B.A.P. & Marta's Story

di MartaAka97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** B.A.P. Let's Go! ***
Capitolo 2: *** Crash ***
Capitolo 3: *** You don't know me ***
Capitolo 4: *** It's all Lies ***
Capitolo 5: *** We're Just Dancing in the Rain ***
Capitolo 6: *** Sai come mi sento? ***
Capitolo 7: *** Warrior ***
Capitolo 8: *** Going Crazy ***
Capitolo 9: *** Non si può tornare indietro, non puoi ***
Capitolo 10: *** Versando le mie lacrime una sola volta, ti cancellerò ***
Capitolo 11: *** What the hell? ***
Capitolo 12: *** Senza che nessuno lo sappia, .. ... ***
Capitolo 13: *** Yes Sir! ***
Capitolo 14: *** Stop It! ***
Capitolo 15: *** Amore segreto ***
Capitolo 16: *** Quindi perfavore, non ti arrabbiare con me! ***
Capitolo 17: *** Unbreakable ***
Capitolo 18: *** Punch! ***
Capitolo 19: *** One shot ***
Capitolo 20: *** Coma ***
Capitolo 21: *** Burn it Up ! ***
Capitolo 22: *** Secret Love ***



Capitolo 1
*** B.A.P. Let's Go! ***


1. B.A.P. Let's Go! Credevo che quella sarebbe stata la giornata più brutta della mia vita. Appena alzata , avevo litigato con mia madre per l'ennsima volta e uscendo, prima di sbatterle la porta in faccia, le avevo urlato che non sarei più tornata in quella cosa. E così feci. E fu la decisione più giusta che presi in sedici anni di vita.

Andai a scuola. Le ore passarono lente, sembravano interminabili: l'unico momento felice fu la ricreazione, che però finì quasi subito.
Io faccio un liceo artistico, ma non credete che sia così spassoso come tutti credono. Ci si annoia anche lì.
Finalmente suonò la campanella di fine lezioni e uscimmo. Avvertii i miei amici che avrei preso la corriera che passava più tardi perchè dovevo fare una commissione per mia madre. Così, mi incamminai verso la Yogurteria, dove avrei pranzato e spensi il cellulare. Non volevo che qualcuno mi chiamasse, soprattutto "quella donna". Per una volta doveva capire che non scherzo quando dico le cose.
Presi una crepe salata al prosciutto cotto e fontina, la mia preferita.  
Mangiai con estrema calma e assaporai ogni boccone. Pagai il tutto e mi diressi verso la fermata dell'autobus, sorseggiando Coca-Cola e ascoltando pop coreano.
Passai davanti al negozio di parrucchieri cinesi di Via Roma. Guardai dentro e vidi Lee: era bellissimo. I capelli perfettamente in ordine, di un nero intenso, sparati in su con il gel; un maglioncino nero attillato, che faceva vedere il fisico asciutto, ma muscoloso; un paio di jeans grigio metallico e intonate al maglioncino, un paio di Nike nere.
Inconsciamente rallentai il passo e iniziai a fissarlo. Qualche secondo dopo si girò e io tornai alla realtà: tutti i ragazzi cinesi presente in quel negozio erano girati verso di me e stavano ridendo, seguiti da Lee.
Mi girai di colpo e aumentai il passo. Mi strinsi nelle spalle in modo che la sciarpa mi coprisse le guancie pomodoro, ormai dello stesso colore dei miei capelli.

Pochi minuti dopo arrivai alla fermata e mi sedetti su una panchina all'ombra. Tirava un venticello poco piacevole e troppo freddo per i miei gusti: d'altra parte eravamo a inizio Novembre e l'inverno non avrebbe aspettato Dicembre per iniziare.
La mia corriera passava alle tredici e venti. Avrei dovuto aspettare una mezz'ora buona, ma non avevo altra scelta.
Alzai il volume delle cuffie e dopo essermi risistemata la sciarpa, mi infilai le mani in tasca e iniziai ad aspettare.

Guardai il contenuto della mia borsa e notai che non avevo tolto la mia macchina fotografica: era un segno del destino. Pensando a dove sarei potuta andare arrivata a Sarzana, avevo pensato proprio al parchetto che rimaneva fuori periferia e che era molto distante dalla mia abitazione. Mia madre non mi sarebbe mai venuta a cercare lì. Era perfetto: c'erano alberi, fiori, panchine... Mi sarei esercitata nella fotografia.

Proprio mentre pensavo a cosa avrei potuto fare al mio nuovo "parco segreto", qualcuno mi battè una mano sulla spalla. Mi girai di scatto. Rimasi senza fiato e incapace di muovermi: Lee era davanti a me e mi stava sorridendo.
Tornai color pomodoro e lui rise. Mi tolsi una cuffia e gli feci posto a sedere. Guardavo in basso, non riuscivo a sostenere il suo sguardo.
-Senti, prima io e i miei amici non stavamo ridendo per cattiveria, è solo che avevi un'espressione davvero buffa sul viso - si scusò, spiegandosi.
-Si ... Tranquillo ... Anche se era per cattiveria, non m'importava molto - dissi timida
-Davvero?- chiese incredulo lui
-Ho i capelli di colore metà rosso lampadina e metà castano scuro. Credi che m'importi cosa pensa di me la gente?- feci notare.
Lui divenne serio, e poi sofggiò un bellissimo sorriso accompagnato da una risata compiaciuta.
-Ahahah! In effetti hai ragione, hai proprio un bel colore di capelli. Ringraziamo il tuo parucchiere, allora. Ma passando a cose serie- fece una pausa -Come ti chiami?-
Mi girai di scatto verso di lui, ancora più rossa in viso e balbettando risposi:
-M-Marta ... -
-Gran bel nome!- mi disse. Poi rimase in silenzio, quasi aspettando che io dicessi qualcosa. Lo guardai e dissi:
-Che c'è?-
-Non mi cheidi come mi chiamo?-
-Oh ... lo so già ... - ammisi timidamente.
-Davvero?- chiese contento. Gli feci cenno di si.
Continuò a parlarmi e a farmi altre domande su i miei interessi e hobby. Quella mezz'ora che poco prima sembrava eterna, era passata velocissima e quasi perdetti la corriera, perchè mi accorsi che era la mia quando stava per ripartire.
Lo salutai con un sorriso e un gesto della mano. Lui mi sorrise e un'altra freccia arrivò al mio cuore. Ne ero già innamorata e neanche lo conoscevo davvero.

Il viaggio in corriera lo passai a rivivere quei brevi momenti insieme a lui e le sue bellissime espressioni del suo bellissimo viso e del tono tenebroso della sua voce. Nelle cuffie, avevo messo "Secret Love" dei "B.A.P." e l'avevo ascoltata fino alla mia fermata.

Arrivai al mio parchetto segreto quasi un'ora dopo. In realtà non era proprio un parco. Era un viale alberato che rimaneva fuori dal centro, che alla fine si apriva in un piccolo spiazzo, poco simile ad un parco. Però era un posto suggestivo: l'ombra filtrata dagli alberi che ricadeva sulla strada ricordava il maculato dei ghepardi.Le panchine ormai antiquate, facevano sembrare il tutto una specie di sala d'attesa di un tempio antico. Anche se le panchine non c'entrano molto con i templi antichi. Anche lì c'era vento, ma era meno freddo e meno violento. Slacciai il primo bottone del mio cappotto grigio e mi risistemai la sciarpa rossa. Presi dalla borsa di pelle marrone la macchinetta fotografica e m'incamminai in quel posto magico.

Il viale è molto lungo e quindi feci molte foto. Agli alberi, alle panchine, mi sdraiai perfino in terra a fotografare quei pochi fiori superstiti, resistiti al freddo.
Ormai ero vicino al piccolo spiazzo, dove lì avrei fatto un sacco di foto. Ma la mia grande aspettativa si frantumò quando sentii parlare in lontanza. Era un gruppo di ragazzi, sicuramente più grandi di me. Mi girai ma non vidi nessuno. "Saranno passati in auto e stavano urlando" pensai. Così ripresi fiducia e arrivai allo spiazzo.

Continuavo a sentire quelle voci, ma non m'importava visto che non erano dove io avrei dovuto "lavorare".
Mi misi al centro e proprio quando stavo per scattare una foto le voci cessarono. Portai la macchinetta appena sotto il petto e mi girai di scatto per vedere dove fossero, ma niente. Fantasmi? No.
Feci spallette e ripresi la posizione per scattare la foto. Era venuta molto bene e avevo avuta anche fortuna: nel pezzetto azzurro del cielo che si intravedeva dagli alberi, era rimasta immortalata una libellula, stranamente fuori stagione. La mia prof di fotografia sarebbe stata contenta di quell'immagine. Sorrisi come una stupida e girai la testa prima a sinistra e poi a destra: stavo per rigirarmi a sinistra, quando vidi che a pochi passi da me, seduti su una delle panchine antiche, c'era un gruppo di ragazzi stranieri, che mi stava fissando.
Rimasi ferma immobile con la bocca semichiusa e le guancie mi tornarono rosso pomodoro per l'imbarazzo. Si alzò una forte folata di vento che mi fece sbattere la sciarpa in faccia.
Il gruppetto di si mise a ridere e io divenni ancora più rossa. Stavo per andarmene quando quello che sembrava il più grande, mi fermò per un braccio e mi chiese:
-Sei del posto?-
Aveva uno strano accento e il viso mi era fin troppo familiare. Mi tolsi una cuffia e quando stavo per rispondere, sgranai gli occhi e rimasi in silenzio.
Avevo capito chi era.
-Ehi, ci sei?- mi richiese il ragazzo.
-T-tu ... Sei Bang Yong Guk, vero?- dissi tutto d'un fiato.
Lui sgranò gli occhi a sua volta e poi sorrise. Era lo stesso sorriso che avevo visto migliaia di volte nelle foto, ma questo era vero: in confronto quello delle fotografie sembrava falso, quasi fatto a posta per non sembrare scortese. Invece quello era reale, vero, sentito. Era felice che una ragazza italiana fosse sua fan. O almeno, questo è quello che ho pensato in quel momento.

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Capitolo 2
*** Crash ***


2, Dancing in the rain Era una ragazza davvero bassa. Sarà stata sul metro e sessanta, se non di meno. Aveva un visino tondo. Il fisico non era granchè, aveva i fianchi abbastanza larghi, ma anche questi contribuivano a renderla unica. Avevo un lungo cappotto grigio, sotto una lunga sciarpa rossa che faceva intravedere le tre coppie di grossi bottoni grigio scuro; portava delle calze a rete con ricamo zembrato blu e un paio di scarponcini neri.
Gli occhi erano bellissimi: un castano intenso che però, in qualche modo, tendeva al verde smeraldo, fatto risaltare ancora di più dal trucco scuro. Aveva la stessa acconciatura che io avevo nel video di "I Remember". Le stavano davvero bene quei capelli.
-Già, sono proprio io- le risposi.
Sembrò illuminarsi. Mi fece un bellissimo sorriso e dopo avermi fatto un inchino mi disse che era una mia grande fan. Avrei voluto dirle che si vedeva, ma non ero sicuro al cento per cento che i capelli li avesse copiati dai miei. Lo venni a sapere solo in seguito.
-Sono contento che tu lo sia. Come ti chiami?- le chiesi senza toglierle gli occhi di dosso.
-Marta! Oddio non posso ancora credere che tu sia qui! E poi? Ci sono anche tutti gli altri! Oddio se è un sogno non svegliatemi, per favore!- strillò tutta euforica.
-Allora, sei del posto o no?- dissi riprendendo il discorso.
-Si, certo. Abito proprio in centro, a dieci minuti da qui- rispose.
-Che fortuna! Lei saprà sicuramente quali sono i posti meno affollati e quelli che lo sono di più- interevenne Jae.
Marta si girò subito verso di lui e gli occhi le si illuminarono: provai una strana sensazione, ma allora non capii cosa fosse.
-Oh mio dio- disse piano.
Jae la guardò stranito. Poi le sorrise.
-E' un piacere conoscerti- ammise lei.
-Lo è anche per me- rispose cortese il nostro cervellone.
-Ahahah! Si certo, come no. Comunque, se posso chiedere, che ci fate in Italia? E poi perchè proprio in questa piccola città?- chiese curiosa.
-Beeeh.... in realtà non potremmo dirlo, ma - -Siamo venuti a girare il video di Secret Love che diventerà la prima canzone del nostro nuovo mini album!- lo interruppe Zelo, che nel frattempo si era messo tra me e la ragazza.
-Zelo! Doveva essere una sorpresa per tutte le fan!- lo rimproverò Jae. Lui fece spallette.
La guardò per qualche secondo, poi sorrise e disse:
-Marta, dico bene?-
-Benissimo- rispose lei con un'espressione imbambolata.Si strinsero la mano e in quel preciso istante, capii che se avessimo continuato a frequentarci con quella ragazza, lei e Zelo avrebbero instaurato un rapporto abbastanza intimo, che sarebbe sicuramente andato oltre l'amicizia. Invidiavo quel lato sfacciato del nostro maknae. Riusciva a fare subito amicizia con tutti e senza problemi. Io invece, non sono neanche capace di parlare con un adulto. Sinceramente, non so ancora come quel giorno, io sia riuscito a parlare con lei, senza tanti problemi.
Daehyun, Jongup e Himchan, finalmente si avvicinarono e si presentarono anche loro a Marta. Purtroppo noi non eravamo in viaggio di piacere, certo ci lasciavano molta libertà, ma eravamo lì soprattutto per lavoro, così Jae ci riportò "alla realtà" :
-Senti Marta, conosci qualche parco poco frequentato oltre a questo? Perchè abbiamo cercato un po' ovunque e non abbiamo trovato nulla- spiegò.
-Mmm... Beh, oltre a questo c'è il parchetto dietro la chiesa, che verso l'ora di pranzo è deserto. Oppure c'è quello dietro ai negozi cinesi, però arrivarci a piedi è lunga. Ci si mette quasi un'ora... - disse lei. Vedevo che continuava a fissarmi e ogni volta che incontrava il mio sguardo, lo spostava su un altro membro del gruppo oppure guardava a terra. Non so perchè lo facesse, ma la rendeva davvero tenera.
-Beh... noi non abbiamo nulla da fare. Tu devi fare qualcosa?- chiesi.
-No. Vi ci potrei portare se proprio volete- rispose con un sorrisetto.
-Bene, allora è deciso- concluse Daehyun.

Ci mettemmo davvero un'ora ad arrivare al parchetto dietro i cinesi, se non di più. Però passò in fretta, tra domande e rivelazioni. Avevamo scoperto che frequentava un liceo artistico nelle città vicina di ... Cavvara? Carrava? Una cosa del genere. Aveva sedici anni, uno in meno di Zelo. Ed era davvero simpatica ed estroversa. Per quanto femminile potesse sembrare, di femminile aveva ben poco: rideva a crepapelle senza preoccuparsi di urlare o schiamazzare, faceva un sacco di versi e di espressioni davvero divertenti e in quel modo passammo il tempo.

Arrivammo al parco: era davvero bellissimo. Era situato su un terriccio di un marroncino davvero bello, che mi colpì subito. Anche se non ho mai capito perchè mi colpì proprio il colore del terreno. Era pianeggiante non aveva rilievi o piccole collinette era tutto sullo stesso piano. C'era un scivolo blu e giallo, con il tetto rosso e altri molti giochi. Mi sembrava davvero perfetto per girare il video di Secret Love. I due attori potevano incontrarsi in quel parchetto, senza dare nell'occhio e vivere la loro storia d'amore segreta.
La guardai e stavo per ringraziarla, quando vidi che stava guardando in un punto fisso. Zelo era vicino a lei, ma si era spostato e adesso stava parlando con il resto del gruppo.
Vidi un ragazzo orientale, quasi sicuramente cinese che si stava avvicinando a lei. Divenne rossa, ancora più rossa di quando si era resa conto di non essere da sola nel viale alberato. Lui le sorrise e lei fece lo stesso. Le diede un bacio sulla guancia, cosa che mi sembrò strana, visto che non era di nazionalità italiana, e nella nostra cultura non è proprio normale mostrare segni di affetto in pubblico. Ma non doveva importarmene. Però m'importava. Quel gesto mi aveva dato fastidio.
Parlarono per qualche minuto, poi lui tornò da dove era venuto e lei lo guardò allontanarsi. Le scappò un sorriso e da lì capii: quel ragazzo le piaceva, e anche tanto.

Tornò da noi e ci suggerì molte idee che avremmo potuto sviluppare nel video. Il pomeriggio passò così e per l'ora di cena la accompagnammo a casa di sua nonna, perchè, a quanto ci disse, sua madre era via per lavoro.
Promettemmo di vederci l'indomani al solito posto, e così fu.

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Capitolo 3
*** You don't know me ***


3. Tu non mi conosci I tre giorni che seguirono dal primo incontro, ci vedemmo al solito posto. Iniziavamo a fare conoscenza e a capire che quella ragazza, anche se non era uno schianto e non aveva un fisico da top model, era davvero una bellissima persona. Simpatica, solare, dolce e amichevole. E forse è proprio questo che colpì tutti noi. Proprio così. Partendo da YongGuk e finendo da Daehyun, che è sempre molto riservato e queste cose non le da molto a vedere.

Ci aiutò ancora molto con le idee per il video e una settimana dopo iniziammo a registrare. Fortuna volle, che lei frequentasse un liceo artistico e così, ci aiutò anche con il design del video e del vestiario. Ogni pomeriggio, mentre noi registravamo lei faceva i suoi compiti e quando tutti eravamo pronti ce ne andavamo al bar a prendere una dolcissima cioccolata calda.
Ci portava sempre lei in quel baretto, un po' povero, ma veramente accogliente. Mi sento smielato dicendo tutti questi aggettivi, quindi vi parlerò dell'episodio in cui Bang sembrò una madre gelosa del proprio figlio. In questo caso, figlia. Diciamo così.


Avevamo finito di girare e questa volta Marta non era venuta perchè "aveva un impegno". C'è da dire, che negli ultimi giorni trascorsi insieme, lei e Zelo avevano legato un sacco, tanto che Bang aveva chiesto ai due se pensavano di mettersi insieme. Fu una domanda insolita, soprattutto il tono con cui la formulò. Ma i due si limitarono a dire che potevano diventare qualsiasi cosa, tranne che fidanzatini. Si trovavano bene e si capivano al volo. Ma per come la vedevamo tutti, una relazione non ci calzava proprio. L'unico che la vedeva era il nostro Leader, e in quel periodo nessuno capiva ancora il perchè.

Durante la sessione di registrazione Guk era davvero distratto. Il regista gli fece fare non so quante pause, ma non servirono a molto perchè non cambiò nè l'atteggiamento, nè la parte che doveva recitare. Così per quel giorno, lui finì le prove prima di tutti.
Quando fu il momento di Zelo e Himchan, io andai a sedermi vicino a lui.
-Allora, si può sapere che ti prende?- gli chiesi.
-Perchè oggi non è venuta? Non ci ha neanche detto il motivo. Ha solo detto di avere un impegno- disse, senza prestare attenzione alla mia domanda.
-Andiamo Bang, non sei sua madre. Anche se ormai è diventata nostra amica, avrà sicuramente i suoi impegni e i suoi spazi. Per quanto ne sappiamo potrebbe avere un ragazzo- risposi.
-Co... ?! Jae che stai dicendo!?- urlò furibondo.
Sgranai gli occhi e lo guardai stranito.
-Sul serio: ti senti bene?-
-No che non mi sento bene! Mi metti in testa strane idee!- rispose lui.
-Perchè ti turba tanto? Potrebbe essere così- dissi.
Lui stava per rispondere, ma si fermò. Stette in silenzio e poi si alzò e senza guardarmi disse:
-Non deve interessarti. Tu fa in modo che non si metta con Zelo- e poi si avviò alla macchina.

Mezz'ora dopo lo raggiungemmo. Salimmo e ci dirigemmo al parcheggio più vicino al baretto. Ormai sapevamo la strada. Dopo quella specie di litigata con il mio "capo", decisi che gli sarei stato il più lontano possibile quel giorno, perchè avrei potuto dirgli cose che in realtà non pensavo.
Ma la situazione si complicò: eravamo davanti al semaforo che ci "divideva" dalla via del nostro luogo d'incontro. Era rosso e così dovemmo aspettare sotto quel cielo nero come la pece e il vento gelido che tirava. Mi strinsi nelle spalle e chiusi gli occhi. Qualche secondo dopo sentii Zelo che ridacchiava e parlava stupito di qualcosa. Alzai lo sguardo verso i miei compagni e vidi Dae, Himchan e Jongup con dei sorrisi ebeti sulla faccia, mentre si davano colpetti a vicenda. Guardai nella loro stessa direzione e un colpo di felicità inaspettata mi colpì al cuore. Non so dirvi perchè in quel momento fui così felice per lei, perchè non l'ho ancora capito nemmeno io. Marta era di fronte all'entrata del baretto e si stava baciando con un ragazzo orientale. Sicuramente cinese.
Aveva i capelli neri e sparati in su con il gel. Il fisico era asciutto, ma muscoloso, ricordava quello di Bang. Era molto più alto di lei e la teneva per i fianchi.
Ma nel mio cuore, quell'attimo di felicità altruista, svanì e una sensazione di angoscia m'invase: guardai il nostro Leader. Lui non stava sorridendo. Aveva un'espressione indecifrabile. Odio misto delusione e gelosia. Non riesco a rendervi bene l'idea.
Si girò e tornò alla macchina. Zelo, Himchan e Jongup lo guardarono incuriositi, ma non si mossero. Si girarono verso di me, in attesa di una spiegazione. Scossi la testa e tornammo a guardare le spalle di Bang.
Una lampadina mi si accese nel cervello. Possibile che ... ? Già era così. Ma non voglio rovinarvi la sorpresa proprio adesso.

Corsi e lo raggiunsi.
-Maledizione Bang! Ma che ti prende oggi?! Sei veramente strano!- gli urlai, tra un respiro e l'altro.
-Che t'importa? Vai a prendere la tua bella cioccolata insieme a LEI e agli altri. Io oggi non vengo. Metterei un brutto clima- rispose scorbutico.
-Cos'è che ti turba! Perchè non vuoi dirmelo?- chiesi
-Non sono affari tuoi, ok? E adesso vattene. Tornerò a prendervi verso le sette come al solito, fatevi trovare pronti. Non voglio aspettarvi-
Dopodichè salì in macchina e senza che io potessi ribattere o fare qualche altra domanda, mise in moto e scomparve nel traffico pomeridiano.
Guardai l'auto allontanarsi, con un'espressione stupida sul viso.
Non riusicvo a capirlo allora. Era ancora un libro chiuso per me, anche se erano passati ormai molti mesi dalla nascita del nostro gruppo. Quando si entrava in argomento "ragazze" o "relazioni" si metteva sempre sulla difensiva, e non permetteva a nessuno di cercare di capire cosa gli frullasse per la testa.
Tornai in me e raggiunsi il resto del gruppo.

Il ragazzo moro era scomparso, ma lei era lì ad aspettarci, con un dolcissimo sorriso sul viso.

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Capitolo 4
*** It's all Lies ***


4. It's all Lies La raggiungemmo, ma fra di noi c'era tanta curiosità. Non avevamo capito il perchè del comportamento di Bang. Non lo capii nemmeno io che ci ero molto legato. Zelo sembrò l'unico a cui non importava. Ma in realtà era il suo modo di fare. Ci scometto una mano che era il più preoccupato di tutti, ma sapeva che la ragazza si sarebbe preoccupata a sua volta e non voleva rovinarle il bel momento che le era appena successo.

Arrivammo e Zelo l'abbracciò forte.
-Ehi! Allora? Che hai fatto oggi di bello?- le chiese.
-Nulla - gli rispose, diventando bordeax.
Stavamo tutti aspettando la fatidica domanda, che arrivò qualche secondo dopo. La ragazza guardò tutti noi, dal primo all'ultimo e poi chiese:
-Dov'è Bang?-
Facemmo tutti un'espressione strana e ci guardammo l'un l'altro.
-E' in albergo, non si sentiva tanto bene. Non è nemmeno venuto alla prove. Ha detto che se ci riusciva forse ci veniva a prendere, ma non ne sarei sicuro- rispose prontamente il nostro maknae.
Vidi che Jae mi stava guardando, come se si aspettasse una risposta. Io feci spallette e sorrisi. Dopotutto era lui il cervellone del gruppo, se non capiva lui il comportamento degli altri, sarei riuscito a capirlo io? No di certo. Anche se sono il loro generale.

Entrammo e ci sedemmo al nostro solito posto, che era quasi sempre libero.
Presi la mia cioccolata calda al Gianduia, che mi fece scoprire Marta. Si sedette tra me e Zelo, dicendo che eravamo i suoi preferiti, dopo Yongguk.
A quell'affermazione, ci fu un secondo di silenzio.
-Che c'è?- chiese intimorita lei.
-Nulla. Guarda qua!- le dissi, mentre feci una delle mie solite stupide facce che piacciono tanto.
-Ahahahah! Oddio Himchan! Qualche giorno mi farai morire! Ti adoro!- mi disse, appoggiando la testa sul mio braccio, mentre cercava di smettere di ridere.
Io mi limitai a sorridere. Era davvero una bellissima ragazza. Credo che fossi l'unico a pensarla così. Jae diceva che "non era niente di che, che era il carattere a renderla bella, dal punto di vista estetico non arrivava nemmeno a sei". Anche Daehyun la pensava così. Zelo e Jongup la trovavano carina, ma non una ragazza che spiccava in mezzo alle altre. Mi fece strano sentire queste parole da zelo, visto che era quello che le stava più vicino.
Ma io non la pensavo così. Era davvero bella: il suo visino tondo e i suoi fianchi leggermete larghi, la rendevano perfetta. Non mi piaceva e non mi è mai piaciuta, ma l'ho sempre difesa su questo aspetto, perchè non trovavo giusto che la paragonassero a canoni di bellezza che si limitano a "bel culo, belle tette e fisico anoressico". Lei era bella proprio per le sue curve e il suo poco seno.
Parlammo delle prove e quasi ci scappò lo strano comportamenti di Bang.Noi avevamo detto che non era venuto alle prove. Fu più difficile del previsto cercare di non mandar a monte la soluzione che Zelo ci aveva servito su un piatto d'argento.
In quel pomeriggio Marta, Jongup e Daehyun legarono molto. Parlarono di più delle volte scorse e scoprirono di avere un sacco di cose in comune.
-Himchan, scusa, verresti un attimo fuori con me?- mi chiese Jae. Guardai gli altri e poi gli feci cenno di si.
-Spero di lasciarti in buone mani!- le dissi, facendo un'altra delle mie solite facce.
Lei scoppiò a ridere e io uscii.

