Virgin Crisis: Amore Satanico

di Morgana Leone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Amamiya Shion ***
Capitolo 3: *** Un inquietante manoscritto ***
Capitolo 4: *** Evocazione ***
Capitolo 5: *** Qualcosa è andato storto ***
Capitolo 6: *** Kiss the cross ***
Capitolo 7: *** Mani calde ***
Capitolo 8: *** Da un'altra prospettiva ***
Capitolo 9: *** Cambio di programma ***
Capitolo 10: *** Il Portatore di Luce ***
Capitolo 11: *** Menzogne, Incubi e Verità ***
Capitolo 12: *** Ragnatela ***
Capitolo 13: *** Umanamente deliziosa ***
Capitolo 14: *** Ti amo ***
Capitolo 15: *** La fede che un tempo avevo ***
Capitolo 16: *** Antichi nemici. Antichi fratelli. ***
Capitolo 17: *** Sempre! Ma a modo nostro ***
Capitolo 18: *** Lezioni di dissezione ***
Capitolo 19: *** Benvenuta al Pandemonio ***
Capitolo 20: *** Profumo di sangue e fiammiferi spenti ***
Capitolo 21: *** Centri di energia ***
Capitolo 22: *** Diaboliche risate ***
Capitolo 23: *** Permettimi di portarti via ***
Capitolo 24: *** Abbi fede ***
Capitolo 25: *** Se mi vuoi, allora attraversa. ***
Capitolo 26: *** Mors sua, vita mea ***
Capitolo 27: *** Più felice che in terra, più felice che in cielo ***
Capitolo 28: *** Come laurearti con un tizio che ti parla nella testa ***
Capitolo 29: *** Sahandhakara ***
Capitolo 30: *** Come le ombre ***
Capitolo 31: *** La Regina dell'Inferno ***
Capitolo 32: *** Epilogo ***
Capitolo 33: *** Continua... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



"Sono il male e sono il bene,
sono l'angelo e sono il demone,
sono oscuro e sono crocifisso,
sono il Signore e sono il padrone,
sono follia e sono la calma,
sono il cielo aperto e sono rinchiuso in pieno petto,
sono distruzione e sono nascita sono calamità e sono positività,
sono il male minore e sono il lato migliore,
sono l'odio e sono l'amore,
sono l'abbandono e sono il ritrovo,
sono l'assenso e sono il diniego,
sono le fiamme e sono avvolgente,
sono la fame e sono l'abbondanza,
sono il nulla e sono la danza,
sono la Bestia,
non c'è soluzione,
sono l'inizio... che precede la conclusione."

- Stefano Napolitano -
 
 

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Capitolo 2
*** Amamiya Shion ***


Attenzione! Questa storia non l'ho inventata io, ma è quasi completamente uguale al manga.
Io l'ho semplicemente riscritta aggiungendo qua e la dei particolari e cambiando alcune scene.
Detto questo, BUONA LETTURA :)
 

I

Amamiya Shion
 
"Penso che se il diavolo non esiste,ma l'ha creato l'uomo,
l'ha creato a sua immagine e somiglianza."
-Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, 1878/80-

Io sono Manami. Non chiedermi l'età, non so più quanti anni ho.
E' da molto tempo che non cresco, che il mio corpo non muta e la mia pelle non invecchia.
Hey! Non sono un vampiro! So che negli ultimi anni sulla terra c'è la moda del vampirismo e della licantropia, ma io non sono assolutamente né un vampiro né un licantropo.
Sono una ragazza umana che vive in un luogo di fuoco dove l'anima diventa selvaggia e ogni pazzia diventa dovere. Dove il tempo scorre in maniera diversa perché comandato da un unica "persona". 
Ho messo persona tra virgolette perché non so se si possa definire tale ... forse più un entità, o un essere.
Sicuramente ne avrai sentito parlare di lui, molto spesso se ne ha paura e viene nominato sottovoce oppure quasi per niente ... non fraintendete, non sto mica parlando di Voldemort! Colui di cui parlo è decisamente più crudele e feroce di lui, decisamente più furbo, scaltro e intelligente, e lo dico dal primo momento che lo visto, ha un aspetto infinitamente più gradevole e tentatore. Forse te lo hanno raffigurato come un essere orrendo, contorto, sudicio, infimo e storpio, completamente rosso e munito di coda e forcone, e con lunghe corna da capra. 
No, decisamente sbagliato. Non è nulla di tutto questo, e solo degli stupidi potrebbero credere che si manifesti in tali spoglie. Chi mai oserebbe avvicinarsi ad un essere così? No, lui ha l'aspetto di un angelo, un angelo nero, ma pur sempre un angelo. Forse avrai capito di chi sto parlando, vero?
Credi che non esista? Non sai che chi crede nel bene, deve credere anche nel male? Che la luce e il buio non possono fare a meno l'uno dell'altro? Che la vita è la morte sono sorelle, e che una è inizio e compimento dell'altra? Il bene e il male, in fondo, che cosa sono se non facce di una stessa luna presente? Basti pensare alla medicina. Hai idea di quanti esseri sono morti? Quanti cadaveri sono stati squartati? Quanti bambini randagi sono spariti dalla strada per poi essere venduti come pezzi di ricambio per salvare la vita al miglior acquirente? E quante atrocità sono state commesse in nome della chiesa, della scienza,  e del progresso per fare in modo che tu, oggi, possa vivere senza la paura della peste o di altre malattie? Decisamente tante, eppure, grazie a tali sacrifici la specie umana domina ancora la terra.
Quindi io ora ti chiedo ... cosa sono il bene e il male se non l'uno conseguenza e parte dell'altro?
Ma basta con tutte queste mie teorie, non è questo che voglio dirvi. Io voglio semplicemente narrare la mia storia.
La storia di come ho conosciuto un essere completamente al di fuori dalla mia portata e di un mondo che in fondo, non è altro che un cielo diviso in due parti.
 
Era il 1989 e in quel tempo vivevo insieme a mia madre in Giappone. Ero figlia unica ma ho sempre desiderato avere qualcuno con cui condividere parte della vita e l'amore di mia madre. Non avevo ancora finito le scuole medie e mi ero iscritta in un istituto superiore cristiano. 
Non avevo un ragazzo, ma ero follemente innamorata di un persona; il suo nome era Amamiya.
La prima volta che lo vidi ero in prima media, anche lui frequentava nel mio stesso istituto. Per me era stato un colpo di fulmine, ma lui era sempre circondato da splendide ragazze e per me era sempre apparso come un miraggio irraggiungibile finché un giorno ...
 
 
Stavo pregando nella cappella della scuola. Avevo un rapporto alquanto strano con Dio a quei tempi. Le mie preghiere erano sempre richieste e mai ringraziamenti, forse il termine più corretto per descriverle è "patti". Comunque, tornando a noi, anche quel giorno pregavo Dio in modo che mi facesse diventare più carina,  più alta e che mi crescesse il seno in modo che nessuno potesse continuare a trattarmi come una ragazzina. Mi rendo conto da sola che non era giusto scomodare Dio per certe idiozie, ma per me era incredibilmente importante, e forse parecchie ragazze concorderanno con me. E' inutile che si dica che l'aspetto non conta. So che è triste dirlo, ma è così. La gente purtroppo guarda solo alle apparenze, e non come sei dentro. 
Così me ne stavo inabissata nelle mie preghiere a voce alta quando sentii un rumore. 
"C'è qualcuno!"
-Chi c'è?- chiesi.
Davanti all'altare comparve la figura di un ragazzo, era alto e slanciato, aveva dei capelli fini e lucenti del colore dell'oro e gli occhi color ambra lucida: era bellissimo, ma subito compresi che non era un ragazzo normale. Fu solo per un istante, ma mi parve di scorgere un paio di ali che fuoriuscivano dalle sue spalle. 
"Un angelo?"mi chiesi incredula. Ma poi le ali scomparvero.
"Ma che cavolo mi viene in mente, però ... O caspita è Amamiya Shion! Oh, No! Doveva essere proprio lui a sentirmi?!" pensai scossa. 
- Tu sei quella ragazza che viene a pregare ogni mattina...- disse lui con voce dolce e gentile. Le sue labbra si aprirono in un dolce e amichevole sorriso - non essere tanto insoddisfatta - continuò lui. Si avvicinò al banco in cui ero inginocchiata e mi diede una carezza sulla guancia.
-Sei bella così come sei-
Io rimasi a bocca aperta. Il mio cervello, in quel momento, era andato a prendersi un caffè. 
- Come ti chiami?- mi chiese, sempre continuando a sorridere.
Mi volta dietro per guardare se c'era qualcuno alle mie spalle. " Diamine, sta dicendo a me!"
- Em ... ecco ... io sono ... - presi tutto il fiato che avevo dentro di me e parlai veloce come la corsa un levriero - mi chiamo Manami Sakurai! Frequento la terza classe dell'istituto Seiran, come te -
- Manami ...- disse lui come assaporando il suono che faceva il mio nome pronunciato con la sua voce. Con un movimento dolce e sicuro mi prese il viso tra le mani e mi diede un tenero bacio sulla fronte - Che Dio ti benedica- Poi si voltò con la sua veste da prete in mano, e usci dal portone d'ingresso della cappella.
Io rimasi lì, ferma e sconvolta come mai in vita mia. Dentro di me un oceano di emozioni si rimescolava e si agitava furioso. 
" Non ci posso credere".
 
Rimasi lì ancora per un minuto, poi presi la mia roba ed uscii fuori dalla cappella. Mi ritrovai nel giardino della scuola e mi avviai verso il cancello. Per la strada si aggiravano tranquille poche macchine.
Io ero ancora scossa da quello che mi era successo che non badai dove le mie gambe mi portavano.
"Non ci posso credere! Mi ha rivolto la parola! E non solo!"
Dopo un po' mi accorsi di essere davanti all'ingresso di una libreria che vendeva libri usati. 
" Ma come cavolo ci sono arrivata qui?" mi guardai intorno. Era la prima volta che vedevo quella libreria.
"Boh, l' avranno aperta da poco" pensai "Ormai sono qui, tanto vale vedere un po' cosa c'è dentro, no? Magari trovo un di libro carino con cui passarci il pomeriggio..."
Abbassai la maniglia ed entrai. 
 
Ancora non sapevo che quello che avrei trovato lì dentro avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
 

 
                                               
     
 
Salve a tutti!
Ecco a voi il primo effettivo capitolo della storia. Spero tanto che vi sia piaciuto; sono molto curiosa di conoscere i vostri pareri a riguardo.
Al prossimo capitolo!
Piccola Pirata

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Capitolo 3
*** Un inquietante manoscritto ***




II

Un inquietante manoscritto

 
 
“Il demonio spesso ci fa un quadro dipinto a vividi colori dei difetti altrui,
ed oscura i nostri.”
 -Giuseppe Marello-
 
Abbassai la maniglia ed entrai.
L'interno era piuttosto cupo: nonostante le pareti bianche, gli scaffali in cui erano esposti i libri e i pavimenti neri sembravano assorbire tutta luce che entrava a malapena dalle vetrine oscurate.
Di fronte a me trovai un'anziana donna, che probabilmente doveva essere la proprietaria della libreria.
Era vestita completamente di nero, come una vedova. Profonde rughe le solcavano il volto, tanto che mi ricordò "nonna salice" di Pocahontas. Sulle spalle le ricadevano morbidamente dei lunghi e sottili capelli bianchi, candidi come la neve.
Il suo sguardo di un grigio smorto si alzò su di me.
- Benvenuta cara - disse con un sibilo che mi fece venire i brividi.
- Buongiorno - le risposi.
- Ti posso aiutare cara?- disse con un tono che voleva essere amichevole ma che a me fece lo stesso effetto di un gessetto che stride sulla lavagna.
- No grazie, volevo solo dare un occhiata - risposi a disagio.
- Fa pure -
Subito mi diressi verso lo scaffale più lontano dalla vecchietta.
C'erano mucchi di libri ammassati dappertutto e solo pochi era messi in ordine sugli scaffali.
- Mmm... vediamo un po': scienze della terra, il conte di Monte Cristo, il Piccolo Principe, letto 3000 volte... non sono certo catalogati per argomento! Vediamo:  l'Eneide, ma anche no, lo strano Caso del Dottor Jeckyll e del Signor Hyde, the Origin of Species, uff ...- Dopo alcuni minuti di ricerche, vidi un libro intitolato  "Il ritratto di Dorian Grey" - Oscar Wilde, potrei provare a leggere il primo capitolo, dannata statura! Non ci arrivo!-
Misi un piede su una delle cataste di libri, poi tesi il braccio per cercare di raggiunge il libro. Mi allungai più che potevo ma d’improvviso il piede scivolò.
Persi l'equilibrio e andai a sbattere contro lo scaffale facendo cadere alcuni libri dai ripiani più alti, poi caddi di schiena sul pavimento freddo.
Non feci in tempo a rialzarmi che un grosso tomo rivestito da una copertina in pelle nera mi cadde sulla pancia togliendomi il respiro.
- Oh! Cara, ti sei fatta male?- disse la vecchia alzandosi dalla sedia e aggirando il bancone per avvicinarsi.
- No, non si preoccupi, sto bene- dissi risollevandomi e raccogliendo il tomo che mi era caduto addosso.
Lessi il titolo dorato inciso sulla copertina "Ars Goetia: riti magici per realizzare i desideri".
"Questo sì che è interessante" pensai.
Lo guardai meglio. Quel libro aveva l'aria di essere molto antico: di fatto era un manoscritto, le pagine erano ingiallite e strappate in alcuni punti. La pelle nera era ruvida al tatto, quasi tagliente. La grafia era parecchio bizzarra: alta e stretta, leggermente pendente a sinistra e ricca di svolazzi e fronzoli. Girai un’altra pagina. La grafia era cambiata, come se quella pagina l'avesse scritta un’altra persona: questa volte era piccola e spoglia, dritta e severa, senza riccioli o abbellimenti, ma una cosa sopratutto mi colpì. Anche l'inchiostro era cambiato, infatti sembrava sangue.
Qualcosa mi impedì di lanciare via quel libro. I miei occhi erano come bloccati.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quelle pagine.
Continuai a sfogliarlo. Ad ogni pagina la grafia cambiava e ogni due pagine ce ne era una scritta con quello che a me pareva sangue.
Mi sentivo attratta da quel libro, come tutte le cose occulte attraggono e spaventano allo stesso tempo gli uomini.
Le mie mani non potevano fare a meno di sfiorare ed accarezzare quei fogli e i miei occhi divoravano voracemente le parole scritte in esso.
Una mano rugosa si appoggiò sulla mia spalla ed io sobbalzai.
- Tutto bene cara?- mi chiese la vecchia riportandomi alla realtà. Ora che la vedevo così da vicino, notai che le mancavano tutti i denti dell'arcata superiore.
-  Credo di sì…-
- Ti ha scelto qualche libro?- mi chiese fissandomi dritta negli occhi.
- Sì, ho scelto...-
- Non è quello che ti ho chiesto - rispose la donna. Il suo viso si avvicinò ancora di più al mio come volesse raccontarmi un segreto. Poi sorrise. Un sorriso che mi fece gelare il sangue nelle vene.
Non è la persona che sceglie quale libro leggere, ma piuttosto, è il libro che sceglie a quale persona mostrare il suo prezioso contenuto - fece lei.
Quelle parole mi spiazzarono e un brivido superstizioso mi corse lungo la schiena. 
Non sapevo cosa rispondergli, l'unica cosa che riuscii a fare fu allungarle il tomo. Lei guardò prima me, poi il libro, e poi di nuovo me.
Nel suo sguardo colsi lo stupore, mischiato ad un po' incredulità e paura.
" Ha paura di me o del libro?".
- Sei sicura che è ciò che desideri?- mi chiese. La sua espressione era strana: era la faccia di chi guardava qualcuno che era sull’orlo di un precipizio.
Io la guardai sconcertata – E’ solo un libro!- dissi indietreggiando. 
- Niente è come sembra - ribatté.
"Ok, ora mi sta spaventando. Ma che diavolo vuole da me questa vecchia pazza?"
- Avrei un po' di fretta, quanto costa questo manoscritto?-
La vecchia mi guardò di sott'occhio. Non toccò il libro neppure per sbaglio, ma lo osservò dalle mie mani.
Mi disse il prezzo ed io m’infilai una mano nella tasca, ed incredibilmente, avevo esattamente la cifra che mi era stata richiesta.
Pagai e prendendo sottobraccio il libro uscii facendo tintinnare il campanello appeso alla porta.
 


Quando rientrai a casa, salutai la mamma e mi rinchiusi in camera.
Sistemai la cartella sulla sedia e il libro che avevo appena comperato lo misi sulla scrivania accanto alle mie foto.
Con un sospiro mi lasciai cadere pesantemente sul letto facendo strisciare i piedi di ferro battuto.
" Certo che oggi è stata proprio una giornata strana" pensai.
Mi tornò in mente l'incontro avvenuto quella stessa mattina con Amamiya.
"Mi ha chiesto il nome e mi ha baciata sulla fronte!... come vorrei riuscire a far colpo su di lui ..." pensai.
Stritolai il cuscino, e tra mille pensieri amorosi i cui protagonisti eravamo io e Amamiya, mi addormentai.
Mi domando spesso come mai noi ragazze desideriamo sempre quello che non possiamo avere, e pretendiamo che siano i ragazzi ad intuire i nostri sentimenti e a farsi avanti, e in più, quando raggiungiamo il nostro obbiettivo non ci basta, vogliamo avere sempre di più. Forse è anche per questo che la mia vita è cambiata.
Non accontentarmi mi ha fatto fare scelte che era meglio non fare.
 
-Guarda ... come ogni santo giorno, Amamiya è circondato da una schiera di ammiratrici. Quelle sono le ragazze più ambite della scuola, ma lui non si interessa a nessuna di loro - mi disse la mia amica Shizuko. 
Io e Shizuko eravamo nella stessa classe dalla prima media, ci conoscevamo benissimo, ma  non sono mai riuscita ad aprirmi completamente con lei.
-Già ...- dissi io guardando quelle ragazze dai seni abbondanti e le curve da sirena che tentavano di rimorchiare Amamiya, ma con scarsi successi.
"E’ di gusti difficili il ragazzo" pensai.
- Voglio dire che non è pane per i nostri denti - continuò Shizuko – E’ un ragazzo che se la cava in ogni campo, è davvero la stella del nostro istituto cristiano... e poi, è così sexy!- concluse lanciandogli delle occhiate fameliche.
Io rimasi pensierosa per tutto il giorno fino a quando, la sera, non arrivai a casa.
- Ciao Manami !- mi urlò una voce allegra proveniente dalla cucina.
-Ciao mamma!- feci di rimando.
Salii le scale ed entrai in camera mia. Lanciai la mia roba sul letto e mi misi a sedere sulla sedia vicina alla scrivania.
" Forse se fossi più matura lui mi noterebbe ..."
Involontariamente lo sguardo mi cadde sul tomo che la sera prima avevo messo sulla scrivania.
"Caspita se è inquietante" osservai.
" E se provassi davvero ad usare questo libro? Devo essere proprio disperata per credere a queste cose, ma in fondo, tentar non nuoce, no?"
- Allora vediamo…- borbottai aprendolo e iniziando a leggere ciò che c'era scritto - L'incantesimo deve essere compiuto in una notte di luna nuova...-
Scattai in piedi e scostai le tende dalla finestra.
Il cielo era completamente avvolto dalla tenebra senza la luna a rischiararlo con la sua luce riflessa.
-  Deve essere il mio giorno fortunato:  poi disegnare un cerchio magico per terra ...- Dato che facevo l’artistico non mi risultò troppo difficile tracciare quello strano cerchio per terra ed inserire tutti quei simboli incomprensibili.
- Recitare le formule segrete ...- 
Le recitai tutte d'un fiato.
Non sapevo quello che stavo dicendo. Quelle formule andavano dal latino all'ebraico ma comunque le pronunciai.
- Ed infine, esprimere il desiderio ...- mi fermai un secondo per formulare bene la frase- Voglio che Amamiya ricambi il mio amore-.
Non accadde nulla.
Per 10 interminabili secondi non accadde nulla.

"Sapevo che era una pagliacciata, se l'amore dovesse dipendere da un incantesimo..."
Non riuscii a finire di formulare il mio pensiero che le pagine del libro iniziarono a sfogliarsi da sole. 
Ancora non avevo mai pensato a quanto grande è il pericolo che circonda la magia. Non si tratta di un gioco. Dovete rendervi conto che ogni parola, ogni pensiero, ogni nostro atto ha come obbiettivo il bene oppure il male. Prima di pronunciare una parola o di commettere un azione occorre conoscere il prezzo che c'è da pagare.
La lampadina che illuminava la camera scoppiò.
La finestra si spalancò.  
Piume nere si riversarono nella mia camera.
Ombre danzanti entrarono.
Dalla finestra, partorita dalla tenebra, si erse la figura oscura di un essere...
                                                                    
 
Ehilà! Come andiamo?
Ecco a voi il secondo capitolo! Siete curiose di scoprire cosa succederà nel capitolo successivo? (si alza un coro che urla:"NON CE NE FREGA UNA MAZZA!"). 
Innanzitutto ringrazio le persone che hanno letto la mia storia anche se sono un po' triste visto che nessuna di voi ha lasciato un commento...  :'(
 Ho tentato di tagliare un po' le parti riflessive in modo che la storia non apparisse troppo pesante e scorresse meglio. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, sopratutto se i commenti sono negativi, in modo che mi aiutiate a crescere come scrittrice. 
Al prossimo capitolo!
Piccola Pirata...

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Capitolo 4
*** Evocazione ***


III

Evocazione
 
"Niente è gratuito. Tutto ha un prezzo.
Per ogni guadagno, c'è un prezzo da pagare.
Per ogni vita, una morte.
Anche la tua musica, che tanto abbiamo ascoltato, anche quella andava pagata.
Tua moglie è stata il pagamento per la tua musica.
Ora l'inferno è soddisfatto."

 - TED HUGHES-


 
Le tenebre si riversavano nella mia camera, contorcendosi, arrotolandosi su se stesse e invadendone ogni angolo nascosto. Ma c'era un punto in cui le tenebre non si dissipavano, ma anzi, pareva che ne fossero attratte.
Un' ombra.
Una figura che pian piano prese forma e si offrì ai miei occhi.
Un essere spaventoso e agghiacciante: possedeva due immense ali, nere come quelle di un corvo.
Occhi rossi, selvaggi che eruttavano odio.
Pelle bianca come l'avorio.
Capelli lunghissimi, neri, che scendevano sulle spalle e fino a terra come la tela di un ragno.
Orecchie lunghe e appuntite.
Nodose e potenti corna caprine.
Un viso che pareva scolpito nel marmo, dai tratti affilati e troppo perfetti per poter essere umani.
La stanza era impregnata del suo odore: sapeva di sangue, di fiammiferi spenti, di rose selvatiche, di vento, di fuoco, di battaglie, di lacrime e di altre migliaia di cose.
La paura si impadronì della mia mente, si fece strada dentro di me rendendomi incapace di formulare qualsiasi pensiero e penetrò nel mio petto schiacciandomi con il suo peso opprimente. Presi a tremare violentemente di fronte allo sguardo di fuoco di quella creatura che pareva capace di trafiggermi l'anima.
La vera paura non la comprendi sul serio finché non la vivi. Finché non senti le sue mani fredde e ossute sul tuo corpo e nella tua mente, impedendoti di difenderti, impedendoti di reagire.
- Cosa...?- dissi sconvolta. 
L'essere mi guardò con aria annoiata e altera.
- Io sono Satan, chi sei tu che mi hai evocato?- chiese, ma più che una richiesta suonava come una minaccia.
La sua voce era così profonda e graffiante che pareva quasi il ruggito di una fiera. 
Non riuscivo più a parlare. In quel momento, penso di aver dimenticato come si facesse.
"Ma, questo essere è il diavolo?Ma allora, il rito che ho fatto era magia nera?"
-No ...- riuscii a sussurrare.
Involontariamente indietreggiai e uscii dal cerchio che avevo disegnato con il gesso bianco.
Negli occhi dell'essere ci fu un guizzo selvaggio, come quando butti della benzina sul fuoco.
- Piccola sciocca, se esci dal cerchio di protezione verrai uccisa - ringhiò maligno - E' da troppo tempo che non sento il gusto di anima giovane e fresca come la tua. Meriti di venir divorata con calma-.
Veloce come il morso di un cobra sollevò una mano artigliata e fece un rapido movimento verso me.
Improvvisamente persi completamente il controllo del corpo, non lo sentivo più, non mi rispondeva, come se non fosse più roba mia. Poi una strana fastidiosa sensazione di venir violata ed all'improvviso seppi che neanche la mente mi apparteneva più. Ora c'era qualcun'altro lì dentro: scavava nei miei ricordi e nelle mie emozioni. Ero terrorizzata ma sapevo che dovevo resistere e sopratutto dovevo cacciarlo via prima che si divertisse a distruggermi il cervello. Poi però uscì fuori da solo.
Probabilmente stavo per cadere a terra perché una mano mi sostenne.
Lessi una strana espressione negli occhi della creatura, come se il giro turistico nella mia mente gli avesse rivelato qualcosa. Gettò un rapido sguardo al manoscritto, ancora aperto sul pavimento.
- Ma tu sei vergine, questo cambia le cose-.
La creatura smise di sostenermi ed io mi afflosciai a terra come un fiore reciso dallo stelo, completamente priva di forze, ma di nuovo padrona del mio corpo.
- Come fai a saperlo?- chiesi con un soffio di voce.
Lui non mi rispose ma non smise di fissarmi mentre all'interno della sua mano le tenebre si concentrarono in un globo grande circa come una mela.
- Ti darò ciò che desideri - mi disse - il cuore di Amamiya Shion sarà tuo per sempre -.
Nello stesso istante la mia maglietta, all'altezza della spalla, si stracciò.
Vidi con orrore che sulla pelle, in quello stesso punto, vi era marchiato un pentagono: una stella rinchiusa in un cerchio perfetto, la cui punta centrale era rivolta verso il basso.
- In cambio la tua purezza sarà mia - concluse. Il globo esplose tra le sue mani e un attimo dopo sparì.
Io continuavo a guardare terrorizzata quel marchio. Mi faceva paura solo guardarlo così cercai di cancellarlo sfregandolo con una mano.
- E' inutile che ci provi, andrà via solo quando avrai rispettato il patto. Se cercherai di toglierlo con il laser come hanno fatto altri stupidi umani, ricomparirà - mi informò guardandomi come se avesse di fronte una cerebrolesa.
- Io non la voglio questa cosa sul braccio! - strillai isterica - E poi che cosa vuoi dire con " in cambio la tua purezza sarà mia"?-
Mi scoccò uno sguardo irritato - Il contratto prevede che in cambio del cuore di Shion Amamya tu mi offra la tua verginità-.
Io rimasi spiazzata per un momento, tentando di capire a fondo quello che mi diceva, poi realizzai.
La forza della mia rabbia riuscì a farmi scattare in piedi nonostante non avessi più energie.
- Ma io non ti ho chiesto niente! - gli urlai io con tutta l'ira e la paura che avevo in corpo.
L'essere si avvicinò a me con aria di sfida ed io per la paura ricaddi a terra - Sei stata tu ad evocarmi, no? Sei tu che hai espresso il desiderio. Io ho ottemperato alla tua richiesta, ora tu farai altrettanto, che tu lo voglia o no -
Improvvisamente una voce bassa e gracchiante parlò - Però mio signore, ho paura che copulare con questa ragazzina potrebbe offuscare la sua reputazione-
Mi accorsi solo in quel momento che sulla spalla sinistra dell'essere c'era un grosso corvo dagli occhi vispi e intelligenti, che quasi parevano umani.
"Quel corvo ha parlato!"
L'essere guardò il corvo negli occhi - Al giorno d'oggi, una vergine è più rara di un anima qualsiasi- disse lui.
-Ma signore! La guardi, non è ancora completamente formata!- gracchiò il corvo sventolando le ali, come a sottolineare le sue parole - E' molto al di sotto dei suoi standard... -
Nonostante la paura non riuscii a stare zitta di fronte a queste offese- Come ti permetti, stupido avvoltoio!? Forse sei tu ad essere malformato, il mio corpo è più che perfetto! - gli urlai offesa ed infuriata allo stesso tempo.
- Ma davvero, perché non me lo dimostri?- fece l'essere chinandosi su di me e puntandomi contro i suoi occhi rossi che ora avevano cambiato tonalità e avevano preso la colorazione dei rubini.
In quell'istante capii di essermi scavata la fossa da sola.
- Malpass, puoi andare- disse con voce imperiosa rivolto al volatile.
Il corvo immediatamente si alzò in volo - Non si scateni troppo, mio Signore! Gli esseri umani sono così fragili e l'ultima vergine l'ha troncata in due - disse prima di volare via dalla finestra.
- Sta scherzando? Non dice sul serio, l'ha detto per spaventarmi... vero? - domandai mentre il terrore mi assaliva impedendo di muovermi come un cervo abbagliato dai fari.
Bastò un suo sguardo e la mia maglietta si squarciò. Incrociai le braccia al petto per coprirmi.
- Avanti! Perché non provi a scappare? -  disse con voce carezzevole e fintamente benevola.
Fece scattare la testa da un lato, guardandomi come farebbe un avvoltoio affamato, in attesa di ghermire la preda con i suoi artigli.
Non me lo feci ripetere due volte. Tentai di fiondarmi contro la porta quando la stretta di una mano artigliata sul mio braccio mi trattenne. Mi voltai. Incontrai i suoi occhi selvaggi, ogni mio muscolo si bloccò.
"Dannazione, non riesco a muovermi!"
- Peccato che certe reazioni istintive mi eccitino. Fare sesso con una giovane illibata e piena di sensi di colpa sarà più che appagante-
Immediatamente le sue braccia si serrarono attorno a me.
- Sta tranquilla, ti farò provare il più intenso piacere del mondo-
 La sua voce, che fino in quel momento ricordava il ruggiti delle belve, si era trasformata. Mi accarezzava la mente come fosse fatta di morbido velluto. Vidi la sua bocca irta di zanne a qualche centimetro da me. Non so cosa me prese ma provai il perverso desiderio che quelle fauci m'inghiottissero.
In quel momento pensai ad Amamya. Alle sue labbra rosee che si posavano sulla mia fronte con gentilezza e riemersi immediatamente da quello stato di trans in cui ero caduta.
-No! Smettila!- 
Presi a divincolarmi e, non so come, riuscii a sottrarmi da quella stretta.
Lo fissai intensamente - Che garanzie ho che tu abbia esaudito il mio desiderio? A mio avviso, tu ti stai solo approfittando di me! Che cosa credi, io non ci casco!- gli urlai.
Mi guardò sorpreso della mia reazione improvvisa, ma dopo un istante il suo viso si ricompose - Hai una bella faccia tosta, ragazzina! Ringrazia che non mi prenda la tua anima all'istante! - poi parve riflettere un attimo - D'accordo, aspetterò fino a domani, quando potrai verificare di persona-
Mi volse le spalle e s'incamminò verso la finestra, poi si voltò di colpo. Le sue labbra rosse come il corallo, si aprirono in un sorriso crudele.
-Il nostro contratto è indissolubile rammentalo. La tua virtù appartiene a me -
Il suo sorriso si trasformo in una risata metallica e in un vortice tutte le tenebre scomparvero,  lui compreso.
"Mio Dio, che cosa ho fatto?"

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Capitolo 5
*** Qualcosa è andato storto ***


IV
 

Qualcosa è andato storto    



«Tu sei il diavolo» disse allora Guglielmo.
Jorge parve non capire. Se fosse stato veggente direi che avrebbe fissato il suo interlocutore con sguardo attonito. «Io?» disse.
«Sì, ti hanno mentito. Il diavolo non è il principe della materia, il diavolo è l'arroganza dello spirito, la fede senza sorriso, la verità che non viene mai presa dal dubbio.
Il diavolo è cupo perché sa dove va, e andando va sempre da dove è venuto. Tu sei il diavolo e come il diavolo vivi nelle tenebre.» 
-Umberto Eco-



La mattina seguente mi destai da un sonno agitato e colmo di incubi. Non ebbi subito il coraggio di aprire gli occhi, temendo ciò avrei potuto scorgere. Ma quando mi resi conto che non potevo rimanere nel letto in eterno, con un sospiro di sollievo constatai che la mia camera era vuota e il suo profumo famigliare mi tranquillizzò.
"Visto? Era solo un sogno" mi rassicurai mentalmente.
Mi alzai di scatto dal letto, per niente riposata. Aprii l'armadio con le ante a specchio e mi tolsi il pigiama.
"Però era così reale. Ho ancora quella strana sensazione sul corpo. Mi sentivo così maledettamente bene, come se mi stessi sciogliendo".
Mi tornò in mente il suo sguardo, così intenso e magnetico.
"Non riuscivo a staccare i miei occhi dai suoi. Sembravano capaci di vedermi dentro. Quelli erano gli occhi di un predatore".
Appena finii di infilarmi l’uniforme scolastica costituita da una camicia bianca, una giacca verde e una gonna appena sopra il ginocchio dello stesso colore,  chiusi lo sportello dell'armadio in modo da potermi specchiare.
Non riuscii a trattenermi e lanciai un grido acuto.
Nello specchio, dietro il mio riflesso, c'era l'oscura figura di un essere alato.
Era vestito completamente di nero e l'unica macchia di colore erano gli occhi, fatti di un rosso talmente intenso da sembrare fuoco.
Le labbra pallide e carnose della creatura si aprirono in un tremendo sorriso.
- Ben svegliata mia cara, dormito bene?-
Sperai con tutto il mio cuore che quelle parole e l'immagine riflesse nello specchio fossero frutto di un incubo e pregai con tutta me stessa di svegliarmi. Ma come fai a svegliarti da un incubo quando non stai dormendo?
Tentai di allontanarmi da lui, ma indietreggiando non feci altro che andare a sbattere contro la parete, trovandomi ancora più in trappola di prima.
Lui, alquanto divertito dal mio goffo tentativo di fuga, si avvicinò a me e mi afferrò per un braccio.
- Non toccarmi, demonio!-  ringhiai io tentando di liberarmi.
- Non fare tanto la difficile; questa notte potrò toccarti quanto voglio -
"Ma allora è vero. Gli ho venduto la mia verginità ..."
- Ma perché? Perché sei venuto proprio da me? Io non possiedo alcuna bellezza e il mio corpo è ancora come quello di una bambina, cosa ci trovi di tanto interessante?-  ero imbarazzata solo a dirlo, ma dovevo capire.
La creatura mi guardò negli occhi, come se cercasse la risposta in essi.
- Io non sono come gli esseri umani, ossessionati da cose effimere come l'aspetto esteriore. Io mi nutro della purezza del corpo e dell'anima – rispose senza smettere di fissarmi.
Tutto ciò suonava come un complimento. Arrossii.
"Sono una cretina." Mi insultai da sola.
Poi il suo sguardo, da rosso come le rose di maggio, divenne presto carminio come il sangue.
- Coraggio, va a verificare che io abbia fatto la mia parte - mi esortò con un sorriso inquietante - Non hai scampo -
 
 
Uscii di casa senza neanche aver fatto colazione, troppo spaventata per rimanere in un posto dove sapevo fosse passata la presenza maligna di quella creatura.
Corsi a rotta di collo fino a scuola e piombai immediatamente nella cappella.
Mi inginocchiai sulla panca e incrociai le mani in preghiera.
- Dio, ti scongiuro, proteggi la mia virtù! Non voglio che il demonio me la porti via. Ti prego, privalo del suo potere, non voglio più che Amamiya corrisponda il mio amore! - pregai in lacrime.
"Accidenti, per cosa sto pregando adesso?"
- Perdonami Dio, devo averti confuso – mi scusai guardando il crocifisso.
- Manami- mi chiamò qualcuno alle mie spalle. Sentendo pronunciare il mio nome mi voltai di scatto.
"Amamiya!" si mise ad urlare il mio cervello.
- Stavi pregando, scusami, non volevo interromperti ma devo - disse lui imbarazzato.
Rimasi inebetita: una parte di me era terrorizzata, l'altra segretamente compiaciuta.
- Non so se dirtelo o meno, ma probabilmente te ne sarai già resa conto da sola...-
- No! Aspetta Amamiya non dire più niente, ti stai sbagliando!- tentai di zittirlo io agitando le mani di fronte alla sua meravigliosa faccia.
- Ma no che non mi sbaglio - disse lui leggermente intimidito dal mio gesticolare.
- Ti prego non dire niente! So che non vuoi dirlo. Sì è trattato di un errore, io non lo sapevo che sarebbe potuta accadere una cosa del genere!- cercai di spiegargli mentre mi veniva un’altra crisi di pianto.
- Manami, ma fra cinque minuti cominciano le lezioni: e' meglio che ti sbrighi. Non te l'ho detto subito perché ti vedevo così immersa nella tua preghiera, scusami se ti ho interrotto-
"Eh? è questo che voleva dirmi?"
- Ti accompagno nella tua aula se vuoi. Che classe frequenti? Sei più piccola di me, vero?- mi chiese lui con fare cordiale - A proposito, prima ... cosa pensavi che stessi per dirti?-
Arrossii all'istante.
- Ma no, niente, non farci caso- gli risposi tentando di rivolgergli un sorriso. Stavo quasi per svenire dal sollievo  – Comunque, grazie di avermi avvisata  Amamiya -
Mi voltai e mi fiondai fuori dalla cappella.
 
 
 
- Non ha funzionato! Grazie Dio, grazie! Giuro che non farò più cretinate e che la smetterò di spendere tutti i soldi in libri -
Gridavo come una pazza, agitando le braccia per aria come una forsennata nel bellissimo giardino della scuola.
"Qualcuno mi fermi!"
Era fuggita via dalla cappella dopo che Amamiya mi aveva proposto di accompagnarmi in classe.
Ci ripensai su e la cosa mi rattristò non poco.
"Non sembra molto interessato a me, visto che non sa neppure in che classe sono ... è inutile negalo, non faccio e non farò mai parte del suo mondo." Pensai piena di tristezza.
All'improvviso sentii un fruscio alle mie spalle, proveniente dalla folta chioma della quercia che mi stava dietro.
Senza neanche voltarmi capii istintivamente di chi si trattava come se il percepire la sua presenza mi fosse stata tramandata nei miei geni.
- Come è andato il tuo incontro amoroso?- domandò una voce che pareva provenire da dentro una caverna.
Era un suono cupo e scuro eppure allo stesso tempo caldo e vellutato.
Non volevo girarmi a guardarlo. Non volevo più incontrare quello sguardo carminio acceso di odio.
Come poteva una creatura contenere dentro di sé tutta quella oscurità?  Quanto odio può avere dentro il proprio cuore a patto che ne abbia uno? L'odio si riforma da solo, come la coda della lucertole? Con lo scorrere del tempo diventa più profondo o si spegne lentamente? E commettendo i delitti di cui ogni minuto si macchiava, faceva uscire l'odio da sé o si avvelenava ancora di più?
- Non è innamorato di me, non gli interesso per niente, è quasi da ridere. Mi ha solo chiesto se fossi più piccola di lui, nient'altro - anche se non volevo, dal mio tono traspariva l'immensa tristezza che mi opprimeva il petto.
Una lacrima bastarda mi sgorgò da un occhio - Mi dispiace per te ma hai fallito!- conclusi.
Lo sentii balzare giù dall'albero e planare con le due immense ali nere.
Con un gesto calmo e risoluto, mi prese per una spalla e mi fece voltare.
Di fronte alle mie lacrime la sua espressione feroce si calmò e i suoi lineamenti angelici si distesero.
- Ho pregato per questo e so che Dio è dalla mia parte. Non accadrà mai! Neanche la magia nera può fare in modo che lui si innamori di me!-
Detto questo mi voltai ma sentii la sua morsa di ferro sul mio braccio che mi impediva di procedere.
- Lasciami!- tentai di divincolarmi.
Inutile. La presa sul mio braccio aumentò e con un gesto brusco mi attirò a se. Sentii il suo viso vicinissimo al mio. Poi cambiò traiettoria  come se volesse darmi un bacio sulla guancia. Ma anzi che un bacio sentii la sua lingua calda e umida che leccò nel punto in cui era scesa la mia lacrima.
- Deliziose lacrime di vergine – disse semplicemente.
Poi si passò la lingua sulle labbra e mi lasciò il braccio.
- Dici che Dio è con te? Interessante. Se il mio maleficio non è stato efficace troverò un altro modo; adempirò sicuramente al nostro patto. Il cuore di quel ragazzo sarà tuo, te lo assicuro, ma fino a quel giorno conserverai per me la tua verginità -
Detto questo la sua immagini prese a scomparire.
- No! aspetta! Non è che possiamo sciogliere il patto? - tentai.
Ma lui era già scomparso.
"Non ci capisco più nulla.  Dio ha veramente ascoltato la mia preghiera? Boh ... l'unica cosa che so è che mentre Satan asciugava le mie lacrime, nel mio cuore ho sentito un grande calore ..."

 
 

 
Salve ragazzi? Come state?
Perdonatemi se la scorsa settimana non ho pubblicato nulla ma non avevo il mio computer a disposizione.
Comunque che ve ne pare di questo capitolo? Vi piace? Sono curiosa di saperlo.
Alla prossima
Piccola Pirata


 

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Capitolo 6
*** Kiss the cross ***



V

Kiss the cross

 
− Se il diavolo non me l'avesse ispirato, non l'avrei mai commesso! − disse l'uomo.
Ma il diavolo rispose − Se non ci fosse nessun uomo che mettesse in corso le mie fantasticherie,
non sarei diavolo, ma sempre l'angelo di una volta.
-Christian Friedrich Hebbel, Diario, 1835/63-

 

Erano passati ormai giorni e iniziai a credere che fosse stata tutta un'illusione perversa del mio cervello.
Ma ogni volta che cercavo di convincermi che così fosse, mi accorgevo di quel segno maledetto che mi marchiava la spalla. 
Ogni volta che mi facevo la doccia era sempre lì presente, a rammentarmi ciò che era accaduto e ciò che esso comportava.
Ma in quella dolce mattina di primavera, il peso del simbolo che portavo sulla pelle non mi pesava. Stava iniziando il nuovo anno scolastico e l'eccitazione per essere entrata in prima superiore mi occupava totalmente la testa.
Mi ero iscritta a un liceo artistico che si trovava nella periferia della città.
- Buongiorno!- esclamai contenta entrando nella mia nuova classe.
Esaminai attentamente la nuova aula: nuovissimi banchi in legno a due posti, sedie con i braccioli, pareti di un bel bianco pulito e due lavagne, una digitale e l'altra nera. Ma l'elemento che più attirava la mia attenzione e che più faceva battere il mio cuore si trovava nell'ultimo banco in fondo della bancata centrale.
"Ma quello è Amamiya, siamo nella stessa classe! "
Il mio cuore fece una capovolta e un migliaio di farfalle impazzite presero a rincorrersi nel mio stomaco.
Se ne stava seduto nella sedia, signorilmente composto e con i capelli d'oro che gli ricadevano dolcemente sulla bellissima fronte dal colorito d'ambra. A quanto pareva però non ero stata l'unica ad accorgermi della sua fantastica presenza. Infatti era stato circondato da uno stormo di bellissime studentesse che portavano con un' innata sensualità l'uniforme scolastica, probabilmente almeno una taglia più piccola della loro poiché le loro curve femminili ne erano completamente risaltate e strizzate dentro.
Lui però non pareva particolarmente turbato.
"Non è che sia gay?" mi domandai preoccupata.
I suoi bellissimi occhi dorati vagarono lentamente sulla classe e poi si posarono su di me.
- Manami, non credevo che avessimo la stessa età - mi disse.
Si alzò con grazia dal suo posto e si avvicinò alla sottoscritta che in quel momento era diventata più rossa di una Ferrari.
- Sarà un piacere averti come compagna di classe - disse offrendomi gentilmente la mano.
In quel momento in me scattò una molla che mi fece capire che dovevo rispondergli e non stare là imbambolata a guardarlo come una maniaca.
Questa scena non passò inosservata a nessuna delle mie nuove compagne di classe. Una di loro sopratutto mi lanciò uno sguardo capace d' incenerire l'erba.
- Anche per me - dissi afferrando il più delicatamente possibile la reliquia che era per me la sua mano ambrata e perfetta.
Volevo forse convincermi di non tenere più a lui? No, non ci rinuncerei per tutto l'oro del mondo!
Il professore entrò in classe e subito tutti quanti tornammo ai nostri posti facendo un leggero inchino in segno di saluto.
- Buongiorno professor Urasawa -
- Salve ragazzi - rispose un uomo baffuto sulla cinquantina - sono contento di constatare che tutti voi avete superato l'esame d'ammissione in questo istituto - disse annuendo tutto soddisfatto.
Io nel mentre me ne stavo completamente immersa nelle mie illusioni amorose e a pensare che non mi sarei più lavata le mano con cui avevo toccato Amamiya.
- Comunque, miei cari ragazzi, mi sembra che sia giunto il momento di presentarvi un nuovo alunno. Si è allontanato da scuola per 2 anni per questioni di salute, ma da questa primavera rientra, proprio nella classe di sua sorella. Forse la maggior parte di voi non l'ho sa, ma lui è il fratello maggiore di Manami Sakurai-
Sentendo il mio nome sobbalzai fino al soffitto - Cosa!?!-
Dalla porta era entrato un ragazzo - Piacere, mi chiamo Kai Sakurai- si presentò.
Alto, magro e scolpito come una statua. Indossava l'uniforme scolastica come se fosse l'abito più raffinato che esistesse. E il volto era una visione insostenibile. Labbra rosse e sensuali, con una strana curva che gli conferiva un'aria beffarda. Capelli neri come le piume dei corvi che gli ricadevano con studiata sensualità. Nell'orecchio destro portava tutta una serie di piercing d'argento che facevano ancora di più risaltare la sua eterea e sfuggente bellezza. Ma la cosa che più mi sconquassò e mi fece comprendere esattamente chi avevo dinanzi furono gli occhi. Due oceani. Non solo per il colore blu intenso, come gli abissi marini, ma anche perché si comportavano proprio come il mare in tempesta.
Occhi selvaggi, troppo intensi e per essere umani.
Ricollegai e quasi non cacciai un urlo.
Anche se in quel momento non avevano il colore del sangue, questo non li rendeva meno terrificanti. Non li rende meno splendidi.
" No, non può essere lui ..."
Il suo sguardo si posò su di me. 
- Sono tornato - fece con un sorriso in grado di ammaliare una santa.
Io non sapevo proprio che cosa fare. Me ne stavo lì, ammutolita, confusa e a dir poco terrorizzata.
Il sangue sembrava essersi congelato nelle vene.
Ma a differenza mia, le mie compagne non parevano altrettanto ostili o spaventate dalla sua presenza.
- Gran bel pezzo di figliuolo!- commentò la mia compagna di banco e amica Shizuko.
Se fossi riuscita a leggere il pensiero delle mie compagne, sicuramente avrei trovato progetti di stupri e oscenità varie.
- Davvero è tuo fratello?- domandò una mia compagna voltandosi dal banco davanti.
- Certo che no! Io non ho fratelli! -
- Che dici? Parlavi sempre di tuo fratello malato-
- E' vero! Andavi sempre a trovarlo-
- Accidenti non pensavo fosse un figo del genere!-
- Dai, presentacelo-
Il professore si schiarì la gola per far fermare il flusso di commenti non proprio casti e riprese la parola - Kai puoi andare al tuo posto-
- Certo signore- disse congedandosi con un elegante cenno di capo e dirigendosi verso il suo banco.
Due ragazze che si trovavano in un banco vicino al suo, non persero l'occasione di abbordarlo:
- Hey Kai, stai bene adesso?-
- Se l'avessi saputo, sarei venuta a farti visita volentieri-
- Beata Manami ad avere un fratello simile!-
- Se fossi in lei lo terrei sotto chiave ...-
Io non riuscivo a credere alle mie orecchie.
- Ragazze! Ma cosa vi prende!? Sapete che sono figlia unica!-
- E dai Manami! Capisco che per te avere un fratello così affascinante è inspiegabile...-
- E già, la natura gioca brutti scherzi !-
- Non sto dicendo questo!-  le dissi con rabbia - Dovete sapere che lui è ...-
Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai "mio fratello" addosso.
Sentii il suo respiro caldo vicino al mio orecchio. Un brivido mi percorse la schiena - Vuoi dire loro che sono il diavolo? Pensi che ti crederebbero? - anche se non gli vedevo il viso, sapevo che sogghignava - Ho manipolato i loro ricordi, per loro io sono tuo fratello-
"Manipolato i loro ricordi?"
Si staccò da me.
- Hey Kai, tutto bene?- domandò preoccupato il professore.
- Sì, sì, tutto a posto. Era solo un capogiro - disse con un tono limpido e sincero.
"Ma che cavolo ha intenzione di fare?"
- Bene ragazzi, ora incominciamo ... - disse il prof prima di avviare la lezione.
 
 

Alle 11.30 la campanella della ricreazione suonò.
Senza pensarci due volte, afferrai il braccio di Satan e lo trascinai fuori, sotto lo sguardo furente delle mie compagne.
Appena arrivati in un corridoio dove sapevo che non passava mai nessuno, gli lasciai andare il braccio.
- Che cavolo stai architettando!? Perché di sei infiltrato in questa scuola e per di più spacciandoti per mio fratello!?-
Lui non mi rispose, semplicemente si accostò ad una finestra e l'aprì facendo entrare un grosso corvo che gli si posò sulla spalla.
- Sono venuto solo per aiutarti ...- disse accarezzando distrattamente le piume del volatile - e da qui posso farlo meglio -
- Aiutarmi? E come se la tua magia si è rivelato un fallimento - gli dissi furente.
Satan colse immediatamente lo scherno nel mio tono e questo lo fece arrabbiare, ma a quanto pareva, era molto più bravo di me a gestire la rabbia perché nel suo tono di voce non traspariva - Ti ho detto che il nostro patto non si può sciogliere. Indagherò sulla causa del malfunzionamento e ti consegnerò il cuore del tuo amato ...- con un sorriso malizioso mi prese il viso con una mano e lo accostò al suo - non sei contenta?-
Arrossii. Maledissi le mie emozioni e me stessa per la mia incapacità di celarle allo sguardo altrui.
Questo mi fece montare dentro la rabbia - Come un agnellino a Pasqua! E di cosa dovrei essere contenta!?- dissi allontanandomi da lui.
Non sopportavo queste libertà che si prendeva -Se lui corrisponderà il mio amore, allora io dovrei ... -
- Concederti a me - disse asciutto.
- Ma tutto questo è assurdo!-
- Sì, me lo hai già detto - disse con tono spazientito. Incrociò le braccia e si accostò alla parete, mettendo un piede nel muro.
- La magia bianca o quella nera non possono far accadere un miracolo!-
Sollevò di scatto un sopracciglio - Tu dici?-
Sentii il suo sguardo su di me farsi più pesante.
Improvvisamente, i primi due bottoni della mia camicia partirono via.
- Che cosa mi hai fatto?-
Abbassai il mio sguardo.
“Il mio seno! E anche il resto del corpo!”
Sentii il petto farsi un po' più pesante.
“Ma questa è come minimo una quarta!”
- Credi che così piacerai ad Amamiya?- mi domandò con un sorrisino provocatorio dipinto sulle splendide labbra.
“Wow! Meglio della chirurgia estetica, lo devo riconoscere!”
Satan non aspettò una mia risposta. Mi posò una mano sul seno e prese ad accarezzarlo.
- Ma come ti permetti! Smettila!-
- Anche al tocco e perfetto ...-
- Ti ho detto di piantarla!-
- Si, certo. Dici così ma so benissimo quanto ti piace. Te lo si legge negli occhi -
Poi appena tolse la sua mano, Il seno tornò ad essere quasi inesistente come prima e anche i miei fianchi e il mio viso tornarono normali.
- Hey, ridammele! – protestai.  
La campanella di fine ricreazione suonò e lui si voltò e iniziò ad andarsene.
-  Neanche quelle sono gratis, mia cara. Erano solo una dimostrazione. Voi umani avete una condizione molto ristretta di ciò che è possibile e ciò che non lo è...- Si voltò verso di me e mi rivolse un sorriso malizioso -Comunque se vuoi chiedermi qualcosa dovremmo fare un altro patto, così oltre la tua verginità potresti offrirmi anche la tua anima, che ne dici?-
Ridacchiò tranquillamente e poi proseguì, camminando lentamente e muovendosi in un modo che mi ricordava quei stupendi felini che stanno negli zoo.
- Non voglio il tuo aiuto, demonio!-
Non mi degnò di un'altra occhiata e sparì.
Rimasi là per qualche minuto, interdetta. Non avevo idea di cosa fare. Sospirai. Mi feci coraggio e presi anche io la strada per tornare in classe.
Mentre camminavo tornavo a inabissarmi nei miei pensieri.
"Dunque Satan è qui per scoprire come mai il suo incantesimo non ha funzionato se è così allora..."
- Che stai facendo Sakurai!? Lasciami!-
Venni  improvvisamente risvegliata dai mie pensieri.
"Ma questa voce è di Amamiya!"
Presi a correre nella direzione in cui proveniva la voce e una volta raggiunto quello che vidi mi pietrificò.
Nello stretto corridoio deserto si trovavano Amamiya e Satan.
Amamiya si dibatteva furente come un animale in gabbia, mentre Satan lo teneva contro la parete e tentava di ...
“Ma che cavolo fa? Lo spoglia!?”
E infatti ci riuscì. La camicia bianca di Amamiya si aprì mettendo in mostra il petto ambrato e un crocifisso d'argento che portava appeso al collo.
Satan immediatamente si bloccò e lo lasciò andare - Sei un cristiano -
Amamiya riprese subito colore e gli scoccò un occhiata ostile.
- Sì, mio padre è il pastore della chiesa locale, perché me lo chiedi? Anche tu sei un servo di Dio?-
Quelle parole fecero scattare il sopracciglio di Satan - Io un servo di Dio?- disse beffardo.
Lanciò ad Amamiya un sorriso inquietante - Sì, lo ero, ma molto tempo fa...-
- Ora non più?-
- No ma...- con un gesto lento ed elegante prese tra le mani il crocifisso d'argento -  ...continuo a nutrire un grande rispetto per lui - poi come fosse la cosa più preziosa del mondo, vi posò sopra un bacio delicato.
Rimasi stupita di fronte a quella scena.
"Il demonio che bacia la croce… non vorrei apparire una miscredente ma è davvero un bel quadro. "
Dopo aver compiuto quel gesto singolare, Satan lasciò ricadere il crocifisso sul possente petto di Amamiya e se ne andò passandomi affianco silenziosamente.
Subito mi feci avanti -Scusa Amamiya per mio fratello, e che...-
- Non preoccuparti - disse lui scuotendo dolcemente il capo, facendo brillare ancora di più i fili d'oro che erano i suoi capelli
- E' solo una pecorella smarrita-
Mi sorrise gentilmente e mi accarezzò delicatamente una guancia.
Arrossii immediatamente.
"Che fantastico sorriso. Mi sa tanto che per questo dovrei ringraziare Satan" dovetti ammettere.

 

Salve belle fanciulle!
Scusatemi per non aver aggiornato questa domenica, ma sinceramente ... non ne avevo voglia :)
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate!
Alla prossima!
Piccola Pirata

 

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Capitolo 7
*** Mani calde ***



VI
 
Mani  calde   

"Ogni uomo mente, ma dategli una maschera e sarà sincero."
- Oscar Wilde -

Il rumore dei vetri in frantumi. Lo sbattere violento delle porte e il gracchiare di un corvo.
- La prego, mio signore, plachi la sua ira!- gracchiò disperatamente il volatile - Vuole spaccare i vetri di tutto istituto!?-
- Un cristiano !- disse Satan con rabbia appena trattenuta ma che poi esplose nuovamente - Il mio incantesimo non ha funzionato perché è un cristiano!?!- disse mandando in frantumi un altro vetro con un pugno.
- Signore, non faccia così. Infondo è riuscito ad ammaliare tutti gli altri studenti, no?-
-  A quanto pare dovrò rimanere nel mondo umano per più tempo di quanto credessi – sbuffò – ad ogni modo, accetterò la sfida. Non mi capitava una cosa del genere da molti anni -
 

Nel mentre ...
Mi stavo cambiando nello spogliatoio femminile, quello adiacente alla palestra e, come al solito, mi rannicchiai nell'angolo più remoto della stanza. Odiavo dovermi cambiare di fronte a tutti, mi faceva sentire a disagio. Il mio corpo, che era ancora immaturo, mi ha sempre messo in imbarazzo.
- Hey Manami, carino quel reggiseno!-
Mi voltai e vidi due mie compagne di classe. Le trovai davvero bellissime. Io in confronto a loro sembravo una marmocchia. Una aveva dei lunghi capelli biondi e mossi, e due grandi occhi color nocciola, stracarichi di matita nera. L'altra ragazza invece aveva i capelli neri a caschetto e gli occhi verdi come due olive.
- Dove lo hai comprato?- mi chiese la bionda.
- Su internet - dissi io incerta.
- Beata te che hai il seno così piccolo, così non ti devi preoccupare degli sguardi languidi di quei maiali dei ragazzi - fece la mora.
- Già! Scommetto che al cinema compri i biglietti ridotti per i bambini! Vero mocciosa?- disse la bionda ridacchiando maligna.
"Non farci caso, sono solo gelose perché ti hanno visto parlare con Amamiya" mi dissi anche se non troppo convinta.
 
 
Sgattaiolai fuori dallo spogliatoio. Non mi andava di fare educazione fisica, non con quelle cretine delle mie compagne.
Andai in giardino e mi sedetti ai piedi di un grande abete rosso. Mi abbracciai le ginocchia e poggiai la schiena sul tronco scuro dell'albero cosa che mi diede un leggero conforto. M'immersi completamente nei miei pensieri per qualche minuto, poi una voce suadente mi riscosse.
- Nemmeno tu fai educazione fisica?-
- Satan -
- Chiamami Kai a scuola -
- Ah già, e tu?-
- Ufficialmente sono stato malato per due anni. Cos'hai mia infelice verginella? Ti vedo piuttosto giù. Sei arrabbiata per come ho trattato il tuo Amamiya?- disse con un sorrisetto.
- No, non è per questo - Sospirai - E solo che se solo avessi più fiducia in me stessa, tutto questo  non sarebbe mai successo... -
-Esatto: hai una visione molto distorta di te stessa. Vedo come alcuni ragazzi ti guardano Manami. Ti assicuro che fai un certo effetto - rispose lui.
Vidi con la coda dell'occhi mi guardava, così non potei fare a meno di voltarmi a mia volta.
- Sei una delle poche ragazze rimaste che conserva la propria verginità come una gemma preziosa, senza scialacquarla con il primo demente che passa o semplicemente per provare com'è avere un uomo dentro di se. Un corpo ingenuo, ancora da addestrare... saresti la gioia di ogni demone, te lo assicuro-
Arrossii di botto; nessuno mi aveva mai parlato in quel modo prima di allora. Sentii che si era creata una vicinanza tra noi.
Passarono alcuni minuti di silenzio, poi non mi trattenni  più.
- Kai?-
- Dimmi -
- Come intendi aiutarmi? Vorrei almeno capire cosa hai in mente -
Lui si voltò verso il campetto da calcio in cui i nostri compagni giocavano, compreso Amamiya, che in quel momento stava attaccando la porta avversaria scartando gli avversari con una facilità inaudita e si apprestava a tirare.
- Mmm vediamo, per esempio ...-
Amamiya con un tirò con forza, colpendo precisamente il pallone con il collo del piede.
- In questo modo-
Kai guardò intensamente il pallone e quello incredibilmente deviò la sua traiettoria andando a finire... sulla mia faccia.
La forza dell'urto fu talmente forte che mi sbatté a terra e mi fece perdere i sensi.
"Ecco, lo sapevo che non dovevo fidarmi di lui "
- Manami!-
- Manami stai bene?!-
- Dove cazzo tiri, imbecille!- ringhiò Kai ad Amamiya che nel mentre era corso in mio soccorso.
Amamiya si girò un istante verso di lui, il tanto che bastava per schioccarli un occhiataccia, poi con delicatezza mi prese imbraccio
- Ti porto in infermeria, tieni duro -
 
 
- Un leggero trauma cranico, niente di grave - disse l'infermiera con un sorriso rassicurante - puoi tornare tranquillamente a lezione-
- Ok, tornerò dopo - disse Amamiya. Aprì la porta scorrevole e per poco non andò a sbattere contro di Kai.
- Guarda dove vai - gli disse quello stizzito.
Amamiya fece finta di nulla e se ne andò.
L'infermiera, vedendo il nuovo arrivato lo salutò.
- Tu sei il fratello di Manami, vero? Non preoccuparti per tua sorella, sta bene. Torna pure in classe-
Kai rimase un attimo interdetto. Poi prese a tossire con forza.
- Non ti senti bene Sakurai?- chiese l'infermiera allarmata, avvicinandosi subito a lui.
Kai, facendo in modo che il suo gesto apparisse involontario, si appoggiò all'infermiera cingendole un fianco e accostò talmente tanto il suo viso a quello di lei che la donna arrossì.
- Tutto bene, mi gira un po' la testa - disse con un tono di voce da indurre in tentazione la più timida delle ragazze - potrei riposare un attimo sul letto?-
- C-certamente ... t-ti preparo un lettino - disse quella rossa in viso allontanandosi da lui.
Kai fece scorrere lo sguardo sulla stanza.
Mi vide con una borsa del ghiaccio sulla testa, ancora priva di sensi, in un lettino vicino alla parete.
Mi si avvicinò. Sul mio volto era dipinta un' espressione sofferente. Capì subito che dovevo avere la febbre e mi toccò delicatamente la fronte. 
Subito la febbre sparì e i lineamenti si distesero rilassati.
- Amamiya ...- mormorai nel sonno.
Anche se dormivo, il mio pensiero andava sempre a lui.
Kai rimase leggermente stupito, poi si riscosse e prese una mano tra le sue.
- Sì, sono qui...-
"Amamiya, sei qui vicino a me? Questa voce così dolce ... queste mani così calde. Anche se è solamente un sogno stammi vicino..."
Passò all'incirca un'oretta.
La porta scorrevole si riaprì e da lì entrò la creatura che in quel momento sognavo.
- Scusami Manami, non sono potuto venire prima - si bloccò di colpo vedendo Kai.
- Sakurai -
- Chiamami Kai- fece lui con fredda gentilezza.
- Ti ho riportato la sua cartella - disse mostrando la borsa in cuoio scuro.
- Grazie - disse alzandosi e avviandosi verso l'uscita - Mi raccomando, stalle vicino ...- 
Gli lanciò uno sguardo a metà tra il birichino e il malizioso ed uscì ridacchiando.
Amamiya si avvicinò al letto. La sua espressione, da preoccupata e mortificata divenne scioccata e arrossì come una fanciulla.
Io ero sdraiata sul letto, i capelli biondo chiaro sparsi sul cuscino, catturavano i raggi del sole  tingendoli d'oro. La coperta era stata spostata: la maglietta bianca aderente era sollevata da una parte mettendo il mostra il ventre piatto e una piccola porzione di reggiseno. Una spallina della maglietta era maliziosamente abbassata e faceva capolino una bretella nera. I pantaloncini corti lasciavano vedere le gambe magre e snelle. Il mio viso era rilassato, le guance erano graziosamente rosee e sulle labbra, dischiuse come se aspettassero un bacio, c'era un po' di rossetto color ciliegia.
Il ragazzo si riscosse e mi rimboccò le coperte, poi si sedette su una sedia vicino al letto, dove pochi istanti prima era seduto Kai.
 
