La metamorfosi di Belle

di Nimel17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di raffreddori e curiosità ***
Capitolo 2: *** Di sorpresa e tenerezza ***
Capitolo 3: *** Di malizia e magia ***



Capitolo 1
*** Di raffreddori e curiosità ***


Belle
 
Belle starnutì, per l’ennesima volta quella mattina. Rumpelstiltskin si voltò a guardarla dal suo filatoio, con un sopracciglio inarcato.
“Ti senti bene, dearie?”
Che domanda sciocca. Belle avrebbe voluto sorridere e dire che non era mai stata meglio, ma starnutì ancora. Rumpelstiltskin fece una risatina e si alzò, facendole segno di seguirlo.
“Ho giusto quello che fa per te, dearie. Vieni ragazza, ti mostrerò la strada.”
Lo seguì fino al suo laboratorio, dove le diede una piccola boccetta viola.
“Bevilo prima di cena e ti sentirai meglio.”
Belle arrossì.
“Grazie.”
“Oh, non c’è di che, dearie. Non posso certo permettere alla mia governante di ammalarsi per chissà quanto tempo… poi, non si sa mai. All’inizio è un raffreddore, poi diventa febbre, la tosse non ti dà requie, la pelle si riempirà di piaghe…”
Lei gli diede un leggero colpo sul braccio.
“Ho un po’ d’influenza, non la peste.”
Rumpelstiltskin ghignò, poi tornò a filare. Belle rimase lì per qualche minuto con la bottiglietta tra le mani, poi si guardò intorno. La stanza era buia, polverosa, piena di ragnatele. Decise di darle una bella spolverata, senza naturalmente spostare le sue pozioni. Lui le maneggiava con tanta cura, da fare sembrare il tutto molto sciocco e inutile. L’aveva avvisata più volte che, se ne avrebbe rotta o spostata una, non sarebbe nemmeno stato necessario punirla perché ci avrebbe pensato l’effetto liberato del filtro. Dopo un paio d’ore di lavoro di gomito il pavimento era pulito e il tavolo profumava di cera. Belle si ripromise di ringraziare Rumpelstiltskin per aver utilizzato come laboratorio una stanza così piccola. Si sedette guardando tutte le ampolle negli scaffali. Ce n’era una particolare, piccola e viola che sembrava lo sciroppo che le aveva fatto. La prese attentamente dalla mensola e cercò di decifrare la calligrafia del suo padrone. Sembrava che un ragno impazzito si fosse messo a fare ghirigori con le zampette macchiate d’inchiostro su una pergamena. Dopo aver più volte avvicinato e allontanato l’etichetta dagli occhi, pensò di aver letto “Difesa per i deboli”, oppure “Dolce difesa”, non ne era sicura. Tirò fuori la medicina dalla tasca del grembiule e confrontò le due bottigliette. Non erano così uguali come aveva pensato in un primo momento, in effetti…
“Belle!”
Spaventata, rimise la pozione al suo posto e si mise lo sciroppo in tasca. Prese lo straccio dal tavolo e si affrettò a scendere le scale. Rumpelstiltskin era seduto sulla sua poltrona preferita, le gambe stese sul tavolo ( lo faceva apposta per farla arrabbiare, naturalmente) e le dita delle mani unite, come faceva sempre quando rifletteva.
“Sono qui. Non è già l’ora del the, mi pare.”
“No, Belle. Volevo solo dirti…”
