Il Grande Complotto dell'Asino Volante

di frisulimite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo Inquietante Pieno di Avvenimenti Senza Senso In Cui Accadono Cose Misteriose e Inutili ***
Capitolo 2: *** Il Grande Eroe Di Questa Storia Che Va Scritto Tutto Maiuscolo ***
Capitolo 3: *** Inseguimenti Aerei, Professori Idioti e Titoli In Maiuscolo ***



Capitolo 1
*** Prologo Inquietante Pieno di Avvenimenti Senza Senso In Cui Accadono Cose Misteriose e Inutili ***


complotto

Il grande complotto

dell’asino volante

Introduzione

Prima di cominciare questa storia, vorrei dirvi un paio di cosette. Tutti voi siete convinti che gli asini non volino e che le balene esistono, ma ci sono numerosi segni che sembrano indicare il contrario. Questa storia abbraccia la teoria secondo la quale gli asini volano, quindi se siete persone che vivono di deboli certezze, non leggetela. Non leggetela neanche se non volete avere dei problemi col Governo e con i servizi segreti che vorrebbero tenervi nascosta la verità.

Tutto quello che leggerete da questo momento in poi è assolutamente vero.

Tutto quello che leggerete da questo momento in poi è assolutamente falso.

Ogni riferimento a fatti, organizzazioni segrete governative, sette religiose e persone realmente esistite o esistenti è da considerarsi puramente voluto e anzi ricercato.

 

Prologo Inquietante Pieno di Avvenimenti Senza Senso In Cui Accadono Cose Misteriose e Inutili

Era notte nel Grande Museo Nazionale di Badolato Superiore Ovest, e il custode Raimondo Lo Ciccio correva per le grandi sale dell’edificio, ansimando come un San Bernardo in calore e tirandosi su i pantaloni (che ogni tanto scivolavano mostrando le mutande a fiorellini). – Ma perché devo essere così grasso? – si lamentò l’uomo mentre scappava da un’ombra misteriosa, sotto lo sguardo severo dei quadri di Cefaly Junior Junior e delle sculture del Ciacio. A un certo punto Raimondo vide un decollage di Mimmo Rotella (rigorosamente falso), e pensò che sarebbe stata cosa buona e giusta demolirlo, così prese un quadro di un pagliaccio triste e lo lanciò con violenza addosso all’opera falsa del grande artista calabrese, che cadde a terra con un fragoroso "KATA-BOOOM!", seguito dalle sirene dell’allarme. – Minchia! – esclamò Raimondo. – L’ho combinata proprio bella! – in quel momento il misterioso inseguitore raggiunse la stanza dove si trovava Lo Ciccio, ma fu da lui separato a causa della grata di ferro del sofisticato sistema di sicurezza del museo. – Astuto. – disse il losco figuro dall’accento buffo. – Ha fatto scattare apposta l’allarme per impedirmi di raggiungerlo. – Raimondo si tirò su i pantaloni, poi disse: - Eh? Cosa? Chi? Tu chi sei? Ah, sssì! Certo! L’ho fatto proprio apposta. – detto questo il custode si passò una mano sul naso per vedere se era rimasto delle sue dimensioni. Il tizio misterioso, identico a un Sith, se non fosse stato per i sandalini, prese una pistola e la puntò addosso a Raimondo, dicendo: - Dimmi tutto, tanto poi ti ammazzo lo stesso. – Raimondo, che due secondi prima era terrorizzato, al sentire il curioso accento del tizio, scoppiò a ridere. – Ma come parli!? Che risateee! – il tizio losco abbassò la pistola, e chiese: - Si sente così tanto che sono straniero? – non ebbe risposta, perché Raimondo rise ancora più forte. – Senti, brutto terrone, dimmi subito tutto quello che sai su Quella Cosa! – Raimondo smise un attimo di ridere per chiedere: - Quale cosa? - - Tanto per cominciare si scrive Cosa, con la maiuscola. Intendo Quella Cosa! Parlo di Quella Cosa, tutto maiuscolo. – Raimondo ricominciò a ridere. – Mi dispiace, non parlo le lingue straniere, non capisco una sola parola di quello che dici! Borbottone! – il losco figuro alzò nuovamente la pistola e gridò: - Gli Altri hanno già parlato! – Raimondo intervenne: - Vede anche lei Lost? – il tizio mollò la pistola e si accomodò a terra, dicendo: - Guardi, io non ci sto capendo più niente di quel telefilm. Tanto per cominciare, l’aereo è caduto o no? - - Me lo chiedo sempre anche io, ma c’è un’altra cosa che non capisco. Voglio dire, dove li hanno seppelliti i superstiti? – chiese Raimondo. – Lei cerca solo di distrarmi con dei quesiti! Ma io non ci casco! – esclamò l’uomo dal buffo accento rialzandosi in piedi, con la pistola di nuovo in mano. – Dimmi quello che sai su Quella Cosa e ti sparo! – Raimondo lo guardò perplesso e disse: - Forse volevi dire "o". - - No, volevo dire "e ti sparo"! Comincia a cantare! – Raimondo obbedì all’istante. – Cooon teeeeeee, partirò! - - MA COSA CAZZO C’ENTRA!!!? – sbraitò il tizio, che stava decisamente perdendo la pazienza. – Ma tu mi hai detto di… - - Voglio solo sapere quello che sai su Quella Cosa!!! – gridò il minaccioso uomo, che poi scoppiò a piangere. Il cuore di ciccia di Raimondo si intenerì, così il custode disse: - Tanto morirò comunque tra pochi giorni per via del colesterolo. Allora, non so se parliamo della stessa Cosa. – il tizio si alzò e disse: - Tranquillo, hai messo la maiuscola, quindi è a forza la Stessa Cosa. Tutto maiuscolo. – Raimondo domandò: - Ma come fai a esserne certo? Non è meglio che ti dico prima di cosa sto parlando io e poi verifichiamo? - - No! Manteniamo la suspence! – disse il tizio. – Come vuoi. Allora, appena esci da qui, fai tre giri su te stesso, poi fai dieci passi da formica verso est… - il tizio nerovestito prese un taccuino e cominciò a segnare le istruzioni. - … poi fai tre salti da Bufonide, dopodiché fai un salto, fanne un altro, fai una giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu… - il tizio diede un’occhiata a quanto scritto finora, poi alzò lo sguardo su Raimondo, che adesso stava dicendo: - Ambarabà Ciccì Coccò, tre scimmiette sul comò… - - Ho idea che lei stia cercando di imbrogliarmi. – commentò l’uomo. – Ma come si permette!? Comunque, dopo che ha fatto tutto questo non potrà più uscire di casa senza che la gente si metta a ridere di lei, e tutto ciò è molto importante. Prenda un aereo diretto a New York. – il losco figuro esclamò: - Scommetto che è là che si nasconde il Grande Segreto tutto maiuscolo! - - Veramente no, però New York è una gran bella città. Le consiglio di visitare la sede principale dell’Opus Dei. – il tizio disse: - La conosco già, grazie. – Raimondo alzò le spalle, poi riprese a dettare le istruzioni. – Lei deve attraversare tutti gli Stati Uniti e arrivare dalle parti di Paperopoli. Lì troverà un cargo targato PdP, chiamato il Tallero. Dovrà entrare insieme alla merce, pesci marci da smaltire. Il cargo la porterà al Polo Sud. - - Aha! Ottimo posto per nascondere la Cosa! Il Polo Sud! – Raimondo chiese: - Vede anche lei i Fantastici 4? Ma la Cosa mi sta piuttosto antipatica… si dice antipatica, visto che è una Cosa, oppure antipatico, visto che tecnicamente è un lui? – il tizio ci rifletté a lungo, poi rispose con un’alzata di spalle. – Comunque la Cosa non è al Polo Sud! Però così potrà vedere da sé quali sono i danni causati dall’effetto serra ai ghiacciai. Molto istruttivo. Deve attraversare l’intero Polo Sud, dall’altro capo troverà dei leoni marini legati a una slitta. Lei salga sulla slitta e cominci a frustare i leoni marini, che si tufferanno in mare e la condurranno in un punto imprecisato del globo. Probabilmente in fondo all’oceano. Lì troverà la Cosa. Attento a non farsi picchiare, è molto forte. – il losco figuro fece un sorriso maligno che nessuno vide poiché aveva un cappuccio sulla testa, un sorriso maligno di chi ha vinto sull’avversario. – Adesso SO, tutto maiuscolo. Non ho più bisogno di lei. – Raimondo si alzò e tese cordialmente la mano, dicendo: - È stato un piacere anche per me. Venga a trovarmi spesso, mi raccomando. – il tizio sorrise e disse: - Certo, vado sempre al cimitero. – alzò la pistola e sparò. Il proiettile affondò nel lardo di Raimondo, finchè non perse tutta la spinta iniziale e si fermò. – Aha! Non ha manco preso una vena! Al massimo mi devo mettere un cerotto. – Raimondo si stava spanciando dalle risate (operazione non facile), quando il tizio puntò la pistola alla sua testa. Raimondo rimase impassibile, poi disse: - Spari pure, non c’è nessun organo vitale all’interno. Sono praticamente immortale! MWAHAHAHA!!! – Raimondo scoppiò nuovamente a ridere, mentre tuoni e fulmini squarciavano il cielo. – Ridi, ridi, che la mamma ha fatto gli gnocchi. – - Davvero!!? – domandò entusiasta il custode. – Sì, però tu rimarrai bloccato qui e non li potrai mangiare. Io invece ho qui un bel paninazzo con la mortadella e le acciughe sottaceto! Yum! – e così dicendo il losco figuro addentò la sua merendina, mentre Raimondo guardava sofferente la scena. – Ne vuoi? – domandò il tizio minaccioso. – SÌ!! – gridò Raimondo. – Allora quando esci te ne prepari uno! Ops! Tu non uscirai di qui, se non su una barella che ti porterà all’obitorio. – Raimondo scoppiò a piangere, mentre il macabro figuro gli mostrava il contenuto del suo zainetto. Soppressata calabrese, nutella, salumi di ogni genere, merendine del Mulino Bianco, lasagne, torte pronte Cameo e altre cose gustose. – Tieni, dai! – disse il tizio avvicinando una torta alla bocca di Raimondo, per poi sottrargliela non appena questi tentò di assaggiarla. – Schiatta, brutto ciccione! – disse il signore in nero poggiando a terra tutto il cibo che aveva con sé, ma fuori dalla portata del custode, poi se ne andò.