 

Aprii lentamente le palpebre. La luce violenta che invadeva la stanza mi ferì gli occhi e mi costrinse a richiuderli.
- Manami, sei sveglia?- chiese una voce gentile alla mia destra.
Mi sforzai di riaprire gli occhi e nel mio campo visivo entrò il viso ambrato e bellissimo di un giovane dallo sguardo dorato.
- Amamiya!- feci io, scattando a sedere.
-  Meno male. Ti senti meglio? Scusami per la botta - 
- Tutto a posto ma... mi sei rimasto vicino per tutto questo tempo?- 
Lui non mi rispose subito, come se non sapesse cosa dirmi.
- Sì, sono stato qui a vegliare su di te...-
"Lo sapevo. Quelle mani calde erano le sue"
- Noto che il gonfiore è svanito-
- E già è anche grazie a te che mi sei stato accanto-
"Accidenti  che frase audace che mi è uscita... vai Manami, Ora addosso!"
Arrossii, scandalizzata dai miei stessi pensieri, ma Amamiya per fortuna non leggeva nel pensiero.
- Visto che stai bene, possiamo andare, no? Dai forza, ti riaccompagno a casa-
-O no, non ti preoccupare, non c'è ne alcun bisogno-
- E' il minimo che possa fare per scusarmi -
"Si sente in obbligo nei miei confronti? Va bhe, non mi aspetterò niente"
- D'accordo-
Mi preparai e, come avevamo concordato, lui mi riaccompagnò a casa.
All'inizio mi sentivo timida e impacciata e riuscii a malapena a farfugliare qualcosa, ma Amamiya continuò a sorridermi e a chiacchierare con una tale freschezza e semplicità che io, piano piano, persi il mio imbarazzo.
Talmente ero presa dalla conversazione che non mi accorsi delle due figure alate che ci spiavano dalle fronde di un albero.
- Sembra che stia andando bene, insomma anche se un po' in ritardo rispetto alla norma il desiderio della ragazza si sta realizzando- constatò il corvo che volteggiava come un ossesso intorno al suo tremendo padrone, che in quel momento era completamente assorto a guardare la scena dei due ragazzi.
Il corvo non riuscì a capire che cosa gli passasse per la testa in quel momento, come d'altronde in tutti gli anni di servizio. Però quella volta lo sguardo del suo padrone era strano, come se... 
- Mio signore? E' tutto apposto?- domandò incerto.
- Andiamo - gli rispose Satan, che voltandosi, spiegò le immense ali nere che sembravano essere un pezzo di cielo notturno.
Spiccò il volo lasciando dietro di sé una scia densa di tenebre danzanti.
 

Ciao belle!
Mi scuso per non aver aggiornato la scorsa settimana; tenterò di farmi perdonare mettendo un altro capitolo uno di questi giorni.
Devo dire la verità … non credo che questo capitolo mi sia uscito tanto bene o per lo meno … mi è uscito peggio degli altri, dai, va bhe … fate finta di nulla :D
Allora … come vedete il nostro bel Amamiya non è poi così santerellino, in quanto mente a Manami dicendole che è rimasto con lei per tutto il tempo, mentre in realtà è stato Satan…  non ci si può più fidare di nessuno a quanto pare …
Comunque non ho idea se qualcuno possa svenire per una pallonata in faccia … diciamo che dipende da chi te la manda, perché se è Chuck Norris allora sei fortunato che non ti trapassi!
Va bé oltre alle idiozie … volevo ringraziare  NemThepossum per sopportarmi in quanto la obbligo a leggere ogni mia più fantasiosa ca**ata.
Quindi un applauso a Nem…
Alla prossima
Piccola Pirata

P.s. nella cultura orientale si dice che chi ha le mani calde sia una persona buona... in base a questa teoria io sarei un vera stronza perché le ho sempre fredde...

 

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Capitolo 8
*** Da un'altra prospettiva ***


 
VII


  Da un'altra  prospettiva  
 
"Si racconta che il diavolo è stato il primo a fare l'acquavite.
Per una buona azione sia detto"grazie" anche al diavolo". 
-Maksim Gorkij, L'eremita, 1922/24-
 

Amamiya mi lasciò sulla porta di casa, ma solo dopo avermi salutato con un tenero bacio sulla guancia e essersi congedato con un sorriso cosi radioso da far impallidire il sole.
Mi trovai a pensare che quel ragazzo era perfettamente capace di scaldare l'anima a chiunque gli stesse intorno; ero certa che avesse un grande cuore e uno spirito molto dolce.
Quando aprii la porta di casa dovevo avere stampato in viso un sorriso ebete perché mia madre, che era appena passata in salotto, mi chiese che cosa avessi.
- Non è che c’entra un ragazzo per caso?-
-Mamma! Ma cosa ti viene in mente!?- dissi io arrossendo di colpo.
- E che ti ho visto tutta felice con un sorrisino strano-
Sentii una risata proveniente da dietro lo schienale della poltrona.
- Ma chi c'è?-
- Manami, non fare la sciocca- disse lei tornando in cucina - vai a chiamare Tsubasa-
- E chi cavolo è?-
La risata si fece più forte di prima.
- Kai, smettila di ridere e apparecchia!- disse la voce di mia madre.
- COSAAAAAAAAAA!?!- 
Per poco non collassai.
Mi lanciai verso la poltrona e quello che trovai mi scioccò.
Il mio caro diavoletto era tutto tranquillo e ben spaparanzato sulla mia poltrona preferita e rideva da solo. Ogni volta che sghignazzava il suo torace faceva un sussulto, mettendo ancora più in evidenza i muscoli perfettamente proporzionati e scolpiti sotto una camicia su misura di seta nera completamente sbottonata.
“Però…”
- E tu che cazzo ci fai qui?! Non avrai manipolato anche i ricordi di mia madre spero!-
Si calmò di colpo e mi sparò contro i suoi due occhi blu mare.
- E anche se fosse?- chiese con un sorriso da squalo.
- Maledetto bast...- non riuscii a finire il mio insulto che mi trovai un bambino, di all'incirca dieci anni, con i capelli neri come le piume dei corvi e due enormi occhi dello stesso colore, che  tentava di gettarmi le braccia al collo.
- Sorellona! Sei tornata!-
"Eh-e? Ma chi è questo bambino?"
- Lui è nostro fratello minore Tsbasa- disse Kai come se mi avesse letto nel pensiero.
"Ha aggiunto un altro membro della famiglia senza che io lo sapessi."
Desideravo con tutta me stessa insultare selvaggiamente Kai ma quei due occhioni a calamita del mio nuovo fratellino sciolsero completamente la mia collera.
- Ooooo ma quanto sei carino!- dissi prendendolo imbraccio - Ho sempre voluto un fratello minore!-
- Guarda che non l'ho portato qui per esaudire un tuo desiderio. Il suo compito è solo quello di spiarti - disse Kai - E a proposito, è Malpass -
"Malpass? L'avvoltoio!?"
Dallo stupore il mio "fratellino" mi cadde a terra.
-Ahia! Sei diventata scema!?- urlò il poverino dopo aver dato una testata alle mattonelle.
- Oddio! Scusami!-
"In ogni caso sono felice di questo regalo."
 
- Apri la bocca e di “A” - dissi facendogli svolazzare a un palmo dalla bocca un cucchiaio pieno di minestra.
- SO BENISSIMO MANGIARE DA SOLO!!!- mi urlò Tsubasa esasperato.
- Non sei molto carino però - sussurrai contrariata guardandolo di sbieco.
"Certo che sembriamo proprio una bella famigliola: ho appena adottato un fratello maggiore bellissimo e un fratellino adorabile"
Mi venne un'idea -Dopo cena facciamo un bagno insieme?-
- Ma anche n...- tentò di rispondermi, ma Kai lo bloccò prima che potesse terminare la frase.
- Se vuoi te lo posso prestare- disse tranquillamente.
- No! Mio Signore la prego! Non mi lasci solo con questa scema!-
- Come ti ho detto che DEVI chiamarmi ora!??- ringhiò Kai facendo brillare i suoi occhi da felino.
- Mi perdoni, volevo dire fratello...-
Proprio in quel momento passò mia madre per cambiarci i piatti.
- Smettetela di litigare! Kai, tratta bene tuo fratello e non alzare la voce!- disse tirandogli un pugno sulla testa.
"Anche se è il diavolo non può certo disobbedire a quel generale di mia madre"
E a quel pensiero iniziai a ridere da sola.
L'acqua della vasca mi accolse con il suo caldo abbraccio facendo scivolare via dal mio corpo tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni.
Caddi in un torpore di velluto e fu solo quando Tsubasa mi diede una gomitata che compresi che stava cercando di dirmi qualcosa.
-  Manami?-
-  Che c’è?-
-  Ti volevo chiedere... cos'ha questo Shion Amamiya di tanto speciale?-
-  Perché me lo chiedi?- domando.
-  Perché tu sei davvero strana! Tutte le ragazze che hanno stretto un patto con Satan finivano per invaghirsi di lui e dimenticavano ciò per cui avevano chiesto il suo aiuto. Pensa che la sua bellezza e il suo charme non ha rivali neppure tra gli angeli del cielo! Alcune persone farebbero qualsiasi cosa per compiacerlo e uccidono in suo nome. Ma tu invece sembri completamente immune al suo ascendente.-
- Non credere che io non mi sia accorta della sua bellezza, credo di non aver mai visto creatura più incantevole in vita mia, ma lui è crudele e meschino, non esita ad ingannare per trarne beneficio, è come un serpente che piano piano ti si avvolge intorno e prima che tu te ne renda conto ti stritola. Ho sentito che a volte fa cose spaventose: ossessa la gente fino a quando non la spinge a suicidarsi, scatena guerre e fa affiorare il lato peggiore delle persone!-
- Il padrone non è così cattivo come pensi. Fu lui a salvare la mia anima quando dei ragazzi mi uccisero per divertimento. Mi fanno più paura gli umani di lui perché nella maggior parte dei casi sono loro a scegliere di fare del male -
Vidi Tsubasa rabbuiarsi e rabbrividire e questo mi fece stringere il cuore dalla tenerezza.
"Io non posso credere che il diavolo sia buono però non è male guardarlo da un altro punto di vista, nonostante pensi che non sai una buona cosa se io adesso cambiassi opinione su di lui".
- Va bene, io esco- disse uscendo dall'acqua e prendendo un asciugamano - Vado a chiamare il padrone: a lui piace molto rilassarsi nell’acqua calda - e così dicendo uscì di corsa dalla porta con mezzo sedere di fuori.
- No! Aspetta! Vengo anche io!- dissi buttandomi fuori dalla vasca e avvolgendomi un asciugamano intorno al corpo.
"Di certo non mi farei il bagno con Kai neppure morta!"
Non feci in tempo a formulare il pensiero che lo vidi spalancare la porta.
- Ehi! Ma all'inferno non si usa bussare prima di entrare in bagno!?!-
Un istante dopo non sentii più il contatto dell'asciugamano sulla pelle che infatti finì sul pavimento, in compenso avvertii il calore di un corpo abbracciarmi.
- Lasciami, brutto approfittatore!-
Sentii il suo sussurro nell'orecchio sinistro - Ne sei sicura? Se ti lascio ora sarei costretto a vedere il tuo corpo nudo- mi sussurrò nell’orecchio, così vicino che sentii le sue labbra sfiorarmi il lobo.
Le sua mani scesero tracciando la linea della spina dorsale per poi risalire e spostarsi lungo il profilo dei seni.
"Demonio!".
Eppure, nonostante la mia ostilità sentii il mio corpo reagire al suo tocco, e senza neanche accorgermene premetti contro di lui.
Avvertii ancora più intensamente il dolce tepore del suo corpo che mi accoglieva. I punti in cui le sue mani passavano presero a riscaldarsi come scie di lava. Il cuore mi martellava il petto ed ero entrata in uno stato d’animo che non poteva essere altro che eccitazione.
Si staccò da me e non so come mi trovai addosso di nuovo l'asciugamano.
- Copriti, potresti prendere freddo- disse ridacchiando per poi uscire dalla porta e richiuderla.
Sentii le gambe cedermi e io finii a terra. Tentai di calmarmi e riprendere fiato, ma la rabbia iniziò a inondarmi per via della confusione che avevo in testa.
 
- Mi devi dire qualcosa?- disse Kai con tono non proprio cordiale.
- Si ecco, volevo chiederti se uscivi con qualcuna...- rispose una ragazza con un caschetto biondo e un sorriso innocente stampato sul volto che era decisamente poco credibile vista la profonda scollatura che le metteva in mostra una generosa porzione di pelle.
- No - rispose freddamente.
- Bhe, allora che ne dici di uscire insieme?- 
- Perché non la smetti di fare quell'aria da verginella e non tiri fuori quella espressione che usi quando ti fai montare da quei vecchi porci il sabato sera?- disse avvicinandosi a un niente dal viso della ragazza tanto che lei parve affogare nei suoi occhi blu - Sai, si addice meglio ad un corpo già logoro-
- E tu come fai a saperlo!?- chiese quella scandalizzata. 
Lui non la degnò di un altro sguardo e se ne andò.
 

-Hei Manami, un'altra tipa si è dichiarata a tuo fratello-
- Davvero? E come le è andata?-
- Picche. In una sola settimana è già diventato popolare quanto Shion e a quanto pare si fa desiderare quanto lui!-
- Manami!- qualcuno mi stava chiamando.
Mi voltai e mi trovai di fronte due mie compagne di classe  che mi guardavano con degli occhioni supplicanti.
- Sì?-
- Che tipo di ragazza piace a Kai? Quali sono i suoi interessi? Che squadra tifa? Colore preferito?-
- Emm, veramente io non ne ho la più pallida idea e comunque vi do un consiglio, stategli lontane, non avete idea di cosa sia- disse tentando di fare il tono più serio che mi riuscì.
Ma quelle non mi diedero retta.
- Scommetto che lo sai ma non c'è lo vuoi dire!-
- Io e Kai non parliamo di queste cose e comunque io… devo andare in bagno!- dissi trovando una scusa per andarmene.
Mi incamminai nel corridoio che portava all'ala ovest dell'edificio.
Volevo passare per l'aula di arte per vedere se gli altri studenti avessero fatto qualche nuovo dipinto.
"E se le dicessi che gli piacciono le vergini? Come ci rimarrebbero?"
-  Buongiorno Sakurai- mi saluta l’infermiera della scuola mentre mi passava accanto.
-  Buongiorno signora Itsuki!- salutai di rimando.
- Ti senti meglio oggi? Sai che hai un fratello davvero premuroso, sei davvero fortunata-
- Be, io non credo-
- E' proprio vero che voi sorelle minori siete impossibili! Tuo fratello ti è rimasto accanto tutto il tempo in cui eri in infermeria e tu non sei contenta!?-
- Forse si sta sbagliando, è stato Shion Amamiya a vegliare su di me mentre io ero priva di sensi - le risposi abbozzando un sorriso.
- No Manami, sei tu che ti sbagli. Shion ti ha portato in infermeria, ma subito dopo è tornato in classe. E’ stato tuo fratello a tenerti per mano, non te lo ha detto? Oh che sbadata! Sono già le due e mezza, devo sistemare l'infermeria prima che inizino le lezioni di rugby. Arrivederci cara!-
- Arrivederci...-
Appena sparì nei corridoi, sentii la testa pulsare e riempirsi di domande.
Ancora il ricordo di quelle mani che tenevano le mie era vivido in me, tanto che ancora potevo sentirne il calore.
"Quindi era Kai,  ma perché lo ha fatto? Ma sopratutto, perché Shion mi ha mentito?"
Sentii il bisogno impellente di fare subito chiarezza sulla questione.
Rinviai la mia visita all'aula di arte e tornai verso la mia classe chiedendo un po' ai ragazzi che passavano se sapevano dove fosse Shion.
- Perché ti interessa tanto saperlo?- domandò acida una delle mie compagne di classe più accanite con Amamiya - Anche noi abbiamo diverse domande da farti-.

 
Due figure si muovevano si muovevano aventi e indietro per la bella cappella.
O meglio, una se ne stava appoggiata a una panca di legno di noce, mentre l'altra camminava con passo nervoso ed agitato.
- Davvero una bella cappella, non c'è che dire,  anche se un po' soffocante. Perché mi hai portato qui, Amamiya?-
- Ho bisogno di parlarti, Kai...-
 

    
Salve fanciulle, come state?
Come promesso, ho aggiornato un po’ prima … sono stata brava? ( folla di gente che mi guarda in cagnesco …)
Comunque che ve ne pare di questo capitolo? Vi piace?
Sinceramente e una delle mie parti preferite del manga e spero proprio di averla ritratta fedelmente.
Come avete letto, in questo capitolo Kai continua a prendesi gioco di Manami e quest’ultima scopre che in realtà non è stato Shion Amamiya a tenerla per mano mentre era svenuta ma Kai.
Il capitolo finisce con Manami che viene fermata da un gruppo di ragazze e Kai che viene preso in disparte da Amamiya … volete un anticipazione di quello che si diranno?
Ebbene … io lo so ma non lo dico! :P
Alla prossima!
Piccola Pirata
 

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Capitolo 9
*** Cambio di programma ***



VIII

Cαmbio δi  progrαmmα 

 
 
"Ciò che per gli uomini è un peccato, per il diavolo è un motivo di risa".
-Maksim Gorkij, Aneddoto, 1922/24-

 
 
"Amamiya mi ha detto di essere stato al mio fianco per tutto il tempo, mentre in realtà è stato Kai a tenere la mia mano tra le sue quando invece poteva tranquillamente prendere ciò che voleva dato che io ero priva di conoscenza..."
- Ci stai ascoltando Manami!?-
"Ma perché Amamiya mi ha mentito?"
- Hey ragazzina! Non fare finta di non sentirci!-
-Mh?-
- Ti ho detto che devi stare lontana da Amamiya! Hai capito!?-
- Ooo, scusami non ti stavo ascoltando... senti ne parliamo dopo, ora devo assolutamente parlare con Amamiya-.
- Allora non ci senti...- 
Vidi il suo sguardo caricarsi di rabbia e anche quello delle sue compagne dietro di lei.
- Senti un po' stronzetta, vedi di girargli a largo se non vuoi farti male - disse spingendomi contro la parete.
"Ma perché in questo dannato corridoio non passa mai un'anima?"
- Come ti permetti! Non osare mettermi le mani addosso! Sappi che conosco lo judo, il taekwondo , il Kong Fu e altre 27 parole pericolose!- dissi mettendomi nell'unica posizione di difesa che avevo imparato al corso estivo di taekwondo.
La mia posa minacciosa non sorbì alcun effetto dato che quelle mi risero in faccia.
- Oddio che paura - disse avanzando verso di me - Ora te la facciamo vedere noi -
 
 
- Di cosa vuoi parlarmi?- chiese Kai con un’espressione beffarda.
- Di Manami- rispose Amamiya serio.
- Manami?-
Kai parve sorpreso.
- Non credi che in questo periodo si stia comportando in modo un po' strano ultimamente?-
- A cosa ti riferisci?- domandò fissando Amamiya con attenzione e facendosi più attento.
Nel mentre il ragazzo stava risistemando la zona del presbiterio. Prese in mano il calice d’orato e si mise a lucidarlo con una panno bianco morbido.
- So che ciò che sto per dirti ti renderà scettico  – cominciò il biondo – ma percepisco qualcosa di oscuro in Manami, come se fosse posseduta da qualcosa -
Kai ridacchiò - Credo che tu abbia visto troppi film horror-
Ma la sua espressione indifferente e divertita non venne accompagnata dai suoi occhi che seguivano Amamiya studiandone ogni più insignificante movimento, come un grosso predatore.
- Non sto scherzando e tu come tuo fratello maggiore dovresti renderti conto che c'è qualcosa che non va – disse Amamiya sollevando lo sguardo dal calice.
- E’ un adolescente e per di più è una ragazza; è normale che si comporti in modo strano e che muti in continuazione. E’ questione di ormoni.  Cosa ti fa pensare che sia “posseduta da qualcosa”? – domandò.
- Non lo so. Credo sia più un presentimento. Lei è… insomma, c’è qualcosa di speciale, di affascinante in lei – disse versando il vino da una brocca dello stesso colore del calice. Il vino colò scuro come sangue.
Ci fu un guizzo vittorioso negli occhi cerulei di Kai.
- Ti piace - nel suo volto si dipinse un espressione maliziosa e decisamente poco rassicurante - Lei ti si avvicina e a te comincia a piacere -
- Non so di cosa tu stia parlando – rispose il ragazzo fissandolo serio.
- Se ti piace dovresti dirglielo – continuò Kai. La sua voce era calda ed incantatrice, come un sogno.
 Si staccò dalla panca e si avvicinò con passo predatore verso il biondo - Sappi che ancora intatta. Non conosce uomo, allettante, no? -
- Smettila!-
Ora era a un soffio dal viso del ragazzo. Lo guardava dritto negli occhi, quasi volesse ipnotizzarlo - Pensa al momento in cui la tenevi stretta tra le tue braccia. Pensa al momento in cui eravate soli in infermeria, non ti è venuta voglia di possederla?-
- Stai zitto!- ringhiò infuriato.
Amamiya indietreggiò urtando l'altare. Afferrò il calice dorato e con rabbia rovesciò il vino addosso a Kai.
- Non osare continuare. Con queste schifose insinuazioni non offendi solo me, ma anche Manami. Lei è tua sorella, rispettala!-
Kai si passò il dorso mano sugli occhi togliendosi del vino. Quando li riaprì si animarono come un mare in tempesta.
- Chi cazzo ti credi di essere?- sibilò.
In meno di un secondo Amamiya si ritrovò le mani di Kai intorno al collo e la sua schiena fu scaraventata con violenza contro la parerete in marmo - Un bamboccio come te…-
"Mio Signore abbiamo un problema!" Gracchiò una voce metallica nella sua testa.
- Cosa credi di fare Kai?- disse il giovane tenendo gli occhi dorati fissi su quelli cerulei di Kai.
"Mio Signore! Manami è nei guai!"
Questa volta non ignorò quella voce. 
La sua presa si sciolse dal collo del ragazzo che tornò a respirare.
Si diresse verso l'uscita con il suo solito passo felpato che pareva non produrre alcun rumore sul pavimento di marmo bianco.
- Kai, io spero di sbagliarmi ma, sembra quasi che tu ami tua sorella -
Le parole di Amamiya lo inchiodarono per qualche secondo sul posto, poi gli rivolse quello che doveva essere un sorriso, ma che era più simile a una belva che snudava le zanne.
-Tu non hai idea di ciò di cui stai parlando –
E con la sua insolita grazia se ne andò.
 

- Che creatura odioso, mi fa venire il voltastomaco – ringhiò Kai con rabbia.
- Mio signore!- lo richiamò un bambino di all'incirca 10 anni correndo verso di lui.
- Lo so Malpass, sta succedendo qualcosa a Manami – rispose quello riprendendo il controllo.
- Le ammiratrici di Amamiya l'hanno portata negli spogliatoi della palestra e la stanno pestando di brutto! Credo abbiano dei bastoni e non abbiano paura di usarli-
- Molto bene, mi stanno quasi facendo un favore - disse enigmatico come al solito.
Inclinò il busto e immediatamente due gigantesche ali di corvo gli fuoriuscirono dalla schiena lacerando la divisa scolastica.
La sua pelle divenne più chiara dell'avorio, un paio di lunghe corna fecero capolinea sulla sua testa e i suoi occhi blu mare si tinsero di un raccapricciante rosso sangue.
- Vediamo un po' come reagisce il pretino di fronte alla sua Manami maltrattata -
- Ma come signore, non va ad aiutarla? Quelle l'ammazzano!- disse Malpass/ Tsubasa con occhi supplicanti.
Satan si voltò, ma prima di spiccare il volo disse - E perché dovrei? Non mi importa nulla di lei, è solo una buona opportunità, nulla più... in ogni caso vai a chiamare Amamiya, digli che Manami è in pericolo -.
 
 
 
- Cintura nera di taekwondo !? Ma non farmi ridere!-
Un altro pugno. Stavolta alla bocca dello stomaco.
- Hai commesso un errore mia cara! Amamiya è carino con te solo perché gli fai pena!-
Un calcio all'altezza del bacino mi fece finire a terra.
- Non sei altro che un marmocchia!-
"Perché devo subire un simile trattamento? Perché non sono abbastanza forte da fargliela pagare!?"
Sentivo dentro di me la rabbia. Un animale che ruggiva nel mio cuore, ma che era sepolto troppo affondo perché potessi liberarlo. Le catene che la società gli avevano messo al collo erano troppo resistenti per poterle spezzare nonostante la rabbia per il mio orgoglio ferito e il mio desiderio di vendetta fossero grandi.
"Solo perché mi piace Amamiya? Cosa c'è di così sbagliato in questo?"
Mi rialzai barcollando ma non avevo alcuna intenzione di dargliela vinta. Non avrei rinunciato a Amamiya per così poco.
Sputai saliva mista a sangue.
- Andatevene a fanculo tutte e 5, io non voglio perdere quel poco che ho costruito per colpa della vostra gelosia! Io amo Amamiya!-
- Pare proprio che tu non voglia capire eh?-
Mi afferrò per i capelli e mi prese a calci nella gambe, facendomi di nuovo finire a terra.
Poi aprì un armadietto e tirò fuori una spranga di ferro.
"Ooo merda!"
Ma proprio quando mi stava per colpire sentii qualcosa dentro di me. Una scarica elettrica che mi attraversava le membra. A un certo punto il mio cuore mi parve infinitamente leggero e così anche il mio corpo.
Qualcosa sciolse le catene della belva ed essa fu libera.
Mi rialzai in piedi, fermai con una mano la spranga che puntava dritta sulla mia testa e con uno strattone la tolsi dalle mani della ragazza.
Poi con essa la colpii dritta nelle costole facendola accasciare a terra.
La colpii una seconda volta, questa ancora più forte della prima.
Lei urlò e si chiuse a palla, tentando di proteggersi la testa con le mani.
La più bassa del gruppetto mi si avvicinò da dietro a tentò di prendermi la spranga. Gli tirai un pugno dritto in faccia.
Non era la goffa aggressione di un bambino, né tanto meno lo schiaffo di una fanciulla. Era un vero e proprio cazzotto caricato con forza con il preciso intento di frantumare le ossa del cranio.
Sentii il suono del naso che si ruppe e uno schizzo di sangue mi investì il viso.
Dentro di me sentii una gioia selvaggia. Una voglia oscura di procurare dolore, d'infliggere sofferenza al prossimo.
Proprio quando stavo per avventarmi nuovamente sulla mia vittima sentii una voce che mi fece tremare il cuore.
Il mio desiderio di vendetta sparì all'istante e la oscurità che mi invadeva tornò a rintanarsi nell'angolo più celato del mio essere.
- Manami, cosa...-
La tipa che avevo colpito per prima si rialzò e si avvicinò barcollando ad Amamiya che la sorresse con un braccio.
-Amamiya! Manami ha iniziato a picchiarci e ci ha detto di starti alla larga! Voleva ucciderci!-
- Io non volevo...- tentai di spiegare.
- Non voglio sentire la tue giustificazioni Manami. Non si deve MAI usare la violenza!-
- Ma non è stato così-
- Sono davvero deluso, non credevo che tu fossi capace di fare cose simili.-
Il suo tono era duro e severo e io mi sentii morire dentro.
Aiutò le mie aguzzine ad alzarsi e le accompagnò in infermeria lasciandomi sola nello spogliatoio.
"Mi odia, Amamiya mi odia."
Sentii le forze venirmi a mancare e sentii sotto le ginocchia il freddo pavimento della palestra.
 - Padrone! Padrone!-
- Sei veramente noioso Malpass! Non hai ancora capito che non mi devi chiamare in questo modo sulla Terra!?-gli ruggì contro Kai isterico.
- Mi perdoni ma perché mi ha fatto chiamare Amamiya quando invece è stato lei a dare i suoi poteri a Manami? E’ stato un disastro su tutta la linea! Ora tutto quello che abbiamo fatto è andato sprecato!-
- I miei piani sono cambiati-
- Eh? ma...-
- Ho detto che sono cambiati- ribadì.
Malpass non osò aggiungere altro. L’aura del suo padrone si stava facendo più scura della notte e per esperienza sapeva che  bisognava lasciarlo in pace quando era turbato.
 
 
Sentii le mie compagne di classe mormorare tra loro.
La voce dell'aggressione si era sparsa in giro velocemente, tanto che in meno di qualche ora tutta la classe sapeva che io avevo picchiato alcune ragazze per potermi avvicinare ad Amamiya senza concorrenza.
"Proprio vero che la bugia fa il giro del mondo mentre la verità si sta ancora allacciando le scarpe."
- Sembrava una ragazzina così innocente, invece è una stronza della peggior specie!- disse una mia compagna alla sua vicina di banco con il preciso intento di farsi sentire.
"Basta, non c'è la faccio più! Perché nessuno mi crede?"
Mi alzai rumorosamente facendo strisciare la sedia per terra, ma quando stavo passando davanti al banco di quelle due che avevano appena parlato, inciampai su qualcosa e caddi a terra.
Mi voltai e vidi chiaramente che una delle due aveva ritirato il piede sotto il banco.
- O scusami, è tutto ok?- disse facendo la finta dispiaciuta.
La guardai con tutta la rabbia di cui ero capace tanto che la vidi spaventarsi un po'.
- Nami, stai attenta che questa ti picchia- gli disse la vicina di banco.
"Ci puoi contare!"
Mi alzai di nuovo e mi accorsi che Amamiya non mi aveva rivolto neppure un sguardo.
Uscii fuori dalla classe correndo, prima che le mie lacrime mi tradissero.
 
 
La cappella era deserta e silenziosa.
Per me era sempre stato un buon posta dove rifugiarmi. 
Qui potevo trovare la pace e la calma che normalmente non albergavano in me.
"Non pretendo di potergli piacere, ma almeno speravo che non mi odiasse..."
Appoggiai la testa al bancone e lasciai libere le mie lacrime.
"Ma ormai non mi è più possibile."
- Sembra che tu sia stata vittima di bullismo, mia dolce verginella?- domandò una voce calda e sarcastica.
- Kai...- dissi tirando su con il naso.
- Cosa ti rende tanto infelice? – disse accomodandosi nel bancone in legno accanto a me.
- Ho preso a sprangate alcune mie compagne - risposi e quasi mi venne da ridere.
- Solo? E cosa c'è di tragico in tutto questo? - chiese annoiato.
- La cosa tragica è che probabilmente le ho troncato le costole, proprio quando Amamiya passava di lì e ciò vuol dire che ora non mi rivolge più la parola. Mi ha presa per una mentalmente instabile!-
- E non sospetti di me?- chiese.
- Perché dovrei? Il tuo scopo non è quello di farci mettere insieme? Che cosa ci guadagneresti?-
Tacque ma mi fisso con una tale intensità che io dovetti abbassare lo sguardo.
Non era come essere fissati da una persona normale, che tuttalpiù ti può far sentire a disagio; il suo sguardo non fissava i tuoi occhi, né il tuo corpo. Era come se i suoi occhi potessero oltrepassare le tue carni e guardare dentro le caverne della tua mente. Dentro la tua anima.
Appoggiai il mento sul bancone, e non so neanche io il perché iniziai a parlare di quello oscuro desiderio che avevo provato nel fare del male.
- Ero talmente furiosa che avrei voluto colpirle, ma non l'avrei mai fatto. Ma a un certo punto ho sentito dentro di me una forza strana... il mio corpo ha iniziato a muoversi da solo e...-
- E' una cosa del tutto normale. Dentro ogni essere c'è una parte di luce e una di tenebra, solo che la vostra insulsa società tenta in ogni modo di nascondere la seconda. Dalla notte dei tempi non c'è cosa che dia più piacere a un uomo del poter disporre della vita di un altro, di poterla spegnere o conservare come gli aggrada. E' l'istinto perverso che avete, qualcosa che vi fa sentire degli Dei. Per questo il sangue non basta mai. Ma il sangue chiama altro sangue -
- Quello che dici è sbagliato! E' vero, desideravo farle del male, ma solo perché sono state loro per prime ad attaccare me, altrimenti non lo avrei mai fatto! E poi in quel momento non ero me stessa!-
- Pensa pure quello che vuoi. Rimani beatamente ottusa se è quello che desideri. Ma basta guardare il cielo notturno per accorgerti che non sono le luci delle stelle a fare bella la notte, ma l'infinita oscurità che le circonda. Il tuo futile perbenismo ti porta a dire che quando hai aggredito quelle ragazze non eri tu, ebbene, ti posso assicurare che io ho solo risvegliato la parte più oscura del tuo spirito  senza aggiungervi nulla di estraneo-.
Mi alzai di scatto e rincontrai di nuovo i suoi occhi.
Le lacrime continuavano a rigarmi il viso.
Odiavo piangere davanti agli altri. Sin da bambina avevo imparato a sorridere difronte alle persone, per poi dare sfogo alle mie lacrime quando ero sola, in modo che il mondo non conoscesse i miei dolori.
"Tieniti per te le tue paure ma condividi con gli altri il tuo coraggio" era la frase preferita di mio padre.
Ma di fronte a Kai non provai alcuna vergogna a mostrare le mie lacrime, né la mia vulnerabilità.
- Perché... perché lo hai fatto?-
- Per farti capire che l'amore o l'odio che prova Amamiya nei tuoi confronti dipende da me-
- Ma...-
Non riuscii a continuare a guardarlo negli occhi, così mi voltai di nuovo.
Poi sentii un calore immenso invadermi l'anima e una braccio potente avvolgermi.
- Sappi che sarò qui con te fino alla fine e ti proteggerò dai tuoi nemici se solo tu mi giurerai qui, davanti a Dio, di cedermi la tua verginità-
- Giurare di cederti la mia verginità? - dissi sentendo il calore del suo corpo alle mie spalle.
- Significa che anche se abbiamo stretto un patto, tu non hai esplicitamente detto che lo rispetterai- sibilò sul mio collo.
- Ma io non ho mai voluto evocarti!- dissi staccandomi da lui.
- Questo non ha nulla a che fare con quello che sto dicendo: voglio solo sentire queste parole uscire dalla tue labbra-.
- Perché!?-
- Perché voglio sentirle-
- Questa non è una buona ragione!!! Perché mai dovrei dire una cosa del genere!?!-
Velocissimo mi afferrò il mento tra il pollice e il medio, tenendo il mio viso vicinissimo al suo, tanto che temetti nuovamente di affogare nelle profondità del suo sguardo.
Le sue braccia mi rinchiusero tra lui e il bancone e io compresi di essere in trappola.
- Te lo ripeterò un'altra volta sola: il tuo amore è nelle mie mani; se Amamiya ti odia o ti ama dipende da me. E se lo hai capito allora ti conviene giurarmi che proprio qui, in questo posto, mi cederai la tua verginità. Sappi che non importa come, ma io ti avrò. Non hai via di scampo-.
- Non posso giurare una cosa del genere -
"Io non ho mai voluto evocare il diavolo, né scambiare promesse con lui. Ma se gli e lo promettessi  se gli cedessi la mia verginità allora sarebbe come vendergli il mio cuore."
- No! Non lo farò. Non posso giurarlo questo!- gli urlai in faccia - Mi hai obbligato a fare un patto, ma non a venderti il mio cuore! Che tu mi dia o no i tuoi poteri, non mi interessa! Amamiya capirà che non sono stata io anche se tu non mi aiuti. Ho fiducia in lui-
Tentai di voltarmi e andarmene, ma la sua mano candida si strinse sul mio polso.
- Lasciami! Lasciami maledetto! Poco tempo fa ho creduto che tu non fossi poi così male, ma ho cambiato idea... ti disprezzo! Stammi lontano! Non voglio il tuo aiuto né l' ho mai voluto!-
Sapevo che se lui non avesse voluto, non sarei potuta uscire viva da quella cappella; fato sta che la sua mano lasciò la presa e io scappai via correndo.
"Fa di tutto per ottenere quello che vuole, senza risparmiare nulla e nessuno. Controlla le tenebre e l'oscurità. Io lo sapevo, ma dato che nessuno ha mai sentito la sua versione,  ho voluto far finta che potesse essere diverso. Lo sapevo... però allora perché mi sento così triste, come se avessi la morte nel cuore?"
 
 
La creatura rimase ancora un poco nella cappella, a guardare con espressione indecifrabile il Cristo in croce.
-Disprezzo? Sanno fare qualcos’altro oltre a disprezzare gli umani?-


 
 
Salve ragazze, come andiamo?
Premettendo che questo capitolo è stato un po’ modificato rispetto all'originale, spero comunque che vi piaccia.
Allora, vediamo un po’ di riassumere:
Nel capitolo precedente Manami scopre che Amamiya le ha mentito, ma proprio quando và da lui per chiarire la situazione, alcune sue compagne di classe la portano negli spogliatoi della palestra per pestarla.
Nel mentre, Amamiya , che aveva chiesto un colloquio a Kai, gli rivela di provare un certo sentimento per Manami.
Kai lo provoca e Amamiya si incazza e infatti gli tira il calice, poi, suppone scandalizzato che Kai ama Manami.
Ovviamente quest’ultimo non si degna di rispondergli e se ne va.
Manami intanto,  grazie all’aiuto di un Kai fuoricampo,  risveglia una sorta di “istinto di conservazione” che si pensa alberghi in ognuno di noi e che le permette di difendersi.
Accade però che Amamiya arriva proprio nel momento in cui Manami reagisce, e trovandola con una spranga in mano e coperta di sangue, ovviamente non crede alla sua totale innocenza.
Così Manami, triste e disperata, si rifugia nella solita cappella dove incontra Kai, che le rivela di essere stato lui a scatenare la furia che le ha permesso di salvarsi.
Poi, dicendole che l’amore o l’odio di Amamiya che prova nei suoi confronti, dipende esclusivamente da lui, la invita a giurare di prestare fede al patto che avevano stipulato.
Ovviamente Manami si rifiuta e, convinta che Amamiya crederà alla sua innocenza, fugge via dicendo di disprezzarlo… aiuto, mi sembra di riassumere Beautiful!
Comunque spero che questo capitolo vi piaccia e che, almeno stavolta,  troviate un po’ di tempo per recensire.
A presto!
Piccola Pirata.
 

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Capitolo 10
*** Il Portatore di Luce ***



IX

Il Portαtore
δi Luce 
 

"La mia fiducia è come il velo di piume sulla pelle,
fragile ad uno sguardo poco attento"
- Stephen Littleword -
 
Mi voltai verso le mie compagne. Erano in due e mi guardavano con rabbia e disprezzo.
- Non chiedi scusa alle tue compagne? Credi forse che potremmo mai permettere una tale violenza nella nostra scuola?- disse una delle due indicandomi le ragazze che appena due giorni fa tentarono di aggredirmi.
Mi alzai dal banco, tentando di fronteggiarle come meglio potevo. Ma dal mio metro e cinquantacinque di altezza risultava assai difficile dato che loro erano minimo due spanne più alte di me.
- Vi state sbagliando, io mi sono solo difesa -
- Cosa!? Sei una fottuta bugiarda! Tu le hai attaccate solo perché volevi conquistare Amamiya senza avere concorrenza!-
- Non è vero! Questo è quello che loro vogliono farvi credere!- dissi indicandole furiosa.
- Manami sei una stronza!- disse quella che alla fine ne aveva beccato più di tutte - Sei stata tu ad attaccarci!-
- Credetemi, non sono stata io!-
- E allora chi è stato!?-
- E' stato ...- vidi con la coda dell'occhio Kai che usciva dalla classe con aria soddisfatta. 
"Mi crederebbero?" mi chiesi.
- Il mio corpo ha iniziato a muoversi da solo e...-
- Ma tu guarda cosa ci tocca sentire -
- Non tirare fuori scuse assurde!-
- Chiedile scusa!-
Rimasi muta nel mentre che Kai usciva dalla classe.
Desiderai con tutta me stessa fare una buca nelle mattonelle e nascondermi dentro.
 
 

- Signore la prego, mi risponda! Perché non l'aiuta!?- domandò per la centoventiseiesima volta Tsubasa continuando trotterellare dietro al suo signore.
- E perché dovrei?-
- Perché è stato lei a causare questo! Come pretende di portare a termine il patto se uno dei due odia l'altro?- domandò con la sua voce metallica nonostante in questo momento fosse sotto le false spoglie di un dolce bambino.
- D’ora in avanti non è più affar mio, almeno finché Manami non si deciderà a fare ciò che le ho chiesto – rispose con voce atona.
Tsubasa si fermò - D'accordo se voi lei non vuole fare nulla allora ci penserò io. Non posso stare a guardare come maltrattano Manami - disse voltandosi. 
Ma prima che riuscisse a fare un solo passo, lo sguardo feroce del suo padrone lo inchiodò sul posto e lo fece tornare ad essere un corvo.
-  Non osare mai più mettere in dubbio le mie decisioni, Malpass. Sappi che la prossima volta non ci passerò sopra - ringhio il demone con voce glaciale.
- Ma mio signore...-
Tsubasa venne interrotto improvvisamente dalla voce limpida e rombante di un giovane.
La voce proveniva dalla classe di Kai e il proprietario era Amamiya.
- Basta! E' sufficiente!- disse il giovane alzandosi dal banco- In cinque contro una, non vi sembra di esagerare!?-
Amamiya passò in mezzo alle mie compagne e si fermò di fronte a me.
- Stai bene Manami?-
- Si- dissi abbassando la testa, sollevata e imbarazzata al tempo stesso.
- Però Amamiya ...- tentò di intervenire nuovamente una delle mie compagne.
- Basta, non aggiungere più nulla. Se continuate ad aggredirla così passerete voi dalla parte del torto-
Quelle incredibilmente si zittirono.
- Vieni- disse afferrandomi la mano e, senza aggiungere altro, mi condusse fuori dalla classe.
Attraversammo i corridoi e io non potei fare a meno di sentirmi felice.
Mi sta aiutando. Nessuno è stato dalla mia parte tranne lui. E' come pensavo... lui ha capito e non mi odia.
 
 
 
Arrivati nella cappella mi lasciò andare.
- Amamiya, grazie per avermi difeso in classe- mormorai.
- Ho solo fatto il mio dovere-
La sua voce era neutra, priva di emozioni e questo fece perdere un battito al mio cuore.
Mi stava dando le spalle. Non mi guardava.
- Qui potrai confessare i tuoi peccati senza timore, Manami-
Poi finalmente si voltò e nei suoi occhi ci lessi la solita dolce bontà che lo caratterizzava, ma ciò non mi sollevò il morale.
- Se ti pentirai nel cuore e chiederai perdono a Dio, lui cancellerà le tue cattive azioni-
- C-cosa?-
Lui mi sorrise di nuovo e l'ambra nei suoi occhi si illuminò.
- Intendo che non potevi certo scusarti di fronte a tutti. Però qui ci siamo solo Dio ed io e sono sicuro che Lui saprà perdonarti se tu ti pentirai di quello che hai fatto -
"Cosa sta dicendo?"
- Io non ho mai detto a quelle ragazze di stare lontano da te! Né tanto meno le ho attaccate per questo!-
- E allora, chi è stato?-
"Cosa posso dirgli ora? Come posso fargli capire che non sono andate così le cose quando mi ha visto con una spranga in mano?
Se gli dico che ho evocato il diavolo allora dovrò dirgli anche del patto che ho stretto con lui..."
- Per favore, ti chiedo solo di credermi. E' tutto quello che ti posso dire-
Stette un attimo in silenzio, guardandomi negli occhi e scavandoci dentro, un po' come se cercasse di leggere dentro la mia anima.
Mi ritrovai a pensare che nonostante lo sguardo di Kai fosse ceruleo e tremendo come il mare in tempesta e quello di Amamiya fosse dorato e caldo come il sole, in quel momento non c'era poi tanta differenza nel loro modo di guardare le persone.
- Non posso-
Furono solo due parole, eppure mi fecero più male di un colpo di rivoltella.
Mi si avvicinò e mi posò le mani sulle spalle.
- Come faccio a crederti se tu non mi dici niente? Se non mi dai fiducia, come puoi tu pretenderla da me? Perché non puoi aprirti?-
"Aprirmi? D'accordo ... ho evocato involontariamente il diavolo facendo deliberatamente un rito satanico per fare in modo che tu mi amassi. E quando tu mi dirai "ti amo", ebbene, a quel punto io dovrei pagare il tuo amore offrendogli la mia verginità, come potrei mai dirti questo? "
Chinai il capo. Non riuscivo più a guardarlo negli occhi.
- Sono stata io ... io le ho aggredite-
Attesi una sua risposta a testa china.
- "Fiducia" non è una parola che si trova bene nella bocca dei bugiardi. Volevo crederti, ma tu ne hai approfittato -
Le sue parole arrivarono come una condanna a morte e così anche il suono dei suoi passi che si allontanavano.
"Se io te lo avessi detto, tu saresti riuscito a perdonarmelo?"
Mi faceva male il cuore. Mi doleva in modo selvaggio. La mia testa mi pulsava.
I miei occhi liberarono di nuovo le lacrime che mi rigavano il viso con i loro salati rigagnoli. Le lasciai cadere sul bancone e sul marmo freddo. E così anche io mi lasciai cadere per terra. Svuotata.
"Non potrò mai più piacergli, non potremo mai essere amici ... è tutto finito. Non riesco mai a fare nulla da sola e ciò che ho fatto non può più essere cambiato."
Poi, improvvisamente sentii il portone aprirsi e la luce del sole inondare la cappella.
Sollevai lo sguardo e lo vidi. Bellissimo, di una perfezione che rasentava il divino.
Il volto efebico illuminato da un paio di occhi carmini, vivi e scintillanti come due stelle appena precipitate dal cielo. I cappelli lunghi e lisci gli ricadevano sulle spalle come fossero fatti di tenebra liquida. Non era un essere comune, ma una creatura baciata e maledetta dal destino e mi ritrovai a pensare che per lui si poteva morire. Avanzò come un santo nella luce del sole e in quel momento compresi il perché un tempo fosse chiamato " Portatore di luce*".
Poi si arrestò dinanzi a me, attraversando la navata centrale con la maestosità di un monarca senza regno.
Sollevai il viso ed incontrai i suoi occhi. Ma poi il peso del suo sguardo su di me era troppo forte, troppo pressante, e così decise che fosse meglio ribassarlo.
Stava aspettando. Sapeva che avrei accettato. Il dolore può farti fare cose pazze a volte.
- Lo farò- pronunciai quelle parole con la disperazione nel cuore e la morte nell'anima.
- Ti darò la mia verginità come stabilito nel nostro patto. Te lo giuro-
Lui s’inginocchio davanti a me.
Il movimento delle sue immense ali produssero una brezza leggera, facendo librare in aria alcuni foglietti lasciati sui banconi.
La sua voce stavolta aveva un che di morbido, di delicato, di estremamente intimo, come una madre che canta una ninna nanna a il suo bambino.
- Ti proteggerò dalla tristezza e dal dolore, e da tutto quello che può ferirti - sentii lo strano torpore che produssero le sue dita quando mi sollevò il mento facendo in modo che lo guardarsi con il volto bagnato dalle lacrime.
- Nel nome del re dell’inferno Satan, te lo giuro -
Poi non seppi come accadde ed ancora oggi mi chiedo il perché.
Improvvisamente sentii le sue labbra calde contro le mie suggellando il nostro patto. Trasalii e sgranai gli occhi. L'aria non riusciva più ad entrare nei miei polmoni.
Ma prima che potessi fare qualsiasi cosa si staccò da me, indugiando per un attimo la sua mano sulla mia guancia e lasciando che piano piano i suoi occhi si staccassero dai miei.
Se ne andò via e io non potei fare a meno di portarmi le dita sulle labbra, come a toccare con mano qualcosa che la mia mente era troppo sconvolta per spiegare.
Era stato un contatto veloce, fugace, come un'improvvisa scintilla.
Ma anche una piccola scintilla può scatenare un incendio.
"Perché ... perché mi ha baciata?"
 

 
 

*Il nome da angelo di Satana era Lucifero che in latino significa appunto "portatore di luce" (lux "luce" ferre "portare")


 
Ciao ragazze!
Chiedo perdono per non aver aggiornato domenica, ma non ne ho avuto il tempo.
Allora … come al solito Amamiya non ha capito un emerito nulla e Kai invece se ne approfitta … che carino …
Spero che questo capitolo vi piaccia e che questa volta qualcuno di voi commenti!
A presto!
Piccola Pirata

 

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Capitolo 11
*** Menzogne, Incubi e Verità ***


 
X

Menzogne, Incubi e Verità

 

"La verità è tanto più difficile da sentire
quanto più a lungo la si è taciuta."
-Anne Frank-
 
Me ne stavo distesa sul mio letto, fissando le venature del soffitto in legno della mia camera, incapace di formulare un pensiero sensato.
Sulle mie labbra potevo ancora sentire il  sapore agrodolce del bacio di Kai e percepivo ancora il dolce torpore al ventre che mi aveva provocato.
"Il mio primo bacio…  ed è stato con il diavolo".
Come se non bastasse, le parole amare di Amamiya mi rimbombavano nella testa tormentandomi e il peso del giuramento che avevo fatto a Kai cominciò a gravarmi sull'animo.
Eppure non potevo fare a meno di notare che il dolore che avevano provocato in me le parole di Amamiya, fu un poco alleviato dalla dolcezza di quel bacio.
Mi ficcai in bocca un "Mon Cherì", ma neppure il mio cioccolatino preferito mi riuscì a calmare.
La porta della mia camera si aprì producendo il suo tipico suono lamentoso in stile "castello stregato", rivelando la figura dell'ultimo essere che volevo vedere in quel momento.
- Cosa ti preoccupa così tanto, mia dolce verginella? Ti sei forse pentita di quello che mi ha giurato?- disse con finto tono preoccupato.
- Chi ti ha dato il premesso di entrare? Non sei in casa tua!- ringhiai.
- Bhe tecnicamente lo sono e in ogni caso io non chiedo il permesso a nessuno- rispose con un sorriso da stronzo.
- Ti sei approfittato della mia disperazione per farmi giurare cose assurde! Hai manipolato tutto quanto per fare in modo che Amamiya mi odiasse, e mi hai rubato il mio primo bacio, che cos'altro vuoi? Sei venuto per continuare a tormentarmi? Be sono già abbastanza distrutta! Quindi VATTENE!- gli urlai contro con tutta la rabbia che avevo in corpo tanto che mi spaventai da sola.
Improvvisamente però sentii una forte pressione sulla mia giugulare, come se una mano invisibile stesse cercando di strozzarmi.
- Non osare dirmi quello che devo fare- sibilò il ragazzo con ira. 
Gli occhi cerulei presero ad illuminarsi di un'inquietante bagliore ferino.
- Ora voglio divertirmi un po' con te- 
La presa sul mio collo si smorzò, in compenso però qualcosa mi mandò a sbattere contro la parete. La mia maglietta si strappò completamente, lasciandomi solo con il reggiseno indosso.
Tentai di dimenarmi, di resistere a quella forza oscura che paralizzava il mio corpo, ma per quanto la mente fosse lucida, il mio corpo non ne voleva sapere di reagire.
- Cosa vuoi fare?- sussurrai spaventata.
- Non è abbastanza ovvio?- disse con un sorriso bastardo.
Si avvicinò a un soffio dal mio viso, tanto che sentii il suo respiro di brace solleticarmi la pelle.
- Se non vuoi essere trattata come un giocatolo allora fai da brava-
Sentii i suoi occhi scivolare sul mio corpo. Il suo sguardo inquisitore analizzava ogni minima porzione di pelle, soffermandosi sui lividi.
- Non mi guardare così...ti prego, smettila...- sussurrai.
Mi sentivo male. Come se il suo sguardo mi stesse violando. Contro di esso mi sentivo fragile come vetro soffiato.
- Non puoi farlo, stai violando il patto... io ti ho giurato che ti avrei offerto la mia verginità solo dopo che il mio desiderio si fosse esaudito- dissi cercando di mostrare una sicurezza che non avevo.
Lui fermò il suo sguardo. Avvertii il suo respiro sfiorare la mia guancia e il suo sussurro nel mio orecchio sinistro.
- Naturalmente, infatti oggi non andrò oltre questo punto- prese delicatamente una ciocca dei miei capelli, attorcigliandosela tra le dita -La notte in cui Amamiya ti donerà il suo cuore, io ti farò toccare le stelle -
La ciocca bionda scivolò tra le sue dita e la lasciò ricadere nuovamente sulla mia spalla nuda. Si voltò e se ne andò, lasciandomi lì, più sola e più confusa che mai.
 

Era notte. La tenebra avvolgeva quell'essere oscuro che galoppava a mezz'aria per le strade della città.
Il mantello era del colore della notte e gli occhi di brace pozzi in cui affogare il terrore.
Il suo signore e padrone gli aveva precisamente indicato dove andare sussurrandole la via nelle sue orecchie scure.
Con uno sbuffo, la giumenta si fermò davanti alla casa. Si avviò con incidere elegante versò una parete, e come se fosse priva di sostanza, l'attraversò.
Salì al galoppo le scale e seguendo un angusto corridoio, si ritrovò nella camera della ragazza.
Le narici infuocate fiutarono l'aria e l'odore della fanciulla che stava dormendo beatamente nel suo letto. Il suo viso era disteso e sereno. Non aveva idea di cosa l'aspettasse, e così anche le sue amiche, che assieme a lei avevano osato toccare la preda del suo padrone.
La giumenta raspò per terra e l'incubo scese dalla sua groppa, posizionandosi sul petto della ragazza e bloccandogli il respiro. Era un essere informe, che ricordava vagamente una scimmia, un topo e una iena; camminava con passo sgraziato e pesante, dato che i suoi piedi deformati non gli permettevano un'andatura regolare. Avvicinò quello che doveva essere il volto a quello della ragazza. Questa, dopo qualche secondo, anche se ancora addormentata, prese a dimenarsi come in preda alle convulsioni. Iniziò a sudare e il suo viso divenne contratto e teso. Ogni tanto dei gemiti soffocati le uscivano dalla gola.
- Vattene!- urlava - Lo giuro! Non mi avvicinerò mai più a lei! Lo giuro!-
A quelle parole, l'incubo scese dal suo petto e, arrampicandosi sulla gamba della giumenta, le risalì in groppa.
La cavalla passò attraverso la finestra, dirigendosi verso la cameretta della seconda ragazza.
 
 
La mattina dopo mi svegliai decisa a confessare ad Amamiya tutto ciò che era successo a partire del patto che avevo stipulato con il diavolo.
Quando arrivai a scuola, mi diressi risoluta verso la mia classe, più sicura che mai; ma proprio quando stavo per varcarne la soglia, le ragazze che qualche giorno fa mi aggredirono mi venirono  incontro correndo.
Il capo della banda si inginocchiò davanti a me senza fiato.
- Manami! Ti prego, perdonami per quello che ti ho fatto! Ma ti scongiuro, fai in modo che non mi uccida!-
- Cosa?-
- Manami perdonami!- mi urlò piangendo in preda alla disperazione. Quando sollevò gli occhi, ci lessi un terrore puro, così forte che mi spaventai.
- A-aspetta un secondo-
"Che cosa le sarà successo?" un pensiero mi balneo improvvisamente in testa.
"Che sia stato Kai?"

- D'accordo, ora basta, alzati- le dissi - Sapete dirmi dov'è Amamiya ora?-
- Credo nella cappella, insieme a tuo fratello- rispose la ragazza in lacrime.
 
 
- Amamiya, ti stavo aspettando - disse con voce suadente Kai.
Il ragazzo lo guardò con diffidenza, ma comunque gli rispose con fredda gentilezza.
- Kai, è raro vederti qui - disse il ragazzo facendo un cenno, come ad indicare la cappella in cui si trovavano - Stavi pregando?-
Kai sorrise divertito dalla supposizione del ragazzo, come se avesse detto la cosa più assurda dell'ultimo millennio.
- Beh, sì, all'incirca. Comunque non sono qui per pregare-
- A no?-
- Volevo solo dirti che non hai idea di quanto tu abbia ferito Manami- disse con una strana tristezza che gli velava gli occhi.
- N-non era mia intenzione- disse il ragazzo indeciso.
Io sentii le voci dei due ragazzi da fuori della cappella, nonostante stessero parlando con un tono di voce regolare. Aprii il portone e gli vidi.
- Amamiya!-
"Che cavolo ci fa qui Kai?" mi domandai.
Quest'ultimo si avvicinò a me e senza un minimo di delicatezza mi acchiappò per un braccio e mi trascinò vicino ad Amamiya.
- Sei arrivata proprio nel momento giusto, sorellina- disse con calma - ora finalmente Amamiya saprà la verità-
Le sue dita abili, sbottonarono con noncuranza i primi bottoni della mia camicia.
- Che cavolo fai!?- gli ringhiai contro indignata.
Sentii le mie orecchie prendere fuoco per l'imbarazzo.
- Kai, smettila!- ruggì Amamiya.
La mia camicetta si aprì completamente, lasciandomi in reggiseno.
Kai indicò alcuni lividi sul mio corpo - Vedi? Ci sono degli ematomi sul suo corpo, e sai chi glieli hanno fatti? Quelle ragazzine che tu ti sei ostinato a difendere. L'hanno presa in disparte con il preciso intento di pestarla. Se Manami le ha colpite, è stato solo per difendersi-
La sua voce era seria e grave, tuttavia limpida come l'acqua fresca.
Qualunque cosa lui avesse detto con quel tono, io ero certa gli avrei creduto.
- E pensare che ti ritieni un servo di Dio, mentre non sei nemmeno capace di vedere la verità attraverso il fumo delle apparenze- 
Il suo tono fu forte e accusatore. Mi riallacciò la camicetta e mi lasciò andare.
Prima di uscire dalla cappella, però disse -Almeno credi di essere capace di scusarti con lei?-
Guardai il portone chiudersi dietro di Kai e un istante e dopo sentii un paio di forti braccia cingermi e stringermi a se.
- Mi dispiace Manami. Non credevo che le mie parole ti avessero ferita così tanto. Non è che non ti volevo credere, è che io ...- si fermò, indeciso come procedere
- E' solo che volevo che tu mi dicessi la verità-
In quel momento, anche se ero tra le braccia accoglienti di Amamiya la mia mente stava vagando.
"Bene, ora mi voglio divertirmi un po' con te"
Mi rimbombarono in testa le parole di Kai
"Non era per questo."
"Naturalmente. Infatti oggi non andrò oltre questo punto"
"Non era per questo! Voleva togliermi i vestiti solo per guardare i miei lividi e mostrare ad Amamiya che mi sono soltanto difesa. Lui voleva ... proteggermi?"
Quei pensieri mi trapanavano la mente, non dandomi pace.
"Devo ammettere che sono strana: perché ora, che finalmente sono tra le braccia di Amamiya, non riesco a pensare a nient'altro che a Kai?"
- Manami?- mi richiamò preoccupato il ragazzo.
- C-credo che dovrei tornare in classe- dissi incerta.
Il suo abbraccio si sciolse, ma comunque sentii il cuore galopparmi nel petto.
Mi voltai e mi avviai verso il portone, ma la voce di Amamiya mi inchiodò sul posto.
- Manami, sarebbe meglio che tu stia lontano da Kai...-
Mi voltai e rimasi sorpresa.
"Lo sa?"
Scosse la testa - Lascia perdere, non farci caso -

 
 
 
Ciao giovani! Come state?
.Allora, per prima cosa volevo chiarire la parte degli incubi: nel manga non c'è, ma in compenso c'è Kai che nella sua forma di diavolo, va dalle 5 ragazze che hanno aggredito Manami per minacciarle.
Io l'ho modificato: leggendo su wikipedia, mi sono imbattuta in un articolo che diceva che nella mitologia, gli incubi viaggiavano a bordo di cavalle infernali ( in inglese, la parola incubo, ovvero "Nightmare", è composta dalla parola "Night" "notte" e "mare" "cavalla").
In più, nella mitologia romana, si dice che gli Incubi (per le donne) e succubi (per gli uomini) siano dei demoni dall'aspetto maschile o femminile e che durante la notte giacciono sui dormienti per trasmettere sogni cattivi o addirittura avere dei rapporti sessuali con essi.
Ok, ora che abbiamo finito con la spiegazione in stile Super Quark passiamo ad altro :)
 Prima cosa, volevo ringraziare nady94 per aver recensito e a tutte le altre persone che semplicemente leggono questa storia.
A presto!

