Livin' together: it's a joke!

di Elizabeth Blackbird
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I capitolo ***
Capitolo 2: *** II capitolo ***
Capitolo 3: *** III capitolo ***
Capitolo 4: *** IV capitolo ***
Capitolo 5: *** V capitolo ***
Capitolo 6: *** VI capitolo ***
Capitolo 7: *** VII capitolo ***
Capitolo 8: *** VIII capitolo ***
Capitolo 9: *** IX capitolo ***
Capitolo 10: *** X capitolo ***
Capitolo 11: *** XI capitolo ***
Capitolo 12: *** XII capitolo ***
Capitolo 13: *** XIII capitolo ***
Capitolo 14: *** XIV capitolo ***
Capitolo 15: *** XV capitolo ***
Capitolo 16: *** XVI capitolo ***
Capitolo 17: *** XVII capitolo ***
Capitolo 18: *** XVIII capitolo ***
Capitolo 19: *** XIX capitolo ***
Capitolo 20: *** XX capitolo ***
Capitolo 21: *** XXI capitolo ***



Capitolo 1
*** I capitolo ***


Cosa può succedere in un appartamento condiviso da tre ragazzi con la morale lievemente alterata e i soldi che non mancano? Forse è a questo quesito che tentavano di rispondere i tre ragazzi gay, che vivevano insieme a Lima ormai da qualche mese.
Il loro era un appartamento al pian terreno di un palazzo appena fuori città, con due camere da letto, un bagno e una cucina e una zona relax fornita di divani di pelle scura. In teoria, nessuno dei tre avrebbe potuto permettersi una casa simile visto che ancora nessuno aveva un lavoro abbastanza certo da portare uno stipendio proficuo, ma il padre di Sebastian era terribilmente indulgente quando si trattava dei desideri di suo figlio, e lui non se ne faceva un problema.
Nella camera più a est della casa, accanto al piccolo balcone dove i ragazzi andavano a fumare, Blaine Anderson si svegliò, con la testa in fiamme e le coperte disordinate.
Aprì gli occhi e si guardò intorno: non si ricordava di essersi addormentato in quella stanza, la camera di Kurt. Di solito lui e Sebastian dormivano nell'altra camera da letto, lasciando così al soprano tutti gli armadi che voleva. Ma Kurt non aveva tardato a comprarsi un letto matrimoniale, alle apparenze sembrava che di notte si agitasse e cadesse da ogni letto da una piazza, ma in realtà voleva assicurarsi la possibilità di avere una compagnia notturna nel caso l'avesse desiderata. E quella doveva essere stata una notte in cui il letto incredibilmente ingombrante gli era stato utile.
Blaine lo capiva da quanto gli doleva la fronte e l'area superiore del capo, la scorsa notte doveva aver bevuto parecchio; e anche dalla gamba e dal piede che spuntavano dalla trapunta rossa, quelli potevano essere di una sola persona e anche se all'inizio aveva avuto il dubbio, questo se n'era subito andato dopo aver dato un'occhiata alla pelle liscia e bianca di quella gamba.
Raramente Blaine si concedeva a Kurt, lasciava che lui e Sebastian si intrattenessero da soli, ma quando era ubriaco non rispondeva di sé, e poi era lunedì, Sebastian doveva aver passato la notte a lavorare al pub vicino casa.

-Mmmhh... - il corpo accanto al suo si mosse e dalla coperta spuntò la testolina del soprano, con i capelli castani disordinati e l'espressione beata.

-Ah merda! - esclamò Blaine quando vide l'ora sull'orologio giallo antico del suo compagno, tra poco sarebbe tornato il terzo coinquilino e non gli sarebbe piaciuto vedere tutto quel casino!

Blaine si alzò dal letto e ancora nudo cominciò a raccattare i vestiti dal pavimento, tirare su i cuscini, spalancare le finestre e raccogliere lattine di birra.

-Kurt!! - chiamò mentre tirava su un quaderno. - alzati, forza!

Appoggiò un paio di jeans sul piccolo puff e si richinò a prendere il suo orologio, ma il movimento troppo rapido gli causò una fitta dolorosa nella parte destra della testa: odiava il mal di testa da sbronza.
Kurt intanto si era alzato e infilato dei boxer, si avvicinò a Blaine e lo prese per le spalle, conducendolo in bagno.

-Dai, - gli disse. - non sei nelle condizioni adatte per sistemare. Qui metto a posto io, tu lavati.

Blaine sbuffò e schioccò un bacio sulla guancia dell'amico. - Okay. - poi si annusò i capelli ricci e ribelli e aggiunse: - ma quanto mi hai fatto bere ieri sera? Sono in una condizione pietosa!

Kurt rise e il suo buon umore contagiò anche le tende azzurrine del bagno.

-Ne avevi bisogno... - rispose ammiccando.

L'altro alzò gli occhi al cielo ma non replicò: ora, dopo quello che era successo questa notte, si trovava davanti a un'unica possibilità: se era stato davvero meritevole durante quella notte di alcool e sesso, e se a Kurt era piaciuto particolarmente, probabilmente gli sarebbe stato appiccicato per altri due giorni. Quando Kurt passava la notte con Blaine, visto che era più raro date le sue poche vacanze scolastiche e il suo buon senso durante la settimana in cui doveva svegliarsi presto per andare alla Dalton Accademy in moto, prendeva gusto ad amoreggiare con lui e “lasciava da parte” Sebastian, che con buon senso non si faceva più vivo per l'intera giornata. A volte si arrivava a vere litigate tra loro due, Blaine, che era più piccolo di un anno e andava ancora al liceo non trovava tempo per queste cose, ma gli altri due erano davvero entusiasti e vivi come non mai mentre si lanciavano piatti e vestiti. La verità era che entrambi avevano una vena melodrammatica e di solito quelle scenate si risolvevano in risate e un musical sul divano, con i popcorn e tutto il resto. Ma Blaine questa volta non aveva proprio voglia di un fatto del genere, anche perché doveva essere ben voluto sia a Kurt che a Sebastian se sperava che quel weekend l'avrebbero lasciato andare a fare shopping a Fort Shawnee con gli altri.
Quando uscì dal bagno trovò la casa in una condizione quasi decente, e per l'arrivo di Sebastian erano riusciti a sistemare più o meno tutto. Ma fu inutile. Sebastian varcò la soglia e senza nemmeno togliersi le scarpe si buttò sul divano, stanco morto e con la bocca che odorava di alcool.
Kurt e Blaine si scambiarono uno sguardo significativo per poi dire in stereo.

-Okay, portiamolo a letto.





 

~Beth's Corner ~

Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction su Glee e la prima che pubblico, spero vivamente che vi piaccia! Non esitate a criticare: sono convinta che le critiche siano sempre costruttive. Salvo imprevisti, aggiornerò tre volte alla settimana: ogni martedì, ogni giovedì e ogni sabato.
Vorrei ringraziare particolarmente la mia bellissima metà, che mi ha insegnato la costanza e senza la quale questa storia non sarebbe stata possibile: Galinda, you are my dear! ♥ Un grazie enorme va anche alla mia fantastica beta, che mi ha insegnato ad amare questa serie TV! Amber Driver, I love you!♥
E grazie a voi per aver letto!
Un bacio, Beth

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Capitolo 2
*** II capitolo ***


-Ma secondo te è morto? - sussurrò Blaine sfiorando il braccio di Sebastian.

Il ragazzo non dava cenno di vita da due ore e Blaine pensava che avrebbe preferito avere la scuola quel giorno, sicuramente quando si sarebbe svegliato sarebbe stato molto insofferente.

-Nah... - rispose Kurt mentre prendeva una pezzetta bagnata e la appoggiava sulla fronte del bel addormentato. - è solo una sbronza, si sveglierà tra poco.

Blaine annuì. - Okay, senti io vado a fare la spesa o non avremo niente da mangiare 'sta sera.

Kurt annuì e gli lanciò qualche dollaro, Blaine uscì di casa.
Mentre camminava per la periferia di Lima sentì il vento strusciargli sulla faccia e gli fece un benefico effetto di risveglio. A volte si domandava davvero dove stava buttando la sua vita, insomma, ancora non aveva idea del college al quale iscriversi, non sapeva nemmeno cosa gli piaceva fare! Certo, gli usignoli della Dalton erano parte della sua vita ma ora che Kurt e Sebastian se ne erano andati nemmeno quelli riuscivano a rendere la sua vita piena e soddisfacente.
E poi, quando era davvero depresso, gli capitava di pensare al futuro. Questo terribile arco di tempo che deve ancora venire ma che già riesce a immobilizzare i nostri cuori o aizzare le nostre speranze: chi vuole una vita tranquilla non cada mai nella tentazione di fantasticare nel futuro, è la rovina di ogni persona pacifica e totalmente priva di curiosità. Blaine, forse, di quest'ultima ne aveva anche troppa. Anche nella sua infanzia era stato un bimbo curioso, durante la sua adolescenza aveva anche provato ad essere etero...Blaine era un ragazzo di ampie vedute; se non lo fosse stato non si sarebbe imbarcato nel casino più ingarbugliato della sua vita: non sarebbe mai andato a vivere con due ragazzi spostati con cui condivideva un rapporto di amicizia, fratellanza, amore e odio tutti insieme. Era pura follia. Eppure, non riusciva ad immaginare una vita che fosse accettabile senza Kurt, Sebastian o i loro mille problemi.

Sì, ma quando uno di noi si vorrà sposare o mettere su famiglia?”

Questo era uno dei pensieri più pericolosi, che gli facevano mancare il fiato, dimenticare la meta e attorcigliare lo stomaco in una sola volta. Perché Blaine non poteva stare senza di loro, aveva bisogno di entrambi in modo diverso.

Forse ci sono persone così, che non trovano un solo compagno ma due...forse non è così strano...forse, in fondo, potremo vivere per sempre così noi tre...”

Ma in questa frase c'erano troppi “forse” per accontentarlo, e, come faceva spesso negli ultimi giorni, accantonò le sue riflessioni per pensare il modo giusto di dire ai suoi coinquilini della gita del sabato, che seppure tardava a venire, sembrava un traguardo troppo vicino per essere afferrabile.

***

Quando Blaine tornò a casa trovò Sebastian sveglio, che succhiava da una cannuccia un liquido giallognolo: probabilmente Kurt aveva usato il suo rimedio-che-non-funziona di acqua e limone per l'anti-sbronza.

-Sono tornato. - disse Blaine chiudendosi la porta alle spalle e camminando rapido verso la cucina per mettere in frigo le uova fresche che aveva comprato.

-Ti sei svegliato. - aggiunse vedendo che nessuno dei due si muoveva.

In quel momento Kurt si alzò e raggiunse Blaine in cucina, camminando rapido.

-Blaine mi dai il disinfettante là sopra? - gli domandò sciacquando il fazzoletto umido che usava per la fronte di Sebastian.

Blaine sbuffò infastidito: - Kurt, lo sai che non ci arrivo al disinfettante. E poi a cosa serve?

-Serve a me, coglione.

Sebastian era riuscito a camminare fino alla cucina e ora si sporgeva per arrivare al liquido acido tanto bramato, ne mise un goccio su un batuffolo di cotone e tornò al suo letto, quasi zoppicando.
Blaine capì in un istante l'umore dell'ex-usignolo e lanciò un'occhiata interrogativa a Kurt, che semplicemente si strinse nelle spalle.
Tornarono in camera di Sebastian e Blaine e si sedettero sul bordo del letto.

-Ehm...cos'è successo? - chiese Blaine confuso.

-Allora, - cominciò Sebastian con un tono irritato mentre si slacciava i jeans. I due ragazzi lo fissavano sbalorditi. - è stata una nottata di merda! - imprecò e borbottò qualcosa del tipo “tutta colpa di Thad” e trattenne il fiato posandosi il batuffolo di cotone sul ginocchio, dove si poteva scorgere una ferita aperta.

-Oh Dio! Qualcuno ti ha fatto male?! - l'urletto stridulo di Kurt aleggiò per la stanza ancora qualche minuto.

L'alcool del disinfettante bruciava e Sebastian non se la sentiva di parlare. Poi, dopo aver preso un respiro profondo ed essersi sistemato comodo sul letto ricominciò a parlare.

-Sì. Cioè, non proprio. Ahi, cazzo se fa male. Okay...il merito per questo – indicò il ginocchio sbucciato. - datelo a Thad che ha avuto la brillante idea di fare a botte con un ex peso massimo ieri sera.

La sorpresa di Kurt e Blaine aumentava ad ogni parola che egli aggiungeva.

-All'inizio era tutto come sempre: al pub c'era poca gente e quei pochi chiedevano un drink una volta ogni secolo. Poi sono arrivati alcuni nuovi clienti, diciamo poco raccomandabili per essere gentile, con le rispettive ragazze e hanno cominciato a fare casino. Allora Wes ci ha mandato fuori dalla zona bar per calmare un po' le acque ma quei ragazzi non erano in vena di discorsi. Io avevo bevuto un po', e anche Thad, sapete com'è fatto, quindi quando quei bastardi c' hanno provocato lui ha risposto. Io non volevo picchiare nessuno ma sono finito in mezzo alla rissa per forza...

Blaine prese la pezzetta al posto di Kurt e continuò il suo lavoro, tastandogli la fronte affettuosamente.

-Oh, povero Seb!! - Kurt baciò la mano al ragazzo.

Lui sospirò. - Ah...e ci ha licenziato.

-Cosa??

-No, ma è fuori dal mondo!

-Come...e adesso...?

Kurt e Blaine avevano interrotto le loro occupazioni e si erano lanciati in espressioni di disapprovazione e delusione.

-Ehi, ehi calma. - disse allora Sebastian, sfoderando il suo sorrisino furbo e malizioso, con una nuova luce negli occhi. - state tranquilli ragazzi ho un'idea. Riusciremo ad arrivare a fine mese, comunque.

I tre si fissarono, Sebastian perso nei propri pensieri, Kurt interrogativo, e Blaine con il dubbio se cominciare a preparare il pranzo oppure no.



 

~ Beth's Corner ~

Salve salve! Ecco qui il secondo capitolo, dove i personaggi cominciano a prendere davvero vita. Spero che vi piaccia, prossimo aggiornamento a sabato!

Un bacio, Beth

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Capitolo 3
*** III capitolo ***


Lunedì 12 Ottobre, ore 23:00

Caro diario,

finalmente mi sono deciso a riaprirti e scrivere un po'. Direi che ne ho proprio bisogno. Allora...dove cominciare? L'ultima volta che ho raccontato la mia vita a uno stupido pezzo di carta è stato due anni fa, e in due anni molte cose possono cambiare. Infatti, lo hanno fatto: mi sono diplomato alla Dalton Academy grazie a dei professori tremendamente indulgenti, mi sono sistemato in una casa con i miei amici, le uniche persone che in quelle notti desolate in cui voglio aprire il mio cuore sono lì per me, le uniche due persone che faccio entrare: Blaine Anderson e Sebastian Smythe. Eh già, è sempre più una pazzia vivere insieme così, ma la vita non mi è mai sembrata tanto allegra! Come riassumere brevemente il trascorrere di questi due anni? Vediamo...comincerò con quando me ne sono andato dal McKinley, la prima vera tappa della mia vita.
Lasciare quella vecchia scuola ormai sorpassata non è stato difficile per me, ma mio padre e Carole hanno dovuto fare un bel po' di sacrifici per pagarmi la retta scolastica. Se c'è una cosa che non dimenticherò mai e poi mai sono proprio i miei genitori. Carole non molto, lei è entrata nella mia vita successivamente, portandosi appresso suo figlio Finn con la mia più grande disapprovazione, ma mio papà Burt resterà sempre un punto fermo del mio cammino. E anche mia madre, della quale ormai ho solo memorie confuse ma di cui porto fieramente il nome “Elizabeth”. Ma ora basta sentimentalismo, torniamo a quando sono entrato per la prima volta alla Dalton con indosso la divisa e lo stemma di Usignolo. Ah. Quello è stato uno dei giorni più belli della mia vita. Devo ammettere che all'inizio ero un po' spaventato da questa scuola maschile, in cui i ragazzi sono tutti dei bocconcini e gli Usignoli non sono degli sfigati colossali come al McKinley, ma, sopratutto grazie a Blaine, il mio neanche-ci-vediamo-e-già-stiamo-insieme ragazzo, sono riuscito ad ambientarmi. Con i ragazzi del Glee Club della vecchia scuola ho tenuto i contatti per tutti e due gli anni: era utile conoscere la concorrenza per le regionali e a Blaine divertiva uscire anche con loro. Poi, durante l'ultimo anno è entrato negli Usignoli anche Sebastian Smythe, un ragazzo tanto bello quanto stronzo che era rimasto invisibile fino ad allora. Io e Blaine ci abbiamo subito fatto amicizia e si sa, da cosa nasce cosa...siamo diventati inseparabili.
Ed ora eccomi qui, a sprecare il mio diploma cantando tre sere alla settimana in un locale per vecchi disoccupati e alcolizzati, mentre lasciamo che sia il padre si Seb a pagare l'affitto nel nostro appartamento, come se la cosa non ci pesasse affatto. Ma non sarà sempre così. Quando Blaine avrà finito l'ultimo anno del liceo e si sarà diplomato con il massimo dei voti, andremo tutti insieme a Broadway, debutteremo come “Trio Sgambettante” o qualcosa del genere e diventeremo Star.
Okay. Bene. Ora passiamo ai problemi materiali: venerdì vuole venire a pranzo qui mio padre. Sì, certo, nessun problema.
Kurt. Respira. No. No.
Oh Dio è la fine del mondo! Mio padre non sa davvero in che stile di vita vivo! Non sa davvero come sono diventato! Merda! L'ultima volta che mi ha visto è stato a Giugno dell'anno scorso, quando mi sono diplomato! Poi lui, Carole e il bravo figliolo che hanno sempre voluto, Finn Hudson, hanno passato una tranquilla e pacifica estate alle Bahamas, con tanto di abbronzatura finta e massaggi, mentre il figlio gay e indomabile restava a “trasgredire alle regole” con quei suoi due amici spostati gay. Questa la versione di mio padre, il quale, non soddisfatto delle prediche che ho già subito, venerdì vuole venire qui per farmele di nuovo con parole diverse. Non credo che riusciremo a sistemare in modo decente la casa entro venerdì: Blaine domani ha una delle interrogazioni più importanti quindi oggi è rimasto tutto il giorno a casa a studiare. Fuori uno. Sebastian è stato licenziato da Wes e perciò dovrà cercare un altro lavoro e passerà la metà del tempo in giro per la città. Fuori due. Io non sono mai stato particolarmente ordinato e domenica notte io e Blaine c'abbiamo dato dentro; ops, ecco un altro motivo per cui oggi non è andato a scuola. Ora devo andare, il sonno sta per avere la meglio su di me e non voglio che i ragazzi trovino questo diario. Questo diario deve essere una cosa mia, privata, perché ho scoperto che impazzisco se non ho dei momenti per me e basta. Bene, chiudo, a domani.

