fosse braccato, ed effettivamente pochi secondi dopo lì seguì anche la pantera.

Ciano ancora non arrivava. cominciava a spazientirsi.

Germania si sedette su di un muretto basso, tamburellando le dita sulle braccia incrociate.

-Jeeey!-

Italia arrivò correndo e gli si buttò tra le braccia ridendo, Germania rimase impassibile: era un allenatore adesso, non era Jey.

-Italia sei in ritardo. Per punizione l'allenamento durerà più a lungo. Ti ricordo che devi chiamarmi Germania. Staccati ora.-

Italia sgranò gli occhi e si allontanò da lui, Germania si alzò ed indicò il percorso nel bosco.

-Comincia con la corsa, mantiene lo stesso ritmo di ieri, per oggi.-

Veneziano si incamminò e se avesse avuto delle orecchie da cane, sarebbero state abbassate. Gli rivolse uno sguardo lacrimoso ma si fece forza. Prese la borraccia che Germania gli porse e cominciò a correre ad un ritmo mediamente sostenuto, il ragazzo biondo lo seguiva.

Gli alberi, di mattina, attiravano tutti i tipi di zanzare esistenti e anche quelle sconosciute, Ciano ben presto si trovò tutta la parte scoperta del corpo ricoperta di becconi, cercava di non grattarsi per non contrariare Germania, ma il prurito era insopportabile.

Per contro Germania doveva avere anche il sangue gelido, visto che non sembrava avere nessuna puntura. Forse sarebbe stato capace di incenerire le zanzare col solo sguardo, Ciano pensava ne sarebbe stato in grado.

Ciano si sentiva meno stanco del giorno precedente, sia perché aveva recuperato bene la stanchezza, sia perché ora sapeva quanto sarebbe durata la corsa. Contemporaneamente si sentiva triste a causa del comportamento del suo amico Jey, che non aveva capito davvero perché aveva chiesto a lui di aiutarlo.
Cercò di tirarsi su di morale durante la corsa, ben presto vide sopraggiungere l'apertura che riconduceva al campo di allenamento.

Ciano, nonostante tu sia arrivato in ritardo, ora ti stai comportando bene. Hai affrontato meglio di ieri la corsa ma è ancora molto scarsa. Oggi però non sarò clemente come ieri. Oggi ci alleniamo per davvero. Pensò con determinazione il ragazzo biondo, mentre pensava a come trarre il meglio dall'allenamento.

Italia prese la sua borraccia, ancora piena per metà, e si concesse un grosso sorso d'acqua fresca, lo tenne un po' nelle guance per scaldarla e poi la mandò giù. Si fermò ed aspettò che Germania gli spiegasse cosa fare.

Germania mise le mani sui fianchi e cominciò a dargli istruzioni. Gli fece scogliere i muscoli e gli diede il tempo col fischietto, Ciano sentiva ogni singolo muscolo bruciare ed il fiato faticava a rientrare nei polmoni. Ogni boccata d'aria si faceva dolorosa ed insufficente.

Germania lo spingeva ancora e ancora, rendeva ogni esercizio più difficoltoso man mano che il tempo passava.

Italia si sentiva al limite della sopportazione.

Germania allora gli fece provare il percorso ad ostacoli con i pneumatici, gli mostrò una volta l'esercizio e poi preste che lui lo ripetesse alla stessa andatura. Italia ce la mise tutta ma non riuscì a completare l'esercizio nei giusti tempi ed in modo fluido.

Ciò che però lo feriva maggiormente era l'espressione di Germania, vedeva che ad ogni esercizio che sbagliava sembrava farsi più arrabbiato, non riusciva a capire se fosse semplice delusione o vera e propria rabbia, vero disgusto per lui.

All'ennesimo esercizio Italia sbottò.

-Germania, quanto ancora?-

Era fradicio di sudore, il fiato non gli bastava mai e cominciava a farsi rantolante, la polvere lo copriva totalmente, specialmente il suo viso. Germania per un secondo credette di vedere la polvere anche al posto dei suoi occhi dorati.

-Avremmo finito venti minuti fa, ma tu hai fatto mezz'ora di ritardo perciò ancora dieci minuti.-

Italia socchiuse gli occhi e prese una boccata più grande.

-Vedi quella sbarra metallica? Ora ti sollevo e tu l'afferri, poi fai dieci sollevamenti. Se ci riesci entriamo in casa.-

Italia annuì, con lo sguardo basso, perfettamente consapevole che non ce l'avrebbe mai fatta. Lasciò che Germania lo sollevasse ed afferrò la sbarra metallica, quando lui lo lasciò cerco di issarsi. I suoi muscoli tremavano e le sue mani minacciavano di perdere la presa.

-Uno... due... Italia!-

Al terzo sollevamento Italia perse la presa e sbattè dolorosamente il sedere al suolo, Germania lo raggiunse e gli chiese se stava bene, la sua risposta di rito era affermativa. Si alzò in piedi e senza che Germania gli dicesse nulla si diresse in casa, Lud lo seguì tentato di dirgli che avrebbe dovuto finire la sessione, ma rimase in silenzio.

I-italia?

Aveva fiutato qualcosa che non andava, sebbene non si rendesse conto di cosa fosse.

Italia prese una strada diversa da quella del soggiorno, prese un corridoio secondario, Lud capì che stava dirigendosi alle scuderie.

Prussia stava tornando indietro perché era ora di pranzo e aveva voglia di vedere Italia, era anche lui sudato ma non particolarmente stanco. Ci voleva molto altro per sfiancare The Awesome Prussia.

Girò l'angolo e vide Italia che veniva verso di lui, Lud lo seguiva con un fuoco strano negli occhi.

Non aveva mai visto Italia così sconvolto, il ragazzo gli andò vicino e lui l'abbracciò, sentì che singhiozzava e ricambiava l'abbraccio aggrappandosi al suo corpo. Cominciò a pinagere fragorosamente.

La colpa è intermente mia, sono di troppo, ho esagerato? Ma cos'ho sbagliato? Ho fatto di tutto per lui..

Strinse gli occhi ed i pugni. I suoi denti scricchiolavano per quanto li serrava forte.

-Germania cos'hai fatto ad Italia?- Prussia scandì le parole con precisione, ogni singola sillaba sembrava minacciosa. Aveva posato lo sguardo di fuoco nei suoi occhi gelidi, ma preoccupati.

-Io...-

-Io un cazzo!-

Italia alzò il viso verso Prussia e lo guardò con i suoi occhioni dorati, le lacrime avevano solcato una linea più chiara sulle sue guance polverose, lo guardava supplicando di lasciare perdere, che gli sarebbe passata se lui lo consolava.

-Vieni Italia, sei stravolto, ora andiamo a rilassarci un po', ti dai una ripulita, ti cambi questi abiti e poi ti fai una bella mangiata.-

Mentre parlava con Italia Gil lo condusse indietro sui suoi passi, passò a fianco di Germania, pietrificato dal dispiacere.

Germania allungò una mano per sfiorare quella piccola ed affusolata di Italia, ma lui lo evitò. Germania si mise una mano sul petto, in corrispondenza del cuore perché aveva sentito una fitta. Quando se ne furono andati Germania finalmente si girò e tornò in giardino, cercò un posto tranquillo e vi rimase a pensare.

Sapevo di essere troppo duro, sapevo di chiedere troppo, ma è l'unico modo che conosco per allenarsi! Lui voleva essere più forte ed io voglio renderlo più forte, e per ottenere questo bisogna faticare! Io non voglio deluderlo, lui ha affidato a me questo compito e io voglio renderlo un perfetto soldato. Voglio che lui si senta più forte, che si veda come vuole davvero essere.

Soffrivo ogni volta che lo vedevo tentennare, ogni volta che cadeva dovevo reprimere l'impulso di correre da lui a soccorrerrlo, perché se avessi interrotto l'allenamento non saremmo più stati in grado di ricominciare.

Se fosse stato davvero sul punto di collassare lo avrei saputo, conosco i segnali che da il corpo, e so anche che Italia è una di quelle persone che si convince di non poter portare a termine un compito, una di quelle persone che si arrende prima di arrivare al proprio limite. Volevo dargli la motivazione per cui spingersi  oltre, non volevo che reagisse così.

Io pensavo di fare bene!

Sbatté il pungo sulla nuda terra e con l'altra mano strappò un ciuffo d'erba.

Cercò di ritrovare la calma, ci impiegò quasi un'ora per sentirsi in modo accettabile. Si alzò in piedi e si diresse in casa, non sapeva cos'avrebbe fatto se lo avesse incrociato.

Varcò la soglia con decisione, seduto sulla sua poltrona lo aspettava Prussia, quando lo vide posò il giornale che leggeva e si alzò in piedi.

-West, questa volta hai esagerato.-

-...-

-Italia era in uno stato pietoso, ed è tutta colpa tua.-

-...- Germania si chiuse in un silenzio ostinato, ma non riusciva a guardarlo negli occhi.

-RISPONDIMI!-

-E COSA VUOI CHE TI DICA EH?- Germania sbottò e lo prese per il colletto della camicia, lo sollevò di una decina di centimetri. Il fratello si rese conto che Lud era sconvolto e non riusciva a ragionare.

-LO SO! Ho combianto un guaio ma non so cosa ho sbagliato, non so cosa ho frainteso! Non so cosa devo fare!-

Prussia reagì mollandogli un pugno sulla mascella, non era troppo convinto, non ci aveva messo tutta la sua forza ma era bastato a fare in modo che Lud lo lasciasse andare e si massaggiasse il volto.

-Riprenditi idiota! Non ti vorrei aiutare... ma lo faccio in nome del fatto che siamo parenti e perché sono innamorato di lui e voglio vederlo felice. Parla con lui prima che sia troppo tardi.-

Io vorrei farlo, ma non so assolutamente cosa dirgli, io vorrei assolutamente farmi perdonare. Ma non so cosa ho frainteso. Dio!

Abbassò il viso e corse fuori dal soggiorno, senza nemmeno vedere dove stava andando, quando rialzò lo sguardo si trovava in un'ala che non conosceva. Ogni porta era sconosciuta ma una lo colpì, era la più trafelata, non aveva fronzoli. Decise lì per lì di nascondersi a pensare in quella camera.

Entrò. Non poteva immaginare che quella fosse la sala più intima di tutto il castello, era il luogo dove Italia dipingeva, era il suo studio. La stanza al momento era buia, le tende erano tirare e gli scuri chiusi, filtrava un po' di luce dagli spiragli tra il legno, ormai antico. Al centro c'era il cavalletto sul quale stava una tela appena abbozzata, a fianco del cavalletto stava un tavolo con tutti gli strumenti utili: c'erano pennelli, pigmenti, spatole, solventi...

In ogni angolo erano ammassate delle tele, ma ogni centimetro quadro della sala era ricoperto di opere, anche il soffitto era affrescato. Da una parte poteva anche scorgere qualche piccola scultura in creta, probabilmente bozzetti di sculture da realizzare in marmo. Sul pavimento c'erano vari oggetti che probabilmente utilizzava nelle composizioni. In un angolino c'era una poltrona dall'aria molto comoda ma bruttissima. Lud si prese la libertà di sedersi su di essa, si rannicchiò su sè stesso.

Pensava.

Non sapeva quanto tempo era passato ma dalle finestre non filtrava più nessuna luce, aveva saltato il pranzo ma non se ne diede pena perché non sentiva per niente i morsi della fame, anzi aveva un vago senso di nausea. Sentì la porta aprirsi e si girò in direzione della luce, si schermò gli occhi con una mano perché la luce lo feriva. Italia entrò lentamente.

-Germania sei qui?-

La sua voce era timida e poco convinta.

-Si...- non sapeva nemmeno perché avesse risposto, non voleva essere trovato.

Si alzò in piedi, Italia rimase sulla porta.

-Vorrei uscissi da questa stanza, nessuno ha il permesso di entrarci.-

Germania abbassò il capo ed uscì, con le mani in tasca.

-Ti abbiamo cercato a lungo, specialmente in giardino.-

-Non volevo che mi trovassi.-

-Capisco.-

Italia aveva chiuso la porta e lui gli dava le spalle, non aveva idea di cosa dirgli. Si girò e tolse dalla tasca la piccola bandiera bianca che Ciano gli aveva dato per ultima e gliela restituì.

-Pensavo le avessi buttate tutte.-

Germania non rispose

-Non voglio più trovarti qui dentro, non voglio.- non aveva mai sentito Ciano così gelido, era la prima volta in assoluto. E faceva tanto male.

-Ho capito.-

Italia capì che non avevano niente da dirsi per il momento, Lud non avrebbe detto niente e lui anche. Se ne andò quasi correndo, sopraffatto dalle sue stesse emozioni. Lasciò Ludwig a guardalo correre via, senza curarsi di niente.


***


Italia accarezzava la nuca di Prussia, quella sera, i capelli del ragazzo gli ricadevano bianchi sul viso. Le sue iridi rosse erano socchiuse ma piantate fissamente nei suoi occhi dorati, c'era un tale miscuglio di sentimenti in quegli occhi: era felice e contemporaneamente spaventato, era dispiaciuto ma coinvolto e tante altre sensazioni. Prussia aveva intrattenuto molti rapporti con uomini e donne, era considerato esperto almeno quanto Francia, ma quella sera era con Italia. Italia.

In quel momento in cui entrambi erano fermi e si soffermavano sui loro volti, sentivano più che mai il contatto della loro pelle, la nuda pelle frizzava di eccitazione. Ciano sentiva i peli rizzarsi.

Il corpo di Prussia lo sovrastava e gli dava quella sicurezza di cui aveva bisogno, era così eccitante vederlo da quella prospettiva. Ne avrebbe fatto un quadro se non fosse stato un momento tanto intimo.

Italia passò le mani velatamente sul suo collo, toccò la gola, il suo petto.

-Sei sicuro, Italia?-

Veneziano chiuse gli occhi e attirò dolcemente il viso di Prussia al suo, lo baciò accarezzandogli il viso con una mano. Dischiuse le labbra e si abbandonò al suo bacio, si spinse contro di lui, gli accarezzò la schiena, il respiro si faceva corto e il senso di aspettativa cresceva in loro.

Prussia aveva avuto la sua risposta.

Ripiegò le gambe tornite di Ciano e lo prese, cercando di donarsi a lui in tutto e per tutto e per ogni suo gemito si sentiva più felice.


****


Italia, sporcaccione, ti sei preso The Awesome Prussia? Mhhh dramma alle porte signori! Alla fine hai scelto lui?



WacciPC: questo capitolo deve averti sorpreso, altro che Prussia in secondo piano LOL era tutto calcolato X°D  per la scena delle terme quando l'ho penata finiva in modo leggermente diverso ma poi ho pensato che Ciano era troppo stanco dopo l'allenamento hahah perciò con Lud ho procrastinato... e non hai ancora visto niente X°D Ciano è cattivissimo quando vuole LOL. Per i soprannomi, Ciano è già usato per Italia, non l'ho inventato io X°D Jey invece si! E poi Ciano non era poi così ubriaco... un po' fingeva un po' era vero...  Grazie mille per il commento, temevo che avresti scritto solo quello dello scorso capitolo ç_ç sono così felice :D cosa te nè parso di questo capitolo?

Blody_354: carissima!! Allora cosa te ne pare del tuo Prussia eh? Alto che Emo!? Programmavo questa svolta da un po' ^-*  Per Lud, ho seguito il tuo consiglio ed ora è anche più cattivo del solito, e le cose peggioreranno! Vedrai vedrai!! Infatti ho immaginato il carissimo Prussia che dava di matto, ed era una mossa un po' troppo stupida pure per Ciano heheh... Ma quale rompipalle??? Se non ci fossi stata te per tutto questo tempo  non mi sarei nemmeno divertita a scrivere!! (Senza nulla togliere a tutti quelli che hanno letto anche solo un capitolo della mia fic) . Voglio proprio vedere cosa mi dici di questo capitolo, e ti prometto che il prossimo sarà anche più shoooook di questo!! :D Ciau bella, ti voglio bene anche io cara :D

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Capitolo 14
*** La Guerra Fredda ***



Italia si presentò puntuale all'allenamento con Germania, era vestito come al solito, il suo sguardo era quello che gli aveva riservato il giorno prima. Non aprì bocca nei suoi confronti, non lo sommerse delle sue chiacchere inutili. Molto male.

-Ciao Germania.- gli disse, senza tradire il minimo entusiasmo o desiderio di parlare.

-Ita-chan.- Gli rispose, cercando di non contrariarlo.

Italia parve infastidito a sentire quel suono, come se la sua bocca lo avesse sporcato, nonostante prima lo rendesse così piacevole. Non gli rivolse nessuna domanda e cominciò a correre lungo il solito viale alberato.

Mi sento morire dentro.

Lo seguì lentamente, gli rimase sempre qualche passo indietro, almeno poteva guardarlo, anche se lui non voleva la sua compagnia, anche se lui non gli parlava, anche se lui non gradiva, quanto meno poteva guardarlo. Osservò tutti i particolari che prima gli erano sfuggiti, lo analizzò come se fosse la prima volta che lo vedeva.

Vorrei vedere i suoi occhi ora, vorrei poter vedere le sue bellissime iridi dorate, e vorrei non doverci vedere il disprezzo.

Non posso sopportare la sua lontananza.

Il silenzio era ostinato e pesante, non era come le altre volte in cui il silenzio si protraeva ma non era gravoso, era piacevole godere della reciproca compagnia senza dover parlare. Germania si era sempre sentito in sintonia con lui durante la corsa, per questo non lo aveva esortato a cambiare passo.

La fine della passeggiata era stata molto attesa, Italia perseverò nel suo mutismo e seguì la routine di esercizi dei due giorni precedenti, non cercò nemmeno di dare il meglio di sé, li eseguì come capitava. Sfruttava il fatto che Germania non avrebbe aperto bocca per correggerlo.

-Italia, fai meglio gli esercizi, altrimenti sono inutili.- le sue parole lo sorpresero, non pensava avrebbe avuto il coraggio di rimproverarlo dopo quello che era successo. E nemmeno immaginava che Germania lo avrebbe aiutato durante gli esercizi come faceva sempre.

Era estremamente difficile ignorare la tristezza dietro allo sguardo di pietra di Germania, percepiva col cuore il suo stato d'animo e si sforzava di rimanere duro. Era giusto così, era profondamente arrabbiato con lui e non intendeva lasciargliela vinta. Sarebbe stato freddo, sarebbe stato distaccato e si sarebbe concentrato su Prussia.

L'ago della bilancia pendeva verso Est.

Germania strizzava gli occhi, non diceva nulla che non fosse necessario dire e a volte nemmeno quello, faceva perfettamente il suo dovere, in modo efficente e controllato. Ma avrebbe preferito di no.

Germania lo sostenne quando inciampò, lo aiutò ad aggrapparsi alla trave alta. Alla fine dell'allenamento Italia inciampò nuovamente nei suoi stessi piedi, Lud lo soccorse ancora prima che cadesse, in quella frazione di secondo in cui si toccarono Germania lo strinse al suo petto ed inspirò a pieni polmoni il suo profumo, sperando che non fosse l'ultima volta che era così vicino da sentirlo. Italia lo spinse via ed entrò in casa. Senza una parola di ringraziamento.

***

Germania sedeva sul divano, in quello che era diventato il suo posto, entrambi i gatti gli stavano in grembo, il micino cercava di tirarlo su di morale strofinando il suo musetto sul suo naso. Il gattone nero gli concedeva le sue fusa e la sua compagnia.

Doveva ammettere che i due gattini lo facevano sentire leggermente meno solo, la morbidezza del loro pelo era piacevole tra le dite e le fusa erano appaganti.

