Se puoi sognarlo, puoi farlo

di marrymezayn
(/viewuser.php?uid=141311)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo uno ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** capitolo otto ***
Capitolo 9: *** capitolo nove ***
Capitolo 10: *** capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** capitolo undici ***
Capitolo 12: *** capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** capitolo diciannove ***
Capitolo 20: *** capitolo venti ***
Capitolo 21: *** capitolo venti - errore. ***
Capitolo 22: *** capitolo ventuno ***
Capitolo 23: *** Capitolo ventidue ***
Capitolo 24: *** capitolo ventitre ***
Capitolo 25: *** capitolo ventiquattro ***
Capitolo 26: *** capitolo venticinque - penultimo capitolo. ***
Capitolo 27: *** capitolo ventisei - ultimo capitolo. ***



Capitolo 1
*** capitolo uno ***


NB: questa è la TERZA storia di una serie. Quindi prima di leggere questa è consigliato leggere le altre due. Andate sul mio profilo e cercate queste due storie; la prima: The best is yet to come e From the moment I met you, everything changed. Grazie! (: 

«Ti manca?»
«Come l'aria!»
 
Ti svegli dopo due mesi di coma e, ti rendi conto che tutto ciò che tu hai creduto la realtà è solo frutto della tua fantasia. Il tuo cervello, non tanto bastardo da uccidersi, aveva deciso di tenerti per due mesi in un sonno profondo facendoti vedere quella che poteva essere la sua vita se quei cinque fossero tornati nella tua vita. E poi ti svegli, felice di essere di nuovo sorta dalle ceneri e ti rendi conto che tutto è frutto della tua immaginazione e che il tuo cervello si è fatto un viaggio di sola andata verso fantasilandia.
Incredibile come un qualcosa che non è tuo ti possa mancare. Insomma, tante volte provi la sensazione che ti manca una persona, quando in realtà non dovrebbe. A lei, mancavano tante persone.. precisamente cinque. Ma sapeva anche che a una di quelle cinque persone lei non mancava. Era sempre più una batosta pensare che non l'era andata a trovare. Insomma, ok che si erano lasciati due anni prima, ma porca miseria. Se a lui fosse successo qualcosa, lei sarebbe partita in quinta abbassando subito l'ascia di guerra.
Peccato che sapeva, la gente non la pensava tutta nello stesso modo. E lui faceva parte di tutta quella gente.
Quando era tornata a casa, in quella casa, si era sentita persa. Da una parte il suo corpo era deliziato di essere a casa, ma il cervello era stranito almeno quanto il suo cuore. Tutto era come l'aveva lasciato. Il letto, l'armadio a muro, la scrivania, il suo portatile mezzo sfasciato, la bacheca. La bacheca dove vi era il petalo di rosa. Quel petalo di rosa che guardandolo, faceva ancora più male adesso. Così, due giorni dopo il ritorno a casa, aveva staccato tutto ciò che le ricordava Zayn, per metterlo dentro una scatola e mettendola il più in alto possibile. Dove non poteva andarlo a prendere.
Ora quella scatola era posata su una delle mensole più alte del suo armadio e, ogni volta che si doveva vestire, ci buttava l'occhio come a controllare che almeno quella fosse reale, che fosse lì e che sarebbe rimasta lì con lei.
E ogni tanto sarebbe potuta andare lì a darci una sbirciata, a sfiorare il petalo e le tante foto che li ritraevano insieme.
Dopo essersi assicurata che il trucco fosse perfetto, si girò verso il letto dove vi era una lettera. La scrutò, sapendo che doveva consegnarla.
Niall aveva fatto il primo passo, ora toccava a lei. Deglutì rumorosamente, non avendo il coraggio di presentarsi dopo anni da Niall e chiedere umilmente scusa. Ma era vero che, se lui era andato a trovarla, lei lo aveva sognato, un significato c'era. E se anche non aveva le palle di farlo, doveva farlo.
Mise la lettera in borsa, prese il cellulare, le sigarette e mise anche quelle in borsa, per poi scendere le scale che conducevano nell'atrio di casa sua.
Guardò la donna seduta al tavolo della cucina e le si disegnò in volto un sorriso debole ma pieno di amore. Stava leggendo una rivista di gossip, mentre attendeva sicuramente che il cibo finisse di cucinare.
Quando si rese conto della presenza di un'altra persona, si girò e chiuse subito il giornale, ricambiando il sorriso di sua figlia.
«Stai uscendo?» domandò alzandosi e, nervosamente si pulì le mani sul grembiule da cucina, come se fossero sudate.
Annuì debolmente, sistemandosi la borsa sulla spalla.
«Con Ian?» le uscì una smorfia e posò gli occhi in quelli di sua madre, che sorrise ancora più pronunciata.
«Si, anche. Ma più tardi. Ora.. Ora devo andare a portare alcuni documenti per la casa! E devo passare in agenzia, anche!» spiegò, vedendo sua madre annuire, ma aveva sempre quell'espressione preoccupata in viso.
«il medico ha detto che sarebbe meglio se rimani ancora un po' a casa, Keyra!» sorrise scuotendo la testa.
«tu non vedi l'ora di segregarmi in casa vero? Mamma sto bene! La gamba non molto, ma posso camminare. Sarò solo più lenta in questi mesi!»
L'abbracciò e, dandole un bacio sulla guancia uscì di casa, sapendo benissimo che sua madre sarebbe rimasta lì ad aspettarla in ansia.
Indossò le cuffiette, mise la musica a cannone e cominciò a camminare lentamente verso la metro che l'avrebbe portata poi verso casa di Niall. Dopo un paio di ricerche aveva trovato il suo indirizzo, anche grazie all'aiuto di Mary.
Quando arrivò alla fermata della metro che l'avrebbe condotta poi alla via della casa, il cuore prese a battere così forte che aveva paura che qualcuno lo potesse sentire.
Continuò a camminare, sentendo il peso della lettera che ancora custodiva nella borsa. Poteva una lettera scritta a mano essere così tanto un fardello per lei?
Guardò il foglietto che aveva tra le mani, alzando poi il viso verso la via. Era arrivata. Doveva solo trovare il numero civico e poi una stupida porta l'avrebbe divisa da Niall. Continuò a camminare, finché non trovò il numero civico e, lentamente, si avvicinò alla porta. Controllò sul campanello, ma ovviamente non vi era il nome del suo migliore amico. O doveva dire ex migliore amico?
Tirò fuori la lettera, guardandola e scrutandola attentamente. Non aveva il coraggio di allungare la mano e mettere la lettera nella cassetta della posta. Ma alla fine vi riuscì, con una forza di volontà che neanche lei credeva di avere.
Per ben due minuti scrutò la cassetta dove era stata inserita la sua lettera. Non poteva tornare indietro. Ma era davvero così vigliacca da lasciare la lettera ed andarsene? Era così vigliacca tanto da scrivere i suoi pensieri su un foglio e lasciare di nuovo Niall a fare il primo passo?
No, non era vigliacca. E con questo diceva tutto.
Prese un profondo respiro e suonò il campanello. Ma ancora prima che potesse pensare 'sto facendo una cazzata' sentì dei passi dietro la porta. Il super udito di Keyra era invincibile. Scrutò la porta e vide che qualcosa oscurare la parte dell'occhiello.
Niall era dietro quella porta.
Si morse il labbro e prese un profondo respiro prima di iniziare a parlare. «Ciao Niall! Spero sinceramente che sia tu dietro quella porta, perché sennò ho messo la tua lettera in una casella estranea.» ridacchiò pensando a quella figuraccia, se mai l'avesse fatta. «capisco se non vuoi aprirmi. Volevo solamente ringraziarti per essermi venuto a trovare. Ovviamente ringrazia da parte mia anche gli altri tre..» Si morse ancora il labbro, nervosamente.
«Devo ammettere che mi ha stupito Mary quando mi ha detto che eravate venuti a trovarmi. Mi ha fatto davvero piacere perché credevo.. credevo che vi foste dimenticati di me. - ridacchiò – forse è stupido da pensare, ma se mi conosci sai bene quante seghe mentali mi faccio sull'amicizia no?!» arricciò le labbra, pensierosa.
«Niente, volevo solo ringraziarti. Non mi sembrava il caso di.. mhm.. lasciare solo una lettera ed andarmene! Era proprio da vigliacca.. Però così ho fatto il lavoro sporco due volte. Ti ringrazio se porti i miei ringraziamenti ad Harry, Lou e Liam da parte mia.»
Altri due minuti in puro silenzio, poi sorrise.
«Ok, io vado! Ciao Niall e buona fortuna per la vostra vita! Ti voglio bene, anche.. anche se non è sembrato in questi due anni!» Guardò di nuovo verso l'occhiello, fece un sorriso e, com'era venuta se ne riandò. Riprese a camminare sulla strada, infilando le mani dentro alla felpa e indossando le cuffiette..
Aveva detto ciò che doveva dire. Sperava solamente che Niall leggesse la sua lettera per capire il motivo per cui lei non si era fatta sentire. E tutte le sue scuse. Keyra era brava a scrivere, era sempre stata ricoperta di complimenti per come scriveva i temi a scuola, ma quando si parlava di scrivere i propri sentimenti era veramente una schiappa. Come minimo aveva scritto e riscritto quella lettera almeno dieci volte. Alla fine l'aveva lasciata così com'era. Stropicciata, piena di macchie delle lacrime e sbavature della penna.
Si sentì stretta in un abbraccio e il suo cuore perse un battito. Riconobbe subito quell'abbraccio. L'avrebbe riconosciuto tra mille.
Tolse le cuffiette e sentì Niall parlare. «..me puoi pensare che ti abbiamo dimenticato? Come puoi pensare che mi ero dimenticato di te? Stupida di una Keyra! Non mi sono mai dimenticato di te, ho solo avuto una gran paura che tu non mi volessi più dopo essere entrato ad xfactor. Guarda che non sei l'unica che si fa le seghe mentali, lo sai vero? Sono anche io un bel segaiolo!»
Keyra scoppiò a ridere fragorosamente, girandosi nell'abbraccio e guardando Niall dentro gli occhi pieni di lacrime.
«Federica ha sempre dovuto fare il lavoro sporco!» ripose, dopo qualche secondo. «Federica?» domandò il biondo, non capendo.
«La mano amica! Segaiolo – mano, mano – federica. Mano amica! Fa rima, tu capire me?» il ragazzo ci pensò qualche secondo poi scoppiò in una risata fragorosa che riuscì a far sciogliere Keyra come non si scioglieva da anni.
Si sentì stretta ancora dalle braccia di Niall e, felicemente, ricambiò. Lì, tra le braccia di Niall, in mezzo ad una strada e con lui che era a petto nudo.
«Mi sei mancata tanto!» Ora piangeva eh! Si faceva un altro bel pianto disperato.
«Anche tu, non ti immagini quanto!»
Rimasero lì, stretti in un abbraccio che sicuro sarebbe durato due lunghi anni. Due lunghi anni in cui nessuno dei due aveva trovato il coraggio di tornare dall'altro, per paura di essere stato dimenticato. Un abbraccio che le era mancato come l'aria e finalmente si senti a casa.
«Come stai?» domandò Niall, rendendosi conto della situazione.
«come dovrei stare, scusa?» chiese, stranita.
«Sei viva!»
«Grazie baby! Anche a te!»

Lo sentì ridere di nuovo. Gli asciugò gli occhioni pieni di lacrime e sorrise.
«E tu, quando imparerai che non devi piangere di fronte a me? Mi si scioglie il cuore!»
«Keyra mary Smith, vuoi sposarmi?»

Scosse la testa, scoppiando ancora a ridere. «Mi dispiace, mi piaci solo come migliore amico!» Lo vide fare una smorfia ma poi sorridere a trentadue denti.
«Che ne dici di un caffé al caldo di casa mia??» domandò Niall, con un tono di voce felice. Guardò l'orologio. Doveva davvero passare a portare i fogli in agenzia e poi uscire con Ian.
«Ma si, dai! Ma lo faccio io! Se ricordo bene l'ultima volta che hai fatto il caffé era bruciato!»
La risata di Niall riempì tutta la strada mentre tornavano verso casa sua.
 
«Quindi mi stai dicendo che ti dovrai operare?» prese la tazza sul tavolino, sentendo il tepore sui polpastrelli, mentre annuiva.
«Si. Due o tre volte. Dipende da quanto grasso riescono a prendere da altre parti per ignettarmelo nella ferita!» Lo guardò fare una smorfia disgustata e sorrise.
«E dove lo trovano il grasso? Tra poco ti guardo attraverso!»
Lo sguardo che gli lanciò fu di fuoco allo stato puro. Se si poteva, Niall sarebbe già morto bruciato vivo.
«Ma ti fa mangiare tua madre?» ora prendeva qualcosa e gliela tirava a presso se non la smetteva subito.
«Si, certo che mi fa mangiare. Ma lo sai benissimo che ho il metabolismo veloce!»
«Troppo cazzo! Sei secchissima!»
«Parla quello che mangia come un bufalo e che non ingrassa!»
«Touché!»

Si sorrisero. Sorseggiò il suo caffé nero, guardando il biondino di fronte a lei e scrutandolo attentamente. Era rimasto il Niall di una volta, anche essendo una persona famosa. Ed era suo, il suo migliore amico.
Il suo cellulare si accese e subito dopo scoppiò una suoneria con la voce di Justin Bieber. Alzò gli occhi al cielo, disgustata! «Pronto?» Qualcuno parlò dall'altra parte del cellulare e subito dopo Niall mise il vivavoce.
«..ve cazzo sei? Siamo qui da tre quarti d'ora e ti stiamo aspettando! Non dovevamo andare a mangiare insieme? Porca puttana Niall, sei sempre il ritardatario della situazione!» Sentendo quella voce, il cuore le perse un battito e scrutò il cellulare ad occhi sbarrati.
«Harry.. Harry finiscila di blaterare. Fammi spiegare!» Sbottò Niall, facendo sorridere Keyra.
«Vai, spiega. E neanche Gesù sceso in terra mi farà cambiare tono! Vai, sentiamo la cazzata che spari a mò di spiegazione!»
«Keyra è qui!»

Silenzio.
«CHE COSA CAZZO MI STAI DICENDO? E TU NEANCHE CE LO DICI? HORAN SEI FOTTUTO! TI PARE CHE LEI VIENE DA TE E TU NON CE LO DICI?!»
Niall, mentre Harry blaterava, le fece segno di parlare e timidamente disse: «ehi Harry, hai studiato ad Oxford per essere così raffinato nel parlare?!»
Silenzio.
«E' lei davvero! Oddio.. ora piango! CINQUE MINUTI E SEI MORTO!»
E attaccò come aveva telefonato. Si guardarono negli occhi, seri per poi scoppiare a ridere così fragorosamente da rotolarsi sul divano per le troppe risate.
Cinque minuti dopo, se non sei, il campanello di casa suonò e subito, impaziente, arrivò anche il rumore di un pugno sbattuto su di essa.
«APRI HORAN! APRI QUESTA FOTTUTA PORTA!» Niall volò ad aprire e, quando aprì la porta venne spostato bruscamente per far passare i regali fondoschiena di tre persone. Liam, Harry e Louis.
Non fece in tempo a dire nulla perché venne praticamente assaltata, schiacciata sul divano e sommersa da tre corpi. Per ben cinque minuti ci furono frasi sconnesse di tre persone che l'acclamavano, la baciavano, coccolavano, piagnucolavano, ridevano felici. Keyra rimase inerme a guardarli, a ricambiare i baci e a commuoversi dal fatto di essere stata acclamata proprio come due anni prima, quando era arrivata all'aeroporto.
«Fate piano deficienti! E' ancora in fase di recupero!» sbottò Niall scrutando la situazione. Subito il suo corpo venne liberato e i tre si alzarono come se fossero delle molle.
«oddio ti abbiamo fatto male?»
Scoppiò a ridere fragorosamente e, alzandosi, si avvicinò ai tre.
«Sto bene, tranquilli! Me lo date un abbraccio?» I tre si avvinghiarono a lei, abbracciandola così stretta da toglierle il fiato.
Anche Horan si unì e stranamente, in quel momento non le interessava poi molto che mancava uno dei suoi migliori amici. In quel momento, un momento solo loro, Zayn non era interessante. Non voleva parlarle? Ok, poteva capirlo benissimo! Ma questo non voleva dire che non poteva godersi quei momenti con il resto del gruppo.
Fanculo Malik!
«Tu.ora.ci.racconti.tutto!»
«Ragazzi, fra poco devo andare.»
«Tu.ora.ci.racconti.tutto!»

Com'è che aveva l'impressione di essere stata appena rubata al mondo reale?
 
Tutto il suo piano di “uscire, andare da Horan, portare i fogli all'agenzia e uscire con Ian” erano andati a farsi fottere. L'avevano seriamente rubata al mondo reale, obbligandola a rimanere e impedendole anche di andare al bagno, quasi.
Tre ore prima si era dovuta scusare con i ragazzi per telefonare a Ian per dirgli se si potevano vedere dopo cena e se la poteva andare a prendere lì. Lui aveva acconsentito e si erano dati appuntamento alle nove e mezza di fronte casa di Niall.
Era rimasta a cena con loro, cucinando qualcosa insieme a Harry, mentre gli altri restavano nei paraggi e ogni tanto le lasciavano un bacio sulla guancia o le scompigliavano i capelli passando.
La cena era andata bene e, dopo aver lavato i piatti e sparecchiato, si erano fatti il caffé per chiacchierare un altro pochetto sulle loro vite in quei due anni. In fondo i ragazzi non erano cambiati di una virgola. Le volevano sempre bene e si erano anche stupiti del fatto che lei pensasse si fossero dimenticati di lei.
Sentì il cellulare vibrare in tasta e capì che Ian stava per arrivare.
«E' arrivato. Salgo a prendere la mia roba!» spiegò ai ragazzi che, annuendo con aria da angioletti la guardarono salire le scale per poi fiondarsi in finestra per guardare questo fantomatico ragazzo.
«Lo riuscite a vedere?» Chiese Harry, arrampicandosi sui corpi di quelli davanti pur di spirciare un pochino dalla finestra.
«Com'è..? Com'èèè!» Sussurrò non troppo forte Liam per non farsi sentire da Keyra.
«E'.. molto carino! Troppo carino! Se le fa del male gli spacco quella faccina perfetta che ha!» Sbottò Niall, preoccupato per la sua amica.
Ma poco dopo videro una macchina fermarsi dietro quella di Ian e da essa uscì Zayn.
«Oh cazzo!» Biascicò Niall, sbarrando leggermente gli occhioni azzurri. «Ma non doveva arrivare alle dieci?» domandò ancora, guardando l'orologio.
Nessuno rispose, troppo impegnati a guardare i due da dietro la finestra.
Lo videro guardare Ian in macchina. Anche Ian si girò a guardare Zayn, inclinando leggermente la testa e scrutandolo. Sicuramente stava pensando che diavolo aveva da guardare. Gli si leggeva in viso che lo stava pensando. Si scrutarono attentamente.
«Una lotta tra ex e new! Oddio, posso andare a prendere i popcorn?» domandò Louis, entusiasta da quella situazione.
«Finiscila di fare il cazzone!» sbottò Harry, in ansia.
Zayn continuava a camminare verso casa di Niall, guardandosi alle spalle. Si stavano guardando malissimo, chissà pensando a cosa!
«Niall apri! Qualcuno vada ad avvisare Keyra di non scendere!» Sbottò Liam, preoccupato. Louis corse su al piano superiore, per bloccare Keyra che si stava rifacendo il trucco nel bagno del ragazzo.
Il biondo aprì la porta, facendo passare uno Zayn alquanto stranito. «chi è quel tipo?» ma vedendo che erano tutti lì, si stranì e lasciò perdere il ragazzo fuori da casa per incazzarsi.
«vi pare normale che mi telefonate all'ultimo secondo dicendo che è tutto rimandato? Per fortuna che potevo fare altro. Teste di cazzo!» Sbottò passando al fianco di tutti e andando in salone.
«Eh lo so! Abbiamo pensato che uscire di questi tempi non era adatto. Non si sa che gente incontri!» Zayn guardò Liam stranito, poi notò che mancava Louis.
«Dov'è Louis?»
«Di sopra, a rifarsi il trucco.»
esclamò frettolosamente Harry.
«In cantina, a prendere una bottiglia di cocacola!» disse al tempo stesso di Harry, Niall.
Silenzio.
«Di sopra o di sotto?» Liam intanto spingeva Zayn a sedersi sul divano che dava le spalle al corridoio. Ma a quanto pare Zayn non aveva intenzione di sedersi, non in quel momento almeno.
«Di sopra!» Rispose Niall.
«Di sotto!» rispose Harry. Decisamente no, come attori facevano schifo. Gli si leggeva in faccia che c'era qualcosa.
«Che vi siete fumati?»
«EHI ZAYN!!! Benvenuto amico! Vuoi un bicchiere di birra?»
entrò Louis a salvare la situazione ma tutti stavano con i nervi a mille e una domanda stampata in faccia. Dov'era Keyra?
Louis fece segno verso l'atrio e tutti, uno ad uno controllarono che Keyra fosse lì ben nascosta. Niall controllò invece che Zayn non avesse notato niente.
«No, voglio solo capire che diavolo vi succede!»
«Niente amico, niente!»
«Amico? Louis, non mi chiami amico da quando ci siamo incontrati la prima volta! Che.sta.succedendo?»

Crollò il silenzio e tutti si guardarono. Niall guardò in direzione di Keyra, che gli fece segno se doveva andarsene. Era bianca come un cieco, forse non pronta a vedere Zayn. Le bastò vederlo di spalle per sentire il cuore battere forte. Niall le fece il segno di no!
Le avrebbe fatto male, lo sapeva, ma gliel'aveva letto in faccia che voleva sapere perché Zayn non fosse con loro in quel pomeriggio.
«Keyra è stata qui!» Sentì dire il biondino.
Silenzio! Un silenzio che si percepiva fin troppo spesso quando si parlava di Keyra in quel gruppo. Era un discorso limit quando c'era Zayn. Lo videro cambiare espressione da bianco cadaverico a incazzato, fino al calmo e all'indifferente.
«L'arrampicatrice sociale è stata qui?» Si poteva ricevere una scoppiettata sul cuore così forte con una semplice frase?
«Lo sai che non è un'arrampicatrice sociale Zayn! Non è stata lei a tornare, ma noi quando lei ha fatto l'incidente. Keyra è venuta qui a scusarsi con noi e per sistemare le cose!» Sbottò Niall, già sapendo come avrebbe preso piega quel discorso.
«Guarda caso dopo che siamo diventati famosi. Prima no, ma dopo si!» Sbottò, sedendosi sul divano – finalmente – che dava le spalle alla porta.
«Lo sai benissimo che Keyra non è quel tipo di persona!»
«Gn. Dici?!»
Disprezzo. Disprezzo allo stato puro. Merda, quella cosa faceva più male di qualsiasi altra situazione. Neanche nello scoprire che non era andato a trovarla le aveva fatto così male.
«Finiscila di comportarti da coglione patentato!»
«Coglione io? SIETE VOI I COGLIONI CHE CREDETE CHE SIA TORNATA PERCHE' VI VOGLIA BENE! VUOLE SOLO LA FAMA, CAPITE? VUOLE DIVENTARE FAMOSA!» Non poteva crederci. Stava seriamente dicendo quelle cose?
Fece un passo per entrare in stanza, ma Niall guardò verso di lei e scosse la testa. No, lei non doveva entrare in quel discorso. Se Zayn sapeva che lei era lì, Keyra avrebbe conosciuto uno Zayn totalmente differente da quello che ricordava.
«Zayn, per dio!» Liam scoppiò come mai in tutta la sua vita, facendo trattenere il fiato a ben cinque persone. «Noi ti capiamo, benissimo! Ma tu non puoi venire a dire che Keyra, quella nostra Keyra del periodo scolastico, sia qui solo per la nostra fama! A lei non interessa, e lo sai benissimo! Lo sappiamo tutti qui dentro! Puoi essere incazzato quanto vuoi, ma non osare dire che lei è qui solo per la fama, solo per sentirti in pace con te stesso! Lei è qui per noi e tu, mio incazzato perenne da due anni, dovresti darle un'altra possibilità!»
Una di quelle risate malefiche, una di quelle risate che si sente provenire dai malvagi dei film uscì dalle labbra di zayn. Oh mamma! Aveva trasformato Zayn in un mostro.
«Se lei fosse qui di fronte a me, non so se riuscirei a trattenere la calma e vi assicuro che mi interesserebbe poco che è una donna!» Sbarrò gli occhi e, malgrado tutto, Niall la vide.
«Vuoi vedere come gliela do una seconda possibilità? Non si deve neanche avvicinare a me!» Zayn si alzò e andò nella stanza vicino dalla parte opposta da dove si trovava Keyra e sbatté la porta così forte da farla tremare nei cardini.
Subito tutti furono al fianco di Keyra, preoccupati. Lei cercò di sorridere ma Niall notò subito che aveva gli occhi pieni di lacrime. «mi dispiace!» disse in direzione della ragazza.
Lei scosse la testa. «Stai tranquillo. Meglio saperlo subito! Se me lo ritrovavo davanti così incazzato, non avrei saputo cosa fare. Meglio così che in un altro modo!» Si alzò sulle punte e gli stampò un bacio, per poi fare lo stesso con gli altri.
«Ci sentiamo eh! Ciao ragazzi, statemi bene!» e aprendo la porta uscì, camminando con la testa bassa verso la macchina dove Ian era appoggiato, a braccia incrociate.
Quando la vide si aprì in un sorriso a trentadue denti, felice di vederla. Ricambiò in modo freddo, per poi alzarsi sulle punte e ricambiare il bacio che Ian le stava dando.
Entrò in macchina e, prima di salire notò del fumo uscire dalla stanza al fianco del salone. Ora, non era una spada nell'orientamento, ma da quella finestra stava uscendo del fumo, un fumo chiaramente di una sigaretta. Si bloccò un secondo, guardò l'oscurità di quella stanza, sapendo di guardare una persona in particolare.
Si stavano guardando, anche se lei non poteva vederlo. Sul suo viso vi era un'espressione così fredda che i ghiacciai del polo nord in confronto erano niente.
Ora entrambi sapevano che l'altro era a poca distanza uno dall'altra.
 
All'ombra della stanza, Zayn cercava di placare la rabbia che sentiva montargli dentro ogni qualvolta pensava al nome di Keyra o si parlava di lei. Cazzo, la odiava con tutto sé stesso. Aveva una gran voglia di sfogare quella rabbia su di lei che neanche voi ve lo immaginate. Anche se sapeva benissimo che quel giorno sarebbe arrivato, non si era ancora preparato psicologicamente per sentirsi dire “Keyra è tornata effettivamente nella nostra vita!”. Per lui, non ci sarebbe stato un effettivo ritorno di Keyra nella sua vita.
Sentì i ragazzi parlare e poco dopo udì la porta di casa aprirsi e chiudersi. Abbassò lo sguardo dal cielo quando vide un'ombra sul vialetto.
Dovette stringere i denti perché riconobbe subito quei capelli, riconobbe altrettanto subito quel corpo. Non la vedeva in faccia, ma conosceva ogni centimetro del suo corpo.
Era lì, in casa e aveva sentito tutto quello che lui aveva detto. Niente male, almeno capiva che se si fosse avvicinata non avrebbe ricevuto un abbraccio ma solo un pugno in faccia.
Aprì la finestra, quel tanto per sentire le voci dei due. «Ehi.. tutto ok?» domandò il tipo che poco prima aveva guardato male e che si era chiesto chi fosse.
«tutto bene! Andiamo? Ho bisogno di una birra!» La voce era la stessa. Era cambiata, certo, ma era comunque sempre la solita voce di Keyra. A sentirla, il cuore si strinse in una morsa di dolcezza ma subito venne messa da parte dalla rabbia. «Fanculo!»
Mentre i due si baciavano qualcuno aprì la porta e se la richiuse alle spalle.
«Dobbiamo parlare!»
Non parlò perché Keyra fece il giro della macchina per entrarvi e alzò lo sguardo proprio sulla finestra dove lui stava. Non sapeva come, ma percepì che non stava guardando la casa, ma lui! Si stavano guardando in faccia, anche se lui era completamente al buio e dubitava che Keyra lo potesse vedere.
Sorrise nell'oscurità. Un sorriso di sfida, un sorriso carico di adrenalina e con un significato enorme: “ti sto aspettando! Che i giochi abbiano inizio!”


NdS: Lascio lo sfogo perchè, per questo mi è stata fatta una recensione media. Non lo cancello anche perché è sempre uno sfogo, ma io e la ragazza con cui ho avuto questo incompreso, abbiamo risolto.

Spazio dell'autrice: Eccoci qui, vi presento il capitolo più lungo che io abbia mai scritto. 7 pagine di word. Non credo di aver mai scritto un capitolo così lungo. Fatto sta che non me la sentivo di tagliarlo in due capitoli, quindi ve lo prendete così com'è.
Nuova storia, vita nuova. Comincio con il dire una cosa: Chi l'ha notato, nell'altra storia mi sono state fatte 3 recensioni in cui mi si incolpa di aver copiato un pezzo di un'altra storia.
Ora.. Voi avete presente chi avete davanti, giusto? Io sono marrymezayn, non voglio vantarmene ma, porca puttana credo di aver scritto una delle storie più originali di questa fottuta sezione. Mi sono sempre fatta un culo come una capanna per essere diversa, per non cadere nel banale e mi incazzo pure se mi si copia. E poi mi ritrovo ad essere accusata di aver copiato una FF? 
IO? Accusata di aver copiato! No, ma.. sapete con chi state parlando vero? Io quel finale e questa storia l'ho decisa ancora prima di iniziare a scrivere la seconda.. Che mi si venga a dire che ho copiato, mi fa rodere ampiamente il culo. Non sono una BM che vado in giro per EFP a cercare finali fighi. Io ho un cazzo di cervello che funziona e non ho bisogno di usare questi mezzucci del cazzo per finire le mie FF. E mi pare di avervelo dimostrato avendo scritto queste due, tre con questa, FF. Cerco sempre di non cadere nell'ovvietà, e la gente mi accusa di aver copiato? Andate a studiare prima di venire ad accusare persone che neanche vi hanno mai letto.
Io me ne fotto altamente il cazzo di tutte le FF in questa sezione, perché sono tutte fottutamente uguali. Quelle poche che leggo sono state scritte da persone che io personalmente conosco.
Quindi, prima di venirmi a dire che ho copiato una qualsiasi vostra fantomatica fottutissima FF, siete pregati di controllare o, almeno, di venire a parlare direttamente con me e non lasciando recensioni negative.
Detto questo *riprende fiato* scusate per lo sfogo ma vi giuro che ci sono rimasta seriamente male quando mi hanno accusato. Io vivo in un angoletto di EFP, arrossisco quando mi si vengono fatti complimenti e a volte piango anche leggendo le vostre recensioni. Non mi vanto di avere 600 e passa recensioni alla seconda storia, non mi vanto di essere qualcuno.
Mi faccio i cazzi miei e non do fastidio a nessuno. E quando vengo attaccata ingiustamente, mi faccio anche rodere il culo!
Non mi lamento se ricevo recensioni negative, assolutamente no. Anzi, se sono giuste mi fanno anche piacere. Ma quelle non sono assolutamente giuste e sinceramente mi fa male anche vedere "3 recensioni negative" ogni volta che entro per leggere le vostre recensioni.
Comunque.. (ahahaha era ricominciato lo sfogo, scusatemi)
Spero che vi piaccia questo capitolo con annesso lo sfogo. Fatto sta che, se volete, fatemi sapere cosa ne pensate! (: <3 Vi amo, ricordatevelo sempre..
E scusate ancora per lo sfogo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** capitolo due ***


«Se fosse per te... Cancelleresti tutto quel periodo?»
«Forse!»

Posò il vassoio sul carrello e spostò il peso da una gamba all'altra, per poi mettersi a combattere con il computer di fronte a lei e segnare gli ordini del tavolo che aveva appena richiesto il conto.
«Keyra!» Si girò sulla spalla per guardare Maddison, la sua collega e futura conquilina. Sorrise debolmente e tornò a guardare il computer, cliccando su “stampa” per stampare lo scontrino.
«Ti ripeto che so benissimo il mio nome, baby! Non serve che me lo ripeti tutti i giorni! E ad ogni ora del giorno!» Maddie sorrise e si affiancò a lei.
«Smettila di fare la cretina e ascoltami. Lara mi ha detto di dirti che il tavolo tredici non vuole essere servito!»
A quella frase alzò le sopracciglia e prese lo scontrino, per poi girarsi del tutto verso la sua amica.
«come scusa?»
«No, dice che non vuole essere servito se non sei tu a farlo!» Che bizzarra richiesta.
«Ok, vado! Porti questo al tavolo cinque, per favore?» Le consegnò lo scontrino appena stampato e, tirando fuori il blocknotes dalla tasca anteriore del pantalone camminò verso il fantomatico tavolo tredici.
Lei e Maddison si erano conosciute due anni prima proprio in quel posto. Aveva deciso di trovarsi un piccolo lavoretto per non dover chiedere i soldi ai suoi e aveva trovato quello. Ben pagata per un lavoro che in fondo, non le dispiaceva. Era appena entrata e, anche sapendo che sul posto di lavoro non si gioca, aveva stretto amicizia con Maddison. E con il passare dei giorni, si era sempre più affezionata a lei. Forse perché avevano la stessa età, forse perché aveva un visetto così dolce che le ispirava coccole a tutto spiano.
Fatto stà che erano diventate amiche e, neanche due mesi dopo la sua entrata in quel posto, Keyra e Maddison uscivano insieme con i loro gruppi. Maddison era la più anziana nel posto di lavoro, era stata lei ad istruirla nel come lavorare. Ma come si diceva a volte?? “l'allievo che supera il maestro!” e per questo la prendeva molto in giro. Non per cattiveria ovviamente, ma certe volte Maddison aveva una grazia di un elefante. Le voleva davvero bene, tanto che di lì a qualche settimana lei, Maddie e Mary si sarebbero trasferite insieme in una casa tutta loro.
Quando uscì nella parte dove si poteva fumare, alzò lo sguardo sul tavolo tredici e sorrise vedendo il motivo per cui volevano essere serviti da lei.
E stranamente erano cinque, non quattro.
«Voi chiedete Keyra da! Credo che lo farò il mio nuovo motto!»
«Cosa dai?» chiese Harry, facendo nascere un sorriso con tanto di fossette sul suo viso.
«Due pizze in faccia, credo che bastino! Cosa vi porto?» Sfiorò la mano di Niall che la guardava con dolcezza.
«Il tuo numero!»
Sorrise in modo tirato e si guardò intorno, per assicurarsi che il capo isterico non fosse nei paraggi.
«Ringrazia che non posso essere volgare Harry, sennò ti farei vedere io il mio numero!» sbottò a denti stretti, continuando a sorridere.
Una risata generale del tavolo fece girare quelli vicini e Keyra sorrise scusandosi con lo sguardo.
«Allora cosa vi porto?»
«Ripeto, il tuo numero!» Guardò male, se non malissimo, il riccio.
«Metti tutto in conto per quando stacco!»
«Io prenderò.. una fettina di crostata e una cioccolata calda!» Annunciò Niall, che si era già fiondato a leggere il menù.
Scrisse l'ordine sul blocknotes e alzò di nuovo lo sguardo.
«Un tea al limone, con latte, ovviamente!» Disse Liam e, annuendo scrisse tutto.
«Per me una cioccolata!» Bastò quella voce per farle andare il cuore in gola, e mentre scriveva non alzò lo sguardo ma annuì solamente.
«Per me un cappuccino. E mi porti anche quei dolcetti da tea?» Alzò lo sguardo in quello di Louis.
«Ma se sono da tea, perché tu li prendi con il cappuccino?»
Non ricevette risposta, ma per risposta ricevette due occhioni da cerbiatto che la sciolsero come un gelato al sole. Sospirando segnò anche i dolcetti.
«E tu Harry?»
«Già detto, il tuo numero!»

«ce l'hai già, deficiente!» Ringhiò a denti stretti, guardandolo con gli occhi a fessura. Harry scoppiò a ridere e si diede delle gomitate con Louis.
«Un caffè!» Scrisse anche quello e mise il blocknotes di nuovo al suo posto. Nella tasca anteriore del pantalone.
«E poi boh, vorresti essere un blocknotes!» se ne uscirono Harry e Louis, facendola rimanere a bocca aperta vedendo i loro sguardi da pervertiti. Ovviamente sapeva che stavano giocando, ma dopo due anni non era più così abituata a quelle battutine. Scosse la testa, incassando il colpo e decidendo di non rispondere.
«Wow.. un ordine difficile! Arrivo subito con le vostre cose!» Se ne andò e Niall la seguì con lo sguardo, dolcemente.
«Non ci credo ancora che è di nuovo con noi!» Sussurrò Liam, guardandola come tutti gli altri. Tutti e cinque la stavano fissando mentre sorrideva a due ragazzi a cui stava prendendo l'ordine.
«Già.. non mi sembra vero neanche a me!» Ammise Niall, con un tono di voce che sembrava quasi innamorato. Era pura venerazione verso di lei.
«Sei contento che sia tornata?» chiese Liam, in direzione di Niall.
«Si! Tantissimo!» Ammise, guardando Zayn che, sentendosi guardato, alzò gli occhi dal cellulare e lo scrutò, per poi fare una smorfia.
Quando Keyra tornò, neanche dieci minuti dopo, aveva con sé il vassoio con i loro ordini.
«Se firtro con la cameriera, cosa succede?» chiese Niall, divertito. Keyra si girò a guardarlo mentre consegnava gli ordini per il tavolo.
«Discretamente... guarda all'interno del locale. Lo vedi quel tipo tutto vestito di nero?» chiese, nascondendo a stento un sorriso. Tutti si affacciarono per vedere il fantomatico uomo vestito di nero.
«Si!»
«Ecco, verrebbe qui, ti prenderebbe e senza troppe cerimonie ti staccherebbe le gambine!» Niall scoppiò a ridere fragorosamente e Keyra consegnò la cioccolata a Zayn, alzando finalmente lo sguardo e fissandolo in modo serio. Zayn ricambiò.
«Goditela, potrebbe essere l'ultima!» Zayn si grattò nelle parti basse e la guardò male.
«Che ci hai messo?» domandò pensieroso.
«Veleno per topi! Forse non farà effetto subito, ma in fondo siete sullo stesso livello di importanza nel mondo!»
Tutti ghiacciarono nel sentire la sua risposta, lo notò subito. Tra Zayn e Keyra c'era un'aria così densa da poterla tagliare con un coltello.
Niall decise di abbassare l'ascia di guerra.
«A che ora stacchi?» domandò il biondino e Keyra si strinse il vassoio tra le braccia.
«Tra mezz'ora!»
«Ci concedi un po' del tuo tempo?» domandò Louis, sorridendo dolcemente.
«Certo! Ci vediamo dopo!»

Uscì dallo spogliatoio e si diresse in cassa, passando dietro al bancone per farsi un tea al limone. Maddison era in cassa e, visto che non c'era praticamente nessuno a cui dare il resto, guardava spensierata verso fuori.
«ehi.. oh! Bella addormentata nel bosco.. Sei sulla terra?» Le passò la mano libera di fronte gli occhi e finalmente Maddison la degnò di uno sguardo.
«Dove vai? Perché sei già vestita?» Alzò un lato delle labbra, scuotendo poi la testa. «E dove vai con quell'ordine? Non hai la divisa!» Sbottò la ragazza, scrutandola male.
«L'ordine è per me stessa, stai tranquilla. Dove vado? Al tavolo tredici, proprio lo stesso tavolo dove tu stai guardando da..» scrutò l'orologio dietro al bancone. «.. dieci minuti buoni e sono vestita perché ho staccato, ma tu eri nel mondo di Fantasilandia per rendertene conto!» Si piegò a darle un bacio sulla guancia e, girando sui tacchi fece per uscire.
Venti minuti prima era andata da lei bianca come un cieco e aveva sussurrato "ci sono.. ci sono i One Direction al tavolo tredici. Perché diavolo non me l'hai detto?" e lei in tutta risposta si era messa a ridere per poi cominciare a saltellare come se fosse una fan impazzita, portandosi le mani sulle guance. "ohmmioddio.. ci sono quei figaccioni dei One Direction nel nostro posto di lavoro. oddio, adesso mi taglio le vene!" e continuando a ridere era tornata a lavorare, non prima di essere mandata a quel paese da Maddison.
«Come vai al tavolo tredici! Ehi.. Keyra, asp..» ma Maddison si bloccò sulla porta, non avendo il coraggio di avvicinarsi. Si girò, fece una piroetta con il vassoio in mano e le sorrise, per poi sedersi al fianco di Niall.
Guardò la sua amica, che la fissava ad occhi sbarrati e sorrise angelicamente, sapendo bene che avrebbe ricevuto un terzo grado appena sarebbe tornata a casa.
«Ciao baby! Finalmente!» La salutò Niall, dandole un bacio sulla guancia proprio mentre lei si girava a guardarlo.
«Oh.. mi sono dimenticata la mia fettina di torta..» sussurrò, facendo nascere un sorriso bastardo sul suo viso. Alzò una mano, in direzione di Maddison.
«Scusi!»
Tutti alzarono lo sguardo verso Maddison che diventò di un rosso cianotico e si avvicinò. «Scusi? Sono diventata un'estranea adesso?»
«Mi sta per caso sfottendo? Devo farlo notare al suo capo, signorinella?»
Maddison la guardò malissimo, per poi scrutare tutto il gruppo che la stava guardando.
«Mi dica, signorina!»
«Guardi, avevo chiesto una fettina di torta al cioccolato dieci minuti fa e sto aspettando da troppo. Cosa ne state facendo di quella fettina di torta?» Chiese, facendosi guardare male da Maddie, ma lei continuava a sorridere bastardamente.
«A chi ha chiesto l'ordine?»
«Oh, non ricordo, sinceramente. Ma ricordo che aveva un fisico da urlo, ed era simpaticissima. Ma non ricordo bene il suo nome.»
«Keyra, forse?»

Fece finta di pensarci, sapendo bene che quei cinque non si stavano perdendo neanche un attimo di quella discussione. Erano stupiti. Keyra ci lavorava e non capivano perché facesse quella scenetta.
«No, no.. Era un nome più soave! Comunque.. voglio la mia fettina di torta, ora!» Maddison si piegò a prendere i bicchieri d'acqua vuoti.
«Ringrazia dio che il capo è qui dietro, sennò ti davo un pugno in faccia. E tu sai cosa significa questo scherzo vero? Tu non troverai più le tue cose quando andremo a vivere insieme!»Vedendo lo sguardo smarrito di Keyra, Maddison scoppiò a ridere fragorosamente e subito venne seguita da Keyra.
«Se tu mi nascondi qualcosa tu sai che fine fanno i tuoi cd, i tuoi poster dei dsjfhuidf..» venne bloccata all'istante, da una mano posata sulle sue labbra.
«Tu vuoi morire giovane, vero?» Sbatté le ciglia e le leccò la mano, facendola ritrarre subito.
«Allora tu non farmi essere stronza! Davvero, mi porti la mia fettina di torta? Sono così stancaaaa!» e si aggrappò a lei, come a farle capire che era davvero stanca.
«Dittatrice!»
«I love u!» E battè le mani, entusiasta di aver giocato.
Tutti guardarono Maddie andare via e subito dopo tornarono a guardare Keyra, che metteva lo zucchero nel tea. Quando si rese conto di essere fissata da cinque paia di occhi, li scrutò tutti.
«che c'è?» domandò, stranita.
«Cos'era quella scenetta?» chiese Louis, divertito.
«Ah no, niente! Mi divertivo un pochino, visto che è vostra fan!»
Tutti rimasero in silenzio, mentre lei sorseggiava il suo tea.
«Quindi i poster sono i nostri, giusto?» Annuì divertita, guardando Harry.
«Mi lasci il suo numero? La chiamerò, promesso!» Si arrampicò su Niall per dargli un pizzico.
«Ricordi la regola delle mie amicizie, vero? Sono intoccabili. Tocca Maddison e ti stacco le palle, Harry!» Gli diede un altro pizzico.
«AIO! E questo?»
«Per prima, testina di cazzo! Te l'avevo detto che dovevi mettere tutto in conto!»

Una risata generale invase la stanza, facendosi guardare curiosamente da metà della gente che era lì dentro.

Stesa sul letto, era circondata da mille giornali che parlavano di vacanze.
Sfogliò quello che aveva davanti mentre con il cervello era da tutt'altra parte. Non era stato così tremendo un primo incontro  tra lei e Zayn.. Forse ancora era troppo presto per parlare, ma sapeva benissimo che prima o poi ci sarebbe stata la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso. Oppure la miccia che avrebbe fatto esplodere la bomba.
Fatto sta che si sarebbero scannati, prima o poi. Lui troppo incazzato per un qualcosa che a lei non era chiara, lei troppo inviperita dal fatto che lui fosse incazzato con lei.
La porta della stanza si aprì, facendola ricadere nel mondo dei vivi e si girò senza pensarci molto, trovandosi Ian solo fasciato dall'asciugamano sulla vita.
«Hai trovato qualcosa?»
La voglia di sbatterti in tutte le posizioni del kamasutra!” Pensò, stringendo le labbra e spostando a forza lo sguardo dal petto di Ian ai giornali. Anche se si era ripresa dal coma da un mese, lei e Ian non avevano ancora.. come dire.. fatto sesso! Era più forte di lei e, dopo aver parlato con Ian e avergli spiegato che per il suo subcoscio era ancora presto – chissà come mai – lui aveva capito e aveva detto che avrebbe aspettato.
E, rendendosi conto che Keyra era molto più distante, aveva chiesto qual'era il problema. Gli aveva spiegato che si era così tanto scombussolata con il coma da sentirsi bloccata. Non che non le piacesse Ian, ma ovviamente il suo subcoscio non era Ian che desiderava.
Ian, con la sua mente diabolica, per far riavvicinare Keyra, aveva proposto una vacanza.
«Niente di niente. Io continuo a dire che le Hawaii sono perfette!» Disse, chiudendo il giornale e guardando la schiena di Ian, che si vestiva di fronte l'armadio.
Inclinò la testa di lato e guardò quella schiena muscolosa, sguizzare mentre Ian si metteva la maglietta. Forse il suo subcoscio desiderava Zayn, ma i suoi ormoni si accontentavano di Ian. Non che fosse brutto, assolutamente. Era un bellissimo ragazzo, ma.. Ma.. ma niente! Era perfetto!
«E allora Hawaii sia! Quando vogliamo partire?» Dopo essersi messo la maglietta, arrivò il momento del Jeans. Oh mamma! No, il pantalone stretto no! Oh cazzo!
Si schiarì la voce, mentre spostava lo sguardo dal suo fondoschiena. L'aveva fatto giotto per caso? No perché a quel culo mancava solamente la parola.
«Ehm.. A te ti danno le ferie tranquillamente?» Il biondo si girò e sorrise, andandosi a sedere al suo fianco.
«Si, ho sempre detto di no alle ferie, in caso mi volevo fare un viaggio. E' arrivato il momento delle mie amatissime ferie!» Ci pensò seriamente, poi prese il cellulare e chiamò il capo.
Ovviamente non fece storie quando chiese delle ferie, anche perché lei era sempre stata bravissima e ordinata sul posto di lavoro. Mai un ritardo, a volte staccava anche dopo fine orario. Anche con due mesi di coma, era tornata a lavorare appena aveva messo piede fuori dall'ospedale.
«Quindi fra una settimana andiamo alle hawaii?»
«Eh già! Hawaii, sole, dormite infinite, mare! Oh, non vedo l'ora» disse lei, sognando ad occhi aperti.
Ian rise e appoggiò la testa sulle sue gambe e, istintivamente, la mano di Keyra andò a giocare con i suoi capelli, ricevendo in risposta un mugugno.
Non era più abituata, era come se lei ricordasse precisamente tutte le volte che aveva sfiorato i capelli a Zayn, ma in realtà non l'aveva mai fatto.
Per lei, ritrovarsi a toccare un altro uomo dopo due mesi di totale sogni su Zayn, era difficile. Ma a quanto pare il corpo e la mente erano abituati alla presenza di Ian, tanto che molto spesso si ritrovava a fare cose che in altre situazioni non avrebbe fatto.
Ian era perfetto, davvero. Un ragazzo d'oro e, si vedeva lontano un miglio che l'amava. Stravedeva per Keyra e lei ne era più che felice. Si erano ritrovati a parlare un pomeriggio e, chiacchierando di qualsiasi cosa, Ian si era messo lì a ricordare cose insieme. Quasi due anni insieme, erano davvero tanti.
E anche se il coma le aveva donato un'ampia veduta su quello che sarebbe potuto succedere con Zayn, lei aveva capito che con Ian, prima di quel coma era stata contenta. Davvero contenta.
E pian piano si stava riabituando a lui, sapendo che ormai il suo corpo, la sua mente e il subcoscio stravedevano per il biondo. E doveva ammetterlo, anche lei stravedeva per Ian.

«Che cazzo mi stai dicendo?» Sbottò Maddison, guardandola ad occhi sbarrati.
«Si, Maddie. Conosco i 1D da prima del loro fottutissimo debutto.»
«ma vaffanculo al loro debutto. Tu sei stata a letto con Zayn malik! Porca puttana!» alzò un sopracciglio mentre Mary scoppiava a ridere così forte da far girare Keyra a guardarla. Erano in un pub, a prendersi una birra e per chiacchierare un po' anche sulla nuova casa e dell'imminente viaggio di Keyra.
«Ma non glielo avevi detto?» Domandò in direzione di Mary. Pensava che, durante i due mesi, l'avesse informata di quella cosa. Lei non gliene aveva mai parlato solo perché si era imposta il limite di non raccontare in giro quel periodo, anche per stare meglio con se stessa e non soffrire.
«No, aspettavo questo momento da mesi!»
Maddie intanto dava le testate sul tavolino, piagnucolando frasi sconnesse su quel fatto.
«Ti sei scopata Zayn Malik! Oh mio dio! Ti sei scopata Zayn Malik!» Scoppiò a ridere pure lei, vedendola così sconvolta.
«Ohmmioddio!» Ripetè Maddison, alzando la testa con tanto di occhioni sbarrati. Scoppiò a ridere ancora più forte, non volendo credere che Maddison fosse davvero così sconvolta che si era portata a letto Zayn Malik.
«tu ti sei scopata Zayn Malik!»
«Si, cazzo! Finiscila di ripeterlo che solo al ricordo mi viene la rabbia!»

«Sfogala su di lui, ti prego!» Aprì la bocca formando una perfetta O alla frase della sua amica.
«Maddison!»
«Oh ti prego! Da quello che racconti sembrate così carini!» Non era tono dolce quello che stava usando vero? Oddio, ci mancava anche che si mettesse le mani al lato del viso e avrebbe fatto la piena fase di ragazza addolcita da una storia dolce.
Scosse la testa, affondando la faccia nel suo bicchiere di birra.
«Scordatelo. E' il passato. Ora Zayn sta con Perminchia e io sto con Ian! Eravamo bambini!»
«Bambini! Pft.. ti sei scopata Zayn Malik, porca puttana dovresti tatuartelo in fronte e andarci in giro!»

«Se non la finisci subito, ti tatuo in fronte “sono una deficiente” e vediamo se taci!» Scoppiarono a ridere fragorosamente tutte e tre.
«Ma non è che te lo sei sognato?» domandò Maddison, per assicurarsi della cosa. Si irrigidì completamente a quella frase, visto che – oltre a mary – nessuno sapeva del suo sogno ma fortunatamente Mary la salvò.
«No, ti assicuro che ci è andata davvero a letto con lui! Ora tu lo vedi come Zayn Malik dei One Direction, ma noi lo vediamo come Zayn Malik di un gruppo di deficienti.»
«Lui è il più deficiente.» sussurrò Keyra, quasi ringhiando.
«Ma dai no! Non ci credo! E' sempre così serio! Misterioso!»
Keyra aprì di nuovo la bocca a forma di O e poi scoppiò a ridere, appoggiandosi a Mary per quanto stava ridendo. Anche Mary se la rideva bastardamente.
«Misterioso! AHAHAHA! Oddio, oddio.. lo vedono come misterioso.. AHAHAHAH! Davvero ha detto misterioso?» chiese Keyra, ridendo tra le lacrime.
Per quanto stavano ridendo avevano la risata a fischio. Quella risata così sguaiata da non avere neanche il tempo di respirare e diventi rossa come un pomodoro.
Certo che dire a Zayn che era misterioso, bella cazzata!
«Che ho detto di male, scusate?» Maddison le guardava ridere, non capendo. E dopo quella frase iniziò un'altra serie di risate da parte di Keyra e Mary.

Spazio dell'autrice: ma quanto sono brava eh? Non vi ho fatto aspettare tanto, no?! Lo so che voi siete curiose di vedere cosa succede tra quei due, ma.. dovrete portare pazienza! U_U 
Fidatevi di me e tutto andrà alla grande. Per le uscite di emergenza ce ne sono sia all'inizio del sito, sia a metà del sito che alla fine del sito. Sia a destra che a sinistra. 
I genitori accompagnati da pargoli si assicurino che le maschere uccidi-nani siano prima posizionati ai bambini. 
Sto sparando cazzate, decisamente. Sarà il raffreddore.
Innanzitutto volevo ringraziare le 37 (OHMYFUCKINGGOD!) persone che hanno recensito *ççç* amo tutte le vostre recensioni, prima o poi (più poi che prima) vi risponderò.
<3 
Per il resto, grazie per le belle parole che avete detto sul mio sfogo! Vi amo tutte *çç*
Per il resto (again).. Maddison non è nient'altro che Nida. QUELLA NIDA! che mi ha costretto a cambiare finale. Ci voleva uno spazietto nella storia per lei. (: 
Ian.. parliamo di Ian.. chi vedete come attore/modello etc per Ian?! Vediamo chi ci azzecca. nel prossimo capitolo vi dirò chi è per me Ian!! 
VI AMOOO!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** capitolo tre ***


«Come ti senti?»
«Come una formica appena schiacciata!»

 

Cambiò la mano con cui teneva la busta mentre affondava la faccia nella felpa e scrutava il portone di fronte a lei.
«Posso farcela! Dai, insomma.. E' facile. Suoni, sorridi, parli, non lo guardi! Posso farcela!» Prima di cambiare idea suonò quello che era il campanello corrispondente alla casa di Harry.
«Chi è?» La voce era inconfondibile. Harry e la sua voce felice le mettevano sempre allegria. Dietro di lui, il silenzio!
«Fra cazzo da velletri!»
«Non sapevo che Fra cazzo da velletri fosse così bello!»

Ghignò. «Mi apri oppure vogliamo chiacchierare tramite citofono?»
«Parola d'ordine?»
«Ti stacco le corde vocali?» Propose, sentendo subito dopo la risata di Harry e il tipico rumore del portone che veniva aperto.
Salì i tre piani mentre si toglieva la sciarpa leggera e si passava una mano sui capelli. Quando arrivò al pianerottolo Niall l'aspettava sulla porta e le saltò praticamente addosso.
«Sei arrivata!» Sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.
«Praticamente se non vi portavo la birra mi avreste mandato la CIA in casa! Quindi si, sono arrivata!»
Niall la spinse dentro e guardò la miriade di gente che c'era in quella stanza. Chi chiacchierava, chi suonava, chi giocava alla xbox.
«Dov'è?!» Sbottò Harry, arrivando da lei come uno zombie.
Alzò il braccio e consegnò la busta al riccio, per poi ricevere un bacione sulla guancia. Guardò la gente dentro la stanza e notò subito Zayn seduto sul divano a guardare Louis e Liam giocare con l'xbox.
«Vieni, ti presento qualcuno!»
Nei venti minuti dopo venne presentata a metà mondo. Non credeva possibile che la casa di Harry potesse contenere tutta quella gente. La cosa divertente era che veniva presentata, loro dicevano i nomi e lei li dimenticava dopo neanche un secondo. Mitico!
«Non ho capito se è un festino!» Ammise quando le presentazioni di gente che neanche ricordava terminarono.
«Nono. Solo una riunione di gente. Fra qualche ora se ne andranno! Tu resti a dormire, giusto?»
Alzò un sopracciglio, quando sentì quella cosa.
«Veramente non ne sapevo nulla!»
«Ma come no? Ti ho mandato un messaggio.. ops.. o forse no! In quel momento mi hanno distratto e mi sono dimenticato.» Guardò il suo migliore amico, sempre con le sopracciglia inarcate.
«Fa niente, ti presterà una maglietta Harry! Harryyyy..» e scomparve nel nulla, facendo tutto da solo. Il suo migliore amico era pazzo. Oh, che cosa entusiasmante.
Si avvicinò alla cucina dove c'erano Harry e Niall che chiacchieravano, si era aggiunto anche Louis e Liam che si erano stufati di giocare all'xbox.
Venne abbracciata dal riccio, e gli sorrise debolmente.
«Allora resti qui!»
Arrossì leggermente, mordendosi il labbro.
«io in realtà domani mattina dovrei andare a lavorare! Prima di andare però volevo passare all'agenzia per assicurarmi che il viaggio fosse tutto ok!»
Tutti si girarono a guardarla, mentre anche Zayn entrava nella cucina, fissandola con disprezzo. Sia Niall che Keyra lo guardarono male.
«Perché baby, dove vai?» Chiese Niall, mentre lei rimaneva tra le braccia di Harry a farsi coccolare. Da quando era tornata, sembrava quasi che tutti volessero una piccola dose di coccole da lei e ogni volta che si vedevano le stavano appiccicati. Prima Harry, poi si dava il cambio con Louis e poi subentrava Liam. Niall si prendeva la fetta più grande delle coccole.
«Io e Ian partiamo. Andiamo alle Hawaii!» sussurrò, fissando il biondo ma sentendo gli occhi di qualcuno addosso. La sensazione che provava quando zayn la guardava non era sparita.
«Uhhh! Un viaggetto d'amore! E perché partite?» chiese Louis, guardandola con dolcezza.
«Perché abbiamo bisogno di tempo per noi due. Si sente trascurato perché vado a vivere con le mie amiche invece che con lui!»
Tutti rimasero in silenzio.
«Tu vai a vivere con le tue amiche? Oh, ma tutte queste novità? E lui che vuole andare già a vivere con te?! Quant'è che state insieme? Cinque mesi?»
Spostò lo sguardo su Niall, che sembrava quasi incazzato da quell'affronto da parte di Ian.
«Veramente sono quasi due anni!»
Ci mancasse poco che Niall sputasse tutta la birra che stava bevendo. Di nuovo crollò il silenzio in quella cucina.
Qualcuno entrò in cucina per rompere quel silenzio imbarazzante che si era venuto a creare. Di nuovo, percepì lo sguardo di Zayn perforarle la schiena.
«Scusa Harry. Posso andare al bagno?» Chiese un ragazzo, timidamente. L'aveva conosciuto ma.. non ricordava assolutamente il nome.
«Fai quello che cazzo ti pare. Non vedi che stiamo parlando? Siamo in sei e stiamo discutendo, sparisci!» Si girò a guardare Harry, a bocca aperta.
«Harryyy! Non si trattano così gli ospiti!» si girò a guardare il tipo, sorridendo. «Certo che puoi.. il bagno è..» ci pensò su, ma non sapeva assolutamente dove fosse il bagno.
«Dov'è il bagno?» chiese a Harry, che scoppiò a ridere..
«Sali le scale e la seconda porta a destra!» rispose il riccio, il ragazzo invece le sorrise e se ne andò, dopo essersi scusato per aver disturbato.
«Quasi due anni?» domandò Niall, incredulo e riprendendo la discussione da dove era stata lasciata.
«Si, perché?!»
«N-no.. così! Mhm.. quindi andate in vacanza!» Annuì, scrutando il suo migliore amico. Che diavolo succedeva? Perché era così stranito che stesse con Ian da quasi due anni?
«Ma puoi viaggiare con quella lastra di metallo nella gamba?» domandò preoccupato, mentre lei cercava di capire quale fosse il cazzo di problema.
«si certo! Ho già chiesto la certificazione al dottore che ho quella lastra dentro la gamba. Tranquillo Niall, ho tutto sotto controllo!»
«Hawaii hai detto, giusto?»

Annuì ancora. Com'è che aveva la sensazione che il suo migliore amico era preoccupato di qualcosa?
Tutti pian piano tornarono a fare le proprie cose. Zayn fu il primo ad andarsene da quella cucina. Rimasero solo lei e Niall, seduti al tavolo della cucina.
«Niall.. Mi spieghi qual'è il problema?» domandò quando finalmente rimasero da soli, vedendo che il suo amico fosse così preoccupato.
«N-No, niente!»
«Spara. Lo sai che con me questi mezzucci non attaccano!»

Si guardarono a lungo in silenzio, cercando di capire se era il caso di dire all'altro cosa pensavano realmente.
«è che.. è che.. non credevo che ci mettessi così poco a dimenticare zayn!»
Allargò leggermente gli occhioni castani mentre cominciava a mordicchiarsi il labbro inferiore.
«Tu non sai come sono stata dopo essere rientrata Niall!» ammise, con tono così basso da pensare che il biondo di fronte a lei non la sentisse.
«e raccontamelo!» Scosse la testa, diventando leggermente rossa in zona guance.
Prese a giocare con la bottiglia di birra, guardando l'etichetta e perdendosi nei ricordi.
«Non ero più Keyra! Ero un vegetale. Non mi sono alzata dal letto per ben una settimana.» A quelle parole, Niall sbarrò leggermente gli occhioni azzurri.
«Non avevo più la forza di fare nulla. Poi un giorno Mary si è stufata di vedermi così e, come sempre, mi ha aiutato. Mi ha fatto fare una doccia, mi ha vestito e poi mi ha portato fuori per fare una passeggiata.»
Niall rimaneva in silenzio, sacro silenzio mentre provava solo minimamente ad immaginare la scena.
«Sono uscita contro voglia, ma mentre camminavamo mi sono accorta che, anche se io ero rimasta nel letto per una settimana, a piangermi addosso perché sapevo che cosa avevo appena perso, mi resi conto che la vita era andata avanti. La gente, in quella settimana, era uscita per andare al lavoro, aveva portato i bambini a scuola, era uscita a fare la spesa mentre io ero rimasta lì, una settimana a piangermi addosso.»
Alzò leggermente lo sguardo dalla bottiglia per guardare il biondino seduto di fronte a lei, sorridendo debolmente.
«Ero distrutta, Niall! Non avevo neanche più voglia di tornare a vivere come prima, dopo avervi conosciuto e.. dopo aver conosciuto lui! Volevo solo riavervi indietro, ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo al mondo! Così, un passo alla volta ho ripreso a vivere.» si morse il labbro inferiore, pensierosa e ricordando perfettamente quel periodo.
«Ero così stufa di vivere che non uscivo più, non mi divertivo più e non ero la stessa keyra di prima. Poi, un pomeriggio ho deciso di andare a studiare in un bar. Scelta decisamente perfetta! Lì, come cameriere c'era Ian. Per un po' ci siamo solo salutati, poi lui si è fatto avanti e mi ha offerto un bicchiere di tea freddo. Ci siamo messi insieme due mesi dopo.» Niall annuì.
«Gli ho detto tante volte di no, Niall! Non ero pronta ad uscire con un altro ragazzo perché il mio cuore era fin troppo rovinato. E avevo solamente sedici anni! Continuavo a dirgli di no, perché non volevo nessun'altro che non fosse Zayn! Ma alla fine più dicevo di no a Ian, più lui me lo chiedeva. Si era incaponito. Un giorno mi disse: “anche oggi vuoi dirmi di no, vero? Ok! Dimmelo, ma sappi che finché non avrò una risposta positiva da te, non ti lascerò perdere! Perché in fondo ho notato che ti piaccio, ma che hai solo paura di dirmi di si!” e in quel momento ho capito che, anche se volevo Zayn, non potevo averlo.» Si passò una mano sugli occhi, cancellando le lacrime che provavano ad uscire.
«Ci ho messo davvero tanto a dimenticare Zayn. Mi è davvero stato difficile dimenticarlo, ma Ian è davvero un bravissimo ragazzo e sa come farsi amare. Con lui riesco a stare serena, non mi devo preoccupare di niente perché lui è sempre lì pronto ad ascoltarmi. E' cotto così tanto di me che ha acconsentito di fare sesso dopo mesi da quando ci siamo messi insieme. Non.. potrei chiedere di meglio!»
Sorrise debolmente verso il suo migliore amico, che la guardava dispiaciuto.
«Non dimenticherò mai Zayn, Niall! Per me Zayn rimarrà il mio vero primo amore e sempre lo sarà. Può essere incazzato con me qualsiasi cazzata lui pensi, ma per me rimarrà sempre il mio Zayn! Non lo dimenticherò mai!»
Rimase a guardare un punto per alcuni minuti, persa nei suoi pensieri. No, aveva ragione. Non si sarebbe mai dimenticata di Zayn. E la consapevolezza che lei era innamorata di Ian la prese in contro piede. Fu distruggente anche per se stessa, ma, ricordando tutte quelle cose, capì che lei, prima del coma, stravedeva per Ian. Stravedeva per lui al tal punto di esserne innamorata. Ma, dopo il coma, si ritrovava a pensare di essere ancora innamorata di Zayn. Non si sarebbe mai disinnamorata per Zayn! Come aveva detto prima, Zayn rimaneva il suo Zayn. Le cose non sarebbero mai cambiate.

Praticamente tutti se n'erano già andati, ma i cinque erano rimasti di sotto a chiacchierare ed a sparare cazzate. Lei invece era salita di sopra, dopo aver dato la buonanotte. Come aveva spiegato, non poteva rimanere a sparare cazzate con loro visto che il giorno dopo doveva andare a lavorare, a differenza di quei sfaticati.
Era in bagno a darsi una sciacquata mentre pensava ancora al discorso fatto a Niall poche ore prima. L'idea di essere innamorata di Ian, l'aveva alquanto scombussolata e doveva ammettere che non c'era ancora stato nessuno scontro con Zayn da farle tremare le viscere dalla paura.
Alla fine, come si aspettava, non aveva il coraggio di prenderla da parte e dire ciò che doveva dire, perché in fondo era un codardo. Proprio come due anni prima.
Qualcuno aprì la porta senza neanche bussare. Guardò nello specchio, bruciando con lo sguardo Zayn.
«A casa tua non c'è la decenza di bussare prima di entrare?»
«Cos'è, ti vergogni per caso?»

«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda. Tua madre non te le ha insegnate queste cose, Malik?» Sbottò, inviperita. Cos'aveva detto poco prima? Che non c'era stato ancora nessuno scontro? Eccolo lì, servito con un piatto d'argento.
Zayn non rispose e alzò le spalle, entrando nel bagno e chiudendo la porta tanto forte da farla tremare. Keyra alzò un sopracciglio, girandosi poi a guardarlo.
«Ehi, se non l'hai notato io sono nel bagno! E non mi pare di averti dato il permesso di entrare!» Lo sguardo che le lanciò fu glaciale, tanto che tremò come una corda di violino.
«Cos'è ti vergogni per caso?»
«Magari se aggiorni il repentorio di battutine faresti un piacere all'umanità, Malik!»

Eccola di nuovo la sensazione di fastidio quando litigava con lui. Come due anni prima. Frecciatine su frecciatine, peccato che quell'anno era più stronzo di qualsiasi altra volta. Era proprio incazzato, constatò.
«Che sei venuto a fare?» chiese, cominciando già a sentire il sapore di veleno in bocca, segno che stava provando fastidio nell'averlo lì con lei.
«Sono in un cesso, che posso farci in un cesso?»
«Io devo ancora farmi la doccia, deficiente!»

«Non hai niente che io non abbia già visto due anni fa!» Lo guardò male, ma davvero male mentre lui si disegnava sul viso un ghigno bastardo. Oddio, poteva tirargli un pugno tanto da togliergli quel ghigno del cazzo dalle labbra?
Zayn si abbassò la patta dei pantaloni, continuando a guardarla in viso. Lei non abbassò neanche lontanamente gli occhi da quelli di Zayn. «Fai con comodo eh!» Sbottò e tornò a struccarsi, mentre Zayn con tutta la calma di cui era padrone si faceva la sua pisciatina.
Crollò il silenzio, mentre lei persa nei suoi pensieri continuava a struccarsi mentre il moro se la prendeva comoda.
Come diavolo aveva fatto a sognare uno Zayn totalmente differente da quello che c'era quel giorno in quel bagno?
Si rese conto poco dopo che Zayn la guardava tramite lo specchio e tornò nel mondo dei vivi.
«Che cazzo hai da guardare Malik?»
Lui sorrise a labbra strette, mentre alzava le spalle.
«Serve il permesso per guardarti ora?»
«Vai a fanculo, cosa ne dici? Ora sei in vena di chiacchierare? Da quello che ricordo, non volevi spaccarmi la faccia? Fallo, Malik si girò, affrontandolo.
Zayn rimase quasi interdetto da quelle parole, tanto che perse il sorriso per qualche secondo, per poi riacquistarlo ancora più forte.
«Fallo, su! L'arrampicatrice sociale è qui, di fronte a te ed è pronta! Cos'aspetti Malik?» Domandò, stirando la schiena e mettendosi più dritta con essa, solo per darsi un tono più pronunciato.
Zayn sorrise e, scuotendo la testa si diresse alla porta e l'aprì, ma Keyra lo bloccò. Chiuse con la mano la porta, facendola di nuovo sbattere così forte da farlo sentire anche ai ragazzi sotto.
«Sei sempre un fottuto vile di merda, Zayn! Non hai le palle di dire niente in faccia. Di fronte agli altri chiacchieri, ma quando ti viene servita la chiacchierata ti tiri indietro quasi piagnucolando. Puoi fare l'incazzato quanto vuoi. Ma sei un vile, e lo sarai sempre, Zayn!» Rimase dietro di lui, con la mano sulla porta, impedendogli di uscire.
«Leva quella mano, ora!»
«Vile.»
«levala!»
«vigliacco!»
«ho detto levala!»
«Falso!»

Venne presa per il polso dalla mano di Zayn e in un nano secondo si ritrovò schiacciata alla porta del bagno. Il viso di Zayn, un viso totalmente diverso da poco prima, le stava a pochi centimetri dal suo. Zayn la guardò in cagnesco, così freddo che in quel momento tremò seriamente.
«Quando ti si chiede una cosa, Smith, la devi fare! Non ti spacco la faccia solamente perché farei uno sgarbo a Niall. A differenza tua, io ci tengo a Niall e so che gli farei del male se solo ti toccassi. Ora.. Dammi di nuovo del vigliacco e neanche l'idea di far soffrire Niall mi bloccherà nel portare a termine ciò che penso seriamente di te!»
Era senza fiato. Sia per la vicinanza, sia per le parole appena dette.
«Non osare dire che non voglio bene a Niall, Malik! Perché sai benissimo che voglio bene a Niall come al resto di voi! Non puoi seriamente pensare che sono un'arrampicatrice sociale! E si, sei un fottuto vigliacco. Non credere che con queste paroline mi abbia impaurito, Malik! Perché sei ben lontano nel farmi piangere!»
Lo vide sorridere. La mano di Zayn si alzò e, con una carezza languida le sfiorò il collo. I suoi occhi castani guizzarono da quelli di Keyra alla mano che sfiorava il suo collo. Il cuore di Keyra smise di battere per un secondo e, subito dopo cominciò a battere più forte che mai. Dopo una carezza, la mano strinse delicatamente sotto l'osso del viso, stringendole delicatamente il collo.
«Tu vuoi giocare con il fuoco vero? Non ti conviene. Non sei più tu a tenere il gioco, ma io, bambina!»
Sentiva il fiato mancarle. Sia per la presa sul collo, sia per la vicinanza, sia per il tono che usò Zayn.
«E' inutile che fai lo stronzo Zayn! Io ti conosco. Puoi farmi credere ciò che vuoi, ma la tua scenetta per attirare l'attenzione con me non attacca. Sei incazzato? Dimmi il perché, no?»
Lo vide ancora sorridere.
«Non è così facile Smith!»
Fu lei a sorridere, debolmente, anche se la mano di Zayn le era intorno al collo.
«Non è così facile solamente perché non c'è un vero fottuto motivo per cui tu sei incazzato con me. Vuoi solo attirare l'attenzione! Ma il mondo non gira intorno a te, Malik!» La presa sul suo collo divenne leggermente più forte, tanto che perse il respiro per pochi secondi.
Cercò di non pensare che stavano litigando perché sennò sarebbe scoppiata a piangere lì, seduta stante.
Zayn la guardò dentro gli occhi, penetrandogli dentro l'anima. “Perché Zayn?”
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, mentre Zayn cercava di placare il respiro affannato, forse per trattenere l'ira e Keyra invece si tratteneva nello scoppiare a piangere a mò di fontana.
«Tu sai qual'è il motivo!»
«No, non lo so! Se mi illumini, Malik mi faresti un favore!»

Altro silenzio, mentre Zayn continuava a guardarla negli occhi. Poteva percepire sulla pelle il respiro del moro, ma dovette lottare con tutta se stessa per non saltargli addosso.
Pensò alla situazione. Lui che dominava, lui che le stringeva il collo come se la volesse strozzare, lui che si credeva di poter andare da lei a dare ordine.
Sorrise, riprendendo la forza che la caratterizzava. No, Malik! Chi aveva sempre tenuto il gioco? Lei. E lei avrebbe continuato.
«cos'è, Malik! Il tuo cervello è troppo piccolo per darmi una fottuta risposta che possa farmi accettare che tu sia incazzato con me? Oppure non rispondi perché sai.. Sai che non c'è scusa plausibile per farti essere così incazzato?» Lo vide aprire leggermente gli occhi, allentando la presa sul suo collo.
«Sei un vigliacco.. come al tuo solito! E' proprio vero, Malik! La gente non cambia! Vigliacco eri due anni fa e, vigliacco sei rimasto.» Alzò la mano e, senza pensarci oltre, strinse il polso di Zayn e lo guardò con cattiveria.
«Sii incazzato con il mondo, con me o con chi cazzo ti pare..» Strinse con forza il polso di Zayn, che allentò ancora di più la presa sul suo collo.
«Ma prima di venirmi a fare la scenetta da persona incazzata, forse ti dovevi ripassare la persona che sono! Non mi addolcisci con delle carezze, e soprattutto non mi fanno più effetto i tuoi occhioni castani. Tu sei rimasto debole, ma io sono rimasta forte! Vuoi far vedere al mondo che sei incazzato con me? Ok, nessun problema.» Si spostò dalla sua presa e, con la stessa mano con cui la stringeva poco prima, Zayn tirò un pugno sulla porta. Keyra ridacchiò, scuotendo la testa.
«Vuoi tu il gioco nelle tue mani? Guadagnatelo!» Lo guardò dritto negli occhi, continuando a sorridere. Prima di spostarsi, venne bloccata di nuovo.
«puoi prendere in giro chiunque Keyra. Ma io ti conosco. So chi sei in realtà!» Sorrise debolmente alle parole di Zayn!
«Appunto perché lo sai, ti permetti di giocare con me?»
Lo vide boccheggiare per qualche minuto.
«Come dici tu, io sarò anche un vigliacco, ma tu hai solo una maschera. E la stai indossando di nuovo, solo per non farti scalfire dalle mie parole.» Lo fissò, senza però rispondere.
«ma sono io l'unico in questa stanza che ti conosce veramente. Io sono l'unico che è riuscito a farti togliere quella maschera e l'unico che ci riuscirà sempre.»
Sorrise, debolmente anche se dentro di lei stava urlando con tutto il fiato che aveva nei polmoni. Quanto cazzo era vero?
Ecco cosa si prova a liberarsi della propria maschera! Poi la gente la usa come arma!”
«Non è così, Keyra?» Sussurrò il suo nome come una carezza su una ferita, con tanta dolcezza da farla quasi tremare come una corda di violino. Era pongo nelle mani di Zayn, e lì dentro lo sapevano entrambi.
«No, non è così! Credi ciò che vuoi, Zayn! Ma a differenza tua, io sono andata avanti. Sei tu che sei rimasto indietro, credendo che di fronte a te ci sia la ragazzina cotta a puntino di Zayn Malik! Ti stai sbagliando di grosso. Ero disposta a giocare due anni fa, non più adesso! Sei incazzato con me? Bene.. Vuoi continuarlo ad esserlo? Bene. Ma stai sicuro che la tua scenetta con me non funziona. Non ho intenzione di giocare con te. Parleremo da persone civili quando deciderai quale scusa è giusta per farti essere incazzato con me. Fino a quel momento, non rivolgermi la parola, siamo intesi?»
Silenzio. Il rumore dell'acqua la colpì in pieno, anche se il cuore le batteva così forte da sembrare un tamburo nelle sue orecchie.
Zayn sorrise e si rizzò sulla schiena.
«Va bene!» E se ne andò, com'era venuto.. lasciando un vuoto dentro quel bagno che, per quanto forte era, Keyra crollò sulle sue stesse gambe appena la porta fu chiusa.
Ogni parola detta da Zayn in quel momento, le aveva lacerato le membra, ucciso il cuore e mandato il tilt i polmoni. Non sapeva come poteva ancora farle quell'effetto ma, in fondo, come aveva detto poche ore prima, Zayn rimaneva il suo grande amore.
Prese a respirare male, come se avesse un attacco di panico, rimanendo abbandonata alla porta del bagno, desiderosa di morire.

Finalmente la partenza per le Hawaii era arrivata e sinceramente Keyra non vedeva l'ora di partire dopo quell'incontro nel bagno. Essere al fianco di Zayn che faceva battutine del cazzo era davvero stressante per lei. Ma per fortuna per due lunghe settimane non l'avrebbe avuto tra i piedi, ma si sarebbe semplicemente rilassata, avrebbe perso il sole, dormito e, si.. fatto l'amore con Ian. Si era ripromessa che, entro quelle due settimane, doveva lasciarsi andare con Ian.
«K 11 – K 12, eccoci. Siamo arrivati! Dove preferisci stare?» Alzò le spalle, allentando la sciarpa leggera che aveva e guardando i due posti sull'aereo che gli erano stati assegnati. Fila centrale del grande aereo, uno sul corridoio l'altro subito al fianco.
«Non mi cambia nulla!» Ammise e sorrise in direzione di Ian che annuì. Il biondo alzò entrambe le valige che avevano come valige a mano e Keyra invece si sedette nel sedile più in dentro.
Subito dopo Ian fu al suo fianco, sorridendole e contaggiando anche il suo sorriso.
«Sei contenta?»
«Non ci crederò finché non sarò all'aeroporto!»

Ian scoppiò a ridere fragorosamente e le passò un braccio sulle spalle, accoccolandosela addosso. Oh! Come si stava bene tra quelle braccia.
«Io ho già fame!» Ammise il biondo, trafficando con il cellulare mentre Keyra guardava quello che faceva.
«Ho dei panini in borsa, se vuoi te ne do uno!» Propose e il biondino annuì, così Keyra si ritrovò piegata sulla sua borsa a cercare i panini che precedentemente sua madre le aveva fatto in caso avesse fame.
Peccato che, neanche spiegandole che in aereo davano i pasti gratis, non era riuscita a lasciare quei panini in casa.
Diede il panino a Ian e lui, come ringraziamento, le donò un delicato bacio sulle labbra che la fece sciogliere come un gelato al sole.
Non poteva proprio chiedere di meglio. Buona compagnia, buon ragazzo e un posto esotico e spettacolare. Neanche un tornado l'avrebbe buttata giù di morale, si ritrovò a pensare mentre si riaccoccolava sotto il braccio di Ian che si mangiava con gusto il suo panino.
Lo guardò dal basso. Era dannatamente bello, doveva ammetterlo. Ian faceva sempre la sua porca figura, perché aveva quel visetto acqua e sapone che piaceva a molte ragazze. Ricordò che in passato molte volte aveva dovuto guardare male delle ragazze perché lo stavano guardando.
«E' delizioso!» Disse il biondo, attirando la sua attenzione.
«Mhm.. quanto te?» Ian smise di masticare per poi abbassare lo sguardo nel suo, per fissarla. Era rimasto interdetto da quelle parole. Beh si, in effetti non era molto da Keyra uscirsene con quelle frasette.
Lo vide sorridere e, sporco di maionese sulle labbra si abbassò a baciarla con tanta di quella foga da far esplodere le ovaie a Keyra.
«mai provato il sesso in aereo?» Chiese la mora, poco dopo.
Quasi ci mancasse poco che Ian si strozzasse con l'ultimo boccone. Keyra prese la boccetta d'acqua e gliela diede, trattenendo a stento le risate. Dopo quel bacio, non aveva fatto nient'altro che pensare “me lo voglio sbattere in qualsiasi posizione. Anche sull'aereo!”
Lo guardò sorseggiare la bibita per poi girarsi a guardarla, rosso per il tossire.
«Ma come te ne esci?»
Keyra alzò le spalle, indifferente. «E' una semplice domanda. Ti disturba la parola sesso, Ian?» chiese divertita, guardandolo.
Lui si avvicinò per parlarle a voce bassissima. «Non avevi detto di aspettare?»
«Ti dispiace che voglia fare sesso con te, Ian?» domandò stranita da quella frase. Il biondo ridacchiò.
«No, semplicemente mi hai preso in contropiede! Vedremo durante il volo!»
Sorrise tutta fiduciosa ma venne smontata subito da Ian che la guardò in modo divertito. «Credo che le hostess controllerebbero! Ce la fai a trattenerti finché non arriviamo?» Si guardarono in cagnesco, poi scoppiarono a ridere fragorosamente. Keyra gli buttò le braccia al collo, davvero felice. Si, ora capiva perché si era innamorata di Ian.
«Oh mio dio, che coincidenza! Ciao Keyra!»
Si girò a guardare chi l'avesse chiamata ma, purtroppo, quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille!
Cazzo! Era un incubo vero?


Spazio dell'autrice: Eccoci qui con il terzo capitolo. Non si capisce ancora bene perché Zayn è incazzato con lei, ma si scoprirà presto, promesso. Voi chiedete uno spazio Zayn-Keyra e io ve lo do! Come promesso nel capitolo precedente vi dico per me chi è Ian.. 



E' lui il mio Ian. Zac Efron! Io sono amante della coppia Zanessa quindi, se Nessa è Keyra per me, non potevo far altro che dare uno spazietto anche a questo figaccione! *___* 
  Made this for; cupcakeforhudgens





Non sono pucciosi? *___* belli loro. Ok! Me ne vado. Love u all <3
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


«Da quanto non dormi?»
«Non me lo ricordo più!»


Non poteva essere davvero come vedeva. Era un incubo, cazzo! Non ci voleva neanche credere che fosse la realtà. O era un cazzo di show di quelli che ti prendevano in giro e ti riprendevano con la telecamera. Tipo candid camera, ecco.
«Non posso davvero crederci che siamo finiti nello stesso aereo e che anche nei posti vicini!»
Voleva morire. Davvero eh! Non sto scherzando, ma davvero avrebbe preferito una corda intorno al collo pur di non essere davvero lì. Ad un tratto voleva proprio tornare a casa, non si sentiva bene.
«c..che ci fai qui?» chiese con la voce tremante, guardando Zayn che sorrideva dolcemente di fronte a lei, come se fosse davvero felice di essere lì e di averla incontrata.
«Io e Perrie abbiamo deciso di farci una vacanza insieme! E' ora, visto che entrambi siamo stanchissimi per via del nostro lavoro!»
Deglutì, perché sentì una strana forza che premeva sui suoi poveri polmoni. Guardò ancora Zayn, poi spostò lo sguardo sulla ragazza che era al suo fianco.
«Non conosci Perrie, vero? Amore, questa è Keyra! Keyra ti presento Perrie!» Il tono. Non poteva essere davvero così felice. Perrie le sorrise e si strinsero la mano.
«Ian Zayn, Zayn Ian!» fece le presentazioni, ancora non del tutto ripresasi da quella sorpresa. Ma era una sorpresa?
Guardò i due sistemarsi e Perrie si mise seduta tra lei e Zayn. Si sorrisero, mentre Keyra si girava a guardare Ian, con gli occhi tanto sbarrati da far preoccupare il suo ragazzo.
«Ehi, tutto bene? Sei bianca!» sussurrò il biondo, guardandola e sfiorandole la fronte.
«T-tutto bene.» biascicò, tornando poi a sorridere e girarsi a guardare, per assicurarsi che fosse vero, che Zayn fosse a due posti da lei.
Lo vide piegarsi quel tanto per sorriderle, ancora con quella faccia contenta. Ma il suo viso felice si ruppe per un secondo lanciando a Keyra uno sguardo di pura sfida. Lo vide alzare un lato delle labbra, come per dire “ti rovinerò la vacanza!”. E subito dopo tornò a sorridere felice, come se la sua maschera di felicità non si fosse rotta.
CHE PEZZO DI MERDA!
«Ehi.. Ehi!» si girò a guardare Ian, alzando un sopracciglio. «piccola, devi stare tranquilla. Non ci succederà nulla!» Ma cos'era, pazzo? Ma di che diavolo stava parlando Ian?
Si accorse poco dopo che la sua mano stringeva il ginocchio di Ian così forte che, sicuramente, il biondo aveva fatto una smorfia.
«Oh.. Si! Ehm.. scusa!» lasciò il ginocchio di Ian ma quest'ultimo sorrise e, debolmente le prese la mano. 
Poco dopo vennero chiusi i portelloni dell'aereo e si girò di nuovo di lato per guardare se fosse davvero come le era sembrato. Non poteva essere davvero così! Ma ahimè girandosi trovò Perrie e Zayn che guardavano uno da una parte, l'altra da un'altra.
Che pezzo di merda, che pezzo di merda, che pezzo di merda. Che pezzo di merda, che pezzo di merda, che pezzo di merda. Che pezzo di merda, che pezzo di merda, che pezzo di merda. 
Riusciva a pensare solamente a quello. Che pezzo di merda! 
Ian si mise comodo per il decollo, leggendo un giornale di gossip trovato nella sacca di fronte a lui. Lei invece non faceva altro che muoversi avanti e indietro, per il nervoso sia per l'aereo che per quella sorpresina.
«Lo sai che non si può starnutire con gli occhi aperti?» si girò a guardare Ian, sorpresa. Lui fissò per altri due secondi il giornale, poi piegò la testa verso di lei e le sorrise.
«No, non lo sapevo!» ammise, appoggiandosi con la schiena sul sedile. 
«E sai che un maiale ha un orgasmo di trenta minuti?» Si guardarono negli occhi, poi alzarono entrambi un lato delle labbra.
«Nella prossima vita voglio essere un maiale!» Dissero insieme e scoppiarono a ridere fragorosamente. 
«Io sapevo che il delfino, oltre l'essere umano, era l'unico che provava piacere nel fare l'atto sessuale!» Ammise, dopo essersi ripresa dalle risate, asciugandosi le lacrime.
«I delfini hanno capito tutto dalla vita!» Se la ridacchiarono sotto i baffi, poi Ian le passò un braccio sulle spalle e se la strinse al fianco.
Posò lo sguardo sul giornale e notò che non vi era nessuna notizia di starnuti o maiali. Capì subito che Ian le aveva detto quelle cose per tranquillizzarla e farle dimenticare del decollo. Socchiuse gli occhi e, prendendo un profondo respiro, decise che quello stronzo di Zayn non le avrebbe rovinato la sua vacanza con Ian. 
Erano solo loro due. Doveva solo sopportarlo in aereo, poi ciao ciao Malik! Non l'avrebbe più rivisto per due settimane. Poteva farcela no?
Il decollo fu tranquillo, tanto che quasi si addormentò ma ovviamente non avrebbe dormito in quel volo.
«Che film ci vediamo?» 
«Per adesso nessuno, vieni!»
Ian la fece alzare appena il segnare delle cinture allacciate si spense e lei sorrise.
«Sehhh! Lo sapevo!!» sussurrò divertita ma venne condotta fin al corridoio.
«Il bagno è lì!» Constatò e Ian ridacchiò.
«Veramente volevo parlarti senza quei due al fianco! Tutto ok?» domandò, inclinando la testa di lato.
«Ah.. peccato. Speravo in una scappatella sull'aereo! Mi deludi Ian!» Il biondino ridacchiò.
«Eddai, sii seria!»
«Sono serissima!» rispose, ma sorridendo. «tutto bene. E' solo che non mi immaginavo che Zayn fosse qui!»
Il biondo la guardò e si appoggiò alla parete del corridoio. 
«L'ho già visto il tipo!»
«Sicuramente l'hai visto due settimane fa quando mi sei venuto a prendere a casa di Niall!»
«Ah si!» annuì, mentre si ricordava della scena. «Ma che ci fa qui?»
Si morse il labbro. «Pure lui una vacanza, ma non credevo che prendesse il nostro stesso aereo!» ammise, mentendo anche un po'. Non era il caso di dire a Ian che Zayn era lì per rovinare le loro vacanze.
Lui non c'entrava nulla in quella cosa. Era una cosa solo sua e di Zayn. 
«però è il caso di dirti chi è zayn!» sussurrò, guardandolo dispiaciuta. «non voglio rovinare questa vacanza, ma non voglio neanche mentirti. Zayn è un mio ex, se si può chiamare così. Siamo stati per un periodo amici di letto, quando avevo sedici anni!» abbassò la testa, dispiaciuta. 
Sentì due dita di Ian passarle sotto il mento e le fece alzare gli occhi nei suoi.
«Ehi.. non essere triste!» 
Rimase interdetta. Oddio, era perfetto. Troppo perfetto per stare con una come lei. Come poteva essere così perfetto?
«c'è qualcosa di più che devo sapere? Mi tradisci con lui?» Boccheggiò come incredula di quella frase.
«Nooo! Nono ma come fai anche solo a pensarlo?» chiese impaurita, allargando leggermente gli occhi.
«No perché se è così gli spacco la faccia!» scoppiò a ridere fragorosamente, guardandola poi con dolcezza. «Stavo scherzando Keyra! Si vede lontano un miglio che tra di voi non c'è più niente!» 
Ci rimase male. Non sapeva bene se perché avesse giocato con lei, oppure perché anche lui si era accorto di quella cosa. Insomma, era così visibile che non c'era più niente da parte di entrambi?
Ian aprì le braccia e lei ci si tuffò come un naufrago che vede un ancora di salvezza. Sentì la mano di Ian accarezzarle i capelli, delicatamente. 
«Quindi tutto ok?»
«andrà meglio quando saremo distanti da quei due!» sussurrò Keyra, riaffiorando dal petto di Ian e sorridendo.
«Forza, andiamo a sederci che tra poco servono il pranzo!» 
Scoppiò a ridere fragorosamente, scuotendo la testa.
 
Finalmente arrivò il momento di scendere dall'aereo. Ci mesero quasi mezz'ora per scendere e dirigersi verso il pullman che l'avrebbe portati all'albergo. Il viaggio più lungo che lei aveva fatto, calcolando che Keyra era stata a New York con sua sorella e in confronto a quel viaggio, New york era stata una passeggiata. Forse perché c'era Zayn che metteva bocca ad ogni cosa che diceva o semplicemente le dava fastidio. In più, c'era da togliere Perrie che ogni tanto le lanciava qualche sguardo che a Keyra, sinceramente, non le piaceva.
Non che le interessasse con chi stava Zayn, erano affari suoi. 
«Oh! Voi andate con il pullman! Che peccato!» disse passando di lì Zayn, con quel tono strafottente che le fece sentire il sapore di veleno in bocca.
Notò subito l'uomo vestito bene con un cartello in mano, con i cognomi di Zayn e Perrie su di esso. 
«Ci si vede!» e sorridendo con quel cipiglio bastardo, Zayn prese per mano Perrie e se ne andò, liberando i due della loro presenza.
«Grazie al cielo! Lo stavo per ammazzare!» Ian non rispose a quella frase, ma l'unica cosa che fece fu prenderla per mano e trascinarla insieme ai bagagli verso il pullman.
Il viaggio non durò tantissimo, ringraziando il cielo e per tutto il tragitto Keyra dormì appoggiata a Ian, che sentiva la musica e giocava con i capelli della ragazza.
Appena arrivati, si diressero nella reception dell'hotel. 
«Salve, come posso esservi d'aiuto?»
«Abbiamo prenotato una camera a nome Ian Cooper.» Annunciò il biondino, appoggiandosi alla reception. La tipa controllò al computer poi consegnò dei fogli per farli firmare al suo ragazzo. Mentre Ian provvedeva al pagamento con la carta di credito, Keyra si guardò intorno. Fu tranquilla perché, prima di partire, aveva messo i soldi per pagare l'albergo sulla carta di Ian e avrebbe fatto tutto lui con la sua carta.
Notò la parte ristoro, più un saloncino dove sedersi quando si ritornava dal mare. Controllò che ore fossero e notò che erano solo le due di pomeriggio. Perfetto. Potevano mettersi il costume e andare direttamente in spiaggia e, in caso, riposarsi lì.
«Sei stanco?» chiese la ragazza, in direzione di Ian.
Il biondino si girò: «No, per niente. Vogliamo andare subito in spiaggia?» Chiese, dolcemente.
«Si, dopo una doccia! Puzzo d'aereo!» Si sentì osservata e si girò a guardare Ian, che la guardava con espressione maliziosa. Sorrise maliziosamente anche lei, per poi sbattere le ciglia e tornare a controllare l'albergo.
Sistemate le pratiche, presero la chiave della stanza e si diressero al quarto piano, dove vi era la loro camera. Ovviamente l'avevano presa matrimoniale. Non c'era storia nel dormire in due camere separate, era ridicolo.
La camera non era male, ovviamente era in riva al mare e se si apriva la finestra si poteva udire il rumore delle onde infrangersi sulla spiaggia. Sicuramente quella notte, avrebbero dormito con la finestra aperta, che avrebbe permesso a quel leggero venticello di non farli morire di caldo.
Ian fu il primo a farsi una doccia veloce e, come ogni volta che usciva dal bagno solo fasciato dall'asciugamano legato in vita, a Keyra salivano gli ormoni in spalla e trottavano come solo dio lo sapeva. Entrò subito dopo, senza neanche dare il tempo al suo ragazzo di dire “ehi, ho fatto!” prima che gli saltava addosso.
Forse era stupido farsi una doccia prima di andare al mare, ma lei aveva davvero bisogno di rilassare le spalle dopo un viaggio così lungo. Fortunatamente le possibilità che rincontrasse Zayn in quella vacanza erano al 99%.
Appena terminò, indossò il costume che aveva portato con se al bagno e mise un pantalone short Jeans e una maglietta senza spalle. Lasciò i capelli che ricadevano sulle spalle e mise gli occhiali da sole come “fermo” della frangetta.
Quando uscì, Ian stava steso sul letto, mezzo addormentato. Si avvicinò a lui, rimanendo ai piedi del letto a guardarlo. Certo che era bello da togliere il fiato eh. 
Gattonò sul letto, finendo con la faccia vicino a quella di Ian. 
«Ehi, dormiglione! Sei così stanco?» Il biondo mugugnò qualcosa, cercando di aprire gli occhi ma senza riuscirci. Si piegò a dargli un bacio a fior di labbra, sentendolo mugugnare ancora. Era dolcissimo. «vogliamo rimanere in camera?» chiese la ragazza, dolcemente.
«No.. ora andiamo! Due minuti!» biascicò il biondino, alzando il braccio e invitandola a stendersi di fianco a lui. Lo fece e si accoccolò al suo corpo, sentendo che profumava tutto. Era un profumo rude, per il suo naso, ma a Ian stava bene. Toglieva quell'aria da bambino che aveva. Respirò a pieni polmoni il suo profumo, sentendo la mano di Ian accarezzarle la parte dietro del collo, sotto la folta capigliatura.
Si addormentarono in meno di dieci minuti.
 
«Qui dice che c'è un ristorantino in riva al mare che fa del buonissimo pesce!» esclamò la mora, leggendo sulla guida turistica piena di pezzetti di carta che servivano come “segnalibro” per cose interessanti che aveva letto mentre erano in aereo.
«Allora ci facciamo una passeggiata e poi andiamo lì!» rispose il biondo, sistemandosi i capelli allo specchio dell'ascensore. 
«però aspetta.. forse questo è migliore. O questo.. uhhh! Questo ha anche il piano bar! O a questo..» Ian sorrise sentendola parlare di tutti quei ristoranti e, dopo essersi dato una sistemata ai capelli indomabili che avevano preso una strana piega dopo aver dormito, prese la guida in mano a Keyra e si piegò a baciarla quando lei alzò la testa per obbiettare. 
«Vediamo dopo dove mangiare. Ora, per favore, ti godi la calma della vacanza e ti godi la situazione?» Grazie mamma Cooper e papà Cooper per essere rimasti a casa quella sera, e grazie Dio per aver dato tutta la dolcezza a lui.
L'ascensore si aprì nello stesso momento che Keyra si alzava sulle punte per dargli un bacio di volata, per poi uscire e cominciare a camminare verso l'uscita. Ma fu bloccata da un'immagine che non le piacque per niente. Zayn e Perrie entravano nell'Hotel.
«Chi si rivede! A quanto pare il buon dio ha deciso di farci incontrare di nuovo.» 
Come cazzo era possibile? Di tanti alberghi – e quello sicuro era il minimo che si poteva permettere Zayn con tutti i soldi che aveva – perché proprio il loro? Com'era possibile che se lo ritrovava nel s..
L'itinerario che aveva lasciato a Niall con tutti i numeri in caso succedesse qualcosa. Che pezzo di merda.
No, adesso era troppo! 
Sentì un brivido di rabbia sulla schiena, mentre stringeva la mano di Ian e si girava a guardarlo, cercando di non far trasparire la rabbia che stava provando. 
«Amore, puoi aspettarmi gentilmente fuori? Devo parlare un secondo con Zayn!» Il biondo abbassò la testa verso di lei, in quanto era molto più alto di Keyra e, guardandola preoccupato, annuì e sospirò. Si piegò a darle un bacio e, dopo un saluto biascicato verso i due, si diresse fuori.
Keyra si girò poi verso Perrie. «dovremmo parlare. Da soli Anche Perrie fece la stessa cosa di Ian, e dopo un bacio si diresse verso l'ascensore. La guardò entrare dentro all'ascensore e quando si girò di nuovo a guardare Zayn, aveva quel sorrisetto strafottente disegnato sulle labbra.
«Come vanno le tue vacan..» Non terminò di parlare perché Keyra lo prese per il gomito e lo portò nella saletta dell'albergo che era destinata al relax. Fortunatamente era vuota.
«Che cazzo hai in mente, Zayn?» Sbottò, sbattendolo al muro poco gentilmente. Il moro sorrise, alzando un lato delle labbra.
«Mi pare che in aereo sono stato chiaro. E mi pare anche che tu abbia capito benissimo il mio sguardo!» Rispose del tutto pacato, appoggiandosi al muro dove poco prima l'aveva sbattuto, come niente fosse.
«No, non hai capito: Che cazzo hai in mente, Zayn? A me, dei tuoi giochetti del cazzo non mi interessa nulla! Io sono qui in vacanza con il mio ragazzo e tu sei venuto a stressarmi la vita. Hai sbirciato la lista che ho dato a Niall, vero?» Lo vide alzare le spalle, come se non lo sapesse bene, ma sorrideva, quindi dedusse che era così. 
«E se anche fosse?»
«E se anche fosse ti spacco la faccia, coglione! Mi stai cominciando a snervare, sappilo!» Non ci vedeva più dalla rabbia, per quanto era arrabbiata. Lei cercava di allontanarsi da lui pur di non litigare, e più lei lo faceva più lui la seguiva.
«Finiscila di stressarmi, finiscila con i tuoi giochetti del cazzo, finiscila di darmi il tormento, finiscila di vedere tutto come un giochetto. Mi sto stufando, e non so se ricordi come sono quando perdo la pazienza! Perché sei qui?»
Il moro si passò una mano nei capelli, alzando di nuovo le spalle.
«Così, una vacanza con Perrie!»
La prendeva anche per il culo, lo stronzo.
«Tu non sei qui per una vacanza con Perrie, tu sei qui perché vuoi rovinarmi l'esistenza, non è così? Dimmelo Zayn!» ringhiò, al limite della pazienza.
«Ho intenzione di far capire a quel ragazzo con chi sta realmente. Non si merita una persona schifosa come sei tu!» 
Uno schiaffo riecheggiò in quella saletta, mentre la mano di Keyra pulsava dal dolore e la guancia di Zayn si tingeva di rosso. Lo vide muovere la mascella, come nei film, mentre si portava una mano sulla guancia per poi tornarla a guardare, incazzato – ora – almeno quanto lei.
Keyra aveva gli occhi pieni di lacrime, mentre diventava rossa per la rabbia che stava provando.
«tu non ti devi permettere di venire da me a dirmi che sono una persona schifosa. Tu non ti devi permettere di venire qui, nella MIA vacanza anche solo per darmi fastidio. Tu non puoi permetterti di rovinarmi la vita, quando già lo hai fatto per ben sei mesi. Tu, non puoi venire a dire a me che sono una persona di merda, quando mi hai lasciato con una fottutissima lettera, Zayn!» 
Si guardarono negli occhi mentre Keyra respirava affannosamente e Zayn rimaneva serio come uno stoccafisso.
Non ce l'aveva fatta. Si era ripromessa di non dire nulla a Zayn, di non fargli vedere quanto lei soffriva per quella situazione, ma aveva fallito. E per di più, l'aveva anche schiaffeggiato.
Lei, che non avrebbe alzato una mano neanche su sua madre, si era permessa di tirare uno schiaffo a Zayn. E dal dolore che le faceva la mano, dubitò che Zayn non l'avesse sentita.
«E allora tu perché mi hai lasciato?» Sembrò passare un'eternità quando sentì quelle parole uscire dalle labbra di Zayn e, sbarrando leggermente gli occhi lo fissò.
«Che cosa cazzo c'entra ora?» sbottò, ma non riuscì a far a meno di sentire il suo cuore battere come un pazzo..
«C'entra! C'entra cazzo!» sbottò anche lui, finalmente facendo vedere la sua reale rabbia. Ecco cosa turbava Zayn. Ecco qual'era il problema e perché fosse così incazzato con lei. 
«Che dovevo fare? Restare lì con te e vivere felici e contenti? Cazzo Zayn, eravamo due bambini!! Eravamo due bambini che si erano incontrati e che hanno passato insieme qualche mese! Stop! Io vivevo a Londra, tu a Holmer Chapel con i tuoi nonni. Che dovevo fare? Telefonare a mia madre “ehi mamma, senti, mi sono messa con Zayn malik, voglio venire a vivere qui per sempre per fare una storiella con lui!” Dai!» rispose tutt'un fiato, scrutandolo e sentendo un brivido passarle sulla schiena.
A quanto parve, spiazzò Zayn con la sua frase, tanto che rimasero di nuovo nel silenzio più totale. Non si accorsero però che la scena era ascoltata da qualcuno.
«Per questo sei incazzato con me?» Chiese, abbassando di qualche tono la voce, cominciando a perdere le forze. Come ogni volta, Zayn le toglieva le forze.
Non rispose.
«E' per questo, Zayn? Rispondimi, per favore!» Lui abbassò gli occhi sul pavimento e annuì leggermente.
«Cristo Zayn! Chissà che mi immaginavo! Sei un coglione, come lo eri due anni fa!» si mosse nervosa, facendo due passi di lato e camminando per qualche secondo per la stanza.
«Cristo! Mi era preso un colpo quando ho sentito uscire quelle parole dalle tue labbra. Pensavo di averti perso, porca puttana!» Inveì contro di lui, sentendo un peso in meno sulla coscienza.
«Mi hai perso!» 
Si girò a guardarlo, tornando di fronte a lui.
«Mi vuoi dire che, dopo due anni, non possiamo essere amici? Non ti sto chiedendo di tornare insieme Zayn! Io ho Ian, tu hai Perrie. Ti sto semplicemente chiedendo di essere amici, dimenticando quello che c'è stato due anni fa! Puoi farcela?! Di non essere due estranei quando in realtà siamo più che conoscenti. Che, se vengo a trovare uno di voi, tu non mi lanci quei sguardi di odio! E' chiederti tanto? Puoi passare sopra ad una cosa successa due anni fa?» Zayn la guardò, serio in viso. Aveva preso il sole e, la sua pelle già olivastra, era diventata ancora più bella. Di un colore indescrivibile. 
«Puoi Zayn?» La guardò con quello sguardo da cucciolo abbandonato che, anche se faceva tanto la dura, la sciolse fin dentro al cuore. Che strane sensazioni che provava con Zayn. 
«P-Possiamo provarci!» Sussurrò timoroso lui, guardandola da sotto quelle ciglia lunghissime. Sorrise, debolmente.
«Bene! Proviamoci. E se hai qualcosa da dirmi, porca puttana vienimelo a dire. Perché ho perso dieci anni di vita a sentirti dire quelle cattiverie. Non ci volevo credere che, proprio tu, l'unico che mi conosce come neanche Niall mi conosce, pensasse quelle cose di me!» Si sentì presa per il polso e, in un nano secondo finì tra le braccia di Zayn.
Rimase interdetta da quella mossa ma in meno di due secondi sciolse i muscoli, lasciandosi andare tra le braccia di Zayn e ricambiando l'abbraccio.
«Non lasciarci più Kè! Siamo stati tutti davvero male!» Non stava piangendo, ma percepì che Zayn aveva il magone in gola, lì lì per piangere. Ma non lo fece.
Lo sentì affondare il naso nei suoi capelli e strinse di più le braccia alla vita di Zayn. 
«Non vi lascerò più se voi me lo permettete! Ho fatto quell'errore due anni fa, non voglio più farlo. Ma tu in primis mi devi dare una seconda possibilità! Ti prego Zayn!» Lo sentì rimanere in silenzio, per alcuni secondi, poi annuì debolmente. 
Rimasero abbracciati per due minuti che sembrarono interminabili. Ma dovette ammettere a se stessa che in quel momento non voleva essere da nessun'altra parte che lì, tra le braccia di Zayn.
Si staccarono poco dopo e si guardarono negli occhi.
«O-Ora vado! Ian si starà preoccupando! Ah, sei un coglione!» e se ne andò, sentendo la risata di Zayn alle sue spalle. Quando uscì dalla saletta, si rese conto della figura di Perrie al lato della porta. Alzò un sopracciglio, non aspettandosi proprio di vederla lì. Era per caso gelosa che lo controllava?
«Piaciuto lo spettacolo, bionda?» e alzando un lato delle labbra, se ne andò, uscendo fuori dall'hotel dove, dopo un sorriso in direzione di Ian, saltellò tutta contenta.
L'ascia di guerra era stata abbassata.
To be continued.. 