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Scusate il ritardo, ho avuto un piccolo imprevisto! Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto e così ho introdotto il diario di Kurt che sarà il filo conduttore della storia. Fatemi sapere che ne pensate! Grazie!

Un bacio, Beth

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Capitolo 4
*** IV capitolo ***


Martedì 13 Ottobre, ore 18:30

 

Caro diario,

Blaine ce l'ha fatta!! Ha passato l'interrogazione, una delle più importanti dell'anno, con A-. Ah, se questo non è un traguardo! Devo ammettere che quando è tornato a casa aveva l'aria davvero spossata; appariva perplesso e non capivo perché. Poi si è avvicinato e ha aperto la bocca, senza però farne uscire alcun suono.

-...Blaine? - gli ho detto allora, colmando la distanza che ci separava e infilando una mano tra i suoi capelli. A proposito, quella sì che è stata una cattiva idea: ci sono rimasto quasi incollato! Blaine la deve smettere con questa sua mania del gel per capelli o spuma o quello che è. Ne ho parlato con Sebastian e insieme abbiamo deciso che piano piano lo faremo disintossicare, inizieremo aggiungendo dell'acqua al gel, in modo di diluirlo e renderlo meno efficace...
Blaine non mi ha risposto e semplicemente mi ha preso per i fianchi, avvicinandomi a sé e stringendomi. E lì ho cominciato a temere che fosse andato tutto per il peggio. Di solito non reagisce così, se qualcosa va bene entra in casa strillando e saltellando da tutte le parti, balzando sui mobili e cominciando a cantare; è stato proprio strano. E anche il bacio che ci siamo scambiati successivamente è stato strano...non so, sembrava che ne avesse davvero bisogno; spero che non stia cadendo in depressione o qualcosa del genere...
Comunque, dopo averlo fatto sedere tranquillo sul divano gli ho portato un bicchiere di limonata con ghiaccio e l'ho fatto parlare. Allora mi ha detto che era andata benissimo, che la professoressa gli aveva fatto i complimenti per i suoi progressi e l'aveva assicurato che se continuava così avrebbe sicuramente trovato un college adatto a lui.

-E allora qual'è il problema, Blaine? Hai visto, tutti i nostri sforzi stanno cominciando a dare frutti, così i nostri sogni diventeranno realtà...E tu ti abbatti ora? Dai, fammi vedere chi sei, tigre!

Dopo avergli parlato in questo modo mi aspettavo un sorriso malizioso, o almeno la sua risata allegra. E invece se ne è restato lì, con lo sguardo vacuo e l'espressione incompleta.
Per il resto del giorno non è andato migliorando, e vorrei parlarne con Seb prima che lui torni dal centro commerciale. Ho dovuto fingere un mal di gola per non andare a fare shopping con lui, non mi piace affatto la sua negatività.
Parlando di Sebastian, ovviamente non ha ancora concluso niente. E forse dovrà andare da suo padre domani per farsi prestare ancora soldi. Soldi, soldi...vorrei essere il figlio di una diva famosa e non avere questo genere di problemi. Ma...Kurt! Sei tu quella diva! Mi dice a volte la mia coscienza, ma ancora non riesco a crederci del tutto...mmh, vedremo come andrà dopo il diploma di Blaine: per adesso è quello il mio unico scopo.
Ops, sta tornando in questo momento Sebastian, devo chiudere se non voglio che questo diario finisca nelle sue mani...

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao! Scusate di nuovo il ritardo, proverò ad essere più precisa! :) Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che il diario di Kurt rappresenti bene la sua personalità. Grazie!

Baci, Beth

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Capitolo 5
*** V capitolo ***


Mercoledì 14 Ottobre, ore 23:15

Caro diario,

è successo il finimondo!! Talmente tanti eventi...e io non ho avuto mai un minuto libero per scriverli! Ma non fa niente, ora racconto tutto passo per passo.
Allora, quando Sebastian è tornato a casa ovviamente gli sono corso incontro, annunciandogli i progressi di Blaine, che ancora non aveva ritrovato la lingua, ma lui non mi ha nemmeno ascoltato: mi ha bloccato con un dito sulle labbra che mi costringeva ad ascoltarlo, solo successivamente avrei potuto parlare. Dopo un po' di lotta da siamo-gay-e-ci-meniamo-come-Barbie ho dovuto arrendermi e mi sono seduto ad ascoltare.

-Kurt, Blaine, la nostra vita cambierà! - era palesemente eccitato mentre pronunciava queste parole e la cosa mi rese subito dubbioso. - perché io ho avuto l'idea più grandiosa del secolo! Ho intenzione, ragazzi, di cominciare una nuova attività.

Dopo queste ultime, insensate parole io e Blaine ci siamo fissati interrogativi, mi domandavo se Seb non fosse un po' brillo.

-E in cosa consisterebbe? - ha chiesto Blaine a bassa voce.

L'altro alla domanda si è infervorato: - Io e Mike Chang apriremo una scuola di ballo!! - ha annunciato trionfante, guardandoci, aspettando una reazione entusiasta che non arrivava.

-Ehm...Seb, - gli ho detto, prendendolo per mano e cercando di infondergli un po' di calma.

Blaine non sembrava voler esprimere il mio stesso tatto. - Sebastian è una pazzia! - esclamò saltando in piedi. - Non andrà a buon fine...chi diavolo pensi che verrebbe??

Seb parve stupito. - Ma, Blaine, è un'ottima idea. Mike è un ballerino fantastico, e io...beh, non potete dire che sono male.

Sfoderò un sorrisino strafottente che mi fece ridere, a Blaine solo venir voglia di spaccargli la faccia.

-E lui è d'accordo? - chiesi entrando nella conversazione.

Sebastian mi rivolse uno sguardo di gratitudine, evidentemente felice che non la trovassi un'impresa così improbabile. Venne a sedersi sul divano accanto a me, accavallò le gambe e mi rispose.

-Mmmh, ancora gliene devo parlare ma sono sicuro che non avrà problemi. Ho scoperto dal suo Twitter che non ha un lavoro adesso, sta seguendo un master di informatica o qualcosa del genere per rendere felici i suoi genitori; e quindi non balla, il che lo renderà sicuramente ancora più incline ad accettare la mia proposta...

Sorrise ancora, non potendone fare a meno.

In quel momento Blaine sbroccò del tutto. Alzando la voce, gridò e sembrava che lanciasse coltelli invece che parole: - Voi siete degli incoscienti!! Tu – indicò il ragazzo seduto accanto a me. - non fai altro che blaterare e fare progetti, ma alla fine non concludi mai nulla di buono! Pensi che funzioni così la vita? Che uno si fa prestare i soldi da papà per i suoi giochetti e quando si è stufato ne sceglie di nuovi? E poi, se qualcosa non va bene, torna dai suoi amichetti tutto scazzato perché qualcuno gli ha rubato il suo gioco preferito! E tu, Kurt! Con quell'aria ingenua lo appoggi in tutto, non fai che alimentare la sua follia! Siete dei bambini!! Crescete una buona volta! E datevi una regolata! Perché sapete una cosa? Io così non intendo continuare!!
Ormai la sua voce doveva essere arrivata fino alla periferia est di Lima e le sue urla mi rimbombavano in testa.
Ma che succedeva? Aveva bevuto?
Cercai di riprendermi, Blaine ci fissava. Mi voltai e vidi Sebastian imbambolato, fissava gli occhi nocciola di Blaine cercando una qualche scusa, una frase del tipo “sono impazzito ora mi rimangio tutto”.

-Blaine! - fui il primo a parlare e la mia voce tremante spezzò l'aria come una lastra di ghiaccio. Mi alzai e presi Blaine per le spalle, scrollandolo un poco.

Lui si allontanò dalle mie mani nell'istante in cui esse toccarono il suo corpo, come attraversato da una scossa elettrica.
Ci rivolse un ultimo sguardo - addolorato forse? - per poi uscire dalla casa.
Dopo qualche secondo sentimmo il motore della moto che partiva furioso e capimmo che non sarebbe tornato quella notte. E infatti non l'abbiamo più rivisto per tutto il giorno. Sebastian adesso sta guardando la televisione, sembra quasi in trance e anche io sono sbigottito. Decisamente sbigottito.
Non posso credere che è vero, che non vuole più vivere con noi e condividere quello che abbiamo. È ...così assurdo e deludente, non può essere reale!
Ecco, sicuramente è solo un brutto incubo...voglio risvegliarmi...Blaine Anderson, riporta subito il tuo bel culetto tra queste quattro mura!

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Eccomi qua! Okay, in questo capitolo cominciano i problemi. Spero che vi sia piaciuto, come sempre, e vi anticipo che nel prossimo ci sarà meno diario e più terza persona. Vorrei anche precisare che i capitoli variano di lunghezza e che in genere trattano le vicende di una giornata. Grazie a chi recensisce e a chi legge e basta! :)
Un grande bacio, Beth

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Capitolo 6
*** VI capitolo ***


Blaine chiese un altro drink, allentandosi il colletto azzurro della camicia. Era accaldato e infastidito, per diversi motivi: accaldato per l'alcool, la rabbia e la vergogna, infastidito perché non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine dei suoi due ragazzi scioccati e delusi. Quelle due paia di occhi chiari continuavano a fissarlo anche allo Scandals e lui non riusciva a scrollarsi di dosso la sensazione di incertezza che l'aveva assalito per tutto il giorno. Quando la Prof. Greene gli aveva detto che l'interrogazione era andata bene, quando aveva lodato i suoi progressi, Blaine si era sentito solo più a disagio e fuori posto. Pensava che sarebbe stato contento, orgoglioso di sé stesso e invece si era sentito ancora più sbagliato. Blaine non riusciva a trovare un posto nel mondo, un luogo dove si sentisse al sicuro, persone con cui poter essere chi era...un momento, chi era Blaine Anderson? Egli non ne aveva idea. Gli unici con cui era riuscito a tessere un legame profondo erano i suoi due ragazzi pazzi che in quel momento aveva una gran voglia di mandare a fanculo.

-Blaine! Ti disturbo? Aspetti qualcuno?

Blaine ci mise un attimo a realizzare che il ragazzo biondo seduto al bancone, accanto a lui, gli stava parlando.

-Ehi, Jeff! - mormorò fingendo entusiasmo. - No...come va?

-Alla grande, come sempre.

Blaine annuì e prese un altro sorso, proprio non era in vena di chiacchiere a vuoto.

-Insomma... - disse Jeff un tantino a disagio.

-Eh già. - fu la risposta brillante dell'altro.

-Vuoi ballare Blaine?

Egli scosse la testa e guardò malinconico il bicchiere mezzo vuoto.

-Devi fare qualcosa 'sta sera? Devi tornare a casa presto? - la voce di Jeff si fece suadente e il suo viso ammiccante.

Blaine capì ciò che intendeva e rimase un istante immobile, per poi rispondere:

-No.

-Vuoi venire a casa mia? - il biondo si era già alzato e tendeva la mano a Blaine che la prese, stringendola forte.

La casa di Jeff era uno di quegli appartamenti moderni tutti bianchi, neri e con sfumature di grigio ovunque. Aveva una bella cucina, con l'isola tecnica metallizzata e ordinata. Ora Jeff stava preparando un cocktail per il suo ospite, che stranamente non si sentiva imbarazzato a starsene là, con la musica soffusa e la luce abbassata.

-Eccoci qua. - esclamò Jeff, ma suonò più come un “diamoci dentro baby!”.

Jeff uscì dalla cucina e arrivò vicino a Blaine. Gli offrì il bicchiere di cristallo dal quale Blaine prese un grande sorso. Poi appoggiò il drink sul tavolino metallico e si voltò verso Jeff. I due ragazzi si fissarono: tutti e due sapevano cosa volevano l'uno dall'altro e non gli interessava di fare cerimonie. Jeff prese deciso il volto di Blaine tra le mani e lo avvicinò al proprio. Le sue labbra incontrarono quelle umide del moro, piene di desiderio, mentre le mani di Blaine scorrevano frenetiche sulla sua schiena.

-Blaine... - sussurrò Jeff mentre muoveva le labbra sul collo della sua preda di quella sera.

Blaine aveva improvvisamente molto, molto caldo.

***

Giovedì 15 Ottobre, ore 11:22

 

Caro diario,
abbiamo cercato Blaine per tutta la notte finché non ci siamo afflosciati sull'ingresso di un qualche bar sporco, morti di sonno. Io e Sebastian abbiamo setacciato tutta quest'area di Lima ma non abbiamo ottenuto nessun genere di risultato. Pensavamo che Blaine sarebbe tornato di sua spontanea iniziativa...pentito, o almeno con la voglia di chiarire le cosa; invece non si è fatto vedere e non siamo riusciti a trovarlo nemmeno chiedendo ai vecchi amici del Glee del McKinley o agli Usignoli della Dalton Academy. Di Blaine, nessuna traccia e noi, ovviamente, ci stiamo di merda. Ora, che ci siamo concessi qualche ora di sonno, riprenderemo la caccia e spero davvero, davvero che non abbia provocato un qualche casino.

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Salve! Lo so, avrei dovuto postare ieri, ma dopo aver reso onore a Wicked travestendomi da Glinda al Romics, non ho avuto l'occasione di accendere il computer. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per quanto è corto. Grazie a tutti!!
Un bacio, Beth ♥

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Capitolo 7
*** VII capitolo ***


La forte luce solare invase la camera da letto di Jeff e colpì la schiena nuda del ragazzo che stava sdraiato a pancia in giù sul bizzarro letto ad acqua. Blaine sentiva i capelli ricci e arruffati sul viso e percepiva il calore delicato del sole sul suo corpo. Appena aprì gli occhi lo invase un potente senso di spossatezza, unito all'odore di Jeff. Cosa...?
Blaine spalancò gli occhi preso dal panico e si guardò intorno: aveva dormito su un grande letto ad acqua che non apparteneva né a lui né a Kurt o Seb, la stanza era spaziosa e decorata da mobili a metà tra il Pop Art e il Techno che potevano rispecchiare i gusti solo di una persona: Jeff, il biondo degli Usignoli, Jeff, quello con cui era andato a letto questa notte.
Sbuffò rumorosamente. Il fatto che più lo faceva incazzare era che non solo aveva tradito i suoi ragazzi, ma l'aveva fatto con Jeff, del quale effettivamente non gli importava nulla e, come se non bastasse, nemmeno riusciva a ricordare se ne era valsa la pena oppure no.
La sua mente fu subito inghiottita da pensieri malinconici a proposito dei suoi due unici veri amici/fidanzati. Sbuffò ancora mettendosi a sedere e cercando di capire quanto aveva bevuto per soffrire così il mal di testa. Oh merda. Era già la seconda volta che si ubriacava in quella settimana e non andava per niente bene. Certo, l'alcool della domenica era stato qualcosa di molto diverso: si trovava a casa, nella sua tenera dimora, e il sapore dolce di Kurt misto a quel pizzico di cocktail homemade erano bastati per farlo eccitare e fargli dimenticare tutto e tutti; era un mondo totalmente opposto.

-Ah, ti sei svegliato finalmente! - disse Jeff uscendo in quel momento dal bagno, con l'asciugamano candido legato ai fianchi.

Blaine gli rivolse un mezzo sorriso confuso, non aveva idea del come comportarsi: doveva essere dolce? O fregarsene, ringraziarlo della nottata e scappare?

Jeff si accorse dello sguardo allucinato dell'altro e gli sorrise scherzoso.

-Stai tranquillo Blaine. 'Sta notte non è successo niente.

Blaine all'inizio fu ancora più sbalordito, ma piano piano fece arrivare ad ogni terminazione nervosa del suo corpo il messaggio “non ho fatto sesso con Jeff, non ho fatto sesso con Jeff...”.

Poi divenne di nuovo dubbioso. - E allora come mai sono ancora qui? - chiese, cercando di non essere troppo scortese.

Jeff prese dal comodino una pasticca di antidolorifico e un bicchiere d'acqua.

Li offrì al moro e rispose: - Ieri sera hai bevuto parecchio e...poi ti sei addormentato. - fece una pausa per alzare gli occhi al cielo. - Ovviamente ho dovuto toglierti la camicia e i jeans: non potevo trascinarti nel mio letto vestito da capo a piedi!

Quando Jeff si accorse del rossore che imporporava il viso dolce di Blaine alzò le braccia al cielo, esclamando: - Ehi! Rilassati...mi sono limitato a questo, lo sai! E poi, scusa ma non capisco, se anche avessimo fatto qualcosa, che non abbiamo fatto, quale sarebbe il problema? Ieri sera mi sembravi piuttosto d'accordo e non penso che tradiresti qualcuno...Per quanto avevo capito il rapporto tra te, Kurt e Sebastian è libero da obblighi e senza regole. O sbaglio?

