Here where the heart's beating

di JulyChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** After those days ***
Capitolo 2: *** No one like you ***
Capitolo 3: *** Choices we weren’t given ***
Capitolo 4: *** Come away with me ***
Capitolo 5: *** Wish you were here ***
Capitolo 6: *** Never gone ***



Capitolo 1
*** After those days ***


Nuova pagina 1

Here where the hearts beating

 

 

 

Capitolo 1

 

 After those days

 

 

 

There are twenty years to go,
the best of all I hope.
Enjoy the ride, the medicine show.

And then the breaks for we designer fakes.
We need to concentrate on more than meets the eye […]

[…] There are twenty years to go.
A golden age I know.
But all will pass, will end to fast, you know.

 

(Twenty years – Placebo)

 

 

Sono passati tanti anni dai quei giorni, dai giorni di Hogwarts, e la guerra ancora non è finita. C’è ancora chi gioca a spezzare vite innocenti, c’è ancora chi si sacrifica perché questo non accada. E ci sono ancora loro.

 

 

Dopo il diploma di fine anno scolastico, le strade di tutti si sono divise, e quelle di alcuni non si rincontreranno più.

 

Tre di loro, tre auror ormai qualificati, tre amici, tre giovani eterni, abitano in quella casa; la casa bianca e quadrata, quella dal giardino curato e dall’aspetto comune alla periferia di Londra, dove il trambusto della città ancora non è giunto.

 

E lì, sono ancora insieme, ancora uniti.

 

Ancora per poco…

 

***

 

Passi frettolosi e leggeri scendevano la scala stretta e scura, portando la loro padrona al piano inferiore.

 

Hermione Granger, ventuno anni da appena poche ore, raggiunse la cucina, sfogliando alcune carte dall’aria importante. Si avvicinò al tavolo, prese del pane già tostato da un piatto e se lo ficcò in bocca, senza spalmarlo di marmellata di ciliegie come normalmente faceva, continuando a leggere.

 

La porta sbatté; seguì il clangore di qualcosa che si rompeva e un’imprecazione risuonò per tutta la casa. Altri passi per le scale, questa volta pesanti e sconnessi.

 

-Diavolo, di nuovo?!- urlò una voce maschile.

 

-è tutta colpa di quel gattaccio…-

 

Hermione alzò un sopraciglio, gli occhi ancora incollati sulle carte, ed entrò nel salotto con ancora un pezzo di toast in bocca, senza curarsi del vaso distrutto. Tanto c’era abituata.

Abitava con i suoi due migliori amici, Ron Weasley e Harry Potter, da quasi tre anni, e di scenate del genere n’erano accadute a bizzeffe.

 

Alla comparsa della ragazza, Harry e Ron si guardarono in faccia, come se fosse la prima volta che la vedevano in quella casa. Harry mormorò un incantesimo e riparò il vaso; Ron continuò a brontolare fra sé e sé maledizioni e si diresse in cucina.

 

-Chi ha mangiato i miei toast?- urlò Ron, visibilmente adirato.

 

Hermione guardò Harry, con un’espressione innocente. Harry guardò Hermione, accennando alle briciole che aveva sulla bocca. Entrambi scoppiarono silenziosamente a ridere: sapevano da tempo che, per Ron, preparare anche una semplice colazione era un record mondiale.

 

Hermione si affacciò alla porta della cucina, osservando il ragazzo affaccendarsi tra quelli che lui chiamava ‘aggeggi babbani perditempo’, ma che in realtà si divertiva ad usare.

 

-Scommetto che è stato quel gatto… ce l’ha sempre con me… un giorno gliela farò vedere io…-

 

Hermione non riuscì più a trattenersi e scoppiò fragorosamente a ridere. Ron le lanciò un’occhiata interdetta.

 

-Cosa c’è da ridere? Ti sembra forse divertente che tutto il mio faticoso lavoro sia sparito nel nulla?!-

 

La ragazza smise di ridere e gli si avvicinò con un vago sorriso stampato sulle labbra rosate.

 

-No, il tuo faticoso lavoro non è sparito nel nulla, anzi! Devo dire che ha interpretato molto bene la sua parte-

 

-Cosa…?- Ron strinse gli occhi fino a farli diventare due fessure minacciose. –TU! Tu hai mangiato i miei toast! Non ti sono bastati quelli che ti ho portato in camera stamattina…- si portò una mano alla bocca; l’espressione blanda di Hermione si mutò in una di autentico stupore.

 

-Colto in fallo, mio Ronald- disse piano lei, più a se stessa che al ragazzo. –Io credevo fosse stato Harry. Sai, quei toast, erano… come dire… buoni…-

Ron si voltò, improvvisamente attratto dalle manopole del fornello.

 

-Harry, già…- borbottò. –In effetti, chi si sarebbe mai aspettato che io, Ronald Weasley, l’imbranato della situazione, riuscisse a preparare due toast senza appiccare un incendio nell’isolato?-

 

-Oh, Ron, non volevo dire questo!- si scusò Hermione. –è solo che… è stato… carino da parte tua. Capisci?- si affrettò ad aggiungere, in tono di supplica.

 

Il ragazzo si girò, l’aria cupa e imbronciata si era volatilizzata; ora un piglio di totale soddisfazione si faceva largo sul suo viso lentigginoso.

 

-Te l’ho fatta! Non ci posso credere, la geniale Hermione Granger che si fa fregare da un comune mortale… questa è da annotare da qualche parte!-

 

Ora sembrava Hermione l’offesa della situazione. Scosse rassegnata la testa: quando iniziava a comportarsi da idiota non c’era più nulla da fare.

 

Era sempre stato così, tra loro due, in effetti. Da quando andavano ad Hogwarts non facevano altro che punzecchiarsi e infastidirsi a vicenda, per poi godere del fatto che l’uno o l’altro esplodeva in una raffica di imprecazioni contro non si sa chi o cosa. Era nella loro natura tormentarsi, era il loro divertimento. Non passava mai un giorno senza che uno dei due se ne andasse sbuffando e masticando maledizioni verso l’altro. E non c’era verso di farli smettere. Non che nessuno ci avesse provato, anzi, ma tutti sapevano che era una battaglia persa sin dal principio. Prima o poi avrebbero smesso di comportarsi infantilmente, dicevano.

Peccato che quel prima o poi ancora non fosse arrivato. Certo, avevano smorzato un po’ le piccole ripicche e i dispetti reciproci, ma erano sempre Hermione Granger e Ronald Weasley, ognuno contro l’altro.

 

Harry, difatti, non sembrava tanto scomodarsi per calmare i bollenti spiriti o sedare una battaglia in procinto di esplodere. Dei tre, sembrava quello che traeva più beneficio dai loro litigi. Anche se, ne era ben consapevole, la sua tranquillità sarebbe finita nel giro di un quarto d’ora. Uno alla volta, finito di accapigliarsi, andavano da lui, passando ore a inveire l’altro ed ad elencare la lista dei difetti che, ogni volta, sembrava diventare più lunga. Harry, così, si ritrovava, senza volendo, a fare da ambasciatore, correndo a destra e a manca per calmare le situazioni e fingendo di essere molto interessato all’insensibilità e all’insolenza di Ron e all’irritabile essere so-tutto-io di Hermione.

 

***

 

 

Quel giorno, però, Harry non si disturbò per andare a tranquillizzarli: la loro momentanea distrazione era tutto frutto di un piano ben congeniato da lui e Ron il giorno prima. Hermione non avrebbe sospettato di nulla, visto che le discussioni per lei e il ragazzo erano abituali. Forse si sarebbe allarmata se non ce ne fosse stata una.

 

Il ragazzo, dopo essersi accertato che i due fossero ancora impegnati ad insultarsi, sgusciò velocemente nel salotto e prese un barattolo, avvicinandosi al camino. Gettò una manciata di polvere lucente tra i ciocchi spenti e subito nella stanza rimbombò il rumore di un piccolo scoppio. Tese le orecchie, ascoltando se per caso qualcuno si stesse avvicinando, ma sentì solo la fragorosa voce di Hermione scagliarsi contro l’amico.

Trattenne a forza una risatina e gridò “La Tana”, si accovacciò sul pavimento e mise la testa tra le fiamme smeraldine, sperando che Ron riuscisse a tenere a bada la ragazza ancora per un po’.

 

Un familiare risucchio e la sua testa sfrecciò tra le fiammate. Dopo pochi secondi la sua visuale era cambiata. Davanti a se c’era un lungo tavolo di legno circondato da sedie scompagnate, alcune di esse ricoperte da morbidi drappi di patchwork, altre con il sedile di saggina intrecciata. Vagò con lo sguardo quel tanto che gli permetteva la polvere volante, ma nella cucina non c’era nessuno. Attese un po’, guardandosi distrattamente intorno. Le lancette dello strano orologio erano tutte puntate su ‘Casa’, quindi, molto probabilmente, stavano ancora tutti dormendo. 

 

Stava per ritirare la testa, quando un rumore dai piani superiori gli fece decidere di restare e aspettare un altro istante. Infatti, dal corridoio che portava alle rampe di scale, apparve una figura minuta e assonnata, la chioma rossa scarmigliata, i piedi scalzi che si avvicinavano al camino. Quando si accorse della testa di Harry che galleggiava tra le fiamme color smeraldo, la ragazza trasalì e cacciò un gridolino stridulo.

 

-Harry!- esclamò vagamente sbalordita. –Cosa c’è… è successo qualcosa? è per Ron? sta bene? Devo avvertire qualcuno?-

 

Il ragazzo rise, frenando l’accavallarsi di domande ansiose della ragazza.

 

-Nulla di questo Ginny… non è successo niente, non preoccuparti-

 

La ragazza sembrò sollevarsi; si accovacciò davanti al focolare e si portò una ciocca rosso fiamma dietro un orecchio, sorridendo al ragazzo.

 

-Allora- disse poi, sbadigliando e arricciando il naso in una smorfia, -a cosa devo questa visita inaspettata?-

 

-Perché inaspettata?-

 

-Oh, niente… è solo che il fatto che tu sia il mio ragazzo da… vediamo… tre anni?, non implica che tu debba farmi visita regolarmente. Diciamo che… una volta al mese per i tuoi standard dovrebbe andare-

 

-Non capisco- disse Harry, aggrottando la fronte.

 

-Voglio dire che sono esattamente 16 giorni e 12 ore che non ci vediamo. Voglio dire che ti vedi di più con Piton che con la tua ragazza. Voglio dire che per questo dovrei esser preoccupata o insospettirmi se per caso tra di voi c’è una tresca che non è giunta alle mie orecchie. Voglio dire che mi sei mancato tanto. Voglio dire che ti amo e… cosa hai da dire a tua discolpa, Potter?- terminò, assumendo un cipiglio degno di mamma Weasley.

 

Harry, di rimando, scoppiò a ridere, sorridendole dolcemente.

 

-Dài, scusami, tesoro. Stasera passeremo un po’ di tempo insieme…-

 

-Non credere che delle simili moine possano farmi cedere, mio caro- proferì Ginny, guardandolo torvamente. Ma il suo tono si era notevolmente addolcito.

 

-Va bene. Prometto che d’ora in avanti metterò la mia ragazza sempre davanti alle pratiche da firmare, alle cartelle da mettere in ordine, alle relazioni da finire e alle riunioni in ufficio- elencò Harry.

 

Ginny ci pensò un po’ su, facendo una strana smorfia di concentrazione molto simile a quella che assumeva Ron quando fingeva di ascoltare Hermione che descriveva i quindici incantesimi basilari per la compostezza dei fascicoli

 

-Ma così Rosman ti farà a fettine- ammise infine, con tono falsamente preoccupato, scuotendo lentamente il capo. –E io non voglio che il mio fidanzato torni da me strisciando come un vermicolo in procinto di schiattare- tornò a guardare intensamente il ragazzo, che sembrava davvero in procinto di schiattare, ma dalle risate che stava cercando di trattenere.

 

-A Rosman ci penserò io, non devi preoccuparti di questo. E comunque oggi abbiamo la giornata libera, quindi Rosman non credo che potrà dirmi qualcosa se la trascorro con la mia bellissima ragazza-.

 

-Sai che ti dico?- iniziò Ginny. –Per la prima volta nella tua vita, hai pienamente ragione!-

 

-Spiritosa- mugugnò il ragazzo.

 

-No, veramente- insistette lei. –Finalmente il leggendario Harry Potter ne azzecca una con la sua ragazza. Peccato che non ci sia nessuno a testimoniare- aggiunse affranta.

 

-Molto spiritosa-

 

Ginny ridacchiò, gli occhi azzurri brillarono di allegria.

 

Harry non poté fare a meno di sciogliersi in un sorriso anche lui. Erano davvero rare le volte che Ginny si abbandonava a chiacchierate come quella, ed era ancora più raro strapparle un sorriso. Soprattutto dopo tutto quello che aveva passato. E Harry non poteva biasimarla. Dopo la sconfitta di Voldemort nulla era stato come prima. Nonostante il suo annientamento avesse risvegliato la speranza dei più, molta gente si era trovata faccia a faccia con i propri problemi.

 

E non si trattava di case distrutte o di sacchi di galeoni andati perduti. Quelli non erano affatto preoccupazioni in confronto a ciò con cui tutta la popolazione magica doveva avere a che fare. Quasi tutte le famiglie erano uscite fuori dalla seconda guerra con almeno un familiare morto in battaglia, annientato dai mangiamorte o scomparso nel nulla, e la maggior parte di loro non avevano sopportato facilmente tutte quelle perdite. Del resto, come potevano? Alcuni maghi e streghe erano sì abituati a vedere i propri cari scomparire nel nulla, ma molti di loro avevano ferite aperte in passato che non si erano ancora rimarginate e che, con il nuovo terrore, non avevano fatto altro che dilaniarsi maggiormente.

 

Altre famiglie, recenti famiglie formatesi dopo la prima caduta di Voldemort, avevano sperimentato quel nuovo tipo di dolore, vedendo i loro parenti morire davanti ai loro occhi e vivendo con la minaccia del marchio nero dentro i propri animi.

 

Esplosioni e battaglie erano all’ordine del giorno. Per non parlare delle vendette tra le famiglie di stampo più antico che si facevano guerra tra di loro anche per i pretesti più stupidi, accusandosi l’un l’altro di aver infangato il loro buon nome e di aver macchiato di ignominia la propria nobiltà. Nessuno faceva più caso contro chi o cosa combatteva, e anche dopo la caduta dell’Oscuro Signore queste piccole ma disastrose rivolte erano incessantemente continuate, alimentate anche dagli ultimi pazzi che credevano ancora possibile che il loro Signore potesse ritornare come aveva fatto precedentemente e che ammazzavano l’attesa continuando il loro principale lavoro.

 

Anche i babbani, seppur in minor numero, avevano dovuto vedersela con decessi inspiegabili e sparizioni improvvise, senza riuscire a trovare una spiegazione logica per tutto ciò che stava scuotendo il loro mondo, all’apparenza tanto perfetto.

 

Harry sapeva che tutto si era attutito grazie a lui, ma sapeva di dover tutto a coloro che si erano sacrificati, anche inutilmente, per far sì che lui potesse dar atto alla profezia. Albus Silente, ex preside della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, era morto durante la battaglia decisiva, spogliando Voldemort delle sue maggiori protezioni e permettendo ad Harry di dargli il colpo di grazia. Harry non avrebbe potuto mai scordare quel lontano giorno di fine giugno, il giorno in cui aveva sperimentata per la prima volta la parola uccidere. L’Avada Kedavra scaturito dalla sua bacchetta aveva sbalordito per prima se stesso, oramai troppo stanco ed esausto per poter credere di riuscire a eseguire un qualunque incantesimo, ma che stranamente era riuscito a creare una simile potenza.

 

No, non sarebbe stato facile dimenticare l’espressione di puro orrore stampata sul volto morto di Voldemort, gli occhi serpentini spalancati, la pelle più bianca del solito.

 

Non sarebbe stato facile dimenticare.

 

Nessuno aveva dimenticato.

 

Nessuno avrebbe dimenticato…

 

 

-Harry, mi stai ascoltando?-

 

Il ragazzo sussultò, ricordandosi solo in quel momento di dove fosse. Un fiotto di aria calda gli entrò su per il naso, facendolo tossire convulsamente.

 

-Ehi, ti senti bene?- disse la dolce voce di Ginny. La ragazza si accostò di più al suo volto e lo scrutò con un piglio preoccupato. –Stai bene, Harry?-

 

-Si, si, sto bene- la rassicurò il ragazzo. Venne scosso da un altro attacco di tosse.

 

Ginny non sembrava molto convinta della risposta ricevuta, ma si alzò, andando verso la credenza, lasciandolo tossire.

 

Tornò poco dopo, sedendosi davanti al focolare e poggiando sul pavimento di cotto un piatto pieno di toast imburrati e focaccine.

 

-Allora? Stavi dicendo?-

 

-Io?- chiese Harry.

 

-Si, tu. Non si viene a casa della gente alle nove di domenica mattina senza avere niente da dire, sai?!- replicò la ragazza, spezzando un pezzo di pane tostato e portandoselo alla bocca.

 

-Oh, si… ecco, vedi… per oggi pomeriggio…- esordì il ragazzo. Si zittì un attimo. Dalla sua parte Ron ed Hermione avevano smesso di litigare, ma nessuno sembrava si stesse avvicinando al salotto.

 

-Allora?- lo incalzò Ginny, stendendosi sul pavimento con una mano sotto il mento.

 

***

 

Tell me that we belong together

Dress it up with the trappings of love
I'll be captivated, I'll hang from your lips
Instead of the gallows of heartache that hang from above

I'll be your cryin' shoulder
I'll be love suicide
I'll be better when I'm older
I'll be the greatest fan of your life

 

(I’ll be – Edwin McCain)

 

 

-Hermione, dove stai andando?-

 

La ragazza si fermò, la mano a mezz’aria in procinto di abbassare la maniglia.

 

-In salotto, mi sembra ovvio- disse, con una certa irritazione nella voce. 

 

Avevano appena finito di rimbeccarsi, come era loro solito fare, ma la ragazza era ancora risentita per quanto era successo.

 

-E… p-perché?- le chiese Ron, stridulamente.


Hermione lo guardò sconcertata.

 

-Non credo siano fatti tuoi, Ronald. Comunque, devo prendere dell’inchiostro. Il mio è fini…-

 

Non ebbe neanche il tempo di finire la frase che il ragazzo la strattonò per il braccio, trascinandosela dietro.

 

-Ti presto il mio!- esclamò prontamente.

 

-Insomma, Ronald!- protestò Hermione, cercando di divincolarsi. Ma era completamente inutile: il braccio del ragazzo sembrava di ferro sotto le sue piccole mani. Tutti quegli allenamenti di Quidditch e gli addestramenti da Auror avevano visibilmente dato il loro risultato.

 

Ron, per precauzione, strinse ancora di più la mano attorno al sottile polso della ragazza. In risposta, Hermione, cacciò un urlo di disapprovazione, ma non riuscì a pensare di fare niente di meglio che lasciarsi trasportare e gridargli contro come un’oca inferocita.

 

Giunti al piano superiore, davanti alla porta della sua camera, Ron mollò senza tante cerimonie il braccio della ragazza, che nel frattempo riprendeva fiato dopo avergli riversato addosso tutto il suo refettorio di insulti e parolacce.

 

Il ragazzo aprì la porta con un calcio e spinse dentro Hermione, ignorando le sue deliberate proteste.

 

Si avvicinò al proprio baule e ci frugò dentro, riemergendo poco dopo con un vasto assortimento di boccette d’inchiostro dai colori più vari.

 

-Ecco qui- disse, mettendole davanti le ampolline. –Quale vuoi?-

 

Hermione guardò perplessa prima il ragazzo, poi le boccette di vetro, indicandone infine una.

 

-Quello nero andrà bene, grazie-

 

Ron le ficcò in mano una delle boccette e le fece un gran sorriso.

 

-Ora dove vai?- domandò alla ragazza, che stava per raggiungere l’uscita.

 

-Mmmh… in salotto. Ho dimenticato alcuni fogli…- rispose lei, distrattamente.

 

Il sorriso gli si gelò in faccia. Ron si affrettò a superare la ragazza e chiuse la porta.

 

-Ron, cosa…?-

 

-Che ne dici di provare anche questo nuovo tipo di inchiostro? E’ più resistente e non sbava e…- si accorse che la ragazza non gli stava minimamente dando ascolto, ma si stava risolutamente avvicinando all’uscita. Ron afferrò la sua bacchetta abbandonata sul letto disfatto, la puntò contro la porta, e mormorò un incantesimo che la sigillò.

 

Hermione forzò inutilmente la maniglia, ma non si aprì. Maledicendosi per non essersi portata la bacchetta appresso, si voltò infuriata verso il ragazzo, le mani incrociate sul petto, gli occhi scuri che mandavano lampi.

 

-Ora mi spieghi perché diavolo non vuoi farmi scendere!- ringhio la ragazza, cercando di mantenersi calma.

 

-Perché…- mormorò Ron. Si voltò e riprese a frugare nel baule. Dietro di lui sentì Hermione rivolgergli maledizioni che, in possesso di una bacchetta, l’avrebbero sicuramente messo al tappeto. –Ecco qui!- esclamò poco dopo, voltandosi e mostrando alla ragazza una strana bottiglietta piena di liquido colorato. –Inchiostro Cambiacolore! Muta la tonalità a seconda dell’umore o del tempo o del…- Il liquido, a contatto con l’ira di Hermione, aveva cominciato a vorticare furiosamente, per poi diventare di un nero pece davvero poco confortante.

 

-Mi hai trascinato fin qui con la forza, mi hai slogato un polso e mi hai rinchiuso dentro una stanza per mostrarmi un insulso inchiostro per mocciosi?!- sibilò la ragazza, sbattendo più volte le palpebre e stringendo i pugni.

 

-Beh… sì…- bofonchiò Ron scornato. Il suo colorito, di solito pallido, stava diventando più bianco di un cencio. –Non ti piace?- aggiunse poi, cercando forse di salvare il salvabile.

 

Hermione strabuzzò gli occhi, strinse le labbra fino a farle diventare sottili e taglienti come una lama; le unghie della mano destra si stavano lentamente conficcando nella pelle.

 

-Non ti piace?!- sbraitò. –Certo che non… certo che non mi piace essere quasi tramortita per un’idiozia del genere!-

 

-Ma… ma…- farfugliò il ragazzo.

 

-Niente ma Ronald, assolutamente niente ma! Non con me!-

 

Hermione chiuse la bocca e cominciò a respirare freneticamente; il cuore le batteva a mille per la sfuriata e sembrava stesse per saltarle fuori da un momento all’altro. Strinse ostilmente gli occhi e si accostò alla porta.

 

-Aprila!-

 

-No- fu la risposta inaspettata che le arrivò.

 

-Ho detto aprila!- si impuntò Hermione.

 

-E io ho detto di no- disse calmo Ron.

 

-Apri questa dannata porta o…-

 

-O cosa? Non hai la tua bacchetta qui con te, Hermione- sibilò Ron, avvicinandosi alla ragazza.

 

Hermione, istintivamente, fece un salto di lato, rischiando di incespicare.

 

Ron la prese per le mani e si sedette sul bordo del letto, trascinandosela sulle gambe.

 

-Ho detto fammi uscire!- continuò Hermione, ma dal suo tono sembrava che non volesse più tanto andarsene.

 

Il ragazzo avvicinò il suo volto vicino all’orecchio di lei.

 

-No- sussurrò, facendo scorrere un leggero brivido lungo la colonna dorsale della ragazza.

 

Hermione non replicò, quasi paralizzata. Sentiva il respiro caldo del ragazzo contro le su guance, sentiva le sue mani scivolarle lungo le braccia, accarezzandole. Abbassò lo sguardo, incapace di trattenere oltre quello del ragazzo e socchiuse la bocca, incapace di proferire parola.

 

Ron con due dita le puntellò il mento, costringendola ad alzare gli occhi verso di lui. Hermione non fece in tempo dire qualcosa che le labbra del ragazzo sfiorarono dolcemente le sue.

 

Ron la prese per i fianchi, facendola stendere sul letto, tra le coperte in disordine. Si mise a cavalcioni sopra di lei e la baciò di nuovo, questa volta più a fondo e senza interruzioni.

 

 

I’ll be your cryin’ shoulder

I'll be love suicide…

 

(I’ll be – Edwin McCain)

 

 

 

 

 

Oh la la, gente!!!! Chi non muore si rivede,

direte voi, eh?!? Sì, in effetti devo 'leggermente' scusarmi per l'assenza da

questo sito durata circa ottomila eoni e passa, ma vi informo che non ero

totalmente sparita visto che continuavo a leggere alcune FF... ecco, sì...

ecco...beh, so che la mia assenza risulta del tutto ingiustificata e questa

volta non posso cacciare fuori le solite scuse quali scuola, studio e mancanza

di tempo: il tempo ce l'ho, solo che non lo uso più per scrivere ma lo spreco

per navigare in Internet... il blocco dello scrittore mi è finito da un pezzo,

ma non ho comunque accennato a continuare a scrivere (ne sanno qualcosa i

lettori della mia Draco/Hermione "Because of Doom", che aspettano l'ultimo

capitolo da Aprile)... chiedo scusa!!! Non so cos'altro fare.... Non so neanche

perchè non ho continuato a scrivere... l'ispirazione ce l'avevo e ce l'ho

tuttora... forse mi mancava la voglia... ma ora mi sono promessa che riprenderò,

mi bacio le mani, lo prometto!!!!! E per farlo ho deciso di postare il primo

capitolo di questa ficcina che ho scritto da mesi, ma non ho mai avuto il

coraggio di pubblicare visto che è un genere tutto nuovo.... quindi, parlando di

QUESTA FF... è una R/Hr, H/G come avete potuto vedere... solo che la prima

coppia sarà il pairing protagonista... senza aggiungere che io AMO la R/Hr...^__^;;!