Spazio dell'autrice: eccoci qui con il quarto capitolo. In realtà ci sono altri avvenimenti, ma l'ho dovuto tagliare perché troppo corto. Quindi nel prossimo sarà il seguito di questo. 
Vi volevo ringraziare a tutte per le recensioni. Purtroppo sono una, non riesco a rispondere. Quindi ho deciso di ricominciare a rispondere ogni volta che leggo le recensioni. Perché mi accorgo che, se arrivo a rispondere quando aggiorno, mi è più difficile. Quindi vi ringrazio tutte, vi amo e scusatemi se non rispondo mai alle recensioni. Cercherò di rifarmi, con questo capitolo! Spero che vi piaccia il capitolo, se non è così.. mi dispiace ahahah!
Love u all! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** capitolo cinque ***


«Come ti senti ora che è tornata?»
«perché continui a farmi queste domande?»
 
«Tu, mi stai dicendo che da piccolo eri iperattivo?» domandò, trattenendo a stento una risata. Se ne stava sdraiata sul letto, circondata da cibo spazzatura di qualsiasi tipo, al fianco di Ian, che se ne stava seduto sul letto a petto nudo. Dopo aver mangiato e dopo essersi fatti una passeggiata, avevano deciso di tornare in albergo per stare un po' insieme ma anche per riposarsi. Non era proprio la prima sera a dover essere lasciata al divertimento. Così, dopo aver deciso di restare in albergo per quella sera, si erano comprati le peggiori schifezze al mondo e, un film in tv aveva svoltato la serata.
In quel momento chiacchieravano e in quel momento Ian la guardava male, quasi offeso dal fatto che Keyra si stava trattenendo dal ridere.
«Si, qual'è il problema, scusa?»
«Nessuno, ma mi è difficile credere che tu sia stato un bambino iperattivo, quando ora sei totalmente calmo! Non abbiamo neanche mai litigato, Ian!» Disse, guardandolo con dolcezza. Lui alzò il nasino, offeso.
«Ero iperattivo, si! E facevo anche impazzire mia madre perché volevo 5 cani e 7 gatti!» Scoppiò a ridere, non riuscendo più a trattenersi. Si stava totalmente rotolando nel letto e se la rideva sguaiatamente dalle scoperte di quella sera. In fondo, stava bene. Ian era dannatamente perfetto e, anche se stavano insieme da quasi due anni, continuava a scoprire cose su di lui che la facevano restare piacevolmente colpita. Non finiva mai di scoprirla.
Ian si sentì così offeso da quell'affronto, ovviamente giocando, che si buttò su di lei per farle il solletico. Lui sapeva quanto Keyra soffrisse il solletico e l'usava ogni volta che si sentiva preso in giro dalla mora. Le risate di Keyra aumentarono e cominciò a scalciare come una bambina piccola, cercando di dire di smetterla ma non ci riusciva per quanto stava ridendo.
«Ok.. Sc-Scusa!» Il solletico terminò, facendo riprendere a Keyra un po' di respiro mentre veniva scossa dalle risate per quella lotta. Ian in tutto questo rimase steso su di lei, poggiando i gomiti al lato del viso di Keyra e gustandosi la scena di lei che riprendeva fiato.
Quando si rese conto che la stava fissando, smise di ridacchiare e lo fissò di rimando. 
«Non guardarmi in quel modo, Ian!» Borbottò, passandosi una mano sul viso, nervosa.
«come ti sto guardando, scusa?»
«Come se fossi un pasticcino e tu non vedessi l'ora di mangiarmi!» Ammise, fissandolo.
«E se ti volessi mangiare?»
«Come un pasticcino?» chiese a bocca aperta, facendolo ridacchiare.
«No, mangiare e basta! Mangiare di baci, di coccole..» Rimase inerme a guardarlo, cercando di capire quella manna dal cielo da dove era arrivata. Possibile che era stata così fortunata a trovarlo? Che voleva indietro il destino per averle donato quel ragazzo?
Alzò la testa quel tanto per far combaciare le loro labbra, mentre la mano affondava nei capelli di Ian e lo spingeva di più sulle sue labbra, mentre si riappoggiava al letto. Ian si sistemò meglio su di lei, per non pesarle, ma Keyra lo bloccò così come stava, perché in fondo non le dispiaceva sentire il corpo a contatto con quello del ragazzo.
Sembravano fatti per stare insieme. Dove Ian mancava, c'era Keyra a solcare quei spazi vuoi. Erano due pezzi di puzzle perfetti per stare insieme. 
Piegò una gamba al lato di Ian, facendo così combaciare perfettamente le loro intimità. Come se avesse invitato Ian a muoversi, lo sentì strusciarsi su di lei così debolmente che ebbe la sensazione che il ragazzo avesse paura.
Le uscì un gemito sia per quel movimento sia perché le labbra di Ian torturavano il suo collo delicatamente, con quelle labbra morbide. Le piccole mani di Keyra solcarono la schiena muscolosa, beandosi di tutta quella pelle.
Il movimento di Ian si fece più veloce, facendola eccitare come ben poche persone erano riuscite a fare con lei. Alzò leggermente il bacino per andare incontro al suo, per strusciarsi meglio sulla sua erezione ben visibile.
Ma il destino volle che vennero interrotti anche dopo quattro mesi di astinenza da entrambe le parti. Il telefonino di Keyra cominciò a vibrare e la ragazza fece per alzarsi ma sentì Ian bloccarla.  
«Lascialo squillare, ti prego Oh! Nessuno mai l'aveva pregata così. Come resistere? Annuì debolmente e, sentendo la vibrazione del cellulare si lasciò di nuovo trasportare dalla situazione. Di certo, preferiva di gran lunga farsi una bella serata a letto con lui che stare al telefono con qualcuno. 
Finalmente la vibrazione insistente del cellulare terminò, lasciando sospirare Keyra dalla felicità, che tornò a dare le dovute attenzioni alle spalle di Ian e a mordicchiarle leggermente.
Era un dio del sesso quel ragazzo. Ora lo ricordava bene, soprattutto in quel momento che lo sentiva strusciarsi su di lei così languidamente da farla eccitare fino alla punta dei piedi. Ian la privò della maglietta e subito dopo del reggiseno, andando a dar fastidio al capezzolo per poi lasciare una scia di baci sulla pancia piatta della ragazza. Rimase deliziosamente inerme a quelle coccole, mentre sentiva le dita di Ian lottare con il bottone del Jeans per aprirlo.
Scivolò dal jeans nello stesso momento che il telefono della stanza squillò. «NO CAZZO!» sbottò lei, facendo scoppiare a ridere Ian così forte da farsi guardare malissimo. Era una maledizione il telefono. Chi l'aveva inventato?
Guardò Ian che si arrampicò su di lei, arrivando al telefono. «tu pensi a liquidare il centralino, io penso a te!»
Un brivido di puro piacere le fece tremare le viscere, sentendo quel tono malizioso e sensuale al tempo stesso. Senza fiato annuì e Ian le passò il telefono, mettendoglielo all'orecchio. Keyra posò la mano su di esso e il biondo tornò al suo lavoro. Darle baci ovunque.
«Pronto?» sussurrò con tono roco la ragazza, socchiudendo gli occhi.
«Salve. La signorina Smith?» La voce dall'altra parte del telefono era squillante. Si domandò come potesse essere così squillante, in momenti come quello.
«No, mastro geppetto! Si, sono io!» Sbottò, facendo ridere sia il centralinista che Ian, che continuava a riempirla di baci ovunque. In quel momento era fermo sulla parte di pelle sopra al perizoma.
«C'è una chiamata per lei, gliela passo?» Sussurrò un febrile “si” mentre socchiudeva ancora gli occhi. “Eddai, muoviti deficiente”.
La solita musichetta di attesa e pochi secondi dopo sentì un casino dall'altra parte che le fece aprire gli occhi.
«Pronto?» Sussurrò, cercando di capire chi diavolo fosse.
Silenzio. Silenzio da parte dell'altra persona, perché dietro ad essa c'era davvero un casino abnorme.
«Perché ci hai lasciato?» Riconobbe subito quella voce. Era impastata sicuramente dall'alcool, ma era la voce di Zayn.
«Zayn! Che succede?» Subito Ian si bloccò, proprio mentre le stava togliendo le mutandine. Lei abbassò lo sguardo, le sopracciglia come per dire “ehi, perché ti sei fermato?” 
«Succede che.. perché ci hai lasciato?»
«te l'ho detto oggi, rincoglionito. Sei troppo ubriaco per ricordartelo?» Sbottò, mentre Ian sorrideva.
«potrebbe essere..» Le uscì un sospiro, sentendo come stava Zayn. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, mentre Ian si posizionava su di lei, sapendo bene che quella telefonata sarebbe durata a lungo. 
Quel pomeriggio si era fatto raccontare qualcosa di più su lei e Zayn. Oltre a dirgli che erano stati amici di letto, non aveva trovato nient'altro da dire, doveva ammetterlo. Gli aveva raccontato quel periodo, ammettendo che per lei Zayn era stato il primo amore, ma che le cose ovviamente erano cambiate.
Ian sembrava di aver capito, capito che tra loro c'era solamente un'amicizia, che avevano solo bisogno di parlare, di discutere di ciò che era successo due anni prima. Non vedeva niente di male nella loro amicizia, visto che anche lui era ancora amico al suo primo amore.
«Kè..» Sospirò, aprendo gli occhi e guardando Ian.
«Dove sei?» chiese, lasciando perdere che Zayn l'aveva chiamata. Se lo conosceva, avrebbe ripetuto di nuovo la domanda di poco prima.
«Al pub!»
«Dai, non me lo sarei proprio immaginato!» sbottò, già stanca di quella situazione. Voleva solo far sesso con il suo ragazzo, era chiedere tanto? Si, a quanto pare si.
Lo sentì ridacchiare. «Mi erano mancate le tue battutine!»
«sisi, mi sarei mancata anche io! Ora vuoi dirmi dove sei, così ti vengo a prendere?»
Zayn biascicò il nome del pub mentre Ian si toglieva da sopra di lei. «Dieci minuti e sono lì! Resta lì, hai capito Zayn?» lo sentì acconsentire, poi attaccò il telefono, girandosi verso Ian.
«Super Keyra entra in azione?» Domandò il biondo, con un sorrisetto divertito. Lui sapeva che quando un suo amico o una sua amica chiedeva aiuto, Keyra partiva in quinta anche se era dalla parte opposta del mondo. Era fatta così. Prima di tutto le amicizie, poi il resto.
«Già! Scusami!» Lo vide alzare un lato delle labbra. Si avvicinò a Keyra, posando le labbra sulle sue.
«Non scusarti, perché quando tornerai riprendiamo da dove abbiamo lasciato!» Qualcosa verso il ventre tremò tutto, facendola fremere dal piacere. Oh mamma!
Si rivestì in due minuti, per poi piegarsi a dargli un bacio. «ci vediamo fra un'oretta! tu riposati, perché stanotte non ti faccio dormire!»
«Ci conto eh!» Rise a quella frase e, prendendo la borsa, uscì dalla stanza, dirigendosi all'ascensore.
Non ci mise molto ad arrivare al pub che le aveva detto Zayn, visto che la città era praticamente vuota. Forse tutti erano in casa o chiusi nei locali. Quando arrivò fuori dal locale, entrò e venne investita dalla musica a palla. Si guardò per due minuti intorno, poi pensò che sicuramente Zayn era stato messo nella zona divanetti, in quanto era uno famoso. Le fortune dell'essere famoso.
Si diresse verso il piano, ma venne bloccata da una guardia del corpo. Cercò di spiegare che era lì per un amico, per riportarlo a casa, ma non la fece passare.
Fortunatamente Zayn scese quella scala mano nella mano con una bionda tutta rifatta. Appena la vide, si aprì in un sorriso favoloso. 
«KEYRA! SEI ARRIVATA!» L'abbracciò e se la strinse addosso,  abbandonando la mano della tipa che rimase lì a guardarli.
Lei si girò verso la bionda finta, scrutandola da testa a piedi con una smorfia disgustata. 
«Andiamo Zayn?» Propose la barbie dei poveri, sbattendo le lunghe ciglia.
«E' con me, barbie. Sparisci e trovati Ken per passare la serata!» Zayn scoppiò a ridere fragorosamente, mentre lei e la bionda si guardavano male. La fissò finché non scomparve tra la folla, per poi tornare a guardare Zayn. Al loro fianco, la guardia del corpo li guardava.
«Forza, torniamo in Hotel!» disse, prendendolo per mano e notando che era davvero ubriaco. Non si reggeva neanche in piedi. Ah, santo Zayn!
Ringraziando la guardia del corpo tirò Zayn verso l'uscita, ma lui cercò di bloccarla per farla andare in pista. Dopo uno sguardo bruto il moro capì che non era aria e annuendo, la seguì. 
Ma per tutto il tragitto dal piano all'uscita Zayn ballò muovendo il bacino in modo fin troppo sensuale. Curioso vedere come Zayn si sciogliesse quando era sotto l'effetto dell'alcool. Quando era sobrio si vergognava, si sentiva un deficiente, ma in realtà sapeva muoversi. Sorrise e finalmente si ritrovarono fuori dal locale.
«Io volevo ballare! Con te!»
«Lo sai che io non ballo, Zayn! E da quello che sapevo neanche tu! Ma a quanto pare mi sbagliavo!» sussurrò, alzando una mano verso il cielo per chiamare un taxi.
Non se la sentì di togliere la mano da quella di Zayn, anche perché sarebbe caduto, come minimo. Era davvero in un pessimo stato.
Appena dentro al taxi, Keyra si mise a guardare fuori mentre Zayn si era appoggiato al sedile, crollando a dormire all'istante. Dal locale all'albergo non ci voleva tanto, ma era incredibile come si addormentasse ovunque quel ragazzo.
Pagò il taxista e smuovendo Zayn gli disse di uscire dal taxi. 
«Le serve una mano, signorina?»
«No, la ringrazio! E' sveglio, lo stronzo. Vuole solo farmi impazzire più del dovuto. Zayn! Alzati sennò ti prendo a calci!» sentendolo ridacchiare si alzò ed uscì dal taxi, subito seguito da Keyra che salutò ancora il taxista.
Lo accompagnò verso l'ascensore, tenendolo per un braccio. Sorrise alla receptionist, continuando a camminare. Era pesante, dannazione.
«Dov'è perminchia quando serve?» Ancora Zayn ridacchiò, capendo che "perminchia" era Perrie. 
Chiamato l'ascensore, cliccò sull'attico e attese che le porte si chiudessero mentre Zayn si lasciava andare sulla parete, finendo per terra.
Lo guardò e, sbadigliando attese di arrivare all'attico. Ovviamente si erano presi una suite i due, senza farsi problemi dei soldi che spendevano. Tanto ce li avevano, no?
«le mie mani sanno di te!» sussurrò Zayn, facendo abbassare la testa alla mora, incredula. Se le stava odorando e si ritrovò a sorridere dolcemente. «mi era mancato tanto il tuo profumo, sai?» continuò a guardarlo, senza però rispondere. Era qualcosa di dolcissimo. Si odorava ovunque sulle mani, cercando il suo profumo. Il vino veritas. Così si diceva, vero?
«Perché sei ubriaco?»
«Io e Perrie abbiamo litigato!» Alzò entrambe le sopracciglia, incredula. Si era ubriacato perché avevano litigato? wow.
«Non voglio immaginare cos'hai fatto quando t'ho lasciato!» si ritrovò a ridacchiare, pensando ad uno Zayn ancora più ubriaco di quella sera. Ma non ebbe il tempo di rispondere perché l'ascensore con uno strattone, si bloccò.
Keyra subito si staccò dalla parete, cominciando a spingere tutti i tasti ma non ricevendo nessuna risposta ne dall'ascensore ne dal centralino. Oh merda, no! No, non poteva rimanere bloccata in ascensore con Zayn. Era un fottuto incubo, cazzo.
«che succede?» chiese Zayn, guardandola con il panico dipinto sul volto.
«siamo rimasti bloccati, cazzo!» sbottò, mentre si guardava intorno, cominciando a sentire l'ansia invaderla. Zayn cercò di rialzarsi ma con ben poco successo.
«Oddio Kè.. c-come bloccati? o-oddio, e ora come facciamo?» chiese in ansia, cominciando a respirare male.
Per fortuna lei era una di quelle persone che non si facevano prendere dalla paura, sennò erano fottuti. Nel vero senso della parola.
«facciamo che, innanzitutto stiamo calmi. Non respirare così velocemente. Abbiamo poco ossigeno, quindi calmati Zayn! Secondo: non vomitare, per favore!» lo vedeva che era verde dalla paura. Guardò in alto e notò che c'era un cassetto per poter far entrare l'aria. Notò anche un pezzo di metallo dove tenersi, che avrebbe potuto fare da appoggio. 
Si issò sul pezzo di metallo e diede un pugno con la parte sotto della mano, per farlo aprire. Notò che c'erano delle viti che lo tenevano bloccato.
«Zayn, hai una chiave, un qualcosa che posso usare per aprire quelle viti?» domandò al moro, che si stava concentrando per restare calmo.
«Ho la chiave della camera!» sussurrò preoccupato. 
«cosa aspetti a darmela? La terza guerra mondiale? Muoviti!» allungò la mano e attese che Zayn la tirasse fuori dalla tasca. 
Quando la ebbe tra le mani, provò ad allentare le viti. Si stava sforzando così tanto per non cadere che se solo si spostava di due centimetri era finita.
Le due viti più vicine a lei vennero allentate e subito dopo tolte. Usò le unghie per far aprire il cassettone e, dopo un po' di sforzo riuscì ad aprirlo. Subito l'aria entrò, facendo socchiudere gli occhi a Keyra, dal piacere. Era sempre bello sentire aria pulita.
Notò che avevano un porta a 50 metri sopra di loro. «QUALCUNO CI SENTE?» Zayn saltò dalla paura, sentendola urlare. 
Silenzio.
«EHIIII!» urlò ancora, guardando la porta dell'ascensore sopra di lei. Ma nessuno rispose. Però che cazzo.
Scese dalla maniglia e, sospirando si appoggiò al muro, passandosi stancamente le mani tra i capelli.
Guardò Zayn che respirava male di fronte a lei, con gli occhi chiusi. «come ti senti?»
«A parte che ho la sensazione di vomitare, che ho paura dei posti chiusi, bene!» si ritrovò a sorridere e, alzandosi si mise di fronte a lui, posando le mani sulle sue tempie. Subito percepì una scarica elettrica che partì dalle mani e viaggiò per tutto il corpo. Zayn scattò come se avesse appena preso la scossa. Si guardarono negli occhi e dopo aver allontanato le mani dalle sue tempie, per paura di aver dato la scossa a Zayn, le riavvicinò. Prese a massaggiarle, lentamente, facendo dei piccoli cerchi con il pollice. Le altre dita, appoggiate sulla sua nuca.
«devi stare calmo. Perché se pensi solo al fatto che siamo rinchiusi qui dentro, vomiterai ed entrarai nel panico. Vedrai che arriverà qualcuno. La receptionist ci ha visto entrare in ascensore. Staranno pensando anche a noi!» sussurrò, con quel tono pacato che era tipico di Keyra quando doveva infondere calma.
Lo sentì sospirare, poi annuire e appoggiare la testa al muro, chiudendo gli occhi. 
«Quella scossa.. pensi che sia stata elettricità o altro?» domandò Zayn, poco dopo. Rimase in silenzio per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo sempre continuando a fargli quel massaggio.
«elettricità!» sussurrò, tornando a guardarlo. Anche lui riaprì gli occhi, per poi alzare un lato delle labbra.
«Non ci credi neanche tu. Ci hai pensato troppo!» sorrise, debolmente. Aveva ragione, non ci credeva neanche lei. Ma le sembrava seriamente troppo strano che lei avesse provato la stessa scossa di Zayn. Chissà!
«Perché avete litigato tanto da farti ubriacare così?» chiese, cercando di cambiare discorso. Zayn la guardò, scrutando il suo viso e capì che non voleva parlare di loro due.
«Perché ha sentito il nostro discorso. Mi ha chiesto perché parlavamo di una storia, mi ha chiesto perché ti ho abbracciato. Insomma, ha capito che non eravamo qui per una vacanza, ma per te! E si è incazzata!» lo vide sorridere amaramente.
«E tu le hai detto che, anche se il tuo intento era quello di rovinarmi la vacanza, ora le cose sono cambiate?!» Domandò, notando che Zayn si era calmato e si tolse, sedendosi al suo fianco.
«Anche se gliel'avessi detto, non mi avrebbe creduto! ora io sono ubriaco lercio e lei si starà facendo un bagno rilassante!» si ritrovò ad alzare un sopracciglio.
«allora per fortuna che sei rimasto bloccato qui dentro, perché sennò penso che saresti morto nel vederla senza trucco!» ridacchiò e, stranamente, anche Zayn si mise a ridacchiare.
«ti sta sul cazzo?»
«Sai cosa penso delle bionde, vero?» domandò, girandosi a guardarlo e vedendolo annuire.
«E io che pensavo che ti stesse sul cazzo perché era una gallinella.»
«Anche per quello!»
«E perché sta con me!»
Si girò a guardarlo e, notando che non rispondeva, aprì gli occhi e la guardò. Si fissarono e dopo quasi due anni lesse nello sguardo di Zayn. Era sempre il solito. Era sempre quello di due anni prima. Si morse il labbro, nervosa.
«Perché ci hai lasciato?» Sospirò. Era stanca di quella domanda, era stanca di sapere che Zayn non le credesse, perché sapevano entrambi che quello che aveva detto il pomeriggio, non era la verità.
«Perché avevo paura. Perché ho seguito il cervello, perché non sarei riuscita a credere che tra noi potesse nascere qualcosa..veramente. Mi sentivo idiota, mi sentivo la solita bamboccia che si innamora e che lascia tutto e tutti per il proprio ragazzo. Non me la sentivo di comportarmi così, per paura. Non riuscivo a credere che, da qualche parte nel mondo, cinque ragazzi potessero volermi davvero così bene. Ho preferito tornare alla vita di prima, perché in fondo credevo che sarei riuscita a tornare la Keyra di prima. Mi sbagliavo, ma quando me ne sono resa conto, era troppo tardi!» oh! si era lasciata andare. Come al solito, quando era con Zayn, non riusciva a trattenersi una cosa per sè. Era come se Zayn riuscisse a tirarle fuori la verità.
«Hai fatto soffrire Niall, Keyra!» sussurrò il moro, tirando fuori la verità.
«Pensi che io non soffrivo, Zayn? Pensi che, scesa da quell'aereo la mia vita è stata facile? Non c'è stato un giorno che non vi ho pensato, cazzo!»
«Anche a me?» Abbassò lo sguardo, sapendo comunque che Zayn la stesse guardando. Era incredibile che ancora le faceva quell'effetto quando la guardava.
«Tu per primo! Pensavo di poter tornare a vivere normalmente, che era stato solo un bel periodo. Ma dopo aver letto quella lettera, ho capito che avevo fatto un errore. Ma che non potevo tornare indietro. Sono stata rinchiusa una settimana nella mia camera. Guardavo la televisione, mangiavo, dormivo. Ho anche rischiato l'anno scolastico, perché non avevo la voglia di affrontare la vita fuori casa. Poi, quando mi sono rialzata, ho cominciato ad odiarti perché tu mi avevi lasciato con una lettera. Con una cazzo di lettera, che mi aveva ucciso dentro. Ti ho odiato, per tanto Zayn! Perché mi facevi sentire come non mi faceva sentire nessuno. Mi facevi provare sensazioni che io credevo non esistessero!» Si girò a guardarlo e lo trovò appoggiato alle gambe, con la testa nascosta tra di esse.
«S-Se ti avessi fermato, ti avrei parlato a voce, dicendoti quelle cose, tu che avresti fatto?» Chiese, sempre facendo sentire quel magone a Keyra che sembrava quasi che si stesse mettendo a piangere.
«Non lo so! Credo che sarei rimasta oppure no! Ma leggere una lettera e sentirsi dire quelle cose di persona, è molto diverso. Forse.. forse se tu mi avessi detto quelle cose a voce, sarei rimasta!» 
Crollò il silenzio in quell'ascensore. Uno di quei silenzio che facevano male alle orecchie, che facevano male al cuore.
«Non credere che sei stato l'unico a starci male, Zayn!»
«Io non lo credo!»
«Sembrava così quando hai parlato in quel modo di me!»
Non rispose, sospirando e tirando su con il naso. Un rumore dietro la porta fece scattare Keyra in piedi.
«c'è nessuno?»
«Si, stiamo cercando di tirarvi fuori. E' andata via la luce in tutto il quartiere, dovrete aspettare.» Disse una voce dietro la porta. 
«Va bene, sbrigatevi perché qui c'è una persona che soffre di claustrofobia.» sbottò con tono piatto.
«Faremo il prima possibile, promesso!» Rimase di fronte alla porta per qualche secondo, poi tornò a sedersi al fianco di Zayn, che non si era neanche mosso dalla posizione presa poco prima.
Lo guardò, inclinando la testa di lato. 
«Zayn!»
Il moro annuì. 
«Perché hai detto quelle cose su di me, se non le credevi?»
«Ero incazzato. Tanto incazzato Keyra!»
«Si, ma perché?»
«Perché mi avevi lasciato. Perché te n'eri andata, dimenticandoti di me. Perché sei entrata in coma, con il rischio che non tornassi da me. E quando ti sei risvegliata, invece di correre da me sei corsa da Niall!»
Lo vide asciugarsi una lacrima e quasi non si sentì male. Stava piangendo. Zayn Malik stava piangendo per lei. Le si strinse il cuore, a vederlo così. 
«Non mi sono mai dimenticata di te, Zayn! Ma credevo che tu non volessi vedermi, e così era. Certo che sono corsa dagli altri, perché tu non mi eri venuto a trovare. Non sei venuto e io credevo che tu non volessi più parlarmi. Eravamo entrambi incazzati Zayn.» 
Lo vide uscire dal suo piccolo nascondiglio, ma tenendo sempre la testa bassa. Continuava ad asciugarsi le lacrime, come se quelle lacrime fossero un crimine.
«non sono venuto a trovarti perché avevo paura di vederti in quello stato. Piena di tubi e avevo il terrore che tu ci abbandonassi. Ero terrorizzato all'idea che uno stupido camion ti fosse venuto addosso, che ti avesse indotto al coma.» le si strinse ancora di più il cuore, sentendo quelle parole.
«Sarò stato anche incazzato con te. Ma un conto è sapere che tu sei viva, magari con un altro ragazzo e felice, da qualche parte nel mondo. Sapere che tu sei contenta, che ridi e che fai quelle battutine che mi snervano. Ma un conto è saperti morta, fredda come un ghiacciolo e senza vita. Il tuo viso senza vita, le tue labbra senza il tuo sorriso sarcastico. Ho pregato tutte le notti che tu tornassi da noi!» Perché usava il plurale, quando era ovvio che voleva usare il singolare? 
Zayn le si buttò addosso, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Rimase inerme, incredula di quello slancio di dolcezza. E con un sospiro ricambiò l'abbraccio, mettendo le gambe intorno a Zayn e cullandolo come se fosse un bambino piccolo.
E la cosa che più le fece male, era una. Capire che quello Zayn tra le sue braccia, non era lo Zayn Malik dei One Direction, famoso fino alla punta dei capelli e misterioso. Era il ragazzino sedicenne e un po' bambino che aveva lasciato ad Holmer Chapel. Un bambino che era tornato a galla dopo il suo ritorno. Un bambino che.. soffriva. Lei credeva di aver sofferto, ma si rese conto che non era così. Chi dei due aveva sofferto di più era Zayn, non lei. In fondo, lei era riuscita ad andare avanti, alzandosi e camminando sui gomiti.
Zayn invece strisciava. Strisciava in una vita che, per quanto potesse essere bella, non gli apparteneva. Non riusciva a godersela come se la sarebbe goduta se lei fosse rimasta al suo fianco.
Aveva distrutto Zayn Malik.
 
Guardò l'orologio sul telefono della stanza e notò che erano ancora le cinque e mezza. Troppo presto per uscire, troppo presto per fare tutto. Sospirando, cercò di scivolare via dalla presa di Ian che dormiva. Cercò a carponi il suo pigiama, poi si diresse al bagno. Si fece una doccia, poi indossò una felpa e un paio di Jeans. 
Dopo aver scritto un biglietto a Ian, scese alla reception. Ovviamente c'era il receptionist, che leggeva un giornale e sentiva della musica classica. Come faceva a saperlo? Semplicemente si sentiva la musica dalle cuffiette.
Appena la vide, si rizzò sulla sedia, per poi togliersi le cuffiette e sorridere. «Salve, signorina! Già sveglia?»
Sorrise, guardandosi intorno. 
«E quando mai mi sono addormentata?» Lo vide sorridere, dolcemente. Quell'uomo aveva tirato fuori lei e Zayn la sera prima. «Ovviamente è chiusa la cucina, vero?» L'uomo annuì, dispiaciuto.
«Sa dove posso trovare del caffé, una caffetteria aperta a quest'ora?» chiese ancora, facendo alzare l'omone. Era gentile nei movimenti, anche se sembrava un armadio.
Le aprì la porta che conduceva nella reception. «Venga. Quando faccio la notte per me è difficile, così mi sono comprato una macchinetta. Non sarà un vero caffé, ma meglio di niente. Venga, glielo faccio io!»
Dopo aver detto che non doveva preoccuparsi e l'uomo disse che non era un dispiacere, venne condotta nella saletta privata della reception. Lì, venne fatta mettere seduta e attese guardando l'uomo lavorare.
«La ringrazio!» sussurrò, stringendosi nella felpa, un po' vergognosa. «Non ha dormito per quello che è successo ieri sera?»
Si irrigidì tutta, sentendo quella domanda. Ovviamente per un nano secondo pensò che l'uomo stesse parlando di lei e Zayn. Quando avevano aperto la porta, lui fu il primo ad entrare e a notare Zayn accoccolato al suo fianco, dormiente. Ed era chiaro che stesse piangendo poco prima.
Sospirò, quando però capì che intendeva del rimanere bloccati in ascensore.
«Non ero io la claustrofobica. Ma il ragazzo che era con me!» ammise, ringraziando il signore quando le diede la tazzina di caffé.
L'uomo si mise seduto, sulla sedia di fronte la sua. «Il signor Malik, si! E' uscito poco fa, non riusciva a dormire neanche lui!»
Alzò un sopracciglio, guardando l'uomo. Zayn era uscito? 
«A quanto pare entrambi eravate destinati a non dormire, questa notte!» sorrise, a quelle parole.
Sorseggiò il suo caffè, con la mente totalmente da un'altra parte. Appena lo terminò, ringraziò il tipo e con un sorriso uscì nell'aria leggermente fresca della mattina. Prese a passeggiare sul lungo mare, ascoltando Ludovico Einaudi. 
Poco dopo, mentre era seduta sulla spiaggia guardando una nuova alba nascere, sentì il cellulare squillare.
«Pronto?»
«DIO! Sei viva. Grazie al cielo! E' vero?»
«Che sono viva, si! Sennò ti rispondeva il centralino dell'aldilà.» sussurrò, trattenendo a stento le risate sentendo Maddie sbuffare.
«NON INTENDO QUELLO! E' vero che Zayn è alle Hawaii?»
Alzò un sopracciglio. Carino vedere che la tua conquilina si preoccupa più di sapere se Zayn è alle Hawaii invece di preoccuparsi di te. Sorrise, scuotendo la testa.
«Oddio, non mi dire che ora mi prenderai come informatrice ufficiale a cui chiedere tutti i cazzi dei 1D!» lo pregò a se stessa, perché in fondo, a lei di essere famosa non le interessava. E sicuramente avere intorno gente che voleva sapere cazzi di qualunque tipo sui 1D, non le andava proprio.
«Mi vuoi rispondere?»
«Si, è alle hawaii anche lui. Sei contenta?»
«Molto, a quando il bambino?»
Non capì all'istante, ma poi si rese conto che non le interessava di Zayn. A quanto pare la notizia che il membro dei 1D fosse alle hawaii con Perrie non aveva suscitato nessun interesse. Se non in Maddie, che sapeva che anche lei era alle Hawaii.
«Oddio, Mà! Per favore!» Sbuffò, capendo tutto.
«Eddai! Dimmelo! Com'è stato ritrovartelo anche in albergo? Se non erro alloggia al tuo albergo, giusto?»
Ridacchiò. «Si, è nel mio stesso albergo! Stressante! Ovviamente non andarlo a dire alle tue amichette vanitose dei 1D. Zayn non è qui per una vacanza con Perrie, ma perché voleva rovinarmi la vacanza a me!» Crollò il silenzio dalla parte opposta del telefono.
«djufyhsjkijs! Voglio tipo morireee! Che dolceee, ti ama ancora!»
Non rispose, a quelle parole. Ripensò a quelle parole dette in ascensore, cercando di trovare una scusa per dire "no, non è vero". Zayn non l'amava. Non poteva amarla. In fondo, erano stati insieme solo per quattro settimane. Non poteva provare amore per lei, assolutamente. 
«TI AMA ANCORA?» urlò Maddie poco dopo, sentendo che non rispondeva.
«Che cazzo ti urli, nana? Mi hai stordito!» Sbottò, massaggiandosi l'orecchio dopo averlo cambiato per parlare con lei.
«Non mi ama, cazzo! Abbiamo solo risolto tutto quanto. Stanotte siamo rimasti bloccati in ascensore insieme!»
«e..»
«E niente..»
Rimase a guardare il mare, pensosa. Niente? Era la risposta giusta? In quell'ascensore si era resa conto che aveva fatto un gran male a Zayn. Addirittura l'aveva fatto piangere, cazzo. 
«Mad.. Posso chiederti un consiglio? Però devi pensare a Zayn come persona normale, non come il membro dei 1D.»
«Certo tesoro, sai che quando si parla di voi due penso a voi due, non a Zayn dei One direction e Keyra!»
Sospirò e, un po' timorosa le raccontò praticamente tutto. Prima di partire ovviamente Mad si era intrufolata nella sua stanza, per chiederle com'era andata a casa di Harry la sera prima e si era messa a raccontare tutto quello che era successo. Quel giorno e, anche due anni prima. Ci mancava poco che Maddie non svenisse per il diabete.
Terminato di raccontare, rimasero in silenzio.
«tu sei rimasta bloccata in ascensore con Zayn Malik. Ohmmioddio!» alzò gli occhi al cielo, quasi sconsolata. Ma perché?
«jdhfhjs.. ok, no torno seria. Allora.. baby non so che dirti! Tu sai cosa provi, tu sai cosa è per te Zayn! Come ti senti a sapere che l'hai fatto soffrire così tanto?»
«Una merda!»
E ci si sentiva davvero. Rimasero al telefono per qualche minuto, mentre Maddison cercava di farle capire che non era stata una merda, ma che poteva comunque recuperare il vecchio Zayn. Doveva solo trovare il modo.
Quando attaccarono la chiamata, riprese a camminare sulla riva, finché non arrivò ad un pontile. E alla fine di questo, Zayn se ne stava a guardare l'alba. Lo scrutò attentamente da lontano. In quel momento le sembrava seriamente una persona triste. Una persona che non aveva voglia di vivere, che voleva solo mettersi a dormire e aspettare che la vita risolvesse da sola i suoi problemi.
Camminò sul pontile, finché non arrivò alla fine di esso dove c'era Zayn. Si sedette al suo fianco e Zayn si girò a guardarla, sorridendo.
«Complimenti per la faccia! Uno zombie sarebbe più carino di te, Malik!» lo vide guardarla, fare una smorfia e tornare a guardare l'alba. Niente, totalmente niente.
«Il tuo ciuffo è triste oggi?» lo vide alzare un lato delle labbra, guardandola con la coda dell'occhio. Lo stava smuovendo. Sicuramente, se lo conosceva, si stava vergognando come un ladro del fatto che aveva pianto di fronte a lei, come un bambino.
«Il sesso con te fa veramente schifo. Non capisco come Perminchia riesca ancora a stare con te, Malik!» Si girò a guardarla così velocemente da farsi quasi scrocchiare l'osso del collo. Sorrise, vedendo la sua faccia.
«Ehi, non mi pare che ti sei mai lamentata!»
«Sai che palle se mi lamentavo? Avresti attaccato un pippone micidiale sul fatto che saresti stato meglio la prossima volta, mi avresti portato a letto ancora e.. uff! Naaah! Meglio subire!» si trattenne nel ridere quando vide la bocca di Zayn formare una perfetta O.
«Sei una stronza!» 
«Sempre e comunque, baby! Sempre e comunque!» Si guardarono per qualche secondo, poi ridacchiarono. Eccolo lì, riusciva a vedere il vecchio Malik sotto quell'ameba che rappresentava Zayn ultimamente.
Gli diede una leggera spallata e lui tornò a guardarla, serio in volto. Lei gli sorrise e lui ricambiò, facendo uno di quei sorrisi che tanto le piacevano da bambina. 
Lo sentì posare un braccio sulle sue spalle e stringersela addosso, tornando poi a guardare l'alba. Il sole era appena sorto e, stranamente, non voleva essere altrove. Era lì che quel giorno doveva essere. Al fianco di Zayn, a condividere la loro prima alba insieme.
«Wow. Non avevo mai visto un'alba!» Ammise Keyra, facendo girare Zayn a guardarla. 
«Davvero? Io ne ho viste tante, ultimamente!» lo guardò, alzando un sopracciglio. Zayn sorrise debolmente. «Non riesco a dormire la notte!»
«E perché?» Un altro sorriso da parte di Zayn, ma questo era un sorriso davvero amaro. Quindi sapeva benissimo perché non riusciva a dormire.
«Storia troppo lunga!» 
«Abbiamo un'alba, una colazione e, direi anche metà mattinata se conosco Ian!» Lo sentì ridacchiare.
«Non mi va di parlarne, Keyra! Ma un giorno lo farò!» Lo scrutò attentamente, poi annuì. Si fidava di Zayn e sapeva che insistere con lui non serviva a niente. Non era ancora pronto e lei lo accettava.
«Posso farti una domanda, Zayn?»
Il moro annuì, tornando a guardare l'alba che ormai era terminata. Ma era sempre un bello spettacolo vedere l'orizzonte. Ne aveva visti tanti, mai in compagnia di qualcuno. Quel giorno, invece era con lei.
«Dov'è il mio Zayn?» 
A quella domanda si girò di nuovo a guardarla e, dopo aver fissato le sue labbra, tornò a guardarla negli occhi. Lo sentì sospirare.
«Da qualche parte! Non so dove, ma c'è ancora!»
«Allora dobbiamo ritrovarlo!»
«E perché?»
«Perché io sono tornata solo per fare a frecciatine con te! Nessuno è ai tuoi livelli di sopportazione!»
Le loro risate si mischiarono al rumore delle onde che si infrangevano sul pontile. Una nuova era stava per cominciare per quei due bambini che si rincontravano dopo tanto tempo. Due bambini che, in fondo, dovevano ancora crescere. Era come se, i due si fossero bloccati quando si erano lasciati. Forse erano cresciuti fisicamente, forse erano cambiati. Ma fatto sta che quando erano insieme, quei due erano ancora i due ragazzini che si erano conosciuti grazie ad uno scambio culturale. E ora arrivava il momento di crescere. L'avrebbero fatto insieme?


Spazio dell'autrice: ecco qui il capitolo, che ovviamente non mi convince. Come al mio solito. Molto più Zayra che Ian-Keyra, contente?
Io continuo a ringraziarvi per quello che mi scrivete, per le recensioni, per i tweet. Insomma! Continuo ad amarvi.
Una cosa: io NON odio Perrie. A me è totalmente indifferente! La uso solamente perché non ho voglia di usare un altro personaggio, di inventarne un altro. Mi basta Keyra da gestire.
Quindi non pensate che la odi. Per il resto, io vado che so stanchissima.
xxx ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** capitolo sei ***


«devi far scivolare la tavoletta sull'acqua! Rincorrerla e mettertici sopra, cercando di surfare. Hai capito?» Scrutò quella mini tavola di surf con occhio critico. Come minimo avrebbe preso certe culate tanto da farsi diventare il sedere grosso come quello di Nicky Minaj.
«Hai capito?»
«No, ma proviamoci! Fallo prima tu, così ti guardo!»
Ian annuì e, con agilità le fece vedere quello che doveva fare. Sembrava figa come cosa, ma il problema era che il suo equilibrio era pari a zero, quindi dubitava di riuscire a fare una cosa del genere. Ma in fondo visto che si stava annoiando, perché non provare? Ian le diede la tavola e provandoci, cadde. Subito la risata del biondo invase la spiaggia, così forte da attirare gli sguardi dei bagnanti poco distanti da loro.
«Ti sei fatta male?»
«Nooo! Sto una favola Ian!»
Disse con sarcasmo, togliendosi con foga la sabbia dal sedere, mentre il suo ragazzo continuava a ridere fragorosamente.
«Vuoi che ti massaggi?» se ne uscì, per poi scoppiare a ridere ancora più forte di poco prima. Keyra, inviperita da quella presa in giro, prese una manciata di sabbia bagnata e si avvicinò al suo ragazzo. Lui le passò le mani sui fianchi, continuando a ridacchiare.
«ti sei arrabbiata?»
«Sono moltoooo arrabbiata! Ora ti fai perdonare, con un bacio!»
Ian non se lo fece ripetere due volte e si abbassò quel tanto per arrivare alle sue labbra. In meno di tre secondi Keyra spostò il costume di Ian e ci mise la sabbia dentro. Scoppiò a ridere fragorosamente, sentendolo bestemmiare in aramaico antico.
«Così impari a prendermi in giro!» sussurrò cominciando a correre per la spiaggia, perché Ian voleva buttarla tra la sabbia. La scena era guardata da due persone. Purtroppo, avendo la camera nello stesso albergo, avevano anche la spiaggia per lo stesso albergo. Oltre alla "colazione" si aveva anche il "posto spiaggia".
Si accarezzò il viso, fissando la scena che si parava poco distante da loro. In fondo, era sempre la stessa Keyra. La stessa risata, la stessa aria da bambina e ti dava fastidio sempre nello stesso modo. Due anni prima, era lui a rincorrerla perché gli aveva messo le mani congelate sulla pelle. Al ricordo si ritrovò a sorridere debolmente. Perrie invece ogni tanto faceva smorfie, come se fosse infastidita dalle loro risate. Aveva un grande cappello, gli occhiali che le coprivano mezzo volto, come se da un momento all'altro arrivassero i paparazzi.
«devono per forza urlare in questo modo?» chiese la bionda, fissandoli e abbassando la rivista che stava leggendo.
«Almeno loro si divertono. Noi sembriamo una coppia di vecchi!» borbottò Zayn, rispondendo e girandosi a guardarla. Anche lei si girò a guardarlo, incazzosa.
«ma cosa dici. Anche noi ci stiamo divertendo!»
«Quant'è che stiamo insieme?»
«Cinque mesi, perché?»

«Ecco, loro sono due anni che stanno insieme. E loro sono quelli che corrono e si divertono. Insomma, si stanno gustando la vacanza!»
«Che vorresti dire, che tu non te la stai gustando?» Scosse la testa, con un grande sospiro di frustrazione.
«Lasciamo perdere che è meglio!» Tornò a guardare la scena, sorridendo quando vide Keyra salire sulle spalle di Ian e farsi scorrazzare in giro come una bambina. Ian camminò verso il mare, entrò e senza troppe cerimonie la buttò in acqua facendola urlare come una pazza. Quando ritornò sù, Keyra aveva tutti i capelli davanti. Cominciarono a tirarsi l'acqua come due bambini. Erano felici. Lei era felice. Brutto pensare che con lui non era mai stata così felice, così spensierata. Aveva sempre avuto quel cipiglio incazzoso, sempre quell'aria di difesa. Mentre con Ian si lasciava andare. Ian riusciva a tirare fuori la bambina che c'era in Keyra. La mora si accorse che Zayn la stava guardando e gli sorrise dolcemente. Lui ricambiò, ma subito dopo perse il sorriso quando Keyra si portò il dito medio alle labbra e gli mandò un bacio proprio con quel dito.
«Che stronza!» sussurrò, scuotendo la testa e ridacchiando. Sentì il cellulare suonare e allungandosi quel poco lo prese dalla borsa di Perrie.
«Pronto?»
«Ciao Elvis dei poveri. Come stai?»
Sorrise debolmente, appoggiandosi alla sdraio e guardando il cielo privo di nuvole.
«Sudato e annoiato. Che si dice a Londra?»
«Una pacchia. Ci godiamo la tua assenza!»
Rispose Niall con quel tono super contento.
«Vi voglio bene anche io!»
«Allora, come va il tuo stalkeraggio?»
«Una merda, è già finito! Ci stiamo dando una seconda possibilità.»
Crollò il silenzio dalla parte opposta della chiamata.
«hai dato una seconda possibilità a Keyra?» Chiese Niall, davvero incredulo.
«Si, perché così stupito?»
«Non gliela volevi dare!»
«Beh, dopo lo schiaffo che mi ha dato, era il minimo che potessi fare!»
La risata di Niall invase il cellulare, facendolo sbuffare.
«Non c'è niente da fare amico. Keyra ti tiene in pugno proprio come due anni fa!» Si ritrovò a sospirare in modo depresso da quella bruta verità, sentendo Niall ridere con foga.
«senti. Io sono qui con Maddison e Mary.» con quei due nomi, Zayn tornò a dare le dovute attenzioni a Niall.
«Sono tutt'orecchie!» sussurrò, alzandosi e cominciando a camminare per la spiaggia.
«Ricordi cos'è fra una settimana, vero?» Cosa c'era fra una settimana? Poi, lentamente, ricordò.
«Il compleanno di Keyra! Che hai in mente, mentecatto?»
«Ecco. Allora, stiamo pensando di venire tutti lì alle Hawaii per fare una festa a sorpresa a Keyra. Tu devi coalizzarti con Ian e, senza far capire a Keyra cosa succede, devi occupare una stanza da qualche parte, prendere un vestito a lei, insomma.. organizzare!»

«E perché dovrei farlo con Ian?»
«Perché è il suo ragazzo. Hai detto che le dai una seconda possibilità? Ecco, con la seconda possibilità c'è anche Ian, quindi comincia a farci amicizia!»
spiegò il biondino, con tono esasperato. Zayn cominciò a pensare a quella cosa, domandandosi se fosse in grado di riuscire a fare una cosa del genere.
«non so se posso farlo!»
«Cazzo Zayn. Sei quello che ha organizzato la festa a casa di Harry un anno fa. Forza, che sai come lavorare. Devi solo volerlo! Sai quanto sarebbe contenta?»
«Veramente mi ucciderebbe se scopre che ho messo in atto tutto io!»
«Dettagli, Zayn.. Dettagli! Io la bloccherò se ti vuole uccidere!»
Con un sospiro stanco, si ritrovò ad acconsentire a quella pazzia.
«Me la saluti quando la vedi?»
«Se vuoi te la passo. Se aspetti due minuti!»
«State insieme?»
«No, abbiamo i posti nella stessa spiaggia visto che stiamo allo stesso albergo!»
Niall cominciò a ridacchiare sentendo quella cosa mentre Zayn camminava verso la loro spiaggia e si avvicinava ai lettini di Keyra e di Ian. Erano tornati da poco, mentre lei se ne stava sdraiata a quattro di spade ad asciugarsi.
«Kè!» La vide aprire un occhio e, dopo essersi asciugata il viso sull'asciugamano si girò verso di lui. «Niall ti vorrebbe salutare, è al telefono!» La vide sorridere tutta contenta e prendendo il telefono se lo portò al fianco dell'orecchio ma senza attaccarlo ad esso visto che gocciolava.
«Ehi biondo. Ti manco?» Parlava velocemente con Niall, come se si preoccupasse dei tanti soldi che stavano spendendo entrambi. Gli chiese come stesse, cominciò a raccontare com'era andato il volo e sorrise.
«Keyra, parla tranquillamente. Tanto ci paga la sony la bolletta del telefono!» Lo sguardo che gli lanciò fu di fuoco. Era divertente sapere che, da una parte del cervello bacato di Keyra, provasse invidia per loro. Tutto pagato dalla Sony. Anche la bolletta del telefono. Sculati. «Posso rubarti un secondo Ian?» Rimasero increduli entrambi da quella domanda. Lei annuì debolmente, girandosi a guardare il biondino incredula. E Ian non potè far altro che alzarsi e seguirlo poco distante dalle loro sdraio. Ben presto Keyra venne distratta da Niall che sicuramente chiacchierava a manetta.
«Innanzitutto volevo scusarmi, per questo inconveniente di ritrovarsi entrambi allo stesso albergo e stesso aereo..» Lo vide guardarlo in modo circospetto. Come se non capisse bene il perché di quel mini colloquio.
«Non so cosa ti abbia detto Keyra, ma mi dispiace!»
«Mi ha solo detto che siete ex! Ma lei crede che io non capisca nulla. Beh, fattelo dire che non me la porterai mai via!»
Rimase incredulo da quelle parole ma soprattutto dal tono che Ian usò per dire che non gliel'avrebbe portata via. «Ci ho messo ben 8 mesi per farmi dire di si. Ora capisco da chi era ferita prima di mettersi con me, perché ci ha messo così tanto per accettarmi nella sua vita. Ci ho messo così tanto a farle dimenticare di te, per farla smettere di piangere ogni volta che io provavo ad amarla!» Grazie gravità per esistere! Se non ci fosse stata la gravità, come minimo sarebbe stato schiacciato a terra dal peso di quelle parole.
«Mi è bastato sapere da quanto vi conoscete, da quanto tempo vi siete lasciati e ho capito che sei te quella persona che le ha fatto così male. Ecco. Dove tu le hai fatto male, io l'ho curata. E ci ho messo così tanto che tu non puoi aspettarti di venire qui ora, dopo due anni e credere che io te la lasci. E' mia, sono stato io a curare le sue ferite, io ad asciugare le lacrime quando pensava a te, io a colmare il vuoto che tu hai lasciato in lei. Io, ad amarla come solo tu eri riuscito ad amarla. Tu l'hai ferita, io l'ho fatta guarire.» Zayn rimase inerme a quelle parole, non sapendo bene come comportarsi. Rimase a fissarlo dentro gli occhi azzurri, trovando una decisione in quello che diceva che praticamente lo stava straziando. «Ho aspettato 8 mesi per farmi dire di si, quasi un anno da quel famoso si, finalmente ha pensato a me mentre facevamo l'amore. Ci ho messo tanto, troppo tempo per averla e tu non puoi venire qui e pensare di rubarmela. Tu l'avrai anche amata, ma hai avuto la tua possibilità per farla essere felice. L'hai voluta sprecare? Bene. Ora è il mio momento! E prima del tuo cazzissimo ritorno, lei era anche disposta ad essere felice. Sono bastate due settimane per far tornare tutto come prima!» Cosa? Keyra era tornata come prima? non ci stava capendo più nulla.
«Non voglio rubartela!» L'aveva detto seriamente? Oppure se l'era solo immaginato? Ian si avvicinò di due passi. «lo spero bene per te. Anche perché lotterò seriamente con i denti e con le unghie per lei! L'amo e qualsiasi cosa tu voglia fare, beh, direi che ci penserei bene prima di farla.»
«Ripeto, non te la voglio rubare.. E' felice. A me basta sapere che lei sia felice. E con te lo è!»
Si scrutarono attentamente, poi Ian annuì debolmente.
«Abbiamo finito?»
«Veramente ti ho allontanato per un'altra cosa! Poi tu hai deciso di fare il paladino della giustizia e non mi hai fatto parlare..»
Lo sguardo che gli lanciò fu glaciale. Molto differente da quello che usava quando guardava la sua Keyra. Quegli occhi celesti, così chiari tanto da poter sembrare di un colore del ghiaccio, metteva inquietudine.
«Niall, il migliore amico di Keyra ha pensato di venire qui e portare gli altri per il suo compleanno. Mi ha chiesto di organizzare sala e tutto, ma ho bisogno anche del tuo aiuto. Vogliamo farle una festa a sorpresa per il suo compleanno. Ci stai?»

«Tu e Zayn andate ad affittare una macchina!» Era appoggiata alla porta del bagno mentre Ian si sistemava i capelli allo specchio del bagno. Non c'era niente da fare, lei avrebbe avuto sempre a che fare con gente sempre innamorata dei propri capelli. Prima Zayn, poi Ian. Non riusciva a superare dei fottuti ciuffi. Che disgrazia.
«Si.. Così possiamo muoverci no?»
«Tu e Zayn andate ad affittare una macchina!»
Finalmente riuscì a farsi guardare, dopo aver ripetuto per la trecentesima volta la stessa frase.
«Eh!»
«Tu e Zayn and..»
«Oddio Keyra, per l'amor del cielo finiscila di ripetere sempre la stessa domanda!»
Sbottò il biondo, stanco di quella pappardella.
«Andiamo e torniamo. Puoi farcela?»
«No, posso venire con voi? Non è che vi prendete a cazzotti?»

«Prometto che non ci prendiamo a cazzotti! Poi ci sarebbe il rischio di rovinare il mio bel visetto e che tu non mi ameresti più!» le si avvicinò e, accarezzandole la guancia, si abbassò a baciarla.
«Si parla di un'oretta Keyra! Non ti sto chiedendo di stare con Perrie tutta la serata. Ma di un'ora.»
«Non voglio stare con la cagna. Poi divento cagna pure io!»
Ian scoppiò a ridere.
«Tesoro, tu cagna non ci diventerai mai. Sei troppo deliziosa per essere cagna!» Poteva morire di crepacuore? Ma dio santo era troppo perfetto. E non riusciva a non credergli perché lo diceva così convinto e con quello sguardo pieno d'amore che non riusciva proprio a ribattere.
«E se ti offro del sesso in cambio, tu cosa dici?»
«Dopo aver preso la macchina?»
«Sesso e Baby-doll!»
«Dopo aver preso la macchina.»
«Sesso sopra la macchina, sotto, di lato per sbieco. Dove vuoi con la macchina!»
La risata di Ian si espanse per il bagno mentre si improfumava. Si stava improfumando per andare a prendere una cazzo di macchina con Zayn?
«Si ma per farlo sopra la macchina abbiamo bisogno della macchina, quindi dopo aver preso la macchina!» Keyra bloccò il passaggio a Ian mentre usciva dal bagno.
«Ehi. Dai che sono in ritardo!» sussurrò il biondo, bloccandosi.
«Tranquillo. Zayn è un ritardatato..ehm, volevo dire ritardatario cronico! Sicuramente è ancora a scegliere le mutande! Uno: dove pensi di andare tutto improfumato? Sicuro che andate a prendere una macchina e non a rimorchiare? No perché ho seriamente intenzione di seguirti, dopo che ti sei improfumato così! Due: Non è che te la fai anche con i maschi? No perché un conto è che ti piacciono i maschi, ma pensare che Zayn si è fatto entrambi non mi farebbe molto felice!»
Ian la guardò incredulo, poi scoppiò a ridere di cuore. La prese di peso e, senza troppe cerimonie la portò fino a letto, buttandola sopra di esso ben poco dolcemente. Felice di avergli fatto cambiare idea, pensò seriamente che Ian stesse rimandando l'appuntamento con Zayn ma voleva solamente allisciarsela. E sapeva bene dove puntare, lo stronzo. Mentre le lasciava una scia di baci sul collo, facendola fremere come ultimamente solo lui riusciva, cominciò a parlare ad ogni bacio che le dava.
«Non voglio nessun'altra donna come voglio te! Quindi finiscila di pensare che ti voglia tradire. Mi sono improfumato solamente perché è un incontro. Secondo: Non mi piacciono i mori, ma le more.. molto, moltissimo! E sinceramente ora ne ho una sotto le mani che mi farebbe cambiare idea su tutto.» Keyra fremette e, riaprendo gli occhi lo guardo.
«Riesco davvero a farti cambiare idea?» chiese, accarezzandogli il collo delicatamente. Lo vide buttare indietro gli occhi, deliziato. Aha! Aveva un bell'effetto su Ian. Doveva rivalutare quella cosa. Ridacchiando si alzò quel tanto per mordergli il collo, facendolo sospirare. Interessante teoria. Ma ovviamente neanche finì di pensare 'ehi, ho un potere su Ian' che qualcuno pensò a disturbarli. E sapeva anche chi era. Bestemmiando in aramaico saltò giù dal letto e aprì la porta, ritrovandosi Zayn appoggiato al muro. Sbatté le ciglia, guardando il pantalone stretto che fasciava le gambe muscolose, la maglietta bianca e la camicia a quadri sopra. Gli occhiali da sole bloccati sulla maglietta. Forse era colpa degli ormoni azionati, ma in quel momento le passò in testa la scena di loro due spalmati per terra a fare una posizione poco carina del Kamasutra.
«La prossima volta ti castro se ci interrompi di nuovo, porca puttana!» si riprese in tempo prima che Zayn le chiedesse cosa cazzo si guardava, puntando il dito sul petto di Zayn che ridacchiò tutto contento.
«Perrie ti aspetta nella sala da pranzo!»
«All'inferno mi vorrai dire!»
Il moro ghignò ed entrò in stanza mentre lei prendeva la borsa.
«Dammi il buona fortuna!» sussurrò ad Ian che, intanto, si era alzato dal letto e prendeva il portafogli da sopra il comodino, salutando Zayn con un gesto del capo.
«Ciao amore, divertiti e spendi tanti soldi!»
«Voi non fate troppo i best friend, forevah!»
«Manco sotto tortura!»
sussurrò Zayn, facendosi guardare male dalla mora che camminava verso l'ascensore.
«Voglio morireeee!» Ed entrò nell'ascensore, sentendo i due maschi ridersela con gusto. Bastardi.

Non aveva una faccia felice. Era felice come lei di essere stata disturbata poco prima. Si avvicinò al tavolo della sala dove era seduta, schiarendosi la voce per attirare la sua attenzione. La vide guardarla, per poi sorridere così falsa da far quasi sentire il voltastomaco a Keyra.
«Ciao! Prego, siediti!» Ma dove stavano, ad un centro di riabilitazione che l'invitava a sedersi? Buttando un occhio alla gente che aveva intorno, si sedette e posò la borsa sulle gambe.
«vuoi qualcosa da bere?» perché in tutto quello che faceva, le sembrava finta come la sua faccia da bambolina? Non voleva seriamente pensarla senza trucco perché non voleva morire giovane.
«No grazie, sto bene così!» La vide annuire poi alzò una mano verso il ragazzo e, cinquettando per bene quello arrivò da loro. Lei fece il suo ordine, spiattellando il seno in bella mostra. Si ritrovò ad alzare le sopracciglia a quella visione. Madonna che cagna! Scrutò il cameriere andarsene, poi tornò a guardare la bionda di fronte a lei. Non sapeva seriamente spiegare se era cagna nella verità o ci si comportava solamente. Mannaggia le bionde! Tutta quella tinta era seriamente un dramma per i cervelli minuscoli delle tipe come lei. Sospirò, sapendo che quella sarebbe stata l'ora più lunga della sua vita.
«quindi i nostri ragazzi sono andati in giro insieme!» Stava cercando di conversare? Oddio, ma perché?
«Già!» Secca e coincisa. La solita Keyra.
«Potremmo farlo anche noi, di tanto in tanto!» Ahahaha! Simpatica la tipa. Stava scherzando, giusto? Oddio, perché aveva lo sguardo serio? Oddio era seria. Parlava seriamente.
Le dava proprio l'impressione che volesse essere sua amica per forza, come se qualcosa la spingesse ad usare un tono neutro con lei. Quando in realtà le si leggeva in viso che non vedeva l'ora di sfoggiare il fatto di essere la new girlfriend di Zayn Malik.
«Si, potremmo!»
«Rispondi solo a monosillabi?»
«Rispondo come devo rispondere. Anche perché dubito fortemente che tu riesca a fare un discorso serio.»
La vide fissarla, seria in volto. Alzò un lato delle labbra.
«Senti, non so quanto ti abbia pregato Zayn per essermi amica o almeno, se lo conosco bene ti ha chiesto di 'provarci'. Non ti ci impegnare troppo, tanto come ti sto sul cazzo a te, tu lo stai a me!» La vide tentennare, come se fosse incredula da quella rivelazione, poi fare un sorriso fin troppo vero.
«Buono a sapersi!»
«Bene! Ora..»
si accomodò meglio sulla poltrona, sapendo bene che cosa avrebbe fatto da un momento all'altro. «manca molto al monologo 'è inutile che hai chiesto una seconda possibilità a Zayn, ora ci sono io nella sua vita' e cagate varie?»
«Vedo che vai subito al dunque.»
La sentì sussurra, seria e con un sorrisetto nervoso.
«Mi piace avere tutto e subito, sai com'è! Prima ci togliamo di mezzo questa falsa, prima me ne ritorno in camera!»
«Non credo che tu hai bisogno di sapere cosa voglio dirti su Zayn, tanto mi pare che già lo sai!»
Certo che lo sapeva. Aveva fatto la sua stessa parte due anni prima. Ma lei era stata molto, molto più incisiva con Sophie.
«Lo so, lo so! Strano ma vero, anche io ero al tuo posto due anni fa. Peccato che io sono stata molto più significativa e credo che quella ragazza si ricordi ancora di me!»
«Tu ti ricorderai anche di me!»
«Se tu lo vuoi pensare bene, ma.. Credo che dimenticherò le tue cazzate appena uscirò da questo locale, sai?»

«Stai lontana da Zayn!» Eccolo lì il tono 'ehi, non toccare ciò che è mio'.
«Tranquilla Barbie. Non ho quell'intenzione con Zayn! Sei tu che ti sei subito messa in difesa, non io. Se ti ricordo, non sono stata io a fare il giochetto 'ma si diamole fastidio', ma il tuo ragazzo. Quindi non mi preoccuperei di me, ma di lui!»
«Zayn mi ama!»
«Certo, come io amo un foruncolo sul naso il giorno in cui devo fare il colloquio di lavoro!»
Sorrise, debolmente. Se si credeva seriamente che le stava facendo paura, speranze vane. Keyra era totalmente tranquilla.
«Tu credi che..» Eccola che cedeva. Ahah!
«Beh, non so cosa pensi Zayn, grazie a dio. Ma se è qui a darmi fastidio un motivo ci sarà, no?»
«Zayn mi ama!»
«Certo, convinzione! Serve sempre la convinzione!»
Si alzò e, dopo aver controllato che non ci fossero i ragazzi, spostò la sedia per metterla a posto. «Anche io ero convinta di poter volare quando avevo due anni, ma dopo essermi fatta un volo di due metri e un ficozzo per due settimane, credo proprio che ho capito che non potevo!» E facendo ciao ciao con la manina se ne andò come era venuta, tornandosene in camera, tanto non aveva intenzione di passare tutta l'ora con Perrie. Aveva acconsentito solamente per azzittire Ian e Zayn che sicuramente aveva fatto una testa tanta alla bionda finta.

Spazio dell'autrice: Si, ecco il nuovo capitolo. Sesto capitolo! Spero che vi piaccia. Risponderò alle recensioni entro stasera, promesso. Per tutte le vostre domande, state tranquille che pian piano arrivano le risposte. Se vi state chiedendo se Mary e Niall esistono davvero, dovrete aspettare due o tre capitoli. O forse di meno. Se vi state chiedendo se parte dei ricordi di Keyra (Faith, suo fratello sposato ect.) anche per quelle riceverete risposte al più presto.
Per il resto. Spero che vi piaccia (dai, ripetilo di nuovo). 
Vi amo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Se ne stava steso sul letto a leggere un libro, annoiato come la morte. Delle volte aveva proprio pensato a fare i bagagli e ritornarsene a Londra, tanto lì si stava annoiando alla grande. E pensare che a lui, il sole manco gli piaceva. In realtà non voleva andarsene, perché in fondo stava bene, ma era la compagnia che era scrausa. Sicuramente, ammise a sè stesso, se fosse stato con i suoi migliori amici, sarebbe stato tutto molto più divertente. Anche se, con quei quattro, c'erano anche le fan. Fino a quel momento, non si erano presentate così tante fan come se fossero stati in gruppo. Ovviamente qualcuno li aveva fermati per farsi una foto, ma per il resto era tutto abbastanza - forse anche troppo - tranquillo.
«sei ancora innamorato di lei?» A quella domanda scese dal suo mondo fantastico e alzò gli occhi dal suo libro, guardando la ragazza ferma alla fine del letto, con le mani appoggiate ai fianchi.
«dovrei capire di cosa stai parlando, vero?» chiese, posando il segnalibro tra le pagine, sapendo che di lì a poco sarebbero finiti a litigare.
«ovvio. Sai di chi sto parlando!»
«In realtà no!» Lo sapeva di chi stava parlando, ma voleva vedere a che punto arrivasse.
«Della tua ex ragazza!»
«Rebecca?»
Alzò un sopracciglio, cercando di non sorridere. La vide sbuffare e sbattere il piede, nevrotica. «Di Keyra!»
«Keyra non è la mia ex ragazza. Non siamo mai stati insieme!»
Gli lanciò uno sguardo incazzato che, a seconda dei pensieri di Perrie, doveva farlo tremare dalla paura. Peccato che se ne stava totalmente tranquillo.
«Qualsiasi cosa ci sia stata tra di voi, l'ami ancora, non è vero?»
«Non ho mai detto di amarla!»
«Zayn, cazzo!»
Sbottò inviperita.
«E' inutile che ti incazzi, perché stai facendo tutto da sola Perrie! Mi hai mai sentito dire che amo Keyra?»
«Guardi lei come a me non mi hai mai guardato!» Si sentì toccato nel profondo da quelle parole e per questo strinse la mascella.
«Non so di cosa tu stia parlando, Perrie!» sussurrò, trattenendo a stento un ringhio. Non gli piaceva affatto la piega che stava prendendo quel discorso.
«Tu l'ami!»
«Cazzate!»
«Siamo qui per lei, quindi tu ancora provi qualcosa per quella ragazza!»
Decisamente era un tantino incazzata, ma non sapeva proprio dove volesse arrivare.
«E se anche fosse?» chiese scrutandola con i suoi occhi castani e un sorrisetto fastidioso.
«E se anche fosse, perché stai ancora con me?» "Perché sei proprio il prototipo di donna che lei odia. Il contrario di lei"
Tornò a leggere prima di dire qualcosa di sbagliato, ma lei si avvicinò e gli strappò il libro dalle mani. «Dimmelo, Zayn! Provi ancora qualcosa per lei?» sussurrò di nuovo, incazzata.
«Non ti dirò che provo qualcosa per lei, perché non è così! Tu, come il resto delle persone che ci conoscono, non potrete mai capire cosa c'è tra me e Keyra. Non arrivereste mai a capire come ci intendiamo io e lei. Non è amore, è un sentimento che neanche so spiegarti. Per me è stata la prima ragazza davvero importante, per lei sono stato il suo primo amore. Viaggiamo su una linea d'onda che nessuno trasmette. Solo io e lei riusciamo a viaggiarci, capisci?»
Sembrò non capire, vedendo il suo sguardo sperduto. La vide sospirare, per poi consegnargli di nuovo il libro, persa completamente nei suoi pensieri.
«Io capisco che tu sia gelosa di Keyra, ma devi imparare a conviverci. Lei è tornata nella nostra vita. Tu mi hai conosciuto prima del suo ritorno, ma io ho conosciuto me stesso quando lei si è unita a noi!»
«Provi qualcosa per lei!»
«Ancora?! Non riesci a capire, vero? Tu vedi Keyra come un ostacolo, quando non è questo. Keyra è parte di noi. Devi riuscire ad immaginare noi cinque con lei sempre al fianco. Se riuscirai ad immaginare la scena, allora vedrai i veri Zayn, Niall, Harry, Louis, Liam! Senza Keyra, non siamo i veri Zayn, Niall, Harry, Louis, Liam! Capisci?»
Non gli sembrava mica di parlare chissà quale lingua straniera. Stava parlando inglese, no? Possibile che non capisse ciò che voleva dire? Allora perché a lui sembrava seriamente così facile come ragionamento? Non esistevano senza Keyra. Punto! Era difficile?
«No!»
«Allora mi dispiace. Perché significa che non hai mai provato una vera amicizia.»
«Ma tu ci sei stato a letto!»
«Due anni fa!»
«Ma la guardi come se fosse l'unica ragazza su questo mondo!»
«Non è vero!»
«Si!»
Lei era furiosa, lei sembrava che non riuscisse a capire l'importanza di Keyra in quel gruppo. Era tanto difficile?
«No!»
«Si, Zayn! Ti sto osservando. Come è stato il suo ragazzo a rendersene conto. Siete totalmente diversi quando siete insieme!»
Il tono era scemato. Sembrava come se Perrie si sentisse sconfitta dalla verità, che purtroppo non capiva.
«Perché, ripeto siamo i veri Zayn e Keyra quando siamo insieme!»
«Non capisco!»
«E mai ci riuscirai! Forza, andiamo! Dobbiamo andare a prendere gli altri all'aeroporto!»
«Il discorso non è finito!»
«Ohssì che è finito! Forse questa sera capirai il mio discorso! Osservaci molto, molto attentamente e riuscirai a capire quello che ho provato a spiegarti oggi!»
E detto questo, chiuse il libro e, dopo aver preso il portafogli, uscì dalla stanza.

«Pronto?» Chi aveva inventato il telefonino? No perché di lì a due minuti l'avrebbe cercato in capo al mondo e ucciso. E se era morto, lo faceva risorgere e lo ammazzava di nuovo.
«Keyra mi servi!»
«Tu mi hai fracassato le palle, Malik! Mannaggia il giorno che t'ho conosciuto!» sbottò, alzandosi svogliatamente dal letto per non dar fastidio a Ian che dormiva al suo fianco.
«In realtà dovresti ringraziare il buon dio di avermi nella tua vita!»
«Certo, ora vado in chiesa e prego perché tu possa crepare con una lenta e dolorosa morte, Malik! Cosa vuoi?»
«Sono a fare shopping!»
«e al popolo?»
«Ecco, ho tanteee buste. Potresti venirmi a prendere?»
«Ma anche no!»
«E perché no?»
«Dormivo!»
«Preferisci dormire che stare un po' con me?»
«Cazzo si! Sai quanto io ami il letto. Non metterei in confronto al letto proprio niente e nessuno!»
«Potrebbero assalirmi le fan!»
«Ma magari guarda! Almeno mi tolgono il disturbo a me!»
«Sono su Parking road. Fra cinque minuti!»

«No..aspett..» si bloccò sentendo la chiamata chiudersi. «ti odio Zayn Malik! A costo di farmi odiare da mezzo mondo, io ti uccido! Ti investo con la macchina e se non sei morto faccio anche retromarcia!» staccò il cellulare, ben sapendo che Zayn non l'aveva sentita e, scrivendo un diamine di biglietto a Ian, prese la borsa e le chiavi della macchina dalla scrivania. Taxi Keyra. Poteva cominciare un nuovo lavoro. Il bello era che Ian aveva tanto insistito di mettere anche il suo nome su quel cazzo di contratto per affittare la macchina e ora si ritrovava a dover fare da autista a quel decerebrato mentale di Zayn. Quando si ritrovò sulla strada citata da Malik, fece per chiamarlo ma vide che c'era un messaggio. "ti aspetto da Starbucks nella stessa via. Trova parcheggio e raggiungimi!"
Pure? Santa Keyra, santa! Aveva un diavolo per capello e quando arrivò da Starbucks trovò Zayn circondato da buste e con un sorriso tutto contento. Quando la vide, le regalò un sorriso da urlo. Sospirando si mise seduta di fronte a lui, non prima di averlo guardato malissimo.
«ciao bellezza!» se ne uscì, tutto contento. Bellezza? Di che droga si era fatto Zayn?
«Ciao testa di cazzo! Vogliamo tornare?»
«In realtà non ho finito i giri. Mi fai compagnia?»
dopo un grugnito da parte di Keyra, Zayn si fece una piccola risata. Era troppo allegro quel giorno, per i suoi gusti.
«Allora, come ti senti oggi che è il giorno prima del tuo compleanno?» Si ritrovò a fare una smorfia pensando a quella domanda. Non si sentiva in nessun modo, forse perché non era attaccata al suo compleanno come le altre persone. Per lei il compleanno significava "aggiungere un anno in più e togliere un anno in meno alla morte". Non che avesse paura della morte, perché in fondo tutti prima o poi muoiono, ma.. non le piaceva festeggiare il suo compleanno.
«Normale, come devo sentirmi, scusa?»
«Beh, dovresti essere contenta.»
esclamò il ragazzo, sempre sorridendo felice. «Totalmente normale Zayn! Proprio come due giorni fa.. Andiamo a fare questi giri? Così torno in albergo a dormire!» Zayn dopo aver ripetuto la sua frase con tono scazzato, si alzò ed uscirono finalmente dallo Starbucks. Fare giri con Zayn Malik era sempre un dramma. Se quando era ragazzo non gli piaceva andare in giro a fare spese, ora che aveva i soldi ogni cosa era bellissima. Dopo neanche un'ora si ritrovarono dentro ad un negozio di musica. Lui era andato a comprare una chitarra (che poi, parliamone, lui che suonava la chitarra era come Harry con le mutande) mentre lei girovagava per il piano.
«Posso esserle d'aiuto?» domandò un ragazzo sulla trentina. Si girò a guardarlo, per poi tornare a guardare il piano che stava scrutando. A corda, nero, lucido. Era bello da togliere il fiato.
«E' accordato?» chiese Keyra, accarezzando la superficia limpida del piano. Era quasi un peccato toccarlo, perché si sporcava con le impronte digitali.
«Certo!»
«Posso provarlo?»
«Ovviamente!»
Dopo uno scambio di sorrisi, Keyra si sedette sul seggiolino, posò le mani sui tasti bianchi e neri. Socchiuse gli occhi e dopo un sospiro cominciò a suonare "I giorni" una melodia di Einaudi, un pianista italiano. Le dita scorrevano lentamente sui tasti, esperte e delicate. Non aveva bisogno dello spartito, conosceva le canzoni di Einaudi a memoria. Sentiva la presenza del venditore dietro di lei, che se ne rimaneva in silenzio ad ascoltarla.
Nessuno sapeva che Keyra suonava il piano da quando aveva quattro anni. Una volta era entrata in un negozio di musica con suo padre che doveva comprare le nuove corde per la sua chitarra e lei aveva guardato per tutto il tempo un pianoforte nella hall del negozio. Era bellissimo, lo ricordava ancora. Si era seduta sullo sgabello e aveva posato le ditine sui tasti, notando che le dita erano piccolissime in confronto a quei tasti. Aveva spinto un tasto bianco e un dolce suono era uscito dal pianoforte.
Quasi si era spaventata, ma poco dopo aveva riprovato, rendendosi conto che quel suono era bello. Suo padre l'aveva osservata e, dopo averla richiamata si era accorto di come erano illuminati gli occhi della bambina. Tornando due giorni dopo da scuola, suo padre le fece trovare una pianola sul letto. L'aveva consumata fino alla fine quella pianola.
Suo nonno le aveva dato qualche lezione, per poi convincere suo padre a segnarla ad un corso di pianoforte "perché aveva del talento". Due anni dopo si poteva dire che Keyra era una delle bambine più brave della scuola di pianoforte. Dalla tastiera era passata ad un piano vero e proprio.
Quante volte suo nonno le aveva chiesto di suonare per lui, poco prima di morire? E quanti pomeriggi aveva tenuto compagnia al nonno con la sua musica? Si era stupita molto quando suo nonno, nel testamento, richiese che al suo funerale fosse Keyra a suonare il piano, mentre lo accompagnavano fuori dalla chiesa. Dopo quel giorno, non aveva più usato il pianoforte. Il piano comprato da suo padre per la piccola Keyra era rimasto inusato per tanti anni. Ancora adesso era solo un "comodino" per vasi e foto. Non toccava un piano da quasi 8 anni.
Quando terminò di suonare, si godette il suono delle note che scemavano e poi riaprì gli occhi e si girò verso l'addetto. La guardava a bocca aperta. Dietro di lui, Zayn la fissava con quel suo sguardo serio e enigmatico. Amava quello sguardo, doveva ammetterlo.
«Wow!» sussurrò l'addetto passandosi le mani sulle braccia, come si fa di solito quando si vogliono togliere i brividi.
«Complimenti! Mi ha fatto venire i brividi di piacere! E' bravissima!»
«Grazie..»
disse, sempre guardando Zayn ma sentendo le guance leggermente arrossate per aver dato spettacolo.
«Non sapevo che suonassi!» sussurrò Zayn attirando l'attenzione del tipo su di lui. Quando si rese conto che i due si stavano scrutando silenziosamente, se ne andò lasciandoli da soli.
«Hai comprato la chitarra?» chiese alzandosi e affiancandolo. Lui continuava a scrutarla con quello sguardo che, doveva ammettere, non vedeva da due anni. Quello sguardo che la trafiggeva e la leggeva fin dentro al profondo.
«Si, andiamo?» Annuì e salutando l'addetto e ringraziandolo - ma fu ringraziata lei da lui per quella dimostrazione - uscirono dal negozio. Camminarono in silenzio per alcuni minuti, ma sapeva che Zayn stava cercando il momento giusto per chiedere qualcosa.
«Da quanto suoni?»
«Da quanto non suono vorrai dire!»
continuò a camminare, senza girarsi a guardarlo. Lui però continuava a scrutarla. «Da quasi otto anni, da quando mio nonno è morto!»
«E perché?»
«Perché ho passato il suo ultimo anno di vita a fargli da pianista, accompagnando i suoi pomeriggi. Amava sentirmi suonare. Lui diceva che grazie a me, gli ho allungato la vita.»
Si ritrovò a sorridere, ricordando quel pomeriggio uggioso in cui aveva suonato per lui.
«E perché ora non suoni più?» Ci mise qualche minuto per rispondere a quella domanda. Per lei, era difficile parlare di quel periodo. Nessuno sapeva che era stata una pianista, togliendo la sua famiglia. Ne Mary ne Niall sapevano del suo segreto.
«Perché era una cosa che facevo con lui. E' lui che mi ha insegnato le prime note. Poi è morto e con la sua morte si è portato via anche la mia voglia di suonare!»
«Tu stai sprecando un talento, lo sai vero?»

«Non sarei arrivata da nessuna parte con il pianoforte, Zayn!»
«E che ne sai?»
Sospirò a quelle parole. Non poteva capire il ragazzo cosa si provasse a dover suonare qualcosa che ti ricordava constantemente tuo nonno.
«Lo so, Zayn! La macchina è lì!» E Zayn capì che il discorso era terminato lì, quando la sentì cambiare discorso. Non sapeva che Keyra suonasse il pianoforte. Non credeva di aver mai partecipato a qualcosa di così emozionante. Sentir lei suonare gli aveva mosso qualcosa dentro, sentendo la melodia che stava suonando. Triste e dolce al tempo stesso.
In quelle note che lei stessa creava, c'erano tanti ricordi insieme. Peccato che solo lei sapesse quali fossero. Si ritrovò a pensare che era davvero brutto sapere solo dopo due anni che Keyra aveva da sempre suonato il pianoforte ma che lui non lo sapesse. Quante altre cose non sapeva di Keyra? Quante ancora ne doveva scoprire? Si rese conto che, in fondo, non la conosceva per niente. Chissà se Ian sapesse del suo hobby.
Peccato anche che Keyra non capisse quanto fosse una brava pianista.

«Sai che sei altamente scopabile con quella camicia? Perché dobbiamo andare a cena fuori?» chiese scrutando il suo ragazzo tramite lo specchio, che si sistemava al suo fianco mentre Keyra si metteva il mascara. Aveva insistito tanto che dovevano andare a cena fuori in un ristorante cool, con tanto di vestiti sexy. Lei portava un vestito nero senza spalle e che arrivava a metà cosce con delle decoltè color pelle sotto. Lui invece un Jeans e una camicia abbastanza aderente. Era sensuale e altamente scopabile. Dopo averle lasciato un bacio sulla spalla uscì dal bagno per andare a prendere il portafogli e lei lo raggiunse poco dopo, prendendo la borsa.
«ti va prima una passeggiata?»
«con questi tacchi? Che ti sei fumato, Ian?»
Lo sentì ridacchiare e dopo averle fatto una radiografia si morse il labbro inferiore.
«Forse hai ragione. Che ne dici di una sveltina?»
«A Keyra Smith piace questo elemento!»
«Non ne dubitavo ma..»
«io odio i ma.. sono sempre portatori di notizie brutte»
«Ma non c'è tempo, anche perché ti legherei a letto se fossi in me!»
si guardarono molto attentamente, poi Keyra sentì un brivido di piacere passarle su tutta la schiena.
«però dopo c'è tempo! E la cintura dell'accappatoio aspetta solo di essere presa da te!» sussurrò con tono grave Keyra, facendo ridere ampiamente il bel biondino che le fece scivolare un braccio sulla vita sottile e, dopo essersela stretta addosso, si abbassò a darle un bacio che avrebbe fatto svenire anche una suora.
«Andiamo a cena, forza!» La prese per mano e, dopo averla fatta passare davanti si diressero all'ascensore. Vide Ian schiacciare il tasto dell'ultimo piano.
«Perché andiamo su?»
«Andiamo a prendere Zayn e Perrie, no?»
Fece una smorfia.
«Andiamo a cena con loro? Oh cazzo Ian. Io credevo che mi avresti portato a fare una cenetta e poi mi avresti sbattuto su quel tavolo! Oh al diavolo! Mi volete proprio incazzata te e quell'altro decerebrato, vero?» sbottò con tono incazzato mentre Ian scuoteva la testa, facendo finta di non averla neanche sentita. Quando le porte si aprirono la prese ancora per mano e la condusse verso la stanza di Zayn e Perrie, ma la sorpassò.
Decise di non dire nulla, tanto le bastava sapere che doveva passare altro tempo con Zayn e Perminchia. Lo seguì come un cagnolino, digrignando i denti di tanto in tanto pensando che quella sera andava di male in peggio. prima non voleva farsela e poi la portava a cena fuori con quei due. Sospirando attese e quando si ritrovarono di fronte una porta, Ian entrò dopo aver tirato fuori un pass che aprì la porta. Dietro essa, c'era un lungo corridoio. Ma dove cazzo stavano andando? Praticamente girarono l'ultimo piano dell'albergo, finché non si ritrovò di fronte ad un buttafuori. Quasi non corse via per la paura quando vide quella faccia incazzata, ma appena il tipo vide Ian, sorrise con dolcezza. Un gorilla poteva sorridere? A quanto pare si. Venne aperta la porta e Keyra entrò dentro la sala. Sembrava una discoteca. No, anzi, era una discoteca. Una grande discoteca.
«Non sapevo che questo albergo avesse una discoteca!» disse in direzione di Ian, che sorrise, proprio nello stesso momento che la grande porta pesante si chiudesse alle sue spalle.
«AUGURIIIIIIIIIIIII!»

 

Spazio dell'autrice: 
ZAYN MALIK NUDOOOOOOOOOOOOOO!
Aloha! Ho attirato la vostra attenzione? Bene, leggete leggeteee! Ecco un nuovo capitolo. L'avevo cominciato ieri sera, ma dopo un evento mi è passata la voglia di scrivere. Spero che vi piaccia, anche se non so bene cosa io abbia scritto. Vi ricordate quando mi avevano fatto quelle tre recensioni negative dicendo che io avevo copiato? Ecco, sono felice di dire che io e la ragazza finalmente abbiamo risolto tutto. Però devo dirvi una cosa. Prima che io e questa ragazza risolvessimo, lei e le sue lettrici mi hanno segnalato la pagina. C'è una possibilità su cento che la pagina mi venga bloccata. Ora non voglio farvi incazzare o altre cose. State buone. Non è detto che succederà, ma in quanto sono stata segnalata, potrebbero mettere sotto "osservazione" la mia pagina e quella della ragazza. Ma noi abbiamo già parlato e, dopo aver risolto, mi ha detto che in caso - se mai succederà - mi aiuterà a far capire allo staff di Efp che è tutto ormai sistemato tra di noi! C'è stata solo un'incomprensione. Volevo avvisarvi se in caso vedete che non aggiorno più è per questo motivo. Ma voi non preoccupatevi, in un modo o nell'altro Marrymezayn torna sempre. A me fa più felice sapere che ho sistemato con la ragazza che altro. Ero in ansia, tanto che il mio stomaco stava facendo le biffe. Per fortuna tutto si è risolto senza spargimenti di sangue. XD Proprio ora che tutto si è sistemato, speriamo che non vengano bloccati ne il mio ne il suo di account. Per altro.. che altro vi devo dire? Ah si. Io fra 9 giorni parto per una vacanza a Londra con le mie amiche. Se tutto va bene posterò un altro capitolo prima di partire, ma sapete che se non aggiorno è perché sto dal 24 al 30 a Londra per una vacanza e per festeggiare il mio compleanno. Si, il 25 ottobre, oltre ad essere il compleanno di Keyra è anche il mio! *fackiea* Quindi ricordatevi che vi amo tutte. u_u ♥ #muchlove
Ah.. ho scritto una one-shot su Harry Styles se volete leggerla (e commentarla, sempre se vi va) mi fa piacere: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1313071&i=1

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** capitolo otto ***


Quante volte aveva detto che lei odiava le sorprese? Quante? E quante volte aveva detto che odiava chi le faceva le sorprese? E allora, mi spiegate perché continuavano a farle le sorprese come se a lei piacessero, anche se era evidente - anche in quel momento - che le sorprese non erano ben accettate? Si sentì abbracciare e crollò di nuovo sul mondo dei vivi.
Notò che era Maddison. Che diavolo ci faceva lì? Ah si! La sua festa a sorpresa. Aveva già detto quanto odiasse i suoi amici? Anche Mary, Niall, Louis, Harry e Liam si unirono all'abbraccio che lei non poté ricambiare in quanto la stavano praticamente assalendo da qualsiasi parte. Quando si calmarono, si schiarì la voce e guardò male i suoi amici. Notò che stavano tutti in silenzio, aspettando che fosse lei a parlare.
«Innanzitutto porta sfiga fare gli auguri prima del compleanno!»
«Guarda che a Londra è mattina inoltrata!»
Obiettò Zayn.
«Ti sembra che siamo a Londra, decerebrato mentale?» Chiese girandosi a guardarlo male, mentre lui alzava un lato delle labbra. «Siamo alle Hawaii!»
«Si ma tu sei nata a Londra! Il tuo corpo è proiettato a Londra!»
«Vuoi vedere come proietto il tuo a Londra?»
Tutti scoppiarono a ridere mentre Niall le si buttava ancora addosso per darle tutti baci sul viso, stando ben attento a non darglielo sulle labbra, sapendo bene che c'era Ian in guardia. Cominciarono a chiacchierare apertamente su quella festa, Niall continuava a starle attaccato come una sardina all'olio e Ian teneva la sua mano molto, molto saldamente.
«Quando pensi di presentarmelo?»
«Nel 20mai?»
«Ora, che ne dici?»
«Ma anche no!»
Niall la guardò malissimo, poi si sporse dal suo corpo e sorrise.
«Tu dovresti essere Ian, il suo ragazzo. Molto piacere, io sono Niall il suo migliore amico, insieme a questi quattro idioti. Ma io sono il suo preferito perché sono simpatico e Irlandese!» La faccia di Keyra assunse la tipica espressione da "Wtf?"
«'zzo c'entra?» Niall le diede una gomitata, come ad intimidarla di fare silenzio.
«Sta zitta, mi sto facendo simpatico per il tuo ragazzo. Così capisce che sono dolce e coccoloso e così mi permetterà di uscire più spesso con te!»
«Niall.. Ian non è un dittatore, non è geloso di voi!»
«Ah!»
Sembrò quasi rimanerci male, mentre Ian continuava a sorridere, annuendo alla frase di Keyra.
«Piacere, Ian!» Si strinsero la mano, sorridendosi. Li guardò, passando lo sguardo prima su Niall e poi su Ian. Quando vide Ian annuire capì che Niall gli piaceva e sorrise molto più felice. Venne praticamente tirata via da Maddison e Mary.
«Allora? Come sta andando con Zayn?»
«E con Ian?»
Domandò Mary, assalendo quasi Maddison pur di sapere. 
«Avete fatto fikifiki?» Continuò Maddison, dando spinte a Mary come se fosse interessata alla risposta.
«ma che siamo su the sims che fanno fikifiki?»
«Oh.. e in che altro modo dovrei chiederglielo?»
«Avete procreato?»
«E certo, perché tu credi che loro procreano? Keyra e Zayn ci vanno giù di corda!»
Lei le guardava praticamente a bocca aperta da quando l'avevano rapita. Ma le sue amiche, erano normali oppure quando Dio distribuiva l'intelligenza loro erano in bagno a farsi di crack?
«Finitela!» Le due però ovviamente continuarono a bisticciare su quella cosa, senza però urlare. Stavano parlando in modo semplice, come al solito quando si parlava di Keyra. Loro tre non avevano mai litigato! E quella cosa le piaceva. Al massimo si prendevano a parole, dandosi delle stronze ma con tono dolce. In fondo tutte e tre sapevano che si stava scherzando.
«Finitela!» Ma non venne ancora ascoltata! «MADDISON! GUARDA LIAM PAYNE NUDO!» Maddison ghiacciò e finalmente terminò di litigare con Mary per girarsi a guardare dove fosse Liam, che ovviamente si era girato a guardare Keyra con un sopracciglio alzato.
«Oh! finitela cazzo di sparare domande a random! Una alla volta e vi rispondo!»
«Ma tu non sei normale che fai ste cose! Ma ti pare che urli in quel modo? Fanculo Kè, penseranno che sbavo su di loro!»
«Perché non lo fai?»
Chiese con un sopracciglio alzato e un sorrisetto. Maddison cominciò a boccheggiare, cercando di rispondere ma senza risultato. Era rossa come un peperone.
Keyra 1 - Maddison 0. Palla al centro. Mosse la mano!
«Lentamente, fate le vostre domande!»
«Come sta andando con Zayn?»
«Bene. Abbiamo parlato, quindi a quanto pare mi ha dato una seconda possibilità»
«Come ci sei riuscita?»
«Uno schiaffo in faccia e Zayn diventa pasta nelle mie mani!»
Le due ragazze la guardarono ad occhi sbarrati. Si, lo sapeva. Non aveva mai schiaffeggiato nessuno lei.
«Hai schiaffeggiato Zayn?»
«Oh mio dio hai schiaffeggiato Zayn Malik?»
Notate anche voi la differenza tra le due domande? Si girò a guardare Maddison in modo annoiato.
«Tu la finirai mai di vederli come cinque idioti che cantano e inizierai a vederli come cinque idioti e basta?»
«Mai!»
«Vedremo!»
«Quel 'vedremo' mi preoccupa!»
«E fai bene!»
Tornò a guardare Mary, ancora incredula che lei avesse schiaffeggiato Zayn.
«Perché l'hai fatto?»
«Dovevo! Mi ha detto che sono una stronza e altre cagate varie. Mi ha detto cose che mi hanno ferito! Cazzo sembrava che stesse parlando di feccia e non di me! Sembrava che non capisse che oltre ad esserci stato male lui c'ero stata male anche io ad averlo lasciato!»
«Si ma, cazzo Keyra!»
«Lo so! Mi sono sentita una merda anche io, Mary! Cazzo ho schiaffeggiato Zayn! Il mio Zayn! Ma dovevo, porca miseria!»
«oddio! Il suo Zayn!»
Sembrava che Maddison facesse la telecronista di una partita. Ripeteva tutte quelle cose che lei riteneva più importanti. Mise una mano in faccia a Maddison e la spinse via, senza smettere di guardare Mary.
«L'ho dovuto fare!» Continuò, mentre Mary la scrutava attentamente.
«Sennò non avrebbe capito!»
«Si, ma cazzo! Oltre ad averlo abbandonato l'hai pure schiaffeggiato
!» Il discorso stava prendendo una piega che non le piaceva, doveva ammetterlo.
«Oh cazzo Mà! Non mettertici anche tu! Sono riuscita a fare pace con Zayn, è questo l'importante, no?» La guardava da testa a piedi un po' schifata, come se le discustasse ciò che vedeva.
«Se lo dici tu!» E se ne andò come era venuta, lasciando una Keyra davvero incredula. Maddison le fu subito al fianco, passandole un braccio sulle spalle.
«Ehi gnocca, me lo lasci il tuo numero?»
«Se tu mi lasci il tuo!»
Rispose come un'automa, pensando a quello appena successo. Avevano litigato o semplicemente messo i punti ad un discorso? Non ebbe troppo tempo per pensare a quella cosa perché Maddison cominciò ad impazzire come se fosse scoppiata la sveglia a ricordarle che s'era fatta un viaggio con i suoi cantanti preferiti.
«Cioè ma tu ti rendi conto che io ho volato con loro? Cioè siamo arrivati all'aeroporto e c'erano tante di quelle fan da farmi quasi svenire. E pensare che io prima ero in mezzo a quelle fan e invece ieri ci ho volato insieme. Ma ti rendi conto? Cioè ero seduta in mezzo a Mary e Niall! Niall, porca miseria! E' così dolceee!»
«Alt.» Alzò una mano e guardò male Maddison. «Tutti, li puoi guardare tutti, tranne Niall!»
«Pensavo che dicessi Zayn!» Disse con tono malizioso. Le prese il viso e, senza troppe cerimonie le fece guardare Zayn che parlava con Ian, Niall e Perrie.
«Riesci a capire che Zayn sta con Perrie? E vedi quel biondo? oh, toh! Guarda! E' il mio ragazzo! Stiamo insieme da due anni, quasi!»
«Si ma con Zayn è molto più lunga la cosa!»
«Zayn è il passato. Ian è il presente.»
«Zayn è il passato, ma sarà anche il futuro!»
«Ah fanculo! Ci perdo pure tempo a parlare con te!»
sentì Maddison scoppiare a ridere fragorosamente.
«Allora, com'è andato questo viaggio insieme ai One Direction?»
«Bene, a parte quando praticamente Harry stava per andare in giro mezzo nudo!»
Scosse la testa divertita.
«E tu il viaggio con Zayn?»
«Normale!»
«Peccato. Niente sesso sull'aereo?»
«E tu quando farai sesso con Liam?»
Alzò il tono di voce sul nome e scappò via, verso Mary che era appoggiata all'inferiata del balcone. Il locale cominciava pian piano a riempirsi ma Keyra non fece caso della cosa. Immaginava che non era possibile bloccare una discoteca per una sera intera. Neanche se sei.. ora che ci pensava.. Chi aveva organizzato tutto? Ian? Possibile? Prima di andare da Mary, fece una deviazione e si avvicinò a Ian che parlava con Niall. Appena la videro arrivare, le sorrisero. Due dei sorrisi più belli del mondo, si ritrovò a pensare.
«Chi ha organizzato tutto?»
«Io ho dato l'idea! Ma Ian e Zayn hanno pensato a tutto!»
Alzò le sopracciglia, guardando Ian che ridacchiava.
«Si, siamo riusciti a collaborare senza ucciderci e si, senza farti capire nulla. Siamo stati bravi, vero?»
«Avete fatto schifo! Soprattutto quando mi avete lasciato con Perminchia!»
Niall ridacchiò scuotendo la testa.
«Keyra, ti devo dire una cosa!»
«Vai! Sono tutta orecchie!» Disse mentre si adagiava tra le braccia di Ian, che non aveva fatto nient'altro che aprire le braccia e farle segno di mettersi appoggiata a lui.
«Io e Mary.. sai com'è.. ci siamo messi insieme!» Si girò a guardarlo, passando dall'incredulo allo stupito. All'incazzato fino alla felicità.
«Ah!» Si ritrovò solamente a rispondere, non sapendo bene cosa dire. Soprattutto dopo quella cosa successa con Mary.
«Non sei contenta?» Sollecitò turbato mentre la osservava cercando di capire cosa le passasse per il cervello. In realtà non lo sapeva neanche lei cosa pensasse di quella cosa. Aveva bisogno di tempo per assorbire quella notizia, soprattutto perché lei quella cosa l'aveva sognata. Com'era possibile che, anche non avendo detto niente a Mary della sua storia con Niall nel suo sogno, fosse successo per davvero? Una coincidenza o un avviso? Quella parte del sogno sembrava essere stata creata apposta per quel momento. Come se si dovesse preparare psicologicamente a quell'evento. Ma visto che era solo un sogno - ora si poteva chiamare davvero sogno? - non gli aveva dato troppo peso. E allora perché qualcosa che lei aveva solo sognato, era diventata realtà? All'improvviso si ritrovò con un mal di testa, di quelli micidiali. Era o non era un sogno? Se ci fosse stata sua nonna lì, come minimo le avrebbe detto che era una premonizione. Una premonizione dovuta ad un coma? Ma quando mai si era visto? E allora, se era una premonizione, perché lei e Zayn non facevano passi avanti? Se fosse stata una premonizione perché le cose tra lei e Zayn non si capivano? Lei lo aveva preso come un "puoi ancora fare qualcosa" ma ora, dopo quella notizia, non credeva più al "puoi fare qualcosa!" ma più al "prima o poi succederà". E quindi, sarebbe successo qualcosa anche tra lei e Zayn?
«Oh mamma che mal di testa!» sussurrò, sentendosi davvero scoppiare la testa e portandosi una mano sulla fronte. Ian subito la strinse di più a sè.
«Non ti senti bene?» Chiese Niall, preoccupato.
«Da quando ho avuto il coma, pensare troppo mi fa uscire il mal di testa!»
«Perché mi vuoi dire che tu sai pensare?»
«Ah-ah! Fanculo Niall!»
gli sorrise e guardò Ian, annuendo per fargli capire che andava tutto bene, ma continuando a tenersi la testa.
«Non so che dirvi.. Sono felice per voi, può bastare?» Domandò in direzione di Niall. Quello si avvicinò e le accarezzò una mano.
«Tu sai che rimarrai sempre la più importante vero?» Sorrise a quelle parole.
«Guarda che con lei ci devi fare sesso, non con me! E' normale che diventi più importante di me!» «Non dirlo manco per scherzo!»
«Suvvia Niall.. Non sono gelosa, è anche normale che vi siete messi insieme. Pensi che non l'ho notato come vi guardavate alle superiori?» Subito Niall arrossì, fino alla punta dei piedi.
«Si..ehm..ecco...senti, domani vieni con me in un posto?»
«Dove?»
«E' una sorpresa!»
«Lo sai che odio le sorprese!»
«Che palle.. Voglio farmi il primo tatuaggio. Vieni a tenermi la mano?»
Scoppiò a ridere fragorosamente.
«Va bene! Ora.. mi tocca sistemare alcune cose, scusatemi!» Si allontanò e si riavvicinò a Mary, che giocava sul cellulare. Si mise seduta al tavolo dove era seduta lei, vedendola alzare lo sguardo con quell'espressione incazzosa.
«Pensi che a me non abbia fatto male schiaffeggiarlo? Pensi che mi fa piacere sapere che ho inferto a lui altro dolore? Non potevo saperlo in quel momento, ma ti assicuro che la sera stessa ho capito quanto io abbia fatto male a Zayn! E non per quello schiaffo, ma per tutto il tempo che sono stata lontana da lui. Non è un bambino Mary! Sa come cavarsela. E come vedi si è ripreso!»
«Noti che non è lo stesso Zayn di due anni fa?»
Chiese la mora, alzando lo sguardo dal suo cellulare e Keyra sentì il rumore del gioco di Snake. 
«Certo che lo noto! Lo noto ogni sacrosanta volta che lo guardo. E' spento, non ride più, non ha neanche più lo stesso sguardo acceso che aveva da ragazzo! Per questo ho chiesto un'altra possibilità. Perché so che io posso ritrovare quel ragazzo. Quel Zayn che manca a tutti noi!» «E come credi di riuscirci?»
«Non lo so! C'è, c'è quel Zayn da qualche parte, devo solo ritrovarlo. E so che si nasconde da qualche parte perché quando siamo insieme riesce fuori. Torna a galla!»
Mary lasciò perdere il cellulare, ora interessata al discorso che stava facendo Keyra. Anche Maddison tornò e si mise seduta al loro tavolo.
«Tu hai rivisto quel Zayn?»
«Ho rivisto quel Zayn, ma ne ho visto anche un altro. Un altro che io stessa ho creato, ma ahimè ormai è troppo tardi. Mary, ti assicuro che c'è! Devi solo darmi il tempo che Zayn si riabitui a me e a quello che solo io posso tirargli fuori!»
sussurrò, avviciandosi a lei come se stesso confabulando tra loro. 
«Sono tutti preoccupati Kè!»
«Lo so, sono preoccupata anche io, Mary!»
Le prese la mano e Mary la strinse.
«Fallo tornare! E' insopportabile o almeno così dicono!»
«Ce la metterò tutta!»
«Caccerai via la cagna, vero?»
Si girò a guardare Maddie che mangiava la sua ananas.
«Per la cagna intendi Perrie?»
«Si, intendo la cagna finta bionda che in questo momento si sta mangiando la faccia di Zayn al tuo posto!»
Tutte e tre si girarono a guardare la scena e, senza tanto sforzo scoppiò a ridere vedendo che effettivamente Perrie stava mangiando la faccia a Zayn!
«Dio! Non ha femminilità!»
«La manderai a cagare?»
«Non ho bisogno di mandarla a cagare. Ci andrà ben presto da sola!»
«Quindi sei ancora innamorata di Zayn!»
«Non ho mai detto questo!»
«Però è quello che fai intendere!»
Sibilò Maddison, avvicinandosi. Anche Keyra si avvicinò a lei.
«Maddison, finiscila di pensare che io e Zayn torneremo insieme! Perché se tu continui a crederlo, io vado da Liam e gli dico che ti sei intrufolata in camera sua a guardarlo dormire.»
«Non l'ho mai fatto!»
Sbottò Maddie, rossa come un peperone.
«E lui che ne sa?» Sussurrò Keyra, facendo ridere fragorosamente Mary, ora seduta al suo fianco.
«Sei una stronza. Non oseresti!»
«Sai che non è buona cosa giocare con me, vero?»
«Non lo farai mai!»
«Mai.. che bella parola! Una parola che mi porta ad essere sempre più stronza!»
Si alzò e guardò Mary ridendo insieme a lei, sapendo a cosa si riferisse Keyra.
«Non sai con chi ti sei messa in gioco!» Le disse Mary, continuando a ridere.
«Con chi?»
«La figlia del diavolo!»
Maddie sbarrò gli occhi e boccheggiando la guardò andare via, proprio verso Liam. La guardò appoggiarsi alla sua spalla e Liam abbassarsi quel tanto per farsi parlare all'orecchio. Notò subito che Liam era arrossito come uno scolaretto e, alzando lo sguardo guardò proprio verso di loro.
«Gliel'ha detto!» Ansimò Maddie senza fiato, abbassando lo sguardo vergognosa.
«Io ripeto sempre alla gente di non giocare con Keyra! Perché lo fate?»
«Perché sembra un angioletto!»
«Si, ma in realtà è un diavolo vestito da angelo!»
La guardarono andare verso Harry e cominciare a chiacchierare anche con loro. Perrie, ora sola perché Zayn si era messo a parlare con Niall di quella vacanza, si ritrovò a guardare la mora che giocava con Harry e Louis, facendo facce buffissime o incazzose. Louis se la rideva allegramente. Raramente aveva visto Louis ridere così ma soprattutto vide un Harry davvero strano. Ok, Harry era quello molto più spigliato del gruppo, ma quella sera sembrava come se fosse messo in un angolo. C'era uno spensierato Harry, con in mano la sua birra, abbracciato a Keyra e che se la rideva. Lo stesso valeva per gli altri. Liam poi... Che arrossiva solo quando conosceva una nuova ragazza, sembrava che Keyra riuscisse ancora a farlo arrossire come mai! Ancora non aveva visto tutti e sei insieme, però. Ma la cosa non tardò molto ad arrivare. Erano tutti riuniti. Il balcone era molto più pieno di gente in quel momento. Tutta gente che voleva fumare. Un fotografo dopo aver riconosciuto i tipi, non aveva fatto nient'altro che fare foto a loro. Era uno di quei fotografi che si trovano in discoteca, che lavorano per la discoteca. Ma a quanto pare quella sera era diventato un paparazzo. E purtroppo non si poteva cacciare, in quanto lavorava davvero in quella discoteca. Quindi tutti si comportavano come meglio si poteva. Ma ovviamente, non poteva mancare la cazzata del secolo. Misero "Call me maybe" nella sala e, senza troppe cerimonie Harry tirò fuori il cellulare, mise il video e cominciò a riprodurre un video con tutti loro. Al momento "This is my number.." andò da Keyra che chiacchierava appoggiata a Ian con Mary. Si ritrovò sparaflashiata dal flash dell'iphone e, stranita si girò a guardare cosa succedesse. Si accorse subito che Harry si muoveva a tempo di musica, aveva una mano aperta e con l'altra mano faceva il 'telefono'. Si sporse leggermente per guardare cos'avesse scritto sulla mano e vide un "69 with ←". La palpebra sotto del suo occhio cominciò a tremare, ma non fece in tempo a prendere Harry che era già scappato, scoppiando poi a ridere. Liam la tenne ferma, mentre Harry continuava a girare il suo filmino amatoriale, tornando da lei ogni volta che c'era il pezzo "this is my number" e Keyra ogni volta cercava di strozzarlo, con ben poco successo. Al terzo "this is my number" si aggiunse anche Louis che si mise in ginocchio come se volesse farle una proposta di matrimonio. Diede uno schiaffo ad entrambi, ovviamente in modo giocoso, dietro la nuca facendoli ridere fragorosamente. Lei invece mise il broncio, mettendo le braccia incrociate sotto al seno e il nasino all'insù mentre tutti ridevano. Ben sei persone si accorsero di una cosa: Zayn Malik rideva, rideva come non rideva da ben due anni. E per una persona, lo vide ridere come non aveva mai fatto. Perrie capì che aveva già perso in partenza.