Le parole del biondo, mormorate a mezza voce, mentre si vestiva, furono come un secchio di acqua fredda lanciato sul capo di Blaine. Lo colpirono profondamente, perché Jeff aveva ragione e Blaine lo sapeva. Di colpo era di nuovo infuriato coi ragazzi. Poi, dopo aver salutato Jeff, uscì dalla casa e lasciò i suoi pensieri vagare al vento e i suoi passi seguire un percorso che nemmeno lui conosceva. Il vento di Lima era gelido a quell'ora di mattina, e si chiese se non sarebbe stato meglio fare dietro front e tornare da Jeff; in fondo l'amico era stato davvero gentile, e Blaine sarebbe stato al caldo nella sua casa Techno. Ma capì subito che non era quello che voleva, e incredibile per quanto assurdo potesse essere, rimpianse il camino a legna del numero 12 di Brice Avenue. Mentre continuava a camminare stringendosi nel cappotto e cercando di trattenere quanto più calore possibile, si ricordò di possedere un cellulare e accendendolo trovò quarantadue chiamate senza risposta e un numero indistinto di SMS. Gli diede un'occhiata: erano tutti da Seb o Kurt e lo pregavano di tornare, di spiegare e fare il bravo. Blaine da una parte si sentiva rassicurato da quelle chiamate e da quei messaggi; forse era egoista ma si sentiva stranamente fiero del fatto che Kurt e Sebastian erano preoccupati. In quei mesi, quando finalmente si erano decisi a fare il grande passo e vivere insieme, Blaine si era accorto di una cosa strana e triste: Sebastian e Kurt lo escludevano. Ora, si sentiva sempre un bambino piccolo e capriccioso quando pensava a ciò ma non poteva soffocare la leggera invidia che provava per loro due, e ultimamente un pensiero terribile gli aveva riempito il cuore: e se Kurt e Sebastian si erano innamorati per davvero?
Blaine sapeva che non avrebbe potuto sopportare una cosa del genere, sapeva che era quella sua intima paura il motivo per il quale ultimamente era sempre arrabbiato con il mondo. Blaine amava Kurt e Sebastian, in modi diversi a cui non riusciva a dare un nome nemmeno nel profondo della sua anima, ma sapeva che qualcosa li legava e non voleva perderlo. Quel qualcosa gli sembrava tutta la sua vita. E, come se non bastasse, la situazione pareva sul filo di un rasoio: Kurt e Sebastian lo trattavano più come “il fratellino piccolo”, a cui potevano dare ordini solo che invece dell'autorità che può avere un fratello maggiore, loro usavano l'influenza che sapevano possedere su di lui. Ma Blaine non avrebbe continuato a far andare le cose avanti così, intendeva parlare e chiarire tutto al più presto.

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao! Questo capitolo è molto incentrato su Blaine, spero che vi sia piaciuto! Grazie come al solito!
Baci, Beth ♥

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Capitolo 8
*** VIII capitolo ***


Giovedì 15 Ottobre, ore 1:14


Caro diario,
finalmente trovo un po' di tempo per scrivere! Okay, è notte fonda e forse è il momento meno adatto ma devo sfogarmi o la mia testa rischia di scoppiare. Descriverò con ordine tutto ciò che è successo da quando abbiamo ritrovato Blaine. Non c’è bisogno di dire che per tutto il tempo per cui lo abbiamo cercato io e Sebastian siamo stati con l'ansia alle stelle. Un po' temevamo per chi poteva incontrare o quello che poteva combinare, un po' eravamo infastiditi perché non era andato a scuola, ma sopratutto avevamo paura: dove aveva passato la notte e con chi? Non eravamo gelosi, solo preoccupati. Ma, fortunatamente, verso le sette e mezza di sera l'abbiamo trovato al Lima Bean; e dove altrimenti? Quel locale è sempre stato il nostro punto di incontro e forse era proprio per questo che non ci eravamo allontanati più di tanto dal centro di Lima. Dopo aver trovato Blaine, con un'aria parecchio sfatta, con i capelli spettinati e l'aspetto da barbone, l'abbiamo portato a casa. Il viaggio in moto non è stato facile. C'è voluta tutta la nostra capacità di persuasione per farlo montare: noi volevano solo portarlo a casa e farlo sistemare ma lui no, voleva parlarci di non so cosa; era parecchio infreddolito e sembrava delirasse, anche perché io sinceramente non riuscivo a comprenderlo, di cosa dovevamo discutere? Dopo una corsa, durante la quale tremavo al pensiero che avremmo potuto beccarci una multa dato che eravamo tre in moto, finalmente arrivammo a casa e Blaine acconsentì a farsi un bel bagno caldo.
Sebastian ordinò la pizza visto che era l'unica soluzione possibile - il nostro frigorifero non è mai stato più vuoto! - e dopo averlo fatto mangiare un po' decidemmo di parlare. Non sapevo cosa aspettarmi, ma sicuramente non avrei mai potuto prevedere un dialogo del genere!
Blaine era seduto sul suo letto, per l'occasione avevamo optato per la camera di Blaine e Sebastian, non mi sento ancora pronto per rinunciare a uno qualunque dei miei accessori con la faccia della regina Elisabetta II; Blaine teneva una tazza di cioccolata calda nella quale io stesso qualche minuto prima avevo rovesciato una manciata di marshmallow e taceva, facendo accrescere la mia preoccupazione.

-Blaine, puoi dirci qualunque cosa! Dalla più scema alla più assurda. - le parole di Sebastian servivano a confortarlo ma vidi la sua schiena farsi ancora più rigida.

-Oh Blaine ti prego! - aggiunsi io. - qualsiasi sfuriata o parolaccia ma non il silenzio!

Allora si voltò verso di me e incrociò il mio sguardo ansioso.
Sospirò e deglutì. - È così complicato. Vedete, ragazzi, ultimamente ho cercato di fare luce sul mio cuore e su quello che provo per voi: la verità è che siete i miei migliori amici...i fratelli più affettuosi che si potrebbero avere, e sì, a volte gli unici fidanzati che vale la pena amare; ed è così, io vi amo a modo mio.

Io, Sebastian e Blaine ci fissammo a lungo. Per quanto mi riguardava, avevo già gli occhi lucidi.

-Ma ci sono anche dei lati di voi che davvero non sopporto! - si alzò in piedi, appoggiando la tazza ancora fumante sul comodino azzurro e rivolse lo sguardo al pavimento. - Non mi piace quando mi trattate come se fossi più piccolo. Cioè, io sono più piccolo ma credevo che tra noi ci fosse un rapporto alla pari. - alzò gli occhi fino a raggiungere i miei e nell'istante in cui incrociai la sua occhiata nocciola sentii dei brividi corrermi lungo la schiena. Non capivo esattamente cosa volesse dire, ma sapevo che non volevo vedere la tristezza in quegli occhi mai più.
Blaine riprese a parlare, con voce ferma, dando peso ad ogni singola parola: - E non voglio sentirmi come se vi stessi facendo perdere tempo per stare con me: io sto finendo il mio ultimo anno di liceo e se qualcuno l'anno scorso fosse venuto da me raccontandomi che sarei finito in questa situazione probabilmente gli avrei riso in faccia, perché questo Blaine Anderson che vi ostinate a immaginare e a tener vivo in me non sono io, non voglio più fingere di esserlo.- si accoccolò sul bordo del letto, prese una sorsata di cioccolata e riprese con una semplice frase concisa: - Oh dannazione! Kurt, Sebastian, per favore fatevi una vita!
Tacqui: non potevo reagire in un altro modo. Sapevo che ogni sillaba pronunciata da Blaine quella sera era verissima, mi si riempiva il cuore di angoscia a pensare che aveva potuto sentirsi così oppresso da noi, che invece avremmo dovuto solo aiutarlo e confortarlo.
-Blaine... - sussurrò Sebastian, protendendo la mano verso la guancia del moro. - Io...sono davvero desolato. - abbassò lo sguardo quando l'altro si allontanò dal suo tocco. - Seriamente, non immaginavo nemmeno che tu provassi questi sentimenti...se noi l'avessimo sospettato...sicuramente avremmo provveduto in un qualche modo.

I suoi occhi smeraldo si alzarono verso i miei, annuii, tornando poi a fissare Blaine.

-Ah...lo so, mi dispiace; avrei dovuto parlarne prima ma avevo paura. Forse non mi fidavo abbastanza di voi...avevo paura che se vi avessi comunicato i miei desideri...voi, forse, non avreste voluto...-

Le nostre occhiatacce bastarono a fargli fermare quello sproloquio insensato. A quel punto non resistetti e gli saltai in braccio, incrociando le braccia dietro il suo collo.

-Oh Blaine, andiamo!! Cosa ti sei bevuto per pensare una cosa simile?

Sebastian ridacchiava e sentivo il suo braccio caldo sfiorare il mio fianco.
Non so per quanto rimanemmo così, coi sorrisi sulle labbra e parole conciliatorie che viaggiavano nella stanza. Discutemmo per ore e sono convinto che la sfuriata di Blaine è servita a chiarire il nostro rapporto; ora ci piace definirlo “amorevole, totalmente paritario e libero, eterno”. Per il resto della discussione mi sono sentito tutto un “cuore e amore”, Sebastian più volte mi ha rivolto un mormorio dolce: “Tu es adorable, mon chou!”; io gli sorridevo semplicemente.
Mettemmo in chiaro anche il fatto che Blaine è libero di uscire e andare dove, quando e con chi vuole; non faremo obbiezioni anche se non ci piace il tipo di compagnia che frequenta – vedi Glee Club del McKinley – e possiamo anche andare a letto con altri se vogliamo. Quel “se vogliamo” mi crea non pochi problemi: io non potrei mai nemmeno prendere in considerazione l'idea di fare sesso con qualcuno per il mio proprio piacere al di fuori di Blaine o Sebastian; e naturalmente non riesco a ipotizzare come loro potrebbero fare una cosa del genere! Ma non voglio piantare nuove grane, per ora va bene così.
Quindi, programmi per la settimana: domani viene papà Burt a casa nostra per il pranzo e sarà un disastro totale, già lo so, ma almeno potrò contare sull'appoggio dei mes fiancés; sabato e domenica Blaine li passerà con alcuni del Glee Club e così Sebastian coglierà l'occasione per far arrivare a Mike Chang il suo progetto della scuola di ballo. Io tra lunedì e martedì devo trovare qualcosa da fare e non ho la più pallida idea di dove cominciare: Kurt Hummel, cosa farai? Ballare...cantare...in fondo sono abbastanza versatile.
Oh, Sebastian mi sta chiamando, dice che Blaine sta facendo lo spogliarello. Uhuh, sembra che ci abbia perdonato sul serio!

 





 

~ Beth's Corner ~

Buongiorno! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non vi dispiaccia troppo che per raccontare la pace dei miei tre eroi ho usato il diario di Kurt. Il prossimo capitolo, che arriverà comunque sabato, sarà tutto in terza persona e ci sarà anche un nuovo personaggio, che sicuramente conoscete ma che non so se amate quanto me! Grazie a tutti!
Un grande bacio, Beth ♥

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Capitolo 9
*** IX capitolo ***


Era mattina quando il telefonino di Sebastian squillò, facendo sobbalzare i corpi dei tre ragazzi stesi sul grande letto matrimoniale.

-Mmmmh... - fece Seb alzandosi e raggiungendo al più presto l'aggeggio infernale: non voleva svegliare gli altri, fino ad allora la stanza era stata invasa da una sensazione di profonda pace e armonia. Ma adesso con “I will survive” sparata dal cellulare di Sebastian l’atmosfera si era rotta, e Kurt e Blaine, ormai destati, si rotolarono nel letto, avvolgendosi nelle coperte per evitare la luce solare.

-Pronto?! - esclamò Sebastian infilandosi una maglietta a caso ed uscendo dalla camera.

Intanto Kurt, che non aveva mai avuto bisogno di dormire sei ore a notte come un qualunque essere umano, saltò sopra a Blaine, accarezzandogli il petto ed esclamando un “Buongiorno!” trillante.

-Uhmm… Kurt no! - rispose Blaine girandosi sull'altro lato.

Il soprano allora si alzò dal letto e aprì le tendine bianche. Improvvisamente sorpreso dalla bellezza del sole acceso che era così raro in quei giorni d'Ottobre rimase a contemplare lo scarso panorama dalla finestra.
Sebastian aprì la porta e usando un tono di voce davvero troppo alto per i gusti di Blaine gli tolse le coperte.

-Blaine Anderson! Alzati immediatamente! Oggi devi andare a scuola, non puoi saltare un altro giorno!!

Kurt si voltò e un pensiero spiacevole si affacciò alla sua mente.

-No aspetta Seb, oggi viene Burt – Kurt non lo chiamava mai “papà” di fronte ai suoi ragazzi. - e Blaine deve esserci.

Il ragazzo si avvicinò al letto sfatto e prese la mano del moro. I suoi occhioni blu raggiunsero gli smeraldi di Sebastian e sfoderò la sua espressione da “cagnolino abbandonato in autostrada bisognoso di coccole”, espressione adorabile e decisamente scorretta.
Sebastian annuì contro voglia, mormorando: - Okay, poi ti dai malato...
Kurt batté piano le mani e schioccò un bacio sulla fronte di Blaine, allontanandosi poi per appropriarsi del bagno.
I ragazzi resero la loro piccola dimora civile per l'arrivo di papà Burt; tutti, in particolare Kurt, persi nei propri pensieri e non poco inquieti per l'avvenire.
Verso le undici si accorsero che non avevano nulla da mangiare e Sebastian uscì con l'intento di procurarsi una zucca e un libro di ricette per poterci combinare qualcosa.
In quella stagione le zucche non mancavano e anche se la maggior parte erano terribili al sapore e perfette per essere intagliate Sebastian non temeva, “se sai dove andare riesci a vivere benissimo” : questo era il suo motto.
Prese la moto; prima di montare gli lanciò un'occhiata sconsolata: all'inizio gli era sembrata una gran figata possedere una Kawasaki Versys 1000, poterci girare per la città scatenando una nuvola di fumo e sentendosi il re del mondo. Poi aveva scoperto che non era pratica, che era molto pericolosa e che tutto quel fumo che faceva tanta scena in realtà era smog e lui comprando quella moto non aveva certo avuto intenzione di inquinare il pianeta.
Così ora soffriva il vento gelido sul viso in sella alla sua magnifica Kawasaki praticamente nuova, volava rapido verso il mercato di Lima West, dove avrebbe trovato quello che cercava. E non solo...
Il mercato coperto era grande: tanti banchi lo riempivano e la varietà dei prodotti in vendita aiutava a dare del tutto un'immagine visiva davvero meritevole. Ma Sebastian, che conosceva Lima meglio delle sue tasche, sapeva che era tutto spettacolo. Infatti la maggior parte delle bancarelle lì offrivano in realtà solo frutta, verdura e pesce scadenti, in buona quantità e ad un buon prezzo, ma senza nessun genere di sapore particolare o anche solamente decente. Il ragazzo si fece strada tra i banconi, i venditori che si sporgevano verso di lui offrendogli mercanzie di tutti i generi. Dopo una quindicina di minuti di spinte arrivò alla sua destinazione: il banco di frutta e verdura di Pedro, l'Argentino. Esclusivamente i migliori clienti conoscevano quel banco poiché la sua posizione era semi-nascosta dalle grandi piante tropicali del fioraio accanto a lui.
Sebastian si mise in fila, dopo aver osservato che però essa non procedeva decise di passare avanti; in fondo lui era un cliente abituale e Pedro stravedeva per lui...

-¡Hola Pedro! - salutò il ragazzo con un sorriso a trentadue denti. - Che succede qui? - aggiunse poi notando una brunetta che strillava e sbraitava proprio dietro di lui.

Pedro aveva l'aria desolata e con voce potente ma indecisa cercò di frenare il fiume di parole della mora, che non la smetteva di gridare.

-No! ¡¡Por ché yo te dijo asì y tu me escucha!! ¡¿Claro?! Yo vengo quì, en este mierdoso mercado, yo he venido aquì sólo por ti, porque me han dicho que tu tienes la mejor achicoria de toda Lima... ¿y tu que haces? ¿Me das esta mierda? ¡Tu tienes que ser loco si tu esperas de engañar Santana Lopez!

Sebastian rimase immobilizzato per mezzo secondo, mentre le parole della giovane cantante gli rimbombavano in testa: non aveva capito niente, ma alla fine del discorso gli era parso di udire un suono familiare...

-E tu cosa vuoi scusa?! Non si usa più fare la fila?

Evidentemente Santana non aveva ancora riconosciuto Sebastian e lui ne approfittò. Ignorò del tutto la mora e si voltò nuovamente verso Pedro che aveva lo sguardo allucinato, gli chiese gentilmente e quasi sottovoce una bella zucca e con sua somma soddisfazione il venditore si allontanò, raggiungendo le cassette di verdura che erano destinate solo ai migliori clienti. Alla latina questo non piacque. Proprio per niente.

-Allora sei sordo? Yo me domando... ¿la gente no sé escuchar? Ehi, bel fighetto con i capelli pettinati all'insù, dico proprio a te!

A quel punto Sebastian non poteva più evitare l'incontro e così cerco solo di renderlo meno burrascoso. Si voltò e lanciò rapido uno sguardo infastidito a Santana, la quale immediatamente spalancò la bocca.

-No! Tu! Ma..? Ohh! ¡¡Madre de Dios!!

-Ciao San. Aspetto che tu ritrovi l'uso della bocca e la smetti di pronunciare solo monosillabi stupidi, poi, se vuoi, possiamo anche chiacchierare.