Detto questo non so cos'altro aggiungere, perchè sennò inizio a svelarvi tutta

la storia.... ah, sì,....COMMENTATE!!! Mi raccomando... e fatemi sapere, perchè

questo è un tipo di storia tutto nuovo che sto - diciamo così - sperimentando....

Bax bax

JulyChan

 

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Capitolo 2
*** No one like you ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 2

 

No one like you

 

 

 

I didn't mean to start the last big fight
You never should have hung up that night
All I want to do is make things right
Make it right
Listen, with all the choices that we chose to make
And all the promises we chose to break
We were busy making big mistakes, yesterday

 

(Lost without each other – Hanson)

 

 

Si rigirò tra le lenzuola, senza aprire gli occhi, come a non voler rovinare nulla. Era stato tutto così perfetto. Era tutto perfetto. La sua vita rasentava la perfezione. Avrebbe potuto toccare il cielo con un dito se solo ne avesse avuto voglia. Ma in quel momento preferiva restare lì, sulla terra, e ritardare le sue manie di grandezza a più tardi, magari.

 

Allungò un braccio, facendolo scivolare tra le coperte, ma la sua mano non incontrò niente per tutto il suo tragitto, se non le lenzuola scomposte e ancora lievemente tiepide.

 

Si puntellò sui gomiti per avere una migliore visuale e sbatté gli occhi insonnoliti per mettere a fuoco la stanza.

 

La stanza che era deserta.

 

Totalmente, completamente, interamente deserta.

 

A parte lei, ovviamente. Ma in quel momento si sentiva ugualmente estranea a quella stanza, come se stesse guardando il tutto da un’altra visuale, da un altro mondo.

 

Cos’era successo a tutti?

 

Che fine avevano fatto?

 

Che fine aveva fatto il suo Ron…?

 

Sbatté di nuovo le palpebre, stropicciandosi con fare infantile gli occhi e stiracchiandosi alla bell’e meglio.

 

Nel bel mezzo dell’ennesimo sbadiglio, il silenzio quasi surreale fu interrotto da uno strano rumore.

 

Uno schiocco. Un tonfo e ancora un schiocco. Poi un altro rumore infernale di cocci infranti.

 

-Ron- gemette tra sé e sé.

 

Sgusciò fuori dal letto e si mise una vestaglia trovata sulla poltrona. Le andava larga e sulle spalle era cascante e floscia. Storse il naso. Già, quella non era la sua vestaglia. La sua vestaglia era rosa.

 

Sorrise stupidamente a se stessa, guardandosi allo specchio dalla cornice sbeccata e aggiustandosi una ciocca di capelli scarmigliati dietro l’orecchio.

 

Uscì velocemente dalla camera e si infilò nel bagno per farsi una doccia.

 

Quando ebbe finito si infilò l’accappatoio e si affacciò per le scale, sbirciando attraverso la ringhiera.

 

Lo spettacolo era a dir poco agghiacciante.

 

Il vaso all’ingresso era, tanto per cambiare, sfracassato sul pavimento. I cocci e la terra si erano sparsi a un raggio di distanza davvero impressionante, notò Hermione. Al tavolino mancava una gamba, che giaceva qualche metro più in là.

 

Hermione era troppo rilassata e infiacchita per potersi arrabbiare o per fare qualcosa di razionalmente sensato, così restò accovacciata lì e cominciò a chiamare a gran voce i due ragazzi. Ma nessuno le rispose. In compenso, le giunse uno schianto che proveniva dalla cucina e poi un urletto.

 

C’era qualcuno in casa. Qualcuno che non era né Harry, né Ron. Qualcuno che era entrato senza bussare. Qualcuno che le stava sfasciando la casa.

 

Stava per uscire dal suo nascondiglio, quando una voce irriconoscibile sbraitò poco garbatamente dal salotto.

 

-Ti ho detto di non toccare niente!-

 

Poi dei passi, che però parevano più dei tonfi, e che dal salotto andavano verso di lei.

 

Stava cercando di non pensare a quale mostruosa bestia potesse essersi infiltrata in casa, quando la porta del soggiorno si spalancò con forza e apparve una figura scura sulla soglia.

 

Hermione chiuse gli occhi e li riaprì lentamente, come se volesse accertarsi che davanti a lei non ci fosse un essere incappucciato, che le aveva distrutto mezza casa e che, per di più, faceva un rumore spaventoso.

 

Ma l’essere esisteva eccome.

 

E si stava avvicinando sempre di più.

 

Non era ancora riuscito a vederlo in faccia, quando Hermione cacciò un gridolino.

 

-I mangiamorte!- gemette, abominandosi poi per aver fatto tutto quel casino.

 

Ma con suo grande sbigottimento, anche l’essere misterioso urlò nel momento in cui la vide e cadde all’indietro, incespicando nel mantello.

 

Hermione prese un po’ di coraggio e uscì dal suo nascondiglio improvvisato. Ma non fece in tempo a scendere il resto delle scale, che una voce trasognata cominciò a parlare.

 

-Si?! Mi stavi chiamando?-

 

I mangiamorte erano due.

 

E lei era sola, senza bacchetta e mezza nuda.

 

Oh, cosa le avrebbero fatto? L’avrebbero torturata, violentata, martoriata… o l’avrebbero semplicemente uccisa? Forse era meglio la seconda ipotesi, almeno sarebbe morta senza dolore.

 

No, ma cosa andava pensando? Lei era Hermione Granger, Auror qualificato e ben addestrato! Non poteva mica arrendersi senza combattere.

 

Si avvicinò piano al corpo disteso, pronta a saltargli addosso al primo movimento.

 

-Hermione! Cosa fai?!- esclamò la voce trasognata.

 

Oh, no! L’avevano beccata! E ora?

 

Il corpo sul pavimento si stava smuovendo. Lei lo fissò, senza osare voltarsi.

 

Era spacciata… era spacciata…

 

Un momento… come faceva quel mangiamorte a conoscere il suo nome?

 

Si girò lentamente, senza staccare gli occhi dal pavimento. Un paio di scarpe di un viola scintillante attirarono non poco la sua attenzione.

 

Un Mangiamorte con i tacchi?

 

Il mondo era impazzito senza che nessuno le dicesse niente.

 

-Hermione… stai bene?-

 

Ancora quella voce.

 

Ma lei la conosceva quella voce!

 

Diede un’altra occhiata veloce alle scarpe.

 

E conosceva anche quelle scarpe! Solo una persona, a suo parere, poteva portare delle scarpe di quel colore così acceso. Solo quella persona.

 

-Luna?- mormorò, senza staccare gli occhi dai piedi della ragazza.

 

-Si, sono io- le rispose la voce. La voce di Luna Lovegood, una tra le ultime persone che Hermione si sarebbe aspettata di veder spuntare in quella casa.

 

Ma quindi… quello dietro di lei… non era un mangiamorte.

 

-Luna?- ripeté Hermione. –Cosa diav… cosa ci fai qui?-

 

-Sono venuta con Ginny a trovarti- fu la sua semplice risposta.

 

-Ginny?- Hermione si voltò.

 

Sotto il mantello troppo grande per la ragazza, spuntò una zazzera disordinata rosso fiamma.

 

-Ginny!- urlò Hermione, correndo verso di lei e aiutandola a rialzarsi.

 

-Grazie- ansimò la rossa, togliendosi il mantello. –Quanto odio questo coso!-

 

Hermione rise; Luna aveva assunto la sua espressione da chissà-perché-sono-qui-con-queste-due-idiote-comunque-non-me-ne-frega-niente e fissava con gli occhi fuori dalle orbite un punto del pavimento.

 

-Oh, beh… ora potreste anche dirmi cosa ci fate qui!- esclamò Hermione.

 

-Giusto!- assentì Ginny, facendo evanescere il mantello.

 

-Giusto!- ripeté Luna come un automa.

 

Hermione sembrò impiegare tutta la sua buona volontà per trattenersi dall’alzare gli occhi al cielo.

 

-Noi siamo venute per…- iniziò Luna.

 

-…perché è tanto che non ci vediamo!- si affrettò a concludere Ginny, lanciando un’occhiataccia alla bionda. Luna fece finta di non averla vista.

 

Hermione inarcò un sopraciglio, guardando prima l’una e poi l’altra, come se si aspettasse di vedere una delle due tradirsi. Ma le loro espressioni erano impassibili. Cioè, quella di Ginny lo era. Luna sembrava di nuovo essersi persa nel suo mondo, e stava osservando il soffitto, oscillando con il capo.

 

-Va bene… facciamo finta che sia vero- disse Hermione.

 

-Perché non dovrebbe essere vero?- l’assalì una voce autoritaria.

 

Hermione girò la testa a destra e sinistra, ma non pareva essere entrato nessun’altro. Poi capì che a parlare era stata Luna. Ora non aveva più l’aria svagata, ma sembrava… come dire… normale.

 

Forse anche fin troppo.

 

-Scusa, Luna?- farfugliò Hermione.

 

-Ho chiesto perché non dovrebbe esser vero ciò che ha detto Ginny!- ripeté la bionda con tono più deciso.

 

Hermione spalancò la bocca. Sarebbe arrivata a toccare terra, se non si fosse ricordata appena in tempo di richiuderla.

 

Continuò a squadrare Luna, soffermandosi solo in quel momento a pensare che era davvero tanto che non la vedeva. In effetti, era molto cambiata. Non sembrava più la persona che andava in giro con due ravanelli a mo’ di orecchini.

Beh, un po’ della vecchia espressione sognante era rimasta, ma comunque si vedeva che anche lei, come tutti, era cresciuta.

 

I capelli sempre perennemente in disordine, ora erano più curati e legati dietro la nuca con un fermaglio rosa; gli occhi, ancora grandissimi e pallidi, erano leggermente truccati.

 

Indossava abiti babbani: una gonna a metà coscia e una maglia a righe colorate.

 

Di certo, pensò Hermione, se l’avesse incontrata per strada non l’avrebbe mai riconosciuta. Si sarebbe benissimo potuta confondere tra i babbani senza dare nell’occhio.

 

Sempre se non avesse avuto quella bacchetta dietro l’orecchio.

 

-Oh, Luna… non intendevo…-

 

Ginny scoppiò a ridere. Hermione si voltò verso di lei, con un’espressione ancora mortificata, sperando che Luna non avesse capito che stesse ridendo di lei. Si rivolse alla bionda e vide, con suo sommo stupore, che la ragazza era tornata a fissare il soffitto con la sua espressione da ‘ho visto cose che voi umani non potreste nemmeno immaginare’.

 

Hermione seguì con lo sguardo la direzione in cui era rivolta Luna, e vide che stava fissando con un cipiglio preoccupato un vaso di felce che oscillava dal soffitto.

 

-Ti conviene distruggerla prima che facciano le uova- mormorò la bionda, continuando a fissare assorta la pianta.

 

Hermione sussultò, accorgendosi solo in quel momento che stava parlando con lei.

 

-I Nargilli- spiegò pazientemente Luna, all’occhiata inquisitoria di Hermione. –Sì, lo so, preferiscono il vischio, ma ritengono buona anche la felce per i loro nidi-.

 

Hermione preferì non replicare. Cercò con lo sguardo Ginny, ma la ragazza non era più nell’ingresso. Sicuramente era scappata in un’altra stanza per ridere indisturbata.

 

-Allora, Luna… gradisci una tazza di tè?- le chiese la mora.

 

Luna annuì, distogliendo l’attenzione dalla felce e sgranando gli occhi, come se le avessero appena proposto di aggregarsi a una spedizione per lo spazio.

 

-Bene! Vado subito a prep…-

 

Non finì la frase che Ginny si catapultò fuori dalla cucina e la interruppe:

 

-No! Usciamo. Subito. Vatti a preparare!- le ordinò, spingendola verso le scale.

 

-M-ma… Cosa…?-

 

-Niente domande! Avanti!- gridò Ginny, facendo cenno a Luna di aiutarla a trasportare Hermione su per le scale.

 

Hermione si arrese subito e si lasciò trascinare: discutere con Ginny era praticamente impossibile! Negli ultimi anni aveva sviluppato un caratterino da far concorrenza al fratello Ron nei momenti peggiori.

 

-Va bene… va bene!- borbottò velocemente la mora.

 

Decisamente, farsi trascinare controvoglia non era la sua occupazione preferita. Ma quel giorno, dopo due semi-imboscate, sembrava averci quasi fatto l’abitudine.

 

***

 

-Sei sicuro che sono uscite?-

 

-Sicurissimo!-

 

-E se per caso sono ancora dentro?-

 

-Non preoccuparti, Ron! Le ho dato istruzioni ben precise…- replicò Harry, esortando il rosso ad entrare in casa.

 

-Ma… se non sono riuscite a convincerla?-

 

-Per la barba di Merlino, Ron!- gridò spazientito Harry, agitando freneticamente le mani. Il rosso fece un salto indietro. –Credi davvero che tua sorella sia così stupida come credi?-

 

-Certo che no!- disse in fretta Ron, premendosi una mano sul cuore.

 

-E allora entra! Comunque, se Hermione è ancora dentro, ci inventeremo qualcosa…-

 

Il rosso gemette alle parole di Harry, che gli lanciò un’occhiata interrogativa.

 

-Cosa c’è?- gli chiese il ragazzo.

 

-Hermione- mormorò Ron, con espressione atterrita.

 

-Cos…? Non esagerare, cosa potrebbe…-

 

-Mi ammazzerà!- piagnucolò Ron. Evidentemente non aveva udito nemmeno la metà delle parole dell’amico.

 

-Perché? Non le avrai detto qualcosa?- domandò sospettoso Harry.

 

-No, no!- si affrettò a rispondere l’altro. –è solo che… dopo questa mattina… mi ammazzerà, punto!-

 

-Perché?- ripeté Harry.

 

-Per il tuo brillante piano, genio!- sbraitò il rosso. –L’ho dovuta sigillare in camera mia per non farla scendere in salotto…-

 

-E le non ne è stata contenta, vero?- continuò Harry, ora comprensivo.

 

Ron annuì.

 

-E ha cercato di sfondare la porta-

 

Ron annuì di nuovo.

 

-Strano- osservò Harry, con aria pensierosa. –Non ho sentito nessun rumore… non hai reso imperturbabile la stanza?-

 

Il rosso, questa volta, scosse la testa. Sembrava aver perso le parole.

 

-E allora, come…?-

 

Le orecchie di Ron cominciarono a tingersi di una leggera sfumatura cremisi, che però non sfuggì all’occhio attento del moro.

 

-Ron? Cosa… come hai fatto?- gli domandò Harry, mezzo divertito. Aveva una mezza ipotesi su come la porta del ragazzo fosse ancora miracolosamente intera, e la magia non centrava affatto. Ma, si disse Harry, Ron non avrebbe mai… o forse sì?

 

-L’ho… distratta…- borbottò il rosso, mentre la gradazione di rosso continuava a salire. Ora, però, gli era spuntato un piccolo sorrisetto sulle labbra.

 

-NO!- esclamò Harry, sforzandosi di non ridere.

 

-Sì- disse solamente Ron, sorridendo stupidamente.

 

-Per la barba di Merlino, il mio amico è diventato un depravato cronico e io non me ne ero nemmeno accorto!- rise il moro, mentre l’espressione di Ron si tramutava in un finto broncio.

 

-Non la permetto di offendermi così, signor Potter- disse il rosso, schiarendosi la voce.

 

-No… è che… beh, non me lo sarei mai aspettato… da te!- affermò Harry, infilando la chiave nella toppa e girandola.

 

-Non sei l’unico che fa certe cose, sai?- Ron li lanciò un’occhiata eloquente.

 

Il tintinnio della chiave cessò, Harry si voltò verso l’altro ragazzo, fissandolo sbalordito.

 

-Vuoi dire che… vuoi dire che…- gracchiò.

 

Ron sorrise ancora di più. Era eccezionale vedere quanto Harry Potter fosse ancora così ingenuo di fronte a certe cose.

 

-N-non è la… prima volta?-

 

-No- disse calmo il rosso.

 

-E… da quanto?- gli chiese cautamente Harry.

 

-Oh, da un po’, ormai- rispose Ron divertito.

 

-E perché io non lo sapevo?- esclamò Harry, la mano incollata attorno alla chiave nella serratura.

 

-Non dirai mica sul serio?- replicò Ron con stupore. –Non pretenderai che ti dica tutte le cose che faccio con Hermione, vero?-

 

-Oh… no, certo che no!- disse frettolosamente Harry. –Dopotutto, io neanche ti dico tutte le cose che faccio con tua sorel…- le parole gli morirono in gola, non appena si accorse di quello che stava dicendo. Ron strabuzzò gli occhi, un po’ del colore era sparito dal suo volto.

 

-Con mia sorella?- disse con voce stridula, mentre Harry girava febbrilmente la chiave nella toppa e apriva le porta, come se lui non avesse detto niente. Ron lo seguì dentro la casa, continuando a strepitare. –Cosa vuol dire ‘le cose che faccio con tua sorella’, eh? Stai forse cercando di dirmi che dopo tutta la fiducia che ti ho dato, tu… tu…- si accorse improvvisamente di avere la gola secca.

 

-Oh, no, io non ho mai neanche sfiorato tua sorella, sai?- lo rimbeccò torvamente Harry, aprendo la porta del soggiorno. -In fondo, stiamo insieme solo da tre anni, cosa ti aspetti che faccia?-

 

-Non usare quel tono con me!- gridò Ron, correndogli dietro. –Ma è mia sorella! Ginny, è mia sorella! E tu…-

 

-E Hermione è la mia migliore amica!- esclamò Harry, fermandosi davanti al camino.

 

-Non è la stessa cosa!- ribatté Ron, agitando furiosamente le lunghe braccia muscolose. –Ginny è mia sorella! Mia sorella, capisci?-

 

-Purtroppo no- disse placidamente Harry. –E comunque anche per me Hermione è come una sorella…-

 

-Ti dico che non è la stessa cosa!- urlò il rosso, accasciandosi pesantemente su  una poltrona e passandosi una mano sugli occhi azzurri. –Appena la incontro se la vedrà con me…- borbottò.

 

-Non puoi prendertela con lei, Ron! Ha vent’anni, ormai, non puoi pretendere che penda ancora dalle tue labbra… non puoi pretendere di poterla ancora comandare! Sa badare a se stessa, ora… non ha bisogno di essere seguita sempre e tanto meno di controllare ogni sua mossa! Non puoi impedirle di vivere la sua vita, è già stata oppressa troppo… Dovresti capirlo… devi capirlo! Non ha più bisogno di te!- Harry si fermò di colpo, respirando faticosamente.

 

Gli occhi di Ron si erano strette in due piccole fessure e il suo volto non lasciava più trasparire nessuna emozione.

 

Harry lo osservò per una manciata di secondi. La mancanza di reazione da parte del ragazzo lo spaventava un po’. Non era da Ron concludere una battaglia senza nemmeno combatterla.

 

Il rosso strinse convulsamente i pugni e abbassò lo sguardo, fissandolo per terra. Pochi istanti dopo, calde gocce salate scendevano a bagnare la moquette del salotto.

 

Harry non sapeva più che dire. Raramente erano successe situazioni del genere, ma ogni volta erano riusciti ad uscirne, in un modo o nell’altro.  Quella volta, c’era qualcosa di diverso e impalpabile, che però aveva danneggiato l’atmosfera già di per se tesa. Harry rimpianse l’assenza di Hermione. Lei sì che avrebbe risolto la situazione in quattro e quattr’otto. Era lei quella più decisa e razionale, era lei la persona che aveva sempre una soluzione a tutto. Si poteva dire che fosse lei l’uomo di casa.

 

Ora, però, Hermione non era là ad aiutarli. Ora Harry doveva cavarsela da solo e affrontare quello che per tanti anni sia lui che Ron avevano prudentemente evitato.

 

Era arrivato il momento.

 

***

 

-Mi dite cosa avete intenzione di fare?- domandò Hermione per l’ennesima volta, mentre Luna parcheggiava la sua auto dopo aver girato tante volte per un posto vuoto.

 

Come Hermione aveva da poco scoperto, Luna frequentava un’università in città, per specializzarsi nelle relazioni pubbliche con i babbani. Per questo doveva assomigliare il più possibile a loro. Certo, guidare non era il suo forte, ma almeno non erano andate a sbattere contro qualche palo.

 

Comunque, Hermione annotò mentalmente di non chiedere mai un passaggio alla bionda, in futuro.

 

-Allora?- insistette la mora, scendendo dall’auto e guardandosi intorno. Erano nel bel mezzo di Londra, in piena mattina, senza sapere perché, e il traffico e la folla contribuivano a far sembrare il tutto più opprimente.

 

-Aspetta e vedrai- disse solamente Ginny per quella che doveva essere la centesima volta. –Non puoi essere più paziente, per una volta nella tua vita?-

 

-Spiacente, non so se ci riuscirò- rispose Hermione, scrollando le spalle, mentre seguivano Luna per una strada affollata.

 

-Per di qua!- esclamò la bionda, indicando una stradina più piccola e meno gremita di gente. 

 

Hermione preferì non fare domande, questa volta - tanto la risposta non sarebbe cambiata – e seguì le altre due ragazze, che nel frattempo si erano infilate in una porta dall’aspetto elegante.

 

Entrò anche lei, e si ritrovò in un piccolo caffè, caldo e accogliente, con pochi tavolini e un bancone di legno scuro che attraversava quasi tutta la stanza.

 

Ginny e Luna si sedettero e così fece anche lei.

 

-Allora- esordì Luna, voltandosi verso la mora. Hermione pendeva dalle sue labbra: finalmente le avrebbero spiegato il perché di tutto quel trambusto? -Cosa vuoi ordinare?-

 

L’espressione appassionata sul viso di Hermione lasciò posto ad una letteralmente sbalordita.

 

-C-cosa?- boccheggiò.

 

-Ho chiesto cosa vuoi ordinare…- ripetè tranquillamente Luna, aprendo il menu.

 

-Fatemi capire una cosa- disse Hermione, cercando di afferrare il punto della situazione. –Voi mi avete quasi rapita per venire a fare colazione?-

 

-Più o meno- rispose Ginny, chiamando con un cenno la cameriera.

 

-Cosa vuol dire…- sbraitò Hermione, ma prima che potesse finire la frase si avvicinò al tavolo una ragazza carina, con un grembiule color bronzo legato sui fianchi e un blocknotes in mano.

 

-Cosa volete ordinare?- chiese, sorridendo smagliante.

 

-un caffè, grazie- disse Luna, rivolgendo la sua attenzione alla cameriera che scribacchiava sul blocchetto.

 

-Idem per me- esclamò Ginny. –e anche un Muffin al cioccolato. Hermione?-

 

Hermione voltò lo sguardo verso la cameriera, che le sorrideva in maniera quasi maniacale, attendendo per una sua ordinazione. Fece finta di scorrere velocemente il menu, senza in realtà vederlo, e poi disse:

 

-Caffè e muffin anche per me-

 

Mentre la cameriera se ne andava ondeggiando, Hermione rivolse di nuovo alle altre due ragazza un’occhiata arrabbiata, ma non disse nulla, e aspettò in silenzio l’arrivo della colazione.

 

In realtà non aveva affatto fame, pensò, mentre un vassoio carico di tazzine e dolciumi veniva posato sul tavolino. Tuttavia, non rinunciò ad attaccare con un grande morso il suo muffin al cioccolato, continuando a lanciare occhiatacce alle altre due, che facevano finta di niente e sorseggiavano il loro caffè.

 

Aveva come l’impressione che quelle due le stessero riservando qualche altra sorpresa.

 

***

 

-Ron- chiamò piano Harry.

 

Il rosso alzò lentamente la testa. Aveva gli occhi e il viso leggermente arrossati e umidi. Stava piangendo.

 

Harry non lo aveva mai visto in quello stato, nemmeno quando suo padre era stato attaccato dal serpente di Voldemort, al loro quinto anno. Ron non aveva mai pianto, era sempre stato un forte, uno di quelli su cui potevi contare in ogni momento, una scorza dura difficile da scalfire o ferire. Ed invece, - Harry se lo ripeteva febbrilmente - , ora stava piangendo.

 

E Harry conosceva il perché di quelle lacrime.

 

Era un perché che risaliva ad anni prima, subito dopo la sconfitta di Voldemort; erano lacrime tenute nascoste per troppo, troppo tempo; lacrime che Ron non voleva fossero viste, per non esternare maggiormente il suo dolore, la sua paura, la sua tristezza tenute attentamente nascoste.

 

-Ron- ripeté il moro in un sussurro. –Ti prego, rispondimi-

 

Harry si inginocchiò, in modo da poter vedere il rosso negli occhi.

 

Lo sguardo di Ron sembrava vuoto di ogni emozione, svuotato da ogni segno di vita, offuscato dalle lacrime che continuavano imperterrite a scendere. Il ragazzo respirava faticosamente, e il petto si alzava e si abbassava quasi convulsamente.

 

-Io… non ce la faccio, scusami-

 

Biascicò il ragazzo, prima di correre al piano di sopra.

 

Harry udì solo una porta sbattere, e poi abbassò la testa, dirigendosi in salotto e sedendosi su una poltrona.

 

Io… non ce la faccio, scusami.

 

Ancora. Di nuovo quelle parole, parole che sperava tanto non dover sentire mai più.

 

Perché quelle poche parole erano state ciò che più li aveva divisi.

 

 

L’aria greve, l’atmosfera opprimente, il fumo dell’incenso che offuscava il tutto.

 

Molte persone stavano in piedi, la testa china in segno di rispetto e dolore, i volti sconvolti dalla sofferenza.

 

Occhiate di compatimento volavano da una parte all’altra, incontrando altri sguardi pieni di commozione e turbamento.

 

Una ragazza minuta e vestita completamente di nero piangeva spasmodicamente, il volto tra le mani imperlate di luce.

 

Un ragazzo le accarezzava dolcemente i capelli scompigliati; anche lui piangeva.

 

Era la sua famiglia, tutto ciò che aveva.

 

Ed ora era stata spezzata.

 

Spezzata, distrutta, annientata.