In quei giorni Italia era sempre venuto agli allenamenti, non si era mai lamentato. Il problema fondamentalmente era proprio quello, che non comunicavano nemmeno per litigare, anche litigare sarebbe stato un sollievo rispetto al suo ostinato silenzio.

Non che Italia fosse maleducato, lo salutava sempre quando si incontravano, gli augurava buongiorno, buonappetito e buonanotte. Gli faceva sempre trovare tutto in ordine.

Italia non diceva niente che non fosse necessario, quando entrava nella stanza in cui lui e Prussia stavano parlando, subito il suo sorriso lasciava il posto ad un'espressione indifferente, continuava il discorso ma non si sbilanciava.

Prussia di per sé non era dispiaciuto che tutte le attenzioni di Italia fossero per lui, ed anche se non voleva ammetterlo il suo cuore sapeva che Italia stava soffrendo e anche suo fratello. Il suo cuore non voleva ammetterre che non fosse vero che Italia aveva scelto lui. Si era convinto di aver vinto la sua battaglia.

Quello per cui Germania restava sempre più ferito era il comportamento così freddo e distaccato che gli diceva "non sei mai stato niente per me".

Non so cosa mi trattenga ancora qui, lo so che dovrei andarmene, è l'unica cosa certa che so.

Ma non posso andarmene, non voglio separarmi per sempre da lui e se faccio le valige ora sarà così, se faccio le valige ora lo perdo.

Perderò Italia.

Sacro Romano Impero è destinato a spegnersi come un lento fuoco? Anche le braci che in tutti questi secoli avevano mantenuto vivo il suo ricordo dovevano consumarsi fino a rimanere cenere?

Deve tutto sparire?

Con questi pensieri si diresse in quell'ala proibita del palazzo che era la sua unica consolazione durante il giorno. Sapeva che non doveva entrare in quella camera ma i piedi ce lo portavano senza che potesse ribellarsi.

Probabilmente Italia si era accorto che non aveva rispettato il suo divieto, ma era indulgente con lui fintanto che poteva fingere di non sapere.

Aprì delicatamente l'uscio e lo richiuse dietro di sè. Si diresse verso la solita poltrona e vi sprofondò dentro, annegava nel dispiacere.

Poco dopo si alzò e si avvicinò al cavalletto ed al tavolo di lavoro, sfiorò gli strumenti con la punta delle dita, saggiò la trama della tela, non aveva il coraggio di toccare i pigmenti di colore. Avevano l'aria serica ed erano saturi, il suo sguardo si perdeva nelle cose di Italia, così inconfondibilmente sue.

Si avvicinò ad un suo ritratto e si studiò, studiò l'emozione che pervadeva la tela e che aveva pervaso Italia quando la dipingeva. Sentì gli occhi bruciare.

-Germania!- si girò di scatto verso la fonte di quel suono.

Italia entrò precipitosamente, avendo però cura che la porta non sbattesse contro il muro, ricoperto da lavori. La sua espressione tradiva la collera che stava provando in quel momento.

Era già un miglioramento, la rabbia era pur sempre un sentimento.

-Non sono stato abbastanza chiaro con te?- gli chiese, fissandolo.

-...-

-Perché sei ancora qui?-

Lud si girò piantando gli occhi di ghiaccio nei suoi, aveva un'espressione ardente di rabbia.
Germania batté il pungo in una zona che non aveva tele, fece sussultare Italia che istintivamente si portò le mani sul cuore.

-Non lo capisci Italia?- disse disperatamente, facendo cadere ogni scudo difensivo.

-Questo è l'unico posto dove riesco a sentirmi un briciolo vicino a te! Se tocco le tue cose posso pensare che prima di me lo hai fatto anche tu, se guardo le tue tele posso pensare che tu abbia speso molto tempo a immaginarle, se siedo sulla tua poltrona posso pensare di essere seduto dove c'eri tu.-

-Ger...-

-No zitto!- gelò le parole del ragazzo in gola, prima che potesse rovinare tutto.

-In questi giorni hai fatto come se non esistessi, mi hai ignorato, mi hai costantemente punito e per quanto io pensi a te, a quello che ho fatto non ci vedo niente di sbagliato! Io volevo aiutarti e cercavo di farti raggiungere il tuo obiettivo al più presto possibile. Ogni tuo tentativo non riuscito era un mio personale fallimento, volevo fare di te il soldato che tu hai detto di voler essere, mi sono impegnato al massimo in questo! Volevo accontentarti.-

-Dove ho sbagliato Italia? Dove?-

Germania cadde in ginocchio di fronte a lui, le braccia  lungo i fianchi e la testa china, le dita serrate.

-Germania, io so che non diventerò mai un soldato come te, lo so, quello che volevo davvero era condividere qualcosa con te. Desideravo passare del tempo con Jey allenandomi, facendo quello che piaceva fare a te, per diventare migliore ai tuoi occhi. Ma tu non l'hai capito questo, ti sei trasformato in un allenatore severo ed esigente, non facevi altro che darmi ordini e sfiancarmi.-

-Volevo passare del tempo con te. Questa è la verità, volevo trovare qualcosa da fare insieme.-

Germania a quelle parole alzò il viso per il suo e i suoi occhi azzurri si riempirono di comprensione e si velarono di lacrime. Italia si chinò per abbracciarlo, scioglendo finalmente la cortina che aveva creato contro di lui, lo tenne stretto a sè e Germania lo strinse.

lo strinse come se avesse paura che potesse scomparire nel nulla da un momento all'altro.

-Scusami di tutto, non avevo proprio capito.- affondò il viso contro il suo collo.

Tutto ciò che lui voleva era renderlo felice, Lud aveva fatto tutto nella convinzione di poterlo aiutare, voleva essere il migliore ed inflessibile allenatore, voleva che lui raggiungesse i migliori risultati e fosse fiero di sè. L'espressione di disprezzo che gli aveva visto negli occhi quando sbagliava non era per lui, era per sè stesso!

Italia desiderò sollevarlo da quella tristezza, desiderò non esserne la causa. Sapeva che Germania non aveva veramente capito la sua richiesta, sapeva che stava facendo del suo meglio ma aveva preferito credere che lo facesse deliberatamente, forse perché avrebbe reso la sua scelta meno ardua, forse perché era più facile arrendersi. Era più facile arrendersi e trovare un motivo che giustificasse la sua svogliatezza che dire apertamente di non farcela.

Sollevò il suo mento e timidamente lo guardò, fissò i suoi occhi dorati in quelli arrossati di Germania e lo baciò. Catturò le sue labbra in un dolce abbraccio e lo protrasse a lungo.

Gli offrì la sua manina affusolata per alzarsi, lui la prese e la strinse con forza, in un secondo si erse in tutta la sua statura, sovrastando Italia, ma non in modo minaccioso.

Germania si chinò ad abbracciarlo e lo sollevò da terra, Italia aprì le braccia e gli sorrise. Lud gli regalò il suo più bello e spontaneo sorriso, i suoi occhi luccicavano d'amore per lui, di felicità per non averlo perso, per averla scampata, per essere ancora in gioco.

Si ritrovò per l'ennesima volta a pensare che lo amava e fu tentato di dirglielo, ma all'ultimo si trattenne perché voleva tenerlo per un altro momento.


***


Come i due entrarono nel soggiorno, Prussia si rese conto che pace era stata fatta: fin da quando Italia aveva detto che sapeva dove si trovasse Ludwig e che doveva assolutamente andare da lui, aveva saputo che la Guerra Fredda era lìlì per finire.

Prussia da una parte era contento perché Italia sarebbe stato felice ma dall'altra sapeva di aver perso l'intimità appena conquistata, era tornato un passo indietro. Gilbird gli svolazzava intorno cercando di attirare la sua attenzione, i gatti lo sopportavano perché sapevano di non poterlo cacciare. Gil si morsicò le labbra perfette.

Ciano teneva per mano Lud, gli indirizzò uno sguardo di scuse.

-Tutto risolto, Italia?-

Ciano annuì energicamente, corse a prendere anche la mano di Gil e costrinse i due fratelli a girare in tondo come lui, cantava estasiato e sembrava che le preoccupazioni degli scorsi giorni si fossero dileguate.

-Questa sera cucino io per voi due! Mi volete aiutare? Così vi insegno e poi potete fare la pasta anche a casa vostra, Ve.-

I due annuirono e lo seguirono nelle cucine, con grande sbalordimento dei cuochi. L'uno era felice mentre l'altro nascondeva la sua tristezza dietro ad un sorriso un po' bastardo. Era molto affascinante.

Italia camminava spedito davanti a loro, mise un grembiulino bianco e disse loro di prendere gli ingredienti necessari. Prese due pentole, una grande per l'acqua ed una più piccina per il sugo.

Prussia si issò sul tavolo e lo guardava con la testa inclinata verso una parte, Germania invece era appoggiato al bancone con le braccia conserti.

Italia canticchiava felice e soddisfatto, aveva entrambi i suoi uomini, stava cucinando pasta e quindi l'avrebbe fra poco consumata, sicuro che fosse buona. Sorrideva mentre aspettava che l'acqua bollisse per salarla e metterci la pasta.

I servitori avevano già terminato di apparecchiare, così i due presero posto, mentre la pasta cuoceva Lud prese un tovagliolo imitato dal fratello. Prussia cominciò a piegarlo con fare esperto e ne fece una specie di coniglietto. Lud tentò di fare altrettanto ma non vi riuscì.

-Aspetta Jey, guarda.-

Italia era dietro di lui in piedi, sentì i suoi capelli vicini, Italia prese le sue mani e ne accompagnò i gesti per mostrargli come fare.

-Questi tovaglioli hanno l'aria di belle bandiere banche, non trovate?-

Ciano non si era reso minimamente conto di quanto quel contatto fisico avesse emozionato Jey, era così dolce e premuroso, tutto il contrario degli ultimi giorni. Sentì le guance arrossire e un sorriso sciocco sulle labbra.

-Ecco, un altro bel coniglietto.-

Esclamò allora Italia.

Si diresse verso i fuochi, spense quello sotto la pentola con la pasta e la scolò, aggiunse il sugo e portò in tavola. Servì per primo Prussia che era il maggiore e per ultimo sè stesso.

Mangiarono chiaccherando, quanto meno Prussia ed Italia, Lud intervenne poco ma ascoltò tutto come suo solito.

Dopo cena si sedettero ai soliti posti, Prussia in poltrona, Germania sul divano e Italia svaccato sul triclinio. I micini mangiavano dalle loro ciotole anche loro la pasta, tutti e due dalla stessa ciotola, con le code alzate come bandierine. Facevano le fusa e Tiki miagolava qua e là soddisfatto.

-Mi sto annoiando, che si può fare.-

Sicuramente ai giorni nostri Prussia avrebbe proposto di ballare, ma prima dell'avvento degli I-pod mancava ancora un secolo.

-Mh... se dai a Lud qualche birra forse può insegnarti i balli tradizionali tedeschi.- Prussia scoppiò a ridere fragorosamente, buttando il capo all'indietro, Italia rise ma decise ugualmente di bere qualcosa.

Schioccò le dita e chiamò il suo fidato maggiordomo perché portasse loro da bere.

Poco dopo questi arrivò con due grossi boccali di ottima birra lager, per Italia invece venne servito un seducente vino rosso, il colore era intenso, il calice perfettamente pulito.

Italia appoggiava le labbra svogliatamente al bordo del bicchiere e sorseggiava lentamente il vino. I due ragazzi tedeschi non riuscivano a distogliere lo sguardo da quella scena. Lud lo guardava di traverso mentre Prussia lo faceva apertamente sorridendo in modo malizioso.

Il ragazzo italiano rigirò il calice nelle mani, perdendosi in quel colore così intenso, serico e corposo, appoggiò nuovamente le labbra al bicchiere e sorseggiò il vino con lo sguardo  posato sulle finestre, senza realmente vederle. Era immerso in chissà quali pensieri.

Cosa non darei per sapere cosa sta pensando...

Il ragazzo sorrise tra sè e sè e finalmente vuotò il calice, appoggiandolo sul tavolo, i due ragazzi  seguirono il movimento della mano, lenta e pigra, quasi languida. Riportarono lo sguardo ad Italia.

Pian piano chiuse gli occhi, Prussia si alzò in piedi ed in qualità di maggiore spedì tutti a letto, Italia protestò un poco ma decise di accontentarlo, Lud invece fu felice di ritirarsi nella sua stanza.

Prussia si incamminò per primo e si infilò velocemente in camera, Italia camminò lentamente seguito da Germania e si fermò di fronte alla sua porta. Alzò timidamente lo sguardo verso Jey e si spostò i capelli dietro le orecchie. Il ragazzo biondò si abbasso e lo baciò sulle labbra, Ciano ricambiò e cercò la lingua di Germania. Lud gli passò una mano dietro ai fianchi e lo strinse a sè.

Italia si spinse contro al suo corpo, baciandolo con più intensità. Lud sentiva distintamente il sapore fruttato del vino. Allontanò il viso dal suo di pochi centimetri ma Italia non lo lasciò fare, si avvicinò di nuovo e gli morse dolcemente il labbro inferiore, strappandogli un piccolo gemito di sorpresa e piacere. Leccò dove aveva morso e Lud rispose al suo bacio.

Germania lo allontanò col fiato accorciato, lo guardò dritto negli occhi color miele, leggermente socchiusi ed inumiditi dal piacere. Il suo corpo a contatto con lui lo faceva sentire come mai prima di quel momento.
Non sapeva che cosa fare, non era pronto.

-Buonanotte Ita-chan. Ci vediamo domani...- gli disse in un sussurro concitato, prima di scappare via.

-Notte Jey...- rispose l'Italiano candidamente.

Lud andò in camera sua con passo marziale e vi si chiuse dentro. Si lasciò cadere sul letto e si guardò le mani. Aveva bisogno di pensare. E tanto anche.


*****

WacciPC: ma come no? Ciano siiii fatti invadere le regioni vitali subito!! Hahah! Lud è stato cattivissimo ma in buona fede povero tato, nessuno lo capisce ç_ç  e Prussia... gli dovevo qualche piccola rivincita in fin dei conti <3 eeee non ti svelo niente a proposito di cosa succederà poi... però posso dirti che sarà sexy XD sciau bella ;D Grazie per il commento ciiii

Blody_354: carissima!! Grazie per la super lunga recensione, la adoro!! Mi piace tantissimo parlare della fic con qualcuno che si prende la briga di spenderci del tempo ç_ç assieeeee
1) dai non era poi così cattivo il nostro Germaniuccio, uffa, lui era in buona fede! Voleva che Italia fosse the best!! Dehihiho,e non ti preoccupare, era già in programma di farlo diventare cattivissimo se no il povero Prussia avrebbe dovuto aspettare hahah.
2) Prussia è stato un figo, non poteva fare di meglio, stupido West!! E lo sguardo pietrificato di Lud? ne vogliamo parlare LOL?
3) si proprio in quella stanza, è così che vanno le cose nelle fic XD e poi non poteva non incuriosirlo una porta semplice semplice dall'aria defilata... però devi ammettere che anche Ciano è stato cattivissimo, poi in questo capitolo è stato gelido!! (anche se moooolto caldo alla fine COOOOF ehm)
4) guarda quella scena l'ho resa più hot pensando proprio a fare felice te XD  ho pensato "guarda qui ci aggiungo questo qui quello per quella sporcacc COOF quella fan di una fan della Blody haha XD e ancora, NON vi rivelo niente della sexy scena del prossimo capitolo XD

Grazie grazie grazie per la recensione! Falle sempre così che mi divertooooo è gratificanteee >.< a domani dopo scuola allora ;D

Grazie a todos abbiano letto la mia fic ;D enjoy my Awesome Prussia!
Abbiamo superato la metà della storia! ;D

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Capitolo 15
*** La fine...? ***


***

Prussia si chiuse la porta alle spalle e si appoggiò ad essa, sentì Ciano e Lud fermarsi, intuì i loro scambi e serrò le mascelle fino a sentire scricchiolare i denti. Per un orribile momento temette che Ciano lo avesse invitato ad entrare e sentì il cuore perdere un colpo, poi capì invece che il fratello si stava allontanando. Emise un lungo sospiro di sollievo. Appena Lud se ne fu andato uscì dalla sua porta e camminò con lentezza verso Italia, gli occhi rossi fissi nei suoi. Si prese il suo tempo.

Gli si avvicinò e gli prese il volto fra le mani.

-Un uccellino mi ha detto che sei stato cattivo Italia.- sussurrò.

Il ragazzo lo guardò senza sapere come reagire perché non capiva i sentimenti del suo amico, era arrabbiato o malizioso? Entrambi?

Prussia si avvicinò di più al suo viso. Italia poteva sentire distintamente il calore del suo corpo.

-Molto cattivo.- aggiunse, terminando l'ultima parola col solo fiato.

Sfiorò le sue labbra e tirò fuori la lingua. Gli leccò il labbro superiore per provocarlo ed aggiunse.

-Ed ora The Awesome Prussia dovrà punirti, Italia...-

Aprì la porta e lo spinse dentro, dolcemente, si richiusero la porta alle spalle e lo fece indietreggiare fino al letto. Italia non aveva distolto gli occhi dai suoi per un momento, completamente rapito dalla sua magia.

Non accesero nemmeno la luce. Italia si puntellò sulle mani e guardò Prussia mentre si avvicinava e lo sovrastava.

Il suo corpo così imponente a modo suo gli dava una sensazione indescrivibile. Gilbert lo guardò e gli passò una mano sul collo fino a raggiungere il suo mento, si avvicinò alle sue labbra fino a sentire il calore del suo fiato, sbottonò la sua camicia lentamente, sfiorandolo con le dita.

Poteva sentirlo fremere di aspettativa. Gli tolse la camicia e Ciano si distese, subito sovrastato da lui, finì di spogliarlo e si diede a lui anima e corpo.


Gilbert era un grande amante.


***

Non posso perdere questa occasione, il mio tempo qui sta per scadere e non voglio andarmene senza che Italia abbia un bel ricordo di me, voglio andarmene essendo al pari di Prussia.

Forse dovrei andare da lui e mostrargli quanto lo amo davvero, lo so di non essere affettuoso quanto vorrebbe ma per me è spesso difficile, e quindi potrei farmi forza e mostrarglielo ora.

Potrei andare da lui adesso e recuperare il tempo che ho perso in questi giorni, lo desidero, non posso più nasconderlo. Ardo per lui.

Andrò.

Non si rimise nemmeno la maglia, uscì con indosso solo un paio di pantaloni ed i capelli in disordine, quasi corse fino a lui e non si rese conto che la porta della camera di Prussia non era chiusa bene, non si accorse dei timidi gemiti che provenivano dalla camera di Italia.

Aprì la porta senza bussare, determinato.

-Ita-ch..!- non emise più nessuno suono. La voce si strozzò nella sua gola.

No...no...no NO!

Italia era impietrito, accarezzava ancora Prussia sulla nuca, era seduto su di lui, le coperte coprivano a malapena la congiunzione dei loro corpi, le mani di Gil stringevano ancora la carne di Ciano, poteva distinguere la pressione delle sue dita sulla pelle sudata di lui. Poteva vedere come la schiena di Ciano fosse ancora inarcata dal piacere e come le sue labbra fossero ancora dischiuse.

La luce che filtrava dalla porta aperta  era appena sufficente ad illuminare il letto, Germania vide perfettamente gli occhi di Italia sgranarsi e poi farsi increduli, quelli di Prussia altrettano sorpresi non erano pieni del trionfo che lui avrebbe creduto. Italia non riusciva a controllare il fiato.

Germania  indietreggiò e chiuse violentemente la porta, che si schiantò forte.