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Capitolo 12
*** Ragnatela ***



XI

Ragnatela 


La ragazza che appena un'ora fa aveva chiesto il mio perdono, si stava dirigendo in classe con passo veloce, tanto che alcune sue amiche furono costrette a trotterellare per starle dietro.
- Misaki! Aspetta Misaki!- esclamò una.
- Non fare idiozie! Non è un caso se tutte noi abbiamo sognato esattamente la stessa cosa!-
- E' meglio stare lontane da Amamiya e da Manami!-
Misaki si fermò di colpo e guardo stizzita le sue compagne.
- Codarde! Cosa credete? Che io rinuncerò ad Amamiya solo perché stanotte tutte e cinque abbiamo fatto un incubo? Scordatevelo! Io non ci rinuncerò mai!- ringhiò agitandosi, tanto che i suoi deliziosi boccoli dorati si scompigliarono leggermente.
- Ma ricordati quello che ha detto! Se ci avviciniamo ancora a Manami ...-
- Non ho bisogno di ricorrere di nuovo alla violenza. Io sono la ragazza più desiderata dell'istituto, il mio fascino basta ed avanza!- disse arrotolandosi un boccolo nel dito - e in ogni caso solo una di noi può essere la sua ragazza, quindi se voi ci rinunciate, tanto meglio per me!- 
Detto questo si avviò a passo di marcia verso la sua classe.
Svoltò l'angolo del corridoio e trovò Kai. Se ne stava appoggiato al muro azzurro, fermo, come un predatore in attesa che la sua preda passasse. Quando vide Misaki i suoi occhi blu brillarono ambigui.
La salutò con un suadente "ciao", poi si staccò dalla parete e si avvicinò alla ragazza con fare predatorio.
L'istinto della ragazza le gridò di andarsene, ma la visione di quel trionfo di bellezza che veniva verso di lei e con quello sguardo traboccante di sensuali promesse, la fece rimanere ferma dov'era.
- Ciao Sakurai- atteggiò con voce da gattina.
Kai le afferrò il polso. La sua presa era dolce, tuttavia la ragazza non era certa di potersene liberare.
Ebbe paura. Il suo istinto le disse nuovamente di scappare, come se le antiche conoscenze tramandate nei suoi geni, conoscessero la creatura che avevano di fronte.
Ma lei non se ne andò. I suoi occhi castani sprofondarono negli abissi marini di quelli di Kai. La sua mente si fece via via meno lucida.
- Che ne diresti di lasciar perdere quella mezza sega di Amamiya e metterti con me?-

 
 
Passai nei corridoi alla ricerca di Kai.
Sapevo che non aveva senso portargli la merenda, poiché tanto non l'avrebbe mangiata ma mi dispiaceva dirlo alla mamma che l'aveva ormai preparata.
"E' un lunatico. Cambia idea da un momento all'altro, quindi tanto vale, dopo tutto tentar non nuoce."
Mi ricordai che l'ultima volta che avevo pensato quella frase, avevo in mano il libro dei riti magici e stavo per evocare Satana in persona.
"Ok,  forse dipende da cosa tenti di fare"
Venni distratta da dei gemiti sospetti, provenienti dall'angolo nascosto del corridoio.
"Ma tu guarda questi scostumati, mettersi a fare certe cose nei corridoi."
Stavo per girare sui tacchi e andarmene, quando sentii la voce della ragazza soffiare languidamente il mio cognome.
Senza che il mio cervello venisse interpellato, le mie gambe mi portarono all'angolo del corridoio e per poco non caddi a terra.
Misaki, la ragazza che qualche giorno fa mi aveva aggredito, se ne stava appoggiata contro la parete con le gambe allacciate dietro la schiena di Kai, che la sorreggeva per i glutei e lasciandole dei succhiotti sul collo.
Il pacchetto mi scivolò dalle mani cadendo a terra con un tonfo, seppure non troppo rumoroso.
Kai distolse l'attenzione dal collo di Misaki e si voltò.
- Hey guardona, non lo sai che è maleducazione fissare?- disse lasciando cadere a terra Misaki.
Mi passò accanto sorridendo maliziosamente e poi sparì oltre il corridoio.
Il petto iniziò a dolermi selvaggiamente, come se qualcuno mi stesse schiacciando il torace e stringendomi il cuore.
Era un dolore che non avevo mai provato prima.
Mi avvelenava la mente e il cuore, facendomi sentire colma d'ira, ma senza la forza per combattere.
"Perché? Perché sento questo? Perché sto soffrendo così tanto?"
 
 
Le lezioni si susseguirono una dopo l'altra senza che io prestassi minimamente attenzione.
Senza che il dolore nel mio petto si estinguesse.
Quando rientrai a casa mi sentivo uno straccio, senza uno straccio di forza.
A cena Kai non c'era, ma io non riuscii comunque a trangugiare nulla.
- Manami, c'è qualcosa che non va?- mi domandò mia madre preoccupata.
Tsubasa mi guardava di sbieco, incuriosito, ma comunque non mi chiese nulla.
- No mamma, non c'è nulla-
- E allora perché non mangi?-
- Non ho fame - e così dicendo mi alzai da tavola con la scusa di un compito di matematica inesistente.
Salii le scale ed entrai in camera mia dando una spallata alla porta.
Il libro dei riti era ancora sulla mia scrivania dal giorno in cui avevo evocato Kai.
Rimasi un istante a fissarlo, poi, animata da un pensiero, lo presi in mano e iniziai a sfogliarlo ansiosa.
"Se con questo libro si può evocare il diavolo, forse c'è anche il modo di congedarlo!"
- E' inutile. Non riusciresti a torcermi neppure una piuma -
Mi voltai di scatto.
Non si era fatto preannunciare in nessun modo: non un rumore sospetto, non un fruscio. Si era materializzato dal nulla, comparso come per magia alle mie spalle. I bellissimi occhi blu, dello stesso colore del cielo notturno, mi spiavano come due tigri in attesa di aggredire la preda.
- C-cosa vuoi da Misaki?- dissi incerta.
- Non sono affari tuoi - mi rispose asciutto.
- Lei non c'entra nulla con questa storia!-
- Dovresti solamente ringraziarmi. Ora non hai nessuna rivale e puoi avvicinarti ad Amamiya senza problemi -
Il suo volto si avvicinò pericolosamente al mio, tanto che arrossii.
- Se io mi porto a letto quella, a te non te ne deve minimamente importare - poi si voltò e si diresse verso la porta.
Il dolore al petto si fece più potente.
"Con le labbra con mi ha baciato ... ha baciato un'altra. Le braccia che mi avevano stretto, ora hanno stretto un'altra".
- No, non esiste!- dissi senza neppure pensarci.
Si voltò di scatto - Cosa hai detto?- il suo tono era più minaccioso del solito tanto che istintivamente arretrai fino a trovarmi con le spalle al muro.
Di nuovo si avvicinò a me e sentii la sua mano prendermi il mento.
- Ripetilo.-
Abbassai gli occhi.
Sbatté con forza la mano contro il muro facendomi trasalire - RIPETILO!-
"No, non posso ripeterlo perché se lo facessi mi dirai che sono insolente, che non devo darti ordini e ti prenderai gioco di me un'altra volta".
Mi afferrò per le spalle e, senza che neanche me ne accorgessi, le mie labbra incontrarono nuovamente le sue.
Dapprima fu solo un contatto, leggero come la brezza, ma poi mi costrinse a schiudere le labbra e mi baciò come se io fossi l'aria e lui stesse soffocando.
Fu una sensazione strana all’inizio; sentire la sua lingua che toccava la mia. Ma assurdamente piacevole. Era il contatto più intimo che io avessi mai ricevuto in vita mia. Non sapevo cosa fare, come ricambiare.
Le mie mani strinsero la sua camicia nera, come se avessi paura che se ne andasse di nuovo via. Il dolore che mi opprimeva il petto scomparve, sostituito da un calore d'inferno che mi avvolgeva le membra. Il mio respiro si fece più intenso e il mio cuore prese a battere veloce come quello di un colibrì.
Ma proprio quando pensai che sarei voluta rimanere fra le sue braccia per sempre, le sue labbra abbandonarono le mie, accostandosi al mio orecchio sinistro sussurrandoci dolcemente.
- Ti ho giurato che il cuore di Amamiya sarà tuo ma… - il suo respiro caldo solleticò il mio lobo -  non ho mai detto che avrei donato a lui il tuo.-
Mi lasciò andare e se ne andò via.
Di fronte a tali parole mi sentii cadere dentro una ragnatela di cui non riuscivo a scorgevo i contorni.

 

 
Salve fanciulle! Come andiamo?
Spero che vi sia piaciuto.
Ora non mi posso trattenere che c'è NemThepossum che rompe i cabazizi che vuole andare al cinema.
CIaoooooooooooooooooooooo
Baci :*
 

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Capitolo 13
*** Umanamente deliziosa ***



XII

Umanamente deliziosa


"Il diavolo sa ben citare la Sacra Scrittura per i suoi scopi."
-William Shakespeare-
 

Ripensavo alle parole che Kai mi aveva detto il giorno prima.
"Cosa significa? Cosa intendeva dire? 
Si stava nuovamente prendendo gioco di me? 
Ci prova così tanto gusto a confondere il mio cuore?"
- Allora Manami, tu ci devi andare alla festa di Akane?- domandò Shizuko.
- Cosa? -
- Ma non mi ascolti mai dannazione? Che ti prende? Da quando tuo fratello è ritornato a scuola sei strana!- Disse lei esasperata.
- Scusami e solo che... va bhe, lascia stare. Dicevi?-
Shizuko fece un sospiro rassegnato e cominciò - Akane, di 4 E, deve fare una festa nella sua mega villa al mare e ci ha invitate!- disse sorridendo entusiasta e battendo le mani.
- E perché mai? - chiesi confusa.
Con Akane avevo parlato, si e no, tre volte in tutta la mia vita. Era una delle ragazze più snob e ricche di tutta l'istituto e di certo non le piaceva mischiarsi con la plebaglia.
- Bho, probabilmente sarà per tuo fratello, magari pensa che facendo la gentile con te avrà qualche punto in più. In ogni caso non c'è ne deve importare, perché sabato ci daremo alla pazza gioia!-
- Non ho intenzione di andarci - le risposi scarabocchiando delle stelline storpie sul diario.
- Col cazzo! Anche se dovessi rapirti e chiuderti nel cofano, tu verrai a quella maledetta festa, intesi!?- disse trapassandomi con le sue iridi castane e facendo tuonare la sua voce da generale degli eserciti.
Sbuffai.
- Comunque se ti può interessare- disse lei facendo l'enigmatica - E' stato invitato anche Shion!-
A quelle parole girai il capo di scatto facendomi venire uno strappo.
- Davvero?- dissi afferrandola per un braccio.
- Esatto! Quindi tu oggi esci e ti vai a comprare qualcosa di carino, capito?- disse con aria cospiratrice.
- Per qualcosa di carino tu intendi, un vestito lucido nero e inguinale, non è vero?- le chiesi scettica, ovviamente cosciente dei gusti un po' troppo appariscenti di Shizuko.
- No! Non per forza nero, magari rosso fuoco! - 
- Fidati.-
Ma acchiappò un il viso tra le mani.
- Giura che vieni-
Trasalii e sgranai gli occhi.
- Io non giuro un cazzo! Mi sono stancata di voi e di tutti questi giuramenti! - dissi afferrando la cartella e andandomene via di corsa dalla classe.
Shizuko rimase a guardare la porta da cui ero sparita, intontita dalla mia reazione esagerata. Afferrò il cellulare e con un sorrisino astuto chiamò mia madre.
 
 

Arrivai a casa ed entrai in cucina, dove la mamma stava armeggiando con le pentole. Mi avvicinai e le schioccai un bacio sulla guancia.
- Ciao Tesoro, Shizuko mi ha detto che Sabato andate ad una festa!- disse lei sorridendomi.
- No, io non ci devo andare - dissi convinta guardandola girare il mestolo di legno nella pentola del sugo.
- Esatto. Tu non ci devi andare - disse una voce alle nostre spalle.
- Oh ciao Kai - disse la mamma salutandolo dolcemente.
"Mi chiedo come non si renda conto che non è suo figlio".
- Perché? Hai paura che ti veda limonare con quella oca di Misaki?- gli dissi indispettita.
- Come mai tutto questo viscerale interesse?-
- Figurati! - presi un respiro e per puro spirito di contraddizione dissi - Anzi, la sai una cosa? Mi è venuta un'improvvisa voglia di partecipare a quella festa, sai?-
- Scordatelo. Tu resti a casa – rispose lui atono.
- Tu non sei mia madre e non mi puoi dare ordini! - gli ringhiai contro. Poi mi rivolsi verso la mamma - Mammy, ti va di accompagnarmi oggi a comprare un vestito per sabato?-
- No tesoro, non posso. Ho un lavoro da finire per il giornale, ma ti potrebbe accompagnare Kai!-
- No!- le dissi. Non avevo alcuna intenzione di spogliarmi in un camerino, sapendo che lui non si sarebbe perso l'occasione di confondermi ancora di più con le sue avance.
- Niente no. Kai ti accompagnerà al negozio e andrà alla festa per tenerti d'occhio -
- Non mi metto a fare il baby-sitter a una stupida ragazzina! - ruggì lui disgustato all'idea.
La mamma si voltò e lo minacciò con il mestolo - Non era un'opzione. Tu lo farai e basta- disse lei guardandolo dritto negli occhi blu.
Quello parve sul punto di aggredirla, ma poi si ricompose e se ne andò, mormorando qualcosa come " Maledetti umani, peccato che il diluvio non li abbia sterminati tutti".
 

Dopo pranzo, come la mamma mi aveva ordinato, mi preparai e uscii in giardino dove Kai mi attendeva, ma rimasi scioccata da quello che vidi.
Se ne stava appoggiato con aria da "padrone del mondo" alla carrozzeria bianca metallizzata di una Maserati Gran Turismo Sport, con tanto di tridente sul cofano anteriore e si rigirava lentamente l'anello del portachiavi in un dito.
- E questa da dove spunta fuori?- domandai scioccata alla vista di quel predatore bianco.
- Non avrai mica pensato che io me ne vada in giro con quel catorcio di tua madre, vero?-
- Ma…-
- Entra in macchina - disse aprendo lo sportello del guidatore ed accomodandosi sul sedile di raffinata pelle nera.
Titubante, aprii lo sportello ed entrai, timorosa di sporcare quel trionfo di velocità, lusso e tecnologia.
- Mettiti la cintura - ordinò.
- Perché? Anche i diavoli perdono i punti della patente?- domandai sarcastica.
- No, e solo perché non vorrei che ti ritrovassi la testa spaccata a metà prima di darmi ciò che mi spetta; non sono un fan della necrofilia - disse con un sorriso maligno.
Sospirando, mi agganciai la cintura.
Quando arrivammo al negozio, ringraziai la trinità per avermi fatto sopravvivere alla guida da pazzo ubriaco ed esaltato di Kai che non aveva nessuna paura di scatenare i 460 cavalli della vettura.
Ero diventata cianotica ed era un miracolo che non avessi avuto neppure un infarto.
- Che c'è? Volevi per caso schiacciare un pisolino durante il tragitto?- domandò quello sogghignando.
Non ebbi lo stomaco per rispondergli, semplicemente aprii lo sportello e con le gambe che tremavano vistosamente, mi lanciai contro la prima aiuola per salutare il mio pranzo.
"Al ritorno prendo l'autobus"
 

Le commesse mi sorridevano per tutto il tempo, come se le fossero venute delle paralisi facciali, e sembravano fare a gare per aiutarmi nelle ricerca del vestito, ma sapevo che quell'improvviso slancio di servilismo non era da imputare ne alla voglia di lavorare, né al denaro che avrebbero guadagnato, ma più che altro per attirare le attenzioni di quel ragazzo dall'aria arrogante e superba che non perdeva occasione per stuzzicarmi e darmi fastidio.
- Dimmi sorellina, tu ti metteresti mai le scarpe se non avessi i piedi?- mi domandò da oltre la tenda del camerino prova.
- No, non credo...- risposi confusa da quella improbabile domanda, impegnata ad armeggiare con la chiusura lampo dell'unico vestito che mi aveva enigmaticamente consigliato d'indossare Kai.
- Bhe, allora perché ti metti il reggiseno?- disse alzando un sopracciglio con un sorriso compiaciuto.
- Perché il reggiseno è uno strumento democratico, Kai! Separa la destra dalla sinistra, solleva le masse ed attira il popolo! - dissi facendo il ponte all'indietro per riuscire a chiudere la cerniera e non riuscendoci.
- Anzi che cincischiare, aiutami a chiudere questo coso!-
- Mi hai minacciato di non entrare per nessuna ragione al mondo dentro il camerino - disse lui con tono inquietantemente vivace.
- Ho cambiato idea! -
- E cosa mi dai in cambio? L'anima?-
- Un calcio in culo se non ti muovi!- ringhiai infastidita, sia dall'abito che da il mio adorabile fratello acquisito.
Vidi, riflessa nel vetro, la tenda del camerino che si scostava e l'eleganti forme di Kai comparire dietro di me.
Notai che la sua altezza era più contenuta del solito, in quanto era "solo" trenta centimetri più alto di me, mentre quando prendeva le sue sembianze demoniache arrivava ad altezze impossibili che facevano sembrare dei nani anche i giocatori di Basket.
Appoggiai le mani al vetro offrendogli la schiena, in modo che tirasse su la zip dell'abito di un bellissimo color turchese.
Sentii improvvisamente la sua mano calda posarsi sulla parte alta della mia schiena, alla fine del collo. 
Il calore della sua mano si irradiò in tutto il mio corpo, rilassando i miei nervi tesi.
Piano piano, fece scendere le dita lungo la schiena, passando tra le scapole e accarezzando, sopra ogni vertebra, la mia pelle, divenuta improvvisamente calda e inquietantemente bramosa di quel contatto, come un tossico che aveva appena assaggiato una droga e che ora cercava affannosamente la sua dose.
Il suo tocco era stranamente gentile, come se stesse accarezzando qualcosa di prezioso che ben conosceva.
La sua mano si fermò in un punto della schiena decisamente troppo basso, ma comunque non abbastanza da darmi il pretesto di tirargli uno schiaffo, anche perché in quel momento mi ritrovai a pensare che la sua mano poteva stare lì per tutto il tempo che le aggradava.
Poi afferrò la zip tra l'indice e il medio e il freddo della cerniera a contatto con la pelle mi riportò alla realtà.
- G-grazie...- mormorai.
- E' un piacere se ciò vuol dire che potrò vederti ancora con quest'abito - sussurrò sul mio collo, da cui aveva spostato con delicatezza i miei capelli biondi.
Deglutii - Dici che mi sta bene? - dissi guardando la figura riflessa di una ragazzina di circa quindici anni, con un paio di enormi occhi smeraldini e una spolverata di lentiggini, vestita con un abito turchese che risaltava le sue forme, seppur ancora acerbe, dandole un tocco di timida e dolce sensualità. Alle sue spalle sovrastava un ragazzo dagli occhi inquieti e pieni di oscurità, dai capelli a spazzola del colore della pece che facevano risaltare i suoi lineamenti armoniosi e perfetti. 
Pensai che Kai poteva tranquillamente essere scambiato con un dio pagano appena sceso sulla terra.
- Sei umanamente deliziosa - soffiò lui, facendomi venire i brividi per via del suo respiro ardente.
Arrossii sorridendo timidamente, per la prima volta in pace con il mio corpo così a lungo odiato.
 
 
 
Il giorno della festa, Shizuko si presentò a casa circa due ore prima dell'appuntamento, con un vestitino rosa shocking, decisamente molto, molto corto che metteva in evidenza le sue curve latine. Disse che se volevo fare colpo su Amamiya quella sera, dovevamo studiare un trucco e una pettinatura in grado di provocare una "seduzione fulminante".
Per prima cosa, volle vedere come mi stava il vestito e rimase sorpresa del fatto che lo avesse scelto Kai.
- Ha buon gusto il ragazzo!- esclamò - Sicuramente molto più di te!-
- Che gentile - le risposi indignata.
- C'est la vérité - disse lei con un'improbabile accento francese.
Rimase circa mezz'ora a scegliere l'ombretto più adatto e il rossetto migliore, e un'altra mezz'ora buona a rimproverarmi per via della mia scarsa cura per i miei capelli.
- Tu sei una criminale! Hai dei capelli meravigliosi ma li tratti come se fossero paglia - disse accarezzando amorevolmente una ciocca bionda.
Sospirò melodrammaticamente, poi si armò di piastra e spazzola.
Mi torturò fino alla stremo, ma alla fine dovetti ammettere che il risultato era notevole: gli occhi erano stati accuratamente truccati di indaco, dando un leggero tocco di matita nera che dava più profondità allo sguardo. Sulle guance era stato dato un po' di fard, arrossendomi graziosamente le gotte. I capelli erano stati spazzolati ed allisciati fino allo sfinimento e ora catturavano ogni minimo gioco di luce, conferendogli dei bei riflessi dorati.
Mi osservai allo specchio per qualche secondo, poi mi volta e baciai a sangue le guance di Shizuko.
- Sei un genio!-
- Lo so -
In quel preciso istante Kai attraversò il corridoio e la sua figura attraversò velocemente davanti alla mia stanza. Vidi che era vestito con una camicia nera e dei jeans scuri tuttavia, ancora una volta, dovetti ammettere che era la cosa più bella che io avessi mai visto.

 
 
 
Kai accompagnò entrambe alla festa con la sua Maserati bianca, ma stavolta era incredibilmente calmo e ciò fu cosa buona e giusta poiché non mi fece perdere preziosi anni di vita.
Quando arrivammo a casa di Akane, vidi subito che alla festa non c'erano solo alunni dell'istituto Sheirn ma anche ragazzi più grandi, che arrivavano ai 27 anni.
I ragazzi bevevano e ballavano in giardino e alcuni facevano il bagno nella meravigliosa piscina riscaldata. La musica rimbombava furiosa, eruttata con violenza dalle gigantesche casse.
Shizuko fu la prima a scendere dalla macchina, ma proprio quando stavo per seguirla, Kai mi afferrò per un braccio, richiudendo lo sportello e prese il mio viso tra le mani.
- Stai dove i miei occhi ti possono vedere - disse guardandomi dritto nelle pupille.
- Perché?-
- So ogni cosa di tutti i partecipanti di questa festa merdosa e non tutti sono quello che sembrano -
- Ha parlato il santo - dissi io liberandomi dalla sua stretta e uscendo dalla macchina.
"Da quando si crea tanti scrupoli?"
Raggiunsi Shizuko e insiemi ci mettemmo a setacciare la zona alla ricerca di Amamiya, ma di lui nessuna traccia.
Continuai a cercarlo per un'ora, ma niente.
- Dai Manami, può essere che non sia venuto, dopotutto, non mi sembra un tipo molto festaiolo - disse mi dispiaciuta.
Poi un ragazzo con la testa rasata a metà le si avvicinò e in un orecchio le chiese di ballare. Lei sorrise audace e dopo avermi detto "fai da brava" se ne andò insieme al ragazzo tra la massa di corpi che si dimenavano al ritmo della musica.
Sospirai sconsolata e uscii fuori, nella veranda.
Sentii il fresco e leggero alito della notte soffiarmi sulla pelle, mentre la luna rischiarava le tenebre del cielo, come una sentinella argentata che scacciava un branco di lupi oscuri.
- Cosa ci fa qui sola soletta una ragazza così bella?- domandò una voce sconosciuta alle mie spalle.
Mi voltai e vidi di fronte a me un giovane ragazzo di circa diciannove anni, dai capelli castani e un viso dolce e pulito. Lo trovai carino, ma nulla di speciale in confronto ad Amamiya.
- Stavo pensando - gli risposi gentilmente.
- Sei troppo bella per pensare- disse appoggiandosi alla ringhiera di ferro battuto e offrendomi una lattina di birra aperta - Non fare complimenti -
- No, grazie, io non bevo -
- Ma dai, un sorso di birra non ha mai ucciso nessuno - disse quello sorridendomi.
Guardai la birra che teneva in mano.
- Ma sì, per una volta - dissi prendendola.
Vidi che nonostante la lattina fosse aperta c'era ancora la linguetta e senza pensarci iniziai a muoverla avanti ed indietro, contando le lettere dell'alfabeto, e quando riuscii a staccarlo il ragazzo mi chiese - Si dice che lettera che ti capita sia l'iniziale del nome della persona che amerai di più in tutta la tua vita. Che lettera è?-
- La  V -
- Bhe allora è un segno del destino, io mi chiamo Vashi - disse quello sorridendo.
Sorrisi anche io - Io sono Manami - poi presi un respiro ed iniziai a tracannare direttamente dalla lattina. Il sapore non mi piaceva granché, ma comunque la finii.
- Grazie - gli dissi porgendogli la bevanda quando la finii.
Quello semplicemente sorrise e sentii che il suo sguardo si faceva più pressante, come se stesse aspettando qualcosa.
- Che c'è?- mormorai un po' intontita.
Quello sorrise di nuovo. Un sorriso tremendo, che mi fece gelare il sangue nelle vene.
Sentii le forze venirmi meno, e la mia mente perdere via via lucidità.
- Che cosa succede?- dissi tenendomi alla ringhiera per non cadere.
- Nulla, solo che stanotte ti faremo divertire - detto questo, mi caricò tipo sacco su una spalla e si apprestò a raggiungere i suoi amici nelle camere del piano superiore rimaste deserte.
 
 

Kai si avvicinò a Shizuko che si baciava appassionatamente con il ragazzo dalla testa rasata, incollati all’altezza del pube.
- Dov'è Manami?- domando minaccioso prendendola per un braccio.
Quella, visibilmente scocciata dall'interruzione gli rispose seccamente che non lo sapeva.
Kai, indignato dal comportamento di quella ragazza insolente l'afferrò al collo e le ruggì a qualche centimetro dal viso - Ti conviene iniziare a pregare i santi, perché se le è successo qualcosa la pagherai molto cara -
Shizuko rimase terrorizzata da quella improvvisa minaccia e spaventatissima iniziò a farfugliare frasi senza senso. Kai comprese che la mente della ragazza era troppo annebbiata dalla paura e la mollò, lasciandole tuttavia i segni delle sue dita sul collo.
Improvvisamente sentì il mio spirito che si agitava debolmente.
Senza indugiare, salì a una velocità sovrumana le scale che conducevano ai piani superiori e aprii la sesta porta del corridoio a sinistra.
Come aveva intuito, ero nei casini.
C'erano sei ragazzi nella camera, e in un letto a due piazze ve ne erano due che tentavano di tenermi ferma.
Ero completamente nuda e avevo le lacrime agli occhi. Uno dei due mi afferrò i polsi e me li tenne sopra la testa, il secondo tentò di aprirmi le gambe.
- Ma gliene hai fatto bere a questa troietta!? - disse quello che mi afferrò le ginocchia.
- Sì, ma a quanto pare è resistente -
I miei movimenti erano lenti e scoordinati segno che avevo ingerito una qualche droga, tuttavia anche i ragazzi non erano affatto sobri. 
Uno di loro si accorse improvvisamente della presenza di Kai che assisteva alla scena.
- Che cazzo hai da guardare?-
- Oh, nulla. Mi diverte il fatto che due idioti arrapati non riescano neppure a sottomettere una bambina drogata - disse facendo brillare i suoi occhi felini di un riflesso ambiguo.
- Senti stronzo, a meno che tu non dia una mano, qui non ti puoi servire -
Kai rimase un attimo in silenzio, ma poi i suoi occhi si illuminarono di uno strano bagliore bellicoso - Mi dispiace, ma non spartisco con nessuno ciò che è nato per essere mio  -
I suoi occhi si tinsero all'istante di un raccapricciante rosso e dai miei sensi appannati, riuscii solo ad avvertire il suono di alcune urla, seguite da un forte odore di sangue.
Poi due braccia potenti mi sollevarono dal letto e un petto caldo mi accolse.
Mi portò in un grande bagno attiguo alla camera e posandomi delicatamente, mi fece toccare le mattonelle fredde con piedi nudi. Poi afferrò il mio viso.
Mi aprì bene la palpebra per scrutare la mia pupilla che in quel momento era incredibilmente dilatata. La luce del bagno, anche se soffusa, mi ferì come se mi avessero accoltellato il cervello.
- Non è ancora completamente entrata in circolo - mi disse con voce rocca.
Le sue dita strinsero con forza la mia mascella, costringendomi dolorosamente ad aprire la bocca.
Mi ficcò subito due dita in gola e, in pochi istanti, sentii il sapore disgustoso della mia cena, quasi digerita, risalirmi per la faringe.
Mi spinse vicino al water e con una mano mi tenne la fronte, mentre con l'altra mi scostava i capelli dalla disgustosa traiettoria.
Tolsi fuori tutto quello che avevo nello stomaco e sfinita, quasi mi accasciai a terra, ma due braccia d'avorio mi sostennero, impedendomi di precipitare.
 
 
 
Mi svegliai piano piano, sentendo il cervello che mi scoppiava e gli occhi che mi sembravano uscire dalle orbite.
Lentamente aprii gli occhi e mi accorsi che mi trovavo nella mia camera al calduccio.
"Però... fa più caldo del solito"
 Mossi piano le gambe per stiracchiarmi quando urtai qualcosa che si trovava nel letto posteriormente avvinghiato a me e il peso di un braccio sul mio fianco.
Girai la testa e lanciai un grido.
C’era Kai e stava…
“Non ci credo,sta dormendo!”
Il suo viso era incredibilmente bello mentre dormiva: le palpebre socchiuse e una ruga che gli solcava la fronte gli dava un aria triste e malinconica. Le ciglia nere, così lunghe da sembrare uno spreco su un essere di sesso maschile, proiettavano delle belle ombre sui suoi zigomi.
I suoi capelli neri spiccavano tantissimo sulla federa chiara del mio cuscino.
Non resistetti all’impulso e allungando una mano glieli toccai.
Come mi ero immaginata erano incredibilmente serici. La maggior parte delle donne avrebbe ucciso per dei capelli così morbidi.
Poi, ricordandomi improvvisamente che non si trattava di un gatto, ma del diavolo, ritrassi la mano.

-Chi ti ha detto di smettere? – disse con voce rocca mentre le palpebre si aprivano, scoprendo quei meravigliosi occhi blu mare.
-Dormivi sul serio o facevi finta? – gli chiesi.
-Mi hai svegliato quando hai urlato – rispose guardandomi male.
-Quindi i diavoli dormono? – domandai.
-Anche Dio si riposò il settimo giorno – rispose sbadigliando.
Rimasi qualche minuto in silenzio poi chiesi -Posso farti un’altra domanda? –
-No- rispose lui asciutto.
Va beh, te la faccio lo stesso: voi demoni o angeli potete avere figli? Nel senso… io ho sempre saputo che eravate asessuati…-
-Certo che possiamo, io ne ho già avuti una dozzina!-

A quella rivelazione rimasi sconcertata e provai ad immaginarmelo nella sua forma demoniaca mentre stringeva a se un bambino. Non ce la feci.

-Sul serio!? E ti somigliano? –
-Non lo so, li ho mangiati appena sono nati – rispose tranquillamente.
La mia faccia sconvolta lo fece scoppiare a ridere e mi resi conto che mi stava prendendo in giro.
-Hai un umorismo del cavolo, lo sai? – ringhiai arrabbiata.
-Perché me lo hai chiesto? Vuoi offrirti come mia fattrice personale?- domandò malizioso.
-Ma sta zitto! – dissi allontanandomi da lui.

Mi levai il lenzuolo di dosso e mi accorsi che non avevo indosso il mio pigiama con i pinguini, ma solo la felpa nera di Kai, e ripeto solo quella.
Mi venne un collasso.
- Tu! Non puoi averlo fatto! Me lo hai giurato! Hai detto che avresti preso la mia verginità solo dopo che Amamiya si fosse dichiarato! - gli urlai contro inferocita.
- Infatti. E ho anche detto che nessun altro può togliertela e io ieri sera ho semplicemente difeso ciò che è mio di diritto - disse stiracchiandosi languidamente tra le lenzuola del mio letto.
"Porca se è sexy!"
- C-cosa?-
- Ti sei fatta drogare con un giochetto vecchio come il mondo da una banda di stupidi umani che hanno tentato di stuprarti - disse con tono di rimprovero.
-  E quindi io non sono più -
- No, sei ancora vergine, ma per poco - disse lui sorridendo maliziosamente e accarezzandomi l'avambraccio facendo andare su e giù le sue dita.
A quel contatto mi vennero i brividi, e quando iniziai a pensare a quanto fosse piacevole, decisi che era meglio che mi allontanassi da lui alla svelta.
Mi alzai dal letto, seppure la testa mi girava ancora, e tentando di tenere una voce ferma gli intimai di uscire.
Lui sbuffò e togliendosi lentamente le coperte di dosso, si alzò e mi passo affianco sfiorandomi.
Sentii una scossa elettrica attraversarmi da capo a piedi quando la sua pelle nuda entrò leggermente in contatto con la mia e m'iniziai a chiedere come ero riuscita a dormire tutta la note di fila tra le braccia di Kai senza che il mio corpo, quasi completamente nudo, cedesse ai suoi bassi istinti.
- Grazie per avermi difesa ieri- mormorai imbarazzata, quando lui attraversò la porta.
Lui mi sorrise e prima che me ne rendessi conto sentii nuovamente le sue labbra sfiorare delicatamente le mie.
- Che succede Manami? Stai perdendo di vista il tuo obbiettivo?- mi sussurrò a fior di labbra.
- C-cosa intendi dire?-
- Solo qualche giorno fa uscivi di testa se solo ti guardavo ed ora invece ti abbandoni completamente. Povero Amamiya, già cornuto prima ancora che ti si sia dichiarato - disse sorridendo.
Divenni rossa e mi arrabbiai, più con me stessa che con lui - Non è vero! Io non ... non è vero!- gli urlai in faccia non sapendo cosa dirgli.
- Ammettilo, il cuore di Amamiya sarà pure tuo, ma tu il tuo l'hai perso-
Fece per andarsene ma poi gli balenò qualcosa in mente.
- Per curiosità, che lettera era quella della linguetta della lattina?- domandò visibilmente curioso.
- L-la "V"... perché?- 
Non rispose, semplicemente sorrise e se ne andò via, lasciandomi nuovamente senza sapere cosa dire, perché ora, dovevo ammetterlo, aveva dannatamente ragione.


 

 
Salveeeeee fanciulle! Come andiamo?
Chiedo umilmente perdono per il ritardo, ma questo capitolo è stato più impegnativo da scrivere rispetto agli altri poiché questa parte non è presente nel manga.
Spero comunque che vi piaccia.
            A presto!            
Piccola Pirata
 

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Capitolo 14
*** Ti amo ***



XIII

Ti amo
 
Senza peso, senza fiato, senza affanno 
Mi travolge e mi sconvolgi 
Poi mi asciughi e scappi via 
Tu ritorni poi mi bagni 
E mi riasciughi e torni mia 
Senza peso e senza fiato 
Non son riva senza te 
- Negramaro: senza fiato -

 
Scartai il ventisettesimo Mon Cherì e me lo ficcai in bocca, ma stavolta il suo sapore deciso non mi rallegrò.
Tentai di convincere il mio cuore a rallentare il battito, ma ogni volta che mi tornava in mente Kai, iniziava a battere con più foga di prima.
"Perché?"
Ecco una domanda a cui non volevo rispondere.
"Perché ogni volta che mi si avvicina avvampo come zolfo vicino alla fiamma? Perché quando sento la sua voce i miei tormenti si placano?"
Trovai molte risposte a quelle domande, ma ognuna era più sciocca della precedente e solo una era quella plausibile.
Ero in preda a un delirio cervellotico: mille pensieri discordanti galoppavano impazziti nella mia testa. I volevo imbavagliarli, metterli a tacere, ma la loro si ribellavano e la loro voce si fece sempre più lacerante e prepotente.
Tentai di reprimerla, ma non ci riuscii.
Perché mai fingere di non sentirlo? Che senso ha mentire?  Dovevo negare l'esistenza di quella forza travolgente che mi spingeva inevitabilmente tra le sue braccia? Perché mai dovevo par tacere il mio desiderio di dormire sul suo petto caldo, con magari un paio di ali nere sulla schiena per proteggermi dal freddo?Dovevo pensarci prima ... ora il seme di quel sentimento aveva fatto le radici e non sarei riuscita più a  sradicarlo per il resto della mia vita.
Mia madre aveva sempre detto che quando ragione e sentimento si scontrano era lì che nasceva la verità. E ora forse avevo trovato il coraggio di ammetterla.
La formulai e le diedi una voce. Tutti i tasselli si misero al loro posto e dalla confusione scaturì l'ordine.
"Perché? Perché lo amo."
  

Feci l'ennesimo sospiro prima di venire interrotta da un bel bambino con la voce gracchiante.
- Sorellona!- disse Tsubasa al mio fianco aggrappandosi alla ringhiera della gigantesca terrazza.
- Sei pensierosa stamattina - disse scrutandomi il viso incuriosito.
- Tsubasa, che ci fai qua? Questo è un istituto superiore e tu dimostri appena 10 anni- dissi rimproverandolo dolcemente.
Anche se sapevo che in realtà era un demone, i suoi giganteschi occhi neri, cosi dolci ed espressivi mi intenerivano.
- Io sono la tua guardia, ti devo seguire e proteggere. Sono ordini del padrone - rispose scrollando le spalle.
- Ma guarda che teneri i miei fratellini -
Sentendo quella voce alle mie spalle, il mio cuore iniziò a galoppare.
- Come mai non sei con quella scema di Misaki oggi? Ti ha scaricato? - dissi asciutta.
- Come mai ti preoccupi tanto?- disse con gli angoli della bocca atteggiati in un delizioso sorriso.
- Ma figurati! Cosa vuoi che me ne freghi!-
Lui appoggiò la schiena alla ringhiera ridacchiando, ma non disse nulla. Fra noi si creò un silenzio opprimente come una parete di vetro.
Lo guardai di sottecchi tentando di non farmi accorgere. Avrei dato tutto l'oro del mondo per sapere per cinque secondi cosa progettasse la sua bella testa.
Il silenzio si fece decisamente insopportabile.
"Ti prego parla, di qualsiasi cosa, anche un insulto, almeno non sentirai il battito accelerato del mio cuore ."
-Manami, tu mi ami?-
A quella domanda sobbalzai rimanendo senza fiato. Mi voltai verso di lui, ma il suo viso era rivolto verso l'orizzonte e i nostri sguardi non ebbero modo di incrociarsi.
Mai come in quel momento avevo voglia di inabissarmi in quegli occhi blu mare. Affogarci dentro, senza dovermi più preoccupare di nulla.
Non risposi. Non ce la feci. Sarebbe bastato un sì o un no. Due secondi di maledetto coraggio.
Ma la mia voce non volle saperne di uscire della mia gola divenuta improvvisamente arida e secca.
- Non preoccuparti. Appena il nostro patto si sarà concluso io tornerò al Pandemonio, la mia città-palazzo, e non mi vedrai più. Darò ordine anche ai miei sottoposti di lasciarti in pace. Dopo che mi donerai la tua verginità il mondo dei demoni non ti cercherà mai più -
I miei polmoni si svuotarono. Tentai di riprendere fiato, ma non ci riuscii.
Quelle parole avrebbero dovuto tranquillizzare qualsiasi persona con un po' di sale in zucca, e io non ne avevo.
- Kai io...- provai a dire.
-Manami!-
Una voce familiare alle mie spalle mi interruppe.
Amamiya fece la sua comparsa dalla porta che conduceva alle scale della terrazza.
-Andiamo Tsubasa - disse Kai staccandosi dall'inferriata e dirigendosi verso la porta. 
Le spalle dei due ragazzi si sfiorarono. La divisa immacolata di Amamiya contro la camicia di seta nera di Kai.
"Una volta che Amamiya mi dirà "ti amo" e donerò la mia verginità a Kai... non potrò rivederlo mai più."
- Kai aspetta un minuto!- dissi io tentando di farlo fermare, ma improvvisamente sentii il calore di un corpo dietro di me, e il profumo dolce di Amamiya mi solleticò le narici.
- No, non andare da lui - sussurrò stingendomi a se.
- Amamiya cosa? Perché?- gli domandai confusa da quell'improvviso contatto.
- Perché ti amo -
Il mio cuore perse un battito e sentii l'intera volta celeste crollarmi addosso.
 
 
 
 
Ciao ragazze!
Lo so che questo capitolo è cortissimo, ma come vedete ha un ruolo importantissimo nella storia. Prometto che il prossimo sarà più lungo e (forse) più interessante.
Per scrivere questo capitolo mi sono ispirata alla canzone "Senza fiato" dei Negramaro, che io trovo davvero splendida.
Prima di andare a dormire volevo salutare tutti quelli che leggono assiduamente la mia storia. Statemi bene!
A presto!
Piccola Pirata
 

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Capitolo 15
*** La fede che un tempo avevo ***



XIV

La fede che un tempo avevo



 Esistono molti scritti pieni di spirito caustico in cui si nega l'esistenza di Dio;
ma nessun ateo, a quanto mi risulta, ha mai confutato con buone prove l'esistenza del diavolo.
Heinrich von Kleist, La brocca rotta, 1806
 

Tsubasa continuava a correre e a sventolare le braccia in aria come se avesse le ali e tentasse di volare, rischiando di far venire una crisi isterica al suo padrone.
- Ha sentito mio signore!? Il biondino si è finalmente deciso a dichiararsi!- urlò gracchiando, non riuscendo a controllare la tonalità della voce dalla contentezza.
-Sì, ho sentito Malpass- gli rispose ostentando un paio di zanne candide - abbiamo ritardato un po' rispetto al solito, ma alla fine il desiderio della ragazza si è realizzato, e io che mi stavo preoccupando per via del malfunzionamento della magia.  Ad ogni modo, tra poco potremmo tornare negli Inferi: i miei fratelli avranno già iniziato a scannarsi fra loro- disse Kai sommessamente.
Si scostò dall'albero in cui era appoggiato e sorrise al vuoto, leccandosi le labbra - Ad ogni modo, ora mi resta solo scoprire com'è il sapore di Manami, quindi…- disse facendo fare un quarto di giro ai suoi occhi e guardando il suo servo con una occhiataccia in grado di farti vaporizzare -prova a venire a disturbare e ti faccio andare a fuoco le penne. Intesi? - disse in un modo inquietantemente vivace.
- C-certo- rispose quello arrossendo imbarazzato.
 
 
- Manami, io volevo semplicemente confessarti i miei sentimenti, non devi per forza rispondermi ora ma sarei molto felice se questi sentimenti fossero corrisposti - mi disse sorridendomi.
Il sorriso di Amamiya riusciva sempre a mettermi allegria, come un arcobaleno dopo la pioggia, ma in quel momento, proprio quando pronunciava le parole che ho sempre desiderato mi dicesse, non riuscivo a godere appieno delle loro bellezza.
Certo, ero felicissima dal fatto che lui mi amasse, ma...
- Ci vediamo - disse dandomi un dolce bacio sulla guancia e entrando nella porta di servizio che collegava la terrazza alla rampa di scale. Sentii ancora il suo dolce profumo avvolgermi come una barriera protettiva, ma solo per qualche secondo, poi quella strana sensazione di calore scomparve.
Mi diedi un pizzicotto.
“Ahi! E' tutto vero”
Amamiya mi era sempre parso come un sogno lontano, capace di farmi sentire bene se pensavo di raggiungerlo. Allora perché adesso che avevo ciò che desideravo tra le mani, mi sentivo morire?
Immaginai la sua dolce bellezza e il suo fascino misterioso, mi aveva sempre fatto sospirare. Bello e caldo come il sole.
Ma poi, improvvisamente, i suoi capelli si tinsero di nero e i suoi occhi aurei divenire cerulei. Il suo sorriso dolce si fece provocante e provocatorio, così come la sua pelle ambrate divenne chiara come il marmo di Carrara.
“Kai,  oltre alla mia verginità, ti porterai via anche il mio cuore?”

 
 
- Congratulazioni Manami!- mi gracchiò Tsubasa nell'orecchio che si era improvvisamente materializzato alle mie spalle. Mi diede una pacca un po’ troppo forte per essere quella di un bambino.
- Congratulazioni per cosa?- gli chiesi confusa.
- Sei riuscita a conquistare Amamiya! Sapevo che il fascino di quei tuoi enormi occhi verdi sarebbero riusciti a far sciogliere il biondino! - mi rispose saltellando e agitando le braccia come a sottolineare le sue parole.
- L'hai già saputo? - chiesi assente, ma poi un dubbio mi balenò in mente - Quindi anche Kai lo sa? -
- Certo! - esclamò contento, ma poi vide che io non mi univo alla festa e mi si avvicinò incuriosito - che c'è Manami? Non sei contenta?- domandò premuroso.
“E lui dovrebbe essere un diavolo? Mha!”
- S-si, certo che sono contenta e solo che...- lasciai la frase in sospeso, incapace di decifrare la confusione che mi si agitava dentro.
- E solo che ora sei preoccupata perché dovrai fare la tua parte. Ma non ti devi angustiare, dopotutto al giorno d'oggi non ha più importanza se una ragazza e vergine o meno! Ora sono maggiormente apprezzate le ragazze esperte…-
- Non è per questo - abbassai il viso, in modo che la mia frangetta chiara coprisse l'inquietudine dei miei occhi - non so come spiegartelo, ma non è per questo -
Tsubasa stette in attimo in silenzio, poi esordì - Forse è perché il tuo sentimento per Amamiya non era amore ma solo un'infatuazione, non è vero? Forse tu hai confuso l'ammirazione con l'amore, ma quest'ultimo è un'altra cosa: l'amore è donarsi completamente, senza riserve, mente, cuore, corpo ed anima… - si zittì un attimo, come se gli fosse venuto un lampo di genio - o forse semplicemente, hai scoperto che in realtà è un altro l'uomo che ti interessa -
Spalancai gli occhi e sentii il petto dolermi selvaggiamente, come se qualcuno mi avesse appena rifilato un calcio. Abbassai lo sguardo verso Tsubasa.
- Ho centrato il bersaglio, vero?- disse quello sorridendomi fraternamente, come a consolarmi - Mi dispiace Manami, ma devi sapere che oramai è troppo tardi -
- Sì, lo so - mormorai - non c'è bisogno che me lo dica. So che ormai non posso fare più nulla, però io ... io sento di amarlo e non potrò mai dirglielo dato che non è neppure umano - le lacrime iniziarono a scorrermi lungo il viso, creando dei fiumi salati sulle mie guance.
Alzai gli occhi al cielo e vidi il sole che tramontava. Meno di un'ora e la tenebra avrebbe invaso  la volta celeste, come un'immensa cappa scura.
Mi domandai cosa sarebbe successo, se l'alba sarebbe tornata a rischiarare l'oscurità. Se la luna avesse brillato con abbastanza intensità o se il buio l'avrebbe resa invisibile.
Se il sole avrebbe trionfato domani.
Senza pensarci abbraccia Tsubasa - Oggi è l'ultimo giorno che saremo fratelli - dissi scompigliandogli i capelli scuri che anche al tatto sembravano delle soffici piume - Addio Tsubasa, mi ha fatto piacere conoscerti -
Lui parve sorprendersi di quell'affetto ricevuto così improvvisamente, ma prima che potesse dire qualunque cosa, sciolsi l'abbraccio e me ne andai.
Aprii la porta di servizio, e mi fiondai giù per le scale, veloce quanto me lo consentivano le gambe.
“Mi sono innamorata del diavolo, ma lui è molto più di una persona irraggiungibile. Non è neppure di questo mondo”.
“Non ho altra scelta che dimenticare. Ci posso riuscire”
“Starò bene. Sarò felice”.
“Avrò Amamiya al mio fianco”.
Le gambe mi portarono nella cappella, forse in cerca di un po' di conforto nella fede che un tempo avevo.
Fin da piccola ero stata educata a credere in Dio. Mia madre disse che era la volontà di mio padre, morto quando io avevo appena 3 anni.
Era morto in un brutto incidente d'auto, dove tra l'altro, ero coinvolta anche io. In casa c'erano pochissime foto di lui: era biondo, aveva le lentiggini e gli occhi verdi; insomma era la mia versione maschile, dato che io e mia madre non ci somigliavamo per niente.
Le notti le passavo ad immaginarmelo, aggiungendo dettagli al suo carattere, ai suoi gusti, e ai suoi sorrisi, cercando di trovare in me qualcosa che ci accomunasse oltre all'aspetto, una qualche eredità che mi avesse lasciato in dono. Ma l'unica che mi veniva in mente era quella che ora mi accingevo a calpestare, donando il mio corpo a un essere che mi era sempre stato insegnato a temere.
Il diavolo. Colui che ti da sempre ciò che vuoi, per poi farti desiderare di non averlo mai voluto.
I vecchi proverbi avevano ragione: quando fai un patto col diavolo finisci per pagare sempre di più di quanto pensavi.
Piena di tristezza per via di questi miei oscuri pensieri, rivolsi lo sguardo verso ciò che troneggiava al centro della cappella.
Guardai il Cristo in croce. Vidi la sua sofferenza quasi tangibile.
Le sue mani, il costato e i piedi feriti. La sua testa abbandonata su un lato.
Mi si strinse il cuore dalla paura ma anche dalla tenerezza, ed iniziai a pregare.

 
 
Non so quanto tempo passò; quanto tempo rimasi inginocchiata sulla panca. Guardai l'ora nell'orologio. Era tardi, molto tardi. Probabilmente mia madre si stava preoccupando.
“E' meglio che vada o sembrerà che stia scappando”.
Mi alzai a fatica, per via della posizione inginocchiata che avevo mantenuto per troppo tempo, ma proprio quando mi voltai, il portone si spalancò mostrandomi il cielo scuro. 
Ed insieme ad esso Kai.
Capii solo in quel momento cosa voleva dire che la magia nera comporta un "colpo di ritorno". Ricevi sempre ciò che dai: io avevo fatto innamorare di me una persona e io me ne ero innamorata di un'altra.
Attraversò la navata centrale, e l'eco dei suoi passi risuonò in alto, fino alle volte affrescate del soffitto.
Si fermò dinanzi a me.
- Sono venuto a prendere ciò che mi spetta -

 
 
 
Ciao bellissime! Come state?
Che farete di bello per la vigilia? Io probabilmente starò a casa di mio nonno a fare casino con i miei cugini :)
Allora, per prima cosa volevo ringraziare Rosette_Carilon per avermi fornito tantissime informazioni per continuare a scrivere questa FF.
Va bhe, che altro dire? Tantissimi bacioni a tutti e dolce Natale :)
A presto!
Piccola Pirata

 

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Capitolo 16
*** Antichi nemici. Antichi fratelli. ***



XV

Antichi nemici Antichi fratelli



"Si ricordò di quando suo padre diceva che, nel momento un cui gli angeli cadono,
lo fanno in preda all'angoscia, perché hanno visto il volto di Dio ma sanno che non lo rivedranno mai più.
Ora, pensò, capiva come dovessero sentirsi."
-Cassandre Clare: Shadowhunters-
 
Il portone della cappella era stato richiuso. 
Non c'era via di uscita, ma neppure la volevo.
Ero esattamente dove volevo essere, con la creatura con cui volevo restare e che invece non potevo avere.
Era l'ultima notte, l'ultima volta che l'avrei visto.
Spinta da quel pensiero avanzai verso di lui, lasciando che i suoi occhi, di un blu da squarciare l'anima, mi risucchiassero dentro il loro gorgo e che per qualche istante mi portassero via e mi affogassero in quei due mari spietati.
Senza accorgermene fui di nuovo stretta dalla forza delle sue braccia. Le sue labbra morbide toccarono nuovamente le mie.
Sentii il suo calore echeggiare nel mio corpo, la sua energia alimentare la mia.
La mia schiena diventava sempre più fredda per via del contatto con il gelido marmo bianco della cappella, mentre il resto del corpo a contato con lui diventava sempre più caldo.
Mi accorsi di essere intrappolata tra le sue gambe e le sua mani che tenevano fermi i miei fragili polsi, stringendoli in una morsa d'acciaio da cui sarebbe stato umanamente impossibile liberarsi.
Le sue dita scesero dolcemente sul mio corpo, tracciando rune invisibili sui miei fianchi e sbottonando la mia camicetta bianca.
Lo vidi sorridere quando portò le labbra ad una distanza enormemente ravvicinata al mio petto, probabilmente godendosi il suono del mio battito così tanto accelerato dalla paura e della vicinanza del suo corpo. Mi baciò teneramente la fronte, come per tranquillizzarmi.
“Perché proprio oggi è così dolce? Renderà tutto più difficile”.
Afferrai la manica della sua camicia nera per fermare le sue mani che continuavano a scendere in zone più sensibili.
- Per favore...- sussurrai con voce rotta – Per favore Kai, promettimi dopo che avremmo fatto l’amore cancellerai tutti i ricordi che ho di te. Per favore spazzali via… ti prego-
Il suo volto si avvicinò al mio, scrutando nelle miei iridi, in cerca della mia anima.
- No... - soffiò accarezzando la mia gamba. Baciò le mie labbra, poi scese lungo il mento e lungo il mio collo, immergendoci la bocca e mordendo là dove la vita scorreva con più forza, togliendomi il respiro - Non permetterò che tu lo dimentichi mai. Ogni volta che un uomo ti sfiorerà, ti tornerà in mente questa notte. Anche se tu facessi l'amore con mille uomini, ognuno di loro ti ricorderà me. Il mio marchio non rimarrà solo sulla tua pelle ma anche nella tua memoria, per sempre -
A quelle parole, sentii la terra tremare sotto di me, e ascoltai il suono del mio cuore scoppiare.
Lacrime disperate scesero sulle mie guance come piccole perle luminose. Sarebbe stata una tortura eterna. Nessun uomo sarebbe riuscito e tirarmelo fuori dalla testa. Sarei vissuta per sempre con il ricordo di lui, della sua bocca, del suo tocco.
- Puoi piangere anche il mare, Manami. Non saranno di certo le tue lacrime a fermarmi- disse sfiorando i miei seni con le morbide labbra.
“No, non posso accettare questo. Morirò se non posso averlo”.
- Kai, non tornerai più indietro? D-dopo che mi avrai avuta, non potrò vederti mai più?- chiesi con un filo di voce per poter far tacere quella stupida speranza che non voleva abbandonarmi.
I suoi occhi si alzarono di scatto sui miei con un bagliore azzurro. Vidi che fremevano increduli e per la prima volta da quando lo vidi, nella sua voce udii una leggera incertezza.
- Che cosa ... cosa hai detto?-
Stavo per dirgli ciò che sentivo, stavo per dirgli che lo amavo, anche se terrorizzata dalla sua possibile derisione, quando una voce familiare e uno colpo potente al portone della cappella mi bloccò.
- Manami! Apri la porta! - ordinò imperiosa la voce di un giovane di cui riconobbi il proprietario.
Kai si alzò, lasciandomi libera, e vidi nei suoi occhi agitarsi una rabbia talmente potente che quasi me ne sentii annientata.
Ci fu un altro colpo, e poi il portone inspiegabilmente cedette, lasciando entrare la figura snella e, in quel momento, incredibilmente minacciosa di Amamiya.
Il suo sguardo dorato si posò su Kai e poi su di me. Era scioccato, ma non particolarmente sorpreso, in ogni caso la sua voce ruggì severa - Kai, che cosa le hai fatto? Questo è un luogo sacro e voi due siete fratelli!- 
Kai sbuffò teatralmente con fare annoiato, ma poi i suoi occhi si tinsero di un terrificante cremisi e con un sorriso maligno sulle labbra esordì - Piantiamola con questo fottutissimo perbenismo... non m'importa nulla se siamo fratello e sorella - disse agitando melodrammaticamente una mano. Poi divenne serio, tutto di un tratto, e giuro che lo sguardo che rivolse ad Amamiya avrebbe potuto farlo vaporizzare in un istante - L'unica cosa che m'importa e che tu mi stai dando fastidio - vagì con una voce che non aveva più nulla di umano.
Tese una mano verso Amamiya e con un gesto brusco, vidi il corpo del ragazzo venire sollevato tre metri da terra e lanciato con estrema violenza contro la parete di pietra.
Rimasi pietrificata sul posto, schioccata da quello che Kai aveva fatto.
-Lo ha ucciso!- gridai sconvolta, mentre un immenso dolore s'impadroniva del mio petto.
- Come la fai tragica - disse Kai - se avessi voluto ucciderlo lo avrei fatto da tempo. E' solamente svenuto - disse avvicinandosi a me.
La sua voce cambiò immediatamente tono: divenne dolce, come penetrata da un intimo incanto. Mi prese il viso tra le mani e le sue labbra sfiorarono il mio orecchio. Stavolta, per la prima volta da quando mi trovavo davanti alle sue iridi scarlatte, non ne ebbi paura, ma anzi, lo trovai infinitamente più bello – Manami, se tu lo desideri io...-
Le sue parole furono stroncate da un gemito di dolore che mi sbalzò all'indietro.
Dal suo ventre, insieme a fiumi di sangue nero, fuoriusciva una spada d'oro.
Colui che l'aveva trapassato era Amaiya.
- Torna all'inferno Satan - disse il giovane senza un fremito di paura, affondando ancora di più la lama nel corpo della creatura.
- No! Kai!- gridai afferrando il braccio di Amamiya e spingendolo via da lui - Che cosa hai fatto!?-
Mi sentii sconquassata, come se dentro di me fosse passato un tornado ed ora non ci fosse più pietra su pietra.
- Non preoccuparti Manami - disse il giovane con voce incolore - Satan purtroppo non morirà tanto facilmente- sibilò - Che succede Satan? Per caso i tuoi poteri sono così deboli da non permetterti di rigenerarti?- domandò Amamiya con la precisa intenzione di sfidarlo e io mi chiesi se fosse diventato pazzo.
Satan semplicemente si raddrizzò in piedi e come se quello che avesse sulla camicia fosse solo acqua e non sangue, lo toccò e se lo sparse sulle dita candide. Poi una risata metallica e maligna risuonò per tutta la cappella come una antica maledizione.
- Ecco perché la tua aura mi faceva così schifo - disse leccandosi la mano insanguinata come un gatto che si ripulisce il manto - Già da subito mi sei rimasto sullo stomaco, brutto bastardo traditore -  estrasse la spada dalle carni e facendo fuoriuscire dalle spalle due immense ali nere. Intorno al suo corpo si avvilupparono dense ombre oscure e lunghissime corna caprine fecero capolinea sul suo capo. I capelli, scesero come una cascata di tenebra liquida sulle sue enormi spalle.
- Figlio di puttana, mi hai spiato per tutto questo tempo!-
Con un movimento più veloce di un morso di un cobra, lanciò la spada a due centimetri dalla tempia di Amamiya.
- Ma dimmi, perché mai l’Arcangelo Michel dovrebbe scomodarsi a venire sulla terra? -
Amamiya sorrise freddamente e il suo corpo iniziò a trasformarsi davanti ai miei occhi increduli.
I suoi capelli biondi si allungarono come ramoscelli, divenendo di un oro talmente intenso da illuminare la cappella. Gli occhi aurei presero a splendere di antica bontà e saggezza. Dalla sua schiena esplosero due bellissime ali bianche, di un candore abbagliante. La sua pelle perse il suo colore ambrato e la sua consistenza, divenendo di una sostanza eterea, simile all'aria ma che brillava come un diamante. Anche i tratti del suo viso di trasformarono, divenendo più simmetrici e taglienti, simili a quelli di Satan, come se fosse stati scolpiti entrambi dallo stesso artista.
La voce con cui parlò sembrava più un canto di migliaia di cori, piuttosto che il suono di un singolo individuo.
- Ho predetto il tuo ritorno da migliaia di secoli. E' il tedio del destino, Satan-.
Il diavolo sorrise come un folle, leccandosi le labbra da cui fuoriuscivano due aguzzi canini. Aprì la mano e dalle tenebre si materializzò una spada la cui elsa aveva ai lati due serpenti attorcigliati in una vorticosa spirale e la lama era rossa come il sangue.
Scosse la testa agitando i suoi capelli scuri, come un leone pronto a combattere.
- Vieni pure Michel! Sento già il profumo della mia vittoria!- ruggì spalancando le ali e scendendo in picchiata sull'Arcangelo che nel mentre aveva ripreso in mano la sua spada dorata.
- Ti ricaccerò tra le tenebre dell'Inferno, così che la pace possa tornare sulla Terra!- esclamò l'Arcangelo guerriero avventandosi contro il diavolo.
- Fa tacere la tua spocchia, bastardo!- ruggì il Maligno pronto a ghermire con i neri artigli le ali bianche dell'Arcangelo.
Poi dalla sua spada si formò una piccola massa di una sostanza che non avevo mai visto in tutta la mia vita, ma di cui avevo solo sentito parlare in qualche programma scientifico. 
Era antimateria allo stato puro. Una sostanza talmente abbagliante e ricca di energia che per qualche istante rimasi accecata dalla sua luminosità e fui sbalzata dalla navata centrale e finii contro l'altare.
Quando riuscii nuovamente ad aprire gli occhi la disperazione penetrò nel mio cuore.
Un groviglio di ali e ruggiti si muoveva vicino agli altissimi soffitti della cappella, nelle volte affrescate con scene bibliche.
Le ali nere s'intricavano e si avviluppavano con un paio di ali bianche. Si staccavano per poi riattaccarsi con una furia inumana. Tra gli accecanti bagliori, vidi gli artigli di Satan straziare senza pietà le carni dell'Arcangelo e vedere poi il suo braccio sinistro, coperto da una tunica scura, venire trapassato dalla lama dorata.
Potevo udire i ruggiti furiosi delle due creature, riconoscendo quegli bassi e graffianti di Satan e quelli più acuti e puri di Amamiya.
Ero in preda alla disperazione più totale: non sapevo che cosa fare per fargli smettere e guardavo impotente le due creature ferirsi a vicenda e sputarsi contro minacce in una lingua che non avevo mai sentito prima.
- Smettetela!- gridai.
Ma quelli, nel furore della battaglia, non mi ascoltarono neppure per un istante. Vidi la spada di Amamiya lacerare parte dell'ala di Satan e quest'ultimo inviargli contro una piccola sfera di antimateria, prendendolo in pieno e facendolo schiantare sul freddo marmo del pavimento.
Corsi verso di lui e, senza sapere bene cosa intendessi fare, mi frapposi tra l'arcangelo e il diavolo.
Amamiya si rialzò subito scuotendo le ali candide.
- Manami, stai indietro!- mi ordinò afferrandomi per un braccio e mettendomi dietro la sua schiena.
- No! Dovete smetterla di combattere!- disse prendendogli alcune piume insanguinate e trattenendolo per l'ala.
- Non posso: finché Satan rimarrà in questo mondo l'equilibrio tra luce e oscurità non sarà rispettato. Sempre più cuori umani si macchieranno di peccato e questo mondo è già pieno di malvagità a causa sua! - disse l'arcangelo lasciando che le sue parole mi entrassero nel cuore.
- Aaaa - disse Satan richiudendo le ali e posando i piedi sul pavimento - Allora le hai mentito. E' stato solo per accertarti che ci fossi veramente io dietro tutta questa faccenda che ti sei dichiarato a lei. Michele mi meraviglio di te! Questo tuo concetto di "giustizia" è davvero molto comodo - disse maliziosamente.
- Sta zitto! I miei sentimenti per Manami sono sinceri!- ringhiò Amamiya evocando una sfera di luce bianca e inviandola contro Satan. Questo si spostò subito dalla traiettoria e furibondo, concentrò la sua energia negativa in una gigantesca massa nera spedendogliela contro a una velocità pazzesca.
Amamiya messo alle strette si difese alzando lo scettro, riuscendo a spostare la sfera dalla sua traiettoria, ma si accorse troppo tardi di averla fatta deviare dalla parte sbagliata.
Accadde tutto in meno di tre secondi: la sfera puntò contro di me, minacciando di dissolvermi in una nuvoletta di vapore. Satan, più veloce dell'arcangelo per via della sua natura serafica, si accorse immediatamente della traiettoria del globo e, mi chiedo ancora per quale oscura ragione, spalancò le immense ali e si sovrappose come uno scudo vivente tra me e la sfera da egli stesso generata.
Il globo lo colpì in pieno e lo vidi precipitare pesantemente al suolo.
Immediatamente m'inginocchiai e gli sorressi il volto, leggendo nelle sue iridi scarlatte un'ira devastante.
- No! perché lo hai fatto?- dissi accarezzandogli una guancia vellutata mentre trasparenti lacrime iniziarono a sgorgarmi dagli occhi, in preda a una terribile paura.
- Che vergogna - mormorò - Sconfitto per aver protetto un'umana -
Si alzò a fatica, barcollando sotto i miei occhi. Mi afferrò per un braccio e mi spinse via - Sta zitta e allontanati!- mi ruggì contro.
Ma poi le gambe gli si piegarono nuovamente sotto il peso del corpo e fu costretto ad inginocchiarsi di nuovo sopra una pozza di sangue scuro.
- Solo per una piccola umana...-
Amamiya gli si avvicinò e sollevò il suo scettro sopra il suo capo, come la scure di un boia, in attesa di farla scendere sul giustiziato.
- Satan, in nome di Dio io ti caccio nelle tenebre del tuo regno...- ma la sua voce fu interrotta dallo sguardo tagliente del suo nemico.
Satan, nonostante fosse lui quello che in quel momento se ne stava prostrato, lo guardò con disgusto e aria di superiorità. Le sue labbra si aprirono in un sorriso trionfante, come se fosse lui quello che teneva in mano la situazione - Sì, ma non me ne andrò, ma non da solo. Porterò con me il cuore e l'anima di Manami e tu sarai per sempre costretto ad amare la donna che ama me!-
- Non puoi prenderti la sua anima. Lei non te l'ha mai promessa. - ringhiò l'arcangelo a denti stretti.
- E' vero, mi ha promesso in cambio la sua purezza; ma dato che il patto non è stato ancora rispettato io ho il diritto di prendermi la sua anima, e tu ti ritroverai ad amare la custodia vuota di morta vivente!- disse ridendo come un pazzo, mentre i suoi occhi scarlatti mandavano bagliori tremendi. Ma poi guardò verso di me e vidi per un istante le sue iridi velarsi di tristezza, come di qualcuno che aveva appena perso qualcosa di molto importante - Manami, non ti cederò mai -
Ma poi uno spasmo gli oppresse il petto e crollò a terra con un tonfo sordo, ma sia io che l'angelo lo sentimmo mormorare due semplici parole che furono capaci di spaccarmi il cuore e segnare il mio destino.
- Ti amo...-
 