 

Tutto in una sola volta.

 

Vite martoriate senza perché, vite attirate e soffocate nel vortice della morte.

 

Da cui non si torna.

 

Le tre bare nere, lucide, riflettevano la volta bianca della chiesa.

 

E lui era lì, al loro fianco.

 

Si inchinava, porgeva un mazzo di fiori bianchi ed una preghiera ai loro piedi.

 

Si alzava, tornava indietro.

 

Sguardi preoccupati e malinconici verso di lui.

 

Parole sussurrate, parole oppresse dalla paura di rompere quell’incanto irreale.

 

Ma lui non aveva bisogno di essere compatito, non voleva esserlo.

 

E lui non piangeva.

 

E guardava, e fissava tutto e tutti da laggiù, nel suo angolo. Solo. Pieno di rabbia.

 

E i suoi occhi guardavano e fissavano, ancora e ancora.

 

E i suoi occhi non parlavano.

 

I suoi occhi, limpidi ed sinceri, erano azzurri come il cielo, che avevano sempre riflettuto.

 

Ed ora, i suoi occhi, limpidi e sinceri e ancora azzurri riflettevano il cielo, senza più vederlo.

 

Perché da quel giorno, perché dopo quelle parole, dopo essere scappato, con i sussurri sconvolti e addolorati della gente, Ronald Bilius Weasley smise di guardare il cielo. 

 

Perché dopo quelle parole Ronald Bilius Weasley smise di vivere.

 

Io… non ce la faccio, scusatemi.

 

***

 

 

But the words you picked so carefully

 keep coming out all wrong
so I'll write them in light
and I'll carve them in stone
I was made for loving you
I was put on this sweet earth too,
I was made to love you

 

(I was made to love you – Polly Paulusma)

 

 

 

-Ricordatemi di ammazzarvi la prossima volta che mi si presenta l’occasione!-

 

Hermione, Luna e Ginny camminavano lungo la via principale cariche di pacchi, sacchetti e buste di ogni genere di negozio.

 

Ginny si fermò a guardare la ragazza che aveva parlato e alzò lentamente un sopracciglio, accentuando sempre di più l’effetto.

 

-Hermione… ricordati di ringraziare le tue amiche la prossima volta che ti si presenta l’occasione, o a quest’ora staresti in ufficio sommersa dai fascicoli e dai documenti che Rosman ti appioppa simpaticamente ogni minuto.-

 

Luna ridacchiò, facendo oscillare le sue buste lucide e colorate, e sfiorandosi con un dito l’orecchino pendente che si era appena comperata.

 

Hermione sbuffò e riprese a camminare, ma non poté fare a meno di sorridere.

 

Era vero. Se quelle due pazze non fossero piombate così all’improvviso quella mattina, a quel punto si sarebbe dilettata tra pratiche da firmare e moduli da riordinare.

 

Arrivarono in pochi minuti al parcheggio dove Luna aveva lasciato la sua auto.

 

Mentre la bionda cercava nella sua enorme borsa le chiavi della macchina, Ginny strappò letteralmente una busta dalle mani di Hermione, aprendola senza tante cerimonie.

 

-Oooh, lo sai che devi assolutamente prestarmi la gonna che hai trovato in saldo! Peccato che fosse l’ultima! Hai avuto davvero fortuna a trovarla per prima…-

 

Hermione guardò orripilata la gonnellina a pieghe bianche, accuratamente piegata, disfarsi tra le mani decisamente poco delicate della rossa.

 

-Uh, sì, lo penso anche io- farfugliò, passandosi una ciocca dietro l’orecchio. –Dio, se fa caldo! Ci vorrebbe proprio qualcosa di fresco!-

 

-Già. Possiamo fare un salto al bar dietro l’angolo, sempre se abbiamo tempo. Che ore sono, Luna?- chiese Ginny all’altra ragazza, al quale stava ancora trafficando con la sua borsa.

 

-Uhm… le sei… credo… sì, andiamo a berci qualcosa, tanto le chiavi non le trovo- concordò lei, strabuzzando gli occhi.

 

Hermione però non la stava ascoltando, tanto presa com’era dai suoi pensieri. Le sei… come un campanello d’allarme le baluginò in testa ciò che avrebbe dovuto fare sin da quella mattina.

 

-Accidenti! Devo passare assolutamente in ufficio! Tra pochi minuti chiude, e io devo ritirare assolutamente le autorizzazioni per la prossima spedizione! Rischio di farmi espellere per i prossimi quattro secoli, se Rosman non le riceve domani.-

 

Ginny la guardò sconcertata, portandosi una mano alla bocca e soffocando un’imprecazione.

 

-Questo vuol dire… vuol dire che…-

 

-Oh, Gin, mi dispiace enormemente. Potete andare al bar senza di me, io devo urgentemente andare in ufficio.- spiegò trafelata Hermione, riagguantando le buste e mettendo tutto a posto. –Ci vediamo, tanto, no?-

 

Ginny sbuffò pesantemente e poi disse:

 

-Okay… ma… tornerai a casa per le sei e mezzo? Sai… io… ehm… forse noi restiamo a cena, così…-

 

-Va bene, va benissimo! Ci sarò, promesso. Tanto è una questione di pochi istanti, la sbrigo subito!- la interruppe Hermione, avviandosi per la sua strada. –Ci vediamo più tardi!-

 

-Non ritardare!- le urlò di rimando Ginny, ma Hermione era già scomparsa.

 

Ginny sospirò, aggrottando la fronte. Certo, Hermione era sempre puntuale, ma quando ci si metteva il lavoro non la smuoveva nessuno… sperava comunque che per quell’ora fosse ritornata, perché sennò tutto quanto sarebbe saltato per uno stupido foglio, e non poteva permetterselo.

 

Si sentì tirare una manica e si voltò verso Luna, sobbalzando per lo stupore.

 

-Allora, questo bar?-

 

***

 

Ron si svegliò di soprassalto.

 

Si era addormentato senza nemmeno accorgersene sul letto ancora disfatto da quella mattina ed ora un insistente ticchettio alla finestra lo aveva risvegliato.

 

Si alzò di malavoglia, mentre un gufo dall’aria ufficiale cercava di beccare il vetro nel tentativo di spaccarlo. Tentativo inutile, visti gli innumerevoli incantesimi anti schianto, anti intrusione, anti tutto disposti da Hermione.

 

Aprì la finestra e il gufo lasciò togliersi la pergamena arrotolata alla sua zampa, per poi andarsene subito in un frullare di ali.

 

Ron srotolò la pergamene e lesse svogliatamente il contenuto. Non aveva proprio voglia di dedicare tutto il suo poco tempo libero proprio a questioni riguardanti il lavoro. Molte volte si auto convinceva che il suo superiore, Arcturus Rosman, fosse stato creato apposta per rovinare la vita alla gente. Sicuramente non aveva visto di buon occhio la sua assenza e aveva mandato appositamente qualcuno a incantare qualche vecchio armadio babbano, per far sì che la sua presenza risultasse indispensabile.

 

Era davvero eccezionale come i due non si sopportassero affatto. Erano completamente diversi ed ogni cosa che l’uno faceva o diceva appariva sbagliata o in irregolare all’altro. Cercavano sempre un modo per litigare e il loro odio reciproco era ormai di casa nel reparto Auror che tutti gli altri facevano l’impossibile per non trovarsi più di dieci secondi nello stesso metro quadro occupato dai due, perché stare a stretto contatto con Ronald Weasley e Arcturus Rosman equivaleva ad impiccarsi da solo.

 

Purtroppo per Ron, però, quella lettera non era assolutamente uno scherzo.

 

***

 

Hermione sbatté ferocemente la porta e si avviò di corsa per il corridoio che portava all’ascensore magica del Ministero. Come al solito, quando si trovava nel suo ufficio veniva magneticamente attratta da ogni forma e tipo di documento, così che perdeva parecchio tempo ad assicurarsi che tutto fosse a posto, che tutto il lavoro fosse stato svolto. Voleva sempre apparire impeccabile agli occhi degli altri colleghi, e ci era brillantemente riuscita. Tutti sapevano di lei e conoscevano la sua arguzia, la sua intelligenza, la sua furbizia riguardo ai piani di attacco e la sua immancabile grinta nel svolgere ogni mansione. Sapevano che quando c’era bisogno di aiuto, di combattere o solamente di dover svolgere qualche incarico extra lei era sempre pronta, sempre a disposizione.

 

Oh, sì, Hermione Jane Granger amava il suo lavoro, e ne era talmente ossessionata da dimenticare, talvolta, impegni che il suo cervello aveva scansato nell’area delle futilità.

 

Come, per esempio, l’appuntamento che aveva con Ginny e Luna per l’ora di cena.

 

Subito realizzò che se fosse arrivata seriamente in ritardo la sua morte per mano della rossa non sarebbe stata affatto una banalità.

 

Svoltò l’ultimo angolo e frenò proprio davanti alle grate dorate dell’ascensore, rischiando di incespicare a causa dell’eccessiva cera sui pavimenti.

 

Premette insistentemente il bottone e, nel frattempo, rivolse un’occhiata distratta all’orologio del corridoio.

 

Dopotutto erano solo le sette e mezzo. E Ginny non l’avrebbe uccisa per quel piccolo ritardo.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono con un lieve fruscio e Hermione balzò dentro al trabiccolo, premendo il pulsante per l’Atrium.

 

Le grate si chiusero con un gran fracasso e l’ascensore prese a muoversi verso l’alto.

 

Dopo alcuni istanti sembrò fermarsi e Hermione fece per avvicinarsi alle porte.

 

Che però non si aprirono.

 

La ragazza prese a battere incessantemente con la mano sulla grata, ma non successe niente.

 

L’ascensore si era bloccato.

 

Hermione si vide entrare a casa e restare ammazzata da una figura con i capelli rossi.

 

Si sbatté una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, cercando di pensare a qualcosa di intelligente da fare e, soprattutto, a non farsi prendere dal panico totale.

 

Dopotutto, se era la strega più intelligente del reparto Auror c’era un motivo!

 

Pensa, Hermione, pensa. Ci sarà pure un incantesimo, una qualsiasi cosa per far muovere questo dannatissimo macinino!

 

E poi la dura e triste realtà le si presentò davanti: non c’era nulla da fare, se non aspettare una manna dal cielo..

 

***

 

-Ragazzi, mi dispiace, non avevo idea che avesse fatto tutto questo ritardo!- piagnucolò Ginny per l’ennesima volta.

 

Erano due ore che aspettavano Hermione. Il salotto era stato preparato proprio per la sua festa a sorpresa. Era stato tutto appositamente pulito da cima a fondo, Ginny aveva addirittura preparato una torta a tre piani.

 

L’unica cosa che mancava era, però, la festeggiata.

 

-Ginny, ti dico che non è colpa tua!-

 

-Ma sì, invece! Non le avrei dovuto permettere di tornare al Ministero. Dovevo portarla qui con la forza!- Ginny si accasciò su una poltrona e si prese il viso tra le mani.

 

Harry, meccanicamente, le prese ad accarezzare dolcemente la testolina fulva.

 

-Giuro, se osa presentarsi qui prima del prossimo millennio, ce la faccio io la festa!- sbottò furioso Ron, agitando freneticamente la mani per aria.

 

Harry lo guardò stranito. Era da quando era sceso per aiutarlo a pulire il salotto che era diventato più intrattabile del solito.

 

Luna era l’unica che non diceva niente e non si lamentava. Stava ancora nelle stessa posizione di due ore prima, schiena contro la mensola del camino, braccia incrociate sul petto, sguardo perso altrove.

 

Harry a volte desiderava fosse un po’ più logorroica. Soprattutto in situazioni come quella.

 

Il ragazzo prese ad osservare il salotto, oramai vuoto tranne loro quattro. Tutti gli invitati erano stati cortesemente mandati via con una scusa banale inventata al momento da Ginny, poiché era già passata un’ora abbondante e Hermione non era ancora arrivata.

 

Harry sospirò. Anche lui si chiedeva dove fosse la ragazza, ma non osava dare voce ai suoi pensieri perché non voleva ulteriormente aggravare la situazione.

 

Sicuramente avrà auto i suoi buoni motivi, si costringeva a pensare.

 

Proprio Hermione, così puntuale e precisa, era diventata l’unica protagonista di un ritardo assolutamente spaventoso.  

 

E Harry si forzava ancora a credere che fosse successo davvero qualcosa, perché sapeva che l’unica cosa a far perdere la nozione del tempo alla ragazza era il lavoro.

 

E sperava che almeno quella volta non fosse stato così, perché la reazione di Ron sarebbe stata inevitabilmente burrascosa.

 

Se c’era una cosa che l’amico aborriva totalmente era perdere tempo sul lavoro.  E questa regola non vigeva solo su di lui, ma doveva valere anche su tutti gli altri.

 

Pena: la morte istantanea per fulminazione.

 

***

 

Hermione corse trafelata verso il vialetto di casa. A volte si malediva per aver escluso la materializzazione per un raggio di cinquecento metri dalla sua casa. Erano così scoccianti certe misure di sicurezza, in certi momenti.

 

Diede un’occhiata alle finestre del salotto e della cucina: erano buie. Tutte le luci della casa erano spente, eccetto una al piano superiore.

 

La camera di Ron.

 

Non poté fare a meno di sorridere a quel pensiero.

 

Solo quella mattina le sembrava di toccare il cielo con un dito. E invece erano bastate poche ore per rendere quella giornata un inferno.

 

Aprì la porta e accese la luce dell’ingresso. Come stabilito, il piano inferiore era deserto.

 

Si decise allora a salire le scale e si diresse verso la porta del ragazzo.

 

Solo quando provò ad abbassare la maniglia, si rese che era chiusa a chiave.

 

Provò a bussare ma non ricevette risposta.

 

-Ron!- chiamò. –Sono io, aprimi!-

 

Nessuna risposta. Forse stava dormendo.

 

-Ehm… mi dispiace disturbarti… ma potresti gentilmente aprirmi? Non c’è nessuno in casa e vorrei sapere perch… oh!-

 

La porta si era improvvisamente aperta mentre lei proseguiva il suo soliloquio. Sullo stipite stava appoggiato stancamente Ron, e il suo sguardo non era dei migliori.

 

-Oh!- Hermione si portò una mano alla bocca. –Oh, scusa, non sapevo stessi dorm…-

 

-Non stavo dormendo.- le rispose secco lui.

 

-Ah- Hermione esitò. –Beh, volevo sapere perché la casa è così vuota… pensavo che Luna e Ginny si fossero fermate a cena, almeno così mi hanno detto, ma…-

 

-Ginny e Luna non erano qui per cenare-

 

Hermione si morse le labbra. C’era qualcosa di strano nello sguardo del ragazzo, sembrava turbato, ma non sapeva da cosa.

 

Fece per entrare ma lui non si mosse di un millimetro, così rimase lì dove stava.

 

-Allora… cosa sono venute a fare? Perché a me mi aveva detto così Ginny… non credo di essermelo sognato…-

 

-Non te lo sei sognata, infatti.- ribatté il ragazzo, passandosi stancamente una mano tra i capelli già scompigliati. –Era vero. Sono venute qui.-

 

-Oh, e dove sono, allora? Forse se ne sono andate, in effetti sono le dieci, è parecchio tardi…- rise nervosamente. –Senti, scusa se sono arrivata solo ora, ma mi sono ricordata all’ultimo momento che dovevo passare al Ministero per…-

 

L’espressione del ragazzo mutò rapidamente in una smorfia rabbiosa. Hermione si rese conto troppo tardi di aver detto una cosa sbagliata al momento sbagliato.

 

-AL MINISTERO! Allora è per questo che sei mancata per tutto questo tempo! Per andare al ministero! E, dimmi, da quant’è che una stupida pratica è più importante del tuo compleanno? Oh, ma che stupido! Avevo dimenticato che il lavoro è al primo posto delle tue cose da fare, vero? Ma certo, chi se ne importa se i tuoi amici hanno passato una settimana intera per preparati una festa degna di questo nome! Dovevi andare al Ministero! Scusami se non ci ho pensato prima!-

 

Hermione assisteva alla scena confusa e sbalordita allo stesso tempo.

 

Il suo compleanno…

 

L’aveva completamente dimenticato!

 

E, doveva ammetterlo, questa volta Ron aveva pienamente ragione.

 

Per la prima volta la brillante Hermione Jane Granger se ne stava ammutolita a subire tutte quelle grida e quelle imprecazioni rivolte esclusivamente a lei.

 

Non sapeva assolutamente cosa fare, cosa dire. Al momento le andava solo di urlare anche lei, di urlarsi quanto era stupida e insensibile, di insultarsi e di tormentarsi da sola.

 

Ma non ci riusciva. Era già abbastanza difficile ascoltare quello che il ragazzo le diceva, perché era tutto dannatamente vero.

 

Sentì le lacrime salirle agli occhi e non poté fare nulla per fermarle o, perlomeno, per raccogliere quel poco di dignità che le era rimasta e scappare via, per non farsi vedere.

 

Si sciolse in lacrime quasi senza accorgersene, mentre Ron urlava e sbatteva convulsamente il pugno sulla porta.

 

Ma lei non sentiva più niente, non vedeva più niente. Non si accorse neanche che il ragazzo si era fatto da parte e che lei era entrata nella sua stanza.

 

E fissava incessantemente un punto inesistente tra le lenzuola ancora sfatte del letto.

 

Riprese coscienza di se stessa solo quando il ragazzo le si avvicinò e le passò una mano sul viso per asciugarle le lacrime, giusto in tempo per sentire le sue parole.

 

-Non intendevo dirti tutte quelle cose, perdonami- le sussurrò Ron, continuando ad accarezzarle il volto, ormai quasi completamente asciutto.

 

-Lo so,- fu l’unica cosa che Hermione riuscì a dire. –sono stata un’emerita stupida, è sempre colpa mia, ma in realtà non sarei arrivata così tardi se quella maledetta ascensore non si fosse bloccata! Mi sono quasi giocata le tonsille prima che qualcuno della sicurezza non accorresse ad aiutarmi.-

 

Ron represse una risata, immaginandosi la calma e razionale Hermione urlare come un’isterica dentro un ascensore bloccato.

 

-Sai,- soggiunse lei. –ora ho capito perché ieri sera avete fatto tutta quella confusione, tra te e Harry. Non volevate farmi entrare in salotto per preparare tutto. E io, come una sciocca, ho rovinato la festa. Non sai quanto mi dispiace!- Hermione si strinse forte al ragazzo, premendo il viso contro il suo torace.

 

-Immagino… ma forse non tanto quanto la voglia di ammazzarti di Ginny.-

 

-Me l’aspettavo.- disse Hermione, sorridendo. –Dopotutto è tua sorella.-

 

-Cosa intendi con questo?- chiese lui, rivolgendole un’occhiata inquisitoria.

 

-Che è concepibile che la povera Ginny abbia una natura così violenta… voglio dire, è cresciuta con sette maschi indiavolati!- Hermione sentì il petto del ragazzo muoversi leggermente mentre lui rideva.

 

-Sei uno scemo, Ronald!- esclamò lei, dandogli un colpetto sul braccio.

 

-Ti amo, Jane.-

 

Hermione trattenne il fiato e chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente tra le braccia del ragazzo.

 

Erano davvero rare le volte che Ron dimostrava così apertamente i suoi sentimenti. Aveva imparato a tenerli nascosti, celati, e tali erano rimasti per molto, troppo tempo.

 

Ma Hermione conosceva, benché lui non lo dicesse mai chiaramente, tutto quello che le parole non dicevano, perché a lei bastavano quei pochi gesti, quei piccoli sguardi per sapere.

 

Alzò poi lentamente lo sguardo verso il ragazzo, - verso i suoi occhi limpidi che ancora le provocavano uno strano brivido lungo la schiena – ed alzandosi sulle punte dei piedi, gli depositò un lieve bacio a fior di labbra.

 

Ron sorrise contro la sua bocca e le prese con entrambi i palmi delle mani il volto, approfondendo quel contatto, che ben presto non sarebbe più stato tanto superficiale.

 

Hermione fu presa alla sprovvista quando il ragazzo la fece adagiare sul bordo del letto, e istintivamente aprì un occhio.

 

E solo in quel momento notò una lettera aperta dall’aria ufficiale posata sul comò.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma saaaaaaalveeeee!!!! Mamma che lungo questo capitolo! Spero di non stufarvi!! ^___^! Ma…ma… Oddio, voi non sapete QUANTO SONO FELICE!!!! Cioè….non so se vi rendete conto… BEN 11 commenti per il primo capitolo!!!!!!!!!! Voi non sapete che grande regalo mi fate essendo così tanti!!!! Giuro, è la prima volta che ricevo così tanti commenti per un solo capitolo!!!!!!!!!!!!!!! Per me è frutto di molto impegno questa ficc tutta nuova e non sapete che gioia vedere che risulta così tanto apprezzata!!!!!!!!!!!!!!!! Quindi, passerei subito a ringraziare tantissimissimo:

 

 

Robby: Ciao!!! Sei stata la prima a recensirmi, che bello! Prima di tutto grazie infinite…spero che anche questo chap ti sia piaciuto…come vedi, qui hai potuto scoprire cosa avevano organizzato a Hermione… anche se – ahimè! – non è che sia andato tutto per il meglio! Bax

 

Meggie: OMG!!!!!! TESSS!! Cioè… TU che recensisci una MIA Ff????? tu non sai come sono rimasta dopo aver visto la tua recensione… cioè… per me è una grandissimo onore che ti piaccia, devi saperlo… e se, come dici, è tanto difficile smuoverti per recensire…beh… wow!... sono ancora più lusingata!!!!! Grazissime per i complimenti!!! Ora fammi sapere che ne pensi di questo chappy nuovo nuovo!!! Un bax enorme!!!!!

 

Elly: Grazie! Che ne dici di questo secondo capitolo, invece??? Ciao ciao! ^_^!

 

mewmina__91: Mille grassshie per i bellissimi complimenti…!! Davvero è la prima ficc su HP che leggi?? Me onorata!!! Ahah! Beh, io la ficc l’ho continuata… ora voglio sapere cos ne pensi… bax bella!!!

 

Ellie: ecco un’altra MITA delle FF! davvero ti è piaciuto l’inizio???!?! Mille GRAZIE anche a te!!! Sì, il pairing principale non poteva che essere il mitico R/Hr!!! Sta diventando un’ossessione!!!!!!!!!!!!! Ci si becca sul blog! Bax bax

 

Ransie86: Saaau bella!! Oddio…mi sto emozionando…tutti questi complimenti… ma davvero vi piace così tanto questa piccola piccola ff??? uuuh! Che bello! *______*! GRAZIE anche a te, Ransie! Spero continuerai a commentare!

 

silvia: grazie per i complimenti!!!! Un bax enorme anche a te!!!!!!! *___*

pikkyfan: eccoti aggiornata la ff, anche se un pochino in ritardo (eeeehm ^_^;;)… cosa ne dici?? Ti piace il new chap???? Bax bax!!!! ^^

 

WICCA87: Saaalve!! Wow!!! Sei stata parecchio esplicita, vedo!!! Allora: GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!!!! Spero che continuerai a recensire!! Ciaaau!

 

SiJay: eheh! Un alto amante della r/hr… questa coppia spopola proprio!! Aaaah, ma che ci possiamo fare… è così fantasticaaaa!! *____*! Io l’adoro davvero!! eccoti il nuovo capitolo! Allora, cosa ne dici??? Fammi sapere! Ciaaao!

 

lily2000: Ultima e undicesima recensione… wow! E che recensione luuuunghissima! Sono davvero contenta che l’inizio ti abbia incuriosito! E qui si sono scoperte un bel po’ di cosucce niente male, non trovi? Mi dici “le sensazioni le ho trovate leggermente superficiali”… beh, ti dico: ne sono consapevole, scrivo un po’ superficialmente sul versante sentimenti, ma come ho detto nel capitolo precedente questo è un genere tutto nuovo per me… però grazie comunque per i preziosi consigli! Ne farò buon uso!!! E cercherò sicuramente di migliorare!!!! Grazie! Ciaaao!

 

 

Uuuh! Finito di ringraziare… che ne dite di farmi ancora più felice e cliccare qui giù giù, dove c’è scritto “Vuoi inserire una recensione?”. Mi farebbe mooolto piacere, statene certi!!!!!! Ah, piccola domanda: come avete notato in questa ficc sono presenti alcuni testi di canzoni in inglese… la traduzione devo metterla o no???? Fatemi sapere come preferite!!!!

Prima di salutarvi, piccola pubblicità: ultimamente mi sto dando alle oneshot (infatti ne ho in programma più di una dozzina ^^)… e ne ho gia postata una… se vi interessa cliccate su questo link: http://www.egoio.net/efp/viewstory.php?sid=71614&i=1 Naturalmente è una Ron/Hermione… ma un po’ strana! Infatti anche Lavanda fa la sua – ‘utile’ hihi! – parte! Un bax enorme a tutti e al prossimo capitolo!!!!!!

 

JulyChan

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Capitolo 3
*** Choices we weren’t given ***


Nuova pagina 1

Capitolo 3

 

Choices we weren’t given

 

 

 I'm one man to make a difference
I'm one soul all persistence
In a dark word, just trying to make things right
Choices we weren't given
Any heroes, and our decision
Is to stand up and fight for ourselves

 

(Believing – The Calling)

 

 

-Ron…- Hermione fece per sporgersi, senza successo, al di sopra della spalla del ragazzo. –Ron, ti prego… fermati…-

 

La ragazza socchiuse gli occhi mentre un brivido di piacere le percorreva la schiena.

 

Quanto odiava essere baciata sul collo.

 

Lo odiava perché le piaceva. Lo odiava perché la faceva diventare quasi impotente e le rendeva impossibile pensare lucidamente.

 

E se poi a baciarla sul collo era Ronald Bilius Weasley… beh, poteva dirsi totalmente annientata.

 

Ron sembrava infatti non sentire le richiesta della ragazza, e andava avanti, guidato dal suo istinto e dalla voglia e dalla passione che in quel momento gli avevano completamente annebbiato la mente.