Italia si riscosse dallo stato di torpore che lo aveva impietrito e cercò di divincolarsi.

-Devo andare da lui, devo...!- parlò in modo affannato come se cercasse di dire contemporaneamente molte parole.

-No, se vai da lui ora non so di cosa sarebbe capace, lascialo sbollire.- gli disse con una carezza.

-Ma...-

Prussia si piegò verso di lui e gli baciò il collo, sotto il mento, risalì fino alle sue labbra.

-Forse domani sarà meglio disposto a parlarne...- diede una spinta e lo guardò boccheggiare per la sorpresa, il piacere, vide i suoi occhi appannarsi nuovamente. Spinse di nuovo e Italia gemette, alzando il viso verso il soffitto, senza realmente guardare. Un'altra spinta e Ciano strinse forte le sue spalle.

Italia si lasciò convincere, sopraffatto dalle sue emozioni.

Contrariamente a quanto aveva pensato, Gilbert non si era sentito felice quando il fratello aveva scoperto tutto, non si era sentito vincitore. Non voleva lo scoprisse così, la sua relazione con Italia non si limitava al puro atto fisico e non era giusto che lui dovesse vedere coi suoi occhi. Nessuno doveva rovinare questo momento di intimità, per Prussia era un momento sacro.


E sentiva di averlo tradito.



***


Entrò sbattendo la porta ancora, la richiuse dietro di sè e fece fare uno scrocco alla chiave. Chiuso dentro si lasciò scivolare lungo il legno dell'anta.

La sua camera gli pareva angusta, si sentiva soffocare, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi senza che lui potesse fermarle, si coprì il viso con le mani e scoppiò in singhiozzi.

Da adulto non aveva mai pianto così fragorosamente e non lo aveva fatto molte volte nemmeno da bambino, quella era la prima volta per lui. Ed era orribile come si era sempre immaginato, era un dolore che lo dilaniava da dentro, e ad ogni singhiozzo, ad ogni spasmo, sentiva il cuore spezzarsi.

I suoi pensieri erano sconnessi e per lo più rivedeva mille volte quella scena, si faceva sempre peggiore ogni volta che la ricordava, si ritrovò ad immaginare scene peggiori.

La sua angoscia era infinita.

Alla fine aveva quindi perso?

Pochi minuti prima lo baciava, aveva deciso di dargli tutto sè stesso, gli avrebbe detto che lo amava, lo avrebbe stretto a sè e lo avrebbe baciato, spogliato e gli avrebbe dato tutto quello che desiderava.

Prussia balenava nella sua mente, rivedeva gli occhi dorati di Italia completamente spalancati, ma ricordava bene che un attimo prima erano socchiusi.

Cosa farò adesso? Cosa farò senza di lui?

Io non posso crederci, non posso concepirlo, non può essere vero, se solo tutto fosse uno scherzo!

Quindi non sono stato niente per lui? Niente più che un gioco divertente? Una piacevole distrazione da Prussia, la persona che ama veramente? Qualcuno con cui giocare... sono stato solo questo, un passatempo...

Prese con rabbia il suo libro e lo lanciò con tutta la sua forza contro il muro, scagliò altri oggetti ma non lo faceva sentire meglio, dovette usare tutta la sua forza di volontà per non spaccare tutti i mobili con le sue stesse mani.

Si girò rabbiosamente verso un angolo della camera. Prese la sua valigia e ci mise dentro le poche cose che aveva.

Quando finì con i preparativi piangeva ancora, si distese sul letto vestito senza neanche spostare le coperte e si addormentò sfinito. Una mano stretta sul cuore e l'altra sul viso. Le lacrime avevano lasciato dei solchi salati sulle sue guance glabre.


***


Italia entrò nella camera di Germania, aveva un assoluto bisogno di parlargli perché non poteva lasciare le cose così com'erano. Doveva spiegarsi, doveva fare qualcosa, avrebbe detto ciò che stava pensando e sarebbe stato tutto a posto. Avrebbe accettato di condividerlo con Prussia.

Non era nemmeno sicuro di voler essere condiviso, ora che rischiava seriamente di perderlo una seconda volta sentiva quando gli si era avvicinato, sentiva quanto forti fossero i suoi sentimenti per lui. Il suo subconscio cominciò ad elaborare il fatto che forse era Lud che amava.

Forse amava Lud.

Italia non voleva perderlo, solo adesso si rendeva conto di quanto fosse stato sciocco, non avrebbe dovuto fare l'amore con Prussia. Se non aveva deciso non era giusto.

Non era giusto fin dall'inizio e lui lo sapeva, sapeva di aver giocato con i sentimenti di entrambi ma per lui era risultata essere una necessità. Ora più che mai capiva che non avrebbe dovuto giocare, avrebbe dovuto scegliere.

Prima scegliere e poi dedicare le sue effusioni, quanto era stato crudele e meschino.

Quanta cattiveria!

Eppure non voleva allontanare Prussia, sentiva che con lui era a suo agio.

Basta pensare, ora era il momento di agire.


La stanza era vuota come quel giorno che Germania era andato a prendere i gattini. Sul tavolo un biglietto.
Italia si avvicinò e le lacrime già scendevano sulle sue guance, si stropicciò gli occhi per poter dissipare la cortina che gli impediva di vedere e prese il biglietto con le mani tremanti.

Sotto di esso c'era il fazzolettino ricamato a mano con le sue iniziali.

è finita.
Non cercarmi, non parlarmi, non pensarmi.
Sono morto per te.

Italia si lasciò cadere per terra stringendo sia la collana con la croce prussiana che il fazzoletto. I gatti, attirati da tutto quel trambusto, entrarono nella stanza e gli si strusciarono contro. Avevano l'aria preoccupata da quella reazione insolita nella nazione.

Italia li strinse perché temeva che Germania avrebbe portato via anche loro.

Invece si era limitato a sparire nel nulla.

Persino Gilbird era arrivato, si era appollaiato sulla sua testa e pigolava una dolce melodia, nel tentativo di sollevarlo un po', anche i mici lasciavano stare il pulcino.

Quando Prussia finalmente trovò Italia, quello era steso sul duro pavimento, sfinito dal pianto e dormiente.


****
Nuoooo Germania non andareeee!!
Dehihiho, capitolo shock!
E mo che succederà, si concluderà tutto così?

A voi ;)

Blody_354: ciao bellissima <3 partiamo subito allora :D
1)  ma come pacchiaaaaaa povero Jey! Come sei crudele èwè (fuuu io sono Jey LOL Buder sei cattivo)
2) Jey lo sapeva benissimo che Ciano era al corrente, ma lui se ne sbatte il caz eeehem hahah non gli interessa perché sa che prima o poi, andando lì, Ciano verrà da lui e gli parlerà! Ci va nella speranza di trovarlo lì... tatoooo
3) L'amore che prova Prussia nei confronti di Ciano è paragonabile solo alla centinaia di anni di amore di Germania, se dovessimo conteggiare solo gli ultimi avvenimenti sicuramente Prussia sarebbe quello più innamorato <3 ma l'amore non dipende solo da un senso... e questo Ciano lo deve ancora capire, o meglio lo ha capito adesso.
4) Sono contenta che ti abbia fatto sbellicare... ma di quale battuta parliamo? LOL
5) Ora ti sei procurata il suo odio a vita LOL cosa mi dici di questa scena? Non dirmi che mentre Germania attraversava il corridoio non pensavi "nuoooo Tesoro non fare questoooooo! Non farlooooooo" ... io si XD mentre lo scrivevo! hahha
Non vedo l'ora di sapere cosa ne pensi di questo capitolo, ci tengo a dire che quando ho visto nella tua recensione che "Ma mi sento comunque in colpa per Jey ora...adesso entra nella stanza e li vede con tutta la loro passione in quell'atto poco casto e puro :Q___" mi è venuto un colpo e ho pensato FUUUUU lei sa già tuttoooooooo X°D lei saaaaaa X°D Cattivissimo Bruder.
Grazie per la recensione bella! A domani :D

WacciPc mi manchiiiiii (parte la musichina XD)

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Capitolo 16
*** Un amaro diniego ***


Capitolo Sedici
-Ti prego Germania! Cerca di ragionare!- urlò Prussia contro il fratello. Il viaggio era stato lungo e difficile ma Germania non voleva saperne di aggiustare le cose.

-No.-

-Ti prego almeno prendila! Almeno leggila!- gli disse porgendogli di nuovo la lettera che lui aveva sbattuto in terra. Fin da quando era entrato aveva notato i cambiamenti del fratello, erano troppo evidenti perché potessero semplicemente essere ignorati.

Germania era smagrito, il suo volto era ancora più affilato e se possibile aveva ancora più muscoli di prima, sembrava come se il fratello avesse trascurato il personale riposo per l'allenamento. Come se stesse cercando di annullarsi.

I suoi occhi di ghiaccio erano duri e la sua espressione era contratta in una smorfia di rabbia e tristezza insieme.

-Non voglio avere niente a che fare con vuoi due, insieme.- rispose con una calma amara. Serrò le mascelle e guardò ancora la lettera. Una parte di lui voleva leggerla e voleva perdonare Italia.

Una parte di me tornerebbe indietro e direbbe che mi sta bene, mi sta bene di condividerti con lui purché abbia anche io la mia parte. Ma la parte di me razionale schiaffeggia l'altra e gli ricorda che l'amore non è a senso unico.

Non si può comportarsi così ed io non sono disposto a darmi tutto ad una persona per poi dover sopportare anche questo.

Se mi avesse voluto avrebbe rinunciato a Prussia, questo non è accaduto ed ora è finita.

Sono morto per lui.

Scostò la busta con la mano e chiuse gli occhi, Prussia capì che così non avrebbe ottenuto nulla, il fratello era particolarmente determinato, non avrebbe mai ceduto anche se l'avesse minacciato di ammazzarsi.

-Italia mi ha pregato di darti questa lettera e mi ha anche pregato di fartela leggere a tutti i costi.- tentò con il suo punto debole: il senso del dovere e l'amore per la Nazione.

-La cosa non mi riguarda.- rispose gelidamente.

-Allora la lascerò sul tavolo, West. Fai quello che credi.- la posò sul tavolo ed alzò le mani in segno di resa.
Sperava che il fratello, una volta solo, decidesse di aprirla e leggerla, era sicuro che Italia l'avrebbe convinto a tornare da lui. Non sapeva cosa ci fosse scritto e nemmeno desiderava leggerlo perché dentro di lui sapeva che avrebbe sofferto terribilmente, avrebbe letto le cose che già sospettava perfettamente da solo.


Italia gli aveva porto la lettera con mani tremanti, gli occhi pieni di lacrimoni che scesero presto sulle guance rosse, e con la voce ridotta ad un filo lo aveva pregato. Prussia l'aveva presa e con cura l'aveva messa nella tasca interna del suo cappotto, sopra il cuore. Lo aveva stretto forte, lo aveva baciato a lungo e dolcemente come faceva quando partiva verso casa sua.

Andò nei suoi appartamenti col cuore pesante e preparò l'imminente partenza, non si tratteneva mai più di due giorni dal fratello. Men che meno in quelle circostanze.


Ludwig guardò la lettera ed aspettò che Prussia fosse uscito, con mani tremanti la prese e per un secondo pensò l'avrebbe aperta per davvero, invece la mise con cura nel fuoco e la guardò consumarsi. Vide la busta bruciarsi, scorse per un attimo la scrittura svolazzante di Italia e poi tutto si trasformò in una potente fiammata e poi in cenere.

"...i amo..."

Era meglio così.


***

Prussia smontò da cavallo ed Italia gli venne incontro correndo, gli saltò al collo ed affondò il viso nei suoi capelli corti e sbarazzini. Gil lo strinse mentre Gilbird svolazzava sopra le loro teste cinguettando, aveva un peso sul cuore che gli rendeva difficile essere lì con Italia.

Veneziano girò il viso e lo baciò poi lo lasciò andare, diede il cavallo al solito scudiero ed i due entrarono in casa, l'aspettativa del ragazzo moro era quasi palpabile.

Quando Prussia si sedette il maggiordomo gli si affiancò e gli diede da bere, lui si mise comodo col cuore che batteva a mille ma sfoderò comunque il suo sorriso un po' bastardo.

Italia lo guardò a sua volta sorridendo, ma un'ombra di tristezza e presagio passò sul suo viso.
Man mano che i secondi passavano senza che Prussia dicesse o facesse qualcosa, il sorriso di Italia si assottigliava, fino a diventare una smorfia.

-Non l'ha letta.- Italia non chiese, lo affermò.

-Mi dispiace Italia, ho fatto il possibile.-

Gilbert lo guardò fisso negli occhi, preoccupato.

Italia chiuse gli occhi come se gli fosse stato inferto un duro colpo al cuore, strinse le labbra e poi deglutì. Si costrinse a sorridere lo stesso ma nei suoi occhi non vi era la minima traccia di felicità, tutt'altro.

-Capisco, grazie lo stesso Gil.-

Deglutì di nuovo e poi riprese.

-Sarai molto provato dal lungo viaggio, io di solito a quest'ora vado a correre, perciò mentre tu ti rilassi io vado...-

Aveva notato che Italia era vestito in modo comodo, ma mai e poi mai avrebbe pensato che Italia avesse intenzione di fare sport, men che meno correre che era faticoso. Capiva perfettamente il motivo per cui lo faceva e quindi annuì. Sprofondò nella poltrona mentre grattava la testa dei due gatti che erano venuti a salutarlo.

-Vorrà dire che The Awesome Me si rilasserà seduto qui, ti aspetto.-

Italia si alzò e andò verso la porta, poco prima di uscire gli rivolse un'ultima frase.

-Non preoccuparti per me, sapevo sarebbe stato inutile.-

Se ne andò.


***


Italia riempì la sua borraccia e cominciò a correre, da quando anche Prussia lo aveva lasciato da solo, come unica compagnia gli erano rimasti i suoi gattini. Di solito il gattino nero lo accompagnava nella corsa ma quel giorno era con Prussia.

Ogni mattina correva perché era l'unico modo che gli rimaneva per sentirsi vicino a Germania, farlo gli ricordava le loro passeggiate, anche gli allenamenti nei suoi ricordo risultavano quasi piacevoli. Era diventata un'abitudine e quindi non riusciva più a rinunciare all'aria fresca del mattino, alla salutare fatica.

Italia quella mattina corse ancora più veloce, il vento gli gelava le lacrime sulle guance, il verde degli alberi era utile a calmarlo. Sapeva, sapeva benissimo che non avrebbe aperto quella lettera, non l'avrebbe letta e le cose non si sarebbero rimesse a posto con così poco.

Ma lui non si arrendeva, quando si trattava di Germania trovava un coraggio che non sapeva di avere, per lui avrebbe escogitato qualsiasi stratagemma.

Non aveva mai pensato che probabilmente sarebbe finita diversamente la sua infanzia se avesse preso l'iniziativa, se fosse andato lui da Sacro Romano Impero, invece di aspettare che lui tornasse.

Quando la notte si trovava solo nel suo letto, si ritrovava a pensare e si sentiva più abbandonato che mai. Era in quei momenti che si sentiva vacillare di più, sentiva tutto il peso opprimente della sua mancanza. Ma la mattina quando correva tutto il coraggio usciva nuovamente e gli diceva di provare ancora!

Perciò corse e corse fino alla fine, senza mai fermarsi.


***

Gil aveva chiuso gli occhi un secondo e si era appisolato sulla sua poltrona, ad un certo punto sentì le braccia di Italia attorno al suo collo e percepì distintamente il suo odore. E c'era qualcosa di nuovo in esso, oltre al consueto profumo di agrumi, ad esso si mischiava l'odore della fatica e dell'adrenalina, era un odore virile.

Italia appoggiò il viso contro il suo.


***


WacciPc: yeeeei! Temevo di averti persa :( invece no wiiiiin! Lo so che aggiorno presto ma non posso farne a meno >.< comunque.... hahah SHOCK! Epic win, se la storia fosse troppo prevedibile tanto varrebbe scriverla! Eh hai proprio ragione, non può essere tutto così scontato, ci vuole un po' di pepe... poi che finisca bene o che finisca male l'importante è l'emozione (sono una romantica LOL) zighy tutto troppo facile che facciano subito la pace... Lud è troppo orgoglioso per perdonare Ciano, alto tradimento! Mi spiace che non ti sia piaciuto :( almeno l'inizio è già qualcosa LOL... see you tomorrow!

Blody_354: veniamo a noi, honey <3 che cooooosa?? (parte un bel "bada ba bubi" If you know what I mean) non hai commentato ieri seeera??? Fa niente :D hahah! Via con i numeri!
1) Prussia fa tutto con stile, lui caga con stile XD e Prussia spinse doclemente giù lo stronzo, con un fluido e malizioso movimento dei glutei, e poi... splash! hahaha!
2) Ce l'ha sempre avuta perché Lud è uno sporcaccione X°D ma è uno sporcaccione timido (?) La battuta è pessimissima X°D povero Germania... in un momento così delicato pure i gargarismi?!? Dehihio
3) Ehhhh... non lo so se si aggiusta tutto Bruder... Even Prussia is crying for Lud hahah godo. E sto Carglass? L'ho letto nella testa con la voce della pubblicità! Do'h! Troppo ridere... che bulla che sei XD
4) No senti, emo no! Facciamo sentimentale ma emo no, thanks! E comunque... non si dice di no al sesso con Prussia ma vuoi mettere Lud? Io shippo la Gerita (ok sto "shippo" fa cagarissimo hahah), pensavo che ormai fosse chiaro Bruder u-u
Dormito bene zigghy? Dehihiho mentre te dormivi io facevo tre ore di architettura -.- fuuuuu I want dreaming toooooooo! Vabbeh... e scommetto in questo capitolo che ti sarai incazzata come una bestia per Ciano, povero tato triste! E io invece no! Tièèèèè stronzo così impari a fartela col nemico uwu! Se lo merita, oh! Hahah a domani Prussia :D

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Capitolo 17
*** Seconda offerta di pace ***


****

Germania era seduto composto, la poltrona in cui sedeva era nuova, e senza nemmeno accorgersene se ne era comprata una uguale a quella che Italia aveva sistemato nella sua camera. Le assomigliava molto per davvero, stesso stile semplice e perfettamente comoda, Germania non l'aveva fatto apposta, non se n'era reso proprio conto, quella era semplicemente adatta a lui tanto che l'avrebbe comprata se si fosse presentata l'occasione, ed Italia lo sapeva.

Ogni giorno pensava a lui ed ogni giorno il dolore si faceva più intenso, invece che stare meglio si sentiva sempre peggio. Una parte di lui era rimasta con Italia nel suo magnifico paese ed era la parte più vitale. La parte che si portava dietro, invece, era la peggiore di lui, quella egoista e spietata, ambiziosa al limite e soprattutto infelice.

I giorni si susseguivano uguali, seguendo la stessa routine. Ogni tanto c'era un riunione straordinaria. La nazione passava il giorno a sfiancarsi di allenamenti, cominciava correndo per chilometri finchè non sentiva di stare per svenire. Finalmente si fermava, solo per riprendere dopo pochi minuti con estenuanti esercizi per rafforazare e tonificare i muscoli.

Arrivava giorno dopo giorno al suo limite, si divertiva a sfidarlo, sapeva di osare più di quanto un normale corpo avrebbe sopportato, ma lui era una nazione e non poteva morire come un comune umano.

Stava seduto molto comodo, anche se composto e ripensava a quel pomeriggio: aveva  perso i sensi durante la corsa, quando si era svegliato si era reso conto di essere disteso per terra, esattamente dove era caduto. I polmoni pieni di polvere e brucianti.