Sfoderò il suo più bel sorriso strafottente. Santana divenne rossa di rabbia e non fosse stato per la folla del mercato gli avrebbe già tirato uno schiaffo.
Pedro riapparve troppo presto e la latina decise di sfogare tutta la sua irritazione su di lui. Sebastian riuscì a salvare la sua zucca appena in tempo visto che Pedro si trovò le mani improvvisamente occupate a cercare di tenere a bada la piccola San. In quei dieci minuti la fila si era fatta ancora più lunga e le persone cominciavano davvero ad averne abbastanza.
Sebastian lasciò i soldi sulla cassa e sparì dietro alle piante dei Paesi caldi, sfuggendo velocemente dalla confusione generale e riuscendo ad uscire dal mercato chiuso di Lima West.
Dopo appena cinque passi in direzione della sua moto sentì di nuovo la voce di Santana rincorrerlo:

-Ehi! Sebastian Smythe!! Fermati immediatamente!

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao! Tadaa! Sorpresa! Ovviamente non potevo evitare di inserire Santana in questa storia, e come se non in preda alla rabbia? Dedico questo capitolo alla fan numero uno di Santana Lopez, la mia dolce Galinda ♥ E spero davvero che vi sia piaciuto e che i dialoghi in spagnolo non siano troppo errati, mi sono affidata completamente alla mia memoria e ai dizionari. Grazie a chi legge, e sopratutto a chi ha recensito, adorerei sapere cosa ne pensate!
Un bacio, Beth

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Capitolo 10
*** X capitolo ***


-Ehi! Sebastian Smythe!! Fermati immediatamente!

Questa volta non poté fuggire e con una specie di ringhio sommesso si voltò verso la sua interlocutrice.


-Si?

Santana si fermò ad osservare il volto del ragazzo. Erano ormai anni che non si vedevano, fatta eccezione per qualche cena imbarazzante alla quale Blaine l'aveva costretta a partecipare, ma non per questo non provava un certo piacere nell'incontrare di nuovo uno dei suoi migliori amici. Persone come Sebastian erano rare, e anche se a volte i due si stavano veramente antipatici, in realtà gli piaceva passare del tempo insieme, anche solo per insultarsi un po'. E poi Sebastian era stato davvero carino con lei durante tutta la faccenda che coinvolgeva Brittany e la sua “nuova e spaventosa sessualità”; non tutti avevano reagito bene alla scoperta del vero essere di Santana, sua nonna, per esempio. Lei non era stata delicata e a dire il vero non aveva nemmeno cercato di capire la nuova Santana, la lesbica che amava Brittany, l'aveva invece scacciata di casa, urlandole contro che non voleva avere più nulla a che fare con lei. Santana sospirò: era una ferita che faceva ancora male, probabilmente avrebbe bruciato finché la sua abuelita non l'avesse perdonata... ma questa era un'altra storia.

-Io … - disse la latina avvicinandosi a Sebastian e riprendendo un po' di fiato. - sono sorpresa di vederti. Insomma, è passato tanto tempo.

L'altro annuì e cominciò a battere fastidiosamente il piede a terra.

-San, sì anche io sono contento di vederti ma sai, ho un impegno e devo scappare.

-No! Aspetta... grazie per avermi fatto scoprire dove Pedro nasconde la vera verdura, andiamo, quella cicoria era davvero più simile a plastica che ad altro. Io...non l'avrei mai beccato senza di te! Certo...non gli avrei nemmeno mai morso un braccio ma...
Sebastian la fissò sbalordito.


-No, no...guarda che mi ha pure fatto schifo...

Lui scosse la testa ma non poté trattenere una risata. Santana si mostrò palesemente contenta di vederlo allegro e sorrise anche lei; quando incontrava persone a cui voleva bene, le quali erano davvero poche, e che non vedeva da tanto tempo si sentiva sempre in vena di sentimentalismo.

-Woah! Oh...dimmi che non stai andando a rubare quella moto... - esclamò poi, con gli occhi incatenati alla Kawasaki di Sebastian. - perché l'ho vista prima io!

Sebastian alzò gli occhi al cielo e sorrise alla ragazza porgendogli il casco.

-Vuoi fare un giro?

Lei spalancò la bocca, poi si ricompose in un attimo e sfoderò il suo famoso sorriso compiaciuto. - Ero sicura che me l'avresti offerto... - mormorò, con gli occhi scuri che lo ringraziavano.

 

                                                                                                             ***

La mora capì che Sebastian l'avrebbe condotta al numero 12 di Brice Avenue quando, riuscendo a sovrastare il vento che soffiava forte sui loro visi, l'amico gli disse:


-Poi sei tu che devi convincere Kurt a restare per il pranzo. Viene suo padre e non so se la tua compagnia lo faccia sentire abbastanza calmo...

Santana annuì e finalmente capì qual'era il punto di tanta agitazione. Comunque non si rassegnava: convincere Kurt? Ah, un gioco da ragazzi per una che viene da Lima Heights.

                                                                                                           ***

La casa era ordinata, le tendine della cucina ben tirate e l'atmosfera impregnata dell'odore del nuovo deodorante per ambienti che aveva acquistato Sebastian quella mattina. Blaine stava ai fornelli e appariva leggermente ridicolo: indossava un vecchio grembiule da cucina che era appartenuto a sua madre, dei guantoni rosso scuro e la sua espressione dubbiosa e corrucciata era tutta rivolta alla pentola che bolliva sui fuochi. Blaine non aveva idea di come cuocere una zucca! Quella era stata proprio una pessima idea. Non potevano cucinare qualche cosa di più semplice ed elementare? Blaine in cucina se la cavava abbastanza bene, ma non era di certo pronto per un piatto del genere. Una zuppa di zucca, ecco i suoi problemi esistenziali riassunti in tre parole. Sospirò e si affacciò nel salottino.


-Seb? Ti dispiace venire un secondo? - chiamò cercando il ragazzo con lo sguardo.

Sebastian era sparito in camera sua con Santana e Brittany da una mezz'oretta ormai, Blaine non riusciva davvero a capire con che cuore erano riusciti ad abbandonare Kurt lì, solitario che fissava il bicchiere che teneva tra le mani con una concentrazione impressionante, i suoi pensieri tutti rivolti all'incontro che sarebbe avvenuto di lì a poco.
Kurt era nervosissimo; nel suo cuore c'era una certa ansia anche per suo fratello Finn. Non che gli importasse molto l'effetto che poteva avere di lui, ma Finn era stato il suo primo amore, il suo unico fratello e doveva ammettere che con lui si era comportato quasi sempre da bravo amico. Poi le cose erano cambiate, Kurt era cambiato, e la semplice ingenuità di Finn non era stata abbastanza per lui. Kurt si domandò interiormente se doveva temere l'apparizione di quest'ultimo insieme a suo padre, ma i suoi pensieri vennero dissolti dal trillare del campanello, era stato un dito deciso a pigiare sul piccolo bottone, un dito che non aveva fretta e che sicuramente si aspettava delle risposte.
Kurt si alzò e si chiese se non stesse diventando un po' paranoico.

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ahh, quanto mi piace la Sebtana! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto (non posso credere di essere già arrivata al decimo! ) anche se era solo un capitolo di passaggio. Nel prossimo vedrete il terribile pasto e ci sarà anche il diario di Kurt. Come al solito, voglio ringraziarvi e sperare che questa mia prima storia non vi annoi troppo!
Ps: avrete notato che sono abbastanza fissata con la precisazione degli indirizzi: la casa di Blaine, Kurt e Sebastian sta al numero 12 di Brice Avenue, strada che esiste davvero a Lima (benedetto Google Maps!) e la nominerò talmente tante volte che ve la imparerete a memoria! ;)
Un grande bacio, Beth ♥

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Capitolo 11
*** XI capitolo ***


                                                                                                                                                                                 Venerdì 16 Ottobre, 23:30

Caro diario,
è tutto finito. Ora mi sento davvero depresso e spero che finisca presto: le rughe di preoccupazione sono una delle cose che più detesto, insieme alle unghie non curate e ai gatti che soffiano. È passata: il terribile pranzo con papà, l'insopportabile pomeriggio di imbarazzo e delusione, e la cena, la partita di football, i convenevoli e le numerose occhiatacce che ho dovuto sorbire in silenzio. Adesso ho solo voglia di strillare e correre, ma è notte e fare una cosa del genere non è raccomandabile. Ad ogni modo, spero che scrivere mi calmerà almeno un po'. Cominciando dall'inizio: Sebastian è rientrato troppo tardi, quando ero già abbastanza nervoso da riempire di elettricità l'atmosfera di casa. La verità era che non mi sembrava più tanto la mia casa, così addobbata: l'avevamo sistemata per bene, pulita in angoli di cui prima ignoravo l'esistenza e ordinata secondo un gusto opposto al nostro. Tutto questo solo per fare piacere a mio padre che tanto avrebbe trovato sgradevole la visita ugualmente. Per fortuna Sebastian varcando quella soglia ha spezzato il ghiaccio che riempiva il salotto e il mio cuore. Infatti, con lui ha portato due delle ragazze che più stimo al mondo: Santana Lopez e la sua fidanzata Brittany S. Pierce. Sono stato così contento e sollevato quando le ho viste!! All'inizio sembravano entrambe imbarazzate perché Sebastian gli aveva detto che doveva arrivare Burt, ma in un attimo si sono sciolte e sono diventate le amiche che conosco e alle quali voglio bene da sempre. Santana è stata contenta di vedermi e anche se faceva una smorfia marcata ai miei strilletti entusiastici, sotto sotto la vedevo sorridere. Con loro mi sono un po' calmato, ma più il tempo passava più la mia agitazione tornava ad avvolgermi. Blaine è stato così carino da preparare il pranzo senza chiedere il mio aiuto, e devo dire che la sua zuppa era molto buona. Beh...non è che me la sia goduta più di tanto...ah, ne è avanzata una porzione, forse posso mangiarla domani a pranzo...
Quando il campanello ha suonato non mi sentivo più le gambe dall'angoscia; non so da dove ho preso la forza per alzarmi e andare ad aprire. Non posso descrivere i sentimenti che ho provato quando ho visto mio padre, i suoi occhi indagatori guardarono in cagnesco il giardino non curato per poi inumidirsi incontrando i miei. Forse ho anche pianto, perché sentivo che fissando quegli occhi qualcosa si stava spezzando, dentro di me e dentro di lui. Quando Sebastian vide che non riapparivo mi venne subito incontro, mi appoggiò una mano sulla spalla e salutò gentilmente mio padre, invitandolo ad entrare. Lui non fu altrettanto spontaneo o cordiale, gli rivolse un'occhiataccia e tornò con lo sguardo su di me, osservando i miei nuovi vestiti dai colori pastello. Entrammo in casa e ci sistemammo in salotto dato che il pranzo non era ancora pronto. Blaine stava seduto sul divano insieme a Brittany, gli cercava di spiegare come funzionava il telecomando della televisione; lei sembrava un'allieva con buona volontà e Blaine cercava davvero di creare collegamenti verbali-visivi che però non sembravano funzionare per la mente di Brittany. Sentivo i discorsi animati di Sebastian e Santana provenienti dalla cucina, a quanto pareva litigavano per gli ingredienti da aggiungere alla zuppa. Così restavo solo con papà, allegria! Ci sedemmo al tavolino vicino alla TV, in una posizione dalla quale riuscivo a sorvegliare la cucina e i due neo-cuochi.

-Allora, - dissi dopo essermi schiarito due volte la voce. - come stanno Carole e Finn?

Burt cercò di nascondere la sua irritazione; oh scusami, papà! Ma non riesco a chiamarli “mamma” e “fratellone”, proprio no!

-Loro...stanno bene. Noi stiamo alla grande, Kurt. - rispose enfatizzando il pronome.

Cercai di non alzare gli occhi al cielo.

-Io e mia moglie siamo tornati da poco dalle vacanze, sono andate bene...sì, Carole ha ripreso un po' di salute. - sorrise al pensiero di sua moglie e lo imitai, felice che almeno quella parte della sua vita andasse come sperato. - Finn sta frequentando il suo secondo anno alla Ohio State University, sai.

Mi lanciò uno sguardo dal basso. Ah, voleva farmi sentire in colpa, perfetto.

Annuii. - Sì, Finn è sempre stato un tipo da football.

-Già, è stato davvero bravo a vincere la borsa di studio, non credi? Senti Kurt, - esclamò dopo una piccola pausa, improvvisamente preoccupato. Era preoccupato per me e questo contribuiva ad aumentare le farfalle nel mio stomaco. - tu cosa pensi di fare del tuo futuro?

Sospirai. Il futuro. Sembra essere il mio problema maggiore in questo periodo. Burt che mi chiede del futuro, Blaine che mi dice di farmi una vita...

-Papà...io mi sto prendendo un po' di tempo per riflettere...comunque, penso di fare qualcosa nel mondo dello spettacolo...sai...
Mi interruppi di colpo sentendo le voci di Sebastian e Santana farsi sempre più alte:

-¡No! ¡Yo no quiero aiutarte si tu no me quiere escuchar! ¡¡Tu eres un idiota, Sebastian Smythe!! - strillava l'ispanica, scuotendo una testa d'aglio nella mano sinistra con aria minacciosa.

-Oh, mon Dieu! Pourquoi Je t'ai ecuoté? Jamais, Je ne vais pas faire cet erreur une fois encore! Je ne vais jamais avoir confiance en toi! Tu as fait un désastre! C'est térrible! - rispondeva Seb con un perfetto accento parigino.

Con gli occhi fissi sullo spettacolo che stava andando avanti in cucina scoppiai a ridere di gusto. Poi mi accorsi dello sguardo truce con il quale Burt mi fissava a bocca aperta. Questo mi ferì incredibilmente: Kurt Hummel si divertiva a vedere il suo ragazzo e la sua amica che litigavano rispettivamente in francese e in spagnolo? Sì, decisamente! Per fortuna tutto venne sistemato da Blaine che con tempismo davvero impeccabile raggiunse i due in cucina, avvicinandosi alla pentola che bolliva esasperata.

-Ehm...è pronto! - disse poi indeciso, trafiggendo con lo sguardo San e Seb.

-Andiamo. - sussurrai a mio padre.

Il pranzo fu meno penoso. La presenza dei miei amici mi faceva sentire meglio, mi dava la forza di non scoppiare a piangere ad ogni sguardo deluso che mi lanciava Burt. All'inizio feci qualche osservazione positiva sul cibo, sorridendo a Blaine e facendo scomparire l'espressione desolata dal suo viso. Notai subito che papà mi osservava con particolare disapprovazione quando mi rivolgevo a Sebastian o a Blaine, sembrava volesse punirmi perché gli rivolgevo la parola, o forse cercava solo di scoprire se davvero il rapporto che ci lega è fatto solamente di parole. Questo suo dubbio fu immediatamente eliminato da Brittany.
Eravamo alla frutta quando lei sembrò decidere di fare quella domanda che l'assillava dall'inizio del pasto.

-Chi tiene l'officina adesso, capo Hummel? - chiese rivolgendosi a mio padre.

-Oh...ora lì lavora Howard, quello che prima lavorava da Lenzuolandia.

-Ohh ma è un peccato! Ora non potrai più dare lubrificante gratis a Kurt. Sicuramente ne ha bisogno, adesso che deve farsela con due...ahia! - mentre rimanevamo tutti pietrificati lei si sporse sotto al tavolo. - Qualcosa mi ha colpito un piede...mmmh, deve essere stato un folletto. - dopo una breve ispezione mi fissò dritto negli occhi. - Avete la casa davvero infestata: ai folletti piacciono gli unicorni.

La bionda mi guardò entusiasta, come se mi avesse appena fatto un complimento. Io non potevo crederci. Non potevo credere che avesse davvero pronunciato quella parole davanti a mio padre, ai miei fidanzati e a Santana; beh, in fondo non sarebbe stato niente, siamo tutti abituati a affermazioni del genere da parte di Brittany...ma proprio davanti a Burt doveva dire quelle cose?!
Blaine, che era passato dal suo colorito naturale ad un imbarazzante rosso peperone, si alzò, portando via i piatti e somigliando ad un uragano. Sebastian invece reagì con un'improvvisa cannonata di parole: raccontava episodi divertenti successi quando stavamo alla Dalton, feste sfarzose organizzate dai suoi genitori e finì anche a parlare della nostra nuova moto. Ma niente di tutto questo poté distrarre mio padre che inferocito non staccava gli occhi dal mio viso. Da quel momento in poi tutta la serata fu una tortura, volevo scappare o prorompere in singhiozzi, ma non potendo fare nessuna delle due cose mi limitai a reprimere ogni mio sentimento, facendo la parte dello sbruffone indifferente che odiavo più di ogni altra cosa. Il football salvò parte della serata, così come l'esaltazione di Blaine e i commenti sarcastici di Santana, che rendevano l'atmosfera generale un po' più sopportabile.
Sono stato contento di vedere i miei amici così impegnati ad aiutarmi in qualunque maniera possibile: era una dimostrazione d'affetto di cui avevo bisogno. Gliene sono grato ma non mi ha impedito di sentirmi come una merda-glitter ugualmente. E quando papà mi ha costretto a baciarlo per salutarlo, dicendomi: - promettimi che posso tornare di nuovo. - non me la sono proprio sentita di mentirgli e con triste sincerità gli ho risposto:

-Non credo che sia una buona idea, papà. È meglio che resti in un bel paese soleggiato con Carole e prendi parte alle soddisfazioni scolastiche di Finn...sarà meglio per tutti...

Tirai su col naso e chiusi gli occhi, non volevo vedere la sua ennesima espressione delusa, disapprovante e che mi faceva sentire terribilmente in colpa.
Ah, ora che mi sono sfogato un po' mi sento meglio, o almeno credo di sentirmici.
Penso che passerò il resto della notte a guardare Cantando sotto la pioggia, sono troppo agitato per riuscire a dormire.
A domani.

