Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...

di Steven Uchiha98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Fine, o l'Inizio? ***
Capitolo 2: *** Nell'Ade: incontri inaspettati... ***
Capitolo 3: *** Nell'Ade: L'Entrata. ***
Capitolo 4: *** Nell'Ade: Il Viaggio. ***
Capitolo 5: *** Notizie da Lassù ***
Capitolo 6: *** Finalmente da Ade! ***



Capitolo 1
*** La Fine, o l'Inizio? ***


prova 1

Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...


21/03/20xx, Washington, 2 km a sud della Casa Bianca.

Siamo barricati in trincea. Il nostro spazio aereo occupato. Nemici ovunque. Munizioni scarse. Ma siamo ancora in piedi: la precisione dei cecchini alleati ci permette di far economia sui proiettili, mentre si ricorre anche ai razzi per tirare giù quella dannata fanteria americana. Crollato questo avamposto, avremo la strada spianata per prendere la Casa Bianca e così avvicinarci sempre più al nostro obbiettivo primario: la terminazione dell'Impero "democratico" USA. Non so come l'Italia riuscì a staccarsi da tutto, formare alleanze con la Russia e liberarsi dello strapotere Nato. E ora siamo a un passo dalla fine, nel vero senso della parola, sia essa positiva o negativa, perché questa fortezza è davvero inespugnabile! Ma siamo ancora in piedi.

Sono teso, molto teso: non sbaglio un colpo, nessun proiettile vola inutilmente; in fondo sono Generale dell'Esercito non certo per raccomandazione. Io sono uno di quei governatori che assistono i loro cittadini in prima persona, sul campo, e in questo caso, in mezzo alle esplosioni. Nonostante sia circondato dalla morte, anche se i miei uomini spediscono nell'Ade decine e decine di vite, sono fermamente convinto che la pace possa esistere, ma solo come "mancanza di guerra". Ma mentre mi perdo in riflessioni un colpo mi prende alla spalla: è entrato nella pelle...mi accascio e urlo il nome del medico, che ansimante mi cura magistralmente la ferita, levando il proiettile con estrema precisione e fermando tempisticamente l'emorragia. Faccio per riprendere il fucile per iniziare ancora a seminare morte gratuita quando vengo attratto da una luce...

E' strana, ma ammaliante, non riesco a trattenermi: chiedo fuoco di copertura e corro verso quella moltitudine di arbusti facendo attenzione a non far rumore. Una sagoma è avvolta dalle fiamme; riconosco la fisionomia, e subito vengo preso dai sensi di colpa: "Cosa è successo? E' davvero...lei? E perché qui?" sussulto, l'istinto preme per levarla da quel fuoco, ma non soffre. Un repentino giro del corpo e inizio a sudare freddo: mi ha visto?

"Tu..."-sussurra-"Ma sì, finalmente sei arrivato. Fatti avanti Mark, vieni fuori." una voce fredda, ma nello stesso tempo leggermente derisoria, come se sapesse già perché sono qui e cosa il destino ci riserverà. Avanzo con il fucile in mano, il sudore che scivola dalle mani tremanti minaccia di farmi mollare la presa sull'arma: ho paura, per la prima volta: prosegue con il suo discorso, con un distacco a cui mi ero abituato, nelle serate in chat tentando di risolvere le questioni di coppia.
"E così ce l'hai quasi fatta. Il tuo grande sogno si è quasi realizzato: gli USA verranno presto schiacciati dalla vostra potenza. Sono stupita, avevi solo 14 anni quando mi hai confessato il tuo grande obbiettivo...Ti ho più volte ripetuto di crescere, di piantarla di fare il bambino, eppure hai continuato." le sue parole come filo spinato mi dilaniano dalla pelle fino al cuore, in un dolore che ossessivamente giustifico, come se il mio interlocutore non fosse la donna che ho sempre amato e dalla quale ho sempre ricevuto frecce avvelenate, al posto delle parole. 
"Eppure eccoti qui"-prosegue dopo una pausa, per osservare la mia reazione-"Che tremi...ma non è il freddo: sono io vero?"

Non rispondo. Sono paralizzato dal conflitto della mia parte rassegnata al destino contro quella che ancora vede una speranza. Non la riconosco più. Lei avverte questo mio subbuglio dell'animo, lo desidera, e lo alimenta. Le sfugge una risatina. Quasi prevedo le sue prossime parole, ma non sarò mai preparato ai suoi fendenti immateriali, ma altrettanto dolorosi.
"E' sempre così: anche l'uomo più infame si piega davanti a una donna. Tutti hanno un lato romantico, per quanto represso, nonché il più debole...altro che virilità, altro che essere uomini!" ora la sua voce sembra modulata apposta per accendere una polemica. Sta perdendo il controllo? No, anzi: è più calma che mai, e parla con parole che non avrei mai immaginato di sentire da lei, nonostante le nostre numerose liti...
"Se penso..."-ora riprende la compostezza di prima, per non attirare l'attenzione-"Se penso che anch'io stavo per cadere nella trappola dell'amore...Stavo per crederci anch'io sai? Stavi per piacermi, mi convincevo piano piano che forse l'amore avrebbe potuto davvero superare tutto. Ma mi hai aperto gli occhi, mi hai fatto capire l'importanza dell'odio e in più hai aumentato la mia fiducia in esso. E tu Mark? Dove sei arrivato con il tuo amore? Hai sbriciolato piano piano il tuo interesse per il sesso femminile, non hai più fatto niente con nessuna, pur di rimanermi fedele...solo amiche, mi promettevi. In effetti così è stato, per una volta hai mantenuto ciò che hai detto. Mentre il tuo cuore moriva, sei arrivato fin qui, a realizzare ciò che l'altra parte di te desiderava. Ma c'è ancora un ostacolo davanti a te, probabilmente più ostico della guerra...come va?"

Le punto il fucile, tolta la sicura: ormai ho capito.
"Sì, lo ammetto: sono io il grande capo che cerchi. Io governo gli USA!" segue una risata raggelante, ma umana: la risata di una ragazza che, per non soffrire per amore, incatenò il suo cuore e lo soggiogò al sentimento che più gli è affine e allo stesso tempo avversario. Non posso sparare, non riesco, e soprattutto Non Voglio. Mentre esito sull'imminente mossa da dietro la pira compare un'altra figura: mi punta addosso il fucile. Spara; in un momento mi trovo in ginocchio, mentre lei si avvicina...la vista piano piano si oscura...è la fine...

No. Non finisce così! Con un colpo di reni e con tanta, tanta forza d'animo mi alzo e mi avvicino verso la ragazza, la Mia ragazza: mi appoggio alle sue spalle, e tutto torna improvvisamente come prima. Le mie labbra sanguninanti incontrano le sue, ritroviamo la sintonia a lungo cercata ma mai trovata, ma destinata ad essere mantenuta in eterno. Lei ci sta, mi abbraccia, e partecipa del mio bacio, sapendo che sarà l'ultimo, almeno da vivi. Alla fine cado, i ginocchi si sciolgono, ecco i miei ultimi secondi di vita, queste ultime immagini mi paiono illusioni, ma sono reali: Minerva mi sfila l'anello dal dito, mi toglie il ciondolo e li indossa. Il mio legame è passato a lei, segno di un Amore destinato alla rovina terrestre, ma alla felicità nel prossimo regno dell'Ade...

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Capitolo 2
*** Nell'Ade: incontri inaspettati... ***


Nell'Ade...1

Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...

Incontri inaspettati, nell'Ade!

22/03/2033, Regno dell'Ade.

