Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio... di Steven Uchiha98 (/viewuser.php?uid=180740)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fine, o l'Inizio? ***
Capitolo 2: *** Nell'Ade: incontri inaspettati... ***
Capitolo 3: *** Nell'Ade: L'Entrata. ***
Capitolo 4: *** Nell'Ade: Il Viaggio. ***
Capitolo 5: *** Notizie da Lassù ***
Capitolo 6: *** Finalmente da Ade! ***
Capitolo 1 *** La Fine, o l'Inizio? ***
prova 1
Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...
21/03/20xx, Washington, 2 km a sud della Casa Bianca.
Siamo barricati in trincea. Il nostro spazio aereo occupato. Nemici
ovunque. Munizioni scarse. Ma siamo ancora in piedi: la precisione dei
cecchini alleati ci permette di far economia sui proiettili, mentre si
ricorre anche ai razzi per tirare giù quella dannata fanteria
americana. Crollato questo avamposto, avremo la strada spianata per
prendere la Casa Bianca e così avvicinarci sempre più al
nostro obbiettivo primario: la terminazione dell'Impero "democratico"
USA. Non so come l'Italia riuscì a staccarsi da tutto, formare
alleanze con la Russia e liberarsi dello strapotere Nato. E ora siamo a
un passo dalla fine, nel vero senso della parola, sia essa positiva o
negativa, perché questa fortezza è davvero inespugnabile!
Ma siamo ancora in piedi.
Sono teso, molto teso: non sbaglio un colpo, nessun proiettile vola
inutilmente; in fondo sono Generale dell'Esercito non certo per
raccomandazione. Io sono uno di quei governatori che assistono i loro
cittadini in prima persona, sul campo, e in questo caso, in mezzo alle
esplosioni. Nonostante sia circondato dalla morte, anche se i miei
uomini spediscono nell'Ade decine e decine di vite, sono fermamente
convinto che la pace possa esistere, ma solo come "mancanza di guerra".
Ma mentre mi perdo in riflessioni un colpo mi prende alla spalla:
è entrato nella pelle...mi accascio e urlo il nome del medico,
che ansimante mi cura magistralmente la ferita, levando il proiettile
con estrema precisione e fermando tempisticamente l'emorragia. Faccio
per riprendere il fucile per iniziare ancora a seminare morte gratuita
quando vengo attratto da una luce...
E' strana, ma ammaliante, non riesco a trattenermi: chiedo fuoco di
copertura e corro verso quella moltitudine di arbusti facendo
attenzione a non far rumore. Una sagoma è avvolta dalle fiamme;
riconosco la fisionomia, e subito vengo preso dai sensi di colpa: "Cosa
è successo? E' davvero...lei? E perché qui?" sussulto,
l'istinto preme per levarla da quel fuoco, ma non soffre. Un repentino
giro del corpo e inizio a sudare freddo: mi ha visto?
"Tu..."-sussurra-"Ma sì, finalmente sei arrivato. Fatti
avanti Mark, vieni fuori." una voce fredda, ma nello stesso tempo
leggermente derisoria, come se sapesse già perché sono
qui e cosa il destino ci riserverà. Avanzo con il fucile in
mano, il sudore che scivola dalle mani tremanti minaccia di farmi
mollare la presa sull'arma: ho paura, per la prima volta: prosegue con
il suo discorso, con un distacco a cui mi ero abituato, nelle serate in
chat tentando di risolvere le questioni di coppia.
"E così ce l'hai quasi fatta. Il tuo grande sogno si è
quasi realizzato: gli USA verranno presto schiacciati dalla vostra
potenza. Sono stupita, avevi solo 14 anni quando mi hai confessato il
tuo grande obbiettivo...Ti ho più volte ripetuto di crescere, di
piantarla di fare il bambino, eppure hai continuato." le sue parole
come filo spinato mi dilaniano dalla pelle fino al cuore, in un dolore
che ossessivamente giustifico, come se il mio interlocutore non fosse
la donna che ho sempre amato e dalla quale ho sempre ricevuto frecce
avvelenate, al posto delle parole.
"Eppure eccoti qui"-prosegue dopo una pausa, per osservare la mia
reazione-"Che tremi...ma non è il freddo: sono io vero?"
Non rispondo. Sono paralizzato dal conflitto della mia parte
rassegnata al destino contro quella che ancora vede una speranza. Non
la riconosco più. Lei avverte questo mio subbuglio dell'animo,
lo desidera, e lo alimenta. Le sfugge una risatina. Quasi prevedo le
sue prossime parole, ma non sarò mai preparato ai suoi fendenti
immateriali, ma altrettanto dolorosi.
"E' sempre così: anche l'uomo più infame si piega davanti
a una donna. Tutti hanno un lato romantico, per quanto represso,
nonché il più debole...altro che virilità, altro
che essere uomini!" ora la sua voce sembra modulata apposta per
accendere una polemica. Sta perdendo il controllo? No, anzi: è
più calma che mai, e parla con parole che non avrei mai
immaginato di sentire da lei, nonostante le nostre numerose liti...
"Se penso..."-ora riprende la compostezza di prima, per non attirare
l'attenzione-"Se penso che anch'io stavo per cadere nella trappola
dell'amore...Stavo per crederci anch'io sai? Stavi per piacermi, mi
convincevo piano piano che forse l'amore avrebbe potuto davvero
superare tutto. Ma mi hai aperto gli occhi, mi hai fatto capire
l'importanza dell'odio e in più hai aumentato la mia fiducia in
esso. E tu Mark? Dove sei arrivato con il tuo amore? Hai sbriciolato
piano piano il tuo interesse per il sesso femminile, non hai più
fatto niente con nessuna, pur di rimanermi fedele...solo amiche, mi
promettevi. In effetti così è stato, per una volta hai
mantenuto ciò che hai detto. Mentre il tuo cuore moriva, sei
arrivato fin qui, a realizzare ciò che l'altra parte di te
desiderava. Ma c'è ancora un ostacolo davanti a te,
probabilmente più ostico della guerra...come va?"
Le punto il fucile, tolta la sicura: ormai ho capito.
"Sì, lo ammetto: sono io il grande capo che cerchi. Io governo
gli USA!" segue una risata raggelante, ma umana: la risata di una
ragazza che, per non soffrire per amore, incatenò il suo cuore e
lo soggiogò al sentimento che più gli è affine e
allo stesso tempo avversario. Non posso sparare, non riesco, e
soprattutto Non Voglio. Mentre esito sull'imminente mossa da dietro la
pira compare un'altra figura: mi punta addosso il fucile. Spara; in un
momento mi trovo in ginocchio, mentre lei si avvicina...la vista piano
piano si oscura...è la fine...
No. Non finisce così! Con un colpo di reni e con tanta, tanta
forza d'animo mi alzo e mi avvicino verso la ragazza, la Mia ragazza:
mi appoggio alle sue spalle, e tutto torna improvvisamente come prima.
Le mie labbra sanguninanti incontrano le sue, ritroviamo la sintonia a
lungo cercata ma mai trovata, ma destinata ad essere mantenuta in
eterno. Lei ci sta, mi abbraccia, e partecipa del mio bacio, sapendo
che sarà l'ultimo, almeno da vivi. Alla fine cado, i ginocchi si
sciolgono, ecco i miei ultimi secondi di vita, queste ultime immagini
mi paiono illusioni, ma sono reali: Minerva mi sfila l'anello dal dito,
mi toglie il ciondolo e li indossa. Il mio legame è passato a
lei, segno di un Amore destinato alla rovina terrestre, ma alla
felicità nel prossimo regno dell'Ade...
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Capitolo 2 *** Nell'Ade: incontri inaspettati... ***
Nell'Ade...1
Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...
Incontri inaspettati, nell'Ade!
22/03/2033, Regno dell'Ade.
Eccomi qui: nel Regno dell'Oltretomba, il cui re è chiamato Ade.
Sento ancora a malapena le voci dei miei compagni. Asked che cerca di
prendermi le piastrine, come è solito fare con le sue vittime di
guerra, ma che viene trattenuto da Jos per rispetto della mia anima.
