Everybody wants to be loved.

di Lily_Cams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che cosa ridicola l'amore. ***
Capitolo 2: *** Everybody needs someone ***
Capitolo 3: *** Odio ***



Capitolo 1
*** Che cosa ridicola l'amore. ***


Sono concentrata, anzi, concentratissima.

Il sudore mi riga la fronte, il braccio teso pronto a scagliare la freccia, un occhio socchiuso e l’altro che punta uno scoiattolo appollaiato tranquillamente sul ramo di un albero.
1,2 e….

“ALEXANDRA! Vieni subito a casa.”

L’urlo di mia madre squarcia il vuoto e fa scappare lo scoiattolo impaurito. Merda.

Sbuffando raggruppo arco frecce e mi incammino verso casa.

“Sa che odio quando mi chiama così!” penso tra me e me.

Percorro lentamente la piccola distanza che mi separa da casa per potermi godere quegli ultimi minuti di tranquillità e silenzio, assaporando l’aria fresca del tramonto.

Amo stare nei boschi, sentirmi libera e indipendente, dimenticando per un momento chi sono.
 

A proposito, mi chiamo Alexandra e ho 17 anni, Alexandra Mellark per la precisione. Ma odio il mio nome. Come mai?

Innanzitutto il mio nome ricorda quello di qualche principessina stupida e viziata mentre io sono tutto l’opposto, quello che la gente definisce genericamente un maschiaccio.Amo andare a caccia, lanciare coltelli e nuotare nel lago, mentre odio vestirmi elegante e tenere lunghe e frivole conversazioni con le ragazze della mia età su quanto sia carino questo o quel ragazzo.

Non sono strana, solo sono cose che non mi interessano. E non è una sorpresa dato che mia madre è Katniss Everdeen. Tutti mi dicono che sono uguale a lei. Ma non è vero, lei era molto più bella di me. E quando mio padre dice di essersi innamorato di lei per la sua forza di volontà e la sua tenacia, dice grandi balle. Se fosse stata brutta e grassa non sarebbe stato della stessa idea.

So che le mie maniere sono un po’ brusche, ma sono fatta così. Dico sempre quello che mi passa per la testa. I miei genitori non hanno mai cercato di cambiarmi, sanno che se sono così è perché rispecchio loro al 100%. Forse mio fratello è più simile a mio padre, calmo e riflessivo, che riesce a vedere solo il buono nelle persone. Io, tendenzialmente, vedo il male.

Mamma e papà hanno provato a insegnarmi un po’ di buone maniere, ma tutto è stato inutile.

Il distretto 12 non è più quello di un tempo. Sembra più una Capitol City alle prime armi dove gli abitanti, arricchiti, iniziano a conoscere gli agi dell’essere benestanti, tra cui la moda e tutte quelle sciocchezze che ne derivano.

Anche mamma pensa che siano solo sciocchezze, ma vuole che io abbia una vita il più normale possibile. Più volte è arrivata a casa con un nuovo abito per me o con un invito al “Tè delle Giovani Donne” ma entrambi finivano dentro al camino o, nel migliore dei casi, dentro a qualche cassetto.

E poi portare il nome dei Mellark non è una passeggiata, è forse la cosa peggiore. Sentirsi tutte le volte ricordare la triste storia degli sfortunati amanti del distretto 12 è frustrante! Odio incontrare persone che solo udendo il loro nome iniziano a parlare di qualche episodio estremamente romantico e patetico.

Di questo non parlo mai con loro. So che si amano davvero, dopo tutto quello che hanno passato sono gli unici che sono in grado di consolarsi a vicenda. Ma questo non fa decisamente per me. I ragazzi di adesso sono senza una spina dorsale. Nessuno sarebbe disposto a dare la sua vita per proteggere la persona amata, come faceva papà con mamma. Ma poi, ehi, io mi proteggo benissimo da sola (e credo anche mia madre, ma a papà meglio non dirlo.)


Entro sbattendo la porta che dà sul retro.