La rabbia era la sua unica compagna, ed era quella che lo spingeva a rialzarsi ogni volta.
Germania si toccava distrattamente il collo, dove avrebbe dovuto esserci la sua Croce di Ferro, ma era ancora nelle mani di Italia.

In quello stesso istante anche Italia fece la stessa cosa, ma sotto le dita sentì il calore dell metallo, scaldato dal suo corpo.

Germania sapeva che di lì a poco sarebbe tornato nuovamente il fratello, e sapeva che lo aspettava un'altra triste prova. Si alzò pesantemente dalla sedia, facendo leva sui braccioli e prese la porta con passo marziale. Era stanco quindi sarebbe andato ad allenarsi ancora, il dolore fisico era soddisfacente per lui, farsi del male era quasi diventato piacevole. E non intendeva aspettare il fratello, in fondo non aveva nessun obbligo e non voleva avere niente a che fare con quello che gli avrebbe detto di Italia...

...Vero?

Quando la familiare voce lo sorprese era nel suo campo degli allenamenti privato, concentrato ad issare il suo corpo al di là della sbarra metallica, tramite la forza delle sole braccia.

-West!!-

Gilbert, annunciato dal suo piccolo amico pennuto, camminò verso di lui. Notò la sua incredibile forza fisica, osservò il sudore scendere lungo il torace muscoloso e notò anche che era dimagrito ancora.
Aveva l'aria di un demone, un bellissimo demone biondo. Uno sterminatore.

Eccolo...

Quando era arrivato era quasi certo che il fratello non avrebbe potuto dire di no, ma vedendolo cambiò idea subitaneamente. Mentalmente si figurò con le braccia stese lungo i fianchi e la schiena china, espressione della delusione. Invece si appoggiò con una mano alla spalliera che stava usando il demone biondo e sorrise.
Ludwig si lasciò cadere mollando la sbarra, atterrò saldamente, non tradiva l'immensa stanchezza. Andò dal fratello e gli strinse l'avanbraccio, appena un po' troppo forte.

Prussia non disse altro e questa volta gli porse un pacchetto quadrato di medie dimensioni, lo aveva tenuto semi nascosto dietro la schiena con noncuranza, cercando di non apparire colpevole.

Lud lo guardò per un lungo momento, l'espressione era indecifrabile e lui non demorse, continuando a tenderglielo. Lui lo prese e lo tastò. I suoi occhi azzurri e glaciali si spalancarono per una frazione di secondo.

Non può essere... Italia questa volta mi ha spedito una tela... ma perché non mi può lasciare in pace? Mi domando perché debba costantemente riportarmi a soffrire, anche se mi allontano da lui la sua presenza mi perseguita.

Ricacciò indietro il groppo che gli si era formato in gola, si accorse che dall'involto della tela era scivolata fuori un'altra lettera. La prese in mano e camminò lentamente verso l'interno del palazzo, seguito dal fratello. Prussia prese posto in soggiorno dove si trovava la volta prima con la lettera. Guardò il fratello bruciarla e si sentì anche lui bruciare dentro, era una sensazione che lo consumava.

Prima di infilare la lettera nel camino, Germania aveva dato un fugace sguardo alla scritta col suo nome. Era indirizzato "A Ludwig".

Il fratello lo guardò sconvolto, anche se immaginava una simile reazione.

Ludwig si congedò con un paio di parole e si ritirò per qualche minuto nella sua camera, il Lud di qualche mese prima avrebbe pianto, avrebbe lasciato le lacrime scendere lungo le sue guance e formare delle piccole scie salate all'angolo degli occhi. Ma non era più la stessa persona perciò non lo fece, era come se i suoi occhi si fossero prosciugati e le sue emozioni con loro, o almeno avrebbe voluto non sentire il bruciante dolore nel petto. Avrebbe voluto davvero non provare niente.

Teneva la tela stretta in mano, la scaraventò lontano e si lasciò scivolare a terra, tenendo il viso sollevato verso l'alto e gli occhi chiusi.

Italia Veneziano mi chiedo perché non mi lasci marcire nella mia gelosia, lasciami... almeno soffrire in pace! Ti avrei dato tutto, tutto quello che era in mio potere darti era tuo! Hai avuto quello che volevi no? Hai avuto mio fratello, lo hai scelto, perché ora semplicemente non mi lasci morire?

Quando si fu ripreso tornò dal fratello, che nel frattempo aveva preso da bere e si era messo in abiti comodi.

-Danke  per avermi portato la lettera e la tela Bruder, ma dì ad Italia che non leggerò mai niente che provenga da lui, non accetto la sua tela perciò puoi pure riportarla indietro.-

Dire quella frase gli era costata uno sforzo immenso perché la verità era che avrebbe voluto vederla e tenerla, avrebbe voluto leggere la lettera e tornare da lui, il suo cuore voleva questo. E quindi faceva di tutto per soffocarlo.

-Italia ha detto che se non la vuoi puoi bruciarla, non l'ha fatta per me e nemmeno per tenersela.-

Ludwig annuì ma decise in cuor suo che non l'avrebbe mai bruciata, almeno per rispetto nei confronti del lavoro che vi era dietro. Non l'avrebbe mai guardata, non voleva sapere cos'avesse dipinto, la sua mente non voleva saperlo.

Posò una mano sulla spalla del fratello e lo guardò negli occhi, qualcosa gli disse che doveva aspettarsi una grossa svolta.


***

-Io... sapevo che anche questo tentativo non avrebbe portato a niente, speravo almeno che avrebbe guardato la tela... ho pensato fosse più semplice fare breccia nel suo cuore con le emozioni pure...-

-Mi dispiace Italia, guarda il lato positivo, almeno non l'ha bruciata...-

-Si... Prussia vai tu al Congresso, io non ci sarò.-

Prussia guardò il piccolo Italia, si vedeva che si era irrobustito dall'ultima volta che lo aveva visto, e aveva anche notato che oramai rideva molto raramente, solo i suoi gattini riuscivano a tirarlo su di morale.
Romano, che fino a quel momento era rimasto in silenzio, fece la voce grossa.

-Fratello non capisco!-

Romano era in visita nel Nord Italia, era venuto perché aveva sentito che Ciano non stava bene, lo aveva sentito col cuore, con quella speciale connessione che solo i fratelli possiedono. Spagna non era potuto venire con lui, era rimasto ad amministrare la sua terra in attesa che tornasse.

Appena arrivato Italia lo aveva accolto con grande gioia, pochi giorni dopo era arrivato anche Prussia. Ora capiva davvero la gravità della cosa, non aveva mai visto il fratello triste come in quei pochi giorni che era rimasto.

Romano non sapeva nei dettagli cosa fosse successo, Ciano non voleva dirglielo e nemmeno Prussia si sarebbe lasciato scappare qualcosa, ma aveva intuito che si trattava di una cosa molto seria. Il fratello stava sciupando a poco a poco la sua felicità, era sempre stata una persona così solare, così felice di vivere.

Dipingeva freneticamente quasi, le sue opere erano così tristi. Si era reso conto che la presenza di Prussia lo aiutava, era indubbiamento più su di morale quando stavano insieme e si scambiavano qualche tenerezza, sembrava che Ciano fosse dipendente dalle sue coccole.

Ma era evidente che gli mancava qualcosa, aveva notato che non avevano mai parlato apertamente del Macho Patata biondo, quello stronzo antipatico di cui Spagna parlava spesso. Ogni volta che accennava a lui Prussia sviava l'argomento.

Il Macho Patata biondo gli era più antipatico di quello con le iridi rosse.

-Voglio sapere cosa succede, cosa vuol dire che Germania non ha accettato la tua tela?-

-Romano vuol dire che Germania mi ha lasciato solo!-

Veneziano scoppiò in lacrime e si coprì il volto con le mani, il fratello si sentiva molto imbarazzo per aver provocato quel pianto così sconsolato, lentamente si alzò e prese tra le braccia il ragazzo, dandogli piccoli colpetti alla schiena, come faceva quando erano molto piccoli.

Ebbe uno straordinario effetto calmante su di lui, si calmò più in fretta del solito.

Prussia rimase colpito perché Italia non aveva pianto come un bambino ma aveva pianto come un uomo, era un pianto straziante, carico di significato e tristezza.

Italia era davvero cresciuto in quel poco tempo.

-No Italia, getti la spugna proprio ora?-

-Gli do quello che vuole, forse se mi rassegnassi sarebbe tutto più facile, mi arrendo.-

-...-

-Mi arrendo ho detto.-

Affondò il viso nel corpo di Romano. Era ancora più imbarazzato ma non voleva che il fratello ricominciasse a piangere e quindi rimase così ancora per un po'.

Fu Veneziano a staccarsi da lui. Si strofinò gli occhi con la mano e poi guardò Prussia.

-Vai tu solo, Romano, al Congresso, basta e avanza un'Italia. Prendi le decisioni anche per me.-

-E cosa ne dici di me? Dovevamo andare insieme, come le altre volte.-

-Lo so Gil. Mi dispiace, sei ancora mio amico vero?-

Lo guardò sorridendo debolmente, sapeva che non poteva resistere a quel richiamo.


***


-Prima che tu vada, Gilbert, spero di vederti presto!-

Gil era alla porta, in groppa al suo cavallo e si stavano per separare. Si chinò verso di lui e gli dedicò uno dei suoi migliori baci, non voleva lasciarlo questa volta, si sentiva  molto preoccupato. Del resto era preoccupato sia per lui che per il fratello.

Ciano non si scostò dalle sue labbra finché non fu lui a separarsene, negli ultimi giorni la sua allegria sembrava essere un po' tornata. Ce la stava mettendo tutta.

-Non andare ancora.-

Veneziano mise le mani dietro il collo e si slacciò la Croce di Ferro, la mise in una mano di Prussia e con la sua richiuse il pungo su di essa.

-Ridagliela indietro. Digli queste parole...-


***


La bastardissima autrice tronca qui il capitolo. Perché sono cattivissima! Dehihiho... chissà cosa vuoooole dirgli Ciano e Lud come reagirà?
Scusate per il ritardo ma ieri non ho avuto proprio voglia di postare... e voi penserete "e a me cosa me ne freg...." dehihio
Thanks to everyone!

WacciPC: bellissima :D questa volta sei la prima a commentare, yeeei!! Alloooova non ti preoccupare per la recensione corta, almeno tu lo fai! LOL Ovviamente dentro c'era qualcosa di importante ma Lud è cattivissimo ed arrabbiatissimo perciò Ciano FUCK OFF! Basta con sta storia degli emo X°D l'autrice non ha molta simpatia per loro ed essere depressi mica vuol necessariamente dire essere emo ùwù uffa! Ciano sei proprio un pirla (come si dice dalle mie parti) e insomma quel che semini raccogli... oh! Vedremo se Prussia si deciderà a dare uno scossone a Ciano o meno! è tutto nelle sue saggggge mani (sagge?!? hahah)! Ciao cara :D

Blody_354: carissima!! Ieri mi sono quasi preoccupata quando non ho visto la tua recensione, ho pensato ti fosse successo qualcosa LOL.... hahah scherzo! (?) Povero Jey, lui non è stronzo oh! Lui fa BENISSIMO che cazzo! :D  Secondo capitolo di Ciano triste = doppio omicidio con sofferenza per l'autrice... e mi sa che andrà peggiorando hahah! Ecco quando ho letto la frase che avevi l'influenza ed eri triste (caro Bruder...) e poi il brava... l'ho figurato come con la voce della Katiana (Tatiana ma come diavolo si chiamava...) di Zelig hahah! Lo so che non sono brava a mascherare le mie intenzioni hahah Apro un sondaggio: chi indovina come procede la storia?? Hahah Se qualcuno indovina..... beeeeh....
Sai perché ti sei presa l'influenza? Deve essere il karma, hai shippato la coppia sbagliata e il destino ti ha mandato un segno ùwù io lo so che tu preferisci la Pruita, non me la contare Bruder! ùwù Dehihiho rimettiti presto cara, se no non potrai combattere per la supremazia sul pc! E poi come fai a scrivermi le recensioni lunghe? ç_ç Alla prossima raggio di sole <3 (hahah mi piacciono troppo i nomignoli alla truzza style dehihiho)

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Capitolo 18
*** WWI ***


***

-... "ti restituisco la Croce di Ferro, ogni pegno è tornato al possessore, così potrai definitivamente dimenticare." Queste sono state le sue parole per te, fratello.-

Germania teneva nel pugno chiuso la sua Croce di Ferro, tremava dallo sforzo che faceva per non urlare. teneva gli occhi ostinatamente abbassati. Prussia gli si era affiancato all'entrata del Congresso e lo aveva preso da parte. Gli aveva dato indietro la sua collana e gli aveva riferito le parole di Italia.

Mi sento così triste. Come può soltanto pensare che io possa dimenticarmi di lui, sentendo sulla pelle la freddezza della Croce ed immaginando al suo posto la sua calda pelle a contatto? Mi sento così desolato.

è davvero finita adesso?

Dominandosi a stento passò oltre dopo aver dato un rapido abbraccio al fratello. Pur avendolo a malapena sfiorato gli trasmise tutta la sua tristezza e la sua rabbia, entrò e prese posto come sempre a fianco di Spagna. Girò il viso ma sapeva che non lo avrebbe visto, se fosse venuto non avrebbe mandato Prussia a dargli indietro la collana.

Improvvisamente pensò di averne scorto il profilo, sgranò gli occhi e subito la sua fronte si aggrottò, possibile che Italia...?

Ci mise qualche secondo a capire che la Nazione che aveva visto era solo Italia del Sud, Romano salutò Spagna con un timido abbraccio e prese posto. Non degnò di uno sguardo Germania.

La delusione cocente che provò scavò una profonda ferita.

Spagna non parlava, sembrava assorto in complicati pensieri, Romano non lo disturbava parlando ma lo guardava. Il ragazzo morò si riscosse e gli dedicò un sorriso radioso prima di girarsi dalla parte di Germania ed assestargli una sonora pacca sulla spalla. Come sempre.

Spagna, toccandolo, si rese conto di quanto il ragazzo fosse diventato muscoloso, sembrava di aver schiaffeggiato una roccia. Non era salutare, istintivamente si preoccupò per il suo amico.

-Ehi Germania, non starai esagerando con gli allenamenti? Mi sembri sciupato.-

Gli fu grato che non accennasse a quello che era successo con Italia.

-Forse hai ragione, ma non riesco a smettere.-

-Vedo anche che ti sei rimesso la Croce di Ferro! Era una vita che non te la vedevo al collo!-

Spagna continuò a guardarlo sorridendo, ma ben presto capì di aver fatto un passo falso, senza averne coscienza aveva costretto Germania a dolorosi ricordi.

Il biondo deglutì e strinse i pugni.

-Eh già...-

Non disse più una parola, per quanto Spagna lo bombardasse di chiacchere, si era chiuso in un ostinato silenzio.

Romano gli aveva raccontato cosa sapeva in proposito, quindi nemmeno lui era a conoscenza dei particolari ma era molto dispiaciuto per Germania e anche per Italia. Romano gli aveva descritto il suo stato pietoso e desiderava aiutare entrambi.

L'unico modo che aveva al momento per aiutare Germania era distrarlo.

Romano era geloso di tutte le attenzioni che Spagna dedicava a quel Patato Bastard invece che a lui, in un momento di silenzio gli tirò la manica guardando altrove. Il ragazzo si girò con un'espressione di sorpresa sul volto e lo guardò interrogativo. Possibile che dopo tutti questi anni, Spagna fosse ancora in grado di guardarlo sorpreso? La scena si ripeteva uguale da secoli. Quello rimase in silenzio ed arrossì, Spagna era così empatico che capì immediatamente cosa voleva e lo abbracciò stringendolo forte mentre rideva. Romano si sentiva un Tomato, rosso orecchie comprese, ma era felice.

Pensò al fratello e pensò che voleva ardentemente lui potesse avere ciò che Spagna gli dava. Prussia poteva essere perfetto per questo compito, ma Romano sentiva che il fratello ancora non era soddisfatto. Mancava qualcosa, una tessera importante di quel puzzle. Romano sapeva che per quanto Veneziano ci provasse non amava Gilbert, ci provava con tutte le sue forze ma non era sufficente, la sua mente non faceva che tradirlo.
Spagna lo strinse ancor più forte, poi si staccò e gli diede un velocissimo bacio, avendo cura di non essere osservato.

Germania finse di non vedere e dentro di sé finse di non provare dolore e nostaglia a quella vista, finse che non gli importasse.

Non era mai stato bravo a fingere.

Tutta la delusione, la tristezza e la solitudine venivano da lui trasformate in rabbia. Aveva voglia di spaccare il mondo.



Il moderatore decretò una pausa al Congresso, le Nazioni si stiracchiarono le membra tese e ripresero animatamente le chiacchere. Tutti sembravano allegri ma Germania non condivideva lo stato d'animo del resto del mondo, si sentiva bellicoso e ancora di più si sentiva non compreso, sentiva che si stava sgretolando.

Si alzò in piedi quando fu sicuro di non farcela più, nonostante stringesse i pugni e i denti aveva bisogno di sfogarsi. Camminò speditamente fuori dalla sala e percorse un lungo corridoio senza nemmeno sapere dove stesse andando, stringeva con una mano la croce di ferro.

Spagna lo guardò andarsene, scoccò un rapido sguardo a Romano e poco dopo si alzò a sua volta per seguirlo. Italia lo trattenne per una manica ma Spagna gli fece capire che era il caso che andasse, sentiva che era giusto così.

Lo seguì a poca distanza finché non lo vide fermarsi in una zona piuttosto buia, appoggiò i pugni al muro e chinò la testa fino a toccare il muro con la fronte. Sferrò un cazzotto alla parete.

Spagna aspettò qualche secondo e quando intuì che le lacrime scorrevano sulle sue guancie gli mise una mano sulla spalla e gli si avvicinò.

-è finita Antonio.-

Spagna continuò a confortarlo con la sua presenza, scoprì di avere un effetto calmante su di lui. Le persone a cui si vuole bene sono sempre calmanti, il tocco di un amico o del proprio amore è sempre utile quando si soffre. Purtroppo le persone tendono a dimenticarlo.

-Non c'è niente che tu possa fare?- sentì lo sguardo affranto di Spagna trafiggerlo.

-Io non voglio fare nulla. Non voglio vederlo mai più, non voglio parlargli, non voglio nemmeno pensarlo...-

-E come pensi di riuscirci Ludwig?- Antonio lo disse con un tono caldo e dolce, che voleva essere la voce dei suoi pensieri, voleva aprirgli gli occhi.

Germania sollevò il viso e lo guardò, i suoi occhi azzurri erano arrossati ed i capelli scompigliati, la sua espressione dura non lasciava spazio a nessuna dolcezza, anche se non poteva dimenticare i suoi sentimenti per Italia, aveva trovato un'altra soluzione.

-Ci riuscirò. La guerra sarà mia alleata.-

Guerra, mi sono allenato fino ad adesso per poter essere più forte di chiunque altro. Italia, io e te ci scontreremo e cancellerò i miei sentimenti, mi annullerò nella guerra.

Intendo spazzare via ogni sentimento, compresa la rabbia, non voglio più provare emozioni, sarò nelle mani dei miei governanti ed eseguirò ogni compito che mi affideranno.

Mi sto allenando per diventare una macchina.

Un automa NON soffre.



***


-Germania cosa ti è saltato in mente? Una guerra?-

-...-

-Ma ci hai pensato bene? Sarà causa di enormi sofferenze, vedrai la tua gente morire in battaglia, ti schiererai contro parenti ed amici!-

-...-

-Non pensi ad Italia? Come si sentirà lui eh?-

Spagna lo scosse energicamente, prendendolo per le spalle, ma quello non rispondeva e nemmeno lo guardava negli occhi, si era come spento.