Agno si dispera, avrebbe voluto "usarmi" ancora come mitragliere del
suo Viper per ripulire la Casa Bianca, ma a quanto pare dovrà
trovarsi un altro guerriero che riesca a sostituirmi, e a riparare
meglio di me i mezzi in volo! Insieme ai continui insulti di Agno e
Shadow, Altair cerca di capire cosa sia successo, attraverso la pira,
il mio cadavere e quello del soldato mio assassino. Sniper e Bras
pensano invece a prepararmi la tomba: gli ho sempre detto che una volta
morto mi avrebbero sotterrato nel campo di battaglia, ma gli avevo
anche espressamente vietato di farlo in America! Vorrei mandargli
un segno, ma non mi sono ancora chiare le leggi di questo Mondo, so
solo che c'è una grande coda: la nostra Guerra sta dando molti
giocattoli ad Ade...sperando ne faccia buon uso però! Una
lacrima mi scende dall'occhio destro...ma riesco a prenderla.
Sì, li sto abbandonando.
29/03/2033, Regno dell'Ade.
Una settimana è passata dalla mia discesa dal regno mortale
nell'Oltretomba, e già inizio ad annoiarmi: è proprio
come me l'ero immaginato, scuro, simile ad una caverna, e triste;
eppure qualcosa manca, le anime, come se questo fosse una sorta di
corridoio, un'anticamera prima del vero Regno...mi giro, ma non trovo
nulla, se non pietra, stessa e monotona, come i miei guai. Ma
nonostante la mia esperienza non ho ancora capito come risolverli ed
evitarli, ed ecco dove sono. Né nell'Ade, né sulla Terra.
Cado in ginocchio, oggi nella foga non ho potuto pregare, spero gli dei
non mi abbiano abbandonato per questo. Cerco qualcosa per avvertirli
della loro presenza, ma anche il suolo non smentisce la fama del luogo:
nulla. Invoco la dea Atena dagli occhi azzurri, Dioniso e Marte, mentre
pronunciando il nome di Venere sento una presenza non umana sempre
più vicina a me, e nello stesso tempo molto lontana. Dev'essere
proprio la dea dell'Amore, che ha forse rinunciato ad aiutarmi, o al
contrario ha appena iniziato. Continuo il mio "dialogo" a un senso con
gli dei, e piano piano avverto sempre di più non un corpo, ma
un'anima forse, che si avvicina, ma come impaurita scompare...Finisco
la preghiera, ma per cercare d'ingannare il mio misterioso avversario
muovo la bocca senza produrre suono per attirarla, e nel momento in cui
l'avverto maggiormente faccio per tirar fuori il coltello, pur
immateriale, e girandomi di scatto l'afferro al collo, ma essa si
dilegua abbassandosi. Mi ritrovo dalla sua parte originaria ora, spalle
al muro, ma non sembra essermi ostile. Nonostante ciò sto bene
in guardia, afferrando la prima cosa che mi capita a tiro: la
pistola M1911 nel mio fodero. Gliela punto addosso, sapendo che non
vorrei né potrei sparare, ma mi da sicurezza. Improvvisamente
però mi sembra di capire, e vedo più nitidamente questa
presenza: maschile, simile a me in altezza e corporatura, dall'elmo
sembra avere i capelli più lunghi, ma non troppo. Se lo toglie,
e pronuncia parole che m'illuminano, come un cero in questo posto buio.
"O Mark, o meglio Marco, dopo avermi invocato, e pregato per anni,
nonché a volte dimenticato mi attacchi? Hai improvvisamente
cambiato idea su di noi...e su di me?"sotto il suo elmo spunta una
chioma di media lunghezza, i capelli mai pettinati finalmente prendono
aria in ciuffi disordinati di un nero pece. I suoi occhi lasciano
trasparire molta ira, occhi di chi ha vissuto la guerra dall'infanzia,
e che ancora adesso va cercandole. Occhi di chi ha spesso subito
sconfitte, sul campo e fuori. E sono rossi. Un viso ricoperto da graffi
ancora sanguinanti e coronato da una cicatrice appena sopra il ciglio
destro appoggia su spalle molto larghe, per finire in un fisico
abituato al movimento, ma spesso troppo usato. Ma questo è il
corpo di un Dio, perciò non soffre della maggior parte dei
dolori tipici dei mortali, ma sicuramente ora chiede una spiegazione,
anche se sa già tutto. Il suo sguardo parla chiaro: tira fuori
dalla fredda pietra una spada e un giavellotto e dopo avermeli porti si
mette in posizione di guardia. Titubante lo imito e mi preparo: non ho
quasi mai maneggiato una spada!
Inizia lui con un assalto duro che paro a fatica, seguito da un
altro paio di fendenti che sembrano mandati a caso. La fortuna è
evidentemente dalla mia, se riesco ad evitare di farmi affettare. Il
quarto, ad altezza collo trova solo l'aria, e mentre riprende la spada
per rimettersi in guardia rotolo mirando alle gambe, aspettandomi
però un salto dell'avversario, che però non arriva. Sugli
stinchi si disegnano due righe rosse mentre altro sangue precipita in
parte sulla nuda roccia in parte si deposita sulla mia spada. D'un
tratto mi accorgo di avere ancora un corpo, come il mio nemico.
Dev'essere un optional compreso nel lasciare il mondo mortale. Mentre
mi rialzo la risposta del Dio non si fa attendere e con un movimento
rapido del braccio paro anche questo evitando di dividermi in due, ma
un luccichio nella caverna mi attira e mi distrae, e l'altro ne
approfitta stavolta per mirare anch'esso alle gambe: accorgendomene in
tempo usando la spada come perno mi appoggio su di essa e salto, ma il
duellante stende il braccio sbilanciando la spada e facendomi cadere. A
questo punto sono con la schiena a terra, finito. Alza l'arma con un
solo braccio, con il giavellotto sembra volermi trafiggere, ma a
mezz'aria un'altra spada lo ferma.
"Eccola qui, sei venuta fuori alla fine!" con una risata a metà
tra il malvagio e l'ironico tira fuori la spada con l'altra mano e
ritenta l'assalto, ma stavolta uno scudo si para davanti a me
coprendomi la visuale; immediatamente mi alzo e afferro la mia spada.
Davanti a me si è parata una figura femminile, ammaliante,
divina appunto, che non solo è bellissima, ma ha anche qualcosa
in più, di sovrumano e perciò indescrivibile. Non ha una
vera e propria armatura, tranne che per il petto, da un corpetto in
argento all'apparenza rigido, ma che riesce a permetterle molti
movimenti. L'elmo, anch'esso argentato, lascia scivolare fuori una
chioma bionda molto lunga, che arriva mossa fino al fondo schiena, dove
si conclude la toga del busto e inizia quella delle gambe. Anche
questa...donna è una dea, e anche lei è venuta per me,
nonostante non sia l'unico ad invocarla: cos'ho di tanto
importante? Entrambi abbassano le armi e prendono fiato, specie quello
che fino a pochi minuti fa era il mio avversario.
"Devi sempre dare spettacolo, anche nei Regni dove è già un onore entrarci, e soprattutto combattere!"
"Suvvia, mia dea dell'Intelligenza, ogni tanto bisogna divertirsi, mica volevo ucciderlo!"
"Non avresti comunque potuto." volse lo sguardo penetrante ma non
severo verso si me "Come mai è ancora qui? Non è ancora
entrato nell'Ade?"
Cercai le parole giuste, ma alla fine votai per la scelta più
diplomatica, anche se fastidiosa: mi inginocchiai e a occhi chiusi li
pregai di spiegarmi dove sono, cosa devo fare e soprattutto, cosa sono.
"O dei immortali, credo di avervi riconosciuti subito, per le
caratteristiche attribuitevi da noi mortali infelici. Ma dopo il mio
abbandono al Regno dell'Oltretomba sono finito qui, da solo e senza un
piano, così vi ho invocati. Ho solo bisogno di una guida: voi
siete...la dea Atena donatrice di arti femminili, altrimenti chiamata
Minerva? Odo anche un'altra persona, mortale d'altra parte, che porta
il vostro nome latino: e in effetti è simile a voi per aspetto e
doti. Ma essa è consumata dall'odio, per le delusioni ricevute,
e neanche mi riconosce; così ho incontrato la mia fine, senza
compiere il mio Destino". La dea rimase pensierosa con l'asta e lo
scudo di bronzo in entrambe le mani. L'altro combattente si fece avanti irato:
"E a me, non presenti? Sono forse inferiore ad essa per capacità
o ingegno o aspetto? O hai compreso il mio linguaggio, e fatto parlare
le armi invece che la bocca?"
