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Il numero degli omicidi erano come
triplicati e come se non fosse abbastanza, O’Hara non era in se, era molto
distratta. Come se fosse una coincidenza il sensitivo non si era fatto più
sentire e non era venuto nemmeno a ritirare l’assegno sull’ultimo caso risolto.
Cosa che non aveva mai fatto e
allora mi trovavo seduto alla scrivania a risolvere i casi da solo, perché
avevo mandato Juliet a casa per farla riposare.
Non volevo lamentarmi comunque. Ero
stato ANNI, sette lunghi anni, a sperare di levarmelo di mezzo e ora che
qualcosa aveva esaudito il mio desiderio, ecco che il lavoro si sovraccaricava.
Ho sempre odiato chiedergli aiuto…
e non gliel’ho mai chiesto, tranne qualche raro ed estremo caso. Ma in sette
giorni ero riuscito a risolverne solo 3 su 6 e uno era stato addirittura
passato all’FBI. Per me è ancora più umiliante di lasciarlo risolvere da
Spencer.
Da quando Marlowe era tornata in
libertà (vigilata) ero molto più rilassato e lo era anche la Chief Vick. Anche perché finalmente avevo iniziato ad usare
tutti quei giorni di ferie mai utilizzati e così non doveva pagarmeli. In
quella settimana sarei dovuto rimanere a casa con la mia fidanzata, ma dopo
quello che era successo a O’Hara e il fatto che Spencer era sparito, la Chief mi aveva richiamato e mi aveva detto di rimandare le
ferie.
Anche quando spariva riusciva a
rovinarmi la giornata.
Fatto sta che decisi di alzarmi e ,
presi i file dei casi, andai dal capo.
-Senta, mi porto i file con me.
Cerco il sensitivo e gli chiedo di aiutarmi. Tanto a quest’ora sono sicuro che
sta ancora giocando con Guster. – Guardai il mio
orologio. Erano le 22:37.
-E’ ora che vai a riposarti.
Comunque se lo vedi dagli anche la sua parte.–
Mi passò una busta con sopra
scritto “ x Shawn Spencer”
Mentre scendevo le scale iniziai a
sbottonarmi la camicia e togliermi la cravatta. Ovviamente nell’ordine opposto
a quello detto. Entrai nella macchina e mi sistemai. Mandai un messaggio a
Marlowe, "Ritorno tra un po' a casa".
Mi diressi all'ufficio Psych.
Le luci erano fortunatamente
accese. Stavo per entrare quando...
"Si può sapere perché stai
dormendo qui? QUESTO È IL NOSTRO UFFICIO, SHAWN! Non lo devi usare come un
albergo! E perché non vieni...
"gus..."
"No. Lasciami finire! Sei TU
il detective tra di noi. Ammettilo io sono solo il tuo assistente...
"Gus..."
Guster indietreggiò continuando ad urlare.
"...tu non sai quanto è
difficile per me risolvere i casi. Che fine hai fatto?!"
"GUS!!!!
"No Zitto"
"Fammi spieg..."
"Lasciami finire"
Shawn gettò le mani sulle sue spalle.
"LE HO DETTO LA
VERITÀ..."
Ci fu silenzio... Poi continuarono.
"Ma..."
"Sa che non sono un
sensitivo... E non so che fare..."
Quella fu l'ultima cosa che capii.
Misi la busta nella cassetta delle lettere e me ne andai... Ero troppo felice.
Finalmente avevo scoperto che avevo ragione fin dall'inizio. Ora l'unica cosa
che restava da fare era incastrarlo. Non c'ero mai riuscito, perché anche se
non era un sensitivo, la cosa certa era che sicuramente aveva un grande cervello.
Ma sapevo a chi rivolgermi. Una
persona che non avrebbe avuto bisogno di poligrafi...
N/A: quando ho scritto il nome di “gus” così senza
maiuscola non è un errore… era per far intertenere che aveva la voce bassa. Ho
letto ora la nota riguardo gli errori grammaticali…
Ero entrato a casa, la nostra casa. Lei mi venne
incontro.
- Hey! Ben tornato!! -
Mi strinse a se avvolgendomi le sue braccia
intorno al collo.
- Mi sei mancato.-
Jules aspettava una risposta ma io mi stavo
innervosendo... Lei lo vide e mi baciò. Io non risposi subito al bacio ma dopo
usai tutta la mia passione. Non ero così sicuro che mi avrebbe perdonato... Avevo
paura di perderla… E come al solito lei capì.
- Sei così teso... La tua tensione deriva dalla
cosa che mi devi dire? Che c'è che non va? -
Come glielo avrei spiegato? Ho iniziato a pensare:
"Lei è l'unica persona che ci crede così tanto... Lei mi ama ma..."
In quel momento mi ricordai le sue parole. "Niente
è più importante della legge" [tag.4x10]
Lo aveva detto prima di arrestare il fratello.
E mentre pensavo lei mi prese per le spalle e mi
fece uscire dai miei pensieri...
- Shawn!! Per favore,
dimmi qualcosa, sto iniziando a preoccuparmi. -
L'ambiente intorno a lei non aiutava affatto. Il
soggiorno era rimasto buio. Io non avevo acceso la luce perché ero troppo teso
per fare qualunque cosa, e lei perché era corsa a salutarmi.
Avevo la gola secca. Andai a bere un bicchiere
d'acqua.
- Allora? -
- Come... Come hai visto sono nervoso... E... - Ci
ripensai. - Non è niente. Era uno scherzo. Andiamo a dormire.-
Mi prese dalla camicia e mi trascinò fino a farmi
sedere sulla sedia.
- Non mi freghi. So che c'è qualcosa che non va. E
il tuo sorriso non era sincero. Anche se sta volta hai stretto gli occhi.-
Si era ricordata la regola dei finti sorrisi. Lassiter era andato ad un corso e gli aveva riferito alcune
tecniche per vedere chi mente…
Sbuffai.
Le presi le mani.
-Senti... Io ti... Io ti...amo.-
Lei sorrise. Stava alzando le braccia per
posizionarle sulle mie guance, ma io la
bloccai.
-Non ho finito.-
-Non ti interrompo più allora.- Incrociò le
braccia ed mi guardò con uno sguardo di attesa. Stava cercando di rendermi le
cose più facili, per aiutarmi a parlare.
-Il fatto è che... Ho paura di dirtelo... Io... Ho
paura della tua reazione. Hai ragione, sono teso. MOLTO teso... Perché già ho
visto come potresti reagire. Ma lo dirò. Perché avresti dovuto saperlo prima. Te
lo meriti… e che non ero sicuro che… Non so se saresti stata pronta e... Che
c'è?
-Il punto.-
-Si ok... Il punto è che...-
Deglutii non so quante volte durante il discorso.
-Io… non… Non sono un sensitivo.-
Abbassai gli occhi, deglutii e aspettai una
risposta.
Non sentendo nulla a quel punto, alzai gli occhi.
Mi sono sempre immaginato reazioni come quella di
buttarmi fuori di casa e chiamare la polizia, quella di chiedere perché l'avevo
mentita e cacciato di casa, lei che mi dice che non era niente, o che lo sapeva
già. Le reazioni che mi erano venute in mente erano anche molte di più, ma
quello che face lei... La reazione che ebbe… non me lo sarei mai aspettato...
Non aveva nessuna reazione. L'unica cosa fu quella
si chinare il capo e pensare a quello che avevo detto, sollevava la testa e
dopo averla abbassata di nuovo, riiniziava a pensare.
Pensavo che la peggiore fosse la prima, ma questo
silenzio mi stava distruggendo dopo ogni secondo...
Non sapevo cosa fare.
Che fare?
Dici la verità, la verità su una parte di te, alla
tua fidanzata dopo 7 anni di omissioni e bugie… E non hai una risposta, quando
ti aspetti mille varianti…
Senza pensarci ancora decisi di alzarmi e
andarmene. Forse aspettava questo?
-Io ti amo. Voglio solo che tu sia felice. Voglio
che ci pensi su, ok.-
Le diedi un ultimo bacio sulla fronte e me ne
andai.
Mi girai un paio di volte a guardarla, ma non
capii che il suo sguardo era triste...
Al momento non lo sapevo, ma
sicuramente era stata la cosa peggiore da fare.
-Capito? Ora io... Forse mi avrebbe perdonato...
Ma ora... Non mi ha più richiamato...-
-Shawn...- Gusmi rassicurò e
mi abbracciò - Andrà tutto bene. E poi deve riconoscertelo. Gliel'hai detto.
Non è da tutti dopo 7 anni.-
- Ma stai zitto!- Lo scansai via - Non capisci.
Non avrebbe potuto capire...
Ma comunque non potevo comportarmi in quel modo…
Era l’unico che era li a sostenermi…
-Scusami... Non sono in me stesso. -
-Lo so... Non hai mai perso il controllo. Mai.-
-Senti... Metterò a posto questo casino... Incluso
il disordine del nostro ufficio. Ma ora ho bisogno ancora del tempo per
riflettere.-
Presa la giacca andai a casa di papà. Sarei andato
a dormire nel mio vecchio lettino.
---
LASSITER POV ---
-Sapevo che non esistevano i sensitivi... Ma
allora... Come faceva ad aiutarvi con i casi?-
Ero abbracciato alla mia fidanzata. Quando dovevo ragionare
mi aiutava molto.
-Beh, potrebbe avere degli agganci, fa amicizia
molto velocemente. Ma può essere anche che è solo sveglio. -
-Ma... mi chiedo. Sei così sicuro di chiamare
quello scienziato? In fondo questa bugia gli ha dato la possibilità di usare le
sue abilità aiutando e proteggendo tanta gente. In fondo non ha fatto nulla di
male. Anzi, in questo ha dovuto nascondere le sue reali capacità passando per
sensitivo... Sicuramente non gli sarà piaciuto molto. Non era egocentrico?-
-Si che lo è. Ma questo non cambia nulla. Ha
mentito a tutti, inclusa la sua stessa fidanzata che sta ora pagando le
conseguenze. Immagino che l'abbia buttato fuori di casa. Ho visto che dorme da
una settimana nel suo ufficio. - mi misi a ridere, lei mi guardò leggermente
contrariata.
- Ascolta, ci ha mentito...-
Marlowe mi interruppe – Ascolta tu. L'ho visto,
non serve che me lo descrivi... Ma secondo me l'hai presa troppo sul personale.
So qualunque cosa farai andrà bene. Ma l'hai visto anche tu. Senza di lui il
lavoro sembra triplicare. Avrà detto una bugia, ma diciamo che lo ha fatto per
un buon motivo…
- Ha mantenuto il segreto per una buona ragione,
ma l’ha inventata solo per non andare al fresco.-
- Aspetta. Stai dicendo che ti ha mentito per non
finire in carcere? Che aveva fatto?-
Non le avevo mai raccontato come era successo.
Non volevo dire “L’ho minacciato di buttarlo
dentro solo perché non credo che sia possibile fare un investigazione
attraverso uno schermo tv”.Perché poi
non ero nemmeno sicuro se ero io ad avere ragione o lui. Durante gli anni avevo
visto anche il padre avere delle idee che hanno mandato avanti un caso
guardando un notiziario. Questione di DNA?
Dirle tutto o no? Mi avrebbe potuto far cambiare
idea, e la mia testardaggine mi disse di stare zitto e andare a dormire…
- Che ore…- Mi girai verso l’orologio- La storia è
troppo lunga. Te la dirò un’altra volta ok?-
-Ok.-
-Notte-
Mi baciò e mi strinse a se.
-Notte.
--- SHAWN POV ---
Bussai alla porta.
-- TUNF! –
Dopo alcuni secondi la porta si aprì.
-Shawn?-
Davanti a me c’era mi a madre. Mi fece entrare.
- Mamma che ci fai qui?-
Era un po’ imbarazzata e si era arrossita alla
domanda.
- Sono venuta ad aiutare tuo padre. Anche se ormai
è guarito bisogna medicare la ferita, e dato che per una settimana non ti sei
fatto vedere, sono venuta ad aiutarlo.-
-Ah. Ok. Io vado a dormire di sopra… sempre se non
lo stai usando tu.-
-No, sto in un albergo. E’ successo qualcosa con Juliet.-
-Niente di che. E’ un periodo un po’ così, passarà. Ora vado a dormire.-
Salii di corsa le scale. Mia madre era una
psicologa, sapeva sempre quando mentivo o quando c’era qualcosa che non andava.
E me ne faceva parlare, sempre, perché secondo il
loro punto di vista è meglio.
Non volevo risentire di nuovo la sua mancanza o il
dolore, o il rimorso per le mie azioni. Andai in camera mia, nella mia vecchia
camera e senza cambiarmi, mi lasciai cadere sul letto, a pancia in giù.
A/N: Per essere più chiara, voglio aggiungere che
nell'universo di Lie To Me queste cose succedono 2
anni dopo la fine dell'ultima puntata. Per orientarmi ho usato gli anni di
uscita degli episodi in America.
Capitolo
4 – Non credo ai sensitivi
--- JulietPov ---
Presi il mio vecchio diario e incominciai a
scrivere:
Ore 0:04.
Come al solito non riesco a dormire. Era da
moltissimo che non scrivo nulla. Gli psicologi dicono che aiuta scrivere.
Il mio problema è Shawn.
Anzi, quello che è successo tra di noi.
Non sapevo reagire. Lo shock ci stava eccome, ma
mi chiedo se avessi potuto dire qualcosa.
Ancora adesso mille emozioni mi attraversano:
rabbia, tristezza, incertezza, delusione,
sorpresa, confusione... Anche la felicità. Ma tutte queste emozioni dentro di
me si mescolano lasciandone solo una. Sono completamente vuota.
Impassibile.
Che dovevo fare? Che dovevo dire? Cosa dovevo
provare?
Che fare ora.
Non so se essere arrabbiata per la bugia; non so
se essere felice per avermi detto la verità; non so se stare male per la sua
mancanza; non so se devo essere triste per la sua paura; non so se essere
delusa per essere fuggito senza darmi fiducia.
Non so se aveva ragione nel non fidarsi di me.
--- IL GIORNO DOPO... ... ...
---
DR. CAL LIGHTMAN POV ---
Erano già passati alcuni mesi. Ero felice della
mia nuova... del mio traguardo amoroso, diciamo.
Era difficile crederci.
E anche dirlo a parole.
La cerimonia avevamo deciso di celebrarla tra
pochi intimi.
Sulla spiaggia, al tramonto... una cosa molto
romantica in effetti.
Era stata una settimana perfetta con lei. Io e lei
da soli.
Ma ora mi ritrovavo sulla mia scrivania a
lavorare... sulla fede difettosa.
Non ero religioso. Essendo uno scienziato non ci
credevo. Ma la fede, quel pezzo di metallo, era li per simboleggiare il mio
amore per Gillian. Non potevo sopportare che era una fede difettosa (che poi,
un problema del genere non mi era mai successo, quindi non sapevo nemmeno che
fare).
Mentre continuavo a girare e rigirare la fede sul
dito, con gli occhi cercavo su Google qualche problema simile al mio. Alcuni
suggerirono di cambiarla, altri di andare a farla allargare, alcuni di togliere
l'anello per alcuni giorni, mentre altri chiedevano se qualche botta avesse
ingrossato il dito anulare.
Cercai di ricordare se avessi preso botte, ma non
riuscivo a ricordare. L'unica cosa che sapevo era che avevo una specie di
impronta rossa sul dito che mi faceva male.
Mentre mi affliggevo con questo problema, entrò Locker con un carrello pieno di documenti.
- Come ha chiesto ho portato tutti i file. Li ho
già divisi per anno. Mi sa che non ce la farà mai a completare questo lavoro da
solo, Anna mi ha detto che il cliente arriverà in pomeriggio.-
-Stai scherzando?-
-Serissimo. Io non me...-
-Si, non menti mai. Chiamate il cliente e ditegli
di tornare tra alcuni giorni...-
-Ok vado.-
Stava uscendo dalla porta -Aspetta! Chiedi
conferma. È un sensitivo diamine! Non è possibile che si è finto tale per tutto
questo tempo. Dammi una conferma che è stato davvero il sensitivo.-
Rimase fermo a guardarmi.
-Che c'è!?-
-Le avrei già controllate io stesso.
Ci guardammo negli occhi.
-D'accordo. Dimmi in generale quanti sono i casi.
- Ah... Ehm, beh...-
-Svelto.- Andai a recuperare il cellulare che
avevo scordato nell'ufficio di Gillian. -Seguimi-
-Circa 70 casi, alcune collaborazioni anche con
l'FBI e con la squadra SWAT di Los Angeles. Hanno aiutato un paio di volte
anche con la polizia locale canadese e, non ci crederai mai, hanno salvato una
spia dei servizi segreti incastrata da un federale corrotto, che era ricercata
per questo dalla Bolivia.-
-Eh?!-
Dai.
Non poteva essere vero. Lo sanno tutti che i
sensitivi non esistono. Eppure loro c'erano cascati
per anni.
-La collaborazione da quanto dura?-
-Da... Ehm...- Si girò per controllare.
Questo caso diventava sempre più intrigante.
-Sette anni capo. Un'altra cosa importante. Questo
caso.-
Mi passò una grande scatola. Forse la più pesante
di tutte. Sopra il coperchio c'era scritto "Caso Yin Yang".
-Forse il caso più importante del detective.
Pensavo che si potrebbe darlo a Gillian. Dal punto di vista psicologico c'è
molto materiale.-
-Che caso era?
-Non pensavo non lo conoscessi. È il serial killer
più famoso di Los Angeles. Yin uccise per anni moltissime persone con l'aiuto
della figlia. Fino a quando non decise di sfidare Shawn
Spencer, il sensitivo. La figlia, chiamata Yang, pur di salvarlo uccise il suo
stesso padre. Durante i 3 anni che il detective ha impiegato per cercare di
farli arrestare, Yin rapì tutte le persone care al signor Spencer.-
-Prima di lui nessuno riuscì a catturarlo?-
-Nessuno capo.-
Le cose che sapevo con certezza erano 3:
- Non era un sensitivo
- Era probabilmente un fantastico detective
- Dovevo capire bene il motivo della sua bugia.
Capii che per questo caso l'importante non era la
verità, ma aiutarlo ad evitare il carcere.
-Dammi la scatola e vai ad avvertire Anna.
Muoviti!-
Dovevo radunare tutti in ufficio per focalizzarci
solo su questo caso. Dovevamo aiutarlo!
Solo così avrebbe potuto continuare a lavorare e
fare del bene.
A/N: Mi piacerebbe avere una recensione
soprattutto su questo capitolo. E’ stato molto divertente scrivere il punto di
vista di Cal. Questo per ora è il capitolo più lungo (855 parole).
A/N: Scusate per il ritardo. Sono contenta per
aver avuto questo riscontro positivo. Ho perso un po’ di tempo su un forum in
questi giorni. Ho seguito molto un tread sugli
spoiler e le news di Psych, e dato che mancano pochi
giorni al Comic Con di spoiler ne stanno uscendo parecchi. Credo sia passato
tipo un mese dall’ultimo capitolo. Cercherò di svegliarmi un po’… xD
Capitolo
5 – Beccato?
---
DR. CAL LIGHTMAN POV ---
Ci radunammo in ufficio, e iniziai ad impartire
ordini. Ai vari impiegati e segretari dissi di slittare tutti gli appuntamenti
di questa settimana, a quella successiva e di chiamare tutti i clienti ed
avvertirli di conseguenza. Metà di tutti i dipendenti erano già al lavoro ed
avevano già intasato tutte le linee telefoniche.
“Bene” pensai “Almeno non ci interromperanno per
altri casi”
L’altra metà invece si divise in vari compiti: una
parte andò nella nuova sala informatica per fare una ricerca multimediale sulla
coppia di detective in questione e dell’agenzia Psych
e una parte invece a completare delle consegne e dei lavori quasi completati.
Il resto invece (Torres, Locker
e due nuovi assistenti James Price e Huxian Long) li
feci rimanere in sala conferenze ad iniziare a rivedere i file. Io intanto
stavo andando nel mio ufficio a chiamare la mia ex-moglie per chiedere un
consiglio sull’impronta dell’anello. Mi tolsi l’anello e mi girai intorno per
vedere se c’era qualcuno. Afferrai la maniglia con la mano con la quale stavo
tenendo l’anello e spalancai la porta.
- Mi hanno detto che mi cercavi.-
- Ugg-g!- Non aspettando
nessuno dietro di me, mi spaventai (ebbene si) e questo mi fece girare.
L’azione non fu per niente agile ed atletica, ma invece goffa. Molto goffa e
confusa.
Le uniche cose sicure erano che avevo fatto una
brutta figura cadendo e svelato che stavo nascondendo qualcosa. Ma che in tutto questo casino avevo
anche perso la fede che era sicuramente scivolata sotto qualche mobile.
- Cal! Stai bene? –
Annui con la testa, nascondendo in fretta la mano
dietro la schiena.
Gillian la notò ma decise, contro ogni mia
previsione, di non farmi ulteriori domande a riguardo.
- Ok. Vado di là allora. Vado nella sala
informatica, poi raggiungo gli altri nella sala conferenze.
- A dopo, tesoro! –
Andai a prendere il mini-metal detector che mi era
arrivato come regalo da uno dei clienti che avevo aiutato. Mi guardai intorno e
iniziai la ricerca.
--- SHAWN POV ---
Fermai la moto e mi diressi verso le scale.
Entrato nella centrale, mi diressi verso l’ufficio
del capo. Mentre camminavo Buzz mi si avvicinò.
- Ehi amico. Mi dispiace davvero tanto per quello
che ti è successo con Juliet. Non voglio impicciarmi
ma non riesco davvero a capire perché vi siete separati… Si vede che siete
entrambi enormemente distrutti…-
- Grazie Buzz. – Gli diedi un colpetto sulla
spalla – Sono giusto venuto per prendere il mio assegno. Staccherò per un po’.
Ho bisogno di tempo per pensare. Ma non preoccuparti. Riprenderò ad aiutarvi molto
presto.-
-Ma…- Mi guardò in modo confuso. -…Oggi ho
controllato e non c’era il tuo assegno. Comunque pensavo che eri qui perché
avevi risolto i casi.
-Quali…-
- Signor Spencer!- Il capo arrivò vicino a me. –
Dobbiamo parlare.-
Guardai Buzz, ma lui alzò le spalle.
- Shawn, quello che so è
che il detective Lassiter oggi non era in ufficio.
---
- Siediti pure.-
- Senta… io… vorrei prendermi un po’ di tempo per
me, ero qui solo per l’assegno. – Mi guardò perplessa.
- Non preoccuparti. Non voglio darti nessun caso,
piuttosto… l’altro giorno…non hai parlato con Lassiter?
E’ stato disposto a portarti l’assegno. Non ti ha portato nemmeno i casi?
- No. Quando è venuto?-
Si portò la mano sul mento. – Ecco… mi sembra che
è uscito di qui alle… Verso le 10 e mezza. –
Iniziammo a pensare. Ad un certo punto capì.
-- Flash
- Ok Shawn
ti aiuto a pulire.- Gli passai i guanti e io presi una busta.
“Wrooooooooooooo”
Ero vicino alla finestra. Vidi una
berlina scura uscire dal nostro parcheggio.
-- Flash
- Era Lassie…-
- Eh?-
- Scusi. Parlavo ad alta voce. Ho percepito di
cosa vuole parlarmi. Riguarda… - Mi portai il dito alla tempia e feci il mio
sguardo concentrato -… me?
- Esattamente. Può benissimo evitare la
teatralità… anche perché Lassiter mi ha contattato
questa mattina. Mi ha detto che finalmente ha scovato un modo per…
incastrarti.- Capì che questa cosa irritava anche lei.
- Come al solito è sicurissimo al riguardo, ma…
dice che ha una prova.-
Ricollegai tutto: il fatto che non c’era in
ufficio; il fatto che non era entrato a portarmi i files.
Mi aveva sentito. E forse,forse quella prova era la mia voce
registrata.
A/N: Mi piacerebbe ringraziare FelpataMalandrina94
per la recensione e Kaori_97 per il continuo supporto(se sono qui è grazie a
lei cmq). Inizio già da ora a scrivere il prossimo
capitolo. :D Spero vi sia piaciuto.
Ero veramente molto molto preoccupato. "Se
mi avesse registrato..." Pensai.
"Non potrei andare in carcere. Non qui
almeno. Mi farebbero a fettine."
Tutti quelli che avevo fatto arrestare erano
ancora in carcere. Erano quasi tutti nel carcere di Santa Barbara. Quasi, ma
c'era la maggior parte di essi.
Deglutii.
Perché pensavo al carcere? Beh la cosa era molto
semplice. Questa paura risaliva ai tempi del primo incontro con il capo.
-- Flashback
- E se il suo potere è una grossa
balla, la faccio arrestare. Lo sa che ostacolare la polizia è un reato?
--Flashback
“Questo è il motivo. É un reato federale... non
certo una cosa da poco. Una cosa del genere, che va anche sopra i poteri del
capo. Il problema maggiore è proprio questo. Anche se lei volesse chiudere un
occhio, ma se la notizia arrivasse ad un suo superiore, non solo io perderei il
lavoro e la libertà ma anche lei perderebbe il posto... Que-”
- Shawn! - il suo grido interruppe i miei
pensieri. Aspettò la mia completa attenzione, poi continuò - Lo so che sei
arrabbiato, ma... devi dirmi la verità. Non sono mai stata sicura dei tuoi
poteri. Fin dall'inizio te l'ho lasciata passare. Ho conosciuto tuo padre per
davvero poco tempo, ma nel dipartimento è stata sempre famosa la sua bravura
nel lavoro. Mi ero promessa che finché avresti portato risultati non avrei mai
fatto domande. - Sospirò - ma se vuoi farti aiutare devi dirmi la verità. -
La osservai bene.
Ero ancora indeciso... Dirle o non dirle tutto...
Eppure da quel giorno erano successe molte cose...
Ma prima di fare mosse avventate decisi di
prendere tempo facendole una domanda.
Dovevo sapere quanto voleva tenermi libero.
Era l'unico modo per sapere se mi avesse aiutato,
al 110%.
- A parte tutta questa situazione, perché...
perché mi da questa opportunità? Se, ipoteticamente, è vero quel che si
dice, lei sta rischiando il posto per aiutarmi. -
- Guarda, voglio darti del tu e dirti le cose come
stanno. Ci sarebbero molti motivi. Posso dire che voglio saldarti un vecchio
favore. Posso dire che non voglio perdere uno dei miei migliori detective.
Posso dire anche che non voglio un uomo sulla coscienza. Abbiamo buoni detective
ma non voglio il rischio che persone innocenti vengano arrestate. Grazie a te
ho notato che molte volte, almeno nel passato, Lassiter ha preferito scegliere
la prima soluzione, che non sempre era quella giusta. Credo nella legge più di
ogni altra cosa e voglio che la mia città sia sicura, per quanto possa esserlo,
per la mia famiglia e i miei amici. Ma voglio dirti che, comunque dopo aver
lavorato con te per tutti questi anni... diciamo che, mancheresti a tutti, con
quel tuo modo strano di rendere questo lavoro in qualche modo divertente. Non
ho mai visto nessuno come te, davvero. E con il tempo mi sembri addirittura
cresciuto, sei diventato un detective migliore. -
Riuscì a notare un piccolo accenno di fierezza per
me.
Poi ridivenne seria. - Che questo rimanga tra noi,
però. -
- Certo Vicky.-
- Vicky?!-
- Non ti piacciono i soprannomi?-
-Non ti allargare troppo. Torniamo al nostro
discorso? Allora, mi dici tutta la verità o no?-
---
LIGHTMAN POV ---
"E che cavolo!" Erano 10 minuti che
cercavo. DIECI! E ancora niente. Non avevo trovato nulla.
- Lightman! -
"THUD"
- GAHHH! - Avvicinai le mani sulla testa. - Che
diavolo vuoi? - Mi rialzai dolorante ma cercando di non farglielo capire.
- Che ci facevi sotto il tavolo? - rimase sullo
stipite della porta come al solito a fare domande inutili.
- Farti gli affari tuoi no, eh Locker? Piuttosto
che vuoi?-
- Sono venuto ad avvertirti che il cliente è
arrivato.-
- Che? Fallo andare via. Devo ancora vedere tutti
i file che mi ha mandato. -
- Viene da LA non possiamo giusto mandarlo via. -
"Non saprò mai che ha in testa certa gente...
Anche per piccoli litigi possono fare e creare casini. Che fare? Con persone
così come ci parli?"
- Senti, fallo entrare nel cubo. Vediamo per prima
cosa la sua versione. -
Uscì dalla stanza. Mi guardai intorno per
un'ultima occhiata veloce e poi lo seguì.
---
LASSITER POV ---
Mi ritrovavo in una specie di... gabbia senza
sbarre ma con pareti bianche. Ero seduto davanti ad una grande scrivania con
altre due sedie affiancate. Dall'aspetto sembrava una di quelle stanze
interrogatorie futuristiche o comunque ad alta tecnologia. Non riuscivo a
capire l'utilità di interrogare me. Li avevo ingaggiati io!
Me li immaginavo: tutti qui intorno a fissarmi
cercando forse di innervosirmi. Mi ricordavo ancora della lezione.
"Uno dei migliori modi per avere risposte in
fretta o comunque più velocemente, è sottoporre la persona nello stato di
ansia, ma mai in quello di paura. Infatti la tortura è una grande
fregatura!"
Decisi di farmi sentire:
- Quanto dovrò ancora aspettare qui? -
Nessuno rispose.
Iniziava a fare un po' di caldo. Decisi di aprire
la giacca. Dopo questo momento la stessa tipa che mi aveva accompagnato qui,
entrò nella stanza.
- Perché mi avete rinchiuso qui per tutto questo
tempo? Chi diavolo è lei e dov'è il dottor Lightman? -
- Si sedette ad una delle due sedie dall'altra
parte del tavolo.
- Salve, sono Ria Torres e lavoro qui da circa 5
anni. Mi scuso per il ritardo ma ci ha dato poco tempo per elaborare tutto il
materiale che ci ha mandato, senza contare che noi abbiamo bisogno di materiale
multimediale ed inol- -
- Vi ho dato invece tantissimo tempo. Un intero
giorno. E poi i file che ho mandato erano solo per dimostrare la sua esistenza
e la quantità di casi svolti. -
- Il dottor Lightman mi ha detto di riferirle che
sarò io ad interrogarla. - Si alzò dalla sedia - Tra un po’ arriverà. Non so se
lo sa, ma lui preferisce osservare. -
Detto questo, mi diede un’ultima occhiata e uscì
dalla stanza.
Qualcosa mi fece capire che le ore successive
sarebbero state davvero lunghe...
--- SHAWN POV ---
- Quindi mi hai capito?- Lei voleva una conferma…
annuii con la testa. - Fai quello che ti ho detto e andrà bene… Mi raccomando… Abbiamo
ancora bisogno di te…
- Certo. Aspetterò il suo segnale.- Le lanciai un
sorriso e uscii dalla stanza. Prima di uscire completamente mi ricordai di una
cosa. Gus mi aveva detto che avrebbe usato quella “mia settimana di
riflessione” per lavorare al suo lavoro primario… Aveva dei ritardi e doveva
ancora mettersi in contatto molti clienti… Quindi Psych era chiusa…
Riguardo Jules…
Era passata una settimana circa dal nostro
“litigio”, se così si può definire… Da quel momento ho provato a chiamarla decine
di volte nei primi 3 giorni…
Anche se le avevo detto che avrei aspettato una sua
chiamata, ho fatto di testa mia. La pazienza non è mai stata il mio forte…
Volevo chiederle scusa, parlarle, dirle che…. che mi
mancava e che me ne ero andato per paura… per la sua reazione. Per la mancanza
di una reazione, in realtà. Decisi di risolvere questa cosa più in avanti,
accantonare o ignorare i problemi era una cosa che facevo molto spesso.
Cosa mi restava da fare?
…
Nulla.
- Capo? -
- Si? -
- E ora cosa faccio? Psych è chiuso… e casa mia è… -
Capì cosa
intendevo dire con quella sospensione…
- Beh sai, in centrale abbiamo due detective in
meno… fatti passare un po’ di casi da McNabb o se vuoi lavora con lui… ci
servirebbe una mano. –
---
LIGHTMAN POV ---
- Ah! Quindi questo è quello che abbiamo scoperto…
bene. -
Avevo il riassunto di tutte quelle miriadi di file
nelle mie mani. In un paio di ore, eravamo riusciti, non so come, a leggere
tutti quei file e riassumere tutte le informazioni importanti su Shawn Spencer
e i suoi colleghi in solo 5 fogli. Era uscito fuori che, almeno secondo i
rapporti scritti dai poliziotti, l’abilità del signor Spencer esisteva eccome.
In molti casi, le sue dichiarazioni e “le sue visioni sensitive” erano riuscite
a portare a galla prove ed ammissioni da parte dei colpevoli, che i detective e
le indagini normali non avrebbero mai portato. Si capiva anche che prima della
soluzione reale lo stesso “sensitivo” sbagliava anche 3 volte. In alcuni casi
però le “visioni” e le informazioni tratte da esse potevano passare da
veramente generale, incerto e vago ad informazioni dettagliate e precise come
indirizzi civici che indirizzavano alla zona del crimine prima che si sapesse
di quest’ultimo. Un esempio il caso di un anno fa, l’omicidio del consolato
Britannico, nel quale c’era il sospetto che Shawn era entrato nell’abitazione,
anche se era sicuro che non era implicato nell’omicidio.