Raimondo Lo Ciccio soffriva. Era al colmo della disperazione, così decise di prendere la sua penna laser che fonde tutto, anche l’acciaio delle sbarre e usarla per suicidarsi. Poi un pensiero lo colse… no, non che poteva evadere con la penna laser, bensì che doveva lasciare a tutti degli indizi per svelare il Segreto di Quella Cosa che va scritta tutta maiuscola.

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Capitolo 2
*** Il Grande Eroe Di Questa Storia Che Va Scritto Tutto Maiuscolo ***


cap2

Capitolo 1. Il Grande Eroe Di Questa Storia Che Va Scritto Tutto Maiuscolo

 

 

 

Peter Maurice, il celebre esperto di simbologia asinina dell'Alma Mater Studiorum di Bovolone Bresciano, stava tenendo una conferenza interessantissima sul suo ultimo libro, "L'Asinino sacro". Nonostante l'ampiezza dell'argomento, la conferenza non sembrava tuttavia suscitare l'interesse dovuto nella platea. Probabilmente ciò era dovuto al fatto che le diapositive erano continuamente oscurate dal chilometrico ciuffo che sormontava la testa del conferenziere, frutto di un patetico riporto mancato. L'attenzione di molti era concentrata su un curioso calabrone con un'ala sola che stava svolazzando tracciando ampi cerchi in aria sul soffitto.

- La mia conclusione su quanto letto è... - Maurice si interruppe, aprì il libro alla pagina del giudizio dell'autore e cominciò a leggere. - ... "la mia conclusione è che il professor Peter Maurice è un borioso sbruffone che non ha idea di quello che parla e non riesce a tenere una conferenza senza leggere pedissequamente dal suo libro..." Ma chi ha scritto questa roba!? Da dove salta fuori questo bigliettino!!? - e con la sua solita aria inebetita gettò uno sguardo al gruppo di studenti che si scompisciava in prima fila e lo additava per qualche misterioso motivo. Il resto del pubblico osservava il calabrone che cercava di sfondare una finestra.

- Ci sono domande, ragazzi? - domandò Peter. A quelle magiche parole qualcuno gettò una scarpa addosso al povero calabrone, e tutti cominciarono a fare domande del tipo: - Cosa ne pensa della moderna teoria dell'evoluzione asinina nel tardo Cretaceo? - oppure: - Ha forse litigato col barbiere? - o: - Quando si mangia? - ma anche: - Come mai da quando lei è entrato si sente questo tanfo infernale? - e: - Vuoi un autografo, amico? - Peter Maurice cercava affannosamente delle risposte sul suo libro, invano, poiché alcune domande erano introvabili e complicate, specie l'ultima. "Devo assolutamente dileguarmi con un astuto stratagemma che metta in mostra tutte le mie capacità intellettuali." pensò Maurice, poi si mise una mano davanti alla bocca e cominciò a fare: - Driiin! Driiiin! Oh, ragazzi, mi squilla il telefono, devo assolutamente rispondere. - Peter mise la mano vicino all'orecchio a mo' di cornetta e cominciò a parlare sotto gli sguardi stupiti della platea, che dopo pochi secondi decise di osservare il cadavere del calabrone che veniva trasportato via dalle formiche. - Questo è il momento buono per dileguarmi. - disse Maurice, scordandosi però di spostare il microfono dalla bocca. Nonostante questo errore madornale tutti erano troppo concentrati ad osservare le formiche che cercavano di disincastrare il calabrone, che era rimasto impigliato tra due sedie. A nessuno, ovviamente, saltò in mente di spostare una delle due sedie. MAI interferire con la natura.

Camminando a stento sulla sua anca storta, Maurice percorse i vari corridoi della sala conferenze, senza badare ai dialoghi della gente che oltrepassava, che suonavano un po' come: - Eh, ma hai mollato! - - No! Giuro che non sono stato io! Ricorda che chi la sente prima... - oppure: - Cara, ma hai cambiato il pannolino al bambino? - - Ma sì, ti assicuro che gliel'ho cambiato. Se non ti fidi annusa qui. - - NO! Mi fido, mi fido! -

Lo studioso di simbologia asinina raggiunse i bagni, dentro ai quali alcuni misteriosi individui lo stavano aspettando. - Signor Maurice? - esordì un uomo col naso adunco e lunghi capelli neri e unticci. - Sì, sono io. - disse Maurice. - E lei deve essere il professor Severus Piton, nest pà? - il tizio lanciò un'occhiata di profondo disgusto a Maurice, poi disse: - Tanto per cominciare si scrive "N'est pas". Inoltre io sono l'ispettore Javert. Non ha mai letto i Miserabili? - Peter si infervorò. - Non mi dia del miserabile! E comunque sul mio libro dei Miserabili non parla, controlli lei stesso! - e così dicendo gettò addosso a Javert il suo libro autografato. - I Miserabili sono un capolavoro! Questa è cultura, lei è un professore, ha per forza letto almeno la trama dei Miserabili! - gridò Javert. - Mi spiace, no. ciò che non c'è sul mio libro non esiste. - - Ma il film l'ha visto, vero? - chiese Javert al colmo della disperazione. Maurice ci rifletté un poco, poi disse: - Forse ho capito. è quello sui dinosauri, vero? - Javert lanciò la sua tuba per aria e la colpì sei volte con una pistola a sei colpi ottocentesca.

- Lasciando stare la cultura, io sono l'Ispettore del 15° Distretto di Badolato Superiore Ovest. - si presentò Javert. - Ma come? Si chiama Javert e viene da Badolato? - chiese Maurice, che non era uno stupido. - Senta, io sono un calabrese DOC! Et rien ne va plus! - esclamò Javert. Peter guardò il suo orologio e rispose : - Sono le sette e venti. - Javert inarcò un sopracciglio e chiese: - Scusi tanto, questo cosa c'entra? - Maurice rispose: - Lei ha detto "Rienne vaplù", che come tutti sanno è un modo per chiedere l'ora e... oh, insomma! Siamo qui da tre ore e lei non mi ha detto che cosa vuole! Ripetizioni di latino, per caso? - e fece l'occhiolino colpendo amichevolmente la pancia di Javert col gomito. - No. C'è stato un omicidio a Badolato Superiore Ovest. - spiegò l'ispettore. - E che me ne fotte? Io sono di Bovolone Bresciano. - disse Peter. - Abbiamo bisogno della sua consulenza. Lei è il massimo e unico esperto di simbologia asinina mondiale. - Maurice chiese: - Va bene, chi è stato assassinato? - Javert rispose: - Il custode del Grande Museo Nazionale di Badolato Superiore Ovest. Raimondo Lo Ciccio. - Peter sentendo quel nome esclamò: - Ma certo, dovevo incontrarlo tra dieci minuti! - Javert si allontanò leggermente dal celebre studioso e domandò: - E come pensava di fare? Siamo a Parigi, non so se l'ha notato. - Peter Maurice si grattò la testa perplesso e commentò: - Ah, siamo a Parigi. Quindi quelli a cui chiedevo indicazioni non mi stavano lanciando contro insulti e parolacce, vero? - Javert si massaggiò il mento, poi disse: - Dobbiamo interrogare tutti i sospetti, interrogheremo tutti quanti e poi la arresteremo! - Maurice guardò perplesso l'ispettore Javert, poi chiese: - Mi arresta senza avere prove? Non deve interrogare altre persone? - Javert sorrise e rispose: - Io SO, tutto maiuscolo, che è LEI, tutto maiuscolo, il colpevole. Adesso mi segua. - e così dicendo l'ispettore Javert aprì la finestra del bagno o uscì fuori.