Niall aveva obbligato Keyra, Ian, Zayn e Perrie a dormire nella casa che avevano affittato per quei due giorni. E non erano riusciti a dire di no ai suoi occhioni dolci e in quel momento stavano tutti seduti sui divani, chi sulle poltrone. Insomma, sembrava un centro di recupero per barboni o per alcolisti. Chi portava la camicia sbottonata, chi beveva acqua potabile, chi sonnecchiava.
«Liam, ti occupi tu di sistemare tutti nelle stanze?»
«Certo!»
«Bravo brò.. perché io sto vedendo i draghi!»
sussurrò Niall, appoggiato alla spalla di Mary che la fissava ad occhi sbarrati, mentre Keyra si massaggiava i piedi.
«Senti che puzza! Rimettiti le scarpe!» La schernì Zayn, senza preoccuparsi di essere 'carino'.
«Aspetta due secondi perché prima ti devo tirare un tacco dodici sulla fronte, Malik!»
«Non mi scalfiresti!»
«Vuoi vedere come ti scalfisco se te lo tiro sul tuo amichetto?»
«Tu puzzi!»
«Non sono io quella che non si lava le mani dopo essere andata al bagno!»
Continuò senza problema Keyra, guardandosi in tralice con Zayn.
«Quando l'ho fatto?»
«Tipo sempre?»
«Zayn.. vuoi capirlo che con Keyra non avrai mai l'ultima parola?»
Gli fece notare Louis, che sorseggiava un'aspirina.
«Ci sarà il mio momento di gloria!»
«Non c'è mai stato un nostro momento di gloria da quando la conosciamo! Riesce sempre a trovare qualcos'altro da dire per avere l'ultima parola!»
«L'hai notata pure tu questa cosa?»
chiese Harry, rinascendo dalle ceneri.
«Siiii! Anche iooo! E' incredibile.» Liam seguiva gli altri, mentre lei passava lo sguardo su ognuno.
«Neanche io riesco ad avere l'ultima parola!» Si intromise Ian, dando man forte agli altri.
«Un bel caratterino!» E pure Maddie l'avevano persa.
«Ma cosa è incredibile.. E' frustrante!» Continuò Harry, amareggiato.
«Ehi.. io sarei presente, decerebrati mentali!»
«Ti vogliamo bene!»
«Io no, sparite!»
Quasi tutti si alzarono e, dopo averle dato un bacio sulla guancia - tranne Ian che ovviamente le diede un bacio sulle labbra -, si diressero con Liam verso le stanze. Lei rimase con Niall, che ovviamente cercava qualcosa nel frigo mezzo vuoto.
«E per fortuna che avevamo detto di riempirlo! Che cazzo ci faccio con due zucchine?»
«Una te la mangi, l'altra.. Com'era quella frase.. "Mi dia due banane.. che una me la mangio!
Niall uscì con la faccia dal frigorifero e, dopo averla guardata stranito scoppiò a ridere fragorosamente.
«Come fai ad avere sempre la battuta pronta?»
«Bah! Sarà il buon insegnamento di Stefan e la presenza costante di Julian!»
«A proposito, come stanno?»
«Uno sposato, l'altro single!»
«Chi sposato?»
«Julian!»
«Julian si è sposato?»
Lo chiese con tono incredulo, mentre Keyra annuiva. Anche lei aveva fatto la sua stessa faccia quando era venuta a sapere che si sarebbero sposati.
«Incredibile ma si! E anche papà!»
«Papà???»
«Già! Di una bellissima bambina di nome Summer Faith!»
«Faith! Carino come nome! Usatissimo, ma carino!»
«Lo so.. Ma dovevano chiamare così la prima figlia!»
Niall rimase con le due zucchine e con due uova in mano.
«prima figlia?»
«Si. L'hanno persa. E' una cosa delle donne della famiglia di Eveline. Anche sua madre ha avuto diversi aborti non voluti. Non so che hanno di strano nel loro utero.»
«Oh, mi dispiace!»
Sussurrò Niall mentre lei si alzava e prendendo le due zucchine e le due uova, cominciò ad improvvisare una frittata.
«Non dispiacerti. Anche se siamo molto tristi di questa perdita, abbiamo Summer ed è una bambina dolcissima!» Disse sorridendo e pensando a sua nipote.
«Quindi sei zia!»
«Già!»
«E come ti senti?»
«Strana! Molto spesso faccio da babysitter a Summer. E credevo di non saper combattere con un pannolino. Ma a quanto pare lo so fare!»
Il biondo scoppiò a ridere, sedendosi sul bancone all'americana.
«Ci sei mancata così tanto. Sembriamo tutti tornati al passato!»
«Peccato che siete famosi, ora!»
«Ma con te, quando siamo con te.. è come se siamo i vecchi noi!»
Sorrise, mentre faceva saltare le zucchine in una padella e con un po' di olio.
«E' come se tu fossi arrivata per solcare un vuoto.» Si girò a guardarlo quando disse quelle parole, rimanendo piacevolmente incredula. L'aveva detto davvero?
«L'ho creato io quel vuoto, senza volerlo!» sussurrò tristemente anche se, le parole di Niall erano belle. Liam entrò di lì a due secondi.
«Si, l'hai creato. Ma credo che lui intendesse al tempo della scuola. Ci siamo resi conto che prima eravamo solo.. noi! Mentre quando sei arrivata tu, è come se siamo rinati e la tua presenza ha creato qualcosa di magnifico che tutti noi abbiamo presto imparato ad amare. E quando te ne sei andata, finché non sei tornata, siamo diventati tutti di nuovo noi.. eravamo tristi!» Lo guardò sedersi al fianco di Niall, che annuiva come se concordasse con le sue parole.
«Mi dispiace tanto ragazzi. Non potevo credere di aver trovato cinque migliori amici tutti insieme. Mi sembrava surreale. Ero sicura che sarei riuscita a tornare a vivere normalmente, ma ben presto mi sono resa conto che non era così. Che ero stata fortunata e come un'idiota, per la paura, sono scappata. Mi dispiace davvero!» Girò la frittata e la mise su un piatto, dirigendosi verso Niall e Liam che scesero dal bancone per cercare forchetta e coltello, però non prima di darle un abbraccio e un bacio.
«Ci sei mancata!» sussurrò Niall, con gli occhi pieni di lacrime.
«Anche voi, non sapete quanto!»
«Bentornata!»
«Grazie, anche a te!»
La loro risata si espanse per tutta casa. Forse aveva ancora una possibilità e quella volta non l'avrebbe seriamente mandata a puttane.

«Hai deciso cosa farti?» Chiese Keyra, seduta al fianco di Niall entrambi seduti su un divanetto dello studio del tatuatore. Niall cercava un tatuaggio da farsi da almeno un'ora. Lei non era una di quelle persone che andavano dal tatuatore, prendevano il libro delle foto di altre persone che si erano fatti i tatuaggi e decideva. Ogni suo tatuaggio aveva un qualcosa di suo. La maggior parte delle volte li disegnava lei. Non le piaceva essere uguale agli altri.
«Veramente no! Sono tutti bellissimi e tutti enormi!» Ammise il biondo, girando ancora una pagina. Keyra alzò gli occhi al cielo.
«Se mi dicevi prima della tua idea, ti avrei disegnato qualcosa io!» Lo vide girarsi a guardarla.
«Tu disegni?»
«Solo tatuaggi. Cioè i miei, per adesso. Ma avrei potuto buttare giù qualcosa anche per te, se mi dicevi prima della tua idea di venirti a fare un tatuaggio.»
Spiegò, girandosi a guardarlo e sorridendo. Lo vide arrossire leggermente e, dopo aver aperto la bocca e averla richiusa, tornò a guardare il quaderno dei tatuaggio. Crollò il silenzio tra di loro, rotto solo dalla musica soft che c'era nella stanza e dal rumore della macchinetta dei tatuaggi. Lei ci era abituata a quel rumore, ma notava che Niall aveva la pelle d'oca.
«Ti faresti mai un tatuaggio con Mary?»
«Perché no?»
Chiese alzando le spalle.
«Non mi farei la sua iniziale o cagate varie. Ma qualcosa che sa di noi! Non so.. Trovo che il yin yang ci rispecchi molto. Ci è sempre piaciuto come segno! Lo disegnerei distaccato, ma che se unito forma tutto il yin yan... mi spiego?» lo vide annuire, deliziato da quella cosa.
«Si, in effetti vi rispecchia.» lo vide guardarla seriamente.
«E con me cosa ti faresti?» Arricciò le labbra, pensierosa. Cosa avrebbe fatto per loro due? Si guardò intorno, cercando un'idea che potesse rappresentare loro due. Poi.. l'illuminazione.
«Due virgolette. Le virgolette in un discorso sottolineano qualcosa di importante, giusto?» Lui inarcò un sopracciglio, cercando di capire.
«Io magari la virgoletta che apre, tu quella che chiude!» Niall ci pensò un pochino, ma a quanto parve non riuscì a capire quello che lei stessa aveva pensato.
«Se io ho la virgoletta di apertura e tu quella di chiusura, cosa c'è in mezzo?» Niall arricciò le labbra, pensoso.
«Noi?»
«Esatto!»
Il biondo la guardò, incredulo per poi sorridere a trentadue denti.
«Noi! Quindi siamo noi la cosa importante! Mi piace!» Sussurrò tutto euforico.
«Facciamolo! Ti va?» Rimase piacevolmente spiazzata da quella richiesta. Non era proprio il tipo che si faceva tatuaggi con qualcuno ma, in fondo si stava parlando di Niall. E poi non era chissà che cosa di tatuaggio. Delle semplici virgolette. Nessuno avrebbe capito il senso, a parte loro. E se la loro amicizia fosse finita, ma ne dubitava, avrebbe fatto in tempo a mettere l'altra virgoletta e nel contesto lei sarebbe stata nel mezzo delle virgolette.
«Ok! Va bene. Dove vuoi fartelo?»
«Sul lato del polso! Io quello sinistro e tu quello destro, ti va?»

«Vai a chiedere un foglio e una penna che lo disegno, forza! E chiudi quel cazzo di libro che hai un cervello, basta saper come usarlo e non hai bisogno di essere uguale a qualcun'altro!» Niall le diede un bacio sulla guancia e trotterellò verso la cassa chiedendo un foglio e una penna. In dieci minuti il loro tatuaggio fu disegnato e messo a punto da entrambi. Niall voleva le virgolette stilizzate, mentre lei leggermente arrotondate. Alla fine arrivarono ad un compromesso. Venti minuti dopo Niall usciva dal tatuatore piagnucolando del dolore che aveva provato. E pensare che l'aveva dovuto praticamente placcare sul lettino sennò sarebbe scappato. Senza togliere che Niall piagnucolava ogni volta che il tatuatore immergeva l'ago nel colore senza neanche toccarlo. Mentre lei si era messa seduta, tempo dieci minuti e tutto era finito. Ma era felice del suo tatuaggio.
«Buon compleanno baby! Spero che il mio regalo ti sia piaciuto!» Si girò a guardarlo e sorrise dolcemente. Annuì e lo abbracciò mentre salivano in macchina, dirigendosi verso la casa dove stavano in quei giorni.


Spazio dell'autrice: Ho fatto del mio meglio. Vi ho fatto un regalo per il mio compleanno (?) ahahah! Ora tocca a voi fare un regalo a me! Anche se sono piena di impicci, mi sono ritagliata un po' di tempo ieri sera e un po' stasera per scrivere il capitolo. Non so cosa sia venuto fuori perché tra ieri sera che ero stanchissima e oggi che ci sono stati vari problemi con l'albergo, non so bene cosa io abbia scritto.
Alle recensioni dello scorso capitolo risponderò quando tornerò (ovviamente insieme a quelle di questo capitolo).
Vi ricordo che sarò assente da oggi (24 ottobre) al 30 ottobre. NON FATEMI GLI AUGURI sennò vi pisto di botte. Soprattutto non fatemeli il 24 sennò mi portate sfiga. Compio gli anni il 25 quindi per favoreeee! ahahahahah
Btw.. ♥ Grazie per il sostegno, per l'amore che mi donate. Grazie per tutto. Anche se non rispondo alle vostre recensioni le leggo tutte e sorriso sempre leggendole. (e a volte arrossisco anche per i vostri complimenti).
Ora vado a dormire che domani mi aspetta un'altra bella giornataccia piena. Ci si rivede quando torno. Non fate bordello, mi raccomando! Vi saluto Londra, ok?
Love you all, see you later girls! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** capitolo nove ***


Gli altri erano tornati tutti due giorni dopo essere arrivati. Insomma un tocca e fuga. Maddison si era presa solo tre giorni di permesso e quindi non poteva rimanere. Gli altri dissero che faceva troppo caldo per i propri gusti, quindi si erano fatti solamente un giorno di mare.
E con quel giorno di mare praticamente tutti erano tornati a Londra rossi come gamberetti scottati.
La conversazione più divertente era stata con Niall. Il più bianco di tutti, che si ostinava a dire che non si sarebbe bruciato solamente perché il sole “non era tanto forte come in altri posti” così da non mettersi la crema solare. Al calar del sole, Niall, Louis e Harry urlavano tutti i santi del calendario.
Mentre lei, da brava ragazza aveva sempre messo la crema solare e ora sfoggiava un bel colorito color cioccolato.
«Ho parlato con Zayn, qualche giorno fa!»
Alzò gli occhi dal portatile e si girò a guardare Ian, seduto sul letto che la guardava in modo dolce. Si appoggiò con il gomito sullo schienale della sedia, scrutandolo attentamente.
«Beh, mi stupirei se non ci avessi parlato visto che avete organizzato la festa insieme! Sia che palle se uno dei due non avesse parlato?»
«Intendo di voi due.»
Sbatté le ciglia, scrutandolo. Perché le stava dicendo quello? Ad un tratto il cuore prese a battere come un tamburo, forse per la paura di quello che si era fatto uscire Zayn, forse perché avevano parlato del passato. O semplicemente perché aveva paura di sapere cosa si erano detti.
Stava sorridendo, erano passati giorni, quindi forse Zayn non aveva detto niente di che o non l’aveva fatto incazzare.
«Quindi..?»
«Metti su una piramide me e Zayn. Dove ci collochi?»
Il fiato le mancò. Non poteva chiederle di fare quelle cose, cazzo! Non sapeva come rispondere. «Voglio la verità, ovviamente. Non mi offendo, giuro!»
«Perché dovrei dirti una cazzata?»
«Perché stai mettendo il tuo primo amore in confronto a me, che sono il tuo attuale ragazzo. Se ti conosco mi risponderesti me sopra Zayn, ma sappiamo entrambi qual è la vera risposta!»
«E quale sarebbe, di grazia?»
«Zayn. Zayn è sopra a tutti. A Niall, a me, addirittura a Mary e Maddison.»
«Non è assolutamente vero!»
Disse ma le uscì una risatina nervosa che, chi la conosceva, sapeva benissimo quanto aiutasse in quel discorso.
Ian la guardò per poi battere la mano sul letto, indicando di andarsi a sedere al suo fianco. Con un sospiro frustrato si alzò e si mise seduta al suo fianco, girandosi poi a guardarlo.
Lui si sistemò meglio, girandosi verso di lei con tutto il corpo, per poi prendere la sua mano e cominciare a giocarci.
«Tu non sai quanto mi fa male farti questo discorso. Lo sai quanto mi piaci, vero?» Annuì, sentendo un groppo alla gola il che non era mai un bene. «Parlando con Zayn, l’ho messo subito in guardia che non mi avrebbe mai portato via da te perché adesso stavi con me. Lui mi ha detto che non era quella la sua intenzione e che non gli interessava, l’importante era che tu fossi felice. E a parer suo tu lo sei con me!»
Davvero aveva detto quelle parole? Oh Zayn..
«Ma pensandoci un pochino.. tu non sei felice con me.» Alzò gli occhi azzurri su di lei, con quello sguardo dispiaciuto.
«Perché credi questo?»
«Perché è così. Non lo credo. Sono i fatti che mi hanno dato questo pensiero.» Sussurrò il biondo, scrutandola. Keyra tirò su con il naso, cercando però di non piangere. Il biondo, vedendola lì lì per piangere, le accarezzò la guancia.
«Da quanto lo stai pensando?»
«Da quanto stiamo insieme?»
Domandò sarcasticamente Ian, avvicinandosi sempre di più a lei. Keyra del canto suo sbarrò gli occhioni, incredula.
«L’hai sempre pensato?»
Lo vide scuotere la testa, per poi abbassare gli occhi verso le loro mani intrecciate. «Non ti ho mai conosciuto prima di loro. Credevo che fossi felice ma mi sono dovuto rimangiare le mani dopo averti visto con loro. Non intendo con Zayn, ma con loro.»
Lei però non capiva. Non capiva tutto quel discorso. Perché glielo stava facendo? Ora che erano tornati loro, lei era felice no?
«Ma loro ora sono tornati. Sono felice. Perché credi che non lo sia?»
«Lo sei. Sprizzi gioia da tutti i pori. Ma ti manca qualcosa!»
E rialzò lo sguardo nel suo, facendole intuire con lo sguardo un nome.
«Ian..»
«Solo lui sa come renderti davvero felice. Io posso lottare con i denti e gli artigli, ma non sono io quello creato apposta per renderti felice. Chi lo è, è due piani sopra a noi e in questo momento sta con un’altra che non sei tu.»

Abbassò la testa, quel tanto per non guardarlo negli occhi. Non poteva essere. Si stavano lasciando, ma in modo fin troppo tranquillo. Quanto avrebbe sofferto per quel nuovo modo? «Lui è il passato Ian. Si, è vero! Zayn è stato importante e per me lo sarà sempre. Sarà sempre quel ragazzino per cui ho perso la testa, ma le cose cambiano. Le situazioni anche. Se ti da fastidio che sto con Zayn, che lo frequento, basta che me lo dici. Ma io lo sto facendo solamente perché lui in un modo o nell’altro ha bisogno di me.»
«E tu di lui!»
«No, sbagli! Io non ho bisogno di lui.»
«Si invece!»
Sospirò, rialzando la testa e guardandolo. Stava sorridendo dolcemente. Perché non urlava? Perché non la trattava come una puttana? Perché invece di essere incazzato continuava a sorridere?
«Tu non ammetti che hai bisogno di lui solamente perché ti cadrebbe di nuovo il mondo addosso, facendoti tornare quella Keyra che io ho conosciuto.»
Sentì le lacrime pungerle gli angoli degli occhi mentre guardava Ian in modo triste. «Mi vorrai anche bene da qualche parte dentro di te. Sei attratta da me, ma non prenderò mai il suo posto. Potrei continuare sapendo che prima o poi tu ti riprenderesti. Ma non è così.. Hai bisogno di Zayn, non di me! Io sto intralciando la strada.»
«Non è vero! Ti assicuro che tu non stai intralciando niente. Non torneremo mai insieme. Anzi, neanche lo siamo mai stati.»

Ian scosse la testa, dolcemente. «tu sei a credere questo, ma perché sei tu. Tu vedi in un modo, noi in un altro! Ti assicuro che se sistemate quello che non siete riusciti a sistemare anni fa, tutto andrà in bene!» Lo guardò e lui sorrise, avvicinandosi a lei e dandole un bacio sulla guancia.
L’idea che si stavano lasciando non le piaceva affatto. Aveva paura, nel profondo, di far soffrire anche Ian. In fondo Ian lo stava facendo solo per lei, non per un qualcosa che era successa tra loro due. Quindi.. quindi lui era ancora innamorato di lei.
«Tu non sai quanto mi dispiace farti questo discorso. Ma mi ero ripromesso di farti felice. Ho fatto il mio dovere finché non ho capito che, in un modo o nell’altro, non è il mio lavoro. Tu sai quanto mi piaci e continui a piacermi. Ma se tu vuoi un altro, io non posso far altro che tirarmi indietro e permetterti di essere felice. Mi costa tanto, davvero tanto..» Abbassò la testa e annuì, mordendosi il labbro.
«Sappi però che non risolveremo nulla con questa cosa. Io e Zayn non vogliamo tornare.. a qualsiasi cosa c’era. Ne io, ne lui!» Sussurrò mentre Ian l’abbracciava e lei ricambiava debolmente. In quel momento però, lei voleva solamente stare da sola e pensare, piangersi addosso per non riuscire a tenere una cazzo di situazione sentimentale in piedi senza rovinare nulla. In un modo o nell’altro era sempre colpa sua.
Lo sentì ridacchiare, come a dire ‘non dire stronzate’ alla sua frase. Si guardarono negli occhi poi Ian sospirò.
«Credo che anticipo il ritorno, se a te non dispiace!»
Ci rimase un attimo incredula di quelle parole, poi capì che per Ian quello era solamente un incubo se sarebbe rimasto li con lei.
«Certo, assolutamente non ti preoccupare!» Le diede un altro bacio sulla guancia e poi si alzò, attaccandosi al telefono. Lo guardò chiamare l’aeroporto per vedere se poteva cambiare il giorno della partenza, anche se mancavano solamente due giorni al ritorno.
E quando lui cominciò a preparare la valigia, dopo aver ricevuto un ok dall’aeroporto e aver pagato una “tassa” su quel cambio, lei lo salutò ed uscì dalla stanza.
“ci sentiamo eh!” Le ultime parole famose.
 
Cuffie e musica. Una melodia di un piano, il rumore delle onde sotto. Keyra se ne stava seduta su un’amaca sulla spiaggia dell’albergo a guardare il tramonto scivolare pian piano verso il mare e fondersi con l’acqua cristallina.
Scrutò i colori stupendi che c’erano sia nel cielo che sull’acqua. Il blu del mare, l’arancione del tramonto e un pizzico di rosso che non guastava in quello spettacolo pazzesco.
«Ah, allora sei viva! Cazzo pensavo che ti avessero mummificato su quest’amaca!» si girò a guardare Zayn, sentendolo solamente perché non vi era nessun’altro strumento oltre al piano nelle canzoni che stava sentendo.
«In che senso?» Chiese togliendosi le cuffie e scrutando il ragazzo che si mise seduto al suo fianco, spaparanzandosi sull’amaca e facendola muovere.
«ti sto guardando da quando sei arrivata qui. Sono tre ore che guardi l’orizzonte. Che è successo?»
«Che fai, mi stalkerizzi Malik?» Domandò con una punta di fastidio nella voce, facendolo così girare e sorridere. Il sorriso più bello di Zayn. Il vecchio sorriso del suo Zayn.
«Non ti hanno mai detto che non si risponde ad una domanda con un’altra domanda?»
«Lo sai che se tu continui a parlare io ti stacco il ciuffo e pure quell’arnese a cui vuoi bene?»
«Dai davvero? E perché?»
«Perché mi stai sulle palle?»
«Tu hai le palle, Kè?»
«Perché mi vuoi dire che tu le hai?»
«La finiremo di farci domande?»
«Ma anche no?»
«Ti posso scopare?»
«Se tu ti fai ammazzare?»
«Quanto sei idiota?»
«Da 1 a 10?»
«Si?»
«Mai quanto te?»
«La finiamo?»
«Perché dovremmo?»

Zayn scoppiò a ridere mentre Keyra gli lanciava uno sguardo bruto per poi tornare a guardare l’orizzonte. E magicamente il peso sul cuore cedette, lasciando andare la pace interiore. Non c’era niente da fare. Quel ragazzo era in grado di farle dimenticare tutti i suoi pensieri, facendo sempre passare la rabbia o la frustrazione.
E lei non poteva neanche sapere che, oltre a se stessa, anche il moro al suo fianco si sentiva leggero come una farfalla. L’idea che pian piano stava tornando se stesso, gli faceva piacere. Certo l’idea che il suo umore dipendesse totalmente da Keyra non lo rendeva felice, ma era già tanto se riusciva a fare battutine. E con lei tutto sembrava essere tornato come prima. Solite battutine del cazzo, solite frecciatine e soliti sguardi ma un profondo legame che li univa.
Sembrava come se lei non fosse mai partita, lasciandolo lì in quell’aeroporto nel dolore più totale.
«come mai sei qui?»
«Devo risponderti in modo carino o in modo cattivo?»
chiese lei con tono scazzato, senza smettere di guardare le onde e il mare.
«Prova in modo carino!»
«Fatti i cazzi tuoi!»

Scoppiarono a ridere fragorosamente e il moro si girò a guardarla e subito Keyra ricambiò.
I suoi occhi. Mio dio! Non poteva seriamente credere che per due anni non fossero stati come due fari in mezzo alla notte. Zayn aveva quegli occhi così espressivi che non riusciva a credere che per due anni erano stati vuoti, ed era stata solo colpa sua. Ma vedeva finalmente quel bagliore che li caratterizzava e rendeva così unici e belli.
«e il modo cattivo qual era?»
«Fatti una valanga di cazzi tuoi!»
e risero ancora, con quella risata leggera che non percepivano dentro di loro da tanti anni. Lo sentì appoggiarsi alla sua spalla, ridendo tanto da non avere più fiato. Leggeri come una farfalla.
«Mi erano mancate le tue risposte acide.»
«E a me era mancato il vecchio Zayn!»
«Già.. anche a me!»
«Bentornato fratello!»
«Grazie stronza!»
«Baciami il culo!»
«Se magari te lo lavi!»
Gli diede un cazzotto sulla gamba facendolo gemere e poi ridere. Lui tornò ad appoggiarsi alla sua spalla e rimasero in silenzio per alcuni minuti. Invece Keyra fece una foto al tramonto e la mise su twitter. “un tramonto stupendo, non trovate? Soprattutto se in buona compagnia!” Zayn si girò a guardarla mentre scrutava l’home di twitter, mentre lei leggeva qualche tweet e ritweetava qualcosa.
«Hai twitter?»
«Devi finirla di guardare ciò che faccio Zayn! Si, ho twitter!»
«Il tuo nome?»
«Zayntispaccoquelbelmusettochehai!»
«Dai..sii seria!»
«Serissima. Se lo cerchi mi trovi!»

Le rubò il cellulare ma Keyra fece in tempo a bloccarlo e quando Zayn cercò di sbloccarlo si ritrovò il pin di sicurezza.
Sorrise tutta contenta, felice che quel coglione non potesse vedere il suo nickname su twitter anche perché sarebbe stato una vera vergogna. Forse mettere il nick marrymezayn non era poi stata una buona cosa. Ma che ne poteva sapere che prima o poi Zayn sarebbe ritornato nella sua vita?
E di cambiare nome non se ne parlava proprio, era gelosissima di quel nome ed era stata la prima ad usarlo con uno dei ragazzi. Poi tutti avevano preso la moda di usare il marryme.. di fronte al nome dei cinque.
Zayn ancora cercava il pin per sbloccare il telefono, tenendo la lingua fra i denti e schiacciando con enfasi lo schermo come se fosse incazzato.
«Ciao Keyra!» Si girò a guardare chi l’avesse chiamata e perse subito il sorriso. Si alzò e camminando si diresse verso Ian che se ne stava fermo sul marciapiede, con la valigia al fianco. Lo abbracciò e si scusò, mentre Zayn guardava la scena.
«Mi raccomando! Non fare cazzate!» disse Ian, dandole un bacio sulla guancia e lei annuì, sorridendo tristemente.
«Tu mi fai il favore di mandarmi un messaggio quando arrivi a Londra? Poi puoi anche cancellare il mio numero!»
«Non cancellerò il tuo numero, ma si.. ti farò sapere quando arrivo!»
Si sorrisero e, dopo un lungo abbraccio stritolatore Keyra lo guardò andare verso la fermata dei bus che portavano all’aeroporto, non prima che Ian salutò con un gesto della testa il moro seduto ancora sull’amaca.
Zayn le fu subito al fianco. «Perché se ne va??»
«Perché si!»
«Che cazzo di risposta è?»
«La risposta che doveva essere data a quella domanda!»
Rispose continuando a guardare Ian.
«Rispondimi cazzo!» Ora sembrava nevrotico nel tono. Si girò a guardarlo e, con un sospiro frustrato, tornò a guardare Ian.
«Ci siamo lasciati!»
«E perché?»
«Sei tornato al periodo di quando si è bambini che l’unica domanda che si fa è “perché”?»
«Dimmelo!»
«No, fatti i cazzi tuoi Malik!»
Dire che si erano lasciati per lui era praticamente improponibile come cosa.
«Ok, se non me lo dici tu me lo dice lui!» Corse verso Ian anche se Keyra cercò di bloccarlo.
Sospirando lo guardò correre da Ian e dopo che quest’ultimo si fu girato, Zayn gli tirò un cazzotto facendolo finire a terra. Ovviamente non gli aveva chiesto niente, ma era semplicemente partito con il menarlo. Keyra notò che il gesto era stato visto da due poliziotti fermi ad un bar poco distante e che si stavano dirigendo proprio verso i due. Corse da quei due e cercò di bloccare Zayn che inveiva verso Ian come se fosse del tutto impazzito.
«Sei un pezzo di merda come il resto dei ragazzi che sono stati con Keyra. Me compreso! Fanculo, mi hai fatto una testa tanta perché era tua e poi la lasci.. Tu devi crepare di botte, testa di cazzo!» e riprese a menare Ian mentre Keyra cercava di fermarlo. Anche Ian aveva cominciato a rispondere ai pugni. Se le stavano dando di santa ragione e lei era sempre il motivo di botte.
«Che cazzo fai Zayn?! Fermati, cazzo, fermati!» sbottò spingendolo e mettendosi in mezzo, prendendosi anche un pugno di slancio su un braccio. Quello bastò a far fermare il moro. Keyra non gemette neanche per quel mezzo pugno sul braccio, abituata com’era a prenderle giocosamente dai suoi fratelli ma doveva ammettere che Zayn aveva un bel pugno potente. Sicuramente le sarebbe uscito un livido.
«Che cazzo fai? Eh?» lo spinse allontanandolo da Ian, cominciando a tremare dalla paura che potesse succedere qualcosa al moro.
«Perché mi hai fermato?»
«Perché sei un coglione! Perché fai sempre le cose nel modo sbagliato, porca puttana!»
«Che succede qui?»
I poliziotti erano arrivati e scrutavano la situazione.
Ecco appunto. Zayn si mise apposto la maglietta, per poi passarsi una mano nei capelli, nervosamente.
Ian si alzò e lanciò uno sguardo bruto a Zayn. Lei sapeva benissimo che era meglio non far incazzare Ian e Zayn a quanto pare ci era riuscito.
«Va tutto bene. Una piccola incomprensione. Possiamo risolvere da soli, grazie!» guardò male Zayn che scrutava male Ian da sotto le ciglia. I due poliziotti guardarono tutti e tre poi si allontanarono un pochino ma continuando a scrutarli pronti ad intervenire se i due si fossero rimessi a discutere.
Controllò se Ian stesse bene poi si girò a guardare Zayn che scrutava male il biondo.
«Tu la devi finire di fare come cazzo ti pare. Il motivo per cui ci siamo lasciati non ti deve interessare, cazzo! Ci siamo lasciati perché dovevamo lasciarci, ok?»
«Ma se mi ha fatto una testa tanta che eri sua, che non ti avrei rubato a lui e cagate varie.. come t’aspetti che io rimanga buono a sapere che vi siete lasciati? Ti assicuro che mi ha veramente rotto i coglioni con la storia ‘è mia, sta con me..’ e poi ti lascia?»

Sospirò in modo frustrante. Non si poteva ragionare con quei ragazzi.
«Non è stato lui a lasciarmi, Zayn! Io l’ho lasciato. Ok?» Non era vero, ma non poteva di certo dirgli che si erano lasciati per Zayn. Non era il caso, non voleva che Zayn sapesse che, da una parte di se stessa, ancora provava qualcosa per lui. Quindi decise di dire che era stata lei a lasciarlo. Si avvicinò a Zayn. «Ora torna a quella fottuta amaca e restaci finché non torno, mi sono spiegata?» lui la guardò come se fosse un bambino appena messo in punizione e, lanciando un altro sguardo bruto a Ian se ne andò com’era arrivato.
Lei lanciò un sospiro, mugugnando qualcosa di incomprensibile anche per se stessa. Dio che pazienza che ci voleva con quei ragazzi. Ma cos’era quella morbosità di uccidere tutti quelli che le stavano intorno? Pure i suoi fratelli avevano quella cosa.
«Perché mi hai difeso? Non sei stata tu a lasciarmi!»
«Perché sennò finivi massacrato di botte, perché non è mia intenzione di dire a Zayn che ci siamo lasciati perché sei convinto che tra noi c’è qualcosa.»
«Certo che c’è qualcosa, sennò perché mi ha tirato quei pugni?»
«Non ti parte un aereo?»
Ian sorrise sentendola cambiare discorso. Si piegò a darle un bacio sulla guancia e poi riprendendo la valigia se ne andò verso la fermata.
«Mi raccomando mandami un messaggio!» urlò sentendolo ridere e lo vide annuire, per poi alzare la mano verso di lei a mo di saluto.
Tornò a girarsi verso Zayn, che se ne stava seduto sull’amaca incazzato come una biscia.
Quando si fermò di fronte a lui, il moro alzò gli occhi dal terreno e la guardò da sotto le ciglia, con quell’espressione da cane bastonato, sapendo che Keyra era più incazzata di lui e in un modo o nell’altro cercava di sdrammatizzare.
«Non mi allisci con quello sguardo Zayn!» sussurrò puntando il dito vicino al suo viso e vedendolo incassare la testa nelle spalle.
«Perché mi hai fermato?»
«Perché devi capire che niente si risolve con le botte. Ma quante volte te lo devo dire che non servono a niente? Sai che se risolvessero qualcosa io non sarei qui, vero? Porca puttana Zayn! Ogni volta finisci a massacrare qualche mio ex.»
«E’ successo solamente quando quell’altro ti ha lasciato!»
E anche una volta nel suo sogno.
«E ti sembra poco??»
«Beh si!»
«Allora vedi di menare anche te stesso, così almeno sei contento!»

Si rimise seduta e Zayn si girò a guardarla, buttando fuori il labbro inferiore facendole la faccia da cane bastonato. Lei, girandosi, si sciolse come un gelato al sole.
«Mi perdoni?»
«No!»

La punzecchiò con il dito e lei gli diede delle pizze sulle mani, cercando di fermarlo ma con vani risultati.
«Eddai Kè, mi perdoni?»
«No!»
«Dove saresti se le botte risolvessero qualcosa?»
«In camera tua, a massacrare quella bionda finta che è la tua ragazza!»
«Gelosa Smith?»
«Quanto ti piacerebbe?»
«Beh.. sinceramente poco! Mi prenderebbe un colpo a vedere te prenderti a schiaffi con qualcuna. Mi piaci di più quando usi quella linguetta velenosa! Se ricordo bene, quando la usavi mi eccitavi particolarmente!»
Si girò a guardarlo, stringendo gli occhi a mo di fessura e dandogli un pugno giocoso sul braccio e facendogli uscire un sorriso malizioso.
Stava tornando il vecchio Zayn, grazie a dio.
«Mi faresti crepare di mazzate la tua ragazza?» Lui si avvicinò al suo orecchio, malizioso e sapendo dove puntare. Ancora si ricordava come lavorarsela una come Keyra. Conosceva tutti i punti deboli della ragazza e mai se li sarebbe dimenticati.
«Farei di tutto, e ripeto di tutto per vedere di nuovo quell’espressione di vittoria sul tuo viso quando capivi che ero tuo!» E con questo le diede un bacio sulla guancia rossa e caldissima, per poi andarsene verso l’albergo lasciando una Keyra totalmente senza fiato. Si riprese prima che rientrasse in albergo.
«Malik! Vaffanculo! Non te la do, chiaro?» E Zayn si girò a guardarla, fermandosi e facendole un occhiolino. E come due anni prima le sue ovaie esplosero semplicemente con un occhiolino da parte di Malik.
Che bello vedere che certe cose non cambiano neanche dopo tutti quegli anni. 


Spazio dell'autrice: Ecco il nuovo capitolo. Chiedo perdono per il ritardo ma non sapevo come scriverlo. L'idea ce l'avevo in mente, ma non riuscivo a terminare il capitolo. (ci sono riuscita ma non mi piace, ovviamente).
E così Ian e Keyra si sono lasciati. Ora non fomentatevi ahahahaha
- Chi di voi è riuscito a prendere i biglietti per i concerti?
- Chi di voi li ha visti a milano?
Finalmente Malik è tornato tutto moro. yeahhhhh!
♥ Un bacione grosso grosso.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** capitolo dieci ***


«Come ti senti in questo periodo?»
«Adesso molto, molto meglio!»


Tornare alla normale vita era già difficile dopo due settimane di totale relax, ma quando ci si metteva in mezzo il fuso orario era decisamente la cosa peggiore.
Quel giorno ovviamente era stata invitata a casa dei ragazzi per una cena, insieme a Mary e Maddison. A pranzo era stata a casa sua, per far vedere ai suoi che era viva e vegeta. Ma con un po’ di riluttanza si era ritrovata a dire che lei e Ian si erano lasciati, facendo rimanere malissimo sua madre che adorava Ian più di qualsiasi altra cosa.
Le aveva chiesto, mentre tutti riposavano e loro si prendevano un caffè, per quale motivo avevano preso quella decisione. A lei poteva dirlo. Poteva dire cosa succedeva realmente, senza nascondersi dietro a delle bugie. Sua madre era una migliore amica oltre ad essere la donna che l’aveva cresciuta.
Ci era rimasta male nel sapere che Ian l’aveva lasciata per quello che stava succedendo nella sua vita, ma capiva anche la situazione sotto il punto di vista di sua figlia. Anche lei si era ritrovata nella stessa situazione – molto meno incasinata – ma molto simile.
Appena uscita da casa sua si era sentita con Maddison e Mary mettendosi d’accordo che si sarebbero viste direttamente lì senza troppi incontri per andare insieme.
In quel momento se ne stava seduta sul divano di casa One Direction a tirarsi palline di carta con Harry che sedeva dalla parte opposta del divano, solo fasciato dai boxer. Ringraziando il cielo almeno quelli li portava.
«Ma se ti invito ad un concerto tu ci vieni?»
«Dipende da quale!»
«Cher Lloyd!»

Sbarrò gli occhi e quasi non si strozzò con la saliva a quel nome. Vedendo la sua faccia Harry fece un sorrisetto divertito. «Che fai, ci vieni?»
Lasciò perdere le palline di carta e gattonò fino al riccio che sorrideva con quel sorriso bellissimo che lo caratterizzava. Quel sorriso tra il furbo e il malizioso.
«Tu.hai.due.biglietti.per.il.concerto.di.Cher?» Domandò incredula al riccio che annuì.
«Oddio! Posso venire?»
«Venire in quel senso?»
«Si, in quel senso!»
«Ma non sto facendo niente!»
Gli tirò una pizza giocosa.
«Non per te idiota! Per Cher!»
«Lo prendo come un si?»
«E me lo domandi cazzo?»
Harry scoppiò a ridere fragorosamente mentre Keyra gli saltava addosso, entusiasta. Non era per niente ma.. era un cazzo di concerto di Cher. Come minimo si sposava Harry per aver pensato a lei.
Credeva che fossero soli in casa ma a quanto pare si sbagliava di grosso. Dopo un piccolo lasso di tempo in cui aveva sbaciucchiato il riccio e l’aveva ringraziato così tante volte che alla fine si era stufato e l’aveva praticamente lanciata dall’altra parte del divano, erano tornati a tirarsi le palline di carta attendendo gli altri.
Ma la porta della camera vicino al salone si aprì e da essa uscì un tipo alquanto strambo.
«Salve!» Scrutò il tipo strambo che le sorrideva con quel sorriso bonario. Aveva una sessantina di anni, indossava occhiali tondi, aveva i capelli brizzolati e in un modo tutto suo sapeva  anche essere elegante. Indossava la giacca, papillon, una borsa 24 ore che sembrava arrivare dalla guerra del 1518 ma in buone condizioni e aveva una certa autorità. Inclinò la testa e notò che la stava scrutando.
«Oh ciao Albert! Com'è andata?» Chiese il riccio, facendo un sorriso bonario continuando a tirare palline di carta a Keyra che però non se lo filava minimamente.
«Lo deve chiedere al signorino Malik, non a me!» Signorino Malik? Ma che caz... Stava parlando con Harry, ma continuava a guardare lei, chissà per quale motivo. Notando lo sguardo insistente del signore, Harry si schiarì la voce e fece le presentazioni.
«Albert, ti presento Keyra!»
«Lei è la signorina Keyra! Ho sentito tanto parlare di lei!»
Disse con tono dolce continuando a studiarla e stringendole poi la mano.
«Davvero? E perché?» Domandò in modo curioso, togliendo la mano dopo essersi presentata.
Non rispose, ma sorrise in modo enigmatico. Un sorriso che sapeva nascondeva tante risposte.
Zayn uscì dalla sua stanza sorridendo e sembrava anche rilassato in viso mentre si passava una mano nei capelli ma perse il sorriso quando notò che Keyra era lì.
«Sei già qui? Non dovevi arrivare alle sette?»
Si girò a guardarlo. «Ciao Malik. Io sto bene, grazie! E tu? Oh, vedo che stai una favola!» Rispose in modo sarcastico, sentendo lo sguardo del signore persistere su di lei.
«Sono solo sorpreso, che cazzo! Non si può neanche fare una domanda con te che subito attacchi!»
«Ehi Malik! A parte che hai fatto due domande, ma.. Abbassa le penne che se ti rode il culo ti regalo la carta vetrata così passa il rodimento!»
«Fanculo Smith!»
A quanto pareva, quel giorno al signorino sono-un-dito-su-per-il-culo gli rodeva. E anche tanto, vedendo come scrutava sia Albert che lei, in modo nevrotico.
Anche Albert sembrò rendersi conto dello sguardo strano che stava lanciando il ragazzo verso loro due.
«Non è il caso di arrabbiarsi Zayn! Sta calmo!» Obiettò il tipo, continuando a scrutarla.
«Mi fa incazzare!» Sbottò il moro, indicandola con la mano come se il tipo non avesse capito che parlava di lei.
«Lo so.. Ti sei scelto proprio un bel tipetto! E' proprio come la descrivi!» Eh? Erano pazzi. Oddio!
«Vogliamo andare, per favore?»
«E' stato un piacere conoscerla, Signorina Keyra. Mi piacerebbe fare un..»
Zayn si schiarì la voce e distrasse il signore che non poté finire la sua frase, facendolo girare verso di lui. Anche Keyra guardò Zayn e lo vide scuotere la testa, passandosi di nuovo una mano nei capelli in modo nervoso. L'uomo sorrise in modo tirato e dopo aver posato di nuovo gli occhi su di lei, fece un mezzo inchino e si diresse verso la porta, seguito subito da Zayn che, camminando dietro ad Albert, la guardava con le sopracciglia corrucciate.
«Chi è quel tipo?» Domandò vedendo Zayn fermo sulla porta a parlare con Albert, annuiva e ogni tanto lanciava qualche sguardo in sua direzione. Sembrava teso come una corda di violino.
Ma prima che Harry potesse anche solo dire qualcosa, Zayn parlò: «Harry, accompagno Albert alla fermata degli autobus.» Sussurrò verso di loro. Poi lo vide uscire dalla porta, forse per avere più privacy visto che lei lo stava guardando in modo insistente.
«Va bene, a dopo!» sussurrò il riccio sistemandosi i capelli in quel modo così strambo e tornando poi a guardare Keyra con quegli occhioni azzurri.  «Lo psicologo di Zayn!»
Il mondo parve fermarsi per qualche secondo. Anche Harry, insieme ad esso si fermò. Aveva sentito bene? Zayn aveva uno psicologo?
«Zayn ha uno psicologo? E perché?» Aveva paura della risposta, visto che bastò pensarci un secondo per capire. "E' proprio come la descrivi!"
Harry sorrise in modo triste e con uno strattone se la strinse addosso, sicuramente notando l'ansia disegnata sul suo viso. Non poteva essere. Non poteva aver distrutto così tanto Zayn da mandarlo da uno psicologo.
«Si, è come pensi!»
«Sono un mostro!» biascicò sentendo le lacrime pungere gli angoli degli occhi. Aveva distrutto Zayn al tal punto di mandarlo da uno psicologo. Mai neanche lei aveva avuto tanto bisogno di parlare con qualcuno. E quando si rese conto che a Zayn non bastava neanche parlare con i suoi amici per liberarsi di quel peso, capì quanto fosse grave la situazione. Quanto male aveva inferto a quel ragazzo.
«No, non lo sei! E' lui che è una testa dura. Sai com'è fatto Zayn, vero? Non è facile parlare con lui. Sai che non si apre facilmente. Così, dopo un anno l'abbiamo praticamente messo con le spalle al muro. O si riprendeva da solo magari parlando con noi oppure andava da uno psicologo..» Se conosceva bene Zayn sapeva che al tempo aveva praticamente mandato a fanculo tutti.
«Ci disse che lui da uno strizzacervelli non ci sarebbe andato. Che non ne aveva bisogno ma promise a noi che avrebbe fatto di tutto per ritornare quello di prima.» Strinse la mascella, nascondendosi nella maglietta di Harry mentre ascoltava impaurita quella parte di vita che lei stessa aveva creato per Zayn.
«Una sera, una delle tante sere è tornato a casa ubriaco. Niall aveva trovato una vostra foto e aveva deciso di attaccarla al muro. Zayn è entrato in camera sua per parlare.. e vedendo quella foto ha cominciato a distruggere la camera. Quella sera ci siamo resi conto di quanto stesse male. Il giorno dopo ha acconsentito ad andare da uno psicologo. Ne ha cambiati molti, ma a quanto Albert sembra quello giusto.»
Non sapeva cosa dire. Non riusciva a pensare ad altro che "sono un mostro". Era distrutta psicologicamente sapendo quella situazione. Possibile che Zayn stava così tanto male? Possibile che doveva venir a sapere le cose sempre a pezzi, sentendosi sempre più giù di morale? Guardò Harry e lo vide sorridere in modo triste.
«Mi dispiace tanto. Non ti meriti di sentirti così...» sussurrò il riccio, accarezzandole una mano. No, invece si meritava eccome di stare così. Almeno avrebbe capito cosa provasse Zayn da quasi due anni.
Si alzò e, sempre a testa bassa prese il giacchetto posato poco prima sul divano girandosi poi a guardare Harry, cercò di parlare.
«Ci vediamo per cena! Vado a farmi una passeggiata!» Lo vide annuire e scrutarla attentamente. Uscì di casa quasi correndo, mentre si dirigeva verso chissà dove. Camminava e questo bastava.
Indossò le cuffione e mise l'ipod a palla, camminando senza nessuna meta cercando di pensare a quella cosa. L'aveva distrutto psicologicamente. Aveva creato un mostro. Zayn non si meritava di stare in quel modo, soprattutto per lei.
Era sempre stata sicura che Zayn fosse una persona forte, ma da quando si era risvegliata dal coma aveva capito quanto fosse fragile, in realtà. Dopo essere rimasta bloccata sull'ascensore con lui, dopo quella scoperta, capì veramente quanto fosse fragile quel ragazzo. Credeva che si sarebbe ripreso, ma non era stato così. Capì che lei si era ripresa, in un modo o nell'altro, ma che a quanto pare Zayn non era stato tanto forte da riuscire a rialzarsi con le sue mani.
E aveva avuto bisogno di una mano estranea per rialzarsi e riprendere a vivere. Si ubriacava tutte le sere.
Cazzo, aveva creato un mostro.
Si ritrovò ad Hyde Park e decise di farsi un giro per "il serpente". Camminò per i sentieri del parco, tenendo le mani nelle tasche dei jeans e la testa bassa. Non aveva neanche voglia di guardare la gente che la circondava. Non aveva voglia di vedere i sorrisi dei passanti che la circondavano. Non aveva voglia di vedere la calma sui loro visi, perché sapeva che se avesse pensato che il mondo andava avanti, avrebbe smesso di sentirsi così male per quella situazione. Si sedette in una panchina e prese un pezzo di pane da un venditore che passava di lì proprio per vendere il cibo per i cigni. Cominciò a spezzettare il pane e prese al lanciarlo verso il fiume poco distante da lei.
Sentì qualcuno toglierle le cuffie e si girò a guardare chi fosse. Guardò il ragazzo fare il giro della panchina e sedersi al suo fianco, rubandole un po' di pane e cominciando anche lui a tirare il pane verso i cigni.
«Credevo che non ti saresti più fermata.» Disse con un sorriso senza però guardarla.
Sentì il labbro inferiore tremare segno che stava per piangere, vedendo quel sorriso dolce sulle sue labbra. Cercava di sorridere, almeno.
Lo vide lanciare un altro pezzo di pane per poi girarsi a guardarla. Si appoggiò con il mento al lato della spalla e la trafisse con quei suoi occhioni marroni.
Non aveva fiato neanche per parlare. Sentiva i polmoni stretti in una morsa fastidiosa.
«Scusa!» sussurrò senza fiato, abbassando lo sguardo. Zayn, dal canto suo, sbarrò gli occhi.
«Tu.. ti stai scusando con me?»
Annuì debolmente, sempre guardando verso il basso, non avendo il coraggio di guardare ancora nei suoi occhi.
«Per cosa Keyra?» Domandò con un tono dolce dolce. Quasi miele sembrava.
Prese a torturarsi le mani, nervosa. Non sapeva da dove cominciare. Era straziante sapere che Zayn stava in quel modo solo per colpa sua.
«Perché sono entrata nella tua vita e ti ho distrutto. Perché sono una stronza, perché non mi fido mai quando dovrei fidarmi di più a volte. Perché ti ho fatto finire da un cazzo di psicologo. Perché sono una stronza, perché ho lasciato che il cervello dominasse sul cuore, per paura. Per paura di stare male. Perché ho sempre pensato che fossi io quella che era stata più male, ma non è così! Perché ti ho fatto perdere per strada. Perchè.. perché..» strinse la mascella e tirò su con il naso, anche se non stava piangendo.
«Perché.. scusami! Scusami davvero Zayn!»
Una papera si avvicinò, subito seguita da un'altra e da un'altra, chiedendo cibo visto che i due avevano smesso di tirare il pane. Keyra sorrise e poi notò che sotto la panchina dove erano seduti c'era anche uno scoiattolo. Non parlarono per qualche minuto, intenti tutti e due a dare il cibo agli animali mentre Zayn dopo aver finito il suo pezzo di pane si piegò a fare una foto allo scoiattolo.
Quando tutto il pane terminò, Zayn si appoggiò con i gomiti alla panchina e guardò verso il cielo nuvoloso ma soleggiato.
«Tu non devi chiedere scusa a me. Sono io che ho deciso di darti fastidio. E' una questione solo mia. Ma mi attiravi così tanto, Keyra. Appena ho posato gli occhi su di te ho capito quanto saresti stata importante per me, perché eri diversa dalle altre. Riuscivi a farmi sentire feccia. Non che mi piacesse, ma il fatto che avevo incontrato una donna così forte, mi attirava. E' iniziato tutto per gioco, perché eri stronza e volevo vedere fin quanto ti saresti spinta. Poi, quando te ne sei andata ho capito.. Ho capito quanto in realtà non era un gioco, ma che mi ero seriamente innamorato.» Cominciò a parlare, mentre guardava il cielo sopra di loro. Lei non riusciva a staccare gli occhi da due papere che litigavano per un pezzetto di pane.
«Mi ricordo ancora cosa ho pensato quando ho deciso di nasconderti la verità. "Deve essere mia. Questa è il momento giusto". Mi sono avvicinato troppo e alla fine mi sono scottato.» Si girò a guardarlo e non riuscì a fare nient'altro che pensare a quanto fosse bello in quel momento. Si fermò un secondo a guardarlo. A scrutare quel viso che per due anni aveva visto solo in sogno, che per due mesi aveva creduto fosse il viso del suo ragazzo.
Quando la gente dice "il primo amore non si scorda mai" è la pura e semplice verità. Lei non avrebbe mai smesso di provare qualcosa per lui, perché.. Perché era il primo che si era permesso di abbattere quella barriera creata proprio da lei. L'unico che era riuscita a farla piangere, l'unica persona che era riuscita con una frase a mandarle in tilt il cervello. L'unico che l'aveva amata per quello che era.
«Ma non mi sono mai pentito di essermi scottato. Perché pur essendomi scottato, ho provato sensazioni con te che non ho mai provato con nessun'altra. Le ho cercate ovunque queste sensazioni, ma non le ho trovate da nessun'altra parte. E poi tu sei tornata: "Keyra è stata qui". Ed eccole di nuovo tutte quelle sensazioni che si erano spente per due anni. Con quella frase, sei riuscita a farmi sentire ancora il ragazzino indifeso di due anni fa. E ho provato tanto odio!» Se n'era resa conto, si ritrovò a pensare mentre sorrideva sotto i baffi, cercando di nascondere il sorriso dietro ad una mano ma Zayn la vide e sorrise anche lui.
«Albert mi è tanto di aiuto, perché è un estraneo. Non riesco a parlare con gli altri come parlo con lui. Forse sarà che lo pago un fottio di soldi per ascoltarmi, quindi magari è questo che mi spinge a parlare.»
Si girò a guardarla e Keyra non potè fare nient'altro che alzare un sopracciglio a quelle parole. Parlava solamente perché lo pagava?
Lo vide sorride. «Non pensare che parli con lui solo perché lo pago. All'inizio non riuscivo ad aprirmi perché.. perché chi era lui per sapere ciò che stavo provando? Poi però ha iniziato a scavare nel profondo. Appena ho detto il tuo nome, lui ha capito quale fosse il problema. Era un nome detto con tono pieno di veleno. Capì subito che il mio malessere arrivava da te. Così, facendo un giro enorme, pian piano mi sono ritrovato a parlare di te come se di fronte a me ci fosse chissà chi, pronto ad aiutarmi.» Deglutì sentendo parlare di quella cosa. Non voleva che Zayn fosse così disperato da ricorrere ad un psicologo. Non per lei, almeno.
«Credevo che andasse alla grande con Albert, devo ammetterlo!»
«Ora non va più bene?»
Chiese Keyra, preoccupata.
«E sempre bravissimo. Ma mi sono reso conto che non è con lui che devo parlare. Ma con te! E' tra noi che dobbiamo risolvere. Albert serve a ben poco! Ma mi sta simpatico e riesce a calmarmi, come hai notato prima.»
Si torturò le mani, sentendo che aveva bisogno di parlare con lei. Era disposta a chiarire tutto con lui? Era disposta a prendere il posto di Albert?
«T-Tu vuoi parlare con me? E di cosa?» chiese, guardandolo da sotto le ciglia castane, impaurita. Lui si girò a guardarla, scrutando il suo viso impaurito e sorridendo.
«Non lo so. Barzellette?» Chiese, facendo un sorriso. Il suo vecchio sorriso. Il sorriso più bello del mondo.
«Le tue barzellette fanno schifo Zayn! Non mi hanno mai fatto ridere!» sussurrò cercando di rimanere seria, ma si ritrovò comunque a sorridere a labbra strette.
«Dai, quella del bambino che chiede i soldi al padre per andare a vedere "la caduta di troia" era carina!»
Rimase interdetta nel sentire che ancora ricordava quelle barzellette. Lui sorrise, notando la sua ansia.
«Perché non mi hai detto che eri una pianista?»
«Non sono una pianista Zayn. Suono il piano qualche volta, anzi.. suonavo!»
«Quante altre cose non so di te?»
«Tante, tante come gli altri. Nessuno sa che suono il piano. A parte Mary che mi conosce da quando siamo bambine.»
«Come ti sei conosciuta con Ian?»

Cosa c'entrava in quel momento Ian? Si girò incredula a guardarlo.
«Era un cameriere in un bar dove studiavo alla fine dell'anno. Mi ha chiesto di uscire, dopo tanti rifiuti mi ha fatto intendere che non avrebbe smesso di chiedermi di stare insieme. Perché sapeva che mi piaceva ma che avevo solo paura.» sussurrò, guardandolo e cercando di capire cosa stesse provando.
«E perché avevi paura?»
«Perché avevo paura di soffrire di nuovo. Non ero ancora pronta a farmi trattare ancora male. Non che tu mi avessi trattato male, ma.. Era solo una paura infondata. Ian era un bravissimo ragazzo. Gli voglio tanto bene!»

Notando che lei stava facendo smorfie, Zayn decise di cambiare discorso e puntare tutto sulle frecciatine. «Non sei preoccupata che ti potrebbero vedere con Zayn Malik?» Chiese dopo un pochino Zayn, per farla crollare di nuovo sul mondo dei vivi. Si girò a guardarlo.
«Senti, potrai anche fare il famoso con gli altri. Ma io ti conosco sotto tutti i punti di vista. T'ho visto malato, quindi per me non sei Zayn Malik dei One Direction ma solamente un decerebrato mentale che conosco da quando sono bambina!»
«E con cui sei stata a letto!»
«Dettagli!»
«E con cui hai avuto il sesso migliore della tua vita!»

Scoppiò a ridere. «Questa di barzelletta era davvero migliore delle altre. Stai migliorando!»
Zayn le diede un schiaffo sulla fronte, guardandola di sbieco e facendola ridere ancora più forte. Si guardarono appena terminò di ridere e Zayn le sorrise.
Gli sorrise in modo timido, abbassando gli occhi verso le sue gambe. «Scusami ancora! Lo capisco se non vuoi perdonarmi..»
Il moro la prese per mano e notò di nuovo quella scarica di non so cosa passarle per tutto il corpo. Ma quella volta Zayn non si tirò indietro, ma la tirò tra le sue braccia.
«Ti perdonerei qualsiasi cosa. L'importante è che non scappi più.»
«Mhm.. no, non credo! Scapperei solamente di fronte a Perrie struccata!»
Sentì la più bella risata di Zayn appoggiata al suo petto, mentre lui scuoteva la testa.
«Ma la vuoi lasciare in pace? Guarda che tu struccata non sei migliore eh!» Si alzò dal suo posticino e lo guardò inviperita, stringendo un pugno e mettendolo di fronte al viso di Zayn che sorrideva.
«Come osi, screanzato? Io struccata sono centomila volte meglio di Perminchia. Posso accettare che mi si dice che sono un'arrampicatrice sociale, ma mettermi sotto a Perrie struccata è come darmi della formica! Rimangiati subito le parole!» Zayn scoppiò a ridere fragorosamente, mentre lei muoveva indispettita il pugno di fronte al suo viso.
«Eddai, lo sai che scherzo!»
«Ah-a! Allora ammetti che Perminchia ha lo stoccafisso in faccia! Il fondotinta non basta a quella ragazza!»
«Lasciala in pace. E' carina!»
«Si e io sono mago merlino!»
«Non sapevo che Mago Merlino fosse una donna!»
«E chi non ti dice che ho la sorpresina sotto?»
«Da quello che ricordo non ce l'hai!»
«Conosci quella cosa chiamata magia? Mi sono fatta crescere la proboscide!»

Zayn scosse la testa ridacchiando e guardò poi il cellulare. «Gli altri mi daranno per perso! Ero uscito di casa ad accompagnare Albert e non sono più tornato!»
«Non sei rientrato a casa?»
«No, mentre tornavo ti ho visto camminare verso la parte opposta. Vedendo il tuo passo veloce ho capito che scappavi da qualcosa. Quando ti sei messa le cuffie hai solo risposto ai miei dubbi. Se non ricordo male, quando ascolti la musica è perché devi pensare. Così ti ho seguito finché non ti sei fermata qui. Sai che hai la camminata a papera?»

Aprì la bocca, dandogli uno schiaffo sul braccio. Lui sorrise con dolcezza e poi si alzò, porgendole la mano. Lei la prese e si alzò, sistemandosi poi la sciarpa e il giacchetto.
Ripresero a camminare verso casa dei ragazzi, camminando in silenzio. Appena usciti dal parco decisero di prendere un autobus che li avrebbe portati verso casa, visto che Zayn aveva il culo pesante. Fu davvero divertente sfotterlo perché non aveva neanche più la tessera dell'autobus, tanto che dovette farsi un biglietto.
Scesi alla loro fermata notò una chiamata da parte di Maddie ma credette che la stava chiamando perché non era in casa dei ragazzi quindi non la richiamò visto che erano praticamente arrivati. Entrò anche su twitter e controllò un po' di cose, finché non arrivarono di fronte casa. Lì davanti c'era Maddie.
«Che ci fai fuori?»
La vide diventare rossa come un peperone. «mi vergognavo a suonare e tu non hai risposto al cellulare.»
Zayn le sorrise con il suo sorriso più bello e Maddie rimase praticamente abbagliata da quel sorriso. Oltre a Perrie, neanche le fan erano abituate a quel sorriso.
«Ciao Maddison! Potevi entrare.. nessuno ti avrebbe ucciso!» Sussurrò il moro, aprendo il cancello e facendole passare. Maddie la guardò incredula e Keyra le fece un sorriso.
«Ehm.. hai ragione. Non avevo paura che mi uccidessero.. Ma non sapevo bene cosa dire al citofono!»
«"Maddison. Amica di quella scaricatrice di porto di Keyra!" avrebbe fatto capire a chiunque chi eri.»
Disse strafottente, facendosi dare un altro schiaffo sul braccio da Keyra.
«Non farci caso. Oggi ha preso la pillola della simpatia!» disse in direzione di Maddison che guardava Zayn in modo stranito. Si girò a guardarla stranita ed entrarono nel portone.
«Veramente è stata la tua vicinanza!»
«Non darmi colpe, coglione!»
Sbottò guardandolo male e salendo le scale, di fronte a lui. Lui le diede una schicchera sul sedere facendo girare Keyra che lo guardò ancora più male.
«Stavate insieme?»
«Mi ha praticamente seguito. Se non fosse che lo conosco l'avrei fatto arrestare!»
«Non avresti il coraggio. Devo ricordartelo ancora che da me hai avuto il miglior sesso della tua vita?!»
«Continui a raccontare queste barzellette poco simpatiche Zayn!»
Zayn la guardò male, le diede uno schiaffo giocoso e lei ricambiò. Cominciò una lotta tra pizze, mentre Maddison li guardava addolcita.
Entrarono in casa e il moro chiuse la porta, avvisando tutti che erano tornati. Niall fu il primo ad avvicinarsi.
«Pensavamo di averti perso. O magari qualche fan ti era saltata al collo e ti aveva rapito. Ma a quanto pare ti sei fatto rapire da Keyra e Maddison! Ciao Maddison!» Lei sorrise in modo timido e seguì Keyra fino al salone dove c'erano gli altri. Tutti presenti, l'ornitorinco pure.
Si buttò al posto vicino a quello di Mary per poi alzare lo sguardo e notare che Perrie la stava guardando di sbieco. Cazzo aveva da guardare?
«Rimanete anche a dormire, vero?» Alzò un sopracciglio a quella domanda da parte di Niall.
«Sapete che quando si va a dormire da qualche parte, si avvisa prima così che la gente si porti un pigiama?»
«Vi prestiamo noi delle cose. Dai!»
«Io devo tornare a casa! E già tanto se sono riuscita a venire a cena stasera!»
Sussurrò stizzita Perrie, come se volesse far credere che lei non voleva dormire con persone come loro.
«Ma chi ti ci voleva!» sussurrò con tono bassissimo, facendo sorridere Mary e Maddie sedute al suo fianco.
«Dai, rimani! Domani ti faccio accompagnare da Harry a casa!»
«Domani dobbiamo registrare!»
«Noi dobbiamo partire. Resta dai!»
Ci provò ancora Zayn ma Perrie scosse la testa, continuando a stare sul cellulare.
«Fa come vuoi!» Sussurrò il moro, perdendo la pazienza di provarci a farla rimanere.
«Maddie tu rimani, vero?»
La tipa alzò lo sguardo e divenne rossa come un peperoncino alla domanda di Keyra. «Se non do disturbo!»
«Ma no, cosa dici! Tutte le amiche di Mary e Keyra sono amiche nostre!» Disse Liam sorridendo dolcemente. Maddie andò in iperventilazione a quella frase. La scrutò e sorrise divertita dalla sua faccia.
«Allora che pizza prendiamo?» Saltò su Harry, pronto per prendere le ordinazioni.
 
 
«Mi fai assaggiare la tua pizza?»
«Certo!»
Gli diede un cinquino dietro al collo quando provò a toccare la sua fettina di pizza. Tutti scoppiarono a ridere alla faccia da cucciolo di Harry.
«Intendevo quella pizza. Da mangiare!»
«Allora dovevi chiarire. Io avevo capito questa pizza!»
Lo sfottè e Harry scosse la testa, tornando poi a mangiare la sua pizza in silenzio.
«Perché non ci chiedi dove andiamo?» Alzò lo sguardo verso Niall, seduto dalla parte opposta.
«Dici a me?»
«No, a chi ti sta dietro!»

Si guardarono male poi ripensò alla domanda. Perché doveva chiedere ai ragazzi dove andavano?
«Ah.. Intendi per il viaggio di domani? Guarda che io mi tengo informata eh!» Disse con il nasino all'insù, quasi offesa che Niall pensasse che non si informava su di loro.
«Andiamo in Spagna! Quando torniamo stavamo pensando di andare alla casa in campagna di Liam. Te la ricordi?»
Non guardò Zayn, ma percepì il suo sguardo addosso. Certo che la ricordava. Come poteva dimenticare quella casa?
Giocò con il tovagliolo poi alzò lo sguardo su Maddie. «Va bene!» sussurrò, cercando di far terminare lì il discorso. Fortunatamente quell’ornitorinco si alzò, annunciando che toglieva le tende.
Aleluja. Era tutta la cena che la guardava male. Dopo aver salutato tutti, Zayn si alzò per accompagnarla alla porta. Lei invece alzò lo sguardo su Maddison, per guardarla. Sembrava che l’avevano mummificata su quella sedia per quanto era tesa. Liam, del tutto tranquillo le sedeva vicino e aveva anche appoggiato il gomito sullo schienale della sedia. Anche la mora spostò lo sguardo su di lei, nel panico.
Alzò un lato delle labbra, in un ghigno divertito. Ancora non riusciva a rilassarsi al fianco di quei cinque. Doveva pensare a qualcosa, farla divertire insomma.
Quando Zayn tornò, le venne un’idea. Lanciò uno sguardo divertito a Maddie, dicendole con il labbiale di far attenzione alla cosa.
Gli altri continuavano a chiacchierare, mentre lei appoggiava il gomito sul tavolo e allungando leggermente la mano la posò sul ginocchio del moro. Guardava altrove, quindi oltre a lei, Maddie e Zayn, nessuno sapeva di quello che stava facendo.
Il moro, sentendo il tocco di Keyra si irrigidì tutto e abbassando leggermente gli occhi notò che era davvero come pensava. Aveva poggiato la mano sul ginocchio e.. oh! Stava salendo su lentamente. La guardò ma lei scrutava Louis che parlava, come se non stesse facendo niente.
I muscoli di Zayn si irrigidirono sempre di più finché non arrivò quasi al linguine. Il moro  scattò in piedi come una molla dicendo che doveva andare al bagno. Tutti si girarono a guardarlo, mentre respirava affannosamente e increduli di quello scatto repentino. Si abbassò la felpa che portava come se dovesse nascondere qualcosa. Lo guardarono andare verso il bagno e Keyra ghignò sotto i baffi, guardando Maddison che se la rideva nascondendo tutto dietro ad una mano.
«Chi vuole il caffè?» Chiese Keyra alzandosi pochi secondi dopo e sistemando la sedia. Si alzarono le mani come molle e si diresse verso la cucina. Dopo aver preparato la macchinetta si diresse al bagno ma non ci arrivò perché trovò Zayn appoggiato al muro, così tanto appoggiato ad esso da fondersi con il muro. Ridacchiò.
«Ti serve un fazzoletto?»
«Fanculo Keyra!»
«Mi ci porti tu? Mi sono dimenticata la strada!»
«Vacci da sola!»
«Eddai, ti sei incazzato per quel giochetto?»
«Fanculo di nuovo!»
Ridacchiò e si appoggiò al muro al suo fianco, scrutandolo attentamente per cercare di capire se era davvero incazzato con lei. Ma a quanto pare era tutta una finta.
Decise di giocare ancora un po’. Purtroppo le brutte abitudini non passavano mai.
«Mi potrai anche odiare, ma a quanto pare al tuo corpo faccio ancora lo stesso effetto di due anni fa!» Lo sentì sospirare rumorosamente per poi girarsi a guardarla. La trafisse con gli occhi castani e poi fece un sorrisetto.
«Non vantarti!»
«Non mi sto vantando. Era una costatazione!»
Ribatté, ridacchiando e guardandolo maliziosamente. Zayn in tutto questo continuava ad abbassarsi la felpa come se fosse un crimine.
Rimasero a guardarsi in silenzio, entrambi persi in chissà quali pensieri. A lei, i suoi pensieri erano ben chiari, ma lontani dall’essere vissuti.
«Posso farti una domanda?» chiese la ragazza, sistemandosi i capelli e cercando di cancellare i suoi stessi pensieri. Non doveva anche solo lontanamente pensare di baciarlo. L’aveva distrutto abbastanza e non serviva ancora più dolore a quel ragazzo.
«Cos’avevi in mente quando ti sei fatto quel ciuffo?»
«Ehi, non offendere il mio ciuffo!» Alzò una mano e cercò di toccarlo, ma Zayn si allontanò. Si guardarono negli occhi.
«Mi stai impedendo di toccare il tuo ciuffo, Malik?»
«Si.»
«Perché?»
«Perché se mi tocchi questo muro sarà partecipe di un atto di violenza!»
Lei capì tutt’altra cosa di cosa voleva dire Malik e fece una smorfia.
«Sembri un deficiente comunque!» sbottò e stizzita se ne andò, lasciando uno Zayn Malik stranito per il cambio di tono da parte di Keyra.
 
 
La sera prima si erano messi a dormire un po’ a pene di segugio. Lei si era buttata sul letto di Niall, subito raggiunta da Niall e Mary e dalla parte opposta ci si mise Zayn. Maddison, Liam, Harry e Louis nell’altro letto. Era l’unica stanza dove c’erano due letti matrimoniali e avevano pensato bene di mettersi tutti lì, stringendosi alla ben e meglio. Ovviamente ne lei ne Maddison avevano dormito. O meglio, l’avevano fatto ma molto tardi. La mora l’aveva chiamata durante la notte, per vedere se era sveglia. Maddison non riusciva a dormire in quanto era incredula di dormire con i 1D e Keyra l’aveva praticamente bombardata di cuscinate da un letto all’altro dicendole che doveva finirla di pensare a quei ragazzi come i 1D. “tu riesci a dormire?” “si, come un angioletto. C’ho Zayn che mi russa nell’orecchio!” E stava russando seriamente. Dormiva bellamente e sembrava anche che niente avrebbe rovinato il suo sonno.
E per fortuna che “non dormiva bene da anni!” come aveva detto lui. Si, e quella dormita? Sarebbe stato impossibile svegliarlo.. a meno che..
Quando si fu svegliata notò che Niall le era praticamente addosso, stringendo la mano a lei e abbracciando Mary al suo fianco. Provò ad alzarsi ma, notò che con un minimo movimento qualcosa le spingeva sulle costole.
Tutti dormivano beatamente, ancora troppo presto per quei dormiglioni. Si girò a guardare cosa premesse sulle sue costole con tanta forza e si ritrovò il viso di Zayn a due centimetri. Abbassò lo sguardo e la mano di Zayn spingeva sulla sua schiena come se fosse un muro. Ma no, tranquillo.
«Zayn!» sussurrò, cercando di fare il più piano possibile, per non svegliare gli altri. Niente.
«Zaynn!» Gli diede un calcio, niente.
«Mannaggia il clero Zayn!» aveva alzato quel poco la voce per farlo muovere, ma non se la inculò di striscio. Stringendo i denti gli diede un altro calcio, questa volta più forte, facendolo saltare, svegliare e cadere dal letto. Il tonfo fece svegliare tutti.
«MA SEI SCEMA?»
«Buongiorno cucciolo di foca.»
«Ma che cazzo fai?»
«Ho avuto il tuo fottuto pugno schiacciato sulla cazzo di schiena per tutta la notte, togliendo che mi hai praticamente russato nell’orecchio per tre ore. E t’aspetti anche che io ti svegli in modo dolce?»
«Ma vaffanculo!»
«Vaffanculo tu! Merda sei diventato molto più fastidioso durante il sonno negli ultimi anni!»
«Ma vai a cagare!»
«Fatti guardare altri due minuti, sei un buon lassativo!»
Zayn provò a ritornare sul letto ma Keyra prese il cuscino e lo schiacciò in faccia al moro che cercò di prenderla, senza troppo successo. Tra i lamenti della gente e loro due che lottavano, si creò una lotta di cuscinate da far invidia a qualsiasi film.
Venti minuti dopo si ritrovarono tutti in cucina a fare colazione. Keyra e Zayn continuavano a tirarsi pugni come due bambini, incazzati uno con l’altra. Chi conosceva Keyra sapeva che non bisognava svegliarla in malo modo e per lei un pugno premuto per tutta la notte nella sua schiena era tutt’altro che un bel risveglio. Aveva dolore ovunque e si sentiva avvelenata con lui. Sto testa di cazzo!
«Allora rimaniamo che fra due giorni partiamo tutti per casa di Liam!»
«Yuppi!»
rispose Keyra, alzandosi mentre Zayn era al bagno, prendendo la saliera e versando un cucchiaino di sale nel suo bicchiere.
«Ma la finisci di torturarlo?» Chiese Lou, in fondo tutto contento. Non vedeva l’ora anche lui di riavere i vecchi tempi. Keyra, pian piano, ci stava riuscendo. Non si sapeva come, ma Zayn stava tornando quello di prima.
Pensando che, se in quei due anni qualcuno avesse provato a buttare giù Zayn da un letto, come minimo uccideva qualcuno. L’avrebbe fatto anche con lei, peccato che Keyra gli aveva impedito di pensare a come ucciderla usando semplicemente un cuscino. Tutto come prima. Il vecchio Zayn stava tornando e tutta la loro amicizia sembrava tornare pian piano come ai vecchi tempi.
«Perché dovrei? E’ così dannatamente divertente rompergli l’anima!»
«Si incazzerà!»
«Con me non è in grado di incazzarsi. So come dominarlo, tranquillo!»

Quando il moro tornò si rimise seduto al suo fianco - per fortuna non era seduto di fronte a lei sennò l’avrebbe lavata con il caffè quando si sarebbe reso conto dello scherzo - e girò il suo caffè, borbottando bestemmie verso Keyra che faceva finta di niente.
«Maddison verrai anche tu, giusto?»
La ragazza alzò lo sguardo dal suo bicchiere di caffè e arrossendo guardò Keyra che era intenta a dar fastidio al ciuffo di Zayn borbottando: “sembra una cacchetta di uccello.” E facendosi guardare male da Zayn.
«Certo che viene anche lei.» Rispose Mary, stizzita. «Io a casa da sola non ce la lascio!» continuò facendo fare una smorfia alla mora e facendo ridere Keyra.
«Ti pare? Non si sa che ritroviamo se la lasciamo a casa da sola.» Si coalizzarono Mary e Keyra, facendo ridere gli altri.
«Del tipo?» Chiese Maddie, stranita.
«Cuccioli di mobili, sostanze strane sui muri. Non si sa mai!» E scoppiarono a ridere mentre Keyra si alzava per andarsi a vestire. Venne seguita da Maddison e si chiusero in camera di Niall.
«Tu.. vuoi.. portarmi con te.. alla casa..shyufdgjklfd»
Si girò a guardarla, trovandola stesa sul letto come se fosse morta. Alzò un sopracciglio e decise di avvicinarsi per capire se fosse davvero morta. La punzecchiò con il dito e subito Maddie cercò di trattenere le risate ma scoppiò a ridere fragorosamente poco dopo, facendo sorridere Keyra.
«Seriamente. La finirai di vederli come i 1D?»
«Ci sto provando ma è difficile!»
«Allora andare in quella casa ti aiuterà molto.. Ti dispiace venirci?»
«No, peccato che mi piacerebbe venirci in un altro senso!»
«Maddieee!»
Sbottò incredula Keyra ridacchiando e subito seguita dalla mora.
«Tu ci verrai? In tutti i sensi?»
Alzò gli occhi al cielo, esasperata dal fatto che Maddie era sicura che prima o poi Keyra e Zayn sarebbero tornati insieme. «Finiscila!»
«No, quel giochetto di ieri mi ha fatto capire che ti piace ancora!»
«E’ ovvio che mi piace ancora, Maddie. E a quanto pare anche al suo corpo piaccio ancora!
ghignò, facendo ridacchiare Maddison a quella faccia ma non ho mai smesso di provare qualcosa per lui, ma non torneremo ad essere amici di letto. Gli ho fatto troppo male e non voglio rovinare tutto ora che sta tornando lo Zayn di prima!»
«Quando ieri vi ho incontrato.. ha fatto quel sorriso..hsfj» 
Sorrise dolcemente.
«E’ di quel sorriso che mi sono innamorata due anni fa. Tu conosci un altro Zayn Malik, io ho conosciuto il vero. Fidati, è molto più sexy il vecchio che questo ameba che è il componente dei 1D.»
Maddie la guardò dolcemente sentendo con che tono stava parlando di lui. «Ti guarda in un modo..»
«Finiscila di farti i castelli in aria!»
«Ok!»
sussurrò mentre cominciava a vestirsi, in totale silenzio. Maddison continuava a pensare che tra loro sarebbe successo qualcosa, che provavano ancora qualcosa l’uno per l’altra, ma un conto è pensarlo, un conto era starci dentro. Non poteva capire – anche perché ancora non l’aveva informata che Zayn andava da uno psicologo per colpa sua – e mai l’avrebbe fatto purtroppo.
«KEYRAAAAAAAAAAAAAAAAAA! DOVE SEI? TI UCCIDO CAZZO!» Un sorriso nacque sulle sue labbra mentre chiudeva la porta a chiave, per sentire poco dopo il pugno di Zayn sbattere su di essa. Stava urlando di aprire quella fottuta porta, incazzato come solo due anni prima poteva essere.
Si appoggiò ad essa, a braccia incrociate e ascoltando Zayn inveire contro di lei con Maddie che rideva in sottofondo. 



Spazio dell'autrice: Aloha belle bimbe. Mi sono resa conto che sono 15 pagine di word, incredibile *OO* Credo di non aver mai scritto così tanto. O forse si! Bah!
Come state cucciole di foche? Vi divertite? Come va la scuola? Che dite? Chi siete? Do andate? Che volete? ahahahah Sto sclerata. btw.. Mi dispiace per chi non è riuscita a prendere i biglietti e chi non li ha visti a Milano. çwç
♥ Che altro volevo dirvi? Boh, io mi dimentico sempre ahahaha! 38 recensioni al capitolo scorso? *OOO* voi siete le migliori, fatevelo dire!
Spero che il capitolo sia di vostro gradimento! Avete capito ora di chi erano quelle citazioni ad inizio capitolo? AHAHAHAHAHA! Fatemi sapere se vi piace il capitolo! Un bacione grosso grosso.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** capitolo undici ***


Dopo aver prelevato la macchina di Harry fuori casa loro, lei e le altre si erano dirette all’aeroporto dove avrebbero atteso l’aereo dei ragazzi per poi partire all’istante per il paese del cacchio di Liam. Per quanto era tesa – purtroppo il suo corpo si era deciso ad essere teso come uno stoccafisso – quella notte non aveva dormito neanche due minuti. E, appoggiata alla macchina di Harry, fuori dall’aeroporto sbatteva il piede per terra come se volesse uccidere qualcuno. Mary e Maddison stavano al suo fianco, a chiacchierare come due normalissime ragazze che aspettavano i loro amici.
Sia fuori che dentro l’aeroporto c’erano un gruppetto di fan che attendevano i cinque decerebrati mentali.
«Sei nevrotica.. » constatò Maddie, affacciandosi oltre Mary che si girò a guardarla.
«Si chiama “giornata no”, tu la conosci? No, certo che no. Hai sempre quella cazzo di felicità che ti fuoriesce da tutti i pori. Quindi chiudi quella boccaccia.» Sbottò, poco dolcemente verso una delle sue migliori amiche.
«Mi rimangio le parole. Non sei nevrotica, sei proprio insopportabile oggi!»
Keyra mandò due baci all’aria, con le labbra, senza neanche girarsi. «Baciami il sedere!»
Maddie mosse la mano segno che lasciava perdere quel discorso. Lo sapeva che quel giorno era più incazzata del solito, ma loro non potevano capire.
Si sentiva addosso un’ansia tremenda, come se il suo corpo sapesse che in quella casa, sarebbe successo qualcosa. Ma anche se continuava a dirsi “Zayn è fidanzato con Perminchia”, dubitava fortemente che questa notizia potesse bastare ai suoi muscoli per sciogliersi.
Se non ricordava male, Zayn non si era mai fatto problemi a fare le corna.
Uscirono poco dopo, ovviamente accerchiati dalle fan ma soprattutto dalle guardie del corpo. Come cacchio si poteva essere così enormi? Ma entravano nelle porte? Appena le videro i ragazzi sorrisero, tranne Zayn che sembrava tutt’altro che felice. Anzi, sembrava anche incazzato. Di male in peggio. Se entrambi erano incazzati, si finiva semplicemente con il tirarsi i piatti addosso. Ma cercava di sorridere per le fan.
Niall salutò Mary con un bacio a fior di labbra, poi salutò Maddie e poi andò da lei, abbracciandola così stretta da toglierle il fiato.. Ricambiò l’abbraccio, dandone altri agli altri mentecatti, poi aprì la portiera dei bagagli.
«E’ tanto che aspettate?» Domandò Louis, dopo averla abbracciata.
«Dieci fottuti minuti sono tanti per te?»
«No, decisamente no!»
«Beh, per me si!»
Rispose acidamente, guardando i ragazzi mettere le loro valige dietro, insieme a quelle di Mary, Keyra e Maddison.
«Vi siete portati tutta casa per questi due giorni in Spagna?»
«Ma tu devi sempre rompere i coglioni per tutto?»
«E tu perché apri bocca e dai fiato?»
«Perché mi va, posso!»
«No, non puoi! Entra in macchina prima che ti do una capocciata davanti a tutte le tue fan!»
E Zayn, dopo un ringhio, entrò in macchina mettendosi al lato del passeggero.
«Ti va di guidare? Io sono stanco!» Ammise Harry tirando fuori i suoi occhioni lucenti che non avrebbero dato a nessuno la possibilità di dire di no. Annuendo, si andò a mettere al posto del guidatore, ricevendo una gomitata da Zayn.
Si girò a guardarlo male, dandogli un pugno e aspettando che tutti fossero dentro la macchina per partire.
Appena furono tutti in macchina, il viaggio verso casa di Liam incominciò. Dietro di lei, il resto dei ragazzi stava facendo un bordello assoluto. Non furono poche le volte che Harry si arrampicò per cambiare canzone o per rompere i coglioni alla guidatrice. Per fortuna c’era il tom tom sennò si sarebbero già persi.
Visto che ormai non si poteva più viaggiare con i mezzi, a differenza di due anni prima, bisognava adeguarsi e andare in macchina. Il tempo per arrivare a quella casa era lo stesso con la macchina, ma sicuramente il viaggio era più stressante. Scesero a metà strada quando si resero conto che c’era troppa neve e mentre i uomini lavoravano per mettere le catene da neve, loro si avviarono al bar a prendere qualcosa di caldo da portare ai loro uomini.
Erano al paese vicino a quello di Liam e per fortuna esistevano bar che vendevano cose calde. Presero della cioccolata calda per tutti, tranne Keyra che aveva bisogno della sua dose oraria di caffeina. Il fatto di non aver dormito tutta la notte faceva sembrare Keyra uno zombie.
Quando tornarono dai ragazzi, stavano bestemmiando ma avevano quasi finito. Sicuramente si erano congelati le mani a mettere quelle catene e la cioccolata calda sembrò una manna dal cielo.
Appoggiate ad una macchina parcheggiata, Keyra scrutava i ragazzi mettere le catene.
«Questa foto sarebbe da Oscar! “I One Direction si abbassano a mettere le catene alla macchina”» sussurrò Keyra con un sorriso più che bastardo disegnato sulle labbra. Mary, bastarda almeno quanto lei, prese il cellulare e dopo aver scattato una bella foto, decise di metterla su twitter. Come sputtanare i One Direction.
«Invece di scattare foto, che ne dite di aiutare?» Chiese Zayn, piegato a cercare di mettere la catena. Dire che quello spettacolo era grandioso era dire poco. Il Jeans già stretto non aiutava l’immaginazione di Keyra mentre scrutava come quel Jeans mettesse in risalto il bacino e il sedere. Mhm..
«Sono invalida!» rispose Keyra, a braccia incrociate a scrutarlo.
«Non posso.. mi vengono i geloni.»
«Ti pare che mi rovino le unghie?»
«Tu sei invalida di cervello, tu potresti mettere i guanti e pure tu!»
sbottò Zayn, incazzoso.
«Lasciale in pace, Zayn! Sono donne. Farebbero solo casino!» disse Harry mordendosi il labbro mentre cercava di mettere la catena dietro la gomma.
«Ehi, cos’è tutto questo maschilismo?»
«E’ vero!»
«Si, tua sorella è vera!»

La lotta contro le catene durò altri dieci minuti, poi finalmente ripresero il viaggio. Appena vide il cartellone di benvenuto sentì i muscoli irrigidirsi e sentì anche un sospiro da parte di Zayn. Lo guardò con la coda dell’occhio e notò che non era rilassato neanche lui. Di male in peggio.
«Siamo arrivatiiii!» Urlò Liam tutto euforico, mentre Keyra fermava la macchina e si appoggiava al sedile, quasi a volersi fondere con esso.
«Ma è cambiata!» constatò Keyra, scrutando un terzo piano.
«Si, abbiamo aggiunto un terzo piano con una piccola veranda!»
«Ah..»
Sorrise debolmente e aprì la portiera mentre gli altri già erano scesi. In macchina c’erano solo lei e Zayn. Mentre chiudeva la portiera alzò lo sguardo e notò che il moro la fissava ancora seduto in macchina ma con la portiera aperta. Si guardarono seriamente per qualche secondo, poi fu la prima ad abbandonare lo scambio di sguardi e andare dietro a prendere il suo borsone.
Seguì gli altri mentre attendeva che anche Zayn prendesse la sua valigia chiudendo poi la macchina e tornando a camminare. Lo percepiva molto bene lo sguardo di Zayn addosso. L’idea di non essere l’unica a sentire nervoso per essere lì, la fece sentire un po’ più tranquilla. Aveva seriamente paura che Zayn se ne fottesse, ma a quanto pare era nevrotico anche lui. 
Dopo aver appoggiato tutte le valige o borsoni all’ingresso, i cinque si diressero a fare una doccia mentre loro pensavano al pranzo con le cose che si erano portate da Londra.
«Come stai?» Si girò a guardare Mary, che tagliava l’insalata al suo fianco.
«Bene!»
«Puoi prendere in giro chiunque, ma so che ti passa per il cervello. E tutti, tranne Maddie, sanno cosa passa nel cervello di Zayn!»
«Tu non c’eri!»
«Ma posso immaginare quanto vi dia fastidio essere qui»
sussurrò la mora, sorridendo dolcemente alla sua amica.
«Non mi da fastidio. Non ho passato tempo solo con Zayn in questa casa ma.. l’idea di essere di nuovo qui mi innervosisce.»
«Per questo sei intrattabile oggi?»

Si ritrovò a sospirare mentre girava il sugo, per poi annuire.
«Non ho dormito questa notte. L’idea che stavamo per partire per venire qui mi ha impedito di dormire. Sono qui con Zayn – che diciamolo è molto più sexy adesso che quando era alle superiori – dove entrambi ci siamo resi conto di quanto volevamo bene all’altro e aggiungi il fatto che non ho dormito. E’ proprio una giornata no!»
«Vedrai che andrà tutto bene. Zayn è fidanzato..»
«Non mi pare che si sia fatto tanti problemi in passato a baciarmi anche se era fidanzato, Mary!»
«Ma ora è cambiato!»
«Tu dici?»
Forse lo diceva solamente perché non sapeva, non sapeva come lei che in fondo, di quella biondina finta, non gli interessava nulla.
«Stai tranquilla e goditi questa mini vacanza!»
«Hn!»
La faceva facile lei.
Maddison tornò poco dopo, visto che era andata a fare i letti e ad aprire le finestre. Aiutò le altre a fare il pranzo e poco dopo scesero anche i cinque, in tuta e con i capelli bagnati. Tranne Harry che sembrava appena uscito da una lotta con qualche animale selvaggio.
Il pranzo andò tranquillo. Tutti e cinque i ragazzi erano più che stanchi mentre lei dormiva in piedi e faticava seriamente a restare sveglia. Ma dopo il pranzo l’unico che andò a riposare fu Zayn mentre gli altri si misero a giocare all’xbox.
Fu il suo turno di lavare i piatti e mandò tutti via dalla cucina per restare un po’ in pace, ma ben presto arrivò Maddison a darle una mano.
«Zayn ha la febbre!» Esclamò entrando in cucina e mettendosi al suo fianco. Alzò le spalle, come per dire che lei non poteva farci niente. Era davvero così, perché era tutto tranne un’infermiera. 
«Come mai?» chiese con tono poco interessato anche se si mordeva le mani dalla curiosità.
«I ragazzi dicono che due giorni fa si è fatto il bagno in una piscina all’aria aperta!»
«E voi fan ancora dite che Zayn è quello intelligente?»
chiese facendo ridere Maddie che si mise ad asciugare i piatti che lei sciacquava.
«Posso farti una domanda?» Annuì quando Maddie chiese quella cosa, con tono pensieroso. «Com’è realmente Zayn?» Si girò a guardarla, cercando di capire cosa volesse intendere veramente, alzando un sopracciglio.
«In che senso?»
«Com’è la sua mentalità? Cosa pensa?»
«Non ne ho idea!»
«Eddai Keyra, sei l’unica qui che lo conosce realmente. Ho provato a fare la stessa domanda a Mary ma mi ha mandato da te!»

Si ritrovò a sospirare. «Lo Zayn di adesso è molto differente da quello di prima.»
«E com’era quello di prima?»
«Il mio lui perfetto!»
Ammise, muovendo il polso per far sgocciolare il piatto per poi passarlo ad una Maddison incredula.
«Era.. era.. perfetto! Tu sai quanto io non sopporti i maschi, vero? Ecco.. A parte il fatto che assomigliasse al mio ex, odiavo Zayn come gli altri. Ogni volta che apriva bocca mi snervava. Quando ha capito che con me, fare il simpatico non funzionava, ha cambiato tattica. Si è messo al mio stesso livello. Avrei potuto trattarlo come mi pareva, ma lui era sempre lì. E fidati che l’ho trattato male in quel periodo. Ma non perché volessi, ma perché non ero pronta ad avere una relazione. E, anche se non ero disposta a fare niente, lui mi ha donato comunque qualcosa. Mi ha fatto capire che non tutti sono dei pezzi di merda» Ammise, in uno slancio di ‘apriamoci al mondo e raccontiamo cosa provo per Zayn’.
«Ti piaceva tanto?»
«Già.. Me ne sono resa conto proprio in questa casa!»
«In che senso?»
«Quando sono venuta per fare lo scambio, Liam propose di venire qui per il fine settimana. Ovviamente, in quanto eravamo già stati a letto insieme, io e Zayn abbiamo condiviso la stanza. E la mattina mi sono ritrovata a guardarlo mentre dormiva. E a rendermi conto quanto tenessi a lui, ma al tempo stesso, quanto avessi paura di tutto quel sentimento. Continuavo a dire che non potevo innamorarmi di lui, perché ci saremmo divisi. E se anche lui sapeva i miei pensieri – ti stupiresti di scoprire quanto Zayn riesca a leggermi meglio di chiunque altro – continuava a godersi quei momenti con me, anche sapendo che non sarei rimasta.»
Maddison continuava ad asciugare lentamente i piatti, guardando il suo operato.
«Zayn si apre poco anche con me, Maddison! Non sono diversa da voi. So solo come farlo parlare, dove attaccare per farlo chiacchierare un pochino. Ma è una testa calda! E’ un ragazzo che come me, non piace aprirsi alla gente. Come non lo fa con i suoi amici, non lo fa con me!»
«Quindi non sai perché gli rode oggi?»
«No, deduco che si è svegliato con il culo scoperto!»
sussurrò, girandosi a sorridere alla sua amica, preoccupata – come sapeva – come i suoi amici.
«Perché non ero lì?» sussurrarono insieme, scoppiando poi a ridere fragorosamente.
«posso farti un’altra domanda?»
«Basta che non mi chiedi quanti peli ha!»
«E’ davvero bravo a letto come dicono?»
«Chi lo dice?»
«Gira voce.»
«Da chi?»
«Rispondimi..»
«No comment!»
Si asciugò le mani sullo straccio e si diresse verso il tavolo per sparecchiare quel poco che era rimasto. Maddison le fu subito al fianco.
«Eddai ti prego!»
«No comment, poi lo spiattelli in giro come “fatto” su di loro.»
«Non farò nulla, giuro!»

Ridacchiò e si girò verso Maddison che bramava una risposta come un regalo a natale. «La verità o per scherzo?»
«Ovviamente la verità!»
«E’ grandioso. A parte che è dotato, ma.. Diciamo che è uno dei pochi che sa usare il suo amichetto! Almeno al tempo era così.»

Ci mancasse poco che a Maddison non uscisse il sangue dal naso per i troppi pensieri sconci che stava facendo, proprio come nei cartoni animati. Ci mancava solo che si mettesse i batuffoli di ovatta nelle narici.
«Quindi il sesso con Zayn è grandioso!»
«Accettabile, ma è meglio fare l’amore con lui!»
«Oddio, sto per avere un attacco di cuore!»
Ridendo fragorosamente piegò la tovaglia e Maddison si appoggiò al bancone con le braccia incrociate.
«Zayra for president. Tutta la vita! Ma ti immagini quando le tue lettrici verranno a sapere che Zayra è davvero reale? Che tu sei reale?»
«Io e Zayn non siamo reali, fattene una ragione!»
«Si, ma lo siete stati!»
«Hai usato il tempo verbale giusto. Siamo stati.»
«Dimmi che non ci finiresti di nuovo a letto!»
«Oh dai Maddie. Lo sai benissimo che legherei Zayn a letto e mi rifarei di tutti e due gli anni in cui non c’ho fatto sesso, ma non succederà!»
«Perché?»
«Perché non ho intenzione di fargli male più di quanto già non gliene ho fatto!»
«Per me non vede l’ora di farsi legare a letto da te!»
«Sogna baby, sogna!»

Terminarono lì il discorso Zayra e Maddison tornò dagli altri mentre lei preparava una tachipirina per Zayn. Visto che aveva mangiato da poco e anche molto, non si preoccupò di portargli qualcosa da mangiare.
Appena entrò nella stanza di Zayn, si adagiò al fianco del suo letto, accendendo la luce sul comodino. Si mise seduta per terra, appoggiando un braccio sul letto e guardando Zayn dormire. La stanza non era la stessa, ma.. i sentimenti e i pensieri erano identici a quelli di due anni prima.
Sospirando in modo triste lo scosse leggermente e quando, dopo due minuti di vari tentativi riuscì a fargli aprire gli occhi, si guardarono in silenzio.
«Ti ho portato una tachipirina.» sussurrò con tono neutro, mentre Zayn corrucciava le sopracciglia, formando una V tra di esse.
«Grazie!» Gli porse la medicina e poi il bicchiere d’acqua, aspettando che il moro mandasse giù la medicina e finisse l’acqua. Continuava a guardarla oltre il bicchiere, poi si adagiò di nuovo sotto le coperte. Keyra fece per alzarsi ma venne bloccata da un gesto repentino di Zayn, che la bloccò lì per terra. Lo guardò stranita, cercando di capire perché l’avesse bloccata.
«Resta!» “oh.. no Zayn, per favore!” «ti prego!» e come dire di no a quegli occhioni? Lo sentì far scivolare la presa sul suo polso, finché la sua grande mano calda non andò a stringere quella di Keyra. Piccola scossa e i due si guardarono. Avrebbero mai capito cosa fosse quella scossa? Non era proprio una di quelle scosse che prendi quando c’è elettricità nei vestiti o altro, ma era più una sensazione sotto pelle. Una cosa davvero strana e inspiegabile.
Annuì debolmente alla sua richiesta, facendo capire a Zayn che sarebbe rimasta finché non si sarebbe addormentato di nuovo. Sicuramente Zayn, notando la preoccupazione e l’ansia nel suo viso, chiuse gli occhi tirando un sospiro deliziato come se fosse felice che lei restasse lì. Non poteva saperlo ma dava quell’impressione quel sospiro.
«Non fissarmi!» sbottò due secondi dopo mentre Keyra rimaneva lì a guardarlo.
«E che devo fare? Mi hai bloccato qui!»
«Guarda il tetto, mettiti insieme a me a dormire. Ma non fissarmi perché sennò non dormo.»
«Dove entriamo in quel cazzo di letto?»
«Ti sei lamentata per tutto il pranzo che avevi sonno! Hai ancora sonno?»
«Ovvio!»
«E allora vieni!»

“con molto piacere.. mi dai una mano?” diede mentalmente una padellata in faccia alla sua coscienza, mentre Zayn si spostava di lato per farle spazio. Sospirando depressa si alzò e si mise al suo fianco. Non era un letto ad due piazze, neanche ad una. Era una piazza e poco più, e sicuramente Zayn non era sto grande omone da toglierle tutto lo spazio. Rigida come uno stoccafisso sentì Zayn sistemarsi al suo fianco, in modo da darle spazio e non toccarla.
Lo sentì muoversi e spegnere la luce, facendo crollare loro e la stanza al buio più totale.
Ripensò alle parole del moro di poco prima. “Non fissarmi”. Possibile che..
«Zayn..?»
«Mhm..?»
«Come facevi a sapere che ti stavo guardando?»

Non rispose subito, ma attese un pochino. «Non lo so.. lo sapevo.. lo sentivo..» e con questo strinse di più la sua mano, terminando lì il loro discorso.
Meno di due secondi dopo entrambi crollarono a dormire, in un sonno pesante e senza sogni. Era troppo stanca che neanche si preoccupò del fatto che stava al fianco di Zayn. Ormai erano più di 24 ore che stava sveglia, quindi non si stupì per niente di crollare in un nano secondo a dormire.
 
 
Quando si svegliò sbadigliò chiedendosi dove fosse, che ore fossero e chi era.. Due minuti più tardi, con il cervello che si metteva in moto si ricordò dove era. Si alzò e stringendosi le braccia sotto al seno si diresse di sotto. La casa era stranamente così calma che si domandò dove fossero tutti. Appena fu in salone trovò Zayn di fronte alla televisione, con una coperta sulle spalle e che masticava una gomma in quel modo tutto sexy.
Sicuramente la sentì arrivare perché mise in pausa il gioco e si girò a guardarla. «No dico, buongiorno eh! Pensavamo che eri finita di nuovo in coma!»
«hn! In quel caso mi incazzerei!»
«Perché?»
«Fatti una valanga di cazzi tuoi, Zayn! Dove sono gli altri?»
chiese sistemandosi i capelli in una cipolla malmessa e tornando a stringersi dentro se stessa. Faceva freddo cazzo.
«Sono usciti.. Hanno provato a svegliarci ma entrambi li abbiamo mandati a fanculo, a quanto dice il biglietto.» Glielo indicò e lei si avvicinò per leggerlo.
“grazie per il vaffanculo. Abbiamo provato a svegliarvi ma oltre ad un “vaffanculo” nessuno dei due si è alzato o si è degnato di parlare. Siamo a casa di Sam, un amico di Liam. Ci vediamo più tardi.” Sam? Chi era Sam?
«Ma che ore sono?»
«Le nove di sera!»
«Ho dormito sette ore?»
«Sei entrata in coma per sette ore!»
ribatté Zayn, tirando su con il naso e riprendendo a giocare.
«Hai mangiato?»
«Non ho fame!»
«Hai mangiato Zayn?»
ripeté facendo finta di non averlo sentito.
Rimise il gioco in standby e si girò a guardarla. «Non ho fame, Keyra!»
«Devi mangiare, dio santo!»
«Ti preoccupi per la mia salute?»
«Solo fisica, quella mentale è andata a farsi fottere quando sei nato!»
«Bentornata tesoro!»

«Vai a morire ammazzato, Zayn!» Si diresse in cucina e preparò una pasta al volo con il tonno. Appena fu pronto fece un piatto per Zayn e uno per lei, dirigendosi verso la sala e posando di fronte a Zayn il suo piatto.
«Mangia..» sussurrò con un tono che non ammetteva repliche e dopo uno sguardo bruto da parte del moro si misero a mangiare in silenzio, guardando la schermata di una partita di calcio bloccata. Quando terminarono di mangiare la pasta Keyra si rialzò, prese il piatto di tutti e due e tornò in cucina per lavarli. Poi si mise anche a fare una cioccolata calda, visto che lì dentro sembrava di stare al polo nord.
«Come mai oggi ti rodeva il culo?» Chiese Keyra quando rientrò in salone, dopo essersi ricordata la chiacchierata con Maddison. Il moro prese la tazza di cioccolata, salvò il gioco e levandolo, mise su un canale di musica.
«Non mi rodeva!»
«Si che ti rodeva!»
«Stavo male.. Sentivo la febbre!»
«Quando avete la febbre, tu in primis, piagnucolate, non vi fate rodere il culo. Che è successo?»

Zayn la guardò sotto le ciglia castane, mentre si riscaldava le mani sulla tazza che Keyra gli aveva portato. «Mi ha lasciato!»
«Il cervello? E te ne sei accorto ora? Dai, Zayn! Ti ha lasciato tanti anni fa!»
Il moro le diede una gomitata facendola crollare sul divano, ridacchiando. Lei si rimise seduta normale poco dopo.
«Perrie, Perrie mi ha lasciato!»
«Oh..»
«Per messaggio!»
Si girò a guardarlo e notò come scrutasse il cellulare in modo bruto.
«Non l’ammazzi così, Zayn! Mi dispiace!» Sussurrò, arricciando le labbra e pensando a quanto fosse triste quella bionda ossigenata ad aver lasciato Zayn per messaggio. «E tu sei ancora qui? Se fossi stato in te come minimo tornavo a Londra e le davo una capocciata!»
Il moro tirò su le spalle, per poi farle cadere di nuovo. Non rispose, forse perso nei suoi pensieri.
«Come stai?»
«Bene!»
si girò a guardarla e le fece un sorriso. Avrebbe preso in giro chiunque, ma non lei.
«Finirai dallo psicologo per lei?» chiese d’un tratto Keyra, facendo girare Zayn di nuovo verso di lei e scrutandola.
«Come siamo simpatiche Smith!» Lei gli fece un sorriso che era finto come una banconota da una sterlina per poi sedersi più vicina a lui.
«Mi presti un po’ di coperta..? Sento freddo!»
«Ci stai provando con me, Smith?»
«Al massimo ci provo con il tuo ciuffo. Ha una sua identità quel coso!»
«Non chiamarlo coso.. è bellissimo!»
e come per sottolineare la cosa se lo accarezzò in modo sensuale, facendo fare una smorfia disgustata a Keyra che lo guardava chiedendosi se c’era o ci faceva.
Zayn dopo aver passato il suo momento ‘sono un figo megagalattico’ alzò braccio e coperta per far intendere alla mora che la stava aspettando. Si mise al suo fianco e Zayn la coprì come poteva. Keyra rubò il telecomando e cominciò a fare Zapping.
«La troverai quella giusta!» Se ne uscì d’un tratto mentre continuava a cambiare canale. Zayn abbassò quel tanto il viso per guardare quello di Keyra che continuava a guardare verso la televisione. La mora si sistemò meglio al fianco di Zayn, seduto normalmente mentre lei si mise le gambe vicino al sedere, sbadigliando senza problemi.
«tu dici?»
«Ne sono più che sicura! In fondo da una parte o l’altra del mondo c’è la nostra anima gemella. Devi solo trovarla!»
Sbatté le ciglia fermandosi su un canale e vedendo che di lì a poco sarebbe cominciato “l’esorcista di emily rose”.
Vide il moro aprire la bocca ma richiuderla poco dopo, facendola sorridere debolmente. Non era ancora in grado di aprirsi con lei. Non, almeno, quando si parlava di loro due.
Il discorso crollò lì, mentre c’era la pubblicità.
«Ti vuoi vedere “l’esorcismo di Emily Rose”?» domandò il moro, sorseggiando la cioccolata calda e Keyra si girò a guardarlo.
«Hai paura, Malikuccio?»
«Non vedo perché.. Cosa c’è di peggio di Keyra Smith struccata?»
E con una gomitata tra le costole, una risata e un ringhio, presero a guardare il film stretti sotto a quella coperta.
 
