Quando amare fa male di hele (/viewuser.php?uid=81287)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il sogno ***
Capitolo 2: *** Una piccola vendetta ***
Capitolo 3: *** Discussioni su discussioni ***
Capitolo 4: *** Confusione ***
Capitolo 5: *** Fantasie fuori controllo ***
Capitolo 1 *** il sogno ***
bulma e vegeta love story
Il sogno...
-E' tornato di nuovo in quella stupida cella gravitazionale.. - sospirai scotendo la testa.
I suoi vestiti erano sporchi, macchiati di sangue e sudore; li gettai
con un misto di rabbia e rassegnazione nel vano della lavatrice
pieno da scoppiare.
Da quando la nostra casa si era trasformata in una sorta di centro di
addestramento per guerrieri disperati non si faceva altro che lavare,
stirare e cucinare. Considerando poi il fatto che il guerriero in
questione fosse uno solo, la mole di lavoro da gestire era decisamente
eccessiva.
Vegeta, infatti, mangiava per tre, sporcava per cinque e distruggeva qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano.
Eppure la faccenda sembrava non pesare a nessuno, ad eccezione della sottoscritta naturalmente.
Mia madre accanto a me canticchiava allegra, piegando ed impilando magliette e
pantaloni, mutande e calzini. Come la invidiavo, lei era sempre così
spensierata.
-Tesoro, quel ragazzo è proprio affascinante- trillò
improvvisamente, stringendo al petto una maglietta dello staff della
Capsule Corporation che era solito indossare Vegeta -E' così
misterioso e questa sua totale dedizione al combattimento lo rende così
sexy, non trovi anche tu?-
-Mamma, vuoi essere seria per una volta! E' solo uno zoticone maniaco
della guerra!- esclamai scaraventando l'ennesimo paio di pantaloncini
consunti e sudici nell'elettrodomestico. -E soprattutto non vuole
ascoltarmi, ogni volta esce da quella stanza ricoperto di sangue e..-
-Dovreste fidanzarvi voi due, avreste dei figli così graziosi!- continuò con aria sognante.
-Cosa dici mamma!! Io sto con Yamcha, lo sai bene!-
Era inutile cercare di fare una conversazione seria con mia madre,
pensai esasperata, chiudendo con un gesto secco lo sportello della
lavatrice.
-Sì, Yamcha è un bravo ragazzo, nulla da dire, però gli manca quel qualcosa... quel fascino animalesco-
Arrossii.
Come faceva a dire certe cose con una tale leggerezza!
-Perchè non lo inviti a prendere il tè con noi oggi
pomeriggio, cara? mi farebbe tanto piacere averlo per un'oretta dentro
casa-.
Cercai di visualizzare per un
attimo il Sayan seduto in poltrona, nel salotto di casa mia, con mia madre
tutta sorridente che gli ronzava attorno. Un attimo dopo l'immagine
venne sostituita da una scena ben più inquietante e realistica, che vedeva protagonista la
mia casa ridotta ad un cumulo di macerie fumanti ed una me stessa orfana e
disperata per essere rimasta sola al mondo.
-No. Non credo sia una buona idea! E poi lo sai che io e lui non riusciamo
a comunicare, è così presuntuoso e maleducato!-
-Evidentemente ha una cotta per te uhuh-
-Ma che scemenze!-
Seccata afferrai la pila di panni perfettamente stirati e profumati da sotto il
naso di mia madre ed uscii dalla sala lavaggio. Era difficile
sopportare tutto quel parlare a vanvera, Vegeta qui, Vegeta
là... ma che ci trovava poi di tanto speciale!
Sapevo di aver fatto un favore all'umanità accogliendolo in casa
mia, chissà cosa avrebbe potuto combinare se fosse stato
lasciato solo
a se stesso (rabbrividii al solo pensiero), però ora era
diventata una vera seccatura il doverlo sopportare ad ogni pasto.
Io non potevo farci proprio niente, mi irritava, punto.
Mai una grazie, mai una parola gentile. Eppure sgobbavamo tutti per far favori a lui.
Mio padre costruiva notte e giorno marchingegni sempre più
complessi per i suoi allenamenti impossibili (ovviamente lui non mancava di
distruggerli ogni volta, non aveva alcun riguardo!), mia madre ed io cucinavamo dalla mattina alla sera per sfamarlo.
Mai un sorriso.. macchè, niente di niente.
E poi quel Donna ... okay,
neanche io andavo fiera del mio nome, però si dava il caso che
ce l'avessi, cosa gli costava impararselo?! Dopotutto era più di
un anno che girava per la MIA casa.
Diedi un calcio alla porta della sua stanza e nel farlo provai un
piacevole senso di soddisfazione. Mi faceva una tale rabbia che l'idea
di prenderlo a schiaffi e pugni mi solleticava ogni volta, se non ci
fosse stato il rischio di venire eliminata dalla faccia del pianeta anche solo per averlo pensato l'avrei fatto. Quindi
mi accontentavo di maltrattare le sue cose.
Non c'era il rischio di trovarlo in giro a quell'ora, dall'alba al
tramonto se ne stava rinchiuso in quella sua camera a gravità 300 cercando di distruggersi il fisico.
Io sono il principe dei Sayan e
blablabla sbraitava ogni qualvolta che gli si faceva notare che un po' di
riposo non avrebbe fatto altro che giovare alla sua salute fisica e
mentale.
Vai a far del bene.
Ma sì, infondo che me ne importava,
che si ammazzasse da solo, dopotutto sarebbe stato solo un problema in
meno.
Poggiai i panni sul bordo del letto per poi sedermici a mia volta.
Mi lasciai andare giù distesa. Ero stanca, esausta, ed erano solo le cinque di pomeriggio.
Chiusi gli occhi concedendomi un attimo di riposo, soltanto cinque
minuti, pensai, inspirando ed espirando profondamente, poi mi sarei
rinchiusa nel mio studio.
Avevo cominciato a lavorare ad un nuovo progetto; da quando Goku ci
aveva detto che quel bel ragazzo dai capelli viola era venuto dal
futuro con una macchina del tempo mi ero messa in testa che anche io
sarei stata in grado di costruirne una.
*
-Tesoro, tesoro! Vieni ad aiutarmi presto. Vegeta ha accettato l'invito per il tè, sarà qui a momenti!-
-Cosa?! Mamma non è possibile, avrai frainteso- esclamai
sorpresa, alzando lo sguardo dalla rivista di moda che stavo sfogliando.
Quel giorno mia madre aveva deciso di indossare un vaporoso abito rosa
con delle maniche a sbuffo, era l'abito che generalmente sfoggiava nelle
grandi occasioni.
-Dai su cara, aiutami con questi- disse porgendomi due vassoi stracolmi
di biscottini e pasticcini dai colori bizzarri e dalle forme
inverosimili.- E poi vatti a mettere qualcosa di più aduguato.
Voglio che tutto sia al meglio,
oggi é il grande giorno!Non vorrai mica farti trovare in jeans e
maglietta-
-Grande giorno? Quale grande giorno?- domandai cercando di alzarmi dalla
poltrona, sorreggendo con precario equilibrio i due vassoi.
-Ma come Tesoro! Il giorno della mia proposta, sciocchina. Gli chiederò di sposarmi.
Non sei contenta? Vegeta diventerà il tuo nuovo papà
uhuhuhuh!-
-Eh?-
-Uh eccolo qui, presto tesoro vallo ad accogliere-
Mi girai verso la porta d'ingresso frastornata dalla sconvolgente notizia appena appresa.
Non poteva essere.
Lasciai cadere i vassoi a terra i quali fecero un rumore spropositato per
le loro dimensioni, i dolciumi si sparpagliarono sul pavimento,
scivolando sino ad urtare gli stivali dell'alieno.
Era davvero lui. Vegeta mi stava fissando con quel suo spaventoso
sguardo accigliato, appoggiato allo stipite della porta, impresso sul
volto un ghigno malvagio.
Non avevo il coraggio di proferire parola .. non poteva essere. Di
sicuro era venuto per ammazzarci a tutti o se così non fosse
l'avrebbe fatto dopo aver ascoltato la fantastica notizia che
aveva intenzione di dargli mia madre .
Mi sentii pervadere da un senso di terrore senza pari. Lo vedevo
avvicinarsi lentamente, un passo dopo l'altro, i biscotti
scricchiolavano, sbriciolandosi sotto i suoi piedi. Si dirigeva verso
di me,
non c'era dubbio.
Non riuscivo più a percepire nient'altro attorno a noi, nessun
rumore oltre a quel suo ghignare sommesso che ecchegiava nella mia testa.
-Hai paura?- la sua voce mi raggiunse aspra e tagliente.
Sentivo le ginocchia tremare e la gola seccarsi.