-Mamma quante volte devo dirti di chiamarmi Alex?-

-Sei in ritardo.- Il suo sguardo è duro e penetrante. Sembra che possa leggermi dentro.

-Uffa, ma non siete ancora a cena.- Mi appoggio al bancone e prendo una mela dal tavolo.

Mia madre rotea gli occhi. – Sapevo che te ne saresti dimenticata. Sono sempre stata comprensiva con te Alexandra ma per una volta che ti chiedo di ricordare una cosa….-

Mi do un colpetto sulla nuca. Ma certo come avevo fatto a dimenticarmene.

-Scusa mamma, io… davvero, ero impegnata…-

- Sì, come sempre!- La voce di mia madre inizia ad alzarsi e a diventare squillante. E non è un buon segno. Sono forte e indipendente, ma non riesco a fronteggiare mia madre arrabbiata.

- Che succede qui?- La voce tranquilla e calda di mio padre irrompe nella stanza.

Cinge il bacino di mia madre e poi mi dà una squadrata.

- Oh no Alex! Sei ancora vestita così? Dovresti già essere pronta! Tu fratello è in salotto che ti aspetta, sta intrattenendo Molly che è appena arrivata.

-Molly? Ma c’è anche lei?- sbuffo, innervosita.

- Certo, sai che io e Delly siamo carissimi amici e mi fa piacere abbia portato sua figlia. E oggi è una giornata importante.-

- Sì papà, hai ragione. Scusa. Corro di sopra a cambiarmi.-

- Sei piena di fango! Anche nei capelli. Fatti una doccia. Veloce.- scadisce mia madre.

Mi volto di scatto per andare verso le scale che conducono al piano superiore, quando mi scontro con qualcuno finendo a terra. - Oh scusami tanto! Alexandra sei tu!- Una voce squillante e odiosa mi entra nelle orecchie.

-Molly scusa devo scappare a cambiarmi.-

- Si vedo che sei ancora… così. Sono venuta per vedere se tua madre aveva bisogno di una mano a preparare la tavola, ma forse tu hai più bisogno.- ridacchia appena sbattendo le sue lunghe ciglia.

- No grazie, faccio da sola, so come ci si veste.- “Tu no a quanto pare.” penso tra me e me. Con quel vestito color rosa carta da zucchero e i capelli biondissimi attentamente acconciati con forcine e un cerchietto sembrava una caramella.

Corro al piano di sopra e m’infilo sotto la doccia.

Come ho fatto a dimenticare il pranzo con Annie e suo figlio Finnick? Per i mei genitori è così importante!

Non li vedo da quando sono bambina. Ogni tanto io e Finnick abbiamo giocato insieme da piccoli. Lui ha 6 anni più di me e si divertiva a prendermi in giro. Voleva sempre vincere e anche io ed era un litigio continuo. Era odioso quel bambino.

Sono 10 anni che non li vedo. Da quando si sono trasferiti nel distretto 4. Annie ha trovato lavoro e non è più venuta a trovarci. Ogni tanto passavano i miei da lei, ma molto raramente dato che il viaggio era lungo.

I miei genitori erano entusiasti quando lei ha scritto che si sarebbe trasferita nel Distretto 12 con il figlio.

Non ho voglia di incontrare Finnick. Spero sia cresciuto e diventato un po’ meno arrogante! Ma zia Annie, come la chiamavo, è sempre stata molto dolce con me, e poi so che per i miei genitori è una persona importantissima, come lo era soprattutto suo marito, quindi sopporterò anche lui nel caso sia presente.

Corro in camera e sul mio letto trovo un vestito che mia madre deve aver lasciato per me. E’ azzurro, di un azzurro intenso, come quello dei miei occhi, come quello dell’acqua. E’ un po’ troppo elegante per i miei gusti, ma questa volta dovrò fare un’eccezione. E poi quello è il mio colore preferito.

Lascio che i capelli ricadano morbidi sulla schiena. Niente coda di cavallo oggi, ma solo per oggi. Lo faccio solo per i miei genitori.

