La Fiamma Della Fenice di cardi (/viewuser.php?uid=235131)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 3: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 1 *** Primo Capitolo ***
1.Primo
Capitolo.
“MiniMe,
vieni giù dai che dobbiamo partire o non arriveremo in
tempo”
“Arrivo
Papà”
Riposi con
nonchalance
il gufo color avorio nella sua gabbietta e, sbatacchiandola da una
parte e dall’altra,
scesi al piano inferiore della nostra poco umile casa.
Tutti quelli
che erano degni di essere chiamati Purosangue
ne avevano una, chi maestosa a dire poco e chi più
piccola ma nel suo ben
curata e pur sempre Magica.
Ma no! Non
Magica come intendete voi Babbani, Magica,
con i piatti che si lavano automaticamente, porte incantate che ti
materializzano nel piano di sopra per risparmiarti le scale, cibi che si cucinano, si tagliano e si
condiscono con un
solo schiocco delle dita o con un sinuoso movimento della bacchetta,
camerette
che si sistemano da sole : dovete vedere che forza quando il tuo
maialino
peluche mi rifaceva ben bene il letto in pochi minuti ( non lo avevo
detto a
nessuno ma era con me, sul fondo del baule stracolmo di roba, poverino
chissà
che caldo là sotto!).
Comunque
sia, nelle nostre, di case magiche
non ci sono mica tipi con il cappello a cilindro da cui evanesce un
coniglio
bianco. Naah, i nostri cappelli sono a punti, quegli latri sono da
sfigati.
“Pronto?”
Chiese mia
madre armandosi di spazzola per pettinarmi i capelli che, invano,
rispuntavano
per aria dopo una sola passata.
“Io
sono
nato pronto” le risposi per le rime e uscimmo tutti e tre
fuori di casa. Dorea.
Mia madre, l’unica persona capace di sposare uno come mio
padre. Risi alla
vista della strana coppia.
“Vieni
MiniMe, ti do una mano con le valigie” disse Charlus Potter
con un sorrisone
sul volto.
“Io
sono
grande e forte, faccio da solo Papy” e, indispettito, mi
infilai a fatica nel
sedile posteriore della macchina scomodissima mentre il baule mi teneva
compagnia ( perché dovete sapere che, accidentalmente,
gli avevo dato l’uso
di pensare e di parlare...) nel sedile affianco al mio e la gabbia di
Avalon (
il mio macho di un gufo ) sulle mie ginocchia.
Senza tanti
complimenti la mia testa cadde sullo schienale e
mi addormentai sognando la mia meta, da tempo
bramata.
Tre
ore dopo
“Bello
di un
MiniMe, sveglia su... Tesoro siamo arrivati... Piccolino alzati
dai.” Sussurrava
amorevolmente mio padre mentre delicato con la sua manona mi incitava
ad
alzarmi dal sedile che tutto a un tratto si era fatto comodissimo e...
“IN
PIEDI
POTTER CHE NON SEI ALTRO” tuonò mia madre nel mio
orecchio rovesciandomi gran
parte del suo perenne buon umore addosso.
Mi alzai di
scatto e fuori dal finestrino maestosa si estendeva la mia futura casa,
la
bellissima Hogwa- No, Aspetta, Aspetta.
Il mio
entusiasmo calò a picco mentre mi squadravo quello che
doveva essere mio padre
che mi porgeva gli occhiali.
Li inforcai
e misi a fuoco.
Sbuffai,
King’s Kross, solo King’s Kross.. Beh, almeno
eravamo più vicini .
“YEAH!
Siamo
arrivati a King’s Kross! “ esultò mio
padre. Ti credo, il loro viaggio era
finito lì.
Sotto sotto
sorrisi, era proprio un pazzo di un Potter.
Ciiiiao,
Bellissimi !
Allora,
è la
mia prima in questo account e sono felice e spero vi sia piaciuta vista
dal
nostro pazzo do un James, ( se non lo avevate capito
è.è)
Comunque sia
questa è la storia dei nostri Malandrini
dall’inizio inizio inizio.
Spero vi sia
piaciuta e... QUESTO è SOLO L’INIZIO!
Ho sempre
immaginato Charlus uno scemo ed ho sempre immaginato la mamma e la
moglie di
quei due Potter molto paziente e forte da poterli sopportare entrambi
no?
BACI, grazie
e non sparite !
VI voglio
sentire è <3
-Levicorpus.
|
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Capitolo 2 *** Secondo Capitolo ***
Secondo
Capitolo
“Sirius,
noi
dobbiamo andare via.. Sai papà, le solite divergenze con il
Ministero Della
Magia...” spiegò
prendendomi da una
parte mia madre, Walburga Black.
“Quindi,
non
oltrepasserete con me la parete?” chiesi un po’
insicuro indicando il muro su
cui fra pochi minuti avrei dato sicuramente una bella capocciata.
“No,
ma mica
avrai paura?!” disse lei sbottando in una delle sue solite
risate cristalline.
“MAI”
risposi tirando il petto in fuori e il mento in su e mi sporsi per
stampargli un
bacio sulla guancia che lei, vaga, rifiutò scostandosi.
Abbassai lo
sguardo deluso. Quest’ultimo però si
fermò su una ragazza poggiata sul muro del
binario nove e fissava con lo sguardo spento e gli occhi gonfi di
lacrime il
muro nel centro tra il binario nove e dieci,
dove ci sarebbe dovuta essere la barriera per
l’Hogwarts Express.