C’erano molte altre informazioni, come la sua
famiglia, il suo modo d’agire, il suo carattere… Gillian mi aveva raccolto
queste informazioni dalla sala informatica. Misi insieme i due gruppi di fogli.
- Finalmente abbiamo il materiale per
interrogarlo. Ora… rinviate tutti questi file indietro… e andiamo ad interrogare
il tipo. Sono passate due ore… Spero non sia arrabbiato… Per fortuna non ha
giurisdizione qui. –
- Oh Cavolo!- Locker aveva una faccia un po’
pallida. Si era guardato l’orologio.
- Chi è rimasto con il detective di la?- Chiesi
io. Mi guardai intorno… Sembravano tutti in quella camera. Nessuno rispose poi.
– DAI! Non ditemi che è stato per due ore la dentro da solo.
Locker si fece avanti… mugugnò qualcosa. Chiesi di
ripeterlo.
- Sta li da 4 ore in realtà.-
Silenzio…
- Che?!-
Di colpo tutti noi iniziammo a correre verso
l’interrogatorio. Locker entrò per primo. Girò lo sguardo verso sinistra,
sospirò poi si diresse in quella direzione. Successivamente entrammo anche noi.
Il detective era accasciato sul tavolo. La giacca
nera che prima era sulla sedia era ora caduta per terra. Sul tavolo c’era una
busta di asporto, forse cinese, e affianco c’era un cartone di Starbucks.
Andammo a sinistra. Locker stava parlando ad Anna.
Ci avvicinammo al gruppo.
- Fortunatamente c’è stata Anna ad intrattenerlo…
Ha preso confidenza con Lassiter e gli ha posto qualche domanda. Ha scritto qua
tutto. –
- Ok – Dissi io. Strappai il foglio dalle mani. Mi
diressi verso un armadietto e da li presi un auricolare e una cuffia con
microfono Bluetooth. Mi misi la cuffia e accesi l’apparecchio, feci la stessa
cosa con l’auricolare e li impostai.
- Che vuole fare?- Anna mi chiese e si mi
avvicinò.
La ignorai, e passai l’auricolare a Torres.
- Ha intenzione di interrogarlo ora? Sta
dormendo!-
- Ti suggerirò quello che dovrai dire. Inizia ad
interrogarlo in generale per le linee guida, come al solito. Io mi siedo qui –
Presi una sedia e mi lasciai cadere dalla stanchezza sulla sedia.
Detto questo Anna afferrò i braccioli della sedia
e mi girò verso di lei.
- E’ stanco. INTERROGALO DOPO! -
Era molto sicura di se.
- Sicuramente sarà stanco, Anna. Questo comunque
non gli permette di dormire sul tavolo. E poi – La guardai dritta negli occhi –
che cos’è tutta questa confidenza?!- Le
tolsi le mani dai braccioli e mi rivolsi con la sedia di nuovo verso il cubo.
- Non è mica colpa mia. E’ lui che è venuto qua
prima del tempo… Voglio risolvere questo caso il prima possibile. Non lascerò
sprecato nemmeno un minuto. – Mi sistemai sulla sedia. – Dai. Entra dentro il
cubo Torres.
- Che l’interrogatorio cominci. -
A/N: Quindi secondo voi cos’è successo? Shawn ha
detto alla Chief Vick del suo segreto o no?
Non era mia intenzione, comunque, fare un capitolo
così lungo (1.918 parole)… ed anche tutta la storia… Mi sta venendo davvero
lunga. Non pensavo davvero. Spero vi sia piaciuto questo capitolo, come gli
altri del resto.
A/N: 2 pagine solo per il POV di Cal. Sto
migliorando… Questo capitolo: 2002 parole.
Mi piace. Numero palindromo xD
Capitolo
7 – EverybodyLoves Me
---
LIGHTMAN POV ---
L’interrogatorio era durato molto… e non c’era
servito a capire com'era veramente andata la vicenda. Questo mi fece arrabbiare
molto, ma Gillian mi sorprese dandomi una bozza del profilo di Shawn Spencer.
- Forse non è corretta al 100%. Il detective ha una
rabbia dentro che… una repulsione verso Spencer potremmo dire, di cui nemmeno
sa più la ragione… Quindi può essere che esagera e molto probabilmente non lo
conosce come invece pensa di sapere. -
- Ok. Grazie tesoro. -
- Cos'hai intenzione di fare? -
La risposta era molto semplice: chiamare il signor
Spencer e farlo venire.
- Chiamalo e fallo venire… intanto dì al 50%
percento dei dipendenti che possono tornare a fare qualunque cosa facessero
prima. Prima però devo vedere tutto quello che hanno trovato. –
Avevo un bel piano. Dovevo divertirmi almeno un
po’. Ma questo comunque mi avrebbe aiutato a capirlo meglio…
Torres mi si avvicinò.
- Che facciamo con il detective… lo teniamo per
interrogare Mr. Spencer o lo lasciamo tornare in centrale? Si sta lamentando
che lo abbiamo di nuovo rapito. Ha detto che è anche un reato perché non gli
permettiamo di risolvere i casi che ha lasciato in sospeso per venire qui. –
Quel tizio era davvero irritante. Avrebbe meritato
una bella lezione.
- Prima di tutto è stata colpa sua… è venuto prima
del tempo, secondo… eh… ehm… - Mi venne un' idea – Digli che tra 2 ore arriva
il sensitivo da interrogare… E poi preparati in “borghese”. Tipologia… vediamo
un po’… la quarta dovrebbe andare bene… Sarai tu a dargli il benvenuto.
Recentemente avevo deciso di usare questo tipo di
tattica più spesso, soprattutto se dovevamo capire velocemente la validità di
un candidato per il lavoro. Avevo anche creato una lista di tipologie di
persone tipo.
Andai in sala informatica a guardare i video in
cui comparivano…
Mi dissero che di video ce n’erano davvero pochi,
come il documentario della sorella di Lassiter, un vecchio video di quando
furono concorrenti di “American Duos” (Mi dissero che era la versione solo a
duetti di “American Idol”, che venne chiusa un edizione dopo l’arresto di uno
dei giudici) e altre pochissime interviste. Compariva anche come video bomber con
un suo amico.
Il tizio stava già simpatico a tutti, soprattutto
ad una dello staff, Rob che era una segreta fan dei "Tears For Fears"
(Io però me ne ero accorto) ed era anche attratta da lui… Anche Gillian
sembrava divertita e la cosa mi dava un po’ fastidio… Non glielo avrei detto ma
ero un po’ geloso. Però mi piaceva vederla sorridere…
- Questo tipo è davvero una forza.- Disse Rob.
- Lo so il perché. Comunque non ti conviene. E’
già fidanzato.- Lei abbassò lo sguardo e arrossì.
- Comunque sembra che non si vedono da un po’.-
Disse un'altra dello staff.
- E poi non credo che Lassiter mentisse sul fatto
che si erano lasciati.- rispose Gillian.
Rob era molto più sollevata. Raramente usciva
fuori, e non aveva molta vita sociale. Decisi di non pressarla troppo.
Poi mi mostrarono il resto del materiale. Molto
spesso i casi del detective uscivano sul giornale del luogo. Sul quel giornale
ci finiva minimo una volta alla settimana, che non è poco. Poi mi dissero però
che Santa Barbara è la città con il tasso più elevato di omicidi di tutta la
California (in proporzione alla popolazione), e quindi poi riuscì a farmi un'idea
del perché il detective Lassiter non aveva tempo da perdere qui.
Una città così piccola e così pericolosa…
Decisi allora di prendermi un caffè.
Iniziai ad avviarmi quando Gill mi afferrò un
braccio. – Vogliamo andare a fare LA pausa? –
Non pensate male, è vero che non è professionale
fare una pausa con la propria moglie durante il turno di lavoro e durante un
caso importante, ma a volte anche noi abbiamo bisogno dei nostri momenti.
Sono fissato, è vero e lo sapete, ma dovreste
credere che dopo essermi innamorato sono cambiato anche io. A volte questa
pausa consiste solo di parlare abbracciati, o baciarsi sul mio divanetto.
Poi con una moglie del genere sfiderei chiunque a
tenerla lontana per più di 2 ore…
Non avevo mai, MAI, rifiutato questa pausa, solo
se ero costretto a nasconderle qualcosa o … se stavo per fare qualcosa di
veramente pericoloso.
Dopo avermi afferrato il braccio, fece scivolare
la mano fino al polso. Poi mi ricordai. Tolsi subito la mano.
- Ah, io… devo finire delle cose… al massimo lo
rimandiamo a dopo, ok tesoro?-
Quel diavolo di anello… dovevo trovarlo.
---
SHAWN POV ---
La Chief mi aveva messo a lavorare sul tavolo di
Juliet. Nei primi 3 minuti mi misi solo ad osservare il suo tavolo. Non veniva
da un po’ e la scrivania era pulita ed ordinata. Notai nel cestino l’incarto di
uno smoothie all’ananas. Non trovai invece le nostre foto sulla scrivania come
al solito. Pensai che forse le aveva buttate quando invece le trovai tutte in
fondo ad un cassetto sotto alcuni suoi libri. Una di quelle era strappata… Mi
ricordo che in quello stesso giorno della foto le dissi che non ci sarebbero
state più bugie…
Il capo comunque mi aveva chiesto di non andare
fuori ma finire i casi che potevo fare anche solo dentro. Due casi lì finii in
pochissimo. Erano davvero semplici. Per gli altri invece ero andato a far
visita a Woody e a Mike, il guardiano della stanza delle prove (non so come si
chiama… nota a me stesso: chiederlo a Gus). Dopo aver finito, andai anche in
giro per il distretto aiutando un po’ tutti nei casi. Sembravano tutti felici
del mio ritorno. Ma per qualche motivo mi sembravano troppo… strani. Erano si
contenti di vedermi, ma…
Comunque ad un certo punto Buzz mi disse che
dovevo andare.
- Mi mancherai amico. Ti auguro buona fortuna… e –
Mi abbracciò – abbi cura di te. Spero di ritrovarti presto, tutti speriamo che
torni presto. Non dire niente al capo… ha chiesto a tutti di non dirti nulla ma
non potevo non salutarti. – Mi abbracciò e mi sussurrò all’orecchio – Mi mancherai.
Comunque ti prometto che te la controllerò io. –
Ero confuso ma capì perché si inventò tutto
questo. Il capo non voleva che la notizia che il Lightman Group voleva
interrogarmi uscisse da queste mura…
Alla fine glielo avevo detto. Non avevo altra
scelta e mi aiutò. Ma mi disse anche che se venissi arrestato i casi da me
seguiti potevano riemergere e quelli arrestati grazie a me quindi liberati.
Salutai per l’ultima volta Buzz, e uscì e montai
sulla moto.
Mi misi le cuffie e mi misi ad ascoltare la musica…
Quel giorno decisi di ascoltare i OneRepublic.
Mi misi il casco e parti a suoi di “Secret” verso l’aeroporto…
Dovevo ricordarmi di spostare quella canzone… Ultimamente
mi riportava brutti sentimenti a galla.
Andai avanti con la lista e scelsi “Everybody
Loves Me”. Avevo proprio di una canzone senza senso.
---
JULIET POV ---
Stavo al
supermercato.
Era già da tanto
che mancavo da lavoro. Mi mancava lavorare e aiutare le persone.
Salvarle ed
essere utile alla comunità.
Cosa che
sicuramente non ero allora.
Era dalla mattina
che ci pensavo di tornare. Ma non sapevo davvero che fare con Shawn. Per tutti
quei giorni l’unica cosa che sapevo e che mi ero pentita di quella mia
NON-reazione… ma cosa potevo fare. Ero sconvolta. Decisi che dovevo almeno
parlarci… Non avevo risposto a nessuna delle sue chiamate…
“Don't you just love a happy ending? Oh
yeah well so do IAnd all your love will shine on everyone”
Non avevo mai
sentito questa canzone ma mi sembrava di aver già sentito il cantante.
Presi le ultime
cose e mi diressi verso la cassa.
“Wake up Wake upWake upWake
up”
La canzone in
qualche modo la sentivo come se fosse rivolta a me…
Fortunatamente
trovai una cassa vuota. Mentre mettevo gli oggetti sul bancone chiesi alla cassiera
il nome del gruppo musicale.
- Quelli? Ah sono
i Relient K. – Poi continuò a scannerizzare i
prodotti.
“Wake up, Wake up Everything is moving faster than you think Wake up,
Wake up”
- La canzone le piace comunque?-
- Un po’. Anche se è come se fosse rivolta a me la
canzone.-
- Lo so. La canzone contiene molte frasi strane
che se ascoltate bene si possono interpretare a proprio piacimento.-
- Si vede che sono bravi. Non molti cantanti lo
sanno fare oggi.-
- Infatti questa è una cover. Possibile che non
conosce i “Tears for Fears”?.
La cosa era troppo una coincidenza. Dovevo davvero
parlargli.
Allora mi chiedevo se era li a tentare di farmi
cambiare idea.
- Sai se di solito si possono fare richieste sulle
canzoni da mettere nel negozio?-
- No mai. Quando la nostra radio non funziona,
come oggi, mettiamo una playlist già programmata di canzoni. Oppure un CD di
quelli di cui abbiamo molte copie e che sono fuori commercio, perché invendute -o
perché ce n’è una seconda versione.
-Ah… ok.-
à…10 minuti dopo… à
Dopo aver posato tutto nel bagagliaio, mi sedetti
sul sedile e composi il numero
“TUM… … … TUUM… … … TUUM… … …”
- Dai!-
“TUM-TUM-TUM
… … … Il numero da lei chiamato è spento o non raggiungibile… le suggeriamo di
riprovare più tardi. Grazie.-
- Grazie un CORNO!-
Tirai il cellulare sul sedile posteriore non
curandomi di dove potesse finire.
” La canzone forse aveva ragione”, pensai. Decisi
di andare alla stazione di polizia… Avrei potuto dare una mano.
---
SHAWN POV ---
“Something happens and I'm head over heels
I never find out till I'm head over heels
Something happens and I'm head over heels
Ah don't take my heartDon't
break my heartDon't Don't Don't throw it away”
- Basta!! Perché canzoni romantiche?! –
Tutti mi guardarono con compassione.
Avrei o non avrei potuto fare intuire che avevo problemi
di cuore…
- Tutto si sistemerà.- Un omone che era seduto
vicino a me dall’inizio del viaggio mi diede delle pacche sulla gamba.
Mi ero addirittura arrabbiato con i miei Tears for
Fears… Era meglio se mi mettevo a dormire…
-Comunque, puoi aprire il cellulare ora. Non hai
sentito l’avviso per la musica.-
Presi il cellulare dalle tasche.
- Dai, forse ti ha chiamato.-
Non era possibile…
- No, non l'ha fatto prima non lo farà ora.-
Il tipo affianco a me riuscì a togliermi il
cellulare dalle mani.
- Ehi, il mio iPhone!!! Ridammelo.
Me lo accese e me lo diede.
- Dai metti il pin.-
---
JULIET POV ---
Arrivai al distretto.
Entrai.
Tutto era calmo…
Ed era tutto vuoto.
C’erano pochi poliziotti e quei pochi erano concentrati
in una partita di non so cosa.
Mc Nabb era seduto sulla
mia scrivania a bere uno smoothie all’ananas e a sentire musica.
Prima che potessi salutarlo, mi notò e si alzò
dalla mia scrivania, togliendosi le cuffie.
- Io… ecco… Mi dispiace, n-non pensavo saresti
venuta.-
- Non ti preoccupare. Più importante. Dove sono
tutti? E perché siete tutti qui a non fare niente? Tre giorni fa Lassiter mi ha
mandato un messaggio su quanto era pieno di lavoro. –
- Beh sono tutti fuori per aiutare le ambulanze a
trasportare dei civili al pronto soccorso. C’è stato un mega incidente al
centro.-
- Brutta cosa, ma i detective?-
- Sono andati anche loro.-
- E i casi?-
- Beh grazie a Shawn li abbiamo finiti tutti in
2-3 ore.-
“Era stato qui??” La canzone aveva ragione… se
avessi agito prima forse sarei riuscito a vederlo.
- E… e ora? Ora dove si trova?-
Indietreggio.
- McNabb dimmelo. Devo parlarci. E’ importante.
Iniziai ad alzare la voce.
Calò il silenzio in tutto il distretto. Ero l’unica
a farmi sentire.
Quando invece incominciò a dirmi qualcosa il capo
lo interruppe.
- O’Hara… Possiamo avere due parole?- Non riuscì a
capire la sua espressione.
Mi allontanai da McNabb.
-Scusami.- Gli sussurrai
Mi diressi verso la Chief
- Certo, arrivo.-
A/N: Se volete saperlo i Relient K non hanno
cantato quella cover di cui ho parlato nel PoV di Jules. Ma comunque hanno
cantato “EverybodyWants to
Rule the World”, e li hanno citati nella loro canzone
“In Love With The 80's” come la sua migliore band di sempre… Credo che quest’ultima
è perfetta per il personaggio di Shawn. Sentitela e poi ditemi se non è vero ;D
- Chief, dov’è Shawn! – Il mio tono di voce era
molto… duro. Capì subito che il capo aveva intuito la mia rabbia.
Era normale che lo fossi. Per qualche ragione ero
sicura che Shawn era finito in qualche problema o… che forse era finito in
qualche modo in quell’incidente…
Perché mandare tutti gli agenti allora?
Perché allora erano tutti tristi tra quelli rimasti
in centrale?
Mi venne una stretta al cuore… fortunatamente lo
nascosi bene, ma non riuscì a parlare…
“Avrei dovuto chiamarlo prima…” di questo ne ero
sicura.
- C’entra… - Presi un respiro e deglutì – Gli
agenti… ecco, sono tutti li perché… Shawn…-
Il capo mi guardò triste. Sospirò e continuò a
tenere il mio sguardo.
Mi iniziai a preoccupare… e se…
- Senti, non preoccuparti, ok? –
- Come faccio a non… sta bene? Shawn… era
nell’incidente? –
Sorrise, sollevata. A questo punto le mie paure si
dileguarono…
Si alzò e si avvicinò a me.
Mi alzai.
- No, non era nell’incidente, e sta bene, ma… -
La paura tornò.
Stava pensando. Molto. Dopo quelle che sembravano
ore, iniziò a parlare.
- Shawn… - Mi guardò negli occhi. – Ecco, lui… -
--- SHAWN POV ---
- Ehi, il mio iPhone!!!
Ridammelo.
Me lo accese e me lo diede.
- Dai metti il pin.-
Lo guardai storto, e misi il pin.
Anche se ci credevo guardavo speranzoso il
cellulare.
“Dai Dai
Dai DAI DAI!”
“Pin
Accettato”
“Inizio
caricamento memoria”
“Raggiunta la linea telefonica” (ben 4 tacche)
“Caricamento
memoria completata”
…
Niente…
Addirittura il mio iPhone
riuscì addirittura ad entrare nel Wi-Fi dell’aereo, ma della chiamata (o anche
di un misero SMS nemmeno l’ombra)
Presi il cellulare e me lo rimisi in tasca.
- Te l’avevo detto amico. Non mi avrebbe chiamato.
–
Mi riappoggiai al poggiatesta e guardai il
soffitto dell’aereo…
- Senti, - Il tipo affianco cercò di scusarmi – mi
dispiace… non volevo darti false speranze…
- Fa niente amico… - Gli sorrisi per la prima
volta e fissai lo schermo in alto. Per tutto il viaggio quella era la prima
volta che lo notavo. Presi le cuffie dell’aereo e me le misi.
Facevano passare “Top Secret!”.
“Fantastico!” pensavo.
- Ehi, lo hai già visto questo film? – Mi girai
verso il tipo.
- No, vale la pena vederlo? –
- Stai scherzando? Certo che si. – Gli porsi le
sue cuffie – Ringraziami dopo amico. In questo film c’è quel genio di Val
Kilmer.
“Forse
non sarà così male questo viaggio”
---
JULIET POV ---
- Lui… è partito. –
Rimasi a fissarla.
Lei fece lo stesso.
- P-Partito?? –
- Si. –
Era andato via. Non era possibile…
- E dove… dove è andato e perché? –
Alzai la spalle e le riabbassai. Mi lasciai cadere
sulla sedia e fissai una piccola formica sul pavimento.
Andato via.
Mi si avvicinò. Appoggiò la mano sulla mia spalla.
- Senti… -
Sentì qualcosa nella sua voce.
- Non deve sentirsi in colpa… non è colpa sua… Lo
conosciamo Shawn. E’ testardo. –
- Io… - Fece una pausa poi continuò – Ok. Voglio
che tu sappia che se n’è andato solo per motivi di lavoro. –
Lavoro?!
“ Lo
hanno trasferito?! … Cioè, che sto dicendo, non è un poliziotto.”
- Non capisco… -
- I poliziotti… Gli agenti di St.
Louis e di Detroit hanno richiesto il suo aiuto…
-
Non mi sentì
molto meglio.
Recentemente
queste due città erano in vetta alla classifica delle città con più attività
criminale. Se non fosse ancora abbastanza, da alcune settimane la prima aveva a
che fare con un nuovo serial killer mentre nella seconda due gang molto famose
si erano date guerra… Alcune persone erano già state ferite in modo molto
grave.
- Mi dica
dove è andato. –
- Non posso.
Abbiamo bisogno di te in centrale. –
Mi misi a
ridere. – Sul serio… Non c’è NESSUNO in centrale. Cosa dovrei fare. –
- O’Hara NON
ALZARE il tono con me OK?! –
Mi sentivo
come se avessi esagerato. Ma questo non cambiava nulla. Non potevo mandarlo li
da solo.
- In effetti
ci sarebbero un po’ di pratiche da controllare. Lo sai bene che Shawn… non gli
piace farle. Tutte le pratiche sono già sulla tua scrivania.-
- Ok. –
Non avevo la
minima intenzione di perdere tempo.
Uscì dal suo
ufficio. Lei si chiuse dentro io mi voltai sorridendo già per il mio piano.
Andai da
McNabb.
- Ehi
McNabb! – Stava ancora bevendo il suo smoothie all’ananas…
Avvicinandomi
notai che invece era già al TERZO smoothie di oggi.
- Possibile
che non fai niente per aiutarlo. Sei suo amico no? –
Mi guardò
con un grande senso di colpa…
- Se sapessi
cosa fare… Avevo già chiesto al capo se potevo seguirlo ma mi ha negato… -
- Io ho un
piano… Ma per poterlo attuare ho bisogno una mano con le pratiche sul mio
tavolo. –
- Pratiche?
Te ne ha date altre? Pensavo di aver finito tutte quelle in centrale… -
- Come? –
- Appena
Shawn se n’è andato ho iniziato a finire tutte le sue pratiche e di tutta la
centrale… volevo rendermi utile… -
“Già tutto
concluso… Bene”
- Ok… in
questo caso grazie… - Gli sorrisi e andai al mio tavolo…
Notai che
oltre ad essere estremamente ordinato, erano state pulite tutte le superfici in
legno e lucidate tutte le parti in metallo. Le foto erano state rialzate e
lucidate e messe nel solito ordine anche quelle che avevo messo nel cassetto.
L’unica foto
che non c’era era quella che avevo strappato alcuni giorni prima e che ora era
sul tavolo rimessa insieme da alcuni fili di scotch.
La foto era
rimessa quasi perfettamente.
Come la foto
speravo che tutto tornasse a come era prima.
Prima di
quella rivelazione.
--- SHAWN POV ---
“PUNCH”
- AHI! –
Il tipo mi aveva dato un cazzotto.
- Ma che diavolo fai? Fa male! –
Il tipo cercava di dirmi qualcosa. Non riuscì a
capire.
Mi ricordai che mi ero addormentato di nuovo con
le cuffie ancora addosso. Stavo per togliermele quando il tipo me le tira via.
- AHIII! Ma la vuoi piantare?! – Mi misi le mani
sulle orecchie. Faceva molto male…
Mi tirò anche le mani dalle orecchie.
- Ma che ti ho fatto di male?! –
Poi sentì. Prima che riuscì a dire – Il
telefono!!! – presi l’iPhone e schiacciai il verde
senza vedere chi era.
- Jules sei tu?-
- No Shawn, sono Karen. –
- Ah. –
- Senti ho dovuto mentire a tutti sul fatto della
tua partenza. – Sembrò un po’ offesa dal mio scarso entusiasmo.
- Ho visto. –
- PROPRIO tutti. –
- Che intendi dire? –
- O’Hara è tornata in centrale e… -
- … -
- TI cercava. –
- Ma non mi ha nemmeno telefonato. –
- Eppure era molto ansiosa di vederti. Comunque se
ti telefona… devi sapere che sei a Denver
o a St. Louis.–
Non ci credevo
- Voleva
vedermi… - Sbuffai. Mi misi una mano tra i capelli. – Diamine… Dove ha detto
che sto?-
- Sarai un
consulente della Denver PD e dell’FBI di St. Louis. Ricordatelo. –
- Non c’è
problema. –
- Mi devi
promettere che non gli dici la tua vera posizione. Ho bisogno di te
concentrato. –
- Perché?
Non posso dirle tutto? Non posso mentirle ancora. Non… non posso. –
- Devi. POI
le dirai tutto… -
- “tummmtummmm” Ho un problema
adesso, “tummm” ti richiamo dopo. –
---
JULIET POV ---
Aprii il
database delle carte di identità. Dopo aver preso quello di Shawn andai alla
lista delle carte di credito… Ne aveva solo una. La aprii.
Iniziò il
caricamento.
Caricata.
Presi il
mouse e cliccai “Transazioni Recenti”.
ACCESSO NEGATO
Questa
scritta comparve al caricamento della pagina.
-
Dannazione! –
Avrei dovuto
trovare un altro modo.
Provai a
richiamarlo ma mi risultò occupato…
--- SHAWN POV ---
- Mentirle?
– Il tipo mi guardò – Le menzogne non ti hanno portato solo guai?-
- Beh amico
non posso farci niente… Non lo dire a nessuno. – Mi avvicinai a lui e misi la
mano per coprirmi la bocca. – Devo andare sotto copertura. –
- Dove? TI
giuro che non lo dico. –
- Denver e
St. Louis. –
Deglutì. – Oh amico… Io
sono di St. Louis. Spero che lo prendi quel pazzo. –
- Pazzo? – Stavo già
facendo saltare la copertura
- Non vedi i tg? Non ti
hanno detto chi devi catturare? –
- Vedo i cartoni
animati… sono più divertenti… e NO. Non me lo dicono mai. –
Me l’ero cavata così.
- Quiiiiiiiiiiindi...
quanto è pazzo questo tipo? –
- E’ un serial killer. –
No.
Un serial killer no.
Presi il mio cellulare e
digitai il numero della centrale.
- Pronto McNabb. –
- Ciao amico, passami la
Chief Vick –
- Tutto bene Sh-
- Zitto Buzz! -
- Scusa, te la passo
subito. –
- Grazie. Se sta li, non
dirLE niente mi raccomando. –
Rispose Karen.
- Qualche problema? –
- Lo sai benissimo che
problemi abbiamo avuto in passato. I SERIAL KILLER SONO ALCUNI DEI NOSTRI PIU’
GRANDI INCUBI. Abbiamo passato entrambi notti insonni per questi ricordi… NON
POTEVI INVERTARTI QUALCOS’ALTRO?-
- NON PARLARMI COSI! SMETTILA.
MA CHE HAI OGGI?-
Mi rimisi di nuovo la
mano libera nei capelli… - Scusami, scusami. Più che altro, che diavolo è
successo prima?-
- Beh Shawn, è successo
che Juliet ha cercato di rintracciare la tua carta di credito per vedere il
volo che hai preso… Ma sono riuscita a bloccarla in tempo. –
- Non posso mentirle su
questo. UN SERIAL KILLER?? Solo Yin ha quasi ucciso tutte le mie persone care e
me.-
- Lo so benissimo, ma lì
ci devi andare concentrato, Sh-… Scemo!-
Risi. – Come scusa? –
- Rick non puoi buttare
all’aria questo appuntamento ok?! –
- Rick?-
Sentii un'altra voce in
sottofondo. Era femminile.
Capii.
- Jules ci sta
ascoltando? E li?-
- Senti O’Hara,
qualunque cosa sia, DOPO. Sto litigando con mio marito. -
Sentii una porta
chiudersi.
- Dobbiamo chiudere. Ci
ha quasi scoperti.-
- No, aspetta!- Ma aveva
già attaccato.
“Vi ricordiamo di allacciarvi le cinture, stiamo
scendendo per il primo scalo”
- Scalo?? Ma io ho preso
il diretto. -
- Beh sembra di no. –
- Ma questo arriva a
Washington? –
Il tipo mi guardò
strano.
- Non dovevi andare a
Denver?? –
“Cavolo”
-Ehm.-
“Che mi invento ora…”
- Devo prima andare a
Washington… Devo avere il permesso dai – Mimai con la mano – “grandi capi” per
questa missione. –
- Ah capito.-
Mi riappoggiai al
sedile…
Ci sarebbero volute più
di 5 ore…
A/N: Quello che ho messo è il nome reale del
marito della Chief. E’ solo un nome, spero non dia fastidio…
Spero che Shawn non è troppo esagerato quando
litiga con Karen… Solo che ho pensato che potrebbe reagire così pensando che
potrebbe fare preoccupare Juliet per niente… Lui non le farebbe MAI del male. Spero
vi sia piaciuta :D
A/N: Mi sono accorta che non ho quasi mai dato
informazioni di tempo. C’ho messo molto per scrivere proprio per questo. Mi
sono andata a rileggere i capitoli ed appuntata gli orari… Uno delle difficoltà
del pov è questo, la linea temporale. Molti fatti
succedono anche in contemporanea… Per non parlare nemmeno dei fusorari e del fatto che Shawn è in un aereo xD. A parte questo, BUONA LETTURA
Per alcune domande, ho deciso di mettere alcune
note alla fine della pagina per spiegare meglio quello che succede. Sia per i
NON-FAN di Psych e sia per i NON-FAN di Lie To Me. Se volete che spieghi altro in futuro inviatemi
anche una mail sul profilo.
Capitolo
9 – Ricerche, Attese e Desideri
---
LIGHTMAN POV ---
Un’ ora e
mezza prima…
Non ero riuscito a trovare l’anello. Decisi di
arrendermi. Il giorno successivo appena avrei potuto, sarei andato a farmelo
rifare. Fortunatamente avevano il progetto 3D dell’anello sul PC e quindi
sarebbero riusciti a portarmene uno nuovo in meno di una settimana. Mi sedetti
sul mio divanetto e decisi di riposarmi un po’.
Guardai l’orologio… Erano le 18.
Mi ricordai che la giornata non era ancora finita.
Chiamai Anna rimanendo steso.
Dopo un po’ si aprì la porta.
- Di cosa ha bisogno?-
- Quando arriva il signor Spencer?-
- Shawn? -
- Si lui. – Addirittura ora che lo chiamavano tutti
per nome, nessuno lo riconosceva più dal cognome.
O almeno era così per la maggior parte dei
dipendenti.
- Beh abbiamo ricevuto una chiamata dal suo capo e
ci ha detto che sarebbe partito a momenti. Il viaggio dovrebbe durare dalle 5
alle 7 ore… Non sappiamo che volo ha preso… se il diretto o quello con scali. -
Ci sarebbe voluto molto. Davvero molto.
- Sappiamo anche che ha preso una camera in un hotel
qui vicino. Dovrebbe venire domani verso le 11:30.-
Non avevamo tempo da perdere e sarebbe venuto alle
11?!
- Alle 11?! Non può venire prima? Abbiamo una marea
di cose da fare!-
- Non può. Lui non si alza mai prima delle 10.- E
con questo uscì dalla porta.
- Ma…- Dissi io ma non mi sentì.
Adesso si curavano più di lui che dei nostri affari…
Possibile che aveva una così grande abilità nel farsi degli amici che riusciva
anche non essendo presente??
Uscì fuori dalla porta.
Dovevo vederlo con i miei occhi.
Decisi di andare nella sala video per continuare a
vedere i filmati che non avevo visto.
Prima però dissi ad una collaboratrice di invitare
Carlton Lassiter a prendere una stanza in un hotel vicino.
Prima di lasciarla andare ebbi un idea. Le dissi di
mandare Locker a farlo al posto suo tra una mezz’ora. Sarebbe stato divertente
guardarli.
Così avremmo lasciato per un'altra ora il detective
nella stanza da solo…
Sarebbe stato molto MOLTO furioso.
Ritornai un attimo dentro per prendere il mio
portatile (per vedere la scena) e mi affrettai a posizionarmi nella sala video.
Così avrei avuto anche una mezz’ora per vedermi i
video.
---
JULIET POV ---
Tempo attuale (16:30
Los Angeles; 19:30 Washington DC)
Ero tagliata fuori.
Non sapendo cosa fare inevitabilmente tornai a
pensare cosa sarebbe successo se avessi risposto qualcosa.