 

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao a tutti! Spero vivamente che questo capitolo vi sia piaciuto: qui si iniziano a vedere le vere conseguenze della scelta di Kurt di vivere con due ragazzi, e quindi la disapprovazione della famiglia. Sono proprio contenta di essere riuscita a postarlo adesso, visto che il sito sarà in manutenzione questa sera. Grazie, grazie, e fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio, Beth ♥

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Capitolo 12
*** XII capitolo ***


La giornata cominciava bene per le due ragazze, che con i finestrini aperti volavano verso il 12 di Brice Avenue. Era una giornata insolitamente calda per la stagione e Santana adorava come l'aria autunnale di Ottobre sfiorava i capelli chiari e il viso della sua ragazza; Brittany era tranquilla, giocava con la radio e cercava una frequenza che mandasse musica pop e non quelle “pallose arie liriche”, come le chiamava lei. Ma la mattina non era facile trovare una stazione che le piacesse, a Lima non importava che fosse sabato e il tempo fosse mite, tutti gli anziani che riempivano le macchine senza saperle davvero guidare vincevano sui ragazzi che cercavano un giorno di svago dopo una settimana di scuola. Il peso dei cinque giorni di studio non sembrava scalfire la bionda; Santana a volte non sapeva che fare, i professori non capivano Brittany e il modo in cui lei vedeva il mondo, ma non per questo dovevano bocciarla! E poi c'era una piccola questione segreta di cui la latina non osava parlare a Brit: infatti, la madre di Santana le aveva fatto promettere che se Brittany fosse stata bocciata anche quest'anno lei avrebbe comunque dovuto andare avanti, lavorare presso il ristorante spagnolo della zia e guadagnarsi da sé il pane quotidiano. Santana odiava sentirsi così, intrappolata dalle promesse che sua madre l'aveva costretta a fare e sopratutto non poteva immaginare di andare avanti in un qualunque scenario futuro senza la sua Brittany che le stringeva la mano e la faceva sentire semplicemente perfetta.
La BMW rossa fiammante accostò accanto al vialetto che conduceva alla casa dei tre giovani, Santana suonò nervosamente il clacson e fece sbucare la testa dal finestrino aperto.

-Ehi, hobbit! Yo! Vuoi darti una mossa? Non starò ad aspettare in eterno e sinceramente non me ne frega niente se non hai finito di metterti il gel fucsia o quello che è!!

Proprio in quel momento uscì dalla porta un Blaine agitato che di corsa veniva incontro all'auto della latina. Lei trattenne una risata, quanto le piaceva prendere in giro Blaine!

-Uhhuu! Blaine! Non ti sei dimenticato qualcosa? - esclamò Sebastian affacciandosi da una finestrella.

Brittany gli rivolse un saluto ma si bloccò quando vide qualcosa di arcobaleno volare dalla finestra alla testa di Blaine.
Lui acchiappò al volo l'indumento colorato e dopo una brevissima analisi diventò viola d'imbarazzo. Lo infilò nella borsa non sapendo dove altro metterlo e rivolse un paio di improperi a Sebastian, il quale fissava Blaine dalla finestra ridendo a crepapelle. Santana inarcò un sopracciglio perfetto quando Blaine le si avvicinò per salire in macchina.

-Niente!! - rispose lui abbassando gli occhi e infilandosi nell'auto.

-Ma...Blaine, quello non era un tanga vero?

Santana scoppiò a ridere alle parole della fidanzata che seriamente non era certa di quello che aveva visto; per quanto la riguardava poteva anche trattarsi di un uovo di Pasqua portato in anticipo dal coniglietto pasquale.
Blaine non rispose e si coprì il viso bordeau con la mano.

-Oh, per favore, non dite altro...

Le ragazze risero e si scambiarono uno sguardo complice, che assicurò a Blaine un interrogatorio in piena regola su quanto era accaduto la notte scorsa.
Verso mezzogiorno e mezza erano ancora in macchina e Brittany aveva passato a Blaine dei disegni che voleva mostrargli a tutti i costi: ritratti di Santana, modelli di abiti stravaganti e paesaggi che avrebbe voluto visitare, tutti con un arcobaleno accesso che spiccava in ultimo piano. Blaine osservò i lavori di Brittany e ne rimase davvero colpito: non sapeva che la ragazza sapesse disegnare così bene! Pensava che l'unica cosa in cui riuscisse fosse ballare. Santana ben presto si annoiò di sentire lodare la sua ragazza come se fosse stata una specie di ritardata, con tutta quella sorpresa non nascosta che sembrava più un insulto, e cominciò a giudicare i vestiti di Blaine.
Prima ancora di aver finito di criticare i pantaloni ostinatamente corti di Blaine, che gli lasciavano scoperta la caviglia e che non avevano assolutamente senso in Ottobre, arrivarono al centro commerciale di Fort Shawnee, dove avevano appuntamento con gli altri. Scesero dall'auto,erano tutti di buon umore; sembrava volare nell'aria quella tipica atmosfera di vacanza, che solo degli studenti affaticati in un weekend di inizio anno potevano percepire.
Salirono al secondo piano della grande Mall di Fort Shawnee che non era migliore di quella di Lima per dimensioni o marche, era solo un posto nuovo, che i ragazzi non sapevano a memoria e che quindi diventava automaticamente fantastico. Quando i tre arrivarono al punto d'incontro trovarono già gli altri ad aspettarli, tra chi sedeva su panchine di metallo chiaro, chi osservava le vetrine limpide di un qualche negozio di vestiti e chi fumava di nascosto una sigaretta per poi lanciare la cicca in un vaso, c'erano tutti: Finn e Rachel, Mike e Tina, Sugar, Rory, Joe, Quinn e Puck, Sam e Mercedes. Tutti in ottima forma, per giunta.
Tutti si voltarono vedendo i ritardatari che finalmente arrivavano.

-Oh, alleluja! - mormorò Quinn vedendo arrivare le sue amiche, poi corse verso di loro e le tre si unirono in un grande abbraccio.

Blaine raggiunse subito Mercedes, Rory e Sam che stavano accanto ad una pianta del tutto fuori luogo; voleva parlare con Mercedes, doveva parlare con lei e congratularsi. Perché Mercedes Jones, nonostante fosse una cara amica di Blaine, era adesso conosciuta da gran parte dei teenagers americani come una diva, e lui stimava parecchio quella ragazza che era riuscita ad ottenere un contratto al suo ultimo anno di liceo.
Ma dovette aspettare per parlare con la star, perché Rachel, che si sentiva una vera Prima Donna, gli corse incontro alzando le braccia ed esclamò:

-Ecco qui Rachel Berry! Direttamente da New York! Blaine...ohh! Come stai?

Lo strinse in un abbraccio che il moro ricambiò appena e poi passò a salutare il resto del “vecchio” Glee club.
Praticamente tutti adesso avevano una nuova vita.
Rachel Berry: diciannove anni, frequentava la New York Academy of Dramatic Arts, dove studiava canto come non aveva mai fatto e dove sperava di poter cominciare a spianarsi la strada per il successo.
Finn Hudson: il fidanzato di Rachel che andava alla Ohio State University grazie ad una borsa di studio per il football vinta nel suo ultimo anno di liceo al McKinley; Blaine non era particolarmente felice di vederlo perché sapeva che gli avrebbe fatto domande su Kurt e sul loro stile di vita.
Poi c'erano Mike e Tina, la coppia di asiatici che era riuscita a sopravvivere al liceo stando insieme e condividendo passioni e hobbies. Mike, dopo aver litigato a lungo con i suoi genitori, si era deciso a frequentare un master di informatica che durava due anni, dopo di questo avrebbe potuto cominciare subito a lavorare e frequentare una scuola serale di ballo per far diventare quello il suo vero lavoro in un futuro non molto prossimo. Tina aveva accettato il progetto di Mike, o meglio, dei suoi genitori, ma restava ferma nell'idea di dover continuare a coltivare l'amore di Mike per la danza, non avrebbe lasciato che il suo ragazzo finisse a lavorare come progettatore di computer nella periferia di Lima. Lei, intanto, dopo un bel numero di provini, era riuscita ad entrare nel coro Jazz di una piccola band emergente; viaggiava di tanto in tanto, ma poi tornava sempre dal suo magnifico fidanzato a Lima, che la raggiungeva nel piccolo appartamento che lei condivideva con altre due ragazze asiatiche e che le preparava una buona cenetta, assicurandole una notte romantica. Tina avrebbe voluto avere una casetta propria, sua e di Mike, ma i suoi genitori non appoggiavano l'idea e quindi il più delle volte la ragazza era costretta a scacciare le sue coinquiline: meglio nel suo piccolo appartamento ai bordi di Lima che a casa dei genitori di Mike, dove lui ancora viveva.
Quinn Fabray era riuscita nel suo intento di riprendere una vita normale e adesso poteva vantarsi di essere una degli studenti più eccellenti della Yale University. Non aveva abbandonato del tutto la musica, infatti era diventata un membro importante del coro della parrocchia maggiore della sua zona e le sere si divertiva ai locali karaoke con un paio di amici di Yale. Non aveva un fidanzato fisso: negli ultimi mesi era passata da un ragazzo all'altro senza troppe restrizioni ma si riprometteva di stare ben attenta in futuro.
Noah Puckerman aveva soddisfatto sia il lato lavorativo del suo essere, per quanto sviluppato esso possa essere, sia quello sentimentale; infatti si era stabilito a Los Angeles, California, ed aveva avviato la sua impresa di lava-piscine con successo, entrando nel letto di metà delle rispettive proprietarie fieramente sposate.
Gli altri ancora frequentavano il liceo McKinley e costituivano l'attuale Glee Club, sempre guidati dal professor Shuester che finalmente era riuscito a sposare la sua Emma.
I ragazzi, dopo essersi aggiornati sulle rispettive vite ed essersi scambiati i soliti saluti entusiastici si diressero verso il primo negoziò che capitò loro sotto gli occhi, scorrazzando come bambini in cerca di giochi nuovi. Nonostante tutto, Blaine si sentiva felice e pronto per divertirsi. Sorrise prendendo la mano di Sugar ed entrando da Gap.

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao a tutti! Mi dispiace tantissimo di aver saltato l'aggiornamento di sabato, prometto che non succederà più! Intanto vi chiedo perdono e spero davvero che questo capitolo, pur essendo uno di passaggio, vi sia piaciuto! ^__^ Grazie!
Un bacio, Beth ♥

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Capitolo 13
*** XIII capitolo ***


                                                                                                                                                                            Sabato 17 Ottobre, ore 19:30
Caro diario,
oggi è stata una giornata très fatigué. Io, Blaine e Sebastian ci siamo svegliati presto la mattina, Blaine doveva andare a fare shopping a Fort Shawnee e Santana e Brittany, che sono state terribilmente puntuali nel passarlo a prendere. Sebastian non ha perso l'occasione per prendere in giro Blaine di fronte a Santana - visto che non vuole più litigare con lei ha deciso che il loro nuovo passatempo preferito sarà ridicolizzare Blaine, al quale in fondo non dispiace. Quindi, quando Blaine si è svegliato, già in ritardo, Sebastian non ha perso tempo e mi ha ordinato di occupare il bagno, saltando sopra a Blaine e bloccandolo sul letto. Non so cosa abbiano fatto, okay...non è difficile da immaginare, io sentivo più che altro la risata allegra di Sebastian. Poi, quando Blaine è riuscito a scappare dalle nostre grinfie e ha superato la soglia di casa, Sebastian si è affacciato alla finestra e gli ha scaraventato addosso quell'orribile tanga arcobaleno che gli abbiamo trovato nel “cassetto segreto”. No, ma davvero...dove le trova certe cose?! Dopo che Blaine è partito Sebastian non ha perso il suo buon umore e mi ha preparato delle uova con pancetta davvero ottime, poi mi ha fatto vestire rapidamente e mi ha condotto fuori di casa, a cavallo della nostra Versys. Per tutto il giorno mi ha portato da un locale all'altro, alla disperata ricerca di una camera, appartamento, palazzo che fosse adatto ad essere usato come scuola di ballo. Purtroppo oggi non siamo riusciti a trovare niente di niente. Seb non si è dato per vinto e dice che domani riusciremo a scovare qualcosa, dice che se lo sente ma io non sono altrettanto positivo. Se ci si pensa bene, questa della scuola di ballo è davvero una follia. Ma lasciamo stare, Sebastian è un ragazzo intelligente e ha tutta la mia fiducia, ah, come lo sento vicino in questo momento! Devo ammettere che passare un po' di tempo con lui da solo non mi dispiace affatto. Tra mezz'ora andiamo insieme a cena al ristorante thailandese...evviva!
Oh, prima che chiudo, devo farmi venire un colpo di genio e trovarmi un lavoro che non mi occupi tutta la giornata. Ho bisogno di tempo per pensare seriamente a cosa faremo dopo il diploma di Blaine, ma, nel frattempo, i ragazzi vogliono assolutamente che faccia qualcosa invece di stare così, a svagarmi e basta. Uff...io non voglio finire come commesso di un qualche negozio di periferia o a lavorare da McDonalds; merito qualcosa di più, giusto?
Mmmh, forse lunedì potrei cercare un provino per una comparsa in una qualunque serie TV o qualcosa del genere...
A domani!

                                                                                                          ***
                                                                                                                                                                      Domenica 18 Ottobre, ore 22:00

Caro diario,
Ah, quanti fatti da raccontare, oggi! Innanzitutto, la buona notizia: abbiamo il locale per la scuola di ballo. È un complesso di quattro stanze ariose e spaziose: una camera servirà da ufficio e centro registrazione degli iscritti, un'altra sarà lo spogliatoio maschile e una quello femminile, l'ultima la stanza da ballo vera e propria, dove si eseguiranno le lezioni. Sembra progettato come una vera scuola di ballo e non potremmo essere stati più fortunati! Il realtà, tutta la mia gratitudine va a Mike Chang: è stato lui a recuperare l'appartamento.
Questa mattina, dopo esserci preparati in silenzio per non svegliare Blaine (ha davvero bisogno di un giorno di riposo, povero tesoro) siamo usciti, diretti al Lima Bean per un caffè rapido. Lì, ringraziando la nostra buona stella, abbiamo incontrato Mike, il quale non solo ci ha offerto dei cornetti davvero squisiti, ma ha cominciato spontaneamente a parlare del nostro progetto e ci ha detto che un suo vecchio amico aveva tenuto da parte l'immobile proprio per lui. A quanto pare, è la storia di un ragazzo di nome Shum Jeing, ottimo amico e persona felicemente altruista. Quando sua madre ha deciso di trasferirsi da Lima per una meta più soleggiata a meno esclusa dell'Ohio, il giovane Shum ha subito pensato al suo carissimo amico cinese ed è riuscito a convincere mamma Jeing a non vendere l'immobile ma a conservarlo, nel caso diventasse utile per Mike.
Questo è il resoconto ufficiale, io sono convinto che Shum non sia etero sul serio e abbia una scottante cotta per Mike. Ad ogni modo, la generosità di Mr. Jeing si è rivelata davvero utile e adesso siamo tutti contenti! Sebastian intende avviare subito i lavori di ristrutturazione e non avrebbe esitato a pagare una squadra specializzata se solo Mike non avesse un'indole risparmiatrice; infine hanno deciso che un po' di olio di gomito basterà a rendere il locale come nuovo e passeremo lunedì, martedì e mercoledì pulendo, dipingendo e piazzando barre di danza tutti insieme. Vorrei scrivere che spero davvero che vada tutto bene ma non penso ce ne sia bisogno; Mike e Sebastian sembrano avere un rapporto perfetto per questo genere di progetto: Mike ha dalla sua parte tutto il talento nel ballare e nell'insegnare, Sebastian la praticità dell'affarista e l'entusiasmo nel riunire la gente più disparata in una stanza sola. Non mi stupirei se riuscisse a combinare un matrimonio con i futuri iscritti e nemmeno se convertisse qualcuno di loro da eterosessuale a gay. Sebastian è molto sexy quando balla...suda...e magari si toglie la maglietta...mhm…i suoi addominali… Okay, basta pensieri impuri! Da giovedì comincerà la campagna pubblicitaria e andremo in giro per Lima ad appendere volantini. Se tutto va bene, venerdì apriremo le porte della scuola e alle 10 e mezza di mattina avverrà la prima lezione!
Ah, come potrebbe la vita essere più perfetta??

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Salve! Questo capitolo è un po' corto ma cominciano a muoversi le acque. Scusatemi per l'incostanza nell'aggiornare e vorrei ringraziarvi di nuovo. Un grazie enorme va anche alla mia beta che non la smette di incoraggiarmi e che mi fa sentire semplicemente fantastica anche se in realtà non lo merito. Amber, you are my love! ♥ Ovviamente, mi piacerebbe da matti sapere cosa ne pensate, anche un piccolo commento mi farebbe saltare di gioia! Il prossimo aggiornamento sarà domenica, per poi ricominciare con martedì e via normalmente. Grazie per chi è arrivato fino a qui! :)
Un bacio, Beth

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Capitolo 14
*** XIV capitolo ***



                                                                                                                                                                         Lunedì 19 Ottobre, ore 13:10

Caro diario,
sono appena tornato. Questa mattina sono uscito per comprare della nuova carta da parati per la scuola e, mentre stavo camminando frettoloso dinnanzi alla Ohio State University, ho visto qualcosa di davvero incredibile. Lo so, non dovrei andare da quella parte della città, sopratutto perché mi ricorda l'esistenza dannata del mio fratellastro Finn Hudson e, sinceramente, vivo benissimo anche senza di lui; ma, che ci posso fare se i migliori negozi di arredamento stanno proprio lì?!
Comunque, passai davanti a un muro pieno di volantini e il destino mi condusse lo sguardo su un foglietto pubblicitario su cui era scritto a grandi caratteri:

PROVINO GENERALE PER IL CAST DI “WICKED”
Ammessi uomini e donne dall'età di 16 anni fino ai 43, requisiti fondamentali:
competenza canora e capacità atletiche,
disponibilità 24 ore su 24,
salute perfetta.
Non è richiesto curriculum vitae di nessun genere.
AUDIZIONI:
nell'auditorium della scuola statale William McKinley High School,
dal giorno 5 Ottobre al 21 Ottobre, dalle ore 10:30 alle 21:00.