Lei si sedette sul tavolo, ignorando lo sguardo di disapprovazione di Rumpel. Se lui poteva mettere i piedi sulla tavola, lei ci si poteva sedere sopra.
“Si?”
“Sono stato richiamato per un patto. Partirò tra un’oretta.”
“Bene.”
“Volevo assicurarmi che tu ti ricordassi di prendere la medicina per il tuo raffreddore.”
Come se l’avesse chiamato, Belle starnutì due volte. Lui sorrideva, gli occhi avevano quella luce vagamente folle di quando si sentiva in vena di scherzi.
“Hai visto il tuo nasino, Belle?”
“Come potrei, se vuoi che tutti gli specchi siano coperti?”
“Non perché mi piaccia particolarmente, ma mi piacerebbe ancor meno essere spiato da Sua Maestà.”
Uno dei pochi difetti di Rumpelstiltskin era senza dubbio la paranoia, ma Belle trovava questa sua peculiarità molto tenera.
“Sembra che tu sia un’ubriacona. Con quegli occhi umidi, poi…”
Lei sobbalzò, punta sul vivo.
“Non è affatto vero!”
Si coprì il naso, poi lo vide sogghignare e gli tirò addosso lo straccio.
“Prenderò tutto fra un paio d’ore. Prima, c’era qualcosa che volevo chiederti.”
“Dimmi, dearie.”
“Nel tuo laboratorio ci sono moltissime pozioni, ma c’è un posto vuoto…”
“Ah.”
Rumpelstiltskin si alzò e si sedette sul tavolo vicino a lei.
“Quello è un posticino riservato per imbottigliare la magia più forte di tutte.”
Lei si distrasse per un attimo nel vedere i riflessi del sole tra i capelli mossi di lui, poi si riscosse.
“Cioè?”
“Il Vero Amore, dearie.”
Lei restò a bocca aperta, poi si affrettò a richiuderla. Rumpelstiltskin proseguì, lo sguardo perso lontano.
“Colui che può imbottigliare l’Amore, dearie, può fare qualunque cosa.
Belle rimase colpita dalla sua risposta, ma dentro di sé si sentì un po’ offesa nel suo idealismo romantico.
“L’amore non si può mettere dentro una boccetta come dell’acqua!”
Rumpelstiltskin sospirò.
“Ma certo che si può, dearie. Devo solo capire come fare.”
Lei scese giù, rassettandosi la gonna.
“Vado a finire le faccende, poi mi ritirerò in biblioteca. Pensi di tornare per il the?”
“Ne dubito, dearie.”
“Per cena, allora?”
“Nemmeno. Non aspettarmi alzata, dearie.”
Lei si guardò le scarpette per qualche istante, poi si disse che doveva essere coraggiosa e, alzandosi sulle punte dei piedi, gli diede un bacio frettoloso sulla guancia.
“Buon viaggio. Fai attenzione, o dovrò venirti a salvare.”
“Non me lo sognerei mai, dearie.”
Belle si allontanò, le gote arrossate, ignara del gesto di lui di portarsi la mano dove le l’aveva baciato, dei suoi occhi sorpresi. Rammendò alcune coperte, cucì un po’ a maglia, pulì i vetri della cucina e si fece del the, che si portò in biblioteca assieme al libro che stava leggendo. Bevve una tazza, poi tirò fuori la medicina dalla tasca e l’aprì. L’annusò sospettosa, ma aveva un buon profumo, come di latte o crema. La mandò giù in un sorso, contenta che avesse anche un buon sapore, molto dolce. Provò a respirare una, due volte, sollevata di avere finalmente il naso libero. Quando però le sue mani persero sensibilità e lasciarono cadere la bottiglietta e il pelo iniziò a crescere, non si sentì più tanto sollevata.