"Esatto, o Marte, e per questo ti ho dovuto fermare: tieni buone le tue
energie per la guerra in conclusione lì, dove la terra è
unita in tanti piccoli stati confederati. E ricorda che anche stavolta
ti sei messo dalla fazione mia nemica, e sei ancora in tempo per
ripensarci."
"Perché farlo, quando mi si presenta una nuova occasione di
sconfiggere la Bella Atena, che tra tutti si distingue in battaglia per
il valore? No, stavolta sarò io la tua rovina!"mi sembrava un
sogno, e per un lungo lasso di tempo ci credetti; ma le voci ovattate
dei miei compagni parlavano chiaro, ero nell'Ade, al cospetto di due
dei, alquanto affini e onorati da me. Eppure il mio presentimento era
ancora lì: dovrei incontrare Ade, nonostante l'argomento
dell'eventuale udienza mi sia ancora sconosciuto.
"Lascia stare, o stolto: come hai detto in precedenza, ne discuteremo
in un ambiente più consone, e con altri linguaggi più
eloquenti di quello attuale. Qui un umano ha smarrito la via per il
Regno dei Morti, o meglio, non l'ha mai trovato. E come sai ci sono
solo due momenti in cui un'anima viene qui: o non è ancora il
momento del suo distacco, o il Fato di quest'uomo è ancora
incerto. Noi dobbiamo aiutarlo a far luce sul suo futuro, e assisterlo.
Su, o Marco, afferra la mia mano, e..." improvvisamente, come una
saetta fulminasse un'antenna, il corpo della divinità si
contrasse in uno spasimo di dolore che fece raggelare il sangue,
sebbene ne fossi sprovvisto, ora come ora: l'armatura argentea si
oscurò, l'asta colpì il suolo, mentre l'equilibrio
mancava. Mi alzai spontaneamente e con un colpo di reni mi spinsi fino
a poter afferrare sotto di essa il suo corpo ancora materiale: senza
resistenza cadde sulle mie braccia.
L'altro dio, Marte, rimase impietrito dalla scena: non credeva ai suoi
occhi, sebbene ne avessero visto tante, di vicende, ma questa gli
mancava.
Nonostante sia dea della guerra, è pur sempre una donna: il suo
corpo...era caldo, e morbido; mi sentivo in pace, con tutto.
"Marco, ma sei impazzito!? Non puoi assolutamente..."
"Zitto" interruppe Atena una volta sollevata dal dolore "Non sento
più male, come se l'avesse neutralizzato in un momento..."
continuò con una voce bassa e leggermente sofferente "Come se la
sua volontà ed energia mi avessero salvata"
"Ma un mortale..."
"Comprendo la tua invidia, Marte, ma sento qualcosa di speciale in lui,
ma incerta. Chissà se diverrà positiva o negativa..."
Passò qualche secondo di immobilità totale, poi Ares,
imbarazzato, le ordinò almeno di alzarsi, così la aiutai.
Entrambi eravamo stati colpiti nei nostri punti deboli, comuni a tutti
gli uomini, dei o mortali. Eravamo come alleati a questo punto, contro
l'imbarazzo.
"Ad ogni modo" riprese la dea una volta in piedi raccogliendo le armi
"Aiuterai quel ragazzo, e quindi me?" non riuscii molto a sentire
ciò che gli disse, poiché appoggiò le labbra
vicino all'orecchio.
"E va bene! Solo perché non posso lasciare una donna sola!" m'intromisi, ferito nel mio orgoglio maschile:
"In teoria ci sarei anch'io!""Ma tu sei quello da aiutare!" mi rimproverò Marte.
Così la prima settimana fini a questo modo: trovai dei
"compagni", ma la notte dello stesso giorno non riuscii a prendere
sonno, il mio pensiero era fisso su Minerva e Atena, e tutto il resto
svaniva in confronto a loro due...certo sembrerebbe normale, in fondo
sono una dea e la mia ex ragazza, però non è solo
quello...improvvisamente una spada perforò la roccia di fianco a
me, mentre una persona si chinava alla mia altezza.
"Guarda che si capisce che non stai dormendo...Afferra la mia mano, e
parliamo un po' con voce e lame, in attesa del tocco di Morfeo". Mi
tirai su e strappai dal terreno la spada, mettendomi in guardia. E'
incredibile, mi sembra un sogno: questi dei, creature divine, superiori
a noi, mi parlando come fossi uno di loro! E se facessi lo stesso con
loro non mi direbbero niente!
"Posso davvero, o Marte, confrontarmi con voi a duello? Mi sento un po' inferiore, e già foste generosi con me!"
"Non fare tante storie, mortale, o hai timore nel sentire il fragore
del ferro? Eppure porti una bella divisa, anche se di tessuto e non di
metalli! Inoltre...io voglio solo combattere, non importa contro chi.
Infine hai fatto ciò che vorrei fare anch'io (con un'altra
però), perciò avrai qualcosa di speciale: io ci provo da
decenni e tu, appena morto, ci riesci all'istante. In guardia!"
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Capitolo 3 *** Nell'Ade: L'Entrata. ***
Nell'Ade: Il Viaggio!
Una Vita all'Amore, una all'Odio...
Nell'Ade: L'Entrata.
Sollevai allora convinto la spada da terra e mi misi in guardia,
non prima di aver pregato, ma il dio mi bloccò con la spada:
"Stupido, così invochi me che già sono qui e lei che
sta dormendo!" un po' imbarazzato allora mi misi in piedi e iniziai
l'assalto.
Partimmo entrambi alzando la spada, la mia stavolta fu la più
veloce mettendo l'avversario sulla difensiva, permettendomi di proseguire
con l'attacco. Mi resi conto di essere veloce ma ripetitivo nelle
offese, non a caso Marte non incontrava alcuna difficoltà a
fermarmi.. Proprio durante una di queste egli mi colpì alle
gambe col piede facendomi perdere l'equilibrio che ritrovai poggiando
a terra l'asta; poi saltai e colpii l'elmo
del nemico con un calcio, facendolo rotolare a terra. Lui però
nello stesso tempo con la mano libera mi prese per il giubbotto; mi spinse lontano e si accinse a recuperare la protezione;
a quel punto lanciai l'asta per fermarlo, ma con un abile colpo di
spada la spezzò e infine raccolse l'elmo bronzeo. Giocai allora il
tutto per tutto alzando la spada sopra la testa, ma Marte
neutralizzò il colpo abbassandosi e con una capovolta si mosse
dietro di me pronto a fendermi la schiena, ma fortunatamente persi
nuovamente l'equilibrio cadendo in avanti e non subì alcun danno.
"Eheheh..."ridacchiò il dio tra una stoccata e l'altra "Prima
non eri così abile: c'è un altro dio dalla tua?"
"Niente di tutto ciò: semplice istinto di sopravvivenza, in
aggiunta a un po' di tecniche copiate e strategie costruite al
momento!" il duello proseguì anche come discussione, sotto forma
di parole, poiché egli era davvero bravo a duellare a parole e
spade! A differenza di me che a fatica gli stavo dietro...
"Allora Marco, com'è stato con Atena?" la sua domanda mi
deconcentrò e aprì un varco nelle mie difese, così
che lui insistette:
"Suvvia, nonostante tutto siamo anche noi in parte umani; in più
tu sei un maschio, dovresti averlo sentito più di tutti!" gli
feci cenno di abbassare la voce, poi durante una mia parata mi decisi a
rispondere:
"E'...è stata un'emozione mai provata: ne sono tuttora estasiato
e stupito. Ma scusa, in fondo non è successo nulla!" stavolta fu
lui a zittirmi:
"Se però hai intenzione di urlare ti avviso che la sveglierai e
io non avrò capito niente! Ad ogni modo" prese fiato per
continuare la discussione e la battaglia "Qualcosa è accaduto, e
un bravo fratello lo capisce (non l'avresti mai detto eh?). Per un
momento gli sguardi vostri si sono incrociati. Inoltre sono uguali:
azzurri, e bellissimi! Li avessi io..." preso dall'imbarazzo, provai a
distogliere la mia attenzione sulle sue parole attaccandolo, ma senza
risultato. Allora presi coraggio iniziai a spiegargli la storia di Minerva.