Sicuramente, anche se gli avessi risposto male, non
avrebbe accettato questo lavoro. Probabilmente avrebbe pensato che era solamente
una mia rabbia passeggera e sarebbe rimasto a fianco a me… continuando a
corteggiarmi per avermi indietro. Forse saremmo tornati insieme dopo una o due
settimane e saremmo stati ancora più vicini di sempre.
Sarebbe stato bello vederlo in azione ora che sapevo
che era frutto delle sue capacità e non dei suoi presunti “poteri sensitivi”.
Avrei potuto chiedergli come riusciva a farlo e forse mi avrebbe dato anche
alcune lezioni, per migliorare ulteriormente…
Più pensavo e più riflettevo a quante volte si era
dimostrato brillante, e in effetti incredibile ai miei occhi.
Più riflettevo e più la lunga e interminabile lista
di domande da poi proporre a Shawn aumentava.
Sempre se fossi riuscita a riaverlo indietro. Sempre
se fossi riuscita a riabbracciarlo sano e salvo.
Ancora l’immagine di lui e Gus legati alle sedie mi
ritornavaa comporsi davanti gli occhi.
Tutte quelle siringhe e utensili sul tavolo di quel pazzo…
Tolsi questo incubo dalla mia testa e continuai a
pensare a come sapere la sua destinazione.
Ad un certo punto mi venne in mente una cosa. Fino a
quel momento l’idea di chiamare il padre o Gus non mi era nemmeno passata nelle
testa. Loro due sapevano benissimo della bugia, ed ora anche con il padre aveva
un bel rapporto… o almeno lo stava diventando.
Decisi di chiamare prima Henry. Sicuramente Gus
sapeva dove era andato ma prima di andare a recuperarlo volevo sapere come
stava il padre. Non ho parlato con nessuno dei tre dopo il mio litigio con
Shawn…
Presi il telefono e digitai il numero.
---
LIGHTMAN POV ---
Andai nell’atrio.
I due stavano ancora lottando. Non potevo perdermi
la scena. Quella del cubo era stata davvero uno spasso. Questa si prospettava
anche meglio.
- Non posso crederci! – Continuò a camminare a passo
svelto verso l’uscita.
- Lassiter io… -
- Se avessi giurisdizione ti avrei già arrestato da
un pezzo! –
- Ma che ho fatto? – Lassiter si girò verso di lui.
– E’ stato lei a chiederci aiuto. –
- Aiutare??Questo è ostacolare un indagine di polizia. Anzi, molte indagini. Ma lo
sai quanto siamo pieni di lavoro in questi giorni? –
“Prima di Shawn come avranno fatto a risolvere i
casi, allora?” sentì bisbigliare.
Lui loa sentì.
- Non c’entra niente il suo aiuto. Il lavoro è solo …
come triplicato. Non credevo ci sarebbe voluto tutto questo tempo.Devo ritornare in California… mi chiamerete
quando sarà tutto risolto. –
- Aspetti! – Gillian intervenne nel discorso. Il
divertimento sarebbe finito a breve.
- Ho parlato con il suo capo. Adesso, la vostra
stazione di polizia è così libera di ogni impegno che metà del dipartimento è
andato ad aiutare i feriti di un incidente stradale e l’altra metà si è presa
uno o due giorni liberi.
- Non è possibile. –
- Beh… diciamo che c’è stato un… amichevole aiuto
esterno. –
Lassiter guardò in basso. Sembrava deluso.
Si girò verso Locker, lo guardò male e se ne andò.
- E ora cosa ho fatto? – Locker alzò le spalle.
Lassiter non rispose, ma in compenso sveltì il passo
e uscì dalla stanza.
- Però è stato divertente! – Dissi io.
Gillian mi si avvicinò.
- Ma sai una cosa? –
- Cosa? –
- Vi assomigliate tu e Shawn. Con un'unica
differenza. Lui sembra che sia cambiato parecchio nel tempo. Tu invece sei
sempre il solito. –
La punzecchiai con un – E ti dispiace, cara?
–
- No. – Mi diede un bacetto veloce. – Per nulla al
mondo. – Mi lanciò un occhiolino, e si diresse verso il suo ufficio.
--- SHAWN POV ---
“Vi preghiamo di slacciarvi le cinture e scendere.
Ultimo avvertimento. Questa è l’ultima fermata. Washington DC. Vi preghiamo di
scendere in fretta.”
Ero confuso e sollevato… Non riuscivo a credere che
ero già arrivato. Presi la mia giacca e iniziai a camminare contento verso
l’uscita.
Notai che la porta del bagno era aperta, entrai e
mi guardai allo specchio. I miei capelli erano perfetti, come sempre. La cosa
era molto strana… ero sicuro che erano giorni che non li pettinavo come si
deve. Contento dei miei capelli continuai a camminare.
Avevo altro a cui pensare…
Un'altra cosa strana era che sull’aereo c’ero
rimasto solo io.
Arrivai all’uscita e trovai una ragazza molto
carina ad aspettarmi. Era una delle hostess. Aveva uno sguardo indecifrabile ed
con le mani mi fece segno di sbrigarmi. Con una mano teneva un microfono. Era
stata lei a darmi l’ultimo avvertimento.
- Signore è rimasto solo lei. Si affretti ad
uscire. Dobbiamo riportare l’aereo nell’hangar.– La signorina mi lanciò un sorriso raggiante.
Facendo lo stesso, iniziai a scendere le scale.
Arrivato a terra rientrai nell’aeroporto. Qua si
che c’era molta gente, ma la maggior parte stava ritornando da un altro volo.
Mi affrettai ad arrivare al ritiro bagagli. La mia borsa non era sul tapis
roulant. Forse l’avevano già portato negli oggetti smarriti. Mi girai intorno
per cercare il deposito quando la vidi.
Era li, di fianco a me e non l’avevo vista… Come
avevo fatto a non vederla.
Io, poi!
Non riuscivo a parlare, avevo la gola secca…
- Ju… Jules, - Iniziai
ma mi bloccò subito.
- Lascia parlare me. – Si avvicinò. – Per favore.
–
Lentamente portò la mano destra sulla mia guancia
e con il pollice delicatamente disegnò dei cerchi.
Il suo tocco era delicato e mi mancava, mi mancava
il suo tocco, la sua presenza vicino a me.
Mi mancava il suo sguardo.
I suoi meravigliosi occhi azzurri mi fissavano
dolcemente, e mi sentì felice, come a casa.
- Mi dispiace. – Riiniziò – Mi dispiace di non
averti fermato. Di non averti detto niente. Ero arrabbiata per la bugia, delusa
per avermela tenuta nascosta, sorpresa perché ti credevo ormai davvero un
sensitivo, ma anche curiosa. Volevo farti così tante domande, così tante cose
che non sapevo da dove cominciare. –
Fece un altro passo avanti.
- Mi sei mancato. Mi manchi.- Portò il suo braccio
sinistro dietro la mia schiena e mi avvicinò ancora di più. I nostri visi erano
a pochi centimetri di distanza.
- Jules… -
- Mi dispiace per tutto quello che è successo.
Avrei voluto essere più comprensiva… Avrei almeno dovuto cercare di chiamarti,
di… di farti spiegare… -
Si avvicinò ancora ed ora le nostre labbra si
sfioravano mentre lei parlava.
- Mi mancavi. Mi faceva male sapere che non eri
con me… che non potevo farmi proteggere. Mi mancava la sensazione di essere
protetta, amata, speciale. E il fatto che non potevo difenderti nemmeno io… -
In quel momento chiusi le distanze e la baciai.
Ero felice.
Finalmente eravamo ancora insieme.
Per tutto quel bacio lasciai le braccia inutili
sui miei fianchi. Lei allontanò il viso per prendere fiato. Poi le avvolsi le
mie braccia intorno a lei e la ribaciai.
Dopo pochi secondi però si ristaccò. Avevo
esagerato? Ero andato troppo veloce.
Aprì gli occhi, per leggere il suo viso quando
vidi che non era lei ad allontanarsi ma era Declan[1]che la
stava tirando via da me!
- Declan! Che diavolo
fai! -
Tolsi un braccio intorno a lei e cercai di
spingerlo indietro.
- E levati! –
Usò anche più forza e incominciò ad urlare.
- Lascia! Smettila! Fermati! –
- Ehi! Le fai male! –
Lei era immobile… come spaventata.
Sbattei le palpebre e le riaprì, e rialzai lo
sguardo verso Declan.
Mi ritrovai la faccia del grassone a pochi
centimetri dal mio naso.
- Ahhhhh! –
Andai all’indietro e sentì il divestimento
dello schienale della poltrona.
Ero ancora nell’aereo, e quello era un sogno.
Bello, ma un sogno. Ed era finito. Ma era tutto così dettagliato… tutto così
reale.
- Shawn, grazie al cielo sei sveglio. Pensavo ti
volessi suicidare con quel cuscino! –
Io? Suicidarmi? Non lo farei mai. Per nulla al
mondo, e poi quale cuscino.
Abbassai lo sguardo. In effetti ne stavo
stringendo forte uno posizionato in verticale.
- Da dove esce fuori? –
Lo dicevo più che altro a me stesso, ma il tipo mi
rispose.
- Quello? Me lo hai preso mezz’ora fa. Sembravi
ancora più contento nel sonno e te l’ho lascato… -
- Grazie Declan. – Ero
preso ancora dal sogno.
- Non mi chiamo Declan.
Non ti ho ancora detto il mio nome. – Mi diede la sua mano, la strinsi. – Il mio
nome è Randal ma puoi chiamarmi Randy.
- Piacere Rand… - Sul serio?! – … Randy. -
- Ok… Comunque… quanto manca? – adesso arriviamo
alla 2 sosta. Scenderò lì. A te ne mancano altre 2, poi arrivi. Mentre dormivi
ho fatto un po’ di calcoli. Quando arriverai li sarà buio. Tra le 22 e 23. Hai
già prenotato? –
- Lo ha già fatto il mio capo. Il volo invece con
la carta di credito di un mio amico. La mia avevo scordato di ricaricarla. –
---
JULIET POV ---
Chiusi il telefono. Anche il padre non sentiva il
figlio da giorni. Ero molto felice che stava bene, e lo sentì contento nel
sapere che stavo cercando Shawn.
Ripresi il telefono e composi il numero di Gus.
…
…
…
Il numero era occupato. Avrei richiamato più tardi
ma dopo alcuni minuti arrivò Buzz.
- C’è Gus che vuole parlarti. E’ sulla linea 3. –
- Gus! Ho cercato di chiamarti ma la linea era
occupata. –
- Strano. – Ci fu un attimo di silenzio – Anche io
ti ho chiamato prima. Forse ci siamo interrotti la linea da soli. –
Aveva ragione. Raramente ci chiamavamo e se
succedeva dovevamo parlare di qualcosa che era successo a Shawn o che stava per
fare.
- Sta bene! –
- Si, Gus. Ma devo sapere dove doveva andare di
preciso. La Chief[2]Vick mi ha detto che sarebbe andato o a St. Louis e a Denver… ma…-
- Ma non ci sono… mi stai dicendo che lo ha
mandato in missione? –
- Così dice. – Presi fiato. – Mi dispiace per quel
che è successo Gus… e… non credo riesco a lasciarlo andare da solo li. Mi devi
aiutare a sapere dove è diretto. Sarebbe d’aiuto sapere che aereo ha preso. –
- E’ per questo che ti ho chiamato. –
- Cosa? –
- Mi ha di nuovo rubato la duplica della mia carta
di credito.-
- La duplica? –
- Si, la carta di riserva.-
- E perché? –
- Me la prende sempre e una volta me l’ha quasi persa. E’ stato difficile
e lungo il procedimento per riavere indietro una nuova. Comunque so che ha
preso un volo ma non so i dettagli. Su questa nuova carta si possono fare degli
acquisti nascosti. In qualche modo avrà scoperto la mia nuova password e avrà
attivato questa opzione. Se entri nel mio profilo sicuramente riesci a vedere
che volo ha preso. –
- Dammi un paio di minuti. Ti chiamo dopo. –
--- --- --- ---
- Pronto Gus! –
- Ti sento. –
- Bene. Sono riuscita ad avere l’informazione. Il volo è il 4869 diretto a Washington DC ma con 3 fermate, e
due delle quali proprio quelle due città. –
- Cerca di chiamarlo. Io vado all’aeroporto a
chiedere. -
A/N: Spero vi sia piaciuto. ----Recensite :D---- Qui sotto la spiegazione del titolo per chi non avesse capito.
Ricerche: dell’anello; della reale posizione di Shawn.
Attese: l’attesa dell’arrivo di Shawn a destinazione; L’attesa da parte di Shawn
di una chiamata di Jules. Desideri: Desiderio di Shawn nel riavere Jules di nuovo al suo fianco,
(e viceversa); Desiderio di svegliarsi senza spaventi o dolori (xD cit. capitolo precedente).
[1]=
Declan Rand (Prima apparizione 5x08), versione molto
più ricca e responsabile di Shawn. Esperto di psicologia collabora con la
polizia e in questo modo conosce Juliet. Hanno una breve relazione grazie al
quale (ma anche grazie ad aver sentito una conversazione tra Shawn e Gus) Jules
scopre dei sentimenti che Shawn prova per lei. Mentre Juliet si sta per
preparare per un viaggio ad Amalfi con Declan, ha una
discussione con Juliet nel quale lui le dice di vivere e ricordare ogni vero
momento di quel viaggio. In quel momento lei capisce Shawn quanto tiene alla
sua felicità e si lascia andare baciandolo.
[2]=Per chi non lo sapesse è un altro modo per chiamare
un superiore. Sinonimo di Comandante o capo (“Capo” che ho usato sempre per
almeno i primi capitoli. Non volevo usare “Chief” dato che è una parola straniera,
ma per me è più naturale chiamarla Chief Vick)
A/N: Mi dispiace davvero DAVVERO
molto per questa lunga pausa. Sono dovuta andare in vacanza dai nonni e li non
c'era il pc. Fortunatamente ho scritto I capitoli sul cellulare. E vi posso
assicurare che la prima cosa che ho fatto quando sono tornata a casa è stato
accendere il pc per mettere su internet il capitolo. Vi voglio avvertire che ho
in mente di scrivere il sequel che sarà questa volta più incentrato su LTM.
Grazie a tutti per la vostra attesa. Devo ammettere che questo capitolo mi è sembrato
il più difficile da scrivere fino ad ora. Ho anche fatto uno schema con tutti I
passaggi da seguire. XD cosa che non ho mai fatto. Ma mi ha aiutato a non
scordare le idee.
Per il titolo ero un po' a corto di idee.
Enjoy :D
Capitolo
10 – Cleptomani a Washington
--- JULIET POV
---
Andai
all'aeroporto. Erano le 17 circa. Avevo impiegato molto per arrivarci a causa
del solito traffico di Los Angeles. La gente come al solito all'aeroporto era
troppa. Si faceva fatica addirittura a passare tra la folla.
Vidi
sul pannello che due voli erano stati rimandati alle 17:30 per turbolenze.
Andai al bancone per l'acquisto di biglietti.
-
Polizia di Santa Barbara. Buonasera. - le mostrai il distintivo. - Dovrei fare
alcune domande.
-
Servo questi clienti e poi sono da lei. -
-
Ok, ma prima devo chiederle se era lei a vendere i biglietti tra mezzogiorno e
le due. -
-
Benissimo. Non sono io. Quello era il turno di Jenny. La può trovare nella sala
del personale. Laggiù in fondo e poi giri a destra. - Mi indicò un corridoio
alle mie spalle.
-
Grazie mille. -
Arrivata
a destinazione mi ritrovai in una stanza molto ampia con punti di ristoro, una
zona computer e due porte che facevano da entrata ai due camerini principali.
Dietro una enorme pianta grassa ne notai un'altra, che per la targhetta
portavano sicuramente ai bagni. Rispetto a qualche anno fa, era molto cambiato
il luogo. Quando entrai, tutti mi guardavano perplessi.
-
Polizia di Santa Barbara. Dovrei parlare con Jenny. - Si alzarono in due. - Il
turno da mezzogiorno alle due al tavolo degli acquisti di voli. - Quella
rimasta in piedi mi si avvicinò. - È successo qualcosa di grave... - Aveva uno
sguardo spaventato. Anche i suoi colleghi sembravano allarmati.
-
Non si preoccupi. Devo farle alcune domande su una persona che ha comprato un
volo oggi. -
Si
girò verso i colleghi sollevata. - Forse tutto ok! Esco un attimo con la
poliziotta. -
Mi
portò in una stanza più tranquilla con alcune poltrone.
-
Qui a volte teniamo ad interrogare le persone sospette. Molto probabilmente
preferisce parlare qui che è molto più silenzioso. Come può vedere, il nostro
capo ha deciso di rinnovare alcune aree dell'aeroporto. Tra mezz'ora però devo
iniziare il turno. Spero non ci voglia molto. -
-
Sono la detective O'Hara. Sarò veloce, glielo posso assicurare. Oggi verso le
12 e le 14 un uomo di 36 anni, leggermente più alto di me, occhi verdi o
nocciola, capelli castani perfettamente pettinati, è venuto e ha comprato il
biglietto di un volo verso Washington con tre scali. - Le feci vedere anche una
foto che avevo sul cellulare.
-
Cosa vuole sapere? -
-
Dove voleva arrivare. Voglio la verità. -
Guardò
per terra.
-
Ecco... Non lo so. -
La
obbligai ad alzare lo sguardo.
-
Non sa quanto è importante per me e per tutti noi. Abbiamo tutti bisogno di
lui. Lui è un mio collega e il mio... ... mio fidanzato. Ho bisogno di sapere
dove è. Dovunque sia andato so che è in pericolo. -
Si
avvicinò e abbassò la voce.
-
Non posso dirglielo. Mi hanno fatto promettere di non dire niente.
Flashback
~~~~~~~~~
-
Pronto? -
-
Sono un ufficiale di polizia. È di vitale importanza che quando viene un
ragazzo sui 35 anni che chiede un volo per Washington, deve dargliene uno con
scali a Denver o a St. Louis. Meglio se entrambi. Non deve sapere nessuno di
questa richiesta. Deve sapere che è una missione segreta sotto copertura.-
- Perché
devo farlo? -
- Per
la sua sicurezza e per quella degli altri. -
~~~~~~~~~ Fine Flashback
-
Non posso, capisce. Potrebbero far del male ai miei amici. -
-
Aspetta. Vuole dirmi che ha comunque avvertito tutto lo staff del pericolo? -
-
Dovevo avvertirli. -
Di
questa tipa non ci si poteva fidare.
Sapevo
benissimo chi aveva chiamato la signorina ed ero sicura che aveva frainteso la
frase "Per la sua sicurezza e per quella dei suoi amici". Ero un po'
offesa però. Da quanto tempo il capo si fidava più di Shawn che dei suoi
detective??
- Non
si deve più preoccupare. Conosco chi ha fatto questa richiesta. Quindi mi
conferma che doveva andare a Washington? -
-
Si. Infatti quando gli ho cambiato il biglietto si è insospettito e mi ha
chiesto più volte se non mi ero sbagliata. -
-
Grazie mille. -
Ora sapevo in
che città era andato. Ma perché? E perché tutta questa segretezza?
Ora che avevo
delle certezze sul fatto che Shawn non era andato a farsi ammazzare in quelle
due città così pericolose, ma era andato nella tranquilla città della capitale,
potevo finalmente farmi dare delle spiegazioni dal mio capo.
--- SHAWN POV ---
-- Due ore più
tardi sulla costa est... --
Quel
sogno sull'aereo era diventato molto ricorrente. Lo rifeci altre 5 volte sempre
uguale ma con un finale sempre diverso. Tra un sogno e un altro, arrivai a
destinazione.
Nella
realtà come nel sogno ero stato svegliato dalla hostess, ma riuscì subito a
capire che non era un sogno per vari motivi. Per prima cosa, la hostess mi
svegliò molto duramente, non era così giovane e bella, e non era per niente
solare e tranquilla,ma antipatica e
scorbutica.
Come nel sogno
quindi ero l'ultimo a ritirare il bagaglio, ma non
c'era molta gente fortunatamente. Il mio era stato messo in un angolo
vicino il nastro trasportatore. Ero stato molto fortunato perchè
mancava poco che uno degli addetti me lo portasse via. Presa la valigia, andai
al punto ristoro. Comprai un hot dog, un giacciolo
all'ananas e una bottiglia da un litro e mezzo d'acqua. Le noccioline salate
potevano essere molto buone e appetitose, ma non erano certo un buon pasto per
9 ore e portavano una certa sete. Mi affrettai ad andare in bagno perchè avevo bevuto molto anche sull'aereo.
Uscito fuori
ripensai a quel sogno: non vedevo l'ora anche solo di parlare con Juliet o
farla sorridere con una delle mie solite battute. Pensai anche come era meglio
l'illusione a volte rispetto alla vita vera. Riuscì a rivivere quel bacio
centinaia di volte.
Uscito dall'aeroporto
mi diressi alla zona dei taxi. Avevo aperto il bagagliaio quando un tipo infila
la sua borsa, mi dice "grazie", entra dentro e parte. Dato che quello
era l'ultimo taxi disponibile, mi incamminai verso la stazione degli autobus.
Se non avessi trovato nessun taxi mi sarei informato su quale bus mi avrebbe
portato all'hotel.
Mentre camminavo
e cercavo in giro, un tipo mi spinse da dietro e mi fece cadere.
- Ehi! -
Mi accorsi che
mi aveva preso la tracolla. Li c'erano il portafogli e il cellulare.
Mi misi a
correre. Intimai il tipo a fermarsi ma questo lo spinse solo a correre più
velocemente. Cosa che non era affatto buona, non ero mai stato bravo a correre,
anche se ultimamente mi ero posto il traguardo di allenarmi un po'. Ero
piuttosto migliorato ma continuavo a mangiare male.
Cosa che era
piuttosto evidente.
Alcuni mi videro
in difficoltà, provarono a rallentare il tipo, ma con scarsi risultati...
Ad un certo
punto uno dei cassonetti si aprì. Un barbone che fece capolino da li, prese il
delinquente e lo trascinò dentro. Il coperchio si chiuse.
Quando si
riaprì, il tipo fuggì via.
Dal cassonetto
riapparse il tipo. Lui mi lanciò la roba.
- Dovresti
lavarla un po'. Ti piace il cappello? L'ho preso a quel brutto ladro. -
Mi tappai il
naso per il tanfo.
- Si è carino.
Con che lavo la mia "roba?" - Mimai le virgolette con la mano libera.
- Vai al
discount qui vicino. Vende delle salviette umidificate davvero ottime. Un
ottimo odore di lavanda. -
Dopo aver
recuperato la valigia che un anziano signore mi aveva gentilmente tenuto, andai
al discount. I vari clienti mi guadavano male... Puzzavo così tanto??
Trovate le
salviette mi diressi alla cassa.
- Sei stato
aiutato dal barbone, eh? Alcune persone che vengono qui sembra avrebbero
preferito essere derubati piuttostochefarsivedere
con questotanfo. Soprattutto
quelli di un certo rango sociale. -
- Ti sta facendo
molta pubblicità allora. Lo ricompensi in qualche modo? -
- CERTAMENTE!
Due volte al giorno gli faccio trovare gratis una bottiglia di latte e
biscotti. Se però mi riesce a mandare qualche persona in più anche un pacchetto
di salviettine alla lavanda. Che adora! -
Uscito fuori,
finalmente non puzzando più come prima, chiamai un taxi. Avendo un dubbio aprii
di nuovo il portafogli. Erano spariti 60 dollari e la carta di credito di Gus.
Si sarebbe molto arrabbiato al mio ritorno.
Fortunatamente
avevo seguito il consiglio di mio padre: tenere la maggior parte dei soldi in
una tasca segreta della valigia e solo il necessario nel portafogli.
Dopo qualche
minuto arrivai a destinazione. Qui il problema del traffico era quasi
inesistente. Venivano usati molto i mezzi che i mezzi propri. Tutta la rete
stradale era ordinata e precisa, in ogni particolare.
Entrai dentro.
Notai felicemente che l'hotel era un 4 stelle. Camminai fino al bancone. Notai
che mancavano un bel po' di chiavi.
Feci il check-in
e mi diedero la chiave 102. Era al secondo piano.Notai che di quel piano erano occupate tre
singole e una per una famiglia. Riuscii a capirlo dalla forma delle chiavi. Una
volta avevo fatto lo stesso lavoro di quello davanti a me.
In quel caso mi
feci licenziare 4 giorni dopo. Mi svegliavo troppo tardi.
Arrivato al
secondo piano, ci misi molto a cercarla ma solo perché era l'ultima in fondo al
terzo corridoio che controllavo. Le stanze in fondo erano fantastiche perché
non avevi problemi con i vicini perché o non ce li avevi o perché erano solo
due stanze. Nel corridoio superai un tipo del servizio a domicilio. Vidi delle
fettine d'ananas. Ne presi alcune fette di nascosto. Arrivato alla porta,
infilai la chiave ed entrai. Notai subito che le pareti erano molto riempiti fi
quadri, e la stanza sembrava davvero più piccina.
Mi buttai sul
letto lasciandomi andare. Mi tolsi solo il giubbotto. Poi presi le cuffie e
accesi l'MP3 e mi misi un po' a cantare sulle note di "In love with the
80'".
--- JULIET POV
---
In quelle due
ore ero riuscita solo a ritornare alla stazione. Mi ero scordata la strada che
avevo percorso per l'andata e per sbaglio mi sono imbattuta nel luogo
dell'incidente. La cosa era stata quasi risolta ma decisi di dare una mano.
Dopo un'ora
eravamo riusciti a soccorrere tutti e a metter in sicurezza con i pompieri tutte
le macchine che potevano esplodere.
La mia pancia
poi brontolò non poco. In tutto questo casino mi ero dimenticata di pranzare e
decisi di andare in un bar li vicino.
Era una specie
di gelateria-paninoteca abbastanza piccina e con pochi dipendenti. Era stata
aperta solo un mese fa. Quel giorno Shawn mi aveva convinto ad andare a
mangiare all'apertura, perché era gratis e mi diceva che avremmo mangiato
davvero bene.
Ancora non
sapevo nulla sul fatto che non era un sensitivo, e mi disse che aveva avuto una
sensazione piacevole quando era passato li vicino. Fortuna o intuito, alla fine
aveva ragione. Avevo mangiato un panino fantastico, con le salse e i condimenti
che mi mescolavano in una perfetta armonia di sapori. Di solito non mangiavamo
mai alle paninoteche proprio per questo, l'armonia non esisteva mai: panino
crudo e pieno di mollica, hamburger quasi bruciato o stracotto, ketchup
trasbordante da un lato e inesistente da un altro. Alla fine preferivo i panini
di Shawn, perfetti.
Insieme con Gus
avevano cercato la ricetta perfetta per ogni tipo di panino dopo tanti anni di
esperienza.
Alcuni potevano
pensare che era stupido, ma per loro non lo era. Creare un panino era come un
rituale. Ed infatti i loro panini erano davvero sempre eccellenti.
Come quelli di
questa paninoteca d'altronde. Per non parlare dei loro gelati: fantastici.
Tutto artigianale e i sapori fedelissimi ai cibi originali.
Entrata nel
locale notai che da fuori sembrava lo stesso, ma si erano un po' allargati:
c'erano molti più tavoli. Invece i camerieri e i vari cuochi erano sempre gli
stessi.
La gente copriva
il 80% dei tavoli e non era nemmeno l'ora di punta. Mi sedetti ad un tavolo
apparecchiato per due. Mi guardai intorno. Su un muro c'erano tutte le foto dei
"Migliori Clienti". Tra queste, riuscì a notare anche una in cui
c'era un cameriere che era tutto abbracciato a Shawn. Era li perché era uno di
quelli che si era messo a fargli pubblicità.
Soddisfatta e
piena, uscii di li una mezz'ora dopo. Durante il tragitto non riuscì a non
pensare alla bravura di Shawn con i fornelli. Se non cucinava mai, soprattutto
in passato era perché odiava lavare i piatti e le pentole. Mi ricordo quando
durante una missione sotto copertura mi cucinò alcune delle ricette che mi
piacevano di più. Aveva apparecchiato tutto benissimo e aveva acceso anche due
candele. Era bravissimo. Riusciva a fare dei piatti difficilissimi da cucinare
anche solo dopo il secondo tentativo.
Quindi se volevo
assaporare i suoi piatti dovevo lasciarmi delle energie per poi lavare tutto
quello che avrebbe poi sporcato. Se no sarebbe rimasto tutto nel lavandino,
pronto per un lavaggio mattutino (cosa impossibile perchè
a quel punto lo sporci si sarebbe incrostato).
Arrivata in
centrale entrai senza esitazione nella stanza del capo, cosa che la faceva
sempre arrabbiare parecchio. Sicuramente sapeva il motivo che mi spingeva a
fare così, perché concluse la chiamata e rimase ferma a fissarmi.
- Vuole
spiegarmi perché è nella capitale? -
C'erano altre
cose che voleva chiedere, ma quella era la prima per importanza.
- Abbi pazienza.
-
- Non voglio
avere pazienza. Voglio sapere dov'è e perché è andato li. -
- Ha del lavoro
da fare. -
- Non c'è NULLA
da fare grazie a Shawn e McNabb e lei lo sa! -
Prese un
respiro.
- Non voglio
altri problemi. Ti assicuro che tornerà il più presto possibile. -
- E se non lo
farà? -
- Juliet, non
essere testarda! È con degli specialisti e... e andrà tutto bene. -
- Non è
convinta! -
- Si che lo
sono! -
Si alzò dalla
sedia e poggiò le mani sulla scrivania.
Si stava
alterando anche lei. Un altro minuto e avrei potuto sapere tutto.
- E allora se
andrà tutto bene, mi dica cosa c'è! -
- Non puoi
saperlo! -
- Perché? -
- FARESTI ALTRI
DANNI! -
- ... ecco... -
- Cosa voleva
dire con questo? -
- ... -
- No! Ora mi
dice tutto!
Mi indicò con la
mano di chiudere tutto, porta e tutte le tapparelle.
- Quando hai
lasciato Shawn... - Non mi piaceva come affermazione. Non lo avevo lasciato...
era... era più complicato! - Hai iniziato a non lavorare come prima. -
Si risedette.
- Il lavoro si
stava accumulando e dato che Shawn e Gus non si erano fatti più vedere, come
bravo detective, era in servizio solo Lassiter. Alla fine della settimana
rimase distrutto sia fisicamente che psicologicamente e decise con una grande
volontà di chiedergli aiuto. -
Mi guardò come
se il resto fosse logico.
- E? - Cercai di
farle continuare il racconto.
- Eeeeeeeee... una sera è andato all'agenzia Psych... Ha sentito parlare Shawn riguardo il fatto che lo
avevi lasciato - Ancora! - perché ti aveva detto la verità. -
Cavolo.
Carlton aveva
sempre cercato di dimostrare che non era un sensitivo. E ora aveva sentito
Shawn ammetterlo.
E la colpa era
mia.
- Mi dispiace
per quello che ho detto, ma secondo me è meglio che non ci parli finché non è
finito tutto. Ma la scelta è tua. Lassiter ha chiamato il Lightman Group. Come
sai sono imbattibili in fatto di menzogne. Sarà molto più difficile rispetto
alla volta in cui ha battuto il poligrafo. -
- Lo so bene. So
sempre quando mente. -
Lei mi guardò
sarcastica.
- Cosa? Ho
sbagliato solo due volte. Quando è sotto pressione non riesce a mentire bene e
si capisce perché usa sarcasmo, si guarda intorno, scherza o fa alcuni
riferimenti a film sconosciuti per distogliere l'attenzione. O dice cose che
non c'entrano niente per confondere le idee. -
Speravo davvero
di essere li per aiutarlo. Volevo esserci per lui.
- So che posso
aiutarlo. -
- E come?
Distraendolo? -
- Quando sono
con lui cerca sempre di strafare per impressionarmi. -
- In un momento
normale forse si, ma siete tecnicamente non insieme. Lui si potrebbe solo
confondere. Si chiederebbe il perché sei li e potrebbe cedere. È troppo tardi
purtroppo. Devi sapere che li ha ingaggiati Lassiter quindi Shawn sarà
circondato da nemici. -
Avevo una grande
decisione davanti: poterlo vedere ed aiutarlo oppure vedendolo e ritrovarmelo
per colpa mia in carcere per chissà quanto tempo.
Sicuramente non
avrei fatto in tempo ad andare e parlargli prima che fosse andato
all'appuntamento con quei psicologi. Decisi di controllare gli orari dei voli
sul cellulare e poi decidere.
--- LASSITER
POV ---
Era stata una
giornata stancante: un estenuante viaggio in macchina (non capì perché non
presi l'aereo), lunghe attese, litigate, mancanza di casa...
Avrei dato di
tutto per potermi trovare ora a casa, anche solo accoccolato alla mia donna
preferita; spostarle quei capelli sempre perfetti, dirle parole dolci,
baciarla.
Non ero mai
stato un tipo romantico, anzi avrei sempre negato ogni tipo di sdolcineria... ma con lei era diverso. Era sempre così
perfetta, così bella, così affascinante, così perfetta, che era pienamente
normale esserlo.