Io non sono quello che le persone definiscono “una bella ragazza”. E a me non è mai importato esserlo. Sono magra e alta, meglio dire asciutta. Niente curve, o, almeno, piccole protuberanze che nascondo sotto maglioni extra large.

I capelli sono lunghi e scuri come la notte, come quelli di mamma. Per fortuna, così si nota di meno il fatto che sono sempre sporchi di fango.

Come avrete capito, non mi interessa la moda. Sono agile e veloce, ma mettetemi un paio di trampoli che piacciono tanto ora e divento goffa e impacciata.

Le mie ciocche sono sempre fuori posto, mi spuntano lividi qua e là in continuazione e non mi preoccupo di nascondere le occhiaie.

Potrei risultare accettabile se, come dicono le mie pseudo amiche, mi prendessi più cura del mio corpo. Ma, davvero, non mi interessa. Ho provato una volta a truccarmi, ma mi facevo ribrezzo da sola e così ho desistito subito. Non posso farci nulla, sono così e non ho intenzione di cambiare, anche perché la mia vita mi piace così com’è.

La mamma, invece, è bella sempre. Ho visto qualche suo video agli Hunger Games. Sporca di fango, con graffi e febbricitante era comunque perfetta. Ed è ancora così.
 

In meno di dieci minuti sono pronta e scendo al piano inferiore.

Mi do un’occhiata veloce allo specchio. Sono sempre io. Il mio sorriso, la cosa che preferisco di me, è sempre quello. Sono io solo in versione un po’ più femminile. Ma che i miei non ci facciano l’abitudine.

Annie è appena arrivata e sta salutando calorosamente i miei genitori. Corro verso di lei e la travolgo con il mio abbraccio. Del figlio spocchioso nessuna traccia, forse, fortunatamente, non è venuto.

Proprio mentre questo pensiero mi attraversa la mente, qualcuno mi sfiora la spalla.

- Ed ecco la piccola valanga.-
Riconosco subito quella voce. – Odio essere chiamata così.- Ma quando mi giro non vedo il ragazzino paffutello di 8 anni, ma un ragazzo alto, biondo, con la pelle chiara e un sorriso splendente.

- Wow. Come ci siamo fatte carine. Pensare che da bambina assomigliavi a un troll. Sempre sporca di fango.- Dice sorridendomi.

- E lo ero fino a 5 minuti fa. Ma volevo apparire al meglio per zia Annie.- Acido e antipatico. Come sempre.

- Non iniziate a discutere voi due.- Ci riprende mia madre. Poi insieme ad Annie e papà si incammina verso la cucina parlando fitto fitto.

Finnick rimane lì fermo davanti a me. - Non scherzavo comunque quando dicevo che sei cambiata molto.- Dice lui con un tono dolce e delicato e una luce brilla nei suoi occhi. Ma questo devo essermelo immaginato.

-Anche tu sei cambiato Fin. Sei… un uomo.-

-Sicuramente non gioco più con le pistole finte o mini hovercraft.- Sorrido. Forse non è così acido.

- E comunque non scherzo: non sei più il maschiaccio di un tempo, mi sembra. Sei estremamente sexy. Perché ci siamo persi di vista? Dovremmo vederci più spesso ora che vivrò qui al Distretto.- dice sorridendo, mostrando la sua perfetta dentatura.Poi si passa una mano nei capelli biondissimi e si morde un labbro.

Roteo gli occhi. Che sfacciato. Adesso non solo è un bambino acido e viziato, ma un cascamorto. Sorrido sotto i baffi. Se vuoi giocare, giochiamo.

Sbatto le ciglia e lo guardo torva con un sorriso ebete sulle labbra. Poi mi avvicino al suo orecchio con fare seducente. -Mi dispiace deluderti, ma questo tuo repertorio è troppo banale. Sostituirei il morso al labbro con un occhiolino o magari una toccatina al culo della ragazza, tanto con il tuo fascino irresistibile nessuna si sentirà interdetta. Anzi, potresti portarla a letto in meno tempo. Questa volta, io passo, ma, ehi, penso che con Molly, quella ragazza biondissima là infondo, avrai successo, lei non ha problemi a fare la civetta con i donnaioli come te.- Il mio tono è cambiato, dico l’ultima frase con enfasi e con un’espressione di disgusto mista a ironia dipinta sul volto.