Peter uscì a fatica dalla finestra, e, arrancando sulla sua anca storta, raggiunse Javert. - Signor Javert, come faremo ad arrivare a Badolato Superiore Ovest? - domandò il professore all'ispettore, che rispose: - Ho fatto preparare un potentissimo aereo che ci sta aspettando. - Maurice commentò, facendo finta di aver capito: - Aaaah... - poi la sua malcelata stupidità uscì fuori con prepotenza, così chiese: - E dove si trova? - Javert indicò un punto a circa due centimetri dal naso di Maurice, dicendo: - È qui, c'è già dentro. È invisibile. - Maurice commentò: - Oooooh... e quando arriveremo? - Javert rispose, leggermente spazientito: - Siamo già arrivati, è molto veloce. - Peter si alzò dalla sedia invisibile e disse: - Non me n'ero proprio accorto. Certo che la Polizia del 15° Distretto di Badolato Superiore Ovest ha dei potenti mezzi. - Javert si alzò e spiegò meglio la situazione: - Possiamo utilizzarli solo quando il narratore si scoccia di fare altrimenti. Inoltre possiamo estendere la nostra giurisdizione a tutto il mondo e otteniamo la licenza di uccidere a vista, nel caso un noto ricercato come lei decida di scappare. Ma solo in quel caso. - Maurice non stava badando al discorso, era troppo intento a studiare un piano per scappare alla prima occasione. Javert scese dall'aereo invisibile insieme a Maurice, ma subito dopo essere sceso l'ispettore si fermò. - Signor Javert, perché ci siamo fermati? - Javert sbuffò e disse: - Dobbiamo prendere un'auto che ci accompagni fino al Museo. - Peter domandò: - Ah bene, e quando arriva? - Javert digrignò i denti e disse: - C'è già dentro. È invisibile anche l'auto. E per rispondere alla sua prossima domanda, siamo già arrivati. Scenda, prego. - e così dicendo diede un calcio nel sedere al noto professore che cadde proprio davanti all'imponente portone del Museo Internazionale di Badolato Superiore Ovest.

- Deficiente, si alzi. - ordinò l'ispettore Javert a Maurice, che, con fatica, riuscì a rimettersi in equilibrio sulla sua unica gamba sana.

La coppia che scoppia percorse le ampie sale del museo in circa due ore, poiché Javert doveva sempre recuperare Maurice che faceva i baffi a tutti i ritratti del grande Cefaly Junior Junior. Alla fine raggiunsero la sala dove era morto il custode del museo, l'ormai leggendario Raimondo Lo Ciccio. Il custode era più alto sdraiato che in piedi, e occupava un'intera sala col suo lardo. In giro c'erano numerose tracce di sangue e strani segni ovunque: numeri a caso, scritte come "Ho fame da morire", partite a Tris, disegni di asini e altre fesserie del genere. - Lei ci capisce qualcosa, dottor Maurice? - domandò Javert. - Potrebbe fare qualcosa di utile, prima di essere arrestato, no? - Maurice guardò un pochino tutti quei complicati indizi, poi disse: - No, non ci capisco un accidente. - Javert alzò gli occhi al cielo e commentò: - Lo immaginavo. Fortuna che c'è la nostra esperta Robopsicologa e decrittografatrice. - Maurice esibì la sua migliore espressione stupida e chiese: - Robopsicrittoche? Ha detto Robopsicotica? Degrattografice? - Javert urlò, prese la sua pistola e la puntò addosso a Maurice, ma per (s)fortuna l'ispettore aveva sprecato i sei colpi della sua pistola a sei colpi per colpire la sua tuba quando l'aveva lanciata per aria. - Ispettore Javert, si fermi. - intervenne una gran racchiona, che doveva avere almeno quarant'anni, con un'espressione antipatica e un robot dall'aria idiota al seguito. - Ah, dottoressa Calvin! - la salutò amichevolmente Javert. - Grazie per avermi salvato da questo individuo. Le presento il dottor Peter Maurice, esperto di simbologia asinina ed emerito coglione. - Peter tese la mano, guardando schifato la dottoressa decrepita, con la pelle cadente e dalla faccia mooooooooolto antipatica. - Dottor Maurice, questa è la dottoressa Susan Calvin, nota Robopsicologa, nota decrittografatrice e notissima zitellona acida e rompicazzo. Rompe il cazzo perché, essendo una zitellona, non ha... - - Stia zitto, ispettore Javert! - ordinò Susan Calvin, stringendo la mano del dottor Maurice, che commentò: - La immaginavo strafica, dottoressa Calvin. - - Non lo sono forse? - domandò la Calvin senza mutare di un millimetro la sua espressione. - Veramente no. - rispose Peter, noto imbecille. - Oh beh, sono così nei libri di Asimov. Se vuole posso usare la mia versione cinematografica. - disse Susan. - Sì, sì! È molto meglio! - rispose Peter sbavando come una lumaca in calore. Susan Calvin schioccò le dita e un vortice bianco la avvolse per qualche secondo, e subito dopo la dottoressa acida e zitella cambiò aspetto. - Strafica! - esclamò Peter, che era un uomo profondo, pieno di ideali e buoni sentimenti. - Adesso che vi siete presentati. - intervenne Javert. - Possiamo sapere cosa capite di questi strani messaggi lasciati da Raimondo Lo Ciccio? Tanto qualunque cosa sia noi arresteremo il signor Maurice. - Susan Calvin disse: - La cosa più interessante secondo me sono questi misteriosi numeri. - Javert guardò l'orologio, poi disse: - Bene, per ingannare il tempo, mentre ci pensate, io vado a mangiare. - e così l'ispettore se ne andò, lasciando soli Peter Maurice e Susan Calvin. - Secondo lei, gran deficiente, cosa vogliono dire quei numeri? - domandò Susan a Peter, che stava sonnecchiando in piedi. - Eh? Cosa? Quali numeri? - Susan sospirò e disse: - Questi trovati accanto al cadavere. non capisco che cosa li accomuna. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 e 10. - Peter si concentrò.

Era estremamente concentrato.

Era addormentato.

- Signor Maurice! Si svegli! - gridò Susan Calvin scotendolo con violenza. Peter esclamò: - Ma certo! Ho capito cosa accomuna questi numeri. la cosa che hanno in comune è il non avere niente in comune. - la Calvin sospirò, poi guardò meglio i numeri e capì: - Ma certo! Questa è la numerazione in base uno del Galgagnoffi, sta alla base della matematica moderna. - Maurice chiese: - Perché, quella antica no? - Susan Calvin lo ignorò e osservò la partita a tris che era stata tracciata vicino al cadavere di Raimondo. - Mmmmh... mi sembra chiaro che la X poteva vincere, se non avesse sbagliato la sua seconda mossa. - commentò Susan, quando Maurice disse: - Non mi è molto chiara questa cosa. Può spiegarmi meglio? - e così dicendo prese un pezzo di carta e tracciò lo schema del tris. Susan Calvin tracciò la prima X e disse: - Allora, io che sono la X ho fatto la prima mossa, ora lei, logicamente, metterà il pallino... - Maurice non la ascoltava perché aveva già messo il pallino dove gli girava. - No, Peter, non doveva metterlo là, comunque la X a questo punto sbagliò la mossa, perché permise al pallino di fare tris. Adesso le mostro cosa succede se io metto la X dove l'aveva messa il giocatore nell'altra partita. - Maurice sghignazzava, e borbottava, credendo che nessuno lo sentisse: - Ih ih ih! Adesso mette la X lì e io posso fregarla! - Susan Calvin sentendo quelle parole decise di cessare la dimostrazione, e mise la X in un altro posto, lasciando di stucco il povero Peter, che tracciò subito un altro pallino, in modo tale da avere due pallini in fila.