Appena ritornato
in camera mi feci una doccia, mi cambiai e feci alcune telefonate, poi mi feci
un giro al centro. La città era molto bella, tranquilla e con le strade in
ordine. Notai che in ogni isolato c'era almeno un poliziotto in divisa che
vigilava. Scoprii chedavano un giornale locale a gratis, cosa che mi stupii molto. Quindi passai
vicino ad un edicola. Lessi il giornale che mi diede il tipo.
Sembrava che era
una delle settimane più tranquille di Washington degli ultimi due anni. Nessun
omicidio, e qualche furtarello di poco in qualche piccolo negozio di generi
alimentari. C'era solo una zona che era da bollino arancione: erano due giorni
che un tipo rubava incessantemente nelle vicinanze di un cassonetto abitato e
un negozio con articoli di prima necessità.
Dopo un lungo
giro, ed aver aiutato ad arrestare un piccolo teppistello, ritornai
all'albergo. Aperta la porta, mi buttai sul letto. Mi tolsi la cravatta e mi
sbottonai il colletto della camicia. Guardai il mio orologio. Era fuori fuso
orario, quando ero arrivato mi ero scordato di regolarlo. Guardai allora quello
dell'albergo. Era davvero molto tardi.
Chiamai allora
il servizio in camera. Mi feci portare cose leggere: un panino con prosciutto
cotto e insalata, e alcuni pezzi di frutta tagliata a fettine.
Nella camera
c'era anche un computer con la connessione ad internet. Lo accesi e mi collegai
a Skype. A quell'ora doveva essere tornata a casa. Da
circa un mese aveva trovato un lavoro in una rivista di moda. Nulla di che,
doveva catalogare tutti gli articoli ed ordinarli. Era un piccolo lavoro
part-time che sarebbe terminato quando avrebbe finito il lavoro, ma era il
massimo che poteva aspirare per ora. La libertà vigilata(1) era da poco
terminata e doveva mantenere una perfetta condotta. C'era un buon lavoro come
commessa, ma era una lavoro con molto contatto con le persone e lei era una che
è molto suscettibile e a cui non piacciono ingiustizie. Avrebbe potuto
arrabbiarsi.
Ancora non si
era connessa su skype.
Qualcuno bussò
alla porta. Aprii.
- Salve. Ecco il
servizio in camera. Glielo abbiamo già messo sul conto. -
- Grazie. -
In fondo al
corridoio vidi un tipo con una giacca nera e jeans, che aprii la porta e la sbattè un attimo dopo. Il cameriere entrò e posizionò il
carrello con la mia cena vicino al letto.
- Ecco. Il
panino, una bottiglia d'acqua e qui della frutta. Spero le piaccia. Qui ci sono
spicchi di arancia, albicocca, pesca, qui un po' di cocco e, immancabilmente dell'an... -
Guardò l'ultimo
piattino ma era vuoto.
-..anas. Che?! - Poi sembrò ricordare. - Quel signore... - Poi
mi rivolse la parola. - Un signore è appena passato e ha rubato tutto l'ananas.
Glielo riporto subito. -
- No, non serve
guardi, - mi girai per prendere la mancia - non so nemmeno se riuscirò a finire
tutto. -
Quando mi
rigirai, il cameriere era sparito con il piattino. Aprì la porta e guardai a
destra e sinistra. Riuscii a percepire un odore familiare... ma non riuscii a
riconoscerlo.
Sentii un rumore
familiare dal computer. Si era connessa. Aveva messo la webcam. Era molto buio
ma riuscivo a vedere tutto il suo viso perfettamente.
- Non hai la
webcam li? -
Notai che non ne
era disposto.
- No, mi spiace.
-
- Mi manchi. -
Si accuccio sul tavolo con le braccia incrociate.
- Anche tu. - Le
sorrisi. - Come è andata a lavoro? -
- Noia. Ma
fortunatamente me la cavo nel catalogare gli articoli. Dovrei finire il lavoro
con una settimana di anticipo. Il compenso dovrebbe quindi aumentare. -
- Brava. - Mi
sorrise
Avrei potuto
guardarla per ore senza dirle niente, ma la stanchezza vinse.
- Ci sentiamo
domani. Sono molto stanco. Fortunatamente l'appuntamento è alle 12 così che
posso recuperare le 4 ore del fuso orario. -
- Bene.
Buonanotte. -
- Tu buon
appetito. -
Chiuso il
computer, aprii la valigia per prepararmi ad andare a dormire.
---
LIGHTMAN POV ---
Alle 22 tornammo
a casa. Per circa un ora avevamo girato da un ristorante ad un altro senza
trovare pace. In realtà cercai e mi sforzai io stesso di ricordare ogni
ristorante in città che fosse chiuso. Non potevo farle scoprire la scomparsa
dell'anello.
Adesso la cosa
stava diventando davvero ridicola, lo ammetto, ma non potevo davvero
lasciarglielo scoprire. Ne valeva il mio onore... perdere un anello... che dico,
UNA FEDE!
Non era mica una
briciola, o un ago.
Un cellulare in
un quartiere di cleptomani.
E mi era caduto
in uno spazio ristretto: l'entrata del mio ufficio. Lo avevo cercato in lungo e
largo ma nulla. Mi ero arreso, ma lo avevo già richiesto ed entro domani,
massimo verso sera, sarebbe arrivato.
Dovevo solo
aspettare e cercare di tenere duro e acquistare tempo.
Entrati dentro
casa chiusi la porta.
- Quindi - Mi
abbracciò da dietro e mi sussurrò all'orecchio. - qual è il tuo piano geniale
per sta sera? - Mi diede piccoli baci sul collo.
Posai le chiavi
sul tavolo, mi girai e le diedi un bacio.
- Ah non lo so.
- Feci il vago. Mentre ci baciavamo e iniziammo ad accarezzarci e abbracciarci,
levai la mia e la sua giacca, le lanciai verso l'attacca abiti e in qualche
modo riuscì a non farli cadere.
Lei se ne
accorse. - Bel tiro! -
Mentre ci
incamminavamo senza sapere bene dove andare lei mi avvolse le braccia intorno
al collo.
Arrivammo allo
stipite della porta della cucina. Sorridendo, la appoggiai li.
- Ahh, è scomodo, dai spostati! - Mi disse rompendo il bacio.
- NahNah! - La ribaciai e la
bloccai la.
Cercò di
liberarsi. Con questo intento, le sue mani finirono pericolosamente vicino le
mie e mi ritrassi.
- Hai vinto tu.
- Alzai le mani sopra le spalle in segno di resa. Fortunatamente l'unica luce
accesa era quella dell'ingresso quindi era molto buio e quindi non era visibile
altro che i nostri profili e i nostri occhi. Ma soprattutto i suoi meravigliosi
occhi azzurri.
Mi si riavvicinò.
Avvicinò le sue
labbra alle mie.
- Andiamo su. -
Stavo per
ribaciarla quando mi riprese le mani. Arretrai.
- D-dopo. Ma
prima dobbiamo mangiare. - Mi affrettai ad andare in cucina.
Le caddero le
braccia... quasi letteralmente.
- Guarda che sei
proprio... - Fece qualche passo. - È troppo tardi per mangiare... -
- Dai, vai di là
ad apparecchiare. -
- Ma... -
- Vai! -
La sentì
sbuffare e andare di là.
Finalmente solo.
Dovevo trovare
un'idea...
Mi ritrovai a
tagliare il pane. Mi venne un idea.
Qual era un buon
motivo per cui togliersi la fede?
Mi guardai
dietro. Stava posizionando le posate.
Posizionai il
coltello sul dito. Chiusi gli occhi e...
- Ahhgg... - Mi morsi il labbro ma un lamento mi usci
comunque. Mi passò abbastanza subito. Il taglio era superficiale.
Ma iniziò a
uscire un po' di sangue e riiniziò a farmi male. Sventolai la mano per cercare
di migliorare ma riuscii solo a sporcare il pane di qualche goccia.
Chissà perché
solo in quel momento ragionai. Non aveva senso tagliarsi li. Se avessi avuto
l'anello non mi sarei mai tagliato in verticale.
- Idiota idiotaidiotaidiotaaaa!
-
- Che succede? -
Fece capolino dall'uscio. Vidi che ora era scalza.
Capii perché non
la sentii arrivare.
Poi inclinò la
testa.
- Cal... -
Guardò per
terra.
- Cal...
sanguini... -
- Ah si quello.
-
- Quello?? - Si
avvicinò, e mi prese la mano.
- Ti sei
tagliato... -
Si guardò
intorno, sul bancone, guardò la mano e poi mi guardo irritatata.
- A volte sai
essere così... - Sembrava volesse fulminarmi con lo sguardo, poi si addolcì e
mi sorrise. - Mi farai morire d'infarto, un giorno di questi. Dai vieni con me,
il kit di pronto soccorso è al bagno di sopra. - Prese un tovagliolo di cotone
e mi avvolse il dito insanguinato.
- Fsstssssss-hhahgg - A questi mogugli
lei si mise a ridere. - Non è divertente! -
- E che a volte
sai essere proprio stupido. -
- ... -
- Ti pare che
non lo capivo... E poi il taglio potevi farlo in orizzontale... -
Salimmo su.
Mi fece sedere
sul bordo del letto.
Mi guardò negli
occhi. - Che cosa ti preoccupava?-
- È cheeegh... - Iniziò a togliere il fazzoletto. Aveva un
bastoncino cottonfioc,
quelli che si usano di solito per le orecchie...
-... a che ti
serve quello?-
- Dato che ti
sei tagliato INTENZIONALMENTE con il coltello del pane ti è finita qualche
briciola nella ferita. E anche qualche scaglia più dura dell'esterno. -
- Comunque... -
Mentre parlava mi stava disinfettando il taglio. Era difficile stare attenti...
Era davvero fastidioso. - Ti devo...-
- Lo sssso cosa vuoi chieeeed-dermi.
Fallo domani. Anzi, ddo-ddomani lo vedrai da sola-argh. -
Finì tutto il
bendaggio, mise a posto e andò a posare il kit.
- Non farlo di
nuovo, ok? Almeno cerca. -
- Non lo perderò
più. -
Si sedette
affianco a me. - Intendevo, non farti del male per coprire qualcosa. Lo sai gia quanto... quante volte... - Ci fissammo.
Ripensai a
quante volte mi ero messo in pericolo senza dirle niente e farla preoccupare...
molto.
Come quella
volta che ero andato in Iraq il giorno di Natale.
- Ok...
Donna. -
...
- Donna? - Mi
guardò un po' confusa.
- Ehm... Cercavo
di essere un po' più... - Mi stesi e mi spinsi in su arrivando con la testa sul
cuscino. - Lasciamo perdere. - Vieni, mio tesoro.-
A quell'aggiunta
del "mio", mi diede uno dei suoi sorrisi più raggianti e mi raggiuse.
Mi baciò, ma non come quelli di tutta la mattinata, fu un bacio lungo e
passionale. Proprio quelli che ci piacciono di più.
- Così va
meglio... mio tesoro. -
Poi continuammo
a parlare per un po'. Il giorno dopo sarebbe arrivato il sensitivo e in ufficio
si sarebbe creato un casino. Non dovevamo scordarci assolutamente di avvertire
tutti i dipendenti del piano, e di mandare fuori per qualche lunga commissione
quelli pericolosi.
Secondo Gillian
la giornata sarebbe stata piena di sorprese e risate. Sembrava che il tipo
avesse un umorismo molto semplice ma nello stesso tempo "raffinato".
- Raffinato? -
- Lui tende a
fare battute includendo sempre qualche specie di riferimento a film, telefilm o
canzoni. Ma anche se tu, soprattutto tu, non hai mai visto niente del genere
lui riuscirà lo stesso a farti ridere. -
- Beh, vedremo.
-
Abbracciai
Gillian e chiusi gli occhi.
A/N: Ero molto indecisa nel continuare questo
capitolo. Avevo deciso per un secondo di slittare il POV di Cal nel prossimo
capitolo, ma dato che il Pov di Cal conclude una
giornata ho pensato che è perfetta per un finale. Quindi spero non sia troppo
lunga. Per il mio cellulare lo era xD.
Scrivendo questo capitolo ho anche scoperto (più
che altro notato) che ogni donna delle varie coppie (Shules
Juliet - Callian Gillian - Carlowe
Marlowe) hanno tutte gli occhi azzurri xD. Mentre
scrivevo quel pezzo del pov di Cal ho sentito come un
déjà-vu.
Mi servirebbe un parere anche sull'idea di un
sequel. Ho visto che per ordinarle potrei metterle in una "Serie" ma
se il metto in due categorie differenti (una in Psych
e l'altra in LieToMe) si può fare lo stesso?
1- Marlowe Viccellio= E' apparsa per la prima volta nella 6x03. Con il fratello,
malato di una rara malattia, aveva organizzato dei furti alla banca del sangue.
Il fratello però decise di prendere il sangue direttamente dalle persone del
suo stesso gruppo sanguigno: 0 negativo. In una di queste volte, il fratello
esagera e uno di queste persone muore. Lei dopo averlo scoperto tenta di
coprirlo. Per questo poi viene arrestata per il furto e per aver coperto il
fratello. La interpreta KristySwanson.
A/N: Sono contenta delle recensioni e dei vostri
pareri. In questi mesi sono riuscita a pensare ad un degno finale. Devo
decidere solo se farlo finire in modo chiuso o con un cliffhanger...
xD
Se il sequel si farà o no, (ve lo dirò in seguito)
lo incomincerò a scrivere dopo aver finito questo. Spero di non avervi fatto
aspettare troppo ma tra la scuola (iniziata il 10), problemi e altro, non ho
potuto finire e inviare questo capitolo. Proprio il 15 Settembre (data che
molti pensavano avrei inviato il capitolo)avevo finito il capitolo. Ma tornando
a casa mi si è cancellato ed ho dovuto ricominciare tutto il POV di Cal da capo
(Per non parlare di tutte le correzioni). Speravo di poter usare un programma
per recuperarlo ma sembra non esiste per il mio telefono. Spero la qualità del
capitolo sia come era originalmente. I contenuti sono gli stessi, ma ovviamente
avevo scritto in un modo diverso. Comunque…
Enjoy :D
Capitolo
11 – Sveglia!
---
JULIET POV ---
Appena sveglia andai a prepararmi.
Presi la borsa che avevo preparato il giorno prima e uscii di casa. Passai da
Gus e gli diedi le mie chiavi. Due volte al giorno doveva venire a dare da
mangiare alla mia gatta e a cambiargli l'acqua.
Era un po' a disagio ma accettò.
Una volta era venuto a casa e si era
seduto sul tappeto per accarezzare la mia gatta. Il mio altro gatto,
soprannominato da Shawn "Greyrish" (era
grigio e gli piaceva dormire sulla coperta comprata in Irlanda) geloso, lo
attaccò e gli strappo i suoi pantaloni preferiti.
Gli ricordai che ora a casa era
rimasta solo Bianca, per Shawn BA-nca :
B.A.(4)perché è coccolosa e -nca perché è bianca.
Dopo tanto tempo però ero riuscito a
convincerlo a chiamarla solo Bianca.
Era fastidioso per il nome in se... e
perché così mi ricordava che spendevo troppi soldi per lei. Collari,
giocattoli, cuccette e soprattutto una mini-poltroncina che non aveva mai
utilizzato. Questo perché preferiva il tappeto. Poi Shawn senza dirmelo decise
di rivendersi la poltroncina e mi portò poi a cena fuori con il ricavato. Davvero
un buona idea.
Con il ricordo di quella serata, mi
avviai verso l'aeroporto e cercai di stare calma. Il traffico era ingombrante e
quindi ci sarei messa molto ad arrivare.
--- Qualche minuto più tardi... ---
Arrivata all'aeroporto, parcheggiai e
mi diressi verso l'entrata. Ero molto sorpresa perché anche se fuori le vetture
erano relativamente poche, (ed erano per lo più moto) dentro si stava molto
stretti. Non che ci toccassimo, ma per quanta gente c'era, sembrava ti mancasse
l'aria.
- NON POTETE LASCIARCI A TERRA!! -
C'era una quantità smisurata di gente
al banco informazioni. Di solito era quasi vuoto. Era visitato solo da gente
straniera, persone sbadate, poliziotti, o persone che volevano entrare nella
pista. Quegli ultimi erano i “più numerosi”. Erano per lo più piloti
dell'aeroporto ma c'era una piccola minoranza di ricconi che venivano con il
proprio pilota, per viaggiare con un aereo privato.
Essendo una poliziotta, mi sentii il
dovere di andare ad aiutare quella gente.
- Cosa succede? - Molti si girarono
verso di me, tirai fuori il distintivo e cominciarono a guardarsi tra loro. Poi
un coraggioso si fece avanti e mi spiegò tutto... Mentre mi spiegava però mi
distrasse un movimento nella folla. Mentre tutti mi stavano fissando, (inclusi
gli addetti del banco informazioni) un tipo riuscì a sgattaiolare fuori. Ero
stata fortunata a notarlo perché ero stata l'unica per quanto era stato veloce.
- Ehi! Aspetta! -
Per i viaggi avevo sempre le scarpe da
ginnastica. Meno male che quel giorno avevo fatto come al solito.
Ero stata sempre bravissima a correre,
ed ero la più brava del dipartimento a farlo sui tacchi. Ma lui era agile e
veloce.
Lo richiamai.
Improvvisamente incominciò a
rallentare, fino a quando si fermò del tutto.
Alzò le mani sulla testa in segno di
resa. Non avevo capito minimamente il perché. Era molto vicino a fare perdere
le sue tracce quindi perché arrendersi?
La cosa non aveva alcun senso.
Stava per dirmi qualcosa ma lo
interruppi.
- Più lentamente. Voltati più
lentamente. -
- Dai Juliet! Sono io. -
Lui sembrava ridere. La sua voce...
- Declan? -
Lui tirò un sospirò di sollievo e si
tolse gli occhiali. Era proprio lui, ma un tantino più abbronzato (per quanto
sia possibile!) ed era molto più tonico.
Riuscì a notare anche un luccichio provenire
da una mano... aveva un anello...
No.
Una fede.
- Sposato. -
Lui rise e si guardò l'anello.
- Me lo dicono tutti... No, per ora
solo "Promesso Sposo". Nella famiglia di lei hanno questa tradizione
che sia l'uomo che la donna portano un anello per tutto il fidanzamento. -
Sorrideva come non mai. Anche con me
era sempre solare, ma era uno sguardo completamente diverso. Forse aveva
trovato quella giusta. E forse già quando stavamo insieme sapeva che tra noi
non sarebbe durato...
Lo stesso era successo a me con Shawn.
Lui era stato l'unico a farmi provare certe emozioni... La gelosia è una cosa
che ad esempio non ho mai provato... Sono stata molto gelosa di mio fratello,
ma di un fidanzato mai. Forse era il fatto che ero solo ingenua o giusto perché
non era Shawn.
Non era quello giusto.
L'hanno scorso ho avuto molti motivi
per essere gelosa... in quei momenti mi divorava dentro quella sensazione così
egoista ma così naturale che è la gelosia...
Diciamolo.
Ho sempre evitato relazioni con tipi
come lui, come era lui.
Perché lui era cambiato con il tempo,
e anche molto, anche se molti non la pensavano così. Aveva cambiato tutto il
suo modo di vita "vagabondo" ad uno più "sedentario".
Quando lo avevo conosciuto e quando siamo diventati amici, lo vedevo e mi
raccontava pure.
Cambiava "ragazza"
(chiamarle così era anche troppo), da un minimo di 2 giorni passati insieme ad
un massimo di una settimana...Per la
casa era lo stesso... Ne cambiava una appena ne vedeva una più comoda o
conveniente.
Da quando stava con me stava
migliorando ancora di più, si era trasferito da me e mi sembrava più che
contento. Ora poteva benissimo capire tutti gli sposati, ora che poteva notare
e godere anche lui dei benefici che la convivenza porta...
Una volta questo me lo disse lui prima
di addormentarci.
Però ero comunque molto
nervosa...Molte persone dicono che certe persone non possono cambiare...
Ho vissuto molte volte con questo
pensiero, anche per colpa di mio padre... ma forse questa regola non vale per
tutti...
Ma sono gelosa.
Non perché non mi fido di lui, perché
lo vedo... a volte sembrava che era lui il più innamorato tra i due. Ma era
solo il mio passato che non mi fa vedere oggettivamente. Non credevo che le
persone potessero cambiare… E quindi un po’ avevo paura che ritornasse nelle
sue vecchie abitudini…
Solo quando ero sola, completamente
sola con lui mi rilassavo e non avevo altri pensieri...
- Juliet! -
Non so quanto tempo ero rimasta a
pensare, ma sicuramente molto.
- Allora... - Si schiarì la voce - Sei
qui per lavoro o... -
- Devo partire... Per Washington... -
Ero un po' impacciata.
- Beh... - Lui si avvicinò un po’ e mi
indicò un hangar li vicino. -
Se vuoi... Se a Shawn non da
fastidio... - Cercava sempre di fare l'amico... e lo ammiravo così tanto per il
suo perdono e per la sua comprensione. Shawn era stato molto maleducato con
lui… - ... Potrei accompagnarti io. Il prossimo volo per Washington è tra due
ore. -
Era troppo... – No no no no, grazie ma
non serve... non voglio essere di troppo. Posso aspettare 2 ore... non...non è
così urgente. - Guardai in basso perché anche se era vero per me rimaneva lo
stesso importante arrivare più presto possibile... Per la mia salute mentale
soprattutto.
- Ehi! - Richiamò la mia attenzione.
Si avvicinò a me e mi alzò il viso...
- Non so cosa è successo, ma
sicuramente mi hai mentito... - Deglutii - Per te è importante. E anche molto.
-
Lo guardai negli occhi.
- Non mi devi mentire… Non serve a
niente. –
Era uno psicologo...
- Questo viaggio… è per lui? Lo
riguarda vero? - Annuii
Abbassò la mano e me la mise dietro la
schiena.
- Vieni. E non preoccuparti, devo
passare li vicino. -
All'hangar salii sull'elicottero. Era
a due posti. Ci sedemmo e posai lo zaino dietro il mio sedile. Io mi misi la
cintura mentre lui finì di impostare l'aereo e la destinazione.
- Quindi... cosa è successo? - Lo vidi
ancora smanettare con il navigatore. - Se posso chiedere... -
- Si... E' un po' lunga la storia... -
- Beh lo sarà anche il viaggio. -
- ... -
- Facciamo così. Prima racconto io e
poi tocca te. -
Dopo che l'avevo lasciato l'avevo
visto solo per un serial killer. Anche in quel caso Shawn, era stato geloso appena
ha saputo che ci aveva aiutato.
Comunque mi disse che aveva continuato
a fare l'imprenditore, e iniziò a seguire un centro di ricerca. Aiutava gli
scienziati quando avevano bisogno di un parere di uno psicologo esperto. Questo
perché aveva conosciuto, nel viaggio che poi aveva fatto ad Amalfi, il
direttore di questo centro e avevano fatto amicizia.
È in qui che conobbe la sua fidanzata.
Era venuta in un istituto affiliato a
quello del suo amico, perché suo fratello aveva un problema psicologico. Il
problema era abbastanza grave e dopo due settimane di terapie chiamarono la
consulenza di Declan. Dopo giusto una settimana capì
cosa gli era successo e iniziò la terapia con un approccio estremamente
diverso. Seguii davvero molto questo ragazzo e per questo incominciò a
frequentare anche la sorella. Dopo molto tempo, e dopo varie uscite si
innamorarono. Un anno dopo il loro primo incontro lui le chiese di sposarlo.
Durante il discorso era già decollato.
Il panorama era fantastico.
Lui si schiarii la voce.
- Allora... ora è il tuo turno... -
Il discorso sarebbe durato molto. Ero
sollevata. Mi avevano dato sempre fastidio i voli in aereo… e in elicottero era
ancora peggio per “le pareti” trasparenti… Anche se dovevo ammettere che era
proprio bello il paesaggio.
(4)= Baci e Abbracci per chi non avesse
capito xD
---
LASSITER POV ---
Ero già sveglio da una decina di minuti ma decisi
di rimanere ancora nel letto a pensare...
Quello che sarebbe successo oggi avrebbe cambiato
tutto... tutto il futuro.
Non sapevo se esserne contento o no... Infondo
avevo sempre voluto smascherarlo. Ma era cambiato... no. Il tempo CI aveva
cambiati... tutti quanti.
Ci stavamo avvicinando anche come amici... Quando
avevo detto in centrale che mi sarei sposato lui si era anche offerto di fare
tutti i preparativi, le varie feste (celibato, nubilato), ma io lo scansai...
Dopo alcuni punzecchiamenti cedetti e gli dissi che l'avrebbe fatto...
Ovviamente dopo tutto questo non sarà più così. Almeno
credo…
Fortunatamente io e Marlowe decidemmo di prendere
più tempo perché comunque lei aveva sempre sognato di celebrare il matrimonio
sulla spiaggia, con pochi intimi e in un mese estivo...
Avrei avuto quindi molto tempo per trovare un valido
sostituto.
Ma la cosa che mi aveva fatto più riflettere era
il lavoro. Come sarebbe stato senza di lui.
Grazie alla sua influenza, anche se a volte
irritantemente particolare e fastidiosa, ero riuscito a migliorare molto.
All'inizio davo sempre tutto per scontato e per
questo chiudevo il caso con la prima soluzione probabile... Ma grazie a lui ero
diventato molto più determinato a trovare la verità e sempre più competitivo.
Molte volte in questi ultimi anni ero riuscito a
chiudere un caso senza che lui mi aiutasse o contraddicesse.
Quindi perché esporlo? Perché cambiare tutto il
presente e tutto il futuro conosciuti, in presente e futuro ignoti? Perché
prendere un rischio così grande e compromettere la felicità dei miei amici, e
la sicurezza di tutti i cittadini? Perché?
Poteva solo essere uno il motivo.
Il fatto è che... Ho voluto...
Sono riuscito a realizzare finalmente il motivo
per cui voglio mettere tutto alla luce: io voglio solo...
- TunTuttutuuuu -
I miei pensieri si fermarono per la sveglia. La
chiusi. Mi alzai ma rimasi seduto sul letto.
Ero felice. Finalmente avevo scoperto il vero
motivo per tutto questo. Un motivo per continuare a combattere. Ma questa volta
non in modo egoistico…
Ma per il bene di tutti.
Girai lo sguardo verso il comodino. Il cellulare
era acceso.
Marlowe mi aveva avvertito che una sua collega era
andata in pensione e quindi le avevano dato il suo posto, finalmente aveva
ricevuto un lavoro a tempo indeterminato. Mi disse che però mi avrebbe potuto
chiamare solo questa sera. Attraverso un messaggio mi congratulai con lei e le
diedi l'appuntamento alla sera.
Mi andai a vestire e preparare, poi scesi a
mangiare al buffet dell'hotel.
Il buffet avrebbe fatto brillare gli occhi a
qualsiasi americano, conteneva qualsiasi cosa potessi cercare: dai cornetti
alle ciambelle, dal pane ai panini, dalle torte ai dolcetti e ogni tipo di
bevande disponibili. Il tipo dalla giacca scura prese quasi tutte le ciambelle,
quindi decisi di provare un cornetto alla doppia crema e il mio solito caffè
con 2 di zucchero e 3 di panna. Mi misi proprio alle spalle dell'orologio della
stanza. Non volevo affatto correre.
Non avevo nessuna fretta di andare al CLG(1)...
Qualcosa mi aveva insegnato che qualcuno era più dispettoso anche di
Spencer... (E non mi andava certo di aspettare un altro paio d’ore chiuso in un
cubo…)
Il caffè era buonissimo. Sembrava essere 100%
italiano.
Una tosse mi fece muovere lo sguardo.
Il tipo con la giacca nera aveva gli occhiali
addosso (strano) e si stava abbuffando di ciambelle ad una velocità
indescrivibile. Si vedeva benissimo dalla posizione in cui stava, che era
pronto per scattare.
Il suo sguardo continuava a puntare a momenti me
(non ero sicuro perché aveva gli occhiali) e il suo piatto.
- Tutto ok? - Un cameriere gli chiese
preoccupato.
Annui e alzò la mano per indicare che stava
bene.
Mi avvicinai con la scusa di dover
posare i miei piatti. Cominciava ad essere familiare...
Poi mi guardò e scappò via. Sembrava
spaventato. Senza correre troppo lo seguii.
Prima che potessi chiedergli qualcosa,
salì in taxi e partì.
Rientrai dentro per continuare la mia
colazione. Un cameriere uscì dalla cucina con un piatto pieno di fette
d'ananas. Sembrava guardarsi in giro...
---
SHAWN POV ---
- Al-al-alzatiiiiiiiiiiii!
-
- Gahhhhhhhh! -
Sobbalzai sul letto... il telefono cadde con me a
terra...
Quella sveglia avrei dovuto cancellarla...
Mi accarezzai la testa e la caviglia... Cadendo
avevo preso una bella botta.
Mi sentivo la testa implodere.
Chiusi la sveglia sul telefono.
Si aprii l'applicazione musicale.
Evidentemente mi ero addormentato con la musica
accesa. Perché non si era scaricato allora?
Il cavo dell’alimentazione…
La sera prima l'avevo attaccato alla corrente. Mi
tolsi allora le cuffie e mi riaccasciai sul letto. Ero stanchissimo.
La sera prima avevo dormito molto poco (pensando che come minimo dormo 11 ore al giorno!). Per
tutta la serata mi ero messo a pensare a quello che sarebbe successo oggi...
“Cosa
avrei dovuto affrontare? Come avrei dovuto comportarmi? Con chi avrei
parlato...”
Sul letto mi riaddormentai.
Fu un messaggio di Gus a svegliarmi. Prima di
addentrarmi nel mondo dei sogni avevo messo la vibrazione e non so come, il mio
cellulare finii sotto la schiena...
Era davvero rilassante, meglio di un massaggio
quasi, ma mi svegliai e lo lessi.
- Che diavolo ci fai a Washington DC? Risp. ASAP(2) -
…
"Oh cavolo!"
- L'APPUNTAMENTO! -
Mi vestii in fretta (stavo inciampando anche) e
presi il mio gel.
Andai al bagno e mi specchiai allo specchio...
I miei capelli erano un disastro!!
In questo periodo erano passati molto in secondo
piano... Erano cresciuti e ce li avevo tutti sul viso(3)... per non
parlare di come erano disordinati. Ma quello non era il problema principale
(beh...), sul viso avevo delle occhiaie profonde. Credetti fossero derivate
dalla mancanza di sonno un po' di tutto il periodo. Fortunatamente per la
conformazione del mio viso, le occhiaie non si notavano spesso... ma adesso
si...
Dovevo fare qualcosa.
Mi sistemai con cura i capelli (non potevo uscire
in quello stato), sistemando i capelli più lunghi all'indietro, e sinceramente
mi stava molto bene. Li preferivo prima, ma questi erano davvero molto di
classe.
Posai tutto nella mia camera d'albergo ed entrai
di soppiatto del bagno delle ragazze...
Come era ipotizzabile, questo albergo dava alcuni
campioncini di trucchi vari... andai sui fondo tinta e li provai tutti sulla
mano. Nessuno era del mio colore... Ce ne era solo uno gel, ma quello non era
adatto... Mi avrebbe solo evidenziato le occhiaie...
...
Beh... ogni tanto mi capitava di accompagnare
Juliet a fare shopping.
Io sono uno che impara in fretta!
Sentii la porta aprirsi. Entrai di fretta in uno
dei bagni, e accesi la luce.
Mi stupii della condizione del pavimento.
Perfetto.
Certi maschi nonsarebbero mai riusciti a tenere testa alla pulizia delle donne...
La tizia entrò in quello affianco al mio. Senza
farmi sentire, uscii fuori e vidi che aveva lasciato il porta trucchi sul marmo
del lavandino.
Lo aprii. Era davvero pieno di roba… tanti
trucchi. Rossetti, Eyeliner, fard, … e persino alcuni smalti.
Cercando ancora riuscii a trovare anche l'anti-occhiaie!
(Quello a stick! Erano i più comodi!)
Me lo misi ad entrambi gli occhi e lo chiusi...
Fece un rumore del genere: "hhhschtt"
Mi ero dimenticato di tirarlo dentro...
Aveva usato la mia stessa tecnica, perché aprì la
porta, ma senza farmi accorgere di lei.
- Ehi! Che diavolo stai facendo! -
Cercai di rimettere tutto dentro ma caddero alcune
cose a terra.
- I MIEI TRUCCHIIIIII! IDIOTAAAAAA -
- Scusaaaaaaaaaa - E
corsi fuori. Entrai nella mia camera in un attimo.
L'avevo scoperto con mia madre tanti tantitanti anni fa. MAI e dico MAI toccare o rovinare i trucchi di una
donna... ... o sei un uomo morto.
Mi misi il giaccone nero ed entrai in bagno. Mi
sistemai il trucco con le dita e mi misi gli occhiali. Avrei fatto colazione
per poi volare verso il CGL... no aspetta... il CLG.
Quando sentii che se ne era andata, chiamai per il
servizio in camera, ma mi risposero che il servizio non era valido di mattina.
Per il disagio mi dissero che potevo scegliere un piatto speciale. Dissi
"piatto con ananas, tanto ananas" e attaccai.
Scesi piano piano le scale e senza poi più di
tanti problemi arrivai alla zona buffet. Evidentemente l'hotel era gigantesco
perché non era riuscita ancora a trovarmi.