«Non dormirò stanotte!» Sbottò il moro stringendosi nella coperta mentre Keyra si alzava, portando via le tazze e andando anche al bagno.
Quando tornò, Zayn aveva riacceso il gioco. «Perché non dormirai stanotte? Hai paura che qualcuno ti impossessi?»
«Non si sa mai! Ho capito di avere vicino la figlia del diavolo!»
Si avvicinò e gli diede un pizzico sulla guancia, facendolo girare «ahio!» sbottò il moro, massaggiandosi la guancia e guardando Keyra appoggiata allo schienale.
«Ti devo ricordare che sei stato a letto più volte con la figlia del diavolo? Chi te lo dice che non ti ho già impossessato?»
Lo vide alzare gli occhi al cielo, pensoso. «Forse hai ragione. Non si sa come mordevi quando stavi venendo!» E in risposta gli diede un’altra pizza dietro al collo, facendolo ridacchiare in modo divertito.
«Stronzo!»
«Ho ripreso dalla migliore!»
«Non è mai un bene quando si riprende dalla figlia del diavolo, Malikuccio!»
«Finiscila di chiamarmi in quel modo!»
«Malikuccio patatino cucciolottino amorino!»

Un ringhio arrivò dalla sala mentre si dirigeva in cucina per farsi una tazza di tea. «Bravo. Ringhi proprio come un impossessato.» E ridacchiò sotto voce, mentre Malik le mandava le peggio madonne dietro, riprendendo a giocare.
Si sedette sul ripiano della cucina, mentre attendeva che l’acqua bollisse. Sentiva Zayn bestemmiare verso il gioco che stava facendo alla xbox, ma non gli diede molto ascolto. Si guardò la punta dei piedi, muovendoli lentamente e perdendosi nei suoi pensieri.
«Vuoi un po’ di tea, Malik?» Chiese poco dopo quando si rese conto che l’acqua stava bollendo.
«Si.. mannaggiaaaa quella puttana!»
Si affacciò dalla cucina per guardare a cosa stava inveendo contro, ma ovviamente stava inveendo contro il televisore. Era proprio un uomo. Sorrise dolcemente e scuotendo la testa camminò verso i fornelli, ma successe qualcosa. La luce si spense e crollò il buio per tutta la casa. Si girò a guardare se fosse una cosa solo della cucina, ma anche il salone dove si trovava Zayn era buio. «NOOOOOO! Ero arrivato a fine livello, porco me!» si aggrappò al frigorifero per sostenersi mentre Zayn inveiva contro tutti i santi del calendario.
«Kè.. Sei viva?»
«Si, ringraziando il cielo non c’è Santa Keyra, sennò mi ammazzavi con tutte le bestemmie che avevi tirato giù!»
Lo sentì ridere fragorosamente.
«Che è successo?»
«Ma che ho la palla di vetro che so cosa succede?»
«Una volta avevi detto di essere Mago Merlino!»
«Fanculo Zayn! Hai qualcosa che fa luce vicino a te?»
«Si.. ora ti vengo a prendere!»
Attese due secondi, poi vide Zayn accendere il cellulare e illuminando il pavimento cominciò ad avvicinarsi a lei.
La luce del cellulare si spense e pensando che l’avrebbe riaccesa da un momento all’altro attese, ma non la riaccese. Sentì il suo fiato vicino che la fece saltare come un petardo, ma il moro contemporaneamente allungò un braccio e se la strinse addosso.
«Paura Smith?» Non era un tono malizioso quello che aveva usato, vero? Oh al diavolo!
«Di te? Ahahaha ma vai a lavorare, deficiente!»
Lo sentì ridacchiare a quelle parole, poi tolse il braccio e si allontanò. «Aspetta qui, vedo dov’è il generatore!» Zayn fece un passo e Keyra tastò l’aria per cercarlo. Appena incontrò la sua schiena con la mano, afferrò la felpa dalla parte dietro.
«Vai, fai strada!»
«Hai paura del buio?»
«No, se non erro sei tu quello mezzo claustrofobico, che teneva una lucina accesa fino a due anni fa mentre dormiva. Fai strada!»
Il moro sbuffò e fece strada a Keyra, che continuava a tenersi stretta alla sua felpa come un’ancora di salvezza. Si, in realtà si stava cagando sotto dalla paura. Soprattutto perché erano soli, di nuovo, in quella maledettissima casa.
«Comunque quella cosa della lucetta è falsa!»
«L’hai detto in un’intervista. Quello che si dice è verità! Stacci Malik!»
«L’ho detto solamente perché..»
«Smettila di sparare cazzate e trova quel generatore!»
«Hai per caso paura?»
«No, dannazione, no!»
«E allora perché respiri affannosamente?»
«Perché fatti i cazzi tuoi!»

Crollò il silenzio ma pochi secondi dopo Zayn si bloccò, facendola finire addosso alla sua schiena e in un nano secondo si rigirò, bloccandola di nuovo al suo petto. E subito dopo si ritrovò la luce del cellulare puntata addosso. Guardò prima la luce, poi gli occhi di Zayn che si vedevano proprio grazie a quella luce.
«Che cazzo fai?»
«O sei in ansia perché siamo io e te, da soli dentro casa?»

Lo guardò male e ributtò lo sguardo sul cellulare pur di non guardarlo in faccia. Vide una foto di tutti e cinque, che cantavano seduti in riva al mare. «Ma di cosa devo essere in ansia, Zayn? Sono rimasta tante volte da sola con te!»
«Si, ma.. siamo in questa casa..» Tornò a guardarlo e lo vide sorridere a labbra strette. Anche lui ci aveva pensato. Anche lui si ricordava di tutti i momenti passati a rigirarsi tra le lenzuola. Si ricordava ancora le coccole fatte di fronte a quel camino, sotto una coperta mentre tutti dormivano. Ricordava come lei, dannazione.
Fortunatamente il discorso venne interrotto dalla suoneria di Zayn e il moro, senza staccare gli occhi dai suoi, rispose alla chiamata.
«Ohi!» Perché continuava a guardarla con quello sguardo? Che diavolo prendeva a Zayn quel giorno? «Cosa? E quando pensavate di informarvi che arrivava una tempesta di neve?» Chiese il moro prendendo per mano Keyra e tirandola verso la finestra. «Ma dannazione, si parte per due giorni e voi non vi informate del tempo? Ma che cazzo..» imprecò il ragazzo scostando la tendina dopo aver lasciato la mano di Keyra. Entrambi si affacciarono a guardare il cielo. Si, quella non era una semplice nevicata. «Chiedi a Liam dove sono delle torce o delle candele. Qui siamo senza luce!» continuò il moro, appoggiando la fronte alla finestra. Aveva un brutto presentimento. Molto, molto brutto.
«Va bene! Mi raccomando, non uscite! Ci aggiorniamo domani per vedere in che stato sta la situazione! Digli di non preoccuparsi! Ciao!»
E attaccò mentre Keyra sbarrava gli occhioni castani capendo che quei maledetti bastardi non sarebbero tornati a casa, ma sarebbero rimasti a casa di amici di Liam. Era. fottuta. Ampiamente. Fottuta.
Zayn si girò e, riprendendola per mano se la portò in giro per casa, cercando torce o candele che li avrebbero aiutati ad avere almeno un po’ di luce. «Ma il tea?»
Keyra alzò entrambe le sopracciglia. «Tu ti preoccupi del tea? Cazzo siamo bloccati dentro casa senza luce e tu ti preoccupi del tea?»
«Si che mi preoccupo. Tu senza la tua tazza di tea non vai a dormire!»
«E tu credi che io stanotte dormirò?»
«Perché non dovresti?»
«Siamo in una fottuta casa buia, Zayn!»
«Ah-a! Allora vedi che hai paura del buio?»

Borbottò qualcosa di incomprensibile, mentre Zayn accendeva due candele trovate in un cassetto. Fece cadere qualche goccia di cera su un piattino per poi bloccare le due candele su di esso. «Lasciamo perdere il tea e ci prendiamo un bicchiere di vino?»
«Direi che è meglio! Non ti facevo così intelligente!»
«Ti stupiresti di scoprire quanto lo sono!»
«Ma stai zitto decerebrato mentale!»
Zayn prese la bottiglia di vino bianco dal frigo, due bicchieri e Keyra invece si occupò di andare avanti a lui per fargli strada visto che teneva lei le candele. Si fermò in salone, poggiando le candele sul tavolino e si mise seduta tra esso e il divano, proprio di fronte al camino. Almeno quello li avrebbe riscaldati un pochino.
Zayn versò del vino nei bicchieri, porgendole il primo e riempiendo il secondo mentre lei sospirando prese a sorseggiare piano il vino.
Il moro si mise seduto al suo fianco, appoggiando la testa sul divano e chiudendo gli occhi. E perché diavolo erano rimasti svegli, ora che ci pensava? Visto che non c’era luce – quindi neanche elettricità – che diavolo ci facevano ancora in piedi? Potevano benissimo andarsene a dormire e far terminare lì la serata, ma a quanto pare il destino aveva deciso..
No, il destino non aveva deciso proprio niente. Era stato Zayn a decidere e lei gli era andata dietro come una mentecatta. Era caduta nella trappola di Zayn, senza neanche accorgersene.
Ma quale trappola?
Sentì il click della macchinetta fotografica del cellulare e si girò a guardare il moro che faceva una foto al camino. Si affacciò a guardare cosa stava scrivendo. Stava twittando.
“la nostra unica fonte di calore.. o forse no..” che cazzo voleva dire? Oh, ma possibile che vedeva doppi sensi ovunque?
«Come ti senti?»
Si girò a guardarla e proprio in quel momento – come se gliel’avesse ricordato – tirò su con il naso. «Bene.. o meglio, starei molto meglio se ci fossero i riscaldamenti!»
«Così impari a nuotare in una piscina aperta al 12 di novembre!»

«Ero ubriaco!»
«Lo hai sempre saputo di essere uno facile nello stare male, no? E allora perché fai queste cose?»
«Ero ubriaco!»
«Ripetilo dai!»
«Ero ubriaco!»
«Ripetilo e ti butto dentro al fuoco!»
«Ero..»

Lo sguardo che gli lanciò lo fece bloccare e far ridere. Certo che era bello da togliere il fiato eh! Pure mezzo malaticcio sapeva essere sexy. Ma lui sapeva di esserlo sempre e comunque? Se lo conosceva almeno un pochino, ci si atteggiava ma in fondo a se stesso non era poi così sicuro di sé.
«Resta qui!» e si alzò, scomparendo con le candele.
«Dove vai?»
«Resta qui, ho detto!»
«Dove vado se tu ti sei portato via le candele?»
«Appunto, resta lì!»
continuava a parlare anche se lo sentiva salire le scale, diretto chissà dove. Si era portato via sia il cellulare sia le candele, lasciandola senza fonte di luce a parte il camino. Sveglio il ragazzo.
“magari torna giù tutto nudo!” “oddio ti prego si! I bollenti spiriti mi aiuterebbero a sentire caldo!”
“ma la finite? Sarà andato al bagno!” “si, certo! Tu sei la prima ad averlo sperato!”
In effetti si, ci sperava a vederlo di nuovo tutto nudo ma sapeva anche che non si sarebbe trattenuta se si fosse anche tolto la maglietta. Zayn tornò poco dopo, con un piumone della stanza matrimoniale e posando le candele di nuovo il tavolino, coprì lei per poi mettercisi sotto anche lui.
«Molto meglio no?»
Annuì semplicemente, rossa peperone per i pensieri che stava facendo e pensando che era un idiota a sperare che scendesse tutto nudo. Di certo in quel modo si sarebbero sicuramente riscaldati di più che con il vino e il piumone.
«Liam mi ha mandato un messaggio. Mi ha detto dove sono le coperte in più se sentiamo freddo questa notte!»
«Ok!»
Keyra nascose il viso nel suo bicchiere, sorseggiando altro vino e pregando che questo facesse effetto il prima possibile. Per i suoi gusti, stava facendo fin troppi pensieri sconci.
 
Due ore e tanti bicchieri di vino dopo, le cose erano cambiate. Divano spostato, tavolino indietreggiato, con i cuscini del divano per terra e loro stesi, con la faccia verso il camino, sotto al pesante piumone. E ridevano come due ragazzini in piena fase ormonale, forse portati a quello status grazie all’alcool.
Zayn le stava raccontando le cose strambe che le fan avevano fatto per loro. Chi si era arrampicata sul palco, chi si era presentata con un vestito da sposa, chi regalava preservativi o foto fatte con un programma apposta per creare i figli di due persone. Le peggio storie, seriamente. E Keyra rideva, tanto da sentire dolore alla pancia sentendo quelle storie. Non credeva seriamente che al mondo esistesse gente tanto pazza.
«Te lo saresti immaginato due anni fa di vedere capezzoli di gente sconosciuta e figli che mai avrai?» Chiese la ragazza, giocando con il tessuto del tappeto. Zayn ridacchiò.
«E’ molto diverso questo futuro da quello che mi ero immaginato.»
«E come te l’eri immaginato?»
«Sposato! All’università, magari.. o a casa, a lavorare per mantenere la famiglia!»
«A diciannove anni? Madonna Zayn!»
Lo sentì ridere e scuotere la testa.
«Ero sicuro di aver incontrato la persona giusta.. E se fosse rimasta, di che altro avevo bisogno? Volevo lei, ce l’avevo.. Ho sempre pensato che se avessi trovato quella giusta, me la sarei sposata subito. Senza aspettare, perché avevo lei.. perché aspettare?» Sentì i muscoli della schiena irrigidirsi, mentre si girava a guardarlo. Lui però guardava il fuoco.
Aveva gli occhi lucidi, le guance leggermente arrossate dal fuoco ed era bello.
«Questo era quello che volevi tu.. Ma se lei non accettava?»
«L’avrei drogata, portata all’altare e fatta mia moglie!»
«Questo si che è un gesto da principe delle fiabe!!»
Scoppiarono a ridere fragorosamente. Si appoggiò al cuscino del divano e guardò verso il fuoco.
«Tu come te l’eri immaginato il tuo futuro?»
«Sono sempre stata una sega ad immaginare quello che non ho vissuto! Sono brava a ricordare, ma a pensare ad un futuro proprio no.»
«Ma ti sarai fatta un’idea, no?»
«Mi vedevo all’università, a fare chissà che facoltà. Una donna che cammina, apparentemente felice ma che dentro è distrutta!»
«E invece cosa sei ora?»
«Quello che avevo immaginato!»
«E perché lo sei?»
«Perché sono una testarda di prima categoria!»
parlava come un automa, incantata dal gioco strano delle fiamme, dal respiro di Zayn, dall’alcool e dalla sua voce debole. Un mix che sembrava fregarla. Si stava aprendo, ma quello sicuramente era per l’alcool che circolava nelle sue vene. E non se ne accorse solo lei, ma anche Zayn.
«E perché non hai seguito il cuore, per una volta?»
«Perché ci avevo provato ad immaginare un futuro insieme a te. Ero molto più distrutta di questa Keyra!»
«Quindi eri sicura che non avrebbe funzionato?»
«Già!»
«E perché?»
«Perché siamo troppo diversi. Perché io sono una stronza a cui è stato dato il destino di rovinare la gente, perché non mi devo fidare di nessuno. E tu non ti meriti una stronza come me!»
«Chi è a dirlo?»
«Che sono stronza?»
«No, che non ti merito!»
Si girò a guardarlo dopo due secondi che crollò di nuovo sul mondo dei vivi e lo trovò a guardarla, più serio che mai. Più bello che mai. Sembrava del tutto concentrato ad analizzarla. In realtà era quello che stava facendo.
«Io!»
«Tu sei tanto brava da saper quello che mi merito?»
«Si, non ti meriti una come me!»
«E cosa mi merito?»
«Una che ti ama senza aver paura di te. Che ti tratta dolcemente e non come un nemico. Che accetta i tuoi complimenti e ricambia con degli altri. Che ti doni il suo cuore, con tutta se stessa.»
«Tu non puoi farlo?»
«Mi stai analizzando?»
«Sta zitta e rispondi!»
«Ma se sto zitta come faccio a rispondere?»
Zayn la guardò incazzato e lei si morse il labbro per poi cercare di rispondere a quella domanda.
«Non ti ho rovinato abbastanza la vita, Zayn? Perché ti devi incaponire con me quando puoi avere chiunque fuori da quella porta? Perché devi andare a sbattere la testa sulla mia di porta, sapendo benissimo che sono un puzzle?»
«No, non me l’hai rovinata abbastanza la vita!»
«Allora sei un masochista, ti piace il dolore!»
«Si.»

Scosse la testa e tornò a guardare il fuoco, perdendosi dentro di esso e pensando a quella mini chiacchierata ma che portava un peso troppo eccessivo per delle spalle piccole come le sue.
«Perché?» Chiese, volendo continuare però a parlare con lui. Si stavano aprendo, stavano facendo finalmente quella tanto paurosa chiacchierata su di loro.
«Perché ripeto, le sensazioni che provo con te non le ho provate con nessuno. Ti assicuro che le ho cercate ovunque, ma non le ho trovate. Le ho cercate questa mattina, niente. E poi mi basta anche solo sfiorare una parte di te, che tremo come una foglia. Mi riesci a capire?»
«Già!»
«Le provi anche tu?»
«Già!»
«E ne ho una fottuta paura, lo ammetto!»
Si appoggiò sulla spalla, guardandolo. Aveva paura di quelle sensazioni? Allora era per quello che non erano ancora finiti a letto insieme. Anche perché, se entrambi provavano ancora qualcosa per l’altro, quella era l’unica spiegazione.
«Lo sai che non saremo di nuovo amici di letto, vero?» sussurrò così piano che dubitò seriamente che Zayn la sentisse, ma sapeva anche che l’aveva fatto. La casa era silenziosa, non c’erano rumori a parte loro che parlavano e il fuoco che schioppettava nel camino. La casa era ben insonorizzata e non si sentiva neanche il vento che tirava fuori.
«non ti ho chiesto questo, mi pare!»
«Lo so. Ma con te è sempre meglio chiarire.»
«O forse lo stai dicendo a te stessa e non a me!»
«Forse!»
Si ritrovò a sorridere, concordando pienamente con Zayn. Lo stava dicendo a lei, non a lui. Come a ricordarsi che non doveva cadere di nuovo in quella trappola di belle sensazioni, di baci e di abbracci che le mandavano il cuore in subbuglio, di baci rubati, di parole mai dette.
«Andiamo a dormire?» Chiese il moro facendo annuire la ragazza mentre ancora pensava a quella ‘chiacchierata’. Si alzò e, rimanendo in silenzio aiutò Zayn a togliere quelle poche cose che c’erano sul tavolino per poi dirigersi verso le stanze.
«Buonanotte Malik! Dormi, mi raccomando!» il moro alzò una mano in segno di saluto per poi chiudersi nella camera padronale, quella con il letto matrimoniale. Visto che erano solo loro due, perché non stare comodo? Sicuramente aveva pensato quello. Mentre lei si andò a mettere nella stanza decisa con Mary e Maddison.
Si mise il pigiama e mettendo altre coperte sopra il piumone – era una tipa freddolosa – si mise dentro di esse mettendosi anche le cuffiette. Spense la luce e sospirando chiuse gli occhi, sapendo però che quella notte non avrebbe dormito.
Aveva sonno, tanto, ma sapeva benissimo che non avrebbe dormito perché era chiusa dentro una casa buia con Malik.
Quasi non le prese un colpo quando percepì un tocco sopra il materasso e saltò come un petardo girandosi a guardare chi fosse.
Zayn la guardava da sopra la fiamma della candela. «Cazzo Malik! Mi farai prendere un colpo prima o poi!» Il moro sorrise in modo bastardo, che con quella luce della candela sembrò più un ghigno sadico. Si tolse le cuffiette e lo guardò come a chiedergli che volesse.
«Come riesco a farti cagare sotto io non ci riesce nessuno, eh?» le fece notare ridacchiando.
«Cosa vuoi?» domandò lasciando perdere quel discorso.
«Pensavo..»
«Quindi una novità..»
lo sfotté facendosi guardare male.
«Fanculo! Ecco cosa pensavo! Mai carina con me eh?»
«Mai Malik, mai!»
Lo vide sorridere dolcemente, poi abbassò gli occhi.
«Visto che mi hai fatto vedere l’esorcista di Emily Rose, possiamo dormire insieme? Mi sto cagando sotto lì da solo!»
«Ma sei serio?»
Lo vide annuire, guardandola con gli occhioni da cucciolo abbandonato con tanto di labbruccio all’infuori. «ti prego..»
«Tu sai quanto io ti odi quando usi quello sguardo con me, vero?» lo vide annuire ancora, ampliando la coccolaggine nel suo sguardo e facendola sciogliere come un gelato al sole.
Sospirando in modo frustrante si tolse le coperte di dosso e Zayn saltò su tutto contento dell’essere riuscito a convincerla.
Lo seguì tenendosi saldamente alla sua maglietta – visto che era lui che aveva le candele – ed entrarono nella camera padronale. Appena mise piede dentro a quella stanza le sensazioni più strane del mondo la pervasero.
Lasciò la sua maglietta e lo vide girarsi a guardarla in modo triste. Si scrutarono attentamente mentre tutti e due rimanevano fermi sul bordo del letto a guardare proprio quel letto che, dannazione, li aveva visti insieme.
E capì quando lo sentì sospirare.
«Non potevi cambiare stanza?» Chiese quando capì realmente quale fosse il problema di Zayn. Non aveva paura perché si erano visti un film horror, ma solamente perché non voleva essere da solo in quella stanza, ma insieme a lei.
«No, perché devo privarmi di un letto matrimoniale?»
«Diventerebbe un letto ad una piazza visto che dormirò con te!»
«Si, ma sei piccola. Diciamo che non occupi spazio!»
«Tu ricordi male.. negli ultimi due anni sono diventata un diavolo mentre dormo.»
«ora pure mentre dormi?»
«Mettiti a dormire Zayn, prima che ti pesto di botte.»
Lo sentì ridacchiare ma non si mosse. Con un mugugno infastidito fu la prima a stendersi proprio dove dormiva due anni prima. Zayn la raggiunse poco dopo.
«Riuscirai a dormire?»
«Forse quando farà l’alba!»
sussurrò ma lei lo sentì sbadigliare rumorosamente. «Dormi Zayn! Io vivo anche mentre tu dormi, non mi succederà nulla!» il moro mugugnò un “oky” e in meno di dieci secondi crollò a dormire. Non lo dubitava visto che era malato, aveva avuto un viaggio stressante e sicuramente non dormiva poi così molto bene da quando era famoso. Si alzò e prendendo le candele si diresse di nuovo in camera per prendere l’ipod e tornò nella stanza, sdraiandosi di nuovo sul letto al fianco di Zayn, tenendosi ben lontana dal suo corpo che sembrava come richiamarla a sé. Percepiva, non sapeva come, il suo calore corporeo che tanto aveva amato in passato.
Dando le spalle al moro si mise ad ascoltare la musica ad occhi chiusi ma non riuscendo proprio a dormire.
Quando però si rese conto che non riusciva proprio a dormire, scese di sotto a prendere dei ciocchi di legno e accese il fuoco nel camino della stanza. Almeno si sarebbe riscaldata, avrebbe fatto sentire caldo al moro e non si sarebbe allontanata troppo da lui.
Appena il fuoco su acceso, prese un libro dalla libreria e si mise seduta di fronte ad esso a leggere, ascoltando ancora la musica a basso volume per non svegliare il principino che dormiva bellamente nel letto.
 
to be continued...
 
Spazio della scrittrice: u_u Notiamo quanto sono coatta a mettere "scrittrice" ahahahah anche se non lo sono. btw.. salveeeeeeee! come state bella gentaccia?
Lo so che voi mi volete ammazzare, perché ho fatto questa cosa. Ma dovevo dividerlo. Si è capito che il capitolo non è finito, vero? Ma calcolando che questo capitolo sono 17 pagine di word, mi sono ritrovata costretta a metterlo in due capitoli. Sarebbe venuto davvero troppo lungo.
Tutto a posto? Siete contente? ♥ 
Vorrei dire alcune cose: Mi rendo conto che la nostra Keyra è un po' "rozza" ma Keyra è fatta così babes. Non sarà mai, mai dolce. Per chi ancora non l'avesse capito, Keyra dimostra il voler bene a qualcuno prendendolo per il culo. E quindi.. Non sarà mai dolce con Zayn! O forse si *muove sopracciglia in modo maliZioso* ma il cazzo, ce l'ha sempre in bocca. u_u ma possibile che pensate sempre in modo malizioso? ahahha E FATE BENE! Perché io sono la prima a pensare maliziosamente.
Seconda cosa: per chi me l'ha chiesto, si. Sono riuscita a prendere i biglietti per un loro concerto. Milano! Non uccidetemi per questo, per favore.
Altro..? Ho ascoltato take me home e lo amo. Ma Up All Night non si batte, #js.
ricordo
il mio twitter: 
https://twitter.com/_marrymezayn
FB: http://www.facebook.com/keyra.m.smith?ref=tn_tnmn
Askme: http://ask.fm/marrymezayn (se volete farmi qualche domanda)
Boh.. ho detto tutto.
AH! Ora risponderò alle recensioni dei due capitoli precendenti. Love u all ♥ Byeeee

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** capitolo dodici ***


Scrutò l’orologio sopra al camino e si passò una mano tra i capelli, tornando poi a leggere il suo libro. Neanche un minimo di sonno, a differenza di Zayn che se la dormiva proprio beatamente nel letto. Lo sentiva russare di tanto in tanto, cosa che la faceva sorridere dolcemente, ma per la maggior parte del tempo il respiro regolare di Zayn l’aveva cullata, ma senza aiutarla a farla dormire. Aveva provato diverse volte a dormire, rimettendosi al fianco di Zayn, ma con ben poco successo.
Erano ormai le due e mezza quando sentì Zayn muoversi nel letto. Si alzò e scese di sotto a prendersi un bicchiere d’acqua frizzante, appoggiandosi al bancone mentre beveva. Salì poco dopo portandosi dietro il bicchiere d’acqua.
«Keyra!!!» Allungò il passo quando sentì il tono impanicato di Zayn «Keyra!!» la richiamò ancora mentre entrava in camera e si avvicinò al letto.
«Ehi Zayn! Sono qui.. che succede?» domandò preoccupata appoggiando il bicchiere d’acqua sul comodino al fianco di Zayn. Aveva gli occhi sbarrati, era bianco come un cecio e sedeva sul letto come un bambino che ha appena fatto un brutto sogno. E in più aveva gli occhi lucidi.
La prese per un polso e in un nano secondo si ritrovò stesa sul letto con Zayn che nascondeva il viso nel suo seno. Si irrigidì completamente, sia perché non si aspettava quel gesto ma soprattutto perché non era poi una bella posizione.
Ma ci mise ben poco a dimenticarsi di quella cosa, quando lo sentì tirare su con il naso. «Zayn..?» chiese preoccupata, ric1onoscendo ormai quando il ragazzo piangeva. E anche in quel momento lo stava facendo. Ma perché? Un incubo forse?
«Pensavo che te n’eri andata..»
«E dove, scusa?»
«Via.. Da me..»
Il cuore perse un battito, il corpo si irrigidì mentre si domandava perché di quella frase.
Socchiuse gli occhi castani e con un sospiro lo abbracciò, accarezzandogli i capelli delicatamente. Non seppe cosa dire così decise di non rispondere a quella frase, continuando solamente ad accarezzargli i capelli mentre lui continuava a piangere.
«Perché stai piangendo?» chiese poco dopo, preoccupata.
«E’ una reazione incondizionata al sogno.» rispose singhiozzando mentre Keyra cercava di capire che stava succedendo. Sicuramente la situazione, il sonno, il fatto che non dormiva da un pochino non l’aiutava. Ma ci mise fin troppo tempo per capire che quella non era la prima volta che Zayn sognava quel qualcosa.
«Cosa hai sognato, Zayn?» domandò con la voce inclinata, sentendo anche lei le lacrime pungere gli angoli degli occhi.
«Non vorresti saperlo.. Ci saresti male!»
«Dimmelo!»
esclamò con tono incazzato, volendo solo sapere che diavolo succedeva a quel ragazzo. Si, sicuramente non le sarebbe piaciuto.
«Ultimamente sogno la tua partenza.»
«Ultimamente? Da quanto?»

Non rispose subito, lasciandola nell’angoscia nel sapere che non era la prima volta che faceva quel sogno. «Da quando sei tornata.»
Il fiato le si mozzò in gola mentre Zayn continuava a singhiozzare nascosto nell’incavo del suo collo, mentre lei guardava un punto indefinito della parete di fronte a lei. Non era possibile.
«Questo è un incubo..» sussurrò a se stessa, affondando la faccia nei capelli di Zayn. Altro che il sogno che aveva fatto mentre era in coma. La vita reale era un incubo, il vero Zayn era un incubo. Non quei due mesi di coma, il sogno che si era fatta durante il coma. Lì, con uno Zayn Malik praticamente distrutto, si rese conto quanto quel sogno, in confronto alla vita reale, fosse perfetto.
«Ti ho praticamente distrutto Zayn!» sussurrò con un tono che sembrava arrivare dall’oltre tomba.
«Si!» sussurrò il moro, continuando a singhiozzare. Un rumore di vetri infranti la fece ansimare, ma sapeva che non era nessun vetro, ma il suo cuore. Ecco come abbattere Keyra Smith. Si sentiva in colpa come mai, in tutta la sua vita, si era sentita. Per una volta si sentì distrutta interiormente. E in quel letto non c’era solamente una persona distrutta ma ben due.
E gli occhi si riempirono di lacrime, lasciando stare la paura di farsi vedere debole da qualcuno e affondò di più la faccia nel cuscino, al fianco alla testa di Zayn. Il moro, sentendola piangere alzò la testa e la scrutò. Anche lei spostò lo sguardò nei suoi occhi. Se fosse stata un’altra situazione avrebbe sorriso della faccia di Zayn. Bastava così poco a stupirlo? Per farsi guardare in quel modo doveva piangere? Se l’avesse saputo prima l’avrebbe fatto molti anni addietro.
Affondò la faccia nel collo di Zayn, pretendendo solamente il suo calore corporeo mentre il suo cuore seduto in un angoletto, prendeva a leccarsi le ferite come un gatto. Lo sentì stringere la presa sul suo corpo per poi stringerla di più al suo fianco. «Oh Keyra!» Quasi le tolse il fiato per quanto la strinse forte ma invece di gemere dal dolore, ricambiò la stretta singhiozzando più forte. Aveva ucciso Zayn Malik, il suo Zayn.
Come una cretina aveva distrutto l’unica cosa bella della vita. Perché era così. Zayn era la cosa più bella che le fosse capitata da tanti anni e lei ci aveva giocato. Aveva giocato con i suoi sentimenti, con la persona fantastica che era, rendendolo incapace di vivere serenamente.
«Scusami Zayn! Scusami.. n-non volevo» singhiozzò ancora asciugandosi gli occhi con la mano, come una bambina piccola.
In effetti era quello che era. Una bambina piccola, che si rendeva conto dello sgarbo che aveva fatto verso qualcuno. Sentì la mano di Zayn cercare il suo mento e dopo averle alzato la testa lo guardò negli occhi. Continuava a piangere, ma sorrideva. E non era mai stato così bello in tutta la sua vita.
Lo scrutò da dietro la barriera di lacrime e proprio mentre stava per nascondersi di nuovo nel suo incavo del collo, lui appoggiò le labbra sulle sue. La stupì così tanto che sentì i suoi muscoli stringersi in una morsa invisibile, tanto da farsi venire qualche crampo ma lentamente si rilassarono. Come se quelle labbra fossero il balsamo sulle tante ferite. E anche se da una parte non voleva, non voleva far l’amore con lui perché si sentiva tremendamente in colpa, dall’altra si sentì finalmente a casa dopo due anni e qualcosa. Spinse di più le labbra su quelle di Zayn, percependo che il suo cuore si stava riprendendo, che grazie a quel bacio le sue ferite si stavano lentamente curando. Socchiuse gli occhi e ricambiò quel bacio salato. Affondò la mano nei suoi capelli e lo spinse di più sulle labbra, desiderosa di fondersi con quelle di Zayn. Il moro, in tutto questo chiese l’accesso alle sue labbra, voglioso solo di incontrare dopo tanto tempo quella lingua morbida e con cui lottava ogni volta. Quella volta non fu da meno. Si fece valere anche in quel momento, si ritrovò a pensare mentre le loro lingue guizzavano lentamente una sull’altra, in una carezza leggera come un battito di ciglia.
Sentì le mani del ragazzo affondare sui suoi fianchi, superare quella barriera che era la sua felpa e accarezzarle i fianchi con delicatezza. Strinse gli occhi tanto forte da farsi male e con un gesto repentino si mise seduta sopra di lui che non sembrò dispiaciuto, tanto da mettersi a sedere per stare al suo stesso livello. La strinse così forte al suo petto da farla quasi fondere con esso mentre le labbra cercavano di nuovo le sue, bramose e desiderose.
Stavano sbagliando, lei stava sbagliando con tutta sè stessa, lo sapeva. Mentre il suo cuore si riprendeva dalle ferite appena create con quella scoperta, la mente gliene creava delle nuove. Sarebbe cominciato tutto di nuovo. Di nuovo sarebbe stata una causa persa, di nuovo avrebbe fatto male a Zayn. L’avrebbe rovinato ancora di più. Stavano sbagliando!
«no!» sussurrò spingendo le mani sul petto di Zayn e cercando di allontanarlo. Non lo stava allontanando per le nuove ferite che il cervello le stava creando, ma perché non era una cosa giusta. Lo sentì gemere di protesta mentre Keyra usava più forza nelle braccia per respingere Zayn. Quando capì che il ragazzo non aveva intenzione di lasciarla – quando percepì la presa delle sue braccia stringersi ancora di più al suo bacino – con uno strattone si liberò e scese dal letto, camminando velocemente verso il camino e attaccandosi alla parete come se essa potesse essere la sua unica salvezza.
In tutto questo Zayn era rimasto a letto, con le braccia abbandonate sul piumone e la guardava, anche se il punto dov’era Keyra era buio.
«non possiamo!» sussurrò lei a mo' di spiegazione vedendolo spostare le coperte e scendere dal letto, dirigendosi proprio verso di lei. In tutto questo Keyra si spinse ancora di più sulla parete, desiderosa di sparire.  «Non ti farò ancora del male Zayn!» sussurrò più a sè stessa che a lui, che camminava lentamente verso di lei con le mani alzate, come a farle vedere che non aveva quell’intenzione.
«non mi stavi facendo male. Dopo due anni ho percepito il mio cuore leccare le sue ferite come un gatto. Stavi facendo da balsamo curativo..» sussurrò mettendosi di fronte a lei e guardandola. In tutto questo Keyra scoppiò di nuovo a piangere, sentendo che quello che aveva provato lei, lo stava provando lui.
Crollò a sedere per terra, nascondendo la faccia nelle sue ginocchia e stringendosi dentro sè stessa. Era affranta perché divisa in due. Una voglia matta di riaverlo per lei, tutto per sé, combattere per lui, per il suo amore e per il suo cuore. Dall’altra, la paura di infierire ancora su di lui, di distruggerlo di più di quanto già non avesse fatto. Zayn si inginocchiò di fronte a lei, accarezzandole i capelli delicatamente. Lui la stava per caso consolando? Lui a lei? Non doveva essere il contrario?
«So come ti senti Keyra. Lo so benissimo che da una parte stiamo sbagliando, so benissimo quanto tu abbia paura di farmi male, ma tu non capisci quanto io ne ho bisogno. Ho bisogno di te, ho bisogno di sentirmi di nuovo vivo come due anni fa. E solo tu sai farmi tornare.» Ne era al corrente anche lui. Anche lui sapeva quanto stavano sbagliando, anche lui era al corrente che a quanto pare solo lei era in grado di farlo tornare sè stesso. Alzò il viso e lo guardò, asciugandosi le lacrime. Continuava a sorridere dolcemente. «ti prego Keyra!»
Non se lo fece ripetere due volte, quel “ti prego”. Allungò le braccia e le strinse al suo collo e come se Zayn avesse capito tornò a baciarla. Come un drogato verso la sua dose quotidiana Keyra gli si buttò addosso, spingendolo verso il pavimento per poi sedersi di nuovo su di lui. Sorrise lei, sorrise lui. Si guardarono. La consapevolezza dell’errore c’era, ma al tempo stesso vide brillare gli occhi di Zayn a mo’ di sfida. Alzò un lato delle labbra, sapendo dove volesse parare la ragazza. Voleva lottare, voleva uscire vincitrice da quella gara ma aveva capito male. Avrebbe lottato con i denti e con le unghie. Affondò la mano nei suoi capelli castani, spingendo il mignolo all’inizio del suo collo, proprio nell’attaccatura del collo con la nuca e la spinse di nuovo sulle sue labbra. Keyra si fece guidare, andando a sbattere contro un paio di labbra carnose. Le labbra più belle e saporose che avesse mai baciato. Le uniche labbra che erano in grado di farla eccitare a morte anche semplicemente baciandola.
Senza troppe cerimonie si mosse e aiutata dal moro gli sfilò la maglietta a maniche corte che indossava. Qual era la definizione di “dio greco”? Se avesse cercato “dio greco” sul dizionario avrebbe trovato il nome di Zayn al fianco, vero? No perché davvero non sapeva come definire tutto quel ben di dio.
«La pancetta.. dov’è la mia pancetta?» chiese lei, guardando e indicando la leggera tartaruga che aveva preso il posto della pancia del ragazzo. Dov’era? Era seria eh! Non che le dispiacesse quello spettacolo, ma.. le mancava la pancetta che aveva al tempo della scuola! Zayn ridacchiò.
«Svampata! Sei la prima che si lamenta della tartaruga.»
«Veramente penso che è inutile avere la tartaruga se nel cervello hai un criceto in prognosi riservata!»
disse mordendosi il labbro inferiore, mentre scrutava inviperita quella tartaruga che aveva preso il posto della sua amata pancetta. Zayn la scrutò ridacchiando, mentre lei aveva una lotta interiore per la mancanza della pancetta. Non che ne aveva avuta molta al tempo della scuola, ma era.. carina? Si poteva descrivere una leggera pancia con ‘carina’? In caso di Zayn doveva chiamarla perfetta, ma doveva ammettere che quello spettacolo non era malvagio. Alzò una mano e delicatamente, come se avesse paura di ogni suo gesto, si ritrovò a sfiorare gli addominali. Sodo.
Alzò lo sguardo dalla pancia agli occhi di Zayn, trovando il moro che la guardava ma si gustava il suo tocco. Aveva le palpebre leggermente più chiuse del solito e lo sguardo vitreo. Sotto di sé, proprio a pochi centimetri dalla sua intimità, percepì qualcuno svegliarsi.
Si ritrovò ad alzare un lato delle labbra. Eh si, faceva ancora lo stesso effetto al caro vecchio Zayn! Lui, rendendosi conto del sorriso perverso che aveva Keyra disegnato in viso, si riprese dal momento di goduria e la guardò male. Prese la mano che ancora accarezzava gli addominali e con un leggero tiro se la strinse addosso, dandole un morso sulle labbra come “punizione”, per poi scendere verso la guancia, il mento fino ad arrivare al collo. Buttò la testa da un lato, mordendosi ancora il labbro inferiore per trattenersi nello sbatterlo al muro.
Zayn decise di allungare le cose e dopo averle detto di aspettare sgusciò via da sotto la sua presa, alzandosi e lasciandola lì per terra. C’era un angolazione del mondo dove Zayn usciva da schifo? Anche guardarlo da sotto era dannatamente perfetto. In tutte le angolazioni riusciva ad essere dannatamente sexy. Strinse le labbra di lato, scrutandolo camminare verso il letto. Inclinò la testa guardando la sua schiena illuminata dal camino acceso poche ore prima da lei stessa. I colori del fuoco guizzavano formando uno strano disegno sulla sua pelle. Lo vide mettersi di profilo mentre prendeva dei cuscini e li lanciava verso di lei. E vide la famosa V che univa fianchi al bacino. Mamma mia. Era da stuprare seriamente quel ragazzo. Sbatté le ciglia e si alzò, facendo il più piano possibile andandogli dietro. Zayn non si accorse del movimento, tanto che quando tirò via il piumone dal letto e si girò verso il punto dove fino a poco prima c’era lei, rimase immobile.
Arrampicarsi sulla schiena di Zayn? Keyra poteva. Quasi non lo fece morire di crepacuore ma ridacchiò quando sentì le labbra di Keyra mordergli la mascella, per poi fargli un leggero succhiotto sul collo. Il moro la prese per un braccio e la condusse di nuovo di fronte a lui e la baciò ancora, ancora, ancora ancora, finché non si ritrovò di nuovo stesa per terra, con il corpo del ragazzo che strusciava sul suo, facendole sentire l’erezione.
Buttò indietro la testa scoprendo così il collo. Zayn si buttò su di esso e lo baciò delicatamente, con studiata lentezza tanto da farla ansimare. Le tolse la felpa e con essa la maglietta a maniche lunghe che usava per pigiama. In poche occasioni Keyra usava il pigiama antistupro ed era quando era depressa psicologicamente oppure quando stava male. Sennò usava una felpa e una tuta larga di suo fratello.
Visto che si era “spogliata” per andare a letto, non indossava il reggiseno quindi quando le tolse i due capi, si ritrovò nuda di fronte a lui. E quando sentì di non arrossire, capì che era proprio come allora. Non si vergognava neanche dopo due anni con Zayn. Lo vide guardarla con le sopracciglia inarcate, come incredulo di qualcosa.
«Dove sono le mie tette invisibili?» e in risposta gli diede uno schiaffone sul collo, facendolo scoppiare a ridere fragorosamente.
«Svampate insieme alla tua pancetta!» sbottò mentre si torturava il labbro inferiore sentendolo stendersi su di lei, facendo così sfiorare le loro pelli.
Se lo strinse addosso, aumentando il tocco tra le due pelli e sospirando deliziata. Tutto uguale. Non c’era niente da fare, le sensazioni che provava con lui non le avrebbe provate neanche con il miglior amante in un letto.
Respirò a pieni polmoni la sua colonia sul collo, mordendogli la spalla e facendolo gemere. Il canto degli angeli, sapete qual è? Ecco, non era niente in confronto ad un gemito di Zayn. Era altamente scopabile quando gemeva, la eccitava come raramente succedeva. Possibile che si eccitasse con un singolo dannatissimo gemito che fuoriusciva da quelle labbra da sturbo? Possibile che avesse quel potere su di lei? Si, era possibile. Era o non era il suo Zayn?
Baciò ogni singolo centimetro di quella pelle, sentendo che ogni bacio che gli stava donando, oltre a far sospirare lui di piacere, curava le sue ferite interiori. Quelle di Zayn ma anche le sue. Si spostò di lato e con lo sguardo gli indicò di mettersi steso. Lui la guardò male, molto male, ma Keyra fu irremovibile. Ci provò a convincerla di farlo stare sopra, baciandola ma lei si spostò e gli indicò ancora con lo sguardo i cuscini. Zayn sconsolato ci si stese, attendendo.
«Bravo bambino!» sussurrò sedendosi sul suo bacino, facendo scontrare le loro intimità. Zayn buttò indietro la testa, nello stesso momento di Keyra. La ragazza alzò un po’ il bacino sapendo che con quel contatto non ricollegava, ma tutto ciò che fece Zayn fu alzarlo dietro di lei e far incontrare ancora le loro intimità. Oh andiamo! Il movimento circolare che cominciò a fare il bacino di Zayn le creò un piacere enorme e quando il ragazzo si rese conto dell’effetto che stava facendo su Keyra, posò le mani sui suoi fianchi, spingendola con cattiveria sulla sua erezione. Lanciò un vero e proprio urlo di piacere la piccola Keyra.
Aprì gli occhi e guardò Zayn. Lei aveva gli occhi sbarrati con la bocca aperta che formava una piccola o e Zayn ansimava di piacere.
Non era davvero possibile quella cosa, si ritrovarono a pensare entrambi.
Zayn la scrutò attentamente, poi la fece stendere di nuovo per terra, sfilandole i pantaloni e facendo lo stesso con i suoi. Dio greco, dio greco, dio greco, dio greco, dio greco, dio greco, dio greco, dio greco, dio greco!
Le fece piegare una gamba e con poca dolcezza la prese per i fianchi facendola strusciare sul tappeto e facendole buttare in avanti il sedere. Posò una mano sotto la sua schiena. Che stava facendo? Ecco cosa si domandava Keyra. Lo guardava stranita e rendendosi conto dello sguardo di Keyra, il ragazzo sorrise. «Fidati di me e non te ne pentirai!»
«Mi sono sempre fidata di te, almeno a letto, Zayn!»
Gli fece notare, ansimando ancora per le forti emozioni che stava provando. Lo vide sorridere. «lo so! Sono l’unico che è riuscito a fare l’amore con te!» Si, era vero.. Si ritrovò a pensare Keyra, mentre il moro la prendeva per i fianchi, posando le labbra sul suo sterno e dandogli tutti leggeri baci sul petto. Proprio mentre sperava di arrivare al sodo con quel ragazzo, Zayn le alzò un pochino il bacino e diede una poderosa spinta, facendola boccheggiare in cerca di aria. Si inarcò sotto di lui, che ansimando proprio come Keyra, buttò la testa verso il petto della ragazza come se non avesse forze.
Lei era incredula. Seriamente incredula. Non potevano provare piacere in quel modo. E nel mentre lo pensava, Zayn si rimise su e diede un’altra spinta, facendo combaciare la punta della sua erezione proprio a contatto con la sua di intimità. Altra spinta, altro gemito da parte di entrambi. Keyra tremò grazie a quelle sensazioni, ma forse anche per l’incredulità.
«N-Non è possibile!» Sussurrò gemendo e scambiandosi uno sguardo con Zayn, vedendolo sorridere mentre prendeva aria e forze.
«C-Cazzo! Non mi era mai successo prima!» ammise il moro, dando ancora un’altra spinta facendo scontrare ancora le loro intimità. Keyra si aggrappò alle sue spalle, affondando le unghie nella sua pelle e buttò fuori un urlo poco umano. Zayn fece la identica cosa. Stavano provando piacere anche avendo ancora indosso le mutande. Non poteva crederci.
«Keyra..» sussurrò a mo’ di richiamo il moro, cercando di riprendere le forze. Stava distruggendo entrambi con quel giochetto.
«mhm..?» rispose lei mentre se ne stava con la testa piegata verso indietro scoprendo così il collo, ad occhi chiusi a godersi tutte quelle sensazioni.
E ancora prima di parlare decise di uccidere entrambi con un’altra spinta. Altra spinta altro piacere. «Oh ti prego Zayn!!» ringhiò lei, con tono quasi depresso per quella tortura.
«Lo sai che se continuiamo…. vero?» Non servì finire la frase, perché Keyra capì comunque. Sarebbero venuti se continuavano con quel giochetto. E il bastardo lo sapeva, non dandole tempo di pensare oltre e dando un’altra spinta, tenendo il suo membro con la mano per aiutare e facilitare la simulazione di un atto sessuale. Peccato che c’era la barriera chiamata mutande.
«S-Si!» Affondò ancora le unghie nelle sue spalle, facendolo gemere di piacere mentre scivolava inerme su di lei, appoggiando la testa sul suo seno nudo.
«Ti prego Zayn!» E fu il suo momento di pregarlo, pregare di farla finita in un modo o nell’altro. Che sia stato in quel modo o nel vero e proprio atto sessuale, ma che la finisse lì. Zayn si alzò e sfilando entrambi gli intimi leggermente bagnati, decidendo di farla finire nel modo standard. La migliore scelta. Non che quel giochetto le dispiacesse ma.. lo voleva sentire dentro di lei, voleva sentirsi di nuovo completata. E senza aspettare oltre la penetrò con una spinta rude che la fece inarcare e per non urlare di nuovo gli morse una spalla con tanta cattiveria da farlo gemere. Altro che “vaniglia” tra di loro c’era tutt’altro che dolcezza. Si andava proprio di cattiveria.. Tra morsi e graffi non si sapeva chi sarebbe uscito meno illeso da quell’atto sessuale.
Dopo essere rimasto pochi minuti fermo dentro di lei, il moro uscì di nuovo e rientrò, facendola gemere di disapprovazione. Si stava divertendo, il bastardo. Lo rifece di nuovo, godendosi Keyra che si inarcava sotto di lui ogni volta, desiderosa solo di averlo dentro di lei. Ma appena si ritrovava a pensare “finalmente” non faceva in tempo a finirlo di pensare che Zayn era già di nuovo uscito. Quando ci riprovò, Keyra strinse le gambe al suo bacino, spingendo con il tallone sulla schiena di Zayn e con uno sguardo rude gli fece capire che se ci riprovava come minimo lo ammazzava. Ma invece di uscire il moro prese a dare possenti spinte, tenendola per il bacino e spingendola verso di lui aumentando così la forza dello scontro. Ad ogni spinta c’erano due gemiti ad accompagnarla.
In quanto si erano già portati al limite con il giochetto pensato da Zayn, bastarono poche spinte per farli arrivare al culmine del piacere.
Per la prima volta in vita loro stavano da soli, dove nessuno era con le orecchie appizzate a sentire cosa stavano facendo, senza la paura di essere sentiti. E per la prima volta si lasciarono andare entrambi con un piccolo urlo di piacere. Keyra si inarcò così tanto da spezzarsi quasi la schiena, sentendo il suo grido aprirle i polmoni. Zayn si lasciò andare con un’altra spinta e morse così forte Keyra da lasciarle il segno della dentatura perfetta. Insieme al morso, un urlo di puro piacere.
Continuò a muoversi, ma scemando nell’andatura delle spinte si fermò e crollò su di lei, già crollata precedentemente, ansimando.
«N-Non osare!» sussurrò Keyra quando lo sentì muoversi per uscire da lei. Zayn alzò la testa, con una lentezza disarmante e la guardò stranito anche se si vedeva lontano un miglio che era distrutto almeno quanto lei. Quando capì cosa intendesse, rimase fermo e si appoggiò sul suo seno che ancora si alzava e si abbassava irregolarmente. Socchiuse gli occhi, in pace con sé stessa.
Si sentiva a pezzi, doveva ammetterlo. Dopo che il respiro si fu calmato percepì la famosa stanchezza invaderla, tanto che chiuse gli occhi e si godette il respiro di Zayn sulla pelle, adesso lento e controllato. Si rese conto, mentre era nel dormiveglia che Zayn era uscito da lei facendola gemere di disapprovazione e si era messo al suo fianco. Lei fece per girarsi ma la prese e se la strinse addosso incrociando le gambe con le sue, dopo aver coperto i loro corpi nudi.
E con un sorrisetto felice si addormentò, sentendo Zayn sospirare.
 
 
Dormire per terra forse non era stata una gran bell’idea. Quando il pomeriggio dopo si svegliò, oltre al dolore fisico per il finto letto scomodo in cui aveva dormito, si sentì pervasa dallo sconforto. “idiota!” se lo disse da sola, questa volta senza l’entrata della sua coscienza che annuiva in un angoletto mentre si rifaceva le unghie. Aprì gli occhi e notò che Zayn non stava dormendo al suo fianco. Controllò il letto e anche quello era vuoto. Si era alzato, pensò visto che non trovò neanche il pigiama di Zayn insieme al suo.
Rimase in quel finto letto per altri due minuti, poi si alzò e con un gesto incondizionato andò ad accendere la luce. E si accese. Quando si rese conto che c’era elettricità quasi gioì di felicità, prendendo i vestiti e indossandoli.
Scese di sotto e cercò quel ciuffo maledetto ma non lo trovò. C’era odore di caffè quindi Zayn si era svegliato da poco ed era ancora in casa. Spostò la tendina del salone, trovandolo seduto di fuori, sotto ad una coperta e con la tazza di caffè in mano.
Tornò verso la cucina a prendersi una tazza di caffè, per poi andare verso la sua borsa e cercare il cellulare. Erano le tre e mezza di pomeriggio. Complimenti! Avevano dormito fino a quell’ora. Prese i cornetti riscaldati precedentemente e una tachipirina, per poi andare verso la porta. Aprì la porta di casa e guardò Zayn, che si girò a guardarla senza nessuna espressione in viso.
«Stare fuori dove ci sono due gradi non ti farà passare la febbre.» Gli consegnò il cornetto e la medicina, per poi guardarlo. Si scrutarono attentamente negli occhi, ma vennero distratti dal vociferare di un gruppo di persone. E quelle persone erano gli altri.
«Buongiorno splendori. Perché per voi si è appena alzato il sole, vero?» Chiese Niall tutto contento, mano nella mano con Mary che la scrutava. Ricambiò lo sguardo, stranita. Che aveva da guardare? Spostò lo sguardo su Maddie e anche lei la stava guardando. Aveva scritto in fronte “ho fatto sesso con Zayn Malik” per caso?
«Per me da un po’ di più, lei si è appena svegliata!» sentì rispondere Zayn alla domanda di Niall. Tornò a guardare il moro e lo scrutò stringendo leggermente gli occhi. E detto questo si alzò, rientrando in casa. Keyra sbatté le ciglia, seguendolo con lo sguardo. Ok che avevano fatto sesso, ma porca troia. Quel tono indifferente e le diede proprio l’impressione che non la vedesse minimamente.
«S’è svegliato male anche oggi?»
«Gli roderà ancora il sederino perfetto perché Perminchia l’ha lasciato!»
disse alzando le spalle, tornando poi a guardare Niall.
«Perrie l’ha lasciato?» chiesero tutti insieme e li scrutò attentamente. Non li aveva avvisati? Neanche i suoi migliori amici, ma l’aveva detto a lei. Per un nano secondo pensò seriamente che se l’era sognato il discorso della sera prima, ma se lo ricordava fin troppo bene. E si ricordava fin troppo bene anche la notte prima.
«No ma carino eh! Non ci avvisa che viene lasciato. Ora mi sente!» sbottò Liam entrando in casa, dirigendosi sicuramente da Zayn.
Lei invece venne presa di malo modo da Maddie e da Mary, dirigendosi verso la loro stanza. Appena la porta fu chiusa, la inchiodarono al muro.
«Ma che diavolo..?»
«Siete stati a letto insieme?» domandò Mary indagatrice.
Passò lo sguardo tra Mary e Maddie, in un angoletto a guardarla. «cosa?»
«ripeto: siete stati a letto insieme?»
«ma che cazz..»
«Hai la faccia da “ho fatto sesso sfrenato”»
«Da quanto ho una faccia “ho fatto sesso sfrenato”?»
«Quando fai sesso, fai sempre quella faccia!»
«E’ la mia, tesoro. Lo so di avere una faccia da cazzo, ma è la mia! Non ho nessuna faccia da ho fatto sesso, anche perché non è stato così!»
«Ma come no? Stavate da soli!»
si intromise Maddie, facendo scemare la speranza nei suoi occhi.
«E allora?»
«Dove ci siete voi, c’è sesso!»
sbottò Mary scrutandola.
Keyra si ritrovò a sospirare, guardando le sue amiche. «Non c’è stato sesso, cazzo!»
«Amore?»
«La finite? Quando ci siamo resi conto che non c’era elettricità, lui è andato nella stanza padronale io sono venuta qui a dormire! Fine della storia!»
e indicò il letto ancora sfatto dalla sera prima. Le due si girarono a guardarlo, poi Mary lasciò Keyra libera. La mora si sistemò i vestiti. «Non abbiamo fatto sesso! Finito l’interrogatorio?» le vide annuire e aprendo la porta fece segno alle due di uscire per potersi vestire.
«Vedi di prepararti. Dopo pranzo torniamo a Londra, ok?» Annuì, abbassando lo sguardo verso il pavimento. Prese i vestiti e si diresse al bagno per farsi una doccia.
Prima di entrarvi, entrò nella stanza padronale vuota. Lanciò i cuscini verso il letto e adagiò il piumone sopra di esso. Prove rimosse.
Perché non aveva detto alle sue amiche che avevano fatto del sano sesso quella notte? Ancora si sentiva insicura? Si. O forse era per l’indifferenza che aveva usato Zayn nel parlare di lei. Fatto sta che aveva una gran voglia di piangere.
 
 
E neanche quella notte aveva dormito. Dopo lo sconforto nell’essere stata rifiutata – anche perché era quello che era successo – ora provava una rabbia mai sentita.
Tornare a Londra con la consapevolezza di essere stata respinta dopo aver fatto sesso, era stato brutale. Di solito si veniva rifiutati prima di fare sesso, mentre lei era stata rifiutata dopo. Se nelle ore dopo essersi svegliata aveva voglia di piangere per la situazione, il giorno dopo sprizzava veleno da tutti i pori. La cosa che le aveva dato fastidio era che l’aveva pregata, dicendo che aveva bisogno di lei per tornare se stesso, e il giorno dopo la trattava come un’estranea. Il viaggio di ritorno era stato tranquillo, non aveva parlato ne lei ne lui. Non si erano scambiati neanche una parola. Zayn era rimasto in disparte, in silenzio, mentre lei guidava il macchinone di Harry verso casa. Notò che Louis non aveva fatto nessuna battutina, quindi pensò che Zayn non avesse detto niente ai suoi amici. Proprio come aveva fatto lei con Maddie e Mary. Quando arrivarono nella grande casa dei ragazzi, lasciò la macchina lì e le tre ragazze se la fecero a piedi.
Maddison la guardò preoccupata. A parte le occhiaie visibili anche con il trucco, Keyra digrignava i denti incazzata come una biscia. Il giorno prima era stata depressa, ma quel giorno sputava veleno a chiunque osasse parlarle. Mary quella mattina era uscita dalla sua stanza con i capelli bianchi.
Quella mattina Niall l’aveva chiamata, chiedendo di andare agli studios e di portarsi anche Maddie, visto che Mary era all’università mentre loro due lavoravano di sera quel giorno.
Si sistemò la borsa sulla spalla in modo nervoso mentre si fermava di fronte alla guardiola e attendeva che la guardia dentro ad essa si girasse. C’erano molte fan di fronte ai cancelli.
«Per me ci lascia fuori!»
«Non può!»
disse bussando leggermente sul vetro facendo così girare la guardia verso di loro. Sorrise e quello attivò il microfono.
«Salve.. Posso esserle d’aiuto?»
«Niall Horan ci sta aspettando!»
sussurrò con tono calmo e quello la scrutò attentamente perdendo per un secondo il sorriso che le aveva fatto fino a quel momento.
«Chi dovrei annunciare?» chiese scrutandole attentamente in modo critico.
«Keyra e Maddison. Lui capirà!» continuò mentre Maddison le stringeva la manica della camicia impaurita vedendo lo sguardo del tipo. La guardia prese il telefono, fece un numero sempre guardando negli occhi Keyra e parlando. Sbatté le ciglia stranito quando sicuramente Niall disse di farle passare per poi attaccare il telefono.
«Potete andare!» alzò un lato delle labbra e dopo averlo salutato cominciarono a camminare verso il cancello poco distante da dove erano loro e la guardiola. Le fan se ne stavano dai due lati del marciapiede che c’erano vicino al cancello, in ordine. Cominciarono ad urlare poco dopo sicuramente perché Niall stava uscendo fuori.
«Chi devo annunciare..» ripeté Keyra, pensando di nuovo alle parole della guardia. Sentì Maddison ridacchiare per il suo tono incredulo.
«Ma chi sono? La regina con il principe? Madonna mia!» Ridacchiarono divertite da quella frase detta dalla guardia. Seriamente.. come si poteva parlare di quei cinque deficienti con un tono così serio?
Quando furono al cancello la guardia l’aprì e loro entrarono richiudendoselo alle spalle.
Vide Niall alzare una mano per salutare le fan fuori dal cancello per poi sorridere alle due ragazze che gli andavano incontro.
«Ehi baby! Ciao Maddie!» abbracciò sia Keyra che Maddison per poi mettersi tra le due e camminare verso gli studios. Mentre camminavano verso di essi, uscì Zayn affiancato dall’amico, con le mani dentro alle tasche anteriori e quando alzò lo sguardo lo posò su Keyra. Entrambi continuarono a camminare per la propria strada, ma appena si superarono Keyra lanciò un sospiro di frustrazione guardandosi con Maddison che non si era persa niente. Niall continuava a parlare e dire che non vedeva l’ora di andare a mangiare con lei.
Si girò indietro, dove era sicura ci fosse Zayn e quando lo vide lo trovò girato a guardarla. Aveva lo sguardo serio ma leggeva dispiacere in quegli occhioni che aveva imparato a conoscere tanti anni prima. Con il suo dispiacere non ci faceva una beata minchia. Tornò a guardare di fronte a lei ed entrarono negli studios, salutando tutti all’interno di esso. Conobbe qualcuno di nuovo e Maddison quasi non si sentì male quando, tra la gente, notò Ed Sheeran. Loro avrebbero registrato altre canzoni, per l’appunto anche una di Ed Sheeran.
Niall offrì alle due qualcosa da bere. «Aspettiamo che Zayn torna poi andiamo noi, ok?» Annuì in direzione di Niall per poi girarsi verso Maddison che le sorrise. Il biondino aveva chiesto un pranzo solo tra di loro, ma quando le aveva chiesto di andare lì aveva anche chiesto di portare Maddison ma non sapeva bene per quale motivo.
«Non è che quando torno ti trovo morta?»
«Sto cercando di stare calma. Hai ragione tu, devo finirla di vederli come quel gruppo che mi piace e devo cominciare a vederli come amici, visto che praticamente stiamo con loro ogni sacrosanto giorno»
«Come se ti dispiacesse!»
e le diede delle gomitate maliziose facendola arrossire come una scolaretta vergine.
Lei pensava che gli studi di registrazione erano pieni di accessori e cose varie, ma in realtà sembrava più una casa che uno studio di registrazione. Le fecero accomodare sul divano e vide Harry che prendeva una birra con Ed, sparando qualche cazzata. Keyra guardandosi intorno vide che in una stanza vi era un pianoforte. Si alzò lentamente e si diresse verso la stanza, appoggiandosi allo stipite della porta a guardare il piano come se fosse un dio sceso in terra. C’era uno spartito e incuriosita si avvicinò, prendendolo e leggendo le note.
Tamburellò le dita intorno al foglio, immaginando di suonarle.
«Perché non suoni?»
Saltò come un petardo in quanto era persa nei suoi pensieri e si girò a guardare Zayn, fermo nello stesso punto dove poco prima c’era lei.
«Oh! Hai ritrovato la lingua. Pensavo di avertela staccata senza rendermene conto!» frecciò in modo sarcastico, rimettendo lo spartito sul leggio e camminando verso la porta, volendo solamente andarsene.
Venne bloccata da Zayn proprio mentre passava al suo fianco. «Kè..»
«Sta zitto per favore. Non mi servi tu e le tue parole per sentirmi meglio. Anzi, mi sentirei solo peggio quindi.. per una buona volta.. Stai zitto!» E dandogli uno strattone si liberò dalla sua presa, ritornando dove c’erano anche Maddison e gli altri. 
«Sei pronta a registrare?» Chiese Liam, sedendosi sul bracciolo al fianco di Maddie che si paralizzò sulla poltrona. Lanciò uno sguardo a Liam, poi a Maddie e scosse la testa.
«Che cosa scusa?»
«Non dovevi suonare il pezzo al piano di una canzone?»
«Chi ve l’ha detto?»
Liam la guardò inquieto, poi si girò a guardare Zayn sempre con la stessa espressione.
«Non ho avuto il tempo di dirglielo!» Ammise Zayn, alzando le spalle..
«Ma cosa?»
«Se potevi suonare un pezzo al piano per una nostra canzone!»

Lo guardò male. Ma come si permetteva di decidere per lei, avvisare il mondo che lei suonava il piano e pretendere anche che suonasse per loro un pezzo della canzone? Lei non aveva neanche voglia di sentire le canzoni del nuovo cd e doveva pure suonare una delle canzoni? Ma la prendeva per il culo?
«E ti sei dimenticato apposta oppure ti è passato di mente prima di farti cadere la lingua?» chiese con un sibilo mentre sia Maddison che Liam che li guardavano straniti. Liam sedeva sul bracciolo della poltrona dove si trovava Maddison.
«Mi sono dimenticato!» ribeccò lui con un sospiro.
«E ti eri dimenticato anche dove avevi lasciato la lingua, vero? E il cervello l’hai ritrovato?»
«La finisci?»
«Non sto dicendo niente di che. Ti sto solo chiedendo dove hai lasciato il cervello oltre alla lingua in questi giorni!»

Zayn si avvicinò, posò una mano sullo schienale del divano dove lei poco prima si era girata per guardarlo in faccia.
«Finiscila!»
«Mi stai chiedendo a me di finirla? Allora tu finiscila di fare il ragazzino, Zayn!!»
Terminò lì la discussione, anche perché il tono di Keyra non ammetteva repliche. Tornò a guardare il castano che in tutto quello cercava di capire che diavolo succedesse tra i due.
«Io non sapevo di dover registrato. A parte che non voglio sapere niente del nuovo cd, non avete nessun’altro per fare quel pezzo?»
Liam scosse la testa. «Zayn ci aveva assicurato che avresti suonato te, quindi non abbiamo cercato nessuno. Non sapevo che suonavi il piano!»
«Dettagli.. Ma voi vi fidate di ‘sto qui? E’ già tanto se sa formare una frase di senso compiuto!» Liam e Maddison scoppiarono a ridere fragorosamente.
«Sii buona Keyra, suona per noi!»
Guardò Liam e vedendo i suoi occhioni non seppe dire di no. Sapevano come allisciarsela.. maledetti.
«Facciamolo, e muoviamoci anche!» sussurrò con tono depresso mentre Liam si alzava dal bracciolo della poltrona di Maddison e richiamava a sé tutto il gruppo spingendo poi Keyra nello studio vero e proprio.
Anche Maddison si unì, e dopo aver sistemato i microfoni vicino al piano tutti si misero dietro ad essi, pronti ad andarle dietro. Ma chi gliel’aveva fatto fare? Ammazzava Zayn, quello era più che certo.
Alzò il coperchio del piano e posò le mani sui tasti, fermando lo sguardo sullo spartito e leggendo le note. Mentalmente si formò una melodia. Due minuti e alzò lo sguardo serio sui ragazzi.
«Sei pronta?» chiese Liam, dolcemente.
«Sono nata pronta, ragazzini!» Niall scoppiò a ridere fragorosamente e Keyra si ritrovò a sorridere. La risata di Niall la contagiava come si contagiavano gli sbadigli. Quando lui rideva lei gli andava dietro.
«Ma sai almeno cosa devi fare?»
«No, vi suono a cavolo la melodia!»
rispose a Louis, che sorrideva in modo divertito.
«Hai mai seguito dei cantanti?»
«Come tu hai seguito un corso di deficienza! Incominciamo?»
chiese già nervosa per conto suo ricevendo un assenso da parte di Liam, Niall, Louis e Harry. Zayn rimase a guardarla mentre, dopo averlo guardato, posò lo sguardo sullo spartito. Bastò fare una delle note scritte sullo spartito che il cuore prese a battere come un pazzo a quella melodia. Non era la canzone in sé, ma la melodia delle note che la fece emozionare. Non c’era niente da fare, il piano sarebbe sempre stato parte di lei come.. come ahimè un ragazzo proprio in quello studio.
Liam partì poco dopo che lei aveva cominciato a suonare. Insieme a Liam e alla sua melodia partì anche una chitarra.
Subito dopo Liam si mise a cantare Harry e dopo di lui la musica diventò più piena. Prima solo il piano, poi insieme ad esso c’era stato una chitarra mentre in quel momento c’erano tutti gli strumenti. E se non sbagliava c’era anche un violino.
Sentirli dal vivo era.. qualcosa di incredibile! Molto meglio di sentirli nel cd. Sapeva che nei cd le voci venivano leggermente modificate ma soprattutto alcuni pezzi erano sovrapposti.
E dopo Harry arrivò il momento di Zayn di cantare. Fu una schioppettata al cuore sentire la sua stupenda voce. Ma soprattutto fu deprimente il fatto che aveva alzato gli occhi e la stava guardando.
 
They don’t know about the things we do
They don’t know about the I love you’s
But I bet you if they only knew
They will just be jealous of us
They don’t know about the up all night’s
They don’t know I waited all my life
Just to find a love that feels this right
Baby, they don’t know about
They don’t know about us
 
E la guardava anche? Mamma mia le pizze in faccia che avrebbe voluto dargli su quel bel visetto.
Spostò lo sguardo su Maddie che guardava i ragazzi proprio come lei. Ma a differenza di Keyra, lei guardava il gruppo in sé, mentre la mora fissava incazzata Zayn che continuava a cantare ma con lo sguardo le chiedeva scusa. Ma che pezzo di merda, prima o poi gliela dava un’altra pizza. Almeno la smetteva di comportarsi come un perfetto idiota.
Quando la canzone finì si alzò e sentendo le mani prudere – perché davvero aveva una gran voglia di schiaffeggiare Zayn, uscì dallo studio, dalla casa e si appoggiò ad una macchina ferma fuori dallo studio. Si accese una sigaretta, guardando un punto indefinito di un muro.
Zayn poco dopo la raggiunge, uscendo solamente in maglietta a maniche corte e passandosi una mano nei capelli. Il viso tirato da quello successo in quei due giorni. Appena mise piede fuori, le fan fuori dal cancello degli studios cominciarono ad urlare. Zayn si posizionò di fronte a lei che spostò lo sguardo di lato pur di non guardarlo. Poi lui si girò a guardare le fan e salutandole con la mano.
Erano abbastanza lontani dalle fan che loro non potevano sentire cosa stavano dicendo.
«Ne vogliamo parlare per favore?»
«Non c’è niente da dire, Zayn! Puoi tornare dentro!»
disse facendo un tiro e ciccando per terra, scrutando un sassolino come se fosse davvero interessante.
«Mi dispiace!»
«Ci faccio poco con le tue scuse, Zayn! Mi hai trattato come una delle tante, cristo iddio!»
«Ero incazzato!»
«Questo mi dovrebbe essere d’aiuto per farmi passare l’incazzatura?»

Lui scosse la testa, sospirando.
«Ecco, quindi fammi il piacere di finirla!»
Lo vide abbassare la testa mentre si accendeva una sigaretta anche lui.
«Lo sai benissimo che non sei una delle tante Keyra. Ero frustrato. Appena abbiamo finito il mio cervello ha ricollegato e si è reso conto della cosa e l’unica cosa che ho pensato è ‘ ci sono caduto di nuovo. E fa male ’ non riuscivo a pensare ad altro. Non ho dormito tutta la notte per questo. Lo sai no che ancora mi sto riprendendo da due anni fa, poi tu torni e finiamo di nuovo a letto insieme. Credevo di dover ricominciare tutto da capo!» obiettò il moro, facendosi guardare male da Keyra. Possibile che solo lui sapesse come farla incazzare?
«Non me ne frega un cazzo Zayn! Credi ciò che vuoi, ma non sto qui a ripeterti che non me ne vado!»
«Ora lo so!» Si girò a guardarlo male, sperando solamente di poterlo mandare a fuoco con il suo sguardo, ma purtroppo non aveva questo potere.
«Tu non sai proprio un cazzo. Tu starai ancora male, ma io non sto una favola sapendo che ti ho mandato da un fottuto psicologo, che la notte non dormi perché hai incubi sulla mia partenza. Non mi fa stare bene, Zayn! In più, mi hai  pregato, Zayn!
Mi hai pregato quella notte. Sapevamo entrambi cosa stava succedendo. Mi sono tirata indietro e tu mi hai fatto quella lagna, ci sono caduta e oltre al fatto che sapevamo tutti e due cosa sarebbe successo, quando finiamo tu che fai? Mi tratti come una sconosciuta! Non mi pare che sono stata io a baciarti e a cominciare tutto, ma tu!»

«Mi dispiace!»
«Ripeto che con il tuo dispiacere non ci faccio niente, fattelo entrare in quella testaccia! Se sapevi, e sono sicura che lo sapevi, che ti saresti sentito così male dopo, allora dimmi perché diavolo hai continuato.
Non sei l’unico che si è sentito una merda, non sei più solo nel sentirsi una merda. Anche io mi sono svegliata e mi sono maledetta sapendo che avevo sbagliato, che ti avevo fatto altro male, ma non sono venuta da te a trattarti da stronzo!»
sbottò ma sempre con tono moderato, per paura che qualcuno li sentisse. Zayn continuava a guardarla da sotto le ciglia lunghe, con quell’espressione di scuse.
«Se sapevi che era un errore, perché cristo non ti sei fermato? Ecco cosa mi fa rodere il culo! Forse avevi paura di passare da codardo? Cristo.. T’ho visto piangere, mi hai visto piangere e pensi che ti avrei tolto la parola se mi avessi detto ‘stiamo sbagliando?’ No! Lo sai che non l’avrei fatto perché io per prima l’ho detto! E sei stato sempre tu a convincermi che ti sarei stata aiutare. In quel momento magari ti ho aiutato, ma come me, dovevi sapere che dopo saremmo stati di merda. Entrambi! Come stavi male tu, il giorno dopo, ci sono stata anche io, cazzo!»
«Lo so!»
«No, non lo sai! Perché mi hai trattato come un’estranea. Mi hai trattato da puttana, giocando con i miei sentimenti. Egoista al massimo! Non ti sei neanche preoccupato di chiedermi come stavo, sapendo benissimo che mi sentivo in colpa!»
Era avvelenata, come raramente succedeva in vita sua. Non si aspettava che Zayn dopo quella notte le chiedesse di mettersi insieme, quello no, ma almeno a non trattarla da pezza da piedi.
«Diciamo che: una parte di te voleva fare sesso con me, quella parte di te ti ha spinto a pregarmi sapendo che non so dirti di no, perché come quella parte di te vuole me, una parte di me vuole te. Mi hai usato perché volevi fare sesso, ci posso anche stare cazzo! Poi l’altra parte di te ti ha fatto sentire una merda, perché sapevi che entrambi ci saremmo stati male, che abbiamo sbagliato. Ma seriamente non credevo che prendesse possesso di te quella parte Zayn! Credevo che saresti venuto da me a chiarire, a chiedere come stessi. Ma evidentemente mi sbagliavo! Facciamo così.. non è successo niente, ok? Siamo finiti a letto perché abbiamo alzato il gomito! Ok?»
«Nono, aspetta!» Fece per andarsene ma venne bloccata e condotta di nuovo ad appoggiarsi alla macchina. Lo guardò in cagnesco, ricevendo altrettanto astio.
«Non farò finta che non è successo niente. So che è successo qualcosa, sono contento che sia successo. E non dire che ti ho usato, perché sai che in quel momento c’ero con anima e corpo. Non ti ho chiesto di fermarci perché volevo che succedesse! Ok, ho sbagliato a trattarti come ti ho trattato, ma possiamo rimediare. Ma a quello, non possiamo! Non voglio rimediare perché è stato stupendo così com’è venuto. Ti chiedo scusa per come ti ho trattato, ma cerca di capirmi. Esci un secondo da te stessa ed immagina di essere me.. Non ti saresti sentita male?» Domandò con tono sottile sottile, quasi impaurito di quella discussione.
«Mi sento male già essendo me stessa, non voglio provare anche pensando nei tuoi panni! Mi sento già una merda di mio, Zayn!»
«Provaci, ti prego!»
Perché esisteva il “ti prego” nel suo vocabolario? Prima o poi gli lavava il cervello almeno si sarebbe dimenticato quella preghiera che la faceva sentire come gelatina. Sospirando provò a pensarsi nei panni di Zayn e dopo qualche smorfia, lo guardò.
«Capisco cosa vuoi intendere. Hai ragione, non è stata la cosa migliore per la tua paura! Ma ora tu prova ad entrare in me, ad essere me. Mi sono spogliata di fronte a te Zayn..» lo vide sorridere in modo malizioso e senza pensarci troppo gli tirò un calcio, guardandolo male.
«Non in quel senso, pervertito! Senti..» si lasciò andare ad un sospiro, esausta. «Capisco la tua paura. Il fatto che ti ho lasciato all’aeroporto, che non mi sono fatta sentire e tutto il resto. Pensa di essere nei miei panni. Pensa che non hai mai amato nessuno, pensa che hai sempre avuto paura di tutti ma ti ritrovi a dover lottare con un ciuffo vivente. Pensa che proprio lui ti ha amato come mai nessuno in vita tua, che sempre lui ti ha fatto spogliare di tutte le tue paura, ti ha visto piangere. Fate l’amore, per la seconda volta nella vostra vita, tu sei contentissimo perché ti senti finalmente completo. Ma poi sorge il sole e con esso anche la consapevolezza di aver fatto ancora più male al tuo lui. Che anche se siete stati divini a letto insieme la sera prima, che lui è riuscito a farti sentire di nuovo bene solo lui sa fare, sai che – anche con tutte queste cose belle - gli hai fatto male, che l’hai ferito più di quanto già non fosse. Che sei ancora tu ad averlo fatto stare male.. E ti alzi, sperando in un semplice “ciao” e un sorriso. Un sorriso di quelli che ti stringono il cuore fino a farlo arrivare alla gola, ma ricevi solo merda. Mi capisci?» Domandò tornando a guardarlo in volto. Si, si era aperta a Zayn, gli aveva detto cosa veramente provava. Ma senza guardarlo negli occhi. E ora, guardandolo, aveva gli occhi lucidi dall’emozione.
«Mi capisci Zayn?»
Lo vide annuire. Sorrise debolmente e abbassò di nuovo lo sguardo verso il pavimento.
«Bene!»
«Possiamo riprovarci per il dopo amore?»
«Certo!»
rispose Keyra, mentre Zayn si appoggiò al suo fianco, sorridendole. Rimasero in silenzio per due minuti, poi Zayn prese il coraggio di parlare.
«Quindi mi vuoi ancora bene..»
Si girò a guardarlo, stranita. Pensava che non gli volesse più bene? Se non fosse stato che stavano di fronte alle fan – che in tutto questo continuavano a chiamare Zayn per farlo andare da loro – come minimo lo sbatteva al muro e gli faceva vedere a modo suo come gli voleva bene.
«Non ho mai smesso di volerti bene Zayn!» lo vide sorridere tutto felice di quella risposta, mentre lei sorrideva in modo dolce.
«Possiamo quindi metterci insieme..» Eccola lì, la frase che aveva da sempre voluto sentire. Mettersi con Zayn era ciò che aveva sempre voluto, sin dalla scuola. Ora avevano la possibilità di stare finalmente insieme. Vivevano in simbiosi, praticamente. Ma mentre il suo cuore batteva come un tamburo, quasi perforando la gabbia toracica e un sorriso di completa felicità le nasceva sulle labbra, ma la bruta realtà la colpì come un manganello colpisce un manifestante. Una manganellata dritta sullo sterno che le tolse il fiato.
Poteva essere felice di quelle parole, ma si rese conto che Zayn non era ancora pronto a tutto quello. Che era portato a pensare a quella cosa solamente perché si era aperta a lui.
Perse il sorriso e lo guardò negli occhi, scuotendo la testa anche se dentro se stessa si sentiva morire per ciò che stava dicendo. «Tu non sei ancora pronto, biondastro!»
«Come no?»
«No Zayn! Non sei pronto a metterti con me. La reazione che hai avuto due giorni fa lo dimostra!»
Anche Zayn perse il sorriso, pensando a quella cosa. Lo guardò attentamente e vide nei suoi occhi la consapevolezza che aveva ragione lei. Come aveva pensato, era stato portato dal momento a dire quella frase.
«Zayn..» gli posò una mano sul braccio e lui tornò a guardarla, trovandola a sorridere dolcemente. «Tu hai detto quella frase solo perché hai paura che io scappi da un momento all’altro. Non è così?» Dopo pochi secondi di tentennamento, lo vide annuire.
«Resto qui Zayn! Sono sempre qui e continuerò a rimanere con voi. Non me ne vado, non questa volta. A costo di bruciarmi di nuovo. Ma tu hai bisogno del tuo tempo per realizzare e lo ammetto, anche io! La calma è la virtù dei forti.»
«Ma se..»
Lo bloccò ancora prima che potesse cominciare a dire qualche stronzata. 
«Niente ‘ma se’, Zayn! Il “ma se” non esiste più tra di noi! Non ti sto dicendo che non ci metteremo mai insieme, ma.. di prendere tempo. Il tempo per farti realizzare che non è una cosa passeggiera, che non devi battere il tempo che ci dividerà con un aereo. Non c’è nessun aereo che ci separa questa volta!»
Finalmente annuì, concordando con lei. Non voleva spingerlo nel baratro della disperazione per qualche cosa. Zayn aveva bisogno del suo tempo per capire. E lei gliel’avrebbe dato.
«Quindi rimaniamo che facciamo le cose con calma. E magari anche come una coppia normale che si incontra e comincia ad uscire insieme.»
«Ma abbiamo fatto sesso!»
le fece notare, con un sorrisetto divertito. Lo guardò male.
«Grazie amore, me lo ricordo da sola!»
«Prego tesoro, sono qui per sostenerti quando dimentichi le cose!»

«Non ho dimenticato!» Ribatté con un ringhio, facendolo ridacchiare.
«Certo che no! Hai fatto sesso con me!»
«Mister Zayn – sono un dio del sesso – Malik è tornato tra noi!»
«Ma lo sono!»
«Nei tuoi sogni!»
Sussurrò lei, guardandolo male e posando le mani sui fianchi in modo stizzito.
Lui si avvicinò quel tanto per sussurrarle qualcosa all’orecchio: «stavamo venendo con ancora gli intimi addosso, ricordi?»
A quel ricordo un brivido di eccitazione le passò sulla schiena, sentì un brivido anche nelle parti basse, forse anche perché Zayn le sospirò sul collo facendola eccitare.
«Zayn..»
«Mhm..?»
«Tu sai che avendo accettato di aspettare, tra noi non ci sarà sesso, vero?»
Il moro tornò a guardarla come se gli avesse detto ‘ti ho ammazzato il cane.’
«Che vorresti dire scusa?» domandò quasi impaurito di quella frase.
«Niente più sesso, finché non lo deciderò io!»
«Cosa?»
«Non ti farò da scopamica! Sempre detto in francese.»
E mentre Niall usciva per andare da loro, lei gli andò incontro ridendo come una stronza. Zayn rimase appoggiato alla macchina guardando il vuoto come un automa.
Niall le sorrise e lei ricambiò, per poi ricevere le chiavi della macchina di Harry.
«Cos’è?»
«Harry ci ha ceduto la sua macchina. Io ho troppa fame per camminare!»
«Puoi prenderla Kè! Basta che non la rovini!»
Urlò Harry da dentro gli studios, mentre lei si appoggiava alla porta a vetro.
«Mi scambieranno per te. Non voglio che assalgono la macchina perché pensano che dentro ci sia Harry Styles!»
«Dubito che sei bella come me!»
«Perché non crepi?»
«Sennò con chi ti ammazzi?»
«C’è ciuffo biondo!»
«Lui non è alla mia portata!»
«Convinto te, convinti tutti!»
Sbottò, ridendo.
«Vorresti dire che Zayn è meglio di me? Come osi, screanzata?»
«Oso eccome! Ah, lo venite a prendere? Mi sa che l’ho immobilizzato!»
Harry e Louis si diressero verso di lei, per poi uscire fuori. In effetti Zayn non si era ancora mosso dalla posa presa poco prima. Ancora guardava il nulla ad occhi sbarrati.
«Che gli hai detto?»
«Che il suo ciuffo sembra una cagata di uccello!»
mentì, dirigendosi verso Niall che sbraitava che aveva fame. Zayn venne spinto dentro gli studios da Harry e quando si riprese si diresse verso la macchina. Keyra era già salita e aveva fatto retromarcia. Mentre aspettava che il cancello si aprisse, Zayn si affacciò dal finestrino di Niall.
«Sei una stronza! Non puoi farci questo!» Si girò a guardarlo, sorridendo e mandandogli un bacino.
«Faccio stronza di secondo nome, Malik! Ancora non l’hai capita questa cosa?» e appena il cancello si fu aperto, salutandolo con la mano partì, lo vide sbattere i piedi per terra come un bambino piccolo dallo specchietto retrovisore e accorso da Harry e Louis. La risata di Keyra si espanse per la macchina mentre Niall si girava a guardarla, chiedendo per cosa rideva.


Spazio dell'autrice: Avevo detto che rispondevo alle recensioni maaaaaaa.. ahahahahah non l'ho fatto. Lo farò, promesso! E' solo che mi sono messa qui a scrivere e ciao addio mondo crudele.
Ecco il continuo del capitolo. All'inizio ero tutta fomentata, perché mi sembrava buono maaaaaa.. poi rileggendolo per correggere gli errori, mi sono resa conto che non mi fomenta per niente. Ergo: non mi piace ahahahah però l'ho scritto e quindi ve lo tenete così.
Una cosina: tempo al tempo. Tutte le vostre domande avranno risposta. Per chi mi ha chiesto se mai Keyra dirà che li ha sognati.. potrebbe essere. Tempo al tempo ragaSSe!
Vi lascio al capitolo. Vi ringrazio di tutteeeeeeeeeeeeee le recensioni (vi amo, le leggo tutte e scusate se non ho risposto ai 3 capitoli precedenti) risponderò a queste recensioni, promessoooo! Non uccidetemi.
Grazie a tutte per leggere, grazie a chi è appena arrivato, chi mi segue dalla prima storia. Insomma, grazie! E grazie anche a chi mette la storia tra le preferite/seguite e blablabla..
ciauzzzzzzzzzzz! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** capitolo tredici ***


Stesa sul suo letto con l’ipod che mandava una canzone a random. Una di quelle canzoni che al tempo avevi sentito così tante volte da avere le orecchie sanguinanti. Una canzone che aveva dei ricordi impressi in quelle note o nelle parole. E guardava il soffitto ma senza vederlo realmente.
Finalmente aveva un po’ di tempo per pensare a sé stessa, alla sua vita e a quei pensieri che aveva lasciato scivolare dicendo ‘posso occuparmene più tardi’, rimandando continuamente per pura e semplice paura. Si, perché se Keyra rimandava dei pensieri significava che aveva davvero molta paura di fermarsi a pensare.
Il laccio della felpa che indossava veniva fatto girare sul suo indice, mentre guardava il soffitto distrattamente. Era sicura che, fuori dal suo mondo, la casa era tranquilla. Mary sicuramente se ne stava in salone a studiare mentre Maddie ovviamente fangirlava dietro ai 1D, stando su twitter e cose del genere.
E lei sospesa tra la realtà e i pensieri.
Doveva pensare a Zayn: chiarire almeno nel suo cervello cosa provasse o cosa volesse da lui. Cosa voleva da Zayn? Non lo sapeva ma sapeva che anche se avrebbe scavato nella sua testa, non avrebbe trovato una risposta a quella domanda. A lei non interessava se Zayn le donasse qualcosa, a lei interessava Zayn. Ma con esso c’erano tante cose su cui discutere. L’essere un membro di una boyband, ad esempio. Quello sicuramente portava tanti punti negativi alla sua lista mentale di “pro e contro di stare con Zayn Malik”. Il fatto di non vederlo mai, il fatto che era sempre in viaggio, l’essere sempre sotto ai riflettori. Ma davvero le interessava tanto che Zayn fosse in una boyband?
No. Per quel sorriso, avrebbe sopportato qualsiasi cosa. E magicamente tutti i punti contro divennero inesistenti. Non le interessava dover litigare ogni giorno con delle bambine, i paparazzi e minchiate varie. A lei interessava il sorriso di Zayn. Se c’era quello, bastava a farla andare avanti.
Un altro punto da discutere: lui e i sentimenti che provava per quel ragazzo. Prendiamoci poco in giro e mettiamo in conto subito che era cotta a puntino. Lui sorrideva e lei sentiva le viscere sciogliersi. Un bacio e lei non si ricordava neanche più chi fosse e dove fosse nata. Era innamorata di Zayn Malik al tempo della scuola, ora il sentimento si era triplicato con tutto quel tempo passato.
Era pronta a donare il cuore a uno come lui? Non lo sapeva. Purtroppo, era difficile cambiare. E senza rendersene conto si ritrovò a pensare al sogno che aveva fatto. Nel suo sogno ci aveva messo del tempo ad abituarsi a Zayn, ma era anche vero che era un sogno. Più pensava che tutto quello non era reale, più si rendeva conto che un significato doveva esserci in quel sogno.
Significava che avrebbe avuto più fiducia in lui e nel loro rapporto con il passare del tempo? Oppure voleva dirle che avrebbe potuto amare Zayn fino a stare male? Non lo sapeva. Sapeva solamente che se aveva sognato Zayn un qualcosa voleva dire. Perché aveva sognato Zayn? Perché era suo.
Era suo, Zayn le apparteneva da quando si erano guardati la prima volta in aeroporto come Keyra apparteneva a lui dal primo momento che aveva posato lo sguardo su di lei, incatenandola a sé, impedendole di potersi salvare. La prima volta che si erano toccati, stringendosi la mano tutto aveva preso una forma diversa. Loro non potevano saperlo, ma in fondo i loro corpi si erano plasmati per stare insieme.
Tutto ciò che c’era stato in mezzo a loro, era inutile. Se dopo quasi tre anni stavano ancora lì, sentendo cose che – ammettiamolo – dopo due anni di distanza, dopo incazzature varie verso l’altro non dovresti neanche sentire. Ma erano lì, lei immersa con tutte i piedi in quella cosa troppo grande.
Da una parte di sé stessa voleva andare da Zayn e dirgli: “ehi.. ok, ci sto. Mettiamoci insieme. Ora, sforniamo cento bambini!” solo perché provava fiducia nel sogno, ma dall’altra si sentiva tirata dalla realtà dei fatti.
Vide un’ombra e quasi non si sentì male per poi girarsi a guardare Mary, che sorrideva dolcemente. Si tolse una cuffia, guardandola in modo sconsolato.
«Ehi.. posso sedermi?»
Annuì delicatamente e guardò la sua migliore amica mettersi alla fine del suo letto, incrociare le gambe come a mettersi comoda. Quando tornò a guardarla, la vide sorridere di nuovo in modo dolce.
«Cosa succede?»
«Pensavo..»
ammise, aspettandosi una risposta divertita da parte di Mary ma non avvenne.
«A cosa?» chiese con delicatezza, sedendosi più vicina a lei.
«Zayn..» ansimò con un filo di voce, guardandola. Mary la scrutò attentamente e sorrise sempre più da mamma.
«E da quanto ti fermi a pensare a quel ragazzo?» “fin troppe volte, per i miei gusti!” pensò mordendosi il labbro inferiore, guardando negli occhi verdi della sua migliore amica. Continuava a sorridere, facendole capire che era lì per aiutarla.
«Da quasi tre anni..»
«E sei ancora qui?»
A quella domanda si ritrovò a corrucciare le sopracciglia, cercando di capire il senso di quelle parole.
«E dove dovrei essere, scusa?» domandò pensosa, scrutando i lineamenti della sua migliore amica come se quelli potessero darle una risposta.
«In aeroporto, ad aspettare un volo che ti porta da lui!» Si ritrovò a guardarla con le sopracciglia inarcate.
«Mary.. tu.. c-cosa pensi del sogno?»
«Ancora ci pensi?»

Annuì. Sapeva che con Mary poteva parlare tranquillamente di quel sogno, senza vergognarsi di apparire come una ragazzina.
La vide pensarci, giocando distrattamente con il piumone sotto di lei, per poi sorridere.
«Ci penso tanto anche io, sai? Non so Keyra.. Ma se l’hai sognato un qualcosa vuole dire. Magari la tua mente vuole farti capire che tu appartieni a Zayn, che siete fatti per stare insieme. Che, anche dopo due anni, i vostri cuori ancora appartengono all’altro. E’ sempre stato così, Keyra. Dal tempo della scuola che voi siete destinati a stare insieme!» Pensò a quelle parole, le studiò profondamente, poi le uscì un sospiro frustrato.
«E se questo sogno mi voleva far capire che, in un modo o nell’altro, io soffrirò per Zayn? Per la lontananza? Per..» Provò ad iniziare ma venne bloccata.
«Nono.. sta zitta! Tu la devi finire di leggere del male ovunque. Dai Keyra, pensaci un secondo..» prese una pausa, attirando l’attenzione di Keyra su di lei. «Tutto è iniziato come un gioco. Ora non conosco bene Zayn da dire cosa gli passa per il cervello, ma posso dire che lo voleva. Voleva le tue attenzioni addosso e, senza accorgersene, vi siete trovati a giocare. Hai notato quanto Zayn sta in silenzio quando è solo con i ragazzi?»
Alzò un sopracciglio. Che cosa voleva dirle con quelle parole? Annuì.
«Io e Niall abbiamo parlato di voi, sapete? Ci state a cuore entrambi, ma Niall mi ha assicurato che Zayn Malik è uno di poche parole.» E allora? Si sapeva che Zayn Malik era una persona di poche parole. Lo sapevano tutti in quel mondo.
«Non ti seguo, sinceramente.»
«Gli chiesi conferma: “Ma Zayn è silenzioso?” e mi rispose di si. E, come se avesse capito che domanda volevo fare, se ne uscì che l’unica persona al mondo che riesce a farlo parlare come una macchinetta sei tu. E’ come se quando ti vede, cambiasse. Diventa un’altra persona. Mi capisci?»

Scosse la testa, davvero pensierosa. Dove voleva arrivare?
«Zayn si modella a te. Quando è con gli altri, non gli interessa di rispondere bene, male o con un gesto della testa ad una domanda. Non risponde, non parla se non è estremamente necessario. E’ una persona che preferisce se stesso agli altri!» Quanta verità in quelle parole. Zayn preferiva se stesso agli altri. Non per egoismo, ma perché era fatto così. Preferiva starsene in silenzio invece che parlare a vanvera.
«Poi arrivi tu, e Zayn si adegua alla persona che sei. Chiacchiera, ride e scherza. Tu pensi che solo gli altri si adeguano a te, ma anche lui lo fa. Per stare al tuo fianco, ad una persona come te, bisogna adeguarsi. Ci si è adeguato Niall, gli altri, io stessa. E anche lui.»
«Quindi vorresti dirmi che io mi sono innamorata di un falso..?» domandò, sempre più stranita. Mary sorridendo, scosse la testa castana.
«No, dico solamente che Zayn ha imparato ad aprirsi a te. Come tutti noi. Io ho imparato che, per farmi voler bene, dovevo aprirmi a te. Niall lo stesso e con noi gli altri. Sapeva lui, come lo sapevamo noi che se fosse rimasto così silenzioso, tu non l’avresti neanche guardato. Non sto dicendo che Zayn è falso, che quel Zayn che sta con te è una copertura. Ti sto cercando di far capire che Zayn è sempre stato quella persona, ma che anche se è una persona pacata e menefreghista, ha quella parte dentro di sé dov’è uno scassa palle. E tu sei riuscita a tirargliela fuori. E se hai notato, la usa solo con te, perché solo tu sei riuscita a scavare così in fondo a Zayn. Capisci?»
Scosse la testa, cominciando a sentire un lieve mal di testa. Mary sospirò.
«Dona a te quella parte di lui perché tu sei stata l’unica a saperla trovare. Mi sono tanto stupita di aver capito questa cosa. E’ come se lui usasse quella parte di sé con te, perché è una parte che solo tu sei riuscita a far uscire da lui. E’ un gesto incondizionato che fa. Si comporta così con te, perché sei quella che l’ha scoperto. E non vuole usare quella parte con altri perché è come se ti tradisse, mi capisci? Zayn decide di donarla a te perché sei l’unica degna di saper trattarlo come deve.»
Continuava imperterrita a non capire cosa le volesse dire Mary. Cioè capiva il discorso ma.. perché?
«Quindi mi stai dicendo che Zayn non è se stesso quando è con me!»
«No! Non riesci proprio a capire, vero?»
No, non riusciva a capire. «Zayn è una persona menefreghista. Entrambe sappiamo che non gli interessa nulla se non i suoi amici, la sua famiglia, quel dannato ciuffo.. e poi te! Ricordi all’inizio quando l’abbiamo conosciuto? Mi dissi che era davvero fastidioso come ragazzo, perché ti snervava che posava lo sguardo su di te, silenzioso e ti studiava. Ti metteva già a nudo essendo silenzioso. Ti sentivi giudicata, sempre. Poi hai cominciato a trattarlo uno schifo perché avevi paura che ti stesse studiando e tu non volevi questo. E’ stato contagiato dal tuo essere, tirandogli fuori quello che è realmente. Nessuna persona può essere menefreghista come lo è Zayn. Nessuno è così stronzo. Lui voleva passarci, ma non lo è. E si capisce quando sta con te!» Si passò le mani nei capelli, massaggiandosi la fronte indolenzita. Possibile che quando si parlava di quel coglione le veniva il mal di testa?
«Quindi mi stai dicendo che lui è così con me solamente perché io so come prenderlo? Che lui lascia andare quell’indifferenza che lo caratterizza solo quando è con me? E’ questo che vuoi dirmi?»
«Aleluja! Pensavo che non ci saresti mai arrivata baby!»
«Ad arrivarci ci sono arrivata appena me l’hai detto, è il crederci che mi ferma..»
«Non ci credi? Baby, hai gli occhi coperti?»
«No, ma mi fa davvero difficile crederci. Nessun uomo può essere tanto.. perfetto?»

Mary ridacchiò. «Un uomo può diventarlo se vuole tanto una cosa. Quindi con questo atteggiamento tutti capiamo quanto lui ti voglia, quanto tiene a te e quanto rivoglia indietro il suo essere come quando lo è con te. Capisci?»
«Si»
sussurrò senza fiato, guardando la sua amica con gli occhi increduli. Mary sorrideva.
«Perché Mary? Perché è me che vuole?»
«Questo non so dirtelo, ma io credo che lui veda in te come un’ancora di salvezza. O così io credo. Ma comunque hai poca fiducia in te stessa. Sei una bella persona, sai?»
«Una bella persona non l’avrebbe fatto star male come ci sono riuscita io, Mary. L’ho fatto soffrire troppo. Non riesco a crederci ancora.»
Mary le accarezzò una mano, delicatamente.
«E’ vero, ci è stato tanto male. Ma questo deve farti pensare a quanto tiene a te. Non sarebbe stato così male per un’altra persona. E non è stato così male quando si è lasciato con Perrie.»
«Ci credo..»
«Ci Credi?»
chiese Mary, facendosi guardare da Keyra.
«Niente, lascia perdere!» sussurrò, passandosi una mano nei capelli, pensierosa. Ritornò a guardare il muro, perdendosi di nuovo nei suoi pensieri e dimenticandosi di stare dentro ad una stanza con la sua migliore amica che la guardava.
«E se..»
«Non iniziare Keyra. Puoi per favore farmi un piacere? Goditi la tua ‘storia’ con Zayn. Senza pensare oltre. Ogni volta che ti fermi a pensare ti ritrovi ad avere sempre più seghe mentali. E non ti godi Zayn.»
Si girò a guardarla, pensosa. Aveva ragione, dannazione! Si fermava troppo a pensare quando era in presenza di Zayn, cosa che non doveva succedere. Si preoccupava di fargli male, di dire qualcosa di troppo. Sospirò nello stesso momento che la porta venne aperta di nuovo.
«Kè.. sei pronta? Dobbiamo andare!»
«Arrivo babe!»
rispose a Maddie ma continuando a guardare la sua migliore amica negli occhi. La sua seconda migliore amica le guardò e decise di lasciarle sole per altri due minuti.
«Me lo prometti?»
«Ci posso provare!»
«Devi riuscirci.. Devi capire che Zayn stravede per te, dannazione!»
«Mi fa difficile pensarlo.»
«Non ti è stato tanto difficile crederlo quando ci sei finita di nuovo a letto!»
e detto questo si alzò, volando fuori dalla porta lasciando Keyra a bocca aperta sul letto.
Si ritrovò a sorridere e si alzò dal letto, prendendo il giacchetto, cellulare e sigarette da sopra il comodino. Uscì e si diresse in salone. «Ehi.. tu che ne sai?»
«Sono o non sono la tua migliore amica?»
«Cosa? Cosa sai Mary?»
domandò Maddie entrando in salone e facendosi guardare da entrambe.
«Che Keyra si è data da fare con Zayn quando eravamo al paese di Liam.»
«Davvero?»
«No! Non è vero!»
«Balle.. Balle ovunque!»
«Ehi.. stai mettendo in dubbio quello che dico?»
«Baby, prima di venire da me a dire cazzate, io direi che devi studiare sul restare seria di fronte a Zayn! Sprizzavi amore da tutti i pori!»
Indossò il giacchetto mentre Mary si rimetteva gli occhiali da vista guardandola in modo divertito.
«Davvero? Ci sei finita a letto?» chiese Maddie, tutta contenta.
«No!»
«Si!»
«No!»
«Andiamo, prima che arriviamo tardi!»
«Divertitevi stasera da Niall!»
Non ebbe il tempo di chiedere ‘che cosa?’ che Maddie la portò via e chiuse la porta, e giurò di aver sentito Mary ridersela di gusto.
 
 
Batteva il piede per terra, mentre il coltello affondava nella torta e tagliava una fettina di essa che Keyra poi portò sul piatto, rubando le molliche che c’erano sul tagliere o sul coltello.
Il posto di lavoro era diventato molto più tranquillo da quando quel stermina camerieri se n’era andato. E per Stermina camerieri intendeva il capo. La pasticceria era stata ceduta e ora c’era una simpatica signora sulla quarantina. Grazie al cielo. Tutto era diventato meno pesante, si poteva cazzeggiare tranquillamente. Anzi, forse la prima cazzeggiatrice era proprio la loro capa. Bionda, occhi castani e single. Una cazzeggiatrice di prima categoria, seriamente.
Qualcuno entrò spalancando la porta dell’office e si girò quel tanto per guardare chi fosse. Maddie saltellava tutta felice e contenta, facendo seriamente preoccupare Keyra.
«Ti hanno dato una dose di cocaina per farti essere così? Chi hai visto?» Chiese divertita vedendola così felice.
«sono tornati sono tornatiii!» saltellò tutta contenta verso di lei, per poi abbracciarla. La mora rimase incredula, cercando di capire di cosa parlasse.
«sono tornati? gli alieni? Chi è tornato?»
«i ragazzi!»
«Ti sei fatta di coca, vero? Ti sei drogata? Hai bevuto whisky? I ragazzi tornano fra due giorni, rincoglionita!»
lei continuava a fare la pazza come se fosse impossessata da qualche demone e scuoteva la testa, ridacchiando.
«Sono di là! Sono di là! Lalala!» e come era venuta se ne andò, lasciando una Keyra incredula e seriamente pensò di avere un’amica pazza. Sicuramente si era presa una dose di qualcosa perché era sicura che sarebbero tornati dopo due giorni. Uscì dall’office con il vassoio in mano e portò l’ordine al tavolo, sorridendo alla coppia di anziani che prendevano il tea delle cinque.
«Se vi serve qualcos’altro, chiamatemi!» esordì con un sorriso stringendosi il vassoio al petto. Erano una di quelle coppie anziane che ancora si tenevano per mano.
«La ringrazio!» le risposero e proprio mentre se ne stava per andare venne afferrata da Maddie e condotta chissà dove.
«Ma ti stai fermaaa? Dove mi porti? Su Maddie ho ancora degli ordini da port..» e non credi possibile sentire il tuo cuore perdere dei colpi quando incontri un sorriso da sturbo e due occhi color caramello che ti fissano divertiti. Appoggiati al bancone, c’erano Niall, Zayn e Liam.
«E voi? Non dovevate essere in America?»
«Dovevamo, ma non avevamo niente da fare e quindi abbiamo anticipato il ritorno. Non sei contenta?»
chiese Liam, sorridendo alle due ragazze. Maddie le diede una gomitata leggera senza farsi notare.
«Ovviamente. Allora bentornati!» sussurrò, regalandosi una panoramica del fisico di Zayn, spalmato sul bancone. Tornò a guardarlo negli occhi, trovandolo ancora a sorridere. Mio dio che sorriso! Perché glieli donava? Forse doveva metterlo al corrente che quei sorrisi le mandavano il cervello in panne.
«Stasera ceniamo insieme?» tornò a guardare Liam e notò che stava guardando Maddie. Si girò a guardare la sua amica e la trovò a guardare altrove, rossa come un peperone. Ora capiva il significato della frase di Mary. E ovviamente lei era l’unica a non sapere del ritorno dei ragazzi. Ovviamente Mary sapeva perché fidanzata con Niall, mentre Maddie sembrava la CIA quando si parlava dei ragazzi quindi sapeva tutto. E lei sempre all’oscuro di tutto.
«Inclusi noi oppure era una richiesta solo per Maddie?» Subito Liam arrossì in zona guance, spostando lo sguardo su di lei. «pizza e film a casa?»
«Ma voi mangiate qualcosa di sano oppure vi ingozzate solo di pizza?»

«No, ogni tanto andiamo da Nando’s per far contento Niall!» con un sospiro li guardò e scuotendo la testa decise che quei cinque avevano bisogno di cenare decentemente.
«Va bene, ceniamo insieme! Ma cucino io, niente pizza!»
«Ci possiamo fidare?»
«Crepa, ok?»
spostò lo sguardo su Zayn che aveva parlato e l’aveva ovviamente sfottuta.
«Harry non c’è!» sentenziò Niall per interrompere quello che lui sapeva essere uno di quei battibecchi che non avrebbero avuto fine.
«Harry non c’è..? E dov’è?»
«Ancora in America. Sta con Ed per due giorni, poi torna perché abbiamo l’incontro con la regina, no?»
«Giusto! Ok..»
fece per andarsene ma Maddie la tenne ancora lì, facendosi guardare male. Niall si avvicinò a lei per passarle un braccio sulle spalle. Si girò a guardare stranita il biondo, cercando di capire che diavolo volesse.
«Che c’è?»
«Ci sei mancata, sai?»
«Che vi serve?»
Liam scoppiò a ridere fragorosamente facendosi guardare sia da Keyra che da Zayn.
«Pensavo.. come la vedi di accompagnarmi al Royal Albert Hall?» chiese il biondino guardandola con i suoi occhioni azzurri.
«Con tanta gente che conosci non puoi chiedere a qualcun altro?»
«E dai, è te che voglio. Poi c’è anche l’after party. Andiamo a mangiare, beviamo e altre cose. Ci divertiremo!»