- Javert, per quanto dobbiamo continuare a spiarli? - domandò un collega dell'ottuso ispettore, esasperato da quello spettacolo. - Devono confessare spontaneamente. - spiegò Javert. - Fa tutto parte della mia tattica. - - Deve essere la famosa Tattica dell'ispettore Javert. Quella che non ha mai funzionato. - commentò il depresso collega di Javert, il quale esclamò: - Chi è questo Javert che mi ruba la tattica!? - il collega sospirò e disse: - Mamma mia, in che mani... -

 

Nel frattempo Maurice e Calvin avevano finito la loro partita (pari) e stavano analizzando le scritte lasciate in giro da Raimondo. - Non riesco a capire il significato della frase "STO MORENDO DI FAMEH". - commentò Peter osservando con attenzione la scritta in sangue. - Non capisco cosa c'entra la H alla fine. - Susan Calvin analizzò la scritta, poi esclamò: - Ma è chiaro, è un'anagramma! E sarebbe... - scrisse velocemente qualcosa su un foglio di carta, e il risultato era. - "Deh, mi fate meno sordo". È chiaro! - Peter Maurice si grattò i pochi capelli che aveva in testa, poi chiese: - E che vuol dire? - Susan Calvin sorrise in modo comprensivo, poi aprì la bocca per parlare, ma capì che la frase anagrammata non aveva alcun senso. - Eppure sono certa che quella H è messa lì per qualche motivo. -

(FLASHBACK)

Raimondo Lo Ciccio aveva scritto "Sto morendo di fame" e, con le ultime forze, voleva metterci anche un bel punto esclamativo. Il custode si alzò e tracciò la linea, ma, poiché le forze gli mancavano, ne tracciò anche una orizzontale. Il custode si sollevò nuovamente e provò ancora a tracciare un punto esclamativo, ma dopo aver tracciato la linea cadde a terra morto. Il risultato era una H storta.

(FINE FLASHBACK)

 

I due celebri studiosi continuavano ad analizzare le scritte e a prendere nota di tutti i "progressi" che facevano, ma quelle frasi sembravano (?) non avere alcun senso. - Senta, signora... - esordì Maurice, ma l'occhiataccia della Calvin al sentire la parola signora lo fece ritornare sui suoi passi. - Senta, signorina... - ricominciò Maurice. - ... io mi sono ampiamente scocciato di stare qua a leggere i deliri senza senso di un povero depresso obeso la cui progenie deve essere veramente orrenda, disgustosa e viziosa come lui. - la Calvin lanciò a Maurice un'occhiata di profondo odio, poi sibilò: - Sono sua nipote. - - E ovviamente le nipoti non sono incluse. - disse Maurice per salvarsi le chiappe e l'anca storta. - Comunque, per quanto sia triste ammetterlo, ha ragione lei, signor Maurice. Mi sono scocciata di stare qui ad anagrammare frasi come "Mi annoio sal" per capirne il significato nascosto. - Peter annotò quella frase, certo che un giorno gli sarebbe stata utile, poi riprese ad "ascoltare" quello che Susan Calvin stava dicendo: - Frughiamo nelle tasche di quel finocchio di mio nonno, troveremo certo cose interessanti. - Peter si mise a frugare nella parte superiore di Raimondo, mentre Susan armeggiava nei pantaloni del nonno. - Uno yo-yo, una gomma da masticare masticata... - diceva Maurice tirando fuori i vari reperti trovati. - ... un game boy, uno zaino, un computer con stampante, un telefono satellitare, una betoniera... - - Signor Maurice! Ho trovato qualcosa! - gridò Susan Calvin frugando nei pantaloni del nonno. - Santo cielo! È qualcosa di duro... grosso... ooooh! Mmmmmh! Ma è... è... - diceva la Calvin con evidente piacere mentre tirava con entrambe le mani il misterioso oggetto nascosto sotto i pantaloni del signor Lo Ciccio. - Oh... è... un Cryptex! - Maurice fece finta di aver capito, emettendo un lungo: - Oooooooh... è un Cryptex! - poi il dubbio lo assalì, e decise che non poteva vivere senza sapere cosa fosse un Cryptex, così chiese: - Cos'è un Cryptex? - Susan Calvin spiegò: - Un Cryptex è questo coso qui che tengo in mano. - Peter le fece un applauso, poi disse: - Non potrebbe spiegarlo meglio? In modo leggermente più dettagliato, magari. - Susan Calvin tirò un lungo respiro, poi cominciò a parlare: - Un Cryptex è come un cilindro cavo formato da cinque dischi di marmo sovrapposti l'uno all'altro e tenuti insieme da una intelaiatura di bronzo. I cilindri recano incise le lettere dell'alfabeto di modo che, ruotandoli, si possono formare parole di cinque lettere. Il Cryptex funziona come un lucchetto a combinazione: se i dischi formano la parola corretta, delle tacche interne ai dischi si allineano, permettendo al cilindro di aprirsi. All'interno del cilindro possono essere contenute informazioni segrete, scritte su una sottile pergamena avvolta attorno ad una fiala di aceto: se si tenta di aprire il Cryptex con la forza, la fiala si rompe e l'aceto corrode la pergamena prima che possa essere letta. - Peter Maurice domandò: - Ma mi hai copiato e incollato la definizione di Wikipedia!? - Susan Calvin si inalberò, e per un attimo riacquistò l'espressione della vecchia Susan Calvin (quella non strafica, s'intende). - Come osa!!? L'ho scritta io quella voce su Wikipedia! Le ho scritte quasi tutte io! Anzi, io sono la coordinatrice dei progetti Wikimedia! Io ho anche creato Internet! IO ho inventato i computer! Ho inventato gli aeroplani! Ho inventato i treni! Ho inventato ogni macchina!! E ho anche inventato la Coca Cola Light!! - Peter Maurice sbarrò gli occhi e le saltò addosso gridando: - ALLORA È TUTTA COLPA SUA, BRUTTA BASTARDA!!! È solo colpa sua se beviamo la Coca Cola Light! - il robot dall'aria austera che accompagnava Susan Calvin gridò, con voce ben poco austera, bensì da marmocchio di cinque anni: - 'Ascia stae 'a mamma! - e così dicendo sferrò un gancio sul mento di Maurice. Il piccolo robot avrebbe certamente ucciso il professore di simbologia asinina, se non avesse udito ciò che Peter gli stava dicendo: - Ti rendi conto che lei è quella che ha inventato la Coca Cola Light? Come puoi permettere che rimanga impunita per un simile crimine contro l'umanità? - il robot ci pensò su, poi tese la mano a Maurice, che si sarebbe certamente fiondato nuovamente addosso alla Calvin, se questa non avesse detto: - Orsù, stavo scherzando. Non ho inventato i computer. - Maurice sorrise raggiante e disse: - Benissimo! Tornando ad analizzare questi strani simboli... ce n'è uno che mi ha particolarmente affascinato. - Peter raccolse un pezzo di carta sul quale era scritto "Porca Troia trova Peter Maurice". - Secondo lei che vuol dire, dottoressa Calvin? - Susan lesse il breve ma intenso messaggio e commentò: - Ecco perché Javert le da la caccia. - in quel momento a entrambi gli studiosi parve di sentire qualcuno che diceva "Ah sì?", ma erano troppo presi dal biglietto per badargli. - Javert è convinto che Lo Ciccio abbia voluto scrivere in punto di morte il nome del suo assassino. Cioè lei. - in quel momento la solita voce sembrò dire una cosa come "Bene, adesso abbiamo pure la scusa per arrestarlo. Che giornata riuscita", ma, come al solito, non vi badarono. - Eppure... - Susan Calvin a un certo punto ebbe un'illuminazione. - Ma certo! È un messaggio rivolto a me! Mio nonno voleva che io la trovassi. - Maurice le chiese: - Cosa glielo fa pensare? - Susan spiegò: - Mio nonno da piccola mi chiamava sempre "Porca Troia". Non so perché, ma mi chiamava così, specie quando mi vedeva con più ragazzi contemporaneamente. Quindi questo messaggio vuol dire chiaramente che io la devo trovare. Già fatto. Adesso dobbiamo scappare da Javert. So già come fare. - a un cenno della robopsicologa il piccolo robot cominciò a devastare il museo, così i nostri eroi poterono scappare a gambe levate (per Maurice si fa per dire, ovviamente).