-Sai che per te è giunta la fine, vero donna?- continuò imperterrito, oramai a pochi centimetri dal mio viso.
-I..io-
Solo in quel momento mi resi conto che indossava la stessa divisa che
aveva la prima volta che lo vidi. La coda arrotolata a mo' di cintura
attorno alla vita.
Chiusi gli occhi atterrita.
-Dì le tue preghiere donna..-
-Donna-
-Donna-
-DONNA!-
-TI PREGO NON FARMI DEL MALE!!- urlaii disperata mettendomi di scatto a sedere sul letto.
Ci misi qualche istante per realizzare dove mi trovavo.
Sulle mie gambe si era rovesciata la pila di abiti puliti. Misi a fuoco
la stanza, le pareti, i mobili...la camera di Vegeta! Dovevo essermi
addormentata, accidentaccio a me!
-Fiuu- sospirai sollevata. Era stato solo un brutto sogno, un incubo
spaventoso, constatai portandomi una mano sul cuore che fino ad un
attimo prima
stava battendo all'impazzata. Eppure la sua voce.. avrei giurato di
averla sentita davvero come se la sua presenza...
-ALLORA?! VUOI DIRMI COSA DIAVOLO CI FAI NELLA MIA STANZA?!-
-AH!- sussultai. Non mi ero accorta che alla mia destra, proprio
accanto al letto, Vegeta, con un asciugamano in spalla e una maglietta
talmente impregnata di sudore da esserglisi incollata al corpo, mi
stava squadrando dall'alto in basso.
E vi assicuro che la sua
espressione non era delle più rassicuranti.
Chi
bazzica in questa sezione di EFP da un po' di tempo probabilmente
sarà già incappato in questa fanfiction che avevo
cominciato a pubblicare a gennaio. Per problemi strettamente personali
ho deciso di interromperne la pubblicazione. Ora che i miei problemi in
parte si sono risolti e la mia mente risulta essere un po'
più sgombra tornerò a pubblicarla con l'intento di
terminarla.
Un bacio e vi aspetto al prossimo capitolo!
Hele
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Capitolo 2 *** Una piccola vendetta ***
bulma e vegeta love story 2
Una piccola vendetta...
-ALLORA?! VUOI DIRMI COSA DIAVOLO CI FAI NELLA MIA STANZA?!-
-AH!- sussultai. Non mi ero resa conto che alla mia destra, proprio
accanto al letto, Vegeta con un asciugamano in spalla e una maglietta
talmente impregnata di sudore da esserglisi incollata addosso, mi
stava squadrando dall'alto in basso. E vi assicuro che la sua
espressione non era delle più rassicuranti.
-Ve..Vegeta! Sei tu...- balbettai senza fiato con la mano ancora poggiata sul petto. Il cuore aveva ricominciato a battere all'impazzata per il nuovo spavento.
-Che acume! Si da il caso che questa sia la mia stanza- rispose
sprezzante fissandomi con ferocia.
-Io ero venuta per..- tentai di giustificarmi ma lui tagliò
corto senza darmi tempo di rispondere alla sua precedente domanda.
-Vattene-
-Ma..-
-Vattene!- ripetè con un tono più duro che non ammetteva repliche.
Impaurita saltai giù dal letto facendo volare di qua e di
là i panni che si erano riversati sulle mie gambe, con
velocità raggiunsi la porta lasciata spalancata dal Sayan ed
uscii sbattendola alle mie
spalle.
Rimasi qualche attimo con la schiena poggiata su quella lastra di
legno laccata di bianco che mi separava da una morte certa e dolorosa.
Il tempo di permettere al cuore e alla respirazione di ritrovare il
loro abituale ritmo, il tempo necessario al mio cervello per tornare a
lavorare come di consueto.
Ed eccolo là già a porsi mille domande.
Perchè ero scappata a quel modo? Avevo fatto qualcosa di male?
No.
Mi ero solo inavvertitamente addormentata sul letto sbagliato per... cosa saranno state? un'ora? due?
Mi ero addormentata perchè ero esausta, perchè era dalla mattina che lavoravo per lui.
Ero in torto?
No di certo!
Mi ha preso alla sprovvista, mi giustificai mentalmente, altrimenti avrei saputo come fargli abbassare la cresta! Non ero certo uno di quei tipi che sottostavano alle discussioni facendosi comandare a bacchetta.
Oh no!
Avrebbe dovuto porgermi le sue scuse quello stupido zoticone, anche
solo per avermi trattato in quel modo! Insomma, chi si credeva di essere
per potersi permettere di parlarmi con tanta strafottenza?!
In primo luogo non ero
la sua schiava, tanto meno la sua donna di servizio. Se mi davo
così da fare per i suoi
comodi era solo perchè ero estremamente magnanima e generosa,
una ragazza dal cuore d'oro, deliberai stringendo un pugno.
Mi aveva umiliato senza alcun motivo!
Era deciso, sarei
tornata lì dentro e mi sarei fatta sentire. Doveva imparare a rispettarmi, doveva capire una
volta per tutte chi comandava in questa casa!
Feci un cenno di assenso con il capo convinta dai miei stessi pensieri.
Più risoluta che mai mi voltai verso la porta ed afferrai la maniglia decisa.
Dai Bulma, coraggio, mi feci forza. Un, due, tre.
Spalancai la porta con determinazione assumendo la posa che
solitamente sfoggiavo quando volevo farmi valere in una discussione: pugni
puntati su fianchi, gambe divaricate e sguardo fiero.
Ma la reazione del Sayan non fu quella aspettata.
Ad eccezione dello sbattere della porta contro il muro, un silenzio inatteso accompagnò la mia entrata in scena
trionfale.
Ero più che convinta che quel cavernicolo
cerebralmente
menomato mi avrebbe sbraitato contro con veemenza. Eppure non fu
così.
Se ne stava seduto sul suo letto buono buono, senza
dare il benchè minimo segno di essersi accorto del mio ingresso.
Mantenendo la postura, tossicchiai cercando di palesare la mia presenza.
Niente.
Ah era così è? Mi dava le spalle il codardo!
Mi diressi risoluta verso il letto che raggiunsi con poche falcate, aggirandolo e puntando gli occhi sullo scimmione.
Solo allora mi accorsi che non stava bene.
La sua mano era premuta sul fianco sinistro, un blando tentativo di bloccare quella che era un'evidente emorragia.
Le dita erano macchiate di sangue e sulla maglietta un
alone rosso dalle dimensioni notevoli impregnava il tessuto
assieme al sudore.
-Cosa hai fatto?- chiesi dimenticando seduta stante il motivo della mia "visita".
Ricevetti un ringhio minaccioso come risposta.
Doveva far parecchio male, constatai, se il dolore non gli lasciava neanche le forze per intimarmi di togliermi dai piedi.
Non era la prima volta, però, che assistevo ad una scena del genere. Vegeta
era solito farsi male con particolare frequenza durante i suoi allenamenti
autodistruttivi. Nonostante ciò ogni volta restavo
sorpresa dalla gravità delle sue ferite. Come diavolo facesse a
procurarsi certe ecchimosi allenandosi da solo era uno dei misteri ai
quali
probabilmente non avrei mai trovato risposta.
Mi inginocchiai di fronte a lui e feci per alzargli un lembo della
maglietta. Volevo visionare meglio il taglio, ma lui fu
più rapido e bloccò il mio polso con la mano
insanguinata.
-Fammi vedere. O preferisci morire dissanguato? Sarebbe una fine
piuttosto ridicola per il principe dei Sayan- lo canzonai sapendo di
aver toccato il tasto giusto.
Lentamente la morsa attorno al mio polso si allentò, lasciandomi la pelle macchiata del liquido cremisi.
Sollevai la maglietta ed esaminai lo squarcio. Era lungo almeno una spanna e
profondo un centimetro buono. Il sangue usciva talmente copioso che mi
chiesi come avessi fatto a non accorgermene prima.
Scossi la testa sbuffando esasperata.
A quanto pareva era necessaria una sutura.
Fortunatamente portavo sempre con me le capsule d'emergenza.
Infilai la mano in tasca e ne estrassi un astuccio dal quale scelsi una capsula azzurra numerata 01.
Pigiai il pulsante apposito e la lanciai a terra.
Poff.
La nuvoletta di fumo si diradò rapida rivelando la mia fidata
cassetta del pronto soccorso adagiata sulla moquette della
stanza.
-Sei veramente fortunato. Crescere circondata da valorosi guerrieri con l'abitudine di mutilarsi mi ha insegnato molte cose-
Lo sentii mugugnare infastidito mentre rovistavo tra cerotti,
aghi, garze e disinfettanti, sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.
Non riuscii a trattenere un ghigno divertito, anche io lo sapevo.
Sarebbe stata la mia piccola vendetta, me la sarei fatta bastare.
