La Fiamma Della Fenice

di cardi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


1.Primo Capitolo.

“MiniMe, vieni giù dai che dobbiamo partire o non arriveremo in tempo”

“Arrivo Papà”

Riposi con nonchalance il gufo color avorio nella sua gabbietta e, sbatacchiandola da una parte e dall’altra, scesi al piano inferiore della nostra poco umile casa.

Tutti quelli che erano degni di essere chiamati Purosangue ne avevano una, chi maestosa a dire poco e chi più piccola ma nel suo ben curata e pur sempre Magica.

Ma no! Non Magica come intendete voi Babbani, Magica, con i piatti che si lavano automaticamente, porte incantate che ti materializzano nel piano di sopra per risparmiarti le scale, cibi che si  cucinano, si tagliano e si condiscono con un solo schiocco delle dita o con un sinuoso movimento della bacchetta, camerette che si sistemano da sole : dovete vedere che forza quando il tuo maialino peluche mi rifaceva ben bene il letto in pochi minuti ( non lo avevo detto a nessuno ma era con me, sul fondo del baule stracolmo di roba, poverino chissà che caldo là sotto!).

Comunque sia, nelle nostre, di case magiche non ci sono mica tipi con il cappello a cilindro da cui evanesce un coniglio bianco. Naah, i nostri cappelli sono a punti, quegli latri sono da sfigati.

“Pronto?”

Chiese mia madre armandosi di spazzola per pettinarmi i capelli che, invano, rispuntavano per aria dopo una sola passata.

“Io sono nato pronto” le risposi per le rime e uscimmo tutti e tre fuori di casa. Dorea. Mia madre, l’unica persona capace di sposare uno come mio padre. Risi alla vista della strana coppia.

“Vieni MiniMe, ti do una mano con le valigie” disse Charlus Potter con un sorrisone sul volto.

“Io sono grande e forte, faccio da solo Papy” e, indispettito, mi infilai a fatica nel sedile posteriore della macchina scomodissima mentre il baule mi teneva compagnia ( perché dovete sapere che, accidentalmente, gli avevo dato l’uso di pensare e di parlare...) nel sedile affianco al mio e la gabbia di Avalon ( il mio macho di un gufo ) sulle mie ginocchia.

Senza tanti complimenti la mia testa cadde sullo schienale e  mi addormentai sognando la mia meta, da tempo bramata.

Tre ore dopo

“Bello di un MiniMe, sveglia su... Tesoro siamo arrivati... Piccolino alzati dai.” Sussurrava amorevolmente mio padre mentre delicato con la sua manona mi incitava ad alzarmi dal sedile che tutto a un tratto si era fatto comodissimo e...

“IN PIEDI POTTER CHE NON SEI ALTRO” tuonò mia madre nel mio orecchio rovesciandomi gran parte del suo perenne buon umore addosso.

Mi alzai di scatto e fuori dal finestrino maestosa si estendeva la mia futura casa, la bellissima Hogwa- No, Aspetta, Aspetta.

Il mio entusiasmo calò a picco mentre mi squadravo quello che doveva essere mio padre che mi porgeva gli occhiali.

Li inforcai e misi a fuoco.

Sbuffai, King’s Kross, solo King’s Kross.. Beh, almeno eravamo più vicini .

“YEAH! Siamo arrivati a King’s Kross! “ esultò mio padre. Ti credo, il loro viaggio era finito lì.

Sotto sotto sorrisi, era proprio un pazzo di un Potter.

 

 

Ciiiiao, Bellissimi !

Allora, è la mia prima in questo account e sono felice e spero vi sia piaciuta vista dal nostro pazzo do un James, ( se non lo avevate capito è.è)

Comunque sia questa è la storia dei nostri Malandrini dall’inizio inizio inizio.

Spero vi sia piaciuta e... QUESTO è SOLO L’INIZIO!

Ho sempre immaginato Charlus uno scemo ed ho sempre immaginato la mamma e la moglie di quei due Potter molto paziente e forte da poterli sopportare entrambi no?

BACI, grazie e non sparite !

VI voglio sentire è <3

-Levicorpus.

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Capitolo 2
*** Secondo Capitolo ***


Secondo Capitolo

“Sirius, noi dobbiamo andare via.. Sai papà, le solite divergenze con il Ministero Della Magia...”  spiegò prendendomi da una parte mia madre, Walburga Black.

“Quindi, non oltrepasserete con me la parete?” chiesi un po’ insicuro indicando il muro su cui fra pochi minuti avrei dato sicuramente una bella capocciata.

“No, ma mica avrai paura?!” disse lei sbottando in una delle sue solite risate cristalline.

“MAI” risposi tirando il petto in fuori e il mento in su e mi sporsi per stampargli un bacio sulla guancia che lei, vaga, rifiutò scostandosi.

Abbassai lo sguardo deluso. Quest’ultimo però si fermò su una ragazza poggiata sul muro del binario nove e fissava con lo sguardo spento e gli occhi gonfi di lacrime il muro nel centro tra il binario nove e dieci,  dove ci sarebbe dovuta essere la barriera per l’Hogwarts Express.