 
Senza che il mio cervello fosse lontanamente interpellato, le mie gambe scattarono, ma Amamiya fu più veloce e mi afferrò per la vita impedendomi di andare incontro a Satan.
- Fermati! Non andare!-
Ma io, animata da qualcosa che mi cantava nel cuore riuscii a districarmi dalla sua stretta gridandogli di lasciarmi andare. Corsi verso la creatura che aveva appena dichiarato di amarmi, mentre la vedevo dissolversi piano piano di fronte ai miei occhi.
Gli buttai le braccia al collo.
- Non andartene! Rimani con me! Ti prego, farò tutto quello che vuoi! Ti scongiuro, esaudisci questo mio desiderio!- lo implorai con le lacrime agli occhi.
So quanto deve essere assurdo sentire certe parole fuoriuscire dalla mia bocca. Penserete che io sia diventata pazza o incredibilmente stupida. E forse avreste pure ragione.
Ma quando ami veramente una persona, qualsiasi essa sia, saresti disposta ad ucciderti e ad uccidere per essa.
Credo che sia un po' come essere madre: quando un tuo figlio ha bisogno di aiuto non c'è paura, legge o moralità che tenga perché il tuo amore verso la creatura che ami sarebbe capace di distruggere il cielo se ce ne fosse bisogno.
- Manami, non capisci che ti sta solo usando!?- gridò l'angelo mentre una grande tristezza incrinava la sua voce cristallina.
Non ascoltai neppure per un attimo il suo disperato tentativo, ma sentii chiaramente la mano del diavolo posarsi delicatamente sul mio capo e le sue labbra sussurrare nel mio orecchio - Per questo dovrai fare un altro patto, Manami -
- Lo accetterò qualsiasi cosa esso richieda-
Mi prese il volto tra le mani, sciogliendo il mio abbraccio.
I suoi occhi scarlatti scrutarono con un'intensità che mi fece vacillare le gambe i miei verdi.
- Rimarrò al tuo fianco, ma in cambio tu mi devi giurare amore eterno -
Rimasi a fissarlo per un secondo e capii subito che non avrei più potuto vivere lontano da lui: non so se fosse per puro amore o un qualche incantesimo che mi avesse soggiogato il cuore e la mente, ma in quel preciso attimo si scrisse il mio destino.
- Giuro di amarti per tutta l'eternità -
 Alle mie parole la parte alta della manica della mia camicia si stracciò all'altezza del pentacolo che già mi marchiava la pelle. I suoi contorni, prima sottili come il tratto di una penna divenne più grosso e di un nero molto più intenso.
L'angelo si voltò verso il portone e prese ad andarsene con le ali abbassate, cosciente della sconfitta.
- Hai vinto Satan - disse - La tua furbizia non smette mai di stupirmi. Ora che lei a dichiarato di amarti eternamente io non posso più ricacciarti tra le tenebre poiché la legge di Dio si basa sull'amore e nessuno può negarvelo ma... -
Si fermò davanti al portone aperto, come se soppesasse bene il peso delle sua parole. Poi si voltò con un sorriso che sembrava illuminarlo tutto.
- Io continuo a sperare con tutto il mio cuore che un giorno tu tornerai ad essere lo splendido angelo che eri e che ti riunirai a me e agli altri tuoi fratelli celesti- poi se ne andò senza più aggiungere nulla.
Conoscevo la storia di Satan quando ancora veniva chiamato il suo nome da angelo: Lucifero.
Si diceva che fosse l'angelo più amato del Signore, una creatura meravigliosa che si distingueva dagli altri angeli per intelligenza, bontà e bellezza.
Ma la fiamma che brucia di più dura anche la metà: alcuni scritti dicono che fosse a causa della sua superbia che lo portò a non riuscire a tollerare il fatto che Dio avesse promesso il suo regno al Figlio, altri invece affermano che non accettò l'incapacità degli angeli di generare una  qualsiasi forma di vita mentre bastava che Dio lo desiderasse che dal suo pensiero si creasse un essere, altri che aveva visto nella nuova creazione di Dio, ovvero l’uomo, qualcosa di molto malvagio ed oscuro che lo portò a non accettare di servirlo.
Ci sono tantissime teorie, ma credo che nessuno scoprirà mai quale si la vera ragione della sua ribellione; fatto sta che non era solo benvoluto da Dio, ma anche da gli altri angeli, tanto che durante la grande battaglia, un terzo delle schiere angeliche fu dalla sua parte.
Mi voltai a guardarlo, mentre lui ancora scrutava in silenzio il portone della cappella da cui era appena uscito uno dei suoi più antichi nemici e ancora più antichi fratelli e alleati.
Bastava uno sguardo per capire quanto ancora di angelico ci fosse nel suo aspetto, ma mi domandai però se nel suo petto battesse ancora il cuore dello splendido angelo che era stato.
- Alleluia si è levato dalla scatole - disse con vivace sarcasmo voltandosi a guardarmi con un'inquietante bagliore predatore negli occhi - Ora possiamo continuare da dove ci eravamo interrotti: non hai ancora pagato il tuo vecchio contratto, mia cara - esordì sorridendo.
Arrossii all'istante.
- No, no, aspetta un secondo - dissi indietreggiando spaventata. 
Era sorprendente la velocità a cui il suo umore mutava. Capriccioso ed imprevedibile come un temporale estivo.
- Non ho intenzione di aspettare- disse avanzando verso di me con fare predatorio.
- Stai scherzando vero? Fino a cinque secondi fa stavi agonizzando più morto che vivo!-
Lui sorrise - Oooh, ma come sei premurosa - disse sarcasticamente - Ma non c'è alcun bisogno che ti preoccupi per me, piuttosto dovresti preoccuparti per te stessa; noi demoni ci riprendiamo molto facilmente e siamo molto, molto ingordi-.
Poi piano piano prese a trasformarsi. Le ali rientrarono dentro la sua schiena e le corna nodose nel suo capo. I capelli, che gli arrivavano fino alla vita, si accorciarono e tutto il suo corpo prese delle proporzioni umane.
Quando fu a poco meno di un passo da me, mi prese il viso tra le mani.
Stavo per dirgli qualcosa ma lui mi fermò posando un bacio sulle mie labbra.
- Ora stai un po' zitta però -


 



  Eccoci qua! Come state?
Come vedete è successo un casino allucinante:
1 cosa: Amamiya non era un semplice essere umano ma bensì l'arcangelo Michel, ovvero colui che fece precipitare Satana negli Inferi.
2 cosa: Satan, quando sta per lasciarci letteralmente le penne si dichiara a Manami... il suo amore sarà sincero oppure e uno dei suoi soliti trucchetti? 
3 cosa: Manami stringe un'altro patto con Satan per far si che rimanga con lei, dichiarandogli amore eterno.
Ebbene, se volete sapere cosa succederà ... leggete :)
Auguro a tutti un felici Capodanno (non bevete troppo)!
A presto!
           Piccola Pirata

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Capitolo 17
*** Sempre! Ma a modo nostro ***



XVI

Sempre! Ma a modo nostro

 


Se danzi col diavolo,
il diavolo non cambia.
È il diavolo che cambia te.
-
8mm - Delitto a luci rosse-

Kai sbuffò e per la milionesima volta mi disse di calmarmi facendomi però agitare ancora di più. Tentavo invano di liberarmi dalla sua stretta sui miei polsi e dal suo peso.
- Smettila di comportarti come un agnellino sacrificale!- disse ridendo dopo l'ennesima volta che tentai di alzarmi dal pavimento in marmo - Di che cosa hai tanta paura? Di me?-
- E' ovvio che abbia paura! Io ...- tentai di giustificarmi.
- Stai tranquilla, non sai che la paura si tramuterà in piacere in un istante?- mi stuzzicò - e ora te lo dimostro...-
- No! Aspetta un secondo! Cosa stai…-
Ma era come parlare con il muro. Le sue dita agili sbottonarono facilmente la mia camicetta così come il gancetto del reggiseno.
Sentii il viso andarmi a fuoco quando la sua mano scese sui miei seni riempiendomi di fremiti.
- Che c'è, ti vergogni? - sussurrò con voce suadente nel mio orecchio - Ti senti in imbarazzo per il luogo consacrato? - sorrise maliziosamente - O piuttosto ti eccita?-
Io non riuscivo a rispondere. Ero troppo tesa e spaventata, non tanto da lui, ma dallo strano modo di reagire del mio corpo.
Non mi era mai capitato di tremare in quel modo, di sentire quella strana sensazione di dolce debolezza che m'impediva di reagire. Tentai per l'ennesima volta di allontanarmi da lui, ma anche stavolta me lo impedì, facendomi stare a carponi.
Mi afferrò da dietro il viso con una mano, mentre l'altra scendeva in zone più sensibili.
Non appena sentii il suo tocco fui attraversata da una scarica elettrica che mi attraverso da capo ai piedi. Tentai di soffocare i gemiti che mi nascevano in gola ma non ci riuscii.
“Quando è che ho imparato a gemere in questo modo?”
Kai rise sentendo i miei vani tentativi di auto-zittirmi
- E' inutile che ti trattieni, hai la lussuria dipinta sul viso - soffiò contro il mio collo.
Non riuscivo più a ragionare lucidamente per via di quelle strane sensazioni che m'invadevano il corpo.
La mia pelle si era surriscaldata e vedevo uscire dalla mia bocca nuvolette di condensa, nonostante la temperatura all'interno della cappella non fosse così fredda e sebbene le mani di Kai toccassero in modo crudo il mio corpo, anche quando mi mandò nuovamente con la schiena a terra e le gambe divaricate non potei non sentire un enorme torpore nel ventre.
“Queste sensazioni sono sempre conseguenze del potere di Kai? O è solo… libidine?”
Non seppi dare risponde a questa domanda, perché quando il suo viso fu di nuovo vicino al mio perse ogni importanza.
Il mio istinto mi fece cercare le sue morbidi labbra e la mia paura si affievolì.
“Non m'importa ciò che succederà...” 
Il mio intero corpo vibrava a contatto con il suo e io seppi quando lo bramasse.
Accarezzai la sua guancia e lasciai la mano lì. Torpore e dolcezza m'invasero la pelle e di nuovo ebbi la certezza di amarlo. Con l'altro braccio gli cinsi il collo e lo guardai dritto negli occhi. M'immersi in quelle acque tempestose e vi nuotai dentro cercando un fondo a  quei meravigliosi abissi marini alla ricerca della sua vera anima. E poi la vidi. Una luce. Splendeva come una fiamma in una gabbia di tenebre e per quanto fosse flebile e corrotta era lì,viva e presente. Era forse l'ultimo bagliore dell'angelo che era stato? L'ultimo residuo di bontà in quel cuore superbo ed incline al rancore? 
Ma poi, quando sentii qualcosa premere contro di me, la tensione, l'ansia e la paura si fece di nuovo sentire e svenni tra le sue braccia.
 
Tsubasa entrò spalancando rumorosamente il portone della cappella urlando come un forsennato 
- Mio Signore! Ho scoperto una cosa assurda! In realtà Amamiya è...-
- L'Arcangelo Michel?- disse quello abbottonando l'ultimo bottone della mia camicia, mentre io me ne stavo ancora priva di sensi sdraiata su una delle panche della navata centrale. Poi, quando ebbe finito, mi prese tra le braccia senza alcuna fatica, come se non pesassi più di una piuma.
- Quindi è riuscito a... insomma... a farle rispettare il patto, mio Signore?- disse Tsubasa arrossendo come una fanciulla.
Kai scosse la testa e i suoi capelli neri gli scesero deliziosamente scomposti sulla fronte - No, è svenuta un attimo prima. Questa ragazzina è davvero un disastro- disse infine posandomi un tenero bacio sulla palpebra.
Tsubasa ci guardava stranito e sorpreso, come se non capisse fino in fondo la scena che gli si presentava dinanzi agli occhi. 
Kai se ne accorse e con la sua solita dolcezza gli domandò - Che cazzo hai da guardare?-  
- No, nulla, mi scusi-
Kai lo ignorò e disse un asciutto "andiamo" prima di uscire fuori dalla cappella.
Tusaba lo seguì a ruota, ancora sorpreso dall'espressione che aveva scorto sul viso del suo padrone.
“Non l’ho mai visto sorridere così...”
 
 La prima cosa che sentii fu un profumo familiare, poi, appena la mia mente si fece un po' più lucida, spalancai gli occhi e mi accorsi di essere nella mia camera, sdraiata sul mio letto comodo e con una calda trapunta addosso.
Avevo tutti gli arti anchilosati e la schiena mi faceva male.
Ancora mezzo addormentata, feci fare delle circonduzioni in senso orario e poi antiorario al mio collo. Ma mentre stavo completando l'ultimo giro, i ricordi di ciò che era successo la notte precedente mi penetrarono la mente con una forza prorompente.
Mi tornò in mente Amamiya, o meglio, Michel. La dichiarazione di Kai e la conclusione del nostro patto facendo l’amore e…
“Facendo l’amore… non me lo ricordo!”.
Scostai la trapunta cercando sul mio corpo qualcosa che fosse mutato.
“Mi dovrei sentire diversa? Forse dato che si trattava di Kai no, ma…”
Mi sentivo impazzire.
“Possibile che abbia perso la verginità e non mi ricordo niente?”
L'ultimo mio ricordo che avevo della sera precedente erano gli occhi di Kai che fissavano i miei, la morbidezza della sua guancia e ... nient'altro.
“Cos'altro è successo? Come sono arrivata a casa?”
Balzai giù dal letto, presi i primi vestiti che mi capitarono a tiro e mi fiondai giù in cucina nella speranza di trovarci Kai o almeno Tsubasa. 
Non trovai né l'uno ne l'altro, ma solo la mamma che preparava le frittelle.
- Ciao tesoro! Fai colazione?-
- Emm... sì... bho... forse. Comunque dov'è Kai?-
- Kai? E chi è?-
- Co-come chi è!? Kai! Mio fratello maggiore!- dissi agitando le braccia, come se mi aiutassero a farmi capire meglio.
- Manami, cosa stai dicendo? Lo sai che sei sempre stata figlia unica - disse lei asciugando un bicchiere di vetro con il panno da cucina e guardandomi incuriosita.
- E allora Tsubasa? -
Mia madre sospirò e sorrise - Devi essere ancora mezzo addormentata. Muoviti o arriverai tardi a scuola -
“Non può essere, ditemi che è uno scherzo”.
 
Non ascoltai le proteste di mia madre quando mi vide uscire di corsa di casa, senza neanche prendere lo zaino.
“Non può essersene andato!Me lo ha giurato!”
Correvo per strada, senza guardare dove le gambe mi portavano. Non m'interessava. In quel momento, per quanto mi riguardava, potevo finire anche sotto una macchina: sarebbe stato un gesto misericordioso.
Correvo, correvo, senza sapere dove andavo, mentre i miei occhi, modeste sorgenti di lacrime, finivano le loro riserve.
Sentivo l'aria fredda mattutina penetrarmi nei polmoni come aghi pungenti, provocandomi un forte dolore al petto.
Il battito del mio cuore era fortissimo e irregolare. Piano piano iniziò a mancarmi il fiato e mi dovetti fermare.
“Me lo aveva promesso! Aveva giurato che sarebbe rimasto per sempre al mio fianco! Era solo una vile bugia?”.
Rallentai l'andatura e mi accorsi di essere vicinissima al giardino della scuola.
Gli studenti chiacchieravano tranquillamente fra loro, raccontandosi gli eventi accaduti la sera precedente o semplicemente scherzando e ridendo, magari su come era vestito un loro amico o come fosse stato scaricato dalla propria ragazza.
Il senso della vita degli altri e della mia, in quell'attimo, mi parvero non più importanti di una generazione di erbacce che cresceva nel prato dove mi ero appena seduta.
Vidi in lontananza Amamiya. Sembrava tranquillo. Non c'era nulla in lui che facesse pensare che appena la sera precedente avesse combattuto contro il male personificato.
“E' stato tutto un sogno perverso? Ho davvero confuso la realtà con uno stramaledettissimo sogno?
Gli angeli, i diavoli, non esistono?
Allora perché il solo ricordo delle dita di Kai sul mio corpo mi fa eccitare?
Devo rivederlo ed ho un solo modo per farlo!”
Mi alzai dall'erba e percorsi correndo la strada al ritroso.
Mia madre mi vide di nuovo rientrare in casa - Cosa hai dimenticato stavolta?-
Non le risposi. Mi fiondai sulle scale e poi nella mia stanza. Appena fui di fronte alla libreria mi misi a cercare con foga il tomo nero. Buttai giù tutti i libri, dato che erano impilati alla bell'e meglio fino a quando non lo trovai.
Lo presi fra le mani come se fosse la cosa più preziosa e fragile al mondo e delicatamente iniziai a sfogliarlo.
Stavolta non inorridii di fronte a quello strano inchiostro carminio. Sfogliavo e andavo avanti senza tregua. Leggevo la finalità dell'incantesimo e andavo avanti fino a quando non trovai quello che cercavo.
Non posso dirvi quello che c'era scritto, vi metterei in pericolo, ma vi posso assicurare che quello era uno degli incantesimi di magia nera più complessi e lunghi esistenti.
Mi accorsi presto che non avevo nessuno degli "ingredienti" richiesti, ma i più innocui sapevo dove trovarli.
Senza ulteriori indugi, presi lo zaino e ci ficcai dentro il manoscritto, poi me lo misi in spalla e mi precipitai di nuovo nelle scale.
- Manami, che hai stamattina!? Sembri una pazza!- mi disse mia madre tentando di acchiapparmi per un braccio - Ma mi vuoi ascoltare?-
- Non rompere! Ho da fare!- le gridai contro inferocita.
Mia madre sgranò gli occhi e vidi la sua pelle tingersi di rosso, ma me ne fregai.
Uscii sbattendo la porta e corsi nuovamente a scuola.
 
Il laboratorio di scienze era deserto e, come al solito, c'era quello stano odore che io definivo  "rana sottolio".
Le pareti e le mattonelle bianche riflettevano la luce solare che riverberava a lungo nella stanza in modo fastidioso.
Parcheggia lo zaino sulla cattedra tirando fuori però il tomo. Passai davanti ai microscopi e mi diressi dritta verso gli animali imbalsamati e quelli sventrati e messi dentro quello strano liquido giallognolo che impediva al loro corpo di deteriorarsi.
Aprii il libro alla pagina dell'incantesimo e lo lessi nuovamente.
"Ma gli  animali devono essere vivi o morti?" mi domandai frustrata, mentre guardavo quelle povere bestie costrette a rimanere immobili per sempre.
- Cosa ci fai qui nel mio laboratorio?- tuonò una voce graffiante alle mie spalle facendomi sobbalzare. Il tomo mi cadde dalle mani, finendo a terra con un tonfo sordo.
“O merda”.
Non avevo il coraggio di voltarmi per affrontare il professore, dopotutto, che cosa gli avrei potuto dire?
- Em ecco io, sì ecco, a me piace un sacco la biologia e quindi... non ho saputo resistere e...-
Sentii i suoi passi leggeri avvicinarsi a me e raccogliere il tomo che era finito a terra.
-  Magia nera?-
- No! Non è...-
Mi voltai e per poco non mi venne un collasso.
Era lì. Era lui.
Bellissimo.
I suoi occhi blu, leggermente nascosti dalla montatura in stile vintage degli occhiali, mi guardavano con aria divertita e beffarda.
- Per caso stavi pensando di evocare un altro demone e offrirgli la tua verginità?-
- Satan?- 
Era lui, di questo ero certa, ma comunque vederlo così cambiato mi fece un poco tentennare.
Gli occhi erano rimasti gli stessi, ma i lineamenti si erano fatti più duri e marcati e sembrava dimostrare un'età più avanzata.
I capelli erano più lunghi e il suo vestiario era più ricercato e raffinato.
- Che studentesse maleducata - disse con tono melodrammatico - Dovrai farti perdonare con delle ore extra-scolastiche di punizione-
- Come... perché sei diventato un professore?-
Lui sorrise, aspettandosi quella domanda - Sono diventato tuo fratello solo per farti avvicinare a Shion, ma dato ora non c'è ne più bisogno, ho deciso di diventare il tuo professore perché così mi posso divertire decisamente di più -
Poi mi si avvicinò e con un gesto deciso mi prese il viso tra le mani - Non pensare che io me ne sia dimenticato: tu mi devi dare ancora qualcosa; e poi ti ho giurato di stare al tuo fianco, no?-
- Allora non mi stavi mentendo?- domandai mentre delle lacrime di gioia tentavano di scendere sulle mie guance.
- Noi demoni manteniamo sempre le promesse... a modo nostro ovviamente - disse sorridendo in modo angelico.
Poi avvicinò il mio viso al suo, e le nostre labbra si toccarono di nuovo, facendomi desiderare che non si staccassero mai più.
 
 
Nello stesso momento, l'angelo nascosto sotto le fitte fronde degli alberi vide la scena, mentre un senso di crescente tristezza e inquietudine gli attanagliavano il petto.
- Dio, questo... questo non doveva essere permesso...-

 
 
Ciao ragazze/i! Scusate per il madornale ritardo!
Come vedete in questo capitolo, non succede nulla di così eclatante, ma mi serviva perché da questo momento in poi, la storia cambierà tantissimo.
Spunteranno come funghi dei nuovi personaggi, alcuni un po' modificati.
Cosa posso dirvi? Ringrazio tutti quanti per avermi seguito fino a questo capitolo (anche se molto silenziosamente) e spero che questa storia continua a piacervi!
A presto!
 
Piccola Pirata
 

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Capitolo 18
*** Lezioni di dissezione ***


XVII

Lezioni di dissezione 

 
« i figli di Dio videro le figlie dell'uomo che erano belle
e si presero delle mogli fra tutte quelle che scelsero. »
-
Bereshit (Genesi) Bibbia ebraica-
 

Michel planò con le maestose ali bianche e prese il suo posto nel tribunale celeste accanto ai suoi fratelli Gabriel e Raphael.
Angeli appartenenti alle prime due sfere affollavano il concilio, avendo cura però di mantenere sempre l'ordine divino.
I Serafini si posizionarono con le loro immense ali, tre per parte, nei cori superiori insieme ai  Cherubini e agli Arcangeli.
Sotto di essi, la seconda Triade composta dalle Dominazioni, le Virtù, i Principati, le Autorità, le Potestà, e i Troni presero il loro posto.
La terza sfera, la più numerosa, composta dai semplici angeli custodi, non fu convocata.
 Quando tutti ebbero preso il rispettivi posti , insieme iniziarono a pregare alzando canti al Signore con le loro voci angeliche. Quando ebbero terminato le lodi, una Serafina che dalla Caduta ricopriva il ruolo di capo degli angeli, si alzò dal suo seggio  .
- Fratelli, siamo qui riuniti per discutere di una questione allarmante. Satan, il nostro antico fratello caduto, ha giurato amore eterno a una giovane donna umana e tutti noi sappiamo ciò questo fatto potrebbe comportare -
Tra le sfere si alzarono forti esclamazioni di stupore e orrore. Ci furono forti bagliori e lampi, come spesso accadeva quando gli animi degli angeli divenivano inquieti.
Michel si ritrovò a pensare che quando c'era Lucifero a detenere il potere sul tribunale, quei disordini non si sarebbero mai creati.
- Ciò non è possibile. - dichiarò un Trono alzandosi in piedi con la sublime calma che gli caratterizzava - Satan ha giurato odio verso le creature di Dio. Non sceglierebbe mai una donna umana come compagna. -  sentenziò.
- E' stato l'Arcangelo Michel a portarci la notizia. Qualcuno forse dubita di lui?-
Nessuno osò rispondere alla domanda.
- Micheal, esponi tu i fatti - lo esortò la Serafina.
L'Arcangelo si alzò in tutta la sua altezza e parlò - Ciò che Domangel ha riferito è la verità - disse mentre i suoi occhi dorati passavano su ogni angelo presente nel tribunale - Ho visto con i miei occhi Satan salire dagli inferi e fingersi uomo per rubare il cuore di una giovane donna umana -
Alle sue parole le voci si alzarono sempre più forti e intricate, tanto che la Serafina dovette sovrastarle alzando la voce - Fratelli, vi richiamo all'ordine! -
Le voce stemperarono, ma rimase comunque un basso brontolio di sottofondo che sapeva di paura.
La Serafina poi si rivolse ad un altro angelo del suo stesso ordine.
- Cosa proponi di fare Hamied?-
Il Serafino chiamato a parlare si alzò anche esso e con voce imperiosa disse - Non possiamo rischiare che si generi l'uomo-diavolo. Dobbiamo intervenire prima che avvenga l'irrimediabile. Io propongo di agire nell'immediato e portare via la ragazza dalle zanne del serpente -
- Non possiamo portargliela via. Se l’amore con cui è stato suggellato il giuramento è vero, noi non abbiamo modo d’intervenire - esclamò un Cherubino, creando una fiamma abbagliante.
- E allora dovremo toglierle la vita – sentenziò Domangel, esprimendo per la prima volta la sua opinione e rivelando la sua indole di angelo collerico.
A quelle parole, su tutto il tribunale scese un silenzio soffocante e carico di tensione. Fu spezzato improvvisamente dalla voce furente di Michel che parlò con un crescente senso di inquietudine nel petto:
- Non possiamo togliere la vita alla ragazza prendendo in considerazione eventualità che potrebbero anche non verificarsi mai! E’ solo una bambina. E’ stata soggiogata, non sa quello che fa!-
Alcuni angeli ammutolirono davanti alla reazione dell'Arcangelo, guardandolo incuriositi.
L’Arcangelo Gabriel che era rimasto seduto accanto a Michel, parlò:
- L'età della ragazza non conta Michel. La Madre di Dio aveva appena sedici anni quando le io stesso, sotto l'ordine divino, le chiesi di scegliere. Anche lei era solo una bambina, ma ebbe il coraggio di scegliere il bene – disse con voce severa. Tuttavia lo sguardo che rivolse a suo fratello era di compassione.
- Io non avrò parte al questo ignobile assassinio!- ruggì l’Arcangelo furente - I nemici si affrontano sul campo di battaglia con le spade in mano, non si attaccano alle spalle! La giustizia, il non lasciarci andare ai bassi istinti ed il perseguire sempre ciò che giusto non è forse ciò che ci distingue dai demoni?- esclamò Michel, mentre la sua voce si innalzava oltre le volte celesti.
- Quindi cosa proponi di fare, fratello?- domandò la Serafina fissandolo.
-Il Padre ha forse dato ordini?- chiese incerto l'Arcangelo.
- No, e' ormai da due mesi che tace - sospirò la Serafina - assiste a tutto quello che succede, ma non ci da né consiglio, né conforto -
- Allora io propongo di attendere. Forse potrei riuscire ad allontanare la ragazza da Satan, ma avrò bisogno di aiuto-
- La Mediatrice, Michel?- chiese la Serafina guardandolo con cipiglio severo, come se fosse disgustata dalle intenzioni dell'Arcangelo.
- So che è indegno di noi, ma preferisco abbassarmi a collaborare con la Mediatrice, che far scorre il sangue di un innocente-
  
Ero seduta al secondo banco della fila centrale e nessuno sembrava accorgersi della scomparsa improvvisa di mio fratello. Di fatto, quando chiesi a Shizuko se sapesse qualcosa riguardo a lui, mi domandò se avessi la febbre.
Così, sollevata dal fatto che nessuno si ricordasse niente, mi sedetti nel secondo banco della colonna centrale, a fianco a un ragazzo che non avevo mai visto. Feci per presentarmi quando fece il suo ingresso nell'aula il mio nuovo professore  nonché fratello scomparso e... ragazzo?
Mi sentii strana a quel pensiero. Una stranezza che però mi piacque immensamente.
Con estrema eleganza, posò la borsa in cuoio nero sulla cattedra, poi con il gesso bianco, scrisse velocemente il suo nome alla lavagna.
- Il mio nome è Kai Sakurai, e sarò il vostro professore di biologia fino alla fine dell'anno -
“Kai Sakurai?E’ lo stesso nome che ha usato quando si è finto mio fratello”
- Sì, lo so, anche io gli ho detto di cambiarlo, ma lui mi ha risposto che non aveva importanza dato che Sakurai è un cognome abbastanza comune in Giappone.
Fu il ragazzo seduto nel banco accanto a me a parlare, lasciandomi basita.
- Che c'è?- mi domandò quello di fronte alla mia faccia sconcertata.
- Ma tu chi sei?- dissi avvicinandomi per scrutarlo meglio.
Era un ragazzo molto carino, con dei grandi occhi neri, molto espressivi e dei capelli dello stesso colore che davano l'idea di essere davvero molto soffici. Aveva una singolare attaccatura a becco di corvo.
- Stai scherzando vero?- disse quello ridacchiando, ma poi vedendo che la mia espressione diffidente non cambiava disse: - Davvero non mi riconosci!? Sono Tsubasa! Come fai a esserti dimenticata di me?- disse offeso.
- Tsubasa!? Ma tu eri un bambino! Ora sei più alto di me!-
- Beh, devi sapere che il padrone è terribilmente geloso  quindi mi ha detto che dovevo farti da guardi del corpo per non far avvicinare gli altri maschi. Si comporta da fidanzatino geloso- disse quello tutto allegro, quasi gridando e sventolando come sempre le braccia a mo di ali.
- VOI DUE AL SECONDO BANCO! VI HO DATO FORSE IL PERMESSO DI METTERVI A PARLARE?!!- 
Fu un ruggito talmente forte da far invidia a un grizzly ci fece sobbalzare fino al soffitto, tanto che caddi dalla sedia con un tonfo.
- Lo dico per tutti una volta sola: non osate aprire bocca alla mia lezione e sopratutto astenetevi dal parlare con me, è chiaro?-
“Certo che più che un professore sembra un carceriere” pensai mentre m'issavo nuovamente sulla sedia.
Nessuno dei miei compagni ebbe tanto fegato da rispondergli, per fortuna, oserei dire.
- Bene, vedo che apprendete velocemente. Ora prendete il libro a pagina 66, leggetevelo e se non capite qualcosa rileggetevelo finché il vostro cervellino impedito non riuscirà a capirci qualcosa. Poi inizieremo la dissezione di una rana. Mettetevi a lavorare con il vostro compagno di banco. -
Alle sue parole, la maggior parte della classe inorridì, me compresa, al pensiero di dover sbudellare una rana.
In poco tempo, tutti ci mettemmo in coppia, ma ben presto mi pentii di essermi messa a lavorare con Tsubasa, che volteggiava il coltello in aria come un ventaglio tanto che fu un miracolo che non mi avesse dissezionata al posto della rana. 
Dopo circa 5 minuti dal comando, tutta la classe stava ormai lavorando; tutti tranne uno.
- Amamiya, poltrisci? Muoviti a dissezionare quell'anfibio- disse Kai avvicinandosi con fare apparentemente pacifico.
- Non posso - disse Amamiya con tono che non ammetteva repliche.
- Credo di non aver sentito bene. Ripeti-
Kai aveva parlato con voce tranquilla, ma di colpo gli altri ragazzi ammutolirono, perché nel suo tono, così come quello di Amamya, traspariva l'astio reciproco, chiaro e tagliante come una lama d'acciaio appena sguainata dal fodero.
- Ho detto che non lo farò - ripeté senza alcun tremito nella voce.
- Che infantilismo disgustoso - sospirò Kai con fare melodrammatico - L'evoluzione della scienza medica non sarebbe possibile senza dei sacrifici. O pensi che tutto ciò che ha dato sapienza all'umanità si trovi già tutto bello e pulito?-
Poi, avvicinò con fare confidenziale le labbra all'orecchia del ragazzo e lo sentii sussurrare dentro qualcosa come: - Come vedi, non c'è alcuna differenza tra il lato del bene e quello del male; dopotutto si sa che dove c'è più luce, l'ombra è inevitabilmente più nera -
A quelle parole, Amamiya si girò di scatto verso di lui, rivolgendogli uno sguardo inceneritore, carico di rabbia.
- Che cosa significa questo sguardo? Non te lo puoi proprio permettere, Amamiya - continuò lui con un sorriso beffardo sul volto. Lo stava provocando. Voleva che lo attaccasse e reagisse smascherandosi.  E Amamiya lo sapeva bene. Semplicemente afferrò lo zaino e senza dire un'altra parola se ne andò.
 Mi bastò un’occhiata. Kai stava a dir poco bollendo.
Alla fine della lezione, quando anche Kai uscì dall'aula, mi lanciai al suo inseguimento.
Non sopportavo il fatto che trattasse in quel modo Amamiya, perché dopotutto, non aveva fatto nulla di male.
Mi sembrava anche di aver sentito da qualche parte che gli angeli non potevano far alcun male alle creature di Dio, a meno che non fosse egli stesso ad ordinarglielo; quindi non lo si poteva biasimare del fatto che si sia rifiutato di eseguire una dissezione di una rana. 
- Kai!- tentai di richiamarlo, mentre lui avanzava con grandi falcate veloci che mi costringevano a trotterellare per stare al suo passo.
- Che c'è?- mi rispose con voce incolore voltandosi verso di me e fermandosi.
- Sei rimasto nel mondo degli umani solo per dar fastidio ad Amamiya o per me?- gli domandai con tono aspro e arrabbiato. 
- Che domanda idiota - Si voltò e riprese a camminare, come a dire che per lui la discussione si chiudeva lì. Ma non aveva fatto i conti con la mia testardaggine.
- La devi smettere! Non voglio che lo tratti un questo modo, non ha fatto niente!- dissi continuando a tallonarlo per i corridoi quasi deserti.
Si voltò verso di me e con sguardo furenti mi avvicinò il viso al suo facendomi spaventare per l'intensità. Il mio cuore prese a martellarmi nel petto.
- Osa un'altra volta parlare di lui e giuro che ti stupro qui. -
 - Perché ti da tanto fastidio? -gli domandai incerta mentre la mia voce si incrinava e sentii il mio corpo scaldarsi inevitabilmente.
- Perché tu sei la mia donna - disse infine guardandomi negli occhi per qualche istante.
Poi se ne andò, lasciandomi con uno strano turbine di emozioni.
“E' geloso? O stava solo giocando come al solito?Possibile che non capisca mai quando è serio e quando non lo è?”
 
Il giardino era deserto, tutti i giovani umani dell'istituto si trovavano a lezione. Amamiya non era fra loro.
Era da più di 5 anni che si trovava in forma umana, ma nell'ultimo periodo gli era diventato sempre più difficile calmare le sue passioni, come se il continuo contatto degli umani avesse in qualche modo influenzato il suo lato angelico. E poi c'era Manami.
Come era possibile che una ragazzina umana avesse iniziato a provocare in lui emozioni così contrastanti?
Sospirò confuso, non sapendosi dare alcuna spiegazione.
Era vero che provava qualcosa per lei ma... era davvero amore?
A quel pensiero si sentì morire poiché ben sapeva quale era il destino degli angeli che s'innamoravano delle donne umane.
Era già accaduto che alcuni angeli, vedendo delle bellissime fanciulle, se ne innamorarono e le presero in moglie. Gli angeli sono spiriti puri ed immortali; il loro compito è di servire Dio e di sorvegliare i loro fratelli umani, ma non gli è concesso mischiarsi con loro. Il fatto non restò impunito e ad essi furono tolte le ali e la sapienza e dimenticarono per sempre di essere degli angeli, divenendo dei comuni mortali.
A l’Arcangelo ciò appariva orribile. Il solo pensiero di perdere le ali, di non poter più vedere il volto di Dio, di essere lontano dalla Sua grazia e dalla Sua luce lo fece fremere di paura. Ma allo stesso tempo ricordava bene la gioia di un suo fratello, quando strinse a sé il suo primogenito, frutto di quell’amore proibito che aveva portato alla sua caduta, ma che tuttavia non sembrava pesargli.
- Michel - una voce graffiante e femminile lo riscosse dai suoi cupi pensieri.
- Michel- lo richiamò nuovamente.
- Ti sento - disse andando incontro alla voce finché non vide un turbine di fuoco grigio che ardeva il tronco di un larice.
- E’ strano che tu mi abbia chiamato - disse la voce - Vuoi forse di nuovo convincermi a tornare da voi angeli? Sappi che la risposta è sempre no, siete troppo noiosi - continuò.
Era davvero strano il suono di quella voce: era sì pura come quella degli angeli, ma anche molto grave come quella dei demoni.
- No, ormai sappiamo tutti da che parte stai. Ti chiamo perché non posso stare a guardare mentre il cuore degli uomini si riempie di peccato -
- E cosa centro io con questo? Sai bene che degli umani m'interessa ben poco -
- E se ti dicessi che Satan si è innamorato di una donna umana?-
- Cosa!?- la voce della fiamma si alzò intensamente, così come il fuoco arse più violento, ricoprendo gran parte del tronco del larice, fino alle fronde e da un grigio intermedio, divenne scurissimo, quasi nero.
- Ha giurato amore eterno a una giovane ragazza umana che lo ha invocato - replicò l'angelo.
- Tu menti!- ruggì la voce, mentre perdeva ogni suo delicatezza.
- Se non ti fidi della mia parola di Arcangelo chiediglielo tu stessa!-
La fiamma rimase un attimo traballante, ma poi un'intensa folate di vento la spense, e di lei non rimase neppure la voce.
- E’ per il tuo bene, Manami -
 
Rientrai a casa e passai in cucina per scusarmi con la mamma, portandole il suo dolce preferito che avevo comprato lungo la strada di casa.
Mi scusai dicendo che con tutte queste verifiche e lo studio mi stavano stressando.
Mia madre fece un po' di resistenza, ma poi cedette e mi disse che era tutto a posto e di non preoccuparmi.
Contenta di ciò, dopo aver cenato, mi buttai a pancia in giù nel mio letto senza neanche accendere la luce.
Aguzzai le orecchie, ma non sentii nulla, cosa che di solito non capitava quando c'erano anche Kai e Tsubasa; infatti quando abitavamo tutti insieme si potevano costantemente sentire la voce gracchiante di Tsubasa, così come quella rocca e calda di Kai. Era un dolce sottofondo sopra cui vivere.
Ora però c'era solo un silenzio sterile.
“Siamo tornati alla vita di sempre. Non so perché ma mi sento triste”.
Poi all'improvviso, qualcosa di soffice che si posò sulla mia mano mi ridestò dai miei pensieri.
Una piuma nera.
Sorpresa, mi girai di scatto in posizione supina.
Mi ritrovai di fronte a due occhi cerulei che brillavano nell'oscurità come quelli di un felino.
- Kai! Cosa ci fai qui !?- dissi mettendomi a sedere e notando che il ragazzo si trovava sospeso a mezz'aria sopra di me, con una camicia di seta nera e dei pantaloni attillati dello stesso colore.
Quello sorrise maliziosamente, vedendo il mio occhio indugiare inconsapevolmente sui primi tre bottoni della camicia studiatamente sbottonati per mostrare una piccola ma perfetta porzione di pelle.
- Anche se non siamo più fratelli ciò non significa che non posso venire a trovarti. O vuoi che me ne vada?-
Il solo pensiero che se ne andasse mi fece scattare; gli gettai gli braccia al collo, stringendolo più forte che potevo, sapendo che tanto non gli avrei potuto fare nulla.
- Credevo che ti fossi arrabbiato per prima - dissi sorridendo contro il suo collo d'avorio.
- Questo perché sei stupida - lo sentii rispondere con fare scherzoso e stranamente dolce.
Sorrisi di nuovo, mentre sentivo il mio cuore che palpitava nel petto, leggero e allegro come il canto di un usignolo.
- Lo sai che adoro infastidirti - mormorò mentre già cercava con prepotenza le mie labbra. Da prima fu un bacio tranquillo e delicato, ma poi iniziò a mordermi le labbra, quasi a volermi incitare ad attaccarlo.
Senza che neanche me ne accorgessi, presi a baciarlo con foga, a mordergli le labbra. Mi spinse sotto di lui sdraiandomi.
Tenni le miei mani agganciate al suo collo mentre lui continuava a baciarmi con rinnovata ferocia e violenza, facendomi tremare.
Sentii una fame animale prendere possesso del mio corpo, un istinto primordiale che pur assopito rimane in fondo all'animo di ogni essere e che muove le mani di ognuno di noi, senza che venisse impartita alcuna educazione. Spinta da questa strana frenesia gli finii di sbottonare la camicia, lasciandomi vedere il suo petto marmoreo.
Rimase incantata a guardarlo, gli accarezzai la pelle, come a constatare con mano che fosse davvero una creatura reale.
Era tutto un fascio di nervi e muscoli,  molto diverso da quello che spesso troviamo nelle riviste di moda in corpi scolpiti dal sudore e degli steroidi dei modelli.
Lui era un opera d'arte vivente, una statua appena scappata dal Louvre.
La sua pelle, chiara e immacolata, non aveva nemmeno un' imperfezione e al tocco era liscissima come se fosse stata levigata dal mare. Ogni suoi più piccolo muscolo era un capolavoro di proporzione e bellezza, frutto di chissà quale antica armonia.
Vedendomi così incantata a guardarlo sorrise 
- Visto qualcosa di interessante?-
Risi, ma continuai a guardarlo come una maniaca.
Lo volevo, diavolo se lo volevo! Ma allo stesso tempo non sapevo cosa aspettarmi. Avevo bisogno di tempo, dopotutto ero giovane, molto giovane.
Lo vidi girare di scatto la testa come ho visto fare solo ai rapaci nei documentari, guardando in maniera indecifrabile la finestra, che infatti si spalancò di botto facendo entrare l'alito fresco della notte e con esso un grosso corvo imperiale.
- Mio Signore! Abbiamo un problema!- gracchiò il corvo, ma vedendoci l'uno sopra l'altra rimase un po' interdetto e borbottando qualche scusa sconnessa.
- Devi sempre apparire nel momento meno opportuno. Che cosa vuoi?- ringhiò seccato Kai alzandosi dal letto e offrendo il suo polso come trespolo per il volatile, che infatti gli si posò sopra richiudendo le ali scure.
 - E' appena arrivato un avviso dal Pandemonio: si comanda il suo immediato ritorno al castello-
disse il corvo titubante nascondendo la nera testolina tra le ali lucenti, come se conoscesse in anticipo la reazione del suo padrone.
Esso infatti ruggì talmente forte che sentii il pavimento tremare e la lampadina che avevo cambiato il giorno dopo il nostro primo incontro, scoppiò facendo volare da ogni parte le schegge di vetro.
- Kai! L'avevo cambiata da poco!- mi lamentai.
Ma lui parve non sentirmi e con un motto di ira, acchiappò per il timoniere Malpass.
- Chi cazzo ha osato darmi ordini ?! Baal? Lo ammazzo! Giuro che l’ammazzo! -
- Non lo so, mio Signore! Non credo sia stato un principe infernale. Il messaggio è stato recapitato da un altro corvo messaggero… un pennuto piuttosto stupido a dir la verità- si scusò quello mentre si liberava le penne della coda dalla stretta di Kai.
- Fottuto rompi palle - continuò quello in preda alla rabbia, mentre i suoi occhi si tingevano di un rosso granata e tutto il suo corpo prendeva proporzioni più longilinee e aggraziate  facendo fuoriuscire dalla sua schiena due immense e lucenti ali nere, così grandi che dovevano essere ripiegate per poter stare nella stanza.
Una stratta di paura mi prese nel petto e lui parve accorgersene perché il suo sguardo si posò su di me con un bagliore sanguigno.
- Tornerai nel mondo dei demoni?- chiesi con la voce incrinata dalla tristezza e dalla paura di non rivederlo mai più.
La creatura rimase ferma e in assoluto silenzio, come fanno le fiere prima di aggredire la preda.
Poi con uno scatto fulmineo mi acchiappò il polso.
- Tu vieni con me -

 
 
Ciao ragazze/i!
Mi rendo conto di aver fatto una carognata ad aver interrotto il capitolo sul più bello però ... insomma sto studiando pubblicità! Dovrò pure applicarmi da qualche parte :) 
Scusate ma ora vado di fretta, per qualsiasi dubbio, lamentela e sopratutto se mi dovete inviare soldi lasciate un messaggio dopo il bip.
Ciao e alla prossima !!!!!!
  
     BIP...
 

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Capitolo 19
*** Benvenuta al Pandemonio ***


 
XVIII

Benvenuta al Pandemonio

 
« Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato atterrato,
tu che calpestavi le nazioni? »
- Isaia 14,21 -
 

- Tornerai nel mondo dei demoni?- chiesi con la voce incrinata dalla tristezza e dalla paura di non rivederlo mai più.
La creatura rimase ferma e in assoluto silenzio, come fanno le fiere prima di aggredire la preda.
Poi con uno scatto fulmineo mi acchiappò il polso.
- Tu vieni con me -
 
All'improvviso la terra mi mancò da sotto i piedi e una forte sensazione di vuoto mi attraversò con orrore tutto il corpo facendomi gridare di paura.
Stavo precipitando in un pozzo nero, così profondo che non riuscivo a scorgere la luce alla fine.
Urlai finché i miei polmoni me lo consentirono, così forte che la gola mi bruciava.
Poi un paio di braccia mi afferrarono e mi trovai stretta a Satan.
- L'hai finita di strillare?- mi disse squadrandomi con cipiglio infastidito mentre le sue ali si gonfiavano d'aria come paracaduti, permettendoci una discesa più lenta.
- Perché!? Perché mi stai portando con te!? - gridai in preda all'isterismo.
- Te lo dirò quando arriveremo al castello - disse. Il suo viso sembrava l'emblema della calma.
Il tunnel si faceva sempre più angusto, tanto che Satan dovette ripiegare le ali affinché non raschiassero contro la parete rocciosa.
Più scendevamo, più l'aria diventava calda. Mi sentivo soffocare, la gola mi si seccava.
- Respira piano e non agitarti - disse la creatura vedendo i miei occhi terrorizzato e le mie mani che stringevano convulsamente la sua camicia di seta nera.
- Ho paura. Ti prego, portami via- dissi mentre le lacrime mi rigavano le guance.
- Stai sempre vicina a me e non ti accadrà nulla - rispose mentre vedevo scintillare nei suoi occhi un bagliore di divertimento e dolcezza, come di chi guarda un bambino che muove per la prima volta i suoi goffi e impacciati passi.
Inizia a scorgere qualcosa nell'oscurità che ci circondava e, abbassando gli occhi, vidi una debole fonte di luce alla fine del pozzo che man mano diventava sempre più vicina.
Iniziai a classificare ciò che c'era e rimasi completamente scioccata quando posai i piedi  sulla...
Sabbia?
Mi guardai intorno e rimasi ancora più sbalordita e un poco sollevata nel costatare che il forte calore che avevo sentito quando ero nel tunnel non era dovuto a chissà quali fiamme.
Ero in un deserto. Un deserto vastissimo e pieno di rocce aguzze alte come grattacieli e distese di sabbia rossastra.
Sollevai la testa. Nel cielo non vi era né il Sole, ma una luna grande e rossa che conferiva alla porzione di cielo vicino ad essa un cupo color sanguigno. Tutto il resto era coperto da una fitta tenebra.
Mi girai verso Satan che mi scrutava curioso.
- Ti aspettavi lava, fiamme incandescenti e migliaia di anime urlanti per le terribili torture inferte? -
- Mi stai dicendo che tutto quello che ci raccontano è una balla?-
- Non proprio: ci sono i di territori in cui sono custodite le anime malvagie, ma è una piccola parte in confronto al resto. E se è dei gironi che vuoi sapere, quelli non esistono. Erano solo il frutto dei vaneggi di Dante quando si ubriacava - concluse lui facendo rientrare dentro la schiena la sue bellissime ali nere in un modo che dava l'idea di essere piuttosto doloroso.
- Perché hai ritirato le ali?- chiesi preoccupata vedendo attorno a noi solo il deserto e le montagne di pietra rossa.
- Qui non servono – disse guardando qualcosa in lontananza. Guardai nella sua stessa direzione ed effettivamente c’era qualcosa di nero che si avvicinava a gran velocità.
- Che cosa è? -
- Il nostro mezzo di trasporto -
Man mano che si avvicinava, la sagome prese grazia e proporzioni e in meno di mezzo minuto mi trovai di fronte ad un immenso cavallo nero.
Non avevo mai visto un animale tanto bello: il suo muso era affusolato e le narici splendevano rosse e dilatate, come se al loro interno ci fosse fuoco, il collo era lungo e arcuato, le zampe muscolose e potenti, e la coda portata in alto con orgoglio. Era enorme, tanto che il suo garrese superava addirittura Satan. Era equipaggiato con una pesante sella dorata finemente decorata con bassorilievi raffiguranti draghi una testiera dello stesso colore a proteggergli la fronte.
Gli occhi della creatura, rossi come la brace,  splendevano con furia e una saggezza tale da fare paura.
Il destriero, nonostante l'aspetto terrificante, si avvicino con grazia e docilità a Satan, annusando le sue mani con curiosità, mentre quest'ultimo gli accarezzo il collo con incredibile dolcezza.
-  E’ bellissimo - sussurrai io tenendomi però a debita distanza dall'animale.
- Sono una femmina, ragazzina -
A quelle parole, che uscirono con stizza dalla bocca irta di zanne del destriero, sgranai gli occhi e per poco non mi venne un infarto.
- Ti chiedo scusa- mormorai incerta.
Sentii Satan ridacchiare, poi, con un gesto elegante, mise il piede nella staffa che pendeva dalla sella,e si issò sulla groppa della cavalla prendendo le fini redini dorate tra le mani.
- Sali - disse porgendomi la mano.
Ancora mezza morta dallo spavento, afferrai la sua mano e con una spinta mi trovai sulla groppa dell'animale davanti a Satan.
Guardai in basso e poco non mi vennero le vertigini.
- Certo che sei alta!- commentai.
- Certo che sei bassa - rimbeccò quella prima di iniziare a galoppare con tanta furia che per poco non scivolai dalla sella se solo Satan non mi avesse stretto contro di lui.
- Notte, calmati e portami al castello -
Il destriero sbuffò e vidi dalle sue narici uscire del fumo.
“Non le sto molto simpatica”.
 

 
Vedevo intorno a me passare velocissimo il paesaggio arido del deserto. Era uno scenario malinconico, quasi piacevole, che non aveva nulla da spartire con le raffigurazioni grottesche che avevo nella mia mente. C'era calma in quel deserto; una calma innaturale, ma pur sempre più pacifico di molte città della terra.
Per tutto il tragitto, quel maledettissimo hamburger ambulante su cui montavo, non aveva fatto altro che punzecchiarmi e più di una volta tentò di farmi cadere con il muso sulla sabbia.
Satan se ne accorse, ma non disse nulla ed ogni qualvolta mi giravo a guardarlo, mi rivolgeva uno sguardo piuttosto eloquente come dire "sbrigatela da sola".
Dovevo riconoscere tuttavia che quella bestiaccia era 4 volte più veloce di un jet, tanto che quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti per via dell'aria che si apriva intorno a noi.
Man mano che avanzavamo vidi con chiarezza un puntino nero che si stagliava all'orizzonte. Aguzzai la vista.
Era un castello, anche se non ero sicura che si potesse definire tale dato che in tutta la mia vita non avevo mai visto una struttura così, di quella forma e di quelle dimensioni, che faceva sembrare la reggia di Versailles uno sgabuzzino a suo confronto.
La prima cosa che vidi furono le gigantesche mura nere, fatte di uno strano materiale che pareva ossidiana: ne aveva l'aspetto vetroso, ed era attraversato da innumerevoli venature rosse, come se in quella pietra fredda scorresse sangue. Attorno alle mura, un profondo e vastissimo fossato di lava ribollente, era solcato da un unico ponte di quella strana pietra lucida e nera. La lava proteggeva il castello e spargeva un potente odore di zolfo e fumo, così come un insopportabile calore che faceva sudare le mie membra già stanche e spossate.
Dietro le mura, si avvitavano, come delicati steli di fiori, miglia di torri dalle forme sinuose e serpentine dello stesso materiale delle mura. Tra tutte ve ne era una su cui tutte le altre parevano appoggiarsi che s'innalzava su nel cielo, celando la sua vetta alla vista.
Spalancai la bocca, continuando a guardare quella meravigliosa opera di architettura che nessun umano sarebbe mai riuscito a progettare.
- Benvenuta al Pandemonio - sussurrò Satan da dietro le mie spalle.
 