 

Le posò ancora un lieve bacio sulle labbra e poi scese languidamente a sfiorarle il lobo dell’orecchio, il collo, la clavicola…

 

Era totalmente, insaziabilmente, profondamente immerso nel profumo inebriante della pelle morbida della ragazza, capace di destabilizzarlo in modo davvero pericoloso.

 

Le accarezzò i fianchi con le mani e poi salì, spostandole i capelli ribelli dietro la nuca, giocherellando impaziente con i piccoli bottoncini di madreperla della camicetta bianca di lei.

 

-…Ron… ti supplico… basta… fermati!- mormorò la ragazza tra un sospiro e un altro.

 

Mai Hermione avrebbe pensato di dover pronunciare quelle parole in situazioni simili. Mai, soprattutto da quando lei e Ron avevano cominciato seriamente a frequentarsi.

 

L’unica volta che aveva tentato di dirle, non ci era riuscita.

 

E per fortuna. O, forse, in quel momento, non sarebbero stati lì.

 

Hermione finì di spazzolarsi i capelli davanti allo specchio della sua camera. Posò la spazzola su un tavolino e si voltò, osservandosi intorno.

 

I due letti di Lavanda Brown e Calì Patil erano vuoti, naturalmente. Le due avevano deciso di passare quell’ultima sera in modo consono al loro stereotipo di divertimento, Hermione ne era sicura.

 

Probabilmente erano state invitate a qualcuno dei festini segreti che venivano organizzati di tanto in tanto in qualche parte del castello.

 

Quindi lei era sola, tanto per cambiare.

 

Onestamente, non le importava molto di fare qualcosa di speciale, anche se, lo sapeva, quella sarebbe stata quasi sicuramente l’ultima serata lì ad Hogwarts, la scuola di magia dove aveva finora passato quasi metà della sua vita.

 

Eppure non si sentiva triste, ma non era nemmeno ansiosa di andarsene. Quel che veramente sentiva dentro di se era qualcosa di totalmente inspiegabile, inscrivibile.

 

Aveva solo uno strano groppo alla gola che niente aveva a che fare con la malinconia.

 

Era come se fosse rimasta insoddisfatta di qualcosa, di qualcosa che in quei sette anni non era ancora riuscita a portare  termine.

 

La questione era: cosa?

 

Sospirò mestamente e chiuse gli occhi. Voleva assimilare il più possibile quel momento, non voleva scordarlo, mai. Sarebbe stato il suo ultimo ricordo della sua vita accademica: lei, da sola, nel suo dormitorio, circondata da bauli pieni e disordinati.

 

Riaprì gli occhi e non si sorprese di trovarli bagnati.

 

Si morse il labbro convulsamente. Non voleva piangere, non in quel momento. Non poteva…

 

In realtà, si scoprì a pensare, c’era una cosa che voleva ardentemente fare in quegli ultimi istanti.

 

Ma, ne era consapevole, non ci sarebbe riuscita.

 

Finì di prepararsi e si infilò sotto le coperte, rannicchiandosi bene bene.

 

Fu in quel momento che sentì dei colpi alla finestra. All’inizio pensò fosse tutto frutto di un sogno o comunque della sua immaginazione. Ma, si disse, una volta sveglia, quei rumori indistinti continuavano.

 

Si alzò, aprì le tende e scese dal letto, riaccendendo la luce.

 

E per poco non urlò.

 

Alla finestra, illuminati fiocamente, si intravedevano due sagome scure sospese a mezz’aria.

 

Hermione si avvicinò e aprì un anta. Subito una folata di vento tiepido le scompigliò i capelli e fu poi spinta all’indietro da qualcosa che le cadde addosso.

 

Anzi, da qualcuno.

 

La ragazza si rialzò, sbuffando e imprecando. Quando si guardò intorno e vide la causa della sua caduta cacciò un verso stridulo.

 

-RON!-

 

Il ragazzo si stava rialzando. Aveva i capelli scompigliati, ma era vestito di tutto punto e stringeva in mano il suo manico di scopa.

 

Fuori dalla finestra Harry e Ginny, stretti sulla stessa scopa, non la smettevano di ridere.

 

-Ehi, Hermione! Non dirmi che te ne stavi andando a dormire!- la schernì Ron, ammiccando alla sua camicia da notte.

 

Hermione arrossì e afferrò prontamente la vestaglia, chiudendosela bene.

 

-A-allora…- soggiunse. –A cosa devo questa… visita?-

 

Il volto di Ron si aprì in un sorriso malizioso.

 

-Ma come? Pensavi di trascorrere quest’ultima sera qui, da sola, senza i tuoi amici?- le chiese.

 

Hermione in un primo momento stava per fare cenno di Sì con la testa, solo per il gusto di vedere la bocca del ragazzo spalancarsi indegnamente e toccare terra, ma poi un altro pensiero fece capolino nella sua mente.

 

Voleva davvero passarla così, quella notte?

 

Aveva paura di ammetterlo, ma la vera risposta era ben lontana da quella che avrebbe voluto dare.

 

Notando il suo silenzio, Ron non fece altro se non sorridere di più. Ne aveva sicuramente capito più lui della ragazza.

 

-Dài, vestiti! Fai in fretta, noi ti aspettiamo fuori… dalla finestra.-

 

Hermione acconsentì a quella strana richiesta e si catapultò ad aprire il suo baule, pieno zeppo di vestiti piegati con la massima cura.

 

Mentre Ron aspettava, seduto ai piedi del letto, lei corse in bagno a cambiarsi.

 

Dopo pochi istanti ne uscì. Aveva indossato semplicemente un jeans e una canotta bianca: le prime cose che aveva trovato in cima alla pila di abiti nel bagaglio.

 

Ron alzò lo sguardo e le sorrise; Hermione non poté fare a meno di arrossire lievemente. Provava un certo senso di esaltazione, in quel momento. Sicuramente era a causa di quel piccolo ‘atto ribelle’ che si accingeva a compiere insieme ai suoi migliori amici.

 

Solo che ancora non aveva capito di cosa si trattava.

 

Ron raggiunse la finestra ancora aperta e si mise a cavalcioni della sua scopa, mentre Hermione lo fissava realizzando solo in quel preciso istante cosa avrebbe dovuto fare.

 

No, non esisteva. Assolutamente.

 

Hermione Jane Granger non era mai salita su un manico di scopa in tutta la sua vita. E non avrebbe di certo distrutto quel primato proprio in quel momento!

 

-Allora? Ti muovi?!!- la incalzò Ron, facendole cenno di salire dietro di lui.

 

Hermione scosse la testa freneticamente, gli occhi sgranati, una mano che stringeva convulsamente il lembo della tenda.

 

-No… No, Ron… ma sei per caso pazzo? Io non ci salgo su quella cosa!- farfugliò la ragazza, ritraendosi di qualche passo.

 

Rimase del tutto interdetta quando il ragazzo le scoppiò sfacciatamente a ridere in faccia.

 

Strinse le labbra, fino a farle diventare più sottili di una lama, e socchiudendo minacciosamente gli occhi lanciò quello che poteva benissimo essere un brontolio.

 

-Cosa c’è di così tanto divertente, Ronald?!- ringhiò, fissando il ragazzo che ancora si sbellicava.

 

Ma notando l’espressione furente di Hermione, Ron si fermò. Se c’era una cosa che aveva imparato in quei sette anni, era di non far arrabbiare Hermione più di quanto lo fosse già.

 

-Dài, ‘Mione!- cercò di farla ragionare lui. –è solo un giretto… poi atterriamo subito, te lo giuro! Non vorrai mica passare per il ritratto della Signora Grassa! Se la McGrannit lo scoprisse andrebbe fuori di testa…-

 

-Appunto!- disse lei con voce stridula. –Già è vietato dalle regole della scuola andare in giro a quest’ora, se poi pensi che io metta in gioco la mia vita per stare cinque minuti su quella scopa traballante…-

 

-è così, allora.- disse Ron, sorridendo impercettibilmente.

 

-e… Cosa?- Hermione sbatté le palpebre più volte. Dove diavolo voleva andare a parare con quell’affermazione?

 

-Quindi… tu… non ti fidi di me?- le chiese alla fine il ragazzo, guardandola negli occhi.

 

Hermione aprì la bocca non sapendo che dire.

 

-Ah… no! E’ solo…-

 

-Non ti fidi,- la interruppe Ron. –Non ti fidi di me, di Ron Weasley, il tuo migliore amico da sette anni? Sono molto, molto deluso, Hermione- ammise solennemente, voltando lo sguardo dietro di lui.

 

Hermione si morse un labbro. Perché doveva sempre finire così? Perché doveva sempre fare lei la parte della cattiva? Ma, soprattutto, la parte della fifona?

 

Diamine, se si trovava tra i Grifondoro doveva esserci un motivo, e non sarebbe stato uno stupido manico di scopa a ripugnarla!

 

Perché ecco quel che era: uno STUPIDO manico di scopa.

 

Stupido, piccolo e insignificante.

 

Sospeso a trecento metri d’altezza e pericolosamente traballante.

 

Ma queste erano cose di poco conto su cui si poteva chiudere un occhio. O due.

 

-Okay, okay!- sbuffò la ragazza spazientita, facendosi avanti. –Ma sappi che a convincerti non è stata la tua interpretazione da cane bastonato!-

 

Ron sorrise trionfante, e come per riscattarsi da quel colpo basso la aiutò attentamente a scavalcare la finestra, mentre le spiegava i motivi più validi per cui mai e poi mai si sarebbero sfracellati al suolo.

 

-E, ultimo ma non meno importante motivo, sei con uno dei migliori portieri della storia di Hogwarts...-

 

-è proprio quello che mi preoccupa- ribatté caustica Hermione, ben attenta a passare una gamba sull’altro lato della scopa.

 

-Bene,- soggiunse Ron, fingendo di non averla sentita. –Ci siamo… ora tieniti stretta che atterriamo nel posto dove ci aspettano Harry e Ginny…-

 

Hermione non fece in tempo a rispondere che una sferzata d’aria le colpì il volto e sentì lo stomaco balzarle fino alla gola.

 

Istintivamente si strinse maggiormente al ragazzo e chiuse gli occhi, tentando in tutti i modi di non urlare e, possibilmente, cadere.

 

Ron, dal suo canto, sembrava spassarsela. La maggior parte delle virate che faceva erano pressoché inutili, ma Hermione lo sapeva che le eseguiva solo per farle un dispetto.

 

Dopo alcuni minuti che sembrarono durare un eternità, Hermione sentì finalmente che lo stomaco era tornato al suo posto, ma nonostante fossero atterrati continuava a tenersi stretta al ragazzo. Sapeva che una volta scesa le gambe non l’avrebbero sicuramente sorretta.

 

-Ehi, Hermione… è finita!- sentì Ron muoversi, che tentava di sciogliersi dalla sua stretta asfissiante.

 

Hermione mugolò qualcosa di insensato e chiuse addirittura gli occhi. Non sarebbe scesa per nulla al mondo! E poi Ron avrebbe dovuto capirla: aveva appena subito lo shock più grande della sua vita – persino più grande di quando aveva scoperto di non essere riuscita a leggere tutta la biblioteca di Hogwarts – e lui che faceva? Le ordinava di scendere! Nossignore! Sarebbe dovuto passare sul suo cadavere, prima!

 

In quel preciso istante sentì un paio di braccia che la sollevavano e subito dopo si ritrovò a faccia a faccia con…

 

-Harry!-

 

-Cosa diavolo pensavi di fare così avvinghiata?- le chiese lui con uno strano sorriso sulle labbra. –Cioè, sembravi una piovra! Ron stava quasi soffocando!-

 

Hermione strinse i denti in un sorriso forzato, avvampando per l’imbarazzo.

 

-Beh… io… ecco… sai, la prima volta che… beh, mi dispiace molto per Ron e… Ma ciao, Ginny!-

 

Hermione si diresse verso la rossa che fissava non poco confusa il sorriso quasi maniacale dell’altra.

 

-Oh, Hermione!- le sorrise. –Ce l’hai fatta allora! Mi devi dieci galeoni, lo sai?- soggiunse poi, rivolgendosi a Harry che stava cercando di svignarsela il prima possibile.

 

-Oh… ma certo… Certo! Non preoccuparti… li avrai, non appena torniamo al castello!- le rispose Harry, visibilmente abbattuto.

 

-Io invece mi preoccupo eccome!- lo rimbeccò Ginny, con le mani strette sui fianchi, guardando in cagnesco il suo ragazzo. –Visto che la vincita della scorsa volta è misteriosamente scomparsa!-

 

Harry stava per risponderle, quando Hermione che era stata ad assistere alla scena totalmente sbigottita lo interruppe.

 

-Cosa… cosa volete dire? Che avete scommesso su… sulla mia vita?- chiese con un tono di voce quasi isterico.

 

Ginny le sorrise dolcemente e le si avvicinò, dandole una leggere pacca sulla spalla.

 

-Non preoccuparti… mica abbiamo scommesso sulla tua vita! Non arriviamo a tanto, cosa credi! Ce la siamo giocata solo su la tua incolumità mentale-

 

Hermione non seppe che rispondere a quell’affermazione e, sperando che la piccola Wealsey stesse scherzando – cosa altamente dubbia – preferì cambiare velocemente discorso.

 

-Ah… okay… v-vi ringrazio…- farfugliò, nel difficile tentativo di frenarsi dall’ammazzare i due seduta stante. –Allora, cosa facciamo di bello… ehm… QUI?-

 

La ragazza si guardò intorno. Erano nel bel mezzo del parco di Hogwarts, ma decisamente nel punto più lontano, sulla sponda opposta al lago.

 

-Prima di assalirmi, sappi che non è stata una MIA idea!- si difese subito Ron, incrociando le braccia sul petto e guardando in cagnesco la sorella e Harry che sorridevano come se niente fosse. –Comunque sia, la mia CARA sorellina e il mio CARO migliore amico hanno avuto la brillante idea di passare quest’ultima serata… qui.-

 

-QUI?- Ma certo! Non ci poteva essere posto più bello di quella landa desolata per passare una serata tra amici.

 

-Sì, qui!- si intromise Ginny e, prevedendo la domanda di Hermione, aggiunse in tono languido: -a guardare le stelle, tutti insieme.-

 

Se una comune mascella ne fosse stata capace, quella di Hermione avrebbe sfondato il terreno sottostante e sarebbe arrivata in Cina al tempo record di cinque nanosecondi.

 

Ron, dal canto suo, fingeva di vomitare dietro la schiena della sorella, ma la teatrale perizia con cui lo faceva rendeva chiaro che quella non fosse la prima volta in cui Ginny aveva detto quelle dannate parole.

 

-A…a guardare le stelle? Tutti INSIEME?- domandò scioccamente Hermione, una volta ricompostasi decentemente.

 

-Sì- ammise Ginny, stringendosi al braccio del suo ragazzo – il quale sembrava essersi momentaneamente assentato dal Sistema Solare -. –Non è romantico?-

 

A sentire i rumori che faceva, Hermione poté dire due cose: o Ron aveva improvvisamente e splendidamente imparato con assoluta maestria a recitare, o stava vomitando davvero.

 

Naturalmente, prediligeva maggiormente la seconda opzione.

 

La prima sarebbe stata alquanto impossibile.

 

-R-romantico?- Hermione recuperò magicamente l’uso della parola, ma visto che ripeteva solo ed esclusivamente ciò che la rossa diceva, non le era di molta utilità.

 

Ginny in risposta, si voltò verso il suo ragazzo – ora non più imbambolato, anzi, aveva misteriosamente rivolto tutte le sue attenzioni a ciò che accadeva – e, passandogli le braccia dietro la nuca, cominciò a baciarlo.

 

Hermione pensò seriamente che era ora di continuare la sua opera di bene a favore degli Elfi domestici. Quel momento sarebbe stato magnifico per fare ai ferri un altro centinaio di cappelli di lana, e lei lo stava sprecando così, senza fare nulla di produttivo per il bene dell’umanità.

 

Cominciava a dubitare della sua stabilità mentale.

 

-Ehm… Ron, puoi finire di vomitare… i due non sembrano più tanto… ehm… intenzionati ad ascoltarti-

 

I finti conati cessarono così come erano iniziati.

 

-Posso sapere, di grazia, perché diavolo avete chiamato anche me? ‘A guardare le stelle!’ Figuriamoci!- cominciò a inveire la ragazza.

 

-Beh, non potevo mica rimanere da solo al festival dello sbaciucchiamento!- rispose Ron, facendo spallucce.

 

-E così hai pensato bene di far venire anche me- rimuginò tra se e se Hermione. –Sagace, molto sagace. Anche se non ne vedo l’utilità. A meno che il tuo scopo principale non fosse quello di rompermi le scatole anche l’ultima sera qui… allora si che ragioniamo….-

 

-Hermione, la smetti per favore di farfugliare da sola?!- fece Ron, guardandola un po’ stralunato.

 

-E cosa pretendi che faccia, allora?- gli chiese lei, inarcando un sopraciglio.

 

-E cosa vuoi che ne sappia io!-

 

-Ecco, allora chiudi la bocca, perché aprirla solo per farle aria non serve.- gli rispose acida.

 

-Okay, scusami tanto… allora, oh illustre Hermione, illuminami con le tue parole e dimmi cosa diavolo possiamo fare mentre questi esseri qui si mangiano l’un l’altro!- sibilò Ron, aspettando una sua risposta.

 

Hermione, invece, questa volta non seppe proprio che dire.

 

-Allroa?- insisté lui.

 

-Ecco… c’è un piccolo, minuscolo problemino- ammise lei. –Non lo so-

 

Ron fece fatica, MOLTA fatica, per non imparare all’istante come trasfigurare un sasso in una telecamera e riprendere quel momento. Che, lo sapeva, non si sarebbe mai più ripetuto.

 

Il ragazzo sospirò impiegando tutta la sua buona volontà per desistere dal fare commenti maligni o battutine stupide.

 

Disse invece la cosa più sensata che potesse uscirli in quel momento dalla bocca.

 

-Allora andiamo a farci un giro.-

 

La reazione di Hermione fu immediata: sgranò gli occhi, aggrottò la fronte e socchiuse incerta le labbra.

 

-Cosa… c-che…?-

 

-Vuoi fare qualcosa di diverso nei prossimi dieci minuti, mentre quei due danno sconciamente spettacolo o no?- le chiese impaziente il ragazzo, voltandosi e prendendo a camminare sul bordo del lago.

 

Hermione non se lo fece ripetere due volte e lo seguì, mettendosi al suo fianco.

 

Camminarono per un po’ così, in silenzio. Hermione non sapeva assolutamente spiegarsi perché, improvvisamente, camminare con Ron le appariva una cosa così folle.

 

Dopotutto cosa stava facendo?

 

Erano lei, Hermione Granger, e lui, Ron Weasley, che passeggiavano tranquillamente lungo la riva del lago, le cui leggere increspature erano illuminate dal riflesso della luna.

 

Già, c’era una bella luna piena, quella notte. E c’erano anche tante, bellissime stelle che sembravano brillare come non avevano mai fatto.

 

Ed era buio, nessuno poteva vederli, quindi potevano rimanere lì, senza doversi preoccupare di poter essere visti da qualche professore o da Gazza.

 

E poi erano soli, quindi nessuno avrebbe potuto fare la spia o altro.

 

Hermione imprecò mentalmente a questo pensiero.

 

Lei e Ron erano soli, al buio, di notte, sotto le stelle fulgide e splendenti.

 

Chiunque – anche una persona priva di neuroni funzionanti come Neville Paciock – avrebbe pensato QUELLA cosa.

 

Hermione smise di camminare, bloccandosi di botto. Ron inarcò interrogativo un sopraciglio e si fermò anche lui, voltandosi per ricevere una spiegazione.

 

-Cosa c’è?-

 

Hermione arrossì imbarazzata, stringendo le labbra e indecisa su cosa dire o fare.

 

–C’è… un piccolo, minuscolo, insignificante problema.- squittì, invocando tutte le divinità di sua conoscenza di fare cadere un meteorite o qualcosa di simile proprio in quel punto, in quel preciso istante.

 

Okay, un meteorite era una cosa troppo grossa. Si sarebbe accontentata di un fulmine.

 

O di qualunque altra cosa avrebbe posto fine alla sua esistenza.

 

-Cosa?- ripeté il ragazzo, cominciando a spazientirsi.

-Oh…- colta in fallo! –vedi… è che… forse… non dovremo andare da quella parte… perché qualcuno potrebbe vederci dalla torre est.-

 

-Ma chi vuoi che si trovi a quest’ora sulla torre est?- le chiese interdetto Ron, chiedendosi che fine avesse fatto la vera Hermione. Insomma, quella dotata di cervello per pensare.

 

-Beh, non si sa mai… dopotutto, chi vuoi che si trovi a QUEST’ORA in mezzo al parco?- replicò lei sorniona.

 

-Già.-

 

-Sì.-

 

-Hai ragione.-

 

-Come al solito.- disse lei senza nemmeno pensarci, quasi automaticamente.

 

Il vago sorriso sul viso del ragazzo sembrò raggelarsi.

 

-Come al solito.- borbottò. –Come al solito.-

llora ce l'

-Ho… ho detto qualcosa che non va?- domandò preoccupata Hermione. Non capiva davvero perché il ragazzo si fosse rabbuiato così, senza un motivo spiegabile.

 

-No, assolutamente!- sbottò Ron, fissandola intensamente. –Anzi, dovrei ringraziarti. Anche l’ultima sera sei stata COSì gentile da ricordarmi che tra i due sei solamente ed unicamente tu quella dotata di cervello.-

 

Hermione spalancò incredula la bocca. Si era forse offeso per quello che aveva detto poco prima? Cioè, nemmeno lo pensava veramente, lo aveva detto così, soprappensiero. Ma tanto non ci avrebbe creduto neanche se glielo avesse detto nel più antico dialetto aborigeno.

 

-Quindi… Grazie! Grazie mille! È tutto. Non abbiamo più niente da dirci noi due. Tanto, come potresti solo minimamente pensare di avere una conversazione con un individuo come me? È molto più proficuo parlare con un pesce.-

 

Detto questo il ragazzo prese ad incamminarsi rabbiosamente nella direzione opposta, lasciando una scia di erba schiacciata dietro di se.

 

La ragazza rimase immobile a fissarlo mentre si allontanava sempre di più.

 

Aveva ragione lui? Certo che aveva ragione. Questa volta almeno doveva riconoscerglielo. Era stata un’emerita stupida a dire una tale cosa… non ci aveva minimamente pensato! E questa era la cosa peggiore. Lei non pensava mai a ciò che diceva in presenza del ragazzo. Aveva sempre pensato che qualunque cosa facesse o dicesse gli andava a genio. Era uno dei suoi migliori amici.

 

Ma davvero? Era PROPRIO così?

 

Un’inconfessabile voglia di scoppiare in lacrime si impadronì completamente della ragazza. No, non poteva piangere anche quella volta! Piangere era ciò che faceva sempre in situazioni difficili, ma finiva sempre per farlo sulla spalla di lui, del ragazzo che l’aveva sempre compresa tacitamente e che non aveva mai chiesto spiegazioni. Ora quella spalla, quell’appoggio non c’era più. E se davvero voleva recuperarlo non poteva farlo strisciando in lacrime ai suoi piedi.

 

Sarebbe stato un colpo basso, meschino, opportunistico. Non sarebbe stato da Hermione fare questo a Ron.

 

Al suo appoggio, al suo appiglio, alla sua forte roccia che la proteggeva sempre quando ce n’era bisogno.

 

Ron, dove sei?

 

Hermione si avviò frettolosamente dietro al ragazzo, di cui ora si intravedeva solo una vaga ombra.

 

Lo seguì per un bel po’ di metri, durante i quali il coraggio di avvicinarglisi andava e veniva costantemente. Doveva andare da lui e spiegargli tutto, niente di più facile.

 

No. Niente di più DANNATAMENTE difficile.

 

Okay, Hermione, un bel respiro, si disse, nel vano tentativo di darsi un certo contegno e di decidersi.

 

La situazione stava diventando più difficile del previsto.

 

Anche perché, quando la ragazza alzò gli occhi, Ron era scomparso. Sembrava essere svanito nel nulla, e per un momento Hermione fu assalita dal panico. Ron poteva trovarsi ovunque.

 

Sospirò, vagamente affranta, e sentì inspiegabilmente le lacrime inondarle gli occhi.

 

No, si era promessa che non avrebbe pianto. E non lo avrebbe fatto.

 

Si passò con vigore una mano sugli occhi e continuò a camminare, rallentando il passo. Solo in quel momento fu colpita da una domanda veramente ambigua.

 

Quanto ci teneva lei a Ron?

 

Sbalordita dal fatto che il suo cervello avesse potuto DAVVERO pensare una cosa simile, sgranò gli occhi e aggrottò la fronte, affrettando il passo.

 

Già, se l’era mai chiesto quanto lei teneva VERAMENTE al ragazzo? Insomma, gli voleva bene, era il suo migliore amico. Eppure… eppure a volta sentiva qualcosa di diverso, una sensazione che non avrebbe mai avuto il coraggio di ammettere, questo era certo.

 

Lei per Ron aveva pianto, si era disperata, aveva addirittura aizzato contro il ragazzo uno stormo di uccelli impazziti al sesto anno, quando lo aveva visto baciarsi con Lavanda Brown.

 

Si era mai chiesta la causa di quel gesto? In verità, lo aveva sempre attribuito al nervosismo che aleggiava durante quei giorni, e al fatto che lei e il ragazzo avevano avuto un piccolo litigio poco prima.

 

Non aveva mai pensato ad altro.

 

Per esempio, che Ronald Weasley, sotto sotto, un poco le piaceva.

 

Hermione deglutì a quel pensiero.

 

No, no. Era davvero impossibile anche solo pensare una cosa del genere.

 

Non poteva essere… però…

 

Oh, l’unica cosa certa era che lei non ci stava capendo più niente.