Vedendo il mio sguardo posato su di lei si coprì il volto con le mani e cercò di asciugarsi le lacrime.

“Mamma quell-“ provai a dire avvicinandomi alla ragazza.

“NO! Non avvicinarti, non toccarla...” esclamò lei tirandomi indietro con un braccio e puntando l’indice su di me, in riguardo. A malincuore vidi la ragazza distogliere lo sguardo, Vergogna.

“Ora vai. Saluta tuo padre e Regulus così noi andremo per la nostra strada e tu per la Tua” e baciandomi sulla fronte con riguardo mi spinse verso mio fratello minore e mio padre.

Regulus piangeva in silenzio mentre mi diede la manina e la congiunse alla mi, solo un anno ci distanziava, ma per molto saremmo stati distanti ancora di più, e non per l’età.

“Ehi, Reg. Tranquillo tornerò il più presto possibile da te- ma all’occhiataccia di mio padre aggiunsi- e non a causa di un’espulsione padre! Comunque- ripresi rimoderando la voce per un poco alterata- ... TI scriverò ogni domenica, Okay? – e l’undicenne accennò ad un sorrisetto- ti voglio bene e mi raccomando quando torno fatti trovare preparato sempre di più perché il tuo primo anno ad Hogwarts si avvicina!” e strizzai l’occhio rassicurandolo.

“Prometti che ti siederai accanto a me nello scompartimento ?” e si asciugò le lacrime a goccioloni cadute.

“CI puoi scommettere!” e gli diedi il cinque scompigliandogli i capelli neri raccolti in una ben ordinata coda.

Il mio sorriso scomparve e i miei occhi si posarono su mio padre.

“Vedi di tronare Serpe mi raccomando” disse serio .

“E come non posso !” risi amaramente confondendo la risata in felicità inesistente.

Serpeverde = uno stupido gruppetto di codardi.

Se fosse andata come voleva Orion, sarei scappato o mi sarei buttato dalla torre di Astronomia (dicevano che Hogwarts ne aveva una!)

Mi salutò con la mano e girò le spalle, poi non lo vidi più per un bel po’ di tempo.

Sospirai di sollievo.

Speravo solo che mio fratello minore avesse abbastanza anticorpi per sfuggire all’epidemia che dominava La nobile e Antichissima Casata dei Black, il razzismo.

Con passo svelto mia avvicinai alla ragazza e le porsi un fazzoletto per asciugarsi il volto, avrà avuto si e no una trentina d’anni, una ragazza in effetti proprio non lo era. Anzi per me poteva essere considerata anche una vecchietta.

“Come ti chiami donna?” le chiesi.

“Arabella Figg...”

“Sei una Maganò giusto?”

“E tu un figlio di Purosangue”

“Sono un Black, ma credimi, non ho niente a che fare con Quelli Là!”

Arabella sorrise ma sapevo che sperava in qualcos’altro.

A quei tempi i NonMaghi o almeno quelli che non lo erano completamente, non potevano partecipare a nessun tipo di vita comprendente maghi o luoghi altrettanto magici.

Isolati, Babbani in piena regola se non fosse per una piccola eccezione.

Infondo, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola.

Se loro non interagivano di volontà propria ma spinti da una Mago puro (non di sangue) potevano scorgere qualche misero lato della magia.

Gli porsi elegantemente il braccio e sorridenti con me munito del baule e della mia civetta nera, Iaele, oltrepassammo ,condividendo la stessa emozione che da me traspariva ben poco ma in Arabella sprizzava da tutti i pori, il muro tra il Binario nove e dieci.

La donna a fianco a me sgranò gli occhi alla vista di cotanta imponente e così feci io ma sempre con contegno mentre il baule portato con la sinistra scarsa se ne andava di qua e di là tanto che rischiai di finire nelle rotaie.

Il muro dietro di noi era soli e duro ma ci scostammo perché ho sempre avuto paura che qualcuno chi venisse addosso! (Dai ditelo che anche voi ci avete pensato è.è!)

Un treno dal colore scarlatto accoglieva a vapori aperti i nuovi venuti e i vecchi tornati.

Intorno a noi l’atmosfera era calda e tranquilla, non dimenticherò mai il momento in cui salì sul Binario 9 e 3\4.

Fuori dalle finestre numerose tante teste ordinate per essere generosi si apprestavano a salutare i genitori mentre gli animali lottavano fino all’ultimo secondo per non finire nelle loro apposite gabbie.

Arabella mi ringraziò e mi giurò che ci saremmo rincontrati e con le lacrime agli occhi oltrepassò la barriera e sparì oltre il tornello.

Mi misi in fila per salire quando un gruppetto Serpeverde mi derise e mi passò davanti, intimorito abbassai la testa; solo ora che lo racconto, mi vergogno, mai uno come Me, lo avrebbe fatto. Ma in poco, pochissimo tempo la tanta insicurezza sarebbe scappata a gambe levate vendendo un avversario così potente come il mio sarcasmo e il mio orientamento.