Vedendo il
mio sguardo posato su di lei si coprì il volto con le mani e
cercò di
asciugarsi le lacrime.
“Mamma
quell-“ provai a dire avvicinandomi alla ragazza.
“NO!
Non avvicinarti,
non toccarla...” esclamò lei tirandomi indietro
con un braccio e puntando
l’indice su di me, in riguardo. A malincuore vidi la ragazza
distogliere lo
sguardo, Vergogna.
“Ora
vai.
Saluta tuo padre e Regulus così noi andremo per la nostra
strada e tu per la
Tua” e baciandomi sulla fronte con riguardo mi spinse verso
mio fratello minore
e mio
padre.
Regulus
piangeva in silenzio mentre mi diede la manina e la congiunse alla mi,
solo un
anno ci distanziava, ma per molto saremmo stati distanti ancora di
più, e non
per l’età.
“Ehi,
Reg.
Tranquillo tornerò il più presto possibile da te-
ma all’occhiataccia di mio
padre aggiunsi- e non a causa di un’espulsione padre!
Comunque- ripresi
rimoderando la voce per un poco alterata- ... TI scriverò
ogni domenica, Okay?
– e l’undicenne accennò ad un
sorrisetto- ti voglio bene e mi raccomando quando
torno fatti trovare preparato sempre di più
perché il tuo primo anno ad
Hogwarts si avvicina!” e strizzai l’occhio
rassicurandolo.
“Prometti
che ti siederai accanto a me nello scompartimento ?” e si
asciugò le lacrime a
goccioloni cadute.
“CI
puoi
scommettere!” e gli diedi il cinque scompigliandogli i
capelli neri raccolti in
una ben ordinata coda.
Il mio
sorriso scomparve e i miei occhi si posarono su mio padre.
“Vedi
di
tronare Serpe mi
raccomando” disse
serio .
“E
come non
posso !” risi amaramente confondendo la risata in
felicità inesistente.
Serpeverde =
uno stupido gruppetto di codardi.
Se fosse
andata come voleva Orion, sarei scappato o mi sarei buttato dalla torre
di
Astronomia (dicevano che Hogwarts ne aveva una!)
Mi
salutò
con la mano e girò le spalle, poi non lo vidi più
per un bel po’ di tempo.
Sospirai di
sollievo.
Speravo solo
che mio fratello minore avesse abbastanza anticorpi per sfuggire
all’epidemia che
dominava La nobile e Antichissima Casata
dei Black, il razzismo.
Con passo
svelto mia avvicinai alla ragazza e le porsi un fazzoletto per
asciugarsi il
volto, avrà avuto si e no una trentina d’anni, una
ragazza in effetti proprio
non lo era. Anzi per me poteva essere considerata anche una vecchietta.
“Come
ti
chiami donna?” le chiesi.
“Arabella
Figg...”
“Sei
una
Maganò giusto?”
“E tu
un
figlio di Purosangue”
“Sono
un
Black, ma credimi, non ho niente a che fare con Quelli
Là!”
Arabella
sorrise ma sapevo che sperava in qualcos’altro.
A quei tempi
i NonMaghi o almeno quelli che non lo erano completamente, non potevano
partecipare a nessun tipo di vita comprendente maghi o luoghi
altrettanto
magici.
Isolati,
Babbani in piena regola se non fosse per una piccola eccezione.
Infondo,
c’è
sempre l’eccezione che conferma la regola.
Se loro non
interagivano di volontà propria ma spinti da una Mago puro
(non di sangue)
potevano scorgere qualche misero lato della magia.
Gli porsi
elegantemente il braccio e sorridenti con me munito del baule e della
mia
civetta nera, Iaele, oltrepassammo ,condividendo la stessa emozione che
da me
traspariva ben poco ma in Arabella sprizzava da tutti i pori, il muro
tra il
Binario nove e dieci.
La donna a
fianco a me sgranò gli occhi alla vista di cotanta imponente
e così feci io ma
sempre con contegno mentre il baule portato con la sinistra scarsa se
ne andava
di qua e di là tanto che rischiai di finire nelle rotaie.
Il muro
dietro di noi era soli e duro ma ci scostammo perché ho
sempre avuto paura che
qualcuno chi venisse addosso! (Dai ditelo che anche voi ci avete
pensato è.è!)
Un treno dal
colore scarlatto accoglieva a vapori aperti i nuovi venuti e i vecchi
tornati.
Intorno a
noi l’atmosfera era calda e tranquilla, non
dimenticherò mai il momento in cui
salì sul Binario 9 e 3\4.
Fuori dalle
finestre numerose tante teste ordinate per essere generosi si
apprestavano a
salutare i genitori mentre gli animali lottavano fino
all’ultimo secondo per
non finire nelle loro apposite gabbie.
Arabella mi
ringraziò e mi giurò che ci saremmo rincontrati e
con le lacrime agli occhi
oltrepassò la barriera e sparì oltre il tornello.
Mi misi in
fila per salire quando un gruppetto Serpeverde mi derise e mi
passò davanti,
intimorito abbassai la testa; solo ora che lo racconto, mi vergogno,
mai uno
come Me, lo avrebbe fatto. Ma in poco, pochissimo tempo la tanta
insicurezza
sarebbe scappata a gambe levate vendendo un avversario così
potente come il mio
sarcasmo e il mio orientamento.