 

Voleva davvero tanto bene al ragazzo. Ma davvero tanto.

 

Tanto. Tanto tanto tanto.

 

Forse troppo.

 

Ed era questo a farle paura.

 

La ragazza fu riscossa improvvisamente dai suoi pensieri da un rumore simile a uno scroscio d’acqua.

 

Avvicinandosi di più alla riva del lago, notò che sull’erba c’era qualcuno.

 

Era Ron, seduto sul prato, che lanciava dei sassolini nell’acqua.

 

In quel momento l’unica cosa sensata che le venne in mente di fare, fu di avvicinarsi al ragazzo e sedersi al suo fianco.

 

Ron non si voltò subito a guardarla, ma quando lo fece, Hermione non poté fare a meno di sentire un tuffo al cuore.

 

La ragazza fece per aprire la bocca a parlare, ma l’unica cosa che riuscì a fare fu socchiudere appena le labbra.

 

Poi, non seppe come, né quando, ne perché, ma si ritrovò le labbra del ragazzo sulle sue.

 

E la cosa strana era che voleva, voleva davvero dirgli di smetterla, di non farlo, di fermarsi, ma non ci riusciva.

 

E, da una parte, neanche voleva.

 

Si lasciò baciare da quello che era stato il suo migliore amico, seduta sul prato, sotto il cielo stellato e illuminato dal chiarore lunare della loro ultima sera.

 

 

-RON!-

 

Hermione riuscì finalmente a scrollarselo di dosso e ad alzarsi dal letto, rimettendosi a posto come poteva.

 

-Ma… che… che..?- farfugliò il ragazzo, non afferrando il motivo per cui Hermione avesse avuto quello scatto inspiegabile.

 

La ragazza nemmeno gli rispose. Si diresse risoluta verso la cassettiera e prese la lettera, strappando del tutto la busta e dispiegando il foglio per leggerla.

 

 

 

I had enough of crying,

bleeding, sweating, dying
Hear me when I say,

gonna live my life everyday.


I'm gonna touch the sky,

spread these wings and fly
I ain't here to play
Gonna live my life everyday

 

(Everyday – Bon Jovi)

 

 

-Ron-

 

La voce della ragazza era diventata poco più che un flebile gemito.

 

Ron alzò lo sguardo, visibilmente turbato da qualcosa.

 

Il labbro superiore di Hermione cominciò a tremare, mentre cercava di trovare le parole adatte.

 

-Tu… tu non avrai mica… intenzione… intenzione di…- e indicò la lettera che stringeva in mano con un cenno del capo.

 

-Mi dispiace- fu tutto ciò che il ragazzo disse. –Avrei dovuto dirtelo. Ma stavo aspettando il momento opportuno per farlo.-

 

Hermione si accasciò sul letto, stringendo convulsamente il foglio di carta tra le mani tremanti.

 

-Come… come hai potuto accettare?-

 

Il ragazzo sospirò affranto. Era giunto il momento delle spiegazioni.

 

-Ho dovuto.-

 

 

Hear me when I say,

gonna live my life everyday.

 

 

 

 

 

 

MAAAAAA salve a tutti!!!!!!!!! Okay, prima che qualcuno mi ammazzi per come ho lasciato in sospeso le cose, vorrei spiegarmi: in realtà il capitolo sarebbe dovuto andare avanti, ma se l’avessi continuato sarebbe arrivato tra tre settimane, visto che ho avuto davvero pochissimo tempo per scriverlo e visto anche che domani partirò per la Lituania (e tornerò il 14!)… quindi… cercate un po’ di accontentarvi!!!!!  A me è dispiaciuto molto lasciare le cose così, ma era in ballo una scelta, e ho pensato di sceglier e’il male minore’.

Ah, i ringraziamenti!

Ellie: Ma ciaaaaaao!!! Sono davvero troppo contenta che abbia deciso di continuare a leggere questa FF! Per me è un vero onore!! ^_^! Allora… non essere modesta!!! Sei davvero un mito per me!!! ^^ uhm uhm… QUASI TUTTO SISTEMATO??? Ehm…non direi proprio… anche perché dal prossimo capitolo sorgeranno nuovi problemini…eeeeh!!! Non sarà mai pace tra i due poveri Ron&Herm!!! Luna…beh, in realtà non so se ricomparirà….vedrò di farla rientrare in qualche parte… anche se non ti assicuro che avrà un ruolo importante! Sorry!! Eheh… tutti vogliono sapere di questa lettera…mah! Si scorpirà…^^!! Al prox cap, tess!!! Bax bax!!!

Ransie86: Ciaaaaaaaao!!! Grazie per la new rece!!! Me troppo CONTENTA!!! Sono contenta che ti piaccia sempre di piu la ff!! ^_^!!! Comunque… ti rispondo: si, Herm e Ron stanno insieme (da tempo)…in questo capitolo si capisce mglio…^^! Allora al prox chap!! Grazie ancora !!!!!

Robin Hood: CIAAAAAAAAAAAAAAAAO!!!!!! Grazie per i complimentosi!!!! Eheh..la lettera… chissà cosa c’è scritto… si scorpirà, don’t worry!!!!!!! Bax bax

 

Funkia: grazie per i complimenti!!! Davvero riesco a farti sentire le emozioni dei personaggi?!?!? Wow!!! È una cosa nuova questa!!!!! Ciao ciao!!!

 

Robby: sì, Hermione è davvero maniacale, sarà per questo che l’adoro?!?!? ^___^! Grazie per i complimenti!!!!! Un bax!!

 

Meggie: Amooooooooooooooooooooooreeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!! Anche questo secondo cap hai letto?!?!?!?!? Sono troppppppoooo Felice che ti piaccia la mia ficcina!!! Te lo ripeto: è davvero un ONORE!!!!!!! ^____^! Eheh! Allora Ronnie riscuote sempre successo… mentre scrivo di lui ci manca poco così che mi sciolgo….*___*! Che pazza!!! Ancora grazie MILLE!!!! Bax bax tess!!!

 

Merilyn: grazie!!! Eccoti il seguito! ^^

 

Jameselily: mille grazie per i complimentoni!!!!!!!!!!!! Cosa ne dici del new chap?

 

Kaho_chan: Ciaaao!!! Oddio che mega recensione!!! Sono contenta che la consideri ‘molto promettente’… spero di non deluderti….^^! Le coppie sono anche le mie preferite (oddio… forse la Harry/Ginny non tanto, ma sempre meglio della Draco/Ginny o della Harry/Hermione ^^)! Uhuh!! Ti è piaciuta la caratterizzazione dei personaggi???!?!? Me très feliz!!! ^^uh…mi cheidi se tutti i Weasley sono morti…beh, mi dispiace non poter rispondere alla tua domanda, ma nel prossimo chappy ne scoprirai qualcosa di piu! ^^ bax bax

 

 

Un ultimo saluto a tutti!!! Vi anticipo che il prossimo capitolo si intitolerà “Come away with me”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Come away with me ***


Nuova pagina 1

Capitolo 4

 

Come away with me

 

 

You don't have to put up a fight
You don't have to always be right
Let me take some of the punches
For you tonight

 

Listen to me now
I need to let you know
You don't have to go it alone

And it's you when I look in the mirror
And it's you when I don't pick up the phone
Sometimes you can't make it on your own


(Sometimes you can’t make it on your own – U2)

 

 

 Hermione sedeva sul bordo del letto sfatto da cinque minuti buoni, ormai. Cinque minuti in cui l’unico rumore che era riuscito a spezzare quel silenzio opprimente era quello dei suoi singhiozzi attutiti dalla sua ostinazione. Perché non poteva scoppiare a piangere proprio in quel momento, quando doveva mantenere a tutti i costi la fermezza e la lucidità per cui era tanto famosa.

 

Ma era tanto, troppo difficile.

 

Era difficile non cedere, ora, dopo aver sopportato disperatamente per tanti anni ingiustizie e dolori di ogni genere. Ma soprattutto dopo aver avuto la consapevolezza che ciò per cui si era combattuto, il mostro contro cui avevano tutti lottato e per il quale si erano sacrificati, ancora non era stato sconfitto, ma aveva solamente offerto un po’ di tregua prima di ritornare all’attacco.

 

Era buffo come gli uomini, babbani o maghi che siano, fossero ancora così propensi alla violenza, ad uccidere e fare del male, anche dopo il periodo di terrore che avevano tutti, in egual modo, vissuto.

 

Era buffo come i momenti che ci sembrano più felici, in cui tutto sembra andare per il modo giusto, gli istanti in cui la vita sembra talmente perfetta da non volerci credere, nonostante si abbia lavorato e sudato a lungo per costruirli, in pochi secondi vengano inesorabilmente distrutti da una cosa all’apparenza futile come due righe di inchiostro su una pergamena ingiallita.

 

Ed era ancora più buffo, strano, decisamente assurdo, come la persona che si ama più della propria vita, colui con cui è palese che passerai il resto della tua vita, colui con cui affronterai ogni evenienza, ogni problema futuro, colui che è diventato parte di te e con cui ormai sembra di respirare in simbiosi, decida tutto ad un tratto di staccarsi da te e prendere una strada diversa, quella più difficile, più tortuosa e impervia.

 

E allora a cosa servono gli abbracci consolatori, il conforto del suo braccio sulle tue spalle, il calore del suo respiro sul tuo viso, le sue labbra così familiari che cercano le tue, in un disperato tentativo di farti capire che comunque tutto, nonostante quanto succederà, lui ti amerà sempre, inevitabilmente.

 

Era la classica promessa – ma a cui lei si era aggrappata disperatamente – secondo la quale, anche se tutto si spezzasse, anche se le sue certezze e il suo mondo crollassero, lui sarebbe stato lì per l’eternità, a sorreggerla, ad aiutarla, a raccoglierla.

 

Hermione scosse sconsolata la testa, mentre un breve singulto la faceva sobbalzare. E perché allora, Ron non riusciva a capire che era quello il momento in cui il suo mondo, ottenuto con tanta fatica, stava cadendo come un semplice castello di carte?

 

Non poteva, lui non poteva fare una cosa del genere, era un comportamento egoista. L’avrebbe lasciata, forse anche per sempre. Non voleva accadesse di nuovo. Avevano già sofferto troppo, sia insieme che separatamente. E Ron sapeva benissimo a cosa andava incontro, sapeva a quali pericoli si avvicinava. L’aveva constatato, l’avevano tutti appurato sulla propria pelle.

 

Qualcuno poteva anche continuare a negarlo, ma la ferita di quei giorni persisteva in ognuno di loro, e non si sarebbe rimarginata tanto facilmente. Ed ora, più che mai, Hermione la sentiva bruciare, la sentiva riaffiorare prepotentemente da sotto lo strato di illusioni che vi aveva creato intorno. Quelle illusioni che comunque sperava si sarebbero trasformate in realtà, ma ora aveva la certezza che non sarebbe stato così.

 

E poi si ricordò di una cosa che le aveva detto Ginny, tempo prima, quando della guerra erano rimasti solo tiepidi bagliori, e negli occhi della gente si era riaccesa la speranza.

 

Era stata proprio la ragazza a darle una specie di morale di vita. La stessa Ginny che aveva visto con i suoi occhi metà della sua famiglia sterminata nell’arco di poche ore. Eppure non aveva mai sentito, dal giorno del funerale, la ragazza piangere nel cuore della notte, come invece lei, Hermione, continuava a fare a volte. Ginny non aveva più fatto parola di quanto successo, e Hermione ricordava di essere rimasta ammirata da questa grande forza, che lei ancora non era riuscita a crearsi.

 

Ginny le aveva svelato una cosa che le persone a quell’epoca erano abituate a sentirsi ripetere continuamente e quasi in modo maniacale. Ma forse, il solo fatto che era stata una persona amica a dirglielo, o forse il fatto che Ginny aveva sofferto più di lei e che quindi capiva e credeva a fondo in ciò che diceva, l’avevano portata a creder fermamente in quelle poche, semplici parole.

 

-La vita va avanti, Hermione. So che te lo sarai sentito dire spesso, ma è proprio questo il segreto per non lasciarsi trasportare dal dolore. E io che ho sofferto tantissimo posso dirti che è un consiglio prezioso. Certo, ora so che i miei genitori e mio fratello non torneranno mai più, ma almeno sono consapevole del fatto che non ho passato gli ultimi mesi chiusi in casa a piangere ed autocommiserarmi. Voglio continuare a vivere, perché se la mia famiglia si è sacrificata, di certo non l’ha fatto per vedermi macerare nel dolore, ma per darmi la possibilità di arrivare qui, perché è grazie a loro se sono ancora viva, è grazie a loro se ora sto parlando con te, questo dobbiamo riconoscerlo. È doloroso, lo so, ma nei momenti più difficili da oltrepassare mi sono prefissata di pararmi gli occhi e vedere sempre e solo davanti a me. È un po’ egoista, anzi tanto, ma sono giunta alla conclusione che ho sofferto abbastanza per permettermi di pensare un po’ di più a me. E se la vita non ce la godiamo ora che l’abbiamo, quando lo faremo? E poi pensa che non sei l’unica in questa situazione, c’è gente che sta peggio di te. E ho anche capito che io, al contrario di qualcun altro, ho ancora i miei fratelli, ho ancora te e Harry. In fondo la mia famiglia siete voi, ora. E forse non rimarrò sempre sola come pensavo prima. E se a volte ricadrò in quel baratro, beh, so che ci sarete voi a sorreggermi. Non sono sola, questo è l’importante. E neanche tu lo sei. Basta pensare che gli altri sono qui per aiutarti quando avrai bisogno, sono qui per confortarti e farti risalire alla luce. Perché a volte non puoi farlo da solo. -

 

Hermione riaprì gli occhi. Ricordare quella conversazione le aveva fatto bene, ora perlomeno non stava più piangendo. Fece una piccola panoramica per la stanza, e notò che Ron stava seduto sulla sua poltrona, il viso tra le mani che stringevano il pezzo di carta ormai stropicciato.

 

Il ragazzo sobbalzò totalmente quando sentì la voce della ragazza chiamarlo. Ormai era arrivato al punto di pensare che non gli avrebbe mai più rivolto la parola.

 

-Hermione… C-cosa…?-

 

Ron vide la ragazza scendere dal letto, avvicinarglisi barcollando leggermente, per poi accasciarsi sul bracciolo della poltrona, vicino a lui.

 

Il ragazzo non poté fare a meno di prenderle una mano tra le sue e deporgli un lieve bacio sulla fronte.

 

A quel punto gli occhi della ragazza si erano fatti di nuovo lucidi, ma nessuna lacrima rotolò giù.

 

Hermione lo fissò per un paio di secondi, prima di buttargli le braccia al collo e nascondere il viso nell’incavatura del collo di lui. Ron prese a passargli una mano tra i capelli, non sapendo visibilmente che fare.

 

-Ron,- sentì la ragazza mormorare contro il suo petto. Hermione alzò il viso e lo guardò nei suoi occhi di un blu limpido e profondo, quegli occhi che erano state una delle cose che l’avevano fatta innamorare del ragazzo, perché quegli occhi erano come uno specchio della verità, quegli occhi ti dicevano tutto e subito. Ed ora Hermione vedeva una chiara angoscia trapassarli e offuscarli leggermente. –Ron, ti prego, ti sto pregando, non andare. Resta con me.-

 

Ron sospirò e sbatté lentamente la palpebre. Sapeva che Hermione sarebbe arrivata a dirgli una cosa del genere. Ma ormai lui aveva preso una decisione, ed era irremovibile.

 

-Sai che non posso.-

 

La ragazza incrinò leggermente le labbra, ma non disse nulla, aspettando che lui continuasse.

 

-è… lo sento come un mio dovere questa partenza. Quando è arrivata la lettera giuro che il mio pensiero è stato uguale al tuo. Cioè, mi è sembrato una vera idiozia partire proprio ora, che le acque sembrano essersi calmate. E non volevo lasciarti, questo mai. Ma…- e qui fece una pausa, inclinando il capo su un lato. –ci ho pensato, attentamente e a lungo. In fondo sono solo pochi mesi. Sei al massimo. Cosa sono sei mesi davanti all’eternità?, mi sono detto. Un nulla. Ma a discapito di questo, è un’altra la ragione per cui voglio andare. Hermione, tu sai più di me che nell’ultima guerra abbiamo perso migliaia di innocenti, ed è compito del Ministero fare in modo che una tale cosa non accada mai più, mai. Ma se non combattiamo gli ultimi superstiti di quelle bande di mangiamorte rimasti, non potremo mai raggiungere il nostro scopo. Ora, il Ministero ha avvistato questo gruppo a nord della Scozia, ma tutta la preparazione e l’addestramento devono esser fatti in gran segreto, e per questo che si mantiene una certa discrezione…-

 

-Discrezione che, per quanto ne so, stavi cercando di mantenere anche con me.- sbuffò Hermione, non riuscendo più a trattenersi.

 

-No, certo che no!- aggiunse frettolosamente Ron, scrutandola negli occhi. –Te l’avrei detto, ma volevo che la decisione dipendesse solo da me. Mi sono comportato egoisticamente, lo so. Ma… ecco, i miei genitori e Charlie sono morti Hermione, lo sai. E quasi tutti quelli che conoscevo hanno subito la stessa sorte o sono ancora dispersi. Io più di tutto non voglio che risucceda tutti di nuovo.-

 

-Nemmeno io, Ron!- disse Hermione. –Ma non per questo vado io stessa a farmi uccidere da un gruppo di pazzi ancora convinti di poter ripristinare il potere.-

 

Il ragazzo scosse la testa. –Non guardarla da quest’ottica, Hermione. Non vado a farmi uccidere, ma a fare fuori quei bastardi che mi hanno rovinato la vita. E non posso più dire che faranno gli altri il lavoro al posto mio, non più. Ero giovane ed inesperto quando è scoppiata la seconda guerra, ed ho potuto fare ben poco. Ora voglio fare la mia parte, ora che posso. Sono stanco di rimanere chiuso in un ufficio mentre tutto il mondo è là fuori a combattere!-

 

La ragazza lo fissò spaventata. Non aveva mai visto Ron così deciso, così propenso ad ottenere una cosa. Il suo discorso, doveva ammetterlo, non faceva una piega, ma… c’era sempre un ‘MA’... Non pensava a lei? Non pensava agli attimi di angoscia che avrebbe vissuto? Ormai era fuori discussione fargli cambiare idea, e se fosse stata al suo posto avrebbe fatto lo stesso. Eppure doveva esserci un modo, una qualsiasi maniera… doveva per forza esserci. Non poteva lasciarlo andare così, non l’avrebbe mai permesso.

 

 

 

Come away where they can’t tempt us
With their lies […]

 

[…] And I want to wake up with the rain
Falling on a tin roof
While I'm safe there in your arms
So all I ask is for you
To come away with me in the night
Come away with me

 

(Come away with me – Norah Jones)

 

 

-Ron, tu non sei tutto il mondo, fortunatamente.- cercò debolmente di opporsi Hermione.

 

-Lo so,- sorrise dolcemente il ragazzo. –Tutto il mondo non ha te, al contrario mio. Tutto il mondo non ha una persona così splendida che lo aspetterà. Perché è anche per te che lo faccio, ‘Mione. È’ anche per il nostro futuro, perché non voglio che un giorno dovremmo vedercela ancora con questi fantasmi. Non voglio che- e qui arrossì visibilmente. –Non voglio che i nostri bambini, sempre che ce ne siano, vivano quello che abbiamo vissuto noi. Capisci?- le chiese, stringendola fra le sue braccia.

 

Hermione stese un pallido sorriso. Era rimasta colpita da quelle parole, e forse la sua scelta non era del tutto sbagliata.

 

E poi prese una decisione che fece sbalordire, prima di tutti, se stessa.

 

-Oh, Ron.- Hermione tirò un respiro e si decise a dirglielo. –Hai… hai sicuramente ragione. Ma non sulla parte in cui hai detto che io resterò qui ad aspettarti.-

 

-Cosa?- Ron la squadrò confuso.

 

Hermione strinse i denti. Ormai doveva dirlo. Era ora.

 

-Io… io verrò con te.-

 

La ragazza non seppe se Ron avesse fatto una magia o qualcosa del genere, ma comunque le sembrò che il tempo si fermasse e bloccasse ogni movimento, ogni parola, ogni respiro di quella stanza. Poteva dire perfettamente di riuscire a contare le piccole rughe d’espressione che increspavano la fronte aggrottata del ragazzo, visibilmente sbalordito, la bocca aperta, gli occhi fuori dalle orbite. Ci vollero un paio di minuti prima che tutto tornasse al suo posto. E la reazione del ragazzo, che non tardò ad arrivare, fu esattamente quella che Hermione si aspettava.

 

-Ah… No, aspetta… Hermione…- boccheggiò Ron, in preda ad un attacco di cuore o simili. –Tu non stai parlando sul serio, vero? Ma certo che non stai dicendo seriamente…V-vero?-

 

Hermione sospirò pesantemente. –Dico sul serio, Ron. E non provare a farmi cambiare idea!- sopraggiunse, vedendo il ragazzo aprire la bocca per ribattere. –Così come io non ti farò cambiare la tua. Ho pienamente possesso della mia vita, e sono abbastanza grande da decidere una cosa del genere.-

 

-Questa si chiama pazzia!- esclamò il ragazzo, passandosi esausto una mano tra i capelli rosso fiamma.

 

-Questo si chiama libero arbitrio.- replicò tranquilla la ragazza. –E voglio usufruirne finché posso e come posso. È la mia vita, Ron, decido io cos’è meglio per me. Se permetti queste scelte le faccio da sola.-

 

-Ma non puoi! Non hai ragioni per rischiare la vita così! Stai facendo questo solo per seguirmi, pensaci!-

 

-Ci ho pensato, ed ho deciso. E ho anche ragioni adeguate per farlo. Le stesse che hai esposto tu, per iniziare.- proclamò con voce ferma la ragazza, squadrandolo brevemente.

 

Ron deglutì a fatica. Hermione era sempre stata una persona decisa ed ostinata, questo lo sapeva bene, ma mai avventata. Quindi se aveva preso quella decisione, i motivi per cui l’aveva fatto erano sicuramente e perfettamente logici. Ma lui… Lui non poteva permetterglielo.

 

-Hermione… a prescindere da questo… non puoi! La lettera non ti è arrivata e non ti arriverà! E poi sei una donna, non è una missione adatta a te questa. È pericolosa, rischiosa, dura… le condizioni saranno estreme, come penserai di tirare avanti?- disse il ragazzo, giocandosi la sua ultima chance per farle cambiare idea. Ma dall’espressione di Hermione sembrò proprio che non fosse stata una buona trovata.

 

Hermione strinse le labbra, che divennero sottili e taglienti come lame. Era poco dire che ora sembrava furente. –Ronald Weasley! Non ho mai sentito una cosa più maschilista e schifosa di questa! Se anche io sono un Auror del tuo stesso livello, deve esserci una ragione, e quindi il fatto che non abbia le palle in senso concreto come tutti voi maschietti, non significa che sia una buona a nulla!- Hermione lo fissò da capo a piedi, le braccia incrociate al petto che si alzava ed abbassava selvaggiamente.

 

Ron pensò seriamente che scappare con la coda tra le gambe fosse l’idea migliore al momento, ma si riscosse subito da questo pensiero. Era vero, Hermione era un’Auror di livello quasi pari al suo, e non conosceva altri individui di sesso femminile con la sua tempra, il suo coraggio, la sua determinazione. Era anche per questo che si era così pazzamente innamorato di lei, o no?

 

-E per quanto riguarda la lettera e il permesso… - continuò lei, infischiandosene dell’espressione ebete che il ragazzo aveva involontariamente indossato. –Ho le mie conoscenze. Sai che praticamente la Van Basten non vede l’ora di trovare un modo di mandare qualcuna delle sue allieve in missione… e sai che Rosman pende praticamente dalle labbra della Van Basten, per quanto duro e forte possa sembrare.- concluse Hermione con un sorrisetto.

 

Oh, questa se l’era davvero persa, si disse Ron. Da quanto Rosman sbandava per quella specie di nazista? Aveva proprio ragione Harry quando diceva che doveva concentrarsi di più sul mondo che aveva davanti, e non sul suo.

 

Il ragazzo scosse la testa. A cosa andava pensando in un momento come quello! Cosa fregava a lui poi di questi pettegolezzi, che cambiavano nome e fatto ogni due giorni.

Tornò a concentrarsi sul problema che lo assillava al momento. Ormai pareva fatta. Hermione sarebbe venuta, e a niente sarebbero servite le sue proteste.

 

Doveva arrendersi. Buffo pensare che avrebbe dovuto cedere per la prima volta non a causa di un nemico particolarmente spietato, ma per colpa di una ragazza.

 

Ma che ragazza, Ronald!   

 

Si passò per l’ennesima volta una mano tra i capelli, e abbassò lo sguardo.

 

Hermione non credette ai suoi occhi. Aveva vinto, aveva avuto ragione su quel grandissimo testone del suo ragazzo! Ma l’importante ormai era che sarebbero partiti insieme. E solo allora Hermione parve pensare un po’ alla gravità della missione e a tutto ciò che essa avrebbe portato, ma fu solo questione di secondi. Poi tornò subito a concentrarsi sul momento.

 

-Allora? Non fai la danza della vittoria che vi ha insegnato la vostra adorabile Van Basten?- la provocò Ron. Almeno questo sfizio di prenderla in giro non se lo sarebbe tolto per nulla al mondo.

 

-Sei uno scemo, Ron!- esclamò la ragazza, scuotendo sconsolata la testa. Ma fu tradita da un grandissimo sorriso che le illuminò il volto, e non riuscì più a trattenersi, tanto che, emettendo gridolini di felicità, si buttò letteralmente addosso al ragazzo, abbracciandolo forte.

 

Nonostante questo, il ragazzo la guardava ancora in modo perplesso.

 

-Cosa c’è ancora che non va?- domandò Hermione, staccandosi leggermente e fissandolo.