-Tadaan!- esclamai soddisfatta tirando fuori dalla cassetta e
allineando sul pavimento rispettivamente: una confezione di cotone
idrofilo,
un rotolo di garza, ago e filo ma soprattutto lei... la boccetta di
alcool etilico.
Spiai di sottecchi la reazione di Vegeta il quale si irrigidì
immediatamente. Grande e grosso eppure difronte al disinfettante diventava un bambino capriccioso.
-Non è necessario- buttò lì nervosamente, cercando di imprimere
tutta la sua autorità in quello che presumibilmente doveva
essere un ordine.
Tsk! Pensava di convincermi così facilmente?
Povero ingenuo.
Lo ignorai svitando con voluta lentezza il tappo della bottiglietta.
Adoravo avere il coltello dalla parte del manico. Se
non se ne stava buono e zitto avrei potuto minacciarlo di spruzzargli
il liquido direttamente all'interno del taglio! Nonostante tutto dovevo
cercare di
rimanere seria, rischiavo di essere freddata in un decimo di secondo, meglio non tirare troppo la corda.
-Levati la maglietta e sdraiati- gli intimai con noncuranza.
-Mi hai sentito donna? Rispondimi quando ti parlo!-
-Devo pulire la ferita. Sdraiati- ripetei mettendomi a mia volta seduta accanto a lui, armata di tutto il necessario.
Diedi una leggera spintarella sulla spalla del mio interlocutore e
quest'ultimo con riluttanza si lasciò andare giù disteso
sul materasso prima di sfilarsi l'indumento.
-Guai a te se mi fai male!-
-Questa poi! Vengo minacciata una decina di volte al giorno dal
sottoscritto di venire eliminata dalla faccia della Terra ed io non
dovrei farti del male?- replicai cominciando ad armeggiare sulla
ferita.
Il Sayan storse la bocca in una smorfia di dolore.
-MALEDIZIONE DONNA!-
-Shh zitto! Se eviti di agitarti farò più in fretta-
Ma sapevo che non l'avrei fatto.
Oh mio caro Vegeta, avresti pagato molto cara la tua impertinenza.
Sono io che comando dentro questa casa, pensai versando una quantità eccessiva di alcool su un nuovo batuffolo di cotone.
Ecco qui questo nuovo capitoletto.
Ci tenevo tanto a ringraziarvi sia per la recensione che per aver inserito la mia storia tra le seguite e preferite.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
baci
Hele
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Capitolo 3 *** Discussioni su discussioni ***
Bulma e Vegeta love story
Discussioni su discussioni..
-Ecco fatto!- esclamai compiaciuta rimirando, con il capo leggermente
inclinato, l'alone roseo che contornava la ferita appena ricucita sul
fianco di Vegeta. Avevo fatto proprio un ottimo lavoro, nulla da
dire! Bulma riusciva in tutto, dalla meccanica alla medicina! Se
avessi potuto farlo senza sembrare una sciocca, mi sarei autocelebrata
con una bella pacca sulla spalla.
-Tra qualche giorno toglieremo i punti, nel frattempo tu vedi di non
sforzarti troppo- lo ammonii con il tono più autorevole di cui
ero capace, ma in cuor mio sapevo che erano parole al vento. I saggi consigli in
questa casa venivano seguiti di rado, specialmente i miei.
-Tsk, stupidaggini- rispose, infatti, il Sayan - sai benissimo che ho
un allenamento da portare avanti, non ho tempo da perdere per uno stupido taglietto- concluse perentorio,
tirandosi su a sedere facendo leva su un gomito.
Distolsi lo sguardo dalla cicatrice per rivolgergli un'occhiata di
rimprovero. Ma gli occhi che incontrai esprimevano tutta la
determinazione e la cocciutaggine che contraddistinguevano l'alieno.
Eravamo alle solite! Ma infondo
perchè sperare che un bralume di intelligenza rilucesse di tanto
in tanto in quella testaccia ampiamente vuota?
Sostenni il suo sguardo duro per una manciata di secondi prima di
appurare che sarebbe stato del tutto inutile il cercare di farlo
ragionare, infondo chi ero io per imporgli cosa dovesse o non dovesse
fare?
-L'allenamento, l'allenamento! Non sai pensare proprio a nient'altro?-
sbuffai scocciata, accovacciandomi sulla moquette e cominciando a
riporre tutti i miei strumenti da
lavoro nella cassetta del pronto soccorso. -Non sono passati neanche
due
mesi da quando Goku ci ha detto di questi dannati cyborg! Hai ancora
ben due
anni e dieci mesi per diventare il più forte del mondo!Un breve
periodo di pausa non potrà impedirti di...-
-Ah ah ah io sono già il più forte di questo insulso pianeta!- mi interruppe la sua risata supponente.
-Dimentichi Goku..-
Lo aggiunsi così, in un soffio, mormorandolo piano, ma con tutta l' intenzione di essere ascoltata.
Era una sfida perenne tra me e lui, un continuo battibeccare, e non vi
nascondo che il più delle volte ero io ad incominciare.
Ci provavo uno strano gusto di divertimento nel fargli perdere le staffe, e sapevo che nominando Goku il gioco era fatto.
Gli davo le spalle, non potevo vederlo direttamente in volto, ma immaginare la sua espressione scurirsi, i pugni
stringersi con violenza, le nocche sbiancarsi, e i denti digrignare, mi riuscì molto facile.
Ben ti sta, pensai prima di decidere, imprudentemente, di rincarare la dose.
-Infondo lui è diventato il leggenderio super Sayan, giusto? Te
ci sei riuscito?- chiesi con finta innocenza, sapevo già la risposta. Sistemai con più cura del necessario
il sacchettino di cotone tra i rotoli di garza. Se ci fosse riuscito
ero certa che tutti ne saremmo venuti a conoscenza quanto prima.
Smisi di riempire la valigetta lasciando fuori, vicino al mio ginocchio, la
boccetta dell'alcol (non si poteva mai sapere), ed aspettai pronta la sua reazione.
-Kaharot non resterà il numero
uno per molto tempo ancora- mi raggiunse la sua
voce vibrante di rabbia, tanto da farmi pensare per un attimo che
questa volta mi ero spinta troppo in là. -Ancora poco
tempo e potrò schiacciarlo come una formica- .
Non riuscii a trattenere una risatina nervosa, capii subito che sarebbe stato meglio farlo.
-Ma cosa ne vuoi capire tu, donna- replicò sprezzante in risposta alla mia avventatezza, concentrando tutto il suo sdegno in quell'ultima
parola,
come a volersi vendicare del torto appena subito, quel paragone che
nessuno mai avrebbe dovuto azzardarsi a fare. Mi resi conto che per
lui era stata una pugnalata dritta al cuore del suo immenso orgoglio,
un oltraggio al pudore. Un subordinato qualsiasi, un guerriero di livello inferiore, incapace anche di
svolgere il ruolo assegnatogli, lo aveva superato, surclassato dando
vita e corpo al leggendario guerriero.
Lui era il Principe
dei Sayan, superiore a Kaharot, come continuava a chiamare Goku, in tutto : sangue, testa e valore.
-Quali sono le tue preoccupazioni, è, sciocca ragazzina viziata?
Mentre noi ci alleniamo per fronteggiare i cyborg, qual'è il tuo
ruolo?-
E superiore a me.
-Tu, che ti permetti di parlarmi con tanta impertinenza, cosa stai facendo
per aiutare il tuo insignificante pianeta?-
Io per lui ero questo, nient'altro se non una mocciosetta
viziata ed inutile, che pensava solo ai vestiti, ai capelli, ad inezie del genere. Non al suo livello, non una sua pari.
-Non che a me interessi la
sorte di questo ammasso di terra, acqua e aria e dei suoi insulsi abitanti. Il mio
unico scopo è dimostrare a quel pallone gonfiato di Kaharot
qual'è il posto che meglio gli compete- ghignò tra
sè, forse immaginando, un Goku sconfitto ed umiliato reduce da un futuro scontro tra i due.
-Ora puoi anche andartene dalla mia stanza. Non avevo chiesto il tuo aiuto e sopratutto la tua opinione-.
Chinai il capo, gli occhi fissi sulla moquette.
-Ah. Tieni, anche questa è da lavare- disse gettando al mio fianco la maglietta, sporca di quel
sangue che prima avevo lavato con tanta cura dal suo corpo.
-Preferirei riuscissi a farmi riavere la mia tuta da combattimento al
più presto, questa roba si straccia e sporca subito. Hai capito
donna?-
Hai capito donna.
Donna.
No. Questo era troppo.
Mi alzai di scatto dandogli ancora le spalle. I miei pugni erano
talmente stretti che sentivo le unghie premere inclementi sulla pelle
dei palmi, quasi a lacerarla. L'ira dentro di me cresceva
prepotente, ad ondate la sentivo pervadere il mio corpo.