Incuriosito mi fermai e staccai il pezzo di carta dal muro. Quella era l'occasione che cercavo, ne ero sicuro. Mi soffermai sulle date e stavo quasi per abbandonare, – come avrei fatto a preparare un'audizione degna di Wicked in due giorni? - quando poi un'altra scritta attirò la mia attenzione. Stava sul fondo del dépliant e seppur era scritta a caratteri cubitali, il colore giallo del carattere non spiccava in mezzo alle altre parole scritte in un nero inchiostro.

CON LA PARTECIPAZIONE STRAORDINARIA DELL'AGENTE DISCOGRAFICO A. KAROFSKY

In primis non mi sembrò un fattore importante ma poi, mentre tornavo a casa, con il foglio ancora stretto in mano, mi ricordai di quando Sebastian e io stavamo guardando un programma televisivo due sere fa. In TV c'era proprio un certo Alan Karofsky e l'intervistatrice sembrava sul punto di svenire dalla stima che provava per lui. Karofsky parlava di Withney Huston come se la considerasse una Dea, e questo era bastato ad ingraziarmelo.
Non so se fu quel nome o semplicemente la voglia di fare qualcosa e mettermi alla prova, ma mi sentii come se non potessi fuggire da questa audizione, come se fosse stato il destino a condurla a me. Okay, non so se credo al fato e cose del genere ma comincerò a lavorare sul mio provino per Wicked – ah, fosse stato un altro musical non ci avrei nemmeno fatto caso ma...Wicked! Whee! - da oggi stesso. Ho già una mezza idea per la canzone e la coreografia, ora, mi servono quei pantaloni...li ho visti l'altro giorno sulla copertina di Vogue e so che indossarli sarà dura ma devono essere miei!!
Riscriverò quando avrò un po' di notizie riguardo la scuola di Sebastian. Oh, a proposito...a quanto pare non potrò inzaccherarmi le mani per aiutarlo con la ristrutturazione...peccato!
Ora scappo, vado a pranzo con Blaine e degli amici Usignoli al Bel Grissino!

 

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Sono tremenda, lo so. Mi dispiace tantissimo, confido nel vostro perdono. E spero come sempre che il capitolo vi sia piaciuto! Un grande bacio e grazie!
Beth ♥

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Capitolo 15
*** XV capitolo ***


Il sole illuminava la grande sala, arrivava fino ai volti dei cinque amici attraverso le ampie finestre ben lucidate.
-Beh, niente male! - esclamò Blaine sorridendo al locale dagli alti soffitti. In una giornata e mezzo Sebastian e la squadra da lui organizzata erano riusciti a fare un lavoro meraviglioso.
La stanza era grande di suo, ma sistemata così, senza tende superflue e vasi di fiori sparsi ovunque, appariva ancora più spaziosa. I soffitti alti la rendevano ariosa e grazie alle finestre lunghe che ricoprivano praticamente tutta la parete ovest la luce filtrava e quasi abbagliava con il suo riflesso sugli specchi che seguivano le curve della parete destra. Lo spazio era più lungo che largo, la porta in legno di mogano rubava un piccolo rettangolo alla parete degli specchi. Non c'erano luci, se non un grande lampadario al centro del soffitto. Quella mattina avevano applicato gli specchi sulla parte est; il giorno prima avevano dipinto con una vernice giallo chiaro che aiutava a rendere il locale soleggiato ed allegro. In fondo alla stanza, sul lato più corto, troneggiavano dieci armadietti di un azzurro acceso, con i pomelli giallo pastello e le rifiniture in un oro pallido. All'interno degli armadietti avevano posizionato lunghi tappetini da yoga e attrezzi simili, che la sera precedente erano stati acquistati da Kurt.

-Sì, - assentì Santana infilandosi una mano tra i capelli setosi. - Ines ha fatto un ottimo lavoro ieri pulendo tutto: era davvero uno schifo. Oh, senza offesa Chang.

Mike le lanciò un'occhiataccia. Il suo Gēgē* Shum era stato un angelo ad affittargli il locale ad una spesa minima, Santana doveva stare attenta a come parlava.

-Ehm...sì. Certo, Ines adora pulire stanze vecchie. - Sebastian ridacchiò.

Mike si assicurò di aver lanciato un'occhiataccia anche a lui: Sebastian, infatti, gli aveva promesso che non avrebbero speso soldi in personale per la ristrutturazione del locale. Ma chissà perché, Sebastian aveva poi ricordato di avere un'amica che adorava fare le pulizie: Ines Muñez, una cugina di settimo grado di Santana, - Mike era pieno di dubbi ma non aveva opposto una grande resistenza.

-Okay, fantastico. Dov'è Kurt?? Mi sembrava di aver capito che questa orribile spilletta – esclamò la mora indicando un cerchio rosa applicato sulla sua giacca di pelle nera. - significava “squadra pulizie di Mike e Sebastian” o qualcosa del genere. Kurt non ha fatto nulla se non lo shopping. E sappiamo che fare shopping non è una cosa che lo disturba più di tanto...
Sebastian, l'unico che avrebbe potuto replicare, si avvicinò a Santana e le mormorò piano.

-San, non fare la zitella acida. Kurt sta provando per l'audizione.

Brittany sussurrò qualcosa che assomigliava a “lui sì che è impegnato” ma nessuno se ne curò.

-E poi, - aggiunse Seb con voce sprezzante. - quei budges sono stupendi.

Accarezzò i capelli ribelli di Blaine, in un gesto affettuoso. Blaine sorrise fiero di sé stesso.

-Oh, non mi è costato nulla... - disse in uno strano borbottio timido e sommesso.

 

 

*traduzione fonetica di “fratello” in cinese.
 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Capitolo molto corto e più che altro descrittivo, ma che spero vi sia piaciuto ugualmente! Grazie a tutti e Buon Halloween in ritardo! :)
Beth ♥

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Capitolo 16
*** XVI capitolo ***


                                                                                                                                                                         Mercoledì 21 Ottobre, ore 6:30

Caro diario,
sono agitatissimo!! Ieri sera sono andato a dormire presto per assicurarmi un sonno di bellezza. Ero certo che sarei stato troppo nervoso per dormire a lungo, per fortuna, grazie alla mia precauzione, oggi non ho la faccia di uno zombie. Forse è strano e stupido sentirsi così agitati in un'occasione simile. Okay, ho avuto pochissimo tempo per prepararmi e tutto, ma il numero che ho progettato è semplicemente perfetto. Perfetto e sexy...e assolutamente vincente. Dopo avermi visto durante la mia prova generale Sebastian ha quasi avuto un'erezione. Sì, forse lui è esagerato ma...beh, sono abbastanza sicuro di me. La canzone mi viene benissimo, la trovo molto autobiografica, mi rispecchia e questo certamente mi aiuterà. Il ritmo non è frenetico ma avvolgente e ci sono abbastanza pause per lasciarmi prendere il fiato tra una mossa e l'altra. L'unico mio timore: la piroetta. Devo fare una piroetta ed ho così paura di cadere a terra. Dall'alto il pavimento sembra molto meno stabile e mentre giro su me stesso in aria mi sento più goffo che altro. Ne ho provate a milioni – per fortuna che in camera di Blaine e Seb c'è la moquette -, la maggior parte mi vengono bene ma c'è quella piccola percentuale di possibilità di sbagliare che mi lascia atterrito.
Questa è la mia occasione, me lo sento, non la sprecherò.

                                                                                                       ***
                                                                                                                                                                         Mercoledì 21 Ottobre, ore 9:30

Caro diario,
sono ad un parco pubblico di fronte al liceo McKinley. Quanti ricordi mi porta a galla quest'edificio! Ma adesso sono già pieno di emozioni per conto mio, senza che me ne vengano aggiunte altre dall'ambiente familiare. Mi sono già registrato all'elenco dei partecipanti. Apriranno le porte dell'auditorium alle 10:30 – si vantano della loro puntualità – e la prima concorrente è una ragazza californiana di nome Sarah Tiles. Tutta questa storia della lista di chi parteciperà alle audizioni mi ricorda tanto un programma televisivo di cattivo gusto. Come possono trattarci così? Noi siamo le future stelle! Mah...credo che non tutti la pensino in questo modo: non siamo a Broadway, è solo uno squallido teatro di una cittadina dell'Ohio. Uff, sento lo stress salire alle stelle ogni volta che la porta principale della scuola viene aperta. Sono contento di essermi portato dietro il diario, riesce un po' a far scemare la mia agitazione. Blaine è qui con me. Sebastian doveva occuparsi della scuola, oggi hanno fatto stampare una grande quantità di volantini che domani dovremo distribuire. Devo ammettere che mi dispiace essermi perso la maggior parte dei preparativi, ma Blaine dice che così sarà meglio: avrò la visione totale della futura scuola di ballo quando essa sarà pronta. Spero che vada bene, almeno la scuola...Se non riesco al provino posso unirmi a Seb e Mike, qualcosa sulla danza la so...
No! Basta, Kurt! Basta pensieri negativi, andrà tutto per il meglio!
Ah, prendo un'altra sorsata di caffè del Lima Bean, ne ho bisogno. Solamente in questa mattinata devo aver bevuto almeno un litro di caffè. Spero che non mi faccia male. Oh...aspetta! Blaine ha le sigarette! Quali sono...? Mmmh, Malboro. Sono salvo, ecco qui la soluzione al caffè.

                                                                                                               ***

Alan Karofsky prese un'altra sorsata di acqua minerale e sospirò. La ragazza, Sarah Tiles, era appena uscita dall'auditorium in lacrime. Alan odiava quella parte del suo lavoro: vedere una giovane mediamente talentuosa disperarsi per non aver vinto quel premio o, in questo caso, aver superato un certo provino. Purtroppo, Alan era un genio, ma non era onnipotente. Non poteva premiare tutti solo per la loro buona volontà; lui doveva trovare i veri talenti e farli emergere. Si passò una mano tra i capelli mentre il prossimo concorrente entrava. Oh, era anche lui un ragazzino.

-Non ha più di diciassette anni... - borbottò Alan tra sé e sé, per poi aggiungere ad un tono di voce più alto. - Buongiorno, si accomodi, signor...Kurt Hummel.

Con la mano disegnò un ampio arco verso il palco. Il ragazzo sembrava indeciso e rimase per mezzo secondo immobile sulla porta della grande sala, esaminando con occhi circospetti tutto l'ambiente. Alan attese pazientemente che Kurt Hummel ritrovasse il suo coraggio. Bastarono pochi minuti.

-Salve. - Kurt adesso era deciso: voleva fare colpo e ci sarebbe riuscito. - Sono Kurt Hummel e ho scelto un brano da “The Boy from Oz”. Faccio l'audizione per Fyero, ma va benissimo anche una qualunque altra parte. - sorrise, sfacciato.

Alan annuì e strappò il primo foglio di carta dal suo blocco. Stappò la penna.
Le note della canzone cominciarono a volare per la stanza. Kurt Hummel aveva scelto l'esatto centro del palco per cominciare l'esibizione. La sua espressione, fino ad un attimo prima titubante, divenne concentrata. Chiuse gli occhi e cominciò a cantare.

Comin' home used to feel so good, I'm a stranger now in my neighborhood

Karofsky restò per un attimo imbambolato: Kurt aveva una voce incredibile. Era una voce che trasportava, travolgeva, sembrava una brezza in piena estate. No, una brezza sarebbe stata più leggera, era tramontana, non lasciava via di scampo. La canzone continuava e Alan Karofsky sentì la fronte imperlarsi di sudore quando...

Though I may look the same way to you, underneath there is somebody new!

Il ragazzo si strappò i vestiti. L'espressione di Alan, che fino ad un attimo prima era seriamente spaventata e incredula, diventò sollevata quando vide che Kurt indossava altri vestiti sotto allo smoking nero e al papillon bianco. Poi la sua espressione lasciò lo spazio alla sorpresa e all'imbarazzo quando si accorse del genere di vestiti che fino ad un istante prima aveva nascosto. Mr. Hummel indossava con orgoglio una semplice camicia nera, con i bottoni sul fronte e delle piccole strisce di lustrini dorati sulle spalle che si abbinavano ai pantaloni. Oh, Dio, che pantaloni. Erano jeans tremendamente attillati, d'oro, senza eccezioni, retti da una cinta fine nero lucido. Il ragazzo si muoveva e la sua voce riempiva la stanza; in un certo modo, era affascinante. Tuttavia, Alan trovò numerose imperfezione ed uno stile completamente opposto a quello che cercava per il suo Wicked. Fosse stato per un altro musical avrebbe scritturato il ragazzo immediatamente, ma come poteva prendere nel cast della storia delle streghe del Mago di Oz un ragazzino eccentrico con la voce infantile? Eppure...
la sua coreografia era come il resto travolgente. Kurt Hummel sorprendeva, e Alan doveva ammettere che questo era un bene.

I am not...
I am not...
I am not...the boy next door!


La canzone terminò e l'incantesimo si spense altrettanto improvvisamente a come era iniziato. Kurt Hummel stava lì, al centro del palco, con le mani in aria e l'espressione divina. Sembrava in attesa di applausi.
Brad il pianista fece qualche timido “clap,clap”, per poi tornare al suo pianoforte, che era la sua casa e la sua famiglia.
Alan alzò appena gli occhi dal foglio ed incrociò lo sguardo con quello di Kurt Hummel. Fissava il giudice con un palese trionfo negli occhi e con un'aria di superiorità molto da diva. Alan rimase impassibile e terminò di scribacchiare i suoi appunti; la sua penna non si era fermata un attimo durante tutta l'esibizione.
Stava per aprire bocca quando sentì dei mormorii provenienti dal fondo dell'auditorium. Si voltò, subito arrabbiato: quelle audizioni erano a porta chiusa. Seduti timidi verso la fine delle lunghe file di poltroncine blu, c'erano due ragazzi: un maschio, Alan riusciva a vedere solamente i suoi capelli ricci e neri e il suo maglione grigio a righe, e una ragazza nella media, totalmente insignificante. Alan gli lanciò un'occhiataccia che zittì le loro chiacchiere inutili, poi tornò con lo sguardo a Kurt Hummel.

-Grazie, le faremo sapere. Arrivederci. - il suo tono era piatto e diplomatico, non tradiva nessun' emozione.

Kurt non poté impedire alla sua bocca di spalancarsi, pieno di incredulità. La sua espressione sembrava parlare: “...solo questo?!”.

Alan si autorizzò un sorriso amichevole. -Signor Hummel, abbiamo il suo numero di telefono. La contatteremo attraverso quello o l' e-mail, non si preoccupi. - aggiunse in tono pratico. Il ragazzo era ancora pietrificato nella sua posizione da prima donna. - Ora...se non le dispiace. - Alan si schiarì la gola. - devo proseguire con le audizioni.

Stava preparando il suo sguardo da duro, in caso si fosse reso necessario ma improvvisamente Kurt Hummel deglutì, abbassò le braccia ed annuì.

-Sì, certo, capisco. - la sua voce era emozionata e acuta, come notò Karofsky. - Non prenderò altro del suo tempo...prezioso. Ma, mi raccomando, non perda il mio numero.

Detto questo fece un piccolo inchino a lui, a Brad, ai ragazzi in fondo alla sala. Si girò e camminò a testa alta fino al bordo del palco scenico, dove giacevano i suoi vecchi vestiti. Li raccolse e rivolse uno sguardo complice ai ragazzi in fondo che si alzarono dalle poltrone, avvicinandosi al ragazzo.

-Arrivederci. - sussurrò la ragazza, in direzione prima di Alan e poi di Brad.

-Arrivederci. - la imitò l'altro ragazzo, con un sorriso sul volto.

Rapidi uscirono da quella stanza.

E anche questa è fatta, pensò Alan, non li rivedrò mai più.

Ancora non sapeva che si sbagliava di grosso...