Tra gomitate
irritato mi feci spazio e entrai nel primo scompartimento non popolato
dalla
folla, ovvero il terzultimo dell’ultimo vagone.
Trovai due
neostudenti come me che chiacchieravano animatamente mentre la ragazza
gesticolava come una maniaca tant’è che qualche
secondo prima che si
accorgessero della prima presenta il ragazzo si beccò quasi
due schiaffi se non
fosse per i suoi riflessi, pregai per lui, poverino la prima persona
che aveva
conosciuto probabilmente, e guarda te chi si era trovato! Mai
più avrei pregato
per il ragazzo dai capelli unticci davanti a me.
Battei un
colpo di tosse ai due ragazzi per segnalarmi la mia presenza, i due mi
guardarono e l’unticcio distolse lo sguardo al finestrino,
disinteressato.
Chinai di nuovo il capo sentendomi a disagio.
“Piacere,
Sirius Black.” Dissi accennando un sorriso.
La ragazzina
sgranò interessata gli occhi verdi come il bosco
“Lily, Lily Evans. E lui è il
mio Migliore Amico, Severus.”
Severus
arrossi all’ Migliore Amico e con un cenno del capo aggiunse
“Piton, chiamami
Piton”
“Ok, Piton”
Chiusi la
porta dello scompartimento ma ben presto il vetro si ruppe di colpo e
alzai le
mani in alto come per segnalare che non avevo nessuna colpa mentre una
Cioccorana balzò sul sedile.
Mi sporsi
nello squarcio ma mi ritirassi subito. Un ragazzo dai capelli sparati
per aria,
forse per la foga, correva in modo buffo e ridicolo, con la schiena
dritta per
dritta e le
ginocchia alte, con le due
mani teneva un mangiata di dolci.
La donna del
carrello correva, inciampando e sbattendo, quando il ladro di dolci si
fermò
allo scompartimento dopo il nostro, davanti la porta. La donna
gridò
:”POOOOOOOTTERR! E io dovrei tenerti a bada per sette anni!
Oh, Nossignore” e
due ripresero a rincorsi nuovamente. Ma quel
“Potter” forse non sapeva che prima
o poi il treno sarebbe finito.
Risi di
gusto.
“Idiota”
Sentenziò una rossa accanto a me.
L’orologio
batté le undici in punto.
Rieccoci di
nuovo qui,
scusate non
ho potuto pubblicare prima perché avevo gli allenamenti;)
Io ho
iniziato la terza media da una settimana e voi ? Magari se lasciate
qualche
recensione aggiungeteci qualcosina su di voi così ci
conosceremo anche un po’.
Invito i
lettori a metterla tra le seguite e chi lo segue o la preferisce
già a
recensirla ;)
Bacioni,
Levicorpus.
|
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Capitolo 3 *** Terzo Capitolo ***
Terzo
Capitolo
“John?
John!
Dove sei finito?!”
“Mamma,
non
chiamarmi per nome !” sussurrai tirandola a me per un braccio
nell’angolino
alla fine dell’Hogwarts Express.
“Perché
no?”
chiese mia madre, ingenuamente.
“Mi
vergogno!”
“Ok,
scusami- diede uno sguardo intorno a noi alla folla che si accalcava
sul treno
e gridò- REMUS JOHN LUPIN” e con un sorrisetto
scaltro, sotto gli occhi
interrogativi dei presenti mi lanciò verso il binario.
Avvampai mentre un suono
riecheggiava nella stazione magica segnalando la partenza del treno, a
breve.
Mi voltai
per dare un ultimo saluto a mia madre che mi congedò con un
gesto senza nemmeno
guardarmi e facendo
“ciaociao” con la
mano si smaterializzò, lasciandomi solo perso nei miei
pensieri.
Si
vergognava anche lei sicuramente del figlio che gli era toccato, un
maledetto.
Lo sapevo che non vedeva l’ora di mollare il suo Licantropo
ad Hogwarts. Quando
Silente ci aveva detto che era possibile trovare un rimedio per farmi
frequentare la scuola di magia e stregoneria dell’Inghilterra
gli si erano
illuminati gli occhi dalla gioia per poi riempirsi di lacrime al
desiderio di
non avere più “La Preoccupazione” in
casa.
Abbassai lo
sguardo a terra, dovevo anche cercare di capirla. Avere in casa un
mostro che
gira per le stanze, Bah! Come poteva solo che darmi da mangiare, ci
sarebbe
stato chi mi avrebbe buttato fuori di casa a vivere la mia agonia da
solo.
Aveva un cuore grande lei, pieno di vergogna e un po’ di
codardia, ma grande.
Qualcosa
alla mia sinistra iniziò a muoversi aumentando
velocità distogliendomi dai miei
pensieri da deprimente. E il treno iniziò a prendere
velocità sui binari mentre
io, traumatizzato avevo le gambe di piombo e la lingua legata o
incollata al
palato per fare o dire qualunque cosa. Cosa avrebbe detto la mamma, se
neanche
arrivata alla scuola avessi già sbagliato? Coni
bagagli e il rospo in tasca guardavo l’Hogwarts
Express andarsene.