Rimanemmo davanti all'entrata del baretto. Jae poteva vedere dentro, mentre io vedevo solo un piccolo riflesso del negozio di fronte. Potevo scorgere l'insegna e uno dei tavoli all'interno.
-Cose ne pensi del comportamento di Bang? E' da quando abbiamo incontrato Marta che si comporta in modo strano.- iniziò il cervellone.
C'è da dire che fu una conversazione un po' forzata per me, visto che non avevo legato moltissimo con Jae. Bocciava tutte le mie idee e credo che mi reputasse un idiota. Però secondo lui ero il più sexy del gruppo. Questa cosa mi rincuorava.
-Non lo so. Non mi ha detto nulla al riguardo. Però ho notato che la guarda molto quando siamo in sua compagnia e di solito non riesce a guardare in faccia una ragazza. Che si sia preso una cotta?- feci notare.
-Siamo arrivati alla stessa conclusione.- concluse.
Mi limitai ad annuire e restammo in silenzio per qualche minuto.
Poi decisi di rompere quel silenzio.
-Fortuna che ha creduto alla storia di Zelo. Altrimenti che le avremmo detto "Bang non voleva vederti e se n'è andato"?-
-Già. Quel ragazzino è davvero risoluto per essere così giovane. Per fortuna è nel nostro gruppo. Speriamo che Bang cambi idea e che voglia tornare a frequentarla, altrimenti sarà difficile trovare una scusa ogni volta... - disse Jae.
-Una scusa ogni volta? Chi dovete imbrogliare?-
Mi si gelò il sangue nelle vene. Mi girai e vidi Marta proprio dietro di me, con un sorriso forzato sul viso. Rimasi zitto. Vidi che dietro di lei c'erano anche Zelo, Dae e Jongup. Guardai il maknae, nella speranza che avesse un'altra soluzione al pasticcio che avevano creato, essendo usciti.
-Allora?- richiese lei.
Jae stava per parlare, ma Zelo lo precedette:
-Vedi Marta ... Noi teoricamente alla fine delle prove non potremmo uscire, dovremmo tornare immediatamente all'albergo... E quindi ogni volta che usciamo ci tocca inventare una scusa al nostro regista e al resto dello staff.- spiegò.
-Ah ... scusate non lo sapevo. Potevate dirmelo! Non vi costringerei a uscire tutte le sere!- disse mortificata.
Io tirai un sospiro di sollievo e poi al nome di tutti le risposi:
-Non pensi che se ci desse noia finire nei casini per uscire con te, ti avremmo già detto che non saremmo potuti più uscire?-
Sul viso di tutti apparve un sorrisetto e lei sorrise,diventando rossa.
Avevo appena fatto capire che lei ci piaceva. Non sapevo se mi avrebbero "ucciso" oppure no, però in quel momento tutti erano contenti della mia risposta.

Ormai erano le sette passate e Jae ci incitò a muoverci. Marta ci accompagnò al parcheggio.
Bang era in macchina. Aveva la testa appoggiata sulla mano.
Quasi sicuramente ci aveva visti arrivare dal finestrino perchè si slacciò la cintura e scese.
Guardò la ragazza con uno sguardo duro, deluso. Lei sembrò non notarlo. Se l'aveva notato era davvero brava a mentire.
-Bang ti senti meglio? I ragazzi mi hanno detto che stavi poco bene e che non eri andato nemmeno alle prove- gli disse.
Lui fece un'espressione stranita sul viso e guardò il resto del gruppo, me compreso. Lui e Zelo si tirarono un'occhiata e si capirono al volo.
-Si... Mi sono un po' ripreso. Oggi avevo l'influenza, nulla di grave, ma con questo freddo ho preferito stare in albergo a riposare- spiegò.
-Capisco. Hai fatto bene. Mi dispiace che tu non sia potuto venire oggi... - confessò lei, guardando in basso.
Guardai Jae e credo che anche noi ci capimmo al volo.
-Tieni- gli disse la ragazza, porgendole un bicchiere di carta con un tappo di plastica sopra. -Cioccolata al Caffè, quela che prendi sempre-
Lui sembrò sciogliersi e sorrise. -L'hai fatta fare a posta per me?- chiese. Lei divenne rossa e annui timidamente. -Grazie- fece lui.
Poi lei sorrise e alzò lo sguardo. Nel mentre, Bang le si era avvicinato e le aveva schioccato un bacio sulla guancia.
Marta rimase come pietrificata e rimase a guardarlo.
Anche noi rimanemmo senza parole al gesto del Leader. Si rese conto della situazione e poi disse:
-Andiamo, o ci scopriranno e ci faranno di nuovo la ramanzina-
Poi salì in macchina e noi lo seguimmo.
Mi girai verso di lei e feci il saluto militare. Mi imitò e io le risposi con una delle mie solite facce.
Scoppiò a ridere.
Salii in macchina e la salutai dal vetro, seguito dagli altri membri. Bang non si mosse, ma sicuramente le stava sorridendo.

-Come ti è venuta l'idea della ramanzina?- chiese Zelo.
-Boh. ho improvvisato. Perchè? - chiese Bang
-Perchè abbiamo inventato una scusa che c'entrava proprio con le ramanzine dei nostri superiori- spiegò Daehyun.
-Ragazzi, quante volte ve lo devo ripetere? Viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda, noi sei-



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Capitolo 5
*** We're Just Dancing in the Rain ***


We're just dancing in the rain    Oggi non l'abbiamo vista. Bang era abbastanza irritato, sia per le prove del giorno prima, che non essendo riuscito a fare nulla, ha dovuto fare doppio lavoro oggi, sia per il fatto che non siamo riusciti a vedere Marta.
E' davvero una ragazza stupenda: non pensavo che ci avrei legato così tanto in quei tre mesi.
Ovviamente non come ci avrebbero legato Zelo e Bang.

Il giorno dopo arrivò un messaggio al mio cellulare. Mi preoccupai, perchè vidi il suo numero. Non mi aveva mai mandato messaggi.
Mi aveva scritto se il pomeriggio eravamo liberi perchè aveva voglia di vederci.
Le risposi che avrei sentito gli altri e le avrei fatto sapere.
Fui deluso da quella risposta: per qualche strano motivo, avrei voluto che mi avesse chiesto qualcosa, anche una cavolata, ma che almeno riguardasse me. Così le rinviai un messaggio: “Devi chiedermi altro?” e mi preparai a un freddo “no”, che però tardava ad arrivare. Iniziai a muovere il piede, nervoso, e a mangiarmi le unghie, sputandole sul pavimento.
Nel frattempo, entrò Zelo. Mi guardò come se fossi un pazzo che cerca di fare un discorso sensato. Mi fermai e feci un sorriso. Lui scosse la testa e poi si diresse verso la cucina. Decisi di “scappare in camera mia”. Il messaggio continuava a non arrivare e guardai più e più volte se lo avevo inviato oppure no.

Proprio quano stavo per perdere le speranze il telefono vibrò. Era Marta.
“In realtà si... volevo chiederti per caso ti stavo antipatica. Perchè anche se l'altro giorno mi hai parlato mi sembravi distaccato... Se è così scusami :(''
Stavo sorridendo, ma non sapevo il perchè. Adesso lo so. Scrissi subito la risposta, positiva ovviamente. Le scrissi che non mi stava assolutamente antipatica, anzi. E che io sono un tipo abbastanza chiuso e che quindi non faccio capire bene le mie emozioni. Mi rispose ancora, e io pure. E ancora. E ancora e ancora.
Parlammo per un' ora buona, conoscendoci meglio. Poi mi venne a chiamare Jae e mi preparai per andare alla prove pomeridiane.


Avevamo appuntamento alle cinque, davanti al solito baretto. Era vestita davvero bene: si era ritinta i capelli e adesso erano di un rosso vivo; aveva un paio di leggins chiari, color panna. Il cappotto era nero e arrivava poco sopra le coscie,  una sciarpa chiara simile ai leggins e ai piedi un paio di stivaletti con le linguette rigirate. Il trucco era una favola. Forse aveva il rossetto, o forse era il freddo, ma le sue labbra erano di un rosso ipnotico.
Non riuscii a staccarle gli occhi di dosso. La salutarono tutti, io per ultimo. Notai l'espressione di desiderio sulla faccia di Bang: gli piaceva davvero tanto. Questa cosa mi turbò. Riemersi dai miei pensieri quando Marta mi sventolò la mano davanti al naso, chiedendomi se “ero in pesca”. Sorrisi e la salutai con un bacio sulla guancia.
Esordì così:
-Oggi non ci rintaneremo nel bar. So che non è proprio bel tempo, ma voglio portarvi al parchetto in disuso alla periferia.

Dieci minuti dopo arrivammo al posto più sperduto di quella piccola città dove stavamo girando il nostro video. Quel parco aveva un che di magico e tutti ne rimanemmo stregati.
Lei era davanti e si girò verso di noi, con un sorriso bellissimo.
-Ed eccoci qua. Questo è il posto dove mi rifugio quando litigo con qualcuno o quando ho bisogno di stare da sola. Mi raccomando, non ditelo a nessuno! E' il mio parco segreto!- e ci fece l'occhiolino.
Andammo al “castello” e notammo che l'interno era tutto ripitturato e con un sacco di disegni davvero magnifici.
-Li hai fatti tutti tu?- chiesi.
-Beh... non tutti... alcuni li ha fatti una persona con cui non parlo più..- un tono malinconico si impossessò della sua voce.
Rimasi in silenzio, come per chiedere scusa. Lei lo capì e mi sorrise, venendomi in contro. Mi diede un colpetto sulla spalla e mi disse:
-Dae, tranquillo. Tutti abbiamo delle persone con cui i rapporti si sono rotti, ma come ben vedi, andiamo avanti, no? -.
La guardai sorpreso. Se aveva portato lì quella persona voleva dire che per lei era importante, eppure riusciva a “passarci sopra” con una facilità estrema. L'ammiravo.

Facemmo un giro panoramico di quel luogo incantato. Poi tornammo da lei.
Aveva preparato dei pennelli, dei secchi con della pittura e delle camicie vecchie, che avremmo usato come grembiuli.
-Ma noi non sappiamo mica disegnare!- disse per tutti Bang.
-E allora? Ho per caso chiesto un quadro di Leonardo Da Vinci?-
Scoppiammo tutti a ridere e entusiasti prendemmo i pennelli e cominciammo a fare disegnini stupidi sui pilastri del castello, all'interno e anche sul tetto.

Le ore passarono in fretta e alla diciannove avevamo fatto una buona parte del lavoro prestabilito. C'era di tutto: i conigli dei B.A.P., delle astronavi e dei paesaggi che sembravano disegnati da neonati. Ovviamente i  disegni di Marta e anche quelli di Zelo, erano migliori dei nostri. Jae e Himchan iniziarono una commedia, fingendosi il re e il consigliere di un qualche strano pianeta che ordinavano di bandire Marta perchè i suoi disegni erano << troppo brutti >>. Lei stava morendo dal ridere e noi altri la seguimmo a ruota.
Quando stai “dietro le quinte”, noti molte più cose.
Di Bang ormai lo sapevo. Sapevo che si era preso una bella cotta e che se non gli fosse passata in fretta, ne avrebbe sofferto molto. Ma non mi aspettavo di vedere anche JongUp, Jae e Himchan guardarla con gli stessi occhi del nostro Leader. Ne erano tutti innamorati, anche se ancora adesso lo negano. Solo Zelo sembrava non essere interessato “in quel senso”. Ma forse essendo più piccolo sapeva come fingere.
Fatto sta che ne erano cotti . Io compreso.

Rimettemmo tutto a posto. Il cielo era diventato livido, mentre il vento si era calmato. Iniziò a piovere. Il nostro gruppo scappò sotto il castello. Marta rimase ferma immobile sotto la pioggia.
-Marta vieni o ti prenderai un raffreddore!- le urlò Jae, preoccupato.
-Io ce l'ho tutto l'anno il raffreddore!- rispose ridendo.
La guardai e poi mi buttai anch'io sotto la pioggia.
Le presi le mani e iniziammo a “ballare(sempre se si poteva definire un ballo)” e iniziai a cantare “Dancing in the rain”. Lei mi seguì a ruota e poco per volta anche tutti gli altri si unirono a noi e cantammo tutti a squarciagola, fra giravolte e versi stupidi.

Alle venti ci chiamò il nostro manager, furioso visto che eravamo in ritardo di quasi due ore.
-Ci scusi, arriviamo subito!- disse Bang al telefono.
Corremmo alla macchina e quando fummo tutti dentro, Marta ci salutò dal marciapiede e disse:
-Ci vediamo domani! Dobbiamo finire il lavoro sul nostro castello!-
-Nostro?- chiesi
-Si. Adesso è anche il vostro!-
Poi si allontanò correndo.

Fu una delle giornate più belle che passammo con lei.

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Capitolo 6
*** Sai come mi sento? ***


7. Pioveva e non accennava a smettere. Cercammo di chiamare più e più volte Marta, ma non rispondeva. Bang era agitato. Fin troppo. Daehyun, Jae e Himchan stavano cercando di farlo calmare, invano. Zelo era sdraiato sul divanetto e si era appisolato. Io me ne stavo in disparte, seduto in cucina, sentendo gli urli del leader. Tutti sapevamo cosa stava pensando e perchè fosse così agitato, ma nessuno ebbe il coraggio di dirgli che dopotutto erano "affari" di Marta quello che faceva e con chi lo faceva.
Andò avanti così per qualche ora. Io mi stavo annoiando così uscii, senza dire niente a nessuno. Quando si sarebbe accorti della mia assenza, mi avrebbero chiamato.

Visto che pioveva non sapevo bene dove andare, così optai per il parchetto del giorno prima. Presi l'ombrello e uscii dall'Hotel e dopo un po' arrivai. Mi ci volle più del previsto perchè non mi ricordavo la strada.
Mi diressi subito al castello e lo spettacolo che mi si parò davanti non fu uno dei migliori. Marta era lì e stava piangendo disperata.
Appena mi sentì, tirò su il viso e mi guardò con quegli occhi rossi e gonfi. Rimase a bocca semi-aperta e poi si girò dall'altra parte, cercando di asciugarsi le lacrime.
-Marta... Stai bene?- chiesi. La domanda più stupida che uno possa fare quando si vede piangere qualcuno.
-No... per nie-nte ...- mi rispose singhiozzando.
Riprese a piangere come una fontana, teneva il viso nelle mani. Mi sedetti vicino a lei, appoggiando il braccio sopra le spalle e accarezzandole i capelli con la mano.-
-Andrà tutto bene... Qualsiasi cosa sia, si risolverà- provai a consolarla.
Lei non rispose. Non sapevo se non mi avesse sentito o se fece finta di nulla.

Pianse per una mezz'ora. Io le rimasi vicino in silenzio, anche perchè non volevo che mi dicesse il suo problema se non se la sentiva.
Finalmente si calmò. Tirò su il viso e prese un fazzoletto dalla borsa con cui si asciugò.
Poi mi guardò e  abbozzò un sorriso.
-Va un po' meglio? Ti sei sfogata?- dissi.
-Si... Grazie di essere rimasto, Jongup- rispose
-Credevi che ti avrei lasciata qua da sola mentre piangevi?-
-Boh... non avevi nessun obbligo a rimanere- mi fece notare.
Rimasi un attimo in silenzio.
-E invece si. Sei una mia cara amica ormai e gli amici non si abbandonano- finii.
Lei fece un'espressione sorpresa e poi mi abbracciò.
-Posso? Ho bisogno di affetto- mi chiese ridendo.
-Ahahah, va bene-

Nel frattempo smise di piovere.
-Hai voglia di finire il lavoro ?- le domandai.
Lei si tolse dall'abbraccio e guardò il cielo.
-Insomma.. il tempo non promette niente di buono.. se ricominciasse a  piovere mentre pitturiamo, si rovinerebbe tutto-
-Hai ragione... Allora... Chiamiamo gli altri, ti va? Andiamo a prendere una bella cioccolata-
-Jongup ti da noia rimanere solo con me?- chiese tutt'a un tratto.
Feci un'espressione enigmatica.
-Certo che no. E' solo che magari preferisci la compagnia di tutti, anzichè solo la mia. Non mi affatto fastidio, anzi ...- ammisi.
Lei sorrise. Uno dei suoi favolosi sorrisi che è solita concedere solo a Bang o a Zelo.
In quel momento mi sentii importante, come se avessi ricevuto una cosa unica al mondo.
-Jongup, diventi il mio "fratello maggiore"?- disse
La guardai: diventare il suo "fratello maggiore" non mi piaceva tanto, visto che i fratelli posso amarsi solo affettivamente.
Rimasi in silenzio.
-Puoi anche dirmi di no se non ti va eh ... - spiegò.
-Ma no, certo che voglio!- risposi. Poi le sorrisi e l'abbracciai, dandogli un lungo bacio sulla guancia.
Lei rise e poi mi guardò.
-Ok, chiama gli altri dai. Ho voglia di divertirmi come ieri !-
Presi il telefono e avvertii Bang.
-Tra venti minuti saranno qui, anche di meno- finii

-E' successo qualcosa da voi sta mattina?- mi domandò
-Beh... Guk era veramente di pessimo umore. Ed è peggiorato quando ha iniziato a chiamarti e tu non rispondevi...- risposi
-Oh.. scusate... E' solo che ho spento il telefono perchè non volevo parlare con nessuno...- si scusò
-Tranquilla. Credo che fosse irritato perchè pensava che tu eri a fare .. beh... ci siamo capiti- troncai, diventando rosso.
-O-ooh... beh sarebbe stato meglio se fossi stata "a fare quello"- disse.
Ci fu un secondo di silenzio imbarazzante. Lei si rese conto di quello che aveva detto e avvampò.
-No cioè.. nel senso, non che mi piaccia.. c'è non è che .. oddio .. WAAAA!- iniziò a urlare diventando sempre più rossa.
Io ormai ero piegato in due dalle risate e stavo per piangere.
-Cosa ridi, maledetto!?- strillò imbarazzata. -Sono una brava ragazza io! Sono ancora vergine!-
Mi asciugai le lacrime e finii di ridere.
-Lo so che sei una brava ragazza, anche perchè se non lo fossi stata Bang non si sarebbe -! -
Riuscii a bloccarmi in tempo. Sgranai gli occhi e sperai con tutto me stesso che non avesse sentito cosa avevo detto. Ma OVVIAMENTE, non fu così.
-...No si sarebbe?- continuò.
-Cosa?-
-Non hai finito il discorso. Non SI SAREBBE?- il tono era sempre più marcato.
Rimasi zitto. Non potevo dire niente.
-Allora?-
-MARTAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!-
Per pura grazia divina o semplicemente TEMPISMO, apparve Zelo, seguito dagli altri.
-Ehi!!- disse lei e poi lo abbracciò.
Intanto che aspettavamo Bang, che stava chiudendo la macchina, lei si girò verso di me e sussurrando mi disse:
-Non finisce qui- . Poi mi fece l'occhiolino.
Da lì sarebbe riniziato il mio "dietro le quinte". Lei parlava di più con gli altri che con me.

Come previsto, da quando arrivò Bang, non fece altro che parlare con lui, Zelo e Dae. Himchan e Jae erano presi da una discussione e non facevano caso a me. Mi preparai a passare un pomeriggio in solitudine, quando ad un certo punto me la ritrovai vicino e a braccetto.
Mi sorrise. Io non me l'aspettavo quindi feci un'espressione stranissima.
-Che faccia fai, Fratellone?- disse ridendo.
Al "Fratellone" tutti mi fulminarono, tranne Zelo, che non aveva bisogno di essere geloso visto che era quello con cui aveva legato di più.
Mi guardarono male, persino Himchan e Jae, smisero di parlare per fulminarmi.
-Ehi che succede?- fece lei ad un certo punto.
-Niente. Una curiosità- disse freddo Bang -Che avete fatto voi due oggi?-
-Già- continuò Jae -Jongup sei sparito dall'ora di pranzo e ti ritroviamo con lei: che avete fatto?-
-Sono curioso anch'io-  - E pure io- dissero Daehyun e Himchan.
Un gelido silenzio si posò sulla combricola e fu spezzato proprio da Marta:
-Ma state scherzando? Ora di pranzo? Io sono insieme a Jongup da nemmeno un'ora!- disse incredula.
Poi continuò, provocando:
-E comunque anche se "avessimo fatto qualcosa" a voi che ve ne importa?-
Tutti sgranarono gli occhi e a quel punto Zelo scoppiò a ridere, seguito da lei.
-Forza "Gruppo Gelosia", andiamo a prenderci una cioccolata bella calda- disse lei passando in testa, vicino al maknae
Io rimasi dietro e quando stetti per muovermi Bang, Dae, Jae e Himchan mi fecero segno che mi avrebbero ucciso.
Non mi aspettava una serata tranquilla.


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Capitolo 7
*** Warrior ***


7.2 Non so ancora ora, come io abbia fatto a rimanerle vicino solo come amico. Mi piaceva davvero tanto. Anche se ero l'unico ad avere più possibilità con lei, visto che ci ero molto legato e avevamo un mucchio di cose in comune. Decisi di smentire tutto e di dire che mi piaceva solo come amica.
Ma mentivo. A me stesso, alla mia "famiglia" e a lei. Soprattutto a lei. Chissà cosa pensava, cosa provava quando mi vedeva.
Io lo sapevo benissimo cosa mi succedeva. Iniziavo a tremare, il cuore mi batteva forte e mi compariva un sorriso ebete sulla faccia.
E in più il suo profumo mi mandava in tilt il cervello, penetrandomi nelle narici e facendomi assaporare tutto. Ogni volta che mi abbracciava o mi diceva "Ti voglio bene Zelo!" avrei voluto saltarle addosso e baciarla, baciarla, baciarla ancora, fino a che non fossi stato sazio di lei.
Ma niente di questo è successo, o almeno quasi. Ma andiamo avanti con la storia, non voglio anticiparvi nulla.

Eravamo seduti al tavolo. Soliti ordini: sette cioccolate calde, tre al gianduia, una al cioccolato fondente, due al caffe e una normale. Come sempre ero vicino a Marta e la tenevo per mano. E sempre "come al solito" Bang mi guardava male. Io facevo finta di niente, perchè erano i momenti più belli che passavo con lei.
Parlammo del più e del meno, fino a che Himchan non fece la domanda fatidica:
-Marta, ma se oggi non sei stata con Jongup, dove sei stata?-
La bella atmosfera che si era appena creata, si distrusse con altrettanta velocità.
Il sorriso scomprave dal suo viso e riuscì a stento a trattenere le lacrime.
-B-beh.. - disse balbettando, anche se sapevamo tutti che non riusciva a parlare perchè stava per piangere e non voleva.
-Scusate un attimo- si alzò e uscì di corsa dal bar.
-Himchan, maledizione!- disse Jongup
-Scusa! Non sapevo fosse successo qualcosa di brutto!- si scusò, pieno di rimorso
-Che è successo Jong?- gli chiesi.
-Tu lo sai vero?- disse Bang.
-Io... in realtà no... Sono arrivato al parchetto e l'ho trovata che piangeva disperata, ma non mi ha detto nulla, anche perchè non gliel'ho chiesto.. mi spiace.- concluse mortificato.
Proprio quando Jae e Daehyun stavano per alzarsi, Bang li precedette e la raggiunse.
Noi pagammo il conto e poi li seguimmo fuori.
Erano a un centinaio di metri da noi, lei seduta su una panchina con il viso tra le mani e Bang inginocchiato davanti, che le accarezzava le spalle.
Feci per avvicinarmi, ma Jae mi prese il braccio. Mi girai di scatto:
-Che c'è?-
-E' da sola con Bang. Non pensi che lui abbia una possibilità di dichiararsi?- mi fece notare.
Un'ansia irrefrenabile si impossessò del mio stomaco.
-Adesso? Adesso che è nel pieno di una brutta situazione, sarebbe il momento giusto per dichiararsi? Questo di chiama EGOISMO- conclusi.
-Zelo ma che ti prende, eh?- mi chiese Daehyun
-Non mi prende niente, stai tranquillo- risposi scorbutico.
Rimasi lì con loro, lontano da lei e incapace di sentire cosa le stesse bloccando il respiro, cosa fosse stato a bloccarle la felicità. L'ansia si trasformò in nervoso e gli altri lo capirono, perchè non mi rivolsero parola.

Passammo la mezz'ora successiva a guardarli. Lei piangeva a dirotto e gesticolava cercando di far capire qualcosa a Bang. Lui le accarezzava il viso e le sorrideva, ma sembrava non esserci miglioramento. Loro non si erano accorti che li stavamo guardando.
Dieci minuti dopo, finalmente sorrise. Lui la abbracciò e lei ricambiò l'abbraccio.
Poi lui le prese il viso fra le mani e lentamente lo stava portando a se.
Gli altri mi trascinarono dietro l'angolo, in modo da non essere visti. Avevano tutti un sorriso stupido sulla faccia, ma sapevo benissimo che anche loro avrebbero voluto ucciderlo. Così feci la prima cosa che mi passò per la testa.
Presi il cellulare e chiamai il Leader.
Il cellulare squillò proprio un secondo prima che avvenisse il bacio. Mi gustai la scena da lontano: quando Bang vide il nome sul cellulare un'espressione ti odio, mista rabbia si impossessò del suo viso. Nel frattempo lei si era alzata e disse qualcosa.
Noi uscimmo dal nostro nascondiglio e constatai che tutti i membri avevano un'espressione soddisfatta sulla faccia. Ovviamente tranne Guk.

Appena ci raggiunse, sorrise.
-Ragazzi scusate, ma ora ho proprio bisogno di andare a casa. Mi dispiace avervi rovinato il pomeriggio. Domani vi prometto che mi farò perdonare!- ci disse.
-Tranquilla, ognuno ha i suoi problemi. Non so che problema sia, ma stai sicura che passerà- la rassicurò Jae.
Gli sorrise.
Poi ci salutò tutti e scomprave nelle vie di quella minuscola città.
Bang mi guardò e io sostenni il suo sguardo.
-Devi chiedermi qualcosa, eh, Zelo?- disse con tono minaccioso.
-No niente, perchè?- finsi.
-Perchè mi hai chiamato proprio quando stavo per baciarla, sai com'è- continuò lui.
Presi il telefono e guardai le chiamate. Sgranai gli occhi.
-Oddio Bang scusa! Volevo bloccarlo ma evidentemente mi è partita la chiamata! Ti prego scusa!-
Il teatrino che avevo appena messo in atto stava funzionando, perchè gli altri sembravano crederci. Bang no.
-Certo.- finì.
Poi salimmo tutti in macchina e tornammo all'hotel. La serata passò fra urli, strilli e litigate.
L'armonia del gruppo stava sparendo.E tutto per una sola ragazza conosciuta da qualche settimana. Ancora oggi, fatico a crederci.
Tornarono tutti nella propria camera. Io guardai un po' di televisione.