- Merde! Mi sono scappati sotto il naso! E poi... no, non è possibile. - qualcosa turbava Javert, che a quel punto esclamò: - Come ha fatto Maurice a sfondare le pareti, eh!!? - il collega anonimo di Javert obiettò: - Veramente è stato il robot della dottoressa Calvin a sfondare le pareti, signore. - Javert esclamò, al colmo della disperazione: - Aveva detto che era il suo piccolo figlio down! Ci ha ingannati! E anche Maurice l'ha fatto. Perché in realtà lui non è Maurice, lui è... - rullo di tamburi. - ... JEAN VALJEAN! - il collega di Javert domandò, un po' preoccupato: - Signore, si sente bene? - Javert però non lo ascoltava: - Per anni ho dato la caccia a quel diabolico ladro di pagnotte, emerito rompicazzo e noto bruttone! E adesso, dopo due secoli, eccolo qui ed è recidivo! - il povero collega di Javert lo strattonava e diceva: - Signooooore! Jean Valjean è morto da due secoli, per l'appunto, e in teoria lei si è suicidato anche prima della sua morte. Inoltre ha la testa di Valjean appesa sul caminetto in casa sua, ricorda? - - Si è finto morto per due secoli! Temo che il carcere a vita non basterà per lui! - gridò Javert mettendosi in testa la tuba. - Signor Giangurgolo, chiedete all'autore di darci la licenza per usare ogni mezzo per catturare Valjean. - Giangurgolo, contento per avere finalmente un nome, propose all'autore di concedere questi poteri speciali, poi, ottenuta la risposta, informò Javert. - L'autore ha dato risposta negativa. Dobbiamo arrangiarci con le procedure standard in dotazione al 15° Distretto di Badolato Superiore Ovest. - Javert sospirò, un tantino deluso, poi ordinò: - Fate uscire gli aerei della Luftwaffe! Fate uscire la Royal Air Force! Preparate la flotta interstellare! Pronti i carri armati, fate tuonare i mortai! Quel ladro di pagnotte avrà quel che merita. - Giangurgolo obbedì, e un impensabile esercito partì da Badolato. - Benissimo, mandate un messaggio ai governanti di ogni paese. Da adesso devono lasciarci libero transito sul loro territorio, e darci pieno appoggio per le nostre operazioni. Tu dirai loro: tutta la Gallia è stata conquistata. Loro ti chiederanno: tutta?. E tu risponderai: sì. Loro capiranno. no, aspetta, ho sbagliato film. Tu gli dirai che Valjean è tornato. Loro capiranno, e magari ci consegneranno il governo temporaneamente. - Giangurgolo sospirò e commentò: - Mamma mia, in che mani... - Javert mise sopra la tuba un elmetto militare tedesco, poi sogghignò e disse: - Valjean, vengo a prenderti. Pagherai per quella pagnotta. -

FINE PRIMO CAPITOLO

Paura, eh? Non sentite anche voi il Pathos? Cosa vorrà dire "Deh, mi fate meno sordo"? E soprattutto, quanti di voi hanno già capito qual è Quella Cosa? Passiamo a qualche rispostina alle recensioni:

Lexaen: eh beh, che dire, ormai lo sai che le mie storie sono stupende, non è che c'è da stupirsi molto.

Aerius: hai molto fegato se vuoi metterti contro la Chiesa Autonoma di Santa Genoveffa del porto in montagna, e questo è importante. Comunque hai indovinato: la Cosa è la stessa cosa che stava cosando il coso cosante. Arriverai presto alla soluzione dell'enigma (probabilmente prima di me).

Softman993: eh beh, il rischio non è da tutti. Scherzi a parte, la storia è demenziale, no? Come vedi continua a peggiorare, ma non è troppo tardi per smettere di leggere. La CIA non sa ancora nulla.

Elychan: grazie, grazie. So di essere un genio, ma sentirselo dire dagli altri mi fa sempre molto piacere. Spero di essere sempre all'altezza.

Silas: ti ringrazio dell'offerta, ma sappi che abbiamo nemici anche più potenti dell'Opus Dei. Mai sentito parlare degli integralisti San Genoveffiani? In guardia!

Tranquilli, comunque! Presto (?) tutti saprete la verità su ciò che è realmente nascosto dietro innocenti paraventi, come gli attentati terroristici e gli omicidi politici.

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Capitolo 3
*** Inseguimenti Aerei, Professori Idioti e Titoli In Maiuscolo ***


cap4bis

Capitolo 2. Inseguimenti Aerei, Professori Idioti e Titoli In Maiuscolo

 

Peter Maurice e Susan Calvin stavano scappando attraverso le sale del Museo, inseguiti da Giangurgolo e Javert. Il risultato era una gag tipo cartoni animati. Ogni tanto da una porta spuntava fuori un gorilla o un qualche individuo altrettanto strambo, il tutto accompagnato da una musichetta tipo quelle dei Flinstones. Peter, da mente geniale quale non era, vide, o meglio, non vide, l’aereo superveloce e invisibile di Javert, così disse a Susan: - Possiamo fuggire! Seguimi! – e così dicendo corse verso l’uscita del Museo, fuori dal quale era parcheggiato l’aereo che infrange il muro del suono. – Come facciamo a scappare, Peter? – domandò Susan, decisamente allarmata vedendo arrivare Javert a bordo di un elicottero, armato di mitragliatrice e di pistola a sei colpi. – Ispettore? Se ammazziamo Maurice commettiamo un crimine. – fece furbescamente notare il buon Giangurgolo. – Primo, lui non è Maurice, è Jean Valjean di ritorno dalla morte. Secondo, ammazzare i ladri di pagnotte è previsto dalla procedura standard del nostro distretto. E terzo… mi squilla il cellulare. – in effetti si sentiva da un po’ la sigla dei Teletubbies (polifonica!), che era la suoneria del cellulare di Javert. L’ispettore prese il suo cellulare (una cabina telefonica inglese da taschino) e rispose: - Sì, chi è? – una voce tenebrosa, oscura, fosca, misteriosa e perversa sussurrò: - Javert, ma torni per pranzo? Ti ho preparato le crepés che ti piacciono tanto. – Javert fece una faccia disgustata e disse: - Mamma, io odio i cibi francesi. Voglio pasta al forno con tante polpette! Adesso scusami, ho un’altra chiamata. – un’altra voce tenebrosa, oscura, fosca, misteriosa e perversa, anche se non quanto la prima, disse: - Javert, come procedono i nostri diabolici e segreti piani? – Javert esclamò, in modo perfettamente udibile da tutti: - Va tutto benissimo, caro vescovo! I nostri diabolici e segreti piani su Quella Cosa sono ancora segreti e sono sempre più diabolici… No, non ci ascolta nessuno, a parte un deficiente che si chiama Giangurgolo! Che razza di nome, Giangurgolo! Come dice? Sì, è un’ottima idea terminarlo quando questa storia sarà finita! Sì, credo che farlo sbranare dai topi sia sufficiente! Arrivederci, Vescovo Sardinalillà! – Javert chiuse il telefono e, vedendo lo sguardo spaventato di Giangurgolo, domandò bruscamente: - Cosa sono quegli occhi sbarrati!? Non dirmi che hai capito cosa ho detto, tanto non ci credo, patetico essere inferiore! Adesso lancia i nostri missilotti atomici! – Giangurgolo obbedì, e dopo pochi secondi due missili intelligenti si lanciarono all’inseguimento di Susan Calvin e Maurice. Quest’ultimo stava cercando a tentoni l’entrata dell’aereo invisibile, per poi fuggire. Senza dubbio i missili l’avrebbero raggiunto, ma ecco che la fortuna di Maurice intervenne. I missili atomici, volando rasoterra, esplosero per aria. – Ma che è successo? – domandò Susan mentre una nube radioattiva ricopriva tutta Badolato. – Peter Maurice si avvicinò, da bravo coglione, al punto in cui erano esplosi i due missili, e tese la mano, come per toccare qualcosa, poi disse: - Qui c’era l’auto invisibile di Javert, e i missili sono esplosi quando l’hanno urtata. Adesso andiamocene, prima di diventare delle cose radioattive. – e così corse (per modo di dire, ovvio) verso un punto imprecisato del parco. – Vieni, Susan! Andiamocene da qui. – disse Maurice a Susan, che obiettò: - Non vedo l’aereo! – Maurice disse: - Ci sei già dentro. – Susan domandò: - Bene. E quando arriviamo? – Maurice rispose: - Siamo già arriv… - non fece in tempo a finire la frase, poiché Javert, a bordo del suo elicottero, stava sparando con la mitragliatrice. – Come diavolo fa a starci dietro?! Siamo più veloci del suono! –

- Certo che è comodo avere pure un elicottero superveloce, non è vero, Javert? – disse Giangurgolo. – Zitto e spara altri missili atomici a ricerca di calore! – gridò Javert. – Fuoco! Fuoco!! FUOCO!! – urlò poi saltellando istericamente. Giangurgolo obbedì prontamente, dopo aver borbottato: - Mamma mia in che mani… - altri due missili vennero lanciati contro l’aereo superveloce e invisibile abilmente guidato da Maurice.