Andai al buffet e mi riempii i piatti di
ciambelle. La mattina di solito mangiavo la metà e il tutto con molta calma,
ora mi toccava fare il contrario...
Mi sentivo osservato... Una sensazione davvero
brutta quando cerchi di non farti notare. Andai al primo tavolo disponibile con
due piatti pieni di ciambelle. Per quella sensazione non riuscii nemmeno a
sedermi bene… Ero tutto storto e quasi alzato…
Avevo una fame incredibile... non ricordavo
nemmeno se avevo mangiato o no la sera prima. Non ci pensai nemmeno più di
tanto.
Fatto sta che ingurgitavo una ciambella dopo
l'altra senza curarmene del cameriere affianco a me, che forse si chiedeva il perché
della mia velocità. Mi stavo davvero strozzando. Tossii un paio di volte. Alla
seconda, davvero rumorosa e anche parecchio dolorosa, un cameriere mi chiese se
stessi bene.
Gli mimai un tutto ok e mi girai per guardarmi
l’orologio. Ma era sbagliato il fuso orario… Allora mi girai intorno con lo
sguardo per cercare un orologio. Notai che Lassiter mi stava fissando... Era
proprio seduto sotto all’orologio della stanza… sul suo tavolino notai le sue
chiavi...
Avevo fregato a lui l'ananas.
Continuai a mangiare quando con la coda
dell'occhio notai due sagome avvicinarsi. Lassiter era il più vicino, ma quella
dietro di lui...
Era la ragazza che si guardava intorno.
Presi l'ultima ciambella, e dopo un ultimo sorso
scattai verso l'uscita.
Ad un cameriere che stava passando nella direzione
opposta alla mia, lanciai le chiavi della mia stanza. Le prese con la mano
destra. Sulla sinistra teneva un vassoio, forse il mio ordine.
Uscii e vidi che si era fermato un taxi. Da li
scese una signora.
Mi ci imbucai subito io.
- Al Lightman Group, per favore. -
---
LIGHTMAN POV ---
Ore 9:50
Eravamo già tutti in posizione per aspettarlo da
circa 20 minuti. Avevo fatto in modo che sarebbe stato tutto perfetto. Molti
dei miei dipendenti se ne erano andati, ed era un bene. Avevo impartito degli
ordini a tutti, compresa Gillian, e per questo molti avevano preferito
tornarsene a casa. Mentre tutti avrebbero fatto i loro compiti io sarei rimasto
a guardare da lontano, a monitorare tutti ed a studiare il nostro soggetto.
Nel mio ufficio c’era una calma e un silenzio
rilassante.
Ma il tempo passava e lui non si faceva ancora
vedere.
Mi misi a guardare le e-mail, sentire un po’ di
musica, navigare su internet e creare un nuovo livello del tester per i miei
dipendenti. Qualcosa per far passare il tempo.
Sapevo bene che era un ritardatario, Gillian quella
mattina me l’aveva ripetuto una ventina di volte. Ma se sai che hai un
appuntamento molto importante, devi arrivare puntuale…
Avrei dovuto fare di testa mia e dirgli di venire un
ora prima… così almeno ero sicuro che sarebbe arrivato in orario…
Poi presi il telefono e mandai questo messaggio a
Lassiter:
“Lightman Group; La informiamo che il suo
appuntamento
è stato posticipato di un ora.Buona giornata! “
Di solito ero molto contrario a fare questo genere
di cose che infatti lasciavo sempre fare ai segretari. Questa volta però ero
così pigro di alzarmi ed andare a chiedere che alla fine l’avevo fatto io
stesso. Il secondo motivo però era che forse non c’era più nessuno ma non avevo
certo intenzione di andare a controllare.
Ore 10:10
Erano passati altri 20 minuti e iniziavo davvero ad
irritarmi… pensavo avrei dovuto chiamarlo, ma gli altri dipendenti non avevano
voluto darmi il suo numero di telefono… Non sapevo davvero cosa fare, così
decisi di andarmi a bere un caffè.
Uscii dal mio ufficio ed entrato nel corridoio notai
che non c’era anima viva… Avevo ragione sul fatto che se ne erano andati
allora!
Ma più camminavo e più avvicinandomi, sentii il volume
di alcune voci alzarsi. Ad un certo punto, un dipendente uscito fuori mi vide e
diede “l’allarme”. Questo perché
successivamente dalla “Break Time
Room” uscirono dalle 10 alle 20 persone, che ritornarono ai loro posti
prefissati…
Non potevo nemmeno lasciarli alcuni minuti che…
…sfaticati…
Guardai lo stato della stanza in cui mi trovavo. La
“Break-Time Room” era sostanzialmente piccola come stanza. L’avevo fatta
costruire tanto tempo prima immaginandola con un massimo di 5-7 persone… non
sicuramente 20!
La stanza naturalmente si era sporcata molto. Decisi
quindi di chiamare il servizio di pulizie. Loro avevano il loro ufficio
principale 3 piani sotto di noi, quindi sarebbero arrivati in una questione di
minuti.
Andai comunque vicino al bancone e vidi che erano
andati a comprare il caffè ad uno Starbucks qui vicino. Non riuscivo a capire
cosa aveva di strano il nostro caffè…
Giusto per cambiare, bevvi una tazza del caffè
comprato. Dovevo ammettere che era molto buono, ma il nostro era comunque
accettabile. Dopo aver finito di bere e mangiare un piccolo panino al
prosciutto che avevo trovato intoccato sul tavolo, salutai la donna delle
pulizie che era già a lavoro (no come i miei dipendenti!), la pagai, e ritornai
al mio ufficio.
Mi rimisi subito a sedere sulla sedia e ritornai al
computer.
(5)
- Cal?-
Gillian era entrata nel mio ufficio. Lasciò la porta
aperta e lentamente mi si avvicinò.
– Te l’avevo detto.– Mi mise una mano dietro al
collo e mi accarezzò la testa. – Sei troppo testardo! L’ho studiato alla
perfezione ed anche un ora fa ti avevo detto che come minimo sarebbe arrivato
dopo le 10 e mezza… Metà dei dipendenti che erano rimasti se ne sono andati a
causa dalla noia. Avresti dovuto darmi retta sul fatto che avrebbe fatto
ritardo. Perché avevo ed ho ragione. – Mi tirò i capelli per
sottolinearlo.
A questa provocazione, in pochi secondi girai la
sedia e con le gambi la feci cadere su di me.
- Ah si?- La avvicinai e tentai di baciarla.
- Cal non ora. Ne abbiamo già parlato. – Mise tutte
e due le mani sul mio petto, e cercò di spingersi indietro ma ero più forte io.
– Caaaaal! Dai!! Lasciami andare.-
- L’hai detto tu che abbiamo ancora moltissimo tempo
no?- Era riuscita quasi a rialzarsi, ma metà del suo corpo era ancora su di me.
- Non… non ho detto questo. E poi ne abbiamo già
parlato. Non è proprio il caso! Non te la farò passare liscia, sappilo?-
- Ah si? Ne sei così sicura?-
- Certo!-
Il fatto che teneva ancora le mani sul mio petto era
un grande punto a mio favore
Con una mossa ancora più precisa e calcolata, le
feci perdere di nuovo l’equilibrio, così questa volta mi cadde in braccio. La
sedia era molto reclinabile, io di solito la lasciavo proprio al massimo dalla
sua flessibilità per poter, se volevo, mettere i piedi sulla scrivania.
Proprio per questo motivo, mi abbracciò
istintivamente per non cadere.
- Caaaal!!!! – Dalla
posizione in cui stavamo, la sentivo parlare vicino al mio orecchio… quando
strillava faceva un po’ male…
- Ti ricordavo più professionale… Dai vieni qui…- La
strinsi ancora più a me. Adesso che mi stava abbracciando aveva ancora più
difficoltà a liberarsi. Tra la mia presa e la sua posizione, la possibilità di
muoversi era davvero minima.
- Caaaaaal!!! Lasciami… Mi
sto davvero arrabbiando! –
Si stava incominciando davvero ad irritare e la cosa
mi iniziava a piacere molto… Il suo modo di opporsi a me mi intrigava
parecchio… Sapevo benissimo che non le sarebbe dispiaciuto, ma ogni volta da
quando stavamo insieme, quando avevamo un appuntamento davvero importante, non
si avvicinava mai più di tanto. Né un abbraccio, né discorsi romantici, né
tanto meno un piccolo bacio innocente (anche se da me era raro riceverlo). E
sapevo davvero bene il perché… Se l’avessi abbracciata, o se le avessi detto
parole dolci, o se l’avessi baciata, ero sicuro al 100% che si sarebbe sciolta
e mi avrebbe lasciato fare. Lei era molto MOLTO più professionale di me, e per
questo cercava sempre di resistere.
Sono o non sono IRRESISTIBILE?
Dato che mi stavo divertendo parecchio continuai con
la mia tortura.
- Ah si?-
Le soffiai sul collo. Da come reagì, riuscii a
capire che stava facendo molta fatica a non lasciarsi andare… Riuscii a sentire
il brivido che le percorse la schiena… A lei piaceva molto questa sensazione… apparte in questi rari momenti. In questi casi era una
delle cose che la facevano più arrabbiare…
- CAL.-
- Che c’è? Si vede benissimo che non ne vedi l’ora.-
- Non credo proprio.-
- Eppure il linguaggio del tuo corpo dice
esattamente il contrario.-
- Cal… - Ora il momento più bello di tutti – Se non
mi lasci…
Proprio così. Le minacce… Mi piacevano proprio.
Quella piccola scossa di adrenalina… Lasciare o
continuare?
Dalle donne puoi aspettarti di tutto. Ma non potevo
fermarmi ora.
-… Ah si?-
- Guarda Cal che se non la smetti… Te ne pentirai…-
Questa volta avrei dovuto ascoltarla… invece
continuai con il mio punzecchiamento.
- Ah si?-
Dopo pochi secondi mi ritrovai con un dolore
lancinante sulla spalla e per questo mollai la presa.
- GILLLLLLLLLL!!!!!!!-
Lei si approfittò di quel momento e si rialzò.
- Ti avevo avvertito.-
Mi misi la mano sulla spalla (più che altro la base
del collo).
Mi aveva morso…
- Gill?! Che diavolo!! Mi rimarrà il segno per
giorni!!-
In fretta mi rialzai. Stava uscendo dalla porta.
La presi all’ultimo secondo. La tirai a me e la
bloccai tra il mio corpo e il muro…
Chiusi la porta e avvicinai la mano alla chiave, ma
lei mi aveva anticipato e ora ce l’aveva nella sua mano sinistra.
- Dammi quella chiave?-
- Ah si?- Mi stava facendo il verso. – Tanto non la
prenderai mai.-
- Questo lo vedremo.-
Presi l’altra mano e la portai su con l’altra, e
gliele bloccai con la mano sinistra. Iniziò a scalpitare con le gambe… le
bloccai avvicinandola ancora di più al muro.
Adesso che avevo una mano libera tentai di prenderle
la chiave.
Ma aveva una presa davvero forte.
Poi però notai una cosa…
Oggi indossava una camicetta rossa smanicata…
…
Allontanai un po’ la mia mano destra per fargliela
vedere bene. Poi la mossi velocemente facendole capire cosa avevo intenzione di
farle.
- No Cal.-
- Eh si… Tu non vuoi collaborare no?-
- No Cal, quello no…-
- Allora dammi la chiave.-
- Non ci penso per niente.-
- Sai cosa ti aspetta.-
- Dai no… Quello no. Sei cattivo.-
- Tu mi hai morso… Io voglio soltanto utilizzare a
mio favore un tuo punto debole… per una cosa che piacerà ad entrambi… -
- … - Respirò profondamente.
- Allora?-
- Io non mollo.-
Iniziai a farle il solletico… Conoscevo già da un
bel po’ questa sua debolezza. A volte sul letto ci capitava di giocare così…
Amavo tantissimo il suono della sua risata e il suo sorriso, e questo me li
portava entrambi.
Dopo poco incominciò a ridere e a chiedermi di
smettere.
Era già diventata tutta rossa… Bellissima.
- Dai fermo… -
- Tu dammi la chiave.-
- No!-
Provai a scendere proprio sul punto giusto e iniziò
a cedere un po’.
- Dai Caaaaaal!!!!!-
- Ehm EHM!-
Ci girammo tutti e due verso la porta che ora
stranamente era aperta…
Sull’uscio c’era un Locker
molto imbarazzato, e con la sua solita faccia da imbecille…
Smisi subito di farle il solletico… ma non pensai
minimamente a spostarmi da lei…
A quello ci pensò lei, pestandomi il piede (CON I
TACCHI) e spostandomi con una capocciata.
- Ehm… ritorno più tardi?? Forse non è un gran
momento.-
Stavo per rispondergli “Certo idiota! Certo che ho
da fare con la mia donna!! Non vedi??” Ma qualcuno
mi batté sul tempo e sulla spalla dolorante.
- Nono… Non stavamo facendo proprio nulla. Vero
Cal?-
- Ahhh… eh… ehhhh… si.-
Locker ci stava fissando. Per quello che penso, aveva
sicuramente notato il mio morso sul collo, il fatto che stavamo appiccicati un paio
di secondi prima… e che la faccia di Gillian era completamente rossa.
- Ceeeeeeeeeeeeeerto… come
no.–
- Locker dimmi che diavolo
vuoi e non perdere tempo…-
- Qualunque cosa stavate facendo dovete
assolutamente rimandare. – “E dai! Parla!” – Il sensitivo è arrivato…-
- Ok –Disse Gillian. Lei si incamminò fuori con Eli.
Io mi girai e tornai alla scrivania.
-Cal?- Era affacciata allo stipite. – Non vieni? –
- Arrivo subito.-
Presi il cellulare e incominciai a pensare…
Locker aveva questa straordinaria
e fastidiosa abilità nell’interrompermi nei momenti più importanti… Se non
fosse per lui, avrei perso meno anni con Gillian…
Adesso mi accorgevo che questa abilità non era solo
sua. Non lo avevo ancora incontrato è già incominciava a “fare numero”. Speravo
davvero che dopo questa grande avventura non l’avrei mai più dovuto vedere.
Mi bastava Locker come mio
“Rovinatore di Momenti Personale” e non me ne serviva certo una copia…
Uscii da questa porta con questa grande preghiera.
(4)= Baci e Abbracci per chi non avesse capito xD
(1)=Cal Lightman Group
(2)= "AsSoonAsPossible" Più presto possibile
(3)= Come nel disegno che avevo fatto per uno dei capitoli precedenti
(5)= Qui ho un piccolo vuoto di memoria… erano solo
delle riflessioni comunque… niente di decisamente importante per la storia.
A/N: Ben 5085 parole xD
Grande record. Correggerò eventuali errori grammaticali successivamente.
Secondo una piccola e veloce previsione penso
riuscirò a finire non superando il 15esimo episodio. Almeno spero; voglio avere
il tempo per iniziare il sequel.
Spero vi sia piaciuto questo 11esimo capitolo e
non dimenticatevi di recensire ;D
A/N: Prima cosa: non fate caso al numero del
piano… Fino a ieri pensavo che l’edificio del CLG era un grattacelo…Questi simboli/* paroleparoleparole
* intendono le conversazioni attraverso l’auricolare. E beh... scusate per
tutti questi flashback ma non potevo non-metterli...
Seconda cosa: Questo capitolo sarebbe dovuto
essere più lungo (il Cap di Cal sarebbe dovuto continuare e sarebbe dovuto
esserci anche il Pov di Lassiter. Ma dato che non
riesco a continuare in questo modo e perché è già da tanto che non aggiorno,
eccovi il capitolo. Alcune cose come i personaggi non riuscirete a capirle ma
tutto sarà risposto nel prossimo.
E per la canzoncina beh… lasciamo perdere -.-“
Capitolo
12 – Competizione
--- SHAWN POV ---
“Andiaaaaaaamosuuuuu. Sempree più suuuuu. Sopra, nel cielo bluuuuu.”
Ero appena entrato nell’ascensore e già la
musichetta stupida mi era entrata in testa…C’erano solo 10 piani ma il piano dove dovevo arrivare era proprio
l’ultimo… Dalla quantità di persone nell’ascensore, capì che era un edificio
davvero molto visitato… e che ci avrei messo un po' ad arrivare.
Poi, come se non bastasse quello era l’unico
ascensore utilizzabile: due erano in manutenzione e uno serviva ad un impresa
di traslochi. Per come ne parlavano il disagio era una cosa normale, una volta
al mese facevano i controlli (vabbè che eravamo nella capitale, e che era un
edificio nel bel mezzo della città… ma queste precauzioni erano… beh… esageratamente
esagerate!)
C’erano molti tipi di persone: persone in smoking,
persone in divisa di un impresa di pulizia, una guardia, e alcune persone… come
dire… “normali”.
Alcuni di loro, dalla parte opposta mi fissavano…
forse mi stavano sentendo canticchiare il motivetto...
Ad un certo punto mi sembrò di sentire il mio
nome...
Le persone continuavano ad entrare ed uscire, e
l’ascensore saliva e scendeva.
Mi girai e dietro di me trovai uno specchio. Notai
un po' di trucco sotto gli occhi... avevo fatto davvero un gran lavoro ma era
moltoe troppo evidente...
Cercai di risistemarlo, ma non migliorò di molto.
Forse mi stavano fissando per questo allora...
Attraverso lo specchio guardai dietro di me, e li vidi uscire proprio in
quell'istante. Eravamo di nuovo al pianoterra.
Uscirono veramente un bel po' di persone.
Approfittando dello spazio mi aprii la camicia e
mi risistemai meglio la maglietta che avevo sotto.
Come al solito.
Ero pronto.
Presi il cellulare per spegnerlo, e vidi che avevo
quattro messaggi e tre chiamate perse. Volevo controllare chi era ma...
-Aspetta!- La Chief Vick uscii di
fretta dal suo ufficio. -Devo dirti un ultima cosa prima che vai.-
Mi fece rientrare e chiuse le porte.
Respirò lentamente fissandomi negli
occhi.
-Devi stare tranquillo e sicuro come
sempre. Non devi avere nessun tipo di paura, o ansia o preoccupazione.
Soprattutto nessun tipo di preoccupazione. Ce la farai.-
Mi si avvicinò e indicò i miei capelli.
-Si completamente te stesso ed esci da li vincitore. Sistemati i capelli però.
Da quanto non lo fai?-
Alzai lo sguardo. Erano più lunghi del
solito e parecchio trasandati.
La abbracciai - Grazie Vicky-
-Karen... chiamami Karen.- Era un po'
irritata dal soprannome... avrei dovuto smetterla di chiamarla così.
Stavo per uscire.
-Spegnilo il telefono... ti potrebbe
disturbare o farti distrarre.-
-A presto. Accetterò i tuoi consigli.-
Presi il telefono e, anche se non volevo, lo
spensi.
Forse era meglio così.
---
TORRES POV ---
Quando seppe della notizia, diventò più rigido del
solito.
Incominciò a dare ordini a raffica. Gli ultimi
dipendenti che erano rimasti incominciarono a correre impazziti da una parte ad
un'altra, per nascondersi. E di conseguenza Lightman incominciò ad arrabbiarsi
anche peggio urlando anche insulti e cose varie.
Nascondersi infatti non era la scelta migliore.
L'ufficio era per il 75% vuoto e certo non era comune vedere lo studio così
tranquillo. E così iniziò a sbraitare ancora più forte nel suo microfono.
La Foster, poverina, entrò nel suo ufficio per
calmarlo, ma la buttò fuori. Lei non ne fu molto contenta.
Per il fatto che aveva gridato "Idioti!"
per non so quante volte decisi di non mettermi ancora l'auricolare. Se si
sentiva così tanto senza auricolari, si poteva ben immaginare quanto si sentiva
forte con essi.
-Io ci rinuncio.-
Uno dei dipendenti lasciò l'auricolare su un
tavolino basso e si diresse verso l'uscita.
-Io non ci divento sordo.-
Io mi alzai. Presi l'auricolare e me lo misi in
tasca.
Non potevamo lasciare oggetti del genere in giro.
Poteva compromettere la missione...
... Missione...
Non capivo poi perché tutta questa determinazione,
tutta questa ansia...
Eppure questo era un interrogatorio come un
altro...
Forse faceva in questo modo perché non voleva
farsi battere da lui... Era come se si sentisse sfidato.
Lightman era sempre stata una di quelle persone
difficili da capire, che anche dopo anni di studio e di lavoro insieme, ti
sarebbe sembrato sempre imprevedibile e differente.
Le urla terminarono. Mi girai.
Foster era riuscita a prendergli il microfono e si
mise lei a prendere il comando. Lui uscì dal suo ufficio per riprendersi la sua
attrezzatura. Riuscì a riaverla indietro solo dopo che tutti i dipendenti erano
già tranquillizzati.
Qualcosa mi diceva che ci stavamo aspettando
troppo.
Cioè... so che era bravo. Sicuramente non sarà
stato facile mentire a tutte quelle persone e farle tutte cadere in questa
bugia ma...
Lightman è Lightman.
Un altro punto a favore di Lightman era il fatto
che, soprattutto negli ultimi anni, il sensitivo, prima di indovinare sbagliava
almeno altre due volte.
Erano due le cose: Inesperienza, o un
investigazione non metodica.
In questo modo anche se non avevi tutti gli indizi
sarebbero sembrati colpevoli anche i poliziotti stessi.
Per finire subito questa situazione speravo nella
prima ipotesi. Lightman era davvero insofferente e la cosa incominciava a farmi
preoccupare.
Ma il tutto era stato sistemato e la calma era
tornata, grazie alla Foster.
Mi misi l'auricolare.
Ora sentivo ben tre voci: Lightman, Foster e...
"il siero della verità". Avrei dovuto cercare di non ascoltarli
troppo. Mi avrebbero distratto parecchio.
Presi lo specchietto nella mia borsa, e mi
sistemai l'ultimo filo di trucco. Cal mi aveva detto che se qualcosa sarebbe
andata storta avrei potuto giocare la carta della seduzione. Io all'inizio mi
ero messa a ridere. Lui forse non era fidanzato attualmente ma conosceva quella
ragazza da non so quanto tempo. Non avrebbe mai funzionato.
E poi era passato troppo poco tempo. Dopo alcune
visioni di video o foto tutti avevano chiarito la loro conoscenza sentimentale
di Shawn. Tutti tranne Lightman.
-E questo...- "click!"
-...era l'ultimo video disponibile.-
Locker chiuse l'ultimo video e spostò
tutti i framecapture(1)importanti nella cartella di Shawn sul
Pc.
-Wow... l'ultimo video è stato davvero
imbarazzante...- Disse Locker.
-Mah... io non direi... Quello davvero
imbarazzante è stato il secondo video...-
-Perché tesoro?- Lightman si avvicinò a
lei. -Non ti piacerebbe pensare che tutto il mondo sa di che UOMO hai affianco?(2)-
Lei gli mise il braccio intorno al
collo e lo avvicinò a se. -Mi sbaglio o hai sottolineato la parola uomo?-
-Certo. Ora rispondi.-
Lei si staccò quando vide sia Locker sia
me leggermente imbarazzati.
-Si ma... di certo in un modo più
discreto!-
-Non è stato discreto? Ha usato una
similitudine!-
-Che dici? L'avrebbero capita anche dei
bambini di 6 anni.-
Intervenne Locker -È una metafora
comunque...-
-Tu non correggermi!-
-Beh e comunque non parlerei di certo
in televisione di cose così intime.-
-Fatto sta che ora so che lo batto nel
numero di volte alla settima-aaauch!-
Lei aveva cercato di evitare, ma la
gomitata era arrivata tardi e avevamo sentito tutto...
Io e Eli... ehm... Locker, rimanemmo
impassibili... non sorpresi, quello no... ma imbarazzati ecco.
Fui io a schiarirmi la voce...
-Torniamo al motivo per cui siamo qui?-
Dopo aver revisionato alcune foto e
alcune framecapture, ritornammo “normali”.
-Allora? Tesoro, mi vuoi dare il suo
profilo si o no?-
-Awwww!-
Tutti noi ci girammo verso di lei.
-Eh?!-
-Non lo vedete? La ama così tanto... è
incredibile il cambiamento che c'è stato nel tempo, ma posso assicurare che
nulla e in nessun modo la potrebbe tradire.-
-Eh?-
-Awww! ...-
-Gillian?-
Lei era ancora decisa a vedere queste
foto. Era quasi commossa.
-Il loro amore è così visibile che si
percepisce anche solo da una foto...-
-Eh-ehm!-
A questo punto si girò verso Lightman.
-Sei sicura?-
-Certo!-
-Ma io non credo… Nessun uomo sa
resistere al fascino femminile.-
-Che vorresti dire?-
-…-
-Allora?-
-A me serve il piano B! E sarà come
dico io… te lo assicuro.-
-Si certo…-
Io e Locker dicemmo anche la nostra
opinione: che concordavano con la Foster.
-Tanto che vi pensate? Io il piano l’ho
già fatto. Tu incominci a fare amicizia con lui. Gli fai le domande e poi se ti
chiede il perché… PIANO B!!-
Ci guardammo tutti negli occhi. –Lei
chi??-
-Mi sembra chiaro. Lia. E’ perfetta per
la parte.-
-Io?-
Intervenne Foster –Senza offesa, ma non
credo proprio. Ho visto il suo profilo. Forse una volta sarebbe stato al gioco,
ma ora… E poi se proprio dovresti, beh IO sarei perfetta.-
-Ah, io non te lo permetto.-
Locker –Ma è l’unico modo, lei ha delle
espressioni molto simili alla detective, ora hanno lo stesso taglio di capelli.
E’ perfetto.-
-Infatti, proprio quello che volevo
dire io. Cal, è meglio così. E poi non la vede da molto tempo… potrebbe avere
un crollo e aprirsi a me senza nessun pregiudizio. Così finiamo prima la faccenda,
lo aiutiamo a recuperare la sua vita, e non vederlo mai più.-
-Non credo proprio.-
-Sei geloso!-
-No! Hai solo torto. Mandiamo Ria.-
Locker –Non abbiamo nemmeno sentito il
suo parere. Mi pare giusto!-
-Vedi, tesoro? Anche l’idiota
conferma.-
-Ma io ero sarcastico…- Lui abbassò la
testa per l’ennesimo insulto.
-Cal- Foster si avvicinò e indirizzò il
suo sguardo nei suoi occhi. –Io sono una psicologa. Riesco a capire meglio i
suoi pensieri. Dammi retta. E’ inutile e poi…-
Ma non c’era stato verso di convincerlo…
E con quel "e poi" sapevo bene cosa
intendeva.
Beh, non sono mai stata con un tipo come lui. Ho
sempre preferito uomini forti… sicuri di se e molto seri e passionali.
Lui era l’opposto, o almeno si mostrava come
questo opposto.
Foster lo aveva descritto come un falso idiota e
un falso grande narcisista. In realtà Shawn era un
uomo non ancora cresciuto con un grande cuore estremamente intelligente
e maturo, che rischiava la sua vita per gli altri. Quello che mostrava era solo
una maschera. Come se si vergognasse del vero lui. Uno che si nasconde dietro
le battute e gli scherzi. In qualche modo rendeva la vita più divertente e più
piacevole ai suoi amici anche quando la vita non lo era così tanto.
Non era sincero quindi ne con se stesso ne
sicuramente con gli altri, e questo lo rendeva tanto misterioso quanto
affascinante... E sicuramente questo lo aiutava a mentire e a non farselo
pesare troppo.
Mi piaceva questo aspetto di lui, e per questo mi
incuriosiva molto. Ecco perché non si fidava... era riuscita a capire i miei
pensieri.
Era una psicologa dopotutto.
E poi non era mica brutto......... anzi...
/* Cal: TORREEEEESSSSS!!!! Giratiiii! *
/* Gill: Cal non urlare! *
-Sembrano parecchi interessanti questi pensieri...
Posso ascoltarli un po'?-
Quel tono scherzoso...
-Uh?- Mi girai e...
Aveva la sua solita camicia aperta e una maglietta
nera sotto. Le maniche arrotolate facevano vedere le sue braccia che teneva sui
fianchi e come scarpe aveva le sue fedeli Nike. Questo modello era nuovo
però... non c'era in nessuna foto.
Shawn era entrato e non lo avevo notato. Le
orecchie mi facevano parecchio male quindi intuii che Lightman mi aveva urlato
parecchio nelle orecchie.
- ah... beh... che... ehm...-
Non sapevo che chiedergli... che dire... mi aveva
sorpreso.
/* Cal: Che non sai più parlare? *
/* Gill: Te l'avevo detto Cal... E' troppo
coinvolta *
/* Eli: Cosa? In che senso coinvolta? *
/* Cal: Tu ascolta in silenzio. *
- Beh... Posso darti del tu vero?-
- Eh... Si, certo.-
- Beh, ah... Lavori qui?-
Deglutii. Si sedette vicino a me.
/* Cal: Vuoi rispondere!? *
-No... Sono una cliente.-
-Per me è la prima volta qui... in realtà mi hanno
convocato qui.- Si girò intorno. -Bello qua... anche se metterei qualche
videogioco per l'attesa. Mah... Me lo ero immaginato più affollato l'ufficio...
Eppure sono famosissimi... E qui fuori c'è molta gente poi...-
/* Cal: Dove cavolo è Sarchey? Gli avevo
detto di stare li! *
-Ehm!-
Ci girammo entrambi alla nostra sinistra. Sarchey
era più impacciato del solito... Notai che aveva un pezzo della canottiera che
gli usciva da sotto la maglietta...
-E' lei il signor Spencer?-
-Si, salve. Quando è il mio turno?-
-Tra un po'. Dobbiamo effettuare solo gli
ultimi...-
/* Cal: Preparativi. *
-...Preparativi. La chiamerò io
personalmente.-
Prima di andarsene mi mandò un cenno
che per poco non lo notavo. Era stato davvero discreto. Mi stava aiutando.
-Io...-
Shawn aveva alzato la mano alla
tempia. Dovevo ricordarmi di sorprendermi. In teoria non avrei dovuto ne
conoscere le sue abitudini ne le sue abilità.
-... sento che conosci già quel tipo.
Dico bene?- Feci una faccia come per dire “Ohhhh ma come fai a saperlo?”
-Si io... sono una cliente...-
/* Cal: Abituale. Abituale! *
/* Gill: Non puoi dire
abituale! *
-Diciamo che sono costretta a venirci
spesso.-
-Scusa per la domanda... ma... che è successo?-
/* Cal: Fratello! *
-Beh... non posso fidarmi di mio fratello... ha
dei...-
Dall'altra parte silenzio.
-...problemi con...-
/* Cal: Droga! *
-Il gioco d'azzardo. In particolare il
poker. Non smette di giocarci nemmeno dopo la richiesta della moglie.-
/* Gill:Ahahaha!!
*
/* Cal: L'ho capita la
frecciatina... *
-Il poker...-
-Ci giochi?-
-Io non gioco, io vinco!-
/* Cal: Fa lo sbruffone... Vediamo poi chi
vince... *
/* Gill: Cal!! *
-Dovresti fare una partita con un mio amico. È
davvero bravo.-
-Nah. Non ci gioco da
quanto? ... 7... no, 6 anni, per un caso.-
-Ma neanche una scommessa piccola? Anche 200
dollari...-
-No. Io non scommetto. Mai.-
/* Cal: È solo un pivello. Prima di
salutarci lo sfiderò. *
/* Gill: Cal! Dovresti smetterla! L'altro
giorno hai spennato l'ultimo stipendio di Locker! *
/* Cal: Io gioco, io decido. *
-Come mai?-
-Beh, sono figlio di un poliziotto. Un giorno era
in ritardo e allora mi fermai a parlare con gli altri poliziotti... Loro
stavano giocando a poker. Io mi misi a guardarli,ed imparai le regole... Poi qualche giorno
dopo mi beccò durante una partita... E beh... mi sgridò parecchio. Mi sequestrò
anche tutti i soldi guadagnati.-
-...-
-...-
Non sapevo cosa chiedergli... e lui lo stesso.
/* Cal: Dai dì qualcosa! *
- Ma, invece perché sei qui?-
-Beh, qualcuno non crede ai miei poteri.-
Si guardò intorno e si alzò un po' la camicia...
-Tu non senti caldo? Fa un po' caldo qui...- Si
alzò e indicò un attacca abiti. -Vuoi che ti appendo anche il tuo?-
Mentre me lo toglievo ricordai dell'auricolare.
-Grazie ma non preoccuparti. Posso tenermelo sulle
gambe.-
-Insisto. Tanto devo appendere anche il mio.-
Ero un po' perplessa.
Lui allungò le mani e iniziò a togliermi il
giubbotto.
Fece tre passi e appese prima il suo e poi il mio,
poi si guardò e si sedette ancora vicino a me.
-Ci voleva tanto?- Mi sorrise.
/* Cal: Ci voleva tanto? Potevi far saltare
tutto. *
/* Gill: Ma non hai visto che per la
seconda volta ha guardato nelle telecamere? Secondo me l'ha già scoperta da un
pezzo. *
/* Cal: Non è possibile. Le telecamere sono
nascoste e poi si stava solo guardando intorno. È normali quando aspetti ad un
appuntamento. *
/* Eli: Tieni le mani apposto! *
Mi ero distratta un po'. Mi girai a destra e
sentii la sua mano sopra la mia. Me la stava riscaldando.