Tra gomitate irritato mi feci spazio e entrai nel primo scompartimento non popolato dalla folla, ovvero il terzultimo dell’ultimo vagone.

Trovai due neostudenti come me che chiacchieravano animatamente mentre la ragazza gesticolava come una maniaca tant’è che qualche secondo prima che si accorgessero della prima presenta il ragazzo si beccò quasi due schiaffi se non fosse per i suoi riflessi, pregai per lui, poverino la prima persona che aveva conosciuto probabilmente, e guarda te chi si era trovato! Mai più avrei pregato per il ragazzo dai capelli unticci davanti a me.

Battei un colpo di tosse ai due ragazzi per segnalarmi la mia presenza, i due mi guardarono e l’unticcio distolse lo sguardo al finestrino, disinteressato. Chinai di nuovo il capo sentendomi a disagio.

“Piacere, Sirius Black.” Dissi accennando un sorriso.

La ragazzina sgranò interessata gli occhi verdi come il bosco “Lily, Lily Evans. E lui è il mio Migliore Amico, Severus.”

Severus arrossi all’ Migliore Amico e con un cenno del capo aggiunse “Piton, chiamami Piton”

“Ok, Piton

Chiusi la porta dello scompartimento ma ben presto il vetro si ruppe di colpo e alzai le mani in alto come per segnalare che non avevo nessuna colpa mentre una Cioccorana balzò sul sedile.

Mi sporsi nello squarcio ma mi ritirassi subito. Un ragazzo dai capelli sparati per aria, forse per la foga, correva in modo buffo e ridicolo, con la schiena dritta per dritta  e le ginocchia alte, con le due mani teneva un mangiata di dolci.

La donna del carrello correva, inciampando e sbattendo, quando il ladro di dolci si fermò allo scompartimento dopo il nostro, davanti la porta. La donna gridò :”POOOOOOOTTERR! E io dovrei tenerti a bada per sette anni! Oh, Nossignore” e due ripresero a rincorsi nuovamente. Ma quel “Potter” forse non sapeva che prima o poi il treno sarebbe finito.

Risi di gusto.

“Idiota” Sentenziò una rossa accanto a me.

L’orologio batté le undici in punto.

 

 

 

 

 

 

Rieccoci di nuovo qui,

scusate non ho potuto pubblicare prima perché avevo gli allenamenti;)

Io ho iniziato la terza media da una settimana e voi ? Magari se lasciate qualche recensione aggiungeteci qualcosina su di voi così ci conosceremo anche un po’.

Invito i lettori a metterla tra le seguite e chi lo segue o la preferisce già a recensirla ;)

Bacioni,

Levicorpus.

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Capitolo 3
*** Terzo Capitolo ***


Terzo Capitolo

“John? John! Dove sei finito?!”

“Mamma, non chiamarmi per nome !” sussurrai tirandola a me per un braccio nell’angolino alla fine dell’Hogwarts Express.

“Perché no?” chiese mia madre, ingenuamente.

“Mi vergogno!”

“Ok, scusami- diede uno sguardo intorno a noi alla folla che si accalcava sul treno e gridò- REMUS JOHN LUPIN” e con un sorrisetto scaltro, sotto gli occhi interrogativi dei presenti mi lanciò verso il binario. Avvampai mentre un suono riecheggiava nella stazione magica segnalando la partenza del treno, a breve.

Mi voltai per dare un ultimo saluto a mia madre che mi congedò con un gesto senza nemmeno guardarmi e  facendo “ciaociao” con la mano si smaterializzò, lasciandomi solo perso nei miei pensieri.

Si vergognava anche lei sicuramente del figlio che gli era toccato, un maledetto. Lo sapevo che non vedeva l’ora di mollare il suo Licantropo ad Hogwarts. Quando Silente ci aveva detto che era possibile trovare un rimedio per farmi frequentare la scuola di magia e stregoneria dell’Inghilterra gli si erano illuminati gli occhi dalla gioia per poi riempirsi di lacrime al desiderio di non avere più “La Preoccupazione” in casa.

Abbassai lo sguardo a terra, dovevo anche cercare di capirla. Avere in casa un mostro che gira per le stanze, Bah! Come poteva solo che darmi da mangiare, ci sarebbe stato chi mi avrebbe buttato fuori di casa a vivere la mia agonia da solo. Aveva un cuore grande lei, pieno di vergogna e un po’ di codardia, ma grande.

Qualcosa alla mia sinistra iniziò a muoversi aumentando velocità distogliendomi dai miei pensieri da deprimente. E il treno iniziò a prendere velocità sui binari mentre io, traumatizzato avevo le gambe di piombo e la lingua legata o incollata al palato per fare o dire qualunque cosa. Cosa avrebbe detto la mamma, se neanche arrivata alla scuola avessi già sbagliato? Coni  bagagli e il rospo in tasca guardavo l’Hogwarts Express andarsene.