Lo guardò male, poi spostò lo sguardo su Maddie che sorridendo annuì, come ad incitarla ad andare. Guardò Liam, scambiandosi uno sguardo serio, poi spostò lo sguardo su Zayn pensierosa. Continuava a sorridere, dannazione. «Ok, dannazione ok! Vi odio, e odio anche te, biondastro!» detto questo gli diede un bacio e prese il vassoio, tornando a lavorare.
«Appena stacchi vieni, giusto?»
«Si.. si, vengo!»
«In tutti i sensi?»
«Buttati da un ponte Zayn!»
E le quattro risate dei suoi amici l’accompagnarono fino ad arrivare alla saletta per fumatori.
 
 
Suonò il campanello della casa, attendendo. Sicuramente qualcuno le avrebbe aperto visto che era stata invitata. E si dovevano anche muovere visto che le buste pesavano. La porta venne aperta poco dopo, proprio da Zayn. Lo vide guardarla seriamente, poi lasciarsi andare ad un sorriso.
Rimasero a guardarsi in silenzio per qualche secondo. Ogni giorno che passava quel ragazzo si faceva sempre più bello. Aveva la barba di due giorni, le occhiaie e quel dannatissimo ciuffo biondo che gli dava un’aria da drogato. Sempre più magro, ovviamente. Tra poco gli guardava attraverso.
«Smettila di guardarmi, Smith! Mi sciupi!» Lo scrutò in silenzio, tornando a guardare nei suoi occhi e trovando uno sguardo giocoso.
«Al massimo ti si sciupa il ciuffo!» Come se fosse preoccupato di quel dannato ciuffo si passò una mano nei capelli. «Mi fai entrare?»
«Perché dovrei?»
«Perché ho una bottiglia di vino e se non ti togli dalla porta te la tiro dietro, dopo avertela versata tutta addosso.»
«Ciclo?»

«La tua esistenza!» Lo sentì scoppiare a ridere fragorosamente, per poi spostarsi di lato per farla passare. Prima che potesse aprire la porta della sala si sentì bloccata.
«Niall sta facendo una twitcam!» sussurrò, conducendola lentamente verso il muro e ben presto si ritrovò con le spalle al muro con Zayn che la guardava con quel sorriso divertito dipinto sulla faccia.
«Ok!» sussurrò senza fiato vedendolo avvicinarsi sempre di più, abbassando lo sguardo verso le sue labbra.
«Cosa stai per fare, Malik?»
«Mhm.. far parlare le nostre lingue?»
«Direi che parlano già abbastanza anche senza stare “a contatto”.»
esordì guardandolo male ma non vedendo l’ora di baciarlo. Anche se una parte di lei diceva di non farlo, di resistere, lei sapeva già che non avrebbe resistito.
«Ma loro amano stare a contatto» Sentì la presa sulle buste farsi via via sempre più lenta. «Questo sei tu a dirlo, Malik!» ansimò, ormai ad un centimetro dalle sue labbra, continuando a guardarlo negli occhi, totalmente sotto l’effetto di quel colore chiaro. Abbassò lo sguardo in tempo per vedere i due lati delle labbra alzarsi in un sorriso malizioso. Lo vide spostarsi leggermente con il volto, andando a far finire la punta nel naso nel punto dove l’orecchio diventava collo. Socchiuse gli occhi, debole sia mentalmente che fisicamente.
«Direi che a dirlo è anche il tuo corpo, Keyra!» Perché ogni volta che erano soli, che non c’era nessun’altro che loro, aveva l’impressione che Zayn sussurrasse il suo nome come un nome di un dio? Quasi con devozione, con quel tono caldo e gutturale che la faceva impazzire. Sembrava come se il suo nome in bocca di Zayn fosse una carezza delicata, la pelle di un bambino o il tramonto sul mare. Una cosa bellissima.
«Lo sai benissimo che il mio corpo non sa resisterti!»
«E allora perché tu vuoi resistermi?»
Tornò a guardarla negli occhi, che aveva riaperto due secondi prima dopo essersi goduta il respiro di Zayn sul collo.
«Non mi pare che ti ho mai resistito..»
«Infatti.. Ma mi hai promesso niente sesso»
«Chi non si conosce dovrebbe prima uscire e poi far sesso!»
lo canzonò cercando di non far caso alla mano di Zayn sul fianco. Ora buttava via le buste e gli saltava addosso eh. Senza troppi scrupoli, il moro le accarezzò una gamba anche se era fasciata da una tuta leggermente larga. L’accarezzò, sapendo perfettamente dove fossero le sue forme. Era come se Zayn avesse tracciato una cartina geografica su di lei, per poi studiarla e impararla a memoria.
«Non.. ci conosciamo Keyra? Saprei descriverti dettagliatamente ogni neo del tuo corpo ad occhi chiusi!» ‘Dio! Aveva il fiato corto, la voglia di farlo tacere con un bacio e la consapevolezza che Zayn avesse ragione. Entrambi si conoscevano in quel campo. Anche lei sapeva precisamente ogni neo, tatuaggio o anche cicatrice su quel corpo che assomigliava ad un adone greco. Le passò un brivido su tutta la schiena, mentre si perdeva ancora nei suoi occhi.
«Non dovevamo far parlare le nostre lingue, Malik?» E senza pensare oltre cancellò quella poca distanza che c’era tra le loro labbra. Lo sentì sorridere sulle sue labbra, per poi morderle il labbro inferiore e chiedere l’accesso che, dobbiamo dirlo, Keyra non esitò a dargli. Ancora con le buste in mano, rimaneva immobile a rispondere a quel bacio che si era sognata per due lunghissime settimane. Fu un bacio che di casto aveva ben poco, mentre le loro lingue si scontravano con veemenza, cercandosi e lottando. Le mani di Zayn addosso, il corpo di lui adeguatamente schiacciato al suo. Aveva detto niente sesso? Si, certo! Aveva tenuto duro per due settimane solo perché Zayn era a migliaia di chilometri da lei, ma sapeva che ad averlo così vicino non avrebbe resistito.
Staccandosi si guardarono, con le labbra gonfie per quel bacio poco casto e poi si sorrisero.
«Si erano mancate, mi dicono!» Posò le borse per terra, mentre Zayn l’abbracciava e odorava i suoi capelli. Era sicura che profumasse di caffè e torta.
«Shut up!» E tornò a baciarlo, subito ricambiata. Avete presente quando state mangiando qualche cosa? Ecco, ad esempio cioccolatini: stai mangiando cioccolatini e dopo averne preso un altro pensi ‘questo è l’ultimo’ ma due secondi dopo ti ritrovi a prenderne un altro, dicendo sempre la stessa cosa. Uno tira l’altro. E così era con i baci con Zayn. Se si baciavano, poi le era difficile staccarsi da quelle labbra che sembravano essere state disegnate da un bravo pittore, perfette com’erano. Zayn ovviamente non si tirò indietro, sempre schiacciandola tra lui e il muro ma la cosa non le dispiacque. Soprattutto sentendo la protuberanza che le schiacciava sul bacino. Abbandonò le braccia sul suo collo, affondando le mani nei suoi capelli.
Amava sapere che era l’unica che poteva farlo. Neanche i ragazzi potevano toccargli quel dannato ciuffo. Era molto geloso di esso ma con a lei permetteva di toccarli, giocarci, tirarli.
«Domani mi accompagni a farmi un tatuaggio? Ho voglia di passare un po’ di tempo con te!» Le chiese appena si staccarono per riprendere fiato. Lo guardò, pensosa.
«Mi scatto una foto in cui cammino e te la faccio fare a gigantografia, così da farti felice.»
«E’ un no, Keyra?»
«Bravo, sei astuto.. mi dicono!»
E scivolando via si diresse verso la porta, per aprirla.
«E’ arrivata!» e Niall, ancora seduto sul divano ci salì senza troppe cerimonie, scavalcò lo schienale e le corse contro.
«Ciao cucciolo di foca! Come stai?» domandò abbracciando il biondino e dandogli un bacione sulla guancia.
«Bene, tu?»
«Fino a dieci minuti fa uno spettacolo! Poi ho visto la faccia di Malik e mi si è storta la giornata!»

Anche Liam e Louis si alzarono, andando da lei e abbracciandola. Diede un bacio a tutti, poi tornò a camminare per posare le buste sul tavolo.
«Quanta simpatia in questa ragazza! Si vede che le sono mancato!» Non rispose neanche a quella frase, posando le buste sul tavolo.
«Allora?»
Non rispose ancora.
«Allora? Vieni?»
«ti ammazzo il gufo Zayn!»
Sussurrò stizzita, cominciando a tirare fuori le cose dalla busta. «Non ho un gufo!»
«Te lo compro e te l’ammazzo!»
«Ma.. poverino! Liam, diglielo che sono una specie in via d’estinzione.»
Liam alzò le mani, segno che non voleva essere messo in mezzo a quella discussione.
«Non ci si mette in mezzo tra marito e moglie!» rispose il ragazzo, continuando a messaggiare.
«Che saremmo noi?» domandò Keyra girandosi verso Liam, parlando con tono incazzoso.
Il ragazzo si girò a guardarla, con un sorriso, lasciando perdere per un secondo il cellulare. «Mettersi in mezzo ai vostri discorsi è come cercare la morte! Non voglio ancora morire!»
«Provaci di nuovo a dire che siamo come una coppietta di vecchi rugosi che si sono stufati dell’altro e la morte te la faccio trovare su un piatto d’argento!»
«Lo siete sempre stati da quando eravamo a scuola!»
obiettò Liam con dolcezza.
«Scappa finché sei in tempo Payne!» Continuò a togliere la roba dalla busta e posandola sul tavolo, con Zayn che continuava a dire “allora, ci stai?” ma faceva finta di non sentirlo.
«Cosa cucini?»
«Zayn, se non si cuce quella boccaccia!»
ringhiò dandogli un calcio e girandosi a guardarlo male, mentre lui faceva il musetto da cucciolo di foca.
«Ma che vuole?» domandò il biondino, di fronte al computer.
«Non l’hai ancora capito, Niall?»
Prese il cuscino dalla panca e lo tirò a Louis, facendolo girare verso di lei. «che ho detto?»
«Devi cucirti anche tu quella boccaccia! Mi chiedeva se lo potevo accompagnare domani a farsi un tatuaggio!»
«E non gli puoi rispondere di sì così almeno sta zitto?»
«Ho scritto per caso “taxi” in fronte? Sono l’autista personale di questo decerebrato? Non mi pare. Se vuole che l’accompagno, mi deve pagare!»
«Se pago in natura va bene comunque?»

Keyra sospirò. E ci perdeva anche tempo a discutere con quei deficienti. «perché non vi buttate tutti da una torre?»
«e poi chi ti rovina la vita?»
«Fidatevi, ne ho avuto abbastanza di voi!»
«Ti vogliamo bene anche noi!!» rispose Liam sempre perso a messaggiare.
«Allora, mi accompagni?»
«Dio! Si, ti accompagno. Cuciti quella boccaccia sennò lo faccio io!»
Zayn sorrise soddisfatto e si buttò sul divano al fianco di Niall così che lei poté incominciare a cucinare. Louis si incuriosì e guardò cosa aveva comprato per la serata.
«Una tinta? A che ti serve?» Domandò girandosi il pacchetto tra le mani e guardando le istruzioni.
«Non serve a me, ma a Malik!» Disse dalla cucina, facendo alzare lo sguardo dal suo cellulare al diretto interessato.
«E perché mai?»
«Per ricolorarti quel dannatissimo ciuffo di nero. Sei inguardabile!»
«E se lo dice Keyra, caro il mio Zayn dovrai fartene una ragione!»
scherzò Louis dando delle pacche sulle spalle di Zayn, che guardava malvagiamente le spalle di Keyra.
«Ma non è vero, sono bellissimo!»
«No, sei inguardabile Zayn! Sembra che il piccione di Louis – come si chiama? Kevin? – ti abbia cagato in testa!»
«Sei sempre così fine!»
«Tu con quel ciuffo non sei fine per niente. Cosa ti eri fumato la sera che hai deciso di fartelo?»
«Tu non toccherai i miei capelli, chiaro?»
«Ci vuoi scommettere?»

Crollò il silenzio nella stanza, a parte Niall che strimpellava la canzone che passava l’ ipod. «Ti devo ricordare che non devi sfidare Keyra?» sussurrò il biondino, serio in viso e con i denti che mordicchiavano il labbro inferiore, verso Zayn che rimaneva a guardare le spalle di Keyra come se volesse perforarla.
«Me lo stavo ricordando da solo, tranquillo!» Liam, steso sul divano, scoppiò a ridere.
«Che fai, non rispondi malikuccio?»
«T’ho detto trecento volte di non chiamarmi così!»
«Non cambiare discorso!»
lo canzonò del tutto tranquilla, mentre continuava a tagliare la cipolla, senza neanche girarsi a guardarlo. 
«Non cambiavo discorso..»
«Allora rispondimi: ci scommetti?»

Si girò a guardarlo, vedendolo sorridere. Poi si alzò, si avvicinò al tavolo sempre con quel sorriso sulle labbra e prese la tinta. «Non mi tingerai di nuovo i capelli!»
«Malik.. lo vuoi capire che se ti presenti dalla regina con quel coso, ti sbotta a ridere in faccia?»
E corse via insieme alla tinta per capelli, urlando “non mi toccherai”.
Sospirò scuotendo la testa. Era irrecuperabile quel ragazzo, poverino. I tre amici scoppiarono a ridere. Mise su il sugo con la carne, mettendo su anche l’acqua per la pasta, mise le salsicce e le patate nel forno e pensò di lasciare l’insalata a Maddison quando sarebbe arrivata. Liam continuava a scrivere messaggi a chi sa chi, Niall continuava nella sua schitarrata e Louis faceva zapping in televisione.
«Quanta felicità in questa casa!» sussurrò dopo essere rimasta a guardarli in silenzio, studiandoli.
Niall alzò lo sguardo dalla web. «Scusa se siamo stanchi!»
«Povero cucciolo di foca! Andare a dormire, no?»
«Se andiamo a dormire ora ci scombussoliamo per domani. Poi ci vieni a svegliare tu alle sei di pomeriggio?»
«Io ho un lavoro, a differenza vostra!»
si avviò verso la porta della sala aprendola e sentendo Zayn cantare e il fruscio dell’acqua. Si stava facendo la doccia. «Ma quando arriva Maddie?» Domandò scocciata, richiudendo la porta e dirigendosi verso il divano.
«Tra dieci minuti.. è per strada!» si formò il ghiaccio in quella stanza mentre Keyra si girava verso Liam, divenuto tutto rosso perché aveva gli occhi di tutti puntati addosso.
«Cosa c’è?»
«Niente niente!»
sussurrò Niall mentre Louis se la rideva senza sosta, e Keyra continuava a studiarlo attentamente. Prese il cellulare di Zayn posato sul divano.
«Che cosa fai?»
«Scrivo un tweet dal cellulare di Zayn!»
«Ha il codice di sicurezza»
gli fece notare Niall, mentre si dirigeva a prendere un bicchiere d’acqua.
«Ehi, cucciolo di foca.. a differenza di voi quattro io ho un cervello!»
«Non lo scoprirai mai!»
«Vediamo!»
si appoggiò allo schienale del divano mentre Niall faceva la twitcam steso su di esso. Cominciò a combattere con il numero di sicurezza mentre Niall suonava la chitarra. Le caselle erano quattro, quindi dovevano essere quattro numeri. Quindi un’infinità di possibilità. Ma non si mise paura, tanto Zayn sotto la doccia ci stava le ore, altrettante per rivestirsi.
Provò per quasi venti minuti, alla fine pensò che magari era un nome o una parola. Provò “Zayn” pensando a quanto fosse sicuro di sé, ma non era quella. Provò “zain” niente. Provò “djZM” ma neanche quella.
«Magari..» sussurrò mordendosi il labbro, e provandoci. Cliccò il tasto cinque, il sei, l’otto e il tre. Sbloccato.
Scoppiò a ridere. «Quanto cazzo sono brava? Quanto?!»
«L’hai scoperto?»
«Ovvio baby!»
«Qual è?»
«Love.. Ma si può essere più stupidi?»
«Non l’avrei mai detto!»
«Io si, cucciolo!»
Disse accarezzandogli i capelli, facendolo quasi addormentare. entrando su twitter andò a per scrivere il messaggio. Pensava seriamente che mettendo il blocca tasti si salvava? I comuni mortali uscivano anche da Twitter mentre lui no, quindi non dovette stare lì a lottare con la password.
“Sono un idiota, volevo solo dirvelo!” e mandò il messaggio. Rimise il blocca tasti e posò il cellulare dove era prima, uscendo dalla stanza e sgattaiolando nel bagno dove Zayn si stava facendo la doccia. Se la cantava allegramente sotto la doccia e si ritrovò a sorridere mentre prendeva la tinta e tornò in salone. Niall, Liam e Louis se la ridevano sguaiatamente del tweet che aveva mandato.
«Lo sai che ti ucciderà se lo viene a scoprire?» domandò Liam, guardandola. Lei tornò a guardarlo e, sentendosi osservato in modo minaccioso, Liam abbassò lo sguardo timido.
«Amen! Se possibile cercate di non farmi scoprire!» sussurrò, cominciando a guardare le istruzioni della tinta.
«Ma sei decisa davvero a fargliela?» chiese Niall, facendo una smorfia nel vedere cosa conteneva la busta. L’odore non era dei migliori.
«A costo di legarlo alla sedia. Dai ragazzi, ditemi che anche voi trovate obbrobrioso quel ciuffo!» piagnucolò tirando fuori tutto il necessario.
«Lo ammetto!»
«Pur’io! Io sono stato il primo a dirglielo che faceva schifo!»
«Amen fratello!»
concordò con Niall, mischiando il composto. Zayn entrò di lì a dieci minuti affiancato da Maddison.
«Ehi maddieee!» e come successo prima con lei, l’assalirono tutti per dargli baci e abbracci visto che al lavoro non potevano mica saltare addosso alle due per fargli le feste. Dopo vari abbracci e coccole, Maddie si buttò al suo fianco.
«Cosa fai babe?»
«Preparo la tinta per Zayn!»
«Ti tingi?»
chiese in direzione del ragazzo che stava cazzeggiando sul cellulare, alzando le spalle.
«No, lei sta sognando! Vuole farmi tingere il ciuffo, ma non succederà!»
«Peccato che non sa quanto sta sbagliando.. succederà. E lui lo sa benissimo!»
«Perché dovrei saperlo?»

Alzò lo sguardo dalla ciotola dove mischiava il composto, scrutando Zayn da sotto le ciglia. Crollò il silenzio, tutti a guardare i due cercando di capire che si stavano dicendo con lo sguardo. Keyra alzò le sopracciglia, continuando a sorridere.
«Sei una stronza!» Obiettò con tono offeso il moro mentre lei tornò, sorridendo, a mischiare il composto e con lo sguardo su di esso. Ridacchiò.
«Non te l’avevo detto che all’anagrafe faccio ‘Keyra Stronza Mary Smith’?» E di nuovo tutti scoppiarono a ridere, tranne Keyra e Zayn che poverino la guardava incazzato.
«Fanculo!»
«Accompagnami tu che mi dimentico sempre la strada!»
«’Dio, non ti sopporto!»
«Allora dovevi pensarci bene quando ti sei messo in testa di metterti contro di me!»
«Fanculo di nuovo!»
«Ok!»
decretò lei, del tutto tranquilla.
«983783203mila per Keyra contro 0 per Zayn. Niente da fare Zayn, Keyra vincerà sempre su di te!»
Il moro per risposta ringhiò, facendo ridacchiare tutti compresa Keyra che continuava a mischiare il composto. Il silenzio tenne ben poco, mentre Niall continuava a salutare gente, rispondere a domande strane delle fan e cose varie.
«Quindi domani andate dal tatuatore?»
«Si! Il mio tatuaggio si è schiarito.. e quindi pensavo che magari visto che quella cagata di uccello mi ha praticamente stressato per accompagnarlo, posso farmi ripassare il tatuaggio!»
«Il nostro ti si è schiarito?»
chiese Niall, pensoso.
«Si, guarda!» e gli fece vedere che in effetti in confronto a quelle di Niall le sue erano molto più chiare. «Forse non ha affondato bene con l’ago! Boh, speriamo che non succeda di nuovo!»
«Affondato..»
e Louis ridacchiò in modo malizioso, facendo girare Keyra a guardarlo.
«Stai facendo il malizioso con me, Lou?»
«No, sai che non mi permetterei mai!»
«Ah no davvero?»
chiesero Malik e Keyra insieme, guardandolo male e facendolo ridere fragorosamente.
Si alzò a controllare le salsicce e le patate, aprendo il forno e infestando la stanza con il profumo. Percepì da lontano il brontolio dello stomaco di Niall.
«Kè..»
«Si Niall, lo so che hai fame! Ma aspetti come ogni persona qui dentro!»
«Ok.. io torno con voi oggi..»
«Vieni a casa nostra?»
«Si»
«Come m… No, non voglio saperlo! Maddie, dormiamo qui oggi? Lasciamo distruggere casa ai piccioncini?»

Maddie crollò di nuovo sul mondo dei vivi, girandosi a guardarla. «Eh?»
«Terra chiama Maddison! Sei qui con noi o stai volando su una nuvola rosa?»
«Scusa, ero distratta!»

Alzò un sopracciglio, scrutandola attentamente.
«Ultimamente sei un po’ troppo distratta.. Che hai?»
«Niente, perché?»
domandò con gli occhioni da cerbiatta, guardandola.
«Chi cazzo è che ha scritto questo tweet nel mio twitter?» sbottò Malik interrompendo la discussione con Maddison. La guardò e le disse con il labiale: “io e te dobbiamo parlare” per poi girarsi di nuovo a girare il sugo pur di non guardare Zayn.
Nessuno rispose alla sua domanda. «Allora? Chi ha scoperto il codice di sicurezza ed è entrato dal mio twitter?»
Di nuovo silenzio nella stanza, mentre Louis ridacchiava. «è stato scritto venti minuti fa, mentre ero sotto la doccia. Allora?»
«Magari è stato il buon dio che voleva avvisare le tue fan della tua idiozia!»
buttò lì Niall, facendo ridacchiare un po’ tutti.
«Lo so che chi è stato è in questa stanza. Me lo dite voi oppure mi devo mettere a chiedere alle fan che stanno seguendo la twitcam?»
«Hai cambiato password da quando stavi con Perrie? No perché magari è stata lei.» Zayn ci pensò un secondo, guardando Liam che aveva detto quella cosa.
«Non oserebbe mai! Non mi ha mai dato dell’idiota..» sussurrò pensieroso, mentre Keyra si avvicinava lentamente alla porta, senza dare sospetti. Ci stava arrivando, ci sarebbe arrivato a chi aveva scritto quel tweet e prima o poi l’ammazzava.
«L’unica persona che mi ha dato sempre dell’idiota è..» Keyra si girò verso Zayn che posava lo sguardo su di lei, serio. Alzò un sopracciglio sotto allo sguardo del moro, sorridendo angelica. Anche lui si alzò e Keyra abbassò la maniglia, lentamente. Tutti cominciarono a ridacchiare.
«L’unica persona che osa darmi dell’idiota è in questa stanza. La conosco da quasi tre anni, è una stronza e mi vuole tingere i capelli!»
Keyra si indicò il petto, facendo una faccia come per dire ‘io? Stai parlando di me, per caso?” mentre Zayn si avvicinava.
«Dai Zayn, ok che sono una stronza ma darti dell’idiota è troppo. Gli idioti hanno un cervello, tu neanche quello.. su!» E tutti iniziarono a ridere in modo sguainato.
«Scappa, finché sei in tempo!»
«Guarda che ti stai sbagliando.. io non ti dar.. aiutoooo!»

 E cominciò a correre per casa, mentre gli altri se la ridevano fragorosamente vedendo Keyra e Zayn rincorrersi come due bambini piccoli. La ragazza che continuava a dire “non sono stata io” e zayn che la rincorreva cercando di prenderla. Si fecero tutta la casa di corsa, salendo e scendendo, continuando ad urlare come due bambini. “Fermati!” “no, perché tu mi ammazzi!” “se ti fermi non ti ammazzo!” “mi fai idiota?” “Almeno non sarei l’unico!” “sarai sempre l’unico idiota dentro questa casa!” “come osi, stronza? Vieni qui!” “Oso perché ho detto solo la verità. No! Non mi prenderai!”
I quattro se la ridevano allegramente.
«Ma fanno sempre così?» domandò Maddie seguendo con lo sguardo Keyra che correva per il salone, cercando di tirare cuscini al moro. Ridevano tutti e due, sembravano felici e spensierati.
«Veramente no! A quanto pare oggi stanno tranquilli tutti e due!»
«E quando sono incazzati che succede?»
Liam appoggiò una mano sulla spalla di Maddison, facendosi guardare e scosse la testa.
«Spero per te che non ti capiterà mai di vederli incazzati entrambi. La seconda guerra mondiale è niente in confronto a questi due!» Niall ridacchiò, concordando con il castano.
«Dai non ci credo! Zayn non sembra capace di incazzarsi!»
«Perché non l’hai mai visto con Keyra. Fidati che quella ragazza riesce a tirare fuori uno Zayn ben diverso da quello che tutti noi conosciamo.»
Rispose Niall guardando dolcemente i due che si rincorrevano per la stanza, con Keyra che cercava di scappare ma Zayn le bloccava sempre la strada.
Mentre Keyra scavalcava il divano dove era seduto Niall, Zayn la riuscì a prendere e dopo essersela caricata in spalla se la portò fuori dalla stanza. La mora continuava a scalciare in spalla a Zayn.
«Ti ho preso stronza, ora te la vedrai con me!» sussurrò Zayn mordendosi il labbro inferiore, avviandosi chissà dove.
«Maddie aiutami!» La ragazza si alzò pronta ad aiutare Keyra ma Liam la fece sedere di nuovo.
«Mai mettersi in mezzo a quei due Maddison.»
«Ma me l’ammazzerà!»
«Oh no! Le farà di peggio!»
se ne uscì Louis, ridacchiando maliziosamente e facendo ridere sia Liam che Niall.
«Maddisonn! Aiutooo!» La mora continuava a mordicchiarsi il labbro inferiore, nervosa. Liam sorrise.
«Non ce la faccio.. E se le fa male?» Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente a quelle parole.
«Stai tranquilla che Keyra sa come cavarsela! Usano questa tattica di richiamare per farsi aiutare, poi però ci prendi solo tanti schiaffi. Sa benissimo come liberarsi di Zayn! E vedrai fra poco si azzitteranno!» Continuò Liam, leggendo i saluti nella twitcam.
Sentire le urla di Keyra fece preoccupare Maddison che guardava la porta come ansiosa. Lei non conosceva Keyra sotto quel punto di vista e quindi non sapeva come comportarsi. E se quei tre si stavano sbagliando e quel giorno Zayn aveva deciso di ucciderla seriamente per tutti gli sfregi che gli aveva fatto? Continuò a mordicchiarsi il labbro inferiore, finché non percepì il silenzio.
«L’ha uccisa! Oddio, l’ha uccisa! Liam, l’ha uccisa! Avrò la mia seconda migliore amica sulla coscienza ed è solo colpa vostra!» Fece per alzarsi ma Liam la condusse di nuovo a sedersi.
«E’ viva. Zayn tiene troppo a lei per ucciderla. Avrà trovato un altro modo per azzittirla!»
«Voi credete che..?»
Chiese Niall senza terminare la frase.
«Si!» Rispose Liam, salutando una ragazza.
«Ovvio!» Continuò Louis in modo malizioso mentre Maddison tornò a guardarli, cercando di capire di cosa stavano parlando.
«Ma di che state parlando? Volete finire le frasi?» Sbottò Maddie ansiosa, tornando a guardare la porta.
«Stiamo parlando di quei due. Tranquilla Maddie, non hai perso Keyra! Vedrai che tra dieci minuti sono qui, se non prima!» Niall sorrise alla mora, che continuava ad essere in ansia.
« “voi credete che..” a me fa pensare che l’ha uccisa!»
«Ripeto, Zayn tiene troppo a lei per ucciderla. Al massimo Keyra ha ucciso Zayn!»
«Keyra non ucciderebbe mai nessuno!»
«Si vede che sei una novellina su come devi comportarti con quei due. Allora Maddison. Devi capire che Zayn e Keyra viaggiano su un’altra linea. A noi non è concesso stare sulla stessa linea di quei due. Tu conosci la Keyra tranquilla, quando è da sola con voi. Poi c’è la Keyra con Zayn, totalmente diversa dal normale. Stessa cosa vale per Zayn. Zayn è una persona quando sta con noi, è un altro Zayn quando è con Keyra. Non devi preoccuparti per quei due, perché non si ammazzeranno mai neanche a volerlo. Si vogliono troppo bene! Questa è normale routine tra di loro.»
Iniziò a spiegare Liam, guardando la ragazza con dolcezza. 
«Sapete che non pensavo di rivederli di nuovo così, in così poco tempo?» Ammise Niall mentre Maddison si guardava con Liam, pensierosa.
«In effetti ci hanno messo poco a risolvere.» prese parola Louis, girandosi a guardare il biondino.
«Chissà come hanno fatto. Quei due sono il mistero quando stanno insieme!» Maddison si schiarì la voce.
«Capisci?» Domandò il castano verso Maddison.
«No, sinceramente no!» Ammise, mentre Keyra e Zayn tornavano. Si girò a guardarli, preoccupata per la sua amica e controllando che non avesse ferite, trovandoli però a ridere fragorosamente. Sembrava che non fosse successo nulla e la ragazza lì guardò come se fosse impazzita. «Ho il mal di testa!»
«E’ una conseguenza di quando si cerca di capire Zayn e Keyra!»
ammise Liam dolcemente.
«Ma Mary sa tutto questo?»
«Ovvio che lo sa! Sei tu che sei appena entrata nel gruppo e devi imparare ancora tanto di quei due. Tutti e cinque, compresa Mary sappiamo i giochetti di quei due! Stai tranquilla che prima o poi riuscirai a capire.»
Rispose Niall, continuando a suonare. Anche se Keyra e Zayn erano nella stanza, si continuava a parlare di loro come se non ci fossero.
«Ne dubito fortemente!» ammise la mora massaggiandosi la fronte e guardando ancora quei due. Keyra stava appoggiata al ripiano della cucina, con Zayn poggiato al fianco che le dava dei pizzicotti sul fianco e faceva il musetto da cane bastonato e lei che gli dava le pizze guardandolo male.
Due minuti prima ridevano e due minuti dopo stavano litigando. Erano seriamente peggio di una coppia. Forse erano due persone pazze che avevano la sindrome del bipolarismo e che si erano trovati. Sennò non si sapeva spiegare come riuscissero a passare dalle risate agli insulti in meno di due secondi. Li continuò a studiare in silenzio mentre quei due continuavano a tirarsi bestemmie e frecciatine tra di loro, con gli altri che facevano finta come se non ci fossero in quella stanza. Ogni tanto tornavano nel mondo dei vivi, lì insieme a loro.
Ma a quanto pare aveva ragione Liam, quei due avevano un mondo tutto loro. Si capivano con lo sguardo – e doveva ammettere che quella cosa l’aveva vista ben poche volte – o parlavano con lo sguardo. A volte si finivano anche le frasi tra di loro. Possibile che avesse ragione Liam? Possibile che loro comuni mortali non potessero viaggiare allo stesso livello di quei due? Che poi era strano perché Keyra e Zayn non sembravano proprio fatti uno per l’altra ma solo quella sera si rese conto che si sbagliava di grosso.
Quei due erano stati concepiti per stare insieme. Cupido aveva proprio scelto in modo bizzarro i due per quella coppia.
«’Dio sta zitto! T’ammazzo il gufo Zayn!»
«Ti ho detto che non ce l’ho il gufo!»
«Intendo il tuo amichetto lì sotto, deficiente!»
«Non oseresti!»

E quando vide Keyra alzare il coltello della carne preso dal tavolo dove sedevano, capì che quei due non sarebbero mai stati normali come coppia. Ma erano una coppia?
«Vuoi scommettere, Zayna Scoppiò a ridere fragorosamente vedendo la smorfia di Zayn sul volto, lo sguardo assassino di Keyra e percepì gli altri ridere tranquilli di quello scambio di battute.


Spazio dell'autrice: Si, lo so che ci ho messo tanto. Ma ho avuto la laurea della mia migliore amica, il corso di inglese, questioni familiari, scazzi vari e la voglia di scrivere era poca. Ora la laurea è andata ma c'è la festa, senza togliere che sono stata invitata ad altre 2 feste, ad altre 2 lauree e io sono stanca. Mi piacerebbe andare a dormire e restarci per mesi e mesi, ma sarebbe troppo bello per essere vero.
In quei pochi giorni (senza togliere ieri e oggi) in cui non avevo sonno e non sembravo uno zombie, questo è ciò che è uscito dalla mia mente. Ho fatto leggere il capitolo a 2 persone prima di postarlo perché.. provate ad indovinare? Non mi convinceva. E LO SOH REGA'! la mia autostima fa schifo, mi dovete prendere così come sono.. SEMPRE insicura di ciò che faccio! Sono fatta così, purtroppo.
Ah, vi volevo avvisare di una cosa: il 21 ho la festa di laurea della mia migliore amica, devo fare ancora i regali i biglietti. (fortunatamente ho trovato già cosa mettermi, santa sara!) ma il 22 ho un matrimonio la mattina (il mio caro cuginetto di un anno più grande di me - quindi 25 anni - si sposa! E pensare che io sono ancora single. :') queste si che sono le prese per il culo della vita) e la sera ho l'altra festa di laurea. :') ragazze, mi troverete morta comunque se non ci sarà la fine del mondo il 21. ahahahahah
Ok, sto sparando cazzate a go-go!
See you later babes! ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** capitolo quattordici ***


«Io mi prendo lei!» e cominciò ad essere tirata chissà dove – o meglio, sicuramente verso la stanza del moro – da Zayn, mentre se ne stavano tutti di fronte alle scale, dopo averle salite. Louis era andato chissà dove con Eleanor, Niall stava sicuramente distruggendo casa con Mary per distrarla dagli esami e loro due stavano con Liam e Zayn.
«Ehi, io non la lascio con Liam!» Sbottò puntando i piedi, vedendo la faccia impanicata di Maddison.
«Keyra tranquilla, so che vuoi dormire con Zayn!» Se ne uscì Maddie, con un sorriso sornione. «‘dormire’ si, certo!» continuò con un’occhiata maliziosa. Lei si girò verso Zayn, a guardarlo.
«Tu che dici, se io butto dalle scale la mia migliore amica è omicidio?»
«Direi di si, piccola!» rispose divertito, appoggiato alla ringhiera della scala sapendo che quel discorso sarebbe durato in eterno. Si sapeva che Keyra era gelosa delle sue migliori amiche, quindi dubitava che non avrebbe lottato per dormire con Maddison.
Fece una smorfia. «mhm.. peccato!» sussurrò, arricciando le labbra pensierosa e tornando a guardare Maddison.
«t’ha chiamato piccola..» sussurrò Maddie con tono smielato, guardandola.
«Stai fangirlando su me e Zayn, Maddie?» Chiese mentre Zayn scoppiava a ridere insieme a Liam. «Voglio buttarti dalle scale e tu fangirli su di noi, Maddie?»
«Ma siete così dolcii!»
«Dolci?» domandò alzando un sopracciglio e girandosi verso i due maschi. «Avete droga in casa? No perché lei è come un cane da fiuto. Dove c’è droga lei la trova..» E le risate dei due maschi riempirono la casa.
«Keyra, andiamo a dormire? Ho sonno!» sussurrò il moro, passandosi una mano in quel dannatissimo ciuffo ancora giallo.
«Vai a dormire, allora!»
«Mi servi tu per dormire bene!»

Si girò a guardarlo, in modo serio. Si scrutarono mentre Maddie le dava le gomitate maliziose. «Non lascerò dormire questi due insieme. Non voglio mettere la vita di Liam a rischio!»
«Ehiii.. lo sai che non lo toccherei!»
«Keyra, vai a dormire tranquilla.. Sai che io e Niall abbiamo due letti no?»
«E quindi? Anche io e Zayn ne abbiamo due, ma non dormiremo in due letti.»
«Perché dormirete?»

Le diede una gomitata, guardandola male. «La finisci cucciola? Prima che io usi le mie informazioni per smerdarti di fronte a tutti?» E la vide sbiancare come un cecio, facendo il segno delle labbra chiuse.
Si avvicinò a Liam, puntando il dito in faccia. «Se trovo anche una goccia di sangue in quei letti o residui di sperma con la luce UV, io ti ammazzo ciccio!» Liam sbiancò insieme a Maddison.
Zayn scoppiò a ridere e prendendola per mano la condusse verso la sua stanza. «Dormite bene ragazzi, ci vediamo domani!» Lei invece si girò a guardarli.
«Ricordatevi che sento tutto. Un solo gemito e vi ammazzo!»
«Ma tu perderai tempo ad ascoltare noi? Stai andando a dormire con Zayn Malik, dannazione!»
«Come se fosse la prima volta che ci dormo insieme!»
«Dormirete? Ma mi prendi per stupida?» Se ne uscì la nana, guardandola con dolcezza.
«Liam.. Lo sai che Maddison ha un poster gigante di te nascosto nell’armadio? E una volta l’ho trovata anche a pomiciarci!» E detto questo rise insieme a Zayn, entrando in stanza e salutando i due con la manina per poi chiudere la porta.
 
 
«Dormi, cazzo!»
«Non ne ho voglia!»
«ti si stanno chiudendo gli occhi!»
«Si ma.. tu sei qui..»

Si girò a guardarlo, mentre se ne stava su twitter, con Zayn che si comportava come un bambino piccolo e sbatteva i piedi pur di non dormire. E rimaneva lì a guardarla. «Ci sarò anche domani mattina. Forza, dormi!»
«Non ne ho voglia!» e sbatté ancora le gambe come i bambini di due anni. Lo guardò con un sopracciglio alzato, sospirando spense il cellulare e pure la luce, sistemandosi al suo fianco.
«Notte Malik!» e chiuse gli occhi, sorridendo quando percepì il braccio di Zayn stringersela addosso, con una gamba bloccare le sue.
«Notte Key..»
 
 
«Keyra..» Venne scossa e mugugnò qualcosa di incomprensibile, restando ad occhi chiusi.
«Keyra.. svegliati, su! Ti ho portato il caffè..» Santa Maddison, esisteva? No perché le sue amiche sapevano quanto a Keyra servisse il caffè anche solo per alzarsi da quel letto.
«Altri due minuti.. ti prego» mugugnò, nascondendosi di più sotto le coperte. «Ho sonno!» continuò, sentendola ridacchiare.
«ti prometto che se apri gli occhi ti ritrovi l’ottava meraviglia del mondo davanti.» sussurrò Maddison. La sentiva che stava seduta sul letto dalla parte dove lei dormiva. Aprì un occhio e si, in effetti l’ottava meraviglia del mondo dormiva di fronte a lei. Scrutò il viso rilassato di Zayn che se la dormiva bellamente al suo fianco. Aveva dormito finalmente. E non si era svegliato urlando. Sorrise debolmente, cercando di far uscire il braccio da sotto le coperte e quando ci riuscì prese il caffè dalle mani di Maddison.
«Si.. è davvero l’ottava meraviglia del mondo.» sussurrò, appoggiandosi allo schienale, continuando a guardare quel viso e sorseggiando il caffè.
«Niente battutine cattive?» chiese divertita la sua migliore amica.
«No, non ci riesco quando dorme. E’ troppo bello per essere cattiva!»
«Lui è sempre bello..»
«Vero, ma lui sa che se rispondo male è perché gli voglio bene.»
«Si, lo sa.. Sennò non sarebbe qui.»

Si girò a guardarla per un secondo, pensierosa per poi tornare a guardarlo.
«dammi un pizzico!»
«Come?»
«Dammi un pizzico, Maddie!»
ripeté convinta, continuando a scrutare il viso di Zayn che dormiva. Non si era svegliato neanche con loro che chiacchieravano. Si sapeva quanto fosse pesante il sonno di Zayn. Maddison le diede un pizzico, facendole capire che era sveglia e sorridendo, si abbassò a dare un bacio a quelle labbra stupende. Erano una tentazione, soprattutto quando dormiva. Perché si rilassava tutto, lasciava che quel labbro inferiore andasse in fuori e lo rendeva più angelico del solito. Gli occhi sotto le palpebre si mossero, Zayn tirò fuori un braccio dalle coperte e senza troppe cerimonie glielo passò sulla vita, tornando a dormire.
«L’hai baciato!» Sussurrò incredula Maddison, facendola girare.
«Ohmmioddio ho baciato Zayn Malik!» sussurrò come se fosse incredula. Maddie la guardò male.
«Non intendevo quello. Hai baciato Zayn! Zayn Zayn, il tuo Zayn.»
«Non hai mai visto nessuno dare un bacio ad un’altra persona?»
chiese con un sorriso divertito.
«Di nuovo, non capisci. Intendo hai baciato Zayn!»
«ma davvero? Si, l’ho baciato!!»
Sbottò, cercando di trattenere le risate mentre giocava con i capelli del moro.
«L’hai baciato! E stai toccando i suoi capelli!» esordì Maddie, guardandola e indicando il moro.
«Si, ho baciato Zayn!» ripeté, del tutto tranquilla.
Crollò il silenzio, mentre Maddie incanalava l’informazione appena data da Keyra.
«Si ma.. dorme! Dovresti baciarlo quando è sveglio e cosciente!»
«Fidati che è cosciente. Ci mette solamente un po’ per ricollegare il cervello, ma Zayn è sveglio!»
«Cosa?»
«E’ sveglio, guarda!»
si abbassò di nuovo e pochi secondi prima che le sue labbra toccassero quelle di Zayn, il moro aveva già sporto le sue in attesa del bacio. «Visto? È sveglissimo!» Si girò a guardare Maddie, rossa come un peperone.
«E..?» incominciò a domandare ma la domanda le si fermò in gola.
«Sicuramente ha sentito tutto ciò che abbiamo detto!»  terminò lei, ridacchiando.
«Che vergogna! Mi ha sentito fangirlare su di voi!» Ridacchiò ed entrambe videro il sorriso sulle labbra di Zayn. «Ok, baby! Vado a lavorare. Liam dorme, ok? Ci vediamo a casa. Tu vedi di non stuprarlo mentre dorme!»
«Non ci giurerei! Buon lavoro.» e continuando a guardare quel viso angelico sentì la porta chiudersi dietro le spalle di Maddison, sentendola scendere le scale.
Alzò la mano e con l’indice cominciò a punzecchiare la guancia di Zayn, che mosse ancora le gambe ma non aprì gli occhi.
«Apri gli occhi Malik.. hai venti minuti per prepararti, poi dobbiamo uscire.» lui nascose il viso dentro al cuscino, mugugnando qualcosa di incomprensibile.
«Non possiamo rimanere a letto?» chiese mugugnando il ragazzo, scocciato.
«Magari potessimo. Ma abbiamo un appuntamento dal tatuatore, ricordi?» chiese accarezzandogli i capelli e facendolo sospirare in modo depresso.
Tornò a stendersi vicino a lui, socchiudendo gli occhi e sbadigliando allegramente. Aveva sonno e di certo non le sarebbe dispiaciuto tornare a dormire.
«Non ho voglia di alzarmi!» sussurrò Malik dopo aver appoggiato le labbra sulle sue. Piccoli baci, niente di che.
«pensa a me!» sussurrò sfregando il naso sulla sua guancia. Rimasero altri due minuti entrambi con gli occhi chiusi, poi Zayn si alzò con un gesto veloce e si diresse al bagno. Lei invece rimase nel letto, a guardare il soffitto e pensando ad alcune cose, per poi scendere giù per prendersi altro caffè. Si mise a vestirsi nel bagno del piano di sotto, si truccò quel poco per non sembrare un fantasma e poi portò il caffè a Liam, per svegliarlo. In fondo erano le dieci e raramente si svegliava così tardi. Significava che il ragazzo era davvero stanco.
«Raggio di sole, io e Zayn stiamo per uscire!» sussurrò, scuotendolo.
«Dove andate?»
«A cercare un posto per scopare in santa pace!»
scherzò, facendogli aprire di colpo gli occhi e Keyra gli porse il bicchiere di caffè.
«Simpatica!» sussurrò sedendosi sul letto e passandosi le mani sul viso, per poi buttare giù il caffè, guardandola. «Ricorda a Zayn che oggi dalle quattro alle cinque ha appuntamento con Albert, poi alle cinque e mezza lo verranno a prendere per le prove. E te e Mary verrete prelevate alle sette e mezza a casa vostra!!»
«Ma quanto chiacchieri? Come fai? Io appena sveglia è già tanto se so chi sono.»
chiese, stranita.
«La forza dell’abitudine a scoprire che i tuoi migliori amici non si ricordano un’h del loro lavoro. Puoi ricordarglielo?» Rispose grattandosi il viso in modo stanco, sbadigliando allegramente.
«Si capo! La segretaria e la tassista ora esce. Ci sentiamo più tardi.» E dopo essersi piegata a dare un bacio sulla guancia del ragazzo, uscì dalla sua stanza e si diresse al pian terreno dove c’era Zayn ad aspettarla mentre si specchiava, ovviamente.
«Svegliato?» Chiese il moro, girandosi a guardarla.
«Ore 4.00-5.00: il Signorino Zayn ha appuntamento con Albert;
Ore 5.30: sempre il Signorino Malik verrà prelevato per andare a fare le prove per Zia Betta.
Ore 7.30: Me medesima e la Signorina Moser verranno prelevate con la forza in casa loro per essere scortate per l’appunto nel backstage dove si troverà la Zia Betta.»
«Cosa saresti?»
«Una segretaria! Visto che qui dentro mi date tutti un ruolo, meglio farlo in meglio no? Sembravo una segretaria?»

«Magari vestita sexy e con un leccalecca in bocca ci andavi vicino!» giocò aprendo la porta e facendola passare.
«Leccalecca? Ammettilo Malik che non hai immaginato il leccalecca ma ben altro!»
«Signorina Smith.. mi stupiscono i suoi pensieri perversi!»
le sussurrò all’orecchio mentre scendevano le scale della grande casa One Direction.
«Sarà la compagnia, Signorino Malik!» cinguettò girandosi verso di lui con il viso e sbattendo le ciglia come un’ochetta.
«E’ pronta per fare la tassista?»
«Dammi una gomma da masticare e vedi come interpreto alla grande anche quel ruolo!»
ridendo allegramente entrarono nella sua macchina, dirigendosi verso il tatuatore.
 
 
Stare al fianco dei suoi amici diventava ogni sacrosanto giorno sempre più impossibile. Le fan li trovavano ovunque, anche senza sapere dove fossero. In un modo o nell’altro c’era sempre qualcuno che sapeva ogni loro spostamento e si ritrovavano le fan ovunque. Non che avesse nulla in contrario ma fermarsi ogni tre passi era stressante per una come lei che aveva il passo molto veloce.
Già doveva camminare da lumaca quando camminava con i suoi amici, aggiungeteci anche le fan e tutto diventava insopportabile.
«Abbiamo ancora cinque ore per stare insieme.. cosa vogliamo fare?» domandò il moro guardando fuori dal finestrino.
«Ma ti devo subire per davvero tutto il giorno?»
«Ti dispiace per caso?»
«No Malik, sprizzo gioia da tutti i pori. Non vedi come sono emozionata?»
«No, non lo vedo, devo ammetterlo!»
«OHMIODIOOOO! STARO’ TUTTO IL GIORNO CON ZAYN MALIK! SONO UNA SCULATA DI PRIMA CATEGORIA!»
urlò riempiendo l’abitacolo con le sue urla e facendo girare Zayn verso di lei, che la guardava incredulo. «Ora va meglio? Hai capito quanto sono contenta?»
«Ti tapperei quella boccaccia! Ma stai guidando e non voglio fare un incidente!»
«Tsk! Ingrato di un Malik! Potresti farlo e lasciarti andare al rischio!»
«Mi basta baciarti per lasciarmi al rischio..»

Si girò a guardarlo male. Era sempre un pessimo umorista.
«Indovino e hai pensato male alla mia frase.. vero?»
«Perché non c’era una cattiveria dietro?»
«No. Sei tu che vedi cattiverie ovunque. Volevo dire che se mi attacco alle tue labbra non mi stacco più. Dovresti saperlo!»

Lo guardò e, dopo aver sorriso, tornò a guidare.
«Sisi, salvati in calcio d’angolo, Malik!»
Lo sentì ridacchiare, sapendo benissimo che si stava vergognando come una ladra di ciò che aveva detto. «Allora, cosa facciamo?»
«Non lo so, sei tu quello che non può andare da nessuna parte, non io!»
«Mi camuffo con una barba e ci concediamo un mezzo pomeriggio insieme?»
«E va bene! Ma ci basta la tua di barba, Malik!»

Non parlarono più per alcuni minuti, sapeva che Zayn stava pensando a cosa fare. Se lo conosceva, stava cercando qualcosa dove potevano stare da soli senza essere disturbati. Sorrise debolmente a quel pensiero, girandosi a guardarlo mentre erano fermi al semaforo. Giocava in modo distratto con il bottone del finestrino ma guardando fuori.
«Ok, ho trovato!» Si girò a guardarla così velocemente che non ebbe il tempo materiale di trasformare la sua espressione da sognatrice innamorata a seria. La beccò in pieno a guardarlo come una ragazzina in piena fase ormonale. Diventando tutta rossa, tornò a guardare di fronte a lei, attendendo che il semaforo diventasse verde. Lui, sorridendo debolmente tornò a guardare fuori.
«sentiamo questa perla di saggezza..» sussurrò Keyra, ripartendo.
«Al lunapark!»
«E beh si! Visto che non sei nessuno puoi benissimo stare in mezzo alla gente!»
«Ma chi deve starci a quest’ora?»
«Ragazzi che hanno segato la scuola!»
«Si ma tutto si aspettano che trovarmi ad un Lunapark!»
spiegò, tornando a girarsi per guardarla. Anche lei gli buttò un occhio, guardandolo, per poi sospirare e annuire.
«E lunapark sia!»
«Posso considerarlo come primo appuntamento?»
Appena poté si girò a guardarlo, sorrise nel vederlo così euforico. Sembrava un bambino di fronte al giocattolo appena uscito in commercio.
«Ma che schifo di primo appuntamento.. e tutto il processo ‘cosa mi metto’ ‘oddio dove mi porterà’ ‘oddio cosa ci diremo’ ‘oddio mi bacerà’?» domandò divertita sentendo Zayn posare la mano sulla sua, posata sul cambio. Aprì leggermente le dita, allargandole sul cambio delle marce e sentendo le dita di Zayn solcare gli spazi da lei lasciati, stringendole la mano.
«cosa ti metti? Sei perfetta, anche se ti preferirei nuda e tremante per l’orgasmo che hai appena avuto grazie a me. Dove ti porterò? Al lunapark, da brave coppie normali! Cosa ci diremo? Cazzate, come al solito. Ti bacerò? Ne puoi stare certa!» sorrise, guardando la strada. Che cretino. Solo lei poteva trovarsi il più cretino dei cretini. Ma doveva ammettere che quel cretino le piaceva e anche tanto. Il cuore perse un battito quando lo sentì depositare un bacio sulla sua guancia.
«Si ma dovresti essere tu a guidare! E’ il ragazzo che dovrebbe condurre la ragazza all’appuntamento!»
«Ma perché dovrei? Guidi bene e due.. sei estremamente sexy quando ti arrabbi con i passanti!»
Scoppiò a ridere girandosi a guardarlo. Si, era veramente un cretino.
«C’è qualcosa di non sexy in me?» Lo vide stringere le labbra in modo pensoso, mentre guardava chissà dove pensando a quella domanda.
«Nah!» sussurrò poco dopo, guardandola e sorridendole. Lo guardò ma sul suo viso sentì chiaramente l’espressione da ebete. Non poteva farci niente. Quando diceva certe cose per lei era normale lasciarsi andare alla dolcezza.
«Ci sarebbe da divertirsi anche a letto sai? Sarebbe un primo appuntamento perfetto!»
«Signorina Smith! Non uso le ragazze innamorate di me..»
e scoppiò a ridere anche lei, dopo che lui si era lasciato andare ad una risata fragorosa per ciò che aveva detto poco prima.
Quando arrivarono al luna park parcheggiò e dopo aver pagato il parcheggiatore si diressero verso le casse. Zayn aveva tirato fuori chissà da dove un cappello con scritto “dallas” con tanto di visiera che gli nascondeva il viso.
«Dovresti prenderlo come consiglio!»
«Cosa?»
chiese lei pensosa girandosi a guardarlo. Lo vide indicarsi il cappello e con esso la scritta, sempre tenendo bassa la testa e stringendo la sua mano. Nessuno li guardava, fortunatamente. Possibile che bastava un cappello per non farsi riconoscere? Era possibile avere un primo appuntamento senza avere fan intorno che urlavano e piangevano? Forse si.
Quando capì la battuta, fece l’unica cosa in grado di fare: Menarlo.
«Brutto idiota!» borbottò dandogli tante pizze sul braccio possente mentre lui se la rideva in quel modo sguainato che non riuscì a farla rimanere seria. Con Zayn che rideva in quel modo non ci riusciva. Ogni giorno che passava Zayn sembrava tornare sempre di più il suo Zayn e lei non poteva fare altro che essere contenta e felice con lui.
Prese il portafogli dalla borsa e lui alzò quel tanto il viso per guardarla male.
«Scusa, che vorresti fare?» domandò, sempre guardandola male.
«Pagare, ovviamente!»
«Pago io per te!»
«Non voglio che paghi per me!»
«Sta zitta, decido io!»
«Ehi, cazzone! Sta zitta non me lo dici, chiaro?»
sbottò, ricambiando lo sguardo bruto.
«E’ d’obbligo che l’uomo paghi tutto ciò che la ragazza vuole al primo appuntamento!»
«Allora se io volessi una Ferrari decappottabile tu me la compreresti? Ma come ragioni?»
«A parte che i soldi ce li ho.. vuoi una Ferrari?»
«No, vorrei un cervello nuovo!»
«Era ora..»
sentenziò alzando gli occhi al cielo, come se fosse grado di quella cosa.
«E’ per regalartelo a te, deficiente!»
«Certo come no! Salve, due biglietti!»
La donna li guardò annoiata. Voglia di vivere ti prego uccidila! Keyra si appoggiò al bancone, nervosa. Non voleva che pagasse lui, ma praticamente l’aveva braccata con una mano. Con una mano Zayn aveva praticamente bloccato entrambe le sue mani. Non era giusto.
La donna sempre con lo scazzo fino al cervello fece i due biglietti e Zayn diede la sua carta di credito. «Quanto sei trasgressivo con la carta di credito! Li hai soldi contatti nel portafogli?»
«Non ne ho bisogno. Ovunque accettano la carta!»
«Come sei trasgressivo ragazzo!»
sussurrò dandogli un pizzico sul fianco, ma guardandolo in modo dolce. In fondo stava cercando di fare di tutto per passare come un normale ragazzo che sta portando fuori una ragazza al loro primo appuntamento.
Sperava seriamente che quelle poche ore potessero essere diverse dalle altre. Ma non per lei, ma per lui. Si vedeva lontano un miglio che aveva la necessità di essere un ragazzo come gli altri.
«Qual è la prima giostra che vuoi fare?» domandò il moro, sempre a testa bassa. Con la sua altezza poteva comunque guardarlo. Soprattutto se, come in quel momento, le era stretta al suo fianco, trattenuta dal suo braccio.
«Sei tu che volevi il primo appuntamento. Decidi tu!»
«La casa di paura!»
«Era meglio se decidevo io!»
sussurrò con una smorfia, facendolo ridacchiare. In effetti quel giorno non c’era molta gente. Più che altro c’erano tanti bambini e tanti genitori. Due età che erano all’oscuro di chi fosse quel ragazzo che, in quel momento, si fumava una sigaretta appoggiato al muro, attendendo di entrare nella casa.
«A cosa pensi?» domandò il moro, scrutandola per un secondo per poi tornare a guardare il cellulare.
«Niente di che.. Cosa fai?»
«Sto su twitter!»
si avvicinò e, alzandosi sulle punte, guardò incuriosita.
«Ahhh! Ecco come funziona! Mi ero sempre domandata come facevate voi persone famose a trovare i tweet delle altre persone famose!» disse, vedendo che le menzioni erano diverse per loro. Per una persona famosa c’erano le menzioni dei fan e le menzioni degli account verificati.
Lui si girò a guardarla, sorridendo in modo dolce. Si piegò quel tanto per sfiorarle le labbra.
«ma..ma..» sussurrò incredula, guardandolo mentre continuava a sorridere.
«Scusa.. non ho resistito. Eri così dolce!» e guardandolo male – ma arrossendo – tornò ad appoggiarsi al suo fianco. Però doveva ammettere che il cuore aveva perso un battito. Forse era il fatto che sembrava un normale primo appuntamento. Ma purtroppo ancora continuava a pensare che Zayn potesse essere scoperto. Non le veniva normale di stare lì a spassarsela. Si guardava sempre intorno, a differenza sua che sembrava del tutto tranquillo. Le faceva così strano pensare che Zayn era ormai famosissimo e quella sera avrebbe stretto la mano alla regina. Lei era ancora abituata a vederlo come quello conosciuto a scuola. Mentre ora era uno dei cinque volti più richiesti dei teenagers.
«Ci credi che stasera conoscerai e canterai per la regina?» Il moro si girò a guardarla, pensoso per poi sorridere in quel modo timido.
«Sto facendo di tutto per non pensarci!»
«E per dimenticare usi me!»
obiettò con tono offeso, come se fosse davvero triste di quella cosa.
«In realtà ora sono in ansia quasi quanto stasera! In fondo è il nostro primo appuntamento!» sussurrò, arricciando le labbra per poi passarsi la lingua sul labbro inferiore, facendo ballare la conga al suo stomaco.
«Sei in ansia almeno quanto stasera? Cazzo Zayn, stai per conoscere la regina!»
«E allora? Si, sono emozionato ma.. andiamo.. non è niente in confronto ad un primo appuntamento con te!»

Lo guardò così incredula che lui ridacchiò e staccandosi dal muro le si mise davanti mentre la bocca di Keyra formava una perfetta O dallo stupore.
«Si sarà una cosa emozionante, ma è come cantare di fronte alle persone normali. Mentre con te.. sai da quanto aspetto questo appuntamento?»
«Non lo voglio sapere. Sto sullo stesso piano della regina!»
«E non sei contenta?»

Scosse la testa, perdendosi nei suoi occhi. Dannati occhi che la bloccavano. «Veramente ansiogena come cosa. Sei ansioso per un primo appuntamento con me quando siamo stati insieme a letto per un mese e anche recentemente!»
«Tu vedi la regina in modo differente perché non riesci a mettere in confronto te con la regina! Io vedo la regina una cosa si, emozionante, ma.. Le stringerò la mano, canterò per lei.. E poi?»
«E poi cazzo. Potrai dire che la regina sa chi sei!»

«Ma se tu ti sposi con me, anche la regina saprà chi sei tu!»
«Scusa, quand’è che abbiamo deciso di sposarci?»
Domandò per informarsi, alzando un sopracciglio con fare preoccupato. Lui sorrise.
«Ti sei dimenticata della mia proposta?» Chiese fintamente offeso, guardandola.
«Veramente non me l’hai mai fatta! Siamo al primo appuntamento, idiota!» Lo sentì ridere sonoramente, facendola sciogliere come un gelato al sole.
Zayn l’abbracciò e lei affondò la faccia nella sua camicia a quadri, respirando a pieni polmoni il suo profumo. E lui fece altrettanto. Potevano trattarsi a pesci in faccia, dirsi le peggio cose ma il linguaggio dei loro corpi, dei loro gesti parlavano per sé.
«Non sai quanto mi eri mancata. Quando mi era mancato tutto questo!» le sussurrò all’orecchio, piegandosi su di lei.
E di nuovo il cuore perse cento battiti preziosi per quelle parole.
«Già! Anche a me era mancato.» Riuscì solamente a dire, sentendo la gola secca per l’emozione. Le diede un bacio sul collo, delicatamente per poi sorriderle a due centimetri dal viso. E lei ricambiò.
«Zayn..»
«cosa..?»
«Che schifo di primo bacio!»
Di nuovo la risata di Zayn riempì le sue orecchie, facendola sorridere.
«Non preoccuparti, ho intenzione di dartene un altro appena saremo dentro la casa. Da soli E un brivido di piacere le passò per tutta la schiena, sentendo quel tono appena usato. Possibile che riuscisse a farla eccitare con delle semplici parole? Dannato lui!
«Stai attento, potrei accidentalmente darti un calcio proprio sul tuo amichetto!» E lo sentì piegarsi al suo orecchio.
«Primo: tu non vedi l’ora di baciarmi, proprio come me. Secondo: il mio amichetto lì sotto, cara la mia Keyra, serve a te quanto a me. Quindi direi che sarebbe un errore.»
E in tutto questo continuavano a stare abbracciati, con lui che sembrava volerla nascondere da occhi indiscreti che non c’erano. Poi, capì. Non la stava nascondendo da nessuno, la nascondeva semplicemente dal mondo. Come se fosse geloso di ciò che aveva tra le braccia, come se volesse tenere solo per lui ciò che stavano dicendo anche se erano cazzate. Per quanto fosse piccola, si nascondeva benissimo tra il muro e il corpo del ragazzo e lui stava tutto rannicchiato, con la testa al fianco della sua per nasconderla. «Neanche ti rispondo!» di nuovo le sfiorò le labbra, per poi far sfiorare la punta del suo naso sulla sua guancia. Un bacio su di essa e si staccò da lei, rimettendosi al suo fianco e tornando a messaggiare su twitter con chissà chi.
Due o tre volte lo sentì sbuffare. Si, sembrava una ragazza in fase mestruale, le faceva un baffo.
«Brutto stronzo!» lo sentì sussurrare e si girò a guardare il moro al suo fianco con un sopracciglio alzato.
«Che succede?» domandò, incuriosita e anche un po’ incazzata del fatto che lo stavano facendo incazzare al loro primo appuntamento.
«Niente!» ripose il cellulare nella tasca e prendendola per il polso la condusse verso la casa dopo essere stati richiamati. Raggiunsero il gruppetto in cui erano stati messi, sentendo la presa di Zayn troppo forte sul suo polso.
«Zayn..?» lo richiamò ma non le rispose, mentre camminavano per la casa mezza buia. «Zayn.. lasciami il polso, mi stai facendo male!» gemette e lui arretrò il passo di carica che aveva preso per poi lasciarle il polso che si massaggiò delicatamente, scrutandolo nella penombra della casa.
«Scusa, non volevo!»
«cos’è successo?»
«Andiamo..?»
provò a camminare ancora ma Keyra lo bloccò, sbattendolo poco finemente al muro.
«No, non andiamo! Mi dici che diavolo succede?» sbottò con tono che non ammetteva repliche.
«Ma niente, una cazzata!»
«Tutto ciò che ti riguarda mi interessa quindi dimmelo..»
lo avvisò, senza misurare le parole. In fondo doveva essere un vero primo appuntamento, no? E cosa c’era di meglio di lasciarsi andare a smancerie con tanto di frasi dolci? Certo, aveva usato un tono incazzato per dirlo, ma Zayn la guardò in silenzio avendo misurato le sue parole e capite. La prese per il polso – questa volta molto più delicatamente – e senza pensarci due volte la condusse tra le sue braccia. Si nascose nel suo petto, sempre contenta di trovare un posticino per lei tra quelle braccia sentendo il cuore del moro battere forte. E come se fosse stato richiamato anche il suo prese a battere forte, in sincronia con quello di Zayn.
«una litigata su twitter con Max dei the wanted!»
«E..?»
«Mi innervosisce!»
«E tu rispondigli per le rime. Che cazzo vuole questo da te?»
«La mia vita.. Ci stiamo prendendo a parole da un pochino.. Si crede figo, e soprattutto vuole la mia bellezza!»
e lo guardò, alzando un sopracciglio. Naturalmente scherzava ma era serio, mentre lei scoppiava a ridere.
«Perché? Perché la gente vuole essere qualcun altro. E’ snervante. E poi, sinceramente.. Sei geneticamente perfetto.. E’ impossibile essere come te!»
«Perfetto eh?» lo vide alzare un lato delle labbra mentre lei arrossiva non volendo credere di averlo detto.
«Non ti fasciare la testa, baby! Sei perfetto ma incredibilmente idiota. Andiamo!»
E prendendolo per mano riprese a camminare, sentendolo ridacchiare tutto euforico che avesse detto che era perfetto.
Dire che alla prima “maschera” che si avvicinò a loro per quanto era soprappensiero quasi non lo massacrò di botte, il restante giro turistico nella casa di mostri la fece totalmente cagare sotto dalla paura tanto che si mise dietro le spalle di Zayn, con la faccia affondata nella sua schiena si faceva portare dal moro che continuava a ridere come uno screanzato.
Uscendo, Zayn si piegò in due dalle risate quando notò il colore biancastro sul suo viso e gli occhi sgranati.
«Hai paura di questa stronzata e non dei film horror?»
«I film horror so che prima o poi succede qualcosa, è inevitabile. Qui non capisco mai quando arrivano ‘sti bastardi! E mi fanno prendere i colpi.»
sussurrò sentendo Zayn continuare a ridere come un pazzo per quella cosa. Lei appoggiata al muro della vecchia casa e lui che si teneva sulle ginocchia mentre continuava a ridere.
Fecero ben due volte le montagne russe, sempre su richiesta del moro e alla seconda quando scesero erano entrambi verdognoli per il senso di vomito che lì aveva assaliti al secondo giro.
«Chiedimi di nuovo di rifare questa giostra e te lo giuro su ciò che c’è stato tra di noi che ti ammazzo, Zayn!»
Non rispose conducendola chissà dove mentre lei cercava di riprendersi dal senso di vomito che le attanagliava le viscere e rischiava seriamente di vomitare.
Quando capì dove si trovarono, arretrò e Zayn la guardò stranito.
«Non di nuovo Zayn!» lo pregò guardandolo e vedendo un sorriso spuntare sulle sue labbra.
«E’ una giostra. E’ molto più bassa del London Eye!»
«Tu mi vuoi uccidere al nostro primo appuntamento. Non eri tu che dicevi che ci tenevi a me?»
«Ci tengo infatti. Ma diciamo che la prima volta che ci siamo stati non è andata come speravo!»
Lo guardò cercando di capire di cosa parlasse. La prima volta?
Si guardarono e lui continuava a sorridere così decise di usare i suoi ricordi e ritornare indietro di qualche anno. Solo in quel momento si rese conto che quel lunapark li aveva già visti insieme ma che soprattutto proprio quella giostra li aveva visti insieme. Ricordò che lei era in ansia, lui aveva cominciato a tirare fuori le barzellette per farla ridere e poi erano finiti a litigare. Sorrise debolmente e lui ampliò il suo di sorriso. Aveva capito che aveva ricordato.
«Ti scuso, giuro! Giuro che ti scuso su tutto ciò che hai detto quel giorno ma ti prego, non farmela rifare!»
«E’ più stabile ora!»
Continuò a provarci lui.
«si ma io ancora ho fottutamente paura delle altezze.»
«E quando voli cosa fai?»
«Mi cago sotto!»
«E come farai quando verrai a New York?»
«Quando ci andrò, scusa?»
«Per venire a vedere il nostro concerto al Madison Square Garden!»
«E’ un invito?»
«Si.. ti sto invitando a New York per vedere il nostro concerto..»
e la guardò con dolcezza, posandole una mano dietro la schiena e sospingendola verso la ruota panoramica. Che poi perché panoramica che se dal punto più alto fai tutto tranne che vedere il panorama?
«Ma.. non ho il biglietto!»
«Keyra.. siamo noi a cantare. Possiamo far entrare chiunque vogliamo!»
«Ma non è giusto!»
obiettò pensierosa. Non le piaceva entrare da qualche parte solo perché era amica dei One Direction.
«Al tempo non sapevo che saresti tornata e, diciamo che starei molto più tranquillo se tu fossi lì con noi.. con me!»
«Posso provare a vedere se ci sono ancora biglietti?»
«No, non puoi! Parlerò con gli altri ma sicuramente saranno contenti della mia scelta!»

E detto questo la fece salire e mettere seduta sulla giostra, che si muoveva lentamente. Pensierosa come non mai non si rese conto della cosa ma quando successe era troppo tardi. Si girò a guardarlo e trovandolo a sorridere, del tutto rilassato al suo fianco e un braccio steso sullo schienale.
«Mi hai tratto in inganno. Mi hai fatto distrarre!»
«Non serve neanche usare più gli occhioni con te. So come ingannarti in altri modi!»
«Sei uno stronzo!»
«No, ho solo imparato a conoscerti!»
Le disse, divertito. Lei non fece altro che sbuffare e, incrociando le braccia sotto al petto si appoggiò allo schienale, guardando il panorama con un dolce broncio.
«Sei arrabbiata..?»
«Molto!»
«Come posso farmi scusare?»

Si girò a guardarlo, sempre incazzata. E lui stava sorridendo, del tutto rilassato. Non poteva resistere quando c’era tutta quella calma in lui. Sospirando, l’incazzatura sparì come una vampata di vento.
«Raccontandomi barzellette..» e visto che stavano lì, perché non rifare tutta la scena? Lo vide sorridere a trentadue denti e ricambiò. Bello come il sole. Era contento che stesse al suo gioco.
Sistemandosi meglio sul posto, si schiarì la voce. «Una bambina passa davanti alla camera da letto dei genitori. Se ne va via scuotendo la testa e dicendo: “e poi vuole mandare me dallo psicologo perché mi succhio il dito”.» Ancora con le braccia incrociate sotto al seno, lo guardò di sbieco. Cercò di rimanere seria, ma le uscì un sorriso e lui con un dito le punzecchiò la guancia.
«E dai, ridi.. Non fare la musona brontolona.»
«La prossima!»
«Ma era la più carinaaa!»
«Allora dovevi tenertela per dopo, anche se fa schifo Zayn!»
«Bin Laden entra in casa, guarda la moglie e le fa: “mi ha cercato qualcuno?”»
Si nascose dietro la manica della maglietta pur di non fargli vedere che stava ridendo sotto i baffi. Lui la scrutò e sorrise.
«Due poliziotti in macchina: “Alex, controlli che le frecce funzionino” allora l’altro poliziotto si sporge dal finestrino “Ora si, ora no… ora si, ora no…”» E lì la sua risata riempì il lunapark, mentre buttava indietro la testa e batteva le mani come quando si divertiva tanto. Zayn rise con lei, dalla sua stessa barzelletta.
«Un uomo sta piangendo di fronte una tomba e sussurra: “perché te ne sei andato? Non dovevi morire, perché sei morto?” Un passante, incuriosito sentendolo singhiozzare si ferma e domanda: “Era vostro padre..?” “no, il primo marito di mia moglie!”» Si appoggiò alla sua spalla, continuando a ridere come una deficiente. A lei quelle battute facevano anche schifo, ma non riusciva a smettere di ridere. Erano troppo idiote. E così, vedendola divertita, Zayn continuava:
«Ci sono tre fratelli: nessuno, scemo e cretino. Il primo figlio, nessuno, si butta dalla finestra e scemo telefona alla polizia: “aiuto aiuto. Nessuno si è buttato!” e loro risponde: “E allora? Ma sei cretino?” “No, sono scemo!”» Keyra per quanto rideva si portò una mano al petto, sentendosi mancare il fiato.
«Le mie battute ancora ti fanno ridere!» constatò lui, divertito nel vederla così tranquilla e spensierata.
Asciugandosi gli occhi con le mani, lo guardò. «Sono idiote.»
«Ma divertenti!» continuò lui, continuando a sorridere. Ma quando diamine era bello?
«Touché.» Si appoggiò allo schienale, gustandosi il panorama ma cercando di non vedere l’altezza che li distanziava dal pavimento.
«Posso baciarti?» Si girò a guardarlo e prima che potesse rispondere lui aveva piegato la testa di fronte alla sua, poggiando le labbra alle sue. Se non fosse che lo conosceva da anni, come minimo ritornando a casa avrebbe buttato giù la sua stanza dalla felicità. Un primo appuntamento con i fiocchi e sicuramente avrebbe fatto fatica a dimenticarsi di quella giornata. Quel bacio era intriso di dolcezza, di parole mai dette e di promesse che non sapeva se sarebbero state mantenute. La mano di Zayn era posata sulle sue, delicatamente come se volesse circondarle.
Si dimenticò di tutto il resto, lasciandosi andare a quel bacio e permettendo al moro di avere ciò che voleva. Non che lei non volesse ma lo voleva felice e se quello era il modo giusto allora l’avrebbe fatto. Voleva conquistarla? Che idiota.. l’aveva già conquistata due anni prima e non aveva bisogno di nessun primo appuntamento. Zayn aveva la chiave per il suo cuore e non aveva intenzione di riprendersela. Voleva farsi male, proprio come due anni prima. Ma con la differenza che quella volta, voleva godersi in pieno tutto quanto, senza dover pensare. Non le era difficile. Zayn era sempre stato in grado di liberare la sua ansia e non farle pensare al peggio. E doveva ammettere che con quel primo appuntamento era riuscito a farla sentire come una normalissima ragazza di sedici anni, con il cuore in gola dall’emozione e le labbra che chiedevano di più. E lui glielo stava donando quel ‘di più’.
Quando scesero dalla giostra, chi non li conoscesse poteva benissimo pensare che erano due ragazzini di sedici anni in fase “innamoramento”. Avevano due sorrisi idioti sul viso e gli occhi che brillavano.
«Sai.. Danny sta arrivando a Londra, credo che comprerò casa e andrò a vivere con lui!» Si girò a guardarlo.
«Danny? Il tuo migliore amico?»
«Si!»
«E qual è il problema scusa?»
«Nessuno, ti volevo informare!»
«Non te la darò Malik! Non sperarci!»
E con le loro risate quelle poche ore in cui potevano stare da soli senza essere fermati da nessuno, continuarono a godersi il loro primo appuntamento.
 
 
«Ehm..» Albert si bloccò e si girò a guardarla visto che stava chiudendo la porta di casa.
«Signorina Keyra, che piacere rivederla!» e come a sottolineare quella frase le fece un sorriso che avrebbe abbagliato tutti.
«Salve Signor Albert, come sta?»
«E lei?»
Alzò un sopracciglio. Odiava quando le rispondevano con un’altra domanda.
«Io.. Io credo bene!» sussurrò inarcando le sopracciglia, come se volesse pensare a quella domanda.
«Andava da Zayn?» Chiese il signore, sistemandosi il giaccone come a voler prendere tempo.
Spostò lo sguardo su di lui, pensosa. «Mi da del lei? Mi dia del tu, mi fa sentire vecchia il lei..» borbottò contrariata, sentendolo ridere di cuore. Sembrava così serio come uomo e rideva per una cosa così stupida?
«Facciamo che ci diamo del tu?»
«Ci posso provare!»
rispose, sempre scrutandolo. Se prima si sistemava il giacchetto, ora controllava qualcosa nella sua valigetta. Strano come tipo.
«ma non hai risposto alla mia domanda.. Stai andando da Zayn?»
Lo guardò in cagnesco, sentendosi sempre di più studiata da quell’uomo. «Non sto andando da Zayn, sto correndo da lui visto che mi ha lasciato un messaggio sul telefono obbligandomi a venire qui all’istante.» L’uomo ridacchiò in modo divertito, poi si girò a guardarla.
«Allora non ti tarpo le ali, vola da lui!» Lo guardò in silenzio, come a voler cercare di capire cosa volesse dire quella frase.
«Signor Albert, quanto costa una seduta con lei?» chiese in modo curioso Keyra, tralasciando il discorso Zayn. Le dava fastidio parlare di lui, soprattutto con una persona estranea. Il fatto che la gente cercasse di studiarla e scoprire qualcosa su lei e Zayn le metteva timore. Era una cosa solo loro e pensare che quell’uomo praticamente sapesse tutto di loro due, la metteva in soggezione.
«Perché lo vuole sapere? E’ interessata?»
Scoppiò a ridere. «Ringraziando il cielo non sono arrivata così in basso da aver bisogno di uno psicologo» disse, scrutandolo.
«E allora perché? Si preoccupa che mando in banca rotta il suo ragazzo?»
«Io e Zayn..»
si bloccò, vedendo gli occhi di Albert brillare in modo strano, e un sorriso nascere sulle sue labbra. Trabocchetto. Che bastardo! «No, non mi preoccupo di lui e del suo conto in banca. Io credo che se Zayn abbia bisogno di qualcuno che lo ascolti, allora può spendere tutti i soldi che vuole. Meglio con lei che in shopping.» sussurrò, giocando con l’interno delle tasche del suo giacchetto.
«E allora perché?» chiese ancora, incuriosito. Incredibile. Non riusciva a capire il motivo per cui aveva fatto quella domanda. Fantastico.
«Ho solo tante domande da fare ad una persona che magari ha studiato più di me cose del genere!» Se ne uscì, vedendo un sopracciglio dell’uomo alzarsi incuriosito.
«Che tipo di cose?»
«Se mi dice quanto le devo per parlare, magari glielo spiego!»
«Facciamo che è una seduta di prova? In fondo è stata lei a dirmi che non ha bisogno di uno psicologo.»
«Dipende da quello che risponderà!»
sussurrò a se stessa, in tono bassissimo tanto che l’uomo chiese ‘cos’hai detto?’.
Si guardò le punte delle scarpe cercando di capire che doveva fare. «Che ne dice se ne parliamo di fronte una tazza di tea?»
«Dove?»
«Credo che il signorino Malik ci presterà la sua stanza. Se non erro stava per andare a provare, giusto?»

«Si, credo di si! Ma è sicuro di non voler essere pagato? Me lo posso permettere..! E soprattutto non ha altri appuntamenti?»
«I miei appuntamenti possono aspettare. E’ tanto che vorrei farmi una chiacchierata con lei. Diciamo da quando ho iniziato a sentir parlare di lei..»
sussurrò con tono felice l’uomo, bussando di nuovo sulla porta di casa. Notare come non aveva di nuovo parlato di quanto costasse una seduta con lui. Zayn aprì la porta e dopo aver sorriso di nuovo ad Albert, vide Keyra al suo fianco.
«Finalmente! Ho un dilemma!»
«Dov’è finito il tuo cervello non lo so!»
sbottò guardandolo.
Li fece entrare di nuovo, guardando stranito Albert. «che succede?» chiese dimenticandosi senza troppe cerimonie del suo dilemma.
«Potrebbe prestarci la sua cameretta?» domandò l’uomo e Keyra, capendo quanto avesse sbagliato ad usare quelle parole guardò Zayn e lo trovò a scrutarli, con una smorfia.
«Ohmioddio te la vuoi fare con il mio analista!» gli diede un cazzotto, facendolo gemere.
«Zayn! Ma quanto sei coglione? Dobbiamo solo parlare di una cosa!» Ma perché tutti i decerebrati mentali a lei? Il ragazzo li guardò, stranito.
«Non di me, vero?» chiese ancora, massaggiandosi la parte dove Keyra gli aveva dato un pugno.
«No, per quanto tu speri che tutto il mondo parli di te, non dobbiamo parlare di te!»
«Ok, allora potete andare!»
sussurrò come a dare il consenso a quella cosa. Chiuse la porta e prese a camminare verso la stanza del moro.
«Kè, aspetta!» Si bloccò sulle scale, girandosi a guardarlo. «dov’è che ho messo i documenti della casa?» Quel pomeriggio sul presto, sotto richiesta di Zayn, l’aveva accompagnato a vedere una casa per lui e per Danny. Aveva chiamato un’agenzia di case e quelli, sapendo chi era Zayn Malik avevano lasciato stare tutto per stargli dietro. In meno di un’ora Zayn aveva visto casa e firmato il contratto.
«te li ho messi nel cassetto del tuo comodino, rincoglionito!»
«Mia salvatrice, prima che cominciate a parlare posso prenderli?»
«La stanza è tua, fai un po’ te!»
li raggiunse sulle scale ed entrarono nella stanza tutti insieme, guardando Zayn prendere i documenti e, dopo averle sfiorato le labbra in un bacio a stampo, se ne andò dicendo che si sarebbero rivisti di lì a tre ore.
Albert chiuse la porta e posando la sua ventiquattr’ore sulla sedia della scrivania, si tolse di nuovo il giacchetto.
Sembrava muoversi a suo agio in quella stanza, lo guardò mentre si toglieva il giacchetto per poi sedersi alla poltrona al fianco del letto. Anche lei si tolse il giacchetto, posandolo sul letto.
«Siediti dove vuoi!» E invece di andarsi a sedere, si andò ad appoggiare alla scrivania. Pensava che quella chiacchierata sarebbe durata ben poco. Vedendo il suo gesto, l’uomo sorrise e incrociò le mani dopo aver appoggiato i gomiti sui braccioli. «Allora.. che cosa mi volevi chiedere?»
«Lei crede nei sogni?»
«Sogni? Che tipo di sogni? Quelli che si fanno durante la notte?»
Domandò, incuriosito e sistemandosi sulla sedia come se quel discorso gli interessasse.
«Mhm.. diciamo!»
«Tu ci credi?»
«Ai sogni? Se lo sapessi non sarei qui..»
«Che tipo di sogni intendi tu?»
«Sogni da coma?»
Chiese, come a confermare la stranezza di quella cosa. L’uomo la guardò in silenzio, scrutandola ma si vedeva lontano un miglio che non era in quella stanza con la mente.
«Sono tutto orecchie.» Ecco, già quella frase non gli piaceva per niente. Ma aveva ragione lui, doveva spiegare per fargli capire bene cosa volesse intendere.
«Non so se lei sa, ma io sono stata in coma per due mesi!» E a rispondere, annuì. Ovviamente Zayn gliel’aveva detto. Quanto le sarebbe piaciuto smettere di parlare del suo sogno per poter chiedere a quell’uomo cosa sapesse su di lei, raccontata ovviamente da Zayn. Chissà come Zayn la vedeva, come la raccontava agli altri. Chissà che tono percepivano le persone che lo ascoltavano. Ah, quanto le sarebbe piaciuto poter leggere nella mente.
«E in questi due mesi io ho sognato. Sognato una vita totalmente differente da quella reale. Mi sono immedesimata così tanto nel sogno che quando mi sono svegliata ho avuto un attacco di panico nello scoprire che, beh.. la vita reale era ben diversa dal sogno.»
Albert annuì, sistemandosi nervosamente sulla sedia come in preda ad una crisi isterica nello scoprire qualcosa di più di lei, cose che Zayn non gli aveva detto.
«Dopo quasi tre mesi dal mio risveglio ancora non riesco a capire quel sogno.»
«E di cosa parlava il suo sogno?»
«Più che parlare, mi faceva vedere!»
«Cosa?»
domandò ansioso ma curioso al tempo stesso. Gli occhi gli brillavano di una luce che, ogni volta che usciva dalla stanza di Zayn, non aveva.
«E’ come se mi volesse far vedere una vita con Zayn. Se non fosse stato per quel sogno, io sicuramente non sarei tornata. Una vita con Zayn, con Niall. Con tutti i miei amici. E’ come se volesse farmi capire quanto stavo perdendo. Ma la cosa strana è che alcune cose del sogno, sono accadute!»
«Del tipo?»
«Mary e Niall si sono messi insieme..»

L’uomo prese a giocare con le proprie dita, guardando altrove chissà a vedere cosa. A pensare cosa.
«Lei pensa che questo sogno sia un sogno premonitore?»
«Per alcune cose si..»
«Continui..»
«Però mi rendo conto dell’incredulità di questa cosa. Ovviamente la storia con Zayn è totalmente differente da ciò che ho sognato. Ma è anche vero che..»
si mordicchiò il labbro inferiore, come a cercare tempo per trovare le parole giuste. «non potevo sapere. Ma la cosa incredula che mi fa stranire è che.. sembrava reale! Come potevo sapere degli spostamenti dei ragazzi? Come potevo sentire la voce di Zayn sussurrata all’orecchio quando lui stesso mi ha detto che non è mai venuto all’ospedale? Come posso aver percepito le labbra di Zayn sulle mie quando non c’erano? Com’è possibile?»
Se era strana quella situazione, dubitava fortemente che si sarebbe sentita così scomoda in altre. In fondo erano mesi che pensava a quel sogno, doveva avere delle risposte.
«Lei sapeva degli spostamenti dei ragazzi?»
«Si. Molto spesso mi sono ritrovata a controllare internet e veramente i ragazzi sono stati in alcuni posti, sono successe alcune cose che io ricordo.»

«I medici quando qualcuno è in coma, dicono ai familiari di parlare. Parlare con la persona come se fosse lì ad ascoltarli. Magari..»
«Ok.. ma chi? Andiamo.. perdere due mesi a chiacchierare con una persona che non ti sta ascoltando.»

Lo vide sorridere dolcemente. «Magari lei in quel momento non li ascoltava, ma.. il suo cervello ha memorizzato le informazioni che le sono state date!»
«E la storia di Zayn..?» Chiese, cercando di capire.
«Magari il suo cervello ha creato qualcosa per lei. In quel momento, il tuo cervello immaginava Zayn e tu hai creato una storia su quel pensiero.»
«Andiamo Albert! E’ incredibile come cosa..»
«No, se ci pensi no! Non ti è mai capitato mentre dormivi di sentire un rumore? E poco dopo di fare un sogno sentendo quel rumore e creando una storia su quel rumore. Sono cose che il nostro cervello fa!»
«Albert.. ho sognato dall’inizio alla fine una storia con Zayn. Com’è possibile?»

L’uomo si mosse ancora nervoso sulla sedia. Stava panicando, wow! «Tu ti sei messa in testa che questo sogno ha per forza un secondo fine.»
«Si..»
«Perché?»
«Perché non ci voglio credere. Perché mi fa assurdo pensare che tutto quello non abbia un significato. Albert, ho avuto una crisi isterica nello scoprire che era tutta una cosa creata dal mio cervello.»
«Perché magari desideravi averlo vissuto davvero.»
«No..»
scosse la testa, come a non volerci credere. «ho sognato che mi regalava un cane, un fottuto anello. Ho percepito sul mio corpo le stesse sensazioni che provo ora, che provavo due anni fa quando ero con Zayn!»
«Forse il tuo corpo ti voleva ricordare quanto tu stessi bene con Zayn..»
«E il mio cervello?»
«Stessa cosa. Tu per due anni hai nascosto a te stessa cosa provassi per quel ragazzo. Hai nascosto i tuoi sentimenti, le sensazioni che ti dava stare con lui e le hai chiuse in un cassetto. Poi hai avuto l’incidente e da quello qualcuno o qualcosa ha fatto scattare dentro di te il ricordo di Zayn. E da lì il tuo cervello ha creato tutto.»

Scosse leggermente la testa, come incredula. «Ma tante altre cose sono incredibili. Io ho terminato un anno fa di fare la scuola di cucina. E nel sogno io la frequentavo ancora.»
L’uomo sorrise. «Vediamo di farti capire. Se anche tu hai cercato di nascondere cosa provavi per zayn, il tuo cuore e il tuo cervello hanno sempre saputo cosa provassi per lui. Ora.. Prendi un incidente, un coma e aggiungici un qualcosa che scaturisce un ricordo. Un ricordo forma un sogno, nel coma. Tu hai sognato la scuola. Ecco, magari il tuo cervello ti voleva far capire quanto tu avessi perso tempo. Hai ricreato mentalmente la tua vita di una anno fa, aggiungendoci Zayn. E il tuo cervello, insieme al tuo cuore, ti hanno fatto capire cosa stavi perdendo. Come sarebbe stata la tua vita insieme a lui. Per questo hai deciso di rientrare nelle vite di tutti i tuoi amici, perché il tuo cervello voleva farti capire che ancora ci stavi male. Che ancora soffrivi per la mancanza di quei cinque e che neanche il tempo avrebbe curato le ferite. Ma solo tornando nella loro vita tu saresti stata curata. Capisci?»
La faceva per caso stupida? Certo che capiva. Non era mica una menomata mentale.
«Capisco si, ma non me ne capacito. E’ assurda come cosa..»
Ammise la mora, guardandolo. Ma non voleva crederci. Sembrava come se fosse tutto un sogno, ma quella era la realtà, purtroppo.
«Il miglior amico che si ha, è se stesso. Non c’è miglior amico che poteva aiutarti nel capire che non stavi bene con te stessa senza quei cinque. E di conseguenza il tuo cervello e il tuo corpo ti hanno aiutato a ricordare come ti sentissi con quei cinque. Svegliandoti hai reso solo reale ciò che il tuo corpo ti ha dato. Un sogno, ma che in fondo era un desiderio di te stessa!» Continuò l’uomo, con tono bonario. Lei, appoggiata alla scrivania, lo ascoltava incredula. Incredula che non fosse arrivata a pensare a quelle cose. In effetti vedeva doppi fini ovunque.
«Lei mi sta dicendo che ho ricreato la mia vita insieme a quei cinque, per darmi prova di quanto mi mancassero?»
«Io credo di si..»
Si mise seduta per pensare a quella cosa. Si passò una mano sul viso, pensierosa. Non voleva crederci. In effetti poteva essere come diceva lui, ma non riusciva a crederci di dipendere così tanto da quei cinque.
L’uomo continuava a guardarla con un sorriso.
«Perché mi fa tanto strano?»
«Perché sei un carattere forte. Perché per tanti anni hai cercato di non appoggiarti su nessuno, tenendo lontano delle persone. Ma poi si sono presentati questi cinque e in un modo o nell’altro sono riusciti ad insinuarsi in te. Tu gliel’hai permesso e ora non sai farne più a meno.»
«Io odio dipendere da qualcuno! Odio che il mio umore cambi proprio per quel qualcuno.»
«Dovrai imparare a conviverci, perché come ogni persona normale ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno.»

Lo guardò ma in realtà non era lì con il cervello.
«Credi di potercela fare?»
«Ripeto: non mi piace dipendere da qualcuno. L’idea non mi rende felice. Ho sempre vissuto con la cosa di dovermela cavare da sola. Certo ho forti amicizie con Mary e Maddison. Poi mi ritrovo questi cinque che, alla fine, chi sono per me? Io ho sempre avuto problemi ad essere amica con i maschi e ora lei mi vuole dire che sono dipendente da cinque maschi tutti insieme? Per me è il suicidio.»

«Perché? Magari il buon dio l’ha voluta ripagare di tutti gli screzi con cinque fantastici amici.»
E lo guardò male, molto male. Andare a dire a lei che dio aveva deciso di donarle quei cinque era come andare da lei e dirle “sei lesbica”. «Non credo in dio! E sicuramente se esiste, cosa che io non credo, se me l’ha donati vorrà qualcos’altro. Ho sempre richiesto una vita tranquilla, ma quei cinque sono tutt’altro che tranquilli.»
«Perché deve sempre vedere il male dietro ogni cosa?»
«Perché c’è sempre il male dietro ogni cosa. L’innamoramento verso di Zayn ne è la prova!»
«Lei crede che sia il male essere innamorata di Zayn?»

«Non intendo questo. Zayn è una delle cose più belle che mi sia capitata. Però è anche vero che, con quello che io penso faccio del male a lui. Lui ci sta male, lei ne è la prova e io sto male perché gli ho fatto del male.»
L'uomo tirò fuori dalla borsa una pipa che non si accese. Faceva solamente il gesto tipico ma senza che il tabacco dentro fosse acceso. Non sapeva che Albert fumava la pipa. «Ma se Zayn sta male, significa che tiene a lei.»
«Appunto! Signor Albert, non potrà mai capire! L’idea che Zayn sta male per me, non mi fa felice. Io ho sempre dipeso da me stessa e l’idea che, per come mi comporto, faccio del male a qualcuno, non mi rende altrettanto contenta. Io sono di natura una persona che non si fida. So benissimo che prima o poi con Zayn finirà e in male. Ma sono ancora qui, perché devo stargli dietro per farlo stare bene ma il problema è che se finirà tutto, lui starà ancora più male.»
«Se siete qui, dopo quasi tre anni, dubito che finirà male!»

«Non capisce vero? Io non sono la persona giusta per Zayn!» Ribattè di nuovo, quasi con tono incazzato. Perché la gente non capiva che per il ragazzo era un danno a stare con lei?
«Perché no, signorina?»
«Perché sono sbagliata. Non sono la persona giusta per Zayn! Non riesco ad essere dolce, non so farlo felice, non so stare sotto gli occhi di tutti, non posso essere io Signor Albert!»

Si guardarono negli occhi, mentre l'uomo continuava a tirare su dalla pipa, ma scuotendo leggermente la testa. «Ma non è lei che deve decidere signorina. E’ il signorino Malik che decide cosa vuole per se stesso. E credo proprio che sia lei la persona che voglia!» continuò con tono calmo, come se non fosse totalmente innervosito da quella discussione. E ovviamente era lei l’unica ad esserlo.
«Può farle cambiare idea?»
«Il mio lavoro non è manipolare il cervello e i pensieri del Signorino Malik!»
eccolo il tono stizzito che aspettava. «Il mio lavoro è aiutarlo. Non dipende da me ciò che vuole il signorino. Quando il signorino Malik è venuto da me, era già troppo tardi. Poteva essere arrabbiato quanto voleva, ma era già chiaro cosa volesse da se stesso. Non sono io, con il mio lavoro, a potergli cambiare i pensieri. Il Signorino Malik è già molto sicuro di ciò che vuole e non sono nessuno per fargli cambiare idea. E con me, lei. Zayn Malik, oltre a lei, è una delle persone che mi incuriosiscono di più nel mio lavoro! Testardo, sa già cosa vuole a soli venti anni. Ne me, ne lei potremmo mai cambiare le sue decisioni!»
E un sospiro di frustrazione le uscì dalle labbra, mentre abbassava la testa a penzoloni. «Di male in peggio!»
«Signorina Smith.. Lei deve capire che le persone al suo fianco hanno un cervello. Zayn ne ha uno e anche tanto bello. Deve capire che non può sempre volere qualcosa. Lei è scomoda in questa situazione perché non sta andando come vorrebbe lei. Lei può soffrire, ma si rialzerebbe. Non era calcolato Zayn nel suo piano. Lei ha capito che non è l’unica a stare male, quindi tutto sta andando in frantumi nel sapere che Zayn sta male almeno quanto lei.»

Rialzò la testa di scatto, guardandolo. «Cos’ha detto?»
L’uomo la guardò come se non capisse. «Ho detto che Zayn sta male almeno quanto lei, e non le piace questa cosa.»
Lo sguardo della mora viaggio per la stanza, nevrotico. «Le ho già sentite queste parole.» Sussurrò più a se stessa che all’uomo che la guardava e la studiava con lo sguardo. «Dov’è che le ho sentite?» continuò, alzandosi dal suo posticino e cominciando a viaggiare per la stanza, solcandola con pochi passi.
Si girò di scatto a guardare l’uomo: «E’ farina del suo sacco?»
«Cosa?»
«Quest’ultimo discorso.»
«No, mi è stato fatto da Zayn!»
Lo indicò, sorridendo in modo vittorioso. «Che cosa c’è signorina?»
«Io questo discorso l’ho già sentito. Mi è stato fatto da Zayn nel sogno!»
L’uomo, dopo aver capito, sorrise.
«Io credo che lei ha bisogno di chiacchierare su questo sogno con il diretto interessato. Zayn potrebbe rispondere a molte delle sue domande.»
Scoppiò a ridere, non prima di averlo guardato come se fosse un alieno. Era pazzo o cosa? «Non dirò nulla di quel sogno a Zayn!»
«Perché no?»
«Perché scoppierebbe a ridere.»
«Io non credo. Signorina Smith.. Lei è venuta qui da me per delle risposte che io, chiaramente non le so dare. E l’unico che può farlo è Zayn. Lo so io, quanto lo sa almeno lei.»

Ora aveva più domande di prima, per quel dannato discorso. Non l’aveva aiutata per niente ed era sicura che prima o poi rifiniva da quel coglione a fare altre domande. Era stato un errore parlare con lui. Invece di aiutarla l’aveva messa ancora più nel casino. L’aveva sempre detto che gli psicologi non servivano ad un emerito cazzo se non far entrare più nella merda la gente.
Ovviamente il loro lavoro non era aiutare, ma dare molti più problemi così che quella persona continuava a pagare le loro vacanze alle Hawaii.
«Finirò anche io da uno psicologo, me lo sento!» disse con tono tanto depresso, grattandosi il volto e notando il sorriso divertito dell’uomo.
To be continued...



Note dell'autrice: Si, lo so.. c'ho messo gli anni e blablabla. Le scuse servono? Ma dovete anche capire che, come erano vacanze per voi, lo erano anche per me. Lo sono ancora per me. E per me vacanze significa uscire, riposare, non pensare a niente. Non rimanere a casa a scrivere. Non voglio sembrare stronza o altro, ma.. davvero sto sempre in giro. Oggi ho dovuto dire "no, non esco" per finire sto capitolo perché sennò davvero non finivano più le domande "quando aggiorni". Io vi voglio bene, seriamente. Ma se voi mi tartassate con la stessa domanda, io mi snervo e non scrivo. Ho una vita, ho 24 anni e mi piace uscire con le mie amiche. Non sto davanti al pc tutto il giorno, lo capite? Vi assicuro che la mia vita sarebbe stupenda se potessi rimanere qui a scrivere tutto il giorno, ma ho perso tanti anni e non mi sono mai goduta le uscite. Ho iniziato a "vivere" ben due anni fa. Prima ero tutt'altro che questa persona. 
Non voglio stare qui a darvi scusa perché esco, anzi.. mi sembra anche stupida come cosa. Vi chiedo gentilmente di non tartassarmi con la stessa domanda. Perché alla prima rispondo tranquilla, alla seconda un po' scazzata e alla terza non rispondo perché sennò le sbrocco. 
Se dovete farmi la domanda "Quando aggiorni?" cercate tra i tweet, su Ask, su Fb. Rispondo a questa domanda almeno una volta al giorno. E ripeto anche qui: Non so quando aggiorno. Non mi do un giorno prestabilito ma se continuiamo così io mi ritrovo a decidere di trovare un giorno stabile per quando aggiornare.
Io aggiorno quando ho il capitolo pronto, se lo avessi pronto e me lo tengo per me è da stronzi. Ma se non aggiorno è sicuramente perché lo sto scrivendo. Dietro ad ogni mio capitolo c'è tanto lavoro. Non è che mi metto lì, durante un giorno e lo scrivo. Rileggo, cambio e modifico almeno tre volte prima di postarlo. Perché voglio fare le cose per bene. Voi mi dite sempre che vi piace quello che scrivo, ma non è che mi viene fuori così, da un momento all'altro. C'è tanto dietro, tanto tempo per modificare e rendere tutto il più perfetto possibile. Se voi mi tartassate, a me passa la voglia. 
Io scrivo per divertimento e finirò per divertimento. Aggiorno quando so che posso farlo. Se postassi il capitolo iniziale, sarebbe una merda e voi dovete darmi il tempo di fare tutti i passaggi necessari per renderlo quello che, in finale, voi leggete. Non pensate che vi stia facendo un cazziatone. Non lo è, è semplicemente una richiesta di capire che non sto sempre qui a scrivere. Che se lo faccio, mi diverto, ma devo essere tranquilla per terminare il capitolo. 
Mi attaccherete per questo? Spero di no! Per il resto..
- Auguro buon natale e buon 2013 a tutte anche se in un tremendo ritardo. Cosa avete ricevuto per natale? Come avete passato il capodanno?
Io ho ricevuto poche cose, cose che mi servono e che non sono inutili. Quest'anno siamo andati sui regali di cui abbiamo bisogno. Capodanno l'ho passato a casa di un mio amico, a bere per dimenticare AHAHAHA.
- Volevo dirvi un'altra cosa: Maddison NON è la fan pazza che tutte credete. Non è una di quelle sclerate che se vede i 1D impazzisce. No.. Maddison è una persona allegra, tanto allegra che si emoziona per Keyra e Zayn. (come un po' tutte noi ahahaha) Tutto qui.
- Altra cosa: anche se non rispondo alle recensioni.. Io le letto TUTTE. Non ne perdo una, fidatevi. Vi ringrazio mentalmente per tutte le recensioni che mi lasciate, mi fate sempre emozionare. E' solo che a volte mi è impossibile aggiornare e poi rispondere alle recensioni. Vi ringrazio tanto per ogni recensione, per mettere la mia storia nei preferiti o nelle seguite. Per tutte quelle persone (siete pazze ahahahh) che mi hanno messo negli autori preferiti. Io ancora mi stupisco di tutto questo successo. Mi stupisco che ricevo tanti di quei complimenti da farmi ancora arrossire. (: Grazie a tutte, davvero.
- Ah, ancora un'altra (ahahahah) cosa: Mary e Niall. Una ragazza mi ha fatto notare che parlo poco di questa coppia. Ragazze, io amo la coppia Mary e Niall, ma.. Non sono in grado di scrivere una fan fiction a coppie. La storia si concentra su Keyra e Zayn. Non ci saranno molti pezzi Niall e Mary perché non sono proprio brava a scrivere in POV. Se volete una storia Mary Niall ditemelo che ci penso. Ma non scriverò mai a POV perché non sono in grado. E' già tanto difficile parlare di Keyra e Zayn. Mi ci metto anche con una seconda coppia e io sclero, sinceramente.
Ma Mary e Niall stanno sempre attaccati. Io non ne parlo ma voi dovete immaginare che stanno sempre attaccati come una cozza allo scoglio. 
- Vi saluto e metto sto capitolo! Un parto.. è un parto, davvero! (perché ancora non è finito). Spero che vi piaccia. ♥ love you all. 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** capitolo quindici ***


Parlare con Albert, ovviamente, non l’aveva aiutata. Oddio, in realtà si da una parte l’aveva aiutata ma era anche vero che le aveva messo altre domande in testa e il casino non si era placato. A volte desiderava un tasto “off” per poter smettere di pensare ma purtroppo ancora non l’avevano inventato.
Si stava preparando per quella serata al Royal Albert Hall anche se la voglia era pari a zero.
«Posso entrare?» Domandò Maddison bussando alla porta della sua stanza.
«Ovviamente!» Esclamò in risposta, girandosi a guardare verso la porta e attendendo l’entrata della sua migliore amica. Con lo sguardo le indicò il letto, facendole capire che poteva sedersi. Era praticamente pronta. Il vestito che indossava arrivava a metà coscia, lasciando le braccia scoperte e completamente nero. Avrebbe staccato il colore con un paio di decolté grigie che ancora non indossava. Se ne stava a piedi nudi di fronte allo specchio, a truccarsi.
«Sei bellissima!» sussurrò, mentre Keyra la guardava tramite lo specchio in cui si stava truccando. Sorrise e un leggero rossore imporporò le sue guance oltre al blush che aveva messo poco prima.
«La voglia è pari a zero, devo ammetterlo!»
«Non vuoi andare?»
«In realtà no! Lo faccio solamente perché so che ci tengono!»
Ammise, facendo smorfie mentre si metteva il mascara. A differenza di Mary che si era chiusa in bagno e da lì non ci era più uscita, lei era calma e quasi già pronta. Se conosceva abbastanza Mary, sapeva che stava ancora lottando con le calze.
«Sei strana oggi..» ammise la mora, inclinando leggermente lo sguardo e scrutandola. Sorrise sempre tramite lo specchio, tornando poi a mettersi il rimmel.
«Sono solo pensierosa. Tranquilla, domani passa tutto!»
«Ne vuoi parlare?»