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ciao! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto tanto quanto a me è piaciuto scriverlo! È un punto fondamentale della storia, ed è molto importante per come si evolveranno gli eventi d'ora in poi. Se c'è qualcuno che pensa qualcosa su questa storia, che ha consigli o critiche, mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate! :) Grazie!
Un bacio, Beth ♥

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Capitolo 17
*** XVII capitolo ***


                                                                                                                                                                         Giovedì 22 Ottobre, ore 19:20

Caro diario,
la vita fa schifo. In questo momento detesto quasi tutte le forme di vita. Odio chi ha scritto Wicked, odio chi ha scritto The Boy from Oz, odio il clima dell'Ohio, odio Lima, odio Hugh Jackman, ma sopratutto, più di ogni altra persona al mondo, detesto dal profondo del cuore Alan Karofsky.
Forse non dovrei essere così melodrammatico – è quello che mi dice Blaine – ma non riesco davvero a farmene una ragione. La mia audizione era perfetta, non riesco a capire cosa quel Karofsky ci possa aver trovato di sbagliato! Sono stato fa-vo-lo-so. Devo continuare a ripetermelo perché se non lo faccio mi sembra che la mia vita non abbia senso.
Ieri c'era ancora il sole, nessuna nuvola che con il suo presagio di cattivo tempo inquinava il mio cielo perfetto. Il provino è stato una meraviglia. Tutta l'ansia ne è valsa la pena: non mi sono mai sentito così perfetto come sul palco scenico dell'auditorium del McKinley, di fronte al giudice e a Blaine. Tutto sembrava si stesse sistemando così come doveva, la mia vita stava prendendo la strada giusta e, non so perché, pensavo che sarebbe partito tutto da quel maledetto provino. C'era anche Rachel-petulante-Berry, venuta per vedermi e poter sparlare di me, ma nemmeno lei ha trovato niente di meglio da dirmi se non “complimenti, sei stato meraviglioso”. E poi ero assolutamente certo che l'avrei passato. Insomma, l'espressione di Karofsky diceva tutto. Mi assicurava un futuro roseo e pieno di successi ed invece no, ho fallito. Il fallimento è uno dei dispiaceri più acuti ch'io abbia mai provato. Quando fallisci in una cosa non puoi incolpare gli altri, ti sembra di odiarli ma in realtà l'unico con cui ce l'hai a morte, sei tu. Mi sento uno schifo, come se non potessi concludere mai nulla di buono nella mia vita, uno spreco, una nullità. Sebastian e Blaine hanno già cercato di tirarmi su ma è dura...come posso dedicarmi ad una qualunque occupazione normale se ho fallito nel mio vero sogno? Certo, forse dovrei metterci sopra una pietra e trovarmi un lavoro in un pub o aiutare Seb per la scuola di danza. Ma non me la sento di fare niente, se non bere caffè e fumare. Purtroppo, o per fortuna, dipende dai punti di vista, i miei ragazzi non sono d'accordo e hanno adottato la politica del “teniamo-Kurt-sempre-occupato”, il che mi lascia poco spazio alla commiserazione.
Ma parliamo del presente. Visto che non posso pensare al mio futuro senza scoppiare il lacrime, che non è proprio il massimo quando stai in mezzo alla folla, mi dedicherò solo ed esclusivamente al presente; giorno dopo giorno. Sono convinto che questo diario mi aiuterà!
Oggi abbiamo passato praticamente tutta la mattinata per il centro di Lima a distribuire i volantini della scuola di ballo. Li ha realizzati in tutto e per tutto Sebastian e non so se Mike gradirà...Sono davvero fantastici ma hanno quel non so che che sembra gridare “GAY” in fucsia fosforescente. Comunque, spero che attiri un po' di eventuali iscritti. Se tutto va come progettato, dovremmo riuscire ad aprirla domani, venerdì. Io non ho niente da fare, e mi sono offerto di stare alla scrivania e fare da segretario. Prenderò le iscrizioni, mi assicurerò che tutti abbiano il certificato medico e mi occuperò delle rate di pagamento. Non so davvero cosa aspettarmi, ma spero che vada tutto bene: Sebastian se lo merita.
Blaine è molto triste perché si perderà l'apertura, ma venerdì ha un test importante e deve studiare sodo. Sì, la Dalton è una scuola privata ma non per questo ti regalano il diploma. Mah...ormai non so neppure se ne valga ancora la pena...
Stop! Devo smetterla con i pensieri tristi. Anche perché ogni volta che uno di essi mi si affaccia nella mente – e sono sempre gli stessi: l'odio per Alan Karofsky, il vuoto che sento dentro…penso di star diventando un po' monotono - prendo una sigaretta e spengo il cervello. Però non voglio che il fumo mi rovini la voce...anche se il mio mondo sembra non capirlo, la mia voce è l'unica cosa per la quale sono disposto a combattere. Forse potrei anche diventare meschino, se questo volesse dire far sentire la mia voce al mondo...
Oh, adesso devo andare. Sebastian e Blaine insistono per portarmi a cena fuori. Ho il dubbio che Seb si sia fatto fare un nuovo assegno da suo padre...
A domani.

 

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Salve! Probabilmente dopo questo capitolo odiate sia me sia Alan, ma vi assicuro che è tutto programmato per un bene superiore :D Spero che vi stia piacendo come sto mandando avanti la storia e che nessuno ne rimanga deluso. Nonostante sia la mia prima fanfiction su Glee, e la prima in assoluto che pubblico qui, ci tengo davvero. Grazie ai lettori silenziosi, e ripeto, mi piacerebbe molto avere il vostro parere!
Un bacio, Beth ♥

ps: sto tornando ad essere puntuale... devo avere paura? xD

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Capitolo 18
*** XVIII capitolo ***


                                                                                                                                                                           Venerdì 23 Ottobre, ore 23:20

Caro diario,
venerdì è finalmente arrivato e con esso anche un mucchio di novità: la scuola di ballo ha finalmente aperto le porte ai clienti! L'apertura è stata un'esperienza fantastica. C'erano palloncini e coriandoli dappertutto, Sebastian e Mike erano di ottimo umore e inoltre siamo riusciti ad avere già sette iscrizioni. I ragazzi vogliono organizzare cinque gruppi, ognuno da dieci persone. Non so se ci riusciremo ma per essere stato il primo giorno non è andata affatto male, anzi, tutto il contrario. Santana e Brittany ci hanno raggiunto verso l'ora di pranzo, quando la maggior parte degli iscritti aveva già fatto la sua ora di prova, e hanno portato Fish 'n Chips. Mmmh, questo genere di cibo è pesante per lo stomaco e va tutto sulle cosce, ma per una volta ho fatto uno strappo. Devo ricordarmi di essere più cauto la prossima volta. Okay, non sono stato preso ad una stupidissima audizione – sono così fiero di me stesso: finalmente riesco a considerarla stupida - ma questo non vuol dire che voglio perdere la mia linea.
Ad ogni modo, c'è un altro fatto importante accaduto oggi, nel tardo pomeriggio...
Eravamo appena tornati a casa e stavamo aspettando Blaine per preparare un po' di té, quando Sebastian mi ha raggiunto in salotto e ha cominciato a parlare.

-Kurt, ho una sorpresa per te!

Il suo tono di voce mi insospettì all'istante: Sebastian è troppo innocente quando vuole fare il vago e non è difficile scoprirlo.

-Mhh. Di che si tratta? - chiesi spostando il libro che stavo sfogliando svogliatamente.

I suoi occhi si illuminarono, fissò lo sguardo nel mio: - Beh...prendila come una sfida. Innanzitutto penso che tu mi debba ringraziare per le mie ottime qualità di stalker professionista. - inarcai un sopracciglio. Seb si lasciò scappare una risata allegra. - Sai, ti ricordi di quel...Karofsky?

Mi lanciò uno sguardo di sottecchi da cui capii che non intendeva ferirmi, rinvangando il nome di quel bastardo.

Annuii. - Sì. Alan Karofsky: un emerito stronzo.

Sebastian rise e mi si fece più vicino sul divano. - Già...beh, vedi, lo stronzo ha un fratello minore.

Restai a fissarlo pacato mentre si attendeva un qualche tipo di reazione. Cosa si aspettava, i salti di gioia? Vuol dire che una volta sei metri sotto terra il senior, il junior potrà continuare con il lavoro da bastardo del fratello. Sì, davvero fantastico.

-Si chiama David Karofsky. - continuò Sebastian distogliendo lo sguardo da me e portandolo sulle sue gambe perfette. - ed è gay.

Rimasi zitto per qualche istante, non sapevo cosa replicare.

-E con ciò? - domandai cercando di catturare il suo sguardo.

Sebastian non ne poteva più: accavallò le gambe sul divano e mi fissò dritto, i suoi occhi di smeraldo ardevano nei miei.

-Kurt Hummel. - dichiarò con voce decisa. - è ora che ti dai da fare. Tu devi conquistare David Karofsky, il fratello minore di Alan. Portatelo a letto, o spezzagli il cuore, queste sono scelte di stile.

Rimasi allibito mentre vedevo scorrere nella sua mente le immagini di ciò che avrei dovuto fare. C'era qualcosa che sentivo essere profondamente sbagliato nella vendetta di Sebastian.
Okay, prima di tutto, non sarebbe dovuta essere la mia vendetta?
Secondo, cosa ci ricavavo ad andare a letto con il fratello di Karofsky? Solo perché è gay devo farmelo? Ma non ha senso!
Sebastian si accorse del mio sguardo sbalordito e mi prese le mani.

-Ehi, ma non è niente di male! - mi rassicurò. - Ho trovato il suo profilo su Twitter: è uno a posto! Peccato che non c'è nessuna sua foto...mmh, sono certo che sia carino. Sai, ho scoperto così tante cose! Ma la più importante in assoluto è che David Karofsky è un bravo ragazzo. E il mio radar mi dice che è anche vergine. Quindi, Kurt, eccoti qui la tua chance di vendetta. Non puoi nulla contro Alan? Prenditela con David. Infondo non ti costerà niente: vai, scopi e torni. Gioco facile, ma vedrai che la vittoria sarà tutta tua.

Mi rivolse un sorriso smagliante e capii che pur di portarmi David Karofsky a casa, mi avrebbe costretto al suo piano.
In quel momento è tornato Blaine e non ho avuto modo di pensare alla proposta di Seb. Ma più tardi, verso le sei e mezza, mi si è riaffacciata l'idea.
Io stavo tranquillamente a limarmi le unghie; Sebastian arrivò quasi di corsa con l'I-Phone in mano.

-Ehi, Kurt! Guarda qua! Un altro po' di notizie sul tuo Karofsky.

Con quella frase ha attirato l'attenzione di Blaine e, infervorato, gli ha raccontato della sua idea geniale. La reazione di Blaine mi ha lasciato a bocca aperta.
Il mio piccolo cucciolo era d'accordo con la mia tigre scatenata. Blaine pensava che mi serviva una rivalsa e che in fondo non c'era niente di male, se poi David non mi piaceva potevo anche farla finita con un appuntamento o due. Non credevo possibile una cosa del genere ma devo ammettere che molto della mia decisione finale la devo al parere di Blaine. Lui è uno di cui ci si può fidare, uno a cui affiderei la mia stessa vita ed è anche molto intuitivo: sa sempre qual'è la cosa giusta.
Successivamente Blaine ha fatto uno sbaglio: è andato in bagno a farsi una doccia e così ha lasciato me e Sebastian in camera mia, da soli.

-Mmmh, vediamo la sua musica. Queen, Rolling Stones, Led Zeppelin, Pink Floyd...Nightwish, Ramones...e oh! Louis Armstrong, Frank Sinatra, Doris Day...e chi diavolo è Glenn Miller?

-Un musicista jazz. - risposi sovrappensiero.

Seb si accorse del mio scarso coinvolgimento e mi sussurrò: - che cosa c'è Kurt?

-Io...non so. - risposi passando all'anulare della mano sinistra. - Non sono ancora convinto che sia una buona idea...

Sentendo quelle parole Sebastian si scosse; appoggiò l'I-Phone sul tavolino da caffè e mi tolse di mano la lima per unghie. Si appoggiò delicatamente al mio corpo, mettendosi sopra di me.

-Andiamo Kurt, non fare il codardo! - i suoi occhi erano smeraldi sciolti e bruciavano con improvviso fervore nei miei. - Io so che tu vuoi...sarà la tua vendetta!...a te piace... - le sue mani erano scattate sui miei fianchi e ora mi lasciavano strisce incandescenti sulla pelle. Il mio respiro divenne affannoso mentre dall'orecchio destro, la sua bocca si spostò fino alla mia. Sentii i suoi denti sul mio labbro inferiore. - vedrai che ti sentirai incredibilmente bene dopo aver strappato la tua parte di soddisfazione ai Karofsky. E poi...è da un bel po' che non vedo il tuo fascino da troia sexy travolgere qualcuno...

Ormai non badavo più alle parole che diceva: per quanto mi riguardava poteva anche mettersi a declamare Jane Austen, il mio cervello era in tilt.
Le sue mani continuavano a muoversi rapide sul mio corpo, le sue dita lunghe scorrevano sulla mia schiena provocandomi dei brividi assurdi.
Mi lanciai sulla sua bocca rossa e dal sapore prelibato e con quel gesto conclusi la nostra conversazione.

 

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Oh, Dea, vi prego perdonatemi! Con gli aggiornamenti sono un vero disastro ma spero ugualmente che non vi scocci troppo. Questo capitolo è abbastanza lungo e spero che vi sia piaciuto! Grazie!
Baci, Beth

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Capitolo 19
*** XIX capitolo ***


                                                                                                                                                                           Sabato 24 Ottobre, ore 12:00

Caro diario,
oggi, con la mente più fresca, riesco a pensare al piano di Sebastian. Devo ammettere che in effetti non è niente di male: chissà, magari questo Karofsky Junior non è così puro come crede Sebastian e di certo non sdegnerà la mia offerta. Quindi sì, ho deciso di andare fino in fondo in questa storia che a volte sembra un gran casino ma che intuisco mi porterà a qualcosa di buono. Seb è riuscito a scoprire che Karofsky Junior va all'Ohio State University, è stato preso con una borsa di studio per il football. Ci mancava questa...spero che non abbia niente di più in comunque con il mio fratellastro Finn Hudson. Già pensare che si conoscono mi spinge ad abbandonare tutto, ma Kurt Elizabeth Hummel non è nato per essere un debole. Ho deciso che proverò per prima la tattica del tocca-e-fuggi; oggi - gli allenamenti finiscono verso l'una, - mi presenterò all'uscita della scuola. Di certo tra una mezz'ora, quando mi sarò preparato, la mente di David Karofsky sarà affollata da immagini poco caste comprendenti me, lui e una qualsiasi superficie solida.

                                                                                                             ***

Sebastian Smythe strabuzzò gli occhi e si sentì mancare il respiro per mezzo secondo, quando vide il suo ragazzo uscire dalla sua stanza. Riuscì a calibrare il battito cardiaco quel poco che gli permise di osservare attentamente Kurt: i capelli castano-biondicci erano pettinati all'insù, in quel modo che conferiva al viso di Kurt un aspetto più maturo. Indossava una giacca aderente di pelle nera lucida, aperta sul davanti, in modo che si vedesse la T-shirt, anche quella nera, con lo scollo a V. Sebastian però non badava più di tanto alla parte superiore dell'outfit del ragazzo, poiché i suoi jeans attillatissimi sembravano gridare “guardaci, guardaci, e amaci”. Le gambe perfette del soprano erano lunghe e slanciate, lo facevano apparire più alto di quanto fosse in realtà, e la stoffa nera opaca dei pantaloni si incurvava mettendo in risalto le doti del ragazzo.
Il completo terminava con un paio di stivaletti scuri, abbastanza anonimi.

Sebastian non poté trattenersi dall'esclamare: - Oh, Kurt...cazzo!

Si sporse per dare una pacca sul didietro perfetto di Kurt che però si scostò in tempo.

-Prendo la moto. - disse in tutta risposta, abbandonando lì Sebastian che molto probabilmente sarebbe svenuto nel giro di pochi minuti.

Il viaggio in moto fu rapido. Kurt correva velocissimo sulle strade poco affollate di una Lima ancora insonnolita; di sabato le persone aspettavano che il sole bruciasse la città prima di iniziare una qualunque attività.
Il freddo tipico di Ottobre sembrava non volersi affacciare sulla piccola capitale dell'Ohio e Kurt non dovette rimpiangere il suo foulard nuovo di Louis Vuitton.
Arrivato sulla 29ma frenò di botto e sistemò la moto in maniera appariscente: doveva attirare l'attenzione anche della piccola porta a est dell'edificio della scuola, da dove uscivano i giocatori una volta terminati gli allenamenti dei Buckeyes. Kurt abbandonò la moto e si diresse verso un muretto rosso sbiadito, tenendo d'occhio la porta. Tirò fuori una sigaretta e l'accese lentamente, prese un tiro o due, sistemò la gamba destra mettendola in obliquo e tirò fuori da una tasca della giacca degli occhiali da sole: dei Calvin Klein nuovi di zecca. Aspettò qualche minuto ma la porta continuava a restare chiusa, e qualvolta si aprisse sbucavano dall'edificio solo teste mezze pelate di addetti alla manutenzione e quant'altro. Kurt cominciò a temere che forse aveva sbagliato giorno e il sito della scuola non era stato aggiornato ma, alla seconda sigaretta, la porta cominciò ad aprirsi con più frequenza e ne uscirono ragazzi sui venti o ventidue, tutti giocatori di football. La maggior parte di loro non prestava attenzione a Kurt, gli passava avanti, al massimo gli rivolgeva uno sguardo disgustato per poi procedere verso la propria strada. Kurt conservò la sua espressione da pensatore sexy anche quando sentì qualcosa di troppo simile al panico invaderlo. Come faceva a scoprire chi era David Karofsky? Sul suo account Twitter Sebastian non era riuscito a trovare nemmeno una foto e Kurt non aveva idea di come potesse essere. Forse simile al fratello...capelli castani e occhi scuri? Gli eventuali fratelli di Karofsky potevano essere a milioni. Kurt aguzzò la vista senza riuscire a trovare una soluzione, ma la fortuna sembrava stare dalla sua parte. Un ragazzo biondo, con i capelli spettinati e il viso sudato uscì in quel momento dagli spogliatogli, era affiancato da un altro ragazzo, castano e massiccio. Il biondo fece qualche passo avanti e poi si voltò, agitando la mano in direzione dell'altro.

-Ciao David, ci vediamo lunedì!

-A presto, Nick. - rispose l'altro sorridendo.

Anche Kurt sorrise: quante probabilità c'erano che in una squadra di undici giocatori ce ne fossero due con lo stesso nome?
Kurt attese qualche istante che la folla di atleti defluisse e poi si girò verso David che era rimasto lì, a sistemare qualcosa nel borsone.
Kurt tirò su la testa e cominciò a camminare, lentamente, misurando ogni passo e stando attento a mettere in risalto con la camminata i suoi fianchi fini.

-Ciao. - sospirò con voce soave una volta arrivato a David, che lo guardava con gli occhi fuori dalle orbite.
David distolse subito lo sguardo e avvampò. Non rispose.

Kurt allora inclinò la sigaretta in modo tale che un refolo di vento la colpisse, per mezzo secondo si accertò che si fosse spenta e tornò con l'attenzione a David.

-Hai da accendere? - chiese con la stessa disinvoltura, portando il peso del corpo sulla gamba sinistra.