Alle ventitre e trenta, Bang si presentò nel salotto, dove ero io. Mi spense la tv e mi si parò davanti.
-Ehi! Stavo guardando un programma che mi interessava!- dissi.
-Oh, ma quanto mi dispiace. Potremmo dire di essere PARI, adesso- fece.
-Te l'ho già detto, non è stata una cosa volontaria. Non l'ho fatto a posta- dichirai.
-Zelo, potrai prendere in giro gli altri membri, ma non me. Anche se tu continui a negarlo e a dire di no, io lo so che anche a te lei piace, e tanto. Smettila di mentire- iniziò.
-A me lei non piace, per niente. E' la mia migliore amica, non sono così moschista da innamorarmi di lei.- finsi.
-Stammi a sentire ragazzino, piantala di dirmi stronzate!- strillò.
Mi alzai dal divano e mi misi di fronte a lui. Con tono calmo e senza nessuna espressività dissi:
-A  ME, LEI NON PIACE- scandii bene le parole.
Lui stette fermo per un secondo, poi scattò.
Mi prese per il bavero della maglietta e mi spinse contro al muro. Mi fu a dosso in un attimo: riuscii a schivare il cazzotto per puro caso. Me ne tirò un'altro e mi prese in pieno. Caddi a terra.
Mi rialzai subito e gli "restituii il favore". Ci gonfiammo per bene, fino a che tutti gli altri non arrivarono in stanza a separarci.

Finimmo all'ospedale con sette punti alla faccia ciascuno. Jae e Himchan stavano parlando con il medico e intanto Jongup, insieme a Daehyun, erano vicino al manager.
Io e Bang eravamo seduti uno di fronte all'altro, nelle sedie del corridoio della sala d'attesa.
Dieci minuti dopo arrivò Marta, con il fiatone. Andò a parlare prima con Jongup e Daehyun che sicuramente gli raccontarono la storia e quindi seppe subito il motivo per cui ci eravamo picchiati.
Si girò verso Bang e poi mi guardò. Non riuscii a sostenere il suo sguardo.
Si diresse subito verso di me. Si fermò a qualche centimetro. Alzai il viso. Non feci in tempo a proferire parole che mi arrivò un ceffone nella guancia senza punti. La guardai: stava trattenendo le lacrime, sicuramente di rabbia.
Poi andò verso Bang e fece uguale. Nessuno dei due ebbe il coraggio di dire nulla.
-Veramente complimenti. Siete due persone DAVVERO MATURE. Brutti idioti, ma che vi è saltato in mente, eh!?- urlò.
-Scusa .. noi..- -SCUSA UN CORNO! SE NON CI FOSSERO STATI GLI ALTRI NELLA SUITE, COME SAREBBE ANDATA FINIRE, EH!? ME LO SAI DIRE ZELO?!-  continuò, interrompendomi.
Poi si girò verso Guk.
-E tu?! SEI IL LEADER, MALEDIZIONE, NON TI VERGOGNI A PICCHIARE UNO DEI TUOI COMPAGNI?! HAI RISOLTO QUALCOSA PICCHIANDOLO, EH!?-
-No..- mormorò Bang
-APPUNTO! SIETE DUE CRETINI!-
Ci guardò un'ultima volta, con disprezzo. Poi si girò e se ne andò. Si bloccò poco dopo:
-Non azzardatevi a ricercarmi, perchè io non ho intenzione di vedervi mai più- concluse.
Svanì dalla porta dell'ospedale. Rimanemmo tutti in silenzio. Anche il medico smise di parlare.
Da quella sera, non l'avremmo più rivista per un bel po'.

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Capitolo 8
*** Going Crazy ***


8. Going crazy Quelle tre settimane che seguirono non furono il periodo più bello della mia vita. La sera prima avevo chiuso quasi definitivamente la mia amicizia con le persone che amavo di più. La rabbia non mi era ancora passata. In più, quel coglione di Lee mi aveva cercata ancora e mi aveva scritto che tutto quello che mi aveva detto non lo pensava sul serio e che mi amava e voleva rimettersi con me.
Io non sapevo proprio cosa fare. In questo caso avrei chiesto a Zelo o a Jae, o addirittura a Daehyun. Ma non potevo. Ero stata io a chiudere i ponti, ricercarli sarebbe stato come dire "Vi ho mandati a cagare, però se mi servite vi ricerco". Io non sono una di quelle persone, sono coerente nelle cose che faccio. E anche se mi ero pentita da morire per quello che avevo detto e fatto, non li avrei ricercati per un bel po'.

Mi alzai con il peggiore umore di sempre. I ricordi della sera prima purtroppo erano più lucidi di quello che pensassi. Mi ricordavo tutto: di Lee e la nostra litigata, seguita dalla rottura del nostro rapporto; il quasi-bacio con Bang, non avvenuto per una chiamata sconosciuta; le facce di Bang e Zelo quando sono arrivata all'ospedale.
Faticavo a credere che si erano picchiati solo perchè volevano cantare lo stesso pezzo in una canzone. Ma non volli sprecare tempo a pensare al VERO motivo.
Jongup e Dae mi avevano mentito. E se lo avevano fatto, c'era di sicuro un buon motivo. O almeno lo speravo.

Ero appena uscita di casa. Tirava un vento davvero freddo, ma io mi ero preparata per bene: avevo i miei paraorecchie neri e bianchi, il cappotto imbottito, lo sciarpone di lana che mi aveva regalato Zelo(tanto per non sentirmi ancora più in colpa), i pantaccolant neri con gli scalda muscoli e un paio di stivaletti beige.
Non avevo portato nessuna materia scolastica perchè quel giorno non sarei entrata. Avrei solo abbassato le medie per cui avevo faticato tanto ad avere e non mi sembrava il caso. Poi avevo appuntamento con Lee. Si era fatto dare la giornata a posta per parlare con me e chiarire. Anche se lo odiavo profondamente, avevo accettato. Non so il perchè. Forse avevo bisogno di qualcuno che mi stesse vicino e in quel momento lui era quello "a portata di mano".
Avevamo appuntamento alle sette e trenta davanti al baretto dove facevamo colazione di solito.
Non sapevo perchè il giorno prima aveva reagito così. Mi aveva dato della puttana, della scema e chi più ne ha, più ne metta.
Aveva detto di avermi tradito e che mi usava solo come passatempo.
Ma io lo amavo. Mi ero innamorata di lui. Ma c'era qualcun altro nel mio cuore, e l'avrei capito molto presto.

Arrivai in anticipo, come al solito. Mi sedetti al tavolo con i divanetti e mi strinsi nelle spalle per il freddo. Arrivò la cameriera:
-Vuoi ordinare, piccina?- mi chiese dolcemente.
-No, grazie. Sto aspettando una persona, forse dopo- risposi cortesemente.
Lei mi regalò un caldo sorriso e dopo avermi fatto un cenno con la testa, tornò dietro al bancone.

Erano le otto e non si era ancora presentanto nessuno. Quando stavo per alzarmi e andarmene, lo vidi arrivare. Mi girai. Non volevo capisse che ero lì solo per vederlo, perchè mi mancava da morire.
Quando si aggiunse al mio tavolo, non lo salutai nemmeno. Continuai a far finta di scrivere un messaggio con il cellulare.
-...Buongiorno..- fece lui a un certo punto.
Mossi appena la testa.
-Scusa il ritardo, ma il mio capo ha voluto che mettessi a posto i prodotti per i capelli. Se non l'avessi fatto, non mi avrebbe lasciato la giornata. E' davvvero un tiranno quell'uomo- disse, provando a iniziare un discorso.
Io fece un'espressione come dire "Wow, che cosa interessante", ma non parlai.
-Senti Marta... so che sei arrabbiata con me,  ma-
-Arrabbiata? Solo arrabbiata? Non mi conosci per niente allora- dissi interrompendolo.
-Lo so.. scusami. Non so che mi sia preso ieri, è solo che sapere che tu vai in giro con altri ragazzi mi da alla testa.- spiegò.
-Si, certo-
-Non sto scherzando... Tu mi piaci davvero e io sono geloso da morire di te.-
-Lee, piantala. Sappiamo tutti e due che non è così. Se fosse vero quello che dici, ieri non mi avresti data della puttana e non mi avresti detto che mi avevi fatto le corna. E poi, ti piaccio davvero? Ma sai cosa stai dicendo? Non mi cerchi mai, se non ti mando un messaggio io, tu non ti fai mai sentire. Ogni volta che ti chiamo c'è sempre qualche ragazza che ride in sottofondo. Cosa dovrei pensare io, eh?- conclusi.
Rimase in silenzio.
-Lo so... Perdonami. Io sono così, non sono affidabile. Però... tu mi piaci davvero e anche tanto!-
Mossi la testa. -Mi dispiace, ma non riesco a crederti.- trattenni le lacrime.
-Ti prego non piangere... mi fai sentire ancora più in colpa-
-Te lo meriti, stronzo- dissi con un filo di voce.
Lui mi guardò e sorrise. Lo sapeva che mi piaceva e che stavo cercando di fare la dura. Ma non mi riusciva.
Passò dalla sedia davanti a me, al divanetto e mi abbracciò.
-Ti amo Marta-
-Ti amo anch'io ...- dissi piangendo.
Mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le lacrime. Dopodichè sorrise e mi stampò un dolce bacio sulla fronte.
Arrivò la cameriera e ordinammo la nostra colazione.

Ormai era Dicembre. Mi venne in mente che era già passato quasi un mese da quando avevo incontrato i B.A.P.
E ricordai anche che mi avevano detto che sarebbero ripartiti verso il quindici di Gennaio. Forse anche prima.
Anche se Lee mi stava raccontando cose buffe che succedevano al negozio, io continuavo a pensare a quei sei deficienti e a come poter fare per riprendere i rapporti. Questa volta però avevano sbagliato loro. No... in realtà io non c'entravo nulla e la mia reazione era fuori luogo e insensata. Mi sentivo uno schifo, una di quelle persone che pur non c'entrando niente, si intromette e parla come se avesse ragione.
Mi facevo schifo da sola.
-Ehi Marta, mi stai ascoltando?- mi chiese lui ad un certo punto.
-Si, scusami.. è che ieri mi è successa una cosa e adesso mi sento uno schifo. Andiamo da quache parte?- dissi.
-Mmm.. andiamo al Parco Martini, che ne dici? E' grande e c'è un sacco di verde.-
-Ma ci sarà da morire dal freddo.- feci notare.
-Ma ci sono io- disse
Io feci un sorrisetto trattenuto e lui capì che ero d'accordo.

Per quanto l'avessi odiato tutto il pomeriggio prima, la notte e quelle prime ore del giorno, in quel momento non riuscivo a fare altro che amarlo.
Eppure c'era un qualcosa dentro di me, che mi faceva capire che non era lui quello che amavo, che lui era solo un "sostituto", su cui riversare i miei sentimenti. I miei sentimenti erano per una persona precisa, ma non per Lee.
Avevo un'idea di chi potesse essere, ma pensai che fosse solo il periodo. Dopotutto lui mi piaceva da più di un anno e adesso che era mio, non mi piaceva più. In quel momento pensai che è proprio vero: desideri una cosa fino allo sfinimento e poi quando ce l'hai, non ti interessa più. Un po' come con i giocattoli. Quando sei piccolo, fai mille capricci per ottenerlo e poi ci giochi una volta, per non giocarci mai più. E' una cosa davvero triste.
Tornai dai miei pensieri filosofici quando arrivammo al parco. Ovviamente era deserto, erano le nove di mattina: i bambini erano all'asilo e i genitori al lavoro.
Eravamo padroni di quell'immensa distesa di erba, giochi e piante.
-Bene, eccoci qua- fece lui.
-Eh già- risposi sospirando.
-CE L'HAI!- mi urlò dandomi una pacca sul braccio.
Rimasi ferma immobile e in silenzio.
-Stai scherzando, vero?- dissi.
Lui mi fece cenno di no con la testa.
Alzai le sopracciglia. Poi mi tolsi la borsa e l'appoggiai a terra.
-Molto bene allora- conclusi.
Poi iniziai a rincorrerlo. Il gioco "ce l'hai" è una specie di acchiapparella. Consiste nel toccare gli avversari, o l'avversario come in questo caso, e passare "qualcosa". E' stato il gioco della mia infanzia.

Ci giocammo fino allo sfinimento. Pacche su pacche. Sarò caduta si e no, venti volte.
Lee rideva di gusto e io ogni volta mi alzavo ancora più agguerrita.
Ad un certo punto mi buttai a terra e urlai "Mi arrendo". Ero sfinita. Avevo il fiatone e ero tutta sudata.
-Già stanca?- disse ansimando, sudato anche lui.
Si sdraiò vicino a me e iniziammo a ridere come due scemi.
Avevo le lacrime agli occhi e lo stomaco mi faceva male. Era da un sacco di tempo che non ridevo così.
-Oh Signore...- feci sospirando. Poi mi misi seduta e lo guardai negli occhi.
Quegli occhi neri, profondi come l'abisso. Aveva un sorriso dolce sul viso, quel sorriso che mi aveva fatto innamorare.
Si sedette anche lui e mi sfiorò il naso. Il sorriso scomparve e mi guardò le labbra.
Mi baciò. Fu come la prima volta: provai un brivido che mi percorse tutta la schiena e iniziai a respirare profondamente.
Si mise sopra di me e ci baciamo ancora. Continuammo così per un'ora buona, fino a che lui non si staccò.
-Mi mancava- ammise.
-Anche a me..- risposi. Ero bollente.
-Sei rossa come un peperone- mi disse.
-Lasciami stare- conclusi.
-Ok-
Poi ricominciò a baciarmi con più foga.
Qualche minuto dopo gli squillò il telefono.
-Dio me...- imprecò.
-Succede...- dissi, ricordando l'episodio con Bang.

Iniziò un'accesa discussione con qualcuno che io non conoscevo e quasi sicuramente non avevo mai visto.
Riagganciò il telefono: era incazzato nero.
Rimase in silenzio per un po'.
-...Beh?- chiesi con timore.
-Il mio capo vuole che oggi pomeriggio vado in negozio perchè ci sono tanti appuntamenti. Che nervoso... Aveva detto che mi avrebbe lasciato la giornata.- spiegò.
Salì il nervoso anche a me, ma subito dopo pensai che era il suo lavoro e che non poteva perderlo per stare una giornata con me. Chiedergli di non andare sarebbe stato da egoista.
Mi sedetti sopra di lui e lo baciai.
-Dai è uguale. Abbiamo ancora un bel po' di tempo per stare insieme e poi oggi io ho canto, sarei dovuta andare via presto comunque. Avremo altro tempo per stare insieme.- dissi.
-Sicura? Non è che lo stai facendo perchè hai paura che mi licenzino?- chiese
-Ah, potrebbero licenziarti?- finsi.
Lui si convinse che non stavo mentendo.

Alle dodici mi accompagnò alla fermata dell'autobus. Arrivò poco dopo. Mi salutò con un bacio a stampo.
-Ti amo- mi disse,
Io sorrisi.
-Anche io-
Poi salii e scelsi un posto vicino al finestrino.

Arrivai alle dodici e trenta. Era ancora troppo presto. Da scuola sarei dovuta uscire alle due e quindi a casa ci sarei stata per le due e mezza.
Decisi di andare al parchetto fuori periferia, dove avevo incontrato i B.A.P. la prima volta. Sperai con tutta me stessa che loro non fossero lì.
Infatti non c'erano. Una delusione inspiegabile mi pervase e a quel punto capii che mi mancavano. Non era ancora passato un giorno e mi mancavano di già. Presi il cellulare e iniziai a scrivere un messaggio a Bang, poi uno a Zelo, uno a Daehyun, a Jae, Jongup e infine a Himchan.
Non inviai nessuno di quei sei messaggi. Sia l'orgoglio, che uno strano pensiero me lo impedirono.
Pensavo che se avessi fatto pace con loro avrei capito chi amavo davvero, e non era Lee.
Vederlo di nuovo ogni giorno e non poterlo baciare era troppo straziante. E poi mi tornò in mente il discorso della mattina "quando ottieni la cosa, non la vuoi più" e questo mi spaventò. Io lo volevo. Volevo fosse mio, ma avevo paura che se lo fosse diventato, tutti i miei sentimenti per lui, sarebbero svaniti in un lampo.
Le tre settimane successive, passai un sacco di tempo con Lee, senza avere nessuna notizia dei B.A.P. Ogni giorno, al ritorno da scuola, andavo al parchetto dove ci eravamo incontrati, sperando di vederli e far finta che non fosse mai successo niente. Continuai anche a scrivere un messaggio a tutti, ogni sera prima di andare a letto, senza inviarne nessuno ovviamente.
Il tempo passò lento e i giorni sembravano interminabili. Anche se uscivo con Lee, con le mie amiche, andavo a canto e cercavo di distrarmi, i loro visi, le loro battute, tutto di loro mi mancava da morire. Ma non perchè erano i B.A.P., e quindi un gruppo famoso che avrei potuto sfruttare. Mi mancavano perchè erano i miei amici. E le persone a cui volevo più bene in quell'ultimo periodo.

Una settimana dopo presi coraggio e chiamai Zelo.


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Capitolo 9
*** Non si può tornare indietro, non puoi ***


9. Da "voice message" Non ci parlavamo da una settimana. Nessuno di noi sei aveva il coraggio di iniziare una qualsiasi conversazione. Himchan e Jae erano sicuramente delusi dal mio comportamento. Daehyun e Jongup mi avevano guardato con occhi di rimprovero. Mi fecero capire che avevo sbagliato, ma che quasi sicuramente anche loro si sarebbero comportati in quel modo.
Zelo.
Zelo mi odiava.
Ero riuscito a litigare con la persona a cui volevo più bene nel gruppo, per una ragazza. Certo, la ragazza di cui sono innamorato, ma è pur sempre una ragazza. E conosciuta da neanche un mese.
Non riuscivo a credere di aver picchiato un mio compagno per una cosa che magari non aveva neanche fatto. O che comunque, era una cosa banale.
Voglio dire, ci sarebbero potute essere altre mille occasioni per baciarla. Le avrei potuto chiedere di uscire e mi sarei potuto dichiarare.
Invece quel pomeriggio reagii male. In quel momento, quando guardai il telefono e vidi che il maknae mi stava chiamando, una rabbia insensata si impadronì del mio corpo e non lo abbandonò fino a che ormai non avevo fatto il peggio.
Mi sentivo un idiota, un fallito. Sia come leader, che come amico.
Lo avevo tradito.
Non me lo sarei perdonato tanto facilmente.

Come "al solito" facemmo colazione in silenzio. Nessuno osò guardare un altro membro negli occhi. Dicemmo solo "buon appetito" e "grazie", all'inizio e alla fine della colazione.
Per me e per Zelo le prove erano sospese, viste le nostre condizioni.
Rimanemmo nella suite. Io in camera mia, lui alla televisione nel salotto.
Avrei tanto voluto andare da lui, scusarmi e farmi prendere a cazzotti fino a che non si fosse sfogato.
Sapevo che non mi avrebbe perdonato facilmente. Però me lo meritavo.

Rimasi sdraiato per un po' nel letto, poi mi alzai e andai alla cucina.
Mentre passai, ci guardammo negli occhi. Stavo per parlare quando vidi il suo sguardo: Odio allo stato puro. Repulsione. Delusione. Schifo.
I suoi occhi dicevano questo, e avevano ragione.
Appena mi vide spense la tv e si alzò.
Io reagii di impulso e lo bloccai per un braccio. Lui scattò e lo scostò con uno schiaffo.
Rimanemmo fermi per qualche secondo, poi lui scosse la testa e andò in camera sua.
Io rimasi a guardarlo fino a che non sparì dietro alla porta.
Presi un po' thè al limone.

Tornai in camera mia a prepararmi. Avevo bisogno di uscire, di camminare e riordinare le idee. Era ancora tutto confuso.
Erano solo le dieci e trenta, così decisi di andare al viale dove incontrammo per la prima volta Marta.
Ripercorsi quel posto incantato e tornai a quei momenti felici.
"Se non l'avessimo conosciuta, nulla sarebbe andato storto" pensai per un attimo. Poi mi dissi che non era giusto dare la colpa a lei. Non era mica colpa sua se me ne ero innamorato. Non era stata lei a chiedermi di farlo.
Fu solo colpa mia. Se fossi riuscito a controllarmi, non sarebbe successo nulla.
Quel giorno sarebbe stato un giorno normale, saremmo andati tutti alle prove e poi a prendere una cioccolata insieme.
Ma la mia stupidità rovinò tutto. L'armonia che regnava nel nostro gruppo e soprattutto la nostra amicizia.

Anche se il mio umore era pessimo e vedevo tutto al negativo, la giornata era splendida: il cielo di un azzurro intenso e ogni tanto, c'era una nuvoletta bianca.
Tirava un venticello piacevole. Non sembrava proprio inverno, anche se faceva un freddo cane.
Da seduto su quella "fatidica" panchina, mi sdraiai in terra e chiusi gli occhi, assaporandomi il momento.
Mi addormentai.

Fui svegliato da una voce di ragazza.
Scattai su e mi andai a nascondere dietro il vecchio pozzo.
Stava parlando da sola e quella voce mi era fin troppo familiare. Mi spostai in modo da non essere visto, però da vedere chi fosse. E non sbagliai.
Era Marta.

Stava parlando al telefono con qualcuno, un ragazzo quasi sicuramente.
Continuava a ripetere un soprannome come Zani, Savi. Forse era un suo amico.
Stava spiegando cosa era successo con noi. Ascoltando la conversazione, mi saltò all'orecchio un discorso strano:
-Zavi... Ma dai ! CAVOLO FAMMI PARLARE. Si sono picchiati perchè volevano cantare LO STESSO PEZZO. Si può picchiare il membro del proprio gruppo per una cagata simile?! Dai, è ridicolo!-
La cosa non mi tornava. Se stava davvero parlando di noi, avrebbe dovuto dire " Si sono picchiati per me" e non "Perchè volevano cantare lo stesso pezzo". C'era qualcosa che non quadrava. Che Daehyun e Jongup avessero mentito, sperando che lei ci perdonasse?
Se avesse saputo che era successo tutto per colpa sua, sicuramente non si sarebbe più fatta vedere per non rovinare il nostro gruppo.
Bingo.

Mentre pensavo a un nesso logico con il discorso che stava facendo, vidi che si bloccò di colpo e fece un'espressione terrorizzata.
-Co... No, dai, non dire stupidaggini. Come avrebbero potuto picchiarsi per me? Zelo è il mio migliore amico, dopo te ovviamente, e Bang è un mio amico... Non potrei mai... piacere a entrambi...- disse scemando.
Rimase in silenzio, con l'espressione di chi sta mettendo a posto i pezzi di un grande puzzle, che fino a poco prima sembrava irrisolvibile.
-Hai ragione...- continuò -Ha tentato anche di baciarmi...-
Trattenne le lacrime.
-Za-vi... io non ce la faccio più. E' una settimana che continuo a venire in questo posto, sperando di trovarli qui e ricominciare tutto da zero. Non ce la faccio più...- disse, ormai in lacrime.
-E poi,  Lee, non lo amo.. Lo sto solo prendendo in giro... Ha fatto bene a darmi della puttana... Non so più cosa fare... vorrei tanto andare da LUI, e dirgli quello che provo davvero... ma ho paura, ho paura di essere respinta, ho paura di sentirmi dire "Rimaniamo amici, è meglio"-
Non riuscii ad ascoltare altro. Sapevo che stava parlando di Zelo. Il mondo mi crollò adosso e non riuscii a trattenere le lacrime.
Io amavo lei. Lei amava Zelo. Zelo l'amava.
Non avrebbero tardato a mettersi insieme.
Bastava che lui le chiedesse di vedersi e lei non avrebbe detto di no.
Era finita.

Andò via dopo un po'. L'ascoltai mentre versava quelle lacrime destinate al maknae.
Aveva finito di parlare con quel suo amico da un pezzo. Mentre si allontanava, piangeva ancora.
Mi sentivo gli occhi gonfi. Mi bruciavano.
Quando mi calmai tornai in albergo.

Appena entrai me lo ritrovai davanti. Avevo il cappotto e la sciarpa. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo.
Lui aveva il solito sguardo della mattina. Io invece lo odiavo ancora di più. La mia era tutta invidia. Continuavo a ripetermi "Perchè lui e non io? Cos'ha che io non ho?"
Sapevo che si sarebbero incontrati, perchè prima di andarsene Marta chiamò qualcun altro e disse "Sei a Sarzana oggi? Ho bisogno di parlarti..."
Non ci misi molto a capire che era Zelo.
Lui stava andando da lei.
-Buon appuntamento- dissi meschino.
-Grazie- rispose freddamente lui.
Avevamo chiuso definitivamente.

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Capitolo 10
*** Versando le mie lacrime una sola volta, ti cancellerò ***


10. I love you Fu la settimana più brutta del nostro gruppo. Io e Bang non ci eravamo praticamente parlati. Jae, Himchan, Jongup e Dae aspettavano sempre che io e lui fossimo a dormire o fossimo usciti per parlare. Forse lo facevano per farci capire che avremmo riparlato solo quando io e il Leader avremmo chiarito.
Io avrei tanto voluto chiarire il giorno seguente al casino che era successo.
Mi sarei voluto scusare fino alla morte e farmi picchiare fino a che non si fosse sfogato.
Me lo meritavo. Avevo fatto evitare il bacio che Bang aspettava da quasi un mese. E per cosa? Per egoismo.
Sapevo che a lei piaceva Bang, eppure reagii così.

Passai la mattinata nel letto a fissare il soffitto. Vedevo il viso di Marta. Tutte le sue espressioni e sfumature che ero riuscito a catturare in quel periodo. I sorrisi, le sua serenità e anche la sua tristezza.
Poi mi tornò in mente l'espressione che aveva quando Bang stava per baciarla: tutta la tristezza che fino a pochi secondi prima l'aveva divorata era sparita, e al suo posto era apparso il desiderio. Un desiderio represso per paura, forse timidezza.
E io l'avevo infranto. Sia il suo, che quello del mio migliore amico.
Ero davvero un bastardo. Una persona davvero orribile.

Visto che era una settimana che non sapevamo più nulla di lei, quando mi chiamò, quasi svenii.
Tremavo. Parlavo con un filo di voce. Fortunatamente Bang era fuori e gli altri erano alle prove mattutine.
Ero da solo. Eppure parlavo piano, come se avessi paura di essere sentito.
-Sei a Sarzana oggi? Ho bisogno di parlare...- mi chiese.
Dal tono di voce capii che aveva appena pianto.
-S-si.. sono in albergo. Per me e per Bang le prove sono sospese... visto il nostro stato- le spiegai.
Ci demmo appuntamento al "Parco Segreto".
Stavo ancora tremando e il cuore mi batteva forte.
Sentii aprire la porta della suite. Cercai di sembrare il più naturale possibile.
Andai nel salotto.
Erano rientrati tutti, tranne il leader.
Tutti mi diedero un'occhiata per poi far finta di non conoscermi.
Presi coraggio e parlai.
-Io oggi esco... Volevo avvisarvi prima che... magari vi preoccupaste-
-Ok- rispose freddamente Jae.