Con un sospiro smise di mettersi il rimmel e fece ricadere le braccia lungo i fianchi. «Che cosa ti devo dire? Che penso troppo? Che sono sempre stata una persona pensierosa e che non riesco a godermi niente di quello che mi sta succedendo? Che ti vuoi sentir dire, Maddie?» La sua amica la guardò e, dopo averla scrutata per bene tramite lo specchio le indicò il posto di fianco a lei. Strusciando i piedi si mise seduta al fianco di Maddison e si girò a guardarla.
«Cosa succede Kè?» domandò dolcemente, accarezzandole la mano. Togliendo i momenti in cui facevano le deficienti e che sparavano stronzate a go go, lei e Maddie erano molto ma molto amiche. C’erano sempre una per l’altra, pronte a donare una spalla per piangere. E raramente non si accorgevano di ciò che pensava l’altra. Era una bell’amicizia, doveva ammetterlo.
«Non lo so Maddie. Sono sempre lì a farmi troppe seghe mentali, troppe davvero! Ho sempre paura che tutto questo è un sogno, che in realtà non lo sto vivendo. Che in realtà Zayn voglia solo usarmi, che non è quello adatto a me. Certo, è anche vero che sono riuscita a non pensare nulla oggi al nostro appuntamento, ma mi frego quando torno a casa. Quando sono sola, quando nessuno è lì con me a non farmi pensare.»
La ragazza sorrise e, dopo aver passato un braccio sulle sue spalle nude, se la strinse addosso. «Tu devi finirla di pensare. Ti fa male, davvero. Zayn non ti sta prendendo in giro e si, lo stai vivendo davvero. Per modo di dire, perché se non ti godi l’attimo non lo stai vivendo. Devi finirla di pensare e goderti l’attimo. Tu oggi vai lì, ti godi una serata con i tuoi amici e il tuo lui e quando torni a casa mi troverai ad aspettarti con una bella tazza di tea. Stanotte dormiamo insieme, che ne dici?»
Si girò a guardarla e dopo un sorriso, annuì a testa bassa. «Grazie Maddie.» sussurrò, timidamente.
«E di che piccola. Sai che ci sarò sempre no?» E annuì, di nuovo. Le diede un abbraccio e, dopo una spinta si rialzò.
«Come minimo Niall mi chiude in una torre vedendomi.» Scherzò, ritornando ad ultimare il trucco.
La sentì ridacchiare e la guardò. Si stava sistemando e appoggiando al muro, incrociando le braccia sulla pancia. «E fa bene.. Come minimo uccidi Zayn!»
«Si, certo come no!»
ridacchiò anche se, doveva ammettere che quel vestito le stava d’incanto. Non era una di quelle persone sicure di sé, ma quando bisognava dirlo lo diceva. Era bello il vestito e di certo le gambe ce l’aveva per scoprirle.
«Posso dirti una cosa..?» Chiese la mora, in direzione di Keyra.
«Certo.. che succede?»
«Cominciano a farsi domande!»
«Chi?»
«Le fan.. Siete sempre appiccicati uno all’altra e, anche se sanno chi sei perché migliore amica di Niall, cominciano a crearsi i gruppetti.»
Ci pensò su molto attentamente per poi alzare le spalle, fregandosene altamente.
«Mi stupisco che non abbiano già fatto i gruppetti..» ammise, sistemandosi i capelli e pettinandoli.
«Posso dirti un’altra cosa..? Basta che non ti arrabbi.» si girò quel tanto per guardarla in viso, preoccupata.
«Ok..»
«Io mi occupo del gruppo pro Zayn-Keyra!»
Allargò leggermente gli occhi, poi scoppiò a ridere fragorosamente.
«Tu stai più fuori di loro, fidati!» e ridacchiando tornò a farsi i capelli. Calò il silenzio e quando finì di prepararsi si mise le scarpe. Mary uscì dal bagno con in mano le calze, urlando come una pazza.
«Come cazzo si mettono?» sbottò sventolando le calze come impazzita. Ridacchiando le fece segno di avvicinarsi. «E’ il secondo paio che metto e che rompo. Questo è l’ultimo, come cazzo faccio?»
Si piegò e prese un altro paio di calze dal suo cassetto facendo segno alla ragazza di sedersi sul letto al fianco di Maddie.
Arrotolò la calza e poi guardò Maddie.
«Una domanda!» si girò verso di essa, facendola annuire. «Sono uscite foto di Zayn di oggi?» La tipa alzò un sopracciglio.
«No, le fan credono che sia rimasto a casa! Almeno per adesso non sono uscite foto.. perché?»
«Metti il piede qui e tira su lentamente!»
e guardò i movimenti di Mary per controllare che non rompesse nulla. Quando le indossò, sorrise.
«Perché Kè?»
«Perché abbiamo fatto di tutto per non farci trovare e avevo paura di scoprire che erano uscite foto. Aveva bisogno di stare tranquillo almeno questa mattina..»
«..tranquillo al vostro primo appuntamento? Ahaha! Ma per favore..»
ribatté Mary e dopo aver ridacchiato uscì dalla stanza per richiudersi al bagno.
«Avete avuto il vostro primo appuntamento?» Chiese Maddie dopo aver guardato la loro amica uscire dalla stanza, tornando ad appoggiare lo sguardo su di lei.
«A quanto pare..» sussurrò guardandola con dolcezza. La mora la guardò con gli occhi a cuoricino. Sapeva che Maddison non era una di quelle persone che si scioglievano come un gelato al sole per niente. Le faceva piacere sapere che era così affezionata a.. loro due.
«Mi fa strano pensare a te con Zayn.. insomma, per me è ancora un cantante famoso..»
«Per me è lo Zayn che stava a scuola e che si lamentava di tutto.»
ridacchiò, guardandola.
«Chissà quanto è bello essere te. Poter dire che hai i 1D come migliori amici.. Tanta gente pagherebbe oro per essere al tuo posto, sentir dire da loro stessi ‘lei è la nostra migliore amica’. E’ davvero bello.. Tu come ti senti ad essere la migliore amica di quei cinque?»
Alzò le spalle, guardando la punta delle decolté, pensierosa.
«Io ancora non mi capacito di aver trovato quei cinque. L’idea che ho ben cinque migliori amici, non è facile per me. Insomma, proprio io che non amo rapportarmi con i maschi ho cinque migliori amici. Prima di loro non credevo nell’amicizia tra maschio e femmina, poi arrivano loro e mandano a puttane tutte le mie certezze.»
«E’ quando meno te lo aspetti, che succedono le cose..»

Si girò a sorriderle.. «Mi è difficile crederlo, davvero..»
«E saresti mai arrivata a pensare di trovare l’amore vero?»
Non riuscì a trattenersi dal ridere dopo averla guardata con un sopracciglio alzato.
«Amore vero? Mi prendi in giro?»
Maddison si sentì colpita nel profondo da quella risata, come se le avesse fatto uno sgarbo.
«No, non ti prendo in giro. Sei tu che ti prendi in giro da sola, perché non riesci a renderti conto di quanto amore c’è tra di voi. Tu vedi Zayn, io vedo un ragazzo a cui brillano gli occhi quando ti vede. Tu non te ne accorgi, ma ti assicuro che i suoi occhi si illuminano se tu solo parli o entri nella stanza.» Spiegò la mora, con tono quasi schizzinoso e toccato. L’ascoltò, in silenzio. Continuava a sorridere. «E tu non sei da meno. Potete prendere in giro chiunque, voi stessi, ma non me. Vi create un mondo tutto vostro e ci state a pennello in quel mondo. Tu fai tanto la dura, ma pendi dalle sue labbra. Gliele faresti passare tutte se potessi. Già il fatto che oggi non ti va di andare ma ci vai, mi fa capire quanto tu voglia la sua felicità.»
Alzò le spalle. «Glielo devo. L’ho fatto soffrire tanto.»
«Mi vuoi dire che vai solamente per quel motivo?»
si girò a guardarla, trovando una Maddie incredula. Le sorrise e poco dopo le fece una linguaccia, timida. «Ah ecco!»
Keyra si ritrovò in piedi in meno di due secondi. «E’ questo che mi fa incazzare. Io in realtà non ci voglio neanche stare al suo fianco. Mi snerva pensare che abbiamo sempre gli occhi addosso. Ma non ne posso fare a meno! E’..E’.. snervante, te lo giuro. Ma se da una parte non voglio, dall’altra me lo prenderei sempre da parte e me lo coccolerei tutto. Mi snerva anche questa cosa.. Io che coccolo qualcuno? Insomma, ok che sono una stronza ma.. non mi abbasso mai a fare queste cose..»
Maddie sorride con dolcezza, continuando a guardarla anche se stava avendo i suoi momenti di panico. «Però con lui le fai.. Lui riesce a tirare fuori la parte dolce di te come tu riesci a tirare fuori la parte attiva di lui..» si girò a guardarla mentre camminava per la stanza. Il tacco dodici riecheggiava per le quattro mura, rumorosamente.
«E’ snervante, lo ripeto..» sussurrò con tono nero, guardandola con gli occhioni da cucciola.
«Lo so.. ma è questo l’amore. Cose che tu non ti immagini, vengono a galla. Invece di lottare contro di esse, cosa ne dici di lasciarle libere? Se vuoi baciare Zayn, fallo. Senza pensare troppo. Ti assicuro che, oltre a star bene con te stessa perché stai seguendo l’istinto, fai contento lui.» Sospirò nello stesso momento che Mary entrò in camera e con tono drastico le chiese di truccarla. Il discorso terminò lì perché, con Mary così ansiosa non era facile fare discorsi seri.
 
«Se cado, mi tieni vero?» si girò a guardare la sua amica che scendeva dal macchinone. Sorrise nel vederla abbassarsi la gonna a tubino che portava. Le porse il braccio, come sostegno.
«Non cadrai.»
«Ti devo ricordare che porto un tacco otto al piede?»

La guardò e senza rendersene conto scosse la testa castana. «Io porto un tacco dodici, tesoro. Se cadi tu io mi devo spaccare una caviglia!» la sfotté con dolcezza, ricominciando a camminare. La sentì ridere in modo nervoso. Non sapeva perché fosse così nervosa, ma sicuramente era perché era la prima volta che sarebbe stata con Niall sotto gli occhi di tutti.
«Infatti mi domando come mai ancora non siamo al pronto soccorso!» le chiese guardando per terra. La scosse leggermente per farsi guardare.
«Guarda di fronte a te. Mai tenere lo sguardo per terra, inciampi più facilmente! Comunque non finiremo al pronto soccorso!»
«Mi fanno già male i piedi..»
piagnucolò Mary facendola ridere. Si fermarono di fronte ad un bodyguard che stava di fronte la porta sul retro di quel posto.  «Oddio i pass..» Sbiancò Mary, mentre l’uomo le guardava dall’alto al basso come a chiedersi chi diavolo fossero.
«Li ho presi io!» e sentendola sospirare li consegnò al bodyguard che più che una guardia del corpo sembrava un armadio a quattro ante. Ma davvero quelle persone riuscivano a passare nelle porte? Erano enormi, dannazione.
Dopo aver controllato le fece passare aprendogli la porta. Dopo essere entrate si guardarono intorno, cercando di capire dove dovessero andare. Non ne avevano la minima idea.
«Dove credi dobbiamo andare?» chiese Mary, guardandosi prima a destra e poi a sinistra.
«Disperse Mary e Keyra nel backstage del Royal Albert Hall..» sussurrò a mo’ di articolo la mora, spostandosi per far passare una persona.
«Se chiediamo?»
«Si certo! “Scusate, i One Direction dove sono?” ci mandano a quel paese. Se non ci cacciano!»
«Chiamo Niall allora..»
«Buona fortuna.»
E infatti come pensò lei, il bel biondino non rispose alla chiamata di Mary. Mentre la sua amica provava a chiamare il suo adorato biondino, lei la prese per mano e cominciò ad andare verso chissà dove. Sicuramente rimanendo ferme lì non risolvevano niente. Dieci minuti dopo, Keyra masticava bestemmie con il suo giacchetto posato sul braccio, imprecando seriamente tutti i santi del calendario perché non sapeva dove stavano andando.
Quanto poteva essere grande quel posto, dannazione? Fortunatamente Niall richiamò Mary e chiede dove fossero, ma sia Keyra che Niall – sicuramente – percepirono il tono impanicato di Mary nel rispondere.
«Non lo so.. siamo.. siamo in mezzo a tutta gente.. non ho punti di riferimento.»
Percepì la risata di Niall anche se continuava a camminare. Riusciva a sentirla anche se non stava parlando al telefono con lui. Chissà quanti decibel superava la risata di Niall.
«Niall dice di fermarci di fronte ad un camerino qualsiasi e ci viene a prendere!»
«A trovarlo un fottuto camerino.. Senti, io chiedo!»
sbottò al limite della pazienza, fermando una ragazza che portava un carrello con tutti vestiti.
«Scusi.. Sa dirmi dov’è il camerino dei One direction?» Si preparò alla terza guerra mondiale, ma invece di ricevere l’ira di Poseidone ricevette dolcezza. La guardò con stranezza, pensando seriamente che come minimo le cacciavano.
Dopo un’attenta spiegazione e Mary che segnava sul cellulare le indicazioni, Keyra venne trasportata chissà dove da Mary.
«Stiamo arrivando, prega dio che ci ha dato le indicazioni giuste.» Dopo quasi tre recitazioni di tutti i santi del calendario da parte di Keyra trovarono finalmente la porta con su scritto “one direction”. La mora si spiaccicò su quella porta e cominciò a ringraziare Merlino per averle aiutate. Mica la tipa che aveva dato le indicazioni, nono.
«Dovresti ringraziare dio!»
«Ho bestemmiato mentalmente fino ad ora e poi lo ringrazio? Non sono così deficiente Mary!»
Naturalmente scherzavano. Non erano tipe che bestemmiavano.
Mary aprì la porta e, se si aspettavano una stanzetta con poche persone, ci rimasero molto molto male nel vedere che quella stanza era grande almeno come casa loro.  Con tanta di quella gente da far credere che il concerto era lì. Dovevano ringraziare di non incontrare la Regina stessa lì dentro. Ferme sulla porta, guardavano tutte quelle persone, cercando di scorgere almeno uno dei cinque amici.
«Kè…» la richiamò Mary, facendosi guardare. Entrambe erano a bocca spalancata. Seriamente non si aspettavano tutte quelle persone. Ma il bello era che non erano solo persone famose che magari chiacchieravano tra loro dopo essere andati a trovare i 1D, ma c’erano familiari, amici, fidanzate e tutto uno staff che comprendeva come minimo dieci parrucchiere, venti truccatrici, fotografi e chi ne ha più ne metta.­­­
«..cosa?» ribatté lei, tornando a guardare le migliaia di persone che passavano di fronte a loro.
«sto realizzando adesso che sono i One Direction. Che dietro di loro c’è tanta di quella gente da far piangere chiunque.»
«Hn..»
schioccò la lingua, mentre Niall si mise nella sua visuale, con un’espressione tutt’altro che tranquilla.
«Siete Keyra e Mary, vero?»
«No, i folletti di Babbo Natale!»
«Mio dio, non sembrate neanche voi..»
ammise il biondino, guardando le due ragazze con gli occhi fuori dalle orbite.
«Prendilo come un complimento..» disse dando gomitate a Mary mentre sentiva, anzi percepiva la solita sensazione addosso quando Zayn la stava guardando. Era una maledizione quello sguardo e la sensazione che le dava. A volte le dava fastidio sentire quelle sensazioni su di lei, ma da una parte le piaceva.
Mentre quei due si stavano salutando con un bacio ben poco casto, lei si girò e cercò quegli occhioni che erano in grado di farla sentire in quel modo. Era così che si sentivano le persone innamorate? Possibile che potesse dire di essere davvero innamorata?
Ed eccolo lì, due minuti dopo lo trovò a guardarla, mentre una persona si spostava lasciando intravedere quello che era Zayn Malik in smoking. Sorrideva a labbra strette, continuando a tenere gli occhi poggiati su di lei. E poi, con tutta la naturalezza del mondo lo vide alzare un braccio e fare il segno con l’indice come per dirle “vieni qui”. Con un sospiro di frustrazione lo fece, cominciando a camminare verso di lui.
Quando arrivò da lui, il moro non fece nient’altro che prenderla per mano e cominciando a camminare la condusse chissà dove. Guarda come gli calzava bene quel pantalone, dio!
«Lily.. quanto manca all’esibizione?»
«Quindici minuti..»
disse la donna che Zayn fermò e le due donne si guardarono incuriosite.
«Ok, cinque minuti prima dell’esibizione fammi uno squillo, ok?»
«Dove stai andando?»
chiese Lily, girandosi a guardarli visto che Zayn aveva ricominciato a camminare verso chissà dove e ovviamente non rispose alla domanda.
Lo seguì in silenzio, anche perché avendolo di spalle si poteva gustare quel sedere perfettamente fasciato dal tessuto dello smoking che sembrava seriamente fatto su misura per mettere in mostra le sue curve. Mamma mia.. Non ricordava che Zayn avesse quel sedere così perfetto. Altro che Louis!
Ritornò a guardare dove la stava portando ma l’unica cosa che vide fu una porta. Zayn l’aprì e uscì fuori, da dove erano entrate solo pochi minuti prima. Stava per chiedere dove stesse andando ma nel tempo in cui formulava la frase, Zayn aprì un’altra porta e rientrò dentro ad un’altra. Ma stavano facendo lo slalom o cosa?
«Ma dove siamo?» chiese vedendo che praticamente era mezzo buio lì dentro.
«Nello sgabuzzino!»
«E perché siamo qui?»
«Uno: non sarebbe stato carino vedere cosa ti avrei fatto di lì a due minuti se rimanevamo in quella stanza. Due: sarebbe stato altrettanto poco carino strapparti di dosso questo vestito lì dentro, facendo così vedere ciò che posso vedere solo io, a persone estranee. Tre: non l’ho mai fatto in uno sgabuzzino!»
«Ti bastano dieci minuti?»
Lo sfotté ridacchiando e Zayn le si spalmò addosso. Tappandole la bocca con la sua, Keyra ben presto si dimenticò di stare in uno sgabuzzino sporco e pieno di cose che non usavano, per stringere le braccia al suo collo e ricambiare senza troppe cerimonie quel bacio che di casto aveva ben poco. Possibile che, oltre ad essere un dio sceso in terra, baciava e faceva sesso alla perfezione? Non poteva essere davvero così bravo in tutto. Maledetto.
Prendendola per i fianchi, la trasportò chissà dove e lo sentì tenerla solamente con un braccio per far cadere qualcosa. Si girò a guardare che diavolo stava facendo e, sotto di lei c’era un tavolo che Zayn stava amabilmente liberando da dei fili elettrici staccati e inusati. L’appoggiò su di esso, tornando a baciarla. Non si sarebbe fatta nessun problema a farlo lì. Poco le interessava sinceramente il luogo, in fondo avevano fatto sesso dentro ad un bagno scolastico lercio quindi perché doveva preoccuparsi di quello sgabuzzino?
Ma proprio mentre lei era li lì per lasciarsi andare al pensiero ‘avevo detto niente sesso, sti cazzi’ lasciandosi completamente in balia di lui, Zayn si fermò.
Si staccò quel tanto dalle sue labbra per ansimare, così lei aprì gli occhi e lo guardò.
«Tu non puoi..» e le morse le labbra con enfasi, ma senza farle male «..vestirti così! Mandi a fanculo il mio autocontrollo.» e le leccò il labbro, facendola gemere.
«E mandacelo!» sussurrò, perdendosi nei suoi occhi desiderosa solamente di averlo ancora dentro di lei. Perché, perché facevano quei giochetti e lui ci stava?
«Tu non sai quanto io mi sono maledetto per averti scopato dentro un bagno. Non farò lo stesso errore di nuovo, solo cambiando la sceneggiatura. E’ da schifo.» ribatté il moro, continuando a guardarla.
«Mi fotte poco del posto Zayn!» quasi ringhiò visto che lui non poteva fare così. Insomma, era da suicidio che prima la portava ad eccitarla e poi si bloccava. Quanto odiava quelle cose voi neanche ve lo immaginate.
«No, non lo faremo qui!» Sentenziò e si staccò da lei, come a sottolineare quella cosa. Maledetto bastardo! Ma tanto gliela pagava eh!
«Allora che cazzo mi hai portato a fare qui?» chiese, guardandolo. Il moro, sentendo il suo tono incazzoso ridacchiò.
«A volte faccio anche io cose senza pensare. Poi però mi rendo conto di cosa sto facendo e torno sui miei passi..»
«Non tornaci.. dai Zayn
sussurrò con una preghiera nella voce. Ma tu guarda se doveva essere lei a pregare un maschio di farsela dentro uno sgabuzzino. Di solito era il contrario, dannazione! Era sempre la ragazza quella che faceva storie per il posto, per la scomodità del posto e altre minchiate varie. Lei voleva solamente una cosa: sentirlo dentro di lei, chiedeva tanto? Non mi pare, dannazione.
«Ma non capisci..? Non voglio che pensi che ti sto usando!»
«Ma chi lo pensaaa!»
e si portò le mani sulla fronte, facendolo ridere. «Sei te che lo stai pensando! Oh andiamo Zayn! Guarda se ti devo pregare per una cosa che è normale!» continuò, ansiosa. Ma di solito non erano i ragazzi che pregavano le ragazze per farlo?
«Siamo in uno sgabuzzino..» le ripeté.
«Non me ne frega niente, Zayn! Mi farei scopare anche dentro ad un cassonetto! Perché ti stai trattenendo quando sappiamo tutti e due che non ci riusciamo?»
«Sei tu che non volevi farlo!»
«Scherzavo. Scherzavo! Mi ti farei ovunque, dannazione! Ti sembro il tipo che blocca ciò che tra noi è normale? Quanto possiamo durare? Due giorni, tre settimane? Ci scommetto le ossa che se continuiamo con questo giochetto non arriviamo comunque ad un mese. E’ naturale tra noi, Zayn!»

Lui la guardò, d’accordo con quella cosa. Potevano giocare quanto volevano per fare le cose “normali” ma una cosa era certa. Loro due non potevano aspettare troppo per fare sesso. Ma non era una cosa brutta, intendiamoci. Semplicemente tra le coperte facevano faville e, dopo la maratona a casa di Liam due anni prima, avevano capito che loro e il sesso andavano più che d’accordo. Veniva naturale tra di loro, c’era un pensiero perverso ogni due per tre.
«Lo so!»
«Per fortuna! Quando ti avevo detto “niente sesso” e tu mi hai guardato con gli occhioni fuori dalle orbite, già ti sarei saltata addosso. Non abbiamo fatto sesso fino adesso non perché non volessi, ma perché dannazione non potevamo! Altro che aspettare. E’ l’unico momento in cui taci e non mi fai venire il mal di testa!»
Zayn tornò ad avvicinarsi, passo dopo passo.
«Quindi faresti sesso con me dentro un cassonetto?»
«Pensavo che l’avevi capito dopo che abbiamo fatto sesso in un bagno, dopo una fottuta maratona dove ogni spazio era adatto per farlo. Non mi interessa il luogo, non mi interessa se sei dolce o rude. Anche nel gesto più cattivo che potresti fare tra le lenzuola penso che vedrei comunque amore. Quindi.. Seriamente pensavi che volessi aspettare?»
«Oh si! Ero sicuro che tu fossi sincera quel giorno!»
«Sei un coglione, Zayn!»
Lo guardò dolcemente e finalmente tornò al suo posto. Di fronte a lei, posizionato tra le sue gambe.
Non capite male. Non era l’unica cosa che voleva da Zayn, ma non si erano mai trovati d’accordo come in un letto. Per loro era naturale. Quando facevano sesso, non c’era vincitore o perdente, non c’era battutine o chi comandava. Piaceva entrambi stare le ore a fare sesso e lo sapevano tutti e due. Era sicura di non offendere Zayn con quelle parole, perché sapeva che lui non si sentiva usato. Non era un fatto di usarsi, era un fatto che loro e il sesso andavano d’accordo. Perché toglierlo? Perché bloccarsi in ciò che per loro era naturale??
«Se non facevi il verginello intimidito avevamo già finito!» lo sfotté ancora, con le labbra appoggiate sulle sue e sentendo la mano di Zayn stringerle un seno. Lo sentì sorridere sulle sue labbra e come ‘punizione’ le morse le labbra già gonfie per i troppi baci focosi.
«Mea culpa!» E entrambi sentirono il cellulare nella tasca di Zayn vibrare. Dopo un altro bacio e dopo essersi sistemati, uscirono di nuovo e rientrarono nella parte dei camerini. C’era Zia Betta che aspettava ansiosa la performance dei 1D e purtroppo Zayn ne faceva parte.
 
 
«Non è qui che vorrei essere..»
«E dove vorresti essere..?»
domandò lui, sfiorandole il collo con il dito.
«Ovunque, ma non qui..»
«Da sola o in compagnia?!»
chiese ancora, guardandola dritto negli occhi. La stava ammaliando ma a differenza di tante altre volte, quella volta era lucida. Sapeva cosa stava dicendo e non stava parlando solamente per quegli occhioni.
«Con te..»
«Quindi vorresti essere altrove, con me..»
«Già..»
soffiò quasi dispiaciuta nell’essere lì.
«Sei dispiaciuta perché siamo qui oppure per quello che hai detto?»
Strinse le labbra e le mosse, continuando a guardarlo. «In altri giorni direi la seconda opzione.. ora dico la prima..» Zayn sorrise e il suo cuore si strinse in una morsa delicata. Quando sei innamorata non sai spiegare nulla di ciò che vedi. Ai tuoi occhi è tutto così dannatamente perfetto, il tuo lui è perfetto. Sei innamorata di ogni cosa di quel ragazzo.. Un sorriso e tu stai bene, ti senti a casa o meglio ancora coccolata, anche se non vi state toccando. Potrebbe sorriderti mentre siete in due lati differenti della stanza, ma tu sentiresti comunque le sue braccia stringerti, le pelle sfiorarsi e il suo calore corporeo riscaldarti. A volte, la mente è la tua migliore amica. Sa cosa vuoi, sa cosa vuoi sentire e ti aiuta, donandotelo. Ma poi c’è lui, che fa quei venti passi che vi dividono lasciando la persona con cui sta parlando solamente per venire da te, guardarti negli occhi e dare una pausa al tuo cervello, prendendo il posto dell’immaginazione. Le sue braccia ti avvolgono e il suo calore corporeo diventa reale. Perché se dall’altra parte c’è un amore ricambiato, lui sa benissimo cosa tu voglia.
Un abbraccio. E farebbe di tutto per dartelo, anche attraversare una sala piena di persone che vorrebbero un po’ della sua attenzione, ma lui guarda solo te, ti fissa e sorride per poi abbracciarti, solo per farti contenta.
E ti stupisci ancora di più quando sai che quello non è stato frutto della tua immaginazione, ma che era successo davvero, pochi minuti prima. Ed ora era lì, tra le sue braccia, sotto gli occhi di tutti ma poco le interessava. Si era sentita così sola, ma si era ripromessa di non stare troppo tra i piedi di Zayn e così si era appartata, bevendo una birra  guardando tutti quei gruppi di persone famose che parlavano tra loro. Ma dopo quell’abbraccio e un delicato bacio sulla guancia, il moro le aveva chiesto che cosa aveva, se si stava divertendo e il discorso aveva preso una brutta piega.
Ammaliata da quel sorriso non sentì assolutamente le braccia di Zayn sciogliere l’abbraccio e la mano del moro stringere la sua.
«L’accontento subito, signorina Smith!» La trascinò chissà dove mentre lei, molto lentamente, si riprendeva da quel momento di puro senso di ‘vomito arcobaleni dalla felicità’.
«Dove mi stai portando?» Chiese, fermandosi e ascoltando Zayn chiedere i loro giacchetti.
Si girò a guardarla mentre la donna in completo dietro al bancone scompariva alla ricerca dei loro giacchetti dopo aver preso i loro tesserini. Lo vide appoggiarsi al bancone, con un fianco.
«Altrove..» E alzò un lato delle labbra.
«Ma Zayn.. non è ancora finita la serata e mi sento in colpa che te ne vai solo per un mio capriccio.» ammise, guardandolo e arrossendo leggermente in zona guance.
E subito le dita del moro sfiorarono la sua guancia, deliziato di quel colorito. Si piegò quel tanto per arrivare al suo orecchio. Socchiuse gli occhi quando percepì il suo caldo respiro sul collo, la mano posata su quest’ultimo.
«Devo dirti la verità..» raccolse a sé tutte le forze per non svenire. Maledetto bastardo che conosceva i suoi punti deboli. Spinse leggermente la testa contro quella di Zayn, come a volersi chiudere in un guscio. Il fiato sul collo era la sua morte. E lui lo sapeva. Infatti lo sentì ridacchiare. «Non è qui che voglio essere.. Non è la loro la compagnia che voglio..»
«E perché non fai ciò che vuoi..?» chiese in balia di quelle maledette sensazioni che in quella serata la stavano guidando.
«Lo sto facendo..» Si spostò quel tanto per guardarla negli occhi, continuando a sorridere.
«Perché non l’hai detto prima?» chiese senza fiato. Lui sorrise in modo restio.
«La paura di farmi vedere da te come uno sdolcinato.» rispose lui alzando le spalle, come se fosse un reato. Lo guardò come una mamma guarda un bambino che ha appena fatto una cazzata.
Se per un secondo pensò seriamente di fargli un cazziatone, un secondo dopo ci ripensò. «Allora, mettiamo in chiaro una cosa prima di farti una proposta indecente..» sussurrò, attendendo ancora i loro giacchetti. Si era per caso persa?
Zayn la guardò con gli occhi pieni di speranza, dopo un attimo di panico per paura che lei sbroccasse.
«Io non sono nessuno, e ripeto nessuno per impedire a te Zayn Malik dei miei stivali, di impedirti di essere come vorresti. Vuoi essere sdolcinato? Fallo, dannazione! Potrò anche fare le facce più incazzose perché ti credo uno sdolcinato, ma dentro di me gongolo da far paura, te lo posso assicurare.»
Lui sorrise, grato di quella rivelazione. Non era nessuno per impedire a Zayn di essere come voleva. Non doveva trattenersi per colpa sua e del suo carattere di merda.
«Perché credi che sono qui..? Perché volevo stare in mezzo a persone famose, da sola a bere come una povera sfigata a guardare tutti divertirsi? No, non sono qui per questo. Ma perché so che ci sei tu. E posso essere infastidita di dipendere così tanto da te, ma è così e non posso farci niente. Lotto ogni giorno con ciò che provo ma non posso farne a meno o nasconderlo. Sono qui perché sapevo che tu c’eri, perché tu volevi che io ci fossi. Non era di certo Niall a volermi visto che non mi si è filato!» Lo sentì ridacchiare da quella verità. «Io sto facendo di tutto, oggi.. per essere quella che non sono. Ma anche se odio questa parte di me, devo ammettere che mi piace..»
«cosa..?»
chiese lui, accarezzandole la mano.
Lei alzò il braccio libero e poi lo fece ricadere. «Tutto questo.. Ha ragione Maddison. Non mi godo il momento. Sto sempre lì a pensare a quanto mi odio. Ma non ero così prima.. Riuscivo a godermi l’attimo anche se sapevo che ci saremmo divisi. Perché non posso farlo adesso che ho una quasi certezza che possiamo stare insieme? Ha ragione lei, quindi devo godermi l’attimo..»
La donna tornò con i giacchetti, Zayn li prese e dopo averla ringraziata trascinò Keyra un po’ più di lato, lasciando il posto ad altre persone.
Attendeva, perché sapeva che non aveva finito di parlare. Sicuramente non si lasciava scappare quello slancio di verità da parte di Keyra. «Continua..»
«Sei sempre stato capace di farmi dimenticare tutto, di tutti i miei pensieri. Di tutte le mie insicurezze quando eravamo dei bambini. Ci riesci ancora ma io sono malata mentalmente e non me lo ricordavo più. Ho sempre paura di ferirti, di fare la cosa sbagliata. E oltre a far star male te, sto male io perché sto cambiando il rapporto.»
«Già..»
Anche lui se n’era accorto.
«Quindi.. fai ciò che vuoi Zayn. Non sentirti bloccato dal mio carattere. Sto lottando contro me stessa, contro ciò che sono ora pur di godermi l’attimo. Fino a tre ore fa non avrei detto che volevo stare da sola con te, altrove. L’ho fatto e dannazione.. posso dirtelo che mi sento come due anni fa? Con le farfalle allo stomaco perché sto andando contro a me stessa?» Il moro sorrise e, senza pensarci troppo con uno slancio posò le labbra sulle sue, coinvolgendola in un bacio. A differenza di tanti baci che si erano scambiati, quello era un bacio voluto. Voluto per trasmettere ciò che stava provando lui, ignaro del modo per dirglielo a voce. E lei percepì, percepì cosa voleva dirle.
«Vedo che hai preso in parola il mio discorso.. buon per te!» disse quando si staccò dalle sue labbra, sentendolo ridere di cuore.
«Qual è la proposta che volevi farmi..?» chiese con tono emozionato, come un bambino al suo primo appuntamento.
«La nostra serata.. diciamo un prolungamento del nostro primo appuntamento. Stasera facciamo ciò che vogliamo fare. Essere ciò che vogliamo essere.. Ti va..?»
Il moro ridacchiò e, prendendola per mano, le diede un bacio sulla guancia. «Arrivi tardi Smith. Avevo già deciso di prolungare il nostro appuntamento..»
«Hai pensato alla mia stessa idea..?»
chiese, incredula, seguendolo. Lui si girò a guardarla, sorridendo. Le lasciò la mano pochi istanti prima che i due uomini alla porta principale l’aprirono, rivelando uno stormo di paparazzi. Non rispose a quella domanda, guardando i paparazzi e facendo finta di essere interessato ad altro.
«Zayn.. Zayn puoi guardare verso di qua..?» sentì chiedere un fotografo in mezzo a tante altre voci che urlavano per attirare l’attenzione di Zayn. Lei, ovviamente, teneva gli occhi bassi e con il mento che toccava quasi il collo.
«Stai insieme alla ragazza?» altra voce che distinse tra le tante. Oh ma che vergogna. Non si fermò per fare autografi o foto. Alzando leggermente il viso notò che anche lui cercava di coprirsi ma sorrideva. Sorrideva con quel sorriso favoloso, per l’ultima domanda che aveva ricevuto. La sua mano poggiata sulla schiena di Keyra, la conduceva verso la macchina anche se erano seguiti dai paparazzi. Una macchina ovviamente enorme, ovviamente con i finestrini neri, ovviamente privata e ovviamente con l’autista personale. Le aprì la porta.
«La signorina è la tua nuova fiamma?»
«Ma quanto sono curiosi?»
sussurrò lei imbarazzata entrando nel macchinone, subito seguita da Zayn che rideva. Fece per chiudere la portiera ma qualcuno glielo impedì. Subito la risata di Zayn si spense, girandosi a guardare chi avesse osato bloccare la portiera. Pensavano che fosse uno dei ragazzi, ma era un paparazzo che attendeva risposta. La macchina fu accerchiata dai fotografi, bramosi di avere nuove foto.
«Keyra è la tua nuova ragazza?» L’autista scese dal suv, chiedendo al personale del locale di chiamare Paul. Subito l’uomo uscì e aiutò l’autista ad occuparsi di quella cosa.
«Perché non rispondi?»
«Sta zitto..»
sbottò con tono freddo, incazzato. Paul con un po’ di lotta spostò il paparazzo e chiuse la portiera, battendo su essa con il pugno per far capire all’autista che poteva partire. Keyra, in tutto quello se ne rimaneva a bocca aperta a guardarsi intorno.
Sbatté disorientata le ciglia da quella situazione. Nel suo sogno non si era resa conto di quanto fossero scomode quelle situazioni. Nella realtà era tutto così diverso. Certo, la situazione era diversa ma non credeva seriamente possibile che un uomo avesse potuto bloccare due ragazzi che andavano via, pur di avere informazioni.
Dopo un po’ di lotta finalmente li lasciarono passare e si girò a guardare Zayn, serio e incazzato al suo posto che guardava la strada.
«Scusa..» Subito si girò a guardarla, alzando un sopracciglio.
«Per cosa?»
«Non lo so.. per qualsiasi cosa ti faccia stare così incazzato.»
rispose lei, abbassando gli occhi. Zayn ridacchiò.
«Se fossi incazzato con te, pensi che sarei rimasto così calmo? Non sei tu il problema, ma la loro curiosità. Mi snerva ancora quando cercano di sapere qualcosa che è la mia vita privata..» Già.. chissà che nervi a sapere che tutto il mondo conosceva dei tuoi momenti privati.
«Quindi non sei arrabbiato con me..? Per magari.. perché ti ho fatto uscire e creando questa situazione?»
«Mhm no.. Allora, cosa vogliamo fare?»
chiese, sedendosi più vicino a lei e passandole un braccio sulle spalle. Lo guardò e cercò di capire se non le stava nascondendo qualcosa ma era vero.. Non era incazzato con lei, perché l’incazzatura era passata lasciando di nuovo spazio a quel sorriso felice.
«Io ho fame.. non so te..»
«Finn.. Puoi passare ad un Mc Donald?»
«Certo signorino!»
rispose, girandosi quel tanto per guardarlo in faccia. Zayn lo ringraziò e poi tornò a dare le dovute attenzioni a Keyra. Le sorrise.
«Mc Donald, Malik? Questa è la tua cena da primo appuntamento?» Il moro si girò a guardarla, schioccando la lingua. La scrutò e, dopo averle tirato una ciocca di capelli le fece una linguaccia.
«Vorresti dirmi che hai fame da piatti prelibati?» domandò, guardandola in modo divertito.
«No.. ma chi ti dice che parlavo di cibo?» Gli occhi di Zayn si illuminarono come due fari in mezzo al mare notturno. Ridacchiò.
«Sei seria?»
«No, ti sfottevo!»
ammise, ridendo di cuore. Se prima i suoi occhi brillavano speranzosi, ora era totalmente giù di morale. Ma era tutta una finta, lo sapevano entrambi.
«Hai ragione.. niente sesso al primo appuntamento!»
«Disse colui che non aspetta neanche di sapere il nome!»
lo sfotté, guardando fuori dal finestrino.
«E a cosa mi dovrebbe servire sapere il nome?»
«Ah non hai una lista di ragazze che ti sei portato a letto? L’ho sempre pensato..»
si girò di nuovo a guardarlo, vedendolo a fissarla con gli occhioni sbarrati.
«Sei seria?»
«No, scherzavo! –
ridacchiò scuotendo la testa castana, divertita - Ma pensi seriamente che ho questa idea di te, Zayn?»
«Non si sa mai!»
gli diede una gomitata e, dopo un bacio sulla guancia si accoccolò al suo fianco, sbadigliando.
Zayn si piegò verso i due sedili, posando il suo ipod nella base facendo partire la sua musica. L’uomo al volante sorrise al ragazzo dallo specchietto retrovisore. Se in passato aveva pensato che Zayn nel suo ipod avesse tutta musica a parole, beh, si sbagliava di grosso. Molte erano melodie al piano, altre canzoni solo con la chitarra, molte cover.
Rilassarsi in quel caso era davvero impossibile.
Arrivati ad un Mc drive Zayn abbassò il finestrino per fare l’ordine concordato poco prima e per pagare. Ovviamente tirò fuori la sua carta di credito, facendo rimanere Keyra con i soldi in mano a guardarlo come un’ebete. Dopo una lotta greco-romana con lui per pagare, vince ovviamente lui e lei dovette rimettere i soldi da parte mentre Zayn scrutava il cartellone.
«Un mc chicken menù, i polletti e un toast..»
«Si..?»
rispose lei sentendo che stava recitando ciò che lei aveva richiesto. Dopo due secondi dove scrutava ancora il cartellone Zayn si girò a guardarla.
«Dove diavolo te li metti? Io devo fare come minimo cento flessioni al giorno per non farmeli finire tutti sulla pancia!»
Alzò le spalle. «Brucerò domani mattina, con una corsa!»
«Che fai tu domani mattina?»
«Una corsetta?»
sentenziò, guardandolo con le sopracciglia inarcate.
«Nono, tu domani stai tutto il giorno a letto con me!»
«Eh..?»
ribatté stupita.
«Hai capito bene. Tu dormi con me stanotte..!» Rispose mentre prendeva le due buste che gli stavano consegnando, facendo uno di quei sorrisi che avrebbe ammazzato chiunque. La tipa – che aveva una di quelle espressioni ansiose e da dittatrice – guardò la macchina rendendosi conto che c’era l’autista. Tornò a guardarlo mentre Zayn sistemava le buste in mezzo a loro due. Dopo di ché alzò il finestrino nero e Keyra, volendosi gustare la scena, si si arrampicò per guardare dietro. E infatti trovò la tipa con mezzo busto di fuori, a bocca aperta che guardava la macchina andarsene.
Scoppiò a ridere. «Quanto mi diverto a vedere queste cose.. ora si starà domandando chi cazzo ha incontrato e che non sapeva chi era, perdendo l’opportunità di fangirlare..» Zayn che già stava mangiucchiando una patatina, si girò a guardare come lei la scena. Ridacchiando insieme tornarono a sedersi normali.
«Comunque.. mi spieghi come io posso dormire da te se tu domani mattina alle cinque devi partire?»
«Eh?»
chiese lui, prendendo la parte dell’incredulo che poco prima aveva Keyra.
«Eh! Non dovete partire per New York?»
Lo vide pensarci su, fare qualche smorfia e sbuffare. «Dannazione! Per una volta che volevo rimanere a casa!»
«Hai perso una possibilità di rimanere tutto il giorno a letto.»
«..con te..»

Si girò a guardarlo con dolcezza ma lui, sentendosi osservato, si girò a guardarla mentre mordeva una patatina. E uno di quei sguardi più perversi che può indossare Zayn Malik si disegnò sul suo viso.
«Non stai alludendo a ciò che sto pensando io, vero?»
«Ovviamente!»
disse con la patatina tra le labbra, ghignando.
Lo guardò come se fosse una femminuccia in fase ‘oddio ha illuso al sesso.’ «sei un pervertito del cavolo, Zayn!»
«Io sto mangiando una patatina, sei tu la perversa qui dentro!»
Lo guardò con la bocca aperta. «veramente mi hai appena detto che è come pensavo!» e lui, alzando le spalle mentre la guardava scoppiò a ridere fragorosamente e del tutto tranquillo. Era bello da far paura. Sarà stata la trecentesima volta che lo pensava in quella serata ma lo era davvero. Per lei non sarebbe mai stato Zayn Malik dei One Direction. Con lei, almeno fin quel momento aveva fatto di tutto per essere Zayn. Il suo Zayn. Quello allegro, quello combattivo e sempre con la risposta pronta. Quello dolce e al tempo stesso uno stronzetto, quello con quegli occhi innamorati. Forse aveva ragione Maddison. Aveva sempre guardato troppo in fondo senza vedere cosa si stava perdendo in superficie. Lei aveva sempre cercato il peggio, come si fa in un mare. Cerchi i pericoli, gli squali, guardando sempre all’orizzonte, restando sempre in allerta scrutando nell’oscurità del mare. Ma stando sempre in allerta non ti rendi conto della bellezza che hai di fronte. Mare limpido, pesci che ti nuotano intorno. I colori del sole che riflettono sull’acqua creando giochi di luce davvero ammalianti.
E’ proprio vero. Si guarda sempre il male anche quando si ha di fronte la cosa più bella che si può chiedere.
«A cosa pensi?» chiese lui chiudendo il sacchetto e mettendolo di lato. Come lei, lo stava tenendo per quando sarebbero arrivati chissà dove.
«Mhm niente.. ragionavo..» ammise, scrutando il suo viso.
«su cosa..?»
«che cercando sempre il male, non noti le cose belle che hai davanti.»
Lui corrucciò le sopracciglia, sicuramente chiedendosi di cosa stava parlando.
«In quale contesto?» Si informò lui, curioso.
«Su di te, ovviamente.» E di nuovo la guardò con quelle sopracciglia corrucciate, cercando di capire. Possibile che non ci arrivasse? Eppure era così intelligente.
«Vedi del male in me?»
«No, non ho detto questo. Ho detto ‘cercare’.»
abbozzò lei, sorridendo. «Io cerco sempre il male ovunque. L’ho sempre fatto anche con te.»
«E..?»
«Purtroppo non l’ho mai trovato. E’ decisamente frustrante!»
«Perché?»
«Perché io sono dell’idea che c’è il male ovunque. In ogni persona! Ma più lo cerco in te e più mi devo mordere la lingua.»
Tornò a guardarlo, dopo aver spostato lo sguardo altrove.
«Lascia quel lavoro a me, per favore!» e ridendo come un idiota, subito seguito da Keyra scesero dalla macchina per entrare nella grande casa da poco comprata da Zayn.
 
 
«A lei piace..»
«Zayn è un cane.. come fai a sapere che le piace Lilli e il vagabondo?»
«Anche Hatchi aspetta il suo amore, proprio come Lilli..» inclinò la testa di lato, cercando di capire se fosse davvero serio. Ma a quanto pare era serissimo.
«Come vagabondo le basta il suo padrone, fidati!»
«Allora possiamo avere una storia io e Hatchi..» non stava parlando seriamente. Ditemi che non parlava seriamente.
«Tsk! Non ho permesso a nessuna cagna di portarti via da me, e con Hatchi non sarà da meno!»
Mise play al dvd nello stesso momento che Zayn scoppiava a ridere di gusto, accoccolandosi sul divano con lei. E sapete qual era la cosa buffa? Che Hatchi si mise ai piedi del divano, stesa a guardare il dvd con loro.
 
 
Si abbassò quel tanto per accarezzare la testolina di Hatchi che alzò il musino per guardarla. Scese dal divano dirigendosi alla televisione per togliere il dvd.
«A mio parere rimane uno dei cartoni della Disney più belli in assoluto.» Sentenziò Zayn, mentre lei rimetteva il dvd nella custodia e la infilava nella collezione al fianco della televisione.
Avrebbe pensato di tutto tranne che Zayn avesse una collezione di dvd tanto da occupare mezza libreria, messi secondo il nome del film. E di sicuro non si aspettava che avesse tutti i cartoni della Disney.
«E’ bello si, ma ce ne sono altri che mi piacciono!» Sussurrò rimanendo di fronte la collezione a guardare la sfilza di dvd che aveva il moro. Di ogni tipo e genere.
«Hatchi è contenta ma triste allo stesso tempo. Guarda che musetto triste..» si girò a guardare il cagnolino ancora fermo ai piedi del divano, che teneva la testolina sulle zampe davanti. Che cucciola. Alzò lo sguardo su Zayn trovandolo spaparanzato a guardarla. La camicia sbottonata nei primi due bottoni che lasciava intravedere la pelle olivastra e un pezzo di un tatuaggio, i capelli sfatti dal troppo toccarli e gli occhi gonfi dalla stanchezza. Per non parlare del pantalone di alta sartoria che portava. Stretto ai punti giusto, fidatevi che era una bella visuale.
«Non fissarmi!» sussurrò il moro con tono biascicato.
«E allora finiscila di fissarmi anche tu!» tornò a guardarlo negli occhi, ghignando. Lui rimase inerme da quella frase.
«Non ti stavo guardando.»
«No eh! La radiografia che mi hai fatto non era guardarmi, giusto!»
Sorridendo a labbra strette le indicò di nuovo il punto al suo fianco dove fino a pochi minuti prima se ne stava sdraiata.
Dopo aver spento la televisione camminò di nuovo verso di lui. Tra il divano e la televisione c’era uno di quei tappeti pelosi che, camminandoci sopra risultava morbido tanto da farti il solletico sotto le piante dei piedi. Non si erano cambiati anche se stavano in casa. A parte che lei non aveva vestiti di ricambio, l’unica cosa che si era tolta erano le scarpe. Mentre Zayn si era tolto la giacca e le scarpe rimanendo con i calzini bianchi di gomma.
Non c’era cosa più triste che vedere un uomo vestito bene ma con i calzini bianchi che solitamente si portano con vestiti normali. Con la scarpa elegante ci voleva il calzino di tessuto, ma lui era trasgressivo e quando gli aveva fatto notare la cosa, lui le aveva detto che indossando il calzino di tessuto percepiva più dolore. Anche le scarpe da uomo facevano male, diceva.
Si rannicchiò al suo fianco, sbadigliando.
«Questa sera eri davvero bellissima, mi sono dimenticato di dirtelo!»
«Ci stai provando vero? Non sarai tu a togliermelo questo vestito!»
con l’orecchio sul suo sterno sentì la risata sommessa che stava facendo.
«Non ci sto provando, semplicemente ti facevo un complimento. Puoi accettarlo?»
«Stasera si! Comunque anche tu non eri male..»
«Ci stai provando, vero?»
«Decisamente si. Ma questi pantaloni li fanno su misura vero? Vi si deve vedere proprio tutto..? Sei sesso che cammina, credo che non ci sia donna che non abbia fatto pensieri sconci in quella sala, stasera.»
«No, li ho chiesti io così, sapendo che venivi!»
«Non sai quanto avevi ragione!»
e ridacchiarono insieme di quel doppio senso. Dopo una risata, crollò il silenzio.
«Mi sta venendo il mal di testa con i capelli così tirati!» ammise, tirandosi delle ciocche di capelli per allentare la presa.
Zayn si mise seduto portando anche lei a sedersi e, con mano delicata, cominciò a togliere tutte le forcine che tenevano i capelli contenuti. Il lavoro che aveva fatto che sui suoi capelli erano tutte trecce di media dimensione intrecciate tra loro ed ogni treccia che aveva fatto, l’aveva bloccata con una forcina. Lui la toglieva, passava la mano tra i pochi capelli e si accingeva a togliergliene un’altra.
Una.. due.. tre.. alla quarta era già eccitata come un caimano. I caimani potevano essere eccitati? E se erano eccitati dicevano “sono eccitato come un umano”? Le domande della vita che non avrebbero mai avuto risposta.
Con la testa a penzoloni si godeva quelle dita esperte che pettinavano i suoi capelli ondulati dalle trecce con una lentezza quasi disarmante.
C’era gente che faceva sesso al primo appuntamento, vero? La stava portando al patibolo con quelle mani e i brividi che stava provando di certo non erano di goduria ma di puro piacere.
Appena anche l’ultima forcina fu tolta, le dita di Zayn passarono tra i capelli per sciogliere del tutto i gruppetti e quando terminò si girò a guardarlo. Lui, vedendo la sua espressione, sorrise in modo divertito.
«posso dirti una cosa..?» chiese con la bocca secca.
«Cosa?»
«Ti odio!»
e senza aspettare altro gli saltò addosso come un predatore sulla sua preda. Lo odiava perché sapeva che punti toccare con lei, sapeva qual erano i suoi punti deboli e li usava contro di lei. Era un bastardo e per questo lo odiava. Ma da un altro punto di vista lo adorava, perché usava quei mezzucci con lei che la facevano impazzire. Non la obbligava a fare qualcosa ma ce la portava a farla. Sapeva come giocarsela.
Già con le mani sulla sua camicia, pronta a sbottonarla del tutto e togliergliela lui con un movimento di slancio la fece stendere dalla parte del divano dove non stavano, finendo così sopra di lei. I loro movimenti erano così frenetici che chiunque, oltre a loro, avrebbero capito che entrambi non aspettavano altro. Perché poi facevano quei giochetti se sapevano entrambi che non resistevano più di due settimane?
Perché si dovevano complicare la vita con il fatto del primo appuntamento e stronzate varie? La verità era che loro a letto facevano scintille e non potevano di certo aspettare troppo. Si desideravano troppo per fare le cose con calma come le persone normali. Loro di normale non avevano proprio niente. Avevano sempre fatto le cose nel modo sbagliato e, dannazione, andava più che bene tra di loro in quel modo. Non si potevano prendere in giro, si desideravano ogni sacrosanto giorno e quella era la verità.
Pronta ad aprire i pantaloni del ragazzo, che calzavano così dannatamente bene sul suo bacino, lui la bloccò.
«No.. no Keyra ferma!» Cosa..? La stava bloccando..? Di nuovo?
«Cosa?» Perché domandarselo tra sé e sé quando poteva chiederlo a lui? Zayn riemerse dal suo collo, con l’autocontrollo che vacillava. Non ce la faceva. La voleva bloccare, ci era riuscito ma dentro se stesso non voleva bloccarla.
«No. Non c’era questo nel mio piano.»
«Nel mio si, però!»
Lo vide sorridere dal suo tono incazzoso.
«Siamo solo al..»
«Non dirlo! Fanculo il primo appuntamento Zayn! Ricominci con le seghe mentali, dio! Perché?»
Il moro si trattenne dal ridere, guardandola con gli occhioni bramosi. Una condanna a morte erano quegli occhi. Come si poteva resistere?
«Non era ciò che volevo.»
«Cazzate. Ti si legge in faccia che non vedi l’ora!»
e come a sottolineare la cosa, si strusciò sul suo bacino tanto da fargli chiudere gli occhi deliziato. «.. e ti si legge anche altrove..» lo sfotté, ridacchiando. Lui sorrise a labbra strette anche se aveva ancora gli occhi chiusi.
«Tu non sei da meno però!» Oh ci poteva contare. Era così eccitata che se non la finiva con quella manfrina lo legava a letto.
«Vero! Zayn, ti violento nel sonno se non la finisci..» lo avvisò, facendosi guardare.
«Mi stai obbligando?»
«No, però..»
Si morse il labbro inferiore, guardandolo.
«E se ti dico che non voglio fare sesso, che c’è di male? Voglio aspettare! E’ tanto strano?»
Ora Keyra lo guardava come se fosse tutto verde e con le antenne. Era pazzo.
«Sei serio? O mi stai prendendo per il culo?» chiese, per assicurarsene. Ma non servì una risposta perché Zayn si nascose con la faccia tra i suoi seni, ridendo sommessamente tanto da farli vibrare entrambi.
«Non dirmi che vuoi giocare anche oggi perché mi sparo sulle gengive. La scenetta del verginello e la pervertita lo facciamo un altro giorno, ok?» E ridendo come un pazzo da quel tono esausto che aveva lei, ripresero da dove avevano lasciato.
Vittoria per Keyra! Stragrande vittoria per Keyra. 

Quando aprì gli occhi si ritrovò da sola dentro quel grande letto. Tempo due minuti e il cellulare squillò, facendola arrampicare verso il comodino per prendere il cellulare. Ora che ci pensava.. ma non si erano addormentati sul divano?
«Pronto?»
«Ah, sei sveglia!»
«Fisicamente, di cervello non tanto..»
«Lo sapevo già questo!»
«Crepa, ok?»
«Ok.. dormito bene?»
lo sentì ridacchiare.
«mhm.. si! Ma è davvero frustrante svegliarsi e non trovarti qui.. Devo lasciarti i soldi sul comodino?»
«Veramente li ho lasciati io a te!»
Si sentiva lontano un miglio che stava cercando di trattenersi dal ridere.
«Cosa? Stai scherzando spero!» ringhiò toccata nel profondo, percependo la risata di Zayn dall’altra parte del telefono.
«Ovviamente, scema!» tirò un sospiro di sollievo che sentì anche Zayn dalla parte opposta che lo fece ridere.
«Sei arrivato?»
«Già..»
sussurrò il moro, con tono tutt’altro che felice. «Comunque divertente vedere come sono riuscito a metterti intimo e maglietta senza che tu dicessi nulla.» spostò le coperte notando che aveva una maglietta di Zayn.
«Di solito mi lamento quando me le togli le cose, non quando me le metti.» altra risatina sommessa da parte di Zayn.
«Intendiamo due lamenti diversi, sai?»
«Oh stai zitto!»
arrossì sulle guance, nascondendosi con le coperte. Puntare sui suoi gemiti era un vero colpo basso. E come se lui avesse intuito il rossore e il gesto da ragazzina innamorata ridacchiò.
«Sei arrossita vero?»
«No, non è vero!»
«Oh si! Sei arrossita e ti senti anche idiota ora!»
«La finiamo? Ringrazia che sei tipo dall’altra parte del mondo sennò ti cercavo per schiaffeggiarti.»
«Oh si così, baby! Rude sei sexy!»
Urlò incredula il suo nome per la rabbia, facendolo ridere come un pazzo.
«Ci sentiamo dopo, pazza. Ah, ovviamente fa come se fossi a casa tua!» E senza aspettare altra risposta attaccò. Keyra crollò di nuovo sul letto – dopo essersi messa seduta poco prima, intimidita da quella frase da parte di Zayn – e guardò il soffitto.
«Ti odio Zayn Malik, ti odio con tutto il cuore!» sussurrò e, senza aspettare oltre si schiacciò il cuscino sulla faccia come a voler nascondere il fatto che aveva un sorriso ebete sul viso e gli occhi che le brillavano.
Quando si riprese dal fangirlare su quel ragazzo, si alzò e fregandosene altamente di essere solamente con una maglietta che arrivava a metà sedere, scese in cucina. Sulla macchinetta del caffè c’era un bigliettino. “te l’ho preparata. Buon giorno cucciola!” oh, la dolcezza.
«Ora mi sciolgo.. mi sciolgo e mi liquefo sul pavimento..» ma se nel suo cervello tirava le peggio madonne, lo stomaco fece un bel salto e si chiuse in una dolce e delicata morsa di dolcezza.
Attese che il caffè fu pronto e quando lo fu, sentì qualcosa strusciarsi tra le sue gambe. Quasi non le prese un colpo e guardò verso il basso, trovando Hatchi a guardarla.
«E tu..? Oh dannazione. Ma ti lascia da sola per queste due settimane?» Si ripromise mentalmente di chiedere a quel deficiente. Possibile che si fosse dimenticato del cane? Come diavolo usciva se doveva andare al bagno? Essere il cane di una persona famosa, soprattutto di Zayn doveva essere davvero dura.
Si versò il caffè, diede i croccantini a Hatchi e si fece un giro per la casa mentre attendeva che il caffè si raffreddasse. Quando arrivò di nuovo in camera di Zayn, posò la tazza sul comodino e si diresse all’armadio, aprendolo. Venne investita dal profumo di Zayn e senza pensarci troppo aprì le braccia e si buttò sui vestiti come se fossero dei cuscini. Non c’era uno, nemmeno uno di quei vestiti che lei non amava. Ogni fottuto vestito che Zayn indossava gli stava da dio, maledetto.
«Vi ho sempre amati.. e sempre invidiati, lo ammetto!» parlava da sola. Andiamo bene!
Dopo essersi comportata da brava persona deficiente qual era, si andò a fare una doccia e si rese conto di non aver vestiti di ricambio. Non poteva usare quelli di Zayn.. O forse si? E poi, come diavolo chiudeva la porta? Zayn era davvero un coglione a volte.
Prese il cellulare, chiamò un numero e dopo due squilli la persona dall’altra parte aprì la chiamata..
«Ti sei appena svegliata?»
«No, sono sveglia da un’ora. Senti.. mi devi portare dei vestiti..»
e a seguire disse la via di casa di Zayn.
Maddie attaccò dicendo che sarebbe stata lì alla via da lei detta in venti minuti. Con il cellulare in mano si diresse verso il piano di sotto, mentre provava a chiamare Zayn e chiedergli come poteva chiudere casa e per Hatchi ma non rispose. Ovviamente.
Fece per entrare in salone ma sbatté contro un corpo.
«Porca putt..» si bloccò solamente perché si mise una mano di fronte alla bocca per trattenere l’urlo di paura. Ad occhi sbarrati guardò quello che era Danny, il migliore amico di Zayn.
«Merda che paura! Chi cazzo sei? Perché sei in casa mia?»
«Veramente è casa tua quanto di Zayn!»
«Ecco appunto.. chi cazzo sei?
» sbottò con tono incazzato, guardandola di slancio. Notò il suo ‘vestiario’ che era composto da un semplice asciugamano.
«Ah..» se ne uscì poco dopo, guardandola con un sorriso e lasciando perdere l’espressione incazzata. «..Mi stupisco che ti ha fatto rimanere per tutta la notte!» Aprì la bocca, desolata. Ed era la seconda volta in un’ora che si prendeva della puttana.
«Ehi, deficiente. Non sono una di quelle puttanelle che si porta Zayn a letto. Sono Keyra, una sua amica!» Sbottò con tono risoluto, guardandolo schifata. «A parte che ho sempre dormito con Zayn, è stato proprio lui a dirmi di fare come se fossi a casa mia!» sentenziò sempre toccata dal fatto di essersi presa per la seconda volta della puttana.
«Sei Keyra?» e l’espressione incazzata tornò a disegnarsi sui tratti del viso di Danny.
«No, Fra cazzo da Velletri!»
«Che ci fai qui?!»
chiese con una nota di schifezza nella voce. Ora lo ammazzava eh! Si sentiva tanto figo da poter usare quel tono con lei?
«Sei duro di comprendonio?»
«Ho capito che sei stata con Zayn, ma perché sei ancora qui!»
Simpatico il tipo. Ma con lei quel tono da bad boy di Bradford non attaccava.
«Dammi di nuovo della puttana e fidati che mi interesserà ben poco che sei il migliore amico di Zayn. Sto aspettando una mia amica che mi porti il cambio, poi ti lascio casa così che puoi svuotarti dalla frustrazione, tranquillo.»
E detto questo tornò su in camera di Zayn, chiudendosi poco delicatamente la porta alle spalle.
«Fanculo! Ma chi ti credi di essere brutto imbecille con i capelli ingelatinati? La troppa gelatina ti ha fatto fottere il cervello?? Grrr.. che nervi!» strinse le mani nell’aria, incazzata come una biscia. Sentiva il sapore di veleno sulla lingua, ergo non era una bella cosa.
Rispose al cellulare quando lo sentì squillare.
«Che c’è?!» sbottò infervorita, non guardando neanche chi fosse.
«Sono qui fuori all’indirizzo che mi hai dato.. Che devo fare?»
«Aspetta che ti apro!»
e scese di nuovo per aprire il cancello alla sua amica. L’attese sulla porta, sentendo la televisione in salone.
Quando Maddie arrivò con i suoi vestiti, la guardò.
«Complimenti per il vestiario!»
«Non ti ci mettere anche tu!»
sbottò chiudendo la porta con forza. Ci mancava solo lei con le sue battutine e sicuro staccava qualche testa a morsi.
«Tutto ok?» Non ebbe il tempo di rispondere che sentirono una voce.
«E tu chi cazzo sei ora?» Si girarono a guardare Danny, fermo sulla porta del salone.
«E’ Danny..» sentenziò Maddie, incredula.
«Si, sono Danny, tu chi sei?»
«E’ la mia amica.. Ma sei un ritardato mentale? Tutta quella gelatina vi fa male al cervello per caso?»
e trascinando la mora, che continuava a guardare i due incredula, in camera. Chiusa la porta lanciò un sospiro di frustrazione.
«Che ci fa Danny qui?»
«Ci vive, purtroppo! E io ho avuto la simpatica situazione di incontrarlo!»
«Non lo facevo così incazzoso!»
«Yo! Sono un bad boy di Bradford..»
recitò come a volerlo sfottere. «Uguale a quell’altro deficiente! Per me quando nascono gli inculcano nel cervello questa frase. Peccato che siano tutti dei deficienti patentati.» e prendendo i vestiti dal sacchetto che le aveva dato si vestì. Proprio mentre si vestiva, sentì il cellulare squillare. Sicuramente era quel deficiente che vedendo la sua chiamata e il messaggio ‘appena leggi chiamami’ l’aveva fatto.
«Rispondi tu!» tuonò Keyra, indossando il maglione per sistemarlo.
«Pronto? Oh ciao Zayn!» sentenziò Maddie, divertita. «Si un secondo che te la passo.. Condoglianze..»
E dopo aver aperto la porta prese velocemente il cellulare, portandoselo all’orecchio e sentendo Zayn dire: «Che vuol dire condoglianze? E’ incazzata?»
«Non sono incazzata ma proprio furiosa! Quando me lo volevi dire che doveva arrivare Danny?»
«Perché che è successo?»
«E’ successo che mi sta sul cazzo! Mi ha scambiato per una delle tue puttanelle che ti porti a casa.. E si è anche stupito che mi avevi fatto dormire con te!»

La risata di Zayn si sentì anche se il moro aveva messo una mano sul microfono per nasconderla.
«Dai Keyra, Danny è così!»
«Danny mi sta sulle ovaie, Zayn! Mi dispiace»
«Tranquilla, è reciproco! Diciamo che non ti vede di buon occhio!»
«Non me n’ero accorta, guarda. Ma perché?»
«Dice che mi ha rincitrullito. Che pendo dalle tue labbra e che tu ti stai divertendo con me. Pensa che tu sia ‘finta’. Anche se sa molte cose di te, non crede che tu sia davvero così come ti presento e pensa che sono diventato un debole.»
«Se prima mi stava sulle ovaie ora mi sta altamente sulla punta del pene che non ho!»
Zayn scoppiò a ridere.
«Senti, ma sei sicuro di lasciare Hatchi con quel decerebrato mentale?»
«Ma non ti stava sul cazzo?»
«Danny? Si, ovvio!»
«No, dicevo il cane!»
«Penso che quel povero cane non si meriti di stare con un ritardato mentale com’è Danny! Sei sicuro che sa cosa deve fare?»
E lei che pensava che l’avrebbe ribeccata perché stava sfottendo pesantemente il suo migliore amico. Se aveva capito bene, i bad boys non si toccavano, erano tipo sacri. Se uno offendeva qualcuno di loro, gli altri partivano in quarta per aiutarlo. Invece Zayn scoppiò a ridere fragorosamente.
«E’ un cane, oltre a darle da mangiare e portarlo fuori cosa può succederle?»
«Povero Hatchi!»
«Ti preoccupi per il cane, che carina!»

«Già il genere maschile è un problema, poi se in esso ci sono persone come Danny la mia preoccupazione per quel cane è davvero tanta.»
«Non ti preoccupare per Hatchi, Key.. Danny ha un cane!»
Sentenziò continuando a ridere di gusto.
«Va bene.. ma se te lo ammazza, non dare la colpa a me!»
«Comunque salutamelo.»
«Se vuoi parlare con lui, chiamalo! Io con quello non ci parlo.»
E detto questo chiuse la chiamata, mise il telefono in borsa e raccogliendo le ultime cose, notò che mancava il vestito. Sicuramente era in salone, rimasto ai piedi del divano dove la sera prima l’aveva buttato Zayn.
«Possibile che tu odi tutti i maschi?»
«Non è che li odio, non li sopporto se si credono superiori a me. E quel Danny, in un modo o nell’altro, mi fa sentire una caccola!»
Spiegò incazzosa, scendendo le scale per entrare in salone. Danny stava seduto sul divano.
«Che vuoi?»
«Cucirti quella boccaccia ma poi Zayn mi odierebbe!»
sussurrò, guardandosi intorno per cercare il vestito. Hatchi si avvicinò a lei.
«Lo so cucciola. Ho provato a far cambiare idea a Zayn ma vuole lasciarti con questo buzzurro. Mi dispiace, dovrai sopravvivere con la sua esistenza.»
Il moro la guardò schifato, mentre tornava a cercare il vestito.
«Cosa stai cercando?»
«Il vestito che indossavo ieri sera!»
non ci mise tanto a capire l’antifona, ma quando la capì fece un’altra smorfia. E lei non aveva intenzione di avvicinarsi troppo a lui. Non si sa se avesse avuto un raptus di rabbia e lo ammazzava.
«L’idea che Zayn ha fatto sesso con te mi disgusta!»
«Ecco, allora non starei così tranquillamente sdraiato su quel divano visto che l’abbiamo fatto lì!»
E Danny guardò il divano, fece una smorfia e si alzò. Profondo ribrezzo provava verso di lei. Sti cazzi.
Lo vide piegarsi a prendere il vestito, tenendolo con un dito.
«Cerchi questo?» Si diresse verso di lui e strappandoglielo dalle mani, lo guardò male. Raccolse anche le scarpe e mise tutto nella busta.
Senza neanche salutarlo uscì di casa con un diavolo per capello. Maddie cercò per tutto il ritorno a casa di calmarla, ma solo nel pomeriggio riuscì a calmarsi. Aveva sempre pensato che Zayn fosse l’unico a snervarla, ma a quanto pare il suo amichetto sapeva farla incazzare almeno quanto il moro. E la cosa non era molto bella visto che Zayn ci abitava insieme.


Note dell'autrice: Hello everybodyyy! How are youuu? Sono stanchissima ma anche essendolo mi sono fatta un po' di spazio nella giornata per finire il capitolo e postarlo. Ecco qui. Lungo quattordici pagine di word anche questo. Ma per voi sono troppo lunghi? Ditemelo che li accorcio eh! u_u
Che volevo dirvi? Mmmmm.. ehm... niente, mi pare che oggi non abbia in serbo per voi degli scleri come l'altro capitolo. Felice che siete d'accordo con me sul fatto che anche io ho una vita ahahahah
Per altro... Niente, grazie ancora a tutteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee quelle persone che mettono ogni giorno la storia nei preferiti. Grazie a chi mi manda messaggi ovunque per farmi i complimenti. Mi fate sempre arrossire *--* *///* per altro..
Vi amo, grazie e.. ci si vede al prossimo capitolooo!
Ciaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaooooooo! *saluta con la manina come Zia Betta*

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** capitolo sedici ***


«Baby, c’è posta per te!» urlò Keyra entrando in casa dopo il lavoro, per farsi sentire da Maddie che sicuramente stava al computer a parlare con qualche sua amica conosciuta su twitter.
Il passo poco felpato della ragazza le fece intendere che stava correndo verso di lei. Da quando si erano trasferite, ben poca era la posta che ricevevano. A parte le bollette e quelle sicuro non erano comprese nel tono “ehi, ti è arrivata posta!”.
Le strappò di mano la lettera senza destinatario.
«Cos’è?»
«Per me una bomba. Dal calibro di questa lettera, oh si! Sicuramente è una bomba!»
«Simpatica..»
«Lo so, faccio simpatica di secondo nome. Forza, aprila!»

Quando fu aperta, la reazione della mora fu totalmente inappropriata. Quasi svenne, ma Keyra fu pronta e la tenne in piedi, ridacchiando.
«Devo ammettere che mi aspettavo un bell’urlo, non un mancamento!»
«Qu..» deglutì a fatica, guardandola con gli occhioni da cerbiatta spalancati. «Questo è un biglietto andata e ritorno per New York. E quest’altro è un biglietto per il concerto!»
«Già!»
«Ma.. Ma chi..?» Non riuscì a terminare la frase per l’emozione.
«Me lo stai veramente chiedendo, baby? Direi che puoi andare a fare le valige!»
 
 
«Ora la butto giù dall’aereo, eh!»
Avvisò Mary, facendo tornare Keyra nel mondo dei vivi, tenendo il segno sul libro con un dito, girandosi poi a guardarla. L’espressione che ebbe per i due minuti successivi fu con le sopracciglia alzate, scrutandola. Quando però capì a cosa si riferiva, ridacchiò, posando il segnalibro sulla pagina e chiudendo il libro.
Si sporse un po’ dal corpo di Mary per guardare Maddie che si muoveva nervosamente sul suo sedile, impaziente. Mancavano dieci minuti all’atterraggio e si stava agitando. Non per l’atterraggio, ma perché stava per atterrare a New York city. E perché quel biglietto era arrivato dal nulla. Recapitato a casa Smith-Moser-Duncan, un biglietto di andata e ritorno proprio come le altre due. Aveva chiesto a Zayn, e ovviamente le aveva confermato che quel biglietto era stato comprato da Liam stesso.
«Ti vuoi calmare?»
«Non ce la faccio!»
e tornò a muovere le gambe, ansiosamente facendo sclerare le altre due che si guardarono, alzando gli occhi al cielo.
Quando finalmente atterrarono attesero l’apertura dei portelloni e aspettando l’uscita di tutti i passeggeri presero le loro borse per poi scendere, ringraziando il personale. Entrate nell’edificio ci fu un controllo delle borse, di nuovo, per poi lasciarle uscire del tutto. Nella parte degli arrivi Keyra si fermò a prendere un caffè.
Guardando l’orologio su un tabellone sbuffò e mise l’orario di New York. Lì erano le due di pomeriggio, ma a Londra era già ora di cena.
«Io ho già sonno.» Ammise ringraziando la barista e versando la bustina dello zucchero dentro al caffè.
«Non dirlo a me!» Finito di prendere il caffè, Keyra che già era stata a New York indirizzò le due ragazze verso un bancone dove si poteva richiedere un taxi.. Dieci minuti e il loro taxi sarebbe arrivato. Uscite di fuori ad aspettarlo, Keyra si fumò una sigaretta sbadigliando senza precedenti.
Quando il taxista chiamò il loro numero, si diressero da lui con le valige e dopo aver messo tutto nel portabagagli, salirono sul taxi dando il biglietto con il nome dell’albergo.
Maddison e Mary rimasero attaccate al finestrino a guardare New York passargli al fianco, ogni tanto alzavano il nasino cercando di vedere la fine dei grattacieli.
«Ma vi rendete conto?»
«Cosa?»
chiese Keyra, tornando a guardarla dopo aver smesso di leggere.
«Siamo a New York, la grande mela!»
«Non parlarmi di mele che ho fame!»
dopo un’occhiataccia da parte di Maddie, tornò a leggere. Si, era bella New York, ma vista dall’auto non era bella quanto viverla. O almeno così la pensava lei. Si sarebbe goduta di nuovo quella sensazione ‘microscopica’ quando sarebbe scesa dal taxi.
Ci misero quasi due ore per arrivare all’albergo, ma quando arrivarono rimasero in macchina, con gli occhi fuori dalle orbite a guardare le Fan per i ragazzi. Ma quante erano? C’era il passaggio in mezzo, ma da entrambi i lati c’erano due transenne con tante di quelle fan da farle rimanere in macchina.
«Dormo qui!» esclamò Keyra, facendo ridere le altre due. Con un atto di coraggio scesero, mentre il conducente prendeva i loro bagagli e li lasciava fuori dal taxi.
«Quanto le dobbiamo?»
«Ventisette dollari»
esclamò, guardando il contachilometri dentro. Keyra, che aveva cambiato i soldi a Londra, glieli diede. Mentre pagava sentiva le urla delle fan perforarle i timpani. Ma come diavolo facevano i ragazzi a rimanere così calmi di fronte a tutte quelle urla? Era snervante.
Mentre andavano verso le porte dell’albergo, guardandosi intorno stranite, Keyra vide Harry che faceva autografi. Bloccò le altre, si avvicinò lentamente e sempre senza farsi vedere gli diede un leggero calcio dietro il sedere, facendolo girare. L’espressione incazzata e stranita venne sostituita dalla dolcezza.
«Ecco le tre grazie!»
«Io sono grazie al cazzo! Nessuno può togliermi quel posto!»
Harry le abbracciò, dando un bacio sulla guancia ad ognuna per poi tornare a fare gli autografi.
«Stancante il viaggio?» chiese prima di piegarsi per fare una foto con una ragazza. Lo guardò allungarsi per prendere un quadernino più in fondo, fare l’autografo e ridarlo alla ragazza. Il sorriso che aveva era stupendo, qualcosa di unico. Con quelle fossette il sorriso di Harry era qualcosa di micidiale. Ti uccideva.
«Abbastanza!» Rispose Mary, allegra.
«Dove sono gli altri?» chiese Keyra, scrutando la folla come se fosse ancora incredula di tutte quelle fan. E non erano le sole.
Harry indicò verso su, proprio sull’albergo. E tutte e tre come tre idiote alzarono la testa per guardare verso le finestre. E lì, non si sa a quale piano, c’erano gli altri a fare i cretini in finestra.
«Posso parlarti un secondo?» Abbassando di nuovo la testa, si girò verso Harry quando si sentì presa per il braccio e annuendo si allontanò con lui.
«Che succede?» Lo vide sistemarsi i capelli, in un gesto spontaneo, ma nel mordersi il labbro inferiore Keyra capì che era in ansia.
«Ecco..» E si bloccò, guardandola con quegli occhioni da cucciolo. Che era successo? Per un attimo pensò in peggio, che magari fosse successo qualcosa a Zayn e per un nano secondo tornò a guardare la finestra, vedendolo lì tutto felice che salutava le fan. Sorrideva, ed era buono. Niall, Liam, Louis.. tutti lì, a fare i cretini con un sorriso sulle labbra.
«Parla, mi stai mettendo ansia!» Disse tornando a guardare il riccio.
«Prendiamoci poco in giro. Tu sai che tra Liam e Maddie sta succedendo qualcosa, no?» Lo guardò, pensierosa. Ah, non era nulla su Zayn. E allora cosa lo preoccupava tanto?
«Non sono così idiota. Certo che me ne sono accorta!» Spiegò, guardandolo e cercando di capire che voleva dirle.
«A lui piace lei, a lei piace lui!» E fino a lì tutto andava alla grande.
«Ma..?»
«Ci eravamo dimenticati, tutti, nessuno escluso, che quando sono usciti i biglietti Danielle lo aveva preso insieme ad Eleanor.»
«E..?»
Sentiva. La sentiva quella sensazione di incazzatura. Ed Harry lo percepì, tanto che la bloccò per un braccio.
«Lei è qui.. E da quello che sembra vuole riconquistarlo!»
Se ne uscì con una risatina fintamente divertita. «Cosa?»
«Lo sai com’è fatto Liam. C’è stato male ma tornerebbe con lei solamente perché è abituato alla sua presenza. L’abitudine di coppia. E tu sai quanto Danielle sia brava a rigirarsi Liam, vero?»

Si morse il labbro, cercando di trattenere l’ira. L’aveva sempre saputo che tra quei due stava nascendo qualcosa, ma non credeva che bisognava mettersi in mezzo per farli mettere insieme.
«A me Maddie piace, piace a tutti noi! Anche Danielle, è vero. Ma.. Ti assicuro che Liam sembra un bambino quando è con Maddison. Ricordi il Liam che arrossiva quando era a scuola? Ecco, quello è il Liam con Maddie. Non l’avrei mai pensato che quei due sarebbero finiti insieme, ma neanche al fatto che c’è il discorso Danielle ancora aperto! E se si gioca bene le sue carte, Liam torna da lei come un cagnolino.»
«Le ha comprato un biglietto aereo, le da la possibilità di entrare al MSG e poi arriva qui e tutto ciò che trova è un cazzo di Liam insieme a Danielle?» il tono che usò fu tutt’altro che dolce e gentile. Si sapeva, si sapeva lontano un miglio che se venivano toccate le sue amiche, lei partiva in quinta. Poteva essere anche Niall stesso a farle un pezzo del genere, ma si sarebbe comunque incazzata. Proprio come in quel momento.
«Si..»
«Bene..»
Ringhiò, così a denti stretti che il riccio fece una smorfia.
«Volevo avvisare qualcuno, prima che lei lo scoprisse!»
«Hai avvisato me, una che non ci mette niente a uscire di testa.»
Si fermò un secondo, poi lo guardò. «L’hai fatto apposta, vero?»
Harry ridacchiò. «Da una parte si. Non c’è nessuno qui in grado di far capire le cose come ci riesci tu. Noi ci abbiamo provato a fargli capire che stava sbagliando, che Danielle non doveva venire. Ma lui ci ha detto ‘tutti meritano una seconda possibilità’.»
«Tu..» mandò giù la salivazione mista a veleno, tornando a guardare Harry, con occhi da felino. «Tutti meritano una seconda possibilità?! Bene, Harry! Mi ha fatto piacere parlare con te. Ci vediamo eh..»
La bloccò ancora prima di iniziare a camminare.
«Stasera mangiamo tutti insieme, vi unite?»
«Se per “tutti insieme” intendi anche Liam e Danielle, io non ci conterei molto!»
Lo sentì ridacchiare. E dopo avergli sorriso, facendogli capire che non ce l’aveva con lui, si diresse dalle sue amiche già dentro l’albergo.
«Maddie.. appena fate, mi porti le cose in camera nostra?»
«Non dormi con Malik?
» Chiese Maddison mentre Keyra consegnava la sua carta d’identità, visto che Zayn le aveva detto che avevano lasciato i loro nomi alla reception per farle passare e andare nelle loro camere.
«No, dormo con te!» guardò l’addetto dell’albergo dietro al bancone. «In che stanza sono i One Direction?» domandò, cercando di trattenere l’ira.
«Dodicesimo piano. Stanza 1205-1206-1207-1208-1209.»
«La ringrazio!»
Si girò verso Mary, portandola un po’ più in là per non farsi sentire. «Tieni lontana Maddie da queste stanze per almeno dieci minuti.»
«Come faccio? Sicuramente la stanza di Niall è lì!»
«Si, ma la nostra no! L’albergo è stato avvisato troppo tardi della nuova stanza per Maddie. Tienimela, lontana, per, dieci, minuti!»
«Perché?»
Chiese, preoccupata.
«Non posso perdere altro tempo, Mary. Tanto vedrai tra poco, come lei!!» E lasciandola lì, si diresse verso l’ascensore, cliccando sul pulsante e attendendo.
Quando arrivò al piano 12, si diresse verso le stanze e bussando a tutte attese che qualcuno le aprì in quella dov’erano i ragazzi. La porta si aprì rivelando uno Zayn Malik tutto contento di vederla.
«Ehi, ciao nana!»
«Togliti Malik!»
sbottò quando lo vide piegarsi, senza dargli modo di salutarla e facendola passare andò dritta da una persona. Nessuno, dopo quella risposta osò avvicinarsi a lei. Nella stanza c’erano anche Eleanor e Danielle, ovviamente.
«Tu, fuori!» indicò Liam e con la testa gli fece capire che doveva uscire. All’istante. E lui lo fece, dopo essersi girato a guardare Niall, con sguardo impaurito. Anche il biondino se ne stava impaurito in un angolo. Keyra si incazzava solamente con una persona. E per una volta, vederla guardare così incazzosamente un’altra persona che non era Malik, preoccupava tutti.
Liam la precedette e si avvicinò ancora a Zayn, fermo sulla porta.
«Mi presti la tua stanza per pochi minuti?» Chiese, guardandolo. Era tornato serio e questo le dispiaceva molto. Solo lei poteva farlo tornare serio, nessun’altro doveva togliergli quel sorriso. Soprattutto dopo averlo visto così divertito come poco prima in finestra.
Si guadarono negli occhi, parlandosi con lo sguardo e poco dopo Zayn consegnò la chiave a Keyra. Essa si alzò sulle punte dandogli un bacio sulla guancia.
«Grazie!» E ancora incazzata prese Liam per il gomito, guardando sulla tessera magnetica il numero della stanza. Lo condusse verso la stanza, l’aprì e ce lo spinse dentro, proprio mentre sentiva il rumore dell’ascensore a fine corridoio. Mary e Maddie stavano arrivando.
Chiuse la porta e, rimanendo in ascolto, le sentì entrare in stanza. Aveva sbagliato, perché la stanza di Maddie era sullo stesso piano loro. Dannazione!
Quando si girò, Liam sedeva sul letto di Zayn, torturandosi le mani. «Hai dieci minuti di tempo per dirmi come osi trattare così Maddison!»
Liam la guardò da sotto le ciglia castane, impaurito. Nessuno era mai arrivato al livello di doversi preoccupare nel litigare con Keyra. Keyra voleva bene a tutti e cinque, mai si era incazzata con gli altri a parte Malik. E era sicura che Liam non era del tutto tranquillo, in quel momento.
«Allora..? Sto aspettando!»
«E' che..»
Già sentiva una marea di stronzate e neanche aveva cominciato a parlare. Alzò una mano.
«Non iniziare con le tue stronzate, Liam! Non venirmi a dire che non ci avevi pensato, cazzo! Non venirmi a dire che ti eri dimenticato di Danielle, perché mi farai incazzare ancora di più!»
«No, infatti..»
«E allora perché diamine hai preso quel cazzo di biglietto per Maddison. Perché diamine le hai trovato un posto al fianco mio e di Mary al concerto. Perché l’hai fatta venire qui!»

Non rispose, ovviamente impaurito dal tono incazzatissimo di Keyra, che gli sbraitava in faccia.
«Non lo so..»
«Non.. Non lo sai, Liam? Che vuol dire che non lo sai?»
«Credevo che Maddie sarebbe stata in grado di impedirmi di tornare con lei, ma lei è arrivata prima.. Abbiamo parlato e.. E una seconda possibilità non si toglie a nessuno!»

Scoppiò ancora a ridere, come se quella che aveva appena detto era una delle migliori barzellette dette da Liam. E quando Liam vide Keyra smettere di ridere di botto, e avvicinarsi puntandogli il dito addosso, capì che la sua vita era appena finita.
«Puttanate, Liam!» Lo urlò, lo urlò così forte da sapere che gli altri l’avevano sentita nella stanza accanto. Poco le importava.
 «Puttanate belle e grosse. Non ho niente contro Danielle, ma tu sei tornato con lei per vizio. Per abitudine, mannaggia me! Capisci che è abitudine la tua?»
«Non posso non concederle una seconda possibilità!»
«La seconda possibilità si da a chi lo merita, non ad una persona che ha fatto la stessa cazzata per ben due volte. Cos’è, è venuta a dirti che sentiva la tua mancanza e che per la tua mancanza, è stata a letto con un altro?»
«Come fai a saperlo?»

«E’ la stronzata più ovvia che una donna può dire quando tradisce. E magari ha aggiunto che ha fatto una cazzata e stronzate varie. Che non voleva, che non era intenzionata, magari ha anche alzato il gomito quella sera, vero?»
Il suo silenzio bastò a farle capire che era così. Inventiva zero, eh! Mamma mia.. tutte uguali le usavano le cazzate.
«Liam.. La seconda possibilità si da quando si hanno delle basi. Danielle ti ha tradito per ben due volte, da quello che so io! Ed è così. Ora, non voglio mettere il dito nella piaga, ma.. Altro che seconda possibilità. I calci in culo le dovevi dare! E le stronzate ‘mi manchi’ ‘la lontananza mi uccide’ e stronzate varie non valgono come coupon per farsi dare una seconda possibilità. Ha tradito, e fidati che sapeva bene che stava tradendo.»
«Ma magari..»

«No Liam! Niente magari. Quando io ho tradito, fidati che lo sapevo bene che stavo tradendo. Anche il pensare ‘sei una stronza’ non mi ha bloccato. Perché lo volevo, volevo tradire. E come me, lei non si è fatta problemi. Ti stai facendo mettere i piedi in testa, lo capisci?»
Liam la guardava, impaurito. «Ma è così felice di essere tornati insieme!»
«Grazie al cazzo, Liam! Lei ti vede come Liam Payne.. tutto ciò che vuole è uscire da questo fottuto albergo e urlare al mondo “sto con Liam Payne!”. Ripeto non ho nulla contro di lei, ma tu ti stai facendo trattare da tappetino da piedi. Prima, tempo fa lei ti vedeva solo come Liam.. Ora per lei sei solo una macchinetta. Come fai a non capirlo? Sei un cagnolino.. E con te, c’è anche Maddie!»

Gli andò vicino, sedendosi al suo fianco. Tirò un sospiro pesante, guardando la sua testa piegata. Lo stava facendo riflettere, lo sapeva.
«E questo ciò che vuoi dalla vita? Essere trattato come Liam Payne dei One Direction? E’ questo che vuoi dal tuo futuro?» Chiese, preoccupata ma ancora con tono incazzato. «Ci scommetto dieci sterline che appena uscirete da questo albergo, lei ti prenderà per mano di fronte ai paparazzi. Farà di tutto, per far capire che state di nuovo insieme. E lei avrà ciò che vuole. La fama e te. Te, ma non come ragazzo, ma come macchinetta di soldi. Tu uguale denaro. Lo vuoi capire?»
Lo vide scuotere la testa, come se volesse rendersi conto che stava sognando. Ahimè, quella era la verità.
«No, non lo voglio capire. Non sarà così!» Rispose con tono risoluto, così tanto risoluto che Keyra lo guardò stranita. Insomma, possibile che fosse così testardo?
«Liam.. Sono qui in voce di amica, non di attaccabrighe. Non voglio litigare con te, ma farti capire. Capire che non è questo che vuoi. Tu vuoi la semplicità! E’ già tanto incasinata la tua vita, ci si mette anche la ragazza. E’ questo ciò che vuoi?»
«Non è come dici tu!»
«Va bene..»
disse, alzando le mani e lasciando le briglie. Liam si alzò, si avviò alla porta ma venne bloccato dalle parole di Keyra. «Tu ora uscirai da questa stanza, andrai di là e troverai una Maddie felice. Felice perché ce l’hai fatta credere. Le hai comprato un biglietto aereo, le hai dato la possibilità di andare al vostro concerto insieme alle sue amiche. Le hai dato la possibilità di assistere ad uno dei concerti più importanti del suo gruppo preferito. Le hai fatto credere che ha una possibilità con te.. E’ stata tutto il tempo nervosa in aereo, felice e ansiosa di vederti. E tutto ciò che vedrai appena entrerai in quella stanza e andrai da Danielle, è vedere una Maddie delusa. Tu sei pro le seconde possibilità. Ma non tutti le danno, Liam! Maddison è una di queste persone.» Lo vide girarsi sulla spalla, per guardarla.
«Mi dispiace.. davvero!»
«Io sono con la coscienza pulita. Non devi chiedere scusa a me, ma a lei! Non sarò io quella con le lacrime agli occhi, pensando che la mia vacanza sia appena stata distrutta. Ma se il tuo scopo è quello di dirle che non succederà mai niente tra di voi, e che si è sognata tutto, allora fallo subito. Perché almeno ho tempo di non farle pensare che questa vacanza è una merda totale!»
Liam uscì, e si diresse di nuovo nella stanza dove si trovavano poco prima. Lei invece andò nella stanza di Maddison, bussando e facendosi aprire. Le sorrise, quando la vide aprirle la porta con un sorriso a trentadue denti.
«Noi stiamo andando dagli altri.. vieni?»
«Certo. Prendo una cosa e vi raggiungo subito!»
La sentì darle un bacio sulla guancia passandole al fianco, per poi rimanere sola in camera. Sprizzava gioia da tutti i pori, bastava starle vicino per essere contenti. E l’idea che quella felicità sarebbe stata distrutta di lì a pochi minuti, non la rendeva felice. Sospirando abbassò gli occhi e si diresse alla sua borsa. Prese il portafogli, contò il denaro e prendendo il necessario se lo mise in tasca.
Uscita dalla stanza, si diresse di nuovo in quella di Liam dove c’erano tutti. Appena la porta si fu aperta, notò l’aria che tirava. Guardò Zayn che aveva un’espressione preoccupata in viso. Maddison era rimasta in piedi in mezzo alla stanza ed era sicura che stava guardando Liam, seduto in finestra con Danielle, mano nella mano.
Venne spostata bruscamente da una spallata di Maddison che, dopo un sorriso finto come una banconota da una sterlina disse che si era dimenticata una cosa in camera, uscendo così velocemente da non far vedere a nessuno che era li lì per piangere. Alzò lo sguardo dal pavimento, per guardare la testa di un Liam Payne che guardava anch’esso il pavimento.
Si diresse da Liam, spingendogli su una spalla e facendosi guardare.
«Questi sono per l’aereo e per il biglietto del concerto.. Quando saremo a Londra ti pagherò anche l’albergo.»
«N-Non..»
«Oh si che vuoi i miei soldi. Ora ti prendi i miei soldi, così che lei non sia più sulle tue schifossissime spalle. E così puoi pagare alla tua cara Danielle una cenetta a lume di candela. Ma voglio che la paghi con questi soldi. Perché devi pensare che ogni fottuto centesimo che sprechi, è un centesimo in meno ad una vacanza che hai reso tu una merda! Ok?»
Glieli lanciò come se fosse feccia. Mai si sarebbe immaginata di parlare così a Liam. A Papà Liam. Ma quando le venivano toccate le proprie amiche, nessun ruolo rendeva abbastanza per farla calmare.
«E ora scusatemi, ma vado a raccogliere i pezzetti di una persona!» Riaprì la porta e si diresse in quella di Maddison. Se prima percepiva felicità solo stando al fianco della sua amica, ora, fuori da quella porta percepiva dolore. Dolore allo stato puro.
«Apri!» voce decisa, un pugno che bussava sulla porta. Essa si aprì subito dopo, facendola passare. Ciò che vide, era una Maddison appoggiata al muro con la testa tanto bassa da farle stringere il cuore.
«Sono un’idiota, sai?» le disse, tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime. «Credevo di poter avere una possibilità. Ma succede sempre così. Il ragazzo mi si avvicina, resto fredda, poi mi sciolgo e mi lascio andare. Quando mi lascio andare, troppo, questo scappa. Perché con Liam doveva andare diversamente?» la sentì ridere, con la risata più amara che una donna può avere. Una risata che fa capire quanto una persona è dolorante. Pronta ad accogliere un’altra ferita nel proprio cuore.
La prese per mano e, dopo averla fatta stendere andò ad aprire alla porta per guardare chi fosse. Ma come lei era corsa a sostenere la sua amica, anche Mary ci sarebbe stata. Aprì la porta a Mary, che le chiese con lo sguardo come stesse e Keyra indicò il letto. Chiusa la porta, le due ragazze si stesero sul letto ai due lati della propria amica, abbracciandola.
Stese lì, in quel lettone tenevano entrambe le mani di Maddison come a farle capire che non l’avrebbero lasciata andare. Non le avrebbero permesso di buttarsi giù. Era così la loro amicizia. Si sostenevano a vicenda. Tutte e tre erano sempre pronte a donare le spalle per piangere alle altre, ma si cominciava con un pianto liberatorio per poi lottare per rialzarsi da quella caduta. Da quando si conoscevano, tutte e tre impedivano alle altre di cadere in depressione per storie così. Si aiutavano a tenersi su, stringevano la presa se sentivano una delle tre cadere nel baratro. Facevano da bodyguard se serviva.
Ma quelle cose non bisognava buttarsi giù, era la loro regola.
 
 
«Stiamo andando a cena, volete venire?» Chiese Malik con tono basso, fermo sulla porta della stanza. Keyra era andata ad aprire guardando il ragazzo con occhi assonnati visto che si era addormentata.
«Ma che ore sono?»
«Le sette..»
Disse con tono spento, guardando l’orologio al suo polso. Gli aprì la porta, facendogli capire che poteva entrare. Maddison aveva smesso di piangere da due ore e poi si era addormentata, proprio come Mary e Keyra.
Socchiusa la porta e appoggiandosi al muro, Zayn guardava in silenzio come si poteva distruggere una donna ma anche quanto potesse essere forte un’amicizia. Keyra si stese di nuovo al fianco di Maddison, spostandole una ciocca di capelli. «Ehi cucciola.. Vogliamo andare a mangiare?»
«Non ho fame..»
sussurrò lei, grattandosi gli occhi. «Ho tanto sonno.»
«Anche io, ma devi mangiare qualcosa. A pranzo non hai mangiato nulla e neanche a colazione.»
«Non ho voglia..»
biascicò ancora, guardandola.
«Se vuoi andiamo a mangiare solo noi tre, se non te la senti di vederlo.»
«No..»
«No non vuoi andare o no non vuoi vederlo?»
«Liam non c’è.. E’ fuori!»
sussurrò Malik, interrompendo quel discorso. «Ci siamo solo noi e Harry..»
Tornò a guardare Maddison, sorridendo. «Non c’è cura migliore che stare con gli amici, nana! Dai, andiamo a cena, torniamo presto e andiamo a dormire!» La incitò, accarezzandole un braccio debolmente. «Su.. che lo so che da una parte non vedi l’ora di uscire.. dai..» si alzò e vedendo il sorriso sulle sue labbra, capì che stava andando nella direzione giusta. La tirò per un braccio.
«Sveglia l’altra scema, dai!! Siamo a New York, non nella cupa Londra.» Bingo. Gli occhi di Maddison si accesero dalla felicità. Neanche Liam era così forte da distruggere una cosa così bella. Maddison voleva vedere New York da anni e ora che ci stava si faceva rovinare la vacanza?
«SVEGLIAAAAA!» Maddison le urlò nell’orecchio, facendo saltare Mary. «SIAMO A NEW YORKKK!»
«E c’è bisogno di urlarmelo nell’orecchio, nana?»
«Beh si! Siamo a New York!»
disse seduta sul letto, grattandosi gli occhi con i pugni come se fosse una bambina. Keyra si alzò, avviandosi da Zayn e posandogli una mano sul braccio tatuato.
«Dacci dieci minuti per rimetterla in sesto e scendiamo, ok?» Il ragazzo annuì e precedendo Keyra uscì dalla stanza, lasciando le tre ragazze a prepararsi.
Nei minuti successivi parlarono, incitarono Maddie a divertirsi, si cambiarono e sistemarono il trucco. Quando scesero, se la ridevano allegramente su un qualcosa successo in camera, con Keyra che teneva un muso tanto.
Come detto da Zayn c’erano solo pochi intimi. Le tre ragazze, Niall, Zayn e Harry. Louis e Eleanor sicuramente erano usciti da soli, proprio come Liam e Danielle.
Usciti dall’albergo, Zayn indicò a Keyra un van grande quanto una casa e dopo aver guardato le ragazze salire in macchina si avviò verso le fan per fare gli autografi e foto. Keyra, da dentro la macchina, scrutava la scena. Il portellone era aperto, quindi vedeva tutto benissimo.
«Cosa stai guardando?» Tornò sul mondo dei vivi alla domanda di Maddison.
«Zayn!»
«Ovviamente..»
ridacchiò Mary prendendola in giro, facendola girare e sorridere tristemente.
«E’ dimagrito.» sussurrò così basso da non farsi sentire.
«Cosa?»
«E’ dimagrito!»
ripeté con tono un po’ più alto, tornando a guardare il ragazzo, notando solo in quel momento quanto fosse dimagrito dal periodo della scuola. A mangiare mangiava, ma era magro. Magro da far schifo. Ora che ci pensava.. Mangiava seriamente? O era lei che non si era accorta di nulla e magari Zayn perdeva pasti? Come aveva fatto a non accorgersene prima? Possibile che fosse così ciecata? Non poteva davvero non essersene accorta. Insomma era diventato un fantasma. Si morse il labbro, mentre guardava i ragazzi camminare verso il suv.
«No, dai!» sussurrò Mary scrutando come lei il ragazzo. Pure Maddie ci si mise, anche se non sapeva bene quanto fosse dimagrito.
«Mary, ti dico che è dimagrito cazzo! Ha le guance infossate, porca puttana!» sbraitò nevrotica continuando a guardarlo. Zayn, sentendosi osservato, alzò gli occhi dal pavimento e guardò le tre piegate sullo sportellone per guardarlo. Alzò un sopracciglio e perse il sorriso, entrando poi in macchina. Subito dopo la macchina parti verso il ristorante.
«Che c’è?» Keyra scostò la testa e si mise a guardare fuori dal finestrino, pensierosa. «Allora? Avete perso la lingua?» Chiese ancora passando lo sguardo tra le tre, ma Keyra stava girata a maledirsi mentalmente. Idiota che non si era accorta di nulla.
«Notavamo quanto sei dimagrito da quando eravamo a scuola!» Sentenziò Mary, parlando per Keyra. Essa si girò a guardarlo, preoccupata. Lo vide perdere la gioia sul viso, per diventare tetro come un morto passando con lo sguardo da Mary a Keyra.
«Non sono dimagrito!» Lo disse a lei, guardandola con i suoi occhioni castani incazzati.
«Cazzate. Cazzate ovunque!» Sbottò Keyra, già nevrotica di suo.
«Mi stai accusando di dirti delle bugie?»
«Certo che me le stai dicendo!»
Tutti rimasero in silenzio mentre i due si guardavano con cattiveria.
«Non sono dimagrito!»
«Ma pensi che sono idiota, Zayn? Ci manca poco che ti conto le costole!»
«Ma tu capisci quant’è difficile essere uno dei cinque di una boyband? Quanto sia pesante il successo?»
«Frega cazzi del successo, Zayn! Tu non mangi abbastanza!»
«Ma chi sei, mia madre?»

Keyra strinse i denti, sentendo il tono risoluto che aveva usato Zayn nel dire quella frase. Mandandolo a fanculo senza troppe cerimonie, tornò a guardare fuori dal finestrino e gli altri cercarono di sdrammatizzare un pochino.
Il viaggio continuò con due dei sei in totale silenzio. Ogni tanto si guardavano, si lanciavano qualche sguardo di fuoco e tornavano ognuno a guardare fuori dal finestrino. Uno seduto di fronte all’altro. Zayn provò ad appoggiare il piede sul sedile proprio in mezzo alle gambe di Keyra e lei gli diede un pugno sul piede incazzata.
«Che cazzo vuoi?» Sbottò, guardandola male.
«Che ammetti la verità!»
«Fanculo mammina!»
«Leva questo cazzo di piede, Zayn!»
«No, la macchina è per noi quindi faccio come cazzo mi pare, ok?»
«gnegne!»
«Se qualcosa non ti sta bene, scendi dalla macchina!»
«Voglio solo la verità!»
«Te l’ho detta!»
Urlò dietro di lei, con occhiatacce di fuoco.
«No che non me l’hai detta, deficiente. Pensi che sono idiota? Pensi che non me ne sono accorta che ti si vedono le costole?»
«Se ci fosse stato Lou qui, altro che battutine. Ci sarebbe andato giù pesante!»
Keyra si girò a guardare Harry, interpretando quella frase. Non le interessava nulla se gli altri avrebbero capito che avevano fatto ancora sesso. Non erano stupidi, sicuramente già l’avevano capito ma se ne stavano in silenzio.
«Se credi che ti stia dicendo una bugia, scendi da questa macchina. Nessuno te lo vieta!»
«Ok!»
Si arrampicò verso l’autista. «Potrebbe accostare?» L’uomo la guardò incredulo poi annuendo mise la freccia e pian piano si fermò al fianco del marciapiede. Aprì il portellone e con un bel “vaffanculo” uscì, richiudendolo con forza. Ma vaffanculo pure a Zayn!
Forse poteva essere scambiata come una scenata da ragazza pazza e gelosa, ma era tutt’altro che una scenata. Era seriamente incazzata. Sentì la macchina partire ma non diede troppo peso a quella cosa.
Prese a camminare verso l’hotel. Non ci avrebbe messo molto a piedi. In fondo erano solo cinque minuti che stavano in macchina. Per fortuna erano nell’upper east side, quindi camminare da sola non era un problema.
Rendersi conto che Zayn era dimagrito la faceva preoccupare. A Zayn piaceva mangiare, non era stupido e sicuramente non si sarebbe mai fatto problemi per il suo corpo. Non erano quei chili in più a farlo preoccupare, anzi. Quella pancetta – quanto le mancava, se ne rendeva conto solo in quel momento – la portava in modo orgoglioso. Era una persona che mangiava con gusto, allora perché diamine era dimagrito così tanto? E perché si era incazzato così tanto dopo quella frase? Che le nascondesse qualcosa?
E se fosse per lei che si era dimagrito? Perché l’aveva abbandonato? Non poteva dirglielo, non poteva di nuovo riaprire quella ferita. Le cose stavano andando bene tra di loro, e pensare che quella magrezza era causata da lei la fece quasi scoppiare a piangere. Ma prima di poter fare altri pensieri macabri venne bloccata e trascinata nell’atrio di un portone.
«Dove cazzo credi di andare?» Il tono incazzato di Zayn rimbombò per tutto l’atrio del palazzo. Com’era strano vedere un portone aperto, lì nell’upper east side. Lo guardò in cagnesco mentre Zayn la faceva schiacciare al muro.
«In albergo! Dove sennò?»
«A piedi ci vai?»
«E no, volando!»
Il moro le lanciò uno sguardo incazzoso. Pensava di metterle paura? Beh, si sbagliava di grosso.
Rimasero a guardarsi in cagnesco per cinque minuti, come se volessero lottare a chi rimaneva incazzato per più tempo. Keyra vince quando Zayn sospirando si passò una mano nei capelli.
«Ok, hai ragione te. Sono dimagrito!» Sentire quelle parole fu per Keyra qualcosa di indescrivibile. Non che fosse un ti amo, ma.. Il fatto che si stava aprendo con lei significava che stava tornando tutto a posto tra di loro. Che Zayn stava ridando a Keyra la sua fiducia. E per la mora non poteva esserci niente di più bello. Si stava aprendo con lei, ergo si fidava di lei.
«Perché?» Chiese in un sussurro. Lo guardò mordersi il labbro, guardarla in modo preoccupato per poi appoggiare la fronte sulla sua, sospirando. Le passò le mani sui fianchi e lei lo abbracciò.
«Perché sono stanco. Sto facendo un qualcosa di troppo grosso per me. Non sono portato al successo, non lo so sopportare. E’ bellissimo, non fraintendere. Ma ne sento il peso e ti assicuro che è tanto.»
La guardò negli occhi, con la faccia di un fantasma. «E’ la verità, Zayn?»
«Certo che è la verità.. perché pensi che non lo sia?»
«N-Non è per colpa mia, vero?»
Il moro si staccò quel tanto dal suo viso per guardarla dritto in faccia. Lei, analizzata da quello sguardo color ambra, abbassò gli occhi intimidita. Socchiuse leggermente gli occhi, in attesa e in ansia. Se fosse stata colpa sua, entrava sicuramente in depressione. Oltre ad aver completamente cambiato Zayn, non farlo dormire a sogni tranquilli, ora ci mancava solo il fatto che non mangiasse per colpa sua.
Zayn, con tutta la dolcezza di cui era padrone le posò due dita sotto al mento e si fece guardare.
E sorrise. Sorrise così dolcemente da farla sciogliere come un gelato al sole. Come un budino quando non è condensato abbastanza. Come la gelatina quando non era troppo fredda. Insomma, si sciolse. «No, non è per te!» rispose solamente, facendosi guardare preoccupata da Keyra.
«Sicuro? No perché se è per colpa mia me lo devi dire, Zayn! Non potrei reggerlo!»
La risata bellissima del moro si espanse per l’androne, facendola sospirare. «No, Keyra! Non è colpa tua. E’ colpa del successo, dei mille impegni, delle poche ore che dormivo, aggiungici anche che prima non riuscivo a dormire per altri motivi. Ora però mi sto riprendendo, te lo giuro!»
Lo guardò, passando lo sguardo da un occhio all’altro, preoccupata. Si morse il labbro in ansia, cercando di leggere nei suoi occhi. Ma sembrava come diceva. Non la stava prendendo in giro.
Sentì i muscoli sciogliersi lentamente, mentre si fiondava nel suo petto e ci affondava la faccia. Respirò a pieni polmoni il suo profumo e lui se la strinse al petto. Sospirò e Zayn ridacchiò da quel sospiro.
«Pensavi che fosse colpa tua?»
«Si.»
«Non ti basta avermi levato il sonno, avermi cambiato e avermi abbandonato? Devi prenderti in spalla anche questa colpa?»
Sentire quelle parole la fece tremare e il ragazzo se ne accorse, tanto che si piegò a darle un bacio sulla guancia. Lei affondò ancora di più la faccia nella sua maglietta. «Hai già tante colpe sulle spalle, invece di aggiungerne altre dovremmo cercare di levartele dalle spalle. E ci stiamo riuscendo, ma tu devi fidarti di me.»
«Mi fido.. solo che mi preoccupo!»
«Allora ti è consentito. Sei così estremamente dolce quando ti preoccupi per me!»
sorrise nel suo petto a quelle parole, sentendolo stringerla più a sé. Lo stomaco di Zayn interruppe quel silenzio, facendo ridere Keyra che si staccò dal suo petto e guardò Zayn con occhi divertiti. Lui aveva una bella espressione di colpa disegnata in viso, come se quel brontolio fosse un reato.
«La macchina dei fighi mi rivuole per andare a cena?»
«Veramente loro sono andati, noi li dobbiamo raggiungere a piedi.»