Mi sbloccai
quando l’informazione elaborata arrivò al cervello
e corsi a più non posso fino
alla fine del tornello con il cuore che batteva veloce.
Cosa sarei
restato a fare lì nel Binario 9 e 3\4? Aspettare fino a
Giugno? Mia madre non
sarebbe certo ripassata a prendermi !Sai le risate, tutti tornavano
dall’anno
scolastico e io invece mi squadravo la bacchetta in preda al panico.
Imbranato.
Quando
l’aggettivo mi passò per la testa, un ragazzo
uscì ancora in corsa dall’ultimo
vagone del treno, all’aria aperta. Sbattè sulla
ringhiera di peso. La metà dei
dolci cadde sotto il terno, tra le rotaie che ora erano contornate da
Cioccorane
e Gelatine Tutti i Gusti +1. La testa dai capelli nerastri e
scompigliati gli
fece avanti e indietro per la botta, gli occhiali per poco non gli
scivolarono
sotto il treno.
Non risi
solo per la gravità della situazione in cui mi trovato.
Il ragazzo
voltò il suo sguardo su di me e io, come con
l’S.O.S, sventolai le braccia in
aria mentre con gli occhi sgranati aspettavo il segnale che il
passeggero alla
mia vista avrebbe dato per far fermare il treno in corsa.
Poi
però le
mie braccia caddero lungo i fianchi, stanche per la corsa e il
movimento, in
quel millisecondo immaginai me stesso alla vista del ragazzo dai
capelli in
aria.
Capelli
impicciati, una toga consumata ancora vuota dalle toppe che tra poco
riempirò a
causa del mio scarso equilibrio e della mia Maledizione.
Perfino gli
occhi erano potevano sembrare consumati, di un marrone vecchio. Un
ambra,
pesante e intenso che si offuscò un po’ dalla
lacrime, realizzai.
Un Mostro,
ai suoi occhi di un brillante e arzillo nocciola, un Mostro dovevo
sembrare.
Un secondo
dopo il mio esame psicologico, mentre il treno stava per andare via e
lasciare
il tornello, il ragazzo portò velocemente le mani alla bocca
posizionandole in
modo preciso, come per applaudire.
Congiunse i
pollici tra di loro e soffiò sulle loro nocchie.
Un verso
limpido e profondo risuonò nell’aria lungo quando
un profondo respiro, ebbe il
tempo di riempire i timpani miei, di scaldarmi l’anima e di
alleviarmi il
cuore.
Il suono era
quello che si sentiva quando partono le navi o attraccano nei porti
Babbani, lo
so perché abitavo sulla costa dell’Inghilterra. Il
suono mi riportò per un
attimo alla mia infanzia e chiudendo gli occhi assaporai
l’odore del mare
dell’isola di Wight.
Quando
correvo verso il porto, ancora completamente umano e immune alla Luna
Piena.
Per vedere le barche attraccare o lasciare il porto nella loro schiuma
bianca.
La mamma che sorridente rideva senza motivo, forse soltanto nel vedermi
felice,
correva con me. La brezza ci accarezzava il viso e fresca ci riempiva
di
salsedine di cui ci lamentavamo sempre prima della solita doccia con il
tubo.
Come fosse
tutto vero, come fosse ancora realtà feci scorrere la lingua
sulle labbra,
ansioso di trovarle umide e salate, ma fu proprio questo a riportarmi
alla
realtà.
Ancora
scorticate e secche per quando, durante la trasformazione per non far
incuriosire i vivine o urlare, me le mordevo a sangue, così
la mamma mi
consigliava.
Aprii gli
occhi e un rosso accecante mi colse alla sprovvista invadendo la mia
visuale,
balzai all’indietro spaventato.
Il treno
aveva smesso di accelerare e una piccola scaletta scese davanti a me.
Una mano mi
tirò su facendomi saltare tutti e sei i gradini e quando
misi piede sul treno
con bagagli e tutto essa continuava a stringermi. Mi voltai verso il
suo
possessore cercando di ringraziarlo ma mi precedé.
“JAMES POTTER piacere!” esclamò
con il petto in fuori il piccolo bambino della mia stessa
età che aveva evocato
quel suono.
“OH!-
esclamai a me stesso, spaesato- P-Piacere...Ma, come hai-?”
“Si, lo so sono
bravissimo, se voi te lo insegno!” mi Interrompè
soffiando su una ciocca
ribelle di troppo.
“Ma
cosa?”
“Il
richiamo
del Gufo, ovvio!” Veloce mi prese a braccetto conducendomi in
uno degli ultimi
scompartimenti.
Un paio di
ragazzi di un paio di anni più grandi di
noi chiacchieravano fitto fitto e quando entrammo
continuarono
indifferenti.
James si
girò verso di me spiegandomi che Il Richiamo del Gufo aveva
lo stesso suono di
quello che faceva partire o fermare il treno, mi spiegò, non
che non lo sapessi
però lui voleva comunque parlare e
così lo feci fare, che le case di Hogwarts erano quattro e
le loro funzioni e
pensai che sarei tranquillamente stato bene in Tassorosso ma quando mi
disse di
Corvonero la mia fantasia viaggiò per qualche secondo a
fantasticare a come
sarebbe stato bello. Poi i miei occhi indugiarono sulle cravatte blu e
nere che
i due ragazzi nel nostro scompartimento indossavano : Corvonero. E
lì per un
attimo mi soffermai sulle loro parole e non sulle chiacchiere di James
e mi
resi conto che non stavano affatto chiacchierando , ma bensì
si ripetevano a
vicenda, per filo e per segno, il libro di Storia della Magia. Alzando
gli
occhi al cielo pregai Priscilla di non cercare in me un esito
così altro per la
sua casa.