 

-Beh, l’hai avuta vinta, ma sappi che io non sono per niente contento e non approvo.- ammise con espressione leggermente torva. –Ora non devo preoccuparmi solo di me stesso, ma anche di non ritrovarmi davanti gli occhi il cadavere della mia ragazza. Ed è una grande responsabilità questa, ‘Mione, perché non voglio che ti succeda assolutamente niente di male. Non me lo perdonerei mai.-

 

-So cavarmela benissimo da sola, Ron! Non sono una di quelle principesse sul pisello che aspettano sempre di essere salvate. Lo sai di cosa sono capace, poi, no? Sbaglio, o hai ancora addosso la cicatrice del graffio che ti ho fatto il mese scorso, quando abbiamo fatto la prova con le armi da taglio? Sbaglio o quando ti alleni hai quasi rinunciato a battermi in velocità? Sbaglio o quando Rosman ci fa fare i combattimenti in coppia, mandi sempre Harry a vedersela con me?-

 

-Questo è un colpo basso, Granger.- replicò polemico Ron, sorridendole imbronciato. –E poi mando Harry perché non voglio rischiare di farti male, sai che non sono pietoso come lui.-

 

Hermione sorrise soddisfatta. –Beh, almeno Harry non si fa distrarre appena gli lancio un’occhiata, come succede a qualcun altro.- continuò imperterrita.

 

Ron era visibilmente spiazzato e senza difese ore, ma non smise di sorridere anche lui. –Ah, Granger, questo non me lo sarei mai aspettato da te. Ora sarò costretto a metterti in punizione per aver offeso un tuo superiore.-

 

-Oh, che paura!- riuscì solo a dire la ragazza, prima di venir intrappolata al muro dal ragazzo e sommersa dal suo viso.

 

Poi tutto quello di cui si preoccupò, furono le morbide ed invitanti labbra del suo ragazzo.

 

***

 

 

We’re soarin’, flyin’

There’s not a star in heaven that we can’t reach

If we’re tryin’, so we’re breakin’ free…

 

You know the world can see us

In a way that’s different than who we are

Creating space between us

‘till we’re separate hearts

But your faith, it gives me strength

Strenght to believe

 

(Breakin’ free – Zac Efron & Vanessa Anne Hudgens)

 

 

 

 

Hermione si raccolse i capelli in una coda alta e si guardò allo specchio. Storse le labbra in una smorfia, osservando i riccioli ribelli che le cadevano sul viso. I suoi capelli erano sempre perennemente in disordine!

 

Si strinse le spalle, lasciando le cose come stavano, ed uscì dal bagno, avviandosi vero la scala che portava al piano di sotto. Mentre scendeva le scale, non poté fare a meno di guardarsi in torno con un sorriso malinconico. Di lì a pochi giorni tutto quello che era abituata a vedere da molti anni le sarebbe mancato, di questo ne era certa. Poteva essere rude e determinata all’occasione, ma Hermione era sempre stata una persona molto fragile nel profondo. La brusca decisione che aveva preso la sera prima l’aveva scossa non poco, ma aveva anche valutato che rimanendo sempre attaccata alla quotidianità, non si sarebbe mai realizzata. Questo viaggio l’avrebbe cambiata, ne era consapevole, ma sperava anche che le avrebbe portato quel poco di forza di cui aveva bisogno, la forza di affrontare i cambiamenti da sola.

 

Certo, ci sarebbe stato Ron con lei, ma prevenire non ha mai fatto male a nessuno. Sapeva che era necessario abituarsi a cavarsela da sola. Sarebbe potuto succedere di tutto, lo sapeva, anche se si augurava con tutte le sue forze il contrario.

 

Mentre era persa in questi suoi pensieri, posò distrattamente un piede sull’ultimo scalino e perse l’equilibrio, rovinando ai piedi della scalinata.

 

Nella caduta aveva fatto cadere un vaso, così il fracasso aveva attirato Harry che fino a quel momento era rimasto in salotto a leggere.

 

Il ragazzo si affacciò nell’ingresso e, vedendo la ragazza a terra che si massaggiava la testa, accorsa immediatamente.

 

-Hermione! Tutto bene?- le domandò, accovacciandosi vicino all’amica.

 

Hermione, un po’ stordita, alzò lo sguardo verso il ragazzo e annuì debolmente. Si sentiva strana, improvvisamente fiacca, e la caviglia le doleva leggermente, ma era quasi sicura di non essersi fatta niente.

 

Tentò di rialzarsi, ma non appena poggiò il piede per darsi forza, un dolore lancinante la colse tanto che perse i sensi e si riaccasciò a terra.

 

L’ultima cosa che sentì fu Harry che le prendeva la mano, urlando qualcosa.

 

***

 

Sbatté lentamente gli occhi. Vedeva tutto sfocato davanti a sé, e sentiva un dolore terribile alla testa. Non ricordava assolutamente nulla di cosa fosse successo nell’ultima ora, e non capiva nemmeno dove si trovava. Sicuramente era distesa su un letto, però.

 

Provò ad alzarsi, ma il dolore alla testa aumentò e sentì un principio di nausea. Riappoggiò la testa sul cuscino morbido e inspirò intensamente, riabbassando le palpebre.

 

Pochi istanti dopo, sentì una porta aprirsi e percepì l’arrivo di qualcuno. Riaprì gli occhi, e questa volta riuscì a mettere a fuoco l’ambiente. Si trovava in una stanzetta poco illuminata da una finestra posta lontano dal letto in cui si trovava. Voltò il capo, e incontrò lo sguardo preoccupato di Harry che la scrutava da in piedi.

 

-Ehi…- mormorò debolmente. –Cosa è successo? Dove siamo?-

 

Harry si morse le labbra prima di rispondere. –Siamo al San Mungo, Hermione. Non ricordi niente?-

 

La ragazza scosse la testa. Perché si trovava in ospedale?

 

-Sei caduta dalle scale e poco dopo sei svenuta… non riuscivo più a farti rinvenire… pensavo… pensavo…-

 

-Ron?- chiese la ragazza, per interrompere il balbettio del ragazzo.

 

-Credo sia al Ministero… ho evitato di avvertirlo per non farlo preoccupare ulteriormente… voglio dire, dopo che il medimago mi ha detto che non avevi nulla di grave ho deciso così… sai com’è Ron, avrebbe fatto caciara per nulla…-

 

-Oh, sì, hai preso una giusta decisione… allora… ora possiamo tornare a casa, vero?- chiese la ragazza, cercando di mettersi seduta. Harry subito le si avvicinò per aiutarla e sistemarle il cuscino.

 

-Penso di sì.- rispose lui. –Dobbiamo solo aspettare che arrivi il medimago a farti un’ultima visita per controllare che sia tutto apposto.

 

Hermione annuì distrattamente, arrotolandosi le maniche del pigiama. Sull’avambraccio aveva un cerotto: forse le avevano preso del sangue per un controllo, pensò.

 

Proprio in quel momento entrò una giovane donna in camice bianco e dai capelli biondo cenere. Aveva il volto stirato e un vago accenno di stanchezza, ma appena la vide sveglia le sorrise leggermente.

 

-Ah, si è svegliata finalmente, signorina Granger… - le disse, avvicinandosi anche lei al letto.

 

Hermione annuì, osservandola mentre spalancava maggiormente la finestra.

 

-Bene… dagli esami fatti abbiamo constatato che è tutto apposto… solo… dovrebbe evitare certi movimenti bruschi e certi sforzi nella sua condizione…- spiegò brevemente, tornando a guardarla.

 

Hermione però spalancò la bocca interdetta, mentre Harry la guardava incuriosito.

 

-Nella mia condizione?- domandò meravigliata la ragazza.

 

La medimaga la guardò inarcando un sopracciglio, poi brontolò qualcosa tra se e se.

 

-Oh, pensavo già lo sapesse… voglio dire… è quasi al terzo mese… beh, lei è incinta…- disse la donna seccamente.

 

Hermione sgranò maggiormente gli occhi, guardando Harry che, se possibile, sembrava ancor più sbalordito. Le si era seccata la gola e non riusciva ad articolare una singola sillaba.

 

Chi ruppe il silenzio creatosi fu Harry.

 

-Hermione… da quanto tempo non venivi a fare un controllo?-

 

La ragazza tornò a guardarlo con uno sguardo a dir poco stordito.

 

-beh…- mormorò piano. –tanto… cinque mesi, più o meno… oddio, Harry, è impossibile!  Come farò… come farò…?- esclamò sull’orlo delle lacrime. La medimaga comprese la situazione e si allontanò silenziosamente dalla stanza, lasciandoli da soli.

 

Harry si sedette sul letto e la tirò a se, abbracciandola forte.

 

-Non preoccuparti… dirlo a Ron non sarà un problema… sai quanto ti ama, lo accetterà… e poi non è una cosa così terribile…- provò a confortarla.

 

Ma Hermione era ancora preoccupata, e scuotendo la testa gemette: -Non è solo quello il problema… non potrò più partire con lui…-

 

Harry si staccò dall’abbraccio e la guardò gravemente, la fronte aggrottata.

 

-Perché, dovevi partire anche tu?-

 

Già, Harry non sapeva della conversazione sua e di Ron della sera prima. Ma questi erano dettagli futili… ora c’erano problemi ben più gravi.

 

-Sì… sì… ma ora… Harry, non voglio che Ron vada senza di me…Harry… come farò senza di lui per sei mesi?- esclamò con le lacrime agli occhi.

 

Il ragazzo le prese una mano tra le sue, e cominciò ad accarezzarcela dolcemente. Lui la capiva, lui poteva capire la sua profonda angoscia, il suo timore. Chi più di lui avrebbe potuto comprenderla?

 

E la ragazza apprezzava quello che lui stava facendo per lei, perché con quel gesto voleva esprimere tutto l’affetto che aveva per lei, e Hermione sapeva che Harry le sarebbe rimasto sempre affianco. Ma Ron era diverso… Ron era la parte che la completava, senza la quale non riusciva a vivere, non poteva respirare…

 

-Harry, io ho paura.-

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

Ehm... ehm... *July si nasconde dietro un albero e carica un fucile per difendersi*... Lo so lo so LO SO! sono imperdonabile!!! ma cosa volete che siano... ehm... 8 MESI!!!! Oddio, sono davvero tantissimi!! Ma, giuro, pensavo fosse passato meno tempo, invece è da APRILE che non aggiorno la ff... lo so che ora mi ucciderete... o.O Vabbèèèè!! L'importante ora è che ho pubblicato il nuovo capitolo, che è anche uno dei più importanti (molte delle vostre domande troveranno risposte qui!)... e poi oggi faccio 16 anni..siate clementi!!!!!! xD fatemi questo piccolo regalo di compleanno e fatemi vivere almeno un altro mese... insomma, fatemeli godere un pò questi 16 anni nuovi nuovi!!! xD comunque, bando alle ciance... prometto che il 5 capitolo lo scrivere il più velocemente possibile.. anche se credo sarà un pò cortino perchè molto di ciò che doveva essere scritto nel 5, l'ho messo in questo... vabbè..si vedrà!! ora, i ringraziamenti (anche se sono stati davvero pochini i commenti ! T.T):

 

Robby: sempre la prima! grazie mille per i complimenti davvero adorabili!!! Davvero sono una delle tue autrici preferite?? oooh!! *_* Me lusingata!!! Ma non fatemi montare troppo!! xD comunque, come hai potuto ben leggere in questo capitolo... beh, No, non è che Ron abbia chiesto il trasferimento... la questione è un pò diversa!!! Ma sempre triste! E credo che per un pò io ti abbia confortata, quando Hermione decide di non lasciarlo andare solo... però, essendo Miss Bastardità... beh, hai visto come è andata a finire!!???!?!? Un bacio enorme!! continua a seguire!! Ciao!!!

 

Meggie: Il mio tesssssssssssssssssssoro!!! Ok, credo di aver battuto anche i tuoi record di ritardi nel postare la ff... otto mesi..brr! Non ci voglio pensare proprio!! Spero che non succeda ancora!! XD Grazie per i compliments... troppo buona!!! :) Ron, come ho già detto, è Ron... dai, credo che un pezzetto te lo lascerò!!! XD oggi però, visto che è il mio comple, me lo tengo TUTTo per me!! XD Allora, cosa ne dici di questo capitolo??? Oramai sei diventata la mia 'critica' preferita!!! xD alla prossima!! ciao ciao!!!! 1bacio!!!

 

funkia: un'altra fedelissima! il flashback, devo dire, è una delle mie parti preferite.. ho dato davvero il meglio per scriverlo.. e, a quanto vedo, devo esserci riuscita!!! che bello!!! :) come avrai letto in questo capitolo, le tue peggiori paure su Ron e Hermione si sono avverate..sorry!! Doveva andare così!!! Ma mancano ancora tanti capitoli alla fine! Non disperare... non si sa mai cosa potrà succedere!!!! eheh nemmeno io sarei riuscito a fermarlo...Ron...*sbavsbav*... è RON!!! xD fondiamo un fanclub già che ci siamo!!! XD cmq se Ron è Ron,. Hermione è sempre la cocciutissima Hermione che tutti ben conosciamo... e pare che nemmeno Ronnie sia riusicta a fermarla davanti alla sua insaziabile curiosità e alla sua determinazione!! è anche per questo che l'adoro!!! Spero che continuerai a leggere!!! A presto!!

 

Ellie: Un'altra delle mie preferite!! sei sempre troppo gentile con i complimenti!!! Il flash back è piaciuto tanto anche a me.. ce l'avevo in testa da tantissimo tempo... solo che all'inizio doveva essere una sottospecie di oneshot, poi alla fine l'ho inserito nella ficc... aaah!! Tutti contro la 'dannata lettera'.... eheh!!! qui avete scoperto cosa conteneva.. era meglio non saperlo, mi sa!!! comunque ci avevi quasi azzeccato: missione per Ron... dico 'quasi' perchè... beh, visto come è andata a finire??? comunque I'm very sorry per il ritardo di questo capitolo... alla faccia del 'aggiorna presto'...D'OH! oggi rischio di brutto la vita!! XD Per quanto riguarda Draco... nella prima stesura della ff (come sono tecnica!! ohoh! xP) non è previsto... però non si sa mai!!!! xD mi conosci!! potrei ribaltare tutto improvvisamente!!!! eheh!!  vabbè!!! Spero che commenterai anche questo capitolo!!! un bacione!!!! Ciauu!!!

 

mewmina_91: eccoti accontentata, il nuovo capitolo (in ritardissimo...lossò! T.T)... però ho risposto alle tue domande, no?!? Non è questo che conta (NO!!! NdTutti)(D'OH NdMe)????....XD comunque spero continuerai a seguire!!! ciao ciao!!!

 

That's alla folk! Prometto di pubblicare il più presto possibile!!!

Prossimo capitolo: "Wish you were here" <--- ad alto contenuto di colesterolo!! xD

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Capitolo 5
*** Wish you were here ***


Nuova pagina 1

 

Capitolo 5

 

Wish you were here

 

 

 

And did they get you trade your heroes for ghosts?  
Hot ashes for trees? Hot air for a cool breeze?
Cold comfort for change? And did you exchange
a walk on part in the war for a lead role in a cage?

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl,
year after year,
running over the same old ground. What have we found?
The same old fears,
wish you were here.

 

(Wish you were here – Pink Floyd)

 

 

 

Harry girò la chiave nella toppa e, dopo aver disinnescato i vari incantesimi di protezione, fece entrare Hermione in casa, per poi seguirla dentro anche lui.

 

La ragazza era ancora visibilmente scossa, e Harry preferiva continuare a tenerla d’occhio, nonostante i medimaghi gli avessero detto che oramai stava bene. Ma conosceva la ragazza, e aveva paura che avrebbe potuto fare qualcosa.

 

Hermione era forte, determinata, molto sicura di sé, anche pericolosa, se l’occasione lo richiedeva.

 

Ma Harry sapeva che da qualche parte, annidata, era rimasta la piccola e fragile ragazzina troppo presa ad essere perfetta agli occhi degli altri per preoccuparsi realmente di sé stessa.

 

Crescendo era cambiata, certo, ma certe abitudini non spariscono mai. Ed Harry era ormai consapevole di essere una delle ultime persone rimaste capaci di vedere questa lieve sfumatura nella ragazza, uno screzio che sembrava così sottile in una personalità all’apparenza divina, ma che nei momenti opportuni diventava devastante.

 

E lui era lì proprio per impedire che la ragazza venisse travolta da un qualcosa che forse non aveva mai conosciuto appieno, qualcosa che avrebbe avuto la capacità di mostrarsi completamente solo quando sarebbe stato troppo tardi per rimediarvi.

 

Era questo quello che temeva di più Harry, riguardo l’amica: un inesorabile crollo emotivo e morale, una totale devastazione interiore, una completa assenza di stimoli e reazioni ad andare avanti.

 

E voleva prevenirlo prima che arrivasse il peggio.

 

Harry sapeva che con la partenza di Ron e la gravidanza inaspettata, il mondo di Hermione si sarebbe cominciato a scalfire impercettibilmente, ma che quella piccola incrinatura avrebbe causato varie reazioni a catena, fino ad arrivare ad un punto dove sarebbe stato difficile - quasi impossibile - risalire le pareti.

 

Harry era lì per evitare tutto questo, e le sarebbe stato accanto per tutto il tempo possibile.

 

Il ragazzo seguì Hermione nel soggiorno, e la osservò guardarsi intorno, il volto illuminato dai pallidi riflessi che attraversavano il vetro delle finestre.

 

Era una tipica giornata autunnale: il cielo era macchiato di nubi grigiastre, tra le quali filtravano i raggi del sole, smorti e deboli.

 

-Devo dirglielo.-

 

Harry alzò lo sguardo, vedendo che la ragazza aveva assunto una strana espressione in volto: appariva risoluta, ma nella sua tipica espressione mancava qualcosa.

 

Era come un puzzle con un pezzo messo al posto sbagliato.

 

Era una persona che aveva perso improvvisamente la sua strada, e ne stava cercando un’altra per ricominciare, ma questa appariva impervia e ostile, tanto da spingerla indietro e non farla proseguire.

 

Il ragazzo la guardò confuso. Non sapeva cosa dire o fare in quel momento.

 

Ma Hermione non sembrò rendersene conto, tanto che continuò a parlare.

 

-Devo dirgli tutto. Che sono incinta. Che non potrò più partire con lui. Che passeremo sei mesi senza vederci. Che molto probabilmente non vedrà nascere suo figlio. Che mi mancherà terribilmente.- la voce cominciò ad incrinarsi ed Harry percepì una stretta al cuore sentendola parlare così. –Che se vuole può ancora rinunciare alla missione. Che se rinunciasse, sarebbe il più bel regalo che potrebbe fare a me e al bambino. Che sono solamente una completa idiota, convinta che ogni mio desiderio si avveri…-

 

Hermione si interruppe, soffocata dalle lacrime e dai singhiozzi che sembravano non finire più, e si portò una mano sulla bocca, nell’intento disperato di nascondere la sua angoscia.

 

Harry fece per avvicinarsi, ma lei lo respinse con un semplice gesto della mano, prima di scappare fuori dal soggiorno e salire in fretta le scale.

 

Harry non aveva detto una parola, non ne aveva avuto il tempo – o forse il coraggio -. Ma una cosa l’aveva capita: era meglio lasciare solo per un po’ la ragazza, nonostante fosse molto preoccupato per lei.

 

 

***

 

 

Harry stava comodamente seduto sulla poltrona dell’ingresso a leggere un numero vecchio della Gazzetta del Profeta, quando sentì dei passi e scorse con la coda dell’occhio la sagoma di una persona scendere le scale.

 

Alzò completamente lo sguardo e vide Hermione vestita di tutto punto che prendeva la giacca dall’attaccapanni, se la infilava, e poi andava avanti e indietro, cercando la borsa che, alla fine, trovò appoggiata sopra a una mensola.

 

La osservò in ogni suo minimo movimento, e fu alquanto sconcertato dal notare che dall’esterno non traspariva nemmeno l’ombra del dolore che la ragazza si portava sigillato dentro.

 

Si svegliò dalle sue riflessioni solo quando la vide precipitarsi verso la porta ed abbassare la maniglia.

 

-Stai uscendo!- esclamò, nel tentativo di fermarla.

 

-Sì.- fu la distaccata risposta di Hermione.

 

Harry scosse la testa. –Non era una domanda la mia.-

 

Hermione annuì piano, per fargli capire di aver afferrato ciò che aveva detto, e aprì la porta.

 

Stava per uscire fuori, quando Harry si decise ad alzarsi e le corse incontro, trattenendola per un braccio e impedendole di uscire.

 

-Cosa c’è?- borbottò Hermione, nel vano tentativo di districarsi dalla morsa del ragazzo.

 

Harry le lasciò andare il braccio, fissandola negli occhi, ma lei distolse lo sguardo.

 

-Dove vai? Non dovresti uscire nelle tue…-

 

-Sto benissimo! L’ha detto anche la medimaga al San Mungo! E solo perché sono incinta non significa che debba starmene immobile senza fare niente.- sputò fuori con voce alterata. Poi assunse un’espressione leggermente colpevole, forse accorgendosi di aver urlato troppo, e smorzò il tono della voce. –Mi è permesso farmi un giro tranquillo. Non ho bisogno della badante.-

 

A differenza di ciò che la ragazza si aspettava sentir dire dall’amico – contestazioni, rifiuti, obiezioni, pretesti e scuse varie per non farla uscire -, Harry semplicemente annuì e rientrò dentro, lasciandole la strada libera.

 

Si sarebbe potuto dire che la ragazza fosse lievemente turbata da quel comportamento, quasi offesa.

 

Erano più di tre anni che viveva in quella casa, ed ogni volta che decideva di uscire da sola, doveva sentirsi sempre le ammonizioni e le lamentele dei due ragazzi.

 

E questo solo perché era l’unica femmina in quella casa, cosa che andava tradotta come: ci hanno assegnato un essere incapace di difendersi e/o reagire, totalmente privo di senno, da tenere sotto prestante controllo, da salvare in caso di minaccia.

 

Hermione a volte non capiva come facessero ad essere così antiquati quei due.

 

Ora invece il ragazzo non aveva obbiettato nulla, e quasi le dispiaceva.

 

Non era forse più la loro dolce pulzella da trarre in salvo? O forse qualcuno aveva impiantato nel ragazzo qualche microchip?

 

La ragazza scosse la testa e uscì di casa, non prima di aver rivolto un mormorio al ragazzo.

 

-Mi vedo con Ron, comunque.-

 

Mentre si chiudeva, Harry alzò lo sguardo, fissando il legno screziato della porta e riflettendo sulle ultime parole sentite.

 

Se usciva con Ron voleva significare una sola cosa: aveva deciso di raccontargli tutto.

 

Harry pregò che tutto andasse per il verso giusto, almeno quella volta.

 

 

***

 

 

Ron si passò una mano tra i capelli, visibilmente scocciato. Rosman gli aveva appioppato all’improvviso un drappello di pivellini, e gli aveva ordinato di andare a fare la ronda nei vicoli più malfamati di Nocturn Alley, per addestrare i giovani.

 

Ma quale addestramento!, si diceva il ragazzo tra sé e sé, tentando disperatamente di non perdere la pazienza, cosa alquanto difficile.

 

Quei ragazzi stavano prendendo davvero sul serio quella sottospecie di missione – ma che a Ron sembrava più che altro un babysitteraggio gratuito – e ogni dieci minuti uno di loro tornava da lui, riferendogli che ogni cosa era al suo posto, nessuno nemico era stato avvistato ecc ecc.

 

Beh, sarebbe rimasto veramente stupito se avessero trovato anche solo un innocuo Imp delirante: quella zona era stata praticamente decontaminata.

 

L’unica cosa che lo teneva su di morale era stato l’avvertimento di Hermione circa un’ora prima: appena avesse finito con quella massa di mocciosi, sarebbero usciti insieme.

 

L’unica cosa che lo aveva sorpreso, era stata la foga con cui era stato scritto il messaggio via gufo che gli era arrivato e il fatto che Hermione avesse accennato ad una cosa importantissima da dirgli.

 

Ma in quel momento non se ne preoccupò più di tanto. Conoscendola, poteva benissimo trattarsi di un paio di pratiche che aveva dimenticato di firmare, ma che per lei avrebbero potuto significare la fine del mondo.

 

Ron accennò un sorriso.

 

Anche se era così pignola e precisa, adorava la sua ragazza, in ogni sua piccola sfumatura. E doveva ammettere che la decisione che aveva preso, di partire con lui, se da una parte lo inquietava, dall’altra lo rendeva fiero di sé stesso e di Hermione.

 

Anche perché ultimamente erano davvero rari i momenti che passavano da soli, e la cosa gli mancava non poco.

 

Il suo sorriso si allargò al pensiero dei sei mesi che avrebbero passato – finalmente – insieme, e, cosa più importante, senza Harry e sua sorella che li disturbavano un momento sì e l’altro pure.

 

Stava già pregustando la loro prima notte da soli, quando vide avvicinarglisi una delle matricole.

 

Era una ragazza minuta ma molto atletica, dal viso all’apparenza delicato e ben tornito. Lo colpirono tanto i suoi occhi, leggermente allungati e di un colore dai riflessi cangianti che passava dal marrone scuro, al nocciola. Erano così simili a quelli di Hermione, che per un momento si dimenticò di chi fosse veramente quella ragazza e le si rivolse con un sorriso beato stampato sulle labbra.

 

La ragazza lo guardò con espressione stralunata, e fu quando si mosse per aggiustarsi l’etichetta con il nome che Ron si svegliò dal suo torpore.

 

Il ragazzo sbatté più volte le palpebre assonnate, e mise a fuoco il cartellino che la ragazza aveva affisso sul petto: Alexis Lisyanna Montgomery, diceva.

 

Si passò una mano sul viso, stropicciandosi gli occhi, per poi rivolgere finalmente l’attenzione alla ragazza.

 

-Allora? Trovato qualche brutto cattivane che vuole farci a fettine?- chiese il ragazzo, con fare sarcastico.