- Susaaaan!!! Come si guida ‘sto cosoooo!!!? – gridò Peter menando botte al quadro comandi invisibile. Susan rispose: - E che ne so. Per prima cosa lo farei tornare visibile. – Peter domandò: - E come si fa!? Dov’è il pulsante!? – Susan rispose, sorridendo comprensiva: - Non puoi vederlo, se non fai tornare visibile l’aereo. – Peter non seppe cosa rispondere a quel ragionamento impeccabile, quando ecco suonare un allarme. – Oh no! Javert ci ha lanciato contro dei missili atomici a ricerca di calore! – gridò Peter. – Come fai a sapere che sono a ricerca di calore? – domandò la Calvin, mentre il suo robot strillava: - Mamma, pauraa! – Maurice rispose: - Sono SEMPRE, tutto maiuscolo, a ricerca di calore! Nessuno al giorno d’oggi lancia dei missili atomici se non sono a ricerca di calore! –

Nel frattempo, affacciato dal finestrino dell’elicottero, Javert strillava attraverso un megafono: - JEAN VALJEAN, ARRENDITI! – Sentendo quella chiamata, Peter tirò un sospiro di sollievo e disse: - Meno male, non ce l’hanno con noi. – i missili erano sempre più vicini, il terrore era dipinto sui volti dei tre passeggeri, quando si sentì una voce femminile alle loro spalle: - Non preoccupatevi! Io c’ho i poteri telecinetici! – una tizia strafica coi capelli rossi spuntò dal nulla. - Jean Grey, la fichissima mutante piena di poteri paranormali che vi salva il culo! Ecco come mi chiamano. – disse la fanciulla. – Ma da dove salta fuori costei? – domandò Maurice, che per far bella figura parlava in modo colto. – Vengo direttamente dagli X-men. Mi sono nascosta a bordo dell’aereo prima di partire, come mi ha ordinato il professor Xavier. E ringraziatelo, perché ora, come accennavo sopra, vi salverò il culo! – e così dicendo la fanciulla si concentrò e distrusse un missile a distanza. – Benissimo. Ora siete salvi! Non ringraziatemi, ho fatto solo il mio dovere. – disse Jean sorridendo. – E con l’altro missile come la mettiamo? – domandò la Calvin vedendo il missile nucleare sempre più vicino. – Q-quale altro missile? – domandò decisamente allarmata Jean. – Non sai che i missili a ricerca di calore sono SEMPRE, tutto maiuscolo, lanciati in coppia? – chiese Maurice soffiando verso il missile per allontanarlo. – D-d-due missili? – fece Jean e, vedendo Susan che faceva segno di sì sorridendo, urlò: - Ma io sono omologata solo per un missile!! Che scherzi sono questi!!? – Peter gridò a sua volta: - Siamo troppo lenti! Dobbiamo alleggerire il carico. – Susan sorrise crudelmente, prese Jean e la buttò fuori dall’aereo. – Benissimo, adesso siamo decisamente più leggeri. – commentò Susan, ma il missile atomico era ancora dietro di loro, sempre più vicino… ancora più vicino… e la coda dell’aereo esplose. Il missile li aveva colpiti, e adesso l’aereo precipitava verso un punto imprecisato del globo. – Dannazione! Se solo avessimo dei paracadute! – gridò Peter, che era aggrappato a un sedile invisibile dell’aereo per non cadere fuori. – Ma… noi abbiamo dei paracadute. – fece Susan, indicando una pila di paracadute. – Presto, prendiamoli! – gridò Peter prendendo un paracadute.

- Signor Javert, l’obiettivo è stato abbattuto. – disse Giangurgolo. – Bene, bene… - mormorò Javert fregandosi le mani. – Sopravvissuti? – chiese l’ispettore. – Solo tre, se consideriamo il robot. – Javert continuò a fregarsi le mani. – Bene, bene… un vero successo! No, aspetta, non è bene! Il vescovo non sarà affatto contento. – Giangurgolo chiese: - Cosa facciamo, ispettore? – Javert rispose: - Lanciate il Terribile Laser della Morte che Colpisce Sempre il Bersaglio. – Giangurgolo domandò: - Perché non l’abbiamo usato prima? - - Mi era sfuggito di mente. E non stare sempre a opinare! Spara e basta! – Giangurgolo obbedì, pronunciando la canonica frase: - Mamma mia, in che mani… -

- Presto, Susan! Dobbiamo lanciarci prima che quel terribile laser ci colpisca! – gridò Peter, mentre il raggio si avvicinava. – Sei pronta!? – chiese il professore. – Sono sempre pronta, e sono strafica in ogni situazione. – rispose Susan passandosi una mano tra i capelli. Il raggio era sempre più vicino. – Bene, allora! Lanciamoci al mio tre! Uno… - il raggio era vicinissimo. - … due… - il raggio era a un metro da loro e avanzava a circa cinque metri al secondo. - … e tre! -

 

 

Intanto, in volo non si sa dove, a bordo di un aereo che nessuno può vedere dove non è, e i ciechi non lo possono vedere mai… – MWAHAHAHAHAHAHA!!! – gridò il vescovo Sardinalillà, che si contorceva sul suo sedile ridendo come un matto. – Senti questa, Segretario: "A Roma c’è una moschea"! Oddio che ridereeee! – il Segretario disse, timidamente: - Eminenza, c’è una moschea a Roma. – il vescovo additò il Segretario e rise ancora più forte. – Certo che ogni volta che la sento fa più ridere! - - No, Eminenza, sono serio. C’è una moschea a Roma. – Sardinalillà divenne improvvisamente serio, poi, agitando il giornale che teneva in mano sotto il naso del Segretario, disse: - Ah sì? Mi verrai anche a dire che questo non è un libro di barzellette sui comunisti! Leggi qua. "I DICO!", "Matrimoni gay!" Ma siamo seri! È OVVIAMENTE un libro di barzellette. – il Segretario sospirò e disse: - Veramente quello è un quotidiano. E i DICO sono un serio progetto di legge attualmente oggetto di dibattito parlamentare. – il vescovo si rannicchiò sulla sua poltrona, guardando con occhi spaventati il Segretario. – A volte mi fai paura. – mormorò. – Le tue idee per un futuro alternativo sono più paurose di quelle di Orwell. Comunque quando sarò Papa, cosa che avverrà tra poco, le cose cambieranno! – il Segretario intervenne: - Non c’è motivo di pensare che lei diverrà tra breve Papa. L’altro è vivo e in ottima salute. – il vescovo sembrò sorpreso da quest’ultima affermazione: - Ma come!? Non era morto nel 2005? – il Segretario sospirò: - Sì, quello era l’altro Papa. – il vescovo sorrise bonariamente e disse: - Quanto poco sai della Chiesa. Mai sentito parlare del conclave? Bisogna eleggerlo il nuovo Papa, sai? – il Segretario balzò addosso a Sardinalillà gridando: - L’hanno già eletto, Eminenza! Le dice niente il nome di Benedetto XVI!? – il vescovo borbottò: - Non conosco nessuno che si chiami Icsvii. Tanto meno un Papa! – il Segretario scoppiò a piangere, mentre Sardinalillà prendeva fiato. – Comunque, questo Papa che tu dici non è sicuramente vivo. Io lo dico sempre, mai accettare della cicuta dai tizi incappucciati con un buffo accento. MWWAHAHAHAHAHAHA!!! – il Segretario domandò, tra un singhiozzo e l’altro: - Ha… ha avvelenato il Papa? - - No! Non sono così stupido da avvelenarmi da solo! – rispose Sardinalillà. – LEI NON È IL PAPA!!! – strillò il Segretario saltellando istericamente. – Bof! Come sei formale. Tanto appena arriviamo a Roma mi faranno Papa. E quando lo sarò, dichiarerò guerra ai miscredenti! Partiremo con le mie guardie svizzere alla Reconquista! Libereremo Gerusalemme, uccideremo i froci, stermineremo le streghe e distruggeremo per sempre le lobby ebraiche, degli omosessuali, dei testimoni di Geova, e degli ebrei omosessuali sposati con testimoni di Geova! – il Segretario fece timidamente notare: - Ehmm, ci sono cose più importanti, direi. – il vescovo scoppiò a ridere, poi chiese: - E cosa ci sarebbe di più importante che sterminare i gay? – il Segretario sorrise furbescamente, poi disse: - Ci sarebbe Quella Cosa. – il vescovo controllò in giro se ci fosse qualcun altro, tramortì il pilota con una botta sulla testa, poi tornò a sedersi e disse: - Quella Cosa tutto maiuscolo, vero. Ma non è importante quanto la Guerra Santa agli islamici. – il Segretario sospirò per l’ennesima volta, poi disse: - Eminenza… - - Chiamami Sua Santità. – disse affabilmente Sardinalillà. - … va bene, Eminenza. Forse è il caso che le faccia un riassuntino della situazione. Siamo su un aereo, guidato dal pilota che tra l’altro è mio cugino, NON stiamo andando a farla Papa, stiamo girando intorno da tre ore perché abbiamo perso un’ala, e non abbiamo molte speranze di tornare a terra, a meno che non finisca l’autonomia dell’aereo. Quella Cosa è rimasta celata a tutti per più di duemila anni, e adesso alcuni esaltati, fanatici degli X-files, fanatici del Codice Da Vinci e molti idioti vogliono svelare il Grande Mistero. – Sardinalillà sorrise, poi disse: - Ma certo, erano tre idioti. Non preoccuparti, Segretario. Ho mandato loro contro qualcuno di terribile, implacabile, assetato di vittime umane… - il Segretario domandò: - La vergine cuccia? - - Scusa, tanto, cosa c’entra Parini? Comunque è MOLTO peggio. Un monaco dell’Opus Dei! – il Segretario parve un attimino interdetto, poi, dopo aver sospirato nuovamente, disse: - L’Opus Dei non ha monaci. – il vescovo lanciò la papalina per aria e la colpì con la sua sei colpi. – Quel dannato Silos mi ha fregato! – il Segretario sospirò ancora, poi, vedendo i danni procurati dal vescovo con quei colpi, disse: - Eminenza, si rende conto che adesso ha forato l’aereo e che precipiteremo in breve tempo?! – Sardinalillà alzò le spalle e rispose con noncuranza: - Beh, così arriveremo sicuramente a terra, no? – il Segretario si mise a piagnucolare in un angolino, mentre il vescovo rideva sguaiatamente: - MWAHAHAHAHAHAHAHAHA!!! ANDIAMO A FARMI PAPA!!! –