Tirai su il
cappuccio e mi appoggiai al finestrino posando una bottiglietta
d’acqua liscia
sulla mensola sotto la finestra mentre facevo finta di ascoltare James
che mi
descriveva tutte le tecniche del Quidditch e mi diceva quando era
“Stupendamente
Bravissimo e Affascinante quando il vento gli soffiava tra i
capelli”.
A forza di
annuire caddi in un lungo e Silenzioso sonno.
SCUSATEMIII!
Sono
in un supermegaritardoeccetera lo so :’(
Però
ho una scusa! Beh, a scuola fanno il corso di teatro e WOW *-* non
potevo
lasciarlo andare, pallavolo mi occupa un bel po’ e scuola
dura dalle otto alle
due, finisco i compiti al doposcuola e si fanno le cinque. Tra una cosa
e l’altra
non ho un nanosecondo per scrivere.
Spero
vi sia piaciuto anche perché mi è costato
parecchio tempo che potevo spendere
magari in un ripasso però che ho speso per VOI, quindi in un
certo senso è
guadagnato... Spero.
Allora
fatemi un regalo ok ? Ogni persona che ha la storia nelle seguite la
recensisce
ok ? E anche chi la legge se gli piace sono anche più
contenta se la metti solo
nelle seguite e non la recensisci... L’importante
è che mi date soddisfazione
<3
BACIONI,
-Levicorpus.
|
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Capitolo 4 *** Quarto Capitolo ***
Quarto
Capitolo.
Lentamente
aprii gli occhi e sollevai la testa dalla sua spalla, comoda quasi
quanto il
sedile rosso dello scompartimento, se non di più!
Una mano era
posata sui miei capelli, la sua che accurata venne spostata. La luce
dello
scompartimento era spenta, oramai si era fatto tardi e Hogwarts doveva
essere
vicina .
Il mio
respiro creava delle piccole nuvolette d’ossigeno che
appannavano il finestrino
dove mi ero appena avvicinata.
Mossi le
mani intorpidite dal freddo e ascoltai il silenzio intorno a me del
treno,
riuscivo quasi a sentire gli ingranaggi del vagone. Chissà
nell’altro, i più
grandi che macello che stavano facendo. Respirai
a fondo e provai a uscire dallo
scompartimento. La luce nel corridoio era accesa, prima di chiudermi la
porta
alle spalle però, diedi un ultimo sguardo ai miei due
compagni di viaggio.
Due
personaggi completamente diversi.
Scostai una
ciocca di capelli neri dal viso di Sev. E poi mi chinai su quel Black.
Sirius .
Il chiarore della luna penetrava dalla finestra e si estendeva su tutto
il
corpo dell’undicenne , anche il suo viso era coperto dai
capelli folti e
sbarazzini.
Glieli
scostai anche a lui, infondo non dovevo mica vergognarmi, lo avevo
fatto anche
con il mio migliore amico. Due
occhi del
colore del cielo, grigiastri, come a prima mattina, rilucevano nel
buio. La
bocca si mosse impercettibilmente “grazie”
sussurrò e poi rientrò nella sua
dormiveglia. Come facesse a dormire in quella posizione attorcigliato
sul
sedile non lo sapevo però.. Vabbé.
Sorrisi
sotto sotto per il soggetto che mi ero ritrovata. Non avevamo parlato
molto da
quando lo avevo incontrato ma era un bel ragazzo, e su questo
mettiamoci una
croce sopra, ma io ero un’undicenne e i ragazzi erano
l’ultima delle mie
problematiche.
Mi voltai e
iniziai a percorrere il corridoio mentre dagli scompartimenti ogni
tanto un
neostudente si muoveva o aumentava il suo russare. Un passo si aggiunse
ai
miei, poi un altro e un altro ancora. Smisi un attimo di respirare per
intercettare un altro respiro, ma compresi che la persona che come me
non
riusciva a dormire era scaltra. La domanda era il perché,
perché non farsi
vedere da nessuno ?
Mi voltai di
scatto e avanti a me trovai un ragazzo.
Trattenni un
sorrisetto, era molto più bassino di me, sarà
stato un metro e trenta circa
mentre io andavo per i 45 (no che fosse tanto però..), aveva
due occhioni color
ambra, dolcissimi, le mani dietro la schiena e mi guardava a
mo’ di scusa.
Sembrava un bambino, almeno più bambino di me.
“Ehy,
“
sussurrai amorevolmente, ma poi assunsi un tono di voce normale a me
avrebbe
dato enormemente fastidio se una persona per di più ragazza
( così funziona la
mente dei maschi ) mi avesse trattato in questo modo.
“Ciao,
“
rispose lui.
“Non
riesci
a dormire vero?” ipotizzai. “Beh,
neanche tu. “ storse la bocca in modo eccentrico e gli porsi
la mia mano.