Il giorno prima aveva pensato scherzasse ma si era reso conto che non lo stava affatto facendo, era serio, intedeva scendere in campo, la politica del suo paese tendeva verso questo unico obiettivo e nessuno se ne era reso conto,ancora.

Germania non era più una Nazione come le altre, era un manichino.


***


28 Luglio 1914: Austria dichiara guerra.
Il mondo si schiera in due fazioni ben distinte.
Germania, Austria e Ungheria, Turchia, Bulgaria.
Francia, Regno Unito, Russia e Serbia.

Entro poco tempo anche chi era rimasto neutrale si vede costretto a prendere una posizione: Italia e Stati Uniti entrano in conflitto con gli Imperi centrali, assieme a molte altre nazioni.

La guerra inizialmente si combatte aspramente tra Francia e Germania, allora costituita dall'unione di Ludwig e Gilbert.
24 Maggio 1915: Italia dichiara guerra ad Austria.
Poco più di un anno dopo dichiara guerra a Germania.
Le battaglie si susseguono in territorio italiano, le truppe nemiche sono determinate.


***

-Germania sei soddisfatto ora?-

Prussia gli parlò in modo molto acido, aveva le braccia incrociate e scrutava il volto del fratello cercando di scorgere una qualche reazione.

-Sei soddisfatto di aver provocato la morte della Gente di Italia?-

Si mosse verso di lui sciogliendo le braccia, aveva l'aria minacciosa. Non poteva sopportare quel mutismo dal fratello, quella totale mancanza di emozione.

-Come puoi farlo alla persona che ami?-

Quella frase sembrò riscuoterlo dal suo torpore, lo guardò negli occhi e a Prussia parve di vedere una scintilla di rabbia e poi vide appianarsi la fronte.

-Ti correggo fratello, la persona che ho amato. Non che amo.- gli diede le spalle e se ne andò.

La persona che amo... la persona che amo... Nein! Io non provo emozioni, non provo amore, non provo niente di tutto questo, nè odio nè compassione nè rabbia.

Io non sto sterminando la popolazione della persona che amo, perché non amo nessuno.

-Sei tu ad amare Italia, Prussia.-

-Si è così...- ma lui non ama me...


***


-Sei sicuro Spagna?-

-Mai stato più sicuro, invierò una missiva a Germania per chiedergli di venire qui, so che non rifiuterà.-

-Come puoi essere sicuro?-

-Me lo sento.-


****


Innanzitutto, scusate per l'approssimativa parte storica! Dato che non me ne intendo ho messo proprio l'essenziale, che poi è tutto quello che serve alla nostra storia ;)
Ragazzi, mancheranno si e no 3 capitoli, e poi è FINITA ;(( questa avventura mi manca ancor prima di averla conclusa... è triste come quando finisci di leggere una serie di libri... e sai che si tratta della fine, è un senso di vuoto! Se qualcuno ha letto Eragon, Harry Potter ecc sicuramente sa di cosa parlo... è una sensazione di vaga tristezza che ti accompagna per qualche giorno, e se lo scrittore è bravo è mista anche ad un senso di vaga felicità pe la nostaglia...
Ecco io non mi definisco nemmeno una scrittrice, però come autrice mi sento coinvolta e almeno io mi sentirò triste, e se anche qualcuno di voi, cari lettori, si sentirà triste con me, allora avrò fatto un lavoro accettabile ;)

WacciPC: Lo so che sono stata in ritardo ç_ç quindi per farmi perdonare posto subito :D Hai ragione, Lud rifiuta TUTTO! E non descrivo gli approcci di Prussia perché il punto di vista è fondamentalmente quello di Lud, tutto ciò che racconto in più è lo stretto indispensabile ai fini della narrazione, e lo ammetto essendo la storia incentrata sulla Gerita racconto molto poco di quello che fa o non fa Prussia! In questi mesi lui ha provato e riprovato a fare stare meglio Ciano, con tutto sè stesso, ha fatto tutto quello che lui gli ha chiesto anche se lo feriva... e non dico che Ciano non abbia ceduto a lui... lo faceva prima e lo fa anche durante il periodo della loro lontananza ma Prussia sa che da parte sua è fare sesso con un amico a cui vuole bene ed è ben lontanto dall'amore! Per quel che riguarda la tela di Ciano forse ve lo rivelerò l'ultimo capitolo! Invece le parole di Ciano sono state molto sintetiche perché le ha pronunciate con tristezza e fatica! Ha detto ciò che Lud aveva bisogno di sentirsi dire, solo ciò che lui avrebbe accettato, qualsiasi altra cosa non l'avrebbe voluta sentire! Vane speranze, hai detto bene heheh! Ciao bella

Blody_354: Certo che mi sei mancata :D stupida influenza!
1) Luddyyy è cattivissimo e in questo capitolo si rivela per quello che è la sua parte peggiore! D'altra parte dovevo trovare un pretesto per la Prima Guerra Mondiale, non si diventa così cattivi in un capitolo LOL Mi chiamo Margherita ma per gli amici Rey :D chiamami così se vuoi (anche se la nostra avventura insieme sta per finire sigh)
2) Nuoooo Blody non hai capito niente XD lui non si sta affatto innamorando di Prussia, anzi! Ha capito il contrario... e Romano è cariiiiiinissimo, lo adoro adoro adoro!
3) e si cara la mia fan, la Pruita.... beh......... non che fosse mai stata particolarmente preponderante... dehihiho
e.... io AMO HetaOni, l'ho  giocato in qualche ora e ho pianto da circa metà alla fine :((( voglio sapere come finisceeeeeeeeee FANCULO!!!! dehihiho. Sono ESTREMAMENTE STUPIDAMENTE EMOTIVA.
Ciao cara, rimettiti, perché voglio che tu recensisca l'ultimo capitolo in grande stile, deve essere la recensione di tutta la storia uwu mi aspetto grandi cose da te. Hahah e l'autrice non ammette repliche.

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Capitolo 19
*** Spagna ***


Capitolo Diciannove ***

-West! è arrivata questa per te, è da parte di Spagna, leggila per favore.- Prussia guardò il fratello seduto alla scrivania, inforcava gli occhiali ed era occupato a leggere varie scartoffie. Come sempre impegnato nel progettare le prossime mosse, nel tentativo di non sbagliare mai e di dominare. La fronte aggrottata nello sforzo di riflettere, una mano a toccarsi le tempie, sintomo di un furioso mal di testa.

Ludwig dal suo tono di voce intuì che si trattava di qualcosa di molto importante, lo fissò da sopra gli occhiali. Cosa poteva volere Spagna da lui? Non si parlavano dal Congresso in cui gli aveva annunciato la sua intenzione, non interagiva con nessuno che non fosse suo fratello da mesi.

Doveva ammettere che, nonostante si fosse ripromesso di essere più freddo possibile, gli mancavano le sue chiacchere frivole, e anche i suoi consigli amichevoli, anche solo la sua risata. Ma non l'avrebbe mai ammesso nemmeno con sè stesso.

Prussia gli sventolò la lettera davanti agli occhi sorridendo e quando tese la mano per prenderla, gliela sottrasse velocemente, con una risata soffocata e nasale.

Germania lo fulminò con lo sguardo e ristese la mano per prenderla, Prussia all'ultimo momento gliela tolse ancora, rendendo ancora pià nervoso il fratello.

Ludwig gli ringhiò involontariamente e gliela strappò di mano tanto velocemente che il ragazzo quasi non si accorse che si era mosso.

-ehi West, allora sei ancora capace di arrabbiarti col tuo Awesome Bruder!- gli rise in faccia e se ne andò.
Germania guardò la lettera e riconobbe la scrittura di Spagna. Ruppe la cera lacca e ne tirò fuori un foglietto, lo aprì e lo stese con un secco movimento di polso.

Lesse:

Caro Ludwig,

so che non ci sentiamo da molto tempo ma ho una richiesta da farti.

Vorrei tu venissi qui da me, il motivo è che sono in possesso di informazioni riservate sui tuoi nemici, in particolare ho delle informazioni utili su Francia.

Queste informazioni sono indispensabili per poter vincere la guerra più velocemente.

Ti chiederai perché ho deciso di favorirti, ed il motivo è perché penso che tu possa vincere la guerra più velocemente e quindi fermare al più presto il massacro. Perciò ho deciso di favorirti in silenzio. Il mio popolo è stremato, come quello di ogni altra nazione, e farei qualsiasi cosa per fare smettere tutto ciò.

Ti aspetto entro una settimana.

Se non verrai avrò motivo di pensare che declini la mia offerta.

Alla fine di quelle brusche parole c'era un piccolo appunto, in cui rivelava ancora i sentimenti di amicizia che aveva provato per lui.

Cerca di tornare in te,
Spagna.


Lud cominciò freddamente a calcolare cos'era meglio.

Le informazioni mi sono indispensabili per vincere la guerra e del resto mi sono sempre fidato di Spagna, perché dovrebbe pugnalarmi alle spalle? C'è una buona possibilità che le informazioni non siano così indispensabili conoscendolo, però vale la pena di rischiare?

Sono propenso ad andare in più mio fratello sembrava essere a conoscenza  di ciò che la lettera diceva quindi può essere che sia il caso di andare, magari ha avuto anche lui un'utile soffiata o ha capito di cosa si può trattare.
Dovrei parlare con lui... ma se non parto entro poco tempo non arriverò in tempo,  non è semplice viaggiare in incognito in tempo di guerra.

Calcolando le mie probabilità di incontrare nemici, il tempo stringe.

Devo prendere in fretta una decisione e comportarmi di conseguenza...

Il mio istinto mi dice che devo andare, lascerò delle disposizioni in caso mi catturino.

Mentre pensava ripiegò la lettera e lasciò le carte com'erano, chiamò il maggiordomo e gli disse ciò che si aspettava lui facesse, gli comunicò la sua intenzione di partire e disse che la cosa era della massima segretezza e non doveva farne parola con nessuno a meno che non fosse strettamente necessario. Disse che suo fratello doveva essere già al corrente.

Una volta in camera sua prese il minimo indispensabile e lo infilò in una piccola borsa da viaggio, mise abiti borghesi e poco riconoscibili e partì in tutta fretta.

Gli costò ripiegare la sua adorata divisa, di ottima fattura, e con la quale si sentiva così a suo agio. Era la sua seconda pelle da ormai molti mesi ed odiava separarsene, però non poteva portarla con sé, sarebbe stato fin troppo evidente e non poteva permettersi di attirare l'attenzione.

Le strade erano deserte, le poche persone che incontrava erano terrorizzate e si muovevano velocemente, non si guardava in faccia a nessuno e si procedeva cercando di tornare a casa il prima possibile. Germania cercava di comportarsi come loro per non attirare l'attenzione.

Il suo problema è che non aveva paura, non aveva nulla da perdere e quindi non temeva di lasciare moglie e figli, da lui non si poteva fiutare l'odore del terrore.

Procedette per strade secondarie, evitando il più possibile ogni incontro.

Finché si trattò di uscire dalla Germania tutto procedette abbastanza speditamente, il tratto che lo separava dalla Spagna era però più difficile da attraversare a cavallo. Utilizzò tutte le sue conoscenze in terra nemica per arrivare in minor tempo possibile, dormì in avamposti segreti.


Il tempo era quasi scaduto quando arrivò a destinazione.

La casa di Spagna era assolata. Il suo paese era caldo e aveva i colori tipici del Mediterraneo.

Sentì una fitta al cuore.

Cos'è questo dolore? Questa sensazione spiacevole? Sembra quasi che questo paese mi scateni una furiosa nostalgia...

Il sole è molto forte, il caldo è piacevole e non sembra in procinto di piovere, il cielo è completamente  sgombro da nuvole. Mi fanno male gli occhi da quanto è tutto luminoso in questo paese... l'unico altro posto dove mi sono sentito così era l'Italia...

Mi sento triste...

Ludwig sentiva questa strana sensazione che un po' lo rendeva triste e contemporaneamente un po' si sentiva a casa... si portò una mano sulla fronte per schermare il sole, si guardò intorno consapevole di essere quasi a destinazione. Tirò fuori la cartina e la consultò.

Devo proseguire verso destra per ancora qualche centinaio di metri e poi troverò il Palazzo di Spagna.

Spronò il cavallo ad andare e gli comandò di galoppare, al posto del blando trotto che aveva tenuto durante il viaggio per non attirare su di sé l'attenzione. Ora che era quasi arrivato si poteva permettere di spicciarsi ed il suo cavallo nero correva come il vento.

I suoi zoccoli alzavano la polvere lungo la strada sterrata, ma questo non lo preoccupò, non sapeva perché ma sentiva dentro di volersi muovere per arrivare il più velocemente possibile. C'era qualcosa dentro di lui che lo spronava. I polmoni gli bruciavano come se fosse lui stesso a correre, come se il cavallo fosse un'estensione del suo corpo e potesse trasmettergli tutta la bruciante fatica di quella corsa.

Ecco in lontananza vedo un cancello! Ed una persona si sta sbracciando verso l'interno, probabilmente sta avvertendo che sto arrivando. Un'altra sagoma si muove verso l'entrata.

Dato che sono più vicino riconosco che si tratta di Spagna, non c'è Romano con lui?

Fermò il cavallo poco prima per non coprire Spagna di polvere, saltò giù e lo guardò in faccia per un secondo prima che questi lo abbracciasse. Spagna lo strinse brevemente e gli dedicò un sorrisone.

Germania lo guardò e trovò che il suo viso esprimesse un reale sollievo nel vederlo, e forse anche un po' di felicità per il fatto di reincontrarlo. In effetti un'amicizia secolare non si distrugge per una guerra, almeno questo era quello che pensava Germania in quel momento.

Senza rendersi conto che lui aveva interrotto un amore che durava da secoli, per molto meno.

Incoerente.

-Ciao Germania, sono contento che tu abbia deciso di venire.-

-Grazie Spagna.-

-Vieni pure, ti mostro i tuoi alloggi così puoi posare le tue cose e metterti comodo, dopo un viaggio così lungo e difficile avrai sicuramente bisogno di riposare.-

Spagna si fece da parte e con una mano lo invitò ad entrare nei confini della reggia, il cavallo fu preso in custodia da un giovane ragazzo. Germania avanzò nella direzione indicata e dopo i primi passi Spagna gli si affiancò trotterellando.

Germania si sentiva a suo agio in quel momento, era felice di essere arrivato e sollevato per non dover viaggiare più in quelle condizioni. Non vedeva l'ora di rilassarsi un po' com'era da molti giorni che non poteva fare.

Antonio aprì il portone d'ingresso che si apriva su un grande soggiorno. Romano era seduto su una sedia molto semplice, studiava da una grosso libro. Quando entrò alzò lo sguardo per un secondo, posò i suoi occhi verde foglia su di lui, gli fece un cenno e si rimise a leggere.

Quando lo vide, Ludwig ebbe il consueto tonfo al cuore nell'osservare il suo profilo così familiare e sentì una fitta in più di nostalgia.

Il salone era molto grande ed arioso, le decorazioni erano per lo più floreali e ridondanti, i colori erano caldi e gioiosi: era un soggiorno piacevole ed allegro. Spagna lo condusse in un grande disimpegno che faceva da anticamera a numerose sale, gli mostrò una porta che aveva una targhetta sulla quale era scritto il nome della Nazione.

-Così non rischi di sbagliarti, dato che tutte le porte sono uguali, ho fatto fare questa targa per te. Tanto quando tornerai sarà già pronta!-

-Hai avuto una buona idea, Spagna, grazie.-

-Non c'è di che, prego entra. Se hai bisogno di qualcosa non ti resta che chiedere a me o a Romano.-

-Non posso trattenermi molto a lungo, data la difficile situazione, perciò quando possiamo parlare?-

-Non preoccuparti Germania, parleremo a tempo debito, avrai le tue informazioni. Per ora pensa a rilassarti.-

Gli fece un rapido cenno e con un sorriso tornò nel salone d'ingresso.

-Ti aspetto in giardino più tardi, c'è un così bel sole!-

Germania annuì ed entrò, la stanza era molto confortevole. I consueti calori caldi accompagnavano l'arredamento anche nella camera da letto. La nostalgia lo colpì ancora perché gli venne in mente la cura con cui Italia aveva preparato i suoi alloggi. Qui era diverso, la stanza non era pensata per lui in particolare, era stata adattata alle sue caratteristiche.

Sentì qualcosa di diverso in quel luogo, una sensazione che lo avvertiva che stava per succedere qualcosa, come una grande aspettativa. Scosse la testa per levarsi di torno quel pensiero e posò le sue cose. Aprì gli armadi e fece un salto in bagno dove si rinfrescò dopo il grande viaggio, la sensazione di pulito lo fece sentire meglio.

Disteso nella vasca, con l'acqua che lo copriva interamente e le braccia stese lungo i bordi, teneva la testa appoggiata all'indietro, ad occhi chiusi, ed assaporava il calore. Poteva quasi sentire il fluido disciogliere tutte le sue fatice, lasciò che i suoi pensieri fluissero liberamente.

Ma ad un certo punto li interruppe perché si stavano facendo dolorosi, smise di pensare nel momento in cui la sua mente corse a quel giorno di anni prima.

Per una nazione, un anno non è quasi niente, per un'entità che vive per secoli, millenni, non è che un indefinito "po'" di tempo, quanto può essere per noi un mese.

Scosse la testa ed uscì  dalla vasca,  si rivestì con semplici pantaloni ed una camicia bianca, con qualche bottone aperto sul davanti dalla quale si poteva benissimo vedere la sua Croce di Ferro. Istintivamente la accarezzò con le dita.

Si rilassò seduto su di una poltrona per circa un quarto d'ora, quasi si addormentò.

Quando si sentì abbastanza bene uscì dalla sua camera, ripercorse il disimpegno e il salone. Romano era seduto esattamente dove lo aveva lasciato. Gli scocciava chiedere dove fosse il giardino che Spagna diceva ma si fece forza.

-Romano, puoi dirmi dove si trova il giardino in cui Spagna mi sta aspettando?-

-Torna nel disimpegno centrale e prendi la porta direttamente di fronte a quella dalla quale esci dal salone.-

-Grazie.-

-Prego, Macho Patata.-

Tornò sui suoi passi senza dirgli nulla, poco prima di uscire dal soggiorno notò sul bracciolo del divano una camicia azzurra, per un secondo pensò potesse essere di Italia e se si fosse trovato da quelle parti ne sarebbe stato certo. Ma in quel momento era in Spagna, non in Italia.

Si mosse più velocemente per vincere l'angoscia che lo aveva attanagliato, prese rapido la porta. Si trovò sotto un porticato quadrangolare, come il chiostro di un vecchio convento. Oltre al porticato si apriva un grande giardino.

Il palazzo non si trovava in pianura ma in collina, perciò il giardino giocava sui diversi livelli, si alternavano zone di prato con zone con alti alberi. Era tutto studiato nei particolari ma lasciava che la prima impressione fosse quella di un giardino naturale.

Vide Spagna che agitava una mano verso di lui in una zona abbastanza distante, vicino ad un ansa che nascondeva il resto del giardino. Il sole inondava ogni cosa e accecava il ragazzo biondo. Spagna gli fece cenno di venire dove si trovava lui.

Germania lo guardò aiutato dalla mano che usava come para-sole, poteva quasi sentire la sua risata lontana, sembrava un miraggio, aveva davvero tutta l'aria di non essere nemmeno lì. Si mosse speditamente, quasi correndo, portato da un presentimento che non aveva nome. Mentre lo raggiungeva lo vide scendere lungo un pendio ed infilarsi in un passaggio tra due alberi che nascondevano alla vista ciò che si trovava al di là di questi.