Mi infilai il cappotto e presi la sciarpa. Proprio quando stavo per aprire la porta, Bang mi precedette e me lo ritrovai davanti.
Ci guardammo: avrei tanto voluto che mi tirasse un altro cazzotto e mi dicesse "Vuoi ancora continuare con questo silenzio?"
Ma non lo fece. Fece una cosa che mi fece sentire ancora più stronzo.
-Buon appuntamento- mi disse
-Grazie- risposi prontamente, pentendomene subito.
Poi uscii e mi diressi al parchetto.

Continuavo a tremare. Respiravo pesantemente e il cuore mi batteva forte.
Neanche dovessi decidere tra la vita e la morte di un uomo.
Me la vidi davanti, bellissima, con quei capelli rosso sbiadito che risplendevano al sole.
Appena mi vide fece un respiro soffocato e poi mi si buttò tra le braccia.
Io le andai incontro e l'abbracciai forte.
-Zelo.. Zelo.. Zelo!- continuava a ripetere, tra un singhiozzo e l'altro.
-Mi dispiace... - dissi sfinito.
Le presi il viso fra le mani e la baciai.
Non ce la facevo più.
Avevo bisogno di quel bacio, come se fosse ossigeno per me.
Lo aspettavo da così tanto.
Lei non si tolse e continuò a baciarmi.
Io lo so che il suo bacio era solo per sfogo. Sapevo che nel suo bacio c'erano tutti i sentimenti destinati a Bang. Ma la continuai a baciare lo stesso, sempre con più foga, fino a che non mi fermai.
Poggiai la mia fronte contro la sua e chiudemmo entrambi gli occhi.
Respiravo fortissimo, come se avessi appena corso una maratona. La guardai.
I nostri sguardi si incrociarono di nuovo. Stavo per ribaciarla, quando lei mi abbracciò.
-Ho bisogno di questo adesso ... - mi disse, quasi scusandosi.
Una consapevolezza si accese nella mia testa e capii che non sarebbe mai stata mia. L'abbracciai con tutte le mie forze e con un filo di voce le chiesi perdono.

Rimanemmo così per un sacco di tempo.
Fu lei a togliersi da quell'abbraccio. Non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi.
-Zelo ... io non ... -provò a dire
-Lo so già- dissi.
Si alzò di scatto, guardandomi negli occhi.
Le feci un sorriso malinconico.
-Lo so. So che sei innamorata di Bang. E lui lo è di te, perciò non devi preoccuparti.- le spiegai.
-Co.. lui.. Davvero?- chiese frenetica.
Ma il sorriso che le era appena apparso sul viso, scomparve subito. Capì che anche io ero innamorato di lei.
-Zelo..- iniziò.
-Dimmi ...-
-Tu e Bang vi siete picchiati per colpa mia?- chiese con timore. Quasi non sentii la domanda. La voce le si era strozzata in gola.
Abbassai lo sguardo.
-E' così?!- chiese con un tono di voce più alto, strattonandomi il braccio.
-...Si- risposi.
Mi guardò con uno sguardo pieno di sensi di colpa, poi mi lasciò il braccio e si mise le mani sul viso.
Iniziò a piangere... di nuovo. Aveva pianto così tanto per colpa nostra. In più sua madre non era neanche a casa in quel periodo. Sicuramente a casa piangeva, piangeva, piangeva... Fino a che gli occhi non le bruciavano. E quando smettevano riniziava, per il rimorso, per quello scemo di Lee che l'aveva fatta soffrire... e per colpa mia.

L'abbracciai di nuovo.
-Marta... lui ti ama. Va' da lui e dichiarati. Non aspetta altro ... - dissi trattenendo un singhiozzo.
Lei mi guardò.
-Zelo.. no. Non voglio ferirti- disse.
-Ma così perderai lui. A me passerà, stai tranquilla... Voglio rimanerti vicino come amico, non come ragazzo. Voglio poter continuare a ridere e a scherzare con te nello stesso modo, non voglio cambiamenti nel nostro rapporto. Voglio che tu venga a confidarti con me e a chiedere consiglio. Voglio questo. Voglio queste cose da te, non te. Voglio la tua complicità e -
Mise un dito sulle mie labbra. In quel momento non mi stava guardando. Alzò lo sguardo.
Mi regalò un altro dei suoi bellissimi sorrisi. Poi mi baciò.
Un leggerissimo bacio a stampo che mi ricorderò per tutta la vita. Con quella delicatezza, riuscì a scatenare in me una miriade di emozioni.
Dopodichè mi salutò e corse via. Non so dove.
Rimasi lì sorridendo come un ebete, mentre le lacrime mi rigavano le guancie.

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Capitolo 11
*** What the hell? ***


11. Potremmo definirla << la settimana del silenzio >>. Né Bang, né Zelo si parlarono.
Noialtri parlavamo solo quando loro due erano fuori o a letto.
Avevamo deciso così: fino a che non avessero fatto pace, non gli avremmo parlato. Fu un'idea di Himchan. Jongup e Daehyun furono subito d'accordo, io per qualche motivo sentivo che non avrebbe funzionato.
-Non so, non mi convince...- dissi. -Jae è l'unica soluzione che abbiamo. Se li forziamo a far pace, non funzionerà mai. Per il bene del gruppo, devono mettere da parte l'orgoglio e chiedersi scusa. Faremo così, anche a rischio che si picchino di nuovo- concluse Himchan.
Per la prima volta aveva detto una cosa sensata e che forse avrebbe funzionato.
Io però sentivo che qualcosa sarebbe andato storto comunque.

Quel mattino mi svegliai presto. Erano appena le cinque e venti. Provai a riaddormentarmi, ma non ci riuscii.
Erano sette giorni che continuavo a pensare a quello che era successo: Bang aveva davvero picchiato Zelo per Marta.
Era una cosa quasi surreale da dire.
Due che ormai sono come fratelli, si picchiano per una ragazza incontrata un mese prima.
E' buffo da pensare.

Andai nella cucina e mi preparai un tè caldo, sperando che mi avrebbe aiutato a riaddormentarmi, visto che mi sarei dovuto svegliare alle sette e trenta.
Guardai il calendario: segnava il 5 di Dicembre.
Era un mese esatto dal nostro arrivo in Italia, e meno di un mese dal nostro arrivo a Sarzana e dall'incontro con Marta.
Quella ragazza aveva un che di speciale. Era riuscita a modo suo a farci innamorare tutti. Chi più, come Bang e Zelo e chi meno, come il resto del gruppo.
Io l'ammiravo.
Non aveva una situazione famigliare facile: a quanto avevo capito il padre era morto, o comunque gravemente malato. La madre si faceva in quattro per portare a casa i soldi per mangiare e per la scuola della ragazza, e quindi era spesso fuori casa per lavoro.
Lei, pur rimanendo sola, riusciva ad aiutarci alle prove, faceva i suoi compiti, aveva una buona media di voti a scuola e riusciva a incastrare le uscite con noi, al corso di canto che teneva appena fuori città. In più sistemava la casa e aiutava sua nonna.
Aveva solo quindici anni.
Tre in meno di me.
E io a malapena riuscivo a tenere insieme un gruppo di sei persone.

Accesi la tv. Il volume era al minimo, non volevo svegliare gli altri. Anche se cercavo di ascoltare il programma, la mia mente era intenta a farmi ricordare la cosa che non volevo: "Dobbiamo riagganciare i rapporti con lei, solo così riusciremo a tornare uniti" continuavo a pensare.

Vidi arrivare Daehyun ancora mezzo addormentato. Si grattò gli occhi.
-Già in piedi?- mi chiese biascicando.
-Già... non riesco a dormire.- spiegai.
Si sedette vicino a me.
-Stai pensando a lei, non è vero?- disse, facendomi capire che anche lui lo stava facendo.
-Già... Penso che l'unico modo per rimettere insieme il gruppo, sia quello di riagganciare i rapporti. Guarda come siamo ridotti, Dae- feci una pausa -E' una settimana che non la sentiamo e il nostro gruppo va a rotoli. Io, sono quasi sicuro che se lei non avesse chiuso tutti i ponti con noi, non saremmo in questa situazione...- finii.
-Sai Jae... io e Jongup abbiamo provato a mentirle, dicendole che si erano picchiati perché volevano cantare lo stesso pezzo in una canzone, sperando che si sarebbe arrabbiata lì per lì e ci parlasse ancora... Eravamo convinti che se le avessimo detto la verità, non si sarebbe più fatta viva per paura di rovinare il nostro gruppo... - si fermò qualche secondo. Sospirò e guardò il soffitto. Poi riabbassò la testa.
-Ora... non ne sono più così sicuro- concluse, portandosi le mani ai capelli.
Gli misi un braccio sulla spalla e lo accarezzai.
-Avete fatto la cosa giusta- lo rassicurai.
Anche lui era giovane dopotutto. Per quanto ci provò, non riuscì a non trattenere le lacrime.
-Non voglio che il nostro gruppo si divida Jae... io amo il nostro gruppo, siete la mia famiglia... voglio che torni tutto come prima..- spiegò singhiozzando.
-Anche io, Dae... E lo faremo. Metteremo tutto a posto e ci godremmo questo ultimo mese qui in Italia tutti insieme, te lo prometto- dissi abbracciandolo.

Un'ora dopo arrivarono anche Jongup e Himchan. Bang e Zelo dormivano ancora.
Dopo esserci salutati, iniziammo a preparare la colazione, facendo più baccano possibile per fare svegliare gli altri due, visto che non dovevamo parlarci.
Arrivarono poco dopo. Quando fummo tutti seduti, dicemmo "buon appetito" e cominciammo a mangiare.
Finita la colazione Daehyun e Jongup precedettero me e Himchan alle prove. Himchan rimase a darmi una mano a lavare le stoviglie e a mettere a posto la cucina.
Zelo si mise alla televisione e Bang se ne tornò a letto. Loro avevano le "Prove Sospese", visto lo stato delle loro facce... e poi non sarebbero riusciti a lavorare insieme facendo finta di nulla. Lo avevamo deciso noi insieme al manager, e loro stranamente accettarono.
Uscimmo poco dopo e andammo alle prove.

La mattinata passò in fretta e tornammo presto all'albergo.
Bang non c'era, Zelo invece apparve dalla camera.
-Io oggi esco... Volevo avvisarvi prima che ... magari vi preoccupaste- ci disse,
-Ok- risposi freddamente.
C'era qualcosa che non mi quadrava. Si vedeva che era preoccupato, ma non per noi. Era emozionato per qualcosa.
Un' accesa curiosità mi invase e sperai in qualche modo di riuscire a scoprire cosa lo turbasse tanto.

Stava per aprire la porta, ma Bang lo precedette.
Si guardarono. Al resto del gruppo gelò il sangue nelle vene: credevamo che ci sarebbe stata un'altra rissa e avremmo dovuto fermarli di nuovo.
Non successe niente di tutto questo.
"L'episodio" fu ancora più strano:
-Buon appuntamento- disse Bang pieno d'odio.
-Grazie- rispose tranquillamente il maknae.
Poi scomparve.

Guardammo tutti Bang entrare.
Se ne accorse.
-Beh? Avete qualcosa da dire?- chiese scorbutico.
Stavo per rispondere di no, quando Himchan mi precedette:
-Bang... Ma tu hai pianto!- disse
Il Leader sgranò gli occhi e divenne rosso.
-N-no.. cosa stai dicendo, brutto scemo- rispose quasi balbettando.
-No, no, tu hai pianto! E di brutto anche!- continuò a punzecchiarlo il Generale.
-Ti ho detto di no, smettila!- strillò.
Uno strano silenzio si posò sulla camera.
Continuavo a guardare Bang e capii che doveva dirci qualcosa.
-Avanti parla- gli ordinai.
-Co-cosa? Io non devo dirvi nulla-
-Bang, parla. So che ci vuoi dire qualcosa.. Muoviti a farlo- dissi con più autorità possibile.
Lui fece un'espressione sorpresa, poi abbassò lo sguardo e si sedette sulla poltrona.
Io li raggiunsi e mi misi sul divanetto.
-E va bene... Oggi quando sono uscito, sono tornato al viale alberato dove incontrammo per la prima volta Marta- iniziò. Noi rimanemmo in silenzio, facendogli capire che doveva continuare.
-E ... mi sono addormentato. Poi mi sono svegliato quando ho sentito una voce parlare al telefono... - si bloccò di nuovo.
-Andiamo, non abbiamo tutto il giorno- tagliai corto.
-Era Marta. Stava parlando al telefono con qualcuno e stavano discutendo su quello che era successo tra me e Zelo.  E ... ha detto una cosa che non mi torna.- disse.
-Che ha detto?- chiese incuriosito Himchan.
-"Si sono picchiati perché volevano cantare lo stesso pezzo in una canzone"- disse tutto d'un fiato il Leader.
Rimanemmo in silenzio.
-Se stava davvero parlando di noi due, avrebbe dovuto dire "Si sono picchiati per me"- fece notare.
Prima che qualcuno potesse fare altre domande, intervenne Jongup.
-Siamo stati io e Dae... Abbiamo pensato che se le avessimo detto che vi eravate picchiati per una cavolata, si sarebbe incavolata lì per lì, e poi ci avrebbe riparlato.- fece una pausa. Bang lo guardava. -Capisci che se le avessimo detto che vi eravate picchiati per lei, non si sarebbe più fatta vedere per paura di peggiorare le cose nel gruppo? Sai... tu e Zelo non siete gli unici a tenere a lei ...- concluse, abbassando lo sguardo.
Parlò a nome di tutti. Bang si sentì terribilmente in colpa e si scusò per tutto. Poi continuò:
-Comunque... Ho sentito anche il pezzo di un'altra conversazione, che sono sicuro quasi al cento per cento, che fosse con Zelo- iniziò.
Rimanemmo tutti in ascolto con il fiato sospeso.
-Ha detto che aveva bisogno di vederlo... e, beh. Nella conversazione con il suo amico, diceva che aveva paura di dichiararsi perché temeva di ricevere un rifiuto... Zelo però ne è innamorato... Ragazzi,- fece una pausa.
Stavamo aspettando la proposta che tutti avrebbero voluto fare.
-Voglio seguire Zelo e vedere se lei si dichiarerà-


Scommettemmo che si sarebbero incontrati al "Parco Segreto", dove avevamo dipinto il castello.
Anche se non ci eravamo parlati per una settimana, noi cinque ci capivamo al volo. Ci nascondemmo dietro una siepe e vedemmo arrivare Marta.
Aveva un'espressione preoccupatissima. Iniziò a fare avanti e indietro, fino a che non arrivò Zelo. Quando lo vide, si fermò e poi gli si buttò tra le braccia.
Sfortunatamente non riuscivamo a sentire quello che dicevano, così dovemmo accontentarci delle "immagini".
Quello che tutti temevano stava succedendo. Più che invidia, avevamo paura della reazione di Bang.
Dae, Himchan, Jongup e io sapevamo di non avere nessuna speranza con lei e infatti le rimanemmo vicini come amici e ancora oggi, penso che sia stata la cosa migliore.
La scena che ci si parò davanti ci fece gelare il sangue nelle vene.


Zelo le prese il viso e la baciò. Lei non si tolse e continuarono a baciarsi.
Fu lui a fermarsi. Poggiò la sua fronte contro quella di lei e rimasero così per qualche secondo.
Il maknae tentò di baciarla di nuovo, ma lei lo abbracciò, dicendo qualcosa.
Bang stava stringendo i pugni con una forza incredibile. Io non so come abbia fatto a resistere e a non piombare addosso a Zelo e gonfiarlo di botte.
Il suo migliore amico gli aveva appena fregato la ragazza che lui amava.

I due si mossero e slegarono l'abbraccio.
Iniziarono a parlare. Lei non lo guardava negli occhi. Vedevamo solo muovere le labbra.
Zelo disse qualcosa che attirò l'attenzione della ragazza, perché tirò su il viso di colpo. Ci fu una battaglia di emozioni sul suo viso: passò da un'espressione contenta, a una angosciata e guardò di nuovo in basso.
Poi lo guardò di nuovo e gli chiese qualcosa. A questo punto fu il maknae ad abbassare lo sguardo.
Marta gli strattonò il braccio e quando lui rispose, si mise il viso tra le mani e iniziò a piangere.

Bang era tutto un fremito. Stava tremando e sapevamo tutti che stava combattendo contro se stesso per evitare di piombare lì in mezzo e massacrare Zelo.
Credo che per un momento pensò che se lei era innamorata di Zelo, fosse giusto così. Se si amavano dovevano stare insieme.
Smise di tremare e di stringere i pugni per un attimo, poi ricominciò, senza più guardare la scena.

Il maknae l'abbracciò di nuovo e le sussurrò qualcosa. Lei lo guardò ancora e lui continuò a dirle qualcosa. Lei riabbassò la testa, per poi alzarla nuovamente, bloccando Zelo, mettendogli un dito sulle labbra.
Gli sorrise e poi lo baciò nuovamente.
Da quel che vidi, fu un bacio delicato che durò pochi millesimi di secondo.
La ragazza di voltò e corse via. Lui rimase lì con un sorrisetto sulla faccia. Non vedevo bene, ma ci scommetto che stava piangendo.

Tornammo all'hotel.
Nessuno ebbe il coraggio di parlare con Bang, anche perché stava combattendo contro se stesso per non piangere.
Eravamo terrorizzati dall'idea che Zelo tornasse proprio in quel momento e che Bang lo ammazzasse.
Himchan e Dae erano in cucina, seduti al tavolo.
Jongup era seduto sul divano insieme al leader e io ero sulla poltrona davanti a loro.
Pochi secondi dopo, la porta si aprì e apparve Zelo con l'espressione più triste che avessi mai visto sul suo viso.

Dae e Himchan si alzarono e ci raggiunsero in sala.
Bang si alzò e si diresse verso Zelo.
Jongup e io scattammo quando vedemmo che stava per alzare il braccio e capimmo che voleva tirargli un altro cazzotto.
-BANG NO!- urlai.

In realtà gli aveva solo appoggiato la mano sulla spalla. Non lo stava ancora guardando negli occhi.
Rimanemmo tutti immobili, pieni di terrore. Zelo più di tutti.
-Sono felice per voi- esordì guardandolo.
Il maknae tirò un sospiro di sollievo, ma un'espressione enigmatica apparve sul suo viso.
-Per me .. e chi?- chiese.
-Avanti Zelo... Vi abbiamo visto. Tu e Marta... Sappiamo che adesso state insieme.- riuscì a dire, senza far trasparire alcune emozione.
Zelo avvampò. Sgranò gli occhi e iniziò a balbettare,
Era la prova del nove: stavano davvero insieme, quindi.
Bang si girò e stava per andarsene quando, il maknae urlò:
-NO! NO! NO! STATE SBAGLIANDO TUTTO!-
Lo guardammo tutti.
-Bang, non è come credi!- disse
-Zelo, tranquillo è giusto così, davv-
-E' GIUSTO COSI' UN CORNO!- lo interruppe.
Fece un respiro profondo.
-Io e lei non stiamo insieme.- spiegò.
Lo guardammo tutti come dire "Da quello che abbiamo visto non si direbbe"
Lui lo capì.
-So che può sembrare così, ma non lo è. L'ho baciata io per .. sfogo personale, diciamo così. La realtà è che lei è innamorata di te Bang, e non di me.-
Bang sgranò gli occhi.
-Ma tu e lei ... Vi siete baciati... E le non si è tolta! C'è stata al bacio!- fece Bang.
-SI STAVA SFOGANDO CREDIMI! Anche io l'ho baciata per sfogo, io non provo nulla per lei! E lo sa! Sa che io voglio starle vicino come amico! Bang lei ama te, non me!-
Continuò a ripetere quella frase almeno sei volte e Bang continuava a dargli contro.
-MALEDIZIONEEEEE! PERCHE' NON VUOI CREDERMI!?- urlò a un certo punto Zelo.
Noi quattro rimanemmo in silenzio. Non capivamo cosa stesse succedendo.

Dopo un quarto d'ora riuscirono a chiarire. Finalmente avevano fatto pace. Bang stava ridendo. Zelo stava ridendo.
Si abbracciarono e poi si girarono verso di noi, portando le mani davanti a loro.
Noi aggiungemmo le nostre e urlammo il nostro motto.
Signori e Signore, i B.A.P. erano tornati, più motivati che mai!


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Capitolo 12
*** Senza che nessuno lo sappia, .. ... ***


12. Quella mattina andammo dal medico. Finalmente tolse i punti dalle facce di Bang e Zelo, che riniziarono a girare insieme a noi.
Le prove andarono benissimo e riguardando le registrazioni, si poteva notare benissimo che eravamo animati da una nuova fiamma.
Finalmente la nostra famiglia si era riunita: non desideravo altro.
Fu la settimana più difficile per me. Anche se sono il più riservato e silenzioso del gruppo, e non faccio vedere molto quello che penso o quello che sento, in realtà credo di essere uno dei più suscettibili.
Ho sofferto un mucchio in quella << Settimana del Silenzio >>. Ogni sera, prima di addormentarmi piangevo, con la paura che il nostro gruppo non si sarebbe riunito, o che comunque si sarebbe riunito solo per finta, per fare un favore ai fan.
Invece è andata bene, anzi benissimo. Bang e Zelo si sono chiariti sorridendo e si sono anche abbracciati e questa è la prova che la loro amicizia può superare tutto, anche una ragazza come Marta.
Già... Marta.
Ora eravamo tornati, ma lei non si era più fatta sentire.

Passarono altre due settimane prima che si facesse viva.
In quel periodo Bang fece finta di essere felice, che andava bene così.
Si comportò davvero da leader. Magari quando era da solo piangeva o si sfogava in qualche modo. Quando invece era con noi era sempre sorridente e aveva una parola di conforto per tutti.
Ancora oggi non capisco perché lei ci abbia messo tanto a farsi risentire, ma alla fine credo che sia andata meglio così.
Zelo in quel periodo se la dimenticò quasi del tutto ed era pronto a rifrequentarla come Amica.
Himchan, Jae e Jongup si era messi definitivamente l'anima in pace e l'avrebbero protetta, visto che non avevano nessuna possibilità.
Bang era quello che stava peggio secondo me: sapeva che la ragazza di cui era innamorato lo amava, ma non si faceva sentire. Donne...
Io beh... Feci la mia parte.
E ora vi spiego perché.

Era esattamente il 19 di Dicembre.
Ormai Natale si avvicinava e noi non avevamo ancora un albero. Nessuno aveva voglia di farlo, perché avevamo la speranza che apparisse Lei e ci dicesse:
"Allora scansafatiche, vogliamo farlo o no questo albero?"
Ma... non fu proprio così.
Avevo appena finito di prepararmi, quando il mio cellulare vibrò.
Era un messaggio. Non feci caso al mittente e lessi subito il testo:
"Non voglio scuse o buca. Oggi alle 15.30 presentati al Parco Segreto, devo illustrarti il <<  Piano di Natale  >>
E soprattutto NON DIRLO A NESSUNO DEL GRUPPO"
Guardai chi fosse e ovviamente era Marta.
Decisi di accettare e risposi che mi sarei presentato.

Le prove passarono in fretta. Finimmo alle quindici precise. Finite corsi via.
-Ehi Daehyun dove vai!?- urlò Bang appena vide che mi stavo allontanando.
-Vado.. beh devo... si insomma... vedere una cosa.- dissi balbettando.
Mi guardarono tutti in modo strano.
Non so se Zelo avesse capito che mi vedevo con Marta e che per qualche motivo non potevo dirlo, o forse giunse davvero a quella conclusione.
Fatto sta che mi salvò.
-Aaaah.. ho capito.. Dae si è fatto la ragazza!-
Tutti lo guardarono come per chiedere spiegazioni. Io involontariamente arrossii e il piano resse.
-Hai capito...- fece ironico Jae.
Il resto del gruppo si mise a ridere.
Dopo averli salutati mi diressi al parco.

Arrivai giusto in tempo. Ero stanchissimo. Non avevo nemmeno mangiato.
Guardai in ogni angolo del parco, ma lei non c'era.
"Che mi abbia preso in giro?" pensai.
Ma qualche secondo dopo arrivò, ansimando.
-Maledizione...- disse respirando.
-Successo qualcosa?- chiesi.
-Si, ho appena rotto con Lee- rispose tranquillamente.
Sgranai gli occhi. Lei capì che non era una cosa normale dirlo con tanta calma.
-Avanti, avanti, non siamo qui per parlare della mia situazione sentimentale- tagliò corto.
Feci cenno di si con la testa. La guardai. Avrei tanto voluto abbracciarla. Non so cosa passava per la sua testa, ma molto probabilmente mi lesse nel pensiero, perché mi si avvicinò e mi abbracciò forte.
-Mi sei mancato Dae-
Poi iniziò a parlarmi del <<  Piano di Natale  >>.

Era il piano più strano che avessi mai sentito. Non vi dirò nulla, anche perché la mia parte era alquanto imbarazzante.
-Bene, intanto andiamo a comprare un albero. Il mio è rotto e quindi non è utilizzabile. Le palline dovrei avercele e anche il puntale- disse, facendo il punto della situazione.
Io appuntai tutto sul mio cellulare. Non volevo "rimetterci le penne".
Se avessi sbagliato qualcosa sono sicuro che mi avrebbe ucciso.

Andammo a comprare l'albero al negozio di cinesi, quello davanti al parchetto dove avevamo girato le prime scene del video.
Entrammo e lei subito si diresse in una direzione precisa, segno che ormai conosceva quel posto a memoria.
La seguii, cercando di non perderla in quel mare di gente che c'era. Possibile che dovevano prenderlo tutti quel giorno l'albero?!
Si fermò a parlare con un ragazzo cinese, che sono convinto conoscesse, perché quando esaurì la sua richiesta, lui la salutò.
Prendemmo l'albero più grande che potesse esserci. Sarà stato alto almeno quanto il soffitto della suite (e era alto, credetemi).
Prendemmo anche delle palline, perchè solo le sue non bastavo a ricoprirlo tutto.
Ci aiutarono a portarlo alla cassa. Ora il problema era portare il tutto all'albergo.
La macchina la guidava Bang. Non io.

Fece qualche telefonata e venti minuti dopo si presentò un ragazzo alto, con il fisico muscoloso e un crestone punk da fare spavento.
Si salutarono con il classico saluto "sballone" (come lo definiva lei).
-Ehi, ti sei fatta il ragazzo? Ma no stavi con il parrucchiere?- chiese ad un certo punto il tizio.
-Ahahaha! Non è il mio ragazzo. E con il parrucchiere ci ho chiuso giusto oggi pomeriggio- spiegò lei, mentre tentavano di mettere quell'albero gigante nel baule.
-Capisco... non ti chiedo il motivo, perché sarebbe lungo- finì.
Continuava a fissarmi, come se gli ricordassi qualcuno.
Poi si illuminò.
-Marta... Ma questo è Daehyun dei B.A.P.?- chiese con un filo di voce.
Io stavo per dire di si e fare il classico sorrisetto imbarazzato che di solito si fa con i fan, ma lei mi fermò.
-Sea! Se lo fosse gli sarei già saltata addosso non credi?!- concluse lei.
-Se lo dici te..-
Io rimasi in silenzio non capendo la risposta di Marta.