“Lilian,
tu
sei?” “John, mi chiamo John.”
“Piacere
John!” sorrisi e lui ricambiò.
Insieme ci
sedemmo sulla moquette del corridoio finché una voce ci
raggiunse e il treno no
si fermò.
“I
ragazzi
del primo anno da questa parte!”
Le luci si
accesero nel treno e esso si riempì di sbadigli e gente che
malamente si stiracchiava. Mi
alzai salutando John e andai da Severus lo
presi per mano e mi incamminai con lui verso l’uscita del
treno.
Tra sgomitate
varie arrivammo davanti a una perso-. Spalancai la bocca, ammirata.
MAI, io e
benché
meno voi avreste visto una cosa del genere. Un uomo dalla grandezza di
tre
balconi messi insieme ci richiamava, richiamava i più
piccoli tra di noi, i “Pivelli”
li definivano quelli del settimo anno, i più insicuri.
Cavolo, se
avevi un po’ di paura non ti biasimavo. Scrollai la chioma
rosso fuoco e una
ragazza si spostò velocemente per non fargli finire i miei
capelli in faccia,
imbarazzata mi scusai. Riacquistai
al
solita fiducia in me e andai verso l’omone.
Con la manona
mi sistemò malamente i capelli, almeno era simpatico, su un
sorriso aveva
stampato un sorrisone con cui incoraggiava gli alunni a seguirlo.
Non esitai e
insieme a lui presi la strada per il mio futuro.
Ciiao belli
<3
Allora, che
ne dite di questo? Lo so, lo so. .. RITARDATARIAAAA... Si. Lo sono.
Leggetelo e
ditemi ! Poi se vi va andate a fare un salto alle mie altre storie che
sono
tutte a 0 recensioni (si che cosa deprimente lo so,).Comunque sia
grazie a
tutte le persone che hanno messo la storia nelle seguite o nelle
preferite, e
visto che non siamo pochi che vi costa recensirla ? Cosi, per rendermi
ancora
più felice. Accolgo poi chi dopo aver letto questo capitolo
la aggiungerà tra
preferiti, seguite, ricordate o anche tra gli autori preferiti,
perché SI.. OH
si tu lo farai hahahah <3
-Levi.
|
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo
5
La barca
cigolava sotto il peso di me e altri due ragazzi dall’aria
frastornata ancora
per il lungo sonno del viaggio.
Uno, dagli
occhiali quadrati che gli aggiungevano quei saranno stati tre gradi
mancati,
dal peso forma irraggiungibile teneva la torcia. Aveva dei capelli neri
a
leccata di mucca e uno sguardo assorto nei suoi pensieri.
L’altro si
mangiucchiava frettolosamente le unghie manco fossero delle Croccantine
Storcilingua ( Dei cracker buonissimi che ti facevano attorcigliare la
lingua
nei modi più possibili ed inimmaginabili), gli occhi di un
marroncino chiaro
chiaro e i capelli pettinati con le spazzole per i cavalli.
Guardavo con
un misto di curiosità e paura la barca che si piegava sotto
il peso del primo
mentre un coro di boati vece capolinea alle mie spalle fino a farmi
voltare lo
sguardo avanti a me.
Un albero
copriva la visuale e ciecamente riuscii a vedere poche luci ondeggiare
nell’ombra,
alte immense fino quasi al cielo.
Sentivo il
rumore dell’acqua muoversi tra le rocce con lentezza
esasperante mentre la
barca avanzava fino a far aumentare le luci che piano piano presero
forma.
Dando uno
spettacolo affascinante di giochi e riflessi tra le acque. Ma le
finestre
illuminate più alte venivano caratterizzate dai lineamenti
lievi che le torri
delimitavano fino a che il portone principale fu visibile sotto la
grande torre
dell’orologio. Fino a che il cortile divenne più
ampio e potei sentire l’acqua
cadere a catinelle nella fontana al centro.
La luna
illuminava un solo lato del castello e la accusai amaramente di
nascondermi il
resto alla visuale spettacolare che avrei voluto avere mille occhi in
più per
cogliere a pieno ogni piccolo particolare, mille cuori in
più per sorreggere
tutte quelle emozioni che Hogwarts mi stava trasmettendo.
Con un
leggero tonfo sbarcammo e ci lasciammo il Lago Nero alle spalle mentre
la Luna
ondeggiava sulle sue onde.
Davanti al
portone un gruppetto del quinto anno ci sorpassò in fretta
intonando tra risate
varie “Nel paiolo cuocerà,
una serpe
acquatica, scaglie e denti
di dragoni.. Mummie al fianco di stregoni.... Lalallalalallaaaa...
dagli, dagli
senza sbagli! Fa che la pozione quagli..”
Un gattino
dall’aria adorabile attraversò la strada e gli
studenti si catapultarono in una
stanzetta che portava dritto dritto nella Sala Grande.
“Tattataratatttaraa..”
intonai in silenzio tra me e me quando il ragazzo del treno con i
capelli
sparati in aria continuò per me con una voce bianca e
sublime “Fa che la
pozione quagli, lalalà, “.
“Dagli
dagli
seeenza sbagli...” aggiunsi.
“Fa
che la
pozionee, quagli!” rise sommossamene lui.
“Quale
arcano arriverà!” una voce mielosa
provenì dalle mie spalle e una ragazzina
rossa piccola e minuta si fece improvvisamente paonazza.