Persolo di vista lo seguì tra gli alberi, si immerse nella natura e camminò lungo il sentiero. Poco dopo si aprì una radura, incorniciata da alte querce. Nel centro vi era un'unica grande quercia centenaria con un ramo prominente dal quale pendeva un'altalena.

Sull'altalena era seduto un giovane uomo, i capelli corti ricadevano leggeri sul colletto della camicia, un ricciolo ribelle sporgeva da oltre la sua guancia, era di spalle rispetto a Germania ma quando quello arrivò sembrò sentirlo e girò il volto.

Guardò l'uomo biondo da sopra la spalla, era inondato dal sole, gli occhi dorati si fissarono in quelli azzurri di lui.


*****

Tadaaa!! Curioooooosi eh? Dehihio, cattivissima due.
Non meno di due capitoli alla fine, non più di tre!
Ed ecco la parte più umana dell'autrice, dove anche io mi diverto un po', eh! I commenti:


WacciPC: Carissima! Lo so, sono cattivissima e shockantissima. ùwù Enjoy! Sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto di più :)))) Mi hai fatto felice :D La parte di SKABOOM mi ha rallegrato la giornata, davvero :D Thank you! Ancora più felice di essere riuscita a trasmetterti tutta la sofferenza del mio beniamino U_U Lud non sarebbe mai tornato da Ciano manco fosse cascato il mondo, è un suo limite povero tato, quindi Ciano doveva andare da lui di persona. Ora però cosa succederà? Lud scapperà a zampe levate, lo picchierà? Non vorrà starlo a sentire? Lo consegnerà nelle mani del fratello una volta per tutte? See you in the next chapter ;) Eeeeeh... per l'amicizia tra Spain e Lud... ti rivelerò un segreto: io sono uno strano misto di Germania e Romano con uno spruzzo di Ciano. E in qualità di Romano amo Spagna con tutto il mio cuore quindi ho voluto averlo come amico :D (ok è un po' contorto ma non importa). E poi diciamocelo, Spagna è una puttana quando si parla di amicizie, lui è amico di tutti, parla con tutti, fa ridere tutti. Quiiiindi ho voluto legare questi due personaggi insieme, perché a ben guaradare sono antitetici ma condividono lo stesso amore sfrenato e puro per Italia <3 si completano come due migliori amici, perciò va così uwu Enjoy my decision.  Grazie bella per tutti i tuoi commenti, che non mancano mai a nessun capitolo! Sarà un piacere concludere la storia con te ;)

Blody_354: :D non ce la faccio più a non aggiornare, stavo aspettando che tu commentassi ma a questo punto aggiungo anche questo capitolo! Nella prossima recensione però voglio i punti anche dello scorso capitolo ùwù te le ordi COOOF per favore :D!

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Capitolo 20
*** Tigre ***


****
Germania era senza fiato, non riusciva ad elaborare di trovarsi di fronte ad Italia dopo tanto tempo, le sue gambe si mossero senza che lui potesse fermarsi, tanto e tale era lo shock. Avanzò con passo marziale verso di lui, senza sapere nemmeno cosa fare o cosa dire.

Sentì, mentre si avvicinava, che tutte le emozioni che aveva trattenuto durante quegli anni esplodevano nella sua testa, gli sembrava che mille pensieri diversi sfrecciassero per la sua mente e gli era impossibile decodificarli tutti, riusciva a cogliere una piccola parte dell'incredibile sensazione, senza saperla definire.

Italia lo guardò mentre si avvicinava, senza fretta, non sorrideva ma teneva gli occhi fissi nei suoi, senza mai abbandonarli. Quando si trovò a pochi passi da lui si alzò dall'altalena con un movimento lento, dalla leggera camicia trasparirono i movimenti del suo corpo, temprato dalla guerra e dagli allenamenti. Rimase immobile così, di spalle, la testa leggermente china, stese il collo verso l'alto come se guardasse un punto lontanto nel cielo.

Rimaneva un ragazzo dall'aria smilza, però era innegabile che il suo corpo era ben disegnato..

Italia, non può essere che tu sia qui per davvero, deve essere un miraggio, crederò che tu sia vero solo quando ti avrò toccato con mano, non mi fiderò nemmeno se sentirò la tua voce.

Mi sento sopraffatto da mille emozioni che mi sfrecciano in testa.

Quella che predomina su tutte è il dolore assoluto, nero e totale.

Germania si fermò dietro di lui, Italia si girò e lo guardò negli occhi. Guardandolo da così vicino Germania ricordò quanto dolore avesse provato, ricordò l'infinita rabbia che lo aveva spinto ad annullarsi. Rivide come fosse il giorno prima la scena che aveva segnato la fine di tutto.

Ma se era tutto finito perché ora Italia era di fronte a lui? A casa di Spagna?

Un lampo di comprensione e capì che era una trappola, Spagna si era portato dietro di lui, all'imboccatura del sentiero. Ricordò in un momento quanto fosse serio suo fratello quando gli porse la lettera, ricordò il suo sorriso quasi di trionfo quando la prese. Ricordò la scintilla di tristezza che vi aveva scorto.

In un secondo il desiderio di scappare diventò insopportabile, voleva distogliere lo sguardo da gli occhi di Italia ma non vi riusciva, non era possibile, avrebbe voluto tornare indietro e non aver mai percorso quei passi verso di lui.

Italia abbassò la testa e strinse i pugni, cercando di dominare i suoi sentimenti per evitare che questi prendessero il sopravvento. Voleva dire un fulmine di cose ma non riusciva a cominciare il discorso che tante volte si era ripetuto in testa.

Interrotto il contatto visivo Germania fece un passo indietro e girò il viso come una fiera intrappolata, vide Spagna a braccia incrociate che lo guardava serio. Come una tigre spinta contro uno strapiombo, si volse a guardarlo con l'unico desiderio di scomparire, ogni singolo nervo teso.

-Germania!-

Italia lo chiamò e per la prima volta in tutta la sua vita, sentì una forte autorità nella voce di Italia.

I suoi occhi lo catturarono nuovamente.

-Non andartene di nuovo.-

Germania scosse la testa violentemente, negando quello che stava succedendo. Una tigre avrebbe emesso un ultimo e tonante ruggito di sfida prima della inevitabile sconfitta.

-Hai promesso!-

Tuonò Italia con una forza ed una potenza nella voce invincibili. Alzò di botto la testa e piantò gli occhi pieni di lacrime nei suoi occhi di ghiaccio.

-Hai promesso che saresti tornato, ora che sei di nuovo qui non puoi più andartene.-

Si avvicinò a lui, Germania cercò di ritrarsi e aprì la bocca per dirgli che non voleva parlare con lui e non voleva vederlo, che era morto per Italia. Ma non poté controbattere perché la discussione che aveva sempre evitato da quando lo conosceva era arrivata.

Il momento della verità.

Italia si avvicinò ancora, posò una mano timida sul suo volto e lo accarezzò. Ludwig chiuse gli occhi per una frazione di secondo. Sentì la dolcezza infinita in quel gesto.

-Sei ancora tu, sotto questo volto duro e gelido ci sei ancora tu, Sacro Romano Impero. Sei sempre lo stesso bambino che mi ha offerto il suo Regno, sei sempre lo stesso bambino che arrossiva quando lo guardavo e lo toccavo. Sei sempre lo stesso bambino che con un bacio, disse di amarmi e disse che sarebbe tornato.-

-Sei sempre tu, Germania.- fece un'altra pausa sempre accarezzando il viso sconvolto.

-Da allora, da quando ti ho visto la prima volta ti ho amato, e poi ti ho perso, per secoli.-

-E perderti di nuovo è stato come morire dentro.- concluse con amarezza.

Mise l'altra mano sul suo cuore, come se potesse scaldarlo da dentro, come se potesse dissipare quella cortina di ghiaccio che aveva costruito.

-Cerca dentro di te il mio viso, Germania, e guardami mentre ti dico che non ho mai smesso un secondo di aspettarti in tutti questi secoli.-

Ludwig non si rese nemmeno conto che le lacrime scorrevano sul suo viso come su quello di Italia, colarono per le sue guance e finivano sul mento, lasciavano tracce salate sulla mano di Italia.

-Non ho mai trovato l'amore in tutto questo tempo, perché la verità è che sapevo che saresti tornato da me, la verità Germania...-

Chinò la testa per qualche secondo. Germania pensò che non finisse la frase e invece lui aveva bisogno di sentire la conclusione di quel discorso. Sentiva profondamente il suo contatto sul petto, sentiva la sua mano come se il suo tocco stesse corrodendo la camicia e stesse bruciando la sua pelle.

Italia alzò di nuovo il viso verso di lui, lo guardava dietro un velo di lacrime, sbattè le palpebre e lasciò il viso bagnarsi ancora.

-... è che Ti amo.-

Sgranò gli occhi a quelle parole e sentì il suo viso corrugarsi per il pianto, chiuse gli occhi e si portò una mano alla bocca mentre singhiozzava, prese una boccata d'aria e soffocò la voce che esplodeva dai suoi polmoni e gridava per uscire.

Stringeva la mano di Italia sulla sua guancia e sentiva le gambe piegarsi, si lasciò scivolare per terra mentre Italia seguiva i suoi movimenti.

Si inginocchiò nell'erba ed Italia lo abbracciò, Germania liberò le mani e lo strinse come se dovesse scomparire da un momento all'altro, come se uno dei suoi più grandi sogni stesse per finire e di lì a poco si dissolvesse.

Non apriva gli occhi per il timore che lui potesse non essere più lì, invece aspirò il suo profumo, quello che aveva sognato in tutto quel tempo. Toccò i suoi capelli e scoprì che erano esattamente come li ricordava. Lo baciò e scoprì che le sue labbra avevano la stessa morbidezza che ricordava, lo stesso sapore e lo stesso calore. Si abbandonò per la prima volta nelle sue braccia, lasciò che tutto il suo essere esplodesse nei suoi singhiozzi liberatori.

Sentì che anche Italia piangeva fragorosamente, a poco a poco il suo pianto si trasformò in riso. Sentire la sua risata colpì Germania.

Pensavo non l'avrei mai più sentita, Italia.

Si scostò da lui e gli prese il volto tra le mani, lo guardò negli occhi ancora pieni di lacrime, quei bellissimi occhi azzurri che aveva visto mille volte nei suoi sogni.

-Allora Germania, mi ami?-

Germania chiuse gli occhi ed annuì, sicuro che la sua voce lo avrebbe tradito e si sarebbe incrinata se avesse parlato,  portò le mani al volto e le mise sopra quelle di Italia, sentendone il calore.

- Allora Germania, vuoi essere il mio amante?-

Aprì gli occhi, si riempirono di tristezza.

Certo che voglio essere il tuo amante, l'ho sempre voluto, ti ho sempre amato, l'ho sempre desiderato ma...

- Vuoi essere il mio amante? Il mio unico amante... Vuoi essere la persona con la quale condividerò la mia vita? Vuoi essere la sola?-

Lo guardò ed annuì con gli occhi, Italia avrebbe capito qualsiasi sentimento avesse provato solo da quelli, mentre li chiudeva per una frazione di secondo li sentì  riempirsi ancora di lacrime e i singhiozzi risalire alla sua gola. Finalmente il sollievo.

Affondò il viso nel suo petto, sentendo ogni suo desiderio esaudito.

Non posso credere che sia tutto vero, non riesco ad immaginare una vita con te, è troppo bello per essere vero, è troppo bello.

Finalmente sei mio e soltanto mio.

Italia...

-...Ti amo Italia, ti ho sempre amato.-

-Lo so Ludwig.-

-Allora perché? Perché farmi passare tutto questo?- urlò al giovane uomo, in un momentaneo ritorno dello sconcerto e della rabbia.

-Perché avevo tanta paura.-

-Paura di cosa, eh Italia? Di me?- disse nel colmo della disperazione.

-Di tornare ad essere solo.-

-Ma Italia non lo sei mai stato! Ti ho amato in ogni secondo, Sacro Romano Impero non ti ha mai dimenticato, nel suo cuore, nel mio cuore, il tuo volto non si è mai sbiadito. -

Italia taque e osservò la disperazione nei suoi occhi e gli sorrise, gli sorrise perché lo amava e perché era riuscito a dimostrarglielo. Gli sorrise perché era felice ed aveva una cosa per lui.

Mise una mano in tasca e ne tirò fuori il suo fazzoletto blu, asciugò le sue lacrime. Per la prima volta nella sua vita era lui ad asciugare le lacrime dal viso di Germania e non il contrario. Le sue mani delicate catturarono ogni singola lacrima. Tamponò sotto gli occhi del ragazzo.

-Germania, smetti di piangere, altrimenti non riuscirò mai ad asciugarti il viso.-

Lud gli sorrise e strofinò un occhio con il dorso della mano, respirando forte.

-Non riesco Italia, sono troppo felice.- si lasciò sfuggire una risata imbarazzata e strofinò anche l'altro occhio.
Italia, pieno d'affetto per lui, gli si lanciò tra le braccia e si lasciò stringere forte al cuore. Lo buttò per terra e strofinò la guancia sulla sua. Germania gli strinse un fianco, posando la mano sulla sua schiena arcuata. Italia si scostò e gli tese la mano per tirarlo su da terra.

Piegò il suo fazzoletto umido, con le iniziali ricamate verso l'alto e ben in vista. Glielo mise in mano.

-Riprendilo, è tuo.-

Germania gli sorrise e si mise le mani dietro la nuca. Slacciò la sua Croce di Ferro e la mise al collo di Italia e la richiuse, suggellando quel muto patto con un tenero bacio.

Italia si alzò in piedi ridendo, lasciandolo seduto a guardarlo. Cominciò a cantare girando su sè stesso e ridendo.

-Come sono felice Germania! Come sono felice che sia finita! Non ce la facevo più a non vederti, a non sentirti, a non parlarti!-

Tornò da Germania e gli prese le mani, tirandolo dolcemente verso di sè. Il ragazzo si alzò in piedi e seguì Italia nel suo girotondo. Ad un certo punto si fermò, mise una mano dietro la schiena di Italia e lo attirò a sé baciandolo. Come per accertarsi che fosse tutto vero per un'ultima volta.

Fu un lungo bacio appassionato, quando allontanò il viso dal suo vide che gli occhi dorati di Italia scintillavano di malizia.

Italia lo lasciò per correre verso il sentiero. Spagna era tornato indietro per lasciare loro privacy quando vide che Germania non intendeva più scappare. Era un momento così intimo che non voleva presenziare. Italia gli venne incontro correndo e gli saltò in braccio ridendo felice.

-Vedo che il piano ha funzionato, Ciano!-

-Si Spagna! Si! Sono così felice!-

-Sono contento che abbiate risolto.-

Spagna sorrise a Germania che veniva verso di lui, Italia era abbracciato a lui e rideva.

-Ita-chan, ti perdo di vista un attimo e tu subito sei con un altro uomo?- Germania lo guardò sorridendo e lo raggiunse, Spagna sciolse l'abbraccio ed Italia prese per mano la Nazione.

-Torniamo a casa.-

Camminarono felici verso il palazzo, risalirono il pendio. Sulla colonna del portico li aspettava Romano, stava appoggiato ad essa con le spalle e teneva le braccia incrociate. Vide passare il fratellino finalmente rifiorito e felice, Spagna passò guardandolo ed entrò in casa sorridendo.

Poco prima che Germania entrasse lo trattenne per un manica.

-Ehi, Potato bastard, se farai soffrire ancora mio fratello, ti prometto che non la passi liscia, ci siamo intesi?-


***

Riconcigliazione! Lo so che è scontatissima, che si capiva dalle prima righe del racconto, ma sono covinta che a volte le cose debbano essere un po' scontate, perché a cercare di fare tutto originale e sorprendente a volte si cade in trappole ben peggiori di un po' di banalità! Esempio il finale di Eragon per chi ha letto tutta la saga, si originale e imopossibiru ma chi non è rimasto deluso? Chi non avrebbe voluto vedere quel CAZZO di bacio? Ecco, era ovvio che le cose si sarebbero riaggiustate fin dalla lettera di Spagna però cavolo, son soddisfatta! Era così che doveva andare fin dall'inizio, lo volevano i personaggi!
Oh.
Ora son contenta hahah!

Adesso mancano ben pochi avvenimenti... non ultimo la scena che tutti stanno aspettando fin da quando avete visto il rating arancione XD dehihio, spero di non deludervi col prossimo capitolo! -2 alla fine!

Grazie per aver letto fino a qui, spero che il capitolo vi abbia commosso e vi abbia trasmesso tutta la felicità e il sollievo di Lud <3

Veniamo a noi :D
Blody_354: ooooh finalmente la mia Blody!
Visto?? alla fine Spagna non tradisce proprio nessuno ùwù bravo tato! Lo so lo so, sono stata estremamente ovvia, ma l'ho fatto perché volevo che la suspence crescesse e crescesse, data la consapevolezza dell'imminente incontro! E, cara mia, Germania è super figo nature senza bisogno dei vestiti di Gil uwu e quando si veste bene è ancora meglio uwu quindi silenzio! L'autrice ha parlato hahahah
Non ti devi chiedere chi sia quel Ciano XD ti dovevi chiedere cosa avrebbe detto X°D capra!!! Coooof  just jocking!
Miiiii...! Non vedo l'ora di sapere cos'hai pensato di questo capitolo :))) Woooow sono più emozionata io di te hahah! Alla prossima ;D

WacciPC: dehihio sono cattivissima e terrorista X°D Attento alla vita delle mie povere lettrici hahah
Visto che non ti sei illusa? Dai Lud ci è cascato come una pera cotta! Come si suol dire "come un pirla"! Dehihihio, non sapevo cosa inventarmi se no!
Vedi che Germania non è pazzo? Era davvero la camicia di Ciano piantata lì all'italiana XD
Cosa mi dici di questo capitolo shock èèèè? Commenti commenti commenti >.<

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Capitolo 21
*** Il Momento ***



-...e quindi qui in Spagna le cose procedono così, sono tempi duri...- finì la frase Spagna, aveva l'aria triste ma determinata.

Terminato il discorso, ammutolirono, era un argomento spinoso da trattare con Germania al tavolo. Era triste perché erano tutti in situazioni molto diverse e il ragazzo biondo non aiutava, si era chiuso in un voluto mutismo.

Il visino di Italia era così entusiasta, nonostante tutto, la sua voce era onnipresente se non altro col suo piccolo "Ve", non lesinava commenti, ma la sua attenzione era tutta per Germania.

Al tavolo non mancavano le pietanze, Germania apprezzò la cucina spagnola, ma quello che preferì di gran lunga era la buona birra che gli avevano portato, Spagna aveva molta cura dei suoi ospiti e faceva di tutto per farli sentire meglio. Prese il boccale colmo della gustosa birra bionda e ne tracannò un lungo sorso.

- Jey...!- Italia lo stava guardando, era seduto alla sua sinistra, sorrideva e i suoi occhi color oro erano fissi nei suoi.

Lo guardò interrogativo, non rispose, ma il suo viso rifletteva la sua domanda.

-Mi faresti assaggiare...?-

Sorrise e gli passò il boccale. Prima di lasciarglielo gli riservò un appunto.

- Ma non bertela tutta!-

Italia rise apertamente. - Sei più preoccupato per me o sei preoccupato che io te la finisca, eh?-

Germania arrossì un pochino, abbassò lo sguardo.

-Che sciocco che  sei, Ita-chan.- Antonio si unì alle risate di Ciano, nel suo consueto modo gioviale, e diede una grossa pacca sulla schiena di Romano, che invece manteneva un'espressione neutra.

-Ridi un po', Romano!- quello lo fulminò con gli occhi e poi li roteò.