-ORA BASTA!!- urlai isterica girandomi verso il mio interlocutore con uno sguardo assassino.
-TU NON PUOI TRATTARMI IN QUESTO MODO!- gli gridai addosso avanzando
verso di lui a testa bassa. Ero rossa di rabbia, mi sentivo avvampare,
ero sicura che di lì a poco sarebbe uscito del fumo dalle mie
orecchie.
Quando fui a pochi centimetri di distanza da quella sua facciaccia gli puntai un dito sul petto.
-IO MI CHIAMO BULMA! BULMA! B U L M A! CAPITO!?-
Il Sayan arretrò di un passò, preso alla sprovvista da quella reazione irruenta.
-NON DONNA, NON TERRESTRE, NON RAGAZZINA VIZIATA! BULMA!-
-E DOVRESTI RINGRAZIARMI PERCHE' TI HO CURATO, PERCHE' HO LAVATO LE TUE
COSE, PERCHE' CONTINUO A SFAMARTI, PERCHE' TI HO DATO I MEZZI PER ALLENARTI E PERCHE' TI HO ACCOLTO NELLA MIA
CASA! DOVRESTI SOLO RINGRAZIARMI!-
-E VUOI SAPERE UN'ALTRA COSA!? SE VOI STUPIDI AVESTE ASCOLTATO I MIEI
CONSIGLI, ORA NON DOVRESTE NEANCHE ALLENARVI TANTO PER SALVARE QUESTO
INSULSO PIANETA COME LO CHIAMI TU, PERCHE' IO AVEVO
PROPOSTO DI
SBARAZZARCI DI QUEL DOTTOR GELO TEMPO FA, E INVECE VOI NO!! FACCIAMOGLI
COSTRUIRE QUESTI ROBOT INFERNALI CHE CAUSERANNO MORTE E DISTRUZIONE
SOLO PERCHE' DOBBIAMO GIOCARE A CHI E' IL PIU FORTE! ORA L'UNICA COSA
CHE MI RESTA DA FARE, PER IL MIO PIANETA, E' SOPPORTARE LA TUA PRESENZA!
PERCIO' NON
AZZARDARTI PIU' A CHIEDERMI QUAL'E IL MIO RUOLO! TSE!- finii dando un calcio alla maglietta che aveva
gettato ai miei piedi.
-E IO QUELLA NON TE LA LAVO DI CERTO, FINCHE' NON IMPARERAI A
CHIEDERMI PER FAVORE! E LA VUOI SAPERE UN'ALTRA BELLA COSA? PER ME GOKU
RESTERA' SEMPRE IL GUERRIERO PIU' FORTE DELL'UNIVERSO PERCHE'
QUELLO CHE COMPLETA UN GUERRIERO E' LA NOBILTA' D'ANIMO! LA NOBILTA'
D'ANIMO CHE TU NON HAI! TU NON
CE L'HAI UN ANIMO, NON HAI NEANCHE UN CUORE! TRATTARE A QUESTO MODO UNA
POVERA RAGAZZA INDIFESA CHE SI FA IN QUATTRO PER TE! NON SEI IN GRADO
DI APPREZZARE NIENTE! NON TI AZZARDARE MAI PIU' A RIVOLGERMI LA
PAROLA!- girai sui tacchi, dimentica anche della mia valigetta che mi
aspettava sprofondata sul morbido pavimento, ed uscii sbattendo per la
seconda volta in quella giornata burrascosa, la porta alle mie spalle.
Da non credere! Da non credere!
Come si faceva ad essere così ottusi!
Incrociai le braccia sotto il seno con veemenza. Quel villano da
quattro soldi! Altro che principe e principe! Ah! Se solo fossi stata
più forte, quel tanto che bastava per sferrargli un bel
cazzotto su ...
-Bulma!-
Mi girai, riscossa dai miei pensieri omicidi, in direzione del grido di richiamo. Yamcha stava correndo
verso di me lungo il corridoio, indossava un completo elegante e una
cravatta color avorio.
Strano, pensai, Yamcha non è solito indossare indumenti tanto formali.
-Ma si può sapere che fine hai fatto? è tutto il
pomeriggio che ti chiamo sulla tua linea privata, ma niente!-
inveì non appena mi ebbe raggiunto.
-Ehm..-
-Mi sono preoccupato e sono venuto qui. Tua madre mi ha detto che ti avrei trovato
nell'ala est della casa. E' mezz'ora che ti cerco, si può
sapere dove diavolo ti eri cacciata? -
-Ma perchè sei qui?- chiesi smarrita, ancora frastornata dalla discussione che avevo avuto precedentemente.
-La cena! Ti ricordi che avevo prenotato in quel locale in centro? Dai, sei stata te ad insistere tanto-
-Oh è vero!- esclamai battandomi una mano sulla fronte. Erano
settimane che letteralmente supplicavo Yamcha di portarmi a mangiare in quel ristorante
all'ultima moda che aveva aperto da poco in città.
L'avevo completamente scordato.
-Ma insomma, sai che la lista d'attesa per quel posto è
chilometrica! Ma.. - alzò lo sguardo verso la porta
alle mie spalle.
-Sbaglio o questa è la camera di Vegeta?- Annuii incerta -Cosa stavi facendo lì?-
-Si era fatto male, l'ho medicato- risposi distogliendo lo sgaurdo dai suoi occhi che mi scrutavano indagatori.
-Di nuovo? Ma perchè devi farlo tu?!- sbraitò perdendo il controllo.
-Beh, mi trovavo da queste parti e, sai che con le medicazioni sono piuttosto brava..- tentai di giustificarmi con
titubanza. Sapevo che Yamcha odiava Vegeta più di qualsiasi
altra persona al mondo, non sopportava che passassi il mio tempo con
lui anche se gli avevo spiegato mille volte che la permanenza non era
mai delle più piacevoli.
Ma mi ripresi subito. Perchè dovevo giustificarmi infondo? Questi uomini pretendevano un po' troppo da me ultimamente.
-E quindi hai pensato bene di prenderti cura di lui é!-
-E allora? cosa c'è, sei geloso?- replicai a muso duro.
-Tse, figurarsi se devo essere geloso di uno scimmione del genere! E'
che non capisco il tuo comportamento. Insomma Bulma, quel tizio mi ha
ucciso, te lo ricordi? Ha ammazzato il tuo ragazzo e tu che fai? Te lo
porti in casa e te ne occupi quasi come fosse tuo marito! Come pensi che dovrei sentirmi?-
-Volevo solo essere ospitale, ne abbiamo parlato mille volte! E poi
scusa, tu hai deciso di andartene da questa casa mesi fa, no? Ora
non puoi metterti a discutere quello che decido di fare io-
-Ma ascolti quello che dici? Hai preferito che me ne andassi via io pur di tenerti in casa quel mostro!-
Proprio in quel momento la porta alle mie spalle si spalancò con
irruenza, facendo svolazzare la mia gonna per lo spostamento d'aria, ed
andando a schiantarsi con un sonoro BAM sulla parete.
Yamcha arretrò di un passo deglutendo.
Vegeta sulla soglia della sua stanza, ancora a petto nudo con la ferita
pulsante ben in evidenza sul fianco, gli mandò un occhiata
raggelante, avrei giurato stesse addirittura ringhiando.
Il contatto visivo durò pochi istanti, giusto il tempo
necessario al Sayan per far valere la sua predominanza.
Dopodichè con passo rapido si diresse verso il fondo del
corridoio sparendo dietro l'angolo.
Se Yamcha
odiava Vegeta non è che quest'ultimo lo avesse tra le sue
grazie.
Era chiaro a tutti gli abitanti della casa cosa pensasse a riguardo del
mio ragazzo. Non aveva mai fatto mistero di come lo considerasse un
miserabile , l'avevo ripreso più volte sentendolo affibire al
suo indirizzo gli epiteti più umilianti ed offensivi.
Non si facevano mancare, poi, le minacce che erano soliti scambiarsi quotidianamente al posto del comune saluto.
-L'hai visto?- sussurrò Yamcha in mia direzione -Pensa di mettermi paura facendo il gradasso!-
-Se non hai paura perchè stai parlando a bassa voce?- non
sopportavo quel suo ridicolo comportamento. Mi piaceva pensare che il
mio uomo sarebbe stato in grado di proteggermi da chiunque, capace di
affrontare a testa alta anche il nemico più temibile.
E invece lui continuava a comportarsi in quel modo deplorevole, facendo
il grande alle sue spalle e rintanandosi con la coda fra le gambe in
sua presenza.
-Io non sto parlando a bassa voce!- si lamentò offeso -Comunque
questo non cambia le cose! Cosa stavi facendo nella sua stanza,
dimmelo!- mi ordinò riassumendo un tono imperioso.