Ci accompagnò nell'entrata sul retro dell'hotel.
Nascondemmo l'albero dietro il bidone della carta, sperando che non venissero a ritirarla proprio quel giorno.
Diedi la chiave della stanza a lei.
Faceva tutto parte del piano.
Entrai e demmo inizio all'operazione Natale.


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Capitolo 13
*** Yes Sir! ***


13. Ormai erano quasi le diciotto passate. Eravamo tutti in salotto a vedere la tv, il classico film di guerra, quelli preferiti da Bang e Zelo.
Stavano facendo tutti i loro versi come al solito. Ad un tratto bussarono alla porta.
Nessuno si mosse.
-Ho capito, vado io- dissi.
Aprii. Era Daehyun.
-Dae, ma... non hai le chiavi?- chiesi.
-Oh, e no... devo essermele dimenticate in camera eh eh...- rispose.
Lo guardai stranito.
-Va tutto bene?-
-Eh? Sisi... sentite... andiamo a prendere una cioccolata calda?- propose.
-Nooo... chi ha voglia di alzarsi?- disse Bang per tutti.
-Vi prego, vi prego! Ho TROPPA VOGLIA DI CIOCCOLATA!- urlò.
Non ebbe risposta.
Andò a mettersi davanti alla televisione con le braccia incrociate.
-Ehi!- urlò Zelo.
-VOGLIO ANDARE A PRENDERE UNA CIOCCOLATA, MUOVETEVI.-
Ci stupimmo a quelle parole. Non aveva mai osato "darci ordini".
Bang rimase a bocca aperta, seguito da Zelo e Jae.
Jongup rideva sotto i baffi, io ero ancora davanti alla porta aperta e cercavo di capire cosa stesse succedendo.

Alla fine ci convinse e uscimmo, anche se ormai era tardi.
Andammo al solito baretto e notammo che c'era una cameriera nuova, giovane e molto carina.
Daehyun continuava a guardarla e ogni volta che incrociava il suo sguardo, girava la testa da un'altra parte.
La scena si sarà ripetuta almeno cento volte.
-Dae, posso farti una domanda?- dissi ad un certo punto.
Lui mi fece cenno di si con la testa, mentre sorseggiava la cioccolata.
-La ragazza che ti piace è la cameriera?-
Iniziò a tossire e credetti che sarebbe morto.
Dopo cinque minuti si calmò e si tirò su la mascherina.
Mi guardò e mi rispose.
-No comment-
Io feci un sorrisetto, come per dire che avevo capito come stavano le cose.
-Allora pagherai tu- lo provocai.
Divenne bordeaux, ma accettò la sfida.

Tornammo all'hotel un'ora dopo. Non riuscivo a trovare le chiavi.
-Dae, potresti aprire tu? Le hai trovate le tue, no?- gli chiesi.
-Co? Eh no Himchan... non le ho trovate, devo cercarle meglio, eheh- rispose isterico.
Lo guardai con fare enigmatico e lui mi sorrise.
-Le ho trovate io- fece Bang.
-NO ASPETTA!- urlò Dae bloccandogli la mano che stava per aprire la serratura.
-Daehyun, si può sapere che ti prende oggi?- chiese scocciato Jae.
-Io... beh ecco... si insomma... io-
Fu interrotto da un bussare sulla porta.
Stemmo tutti in silenzio per capire da dove veniva. Ascoltando meglio, capimmo che il rumore veniva da dentro la nostra suite.
-Zitti... Ora apro, pronti a scattare- sussurrò Bang.
Dae stava per urlare qualcosa, ma Jongup gli mise una mano sulla bocca.
-Mm! Mm!-
-Smettila Dae!- sibilò Jae.
Guardai Daehyun: era davvero strano oggi.
Mi riportò alla realtà Bang, che mi fece cenno di stare pronto.
Contò fino a tre con la mano e poi aprì la porta di scatto.
-AAAH!-

-MA SIETE SCEMI?! VI SEMBRA IL MODO DI ENTRARE !? MALEDETTI! CHE PORTATA NEL MUSO CHE MI AVETE FATTO PRENDERE!-
Marta era lì, semi-sdraiata sul pavimento, con le lacrime agli occhi per il dolore e continuava a darci degli imbecilli.
Bang era rimasto fermo immobile, con la bocca socchiusa e la stava guardando. Io lo imitai.
Anche Jongup, Zelo e Jae rimasero fermi. L'unico che andò ad aiutarla su Daehyun.
-Ehi tutto bene?- le chiese.
Gli tirò un'occhiata assassina.
-Sbaglio o avevo detto DOPO LE OTTO?!- gli urlò.
-Come facevo a tenerli fuori fino a dopo le otto!?- strillò di rimando lui.
-DOVEVI FARLOOO! ERA L'UNICA COSA CHE DOVEVI FAREE!- disse lei, isterica.
Si guardarono malissimo.
Fu Zelo a rompere la litigata.
-Potreste spiegarci cosa sta succedendo?-

Lei era seduta sul divano e non aveva intenzione di parlare. Noi le eravamo intorno e continuavamo a farle domande.
Tutti tranne Bang. Lui non sapeva come comportarsi.
-Allora? Vuoi dirci perchè ti sei intrufolata nella nostra suite?- le chiese Jae.
Eravamo pronti a un altro silenzio, quando parlò.
-Non mi sono INTRUFOLATA. Mi ha dato le chiavi Daehyun- spiegò.
Guardammo tutti lui che iniziò a ridere istericamente.
-Perchè allora sei entrata? Che volevi fare?- chiese Jongup.
Lei lo guardò. Lo mise in soggezione, perchè lui distolse lo sguardo.
Poi sospirò e iniziò a spiegarci la situazione.
-Beh... non avevo nessuna idea di come potervi riparlare... Natale si avvicinava, avevamo promesso che l'avremmo passato insieme, ma dopo quello che era successo... ormai non ci speravo più- fece una pausa.
-Ma perchè sei venuta qui!- continuò Zelo
-Perchè ...-
-Perchè voleva fare l'albero insieme a noi- concluse Dae.
-Cosa?- chiedemmo tutti all'unisono.
Dae la guardò e lei guardò lui, con occhi imploranti.
-Lei voleva fare l'albero insieme a noi. Oggi pomeriggio siamo andati a comprarlo. Per sdebitarsi voleva addobbarlo e farcelo trovare fatto, con tutti i regali sotto... Per questo dovevamo tornare dopo le otto... Lei sarebbe riuscita a finirlo e sarebbe uscita senza che nessuno la vedesse, nè scoprisse- spiegò.
Lei guardava in basso, rossa in viso.
Sul volto di Bang apparve un dolce sorriso.
-Grazie- le disse.
Lei lo guardò, diventando ancora più rossa e poi rise.
Lui si alzò e le porse la mano.
-Vogliamo finirlo?-

Passammo il resto della serata ad addobbare quell'albero gigantesco. Rischiammo di farlo cadere almeno sei volte, ma per fortuna non successe.
Quando lo finimmo eravamo fieri di noi stessi: era un albero bellissimo, pieno di luci, palline e addobbi da fare invidia a quello di Babbo Natale.
Mettemmo sotto i regali e in alcuni fogli scrivemmo dei desideri da attaccare.
-Bene, ora è finito- disse Marta.
Poi guardò l'orologio.
-E sono già le dieci! Oddio come faccio?!-
-Se vuoi puoi dormire qua- proposi.
Un silenzio imbarazzante si impossessò dei presenti.
-Che c'è? - chiesi.
-Q-qui..?- balbettò Bang.
-Si.. ? C'è ancora una stanza libera, può sistemarsi lì- feci una pausa - Ovviamente se vuole-
Tutti la guardarono. -Ehm... P-per me va bene.. se non vi do noia... E' solo che non ho nulla, neanche un pigiama- fece notare.
-Posso dartelo io... se vuoi- disse Bang.
Lei lo guardò e entrambi divennero rosso fuoco.
-Si, va bene...- rispose lei guardando in basso.
Noialtri ci godemmo la scena con sorrisetto ebeti sul viso.
-Allora è deciso. Vado a prepararti il letto!- dissi.
-Vengo anch'io!- -E anch'io!- -Anche noi!- dissero Jae, Dae, Zelo e Jongup.
-Ragazzi, anche io !- provò a scappare Bang, ma Zelo lo fermò e gli disse che eravamo già in troppi così.

Li lasciammo da soli. Ancora oggi non sappiamo cosa successe, perchè Bang non volle mai dircelo.

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Capitolo 14
*** Stop It! ***


14. Visto che eravamo in cinque, ci mettemmo pochissimo a preparare la stanza per Marta. Mettemmo a posto tutto e cercammo di dare anche una ripulita,  perchè qualcosa ci diceva che non si sarebbe fermata solo quella notte.
Accendemmo anche una candela al profumo di Vaniglia. Era davvero buona.

Tornammo nel salotto e trovammo solo Bang, paonazzo in viso.
-Marta?- chiesi.
-E'-E' a cambiarsi- rispose tutto emozionato.
-Ehi Roccia, ti conviene stare tranquillo. Sembri un bambino il primo giorno di scuola elementare!- gli disse ridendo Jae.
Il leader reagì dandogli un piccolo schiaffo sulla spalla.

In quel momento apparve Marta dalla porta del bagno. Era bellissima.
Bang le aveva prestato uno dei suoi pigiami, se non ricordo male il suo preferito.
Si era tirata in su la banda con una mollettina.
Aveva tolto il trucco e ora potevamo notare i suoi grossi occhi castani. Erano ipnotizzanti.
La maglia le era enorme, vista la differenza di altezza fra lei e il Leader. Aveva fatto un nodo in vita portandolo sul fianco sinistro, ma le stava grande lo stesso. Infatti la manica le ricadeva sul braccio, lasciando scoperta una spalla.
I pantaloni le scendevano morbidi sulle gambe, lasciando solo vedere la forma dei fianchi e spazio libero all'immaginazione per il resto.
Ai piedi aveva le pantofole a forma di fungo di Super Mario di Zelo.
Rimanemmo tutti in silenzio, a bocca aperta.

-C-che c'è? Perchè mi fissate così?- chiese timida.
-No, nulla tranquilla.- la rassicurò Himchan che fu l'unico a uscire da quello stato di trance.
Lei fece un cenno con la testa e poi si andò a sedere sul divanetto. Starnutì.
-Hai freddo? Vuoi un giacchino?- disse prontamente Bang.
-No tranquillo, per adesso sto bene, grazie...- rispose.
-Ragazzi ma noi non abbiamo cenato!- saltò su a un certo punto Zelo.
-E' vero! Marta tu hai cenato?- fece Jae.
Lei disse di no.
-Allora è deciso. I cinque che prima erano a mettere a posto il letto andranno a prendere le pizze!- propose Himchan.
Fu fulminato subito dopo da Bang.
-M-ma.. posso farvi una domanda?-
-Certo Marta, dì pure-
-Perchè... State facendo in modo di lasciarci da soli a tutti i costi?-
Aveva fatto c'entro. Ovviamente solo uno stupido come Himchan non si sarebbe accorto di nulla. Chiunque l'avrebbe capito.
-Ma no che dici! E' solo che sette pizze sono tante da portare!- continuò il generale.
Jae e Daehyun lo stavano guardando come se fosse matto. Zelo e io stavamo ridendo.
Bang cercava di ucciderlo con gli occhi e Marta continuava a diventare sempre più rossa.
-Io le porto da sola sette pizze...- fece notare.
Himchan la guardò male e lei distolse lo sguardo.
-VA BENE. ALLORA VERRANNO CON ME SOLO JAE E DAEHYUN-

In casa eravamo rimasti solo noi quattro. Si era posato un silenzio imbarazzante sui presenti.
Nessuno sapeva che dire.
Forse stanca dell'imbarazzo, fu proprio lei a iniziare il discorso:
-A-Allora... che avete fatto in queste ultime settimane in cui non ci siamo visti?-
-Beh... Abbiamo raddoppiato le prove, visto che io e Zelo non potevamo partecipare fino a che non ci avessero tolto i punti. E poi ... niente. Ah si, Daehyun si è innamorato della cameriera del bar- disse Bang.
-Quella dove prendiamo la cioccolata?-
-Si, proprio lei.-
Marta scoppiò a ridere.
-Che c'è?- le chiese Zelo.
-Non si è innamorato. Faceva parte del piano di oggi. Mi ha raccontato che voi pensavate si fosse fatto la ragazza e io ho preso la palla al balzo. Ho pensato che se vi avesse fatto capire che gli piaceva, per solidarietà maschile, sareste rimasti fuori più a lungo per permettergli di vederla... Ma non ha funzionato troppo bene come piano- rivelò.
-Ah ecco... Mi sembrava troppo agitato! Di solito lui è tranquillo! Anche se gli piace una ragazza fa finta di non essere interessato...- conclusi.
Il silenzio non tardò ad arrivare di nuovo.
Stavo per accendere la tv, quando Marta chiese:
-Vi siete chiariti voi due?-
ZONA MINATAAAA.
-Chi?- disse Zelo.
-Tu e Bang-
-Oh, si certo.. C'è credo. Io con lui no ho più nulla, figurati- disse Zelo.
Rispondendo così costrinse Bang a dire la stessa cosa, altrimenti Marta si sarebbe arrabbiata di nuovo.
Lui infatti lo guardò malissimo. Per come la vedo io anche se avevano fatto pace, Bang non ha ancora perdonato a Zelo di aver baciato Marta.
-Certo che abbiamo chiarito, altrimenti tu non saresti qui, non pensi?- rispose il Leader.
-Si, hai ragione.- fece una pausa - Come avete risolto la questione "chi canta cosa" ?- chiese maligna, visto che lei sapeva com'era andata veramente. Noi non lo sapevamo ancora, lo sapeva solo Zelo.
-Oh... Beh Bang canterà l'inizio e io la parte dopo il ritornello- tentò di smorzare Zelo.
-Ah si? E come siete arrivati a questa conclusione, visto che siete arrivati alle mani- continuò lei.
-Perchè ti interessa tanto?- fece il maknae
-CURIOSITA'- disse di rimando lei, fissandolo male.
-Marta posso parlarti un attimo?- intervenne Bang.
Lei tornò rossa in viso e acconsentì.

Sparirono nella stanza di Bang per una mezz'ora buona. Non sappiamo cosa si siano detti o che cosa avessero fatto.
Quando uscirono erano tutti e due più tranquilli e con un sorriso sereno sul viso, che non si vedeva da tanto tempo.
Pochi minuti dopo arrivarono gli altri tre con le pizze e ci mettemmo a mangiare.
-C'era solo margherita e con i wurstel... Hanno detto che eravamo arrivati tardi e non potevano mettersi a fare altre pizze. Però ci hanno fatto lo sconto!- spiegò Jae.
La serata passò in fretta e serena. Andammo a letto a l'una passata, tutti contenti.
Marta e Bang rimasero svegli più di noi a parlare, di cose stupide. Ma il loro "fine" era quello di passare più tempo insieme possibile.

La mattina seguente quando entrammo in cucina c'erano Bang e Marta che stavano facendo la lotta mentre preparavano la colazione.
Nessuno di noi cinque parlò. Quando si accorsero di noi, si allontanarono l'uno dall'altra e si misero a ridere.
-E' pronto se volete- ci disse lei.
-Si, è pronto- ripeté Bang.
Iniziamo a ridere tutti e ci sedemmo al tavolo, passando la più bella mattinata di tutte.

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Capitolo 15
*** Amore segreto ***


15. "Leader o Maknae" ? Finalmente avevamo fatto pace. Avevo di nuovo una famiglia e potevo sentirmi a casa.
La sera prima io e Bang avevamo parlato un sacco e ci eravamo chiariti... ma non su tutto. Anzi, la cosa più importante l'avevamo tralasciata: i nostri sentimenti.
Io sapevo che lui era innamorato di me, e io ero sicura di essere innamorata di lui.
Cosa aspettavamo allora?
Mi venne un dubbio.

Quella mattina dopo aver fatto colazione chiesi a Zelo, se potevamo parlare.
Nella stanza calò un silenzio inquietante e prima di accettare, il maknae guardò il leader, che abbassò lo sguardo sul piatto.
Andammo nella "mia" stanza.
Chiuse la porta. Mi sorrise.
-Allora? Che vi siete detti tu e Bang ieri sera?- iniziò malizioso.
Io diventai rossa, ma non abbassai lo sguardo.
-Niente.- sospirai. -E' proprio questo il problema!- dissi.
Lui mi guardò strano. -In che senso, scusa? Di che avete parlato per più di due ore?-
-Qualsiasi cosa... tranne di quello che proviamo l'uno per l'altra. E' per questo che ti devo chiedere una cosa- iniziai.
Zelo si irrigidì.
-Lui sa quello che so io? Ovvero, sa che sono innamorata di lui?-
Lui respirò e poi annuì. -Gliel'ho detto io-
Sgranai gli occhi.
-Cosa?-
-Beh... vedi... Quel giorno quando ci siamo baciati... Gli altri... - si fermò.
-Gli altri?- dissi con tono intimidatorio.
-Ci stavano spiando- disse tutto d'un fiato.
Non sapevo cosa dire. Bang, sapeva che io ero innamorata di lui, però mi aveva vista baciarmi con Zelo.
Porca Troia.
Lui notò la mia reazione.
-Stai tranquilla. Gli ho spiegato tutto. Ho detto che entrambi ci stavamo sfogando sulla persona sbagliata e che né io, né te, proviamo qualcosa.-
Quella risposta mi tranquillizzò.
-Marta, posso chiederti una cosa?-
-Si, certo-
Si fece serio.
-Tu hai mai provato qualcosa per me? Oppure ti è sempre e solo piaciuto Bang?-
Rimasi paralizzata e incapace di rispondere.
C'è da dire una cosa: la prima volta che vidi i B.A.P. dal vivo, fu subito Zelo a colpirmi più di tutti.
Nelle prime uscite, pensavo di essermi presa una bella cotta per lui, ma fortunatamente(o sfortunatamente, dipende da che lato la si vede) il suo comportamento
mi fece capire che per lui non ero altro che una semplice amica e così me ne dimenticai quasi subito. E da lì iniziò la mia cotta per il Leader.
-Zelo... è difficile essere sincera con te ora che so cosa provi.-
-Dimmi la verità. Non voglio altro-
-Ecco... la verità è che all'inizio mi piacevi tu.-
Lui mi guardò sorpreso.
-Davvero?- chiese incredulo.
-Beh si... Però poi dai tuoi comportamenti mi sembrava che mi reputassi solo un'amica e mi sono messa l'anima in pace subito. Dopo ho iniziato a provare qualcosa per Bang- spiegai.
Si passò le mani tra i capelli e mi diede le spalle.
-Zelo...-
-Nel bacio dell'altro giorno... I sentimenti che ci hai messo per chi erano?-
-Zelo io... - sospirai. - Non so dirlo... Sicuramente non erano tutti per Bang, ecco-
Si girò di nuovo.
-Ho bisogno di sfogarmi- disse e prima che potessi chiedere, ribattere o dire qualcosa, mi prese il viso fra le mani e mi baciò di nuovo.
E questa volta, tutti i sentimenti che mi fece provare quel bacio erano per lui.
Avevo le idee chiare, vero?

Ci eravamo baciati per un infinità di tempo. Poi si staccò e tornammo di là.
Gli altri intanto avevano messo tutto in ordine e erano già pronti.
-Oh bene, avete finito. Stavo venendo a chiamarti- disse Jae, con una nota di rimprovero. -Sbrigati a prepararti-
Zelo annuì e sparì in camera sua.
Intanto il resto del gruppo mi stava fissando.
-Che c'è?- chiesi
-Di che avete parlato?- iniziò Bang.
-Beeeh.. diciamo che ci siamo chiariti-
-State insieme?-
-Ma no!- risposi, quasi come se mi fossi offesa a quell'affermazione.
Se ne accorsero tutti.
-Scusa... era solo un domanda- finì il leader.
Ci fu un attimo di silenzio.
-No... scusa tu- mi guardò negli occhi. Gli sorrisi.
-A che ora tornerete?- dissi.
-Oh beh, verso le tredici... tredici e mezza- disse Jae, spiazzato.
-Perchè?- chiese Zelo, che intanto era tornato.
-Perchè così metto un po' a posto e vi faccio trovare pronto il pranzo- spiegai.
Mi ringraziarono tutti all'unisono. Poi si avviarono alla porta.
Zelo mi schioccò un bacio sulla guancia.
-Non è finita qua. E voglio che tu lo sappia. Non mi arrenderò così facilmente- mi sussurrò all'orecchio.
Poi uscì. Bang lo stava aspettando. Quando uscirono anche loro due, ero rimasta da sola.
Sola, insieme a quella frase che mi ronzava per la testa. L'unica domanda che riuscivo a farmi era: Perchè?

Come promesso avevo fatto un po' di pulizie e messo in ordine le loro camere, compreso il pigiama di Bang.
Era appena le undici. Mi vestii e andai a casa.
Era deserta. Mia madre era fuori per lavoro. Guardai il calendario: era il 20 di Dicembre.
Gli ultimi giorni di scuola li avrei saltati, tanto non c'era nessuno a obbligarmi ad andare e poi volevo mettere a posto la situazione che si era creata.
Dovevo trovare un rimedio.
Una vocina interiore mi disse di preparare una borsa con dei vestiti e tutto l'occorrente come se andassi in vacanza.
E fu la cosa più azzeccata che potessi fare: sarei rimasta con loro fino a che non sarebbero ripartiti.
Appena pronta tornai all'hotel.
Misi a posto la mia roba e poi mi sdraiai nel letto.

-Ahahah menomale che abbiamo portato qualcosa noi, altrimenti saremo morti di fame!-
Mi svegliai di soprassalto, ritrovando a un millimetro dalla faccia di Himchan.
Lui sorrise, io mi ributtai giù. -Che ore sono?- chiesi terrorizzata.
-Le due e mezza.-
Sgranai gli occhi.
-Io.. scusate, ero troppo stanca-
-Tranquilla, noi abbiamo preso da mangiare proprio perchè non rispondevi al telefono e perchè abbiamo finito tardi- mi rassicurò Himchan.
Sorridemmo. Poi mi prese a braccetto e andammo in cucina saltellando.
-Buongiorno a tutti!- dissi piena di energia.
-Wow, ti è successo qualcosa?- mi chiese Daehyun.
-No! Sono solo felice!-
Scoppiarono tutti a ridere, poi iniziammo a pranzare.

Jae, Jongup, Daehyun e Himchan erano tornati alle prove perchè non erano riusciti a finire di girare.
Chiamatelo destino o fato, o più semplicemente sfiga, fatto sta che ero di nuovo da sola con Zelo e con Bang.
Non si preannunciava un pomeriggio tranquillo.
Io non aprii bocca per paura di dire qualcosa di sbagliato. Zelo era seduto vicino a me sul divano e mi aveva messo un braccio dietro le spalle.
Bang era dall'altro lato e mi teneva a braccetto.
Ero imbarazzata al 110%. Non sapevo cosa fare.
-... Ioooo.. devo andare a bere- dissi, scappando da quella situazione.
Mi rifugiai in cucina chiudendo la porta.
Ci rimasi per venti minuti buoni. Non sapevo cosa si fossero detti, ma quando aprii la porta erano uno davanti all'altro e pensai che stessero per picchiarsi di nuovo.

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Capitolo 16
*** Quindi perfavore, non ti arrabbiare con me! ***


16 La mattinata era iniziata bene, ma non finita nel migliore dei modi. Almeno non per me.
La sera prima ero così contento di aver passato del tempo insieme a Marta, e la mattina dopo quella specie di schiaffo mi era arrivato sulla faccia.
Voleva parlare con Zelo. Non con me.
Anche se lui mi aveva rassicurato più e più volte che non provava più niente per lei o che comunque se la sarebbe dimenticata, una preoccupazione si accese in me: che il Maknae mi avesse mentito?
Guardai la ragazza di cui ero innamorato e il mio migliore amico sparire dietro la porta.
Rimanemmo tutti in silenzio.
-Stai tranquillo Bang, dovranno solo chiarire quello che è successo fra loro- mi rassicurò Jae.
-Si infatti... A lei piaci tu, l'ha detto anche a me- continuò Daehyun.
-Ragazzi... sto bene, davvero. Non preoccupatevi- finii.
Non volevo sentirmi dire quelle cose, perchè più le dicevano, più pensavo che non fosse così.
Pensavo che lei si sarebbe innamorata di Zelo e che io sarei stato messo da parte. Dovevo evitare che succedesse.
Andammo a prepararci e poi aspettammo il maknae.

Eravamo alle prove: era il turno di Himchan e Jae, così noi quattro rimanemmo seduti. Dae e Jongup andarono a prendere dell'acqua, così rimanemmo solo io e Zelo.
Momento perfetto.
-Zelo, posso farti una domanda?-
Mi guardò un po' spaventato, poi annuì.
-Cosa vi siete detti tu e Marta, 'sta mattina?-
Lui trattenne il respirò. -Niente... ci siamo chiariti su una faccenda e sul bacio che c'è stato...-
-E non è successo altro?- continuai, insistente.
-No. Dovrebbe?- smorzò lui.
Mi aveva fregato.
Tornarono gli altri e cominciammo a girare insieme.

Anche se erano durate più del solito, le registrazioni era volate e tornammo a casa.
Provai più volte a chiamare Marta, ma non rispondeva.
Così decidemmo di prendere qualcosa al ristorante lì vicino.
Arrivammo all'hotel e come previsto, Himchan la trovò nella sua nuova stanza, addormentata.
Quando tutti ci raggiunsero in cucina, iniziammo a mangiare.
Il pomeriggio Himchan, Dae, Jae e Jongup, dovettero tornare allo studio di registrazione, perchè il responsabile si era accorto che non avevano registrato il pezzo.