Me ne vado prima che possa replicare, dandogli una piccola spallata, ma mi gusto il momento in cui il suo viso cambia espressione e la sua sicurezza si trasforma in stupore.

Non faccio in tempo ad allontanarmi di 3 passi da lui che Molly gli si piazza davanti, iniziando con la sua parlantina sciolta. – Ciao mi chiamo Molly, mia madre è Delly, penso che i nostri genitori si conoscano e mi sembrava giusto venire a presentarmi e bla bla bla.- Quante parole, solo per dire “ ti trovo un gran figo e vorrei baciarti perché sono una sgualdrinella.”

Non resto ad ascoltare. Mi dirigo verso la porta che porta al cortile. Ho bisogno d’aria: ci sono troppe persone in una sola sale e il vestito pizzica.

Non mi giro per vedere che combinano i due piccioncini, ma secondo me sono perfetti insieme, potrebbero durare come coppia. Certo a patto che lui non la tradisca ogni giorno con una ragazza diversa e che lei non lo uccida con la sua parlantina o se il loro ego non si scontra.

Eppure, mentre apro la porta, vedo riflesso nel vetro il viso di Finnick che non presta alcuna attenzione a Molly che continua a parlare e gesticolare: lui è voltato verso di me. Ha la fronte aggrotta e sembra sinceramente dispiaciuto. Forse ho esagerato. Dovrei tornare da lui e scusarmi per la mia reazione esagerata e portare avanti una conversazione normale, di convenienza, per chi, come noi, non si vede da così tanto tempo.

Eppure non lo faccio. Chiudo la porta dietro di me, scuotendo la testa.
 

Angolo di Cams
Salve a tutti! Sono tornata, per la gioia o per la sofferenza ( eh adesso!) di qualcuno, questa volta con una FF tutta dedicata agli Hunger Games.
I personaggi in questo caso sono Finnick e Alex, una seconda generazione quindi.
Mi piace provare ad immaginarli insieme, per me sarebbero perfetti. Sicuramente posterò un secondo capitolo ma non so se avrà seguito.... Vi terrò informati.
Per ora, let me know your opinion! 
Commentate cari! tanti baciiiii
Lily_Cams

P.S. non fate il caso agli spazi tra le righe. Lo faccio perchè è più facile leggere anche se a volte risulta grammaticalmente scorretto.

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Capitolo 2
*** Everybody needs someone ***


L’erba del prato è umida. Il sole è calato lasciando spazio alle tenebre. Il silenzio che mi circonda è magnifico. A distanza sento il leggero chiacchiericcio dentro casa, ma chiudo gli occhi e mi concentro sui rumori della natura.

Voglio dimenticare questa spiacevole giornata e proietto i miei pensieri a che cosa potrò fare domani. Magari una nuotata al lago, ho proprio voglia di una nuotata.

Sono talmente concentrata e assorta nei miei pensieri che quasi non mi accorgo che qualcuno si è seduto accanto a me.

Non devo guardare chi è, perché il suo profumo di muschio è inconfondibile.

“Pensavo di essere stata abbastanza chiara. Devo forse ripeterti il messaggio?” Mi volto verso Finnick e vedo la sua espressione seria. Ho davvero esagerato.

“Ho capito, ho capito: me ne vado! Avevo solo bisogno di un po’ d’aria, troppa confusione lì dentro!”. Sta per alzarsi ma lo fermo trattenendolo per un braccio. “No dai, resta, c’è abbastanza posto per entrambi. Anzi vorrei scusarmi per prima! Sono facilmente infiammabile!” sorrido imbarazzata per la mia penosa battuta, dandomi della scema mentalmente. Sospiro rassegnata. “Sai non sono molto brava in queste cose, nelle conversazioni… E tu sembravi così odioso! Senza offesa, eh.”