-Uffa! Te l'ho detto, si era fatto male! Gli ho solamente ricucito la ferita..-
-Ah! Solamente dice lei! Una cosa da niente insomma! E nel frattempo ti sei completamente dimenticata di me, guarda un po'-
-Senti Yamcha, ho avuto una giornata stremante, davvero. Non so come
sia stato possibile, ma mi è completamente passato di mente.- mi
scusai sinceramente dispiaciuta.
-Perchè ti diverti a fare la sua schiava?! Mandalo via Bulma-
-Non puoi chiedermi questo! Dove lo farei andare? Sai bene che potrebbe essere un pericolo per la popolazione-
-Beh se resta qui diventerà un pericolo per la nostra relazione!-
-Smettila di fare il geloso!-
-Non sono geloso! Vorrei solo che capissi come mi sento io! Non ti
sento praticamente più da quando mi sono trasferito con Pual
e ogni volta che vengo qui sei troppo indaffarata a
far qualcosa per lui.. Non si merita tutte queste attenzioni da
parte tua!
Te ne rendi conto?-
Sì, me ne rendevo conto perfettamente, eppure dopo ogni lite,
ogni diverbio, ogni scontro, ero sempre pronta a dimenticare tutto e
tornare da lui, da Vegeta.
Abbassai lo sguardo per la prima volta, dopo averlo tenuto fisso
per tutto il tempo nei suoi occhi così diversi da quelli fieri e
risoluti del Sayan. Negli occhi di Yamcha da un po', vedevo solo
insicurezza e paura, forse paura di perdermi una volta per tutte.
-Yamcha io..- ma proprio in quell'istante notai il suo pugno contrarsi
in un gesto di difesta. Meccanicamente mi girai e scorsi Vegeta fare
capolino all'angolo del corridoio addentando un gigantesco sfilatino,
probabilmente preparatogli da mia madre. Mentre avanzava verso di noi
continuava a fissare Yamcha accigliato come se fosse un insetto fastidioso e
dovesse liberarsi il prima possibile della sua presenza. Senza dire
a ci sorpassò per andare a chiudersi nella sua stanza.
Per un attimo, un attimo soltanto, una frazione di secondo, sperai che
si fermasse, che dicesse qualche cosa. Che mi desse un motivo per
andaremente, per scappare.
Subito dopo mi diedi della sciocca per aver pensato una cosa del
genere. Da cosa dovevo scappare? Dal mio ragazzo che mi stava
semplicemente chiedendo chiarezza?
Ma ero stanca di tutte quelle liti, di tutte quelle discussioni.
Volevo solo un po' di tregua.
-Allora? Cosa vogliamo fare?- mi chiese senza distogliere lo sguardo dalla porta
appena chiusa come se avesse paura che da un momento all'altro potesse
riaprirsi.
-Io veramente..-
-Sono ancora le otto- constatò mandando una rapida occhiata polso -Forse se ci sbrighiamo
facciamo in tempo, potrebbero averci tenuto il tavolo-
-Io a dir la verità sarei un po' stanca..-
-Bulma, non dire sciocchezze! So quanto ci tenevi ad andare in quel posto, dimmi la verità centra lui?-
-No, ma che dici, è solo che..-
-Basta devi scegliere cosa fare! Vieni o no?-
Abbandonai le braccia lungo i fianchi, sapevo che con il mio
comportamento stavo rischiando di perderlo eppure non avevo voglia di
combattere questa volta.
-BULMA!- quella voce così familiare tuonò da dietro
la porta chiusa. -LA CICATRICE MI FA MALE! VIENI A VEDERE CHE HAI
FATTO!-
Bulma.
Mi aveva chiamato per nome.
Era la prima volta che lo faceva.
Alzai le spalle, rivolta a Yamcha, in segno di scuse, non riuscii a dire nient'altro.
Mi voltai, poggiai la mano sulla maniglia e la spinsi verso il basso.
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Capitolo 4 *** Confusione ***
Bulma e Vegeta love story 4
Confusione...
Bulma.
Mi aveva chiamato per nome.
Era la prima volta che lo faceva.
Alzai le spalle, rivolta a Yamcha, in segno di scuse, non riuscii a dire nient'altro.
Mi voltai, poggiai la mano sulla maniglia e la spinsi verso il basso.
Quello stupido di Vegeta non aveva proprio un bel niente. La ferita era
apposto, non si era aperta ed era pulita come l'avevo lasciata.
Quando, dopo aver esaminato con cura la cucitura, gli chiesi
cosa esattamente gli provocasse dolore, si era limitato a sbuffare
annoiato.
-Sto bene- aveva borbottato, allontanando le mie mani dal suo ventre.
Mille volte aveva preso le distanze dal mio corpo, odiava essere
toccato, e spesso me l'aveva manifestato con movimenti e gesti
aggressivi. Portavo sulle braccia innumerevoli lividi a dimostrazione
di questo suo comportamento. Eppure quella volta non fu così. Mi
scostò da lui con delicatezza, per poi voltarsi ed andare a
chiudersi in bagno, lasciandomi lì con un palmo di naso.
Rimasi interdetta , gli occhi fissi su quel ridicolo
cartello in alluminio che mia madre aveva insistito per affiggere su
tutte le porte delle toilette della casa. Un'altra delle sue
stramberie, che stonava totalmente nella camera del serio Sayan.
Percorsi ad una ad una le lettere, laccate di un rosso
sgargiante, in rilievo sull'insegna a forma di water che diachiarava la tipologia
della stanza.
Mi costrinsi a chiudere la bocca, rimasta leggermente socchiusa.
Avrei voluto chiedergli il motivo di quel suo comportamento, ma non me ne aveva dato tempo e la frase mi si era spenta in gola.
Perchè mi aveva chiamato nella sua stanza? Perchè mi
aveva detto che gli faceva male la ferita se in realtà non
era vero?
Espirai con forza, liberando l'aria che avevo costretto nei
polmoni involontariamente, e chiusi gli occhi, abbassando le palpebre
che ora sentivo tanto pesanti.
Quando mi resi conto che era bastato un suo semplice richiamo per farmi
dimenticare tutto e correre da lui, un
sorriso nervoso mi
si allargò sul volto.
Scossi la testa allibita e allo stesso tempo incredula mentre il
sorriso si tramutava in una risatina isterica che non riuscivo a controllare.
Cosa diavolo stai facendo Bulma? chiesi a me stessa. Quella non ero io.
Riusciva a
manipolarmi quel maledetto alieno.
Perchè mi stavo comportando in quel modo?
Le parole del mio ragazzo improvvisamente mi rinvennero alla memoria, facendosi spazio prepotenti fra tutte le mie domande.
No, a me non importava niente di Vegeta! Mi aveva sempre trattata
malissimo, la sua arroganza e strafottenza rasentavano i limiti
del sopportabile. Non avevamo nulla in comune, partendo dal fatto che io
consideravo Goku uno dei miei migliori amici.
Era esasperante, l'unica cosa a cui tenesse, l'unica cosa di cui gli
importasse veramente era allenarsi e combattere. Come potevo
interessarmi ad una persona tanto insensibile. Una persona
spietata e brutale. Non avrebbe esitato un secondo ad uccidere chiunque gli fosse capitato a tiro..
Deglutii.
C'era qualcosa che non filava in quel discorso.
Sì, Vegeta era arrogante e strafottente, lo potevo affermare con
sicurezza, ma potevo confermare allo stesso modo la sua spietatezza?
Erano ormai più di un anno che frequentava la mia casa, eppure eravamo ancora tutti qui, sani e salvi.
I suoi modi sicuramente non erano dei più riguardosi nei
miei confronti, però, non potevo dire che mi avesse mai
usato violenza. E' vero, le mie braccia erano cosparse di tenui
macchioline blu, ma forse quel tipo di approccio era dovuto al fatto
che non riuscisse a controllare la sua forza. Non doveva essere entrato
in contatto con
molte donne nella sua vita.
Arretrai di qualche passo andando ad urtare con la schiena la porta d'uscita.
Non ci potevo credere. Perchè lo stavo giustificando? Perchè lo facevo sempre?
Lo scroscio dell'acqua proveniente dall'interno del bagno mi fece
sobbalzare. Ero talmente presa dai miei pensieri che avevo completamente dimenticato di non essere sola.
Forse Yamcha aveva ragione, dovevo mandarlo via.
Yamcha.
In una frazione di secondo mi avventai sulla maniglia, catapultandomi fuori dalla stanza.
Il corridoio era vuoto.
Corsi fino all'angolo, percorrendo rapidamente la strada che mi avrebbe
condotto alla cucina, la stessa strada che aveva percorso Vegeta
qualche minuto prima. Nessuno.
Tornai indietro, precipitandomi nella direzione opposta, ma anche lì non trovai anima viva ad attendermi.