Ridemmo
insieme tutti e tre. “Dove l’hai presa
l’ultima strofa?” chiesi
tranquillamente.
“E’
scritta
tutta la canzone su Storia di Hogwarts” disse lei sfoggiando
un sorriso tra i
suoi occhi verde smeraldo.
“Sei
una
purosangue?” chiese il ragazzo accanto a me facendo
irrigidire improvvisamente
la ragazza che... Ehi ma era quella che avevo incontrato sul treno
giusto!..
Lily che rispose con un secco “NO.” E
voltò la testa continuando a parlare con
il suo amico, lo sguardo del ragazzo accanto a me si spense fino a che
la porta
della Sala Grande non si spalancò, togliendoci il fiato
illuminandoci di una
grande luce intensa.
Buonaseraaa
<3
Allora? CHE
ne dite si è molto piccino, ma visto che vi vedo entusiaste
della storia ho
pensato che potrei aggiornare entro la giornata se mi regalate tre
recensioni
ed anche di più.. E non solo da chi mi segue o da chi mi ha
tra i preferiti..
ANCHE TU CHE STAI LEGGENDO.. Sisi *-* Voglio proprio sapere cosa pensi
della
mia storiella ahahahah<3
Allora,
beh.. Lily si è un po’ irrigidita
perché Sev. gli aveva detto che nessuno gli
avrebbe fatto una domanda del genere, mai, ad hogwarts. Ma Jamie ci
è rimasto
male poveraccio! X)
-Levi
Ps. Colgo
l’occasione
di augurare un buon compleanno al nostro neo-ventiduenne ,
l’attore che ha
interpretato Dean Thomas !! Auguri e occhio a non far incendiare tutto
con le
candeline <3
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Capitolo 6 *** Sesto Capitolo ***
Capitolo
6.
Gazza
spalancò con nonchalance il portone mentre con interesse
scrutavo il corridoio
in cui tra pochi secondi sarebbero approdati una trentina di ragazzini
impauriti e con il mio sguardo li avrei fatti sentire ancora
più a disagio,
severa.
Non sono
cattiva nono non pensatelo! Sono strana,
orgogliosa di ogni mio alunno ed amo metterlo alla prova.
Mentre
sentivo riecheggiare gli applausi per la mia prima trasformazione in
gatta
soriana alla nuova classe il Professor Lumacorno tirò fuori
un foglietto rosa e
penna a correzione automatica ( sbuffai, molto buffa per un
professore).
Un passo
provenne dal portone e alzai lo sguardo per aspettarmi i neostudenti
tutti
intimoriti ma i passi degli latri di questi furono subito coperti da
delle voci
più alte di quanto avrei potuto sopportare .
Due ragazzi
affiancavano una ragazza dai capelli rosso fuoco e, incrociando i piedi
uno con
l’altro, intonavano il coro di Hogwarts, mi accigliai mentre
il professor
Filius si alzò in piedi.
Silente
raggiante incoraggiò gli studenti a cantare insieme a quei
tre e in poco tempo
anche gli altri nuovi, un po’ imbarazzati, cantarono.
L’atmosfera
si scaldò e i fuochi ai lati dei muri divennero un grande
camino accogliente
mentre Silente in preda ad una gioia differente faceva, incontrollato,
cambiare
colore ad essi.
Filius si
posizionò davanti al gufo che per magia spiegò le
ali e prendendo la bacchetta
iniziò a dirigere tutta la scuola che si era alzata in piedi
battendo le mani a
ritmo.
«Hogwarts
Hogwarts, Hoggy Warty Hogwarts,
per favore insegnaci qualcosa,
a noi anziani, calvi e tutti storti,
a noi, ragazzi dai calzoni corti,
le nostre teste devono riempirsi
di cose interessanti da non dirsi,
per ora sono vuote e piene d'aria,
di mosche morte e roba secondaria,
insegna a noi che cosa va imparato,
ripeti ciò che abbiam dimenticato,
Tutto si
poteva dire, tranne che ad Hogwarts ci fosse stato un ingresso del
genere che
emozionò tutti dal primo all’ultimo. Perfino i
Serpeverde che ogni volta
avevano un preteso per controbattere ora avevano un sorrisone sul volto
e io
agile danzavo con Hagrid accanto e Silente che mi ammiccava.
fa'
del tuo
meglio e noi faremo il resto,
finché il cervello non ci andrà in
dissesto»
L’ultima
strofa coronò quell’entrata spettacolare e
richiamai gli studenti sotto le
scale con il sorriso in volto, rivolto ai tre ragazzi in prima fila che
mai più
avrei scordato. Perché avrei dato qualsiasi cosa per averli
con me, in
Grifondoro.
Tirai fuori
la pergamena evanescente e posizionai il cappello parlante sullo
sgabello:
Una toppa si
aprì creando uno squarcio che con un po’ di
fantasia ( che di certo in questo
castello non mancava) poteva sembrare un bocca e il cappello
recitò:
Benvenuti cari
studenti
Spero che
sappiate che qui non sarete
mai dei perdenti
Ne se in
Tassorosso vi metteremo
La buona Tosca a
braccia aperte vi
accoglierà
Tante amicizie
farete che dureran per
l’eternità.