-Ti ho chiesto: stai bene? Sei molto fredda. Se
vuoi ti abbraccio.-
/* Eli: Sto... *
/* Cal: Ve l'ho detto che ci avrebbe
provato. *
/* Gill: Io... sono... confusa... *
Si alzò e mi tirò a se...
Il mio cuore faceva brutti scherzi... Sentire il
suo sul mio me lo faceva accelerare...
Non me l'aspettavo. Tutto quello che aveva fatto
era insolito...
Quasi calcolato...
Nelle mie orecchie sentivo il suo respiro da una
parte e da un altra Lightman e Foster che cercavano di calmare Eli...
Era da un po' che i suoi sentimenti per me stavano
uscendo fuori... Poi con la sua "verità radicale" era molto semplice
farlo. Io invece non avevo intenzione di rovinare la nostra amicizia... e poi
eravamo colleghi...
Vabbè, come scusa non era la migliore.
-Lo sapevo.-
Riaprii gli occhi (non mi ero nemmeno accorta di
averli chiusi) e notai che stava guardando qualcosa nella sua mano.
Mi accorsi che quello che era nella sua mano era
il mio auricolare che in effetti non era più nel mio orecchio.
Lui si voltò verso una microcamera.
-Venite fuori... Sto iniziando ad avere fame... Mi
volete finalmente interrogare come si deve?-
---
LIGHTMAN POV ---
Fame…
Appena lo disse lo portarono nel cubo (come gli
avevo precedentemente chiesto) e una assistente di cui non ricordavo il nome,
scappò via al bar al piano di sotto.
Perché tutta questa fretta??
Non avevano mai così tanto entusiasmo quando
glielo chiedevo io…
Andai nell’atrio. Li mi aspettavano Gillian e
quell’incompetente di Torres…
Mi avvicinai ancora un po’ e vidi la faccia di
Gillian: era un misto di “Te l’avevo detto” e “Hai perso”.
Mi girai verso di lei. –Non dire niente.- Poi verso la pivella –Vai di la a
guardare come si fa. Prendi appunti.-
-Che!?-
-Dammi la roba.-
Posi la mano. Mi diede i due auricolari e il
microfono spia.
Andai di la e la mia donna mi segui.
-Che c’è?-
Mi avvicinai all’armadietto e misi a posto
l’attrezzatura. Quando mi girai per andare verso il cubo due braccia mi si
avvolsero attorno al collo e la “proprietaria” mi fissò.
Conoscevo bene quello sguardo.
-Che vuoi da me... … … psicologa?-A questo lei fece un micro-sorrisetto di
conferma che riuscii a malapena a vedere per la sua vicinanza. Portò una mano
sul mio petto, proprio sul cuore, mentre con l’altra si spinse ancora più
vicina e continuò a fissarmi.
Ci conoscevamo da decenni ormai, eppure ogni tanto
quando stava così vicina a me e non sapevo il perché, riuscivo a sentire
emozioni fortissime… come quelle che provavo quando non eravamo ancora insieme.
E poi se lo faceva per studiarmi questo non faceva che aumentare la frequenza
dei miei battiti.
Cercai di rimanere serio…
Cercai… -Ehmm… Cheeee… c’è?- -Perché tutta questa competizione?
Anche contro di me. Contro di tutti!- -Mnnmm… e…
ok.- -Non è ok!-
-Non ho niente veramente.-
-Sei geloso!-
-Non lo sono…-
-Non mi sembri convinto.-
“come evito questo discorso?!”
“…”
“…”
“!”
Mi buttai a pesce e la baciai.
Lei era evidentemente sorpresa e rimase immobile.
Era abbastanza restia a baciarmi, ma dopo un po’
iniziò a contraccambiare.
Stava diventando abbastanza passionale (pure
troppo), quindi la spinsi un po’ indietro e me ne andai nel mio ufficio.
-Ehi! Non puoi andartene così!-
Dovevo prendermi la giacca prima di entrare nel
cubo. Fa’ più autoritario.
Dietro di me vidi una Gillian abbastanza delusa,
ma se ne andò in bagno.
In ufficio, era tutto in ordine come sempre.
Presi la giacca dalla sedia e me la infilai.
Presi il telefono dalla giacca per controllare le
chiamate o i messaggi arrivati ma vidi il mio riflesso e notai che ero sporco
di rossetto. Uscii di corsa e per questo inciampai.
Mi aiutai al manico della porta ad alzarmi e notai
che ero caduto nello stesso punto di due giorni prima…
Sul pavimento di parquet bianco (Gillian aveva
deciso di prenderlo bianco per svecchiare gli uffici) notai una scheggiatura anche
parecchio profonda.Non ricordavo di
averla notata prima… Forse si era provocata dalla mia caduta precedente…. O
forse in questo momento?
Comunque mi ricordai dell’anello… Sicuramente
mancava qualcosa…
Andai al bagno e mi ripulii la faccia.
La mia stanchezza era parecchio evidente.
Lui non era mio nemico. Avevamo deciso di
aiutarlo.
Anzi, io lo avevo fatto.
Mi sistemai la giacca e la camicia e con calma mi
indirizzai verso il cubo.
-Grazie mille signorina! Stavo davvero morendo di
fame.-
Gli avevamo portato un vero pranzo. Non sapevamo
se aveva fatto o no colazione, ma da come mangiava avrei scommesso di no. Gli
aveva portato un insalata, un panino e un dolce all’ananas. Aveva iniziato
proprio dal dolce.-
-Nel vederlo mangiare fa tenerezza. Sembra un
bambino.-
Gillian lo guardava davvero come se fosse suo
figlio. La cosa mi fece ridere ma anche stranire allo stesso tempo.
-Grazie mille per il dolce! E’ fantastico!- Lanciò
un pollice in su e sembrò rivolgersi alla mia destra. Guardai ed era proprio la
persona che gli aveva portato tutto.
-Mi ha riconosciutooooooo!!!!!!
Mi ha visto!!!!- Era entusiasta.
Tutti quanti erano straniti e sorpresi tranne me.
Era sicuramente una coincidenza.
- NON E’ un sensitivo!- Dissi e mi diressi verso
il cubo.
(1)=Ogni video è
formato da molte immagini in movimento che si chiamano Frame. Il framecapture
non è altro che prendere questo frame e trasformarla in immagine.
(2)= Episodio 6x12 – Nel doppiaggio italiano ho visto che
la scena era molto esplicita. In inglese vi posso invece assicurare che non
era così.
A/N: Spero che vi sia piaciuto e vi ricordo di
recensire.
Le recensioni sono come gli ananas;
quando li vedi sei contenta e questo ti spinge a cercarne
altri.
Avevo la mano sul manico della porta che mi
avrebbe portato al tanto atteso incontro. Iniziai ad analizzare le mie
emozioni… ero calmo ma nello stesso tempo impaziente, curioso ma allo stesso
tempo impaurito (anche se non è la parola giusta, io non ho paura!) di quello
che mi sarebbe aperto davanti…
La mia parte da scienziato era quella impaziente.
Non avevo mai incontrato ed esaminato un sensitivo del suo calibro (la maggior
parte che avevo conosciuto erano stati sciamani della Nuova Guinea[1] che avevo incontrato all’inizio
della mia carriera da scienziato) ed ero felice di poter assimilare nuove
esperienze e nuove informazioni per poter ulteriormente migliorare. Per questo
mi stavo quasi per buttare dentro la stanza senza riflettere prima chiaramente:
Ero pronto a questo? Avevo tutto quello che mi serviva?
La giacca che avevo preso prima era ancora sotto
il mio braccio, staccai la mano dal manico e me la misi addosso. Sarei subito
andato dentro ma come avrei parlato con il mio team? Come avrei fatto a
sentirli senza che lui, li sentisse… Volevo prendermi l’auricolare ma… è
stato uno dei motivi per cui Torres era stata scoperta… E non avrei potuto
scoprire in nessun modo se lo avesse indovinato, dedotto o sentito
grazie ad un probabile udito molto sviluppato. Un modo c’era ma… ci sarebbe
voluto troppo tempo…
E poi ero curioso di sapere come aveva notato la
ragazza “del pranzo” da dietro il vetro…
Quel vetro era fatto APPOSTA per non permettere a
nessuno di vedere nulla.
Era davvero pieno di sorprese.
Decisi di non andare a prendere nulla ed entrare
quindi dentro.
-Ehi ciao! Finalmente ti sei deciso ad entrare!- A
quel commento mi bloccai… Non avevo fatto così tanta pressione alla maniglia
(poi era di spalle) e non avevo parlato…
Senza replicare andai dall’altra parte del tavolo
e mi sedetti.
Notai il suo modo di sedersi. Attualmente era
molto sicuro di se. Aveva (come mi aveva detto precedentemente detto Gillian)
il mio stesso modo di sedermi, ma leggermente meno “sbracato” e con i
piedi non sul tavolo. Dopo lo spettacolino che aveva fatto nell’ultima mezz’ora
aveva pensato che aveva già vinto. Non sapeva contro chi stava… IO.
Che poi… io lo volevo aiutare…
Ma per ora non avevo intenzione di dirlo.
-Allora… è disposto a farsi controllare i battiti
cardiaci?-
Adesso sul suo viso c’era solo un emozione di
sorpresa, che venne seguita a ruota da una di noia, stanchezza.
-Mi hanno già testato sul poligrafo ed è solo
servito a darmi ragione e a dire che avevo ragione.-
-Infatti non voglio utilizzarla come “macchina
della verità”. Sia tu, sia… io. Noi siamo stati capaci di batterla.
Infatti voglio solo utilizzarla per analizzare dei dati. Dopo un po’ dovrò
uscire per analizzare il tutto.-
La sua faccia era illeggibile… passava da un
emozione ad una altra senza alcun senso...
Poi mi rivolse di nuovo lo sguardo.
Dopo un po’ venne la ragazza di prima che mi aiutò
a montare il tutto.
-Bene. Grazie puoi andare.- Rivolto verso di lui
dissi –Passiamo alla prossima domanda…-
Sentimmo la porta chiudersi. Nessuno di noi due distolse
lo sguardo.
-Qual è il tuo nome?-
A quella domanda si mise a ridere, poi ritornò
serio e ritornò a fissarmi.
Ecco una micro espressione.
-Shawn Spencer.-
-Bene. Lavori con la polizia?- Da questo momento
il suo tono di sfida scomparve.
-Si.- -Da quanti anni?-
-Sette.-
-Sei soddisfatto di questo lavoro?-
-Si. Amo aiutare le persone. Ho scoperto che
voglio utilizzare il mio talento per far del bene.-
-Come tuo padre?-
-Beh…-
Guardò in basso per un po’. Poi rialzò lo sguardo.
-Non posso essere come lui. Lui era un grande
poliziotto.-
-Se amavi questo lavoro potevi studiare per
diventarlo.-
-Non sapevo di volerlo fare. Ero arrabbiato con
mio padre in quel periodo e avrei fatto di tutto per farlo stare male. E’
brutto ma è così. – Fece una breve pausa - E poi le mie uniche abilità – e
deglutì – sono avere poteri psichici e una grande memoria. Per non parlare del
fatto che ho compromesso il mio futuro da poliziotto a 18 anni, per una
ragazzata... e per dare fastidio proprio a lui...-
Poteva benissimo controllarsi, sia i battiti
cardiaci sia in qualche modo il suo corpo, ma su alcuni argomenti cedeva
facilmente… Soprattutto in viso.
Capì che solo le persone che lo conoscevano, o
bravi psicologi potevano capirlo.
-Per quale motivo si era messo contro suo padre?-
Avrei potuto benissimo agire in un modo più cortese e con domande meno
personali, sicuramente Gillian me l’avrebbe detto, ma non era proprio nel mio
stile.
-E’ necessario?- Gli lanciai un occhiata. Sbuffò.
–I miei si separarono quando compii quasi 17 anni. Fui molto infantile e per
parole non dette e cose varie diedi la colpa della separazione a mio padre… Ne
ero convinto. Poi il fatto che si era tenuto la casa me lo fece odiare anche di
più. Ecco tutto.-
E qui c’era profonda tristezza e rimorso.
-Perché avevi detto alla polizia che eri un
sensitivo sette anni fa?-
Non alzò lo sguardo.
-Ti chiamano.- -Che?-
Alzò la mano e indicò la porta. La porta si aprì e si intravide
Gillian. -Come hai fatto…- Alzò la mano alla tempia senza
muoversi dalla posizione precedente.
-Sisi come no…-
Chiusi la porta.
-Che diavolo vuoi!?-
-Che diavolo voglio? Lo sai bene che quello è un filo delicato per lui. Sei
troppo impulsivo ed aggressivo. Controllati!-
-Sapevo l’avresti detto…- Dissi con grande menefreghismo e le girai le spalle
per rientrare.
-Ehi! Non ho finito!- Mi prese il braccio e mi
girò verso di lei.
-Dobbiamo aiutarlo non dobbiamo deprimerlo.-
-Starò più attento ciao.- Girato di nuovo afferrai
la maniglia. Si mise di nuovo in mezzo.
-Non ho finito. Abbiamo analizzato l’audio e… ecco
è riuscito a far risultare il suo vero nome come una bugia… Non so nemmeno come
spiegare per quanto è assurda la cosa. Non avevi detto che il nome proprio è
quasi impossibile da falsificare?-
In effetti è per questo che quando si va sotto
copertura di solito si usa il proprio nome (con un cognome diverso), proprio
perché involontariamente ci si può tradire, e usando il proprio nome non si
corre il pericolo.
-Beh, in effetti ho detto quasi.-
-Vuoi dirmi che tu ci sei riuscito?-
Non volevo apparire inferiore a lui ma, per
rispetto alla mia scienza, dissi la verità.
-Quasi, sono riuscito a farlo entrare nel limbo.
Ma ora so che c'è una tecnica. E gliela chiederò quando abbiamo finito.-
La guardai con un "E noi? Abbiamo finito?"
-Digli della nostra collaborazione. Si sta
annoiando e irritando.-
-Questo è solo l'inizio e io mi sto ancora
divertendo, e imparando.-
-Imparerai qualcosa se te lo fai amico e ci parli.
Se continui così ti si chiude e smetterà a fare il serio.-
-Sono uno scienziato. So quello che faccio.-
Mi girai e aprii la porta e capii che mi stava
tirando una linguaccia. Notai sul vetro un riflesso sfuocato di noi due. Forse
aveva visto così la mia incertezza... ma con la porta chiusa non c'era nessun
tipo di riflesso...
Prima che chiusi la porta sentii un "Sono io
la psicologa qui".
-Allora... parlando con la mia collega qui,
sembra che sia risultata falsa la prima domanda. Mi spiega come è possibile
questo?-
-Visioni, telepatia, parlare con i morti, leggere nel
pensiero, a volte anche vedere stralci del futuro sono tutti i miei poteri...
Bello essere sensitivi ve'?-
-Stai serio.- Proprio come non detto...
-Beh dato che posso essere posseduto da un'altra
persona, posso anche prendere la sua identità in prestito.-
Mi misi le mani nella testa. Ebbi una sensazione
che qualcuno li dietro stesse ridendo.
-Non solo uno... tipo 4 o 5.-
Non credevo alle mie orecchie.
-Scusami?-
Mano alla tempia disse -Ti devo rielencare le mie
abilità?-
Si stava prendendo gioco di me... Da un
interrogatorio stava facendo passare questo colloquio come un comic show.
Feci la mia parte.
-Due delle quali hai ripetuto due volte.-
-L'ho sentite in entrambi i modi.-
-Ci credo! Sono sinonimi!-
-Ah... ehm... Quali di preciso?-
Mi misi le mani davanti gli occhi. Per quanto era
ridicola la cosa gli occhi mi stavano lacrimando anche a me, ma non volevo
farlo notare.
Capii che la barzelletta doveva finire qui.
Quindi decisi di dirglielo.
Alzai lo sguardo ma non era più seduto. Ma
spiaccicato al vetro e guardava qualcosa tutto attento.Con una mano alzata mimava varie
combinazioni, a volte chiusa a volte aperta, a volte con le dita staccate a
volte con alcune dita unite.
Mi "sbracai" come il mio solito
sulla sedia e mi spinsi un po' indietro per guardare meglio da lontano.
Mentre Spencer era girato al vetro a fare non so
cosa, aprii il computer segreto nel tavolo ed attivai la telecamera della
stanza.
Gillian aveva una mano alzata e mimava tutte le
azioni di Spencer... o meglio...
Era lui che la copiava.
Locker mi vide al computer e decise di togliere
l'oscuratore del video e apparentemente anche il blocco audio.
-Lassie?!-
Tutti quelli che guardavano prima nel cubo si
girarono dietro di loro.
Gillian, Torres, Eli e la segretaria, guardando
dietro di loro notarono un detective familiare.
Tutti rimasero impietriti, Lassiter era li,
appoggiato ad un muro con tanta naturalezza da chissà quanto tempo.
Spencer fu il primo a aprire bocca.
-Ma da quanto stavi li, eh Lassie?- Apparentemente
questo era il soprannome del detective per il falso sensitivo.
Con tanta naturalezza Lassiter si avvicinò agli
altri (ecco chi era il quinto che rideva) e continuò.
-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo
scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di
battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-
A questo punto cosa dovevo fare? Cosa potevo
fare?! Con il detective li pronto ad ascoltare non potevo riferire a Spencer il
nostro appoggio.
Come avrei fatto?
Inviai uno sguardo a Gillian che mi capì e con una
scusa me lo portò fuori.
-Che... che sta succedendo?- Spencer si guardava
intorno confuso... -Perché l'avete allontanato... io... non capisco...-
-Capirai subito. Io s-
-Non vi ha ingaggiato lui?-
-Fammi finire di parlare e siediti.-
Lentamente recepì il massaggio e si sedette.
-Sappiamo che non sei un sensitivo, che n-
-Io lo sono.-
-Che NON sei un criminale, e che sei un fantastico
detective, come ce ne sono pochi, e che lo sei per delle abilità naturali ed
innate.-
-...-
-Vogliamo solo aiutarti.-
Non sembrava fidarsi.
-Solo per il bene di tutti.-
-... e...- Stava parlando. -E voi, ad esempio,
cosa ci guadagnereste? ...Ad aiutarmi intendo.-
-Un luogo sicuro dove andare in vacanza. Non che
voglia rivedere ancora la tua faccia. Solo per quel siparietto avevo intenzione
di mollarti coi tuoi problemi.-
-Irritare le persone è una delle mie dote innate,
mi spiace.-
Gillian intervenne[2]. -Non ti preoccupare, l'uomo che hai davanti irrita anche di
più. Soprattutto le autorità.- Lo sguardo che le mandai la fece solo sorridere
di più.
-Ah beh, allora dovremmo andare d'accordo noi
due.-
-Non credo proprio...- Dopo averlo detto incrociai
le braccia.
-... ho perso il filo del discorso. Che dovevo
dirgli?-
-…-
-…Ah… si. Come diavolo hai fatto a vedere
attraverso lo specchio?-
-Cal! Non dobbiamo perdere tempo! Chiedigli come
sono andate le cose e basta. Io me ne sono andata e l’ho lasciato attaccato di
la! CAL!-
-…-
-Almeno a come hai battuto il poligrafo.-
-… Ci ho creduto[3]… e… poi varie tecniche di respirazione.-
-… Va bene… e con Torres?-
-Telecamere nascoste che si muovevano con i miei movimenti,
auricolare nascosto, e un altro auricolare nella sua giacca e il fatto che non
mi ascoltava perché le parlavate voi.-
-Cal!- Gillian entrò nel cubo.
-Dammi tempo!- Sbuffai…
Lei mi guardò un po’ stufata e incrociò le
braccia.
-Ah.-
Mi girai verso di Shawn. I suoi occhi erano fissi
sulla mia Gillian.
Come si permetteva a fissarla… E poi quel
sospiro?!
Ero travolto improvvisamente da una ventata di
gelosia.
-Ehi!!!!!-
Non successe niente. Anzi inclinò ed avvicinò ulteriormente
la testa.
-OHHH!!!!!- Nulla.
Tirai un cazzotto, a questo punto, sulla sua
spalla.
-CAL!-
-Ouch!-
Per paura che gli andassi addosso, Gillian si mise
in mezzo e mi spinse indietro con le mani sul petto.
-Cal?!-
-Ho capito, ho capito…- Shawn rialzò lo sguardo e
continuò a sfregarsi il braccio/spalla. –Allora… siete sposati vero?-
Io e Gill ci guardammo negli occhi. –Si… non si
vede?-
-E tu hai perso la fede?-
-…-
-So chi ce l’ha.-
-… si? Come…-
Si portò la mano alla tempia.
-Non abbiamo già passato questa fase?-
Lui distratto li guardò la mano e la riabbassò. –Ehm,
questione di abitudine.-
-…-
-Beh?-
-Ah si. Lei.-
Mi girai. Indicò proprio Gillian.
-Beh non era difficile. Ho visto i vostri
comportamenti, ed era palese che stavate insieme. E pure da parecchio tempo
credo… 10… 15 anni forse. Ma poi ho visto l’anello... Prima di entrare nel
cubo. Abbastanza nuovo. Ma il fatto che tu non ne avevi mi aveva insospettito,
ma poi ho visto il segno… Forse era troppo stretto e l’avevi mandato a
cambiare. E ora. Ho notato la sua mano…- Mi guardò male. Gli avevo quindi dato
un pugno per nulla. –Aveva qualcosa di strano e quindi ho zoommato la visuale…
L’anello ora era più in fondo al dito e quindi ho dedotto che non era il suo e,
come era normale il suo segno dell’anello era più in fondo ma prima di entrare
si era tolto il suo per non fartelo vedere.-
-Gillian?-
-Beh all’inizio volevo dirtelo ma poi… dopo che
per circa 4 volte mi hai fermato, pensavo lo sapessi già… Pensavo che lo volevi
trovare da solo…-
-Ok…-
-Bene…-
-Ehm.- La cosa era un po’ imbarazzante. Lei capì e
mi diede l’anello.
Me lo misi. Non mi faceva più male come prima… Ma
il fastidio c’era comunque. Adesso che ce l’avevo l’avrei mandato ad
aggiustare. SUBITO.
-Lockeeeeeeeer!-
Fece capolino dalla porta.
-Dallo al mio gioielliere.-
-Vado.- Si strascinò fuori. Quando aprì la porta
si sentì la voce di Lassie che chiedeva aiuto.
-Ora sul serio. Mettiamoci seri per piacere.-
Gillian mi fece sedere, mentre lei si appoggio a me. Shawn seguì il mio esempio
e si sedette.
-Dicci tutto nei minimi particolari. Non è
difficile per te no?-
-Non è quello… non so se posso fidarmi.-
-Se avessi voluto incastrarti l’avrei già fatto
no? E poi la sai pure tu un po’ di psicologia, vero? Sai quando una persona
mente.-
Ci guardò negli occhi.
Prese un respiro profondo.
-Va bene…-
---
JULIET POV ---
Aprii gli occhi… Era tutto buio.
Mi alzai…
Apparentemente ero sdraiata su un letto. Mi girai
intorno. Sembrava un albergo.
Guardai il mio orologio… Erano le 9 di mattina…
Mi sdraiai. Ero stanchissima.
Il giorno prima avevo dormito poco, perché…
…
Shawn.
Ricordandomi il perché ero arrivata in quella
camera incominciai a pensare.
L’ultima cosa che ricordavo dalla sera prima era
il fatto che eravamo finalmente atterrati.
Alzandomi dal letto accesi la luce e fu in quel
momento che notai la lettera.
Buongiorno
Juliet,
Spero hai dormito bene. Dopo aver firmato alcune carte, ti avevo ritrovata
addormentata sul tuo sedile e non volevo svegliarti. Quindi con l’aiuto di uno
dell’albergo ti abbiamo portato su anche le tue valigie. Spero non dia fastidio
a-tu-sai-chi il fatto che ti ho portato in braccio. xD Al massimo poi gli passo una
canzone inedita di Curt[4]. ;] Beh, ho pagato la camera per altri 2 giorni. Non sapevo
quanto dovevi rimanerci…
So che andrà tutto bene tra voi e che
si aggiusterà tutto. A presto.
Ps:Se per qualche motivo hai bisogno di aiuto, qui
sotto ci trovi il mio nuovo numero.
Con affetto, Declan
Come al solito continuava ad essere generoso e
tutt’altro che avido. Mi misi a ridere ricordando la teoria di Shawn: “Si vuole
solo pavoneggiare del fatto che ha soldi a palate.”
Posai la lettera sul comodino e andai a farmi una
doccia.
Ci misi un oretta ma mi ero finalmente rilassata. Infatti avevo trovato al
posto di una normale doccia, una fantastica vasca da bagno di ultima
generazione. Mi asciugai i capelli e mi rivestii. Mi sdraiai sul letto e
guardai il mio orologio.
10:15
Avevo molta… molta fame. Sembrava che non avessi
mangiato per giorni…
Presi il portafogli e scesi a fare colazione.
Andai al bar… era quasi vuoto, a parte qualche
persona a bere caffè e qualche bambino a mangiare gelato.
-Due ciambelle e un cappuccino.-
Il cameriere rise. –Ci va pesante con il dessert!-
-E’ da ieri sera che non mangio, è anche poco…-
A questo si bloccò.
-Qual è la sua stanza?-
- La… ehm…- Presi la chiave dalla borsa… - 25P.-
-Ah!- Uscì dal bancone e mi portò in una stanza.
Capì che era il ristorante, e la stanza era piena di famiglie e tavoli pieni di
primi o secondi. Mi portò in una zona vip. Erano tutti tavoli riservati alle
stanze con alla fine la lettera “P” o “L”. Mi accompagnò alla mia. Ci saranno
stati circa 4 o 5 piatti coperti.
Come un gentiluomo, il cameriere o barista mi
aprii la sedia e mi tolse il coperchio al primo piatto.
-Ravioli di carne con ragù di manzo.-
-Wow…-
-I ravioli sono tutti fatti a mano… e… ora devo
scappare. Per gli altri piatti, è tutto scritto qui.- Mi indicò il menù sul
tavolo. Accese due candele, fece un inchino e scappò. –Buon pranzo.-
Sul tavolo notai un piccolo orologio digitale.
Segnava le 14 e mezza. Era abbastanza tardi… Speravo di fare in tempo a finire
di mangiare tutto (diedi una sbirciatina e tutti i piatti avevano un aspetto
davvero invitante) e riuscire a scoprire il posto dove era andato Shawn… Anche
solo beccarlo qui intorno. Sapevo che era al centro… ma dove?
Ma adesso dovevo pensare alla mia sopravvivenza e
alla mia fame.
Presi il primo boccone e persi la testa.
Per il mio lavoro ero costretta sempre a mangiare
di fretta o non mangiare di fretta e questo… beh… sembrava un cibo venuto dal
paradiso.
---
LASSITER POV ---
-Mezz'ora forse? Non ho controllato. Entrato lo
scienziato nel cubo, sono entrato io. E... lo sapevo che eri in grado di
battere il poligrafo. Era l'unica soluzione.-
Erano tutti increduli.
Quando ero entrato nell’edificio non c’era anima
viva ed è stato una specie di shock. La prima volta me la ricordavo caotica con
persone che andavano da una parte a l’altra, gente che correva, persone con
carrelli piene di scartoffie, gruppi di persone che parlavano di affari ed
altre persone sedute in pausa caffè a parlare di fatti propri.
In quel momento invece tutto era maledettamente
silenzioso e cupo. Ed era normale che nessuno sapeva del mio arrivo. Non
sapendo cosa fare mi misi a girovagare per l’ufficio alla ricerca degli
scienziati e di Shawn. Alla fine riuscii ad entrare in un piccolo laboratorio,
dove trovai tutti. Beh le persone rimaste e mi mesi dietro di loro ad origliare.
Ad un certo punto la psicologa, credo si chiamasse
Foster, mi prende e mi porta alla sala caffè. Doveva parlarmi di alcune cose.
Mi parlò un po’ di tutte le cose che riguardavano il caso, ma erano cose che
sapevo già nulla di nuovo. Le chiesi allora del poligrafo.
Arrivati nella stanza mi fece sedere e mentre preparava
il caffè mi disse che stavano ancora indagando su quel particolare, poi mi
chiese di darle una mano con la macchina.
Mi alzai e avvicinandomi, cercai quale fosse il
problema.
Mi sentii stringermi il polso.
Mi voltai, ma lei non c’era. Al posto suo trovai
delle manette.
Erano bloccate al mio polso, che erano fissate al
cassetto. Mi girai verso l’uscita e la vidi uscire trionfante fuori con in mano
le chiavi delle manette.
-EHI TORNA QUIIIIIII!-
Provai a tirare ma nulla. Il cassetto era protetto
da una serratura, che richiedeva un ulteriore chiave.
Mi avvicinai la sedia e mi sedetti.
Gridai un altro paio di volte ma nulla.
Sarei dovuto rimanere qui ancora un po’.
-Dannati scienziati.-
Guardai affianco a me. Il caffè era uscito. Non ne
avevo più voglia. Da una scatola tirai fuori una ciambella.
Molto buona.
Appoggiando il braccio destro al bancone mi
sistemai meglio e provai a chiudere gli occhi. Dopo una mezzoretta avrei di
nuovo cercato aiuto…
[1]= Dato che il personaggio di Cal Lightman è stato
preso da uno scienziato reale, ho pensato che le avventure che ha avuto
quest’ultimo possano essere collegate anche a Cal. In uno dei libri di Paul Ekman (che sto attualmente leggendo) viene detto che uno
dei suoi primi viaggi è stato fatto in Nuova Guinea e viene fatto anche
l’esempio degli sciamani che per avere “presagi del futuro” o cose simili
prendevano funghi o cibi oppure erbe allucinogene. [2]=Spiego dopo cosa ci fa la. [3]= In 6x01 “Immunità diplomatica” Henry insegna al figlio a
come mentire, insegna le varie tecniche di respirazione e poi gli dice che ci
deve credere a quel che dice. [4]=Curt Smith, un cantante della band dei “Tears For Fears”. La band preferita di Shawn per eccellenza. Lo
stesso cantante appare proprio in un episodio nella villa di Declan, lo aveva chiamato per una festa privata ma, “dato
che gli piaceva come cantava” aveva di tenerselo ancora per un po’. E il
giorno dopo, Shawn arriva a casa di Declan e
incontra il suo mito.
A/N: Ho avuto un po’ d’incertezza alla fine del
POV di Cal… Shawn mi sembrava troppo “Ok mi fido”. Ma spero vi sia piaciuto. :D
A/N: Blocco dello scrittore a parte, ho anche
avuto un grande problema nel concentrarmi. Il capitolo ora è completo. Spero la
pausa non sia stata troppo lunga.PS:
Potrete trovare dei riferimenti a degli articoli del codice penale. Quelli che
ho usato erano dal codice italiano, e alcune come l’articolo 179 proprio
ignorate per il normale corso della storia.
-82 GIORNI PER PSYCH!!!!!!
… behEnjoy!!
Capitolo 14 – Hornstock?
--- JULIET POV ---
Tutti i piatti erano davvero spettacolari. Non
scherzo.
Era anche vero che ero in un hotel cinque stelle,
quindi non avrei dovuto sorprendermi più di tanto. Ma era davvero davvero tutto buonissimo. Poi era quasi tutta cucina
italiana che come si sa…è ottima,
sempre salutare, ma non molto facile da fare.
Il venerdì sera di solito mi vedevo le repliche di
“Kitchen Nightmares” e sapevo che molti, solo per
ignoranza, cucinavano italiano anche se non ne sapevano proprio nulla. L’unico
di cui mi fidavo era Shawn. Nessuno gli aveva mai insegnato a cucinare. Tutto quello
che faceva, lo emulava da quello che aveva visto fare dalla mamma, e dai
programmi tv di cucina. Ma se un piatto non gli usciva perfettamente (cosa
abbastanza rara se lo faceva per impressionarmi o se voleva chiedermi qualcosa)
allora era solo colpa del video che era stato tagliato o di… beh… qualche pezzo
mancante nella sua memoria a causa della sua stessa distrazione.
Ma andiamo avanti.
Dopo aver finito di mangiare ricevetti una
telefonata dal riccone.
Si, sempre lui, Declan.
Ero ancora seduta al ristorante.
Un cameriere mi portò una cornetta.
-E' per lei.-
-Pronto?-
-Come va allora?-
-Il cibo era tutto molto buono, non dovevi.-
-Non è niente per me. Ehm... senti. Io sono a casa
mia. Beh la mia terza casa, in effetti. Se vuoi qualche aiuto per rintracciarlo
dimmi pure.-
-Beh devo sapere dov'è ora.-
-Ti farò sapere. Tu prendi il cellulare e tienilo
acceso. È carico, l'ho messo a caricare io.-
-Grazie.-
-A dopo. "click"-
Non sapendo che fare decisi di ordinare il dolce.
Andare in giro senza meta era solo da dementi. E poi mi sarei sicuramente
persa. Era la prima volta nella capitale.
--- SHAWN POV ---
-...E questo è tutto.-
Per gli ultimi 30 minuti ero rimasto a raccontare
tutto quello che mi era successo e che sarebbe servito al processo sul mio
caso.
Si, il mio processo.