Keyra alzò un sopracciglio. «Camminare al fianco di Zayn Malik dei One Direction per New York. Scommetto dieci sterline che prima o poi cominciamo a correre!» Disse con tono strafottente. 
«Nah! Chi vuoi che ci sia a quest’ora? Si muore di freddo e dubito che le fan girino per New York.»
Detto fatto. Neanche il tempo di girare l’angolo che Zayn venne riconosciuto. Non presero a correre ma camminavano tranquilli. Zayn si fermava a parlare con le fan, sorrideva e faceva autografi. Ma per il resto non lo seguivano, avevano la cosa di restarsene almeno qualche metro indietro e non disturbarli.
Ferma in un angolo attendeva che Zayn finisse di fare l’autografo.
«Maddie si è ripresa!» si girò verso di lui, che sorrideva alla ragazza che lo guardava come se fosse un dio sceso in terra. Sorrise a quella visione. Da una parte era bello vedere che non era l’unica che lo credeva un dio sceso in terra e sapere che al mondo c’era tanta altra gente che credeva che quel ragazzo fosse un dio era un sollievo. Però era anche vero che lui era suo, nessun’altra poteva guardarlo in quel modo. E lui non poteva dare a nessun’altra che non fosse lei un sorriso così perfetto.
Ma lei aveva quelli migliori, era pur vero quello. Alcuni sguardi e sorrisi li servava a lei, solamente a lei. E lei li prendeva e ne faceva tesoro.
Non sentendola rispondere si girò a guardarla. «Oh, sei viva?»
Spostò lo sguardo dalla ragazza e lo posò su di lui, annuendo e continuando a sorridere.
«Perché sorridi?»
«Fatti gli affaracci tuoi, Malik!»
Dopo aver ridato la penna alla ragazza e averla salutata entrarono finalmente nel ristorante, fermandosi alla reception.
«Me lo dici?»
Sospirando lo guardò in tralice. «Guardavo come ti guardano le fan!»
«Come mi guardano?»
«Come un dio sceso in terra!»
«Cioè quello che sono!»

«Mister sono il più figo della terra è tornato tra di noi! Aleluja!» Gli diede una gomitata e si fecero una risata insieme. Quando arrivò il maitre vennero scortati verso il tavolo dove erano gli altri, venendo acclamati dai loro amici come delle visioni.
«Eccoli i due vincitori per i più incazzosi della terra!» li sfotté Niall, mentre Keyra faceva una linguaccia di circostanza, togliendosi il giacchetto e posandolo sulla sedia.
«Possiamo ordinare?» chiese l’uomo, cioè il cameriere.
«Mancano solo Mr&Mrs Scanniamoci-sennò-non-siamo-contenti!» Ancora prese in giro e Keyra si arrampicò sul posto di Zayn – che si era fermato a parlare con Harry poco distante – per menare Niall.
«Io prendo un piatto di risotto alla crema di scampi, una fettina panata con patatine fritte. Per il dessert può passare più tardi?»
«Certamente signorina!»
Disse annotando tutto sul block notes.
«Io invece prendo..» ancora con indosso il giacchetto passò le braccia intorno a Keyra e sfogliò il suo menù. Keyra alzò la testa e lo guardò dal basso, scuotendo poi la testa. Lui era tutto concentrato su ciò che doveva ordinare.
«Un piatto di ravioli con noci e gorgonzola, e anche per contorno delle patate al forno.» Keyra rialzò lo sguardo sul viso di Zayn. Lui, sentendosi osservato abbassò gli occhi e la guardò, pensoso. «E anche una bistecca, ben cotta.» Disse con un sospiro, facendo sorridere Keyra tutta contenta. Quello era un vero pasto, altroché.
Chiuse il menù e si girò a guardare il cameriere che prendeva la sua ordinazione. Vedendolo andare via, Zayn si piegò a darle un bacio sulla tempia per poi tornare eretto, per togliersi il giacchetto e posarlo sull’attaccapanni. Prese posto al suo fianco, girandosi a parlare con Niall di un qualcosa che lei non interessava. Lo guardò mezza sognante, per poi girarsi verso Maddison che la scrutava, seduta di fronte a lei. Si sorrisero, per poi prendere a parlare animatamente su cose senza senso. Di lì a dieci minuti la tavolata si animò, con Niall che rideva come un pazzo e portando anche gli altri a ridere. Chiunque in quella sala non sapeva chi fossero i ragazzi, poteva benissimo pensare che erano un gruppo di amici che si erano riuniti per passare una serata in compagnia. Ed era così, in effetti. Ridevano così spensierati che era sicura, anche le persone che sapevano chi fossero quei tre in quella serata vedevano solo sei amici riuniti a cazzeggiare. In realtà quei tre erano era tre dei cinque componenti di un gruppo che si stava per esibire al Madison Square Garden. E per chi non lo sapeva, era una delle tappe più in alto che un cantante poteva toccare. E loro lo avrebbero fatto due giorni dopo.
 
 
Bussò alla sua porta, appoggiata allo stipite, assonnata da morire. L’unica cosa che chiedeva era dormire. Non era poi una richiesta da pazzi, non trovate?
Dovette bussare per cinque minuti, non poteva neanche chiamarlo perché erano le tre di notte e come minimo gli altri del piano l’ammazzavano se osava parlare a voce troppo alta.
Quando la porta si aprì rivelando un corpo marmoreo e una faccia stanca, riaprì gli occhi scrutando quello che era un dio sceso in terra.
«Keyra?»
«No.. La fatina dei denti. Ho saputo che te n’è caduto uno!»
«Quando?»
«Ora, se non ti togli immediatamente dalla porta e non mi fai mettere a dormire!»

«Non dormivi con Maddie?»
«Si, prima che venissi cacciata da Liam!»
«Liam e Maddie sono nella stessa stanza?»
Chiese entusiasta, dimenticandosi il sonno.
Con un mugugno, diede la conferma di quella strana cosa. Liam si era presentato mezz’ora prima alla loro porta, proprio quando Keyra era riuscita a prendere sonno. E con una preghiera nella voce le aveva chiesto se poteva parlare con Maddie. E la ragazza si era presentata alla porta della stanza, incazzata come una biscia. Le aveva dato un buffetto sulla spalla, facendole capire che poteva farlo passare. Due minuti a scrutare la situazione, guardando i due che si scrutavano. Alla fine, annoiata da quel giochetto disse che li avrebbe lasciati soli. Prese entrambi le chiavi della camera, facendosi guardare da Maddison. Prima di uscire li guardò e disse “parlate, chiarite, scopate se necessario. Ma non uscirete da questa stanza fino a domani. Avete tempo, tranquilli!” e chiudendo la porta a chiave, si era diretta in camera di Zayn con le due chiavi con sé, impedendo ai due di uscire. Ora si ritrovava lì, di fronte al dio greco più bello del mondo.
Controllò nella stanza, senza farsi vedere da Zayn. Guardò i piedi del letto e cercò un altro paio di gambe, ma non trovò nulla.
«Cosa guardi?»
«Niente..»
e cercò di spostare lo sguardo concentrato dalla stanza buia, ma Zayn si girò a controllare.
«Cosa cercavi? Un’altra ragazza?»
«No.. chi io?»
Chiese con fare strafottente, guardandolo negli occhi. E quegli occhi castani ridevano. Ridevano insieme a quelle labbra tutte da mordere.
«Hai paura che me la faccio con qualcun’altra?» Tornò a guardare la punta delle scarpe, pensierosa.
«Nah! Sei liberissimo di farlo.. Insomma..» alzò gli occhi e lo guardò con i suoi occhioni da cucciola abbandonata. Lui sorrideva, sorrideva come ai vecchi tempi. Tra il divertito, la dolcezza e la malizia.
Il braccio di Zayn abbracciò i suoi fianchi, sentendo poco dopo il corpo ben modellato del moro che contornava il suo. Ogni spazio combaciava. Sospirò.
«Salve signorina. La sto guardando da tre anni a questa parte.. Mi domandavo se voleva passare una notte di fuoco con me.» Lo guardò con viso serio, per poi scivolare a scrutare le sue labbra.
«E’ così che rimorchi?» Domandò pensierosa, tornando a guardare in quelle pozze dorate che erano i suoi occhi. E continuavano a sorridere.
«Ma io ti ho già rimorchiato. Voglio solo sapere se vuoi passare una notte con me!» Le sussurrò, sfiorando con la mano la pelle candida dietro l’orecchio, facendola sospirare.
«Una notte si può pure fare!»
«Niente di ufficioso. Una notte e domani torna tutto come prima!»
«Per me va bene!»
Rispose, ridendo con gli occhi proprio come stavano ridendo anche i suoi. Il tono era serissimo, ma entrambi sapevano che stavano giocando. I loro occhi lo dicevano.
«Perfetto. Già so chi rimorchiarmi per domani sera!»
«Chi?»
chiese, guardandolo con freddezza.
«Mora, occhi scuri.. Un corpicino niente male, un sorriso da infarto e capelli profumati di muschio.» Praticamente stava parlando di lei, visto anche che ad ogni cosa guardava la parte descritta. Prima le aveva sfiorato una coscia con fare allusivo, poi aveva sfiorato le labbra alludendo al sorriso da infarto e poi aveva sfiorato ed odorato i suoi capelli. Ora, all’inizio aveva pensato a Maddie ma il muschio lo usava lei. Ridacchiò, stando al gioco.
«Non abbiamo neanche iniziato a fare sesso che già pensi a chi rimorchiarti domani?»
«Eh lo so! Ma sembra una ragazza difficile. Devo trovare un modo per rimorchiarla.»
«Per me non te la da!»
«E perché no?»
«Se è difficile da rimorchiare, i tuoi occhioni non serviranno a nulla cucciolo!»
«Vediamo se stasera riesco a portarmela a letto. Se ci riesco, domani non mi dirà di certo di no!»
Sorrise, scuotendo la testa. «E ora se non ti dispiace…» Non terminò la frase alzandola da terra e, dandole un bacio che di casto aveva ben poco, se la caricò per portarla dentro la stanza. Chiuse la porta alle loro spalle, dopo aver attaccato alla maniglia il “do not disturb”.
 
 
Le dita del ragazzo sfioravano svogliatamente la pancia della ragazza che stendeva al suo fianco. I corpi ancora nudi, i loro fiati ancora un po’ pesanti per lo sforzo, lo strato di sudore che imperlava le loro pelli. L’aria viziata alleggiava per la camera d’albergo che sapeva di sesso. Sesso, piacere, ormoni, amore, parole non dette.
Zayn alzò quel poco la testa dal cuscino per depositare un delicato bacio sul collo di Keyra che gli dava le spalle.
La mora sorrise mentre se ne stava ad occhi chiusi, godendosi ancora il gemito di Zayn che ansimava il suo nome mentre raggiungeva l’apice del piacere. Ogni volta che facevano sesso o amore che sia, si stupiva di non sentire “ora puoi andartene” da parte di Zayn. Non che non si fidasse di lui, ma le faceva dannatamente strano. Sapeva che Zayn era uno facile, che amava il sesso e le faceva così strano che avesse scelto lei. Non gliel’aveva mai detto, ma l’aveva inteso. Aveva inteso che voleva lei, che era lei ciò che si aspettava dalla vita. E ogni volta che finiva un amplesso, rimanere lì vicino a lui a sentirlo addormentarsi, a sentire le mani di Zayn accarezzare la sua pelle come se non fosse mai stufo e percepire quelle labbra che milioni di ragazze desideravano baciare la sua pelle, permetteteglielo. Le sembrava seriamente impossibile. Con tante ragazze, proprio lei.
Lo sentì ritornare a stendersi, affondando la faccia nei suoi capelli sciolti e che poco prima lui stesso aveva tenuto per impedirle di sentir caldo. Le aveva fatto una coda con quelle mani che potevano essere state create solo da un dio per essere così perfette, gliel’aveva pettinati e arrotolandoli su se stessi aveva fatto un cipollotto. E l’aveva tenuto per tutto il tempo mentre lei si muoveva sopra di lui, sfiorando il suo petto con mani delicate. Come se avesse qualcosa di troppo perfetto sotto di lei, come se avesse paura di rovinarlo con le sue mani impacciate.
Un respiro profondo e Zayn si riempì del profumo dei suoi capelli. Sorrise, ancora. Ogni minimo gesto di quel ragazzo la faceva sorridere. Si strinse a lui, rannicchiandosi con la schiena a contatto con il suo petto e chiudendo le gambe con una mossa fetale, lui prese la sua stessa forma, volendo solamente stare a contatto con lei e con la sua pelle. E il cuore perse un battito.
«Quante notti ho sperato di riavere tutto questo. Quante notti sono rimasto fermo ad immaginare il tuo corpo a fianco al mio.» Represse l’istinto di rimanere senza fiato, sentendo quelle parole. Sapevano entrambi di essere ancora svegli. Di solito si facevano altre due battutine cattive e poi si davano la buonanotte. Ma il darsi la buonanotte lo facevano sempre. Non riuscivano a dormire, senza darsi un minimo di buonanotte. «Mi avrai anche negato il sonno, ma in fondo già me lo negavi al tempo della scuola. Me lo ricordo bene. Le poche volte che abbiamo dormito insieme, per me era così strano aver vicino qualcuno che mi toglievi il sonno. Rimanevo lì a guardarti dormire, ignara di essere osservata. Mi godevo il momento. Tu lo facevi di giorno, io di notte. Mi godevo gli unici momenti in cui te ne stavi rilassata, non sentendoti giudicata. E il tuo corpo mi parlava.» Lo sentì ridacchiare, mentre – sveglissimo – raccontava quelle cose che erano solo sue. Erano frutto della sua mente, ricordi. Si stava aprendo con lei.
«Ti stringevi a me. Se mi allontanavo tu immediatamente mi cercavi e ti accoccolavi al mio fianco. Non sai quanto amavo queste cose, quanto le amo ancora adesso vedendo che continui a farlo.» Sentì gli occhi inumidirsi più del dovuto.
«E quando sei tornata, avevo così paura che mi avessi dimenticato, o che non avrei più avuto tutto questo che il dolore era.. è inspiegabile. Non saprei descriverlo. Ora, che so che tu mi doni tutto questo, ancora, la notte quando dormiamo insieme, mi sveglio e ti osservo. E’ come se fosse il balsamo per dormire meglio.»
«Io non ti ho mai dimenticato Zayn!»
Lo disse così piano che dubitò che il ragazzo l’avesse sentita. Lo sentì cercare la sua mano e intrecciare le loro dita.
«No? Neanche mentre stavi con il biondino?»
«Ian.. si chiama Ian, Zayn!»
«Dettagli!»
ridacchiò a quel tono risoluto e geloso.
«No, neanche mentre stavo con Ian.» Crollò il silenzio. Prendendo un sospiro di preparazione, riempiendo i polmoni di aria decise di fare un passo più lungo della gamba. Lì, in quella camera d’albergo, con la luce spenta. Con il suo corpo nudo a contatto con quello altrettanto nudo di Zayn. Con le luci della grande mela che filtravano dalle tende tirate e pesanti, con i rumori del traffico che entravano dallo spiraglio della finestra leggermente aperta. «Neanche mentre ero in coma.»
Non si aspettava che capisse. In fondo non c’era niente di male nella frase che aveva appena detto. Lo sentì continuare a giocare con le sue dita, con un gesto continuo e abituale.
«In che senso?» chiese biascicando con il tono. Non che non fosse interessato alla discussione, ma non ci era ancora arrivato. E lei l’avrebbe aiutato.
«Ti ho sognato mentre ero in coma!» Socchiuse gli occhi, sapendo che di lì a dieci minuti avrebbe raccontato ciò che solo Mary sapeva. In fondo andare in giro a dire che avevi fatto un sogno per tutti e due mesi non era da prendere alla leggera. A volte ti potevano prendere per pazza.
Il gesto della mano si fermò, per poi sentire il petto di Zayn irrigidirsi e il respiro diminuire. «C-Cosa?»
«Si..» Si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore. «Ho sognato te, gli altri e noi..»
«M-Ma.. se eri in coma.. c-come facevi a sognarci?»
«Non me lo so spiegare neanche io, fatto sta che vi ho sognato, ho sognato te e noi.»
«Noi..?»
Era incredulo, almeno quanto lei appena si era svegliata. Ridacchiò al pensiero. La stava sicuramente prendendo per pazza.
«Già.. Noi!» Ansimò sentendolo tornare a giocare con le sue dita. Però non si era rilassato. Lo sentiva ancora tirato sulla sua schiena. Sapeva che cominciava a capire, ma che cercava di rimanere impassibile. Cosa ovviamente inutile con lei, visto che lo conosceva come le sue tasche.
«E cosa hai sognato?» E infatti lo chiese con un tono divertito, come se fosse incredulo di quella cazzata.
E lei rispose, aprendo il cuore e mettendolo sul comodino per fargli vedere cosa si provava ad avere costantemente una persona in testa per due lunghi anni, impedendole di capire che è tutto finto e che non sia reale. Se avesse fatto un altro sogno, un altro stupido sogno avrebbe capito. E invece no, lui era lì costantemente, come a farle credere che era tutto reale. Ma in fondo, quello era un sogno si, ma ad essere reale era reale. Solo aveva ricreato tutto con la mente, ma i sentimenti erano veri. Più veri di qualsiasi altro sentimento.
Si lasciò andare, sperando che con delle semplici parole riuscisse a fargli capire. Ma ne dubitava.
«Ho sognato un qualcosa che, vivendola non c’era. Ma che provavo da sempre. In quei due mesi ho vissuto tutto il mio coma in qualcosa che ho sempre voluto ma che non avendo le palle, non mi sono tenuta. Era tutto perfetto, anche troppo. Ho vissuto questi due anni in due mesi, ma con te. Non sola, come realmente ero stata. L’ho vissuto con te e, ora che sono sveglia mi mangio le mani. Oh Zayn.. saresti stato molto molto fiero della piega che avrebbe preso la nostra storia se io fossi rimasta o tornata prima..»
«Raccontamela, ti prego!» lo chiese a mo’ di preghiera, come un bambino di fronte alla domanda che lo incuriosisce da mesi.
«Fa male Zayn. Fa male a me tornare a ricordare, ma farà male anche a te che non l’hai vissuta. Perché non è reale, e mai lo sarà!»
«Non vuoi ricordare perché sei dispiaciuta dalla realtà e preferisci quel sogno?»
Ridacchiò, sentendo quel sussurro. Era pazzo o cosa?
«Scherzi, vero? Ok che mi piace fare i viaggi mentali, Zayn. Ma niente è paragonato alla realtà. Lì sognavo di toccarti, di baciarti e di fare l’amore con te. La realtà è un paradiso, altro che il mio sogno.» Lo sentì sospirare come felice di quella risposta. Ok che era pazza, ma non fino a quel punto. 
«E allora perché ti fa male ricordare?»
«Perché immagina di essere entrato in coma, dormire per due mesi e sognare un qualcosa che non hai più, per tua decisione, ma che desideri nel profondo. Zayn, ho sognato ogni processo. Il chiederti scusa, noi che chiarivamo, noi che facevamo pace, noi che ci mettevamo insieme. Ricordavo così bene le sensazioni che ho con te, che nel sogno sembravano reali. Ogni carezza l’ho percepita davvero, ad ogni bacio sentivo le tue labbra sulle mie. Sembrava tutto reale. Tutto. E poi ti svegli, ti svegli e capisci che è tutto un sogno. Che hai sognato tutto e che tutte quelle cose, non sono realmente tue.»

Il petto ancora teso di Zayn si irrigidì ancora di più. Sorrise. «Ora capisci perché fa male? Ti riesci ad immaginare di vivere tutto questo e poi renderti conto che è solo frutto della tua fantasia?»
«Si, capisco. Ma permettimi di rendere tutto quel sogno reale, se ne sono capace.»
«Non lo voglio reale, Zayn! A me non interessa che vada a finire come nel mio sogno, a me interessi tu. E decisamente ci sei.»

Sentì la sua risatina sommessa sulla sua schiena e rise con lui. «Ti prego..»
Sospirò. Era intenzionato a sapere tutto. Tutto di quel sogno e ormai non si poteva più tirare indietro. Così cominciò a raccontare, con voce che era un sussurro. Come se si vergognasse. «Era il mio diciottesimo compleanno. Ho visto la mia reale festa, l’ho vissuta di nuovo, ma con qualcosa in più. Voi. Gli altri entrarono prima di te, e io ci rimasi male nel vedere che tu non fossi venuto. Ero così dispiaciuta, ma tu sei entrato e quando ho percepito il tuo sguardo sulla schiena, mi sono sentita a casa. Quando ho incontrato i tuoi occhi, mi sono sentita di nuovo amata. Non c’era lo Zayn Malik dei One Direction di fronte a me, ma il mio Zayn. Nascosto sotto abiti firmati, ma già che c’erano quelle sensazioni sapevo che tu eri lì, ed era il mio Zayn di una volta. Potevi essere cambiato, vestito diverso, poteva essere cambiato il tuo profumo e con capelli diversi, ma che lì sotto.. c’era il mio Zayn…» e continuò, raccontando quel sogno come un narratore racconta una storia. Se avesse scritto tutto quello su un foglio di carta, avrebbe inforcato i suoi occhiali da vista e con il dito avrebbe tracciato le righe di quel sogno che sembrava una favola. Gli raccontò tutto, sentendolo ridere quando c’era qualche pezzo divertente, lo sentì stringere la sua mano in punti meno dolci, sentì stringerla al suo corpo come se volesse fondersi con lei. Come se volesse essere partecipe di quei ricordi, di quei ricordi che lei mentre raccontava, si vedeva passare di fronte gli occhi come se li avesse vissuti davvero. Erano così nitidi che, raccontandoli e vedendoli di nuovo, sembravano reali.
«Quando mi sono svegliata, non ho chiesto di Ian, ma di te. Ero incazzata con gli altri perché tu non eri lì, perché non eri stato avvisato. Poi venni a sapere che non ero al telefono con te, ma con Ian il giorno dell’incidente. In quel momento mi è crollato il mondo sulle spalle. L’idea di aver sognato tutto, di avere tutto e rendersi conto di non avere nulla di tutto quello. E quando Mary mi ha detto che non ti vedevo da due anni per me è stato peggio che lasciarti quel giorno in aeroporto. Fu lo stesso deludente sapere che tu non eri venuto a trovarmi, ero incazzata. Tanto Zayn. Con te, con me, con la mia mente, con quel dannato sogno. Perché ero lì, in un letto di ospedale reduce di uno dei sogni più belli del mondo e tu non eri lì, con me. E la consapevolezza che, se volevo veramente quel sogno trasformarsi in realtà, dovevo combattere. Ancora. Non bastava l’aver combattuto con me stessa al tempo della scuola, durante il sogno. Ma dovevo combattere ancora. Ero li lì per lasciar perdere, Zayn.» Per un nano secondo pensò che si fosse addormentato. Ma era chiaro che fosse sveglio. A volte lo sentiva trattenere il fiato.
«E, anche se hai tutte le ragioni del mondo ad odiarmi, ti ho odiato anche io quando ho visto com’eri diventato. Perché non corrispondevi allo Zayn sognato. E dovevo ancora combattere, per averti. Ero stufa di combattere, ma era inevitabile. Ho fatto un errore quando ero piccola, non potevo abbandonare lì tutto quanto. E la cosa strana è che..» prese aria, riempiendo i polmoni. Il cuore perse un battito.
«Alla fine ero così stanca di combattere che non combattevo più per me stessa. Non mi interessava nulla il riaverti. Quando ho scoperto che ti avevo fatto così male, ho pensato solo a te. Solo a quanto dolore ti avessi inferto. E combattevo non per noi, ma solo per te. Per ridare indietro al vero Zayn Malik il vero Zayn Malik. Non quell’ameba che eri diventato. Quando mi sono resa conto di questo, è stato ancora più distruggente del resto. Non combattevo per me, per far felice me. Ma per te. Io, che combattevo per te. Una barzelletta.»
Non era stato poi così difficile. Non l’aveva bloccata, e di quello gliene era grata. Aveva ascoltato, in silenzio. Ogni tanto aveva riso, ogni tanto le aveva accarezzato la mano come a farle capire che stava ascoltando. Ovvio che lo stava facendo.
«Tutti i giorni ripenso a quel sogno. Non perché voglio quel sogno reale, ma perché ci sono tante domande a cui devo ancora rispondere. So che senza quel sogno, non sarei qui. Non sarei tornata nella vostra vita, non avrei sistemato tutto quello che avevo lasciato in sospeso due anni fa. Non avrei chiuso le ferite vecchie, per aprirne delle nuove. Perché posso sembrare del tutto ignara della situazione, ma sapere che tu hai sofferto più di me, è stato peggio di una coltellata. Non l’avrei mai pensato, ma è successo..»
«Scusa..» Sentendo quel sussurro, si bloccò. Non era un “scusa” per bloccarla, ma perché voleva chiederle veramente scusa. Si girò e, lasciando il suo caldo posticino lo guardò in viso.
«Perché mi stai chiedendo scusa?» Chiese, incredula.
«Perché sì. Perché sei passata in secondo piano. Perché hai lasciato perdere te stessa per me. Perché ti ho fatto partecipe di una cosa troppo grande già per me, e sentirti parlare mi ha fatto capire che, nel sapere che in questi due anni sono stato anche io male, ti fa davvero male. Più di quanto sperassi. E fidati che l’ho sperato che tu stessi male, che ti sentissi uno schifo per come mi avevi ridotto. Ma non potevo immaginare!»
Forse non era l'unica pazza in quella stanza. Anche Zayn non era da meno. «Non scherzare, non dirlo neanche per scherzo Zayn! E’ colpa mia, e mi prendo le mie colpe.» Sussurrò, sentendolo scuotere la testa poco dopo. «Sono io l’unica che si deve scusare con te, e non il contrario. Sto cercando di rimediare a tutto ciò che ho fatto, Zayn. Non devi chiedermi scusa perché non lo sto facendo contro voglia, ma perché tengo a te!»
Si appoggiò alla sua fronte anche se la camera era praticamente al buio. Oramai i suoi occhi si erano abituati.
«No, è colpa mia!»
«Eh?»

Il moro si scostò e arrampicandosi accese la luce sul comodino. Poi si girò a guardarla. «Credo di essere stato io a creare quel sogno. E’ colpa mia!»
«Ma cosa stai dicendo Zayn? E’ il mio cervello che ha deciso di farmelo fare, non tu!»

Ancora scosse la testa, appoggiando la schiena sul muro. Guardò quel visino tirato. «Si ma.. I medici dissero ai ragazzi che più parlavano con te più tu l’avresti sentiti.» Ecco, allora che diavolo centrava lui? Non parlò solo per non interromperlo.
«Non avevo le palle di venire lì, da te. Solo l’idea di vederti piena di ferite, di tubi, di sentire il tuo cuore battere ma sapere che tu non c’eri veramente, mi avrebbe ucciso.» Sentire di nuovo quella cosa l’ammazzò. Ma non lo interruppe ancora.
«Ero a casa da solo, aspettavo che i ragazzi ritornassero dall’ospedale. Sono venuti ogni giorno, ad ogni ora che potevano. Io tornavo a casa, aspettavo che tornassero per farmi sentir dire che tu eri ancora viva, che la situazione non era peggiorata. Quel giorno mi sentii una merda più del dovuto. Ok, mi avevi distrutto, ma perché non dovevo venirti a trovare? Perché non dovevo contribuire al farti tornare in vita?» Si guardarono. Lui con l’espressione pensierosa e ansiosa, lei del tutto incredula.
«Chiamai Niall, senza pensarci troppo.»
 
«Zayn? E’ successo qualcosa?» Il silenzio dalla parte opposta fece preoccupare il biondino, che teneva la mano di una Keyra immobile.
«Mi sento una merda, Niall!»
«Perché?»
«Perché lei è lì, e io qui!» Il fiato si bloccò nella gola del ragazzo, sentendo quelle parole. Era diventato un discorso tabù in casa, quindi sentirlo parlare di Keyra era un evento eccezionale.
«Allora vieni a trovarla..»
«Non posso Niall. Non posso! Vedrei quell’immagine per il resto della mia esistenza. Ho Keyra disegnata in viso. Una Keyra viva, con un sorriso biricchino disegnato in viso. Quell’espressione da saccente sul suo viso. Non voglio che quell’immagine sia scambiata con una Keyra troppo bianca, immobile e piena di tubi. E’ l’unica cosa che mi è rimasta di lei.. N-Non.. non ce la posso fare, Niall!»

«Lo so che è difficile Zayn.. Ma sono sicuro che..»
«No, Niall. Non verrò a trovarla.» Lo disse con tono troppo forte in confronto a poco prima. Era duro come il marmo.
«E allora cosa vuoi che ti dica? Che fai la cosa giusta? Keyra sarà anche stata una stronza ad abbandonarti, ma tu non sei da meno. Lei ha bisogno di noi, Zayn! Di tutti noi!»
«Mettile il tuo cellulare vicino all’orecchio.»
«Cosa?» Ansimò incredulo, sentendo quella frase.
«Ho detto di metterle il tuo cellulare all’orecchio. Non vengo a trovarla, ma almeno le parlo. Forse.. Forse contribuisco a farla svegliare.»
«Zayn.. Non ti risponderà..» Gli fece notare, mordendosi un labbro.
«Non mi interessa. Metti quel cazzo di cellulare al suo orecchio e ritorna fra un’ora.» Con un sospiro, fece come richiesto dal moro. Posato il cellulare al suo orecchio, diede un bacio sulla guancia fredda di Keyra e andò via, lasciando Keyra da sola con Zayn.
 
«Non parlai per la prima mezz’ora. Avevo così paura che, sentendo la mia voce tu ti fossi svegliata e avresti cominciato a sbraitare, che sono rimasto in silenzio per la prima mezz’ora. Mi sentivo un idiota, un idiota patentato a parlarti sapendo che non potevi rispondermi. Poi cominciai a parlare. Ti salutai come si saluta un’amica di vecchia data. Ti chiesi come stavi, per poi ridere come un deficiente da solo. Chi mi sentiva poteva pensare che mi sentivo un idiota, ma in realtà io immaginavo le tue risposte. “Come stai oggi?” Mi immaginavo che imitavi il rumore di un pulsante di quei giochi e mi rispondevi “Ritenta, sarai più fortunato!” Nella mia mente eri tutt’altro che in coma. Eri viva, come non lo eri da due anni. Sentivo ogni tua risposta e ridevo. Ridevo come non mai. Per me, parlarti al telefono divenne una droga. Mi sentivo il vecchio Zayn. Tu non rispondevi, ma andava comunque bene. Era meglio se non rispondessi. Da quella sera, un’ora era dedicata solo a me. Niall lasciava il suo cellulare al tuo orecchio e io ti parlavo. Facevo di tutto. Ricordavo, leggevo, cantavo, ti stuzzicavo senza alcuna risposta.» Lo guardò, pensierosa. Ora era pensierosa. Ora capiva. Capiva perché era così attaccata alla sua voce. Capiva perché, anche senza averlo avuto all’ospedale avesse percepito la sua voce così chiaramente.
«Mai parlai di ciò che era successo in quei due anni. Era come se fossi tornato indietro di due anni. Due bambini, due bambini che si davano fastidio a vicenda. Due bambini che avevano voglia di crescere insieme. Ero lo Zayn Malik della scuola, in quell’ora.»
Si fermò per qualche secondo, come a voler sistemare i suoi pensieri confusi. Quando si sentì pronto, riprese a parlare. «Dopo quasi due mesi, per me è diventato stressante parlarti e non sentire la tua voce. Mi snervava l’idea che non ero stato d’aiuto nel farti svegliare.» La guardava come se fosse colpevole di qualcosa. Di colpo, tutta la stanchezza era andata via. Il Jetlag era sparito.
«Abbiamo parlato l’ultima sera prima del mio risveglio?» Non avevano parlato, ma era irrilevante.
Annuì. Un gesto semplice con la testa ma tanto significativo per lei. «Ti urlai contro. Ti dissi che eri una stronza, perché non ti svegliavi. Perché mi stavi lasciando di nuovo da solo. Che non erano bastati quei due anni, ci mancava anche il coma. E che se saresti morta, ti avrei cercato in qualsiasi parte del paradiso per dartele di santa ragione.» Lo sentì ridacchiare mentre si massaggiava le tempie.
«L’avrei fatto Keyra. Se tu fossi morta ti avrei cercato in capo al mondo terrestre e non per dartele. Non dovevi osare lasciarmi di nuovo. Avevo così paura che te ne andassi. Due mesi sono tanti, per i miei gusti.»
Sorrise debolmente. Gattonando sul letto si mise seduta al suo fianco e subito lui le passò il braccio sulle spalle, stringendosela addosso. «Ci hai pensato mai che quelle urla sono state capace di risvegliarmi?»
Il moro la guardò accigliato e lei sorrise. «No.»
«Zayn..»
si mise seduta più comoda, nervosa nei movimenti. «Non potevo sapere che era tutto un sogno. Ci deve essere qualcosa che ha scaturito il mio risveglio. Ero così convinta che era tutto reale, che.. non mi sarei più svegliata. Ne sono certa perché io stavo a pennello in quel sogno.»
«Tu credi che..»
«In un modo o nell’altro devo aver capito che tu non stessi bene e, forse.. quello mi ha fatto risvegliare.»

Si accoccolò tra le sue braccia mentre lui tornava a sorridere. L’idea che, anche se non ci fosse stato lì con lei in quei due mesi, in un modo tutto suo aveva contribuito. Era sicura che fosse per quello che si era risvegliata. Se fosse stato per lei, altro che anni. Avrebbe passato la vita a sognare.
Sapeva che non avrebbero finito di parlare di quella cosa. C’erano ancora troppe cose da sapere, troppe. E tante altre da dirsi. Stavano cominciando a comunicare, a conoscersi. I due bambini seduti sul pontile di una spiaggia qualsiasi delle Hawaii, si erano alzati e prendendosi per mano avevano cominciato il loro cammino verso il crescere. Lo stavano facendo insieme, senza rendersene conto. E avrebbero continuato, finché non avrebbero capito che solo insieme potevano crescere.
Per uno strano gioco di destini, i loro si erano incontrati e bloccati nello stesso momento che lei aveva salito quella scaletta. Ma avevano ricominciato ad andare avanti appena aveva rimesso piede nella vita strana del moro. E ora toccava a loro pensare a rimettere le cose a posto. In un modo o nell’altro. 



Note dell'autrice: E ce la fa. Altro parto per me. Non credevo di diventare madre così presto, sinceramente. E sono già arrivata a due parti ahahahah. Calcolando che avevo iniziato a scrivere il capitolo e quando l'ho mandato a Vanessa erano già 16 pagine di word, ora che è finito sicuramente saranno.. 18 pagine, io credo. Il mio problema era che il capitolo è già stato diviso in due parti, non potevo dividerlo ancora. Così sono entrata in panico, ma ho deciso di metterlo tutto, senza dividerlo ulteriormente. Spero che vi piaccia. Spero che non lo troviate noioso. Giuro che le battutine tra sti due torneranno. Dovete solo aspettare.
Io continuo a ringraziarvi per tutti i complimenti che mi fate. Siete l'amore. 
See u later.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo diciassette ***


Sometimes, life is so fucking hard.
(A volte la vita, è così fottutamente dura)
 
Sentì un rumore di una vibrazione nell’aria che la svegliò. Si mosse innervosita da quel risveglio ma notò che la vibrazione continuava. Non era il suo, anche perché l’aveva lasciato in stanza la sera prima. E poi lei usava la suoneria anche di notte. Bassa, ma la usava.
Si girò a guardare il moro steso di fianco a lei, che non degnava quel cellulare neanche sotto bombardamento. Tornando a guardare il muro, dando le spalle al ragazzo, diede un calcio ad moro senza troppe cerimonie.
«Il cellulare!» Borbottò scoglionata fino al midollo da quel risveglio quando lo sentì mugugnare qualcosa.
«Rispondi.» Rispose lui con un sussurro scocciato.
«E chi cazzo sono.. la tua segretaria? Alza quel bel culo che hai e vai a rispondere!»
«Fanculo!»
«Muori, ok?» E gli diede un altro calcio sullo stinco per farlo muovere visto che se n’era rimasto al caldo senza muoversi. Lo sentì borbottare qualche bestemmia e scostò le coperte per scendere dal letto.
La sera prima si erano confessati cose mai dette? Non era nulla quando c’era di mezzo l’essere svegliati malamente da un cellulare. E chi conosceva i due sapeva che quello non era il modo giusto di svegliarli. Aprì un occhio e si guardò Zayn solo fasciato dai Boxer stretti. Dio cristo! Sospirando sorrise tutta contenta. In fondo non era stato un brutto risveglio.
«Chi è?» Brontolò il ragazzo tornando verso il letto, rispondendo al cellulare. «Ok.. Non potevi chiamare lei?» chiese alla persona dall’altra parte del telefono.
Dopo essersi buttato di nuovo sul letto con il suo peso piuma, diede una gomitata a Keyra.
«Che vuoi, demente?»
«Maddie..»
Biascicò porgendole il cellulare. Keyra, dopo un sospiro si mise sui gomiti prendendo il cellulare e buttandosi di nuovo sul cuscino.
«Che vuoi?»
«Hai tu le chiavi?»
«Si!»
«Apri questa cazzo di porta!»
Il tono era cambiato. Da tranquillo era diventato incazzato. Pensava di farle paura? Ahah! Bella battuta.
«Non mi alzo da questo letto neanche a pagarmi con tutti i Zayn Malik del mondo!»
«Apri questa fottuta porta Keyra!»
«Avete risolto?»
Chiese sbadigliando. Ma che cazzo di ore erano?
«No, non abbiamo risolto. E per questo devi aprire!»
«Ma che ore sono?»
«Le sette!»
«E tu brutta stronza osi svegliarmi alle sette? Io ti spacco la faccia se apro quella porta!»
sbraitò, sentendo Zayn mugugnare infastidito – sicuramente anche lui perché erano le sette di mattina.-
«Vieni ad aprire?»
«No. Ho sonno!»
«Keyra..»
Si sbagliava o c’era una nota di avvertimento nella sua voce?
«Non vi apro finché non chiarite!»
«Guarda che Liam deve andare a fare le prove!»

Ridacchiò, pessimo tentativo davvero. «Innanzitutto il tuo caro Liam è nel gruppo con Zayn.» Si girò verso Zayn, sveglio come lei. «Devi andare a fare le prove?»
«No, oggi pomeriggio!»
«Ecco appunto. Se non va Zayn non ci va neanche Liam. Poi.. mi prendi per stupida? Non ci sono le prove alle sette di mattina. Parlate, chiarite e non rompetemi la fava!»
Fece per attaccare ma Maddie urlò di aprire quella porta.
Zayn, prendendo il cellulare se lo portò all’orecchio.
«Qui c’è gente che cerca di dormire, Maddison. Non vi apriamo finché non chiarite. Quindi.. direi che stai perdendo tempo! Ciao, salutami Liam!» E attaccando senza darle il tempo di rispondere lanciò il cellulare alla fine del letto, attirando Keyra al suo fianco e sospirando.
«Diciamo un’altra oretta?» chiese il moro, intenzionato come lei a tornare a dormire. «Possono aspettare un’oretta, si!»
Meno di dieci minuti dopo, erano di nuovo crollati tutti e due a dormire ma un’ora neanche passò. Venti minuti dopo, Louis entrò in camera con la chiave di riserva che quei cinque si scambiavano in caso di emergenza, inforcando il suo cellulare e riprendendo la scena. Quando percepirono un cuscino in piena faccia, entrambi bestemmiarono con fare poco fine.
«Sveglia dolcezze!» Keyra aprì un occhio e si ritrovò l’obiettivo puntato addosso. Mugugnando prese le coperte e si nascose. Odiava i suoi amici, con tutto il cuore.
«Ma che diavolo vuoi, Lou?»
«Liam e Maddison stanno per spaccare la porta se non gli apriamo!»
«Quei due dovrebbero andare da un consulente di matrimoni!»
Sussurrò Malik, ancora mezzo addormentato. Keyra ridacchiò da sotto il piumone.
«Qui c’è odore di sesso!» disse il ragazzo, annusando l’aria.
«Tra poco ci sarà anche odore di sangue se non te ne vai subito da questa stanza!» Sbraitò Zayn, non del tutto contento di essere stato svegliato.
«Avete fatto sesso?»
Nessuno dei due rispose, guardandosi negli occhi. «Lou, non farmi alzare!» rispose con tono di avvertimento Zayn guardando Keyra che come lui se ne stava nascosta sotto al piumone.
«Avete fatto sesso, mhm?»
«No, non abbiamo fatto sesso. Abbiamo dormito, ok?!»
continuò il moro, sospirando. Keyra dando un calcio a Louis, lo guardò male.
«Te ne devi andare!» Lo avvisò Keyra.
«Prima la chiave!»
«E’ su quel tavolo. Prendila e sparisci!»
Louis fece una cosa che mandò in bestia tutti e due. Spostò le coperte. Sia Zayn che Keyra si irrigidirono con il corpo, sentendo il freddo della stanza.
«uhuh.. carino il completino, Key!» La prese in giro quando notò che portava solo una maglietta con sotto le mutandine.
«Sparisci, decerebratoooo!» urlò riprendendo le coperte mentre Zayn, con una botta di reni si alzava, stanco di quella situazione.
«Lei in intimo e maglietta, tu in boxer! Avete fatto sesso!» Non era una domanda, ma una constatazione. Ma perché Louis non la finiva di prenderli di mira? Sapevano tutti che erano tornati a fare sesso e allora perché quel coglione doveva rompere così tanto?
«Io dormo sempre in boxer, deficiente.»
«E lei me la spieghi?»
Chiese continuando ad essere spinto da Zayn.
«Hai rotto, sparisci!»
Cominciò a prendere a calci Louis, che rideva come un pazzo divertito dalla situazione. E due minuti dopo furono di nuovo da soli.
«Che succede se uccido uno dei One Direction?» Chiese la mora tornando a guardarlo mentre Zayn si ributtava sul letto, stanco e assonnato.
«Dimmi quando vuoi farlo che t’aiuto!» Biascicò. Due secondi dopo, bussarono alla porta.
«Svegliaa! Non rimettetevi a dormire.. Zayn, ti ricordi che oggi arrivano i parenti e gli amici?»
«E al popolo?»
«Sai, ok che non ti frega nulla della situazione ma.. Sarebbe davvero carino se tua madre entra in camera tua mentre fai sesso con Keyra!»

La mora si irrigidì tutta a quelle parole.
«NON FACCIAMO SESSO! ORA CI ALZIAMO, TE NE VAI?» urlò al limite della pazienza Zayn, cominciando a digrignare i denti. Crollò il silenzio e quando entrambi capirono che Louis se n’era andato, tirarono un sospiro di sollievo.
«Giuro che li odio. Di prima mattina sprizzano gioia da tutti i pori!»
Lei rispose con un mugugno, concordando a quelle parole. Ci misero quasi venti minuti per alzarsi da quel letto, ma alla fine ce la fecero.
Uno dopo l’altro si fecero una doccia, per poi scendere a colazione. Maddison la guardò così male da farle fare un sorriso. Non le parlò per i primi dieci minuti, ma dopo qualche moina la fece sorridere. A quanto pare la situazione non era cambiata di molto. Liam e Maddie neanche si parlavano. Chissà che si erano detti la notte prima.
 
Dopo essere stati svegliati malamente, le ragazze erano uscite per farsi un giro per New York, mentre i ragazzi erano impegnati in qualcosa che a lei, sinceramente, poco interessava. Non voleva entrare a far parte del sapere cosa succedeva nella vita famosa dei suoi amici quindi non le interessava.
Persero tutta la mattinata ad andare in giro chissà dove. E in quel momento, nel primo pomeriggio, Keyra aspettava che Zayn si facesse la seconda doccia della giornata. Non voleva sapere cos’era successo, ma era tornato in camera completamente sporco di fango.
Aspettare quel ragazzo era sempre una palla totale. Quando si faceva la doccia ci metteva come minimo un’ora e tu per un’ora stavi lì a girarti i pollici. Erano passati cinque minuti e lei già si annoiava. Così cercò qualcosa da fare.
Mentre girovagava per la stanza d’albergo del moro, le venne un’idea geniale in mente. Una di quelle idee geniali che le venivano in momenti meno opportuni.
«Zayn.. io vado in camera di Mary e Niall, ok?» disse aprendo la porta del bagno per parlargli.
«Ok!» Dopo aver chiuso la porta del bagno prese la chiave della stanza, uscendo e invece che dirigersi verso sinistra, andò a destra. Si diresse dall’unica persona che, era sicura, sapesse essere bastarda almeno quanto lei. Bussò ad una porta e proprio la persona che voleva le aprì la porta. Louis la guardava annoiato.
«Ciao cucciola!»
«Ciao Lou.. che fai?»
chiese appoggiata con un braccio alla porta. Si leggeva in viso del più grande quanto si stesse rompendo.
«Niente, aspetto la cena giocando..»
«Vuoi unirti a me..?»
«In cosa?»
«Uno scherzo!»
e gli occhi azzurri di Louis brillarono come due fari in mezzo al mare.
«Ovvio.. che hai in mente?»
«Tu non preoccuparti, vieni con me! Prendi la chiave della tua camera!»
e fece come richiesto da Keyra. La seguì poco dopo, dirigendosi verso l’ascensore.
«Non sai quanto mi mancava fare scherzi con te..»
Scoppiò a ridere entrando in ascensore e cliccando il tasto per il piano terra. «E’ vero.. è tanto che non facciamo scherzi insieme, dobbiamo ricominciare!» sentenziò e scese dall’ascensore, dirigendosi verso le cucine. Giocando con il portachiavi della chiave, entrò in cucina e parlando con lo chef se lo allisciò un pochino.
«Che hai in mente?» chiese Louis, in fremito nel scoprire che cosa aveva partorito la mente malata di Keyra. Attendevano che lo chef portasse ciò che Keyra gli aveva chiesto.
«Ma come.. la tua mente malata ancora non ci è arrivata?»
«Sinceramente no!»
«Allora aspetta.. sarà più divertente se non lo sai!»
E l’uomo tornò con ciò che aveva chiesto. Prese i due sacchetti, ringraziandolo e facendogli un sorriso dolcissimo che avrebbe fatto sciogliere chiunque.
Louis prese il secondo pacchetto e seguì ancora Keyra, che tornò verso l’ascensore. La ragazza percepiva nell’aria che Louis era stra contento di fare uno scherzo. Sprizzava gioia da tutti i pori. In ascensore quasi non venne strozzata dall’euforia del ragazzo.
Quando si ritrovarono di nuovo sul pianerottolo delle stanze, incominciò a bussare a tutte le porte dei ragazzi, con tono serio.
«Scherzo a Zayn!» Non urlava, per paura che la sentisse. Ma dubitava fortemente che avesse un orecchio così acuto. Bastavano quelle semplici parole per far aprire le porte di tutti e farsi seguire.
«Scherzo a Zayn..» E di nuovo camminò fino all’altra stanza, che era quella di Harry.
«Scherzo a Zayn!» Udiva le porte aprirsi e gente seguirla ogni passo che faceva. Era risaputo che, quando Keyra faceva scherzi a qualcuno, ci dovevano essere gli altri per farsi tutti insieme una sana risata. Quando si girò, ferma di fronte la porta della stanza di Zayn, vide che tutti erano super contenti di essere di nuovo insieme e fare qualche scherzo. Per loro era come un ritrovo. Non c’era stato più tempo di fare i scherzi, ma non si smetteva mai soprattutto se era Keyra a farli. E tutti erano contenti di tornare alle brutte vecchie abitudini.
Aprì la porta con la chiave e percepì chiaramente il rumore dell’acqua. Come pensava, era ancora sotto la doccia. Fece il segno di silenzio a tutti, che si sparpagliarono per la stanza di Zayn mentre lei apriva la porta del bagno. Harry era già pronto con il cellulare, per riprendere il tutto. Lo vide annuire dietro il cellulare, con un sorriso sulle labbra.
«Amore..?» lo richiamò.
Zayn avrebbe dovuto capire che Keyra stava per fare uno scherzo solamente da quel richiamo. Quando mai l’aveva chiamato amore? Neanche mentre facevano l’amore se ne usciva con cose dolci. Quindi doveva rendersene conto, ma non successe.
«Già di ritorno?»
«Quelli si stavano mangiando con lo sguardo. Li ho lasciati soli.»
Studiò la doccia dove stava Zayn. Non c’era una tenda, ne una porta. C’erano quelle mini porte che coprivano il necessario, cioè dalla testa fino a metà coscia. Il vetro era offuscato, ma si vedeva chiaramente i lineamenti di Zayn. Per fortuna stava di spalle.
Altro segno del silenzio e tutti si portarono una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere. Fece segno a Louis di avvicinarsi e aprire la busta di farina che aveva in mano.
«cattivi ragazzi!»
«Oh ma stai zitto!»
Fece segno a Louis di versare il contenuto nella doccia e quando Louis la guardò, lo vide guardarla con il panico. Anche lei aprì la sua busta di farina.
«Hai provato da Louis? Si stava annoiando!»
«Già provato.. con la partita a pes non si è nemmeno accorto che ero in stanza!»
«Povera cucciola sola!»
Fece il segno con la mano, con il tre. Louis già rideva sommessamente, ma fortunatamente il rumore dell’acqua copriva la sua risatina.
«Finiscila coglione!» rispose, facendo il segno due sempre guardando Louis. All’uno, lo richiamò. «Zayn..?» Loro erano già pronti con i sacchetti sopra la testa di Zayn. Quando si girò, lei fece segno a Louis con la testa e versarono la farina tutta sulla testa di Zayn.
L’urlo che tirò giù fu qualcosa di micidiale. Se non erano diventati sordi era già una buona cosa. E tutti scoppiarono a ridere fragorosamente, con la risata di Niall che superava come minimo i decibel consentiti da un orecchio umano.
«Brutti stronzi! Siete dei bastardi di merda!» eccolo lo scaricatore di porto che era in lui. Keyra rideva come una pazza, ma notò che Zayn aveva chiuso l’acqua sicuramente perché con l’acqua, la farina diventava un intruglio.
«CORRETE STOLTI!» e con un bordello della madonna tutti uscirono dal bagno, Keyra fu l’ultima e prese anche l’asciugamano per impedirgli di uscire. Usciti tutti dal bagno, dalla stanza e riversandosi sul corridoio, lei invece rimase sulla porta della stanza, dove poteva vedere Zayn.
Pian piano tutti ritornarono al fianco di Keyra. Quel casino aveva insospettito la gente che ogni tanto apriva la porta della propria stanza per vedere cosa succedeva.
«Non ti conviene uscire, ho io l’asciugamano!» Disse ferma tra la porta del bagno e quella della stanza, con lo sguardo acceso di divertimento.
«Tu sai quanto ci metterò a pulirmi?» ringhiò il moro, mentre lei si affacciava dallo stipite per guardare Harry. Ancora riprendeva la scena.
Quando tornò a guardare Zayn, era uscito dalla doccia. Scoppiò a ridere fragorosamente, piegandosi sullo stipite per ridere come una pazza. Era completamente bianco.
Più Zayn cercava di togliere la farina, più quella diventava un intruglio con l’acqua.
Harry si avvicinò, riprendendola. «Vieni qui!» Sbottò il moro, con un ringhio.
«Nahh! Mi sporchi tutta se mi avvicino! E non ti conviene uscire dal bagno, visto che sporcheresti tutto!»
«Dammi l’asciugamano Key..»
«Nahhh! E terminare già qui lo scherzo? Perché dovrei?»
«Dammi l’asciugamano, stronza!»
«Fai un altro passo e lo do a Harry che se ne andrà!»

Zayn fece un passo, sfidandola e Keyra diede l’asciugamano a Harry. Il riccio ridendo lo prese. «Harry.. mi dai l’asciugamano?»
«Neanche sotto tortura!»
disse ridendo e riprendendo uno Zayn che si nascondeva come meglio poteva le parti basse. Rise con tutto il cuore.
«Odio i tuoi scherzi del cazzo e odio loro perché ci stanno!»
Inclinò la testa di lato, guardandolo. «Povero cucciolo che viene preso di mira dai miei scherzi..» e buttò fuori il labbro come se fosse seriamente dispiaciuta.
Zayn assottigliò così tanto gli occhi da sembrare un cinese, per poi fare uno scatto repentino e avvicinandosi a lei le prese la mano, tirandosela addosso.
Keyra urlò quando percepì Zayn abbracciarla e nascondendosi con il suo corpo visto che Harry stava riprendendo tutto. Tutti tornarono verso il bagno, per godersi la scena. Keyra piagnucolava ma non riusciva a non ridere.
«Datemi un cazzo di asciugamano o non rivedrete più la vostra amichetta!»
Lei scoppiò a ridere fragorosamente, mentre Zayn le impiastrava vestiti e faccia con le mani. «Pensi che si mettano paura? Tutti qui sappiamo che non hai il coraggio di farmi nulla!»
«Ha ragione!»
obiettò Harry, continuando a ridere. Niall continuava a ridere come un pazzo. Zayn allora fece l’unica cosa che poteva fare. Dando calci all’aria fece indietreggiare tutti. Sempre tenendosi nascosto con il corpo di Keyra, si avviò alla porta.
E la mora che continuava a ridere di gusto, non riusciva a muovere un muscolo perché rideva come una pazza. E quando si ride come non mai non riesci a fare nient’altro. Chiusa la porta, da fuori gli altri poterono solo sentire i due urlare e ridere.
«Sei una stronza!»
E in risposta Keyra rideva come poche volte in vita sua. Non seppero cosa succedeva in quel bagno, ma sentirono Keyra urlare e ricominciare a ridere.
«Nooo! Cazzooo mi è costata venti sterline questa maglietta, Malik!»
«Siete in fase facciamo sesso?»
«Chi vorrebbe fare sesso con farina-man
E rise ancora più forte, continuando a lamentarsi di qualcosa.
«Allora che succede?»
«Mi si sta strusciando addosso per impiastrarmi!»
rispose schifata – ma ridendo - a Niall, che cercava di capire che diavolo succedeva in quel bagno.
«Cosa succede ora?» Domandò Maddison, curiosa. Lei era nuova di quei scherzi. Non sapeva cosa succedeva quando Keyra decideva di fare i scherzi a quei cinque, così lo chiese angelicamente.
«Staranno rinchiusi in questo bagno finché lei non smetterà di ridere, Zayn non si sentirà più preso per il culo e finché non l’avrà impiastrata per bene. Poi ci sarà una lotta greco romana per chi userà prima la doccia e ovviamente vincerà Keyra!»
Nel bagno Keyra continuava a ridere sguaiatamente, per chissà quale cazzo di motivo.
«E Zayn?»
«Zayn rimarrà fuori a congelarsi.. No scherzo, dopo un po’ lo farà sicuramente entrare!»
«Quindi..?»
chiese ancora Maddie, innocentemente.
«Quindi se non vogliamo sentirli gemere è meglio se usciamo e li lasciamo soli!» Rossa come un peperone uscì per prima, non volendo neanche immaginare Keyra e Zayn che facevano sesso. Voleva bene ad entrambi, ma immaginarli a fare sesso le faceva venire i brividi.
 
Il tempo di farsi una doccia al volo – senza sesso a differenza di quello che aveva pensato Niall – arrivarono i genitori e tutti i parenti per il grande concerto. Aveva visto di sfuggita le sorelle di Zayn e con esse la madre.
Aveva salutato Maura, la dolce e piccola mamma di Niall e dopo essersi fermata a parlare un po’ con lei era pronta per uscire con le sue due amiche per continuare il loro giro turistico. Quel giorno sarebbero andate all’Empire state Building, poi sulla quinta strada a fare un po’ di shopping per poi farsi una passeggiata al parco. Mentre i ragazzi facevano le prove del concerto che si sarebbe tenuto il giorno dopo.
Ferma fuori dall’albergo ad aspettare le altre, si fumava una sigaretta. 
Si sentì chiamata. «Keyra!»
Si girò a guardare Niall, che l’aveva richiamata e si ritrovò cinque pistole d’acqua puntate addosso. Non fece tempo a dire o fare nulla perché venne investita da cinque getti e scappò via, subito inseguita da quei cinque idioti che avevano deciso di ripagarla di tutti gli scherzetti che aveva fatto nella loro amicizia.
Fu una lotta greco romana nello scappare per non prendersi l’acqua di quei cinque idioti che la stavano lavando da testa a piedi. Quando, fortunatamente, l’acqua finì se li guardò con uno di quei sguardi che facevano capire quanto fosse incazzata.
«Scappate, finché siete in tempo!»
Quei cinque presero a correre mentre lei, con i jeans attaccati alle cosce e pesanti come cemento, si diresse dentro l’albergo e chiese gentilmente un secchio. Dopo uno sguardo di stranezza da parte dello staffer, vide Mary e Maddie uscire dall’ascensore.
«Volete divertirvi?» Chiese, guardandole. Quelle, annuendo, scrutavano la ragazza con il secchio in mano.
«Mary.. tu potresti fare un finto cazziatone a Niall e prendergli la pistola, per poi ovviamente usarla contro di loro. E tu Maddie, sono sicura che troverai un altro secchio.» Uscita di fuori, sgattaiolò verso il retro dove, mentre correva per scappare da quei cinque aveva visto una pompa dell’acqua.
Era dicembre, si. Era dicembre e c’erano due gradi, si. Era dicembre, c’erano due gradi ma loro facevano a gavettoni come se fosse piena estate. Sicuramente si sarebbero presi qualcosa, ma poco le interessava.
Mentre si dirigeva verso il dietro dell’albergo, dove era sicura ci fossero i ragazzi, incontrò Paul. Lo guardò e vide come la stesse guardando. Per un secondo ebbe paura di essere ribeccata. In fondo, stava per fare il lavaggio completo a cinque cantanti. Se gli prendeva qualcosa l’avrebbero ammazzata.
«Stai per arrestarmi?» Chiese, vedendo quello sguardo. Paul, dopo un attento esame, tornò a guardarla e sorrise.
«Stai per lavarli?»
«Posso?»
«Me lo chiedi?»
Ghignò, sentendo quelle parole.
«Non si arrabbiano i Manager?»
«E se anche fosse? Sono loro che hanno cominciato, hai tutta la mia stima se lo fai!»
Amava quell’uomo. Sarebbe rimasta al fianco di quei cinque solo per spupazzarsi Paul. Era contenta che i ragazzi avessero uno come Paul come guardia del corpo.
«Posso unirmi?» Si girò a guardarlo visto che l’aveva superato pronta ad attaccare. Lui, sorrideva.
«Vuoi farlo?»
«Si!»
«La pompa dell’acqua è lì! Sei il benvenuto! Ricorda: solo i ragazzi. Le fan no!»
«Sissignora!»
Santo uomo. Sembrava un bambino certe volte. Si avvicinò ai ragazzi, vedendo Mary e Maddie uscire dall’hotel con la pistola d’acqua e un altro secchio. Annuì, e avvicinandosi a loro sussurrò: «Solo i ragazzi, non le fan!» Dopo un gesto della testa, indicò alle ragazze verso dietro e quelle si girarono a guardare Paul. Anche lei lo fece e lo vide annuire, con la pompa in mano pronto all’azione.
I cinque stavano in mezzo alla navata, tutti affiancati per farsi fare le foto. Ed era perfetto per loro.
Contemporaneamente lanciarono le due secchiate d’acqua e Mary cominciò a schizzarli con la pistola, mentre Paul apriva la pompa. Dire che, tutte e cinque le schiene dei ragazzi erano fradice era nulla. Dopo aver urlato per il contatto freddo dell’acqua, cominciarono a correre come pazzi per la navata, cercando di scappare dai quattro getti.
A parte le loro risate - quella dei ragazzi, delle ragazze e di Paul – c’erano anche quelle delle fan. Alcune cercavano anche di incoraggiare i ragazzi e dicendogli da dove arrivavano. Era divertente, davvero. Stavano dando spettacolo, ma poco interessava a tutti quanti.
«PAUL UNO DI NOI!» urlò guardando l’uomo correre dietro a Zayn che cercava di liberarsi di lui. Harry l’abbracciò da dietro, caricandosela e facendosi scudo con lei ma Mary si bloccò nel colpire Harry. Dopo averla lasciata nell’atrio scappò in camera per cambiarsi.
Dopo aver finito tutta la riserva di acqua, diedero la pausa e continuando a ridere di quell’evento rientrarono tutti per cambiarsi.
Salutati i ragazzi Keyra, Maddie e Mary si diressero come al solito a fare le turiste. Mentre attendevano nella fila per salire sul Empire State Building, Keyra decise che era il momento di sapere cosa era successo tra Maddie e Liam quella notte.
«Allora, piccola foca. Com’è andata questa notte?» Maddison, sentendo Keyra parlare si girò, ma non credeva che fosse indirizzata a lei quella frase. Quando lo capì, cambiò espressione e da tranquilla passò a totalmente incazzata.
«Niente!»
«Niente non è una risposta!»
Obiettò Mary, curiosa almeno quanto lei.
La videro guardarsi intorno, come se intorno a lei ci fosse davvero qualcosa di interessante. Peccato che sapevano che stava cercando di scappare dai loro sguardi. Keyra e Mary non demorsero. Le due presero a darle pizzichi sulle braccia, cercando di farla parlare.
«Aia! Niente, non abbiamo parlato!»
«Come no, scusa? Sei molto più incazzata di ieri pomeriggio. Quindi vuol dire che avete parlato, eccome se ne avete parlato.»

Sentendosi bloccata in un vicolo cieco, la sentirono sospirare. «Mi ha chiesto scusa per il suo comportamento. Mi ha detto che.. che.. Non voleva ferirmi. Poi però mi ha detto che non ha intenzione di lasciare Danielle, che tutti si meritano una seconda possibilità.»
«Allora è un coglione!»
sbottò Keyra, infuriata. Mary la bloccò. Non si sapeva mai che andava al Madison Square Garden a dare una capocciata a Liam.
Maddison annuì. «Si, lo è. Mi ha detto che si sente in colpa e che, se io non mi merito di stare così per uno come lui, neanche Danielle se lo merita.»
«Lo ammazzo! Non arriva neanche al Madison, porca puttana!!» Si morse un pugno, cercando di placare la rabbia che l’invase. Pagarono l’entrata all’Empire dirigendosi poi agli ascensori. Lo chiamarono, attendendo come il resto delle persone.
«E poi?»
«Gli ho detto che..»
le guardò. Le guardò perché sicuramente aveva paura di aver fatto qualche cazzata. «.. che lui mi piace seriamente. Che non lo usavo per la sua fama..»
«Perché ha insinuato che lo usavi? No perché se l’ha insinuato io gli spacco quella pelata che ha!»
chiese Keyra con tono gelido, facendo impaurire entrambe.
«Si! Ha detto che non sa più cosa pensare, che non si può più fidare di nessuno..» rispose con tono depresso.
«Avete salutato oggi pomeriggio Liam? No perché quando torno lo ammazzo» disse con tono fintamente dolce, facendole ridere entrambe. Abbracciò la nanerottola e spintonandola leggermente si fece guardare.
«Cucciola. Tu sei nel giusto. E’ lui che è nella fase menopausa e non sa più qual è la sua reale identità. Ma c’è Keyra, se vuoi!» L’avvisò, con un sorriso.
La videro tentennare un pochino a quella frase, per poi scuotere la testa. «No, Liam deve riuscire a capirlo da solo! Non voglio che.. ritorni da me solamente perché tu l’hai minacciato con un coltello.»
«Non lo farei mai!»
«Tu menti!»
«E’ vero, lo farei!»
disse incassando la testa nelle spalle, facendole ridere. Sorrise ad una delle sue migliori amiche.
«Non preoccuparti, vedrai che tutto si sistemerà!»
«E guarda il lato positivo. Se non andasse, puoi rivendere la tua storia di una notte di sesso con Liam Payne!»
Disse Mary, divertita. Sapevano tutte e tre che Maddison non l’avrebbe mai fatto.
«Non abbiamo fatto sesso!»
«Si, nella vostra mente si! Ammettilo che ti ci è caduto il pensiero!»
Keyra la vide arrossire fino alla punta dei capelli, mentre sentiva Maddie depositare un gomito nel suo fianco. Scoppiò a ridere fragorosamente. Salite sull’ascensore, chi ci è stato sa quanto poco ci mette a salire quei.. quanti piani sono? Cento? Ecco. Cento piani e l’ascensore va così velocemente che non hai neanche il tempo di pensare ‘oh, stiamo salendo’ che già sei arrivata. E’ così veloce che, per quanto è svelto, lasci le membra al pian terreno. Fidatevi quando vi dico che è meglio non salire alla balconata dell’Empire. Quando sei lilì per piangere per la cazzata che stai per fare, è troppo tardi. Puff! Sei già in cima ad uno dei grattacieli più alti del mondo. E tu lì, con le gambe flaccide per la paura, mentre vieni trascinata dalle tue amiche per guardare il panorama. Ma no, non lo guarderai perché ti sei, per un nano secondo, dimenticata che tu hai paura delle altezze.
E sei lì, schiacciata alle vetrate interne, bianca come un cieco e preghi. Preghi che nessun pazzo ti passi vicino, spintonandoti per sbaglio e facendoti perdere quel poco equilibrio che hai. Si perché, chi ha paura delle altezze, quando si ritrova su uno dei grattacieli più alti del mondo, fa fatica anche a rimanere in equilibrio anche avendo metri e metri di pavimentazione sotto ai piedi, un recinto molto stabile che impedisce alla gente di cadere.
«Keyyy! Vieni a vederee.. sembrano formiche le persone!»
«Qualcuno ha un secchiello per vomitare?»
chiese a.. nessuno. Si perché era l’unica deficiente attaccata alle vetrate e a pregare. Tutto il resto della gente se ne stava addosso alle recinzioni, a fare foto ad uno dei paesaggi che loro ritenevano senza fiato. Lei se lo gustava da lì, per la seconda volta. Si, perché il bello era che ci era già salita e in passato aveva fatto la stessa scenata.
Avvicinarsi a quelle inferiate era come dare un biglietto di sola andata per l’inferno a Keyra. Se anche voi vi state domandando perché era di nuovo salita sull’Empire, non chiedetevelo. E’ una domanda idiota perché, in fondo tutti sappiamo che Keyra non ha un cervello. E che non è arrivata neanche a ricordare la brutta sensazione di essere a cento fottuti piani da terra.
Ora però se lo ricordava. Se lo ricordava benissimo la sensazione di fottuta paura che le aveva attanagliato le viscere quando era salita.
«Non vieni a guardare?» Chiese Maddison, entusiasta.
«Fate le foto, che poi le guardo!» Disse schiacciata al muro, bianca come un cieco e pregando dio di farla scendere da lì.
Maddison raggiunse Mary e insieme si misero a farsi le foto in ogni angolatura della terrazza mentre lei masticava qualche bestemmia in aramaico antico. 
Seguendo le sue amiche di qua e di la – senza ovviamente lasciare la parete solida – fece guardare tutta new york. Quasi ci misero un’ora e per tutta l’ora Keyra non fece altro che chiedere “quando ce ne andiamo?” ma riceveva in risposta solamente dei “vai a quel paese!”.
Dire che, appena rimise piede per terra Keyra scoppiò a ridere nevroticamente, cadendo sulle ginocchia, in mezzo al marciapiede e ringraziando il buon dio di averla fatta scendere.
«Sei veramente bianca!»
«Ma dai, davvero?»
rispose sarcasticamente a Maddie, che la scrutava. «La prossima volta che voglio salire da qualche parte, mi fate il favore di ricordarmi questo giorno?» E tra le risa delle sue amiche, si rialzò da per terra e camminando goffamente continuarono il loro giro turistico.
 
Il grande giorno era arrivato. Il concerto si sarebbe svolto quella sera e tutti erano abbastanza emozionati. I ragazzi, loro e anche i familiari. Non era da poco esibirsi al Madison Square Garden.
Ogni momento era buono per stare con i suoi amici. Ogni momento che avevano libero, i ragazzi si buttavano addosso alle tre ragazze per stare in tranquillità. Lo dissero proprio loro che, avendole lì, si sentivano a casa e non facevano altro che starsene in tranquillità con amici.
Come in quel giorno che, non avendo le prove di prima mattina, decisero di andare insieme a fare colazione, in un posticino che avevano conosciuto i ragazzi nelle tante volte in cui erano stati a New York.
Tralasciando che venne svegliata malamente dai suoi amici che, caricandosela in spalla la buttarono dentro la doccia e dopo aver aperto l’acqua fredda lei lanciò un urlo disumano. No perché seriamente, un urlo del genere non poteva essere uscito da un corpicino umano.
Le madonne che stava tirando da quando l’avevano svegliata erano tante, troppe per una ragazzina dal corpo minuto. Chi conosce Keyra, all’inizio pensa che sia una ragazza dolce e pacata, ma basta farle aprire bocca che tutti cambiano idea e capiscono chi è la vera Keyra.
Ferma, lì appoggiata al muro, attendeva che Zayn – ovviamente l’aveva bloccata in camera sua ad aspettarlo – facesse foto e autografi alle fan.
«Sei ancora incazzata?» Chiese il moro che, mentre faceva un autografo si girò a guardarla.
In risposta ricevette un grugnito, che lo fece ridere.
«Su, un bagnetto! Chissà che ti abbiamo fatto!»
«Crepa, ok?»
rispose con cattiveria, vedendo un van fermarsi proprio di fronte alla navata. E da quel van scese niente po’ po’ di meno che Perald Louise Edwards. Non che avesse problemi, ma.. che cazzo ci faceva lì quella? E soprattutto, che cazzo di capelli si era fatta?
La guardò salutare le fan che l’acclamavano, per poi fissarsi con lei. Aveva un sorrisetto snervante in faccia, che se solo avesse potuto gliel’avrebbe tolto per sempre. Ma sapeva che avrebbe rovinato la sua immagine perfetta.
«Quando me l’avresti detto che Perald – sono – una – melanzana – Edwards sarebbe stata presente al concerto?» domandò ritrovando, dopo tutto quel casino, l’uso della parola. Zayn, che sentendo quel tono risoluto, si girò a guardarla preoccupato.
«Adesso?»
«Grazie tante Malik! E ti odio, ricordatelo sempre!»
ribatté mentre, sempre guardandosi con Perrie, la guardava farsi avanti. Appena fu al loro fianco, Zayn lasciò perdere le fan per mettersi al suo fianco, pronto a scattare se ci fosse stata una rissa.
«Ciao Zayn.. E ciao Keyra!»
Rispose con un mugugno a quel saluto. La falsità in quel saluto si poteva palpare con le mani, giuro!
«Ciao Perrie! Come stai?» Lo disse con un tono dolce.
«Bene, grazie! E’ sempre devastante il jetlag.» La scrutò mentre quest’ultima, molto avidamente, posava una mano sul bicipite di Zayn e si alzava per dargli un bacio sulla guancia. Oh.. che brutta sensazione quella che le prese alla bocca dello stomaco vedendo quella scena. Sentì il calore della rabbia avvolgerla con foga.  «Tu come stai?» Gli chiese, sempre con quel tono da gallina. Che poi non era una gallina, ma ai suoi occhi lo sarebbe sempre stata. Purtroppo chi osava avvicinarsi al suo Zayn, finiva nel gruppo delle galline.
«Bene, Bene!» Lo sentì rispondere mentre guardava lei che, in tutto quello, non riusciva a togliere gli occhi di dosso alla ragazza ma soprattutto dai suoi capelli.
«Brutta cera che hai! E da quello che so, sono già un paio di giorni che sei qui.. Difficile da gestire il jetlag, vero?» Disse Perrie in sua direzione, scrutandola da testa a piedi. Ghignò, sentendo che si teneva informata sui movimenti del gruppo. E su lei e Zayn.
«Se vogliamo chiamarlo Jetlag, ok!» Si scrutarono. Zayn sorrise a labbra strette da quello scambio di battutine. Lo sentì sfiorarle la mano, delicatamente e un gesto così veloce da non rendersene neanche conto. Era troppo presa a riprendere le briglie della vecchia e gelosa Keyra. Erano anni che non si sentiva così, con la sensazione di bastardaggine che sprizzava da ogni poro della sua pelle.
Perrie, in tutto quello continuava a sorridere contenta. Lo sembrava veramente, ma Keyra aveva colto quel luccichio di rabbia nei suoi occhi.
Non sapendo bene cosa rispondere, Perrie tornò a dare le dovute attenzioni a Zayn, che continuava a starsene lì, in silenzio, a sorridere!
Quello, sentendosi osservato buttò lì la prima cosa che aveva in mente. «Nuovo colore?» chiese riferendosi ai capelli. Perrie annuì, toccandoseli, molto orgogliosa.
«Piacciono?» Zayn annuì, per carineria, ma stava ridendo con gli occhi. E lo sentì di sfuggita un grugnito per impedirsi di scoppiare a riderle in faccia.
«Insomma.. almeno sono fuori dal normale. Mi aveva stufato il biondo! Così sono unica!»
«Nah! Le winx ti hanno rubato la scena da un paio di anni!»
Non poté fare a meno di dirlo, tanto che Zayn strinse le labbra per non ridere fragorosamente.  «Flora dove l’hai lasciata?» Domandò continuando, alzando le sopracciglia come se fosse davvero interessata a saperlo.
E ghignando la guardò fare una smorfia. Zayn non resistette e si lasciò andare ad una risata strozzata, mentre Keyra si passava la lingua sui denti, pur di non ridere.
«Questa simpatia pungente, è davvero toccante!»
Keyra alzò le spalle, come dispiaciuta. «Che ci vuoi fare? Non sarò la bestfriend di Flora ma ma almeno ho questa simpatia. Tu hai capelli, io la simpatia.»
«Se tu credi che questa sia simpatia!»
Perrie lo vide quel lato delle labbra alzate da parte di Keyra. Non serviva rispondere. Bastò guardare Zayn che, continuando a ridacchiare appoggiato al suo fianco, si grattava gli occhi con la testa bassa, pur di non far vedere a tutti che rideva. Rideva per dire che rideva.
Non serviva rispondere, Zayn era la sua risposta.
«Ora devi scusarci ma gli altri ci stanno già aspettando!» disse Zayn che, posando possessivo una mano sulla schiena di Keyra, la spinse verso chissà dove. La mora, in tutto questo, continuava a ghignare in direzione di Perald.
E appena rimasero soli, cominciò a ridere così fragorosamente da coinvolgere chiunque la stesse sentendo.
Zayn, pur di non ridere, diede le attenzioni ad altre fan che richiedevano l’autografo.
«Eri fidanzato con una melanzana!» Lo canzonò, bastardamente. E riprese a ridere così forte mentre, delicatamente, appoggiava una mano sul braccio tatuato di Zayn e continuava a ridere sguaiatamente. Il moro, pur di non ridere guardava altrove.
«Su, sii buona.» disse ma si vedeva lontano un miglio che non vedeva l’ora di farsi anche lui una grassa risata su quel colore.
«Zayn Malik e melanzana Edwards!» lo sfotté ancora, non riuscendo a far trapelare la rabbia che stava provando – in fondo – per non essere stata avvisata di quell’arrivo. Il moro si girò a guardarla mentre continuava a ridersela bellamente.
Si asciugò le lacrime e guardandolo, ridacchiò. Lui rideva con gli occhi ma anche con le labbra. Le teneva strette, formando quelle guanciotte tutte da mordere. «Hai finito?»
«No, ti sfotterò a vita Malik, sappilo! Questa è peggio di Sophie!»
E riprese a ridere, coinvolgendo anche il moro che, ridendo sommessamente salutò le fan e si diresse verso il taxi.
«Tra rose e fior, nasce l’amor, Zayn e Melanzana si vanno a sposar, lui dice si, lei fa così, poi ci ripensa e dice di si..» Canticchiò Keyra mentre Zayn continuava a ridere fragorosamente, le posò una mano sulla bocca per bloccare quella canzoncina. Le aveva passato un braccio sulle spalle e con lo stesso braccio le tappava la bocca. Si piegò su di lei.
«Finiscila, per l’amor del cielo!» urlacchiò rosso come un pomodoro con Keyra che continuava a ridere fragorosamente. Ci mise zero a tirare fuori la lingua e lavare la mano di Zayn, che tolse la mano schifato di fronte alle sue labbra ma rimanendo con il braccio su di lei.
«Sai che carino il vostro figliolo? Una melanzana con tratti orientali e la pisciatina di uccello sui capelli viola!!» E continuando a ridere entrò nel taxi, con Zayn che alzava gli occhi al cielo esasperato.
Lo sapevano bene entrambi che l’avrebbe sfottuto nei secoli dei secoli di quella cosa. Zayn Jawaad Malik sapeva che Keyra Mary Smith l’avrebbe sfottuto fino a quando non sarebbero andati a dormire, quella stessa sera.
 
«Keyra!» Alzò gli occhi dal libro che stava leggendo. Quel pomeriggio non avevano preso impegni perché si dovevano preparare per il concerto, quindi per evitare che facessero tardi avevano deciso di rimanere in camera. I ragazzi erano super agitati ovviamente erano lì al Madison Square Garden da almeno due ore. Loro invece se ne stavano in camera, lei a leggere un libro e Maddison, come sempre, su twitter.
«Che c’è?» Chiese, senza muoversi.
«Non ti piacerà!»
Per un secondo pensò che Zayn avesse fatto qualcosa e per questo le si bloccò il cuore in gola.
«Guarda..» Gattonò sul letto fino alla fine di esso, dove Maddie portò il computer portatile che si era portata con sé. Annuì, vedendo che era un video, facendole capire che poteva dare play.
Un video delle Little Mix. Maddison non staccava gli occhi da lei e questo le fece capire che Perrie aveva detto qualcosa che non le sarebbe per niente piaciuta.
«Ha detto che stanno ancora insieme?» Domandò, ascoltando a denti stretti l’intervista.
Maddison scosse la testa, preoccupata.
«Guarda…» Mandò avanti il video fin dove non c’era il pezzo che sarebbe dovuto interessare a lei.
«Abbiamo saputo che tu e Zayn vi siete lasciati.» Cominciò l’intervistatore. «Dispiace a molte persone. Noi compresi!»
«Già..» 
La faccia che usò la mandò in bestia. Finta dolorante. «Purtroppo quando entrambe le persone hanno molto da fare, è impossibile.»
«Quindi è solo per un fatto di doveri, giusto?» 
Chiese ancora l’intervistatore.
«Anche, si! Ma non solo per questo. Siamo rimasti buoni amici, ma ha cominciato a frequentare persone che non giovano alla sua salute.»
«Zayn Malik ha un brutto giro di amici?» 
Chiese impaziente l’intervistatore, voglioso di sapere scoop su uno dei One Direction. Quello con la fama di essere il più chiuso e riservato del gruppo. Si sapeva che Zayn non voleva far sapere a nessuno ciò che faceva. Infatti di lui uscivano molte meno foto di Harry o Lou.
Perché nessuno bloccava quella cazzata?
«No, nono.. Non crediate che Zayn sia in un giro brutto di persone. Diciamo che.. una sola persona ha brutta influenza su di lui. Vuole giocare con lui come in passato e lui glielo sta permettendo.»
Corrucciò le sopracciglia quando sentì quella cosa.
«Oh..»
«Già.. E per questo abbiamo litigato, ho provato a fargli capire che ha sbagliato persona con cui giocare
Calcò sull’ultima parola, come a volerla evidenziare a tutti.
«C’è un possibile ritorno di fiamma?»
«Ci stiamo lavorando!»

Rimase inerme mentre Maddie metteva in pausa il video. “Ci stiamo lavorando”? Quella zoccola era lì per riprenderselo. Ma se sperava di riprenderselo si sbagliava di grosso.
«Quante probabilità ci sono che stia parlando di me?»
«Beh, parecchie!»
«Come immaginavo!»
Si alzò e si mise una felpa.
«Dove stai andando?» Chiese Maddison, mordendosi il labbro. Sapeva dove stava andando. Lo sapevano entrambe.
«Da Perrie, ovviamente. A me che mi si dicono le cose tramite messaggi non mi piace, pensa per programmi televisivi!»
«Non fare cazzate Key!»
«Oh, la cazzata l’ha appena fatta lei ad usare sti mezzucci!»
Aprì la porta e si diresse alla reception per chiedere la stanza di Perminchia sono una sfigata Edwards.
Si fermò di fronte alla reception e guardò l’addetto che le donò un sorriso. Vedendo lo sguardo incazzato di Keyra perse il sorriso all’istante. «Scusi, un’informazione.. Anzi due!»
«Mi dica!»
«Perrie Edwards in che stanza alloggia?»
«La 1317.»
«Ed è in albergo in questo momento?»
«Aspetti che controllo.»
Guardò dietro di lui, dove c’erano le chiavi. Lì bisognava lasciarle in reception. Annuì e Keyra annuì dietro di lui, ringraziandolo.
Si diresse al tredicesimo piano, cercando la fatidica stanza. Quando la trovò, si passò le mani sui jeans e prese un profondo respiro. Bussato alla porta, attese.
«Chi è?»
«L’uomo nero!»
Ringhiò, guardando dritto dentro lo spioncino, sapendo che avrebbe guardato chi era.
Quando la porta si aprì, le due si guardarono in silenzio per alcuni minuti.
«Senza guardia del corpo, oggi?»
Arricciò le labbra, poi alzò un lato di esse in un’espressione divertita.
«Non ho bisogno della guardia del corpo!»
«Bah, l’altro giorno mi è sembrato di capire che hai bisogno di Zayn per sentirti sicura!»

«Significa che non mi conosci. Non ho bisogno di Zayn per parlare! A differenza di qualcuno che ha bisogno di un dizionario, a volte!» Sorrise angelicamente.
«Quale buon vento ti porta qui, Keyra?»
Alzò le spalle, si guardò prima a destra e poi a sinistra, tornando poi a guardare Perrie, ferma sulla porta.
«Diciamo quell’intervista!»
«Quale intervista?»
«Quella in cui parli di Zayn, dove dici chiaramente che frequenta brutta gente
e si indicò, ghignando e che questa brutta gentaccia lo sta portando sulla brutta strada.»
«Eh.. che cosa c’è di male in quello che ho detto? Non mi riferivo a te.»
«E a chi, di grazia?»
Si appoggiò con entrambe le braccia alla porta aperta, avvicinandosi e parlando con tono divertito. Lo era, seriamente.
La vide tentennare, cercando qualcuno da dire.
«Ma come non lo sai?» Ci provò, affrontandola. Keyra alzò un sopracciglio, divertita.
«Vivo praticamente in simbiosi con Zayn.» E ghignò vedendo la sua smorfia. «Non c’è nessun’altra persona che è entrata nella sua vita ultimamente a parte me. Quindi parlavi di me.»
«No, non parlavo di te..»
«E di chi allora? Su, dimmi un nome.»

Perrie si toccò nervosamente i capelli, mordendosi poi il labbro. Quando vide che non aveva intenzione di rispondere, continuò Keyra.
«Cosa fai? Prima lanci la palla e poi ritiri la mano? Non è carino, Perald. Per niente carino. Hai qualche problema con me? Se si, affrontami! O hai paura?»
La guardò senza preoccuparsi più di tanto. Perché la gente prima parlava e poi si cagava in mano trovandosela davanti? Insomma, non che mordesse.. O forse si?
Fatto sta’ che la gente non era in grado di fare quelle cose. Keyra era sempre stata una persona che, principalmente, si faceva i cazzi suoi. Non apriva bocca se non quando era estremamente necessario. Ma quei giochetti non li aveva mai fatti. Perché come diceva il detto, se ti fai i cazzi tuoi vivi cent’anni. E lei avrebbe voluto vivere più possibile.
Quindi se non si parlava di amiche prese per il culo, di Zayn, dei suoi amici o la famiglia lei non si scomodava neanche ad aprire bocca.
Ma quando le veniva servita su un piatto d’argento la chiacchierata, lei – a differenza di tanta altra gente – non si faceva il problema di andare ad affrontare il problema. Sapeva di aver ragione, di essere nel giusto, quindi non la fermava nessuno. Se si muoveva era perché sapeva di aver ragione. Quando aveva torto – quelle poche volte – allora se ne rimaneva in silenzio a farsi dire “io te l’avevo detto”.
E anche dopo due anni si ritrovava lì ad affrontare per l’ennesima volta una persona che voleva Zayn. E come due anni prima, Zayn andava a letto con lei, quindi questo significava che era suo. Di sua proprietà, finché non sarebbe stato lui o loro a dire ‘diciamo basta’.
«Mettiamo in chiaro una cosa, melanzana!» A quel soprannome Perrie fece una smorfia disgustata.
«Non mi piacciono queste cose. Se hai qualche problema vieni direttamente da me e non usare questi mezzi tristi, davvero tristi per rendere la cosa pubblica. Zayn e io siamo persone riservate, di spiattellare in giro cosa succede nella nostra privata non ci va, siamo d’accordo entrambi su questo.»
La vide guardarla in silenzio.
«Non mi piace quando mi viene toccato ciò che è mio.»
«E’ qui che ti sbagli. Zayn non è tuo.. Non era mio, non è neanche tuo. Mi tradiva, sai?»

Keyra arricciò ancora le labbra, per poi alzare un lato delle labbra. «La cosa non mi stupisce particolarmente visto che sei una figa di legno!»
La vide guardarla malissimo e sorrise angelicamente in risposta. «Cosa c’è, ti da fastidio sapere che sei una figa di legno?»
«No, perché non è vero!»
«Certo, come no!»

«La nostra vita sessuale andava benissimo, finché non sei tornata nella sua vita.»
Keyra assunse uno sguardo fintamente triste. «Quanto mi dispiace aver rovinato la vostra vita sessuale!»
«Era mio, e tu me l’hai rubato!»
«Non spariamo cazzate, cucciola. Zayn non è mai stato tuo.. Ne tuo, ne di tutte quelle che ci sono state dopo di me.»
«Sei molto modesta!»
Obiettò, contrariata e schifata.
«No, non sono modesta. E’ semplicemente costatazione. Basta guardare i fatti, Perrie.»
«Sono curiosa.. Illustrami i fatti, allora.»

Keyra alzò le spalle. «L’hai mai visto piangere? Sapevi che Zayn ha uno psicologo perché non riusciva a superare la storia con me al tempo della scuola?» Bastò vedere i suoi occhi per capire che non sapeva nulla. «L’hai mai visto gemere per un bacio? Eccitarsi per un semplice tocco? L’hai mai sentito invocare il tuo nome quando facevate l’amore? Si è mai massacrato di botte con una persona per te? L’hai mai visto guardarti con l’amore stampato in faccia? L’hai mai sentito ridere di cuore?»
Non ebbe risposta a quelle domande, ma non serviva. Lo sguardo serio di lei bastò.
«Quello con cui stavi insieme non era Zayn Malik! Il vero Zayn Malik lo conosco solo io. Io so come prenderlo. Io so come prenderlo quando è incazzato come le belve. Io so rendere il silenzioso Zayn Malik un Zayn Malik coglione. Io so come prenderlo quando si sveglia durante la notte piangendo per gli incubi. Io conosco ogni parte di Zayn Malik. Quell’ameba che stava con te è solo la macchinetta commerciale che hanno i vostri manager.»
Si vedeva lontano un miglio che non sapeva come rispondere a quelle cose.
«Tu l’hai distrutto, tu l’hai fatto diventare un ameba!» La incolpò.
«Si, è vero. Sarà colpa mia ma sempre io sono riuscita a farlo ritornare il vecchio Zayn. Zayn si plasma su di me, come io su di lui. E ne tu, ne chiunque altro cerchi di far sembrare ciò che siamo insieme, riuscirà mai a vincere.»
«Sei molto sicura di voi due.»
«Ripeto: sono i fatti, è Zayn stesso a parlare.. Puoi dire o fare ciò che vuoi per cercare di riprendertelo, ma finché non sarà Zayn stesso a volerlo, tu e chiunque altro non ci riuscirete mai.»
«Zayn tornerà da me.»

«Si.» Alzò i pollici come gesto di approvazione. «Basta crederci.»
Si allontanò dalla porta, sorridendo.
«Sei qui per lui? Perché speri di riprendertelo, vero?»
«Lotterò con gli artigli e con i denti per lui.»
«Va bene. Vuoi giocare? Giochiamo, ma non andare a piangere in televisione quando capirai che tutto ciò che proverai a fare non servirà ad un emerito cazzo!»

Cominciò a camminare verso l’ascensore, perché per lei quella discussione era finita. Perché la gente voleva giocare con lei? Perché invece di sfidare lei non andavano a giocare alle slot machine?
«Keyra..» Si girò a guardarla e si bloccò. Si stava mordendo il labbro, come se fosse stata indecisa a richiamarla.
«Cosa, melanzana?»
«Devo dirti la verità..»
Le sue sopracciglia si corrucciarono e, incuriosita, si riavvicinò alla porta dove Perrie si era sporta per richiamarla.
«Sentiamo questa verità..»
«Lo so che adesso tu non mi crederai, per quello che ci siamo appena dette..»
Era perspicace la ragazza. Non avrebbe creduto a niente di quello che avrebbe detto, ma era curiosa di sentirle dire qualsiasi stronzata aveva pensato.
«Zayn in realtà sta continuando con la sua ‘vendetta’.»
Prima o poi le sarebbe venuta la ruga di espressione in mezzo alle sopracciglia per quanto le corrucciava. Dopo averle corrucciate, le alzò.
«Come scusa?»
«E’ tutto un piano di Zayn, per farti passare ciò che lui ha passato.»

Le uscì uno sbuffo di risata, sentendo quella stronzata. «Mi prendi per il culo, Perrie?»
La vide scuotere la testa. «No, sono seria. E’ tutto calcolato, è tutto già studiato da Zayn.. Vuole ridarti il due di picche. Vuole farti toccare il cielo con un dito e poi farti crollare a peso morto. Come tu hai fatto a lui!» Keyra la fissò con intensità a quelle parole, ancora con le sopracciglia inarcate e corrucciate.
O forse si, ci avrebbe creduto a quello che le stava dicendo. Possibile che avesse ragione? Possibile che Zayn stesse continuando nella sua falsa?
«Lo so che non mi crederai, lo so! Ma pensaci.. ok?»
«A cosa devo pensare, Perrie?»
«A questo..»
«Che Zayn sta pianificando la mia caduta a stile libero?»
Scoppiò a ridere fragorosamente, guardandola come se fosse impazzita.
«Oh andiamo Perrie. Potresti fare di meglio.. Questi mezzucci con me non funzionano..» o forse si, ma non l’avrebbe dato a vedere. «Zayn Malik non è capace neanche a fare due cose insieme, pensa se riesce a recitare così bene!» Tornò a camminare dopo averle dato delle pacche sulla spalla, ridendo fragorosamente a quella che per lei, non era poi così una battuta.
«Ripeto: queste stronzate con me non funzionano! Conosco tutte le tattiche per far crollare una persona. E tu non ci sei riuscita.»
«Io ti ho avvisato, Keyra! Zayn non è più innamorato di te!»
Disse Perrie, mentre lei tornava a camminare. Keyra la salutò con la mano e salì sull’ascensore, diretta in camera sua. Prima che le porte della stanza si chiudessero, guardò Perrie in faccia che se ne stava ferma di fronte alla sua porta. Era seria. Ma non vide il ghigno di Perrie quando le porte si chiusero.
E che il gioco abbia inizio.
 
 
Bussò per la terza volta alla porta del bagno.
«Maddie, mannaggia merlino in calzamaglia, vuoi muoverti?» sbraitò dando un altro pugno alla porta.
«Ho fatto!»
«Sembra che stai andando a conoscere la regina!»
Urlò in risposta, tornando verso il letto dove, su di esso, vi erano i vestiti pronti per il concerto. Semplici Jeans, stretti certo, una maglietta e un maglione abbastanza tranquillo, con sotto i tacchi alti. Lei era stata restia dai tacchi, perché al concerto voleva saltare e ballare, ma l’avrebbe fatto comunque anche con i tacchi.
Quando la porta si aprì, alzò le braccia al cielo esclamando una bell’ave Maria, facendosi guardare male dalla sua migliore amica.
«Che vuoi?»
«Non lo so, sei entrata in quel bagno quando c’erano ancora i dinosauri e si sono istinti!»

 Sbraitò prendendo i vestiti, borbottando bestemmie entrò e si chiuse la porta alle spalle. Erano in un fottuto ritardo, visto che tutti i parenti e amici sarebbero andati con un pullman al concerto.
Si vestì di volata, un po’ nervosa di dover rimanere per una buona mezz’ora dentro un autobus con Perrie, la madre di Zayn e le sue sorelle. Ma cercava di non pensarci. Dopo essersi vestita, si sistemò i capelli come meglio poteva e il trucco. Quando terminò uscì dal bagno, trovando Maddie appoggiata alla scrivania, a scrivere chissà quale cosa sul cellulare.
«Se non fosse che mi piace il genere maschile mi ti farei su quella scrivania, sai?»
Maddie, sentendo quella frase, alzò gli occhi dal cellulare e sorrise. «ti è passata l’incazzatura?» chiese, vedendola sorridere.
«No, mannaggia merlino! Andiamo, che ci staranno sicuramente aspettando!» Presa la borsa e il giacchetto aprì la porta, aspettando che Maddie passasse per poi chiudere la porta, seguendo la sua amica e dirigendosi verso l’ascensore.
Quando si ritrovarono nella saletta per la colazione dell’albergo, dove era l’appuntamento, c’erano tutti ma mancava qualcuno oltre a loro. Per fortuna, che vergogna se erano le uniche a far ritardo.
Appena entrate, ricevettero qualche sguardo bruto. Da Danielle e da Perrie, ovviamente. Ma c’era anche Danny, l’amico coglione di Zayn che, vedendola la guardò più che male. E senza dire niente ma, stava parlando con la gallina di Perrie.
Scrutando la gente e i parenti, notò una cosa. Le tre sorelle di Zayn la stavano guardando, tanto che si sentì un attimino in soggezione. Vide Doniya annuire in modo più che serio verso Safaa, per poi sciogliersi in un sorriso tornando a guardare sua sorella. Le vide parlottare, lanciando qualche sguardo verso di lei. Per un attimo pensò seriamente al peggio.
Arrivò anche Mary all’appuntamento, anche lei fasciata da un jeans e un maglione. Il giacchetto tenuto sul braccio, ansiosa quasi come loro. Non era per niente ma i loro amici, e il suo ragazzo si stavano per esibire al Madison Square Garden.
In massa tutta quella gente si mosse, dirigendosi nel retro dove un pullman li aspettava.
Quando furono tutti sul pullman si mise seduta da sola in quanto aveva bisogno di pensare mentre Mary e Maddison se ne stavano sedute cinque file a lei, parlottando di qualcosa. Lei guardò fuori dal finestrino per tutto il viaggio, spostando lo sguardo dalle macchine ai palazzi, persa nei suoi pensieri.
«Keyra!» Crollò dal mondo dei pensieri e sbattendo le ciglia si guardò intorno. Si giro verso dietro, avendo capito che erano le sue amiche ad averla chiamata. Vide infatti che si erano alzate.
«Vieni..?» Annuì debolmente e dopo aver preso la borsa, Sospirando si alzò e le raggiunse, per poi mettersi seduta su di loro.
«Keyraaaaa!» Diede un cazzotto giocoso a Mary che urlava.
«Che ti urli imbecille? Mi hai bucato un timpano!» La sfotté vedendo quanto fosse contenta.
«Stiamo andando al concerto dei One Directionn huuuu!» Urlarono entrambe, fomentate e alzando le braccia al cielo. Erano veramente entusiaste. Il suo sopracciglio scattò verso l’alto, sentendo quelle parole. C’erano o ci facevano?
«Ma vi fomentate, idiote? Tu – e indicò Mary - li conosci da due anni e uno dei cinque è il tuo ragazzo e tu – spostò lo sguardo su Maddie – beh, ci stiamo ancora lavorando!» La vide arrossire senza troppe pretese. Sapevano tutte e tre che, dalla parte opposta del pullman sedevano Danielle e Eleanor. Mentre dietro, Safaa e Doniya, che ovviamente non si stavano perdendo neanche un secondo di quella discussione.
Si girò a guardare verso Danielle, alzando un lato delle labbra vedendo la smorfia dovuta a quello che aveva detto. Se si aspettava di passarla liscia, oh! Non aveva ancora conosciuto la vera Keyra. Si scrutarono ma Maddie, rendendosi conto dello sguardo che si stavano lanciando la scosse per riportarla con il pensiero a loro.
 
 
«Amore mio, quanto mi sei mancato!» Aprì le braccia verso Zayn, che prima allargò gli occhi incredulo di quelle parole, poi però si fece avanti verso di lei, camminando come se fosse un bambino che aveva appena imparato a camminare. Tutti i loro amici rimasero increduli da quelle parole ma quando arrivò da Zayn, invece di abbracciarlo prese la sua testa e la piegò per avere i suoi capelli a portata di occhi.
Tutti scoppiarono a ridere quando, teatralmente accarezzava il ciuffo ora di nuovo nero.
«Ciao cucciolo, non sai quanto noi comuni mortali abbiamo sentito la tua mancanza!» sussurrò parlando amorevolmente al ciuffo, mentre Zayn si appoggiava al suo seno. Le risate dei suoi amici si espansero per tutta la sala.
Però si rese conto di una cosa. Zayn era appoggiato alle sue tette. E come lei parlava al suo ciuffo, lui parlava alle sue tette.
«Zayn!»
«Mhm..» Mormorò tutto preso nel suo appoggio.
«Molla i miei fianchi, per prima cosa. Seconda cosa.. stai parlando alle mie tette?» Disse immobile mentre Zayn continuava a starsene appoggiato al suo seno, sfregando la guancia su di esso.
Si alzò dalla sua posizione, non prima di aver chiesto scusa alle sue tette perché le stava lasciando. «Scusa eh, tu puoi parlare al mio ciuffo e io non alle tue tette?»
In effetti aveva ragione ma.. Si morse il labbro, guardandolo male. «Le mie tette non sono state usate come bagno per un piccione, Zayn!» Frecciò.
«No ma per altro si!» Sussurrò maliziosamente, mordendosi il labbro inferiore. Se non fosse per la battuta, gli sarebbe saltata addosso.
Era accaldato, sudato, con la canottiera stretta nei punti giusti e, per di più si mordeva il labbro. Non era da stuprare, ma da farlo diventare biondo con gli occhi azzurri.
La pizza che gli lanciò sul braccio scaturì la risata di tutti, mentre lei lo massacrava di botte.
«Emerito imbecille..» ansimò mentre continuava a picchiarlo, con Zayn che si rannicchiava in se stesso per nascondersi dai suoi schiaffi. Smise di menarlo di lì a pochi secondi, mandandolo pienamente a fare in culo e andando ad abbracciare il resto dei suoi amici, congratulandosi per il favoloso concerto.
 
 
Il concerto era andato alla grande. Come poteva andare male visto che i suoi amici erano stati grandiosi?
E il party post-concerto era andato alla grande, anch’esso. Lei però se n’era rimasta più che poteva in disparte, a pensare a ciò che Perrie le aveva detto.
Analizziamo la cosa un secondo.
Periodo perfetto al tempo della scuola, Zayn si è innamorato di Keyra, Keyra si è innamorata di Zayn. Keyra però se ne va, quindi lascia Zayn da solo e frustrato. Il moro passa due anni di merda, sempre con il rimorso e l’odio che gli covano dentro. Cosa non doveva portare il moro a prenderla per il culo?
Lo scrutò appoggiata al muro, con il suo fidato bicchiere di birra in mano. Sembrava il solito Zayn, non sembrava far finta di essere contento. Lo era davvero, ma forse era una felicità dovuta all’essersi esibito al Madison.
Perché doveva sempre succedere così? Perché non poteva vivere in santa pace la sua fottuta vita schifosa? Che poi tanto schifosa non era, ma fa niente.
Voleva solo vivere tranquilla e c’era sempre qualche casino o qualche sega mentale che la bloccava nel vivere tranquilla e pacata. Ora ci mancava anche la pulce nell’orecchio e lei seriamente finiva a parlare tutti i giorni con Albert.
Insomma al concerto non erano stati pochi gli sguardi che Zayn le aveva lanciato. Anche mentre cantava il suo assolo in They don’t know about us l’aveva guardata. Le aveva sorriso e riservato un occhiolino. I loro posti, come la maggior parte dei posti per le persone conoscenti al gruppo, erano nelle prime file. A destra e a sinistra della passerella, lei si era ritrovata a sinistra come gli amici. Per fortuna i genitori erano dall’altra parte.
Sbatté le ciglia quando qualcuno le posò una mano sul braccio e si girò a guardare chi fosse. Niall sorrideva dolcemente, con in mano il suo drink.
«Tutto ok?» Chiese, dolcemente.
«Si, tutto ok! Mi ero presa un momento per pensare!»
«A cosa?»

Arricciò le labbra e sorrise, scuotendo poi la testa. Non era il caso di rovinare la vita anche dei suoi amici, Niall in primis.
«Niente, pensieri di troppo!» Gli sorrise, per fargli capire che non doveva preoccuparsi e che era tutto sotto controllo. «Allora, come ti senti da primo Irlandese che si è esibito al Madison Square Garden?»
«Non ci credo, seriamente! E’.. E’.. wow!»
Scoppiò a ridere per quella risposta e Niall la seguì seduta stante.
«Sono così fiera di voi, ragazzi. Sia come amica che come fan!» Niall fece il verso di goduria nel sentire quelle parole per poi abbracciarla e darle un bacio sulla guancia.
«E noi siamo contenti che tu sia qui con noi!»
«Oh suvvia Niall..»
Disse arrossendo e ricambiando il bacio sulla guancia.
Tornò a guardare Zayn, che in quel momento parlava con Danny, sua madre e Perrie. Senza togliere il fratello di Perrie. Bel quadretto familiare, davvero.
«Avete litigato?» Si girò a guardare verso Niall che, come lei, guardava la scena.
«No, perché dovremmo?»
«Per Perrie!»
Per un secondo pensò che lui sapesse qualcosa e per quello le si bloccò il cuore in gola dall’ansia. «Perché è qui, perché voi non sapete cosa siete. Perché state ancora nascondendo tutto.»
«Sai che tra me e Zayn le cose non vanno come vanno di solito. Siamo diversi! E no, non abbiamo litigato per Perrie, Niall!» Tornò a guardare il gruppetto notando Perrie posare la mano sul braccio di Zayn mentre parlava con la donna che l’aveva messo al mondo.
Vide come Zayn si era girato a guardare Perald, come aveva scrutato male quella mano e come, subito dopo aveva alzato lo sguardo per guardare se Keyra lo stesse guardando.
Rimase inerme a guardare la scena, senza nessuna espressione in viso. Si guardò attentamente con Zayn e poco dopo lo vide, gentilmente, togliere il braccio dalla presa di Perrie.
Con un sospiro si stirò sul muro, passandosi una mano nei capelli. Il cervello le doleva per quanto stava pensando.
«Smettila di friggerti il cervello, Keyra! Qualsiasi cosa stai pensando, è sbagliata!»
«Non mi merita, dannazione. Guarda sua madre come è amichevole con Perrie. Guardale come vanno d’accordo. Io non ci riuscirò mai.. Zayn ama sua madre, si aspetta che la sua ragazza ci vada d’accordo. Io scappo ogni volta che alza lo sguardo su di me.»

Si stava autoconvincendo, di nuovo, che non era adatta a Zayn. A lei faceva male giocare, lo sapeva. Si andava sempre a scottare con qualcosa di troppo grosso per lei.
«Smettila, Keyra.. Guardami!» Si girò a guardare il suo amico, ora serio in viso. «La devi finire di pensare sempre che tutto vada contro di te. Pensi che Zayn non sappia come tu reagisci a queste cose? Pensi che non sappia quanto è difficile per te impegnarti?»
«Il problema è che lo farei Niall, mi impegnerei con Zayn se solo sapessi che non è..»
«Cosa..?»

Scosse la testa. Si era ripromessa di non rovinare la giornata ai loro amici.
«Niente, lasciamo perdere! Sta arrivando Mary, ergo.. divertiti!» Mary se lo venne a rubare nei secondi successivi, senza dar modo al biondo di continuare a parlare di quella cosa, trascinandolo in pista. Li guardò mentre ballavano, amoreggiavano e si coccolavano di fronte ad un fotografo.
Loro potevano vivere la loro storia di fronte a tutti, e lei ovviamente doveva sempre nascondersi. Non poteva dare un bacio a Zayn senza riscuotere odio in ogni dove. Da una parte le piaceva il fatto che entrambi erano molto riservati, ma dall’altra quella cosa pesava. E poi, non sapeva cosa c’era tra lei e Zayn.
Ovviamente si era detta di non finire di nuovo come due anni prima, invece ci era rifinita eccome. Di nuovo a non sapere cosa fosse con Zayn. Stavano insieme? Non stavano insieme? Erano scopamici? Scopamici innamorati? Non lo sapeva.
«Una sterlina per i tuoi pensieri!» Si girò a guardare il moro, sorridendo debolmente.
«Non vai in giro con le banconote pensa se ci vai con gli spicci, Zayn..» Lo sfotté con un sorriso, vedendolo appoggiarsi al suo fianco.
«Te lo darei quando saremmo in camera!» Sorrise, tornando a guardare la gente divertirsi. Come al solito lei, in quelle situazioni, si sentiva di troppo. Ma questa volta non poteva scappare, doveva rimanere fino all’ultimo.
Crollò il silenzio e Zayn, fortunatamente non diede spago nel sapere che cosa le passava per il cervello. Era meglio così. Non voleva turbarlo. Forse era il caso anche di non dire della discussione con Perrie.
«So cosa ha in mente..»
«Chi..?»
Domandò girandosi a guardarlo, inarcando un sopracciglio. Indirizzò il gesto del mento su un punto e lei seguì la traiettoria, finendo su Perrie.
Rimase in religioso silenzio girandosi verso di lui ma guardando altrove.
«Mi ha detto che avete parlato!» Si girò a guardarlo, facendo passare il suo viso tranquillo in un’espressione avvelenata.
«Che puttana!» Ringhiò tornando a guardarle la schiena, sperando seriamente di poterla uccidere con un solo sguardo. Zayn scoppiò a ridere in modo tonante.
«Cosa ti ha detto?» Chiese, preoccupata.
«Niente, mi ha solo detto che avete parlato. Ma non di cosa!»
Sorrise, in modo pronunciato verso la tipa.
«Cazzona!» Parlava più a se stessa che a Zayn. Lui sorrise.
«Me l’avresti detto?»
«Si, ma non oggi. Oggi è il vostro giorno e nemmeno quella stronza si deve permettere di rovinarvelo.»