Eccomi qui: nel Regno dell'Oltretomba, il cui re è chiamato Ade. Sento ancora a malapena le voci dei miei compagni. Asked che cerca di prendermi le piastrine, come è solito fare con le sue vittime di guerra, ma che viene trattenuto da Jos per rispetto della mia anima. Agno si dispera, avrebbe voluto "usarmi" ancora come mitragliere del suo Viper per ripulire la Casa Bianca, ma a quanto pare dovrà trovarsi un altro guerriero che riesca a sostituirmi, e a riparare meglio di me i mezzi in volo! Insieme ai continui insulti di Agno e Shadow, Altair cerca di capire cosa sia successo, attraverso la pira, il mio cadavere e quello del soldato mio assassino. Sniper e Bras pensano invece a prepararmi la tomba: gli ho sempre detto che una volta morto mi avrebbero sotterrato nel campo di battaglia, ma gli avevo anche espressamente vietato di farlo in America! Vorrei mandargli un segno, ma non mi sono ancora chiare le leggi di questo Mondo, so solo che c'è una grande coda: la nostra Guerra sta dando molti giocattoli ad Ade...sperando ne faccia buon uso però! Una lacrima mi scende dall'occhio destro...ma riesco a prenderla. 
Sì, li sto abbandonando.

29/03/2033, Regno dell'Ade.

Una settimana è passata dalla mia discesa dal regno mortale nell'Oltretomba, e già inizio ad annoiarmi: è proprio come me l'ero immaginato, scuro, simile ad una caverna, e triste; eppure qualcosa manca, le anime, come se questo fosse una sorta di corridoio, un'anticamera prima del vero Regno...mi giro, ma non trovo nulla, se non pietra, stessa e monotona, come i miei guai. Ma nonostante la mia esperienza non ho ancora capito come risolverli ed evitarli, ed ecco dove sono. Né nell'Ade, né sulla Terra. Cado in ginocchio, oggi nella foga non ho potuto pregare, spero gli dei non mi abbiano abbandonato per questo. Cerco qualcosa per avvertirli della loro presenza, ma anche il suolo non smentisce la fama del luogo: nulla. Invoco la dea Atena dagli occhi azzurri, Dioniso e Marte, mentre pronunciando il nome di Venere sento una presenza non umana sempre più vicina a me, e nello stesso tempo molto lontana. Dev'essere proprio la dea dell'Amore, che ha forse rinunciato ad aiutarmi, o al contrario ha appena iniziato. Continuo il mio "dialogo" a un senso con gli dei, e piano piano avverto sempre di più non un corpo, ma un'anima forse, che si avvicina, ma come impaurita scompare...Finisco la preghiera, ma per cercare d'ingannare il mio misterioso avversario muovo la bocca senza produrre suono per attirarla, e nel momento in cui l'avverto maggiormente faccio per tirar fuori il coltello, pur immateriale, e girandomi di scatto l'afferro al collo, ma essa si dilegua abbassandosi. Mi ritrovo dalla sua parte originaria ora, spalle al muro, ma non sembra essermi ostile. Nonostante ciò sto bene in guardia, afferrando la prima cosa che mi capita a tiro: la pistola M1911 nel mio fodero. Gliela punto addosso, sapendo che non vorrei né potrei sparare, ma mi da sicurezza. Improvvisamente però mi sembra di capire, e vedo più nitidamente questa presenza: maschile, simile a me in altezza e corporatura, dall'elmo sembra avere i capelli più lunghi, ma non troppo. Se lo toglie, e pronuncia parole che m'illuminano, come un cero in questo posto buio.

"O Mark, o meglio Marco, dopo avermi invocato, e pregato per anni, nonché a volte dimenticato mi attacchi? Hai improvvisamente cambiato idea su di noi...e su di me?"sotto il suo elmo spunta una chioma di media lunghezza, i capelli mai pettinati finalmente prendono aria in ciuffi disordinati di un nero pece. I suoi occhi lasciano trasparire molta ira, occhi di chi ha vissuto la guerra dall'infanzia, e che ancora adesso va cercandole. Occhi di chi ha spesso subito sconfitte, sul campo e fuori. E sono rossi. Un viso ricoperto da graffi ancora sanguinanti e coronato da una cicatrice appena sopra il ciglio destro appoggia su spalle molto larghe, per finire in un fisico abituato al movimento, ma spesso troppo usato. Ma questo è il corpo di un Dio, perciò non soffre della maggior parte dei dolori tipici dei mortali, ma sicuramente ora chiede una spiegazione, anche se sa già tutto. Il suo sguardo parla chiaro: tira fuori dalla fredda pietra una spada e un giavellotto e dopo avermeli porti si mette in posizione di guardia. Titubante lo imito e mi preparo: non ho quasi mai maneggiato una spada! 

Inizia lui con un assalto duro che paro a fatica, seguito da un altro paio di fendenti che sembrano mandati a caso. La fortuna è evidentemente dalla mia, se riesco ad evitare di farmi affettare. Il quarto, ad altezza collo trova solo l'aria, e mentre riprende la spada per rimettersi in guardia rotolo mirando alle gambe, aspettandomi però un salto dell'avversario, che però non arriva. Sugli stinchi si disegnano due righe rosse mentre altro sangue precipita in parte sulla nuda roccia in parte si deposita sulla mia spada. D'un tratto mi accorgo di avere ancora un corpo, come il mio nemico. Dev'essere un optional compreso nel lasciare il mondo mortale. Mentre mi rialzo la risposta del Dio non si fa attendere e con un movimento rapido del braccio paro anche questo evitando di dividermi in due, ma un luccichio nella caverna mi attira e mi distrae, e l'altro ne approfitta stavolta per mirare anch'esso alle gambe: accorgendomene in tempo usando la spada come perno mi appoggio su di essa e salto, ma il duellante stende il braccio sbilanciando la spada e facendomi cadere. A questo punto sono con la schiena a terra, finito. Alza l'arma con un solo braccio, con il giavellotto sembra volermi trafiggere, ma a mezz'aria un'altra spada lo ferma.
"Eccola qui, sei venuta fuori alla fine!" con una risata a metà tra il malvagio e l'ironico tira fuori la spada con l'altra mano e ritenta l'assalto, ma stavolta uno scudo si para davanti a me coprendomi la visuale; immediatamente mi alzo e afferro la mia spada. Davanti a me si è parata una figura femminile, ammaliante, divina appunto, che non solo è bellissima, ma ha anche qualcosa in più, di sovrumano e perciò indescrivibile. Non ha una vera e propria armatura, tranne che per il petto, da un corpetto in argento all'apparenza rigido, ma che riesce a permetterle molti movimenti. L'elmo, anch'esso argentato, lascia scivolare fuori una chioma bionda molto lunga, che arriva mossa fino al fondo schiena, dove si conclude la toga del busto e inizia quella delle gambe. Anche questa...donna è una dea, e anche lei è venuta per me, nonostante non sia l'unico ad invocarla: cos'ho di tanto importante? Entrambi abbassano le armi e prendono fiato, specie quello che fino a pochi minuti fa era il mio avversario.