"Ho capito. Non sapevo di questi avvenimenti...Forse la mia sorella
sì, in fondo ti ha sempre seguito da qui sopra." disse dopo che
ebbi finito di raccontare.
"Mi seguiva dal vasto cielo?" pensai "Sono davvero così importante?" Intanto Ares continuò il suo ragionamento:
"Perciò la nostra dea potrebbe essere simile a lei, non solo per
nome? Ora che ci penso, nel momento in cui tu lasciasti la terra lei ebbe
un malore: sputò anche sangue, nonostante la nostra apparenza
invisibile". A quel punto la nebbia dimorante nella mia mente fu in
parte scacciata dalle sue parole, lo stesso accadde nel mio cuore,
così che preso dall'esaltazione ferii l'avversario alle gambe
facendolo cadere a terra, per poi puntargli alla gola la spada. Duello
finito. Avevo perso, perché in un attimo di distrazione mi
trovai una fresca lama di coltello appoggiata al mio collo.
"Spiacente, o mortale infelice, ma le tecniche divine non ti sono
permesse, né di usarle né di neutralizzarle; sii
più cauto anche se credi di aver vinto!" con un sorrisetto
levò l'arma dal mio corpo e mi strinse la mano.
"Mi stupisco sempre di più di te: in appena otto giorni hai
fatto ciò che da decenni cerco di fare, in più sei abile, sebbene non avessi mai impugnato una lama. Non
comprendo il motivo della tua morte, che avrà in mente il Fato?"
"E' per questo che incontreremo Ade: per chiedergli spiegazioni" una
voce femminile risuonò alle mie spalle spaventando me e Ares;
speriamo non abbia sentito i nostri discorsi!
"Uh!" esclamò rosso in viso Marte "Siete voi! Non stavate
riposando? Vi abbiamo forse svegliato? Siamo costernati!" ella quasi
teletrasportandosi avvicinò il suo viso il più possibile
a quello del dio e gli sussurrò parole pesanti, che a stento
sopportò, tra l'estasi e la paura: anche gli dei cadono nelle
catene femminili; ad ogni modo non riuscii a comprendere le loro
parole. In seguito si girò di scatto verso di me facendomi cenno
di seguirla: a volte era davvero ferma e autorevole....doveva aver
compreso qualcosa. Dunque io e il mio compagno ubbidimmo dirigendoci
verso l'uscita della caverna dove riposammo, la quale presumibilmente
avrebbe condotto all'Ade: quello era il confine che da anima umana
infelice non avrei potuto oltrepassare. Dovevo cercare il Re di questo
mondo, perlustrando il luogo; ma non ce l'avrei mai fatta da solo,
perciò chiesi aiuto alla Pallade Atena e ad Ares. Mi stupii
della naturalezza dei nostri dialoghi, della sfacciataggine che spesso
dimostravo nei loro riguardi, come fossero miei amici. Loro per giunta
non mi rimproveravano! Tuttavia il rapporto con la dea dagli occhi azzuri fu un po' più
ambiguo ed incerto, simile a quello con Minerva.
Infine si fece giorno,
fra il nostro duello e la nostra discussione avevamo perso la
cognizione del tempo. Fu
strano, per me, rivedere il giorno, poiché in tutti i libri il
Regno dei Morti è descritto come buio, oscuro, triste; invece questo
posto veniva illuminato, nonostante non abbia ancora visto anime e
quindi abbia una visione incompleta del mondo, non sembra così
male...forse il peggio doveva ancora venire.
30/03/2033, Regno Dell'Ade,
A questo punto ci dividemmo per trovare un varco per...entrare in
questo mondo che già mi tormentava, sebbene non l'avessi
lontanamente conosciuto.
"Ares, dato che non abbiamo mai avuto necessità di venire qui,
potresti chiedere in giro intorno a questo luogo? Potresti iniziare da
Ermete..." propose Atena.
"Ferma un attimo, sorella cara. Ricorda che c'è una guerra
là sotto tra i vivi. Questo vuol dire che ci sono stragi, sangue
e morte. Sai che mi esalto con queste cose, ora inoltre ho proprio
voglia di esaltarmi. Se poi non te lo ricordassi, ti avviso che abbiamo
patteggiato per una delle due fazioni, perciò saremmo anche
nemici!"
"Stai tranquillo, caro mio: arriverà anche il nostro momento,
con la mia terza vittoria!" Ares fu effettivamente battuto per ben due
volte da Atena, in virtù dell'intelligenza di quest'ultima, se
non a causa dell'impulsività e dell'eccessiva violenza del
primo. Ogni
guerra quindi era diventata un motivo di contesa fra i due, più
alimentata da Marte in quanto Atena prediligeva una via diplomatica e
meno violenta, e pur non avendo voglia d'imporsi, desuderava
però abbassare la cresta a suo fratello. Sapeva che non sarebbe
mai riuscita a calmarlo, in fondo
egli era nato per questo! Era simpatico ad Ade
poiché nelle sue stragi lui ci guadagnava sempre, poi Afrodite
per
un motivo ancora ignoto, ma sembra nutra una sorta di passione per
lui...
"Vedremo! Magari per una volta vincerò io! Non sempre il cervello batte la forza!"
"Ehm...sì invece." a questo punto un silenzio imbarazzante cadde
su di noi, come un gruppo di amici che dopo una battuta scherzosa non
trova appoggio nelle risate, o quando un ragazzo e una ragazza
infatuati non trovano niente di cui conversare e si ritrovano in un
silenzio quasi ridicolo, così ci sentimmo un po' tutti noi:
imbarazzati e incapaci di andare avanti, volgevamo lo sguardo altrove
per non incappare in quello altrui e aumentare così il rossore
del nostro volto. Fu finalmente Atena a rompere il ghiaccio,
congedandoci dall'altro dio e tornando nella prima caverna, da me
battezzata "La Caverna Del Male", poiché in una settimana non mi
fu possibile trovare una via d'entrata per l'Ade; sarei ancora
lì ad impazzire se non fosse stato per questi due dei che
decisero di venirmi a soccorrere, nonostante probabilmente non me lo
meritassi, per quello che penso io.
"Allora Ares, Marco e io torneremo dentro cercando un'entrata, mentre tu raccoglierai informazioni"
"E..." Ares ci indirizzò un occhiolino, specie alla sua rivale.
"E vai a giocare a quella maledetta guerra!"
"E' necessario, mia cara sorella: non tutto si risolve a parole!
Inoltre, perché vuoi privare un guerriero del suo unico diletto?"
"Perché il suo "diletto" va avanti a scapito di altri...ad ogni
modo va', ci ritroveremo dentro, se proprio sarà necessario"
detto questo ci separammo lasciando il dio guerriero a vagare per la
Terra, mentre io e Atena scendemmo nuovamente nel sottosuolo per andare
avanti. All'inizio rimanemmo zitti come fossimo semplici conoscenti, poi prese la parola:
"Marco...come mai non ci hai invocato prima di confrontarti con
Minerva? Avremmo potuto aiutarti, magari non saresti neanche morto." la
sua voce non era ferma com'era suo solito: era leggermente agitata,
come se qualcosa la angosciasse.
"Vedi...questa era una faccenda che avrei dovuto risolvere da solo.
Inoltre non sapevo bene che fosse Minerva; sembrava un'altra persona,
non la riconoscevo più. A quanto pare però il Fato ha voluto
rendere vana la guerra..."
"Non è detto: noi stiamo andando da Ade proprio per chiedergli
perché. In più gli chiederemo di riportarti su;
così la tua morte non sarà vana e potrai finire
ciò
che hai iniziato". Tornammo nella cava dove avevo incontrato i due dei
per esaminare le pareti ed il pavimento, ma niente: solo e
soltanto nuda pietra, grigia e triste. Non vedendo altra alternativa,
m'inginocchiai e incrociando le dita iniziai a pregare.