 
 
Attraversammo al trotto l'angusto ponte in pietra e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo e coraggio per non guardare giù, verso quella lava che minacciava di dissolvermi se ci fossi finita dentro. Guardavo davanti a me, sopra il collo nero di Notte, e vidi che il ponte non portava a nessun cancello, bensì a un gigantesco altorilievo scolpito nelle mura: era la faccia di una bestia tremenda; un incrocio tra un leone e un drago, che teneva ben serrate le gigantesche fauci così come le nere palpebre.
Quando fummo a meno di tre metri dalla statua, questa spalancò gli occhi di brace facendomi desiderare di non aver mai posato lo sguardo su di essa.
- Chi osa entrare nel Pandemonio? -
La bestia parlò con una voce talmente cupa, bassa ed inumana. Sentii il mio cuore fermarsi per un attimo e desiderai con tutta me stessa di piangere e scappare via per mettere fra me e quel'abominio più chilometri possibili.
Ma poi la voce di Satan, per quanto anche essa spaventosa, parlò da sopra la mia spalla, e io sentii il suo petto dietro di me vibrare, così come la sua calda voce imperiosa:
-Sono Satan, re dell’Inferno e porto con me Manami, una giovane donna umana. Apri le tue fauci guardiano e lasciaci entrare -
La creatura rimase due secondi nella stessa identica posizione, poi spalancò la bocca e dalla sua gola vuota vidi una enorme sala al cui centro troneggiava un immenso portale, alto almeno nove metri, anche esso nero, ma intarsiato e rifinito con una grande moltitudine di marmi, pietre e metalli vari, che lo facevano risplendere.
Notte attraversò senza alcuna incertezza e con andatura morbida, la profonda gola dell'animale, ma poi quando fummo di fronte al portale si fermò e io sentii Satan smontare dalla sella con agilità.
- Salta - mi disse.
Guardai giù, il pavimento della sala da sopra la groppa del destriero abnorme.
- No, non ti preoccupare - dissi con voce tremante - rimango qui -
- Ed io che ti voglio sulla mia schiena - s'intromise acido il quadrupede - Signore, me la levi di dosso. Voglio tornare in scuderia -
Così Satan, con un sorriso divertito dipinto sulle labbra scarlatte, mi afferrò per i fianchi e mi portò giù dalla groppa di Notte, mentre quella faceva sbuffava e raspava sul pavimento anche esso nero.
Poi Satan, si avvicinò al portale, e questo automaticamente si aprì con un suono stridulo, facendo comparire di fronte al mio sguardo una magnifica sala, anche se definirla tale sarebbe stata una minimizzazione perché era più grande del mio liceo.
Anche essa aveva le pareti, i soffitti e il pavimento in pietra nera con delle sorta di crepe che sembravano trasudare lava luminosa, ma le gigantesche colonne che neppure cento uomini sarebbero riusciti ad abbracciare, messe in prefetto ordine su ogni lato della sala erano bianche come le ossa, decorate con meravigliosi rampicanti rossi e neri, che si muovevano e si rincorrevano per tutta la lunghezza.
I soffitti erano così alti che quasi non si poteva vederne la fine.
Nella sala, vi erano numerosissimi esseri, che si muovevano, si agitavano e si accapigliavano fra loro. Alcuni di essi erano piccoli come polli, altri grandi come dinosauri. Alcuni sottili come giunchi, altri talmente robusti e grossi che quando camminavano si sentivano dei potentissimi tonfi. Alcuni storpi e talmente ripugnati che era una sofferenza guardarli.
Alla vista di Satan, il chiasso cessò di botto e gli occhi di tutte quelle creature furono puntati su di lui. In alcuni occhi vidi brillare la paura, in altri gioia, in altri ancora una malsana ambiguità.
Si elevò un unico coro, talmente spaventoso che mi rintanai di nuovo dietro la possente schiena di Satan.
- Bentornato Sire- esultarono.
Altri demoni si avvicinarono a lui, ma non esseri deformi e orrendi: creature così belle e sublimi da sembrare fatti di una materia non umana. Come Satan, possedevano tutti dei iridescenti capelli neri che incorniciavano divinamente i lineamenti purissimi, anche essi avevano le orecchi appuntite e lunghe, ma le loro corna differivano notevolmente. Negli occhi, la dove vi era lo specchio dell'anima, si vedeva la profonda malvagità di quelle creature.
“Sono angeli caduti come Satan”.
- Omaggi, fratello - disse uno di loro che stava di fronte agli altri, con un leggero e aggraziato cenno di capo - Ha fatto buona permanenza nel mondo umano?-
- Mi stavo divertendo parecchio, finché non mi avete fatto chiamare - rispose quello con stizza voltandogli le spalle con fate altezzoso e superbo.
Feci per seguirlo quando una morsa ferrea mi prese il braccio impedendomi di avanzare.
Mi voltai e vidi che colui che mi tratteneva era il demone che aveva appena parlato con Satan. Mi ritrovai davanti a due occhi completamente bianchi, sia l'iride che la sclera, che mi guardavano con astio e ferocia, e da cui mi sentii immediatamente terrorizzata.
- Una donna umana!?- disse quello continuando a guardarmi con odio, mentre i suoi artigli neri si conficcavano nella carne del mio braccio.
- Baal*, lasciala - ordinò Satan, mentre saliva i gradini che conducevano al trono.
Il demone continuava a guardarmi con estremo disprezzo, come se gli facessi davvero schifo e il suo unico desiderio fosse quello di disintegrarmi.
- Satan, perché hai condotto qui questa creatura? - 
- Ti ho detto di lasciarla - ribadì Satan con fredda ira.
Nella sala i demoni iniziarono a farfugliare qualcosa fra loro, cercando teorie fantasiose sulla ragione per cui io mi trovassi in quel luogo che, tra l'altro, erano oscure anche a me.
Il demone, lasciò andare il mio braccio, continuando però a guardarmi disgustato.
Non sapevo cosa cavolo fare, poi feci come mi aveva suggerito Satan e mi avvicinai il più possibile a lui, per quanto anche esso poco raccomandabile.
"Che situazione assurda".
Satan, nel mentre, si era seduto su un imponente trono bianco, su cui si intrecciavano delle intricate e armoniose decorazioni nere e i quali braccioli erano delle spaventose teste di drago rosse come il sangue. Sopra il trono rialzato vi era un baldacchino nero che pareva bere tutta la luce già fiocca della sala.
- Per quale motivo mi avete convocato?- domandò lui con fare annoiato.
- Convocato?- fece uno degli angeli caduti guardando il suo compagno affianco con sguardo perplesso.
- Ma Satan non ti abbiamo convocato noi - disse un altro angelo di sesso femminile, scuotendo una cascata di capelli neri e mossi, mentre i suoi occhi gialli da gatta guardavano con libidine Satan.
- Infatti sono stata io -
Tra la folla di demoni si aprì un varco e l'attenzione di tutti si spostò su colei che aveva parlato.
Una bellissima creatura dai capelli dorati e gli occhi rossi, le cui piccole ali bianche si agitavano nervosamente come quelle di un colibrì.
In un primo momento non mi sembrò molto diversa dagli altri demoni, ma poi notai che aveva anche delle evidenti peculiarità degli angeli oltre al colore dei capelli e le ali bianche.
La creatura mi squadrò da capo a piedi, come se cercasse qualcosa ma dal suo sguardo perplesso e quasi sollevato, dedussi che non l'aveva trovato.
- Quindi sei tu la donna umana a cui sua altezza ha giurato amore eterno?- domandò con altezzoso sdegno, mascherato da un finto sorriso di benevolenza.
A quelle parole, i bassi borbottii di sottofondo si alzarono in maniera spaventosa diventando un forte coro dissonante come una melodia suonata da una banda di ubriachi.
- Cosa!?- ruggì una sorta gigantesco Gargoyle che pareva avere l'epidermide di pietra.
- Non è possibile! Satan ha giurato odio agli essere umani!- vagì un altro con delle forme più umanoidi.
- Io non ci credo!- gridò un altro
- La Mediatrice mente!-
- Di tutte le cazzate che ho sentito in vita mia, questa è la più idiota! - disse uno degli angeli caduti gettando il capo all'indietro e facendo risuonare così una risata macabra e scabrosa da far venire la pelle d'oca.
Satan non rispose alle dichiarazioni dei suoi sottoposti, semplicemente si limitò a inclinare il capo in modo rapace e sospirare con studiata aria teatrale.
- Seera, chi ti ha detto una cosa simile?- domandò come un prete al confessionale.
- E' stato Michel, mi ha chiamata nel mondo degli umani apposta - disse la creatura tirando fuori il sorriso più angelico e abbagliante che io abbia mai visto in vita mia e rivolgendolo a Satan.
Quest'ultimo, se prima sembrava quasi divertito dalla situazione, si fece improvvisamente serio e i nei suoi occhi vidi guizzare un bagliore assassino che, a quanto pareva, non fui l'unica ad averlo visto perché tutti indietreggiarono di qualche passo, come quando si ha a che fare con un qualche pericoloso animale selvatico.
- Michel maledetta carogna, ovviamente ha scelto di riferirlo a te - lo sentii mormorare stringendo con forza le teste abominevoli dei due draghi rossi.
- Cosa intendi dire? - 
Formulai questa domanda senza pensare e quasi contro la mia volontà uscì fuori dalla mia bocca.
Gli occhi rossi della creatura, che poco prima aveva parlato con Satan, si fecero estremamente vispi a quella domanda e, attorcigliandosi in un dito un boccolo dorato, disse con fare civettuolo e fintamente pudico - Come non lo sai? Io e Satan siamo, em, come dite voi umani ... amanti? Amici di sesso? -
Quelle parole mi fulminarono e il mio cuore perse qualche battito.
- Seera,non usare certi termini con una vergine umana - disse Satan scuotendo leggermente il capo.
- Cosa? Questa ragazza è ancora vergine? Credevo che...-
- Basta! Adesso ho capito perché mi hai portato qui!- Mi sorpresi nel sentire la mia voce rombare nella gigantesca sala così piena di collera - Mi hai portato qui per questo, no? Per divertirti alle mie spalle!? Noi umani siamo solo dei giocatoli per voi demoni, non è così? Ebbene, io non ci sto! - scesi dai gradini che conducevano al trono e attraversai la sala con passo veloce, mentre le creature si aprivano al mio passaggio incuriositi, tanto che sentii il respiro caldo di qualcuno che si era chinato velocemente al mio passaggio per annusarmi. Stranamente stavolta non ne ebbi paura, forse a causa della rabbia che si agitava dentro di me.
Non seppi neppure come feci, fatto sta che in meno di un minuto mi ritrovai fuori dalle mura nere, alla fine del ponte senza sapere come andarmene di lì.
Girovagai senza una meta per quello che a me parve un infinità. Senza la luce del Sole o la stella polare a guidarmi ero più inutile di una bussola rotta. Come se non bastasse, il caldo cocente mi spossava, impedendomi sia di ragionare lucidamente sia di muovermi in maniera coordinata. Quando poi sentii uno scalpitio di zoccoli dietro di me caddi con la faccia sulla sabbia in preda alle allucinazioni, mentre sentivo che qualcuno, probabilmente più di una persona, mi stava portando via.
 
In una gigantesca vasca, riempita con un liquido carminio dall'odore metallico, stava immerso fino al plesso solare il padrone della città-castello.
Guardava distrattamente le magnifiche e allo stesso tempo terribili statue nere raffiguranti dei grifoni dalle cui fauci fuoriusciva il sangue che riempiva la piscina.
- Mio Signore, il sangue umano è alla giusta temperatura?- domandò uno dei suoi servi che sembrava per metà un pipistrello e per l'altra metà un orso.
La creatura fece un cenno di capo, ma non disse nulla. Tolse fuori una mano dall'acqua, mentre i rigagnoli di sangue colavano e sporcavano la sua pelle immacolata.
- Dove è Manami?- domandò con voce atona.
- E' stata condotta dove avete ordinato -
- E Seera?-
- Bandita dalla vostra torre come da lei richiesto, Sire -
- Ottimo -
Si alzò in piedi e uscì fuori dalla piscina, mentre il suo servitore gli passava un accappatoio nero. 
Lui se lo infilò e uscì da quella sorta di terme, mentre lasciva delle orme scarlatte là dove passava.
 
Ero stata condotta in una magnifico bagno dalle pareti e i pavimenti in marmo bianchissimo, dove la luce d’argento emanata dal contenuto della vasca, non somigliava a nulla che io avessi mai visto prima. Non riuscii a capire se la sostanza fosse liquida o gassosa. Era di un colore argento luminoso e biancastro, e si muoveva incessantemente; la superficie s’increspò come acqua accarezzata dal vento, e poi, simile alle nuvole in cielo, si separò e vorticò dolcemente. Sembrava luce liquida o vento solido.
Guardai la mia pelle bagnata ancora incredula e l'accarezzai.
Era diventata liscissima e ogni più piccola imperfezione sembrava essere stata cancellata.
- Ma che cos’è?- domandai mentre mettevo le mani a coppa e vedendo brillare quello strano liquido.
- E' un bagno speciale preparato appositamente per lei dal mio padrone - disse un demone di sesso femminile, dal busto in su donna e per l'altra metà serpente.
Rabbrividii involontariamente sentendo la voce bassa e fredda della creatura.
Poi mi venne in mente una questione sulla quale ero morbosamente curiosa.
- Posso chiederti chi è esattamente questa Seera?- domandai con finto disinteresse.
La demone sorrise, mostrando una fila di zanne tali e quali a quelle delle vipere.
- Seeria è la mediatrice del paradiso e dell'inferno. In origine, dato che questi due luoghi dovevano comunque restare con contatto,  nonostante gli asti reciproci, furono incaricati un angelo e un diavolo di fare da messaggeri tra il regno della luce e quello delle tenebre. Ma spesso capitava che i demoni uccidessero l'angelo messaggero e così anche gli angeli giustiziavano il demone che portava le notizie. Dopo che ci furono almeno un centinaio di morti si decise di creare una creatura neutrale che potesse viaggiare sia in paradiso che all'inferno senza perdere la vita. E così fu creata Seera, unendo il sangue di un angelo con quello di un diavolo. Ma gli angeli però non avevano fatto i conti sul fatto che il sangue dei demoni fosse un carattere dominante. Così Seera, nonostante sia per metà un angelo, preferisce di gran lunga stare con noi demoni anche perché ha l'onore di essere la prescelta di Satan durante gli Esbat - disse il demone atteggiando un sorriso che in teoria doveva essere amichevole.
Ascoltai il suo racconto senza proferire parola, mentre sentivo salire dentro la mia gola il gusto amaro della gelosia.
Il solo pensiero che le mani di Satan toccassero un'altra mi faceva uscire fuori di testa.
Scossi il capo con forza, quasi a voler allontanare da me l'immagine di loro due insieme.
Poggiai le mani sul marmo del pavimento, mentre uscivo dalla vasca sollevando il ginocchio.
Il demone mi porse un accappatoio bianco, che presi tentando di fare un sorriso per ringraziarla, ma credo che mi sia uscita fuori solo una smorfia di disgusto e paura.
Comunque la creatura non parve dare molto peso alla cosa.
- Prego, l'accompagno da sua altezza - disse quella facendo un leggero inchino con il capo.
Uscimmo fuori dal bagno, attraversammo lunghissimi corridoi, splendidi da ogni punto di vista.
Mi aspettavo che l'inferno fosse un posto pieno di caos e di orrori, invece mi ritrovavo di fronte a un rigido ordine, schematico e di grande gusto.
La mia mente tornò però di nuovo sull'argomento di prima, e senza rendermene conto iniziai a camminare con passo furioso, tanto che sorpassai la mia guida strisciante.
Feci un respiro profondo e tentai di calmarmi.
“Satan è il diavolo, non posso giudicarlo con la logica umana. E' come incolpare un leone per aver ucciso una gazzella ed essersi nutrito”.
- Siamo arrivate - disse il demone fermandosi davanti a una porta altissima, nera e lucente, sopra cui era intarsiato la figura di un drago dalle ali spiegate e le fauci aperte.
Feci un respiro profondo e quando il demone aprì la porta, entrai.
 
La camera, come tutto il resto del palazzo, era grandissima.
Le pareti così come i soffitti e i pavimenti erano nere.
Al centro della stanza troneggiava un enorme letto a baldacchino, sopra cui potevano starci comodamente almeno 15 persone. Sulle lenzuola bianchissime, spiccava come un corvo sulla neve Satan avvolto in un accappatoio nero dello stesso colore dei suoi capelli.
- Finalmente...-
La sua voce calda e rocca mi diede uno sorta di scarica elettrica che mi attraversò da capo a piedi, mentre il suo sguardo carminio si posava su di me.
Stava tranquillamente sorseggiando un liquido rosso da un massiccio calice aureo che a me parve vino.
A quella vista non potei fare a meno di arrossire, pensando a quanto fosse incantevole e stuzzicante quella visione.
- Vieni -
Senza neppure pensarci, come un atavico richiamo, mi avvicinai a lui.
“E' solo? Stava aspettando me?”.
Con mia sorpresa, mi afferrò fermamente il polso, facendomi finire anche a me sul letto.
Non aspettò che mi riprendessi e subito sentii le sue labbra contro le mie, mentre schiudeva la bocca per potermi baciare.
Quando sentii un sapore metallico nella sua bocca, compresi con orrore che quello che prima stava sorseggiando era tutt'altro che vino.
Senza neppure accorgermene finii nuovamente sotto di lui, mentre i suoi capelli neri scesero su di me come la tela di un ragno.
- Vuoi sapere perché ti ho portata fin qui?-
Annuii confusa mentre la mia mente, forse a causa del contatto con Satan stava diventando sempre meno lucida.
Sorrise vedendo il mio sguardo intontito, mentre i suoi occhi scrutavano da una distanza decisamente molto ravvicinata i miei, tanto che non potei non sentirmi ipnotizzata da quei due rubini che luccicavano con tanta bramosia.
- Così posso finalmente assaporati fino in fondo -

 
 
Illustrazione di John Martin rafigurante il Pandaemonium ispirata al "Paradiso Perduto" di John Milton nel museo del Luovre.
 
 
*Baal o Beelzebub, è il nome di uno dei principi dell'inferno. Nella demonologia si dice che sia il braccio destro di Satana. Il suo nome significa "Signore delle mosche/di ciò che vola"
 

Weilà bella gente!
Che ve ne pare? Vi aspettavate anche voi un inferno del genere o volete rimanere un po' più sul classico?
Partendo dal presupposto che di latino ne so veramente poco, ho composto le frasi aiutandomi con il Google Traduttore quindi mi rendo benissimo conto di quanto possano essere sbagliate. Se qualcuno di voi, miei adorati, mi volesse dare una mano nella costruzione di frasi sensate in latino, mi farebbe un immenso favore :)
Ma parliamo della storia in se ... finalmente Manami se ne andata all'inferno ( e stavolta non in senso figurato) con Satan. Come vedete sono spuntati una moltitudine di personaggi come Notte (che nel manga c'è ma non parla e compare solo una volta, ma dato che io sono una appassionata di cavalli ho deciso di farla diventare in tutto e per tutto un personaggio della storia), Baal ( potrà sembrare inutile come Manami , ma vi giuro che serve ) e Seera ( folla di gente che urla: " Tro... fia!") e poi altri che ogni tanto compariranno.
Ci tengo a precisare che quando Satan dice " assaporare affondo" non intende condirsi la pasta con Manami ma...
...dai sì, un piccolo anticipo si può fare in fondo... ebbene popolo, mi commuovo nel dirvi che nel prossimo capitolo SI TROMBA!!!!!!!!!!!!!!!!!

Volevo ringraziare Mikelina (tenera lei :D) a cui, dopo averle fatto un lavaggio del cervello, ha preso la malsana decisione di leggere questa storia ... un applauso per Mikelina (CLAP,CLAP...)
Poi volevo anche ringraziare Sara e Carla, che nonostante i neuroni freschi, non sono ancora riuscite ad arrivare a questo capitolo.
E, dulcis in fundo ( Oddio mi sto ammalando D: ) ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questa storia.

Pace!

 
 

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Capitolo 20
*** Profumo di sangue e fiammiferi spenti ***


XIX
 
Profumo di sangue e fiammiferi spenti

 

"Last dance, first kiss 
Your touch my bliss 
Beauty always comes with dark thoughts"
- Nightwish: Wish I had an angel –
 

“La ragione per cui mi ha portato qui è ... per prendermi la verginità?”
Sentire qualcosa del genere uscire dalle sue labbra così all'improvviso, mi mandò nel panico più totale, facendo svanire di colpo quello stato di rilassamento che poco prima avevano provocato i suoi baci, rimpiazzato da una totale all'erta, come una cerva che fiuta l'odore del cacciatore.
-No, io, non sono pronta- balbettai a tre centimetri dal suo viso, mentre guardavo con crescente ansia le iridi rosse del diavolo, ogni tanto velate da dalle membrane nittitanti che in vita mia avevo visto solo nei gatti, cosa che gli conferiva uno sguardo ancora più inumano e spaventoso.
Tentai di sollevarmi, ma lui me lo impedì senza alcuno sforzo, semplicemente mi afferrò i polsi e li attaccò alle lenzuola bianche, terrorizzandomi ancora di più e facendomi sentire in trappola.
- Non cercare di scappare - disse quello tirando fuori un sorriso angelico, che faceva nettamente contrasto con le sue zanne affilate e la bramosia carnale che gli leggevo negli occhi.
Tuttavia non potevo non sentirmi attratta da lui. La sua voce, il suo sguardo, il suo profumo scatenavano in me le più dolci fantasie.
La sua presa si allentò e mi strinse in una sorta di abbraccio, sussurrando dolcemente il mio nome.
“Perché mi guarda così?”.
Il suo sguardo si posò sulle mie labbra e un istante dopo ricominciò a baciarmi dapprima con delicatezza, poi con veemenza, arrivando a mordermi le labbra. Poi puntò al mento, infine al collo. Sentii l’intero corpo scosso da fremiti. Il collo era una zona alquanto sensibile.
Nonostante il corpo iniziasse a cedere, la mia mente e i miei sensi non ne volevano sapere di arrendesi.
Girai il viso di scatto, sottraendolo alle sue labbra.
- No - gli dissi senza guardarlo, sentendo la morbidezza delle lenzuola sotto la  mia guancia arrossata - Non quando ci sono altre donne che ti porti a letto -
Quello corrugò la fronte contrariato, poi le sue labbra si aprirono in un sorriso sinistro.
- Ti riferisci a Seera? Ne sei gelosa?-
- Ma anche no!- dissi ostinandomi a guardare i cuscini bianchi oltre la mia testa con la mascella contratta, tesa dalla rabbia.
- Mostrami il tuo viso -  mi afferrò il viso con una mano, costringendomi a girarlo e portandolo a pochi centimetri dal suo.
- Hai il volto deformato dalla gelosia - sibilò lui sulla mia guancia.
- Mollami!- gli ringhiai contro tentando di sfuggire al suo sguardo opprimente e liberarmi il viso della stretta della sua mano.
- Ti preoccupi così tanto di Seera? Di una donna con cui lo faccio in pubblico solo per dare spettacolo di fronte a migliaia di demoni negli Esbat*?  Sei invidiosa di questo?- 
Lo disse con un tono di voce dolce, quasi confidenziale; rilassante, caldo e suadente. Probabilmente chiunque lo avrebbe sentito parlare in quel momento, gli avrebbe creduto.
Poi improvvisamente ci fu un guizzo nei suoi occhi rossi, e tutta la delicatezza e l'incanto di un istante prima sparì in un attimo come una bolla di sapone.
- Ma se proprio ci tieni, posso trattarti allo stesso modo-
Mi acchiappò per la vita e girò su se stesso, capovolgendo la situazione e facendomi ritrovare a quattro zampe, mentre lui se ne stava dietro, in una posizione che non gettava alcun dubbio sulle sue intenzioni.
- Se vuoi essere montata come una cagna, per me non fa molta differenza - e così dicendo, mi trascinò per i fianchi verso il suo bacino.
- Che cavolo? Fermo! - gli ruggii contro mentre tentavo di allontanarmi da lui dimenandomi come un pesce fuori dall'acqua.
Stranamente sembrò darmi retta.
- Allora, se non è questo che vuoi, smettila di parlare di chiunque altro che non sia io - e detto questo, mi rigirò nuovamente come un cucciolo.
I suoi baci ripresero ad ardermi la pelle, così come il suo tocco, capace di farmi rabbrividire e gemere. Mi slacciò l’accappatoio e lo aprì.
Tentai nuovamente di ribellarmi, ma sempre con meno convinzione, sempre meno riluttante a staccarmi da quel corpo che, come il fuoco, emanava calore.
Mi sentivo strana, il corpo iniziava a riscaldarsi e la mia testa non riusciva più a coordinare pensieri e sensazioni.
Gemiti equivoci mi affioravano dalle labbra. Tentai di soffocarli come meglio potevo, dilaniata e confusa.
Quello di prima era stato solo un ruvido avvertimento, ora, seppure le sue mani si muovevano su di me con ferocia animale, non potevo fare a meno di sentire delle irrefrenabili palpitazione che mi animavano, che mi spingevano a tirare fuori la mia parte lussuriosa.
Ovunque mi toccava vibravo.
Sentivo su di me i suoi occhi di rubino scrutarmi, analizzare ogni mia minima reazione del mio corpo, come se mi sopesasse.
I suoi occhi sembravano penetrarmi la mente leggendo i miei desideri più oscuri, nelle mie fantasie inconfessabili. La mia metà oscura, da sempre celata, iniziò a riemergere richiamata da lui. Mi sentivo vulnerabile, sconvolta nello scoprire quanto il mio corpo lo bramava, quanto desiderasse venir posseduto da lui.
Occhi che guardavano me, solo me, e un po' non potevo non sentirmi intimamente compiaciuta. Mi sentivo...
“Speciale? Posso credere di esserlo? Sono speciale per lui?Seera per lui è solo...”.
- Sento che continui ancora a pensare a lei - mi disse - tra un attimo non riuscirai neppure a ricordarti il tuo nome - 
Senza darmi il tempo di capire cosa intendesse, mi divaricò le gambe e un istante dopo, una potentissima fitta dovuta alla sua spinta, mi attraversò da capo a piedi come un fulmine.
Gridai ferita. Fu un dolore intenso che mi bloccò il respiro. Sentii con crescente tensione un liquido caldo fuoriuscire nell'epicentro del mio dolore e capì all'istante che doveva trattarsi di sangue. 
Lui rimase immobile, baciandomi con gentilezza le guance, lasciando che mi abituassi alla sua molesta intrusione, poi iniziò a muoversi. Ciò mi provocò altro dolore e nuove fitte. Senza neanche rendermene conto, conficcai le unghie nella sua spalla.
Cercai conforto nel suo collo d'avorio. Il suo profumo di sangue e fiammiferi spenti ubriacò come vino. Così come era arrivato ogni dolore cessò e presto venni colta da una folle voglia di gridare. Non mi ero mai sentita così viva.
 
Una figura camminava avanti e indietro per i corridoi come un anima in pena. I suoi capelli biondi si scuotevano e si gonfiavano in una sorta di tornado che sembrava avvolgere solo lei.
- Seera, perché sei inquieta? - domandò a un tratto qualcuno alle sue spalle.
La Mediatrice si voltò, trovando appoggiato ad una parete nera, in cui correvano vene di lava luminosa, uno degli angeli caduti, che la scrutava con cipiglio curioso, mentre un ciuffo di capelli neri gli copriva l'occhio destro lasciando però scoperto quello sinistro, completamente bianco a parte la pupilla.
- E' per Satan! Non è ancora tornato da qual cazzo di posto con quella ragazzina umana!- disse lei scagliando una sfera di energia grigia contro il muro, che l'assorbì, facendolo sparire come se non fosse mai esistita.
- Credo che si trovino entrambi nel dormitorio di sua Altezza - disse il demone serissimo, guardando di sottecchi Seera.
- Non dire idiozie! Mi stai dicendo che si è chiuso nella sua camera con quella vergine?! Cazzate! Sai meglio di me che Satan è l'unico che può entrare. Non ha mai permesso a nessuno di andarci!-
- Ma a quanto pare, da quanto si agita lo spirito di quella ragazzina, sembra essere vero -
- Non può essere. Perché un'umana?- 
 
Il mio corpo era in uno stato di rilassamento totale, come vittima di qualche incanto che m'impediva di muovermi, facendomi sentire molle e priva di forze.
Aprii lentamente gli occhi, mentre la mia mente confusa tentava di classificare ciò che mi circondava. Una fitta oscurità mi circondava le mie narici captarono immediatamente un odore di fiammiferi spenti e sangue, che sembrava impregnare il letto su cui ero distesa. Riconobbi quel profumo immediatamente.
Sentii le braccia formicolarmi e tentai di muoverle ma qualcosa me lo impedì.
Alzai lo sguardo oltre la mia testa e vidi con orrore che avevo i polsi legati alla spalliera finemente intarsiata del letto, raffigurante un gigantesco drago che si avvolgeva su se stesso.
Tirai con forza, ma le corde si strinsero ancora di più facendomi male.
“Ma che cacchio, ok che ero alquanto impegnata, ma io queste non me le ricordo”
- Ti sei svegliata finalmente -
Una voce che avrei riconosciuto tra altre mille mi giunse alle orecchie dall'altro capo del letto.
Abbassai lo sguardo vedendo Satan che sorseggiava ancora un liquido carminio dal calice d'oro, seduto su una poltrona di pelle. Stavo per chiedergli quando è che mi ero addormentata, ma lui mi anticipò.
- Mi sei svenuta sotto al primo orgasmo, costringendomi a fermarmi… davvero crudele da parte tua -
Con delicatezza, poggiò il calice su un mobile nero dalla forma di una mezza luna, poi si alzò e si avvicinò con la sua solita grazia, mentre l'accappatoio nero sfiorava appena il pavimento.
- Giusto a titolo informativo: come mai sono legata?- ringhiai mentre tiravo con forza per liberarmi, ma esse si strinsero entrando ancora più in profondità nella carne.
- Pensavi davvero che mi sarei accontentato di così poco? Ti sei totalmente sbagliata, mia cara-
Mi tolse le lenzuola di dosso e un istante dopo era già sul letto.
- Qui il tempo scorre in maniera molto diversa dal tuo mondo - 
Fece scorrere le sue labbra sulla mia tibia, baciandola e assaporando ogni centimetro di pelle, procurandomi dei brividi incontrollati.
- Già lo vedo: ti insegnerò ogni cosa, ti addestrerò a diventare il tipo di donna che voglio avere al mio fianco. Ti insegnerò l'arte del sesso e della magia-
Una scossa elettrica m'invase da capo a piedi scuotendomi ogni membra quando sentii la sua lingua salire là dove ero più sensibile.
Dei gemiti incontrollati mi salirono in gola. Tentai di fermarli, combattuta tra la pudicizia e la voglia di mostrarmi. Ma poi il piacere divenne troppo, costringendomi ad aprire le labbra, ad emettendo dei suoni taglienti e liberatori, che non avrei mai pensato di saper produrre.
Non riuscivo più a controllare il mio corpo e senza neanche accorgermene iniziai a tirare le corde, mentre il respiro si faceva sempre più affannoso e il cuore galoppava impazzito nel petto. Il sangue scorreva febbrile nelle mie vene.
“Cosa posso fare? Il mio corpo reagisce a quello di Satan. Lo accetta”.
Continuavo interrottamente a mormorare di fermarsi. Soffiavo i miei no, quasi fossero una preghiera a continuare.
Strinsi le mie gambe attorno ai suoi fianchi. I suoi baci raggiunsero la mia bocca, mentre lo sentivo pian piano entrare in me e iniziare a muoversi.
Stavolta non sentii alcun dolore, ormai il mio corpo si era plasmato per lui.
Provavo una gioia selvaggia, un piacere febbricitante ogni volta che affondava dolcemente e senza fretta nella mia carne non più vergine.
“Non riesco più a pensare
Mi sento così... bene...
Quanto tempo è passato?
Per quanto tempo abbiamo fatto l'amore?
Perché ogni confine è sfumato e confuso?
E' opera di Satan? E’ lui che fa delirare la mia mente?
So solo che la comprensione di tutto mi sta sfuggendo di mano.”

 


 
* Nel manga lo chiama Sabbat, ma credo che ci sia un errore dato che , almeno su Wikipedia, risulta che le cosiddette "riunioni" delle streghe e dei demoni si chiamino appunto Esbat.
 

Salve popolo!
Finalmente siamo arrivati al dunque ... mi viene da piangere...
Ragazzi, mi rendo conto che non è un granché, ma dato che non dovevo sforare oltre il racing arancione, forse è meglio che mi sia trattenuta ... D':
Va bhe, che dire... finalmente siamo arrivati al capitolo 20! EEEEEEE, GRANDE FESTA!!! IN ALTO I CALICI!!
No, dai basta...
Come sempre ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia... un saluto speciale va a Sarettina che c'è l'ha fatta a finirla, Carla che si sta mettendo d'impegno e Lisa... che non so neppure se ha letto il primo capitolo...
A presto fanciulli!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


 
 

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Capitolo 21
*** Centri di energia ***


Quando camminiamo fino al limite di tutta la luce che abbiamo,
e facciamo un passo nell'oscurità del non conosciuto,
dobbiamo credere che accada una di queste due cose.
Ci sarà qualcosa di solido in cui mettere il piede, o ci verrà insegnato a volare.

-Patrick Overton-


Centri di energia
 

Quella "mattina" mi ero svegliata in quel gigantesco letto a baldacchino, troppo grande per una sola persona. Lui non c'era. Probabilmente perché non dormiva neppure. 
Ero in uno stato di confusione totale, come vittima di un qualche incantesimo che non permetteva ai miei nervi di riprendersi, ma che lasciva il mio corpo in un dolce  intorpidimento.
M'immersi di nuovo nella vasca piena di quel liquido luccicante.
Non era molto profonda, ma mi consentiva di stare un po' in apnea.
Quando ero sott'acqua, strano ma vero, riuscivo a pensare meglio. Ero calma e non avevo paura di nulla, come se fossi ancora nel liquido materno.
Rimasi sott'acqua per circa 50 secondi, con gli occhi aperti, anche se nell'oscurità che mi circondava la mia vista non aveva una grande utilità.
Poi tutto il mio corpo mi ricordò che non avevo le branchie e mi costrinse a risalire in superficie per prendere una profonda boccata d'aria.
Stavo per rituffarmi quando una voce cupa e fredda mi bloccò.
- Donna, Satan sta tornando nel mondo umano. Muoviti ad uscire -
Era il demone che poco tempo fa mi aveva acchiappata per un braccio peggio di un Rottweiler nella sala del trono. Baal mi sembrava di ricordare.
Imbarazzatissima, mi lasciai sprofondare nell'acqua fino al collo.
Da quanto tempo è lì?
- Emm... grazie di avermi avvisato ... potresti... - dissi facendo cenno verso l'accappatoio bianco.
Quello mi guardò come se gli avessi chiesto un rene, ma poi mi porse l'accappatoio e imboccò il portone.
- Noto che ti sei trasformata in una donna...- disse.
Mi voltai scatto, ma prima che potessi dirgli che secondo l'anagrafe lo ero dalla nascita, se ne andò.
 
.•ºº•.
 
Il giardino della scuola, come al solito, era sovraffollato. Per fortuna, una leggera brezza di mare rendeva l'aria meno calda, anche se più umida.
Le fronde carmini delle querce rosse si agitavano nel vento, come gigantesche fiamme.
Mi guardai intorno stranita. Controllai il display azzurro del cellulare. Diceva che era il giorno dopo quello della mia partenza all'inferno.
Allora, perché a me sembrava che fossero trascorse settimane, per non dire mesi. Come poteva il mio corpo essere tanto cambiato in appena qualche ora?
A sostenere la mia teoria arrivò Shizuko.
- Hey ciao Manami! ... hai qualcosa di diverso ... aspetta, non dirmi nulla ... hai cambiato taglio?-
- Emm ... no ...-
- mmm ...- disse quella continuando a scrutarmi come se fossi una puledra a una fiera equestre. Poi alzò lo sguardo e salutò qualcuno dietro di me.
- Ah professore!- disse la ragazza - non trova anche lei che Manami abbia qualcosa di diverso?-
Mi voltai lentamente mentre il vento scompigliava la mia frangetta bionda e il mio cuore iniziava a battere più velocemente.
Kai mi guardava con i suoi occhi blu, mentre un sorriso dolce gli si dipinse sulle labbra.
- Sì, è diventata una donna ...-
Un motto d'imbarazzo insensato mi fece andare a fuoco le guance. Abbassai gli occhi, sorridendo timidamente con ancora la sua immagine ammantata delle foglie rosse delle querce, mentre la mia mente scivolava sul nostro ultimo incontro.
- Buongiorno professore.- cinguettò una voce femminile dal tono graffiante di cui purtroppo riconobbi la proprietaria. Il cuore mancò un battito e una rabbia cieca divampava in ogni membra, come corrente elettrica condotta dai metalli.
- Se- Seera !?-
Si avvicinava con passo elegante. Indossava la divisa della scuola con una sensualità che qualsiasi ragazza avrebbe solo potuto sognare di avere. I capelli biondi le accarezzavano il viso angelico come una cornice d'oro. Gli occhi che poco tempo fa avevo visto rossi come i rubini erano di un nero profondo.
- Chi ti ha detto di venire qui?-
Il tono tagliente di Kai fece apparire quella domanda una minaccia, tanto che la mezzo angelo-demone rimase un attimo interdetta. Durò meno di due secondi il suo disappunto, poi con nochalance lo prese per un braccio e si mise a soffiare languidamente a cinque centimetri dal suo volto - Come puoi essere così freddo? Questo non è il modo di trattare la tua fidanzata...-
A quelle parole sentii il desiderio di staccarle la testa dal collo e poi usarla come pallone.
Altri studenti, che qualche minuto prima stavano ascoltando senza molto interesse la scena, strabuzzarono gli occhi e si fecero attenti.
- Temo che mi stai confondendo con qualcun altro - disse Kai staccandosela dal braccio, mentre quella gli si strusciava addosso come un gatto - Non ho alcun tipo di relazione con le mie studentesse- dichiarò facendo cenno di andarsene.
Quella rimase immobile, come a registrare la situazione, poi un bagliore improvviso passò nelle sue iridi scure e con voce rotta dai singhiozzi disse - Allora le altre sere si era solo divertito con me?-
PUTTANA !!!!!!!!!!!!!Ma io la spiaccico!!!!!!!!!!!!!
- Professore ...-
Una limpida e forte voce maschile si udì chiara e Shion apparve dalla folla in giardino.
- Verranno presi dei seri provvedimenti su di lei. Un professore non può certo abusare delle alunne-
- Infatti la ragazza si sta sbagliando- disse Kai mentre la sua voce si faceva minacciosa. "non comportarti come uno che ha appena decapitato un demone, mio caro Michel, ti potrei facilmente spezzare il collo prima che tu te ne accorga".
- A me non sembra...- replicò serio.
"non ti permetterò di fare quello che vuoi..."
Kai rimase qualche secondo immobile, squadrando con astio, poi, come se nulla fosse successo sorrise candidamente.
- Ma bravo, tu si che sai rimettere in riga gli insegnati ... visto che sei tanto convito di quello che dici, ascolterò attentamente quello che la tua compagna ha da dirmi - 
Così si avvicinò tranquillamente a Seera e disse con tono confidenziale - Coraggio cara,  ti ascolto -
Eppure la cordialità della voce faceva a pugni con la furia assassina che aveva negli occhi. Vidi Seera tremare difronte al sua sguardo e abbassare il capo.
- D-devo averla scambiata per qualcun' altro...- mormorò con voce strozzata.
- Come avevo immaginato - disse Kai. Poi con il suo incidere aggraziato passo affianco a Shion.
- Stai più attento quando apri la bocca con un tuo superiore, Amamiya, potresti finire male ...-
E detto questo se ne andò.
Suonò la campanella. Io e i miei compagni entrammo nelle rispettive classi, ma prima di lasciare il giardino, vidi chiaramente Shion avviarsi verso la cappella seguito da Seera.
 
.•ºº•.
 
- Hey Michel! Michel!!!-
- Nel mondo degli umani mi chiamo Amamiya Shion, Seera - gli rispose lui con voce atona.
- Ok, Shion ... che nome scontato... -
- Ho come l'impressione che se prima ti fossi messa contro di Satan ti avrebbe uccisa, non è così?-
Seera, che un secondo prima sorrideva in modo angelico, cambiò espressione all'istante e gli occhi neri diventarono rossi di rabbia.
- Non è vero! Io sono la prescelta di Satan! Gli ho giurato fedeltà e ha il mio cuore! Lui mi chiama per nome e abbiamo fatto sesso in innumerevoli Esbat e...-
- Finiscila Seera! Sono pur sempre un angelo anche se in forma umana! -
- E allora non insinuare contro i miei privilegi!- ringhiò lei guardandolo con aria di sfida nonostante Michel fosse il doppio di lei.
- E' proprio di questo che ti volevo parlare Seera, suppongo che tu non voglia perdere i tuoi privilegi, ma come hai ben visto, sembra che Satan, per qualche assurda ragione, al momento abbia messo gli occhi su Manami e...-
- E' tu vuoi che ti aiuti ad allontanarla da lui, giusto? - intuì lei lasciando Michel interdetto. Poi gli occhi della mezzosangue si fecero inquietamente vivaci e una nota macabra gli illuminò-  Ci sto! Potremmo consegnare la ragazza a Samael*, o magari metterle in circolo del sangue demoniaco finché non impazzisce o...-
- No, a lei non deve essere fatto alcun male, per nessuna ragione!- chiarì immediatamente l'arcangelo con un espressione severa sul volto.
- Cosa... ma ... non dirmi che anche tu ...- mormorò la mezzosangue guardandolo incredula - Ma che cazzo avete tutti quanti!? Cosa ha di tanto speciale quelle bambinetta che puzza ancora di latte!?...-
Stava per continuare a ruggire offese quando il suo cuore le si bloccò per alcuni secondi.
Merda...mi  ero dimenticata di questo...
 
.•ºº•.
 
Andavo su e giù per l'aula di scienze, persa nei miei pensieri e nei miei dubbi, fino a quando non c'è la feci più.
- Kai, perché Seera è qui?- gli domandai.
Lui fece finta di non avermi udito, e continuò ad armeggiare con un ampolla dall'aspetto sinistro. Sembrava che avesse preso sul serio il suo mestiere d'insegnante di biologia.
Dopotutto era una creatura antica di migliaia di anni era ovvio che conoscesse alla perfezione tutto ciò che riguardava le scienze e la natura.
- Kai?- tentai di nuovo.
- Ignorala - disse semplicemente, probabilmente convinto che mi sarebbe bastato questo.
- Ma Kai... sicuramente starà architettando qualcosa...-
- Ti ho detto d'ignorarla -
-Ma...-
Sollevò su di me uno sguardo ferino. Sembrava furibondo. Nei suoi occhi vedevo agitarsi nuvole di tenebra.
- O-ok ...- dissi sollevando le mani come se stessi cercando di calmare un animale selvatico - non c'è bisogno di scaldarsi ...- borbottai infine lasciandomi cadere su una sedia accanto alla sua e posando il mento sulla cattedra.
Continuai a guardarlo di sottecchi. Sembrava nervoso, come se stesse per scoppiargli una bomba sotto la sedia. 
Chi sa che cos'ha...
Non ero in grado di ipotizzare nulla. Neppure il più bravo degli psichiatri sarebbe riuscito a capire anche solo lontanamente ciò che pensava.
Neppure con gli anni sarei mai riuscito a capirlo completamente ma dopotutto non c'è da biasimarmi dato che credo che non ci sia riuscito neppure Dio.
Poi venni improvvisamente richiamata dai miei pensieri quando vidi tra le dita di Kai tante piccole lingue di fuoco che danzavano vivacemente che usava per scaldare la provetta.
Spalancai gli occhi incredula.
- Come hai fatto?- domandai prendendo la sua mano tra le miei ma stando attenta a non toccare le fiamme tra le sue dita.
Provai a passare un dito sulle fiamme velocemente, in modo che non mi bruciasse ma che comunque potessi sentirne il calore. Quando mi misi il dito sotto gli occhi vidi chiaramente un piccolo alone nero.
Era fuoco. Normalissime fiamme apparse dal nulla.
- Magia di controllo degli elementi - rispose sorridendo vedendo la mia faccia scioccata.
- Me lo insegni?!-
- Ci vorrà del tempo -
- Quand'è che potrò creare un tornado o roba simile?-
- Se vuoi morire anche subito,  altrimenti serviranno almeno 5 anni solo per imparare a controllare la tua energia -
- Così tanto? - Il mio entusiasmo si raffreddò un poco.
- Sì, ma puoi già imparare come spostare le energie - e detto questo girò la sedia in modo da essere difronte a me.
- Hai principalmente 5 fonti di energia: qui, in mezzo alla fronte,- disse  posando  l'indice sulla mia fronte indicandomi in via tattile il punto esatto e continuando così per le altre fonti - nell'incavo della tua gola,  al centro del petto, nel tuo ventre e l'ultimo nel plesso radicale ovvero tra la vagi...-
- Sì, ho capito- dissi fermandogli la mano prima che mi accapottasse per potermi indicare il punto preciso.
- Più ci sono 6 portali cioè i palmi delle mani e il centro della pinta del piede e infine le ali-
- Magari quello varrà per te...- dissi facendogli notare che purtroppo io le ali non le avevo.
- No, vale anche per gli esseri umani. Anche voi avete due ali, ma avete perso la capacità di usarle quando i primi umani vennero cacciati dall'Eden -
- Per colpa tua - ci tenni a precisare.
- Peggio per loro che mi hanno creduto - disse quello tutto soddisfatto di quello che aveva fatto  - erano liberissimi di non farlo. Io non li ho costretti a fare nulla -
- Dai, allora cosa devo fare ?- dissi per cambiare argomento, anche se sarebbe stato decisamente interessante aprire un dibattito sul peccato originale con uno dei protagonisti della vicenda.
- Niente, ti attivo i centri di energia -
E detto questo posò i suoi palmi d'avorio suoi miei. Mi meravigliai della differenza di misure tra le nostre mani. Le mie sembravano così piccole e fragili, mentre sapevo che a lui sarebbe bastata una piccola pressione per frantumare le mie tenere ossa.
Poi all'improvviso  un'ondata di energia mi fece vibrare sconvolgendomi come se avessi appena ricevuto una scarica elettrica ad alta tensione. Mi attraversò tutto il corpo, donandomi una sensazione di forza eccezionale.
Tentai di ritrarre le mani spaventata ma lui me le strinse per tenere i palmi in contatto.
Nella mia mente iniziarono ad affluire un infinità di pensieri, emozioni e ricordi come quello della mia prima volta con lui. Potei sentire chiaramente tutta l'eccitazione e il piacere di allora.
La sua bocca, la sua lingua, la sua pelle, i suoi gesti, i suoi movimenti il suo respiro caldo...
Correnti luminose ed oscure di scontravano, si avvolgevano e si rincorrevano, ma senza mai fondersi, come l'olio con l'acqua che scorrono l'uno sopra l'altra senza confondersi. 
Quando finalmente mi lasciò le mani ero talmente stanca che sarei caduta dalla sedia se solo lui non mi avesse sorretto impedendo alla mia testa di rompersi contro le mattonelle.
- Che figata - fu l'unica cosa che riuscii a dire mentre mi appoggiavo a lui per riprendere fiato.
 


*Samuel: si dice che sia l'angelo della morte tanto che viene chiamato anche "castigo/veleno di Dio". Nella angelologia appare come un angelo neutrale, nel senso che non sta né con Dio né con Satana.


 



 

Ma buon-salve a tutti quanti e tanti auguri di buona Pasqua ( anche se in ritardo )
Mi scuso per il ritardo, ma sapete com'è ... non ne avevo molta voglia :P
Il capitolo è stato un bel po' modificato da quello originale dato che c'era una parte che non capivo bene ... anzi diciamo che non c'era nulla da capire e proprio per questo mi annoiava o comunque mi sembrava stupida. 
La roba dei "centri di energia" e cazzi vari l'ho trovata su wikipedia e appartiene alla cultura orientale ( tipo chakara ecc...).
Mi dispiace che questo capitolo sia così passivo rispetto a quello precedente, spero che il prossimo mi esca un pochino più ... focoso?

A presto!
P.s. Ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia, in particolar modo Linlin9, Sara, Michelina ( che mi ha giurato di non aver letto il capitolo prima ... ma dico, è o non è una brava ragazza lei???), Claudia e Lisa ( se non si è incastrata le dita nel pianoforte :D )


 

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Capitolo 22
*** Diaboliche risate ***




Diaboliche risate

 
Dopo essere arrivato in classe, il professor Akira, l'insegnante di arte, cominciò a fare l'appello ma s'interruppe leggendo un nuovo nome sull'elenco e, guardando da sopra della montatura dell'occhiale, passò il suo sguardo miope su tutta la classe, fermandosi su una ragazza con un visetto da angelo e un corpo da demone seduttore.
- E' lei la signorina Seera Pearly?- chiese gentilmente l'uomo.
"Sì, è lei purtroppo" pensai furiosa dopo essermi resa conto che eravamo nella stessa classe.
Non avevo provato un'irritazione simile neppure quando Kai si era imbucato a scuola fingendo di essere mio fratello maggiore. Istintivamente strinsi i pugni. Sentivo l'energia che poco prima mi aveva infuso Kai circolare liberamente in tutto il mio corpo. Non mi ero mai sentita così in forma.
- Sì, esatto, sono io -
- Qui c'è scritto che vieni dagli Stati Uniti...-
- Precisamente. Ho iniziato a studiare in un college privato di New York, ma poi la mia famiglia si è dovuta trasferire per lavoro. Ed ora eccomi qui a Hokkaido - disse lei mostrando un sorriso delizioso.
Il professore annuì e non fece altre domande mentre i miei compagni cominciavano a vociferare tra loro come delle vecchie pettegole.Tutti tranne Shion, che se ne rimaneva calmo e composto nei banchi in fondo alla classe come l'emblema della perfezione.
- Ho sentito che era fidanzata con il professor Sakurai... -
- Sì anche io, e poi so che è anche amica di Amamiya -
- Cavoli è davvero bellissima...-
La lezione iniziò regolarmente: si parlava di Pablo Picasso.
Era uno dei miei pittori preferiti; i suoi quadri mi lasciavano senza fiato ogni volta che li vedevo, sopratutto la Guernica, quel dipinto gigantesco che raffigurava il bombardamento aereo di una città durante la guerra civile spagnola.
Non era tanto il disegno in se, che era perlopiù formato da linee semplici che anche un bambino sarebbe riuscito a riprodurre, quanto per l'emozioni che ti trasmetteva.
Neppure se avessero messo litri e litri di vernice rossa sarebbero riusciti a mostrare ciò che lui era riuscito a ritrarre con solo il bianco e il nero: l'orrore, la paura, la distruzione.
A volte mi sembrava quasi di sentire il rumore delle bombe abbattersi al suolo.
- Hey, Manami?- 
L'ultima voce che avrei voluto sentire in quel momento mi riscosse dai miei pensieri. Mi voltai e vidi il suo viso aperto in un dolce sorriso che sembrava sincero e senza ombre.
"Non le devo credere, anche Kai è capace di sorridere come un angioletto e squartarti al tempo stesso"
- Tu hai una "relazione" con Satan no?- sussurrò guardandomi con quei giganteschi occhi color inchiostro.
- Sì, però io...sì insomma...-
"Vuole dichiararmi guerra così all'improvviso?"
- Stai tranquilla, non ti preoccupare, è tutto ok!- disse lei rivolgendomi un sorriso conciliatore, così bello da ispirarmi fiducia - Penso che sia davvero meravigliosa l'attitudine umana di innamorarsi! Siete l'unica specie di questo modo che riesce a farlo. In ogni caso sono sicurissima che diventeremmo grandi amiche io e te!- 
Non riuscii a capire subito l'insinuazione della prima parte del suo discorso, ma quando ci riuscii fui troppo persa in quel viso così dolce e solare che lasciai perdere e non ci feci caso.
- ... certo...- le risposi poco convinta.
"Vederla così gentile è a dir poco raccapricciante..."
 
.•ºº•.
 
Ultima ora di lezione: spogliatoio femminile.
Come al solito mi cambiai nell'angolo più remoto dello spogliatoio, barricandomi tra le borse e le panchine nonostante tutte le mie compagne fossero già in palestra e avessero iniziato a fare il riscaldamento.
"Ho sentito dire che quando si ha un ragazzo il seno cresce... ma a quanto pare qui non è successo ancora nulla..." constatai vagliando le mie rotondità dentro un grazioso reggiseno rosa impreziosito da perline. A quei tempi avevo una strana fissa per la roba intima... e sinceramente non saprei spiegare il perché...
Sospirai sconsolata, pensando che mio malgrado, forse sarebbero rimaste così ancora molto a lungo.
- Manami? Che cosa c'è? Perché sospiri?- disse Seera avvicinandosi alle mie spalle.
"Non mi pare di averla sentita entrare..."
- Non è niente, non preoccuparti - le risposi tentando di liquidarla, ma non avevo fato i conti con la sua caparbietà.
- Dalla tua faccia non si direbbe... ne possiamo parlare-
- Sto bene, non ho nulla-
- Stai mentendo. Avanti, dimmi cosa c'è...-
- Ti ho detto che...- stavo per risponderle nuovamente che non aveva nulla di cui preoccuparsi, quando mi afferrò per il polso. Lì vi erano ancora incisi i segni delle corde con cui Satan mi aveva legata.
- Lasciami!- dissi istintivamente urtandola con l'altro braccio a causa del dolore che mi aveva provocato la sua stretta sulle mie piaghe.
Fu solo per un istante, ma scorsi chiaramente qualcosa di torvo e deleterio nei suoi occhi.
Un istante dopo me la trovai addosso mentre cercava di arrivare alle mie labbra e le sue mani sui miei seni.
- Ma che cazz... sei diventata scema!?- 
Ero a dir poco inebetita e mi dibattevo come una carpa fuori dall'acqua per far in modo che non riuscisse a baciarmi, ma per quanto mi agitassi non riuscivo a disarcionarla.
- Seera! Levati di dosso! Che cosa hai intenzione di fare!?!-
- Voglio capire una cosa... - sussurrò a poca distanza dal mio viso.
- Cazzo Seera, lasciami!!! -
- Non lo faccio perché mi piaci, non provo alcun interesse per te. Non sono come Satan e gli altri angeli caduti che vengono attratti da tutto ciò che è puro. Lo faccio solo per capire che cazzo ci sia di così irresistibile in te da aver attirato l'attenzione del signore delle tenebre...-
- Ma fatti i cazzi tuoi, no?!!-
La sua morsa si faceva sempre più forte sui miei polsi già lacerati ed ebbi davvero paura che me li stesse per spezzare in tanti piccoli moncherini.
Dove era finita l'energia che poco prima m'invadeva? Perché ora non la sentivo più?
Kai mi aveva detto che dovevo imparare a controllarla e muoverla, ma in che modo?
Nel mentre la stretta di Seera si faceva sempre più forte. Era incredibile quanta forza avesse in quelle braccia apparentemente esili. Il sangue misto che le circolava in corpo doveva averle dato un potere eccezionale.
Tentai di concentrarmi, nonostante le sue labbra cominciassero a lambire le mie.
Per prima cosa decisi di concentrare tutte le mie forze in un portale, scelsi la mano destra dato che lì la presa era meno forte. Era difficile far fluire l'energia, tanto che ebbi l'impressione che non fosse successo assolutamente nulla. Cercai di convertire l'energia in calore, alzando la temperatura della mano più che potevo, poi, quando capii che era abbastanza calda, con uno strattone improvviso liberai la mano e gliela accostai al fianco.
Quella parte della divisa bruciò all'istante e dopo poco le mie narici vennero aggredite dal tipico odore della carne bruciata.
Seera urlò in maniera disumana.
 Approfittando della sua distrazione per levarmela di dosso e sollevarmi dal pavimento. Un istante dopo stavo già correndo verso l'aula di biologia sperando con tutto il cuore di trovarci Kai.
 
.•ºº•.
 
Una risata a dir poco diabolica suonò per tutto il corridoio come un antica maledizione.
- Oh Kai, mi fa molto piacere che tu reputi la situazione divertente ma per me non lo è stata per niente!-
Quello prese a ridere ancora più forte. Sembrava la risata  di un pazzo psicopatico: era talmente macabra che mi venne la pelle d'oca.
Tra tutte le reazione che mi erano venute in mente, questa era quella che avevo ritenuto meno probabile.
- Non mi sei molto utile...- replicai asciutta.
- Cosa vuoi che faccia? Che te le tocchi anche io?- domandò quello sfoderando un sorriso malizioso.
- Io stavo per venir stuprata da una ninfomane psicopatica e tu ti metti a fare lo scemo!?- sbottai in piena crisi di nervi.
- Sei troppo agitata, vieni qui - disse facendo cenno di avvicinarsi alla sedia in cui era signorilmente seduto.
- N-no - risposi io non riuscendo a capire quali fossero le sue intenzioni.
- Allora vengo io- e detto questo si alzò e mi si accostò.
Mi prese delicatamente il viso tra le mani e mi baciò con calma, come se stessa gustando un pezzettino di cioccolata.
Inutile dire che appena la sua bocca venne in contato con la mia sentii tutti i sensi inibiti nonostante il mio cuore accelerasse le pulsazioni.
In alcuni documentari avevo sentito che nella saliva dei serpenti erano contenuti veleni in grado di inibire i sensi delle loro prede che venivano morse. In quel momento capii che i demoni dovevano avere qualcosa di simile; una sorta di strano calmante capace di rendere più docili e arrendevoli le loro prede.
Gli ero grata per quei baci, ma mi ricredetti immediatamente quando cominciò a spingermi verso la scrivania e quando mi afferrò per i fianchi sollevandomi e posandomici sopra.
- Kai aspetta un attimo... siamo a scuola...- boccheggiai quando riuscii a staccarmi dalle sue labbra.
- E dove sarebbe il problema se nessuno ci può vedere o sentire?- 
Scioccò le dita. Un istante dopo una bolla diafana ci avvolse.
- Ora nessuno potrà sentire il tuo pianto e le tue urla -
"Davvero molto rassicurante..."
- No, asp...- soffiai mentre tutto il mio corpo iniziava a riscaldarsi.
 Sembrava quasi che lo avesse riconosciuto e si stesse preparando ad accoglierlo nuovamente in se.
Sbuffò difronte alla mie proteste, che di certo non sarebbero riuscite a dissuaderlo.
- Perché voi umani dite sempre l'esatto contrario di ciò che pensate? Manami, credi che io non conosca l'animo umano? I vostri istinti, le vostre perversioni sono chiarissime ai miei occhi e ne sento facilmente il profumo a chilometri di distanza. So cosa vuoi e cosa no...-
La sua bocca lambì il mio collo mentre la mia scheda veniva in contatto con il legno di acero della scrivania. Il suo respiro caldo mi fece sospirare. Il suo profumo m'inebriò le narici.
Fu come passare sotto il naso di un drogato che cerca di disintossicarsi, una striscia gratis di cocaina della miglior qualità.
Non me ne resi neanche conto. Con le gambe gli arpionai i fianchi, mentre le braccia gli cinsero il collo d'avorio.
Comunque le mie guance non poterono fare a meno di tingersi di porpora.
- Visto che avevo ragione?- sussurrò Kai facendomi accarezzare tutto il corpo da quei magnetici occhi blu in cui vidi danzare le onde del mare.
Avevo visto più volte alcuni film di capi d'ufficio o professori che si dilettavano ai loro sollazzi nei locali di lavoro. Gli avevo trovati stupidi e non avevo mai capito che cosa ci fosse di tanto sexy nel far sesso in un ufficio.
Ora invece lo capivo. 
Tutto ciò che è proibito attrae maggiormente di ciò che non lo è. E' una  cosa stronzissima che ci gioca il nostro cervello. Non vi è mai venuta voglia di fare qualcosa che non si poteva fare e provare un tale senso di potenza dopo averla fatta? Poi però quando questa cosa viene concessa di perde tutto il gusto di farla.
Credo che se Dio non avesse proibito a l'uomo di cogliere i frutti dell'albero della conoscenza, ui probabilmente non lo avrebbe fatto.
Gemetti senza ritegno.
- Kai, basta...-
Mentre continuava a baciarmi il collo lo sentii irrigidirsi per un istante e alzare gli occhi verso la porta anti incendio socchiusa del laboratorio di biologia.
Fu appena un istante, talmente fugace che non ci feci caso.
Dovetti ammettere che il suo ragionamento di prima non faceva una piega, dato che in quel momento volevo tutto tranne che le sue mani si fermassero. Ma le parole spesso sono degli ottimi capri espiatori per le nostre passioni.
Poi, senza alcuna ragione apparente si fermò mentre un gemito contrariato mi uscì dalla gola prima che potessi reprimerlo.
- Torna in palestra, la professoressa ti starà aspettando - disse staccandosi da me e prendendo gli occhiali sulla scrivania che per poco non avevo schiacciato.
- Eh?-
- Ti ho fatta rilassare, quindi ti rilascio...- sorrise vedendo il mio viso confuso ed accaldato con i capelli biondi completamente sconvolti - che c'è? Non sei contenta? Eppure mi è sembrato che ti stessi opponendo alle mie attenzioni... oppure quella espressione stava ad indicare che te la stavi godendo?-
Se prima ero arrossita, ora stavo proprio prendendo fuoco.
- No, ti sbagli- negai saltando giù dalla scrivania con il respiro ancora affannato.
Inciampai un paio di volte prima di uscire di corsa dall'aula prima che tutto quello che avevo stampato in faccio mi tradisse... anche se dubito che non lo avesse già fatto...
Non seppi mai cosa successe dopo che fui uscita da quell'aula.
 
.•ºº•.
 
Kai si risistemò la camicia, poi si rivolse all'aula vuota.
- Hai ancora molto da guardare, Seera?-
A quelle parole, la fisionomia della creatura si materializzarono da dietro la porta antincendio.
- Brucerei vivi tutti gli uomini che posano gli occhi su di te... se solo potessi - disse Seera andando incontro a Kai - sono esseri così inutili... facesti bene a non inchinarti dinanzi a loro quando Dio te lo ordinò, Satan-
Si fermò a pochi passi da lui, ammirandolo con occhi lucenti, come se avesse difronte a se la creatura più perfetta di questo mondo.
- Che stupida sono stata a credere alle parole di Michel... era ovvio che tu non avresti mai giurato amore eterno ad una bambina umana... o almeno non avresti mai tenuto fede al patto... lei per te è solo un altra amante, non è vero? Un trofeo esotico da sbandierare sotto i nasi presuntuosi degli angeli, ma io sono di un livello superiore rispetto a lei... non è così?-
- Sai che i monologhi mi annoiano Seera, che cosa vuoi?-
- Cosa voglio? Nulla... solo che non sopporto venir messa da parte per qualcuna che tra meno di un secolo inizierà a decomporsi e servirà unicamente come pasto per i vermi-
- Vuoi che ti dia attenzione? D'accordo, spogliati - disse quello sedendosi tranquillamente su una sedia girevole imbottita.
Gli occhi di Seera guizzarono e sul suo volto le si dipinse un sorriso, ma poi scomparì di botto - a Manami non gli hai chiesto di svestirsi... sei stato tu a farlo...-
Kai sbuffò indolente. Ci fu un improvviso spostamento d'aria e la camicia di Seera si aprì rivelando la belle curve della creatura.
- Soddisfatta?-
Seera sorrise nuovamente avvicinandosi a lui. Gli sfilò gli occhiali e posò delicatamente la montatura sulla scrivania ordinata. Poi chinandosi sfiorò lievemente con le sue labbra rosse quelle di Kai ma si ritrasse subito.
- In questi corridoi passano tantissimi umani e noi qui siamo un'alunna e un professore. Evoca la sfera come hai fatto con lei...-
Per un istante Kai la guardò senza dire nulla, ma poi le sue labbra si aprirono in un sogghigno astruso.
- Da quando in qua provi pudore, Seera? Non rimembro alcun Esbhat in cui ti vergognasti di fare sesso difronte a migliaia di demoni. Sai bene che ti scelgo solamente per far incollerire gli angeli, per mostrare loro che posso facilmente assottigliare i loro eserciti portando chi voglio dalla mia parte- disse giocherellando con un piuma nera come l'inchiostro che si era appena materializzata tra le sue mani.
 Seera spaventata indietreggiò istintivamente - Fino ad ora ti sei dimostrata un bravo giocatolo, ma tu sai cosa succede quando i miei giocattoli decidono di non ascoltarmi...-
Con uno scatto più veloce del morso di un cobra tirò la piuma come una freccetta sfiorando e lacerando lievemente la pelle sua guancia vellutata della mezzo sangue e conficcandosi per cinque centimetri nel muro.
Poi una risata maligna gli scosse il petto ed uscì dall'aula con quel moto di umorismo diabolico.
 