“ No figurati.” Fa l’offeso ma sorride, non è arrabbiato con me. E, da un lato, ne sono contenta: anche se lo trovo insopportabile quando cerca di fare il saccente, è l’unico amico che ho da quando sono bambina. E poi ha quel qualcosa nel suo sguardo che mi fa venir voglia di aprirmi completamente con lui.
Passa un po’ di tempo, non so quanto di preciso, ma è imbarazzante. Ci guardiamo negli occhi senza dire una parola, lui che ammicca un sorriso.

Un sorriso pieno di rassicurazione, che mi fa sentire bene. E me lo fa sentire più vicino.

E’ davvero passato tanto tempo.

Scuoto la testa e non lascio sfogare i miei pensieri.

E torno sulla difensiva.

“Dunque non ti piace la compagnia di Molly? E’ una ragazza tanto cara.”

“Sì è molto carina, decisamente attraente.” Non so perché, ma quelle parole mi danno fastidio. Pensavo che fosse davvero diverso invece è il solito ragazzo a cui interessa il seno.

“Però parla decisamente troppo. E soprattutto parla troppo di sé. Se stesse un po’ più zitta direi che non sarebbe niente male, anzi ci posso fare un pensierino, magari imbavagliarla.” Deve aver notato la mia faccia contrariata (per non dire disgustata) perché di colpo scoppia a ridere. “ Non dicevo seriamente! Non sulla storia del bavaglio almeno! E’ carina sì, ma non è il mio tipo. E poi preferivo parlare un po’ con una vecchia amica.”

“ Sei quasi gentile, ma non ci casco.”

“ Sempre simpatica, Alexandra.” 
Sbuffo. “Sai che odio il mio nome! Mi fa apparire così debole, come tutte le altre, frivola!”.

“ Sai almeno cosa significa?”

“No, non m’interessa!”

“Significa –guerriera-. Non penso possa esserci un nome più appropriato.”

Ora mi sento davvero in imbarazzo. Non me l’aspettavo, per la prima volta qualcuno è riuscito a farmi rimanere senza parole, o quasi.

“ Tu… tu pensi che mi si addica?”

“ Certo! Ma guardati! Sei…. Sei una guerriera.”. Mentre lo dice mi sorride.

“Sei sempre stata forte, riuscivi anche a battermi qualche volta quando giocavamo insieme!” Risponde con tono superbo.

Rimaniamo lì per un po’, ricordando i tempi passati, rimpiangendo il tempo che abbiamo passato lontano, raccontandoci dettagli della nostra vita.

E lui non mi critica, non scuote la testa contrariato se mi scappa una parolaccia, o se non sono interessata alle feste a cui di solito partecipano quelle della mia età. Anzi, mi chiede della caccia, di quanto corro veloce e di mio fratello, della mia famiglia…
Ora riesco davvero a capire quanto sia maturato, riesco a vedere l’uomo che è diventato.

Mi racconta di aver appena finito il corso di addestramento, di avere molti progetti… Non è il tipo solo feste e ragazze.

In questo momento sto bene. Parlare con lui sembra la cosa più naturale del mondo. Mi sembra che sia l’unico riesca a capirmi. Sento che posso aprirmi, mi sento quasi un libro aperto. Vulnerabile.

E questo mi spaventa. Sento l’impulso di scappare e lo faccio.

Mi alzo, borbotto una qualche scusa e me ne vado.Non gli lascio il tempo di capire che entro in casa. Tutto mi sembra all’improvviso così surreale.

Mi dirigo verso le scale perché voglio andare in camera mia e cerca finalmente quella solitudine tanto attesa, ma Molly mi blocca. Tutti ma non lei.

“ Tesoro, dov’è il tuo amico? Posso rivelarti un segreto? Lo trovo davvero carino! Mi sembra abbastanza interessato.  Poi è sparito… vorrei tanto parlargli! Tu che lo conosci bene, che dici?”

In quel momento Finnick entra e si dirige verso di noi, un interrogativo dipinto sul volto. “Chiedilo direttamente a lui.” Così dicendo mi volto di scatto e scappo via.