Nel momento in cui smisi di pregare non accadde nulla...stavo per
perdere le speranze quando arrivò Ermes, il messaggero degli
dei, il quale mi spiegò il modo per entrare. Rinfrancato,
eseguii le indicazioni del dio e dopo aver recitato un
particolare inno la roccia reagì ritirandosi di qualche metro,
eccezion fatta per la porta, che mi permise finalmente di entrare nel
vero Regno dell'Ade e di iniziare il mio viaggio per andare a trovare
il suo Re...
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Capitolo 4 *** Nell'Ade: Il Viaggio. ***
Nell'Ade: Il Viaggio!
Una
Vita all'Amore, una Vita all'Odio...
Nell'Ade: Il Viaggio.
Finalmente varcai la porta del Regno dell'Ade, dopo settimane di
soggiorno in una sorta di anticamera vuota, con la dea Atena al mio
fianco e il dio Ares in ricognizione per cercare un'altra entrata e,
nel caso dovesse presentarsi la necessità, un'uscita. Mentre
attraversavo un lungo corridoio colsi un sorriso divertito sul volto
della dea. Mi misi al suo fianco e continuando a camminare la fissai
e le chiesi scherzosamente:
"Lo sapevi?"
"Diciamo che l'ho intuito" rispose
Mi scappò una risata che
contagiò tutti e due. Aveva una voce
ammaliante, anche quando rideva era splendida. Nessuna persona avrebbe
potuto eguagliarla, e l'ultima fu trasformata in ragno per l'affronto.
Tornato serio mi scusai per la battuta inopportuna,
venendo ricambiato con un'occhiata sorpresa, che fece lo stesso effetto
anche a me, per la verità. Cercai allora di spiegare, ma non
feci altro che aumentare simultaneamente la sua
incredultià...e
il mio imbarazzo, così troncai a metà la frase.
Lei
intuì ciò che intendevo, quindi cercò
di
rassicurarmi:
"Guarda che comunque non servono le pinze per trattare con me, o almeno
non a te. Non sei un qualunque mortale, come Minerva d'altronde"
quest'osservazione mi colpì e attirò
più di ogni
altra cosa la mia attenzione; non ci misi molto a risponderle infatti:
"La conosci?"
"Diciamo di sì" prese a camminare più in fretta,
la sua
voce si era fatta leggermente più grave, ma subito
tornò
calda e un po' allegra "Forse lo scoprirai: siete speciali" si
girò e mi guardò con i suoi occhi che
riflettevano la
calma del più bello dei mari, mentre in lontananza
però
si avvertiva l'arrivo di una tempesta: sotto la sua grande sicurezza
c'era un velo di contrasto. Ma il glauco colore dei suoi occhi era
davvero strabiliante, innaturale. Nulla a che vedere con i miei: tutti
coloro che mi conoscevano esaltavano i miei occhi azzurri, ma
quelli della dea...
Un suo strattone mi riportò alla
realtà, mostrandomi un nuovo salone, non diverso dai soliti,
ovvero una
sorta di caverna buia dove non si vedeva anima viva. In compenso, di
morte ce n'erano molte, intente a vagare per il luogo senza una meta, o
indaffarate nelle mansioni alle quali si dedicavano prima di spirare:
dai personaggi più famosi ai miei amici caduti
così
giovani in battaglia per me e per la mia causa. Già, per me,
ma
ora sono qui a fargli compagnia in questo luogo inospitale,
sarà
stato tutto vano? Oppure qualcuno seguirà le mie
volontà
e realizzerà il mio sogno, o cadendo insieme a me per la
medesima causa? Eppure sono qui, con due dei, probabilmente a compiere
il mio destino e aiutare i commilitoni, gli alleati, i sostenitori, che
finora mi sono stati fedeli, sacrificandomi per essi. Non posso esser
morto per nulla! So che però non sarà facile:
poche
persone sono tornate dall'Oltretomba, spesso senza riuscire a far
niente e le loro gesta sono raccontate nei miti, che chissà
corrispondenti al vero.
Mi sistemai in un angolo particolarmente buio della caverna, per non
attirare l'attenzione a causa delle mie vesti inusuali: non dev'essere
normale vedere un soldato con la divisa russa e un fucile AEK a
tracolla. Confusione, ecco ciò che avevo in testa. Idee,
pensieri, teorie e supposizioni facevano a gara per farmi impazzire,
mentre le certezze venivano sradicate e le regole infrante, io lottavo
per fare ordine con le possibilità che ha un soldato di
fermare
tre carri armati. Aspettavo nello stesso tempo un aiuto, da una
persona, da una divinità, da un demonio, o che altro. Ma non
arrivò; spirava solo un vento piuttosto strano per un luogo
chiuso, caldo, neanche forte: come se ci fosse qualcosa che mi
attira verso un luogo ignoto, inquietante, che rompe ogni
difesa, come fosse...
Finalmente mi accorsi dei cenni della dea per attirare
la mia attenzione. Quando la degnai di uno sguardo ella mi
indicò una porta custodita da due anime con armature
nerissime,
degne di nota, armate di lancia e scudo e con legata alla vita un
fodero dove presumibilmente era riposta una spada; avrei dovuto
chiedere loro informazioni? Ma come iniziare il discorso: con un
linguaggio pacato e civile, oppure con un linguaggio forte e deciso? E
poi, mi ascolterebbero? Soprattutto, vorranno aiutarmi? Improvvisamente
mi rendo conto di quanti scrupoli mi stia facendo, di quante esitazioni
abbia anche in una situazione così semplice; ecco la causa
della
mia morte: il timore e l'esitazione nell'uccidere Minerva. Eppure, se
avessi terminato la sua vita, anche in caso di un'eventuale morte da
parte mia, gli USA sarebbero caduti in una grossa crisi e i miei
alleati ne avrebbero potuto aprofittare e finire la guerra. Invece solo
a me toccò questa sorte, perciò devo fare in
fretta:
parlerò con quelle guardie, come è mio solito
fare; se
vorranno ascoltarmi lo faranno e se potranno mi aiuteranno, in
qualsiasi modo glielo chieda, se così è scritto!
"O guerrieri, da molto sembrate essere qui a vegliare su questa porta.
Le vostre armature, così nere e lucenti, sono davvero
splendide:
è un peccato che si debbano sporcare della sabbia e del
fango
dei campi di battaglia. Sareste così gentili da soddisfare
una
mia richiesta?" le due guardie non risposero: semplicemente si
sciolsero a terra, loro con le armature d'ossidiana, formando due
biglietti. Presumibilmente ne avrei dovuto raccogliere uno scartando
l'altro, e contando sulla mia fortuna e sulla benevolenza del destino
avrei dovuto scegliere quello giusto. Mi girai verso Atena, che da un
po' era diventata silenziosa, il suo viso scuro, ma soprattutto: il suo
corpetto argenteo stava ossidandosi. Come la prima volta, quello era
segno di un imminente malore! Corsi indietro a sorreggerla mentre
iniziarono gli spasimi di dolore; per un momento ebbi l'impressione che
fosse collegato a qualcosa...
Avvertì le medesime, fantastiche sensazioni della volta
precedente, ma improvvisamente una forza oscura travolse la mia anima e
quella della dea, che riuscirono a difendersi solo grazie al sostegno
dell'altra: non dipendeva dall'Ade, era estraneo anche agli dei,
altrimenti non sarebbe stata così forte. Questo significava
solo
una cosa: sulla Terra stava accadendo qualcosa di talmente terribile da
sconvolgere anche gli dei! Significava anche che non avevo
più
tempo. Con un ultimo sforzo aiutai la dea a tirarsi su, con molta
fatica si eresse in piedi, finché non ritrovò la
fierezza
della sua postura eretta, poi mi disse parole che mi riempirono di
gioia, accompagnate da una risatina quasi arrendevole:
"Ancora tu...è incredibile, l'hai fatto di nuovo, te ne sono
doppiamente grata. Spero non accada nuovamente, a meno che non ci sia
tu"
Arrossii violentemente, ma cercai in ogni modo di ritornare alla
compostezza di prima spiegandole la situazione che mi spinse a
soccorrerla, nonché la misteriosa forza oscura che
incontrammo;
il viso dell'interlocutrice non fu per niente preoccupato, mentre
l'argento del corpetto e dei bracciali si ravvivò tornando
al
colore originale:
"Quindi ci stai prendendo gusto a venire in mio soccorso?" chiese
infine.