"Devi sempre dare spettacolo, anche nei Regni dove è già un onore entrarci, e soprattutto combattere!"
"Suvvia, mia dea dell'Intelligenza, ogni tanto bisogna divertirsi, mica volevo ucciderlo!"
"Non avresti comunque potuto." volse lo sguardo penetrante ma non severo verso si me "Come mai è ancora qui? Non è ancora entrato nell'Ade?"
Cercai le parole giuste, ma alla fine votai per la scelta più diplomatica, anche se fastidiosa: mi inginocchiai e a occhi chiusi li pregai di spiegarmi dove sono, cosa devo fare e soprattutto, cosa sono.
"O dei immortali, credo di avervi riconosciuti subito, per le caratteristiche attribuitevi da noi mortali infelici. Ma dopo il mio abbandono al Regno dell'Oltretomba sono finito qui, da solo e senza un piano, così vi ho invocati. Ho solo bisogno di una guida: voi siete...la dea Atena donatrice di arti femminili, altrimenti chiamata Minerva? Odo anche un'altra persona, mortale d'altra parte, che porta il vostro nome latino: e in effetti è simile a voi per aspetto e doti. Ma essa è consumata dall'odio, per le delusioni ricevute, e neanche mi riconosce; così ho incontrato la mia fine, senza compiere il mio Destino". La dea rimase pensierosa con l'asta e lo scudo di bronzo in entrambe le mani. L'altro combattente si fece avanti irato:
"E a me, non presenti? Sono forse inferiore ad essa per capacità o ingegno o aspetto? O hai compreso il mio linguaggio, e fatto parlare le armi invece che la bocca?"
"Esatto, o Marte, e per questo ti ho dovuto fermare: tieni buone le tue energie per la guerra in conclusione lì, dove la terra è unita in tanti piccoli stati confederati. E ricorda che anche stavolta ti sei messo dalla fazione mia nemica, e sei ancora in tempo per ripensarci."
"Perché farlo, quando mi si presenta una nuova occasione di sconfiggere la Bella Atena, che tra tutti si distingue in battaglia per il valore? No, stavolta sarò io la tua rovina!"mi sembrava un sogno, e per un lungo lasso di tempo ci credetti; ma le voci ovattate dei miei compagni parlavano chiaro, ero nell'Ade, al cospetto di due dei, alquanto affini e onorati da me. Eppure il mio presentimento era ancora lì: dovrei incontrare Ade, nonostante l'argomento dell'eventuale udienza mi sia ancora sconosciuto.
"Lascia stare, o stolto: come hai detto in precedenza, ne discuteremo in un ambiente più consone, e con altri linguaggi più eloquenti di quello attuale. Qui un umano ha smarrito la via per il Regno dei Morti, o meglio, non l'ha mai trovato. E come sai ci sono solo due momenti in cui un'anima viene qui: o non è ancora il  momento del suo distacco, o il Fato di quest'uomo è ancora incerto. Noi dobbiamo aiutarlo a far luce sul suo futuro, e assisterlo. Su, o Marco, afferra la mia mano, e..." improvvisamente, come una saetta fulminasse un'antenna, il corpo della divinità si contrasse in uno spasimo di dolore che fece raggelare il sangue, sebbene ne fossi sprovvisto, ora come ora: l'armatura argentea si oscurò, l'asta colpì il suolo, mentre l'equilibrio mancava. Mi alzai spontaneamente e con un colpo di reni mi spinsi fino a poter afferrare sotto di essa il suo corpo ancora materiale: senza resistenza cadde sulle mie braccia. L'altro dio, Marte, rimase impietrito dalla scena: non credeva ai suoi occhi, sebbene ne avessero visto tante, di vicende, ma questa gli mancava.
Nonostante sia dea della guerra, è pur sempre una donna: il suo corpo...era caldo, e morbido; mi sentivo in pace, con tutto.
"Marco, ma sei impazzito!? Non puoi assolutamente..."
"Zitto" interruppe Atena una volta sollevata dal dolore "Non sento più male, come se l'avesse neutralizzato in un momento..." continuò con una voce bassa e leggermente sofferente "Come se la sua volontà ed energia mi avessero salvata"
"Ma un mortale..."
"Comprendo la tua invidia, Marte, ma sento qualcosa di speciale in lui, ma incerta. Chissà se diverrà positiva o negativa..."
Passò qualche secondo di immobilità totale, poi Ares, imbarazzato, le ordinò almeno di alzarsi, così la aiutai. Entrambi eravamo stati colpiti nei nostri punti deboli, comuni a tutti gli uomini, dei o mortali. Eravamo come alleati a questo punto, contro l'imbarazzo.
"Ad ogni modo" riprese la dea una volta in piedi raccogliendo le armi "Aiuterai quel ragazzo, e quindi me?" non riuscii molto a sentire ciò che gli disse, poiché appoggiò le labbra vicino all'orecchio.
"E va bene! Solo perché non posso lasciare una donna sola!" m'intromisi, ferito nel mio orgoglio maschile:
"In teoria ci sarei anch'io!""Ma tu sei quello da aiutare!" mi rimproverò Marte.

Così la prima settimana fini a questo modo: trovai dei "compagni", ma la notte dello stesso giorno non riuscii a prendere sonno, il mio pensiero era fisso su Minerva e Atena, e tutto il resto svaniva in confronto a loro due...certo sembrerebbe normale, in fondo sono una dea e la mia ex ragazza, però non è solo quello...improvvisamente una spada perforò la roccia di fianco a me, mentre una persona si chinava alla mia altezza.
"Guarda che si capisce che non stai dormendo...Afferra la mia mano, e parliamo un po' con voce e lame, in attesa del tocco di Morfeo". Mi tirai su e strappai dal terreno la spada, mettendomi in guardia. E' incredibile, mi sembra un sogno: questi dei, creature divine, superiori a noi, mi parlando come fossi uno di loro! E se facessi lo stesso con loro non mi direbbero niente!
"Posso davvero, o Marte, confrontarmi con voi a duello? Mi sento un po' inferiore, e già foste generosi con me!"
"Non fare tante storie, mortale, o hai timore nel sentire il fragore del ferro? Eppure porti una bella divisa, anche se di tessuto e non di metalli! Inoltre...io voglio solo combattere, non importa contro chi. Infine hai fatto ciò che vorrei fare anch'io (con un'altra però), perciò avrai qualcosa di speciale: io ci provo da decenni e tu, appena morto, ci riesci all'istante. In guardia!"

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Capitolo 3
*** Nell'Ade: L'Entrata. ***


Nell'Ade: Il Viaggio!

Una Vita all'Amore, una all'Odio...

Nell'Ade: L'Entrata.


Sollevai allora convinto la spada da terra e mi misi in guardia, non prima di aver pregato, ma il dio mi bloccò con la spada:
"Stupido, così invochi me che già sono qui e lei che sta dormendo!" un po' imbarazzato allora mi misi in piedi e iniziai l'assalto.
Partimmo entrambi alzando la spada, la mia stavolta fu la più veloce mettendo l'avversario sulla difensiva, permettendomi di proseguire con l'attacco. Mi resi conto di essere veloce ma ripetitivo nelle offese, non a caso Marte non incontrava alcuna difficoltà a fermarmi.. Proprio durante una di queste egli mi colpì alle gambe col piede facendomi perdere l'equilibrio che ritrovai poggiando a terra l'asta; poi saltai e colpii l'elmo del nemico con un calcio, facendolo rotolare a terra. Lui però nello stesso tempo con la mano libera mi prese per il giubbotto; mi spinse lontano e si accinse a recuperare la protezione; a quel punto lanciai l'asta per fermarlo, ma con un abile colpo di spada la spezzò e infine raccolse l'elmo bronzeo. Giocai allora il tutto per tutto alzando la spada sopra la testa, ma Marte neutralizzò il colpo abbassandosi e con una capovolta si mosse dietro di me pronto a fendermi la schiena, ma fortunatamente persi nuovamente l'equilibrio cadendo in avanti e non subì alcun danno.
"Eheheh..."ridacchiò il dio tra una stoccata e l'altra "Prima non eri così abile: c'è un altro dio dalla tua?"
"Niente di tutto ciò: semplice istinto di sopravvivenza, in aggiunta a un po' di tecniche copiate e strategie costruite al momento!" il duello proseguì anche come discussione, sotto forma di parole, poiché egli era davvero bravo a duellare a parole e spade! A differenza di me che a fatica gli stavo dietro...
"Allora Marco, com'è stato con Atena?" la sua domanda mi deconcentrò e aprì un varco nelle mie difese, così che lui insistette:
"Suvvia, nonostante tutto siamo anche noi in parte umani; in più tu sei un maschio, dovresti averlo sentito più di tutti!" gli feci cenno di abbassare la voce, poi durante una mia parata mi decisi a rispondere:
"E'...è stata un'emozione mai provata: ne sono tuttora estasiato e stupito. Ma scusa, in fondo non è successo nulla!" stavolta fu lui a zittirmi:
"Se però hai intenzione di urlare ti avviso che la sveglierai e io non avrò capito niente! Ad ogni modo" prese fiato per continuare la discussione e la battaglia "Qualcosa è accaduto, e un bravo fratello lo capisce (non l'avresti mai detto eh?). Per un momento gli sguardi vostri si sono incrociati. Inoltre sono uguali: azzurri, e bellissimi! Li avessi io..." preso dall'imbarazzo, provai a distogliere la mia attenzione sulle sue parole attaccandolo, ma senza risultato. Allora presi coraggio iniziai a spiegargli la storia di Minerva.
"Ho capito. Non sapevo di questi avvenimenti...Forse la mia sorella sì, in fondo ti ha sempre seguito da qui sopra." disse dopo che ebbi finito di raccontare.
"Mi seguiva dal vasto cielo?" pensai "Sono davvero così importante?" Intanto Ares continuò il suo ragionamento:
"Perciò la nostra dea potrebbe essere simile a lei, non solo per nome? Ora che ci penso, nel momento in cui tu lasciasti la terra lei ebbe un malore: sputò anche sangue, nonostante la nostra apparenza invisibile". A quel punto la nebbia dimorante nella mia mente fu in parte scacciata dalle sue parole, lo stesso accadde nel mio cuore, così che preso dall'esaltazione ferii l'avversario alle gambe facendolo cadere a terra, per poi puntargli alla gola la spada. Duello finito. Avevo perso, perché in un attimo di distrazione mi trovai una fresca lama di coltello appoggiata al mio collo.
"Spiacente, o mortale infelice, ma le tecniche divine non ti sono permesse, né di usarle né di neutralizzarle; sii più cauto anche se credi di aver vinto!" con un sorrisetto levò l'arma dal mio corpo e mi strinse la mano.
"Mi stupisco sempre di più di te: in appena otto giorni hai fatto ciò che da decenni cerco di fare, in più sei abile, sebbene non avessi mai impugnato una lama. Non comprendo il motivo della tua morte, che avrà in mente il Fato?"
"E' per questo che incontreremo Ade: per chiedergli spiegazioni" una voce femminile risuonò alle mie spalle spaventando me e Ares; speriamo non abbia sentito i nostri discorsi!