Mi sbloccai quando l’informazione elaborata arrivò al cervello e corsi a più non posso fino alla fine del tornello con il cuore che batteva veloce.

Cosa sarei restato a fare lì nel Binario 9 e 3\4? Aspettare fino a Giugno? Mia madre non sarebbe certo ripassata a prendermi !Sai le risate, tutti tornavano dall’anno scolastico e io invece mi squadravo la bacchetta in preda al panico. Imbranato.

Quando l’aggettivo mi passò per la testa, un ragazzo uscì ancora in corsa dall’ultimo vagone del treno, all’aria aperta. Sbattè sulla ringhiera di peso. La metà dei dolci cadde sotto il terno, tra le rotaie che ora erano contornate da Cioccorane e Gelatine Tutti i Gusti +1. La testa dai capelli nerastri e scompigliati gli fece avanti e indietro per la botta, gli occhiali per poco non gli scivolarono sotto il treno.

Non risi solo per la gravità della situazione in cui mi trovato.

Il ragazzo voltò il suo sguardo su di me e io, come con l’S.O.S, sventolai le braccia in aria mentre con gli occhi sgranati aspettavo il segnale che il passeggero alla mia vista avrebbe dato per far fermare il treno in corsa.

Poi però le mie braccia caddero lungo i fianchi, stanche per la corsa e il movimento, in quel millisecondo immaginai me stesso alla vista del ragazzo dai capelli in aria.

Capelli impicciati, una toga consumata ancora vuota dalle toppe che tra poco riempirò a causa del mio scarso equilibrio e della mia Maledizione.

Perfino gli occhi erano potevano sembrare consumati, di un marrone vecchio. Un ambra, pesante e intenso che si offuscò un po’ dalla lacrime, realizzai.

Un Mostro, ai suoi occhi di un brillante e arzillo nocciola, un Mostro dovevo sembrare.

Un secondo dopo il mio esame psicologico, mentre il treno stava per andare via e lasciare il tornello, il ragazzo portò velocemente le mani alla bocca posizionandole in modo preciso, come per applaudire.

Congiunse i pollici tra di loro e soffiò sulle loro nocchie.

Un verso limpido e profondo risuonò nell’aria lungo quando un profondo respiro, ebbe il tempo di riempire i timpani miei, di scaldarmi l’anima e di alleviarmi il cuore.

Il suono era quello che si sentiva quando partono le navi o attraccano nei porti Babbani, lo so perché abitavo sulla costa dell’Inghilterra. Il suono mi riportò per un attimo alla mia infanzia e chiudendo gli occhi assaporai l’odore del mare dell’isola di Wight.

Quando correvo verso il porto, ancora completamente umano e immune alla Luna Piena. Per vedere le barche attraccare o lasciare il porto nella loro schiuma bianca. La mamma che sorridente rideva senza motivo, forse soltanto nel vedermi felice, correva con me. La brezza ci accarezzava il viso e fresca ci riempiva di salsedine di cui ci lamentavamo sempre prima della solita doccia con il tubo.

Come fosse tutto vero, come fosse ancora realtà feci scorrere la lingua sulle labbra, ansioso di trovarle umide e salate, ma fu proprio questo a riportarmi alla realtà.

Ancora scorticate e secche per quando, durante la trasformazione per non far incuriosire i vivine o urlare, me le mordevo a sangue, così la mamma mi consigliava.

Aprii gli occhi e un rosso accecante mi colse alla sprovvista invadendo la mia visuale, balzai all’indietro spaventato.

Il treno aveva smesso di accelerare e una piccola scaletta scese davanti a me.

Una mano mi tirò su facendomi saltare tutti e sei i gradini e quando misi piede sul treno con bagagli e tutto essa continuava a stringermi. Mi voltai verso il suo possessore cercando di ringraziarlo ma mi precedé. “JAMES POTTER piacere!” esclamò con il petto in fuori il piccolo bambino della mia stessa età che aveva evocato quel suono.

“OH!- esclamai a me stesso, spaesato- P-Piacere...Ma, come hai-?” “Si, lo so sono bravissimo, se voi te lo insegno!” mi Interrompè soffiando su una ciocca ribelle di troppo.

“Ma cosa?”

“Il richiamo del Gufo, ovvio!” Veloce mi prese a braccetto conducendomi in uno degli ultimi scompartimenti.

Un paio di ragazzi di un paio di anni più grandi di  noi chiacchieravano fitto fitto e quando entrammo continuarono indifferenti.

James si girò verso di me spiegandomi che Il Richiamo del Gufo aveva lo stesso suono di quello che faceva partire o fermare il treno, mi spiegò, non che non lo  sapessi però lui voleva comunque parlare e così lo feci fare, che le case di Hogwarts erano quattro e le loro funzioni e pensai che sarei tranquillamente stato bene in Tassorosso ma quando mi disse di Corvonero la mia fantasia viaggiò per qualche secondo a fantasticare a come sarebbe stato bello. Poi i miei occhi indugiarono sulle cravatte blu e nere che i due ragazzi nel nostro scompartimento indossavano : Corvonero. E lì per un attimo mi soffermai sulle loro parole e non sulle chiacchiere di James e mi resi conto che non stavano affatto chiacchierando , ma bensì si ripetevano a vicenda, per filo e per segno, il libro di Storia della Magia. Alzando gli occhi al cielo pregai Priscilla di non cercare in me un esito così altro per la sua casa.