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Capitolo 2
*** Di sorpresa e tenerezza ***


Rumpelstiltskin
 
“Be-elle!”
Nessuna risposta. Eppure, quella principessina non poteva essere già andata a dormire, non era nemmeno ora di cena. Forse stava ancora male… ma era così sicuro della cura che le aveva dato, che non prese nemmeno in considerazione l’ipotesi. Probabilmente si era persa in una delle sue storie, e allora lì non c’era altro da fare che prenderle il libro dalle mani. S’immaginò la scena, mentre saliva la scala a chiocciola. L’avrebbe vista vicina al fuoco, visto il freddo invernale che stava iniziando a farsi sentire; le ginocchia al petto come una bambina, i capelli castani ordinatamente raccolti ma con qualche boccolo che le ricadeva sugli occhi, gli occhi ancora più blu del solito mentre erano persi nella lettura, le labbra dischiuse per l’interesse… Aprì la porta della biblioteca.
“Oh Beelle!”
Continuò a chiamarla come se stesse canticchiando. Si bloccò sulla soglia, gli occhi sbarrati. Lì c’era il vassoio da the di Belle, lì c’era il libro di Belle, lì c’erano i vestiti i Belle, ma Belle non c’era. Si spaventò. Che la Regina avesse osato…? Notò dei pezzi di vetro per terra. Era ferita? Qualcosa di piccolo e morbido gli urtò una gamba. Lui guardò in basso e indietreggiò. Vicino ai suoi stivali c’era una piccola palla di pelo, che lo guardava con supplicanti occhi blu.
“Meow”
Rumpelstiltskin si chinò e prese cautamente la bestiola per la pelliccia, sollevandola sino all’altezza del suo viso. Si avvicinò al musetto e socchiuse gli occhi per esaminare quelli chiari dell’animale.
“Belle?”
Il micio – o meglio, la micia -  fece un miagolio acuto e tentò di arrivare al volto di lui con le zampette soffici.
“Ma che diamine hai fatto?”
Il miagolio della creaturina era decisamente seccato, questa volta. Rumpelstiltskin la mise a terra e prese un pezzo di vetro.
“Oh Belle, sembra proprio che qui qualcuno abbia fatto un po’ di confusione, vero dearie?”
La fissò severo con le mani sui fianchi. Belle sostenne il suo sguardo senza vergogna, poi si ingobbì e rizzò la coda.
“Ah, sarebbe colpa mia?”
La gatta soffiò.
“Piano con gli insulti, dearie. Si dà il caso che tutte le tue possibilità di tornare normale dipendano esclusivamente da me.”
L’afferrò e se l’appoggiò sulla spalla.
“In effetti, potrei tenerti anche così.”
“Meow!”
Rumpelstiltskin le passò un dito tra gli occhi.
“Ssh dearie, scherzavo. Forse.”
La portò fino al laboratorio, l’appoggiò sul tavolo e cercò tra le sue pozioni.
“No, non c’è. Dovrò fare un altro contro incantesimo, dearie, ma occorre la luce del giorno. Dovrai aspettare fino a domani, dearie, spiacente.”
Di tutte le menzogne che Rumpelstiltskin poteva aver detto, quella era senza dubbio la più grande, ma voleva divertirsi un po’ anche lui. Si accucciò e le accarezzò la schiena.
“Andiamo a prendere del latte?”
Belle iniziò a fare dolcemente le fusa, e lui se la rimise sulla spalla. Stava davvero prendendo in considerazione l’idea di tenerla felina.
“Sai, dearie, ho sempre desiderato un gatto. Chissà perché non ci ho mai pensato prima.”
Belle gli piantò le unghie sulla pelle, ma lui la ignorò. In cucina, le versò una ciotola di latte e rimase a guardare mentre quel buffo batuffolo color miele si sfamava. Fece una piccola risatina. Persino da gatta Belle era sempre una personcina delicata ed elegante. La lasciò e andò in biblioteca, vicino al fuoco. Il suo umore era cambiato, adesso. La scena di poco prima gli aveva fatto venire in mente un episodio che aveva seppellito nella sua memoria, stando bene attento a non farlo mai riemergere. Ci era riuscito, fino a quel momento. Il suo Bae, di non più di cinque o sei anni, che gli porgeva un minuscolo gattino, supplicandolo di tenerlo. Lui aveva acconsentito, dicendo a se stesso che un gatto era utile per catturare topi e insetti, ma in realtà sapeva che non avrebbe mai saputo dire di no a Bae, anche se gli avesse chiesto di tenere un animale completamente inutile. Fu riportato alla realtà da qualcosa che gli tirava i lacci delle scarpe.
“Belle, dearie, non si fa.”
Non potè fare a meno di ghignare quando vide la gatta penzolare nel vuoto, aggrappata con le unghie al laccio. Sospirò e la prese, mettendola sul bracciolo della poltrona.
“Ecco qua. Ti piace?”
Belle iniziò a graffiare la stoffa, ed emise quello che poteva benissimo essere uno sbuffo.
“È un no?”
La bestiola saltò senza preavviso sul suo grembo e gli diede un delicato colpetto con la testa sulla mano, facendo fusa rumorose. Rumpelstiltskin la grattò dolcemente sotto il mento e Belle si sistemò comoda sulle sue gambe, acciambellandosi. Di tanto in tanto apriva un occhio, lo spiava e riprendeva con le fusa. Era una piacevole sensazione. Se non avesse saputo quanto gli sarebbero mancate la sua risata, i suoi sorrisi, i suoi capelli soffici e la sua voce musicale, l’avrebbe tenuta come animaletto domestico. Dopo un’oretta, sentì il bisogno di sgranchirsi le gambe. Guardò la palla di pelo e si accorse che dormiva, con una zampetta sul musetto. Si ripromise di aspettare al massimo un quarto d’ora, poi l’avrebbe svegliata e sarebbe andato a dormire. Dopo venti minuti, Belle aveva cambiato posizione, interamente distesa e allungata, con la testa sulle sue ginocchia. Rumpelstiltskin sbadigliò e si mosse di qualche millimetro per dormire meglio. La poltrona gli sembrava al momento molto più comoda del suo letto.
 
 
 
Angolo dell’autrice: Wow! Non mi aspettavo tanto successo, ero in un momento di follia peggiore del solito e ho creato quella che mi sembrava una demenzialità, ma sono davvero contenta sia piaciuta!! Ringrazio con tutto il cuore LondonEye, Samirina (bell’avatar :-D), Sylphs, jarmione, LauraSwanA per aver recensito, Samirina per aver messo la storia tra le preferite, Sylphs, LondonEye e LifeCristal per averla messa tra le seguite. Buona domenica!  