"Uh!" esclamò rosso in viso Marte "Siete voi! Non stavate riposando? Vi abbiamo forse svegliato? Siamo costernati!" ella quasi teletrasportandosi avvicinò il suo viso il più possibile a quello del dio e gli sussurrò parole pesanti, che a stento sopportò, tra l'estasi e la paura: anche gli dei cadono nelle catene femminili; ad ogni modo non riuscii a comprendere le loro parole. In seguito si girò di scatto verso di me facendomi cenno di seguirla: a volte era davvero ferma e autorevole....doveva aver compreso qualcosa. Dunque io e il mio compagno ubbidimmo dirigendoci verso l'uscita della caverna dove riposammo, la quale presumibilmente avrebbe condotto all'Ade: quello era il confine che da anima umana infelice non avrei potuto oltrepassare. Dovevo cercare il Re di questo mondo, perlustrando il luogo; ma non ce l'avrei mai fatta da solo, perciò chiesi aiuto alla Pallade Atena e ad Ares. Mi stupii della naturalezza dei nostri dialoghi, della sfacciataggine che spesso dimostravo nei loro riguardi, come fossero miei amici. Loro per giunta non mi rimproveravano! Tuttavia il rapporto con la dea dagli occhi azzuri fu un po' più ambiguo ed incerto, simile a quello con Minerva.
Infine si fece giorno, fra il nostro duello e la nostra discussione avevamo perso la cognizione del tempo. Fu strano, per me, rivedere il giorno, poiché in tutti i libri il Regno dei Morti è descritto come buio, oscuro, triste; invece questo posto veniva illuminato, nonostante non abbia ancora visto anime e quindi abbia una visione incompleta del mondo, non sembra così male...forse il peggio doveva ancora venire.

30/03/2033, Regno Dell'Ade,

A questo punto ci dividemmo per trovare un varco per...entrare in questo mondo che già mi tormentava, sebbene non l'avessi lontanamente conosciuto.
"Ares, dato che non abbiamo mai avuto necessità di venire qui, potresti chiedere in giro intorno a questo luogo? Potresti iniziare da Ermete..." propose Atena.
"Ferma un attimo, sorella cara. Ricorda che c'è una guerra là sotto tra i vivi. Questo vuol dire che ci sono stragi, sangue e morte. Sai che mi esalto con queste cose, ora inoltre ho proprio voglia di esaltarmi. Se poi non te lo ricordassi, ti avviso che abbiamo patteggiato per una delle due fazioni, perciò saremmo anche nemici!"
"Stai tranquillo, caro mio: arriverà anche il nostro momento, con la mia terza vittoria!" Ares fu effettivamente battuto per ben due volte da Atena, in virtù dell'intelligenza di quest'ultima, se non a causa dell'impulsività e dell'eccessiva violenza del primo. Ogni guerra quindi era diventata un motivo di contesa fra i due, più alimentata da Marte in quanto Atena prediligeva una via diplomatica e meno violenta, e pur non avendo voglia d'imporsi, desuderava però abbassare la cresta a suo fratello. Sapeva che non sarebbe mai riuscita a calmarlo, in fondo egli era nato per questo! Era simpatico ad Ade poiché nelle sue stragi lui ci guadagnava sempre, poi Afrodite per un motivo ancora ignoto, ma sembra nutra una sorta di passione per lui...
"Vedremo! Magari per una volta vincerò io! Non sempre il cervello batte la forza!"
"Ehm...sì invece." a questo punto un silenzio imbarazzante cadde su di noi, come un gruppo di amici che dopo una battuta scherzosa non trova appoggio nelle risate, o quando un ragazzo e una ragazza infatuati non trovano niente di cui conversare e si ritrovano in un silenzio quasi ridicolo, così ci sentimmo un po' tutti noi: imbarazzati e incapaci di andare avanti, volgevamo lo sguardo altrove per non incappare in quello altrui e aumentare così il rossore del nostro volto. Fu finalmente Atena a rompere il ghiaccio, congedandoci dall'altro dio e tornando nella prima caverna, da me battezzata "La Caverna Del Male", poiché in una settimana non mi fu possibile trovare una via d'entrata per l'Ade; sarei ancora lì ad impazzire se non fosse stato per questi due dei che decisero di venirmi a soccorrere, nonostante probabilmente non me lo meritassi, per quello che penso io.
"Allora Ares, Marco e io torneremo dentro cercando un'entrata, mentre tu raccoglierai informazioni"
"E..." Ares ci indirizzò un occhiolino, specie alla sua rivale.
"E vai a giocare a quella maledetta guerra!"
"E' necessario, mia cara sorella: non tutto si risolve a parole! Inoltre, perché vuoi privare un guerriero del suo unico diletto?"
"Perché il suo "diletto" va avanti a scapito di altri...ad ogni modo va', ci ritroveremo dentro, se proprio sarà necessario" detto questo ci separammo lasciando il dio guerriero a vagare per la Terra, mentre io e Atena scendemmo nuovamente nel sottosuolo per andare avanti. All'inizio rimanemmo zitti come fossimo semplici conoscenti, poi prese la parola:
"Marco...come mai non ci hai invocato prima di confrontarti con Minerva? Avremmo potuto aiutarti, magari non saresti neanche morto." la sua voce non era ferma com'era suo solito: era leggermente agitata, come se qualcosa la angosciasse.
"Vedi...questa era una faccenda che avrei dovuto risolvere da solo. Inoltre non sapevo bene che fosse Minerva; sembrava un'altra persona, non la riconoscevo più. A quanto pare però il Fato ha voluto rendere vana la guerra..."
"Non è detto: noi stiamo andando da Ade proprio per chiedergli perché. In più gli chiederemo di riportarti su; così la tua morte non sarà vana e potrai finire ciò che hai iniziato". Tornammo nella cava dove avevo incontrato i due dei per esaminare le pareti ed il pavimento, ma niente: solo e soltanto nuda pietra, grigia e triste. Non vedendo altra alternativa, m'inginocchiai e incrociando le dita iniziai a pregare.