Sono proprio due scemi questi due, non capisco cos'abbiano tanto da ridere! Non è divertente, oh! Spagna lo sa che Ciano non sopporta bene l'alcol, poi diventa fin troppo allegro! Ma guarda tu...

-Romano! Verresti con me in cucina? Vorrei servire il dolce! Dai non farti pregare...- Spagna lo guardò con aria da cucciolo, chiudendo e riaprendo i suoi occhi da cerbiatto.

Romano sbuffò e spostò la sedia su cui era seduto, tutto come se gli costasse un'enorme fatica quando in realtà era ben contento di allontanarsi per un po'. Spagna sapeva perfettamente interpretare il suo stato d'animo col solo sguardo o semplicemente lo "sentiva", e sapeva anche come ottenere ciò che voleva da lui.

Andò in cucina, sapeva che Spagna era pochi passi da lui perché sentiva il suo calore e il suo profumo.


Italia osservò il fratello e Boss-Spagna allontanarsi, prese il boccale dalle mani di Germania e lui gli versò un altro po' di birra, lasciando che questa facesse schiuma. Quando Italia appoggiò le labbra al bicchiere, la schiuma dorata gli si depositò sui baffi e il gusto amaro gli riempì la bocca. Teneva il boccale con entrambe le mani e quando lo posò sul tavolo sorrise verso Germania.

Germania lo guardò e si lasciò andare ad una risata di cuore.

-Ita-chan!-

-Che c'è??- lo guardava un po' imbronciato perché si sentiva deriso.

-Hai i baffi di birra!- Italia fece il visino sorpreso ed alzò il dorso della mano per levarsi i baffi, Germania lo intercettò e lo fermò.

-Jey?- Germania arrossì ma si protese verso di lui, il viso ad un soffio dal suo, leccò via i baffi di birra, e poi si ritirò. Lasciano il ragazzo shockato per qualche secondo.


Spagna non richiuse la porta dietro di sè, ma si avvicinò al ragazzo moro che si girò verso di lui
interrogativo, lo prese per la vita e lo attirò a sè.


Nonostante fossero secoli che stavano insieme, il sentimento tra loro non si era mai spento nè affievolito.

Romano fece per ritrarsi, frappose tra di loro le mani, posandole sul petto di Spagna ma lo lasciò avvicinarsi e rispose con calore al suo bacio, seppure il rossore fosse diffuso sulle sue guance. Spagna lo strinse forte appoggiando il viso alla sua testa. Romano aveva abbandonato ogni resistenza e si lasciò andare contro la sua spalla. Chiuse gli occhi e godette del suo calore.

-Te quiero Romano!-

-Ti amo anche io, Antonio...-

-Awwww! Adoro sentirtelo dire, mi Romanito!- Romano, che già per conto suo si sentiva in imbarazzo, riuscì se possibile ad arrossire ancora di più, gli bruciavano le orecchie. Si staccò da lui e si rigirò a braccia conserti, camminando verso il tavolo.

-P-prendo il dolce!- evitò di guardarlo in faccia.

-Aah Romaa...-

-Toh i piattini!- Spagna lo guardò imbronciato e prese i piattini.

-Va bene va bene! Ho capito...- uscì dalla cucina.



Germania era sprofondato in una poltrona, subito dopo pranzo, aveva mangiato con gusto per la prima volta dopo molto tempo.

Mi sento completo ora, prima mancava costantemente qualcosa, sapevo che si trattava di Italia, sapevo che era lui a mancarmi. L'ho sempre saputo ed è sempre stato lui, che in un modo o nell'altro, ha sempre avuto un posto nella mia vita. Anche solo come ricordo.

Ed ora è mio... ho voglia di fare qualsiasi cosa, so che con lui posso fare tutto, so che è tempo che la guerra finisca, supererò ogni cosa.

Spagna era mezzo disteso mezzo seduto sul divano, era a casa sua e faceva ciò che gli andava. Era pieno di posti dove sedersi e loro erano in pochi. Si rilassava dopo la giornata piena di tensione. Aveva davvero avuto paura che potesse non funzionare quando aveva visto il viso di Germania la prima volta, era così serio e triste.

Tutto era poi andato per il meglio, e lui si sentiva contento per Italia e fiero di sè per la riuscita del piano. Sorrideva beato.

Romano non c'era nemmeno, se n'era andato nella camera che condivideva con Spagna e con tutta probabilità stava leggendo.

Germania sospirò.

-Ehi Lud?-

-Mh?-

-Senti quanto tempo pensi di riuscire a stare? Sai con la guerra e tutto...-

-Beh, Spagna, la guerra sta per finire. La Germania sa' quando deve arrendersi e penso che fra poco firmeremo la pace. Penso che mio fratello avesse già disposto la cosa prima che io arrivassi qui.-

-Sono felice! Cioè non voglio dire di essere felice che tu perda!- disse Spagna muovendo le mani davanti a sè.

-Volevo dire che sono felice che finalmente la guerra abbia fine...-

-C'è lui dietro a tutto questo vero?- chiese Germania, guardando Spagna e ghiacciandolo con i suoi occhi freddi.

-Beh potrei dirti di no, ma mentirei.-

-Capisco.-

Ne ero certo, c'era qualcosa nel suo sguardo quando mi aveva portato la lettera. Bruder...

-Penso mi tratterrò ancora, fin quando non riceverò notizie da Prussia per quanto riguarda le trattative. E se andrà come penso, porterò via Italia con me.-

-Non sarà pericoloso?-

-Se la guerra sarà finita, non lo sarà, e poi darei la vita per proteggerlo.-

In tempo di guerra anche le Nazioni erano in pericolo, non solo perché erano gli unici momenti in cui una Nazione poteva scomparire, ma anche per la possibilità di essere ferite. Una Nazione raramente ne moriva, ma poteva soffrire.

Non lascerei mai che qualcuno gli facesse del male, finché sarò con lui nessuno potrà. Ed intendo proteggerlo ancora molto a lungo.

-Non ne dubito.-


***

Il ragazzo moro guardava la sua immagine riflessa nello specchio, indossava solo i pantaloni e scrutava il suo ventre. Si rigirò e guardò la schiena. Era molto cambiato in quel periodo, il suo fisico si era fatto più asciutto e muscoloso grazie al suo allenamento, che per essendo blando, aveva sortito il suo effetto.

-No... uffa così non va...-

Sbuffò tra sè e sè.

-Sono troppo magro... e se non gli piacessero i miei cambiamenti? Se preferisse un fisico più morbido? Tanto lui ha muscoli per tutti e due...-

Guardò la sua schiena preoccupato.

-E se questo solco sulla spina dorsale non gli piacesse? Se lo preferisse meno accentuato?-

Sospirò.

­-Beh... inutile piangere sul latte versato, per questo non posso fare niente...-

Si guardò negli occhi, se c'era una cosa di sè che aveva spesso dipinto erano gli occhi, a volte riempiva degli interi fogli di occhi e con i suoi colori cercava di riprodurne la tonalità dorata. Ma non gli era mai riuscito di farla perfettamente. Ora sapeva che si ci avrebbe tentato ci sarebbe riuscito, e questo gli dava forza. Spostò lo sguardo ai capelli e se li arruffò con le mani, per darsi un tono un po' sbarazzino.

-Mh, non posso fare altro che mettere un po' di profumo, una maglietta e andare. Spero di essere abbastanza per lui, spero di non deluderlo...-


***

Germania si era congedato da Spagna da pochi minuti, si era subito diretto nella sua camera. Si trovava in bagno e sapeva che quella sera sarebbe arrivato Il Momento, con la maiuscola. Prese il suo tempo per rinfrescarsi, si tolse i vestiti che aveva indossato per il viaggio, non aveva nemmeno pensato di levarseli tanto era contento quel giorno. Non ci aveva nemmeno riflettuto. Erano davvero consumati.

Era stato un viaggio non solo fisico, non si era semplicemente spostato dalla sua terra alla Spagna, correndo vari pericoli, ma era stato un viaggio anche mentale. E la meta era la felicità, da quella tristezza, noia, nostalgia alla gioia e all'eccitazione, all'aspettativa ed ora quasi paura.

Germania non era Nazione che aveva spesso paura, l'aveva provata poco nella vita ed ora era così ansioso.
Quella sera, si era concesso una lunga doccia tiepida, che gli togliesse di dosso tutta la stanchezza. Chinò la testa sotto l'acqua e lasciò che i capelli gli ricadessero sulla fronte. Alzò il viso e l'acqua gli sferzò gli occhi e le guance.

Si asciugò in modo sbrigativo e mentre lo faceva si diede, per la prima volto dopo molto tempo, un'occhiata allo specchio.

Notò di essere molto dimagrito, guardò i muscoli ben delineati del suo corpo. Si frizionò i capelli velocemente e li tirò indietro. Poi ci ripensò e lasciò che fossero naturali. Smise di guardarsi perché si metteva ancora più ansia.

Uscì dal bagno, si vestì e mise la sua camicia preferita , era bianca e sapeva di fresco. Quando la indossava si sentiva sempre come appena uscito dall'acqua della doccia.

Fece dei respiri profondi per cercare di dominare l'ansia.

Ok, andrà tutto bene, anche se per me è la prima volta. Non posso fare a meno di chiedermi se sarò all'altezza di mio fratello che è sempre stato molto esperto... Dio e se non gli piacesse? Uff... devo cercare di pensare positivo, sarò determinato. Andrà tutto bene.

Si sedette sul letto e accavallò le gambe.

Devo andare io da lui? O verrà lui da me? E se invece non intendesse passare la notte con me? Se volesse aspettare ancora? A che scopo... non abbiamo già aspettato abbastanza?

Basta, vado io da lui. Troverò la sua camera. O chiederò a Spagna o... BASTA!

Scosse la testa e si alzò in piedi, annuì con decisione tra sè e sè, raggiunse la porta e la spalancò con un gesto ampio. Per sua fortuna la porta si apriva verso l'interno perché se no avrebbe preso in pieno il povero Italia.

Quando l'aprì guardava dritto davanti a sé per darsi la carica e quindi al disopra degli occhi di Italia, ma appena se lo trovò davanti i suoi occhi color miele e un po' sorpresi si fissarono nei suoi. Rimase immobile a bearsi della sua vista. Arrossì perché lo trovava molto bello, ma anche molto  disordinato con quei capelli all'aria. I suoi occhi lo guardavano un po' insicuri.

-Allora, non mi fai entrare, Jey?- gli disse maliziosamente, Germania sbatté le palpebre e si fece da parte.

Italia entrò sorridendo e si lasciò cadere mollemente sul letto. Guardava il soffitto con le braccia completamente divaricate e canticchiava come suo solito.

-Ve... bella serata no?- ruppe il ghiaccio. Germania si riscosse e chiuse la porta. Si avvicinò alla finestra.

-Davvero una splendida notte, la luna è molto luminosa.- disse spalancando le tende.

-Spegni la luce Jey, la notte è abbastanza chiara per noi, e siediti vicino a me!- disse ridendo.

Germania si girò a guardarlo da sopra la spalla, spense la luce e lentamente si avvicinò al letto. Si sedette sul bordo al fianco di Italia, puntellandosi con le mani.

Il giovane uomo spostò la testa sulle sue cosce e lo usò come appoggio, Italia guardava i contorni del suo viso, poiché la luce permetteva giusto questo. Germania sapeva che gli stava sorridendo anche se non lo vedeva.

Italia allungò una mano verso il suo viso, e ne seguì i contorni con le dita, con l'indice gli sfiorò le labbra e alzò il busto verso di lui. Germania sentì un brivido salirgli su per la schiena, e il viso infiammarsi.

So che non mi vede e non sa che sto arrossendo, ma Dio mi sento a disagio!

Italia rise piano.

-Jey...? Cosa devo fare per essere baciato da te? Dovevo portarmi un boccale di birra?- scherzò lui, coprendo la distanza che li separava e dandogli un bacio lento e caldo.

Germania sentì qualcosa sbloccarsi, sentì la tensione cominciare ad allentarsi e rispose con calore.

Italia sorrise e strofinò il nasino contro quello del biondo e si alzò a sedere, inginocchiato sul letto e con una mano toccò il petto di Germania, spingendolo dolcemente giù.

Ho paura che mi scoppi il cuore di questo passo... se non mi calmo non combinerò niente. Calmati, è solo Italia! è la persona che ami...

Ciano mise un ginocchio di fianco a lui, all'altezza del suo stomaco e si puntellò con le mani, tenendole lateralmente al viso di Germania. Sentiva i suoi occhi azzurri piantati sul suo viso. Si stava abituando alla penombra e distingueva sempre meglio i suoi tratti.

Italia era più tranquillo perché voleva solo lasciarsi andare, lui non lo prendeva come un compito, non gli importava di sentirsi o non sentirsi all'altezza, alla fine quand'era con lui non sentiva niente di tutto ciò. Ogni pensiero negativo usciva dalla sua mente, e si riempiva di lui.

Lo baciò con calore, comprendeva come si sentiva, immaginava cosa stava pensando, e cercava di fare in modo che lui si sciogliesse. Ma non capiva che non doveva essere perfetto? Che doveva essere sè stesso?

Germania reagiva ai suoi baci ma non riusciva a mostrare quanto fosse coinvolto, sentiva come una mano invisibile che gli impediva di muoversi come voleva. Per quanto Italia si sforzasse rimaneva legato, e più si rendeva conto di dover far qualcosa e meno ci riusciva.

-Lud...- disse Italia senza fiato, ad un certo punto, Germania cercava di trattenere il respiro affannoso. Il giovane uomo moro si scostò dal suo viso e lo guardò per qualche secondo.

-Lasciati andare...- Lud distolse lo sguardo e sospirò.

-I-io...-

-Jey senti... non so cosa tu abbia ma...- deglutì e Germania tornò a guardare il suo viso. Ne scorse i contorni.

-Ma?-

-Ma non devi dimostrarmi niente Jey! Non voglio che sia perfetta questa notte... ok? L'unica cosa che voglio sei tu, come sei, mi basta questo perché sia meravigliosa.-

-...-

-Lasciati andare Germania...-

-E se poi... non ti piace?- Italia rise e gli prese il volto tra le mani, portò il viso ad un soffio dalle sue labbra.

-Allora lo rifaremo...- passò la lingua sulle sue labbra socchiuse.

-... e ancora...- gli diede un piccolo bacio.

-...e...- disse con un tono di voce basso che Germania non aveva mai sentito. La sua voce di solito così candida, priva di malizia, allegra, trasformata in questo modo lo faceva sentire...

Ciano si avvicinò di nuovo alle sue labbra e finse di baciarlo ma all'ultimo minuto  si scostò un pochino, Germania cercò le sue labbra e non le trovò, sentì il suo respiro caldo, il petto gli bruciava, si sentiva tutto bruciare. E l'unica maniera di trovare sollievo era prenderlo.

Assimilò le sue parole e sentì la sua mente cedere, lasciare la razionalità, prese una boccata d'aria come se quella mano invisibile che lo opprimeva fosse scomparsa. Baciò Italia e gli prese la nuca con una mano mentre con l'altra gli stringeva un fianco, si scambiarono qualche bacio e poi Lud ribaltò la situazione. Italia prese un respiro profondo mentre lui lo metteva sotto e lo sovrastava con la sua mole, oscurava totalmente la luce della luna che entrava dalla finestra. Sentì con piacere le sue mani sbottonare la camicia, si sorprese del fatto che erano così grandi e calde eppure così precise nei movimenti. Trattenne il respiro quando scivolarono sui suoi pantaloni.


La camicia di Ciano giaceva abbandonata sul pavimento.

Italia strinse tra le mani il lenzuolo, gemette inarcando il corpo, mentre sentiva gli occhi inumidirsi.

I muscoli di Germania erano madidi di sudore, Italia gli stringeva forte il busto, l'uomo si lasciò sfuggire un gemito soffocato. Sentire sotto le sue mani la pelle calda di Italia era una sensazione che non sapeva descrivere. Sapeva solo che in quel momento era suo, sotto il suo pieno controllo, abbandonato a lui in un momento in cui non sarebbe mai stato in grado di difendersi.

Ciano, fuori controllo, si aggrappò alla sua schiena, lasciando dei profondi segni rossi sulle scapole, cercò le sue labbra. Urlò tutto il suo piacere, al culmine delle sensazioni, accompagnò la voce a quella profonda del compagno.


Ludwig guardava il visino di Italia, era disteso a fianco a lui e aveva le mani giunte dietro la testa, ne vedeva i controni e vedeva che splendevano a causa delle goccioline di sudore. Vedeva il suo petto gonfiarsi a ritmo col suo respiro affrettato. Si passava una mano nei capelli e sospirava.

-Beh... wow.- sospirò Ciano, detergendosi il sudore sul viso.

-Mh?- Ludwig lo guardò interrogativo, mentre anche lui si rilassava.

- Beh... è stato bello no? Ve...- Lud gli sorrise e si stiracchiò. Ciano si avvicinò e posò la testa sul suo petto caldo e si sistemò al suo fianco. Spalancò gli occhi con sorpresa quando sentì la mano di Germania sulla sua testa, accarezzargli i capelli. Spostò il viso verso quello di lui e fissò gli occhi color miele nei suoi.

Anche se non vedo il loro colore, lo ricordo benissimo, ne ricordo ogni sfumatura.

Si chinò verso di lui e gli diede un bacio sulla fronte, gli diede un'altra carezza ed aspettò che si  addormentasse.

Chiuse gli occhi.

-Ti amo Jey...-

Li riaprì e sbatté le palpebre, non ancora abituato a sentire quelle parole.

-Ich liebe dich, Ita-chan.- con una mano recuperò le lenzuola e coprì entrambi, il sonno lo colse pochi minuti dopo.


****

3 Novembre 1918.
La Germania chiede il cessate il fuoco.

11 Novembre 1918.
Data ufficiale della fine della Grande Guerra.

****



Ohhh! E finalmente anche tra Lud e Jey abbiamo avuto la nostra scena clue! La aspettavo anche io >.< spero di non avervi deluso con la decisione di descrivere solo dei flash! Ci ho pensato a lungo, ho pensato che avrei potuto interromperla come con Prussia, che avrei potuto descriverla per intero, ma poi ho deciso di regalarvi degli stralci di passione!  Secondo me è più evocativo ed è più adatto al sentimento... se l'avessi descritta per intero forse non si sarebbe adattata alla purezza dei loro sentimenti >.< boh alla fine spero di aver preso la scelta migliore :D

Lo so che le prime volte sono sempre disastrose e che è un po' poco realistico che Ciano, dopo aver provato Prussia (che è tutto dire) sia rimasto contento di Jey... però non poteva andare diversamente X°D

Ho anche vuoluto mettere una piccola Spamano, piccina piccina però così dolce >.<

E con questo ragazzi siamo al penultimo capitolo, SAAADNEEEEESS!! ç_ç


Blody_354: piangi piangi X°D ho pianto anche io quando l'ho scritta (che idiota che sono -.-)
tranne Prussia, hai detto bene hehe... nell'ultimo capitolo infatti vedremo la resa dei conti... e non sarà piacevole! Però ce ne faremo una ragione no? La vita non è tutta rose e fiori, in compenso della fic che sto preparando per voi Ciano è tutto di Prussia (che è ancora più supermegaiper sensuale ed eroticCOOOF) e manco si vede Germania LOL aspetta cara mia :D
E scusa ma AUSHUNG NO, io sono per Austria-Prussia forever and ever and ever, ma tranquilla.
E Canada... beh... chi è? Hahah
Troverò un modo per farti leggere ugualmente anche le mie di cazzate! Dehihio, penso di non poter vivere senza scemate ç_ç
(Un pappagallo? Io ho una rana in casa X°D l'ha portata il gatto)

WacciPC: yeeeei *balla fra i brillantini ma tutto ad un tratto gliene va uno di traverso* COOOF mao ç_ç
Sono contenta che ti sia piaciuto questo capitolo >.< doveva essere il più bello di tutta la fic :D quindi mi auguro che sia stato all'altezza :D E Lud non piange mai, ma questa volta ci stava, ci stava troppo! Un azz di pianto disperato ci vuole una volta nella vita! La verità è che Spain è un po' un pirla X°D l'idea è tutta di Prussia! Diciamo che Spain non sarà super intelligente ma è di buon cuore. Ed è simpatico. Ed è sexy. E SPOSAMIIII hahah!
Come al solito Romano, che non ha fatto niente, passa per il santo protettore di Ciano X°D Amo Romano, mi ci rivedo troppo.
OOOh un'altra che è soddisfatta di sto finale! Oh! E che cavolo! Porta anche tu il dogma "il finale deve essere soddisfacente e deve seguire il sacrosanto volere dei personaggi e non le regole dell'originalità assoluta a discapito della realisticità" in tutto il mondo. Oh. (Oh!) (OH!) haha
Piaciuto il nostro Jey?? >-<

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Capitolo 22
*** Happy Ending? ***


Capitolo Ventidue -Ciao! Ciao Spagna! Ciao Romano!- Italia si agitava, salutando a gran voce i due, mentre li guardava dalla groppa del cavallo nero. Quasi cadendo.