Ne se in
Corvonero vi smisteremo
Perché
Corinna la sapiente
Non pensate non
sia divertente!
Ne se in
Grifondoro vi assoceremo
Lì vi
accoglieranno tutti in coro
Tra gli
orgogliosi e i più coraggiosi
finirai tu stai pur sicuro
Benché
meno se in Serpeverde finirete
Tutti vi
porteran un gran rispetto
Ma occhio a
Lumacorno quello si che è
un gran furbetto!
Sul tavolo degli
insegnanti vidi il professore agitarsi sulla sedia e con grande onore
sussurrai
ai cappello “Grande”
Aprii con gesto
teatrale la pergamena “Black Sirius”. Un Black!
Dannazione un Black! Chissà chi
è che si unirà a quelli lì...
Il cuore mi
arrivò a mille quando vidi quel ragazzo che avevo tanto
lodato salire le scale
con più eleganza possibile.. Come avevo potuto non capirlo!
Quel suo portamento
i capelli neri e gli occhi color ghiaccio che tanto li
caratterizzavano.
Abbassai lo sguardo avvilita... Avevo perso uno dei tre sicuramente
sarà finito
in Serpverd-
“GRIFONDORO!”
esclamò il cappello.
“Si!”
mi
ritrovai ad imprecare, e alzai il cappello parlante in aria ruotando su
me
stessa.
Quando nella
Sala Grande piombò il silenzio lo riposi imbarazzata
“Grazie mille per l’entusiasmo
professoressa McGranitt...” balbettò Silente con
un sorrisetto sghembo e tutta
la Sala esplose in una risata cristallina mentre il primo Black si
faceva largo
tra il tavolo dei Grifi.
“Yaxeley
Armstrange” Una ragazza dai capelli lunghi neri
salutò il Purosangue senza
dubbio che cupo si avviava sulle scale. Il cappello gli
sfiorò la testa “SERPEVERDE”
“Lilian
Evans” eccola. La ragazza dai capelli rossi a testa alta si
sedette sullo
sgabello. La vidi sgranare gli occhi in un verde smeraldo e sentii per
un
secondo il cappello sussurrare “Forse Corvonero...”
ma subito dopo esplodere in
un grande “GRIFONDORO!” e il mio tavolo battere le
mani accogliendo la Nata
Babbana .
“Marilin
McDonald” una ragazza ricciolina e alta salì sul
gradino facendomi guadagnare
un’altra valorosa
Grifa.
“Eril
Jsckespurs”
Passarono pochi minuti quando finalmente il cappello la
smistò in Tassorosso. Nel
poco tempo che passò dei dodici ragazzi
che salirono sullo sgabello guadagnai una certa Alice Peverell, dai
capelli
rosso sangue, e Emmeline Vane dai capelli corvini e gli occhi marroni.
Sullo
sgabello sedette anche un certo Lucius Malfoy, con il fuoco e la
crudeltà negli
occhi che coronavano il viso con i suoi capelli platino. Un ragazzino
che dava
tanto l’aria di un topino venne smistato nella mia casa prima
che mi ritrovai a
recitare il nome di “Potter James”
E il terzo
ragazzo che avevo tanto ammirato in prima fila si fece avanti con il
sorriso più
bello mai visto e gli occhi nocciola. Mi trattenni
dall’istinto di saltare di
gioia, sarebbe stato per forza un Grifone, tutti i Potter lo erano. Per
nascondere l’imbarazzo mi sistemai una ciocca di capelli neri
che mi cadeva sul
viso. “GRIFONDORO” mi chinai sul cappello
“Se mai tu avessi avuto un pugno, te
lo avrei battuto!” la stoffa si piegò in un
sorriso sghembo che si allargò
quando un ragazzo inciampando si fece avanti e Frank Paciock venne
aggiunto
alla lista dei miei nuovi studenti.
“Piton
Severus” dissi con nonchalance mentre un bimbo mingherlino e
dagli occhi
scavati nelle orbite si dirigeva poi nel tavolo Serpeverde, non feci
caso alla
mano che si asciugava una lacrima che stava cadendo mentre il suo
sguardo
volava sul tavolo Grifondoro.
Ultimo ma
non ultimo il ragazzo che tutti i professori stavano aspettando. Il
primo lupo
mannaro ad Hogwarts.
“Lupin
John
Remus” un ragazzo dagli occhi colore dell’ambra si
sedette sullo sgabello e
strinse le mani sotto di esso per reggersi, riuscivo a sentire la sua
mentre
macchinare e sperai tanto che venisse smistato in Corvonero o in
Grifondoro.
Tosca “La buona”, come la chiamavano tutti, non lo
sarebbe stata con lui. Benché
meno Salazar !
“GRIFONDORO”
Mentre si
avviava verso il tavolo a cui era stato assegnato gli battei una mano
sulla
spalla con un sorriso che riservavo solo a pochi.
Guardai il
tavolo dei nuovi studenti orgogliosa. Perché io Minerva
McGranitt, non lo
sapevo, ma avevo unito i più grandi maghi di quella
generazione a cenare
insieme per sette lunghi anni.
-Levi
Lo so sono
in ritardissimo ma questo è molto più lungo degli
altri ! Vi piace? Beh ho
sempre pensato all’entrata della vecchia generazione come la più bella che
ci fosse mai stata ed.. ECCOLA
<3
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