Nel momento in cui smisi di pregare non accadde nulla...stavo per perdere le speranze quando arrivò Ermes, il messaggero degli dei, il quale mi spiegò il modo per entrare. Rinfrancato, eseguii le indicazioni del dio e dopo aver recitato un particolare inno la roccia reagì ritirandosi di qualche metro, eccezion fatta per la porta, che mi permise finalmente di entrare nel vero Regno dell'Ade e di iniziare il mio viaggio per andare a trovare il suo Re...

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Capitolo 4
*** Nell'Ade: Il Viaggio. ***


Nell'Ade: Il Viaggio!

Una Vita all'Amore, una Vita all'Odio...

Nell'Ade: Il Viaggio.

Finalmente varcai la porta del Regno dell'Ade, dopo settimane di soggiorno in una sorta di anticamera vuota, con la dea Atena al mio fianco e il dio Ares in ricognizione per cercare un'altra entrata e, nel caso dovesse presentarsi la necessità, un'uscita. Mentre attraversavo un lungo corridoio colsi un sorriso divertito sul volto della dea. Mi misi al suo fianco e continuando a camminare la fissai e le chiesi scherzosamente:
"Lo sapevi?"
"Diciamo che l'ho intuito" rispose
Mi scappò una risata che contagiò tutti e due. Aveva una voce ammaliante, anche quando rideva era splendida. Nessuna persona avrebbe potuto eguagliarla, e l'ultima fu trasformata in ragno per l'affronto. Tornato serio mi scusai per la battuta inopportuna, venendo ricambiato con un'occhiata sorpresa, che fece lo stesso effetto anche a me, per la verità. Cercai allora di spiegare, ma non feci altro che aumentare simultaneamente la sua incredultià...e il mio imbarazzo, così troncai a metà la frase. Lei intuì ciò che intendevo, quindi cercò di rassicurarmi:
"Guarda che comunque non servono le pinze per trattare con me, o almeno non a te. Non sei un qualunque mortale, come Minerva d'altronde" quest'osservazione mi colpì e attirò più di ogni altra cosa la mia attenzione; non ci misi molto a risponderle infatti:
"La conosci?"
"Diciamo di sì" prese a camminare più in fretta, la sua voce si era fatta leggermente più grave, ma subito tornò calda e un po' allegra "Forse lo scoprirai: siete speciali" si girò e mi guardò con i suoi occhi che riflettevano la calma del più bello dei mari, mentre in lontananza però si avvertiva l'arrivo di una tempesta: sotto la sua grande sicurezza c'era un velo di contrasto. Ma il glauco colore dei suoi occhi era davvero strabiliante, innaturale. Nulla a che vedere con i miei: tutti  coloro che mi conoscevano esaltavano i miei occhi azzurri, ma quelli della dea...
Un suo strattone mi riportò alla realtà, mostrandomi un nuovo salone, non diverso dai soliti, ovvero una sorta di caverna buia dove non si vedeva anima viva. In compenso, di morte ce n'erano molte, intente a vagare per il luogo senza una meta, o indaffarate nelle mansioni alle quali si dedicavano prima di spirare: dai personaggi più famosi ai miei amici caduti così giovani in battaglia per me e per la mia causa. Già, per me, ma ora sono qui a fargli compagnia in questo luogo inospitale, sarà stato tutto vano? Oppure qualcuno seguirà le mie volontà e realizzerà il mio sogno, o cadendo insieme a me per la medesima causa? Eppure sono qui, con due dei, probabilmente a compiere il mio destino e aiutare i commilitoni, gli alleati, i sostenitori, che finora mi sono stati fedeli, sacrificandomi per essi. Non posso esser morto per nulla! So che però non sarà facile: poche persone sono tornate dall'Oltretomba, spesso senza riuscire a far niente e le loro gesta sono raccontate nei miti, che chissà corrispondenti al vero.
Mi sistemai in un angolo particolarmente buio della caverna, per non attirare l'attenzione a causa delle mie vesti inusuali: non dev'essere normale vedere un soldato con la divisa russa e un fucile AEK a tracolla. Confusione, ecco ciò che avevo in testa. Idee, pensieri, teorie e supposizioni facevano a gara per farmi impazzire, mentre le certezze venivano sradicate e le regole infrante, io lottavo per fare ordine con le possibilità che ha un soldato di fermare tre carri armati. Aspettavo nello stesso tempo un aiuto, da una persona, da una divinità, da un demonio, o che altro. Ma non arrivò; spirava solo un vento piuttosto strano per un luogo chiuso, caldo, neanche forte: come se ci fosse qualcosa che mi attira verso un luogo ignoto, inquietante, che rompe ogni difesa, come fosse...
Finalmente mi accorsi dei cenni della dea per attirare la mia attenzione. Quando la degnai di uno sguardo ella mi indicò una porta custodita da due anime con armature nerissime, degne di nota, armate di lancia e scudo e con legata alla vita un fodero dove presumibilmente era riposta una spada; avrei dovuto chiedere loro informazioni? Ma come iniziare il discorso: con un linguaggio pacato e civile, oppure con un linguaggio forte e deciso? E poi, mi ascolterebbero? Soprattutto, vorranno aiutarmi? Improvvisamente mi rendo conto di quanti scrupoli mi stia facendo, di quante esitazioni abbia anche in una situazione così semplice; ecco la causa della mia morte: il timore e l'esitazione nell'uccidere Minerva. Eppure, se avessi terminato la sua vita, anche in caso di un'eventuale morte da parte mia, gli USA sarebbero caduti in una grossa crisi e i miei alleati ne avrebbero potuto aprofittare e finire la guerra. Invece solo a me toccò questa sorte, perciò devo fare in fretta: parlerò con quelle guardie, come è mio solito fare; se vorranno ascoltarmi lo faranno e se potranno mi aiuteranno, in qualsiasi modo glielo chieda, se così è scritto!