Infatti mi avevano avvertito che se non avessero
concluso nulla con altri modi meno "invasivi" sulla mia fedina penale
ci sarebbe stato il rischio di un processo contro di me. Il grande problema era
renderlo pubblico senza avere conseguenze. Il problema ci sarebbe stato
soprattutto per le persone che per colpa mia erano finite in carcere, e
sicuramente i loro legali non avrebbero aspettato nemmeno un secondo a
querelarmi.
Cal
Lightman mi disse di fidarmi di lui e di fidarsi dei suoi avvocati. Li aveva
tutti riuniti dentro la stanza delle conferenze, e mentre lui si chiuse dentro
insieme a loro, io rimasi fuori con la moglie ad aspettare. L’attesa era
snervante. Quello che più mi preoccupava era il fatto che era rinchiuso con la
sua squadra già da un'ora per "verificare la loro fedeltà". Se
neanche lui si fidava dei suoi stessi collaboratori, allora come pensava
potessi fidarmi io? Uno ad uno molti di essi uscirono fuori.
Mi girai verso la bionda.
-Signora..... Light…er…man?-
Lei si girò. -Per lavoro sono Foster, qualche
problema?-
-Mi serve il ... un computer.-
-Basta che vai nella stanza li in fondo.-
Prima di entrare notai la targa... "Sala
Informatica"
Entrai.
Le sedie erano tutte sparpagliate casualmente
nella stanza. Alcune avevano altezze diverse. L'unica in ordine era quella
sotto la scrivania, dedussi che era dello spilungone... Loker.
Mi feci largo tra le sedie, e le spostai. Presi la
sedia principale e mi sedetti comodo davanti all'enorme schermo, mossi il
mouse.
Lo schermo si accese.
Sparse in mezzo allo schermo c'erano mie foto e di
altri miei amici.
Tra le tante foto ne notai una. Era una foto che
era stata scattata alla fine di un arresto l'anno scorso.
L'arresto della pazza... l'assistente di Yin.
Non avrei mai scordato l'ansia e la paura che
avevamo sentito tutti. Quella sera io e Juliet decidemmo di dormire insieme.
Come al solito, durante la serata cercai in tutti i modi di farla sorridere e
di tranquillizzarla, ma l'unico momento in cui ci riuscii davvero è quando ci
addormentammo abbracciati sotto le coperte. Lei fu la prima. Mi ricordo ancora
la lacrima che le uscii durante il sonno...
...
Beh, chiusi quelle immagini e cercai sul web il
numero di un mio vecchio collega avvocato. Lui sicuramente sarebbe stato
disposto ad aiutarmi. Secondo il web era diventato parecchio famoso. Cercai
sulla sua "fan page" e vidi che in questi giorni aveva avuto un
processo in una città vicina.
Presi il telefono e lo accesi.
Chiamate perse: 5
Ero titubante, ma alla fine decisi di provarci...
Aprii il registro chiamate e ecco li...
Tre chiamate da Juliet e ... vabbè, le altre due
da Gus. Però nella lista c’erano anche altre chiamate provenienti da Juliet...
Provai due volte ma nulla. Il numero era libero ma
nessuna risposta.
Pensai che forse si era offesa ma... che potevo
fare?!
Uscii dalla schermata e composi il numero del mio
amico.
-Pronto?-
-Ciao Hornstock[1],
come va? Sono io, Shawn Spencer ricordi? Consulente legale?-
-Shawn... Shawn...-
-Sette anni fa.-
-Shawn...- rumore come se si fosse dato una botta
in testa, letteralmente. -Shawn certo! È da molto che non ci si sente... Certo
che mi ricordo, mi hai risollevato la carriera!-
-Bene, ho bisogno di un piccolo aiuto.-
-Certo dimmi pure. Ti devo un grande favore.-
-Potrei o non potrei essermi cacciato in un gran
casino tanti anni fa e... beh... se non mi sto attento potrebbe esplodermi
tutto tra le mani.-
-Cos’è?-
-Beh è molto lunga la storia… Ma puoi aiutarmi?-
-Certo che ti aiuto. Dimmi dove sei che ti
raggiungo.-
-Washington DC, Lighterman
Group-
-Perfetto, sono in un hotel li vicino. Scendo e
arrivo.-
Chiusi il cellulare e lo poggiai sul tavolo.
Ero davvero stremato. Erano passati 3 giorni,
forse 4, ma sembrava fossero passati mesi.
Spensi il monitor e appoggiandomi alla scrivania
con le gambe, mi distesi e chiusi gli occhi.
Relax.
Ero davvero stanco.
... knock KNOCK!
Abbassai i piedi a terra immediatamente. Entrò la
mogliettina.
-Tutto bene?- Mi venne vicino e mi portò uno
snack. -Ho pensato avessi fame.- Mi sorrise e me lo porse. Feci un cenno con il
capo per ringraziare. -Per te sarà davvero stancante tutto questo. Il fuso
orario, il cambio di temperatura,.... sonno mancato.- Mi indicò il trucco.
-Notato?-
-Non mi serviva certo una super vista per
notarlo.- Ouch!! -Comunque, so che sei
molto stanco, conosco bene i tuoi ritmi. Ti porto nel mio ufficio e ti faccio
riposare un po'-
-Ah ehm, senza offesa ma, non posso dormire. Sto
aspettando un amico.-
-Dai, quando arriva ti chiamo io.-
L'ho provate tutte ma, alla fine mi ritrovai
disteso sul divanetto della stanza.
-Era davvero così evidente, il trucco?-
-Beh abbastanza, ma hai fatto davvero un bel lavoro
per essere un uomo.-
Prese una coperta e me la avvolse intorno, poi
prese un cuscino e lo mise sotto la testa.
-Riposa finché puoi.- Presi un altro cuscino e me
lo abbracciai.
Dopo pochi secondi, (così mi disse poi lei) mi ero
già addormentato.
---
LIGHTMAN POV ---
-... E questo è tutto.-
Spencer terminò e mi guardò speranzoso.
In quella interminabile mezz'ora mi disse
precisamente tutto quello che si erano detti e quello che era successo in quei
7 anni nei momenti importanti che ci servivano: ovvero quando poteva dire la
verità oppure quando c'era qualcosa che poteva sottintendere la mancanza dei
suoi poteri.
Soprattutto quello.
Mi disse che infatti già dall'inizio si era subito
proclamato solo come "ragazzo prodigio sbruffone", e che solo dopo
che si era visto oramai con le spalle al muro aveva tirato fuori la carta
"jolly".
Il fatto è che molti avrebbero detto: e perché non
hai detto la verità dopo aver finito il primo caso? Il problema era una
minaccia da parte del capo stesso, che se veniva fuori la verità sarebbe stato
arrestato per l’intralcio alle indagini della polizia. Infatti quella
“minaccia” era avvenuta il giorno stesso della conclusione del suo primo caso. E
allora, per paura del carcere aveva continuato con questo lavoro e aveva
aiutato la polizia con queste consulenze, mentendo. Poi tutto questo continuò e
continuò fino a diventare per Shawn un vero e proprio lavoro, il vero primo
lavoro della sua vita.
Le persone che erano a conoscenza della verità
erano davvero poche, ma tra quelle c’erano agenti di polizia e amici che non
voleva compromettere. Mi aveva detto di tenerli fuori ma per vincere, sarebbero
stati fondamentali.
Quindi che fare?
Cercai la risposta ma inutilmente; parlammo tra
noi ma non uscì nulla di buono.
Locker fece qualche ricerca e soprattutto questi casi
cadevano in processi (c'era un alto pericolo) e andavano per il 90% a finire
male. Era vero che Shawn e la sua storia era completamente diversa da quella
degli altri, ma anche altri pochi "imputati" avevano dato un
contributo anche se superfluo.
Decisi quindi di ragionare con calma, e decisi di
pensarci con i miei avvocati. Ma dovevo stare attento, se solo uno di loro
faceva trapelare la notizia, tutti questi giorni sarebbero stati inutili.
Decisi di chiamarli tutti, e li "interrogai" sulla loro fiducia.
Stetti attento a non dire niente di compromettente o che si riferisse al caso.
Ad uno ad uno molti avvocati uscirono dalla sala.
E da 43 che erano, nella stanza si vedevano solo 8
teste. Ma questi almeno erano leali e perfetti. Dovevano esserlo. Ed ecco che
spiegai il problema. Si avvicinarono tutti a me, ma prima di spiegare chiamai
Gillian.
Dopo pochi istanti entrò e si avvicinò.
-Cosa ti serve?-
-Fammi un favore. Fammi portare qualche tazzina di
caffè. Ne abbiamo un estremo bisogno.-
-Ok.-
-E controlla dove è finito Spencer.-
Allo sbattere della porta, mi rigirai verso di
loro. Dovevamo davvero arrivare ad una conclusione.
Ciascuno espose la propria idea con calma, ma
iniziarono presto a contraddire e svalorizzare i ragionamenti di ognuno e a
parlare uno sopra un altro. Ad un certo punto non riuscii a capire più nulla.
Odiavo la loro "razza"... gli avvocati.
-SILENZIO!-
Con calma, mi alzai, e da un armadio presi delle
penne e dei fogli. Li distribuii e diedi gli ordini. Dissi loro di scrivere le
proprie idee e un piano d’azione sul foglio e poi consegnarmelo. Avremmo poi
discusso insieme ogni opzione. Io invece continuai a cercare informazioni su
internet con Locker al mio fianco.
---
JULIET POV ---
Dopo aver finito di mangiare, tornai in camera e
presi tutto.
Cercai il mio cellulare, che trovai su un comodino.
Lo accesi.
Non feci in tempo di controllare il registro
chiamate che mi apparse il nome Declan sullo schermo.
Con il suo computer aveva trovato l'ultima posizione che aveva lanciato Shawn
al satellite con il suo cellulare: un palazzo molto famoso e importante non
molto lontano da dov’ero. Ovviamente non sapeva a che piano si trovava e quello
l'avrei dovuto trovare da sola.
Chiamai un taxi, e in due minuti mi trovai sotto
il palazzo.
Mentre camminavo mi guardai intorno. Davanti al
palazzo si stendeva un grande parco... abbastanza grande. C'era un tizio con un
carrello degli hot dog, alcuni ragazzini che giocavano, ma per la maggior parte
era riempito di uomini d'affari. Continuai a camminare quando qualcuno correndo
mi fece cadere.
Mi cadde addosso. Sentii qualcosa di liquido e
caldo bagnarmi la camicetta.
Il tipo si alzò e mi diede una mano per alzarmi.
-Mi spiace. Sono davvero di fretta e...-
Iniziò a parlare ma non capii molto; ero davvero
attenta a capire davvero chi avevo davanti.
Aveva un viso familiare...
-...scusarmi. Davvero. Questo è il mio numero. Se
hai bisogno per la lavanderia...-
Mi aveva dato un biglietto da visita.
-…Ok.-
-Beh allora vado. Devo davvero aiutare un amico.-
Prese il bicchiere di Starbucks e lo buttò in un
cestino. Continuò a correre verso l'edificio, quando si girò indietro e cercò
di scrutarmi meglio. Poi proseguì chiudendosi il portone alle spalle.
Mi misi quel biglietto nella tasca della giacca.
Dopo una mezz'ora riuscii a leggerlo. Ero dovuta rientrare nell'albergo per
potermi cambiare.
Ritornata poi nella piazza iniziai a farmi qualche
domanda. Ricordai che il tipo che mi aveva rovinato la camicia nuova, era
entrato nello stesso edificio in cui sarebbe dovuto esserci anche Shawn.
Incominciai guardando il biglietto.
Sul biglietto c’era in grande il suo nome, Adam Hornstock e a quanto pare era un avvocato.
Il nome era familiare...
Decisi allora di provare. Tanto non avevo altra
scelta...
Quell'atrio era tutto pieno di gente. Cercai di chiedere
in giro ma non risolsi nulla.
Quindi andai direttamente su ogni piano per
cercarlo.
Sinceramente mi stavo iniziando a stancare...
Avevo dormito davvero poco, avevo fatto chilometri
e chilometri per lui, ero preoccupata e non aveva la minima intenzione di
chiamarmi. Non avevo mai fatto tutto questo per una persona in vita mia e mi
sentivo un po' patetica o adolescente… Ma era anche vero che era diventato la
persona più importante della mia vita e ricordai anche quello che mi avevano
detto, riguardo al pericolo che poteva correre se non l’avessi fermato. La
preoccupazione si fece rivedere e decisi di controllare un ultimo ufficio e poi
fermarmi per trovare un altro modo per contattarlo.
Quando ritrovai l'avvocato entrare in una porta.
Decisi di seguirlo di nascosto.
---
LASSITER POV ---
Non avevo mai mangiato un box intero di ciambelle
in vita mia. La noia era ormai diventata insostenibile e l’unica cosa che mi
teneva occupato era proprio mangiare. Mi girai intorno un’altra volta per
cercare qualcosa con cui liberarmi. Bicchieri di carta, coltellini di plastica,
cartoni, piattini…
Sentii dei passi.
-C’è nessuno?-
Un tipo dai capelli neri si affacciò.
-Vieni subito qui!!-
-Perché ha delle manette?-
-Vienimi ad aiutare invece di fare domande!-
-Ma…-
-VIENI!-
Finalmente si avvicinò. Dall’aspetto era un
avvocato e lo conoscevo pure… ma molto probabilmente era una vecchia
conoscenza. Non mi ricordavo esattamente chi fosse.
- Ehi… non-so-come-ti-chiami, trova qualcosa si sottile e appuntito come una
forcina e liberami. Ho le gambe tutte a formicolii…-
-Ma non ho niente!-
-E il ferma cravatte? Usa quello!-
Iniziò a smanettare ma non concluse nulla. Gliela
presi dalla mano e continuai io con la mano libera, ma era molto difficile dato
che la manetta non finiva di muoversi.
-Ehi fermati!-
Gillian Foster, la psicologa, o anche “colei che
mi aveva incatenato”, finalmente si fece viva. Ma prese la forcina e me
l’allontanò.
-EHI!-
Venne e se ne andò con l’avvocato in una questione
di secondi e non capii cosa gli disse. Io ritornai al punto di partenza. Dato
che ero molto alto, specialmente per le mie lunghe gambe, mi allungai il più
possibile. Riuscii a farla cadere, ma rotolò più lontano.
-E che DIAMINE!-
-Lassiter?- Alzai lo sguardo e la vidi, la mia
amica e in questo caso la mia salvezza!
Juliet comparse dietro un bancone della
segreteria. –Juliet che ci fai qui?-
-Shh!!-
Prese la forcina e mi liberò finalmente. -Vi hanno rinchiuso qui? Dov’è lui? E’
al sicuro?-
-In che senso al sicuro?- Non riuscivo a capire… e
poi ero ancora distratto dal fatto che era qui.
-Che vi hanno fatto!-
Ad un certo punto ci girammo tutti verso una porta
aperta.
-Yaaaaawnnn!-
Shawn uscii dalla porta ancora mezzo addormentato
e camminò verso la psicologa.
-Ehi Shawn! Da quanto tempo non ci si rivede.-
Anche l’avvocato gli venne incontro e lo abbracciò.
Poi finalmente libero uscii fuori e evidentemente
Juliet mi segui.
Shawn si fermò e guardò fisso dietro di me.
Dapprima insonnolito, lo sguardo si fece sempre
più chiaro e sveglio. Nonostante sia negato a capire le emozioni, si capiva
benissimo che dalla confusione iniziale, passò a uno sguardo dolce ma nello
stesso tempo in colpa e con rimorso.
-Juliet?-
[1] Hornstock= Guest star della
prima stagionesettimoepisodio "Cloudy... Chance Of Murder". In questo episodio lui è un giovane avvocato
denigrato dalla sua stessa famiglia. Gli vengono passati i casi più noiosi e
senza speranze. Shawn lo aiuta a guadagnarsi la sua autostima e la stima di
tutti i suoi colleghi.
A/N: (15/01/13) Passato molto tempo lo so (38gg)…
Ma non potevo continuare senza correggere e aggiungere alcune parti al
capitolo. Non mi era molto piaciuto e forse nemmeno tuttora ma ho intenzione di
finire questo capitolo il più presto possibile. La storia comunque non è
cambiata.
-43 Per Psych e per i più fortunati anche -29
(per chi ha Mediaset Premium, alle 21 ogni Gio. dal
14 feb c’è la settima stagione in anteprima ANCHE
RISPETTO agli USA.)
E dopo questo momento di pubblicità (non lo fa il canale… mah) mi concedo.
PS: Ci vediamo tra un po’ di giorni dato che il prossimo cap
sarà molto corposo, e in questo momento sto passando molte verifiche e
interrogazioni.
Capitolo 15 *** Lunghi viaggi, nuove amicizie e POKER ***
A/N: Mi sono accorta che ho superato le 30'000
parole :’)
Scusate per la grande assenza di nuovo. Enjoy.
Capitolo
15 – Lunghi viaggi, nuove amicizie e POKER
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SHAWN POV ---
Ero ancora completamente addormentato, ma
nonostante questo riconobbi il suono dei suoi passi pesanti…
Lassiter era uscito dal bar. Mentre osservavo il
vistoso livido al polso notai che non era l’unico ad essere ora visibile.
Dietro di lui vidi una persona tanto familiare quanto cara.
-Juliet?-
Era li… Dietro le sue spalle a guardarmi.
Mi venne incontro e mi abbracciò.
Era passato molto tempo dal nostro ultimo
abbraccio ed ero felice, ma allo stesso tempo sorpreso e per questo ero
immobile.
Perché è qui? Cosa succede? Da quanto è qui? Come
mi ha trovato?
Mentre mi facevo queste domande, trovavo già la
risposta.
La prima mi diede la forza di abbracciarla a mia
volta.
La Chief Vick le aveva mentito ed era qui per
assicurarsi che stavo bene. Fino a qui.
Per me.
La strinsi più forse e la sentii singhiozzare. La
sua ansia e paura per me si stavano mostrando. La avvicinai e la strinsi
forte.Essendo al suo posto avrei
provato lo stesso.
O forse anche peggio.
La spostai dal mio petto e con le mani se spostai
i capelli dal viso.
-Ehi, ehi!E’ tutto apposto.- Lei mi sorrise. –Dobbiamo chiarirci bene, devo
aggiornarti. Sono successe così tante cose…e-
Qualcuno tossì.
-Ehm…- Mi girai verso Hornstock. –Non vorrei
disturbare questo momento tra di voi. Ma… Shawn, sei tu che mi hai chiamato.-
-Eh si. Lo so…- Il mio sguardo non sapeva chi
guardare…
Poi Gillian mi salvò. – Beh, Hornstock se davvero
vuoi aiutare il tuo amico basta che vai in quella stanza li in fondo. Di che ti
mando io e… se ti fa una domanda rispondi: Whiskey Rosa.-
Lui la guardò strana. –No, non esiste. E’ solo la
nostra parola di sicurezza… non fare domande…-
Lui incominciò a camminare. Lei si voltò poi verso
Juliet ancora confusa dalle sue parole.
-Ciao Juliet. Piacere di conoscerti. Io sono
Gillian Foster.- Le mandò un sorriso contagioso. –Beh, porto via il detective
così potete parlare tranquilli.- Più la guardavo e più i suoi atteggiamenti
assomigliavano a quelli di una fangirl.
Mi girai verso di Lassiter che la guardò storta.
-Non intendo per nessuna ragione farmi riattaccare
sulla sedia.- Si mosse per non farsi prendere.
Juliet si alterò un po’.–Ehi aspetta! Perché l’hai attaccato?-
-Beh stiamo aiutando il tuo ragazzo. E’ stato lui
a chiedere il nostro aiuto per incastrare Shawn.-
Questa volta verso Lassiter –INCASTRARLO?!-
Era chiaramente confusa.
–Quindi, non sei qui per trovare il serial… Non
sei in pericolo?-
Il suo sguardo era su di me… paziente e stanco
nello stesso tempo.
Avevo una certa paura a rispondere chiaramente
quindi dissi –Non in pericolo di vita…-
Ci fu una piccola pausa.
-In che senso?-
Lassiter mi interruppe. –Te lo sei scordato? Lui è
un falso sensitivo!-
Stavo per difendermi, ma mi superò Gillian –Per
colpa tua!!-
-Certo per colpa mia!-
-Ehi ehiEHI!!- Juliet era irritata. –Volete spiegarmi cosa succede
invece di accusarvi a vicenda?-
Lassiter si fece avanti… -Allora… erano molti
giorni, che eri disattenta e ti ho dato dei giorni liberi. Con te, anzi anche
prima Spencer era sparito. Pensavo quindi che avevate litigato e per questo ero
molto contento… - Gli mandai una linguaccia.- Beh scusa… Nonostante questo, ho
avuto molte difficoltà a lavorare con il tuo sostituto… un grande incapace
peggio di lui.- Mi indicò con nonchala… non
sha… beh senza voglia. –Fatto sta che non
riuscivo a finire i casi e quindi mi sono ridotto addirittura a
portargli il lavoro a casa. Ma l’ho sentito gridare dicendo che ti aveva detto
che non eraun sensitivo e che lo avevi
lasciato.-
Juliet a quell’affermazione mi lanciò
un’occhiataccia. –Non è vero!-
Scrollai le spalle come risposta.
-Vabbè. Poi sono partito e sono arrivato qui, per
trovare un modo per incastrarlo… anche se… poi in realtà mi si sono rivolti
contro e mi hanno legato alla sedia. Che senso c’era non ho capito.-
-Beh, mio marito mi ha chiesto di farlo. Avresti
rovinato l’interrogatorio.-
-In che modo?-
-Distraendolo forse?-
-Ehi, ehi!- Jules calmò di nuovo tutti. Fece una
pausa. Poi si girò lentamente verso di Lassiter. Capii che stava incominciando
a capire qualcosa…
-Non… non ne hai parlato con nessuno, vero?-
-Ehm…a parte Marlowe… no. Ma perché me lo chiedi?-
-Perché!?- Juliet era… non riuscivo a capire… era
ancora avvolta da una montagna di emozioni. Era confusa. –Se si viene a sapere
lui…-
A quel punto la presi a un braccio e la portai con
me un po’ piùdistante dai due.
-Juliet non ti preoccupare.-
-Come faccio a non esserlo?-
-Sono qui apposta per sistemare tutto.-
La guardai negli occhi… Capii che non potevo
rimandare… Con un cenno dissi a Gillian che sarei andato a parlare con Jules
nella stanza dove avevo fino a poco tempo fa, dormito.
La presi dalla manica.
-Vieni Jules. Dobbiamo parlare.- Incurvò un po’ le
labbra verso l’alto e mi seguì.
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LIGHTMAN POV ---
-Non ci siamo! NON CI SIAMO!- Sbattei ancora
l’ennesimo inutile foglio sul tavolo con esasperazione. Tutti avevano trovato
modi infallibili per aiutare il ragazzo nella “riabilitazione” (così uno degli
idioti aveva chiamato la procedura). Il problema era quando attuarli. Infatti
se usati a caso sarebbero stati tutti disastrosi.
Cambiare il nome e il sottotitolo dell’agenzia era
una cosa necessaria da fare ma farlo immediatamente era sospetto e… poteva
creare domande. La stessa cosa con il chiedere finalmente una licenza da
detective privato (Si, a quanto pare non si era mai messo in regola), ma prima
doveva essere finalmente ufficializzato da tutti come un non-sensitivo. Si
poteva far causa al detective (sarei stato dalla sua parte, per la
maleducazione del detective Lassiter), ma non credo avrebbe denunciato il
partner della sua fidanzata… Una persona aveva anche detto che poteva fingere
di aver perso i suoi poteri, ma c’era il pericolo che nessuno poi lo avrebbe
contattato, ma forse il problema più grande era proprio il suo. Era un
narcisista accanito, e non credo avrebbe fatto finta di aver avuto i poteri
quando tutto quello che lo ha portato qui sono state le continue litigate con
il padre e continui ed estenuanti allenamenti. Stava anche per perdere la vita
più volte e… neanche io avrei mentito sulle mie abilità.
Quindi mi rifiutavo io stesso a fargli una cosa
del genere. Cosa fare?
Ormai era diventato un personaggio abbastanza
pubblico in Santa Barbara. Era comparso molte volte sui giornali e la tv
locale, e qualsiasi scandalo avrebbe rovinato lui, la sua famiglia e le persone
da lui arrestate, molto probabilmente, liberate.
-Ehm… scusa?-
Dietro di me c’era un avvocato mai visto. Aveva la
cravatta un po’ sporca di caffè, ma a parte quello era un tipo tutto
perfettino, capelli gellati, smoking stirato…
-Esci!- Mi alzai in piedi per buttarlo fuori. Possibile
che nessuno lo aveva visto entrare?
-Wiskey rosa…-
-Uh…- Gli tolsi le mani dalle spalle e mi ributtai
sulla sedia… -Che vuoi?-
-Shawn mi ha chiamato. Sono un suo amico e… gli
devo un favore… Mi dovete aggiornare però che non lo vedo da un po’.-
-E come ci dovresti aiutare?-
Mi guardò come se fosse ovvio. –Sono un avvocato.-
-Anche loro lo sono.-
-Ma evidentemente non sono abbastanza bravi per
risolvere in problema.-
-EHI!- Tutti gli avvocati si sentirono offesi.
-Calmi voi!- Mi rigirai verso il tipo. –Grande
risposta. Beh, eccoti tutto. Il fatto è questo: Lassiter lo vuole incastrare.
Ma noi lo vogliamo aiutare.-
-Ehm… puoi spiegare meglio… è da… ehm… ben 7 anni
che non lo sento.-
-Wow… beh.. allora: Shawn ha litigato con la
ragazza, cacciato di casa va dall’amico e parla del perché. Lassiter lo sente e
scopre che non è un sensitivo. Ci chiama, annoiato dagli altri casi, accetto il
suo. Arriva in ufficio e lo interrogo. Devo incastrarlo per conto suo. Vediamo
tutti il file di Shawn. Cambiamo idea, lo aiutiamo ma non sappiamo come. E ora
entri in gioco tu. Eccoti le idee degli altri avvocati. … Vedi un po’.-
-Wow… non è un sensitivo.-
-Non lo sapevi?-
-Ho passato 7 anni dandolo per scontato… L’avrei
potuto capire.-
Guardò un po’ il foglio e poi mi disse.
-Sei in buoni rapporti con l’FBI?-
-Ho lavorato spesso con loro ma ora… siamo in una
pace neutrale ma mi devono qualche favore. Perché?-
-Ho ben due piani. Ma mi servirà il tuo aiuto per
renderli effettivi.-
Guardò il gruppo ed esclamò –Mettiamoci al
lavoro!-
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JULIET POV ---
Ero dietro di Lassiter e lo vedevo. Era li.
Proprio li.
Sano e salvo. Avrei voluto chiedere così tante
cose ma non avevo la forza di farlo, volevo prenderlo a pugni per essere andato
via in quel modo ma volevo anche baciarlo in quell’istante, anche davanti a
tutti. Non riuscivo a muovermi ma volevo abbracciarlo, sentirlo vicino.
Non sentirlo più distante.
-Juliet?-
Lo abbracciai. Lo tenevo forte, stretto e misi la
testa sul suo petto. Sentivo il suo cuore, battere e battere. Sentii il suo
profumo, di ananas ovviamente. Era qui. Nel mio abbraccio. Al sicuro e non
sotto le grinfie di qualche psicopatico.
Senza nemmeno accorgermene iniziai a singhiozzare
e poi a piangere silenziosamente. Non ce la facevo più. Il nervosismo e l’ansia
di perderlo era scoppiato tutto in quell’istante.
Finalmente lo sentii contraccambiare l’abbraccio.
Cercò di calmarmi con alcuni sussurri poi mi
spostò dal suo petto e mi aggiustò i capelli.
-Ehi, ehi!E’ tutto apposto.- Gli sorrisi. –Dobbiamo chiarirci bene, devo
aggiornarti. Sono successe così tante cose…e-
Qualcuno tossì. Dopo aver parlato con Shawn, il
tipo se ne andò in un ufficio, seguendo le direttive della bionda. A quanto
pare l’avvocato era venuto per aiutarlo. La proprietaria (credo) dell‘ufficio
poi si presentò, parlava veloce ed ero confusa ancora dalle notizie precedenti.
Ma mentre cercava di portare via Carlton, lui saltò via dicendo che non lo
avrebbe attaccato di nuovo.
–Ehi aspetta! Perché l’hai attaccato?- Era stata
lei quindi… Che diavolo aveva fatto di male?!
-Beh stiamo aiutando il tuo ragazzo. E’ stato lui
a chiedere il nostro aiuto per incastrare Shawn.-
Mi girai verso Carlton –INCASTRARLO?!-
A questo punto volevo una spiegazione…
Abbassai la voce e girai lo sguardo verso Shawn.
–Quindi, non sei qui per trovare il serial… Non
sei in pericolo?-
Trattenni il respiro con la speranza che mi disse
di no. Fa che è tutto ok, fa che non deve andare…
Lo guardai, in attesa di una risposta.
–Non in pericolo di vita…-
…grazie al cie- ehm…
cosa?...
-In che senso?-
Carlton e Gillian continuarono ad urlarsi addosso.
-Ehi ehiEHI!! Volete spiegarmi cosa succede invece di accusarvi a
vicenda?-
Carlton iniziò a spiegare. Inviai un occhiataccia
a Shawn quando disse che ero stata io a lasciarlo. Per la scrollata di spalle
capii che avevano tratto loro le conclusioni dato che Shawn non aveva
specificato cosa era successo.
Mi distrassi ancora, e mi ritrovai poi a separare
di nuovo i due.
-Ehi, ehi!-
Capii comunque che voleva incastrare Shawn. Non
era per niente una buona cosa. Se si fosse saputo, tutte le persone cheerano state arrestate con l’aiuto
dell’agenzia Psych, sarebbero state rilasciate e…
Lui sarebbe stato rovinato a vita.
Non avrei potuto più lavorare con lui, divertirmi
durante un appostamento e rendere divertente anche il noioso lavoro di ufficio
solo per vedermi sorridere.
Potrebbe anche essere arrestato e… finire in
pericolo in prigione con molti assassini che lo vorrebbero morto.
Non potevo pensarci…
-Non… non ne hai parlato con nessuno, vero?-
-Ehm…a parte Marlowe… no. Ma perché me lo chiedi?-
-Perché?!- Lo avevano capito tutti tranne lui?
Come faceva a non capire… -Se si viene a sapere lui…- Mi faceva male solo a
pensarlo.
Mi sentii tirare ad un bracciò. Shawn mi spostò
giusto davanti alla porta della stanza da cui era uscito.
-Juliet non ti preoccupare.-
-Come faccio a non esserlo?-
-Sono qui apposta per sistemare tutto.- Lo avevo
capito… ma…
Mi guardò negli occhi. Cercai di dirgli che volevo
stare solo un po’ con lui. Forse mi capì. Inviò un gesto a Gillian e
prendendomi dalla manica mi incitò ad entrare.
-Vieni Jules. Dobbiamo parlare.- Gli sorrisi
stancamente e lo seguii.
Mi fece entrare nella camera e lo riconobbi.
La coperta era tutta buttata ad un lato e al
centro del divano erano ammucchiati dei cuscini. Aveva sempre questa abitudine
di abbracciare o me o un cuscino. Sempre, a letto, sul divano, anche mentre
giocava con dei bambini. Quella volta si era preso il raffreddore proprio
perché sul cuscino doveva sedersi.
-Ma
Jules, anche i cuscini hanno dei sentimenti.-
-Shawn,
cosi ti ammali.-
-Meglio
ammalarsi che far soffocare a morte tutti questi animal-cuscini.-
-Ahhhhh- Tutti i bambini si alzarono di colpo.
-Non
prendetelo sul serio, sta scherzando.-
-Non
sto scherzando. Ragazzini, avete mai visto Toy
Story?-
-E'
solo un film.- Disse il nerd del gruppo.
-Un
fantastico film aggiungerei. Ma se... questo film dicesse la verità...-
Anche
l'ultimo bambino che era un bel po' grassoccio si alzò.
Shawn
si alzò in piedi soddisfatto. -Bene bambini.-
Poi
si incominciò ad allarmare.
-Chi
comprerebbe a dei bambini un animale così... Tu, riccio e con la maglietta
rossa. Puoi anche risederti. Quel procione può recare solo danni se salvato.-
-Shawn,
basta. Vogliamo continuare le indagini?-
Mi piaceva guardarlo con dei bambini. Era troppo
dolce e divertente allo stesso tempo. Era divertente vederlo parlare di cartoni
animati con loro. Io non li guardavo e mi diceva che ero troppo seria.
Corse al divano e sistemò un po’ tutto. -Vieni
Jules.-
Mi fece sedere e lui incominciò a mordersi la
guancia… cosa che faceva quando era nervoso. Evidentemente non sapeva se stare
seduto o in piedi, e iniziò a camminare a cerchio davanti a me. A questo punto
lo tirai a me facendolo cadere sul divano.
-Shawn… parla.-
-Non so…- Si guardava intorno… non sapeva dove
guardare e non sapeva cosa dire.
-Shawn.-
-Ho sbagliato… ho sbagliato a fuggire in questo
modo… e… mi dispiace. Però…- Tratteneva ogni parola, e parlava come se ogni
parola potesse rovinare tutto. Di solito era l’opposto di questo Shawn,
introverso, timido, impacciato, e soprattutto senza parole. Questa parte di lui
l’avevo notata un paio di volte ma l’ho conosciuta quando ci eravamo messi insieme.