Questa volta però Finnick riesce a raggiungermi mentre salgo le scale. Mi blocca con la schina contro il muro e tiene i suoi occhi fissi sul mio volto.

“ Sai che sei strana vero?”

“Sì sono strana. Non avevo più voglia di stare lì ad ascoltarti. Questo è tutto, adesso. Posso andare?” La mia voce è leggermente incrinata.

Io Alexandra Everdeen Mellark, che sono la più forte, non riesco a fronteggiare un ragazzo. Dio non riesco a guardarlo negli occhi.

E’ solo che con lui mi sono trovata bene. Per pochi, pochissimi attimi ho sentito che qualcuno capiva chi fossi veramente. E che gli andasse bene così.

“Ah povera la mia ragazza incompresa! Sei troppo forte tu, troppo scaltra, non puoi perderti nelle frivolezze. Devi dimostrare che sei migliore degli altri, che sei all’altezza di tua madre, la grande Katniss. Sei consapevole di essere una bella ragazza e questo ti infastidisce, perché essere bella vuol dire anche essere stupida per te, non è vero? Tutti sono idioti per te.” Il suo tono di voce stava iniziando ad alzarsi. Ma io ho smesso di ascoltarlo.

“Come ti permetti? Non sai niente di me.” Ma appena pronunciate queste parole mi devo ricredere. Aveva proprio ragione.

“Ma questo devi lasciartelo dire. Sei bellissima stasera.”

No ok, questo no.

Ormai era talmente vicino che potevo sentire il fiato caldo sul collo. Profumava di menta.

“ Lo dici per portarmi a letto? Guarda che non funziona.”

Sbuffa e scuote la testa. “ Puoi smetterla con questo muro? Lo so che fai la difficile solo perché nascondi qualcosa. Non c’è nulla di male ad ammettere che hai bisogno di qualcuno nella tua vita.”

“Non ho bisogno di nessuno.” Ormai la mia voce è un sussurro. Le nostre labbra sono ormai attaccate e io non riesco a smettere di guardarlo, come ammaliata.

Lui socchiude gli occhi facendosi più vicino.

Nel tono più dolce che potesse usare alla fine rompe il silenzio. “Sì, forse hai ragione: non hai bisogno di nessuno!” E con queste parole si stacca da me e ritorna nella sala da pranzo con tutti gli altri invitati, lasciandomi fremente di desiderio.


Note dell'autrice.
Ho ripreso questa storia dopo molto, molto tempo.
Non so quando e come aggiornerò, spero di riuscire presto!
Intanto godtevi questo capitolo appena sfornato!
E vi sarei grata se lasciate un commentino, ino ino!
Un bacio a tutti
Lily_Cams
 

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Capitolo 3
*** Odio ***


La serata trascorre lenta. Mi serve qualche minuto per ricompormi.

Così salgo in camera e mi guardo allo specchio, facendo lunghi respiri. Non capivo cosa mi stesse succedendo.

Non avrei voluto baciarlo. Assolutamente no. Era solo che quell’odore, la sua voce… erano inebrianti.

Non era la prima volta che baciavo un ragazzo. C’era un tipo, Cayle… Ogni tanto andiamo a caccia insieme, è forte. E’ uno dei pochi amici che ho. E ogni tanto ci baciamo. Così, perché a lui va.
 
Appena ho ripreso il controllo di me stessa, scendo le scale sorridendo e intrattenendo brevi conversazioni con gli altri invitati.

Non posso fare a meno di lanciare qualche occhiata furtiva a Finnick: lui sembrava tranquillo, impassibile e come me scherza e rideva con gli altri, in particolare con Molly.
 
Cerco di non fissarlo troppo e concentrami sui miei doveri di figlia.

Quando mamma sta per mettere in tavola la cena e tutti stanno prendendo posto, io cerco meticolosamente di trovare un posto il più lontano da Finnick: lui non mi faceva né caldo, né freddo, ma desideravo che questa serata finisse al più presto.

“ Alex siediti vicino ai ragazzi, sicuramente ti annoierai con tutti i nostri discorsi.” Mi ammonisce mamma.