Il mio imbarazzo fu all'apice, tanto che avrei voluto scomparire
immediatamente dal cosmo. Ignorando il mio stato d'animo, ella prese a
spiegarmi il motivo di questo buio nella sua anima, infatti le successe
già all'inizio della guerra, ma non contribuì a
dissipare i miei sospetti, anzi li alimentò:
"Ad ogni modo" conclusi "Dobbiamo fare in fretta o questa forza
negativa non ti abbandonerà. Anche se sei una dea, superiore
a tutto, non credo sia piacevole stare così ogni volta" mi
piegai verso i bigliettini facendo per prendere quello di destra,
quando notai un terzo foglietto più nascosto rispetto agli
altri
due; lasciai stare quello scelto e lo sostituii con quello nuovo. Non
sembrava di carta dato il suo colore nero, con incisa in gesso la
scritta "G.B.G - 01 B.G.Y.G", la dea si sporse dietro di me per
osservarlo, ma storse la bocca ignorando il significato di quella
strana combinazione di caratteri, che a me invece appariva troppo
familiare. Dunque Pallade, intuendo il mio pensiero, mi chiese se mi
fosse venuto in mente qualcosa intorno al misterioso codice:
"Fin troppo. Le prime due lettere sono sicuramente il vero nome di un
cantante..."
"Lo conosci?" mi chiese di rimando la dea con gli occhi che brillavano.
"E' il mio preferito. Ma non mi viene in mente il nome: si chiama in
arte Jon Bon Jovi, ma il nome vero...niente, mi ricordo però
che
era di origine italiane"
"Anche trasfonrmando le G in J ne mancherebbe una...senti, io vado a
cercare degli indizi nel salone e fra le anime, magari ci
verrà
in mente qualcosa" detto questo si allontanò da me per
visitare
le tristi anime dell'Oltretomba, verso le personalità
cristiane. Pochi metri mi separavano dalla
divinità, eppure
sentivo
un vuoto nell'anima...non andava bene, per niente.
"Paolo di Tarso, Francesco d'Assisi, Giovanni Battista...." quando
sentii quel nome ebbi un'illuminazione.
"Giovanni Battista!" corsi verso la dea con le gambe che si
muovevano da sole, mentre la mente pensava ad altro, probabilmente non
solo quella. D'istinto feci per abbracciarla, ma riuscii a fermarmi. Fu
un difficile trattenermi a causa della gioia di aver risolto
casualmente quel grattacapo:
"Si chiama Giovanni Bon Giovanni, in arte Jon Bon Jovi! Grazie, mia
dea!" essa non parlò, in compenso si voltò
fissandomi con
i suoi occhi, così profondi e caldi, un po' m'intimorivano,
al
punto
che non avrei saputo prevedere cosa sarebbe successo in seguito; infine
parlò esprimendo la sua contentezza per la rapida riuscita
della
prova, che però non era completa. Osservai il piccolo
biglietto
e sussultai:
"Questo però..." le regalai un sorriso che sperai di rendere
piacevole, nonostante i denti sporchi per le giornate in trincea
"è troppo facile: è il titolo della canzone
Billie Get
Your Guns, dei Bon Jovi appunto!" ero entusiasta: finalmente la mia
scarsa conoscenza in fatto di musica fu ripagata, mi fu utile in un
momento così importante! La porta si sbloccò con
un sordo
rumore metallico. C'incamminammo verso una nuova e buia stanza,
quando la dea Glaucopide mi chiese il motivo della veloce decifratura
del messaggio. Semplicemente è il mio gruppo preferito:
conosco
quasi tutti i suoi album, una cosa del genere non mi sarebbe mai
sfuggita!
"Chi l'avrebbe mai detto" rispose lei "che queste informazioni raccolte
nel mondo mortale sarebbero servite così tanto?"
"In fondo però si tratta di musica, non è
così
mortale l'arte!" la divinità annuì e arrivammo
alla
soglia della porta. Nonostante fosse aperta il luogo era talmente buio
che rendeva impossibile scorgere il benché minimo
particolare
della stanza antistante: dava l'impressione di essere un altro
corridoio.
Appena la varcammo sentii la terra mancare sotto i miei piedi,
così iniziammo a precipitare nel vuoto.
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Capitolo 5 *** Notizie da Lassù ***
Notizie da Lassù
Una Vita all'Amore, una all'Odio...
Notizie da lassù...
Era quasi un minuto che precipitavamo nel vuoto in quell'oscura
torre, piano piano scorsi volti di vari personaggi più o meno
famosi, alcuni contratti in silenziose urla di dolore, altre serene,
altre ancora sorprese, con impressa nella mente l'ultimo attimo di
vita prima di morire; al mio fianco non vidi la figura della mia
compagna, come fosse precipitata in un altro burrone...in effetti
arrivò prima lei a toccare terra, volendo dire che ci eravamo
divisi.
Una volta atterrata, Atena si rialzò immediatamente e si volse a
destra e a sinistra per individuare qualsiasi cosa...o qualcuno, senza
riuscirci per via del buio che quasi tangibile avvolgeva la dea e
l'antro. Scoraggiata, si sedette su una pietra dietro di lei prendendo
fiato, quando un repentino cambio di luce l'accecò e
sobbalzò in piedi appoggiando la destra all'elsa della spada in
guardia, mentre cercò compulsivamente il suo scudo con la testa
di Medusa. La luce era potentissima, come se il Sole fosse direttamente
entrato nel freddo luogo dell'Ade; in effetti fu così, infatti
Atena si coprì gli occhi nel punto di origine del fascio
luminoso e vide una figura stagliarsi dall'alto di una strana apertura
della caverna, anch'essa lucente. Non era robusto come i suoi compagni,
ma il suo corpo asciutto e il fisico perfetto suscitavano invidia al
più allenato degli atleti, coperto da una leggera armatura
dorata, infusa della luce del grande astro infuocato, che finiva alla
vita con dei calzari altrettanto leggeri ma resistenti a vedersi. Non
portava l'elmo, in compenso portava una divina chioma rossiccia riccia,
mentre alle spalle ciondolava una faretra, il cui arco era impugnato
nella mano sinistra in posizione di riposo:
"Stavo giusto aspettando un'altra complicazione..." borbottò Atena.
"Complimenti, Saggia, chi avrebbe mai detto che ti saresti avventurata
nelle fredde pareti dell'Ade? Non certo noi immortali, ma non ci
sarebbe molto di cui stupirsi, eri così turbata quel giorno! A
proposito, dov'è il tuo protetto?" esordì Febo da quella
posizione regale.
"Fai poco lo spiritoso, Apollo; entrambi abbiamo poco tempo, lo sai,
inoltre ti credevo in America a proteggere le truppe nemiche."
"Effettivamente la mia posizione sarebbe quella menzionata, come il mio
ruolo, ma già il grande Poseidone scuotitore pensa ad
intrattenere i russi: in fondo non si sarebbe mai alleato con te, in
onore della vostra antica inimicizia". Atena si lasciò sfuggire
una smorfia e con tono sprezzante riprese la parola:
"Figurarsi, non avrei mai voluto averlo di mezzo. Perciò devo
dedurre che anche Zeus e Ade dell'Oltretomba abbiano preso posizione
nella guerra? Sarebbe ora, dato che siamo già alla fine e pochi
di noi si sono interessati...", mentre pronunciava queste parole da
dietro Apollo apparve anche Ares furente, con un'espressione di
superiorità ironica, quasi ilare, a continuare il discorso.
"...A questa guerra. Ebbene sì, sorella mia, gli dei con un
concilio (al quale gentilmente non siamo stati invitati) hanno preso le
posizioni in base alle vecchie alleanze e rivalità fra
loro, scegliendo fra me e te o il tuo caro amico dei mari. Sorpresa?"
l'ultimo periodo ebbe l'effetto sperato dal Dio della Guerra, infatti
l'interlocutrice strabuzzò gli occhi in un'espressione
più divertita che sorpresa.
"Tu. Con me. Rinunciando ad un'opportunità per farti battere? Non ci credo."