David alzò gli occhi e si perse nel blu cristallino di quelli dell'altro. Scosse la testa ma poi, troppo presto, si ricordò di avere in effetti un accendino.

-Ah...sì. - mormorò piano.

Kurt sussultò appena al suono della sua voce, si ricompose e sorrise malizioso. Tese la sigaretta. David la fissò, si dimenticò come si faceva a respirare perché la sigaretta tra le mani di Kurt era posizionata esattamente all'altezza della coscia destra fasciata di nero. Deglutì rumorosamente ed abbassò gli occhi, raspando nella borsa in cerca dell'accendino.
Kurt lo osservò per bene: era un ragazzo enorme, perfetto come placcatore di football, faceva sentire Kurt ancora più magro. I capelli erano castani e corti, gli occhi marrone chiaro. Le guance, sotto un sottile strato di barba scura, erano paffute e la bocca aveva una linea stranamente dolce, non si addiceva a quel corpo massiccio.
Sembra capo Tannabok, della Strada per El Dorado. - pensò Kurt accennando un sorriso divertito. E io sono Cielo.

-Ecco... - disse David, risorgendo dal casino che doveva essere la sua borsa.

Con la mano destra porse l'accendino colorato, Kurt si sporse verso l'alto. David era più alto di lui. Appoggiò la sigaretta tra le labbra e lasciò che la piccola fiamma ne bruciasse l’estremità. Prese un tiro.

-Grazie. - disse poi con voce suadente. Si passò una mano tra i capelli e aspettò che il giocatore dicesse qualcosa. Quello restava lì, imbambolato.

Dopo un minuto di imbarazzato silenzio David fece per andarsene.

-No! Aspetta...io sono Kurt!

David rivolse gli occhi al ragazzo, sorpreso. - David. - rispose accennando un sorriso a quel ragazzo stranissimo e gentile. Poi si pentì, perché diavolo aveva detto il suo nome ad uno sconosciuto?

Kurt camminò sensualmente di un passo o due, sculettando proprio di fronte a David. Si voltò appena:

-Vuoi un passaggio, David? - accarezzò il suo nome con tutta la dolcezza possibile e con il capo fece un cenno verso l'imponente Versys 1000.

David scosse la testa, non se la sentiva di parlare. Non sapeva perché ma sentiva come una scossa elettrica ad ogni parola che il soprano pronunciava. Tuttavia, la sua indole prudente ebbe la meglio.

-No, è meglio di no. Grazie. - non sapeva perché gli stava parlando, perché lo ringraziava?

Kurt emise un sospiro insieme ad una nuvoletta di fumo.

-Posso offrirti una sigaretta allora? O un caffè? - la sua voce era sempre più suadente e la sua mano sinistra si era avvicinata pericolosamente ai fianchi di David.

Egli scosse di nuovo la testa ma rimase pietrificato quando il ragazzo gli infilò qualcosa nella tasca posteriore dei jeans.

-Non perdiamoci di vista. - gli sussurrò all'orecchio, per poi girarsi e procedere a passo lesto verso la sua moto.

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Eccoci qua! Questo è uno dei miei capitoli preferiti, spero che vi sia piaciuto! Un grazie enorme alla mia fantastica beta, per quanto tu possa dire di non essere all'altezza io ti preferisco a chiunque altro! ♥♥ Grazie anche a chi è arrivato fin qua!
Baci, Beth

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Capitolo 20
*** XX capitolo ***


David era rimasto di sasso ma velocemente si scosse e scrollò via dalla testa l'immagine del bel misterioso che si allontanava. Come sempre nella sua vita, se una cosa si dimostrava strana o rischiosa lui la gettava via, come la pioggia pulisce lo sporco sui marciapiedi. Prese in spalla la borsa e si diresse verso l'uscita principale dell'Ohio State, dove avrebbe visto suo fratello che lo aspettava.

-David! Ci hai messo tanto! Problemi? - lo salutò Alan quando David entrò in macchina.

Si allacciò rapido la cintura di sicurezza a lanciò il borsone sui sedili posteriori.

-No...niente. Ah, Alan! Ieri hai lasciato il tuo accendino nella mia borsa. - gli disse tirando fuori il piccolo oggetto colorato.

-Ecco dove si era cacciato...grazie Dave...

Ma David non ascoltava nulla dei ringraziamenti del fratello: sentiva scottare il piccolo pezzo di carta nella sua tasca posteriore.

-Com'è andata la prima prova? - domandò, simulando disinvoltura, per scacciare dalla mente il viso di Kurt.

Alan rise: - Bene, diciamo. I ragazzi di provincia non sono granché ma me la caverò. Martedì devo stare a Nashville per altri provini. Janet è davvero pazza se intende creare un buon musical con gente così inesperta.

David annuì. -Quindi te ne vai, di nuovo?

Alan assunse un'espressione desolata. - Sì. Lo sai che questa idea di formare il cast di Wicked in giro per gli Stati Uniti non è mia. Te l'ho detto, Janet è impazzita! E anche Amy non ne può più di spostamenti. Ma, sai, lei è a New York adesso e in fondo non importa se per qualche mese stiamo separati, va bene così.

Alan sospirò. Amy Collins era un'adorabile californiana innamorata follemente di Alan Karofsky. David aveva avuto occasione di conoscerla lo scorso Natale, e da allora era stata una presenza costante nella loro piccola famiglia. Amy faceva la fotografa e l'ultimo incarico che le era stato assegnato era un progetto su New York. Aveva passato lì tutto il mese di Ottobre. Alan era andato qualche volta a farle visita ma la maggior parte del tempo erano stati separati. Tuttavia, Alan non la prendeva male. Sapeva che il loro rapporto era stabile e non importava che passassero ogni istante insieme: ognuno aveva la propria vita lavorativa, ed entrambi ci tenevano a lasciarla ben distinta da quella privata.
Anche David sospirò. Amy gli piaceva, non era quello il problema. Il problema sarebbe arrivato solo il 25 Dicembre, quando, per il cenone di Natale, tutta la famiglia si sarebbe riunita al grande tavolo di mogano di casa Karofsky. La zia Ukleye non si sarebbe risparmiata: fissando David dritto negli occhi con quel suo sguardo da uccello, gli avrebbe chiesto: “Allora, Dave-dave, ancora niente fidanzatino??”. Poi sarebbe scoppiata a ridere e avrebbe tracannato l'ennesimo bicchierino di gin. A casa di David non importava se lui fosse etero o gay, quello su cui tutti, ma proprio tutti, rivolgevano l'attenzione era con chi ti presentavi. La cena di Natale a volte sembrava una riunione di alcolisti anonimi. Tutti i componenti della famiglia, David, Alan, Rebecca e i cugini, si presentavano al tavolo paterno con appresso i rispettivi fidanzati. E poi era tutto come una grande sfilata: “Nonno, questo è Mark, lavora come funzionario di onoranze funebri e ha ventisette anni”, “Nonno, ecco Gil, è una splendida scrittrice ma tranquillo, i suoi genitori sono miliardari!”, “Nonno, ti presento Kevin, sì...ha le sue particolarità ma è medico in un buon ospedale e sua madre è un'artista nata.”.
Le presentazioni occupavano gran parte della serata e quando lo sguardo del padre del padre di David, nonno Eugene, che era una celebrità in famiglia, scontrava il ragazzo senza compagno, l'umore del vecchio passava da arcigno e benevolo ad arcigno e irritato. David a volte, intorno alla data fatidica del 25 Dicembre, si svegliava la notte con il terribile incubo degli occhi accusatori del nonno. Ormai aveva vent'anni, e ancora non aveva mai portato nessuno alla cena di Natale. Forse era la mela marcia della famiglia Karofsky, l'unico che non era stato capace di accattarsi qualcuno da presentare fieramente al nonno. Con questo pensiero costante conduceva le sue giornate, che erano state monotone fino all'inverosimile. Non accadeva mai nulla che lo scuotesse. I Buckeyes forse quell'anno avrebbero vinto il campionato, tutti i giocatori erano entusiasti, il Coach fiero della sua squadra ma David non riusciva a gioire con gli altri. Perché, praticamente per tutta la sua vita – se si escludeva il buon Alan, - David Karofsky si sentiva inesorabilmente solo.

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Salve salve! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre, e so che qualcuno forse non sarà troppo entusiasta della parte che David ha in questa storia. Io lo adoro! ♥ Scusate per il ritardo negli aggiornamenti, ho deciso che li limiterò a due volte alla settimana: una il sabato, e l'altra o il martedì o il giovedì. Grazie!
Un bacio, Beth

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Capitolo 21
*** XXI capitolo ***


                                                                                                                                                                      Domenica 25 Ottobre, ore 15:40

Caro diario,
ieri è stata una giornata faticosa e sto ancora aspettando i suoi frutti. Spero di essere riuscito a far abboccare Karofsky Junior, che evidentemente non ha ancora trovato il coraggio per chiamarmi. Sebastian dice che fosse stato al posto di David non mi avrebbe lasciato andare via, Blaine pensa che sia un po' troppo presto per aspettarsi una sua chiamata, io non so cosa aspettarmi. Pensavo di aver fatto colpo, il modo in cui Karofsky Junior mi mangiava con gli occhi era abbastanza palese. Forse è davvero vergine, come pensa Seb? Oppure è troppo timido per alzare una maledetta cornetta? Io comunque aspetterò. Aspetterò, sì, ma non mi farò prendere dall'ossessione. Seb e Blaine dicono che questa mattina controllavo il telefono ogni dieci minuti e che più volte mi sono immaginato che squillasse, quando invece rimaneva muto. Da una parte credo che mi farà bene: insomma, il fatto che Karofsky Junior è davvero così imbarazzato renderà ancora più divertente e difficile allo stesso tempo il mio scopo, non mi va un gioco facile, come lo chiama Sebastian. Quindi, per mostrare quanto sono bravo e che riesco a non fissarmi con il giocatore di football, ho deciso una regola: non più di qualche riga spesa su di lui in questo diario. Qui devo comprendere tutta la mia vita, non solo i capricci di un ragazzo sovrappeso.
Bene, cominciamo da una nuova idea di Sebastian: una festa di Halloween per tutti gli iscritti alla scuola di ballo! Halloween è sabato prossimo e, visto che Seb adora le sfide, ha deciso che per quella data sarà pronta una festa meravigliosa. Ieri alla scuola abbiamo avuto nuovi iscritti: ormai siamo riusciti a formare quattro bei gruppi e ci dilettiamo a dargli nomignoli. Il gruppo che lavora dalle 9:30 alle 11:30 sono i SingleFriends. È una cerchia di otto persone, un po' uomini e un po' donne, tutti sulla sessantina. Sono di quel genere che cerca ancora un partner e fa finta di essere più giovane, di quelli che tutti i venerdì sera vengono invitati dagli stessi amici con la scusa “che devono assolutamente conoscere quel nuovo avvocato...Mike Kevins, è anche carino!”. Sono i più mattinieri dei corsi e gli unici a cui l'ora va davvero bene. Sebastian durante la maggior parte del tempo dormicchia e accenna solo i passi complicati di Mike.
Da mezzogiorno all'una e mezza c'è un mini-corso per gli ActionKids: bambini dai sette ai dodici anni scalmanati e che non riescono a stare fermi. Per ora è formato solo da sei bimbi che tutti i weekend si presentano puntuali, con i genitori che non vedono l'ora di lasciarli alle nostre cure. Gli ActionKids vengono solo il sabato e la domenica ed è proprio una fortuna! Oggi ho dovuto dare una mano ed è stata la cosa più irritante che abbia mai fatto. Per lo meno ho imparato una cosa : non sarò mai un buon baby-sitter!
Proseguendo in ordine, ci sono le CrazyGirls delle 16:30, che pensano che ballare sia una gran figata e che non ci voglia sforzo. Ho il dubbio segreto che una grande parte di loro venga solo per ammirare i muscoli di Mike e di Sebastian. Non posso biasimarle. Dalle 18 alle 19:30 c'è l'ultimo gruppo: i Workers. Sono il nostro gruppo preferito in assoluto. Per adesso ne abbiamo undici, ma penso che con il solito passa parola riusciremo ad arrivare come minimo a quindici persone. Loro sì che ha senso che vengano. Sono quattro maschi e sette femmine, tutti con un lavoro stabile che però continuano a coltivare la passione per la danza. I ragazzi adorano le mosse di Mike, e Sebastian riesce a soddisfare le donne: la classe perfetta.
Non riesco a credere che in così pochi giorni siamo riusciti a creare qualcosa di così grandioso e reale. Sebastian è proprio un genio: quando punta a qualcosa, riesce sempre ad averla. Per questo motivo non mi sono allarmato troppo quando ci ha parlato del suo progetto per la festa. In fondo è un buon modo di unire persone diverse e far sembrare questa scuola una scuola vera. L'unico problema è il costume: non ho la più pallida idea di cosa indossare. Il che è davvero grave visto che con i vestiti non ho mai, mai, mai nella vita, avuto problemi. Spero che questo vuoto venga colmato presto, con una qualche idea illuminante.
Nel frattempo...stupido Karofsky, chiamami!

                                                                                                        ***

La pioggia batteva prepotentemente sulle grandi vetrate della palestra dell'Ohio State University. L'unico suono nell'ambiente era il fischietto del Coach e i gemiti di sforzo degli atleti. David Karofsky stava all'ultima fila, sdraiato accanto a Finn Hudson. I Buckeyes erano una squadra famosa per il loro spirito competitivo che li rendeva uniti; quando si muovevano era come vedere in pista un unico soldato e tutti rispettavano ed obbedivano agli ordini del quaterback. David, però, a volte non sapeva davvero dove andasse a finire lo spirito di squadra dei Buckeyes. Quando stavano sul campo, per una partita importante, erano perfetti. Ma all'interno degli spogliatoi o della palestra David si trovava solo, - circondato da altri nove studenti più un Coach - ma solo. Gli unici due ragazzi che non temevano David e che lo trattavano come un ragazzo normale erano Finn Hudson e Nick Jackson. Finn semplicemente non trovava differenze tra un altro giocatore e David, gli piaceva parlare con lui e più di una volta David l'aveva salvato dalle punizioni tremende del Coach. Nick Jackson, invece, ci teneva davvero a restare amico di David. E non perché lo trovasse simpatico o un bravo giocatore, Nick aveva ben altri motivi: era come se avesse preso tutta l'omofobia del mondo sulle sue spalle e volesse scrollarsela di dosso giorno dopo giorno. Se per un qualunque motivo in una giornata non riusciva ad aiutare un ragazzo o una ragazza gay, a farlo sentire al proprio posto e con il diritto di esistere esattamente come tutti gli altri, non poteva ritenersi soddisfatto.
Il Coach fischiò, un fischio lungo e acuto. Tutti i ragazzi interruppero l'esercizio immediatamente e si stesero a pancia in giù, pronti per le flessioni.

-...e quindi adesso mamma si fa i complessi, - disse Finn, continuando il discorso del quale David si era già perso i tre quarti. - non capisce che Burt non ha niente da nascondere. Il fatto che gli regali begli oggetti non vuol dire che abbia un'amante, giusto? Che poi dimmi Dave...te lo vedresti Burt che cerca di rimorchiare? - Finn trattenne una risata. David alzò gli occhi al cielo. - Insomma, è ovvio che ora abbiamo più soldi. Burt non deve più spendere quasi tutto il suo stipendio per i vestiti firmati di Kurt...l'auto di Kurt...i capricci di Kurt...Già, ha detto che adesso Kurt vive per conto suo e così sia.

David si bloccò a metà di una flessione.

-Karofsky! Vogliamo vedere quei muscoli in movimento? Devo ripeterti che non sei solo una vacca al macello ma un giocatore dei Buckeyes?? - il vocione del Coach attraversò rapido lo spazio ristretto che separava lui da David.

David ricominciò con le flessioni, più concentrato; ma non poté trattenersi dal domandare: - Scusa Finn...cosa hai detto?

Finn era sorpreso, di solito mentre facevano gli esercizi David non apriva bocca, Finn si limitava a fare monologhi sapendo che l'amico comunque lo stava ascoltando.

-Eh? Che mia madre non deve farsi i problemi solo perché...

-No, dopo. Che tuo fratello si comprava i vestiti alla moda e cose così...

-Ah, sì! Mio fratello Kurt. Ora vive per conto suo quindi papà non deve più spendere soldi per lui.

-Kurt? Tuo fratello si chiama Kurt? - David sentiva le gambe molli.

-Ehm...sì. Kurt Hummel, è il figlio di Burt, il mio fratellastro.

-Di che si parla ragazzi? - anche Nick solitamente non si univa, ma doveva essere un argomento interessante per allarmare David in quel modo.

-Oh, niente, dicevo solo che...

-Sileeeeenzio! - il fischietto del coach emetteva suoni striduli ad un passo dai tre ragazzi che non avevano sentito l'uomo arrivare. - Qui si lavora! Adesso ne ho abbastanza delle vostre chiacchiere! I vostri compagni stanno lavorando più sodo di voi, tanto sodo che non hanno fiato per parlare!! - il Coach fece una pausa per prendere fiato.

-Ahaha, e ti pareva...chi è che non ha le palle nemmeno per un paio di flessioni?!

-Mctown! Sileeeeeenzio! Alla fine dell'allenamento non voglio vedervi andare via senza aver fatto un set extra di cento addominali l'uno! Hudson, Karofsky, Jackson e McTown...mi avete capito bene?

Era quasi impossibile riuscire a comprendere il Coach quando strillava in quel modo, tuttavia, i quattro ragazzi annuirono – Jason Mctown era semplicemente incredulo ed arrabbiato.
Tutte le conversazioni furono interrotte improvvisamente: nessuno voleva altri cento addominali.

 

 

 

 

 

 

~ Beth's Corner ~

Ecco qui il ventunesimo capitolo! :D Spero che vi sia piaciuto, e grazie!
Un bacio, Beth

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