La situazione era imbarazzante: Marta era tra me e Zelo. Lui faceva l'indifferente. Lei poverina era nell'imbarazzo più totale e io facevo finta di essere a mio agio.
-...Ioooo, devo andare a bere- fece, scappando in cucina.
Rimasi con il maknae.
All'inizio nessuno dei due parlò.
-Zelo... senti... sei proprio sicuro che tu non provi più niente per lei?-
Lui continuò a guardare la televisione, ignorandomi.
-Zelo-
Lui abbassò lo sguardo e sbuffò. -Vuoi la verità?- mi chiese.
Io annuii.
-Tutta la verità?-
-Si.- iniziavo a spazientirmi.
-Nient'altro che la verità?- continuò.
-Zelo!- gli urlai.
-Ok, ok.  Ma se poi ti arrabbi, sono cavoli tuoi- esordì. Quella risposta non faceva pensare a nulla di buono.
-La verità parte da questa mattina. Vedi, in camera, si è vero abbiamo parlato, ma non abbiamo SOLO parlato.- fece una pausa. -Lei mi ha chiesto se tu sapevi che le piacevi e io gli ho raccontato tutto quello che ti avevo detto. Poi le ho fatto una domanda-
-Ovvero?- chiesi.
-Se per me aveva mai provato qualcosa, o se si era subito presa una cotta per te- disse.
-E lei?-
Non rispose. -E lei, Zelo?- alzai il tono di voce.
-Lei mi ha detto che prima di innamorarsi di te, aveva una cotta per me-
Il mondo mi crollò a dosso. E avevo capito cosa aveva intenzione di fare il maknae.
-E tu cosa le hai detto?- continuai.
-Niente... L'ho baciata-
Mi alzai di scatto. -Cosa?!-
-L'HO BA-CIA-TA- mi disse, scandendo le sillabe.
Mi portai le mani ai capelli, per non tirargli un altro cazzotto.
-Sei veramente un bastardo, Zelo.-
-Mi dispiace. Ma ora che so che provava qualcosa, una piccola speranza di ritirare fuori quei sentimenti si è accesa in me, e non smetterò di provarci finché non avrò vinto- fece minaccioso.
-E io che ti credevo mio amico. Avevi detto che te l'eri dimenticata e che non provavi più niente. Quante altre stronzate mi hai detto eh, piccolo bastardo?-
-Smettila di darmi del bastardo, Bang. Anche tu non sei da meno- ribatté.
-Oh certo, infatti sono IO quello che ha CHIAMATO Marta mentre il mio MIGLIORE amico stava per baciarla; sono io che l'ho baciata, per poi venire a dire CHE NON PROVAVO NIENTE,per poi baciarla di nuovo- feci una pausa -Ma soprattutto, sono sempre IO, quello che ha fatto tutto questo alle spalle. Come lo definisci uno così? A me non vengono in mente altre parole, se non BASTARDO.-
Eravamo in piedi, uno di fronte all'altro. Ci guardavamo con occhi di sfida. Sarebbe toccato a lui rispondere, ma non lo fece.
A quel punto uscì Marta dalla cucina.
-Che cosa sta succedendo?- chiese preoccupata.
La guardammo.
-Dovresti saperlo. - feci maligno.
Un'espressione preoccupata si impossessò del suo viso.
-Cosa dovrei sapere?-
-Andiamo Marta, Zelo mi ha detto tutto. Sai, vi ci vedo insieme, non fate altro che illudere e tradire le persone- continuai con un ghigno sulle labbra.
-Io non ho né illuso, né tradito nessuno- affermò.
-Ah no? E allora tutto quello che hai detto a Zelo su di me, che ti piaccio che sei innamorata di me? Se l'è inventato?-
-No, è la verità. Ma non capisco cosa c'entri ora-
-Non capisci? Ti prego dimmi che stai scherzando- ero fuori di me, dalla rabbia.
-Se tutte le cose che gli hai detto fossero vere, non ti saresti baciata con lui! E soprattutto, quando ti ha chiesto se avevi mai provato qualcosa per lui, se eri veramente sua amica e volevi che ti dimenticasse, gli avresti detto di no!-
-Che io mi sia baciata con lui, e quello che PROVO per lui, non ti riguarda Bang. Non sono né la tua ragazza, né tua figlia, né qualsiasi altra cosa per doverti venire a dare spiegazioni- fece una pausa - E anche tu , fai tanto il duro, la vittima, quello che lo prendono "per il culo" tutti, ma te cos'hai fatto? Anche te hai sempre detto a Zelo che ti piacevo, ma hai mai fatto qualcosa per dirmelo, o farmelo capire? Mi sembra di no- finì, tagliente.
Rimanemmo in silenzio.
-Sai forse hai ragione. Sono io lo scemo che sperava in qualcosa- mi avviai verso la porta, e presi il giubbotto.
-Spero che starete bene insieme, perchè non voglio più sapere niente di voi due- conclusi uscendo.
Marta mi rincorse fino alle scale.
Mi prese il braccio.
-Dove pensi di andare, eh?-
-Via da dove siete voi, anche solo vedermi mi da la nausea-
Mi tirò un ceffone. In un certo senso fu una cosa positiva e negativa, allo stesso tempo.
Positiva, perchè mi fece tornare in me e capire quante cazzate avevo detto in meno di dieci minuti.
Negativa, perchè la rabbia mi salì ancora di più.
-Ora puoi andare- disse. E poi tornò nella suite.

Ero andato al parchetto. C'ero almeno da tre ore. Avevo spento il cellulare perchè non volevo che nessuno mi chiamasse.
Ero sdraiato nell'erba, vicino alle siepe e sotto al salice piangente, così anche se fossero venuti a cercarmi, non mi avrebbero visto.
Avevo la musica altissima e continuavo a mordermi il labbro dal nervoso: se grazie alla scazzottata non ci aveva parlato per tre settimane, adesso lo avrebbe fatto per sempre.
Mi sentivo un imbecille. Avevo detto cose che non pensavo a Zelo e a Marta. Peggio di così non poteva andare.
Ormai era buio e stavo prendendo in considerazione l'idea di dormire lì fuori.
Il mio iPod si scaricò e rimasi al silenzio del parchetto.
-Perfetto ... - dissi tra me e me.
Sentii un rumore di passi.
-Brutto scemo, dove sei?!- urlò. Era lei. Dopo tutto quello che le avevo detto, era venuta a cercarmi.
Mi feci ancora più piccolo e trattenni il fiato. Non volevo vederla, mi vergognavo di me stesso.
-Bang, vieni fuori, perchè se ti trovo ti riempio di schiaffi!- continuò a urlare.
Si fermò a qualche metro del salice.
Poi si girò, tornando sui suoi passi. Dopodiché sparì.
Aspettai qualche minuto e uscii.
Mi guardai intorno: non feci in tempo a perlustrare tutto il parco con lo sguardo che mi era piombata a dosso e sbattuto a terra.
-Ma sei impazzita!?- chiesi.
-STAI ZITTO, NON HAI ALCUN DIRITTO DI PARLARE.- mi urlò in faccia.
Ci guardammo negli occhi per un'infinità di tempo. Le salirono le lacrime.
-Marta, io ..- -Ti ho detto che devi stare zitto- disse tutto d'un fiato.
Ero sdraiato per terra e lei era su di me. Così agii d'istinto.
Rotolai, in modo da essere sopra di lei.
La guardai ancora. Poi iniziai a baciarle il collo. Poi la guancia e infine le labbra.
Erano morbide.
Finalmente l'avevo baciata. Aspettavo quel bacio dalla prima volta che ci incontrammo.

Eravamo rimasti in quella posizione per un'ora buona. Nessuno dei due aveva intenzione di staccarsi, ma le squillò il cellulare.
Guardò. -E' Zelo- disse ridendo. -Quando mai?- dissi ironico.
Scoppiammo a ridere e poi rispose.
-Si? Si, l'ho trovato è qui con me... Si, sta bene. Adesso arriviamo. Ci vediamo alla suite. Ok, ok. Ciao-
Riattaccò.
Eravamo seduti.
-Che voleva?- cominciai.
-Voleva sapere se ti avevo trovato e se stavi bene.-
-Quel bastardo... prima mi fa incazzare e poi vuol sapere se sto bene. Non ho parole-
-Ti vuole bene. Sei come un fratello per lui. E comunque, adesso è tutto sistemato- disse.
Feci un'espressione interrogativa.
-Gli ho detto che io sono innamorata di te e non di lui. Perderebbe solo del tempo a cercare di farmi innamorare di nuovo, perchè il mio cuore ha già scelto- mi guardò sorridendo. - E poi, stiamo meglio come amici, che come coppia- concluse.
-Quindi tu... hai scelto... me?- chiesi incredulo.
Mi baciò. Il bacio più tenero e vero che avessi mai ricevuto. A quel punto capii che l'amavo. E che lei amava me.



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Capitolo 17
*** Unbreakable ***


17. Dovevo scegliere. Scegliere se perdere per sempre la ragazza di cui ero innamorato o restargli vicino come amico.
Anche se la mia voglia di riconquistarla era più forte di ogni cosa, dovetti rinunciarci, sia per il bene suo, che per il bene del gruppo, ma soprattutto per il bene di Bang: che io mi ricordi, non si è mai innamorato così tanto.

Quando era andato via ed eravamo rimasti soli, pensavo che sarebbe successo di nuovo qualcosa tra noi, invece lei partì in quarta e mi obbligò a dirle per filo e per segno cosa ci eravamo detti.
Le spiegai tutto e capì che dovevamo risolvere in fretta.
-Zelo... - cominciò. Non riusciva a guardarmi negli occhi.
-Vai avanti, non aver paura di ferirmi- la rassicurai.
-Quello ormai l'ho già fatto ... - sospirò. -Devo chiederti un ultimo favore-
Calò il silenzio più totale.
-Dimenticati di me-
Fu in un attimo. La scelta arrivò, tagliente, meschina, orribile.
Con quella frase mi aveva messo davanti due opzioni: Dimenticarla e rimanere amici; non dimenticarla e non poterle più parlare.

Dopo quella frase aveva preso il cappotto, il telefono e era subito uscita.
Rimasi tutto il pomeriggio a pensare. Mi alzavo, mi sedevo. Mi rialzavo e mi risedevo.
Avevo una miriade di pensieri nella testa, un miliardo di sensazioni sulla pelle.
Ero in preda al panico.
Si aprì la porta e io tirai un urlo.
-Zelo, sei scemo?- fece Himchan, che a quello strillo si era spaventato.
-Scusa è solo che...- non finii la frase.
Chiusero la porta ed entrarono tutti.
Fu naturale. Ci sedemmo sui divanetti e i presenti aspettarono che io iniziassi a parlare.
Ma non ci riuscivo.
-Zelo, stai bene?- mi chiese Jae.
Io scossi la testa. -Per niente...-
Mi salirono le lacrime agli occhi e dovetti trattenere un singhiozzo.
Jongup si spostò vicino a me, mettendomi un braccio sulle spalle.
-Mi dispiace così tanto ... -
-Di cosa ti dispiaci, Zelo? Non è colpa tua.... - mi rassicurò Dae.
-Invece si. Sapevo che piaceva a Bang e me ne sono innamorato lo stesso. Sapevo che a lei piaceva lui e l'ho baciata, mettendola in una condizione scomoda. Grazie alla mia stupidità, ho fatto si che non vi parlasse per tre settimane...- feci una pausa. -Da quando me ne sono innamorato, non ho fatto altro che combinare casini.- conclusi.
Himchan si alzò e mi tirò un ceffone.
Tutti sgranarono gli occhi, me compreso.
Lui non si scompose, e iniziò a parlare.
-Era un po' che volevo farlo, devo ammetterlo- esordì. -E appena mi capita a tiro, lo darò anche a Bang.- sospirò.
-Perchè devi sempre darti la colpa di tutto, brutto cretino?-
Lo guardai, non riuscendo a capire cosa voleva dirmi.
-Perchè è così! Tutto quello che è successo è stata colpa mia!- urlai.
-Lo hai fatto a posta a innamorarti di lei? Hai pensato di baciarla per fare un torto a Bang? Hai fatto a cazzotti con lui, per fare in modo che lei non ci parlasse più?-
-No, io ...-
-Ecco! E allora piantala di darti tutte le colpe! Hai reagito d'istinto, te ne sei innamorato e hai fatto in modo di essere contento. E' una colpa volere la propria felicità?-
Non sapevo cosa dire. Non avevo mai provato a vedere tutto sotto quell'aspetto. Avevo sempre pensato che avevo rovinato "la vita" a Bang, messo nei casini Marta e deluso il mio gruppo. Non l'avevo mai messa sul fatto "La mia felicità".
Scoppiai a piangere, dal dispiacere, dal nervoso, dalla gioia.
Himchan sorrise e mi abbracciò, insieme a Jongup.
-Sei proprio un cretino.-

Finalmente mi ero messo l'anima in pace. Avevo capito cosa dovevo fare.
Adesso il problema era Bang: dove si era cacciato? E Marta? Era riuscita a trovarlo?
Aspettammo le diciassette.
-Ragazzi, io la chiamo non ce la faccio più- dissi.
Loro annuirono e io chiamai.
Prima che Marta mi rispondesse, il cellulare squillò parecchie volte.
-Pronto?-
-M-Marta!? L'hai trovato? Sta bene? ... Menomale...A che ora tornate? Ah ok, allora ci vediamo qui. Ciao!-
Tirai un sospiro di sollievo.
-E' con lei, l'ha trovato. - spiegai.
-Avevi dei dubbi che fossero insieme?- fece malizioso Daehyun.
Scoppiammo tutti a ridere.
Una ventina di minuti dopo arrivarono. Avevano un'espressione tranquilla e entrambi erano felici.
Volevo parlare con Bang, ma avevo paura di rovinargli di nuovo un momento felice.
-Ben tornati, PICCIONCINI!- fece Himchan.
Bang guardò a terra e scoppiò a ridere, mentre Marta diventò bordeaux e lo guardò in cagnesco.
Poi sorrise.
Li andarono a salutare anche gli altri, mentre io rimasi imbambolato in piedi nel bel mezzo del salotto.
Pochi secondi dopo Bang mi guardò. Il mio cuore mancò un battito.
Venne verso di me e si fermò a qualche passo.
Feci un respiro profondo.
-TI DEVO PARLARE- urlammo all'unisono.
-Oh ..- feci io. -Si, bene... Allora andiamo- concluse.

Eravamo andati nel terrazzino dell'hotel. Tirava un bel venticello e c'era freddo: eppure io ero più bollente di una stufa.
-Bang, senti ..- iniziai.
-No, aspetta, fa parlare me.- m'interruppe. -Voglio dirti che ogni singola parola, pensiero e stronzata che ti ho detto oggi pomeriggio, non la penso assolutamente.- prese fiato. -Non sei affatto un bastardo, né tantomeno un traditore. Hai agito con il cuore e solo per la tua felicità, e io non ho voluto capirlo. Mi arrabbiavo, perchè non riuscivo a capire che tu lo facevi solo perchè anche tu sei innamorato di lei e pensavo egoisticamente, come se tu avessi il dovere di lasciarmi campo libero con lei. Hai fatto bene a non farlo- fece una pausa. - Mi hai fatto capire quanto sono stato insensibile e stronzo nei tuoi confronti- concluse.
-Bang... tutto questo avrei dovuto dirtelo io... - dissi.
-No Zelo. Tu l'unica cosa che avresti dovuto dirmi è "Vaffanculo", e non l'hai fatto.-
Mi scappò un sorrisetto.
-Comunque, ti ho portato qui per comunicarti la mia decisione- iniziai.
Si fece rigido e un'espressione preoccupata gli apparve in viso. Abbassai lo sguardo, per poi guardarlo nuovamente con tutta la convinzione che avevo in corpo.
-Ho deciso che non voglio perdere il mio migliore amico e la ragazza che amo- dissi tutto d'un fiato. Iniziai a respirare velocemente, per l'emozione.
Lui sgranò gli occhi. Poi abbassò lo sguardo.
-Quindi siamo di nuovo ... in guerra?- chiese lui.
Lo guardai stranito.
-Ma che dici?-
-Come... hai detto che non vuoi perdere la ragazza che ami!-
-Esatto. La voglio vicina come amica. -
Lui rimase senza parole.
-Zelo... Mi stai dicendo che rinunci a lei solo per me?!-
Annuii. -Già.-
-Ma come?! Ma no, non- - Ho deciso così. Non rompere e non fare polemiche. La mia scelta è irrevocabile- conclusi.
-Ma- -Niente ma, se e perchè. E' così, punto. Fatti la tua relazione.- feci una pausa. -Ricordati che non staremo qui in eterno...-
Entrambi sentimmo una fitta al cuore. In quei mesi non ci avevamo pensato: eravamo in Italia per lavoro. Il nostro periodo di soggiorno non sarebbe durato ancora a lungo e quando saremmo dovuti ripartire, non l'avremmo più vista.
Ci salirono le lacrime agli occhi e quando ce ne accorgemmo, iniziammo a ridere. Una risata di dolore, di solidarietà.
-Pensiamo a goderci il periodo che ci rimane, ok?- gli dissi.
Ci abbracciamo.
Finalmente avevamo chiarito e io avevo preso la scelta migliore.

Rientrammo e ormai era ora di cena. Gli altri compresa Marta, erano già tutti ai fornelli e a far casino con piatti e bicchieri.
Bang andò da lei e le schioccò un dolcissimo bacio sulle labbra. Lei sorrise. Un sorriso che non aveva mai fatto, né regalato a nessuno di noi.
Era veramente felice. E lo ero anch'io: avevo agito per il bene delle persone a cui tenevo di più.

Passammo una bellissima e piacevole serata, fra risate, scherzi, rivelazioni e novità.
Dopo aver finito di cenare, mettemmo tutto in ordine e guardammo un po' di tv.
Quando ci alzammo, e ognuno stava per andare nella propria camera, Marta parlò.
-Ragazzi- fece seria.
Una sensazione di inquietudine si impossessò dei presenti.
-Che succede?- chiese Dae.
-Ho ... pensato molto in questi ultimi tempi e ho il bisogno di farvi una domanda, che mi ronza in testa da un po' troppo tempo, forse...-
-Coraggio, spara- tagliò corto Jae.
La ragazza fece un profondo respiro.
-Quando ripartirete per la Corea?-

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Capitolo 18
*** Punch! ***


18. Quella domanda aveva spazzato via la felicità che si era creata quella sera. Noi non ci avevamo pensato, almeno non tutti.
E mi venne in mente che Zelo e Bang magari si erano comportati così nell'ultimo periodo perchè sapevano che a breve saremmo ripartiti e che avevano poco tempo da passare con la ragazza di cui erano innamorati. Ma era solo un'ipotesi, non gliel'ho mai chiesto.
-Non ci hanno ancora confermato nulla, ma la data prestabilita, era il 12 di Gennaio... Meno di un mese, quindi- aveva risposto Jae, che era l'unico a ricordarsela.
-Proprio il 12?- fece Marta, ancora più triste.
-Già...- rispose Daehyun.
-Perfetto. Proprio per il mio compleanno- finì.
Nel cuore dei presenti successe qualcosa. Non so dire bene cosa: una stilettata immonda che colpì ognuno di noi, Bang e Marta anche di più.
Si erano appena dichiarati e finalmente avevano iniziato una specie di relazione, e avevano scoperto che per stare insieme avevano una manciata di settimane.
Una cosa orribile.

La mattina dopo mi svegliai presto. Saranno state le cinque e mezza. Non riuscivo a prendere sonno.
Ero rimasto troppo male a vedere Marta così sconfortata. Volevo provare a consolarla, ma c'era bene poco da consolare: dovevamo ripartire. Di certo non potevamo restare in Italia per sempre... Anche se ci sarebbe piaciuto.
Andai in cucina e mi preparai un panino con quello che trovai nel frigorifero. Mi versai anche del succo all'ananas.
Presi il bicchiere e mi accomodai in salotto, fissando la televisione spenta.
Ci restai per un bel po'.
Dopo poco, apparve Marta, ancora addormentata che si stropicciava gli occhi.
Si fermò sull'entrata del corridoio e mi fissò.
-Himchan? Come mai già in piedi?- mi chiese con la voce più coccolosa del mondo.
Mi scappò un sorrisetto.
-Non riuscivo a dormire. Tu invece?-
-Idem. Sono ancora sconvolta per ieri sera... Proprio per il mio compleanno, maledizione...- disse sconsolata.
Le feci cenno di venire a sedersi vicino a me. Lei capì e mi raggiunse.
Si sdraiò sul divano e poggiò la testa sulle mia gambe. Non mi guardava. Non so se per imbarazzo o per che so io, fatto sta che fortunatamente non vide il mio colorito peperone.
-Non voglio che ve ne andiate... Mi avete aiutato un sacco in questi ultimi mesi. Mi siete stati vicino, mi avete fatto ridere, mi avete fatto dannare e tutto il seguito di emozioni che solo voi siete stati in grado di farmi provare... Come farò, quando non ci sarete più?-
A quelle parole mi si strinse il cuore.
Davvero eravamo così importanti? Certo, tutti noi sapevamo che ci teneva e che non fingeva. Avevamo imparato a conoscerla e ancora oggi penso sia una delle persone più vere di questo mondo. Semplice, adorabile, affidabile e forte. Sì: lei è tutto questo.
-Beh... Fai come facevi prima di incontrarci, no?-
Lei si mise seduta e si coprì gli occhi.
-Non ero così felice quando non c'eravate. Con voi, sono riuscita a pensare meno alla mia situazione familiare, ai casini della mia vita e a divertirmi. Se voi non ci sarete più, tornerà tutto come prima e io non voglio...- finì, singhiozzando.
L'abbracciai.
-Andiamo, andiamo. Ce la farai. Sei una delle persone più forti che conosca- dissi.
-Non è vero... non ce la farò mai... -
-Si invece ! Marta, ti rendi conto di quello che hai fatto al nostro gruppo?- chiesi.
-... I casini che vi ho fatto passare?- rispose ingenua.
Scoppiai a ridere.
-Ma quali casini! Per esempio, grazie a te, il legame fra Zelo e Bang è diventato ancora più forte!-
-Ma se sono solo riuscita a farli litigare! Si sono presi anche a cazzotti per colpa mia!-
-Però adesso sono di nuovo amici e più legati che mai.- le feci notare.
Lei non rispose. Mi guardò con la faccia di chi non aveva mai visto il lato positivo delle cose.
In quel momento mi ricordò Zelo.
-Daehyun, anche se non lo fa vedere, grazie a te è diventato molto più estroverso e riesce a confidarsi sempre di più con noi-
Sorrise, arrossendo lievemente.
-YoungJae ha trovato pane per i suoi denti. Non si era mai fatto mettere i piedi in testa da una ragazza, mentre con te è successo, anche se non lo ammetterà mai-
Continuava a sorridere, ancora più rossa.
-Io e JongUp, siamo diventati meno timidi e abbiamo trovato una cara amica di cui possiamo fidarci e che tiene a noi... dico male?- chiesi
-No- rispose ridendo.
-Poi? Vogliamo parlare di Zelo? E' diventato pazzo per te. Ha fatto cose che se le sognava prima! Non si è mai messo contro Bang- feci una pausa.
-E' un bene o un male?- disse.
-E' un bene! E' riuscito a trovare il coraggio di tenergli testa e di "vincere" un rapporto di pari diritti. Tutto questo, con Bang, non è cosa semplice... -
Presi un respiro profondo.
-E Bang? Cosa gli hai fatto? Dal primo giorno l'hai stregato e ha perso subito la testa per te.- feci una pausa.
Marta divenne rossa in viso e distolse qualche secondo lo sguardo. Quando mi guardò di nuovo, le sorrisi e continuai.
-Gli altri non lo sanno, ma con me si è sempre confidato e mi ha raccontato tutto quello che provava e sentiva quando ti vedeva. Mi ricordo quel giorno che ti vide baciare Lee. Noi non sapevamo ancora che gli piacessi, ma grazie a quella scenata che fece, lo capimmo subito. Avrebbe fatto di tutto per conquistarti e ... lo abbiamo visto!-
Scoppiò a ridere.
-Himchan- disse.
Io girai la testa di lato, interrogativo.
-Grazie.-
Io rimasi senza parole. Lei si avvicinò e mi schioccò un caldo bacio sulla guancia.
Poi si alzò e si diresse in camera.
-Marta!-
Mi guardò di nuovo. -Hm?- fece.
-Bang non si è mai innamorato così tanto di una ragazza-
Lei sgranò gli occhi.
-Ci tenevo a fartelo sapere...-
Mi sorrise e sparì dietro la porta.

Nei giorni successivi non successe niente di che. Passammo delle bellissime e tranquille giornate.
A Natale ci scambiammo i regali e restammo insieme fino a tardi.
Ormai era il 29 di Dicembre: fra due giorni sarebbe stato Capodanno e dodici giorni dopo, saremmo dovuti partire.
Un episodio che posso raccontare e che non mi scorderò mai, successe proprio quel giorno.

Marta era uscita la mattina presto. Aveva delle commissioni da sbrigare, doveva andare a casa a prendere degli altri vestiti, mettere in ordine quelli vecchi e andare da sua nonna per farle vedere che era viva e stava bene. Il pomeriggio poi aveva un corso di inglese organizzato dalla scuola e dopo, le prove di canto.
Non l'avremmo rivista prima della sera.
Noi eravamo in "vacanza" perchè le prove erano finite e ci avevano lasciato gli ultimi giorni per girare un po' la città e quelle vicino.
Ovviamente non ci spostammo da lì, perchè il tempo che riuscivamo a passare con lei, era diventato più prezioso che mai.
Quel giorno a Bang venne in mente di andare a fare un giro per quella piccola città e vedere un po' i posti che Marta vedeva ogni giorno, da 16 anni a questa parte.
Nessuno ebbe niente in contrario.

Ci vestimmo in modo da non essere riconosciuti, non volevamo attirare attenzioni inutili o dover scappare da una possibile folla di fans inferocite. Non che in Italia fossimo popolari come in Corea, ma le fans c'erano ugualmente.
Camminammo per qualche ora, per poi andare sfiniti al parchetto segreto.
Era tutto normale, a parte una cosa: non eravamo soli.
Non era mai successo.
Bang entrò per primo, senza dar peso alla presenza di altra gente. Noi aspettammo un po', titubanti, poi lo seguimmo.
Ci mettemmo a uno dei tavoli da picnic e iniziammo a parlare, quando un ragazzo asiatico dai capelli neri tirati su con il gel e il fisico asciutto, ma muscolo, si presentò davanti a noi.
-Sei tu Bang Yong Guk?- chiese.
Bang non lo guardò.
-Già. Hai bisogno?-
Aprendo una parentesi: la situazione non era delle più piacevoli e amichevoli che potessero esserci. Bang è sempre stato così. Scontroso per le cose che ritiene futili, Gentile e determinato per quelle che ritiene importanti.
-Si, dovrei parlarti.- cominciò il tizio. -Ho sentito dire che ti sei fatto la ragazza.-
-Hai sentito bene. Qualche problema?- rispose senza batter ciglio. Ora però lo stava guardando.
-Direi proprio di si, muso giallo-
-Tsk. Muso giallo? Ehi bello, ti sei guardato allo specchio? O forse sei daltonico?-
-Quanto sei spiritoso... Non capisco cosa ci trovi in te, quella scema di Marta.- sibilò l'altro.
-Come scusa?-
-Hai capito bene.-
Bang si alzò e si mise davanti al moretto, alto quanto lui. Continuavano a fissarsi, senza dire parola.
Arrivarono degli altri asiatici e si misero intorno a Bang, che però non distolse lo sguardo.
Zelo ci fece un cenno e ci alzammo anche noi, andando a coprire il leader.
-Oh, ma guarda. Hai dei cagnolini ben addestrati- disse maligno il moro.
-Da che pulpito. Sei proprio un imbecille, fattelo dire-
-Che hai detto, stronzo?-
-CHE SEI UN IMBECILLE-
A quelle parole il moro scattò, tirando un pugno a Bang che prontamente lo schivò e restituì.
Il ragazzo indietreggiò qualche passo, per poi tornare all'attacco.
Gli altri intanto si erano mossi e stavano per colpire Bang, quando Zelo piombò lì in mezzo e iniziò a tirare cazzotti a destra e a manca, sbagliando solo qualche colpo.
Noi quattro eravamo rimasti fuori, immobili come pesci lessi, ancora a cercare di capire cosa stesse succedendo.
-Himchan, attento!- urlò Zelo.
Mi girai di scatto e schivai in tempo una mazzata in piena testa. Reagii d'istinto e tirai un calcio verso l'alto, prendendo in pieno viso il tizio che aveva provato a uccidermi.
Non c'era più niente da fare: dovevamo difenderci e ci buttammo nella mischia anche noi.
La rissa durò una ventina di minuti e ovviamente con la nostra vittoria: mi spiace dirlo, ma se ci mettiamo d'impegno, non ci batte nessuno.
-Non finisce qui!- aveva urlato il moretto, correndo via sanguinando.
-Se, se. Come no- gli aveva risposto Bang, che intanto si puliva il sangue dal labbro.