Ma sì, era assurdo pensare che dopo averlo piantato in asso a
quel modo, fosse rimasto lì ad attendermi a braccia aperte.
-Maledizione!- imprecai, battendo un piede a terra con rabbia. Era
colpa di quello stupido se adesso il mio ragazzo mi odiava e, con molta
probabilità, non avrebbe più voluto avere niente a
che fare con me.
Puntai lo sguardo alla mia destra sulla gigantesca vetrata che dava
sul giardino interno, sperando di scorgere Yamcha tra gli alberi.
Quando abitava in casa mia adorava rintanarsi in quell'immensa
radura colorata dalle piante più esotiche. Ma il mio riflesso,
che mi impediva la visuale, catturò la mia attenzione. Distinsi
i miei occhi, grandi e azzurri che mi restituivano un'occhiata
colpevole.
Chi volevo prendere in giro? Sapevo che in realtà l'unica persona responsabile di quel patatrac ero io e nessun altro.
Ma in quel momento una folle idea mi balenò in testa.
E se l'avesse fatto apposta? Se mi avvesse richiamato nella sua stanza
solo per farmi litigare con Yamcha evitando, quindi, che uscissi con
lui?
E se fosse Vegeta ad essere geloso?
Scossi di nuovo la testa come a cercare di cacciar via quei pensieri insani.
Vegeta essere geloso? pfff, assurdità! Per essere gelosi
bisognava provare sentimenti, e lui più volte
mi aveva dimostrato di non esserne capace.
Sicuramente aveva solo l' intenzione di creare un po' di scompiglio e
sapeva che chiamandomi nella sua stanza avrebbe compiuto la sua opera
malvagia.
Sapeva che sarei venuta se mi avesse chiamato per nome...
Di nuovo dovetti espellere volontariamente l'aria improvvisamente
bloccata tra i polmoni e la gola, bloccata come qualsiasi altro muscolo
del mio corpo.
Il mio nome, l'aveva pronunciato per la prima volta.
Non aveva detto donna, nè terrestre nè altri epiteti spiacevoli. Aveva detto Bulma.
Quel nome che avevo sentito pronunciare tante volte, da tante bocche,
uscendo dalla sua mi aveva completamente spiazzato, mandando in tilt il
mio cervello.
Quelle cinque lettere proferite con quel suo tono duro e inflessibile
mi avevano resa completamente incapace di formulare un qualsiasi
pensiero. L'unica cosa che avevo saputo fare era assecondarlo, andare
da lui con l'intento di fare tutto ciò di cui aveva bisogno, come se fosse
stata la cosa più normale al mondo. Come se fossi stata
predisposta ad obbedirgli, mentre tutto il resto, Yamcha e
le sue paranoie, si annullavano.
E allo stesso modo in quel momento, sentendo nuovamente la sua voce
pronunciare il mio nome tramite la mia immaginazione, tutte le
preoccupazioni tornarono a dissolversi magicamente, lasciando spazio ad
una inaspettata allegria.
Un brivido percorse la mia schiena mentre contemporaneamente sentivo salire su per la gola un gridolino di euforia.
Non dovevo! Non dovevo essere contenta per una cosa così sciocca.
Dovevo essere furiosa, ma semplicemente non ci riuscivo.
L'aveva detto. L'aveva detto.
Mi passai una mano tra i capelli sflilandomi la fascia che li teneva
indietro. Forse non dovevo portare per così tanto tempo qualcosa
di stretto attorno alla testa, evidentemente non arrivava abbastanza ossigeno alle cellule.
Ma in quel momento non mi importava più di niente, se non che
Vegeta avesse finalmente imparato il mio nome, o meglio, avesse deciso
di cominciare ad utilizzarlo.
L'indomani sarei tornata a ragionare come mio solito, avrei chiamato
Yamcha e gli avrei spiegato tutto, avrei sistemato le cose.
Ma ora no.
Mi concessi di bearmi in quella piccola soddisfazione
così importante per me, quella piccola vittoria personale.
Vegeta mi aveva chiamato Bulma.
Quasi
avevo voglia di saltellare per quanto ne ero contenta.
Già, forse quella della doccia non era un' idea malaccio.
*
Era passata una settimana ormai.
Di Yamcha non avevo più sentito parlare e Vegeta era latitante in casa mia.
Usciva la mattina prestissimo e rincasava a notte inoltrata.
Non lo avevo più visto dal fatidico giorno della lite, l'unico
fattore che mi suggeriva dormisse ancora nella sua camera, erano i
lampi di luce, provenienti dalle finestre ad oblò della
camera gravitazionale, che illuminavano ad intermittenza piccole
porzioni del giardino fuori casa.
Quel pazzoide aveva chiesto a mio padre, l'unico che ancora aveva
l'onore di vederlo in faccia, di modificare il computer della camera in
modo tale da potersi allenare con una gravità di cento volte
superiore a quella impostata.
Erano stati inutili, ovviamente, tutti i miei tentativi di dissuadere
il mio genitore, doveva essersi schierato anche lui dalla parte del
nemico.
-E' per il bene dell'umanità Bulma- continuava a rispondere ad ogni mia lamentela, senza distogliere gli occhi
dagli strumenti da lavoro e proggetti vari srotolati sulla
scrivania del suo studio.
Ma al suo bene non ci pensava nessuno?
Per quanto riguardava Yamcha avevo cercato più volte di
chiamarlo,
ma anche lui sembrava non passare molto tempo in casa. Era stato sempre
Pual a rispondermi, ripetendomi ogni volta che era appena uscito per
andare in palestra.
Avevo bisogno di parlare con lui, ma a quanto pareva dall'altra parte
non c'era la stessa intenzione.
Quindi scoraggiata mi arresi,
avrei aspettato fosse lui a fare la prima mossa.
Quel giorno avevo deciso di passare un po' di tempo all'aria aperta,
nonostante fossimo in pieno inverno, la giornata era piacevolmente mite
e un bel sole splendeva alto nel cielo, protagonista indiscusso della
distesa celeste priva di nuvole.
Aprii la sedia a sdraio sul manto erboso tagliato con estrema
precisione e mi sedetti con tutta l'intenzione di godermi una sana
giornata di ozio, tra le mie riviste di moda e ingegneria meccanica.
A dir la verità la posizione che avevo scelto era piuttosto strategica, non molto distante
dalla camera gravitazionale, tanto per dare una controllatina ogni
tanto.
Magari si sarebbe degnato d'uscire, chessò, per andare in bagno
o a prendersi qualcosa da mangiare.
In realtà sapevo che la
camera era dotata di tutto il necessario per sostentare i bisogni fisiologici di una persona.
L'unica cosa che mancava era un letto, e per fortuna! Altrimenti
sarebbe stato capace di rimanerci chiuso per mesi interi.
Mi calai il cappello a tesa larga che avevo messo quella mattina fin sopra agli
occhi, rilasciando la testa all'indietro, poggiata sullo schienale
della sedia.
Lo avevo scelto con cura quel cappello, come avevo scelto con particolare attenzione
l'abito che indossavo. Mi ero persino truccata, nonostante
sapevo non sarei uscita quel giorno.
Beh, che c'era di strano infondo? Ero una bella ragazza che amava curarsi, anche solo per rimanere in casa!
Ma in realtà sapevo che non era proprio così.
Una piccola vocina dentro di me continuava a suggerirmi di non farmi
trovare sciatta, dovevo essere sempre splendente. Chi poteva dirlo, avrei potuto fare incontri fortunati.
Purtoppo la stessa vocina aveva anche la molesta abitudine di
ricordarmi che l'incontro che desideravo non era con Yamcha.
Mi morsi il labbro cercando di scacciare quei pensieri.
Quei sette giorni non erano piuttosto confusi dal punto di vista emozioni e sapevo che la causa era lui: Vegeta.
Era buffo pensare come fino a qualche giorno prima non avessi mai
considerato la cosa, mentre ora era un fastidioso chiodo fisso.
Non avevo mai pensato a lui sotto le vesti di un ragazzo, di un uomo,
lo avevo sempre visto come un guerriero asessuato, mitomane ed innamorato della
propria forza, un narcisista.
Ma da quando avevo avuto quella discussione con Yamcha, le sue
parole mi erano entrate in testa mettendo in discussione tutte le mie
certezze.
Perchè continuavo a cercarlo, a giustificarlo, a curarlo? Perchè continuavo tornare da lui ogni volta?
Forse inconsciamente ne ero attratta?
Sospirai più confusa che mai.
Poteva essere vera una cosa del genere?
No! presi posizione dentro di me stringendo con forza la pagina di una delle tante riveste poggiate sulle mie gambe .
Però non si poteva dire che era brutto, anzi, era piuttosto carino.
Un po' basso forse, però aveva un bel fisico.
Anzi, aveva proprio un gran bel pezzo di fisico, avevo
avuto modo di esaminarlo spesso da vicino.