 

 

Intanto, nei cieli europei…

 

- Susan, come stai!? – gridò Peter dal suo paracadute. – Tutto bene, certo! Siamo solo attaccati a dei paracadute e stiamo sorvolando chissà quale stato, senza provviste, senza niente a parte un robot! È ovvio che sto bene! – gridò Susan. – Senti, cara, tutti si aspettano una complessa storia d’amore, quindi vediamo di sveltire le cose, anche perché io voglio scopare. – Susan Calvin gridò: - Ma brutto maiale! - - Nel senso che quando ci sposeremo farò le faccende domestiche. È sempre stato il mio sogno! Mia madre non mi fa mai fare niente. – spiegò Maurice, e i tre continuarono a precipitare.

Qualche metro più sopra Javert, a bordo del suo elicottero, domandava a Giangurgolo: - Ci sono superstiti? – Giangurgolo rispose: - Solamente tre. Duri a morire. – Javert si fregò le mani e commentò: - La giornata non potrebbe andare meglio, vero, Giangurgolo? Un momento… ma questo significa che non ne abbiamo ammazzato nessuno! – Giangurgolo annuì. – Ah beh, non fa niente. Andiamo! – gridò Javert, e Giangurgolo obbedì, dicendo: - Mamma mia, in che mani… -

I nostri eroi svolazzavano da un po’, quando Peter Maurice vide qualcosa di sconvolgente. - Quella è la casa del mio carissimo amico Leigh Teabing! Conosce gli asini volanti meglio di chiunque altro! – gridò Maurice, e la Calvin esclamò: - Ma non è possibile! Di tutti i posti in cui potevamo capitare siamo capitati proprio dal suo amico? È ridicolo! Non possiamo andare da questo Teabing! – Peter domandò: - E perché, scusa? Abbiamo avuto una tal fortuna ad arrivare a qualche metro da casa sua e non vuoi approfittarne? – Susan rispose: - No, non è assolutamente possibile. Non si può avere tanta fortuna, così è tutto troppo semplice. – Peter domandò: - E secondo te noi come facevamo a raggiungere Teabing? – Susan aprì la bocca per replicare, ma non trovò risposta a una tale arguta argomentazione, perciò tacque e strinse a sé il piccolo e indifeso robot.

Non appena i nostri eroi furono atterrati davanti alla residenza di Teabing suonò un allarme, e pochi istanti dopo un tizio con una folta barba grigia, un cappello da mago e un lungo bastone dall’aria mistica e potente si avvicinò ai nostri eroi. Quando li raggiunse cominciò a urlare, sudando improvvisamente come se la temperatura non fosse stata piacevolmente intorno ai venti gradi, bensì intorno ai cinquantadue circa: - Il fuoco oscuro non vi servirà a nulla! – accompagnando le urla con curiosi movimenti minacciosi del bastone. – Voi non potete passareeeeee!!! – e concluse l’urlo dando una botta nella pancia dello studioso di simbologia asinina, che domandò, tra un lamento e l’altro: - Teabing, che cosa stai facendo?! – il tizio con la barba grigia parve sorpreso nel sentire quel nome, infatti mormorò, pensoso: - Teabing? No, io sono Gandalf il Grigio. – Susan intervenne, col suo solito acume: - No, lei è Gandalf in un altro film, qui è Teabing, caro amico di Maurice, esperto studioso di non so che cosa che ci aiuterà ad aprire il Cryptex. – l’interesse di Teabing fu destato da quell’ultima parola. – Cos’è un Cryptex? – Susan aprì la bocca per rispondere, ma Maurice fu più veloce: - Un Cryptex è come un cilindro cavo formato da cinque dischi di marmo sovrapposti l'uno all'altro e tenuti insieme da una intelaiatura di bronzo. I cilindri recano incise le lettere dell'alfabeto di modo che, ruotandoli, si possono formare parole di cinque lettere. Il Cryptex funziona come un lucchetto a combinazione: se i dischi formano la parola corretta, delle tacche interne ai dischi si allineano, permettendo al cilindro di aprirsi. All'interno del cilindro possono essere contenute informazioni segrete, scritte su una sottile pergamena avvolta attorno ad una fiala di aceto: se si tenta di aprire il Cryptex con la forza, la fiala si rompe e l'aceto corrode la pergamena prima che possa essere letta. Chiaro? – Teabing si avvicinò a Maurice, lo afferrò per una spalla e gli domandò: - È qui? È al sicuro? – e senza attendere la risposta si tolse la lunga veste grigia, la barba, il cappello, prese le stampelle e corse dentro la sua splendida residenza. – Prima di farvi entrare, però… - iniziò Teabing fermandosi davanti al portone. - … dovrete rispondere a un piccolo enigma. – Maurice sussurrò a Susan: - Sarà sicuramente una domanda sul tè. - - Qual è il nome del padre di Fingolfin e della sua prima moglie, quella da cui nacque Feanor, creatore dei Silmaril? – domandò Teabing. Maurice prese il suo "Asinino Sacro" e cominciò a cercare la risposta nelle appendici e nelle note, senza riuscirci. Dopo aver letto (guardato con poca attenzione, più che altro) ogni angolo del suo libro, senza guardare nelle pagine, rispose: - Con molto zucchero. – Teabing effettuò un triplo salto carpiato (nonostante le stampelle, sì) e atterrò addosso a Maurice, e l’avrebbe certamente ucciso se non fosse stato per il provvidenziale intervento di Susan, che rispose, brillantemente: - Il padre di Feanor, creatore dei Silmaril, il cui cristallo era per loro null’altro che ciò che il corpo è per i Figli di Ilùvatar: la dimora del suo fuoco interiore, che è in esso e insieme in ogni parte di esso, e che ne costituisce la vita, era Finwe. Vuole che le racconti come morirono Feanor e Finwe o passiamo direttamente all’uccisione di Fingolfin per mano di Morgoth (al secolo Melkor). Ricordiamo che Morgoth era considerato da Ilùvatar come fratello di Manwe, re dei… - Maurice riuscì in ogni caso a utilizzare il suo Asinino Sacro, infatti lo calò con violenza sulla testa di Susan, mentre il robot della tramortita robopsicologa esclamava: - Mamma! – Teabing, ignorando gli ultimi, violenti avvenimenti, aprì la porta della sua mega-residenza e condusse Maurice e il robot (che portava su una spalla la povera Susan, che si stava lentamente risvegliando) fino a una stanza bizzarra. Ovunque c’erano quadri raffiguranti asini alati, alle pareti erano appoggiate statue raffiguranti i medesimi animali; su alcuni piedistalli erano appoggiati dei vasi greci sui quali erano dipinti dei cavalli alati.