Germania sorrideva e fece loro un cenno col capo.

­-Penso di non averlo mai visto così felice, hai mai visto Germania sorridere così spesso?- Antonio parlava più per sé che con Romano, tanto sapeva che non avrebbe risposto quello che stava pensando. Gli piaceva interpretare i suoi pensieri e lo faceva per entrambi. Romano sapeva di non dover rispondere.


-Jeeeey...? Quand'è che siamo arrivati? Sono stanco...- si lagnava Italia, era infreddolito, stufo, voleva solo sedersi e stare comodo per qualche ora. Erano in cammino da giorni, si procedeva abbastanza velocemente ora che il conflitto era terminato. Certo la situazione rimaneva tesa.

Il cavallo lo aveva stufato, tutto lo aveva stufato.

- Italiaa! Smettila di lamentarti!-

-Ma uffa... Ve...- continuò con qualche piccolo Ve di rimprovero. Gli rivolse i suoi occhioni dorati pieni di lacrime, confezionate ad hoc.

Germania lo guardò e si lasciò abbindolare da lui.

-Ita-chan... mancano due ore e siamo a casa.-

Italia gli sorrise, rincuorato alla notizia.

E a casa dovrò fronteggiare Prussia, cosa gli dirò? Mi sento un traditore, gli ho portato via la persona di cui era innamorato...

­Il piccolo Italia gli si affiancò e osservò il suo sguardo. Non aveva mostrato tristezza o altro, non voleva che i suoi sentimenti trasparissero ma Italia sapeva, sapeva leggere il suo stato d'animo.

-Jey...?-

-Cosa c'è ancora Ciano?-

-Cos'hai...?-

Ludwig distolse lo sguardo, fece finta di niente sperando che se lui non avesse mostrato di aver inteso Ciano non glielo avrebbe più chiesto. Invece quello continuò a guardarlo con insistenza, chiamandolo con dei piccoli Ve.

-Mh... niente, pensavo a Gilbert.- Italia si irrigidì e non disse nient'altro. Poco dopo si spostò dietro di lui e non disse più una parola. Il suo sguardo era un po' abbattuto anche se si sforzava di ridere quando Lud si girava a controllarlo.

Non sopporto quello sciocco sorriso finto sul suo viso, piuttosto rimanga impassibile, se proprio non sta bene, ma smetta di sorridere così, è inquietante. Quello che mi fa più male è che sta così per Prussia, l'ho nominato ed ora lui sta così. Ma è così forte il sentimento che li lega? è davvero così forte che l'idea di stare con me a casa mia non lo è abbastanza da renderlo felice? Deprimente davvero...

Aumentò l'andatura.



La cancellata del suo palazzo era ormai vicina, più si avvicinava più l'inquietudine gli attanagliava le viscere. Fece cenno ad Italia di precederlo, in modo rapido e gli rivelò quanto fosse scontento. Il piccolo Italia si sentiva molto male per lui, quando gli passò di fianco si fermò alla sua stessa altezza.

Germania lo guardò spazientito e gli fece cenno di andare. Italia invece si fermò, gli sorrise con sincerità questa volta e si sporse dal suo cavallo. Lud lo sostenne perché aveva paura che cadesse, Italia lo strinse forte e gli diede un timido bacio. Gli sussurrò le parole che sapeva lo avrebbero reso felice.

Germania rispose al suo sorriso, sentendo la tensione allentata. Ciano sapeva davvero cosa doveva dirgli per farlo sentire meglio. Spesso si comportava in modo inappropriato o lo faceva arrabbiare, ma sapeva farlo stare bene.

Italia si incamminò e finalmente poté abbandonare il cavallo, Ludwig lo raggiunse a fianco della porta, gli posò una mano sul fianco e fece per entrare. La manina di Italia fermò la sua. Lo guardò negli occhi.

-Jey... io... voglio davvero bene a Prussia, ma voglio che tu sappia che non è come con te.-

-Con questo cosa vuoi dire?-

-Ve... voglio dire che quando gli starò vicino e tu ti sentirai male, devi tenere a mente che io amo te ok? Voglio bene a Prussia, gliene voglio tanto, ma amo te. Capito?-

-Come sarebbe a dire, quando gli starò vicino?- Germania lo fulminò con lo sguardo e con entrambe le mani lo prese e lo attirò a se, in modo molto possessivo. Lo baciò sulle labbra.

-E-ehi!-

-Ascoltami bene, Veneziano, e apri le orecchie!-

-Sissignore!- disse Italia in una reminescenza degli allenamenti.

-Non ti dividerò con Prussia ok? Se è questo che intendi per stargli vicino, io non sono d'accordo, io non posso vederti con lui, ok? Capito? Io non accetto di vederti con lui, se non puoi farne a meno, se non puoi scegliere tra me e lui, allora ho capito male tutto.-

Veneziano gli sorrise.

-Roger! Non intendevo questo Jey, dicevo che conosco bene Prussia e non voglio che sia triste e che intendo fare qualcosa per tirarlo su di morale. Lo so che non mi vuoi dividere, lo so che non sei disposto a farlo, lo so. Ti amo, ricordi?-

- Quindi che cosa comprendere questo fare qualcosa per lui?- lo guardò con lo sguardo contrito.

- Vuol dire che potrei cucinare per lui, che gli starò vicino, che cercherò di fargli capire che posso essere suo amico. E... che non lo bacerò.-

- E..?-

Ciano lo guardò senza capire, cos'altro?

- E?-

- E che non ti farai palpare! E che non ti lascerai baciare! E che non andrai più a letto con lui!-

Il ragazzo spalancò gli occhi per qualche secondo e poi fece un viso che Germania non gli aveva mai visto, un po' rimase spaventato quando lo vide arrabbiato. Italia lo fissò e poi si girò rabbiosamente. Spalancò la porta ed entrò senza molti riguardi.

Un maggiordomo cercò di avvicinarlo per prendergli il piccolo bagaglio e mostrargli la stanza ma quello passò oltre senza degnarlo di uno sguardo.

Fanculo Germania! Lo aveva ferito l'ultimo commento, insomma ok si era comportato male in passato, lo aveva ferito ma poi aveva scelto lui no? Lo aveva scelto, si era completamente aperto a lui, gli aveva dato tutto se stesso, avevano fatto l'amore, quello vero. Sapeva di non essere molto affidabile però, diavolo! Si fidava così poco di lui?

Prussia era molto più che un amico, era stato un compagno, era stato un amante molto dolce, era stato molto speciale.

Germania non poteva nemmeno immaginarsi quanto avesse fatto Prussia per loro, non poteva nemmeno lontamante capire quanto gli doveva, stupido! Idiota!

Nella sua corsa non sapeva nemmeno dove stesse andando, aveva la vaga sensazione che Germania avesse cercato di dirgli qualcosa per fermarlo, ma evidentemente aveva desistito. Finì in un corridoio che dava solo su di una sala, non sapeva nemmeno dove fosse ma con un po' di fortuna si sarebbe nascosto finché non gli fosse passata.

Invece era proprio nel soggiorno, aveva girato in tondo, in qualche maniera. Aprì la porta e  trovò uno di fronte all'altro i due fratelli. Prussia si girò con noncuranza verso di lui, quando si rese conto che si trattava di Italia strabuzzò gli occhi e dischiuse le labbra per la sorpresa.

Italia lasciò cadere la valigia. Non si vedevano da molto tempo, da quando aveva deciso il da farsi. Gli corse incontro e gli gettò le braccia al collo, lo strinse forte.

-Italia! Stai bene? Sono così felice.- Prussia godette ogni istante di quell'abbraccio, sentì quasi le lacrime agli occhi, respirò forte il suo profumo e lasciò che i suoi capelli gli solleticassero il naso. Sentiva in modo doloroso la stretta di Italia attorno al suo collo.

Ludwig li guardò sentendosi un intruso, distolse lo sguardo ferito. Ricordò quello che gli aveva detto poco tempo prima Italia.

Vuole bene a Prussia, gli vuole tanto bene, ma ama me. Ma ama me. E quando gli sarà vicino mi dovrò ricordare di questo.

Si coprì il viso distrattamente con una mano.

Ma fa male.

Italia allentò la presa e lasciò che Prussia sciogliesse l'abbraccio.

-Italia, sei stato via a lungo.- gli sussurrò Prussia, accarezzandogli il viso.

Ludwig sapeva che stava assistendo ad un momento molto intimo, e questo lo angosciava. Però doveva assistere, c'era qualcosa dentro di lui che gli diceva di rimanere. Anche se faceva male.

Lo sguardo di Prussia diceva tutto ad Italia.

-Ha funzionato...- gli disse -ora sei suo...- aggiunse con un filo di voce quasi impercettibile.

Prussia alzò il viso leggermente, e toccò il naso d'Italia con il suo, appoggiò la guancia a quella del ragazzo e strizzo gli occhi.

-Per favore Italia, ora chiedi della tua stanza, lasciaci da soli per qualche minuto.- disse, gli costò parecchio, si scostò da lui e strinse i denti. Italia lo guardò con aria triste ed uscì dalla stanza.

Prussia si voltò verso la finestra a braccia incrociate.

Il fratello lo guardava, non sapendo come cominciare.

-Bruder, volevo ringraziarti.- quello annuì ma non aggiunse altro.

-Non dimenticherò mai ciò che hai fatto, so che è grazie a te che...-

-Che? Avanti Bruder... dillo...-

-Che ora io e Italia ci siamo ritrovati...-

-Solo? Vi siete solo ritrovati?- disse con amarezza, Ludwig notò che sussultava.

-Beh...-

-Avanti dillo!- urlò Prussia.

- è grazie a te se ora Italia è il mio. Grazie bruder, per avermi restituito la persona che amo. Grazie per tutto quello che hai fatto.-

Prussia rimase in silenzio.

-Danke, per esserti fatto da parte Bruder.-

Prussia si girò a fronteggiare quel fratello, quello che lo aveva reso infelice. Le lacrime scorrevano sulle sue guance, ma decise di mostrarsi senza vergogna per quello che era.

Ludwig lo guardò con gli occhi grandi di sorpresa, non aveva mai visto suo fratello piangere.

-Lo amo, non sai quanto, l'ho fatto per lui.-

-Brud...- Prussia lo fermò prima che aggiungesse qualcosa.

­-The awesome me intende andarsene nelle sue stanze ora.- Passò veloce e si diresse verso la porta, il fratello si avvicinò a lui ma Prussia si divincolò. Lud non accettò di lasciarlo andare e fece qualcosa che sorprese il ragazzo. Lo strinse in un abbraccio, rude ma affettuoso.

-Danke, danke, danke.- Prussia si aggrappò al fratello per qualche secondo.

Quando lo lasciò andare aprì la porta e la richiuse sbattendola, fece un passò e non si preoccupò del viso rigato di lacrime. Entro pochi minuti sarebbe arrivato nella sua stanza.

Italia si parò davanti a lui e quello si fermò. Non era ancora finita la tortura?

-Cosa vuoi Italia?-

-Prussia... Gil!- Prussia distolse lo sguardo e strizzò gli occhi.

-Lasciami passare.-

-Non ancora! Ascoltami... siamo amici, ok?- Prussia lo guardò ancora più ferito, il fatto che dicesse amici e lo dicesse con quel tono non poteva essere che la prova, la prova definitiva che era tutto finito. Non si era mai fatto molte illusioni, sapeva che non l'avrebbe spuntata, lo aveva capito poco dopo che il fratello era arrivato a casa sua. Aveva cercato di negarlo i primi tempi, e aveva combattuto ma poi si era dovuto arrendere.

Cercò di tirarsi su di morale, cercò di risquotersi e pensò che facendo il bastardo forse sarebbe stato più semplice. Ogni giorno che aveva passato vedendo i due insieme, o vedendo Ciano che pensava a suo fratello...

L'unico momento in cui si era sentito veramente felice era stato quando Italia si era dato a lui, per quel tempo aveva dimenticato.

-Sono troppo magnifico per avere come amico uno come te! Ora vattene...- Italia gli sorrise debolmente, era abituato agli insulti, e quello non era detto col cuore. Semmai era vero il contrario. Si avvicinò a lui.

-C-cosa fai?-

Italia alzò il viso, con una mano gli accarezzò il profilo della mascella. Prussia fissò gli occhi nei suoi, e coprì la mano con la sua. Ciano avvicinò il viso al suo e dopo un secondo lo baciò. Lo fece lentamente lasciando che Prussia assaporasse quel momento. Prussia aggrottò le sopracciglia perché capiva benissimo, le lacrime ricominciarono a scorrere ma lui non emise un suono.

Italia pose fine al bacio e gli sussurrò poche parole.

- Questo è il mio addio per te, Gil. Sei l'amico che amo di più.- Gilbert continuò a fissarlo e poi annuì senza l'ombra di un sorriso.

-Ti amo Italia, ti amerò sempre, e se la mia amicizia ti rende felice, sarò tuo amico.-

-Va ora, vai da lui.- disse andandosene, ma non nelle sue stanze, prese il cavallo che più gli piaceva e se ne andò. Senza sapere quando sarebbe tornato o se l'avrebbe fatto.

Italia guardò le spalle del ragazzo che si allontanavano e quando non fu più in vista entrò nella stanza. Lud era seduto in quella che doveva essere la sua poltrona. Lo fissò mentre entrava, con uno sguardo triste.
 

Non so quello che è successo, preferisco non saperlo.

Il giovane uomo si avvicinò a lui e si sedette sulle sue gambe, lasciando che lo abbracciasse e traendo conforto dalla sua stretta. Germania era così forte, emanava un'aura di protezione e lui adorava sentirsi così.

Ma era troppo triste.

-Dov'è?-

-...andato.-

La notizia non lo colpì molto, del resto conosceva il fratello e sapeva che quando voleva stare solo con sè stesso se ne andava. Non era mai certo per quanto tempo ma non faceva mai qualcosa che potesse arrecare danno alla sua gente.

Accarezzò la testa di Italia.

-Non mi chiedere cosa ci siamo detti, ok?-

-Nein.-

-Come Nein? Nein che non va bene o nein che non me lo chiedi? Ve..?- chiese quello perplesso e un po' preoccupato.

- Nein non te lo chiedo... rimanga fra te e lui.-

-Grazie, Jey. E scusa.-

-Scusa di che?- gli occhi azzurri interrogativi.

-Non me lo chiedere, no?-  Germania gli sorrise e scosse la testa. Sbattendosi il palmo contro la fronte.

-Italia se non vuoi che io sappia cos'è successo, perché mi devi mettere la pulce nell'orecchio? Non sta bene.-

Italia rise apertamente, rise fino a che le lacrime rigarono le sue guance.

So che piange per lui, anche se nel frattempo ride. Oh Italia, piangi e basta...

Gli diede tutto il conforto di cui era in grado.


****

Prussia non fece ritorno per molto a lungo, e quando lo fece era di nuovo il solito uomo felice, vivace, pieno di vita. Anche se i suoi sentimenti non erano cambiati, li teneva dentro di sè, preferiva essere amico suo per sempre e ricevere quel tipo di amore. Non era lo stesso che lui provava, non lo sarebbe mai stato, ma poteva farselo bastare.

Italia non era mai stato più felice, nonostante non fosse tutto rose e fiori e davanti a lui ci fossero molte difficoltà, guardava dritto di fronte a sè. Al suo fianco, Germania.

Io sarò al suo fianco. Sempre.

Italia non sarà mai solo, e nemmeno io lo sarò finché ci sarà lui.

Questo significa amare una Nazione, amare una Nazione è per sempre, significa spalleggiarla e proteggerla, significa fare tutto il possibile per aiutarla. Ed io lo farò sempre, anche se il mio popolo non farà sempre lo stesso col suo, lo farò come Umano e non come Nazione.

Ich liebe dich, Italia.  





****

A tutti voi che siete giunti fino a qui, grazie.

Così si conclude questa prima avventura insieme, spero di essere riuscita a strapparvi un sorriso, a farvi arrabbiare e anche a farvi commuovere, spero di essere riuscita a trasmettere qualcosa.
Confesso, di nuovo, che mi sento molto triste mentre scrivo queste poche parole perché sento una sensazione di chiusura e anche un po' di abbandono.
Si chiude una storia che nella mia vita ha avuto una parte importante, ho speso molte ore a scrivere, ad immedesimarmi nei personaggi, a vivere con loro e ad interpretare quello che avrebbero fatto.
Sto salutando dei buoni amici.

Ringrazio sentitamente tutte le persone che hanno contribuito alle oltre 350 visualizzazioni  del primo capitolo, ma ancora di più ringrazio chi è arrivato fino a qui con me, grazie di avermi accompagnata.

Un grazie speciale va a WacciPC e Blody, per il lavoro lavoro di recensione che ha dato un po' di colore al tutto!


Ed infine grazie a te che leggi queste parole, e grazie a chi le leggerà in futuro.


*****


WacciPC: piaciuuuuto ehh? Ooooooh! Operazione baffi-di-birra, spamano, secsy taim riuscita hahah! L'ho scritta proprio pensando a questo, non alzo il rating per una scena sola, e contemporaneamente volevo che fosse coinvolgente... wiiiiiiin
Zighy, niente spin off, questa serie è finita, non la riprenderò mai in mano... peròòòòòò se questo può consolarti sono già  all'opera per una long fic, rating rosso, PruIta! Conto di finirla in un paio di mesetti poi la posto... ee.... hai presente Magic Mike? Ti dico solo una cosa: Bad Touch Trio.
Bellissimaaaa, questa avventura è finita ç_ç sono così tristeeeee!
Mi mancherai ç_ç Voglio da te un super commento-serie

Blody_354: mi sa che a te la spamano mmmmmh non ti è troppo piaciuta eh? Comunque ho un pensiero che mi vaga nella testa a proposito di una long fic con loro due <3 ma spain cattivello.
eeee le coppie con Prussia che mi piacciono sono: Germancest (MMMMMH cofcof) PruIta, PruAus (e se proprio lo devo confessare Prussia e Spagna....).
MaO! Anche da te mi raccomando Loooong loooong commento generale sulla fic, non deludermi ç_ç ciauuuuuu


UN CALOROSO GRAZIE A CHI COMMENTERà! Non siate timidi! ;)







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