Tirai su il cappuccio e mi appoggiai al finestrino posando una bottiglietta d’acqua liscia sulla mensola sotto la finestra mentre facevo finta di ascoltare James che mi descriveva tutte le tecniche del Quidditch e mi diceva quando era “Stupendamente Bravissimo e Affascinante quando il vento gli soffiava tra i capelli”.

A forza di annuire caddi in un lungo e Silenzioso sonno.

 

 

SCUSATEMIII!

Sono in un supermegaritardoeccetera lo so :’(

Però ho una scusa! Beh, a scuola fanno il corso di teatro e WOW *-* non potevo lasciarlo andare, pallavolo mi occupa un bel po’ e scuola dura dalle otto alle due, finisco i compiti al doposcuola e si fanno le cinque. Tra una cosa e l’altra non ho un nanosecondo per scrivere.

Spero vi sia piaciuto anche perché mi è costato parecchio tempo che potevo spendere magari in un ripasso però che ho speso per VOI, quindi in un certo senso è guadagnato... Spero.

Allora fatemi un regalo ok ? Ogni persona che ha la storia nelle seguite la recensisce ok ? E anche chi la legge se gli piace sono anche più contenta se la metti solo nelle seguite e non la recensisci... L’importante è che mi date soddisfazione <3

BACIONI,

-Levicorpus.

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Capitolo 4
*** Quarto Capitolo ***


Quarto Capitolo.

Lentamente aprii gli occhi e sollevai la testa dalla sua spalla, comoda quasi quanto il sedile rosso dello scompartimento, se non di più!

Una mano era posata sui miei capelli, la sua che accurata venne spostata. La luce dello scompartimento era spenta, oramai si era fatto tardi e Hogwarts doveva essere vicina .

Il mio respiro creava delle piccole nuvolette d’ossigeno che appannavano il finestrino dove mi ero appena avvicinata.

Mossi le mani intorpidite dal freddo e ascoltai il silenzio intorno a me del treno, riuscivo quasi a sentire gli ingranaggi del vagone. Chissà nell’altro, i più grandi che macello che stavano facendo.  Respirai a fondo e provai a uscire dallo scompartimento. La luce nel corridoio era accesa, prima di chiudermi la porta alle spalle però, diedi un ultimo sguardo ai miei due compagni di viaggio.

Due personaggi completamente diversi.

Scostai una ciocca di capelli neri dal viso di Sev. E poi mi chinai su quel Black. Sirius . Il chiarore della luna penetrava dalla finestra e si estendeva su tutto il corpo dell’undicenne , anche il suo viso era coperto dai capelli folti e sbarazzini.

Glieli scostai anche a lui, infondo non dovevo mica vergognarmi, lo avevo fatto anche con il mio migliore amico.  Due occhi del colore del cielo, grigiastri, come a prima mattina, rilucevano nel buio. La bocca si mosse impercettibilmente “grazie” sussurrò e poi rientrò nella sua dormiveglia. Come facesse a dormire in quella posizione attorcigliato sul sedile non lo sapevo però.. Vabbé.

Sorrisi sotto sotto per il soggetto che mi ero ritrovata. Non avevamo parlato molto da quando lo avevo incontrato ma era un bel ragazzo, e su questo mettiamoci una croce sopra, ma io ero un’undicenne e i ragazzi erano l’ultima delle mie problematiche.

Mi voltai e iniziai a percorrere il corridoio mentre dagli scompartimenti ogni tanto un neostudente si muoveva o aumentava il suo russare. Un passo si aggiunse ai miei, poi un altro e un altro ancora. Smisi un attimo di respirare per intercettare un altro respiro, ma compresi che la persona che come me non riusciva a dormire era scaltra. La domanda era il perché, perché non farsi vedere da nessuno ?

Mi voltai di scatto e avanti a me trovai un ragazzo.

Trattenni un sorrisetto, era molto più bassino di me, sarà stato un metro e trenta circa mentre io andavo per i 45 (no che fosse tanto però..), aveva due occhioni color ambra, dolcissimi, le mani dietro la schiena e mi guardava a mo’ di scusa. Sembrava un bambino, almeno più bambino di me.

“Ehy, “ sussurrai amorevolmente, ma poi assunsi un tono di voce normale a me avrebbe dato enormemente fastidio se una persona per di più ragazza ( così funziona la mente dei maschi ) mi avesse trattato in questo modo.

“Ciao, “ rispose lui.

“Non riesci a dormire vero?” ipotizzai.  “Beh, neanche tu. “ storse la bocca in modo eccentrico e gli porsi la mia mano.

“Lilian, tu sei?” “John, mi chiamo John.”

“Piacere John!” sorrisi e lui ricambiò.