Tornammo all'hotel. Eravamo in uno stato davvero pietoso. I vestiti tutti sporchi e pieni di lividi ovunque.
Io ne avevo uno gigantesco sopra lo zigomo.Jongup e Jae, uno rispettivamente su spalla e stinco. Zelo uno sul mento. Daehyun uno sull'interno coscia.
-Menomale che mi ha preso più in basso... Altrimenti ci avrei lasciato i gioielli...- fece.
Scoppiammo tutti a ridere.
-Ahi, cazzo che male!- disse Bang tenendosi la bocca.
In effetti lui era quello che ci aveva rimesso più di tutto, poverino. Si era spaccato il labbro. Anche il solo parlare gli provocava dolore.
Prendemmo la chiave alla reception. Il responsabile ci guardò con gli occhi sgranati.
-Fa parte del video, stia tranquillo. Non abbiamo avuto il tempo per pulirci- tagliò corto Zelo. Il piano sembrò reggere e noi tornammo nelle suite.

Entrammo ridendo.
Pensavamo che Marta non fosse ancora tornata e che quindi avremmo potuto risistemarci e trovare una scusa valida per spiegare i lividi.
Ma lei era già lì.
Bang entrò nel salotto; appoggiò il cappotto sul divanetto e appena alzò lo sguardò se la ritrovò davanti con gli occhi sgranati e l'espressione più incazzata e spaventata che io avessi mai visto.
Lui indietreggiò, aggiungendosi alla nostra "riga". Sembravamo dei militari.
-Himchan.. Dae.. Jae! ... Jon... Ze.. BANG!-
Disse più o meno tutti i nomi, scemando alla vista dei lividi sempre più grandi e presenti, per poi arrivare al labbro rotto del leader.
-COSA DIAVOLO AVETE FATTO!?- strillò.
Bang le andò vicino e le prese il viso tra le mani e la guardò negli occhi.
Lei sembrò rilassarsi e arrossì violentemente.
-Prima che tu creda che ci siamo picchiati fra di noi e sparisca di nuovo per chissà per quanto tempo, facci spiegare, ok?-
Lei annuì. Poi ci riguardò uno a uno.
-Allora, volete spiegarmi, o no?-
-Il tuo caro ex-ragazzo Lee, è venuto con la sua banda di scagnozzi e ci ha aggredito.- spiegò in una sola frase il leader.
-Lee?- fece stupita lei.
-Già-
-Come fai a dire che è Lee? Non lo conosciamo nemmeno- dissi a Bang.
-Io si.-
-E come fai a conoscerlo?-
Bang arrossì violentemente.
-... Non ti riguarda-
Capimmo che aveva fatto delle ricerche quando aveva scoperto che Marta aveva il ragazzo.
Ero cotto davvero.
Finimmo la spiegazione e andammo al pronto soccorso.
Ci passammo la serata.

Tornammo alla suite. Eravamo passati a prendere del gelato.
Marta aprì la porta ed entrò per prima.
-E tu chi sei?-
Ci si gelò il sangue nelle vene: sapevamo di chi fosse quella voce e la sua presenza all'hotel, non prometteva niente di buono.




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Capitolo 19
*** One shot ***


19. -Signor Kato...- balbettai. Perchè diavolo era venuto alla suite?! Eravamo tutti in preda al panico e non sapevamo come avrebbe reagito se avesse scoperto che Marta era la stessa ragazza per cui Zelo e Bang si erano picchiati. Purtroppo ci era toccato raccontare tutta la verità, anche se eravamo riusciti a tenere segreta l'identità di Marta.
-Ragazzi potevate dirmelo che vi eravate fatti un'amica. Avrei voluto conoscerla anch'io!- fece l'uomo. Non riuscivo a capire se ci stesse prendendo in giro o se fosse serio.
Cominciò a girarle attorno. Notai l'espressione preoccupata di Bang e gli sguardi d'intesa che si stava scambiando con il maknae.
-Ed è anche molto carina. Tesoro qual è il tuo nome?-
-Signor Kato perchè è qui?- chiese Himchan, cercando di rimandare per quanto potesse le presentazioni.
-E' un piacere anche per me vederti, Himchan.- esordì -Ma vedi, mi hanno chiamato dalla reception dicendo che eravate conci malissimo.-
Guardò Zelo. -La scusa delle prove non ha funzionato, mi spiace.- concluse.
-Potreste spiegarmi cos'è successo?-
Nessuno di noi fiatò. -YoungJae, almeno tu sei disposto a parlare? Sei il cervello del gruppo, abbi un po' di buon senso.- mi disse. Mi si avvicinò e guardò per bene la mia faccia, in cerca di qualche livido o taglio.
Poi ripeté l'operazione con tutti e dopo aver visto le condizioni di Bang, sospirò.
-Avete fatto a cazzotti. Non ci vuole un genio per capirlo.- notò. -Ma il motivo?-
-E' colpa mia.- ammise Marta.
-No Marta!- le sussurrò Zelo.
Calò il silenzio più totale. Avremmo voluto aiutarla, ma avremmo finito solo con il peggiorare la situazione: il Signor Kato è davvero bravo a girare le cose a suo favore. Con questo non dico che sia un difetto.
-Colpa sua, signorina?- fece sorpreso l'uomo.
-Si... mi dispiace. Anche la scazzottata che ci fu tra Bang e Zelo, è colpa mia.-
Lo aveva detto tanto per dire, o sentiva che avevamo mentito anche al nostro manager? Nessuno comunque capiva perchè lo stesse facendo.
-E allora perchè sei ancora qui?- continuò Kato, maligno.
-Io...-  -Perchè siamo noi a volerla.- la difese Bang..
-Sei sicuro? O sei TU a volerla?- lo provocò l'uomo. -Perchè Bang, tu sei una testa calda e comunque i tuoi compagni non ti darebbero mai contro.-
-E' qui che si sbaglia.- Questa volta era stato Daehyun a parlare. Kato era davvero sorpreso. In effetti Dae non aveva mai parlato in sua presenza.
-Signor Kato, lei in questi mesi ha avuto da fare, e la rispetto. Ci ha fatto fare un lavoro con i fiocchi, però vede, lei non è stato molto presente nelle nostre vite. E quindi non si deve permettere di venire qui e sputare sentenze.- disse. Notammo tutti che Kato lo stava guardando con gli occhi spalancati: pensai che tra poco gli sarebbero usciti dalle orbite. -Lei non può sapere quanto Marta ci abbia aiutato in questi tre mesi e di quanto ci abbia fatto migliorare, sia singolarmente, che come gruppo. Anche la scazzottata di Bang e Zelo per esempio! Grazie a quella, adesso il loro legame è ancora più forte! Ma non solo loro. Prenda esempio me...- fece una pausa. Guardò Marta e le sorrise. Lei ricambiò con uno sguardo di gratitudine. -Se non mi avesse aiutato a confidarmi e ad avere più fiducia in me, io adesso non avrei mai avuto il coraggio di tenerle testa in questa maniera. Se non fosse stato per lei, non avrei mai preso le sue difese e avrei lasciato che facesse la ramanzina a tutti e magari cacciato Marta senza farcela più vedere. Invece, voglio che capisca, che lei per noi, non è un male, ma è un bene. Un grande bene.- finì.
Nessuno osò parlare. In un brevissimo discorso, aveva riassunto tutto quello che ognuno di noi avrebbe voluto dirle da tanto tempo ormai.
Il Signor Kato sembrò risvegliarsi da una specie di trance, e guardò la ragazza, che sussultò. Le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.
-Devo ammettere, che hai del talento ragazza.- le disse. -Daehyun non mi ha mai parlato, e ora ha anche osato tenermi testa. Sei una specie di maga per caso?-
Bang sorrise, seguito da Zelo e Himchan. Daehyun guardò JongUp e poi me. Stavamo tutti ridendo come imbecilli, perchè sapevamo che Kato l'avrebbe "accettata". Il nostro manager è sempre stato severo sulle "amicizie non proficue", ma visti i risultati che Marta era riuscita portare al nostro gruppo, si poteva pensare che avrebbe inziato a venerarla.

La serata passò in fretta, tra risate e racconti di ogni tipo. Ad un certo punto chiesi a Kato se era solamente venuto per assicurarsi le nostre condizioni.
-Non proprio. Speravo che fosse solo uno scherzò del tizio della reception, visto che volevo proporvi un piccolo concertino per Capodanno.- spiegò. -Avevo trovato un locale che faceva musica a tema, e quest'anno il tema era la Corea. Cosa c'era di meglio di uno dei gruppi coreani emergenti più amati? Vi sareste fatti molta pubblicità anche in Italia... Ma ahimè, viste le vostre condizioni, non credo possiate esibirvi.- concluse. Annuimmo tutti, in segno di assenso.
-Quindi adesso dovrò chiamare il locale e disdire... Questa cosa ci costerà di "fama".- fece l'uomo, sconsolato.
Mi si accese una lampadina.
-Perchè non fa cantare Marta?-
-COSA!?- strillò lei. -Jae sei impazzito?!- mi domandò.
-No,affatto! Ti ho sentita cantare! Sei davvero brava! Poi non sei una principiante, studi canto e musica moderna da quattro anni ormai, giusto? In più hai detto che il tuo insegnate dice che te la cavi molto bene anche con il pop coreano.- dissi. Gli occhi erano tutti puntati su di lei.
In effetti, queste informazioni, le aveva dette a me in confidenza, ma perchè non darle l'occasione? Cantava dannatamente bene: sarebbe potuta diventare un'idol con i fiocchi se avesse fatto un'audizione a qualche casa discografica coreana.
-No, no e no! Non lo farò.-
-Ti prego Marta, ci salveresti la faccia!- la implorò Himchan.
Si vedeva che era in preda al panico. E così era: lei lo avrebbe anche fatto, se non avesse avuto una paura folle.
-Ti prego!- chiedemmo tutti in coro. Lei aprì la bocca, ma non disse nulla. Distolse lo sguardo e rimase in silenzio.
-La prego, Signorina Marta. Ci toglierebbe davvero da una situazione scomoda.- la implorò Kato.
-Ma io non sono in grado... non sono brava come Jae vuol fare credere! E poi non saprei neanche cosa cantare!- rispose.
-Facciamo così. Capodanno è tra due giorni, giusto?- esordì Kato. Annuimmo tutti.
-Domani verrai alla casa discografica dove i B.A.P. facevano le prove e canterai davanti ai nostri produttori. Se diranno che sei in grado, canterai. Se invece non ti riterranno all'altezza, allora chiamerò il locale per disdire. Ci stai?-
Bang le prese la mano. -Per favore...-
-Io... Oh, e va bene!- disse. Un urlo d'entusiasmo invase la suite.
-Però promettimi una cosa.- disse il manager, riportando l'ordine tra i presenti.
Marta lo stava guardando fisso negli occhi.
-Promettimi che ti impegnerai al massimo.-
Lei sorrise. -Lo farò.-


Non so se quella notte Marta avesse dormito o meno. So che insieme a Bang rimasero svegli a lungo. Cercò di tranquillizzarla e per quello che poté fare, ci riuscì.
Era giunto il momento. Alle nove in punto eravamo tutti pronti per uscire(cosa che non succedeva da almeno sei mesi). Aspettammo che il Signor Kato ci venne a chiamare e poi salimmo sulla limousine nel parcheggio, che ci portò fino alla casa discografica.
Io ero vicino a lei. -Allora, elettrizzata?- le chiesi.
-Dovrei picchiarti lo sai? E' colpa tua se sono in questa situazione...- mi disse. Io risi e l'abbracciai.
-Se, se... fai il ruffiano. Tanto me la paghi.- mi rispose, facendo la finta offesa.
-Ci siamo! Signorina, sei pronta?- urlò Kato dal posto anteriore.
-S-si!- balbettò lei di rimando.
Quando scendemmo Bang le si avvicinò e noi gli lasciammo un po' di "spazio", precedendoli. Vidi che le accarezzò il viso. Le disse qualcosa di veramente bello, perchè gli regalò un sorriso fantastico. Poi la baciò. Un semplice bacio a stampo, ma che faceva vedere quanto fossero profondi e sinceri i sentimenti che provavano uno per l'altro.
-Aaaah... Ma quindi stanno insieme?- . Era il Signor Kato. In effetti, nessuno gli aveva spiegato per bene tutta la storia.
-Già. Da qualche giorno.- fece JongUp.
-Che carini.- fece l'uomo. Lo guardammo tutti e poi scoppiammo a ridere.
-Andiamo piccioncini! Dobbiamo far nascere un'altra stella!- gli urlò.
Entrammo e Kato mi raggiunse. -Spero solo che Bang riesca a riprendersi, quando dovremmo ripartire per la Corea.-
Non seppi cosa dire. Non ci avevo pensato. Ora Bang era felice perchè Marta era con lui. Ma come avrebbe reagito in Corea, quando lei non ci sarebbe più stata? "Mio dio..." pensai.


Finalmente il tanto atteso momento era giunto. Marta aveva finito di riscaldarsi la voce nell'altra stanza, insieme a due professionisti e adesso l'avevano fatta entrare nella sala di registrazione. Ci salutò dall'altra parte del vetro, facendo il segno "V" con le dita.
Eravamo tutti elettrizzati, il signor Kato più di chiunque, anche di Bang.
Uno dei due produttori che era seduto nella grande sedia davanti a noi ci disse: -Sapete cosa abbiamo deciso di farle cantare?-
Facemmo segno di no con la testa.
-I will show you di Ailee.-
Smisi di respirare... Sul serio!? Voglio dire, se esistono canzoni difficili sono quelle di Ailee! Ha una voce potentissima e riesce ad arrivare a tonalità assurde senza il minimo sforzo. Se fino a quel momento avevo creduto nella riuscita di Marta, adesso mi sorgevano non pochi dubbi.
-Siete sicuri?- chiesi incredulo.
-Si. Se riesce a cantare bene questa vuol dire che potrà cantare a quel locale.- ci disse il produttore. -Se non riuscirà, mi spiace ma non le daremo il permesso. Sta in gioco la nostra e la vostra immagine ragazzi, non possiamo permetterci di mandare chiunque, mettendoci la faccia.- spiegò.
-Allora siamo pronti?- chiese il ragazzo addetto al suono.
Marta fece il segno dell''"ok" con la mano, poi la musica partì.


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Capitolo 20
*** Coma ***


20 Solo una parola: Fantastica.
Per un minuto buono rimanemmo tutti in silenzio, produttori compresi. Non aveva cantato bene: aveva cantato perfettamente ogni singola nota di quella difficilissima canzone. E l'aveva fatto con una facilità estrema.
Come vocalist del gruppo, mi ero reso conto che non aveva stonato nemmeno una volta e le note alte le aveva prese perfettamente: chi diavolo era quella ragazza?!
-Ehm... Successo qualcosa? Io ho finito...- disse Marta, senza capire perchè tutti fossimo rimasti immobili e in silenzio.
-Oh, ehm... No, no! Puoi pure tornare di qua con noi.- fece il ragazzo alla poltrona, che tornò in sé.
Guardai Jae, visto che anche lui è un vocalist, e bastò uno sguardo per capire che la pensavamo allo stesso modo.
-Io lo avevo detto.- sussurrò.
Marta ci raggiunse in stanza e si sedette vicino a Bang che l'abbracciò e le diede un bacio sulla guancia, continuando a ripeterle quanto fosse stata brava. Anche Zelo, Himchan e JongUp si congratularono con lei. Jae le batté il cinque. Poi guardarono tutti me.
-Che c'è?- chiese senza capire. -Stiamo aspettando una valutazione dal professionista del gruppo.- fece Zelo.
-Oh...- riuscii a dire. Non mi aspettavo che volessero il mio parere. -Beh... Non ci sono parole per descrivere quanto sia stata brava, quindi...-
Marta scoppiò a ridere e mi venne ad abbracciare.
Ci alzammo tutti e aspettammo il verdetto dei produttori, anche se tutti sapevamo quale fosse, vista la loro reazione.
Tornò il Signor Kato, con la faccia più seria che gli avessi mai visto in volto.
-Cara Marta, beh, io non so come dirtelo...-
Iniziavamo a preoccuparci: davvero non era piaciuta?
-Mi spiace per te, ma domani sera dovrai cantare!- finì.
Un urlo di euforia invase la stanza. Kato si congratulò con lei e poco dopo arrivarono anche i produttori , che fecero lo stesso.

Tornammo all'hotel.
-Non posso ancora crederci ! Wow, ce l'ho fatta!- disse Marta, cercando di convincersi di cosa fosse appena successo.
-Io l'avevo detto che potevi farcela. Sei stata meravigliosa.- si complimentò Jae.
-Mamma mia... Non sapevo sapessi cantare così bene! Perchè ce l'hai tenuto nascosto?- chiese Himchan.
In effetti ce lo stavamo chiedendo tutti.
-Beh, io... non credevo di essere all'altezza...- spiegò.
-Stai scherzando, vero?- fece Zelo.
-No! Anche la canzone che ho appena cantato. Tutti mi avete detto che sono stata brava, i produttori e anche Dae, hanno detto con non ho stonato nemmeno una volta e che non avrei potuto cantarla in modo migliore. Io invece credo di aver fatto un sacco di errori e che avrei potuto cantare meglio.-
-Marta ma fai sul serio?- domandai incredulo. -Si! Io sono insicura e non credo di far mai niente bene! Per questo ve lo avevo tenuto nascosto...-
-Ora che ci penso... Una volta al parco avevamo cantato "Dancing in the rain" e anche lì, lo avevi fatto divinamente. Com'è che ci siam passati sopra senza rendercene conto?- fece notare JongUp.
-Ha ragione! Boh, forse perchè era stato un bel momento e non avevamo dato troppo peso alle tonalità, visto che poi io, Dae e Bang avevamo fatto i cretini con il falsetto.- disse Zelo.
-Si forse è per quello.- concluse Himchan.
Vidi Bang sussurrare qualcosa all'orecchio di Marta. Lei annuì e si alzò, seguita da lui.
-Ragazzi noi usciamo, torneremo nel pomeriggio, ok?- disse.
Tutti annuimmo. Quando furono pronti per uscire, mi chiamò in disparte.
-Che c'è?- le disse dolcemente.
-Intanto volevo ringraziarti per il "verdetto"- esordì, dandomi un colpo sulla spalla. Io risi.
-E poi volevo chiederti un favore. Quando torno, ti va di aiutarmi un po' con la tonalità? Non si fa mai troppo esercizio per quella!-
-Certo che voglio. Anzi, sarebbe un vero onore!- le risposi. Mi ringraziò, e dopo avermi dato un bacio sulla guancia, sparì con Bang.

Io, Jae e Zelo giocammo tutto il pomeriggio ai videogames. Himchan e JongUp, un po' rimasero con noi, poi andarono a guardare un po' di tv. Verso le sei del pomeriggio tornò il Signor Kato con la cena.
-Non sono ancora tornati quei due?- chiese.
-No, ma bisogna capirli.- disse Zelo. -Tra tredici giorni dovranno salutarsi. Non dico che sarà un addio, ma quasi, visto che noi torneremo in Corea e saremo sempre impegnati tra fan meeting, live e prove.- continuò. -Non credo che potremmo tornare in Italia prima di qualche anno.-
Erano riapparsi anche Himchan e JongUp. Avevano sentito quello che il maknae aveva detto e non potevano dargli torto.
-Io sono preoccupato per Bang.- dissi.  L'attenzione si spostò su di me.
-Noi, più o meno, riusciremo a cavarcela come abbiamo fatto fino ad adesso, visto che lei non era sempre con noi. Ma Bang? Come reagirà? Quella ragazza è come se fosse la sua vita, e la dimostrazione ce l'ha dato il fatto che abbiamo fatto a botte con Zelo e fatto ricerche su un suo ex. -
-Già... Questa cosa preoccupa anche me, e non poco.- rivelò Kato.
-Tutti siamo preoccupati... Io ci ho pensato più volte, ma non so proprio né come possa reagire, né come potremmo aiutarlo.- ragionò YoungJae.
-L'unica che riesce a calmarlo è proprio Marta. Come faremo?.- chiese JongUp.
Un angosciante silenzio calò tra i presenti.
-Però si terranno in contatto, no?- fece ad un certo punto il nostro manager.
-Si è vero.- lo assecondò Himchan, seguito da Jae e JongUp.
-Ma non sarà lo stesso. Anzi potrebbe essere ancora più dannoso.- continuò Zelo. Fecero tutti una faccia enigmatica, me compreso. Poi capii.
-Ha ragione Zelo. - dissi. -Il fatto di poterla sentire, ma non poterla avere a fianco e poterla toccare, potrebbe essere ancora più devastante per Bang. Credo che non poter abbracciare la persona che si ama, sia la cosa più frustante.- spiegai.
Di nuovo silenzio. Sentimmo uno schiamazzare fuori dalla porta e capimmo che erano tornati.
-Fate finta di niente e non toccate l'argomento.- si raccomandò Zelo.
La porta si spalancò e una bellissima e solare Marta entrò, seguita da un sorridente Bang, che le teneva la mano.
-Scusate il ritardo! Però abbiamo provveduto per la cena!- disse, alzando un sacchetto di plastica con dentro delle scatole.
-Sta sera mangeremo parecchio!- disse Kato, indicando anche la cena che aveva portato.
-Meglio per me!- scherzò Zelo.
-Forza allora, iniziamo a preparare!- disse Himchan.
-Io... devo fare una cosa.- esordì Marta, guardando Daehyun e indicando la camera.
-Uh si, anch'io!- mentii.
Seguii Marta nel corridoio. Bang mi fermò per il braccio, lo sguardo cattivo.
Sorrisi. -Stai tranquillo, devo solo aiutarla a fare una cosa.-
-Mi fido, eh.- mi disse. -Fai bene- lo rassicurai.

Avevamo fatto almeno sette esercizi e lei li aveva eseguiti alla perfezione.
-Direi che sei più che pronta.-
-Potremmo riprovarli anche domani mattina? Mi sentirei più sicura...- disse ansiosa.
-Marta, credi di più in te stessa. Sei pronta, non ti servono questi esercizi.- la rassicurai. Lei sorrise.
-Mi sembra familiare quella frase.- scherzò. Scoppiammo a ridere. -Già, chi sa chi me l'ha detta?- finsi.
Fu proprio lei a dirmi di credere di più in me. E le devo molto. Grazie a lei sono quello che sono oggi. Un Daehyun più aperto e più fiducioso, che riesce a parlare tranquillamente alle sue fans.
Mi alzai per aprire la porta. Mi prese alla sprovvista e mi abbracciò da dietro.
-Daehyun, devo chiederti una favore.-
-D-dimmi...- balbettai in preda all'emozione.
-Aiuta Bang quando sarete in Corea. So che Zelo lo farà senza che io glielo chieda, e non è che avessi dubbi su di te, o su gli altri.- mi disse.
-Ma devi promettermi che lo aiuterete, perchè io so che sarà difficile per lui... e lo sarà anche per me...- finì, piangendo.
Girai su me stesso e l'abbracciai. -Stai tranquilla, andrà tutto bene. E poi non deve essere per forza un addio.- mentii. Iniziai ad accarezzarle i capelli e poggia la testa, sulla sua.
-Lo sarà, Dae... Voi sarete troppo impegnati con prove e live vari, e io devo continuare la scuola... E non credo di potermi permettere un viaggio in Corea di qualche mese... -
E aveva ragione. Ma sia lui, che gli altri credevano che non sarebbe stato un addio, perchè non volevano che lo fosse.
-Non lo sarà. Ti prometto che in qualche modo faremo e comunque possiamo sempre chiamarci, fare videochiamate e magari riusciamo a rimediarti un viaggio per un week end ogni tanto, così continuerai a venirci a trovare.-
Non ero sicuro che si potesse fare, ma avrei chiesto a Kato. Bang aveva bisogno di lei e anche noi. Non potevamo far finta che non fosse mai esistita.
-Sarebbe bello...- sussurrò. -Ma non voglio dipendere da voi... Spero tanto che riusciremo a trovare una soluzione, perchè non voglio dimenticarvi.- concluse.
Poi si asciugò le lacrime e raggiungemmo gli altri.

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Capitolo 21
*** Burn it Up ! ***


21 Il gran giorno era arrivato. Quella sera Marta avrebbe cantato al locale al posto nostro. La sera precedente e tutta la mattina l'aveva passata insieme a Bang, visto che ormai gli restava ancora poco tempo da passare insieme. Noi facemmo i preparativi, vennero le nostre stylist e preparammo anche un favoloso completo per lei.
-Speriamo che le stia bene, ma credo proprio di si.- commentò Leyla, la nostra stilista.
-E' fantastico Leyla, ti sei superata!- fece YoungJae.
-Per le richieste del mio Jae, questo e altro! Spero solo che non le faccia difetto sui fianchi, visto che ce li ha larghi.-
-Non credo, hai detto che hai fatto in modo che questo si evitasse!- ribatté Zelo.
-Si, ma sono umana anche io, mio caro.-
Qualche ora dopo anche loro levarono le tende. Nel primo pomeriggio tornarono Bang e Marta.
Quando la ragazza vide il vestito, lo guardò a lungo, con sguardo perplesso.
-Siete sicuri che è della mia taglia? Secondo me, starà stretto ovunque, così sembrerò una salsiccia più di quanto non lo sia già normalmente!- disse.
-Smettila di rompere e vai a provarlo!- le ordinò Himchan.
Sparì in camera e ci stette per dieci minuti buoni. Sentimmo aprire la porta.
Eravamo tutti elettrizzati: volevamo vederla. Sapevamo che sarebbe stata uno schianto.
-Io non voglio metterlo!- esordì da dentro la stanza.
-Dai, fa vedere!- la incitò Zelo, fulminato da uno sguardo del Leader.
-No! Sembro una prostituta! Non voglio!-
Bang si alzò e corse verso la stanza.
-No, fuori! Dai, vai via!-
-Ma ti sta benissimo! Sembri una cantante coreana professionista! Perchè non vuoi metterlo!?- chiese Bang.
-Allora? C'è gente curiosa di qua!- disse Himchan per tutti.
Finalmente Marta prese coraggio e venne nel salotto della suite.
Era meravigliosa. Il completo era davvero bello e le stava perfetto.
Era un semplice body di pelle, attillato. A partire dalla vita aveva del tulle che copriva i fianchi e che però finiva appena sopra le cosce, lasciandole completamente scoperte. Le calze erano fini e di pizzo, con una miriade di ghirigori, formati da paittes.
Al body, essendo smanicato, era stata abbinata una giacca bianca trapuntata, con bordi neri. Sopra le spalle erano presenti delle borchie, che riprendevano quelle applicate a mano da Leyla sul body.
Ai piedi un paio di stivaletti alti di pelle, tacco dodici, largo e bianco.
-Sembro una prostituta.- continuò a ripetere la ragazza.
-No, sei dannatamente sexy.- fece Daehyun. -Senza offesa Bang!- disse in fretta, arrossendo.
Marta diventò bordeaux per l'imbarazzo.
-Sappiate che vi odio.- fece, puntandoci il dito contro e sparendo nella sua stanza.
-Ti fa anche un bel sedere!- la punzecchiò Zelo.
-Avete finito di fare commenti sulla mia ragazza?!- sbottò il leader, ridendo.
Ci fu un'euforia collettiva. -Bene, allora adesso andiamo. Per le sei dobbiamo essere al locale, che ci devono spiegare un po' la serata e poi dobbiamo prepararci.- spiegò Kato.
Marta si era cambiata ed era tornata da noi. Si sedette vicino a Bang e gli prese la mano. Lui le mise un braccio dietro la schiena.
Erano davvero bellissimi.