“ Si Alex, vicino a me c’è un posto libero.” Risponde beffardamente Finnick.

La sua sfrontatezza mi lascia senza parole. A braccia conserte, contrariata e rossa in viso, sia per la rabbia che per l’imbarazzo, prendo posto accanto a lui.

Per tutta la cena cerco di non prestare attenzione né a lui, né alla sua conversazione con Molly.

Cerco più volte di seguire i discorsi di papà, ma senza successo, sono troppo noiosi.

Così mi volto verso mio fratello che sta raccontando a zia Annie qualcosa sul suo ultimo dipinto.

Alla fine mi chiudo in me stessa e, silenziosa, mi limito a giocherellare con il cibo nel mio piatto ingoiando qualche boccone.
 

Alla fine della cena sono stanca e nervosa. Nessuno mi ha rivolto più di qualche parola. Tutti sanno che non sono socievole e io non faccio nulla per contraddirli.

Solo Annie si rivolge a me in tono dolce, facendomi domande su che cosa mi piace, come procede la scuola e facendomi complimenti. Sono una tipa dura, ma mi era mancato da tempo qualcuno che si prendesse un po’ cura di me, che mi facesse domande come persona e non solo come figlia di Katniss e Peeta!
E’ bello ricevere complimenti a volte.
 

Finnick non mi ha degnato di uno sguardo per tutta la serata. Ha continuato a pensare a se stesso e a Molly.
Capisco di aver esagerato con lui. Alla fine dei conti, mi sono alzata mentre stavamo parlando senza degnarlo di una spiegazione. Ma questo non lo giustifica per aver cercato di infilare la sua lingua nella mia bocca!
Mi dispiace però che andasse via così, senza nemmeno un saluto.

In fin dei conti mi faceva piacere parlare con lui, e poi, d’ora in avanti lui avrebbe vissuto al Distretto e sarei stata costretta a vederlo, nel bene o nel male.

Per una volta decido di mettere a tacere il mi orgoglio, esco mentre tutti gli invitati stanno ormai lasciando la casa.

Trovo Finnick fuori in giardino, nella penombra.

Mi avvicino a lui, ma vedo che non è solo: Molly è insieme a lui.

Mi  appiattisco il più possibile contro la parete e li spio per un po’, sperando di non essere vista.

Sono vicini, lei appoggiata contro il muro e sorride maliziosamente, lui le mette una mano dietro al collo e la bacia.

Non resisto a lungo, sento il sangue che mi sale al cervello.

Corro verso casa e sbatto la porta.

“Tesoro tutto bene?” chiede mio padre vendo la rabbia nei miei occhi.

“ Sì ho mal di testa. Buona notte papà.” Salgo le scale di corsa e richuido la porta dietro di me, sperando di lasciarmi alle spalle anche quella terribile serata.

Purtroppo, la porta non riesce a trattenere le voci che provengono dal piano di sotto.

Finnick, rientrato in casa per salutare i miei, chiede loro dove io sia finita.

“ Volevo salutarla.”

“Oh è andata in camera sua, era in giardino fino a due minuti fa. E’ corsa di sopra dicendo di avere mal di testa.” Sento rispondere mia madre.

“ Ma ha detto di salutarti” Mente papà.

Mi butto a letto appena mi sono liberata di quel ridicolo vestito e mi tappo le orecchie con il cuscino.

In quel momento una lacrima mi riga il viso. Una lacrima di rabbia e di frustrazione: perché questa cosa dovrebbe importarmi? Non avevo risposta a questa domanda.

Ma sapevo solo che Finnick Odair era riuscito a entrare nella mia testa e rendermi più debole di quanto non fossi mai stata.

Quanto lo odiavo.
 
Nota dell'autore!

Buon pomeriggio gente! Ho deciso di aggiornare presto. Non è un gran capitolo questo, mi serviva qualcosa di passaggio. Non può andare sempre tutto rosa e fiori giusto? Almeno, nella mia vita non và così.
Spero che contniuate a seguirmi! 
Fatemi sapere!
Un saluto a tutti e a presto

Lily_Cams

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