"O guerrieri, da molto sembrate essere qui a vegliare su questa porta. Le vostre armature, così nere e lucenti, sono davvero splendide: è un peccato che si debbano sporcare della sabbia e del fango dei campi di battaglia. Sareste così gentili da soddisfare una mia richiesta?" le due guardie non risposero: semplicemente si sciolsero a terra, loro con le armature d'ossidiana, formando due biglietti. Presumibilmente ne avrei dovuto raccogliere uno scartando l'altro, e contando sulla mia fortuna e sulla benevolenza del destino avrei dovuto scegliere quello giusto. Mi girai verso Atena, che da un po' era diventata silenziosa, il suo viso scuro, ma soprattutto: il suo corpetto argenteo stava ossidandosi. Come la prima volta, quello era segno di un imminente malore! Corsi indietro a sorreggerla mentre iniziarono gli spasimi di dolore; per un momento ebbi l'impressione che fosse collegato a qualcosa...
Avvertì le medesime, fantastiche sensazioni della volta precedente, ma improvvisamente una forza oscura travolse la mia anima e quella della dea, che riuscirono a difendersi solo grazie al sostegno dell'altra: non dipendeva dall'Ade, era estraneo anche agli dei, altrimenti non sarebbe stata così forte. Questo significava solo una cosa: sulla Terra stava accadendo qualcosa di talmente terribile da sconvolgere anche gli dei! Significava anche che non avevo più tempo. Con un ultimo sforzo aiutai la dea a tirarsi su, con molta fatica si eresse in piedi, finché non ritrovò la fierezza della sua postura eretta, poi mi disse parole che mi riempirono di gioia, accompagnate da una risatina quasi arrendevole:
"Ancora tu...è incredibile, l'hai fatto di nuovo, te ne sono doppiamente grata. Spero non accada nuovamente, a meno che non ci sia tu"
Arrossii violentemente, ma cercai in ogni modo di ritornare alla compostezza di prima spiegandole la situazione che mi spinse a soccorrerla, nonché la misteriosa forza oscura che incontrammo; il viso dell'interlocutrice non fu per niente preoccupato, mentre l'argento del corpetto e dei bracciali si ravvivò tornando al colore originale:
"Quindi ci stai prendendo gusto a venire in mio soccorso?" chiese infine.
Il mio imbarazzo fu all'apice, tanto che avrei voluto scomparire immediatamente dal cosmo. Ignorando il mio stato d'animo, ella prese a spiegarmi il motivo di questo buio nella sua anima, infatti le successe già all'inizio della guerra, ma non contribuì a dissipare i miei sospetti, anzi li alimentò:
"Ad ogni modo" conclusi "Dobbiamo fare in fretta o questa forza negativa non ti abbandonerà. Anche se sei una dea, superiore a tutto, non credo sia piacevole stare così ogni volta" mi piegai verso i bigliettini facendo per prendere quello di destra, quando notai un terzo foglietto più nascosto rispetto agli altri due; lasciai stare quello scelto e lo sostituii con quello nuovo. Non sembrava di carta dato il suo colore nero, con incisa in gesso la scritta "G.B.G - 01 B.G.Y.G", la dea si sporse dietro di me per osservarlo, ma storse la bocca ignorando il significato di quella strana combinazione di caratteri, che a me invece appariva troppo familiare. Dunque Pallade, intuendo il mio pensiero, mi chiese se mi fosse venuto in mente qualcosa intorno al misterioso codice:
"Fin troppo. Le prime due lettere sono sicuramente il vero nome di un cantante..."
"Lo conosci?" mi chiese di rimando la dea con gli occhi che brillavano.
"E' il mio preferito. Ma non mi viene in mente il nome: si chiama in arte Jon Bon Jovi, ma il nome vero...niente, mi ricordo però che era di origine italiane"
"Anche trasfonrmando le G in J ne mancherebbe una...senti, io vado a cercare degli indizi nel salone e fra le anime, magari ci verrà in mente qualcosa" detto questo si allontanò da me per visitare le tristi anime dell'Oltretomba, verso le personalità cristiane. Pochi metri mi separavano dalla divinità, eppure sentivo un vuoto nell'anima...non andava bene, per niente.
"Paolo di Tarso, Francesco d'Assisi, Giovanni Battista...." quando sentii quel nome ebbi un'illuminazione.
 "Giovanni Battista!" corsi verso la dea con le gambe che si muovevano da sole, mentre la mente pensava ad altro, probabilmente non solo quella. D'istinto feci per abbracciarla, ma riuscii a fermarmi. Fu un difficile trattenermi a causa della gioia di aver risolto casualmente quel grattacapo:
"Si chiama Giovanni Bon Giovanni, in arte Jon Bon Jovi! Grazie, mia dea!" essa non parlò, in compenso si voltò fissandomi con i suoi occhi, così profondi e caldi, un po' m'intimorivano, al punto che non avrei saputo prevedere cosa sarebbe successo in seguito; infine parlò esprimendo la sua contentezza per la rapida riuscita della prova, che però non era completa. Osservai il piccolo biglietto e sussultai:
"Questo però..." le regalai un sorriso che sperai di rendere piacevole, nonostante i denti sporchi per le giornate in trincea "è troppo facile: è il titolo della canzone Billie Get Your Guns, dei Bon Jovi appunto!" ero entusiasta: finalmente la mia scarsa conoscenza in fatto di musica fu ripagata, mi fu utile in un momento così importante! La porta si sbloccò con un sordo rumore metallico. C'incamminammo verso una nuova e buia stanza, quando la dea Glaucopide mi chiese il motivo della veloce decifratura del messaggio. Semplicemente è il mio gruppo preferito: conosco quasi tutti i suoi album, una cosa del genere non mi sarebbe mai sfuggita!
"Chi l'avrebbe mai detto" rispose lei "che queste informazioni raccolte nel mondo mortale sarebbero servite così tanto?"
"In fondo però si tratta di musica, non è così mortale l'arte!" la divinità annuì e arrivammo alla soglia della porta. Nonostante fosse aperta il luogo era talmente buio che rendeva impossibile scorgere il benché minimo particolare della stanza antistante: dava l'impressione di essere un altro corridoio.
Appena la varcammo sentii la terra mancare sotto i miei piedi, così iniziammo a precipitare nel vuoto.

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Capitolo 5
*** Notizie da Lassù ***


Notizie da Lassù

Una Vita all'Amore, una all'Odio...

Notizie da lassù...

Era quasi un minuto che precipitavamo nel vuoto in quell'oscura torre, piano piano scorsi volti di vari personaggi più o meno famosi, alcuni contratti in silenziose urla di dolore, altre serene, altre ancora sorprese, con impressa nella mente l'ultimo attimo di vita prima di morire; al mio fianco non vidi la figura della mia compagna, come fosse precipitata in un altro burrone...in effetti arrivò prima lei a toccare terra, volendo dire che ci eravamo divisi.

Una volta atterrata, Atena si rialzò immediatamente e si volse a destra e a sinistra per individuare qualsiasi cosa...o qualcuno, senza riuscirci per via del buio che quasi tangibile avvolgeva la dea e l'antro. Scoraggiata, si sedette su una pietra dietro di lei prendendo fiato, quando un repentino cambio di luce l'accecò e sobbalzò in piedi appoggiando la destra all'elsa della spada in guardia, mentre cercò compulsivamente il suo scudo con la testa di Medusa. La luce era potentissima, come se il Sole fosse direttamente entrato nel freddo luogo dell'Ade; in effetti fu così, infatti Atena si coprì gli occhi nel punto di origine del fascio luminoso e vide una figura stagliarsi dall'alto di una strana apertura della caverna, anch'essa lucente. Non era robusto come i suoi compagni, ma il suo corpo asciutto e il fisico perfetto suscitavano invidia al più allenato degli atleti, coperto da una leggera armatura dorata, infusa della luce del grande astro infuocato, che finiva alla vita con dei calzari altrettanto leggeri ma resistenti a vedersi. Non portava l'elmo, in compenso portava una divina chioma rossiccia riccia, mentre alle spalle ciondolava una faretra, il cui arco era impugnato nella mano sinistra in posizione di riposo:
"Stavo giusto aspettando un'altra complicazione..." borbottò Atena.
"Complimenti, Saggia, chi avrebbe mai detto che ti saresti avventurata nelle fredde pareti dell'Ade? Non certo noi immortali, ma non ci sarebbe molto di cui stupirsi, eri così turbata quel giorno! A proposito, dov'è il tuo protetto?" esordì Febo da quella posizione regale.
"Fai poco lo spiritoso, Apollo; entrambi abbiamo poco tempo, lo sai, inoltre ti credevo in America a proteggere le truppe nemiche."
"Effettivamente la mia posizione sarebbe quella menzionata, come il mio ruolo, ma già il grande Poseidone scuotitore pensa ad intrattenere i russi: in fondo non si sarebbe mai alleato con te, in onore della vostra antica inimicizia". Atena si lasciò sfuggire una smorfia e con tono sprezzante riprese la parola:
"Figurarsi, non avrei mai voluto averlo di mezzo. Perciò devo dedurre che anche Zeus e Ade dell'Oltretomba abbiano preso posizione nella guerra? Sarebbe ora, dato che siamo già alla fine e pochi di noi si sono interessati...", mentre pronunciava queste parole da dietro Apollo apparve anche Ares furente, con un'espressione di superiorità ironica, quasi ilare, a continuare il discorso.
"...A questa guerra. Ebbene sì, sorella mia, gli dei con un concilio (al quale gentilmente non siamo stati invitati) hanno preso le posizioni in base alle vecchie alleanze e  rivalità fra loro, scegliendo fra me e te o il tuo caro amico dei mari. Sorpresa?" l'ultimo periodo ebbe l'effetto sperato dal Dio della Guerra, infatti l'interlocutrice strabuzzò gli occhi in un'espressione più divertita che sorpresa.
"Tu. Con me. Rinunciando ad un'opportunità per farti battere? Non ci credo."
"E perché no? Non voglio sconvolgere il destino e il tuo caro compagno sconfiggendoti a duello, non sono così cattivo con le sorelle!" Nonostante la luce da dietro la coppia di dei, che si ridimensionò in intensità, Atena scorse il viso del fratello contratto in un occhiolino derisorio, ma non si scompose troppo e assunse un tono un po' altezzoso e femminile, raddrizzando la schiena e ricomponendosi:
"Fratello, non sarai certo tu a sconvolgere il destino, come non sarai tu a battermi per la prima volta. E' inutile, il nostro legame di fratellanza sono le TUE sconfitte!" poi, finendo di schernire e di imbarazzare Marte, si rivolse verso il nuovo Dio in scena, che fino ad ora non si era lasciato sfuggire nulla a parte risate durante il battibecco fra i due guerrieri, per chiedere di più riguardo la guerra.
 