 

La ragazza non sembrò cogliere l’ironia e inarcò poco convinta un sopraciglio, per poi consegnarli un foglio con annotato tutto ciò che era successo nell’ultima mezz’ora.

 

-Rapporto delle aree 1, 5, 6 e 8. Non abbiamo riscontrato alcun segno di presenze maligne o nemiche; nessun edificio è stato manomesso o è in visibile stato pericolante…- recitò la ragazza, con voce sicura. –Spento sul nascere un principio di incendio nell’area 1. Nessun movimento segnalato nelle altre aree. Tuttavia, sono stati segnalati alcune assi spostate tra l’aree 5 e l’area 6. Le assi erano state affisse nella ronda precedente, ma ne sono state rivenute due a terra.-

 

Alexis terminò il suo rapporto con estrema precisione, poi guardò Ron aspettando ordini, ma il ragazzo non sembrava molto interessato a tutto quel gran trambusto.

 

-Sicuramente qualche ragazzo del turno precedente non è ancora capace di realizzare un’eccellente incantesimo di otturazione. Il semplice passare di qualche topo avrà spostato le assi pericolanti, facendole cadere.-

 

Ron aspettò che la ragazza se ne andasse a riferire agli altri quanto detto, ma con sua grande sorpresa la matricola era ancora lì e non sembrava intenzionata a schiodarsi.

 

-Puoi andare, eh!- la spronò il ragazzo.

 

-Io credo invece che non sia stata colpa delle altre matricole, sottotenente Weasley. Io credo che possa esserci qualche intruso nell’area 6. Io credo che sarebbe conveniente…-

 

-Quello che credi è meglio che te lo tieni per te.- le disse Ron, leggermente alterato. Come pensava di saperne più di lui quella ragazzina incompetente? E come osava disubbidire ai suoi ordini, poi!

-Puoi tornare dagli altri a riferire. Non c’è nessuna minaccia incombente, nessun pazzo pronto a saltarvi addosso non appena vi distraete. Non c’è nulla da tem… cosa cazzo…?-

 

Ron non aveva finito di concludere il suo discorso di ammonimento, che un movimento lesto e improvviso dietro di lui aveva colto la sua attenzione. Ma aveva fatto appena in tempo a scostarsi e voltarsi, che un lampo argenteo aveva colpito il punto dove pochi istanti prima c’era lui.

 

Aguzzò lo sguardo e, voltando su se stesso, inquadrò il punto da dove era arrivato il colpo.

 

Impugnò la bacchetta e intimò alla ragazza di fare lo stesso, senza abbassare la guardia.

 

Alexis sentì l’adrenalina scorrerle nelle viscere, ma non poté negare di avere un certo timore.  Si disse di stare tranquilla: era in presenza di uno degli Auror più qualificati, e sicuramente sarebbe andato tutto per il meglio. Almeno avrebbe avuto qualcosa di entusiasmante da raccontare ai suoi compagni, che tanto si facevano beffe di lei per la sua statura e corporazione.

 

Strinse gli occhi anche lei e, alzata la bacchetta, prese a guardarsi intorno.

 

Per alcuni istanti nulla si mosse, e sembrò quasi che i due si fossero sognati il fascio di luce.

 

Ma se c’era una cosa che Ron sapeva bene, era quella di non dare mai nulla per scontato, soprattutto con i suoi nemici.

 

Per questo, quando vide la ragazza tirare un sospiro di sollievo e posare la bacchetta, fu invaso dal dubbio. Ma non fece in tempo a rimuginare su questo, che sentì uno scoppio sopra la sua testa e poi un’esplosione dietro di lui, seguita da alcuni passi frettolosi.

 

Si gettò addosso alla ragazza, visibilmente sbigottita, buttandola a terra, mentre un fascio di luce violetto si dirigeva vero di loro.

 

Riuscì a schivarlo appena in tempo, trascinandosi la ragazza addosso.

 

Alexis rotolò per un paio di metri e poi si rifugiò sotto una cavità per cercare la sua bacchetta, ma senza riuscire a trovarla.

 

Presa dall’ansia, la ragazza provò ad attivare la ricetrasmittente, per chiedere aiuto ai suoi compagni, ma l’aggeggio doveva essersi rotto nella caduta, poiché non riceveva più alcun segnale.

 

Disperata, cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca della bacchetta. Incautamente uscì dal suo rifugio, e fece appena in tempo a vedere la sua bacchetta qualche metro più in là, che sentì un urlo trapassarle la testa, prima di venir colpita da una forza lancinante allo stomaco.

 

Si accasciò al suolo, respirando faticosamente e tenendosi le mani al ventre, gli occhi le si socchiudevano a poco a poco, ma la ragazza ci mise tutta la sua volontà per rimanere sveglia ed assistere alla lotta.

 

Ron aveva provato ad avvertirla, urlando, ma a quanto pare era giunto in ritardo. Ora il ragazzo stava lottando corpo a corpo con una figura incappucciata, mentre un altro uomo completamente coperto avanzava dietro di lui per tendergli una trappola.

 

Alexis voleva urlare per avvisarlo, ma dalle sue labbra uscì solo un flebile gemito. E prima di abbandonarsi completamente, vide altre sagome correre verso Ron e i due incappucciati.

 

 

***

 

 

 

I'm Standing on a bridge
I'm waiting in the dark
I thought that you'd be here by now
There’s nothing but the rain
No footsteps on the ground
I'm listening but there’s no sound

(I’m with you – Avril Lavigne)

 

 

 

Hermione sostava in quel punto ormai da più di mezz’ora. Non voleva capacitarsi del fatto che Ron avesse dimenticato l’appuntamento. Era molto meno doloroso pensare che fosse semplicemente in ritardo.

 

Fece qualche passo in avanti, arrivò fino all’estremità del marciapiede, e poi tornò indietro.

 

Continuò con questo viavai per altri cinque minuti.

 

Non le importava nient’altro se non l’arrivo di Ron, fosse stato tra dieci minuti, tra mezz’ora o tra dieci ore.

 

Avanti e indietro, avanti e indietro.

 

Aveva cominciato a piovere debolmente, ma era troppo occupata per accorgersene.

 

Avanti e indietro, avanti e indietro.

 

Le punte degli stivali di camoscio che indossava cominciavano a scurirsi per le gocce di pioggia che li bagnavano.

 

Avanti e indietro, avanti e indietro.

 

Sentiva i suoi passi fare splash nell’acqua delle piccole pozzanghere che si stavano creando. Era rimasta solo lei lì. Lei e la pioggia.

 

Avanti e indietro, avanti e indietro.

 

Si bloccò di colpo e si scostò una ciocca bagnata dalla fronte, anch’essa imperlata di goccioline trasparenti.

 

Si voltò e si posizionò di fronte alla vetrina di una pasticceria.

 

Vide la sua sagoma che sembrava così fine e fragile in quello specchio. Vide il suo volto riflesso, un volto che pareva non le appartenesse più: così sciupato dalle lacrime, così tormentato dagli ultimi avvenimenti.

 

Si mise di profilo, osservandosi attentamente. Chissà se qualcuno sarebbe stato capace di capire che lei fosse incinta… Accarezzò piano il proprio ventre, senza potersi impedire di sorridere tristemente.

 

Era suo figlio, quello. Il figlio suo e di Ron. Faceva uno strano effetto pensarlo, ma Hermione supponeva che con il tempo ci si sarebbe abituata.

 

Continuò a fissare attraverso il vetro la sua immagine. Si vide per la prima volta come una persona capace di fare qualcosa, per sé stessa e per gli altri. E quel bambino forse ne sarebbe stata la prova vivente.

 

Hermione vide per la prima volta dentro di sé, nei suoi meandri più oscuri e nascosti, e vide una donna stanca di aspettare che gli eventi si susseguano meccanicamente senza poter fare niente per cambiarli.

 

Vide una persona provata dalla sua esistenza, una persona alla quale la vita aveva concesso molte opportunità ma che lei aveva tardato ad afferrare.

 

Vide Hermione Jane Granger come veramente era: qualcuno ora capace di prendere una decisione felice senza rimorsi o rimpianti o pentimenti vari.

 

La ragazza fissò ancora per un po’ il suo riflesso, poi girò i tacchi e si avviò verso casa.

 

 

***

 

 

Harry continuava a mordersi freneticamente il labbro inferiore, ora leggermente macchiato di rosso.

 

Aspettava da più di mezz’ora che la ragazza ritornasse, pregando che non le fosse successo qualcosa.

 

Quando sentì dei passi familiari dietro la porta e poi il suono del campanello, si precipitò verso l’entrata e spalancò la porta, mostrando un’Hermione completamente bagnata e infreddolita.

 

Hermione entrò in casa, gocciolando acqua ovunque, e fu molto grata al ragazzo quando un getto di aria calda scaturito l’asciugò e la riscaldò.

 

-Hermione…?- la interpellò Harry, senza perdere altro tempo.

 

La ragazza gli rivolse l’attenzione, incuriosite e un poco impensierita per l’espressione nervosa che il ragazzo aveva assunto.

 

-Harry, cosa succede?- gli chiese, con una nota di allarme nella voce.

 

Il ragazzo si fece coraggio e parlò.

 

-Ho ricevuto un messaggio dal San Mungo e da Rosman.- Hermione trattenne il fiato. Era successo qualcosa a Ron, se lo sentiva. –A quanto pare c’è stato un attacco imprevisto a Nocturn Alley…-

 

-Ron era di ronda lì!- strillò la ragazza angosciata, sgranando gli occhi.

 

-Sì…- mormorò tremante Harry.

 

-Ma sta bene, vero?- domandò inquieta la ragazza, già temendo la risposta.

 

Harry abbassò gli occhi prima di risponderle. Quella situazione faceva male anche a lui.

 

-Ci sono stati molto feriti,- continuò il ragazzo. - a quanto pare anche un paio di morti, ma mi hanno detto solo che sono stati tutti ricoverati al San Mungo. Non ho potuto sapere nient’altro, tantomeno le condizioni di Ron. Mi dispiace…- aggiunse, vedendo lo sguardo pieno di terrore di Hermione, la quale si portò le mani alla bocca, tremante.

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

salve salve salve gente!!!! Prima di tutto TANTI TANTI AUGURI DI BUON NATALE e BUON CAPODANNO to everyone!!!! ^__^ Sono trooooppo contenta che non mi abbiate ucciso, ma ancora di più lo sono per la marea di commenti ricevuti! E mille grazie per gli auguri di compleanno!!!

Dunque, come promesso non vi avrei fatto pensare per altri otto mesi… in effetti sono stata veloce… sono passati si e no venti giorni dall’ultimo capitolo… xD Daaai, qui un applauso ci vuole!!!! xP

Anyway, come stanno andando queste vacanze?!?!? A me molto bene, a parte alcuni casini in campo sentimentale, ma ieri ho vinto trenta € tra tombola e i vari giochi di carte, perciò per ora mi accontento e aspetto di diventare ‘sfortunata in gioco’... xD Okay, questi vaneggiamenti oscuri li capisco solo io, perciò non preoccupatevi se non capite un cavolo! ^_^”” Allora, che ne pensate di questo capitolo? Ci ho messo tre ore non-stop di lavoro per scriverlo… e devo dire che mi piace come è riuscito… oddio, in alcuen parti ho dovuto un po’ penare perché in realtà doveva andare un po’ diversamente, ma visto come ho fatto finire il capitolo precedente, alcuni pezzi dovevo cambiarli… lo so lo so, sono una stronza, insensibile, bastarda e chi più ne ha più ne metta!!! Ma è mio scopo quello di farvi morire fino all’ultimo capitolo!!!!! Se vi interessa, vi do qualche news sulla FF: alluuura…il prossimo capitolo, ovvero il 6, si intitolerà ‘Never Gone’ (e questo è un grande aiuto per farvi capire un po’ come andrà la situazione…xD aaah! Meglio che mi sto zitta!) ; e in tutto questa FF conterà di 10 capitoli (quindi siamo a metà strada!) più, probabilmente, un epilogo, del quale ho già qualche idea…

Dunque… ora rispondo ai commenti che è meglio…mi sono già dilungata troppo con le mie chiacchiere... cmq Ancora grazissime!!! E, mi raccomando, per questo nuovo capitolo rivoglio il bis!! xD

 

Dunque, special thanks to…

 

EDVIGE86: oooh! Una nuova lettrice!! Beh, sono molto contenta che ti piaccia questa ff!! E grazie mille per i complimenti!! ma non li merito!!! xD soprattutto visto quanto sono ritardataria!!! xPGrazie per gli auguri di compleanno, comunque!! E... spero di averti accontentata: eccoti subito subito il nuovo capitolo!!! Ciau!!!

 

karmyGranger: un'altra nuova letterice... wow!!! *_* Me commossa!!!! Comunque... come darti torto? Sono stata davvero scandalosa: OTTO MESI!!! My God!!! o.O Dai, questo di capitolo è arrivato subito subito!! grazie per i compliments, anyway!!! *_* 1Bacio!!!

 

Ellie: EEEEEEEEEeeeeeeeeeeeeeeeeeel!! Mon amour!!! prima di tutto ANCORA grazie per gli auguri!! ME li hai fatti praticamente OVUNQUE!!!!! cmq... sorry per il ritardo!!! xD anche se le scuse non bastano, lo so... ma almeno questo di capitolo è arrivato presto presto!! suuuu! Un pò di veniaaaaaaaaaaaa!!! *July in ginocchio che supplica*...Comuunque... sìsìsìsìsì!! Sono l'essere più "bastardevole" del mondo!!! La lettera, Hermione incinta e tutti gli altri casini!! Beh, le complicazioni sono il mio pane quotidiano da quanto potete vedere U.U Per quanto riguarda Harry&Ginny... beh, per ora non posso accontentarti... ma nei prossimi capitoli, non preoccuparti che qualcosa ci scapperà...eheheh! xP cmq mille grazie anche a te!!!!!! alla prossima!! Ciauuuu!! tvtttttttb

 

robby: oh oh oh! qui ci sono serie minacce.... guarda che chiamo le mie guardie del corpo!! xD Anche se dovresti essere tu quella a denunciarmi, per shock, infarti e varie... xD daaai! Non mi sono scusata abbastanza? e poi visto che questo capitolo è arrivato subito subito dovrei essere perdonata...no?? *July guarda tutti con espressione da cane bastonato*...xD e poi ancora non ti sei laureata, come avevi predetto... quindi!! xD xD xD cmq GRAZIE per gli auguri anche a te!!!! e... beh, su ciò che capiterà tra Ron&Hermione si vedrà nel prossimo capitolo, visto che in questo ancora non si sono incontrati i due... grazie mille ancora!!!! 1 bacio!!!! Ciao!

 

flyingstar16: sìììì! Un altro nuovo lettore!! Prima di tutto GRAZIE per la recensione! Fa sempre piacere trovare nuove persone a cui piace la propria ficc!! cmq... non ti ho fatto aspettare altri 8 mesi, contento????? xD anyway, grazie per i complimenti... spero continuerai a commentare!! Ciao!

 

Meggie: ooooh la mia tessoooora!!! a proposito quando aggiorni gli Eletti?!?!? Voglio sapere chi sooonooooooooo!! cmq... parliamo di cose serie... prima di tutto GRAZIE per gli auguri!!!! *_* eh, hai ragione, tu a otto mesi di ritardo non sei mai arrivata!!! xD e spero non ci arriverai mai!!! (senti chi parla xP)!!! comunque questo è arrivato subito, no? sono perdonata allora?=?? *_* Non preoccuparti se non lasci commenti lunghi!!!! A me fa piacere anche solo un rigo da parte tua!!! è l'essenza quello che conta, no?!! *_* come sono filosofica oggi...o.O si ma tanto appena inizia la festa di Capodanno parto come un razzo!!! immagino come starò domani mattina...O.O vabbè!! comunque... per quanto riguarda Ron&Hermione... beh, lieta novella non tanto... ma aspettiamo di vedere come si evolvono le cose, no?? non si sa mai, con me che dirigo tutto!! ghghghg!! xD per quanto riguarda il tuo ragionamento (3+6=9)..  beh, la matematica non è un'opinione (purtroppo! =.="), giustamente... però chi lo sa... chi l'ha detto se Ron vedrà o meno nascere il suo figlioletto... o figlioletta... xD che saaadiiica!!!  ehehe!! Aspettiamo i prossimi capitoli... che, ti avverto, forse non arriveranno subitissimo perchè tra poco rinizia la scuola... D'oh!! o.O però prometto di non farvi aspettare 8 mesi!!! xD cmmmq... spero continuerai a leggere!!!! un grosso bacio!!!! Ciauu!

 

Vichan: grazie mille per i bei complimenti!!! *_* ed eccoti il nuovo capitolo!!! mica ti ho fatto aspettare tanto??? naaaa!! xD spero ti piaccia!!!!! ciauu!

 

Saty: ciauuu! UN'ALTRA  nuova lettrice!! *ME FELICE* :) cmq... sono rimasta impressionata (in modo positivo!) dal tuo commento... beh, grazie per tutti quei complimenti... ma mica me li merito!! o.O *me modesta*... davvero trovi che sia così brava, così "MATURA"??? (strano, di solito dicono che dimostro 3 anni.... xD chissà perchè! xP)... Oddio... GRAZIE!!! comunque, sì! ho veramente 16 anni!! :) ancora non mi serve mentire sulla mia età, anche se la mia amica Giulia ja tentato di regalarmi la crema antirughe xD!!!  anyway, spero continuerai a seguire... mi ha fatto molto piacere il tuo commento!!! 1 bacio! Ciao!!! :)

 

Loony11: Ciauu!! Come già detto 20 volte, non vi ho fatto aspettare di nuovo otto mesi *anche perkè non credo sarei qui..xD*... contenta??? grazie mille per il commento!!! spero ti piaccia anche questo capitolo!!! Ciauu!!!

 

CaptainHook: wiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiillllll!!!!! ciauuuuuuuuuuuuuu!!! che bello il nuovo nickname!! comunque sono contentissima che tu abbia commentato!!! *_*  comunque sei perdonata per aver dimenticato il mio comple! hehe!! basta che non mi uccidi per quello che ho scritto nella ff e per come si stanno svolgendo i fatti..già so che mi combinerai quando commenterai questo capitolo!! xD aiuuuuuuuuuuutooooooooo!!!!!!! o.O comunque... lo so, lo so che vi faccio penare con tutit questi colpi di scena e questa suspance, maaa... è quello il mio intento!! ghghgh conosci il mio sadismo!!! xD daai! ho postato presto, come mi avevi detto (coff coff... minacciato...coff coff) di fare... xD allora... di questo cosa ne dici? *July schiva un martello volante*... spero ti sia piaciuto!! E non inviarmi troppi pacchi bomba!! xDDDDD tvtttttttb CIAU!!!

 

per ora è tutto... alla prossima!!! e ancora... BUON 2007!!!!

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Capitolo 6
*** Never gone ***


Nuova pagina 1

Capitolo 6

 

Never gone

 

 

Go lightly down your darkened way          

Go lightly underground                                     

I'll be down there in another day
I won't rest until you're found         

 

Let me love you, let me rescue you                    
Let me bring you where two roads meet           

Oh come back above                                          

Where there is only love                                      
And the ground beneath her feet                       
And the ground beneath her feet     

 

(The ground beneath her feet – U2)

 

 

 

Ron era steso agonizzante sul suolo, respirando a fatica ed emettendo rantoli soffocati. Lo sguardo offuscato, solo una chiazza indistinta in movimento davanti ai suoi occhi.

 

Era la fine, lo sapeva.

 

La fine della sua brillante carriera da Auror. La fine di tutto ciò che aveva sognato fin da quando era solamente un marmocchio pieno di ambizioni e senza speranza.

 

Si rese conto solo in quel momento che non avrebbe più visto nessuno, i suoi amici, i suoi parenti, i suoi conoscenti.

 

Hermione.

 

Non avrebbe più visto Hermione.

 

Hermione. La sua ragazza. Hermione. La cosa, la persona che amava più di ogni cosa al mondo, più di se stesso.

 

Non l’aveva salutata, non era riuscito a rivolgerle un’ultima parola, un ultimo bacio. Il loro ultimo contatto era stato tramite la polvere magica del camino.

 

Ma non bastava, non gli sarebbe bastato.

 

Avrebbe voluto salutarla come si deve. Avrebbe voluto guardarla, fissare i suoi occhi pieni di ogni singola emozione, sentire il suo respiro caldo e controllato, odorare il suo collo che sapeva di buono, sfiorarle le mani morbide e forti.

 

Avrebbe voluto dirle quanto l’amava per un’ultima, dannatissima volta.  

 

E gli era stato negato.

 

Possibile che un semplice, stupidissimo appostamento avrebbe segnato la sua vita? Gli veniva quasi da ridere, ma il dolore lancinante non glielo permetteva.

 

Maledì il suo collega Jennings, per essersi ammalato proprio quel giorno. Sarebbe dovuta toccare  a lui la ronda con le matricole, ma la sfortuna aveva voluto tirargli un brutto tiro.

 

Maledì quel dannato delinquente che gli aveva teso una trappola, mentre combatteva corpo a corpo con un altro incappucciato: lo aveva colpito di sorpresa alle spalle, e poi era stato aiutato dal suo compagno ad inchiodarlo per terra, infliggendoli calci, pugni e quant’altro.

 

Maledì se stesso, la sua stupidità, il suo carattere impulsivo, la sua ostinatezza e la sua sfrontatezza nell’avere sempre ragione, la sua fiera decisione nel credersi migliore solo perché portava un distintivo.

 

Un distintivo che, in quel momento, non lo stava decisamente aiutando.

 

Un distintivo che non pulsava più con il suo cuore, ma che giaceva lontano dal suo padrone. Padrone che, probabilmente, non avrebbe mai più avuto.

 

Era finita, si ripeté, quasi a volersi convincere che, di lì a pochi minuti, di lui sarebbe rimasto solamente un mucchietto di cenere. Oppure qualche pezzetto, se quei due pazzi sarebbero stati clementi.

 

Un’innata furia e voglia di spezzare le ossa agli incappucciati gli pervase le viscere, ma fece solo in tempo a sbattere le palpebre per mettere a fuoco il paesaggio, che uno dei due uomini si accorse del suo movimento e gli balzò davanti, guardandolo con disprezzo da sotto il cappuccio.

 

Ron alzò debolmente il volto, guardandolo:  voleva sfidarlo, voleva urlargli di togliersi la maschera e di combattere da uomo a uomo, ma non aveva più nemmeno le forze per respirare. Con un ultimo gemito, si lasciò completamente cadere, la guancia strusciò dolorosamente sulla ghiaia. La mano, graffiata e pulsante, si strinse spasmodicamente, come a voler afferrare un ultimo soffio d’aria. Ma era aria carica di dolore e morte, quella. Era l’alito velenoso e viscido di un serpente, che striscia lentamente sulla pelle, ma sfugge alla più tenace delle strette.

 

Il ragazzo socchiuse gli occhi. La battaglia imperversava ancora. Nonostante tutto, riusciva ancora ad udire le urla – a tratti tremanti – delle matricole che erano accorse in loro aiuto. Più volte sentì corpi cadere pesantemente a terra, seguiti da grida soffocanti, come quelle di un bambino che viene strappato dalle mani di sua madre.

 

Ron pregò perché non morisse nessun altro, oltre lui, quella notte.

 

***

 

Alexis era ancora a terra, raggomitolata su se stessa e decisa a non emettere nessun suono.

 

Era riuscita a trascinarsi verso un luogo appartato, anche se la cosa la seccava duramente. Nessuno più di lei avrebbe voluto combattere e darsi da fare in quel momento terribile, ma le sue condizioni non le permettevano nemmeno di camminare, figuriamoci di fare incantesimi e lottare.

 

Era stata colpita improvvisamente allo stomaco da un fascio di luce uscito da chissà dove. Tutto perché non era stata capace di tenere a bada la situazione. Glielo ripetevano sempre anche all’addestramento: doveva avere più prudenza.

 

Una piccola lacrime le rotolò giù sulla guancia. Non voleva piangere, lei era forte, ma in quel momento le era difficile anche tenere a bada le emozioni.

 

Chissà se avrebbe mai più seguito un addestramento? Chissà se avrebbe imparato a maneggiare le armi da taglio o a sconfiggere una volta per tutte quell’oca di Stacey Carter in velocità? Chissà se avrebbe mai più riso con la sua amica Theresa, prendendo in giro Rosman e la Van Basten? Chissà se sarebbe mai più andata a prendersi un bel the corroborante dopo le estenuanti lezioni di teoria, con i suoi compagni di addestramento?

 

Chissà se sarebbe sopravvissuta?

 

Alexis si impose di non scoppiare in lacrime.

 

Quella situazione le metteva una grandissima angoscia addosso. Se solo uno degli incappucciati l’avesse scoperta, sarebbe stata la fine per lei.

 

Non pensava che essere a un passo dalla morte fosse così snervante e asfissiante.

 

Si sentiva come a metà di un percorso, ma non riusciva né ad andare avanti, né a tornare indietro.

 

Non aveva alcuna scelta.

 

Doveva solo aspettare.

 

E lei odiava aspettare. Era sempre stata la più impaziente di tutti, incapace di starsene per più di cinque minuti con le mani in mano.

 

Anche ora, con i nervi in subbuglio e l’impossibilità di reggersi in piedi, avrebbe tanto voluto stringere una bacchetta e buttarsi nella mischia.

 

Sbatté più volte le palpebre, finché le lacrime non si asciugarono definitivamente.

 

Ruotò lentamente lo sguardo alla sua sinistra, dove la battaglia imperversava.

 

Alcuni suoi compagni, sentendo le esplosioni, erano accorsi ad aiutarli, ma avevano poche opportunità di vincere, nonostante la differenza di numero.

 

Vide due corpi per terra, ormai senza più vita.

 

Uno di quei due ragazzi l’aveva conosciuto il primo giorno del corso per Auror. Si chiamava Marcus McHawk ed aveva appena diciannove anni, uno in più a lei.