Insieme ci sedemmo sulla moquette del corridoio finché una voce ci raggiunse e il treno no si fermò.

“I ragazzi del primo anno da questa parte!”

Le luci si accesero nel treno e esso si riempì di sbadigli e gente che malamente si stiracchiava.  Mi alzai salutando John e andai da Severus lo presi per mano e mi incamminai con lui verso l’uscita del treno.

Tra sgomitate varie arrivammo davanti a una perso-. Spalancai la bocca, ammirata.

MAI, io e benché meno voi avreste visto una cosa del genere. Un uomo dalla grandezza di tre balconi messi insieme ci richiamava, richiamava i più piccoli tra di noi, i “Pivelli” li definivano quelli del settimo anno, i più insicuri.

Cavolo, se avevi un po’ di paura non ti biasimavo. Scrollai la chioma rosso fuoco e una ragazza si spostò velocemente per non fargli finire i miei capelli in faccia, imbarazzata mi scusai.  Riacquistai al solita fiducia in me e andai verso l’omone.

Con la manona mi sistemò malamente i capelli, almeno era simpatico, su un sorriso aveva stampato un sorrisone con cui incoraggiava gli alunni a seguirlo.

Non esitai e insieme a lui presi la strada per il mio futuro.

 

 

Ciiao belli <3

Allora, che ne dite di questo? Lo so, lo so. .. RITARDATARIAAAA... Si. Lo sono.

Leggetelo e ditemi ! Poi se vi va andate a fare un salto alle mie altre storie che sono tutte a 0 recensioni (si che cosa deprimente lo so,).Comunque sia grazie a tutte le persone che hanno messo la storia nelle seguite o nelle preferite, e visto che non siamo pochi che vi costa recensirla ? Cosi, per rendermi ancora più felice. Accolgo poi chi dopo aver letto questo capitolo la aggiungerà tra preferiti, seguite, ricordate o anche tra gli autori preferiti, perché SI.. OH si tu lo farai hahahah <3

-Levi.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

La barca cigolava sotto il peso di me e altri due ragazzi dall’aria frastornata ancora per il lungo sonno del viaggio.

Uno, dagli occhiali quadrati che gli aggiungevano quei saranno stati tre gradi mancati, dal peso forma irraggiungibile teneva la torcia. Aveva dei capelli neri a leccata di mucca e uno sguardo assorto nei suoi pensieri. L’altro si mangiucchiava frettolosamente le unghie manco fossero delle Croccantine Storcilingua ( Dei cracker buonissimi che ti facevano attorcigliare la lingua nei modi più possibili ed inimmaginabili), gli occhi di un marroncino chiaro chiaro e i capelli pettinati con le spazzole per i cavalli.

Guardavo con un misto di curiosità e paura la barca che si piegava sotto il peso del primo mentre un coro di boati vece capolinea alle mie spalle fino a farmi voltare lo sguardo avanti a me.

Un albero copriva la visuale e ciecamente riuscii a vedere poche luci ondeggiare nell’ombra, alte immense fino quasi al cielo.

Sentivo il rumore dell’acqua muoversi tra le rocce con lentezza esasperante mentre la barca avanzava fino a far aumentare le luci che piano piano presero forma.

Dando uno spettacolo affascinante di giochi e riflessi tra le acque. Ma le finestre illuminate più alte venivano caratterizzate dai lineamenti lievi che le torri delimitavano fino a che il portone principale fu visibile sotto la grande torre dell’orologio. Fino a che il cortile divenne più ampio e potei sentire l’acqua cadere a catinelle nella fontana al centro.

La luna illuminava un solo lato del castello e la accusai amaramente di nascondermi il resto alla visuale spettacolare che avrei voluto avere mille occhi in più per cogliere a pieno ogni piccolo particolare, mille cuori in più per sorreggere tutte quelle emozioni che Hogwarts mi stava trasmettendo.

Con un leggero tonfo sbarcammo e ci lasciammo il Lago Nero alle spalle mentre la Luna ondeggiava sulle sue onde.

Davanti al portone un gruppetto del quinto anno ci sorpassò in fretta intonando tra risate varie “Nel paiolo cuocerà,

una serpe acquatica, scaglie e denti di dragoni.. Mummie al fianco di stregoni.... Lalallalalallaaaa... dagli, dagli senza sbagli! Fa che la pozione quagli..”  Un gattino dall’aria adorabile attraversò la strada e gli studenti si catapultarono in una stanzetta che portava dritto dritto nella Sala Grande.

“Tattataratatttaraa..” intonai in silenzio tra me e me quando il ragazzo del treno con i capelli sparati in aria continuò per me con una voce bianca e sublime “Fa che la pozione quagli, lalalà, “.

“Dagli dagli seeenza sbagli...” aggiunsi.

“Fa che la pozionee, quagli!” rise sommossamene lui.

“Quale arcano arriverà!” una voce mielosa provenì dalle mie spalle e una ragazzina rossa piccola e minuta si fece improvvisamente paonazza.