"Dunque le parti si sono stabilite?"
"Arrivo dall'alto dell'Olimpo per annunciarlo" rispose il dio Sole solennemente "Come al solito ognuno di noi si è messo da una parte piuttosto che da un'altra basandosi sulle simpatie, ad esempio lo scuotitore di terre Poseidone sostiene la fazione avversa alla tua, in onore alla vecchia contesa che vi coinvolge. Nonostante ciò, molti Superi per evitare inimicizie con gli altri rimasero neutrali. Il tempo è giunto, ora il destino della guerra e del protetto è nelle tue mani: devi persuadere Ade per far tornare in azione Marco"
"Stai dicendo che questo "arduo" compito è affidato a me soltanto?" rispose improvvisamente con falsa arroganza la dea Glaucopide
"Precisamente" annuì Marte "A te e a Marco. Inoltre il Febo ha anche predetto qualcosa di molto ecclatante, senza però farne parola con alcuno di noi, forse per non rovinarci la sorpresa, o perché è troppo importante per essere detto"
"Ma forse non te la senti. In fondo non è un compito semplice, ti senti pronta?" Atena abbassò lo sguardo e si compiaque dei pensieri che scoprì nella sua mente.
"Caro Apollo, accetterei questo incarico solo per smentire le tue aspettative!" fece una pausa ad effetto facendo l'occhiolino al dio Sole "E comunque lo faccio per Marco, oltre tutto". Dopo questa conclusione Ares e Apollo si scambiarono un'occhiata di complicità mormorando parole che la dea potè solo immaginare, infine il dio della guerra prese la parola:"Allora ci avevo visto giusto...ad ogni modo va da Zeus, o Apollo, infine da Poseidone per riferire la nostra decisione; noi ci occuperemo di Ade. Per ora mi limiterò a fare il punto della situazione con Pallade, a proposito arriva Marco".

Appena mi rialzai dalla caduta scorsi una luce abbagliante non lontano da me, alla fine del lungo corridoio dove finii, quindi mi precipitai verso di essa, sbucando in una gigantesca caverna con una specie di cratere in cima, dal quale spuntavano come statue Marte e Apollo, mentre a terra stava Pallade Atena, che intraprendeva una discussione con i primi due. Quando mi vide, la dea mi venne incontro e mi espose il discorso e con Ares fece il punto della nostra situazione, mentre il dio Sole tornò all'alto Olimpo, privando l'Ade dello splendore a cui i miei occhi erano già abituati. Dopo la spiegazione partimmo alla volta della stanza principale, finalmente di fronte a noi, con Atena in testa; ipotizzai che lì si trovassero le anime più virtuose, i personaggi che fecero la storia e diedero contributi alle più svariate arti e scienze, con un margine di errore molto basso, mentre Marte mi chiese cos'accadde in sua assenza
"Ha avuto ancora un malore. E..." ebbi un attimo di incertezza, ma lui capì senza ulteriori spiegazioni.
"Immaginavo sarebbe accaduto" rispose sottovoce come me "Ma fra un po' sarà tutto finito. Comunque stai calmo e ricorda che sei mortale"
"Ma c'è del divino in tutti noi, senza contare l'immortalità della mia anima", replicai
"Sei saggio Marco, si vede che amavi leggere, comunque non so quanto possa importare a Zeus e agli dei nostri fratelli, perciò preparati per un'eventuale battaglia. Dopo Ade però!"
"Ovvio!" un mezzo sorriso mi spuntò dal viso, arrivando a contagiare anche il mio compagno in uno sguardo di complicità; infine tornò assorto nei propri pensieri ognuno a dirigersi verso il luogo dell'ultimo atto del mio viaggio nell'Oltretomba...




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Capitolo 6
*** Finalmente da Ade! ***


Finalmente da Ade!

Una Vita all'Amore, una all'Odio...

Finalmente da Ade!

Un portone arruginito, disadorno, che non smentiva la fama del luogo, confermò il nostro arrivo alla stanza dove avremmo finalmente incontrato il Padrone di questo posto: Ade. Tutti e tre facemmo forza e lo aprimmo per ritrovarci nell'ennesima grotta di nuda pietra, stavolta affollata di anime intente per a maggior parte a vagare senza sosta, mentre le rimanenti facevano ciò in cui erano impegnate prima di morire.Tutti umani, ma niente che facesse pensare al Re dell'Oltretomba. Iniziai a guardarmi intorno, Ares e Atena fecero lo stesso, inutilmente:
"Ricorda però" mi avvisò Pallade "Che Ade è detto "invisibile" appunto per il suo elmo che permette di occultarsi; io stessa una volta calzai il suo elmo per il medesimo scopo". Perciò sarebbe potuto essere dovunque...dunque mi avvicinai ad essa e m'informai sugli effetti dei proiettili e delle cose materiali su quelle anime:
"I proiettili colpiscono senza provocare dolore".
Bene, giusto ciò che mi occorreva: estrassi il fucile AEK dalla tracolla dietro la schiena, lo caricai e iniziai a sparare proiettili intorno a me. I proiettili colpirono piano piano le presenze senza però che queste mostrassero mutamenti...nell'animo. Intanto continuavo a far fuoco abbassando e alzando il fucile per essere sicuro di coprire tutto o spazio della caverna. Una volta finito il giro gli unici proiettili  andati a segno erano quelli sulle anime umane, perciò egli non poteva che essere...

Estrassi il coltello di scatto e mi voltai menandolo a mezz'aria: come avevo previsto un proiettile si muoveva per aria come se godesse di vita propria. Il nemico invisibile schivò il colpo e indietreggiò, infine rassegnato annullò il suo potere e si rese visibile. Aveva l'aspetto di un uomo sui vent'anni, dai lunghi capelli che in fronte si aprivano in due lasciando spazio ad un viso puro, oscurato da due occhi neri imperscrutabili che però non davano l'impressione di essere malvagi. Come al solito le apparenze ingannano. L'abbigliamento dava l'impressione di essere appartenuto ad un essere umano: indossava infatti una tunica nera coi bordi solari simile a quella dei sacerdoti cristiani, in un contrasto quasi poetico. L'oscurità dell'elmo era pari solo a quella delle pupille, ma in quel contesto il dio lo lasciò cadere senza provocare rumore.
Sobbalzai sconvolto da quell'apparizione così radicalmente diversa dal il ruolo del dio Ade in questo mondo, mentre i miei compagni non si scomposero. Anche il mio avversario non proferì parola: semplicemente sguainò una spada di cristallo nero, con l'elsa a forma di aquila con una lacrima incastonata nel ventre, poi si mise in guardia. Consapevole di ciò che sarebbe accaduto sfilai dal fodero la mia arma, molto più semplice dell'altra, e lo imitai: sembra che il duello sia una consuetudine in questo mondo, come d'altronde in tutta l'epica antica e, nel caso ancora ne esista, in quella moderna.
La contesa allora ebbe inizio, diventando una delle più impegnative della mia vita: diversamente da Ares, costui era molto più veloce e abile, rispetto al gioco di forza del dio del furore più complicato e provocante. Attaccava con piccole stoccate, fendenti rapidissimi che mi misero presto in difficoltà. Teneva un ritmo preciso che quando compresi le difficoltà diminuirono, ma il problema della velocità restava comunque alquanto serio. Ad un certo punto iniziò addirittura a conversare con me!
"Dunque sei tu, Marco Antonio, colui che mise in subbuglio la terra natale e quella tanto odiata, al punto di scatenare una guerra tra potenze, la quale giunse fino a noi, cosringendoci a prenderne parte patteggiando per l'una o per l'altra. Al solito Zeus e Posidone, gli eterni rivali, parteggiarono per le fazioni opposte, mentre io rimasi neutrale.
 Ma, venendo a te, com'è il tuo soggiorno qui? Sei stato bene?"
Io rimasi allibito ma sempre teso: costui era peggio di Marte! D'un tratto inciampai perdendo il ritmo dei suoi attacchi, aiutandolo a penetrare nelle mie difese; il cristallo nero della sua lama mi feriva la pelle quasi contemporaneamente a destra e a sinistra, disegnando squarci nella mia divisa e nella pelle, colorando entrambi di rosso sangue.