.•ºº•.
 
- signorina Manami!-
La voce della professoressa di educazione fisica, di cui avevo deliberatamente saltato l'ora di lezione, mi fece sobbalzare fino al tetto.
- Sì, signora Izumi?- dissi io cercando di apparire il più umile e contrita possibile.
- E' la seconda volta che salti la mia lezione. Stavolta non hai proprio scuse; vai nell'aula punitiva e restaci fino a che non te lo dico io!!!- ruggì quella bisbetica indicandomi un aula nell'ala Est dell'istituto.
- Sì, signora Izumi...- dissi avviandomi verso l'aula con passo svogliato.
Quando finalmente mi sedetti ad un banco tirai fuori dalla mia borsa a tracolla, che avevo recuperato dalla mia classe dopo essere stata nell'aula di biologia con Kai, e tirai fuori un libro thriller che parlava di un certo tizio che voleva uccidere un altro tizio perché gli aveva rubato qualcosa che invece il tizio non gli aveva rubato.
Era una storia piuttosto interessante, anche se un po' complicata.
Quel libro lo avevo comprato da poco, forse appena una settimana prima del fatidico manoscritto da cui avevo tirato fuori Kai.
Annusai il profumo delle pagine. Voi direste che senso abbia odorare le pagine di un libro? Ebbene, forse a causa dei miei sopraffini sensi olfattivi sentivo chiaramente che ogni libro aveva un odore diverso, così come il suono delle loro pagine quando vengono sfogliate tutte insieme.
Sopratutto quando i libri erano nuovi si poteva sentire il loro profumo originario, quello dell'albero da cui provenivano e dell'inchiostro che gli aveva macchiati.
Quando sfogliavo quelle pagine ancora immacolate, che nessuno aveva ancora mai sfiorato ed aperto, beh in quei momenti quasi riuscivo a comprendere la fissazione di Satan verso le vergini.
Proprio quando ero nel mezzo di uno dei punti di maggiore suspense, ecco che  un ombra passa davanti alla porta e si ferma nel suo stipite. In un primo momento pensai fosse la prof e non alzai lo sguardo dal libro, poi però, sentendomi fissata mi voltai.
Era Seera. 
Scattai dalla sedia pronta a darmela a gambe in caso le venissero altre geniali idee, ma poi mi accorsi che aveva tutta la camicia sbottonata.
- Seera, che ti è successo ai vestiti?-
- Cosa mi è successo?- disse quella esibendo un sorriso languido e maligno al tempo stesso - Non ti sei resa conto che non servi proprio a niente? Non sei stata capace di soddisfarlo così lui si è scaricato su di me...-
- D-di cosa stai parlando?...-
- Cos'è, non mi credi? Se sul serio convinta che tu conti qualcosa per lui? Ora che non sei più vergine non hai più alcun valore. Non dirmi che hai creduto davvero che lui ti amasse? Che stupida! I demoni non possono amare nessuno! Il giorno in cui da angeli divennero diavoli persero la capacità di provare sentimenti buoni. Anche se volessero non ci riuscirebbero mai! Le loro azioni sono mosse solo da un forte odio verso Dio e verso tutte le sue creature, in particolar modo per voi umani! Se sei abbastanza furba ti conviene lasciar perdere il mondo dei demoni, potresti fare una brutta fine...-
E così fugacemente come era venuta se ne andò lasciandomi dopo che le sue parole mia avevano ferita così profondamente nell'anima che ancora oggi ne portavo le indelebili cicatrici.

 
 


Ciao a tutti!

Sono contenta di essere riuscita ad aggiornare un po' prima rispetto all'ultima volta ma devo ammettere che questo capitolo non mi piace un granché per quante modifiche io abbia apportato ai dialoghi, ai discorsi e alle situazioni. Mi dispiace, che sia un po' sotto tono e prometto che rimedierò la prossima volta.
Facendola breve: Seera ha iniziato ad indagare sul perché Satan provasse interesse per Manami e non trovandone ha creduto che fosse solo un suo capriccio temporaneo, sarà così oppure no? Si accettano scommesse!
Nell'ultima parte del capitolo invece, Seera inizia a mettere in atto il piano stabilito con Michel facendo credere a Manami che Kai l'abbia tradito... ovviamente quelle genia ci crederà e nel prossimo capitolo ci sarà un "apriti cielo" generale.
Ringrazio Ashwini e Linlin9 per avermi dato dei pareri su questa storia e tutti gli altri che continuano a seguirla assiduamente, siete i miei tesorini *:*
Poi saluto ovviamente quelle sgalletate delle mie compagne gioiose che le costringo sempre a leggere ogni minima cazzata.
Un bacione grande e a presto!!!!!  
 

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Capitolo 23
*** Permettimi di portarti via ***



A nessuno piace sentirsi ricordare com'è difficile far coincidere l'esistenza innegabile del male − la quale tale rimane nonostante le proteste della Christian Science − con la Sua onnipotenza e suprema bontà. Il diavolo sarebbe un'ottima scappatoia per scagionare Dio, economicamente avrebbe la funzione di scarico che ricade sull'Ebreo nel mondo degli ideali ariani. Ma poi? Dio può essere chiamato a rispondere tanto dell'esistenza del diavolo quanto del male che questo incarna.

Sigmund FreudIl disagio della civiltà, 1930



Permettimi di portarti via

Disperazione ed angoscia mi erano penetrate nel profondo del cuore; avevo un inferno dentro di me e nulla per estinguerlo.
In fondo, la mia mente lo avevo sempre saputo, solo che il cuore gli aveva detto di tacere.
Lui è un demone ed io ho cercato di convincermi che non ci fosse troppa differenza tra un diavolo e un umano. Mi sono sbagliata.
Una creatura antica quanto il mondo non può accontentarsi di qualcuno che non aveva neppure due decadi di vita. Qualcuno che presto sarebbe morto.
Era la mia paura più grande e si è avverata. Una volta che si era preso ciò che gli interessava di me non gli sarebbe più importato nulla di me.
Sapevo che non dovevo innamorarmi di lui, sapevo che ne sarei uscita con il cuore sanguinante. Ho inibito la ragione. Ho giocato con il fuoco, mi sono bruciata.
Ma non avrei mai pensato che potesse essere così doloroso...
 
.•ºº•.
 
Mentre Seera andava a leccarsi le ferite in qualche angolo isolato dell'istituto, avvertì agitata la presenza di Amamiya che la seguiva.
-Seera, i patti erano che non dovevi farle del male - 
- Infatti così è stato. Stavo cercando un opportunità  che tu non potrai rifiutare - gli rispose Seera serissima - Ora tocca a te. Consolala e allontanala per sempre da Satan- disse poggiando una mano sulla spalla possente di Amamiya.
Poi se ne andò canticchiando degli inni di guerra, da far gelare il sangue.
Maledetta mezzosangue...
Senza indugiare, attraversò i corridoi. Anche se non mi aveva vista entrare nella vecchia aula di arte, sapeva perfettamente che io ero lì.
Aprì la porta che cigolò come le giunture di un vecchio.
Me ne stavo di spalle a guardare fuori dai finestroni. 
Sinceramente non capivo perché l'aula di arte fosse stata trasferita da un altra parte; quella stanza era grande e molto luminosa, un luogo ideale per dipingere. 
Avevo continuato a piangere ininterrottamente per almeno venti minuti in bagno, ma non c'era posto peggiore per sfogarsi di quello. Ogni due secondi qualcuno bussava a la porta per sapere se stessi bene, e a me toccava rispondere che non avevo nulla.
Effettivamente era così... non riuscivo a sentire assolutamente nulla tranne quel dolore lancinante al petto e il sapore amaro dell'assenzio che dallo stomaco saliva su per la gola e m'invadeva la bocca.
Sentivo il bisogno di parlare, anche se non capivo perché mai con Amamiya... forse perché era un angelo e gli angeli consolano...
- Sembra che Seera voglia Kai unicamente dal punto di vista fisico... quindi posso capire che per lei non c'è alcuna ragione per giustificare la mia presenza...-
La voce mi usciva fuori fredda, senza alcuna emozione, come se tutto il dolore fosse scivolato via con le mie lacrime.
- Manami ...- mi chiamò lui avvicinandosi con delicatezza, come se stesse cercando di avvicinarsi ad un animale selvatico caduto in una trappola, senza spaventarlo più di quanto non lo sia già.
- Io non ho una mentalità così "aperta" come loro. Per me la cosa giusta è fare sesso solo con colui che amo ... ma vorrei che anche lui la pensasse allo stesso modo...- un singhiozzo mi spezzò la frase e di nuovo sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi - E' così strano chiede questo!? Credo che sia quello che ogni ragazza vorrebbe...- un altro singhiozzo mi strozzò la gola e sentendo le lacrime scendere sulle guance mi coprii il volto con le mani, come se le volessi fermare - non capisco! Davvero non capisco! ... io sento di amarlo... di amarlo comunque, più di quanto sia giusto amare...-
Stavolta non furono i singhiozzi ad interrompermi,  ma un braccio ambrato che mi strinse la vita, mentre sentii sul capo la mano di Amamiya.
Nascosi le lacrime nell'incavo del suo collo. Aveva un profumo paradisiaco; sapeva di tante cose messe insieme: fiori, pioggia, incenso, sale...
- L'ultima volta che il diavolo scese sulla terra, sussurrò nell'orecchio di un uomo oscure parole antisemitiche che qualche anno dopo portarono a uno dei misfatti più orrendi di cui il genere umano si sia mai macchiato. Per questo sono stato inviato qui nel vostro mondo; per fermarlo prima che mettesse in atto altri piani... non so cosa centri tu con tutto questo, so solo che ciò non porterà a nulla di buono. Permettimi di aiutarti Manami... permettimi di portarti via da lui...-
Ascoltavo spaventata le sue parole, senza riuscire a comprenderle fino in fondo, ma ciò che fece un istante dopo, sfuggì ancora di più alla mia comprensione.
Sentii le sue mani sul mio viso e poi le sue labbra toccarono castamente le mie.
Un istante dopo una brezza leggera sembrò avvolgermi, stemperando il fuoco e riportando un po' di pace nel mio cuore martoriato.
 Fu solo un'istante. Poi si staccò da me. I suoi occhi sembravano risplendere dell'oro puro del sole.
Un secondo dopo le vetrate esplosero tutte nello stesso momento. I pezzi di vetro schizzarono ovunque, alcune si conficcarono nel legno dei banchi.
Prima dello scoppio però, Amamiya alzò una barriera di luce bianca che i vetri non riuscirono ad attraversare.
- C-cosa è successo?- domandai scossa, sgusciando fuori dall'abbraccio di Shion e andando verso le finestre distrutte.
Mi affacciai, forse un po' anche per scappare da Amamiya. Quello che vidi la fuori mi fece capire immediatamente  in che cosa mi sono cacciata.
Guardava verso di me, con una furia negli occhi che non avevo mai scorto prima di allora. I capelli neri si stavano riempiendo di piume dello stesso colore, mentre il blu mare degli occhi veniva inghiottito dal rosso.
Kai...ha visto...
- Kai!- gridai. 
Lui voltò la testa, come se non volesse guardarmi. Poi volgendomi le spalle, cominciò ad allontanarsi.
- Kai!- provai di nuovo, nel tentativo di fermarlo, sporgendomi ancora di più dalla finestra e poggiando le mani sul davanzale. Sentii il vetro conficcarsi nella carne delle mani e la ritrassi subito.
Dovevo fermarlo, dovevo spiegargli.
Abbandonai il davanzale e mi misi a correre verso la porta, quando Shion mi trattenne per un polso.
- Non andare-
- Lasciami Shion! Lasciami!- ma quello non mi ascoltò.
Si portò la mia mano ferita vicino alla bocca e lo sentii sussurrare una parola in lingua una sconosciuta. Immediatamente il sangue si fermò e la ferita si rimarginò completamente, senza lasciare alcun segno sulla pelle.
- Non andare Manami. Se lo seguirai non farai altro che soffrire. Le ferite del corpo si possono curare, ma quelle del cuore...-
- Non posso. Per qualche motivo che neanche io riesco a comprendere lo amo. Lo so chi è, so cosa fa, ma anche in questo caso... Amamiya, se lui non ci fosse, io e te potremmo essere felici insieme ma...io... io devo andare da lui-
- Perché!?-
- Perché è la mia stessa anima che lo desidera -
- Fermati Manami! Tu non hai idea di che cosa sia! Non riusciresti neanche ad immaginare cosa sia disposto a fare per i suoi scopi!-
Non ascoltai le sue parole quando uscii dalla classe. Sapevo che aveva ragione lui, ma non era della ragione che in quel momento avevo bisogno.
Attraversai i corridoi come se avessi un branco di lupi affamanti alle calcagna. Corsi giù dalle scale e quando finalmente arrivai in giardino non ci misi molto per trovarlo.
- Kai!- lo chiamai di nuovo.
Sentendo la mia voce si arrestò, dandomi comunque le spalle.
- Kai ti prego, parlami!- lo supplicai io. Doveva essere a dir poco furibondo a giudicare che, ogni volta che faceva un passo, l'erba intorno alla sua orma moriva e si seccava istantaneamente.
- Kai io...-
- Sta zitta! - ruggì con una voce inumana, che sembrava provenire da dentro una grotta mentre finalmente si voltava.
Peccato che il suo ammonimento non fece altro che farmi salire il sangue al cervello, rammentandomi ciò per cui stavo piangendo poco fa.
- Anche tu però dovresti tacere dato che mi hai tradita con Seera!-
Se prima era furioso, ora sembrava che dovesse sputare collone di fuoco da un momento all'altro. Avanzò verso di me, ed io istintivamente arretrai impaurita dal sentimento oscuro che gli avvelenava gli occhi.
- Per quanto mi risulta, stai solo dicendo stronzate- ruggì. - hai infranto il tuo giuramento, la punizione sarà dura, Manami- sibilò mentre continuava ad avanzare. Non avevo mai avuto tanta paura di lui come in quel momento. Mi aspettavo che da un'istante all'altro allungasse una mano e mi rompesse la trachea.
Sentivo il cuore martellarmi nel petto e le gambe tremavano vistosamente, minacciando di non sorreggermi più.
- Kai, io...-
- Sta zitta!- ruggì di nuovo - domani notte ci sarà la luna nuova e celebreremo l'Esbat -
Esbat?
In quel momento mi tornarono in mente le poche cose che sapevo su quel rito, così come le parole di Kai.
" Sei gelosa di una donna con cui faccio sesso difronte a milioni di demoni nelle assemblee notturne degli Esbat?"
- Occhio per occhi, tradimento per tradimento-
- Kai, ti sbagli. Io non ti ho mai tradito. Non sono stata io a baciare lui- gli spiegai facendo appello alla parte angelica che viveva ancora in lui, lì dove Lucifero è stato rinchiuso per lasciare il comando a Satan.
Per un istante credetti che mi avrebbe dato ascolto ma ciò che fece dopo mi fece capire che anche se viveva ancora in lui, Lucifero era sepolto troppo infondo poiché potesse farsi udire.
Allungò una mano, afferrandomi il collo e premendo forte contro la fossetta della giugulare, impedendomi di respirare. Tossii e portai le mani sui suoi polsi per liberarmi, ma la sua presa era troppo forte.
- Puoi giurarmi che non hai nemmeno lontanamente pensato di cercare il suo aiuto e che il tuo cuore non si è aggrappato ai sentimenti che provi per lui?-
I suoi occhi, divorati dall'ira sembrarono traffiggermi l'anima.
Vedendo che non rispondevo, un po' perché non sarei stata sincera, un po' perché stavo soffocando - e allora anche tu domani notte verrai all' Esbat - disse lasciando andare la presa. Le gambe non sorressero il mio peso e caddi a terra.
Mi diede le spalle e, lentamente, se ne andò.
- No! Io non ci andrò!- urlai dopo che riuscii a gonfiare i miei polmoni d'ossigeno.
Mi accorsi di aver parlato all'aria, perché di lui non c'era più nessuna traccia, se non le orme di erba bruciata.
 
.•ºº•.
 
La sera passò con una lentezza estenuante, e quando l'indomani mattina mi svegliai dopo un sonno agitato e pieno di incubi, non avevo la forza di muovermi dal letto.
Mia madre entrò in camera e io mi rannicchiai ancora di più sotto le coperte.
- Manami è ora di alzarsi - disse lei scostando le tende, ma poi, vedendo che non accennavo a muovermi si avvicinò al mio letto - che hai tesoro? Stai male? -
- Sì ... non c'è la faccio ad andare a scuola oggi...-
Mia madre mi sistemò una ciocca dietro l'occhio, poi mi diede un bacio sulla fronte.
- D'accordo, ti lascio dormire. Vuoi che richiuda le tende?-
- Sì, per favore -
Scostò di nuovo le tende per attenuare i raggi solari - io vado a lavoro, se ti serve qualcosa chiamami - e detto questo se ne andò.
Mi riaddormentai dopo qualche minuto e credo di essermi svegliata che era ormai pomeriggio inoltrato.
- Umana - mi chiamò ad un tratto una voce sibilante.
Scattai su a sedere e mi si ghiacciò il sangue nelle vene quando vidi dinanzi a me una creatura dai lunghi capelli corvini ondulati, sormontati da due grandi corna da muflone e vestito completamente di nero. Sorreggeva con le mani una stoffa nera e mi guardava con due occhi ardenti come la brace.
- Chi sei ? - domandai tremante.
- La vostra guida per l'Esbat. Mi è stato ordinato di darvi le istruzioni - rispose il demone - Stasera a mezzanotte, un corvo messaggero verrà per condurvi nel luogo dell'assemblea. Lo aspetti con questi indumenti indosso - 
- Ho già detto che non verrò!-
- Nessuno può rifiutare un invito all'Esbat. Se non verrai di tua volontà, verrai prelevata. A stanotte - 
E in un turbinio di tenebre sparì.

 

 
Salve a tutti, come andiamo?
Forse questo capitolo è un po' più corto degli altri, ma dovevo dividere l'Esbat da questa parte altrimenti diventava troppo pesante.
Scusatemi per il ritardo... mi ero prefissata di aggiornare ogni due settimane ma alla fine non ci sono riuscita.
Come vedete, in questo capitolo Michel spiega perché è stato inviato sulla terra e cerca di convincere Manami ad abbandonare per sempre Satan ... meno male che c'è almeno lui sano di testa!
Come avrete capito nel prossimo capitolo ci sarà la celebrazione dell' Esbat, ovvero la riunione dei demoni e delle streghe dove si strombazza allegramente ... ma non voglio dirvi altro.
Grazie a tutti quanti per il sostegno e sono molto contenta che la storia vi piaccia.
A presto!

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Capitolo 24
*** Abbi fede ***


All'inferno il diavolo è un eroe positivo. 
Stanislaw Lec

 
 
Abbi fede
 

Le ore passavano, più lentamente che mai.
Mi giravo e rigiravo nel letto, ma in nessun modo riuscivo ad addormentarmi, anche solo per un minuto.
Avevo i nervi a fior di pelle e lo stomaco contratto per l'agitazione.
"non voglio andarci..."
Ma se pur lentamente, i minuti cominciarono a scorrere, divenendo ore.
Alle 23.45 ero talmente tesa che avevo voglia di vomitare.
Vidi quella sorta di abito nero poggiato ai piedi del mio letto. Non avevo altra scelta.
 
.•ºº•.
 
Fu Malpass a condurmi nuovamente all'Inferno. 
Era mortificato e non sapeva come tirami su di morale. Mi diceva parole di conforto come:
 - Sta tranquilla Manami, vedrai che capirà...-  ma nulla serviva a calmare le mie paure.
Quando vide che non gli rispondevo sospirò.
Poco dopo, nel deserto circostante vidi arrivare veloce come il vento il manto scuro di Notte.
- Ci rincontriamo, ragazzina...- disse la giumenta sbuffando e ostentando le zanne affilate.
Non le risposi. Non ero decisamente in vena di litigare con quell'equino strafottente.
Malpass mi aiutò a issarmi sulla sua groppa, poi si trasformò in corvo e ci seguì volando.
Non so come Notte facesse a sapere dove stesse andando, tutti i paesaggi sembravano uguali, eppure lei galoppava veloce e sicura sulla sabbia bianca, senza mai guardare quella strana stella rossastra che brillava in quel cielo quasi completamente avvolto dalla tenebra.
Piano piano iniziai a distinguere le torri del Pandemonio e nuovamente rimasi impressionata difronte alla sua meravigliosa e al contempo inquietante architettura.
Quando varcammo la gola del guardino delle mura, ci trovammo difronte al portone, ma quando l'aprii non c'era la sala del trono, ma un giardino.
Forse giardino non è il modo più adatto per descriverlo... sembrava più un bosco. Gli alberi alti e dai tronchi robusti e nella corteccia dalla colorazione cinerea vi erano intagliati tantissimi volti, la maggior parte sofferenti. Lanciai un grido quando vidi che si muovevano; alcuni piangevano altri ridevano in maniera macabra.
Ma la cosa che mi scandalizzò di più non erano gli alberi, ma ciò quella promiscuità di demoni faceva: alcuni erano dei gargoyles, altri sembravano aver subito qualche xenotrapianto, altri ancora avevano sembianze femminili, talmente sensuali che me ne sentii ipnotizzata. Sentii i coniati del vomito quando vidi che si univano tranquillamente in orgie bestiali.
Ma fu nulla quando un demone con i capelli argentati e una lunga coda che aveva usato per penetrare prima una succube mi si avvicinò e tentò di passarmi un braccio squamoso attorno alla vita per attirarmi a se.
Malpass, di nuovo in forma di umanoide, lo bloccò immediatamente frapponendosi fra me e lui.
Puella  ad Satan pertinet- disse il demone corvo con tono fermo.
Il demone che inizialmente sembrava infastidito dall'intromissione di Malpass, sentendo il nome di Satan si allontanò immediatamente, guardandomi però con curiosità.
Mi alzai il cappuccio di quello strano abito nero che arrivava fino ai piedi e che copriva tutto il corpo a parte il viso e le mani.
- Allora sei venuta...- disse una voce graffiante e al contempo dolce alle mia spalle. Anche senza girarmi compresi che si trattava di Seera - forse non lo sai, ma per le streghe è un grande onore essere invitate agli Esbat. E' una festa sacrilega che si basa sul dolore, l'avidità e la lussuria sfrenata... sarebbe carino se Satan scegliesse te ma, mi dispiace deluderti, sono sempre io la sua preferita-
Le sue parole non avevano fatto altro che confermare ciò che già sospettavo.
"Sono qui per vedere lui e Seera mentre..."
Non riuscii a finire di formulare il mio pensiero che delle lacrime codarde già minacciavano di scivolarmi fuori dagli occhi. Le ricacciai indietro. Non avrei dato né a lui, né a Seera la soddisfazione di vedermi in lacrime.
Un demone, che riconobbi per essere un angelo caduto si rivolse alla folla - Il signore dell'Inferno vi attende per dare inizio all'Esbat- 
 
.•ºº•.
 
Le porte di una sorta di reggia vennero spalancate dai guardiani in armatura. Entrammo dal portone principale e rimasi basita quando, di fronte a noi vidi una creatura con sei ali*, ammantata con una veste nera e lucida, che sembrava seta, e un lunghissimo mantello dello stesso colore che rendeva la creatura ancora più imponente e conturbante di quanto già non fosse. Era bellissimo, quanto di più vicino al divino ci fosse. Gli occhi dal taglio quasi felino parevano avere dentro di essi le fiamme. Quando avanzò tra i demoni per salire su una specie di piano rialzato, tutti si prostrarono al suo passaggio. Ogni tanto rivolgeva qualche parola agli altri angeli caduti che gli sorridevano a lo guardavano con aria adorante e quando alcuni sui sudditi gli si avvicinarono, sembrò che il solo tocco della sua mano riuscisse a liberarli da ogni cruccio. Era un demone tra i demoni, ma ogni cosa in lui ispirava un'aria di superiorità.
Che meravigliosa creatura doveva essere stato nei suoi giorni di gloria, quando ancora il suo nome era Lucifero, se era così vicino a Dio nella sconfitta.
- Vi ringrazio per esservi riuniti per me questa sera - disse la sua voce fluttuando incantatrice a stregare l'udito - La mia speranza è che i vostri cuori si dilettano in questa notte consacrata al peccato in mio onore -
Un boato di voci e ruggiti si alzò fino ai più alti soffitti della reggia, come un canto di spaventosa gioia.
Le gambe mi tremavano vistosamente e le forze minacciava di abbandonarmi da un momento all'altro. Mi appoggiai alla parete per non cadere.
Quando vidi che iniziò ad aggirarsi tra la folla, andando in direzione di Seera, che stava un po' più avanti di me, smisi addirittura di respirare e mi appiattii ancora di più contro il muro d'ossidiana, con il viso completamente coperto dal cappuccio profondo.
- Sceglierà Seera come sempre - sentii dire da una succube accanto a me.
Eppure, un istante dopo non fu il braccio di Seera a venir afferrato con forza da Satan. Fu il mio.
Tu sei la mia prescelta -
Se il boato di prima era stato forte, quello che seguì i secondi di silenzio causati dalla decisione di Satan fu assordante.
- Non può scegliere lei! E' soltanto un'umana! Non dovrebbe esserle nemmeno consentito l'accesso in questo luogo da viva!-
- Un'umana? Una creatura di Dio qui all'Esbat!?-
- Non è neppure una strega!-
- Chi l'ha invitata!? Cosa significa questo!?-
- Il re dei demoni ha scelto un'umana?-
- Silenzio!- ruggì il diretto interessato con una potenza che soverchiò la voce di tutti gli altri demoni messi insieme - Io ho scelto questa donna e non tollererò obbiezioni di nessun tipo. Sono stato chiaro!?-
Immediatamente tutti tacquero, ma le loro occhiate ostili nei miei confronti non si arrestarono.
- Ma non può designare una donna umana all'Esbat!- replicò Seera furibonda. I suoi capelli biondi parevano essere prede di un tornado che avvolgeva solo lei.
Satan, sentendo la sua voce, sguainò una spada dalla lama rossa come il sangue e l'impugnatura a forma di testa di drago e gliela puntò contro - Sarà meglio per te che taci, se non vuoi che sia io a ridurti al silenzio eterno -
Poi le volse le spalle e mi afferrò nuovamente per il polso, trascinandomi appresso.
Attraversammo la sala in un religioso silenzio e raggiungemmo il piano sopraelevato, su cui si era materializzato all'improvviso un massiccio altare in pietra nera, ai cui bordi era intarsiato una sorta di viverna che si rincorreva per tutto il lato.
Senza un minimo di delicatezza, mi sbatté sopra. Sentii un dolore lancinante al braccio ma mi risollevai immediatamente, pronta a fronteggiarlo... anche se sarebbe servito veramente a poco.
"Essere elette in un Esbat dal signore dei demoni è un onore per le streghe e indica prestigio per i demoni, ma per me..."
- Che l'Esbat abbia inizio - disse guardandomi con un espressione che non faceva presagire nulla di buono.
Fece un cenno con la mano ed immediatamente una serva gli portò un calice di cristallo nero su un vassoio tempestato di gemme. Lui scolò tutto d'un fiato il contenuto e lasciò che il calice si frantumasse per terra in tante piccole schegge affilate.
Poi mi si avvicinò e ignorando completamente le mie azioni ritrose, lambì la mia bocca e morse a sangue il mio labbro inferiore, obbligandomi dolorosamente ad aprire la bocca in cui travasò il liquido del calice.
Aveva un sapore amarissimo e metallico. Non c'erano dubbi che quel liquido fosse sangue, ma non era né umano né animale.
Sentii i coniati del vomito salirmi su per la gola, e una goccia di sangue scivolarmi lungo il mento e il collo, che lui leccò ripulendolo.
Poi mi fissò. I suoi occhi sembravano due tigri rosse in cerca di una preda da terrorizzare.
Fui colta da un terrore indicibile quando mi accorsi che i miei muscoli non rispondevano più alla mia volontà, ma che ero completamente paralizzata a causa di quello strano liquido che avevo ingerito.
"No, non può essere... non può farlo sul serio..."
Tentai di muovermi, di agitarmi, ma il corpo non rispondeva.
L'unica cosa che riuscivo a sentire era il cuore che batteva impazzito nel mio petto e che temevo sarebbe potuto scoppiare dalla paura.
"Venir violentata difronte a migliaia di demoni allupati... come può essere considerato un onore?"
Potevo anche non avere il controllo del mio corpo, ma potei sentire chiaramente le mani di Satan divaricare le mie gambe e la sua lingua.
Il suo corpo di fuoco accese le mie carni, mentre i suoi occhi di ghiaccio mi distrussero lo spirito.
"Non sono un oggetto! Non può farmi questo! Io non sono Seera."
Non riuscii a capire perché, ma improvvisamente le corde vocali mi funzionarono di nuovo.
- Smettila!- ringhiai.
Quello sorpreso corrugò la fronte, non capendo perché quella sorta di droga non avesse completamente funzionato. La sua ombra si proiettò su di me come una cappa nera.
- Hai baciato un angelo! Mi hai tradito - sibilò inchiodandomi all'altare con le sue iridi inumane.
- Lo ha fatto improvvisamente, non ho potuto fermarlo!- spiegai.
- E scommetto che non ci sei stata neppure per un secondo, vero!?- ruggì a poca distanza dal mio viso, tanto che vidi difronte ai miei occhi la sua bocca irta di zanne affilate, che sembravano essere state fatte apposta per frantumare le ossa.
- Sei venuta qui per essere punita -
"Punita? E pensare che ti amo così tanto... e pensare che sono pronta a perdere la mia anima. Ho rifiutato la mia felicità accanto ad un angelo ... e non m'importa quanto profondamente mi ferirai perché il mio pensiero tornerà sempre a te..."
- Credimi - sussurrai dolcemente nel suo orecchio - non ho mai tradito l'amore che ti ho promesso. Ti ho amato quel giorno in cui te lo giurai, ti amo ora, e ti amerò per sempre ... ti prego... abbi fede in me -
- Quella donna dice cose strane...- sentii dire a un demone toro
- La psiche umana è fragile; il fascino del re deve averla resa pazza...- suggerì una strega con dei strani simboli sul viso.
Gli occhi rossi continuavano a fissami. Il viso sembrava aver perso parte della sua durezza eppure con un unico fluido movimento degli artigli, lacerò tutta la parte frontale della mia veste e portò le labbra all'altezza dei seni, assaporandoli. Quando inclinò il capo, un corno nodoso mi sfiorò il mento.
- Il corpo di un'umana! Erano millenni che non ne vedevo uno...- esclamò un demone.
- io ho visto quello di una vecchia... non aveva un bell'aspetto. Ma questo è ancora fresco e pieno di vita...-dichiarò un'altro con tono da intenditore.
"Allora, non vuoi credermi... e non t'importa se sono sincera..."
Le lacrime, che fino in quel momento ero riuscita a trattenere, sgorgarono come sangue dal mio cuore. Una mi scese lungo il collo, fino all'incavo dei seni. Satan vedendola si bloccò e tornò a guardarmi in viso.
"Ti amo... è l'unica cosa che so e che valga la pena di sapere."
Accarezzò la mia guancia, baciò la mia fronte ed infine pose un bacio leggero sulle mie labbra, mentre mi cingeva le spalle con un braccio e le sue ali scesero su di me come una veste di piume.
- L'Esbat è finito - disse prendendomi in braccio e accogliendomi nel suo petto.
- Ma signore, non può...- tentò un angelo caduto, cercando di sbarrargli la strada
- Ho detto che è finito, e che mai più verrà celebrato qui al Pandemonio - e così dicendo, si avviò verso un portone e insieme sparimmo sotto occhi increduli degli altri demoni e streghe.

 

.•ºº•.
 
Quando attraversammo i corridoi, sentii piano piano che il mio corpo tornava ad obbedirmi.
Satan non disse nulla per tutto il tragitto né mi guardò. Fu solo quando arrivammo nella sua camere che mi disse - Credo che la tua punizione sia stata sufficiente. Riposati un po'- e così dicendo mi adagiò sul letto, scostando la trapunta nera.
Poi uscì, chiudendo la porta intarsiata.
"Punizione? Ma lui non mi ha punita... mi ha spaventata a morte ma non punita.
Ha aperto l'Esbat per far sesso con Seera... ma poi ha minacciato di stuprarmi difronte a tutti quei demoni, ma alla fine non lo ha fatto.
Ha scelto me, non Seera. Ha detto che l'Esbat non verrà mai più celebrato... non ha senso... 
Oppure ha cercato di dirmi qualcosa."
Spalancai gli occhi quando quell'idea mi assaltò la mente.
Improvvisamente non riuscii più a rimanere seduta e anche se le gambe non mi rispondevano ancora bene e inciampai almeno quattro volte prima arrivare alla porta, mi fiondai fuori tenendo la parte davanti della veste affinché non si aprisse durante la mia corsa traballante.
Vidi Satan che aveva appena sceso le scale e che continuava a camminare senza fretta verso una meta non ben definita. Aveva ritirato le ali e preso le sembianze umane che aveva usato quando ancora si fingeva mio fratello.
- Kai!- dissi precipitandomi giù dalle scale. Lui si fermò e mi guardò.
Forse è solo una deduzione sbagliata della mia mente illusa, ma io credo... io credo che mi ami realmente... ma non poteva dirmelo in un altra maniera.
Mi precipitai a rotta di collo giù per le scale, più veloce di un falco in picchiata. Gli ultimi tre gradini li saltai tutti insieme, e abbracciai Kai per non cadere.
- Che succede?- mi domandò e dato che avevo la guancia appoggiata sul suo petto, sentii la sua cassa toracica vibrare.
- Ti amo... e tu?- 
Anche se non vedevo il suo viso, ebbi la certezza che stesse sorridendo.
- Non te ne sei accorta? Sei molto tonta...- disse ricambiando il mio abbraccio. 
In quell'attimo desiderai con tutta me stessa rimanere per sempre tra quelle braccia, che mi stringevano forte al suo petto caldo e forte. In quell'abbraccio mi sentivo protetta, al sicuro ... anche se era lui l'unica cosa da cui dovevo essere protetta.
Alzai il viso, e per la prima volta cercai spontaneamente le sue labbra e fui io a baciarlo per prima.
Non ero molto brava, ma lui mi seguì tranquillamente, giocando con la mia lingua, correggendomi.
Scostò le spalline della veste, e mi allontanò le mani dalla scollatura lacerata. Il tessuto scivolò a terra lasciandomi completamente nuda difronte ai suoi occhi.
Istintivamente mi coprii e avvampai, girando la testa di lato perché non riuscivo a reggere il suo sguardo penetrante.
Sorrise del mio imbarazzo, ma non disse nulla.
In quel momento compresi che il sorriso degli angeli poteva scaldarti l'anima. Quello dei demoni te la rubava.
- Sarebbe meglio se continuassimo nella mia camera... o fare l'esibizionista ti è piaciuto e non vedi l'ora di rifarlo? -
Feci per tirargli uno schiaffo, ma lui mi fermò con un bacio.
"Voglio restare insieme a lui.
Voglio seguirlo ovunque lui vada... fino all'inferno
E anche se cadessi, non mi dispiacerebbe perché ho lui al mio fianco."

 


* I serafini sono angeli con 6 ali ( tre per parte). 
Si pensa che Lucifero appartenesse a questo gruppo. Non so dirvi perché improvvisamente mi sia venuta voglia di aumentare le ali a Satan... forse perché faceva più figo.... 



Weilà gente!!!
Stavolta ho aggiornato presto; sono stata brava!?!!!!??? ( ma anche no! XD)
Allora, premettendo che non credo di aver reso giustizia alla situazione, mi sono voluta concentrare più che altro sui sentimenti e pensieri di Manami.
Dal prossimo capitolo si entrerà ufficialmente nel 4° ed ultimo volume della storia... mi viene da piangere :')
Come al solito ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia e tutti quelli che grazie ai loro commenti mi aiutano a crescere come scrittrice.
Un bacione a tutti e buon sabato!
Piccola Pirata 


 

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Capitolo 25
*** Se mi vuoi, allora attraversa. ***



"...Beautifully shy as you are
Never lose your heart
And do come across"
-Nightwish: Ghost River-

 
 Se mi vuoi, allora attraversa
 
Baci dolci, leggeri, come ali di farfalla. Morbidi, teneri, senza malizia.
Erano completamente differenti da quelli che mi aveva dato durante l'Esbat. Completamente differenti da quelli che mi aveva donato fino ad ora.
Ogni qual volta le nostre labbra si toccavano, sentivo la mia anima vibrare felice.
Ogni volta che sussurrava il mio nome, che il suo corpo toccava il mio, nonostante ci fossero i suoi vestiti e un lenzuolo bianco a separarci, il mio cuore bruciava come legna.
Non avevo alcuna ragione per resistergli, per fare la ritrosa. Difronte a quei baci, tra quelle braccia che mi accoglievano senza forzarmi, non aveva senso mettere muri di tabù e pudore.
Sentii i battiti del cuore. In un primo momento pensai fossero i miei, ma poi mi accorsi che erano i suoi.
Non avevo mai sentito il battito del suo cuore, neppure una volta.
Senza pensarci posai la mano al centro del suo petto, leggermente a sinistra. Era un battito forte, pacato, così regolare che si sarebbe potuto usare per comporci sopra.
Sorrise difronte alla mia curiosità.
- I cuori degli angeli battono per amare Dio. Quando caddi dal cielo il mio cuore si fermò e così quello di tutti quelli che mi seguirono. Solo se si riesce a trovare qualcun altro da amare, il cuore ha ragione di battere -
Se prima ero sorpresa ora non sapevo più cosa dire.
"Mi ama..."
La mia espressione sconvolta lo fece nuovamente sorridere. Mi abbracciò stringendomi forte al petto
- Mi ero dimenticato che esistesse qualcosa di così prezioso al mondo -
Sembrò che avesse riscoperto qualcosa di caro, come un ragazzo che dopo anni trova un ricordo di quando era bambino.
Mi spinse gentilmente, facendomi stendere di nuovo sul materasso, mentre lui si staccò da me, spogliandosi e lasciando cadere i vestiti sul pavimento nero.
Mi baciò ancora: sulle labbra, sui seni e continuando a scendere là dove ero maggiormente sensibile.
Percepivo il suo calore e il suo amore. Mi coprivano come una morbida veste.
Aspettò che fossi pronta, poi entrò in me con una spinta. Mugugnai di dolore e lui rimase immobile finché non mi abituai alla sua intrusione. Ogni cellula del mio corpo parve riconoscere il corpo di Kai, come se fosse nato per accoglierlo e quando lui iniziò a muoversi dentro, lentamente e in profondità, il dolore da prima provato divenne un dolce piacere che mi lasciava la gola senza respiri ma piena di gemiti.

.•ºº•.
 
- Rimani qui con me all'Inferno - 
La voce di Kai mi fece improvvisamente tornare indietro dalla dormiveglia in cui mi ero lasciata andare dopo che i nostri corpi si erano uniti più e più volte. Alla fine ero talmente stanca che stavo per svenirgli tra le braccia.
- Come?- dissi guardando verso lui.
Il demone si era fermato davanti alla finestra oblunga, apparentemente assorto nel fissare le altre torri del Pandemonio al di là del vetro a mosaico. Alcuni riflessi rossicci si impigliarono nelle lunghe ciglia e nella curva carnosa delle labbra; la natura stessa sembrava cospirare per incrementare l’aura ammaliatrice di Kai.
- Voglio che tu diventi la mia sposa e che spenda con me l'eternità -
Poteva sembrare una dichiarazione d'amore o una proposta di matrimonio, ma il tono grave con cui lo disse mi fece capire che c'era un sottinteso oscuro nelle sue parole, un antifona che il mio udito colse. 
- In che senso...?-
Lo sentii sospirare, ma poi si voltò verso me, ancora avvolta dalle lenzuola del grande letto a baldacchino, guardandomi con un intensità tale che me ne sentii istintivamente spaventata.
- Io sono il re dell'Inferno; posso cambiarne le regole del tempo e dello spazio: se voglio che ora nevichi, il cielo dell'inferno partorirà fiocchi di neve; se voglio che il cielo si illumini di stelle, le stelle brilleranno. Ma sulla terra la mia volontà non conta, perché il mondo degli umani si piega unicamente alle leggi di Dio. Se tu rimarrai qui all'Inferno io farò in modo che tu rimanga per sempre bella e giovane come lo sei adesso. Ma se continuerai a vivere sulla terra... prima o poi morirai -
- M-mi stai chiedendo di abbandonare tutto?-
- Se mi vuoi, allora attraversa i mondi, Manami- e dicendo questo si scostò dalla finestra a mi si avvicinò, poggiando una mano sulla mia fronte. Improvvisamente sentii tutte le forze venirmi meno e gli occhi piano piano mi si chiusero. Le ultime parole che sentii fluttuare nell'aria prima che il sonno mi sopraffacesse furono queste - pensa con calma, ti darò tutto il tempo di cui necessiti; però se non riuscirai a scegliere tra la luce del Sole e la tenebra allora...-

.•ºº•.
 
Mi risvegliai nella mia camera, dando per scontato che fosse stato Kai a trasportarmi lì con i suoi poteri.
Mi alzai dal letto, m'infilai l'uniforme del mio liceo e mi fiondai giù per le scale dove mia madre aveva già preparato la colazione per me e per lei.
- Manami, vedi di finire la colazione alla svelta! Sei sempre in ritardo!-
- Mamma ...-
- Che c'è tesoro?- disse lei guardandomi con aria preoccupata, notando sicuramente l'aria apprensiva e pensierosa che avevo quella mattina per ovvie ragioni.
- ... mamma, cosa faresti se io non ci fossi più? Se io morissi?-
Vidi gli occhi di mia madre incupirsi all'istante, poi mi diede una botta sulla testa.
- Non voglio che tu dica queste cose! Ho già perso tuo padre, non perderò anche te...-
Era molto raro che mia madre parlasse di mio padre, ma ogni volta che lo faceva i suoi occhi non potevano fare a meno di inumidirsi. La sentii fare un respiro profondo e un'istante dopo il suo viso tornò bello e limpido come sempre - Dovresti pensare alle cose belle della vita: con chi ti sposerai, come saranno i miei nipotini...- disse continuando a farmi l'elenco in un moto di romanticismo poetico.
Ammiravo mia madre: mi aveva cresciuta da sola, dato che mio padre era morto e i suoi genitori, che non avevano mai accettato la relazione fra i due, l'avevano ripudiata e cacciata di casa.
Era una donna forte, sicura e in gamba; nonostante l'incidente d'auto che gli portò via mio padre e per poco anche me, non si era lasciata abbattere dal dolore della perdita.
Ebbene sì, anche io ero coinvolta in quell'incidente: avevo solo tre anni ed ero in macchina con mio padre. Dovevamo andare a prendere mia madre in officio, dopo che mi aveva presa dall'asilo. Io sedevo nel seggiolino, nel sedile posteriore. Ho pochissimi ricordi di mio padre, oserei dire che se non fosse per le foto e i CD che aveva inciso per la mamma, non mi ricorderei neppure il suo volto. Aveva una bellissima voce, dolce e rassicurante, con un curioso accento finlandese, terra in cui era nato e che ci aveva dato ad entrambi i capelli dorati e gli occhi verdi. C'era una canzone che cantava molto spesso, si chiamava "Taikatalvi", "Magia d'Inverno", e la stava cantando anche quel giorno in macchina mentre guidava. Fu in una strada  a due corsie che avene: un tir invase la nostra carreggiata, schiacciando la nostra macchina contro il muro di un appartamento. La vettura prese fuoco e nonostante il tempestivo intervento dei pompieri, per mio padre non ci fu nulla da fare: morì nell'impatto e il suo corpo fu divorato dalle fiamme.
Io invece mi salvai. Nessuno sa come, ma mi salvai.
La lamiere della macchina non mi schiacciarono e il fuoco non lambì le mie carni, come se qualcosa non avesse permesso alle fiamme di raggiungermi.
Tutti convennero nel dire che si trattò di un miracolo e quando mi consegnarono a mia madre le dissero che dovevo avere un angelo custode davvero molto potente.
- Forza, smettila di dire idiozie e vai a scuola!- mi disse lei risvegliandomi dai miei pensieri.
Mi alzai da tavola, afferrai la mia borsa e mi diressi verso l'uscita di casa.
- A dopo...-
- Ciao ... e non essere impertinente!-
Aprii la porta ed uscii.
Sapevo che non poteva durare per sempre, ma abbandonare tutto... mi terrorizzava in maniera indicibile.
Non guardai dove le gambe mi portavano, seguivo le strade e le macchine, senza sapere dove stavo andando. Vidi una panetteria che apriva la serranda, lasciando che anche l'asfalto godesse del profumo del pane fresco. La panettiera mi sorrise quando ci passai davanti. Ancora più in là trovai un bar pieno di clienti, alcuni venuti solo per prendere un cappuccino e scappare a lavoro, altri erano con gli amici e discutevano affabilmente tra loro.
"Cosa devo fare?"
La mia vita mi sembrava come quella strada, a volte in discesa, altre in salita; talvolta inciampavo sui sassi, altre proseguivo scansandoli. 
Ma se noi siamo i pedoni delle strade, il destino e colui che le costruisce e fu solo quando mi accorsi di trovarmi difronte alla porta del negozio di libri di seconda mano che mi accorsi quando tutto ciò che avevo fatto sino ad allora, ogni passo, ogni singolo istante, mi aveva condotto solo all'origine del tutto.
Senza sapere il perché, come un'antico istinto ancestrale, girai la maniglia ed entrai per la seconda volta nel luogo che, con un solo libro, aveva sconvolto la mia vita e le mia convinzioni.
 
.•ºº•.
- Samael, sapevo che saresti venuta - disse Seera accogliendo la creatura nel giardino sul retro della scuola.
- Hai un anima per me, Mediatrice?-
Nonostante il coraggio, la mezzo-sangue non riuscì a trattenere i brividi e il suo disgusto difronte a quella creatura che puzzava di miasmi di morte. Era un angelo, eppure non aveva nulla da spartire con la gloriosa bellezza degli Arcangeli, né con l'imponente aria di superiorità dei Serafini.
Era una creatura dal cuore di ghiaccio e nonostante tutto il candore di cui era ammantata, i suoi occhi, di un nero immenso che invadeva tutto il bulbo oculare, faceva capire quanta poca pietà ci fosse nell'angelo della morte.
- Sì, e ti prego di mieterla per me -

 
 




Weilà bella gente, come andiamo? Contenti che la scuola sta per finire o siete incasinati con i debiti?

Allora, per prima cosa volevo dire che il titolo del capitolo è ispirato alla canzone dei "Nightwish" chiamata "Ghost River" e anche "Taikaltavi". Quest'ultima vi consiglio fortemente di ascoltarla perché è troppo bella!
Volevo precisare che nel manga, il padre di Manami non compare mai, ma Mayu Shinjo ha detto che è vivo ma che lavora all'estero ... ovviamente io devo fare la drastica anche perché... non vi dice nulla "potente angelo custode"? No? Siete poco intuitivi ragazzi!
Come al solito ringrazio tutti quelli che leggono questa storia che io ho cercato di ritrarre al meglio.
Un bacione a tutti e alla prossima!

Piccola Pirata.

 

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Capitolo 26
*** Mors sua, vita mea ***



"O umana bellezza, 
rifletti sulla rosa, 
che in uno stesso giorno trionfa e muore."
-Proverbio-

Mors sua, vita mea
 
Fu solo per un istante, ma Michel riuscì a scorgere qualcuno in compagnia della mezzo-sangue.
-Seera, chi...-
Lei si voltò con un sorriso innocente ad illuminarle i tratti angelici.
- Sì Michel?-
L'angelo la guardò con aria severa, ma senza capire. Lasciò perdere, pensando che quello che faceva la mezzo-sangue non erano affari suoi. 
- Ho deciso che non voglio più il tuo aiuto. Affronterò Satan sul campo di battaglia come ho sempre fatto - sentenziò.
- Oh, che peccato...- disse lei con tono fintamente dispiaciuto - In ogni caso non importa, non sei mai stato molto collaborativo- commentò la mezzo-sangue.
- Potresti riunirti a noi angeli, Seera. Il tuo sangue per metà ci appartiene... - non riuscii a continuare. Fiutò l'aria circostante: sapeva di morte imminente. Il cuore dell'angelo accelerò i battiti mentre alcune visioni gli passarono veloci nella mente. Metallo che cadeva dal cielo. Manami.
- Che cosa hai fatto!?- ruggì l'arcangelo, afferrando la creatura per il collo.
La mezzo-sangue tremò difronte al suo sguardo e ne ebbe paura. Capitava di raro che gli Arcangeli scatenassero la loro furia. Chiunque gli avesse visti, non era sopravvissuto per poterlo raccontare, angelo, demone o umano che fosse.
- Mors sua, vita mea - fu l'unica cosa che la mezzo-sangue riuscii a dire con un sorriso crudele dipinto sulle labbra a poca distanza dell'angelo, prima che un vortice provocato da delle ali bianche la sbattessero contro la parete e sparissero creando un buco nel muro di cemento.
 
.•ºº•.
 
Se fosse possibile, il negozio di libri era ancora più cupo e in disordine della prima volta in cui vi ero stata.
Un piccolo spazio con le vetrine oscurate, stracolmo di scatole vacillanti piene di paccottiglia e libri provenienti da ogni parte del mondo.
Rimasi sulla porta immobile, cercando di far tornare regolare il mio respiro. Le gambe mi tremavano in maniera vistosa. Presi un respiro profondo e mi feci coraggio.
Mossi il primo passo su quelle mattonella con aria circospetta come se sotto ci fossero delle mine anti-uomo sparse sotto la pavimentazione.
- Bentornata cara...-
La voce stridula e agghiacciante della vecchia mi fece sobbalzare e cacciai un urlo.
"Finiscila Manami! Sei sopravvissuta a Satan e adesso ti metti ad urlare per una vecchietta sdentata?" mi rimproverai mentalmente. Mi diedi della stupida e tentai di sorridere in direzione della donna.
- Salve...-
" E' brutta sul serio..." pensai guardando la vecchia seduta dietro il bancone che mi guardava con due piccoli occhi cenerei che parevano ancora più spaventati dei miei.
All'improvviso un idea mi balenò in mente.
- Mi scusi, non è che per caso ha un'altra copia di quel libro che mi ha venduto la scorsa volta? Si chiama "Ars Goetia: riti magici per realizzare i desideri"-
- No, è un pezzo unico. Il libro più pregiato ed antico di tutta la mia collezione... era da millenni che aspettava pazientemente che tu nascessi e che lo trovassi - 
- C-cosa?- domandai smarrita e pensando che forse non avevo capito bene le parole della vecchia.
L'anziana mi sorrise e ancora una volta sentii il sangue gelarmi nelle vene a causa della sua espressione.
- A migliaia persero la vita per salvarlo dalle fiamme dell'inquisizione. Molti lo cercarono e uccisero per averlo, ma quando evocarono le creature in esso contenute furono puniti per la loro arroganza, poiché nessuno di essi era il suo vero padrone. Fu scritto con l'inchiostro dal Re Salomone in persona, e dal Signore delle Tenebre con il sangue umano. Egli rivelò al re come evocare i demoni; in cambio però Salomone avrebbe dovuto custodire il libro e proteggerlo, fino a che non fosse arrivato nelle mani della sua vera padrona, ovvero tu -
A quelle parole sgranai gli occhi e sentii il sangue venir pompato nelle tempie in maniera così forte che ebbi paura che la testa mi scoppiasse. Mi sedetti su uno scatolone, incapace di reggermi in piedi, come se quelle rivelazioni mi avessero sottratto tutte le energie.
Qualcosa mi diceva che ogni parola di quella donna era vera. Ogni mia cellula, ogni più piccola parte di tessuto corporeo sapeva che era la verità, ma la mia mente era troppo sconvolta.
"Quel libro è stato creato per condurmi da Satan... stava aspettando me..."
Mi era sempre stato detto che nulla è governato dal caso, e se questo non lo era, allora era destino.
"Ero... destinata ad incontrarlo, ad innamorarmene..."
Corsi fuori dalla libreria alla velocità del cervo. 
Correvo sempre più velocemente, ma non stavo scappando. Correvo verso lui perché avevo deciso. Non m'importava quanto nefasto e oneroso fosse, il mio destino era quello ed era pronta ad accoglierlo.
Il mio cuore era così traboccante di gioia e di amore che annebbiò tutti gli altri sensi e non mi accorsi del pericolo che scendeva dall'alto.
Vidi solo un ombra e il rumore del metallo che sbatteva.
- Attenti là sotto !!!- gridò la voce di un muratore dall'alto di una gru.
Ci fu solo un grande dolore, poi il nulla.
 
.•ºº•.
 
Quando l'Arcangelo planò con le sue immense ali dorate, una folla di umani invadeva la zona.
Dei pesanti tubi metallo ognuno del diametro di 30 centimetri erano caduti dalla gru che li sosteneva. Sotto di essi si vedeva chiaramente una pozza di sangue che colava giù dal marciapiede.
Ma non fu questo ad attirare l'attenzione dell'Arcangelo: celata alla vista umana vi era una creatura bianca come la neve che teneva in una mano la falce e con l'altra stringeva a se una giovane anima.
- Manami...- sussurrò l'Arcangelo riconoscendomi.
- Sta fermo dove sei, Michel - gli intimò Samael vedendolo avanzare e fissandolo con due occhi completamente neri - non sfidare la morte -
Ma lui non si fermò, continuando ad avvicinarsi verso la creatura.
- Il Purgatorio non è posto né per gli angeli, né per i demoni, quindi avverti Satan di non venire a cercarla - ringhiò nuovamente - Michel, ti ho detto di fermarti, non andare oltre - sibilò nuovamente.
All'improvviso l'Arcangelo si arrestò e rimase immobile. Un secondo dopo una sfera di luce si materializzò tra le sue mani e la scagliò contro l'angelo della morte.
Quella ruggì e lasciò andare la mia anima, che l'Arcangelo afferrò al volo, stringendosela contro, come a volerla cullare e dare conforto.
Un istante dopo Samael non c'era più, ma il suo odore continuò ad impregnare il luogo.
L'Arcangelo spalancò le ali, che si gonfiarono di vento.
- Ti prego Padre, salva l'anima di questa bambina. Lavale via ogni macchia e lascia che io la conduca in Paradiso; lì nulla potrà nuocerle -
Con un colpo d'ali si alzò nel cielo e volò verso il sole.
 
.•ºº•.

Qualche minuto dopo, nello stesso luogo...
Una piuma bianca adagiata sull'asfalto insanguinato venne stretta con forza da una mano color avorio e dai suoi artigli.
L'annusò forte e quando ne riconobbe il proprietario, gli occhi rossi di Satan s'infiammarono di una bagliore funesto e inchiodando la mezzo-sangue sul posto.
- Seera, dove l'ha portata?- sibilò.
- E' morta, non si trova più in questo mondo - gli rispose la mezzo-sangue.
- Non ti ho chiesto questo - continuò il demone avanzando verso di lei - Avrei preferito che se la fosse portata via Samael, piuttosto che saperla con Michel...-
- Non la rivedrai più, è questo quello che conta - disse lei sorridendo con alacrità- restiamo solo io e te- 
Anche la creatura sorrise, ma in una maniera talmente spaventosa che Seera sentì le sue convinzioni scemare. Avvertì la mano di Satan posarsi sul suo capo e accarezzarle i capelli biondi scompigliandoglieli come farebbe un adulto con un bambino - Ma che brava: hai ordito la morte di Manami e poi hai chiamato Samael affinché si prendesse la sua anima... in futuro diventerai un demone eccellente- disse lui continuando a rivolgerle un sorriso salace e malvagio al tempo stesso - c'è solo un piccolo particolare: tu non lo avrai un futuro -
Quando le dita si serrarono sulla sua testa, Seera sbiancò e spalancò gli occhi.
- No, Satan! Fermati! Non è stata colpa mia!- suplicò con aria dimessa.
- Smettila di impetrare, stupida troia arrivista. Avrei dovuto farti fuori molto prima di ora -
La pressione sul capo si fece più forte: si udì il suono delle ossa del cranio sfondarsi, le meningi si ruppero mentre le urla disumane di Seera cessarono all'improvviso.
- Un vero peccato, eri così graziosa...- commentò la creatura passando sopra il corpo della mezzo-sangue che aveva lasciato cadere pesantemente sull'asfalto, resa oramai irriconoscibile e deforme.
Si fermò davanti al cumulo di tubi sparsi sulla strada, ignorando completamente il codazzo di persone che andavano e venivano come formiche impazzite.
Con un frullo d'ali, creò una corrente che sollevò i tubi e scoprendo il mio corpo senza vita, completamente tumefatto e lordo di sangue.
Lo raccolse da terra con delicatezza, nonostante io non albergassi più lì e si rivolse a Malpass, che per tutto quel lasso di tempo era rimasto in disparte con un espressione di disgusto rivolta verso Seera - Portala da Armaros* e digli di curarla. Tra poco tornerò con la sua anima - 
Malpass mi prese facendo passare il braccio sotto l'incavo del ginocchio e tenendo la schiena, mentre il mio capo era abbandonato all'indietro e le braccia penzolanti.
- Signore, dove ha intenzione di andare?- chiese il demone-corvo con apprensione.
- Te l'ho detto. Vado a recuperare la sua anima - disse voltandosi e spiegando le ali per alzarsi in volo, ma Malpass afferrò la penna di un ala, impedendoglielo.
- Non lo faccia, mio Signore. Non entri in territorio nemico: sono centinaia di anni che gli angeli tentano di distruggerla, non gli dia un'occasione per farlo!-
- E' solo una possibilità - disse quello atono, ma sorridendo come se non gliene importasse.
- Sì, ma se accadesse? Cosa sarà degli altri demoni? Si scateneranno delle guerre di successione per il trono !-
- Baal e Astaroth sono sufficientemente potenti per potermi sostituire e tenere a bada i principi. Si prenderanno cura di voi...-
- Cosa ne sarà di me? - gridò il demone con disperazione mentre una lacrima nera gli scivolò giù dagli occhi - Voi sarete sempre il mio unico Signore! Non m'interessa se ci sono altri demoni forti come lei, non potrei mai accettare di servire qualcun'altro! -
- Malpass...- disse Satan avvicinandosi al demone, mentre un dolce sentimento gli ammorbidì le iridi sataniche. Appoggiò il palmo sulla guancia del giovane demone, come a volerlo consolare - Tu desideri divenire un principe infernale, no? Allora non ha senso essere triste, ma dovresti essere l'esatto contrario. Senza me avrai un avversario in meno d'affrontare - e così dicendo, con un battito d'ali si alzò in volo, prima che Malpass riuscisse nuovamente a trattenerlo.


Armaros*: demone che insegnò agli uomini la magia (nel manga non è citato)


Weilàbuonsalve a tutti!!!
Come state? E' da un po' che non vi fate sentire, così mi lasciate tra il dubbio e la certezza di aver fatto schifo! Almeno ditelo fanciulli belli!
Comunque, come vedete finalmente scorre un po' di sangue e ci sono un paio di morti!
Prima Manami che è talmente scema che non si accorge di quei tubi che le stanno per cadere sulla zucca, e poi Seera (di cui io non ne sentirò minimamente la mancanza).
Michel, da bravo ragazzo qual è, ha preso l'anima di Manami e la sta portando in Paradiso, mentre Satan si lancia all'inseguimento di codesto pennuto.
Nel prossimo capitolo ci saranno un sacco di colpi di scena e forse anche la fine della storia... ma ne dubito, anche perché dopo inizierò con un paio di capitoli speciali!
Se il capitolo vi è piaciuto ditelo agli amici, se non vi è piaciuto tenetevelo per voi e non rompete le balle!
Pace :)
 
P.s.  ma Malpass non è troppo tenero *___*!?!?!?
P.s. del p.s.   Nel manga il corpo di Manami non viene preso in considerazione, ma solo l'anima. Ma a me sembrava brutto lasciarlo lì per terra, così ho deciso di riunificarlo all'anima in un prossimo capitolo.