"E perché no? Non voglio sconvolgere il destino e il tuo caro
compagno sconfiggendoti a duello, non sono così cattivo con le
sorelle!" Nonostante la luce da dietro la coppia di dei, che si
ridimensionò in intensità, Atena scorse il viso del
fratello contratto in un occhiolino derisorio, ma non si scompose
troppo e assunse un tono un po' altezzoso e femminile, raddrizzando la
schiena e ricomponendosi:
"Fratello, non sarai certo tu a sconvolgere il destino, come non sarai
tu a battermi per la prima volta. E' inutile, il nostro legame di
fratellanza sono le TUE sconfitte!" poi, finendo di schernire e di
imbarazzare Marte, si rivolse verso il nuovo Dio in scena, che fino ad
ora non si era lasciato sfuggire nulla a parte risate durante il
battibecco fra i due guerrieri, per chiedere di più riguardo la
guerra.
"Dunque le parti si sono stabilite?"
"Arrivo dall'alto dell'Olimpo per annunciarlo" rispose il dio Sole
solennemente "Come al solito ognuno di noi si è messo da una
parte piuttosto che da un'altra basandosi sulle simpatie, ad esempio lo
scuotitore di terre Poseidone sostiene la fazione avversa alla tua, in
onore alla vecchia contesa che vi coinvolge. Nonostante ciò,
molti Superi per evitare inimicizie con gli altri rimasero neutrali. Il
tempo è giunto, ora il destino della guerra e del protetto
è nelle tue mani: devi persuadere Ade per far tornare in azione
Marco"
"Stai dicendo che questo "arduo" compito è affidato a me
soltanto?" rispose improvvisamente con falsa arroganza la dea Glaucopide
"Precisamente" annuì Marte "A te e a Marco. Inoltre il Febo ha
anche predetto qualcosa di molto ecclatante, senza però farne
parola con alcuno di noi, forse per non rovinarci la sorpresa, o
perché è troppo importante per essere detto"
"Ma forse non te la senti. In fondo non è un compito semplice,
ti senti pronta?" Atena abbassò lo sguardo e si compiaque dei
pensieri che scoprì nella sua mente.
"Caro Apollo, accetterei questo incarico solo per smentire le tue
aspettative!" fece una pausa ad effetto facendo l'occhiolino al dio
Sole "E comunque lo faccio per Marco, oltre tutto". Dopo questa
conclusione Ares e Apollo si scambiarono un'occhiata di
complicità mormorando parole che la dea potè solo
immaginare, infine il dio della guerra prese la parola:"Allora ci avevo visto giusto...ad ogni modo va da Zeus, o Apollo,
infine da Poseidone per riferire la nostra decisione; noi ci occuperemo
di Ade. Per ora mi limiterò a fare il punto della situazione con
Pallade, a proposito arriva Marco".
Appena mi rialzai dalla caduta scorsi una luce abbagliante non
lontano da me, alla fine del lungo corridoio dove finii, quindi mi
precipitai verso di essa, sbucando in una gigantesca caverna con una
specie di cratere in cima, dal quale spuntavano come statue Marte e
Apollo, mentre a terra stava Pallade Atena, che intraprendeva una
discussione con i primi due. Quando mi vide, la dea mi venne incontro e
mi espose il discorso e con Ares fece il punto della nostra situazione,
mentre il dio Sole tornò all'alto Olimpo, privando l'Ade dello
splendore a cui i miei occhi erano già abituati. Dopo la
spiegazione partimmo alla volta della stanza principale, finalmente di
fronte a noi, con Atena in testa; ipotizzai che lì si trovassero
le anime più virtuose, i personaggi che fecero la storia e
diedero contributi alle più svariate arti e scienze, con un
margine di errore molto basso, mentre Marte mi chiese cos'accadde in sua assenza
"Ha avuto ancora un malore. E..." ebbi un attimo di incertezza, ma lui capì senza ulteriori spiegazioni.
"Immaginavo sarebbe accaduto" rispose sottovoce come me "Ma fra un po'
sarà tutto finito. Comunque stai calmo e ricorda che sei mortale"
"Ma c'è del divino in tutti noi, senza contare l'immortalità della mia anima", replicai
"Sei saggio Marco, si vede che amavi leggere, comunque non so quanto
possa importare a Zeus e agli dei nostri fratelli, perciò
preparati per un'eventuale battaglia. Dopo Ade però!"
"Ovvio!" un mezzo sorriso mi spuntò dal viso, arrivando a
contagiare anche il mio compagno in uno sguardo di complicità;
infine tornò assorto nei propri pensieri ognuno a dirigersi
verso il luogo dell'ultimo atto del mio viaggio nell'Oltretomba...
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Capitolo 6 *** Finalmente da Ade! ***
Finalmente da Ade!
Una Vita all'Amore, una all'Odio...
Finalmente da Ade!
Un portone arruginito, disadorno, che non smentiva la fama del luogo,
confermò il nostro arrivo alla stanza dove avremmo finalmente
incontrato il Padrone di questo posto: Ade. Tutti
e tre facemmo forza e lo aprimmo per ritrovarci nell'ennesima grotta di
nuda pietra, stavolta affollata di anime intente per a maggior parte a
vagare senza sosta, mentre le rimanenti facevano ciò in cui
erano
impegnate prima di morire.Tutti umani, ma niente che facesse pensare al
Re dell'Oltretomba. Iniziai a guardarmi intorno, Ares e Atena fecero lo
stesso, inutilmente:
"Ricorda però" mi avvisò Pallade "Che Ade è detto
"invisibile" appunto per il suo elmo che permette di occultarsi; io
stessa una volta calzai il suo elmo per il medesimo scopo".
Perciò sarebbe potuto essere dovunque...dunque mi avvicinai ad
essa e m'informai sugli effetti dei proiettili e delle cose materiali
su quelle anime:
"I proiettili colpiscono senza provocare dolore".
Bene,
giusto ciò che mi occorreva: estrassi il fucile AEK dalla
tracolla dietro la schiena, lo caricai e iniziai a sparare
proiettili intorno a me. I proiettili colpirono piano piano le
presenze senza però che queste mostrassero
mutamenti...nell'animo. Intanto continuavo a far fuoco abbassando e alzando il fucile per essere sicuro di coprire
tutto o spazio della caverna. Una volta finito il giro gli unici
proiettili andati a segno erano quelli sulle anime umane,
perciò egli non poteva che essere...
Estrassi il coltello di scatto e mi voltai menandolo a mezz'aria: come
avevo previsto un proiettile si muoveva per aria come se godesse di
vita propria. Il nemico invisibile schivò il colpo e
indietreggiò, infine rassegnato annullò il suo potere e
si rese visibile. Aveva l'aspetto di un uomo sui vent'anni, dai
lunghi capelli che in fronte si aprivano in due lasciando spazio ad un
viso puro, oscurato da due occhi neri imperscrutabili che
però non davano l'impressione di essere malvagi. Come al solito
le apparenze ingannano. L'abbigliamento dava l'impressione di essere
appartenuto ad un essere umano: indossava infatti una tunica nera coi
bordi solari simile a quella dei sacerdoti cristiani, in un contrasto
quasi poetico. L'oscurità dell'elmo era pari solo a quella delle
pupille, ma in quel contesto il dio lo lasciò cadere senza
provocare rumore.
Sobbalzai sconvolto da quell'apparizione così radicalmente
diversa dal il ruolo del dio Ade in questo mondo, mentre i miei
compagni non si scomposero. Anche il mio avversario non proferì
parola: semplicemente sguainò una spada di cristallo nero, con
l'elsa a forma di aquila con una lacrima incastonata nel ventre, poi si
mise in guardia. Consapevole di ciò che sarebbe accaduto sfilai
dal fodero la mia arma, molto più semplice
dell'altra, e lo imitai: sembra che il duello sia una consuetudine in
questo mondo, come d'altronde in tutta l'epica antica e, nel caso
ancora ne esista, in quella moderna.
La contesa allora ebbe inizio,
diventando una delle più impegnative della mia vita:
diversamente da Ares, costui era molto più veloce e abile,
rispetto al gioco di forza del dio del furore più complicato
e provocante. Attaccava con piccole stoccate, fendenti rapidissimi che
mi misero presto in difficoltà. Teneva un ritmo preciso che quando compresi le
difficoltà diminuirono, ma il problema della
velocità restava comunque alquanto serio. Ad un certo punto
iniziò addirittura a conversare con me!