- Cacchio, qui è tutto dedicato agli asini volanti. – commentò Peter, ma le sue profonde considerazioni furono interrotte da una velocissima azione di Teabing, che gli fregò il Cryptex e lo lanciò dentro il caminetto acceso. – Che fai!? – domandò Peter. Teabing non rispose e si limitò ad afferrare il Cryptex con la sua mano destra, per poi consegnarlo a Maurice. – Prendilo. È freddo. – disse Teabing, ma, a giudicare dall’urlo bestiale che fece Peter quando toccò il Cryptex, non era affatto freddo. Teabing si alzò e chiese: - Vedi niente, Peter? – Maurice rimase un po’ in silenzio, sfoderando la sua migliore faccia ebete, poi disse: - Sì. Ci sono dei segni. Mi sembra elfico… - - Ma cosa dici, imbecille!? Quelle sono lettere normalissime, e c’erano già da prima che questo imbelle imbecille buttasse il Cryptex nel fuoco. Noi dobbiamo semplicemente riuscire ad aprirlo, e scoprire per quale motivo mio nonno è stato ucciso. – disse Susan, donna molto pratica. Teabing, che non era meno perfettino della Calvin, disse: - Ma io so perfettamente perché è stato ucciso. Per via degli asini volanti. Sapeva cose che non doveva sapere e le diaboliche associazioni al servizio del governo l’hanno fatto fuori. – Peter chiese: - Come fa a sapere tutte queste cose? – Teabing sorrise furbescamente e rispose: - Perché il capitolo deve finire e io devo comunicarvi in fretta alcune cose prima che quel signore nascosto dietro la statua dell’asino volante venga a disturbarci. – Susan intervenne: - Ma gli asini non volano. Non dica sciocchezze. Chi ucciderebbe per delle cose che non esistono? – Teabing la ignorò e prese un vaso greco e lo avvicinò alla faccia della dottoressa, indicando con un dito le orecchie di un cavallo alato. – Vede le orecchie? Sono più lunghe di quelle di un cavallo normale. Per quale motivo avrebbero dovuto fare a un cavallo alato delle orecchie più lunghe? Forse perché non era un cavallo, bensì un asino alato. – Teabing rimase in silenzio per un po’, poi riprese il suo monologo: - Vedete, gli asini volanti sono sempre esistiti, ma sono stati sempre ben nascosti. Nella preistoria a nessuno veniva in mente di nascondere gli asini volanti, ma a nessuno veniva in mente di cercarli. I greci, invece, avevano spesso intravisto gli asini volanti; ma, ammettiamolo, era molto più romantico credere fossero cavalli alati. E nessuno pensò, invece, di disegnare sui vasi delle balene, perché all’epoca nessuno aveva interesse a nascondere gli asini volanti. L’unico greco che sembrava aver capito l’importanza degli asini volanti, ed anche l’unico ad aver capito che non si trattava di cavalli, fu il celebre Sparagnuffolis. Lasciò numerosi indizi su vasi greci, e fondò una scuola di pensiero che visse attraverso i secoli con lo scopo di diffondere la verità attraverso messaggi subliminali. Sparagnuffolis si occupò di vasi greci, che trovate in questa stanza. – Susan obiettò: - Ma solo nel vaso che ci ha mostrato lei c’è un animale simile a un asino. Negli altri ci sono solo cavalli. Guardi la coda e le orecchie! – e indicò un vaso che teneva in mano. Teabing sorrise e accese un megaschermo, poi pigiò a caso qualche tasto di un computer e sullo schermo apparve l’immagine di un vaso uguale a quello che Susan teneva in mano. Teabing ingrandì l’immagine e inquadrò le immagini dei cavalli alati, poi fece ruotare i curiosi fregi che si trovavano subito sopra, finchè non coincisero con le orecchie dei cavalli. In quel modo le orecchie erano molto più lunghe, ma Teabing non aveva ancora finito. Ruotò verticalmente i fregi, così le code dei vari cavalli vennero spostate, finchè una nuova coda, da asino, combaciò col fondoschiena del presunto cavallo. – Vedete, ruotando i fregi i questo modo scopriamo che combaciano perfettamente con la figura del "cavallo", così adesso potete vedere chiaramente la figura di un asino con le ali. – ed era vero. – Vostro nonno, signorina, sapeva tutto su Questa Cosa. Ecco perché è stato ucciso. – a sentire le parole "Questa Cosa" il tizio nascosto dietro la statua dell’asino volante, che altri non era se non il diabolico assassino del compianto Raimondo Lo Ciccio, uscì allo scoperto, ghignando crudelmente.

Peter urlò vedendo il tizio estrarre una pistola, ma scoppiò a ridere vedendo i suoi sandali. – Smettila di ridere di me, patetico idiota! – ordinò il misterioso individuo, ma la frase non terrorizzò minimamente Maurice, anzi, lo fece ridere ulteriormente per via del suo marcato accento straniero. – Ma come parla? Si rende conto di essere ridicolo? – domandò Maurice tra una risata e l’altra al misterioso tizio. – Mi chiamo Silos. – intervenne l’uomo chiamato Silos, senza avere alcuna ragione per farlo. – Sì che ne avevo ragione! Sono stufo di sentirmi chiamare "misterioso individuo" o "misterioso tizio" o "uomo con l’accento buffo". Al diavolo l’identità segreta! – e così dicendo Silos smise di mirare a Maurice e gli altri. Ma mentre gli usa questa premura, Teabing si volta, lo vede e ha paura, ed imbracciata l’artiglieria (c’era anche quella) non gli ricambia la cortesia. Silos evitò i colpi di Teabing spostandosi semplicemente di lato, poi, con un movimento fulmineo, prese una spada laser da sotto la veste, poi aggredì il povero professore. S’intende Maurice, visto che aveva una faccia più antipatica. A salvare il povero Peter ci pensò Teabing, che, con un rapido balzo e un altrettanto rapido movimento di stampella, riuscì a parare il colpo di Silos. – Andate! Non appena usciti troverete un aereo! Partite con quello! – ordinò Teabing tentando di infilzare Silos. Maurice non se lo fece ripetere due volte, e cominciò a zoppicare verso l’uscita, seguito e superato dal robot e da Susan.

Una volta usciti non videro assolutamente niente. Peter si girò e vide che Silos aveva messo al tappeto il povero Teabing e li stava inseguendo. Maurice urlò: - Qui non c’è nessun aereo! Come facciamo? Come facciamo!? COME FA… - il suo urlo divenne simile a quello di un maiale che sta per essere sgozzato. Ciò forse era dovuto al fatto che Silos gli era a meno di un metro di distanza, teneva la spada laser sollevata sopra la sua testa, aveva gli occhi iniettati di sangue e gridava: - GOTT MIT UNS!!! – all’improvviso Maurice ebbe una visione: c’era Teabing davanti a lui che gli diceva: - Usa la Forza. Maurice. Usa la Forza! – Maurice capì, e, non appena Silos fu alla giusta distanza, gli diede una testata in pieno petto, e, visti i suoi problemi di equilibrio, cadde anche addosso al povero pazzo assassino. Teabing, che si era svegliato, arrivò di corsa, portandosi le stampelle sulle spalle. – Che facciamo? – domandò Susan. – Peter ha eroicamente sconfitto Silos, ma si riprenderanno presto tutti e due, e noi non possiamo scappare! – Teabing disse: - Tranquilla, mia cara. L’aereo è invisibile, e c’è già dentro. Inoltre è molto veloce, fuggiremo e lasceremo Maurice e Silos qui. - - Stavate parlando di me? – domandò Peter, sveglio e… sì, diciamo pimpante.

– Dove andiamo, Teabing? – domandò Susan, vedendo che Teabing se ne fregava altamente, loro erano fermi e Silos si stava risvegliando. – Ssh! Cerco di aprire il Cryptex! – disse Teabing ruotando le facce d un cubo colorato. - … Teabing, quello è un cubo di Rubik. – fece intelligentemente notare la Calvin. – Ah, ecco perché era così difficile da risolvere. – commentò Teabing, che poi si alzò e disse: - Scendiamo. Siamo arrivati. – Peter esclamò: - Ma se non siamo neanche partiti! – ma Teabing lo zittì: - È un aereo molto veloce. Adesso scendiamo. Siamo arrivati in un luogo sicuro, dove potremo continuare i nostri studi sul Cryptex e dove troveremo informazioni sugli asini volanti. Il mio amico Silente ci aiuterà. – Peter chiese, incredulo: - Silente? Che nome di merda. – Teabing disse, con una voce simile a quella di John Hammond quando parla del Jurassic Park: - Dottor Maurice, dottoressa Calvin, Benvenuti a Hogwarts. – e sorridendo come ebeti i tre s’incamminarono verso l’enorme castello, ignari della macchina che si era messa in moto e che li avrebbe perseguitati.

 

Perdonate la lunga assenza (ammesso che ci sia ancora qualche lettore), ma avevo pochissima voglia di scrivere, quindi se nessuno commenterà (o addirittura leggerà) questo capitolo sarà la mia giusta punizione. Ringrazio molto Elychan per la recensione, ma non so se Sardinalillà e i biechi funzionari del governo si faranno corrompere. Cercherò di sbrigarmi prima per il prossimo capitolo.

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