 

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Capitolo 27
*** Più felice che in terra, più felice che in cielo ***




“Quando non si può trattenere quello che ci porta via la mala sorte, la rassegnazione può ridurre il danno a un gioco.
Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro: ruba a se stesso chi spende tutto in rimpianti vani”
- William Shakespeare -


Più felice che in terra, più felice che in cielo

 
Un dolce e freschissimo profumo di fiori mi destò da quello strano sonno. Quando aprii gli occhi non capii dove mi trovavo, né come ero finita lì … e neppure dove ero stata prima di risvegliarmi.
La prima cosa che vidi fu il cielo: era di un bianco abbagliante e sembrava vicinissimo .
Mi resi conto di essere sdraiata su un letto
di fiori che ricoprivano tutto quanto a perdita d’occhio. Non credevo di avere mai visto un posto più bello.
Mi sentivo leggerissima, come se potessi saltare e volare via, non sentivo più il peso del mio corpo, ne avevo memoria di ciò che era successo prima di allora, come se fossi nata lì, su quell’immenso prato. Provai a sfiorare con una mano l’altra. La sensazione di avere la pelle c’era ancora.
- Benvenuta in cielo - disse all’improvviso qualcuno alle mie spalle. Era una voce calda, tranquillizzante, sembrava quasi un canto.
Quando mi voltai vidi una creatura di una bellezza sconvolgente: aveva i capelli e gli occhi dorati come il sole e sembravano emanare luce e calore come questo astro. Era molto alto e alle sue spalle vidi che si aprivano e si richiudevano con grazia due ali gigantesche.
“Chi è? Il suo volto … mi sembra di conoscerlo …”
“Manami, sono Michel. Ci siamo già incontrati nel mondo umano, ma tu certo non puoi ricordarlo “.
Non aveva parlato, non aveva neppure mosso le labbra, eppure la sua voce melodiosa risuonò limpida e chiara nella mia mente. “Come ti sembra il Paradiso? Ti piace?” mi chiede con un sorriso gentile.
Provo ad aprire la bocca, ma da essa non esce alcun suono. Ci riprovo. Neppure un sussurro.
“ Sei un anima, non puoi più parlare anche se conservi le proporzioni del tuo corpo. Devi pensare mentalmente la frase e raggiungermi telepaticamente”.
Provo a fare come mi dice.
“ Sì, è un posto meraviglioso. Mi sento molto bene qui.gli rispondo.
Ma poi qualcosa offusca un momento la mia vista. Una visione nera. Un qualcosa che di cui sentivo la mancanza. Un vuoto.
“ Michel … c’è qualcosa che m’inquieta …”gli confido.
Per qualche istante il suo sorriso radioso sparisce dal viso, facendo posto a un’aria seria.
“E’ l’attaccamento della tua anima alla terra. Lo supererai”
Si china, raccoglie un fiore e me lo offre. Ha un profumo delizioso: sa di vento e neve, di risate e di alba.
“ Potrai rimanere qui per sempre, insieme a me. In Paradiso non c’è niente che può farti male, che ti può far soffrire. Quel che regna qui è l’allegria, la pace … e l’amore”disse guardandomi negli occhi e sorridendo mentre mi porge un altro fiore, ancora più bello e profumato del primo.
Mi fa cenno di seguirlo. Passammo davanti ad una sorta di lago: c’erano altre anime, alcune di bambini, altre di adulti ed anziani, ma tutti giocavano con la stessa spensieratezza dei primi. Passò di lì una sorta di cervo: era più grande di un cavallo; il suo manto era di un bianco candido e le corna imponenti e nodose sembravano dei rami coperti dalla neve.
Mi si avvicinò e mi annusò. Risi quando mi leccò una guancia e l’accarezzai. Poi corse via, sparendo oltre le montagne coperte dai fiori.
Michel prese delicatamente la mia mano e ricominciamo a passeggiare. Chiacchierai e risi come una bambina. Ad un certo punto gli chiesi se potevo intrecciargli i capelli e lui, sorpreso dalla mia richiesta, rimase un momento interdetto, poi guardò in giro per vedere se ci fossero altri angeli ed infine si sedette sul prato in modo che arrivassi facilmente alla sua chioma dorata.
Sentivo una grande gioia dentro di me, eppure, nel profondo del mio animo, sentivo che mancava qualcosa. Qualcosa che non mi faceva stare serena nonostante la primavera che mi circondava. Qualcosa di prezioso
C’era voluto un po’ per intrecciare tutti quei capelli, ma alla fine era venuto un capolavoro. La treccia era lunghissima e tutta decorata con i fiori. Lui disse che era bella, ma capii comunque che avrebbe preferito tenerli sciolti. Ad un certo punto, quando ero inginocchiata davanti a lui che stava seduto, e gli stavo sistemando le ciocche vicino alla fronte, vidi che mi guardava con intensità.
Posò la mano sulla mia nuca e mi attirò verso se.
Non capii cosa volesse fare, fu solo quando sentii le sue labbra sfiorare delicatamente le mie che sentii qualcosa esplodere con violenza dentro di me.
“ No! “ dissi usando la mente.
Scattai indietro, negandogli le mie labbra, e mi allontanai da lui alzandomi in piedi.
Essendo un’anima non respiravo, ma sentivo comunque il petto alzarsi ed abbassarsi impetuosamente. Ero confusa, molto confusa.
Non capivo cosa significasse quel gesto che aveva appena fatto, sapevo solo che era sbagliato e che c’era qualcosa o qualcuno che avrebbe sofferto per questo.
Michel si alzò in piedi anche lui, mi afferrò per le spalle e mi scosse con forza.
“ Perché cerchi di ricordarlo!?”sembrava arrabbiato ed amareggiato ma nel suo tono lessi anche un po’ di disperazione “Qui non hai bisogno di pensare a nulla! Perché non vuoi dimenticare!?”
- Michel! C’è un’emergenza! - gridò all’improvviso un angelo arrivando di corsa verso noi.
Mi lasciò andare ed afferra l’altro angelo prima che cadesse a terra. Le ali erano sporche di sangue, che usciva a fiotti dalla spalla dell’angelo.
- Che è successo?!- chiede Michel allarmato, mentre l’altro cerca di riprendere fiato.
L’Arcangelo tentò di curare le ferite del suo compagno, ma quelle tornavano di nuovo a lacerarsi.
- Ma questo è veleno di demone …-
- Sì Michel … Satan ha infranto la barriera e si è trasformato. Ha già distrutto due legioni della seconda Triade e continua ad avanzare - disse flebilmente quello mentre altro sangue colava fuori dalla sua bocca.
Ad un certo punto si sentì un boato. Il prato e il suolo su qui camminavamo prese a tremare e in un punto si squarciò.
Un’aura maligna invase tutto quanto il prato facendo seccare i fiori. Il cielo, di un bianco terso, divenne torbido e nero.
Una figura gigantesca e mostruosa si stagliò dinanzi a noi: la pelle era ricoperta da impenetrabili squame rosse dall’aspetto vetroso, si reggeva su quattro zampe che erano munite di affilati artigli color avorio grandi quanto zanne di elefanti, la coda era irta di aculei lunghissimi e le zanne sembravano spade. Le ali occupavano tutto il cielo e ricordavano fortemente quelle di un pipistrello.
I giganteschi occhi cerulei della creatura, muniti di una terza palpebra come quella dei rettili, si posarono su di me. Con una velocità spaventosa per la mole mi si avvicinò, mentre dalle narici uscivano nuvole di vapore bollente.
Vidi la mia figura specchiarsi negli occhi liquidi del drago ma non ebbi paura. Sentii il suo respiro ardente su si me e poi il suo muso che toccò con delicatezza la mia guancia.
Istintivamente passai una mano sulle sue squame rosse, che all'apparenza sembravano fredde, ma al tocco in realtà erano calde come sassi lasciati sotto il sole d’Agosto.
Poi all'improvviso il drago prese a trasformarsi ed a rimpicciolirsi: le squame sparirono e la pelle divenne bianca, le ali presero dimensioni più contenute e divennero folte di piume corvine, poi la creatura passò da quadrupede a bipede ed infine tutto il corpo prese proporzioni simili a quelle di Michel.
La mano artigliata della creatura accarezzava dolcemente la mia guancia, come poco fa aveva fatto con il muso da drago.
Lo trovai bellissimo, nonostante l’aura maligna che emanava, le corna caprine, le orecchie appuntite e gli occhi spaventosamente simili a quelli di un serpente.
Al suo tocco sentii la mia anima vibrare tutta.
- Sono venuto a prenderti, ti sono mancato?- chiese sorridendo con malizia e dolcezza al tempo stesso.
“ Tu em … cosa … chi sei?”chiesi intimorita dal suo sguardo di fuoco che pareva volermi divorare da un momento all’altro.
Corrugò la fronte e, voltandosi con un impeto di collera, dardeggiò con lo sguardo Michel.
- La Manami che hai davanti è molto diversa da quella che conosci, Satan. Non ha più alcun ricordo di te, né della sua vita precedente - disse l’Arcangelo che d’un tratto si era fatto molto minaccioso.
- Una ragione in più per portarla via di qui - rispose quello fissando Michel con un misto di malizia, divertimento e astio.
Poi si rivolse nuovamente a me. Non mi diede il tempo d’indietreggiare, ma non credo in ogni caso che mi sarei sottratta. Unì le sue labbra alla mie con fare possessivo e mi costrinse ad aprirle. La sensazione di vuoto sparì immediatamente. Avvertii la spinta decisa della sua lingua, senza sapere cosa fare. Poi si staccò.
“Allora quel qualcosa che mi mancava era lui … “
- Manami, aspettami un solo attimo - e dicendo questo si voltò a fronteggiare Michel, mentre le tenebre si densificarono tra le sue mani, prendendo la foggia di un pesante e spaventoso scettro nero alla cui base si avvitavano su se stessi, come una vorticosa spirale, due draghi neri.
- Ora mi hai fatto veramente incazzare Michel, finiamola una volta per tutte ! - ruggì mentre le sue iridi sataniche mandavano bagliori tremendi. Spalancò le ali e si alzò in volo.
- Non mi è mia piaciuto lottare, tanto meno con te; ma non ti permetterò ti portarti via Manami -
Un attimo dopo, l’Arcangelo spiccò un balzo e il diavolo scese in picchiata su di lui.
Ci fu un esplosione accecante e un boato causato dalle energie contrapposte che si scontravano. Per un istante sembrò che la luce di Michel stesse prevaricando sulle tenebre del diavolo.
- Cosa ti succede Satan? Il tuo scettro non ha la forza di sempre -
- Stai insinuando che sono debole? - ruggì quello, mentre tentava di affondare gli artigli nel ventre dell’Arcangelo.
- Esattamente: nessun altro demone sarebbe riuscito ad arrivare fin qui, ma sebbene tu ci sia riuscito hai speso gran parte delle tue forze -
- Non farmi ridere! Aver fatto un piccolo volo ed aver ammazzato quegli idioti dei tuoi subordinati per me non ha significato nulla. Io ero il capo degli angeli, il braccio destro di Dio; tu invece sei solo un misero arcangelo ! - ruggì.
Satan riuscii a fare breccia nella difesa di Michel e prima che quello riuscisse ad allontanarsi, gli affondò più volte le zanne nel collo ed infine gli spedì contro una sfera di luce nera. Michel si schiantò a terra con un gemito soffocato.
Alcuni angeli, accorsi non appena il terreno si fu squarciato, si precipitarono verso Michel, ma quello, tenendosi con una mano la gola insanguinata gli urlò - State indietro! E’ compito mio eliminarlo ! -
Fu come se le sue stesse parole gli avessero dato forza. Si risollevò da terra e spalancò le ali con fierezza. Un istante dopo aveva già la spada levata in alto e si era alzato in volo.Mi sentivo strana. La mia mente era in uno stato di totale confusione. All’improvviso una serie di immagini mi passarono veloci e senza alcun controllo nella testa:

Una ragazza che guardava il suo riflesso nello specchio, vestita con uno splendido abito turchese. Non era sola. Dietro di lei vi era un ragazzo con i capelli corvini, la pelle color alabastro e gli occhi cerulei.
“Sei umanamente deliziosa” soffiò lui sulla spalla nuda della ragazza, mentre le labbra di questa si aprivano in un timido sorriso.

Divenni ancora più turbata nel riconoscere che quella ragazza ero io.
“Che cosa significa? Cosa sono queste immagini?”
Nella mia mente si aprivano di continuo strappi da cui entravano dolorosamente a fiotti incoerenti ricordi di una vita passata di cui non avevo più memoria:

Un ragazzo dai capelli dorati mi stava porgendo la mano e mi sorrideva con calore.
“ Non sapevo che avessimo la stessa età … sarà un piacere averti come compagna di classe!”
“ Anche per me “ risposi stringendo la sua mano ambrata con delicatezza mentre sentivo le farfalle svolazzarmi gioiosamente nello stomaco

“ Cosa sono queste visioni?! ”
- Dio è dalla mia parte, Satan! - ruggì l’ Arcangelo mentre la sua spada dorata cozzava contro lo scettro nero del suo avversario.
- Ma davvero? Allora deve essere un bel po’ distratto in questo momento dato che ti sta lasciando crepare! - ghignò il diavolo, lanciandosi con la velocità della picchiata sull’ Arcangelo che fu costretto a retrocedere parecchio e riuscì a parare a stento l’attacco dello scettro con la spada.
“ Manami … “
Una voce graffiante, bassa come il ruggito di una fiera s’insinuò nel mio cervello sconvolto.
“ Manami, lo hai dimenticato? Mi giurasti amore eterno … “
Era la voce della creatura che stava combattendo contro Michel, ne ero certa. Suonava così calda … e familiare.
“ Ed io ti giurai di stare per sempre al tuo fianco e di proteggerti ... Manami, non puoi averlo dimenticato! Ti ho aspettata per così tanti anni ... ero appena caduto dal cielo e già conoscevo l’esatto colore dei tuoi occhi e quando ancora ti trovavi nel ventre di tua madre io contavo i giorni, attendendo il momento con cui fossi stata pronta ad incontrarmi. Ti prego Manami, non ti puoi essere dimenticata di me !”
All’improvviso, la cruda dolcezza della sua voce, squarciò come sottili fogli di carta le nere coltri che oscuravano il mio passato.
Dolorosi pensieri penetrarono squarciandomi la mente.
Mi ritrovai per terra, mentre atroci fitte trapassarono la mia mente sconvolta. Premetti forte le mani sulla testa. Avevo paura che scoppiasse da un momento all’altro a causa di quei ricordi che penetrarono come un orda di barbari le mie difese:

Una stanza buia, la finestra aperta sul novilunio, schegge di vetro sul pavimento accanto a un pesante tomo che si sfogliava da solo e poi dinanzi a me la figura di un essere avvolto dalla tenebra che mi guardava con occhi accesi d’odio e annoiati al contempo.
- Io sono Satan, chi sei tu che mi hai evocato? -

Poi la scena cambiò:

Era sempre un luogo chiuso ma molto più ampio. Sul marmo freddo del pavimento vi erano delle lacrime.
- Lo farò - dissi- ... ti darò la mia verginità come stabilito nel nostro patto ... t...te lo giuro...-
- E io ti giuro che ti proteggerò dalla tristezza e dal dolore, e da tutto quello che può ferirti...-uno strano torpore fu prodotto dalle sue dita quando mi sollevò il mento facendo in modo che lo guardarsi con il volto bagnato dalle lacrime.
-... parola dell'imperatore delle tenebre Satan...-
 

Ed ecco le immagini presero a scorrere con più velocità, senza coerenza:
 

 “Ti ho giurato che il cuore di Amamiya sarà tuo ma non ho mai detto che avrei donato a lui il tuo”

“Si è allontanato da scuola per 2 anni per questioni di salute, ma da questa primavera rientra, proprio nella classe di sua sorella. Forse la maggior parte di voi non l'ho sa, ma lui è il fratello maggiore di Manami Sakura”

 
Le immagini piano piano smisero di fluire, e man mano che esse diminuivano io diventavo sempre più consapevole di quello che era accaduto. La mia decisione di stare con lui per sempre.
“ Satan … “ lo chiamai mentalmente, ma non ci fu risposta. Sollevai lo sguardo e vidi con orrore qualcosa che accadde troppo in fretta: la spada di Michel era volata via, conficcandosi nel terreno.
- Muori e disperati ! - ruggì Satan puntandogli contro lo scettro, pronto a scatenare tutta la sua forza maligna su l’Arcangelo, quando tre figure dorate incredibilmente somiglianti a Michel, comparvero all’improvviso affondando le loro spade del corpo del demonio.
Sangue nero schizzò fuori dalle tre ferite inferte dalle spade e le gambe gli cedettero, piegate dal dolore e dal peso del corpo.
In un primo momento rimase immobile, ma poi scoppiò a ridere. Una risata da far gelare il sangue nelle vene, del tutto priva d’allegria.
- Gabriel, Raphael e Uriel … che gran cafoni che siete. Sono milioni di anni che non ci vediamo e vi sembra questo il modo di salutarmi? Arcangeli idioti -
- Sei ancora vivo!? - disse l’unico Arcangelo di sesso femminile, guardandolo stupefatta e tirando fuori la spada dalla carne chiarissima di Satan.
- Fatemi il piacere voi tre, andatevi a fare i cazzi vostri, io devo concludere con Michel -
Si alzò nuovamente in piedi anche se barcollante, scoprendo le zanne e ringhiando furente; ma prima che potesse attaccarli una quarta spada lo trapassò da sotto la scapola sinistra.
- Ostenti sempre così tanta arroganza, fai sempre credere di essere il più forte … eppure se non fossi così debole non avresti mai dato le spalle al nemico ed abbassato la guardia - disse Michel lasciando la presa sulla sua spada, ormai diventata un tutt’uno con il corpo del demone.
“ Satan!” lo chiamai, sentendo le lacrime scendere giù per le guance. Mi alzai e gli corsi incontro, oltrepassando gli Arcangeli che mi fissavano inorriditi. Mi sentivo in bilico sul mondo, come un grillo su uno stello di fieno.
- Non t’avvicinare! - mi ruggì contro. Il suo sguardo scattò su di me con un bagliore scarlatto - L’ondata di magia, anche se bianca, ti potrebbe distruggere. Rimani dove sei - aggiunse con più calma.
Non fui l’unica ad essere presa dallo stupore quando raccolse lo scettro e si risollevò nuovamente da terra tutto coperto di sangue e si sfilò dalle carni le tre spade rimaste ancora conficcate: una in un fianco, l’altra trapassava la schiena e fuoriusciva nel ventre e la terza nel petto.
- Sia come sia … preferisco morire qui per mano vostra piuttosto che andarmene via senza di lei -
Pronunciò questa frase senza alcuna incertezza e nei suoi occhi c’era uno scintillio d’acciaio. I capelli neri gli si arricciavano in spirali scure come mossi da una tempesta che coinvolgeva solamente lui, coprendole la fronte e parte del viso stanco e pallido. Sembrava un fiore adagiato sulla terra, un po' sciupato, ma sempre bellissimo.
Spalancò le ali nere, tutte e sei. Gli artigli si allungarono, le zanne idem, le pupille si strinsero e l’iride scarlatta invase tutto l’occhio, mangiando il bianco della sclera. Due pozze di sangue.
Si lanciò con ferocia su di Michel. Con lo scettro tracciò un arco in aria con l’intento di decapitarlo, ma quello si ritrasse in tempo.
Mi resi conto che doveva aver messo in quello slancio repentino le sue ultime forze rimaste: non si muoveva più con la sua solita grazia e anche se i suoi colpi avevano una forza capace di tramortire un elefante, erano sempre meno precisi ed efficienti. Michel invece gli scansava con facilità, senza scomporsi e dopo l’ennesimo affondo andato a buon fine fui colta dalla disperazione più profonda.
“ Morirà …“ fu il mio unico pensiero.
Non seppi mai il perché, ma in quel momento fluttuò nella mia mente un ricordo: era stato forse due anni prima aver conosciuto Satan, era estate ed ero andata con mia madre in villeggiatura nell’isola di Rishiri. Il mare era estremamente mosso ma nonostante il divieto di mia madre ero comunque entrata in acqua. La corrente era fortissima, scalciavo e mi dimenavo disperata per rimanere a galla, ma le onde mi travolgevano ed inalavo e bevevo sempre più acqua. Mi arresi, lasciai che la forza del mare mi portasse sul fondo. Ricordo che mentre scendevo, guardavo su, verso la superficie, dove i raggi del sole entravano debolmente. Credetti di morire. La disperazione aveva lasciato spazio ad una calma rassegnazione. Fu solo quando toccai il fondo sabbioso che freddamente la mia mente elaborò. Piegai le gambe, concentrai tutta la forza che avevo su quegli arti e mi diedi la spinta per risalire.
Accadde la stessa cosa: la disperazione cessò, sostituita dalla calma, la rassegnazione di non vederlo mai più.
Un istante dopo un dolore atroce mi attanagliò le scapole, come se la pelle si fosse lacerata e vi fosse fuoriuscito qualcosa.
Volsi lo sguardo e le vidi: due grandi ali brune coperte di sangue, grandi e forti come quelle delle aquile.
Non pensai, agii solamente.
Non so se avessi semplicemente saltato o volato, ricordo solo che un attimo dopo mi trovavo a diversi metri da terra con le braccia strette al collo di Satan e il mio corpo a fargli scudo.
“Voglio restare con te, voglio tornare a casa, all’inferno. Questo posto senza di te perde ogni dolcezza ed è più amaro ed arido del deserto”
Sentii le sue braccia serrarsi su di me e stringermi. Il suo calore mi scaldò nel profondo e mi diede la forza e il coraggio di farlo.
Presi il suo scettro. Era pesantissimo e lo dovetti tenere con entrambe le mano, mi voltai e lo puntai contro di Michel che mi guardava con tristezza.
“ Se hai intenzione di continuare ad attaccarlo, allora sappi che dovrai eliminare prima me”
Mi guardava sorpreso, come se non si sarebbe mai aspettato una cosa simile, ma poi si riprese e mi fissò
- Anche la tua anima è stata contaminata … come angelo io non lo posso permettere. Devo frapporre il giudizio all’amore - mormorò tristemente. Voltò la testa, celando gli occhi alla mia vista. Quando si rivolse nuovamente verso di me il suo sguardo avevano perso la bontà e la dolcezza che lo avevano da sempre caratterizzato - Tu l’hai scelto e tu ne porterai il peso -
Poi accadde tutto in poco tempo.
Un globo di luce argentea filò veloce contro di me, ed ebbi la sensazione di venir spinta via.
Quando riuscii ad aprire gli occhi vidi solo il globo luminoso puntare su Satan che si era parato dinanzi a me.
“ Spostati dalla traiettoria!”
Ma era troppo tardi. Ci fu una deflagrazione e un boato. La luce era accecante e l’onda d’urto mi sbalzò a diversi metri di distanza.
Tentai di riaprire gli occhi, ma non vedevo nulla, solo una spessa nebbia.
Poi una figura scura prese pian piano a delinearsi in lontananza.
Aveva le ali strappate e grondanti di fluidi vitali, ma era vivo.
- Sin dall’inizio, il tuo attacco non era diretto a lei, non è vero? Anche se lo volessi, non riusciresti a farle del male - disse Satan guardando intensamente l’ Arcangelo.
- Quello è un varco che porta all’inferno - disse quello con voce gelida, eludendola domanda - passateci attraverso -
“ Michel …”
-  Muovetevi! - ruggì lui evitando il mio sguardo - Presto i demoni si accorgeranno del passaggio e tenteranno d’invaderci! -
“ Allora … posso andare via con Satan … posso tornare al Pandemonio …”
Guardai verso Satan incredula. Se era sorpreso lo nascondeva molto bene.
Mi porse la mano che io afferrai subito, e mi prese la nuca.
- Ti prometto che farò tutto il possibile per farti felice - sentii sobillare nel mio orecchio e fui scossa dai brividi - Sarai più felice che sulla terra, più felice che in cielo -
Sorrisi e  tentai di abbracciarlo anche con le mie ali brune, molto più piccole in confronto alle sue.
Ma poi mi ricordai e mi scostai da lui e guardai oltre le sue spalle.
Michel se ne stava andando. Le ali bianche erano ferite e lui sembrava più curvo e stanco che mai.
“Michel …”lo chiamai
“ Michel!” provai di nuovo, ma lui non si voltò, ne smise di camminare.
“ … Amamiya, grazie …”
Non seppi se mi avessi sentito, eppure lo vidi tremare leggermente quando lo chiamai con il suo nome da umano.
“ Addio Amamiya, mio primo amore …"


 

E dopo più di un mese ecco che finalmente riesco a pubblicarlo!!!
A mia discolpa devo dire che l’avevo già iniziato, ma poi il mio computerino personale, con il qualche ho scritto tutti i capitoli, è morto :’(  un minuto di silenzio per il mio rottame defunto … ok basta!
Questo credo sia il penultimo capitolo della storia, poi, come vi ho già detto in precedenza, si inizierà con qualche capitolo speciale.
Il fatto che stavolta abbia messo delle scritte colorate per i discorsi mentali dei personaggi non l’ho fatto solo perché non ho un cazzo da fare ma perché altrimenti non si capiva nulla … in poche parole uscivano discorsi molto gay tra Satan e Michel, il che non è proprio il caso anche se erano molto divertenti :)
Ah! Mi stavo dimenticando: avete presente che all’inizio vi ho detto di aver cambiato il nome della protagonista da Miu a Manami? Ecco, ora vi spiego perché:

Miu = significa “ Splendida piuma”
Manami = "colei che ama il mare/ oceano"
Kai = "mare o oceano"

Anche se il nome Miu ci stava bene visto che Satan è un pennuto, trovo che la similitudine tra il nome Manami/ Kai sia più bella e anche perché Manami descrive spesso gli occhi e il carattere di Kai come un mare in tempesta ... e poi il nome Miu mi fa cagare  :D
D’accodo, ci vediamo presto! Un bacione a tutte e buona estate!

Piccola Pirata

P.s. la scena dove Manami racconta che stava per affogare non esiste nel manga, ma mi piaceva e c’è l’ho schiaffata dentro.

 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Come laurearti con un tizio che ti parla nella testa ***



“Corre un’antica storia che Airone,
il Cacciatore, un tempo guardiacaccia nella nostra foresta di Windsor,
tutto l’inverno, a mezzanotte in punto,
s’aggiri intorno a una quercia con grandi corna coperte di muschio.” 
- Shakespeare -

 

Come laurearti con un tizio che ti parla nella testa

Sei anni dopo …

“Inspirare … espirare … inspirare … espirare … inspirare … espirare.  Stai calma, tranquilla, va tutto bene, ti sei ben preparata e farai un figurone!”
La porta si aprì ed uscì una delle mie compagne d’Università.
- Manami, tocca e te - disse sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla per incoraggiarmi.
Ed ecco che il panico mi assalì nuovamente. Ero di nuovo in apnea e ci misi un po’ di tempo a capire che mi dovevo alzare e attraversare la soglia.
Anche l’aria secca e calda del Pandemonio mi sembrava una brezza freschissima in confronto all’aria tesa che vi era dentro quella stanza dove quelli che mi parvero sei avvoltoi affamati mi fissarono. Il settimo però era chinato dietro la scrivania e non riuscii a scorgerlo.
- Buongiorno signorina Sakurai, si sente meglio adesso? - chiese una professoressa della commissione inviandomi un sorriso gentile.
Farfugliai qualcosa di vagamente simile a un sì, tanto che non credo che qualcuno di loro mi avesse capito.
- Bene, si sieda pure. Di cosa tratta la sua tesi? -
- P-prla de divlo - borbotto io sedendomi su una sedia al centro dell’aula, domandandomi se le mie occhiaie fossero visibili.
- Come scusi? -
- Parla del diavolo - ripetei torturandomi le mani. Ero tesa come una corda di violino come se la comoda sedia imbottita su cui sedevo fosse una sedia elettrica.
- Argomento curioso, come mai questa scelta? -
- Beh ecco … avevo delle buone fonti da cui attingere … - dissi io cercando di sorridere, ma la mia espressione era più simile a quella di un rospo con il mal di pancia.
- Sono curioso di ascoltarla - disse all’improvviso la voce del settimo commissario che riemerse finalmente da dietro la scrivania. All’inizio non lo capii, poiché fui ingannata dal viso grasso e dai baffoni neri, ma poi un paio di occhi di un impossibile blu mare incrociarono i miei e un brivido mi corse lungo la schiena.
Una sensazione di sollievo mi avvolse da capo a piedi e mi rilassai all’istante.
- Bene, cominci pure signorina … come ha detto che si chiama? - domandò mentre un guizzo ridente gli attraversava gli occhi.

- Spiritoso …- gli dissi mentalmente.
- Mamani Sakurai, signore - gli risposi, stavolta sorridendo davvero.
- Prego, cominci pure -
- (not: PUOI SALTARE ED ANDARE DIRETTAMENTE ALLA FINE DEL DISCORSO) Nel contesto cristiano Satana, iconograficamente designato come Arcangelo del male, è la figura in netta contrapposizione con Dio. La storia riportata dalla Bibbia cristiana e dagli scritti dei Padri della Chiesa, è che in origine Lucifero fosse l'arcangelo più bello, più splendente e più vicino a Dio, chiamato quindi Lucifero ("portatore di luce"), che però, proprio per questa sua vicinanza, credete d'essere non solo come Dio, ma più potente dell'Onnipotente stesso, peccando così di blasfema superbia e ribellandosi al volere di Dio. Raduna a sé un terzo delle schiere angeliche e muove guerra contro l'Onnipotente, suo Creatore, che lo vince e lo precipita dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. L'Arcangelo Michele (il cui nome significa "Chi è come Dio?") guida alla vittoria sugli angeli decaduti. La loro caduta dura 9 giorni, ed infine lInferno si spalanca sotto di loro, inghiottendoli. Secondo la tradizione, in quel momento il vero nome di Lucifero viene "cancellato dai Cieli", con l'imposizione che nessuno lo pronunci mai più, e col comando che venga chiamato da allora in avanti "Satàn". Comunque, lontani dalla luce divina, i meravigliosi angeli si mutano in orridi demoni, e da allora il solo scopo del demonio, invidioso, furente e menzognero, è quello di trascinare gli uomini, novelli e privilegiati figli di Dio, nella sua dimora di disperazione per l'eternità. La dettagliata e straordinaria storia di Lucifero/Satana è narrata dal poeta inglese John Miltonnel poema epico "Paradiso Perduto", che racconta esattamente della ribellione e della guerra in Cielo, della caduta, della Creazione del mondo (posteriore alla caduta di Lucifero) e dell'uomo, e infine della tentazione e della caduta di Adamo ed Eva… -

- Ma che brava … com’è che nella tesi hai messo tutte queste stronzate e non hai chiesto al diretto interessato? - disse una voce cupa e vellutata nella mia mente.
 - Perché non ho bisogno di te per laurearmi - gli rispondo io.
- Come vuoi … -
- Bene mi sa dire l’etimologia del nome? -
- Em, sì certo(PUOI SALTARE):nell'ebraico, in cui ogni lettera costituisce pure un numero, il valore numerico del suo nome Ha-Satan è di 364. Giovanni Semerano ne fa derivare il termine dal sumero ša-tām, attraverso il babilonese satām dal qualešatān, šatāmu, šatāmmu indicanti "controllore e capo di una amministrazione", poi nome di una divinità, e successivamente "capo di un tempio". L'ebraico Śāṭān fu tradotto in Διάβολος, diábolos, da cui derivò il cristiano diavolo.  È anche chiamato Mitricoleon poiché, secondo un'antica tradizione ebraica, si fa piccolo con i grandi e grande con i piccoli. Satana è teologicamente un componente "della divina stirpe".
Molti nomi attribuiti a Satana o agli altri diavoli traggono origine dai nomi di divinità dei culti pagani dell'area fenicio-cananea: gli dèi delle nazioni che si contrapponevano ad Israele diventano avversari del Dio degli ebrei,così come il termine Satana è utilizzato in ebraico per indicare sia i propri nemici di guerra, oppositori, avversari sia anche oppositori od avversari in giudizio o nemici di fede religiosa … -
- Molto bene signorina Sakurai, ora mi parli del satanismo - disse l’uomo con gli occhi blu.
- Emm … allora … -

- Brutto stronzo, lo sai che non l’ho ripassato! - ruggii mentalmente.
- Vuoi un aiutino? - chiese la voce carezzevole.
- No! -
- Non lo sa? Nella sua tesi lo tratta in maniera molto approfondita … - disse con voce carezzevole il commissario.
Avrei voluto tirargli la sedia, ma tanto sapevo che si sarebbe fatta più male la sedia che lui.
- No, no, lo so … sto solo … cercando di ricordare -

-Va beh, se non te lo dico io ci passiamo tutta la mattina; ce ne sono circa otto tipi: il razionalista, tradizionalista, occultista, spirituale, gnostico, manicheo, acido e luciferismo … -
- Ti ho detto di starti zitto! -
- Allora, c’è quello razionalista, tradizionalista, occultista … - dissi ai commissari.
- Meno male che non ti servo … -
- Ti vuoi stare zitto! Mi distrai! - dissi ad alta voce.
Tutti i commissari d’esame mi guardarono come se fossi pazza, tranne uno, che rise sotto i baffi.
- Signorina Sakurai, qui nessuno ha detto niente, stiamo tutti ascoltando lei. E’ sicura di sentirsi bene? -
Sentii la faccia andarmi a fuoco. Decisamente l'attitudine ad diventare un semaforo non mi era passata.
- Mi scusi, mi era sembrato di sentire una voce che proveniva da fuori … posso continuare?-
- C -certo … - disse la commissaria d’esame guardandomi con apprensione e pietà.
- Stavo dicendo: ci sono quello manicheo o filosofico, il luciferismo e quello acido che però può essere considerato più che una religione fenomeno sotto culturale giovanile, ossia di quei gruppi di giovani dediti a episodi criminosi, tra cui azioni violente, profanazione di cimiteri, l'abuso e lo spaccio di droga, che essi dichiarano di compiere in nome di Satana e contro il Dio cristiano … -
-
Adoro quei ragazzi - commentò nuovamente.
Continuai a parlare per circa un’altra mezz’ora, ovviamente Kai non smise neanche per un secondo di parlare e quindi la finii per urlare la mia tesi ad un gruppo di professori sempre più preoccupati ed atterriti. Alla fine dell’esame comunque mi fecero i complimenti e mi dissero che avrei ricevuto la laurea tra circa otto giorni.
Quando rientrai a casa e diedi a mia madre la bella notizia che mi assalì avvinghiandosi al collo e finimmo entrambe a terra.
- Brava amore mio! Sono così fiera di te! Anche se non capisco ancora perché hai scelto di laurearti in scienze criminose … -
- Scienze religiose mamma … - la corressi io andandomi a sedere sulla mia poltrona preferita in salotto e lei mi si sedette accanto.
- Ma se non entri in chiesa da quando avevi quindici anni -
- Non c’entra nulla mamma, non per forza bisogna essere religiosi per laurearsi -
- D’accordo tesoro, comunque sono molto felice per te … se solo tuo padre potesse vederti - disse abbracciandomi e nascondendo il viso tra i miei capelli.
Ero felice anche io, ma al pensiero che quel giorno sarebbe stato il mio ultimo sulla terra mi rattristò ed abbracciai più forte mia madre.
- Che c’è tesoro? - disse lei prendendomi il viso tra le mani - Manami, come mai queste occhiaie? Non stai dormendo? -
- Em no … dovevo studiare … -
Ma non era certo per quello che non dormivo la notte: di giorno andavo all’università, di sera studiavo, e la notte la passavo al Pandemonio tra le braccia di Satan, e lui non mi lasciava certo dormire.
- Dobbiamo festeggiare! Andiamo a fare shopping e poi andremo a prendere dei drink al bar! Dì a Shizuko di venire, sarà una serata tra donne! - cinguettò e correndo su per le scale per andarsi a cambiare.
 

.•ºº•.


Mia madre era andata a dormire da circa un’ora. Era talmente ubriaca che per fare le scale le dovetti fare da stampella.
Era mezzanotte in punto quando sentii dei rumori di ruote provenire da sotto la mia finestra, proprio quando avevo appena finito di mettere tutte le mie cose dentro due enormi bauli in pelle di bicefalo rosso.
“ No, è già arrivata … “
- Sto arrivando, aspettate un minuto! - gridai al demone cocchiere che mi attendeva fuori dall’imponente carrozza nera dall’aria spettrale, trainata da un ragno nero grande quanto un orso e altrettanto peloso.
Mi concentrai un istante e feci levitare fuori dalla finestra i bauli, appoggiandoli delicatamente sul manto stradale.
Poi presi una boccetta e il libro degli incantesimi che tenevo nella mia libreria da circa sei anni e corsi fuori dalla mia camera ed entrai in quella di mia madre.
Sentii il suo russare leggero e la sua figura avvolta dalle lenzuola bianche.
Immediatamente alcune lacrime mi scivolarono fuori dagli occhi, ma le asciugai subito.
Lo sapevo dal giorno in cui Satan mi riportò sulla terra dai Cieli. Già d’allora avrei dovuto abbandonare per sempre il mio mondo e vivere con lui all’Inferno, ma credo che vedendo la mia paura e la mia giovinezza abbia deciso che fosse meglio aspettare qualche anno e permettermi di cresce e maturare. Ma quando finalmente il momento è arrivato, la separazione mi veniva ancora difficile e dolorosa.
Mi sedetti sul bordo del letto e le accarezzai i capelli castani.
- Mamma, io devo andare … - non riuscii a continuare che dei singhiozzi mi fecero morire le parole in gola.
- Sta … sta tranquilla … non ti renderai nemmeno conto della mia assenza … qua-quando me ne sarò andata dimenticherai per sempre di aver avuto una figlia -
Questa era stata una delle poche condizioni che avevo chiesto a Satan: far in modo che mia madre non soffrisse.
Stappai la boccetta e la misi sotto le narici di mia madre.
Aspettai che ne inalasse il fumo nero e denso che ne usciva, poi la tappai e la baciai sulla fronte.
- Addio mamma -
Quando finalmente salii sulla carrozza, strinsi forte al petto il libro, e lasciai libere tutte le mie lacrime.
 

.•ºº•.

 

 
Sarei voluta andare subito da lui: avevo bisogno che la sua voce calda mi rassicurasse, che i suoi occhi scrutassero dentro i miei, che mi dicesse che era tutto a posto e che mi consolasse un poco. Ma quando entrai nella sala dove si pianificano le azioni di guerra vidi che vi erano molti altri principi infernali che discutevano animatamente. Ebbi l’improvvisa e fastidiosa sensazione di essere una succulenta bistecca e venir fissata da un branco di leoni affamati. Era un’atmosfera carica di tensione ma Satan mi fece comunque cenno di entrare. Era da sei anni che cercava d’istruirmi sulle tattiche di guerra, il modo di governare e altre cose ed anche se ero molto attratta da tutto ciò che riguardava la magia, preferivo tenermi fuori dagli intrighi e dai sotterfugi che spesso si verificavano.
- No, preferisco di no - dissi facendo un leggero inchino ai principi ed uscendo fuori alla svelta.
Andai negli appartamenti reali che ormai conoscevo bene e in cui mi trovavo completamente al mio agio, anche grazie alle mie modifiche come il frigorifero, un divano e una poltrona turchese e l’enorme televisore al plasma. Ci credete che il satellitare prende anche all’Inferno?
Mi buttai a peso morto su un divano ceruleo e per non pensare accesi la tv.
Trovai il film di Dracula, quello tratto fedelmente dal libro di Bran Stoker. Era estremamente sexy e dark, decisamente interessante e realizzato abbastanza bene per gli anni in cui è stato girato.
Dopo un po’ sentii la porta che veniva aperta e seppure non ne udii i passi, seppi che era appena entrato.
- Ti devi essere divertito tanto stamattina a farmi uscire fuori di testa - dissi spostandomi per fargli spazio e appoggiandogli la testa in grembo.
- Mai come quando sei qui - rispose lui accarezzandomi distrattamente i capelli.
- Che cosa è successo? Come mai i principi del Nord erano tutti qui? -
- Baal: ultimamente sta facendo troppo l’idiota ed è da centinaia di anni che sbava davanti al mio trono e credo che fra non molto dichiarerà guerra. Ovviamente non ha il coraggio di attaccare il Pandemonio, tanto meno di affrontare le mie legioni … prima che lui possa stringere alleanze con altri principi ho convocato tutti quelli a Nord dello Stige e abbiamo preso alcuni accordi -
- Del tipo?-
- In cambio della città-castello di Baal, loro mi daranno le loro truppe -
- Ci sarà una guerra quindi? -
- Probabilmente -
- E per quanto riguarda il nostro patto? - dissi guardandolo di traverso, anche se sapevo che si sarebbe accorto del mio sguardo.
- Quale patto? - chiese lui candidamente.
- Quello che abbiamo stretto sei anni fa: io avrei abbandonato la terra appena mi sarei laureata e dopo ci saremo sposati - dissi io soddisfatta.
- Il patto era questo, ma tu non hai specificato quando lo avrei mantenuto: io ti ho dato un limite di tempo, ma tu a me no- rispose lui ghignando.
Mi sollevai a sedere e lo guardai in cagnesco - Non prendermi per il culo! -
- Stai calma Manami, più cresci più gli estrogeni ti fanno sragionare; non ho detto che non ti avrei sposata, anzi, direi di farlo al più presto: i principi si agitano quando ti vedono e lo stesso le mie truppe. Credo che se nessuno hai mai osato farti del male è soltanto perché hanno paura delle mie possibili reazioni -
- Sì, l’ho notato anch’io - dissi stringendomi un poco a lui e poggiando la testa nel suo petto.
- Direi d’iniziare ad organizzare, non credi?- e quando finì la frase, comparvero una pergamena e una piuma.
- Un foglio di quaderno e una penna no? -
- No, troppo da plebeo. Allora … cerimonia e festeggiamenti si faranno a palazzo e dureranno un anno -
- Un anno!? - dissi riemergendo e guardandolo stranita.
- Troppo poco? -
- No, no… -
- Abiti neri … -
- Scordatelo, voglio l’abito bianco! Non siamo ad un funerale! -
- L’abito bianco simboleggia la purezza e tu non sei più vergine - disse baciandomi il collo all’improvviso e facendomi tremare tutta.
Se avesse continuato avrei ceduto sicuramente, ma lo spinsi via e lo fissai con uno scintillio d’acciaio negli occhi.
- Non mi metterò un abito da sposa nero -
- E se fosse rosso? L’amaranto sarebbe perfetto per la tua pelle e i tuoi capelli - disse accarezzandomi una spalla lievemente e portando giù la spallina della canottiera.
“ Non devi lasciarti distrarre, non devo lasciarmi distrarrrrrrrrrrrr”
Pensavo che con il passare del tempo magari l’attrazione fisica sarebbe un po’ diminuita, permettendomi di pensare lucidamente anche se eravamo molto vicini, ed invece il tempo non aveva fatto altro che attizzare il fuoco e rendendomi estremamente lussuriosa e senza più i freni dell’inesperienza e della pudicizia. Era come acqua salata: più ne bevevo più avevo sete.
- D’accordo - sospirai, lasciando che la sua mano vagabondasse.
- Alla fine della cerimonia faremo volare i corvi …-
- Colombe bianche-
- Corvi neri e non si discute -
Feci finta di ringhiare e senza pensarci, salii a cavalcioni sopra le sue gambe e gli morsicai un capezzolo attraverso la camicia nera.
- Non fare così, potrei spaventarmi … - disse non facendo assolutamente nulla per allontanarmi, ma lanciando via la pergamena ed afferrandomi per i fianchi.
Come orami avevo capito, ogni contato fisico, anche il più violento, era ben accetto da Satan.
- Credi che dovremo invitare anche Michelino? - disse sorridendo in una maniera malefica.
- Lascialo in pace - gli risposi subito scacciando via la sua mano che ora tentava d’intrufolarsi sotto la maglietta e immergendo la bocca nel suo collo di porcellana.
Non vedevo Michel da molto tempo ormai, da quando ho scelto di seguire Satan all’Inferno anzi che restare con lui in Paradiso. A volte mi mancava e pensavo a come sarebbe potuta essere la mia vita con lui: forse non avrei dovuto abbandonare la terra, ne rinunciare a molte persone a me care.
Ma ero innamorata di un altro e per quanto malvagio e crudele potesse essere, non sarei più riuscita a vivere lontana da lui.
Ma la cosa che più mi tormentava del suo ricordo erano le ultime parole che mi aveva rivolto: ”tu l’hai scelto e tu ne porterai il peso”.
Il significato della frase mi sfuggiva e mi rendeva nervosa.
Sapevo che sia gli angeli che i demoni talvolta possono vedere il futuro; che lui avesse visto qualcosa di orribile nel mio? Qualcosa che sarebbe accaduto e che mi avrebbe colmata d’infelicità e sensi di colpa?
Poteva essere, ma in quel momento, mentre il mio mondo veniva inghiottito dalla bocca di Satan mi sentii estremamente libera, mentre le mie mani lo spogliavano e le sue facevano altrettanto con me non era certo a quelle parole che pensavo.
Mi ritrovai su di lui, a guidarne il ritmo, a muovermi come mi aveva insegnato senza alcun timore. I suoi gemiti e i suoi sospiri ricordavano fortemente quelli di un treno a vapore. Quando ebbi l’orgasmo lasciai liberi i miei gemiti. Un tempo gli avrei repressi, mi sarei sentita sporca, avrei avuto paura. Ma avevo imparato ad affidarmi all’istinto, a vederlo come qualcosa di naturale per quanto strani i miei appetiti potessero essere.
Sfinita, mi accasciai su di lui mentre cercavo di riprendere fiato.
- Diventi ogni giorno più brava - commentò lui accarezzandomi i capelli e stringendomi con forza, tanto che non riuscivo a muovermi.
Sorrisi e inspirai forte il suo profumo. Ero decisamente più calma e molto rilassata.
- Posso prendere Notte? Vorrei farmi un giro - dissi dandogli una serie di baci sotto il mento.
- Perché? Non te la sei già fatta una cavalcata?- sussurrò lui nel mio orecchio facendomi venire i brividi.
Sarò pure cresciuta, ma frasi del genere mi facevano ancora arrossire di brutto.
- Prendila pure; l’importante è che non attraversi lo Stige e non la strapazzi troppo, credo che partorirà tra qualche mese -
- D’accordo, vado piano -
Feci per alzarmi ma lui mi arpionò i fianchi e mi ribaltò con la stessa facilità con cui una tigre avrebbe potuto ribaltare un gattino.
Me lo ritrovai addosso mentre i due rubini che aveva per occhi mi inchiodarono al divano.
- Non così in fretta: ora tocca a me - disse passandosi con lentezza la lingua sulle labbra e ridendo del color porpora che aveva preso la mia faccia.





 Idiozia portami via …
Mi scuso per la cretinata, solo che stavolta avevo carta bianca (dato che nel manga questo capitolo non c’è) e mi sono fatta prendere la mano.
Sulla scena della laurea ci stavo rimuginando già da un bel po’ di tempo e questa mi è sembrata l’occasione giusta per tirarla fuori… quella dove abbandona la madre mi fa un po’ tristezza ma volevo comunque mettercela.
Tutta quella roba della tesi di laurea l’ho copiata spudoratamente da Wikipedia, quindi se c’è scritta qualche cazzata prendetevela con loro!
Non so che altro dirvi, ultimamente ho preso troppo sole e sto perdendo colpi …
Un bacio grande a tutti/e quante!
A presto!
Piccola Pirata

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Capitolo 29
*** Sahandhakara ***



Sahandhakara

“ È  l’ora notturna in cui affascinano le malie,  quando i cimiteri sbadigliano e l’inferno soffia il suo contagio sul mondo.
Ora potrei bere sangue caldo.” 
-Shakespeare “Hamlet”-


Le gambe forti e scattanti di Notte superavano ad una velocità straordinaria le distese di sabbia rossa, allontanandoci sempre più dalle possenti mura del Pandemonio.
Il cielo, da quando sei anni fa avevo deciso di rimanere per sempre con Satan, era pieno di stelle e che illuminavano le curve sinuose delle dune e giocavano con il mantello lucido di Notte. Erano le costellazioni del mondo umano, con la differenza che quella del “Drago”, passante in mezzo alle due orse, era la più luminosa e vicina.
- Notte, rallenta, non sei nelle condizioni adatte per correre, tra poco avrai un puledro! - la rimproverai tirando le redini e spostando il peso del busto all’indietro. Le diedi un buffetto sul collo scuro, che lei non parve gradire.
Scosse la criniera d’ebano e mi si rivolse con la sua voce cavernosa e sprezzante.
- Noi Destrieri delle Tenebre non siamo come i ronzini che avete nel mondo umano! Possiamo correre per mesi alla velocità del vento senza mai fermarci e siamo le uniche creature a conoscere l’esatta collocazione delle città-castello infernali -
- Mi vuoi dire che nemmeno Satan sa dove si trova esattamente il Pandemonio?- chiesi decisamente poco propensa a crederci.
- Esattamente: l’unico modo per un demone di raggiungere una fortezza è chiedere al signore del castello d’inviare il proprio destriero. E’ un modo per evitare gli attacchi -
- Non lo sapevo … -
- Non mi stupisce marmocchia umana -
- Ma sta zitta vecchia bistecca parlante! -
All’improvviso Notte scartò bruscamente, ed io che non me lo aspettavo, le finii sul collo e per non cadere le afferrai la criniera.
 - Volevi farmi finire con la faccia per terra, non è così!? - le ringhiai tirandomi su.
- Decisamente, ma non è per questo che mi sono fermata. Dobbiamo tornare indietro, siamo troppo vicine allo Stige -
- Vicino al territorio di Baal?-
- Sì, è meglio se ci allontaniamo - e così dicendo si volta e comincia a trottare nella direzione opposta.
Ad un certo punto però una sorta di miagolio disperato trapassa l’aria e vedo le orecchie nere di Notte girare all’indietro, là dove il suono proveniva.
- Mi è sembrato qualcuno ferito … -
- Non sono affari nostri - dice la cavalla continuando a trottare - Se è ferito se lo mangeranno le furie -
- Cosa!? Non possiamo lasciarlo - dico tirando una redine affinché girasse - Almeno andiamo a vedere -
La cavalla sbuffò contrariata, tanto che vidi del fumo uscire dalle sue narici, ma comunque si voltò e trottò in direzione del suono che intanto si faceva sempre più alto e straziante.
Spronai Notte ad andare più veloce stringendo le gambe e lei partì al galoppo leggero.
Salimmo su una duna di sabbia abbastanza alta e da lì vidi chi stava emettendo quel suono: nell’altra sponda dello Stige vi era una piccola creatura pelosa biancastra, molto simile ad un gatto, che si lagnava e piangeva. Guardando meglio vidi che si trascinava le zampe posteriori ed era completamente sporco di sangue.
- Notte, riusciresti ad attraversare il fiume con un balzo?- dissi fissando le acqua nere e impetuose delle Stige, le quali erano impossibile d’attraversare con un imbarcazione, anche perché erano estremamente corrosive e se per disgrazia qualcuno ci finisse dentro in pochi secondi di lui non ne sarebbero rimaste neppure le ossa. In più Satan mi aveva detto che pullulava di sirene e altri demoni marini che erano noti per la loro grande passione per la carne umana.
- Ho attraversato lo stretto di Gibilterra, quello di Panama e il Gran Chenion senza problemi -
- Perfetto, allora vedi di spicciarti quel gatto sta morendo -
- Il mio signore mi ammazzerà se scopre che ti ho portata dall’altra parte dello Stige - mi dice con tono irremovibile.
- Ti giuro che non glielo dirò - la rassicuro io.
- Potrebbe essere una trappola - ripete lei sbattendo nervosamente uno zoccolo per terra.
- Andiamo Notte, sei il cavallo più veloce che esista, riesci a superare gli aerei in volo e hai paura di non riuscire a fuggire se un gatto t’insegue? - la punzecchio io. Se c’è una cosa che ho capito in tutti questi anni con Satan è che i demoni sono dei malati d’orgoglio e qualsiasi ingerenza sulle loro capacità o diritti acquisiti li mandano fuori di testa, quasi quanto le lusinghe e le lodi.
- Non ho paura di non riuscire a seminare un gatto!- dice lei irata con un suono che è a metà fra un nitrito e un ruggito.
- Siamo proprio sicure?-
Ed ecco che sento un potente vuoto d’aria. Notte spicca un volo impossibile per qualsiasi creatura priva di ali, attraversando il fiume, il cui letto è largo circa una settantina di metri.
Lancio un grido terrorizzato e mi tengo stretta al suo collo.
Quando atterra tremo talmente forte che non riesco a lasciarla andare.
- Porca troia … - è l’unica cosa che riesco a dire.
- Sì, lo so - risponde lei scuotendo la criniera con fare civettuolo e sollevando la coda come una bandiera.
Scesi dalla sella che stavo ancora tremando e mi diressi piano verso il gatto.
Come mi vide miagolò spaventato e soffiò per mandarmi via.
- Stai tranquillo, non ti faccio nulla - dissi accarezzandogli la testolina bianca mentre lui lasciava da parte l’ostilità mi faceva le fusa.
Lo presi in braccio e all'inizio sembrava non pesasse più di due chili. Fu troppo tardi quando mi resi conto che il suo peso aumentava sempre più e che si stava trasformando tra le mie braccia.
Divenne sempre più grande. Il suo pelo biancastro scomparve divenendo una pelle chiarissima. La coda scomparve, gli artigli si allungarono e da quadrupede divenne bipede.
Caddi a terra sotto il suo peso. Quando mi girai nuovamente a guardarlo vidi un uomo dai capelli nerissimi, gli occhi completamente bianchi eccetto la pupilla nera, insondabili e spaventosamente malvagi e un viso angelico sulle cui labbra era dipinto un sorriso diabolico.
- Ma guarda un po’ cosa abbiamo qua: la donna umana che vive nel palazzo dell’Imperatore delle Tenebre. In tutto l’inferno non si parla d’altro che di te …- disse scrutandomi con i suoi occhi privi di anima e tenendomi i polsi inchiodati a terra.
- Se ti togli di dosso ti faccio l’autografo - gli dissi io sorridendo sprezzante, mentre tentavo di divincolarmi da sotto di lui.
Rise e rovesciò la testa all'indietro. Aveva una risata sensuale e malvagia, molto simile a quella di Satan.
- Sei anche spiritosa - disse lui continuando a sorridere. Il suo volto era talmente vicino al mio che ne sentivo il fiato ardente - Illuminami ragazzina: Satan non ti ha detto di non oltrepassare i confini del suo territorio? - chiese alzandosi da terra e permettendomi finalmente di fare altrettanto.
- Appunto per questo è meglio che me ne vada … insomma, ho visto che tu stai abbastanza bene quindi … ciao! - e così dicendo gli voltai le spalle e scuotendomi la sabbia di dosso mi diressi là dove avevo lasciato Notte.
- Non così in fretta, tesoro - disse afferrandomi con una stretta d’acciaio il polso - Sei entrata nel mio territorio senza il mio permesso, devi pagarla per questo - disse con voce strascicata e maliziosa tirandomi a sé.
- M-mi dispiace di essere entrata nel tuo territorio … giuro che appena tornerò al Pandemonio farò cenno a Satan della mia intrusione e gli dirò di risarcirti per il … disagio subito …- Ero certa che stesse fiutando la mia paura e proprio per questo cercai di calmarmi: non c’è niente che eccitasse un demone più di una preda spaventata che tenta di scappare.
- L’unica cosa che potrà risarcirmi per tutti questi anni passati nell’ombra ed eseguire i suoi ordini ed seguire le sue regole è il trono su cui siede. Qui all’inferno non importano i legami di sangue: il più forte comanda sui più deboli e lui ha sempre avuto un cuore debole, non è mai riuscito a lasciarsi alle spalle il suo passato da angelo. Ho visto che saresti venuta, che ti saresti allontanata da lui ed io ero qui ad aspettarti. Questa è la volta buona che venga finalmente deposto e tu sarai il mezzo perfetto affinché ciò avvenga -
A quelle parole mi si congelò il sangue nelle vene.
- T-tu sei Baal … -
- Non sei molto perspicace, credevo che l’avessi capito già da molto prima -
-Non osare toccarla! - nitrì minacciosa Notte caricando a testa bassa Baal ad un galoppo furioso, mentre una colonna di fuoco esplodeva tra le sue fauci e la inviava contro il principe infernale che con un solo gesto la deviò.
Lo sentii ringhiare dei suoni articolati sotto voce e nello stesso momento le gambe anteriori di Notte si troncarono producendo il suono di un ramo che ci spezza, e la cavalla finì distesa sulla sabbia in una pozza di sangue scuro. Poi una sfera oscura fluttuò contro di lei, ma prima che la toccasse alzai uno scudo che l’assorbì.
- Sai usare la magia … notevole per un’umana. Peccato che non basterà per salvarti -
Un’improvvisa corrente d’energia mi sbalzò in aria, facendomi fare un volo di tre metri e finendo addosso alla cavalla che nitrì debolmente.
 Mi alzai a sedere e prima di venir nuovamente presa di mira sussurrai alcune parole in lingua angelica. Immediatamente le gambe della cavalla si risaldarono e seppure malmessa, riuscì a rialzarsi.
- Vai via Notte! Corri fino al Pandemonio ed avvisa Satan!- sussurrai nel suo orecchio affinché Baal non mi sentisse.
- Non ti posso lasciare qui - sentenziò la cavalla.
- Non oserà uccidermi, gli servo da esca ed un’esca morta non è di alcuna utilità -
Notte non mi ascoltò, si piazzò davanti a me facendomi scudo con il suo grande corpo nero. Appena Baal fece cenno di avvicinarsi lei lanciò un nitrito tremendo e s’impennò in tutta la sua altezza, esponendo agli attacchi il suo ventre rigonfio.
- Notte, devi andare via! Se non vuoi farlo per me almeno fallo per il tuo puledro! -
Le mie parole parvero produrre l’effetto desiderato perché la cavalla si voltò e mi guardò intensamente con i suoi occhi di fuoco, grandi e nobili.
- Vai - le ordinai e prima che riuscisse ad aggiungere altro le diedi una forte pacca sulla groppa e lei di riflesso schizzò via ed io la guardai allontanarsi. In meno di cinque secondi era già scomparsa.
Mi voltai verso Baal. Strinsi i pugni e sollevai il mento, tentando di ostentare una sicurezza che non avevo. Cercai di tenere una voce ferma, imitando il più possibile il tono minaccioso e imperioso di Satan.
- Sei già morto -
 

.•ºº•.

 
Un nitrito sconquassò l’aria come un tuono e i massici e grandiosi portali della sala del trono vennero spalancati come se fossero stati presi a cannonate.
Notte, il cui mantello lucido era sporco di sangue rappreso, fece irruzione all’interno, travolgendo e calpestando qualunque demone sul suo cammino.
Satan era seduto sul trono immobile come una statua, solo i suoi occhi rossi che si muovevano per la sala come due tigri in cerca di una vittima da terrorizzare facevano capire che era un essere vivo.
Quando vide il destriero però si alzò all’istante e seppure la cavalla non avesse ancora detto nulla, lui aveva già capito.
- Dov’è lei? - ruggì.
- Mio Signore, ho cercato di dissuaderla, ma non mi ha voluta ascoltare. Baal l’ha attirata nel suo territorio con l’inganno -
Si levò un ruggito poderoso e sembrò che i pavimenti di pietra tremassero come foglie.
Un attimo dopo 50 000 legioni di demoni erano schierate fuori dalle mura, oltre il fossato di lava ed attendevano il loro comandante.
Satan attraversò ad una velocità inumana la sala del trono per raggiungere le sue truppe, seguito subito da Malpass che gli svolazzava accanto.
- Devo portare qualche messaggio ai principi, mio Signore? -
- Sì, digli che la guerra è già iniziata e che se non si presenteranno alla svelta alle porte di Sahandhakara* ammazzerò pure loro dopo che avrò finito con Baal - ruggì con un ira glaciale mentre le iridi sataniche mandavano lampi infernali.
 

.•ºº•.