"Dunque sei tu, Marco Antonio, colui che mise in subbuglio la terra
natale e quella tanto odiata, al punto di scatenare una guerra tra
potenze, la quale giunse fino a noi, cosringendoci a prenderne parte
patteggiando per l'una o per l'altra. Al solito Zeus e Posidone, gli
eterni rivali, parteggiarono per le fazioni opposte, mentre io rimasi
neutrale.
Ma, venendo a te, com'è il tuo soggiorno qui? Sei
stato bene?"
Io rimasi allibito ma sempre teso: costui era peggio
di Marte! D'un tratto inciampai perdendo il ritmo dei suoi attacchi,
aiutandolo a penetrare nelle mie difese; il cristallo nero della sua
lama mi feriva la pelle quasi contemporaneamente a destra e a sinistra,
disegnando squarci nella mia divisa e nella pelle, colorando entrambi di rosso sangue.
Mentre cercavo disperatamente una via d'uscita, il Re
dell'Oltretomba mi ferì entrambe le gambe facendomi crollare in
ginocchio. Il dolore era immenso, ma ancora riuscivo a sopportarlo.
Dopo aver passato a fil di spada il mio corpo mirò al collo ma
stavolta sventai il suo attacco probabilmente mortale e ritrovando il
ritmo dei suoi assalti iniziai a rimettere in discussione l'esito dello
scontro, nonostante il corpo martoriato dai numerosi tagli.
Effettivamente lentamente le mie forze venivano meno, così come
la potenza dei miei attacchi (nei pochi momenti quando potevo portare a
termine un assalto). Così durante uno di essi Ade con la sua
spada venne alla mia mano recidendomi una vena, come usano i giovani
depressi per farla finita. Quella mano lasciò immediatamente la
spada mentre il mio nemico con un calcio mi fece crollare a pancia in
alto. Poi con la mia lama e il coltello mi immobilizzò
piantandomele ai bracci, e con la propria lama nera cominciò a
segnarmi le coscie di rosso, come volesse torturarmi: il suo piacere
era tale che poco ci mancò per toccarlo con mano. A quel punto
arrivò la solita azione del destino che salva gli eroi dei libri
e dei film.
Mentre Ade si preparò per il colpo di grazia, uno scudo argenteo
si parò ancora davanti al mio corpo, mentre Ares si parò
davanti a quest'altro per fronteggiare il comune nemico; intanto Atena
levò le armi dai miei arti e provò a fasciarli
strappandosi progressivamente dal peplo che la vestiva stracci di seta.
I risultati non furono soddisfacenti, un po' per le sue scarse
capacità mediche, un po' per la gravità delle mie ferite,
ma lei continuò. Improvvisamente si precipitò in
ginocchio continuando i suoi disperati tentativi di medicazione, mentre
io perdevo coscienza di me stesso e ne prendevo di lei:
"Uh-ah! Ares!" escamò Ade "Mi sorprendi: attacchi uno dei pochi
dei che ti considera tale, per di più proteggendo un mortale!
Che ha di tanto importante?"
"Fosse per me, caro dio" rispose l'interpellato "Quello sarebbe a far
compagnia a tutte le anime morte, quelle gagliarde morte per la guerra.
Evidentemente egli è speciale, come lo è per la mia cara
sorella Atena; anzi, per lei è anche peggio"
Ella effettivamente
continuava ossessivamente a tentare di fermare la mia emorragia, senza
successo: ormai la vena era recisa, erano arrivati tardi, eppure lei
inseguiva una speranza vana, fallace. D'improvviso le sfuggì una
lacrima dall'occhio destro, mentre la sua armatura si ossidò:
era il momento.
Cercai di mormorare qualcosa, ma sembrava che anche la
mia gola fosse stata recisa:
"E basta...fermati..non..non vedi che stai male....anche tu...? Per un
mortale...umano..." provai a prenderle la mano, lei la accolse e la
strinse forte, senza però che io avvertissi dolore. Poi
arrivò ciò che temevo: anche Ares fu battuto da Ade,
essendo troppo rapido per il mio compagno. Intanto Atena venne assalita
da una fitta allo stomaco, tale da farle sputare sangue, che si
riversò sui brandelli di peplo della divinità e sulla
vena recisa che lentamente si riunì all'altra metà nel
polso destro. Essa non vide molto, mentre io rimasi paralizzato dallo
stupore; poi cercai di prendere parola sempre con voce spezzata,
sussurrando poche parole alla volta:
"Mia dea, il vostro sangue..." alzai lo sguardo sul suo viso e lo vidi
lacrimare, davvero, ma non fu una sorpresa: per me era già
capitato di vederla così. La sua voce, ferma e al contempo
dolce, spezzò tutte le mie difese:
"Marco...! Io..." sì, ormai avevo capito, pur non
capacitandomene. A questo punto nulla era più utile, se non
ciò che seguì: con un grande sforzo e col poco sangue
rimastomi mi alzai alla sua altezza e finalmente avvicinai le mie
labbra a quelle della dea ancora sporche di vermiglio, trovando
finalmente la pace.
Tutto sprofondò in secondo piano: la guerra, Ade, persino
Minerva. Per una volta, solo io e lei. Nonostante la voluta
verginità, essa si volle offrire a me, essere umano, mentre io le
diedi tutto me stesso ; se prima pregandola e parlandole le
consegnavo la mia anima, ora era toccato al corpo. L'armatura si
ravvivò splendendo come appena uscita dalla fucina, in tutto il
suo argento puro. Dopo qualche istante la dea mi portò
giù sdraiandomi, non opposi resistenza: il dolore piano piano si
affievoliva lasciando spazio ad una gioia e ad una passione che, per
quanto illusoria, mi piaceva, finché sarebbe durata ne avrei
goduto. Era così calda, delicata
fino alla bocca, dove un rivolo di sangue passò alla mia,
facendomi comprendere finalmente il mio compito:
farmi carico.
Ade provò ad attaccarmi nuovamente, ma Ares lo contrastò maggiormente, mentre diceva:
"Di solito non parlo così, ma cazzo, finalmente!"
Mi sembrava così fuori luogo, che stesse succedendo mentre un
dio si sacrificava per lasciarmi fare, ma il dio della guerra sembrava
divertirsi e compiacersi del suo e del mio ruolo con sua sorella, alla
quale teneva alquanto. Per una volta lasciai finalmente perdere le
riflessioni e mi lasciai trasportare dai miei sentimenti: Atena piano
piano sfiorava con le sue candide mani le braccia, guarendomi le ferite
e insinuandomi un'agitazione non del tutto associata al dolore, della
quale però non mi vergognai. Non mi sarei mai stancato di
avvertire quel leggero tocco sulle braccia, tale da provocarmi quasi
uno spasmo di piacere, per poi passare dopo le braccia ai graffi sul
petto e all'addome allenato e stancato. I suoi lunghi capelli mi
avvolgevano a mezz'aria, mi sentivo catturato da essi, la dea avrebbe
potuto fare qualsiasi cosa, senza incontrare ostacoli. In eterno sarei
rimasto assaporandone le labbra ormai prive di sangue residuo, un
sentimento così divino e al contempo umano che mi possedeva, ma
destinato a non durare in eterno...per ora.
Infatti l'idillio dovette rompersi, poiché Ares, per quanto
contento, non riuscì completamente a sostenere l'assalto del
nemico, perciò Atena si staccò da me, afferrò la
spada e andò a dargli manforte, Gli stridii e le scintille che
scaturivano dalle lame metalliche iniziavano ad entrarmi nella testa
come gessi strisciati alla lavagna, ossessionandomi come in una sala di
torture americana o cinese, rumori e immagini da fermare, ora.
Ero sconvolto.
Da ormai più di mezz'ora gli dei combattevano con me o contro di
me, per me, ma i miei stavano per avere la peggio: mentre il dio
guerriero era inaspettatamente stanco, Ade non sembrava aver combattuto
a giudicare dalla forma fisica. Così corsi con la mano alla
pistola M1911, senza successo, scorgendola subito dopo nel lago di
sangue e brandelli di tessuto di Atena. Prima di mirare diedi uno
sguardo alle fascie ai polsi, poi feci fuoco.
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