Questa “versione” di Shawn era profonda e misteriosa, appariva solo nei momenti
seri e quando mi doveva dire qualcosa di importante. Qualcosa mi disse
che mi avrebbe fatto un discorso molto bello e lungo. Adoravo questa parte di
lui perché era preziosa e rara da vedere e… Dopo il discorso in Canada sulla
sua moto… il discorso al nostro ritiro amoroso sulla sua disponibilità… e anche
quello che capii solo anni dopo sui pacchetti di cereali e i loro preziosi
premi…
Come si faceva a non amarlo?
Gli presi le mani e lo rassicurai.
-Però… ci sono dei motivi per cui me se sono
andato. In quei mesi ho pensato a qualunque idea o modo per non farti soffrire,
per non avere conseguenze… Ho sempre voluto dirti la verità ma… per un motivo o
per un altro… non potevo. Appena… appena ingaggiato non potevo dire la verità,
mi avrebbero arrestato… più avanti andavo e più le responsabilità crescevano…
Prima Gus… poi mio padre… Poi ho aperto l’agenzia e… sinceramente non mi era
nemmeno passato per la testa… Poi sei entrata tu nella mia vita… Non ti potevo
dire la verità. E’ vero. Siamo subito entrati in sintonia e anche diventati
amici… ma non potevo rischiare Gus. Poi… poi ho davvero capito che eri
importante per me ma… ho trovato Abygail.- La sua ex…
ogni volta che la sentivo nominare mi ricordai di quell’intero anno a capire
cosa provavo e quello che dovevo fare. Era stato un intero anno ambiguo tra di
noi. La stessa sera in cui lui aveva invitato Abygail
ad uscire io decisi di fare un passo avanti… Era inevitabile la conseguenza.
Lui non poteva abbandonarla di nuovo quindi mi feci da parte io. –Come ho detto
anche a lei… Al tempo del liceo, come poi negli anni successivi, non avevo mai
avuto problemi con le donne, tranne con lei. Le chiesi di uscire e… mi nascosi
dietro un albero, impaurito. Poi uscii con altre, sempre senza problemi. E… non ti sto dicendo questo per farti
ingelosire.- Rise. –Ma per dirti che secondo me, se non fosse per principi e
per rispetto, io quella sera… e anche la sera dopo… e la sera dopo… avrei scelto
te. Credo che un'altra volta, quella sera mi sia nascosto dietro quell’albero
per paura dei miei stessi sentimenti per te.–
-Shawn…-
-Jules io… ti amo e… sei la prima a cui lo dico. E
l’unica a cui lo dirò. Non ho mai provato nulla simile a questo in tutta la mia
vita.-
-Shawn…- Sorrisi… e lo baciai.
Era passionale, ma veloce. Volevo sentire cosa
avrebbe detto dopo questo capolavoro.
-Ti sei di nuovo scostato dal punto.- Si mise a
ridere e io lo seguii.
-Abitudine.- “Riavvolse il nastro” con la mano sulla
tempia, prese fiato e continuò. –Ok. Eri diventata davvero importante per me e
mi convinsi che non potevo continuare a mentirti, ma poi… hai detto qualcosa
che non posso ancora scordare. “Tutto è al di sopra della legge.” Avevi
arrestato tuo fratello. Tuo fratello… Quindi per paura mi nascosi di nuovo ad
aspettare il momento. Il momento che arrivasse da solo. Ma dovevo cercare io
quel momento. Non feci in tempo e… venne… venne lui.- Capii a chi si riferiva. Declan. –Ti ha portato via e… ho… ho capito di essere stato
un codardo e di aver buttato nel cestino la mia fonte di felicità.-
Mi ricordai che mentre quella spia veniva
arrestata… Shawn parlava con Gus della gelosia che provava per me. Del fatto
che mi voleva felice, ma per essere felice anche lui, cosa che ovviamente
voleva, allora dovevamo stare insieme. Quel momento aveva cambiato tutto.
-Poi sono venuto a salutarti prima della partenza
e… tu…- Chiuse gli occhi e ricordò il momento. Sorrise.
-Mi sei saltata addosso.-
-Non ti sono saltata addosso.-
-Chi ha la memoria fotografica?-
Questa volta fu lui a prendermi le mani.
-Jules… quello che voglio dirti è che… Finalmente,
dopo tanto tempo ho trovato finalmente la felicità stando con te e… Non volevo
e… non voglio ritornare quello di prima… Non voglio lasciarti… e non ti lascerò
mai. Ma non voglio nemmeno che succeda il contrario. Perdonami. E lasciami
tornare a casa. Insieme.-
Le mie emozioni mi stavano assalendo. In senso
buono ovviamente.
Come potevo non sciogliermi dopo una dichiarazione
del genere?!
-Fallo per me almeno. Sai bene quanto mi fanno
male gli abbandoni.-
Mi misi a ridere ricollegando gli avvenimenti
precedenti. –L’ho imparato a duro prezzo due mesi fa(1)…-
-Ti ho fatto spaventare…-
-Potevi farti ammazzare!-
Lo abbracciai.
-Non ti lascerò.-
Vidi quant’era felice e quanto a mala pena
tratteneva il “ballo vittorioso”. Credo anche che non lo facesse, perché Gus
non era li, mi fece sorridere.
Era l’unico che riusciva a farmi ridere, poi
commuovere, e poi morire dalle risate nel giro di 10 minuti.
-Quindi tutto apposto?-
-Tutto a posto.-
Mi baciò. Lo sentii ancora sorridere.
-Per quanto voglia rimanere attaccato a te, devo
davvero andare. Chiamo Gus, sono giorni che non lo faccio e vado a vedere se
hanno trovato una soluzione.-
-E che… che faccio…-
-Uhm… Non so… Riposati un po’. Si vede lontano un
miglio che sei stanca.-
Non pensavo si vedessero così tanto le mie
occhiaie…
Alla porta mi sorrise e si allontanò.
Mi distesi un po’ sul divano e mi avvolsi nella
coperta in cui Shawn aveva, apparentemente dormito.
Poi presi uno dei cuscini più deformati e pensando
che era Shawn ad averlo ridotto così, lo abbracciai a mia volta.
Stavo per stendermi quando qualcuno bussò alla
porta.
Lassiter era entrato, pronto per parlarmi.
-Ciao, O’Hara.-
---
LIGHTMAN POV ---
Forse avevamo terminato. L’unico
modo era prepararsi e essere pronti a qualsiasi possibile denuncia.
Si. Non potevamo fare altrimenti.
Però avevamo creato un gran piano. Anzi 2, ma avrei dovuto aiutarlo Perché
anche se non volevo non potevamo fare altrimenti.
Quello che mi rincuorava era che
l’unico posto dove sarei potuto andare in vacanza, senza paura di finire
ingaggiato in un caso, allora sarebbe stata proprio la California.
Non avrebbero più ingaggiato me,
ma lui.
Da quando ho iniziato a stare con
Gillian ho capito che le vacanze erano fantastiche e… che era fantastico
passarli senza casi per la testa. Forse il problema era proprio questo.
L’unico modo per stare con lei era
lavorarci insieme, e dato che preferivo stare con lei che stare in vacanza,
preferivo allora lavorare…
Non andavo quasi mai in vacanza, e
a pensarci le poche volte che le facevo Gillian era tra i membri del gruppo.
Comunque, dicevo. Eravamo arrivati
a due soluzioni. Poteva scegliere.
Poteva continuare con la sua
agenzia, collaborare con la polizia, scegliere i casi da fare, avere orari
quasi-flessibili ed avere un modus operandi personalizzato. Non poteva però
tenere una pistola, e non poteva sparare con essa, nemmeno per difesa (ma
questo poteva dipendere da caso a caso), e in caso di pericolo non chiedere i
rinforzi. Poi se qualcosa gli fosse successo, non poteva avere nessun tipo di
indennizzo dato che è solo un consulente.
O poteva soddisfare il sogno di
suo padre e anche il suo di quando era bambino, diventare un detective. Questo
però implicava un corso avanzato all’accademia di polizia, non poter lavorare
più con Gus e ne con Juliet. Per Shawn e le sue abilità si poteva comunque
chiudere un occhio, evitando però i casi personali. Se una cosa del genere
succedesse, lui sarebbe irrefrenabile ma sarebbe un pericolo per se stesso e
gli altri. Non riuscivo a vederlo come poliziotto. Uno come lui, testardo,
infantile, incosciente e impulsivo non poteva per niente essere oggettivo.
-Quindi… come cominciamo
avvocato?-
-Beh, avendo eliminato tutte le
soluzioni più semplici, ne è rimasta solo una con cui iniziare. Io stringerei
un accordo con l’FBI e il sindaco.-
-FBI? Sindaco?-
-Beh pensa un po’, qual è l’unica
cosa che permette di mentire nel mondo della polizia e dello spionaggio?-
-…-
-Avrai visto anche tu molti film
nella tua vita.-
-Quando ero giovane. Poi ne ho
visti solo per lavoro.-
-E un tipo tutto lavoro e niente
divertimenti?-
-I divertimenti ci sono ma non
sono la priorità.-
-Comunque so che ha capito. L’avrà
fatta anche lei una esperienza del genere… una
missione…-
--- LASSITER POV ---
La signora mi portò via un'altra volta. Ero
sinceramente stancato di questo accanimento contro di me.
-Senti non c’è bisogno di trascinarmi avanti e
indietro.-
Mentre, parlavo Shawn e Juliet entrarono insieme
in una stanza chiudendo la porta.
-E non c’è bisogno di trattarlo in questo modo.
Che ti ha fatto?-
-Non farmi tornare su questo discorso.- Ne avevo
già parlato ma sembrava non capire. Non poteva capire.
-Lo faccio invece. Non so cosa successe nello
specifico ma… Sono una psicologa. So come vanno le cose, e so quando le persone
mentono… anche se a metà.-
Alzai lo sguardo verso di lei.
-A te da fastidio una cosa in particolare di
Shawn. Sappiamo tutti come è, all’esterno. Ma tu lo conosci da più tempo quindi
hai avuto modo di vederlo in azione. So che hai cambiato idea. Lo reputi un
gran detective ora, anche se non lo ammetti.-
-E’ proprio questo il problema… voi psicologi
andate a vedere sempre vari problemi, il carattere… L’unica cosa che mi ha dato
sempre fastidio erano i ciarlatani, i falsi e i chiromanti. Io non credo nel
sovrannaturale. Il fatto che tutti gli davano ragione per quello che diceva… Ho
sempre pensato che avesse sempre fortuna… e mentre io ho sempre lavorato,
duramente per ottenere quello che ho avuto… a lui bastava un solo indizio che
aveva tutte le attenzioni e gli onori. Solo il fatto che un ventenne venisse in
centrale a dirmi cosa dovevo o non dovevo fare era…-
-So e sai anche tu che non è così ma… Capisco.-
Sorrise.
-Cosa capisci?-
-Cal. Mio marito. La prima volta che ha lavorato
con, mi sa che l’hai incontrata, Ria Torres. Beh lei è una di quelle che ha un
dono, riesce a capire se la gente mente o nasconde qualcosa. Alcuni nascono di
natura così. Intuito, o qualcosa di simile. All’inizio anche lui non riusciva a
sopportarlo. Dopo 30 anni di ricerche è diventato quello che è, mentre lei
nascendo con questo dono ha risparmiato molti anni. Non è infallibile e deve
ancora imparare, ma ha un passo in più.-
-Ma non è che non riesco a sopportarlo. Non sono
un egocentrico, quando vedo che sbaglio, lo accetto e imparo. Lo ammetto.
All’inizio non ero molto sveglio. Se lo fossi stato avrei potuto anche
arrestarlo anni prima di conoscerlo.(2) Ma da lui cosa posso
imparare? Non posso diventare magicamente fortunato. E il suo modo di
investigare è puramente casuale. Chi accuserebbe un tirannosauro di omicidio?!(3)
Chi?-
-Deve essere sicuramente fortunato a non essere
stato ucciso in questi sette anni, ma conosci davvero le sue abilità per
giudicarlo?-
-Io… no. L’ho scoperto da poco ma… Se questo
riuscirebbe a migliorare il mio lavoro… allora… vorrei conoscerle.-
-Immagino che hai cambiato idea.-
-Non è il fatto che ho cambiato idea… Volevo solo
che venissi comparato ad un detective… non ad un…-
-Ok Ok.-
-Beh quindi cosa rimane da fare?-
Mi sentivo tanto stupido… Ero stato impulsivo e
ora mi trovavo nella condizione di dover guidare fino a casa… Dalla capitale
alla California…
-Beh qui mancano gli ultimi preparativi e saremo
pronti per aiutarlo. Tu puoi anche andare a casa… Ma se vuoi bene alla tua
partner- Era una minaccia?! –Allora
attento con chi parli e cosa dici.-
-Beh allora vado a salutare Juliet e poi vado…-
Spencer usci fuori proprio in quel momento. –E quella conversazione… non ho
detto niente.-
Senza aspettare una risposta mi affacciai alla
porta. Alla mia destra sentii Spencer parlare con Guster,
degli ultimi episodi di The Mentalist che si era
perso nelle settimane precedenti. Sembrava molto arrabbiato perché gli stava
anticipando tutto. Ritornai a O’Hara, e fu li che mi notò.
Mi avvicinai. –Ciao, O’Hara.-
-Che avevi in testa?-
-Solo stanchezza. Ero stanco di dovermi sempre paragonare
ad un ciarlatano. Volevo solo mostrare a tutti quello che era, un detective
come me. Volevo solo un confronto a pari.-
Si mise a riflettere e poi rise. –A pari? Guarda
che ora che abbiamo capito che NON ha aiuti dagli “spiriti” non ci facciamo una
bella figura… Non so come pensi che sia pari questo ma… in tutto questo tempo
era lui a non essere al nostro pari. E’ come se lo avessimo sottovalutato tutto
questo tempo.-
Il ragionamento non faceva una piega. “Mi hai battuto anche stavolta Spencer” pensai.
-Beh io penso di andare… devo ritornare fino a
casa con la macchina.-
Aveva gli occhi di fuori… -Sono 4000
kilometri!!-
-Non posso certo lasciare la mia piccolina qui.
Inizio ad andare.-
Si mise a ridere sul soprannome della mia auto per
l'ennesima volta e uscii.
Shawn stava ancora litigando con Gus e gli
riattaccò il telefono in faccia. Con due tazze di caffè, anche la bionda entrò
nella stanza dove era ora seduta O’Hara.
---
SHAWN POV ---
-Dice il bugiardo…-
-Shawn
sono serio, nella prima puntata c’è una rissa tra i federali e il CBI.-
-GUS… Gus, non essere Felipe.(4)-
-Chi
diavolo è Felipe?-
-Un guastafeste proprio come te. Non voglio
parlarti!-
-Così ti
impari. Mi hai fatto preoccupare, sei sparito così senza dirmi niente. Sono il
tuo migliore amico.-
-Vedrai quando torno.-
-… Shawn,
non azzardarti a…-
Gli attaccai il telefono. Sapeva benissimo quanto
tenevo a quella serie…
-Ehi Shawn!-
Mi girai. Da una porta sbucò Hornstock.
–Ehi, vieni qui. Devi venire a scegliere.-
Scegliere? Incuriosito entrai nella stanza. Lì, trovai il
mucchio di persone che avevano lavorato per me.
-Ehm, scegliere.-
Lieboy iniziò a
spiegarmi tutto. Evidentemente il mio amico era riuscito a dare una grande
svolta nella soluzione. Così bravo che ne trovò due.
-Per entrambi l’FBI ti manderà un contratto da
firmare. Per poter… poter usufruire del loro aiuto dovrai accettare alcune
condizioni…-
Contratti… uff… Parole e parole e parole e parole…
Noia.
Nota a me stesso: Ricordare di consegnare i contratti a Gus.
L’ultima volta avevo combinato un casino non
leggendo quei noiosi contratti e avevamo dovuto risolvere
tre casi su quattro a gratis per un azienda
privata.
Si era proprio arrabbiato…
-…quindi leggili bene d’accordo?-
-Certo…- Mi ero completamente perso una parte del
discorso, ma una cosa era certa: dove erano i fascicoli? -E me li dai?-
-Te l’ho già detto. Arriveranno a breve. Intanto
voglio sapere come hai fatto a guardare attraverso il vetro.-
- Ah ha… beh, mi spiace ma non te lo dico…-
Mi lanciò un sorriso, almeno credo, e poi guardò
gli altri nella stanza.
- Grazie a tutti per il vostro contributo. Potete
andare.-
Prima di andare anche lui, Hornstock
mi diede il suo numero.
-Una di queste settimane dovrei passare in
California. Mi piacerebbe lavorare con te di nuovo. Poi ti faccio sapere.
Ciao.-
Appena se ne furono andati tutti, liberò il tavolo
da tutte le cartacce e aprì un mobile. Prese una tovaglia verde e la poggiò sul
tavolo, poi due bicchieri e un posacenere.
Si abbassò ancora di più, e da uno spazio segreto
nel mobile fece uscire un set da poker, incluse di fiches.
-Oh.-
-Questo non me lo puoi negare.-
Posò lo scatolo sul tavolo e lo aprì disponendo
velocemente sul tavolo e con agilità tutte le carte. Da uno spazio più nascosto
ancora tirò fuori due sigari molto costosi.
-Sono dei sigari cubani?-
-Intenditore? Non ti ci facevo.-
-Infatti non fumo. Ma sono identici a quelli usati
in Black Hawn Down.-
Rimise a posto quello che era destinato a me e
richiuse lo spazio segreto.
-Quanto hai con te?-
-Scusa?-
-Quanto puntiamo.-
-Oh, io non scommetto.-
-Ah… ahahah vuoi
scherzare? Hai paura di perdere, non sei così bravo dopotutto.-
-E’ una questione di principio, Lieboy.-
-Ti batterò in pochi minuti pivello. Non serve
innervosirmi.-
Battermi
in pochi minuti… è uno sbruffone.
-Qualcosa mi dice che non potrai vincere…
Giocherò, ma ad una condizione: o si gioca per degli sneak,
o per nulla. Giochiamo soltanto e vediamo chi vince.-
Ci pensò un po’.
-Ci sto.-
---
JULIET POV ---
Gillian Foster.Si presentò e mi portò il caffè. Mi fece compagnia, e poi iniziammo a
chiacchierare.
Del più e del meno, di quello che avevo provato,
di cosa avevo fatto. Essendo una psicologa, si sarà incuriosita e ha
incominciato a fare domande. Poi la cosa è diventata reciproca e abbiamo
iniziato a conoscerci. Eravamo così diverse, con esperienze, età e abitudini
diverse ma riuscivo a ritrovarmi a quello che mi diceva e così forse anche per
lei.
Mi parlò di quando era stata quasi rapita, di come
era rimasta spaventata e scioccata ma che sicuramente non era stato forte e
grave come nel mio caso. Disse che lei era quasi stata rapita da uno
psicopatico mentre io da un pazzo psicopatico.
Mi disse anche che viveva sempre con la paura del
suo Cal di finire in casi pericolosi, e mi ci ritrovavo in tutto… perché almeno
una volta alla settimana anche Shawn finiva sempre nei guai, o nei peggiori dei
casi con una pistola puntata sulla tempia.
E’ pure vero che Shawn era testardo incosciente e
impulsivo, ma mi faceva ridere (per non piangere) il fatto che forse è stato
più in pericolo lui, che io anche essendo una poliziotta. Aveva un master con
lode e bacio accademico per finire nei guai.
Parlammo anche di cose comuni, come il film o
telefilm preferito, o come sport praticato.
Così diverse ma allo stesso tempo così uguali.
Mi ero sentita così in sintonia con lei che non mi
ero accorta del passare del tempo.
-Diamine quanto è tardi!-
Gill guardò l’orologio. –Abbiamo passato due ore a
parlare! Non parlavo così tanto con qualcuno da chissà quanto tempo. Mi ha
fatto davvero piacere parlare con te.-
-Stesso per me.- Ci sorridemmo a vicenda. –Andiamo
a scoprire cosa stanno combinando i due? Una massa di gente è uscita già due
ore fa.-
Con calma ci dirigemmo verso l’ultima stanza in
cui si erano fermati.
Sentimmo delle urla, tosse e dei rumori forti… non
riuscivo a capire ma tutte e due iniziammo a correre verso la porta.
-Cal!-
Un muro di fumo ci avvolse e iniziai a tossire
anche io.
-Dannazione Cal!-
Gillian corse verso le finestre e spostate le
tende, le aprì.
-Ti ho sempre detto di non fumare sigari… e
soprattutto non al chiuso.-
Il tavolo era pieno di fishes
e carte da poker. Per come erano sistemate le fishes sul
tavolo sembrava avessero appena iniziato ma le carte sparse dappertutto
rivelavano tutt’altro.
Shawn era tutto sorridente e divertito, mentre…
beh Lightman era tutt’altro.
Nervoso, sudato e frustrato… Si era tolto anche la
cravatta.
-Dove hai preso i sigari e… come hai fatto a non
far scattare l’allarme antincendio?-
Scrollò le spalle e ritornò a guardare le carte.
Rispose Shawn al posto suo –Con un telecomando.-
-E’ pericoloso!- disse lei.
-Cal!-
Finalmente prese parola.–Per favore, ne parliamo dopo. Devo concentrarmi.-
-Sono due ore che giocate! Shawn e Juliet devono
tornare all’albergo perché domani mattina tornano a casa!-
-Voi andate, Shawn sta con me.-
-Non hai capito. Anche noi andiamo.-
-Lasciamelo battere e poi andiamo. Anche se fosse
non se ne può ancora andare. Prima deve firmare e darmi indietro il contratto.-
-Lo sai anche tu che non è un problema. Quando ha
deciso, ci invia il file per posta.-
-Non mi hai battuto fino ad ora mi batti dopo?-
Shawn rispose dopo aver tossito un altro po’. Non amava il fumo, nemmeno un
po’.
-Smettila di fare lo sbruffone. Non mi hai battuto
nemmeno tu.-
-Ma ho sempre vinto io.-
-Ma siamo in parità.-
-Tu hai detto che mi avresti battuto. Io ho solo detto
che non avresti potuto battermi. Quindi avevo ragione io.-
Sbattè la mani sul tavolo. –Al diavolo tutto. Ma la
prossima volta che ci vediamo, ti batto.-
-La prossima volta però si fa a modo mio, Lieboy.-
Dopo essersi stiracchiato mi passò vicino -Ti
aspetto all’ingresso. Tieni i fascicoli e mettili nel labirinto.- e iniziò a
cercare il giubbotto nella stanzetta.
Gill si avvicinò. –Labirinto?-
-Si, la mia borsa. Quando ci mette le sue cose non
le trova più.-
-Se è per questo anche Cal.-
Stavano per iniziare i saluti. Lo sentivo.
Fu lei a rompere il ghiaccio.
-Beh, questo è l’indirizzo dell’ufficio e il mio
indirizzo email. Per il contratto e anche per qualsiasi cosa sentiti libera di
contattarmi. Anche solo per parlare sai.-
-Grazie. Beh semmai dovessi venire a Santa
Barbara, vienici a trovare. Mi farebbe piacere.-
Stavamo camminando verso l’albergo, mano nella
mano, quando mi viene in mente una cosa da chiedergli.
-Shawn ma…-
-Si?-
-Sapevi davvero che avreste fatto pari?-
-Certo…- Stava mentendo.
-Sul serio?-
-Forse un po’. Ok, no. Ero proprio fuori strada…
Pensavo che era solo uno sbruffone. Ne ho battuti tanti così a 10 anni. Pensavo
che l’avrei battuto. Quel che ho detto e il fatto che alla fine avevo ragione
era solo fortuna.-
-Finalmente hai trovato qualcuno che ti da del
filo da torcere. Era da tanto che non eri sfidato da qualcuno.-
-Non me lo nominare.-
-Non ho detto nulla.-
Poi mi fermai.
-Che c’è?-
-Camera mia o tua.-
-La mia ha il tetto singolo.-
-… prendiamo le tue cose e andiamo da me.
I nostri alberghi erano davvero uno di fronte
all’altro.
Dopo 15 minuti prendiamo tutto e usciamo fuori. Ad
un certo punto, Shawn si ferma.
Mi giro e vedo che è bloccato. Forse spaventato.
No, peggio. E’ proprio terrorizzato.
-Juliet… sei pronta a correre?-
-Perché?-
-Una tipa a cui le ho rotto i trucchi ieri mi ha
riconosciuto, e sta venendo qui.-
(1)=Non è uno spoiler, ma una mia speculazione su quello che succederà inSantabarbaratown 2 (7x01). Abbiamo visto tutti
attraverso alcune puntate e i relativi flashback, ad esempio la 6x10, con la
finta morte di Desperaux, di quanto la morte e
l’abbandono (3x02 il divorzio tra i genitori) sia incisiva su di lui e abbia
gravato sulla sua crescita. Nella 6x10 abbiamo visto che ancora non l’ha
superata, quindi penso che la sparatoria del padre non la prenderà per nulla
bene (a maggior ragione per il fatto che aveva appena fatto pace con il
padre).
(2)=3x01 – The
Ghost In You -
La casa infestataFlashback
del 1995
(3)=2x02 - 65 MillionYears
Off - Il dinosauro assassino
(4)=6x09 –
Neil Simon'sLover'sRetreat - Un weekend da adulti Una delle ultime scene vede Shawn e Juliet
volare su una mongolfiera insieme al “conducente” Felipe. Ad un certo punto i
due si divertono a tirare salatini e crackers giù e
lui li ferma. Shawn poi lo chiama “Party Pooper”,
guastafeste appunto.
A/N: Lo so… il titolo non era un granché… e il
finale non è aperto xD volevo solo finire con una
scena comica. Spero vi sia piaciuta almeno.
Con questo capitolo ho voluto terminare con 6000
parole, precise precise.
Allora, chiuderò tutto con un Epilogo. E alla fine
scriverò un riassunto di tutta la storia. Così quando pubblicherò il seguito
chi non ha letto la storia potrà comunque leggere senza perdere tempo. Il
sequel sarà incentrato equamente su tutte e due le coppie perché le coinvolgerà
entrambe. Quindi non vi preoccupate xD Sapete
benissimo a chi mi rivolgo…
Era passato un mese dal mio incontro con Cal
Lightman, lo scienziato della menzogna.
Mi aveva dato due scelte… Con una potevo diventare
un poliziotto, con l’altra rimanevo quel che ero sempre stato ma supportato e
accettato con le mie vere abilità. Per quanto avessi desiderato portare la
divisa come mio padre e renderlo fiero, avevo capito una cosa importante.
Lo avevo già reso fiero facendo il lavoro che
avevo svolto per ben 7 anni. Capii che non potevo cambiare quel che ero. Poi mi
sarebbe mancato troppo lavorare con Gus, e soprattutto Jules, girare con la Blueberry e perdere tempo tra un caso e un altro in
ufficio.
Ritornato a Santa Barbara, chiamai Gus, per
chiedergli di leggere il contratto, ma mi disse che non poteva.
Per tutta quella settimana era stato lui a mandare
avanti l’agenzia, e senza il mio intuito per risolvere i casi, ancor prima
accettati, dovette saltare il suo altro lavoro.
Per questo motivo, quando tornai, lui stava
girando a bordo della Blueberry in tutta la
California, a causa della penitenza imposta dal nuovo direttore.
Cercai quindi di leggere il contratto, ma mi
stufai e inviai il contratto all’indirizzo prestabilito.
Due settimane dopo, mi mandarono una lettera di
conferma. Il piano era partito.
Feci un corso triennale all’accademia di polizia,
che mi durò 4 giorni, e al quinto mi diedero un attestato e una licenza. In
questo modo non ero solo un detective privato, ma avevo anche delle licenze
speciali.
All’uscita trovai un tizio dell’FBI che mi diede
un fascicolo. Gli chiesi delle spiegazioni ed evidentemente avevo accettato di
risolvere tre casi a gratis nel contratto.
Tra me e Juliet si risolse tutto e non potevo
essere più contento. Tornammo finalmente a casa insieme. Come si dice, la casa
è dove sta il cuore. Adesso che sapeva delle mie abilità l’unica cosa
che faceva era chiedermi come lo facevo e se la insegnavo. Mi chiese di come la
capì alla prima occhiata, e di come vidi il nostro futuro(che fu una
coincidenza). Passammo davvero del bel tempo insieme.
Fui costretto però a stare a volte lontano da lei
per risolvere i casi, ma sapevo che non era sola. Ero contento che almeno in
quel casino che avevo causato le avevo fatto conoscere una grande amica.
A/N: Ho iniziato questo epilogo con una sfida.
Finirlo con un totale di 444 parole. Infatti ora tutta la storia è formata da
37000 parole :D
Il riassunto, dato che per ora non è importante lo
aggiungerò più tardi, sempre su questo capitolo.
Grazie per
il vostro supporto e ci vediamo al prossimo capitolo (della storia si intende)
:D
RIASSUNTO
- Da cap 1 a 4:
Shawn
decide finalmente di dire la verità a Juliet. Una sera arriva a casa e glielo
rivela. Lui si aspettandosi una risposta forte si trova sorpreso e spaventato
quando rimane immobile e non dice nulla. Dopo aver aspettato un po’ le chiede
di chiamarlo quando pronta. Cerca di chiamarla più volte ma dopo nessuna
risposta, decide di lasciarle tempo e non va in centrale per paura di
incontrarla. Lassiter si accorge del comportamento strano della collega e della
sparizione del “sensitivo” e capisce che i due hanno litigato. Dopo una
settimana i casi sembrano triplicati e senza nemmeno l’aiuto di Jules, sempre
distratta, anche lui accetta il bisogno di contattare Shawn. Quindi la sera
parcheggia davanti l’agenzia e sente Shawn confessare. Quindi deciso a
incastrarlo definitivamente parte alla volta del Lightman Group. Cal e Gillian
si erano sposati mesi prima e Locker era tornato
stabilmente e più invogliato a lavorare nel gruppo di prima.Il caso Shawn Spencer venne accettato subito.
Cal rimase subito sorpreso dall’importanza dei casi risolti dal “sensitivo”
quindi capì che doveva aiutare un detective così. Ritornò quindi alla regola,
non della verità ma della giustizia, regola da lui usata solo in occasioni
speciali. - Da cap
5 a 10:
Si scopre che la Chief sapeva già dall’inizio tutto, ma decise di
chiudere un occhio su Shawn, a patto che continuasse a fare un buon lavoro.
Preoccupata delle conseguenze della verità, decise di mandarlo a risolvere il
problema in prima persona a Washington DC. Come storia di copertura Shawn
“viene mandato” a risolvere due casi molto difficili e pericolosi allo stesso
tempo. Dopo tutti questi giorni finalmente Juliet crolla. Non vedendo più ne
Gus ne Shawn in giro va a lavoro e le viene detto che era andato a risolvere
quei casi difficili. Nonostante fosse arrabbiata con lui, era lo stesso
spaventata per la sua vita. Non trovando risposte dal capo, decise di cercarle
da sola. Intanto Cal, sempre lavorando, si diverte un po’ con Lassiter e Locker. Lassiter già arrivato a destinazione era stato
interrogato per capire dal punto di vista personale la faccenda, mentre Shawn
arriva a W. DC verso sera.Juliet va
nell’aeroporto e scopre il vero arrivo di Shawn, poi torna in centrale e
litigando con il capo riesce a farsi dare una spiegazione.
- Da cap 11 a 15:
Il giorno dopo Juliet torna all’aeroporto e trova Declan
che le offre il passaggio e una camera d’albergo. Lassiter intanto inizia a
mettere in dubbio quello che aveva fatto. Capisce che forse incastrarlo non era
una buona idea… e che aveva agito solo d’impulso… ma anche che non poteva
tornare indietro. Dopo varie peripezie Shawn arriva al Lightman Group e dopo
alcuni test iniziali, passa quasi direttamente al cubo. Dove Shawn e Cal
iniziano a sfidarsi e stuzzicarsi a vicenda. Dopo alcune conferme si capisce
che non è un ciarlatano, ma non è nemmeno un sensitivo, ma solo un detective
molto infantile. Decide quindi senza ripensamenti di aiutarlo. Lassiter appare,
e dopo averlo cacciato tutti danno finalmente il loro supporto alla causa di
Shawn. Non sapendo il ripensamento di Lassie lo ammanettano e lo lasciano da
solo in un'altra stanza. Mentre Cal organizza un meeting tra avvocati, Juliet
arriva a W. DC e dopo una piccola indagine scopre la locazione dell’ufficio.
Entrata, libera Lassie dalle manette e si trova faccia a faccia con Shawn.
Mentre Lassiter ammette il suo "non rimorso" al problema che ha
creato, ma dando il suo appoggio ad aiutarlo, Shawn e Juliet si chiariscono su
tutto quello che era successo. Shawn poi raggiunge gli avvocati, mentre Juliet
fa amicizia con Gillian. Completato anche il meeting e i due contratti, Shawn e
Cal si sfidano (richiesta di Cal) a poker.
Finita la partita al pareggio, i
quattro si salutano. Le due si scambiano le email con la certezza di aver
trovato una nuova amicizia.