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Capitolo 3
*** Di malizia e magia ***


Rumpelstiltskin
 
Rumpelstiltskin aprì gli occhi alla luce del sole. Che strano, doveva essere stanco come non lo era da secoli per addormentarsi in poltrona.
“Aaaah!”
Una palla di pelo era seduta sul suo petto, guardandolo con aspettativa con due grandi occhi blu. Aspetta un attimo.
“Scusa Belle, dearie, mi ero dimenticato della nostra gatta da pelare.”
Lei gli soffiò contro.
“Scusa, scusa, scherzavo.”
Perché lo guardava così?
“Ti dispiacerebbe scendere, dearie? Mi sento peggio di una mummia costretta a restare in un sarcofago per cinquemila anni.”
Belle saltò giù sul pavimento e lui si alzò cautamente. Scricchiolava come un vecchio armadio, ma almeno poteva muoversi.
“Andiamo a prendere del latte?”
No, a giudicare dallo sguardo minaccioso ( ed era inquietante vedere quel lampo omicida su un batuffolo grande poco più della sua mano) non era quello che voleva. Alzò l’indice di colpo.
“Ma certo, dearie! Aspetta qui, vado a prendere quello che vuoi.”
Belle tornò sulla poltrona e si acciambellò dov’era seduto lui poco prima.
“Eccomi, dearie.”
Rumpelstiltskin reggeva sorridendo un piccolo gomitolo.
“MEEOOW!”
Lui lasciò cadere il gomitolo.
“Ma allora cosa vuoi?”
La gattina gli corse tra le gambe, come un fulmine, e si diresse sopra le scale. Rumpelstiltskin la seguì, per paura che potesse farsi male o combinare qualche guaio. Arrivati davanti alla porta del laboratorio, Belle iniziò a grattare sulla porta. Improvvisamente, lui ricordò. Perché non aveva detto di aver bisogno di qualcosa di meno frequente della luce del giorno? Come un quarto di luna rossa in un cielo con esattamente tre miliardi di stelle? Comunque, ciò che è detto è detto e lui aprì la porta.
“Subito, dearie.”
La pozione era semplice da preparare, ma mancavano degli ingredienti.
“Belle, dearie, sii gentile e prendimi un qualcosa di tuo.”
Lei scomparve per ritornare poco dopo con un nastro in bocca. Lui glielo prese delicatamente e ne approfittò per accarezzarle il pelo morbido. Da umana quel gesto sarebbe sembrato piuttosto equivoco. Mise il nastro nell’intruglio e mescolò. Belle saltò senza preavviso sul bordo del calderone e ne fece il giro. Spaventato, Rumpelstiltskin la prese e la rimise a terra.
“Vuoi caderci dentro, dearie? fai la brava gattina e aspettami nel salone.”
Dove gli oggetti preziosi erano al sicuro dentro una teca. La coda di lei vibrò e Belle se ne andò a musetto alto, offesa. Povera dearie, bisognava capirla. Dopo un quarto d’ora, raccolse il liquido in una boccetta. Mentre scendeva le scale, rifletteva sul fatto che poteva darla mentre era ancora in forma di gatto a quel mugnaio che desiderava per il figlio minore (e unico vero figlio, come Rumpelstiltskin ben sapeva, mentre il vecchio proprio no) un avvenire migliore di quello che lo aspettava: infatti non avrebbe potuto dargli niente in eredità, quindi aveva richiesto un qualcosa di magico. Belle avrebbe potuto guidarlo saggiamente e portarlo alla fortuna, senza dubbio. Ma lui sentiva anche troppo la mancanza del suo sorriso e delle sue fossette e preferiva sentire la sua voce invece dei suoi miagolii.
“Ho finito, dearie.”
Sentendo una sorta di deja-vu, la cercò con lo sguardo.
“Meow?”
Raggelato, si diresse verso il filatoio. Come aveva potuto essere così stupido da dire ad un gatto di andare nella stessa stanza dove c’era quello che per lui era un gomitolo gigante? Come aveva temuto, Belle era nella cesta dove teneva la lana e la paglia da filare, in mezzo ad un groviglio in cui sembrava essersi impigliata una zampa. Lui sospirò.
“Dai qua, dearie, faccio io.”
Con pazienza, le liberò le unghiette impigliate e Belle gli leccò una mano. Forse, sarebbe stata bene con quel mugnaio e suo figlio… scosse la testa. No, quella pagliacciata doveva finire. Le versò in una ciotola la pozione e osservò divertito la sua trasformazione mentre beveva. Alla fine, lei si ritrovò a quattro zampe, il vestito con numerosi strappi, i capelli sciolti e in disordine e la voce roca.
“La luce del sole serviva? Davvero, Rumpelstiltskin?”
Lui l’aiutò ad alzarsi.
“Sei fortunata che non ti ho detto che era necessario un quarto di luna rossa in un cielo con esattamente tre miliardi di stelle, dearie.”
 
 
Angolo dell’autrice:  Finita! Una demenzialità non può essere lunga, sennò stanca. Ringrazio Sylphs, Samirina, LondonEye e jarmione per aver recensito, sono davvero contenta di quello che ho letto, e Akira_Chan per aver messo la storia tra le seguite e tutti quelli che la leggono anche senza recensire. Buona giornata a tutti!

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