Mentre cercavo disperatamente una via d'uscita, il Re dell'Oltretomba mi ferì entrambe le gambe facendomi crollare in ginocchio. Il dolore era immenso, ma ancora riuscivo a sopportarlo. Dopo aver passato a fil di spada il mio corpo mirò al collo ma stavolta sventai il suo attacco probabilmente mortale e ritrovando il ritmo dei suoi assalti iniziai a rimettere in discussione l'esito dello scontro, nonostante il corpo martoriato dai numerosi tagli.
Effettivamente lentamente le mie forze venivano meno, così come la potenza dei miei attacchi (nei pochi momenti quando potevo portare a termine un assalto). Così durante uno di essi Ade con la sua spada venne alla mia mano recidendomi una vena, come usano i giovani depressi per farla finita. Quella mano lasciò immediatamente la spada mentre il mio nemico con un calcio mi fece crollare a pancia in alto. Poi con la mia lama e il coltello mi immobilizzò piantandomele ai bracci, e con la propria lama nera cominciò a segnarmi le coscie di rosso, come volesse torturarmi: il suo piacere era tale che poco ci mancò per toccarlo con mano. A quel punto arrivò la solita azione del destino che salva gli eroi dei libri e dei film.

Mentre Ade si preparò per il colpo di grazia, uno scudo argenteo si parò ancora davanti al mio corpo, mentre Ares si parò davanti a quest'altro per fronteggiare il comune nemico; intanto Atena levò le armi dai miei arti e provò a fasciarli strappandosi progressivamente dal peplo che la vestiva stracci di seta. I risultati non furono soddisfacenti, un po' per le sue scarse capacità mediche, un po' per la gravità delle mie ferite, ma lei continuò. Improvvisamente si precipitò in ginocchio continuando i suoi disperati tentativi di medicazione, mentre io perdevo coscienza di me stesso e ne prendevo di lei:
"Uh-ah! Ares!" escamò Ade "Mi sorprendi: attacchi uno dei pochi dei che ti considera tale, per di più proteggendo un mortale! Che ha di tanto importante?"
"Fosse per me, caro dio" rispose l'interpellato "Quello sarebbe a far compagnia a tutte le anime morte, quelle gagliarde morte per la guerra. Evidentemente egli è speciale, come lo è per la mia cara sorella Atena; anzi, per lei è anche peggio"
Ella effettivamente continuava ossessivamente a tentare di fermare la mia emorragia, senza successo: ormai la vena era recisa, erano arrivati tardi, eppure lei inseguiva una speranza vana, fallace. D'improvviso le sfuggì una lacrima dall'occhio destro, mentre la sua armatura si ossidò: era il momento.
Cercai di mormorare qualcosa, ma sembrava che anche la mia gola fosse stata recisa:
"E basta...fermati..non..non vedi che stai male....anche tu...? Per un mortale...umano..." provai a prenderle la mano, lei la accolse e la strinse forte, senza però che io avvertissi dolore. Poi arrivò ciò che temevo: anche Ares fu battuto da Ade, essendo troppo rapido per il mio compagno. Intanto Atena venne assalita da una fitta allo stomaco, tale da farle sputare sangue, che si riversò sui brandelli di peplo della divinità e sulla vena recisa che lentamente si riunì all'altra metà nel polso destro. Essa non vide molto, mentre io rimasi paralizzato dallo stupore; poi cercai di prendere parola sempre con voce spezzata, sussurrando poche parole alla volta:
"Mia dea, il vostro sangue..." alzai lo sguardo sul suo viso e lo vidi lacrimare, davvero, ma non fu una sorpresa: per me era già capitato di vederla così. La sua voce, ferma e al contempo dolce, spezzò tutte le mie difese:
"Marco...! Io..." sì, ormai avevo capito, pur non capacitandomene. A questo punto nulla era più utile, se non ciò che seguì: con un grande sforzo e col poco sangue rimastomi mi alzai alla sua altezza e finalmente avvicinai le mie labbra a quelle della dea ancora sporche di vermiglio, trovando finalmente la pace.

Tutto sprofondò in secondo piano: la guerra, Ade, persino Minerva. Per una volta, solo io e lei. Nonostante la voluta verginità, essa si volle offrire a me, essere umano, mentre io le diedi tutto me stesso ; se prima pregandola e parlandole le consegnavo la mia anima, ora era toccato al corpo. L'armatura si ravvivò splendendo come appena uscita dalla fucina, in tutto il suo argento puro. Dopo qualche istante la dea mi portò giù sdraiandomi, non opposi resistenza: il dolore piano piano si affievoliva lasciando spazio ad una gioia e ad una passione che, per quanto illusoria, mi piaceva, finché sarebbe durata ne avrei goduto. Era così calda, delicata fino alla bocca, dove un rivolo di sangue passò alla mia, facendomi comprendere finalmente il mio compito:
farmi carico.
Ade provò ad attaccarmi nuovamente, ma Ares lo contrastò maggiormente, mentre diceva:
"Di solito non parlo così, ma cazzo, finalmente!"
Mi sembrava così fuori luogo, che stesse succedendo mentre un dio si sacrificava per lasciarmi fare, ma il dio della guerra sembrava divertirsi e compiacersi del suo e del mio ruolo con sua sorella, alla quale teneva alquanto. Per una volta lasciai finalmente perdere le riflessioni e mi lasciai trasportare dai miei sentimenti: Atena piano piano sfiorava con le sue candide mani le braccia, guarendomi le ferite e insinuandomi un'agitazione non del tutto associata al dolore, della quale però non mi vergognai. Non mi sarei mai stancato di avvertire quel leggero tocco sulle braccia, tale da provocarmi quasi uno spasmo di piacere, per poi passare dopo le braccia ai graffi sul petto e all'addome allenato e stancato. I suoi lunghi capelli mi avvolgevano a mezz'aria, mi sentivo catturato da essi, la dea avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, senza incontrare ostacoli. In eterno sarei rimasto assaporandone le labbra ormai prive di sangue residuo, un sentimento così divino e al contempo umano che mi possedeva, ma destinato a non durare in eterno...per ora.
Infatti l'idillio dovette rompersi, poiché Ares, per quanto contento, non riuscì completamente a sostenere l'assalto del nemico, perciò Atena si staccò da me, afferrò la spada e andò a dargli manforte, Gli stridii e le scintille che scaturivano dalle lame metalliche iniziavano ad entrarmi nella testa come gessi strisciati alla lavagna, ossessionandomi come in una sala di torture americana o cinese, rumori e immagini da fermare, ora.
Ero sconvolto.
Da ormai più di mezz'ora gli dei combattevano con me o contro di me, per me, ma i miei stavano per avere la peggio: mentre il dio guerriero era inaspettatamente stanco, Ade non sembrava aver combattuto a giudicare dalla forma fisica. Così corsi con la mano alla pistola M1911, senza successo, scorgendola subito dopo nel lago di sangue e brandelli di tessuto di Atena. Prima di mirare diedi uno sguardo alle fascie ai polsi, poi feci fuoco.

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