E quel suo sguardo
sempre così accigliato,così duro? Beh gli dava un qualcosa di misterioso, un po' triste,
affascinante nel complesso.
Oddio, stavo cominciando a ragionare come mia madre!!
NO, NO, NO!
Mi risedetti composta sulla sedia cominciando a sfogliare con veemenza
le pagine della prima rivista capitata sotto tiro.
Rozzo, stupido, maleducato! Era il mantra a cui mi appellavo ogni qualvolta la mia lucidità sembrava vacillare.
L'improvvisa immagine del Sayan a petto nudo, grondante di sudore si materializzò nella mia mente. Deglutii.
Rozzo, stupido, maleducato!
Ma l'immagine al contrario di quanto previsto si fece ancor più nitida e ammiccante.
Rozzo, stupido, maleducato!
I suoi muscoli contratti al punto giusto..
Rozzo, stupido e... sexy.. NO! maleducato!
E ora che stava facendo con quei pantaloncini?! O MAMMA!
-ROZZO, STUPIDO E MALEDUCATO!- urlai disperata mentre le mie guancie avvampavano alla velocità della luce.
-Bulma?-
-Waaaah!-
Per lo spavento mi sbilanciai troppo andando a capitombolare all'indietro con la sedia e tutto il resto.
-Tesoro, stai bene?- mi chiese preoccupata mia madre guardandomi
perplessa dall'alto. -Ti ho portato un po' di limonata- aggiunse con un
sorriso cordiale, piegandosi verso di me che me ne stavo distesa ai
suoi piedi, sommersa dai giornali.
-Ti vedo tanto preoccupata ultimamente, sai cara? E' per via di quel Vegeta? Stavi parlando di lui?-
-NO MAMMA!! non stavo pensando a lui.. emh, parlando di lui!- le gridai
contro mentre cercavo di rialzarmi e pulire la mia povera gonna dai
fili d'erba.
-Oh bene. Perchè hai visite, e non credo che a Yamcha farebbe
piacere sapere che parli sempre di lui! uhuhuhu- ridacchiò
poggiando il vassoio carico dei due bicchieri colmi di limonata sul
tavolino poco distante.
-C'è Yamcha?- chiesi cadendo dalle nuvole. Ma non ci fu bisogno
della risposta di mia madre, lo scorsi alle sue spalle che si
avvicinava timidamente, salutandomi con un gesto della mano.
Eccoci qui! Di nuovo in ritardo, ma meno dell'altra volta, dai!
A dir la verità il
capitolo non doveva finire in questo modo, ci manca un pezzettino,
però per quel pezzettino avrei potuto impiegarci un'altra
settimana quindi intato vi propongo le turbe mentali di Bulma. (E poi sarebbe venuto un capitolo spropositatamente lungo)
Lo so che ve lo state chiedendo tutti.. ma chi la beve la limonata d'inverno? BOH! ahah
Però il mondo di Dragon Ball sembra sempre così estivo, ci stava bene tutto sommato! :)
bacioni
Hele
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Capitolo 5 *** Fantasie fuori controllo ***
Bulma e Vegeta love story 5
Fantasie fuori controllo...
-C'è Yamcha?- chiesi cadendo dalle nuvole. Ma non ci fu bisogno
della risposta di mia madre, lo scorsi alle sue spalle che si
avvicinava timidamente, salutandomi con un gesto della mano.
Mia madre si allontanò colta da un insolito momento di
discrezione. La scorsi con la coda dell'occhio ancheggiare in direzione
della casa, mentre la gonna del suo vestito svolazzava guidata da quella brezza così insolita in quel periodo dell'anno.
Non avevo idea di come facesse a camminare con i tacchi a spillo sulla
morbida terra del giardino senza storcersi una caviglia. Era sempre
stata così eterea che avvolte pensavo si muovesse librandosi ad
un centimetro dal suolo.
Tante volte mi aveva messo in imbarazzo (ogni qualvolta introducevo una
persona di sesso maschile in casa per l'esattezza) eppure quella
volta desiderai che non se ne andasse, che rimanesse
lì a ciarlare delle solite fesserie, piuttosto che rimanere sola
con Yamcha.
Rivolsi un sorriso stiracchiato al ragazzo che mi stava raggiungendo in
stato di evidente imbarazzo, la mano intenta a grattare la nuca, come faceva tutte le volte che si trovava a disagio.
Pual non era con lui. Erano rari i casi nei quali decideva
di separarsi dal suo compagno fidato, eppure quel giorno non c'era. Evidentemente era venuto per chiarire una volta per
tutte, non si trattava certo di una visita di cortesia, non c'era bisogno di avere attorno testimoni.
-Ehm ciao- esordì una volta che fummo vicini.
-Stavi leggendo?- chiese incerto, mandando una rapida occhiata ai giornali riversi sul terreno.
-Sì, leggendo, sì- risposi atona. Ero pronta, decisi, l'avrei affrontato a testa alta, senza piagnucolii.
-Ecco, io non volevo disturbarti. So che mi hai chiamato in questi giorni...-
Annuii meccanicamente, sorprendendomi di quel suo fare titubante ed incerto. Il
tono era sommesso e colpevole, gli occhi bassi, come incapaci di scollarsi dal prato.
Dovevo essere io quella a disagio, dopotutto il
mio comportamento era stato vergognoso. Gli dovevo delle scuse.
-Ho parlato con Pual, ti sei allenato molto ultimamente-
-Sai, i cyborg- rispose scrollando le spalle.
-Già-
Non sapevo cosa dire. Nei giorni passati avevo pensato spesso al nostro
incontro. Ero sicura che quando l'avrei rivisto tutte le
incertezze ed insicurezze che mi avevano attanagliato in quell'ultimo,
confuso periodo, si sarebbero dissolte. Ero certa che gli sarei corsa
incontro saltandogli al collo, che gli avrei chiesto umilmente scusa,
forse
piangendo.. mi era capitato più volte di versare lacrime a
comando per essere perdonata (aveva funzionato sempre). Eppure, in quel momento, la felicità, la
rabbia o qualsiasi altro sentimento affine sembravano essere totalmente estranei al mio cuore.
L'unica cosa che sentivo riempire ogni singola cellula del mio corpo
era l'apatia, come se non avessi mai sentito
veramente la sua mancanza in quei giorni, come se non me ne importasse un bel niente del suo ritorno. Forse perchè sapevo
che di lì a poco mi avrebbe scaricata, gettata via neanche
fossi...
-Mi sei mancata- Alzai gli occhi su di lui, spiazzata da quella affermazione inattesa.
-Davvero, mi sei mancata molto-
Improvvisamente mi resi conto che anche nelle mie fantasie, in quel
piano di riappacificazione che avevo proggettato con dovizia di particolari, il
finale era sempre lo stesso. -No Bulma, non posso proprio perdonarti-
avrebbe risposto lo Yamcha immaginario alle mie continue suppliche
disperate. Mi avrebbe scostato dal suo corpo con ostentato orgoglio dicendo: -la nostra storia è finita! Non puoi fare nulla per farmi cambiare idea-,
poi sarebbe volato via lasciandomi lì, in preda a
singhiozzi convulsi dovuti al mio cuore spezzato.
Non era previsto un finale alternativo.
(Ammetto che, data la mia fervida immaginazione, la
scenetta talvolta continuava con l'ingresso di chi avrebbe saputo consolarmi a dovere. Ma questa era un'altra storia.)
-Perchè non mi hai richiamato?- chiesi disorientata. Gli ero
mancata? Allora perchè fino a quel giorno non si era fatto
sentire ed era sparito nel nulla? Che senso aveva?
-Io ero... ero arrabbiato. Non mi sembrava giusto. Ma mi sono
reso conto che senza di te non ce la faccio. Bulma, io ti amo-
asserì convinto fissando per la prima volta i suoi occhi nei
miei smarriti.
Boccheggiai.
Dì qualcosa, qualsiasi cosa.
-anche io- sussurrai.
Subito dopo volli mordermi la lingua con tanta forza da mozzarla.
Invece lo ripetei, cercando di imprimere convinzione in ogni singola
parola, in ogni singola lettera di quella frase che non sentivo mia.
-Ti amo anche io Yamcha-
Era la cosa giusta, era Yamcha che dovevo volere. Era con lui che dovevo stare.
Era stata una svista momentanea, un momento di debolezza, una prova.
Ora lo sapevo.
Capita a chiunque, dopo tanti anni che si sta insieme, di vacillare, no?
Di avere dei dubbi, delle perplessità sulla persona che si ha
accanto.
L'attrazione che provavo per Vegeta doveva essere solo un pretesto
perchè non volevo ammettere che Yamcha era il ragazzo giusto.
Era stata solamente la prima persona che mi fosse capitata a
tiro su cui poter riversare le mie fantasie momentanee.