Ridemmo insieme tutti e tre. “Dove l’hai presa l’ultima strofa?” chiesi tranquillamente.

“E’ scritta tutta la canzone su Storia di Hogwarts” disse lei sfoggiando un sorriso tra i suoi occhi verde smeraldo.

“Sei una purosangue?” chiese il ragazzo accanto a me facendo irrigidire improvvisamente la ragazza che... Ehi ma era quella che avevo incontrato sul treno giusto!.. Lily che rispose con un secco “NO.” E voltò la testa continuando a parlare con il suo amico, lo sguardo del ragazzo accanto a me si spense fino a che la porta della Sala Grande non si spalancò, togliendoci il fiato illuminandoci di una grande luce intensa.

 

 

Buonaseraaa <3

Allora? CHE ne dite si è molto piccino, ma visto che vi vedo entusiaste della storia ho pensato che potrei aggiornare entro la giornata se mi regalate tre recensioni ed anche di più.. E non solo da chi mi segue o da chi mi ha tra i preferiti.. ANCHE TU CHE STAI LEGGENDO.. Sisi *-* Voglio proprio sapere cosa pensi della mia storiella ahahahah<3

Allora, beh.. Lily si è un po’ irrigidita perché Sev. gli aveva detto che nessuno gli avrebbe fatto una domanda del genere, mai, ad hogwarts. Ma Jamie ci è rimasto male poveraccio! X)

-Levi

Ps. Colgo l’occasione di augurare un buon compleanno al nostro neo-ventiduenne , l’attore che ha interpretato Dean Thomas !! Auguri e occhio a non far incendiare tutto con le candeline <3

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Capitolo 6
*** Sesto Capitolo ***


Capitolo 6.

Gazza spalancò con nonchalance il portone mentre con interesse scrutavo il corridoio in cui tra pochi secondi sarebbero approdati una trentina di ragazzini impauriti e con il mio sguardo li avrei fatti sentire ancora più a disagio, severa.

Non sono cattiva nono non pensatelo! Sono strana, orgogliosa di ogni mio alunno ed amo metterlo alla prova.

Mentre sentivo riecheggiare gli applausi per la mia prima trasformazione in gatta soriana alla nuova classe il Professor Lumacorno tirò fuori un foglietto rosa e penna a correzione automatica ( sbuffai, molto buffa per un professore).

Un passo provenne dal portone e alzai lo sguardo per aspettarmi i neostudenti tutti intimoriti ma i passi degli latri di questi furono subito coperti da delle voci più alte di quanto avrei potuto sopportare .

Due ragazzi affiancavano una ragazza dai capelli rosso fuoco e, incrociando i piedi uno con l’altro, intonavano il coro di Hogwarts, mi accigliai mentre il professor Filius si alzò in piedi.

Silente raggiante incoraggiò gli studenti a cantare insieme a quei tre e in poco tempo anche gli altri nuovi, un po’ imbarazzati, cantarono.

L’atmosfera si scaldò e i fuochi ai lati dei muri divennero un grande camino accogliente mentre Silente in preda ad una gioia differente faceva, incontrollato, cambiare colore ad essi.

Filius si posizionò davanti al gufo che per magia spiegò le ali e prendendo la bacchetta iniziò a dirigere tutta la scuola che si era alzata in piedi battendo le mani a ritmo.

«Hogwarts Hogwarts, Hoggy Warty Hogwarts,
per favore insegnaci qualcosa,
a noi anziani, calvi e tutti storti,
a noi, ragazzi dai calzoni corti,
le nostre teste devono riempirsi
di cose interessanti da non dirsi,
per ora sono vuote e piene d'aria,
di mosche morte e roba secondaria,
insegna a noi che cosa va imparato,
ripeti ciò che abbiam dimenticato,

Tutto si poteva dire, tranne che ad Hogwarts ci fosse stato un ingresso del genere che emozionò tutti dal primo all’ultimo. Perfino i Serpeverde che ogni volta avevano un preteso per controbattere ora avevano un sorrisone sul volto e io agile danzavo con Hagrid accanto e Silente che mi ammiccava.

fa' del tuo meglio e noi faremo il resto,
finché il cervello non ci andrà in dissesto»

L’ultima strofa coronò quell’entrata spettacolare e richiamai gli studenti sotto le scale con il sorriso in volto, rivolto ai tre ragazzi in prima fila che mai più avrei scordato. Perché avrei dato qualsiasi cosa per averli con me, in Grifondoro.

Tirai fuori la pergamena evanescente e posizionai il cappello parlante sullo sgabello:

Una toppa si aprì creando uno squarcio che con un po’ di fantasia ( che di certo in questo castello non mancava) poteva sembrare un bocca e il cappello recitò:

Benvenuti cari studenti

Spero che sappiate che qui non sarete mai dei perdenti

Ne se in Tassorosso vi metteremo

La buona Tosca a braccia aperte vi accoglierà

Tante amicizie farete che dureran per l’eternità.

Ne se in Corvonero vi smisteremo

Perché Corinna la sapiente

Non pensate non sia divertente!