 
La prima volta che arrivai all’inferno rimasi piacevolmente stupita dell’eleganza e la raffinatezza del Pandemonio e diedi per scontato che anche le altre città-palazzo infernali dovessero essere così.
Immaginate il mio terrore quando mi ritrovai di fronte ad un’immensa carcassa di un rettile alato, neanche lontanamente paragonabile alla bellezza del drago nero di cui Satan riusciva a prendere le sembianze, e le cui mura difensive erano formate dai corpi dei nemici cuciti insieme.
Ero stata rinchiusa in una stretta gabbia fatta di femori di qualche essere enorme. Era buio la sotto; ormai non c’ero più abituata: dopo l’ultimo patto stretto con Satan, l’intero Pandemonio era stato, seppure fiocamente, illuminato dopo essermi rotta l’ennesimo dito del piede per essermi aggirata nella mia camera senza una pila.
C’era un odore disgustoso di carne in putrefazione intorno a me ed infatti, quando finalmente le mie pupille riuscirono ad adattarsi all’oscurità, vidi che ero circondata da corpi mutilati, scuoiati, decapitati e saldati insieme per creare deformi creature.
Tentai di coprirmi il naso con la manica della maglietta per non sentire il tanfo e chiusi gli occhi per non guardare, ma poi mi salì il rigurgito su per l’esofago e vomitai abbondantemente in un angolo della gabbia.
- Che c’è? Non ti piace il mio palazzo o forse non ti garba la compagnia? - chiese Baal con voce strascicata indicando i cadaveri sparsi per le segrete.
- Liberami … - mormorai debolmente riuscendo a ricacciare un coniato di vomito e respirando con la bocca.
- Perché, ti senti oppressa? Quella è la gabbia che uso quando catturo qualche bestia demoniaca -
- Fammi tornare al Pandemonio -
- Non posso farlo, sei l’esca perfetta per attirare Satan. Assediare un castello non è mai una scelta intelligente e lui quindi si troverà in svantaggio -
- Cos’è? Hai paura di affrontarlo in campo aperto, non è così? Sei solo subdolo e codardo! - ringhiai tenendomi la pancia per non vomitare nuovamente.
- Subdolo ? - disse fissandomi in maniera glaciale. Vedendo quello sguardo crudele su di me mi sarei aspettata che mi attaccasse, invece rovesciò indietro la testa e rise in maniera agghiacciante - Non ti rendi conto che queste sono parole di lode?- disse smettendo di ridere all’improvviso - Ad ogni modo, non mi sembra di averti detto che potevi parlare -
Ero troppo presa dalla nausea per reagire in tempo. Un fulmine nero mi prese in pieno petto e mi scaraventò contro le sbarre. Il sangue aveva iniziato a scorrere a fiotti e dopo poco la maglietta da gialla divenne di un rosso intenso e la vista mi si annebbiò.
- Che c’è, non riesci più ad alzare il tuo scudo? Beh, dopotutto sei solamente un’umana, nel tuo sangue scorre ben poca magia. Non riesco proprio a comprendere perché mai Satan abbia fatto tanto baccano per te, insomma, anche se molte meno in questi tempi, di vergini umane ne si trovano in abbondanza e per di più tu non lo sei già da tempo … -
Continuava a fissarmi come se fossi una puledra ad una fiera equestre. Non sbatteva neppure le ciglia come se non volesse perdersi neppure un istante delle mie possibili reazioni.
Io rimasi lì, ferita e tremante, sperando come un grillo aggrappato ad uno stelo di grano che Satan arrivasse al più presto.
Avanzò velocemente verso me. Aprì le sbarre come se fossero fatte di burro e non d’ossa. Nella mia mente si delineava l’immagine di un grosso gatto che giocava con la sua preda prima di divorarla.
Cercai di alzarmi, di fronteggiarlo, ma appena puntai un ginocchio venni sollevata in aria da una forza inarrestabile e fatta cadere di nuovo pesantemente a terra su un braccio. Urlai mentre un dolore lancinante mi fece capire che si era appena spezzato l’omero.
- Non ti muovere - sobillò. Nei suoi occhi si rifletteva la crudeltà e il piacere nel provocare dolore.
- E tu non t’avvicinare! - ringhiai tenendomi il braccio rotto con una mano e cercando di cacciare indietro le lacrime. Fu come parlare al muro perché di fatto non si fermò e continuò ad avanzare.
Quando fu a meno di un metro da me chiusi gli occhi credendo che ormai fosse arrivata la mia fine, invece sentii solo il suo dito posarsi sul graffio sanguinante che avevo sulla guancia e portarselo alle labbra.
“Disgustoso”pensai vedendolo passare la lingua biforcuta per tutta la lunghezza del dito.
Mi sarei aspettata di tutto, tranne quella reazione: appena assaporò la goccia di sangue arretrò guardandomi esterrefatto. Per un istante credetti di vedere la paura attraversare i suoi occhi, ma sparì subito rimpiazzata dal disgusto e dalla sorpresa.
- Credevo che questa linea di sangue si fosse estinta - sobillò fissandomi.
- Sì, lo so, sono un bel miscuglio: papà finlandese, madre giapponese … credo che mio nonno materno fosse tunisino e mia nonna paterna canadese -
- Non è di questo che sto parlando, idiota! - ruggì facendomi rizzare i capelli sulla testa.
- Idiota lo dici a tua sorella … - borbottai sommessamente, decisamente troppo terrorizzata per dirglielo chiaramente.
- Mi vuoi dire  che Satan non te lo ha detto? Non sai da chi discendi? -
Feci cenno di no con la testa. Credetti sul serio che stesse per avere una crisi dei nervi e vidi i suoi occhi riempirsi di tantissime venuzze rosse, rendendo il suo sguardo ancora più spaventosi ed inumano.
- Tu sei forse l’ultima appartenente alla stirpe di Davide -
- Bene … quindi? -
- Hai idea dei poteri che ti scorrono nelle vene? Appartieni alla “divina stirpe”. Ecco perché Satan è tanto interessato a te … -
All’improvviso mi tornò in mente tutta quello che avevo studiato negli ultimi anni d’Università sulla “divina stirpe”.
- Ti sbagli. Non posso appartenere alla stirpe divina, Cristo non ha mai avuto figli - dichiarai.
- Cristo no, ma i suoi fratelli sì - rispose. Rimasi interdetta non capendo a quali fratelli si riferisse.
- Pochi lo sanno, ma San Giuseppe, il padre adottivo di Gesù, prima di sposare Maria ebbe un’altra moglie da cui ebbe quattro figli maschi. Tu devi discendere da uno di questi quattro -
Non sapevo cosa dire. Certo ero sorpresa, ma non capivo cosa ci fosse di tanto eccezionale in ciò, dopotutto questo non cambiava niente. Più volte Satan mi avevo detto che possedevo una padronanza delle arti magiche al di sopra della media ed ero in grado di abbattere la maggior parte dei demoni minori, ma non ci trovavo nulla di così speciale.
- Credevo che tu fossi una semplice esca per attirare Satan, ma ti stai rivelando molto più di questo… -
Il modo in cui avanzò, il suo sguardo glaciale mi fece comprendere che qualsiasi cosa avesse in mente non era niente di buono.
Sentii il suo sguardo farsi più pesante. La maglietta gialla si lacerò in più punti, i jeans si fecero a brandelli come se gli avessero usati per giocare un branco di lupi.
Capii cosa aveva in mente e la cosa mi terrorizzò.
- Non osare! - ringhiai cercando di alzarmi aiutandomi con il braccio buono. Avevo già perso molto sangue e dovetti tenermi ad un osso della gabbia per poter rimanere in posizione eretta. Crollai un istante dopo praticamente ai suoi piedi.
Si chinò su di me. Credetti che mi volesse accarezzare la pelle nuda della schiena ma poi sentii i suoi artigli freddi lacerarmi le carni. Urlai, tentai di allontanarmi ma mi bloccò salendomi sopra.
I suoi artigli continuarono a tagliare la pelle e quel che rimaneva dei vestiti ed a nulla valevano i miei tentativi di difesa.
Lo guardavo mentre lambiva con lo sguardo e le dita il mio corpo e sentii le dita ossute della morte incombere su di me ed iniziarmi a privare della speranza.
Poi un suono mostruoso fece tremare la terra accompagnato da altre grida, ruggiti ed suono di ali che sbattevano e che sapevano di battaglia.
Per quanto terribile, non ricordo di aver mai udito suono più dolce in vita mia.

 

 

 
*nome inventato da me mischiando la parola città (Śahara) e tenebra (Andhakāra) in hindi per formare il nome della città-palazzo di Baal, dato che non ho trovato su wikipedia qualche altra presunta città infernale oltre al Pandemonio. Prendetevela con wikipedia!

 

Buonasera signori
Ecco a voi il secondo capitolo speciale. A parer mio non è un granché ma comunque credo ci dia un importante insegnamento: mai avvicinarsi a un gatto moribondo soprattutto se si trova dall’altra parte di un fiume satanico.
Bene, sono contenta che tutti voi mi continuate a seguire ma per favore ragazzi, lo so che c’è caldo, so anche che molti di voi non abbiano voglia di scrivere un’emerita minchia, ma volevo sapere se questi capitoli vi piacciono o se lo trovate noiosi, almeno so come regolarmi!
Un bacio a tutti!
Piccola Pirata

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Capitolo 30
*** Come le ombre ***


XXVIV

Come le ombre


"Coloro che combattono, non per Dio in se stessi, ma contro il diavolo negli altri, non riescono mai a migliorare il mondo, ma lo lasciano com'era, o qualche volta peggiore di com'era prima che cominciasse la crociata."
Aldous Huxley, I diavoli di Loudun, 1952

 

Era passata già qualche ora ma ancora nessuno era riuscita ad aprire una breccia nelle spesse difese della città di Shadakara anche perché in loro difesa vi era un enorme titano, la cui pelle spessa era impenetrabile alle armi. Nonostante ciò le file continuavano ad ingrossarsi e nel cielo notturno volavano migliaia di demoni soldato. Molti cadevano, uccisi e divorati dal titano che, anche se non volava, era comunque piuttosto letale dato le colonne di fuoco che vomitava dalle fauci.
I principi sorvolavano la bolla impenetrabile architettando nuovi metodi per abbatterla.
- La magia nera non funziona e neppure lo nostre armi. Servirebbe un impatto incredibilmente potente per aprire un varco - dichiarò il principe Asmodeo scrutando la città d’alto.
- E il titano di Baal? - domandò un altro principe dall’aria altezzosa - Come ce ne liberiamo? Non ci fa neppure avvicinare allo scudo di protezione -
- Non si può uccidere - ribatté un altro.
- Ma possiamo immobilizzarlo o sigillarlo per qualche centinaio di anni - ipotizzò la principessa Lilith.
- Che cosa dice l’Imperatore? Non ha ancora dato ordini? -
- Aspetta sull’altura l’arrivo di Mephisto. Spero per lui che non si faccia attendere, Satan è piuttosto irritabile in questo momento - dichiarò Lilith con un sorriso malizioso rivolto ad Asmodeo.
Proprio in quel momento videro chiaramente un angelo nero con sei ali atterrare sulla montagna dove un altro demone, che un tempo era stato un serafino come lui, lo stava aspettando.
- Oh, salve fratello, bella serata non trovi?- disse quello atterrando con fare dileggiate accanto a Satan che lo guardò come se desiderasse ammazzarlo.
- Perché non sei venuto appena te l’ho ordinato? - ruggì quello facendo sparire per qualche istante il sorriso dal bellissimo volto del principe.
Quello si riprese in fretta e sollevò le mani come per calmarlo con fare accondiscendente.
- So che quell’umana sia insolitamente importante per te, fratello adorato, ma sono certo che comprenderai che anche io ho la mia città e i miei territori d’amministrare, anche se non saranno mai all’altezza del tuo Pandemonio e …-
- Taci e seguimi - rispose l’altro spalancando le lucenti ali nere e sollevandosi in volo.
Volarono in alto per poi scendere in picchiata sul titano che, nonostante la moltitudine di soldati che lo attaccava, si concentrò solo sui due nuovi arrivati. La fauci fameliche si spalancarono e un torrente di fuoco fuoriuscì. I due demoni furono veloci e scansarlo e continuarono a volargli intorno, facendolo irritare maggiormente, poi Satan sguainò la spada ed appena fu a portata gli infilzò la spalla. Il titano furibondo per l’aggressione ruotò la testa e sparò fuoco contro qualsiasi essere in movimento, ma proprio quando una colonna stava per raggiungere Satan, Mephisto affondò la sua lancia nel collo della bestia che emise un ruggito disumano. Accecato dalla rabbia e dal dolore, il titani caricò a testa bassa il principe, che insieme a Satan si trovava vicinissimo allo scudo che proteggeva la città. Nonostante l’immensità del suo corpo si muoveva molto rapidamente tanto che i due demoni riuscirono per un millesimo di secondo ad volare verso l’alto e a schivare il titano. L’impatto delle sue corna sulla barriera fu talmente forte che si creò un varco, un' incrinatura in cui una persona sarebbe riuscita a passare facilmente. Si sentì un boato d’entusiasmo nelle file dei soldati, che però non osarono avvicinarsi più di tanto al titano, che si stava riprendendo il fretta dalla botta.
- Eccoti un varco, fratello mio, ti va bene? - chiese Mephisto.
- Me lo farò bastare -
E dicendo questo s’infilò velocissimo nell’incrinatura, seguito a ruota dell’altro angelo caduto.
 
 .•ºº•.
 
La vista si era abbassata, le gambe erano deboli, il braccio destro spezzato e stavo morendo dissanguata. Non riuscivo più a delineare le forme ma vedevo con chiarezza i miei fluidi vitali che abbandonano il mio corpo e si riversavano abbondanti sul pavimento. Io che sono tornata indietro dalla morte, io che mi sono destata in una seconda vita insperata e immeritata. Sapevo che chi usciva dalla propria tomba deve fare i conti con l'inaspettato. Sapevo che Samael è più paziente di Gesù Cristo. La morte può permettersi d' aspettare. Mi è stata concessa una seconda vita, per darle più significato della prima; una seconda chance che stava andando sprecata. Il mio più grande rammarico fu quello di non poter vedere Satan, almeno un’ultima volta prima di andarmene, sentire per l’ultima volta il suo calore. Pensai con un crescente senso d’ingiustizia a quanto sarebbe stato bello sposarlo, sedere sul trono al suo fianco e magari se fosse possibile avere dei figli.
Non avevo mai provato così tanto odio verso qualcuno, ma giuro che se ne avessi avuto la forza avrei distrutto Baal, l’avrei spolpato dalla testa ai piedi e con la sua pelle ci avrei fatto un tappeto. Se ne stava sopra di me, guardandomi in viso mentre morivo, con un espressione divertita e curiosa sul viso. Più volte lo sentii leccarmi la pelle e toccarmi dove a nessuno, a parte Satan, era concesso.
Scalciai debolmente per farlo allontanare ma non ebbe alcun senso.
Si udì un forte boato, ruggiti furiosi, un cozzare di lame. La porta delle segreta fu aperta e con uno schianto cadde a terra. Il cuore prese a battere fortissimo, speranzoso. Un istante dopo lo vidi scendere dalle scale con il suo incidere regale, forse un po’ più aggraziato del solito. Incontrai il suo sguardo: mi sarei aspettata di vedere collera, furia e che inchiodasse alla parete Baal, invece non vi era niente di tutto questo. Sembrava sul punto di scoppiare a ridere, ed addirittura che cercasse di trattenersi e di mantenere un atteggiamento serio. Anche il modo in cui mi guardava era strano: di solito mi rivolgeva sguardi intensi, carichi di malizia a bramosia che mi facevano costantemente andare a fuoco i lombi. Ora invece evitava addirittura d'indugiare sulla mia pelle nuda e d'incrociare i miei occhi quando io avrei dato qualsiasi cosa per perdermi nei suoi.
- Credo che tu abbia preso qualcosa di mio - disse con voce fredda e distaccata.
Baal si alzò in piedi e gli rivolse un sorriso da far rabbrividire i morti - Da oggi in poi tutto sarà mio dato che tu non sarai più re! - disse mentre esultava dentro di se - Ancora si parla della tua insuperabile astuzia Satan, eppure oggi ti sei mostrato abbastanza stupido da finire nel mio tranello, di fatto sapevi bene che qui dentro la tua magia non ha effetto -
Un attimo dopo gli era già addosso; vidi la spada sguainata e la lama vermiglia di Satan cozzare contro la sua.
In effetti trovai che Baal avesse ragione: Satan non combatteva con la sua solita forza, ed anche il suo modo di lottare era diverso. Di solito attaccava con furia, facendo perdere terreno al nemico, ora invece si limitava a parare ed indietreggiava sempre più girando in tondo.
Se continuava così non poteva vincere. Fui presa da una paura indicibile al solo  pensiero e mi maledii per aver inviato Notte al Pandemonio.
Quando però Baal riuscì a rinchiuderlo in un angolo e tagliargli la ritirata ecco che un'ombra nera piombò su di lui disarmandolo e piano piano prese le forme di un altro Satan la cui rabbia mi era più familiare.
- Come hai osato toccare la sua carne tenera con le tue sudice mani? Ti strapperò gli occhi e li darò in pasto al tuo titano!- ruggì snudando le zanne.
La sua furia era quasi palpabile e le tenebre che emanava riempivano la stanza come fumo eppure ero talmente felice di vederlo  che sarei corsa ad abbracciarlo se solo ne avessi avuto la forza.
- Tu, maledetto ... - ringhiò Baal guardando con odio il complice di Satan che aveva preso le sue sembianze originarie.
Cercò con lo sguardo la sua spada e quando si accorse che c'è l'aveva in mano Mephisto si rese conto di essere disarmato contro due nemici.
Colto da una folle paura iniziò a ruggire contro il suo re - Sei solo un debole, un angelo depresso, ecco cosa sei! Hai giurato il tuo odio contro gli uomini, eppure hai portato questa troia della peggior specie nel nostro mondo! Il tuo cuore tenero ci porterà tutti al tracollo! -
- Mi pare che tu abbia fatto un errore di calcolo, non sono debole, sono solo realista - gli rispose Satan con un espressione di pura malvagità - Noi siamo come le ombre: moriamo quando la luce splende su di noi, ma senza di essa non possiamo vivere. Tu invece ti ostini a vedere solo nero e perdi di vista tutto il resto-

- Fottiti ...- sibilò il principe. Per una qualche assurda ragione non potei non provare un po' di pietà per lui nonostante il mio odio. Com'è strano provare sentimenti tanto contrastanti tra loro, non è vero?
Satan e Mephisto avanzarono su di lui mentre le pupille del principe si allargavano dalla paura. Si guardò in giro e mi vide. Il sorriso mostruoso che fece bastò a far smarrire ogni mio buon sentimento. Poi accadde tutto in fretta: un attimo prima che la lama di Satan gli staccasse la testa dal collo, una sorta di fumo violaceo uscì dalla bocca di Baal. Sentii Satan ruggire "no!" ma fu troppo tardi. Quel fumo mi era già entrato nelle narici.
 
.•ºº•.

Se dentro le segrete ho avuto paura della morte, ora la chiedevo quasi fosse una benedizione. Avrei fatto di tutto pur di non sentire la voce di Baal nella mia testa ed avere la consapevolezza di essere state relegata in un minuscolo spazio dentro della mia mente. Provai a scacciarlo, ma lui era molto più forte di me e aveva già preso il comando del mio corpo.
Quando ancora eravamo nelle segrete, dopo che Baal prese possesso del mio corpo, mi sentii ruggire una serie di improperi e maledizioni rivolti a Satan e, una volta, gli balzai addirittura addosso nel tentativo di aggredirlo.
Ora mi trovavo in una delle tanti appartamenti del Pandemonio, legata in un letto, affinché non tentassi di uccidermi da sola mentre Baal passeggiava tranquillamente nella mia testa, scrutando nei miei ricordi. Spesso Satan veniva a trovarmi, mi parlava con la sua voce profonda che sembra quasi l'ombra di un suono. Avrei voluto baciarlo ed invece la mia bocca sputava fuori solo minacce.
Fu il periodo più brutto della mia vita; una volta riuscii a prendere il controllo dei miei occhi ed a vedere ciò che c'era intorno a me e quando vidi il suo bellissimo volto quasi non lo riconobbi: la pelle d'alabastro non riluceva, gli occhi di solito pronti ad infiammarsi erano di un cupo e spento rosso granata e sulla sua fronte c'era una ruga di profonda tristezza.
Non so quanto rimasi distesa su quel letto, fatto sta che un giorno sentii un corvo messaggero che avvertiva Satan del fatto che era stato catturato un arcangelo. Baal s'infuriò alla notizia ed io all'inizio non compresi il perché.
Lo trascinarono in catene di fronte al mio letto e gli ordinarono di scacciare via Baal dal mio corpo.
A volte ho ancora gli incubi al ricordo del dolore che mi aveva procurato: Baal si aggrappava a qualsiasi cosa, mi azzannava la mente, la graffiava, ruggiva.
Credo che un dolore così forte lo si possa sentire solo alla nascita o alla morte. Se partorire era peggio decisi in quel momento che non avrei mai e poi mai avuto figli.
Ci vollero settimane, ma alla fine a
prii gli occhi: rimasi sdraiata a lungo, cosciente solo del fatto che era piacevole svegliarsi. Scoprii che mi trovavo su gigantesco materasso e di seta rigonfio di piume bianche e sovrastato da un baldacchino color creminisi. Lungo due lati le tende del baldacchino erano aperte e vidi in un angolo, all'interno di una gigantesca camera con pavimente e pareti di pietra, un angelo in catene.
Ebbi un tonfo al cuore.
- Michel? - mormorai. Ma poi misi a fuoco e mi resi conto che non era lui, anche se gli somigliava in maniera pazzesca. Il suo viso aveva dei lineamenti più dolci, degli occhi color acqua marina e le labbra che sembravano essere state fatte solamente per sorridere.
- No, sono Raphael - rispose con una voce che mi fece venire in mente la primavera - stai bene? - mi domandò alzandosi lentamente in piedi con un frusciare di catene.
- Ora sì, anche se sono un po' intontita - gli rispondo. Notai che non ero più legata e finalmente potei tirarmi a sedere. Le mie povere ossa e i muscoli, rimasti inattivi così a lungo, gemettero e scrocchiarono.
- Dov'è Satan? - gli chiesi.
- Non lo so - rispose lui incupendosi. Solo allora mi accorsi che le sue ali erano state strappate e sul corpo portava chiari segni di agressione. Rimasi sconcertata e feci per alzarmi in piedi e ordinare al primo demone che passava di liberarlo quando vidi entrare Satan seguito da alcuni demoni soldato.
- Manami? Ti sei svegliata - disse rimanendo sulla porta.
Quasi come un atavico richiamo, in un attimo fui tra le sue braccia, con la faccia nascosta nel suo petto aspirando forte il suo odore quasi per essere sicura che fosse lui e non un miraggio.
- Mi sei mancato -
- Anche tu -
Sollevai il viso e lo baciai, ma poi mi ricordai delle condizioni di Raphael e mi scostai.
- Perché è in catene? -
- Perché è un arcangelo -
- Ma mi ha salvata! -
- Non importa, morirà comunque - disse, poi ordinò rivolgendosi ai suoi soldati - Portatelo via ed avvertite Asmodeo che potrà avere lui l'onore di ucciderlo -
I due si chinarono e sollevarono di pero l'arcangelo che gemette di dolore.
- Non puoi farlo, razza d'ingrato! - lo rimproverai con rabbia, fissandolo.
- Sì che posso - disse quello con strafottenza. Mi resi conto che sfidandolo non avrei ottenuto niente da lui, così usai l'arma segreta più potente di una donna: misi su il broncio.
- Satan, fallo per me ... - dissi guardandolo negli occhi e portandomi una sua mano alla guancia - ti prego, come regalo di nozze -
Lui mi fissò per un attimo confuso dal mio repentino cambio di emozioni, ma poi, come sempre più spesso accadeva, cedette.
- D'accordo, a patto che se ne vada subito - grugnì tra i denti, decisamente poco convinto.
Poi si abbassò, accostando le labbra al mio orecchio - Credo che il tuo abito sia pronto, rosso come lo volevi -
Poi scoccandomi un'occhiata maliziosa se ne andò, ordinando alle guardie di tenere d'occhio Raphael.
Sospirai beata, e quasi mi venne voglia di rincorrerlo, ma poi mi ricordai dell'Arcangelo. Mi voltai verso lui e vidi sul suo volto un espressione di pura gratitudine.
- Michel aveva ragione, sei speciale e non vi è nulla di vero nelle parole di coloro che dicono male su di te - disse facendomi una sorta di riverenza che m'imbarazzò non poco.
- E' il minimo che potevo fare - gli risposi.
- No, era mio dovere liberarti dal demonio, ma tu mi hai salvato la vita, il mio debito verrà ripagato -
Gli sorrisi non sapendo cosa altro dire poi, piena d'entusiasmo, mi fiondai fuori per provare finalmente il mio abito da sposa.


 
 

 
Oggi, mentre stavo finendo di scrivere questo capitolo, sento una cosa che sbatte contro la mia finestra, un secondo dopo mi giro e mi vedo davanti un cazzo di corvo grande quanto un cane che mi fissa dal vetro! Dovete sapere che nella mia cittadina-paese-sperduto ci sono solo delle cornacchie, quelle che sembra abbiano il gilet grigio, quindi dovete capire l’infarto che mi è venuto vedendolo! Tra poco staccavo il crocifisso e glielo lanciavo urlando "vade retro Malpass"!
Comunque, parliamo del capitolo. Scusatemi per il ritardo, ma ci sono periodi in cui non ho proprio voglia di mettermi a scrivere e poi anche perché mi sto dividendo tra scuola, amici, libri e il continuo di questa storia che si chiamerà “The Heir of Hell” e che pubblicherò tra le originali appena finirò di scriverla ( per ora sono all’ottavo capitolo e come le mie amiche mi hanno detto, modestia a parte, è molto figa e anche io ne sono troppo soddisfatta perché è qualcosa di completamente mio e desideravo scriverla da appena ho iniziato Virgin Crisis e più andavo avanti, più i personaggi sembravano prendere vita). Se a qualcuno interessa leggerla gli invio il primo capitolo.
Come forse avrete capitolo tra poco (forse nel prossimo) ci sarà un matrimonio e la conclusione di questa parte della storia!
A presto!
Piccola Pirata
P.s. un ringraziamente speciale va a Doki che mi ha gentilmente detto di muovere il culo. Un bacio grande!
 

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Capitolo 31
*** La Regina dell'Inferno ***


La Regina dell'Inferno


"Ducunt volentem fatam, nolentem trahunt".
trad: "Il fato accompagna chi acconsente, trascina chi gli resiste."
-Virgilio-

 

Trattenei il respiro per tenere indentro la pancia. Non che ne avessi bisogno, ero comunque magra, ma la principessa Lilith ci teneva che il bustino del mio abito fosse abbastanza aderente. Mi aggrappai con le unghie ai bordi dello specchio affinché mentre tirava i lacci non mi trascinasse via.
- E' troppo stretto, non respiro! - protestai sentendo l'addome stretto e i seni schiacciati fino al punto di esplodere.
- Com'è che dite voi umani? Soffrire per abbellire? - disse lei stringendo i lacci ancora di più forte.
"Maledetta sadica" pensai.
- Appunto per abbellire! Ma che senso ha abbellire se poi morirò soffocata prima ancora di entrare nella sala del trono? - le dissi sottraendomi dalle sue dita affusolate munite d'artigli.
- Torni qua, non abbiamo ancora finito - disse riacchiappandomi per un braccio. Sebbene non fosse molto più alta di me e la sua muscolatura simile alla mia, mi trascinò senza alcuna difficoltà di fronte allo specchio ed io fui di nuovo costretta ad aggrapparmi.
- Senti, ma tu sai qualcosa di cosa farà Satan per il suo addio al celibato? - le domandai.
- Sì, credo che lui ed i principi andranno a caccia di angeli tutta la notte -
Storsi il naso, ma non dissi nulla. Avevo più o meno capito come si festeggiava all'inferno: o ci si ammazzava o si facevano orge e tutti erano felici e contenti.
- E per il mio addio al nubilato? -
- Non so nulla a riguardo -
Di certo non ci sarebbero stati spogliarellisti, questo era poco ma sicuro, non tanto perché difficilmente reperibili qui all'inferno, quanto perché conoscendo la gelosia di Satan non avrebbe mai permesso a un uomo mezzo nudo di avvicinarmisi.
Sperai con tutto il mio cuore che non fosse qualcosa che includesse spargimenti di sangue.
- Credo che così dovrebbe andar bene - disse lasciandomi finalmente e per un istante credetti che sarei crollata a terra svenuta.
- Non mi arriva più il sangue al cervello! - dissi tentando di allentare quella specie di camicia di forza tirandola sul petto.
- Ora infiliamo l'abito - disse togliendolo dal manichino. L'abito scivolò su di me quasi fosse acqua e mi vestì come un guanto. Vedendo la mia immagine riflessa nello specchio rimasi senza fiato e il cuore perse un battito. Chi era quella donna? Non potevo essere io. Era bellissima e maestosa. Incantevole e deliziosa come una tentazione. I rubini e i diamanti d'inferno che drappeggiavano il corpetto seguivano le linee del suo corpo ammantandola dello splendore del fuoco e della tenebra.
- Sembri...- provò dire a Lilith persa nel guardare il mio riflesso.
Il mio non fu più di un sussurro eppure quella parola rimase nell'aria come un profumo intenso.
- Sembro una regina -
- Lo sarete presto - disse lei sorridendomi.
Avevo sempre pensato che in Lilith ci fosse qualcosa di familiare che andava al di là delle sue zanne e i suoi occhi gialli, e quando finalmente conobbi la sua storia compresi il perché: un tempo era stata umana.
Lei era stata la prima moglie di Adamo e quando si rifiutò di sottomettersi a Dio e a suo marito, Satan fu ben felice di accoglierla tra le sue schiere di angeli ribelli
- Non so se ne sarò in grado insomma, ho 21 anni ed ho ancora bisogno che qualcuno mi tenga d'occhio altrimenti combino casini. Come posso governare qualcuno quando non sono nemmeno in grado di governare me stessa?- le domandai, confessandole le apprensioni che non avevo osato rivelare a Satan e che le notti mi logoravano.
- La prima volta che ti vidi qui al Pandemonio eri una verginella innocente che temeva perfino la propria ombra. Eri spaesata ed impaurita e credevo che dovessi andare in mille pezzi da un momento all'altro. Ricordo che Baal ti afferrò per un braccio: tu non urlasti anche se dai tuoi occhi si capiva che avresti voluto, rimasi con il sangue freddo, composta, nonostante ti avrebbe potuto uccidere facilmente. Ricordo che in quel momento ero indecisa se classificarti come molto stupida o molto coraggiosa -
- Io voto per la prima - dissi sollevando il braccio come se fosse una votazione per alzata di mano.
Lei rise ma poi continuò - Ancora non ho risolto il mio dilemma ma fatto sta che se tu non fossi degna di essere regina, Satan non ti avrebbe scelta -
La dolce fermezza della sua voce riuscì a tranquillizzarmi un poco ed a commuovermi. Stavo quasi per abbracciarla quando sentimmo qualcuno bussare alla porta della mia camera, seguito immediatamente dall'inconfondibile voce di Satan.
Lilith ed io ci lanciammo un'occhiata fulminea. Mentre la principessa andava alla porta io buttai giù una tenda e mi avvolsi nel suo tessuto nero.
- Sì Sire? - chiese Lilith non aprendo.
- Voglio vederla -
- Non può Sire -
- Come osi? - ringhiò lui tirando un colpo poderoso alla porta che però non cedette dato che erano a prova di demone e in più c'era la principessa a tenerla chiusa.
- Satan sparisci! - gli dissi.
- Questa è camera mia! - ruggì.
- Vorrà dire che ti farai ospitare da Mephisto per questa notte! -
Per un istante non arrivò alcuna risposta, e per mezzo secondo pensai di aver posto fine al suo estro, poi però si udì un altro colpo e la porta di pietra uscì fuori dai cardini cadendo e provocando un boato assordante tanto che mi dovetti tappare le orecchie.
- Ma dico, sei diventato scemo!? - gli ringhiai imbestialita ricoprendo immediatamente con la tenda la scollatura del vestito scoperta.
- Volevo vederti con indosso l'abito - disse lui sorridendo maliziosamente come se fosse una cosa normalissima.
- Ma sire non si può! Lo sposo non deve vedere il vestito della sua sposa fino al matrimonio! - tentò di convincerlo Lilith.
- Cosa vuoi che me ne importi di queste cazzate? - ringhiò indignato avanzando verso me ed afferrando un lembo della tenda e fissandomi con aria di sfida come a impedirgli di farlo.
- Non ci provare - lo minacciai tenendomi il tessuto della tenda davanti incollando le braccia al corpo.
Mi resi conto immediatamente che anche se Lilith mi avesse dato una mano, in quell'assurda gara di tiro alla fune non avrei potuto vincere, così feci come avevo imparato su suo esempio: tergiversai.
Mi avvicinai con fare malizioso, facendo finta di tirare giù la tenda, fino a che non fui tra le sue braccia e lo baciai su una guancia levigata.
- Su, aspetta fino a domani - insufflai vicina al suo orecchio.
- Perché mai rimandare?- rispose.
- Me lo dicesti tu stesso: l'attesa non è quasi meglio del piacere?-
Lui mi guardò con cipiglio indagatore ma mi lasciò fare. Non era molto convinto, ma compresi che mi avrebbe dato retta.
- A domani Manami - disse baciandomi i capelli.
- A domani amore mio -

 

"Mi raccomando, mia signora, dovete dormire almeno otto ore". Sì, come se fosse possibile dormire quando hai i nervi a fior di pelle e l'ansia che ti fa venire la tachicardia. Mi trovavo in uno dei tanti appartamenti della torre centrale del castello e guardavo fuori dalla mia finestra stupefatta e messa ancora più in agitazione dal flusso di demoni che arrivavano al Pandemonio per assistere alle nozze del loro sovrano. Visti da lì erano un immensa macchia scura e chiassosa in movimento in contrasto con la sabbia rossa del deserto e del cielo color sangue. Sorrisi pensando che presto mi sarei dovuta prendere cura di tutti loro, che li avrei dovuti guidare.
Per la vigilia di questa occasione tutto il Pandemonio era stato illuminato con dei fuochi fatui che danzavano sulle torri formando le sagome di tanti draghi che si rincorrevano e lottavano fra loro. Li trovai deliziosi e ne accarezzai uno che si avvicinò alla mia finestra.
Talmente ero immersa nei miei pensieri che quasi non sentii bussare alla porta.
- Sì, chi è? - domandai.
- Manami, ti ho portato un regalo da parte di Satan - rispose la voce gracchiante di Malpass.
Mentre andavo ad aprire sperai con tutto il cuore che si trattasse di una bottiglia di un qualsiasi liquore alcolico, almeno avrebbe calmato un po' i miei nervi.
Mi ritrovai di fronte a qualcosa che mi colse del tutto impreparata: dietro ad un Malpass sorridente e piuttosto elegante con le piume tutte tirate a lucido vi erano due guardie che tenevano sotto controllo un uomo che aveva tutta l'aria di non avere la minima idea del perché si trovasse lì in quel momento.
- Cos... chi? - borbottai confusa.
- Ma come, non lo riconosci? - mi chiese Malpass additandomi l'uomo.
Stavo per rispondergli di che non avevo idea di chi caspita fosse e di portarmi alla svelta qualunque cosa potesse stordirmi abbastanza da farmi dormire almeno un paio d'ore quando l'uomo sollevò il suo sguardo smeraldino su di me. Se non fosse stato per quelle foto in casa di mia madre non lo avrei mai e poi mai riconosciuto.
Aveva un fisico asciutto, non era molto alto ma era comunque avvenente, i suoi capelli biondi erano completamente scarmigliati come i miei quando la mattina mi alzavo dal letto, e aveva tutta l'aria di essere un musicista.
- O mio Dio ... -dissi portandomi una mano davanti alla bocca per lo stupore.
Malpass tutto contento mi sorrise come lo stregatto - Il mio signore sapeva che ti sarebbe piaciuto -
- T-tu sei... ti chiami Iago, giusto? - domandai all'uomo che ora mi fissava incuriosito e diffidente al tempo stesso.
- Ci conosciamo? - mi chiese lui.
- No, cioè sì ... ma forse non mi hai riconosciuta, avevo solo tre anni l'ultima volta che mi hai vista - gli risposi sorridendo mentre sentivo alcune lacrime di gioia e commozione premere per uscire.
L'uomo mi fissò a sua volta e quando sul suo viso si delineò un'espressione di puro stupore compresi che aveva capito.
- Manami ... sei veramente tu? -
- Sì papà, sono io -
 

Non rimpiansi per niente gli spogliarellisti, né la gazzarra dei locali, né le solite stupidaggini che si facevano negli adii al nubilato. Come avrei potuto quando dopo tanti anni in cui avevo passato giorni ad immaginare a come sarebbe stato parlare con mio padre potevo finalmente farlo, anche se solo per una notte?
- Ma perché ti trovi all'inferno? Cosa hai combinato? - mi domandò fissandomi come se da un momento all'altro stesse per partire con un predicozzo.
- Mah, niente di che ... qualche scelta idiota qua e là, ma ti devo dire che mi trovo piuttosto bene qui, non è come ce l'ho descrivono -
- Io mi trovavo in un immenso prato fiorito quando quei demoni mi hanno rapito - disse aggrottando le sopracciglia chiare, come se la compressione degli ultimi avvenimenti gli sfuggisse.
- Mi hanno detto che ti riporteranno in paradiso domani, prima che gli angeli ci invadano  - gli risposi.
Lui tornò a fissarmi ma questa volta con uno sguardo pieno di tenerezza - E dire che l'ultima volta era solo una ranocchia di tre anni, quanti ne hai adesso? -
- 21 e domani mi sposo -
- Sul serio!? Wow! Auguri allora, chi è il fortunato? -
- Emm, non sono certa che approveresti - dissi io reticente, affogando un sorrisino in un bicchiere di ottimo vino francese, mollemente spaparanzata sul divano accanto a mio padre.
- Beh, non credo che potrei farci qualcosa in ogni caso - disse sorridendo, ma compresi all'istante che era in apprensione.
- Non ti devi preoccupare, sto davvero bene qua: si prendono cura di me e alcuni mi vogliono bene -
- Ma sono demoni! -
- Lo so, e so anche che non riusciresti a capire -
- Mi preoccupo per te-
- Non devi, non c'è ne bisogno -
Rimanemmo qualche istante a fissarci a vicenda, presi a constatare quanto ci somigliavamo. Ringrazia mentalmente Satan per questo meraviglioso regalo.
- Sono veramente felice di vederti -
- Anch'io, non immagini neanche quanto, non ho parole per descriverlo -
- Mi accompagnerai domani? All'altare intendo -
- Ne sarei onorato, tesoro mio, magari potrei anche accoppare lo sposo - disse facendo un'espressione furfantesca.
- Ne dubito papà, ne dubito fortemente ...-
 
 

 

Come avevo previsto, non sono riuscii a chiudere occhi per tutta la notte, un po' per la tensione, un po' perché non volevo sprecare neppure un attimo da passare con mio padre.
La "mattina" dopo ( qui resta comunque notte ) venni quasi mangiata viva da Lilith e dalle altre serve che avevano avuto l'incarico di approntarmi a causa delle mie profonde occhiaie.
- Non le avevo forse detto di dormire minimo otto ore? - ringhiò la principessa fra i denti.
- Oh che sbadata, avevo capito otto minuti! - tentai di sdrammatizzare ma dall'occhiataccia assassina che mi rivolse capii che avrei fatto meglio a stare zitta.
Mi portarono in una delle immense piscine reali, quella con il liquido brillante che ancora non capivo cosa potesse essere. Quando uscii fuori dall'acqua la mia pelle era morbida e perfetta come quella di un neonato.
Mi asciugarono con cura, cosparsero il mio corpo di oli profumati e mi spazzolarono i capelli fino a farli diventare morbidi come la seta e lucenti come oro liquido.
Poi iniziarono ad intrecciarli con delle orchidee nere, passiflore rosse e rose black magic; alla fine del loro operato la mia chioma aveva un profumo soave e delicato.
Quando per la seconda volta il mio abito da sposa aderì al mio corpo mi sentii meglio come se fosse stata la mia seconda pelle.
Misero un po' di ombretto nero sulle palpebre, un po' di fard sulle guance ed infine un rossetto rosso sangue sulle labbra. Quando ci passai la lingua sopra mi resi conto che ne aveva anche il sapore oltre che il colore, ma per quella volta non indagai, col tempo mi ci sarei dovuta abituare. Le scarpe, su mia precisa richiesta, erano alte, molto alte, affinché affianco a Satan non sembrassi uno scricciolo come sempre.
Rimasi sorpresa dal fatto che non fossi minimamente agitata ma anzi, oziosamente tranquilla. Mi portai una mano al cuore lo sentii battere forte ma pacato.
"E' così che deve essere una regina" pensai quando Lilith mi mise il diadema con il vessillo del drago tra i capelli.
Mio padre mi aspettava dentro l'appartamento in cui avevo dormito la notte precedente, scortato da un paio di guardie con le armature e le piume delle ali lucidissime.
Anche mio padre era piuttosto elegante: portava un abito nero, semplice e forbito al tempo stesso, con una camicia amaranto e delle scarpe in pelle. Era davvero avvenente.
Vedendomi entrare si alzò in piedi e mi guardò con la bocca spalancata e la mascella che quasi toccava terra. Perfino le guardie mi rivolsero degli sguardi d'ammirazione.
- Mio Dio, sembri ... sembri un'imperatrice - blandì mio padre come preso da un timore reverenziale.
Sorrisi e chinai il capo mesta anche se intimamente compiaciuta.
- Anche tu non sei niente male, oserei dire che sei il papà più sexy che abbia mai incontrato - lo vezzeggiai abbracciandolo.
Lui ricambiò e mi diede un bacio sulla fronte come una sorta di benedizione.
- Allora, sei pronta? - mi domandò offrendomi il suo braccio.
- Mai stata così pronta in vita mia -
 

 


Feci un profondo respiro e ad un mio cenno le porte della sala del trono vennero spalancate da quattro enormi destrieri delle tenebre le cui criniere erano addobbate con delle bellissime rose rosse (Notte non era fra questi perché troppo impegnata a prendersi cura del suo puledro, Buio).
Non avevo mai visto una tale quantità di demoni in vita mia. C'e n'erano così tanti che la sala era stata allargata con la magia e molti demoni svolazzavano a mezz'aria perché non vi era spazio sul pavimento.
Sentii la stretta di mio padre sul mio braccio farsi più forte e tesa.
- Sta tranquillo, non ti faranno niente - lo rassicurai.
Lui fece un cenno affermativo con il capo, ma non rispose.
Percorsi un primo tratto, guardando dritto di fronte a me, mentre i demoni si scostavano al mio passaggio e, dopo un primo momento in cui mi studiarono dai piedi fino alla corona, s'inchinarono come onde che s'infrangono sulla spiaggia.
Di quel momento ricordo solo che mi sembrò di percorrere tutto il deserto del Sahara prima di vederlo: era sempre stato bellissimo, ma in quel momento era qualcosa di talmente meraviglioso che quasi non mi sentii degna di guardarlo. Ammantato da una mantello rosso che sulle spalle finiva con delle zampe di leone nere e lungo circa una ventina di metri, e vestito con una giacca color amaranto che gli fasciava i fianchi, un gilet a doppio petto di un rosso più scuro e sotto una camicia di seta nera e un cravatta dello stesso colore era a metà tra un guerriero e uno sposo.
I capelli neri gli scendevano morbidamente ondulati sulle spalle, le corna nodose e forti sul capo e le sei ali che si aprivano e richiudevano formando una leggera brezza. Sentii le farfalle nello stomaco e quando i suoi occhi rossi incontrarono i miei fui travolta da forte fervore e il desiderio di correre verso lui, saltargli addosso e baciarlo selvaggiamente come se non ci fosse stato un domani, ma ero certa che mio padre non avrebbe gradito simili effusioni.
Capii che anche lui l’aveva visto quando di colpo si fermò e prese a tremare come una foglia. Non mi stupì la sua reazione, dopotutto ricordo bene ancora oggi del puro terrore che provai quando per la prima volta lo vidi entrare nella mia camera quando ero soltanto una ragazzina. Nonostante la paura però fu abbastanza lucido da cercare di proteggermi mettendomi dietro la sua schiena e facendomi scudo con il suo corpo.
- Papà, che stai facendo? - gli domandai con un tono rassicurante affinché si calmasse.
- Bambina mia, quello è il diavolo! - disse lui in preda al terrore arretrando e trascinandomi via con sé.
- Sì, papà, è lui che sposerò -
- Sei completamente impazzita? Che razza di malia ti ha fatto quel maledetto? - urlò lui folle di paura.
Satan, che dall'alto del suo trono rialzato ci guardava si alzò in piedi e con il suo solito muoversi predatorio si avvicinò a noi, mentre la sua ombra si stagliava minacciosa su mio padre.
- Va via demonio! Non avrai mia figlia! - ringhiò mio padre spingendomi disperatamente all'indietro.
Vidi un'espressione feroce delinearsi sul volto venereo del demone e per un istante credetti che lo avrebbe attaccato.
- Come osi ? Lei è sempre stata mia! - ruggì Satan fissandolo con gli occhi vermigli incendiati dall'astio e dalla protervia.
- No Satan, calmo - dissi frapponendomi fra i due e poggiando una mano sul petto del demone che parve rilassarsi un poco al contatto. Mio padre mi guardò completamente spaesato, come se non mi riconoscesse.
- Cosa ... Manami ... ti rendi conto?- mormorò debolmente, ma poi la sua voce si alzò con rabbia - Ti rendi conto che perderai la tua anima per ciò che stai facendo? -
- Sì, lo so -
- No bambina mia, non lo sai, io ti ... ti potrei salvare -
- Non voglio essere salvata, lo amo -
Questa volta mio padre non rispose e mi guardò come se fossi un abominio. Inutile dirlo, il suo sguardo mi ferì. Satan dovette percepire il mio dolore perché l'odio nei suoi occhi s'intensificò. La sua voce uscì gelida come il sibilo di un serpente -Vattene prima che ti uccida -
Ed immediatamente alcuni demoni afferrarono mio padre.
- Non fategli del male - gli ordinai mentre lo scortavano fuori. L'ultima cosa che vidi fu la sua schiene e le spalle curve che si allontanavano.
Provai una profonda tristezza e sentii gli occhi pizzicarmi. Una lacrima mi sfuggì e scese come una goccia di rugiada sulla mia guancia.
Satan si chinò su di me e la leccò via, come aveva fatto infinite volte.
- Dolce come la prima che assaporai, ma tremendamente amara in confronto a un tuo sorriso. Fammi bere uno di quelli ora - sussurrò dolcemente mentre mi conduceva in mezzo alla folla.
- Ho fatto una cazzata a chiedergli di accompagnarmi -
- No, hai semplicemente preteso troppo da un semplice umano -
- Anch'io sono una semplice umana -
- Se tu lo fossi, oggi non saresti qui -
Arrivammo di fronte ai gradini e lui porgendomi la sua mano mi aiutò a salirli.
Quando fummo in cima, un demone versò una coppa di vino e la porse a Satan che l'afferrò con entrambe la mani.
Lo guardai negli occhi e con un tacito assenso iniziò.
- Che tutti qui dentro mi siano da testimoni: prometto in questo giorno che ti proteggerò da qualunque cosa possa nuocerti, anteponendo te a me stesso. Starò per sempre al tuo fianco ed anche da lontano veglierò su di te. Ti offro il mio amore eterno ed ogni parte di me stesso, fino all'ultima goccia di sangue. Lo giuro -
Appena ebbe terminato il suo giuramento, un anello formato da un drago avvolto in una spira si disegnò sul suo indice sinistro, marchiando per sempre la sua pelle candida, poi prese un sorso di vino dalla coppa e me la porse. Presi un bel respiro e sotto il suo sguardo ardente iniziai.
- Che tutti qui dentro mi siano da testimoni: prometto in questo giorno che ti sosterrò in ogni momento, anteponendo te a me stessa. Starò per sempre al tuo fianco e anche da lontano veglierò su di te. Ti offro il mio amore eterno ed ogni parte di me stessa, fino all'ultima goccia di sangue. Lo giuro -
Ed ecco che mentre prendevo un sorso di vino, sull'indice sinistro si delineò l'elegante figura di un drago a formare la mia fede, simbolo perpetuo che i patti col diavolo non hanno fine.

 

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Capitolo 32
*** Epilogo ***



Epilogo
 
"Guardami dall'alto e vedrai in me un pazzo.
Guardami dal basso e vedrai in me un dio.
Guardami negli occhi e vedrai te stesso"
- Charles Manson -
 
Non era un buon segno. No, non lo era proprio per niente, almeno era quello che credeva Domagel, il signore degli angeli dopo la caduta di Lucifero.
Era lì, ai suoi piedi, morta. Un mucchietto di piume candide e lorde di sangue. E pensare che fino ad un momento prima era sospesa nel cielo, libera e pura.
Poi però erano arrivati loro: due mezzi corvi dagli occhi infuocati. Abomini provenienti da chissà quale remoto meandro dell'Inferno. L'avevano inseguita e sfiancata, fino a che con i loro becchi empi non l'avevano uccisa. Domagel ne aveva sentito da lontano il canto disperato mentre le straziavano la carne. Non l'avevano predata per cibarsene.
L'angelo si chinò sulla colomba e ne raccolse con delicatezza il corpicino da terra e diciassette piume si posarono fluttuando sull'asfalto di quella strada umana.
Stava accadendo qualcosa di tremendo, lo sentiva nell'aria e dentro la carne.
In giro non si vedeva neppure un demone.
" L'Inferno sta tramando qualcosa"
 
 
Splendevano come fari le maestose torri del Pandemonio, meravigliosamente illuminate dai fuochi fatui che si divertivano a disegnare sulle mura di ossidiana le forme di alcuni draghi, demoni di ogni razza o semplicemente coreografavano forme a caso.
I demoni fuori dalle mura di cinta che attendevano trepidanti di poter entrare nella città-castello, rimanevano incantati a guardarli danzare, forse perché la luce era cosa rara nell'oscuro mondo dei demoni.
L'aria era gravida di eccitazione, paragonabile solamente all'atmosfera delle nozze del re con la donna umana di nome Manami che col tempo era riuscita ad accattivarsi le simpatie dalla maggioranza dei diavoli coi suoi modi gentili e mai crudeli e che rendevano il loro re stranamente felice.
A due anni di distanza da tale avvenimento, ecco che il popolo delle tenebre si riuniva nuovamente, infinitamente più numeroso della volta precedente, per omaggiare il loro figlio, di cui si era certi, sarebbe nato quella notte.
Ed infatti, oltre le mura, nella mastodontica torre centrale dove erano collocati gli appartamenti reali vi era un via vai di demoni-servi che entravano ed uscivano dalla camera imperiale da cui provenivano le grida di dolore della regina.
- Respiri lenti e profondi, mia regina, con calma - la incoraggiò la principessa infernale Lilith, rinfrescandole la fronte madida di sudore con un panno umido.
- Dov'è Satan? - domandò la regina con un filo di voce e il volto contratto dal dolore.
- Sta arrivando, maestà. Abbiamo mandato il suo corvo a richiamarlo - le rispose con voce carezzevole accarezzandole il ventre estremamente rigonfio.
L'ennesima doglia fece sfuggire un altro grido dalle belle labbra della regina il cui corpo esile si tese come la corda di un arco inarcando la schiena, poi si lasciò cadere pesantemente sul materasso ed il capo dorato sprofondò nei cuscini di seta nera.
" Ti prego, fa in fretta. Ho paura "
 
 
Le urla continuavano imperterrite, sempre più acute e laceranti, come ne stessero scuoiando viva la proprietaria.
- Ne avrà ancora per molto? - domando annoiato uno dei principi ad un demone-servo che l'imperatore aveva messo a disposizione di ciascun aristocratico.
- La prego di pazientare, mio signore. Come lei ben sa il parto di una donna umana può richiedere delle ore, a volte perfino dei giorni - rispose quello con un profondo inchino, mentre le gambe caprine gli tremavano per la paura d'irritare per sbaglio il principe.
- Ma perché non le aprono la pancia e tirano fuori il bastardello? - propose il principe svogliatamente da una coppa di cristallo nero che conteneva un liquido dorato piuttosto denso, probabilmente sangue di angelo.
Altri principi e principesse corrugarono la fronte con sdegno di fronte alla palese insubordinazione del principe, e gli angeli caduti agli ordini dell'imperatore gli ringhiarono contro come ad intimargli di cambiare discorso.
- Ma mio signore ... Manami è la vostra regina... - mormorò il servo confuso a testa bassa.
Il principe rimase a fissarlo per qualche secondo poi gli sorrise in maniera angelica. Tutti si sarebbero aspettati che rimediasse con una qualche sviolinata santimonia, ma non fu così.
Veloce come il morso di un cobra si alzò dal divano in  pelle di Oni* ed afferrò il servo per la gola.
- A me la puttana di Satan non rappresenta nulla -
Poi con inaudita violenza fracassò la testa del servo sul pavimento d'ossidiana.
La sala fu percossa da alti ruggiti e accuse di alto tradimento. I demoni soldato sguainarono le spade e spalancarono le ali nere pronti ad affrontarlo.
Ma proprio quando le cose stavano iniziando a degenerare ecco che una sagoma enorme e scura prese via via forma e proporzione al centro della sala ed ogni suono si eclissò all'istante. L'energia negativa che trasmetteva faceva tremare l'aria e perfino il sorriso malvagio del principe sparì.
L'ombra pian piano prese forma e si addensò in un angelo caduto con sei possenti ali nere e gli occhi di un rosso indescrivibile. Rossi come l'odio, come il sangue, come il fuoco, come l'amore.
Il principe fu colto dal terrore e mettendo un’espressione affabile sul viso provò a rimediare - S-Satan ... io ovviamente mi stavo solo prendendo gioco del tuo servo, non oserei mai offendere la mia adorata sovrana, io ...-
- Taci -
Bastò quella semplice parola che il principe incominciò a pentirsi di essere stato creato.
Si avvicinò al cadavere del suo servo dove la pozza di sangue gli imbrattò un poco la veste e vi si posizionò sopra.
Sollevò un braccio e si conficcò in profondità gli artigli nel palmo della mano. Gocce di sangue scuro caddero giù e si mescolarono a quelle del demone defunto.
- Pulisci - ordinò al principe.
- Mio signore, la prego! Giuro che se oggi mi lascerete vivere sarà il primo ad inchinarmi e giurare incondizionata fedeltà a vostro figlio - pregò il principe.
Ma Satan fu sordo alle sue preghiere -pulisci- ripeté -con la lingua-
Il principe tremò, ma non osò sottrarsi all'ordine, sapendo che era molto meglio la morte delle torture che gli avrebbe potuto infliggere.
S'inginocchiò di fronte al suo signore che lo fissava con il volto privo di qualsiasi espressione umana, poi rassegnato, accostò le labbra al liquido divenuto scurissimo dopo che i due fluidi vitali del servo e del padrone si furono mescolati.
Tramante, intinse la punta della lingua.
Un istante dopo le sue urla superarono di gran lunga quelle della partoriente: la sua lingua aveva preso a sciogliersi come neve sul fuoco.
Disperato tentò di rialzarsi ma Satan mise il piede sulla testa del principe immergendogli la faccia nel sangue.
Il povero diavolo prese a dimenarsi con gesti convulsi, sporcandosi le mani, la pancia e il petto con quel liquido corrosivo. Meno di un minuto dopo di lui non rimase neppure la voce.
- Qualcun'altro vuole assaggiarne? - sibilò Satan ai presenti; nessuno di essi osò rispondere.
 
 

 
Quando il re arrivò nella camera, suo figlio era già nato.
Era un maschio, decisamente troppo grande per essere un bambino umano: le ali, già completamente formate ma ancora prive di piume, erano ripiegate dietro la schiena e si muovevano a scatti quando il neonato udiva un rumore più forte degli altri.
Poppava con avidità dal seno della madre che nel mentre lo benediva con un bacio sulla testa glabra e sporca di sangue.
Quando la regina si accorse della presenza di Satan gli rivolse un sorriso talmente bello e gioioso che per un istante al re parve di guardare il sole.
Si accostò al letto e si sedette sul bordo, vicino a Manami.
- E' bellissimo - disse la regina sfiorando con le labbra la fronte del neonato.
- Ovviamente, non poteva essere altrimenti con un tale patrimonio genetico - chiarì lui accarezzando la fronte del figlio che, al suono della sua voce, spalancò i suoi giganteschi occhi rossi e per qualche istante smise di poppare per fissarlo meglio.
- Credo abbia riconosciuto la tua voce - disse Manami.
- No, ha sentito che la mia aura è più forte della sua e sta cercando di capire se sono una minaccia per te e per lui - rispose. A dimostrazione del fatto emise un basso brontolio animale. Il bambino sgranò gli occhi e snudò le zanne già formate ammettendo un ringhio sommesso e poco rassicurante capace di penetrare nel cervello e graffiare le orecchie.
Manami lo baciò sulla guancia e quello smise subito di ringhiare, come tranquillizzato dalla presenza materna. Un istante dopo riprese a succhiare il latte infischiandosene di ciò che accadeva intorno a lui.
- Ricordi l'ultimo accordo, vero? Se fosse stato moro avresti scelto tu, se biondo io ... - domandò la regina posando il capo sulla spalla del re.
- Sì, ma non puoi sapere di che colore ha i capelli, è calvo -
- Ha le sopracciglia chiare, è ovviamente biondo - disse lei.
- Quindi?-
- Quindi Iago, come mio padre; glielo devo dopotutto ... -
Satan fece una smorfia, ma non ribadì.
Per alcuni minuti rimasero seduti a guardare il bimbo che si era assopito: la pelle non era chiara come quella del padre ma non aveva neppure il color pesca della madre. Le labbra diafane e leggermente dischiuse parevano il bocciolo di una rosa.
Poi un gemito di dolore fuoriuscì improvviso dalle labbra della regina.
Lilith, che era rimasta a fissare con un espressione di malinconia mista a malcelata gelosia, si fece subito avanti, prendendo immediatamente Iago dalle braccia di Manami.
Satan poggiò la mano artigliata sul ventre convesso e rimase immobile per qualche istante.
- Perché ha di nuovo le doglie? - domandò voltandosi verso la principessa che in quel momento tentava di calmare il bambino che si era appena svegliato e messo a piangere.
- Non lo so, mio signore, il bambino è nato ancora avvolto nel sacco amniotico, ha già espulso la placenta - rispose quella guardando con ansia la sua regina che si contorceva dal dolore nelle lenzuola sporche di sangue.
La mano del diavolo si spostò più giù, in prossimità dell'utero.
- C'è ne un altro - disse con voce incolore.
Manami spalancò gli occhi sorpresa, ma poi un'altra doglia le attraversò il corpo. Gridò con quanto fiato aveva nei polmoni.
- Perché non hai mai sentito la sua presenza? - domandò stringendo i denti mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia.
Satan non rispose.
Passarono ore; Manami diventava ogni secondo più stanca e alla fine, nelle ultime spinte, non aveva neppure più il fiato per gridare. Fu solo dopo qualche minuto che si accorse di non aver udito alcun pianto. Neppure un minuscolo vagito. Iago aveva da subito scalciato e strillato come a mettere bene in chiaro che lui non era affatto contento di essere stato sfrattato dal ventre materno.
- P-perché non lo sento piangere? - sussurrò talmente flebilmente che fu a malapena udita.
Non ebbe alcuna risposta.
Nonostante fosse esausta e ogni cellula del suo corpo la implorasse di riposare puntellò con i gomiti e si alzò a sedere con gran fatica. I suoi sforzi non ebbero alcun senso poiché il grande corpo di Satan le impediva la visuale.
Una disperazione indicibile le attanagliò il cuore.
- Cosa succede? Dimmelo ti prego - scongiurò sentendo le lacrime pizzicale gli occhi.
- E' morta mia signora ... non sento vita dentro di lei - rispose Lilith tetra. Anche Iago aveva smesso di piangere come se capisse la gravità di quelle parole. Fissò la gemella che immobile giaceva tra le braccia del padre. Lei a differenza sua aveva ereditato i capelli corvini del padre e la pelle color alabastro.
Il demone la scrutava intensamente, con una mano premuta sul corpicino, in prossimità del cuore. Non batteva. Provò ad attivarle i centri di energia, a farle battere il cuore usando la magia e a soffiarle dentro i polmoni dell'aria, ma il corpo rimaneva comunque immobile anche se caldo.
Non c'era nulla da fare, così si tolse il mantello e glielo avvolse attorno. Poi la depose dentro la culla sfarzosa, leggermente illuminata dai fuochi fatui, in cui avrebbe dovuto riposare.
Nell'istante in cui la luce bagnò il suo viso, gli occhi della bambina si aprirono.
Satan ne vide il colore, quello originale, prima che divenissero rossi come quelli dei demoni.
Per un istante vide il riflesso degli occhi di Lucifero ed ebbe un tremito in tutto il corpo.
Si riscosse, prese la figlia in braccio. Viva.
- Vuoi conoscere tua madre, Vitani? -
 
 

* demoni giapponesi
 
 Ueeeeeeee ueeeeeeeeeeee ueeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!
Ok, d'accordo la smetto ma dovette ammettere che ci stava alla grande!
Come vedete, signori e signore, ecco che i nostri amati protagonisti si sono decisi a mettere su famiglia! Come avrete notato non l'ho scritto in prima persona attraverso gli occhi di Manami. L'idea originale doveva essere che in questo capitolo raccontasse Satan, ma poi ci ho rinunciato per ovvi motivi. Così ho deciso di essere imparziale e ho optato per la terza persona.
Non so se vi è giunto bene il particolare degli occhi di Vitani quando si sono spalancati: praticamente volevo mettere in evidenza che il Lucifero era in Satan non era morto e che viveva in sua figlia anche se poi i suoi occhi si sono tinti di rosso come quelli di un diavolo... capirete la mia precisazione in "the Heir of Hell".
Vitani e Iago saranno i protagonisti della nuova storia che sto scrivendo, ma vi dovete dimenticare ogni singolo capitolo di Virgin Crisis perché buona parte della storia non si svolgerà all'inferno e riguarderà solo in parte Manami e Satan.
In ogni caso ... :' (
... non riesco a credere di aver finito questa storia o per lo meno, di averla tradotta completamente e aggiunto del mio in modo che fosse meglio dell'originale ...
Virgin Crisis è stato un viaggio durato circa un anno e non avete idea di quanto mi abbia fatto riflettere mentre lo scrivevo e di quanto è stato interessante documentarmi su tutto ciò che riguarda il lato più buio della religione cristiana.
Volevo ringraziarvi tutti quanti per avermi seguita fin qui e per avermi incoraggiata con i vostri commenti gentili e la vostra considerazione.
Grazie mille a tutti voi!
Piccola Pirata
 
P.s. Non metterò indicherò "completa" la storia così che quando mi deciderò a pubblicare "the Heir of Hell" verrete avvisati da un capitolo.
 

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Capitolo 33
*** Continua... ***


Questa storia in fase di pubblicazione è il continuo di "Virgin Crisis - Amore Satanico"
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