 

Era rimasta colpita da lui per il suo carattere sempre ottimista e ben disposto verso tutti e tutto.

 

Ed ora, vederlo lì, per terra, esanime, le faceva stringere il cuore e pensare che le cose brutte accadono sempre a chi non le merita.

 

L’altro corpo era irriconoscibile: le vesti erano impolverate e piene di strappi, il viso era nascosto da uno strato di fango, il grembo era bagnato dal sangue che fuoriusciva da una ferita profonda che gli tagliava l’addome.   

 

Trascinandosi a fatica con i gomiti, gli si avvicinò e allungò una mano per pulirgli le guance dallo sporco.

 

Cominciò a sfregarle delicatamente, come se avesse paura di fare del male anche ad un corpo oramai senza più vita.

 

Scoprì uno zigomo, ancora levigato e perfetto nonostante le ferite; e poi una guancia, ruvida di barba non fatta e segnata obliquamente da un taglio screziato di sangue rappreso.

 

E le mani. Gli prese le mani e vi passò su i polpastrelli, massaggiando le nocche bianche e pizzicandogli delicatamente il palmo.

 

E sotto le sue prime lacrime, gli aggiustò un ricciolo castano dietro l’orecchio e osservò il suo volto, un’ultima volta.

 

Perché non l’avrebbe più rivisto, non sarebbe mai più riuscita a dirgli quello che veramente provava per lui, cosa sentiva di lì a qualche mese. Un qualcosa che l’aveva spaventata e resa felice allo stesso tempo.

 

Perché gioia e dolore avevano preso lo stesso sapore.

 

Perché non poteva permettersi di innamorarsi del suo migliore amico, ma inconsapevolmente le procurava una certa sicurezza.

 

E le lacrime, che non volevano saperne di smettere, continuavano a scivolarle lungo le guance impolverate, fino a cadere sulle sue mani e bagnarle.

 

Lacrime di tristezza. Lacrime di dannazione. Lacrime d’amore. Lacrime di consapevolezza,

 

Ma soprattutto lacrime di rabbia. Perché ora era tutto finito. Perché lui era rimasto fino alla fine con la convinzione che le persone vanno aiutate anche a costo di sacrificarsi.

 

Era arrabbiata con lui, con il suo cadavere steso sul terreno insanguinato, perché nonostante avesse una giornata di riposo, era comunque andato all’addestramento. Senza dirle niente, di nascosto.

 

Perché tanto cosa gli avrebbe mai cambiato un allenamento in più?

 

Niente, solo la fine.

 

Solo la fine.

 

E Alexis non riusciva a non odiarlo in quel momento. Ad odiarlo per il suo altruismo, per la sua voglia di fare tutto e subito, per la sua sicurezza, per la sua aria un po’ spavalda ma rassicurante, per la sua mania di perfezione, per la sua ostinatezza.

 

Lo odiava perché lui era lì, al posto di qualcun altro.

 

E odiava il fatto che lui non fosse egoista.

 

E l’odiava perché lo amava più di quanto riuscisse ad ammettere.

 

Odiava l’idea di non esser stata uccisa prima di vederlo lì per terra.

 

Tirò un respiro profondo, continuando a singhiozzare disperatamente, non sapendo più cosa fare.

 

Lo fissò a lungo, ancora, ed ancora, ed ancora. Cercando di ricordare tutti i bei momenti passati insieme. Cercando invano di tenere a freno il turbamento profondo che l’angosciava. Cercando di fissare tutti i piacevoli ricordi in una fotografia eterna. Ma in quel momento non riusciva a pensare a nient’altro se non al fatto che non si sarebbero mai più incontrati, visti, parlati, sfiorati.

 

Desiderava non averlo mai conosciuto. Forse non l’avrebbe mai amato e tutta quella sofferenza non ci sarebbe mai stata. Voleva solo che tutto quel momento passasse e tutto ciò che aveva di lui non tornasse.

 

Forse non erano destinati, pensò. Forse non in quella vita.

 

E si lasciò cadere affianco a lui, stringendogli ancora la mano, e chiudendo gli occhi anche lei.

 

***

 

You left without saying goodbye
Although I'm sure you tried
You call and ask from time to time
To make sure we're alive
But you weren't there
Right when I'm needing you the most
And now I dream about it
How it's so bad, it's so bad

 

(Too bad – Nickelback)

 

 

Hermione sedeva tremante nella sala d’aspetto del San Mungo. Erano lì, lei, Harry e Ginny da almeno due ore, ma ancora non avevano saputo nessuna informazione sull’attacco e sulla condizione di Ron o di chiunque altro.

 

L’attesa era tremenda. L’aria pesante la opprimeva, e stava tenendo uno stretto auto controllo per  non scoppiare in qualche pianto isterico.

 

Quella situazione era già critica, che non serviva disperarsi maggiormente. Anche perché, in quel momento, aveva il timore di sentirsi dire qualunque cosa sulla sorte del ragazzo, e quindi preferiva tenere a bada le emozioni per dopo.

 

Odiava il suo pessimismo cronico in situazione del genere, ma proprio non ce la faceva a farsi forza.

 

Harry e Ginny potevano ben poco, e se ne stavano abbracciati e mogi nel loro angolo.

 

Ginny ogni tanto sussultava, per qualche singhiozzo represso. Aveva la testa abbassata, i capelli scompigliati e due occhiaie spaventose. Si mordeva il labbro inferiore freneticamente e i suoi occhi ogni tanto saettavano convulsamente a destra e sinistra, in cerca di rassicurazioni che non arrivavano mai.

 

Harry, dal canto suo, pareva il più calmo dei tre. Ma Hermione sapeva che era tutta apparenza. Il ragazzo aveva sviluppato un’impassibilità quasi artificiale, e riusciva a non far trapelare le sue emozioni in occasioni tragiche come quella.

 

Con una mano accarezzava lentamente la testa della sua ragazza, rivolgendole qualche parola soffusa di conforto, anche se servivano a ben poco. E ogni tanto lanciava occhiate guardinghe ad Hermione, cercando di comunicarle con lo sguardo qualcosa che nemmeno lui sapeva, ma la ragazza evitava accuratamente le sue occhiate.

 

Hermione prese a tormentarsi le dita e le nocche, lasciandosi piccoli segni rossastri che recavo a pugni con il pallore delle sue mani.

 

Doveva stare bene. Ron stava sicuramente bene. Doveva essere per forza così.

 

Ma in fondo al suo subconscio, sapeva di mentire a se stessa dandosi quelle false speranze. Proprio non ce la faceva a rilassarsi un minuto e pensare lucidamente.

 

Fu in quel momento che sentirono un trambusto nell’atrio. Hermione sobbalzò e corse verso le porte, uscendo nel grande ingresso dell’ospedale.

 

Quelle voci concitate potevano significare solo una cosa: erano arrivate notizie dell’attacco.

 

Infatti vide alcune infermiere correre verso l’entrata ed aiutare alcuni medici a portare delle barelle con sopra dei corpi conciati malamente verso la parte adibita a chirurgia.

 

Hermione tentò di avvicinarsi, ma alcuni maghi tenevano a debita distanza gli spettatori curiosi.

 

Non intravide nessuna figura che potesse assomigliare a quella del suo ragazzo, perché il mago la spinse indietro e la invitò poco gentilmente a tornare in sala d’aspetto, dopo che furono passate le prime due barelle, contenenti i corpi visibilmente morti di due giovani reclute, un ragazzo e una ragazza.

 

Al passaggio dei due, era caduto qualcosa dalla barella della ragazza e Hermione l’aveva raccolto. Era il suo distintivo, ma senza leggerlo se lo mise in tasca.

 

Hermione tornò indietro, ancora più turbata di prima, e vide Ginny e Harry venirle incontro. Ma i due, notando la sua espressione, capirono che non si era saputo ancora niente.

 

Hermione si risedette, ancora più in ansia di prima.

 

Era riuscita a intravedere solo i corpi delle prime due barelle, ma erano solo quelli di due giovani reclute.

 

La cosa, comunque, le aveva stretto il cuore.

 

Prese allora il distintivo della ragazza e ne osservò il nome: Alexis Lisyanna Montgomery. Non conosceva nessuno con quel nome, ma osservando meglio la foto, ricordò di averla vista alcune volte nello spogliatoio femminile.

 

E se la ricordò sempre sorridente, a scherzare amabilmente con le sue amiche, scuotendo i suoi capelli scuri e dritti come spaghetti e sgranando sarcasticamente gli occhi grandi e dorati.

 

La colpì il fatto che era riuscita a farsi tornare in mente tante informazioni di una persona con cui non aveva nemmeno mai parlato.

 

Forse il fatto di averla vista ora, morta, senza più quella vitalità, le aveva in qualche modo scavato a fondo nella mente, come se quello potesse essere un ultimo ricordo per quella giovane anima perduta troppo presto.

 

Hermione sospirò e si alzò per andare a portare il distintivo a un’infermiera, nel caso avessero bisogno di riconoscere i corpi.

 

Quando arrivò al bancone, notò che la donna stava scrutando una lista di nomi, dei quali ne spuntò tre.

 

Avvicinandosi e spiando senza farsi vedere, notò che uno dei nomi segnati era quello della ragazza di cui aveva il distintivo. Gli altri due non riuscì a leggerli, perché la donna si accorse di lei e girò il foglio.

 

-Sì? Posso esserle utile?- le chiese, con un sorriso stanco sul viso.

 

Hermione fu colta di sorpresa. –Ehm. Ho… ho trovato questo…- e le porse il distintivo. –Prima, sa, è caduto dal corpo della ragazza, e ho pensato che potesse servirvi per il riconoscimento…-

 

L’infermiera lo prese e lesse il nome, per poi scuotere la testa.

 

-Abbiamo già riconosciuto la ragazza, comunque grazie lo stesso.-

 

-Okay. Di niente. Allora…- Hermione non resisteva alla curiosità. Doveva sapere il più presto possibile qualcosa, o sarebbe morta.

 

-Senta… mio… il mio ragazzo… era presente all’attacco… e io sono qui da due ore, ma nessuno ancora ha saputo dirmi niente… per caso può dirmi le qualcosa? Ho visto che ha una lista con dei nomi e…- Hermione aveva gli occhi lucidi, e forse fu per quello che la donna, dopo aver fatto una smorfia un po’ irritata, riprese il foglio.

 

-Di solito aspettiamo il consenso dei dottori per dare certe informazioni… ma posso fare un’eccezione… se mi dice il nome, per favore?-

 

Hermione prese un profondo respiro e poi disse: -Ronald Bilius Weasley.-

 

Cominciò a mordersi le labbra, aspettando il responso e temendo il peggio.

 

Non ce la faceva, non ce l’avrebbe fatta. Ma voleva saperlo a tutti i costi, non poteva aspettare ancora.

 

La donna scorse i nomi sul foglio, e poi si fermo verso la fine della lista. La sua fronte si aggrottò e mise su un cipiglio strano, tra il turbato e il confuso.

 

Poi alzò gli occhi, evitando invano di non incrociare il suo sguardo.

 

-Io… non sono sicura di poter…- borbottò, improvvisamente interessata a mettere apposto alcuni documenti impilati già alla perfezione.

 

Il terrore cominciò a farsi largo sul volto di Hermione.

 

-Cosa… cosa vuole dire?- gemette la ragazza.

 

L’infermiera la guardò imbarazzata.

 

-Non ho il permesso di dare certe informazioni private, mi dis…-

 

La donna non riuscì a finire la frase, che Hermione le strappò letteralmente il foglio dalle mani e scrutò la lista, fino ad arrivare al nome del ragazzo.

 

Ronald Bilius Weasley. Deceduto.

 

***

 

Harry e Ginny sedevano ancora nella sala d’aspetto, quando sentirono un urlo agghiacciante.

 

Corsero entrambi verso l’ingresso, da dove provenivano le grida, e vi trovarono un’Hermione terribilmente disperata e in lacrime, accasciata sul pavimento, con tutti che la guardarono tra il meravigliato e lo spaventato.

 

Hermione era l’emblema della prostrazione. Le lacrime continuavano a scenderle copiose, le mani serrate in due pugni stringevano convulsamente un foglio stropicciato.

 

Ginny le si inginocchiò vicino, posandole una mano sulla spalla e parlandole dolcemente, ma Hermione sembrava non ascoltare e continuò a piangere, portandosi le mani sul viso.

 

-Hermione… Hermione, cos’hai?- le domandò Ginny, prevedendo il peggio.

 

Harry si inginocchiò anche lui di fronte all’amica, alzandole il volto con la mano e ascigandole le lacrime, cercando di calmarla.

 

-H-ha… ha a che fare con Ron, vero?-

 

Hermione, di tutta risposta, cominciò a piangere in maniera più forte, isterica, crollando con le braccia addosso al ragazzo, che la sorresse facilmente.

 

-Hermione… ehi…- le disse piano Harry, cercando di esser eil più calmo possibile. –Calmati, vuoi spiegarti?!-

 

La ragazza gli porse il foglio che aveva tenuto in mano fino a quel momento, tirando su con il naso e guardandolo con gli occhi sgranati e pieni di paura.

 

Un’infermiera si avvicinò al gruppetto, ma Ginny la cacciò gentilmente via con uno sguardo.

 

Harry prese il foglio tutto spiegazzato, era una lista piena di nomi e segni a matita. Individuò presto il nome dell’amico e, con un groppo in gola, lesse di seguito, per poi alzare gli occhi a guardare la ragazza.

 

-Non è possibile…- mormorò, guardando fisso, come in trance, davanti a se. –Non è possibile!- ripeté, a voce più alta, alzandosi in piedi e andando al banco, dove la donna di prima sedeva impassibile e tentando di fare finta di niente.

 

Sbatté un pugno sulla superficie piana per attirare la sua attenzione. La donna sobbalzò, e gli dedicò completamente tutta la sua attenzione, seppur con un velo di ansia addosso.

 

Harry le mise la lista di fronte gli occhi.

 

-Cosa significa questo?-

 

La donna era visibilmente fuori luogo. Non sapeva davvero che fare, era la prima volta che succedeva una scena del genere e il suo autocontrollo sarebbe andato subito in pezzi.

 

-I-io non posso farci niente.- gemette, guardandolo e deglutendo. –Sono informazioni che ricevo dai superiori, mi dispiace. Se così c’è scritto, così allora è. Ora scusatemi.- e detto ciò, si girò e si avviò di fretta verso una porta a vetri.

 

Harry chiuse gli occhi e li riaprì lentamente, quasi a volersi assicurare che tutto ciò che stava succedendo era vero.

 

Si voltò e incontrò lo sguardo ora completamente atterrito di Hermione e della sua ragazza, la quale la sorreggeva in piedi.

 

-Harry?- Ginny lo riportò alla realtà, sfiorandogli un gomito.

 

Il ragazzo le osservò. Erano così giovani, così fragili, così indifese. Avevano sopportato fin troppo, ed era un miracolo che loro non fossero ancora crollate sotto il peso di tutti gli eventi passati. Ed ora non ci voleva proprio ciò che era successo.

 

Harry si strinse le spalle. E lui… lui anche non riusciva più a sopportarlo. Ed ora senza Ron, come avrebbe fatto? Come sarebbe riuscito a trascinarsi dietro quel dolore immenso, quel dolore che faceva di tutto per non mostrare apertamente, quel dolore che lo inseguiva incessantemente da quando era solo un bambino, strappandogli tutti coloro a cui era attaccato e a cui voleva bene.

 

Il ragazzo sentì una piccola lacrime scivolargli sulla guancia, e non fece niente per nasconderlo.

 

Andò dalle due ragazze e le abbracciò contemporaneamente. Sentì la testa di Ginny strofinarsi contro il suo petto e le spalle di Hermione sussultare sempre più forte.

 

Hermione era sicuramente quella più colpita dall’avvenimento. Ron era sempre stato colui che la faceva sorridere anche quando era una giornata nera, colui che l’amava più di ogni altra cosa, colui che avrebbe passato con lei l’eternità e avrebbe sopportato ogni tipo di sofferenza pur di continuare a starle accanto.

 

Perché si amavano, si amavano più di qualsiasi altra coppia, forse anche più degli stessi Harry e Ginny.

 

Il loro era un amore unico, forte, passionale, romantico, doloroso, intenso, travolgente, ardente. Era un amore eterno. O almeno così credevano, fino a quel terribile momento.

 

Hermione alzò la testa, stropicciandosi li occhi e continuando a tenersi aggrappata forte ad Harry, rimasto ormai la sua sola ed unica ancora di salvezza in un mare diventato così impetuoso per lei.

 

Si guardò intorno: la luce sembrava così tremolante sotto le sue lacrime e la sala cominciò a riempirsi di un vociare continuo. Era come se qualcuno urlasse qualcosa, ma lei non riusciva ad afferrare il significato di quelle parole o, semplicemente, non voleva capirle.

 

Non importava più nulla ormai. Ron non c’era più, ed era tutto quello che c’era da sapere.

 

Voleva disperatamente dimenticare tutto, ogni loro momento felice passato insieme, ogni litigata, ogni bacio, ogni abbraccio, ogni piccola briciola della loro vita assieme.

 

Hermione si accarezzò istintivamente il suo ventre. Ron sarebbe diventato padre senza saperlo, e suo figlio sarebbe nato e cresciuto senza conoscere quella parte così fondamentale di cui portava metà dei geni.

 

Hermione strinse più forte la spalla di Harry e poi si staccò completamente, allontanandosi da lui e vagando spaurita  con lo sguardo per la stanza quasi vuota, ma sempre più rumorosa.

 

-Lei… signore, lei non può assolutamente…-

 

-Io invece posso, eccome!-

 

-Ma non è nelle condizioni…-

 

-Lasciatemi stare, capito? Non capisco come abbiate potuto…-

 

-Stia calmo! Lei non dovrebbe essere qui!-

 

-Ma insomma, infermiera Bailey! Cosa succede?-

 

-Dottor Carter… io… lui… non ho potuto trattenerlo…-

 

-Signore, cosa sta facendo per i corridoi? Non sa che è espressamente vietato aggirarsi…-

 

-Ma cavolo, volete lasciarmi andare o no?-

 

Hermione sobbalzò, alzando di scatto la testa. Non poteva… non poteva essere…

 

-Hermione!-

 

Hermione sentì gli occhi appannarlesi ancora e nuove lacrime scendere copiose sul viso.

 

Non era mai stata così felice di piangere.

 

Perché, tra le lacrime, lui era riapparso.

 

***

Ehm… ehm… sììììììììììììììììììììììì!!! Prevedo un altro linciaggio di gruppo…Uff uffaaaa!! Guardate, questa volta non mi prolungherò nemmeno in scuse… tanto non vi bastano!! O.O Vi dico solo che sono immensamente dispiaciuta per avervi fatto attendere così tanto, di nuovo!!!! Vabbè, questa volta sono passati “solo” 3 mesucci…cosa volete che siano!! ^_^”… E io vi chiedo veniiiaaaaaaaaaaa!!! Ma vi giuro che questa volta non è stata colpa della mia profondissima voglia di oziare e di pazzeggiare eternamente!!!!! Primo, c’è stata l’idiotaggine idiotissima del mio computer idiota, che per un po’ ha fatto vacanza visto che non fungeva… poi me l’hanno cambiato, quindi un’altra settimana senza… poi mi hanno messo Alice, che per un mese non ha funzionato, poi ha cominciato a rifunzionare e poi ancora non ha rifunzionato!! È la volta buona che mi incazzo con la telecom, alice e chiunque abbia inventato un adsl così farlocco..o.O Poi ti prendono pure per il culo quelli addetti alle risposte!! Ma lavorate piuttosto!! O.O

Comunque… credo basti così, mi sono dilungata fin troppo!! Chiedo in anticipo scusa per gli attacchi cardiaci provocati da questo capitolo… lo so, lo so che siete quasi morti..anche io lo sono!! *.* Ma è tutto apposto, na?? Ve l’avevo detto che il titolo suggeriva qualcosina!!  E la prima parte io credo che sia uscita assolutamente fantastica!!! Veniva quasi di piangere anche a me… e la canzone degli U2… mmh! Superba!!! Non ne avrei saputo trovare una migliore!! Ma mi ha aiutata molto anche la nuova di Tiziano Ferro, ‘Ti scatterò una foto’, che me ama! (sono anche andata a Roma a vedere i lucchetti a Ponte Milvio! *.*)…Oddio, credo sia la prima volta che riesco ad essere soddisfatta di qualcosa che ho scritto!! *_* Vabbbeeeehhè!! Io vò e vi ringrazio tutti, uno per uno:

 

Vichan: nooooooo!! spero di essere arrivata in tempo!!! non sei ancora soffocata, vero??? Non voglio avere pesi sulla coscienza!! o.o comunque, se nel capitolo precedente sei rimasta col fiato in gola... chissà ora!! ihihih!! che cattiva che sono!!! Grazie per il commento! ciao!

 

Ellie: Mon amour, sono secoli che non ci sentiamo... ero sparita un pò anche da Splinder... cmq... allora, il tuo (...mmmh... su questo aggettivo devo rifletterci un pò! xD) Ron sta più che bene.... diciamo!!! ma spero non ti sia venuto un infarto!!! e quando aggiorni Lost??? Io aspetto da secoli!!! aah! ho visto parte della terza serie... bella bella bella! ma sempre più incasinata!! E Finalmente si svela chi sceglierà Kate... non dico nulla! U.U comunque... per HArry e GInny... vabbè, diciamo che anche qui hanno avuto una particina... ma non vedo grandi cose per loro... quindi, non saranno implicati in niente di pericoloso, per la tua gioia!!! spero commenterai anche questo capitolo!! tvttttttttb! Un bacio!

 

Mione09: Una new entry!! che bello! *_* sono troppo contenta!!!! comunque, per rispondere alle tue domande... mmmh... momenti calmi per Ron e Hermione??? mmmh!!!! con me alla tastiera la vedo difficile... ghghgh! sono perfida!!! però non si sa mai... eeeh! xD ah, dimenticavo!! grazie per gli auguri dle nuovo anno!!! oddio, sono un 'pochino' in ritardo! d'oh!! dai, ne sono passati SOLO 4 di mesi!! xDDDDD vabbè!!! al prossimo commento, spero!! un bacio!

 

robby: allora, prima di tutto ciao e grazie per i mille complimenti che mi fai sempre!!!! comunque, qui hai avuto tutte le risposte ai tuoi quesiti!! daaai, ho fatto 'abbastanza' la brava, no??? Ron è ancora tra noi!!! e mica posso farlo morire al mio Ronnino! xDDD cmq... scusa l'indiscrezione, ma quando ti laureerai??? spero di non essere arrivata in ritardo, comunque se hai già preso la laurea questo capitolo è tutto per te!! xD ciao ciao!!!

 

flyingstar16: hey hey hey!!! e finalmente una persona che ha azzeccato l'allusione del titolo 'never gone'...eheh!!! ecco svelato in questo capitolo ciò che tu avevi già capito: Ron c'è ancora!!!!!! per la vostra e per la mia gioia!!! *_* comunque, l'attacco dei mangiamorte ti ha colto di sorpresa?? beh, era un pò la mia intenzione!!! mi piacciono queste 'improvvisate'...anche se so che vi tengono con il fiato sospeso!! che cattiva che sono!!!! vabbè...di questo di capitolo che ne pensi??? Fammi sapere!! ciaooo!

 

ginny89potter: dunque... prima di tutto, benvenuta!!!! sono sempre contenta di avere new entry..e chi non lo è!! xD pooi, rispondendo alle tue domande... per le scene Ginny-Harry... in questa ho messo qualcosina, ma come ho già detto su, non sono personaggi molto importanti per quetsa storia... non ora perlomeno!!! ma prometto di inserire qualche altro passaggio nei prossimi chap, se mi riesce!! epppoi... non preoccuparti!! il nostro Ron è ancora vivo e vegeto!!!!!!!! contenta??? ora fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo così 'suspancioso'....ciaooo!

 

CaptainHook: ciauuu aryyyyyyyy!! è un botto di tempo che non ci becchiamo!!! ma su msn sei morta???? e su splinder??? comunque, come hai finalmente letto...Ron è VIVO!! eeevvaii!! xDDDDD così io non muoio appresso a lui e Mione non perde il bimbo!! ma lo sai quanto sono perfida e già saprai che non ci saranno molti altri capitoli tranquilli!! xDDDDD che stronza che sono!! xDDDD vabbèèèèèèèè! scusa la mini risposta, ma sono di fretta! intanto goditi quetso capitolo e fammi sapere!!! ciauu!! tìvìbì

 

Saty: Ciaooooo!! una terza new entry!! che bello!!! come mi fate felice!!!! comunque, grazie tantissime per i complimenti!! davvero trovi la ff bellissima??? *me si commuove*....e.,... spero tu non abbia trattenuto troppo a lungo il respiro, perché qui le cose si sono aggiustate...diciamo!!! per il fatto di Harry... guarda, anche io non sopporto l'Harry dei libri prorpio per il suo carattere così pesante e lagnoso, sempre a pensare a salvare il mondo ecc ec c.... per questo, in questa ff, l'ho reso abbastanza diverso, senza stravolgerlo troppo, perché a me piace pensarlo così!!! e credo piaccia anche a voi!!!!!! comunque, grazie ancora per il commento!!!! mi ha fatto troppo piacere!! alla prossima!! ciauuu!

 

EDVIGE86: ciaoooo!!!!! ti ringrazio x gli auguri e mi scuso ancora per il ritardo mostruoso!! o.O comunque, qui pare che tu abbia avuto tutte le risposte alle tue domande e alle tue ansie su Ron!!! non è morto!! xD e ci mancava solo che lo facessi morire!! eheh!!! spero che il tuo cuoricino stia bene, ho troppa gente sulla coscienza!!! ciao ciao!!!!! 1bacio!!!

 

Per ora è tutto... vi lascio con l'anticipazione del titolo del prossimo capitolo, ovvero: "Always (by your side)". Ciaoo!!

 

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