Ne se in Grifondoro vi assoceremo

Lì vi accoglieranno tutti in coro

Tra gli orgogliosi e i più coraggiosi finirai tu stai pur sicuro

Benché meno se in Serpeverde finirete

Tutti vi porteran un gran rispetto

Ma occhio a Lumacorno quello si che è un gran furbetto!

Sul tavolo degli insegnanti vidi il professore agitarsi sulla sedia e con grande onore sussurrai ai cappello “Grande”

Aprii con gesto teatrale la pergamena “Black Sirius”. Un Black! Dannazione un Black! Chissà chi è che si unirà a quelli lì...

Il cuore mi arrivò a mille quando vidi quel ragazzo che avevo tanto lodato salire le scale con più eleganza possibile.. Come avevo potuto non capirlo! Quel suo portamento i capelli neri e gli occhi color ghiaccio che tanto li caratterizzavano. Abbassai lo sguardo avvilita... Avevo perso uno dei tre sicuramente sarà finito in Serpverd-

“GRIFONDORO!” esclamò il cappello.

“Si!” mi ritrovai ad imprecare, e alzai il cappello parlante in aria ruotando su me stessa.

Quando nella Sala Grande piombò il silenzio lo riposi imbarazzata “Grazie mille per l’entusiasmo professoressa McGranitt...” balbettò Silente con un sorrisetto sghembo e tutta la Sala esplose in una risata cristallina mentre il primo Black si faceva largo tra il tavolo dei Grifi.

“Yaxeley Armstrange” Una ragazza dai capelli lunghi neri salutò il Purosangue senza dubbio che cupo si avviava sulle scale. Il cappello gli sfiorò la testa “SERPEVERDE”

“Lilian Evans” eccola. La ragazza dai capelli rossi a testa alta si sedette sullo sgabello. La vidi sgranare gli occhi in un verde smeraldo e sentii per un secondo il cappello sussurrare “Forse Corvonero...” ma subito dopo esplodere in un grande “GRIFONDORO!” e il mio tavolo battere le mani accogliendo la Nata Babbana .

“Marilin McDonald” una ragazza ricciolina e alta salì sul gradino facendomi guadagnare un’altra  valorosa Grifa.

“Eril Jsckespurs” Passarono pochi minuti quando finalmente il cappello la smistò in Tassorosso.  Nel poco tempo che passò dei dodici ragazzi che salirono sullo sgabello guadagnai una certa Alice Peverell, dai capelli rosso sangue, e Emmeline Vane dai capelli corvini e gli occhi marroni. Sullo sgabello sedette anche un certo Lucius Malfoy, con il fuoco e la crudeltà negli occhi che coronavano il viso con i suoi capelli platino. Un ragazzino che dava tanto l’aria di un topino venne smistato nella mia casa prima che mi ritrovai a recitare il nome di “Potter James”

E il terzo ragazzo che avevo tanto ammirato in prima fila si fece avanti con il sorriso più bello mai visto e gli occhi nocciola. Mi trattenni dall’istinto di saltare di gioia, sarebbe stato per forza un Grifone, tutti i Potter lo erano. Per nascondere l’imbarazzo mi sistemai una ciocca di capelli neri che mi cadeva sul viso. “GRIFONDORO” mi chinai sul cappello “Se mai tu avessi avuto un pugno, te lo avrei battuto!” la stoffa si piegò in un sorriso sghembo che si allargò quando un ragazzo inciampando si fece avanti e Frank Paciock venne aggiunto alla lista dei miei nuovi studenti.

“Piton Severus” dissi con nonchalance mentre un bimbo mingherlino e dagli occhi scavati nelle orbite si dirigeva poi nel tavolo Serpeverde, non feci caso alla mano che si asciugava una lacrima che stava cadendo mentre il suo sguardo volava sul tavolo Grifondoro.

Ultimo ma non ultimo il ragazzo che tutti i professori stavano aspettando. Il primo lupo mannaro ad Hogwarts.

“Lupin John Remus” un ragazzo dagli occhi colore dell’ambra si sedette sullo sgabello e strinse le mani sotto di esso per reggersi, riuscivo a sentire la sua mentre macchinare e sperai tanto che venisse smistato in Corvonero o in Grifondoro. Tosca “La buona”, come la chiamavano tutti, non lo sarebbe stata con lui. Benché meno Salazar !

“GRIFONDORO”

Mentre si avviava verso il tavolo a cui era stato assegnato gli battei una mano sulla spalla con un sorriso che riservavo solo a pochi.

Guardai il tavolo dei nuovi studenti orgogliosa. Perché io Minerva McGranitt, non lo sapevo, ma avevo unito i più grandi maghi di quella generazione a cenare insieme per sette lunghi anni.

 

 

 

 

-Levi

Lo so sono in ritardissimo ma questo è molto più lungo degli altri ! Vi piace? Beh ho sempre pensato all’entrata della vecchia generazione come la  più bella che ci fosse mai stata ed.. ECCOLA <3

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