Arrivammo al locale. -Non hanno badato a spese, eh?- commentò Jae, alla vista della struttura.
L'entrata era gigantesca e spaziosissima. Già un sacco di persone erano in coda per entrare. Noi passammo senza problemi, perchè eravamo ospiti.
Appena entrati il proprietario e organizzatore venne a darci il benvenuto.
-Saaalve ragazzi! Sono elettrizzato al pensiero di avervi qui!- ci disse. Un tipo strano. Capelli corti, sparati e blu elettro. Alto e magro, vestito eccentricamente. Da dove saltava fuori?
-Allora dov'è la mia stella di questa sera?- chiese, riferendosi evidentemente a Marta.
La ragazza alzò la mano. Lui l'abbracciò e le scoccò un bacio sulle labbra. Lei rimase pietrificata come il resto di noi. Bang non mosse un muscolo.
-Oh, eheh... Mi avevano detto che era un tipo parecchio estroverso...- disse nervosamente Kato.
-Facciamo finta di niente.- ringhiò il leader. Non voleva rovinare la serata a nessuno.
-Avanti tesoro, fai un giro su te stessa- ordinò lo strano tizio, mentre girava la mano in senso orario. La ragazza obbedì, poi lo fissò.
-Perfetto. Sei un po' abbondante, ma hai le curve al posto giusto e un bel sedere.- esordì. -Le gambe sono toniche e formose. Mi piacciono.- continuò.
Le prese il viso tra le mani e lo girò a destra e a sinistra. -Begl'occhi mia cara. Sono fantastici. Il trucco giusto e diventerai uno schianto.- finì.
Schioccò le dita. -Ragazze, andiamo. Abbiamo del lavoro da fare, qui.-
Apparve un gruppo di quattro ragazze che ci salutarono e "rapirono" Marta. Kato consegnò il completo della ragazza a una di loro. Fummo scortati in un'altra stanza, dove ci avrebbero preparato.
Non so se lo fecero volontariamente, ma ci abbinarono al completo preparato da Leyla: vestiti di pelle e borchie ovunque. Anfibi neri o stivaloni.
Appena pronti ci guardammo tutti. -Beh, stiamo bene.- dissi.
-Si, hai ragione JongUp. Ti fanno un bel fondo schiena.-. Era di nuovo quel pazzo.
-Venite, passate per questo corridoio. La quarta stanza a destra. Vi pettineranno.-

Aperta la porta, ci trovammo di fronte a quaranta toilette per il trucco. Quanta gente si sarebbe esibita quella sera?
Era un via vai di gente che schiamazzava e chiedeva di prodotti che evidentemente non si trovavano.
-Forza, avete ancora dieci minuti, poi dovrete andare in scena!- fece il pazzo.
-Cosa?!- chiedemmo all'unisono. -Noi non cantiamo, 'sta sera.- disse Bang.
-Lo so. Ma il vostro manager mi ha promesso che avreste fatto un'intervista. Non vi ha detto nulla? Sta sera ci saranno alcuni dei più importanti produttori discografici coreani, ragazzi! Non avete voglia di farvi conoscere? Potreste promuovere ancora di più!-
-Ci saranno.. dei produttori coreani?- fece eco Daehyun.
Non so perchè, ma uno strano pensiero si insinuò nella mente di tutti, anche se nessuno ebbe il coraggio di dirlo ad alta voce.
Ci truccarono e pettinarono.
Per le nove meno dieci eravamo vestiti, truccati e pettinati.
Tutti morivamo dalla voglia di vedere come avessero acconciato e truccato Marta.
-Forza stelline, tocca a voi!- ci strillò il proprietario. -E Marta?- chiese il leader.
-Oh tesoro, lei deve cantare. I cantanti cominciano alle dieci, quando voi avrete finito la vostra intervista.-
Quindi l'avremmo vista tra un'ora.
Era tutto pronto per la nostra entrata. Zelo mi diede il cinque. -Stai bene così, hyung.- mi disse.
-Io volevo vedere Marta.- brontolai. -E non sei l'unico.- risposero in coro Dae, Jae e Himchan. Scoppiammo a ridere. Anche Bang, anche se era palese che gli dava fastidio il fatto che volessimo vedere la sua ragazza.
-Secondo voi.- esordii. -Il proprietario è gay?-

Era più di mezz'ora che stavamo rispondendo a domande di un tizio ancora più strano del tizio dai capelli blu. Quanto sarebbe durato questo strazio? Possibile che non fossero ancora le ventidue? Poi una domanda "piccante" ravvivò l'atmosfera.
-Adesso, vorrei chiedere ai B.A.P., se nei loro cuori c'è qualche persona- disse l'intervistatore, sorridendo al pubblico, che gli rispose con fortissime grida. Erano per lo più ragazze.
-Partiamo dal più piccolo.- continuò. Il maknae si fece serio. Cosa avrebbe risposto? Si? No? Tutti noi eravamo curiosi di saperlo, Bang più di tutti.
-Qualche ragazza ti ha rubato il cuore?-
Zelo arrossì violentemente e rise. -Ooooh! Questa reazione mi fa pensare che la tua risposta sia proprio un si!- fece l'uomo.
La folla era in delirio. Aspettavano tutti che parlasse.
-Beh, in effetti una ragazza c'è... -
-E lei? Ricambia?-
Sempre più grida.
-Purtroppo no.- ammise il maknae. -Però mi sta bene così!- disse subito.
Le ragazze urlarono ancora più forte. -IO TI AMO! AMA ME, AMA ME!- urlò una.
-Ohohoh, hai tante ammiratrici Zelo!- scherzò il tizio.
Fece la stessa domanda anche a me e agli altri. Himchan, Dae,Jae e io rispondemmo con un semplice "No, nessuna. Dobbiamo ancora trovarla".
Poi fu il turno di Bang.
-Allora, Yongguk. Posso chiamarti Bang?- chiese l'uomo. -Certo che puoi-
La folla rise. -Tu sei innamorato?-
Il leader rimase in silenzio, sorridendo.
-E' così?- lo sollecitò l'uomo.
Il leader sorrise ancora di più e le fan scoppiarono in un grido stridulo.
-Si, sono innamorato. Follemente.- scandì bene l'ultima parola.
-Follemente!? Sul serio? E chi è la fortunata?-
-E' una ragazza che ho conosciuto quest'anno. Sono innamorato davvero molto. Credo che non mi sia mai capitato di provare sentimenti così forti per una persona.- rivelò Bang.
La folla era in delirio: l'intervistatore era riuscito ad avere la risposta che tutti si aspettavano. Magari avrebbero pensato che lo stavamo facendo a posta, per creare un po' di scompiglio, visto che a fine serata scoprimmo che l'intervista sarebbe stata rilasciata anche in Corea.
Ancora una stupida domanda e finalmente lo strazio finì.
Ci fecero accomodare in prima fila, insieme a tutti i cantanti che si sarebbero esibiti quella sera. Di Marta non c'era traccia. Possibile che fosse stata la prima?
Lo show iniziò e a noi toccò fare foto, autografi e stringere mani a destra e a manca.
Dopo un po', Daehyun mi si avvicinò e indicò un signore, che anche io avevo già visto.
-Non riesco a ricordarmi chi sia. Eppure è coreano, ne sono sicuro.- mi disse.
Poi si aggiunsero anche Himchan e YoungJae. Nemmeno loro riuscirono a dare un nome a quell'individuo.
Bang e Zelo videro che stavamo tutti fissando un punto.
-Che diavolo state facendo? Guardate che ci sono altre fans che vogliono gli autografi- ci disse il leader.
-Bang, sai per caso chi sia quel signore? Lo abbiamo già visto tutti !- chiesi.
-Oh mio dio...- sussurrò Zelo, sconvolto. -Quello è il talent scout della SM entertainement! Che ci fa qui?!- sbottò.
Ecco chi era. Possibile che un pezzo grosso come lui, fosse venuto in un locale italiano solo per cercare talenti? Chi sa che poteri aveva quel pazzo proprietario. -E quello... quello vicino è quello della YG! OH MIO DIO!-. Zelo era sempre più isterico.
-Oh, eccovi. Ragazzi siete in pausa?- ci chiese il Signor Kato, che era venuto a cercarci.
Bang lo prese per le spalle. -Dov'è Marta!? Dobbiamo dirgli dei produttori!-
Kato guardò in direzioni dei due pezzi grossi e poi fece cenno di no con il dito della mano.
-Non credi che le metteresti solo che una gran pressione? Anche Dimitri, il proprietario non ha detto nulla a nessuno dei cantanti. Devono stare tranquilli e dare il massimo- ci spiegò. -Se canta bene quanto ieri, la noteranno sicuramente.- concluse.
Bang si rilassò. Poi sgranò gli occhi. -Tu...!?-
Kato annuì e noi tutti iniziammo ad urlare dalla gioia. Sapevamo cosa significasse.


E finalmente arrivò il momento di Marta. Entrata spettacolare e con grande sorpresa, scoprimmo che al posto di "I will show you", cantava "U&I", che era ancora più difficile.
Le avevano messo delle extension, in modo che avesse una perfetta e lunghissima coda di cavallo nera. Evidentemente le avevano tinto i capelli e tutti ci stavamo chiedendo come avessero fatto in così poco tempo. Gli occhi erano stati truccati con dell'eyeliner nera, sfumati ai lati con un ombretto scuro. Un brillantino all'angolo degli occhi. Sulle labbra un rossetto rosso e un po' di fard sulle guance.
Cantò divinamente e il pubblico chiese un bis. Apparve Dimitri e disse che se volevano, la "Sua Stella" poteva cantare anche un'altra canzone. Fu allora che si esibì con "I will show you".
Mi girai verso i due dei più importanti produttori si Seoul e vidi che stavano annuendo, indicandola.
C'era davvero una speranza.
Finita l'esibizione un'orda di gente andò verso di lei chiedendole autografi e foto, come se fosse una cantante famosa.
Non riuscimmo a parlarle fino a che non iniziò il conto alla rovescia della mezzanotte.
Allo scoccare, si baciò con Bang e festeggiammo tutti insieme, fino alle cinque, quando il locale chiuse e noi tornammo all'hotel.


Il giorno seguente lo passammo praticamente a dormire, visto che eravamo tornati praticamente la mattina.
I giorni passarono velocemente, troppo. Bang e Marta cercavano di passare insieme quanto più tempo possibile. La ragazza riuscì a trovare anche tempo per il resto del gruppo e non ci trascurò, come invece avevamo pensato.
Poi il momento arrivò: quella sera, saremmo ripartiti per la Corea.

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Capitolo 22
*** Secret Love ***


22 Speravo che quel giorno non arrivasse mai. Avremmo potuto continuare con quelle belle giornate tutti insieme e non mi sarei mai stancata, soprattutto perchè avevo vicino a me il ragazzo che amavo e gli amici più sinceri che potessi desiderare.
I miei compagni di scuola mi avevano chiamato per farmi gli auguri e chiedermi se la sera uscivo, visto che avrei festeggiato i miei diciassette anni.
Rifiutai ogni tipo di invito: sarebbe stata l'ultima giornata con i B.A.P.

Fui svegliata dalle carezze di Bang. Avevamo dormito insieme, ma non avevamo fatto nulla: semplicemente dormimmo abbracciati.
-Tanti auguri.- mi sussurrò.
-Grazie.- risposi con un sorriso. Mi schioccò un bacio sulla fronte.
Richiusi gli occhi e respirai il suo profumo. Lo amavo.
-Che ore sono?- domandai.
-Le dieci.-. Mi alzai di scatto. -Di già?-
Non riuscii a trattenere le lacrime. Mi ero promessa e ripromessa di non piangere, ma fu più forte di me.
-Scusa, io... avevo promesso di non farlo, ma...-
Mi abbracciò forte. Sentii che anche il suo petto respirava irregolarmente: stava piangendo.
-Bang...- pigolai. -Shh...-
Rimanemmo così per un sacco di tempo. Mi sentivo protetta e al sicuro.
-Vorrei che il tempo si potesse fermare per sempre.- dissi.
-Lo vorrei anch'io. - mi rispose.
Mi tolsi dall'abbraccio e lo guardai, sorridendogli. Adesso ero tranquilla e riuscii a tranquillizzare anche lui.
-Andiamo a svegliare gli altri, ti va?- chiesi.
Lui annuì. -Ma prima devo dirti una cosa.-
Inclinai la testa di lato, con fare enigmatico.
-Ti amo, Marta.-

Scesero di nuovo. Questa volta erano lacrime di gioia. Mi buttai sulle sue braccia e lo baciai, con foga.
Poi appoggia la mia fronte contro la sua. -Ti amo anch'io e non sai quanto.- dissi.
Ci stringemmo forte. Non volevo che se ne andasse. Volevo che restasse, ma sapevo che sarebbe stato impossibile.
E non potevo nemmeno chiedergli di rimanere, sarebbe stato da egoisti: lui aveva una carriera davanti e non si meritava una richiesta tanto cattiva.
-Non sarà un addio...- mi ritrovai a dire, pensando a quello che mi aveva detto Daehyun. -Lo prometto.-
Bang mi baciò di nuovo. Poi mi sorrise. -Ti amo.-

Andammo in cucina e trovammo già tutti svegli. C'era anche il Signor Kato.
Erano in fila, a coprire il tavolo. Li guardai socchiudendo gli occhi.
-Cosa state combinando?-
Si spostarono di colpo, lasciando spazio a una fantastica torta di compleanno.
Era bellissima, colorata e decisamente originale. C'era anche un microfono commestibile in 3D.
-Voi siete pazzi!- dissi ridendo. -Grazie, grazie a tutti...- trattenni il pianto e risi. Mi asciugai gli occhi e gli diedi le spalle: non volevo che mi vedessero piangere.
Calò uno strano silenzio. Poi presi coraggio, respirai profondamente e li guardai, sorridendo. Non era un sorriso forzato, ma non poteva neanche definirsi un sorriso di gioia.
Vidi i loro volti colmi di tristezza.
-Andiamo musi lunghi! State tornando in Corea, mica state andando al patibolo!-ironizzai.
Finalmente riuscii a strappare un sorriso a tutti. Bang mi aveva raggiunta e circondata con le braccia. Mi agganciai ai suoi polsi, e baciai la sua mano.
-Che facciamo oggi? Voglio passarla bene l'ultima giornata con voi!-
Rimasero tutti spiazzati. Capii che credevano l'avrei passata solo con Bang.
Guardai lui, stava sorridendo: ne fui felice. Almeno non era contrario alla mia decisione.

Ci vestimmo in fretta e andammo a far colazione a un bar in centro. Mentre finivo la mia pasta di riso, YoungJae lanciò un'idea.
-Potremmo andare al mare, o in una città d'arte... che ne dite di Firenze? Sarebbe una bella idea!-
Acconsentimmo tutti. Arrivammo per l'ora di pranzo e cominciammo a scorazzare di qua e di là, facendoci migliaia di foto.
Alle quattro e mezza, prendemmo un treno per tornare. Cenammo al wok sushi della mia città e poi tornammo all'hotel.
Andarono tutti nelle loro stanze, per mettere dentro le valigie le ultime cose. Io andai in camera di Bang.
Ero sdraiata sul letto e lo stavo guardando. Amavo guardarlo, mi piaceva come si muoveva e le espressioni che faceva.
-Allora, divertita oggi?- mi chiese a un certo punto.
-Si, moltissimo. Sono contenta... sul serio.- risposi.
Poi mi guardò e mi fece cenno di raggiungerlo. Mi abbracciò e mi baciò dolcemente.
-Ti ho già detto che ti amo?- mi disse scherzando. Ridemmo.
-Mmmm... direi di no- risposi.
-Ti amo.-
-Ti amo anch'io, Bang.-
Restammo abbracciati ancora per un po', poi sentimmo la voce del Signor Kato.
-Ragazzi, è ora. Il volo partirà alle ventitré.-
-Si, siamo pronti.- rispose Bang.
Andai nella mia stanza per prendere la mia valigia e mettermi il cappotto. Guardai per l'ultima volta quella che fino al giorno prima, era diventata la mia casa.
Quando arrivai all'entrata, erano già tutti ad aspettarmi. Le facce più depresse che avessi mai visto.
-Ragazzi... Vedete di sorridere, così non migliorate la situazione.- feci in tono di rimprovero. Risero tutti.
Uscii per ultima e chiusi la porta. Il momento dell'addio stava davvero per arrivare.


Eravamo all'aeroporto. Stavamo guardando il terminale, per vedere se l'aereo fosse in orario. E lo era.
-Sono sempre in ritardo! Quella volta che dovrebbero esserlo, non lo sono! Roba da matti!- smattò Himchan. Ci fu una risata di gruppo.
-Si, hai ragione...- dissi sconsolata. Non avevo smesso di sorridere. Avrei dovuto avere la faccia più depressa del mondo e invece ero l'unica che sorrideva. Forse perchè sapevo che se anch'io avessi fatto vedere quanto stavo male, loro non sarebbero andati via tranquilli.
Erano le ventitré meno dieci. Ci fu la prima chiamata per l'imbarco.
-Forza, datemi i bagagli, me ne occupo io- fece il Signor Kato.
-Signorina Marta, è stato davvero un grandissimo piacere conoscerla e poter avere a che fare con lei.- mi disse.
-Spero di rivederla presto.- concluse, mettendosi gli occhiali scuri, per non far vedere che anche lui stava piangendo.
-La ringrazio.- dissi, mentre la prima lacrima si faceva strada sulle mia guance.
Lo vedemmo allontanarsi e chiedere aiuto a due facchini.
-Beh, allora è giunto il momento...- esordì YoungJae. Aprì le braccia e io lo abbracciai. Mi strinse forte.
-Grazie Jae... Ti devo molto- gli sussurrai. -No, sono io che devo molto a te.-
Poi si staccò. Fecero lo stesso anche JongUp e Himchan.
-Vedi di non fare strane conoscenze.- mi disse. Io risi.
Poi andai da Daehyun. -Marta, grazie davvero. Per tutto quello che hai fatto per me.- mi ringraziò.
-Ma ti pare?- gli risposi, asciugandomi le lacrime con la manica del cappotto. -Scusa ancora per la faccenda dell'albero.-. Rise.
Guardai Zelo. Anche lui stava piangendo, però rideva. -Posso abbracciarla?- chiese a Bang. Scoppiammo tutti a ridere.
Poi mi abbracciò. Mi ero dimenticata quanto mi piacessero i suoi abbracci. Strinse di più e mi baciò la fronte.
-Sempre in gamba, Splendore.- mi disse, allontanandosi insieme agli altri, che avevano deciso di raggiungere il Signor Kato, per lasciare me e Bang da soli.
Ci fu la seconda chiamata.
-Beh... è giunto il momento...- dissi. Poi scoppiai in lacrime. Stavo piangendo e singhiozzavo come una bambina. Mi odiavo. Non volevo piangere così davanti a lui, perchè sapevo che avrei reso le cose ancora più difficili di quanto non fossero già. Ma non ci riuscii. Mi feci cullare dalle sue braccia e rimanemmo abbracciati fino a che la terza e ultima chiamata per il volo non arrivò.
-Arrivederci.- gli dissi. -Ti amo, Bang Yong Guk.-
-Ti amo Marta. E continuerò a farlo anche quando sarà in Corea. Lo giuro.-
-No, Bang, non- -Si, lo farò. Perchè io ti amo davvero.-
-Bang, non voglio che continui ad amare me anche là... -
-Marta, perchè?!- smattò.
-Perchè faresti del male solo a te stesso! Io purtroppo sono qui e tu sarai là, e.-
Non mi fece finire la frase e mi baciò. Lo amavo davvero e non volevo smettere di farlo. Anche se poi sarebbe finita, perchè sapevo che sarebbe andata così, non avrei smesso di amarlo. Ha saputo darmi cose che nessuno era mai riuscito a dare.
-Ti amo. Chiuso. Non provare a dire scemenze.- mi disse.
-Bang, dobbiamo andare!- urlò Zelo.
-Ciao.- mi disse. Mi diede l'ultimo bacio e poi raggiunse gli altri, senza guardarsi indietro.



Non smettemmo di sentirci. Ci chiamavano ogni giorno e quando si aveva un po' più di tempo, facevamo una video chiamata. Il rapporto non cambiò di una virgola, se non il fatto che loro erano in Corea e io ero ancora in Italia.
Due settimane dopo la loro partenza, uscì l'intervista che avevano fatto a Capodanno, di cui io non sapevo nemmeno l'esistenza.
Piansi quando sentii quello che aveva detto Bang. Lo amavo ancora come quando era partito.
E anche lui mi amava ancora. O almeno così sembrava.
Purtroppo nelle relazioni a distanza, si può solo contare sulle parole e sulla fiducia. Ma io mi fidavo di lui.
A inizio febbraio uscì il video di Secret Love. Notai che la protagonista del video mi assomigliava terribilmente e scoprii che lo avevano fatto a posta.
Nel video era stata raccontata la storia d'amore mia e di Bang, insieme a tutti i suoi alti e bassi, comprese le scazzottate con Zelo.
Gli attori erano davvero bravi e io per la prima volta vidi la storia da un punto esterno. E se Zelo e Bang avevano davvero sofferto metà di quello che gli attori facevano capire, si "erano fatti" davvero del male.
L'ultima settimana della promozione di Secret Love, fecero un'intervista. Parlarono di chi avesse ispirato quel video e raccontarono tutta la storia. Risi e piansi di nuovo con loro. Fortunatamente ero riuscita a trovare un sito dove diedero l'intervista e il live, in diretta.
Vidi che Bang provava ancora davvero tutti i sentimenti che aveva detto. E anche Zelo, che per quanto si sforzasse, aveva sempre la stessa espressione che fece quando gli dissi di amare Bang.
Non era cambiato nulla, eppure io non potevo essere con loro.
-E' un'ingiustizia.... - dissi ad alta voce.
L'intervista finì e cantarono Secret Love per l'ultima volta.
-Questa è dedicata a te, Marta. Ti amo.- disse Bang, davanti a tutto il pubblico, che strillò in preda al delirio.
Finito tutto, spensi il computer e il cellulare.
Non volevo rispondere, visto stavo di nuovo piangendo. Mi mancavano terribilmente tutti. Li volevo di nuovo con me.

Passarono i mesi. Io continuavo con il canto e iniziai anche a fare hip-hop. Mi avevano fatto appassionare proprio i B.A.P. con le loro coreografie fantastiche.
Mi misi anche a dieta e in pochi mesi persi dodici chili, diventando cinquantacinque chili, per un metro e sessantaquattro di altezza.
Grazie all'hip-hop, sommato anche a danza moderna, mi tonificai. Adesso il mio fisico mi piaceva.
Che dire: la relazione con Bang ormai era finita da un mese, ma con questo non vuol dire che smisi di sentire i ragazzi. Io e il leader eravamo rimasti amici e diventò il mio più grande confidente. Il nostro era sempre stato un legame speciale.

Ormai era metà agosto. Tra un mese avrei ricominciato la scuola e la monotonia quotidiana.
Avevo finito di parlare con Zelo al telefono, quando arrivò l'autobus che dal mare mi avrebbe riportato a casa. Lo salutai e attaccai.
Mezz'ora dopo ero finalmente nella mia camera. Mia madre era in casa e mi salutò.
-Tesoro, c'era della posta per te. Te l'ho messa in camera sulla scrivania.- mi disse.
-Ciao mamma- la salutai. -Posta? Che cos'era?-chiesi curiosa.
-Non so... era scritto tutto in simboli strani. Magari sono i B.A.P. , che ti hanno mandato qualcosa!- ipotizzò.
Feci spallette e mi diressi in camera mia. Dopo aver poggiato la borsa sul letto, andai subito a farmi la doccia.
Quando fui pronta, mi misi un paio di pantaloncini corti e una canottiera.
Guardai sulla scrivania e vidi le buste.
-Ah già- dissi. -Vediamo chi è.-
Quello che non vi ho detto è che imparai a leggere il coreano e anche a parlarlo, sempre grazie a quei sei fantastici idols.
Lessi la prima busta. Non volevo crederci

"Da: SM Entertainemt"

Guardai la busta più e più volte. -E' uno scherzo?-
Guardai la seconda.

"Da: YG Entertainement".

Aprii in fretta e furia le due buste. Entrambe le due compagnie mi salutavano e mi facevano i complimenti, ma soprattutto dicevano tutte e due la stessa cosa:
Mi sarebbe stata data la possibilità di fare un provino, per diventare la prima idol coreana italiana.








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Spazio Autrice.
FINALMENTE E' FINITAAAAAA!
Non vedevo l'ora di riuscire a completare questa storia! So che per un sacco di tempo non ho aggiornato e chiedo perdono, ma non riuscivo proprio ad andare avanti con i capitoli! Scrivevo e cancellavo, scrivevo e cancellavo... Poi oggi finalmente l'ispirazione è apparsa, ed è addirittura riuscita a farmi completare tutta "l'opera" !
Un ringraziamento speciale va 0claci0. Proprio dopo aver letto la sua recensione, ho deciso di riprendere a scrivere e finire tutto.
Che poi non è finita la storia ! Sappiate che la nostra Marta, tornerà con un viaggio tutto nuovo !
E ci saranno altri nuovi protagonisti, visto dovrà andarà a finire.
Credo che più o meno abbiate capito, no?
Spero di poter cominciare presto la continuazione di questa storia, e spero anche che le persone che hanno seguito Marta in Italia, la seguano anche nel suo prossimo viaggio.... !!
Un caloroso grazie e un abbraccio a tutti/e!
Baci
MartaAka97

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