Feci un passo impacciata verso di lui e il ragazzo mi strinse con forza tra le sue braccia, come se non stesse aspettando altro.
Poggiai la guancia sul suo petto muscoloso aspettando l'arrivo di
quell'impulso
decisivo, quello che mi avrebbe chiarito ogni dubbio, quello che mi
avrebbe fatto capire che sì, lo amavo davvero anche io.
Ma l'impulso non si decideva ad arrivare e quei secondi interminabili
che trascorsi cinta dalle sue braccia mi sembrarono secoli.
Sì, quel Sayan mi era del tutto indifferente, non ricordavo neanche più come si chiamasse!
-Sono stato uno stupido a farti quella scenata l'atra sera-
-Mm-m- mugugnai, mentre cercavo di imporre ad ogni mio signolo neurone
di dimenticare quel nome che continuava a rimbombarmi
nella testa.
-So che non potresti mai provare nulla per uno come Vegeta-
Ecco, ora ci si metteva anche lui!
Strizzai gli occhi e affondai ancor di più il viso tra i suoi pettorali.
-Un'idea folle- borbottai.
-Voglio starti vicino Bulma-
-Più vicino di così? Mi stai stritolando!- Non era vero,
mi stringeva con delicatezza, ma io volevo divincolarmi, correre via il più lontano possibile. Avevo bisogno di aria.
-Voglio starti più vicino- sussurrò al mio orecchio.
Colsi il significato di quella frase all'istante.
Poggiai le mie mani sul suo petto, allontanandomi lentamente dal suo
corpo. Sotto i palmi sentivo il suo cuore battere ad un ritmo costante,
forse leggermente più veloce del normale. Seguii il movimento
delle mie estremità salire e scendere dolcemente, guidate dal
contrarsi ed espandermi della sua gabbia toracica.
Sarebbe stata l'unica cosa in grado di sancire la fine di questa
attrazione ridicola che provavo per quel Sayan. Avrebbe rimesso le cose
apposto, tutti i tasselli sarebbero tornati nella giusta posizione.
Feci un cenno d'assenzo con il capo e cercai di sorridere, ma con molta
probabilità non mi riuscì un' espressione credibile.
Yamcha, evidentemente non attento ai dettagli quanto alla risposta, mi
sorrise di rimando, prima di sciogliere l'abbraccio e stringere un mia
mano nella sua.
Ci incamminammo lentamente verso la casa senza dire una parola.
Prima di varcare la soglia della porta finestra che dava sul giardino,
riuscii a mandare un'ultimo sguardo fugace alla camera gravitazionale
da
dove non arrivava nessun rumore. Un lampo di luce illuminò
improvvisamente tutte le finestre circolari che seguivano la
circonferenza della stanza.
Con un sospiro mi voltai offrendo le spalle a tutti i miei dubbi.
*
Yamcha poggiò la mano sulla superficie lignea della porta che ci separava dalla mia stanza e quella
non oppose resistenza, aprendosi verso l'interno.
Le persiane della finestra erano spalancate e il letto sfatto,
illuminato dai raggi di sole che entravano senza fatica nella mia
stanzetta dalle pareti celesti. Sparsi sul materasso se ne stavano
decine di indumenti, ognuno dei quali non abbastanza adeguato allo
scopo della giornata.
Quella
mattina non avevo avuto modo di darmi alle pulizie domestiche per la
fretta di sistemarmi in giardino.
Scacciai dalla testa quell'insano pensiero che vi stava prendendo forma.
E' stato tutto inutile.
Yamcha mi trattenne sul varco della stanza regalandomi uno sguardo
languido, uno sguardo che avrei dovuto restituirgli per renderlo
d'intesa.
Cosa voleva di più da me? Che gli dicessi che ero pronta a suggellare la nostra rinata unione con un atto carnale?
Non si rendeva conto che se mi fossi fermata a pensarci anche solo per cinque minuti avrei cambiato idea?
Conclusi che era meglio levarsi il dente il prima possibile.
Avremmo fatto l'amore, solo in quel modo avrei capito che era lui l'uomo con cui avrei trascorso il resto della mia vita.
*
In poco tempo anche gli abiti che avevo deciso di indossare quel giorno
si erano andati ad aggiungere a quelli, che dal mio letto, erano stati
gettati con foga sul pavimento.
Sentivo la pelle del mio collo bruciare, graffiata da quell'accenno di
barba che Yamcha non aveva accorciato. Le mie braccia erano allacciate
dietro alla sua nuca, mentre il suo viso era affondato nell'incavo tra
il mio collo e la spalla. Sentivo il suo fiato caldo condensare a
contatto con la mia pelle.
Feci scivolare una mano lungo la sua schiena sudata che mi sovrastava,
percorrendo con le dita le linee marcate dei muscoli contratti.
Mentre affondava con decisione dentro di me, sollevai lo sguardo a fissare il soffitto.
Avrei finto. E lo avrei fatto il prima possibile.
Le mie aspettative erano state deluse. Nonostante avessi scelto di
agire come mi comandava la ragione, il cuore continuava a
dibattersi senza darmi tregua.
Sì, era stato un atto chiarificatore, ma la certezza che mi aveva dato mi spaventava.
Non era lui quello che volevo.
Non era l'uomo dal quale volevo farmi toccare, baciare, leccare.
Persi un battito pensando a come sarebbe stato con lui, con Vegeta.
Sarebbe stato capace di dolcezza o sarebbe stato solamente un atto consumato con cruenza?
Non vi nascondo che sarei stata ben lieta di scoprirlo.
-Tutto bene?- mi chiese affannoso Yamcha, non accingendo ad arrestare
l'amplesso. Annuii mordendomi il labbro inferiore, cercando di assumere
un espressione di puro godimento. Evidentemente gli bastò
perchè tornò a concentrarsi sul movimento ritmico
del suo bacino.
Chiusi gli occhi ed eccolo lì che tornava a tormentare i miei pensieri.
Il Sayan mi sovrastava. Riconoscevo ad uno ad un i tagli che
costellavano le sue braccia possenti, ai due lati del mio viso. Mi
sentii in trappola, una trappola meravigliosa.
I suoi occhi di ghiaccio a poca distanza dal mio volto mi scrutavano penetranti, intimorendomi ma al tempo stesso eccitandomi.
Immaginai, gemendo dal piacere, fosse lui a spingere con forza dentro di me, sempre più in profondità.
La mia mano, prima intenta a percorrere il dorso del ragazzo,
scivolò a peso morto sul materasso, per poi andare a stringere
con tutta la forza che avevo in corpo il lenzuolo rosa che rivestiva il
mio letto.
Inarcai la schiena, incapace di sostenere immobile, quella vampata di
calore che si stava irradiando attraverso il mio corpo, imporporando le
mie guacie.
-Ve..- urlai prima di rendermi conto che quello era il nome
sbagliato, che non era lui che mi stava effettivamente facendo sua.
Yamcha rallentò il movimento, facendo leva sui gomiti e guardandomi interrogativo.
-Ve?- chiese ansimando.
-Ehm..veloce, più veloce, intendevo- risposi come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Il ragazzo sorrise compiaciuto, tornando a darsi da fare tra le mie gambe.
Ed io tornai a far galoppare la mia fantasia, ultimamente aveva molto lavoro da svolgere.
Forse per quella volta non ci sarebbe stato bisogno di fingere.
Whelà. Ciao a tutti. Eccomi qui, super puntuale, con un nuovo capitoletto.
Un motivo c'è effettivamente, é la parte di capitolo che
doveva concludere quello precedente. Infatti è anche un po'
corto.
Che dire, non mi soddisfa molto. Trovo lo stile un po' scarno e il mio
vocabolario un ridotto. Ci sono molte ripetizioni, ne sono consapevole.
L'ultima parte è leggermente hard. Più in là ci
saranno scene più spinte, ma non credo comunque di alzare a
rosso il rating perchè non andrò mai a descrivere i
particolari, poi ditemi voi che ne pensate.
Ultima cosetta.. ho paura che il prossimo capitolo arriverà un
po' in ritardo (sia mai!^^) perchè, ahimè, da studentessa
universitaria rigorosamente FUORI CORSO, mi devo dare una mossetta con
un bel po' di esami. Uno è previsto tra una ventina di giorni e
ancora non ho aperto libro, quindi capirete bene mi devo dare un po' da
fare.
Ve lo dico perchè essendo molto lenta a scrivere passerò
molti giorni senza toccare pc. Cmq non andrò oltre le due
settimane, spero.
Non prometto perchè ogni volta che lo faccio aggiorno dopo un mese o peggio.
Quindi non mi resta altro che
ringraziarvi perchè siamo sempre più numerosi *.* e per
le recensioni ovviamente, e salutarvi con tanto affetto.
Un bacione
Hele
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