«Quindi non mi dirai cosa vi siete dette?» Chiese.
«Non oggi..»
«Un indizio?»
Si girò a guardarlo, pensosa. Lui buttò fuori il labbruccio per allisciarsela. «Piccolo piccolo.» Sussurrò con tono smielato.
Tornò a guardare la sala, scuotendo la testa divertita.
«Diciamo che hai visto già una scena simile. Solo senza tentativo di menarmi!» Gli occhi di Zayn brillarono al ricordo.
«Tu e Sophie a casa di Liam?»
«Si, molto simile.»
«Oh cazzo!»
Gemette, mordendosi il labbro e facendo girare Keyra verso di lui, incredula. «Merda, perché non mi hai aspettato? Lo sai che mi eccito quando sottolinei che sono tuo..» Scoppiò a ridere fragorosamente quando vide lo sguardo eccitato di Zayn che si mordeva il labbro nevrotico.
Il moro le passò un braccio sulla spalla, staccandosi dal muro.
«Andiamo a fumare?»
«Speravo in un altro invito..»
«Tappa bagno?»

Scoppiò a ridere anche se, camminando insieme a lui non si stavano dirigendo al bagno, ma al balcone del palazzo per fumare.
«Prima dovremmo mangiare due brownies.»
«Le nostre colazioni supercaloriche
tubò deliziato al ricordo - Mi mancano e con esse le tappe al bagno!» Entrambi scoppiarono a ridere a quella frase di Zayn. Non poteva credere che Zayn Malik, quel Zayn Malik la stesse prendendo per il culo. Ma anche se fosse stato il più vicino possibile al vecchio Zayn, l’idea che la stessa prendendo per il culo ancora balenava nella sua mente. Ma avrebbe solcato la scena.
«Io però te lo devo dire!»
Lui si appoggiò all’inferriata, lei invece si fermò di fronte a lui guardandolo. Zayn, vedendo che indossava solo quel maglioncino si tolse la giacca e la posò sulle piccole spalle della ragazza. A quel gesto, il cuore di Keyra si sciolse come miele nel latte caldo. La terrazza era vuota, in quel momento nessuno era uscito a fumare. Loro erano gli unici.
«Che cosa?» Chiese riferendosi al fatto che doveva dirle qualcosa.
«Prima ho parlato con i manager!»
«E..?»
«Dicono che..»
Non le piaceva affatto. Sentiva che la cosa non andava bene per niente. «..che anche se ci siamo lasciati le fan è molto affezionata a noi e..»
Lo guardò, in silenzio, in attesa. Sapeva dove voleva arrivare e sapeva anche chi c’era dietro.
«..E mi hanno proposto un contratto.. Ovviamente loro sono interessati solo ai soldi, e la nostra coppia ne portava molti. Sia a noi, che a loro.» Terminò, guardandola. La sigaretta di entrambi si fumava da sola. Nessuno dei due stava facendo tiri da quando l’avevano accesa.
«Non so che cosa vi siete detti, ma capisco che c’è qualcosa sotto. Non voglio sapere cosa, ma capisco che voi due vi siete fatte una sfida!»
«Non avevo pensato ai manager. La stronza usa ciò che io non ho!»
Parlò più a se stessa che a lui, che in tutto quello rimaneva silenzioso.
Prese a camminare per la terrazza, con il passo meno delicato che una donna può avere pensando a quella cosa.. Stava giocando la carta jolly, il che era disarmante per lei.  
«Oh no.. oh no! Quella melanzana non ti avrà di nuovo! Con o senza un cazzo di contratto!» Sbraitò, scoppiando come una bomba. Eh, quando si ha la possibilità di avere manager pronti a tutto per farti guadagnare, riesci ad avere tutto.
«Key.. non devi preoccuparti..»
«Mi preoccupo eccome, Zayn!»
Sbraitò come impossessata da un demonio. Era avvelenata. Nel vero senso della parola. «Ti aveva, ma ha deciso di lasciarti. Che diavolo vuole ora? Insomma ha fatto tutto da sola e adesso torna sui suoi passi?»
In quel momento le sembrava nulla anche il fatto che Zayn potesse ancora prenderla in giro. Ma ci stava ancora pensando. E se fosse tutto calcolato? Se Zayn prendesse quella di situazione per farla soffrire? E se fosse come dicesse lei?
Zayn la guardava del tutto pacato, ma con un sorriso, appoggiato all’inferiata. Si staccò solamente quando Keyra riprese a camminare come impazzita per la terrazza, nervosa come non mai. Insomma Perald voleva morire. Ok, non c’erano problemi.
Si sentì bloccata e si girò a guardare Zayn, che sorrideva. La prese per mano, la condusse di nuovo sull’inferiata e ci sia appoggiò.
Le posò le mani sulle guance e delicatamente prese a baciarle tutto il viso, con una calma che riuscì a farle passare l’incazzatura.
«Devi calmarti, per favore.. Se tu ti agiti mi agito anche io, e noi due agitati nella stessa stanza sai cosa potrebbe succede?»
«Uccidiamo Perminchia, il che è solo un bene per l’umanità!»
Zayn ridacchiò ma continuò a darle tutti dolci baci sulle guance, occhi, fronte, naso. Mai sulle labbra.
«No, ci scanniamo tra noi! E tutto voglio che finire questa serata a tenerti il broncio. Te l’ho detto solamente perché non voglio nasconderti la verità.»
«Tu che hai deciso di fare? Vuoi firmare quel contratto?»

«No, non voglio!» E il cuore perse un battito per poi cominciare a pompare sangue in ogni dove dalla felicità.
«Perché sento un “però” dietro a queste parole?» Chiese continuando a rimanere sotto i baci di Zayn, a guardarlo negli occhi quando le passava di fronte, mentre continuava a calmarla.
«Ne parliamo domani, ti va?»
«No, ne voglio parlare oggi.»
Ammise, con l’ansia che l’aveva praticamente mangiata viva.
Zayn smise di darle i baci sul viso, per abbracciarla. Ricambiò l’abbraccio e strinse le mani nella parte dietro della sua camicia.
«Vogliono che sia più.. diciamo.. visibile..»
«Quindi farti fare più foto dai paparazzi..»
«Già.. E se possibile, farmi vedere con qualche donna.»

Crollò il silenzio a quella frase. Non aveva il coraggio di dire qualcosa.
«Dicono che sono “troppo” solo, che non mi faccio mai trovare dai paparazzi, quindi le fan non sanno nulla su di me..»
«Perché devono sempre pensare ai soldi, dannazione? Non pensano che sei un ragazzo di vent’anni e che vuoi stare per i cazzi tuoi?»
«No, non gli interessa. Ma lo sapevo quando ho cominciato questa cosa! Non mi pesa questa cosa a me..»
«E allora cosa c’è che non va?»
«Zayn..»
Entrambi guardarono verso la porta del terrazzo, trovandosi il fratello di Perrie. «Sono arrivati i paparazzi! Ti cercano!» Ma faceva da portavoce quello? Si girò verso Zayn, guardandolo preoccupata. Lui annuì verso il fratello di Perrie e tornò a guardarla, sorridendo. Le sfiorò la guancia con due dita, delicatamente.
«Ne parliamo domani, ok?»
Annuì, un po’ in ansia.
«Keyra.. troveremo una soluzione!»
«Certo che la troveremo! Ne quella stronza ne i tuoi manager mi allontaneranno da te, e fanculo tutti!»
Sbraitò ancora incazzata, sentendo di nuovo il sapore di bile in bocca. Il che non era un bene per nessuno, perché quando c’era il sapore di bile sulla lingua significava che era davvero molto, molto incazzata. E che non si sarebbe fermata finché le cose non sarebbero andate come diceva lei.
Zayn sorrise, vedendola così combattiva. «Adoro quando esce questa parte di te!»
«Io no, mi sento divisa in due. Come se questa parte di me fosse un brutto mostro!»
«Questo brutto mostro ha le labbra più sensuali che io abbia mai visto!»
E detto questo, senza darle il tempo di rispondere la baciò con tanto di quel trasporto da farle diventare le gambe come gelatina. Si dovette aggrappare alle sue spalle per non cadere ma Zayn la sostenne per i fianchi, sorridendo sulle sue labbra.
Prima di andarsene le lasciò un altro piccolo bacio sulle labbra perfette.
«Rientra, che fa freddo. E divertiti, non startene in disparte con quel muso! Stasera non è la serata adatta per pensare. Divertiti e lasciamo tutto a domani, ok?»
Annuì mentre le depositava un bacio sulla guancia arrossata per il freddo, guardandolo poi andare dentro al locale per incontrare i paparazzi. Sapeva che sarebbero arrivati, gliel’avevano detto i suoi amici che ad un tratto della serata i buttafuori avrebbero permesso di far entrare i paparazzi per fare qualche foto.
Rientrando si vide andare incontro Maddison, più che brilla e allegra come non mai. Sorrise e ricambiò l’abbraccio quando Maddie l’abbraccio.
«Ti voglio bene!»
«Anche io cucciola!»
«Posso saltare addosso a Liam?»

Scoppiò a ridere fragorosamente quando le chiese quella cosa, seria in volto e annuì, divertita. Chissà se l’avrebbe fatto davvero. Alzò lo sguardo e cercò il ragazzo tra la folla, vedendo che anche lui era bello allegrotto. Forse c’era una speranza che quei due discutessero sotto le lenzuola.
La girò verso il ragazzo e la spinse delicatamente verso Liam e vedendola inciampare a pochi passi da lui capì che c’era una buona percentuale che quei due quella sera, avrebbero fatto faville sotto le lenzuola.
Insomma, si sapeva che il miglior modo per fare pace era sotto le coperte, no? Loro potevano risolvere i loro problemi in quel modo. E sorrise quando Liam si avvicinò aiutandola a rialzarsi. Il sorriso che si lanciarono le fece capire che quei due, non ci stavano capendo un cazzo quella sera.
«E ora pensiamo a Danielle!» Disse a sé stessa cercando tra la folla la ragazza che ballava sfegatatamente in mezzo alla pista. Ghignò.


Note dell'autrice: HELLO EVERYBODYYY! come state? Vi sono mancata? Quanto vi sono mancata? Che dite? Io sto uno spettacolo togliendo che ho sonno, sono le 01.17, devo ancora struccarmi e cambiarmi eeee.. vorrei fare almeno un pezzettino di un nuovo video. Ma questo dopo.
Allora, iniziamo come al solito con il prologo di chiacchiere inutili.
1. Sono rimasta bloccata in alcuni pezzi. Non riuscivo a terminare il capitolo e ovviamente non mi piace, ma almeno l'ho finito. Quindi prendetevelo com'è.. Pieno di errori o non. Schifoso o non.. Grazie a Giorgia che mi ha aiutato a sbloccare il blocco che avevo ♥ Anche se non leggerà mai, visto che non segue - se non erro - questa FF.
Btw..
2. Ringrazio tutte quelle persone che di testa loro hanno invitato la mia FF agli amministratori per farla entrare nelle storie scelte. ♥ Vi amo, davvero. Siete la dolcezza infinita. Ma penso che se la mia FF va a finire nelle storie scelte io entrerò in grezza totale e mi sotterrerò sotto terra dalla vergogna. Ma grazie davvero, siete dolcissime a "pubblicizzare" la mia FF.
3. Ripeto che leggo tutte le recensioni e che vi amo sempre di più. Ma oggi mi metterò lì a rispondere a qualche recensione. Domani continuerò tanto ho la giornata tranquilla.
4. *--* Timidamente vi dico che ho fatto un nuovo video Keyra e Zayn:
http://www.youtube.com/watch?v=2JyIQSn1Eco Lo trovate qui. Spero vi piaccia, tesori.
5. Sento che mi sto dimenticando qualcosa, lo so.. Ma vabbeh.. Amen! Me lo ricorderò nel prossimo capitolo.
VI AMO, non dimenticavelo mai. E per regalino di San Valentino vi regalo una rosa:
 

                                                                     

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** capitolo diciotto ***


"mi dissero che per farlo innamorare dovevo farlo ridere.
Ma ogni volta che ride...M'innamoro io!"

 

Sentì il campanello suonare e aprì gli occhi così velocemente che se qualcuno la stesse guardando avrebbe come minimo lanciato un urlo.
«Oh cazzo!» se ne uscì poco finemente, buttando via le coperte e volando fuori dal letto, correndo per la casa che - sapeva – era vuota.
Scese le scale due a due, maledicendosi. «Merda merda.. non mi sono svegliata scusami Julian. Da quanto st..» Quando la porta fu aperta, invece di ritrovarsi suo fratello Julian si ritrovò Zayn. Lo guardò interdetta, non del tutto sveglia.
Prima che collegava il cervello Keyra aveva bisogno di una doppia dose di caffè, quindi non si rese conto che non si vedevano da una settimana, si erano sentiti poco e niente visto che Zayn stava sempre a qualche intervista e lei lavorava ad ogni ora del giorno e della notte per guadagnare qualche soldo in più – ma soprattutto per staccare il cervello – e che era passata una settimana senza vederlo. Era tornata il giorno dopo il Madison, e ovviamente non avevano parlato di quello che era successo. In quella settimana cercava di pensarci il meno possibile, ma ogni volta che pensava a Zayn lo vedeva sempre più distaccato da lei. E aveva una paura fottuta. Per quello aveva preso a lavorare arrivando quasi a fare 12 ore di lavoro consecutive.
«Che ci fai qui?»
«Portavo la posta!»
rispose sarcastico il moro.
«Ma che ore sono?» chiese, rilassandosi un pochino e, effettivamente, non collegando bene il cervello e la situazione.
«Le otto meno venti.»
«Ah..»
«Beh.. è questo il bentornato che mi dai?»
Lo guardò male, sbadigliando e grattandosi una guancia.
«Che bentornato volevi? Io mi sono appena svegliata, non so neanche chi tu sia!»
«Vediamo di fartelo ricordare..»
fece per avvicinarsi ma lei, sapendo che si era appena svegliata e che non aveva niente da principessa – sfido chiunque a svegliarsi pettinata e profumata come un fiorellino - scappò via dalla sua presa ringraziando il clacson di suo fratello che suonò per avvisarla che stava arrivando.
Zayn sbuffando si girò a guardare chi fosse. Vedendo che era suo fratello, rimase immobile sulla porta come pietrificato. Appena la macchina si fermò Keyra si avvicinò ad essa, sorridendo mentre vedeva sua nipote scalciare per farsi togliere quelle fibbie che la tenevano incastrata sul seggiolino. Quando la portiera aperta da suo fratello dall’interno si aprì si fermò, aprendo le braccia e aspettando quella nana che era sua nipote che cominciò a correre verso di lei ridendo.
«Zia.. Zia Keyra» La guardò prendere la bambina da sotto le braccia e alzarla su, posandosela su un lato.
«Ciao nana! Ma come siamo belle!» sussurrò, per poi darle un bacio dopo che la bambina le aveva buttato le braccia al collo. Julian scese dalla macchina e sorrise.
«Vestita così si accoglie la nipotina?»
«Se non fosse stato per Zayn neanche mi avresti trovato qui! Non mi è suonata la sveglia!»

Puntualizzò ridacchiando e parlando con tono non del tutto reale, mentre si guardava negli occhi con Summer.
Suo fratello le diede un bacione sulla guancia per poi dirigersi sicuramente da Zayn per salutarlo. «Allora, come stai nanerottola?» chiese alla bambina, dolcemente.
«Sto bene rispose giocando con una sua ciocca di capelli, distrattamente.
«Me lo dai un bacio?» e sporse le labbra per farsi dare un bacino dalla bambina. Lei le sfiorò delicatamente e sorrise. Era l’amore quella bambina. Poteva essere solo la figlia di suo fratello. Sicuramente, tutto l’amore l’aveva preso da Julian, perché la guardava come Julian. Venerazione allo stato puro nei suoi occhi.
«Sei contenta di passare un po’ di tempo con la zia?»
«»
rispose, abbracciandola di nuovo e affondando la faccina nel suo collo. Lei si girò verso i due maschi e sorrise. Zayn era una statua, mentre Julian era la naturalezza in persona. Fortunatamente con gli anni aveva lasciato un po’ le briglie sulla gelosia morbosa su di lei, ma sarebbe tornato ad essere geloso, sicuramente, quando avrebbe saputo che si stavano frequentando.
«Ehi! Se non avesse detto il tuo nome non ti avrei riconosciuto. Mio dio come sei cambiato, come stai?» Zayn le lanciò uno sguardo di puro panico e la guardò come se suo fratello fosse totalmente impazzito.
Lei si lasciò andare ad una risata di cuore, vedendo la sua espressione impanicata, ma lo vide rilassarsi quel tanto per ricambiare la stretta di mano e abbracciarlo.
«Bene bene! Anche tu vedo che stai bene, e con una figlia!»
«Già.. Non sapevo che vi sentivate ancora!»
«Julian.
lo ribeccò Keyra, guardandolo di slancio. Zayn sorrise imbarazzato.
«E chissà che ho detto.. Mi stupisco solamente. Mamma non mi ha detto che avevi incontrato di nuovo i tuoi amici..» Ribadì l’uomo, ridacchiando.
«Per fortuna! Hai tempo di un caffè?»
«No, purtroppo no! Sono in un ritardo mostruoso. Grazie ancora per tenere Summer!»
E mentre lui salutava ancora Zayn, lei guardò la bambina appoggiata alla sua spalla.
«E’ sempre un piacere passare un po’ di tempo con questa nanerottola!» Dopo un bacio e averle consegnato la borsa della piccola, con tutto ciò che serviva per cambiarla e altro entrò in macchina.
«A presto Zayn! Poi magari ci prendiamo una birra!» disse dal finestrino aperto e facendo retromarcia se ne andò. Zayn aveva annuito, con un sorriso di puro panico.
«Che incantesimo gli è stato fatto per non avermi ammazzato seduta stante?» Domandò il moro, seguendo Keyra in casa e prendendo la borsa che teneva, mentre lei se la rideva beatamente.
«Non ha tempo di sfogare la sua gelosia. Ha una moglie e una figlia, un lavoro che lo occupa per tutta la giornata. Ci manca solo che pensi alla gelosia e esce pazzo!» Chiusa la porta si diresse in salone, Zayn appoggiò la borsa sul tavolino e Keyra mise per terra la bambina.
«Hai fatto colazione nana?»
«Cì..»
Lo disse guardando incuriosita Zayn, che rendendosi conto dello sguardo la guardò stranito.
«Hai fame?»
«Cì!»
«Sai rispondere solo si?»
la sfotté entrando in cucina e prelevando il necessario. Caffè, in primis. Prese biscotti e latte per la pupa, girandosi poi a guardare la scena. Zayn si massaggiava una mano, guardando Summer e Summer era rimasta nello stesso punto dove l’aveva lasciata Keyra, a guardarlo male. Ridacchiò. Si, era figlia di Julian, decisamente.
«Cì, peffavore!» Non era quello che voleva sentirsi dire Keyra. Lei intendeva che aveva risposto solamente sì, ma Summer abituata sicuramente ai richiami dei genitori, metteva per favore appena veniva ribeccata. Deliziosa.
«Tu hai fatto colazione?»
«Per me è ancora notte inoltrata, Keyra!»
«Ok, farai colazione con me. Che hai fatto alla mano?»
chiese tornando in salone con la roba per la colazione e notando che era arrossata.
«Niente..» Se la mise nella tasca del giacchetto facendo una smorfia. Keyra posò il latte sul tavolo dirigendosi da lui e tirando fuori la mano dalla tasca.
«E’ arrossata.» Aveva anche dei tagli sulle nocchie, come se fosse stato il freddo. Non usciva sangue – non tanto da preoccuparsene almeno -. Spinse sulle nocchie, sentendolo gemere e lei alzò lo sguardo per guardarlo. «Questo è niente..? A chi hai dato un pugno?»
«Al van!»

Interdetta, lo scrutò accigliata. «Al van? Hai dato un pugno al van?»
«Si.. Meglio che alle fan dei The Wanted!»
«Ok..»
Perché la gente doveva divertirsi a mettere in bilico la pazienza di Zayn? «Nana.. ti presento Zayn, un mio amico.» La prese in braccio e la guardò. «Non guardarlo così, Summer.» Si avvicinò di nuovo a Zayn e la bambina pian piano perse quell’aria accigliata che aveva totalmente ripreso dal padre. Pian piano, sul suo visino arrivò l’espressione che Keyra si aspettava da un momento all’altro. E bastò un sorriso del moro a farla sciogliere del tutto. Eccola quell’espressione. L’incredulità.
«Bello vero?» domandò a pochi centimetri dal suo orecchio.
«»
«Buon intenditrice.. L’espressione l’avrà ripresa anche da Julian, ma i gusti sugli uomini tutti dalla zia!»

Zayn rise di cuore e la boccuccia rossa di Summer si aprì formando una O perfetta. «Guardala.. guardala..» disse divertita in direzione di Zayn, mentre gli occhi diventavano totalmente a cuoricino verso il moro. Si stava divertendo come non mai a guardarla. La bambina si aggrappò alla felpa della zia, la guardò per un secondo e poi tornò a guardare sognante Zayn. Ridacchiò.
«Ora zia ti lascia con Zayn, va bene?» E la bambina annuì così sicura che Keyra ridacchiò. «Ti va di andare in braccio a lui?» Ancora un gesto della testa e la mora rise. «Eh, chissà come mai lo immaginavo!» E Zayn allungò le braccia, sorridendo felice. Pure lui sembrava un bambino di fronte ad un albero di natale. Poco dopo capì il perché.
«Da quanto che non sto con un bambino. Goditela ora che è piccola, poi cresce!» sussurrò mentre Summer allungava le braccine, desiderosa di andare in braccio a Zayn. La prese e Keyra gliela lasciò dandogli un colpetto sul petto, superandolo.
«Dove vai?»
«A prendere una pomata per la tua mano e una garza. Spegni il caffè?»
Urlò salendo le scale a due a due.
Zayn guardandosi con la bambina si diresse in cucina e spense il caffè come richiesto da Keyra. Sempre con la bambina in braccio tirò fuori due tazze e posate sulla macchina del caffè mise il caffè dentro le tazze, per poi portarne una ad una sul tavolo del salone. Summer in tutto questo continuava a guardarlo e Zayn continuava a sorridere.
«Tu sei un principe?»
«Ho sentito bene?»
Chiese entrando di nuovo in salone, dirigendosi dai due. «Ti ha appena dato del principe?»
«Si..» Lo disse con tono divertito girandosi a guardarla.
La mora scoppiò a ridere fragorosamente a quella cosa. Non disse nulla su quella frase, rise solamente.
«Che hai da ridere, gallina? Io sono un principe!»
«Si, sul pisello!»
Allungando le braccia fece capire a Zayn di lasciarle Summer ma quest’ultima non si staccò dal suo collo. Sorrise.
«Cucciola.. Devo medicare il principe!»
«Lasciala, la tengo con l’altro braccio.»
Sospirando gli indicò di sedersi e dopo essersela messa sulle gambe Zayn porse la mano su cui si era fatto male. In silenzio disinfettò i tagli e poi mise una pomata, rimanendo in totale silenzio. Ogni tanto sorseggiava il suo caffè, cercando di far attivare il suo povero cervello ancora addormentato.
«La devi finire di prendere a pugni qualsiasi cosa tu abbia davanti Zayn.» Obiettò contrariata, stringendo la garza e sentendolo gemere. Alzò gli occhi e sorrise, felice di avergli fatto capire che si, l’adrenalina ti portava a non sentire dolore, ma quando l’adrenalina passava il dolore lo si sentiva, eccome.
«Altro, per favore!» La vocina delicata di Summer la fece ricrollare sul mondo dei vivi e vedendola con le mani a conca, sicuramente si aspettava un altro biscotto.
Lo prese dalla scatola e glielo consegnò, non prima di averle sfiorato i capelli dolcemente.
Continuò con la fasciatura in religioso silenzio.
«Keyra..» Alzò lo sguardo dal suo lavoro e fissò Zayn, chiedendogli con lo sguardo cosa volesse. «Io, te e una bambina!» Sbatté le ciglia e guardò interdetta Zayn, poi scosse la testa sorridendo.
«Non sperarci Malik! Non stiamo neanche insieme e già mi chiedi un figlio?» Lo sfotté ma non poté prendere in giro se stessa quando l’aveva sentito dire quella cosa. E per il modo in cui l’aveva guardata.
«Tentar non nuoce, no?»
Scoppiò a ridere sentendolo dire quella cosa. Bloccò la garza e si alzò, prendendo la sua tazza di caffè pronta per farsene un’altra, ma venne bloccata. Summer continuava a starsene tranquillamente seduta sulle gambe di Zayn, riempiendo sia i suoi vestiti che quelli del moro di briciole. La tirò per un braccio e la fece piegare, per depositare un lieve bacio sulle sue labbra. Zayn teneva la testa verso indietro, lei sopra di lui.
Rimasero in quella posizione per due o tre minuti, semplicemente guardandosi negli occhi. Cioccolato puro nel caramello. Assorbì delicatamente tutte le sfumature dei suoi occhi che amava con tutta se stessa. Erano occhi in grado di incantare e lei non era in grado di bloccare quella magia. Ne rimase abbagliata e per un nano secondo rimase con il vuoto nel cervello. Cosa diavolo riusciva a fargli quel ragazzo?
Non poté resistere e affondò le mani nei suoi capelli, rendendo il bacio più focoso e sentendolo ricambiare. ‘Dio, l’avrebbe mandata al patibolo con quelle labbra, lo sapeva.
«Bentornato!» Disse sorridendo quando si staccò da lui, dirigendosi a prendere un’altra tazza di caffè.
Accese la tv nello stesso momento che Zayn prendeva Summer sotto le braccia e si buttava con lei sul divano a guardare la televisione, mentre Keyra sistemava le cose della colazione, sorseggiando contemporaneamente il caffè. Quando lo terminò, posò la tazza nel lavabo.
«Cucciola, che ne dici se adesso io vado a farmi la doccia e poi andiamo al parco?»
«Cìììì!»
Urlò entusiasta la bambina, alzando le braccia al cielo, contenta.
Sorrise. «Tu che fai? Torni a casa?» Chiese pensando che fosse stanco per il viaggio e che si volesse riposare.
«Veramente ho dormito in aereo. Se non sono di troppo posso unirmi?»
Alzò le spalle, indifferente. «Va bene. Stai tu con lei mentre io mi lavo?»
«Certo!»
E detto questo se ne andò dalla stanza, fidandosi di Zayn anche perché aveva avuto due sorelle. Se non sapeva farci lui con i bambini allora lei doveva aver ammazzato Summer mesi prima.
Non perse tempo e prendendo dei vestiti puliti dal cassetto si diresse in bagno, entrando subito dopo in doccia e mettendo la musica allo stereo si preparò. In meno di un’ora fu pronta e pulita. Quando scese in salone, guardando l’orologio al suo polso notò che erano le nove e mezza.
Entrata in salone notò Zayn e Summer che giocavano con le barbie. Si appoggiò allo stipite della porta a guardarli giocare.
«Perché piange?» Domandò Zayn preoccupato. Forse non riusciva a capire come giocare con quella bambina. Non sapeva in che casino si era messo.
«Perché ha fame..»
«Quindi tu hai fame?»
«No, lei ha fame!» 
Zayn prese il piccolo biberon e lo avvicinò alle labbra del piccolo che teneva in mano Summer.
«Ma dov’è mamma Keyra quando serve?» Si chiese Zayn, in un sussurro che però sentirono sia Summer che Keyra.
«Mamma Keyra è a fare la spesa mentre papà Zayn guarda piccola Summer!»
«Oh cristo!»
Ansimò impaurita e si staccò dallo stipite facendosi avanti e facendo girare i due.
«Mamma Keyra? Ehi..» Strappò di mano le bambole a Zayn che ridacchiava notando la sua ansia. «Summer, tu sei mia nipote. E così rimarrà per sempre, fortunatamente!» Recitò, con il panico disegnato sul viso.
«Mamma Keyra si è arrabbiata!» Non ci pensò neanche due secondi a massacrarlo di botte con la barbie femmina, che sicuramente quel giorno era diventata mamma Keyra. Summer aveva quella cosa di dar nomi alle bambole quando incontrava qualcuno di nuovo. Il suo gioco preferito era “formare la famiglia felice”.
Aveva conosciuto Seth e Phoebe al parco? Papà Seth e mamma Phoebe. Lei era sempre la figlia. La cosa era stata divertente in passato, quando l’aveva accompagnata al parco finché non si ritrovò ad essere una mamma e sposata con Zayn, deciso da sua nipote.
Rimettendo le bambole nello zainetto di Summer, glielo fece indossare dopo averle rimesso il giacchetto. Uscirono in totale silenzio mentre Summer che ormai conosceva la strada per il parco, camminava a pochi metri da loro, saltellando allegramente.
Quel giorno c’era una bella giornata di sole. Quando era uscita quella mattina aveva notato le nuvole, ma fortunatamente si era schiarito e ora addirittura il sole ti riscaldava il viso.
Infatti, senza pensarci troppo, buttò la testa verso indietro e si godette i raggi uv sul viso, sentendo la melanina entrare nella sua pelle. Ahhh che delizia.
«Come stai?» Aprì gli occhi e per un secondo venne accecata dal sole, ma si girò verso Zayn che camminava al suo fianco.
«E’ un tono ansioso il tuo?» Chiese, incredula.
«Un po’..» Ammise il moro, sorridendo.
«E perché mai?»
«Beh.. è passata una settimana e..»
«E..?»
Lo incitò quando capì che non voleva continuare..
«..Ci siamo sentiti poco questa settimana, dopo quello che è successo!»
«Quindi..?»
Era ansiosa anche lei, ma non lo diede a vedere. «Summer, aspettami per attraversare la strada!» Allungarono il passo e prese per mano la bambina e da brava aveva controllato prima a sinistra e poi a destra, per poi passare. Quando fu di nuovo sul vialetto, tornarono a passeggiare lentamente mentre lei canticchiava e saltellava.
«Non lo so.. Ho avuto l’impressione che..» Ancora lo guardò tranquilla. «Che.. Non lo so.. Magari.. Boh!»
«Parla tranquillamente Zayn.. Sai che non ti sfotto quando si parla di noi!» L’avvisò, per farlo stare tranquillo. Lo vide passarsi una mano nei capelli, nervoso.
«Ho l’impressione che ci siamo allontanati!»
Sorrise, sentendo che avesse la sua stessa paura. «L’ho pensato anche io..» Ammise con un sussurro. Zayn si girò a guardarla e sospirando tornò a guardare la bambina.
«Sai il motivo?» Zayn le chiese quella cosa con un tono che poteva essere chiamato “ansioso”. Era l’ansia in persona e per un secondo si ritrovò a sospirare.
«No, solo tante seghe mentali! Tu?»
«No, ma credo sia per paura?»
Lo chiese a mo’ di domanda, come per chiedere a lei. E che ne sapeva lei?
«Paura? E di cosa? No, io credo solamente che ci siano troppe cose lasciate in silenzio, ultimamente. Non che ne faccio una colpa.. Io ho lavorato, tu eri occupato. Dobbiamo solo discutere di quel contratto, di cosa ti sei detto con i tuoi manager e io di cosa ho parlato con Perrie.»
«Quando vogliamo farlo?»
Chiese, ansioso.
«Non spingiamo troppo le cose Zayn. Se non ne abbiamo parlato il giorno dopo significa che non siamo pronti a farlo, quindi direi di far venire fuori da soli questi discorsi.»
«Si hai ragione!»
«Goditi il momento, senza pensarci troppo. Quando sarà il momento ne parleremo, ok?»
«Ok!»

Summer attese Keyra per attraversare la strada. La prese per mano e dopo aver attraversato la strada entrarono nel parco.
«Ah.. Zayn!» Lo richiamò.
«Cosa?»
«Io ho sempre ragione.»

La risata argentina di Zayn si espanse per il parco vuoto.
 
Seduta sulla panchina, Keyra Smith si godeva una mattina di totale riposo dopo giorni di lavoro. Se ne stava lì, su quella panchina, a guardare Zayn e Summer giocare insieme. Erano di fronte ad un laghetto, e Zayn teneva Summer per le mani facendola stare sul pelo dell’acqua.
Si fidava di lui perché aveva avuto due sorelle più piccole quindi sapeva come cavarsela con una bambina. I lamenti ‘sta attento ’ ‘non farla cadere’ e cavolate varie non doveva neanche dirle. Zayn era perfetto per stare con una bambina.
E lei ogni volta che vedeva Zayn con un bambino piccolo si scioglieva come miele nel latte caldo. Qualcosa dentro di lei si muoveva. Le tante foto, i tanti video di Zayn con i bambini avevano scaturito in Keyra qualcosa che non sapeva neanche spiegare.
Lì, seduta sulla panchina, con le braccia sullo schienale si godeva la risata di Summer che si stava divertendo un mondo e Zayn che sorrideva in modo spensierato. Sembrava essere il solito Zayn, il suo Zayn. Non una persona famosa, ma un ragazzino che gongolava di piacere nello stare con una bambina.
Summer arrivò da lei correndo, guardandola con la felicità disegnata in viso.
«Cosa nana?»
«Cigni.»
«Si, i cigni!»
Rispose, notando come puntava il ditino sui cigni. «Vuoi dargli da mangiare?»
«Cì!» Keyra prese il pacchetto di pane che si era portata da casa e guardò Zayn, ancora in riva al laghetto. Il moro annuì, facendole capire che sarebbe stato lui con Summer.
Consegnò il pane alla bambina e la guardò ancora correre verso Zayn che la prese in braccio.
Era in quei casi che avrebbe voluto smettere di prendere la pillola e fare un figlio con quel ragazzo. Era la dolcezza in persona e lei ogni volta si scioglieva. Sapeva che Zayn era un uomo perfetto per fare il padre, ma non si poteva. Non è che non si poteva è che non era proprio pensabile come cosa. Zayn era nel pieno del suo successo e un bambino avrebbe rovinato tutto. Ma poi cosa pensava? Lei e Zayn neanche stavano insieme e lei già pensava ad un figlio? Dio, vederlo con i bambini le faceva più che male.
Pur di non pensare a quella cosa prese il libro nella borsa e cominciò a leggere, coccolata dalle risate dei due che continuavano a dare il cibo ai cigni.
«Chi vuole volare?»
«Summer.. Summer!»
urlò la bambina facendole alzare gli occhi dalla pagina che stava leggendo. Zayn la prese sotto le braccia per mettersela sulle spalle.. Oh no, oh no! Ora moriva di diabete eh. Ma si poteva essere così belli?
Con il viso puntato verso il libro ma con gli occhi addosso ai due, guardava Zayn portare la bambina un po’ qua e la, con Summer che teneva le braccia aperte.
«atterraggio di emergenza, atterraggio di emergenza su Zia Keyra!» e togliendosela dalle spalle la fece appoggiare alle sue gambe, ora libere dal libro in quanto aveva capito che di lì a due secondi gliel’avrebbe messa sopra. La bambina rimaneva in piedi sulle sue gambe, abbracciandola poi di slancio.
«Aereo ferito, ripeto.. aereo ferito.. deve essere curato da Zia Keyra!» Si girò verso Zayn, mordendosi l’interno della guancia trattenendo a stento un sorriso.
«Non ti avrò curato un po’ troppo oggi?»
Sprizzava gioia da tutti i pori quel ragazzo. E a lei mancava il respiro. Il moro buttò fuori il labbro inferiore, per fare la faccina di dispiacere.
«Non vuoi salvare l’aereo?»
«Sta morendo?»
«Si.. di mal di cuore, di amore.. di..»
Keyra gli tappò la bocca con un bacio delicato. «Oh sta zitto Zayn!» Borbottò rossa come un papavero. Zayn dopo che Keyra si fu staccata da lui le passò il braccio sulle spalle.
La mora si mise a giocare con la bambina, facendo finta di rubarle il naso e rise diverse volte nel vedere la smorfia che fece sua nipote, pronta a piangere perché le aveva rubato il nasino.
«Che fai piangi?»
«Cì!»
«E perché?»
«Perché mi hai rubato il nasino!»

«Ma sta qui, scemotta. Guarda!» posò un dito sul suo nasino e sua nipote intrecciò gli occhi pur di guardare il dito, facendo ridere i due ragazzi.
Si mise di lato la bambina e cominciò a farle il solletico, scaturendo la sua risata argentina in tutto il parco. Si contorceva tutta e rideva come una pazza, divertita dal solletico.
Adorava sua nipote perché non piagnucolava mai. Era sempre allegra, trovava sempre giochi divertenti da fare e se cadeva si rialzava senza piangere. E poi era dolce, perché dopo essersi divertita ti abbracciava, e a volte ti prendeva il viso cominciando a riempirti il viso di baci dolcissimi e sbavosi.
L’adorava. E adorava passare del tempo con lei.
«Key..» Si girò a guardare Zayn, che guardava un punto indefinito del parco.
«Cosa c’è?»
«Paparazzi..»

Sentì i suoi muscoli facciali tendersi e vide Zayn alzarsi.
«Torno a casa, ok? Non preoccuparti.»
«No.. Andiamo!»
Ringhiò con enfasi, facendo capire al ragazzo che non se ne sarebbe andato senza di loro. «Non permetterò a loro di rovinare questa mattinata. Porca puttana eri tanto tranquillo!» Zayn le sfiorò la base della schiena quando la sentì così incazzata dal fatto che l’avevano disturbato. Non era per lei, ma per lui.
A lei poco interessava di essere sotto i riflettori, ma Zayn aveva bisogno di calma ma quei stronzi non lo capivano.
Camminando al fianco di Zayn, si diresse dalla parte opposta del parco dov’erano i paparazzi.
«Dove andiamo?»
«A casa cucciola.»
«Perché?»
«Zia è stanca.»
Mentì guardando sua nipote annuire per poi allungare le braccia verso Zayn. Si girò a guardare il moro che sorrideva dolcemente.
«Se non vuoi..» Cominciò capendo che farsi fare le foto con una bambina avrebbe potuto portare qualche problema.
«..Dubito fortemente che si possano inventare qualcosa su questa bambina. In qualsiasi caso, smentirei! Hai ragione tu, non possono rovinarmi questa giornata!» La prese da sotto le braccia e se la mise sul fianco. Si sorrisero e Summer si appoggiò alla spalla di Zayn, cominciando a giocare con la sua giacca..
Tornati a casa Summer si mise di fronte la televisione mentre loro cucinavano per il pranzo. Keyra pensava a Summer, Zayn a loro due. Gli aveva chiesto se fosse stanco, ma lui aveva detto che no, non lo era.
«Mi ha chiamato il dottore..» Zayn smise di tagliare la pancetta, girandosi a guardarla. Lei sbriciolava il formaggio nella pastina.
«Quale dottore?»
«Il mio chirurgo, mi ha trovato un posto disponibile per operarmi.»
«Operarti?»
Chiese nel panico più totale. Keyra sorrise per poi girarsi a guardarlo.
«Si, mi voglio sistemare la gamba.»
Zayn posò il coltello da cucina e pulendosi le mani sul panno si avvicinò a lei.
«Perché?»
«La odio! La odio con tutta me stessa quella cicatrice.»
«E’ ormai parte di te, Keyra!»
Provò a convincerla Zayn con dolcezza. Lei scosse la testa.
«No! Non riesco ad accettare quella cicatrice Zayn. Ogni volta che mi faccio la doccia mi è inevitabile vederla. Odio sapere che è lì, pronta a ricordarmi di quell’incidente.»
«Se non fosse per quell’incidente tu non saresti qui..»
«E’ vero..»
Abbassò leggermente la testa. «Ma ho già tanti problemi di mio, per la poca autostima.. Lo sai che il mio corpo non mi piace, lo accetto perché ci sono cresciuta. Non lo posso cambiare Zayn, non lo voglio cambiare. Perché se mi è stato donato così allora lo accetto.. Ma quella cicatrice non è parte di me da quando sono nata! Mi fa sentire diversa..»
Strinse delicatamente i pugni. Anche i suoi genitori erano stati contrari a quelle operazioni, perché non volevano Keyra di nuovo sotto i ferri. Avevano paura di perderla, ancora. Ma non capivano. Non capivano il disagio di Keyra nel vedere quella cicatrice. Che poi non era una semplice cicatrice. Era un cratere nella sua gamba. C’era la pelle, quella si, ma non c’era massa sotto. Se toccava al centro del cratere poteva sentire l’osso.
«Provo ribrezzo a guardarla.. E odio quando la sfiori. Odio sapere che le mie gambe non sono più quelle di due anni fa.» Non erano poche le volte che Zayn le aveva sfiorato la gamba e con essa anche la cicatrice. E ogni volta che lo faceva il cuore le batteva forte, perché per lei quello era un punto debole.
«Scusa, non volevo turbarti!»
Scosse la testa. «Non sei tu a turbarmi, è lei. E voglio sistemarla. C’è il modo e lo farò!»
Tornò a cucinare, in silenzio. Ma lo ruppe lei stessa poco dopo.
«La odio, Zayn. Non potete capire quanto io odi quella ferita. Mi snervo anche a mettermi i vestiti, cerco sempre di coprirla.»
«In cosa consiste questa operazione?»
Domandò il moro, preoccupato. Le stava spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Aspirarmi il grasso dalle cosce e iniettarlo nella ferita.» Lo sapeva che avrebbe fatto una smorfia, e infatti la fece.
«E quanto durerà?»
«Tre ore su per giù.»
«Sarai sveglia?»
«No, mi anestetizzeranno. Dovranno togliermi anche la lastra di ferro che ho all’interno dell’osso prima di poter procedere con l’aspirare e mettere il grasso sotto la ferita.»

Vide il pomo d’Adamo di Zayn alzarsi e abbassarsi. Prese la sua mano e la strinse debolmente, per poi sorridergli.
«E’ un’operazione. Non mi succederà nulla, Zayn!»
«Quante probabilità ci sono che non ti risvegli?»
Allargò gli occhi incredula.
«Zero, assolutamente. Non ci possono essere complicazioni. Lavoreranno solamente sulla gamba. Al massimo la perdo!» Lo disse seria, ma ovviamente stava scherzando. Non era difficile come operazione e non era neanche mortale. Zayn allargò gli occhi incredulo e spaventato.
E Keyra ridacchiò, dandogli una pacca sul petto. «Sto scherzando idiota! Devono prendermi del grasso e iniettarmelo nella gamba. Tutto qui!»
«Questi giochetti non sono simpatici!»
«Lo sono eccome.. soprattutto vedendo le tue facce!»
Si alzò sulle punte e gli sfiorò le labbra.
Rimasero a guardarsi per qualche secondo, mentre lui pensava a qualcosa che sicuramente era sull’operazione.
«Perché me l’hai detto?»
«Non sarebbe stato carino non dirtelo!»
«Ma cosa cambia saperlo o no?»
«Niente! Ci evitiamo una litigata!»
«Non so cosa dire.. so che anche se cerco di farti cambiare idea, tu non la cambierai, quindi.. Va bene! Quando ti opererai?»
«Il ventisette!»
«Mancano pochi giorni!»
Lo disse nel totale panico, come se non fosse pronto a quell’operazione. Si alzò sulle punte, strinse le braccia al suo collo e affondò la faccia nel giacchetto di pelle.
«Andrà bene, Zayn! Non possono esserci complicazioni!» Lo rassicurò, cercando di fargli capire che non doveva stare così in ansia per quell’operazione.
Il moro la strinse addosso a sé, affondando poi il naso nei suoi capelli.
«Se ti.. Se ti successe qualcosa..»
«Zayn..»
Lo ribeccò con tono aspro, guardandolo. Sorrise vedendo l’ansia nei suoi occhi. Quant’era bello? «Non mi succederà nulla! E’ come se mi sto riposando.»
«Ma non stai riposando, sarai sotto anestesia e io impazzirò nell’aspettare. Me lo sento!»
«Ma dai Zayn!»
Ridacchiò e gli sfiorò le labbra delicatamente.
Lui la bloccò sulle sue labbra e approfondì il bacio che divenne da casto a morboso. Poteva sentire ogni fibra del suo corpo vibrare di eccitamento sotto quelle labbra divine. Era la sua maledizione quel ragazzo.
«Vedi di tornare da me, Keyra Smith! Perché se non torni, io ti vengo a cercare in capo al mondo terrestre o non!»
Sorrise a quelle parole dette con tono così serio, dolcemente. A volte si ritrovava a pensare che quel ragazzo non la stesse prendendo in giro, perché non ci poteva credere che dicesse o facesse certe cose solo per ‘divertimento’. Ma a volte invece ci si sentiva presa in giro. La cosa brutta è che quando ti mettono la pulce nell’orecchio, quella si insinua nella tua pelle e non riesci più a toglierla. La senti lì, un tutt’uno con la tua pelle e non puoi far niente per rimuoverla.
«Zayn..»
«Mhm..?»
Rispose sempre guardandola negli occhi.
«La cipolla si è bruciata!»
«Oh miseriaccia!»
Keyra scoppiò a ridere rumorosamente vedendo Zayn fare una smorfia e correre a spegnere il fuoco. Subito dopo le arrivò un panno in faccia, come ‘punizione’ nell’aver riso a quella disgrazia.
 
 
«Fanculo!» Sbraitò uscendo dal salone e lasciando quei tre da soli, insieme a Summer. La bambina non si staccava da Zayn da tutto il pomeriggio. Avevano dormicchiato sul divano di casa sua, lui steso e lei sopra di lui, a dormirsela bellamente sul suo petto. La tv inutilmente era stata accesa. Si era divertita parecchio a guardare Zayn russare e, russando il suo petto si era alzato portandosi Summer che non aveva minima intenzione di svegliarsi. Forse era abituata al russare di suo padre.
Si erano svegliati quando i restanti componenti di quel gruppo di idioti era entrato in casa. Subito i quattro si erano messi di fianco al divano a coccolarsi Summer che si grattava gli occhi dal sonno. Aveva provato a farli stare zitti visto che si era addormentata da poco, ma non c’era stato modo di azzittirli. Come ogni volta di fronte ad un bambino, quei cinque impazzivano. Si erano attaccati a lei e non l’avevano lasciata stare per tutto il pomeriggio. Se la passavano come una palla da basket. Dieci minuti con Niall, dieci con Liam, dieci con Louis e venti con Harry. Ovviamente la bambina aveva scoperto la morbidezza dei ricci di Harry e non si era più staccata da lui. O meglio, si era staccata ma solo quando Zayn era tornato nella sua visuale e da lui, seriamente, non si era più staccata.
E ora rompevano ampiamente i coglioni. Entrata in camera sua, guardò le sue amiche sedute sul divano e sul tavolino il pc.
«ma che state facendo?»
«Una twitcam!»
«E dovete farla in camera mia?»
«E’ l’unica stanza libera.. Liam dorme in stanza mia e Harry in quella di Mary. Sotto ci sono i ragazzi.. ergo si!»
«Ho mal di testa, mi lasciate la mia stanza?»
«No!»
«Vi odio!»
Si buttò sul letto massaggiandosi la fronte indolenzita.
«Ti sei presa qualcosa?»
«Si, sto aspettando che faccia effetto.»
«Come mai hai mal di testa?»
Aprì gli occhi e guardò le sue amiche.
«Me lo chiedi? Abbiamo cinque Tornado in casa e aggiungici anche Summer. Basta come risposta?»
Le due scoppiarono a ridere aumentando così il mal di testa di Keyra.
«Zia zia!» urlò la bambina entrando in camera di Keyra, facendola gemere per quelle urla.
«Cosa cucciola?»
«Zio Zayn..»
Piagnucolò sentendo quel soprannome.
«E’ diventato Zio Zayn adesso?»
«Cì!»
«Prima un principe, poi Zio Zayn.. oddio!»
piagnucolò facendo ridere le sue amiche. Prese la piccola in braccio e la fece sedere sulle gambe.
«Cosa vuole Zio Zayn?» Chiese con tono schifato.
«Mi ha detto di dirtelo all’orecchio!» Alzò un sopracciglio. Annuì e avvicinò l’orecchio alle labbra di Summer che disse quello che aveva detto Zio Zayn.
«Che cos’è zia?»
«Niente, lascia perdere..»
socchiuse gli occhi, reprimendo l’istinto omicida verso quel ragazzo. «Di a Zio Zayn che non lo farò mai!»
La bambina scappò dalle sue gambe e corse giù a riferire il messaggio. Dieci secondi dopo tornò.
«Zia zia! Zio Zayn ha detto..»
«ZAYN! FINISCILA DI USARE SUMMER COME TRAMITE, DIO!»
urlò bloccando la bambina, avvicinandosi alla porta per urlare quella cosa e facendosi del male da sola, visto che le sue stesse urla le fecero male all’emicrania.
«Dai Keyraaa!» Lo sentì gemere dal piano di sotto.
«No! Non rompere i coglioni, dio santo!» Prese la bambina sotto le braccia e chiuse la porta. «A volte mi sembra di aver a che fare con sei bambini!» Sbraitò sedendosi al fianco di Mary.
«Che state facendo?»
«Vediamo le foto..»
Si mise seduta in mezzo alle due. Maddison scorreva sulle foto e lei sbavava insieme a Mary.
«Ma di quando sono?» Chiese, incuriosita.
«Di un photoshoot che hanno fatto in America.»
«E voi state facendo una twitcam e a vedere le foto dei 1D quando li avete in casa?»
«Siamo in modalità fan!»

Le guardò mentre Summer si arrampicava e stando in piedi sulle sue gambe le diede un bacio, appoggiando la testolina sulla sua spalla e sbadigliando.
«Fatevi curare, da uno bravo..» Loro risero, mentre lei guardava sua nipote. «Tesoro sei stanca?»
«Cì!»
Era tutto un Si quella bambina. E l’adorava, l’avevo già detto?
«Ancora ve la devo far pagare per averla svegliata!»
«Che cosa ne sapevano che c’era Summer?»
«Voi lo sapevate che Summer oggi sarebbe stata tutto il giorno con me.. Quindi potevate avvisarli quando siete arrivati!»
«E impedire agli altri di scassare la minchia a Zayn? Nahh! E’ troppo divertente vederlo sclerare.»

Rimasero in silenzio tutte e tre, a guardarsi le foto.
«E’ Zio Zayn! Zio Niall, Zio Harry e..» continuò con tutti nomi, facendole alzare gli occhi al cielo. Le due amiche risero.
«Quanti zii hai, piccola?»
La bambina provò a contarli, ma non ci riuscì facendo sorridere Keyra che, avendola ancora in piedi sulle sue gambe, la guardava.
«Tantiiiiii» e allargò le braccia quando capì che non sarebbe riuscita a dire quanti erano. Keyra ridacchiò dandole un bacio.
«Ma a chi vuoi più bene?»
«Zio Zayn!»

La guardò offesa, mentre Maddison rideva a crepapelle. «Preferisci Zio Zayn a Zia Keyra?»
«Cì!»
«Grazie eh! Sono io che ti do da mangiare. Se fosse per lui moriresti di fame!»
«Gno!»

«No? Come no? Sono io che ti ho preparato il pranzo oggi, non lui!»
«Cì!»
«E allora a chi vuoi più bene?»
«Zio Zayn!»
Scoppiarono a ridere fragorosamente da quella risposta, tutte quante.
«Niente, l’abbiamo persa!»
«Come la zia, insomma!»
La sfotté Mary, facendosi regalare da Keyra una gomitata nelle costole.
Ritornò a guardare lo schermo, sentendo le due amiche sospirare pesantemente ogni tanto, lasciando qualche commento qua e la.
Maddison si fermò su una foto di Zayn. Quando si rese conto che rimanevano fin troppo ferme su quella foto, guardò prima Maddison e poi Mary.
«State sbavando su Zayn?»
«Perché tu no?»
Chiese Mary, asciugandosi fintamente la bava. Le diede un’altra gomitata.
«Se volessi sbavare su Zayn andrei di sotto, idiote!» Le prese per il culo, scuotendo la testa e sorridendo a sua nipote.
«Ma quanto sono sceme?» Chiese a Summer che giocava con una ciocca dei suoi capelli. 
«Tantooooo!» Ghignò, aprendo la mano e facendosi dare il cinque da sua nipote.
«Ma se noi adesso scendiamo e saltiamo addosso a Zayn, cosa succede?»
«Liam e Niall vi ammazzano, semplice!»
Tornò a guardare lo schermo, sorridendo nel vedere una foto un po’ più idiota di quella prima.
«Me ne regalate uno?» Se ne uscì ad un tratto. Era entrata in modalità fan anche lei. Le due amiche si girarono a guardarla, alzando un sopracciglio.
«Ce l’hai già!» Mosse la mano, facendo segno a Maddison di continuare. Nella foto dopo, che era tutti e cinque insieme, bloccò il gesto di Maddison e si avvicinò allo schermo.
«Puoi fare uno zoom sul braccio?»
«Che hai visto?»
«Non ne sono sicura!»

Maddison fece lo zoom sul braccio e Keyra sbiancò dopo aver inclinato la testa e aver studiato il suo braccio. «Io lo ammazzo..» Mise Summer in braccio a Mary e si alzò dirigendosi alla porta e aprendola. «ZAYNNNNNNNN!»
Le due si guardarono incredule, vedendola così incazzata mentre usciva dalla stanza. Poco dopo ritornò, con Zayn al seguito.
«Sai da quanto lo cerco, testa di cazzo?»
«Da quando l’ho preso?»
«Appunto! Pensavo di averlo perso dannazione!» 
Ringhiò Keyra in direzione di Zayn.
«E dai, l’ho solo preso in prestito!»
«Quando prendi in prestito qualcosa, idiota, si chiede! Non me l’hai chiesto!»
«Ma è mio!»
«No, è mio! Me l’hai regalato prima di partire, ricordi? E non si richiede mai un regalo indietro, idiota!»

Era arrabbiata. Il suo cuore aveva perso un battito nel cercare quel bracciale e non averlo trovato. Seriamente pensava di averlo perso da qualche parte e non esserne accorta. E invece ce l’aveva quel coglione.
Zayn si avvicinò al divano per fare il solletico a Summer, seduta sulle gambe di Mary. La bambina scoppiò a ridere.
«Ridammi il mio bracciale!»
«E’ mio!»
«No, è mio Zayn! Non ci provare!»
Porse la mano ma lui non se la filò.
«Mi puoi prestare il tuo bracciale?» Lo guardò male mentre continuava a fare il solletico a Summer. La bambina rideva sguaiatamente mentre lui se ne stava lì a farle il solletico con due dita. Sfiorava il pancino della bambina, e scaturiva le risa di Summer.
«Ma di quale bracciale state parlando?» Chiese Mary, spostando lo sguardo da una Keyra incazzata ad un Malik divertito con Summer.
«Questo.» E indicò il bracciale che portava sempre sul braccio destro. «Gliel’ho dato due anni fa, prima che partisse. L’ho preso in prestito e ne sta facendo una storia!» Disse del tutto pacato.
«awww che carini!» Tubò Maddison, ovviamente fangirlando come una pazza su loro due.
«Maddie!» sbraitarono insieme, arrossendo. Zayn si mise piegato di fronte a Summer.
«Dai Keyra, lasciagli il suo bracciale!»
«No! Ho tenuto quel bracciale nascosto per due anni, ora che lo posso rimettere lui me lo frega? Dammi quel bracciale Zayn!»
«Se lo vuoi, te lo devi venir a prendere!»
Non si mosse in quanto era troppo occupato con Summer e Keyra glielo sfilò dal braccio, guardandolo male. «Tu sai che oggi pomeriggio rientrerò qui dentro e te lo riprenderò, vero? Amavo questo bracciale.»
«E allora non dovevi regalarmelo!»

«Marito e moglie stanno litigando per uno stupido bracciale!» Sfotté Mary e Keyra gli diede un leggero schiaffo sulla fronte, facendola gemere.
«Finitela di chiamarci marito e moglie! Avete rotto tutti quanti, fuori dalla mia stanza!»
Nessuno si mosse e lei cominciò a piagnucolare. «Zayn, chiamami Albert perché voglio una seduta con lui!»
«Era ora che andassi dallo psicologo! Io mi rubo Summer, ok?»

Mosse la mano, contrariata. «Vai! La nipote è la mia ma lei preferisce te a me!»
Zayn prese in braccio Summer che subito si attaccò al suo collo, affondando la mano nei suoi capelli. «Ovvio. Chi non preferirebbe me?»
«Si, abbiamo capito che sei il più figo dell’universo. Falla dormire per favore!»
«Certo mammina!»
«Ti sto per cacciare a calci nel sedere, Zayn..»
Lo avvisò, ringhiando. Lui si piegò su di lei, le diede un leggero bacio e Keyra porse il bracciale. Zayn sorrise alzando gli occhi nei suoi.
«Lo rivoglio indietro, prima di natale!»
«Grazie Key!»
Porse il braccio per farselo rimettere e Keyra con un sospiro rimise il bracciale dove l’aveva portato fino a quel momento. Con Summer in braccio il ragazzo uscì dalla stanza, e dopo aver fatto un occhiolino alla mora lasciò in totale silenzio le tre amiche.
«Dalla regia mi dicono che sei cotta a puntino!» Se ne uscì Maddison, facendola arrossire fino alla punta dei capelli. Si passò una mano sul viso, cercando di cancellare quell’espressione ebete che aveva sicuramente in viso.
«Giuro che quando fa l’occhiolino mi fa salire il crimine!»
«In senso buono o in senso cattivo?»
Domandò Mary, guardandola da sopra il computer.
«In senso buono! Mi fa impazzire..»
«Benvenuta nel club tesoro!»
«Me lo scoperei fino a farlo piangere!»
Pensate che si preoccupava del fatto che erano in twitcam. No, ovviamente no!
«E perché non lo fai? Cosa aspetti?» Chiese Maddison.
«Capodanno!»
«Perché capodanno e non oggi?»

Si girò divertita a guardare le loro amiche, con uno sguardo che sapeva di malandrino. «Chi scopa a capodanno scopa tutto l’anno, no?» Le tre scoppiarono a ridere fragorosamente e Keyra tornò a stendersi sul letto per far finire il mal di testa. Ogni giorno che passava lei si sentiva sempre più idiota quando era con Zayn.
 

**

 
«Potevi anche non farglielo!» Esclamò girandosi a guardare il ragazzo al suo fianco, con tante di quelle buste tra le mani da farla quasi piangere. Spendi e spandi, proprio.
L’aveva chiamata tre ore prima, chiedendole se le andava di accompagnarlo a fare gli ultimi regali di natale.
E poi aveva pensato bene di regalare una casa completa delle bambole a Summer. Incredibile come si fossero attaccati quei due. Ogni tanto Eveline la chiamava e se stava con il moro gli passava il cellulare per parlare un po’ con Summer. Si era sempre chiesta se non si fosse rotto di quella bambina, ma a quanto pare non era così. Perché ogni volta che Summer era nei paraggi lui non perdeva tempo e l’andava a trovare.
«Ma perché no? L’ha richiesta no? Ecco, allora io gliel’ho comprata!»
«Quella bambina è già viziata da noi, dai nonni e dai zii. Ci manca anche lo zio acquisito a viziarla e fra poco ci chiede un iphone!»

Zayn ridacchiò, scuotendo la testa e tirando fuori le chiavi del cancello. Non sapeva bene perché, ma erano andati spediti verso casa sua.
«Su Key, è solo una casa delle bambole!»
«Che ti è costata un patrimonio!»
«Ho speso molto di più per altri regali, fidati!»
«Io odio il natale.»
borbottò seguendolo mentre lui le faceva strada anche se, doveva ammetterlo, sapeva benissimo dov’era casa sua.
Quando aprì il portone due secondi dopo si materializzò di fronte a loro Danny.
«Ciao Dà!»
«Ciao brò.. E ciao Keyra!»
Disse il suo nome con totale disgusto. Sospirando si guardò con Zayn che sorrideva. Non doveva rispondere, sennò iniziavano a litigare. «Il tuo ordine è arrivato. E c’è Perrie in cucina!»
A quelle parole i muscoli della schiena di Keyra si tesero e guardò il ragazzo che, ovviamente, la stava guardando con un ghigno disegnato sulle labbra.
«E che ci fa Perrie qui?»
«Ti è venuta a trovare..»
Strinse gli occhi così tanto da sentirsi una cinese. Oh, ma lei l’ammazzava seduta stante. Si girò a guardare Zayn che, come lei, la stava guardando. Si fissarono per qualche minuto. Lui preoccupato lei totalmente aspra. Non aveva nessuna strana espressione in viso.
«Odio quando le persone si invitano da sole!» Sussurrò il moro, camminando verso il salone – non prima di averla presa per mano – e posando le buste sul divano.
Keyra rimase inerme a guardare alla fine della stanza. Lì dove prima c’era un divano, ora troneggiava un pianoforte a corda, nero e lucido. Il cuore perse un battito a quella vista.
Perché Zayn si era comprato un pianoforte se non sapeva neanche dov’era il do? Si girò a guardarlo e lo trovò a sorridere nel guardare la sua espressione.
«Mi sono fatto un regalo di compleanno anticipato!» Spiegò, come se sapesse già quale domanda voleva fargli.
«Ma.. non sai suonare!» Ansimò, tornando a guardare quello spettacolo.
«Io no, ma potresti darmi delle lezioni.» Si girò di nuovo a guardarlo e allargò leggermente gli occhi. Subito dopo tornò a guardare il piano e lo sentì piegarsi quel tanto a lasciarle un bacio sulla guancia.
«Vado a salutarla e torno!» Annuì debolmente, perdendosi completamente nella situazione. Poco le interessava se c’era Perminchia in cucina. Aveva un cristoiddio di pianoforte di fronte agli occhi. Ed era bello come non mai.
Si avvicinò lentamente al piano e lo guardò con occhi a cuoricino. Quanto erano belli i piani? Erano così eleganti, così signorili solo non essendo suonati. Poi quando qualcuno suonava il piano erano l’orgasmo allo stato puro.
Si sedette sul seggiolino e rimase lì, nel silenzio a guardare quei tasti. Poteva udire le chiacchiere dei tre nella cucina ma non se ne fece alcun problema. La bionda stava sbagliando approccio con Zayn. Non aveva neanche bisogno di tastare il territorio, perché Zayn si stava innervosendo di tutte quelle attenzioni. O così le sembrava. Quando tornò si stava passando una mano nei capelli.
«Mi domando perché non ho mai castrato le sue corde vocali!»
«Perché poi chi ti faceva i bocchini per un mese?»
Rispose seria seria, continuando a guardare il piano ma senza toccarlo. Era così lucido che se l’avesse toccato come minimo lasciava le sue impronte digitali. Zayn scoppiò a ridere fragorosamente a quella risposta, piegandosi in due e appoggiandosi sulle ginocchia per il troppo ridere.
Quando smise di ridere sguaiatamente da quella frase, si andò a sedere al suo fianco mentre lei rimaneva del tutto seria a quella scenetta.
«Keyra Smith.. non c’è nessuno che mi conosce come mi conosci tu.»
Si girò a guardarlo e lo trovò a scrutarla con un sorriso dolcissimo disegnato sulle labbra. Si lasciò andare anche lei ad un sorriso e tornò a guardare poi il piano. Non fece in tempo a dire o fare qualcosa che dei passi poco delicati irruppero nella sala. Si girarono entrambi a guardare la tipa.
«Zay..» Si bloccò quando notò anche la presenza di Keyra che se ne rimase lì ancora mezza rincoglionita da quella sorpresa di essersi ritrovata un piano dentro casa di Zayn. «Ah.. Non sapevo che c’eri anche tu!»
Crollò dal mondo dei sogni e batté le ciglia in sua direzione. La vide attendere e Keyra si girò a guardare Zayn per capire se come lei tutti e due stavano aspettando una qualsiasi frase.
«Devo risponderti Melanzana?» Chiese tornando a guardarla.
«Sarebbe carino visto che ti ho salutato!»
«Non ho sentito nessun saluto, ma solo una frase detta con astio. Cos’è, ti dispiace di vedermi ancora in pista?»

La tipa alzò le spalle, sorridendo in modo pronunciato.
«Cosa volevi Perrie?»
«Hai dello shock?»
«Nel cassetto all’ingresso!»

Dopo aver annuito, rimasero a guardarsi tutti e tre. Si vedeva lontano un miglio che voleva disturbare il più possibile e, capendolo, Zayn si girò verso la mora cercando di far finta che non ci fosse.
«Che ne dici di suonarmi qualcosa?»
«Non sono un jukebox Malik!»
«Ti prego, dai!»
Lo guardò e con un sospiro, si alzò per controllare se gliel’avessero accordato. Sentiva lo sguardo di Perrie sulla schiena che non faceva nient’altro che innervosirla.
«Perminchia, se vuoi rimanere devi pagare cinque sterline!»
«Io non ti pago!»

Ghignò. «Giocavo Perminchia. Con i tuoi soldi mi ci pulirei il sedere!» E cominciò a suonare, con Zayn che si alzò e si andò a mettere seduto sul divano. Come sempre Keyra staccò la spina dal mondo reale, nascondendosi in quello fantastico. Con gli occhi socchiusi si faceva abbracciare dalle note del piano e quella coperta calda di note la tranquillizzò. Non si sarebbe accorta di niente, neanche se un brontosauro fosse entrato in sala per mangiare tutti e tre.
Zayn aveva tirato fuori il cellulare, muovendo le dita velocemente e mise il video, attivandolo. Inquadrò Keyra e quando si rese conto che la mano era ferma si girò a guardare Perrie che, come lui, ascoltava quella dea suonare il piano.
Riconobbe subito quella melodia. Era “Without you” di Chris Brown. Ma a metà canzone notò anche le note di “With you” sempre del cantante. Ritornò a guardare Keyra, aprendo leggermente la bocca, incantato. Stava facendo un mash up delle due canzoni ed era qualcosa di magnifico insieme. Anche Danny, attirato da quella melodia uscì dalla cucina e scrutò la situazione. Perrie ferma vicino al divano con i pugni chiusi e Zayn totalmente in balia di quella melodia. Si era completamente perso in quelle note. Sembrava viaggiare in chissà quale altro mondo, magari al fianco di quella ragazza.
Magari aveva un carattere di merda, magari aveva portato Zayn sulla cattiva strada, ma le si doveva proprio dire. Con le mani sapeva farci.
Per quanto era brava faceva venire i brividi anche a lui, che scrutava la situazione in silenzio.
Chissà lei come si sentiva seduta lì dietro a quella tastiera. E come si sentiva Zayn che, a quanto diceva lui, andava pazzo per come suonava il piano Keyra.
Quando le note scemarono Keyra rimase inerme per alcuni secondi poi si girò verso Zayn, con un sorriso timido.
«Hai fatto un mash up, vero?» Chiese il moro, bloccando il video e, dopo averlo salvato, si rimise il cellulare in tasca.
«Perspicace il ragazzo!» lo sfotté divertita. Danny ritornò in cucina, lasciando quei tre da soli. Keyra, sentendosi osservata ghignò in direzione di Perrie che rimaneva inerme a guardarla.
«Non sapevo che suonassi il piano!»
«Mica vado a spiattellare in giro le mie cose al mondo, come qualcuno che conosco!»
Sorrise angelicamente, mentre Zayn rimaneva lì a gustarsi la scena. Amava vederla così combattiva, soprattutto nel sapere che era per lui che si combatteva.
«Ah.. E quando l’avrei fatto io, scusa?»
«Mettendo tutte le vostre fan al corrente che Zayn frequenta brutta gente!»
«Chi frequento io?»
Si girò a guardare Zayn che si era messo in mezzo a quel discorso. Il moro passava lo sguardo da Keyra a Perrie, che era evidentemente in soggezione.
La mora ridacchiò, con una punta di malignità nella risata.
«Non ti ha detto niente, la tua cara ex ragazza?» Le due donne si guardarono negli occhi. Perrie le lanciò uno sguardo freddo, come a dirle di non dire nulla. E lei ghignò. «Sei andata da lui a dirgli che abbiamo parlato, ma non di cosa.. Cos’è.. Hai la codina di paglia?» Sbatté le ciglia in sua direzione. Un batter di ciglia davvero lento, come a sfotterla.
«No, non mi ha detto niente!» Zayn si bloccò a guardare la bionda, circospetto. «Cosa doveva dirmi?»
«Beh, che ad un’intervista ha detto che frequenti brutta gente.»
Si indicò, teatralmente. «E che questa brutta gente ti ha portato sulla cattiva strada!»
Perrie la guardò malvagiamente e Keyra sorrise. Un punto a Keyra, aveva la palla dalla sua parte. E poco dopo, arrivò anche il secondo punto.
«Fammi spiegare Zayn!» Ci provò la melanzana.
«No, non ti faccio spiegare proprio niente. Mettiamo in chiaro una cosa, Perrie. E’ stato bello finché è durato. Ma se vengo a sapere che hai reso pubblico qualcosa su di me senza neanche chiedermelo prima, io perderò le staffe. E se succede non sarò molto carino, sai?» Eccolo il suo secondo punto. Stava scivolando verso la vittoria in meno di pochi secondi. Come far incazzare Zayn? Spiattella al mondo ciò che lui non vuole e sei finita.
«E poi.. Mi dispiace dirtelo ma qui la brutta gente non è Keyra. Sono le persone come te che, pensando di essere nel giusto, mi lavorano come un burattino. Non sono un burattino, Perrie! Ho un cervello e ringraziando il cielo so usarlo!»
Terminò, guardandola con astio. Ma Perrie guardava Keyra che, tranquilla se ne stava seduta sul seggiolino del piano a guardare i due. Zayn era furioso.
«Beh su questo ho da ridire!» Borbottò Keyra, facendolo sorridere ma senza farlo girare verso di lei.
«Ma lei ti sta usando solo per la fama!»
«E tu no? Pensi che non l’abbia capito che dietro a quel fottuto contratto ci sei tu?»
«Mi rimangio le parole. Ce l’hai un cervello!»
Si congratulò con sé stessa che, al tempo della scuola, glielo aveva rimesso in moto. Zayn ridacchiò.
«Ti stai zitta? Sto cercando di fare un discorso serio!»
«Scusa.. Ma mi è inevitabile commentare!»
Sussurrò alzando le mani e facendolo sorridere a labbra strette. Tornò a guardare Perrie e anche Keyra lo fece.
Ghignava, ghignava come non mai appoggiata al piano e assaporando la vittoria già da subito. Perché stava per arrivare.. Lo sapeva.
«Fai ciò che vuoi Perrie. Non mi interessa nulla di come ti muovi, ma nessuno può giocare con un burattino se questo ha i fili rotti. Io non voglio giocare. So di chi fidarmi e di certo non sei tu!» Socchiuse gli occhi, sorridendo.
«Te l’avevo detto che Zayn non voleva giocare, darling Obiettò guardando la ragazza che stringeva i pugni incazzata. Subito Perrie guardò lei. Anche Zayn si girò a guardarla, con le sopracciglia inarcate.
Ghignò in direzione di Perrie, lasciando stare per un secondo Zayn. Vedendo l’espressione della ragazza, il ghigno si accentuò.
«Brutto eh? Non te l’aspettavi così, vero?»
Non rispose, ma entrambe sapevano la risposta. Continuarono a guardarsi, con Zayn che lanciava uno sguardo a Perrie e uno a Keyra.
«Quant’è frustrante vedere com’è il vero Zayn?»
«Che hai contro il vero Zayn?»
Borbottò il ragazzo, con il labbruccio di fuori, come offeso da quella frase. Sorrise dolcemente in sua direzione. Non aveva nulla contro il vero Zayn, e lui lo sapeva bene. Di certo, preferiva di gran lunga quel Zayn che quell'ameba di prima. Ma non rispose a lui, continuò semplicemente ad infilare la lama nella ferita di Perrie.
«Quant’è brutto vedere che non puoi più giocartelo? Vedi? E’ questo il vero Zayn. Non sai cosa fare, vero?»
Perrie non rispose a quella domanda da parte della mora..
«E’ con lui che ho combattuto per due mesi. E’ lui il vero Zayn. E con lui non sei in grado di giocare a tuo piacimento.»
Amava il sapore amaro della vincita. Si vedeva lontano un chilometro che quella ragazza non sapeva come lavorarsi quel Zayn.
«Ti sta soggiogando Zayn, lo vuoi capire?»
«Ma di che droga ti sei fatta?»
Borbottò il moro guardando Perrie come se fosse un’aliena con tanto di antenne. Si era fottuta il cervello e quello era la prova.
Ci stava ancora provando in tutti i modi ad aggrapparsi a Zayn e fargli cambiare idea su Keyra.
«Tra quanto tiri fuori gli artigli e mi soffierai contro?» Non le diede neanche il tempo di parlare. «Contro di me sai giocare, contro il vecchio Zayn sai giocare. Ma adesso ti ritrovi nel panico perché non ti aspettavi questo da Zayn. Ma che tornasse da te con la codina di paglia tra le gambe..» Le fece notare, sempre sorridendo amabilmente.
«Io ho i manager dalla mia parte!»
«Buon per te, tesoro. Ma io ho Zayn. E sinceramente ho vinto il primo premio.»
Si staccò dal pianoforte, camminando proprio verso i due ma non fermandosi da Zayn, ma andando proprio di fronte a Perrie.
«Puoi far scattare chiunque, ma finché Zayn continuerà a decidere per sé stesso, nessuna tua mossa varrà. Hai perso già in partenza!»
«Come hai fatto a convincerlo?»
«Ma quale convincere, Perrie! Ma per chi mi hai preso, eh?»
Sbraitò Zayn furioso e si alzò anche lui dal divano, affiancando Keyra che, in tutto quello, sorrideva. Stava proprio sbagliando approccio con Zayn. Dargli del ritardato mentale che non sa scegliere di testa sua era sbagliatissimo.
Lo sbaglio di Perrie era quello di calcolare solo lei, senza dar peso alle sue parole pensando che Zayn non fosse in quella stanza. Posò una mano sul braccio di Zayn, per calmarlo.
Lui si girò a guardarla e Keyra sorrise debolmente, scuotendo la testa. E subito il moro si calmò. Keyra tornò a guardare la finta bionda.
«Non ho bisogno di questi giochetti, Perrie. E sinceramente comincio anche a stufarmi di te. Zayn ha un cervello, sa con chi può fidarsi e con chi no! Evidentemente ho avuto la sua fiducia.»
Il moro si girò a guardarla e lei, lentamente, si girò per ricambiare. Gli sorrise e lui si aprì in un sorriso bellissimo che se non fosse stato per la situazione gli saltava al collo seduta stante. Merda che figo!
Tornò a guardare Perrie, sorridendo angelicamente. I suoi occhi ridevano di lei. 
«Vuoi continuare ancora con questo gioco, Perrie?»
«Si. Lo riavrò! E gli farò capire che si sbaglia su di te!»

Che idiota patentata che era. Dirlo di fronte a Zayn era sbagliato. Sentì una risatina uscire dalle labbra del moro.
«Quello è sicuro. Ma finché non sarà Zayn a capirlo, tu nuoti nella merda, mia cara!» Rimasero lì a guardarsi in cagnesco. O meglio Perrie la guardava in cagnesco, lei in totale calma. Zayn aveva risposto alle sue domande interiori quindi era abbastanza tranquilla da poter rimanere inerme sotto il suo sguardo.
«E che vinca il migliore!» Detto questo se ne andò, lasciando una Keyra alquanto stranita. Voleva proprio lottare. Ok, che lottassero. Ma lei non avrebbe mosso neanche un muscolo.
I due rimasero lì fermi per alcuni minuti a guardare il punto dove Perrie era sparita, rientrando in cucina. E ora la sala era rimasta nel silenzio più totale.
Tolse la mano dal braccio di Zayn e quello, sentendo il cambiamento, si girò a guardarla. Si andò a sedere di nuovo al piano, guardando fuori dalla porta finestra. Alla fine si alzò e camminò per la stanza, pensando a chissà che cosa.
Quella stronza le metteva un’ansia addosso che neanche un cazzo di ciclo ritardato le avrebbe messo. Sospirando si passò una mano nei capelli, pensando a quella situazione. Odiava giocarsi Zayn come un giocattolo. Non era un giocattolo e non era un giocattolo a premi, soprattutto. Non si poteva vincere.
Aveva un cervello e sapeva con chi stare. Perché la gente non lo capiva? Forse perché se ne stava per conto suo a farsi i cazzi suoi.
«Quindi ho il cervello.. e so usarlo!» Si girò a guardare il moro, con le sopracciglia corrucciate.
«Beh si, ma usi meglio la lingua!» Rispose maliziosamente perdendo l’espressione accigliata. Zayn ridacchiò, camminando verso di lei come un predatore con una preda. Gli occhi avevano un’espressione giocosa. Voleva giocare e lei gliel’avrebbe permesso. Keyra indietreggiò, stando ben attenta a non far cadere nulla. Quando batté contro il piano, il corpo di Zayn si unificò al suo solcando gli spazi vuoti e bloccandola così senza via di fuga. Non che volesse scappare, intendiamoci.
«Ah si?»
«Già!»
«Ho preso dalla migliore!»
Ridacchiò da quelle parole. Sembrava che parlavano del modo in cui tiravano frecciatine, ma sapevano che stavano alludendo ad altro.
«Grazie tante Malik! Ma sai che riservo la mia linguetta solo a chi voglio io!»
«E non vuoi?»

Alzò le spalle. «Magari.. Se mi prendi!»
E scivolò via dalla presa di Malik, cominciando a correre per la casa subito inseguita da Zayn che le urlava contro di fermarsi. Ovviamente non si fermò, continuando a correre come una pazza per la grande casa del moro sentendolo ridere allegramente da quel gioco. Non era una spada nel correre, ma sapeva anche che Zayn stava allungando la cosa permettendole di scappare anche nelle situazioni dove l’avrebbe presa.
Ma quando cadde per terra scivolando sul tappeto, Keyra si fermò e cominciò a ridere fragorosamente. Prima i gemiti del moro riempirono il corridoio, ma poi la sua risata più spensierata si unì a quella di Keyra.
«Ti sei fatto male, Malik?» Chiese avvicinandosi e continuando a ridere.
«Tanto maleee! Ho bisogno di un bacino per curare la bua!» E Keyra rise ancora più forte, mettendo i piedi al lato del bacino di Zayn, ma rimanendo in piedi. Piegata ancora in due dalle risate il moro le tirò il braccio e la fece sedere sul suo bacino.
E non riuscì a smettere di ridere neanche quando la baciò.. Le loro risate si mischiarono insieme alle loro lingue, ai loro gemiti. Le dita di Zayn andarono a stringere le sue, dolcemente.
In un corridoio qualsiasi di una qualsiasi casa di periferia della capitale Inglese c’erano due ragazzi. Senza un nome, senza un’età, senza sessi, senza caratteri. Senza niente. Erano spogli, ma venivano abbracciati solamente dal loro amore. Bastava quello per identificarli.



Note dell'autrice: Si, beh.. ecco! Questo è il capitolo. In realtà doveva essere molto più lungo. Ma a quanto pare ultimamente scrivo certi papari lunghi che mi tocca dividerli. Infatti è stato diviso. Avevo detto che avrei fatto 20 capitoli in questa storia, ma ahimè mi tocca dire che ce ne saranno di più. Purtroppo dovrete subirmi ancora di più.
Spero che questo capitolo vi piaccia. Sembra che in realtà non sia successo una beata minchia tra i due, ma fidatevi che c'è un qualcosa dietro. Non scrivo le cose a cazzo, giuro. Sapete che non mi piace scrivere capitoli inutili. Per i miei gusti ci devono essere dietro dei significati. C'è anche in questo, anche se ai vostri umani occhi ancora non lo vedete. u_u
Come sono misteriosa *muove le mani maligna*
Ho aggiornato pure presto, ammettiamolo! Si inZomma, il capitolo era praticamente già pronto. Mi sto dilungando troppo in stronzate, vero? Sih! AHHHHHHHHHHHHH! che non vi ho detto: la canzone che suona Keyra al piano è: 
http://www.youtube.com/watch?v=UFJgFFUFkDw&list=FLL-TcrVAW8QeoGmedbPExCA Questo. Spero vi piaccia ♥
Altro? Grazie ancora per tutte quelle persone che mi seguono, che mi mandano i complimenti in ogni dove e che seguono ancora la storia dopo tutta sta manfrina. Vi adoro.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** capitolo diciannove ***


Gli amori impossibili, a volte, sono quelli che durano per sempre.


«Credo che il prossimo anno inizio l’università.»
Sua madre accolse quella novità bloccando il gesto che stava facendo per togliere le molliche dal tavolo.
Si girò a guardarla mentre Keyra se ne rimaneva appoggiata al mobile con le braccia incrociate sotto il seno, guardandola.
«Davvero?» Lo chiese in un sussurro ma era un sussurro più che deliziato.
«Si.»
«E perché?»
Alzò le spalle a quella domanda..
«Perché non vorrò fare la cameriera per il resto della mia vita mamma. Voglio qualcosa di più concreto. Voglio stare seduta dietro ad una scrivania e avere uno stipendio che si possa definire stipendio, non spiccioli.»
«E che facoltà vorresti fare?»
«Non lo so. O psicologia..»
E dalle labbra di sua madre uscì un mugugno di assenso. Lei era sempre stata d’accordo che Keyra era portata per fare da psicologa. Era sempre stata brava a parlare, a saper trovare un senso alle domande della vita. Solo che quel dono se lo teneva per sé, lavorando con l’unica persona al mondo. Se stessa.
«Oppure?»
«Letteratura»
Alzò le spalle, come per far capire a sua madre che non era ancora decisa.
«Oh tesoro. Se tu diventassi una psicologa saresti..»
«..facile da mandare da uno psicologo. Si, lo so mamma!»
«Veramente intendevo grandiosa. E’ quello il tuo futuro, e te l’ho sempre detto!»
«Solo perché analizzo me stessa e vivo serena questo non vuol dire che è il mio futuro.»
«Provare non nuoce.»

Si guardarono negli occhi per alcuni minuti, scrutandosi a vicenda. Lei rimaneva comodamente appoggiata al mobile. Sinceramente era ancora indecisa sul suo futuro. Non riusciva ancora a vederlo così chiaro come molte persone che conosceva. C’erano molte persone che conosceva che già sapevano cosa volevano dal proprio futuro. Lei invece rimaneva nella parte del mondo indecisa, a scrutare le opportunità della vita. Si sentiva fuori luogo in qualsiasi posto. La gente le faceva anche una smorfia quando scopriva che era solo diplomata, come se fosse la diversa di turno.
Quando suonò il campanello crollò di nuovo sul mondo dei vivi, scuotendo la testa riccioluta e guardando la sala.
«Chi sarà?» Domandò sua madre, preoccupata.
«Babbo natale!» Esclamò ridacchiando e staccandosi dal mobile per andare a vedere chi era.
Il natale era “finalmente” arrivato. Lei come sempre, il natale non lo sopportava perché diciamocelo, era una festa inutile. Si compravano regali che non sempre piacevano. Si mangiava fino a scoppiare e si festeggiava il venir al mondo di una persona che metaforicamente parlando, non si era sicuri fosse vissuta davvero.
E li con lei c’erano sua madre, suo padre, Eveline e Julian con la piccola Summer. Sua sorella era rimasta a Dublino mentre suo fratello Stefan era andato a festeggiare il natale a casa della sua ragazza attuale.
Mary era tornata per qualche giorno a casa sua – ovviamente per passare il natale con i suoi e Maddison anche ma a differenza di Mary, lei era partita con la sua famiglia per andare a trovare gli zii in scozia.
Le sue due amiche erano andate ognuna dalla propria famiglia e sarebbero rimaste a dormire lì per due giorni. Quindi aveva totalmente la casa libera, togliendo quel giorno che Eveline e Julian, Summer compresa, sarebbero rimasti a dormire lì da lei.
Aprì la porta e scrutò la figura incappucciata di fronte a lei con le sopracciglia corrucciate.
«Che ci fai qui?» Lo chiese con tono incredulo, scrutandolo da testa a piedi. Zayn sapeva che c’era parte della sua famiglia a dormire da lei quel giorno, visto che era la vigilia.
Lo vide alzare le spalle. «Ti sei dimenticata i regali per Summer a casa mia, idiota!!» E come a voler sottolineare la cosa le fece vedere le buste.
«Shhh! Che ti sente!» Si spostò di lato per farlo passare. «Posali in camera mia, nell’armadio!» Sussurrò e lo seguì dopo aver chiuso la porta d’ingresso. Lo seguì fino in camera, aprendogli l’armadio e indicando lo scaffale più in alto dove appoggiare quei regali. Sicuramente lì Summer non li avrebbe trovati.
Appena Zayn mise i regali in alto, si girò a guardarla.
«Quanto sei sexy in tenuta da casa, Smith!» La sfotté con un sorrisetto divertito mentre Keyra se lo guardava in malo modo.
«Sei davvero poco carino Malik! A Natale siamo tutti più buoni, tu per niente!» Ribadì divertita, mentre il moro si allungava dietro le sue spalle per chiudere le ante dell’armadio e, prendendola per mano, se la tirò poco dolcemente addosso.
«Che diavolo fai?»
«Mi prendo il mio regalo di natale!»
Sussurrò a due centimetri dalle sue labbra per poi togliere anche quelli e baciarla con enfasi. Si alzò sulle punte per affondare le mani nei suoi capelli, stessa cosa fece Zayn.
Incredibile, si stavano baciando nel suo armadio a muro e se solo sua madre sarebbe andata a cercarla come minimo se li ritrovava avvinghiati uno all’altra. Sai che figuraccia? Che le avrebbe detto?
Poco le interessava in quel momento. Non voleva essere da nessun’altra parte. Lì dentro, in un armadio a muro non troppo grande, con il corpo schiacciato su quello di Zayn che se ne stava tranquillamente appoggiato ai suoi vestiti.
Quando si staccarono, il moro sfiorò il suo collo con le labbra facendola tremare come una foglia in procinto di staccarsi dal ramo.
Lo guardò da sotto le ciglia, preoccupata. Lui sorrideva, per nulla in ansia di essere chiuso dentro un armadio con lei e con la sua famiglia di là.
«Non credevo che il tuo armadio fosse così spazioso.»
Ridacchiò a quella frase, scuotendo la testa. Perché quando era insieme a lui si dimenticava totalmente del resto del mondo?
«Fra poco conterrà un corpo morto se non usciamo subito da qui!» Il ragazzo la guardò con occhi divertiti, poi si piegò di nuovo a sfiorarle le labbra.
«Devi smetterla di baciarmi Smith! Poi mi è impossibile smettere..»
«Sei stato tu a saltarmi addosso come un predatore, idiota!»
Lo prese per mano e aprendo piano la porta studiò la stanza, trovandola vuota.
Usciti dall’armadio passò vicino allo specchio a muro e, tristemente, si guardò nel riflesso. Una pizza volò nell’aria, andando a finire sul braccio di Zayn.
«Aio!»
«Guarda le mie labbra, dannazione! Sono gonfie come un canotto!»
Sbraitò sotto voce, puntandogli un dito in faccia. Questo rise di cuore.
«Se non fosse che c’è la tua famiglia di là.. cosa farei a quelle labbra!»
«Malik!»
Lo ribeccò arrossendo leggermente e facendolo ridere ancora di più.
«Dio mi farai impazzire con questo rossore.» Sussurrò sfiorando le guance con due dita, ma Keyra gli diede una leggera pizza sulle mani, guardandolo in cagnesco.
«Andiamo forza!» Borbottò uscendo dalla stanza, seguita a ruota da un Malik più che divertito.
Julian era steso sul divano insieme a Summer che, vedendo entrare Zayn dalla porta saltò giù e gli corse incontro urlando il suo nome. Il moro la prese in braccio e portandosela al fianco tornò a guardare la famiglia di Keyra che, magicamente, si era fermata in tutto.
«Conoscete già il rincoglionito di Zayn, giusto?»
Guardò preoccupata la sua famiglia, notando come lo stavano guardando. Sicuramente tutti già si stavano chiedendo perché fosse lì e sinceramente neanche lei lo sapeva. Insomma, i regali li aveva portati no? Peccato che non voleva andarsene.
«Ciao Zayn!» Salutarono tutti il moro con un sorriso. Sua madre uscì dalla sua cucina salutandolo allegramente. Zayn si girò a guardare Keyra. Si scrutarono attentamente poi si lasciarono andare ad un sorriso. Era chiaro che entrambi erano stati in ansia per quell’incontro ma a quanto pare tutto era andato alla grande. La cosa che la stupiva era che non stavano insieme e lui si era comunque presentato lì, a natale, sapendo che avrebbe destato sospetti. A proposito, perché era lì? Possibile che fosse lì solo per i regali? No, non era possibile. Insomma, c’era la sua famiglia a casa sua e fino a due giorni prima si era lamentato che gli mancava la famiglia. E ora passava lì da lei?
Gli sguardi di tutta la famiglia Smith si spostarono dal ragazzo, tornando ognuno a fare ciò che stavano facendo. Sua madre si avvicinò a loro, andando spedita verso Zayn.
«Vuoi qualcosa da bere? Abbiamo appena fatto il caffè!»
«Si, grazie. Il caffè andrà benissimo!»
«Zucchero?»
«Due e mezzo, grazie signora Kate!»
La donna sorrise e arrossendo leggermente in zona guance guardò sua figlia. Keyra alzò un sopracciglio, ancora dietro a Zayn e vide sua madre fare un sorriso malizioso e un gesto della testa che acconsentiva. Cosa acconsentiva!
«Siediti forza!»
«Keyra! Sii gentile!»
La ribeccò sua madre dalla cucina. Zayn si girò a guardarla, sorridendo. E rispose con uno sguardo bruto.
«Ti odio!»
«A quanto pare riesco a fare lo stesso effetto a tutte le donne Smith!»

Gli rispose con un ringhio e Zayn si andò a sedere sul divano al fianco di Julian che gli sorrise. Li guardò cinguettare parlando fittamente ed andò in cucina a prendere la tazza di Zayn.
Entrando in cucina la trovò vuota e sua madre uscì dal suo nascondiglio chiudendo la porta dietro le piccole spalle di Keyra. Per un secondo si sentì in trappola guardando sua madre camminare e spingere Keyra verso la fine della cucina, il più lontano dalla porta dove sicuramente nessuno le avrebbe sentite.
«WOW!»
«Cosa?»
«E’ diventato bellissimo!»

Alzò un sopracciglio, sorridendo divertita. «Mamma..» Cominciò ma la donna iniziò a parlare a macchinetta, facendola preoccupare seriamente.
«Oh Keyra, sono così contenta.. Insomma, si vede che vi piacete tanto. Se siete ancora qui è perché vi volete bene.. sono passati due anni e ancora vi volete bene..»
«Mamma..»
provò a bloccarla ma quella continuò a parlare..
«Come vi guardate. Siete la dolcezza in persona.. E complimenti figliola. Sapevo che avevi buon gusto sui ragazzi ma con lui ti sei seriamente superata.»
Le tappò la bocca con una mano, rossa come un papavero.
«Per favore mamma, non cominciamo a fare la scena della mamma euforica e della figlia in imbarazzo!»
«Sei in imbarazzo?»
Aprì le braccia come a voler abbracciare la cucina.
«Neanche sono entrata che mi hai riempito di frasi. Mi devo aspettare il discorso sulla sicurezza nel fare sesso?»
«Beh.. sai che..»
«MAMMA!»
Urlò ad alta voce.
La donna scoppiò a ridere fragorosamente per poi sfiorarle la fronte e sistemare una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
«Sto scherzando Keyra.» Le uscì un sospiro di sollievo nel sapere che stava scherzando e che non avrebbero fatto nessun discorso sulla sicurezza nel fare sesso.
«Quindi..»
«Cosa?»
«State insieme?»
Si bloccò nei movimenti di mettere lo zucchero nel caffè di Zayn e si girò a guardarla. Sua madre capì subito che aveva detto qualcosa di sbagliato.
«N-Non stiamo insieme..»
«Ah.. Ho capito! Va bene!»
Dopo averla guardata tornò a sistemare i piatti da lavare nella lavastoviglie in religioso silenzio. Keyra prese la tazza di caffè per Zayn e uscendo dalla cucina camminò verso la sala da pranzo pensierosa.
Le era apparso di vedere del dispiacere negli occhi di sua madre. Passando di fianco a suo padre, lo vide sorridere dolcemente. Perché non aveva immaginato che quella visita avrebbe portato strani pensieri nella sua famiglia?
Si bloccò al fianco di Zayn, che donava il braccio a Summer che passava il ditino sui lati dei tatuaggi, ricreando il disegno. Come al solito non aveva visto com’era vestito. A lei non interessava proprio come si vestiva quel ragazzo. Bastava guardarlo negli occhi per dimenticarsi di qualsiasi cosa. Portava una maglietta bianca aderente, a maniche lunghe – ma le teneva alzate – e un Jeans stretto ai punti giusti. Il sesso che camminava, dannazione.
Zayn si girò a guardarla e sorridendo porse la mano per prendere la tazza. Gliela diede, ricambiando il sorriso. Ovviamente Julian non si era perso neanche un millimetro di quella scena. Scrutò le labbra di Zayn abbracciare la porcellana della tazza e istintivamente si passò la lingua sulle labbra. Dio, perché era sensuale in ogni cosa che faceva?
Rendendosi conto che stava lì impalata a guardarlo scosse la testa e guardò suo fratello Julian che la stava studiando.
«Che hai da guardare, idiota?»
«Mi pare di capire che stai sperando di essere una tazza!»
Si mordicchiò il labbro inferiore, trattenendosi dal diventare rossa come un semaforo, guardandolo con cattiveria e spostando poi lo sguardo su Zayn che la guardava in modo divertito.
Si piegò quel tanto per arrivare all’altezza dei due che ancora sedevano sul divano. Summer era tutta intenta nel suo nuovo gioco, felicemente seduta sulle gambe di Zayn.
«Tu sai che io ti castro se non chiudi quella boccaccia, vero?»
«Non vuoi dare un fratellino a Summer?»
«Se continui a sfottere no!»

Julian alzò le mani, facendole capire che non avrebbe detto più nulla. «Grazie fratellino caro!» Disse con tono divertito, per poi andarsi a sedere sulla poltrona. Si passò stancamente una mano sugli occhi e guardò la televisione ma non vedendola realmente.
«Vi va di giocare a tombola?» Chiese suo padre, facendola tornare sul mondo dei vivi ma non dandole tempo di rispondere perché si girò verso di Zayn. «Rimani, vero?»
Il moro la guardò con una domanda dipinta in viso e lei si ritrovò a sorridere.
«Lo stai chiedendo a lei, vero?» Domandò Julian interrompendo gli sguardi dei due. Zayn si girò a guardare Julian, annuendo. «Ok, rimani!» Keyra scosse la testa, divertita.
«Julian, Zayn ha sua famiglia a casa.. E se volesse tornare a casa sua?» Gli fece notare, dolcemente. I due maschi si girarono a guardarla mentre Summer, sentendo quella cosa, si attaccò al collo di Zayn come a far capire a tutti che non l’avrebbe lasciato andare via.
«Devo davvero risponderti, sorellina cara?» Vedendo la sua faccia capì che era meglio stare in silenzio. Julian, con un ghigno, si girò verso Zayn. «Vuoi rimanere o vuoi tornare dalla tua famiglia?»
«Resto..» Disse con un sorriso per poi prendere Summer in braccio e mettersi seduto al tavolo, seguendo Julian.
Nell’ora successiva successe il finimondo. Summer spostava le caselle a Zayn così a random, lei odiava quel gioco perché suo padre diceva i numeri troppo velocemente, sua madre era così combattiva da voler vincere la tombola e Julian ed Eveline ridevano per quel bordello.
«Mi dicono che sei fortunata nel gioco!»
Alzò gli occhi dalla sua casella, guardando male Julian. «Voglio Georgia..» Piagnucolò facendo ridere tutti. Georgia era rimasta a Dublino e lei doveva subire quel fracella cazzi di suo fratello Julian da sola.
«Sfortunata al gioco fortunata in amore.» Ecco, appunto. Lo sapeva che se ne sarebbe uscito con una frase del genere. Lo trafisse con lo sguardo, mentre la famiglia rideva a crepapelle insieme a Zayn.
Incrociò le braccia sotto al seno.
«Se non erro mi avevi detto che non avresti più messo bocca su ciò che facevo!» Gli fece notare, con un pizzico di ansia nella voce.
«Giusto. Ma come posso smettere di fare ciò che mi viene naturale se il tuo..»
«Julian!»
Lo bloccò.
«Cosa sorellina cara?»
«Ricordi che ti ho detto prima?»
«Che mi castri, si.. quindi?»
«Quindi sta zitto, prima che te li metto sul gas!»
La famiglia scoppiò a ridere e lei, passandosi una mano sul viso tirato spostò lo sguardo su Zayn che se ne stava totalmente tranquillo a ridere.
Tornò a guardare suo fratello e si guardarono negli occhi per alcuni secondi. Poi lo vide annuire.
Perché aveva annuito? Forse per dire che Zayn era ‘ben accettato’? Però questo non portava la bastardaggine di Julian a basso livello.
«E quindi ditemi.. da quanto state insieme?»
Prima arrossì poi gli tirò una casella della tombola.
«E quindi dimmi, quand’è che muori?»
«Non presto, mi dispiace. Perché non rispondi?»
«Perché sei un bastardo. Non mi metti in soggezione, sai?»
«Perché no?»
Lo vide sorridere in modo bastardo. Spostò lo sguardo su suo padre, che tratteneva le risate senza successo. Dopo aver trucidato anche lui con lo sguardo, si girò a guardare Zayn che, rosso come un pomodoro dava attenzioni a Summer pur di non guardare nessuno in quella stanza.
«Perché è ciò che vuoi. Stai già gongolando abbastanza perché Zayn si è praticamente scavato la fossa dalla vergogna, quindi con me non ci riuscirai!»
«Ah no? Sei sicura? La serata è ancora lunga, darling.»
«Puoi fare o dire qualsiasi cosa, ma tanto non ci riuscirai!»
I due fratelli si guardarono con occhi di sfida, mentre giocava distrattamente con un tovagliolo inusato rimasto sulla tavola dalla cena.
Si girò a guardare Zayn, seduto al suo fianco che sentendosi osservato si girò a guardarla, rosso come un peperone. Ridacchiò.
«Non dargli questa soddisfazione Zayn. E’ ciò che vuole!»
«E’ peggio di Louis!»
Le sussurrò, sotto lo sguardo attento di suo fratello che li stava guardando.
«Louis lo fa per divertimento personale. Non lo fa per metterci in soggezione.»
«Quindi anche Louis vi prende in giro?»
Chiese suo fratello, divertito.
Tornò a guardare suo fratello, sorridendo. «Si, ma a lui risponde tranquillamente. Adesso Zayn si sta trattenendo solamente perché sei parte della mia famiglia e tu, testa di cazzo, lo sai!»
Vide suo fratello alzare le spalle, come per dire ‘forse si ’.
«Keyra, modera i termini!» Disse sua madre, cercando di ribeccarla ma non ci riuscì molto perché stava sorridendo.
«Su, dai.. E’ la verità.. Lo fa sempre questo giochetto..»
«Però continui a non rispondere alla domanda!»

Tornò a guardare suo fratello. Ghignò. «Ma perché dovrei dirtelo.. Anche se ci fosse qualcosa tra me e Zayn, a te cosa interessa? Tu sai quanto io sia gelosa di ciò che è mio, quindi se è perché vuoi dividertelo, mi dispiace ma le cose a tre non mi piacciono!»
Tutti scoppiarono a ridere fragorosamente, Zayn compreso. La guardò con dolcezza, sentendo come aveva sottolineato la parola ‘mio’.
«Summer tesoro.. è ora di andare a dormire.» Eveline decise di andarle incontro, cambiando discorso. Lei continuò a guardare suo fratello con un ghigno vedendolo del tutto incredulo. La bambina si strinse al collo di Zayn, affondando la faccia nel suo collo. Si poteva essere gelosi di una bambina?
«Gno!»
«Come no? Guarda che poi babbo natale non viene se tu non ti metti a dormire.»
«Voglio vedere babbo..»
«Cucciola facciamo così.. Quando babbo arriva ti chiamo!»
Esclamò Keyra, guardando la bambina che si girò a guardarla.
«Prometti?»
«Promesso, appena arriva ti vengo a svegliare.»
Dopo un attento studio della sua espressione la bambina diede un bacino sulla guancia a Zayn dandogli la buonanotte e poi porse le braccia alla madre, per farsi prendere in giro.
«Dai la buonanotte, forza!»
«Notte!»
Lo disse sbadigliando e tutti guardarono Eveline uscire dalla stanza. Si misero a sistemare tutto, mentre sua madre se ne rimaneva lì a guardarla lavorare.
«Quindi.. la tua famiglia è qui..?» Chiese la donna in direzione di Zayn. Il moro che stava aiutando Keyra, annuì.
«Si. Io non posso tornare a Bradford..»
«O non vuoi..»
«Julian!»
Sbraitò Keyra, guardandolo male per quel tono malizioso. Zayn ridacchiò arrossendo leggermente.
«E quindi loro sono venuti qui..» Spiegò con un’alzata di spalle, come niente fosse.
«E perché sei qui?»
«Keyra si è dimenticata a casa mia i regali che ho fatto a Summer!»
Sussurrò timidamente.
«Sei stata a casa sua, eh!» Lo guardò male e sua madre la bloccò nel tirargli qualcosa addosso pur di farlo stare zitto e di levargli quell’espressione compiaciuta sul volto.
Vide sua madre fare un gesto della testa e indicarle la cucina.
«Julian.. se lo fai arrossire di nuovo – e fidati che me lo dirà – io ti castro!» Disse con tono monotono sempre guardando sua madre ma parlando a suo fratello. Passando al fianco di Zayn lo guardò e sorrideva. Cercava in tutti i modi di non farlo sentire diciamo.. di troppo. Ma in fondo si stava parlando della sua famiglia. Quella famiglia era stata messa al mondo per rendere la vita dei ragazzi che entravano nella sua vita, un inferno.
Entrata in cucina guardò sua madre con un sopracciglio alzato.
«Cosa c’è?»
«Tu gli credi?»
Chiese con tono preoccupato.
«A chi? E per di più su cosa?»
«Zayn.. il discorso dei regali!»
La guardò con gli occhi fuori dalle orbite, cercando di capire di cosa stesse parlando.
«Certo che ci credo!» Una pizza delicata arrivò sul suo collo.
«Svegliati bella addormentata nel bosco..» Sua madre non era una donna manesca, le aveva sempre detto che non le piaceva tirare su persone con un comportamento manesco. Certo ogni tanto da bambina le aveva dato qualche pizza per avvertimento, ma mai in faccia. Sempre e solo sulla testa o sulla fronte, delicatamente. «E’ qui perché vuole stare con te, perché non lo capisci?»
Keyra si ritrovò a guardarla uscire dalla cucina, per poi guardarsi intorno come se di lì a poco sarebbe arrivata una risposta alle sue domande. Sua madre si era fottuta il cervello? Perché la gente vedeva cose che non c’erano? Perché sempre a lei?
 
I suoi genitori erano andati via da un’oretta e solo in quel momento riuscì a sedersi sul divano con un gesto poco femminile, rimanendo immobile per alcuni secondi a guardare nel vuoto.
Zayn, Eveline e Julian stavano guardando un film di natale che come sempre mandavano alla vigilia. Odiava il natale, l’aveva già detto? C’erano sempre e solo programmi o film che parlavano di natale. Oppure le strade piene di gente, le file interminabili in ogni negozio. Le canzoncine di natale in ogni stramaledettissimo negozio, metro, autobus o qualsiasi altra cosa.
«Stanca?»
«Appesantita, più che altro. Ancora non ho digerito la cena..»
rispose a Zayn, seduto al suo fianco. Si girò a guardare suo fratello, più addormentato che sveglio con una Eveline addormentata sulla spalla.
Si arrampicò su Zayn e gli diede un pizzico. «Questo è per tutte le maledette battutine ti oggi!»
Suo fratello si svegliò di colpo e prendendo Eveline in braccio la portò in camera, ritornando poco dopo. Tornando corse verso il divano e si buttò addosso ai due che arrancarono per un po’ di ossigeno.
«Cazzo Julian, pesi!»
«Ma quanto mi vuoi bene, cucciolottina?»

«Non ti voglio bene, levati per dio!» Sbraitò respirando male visto che aveva il gomito di Julian che spingeva sullo sterno.
Il suo carissimo fratellino si tolse dai due e si rimise seduto al fianco di Zayn, ridacchiando e dandogli gomitate, facendolo arrossire ancora.
«Julian, finiscila!»
«Perché? E’ così carino quando arrossisce!»
«Ehi..»
Sbraitò Zayn, facendo ridere i due Smith.
«Si hai ragione, è carino quando arrossisce, ma se non la finisci se ne torna a casa.»
«E tu non vuoi, giusto?»
«Giusto!»
Rispose, del tutto tranquilla facendo girare Zayn verso di lei a guardarla come se fosse un’aliena con tanto di antenne e faccia verde. 
Tornò a guardare la televisione, sentendo comunque lo sguardo di Julian che balzava da lei a Zayn. Solo dopo venti minuti interminabili di sguardi pensierosi, si alzò.
«Io me ne vado a letto.»
«Ciao, dormi bene!»
Rispose monotona, guardando il film. Quando non percepì nessun passo si girò a guardarlo, stranita. «Che c’è?»
«Dormirete insieme? Devo mettere i tappi alle orecchie?»

Sospirò sentendo Zayn ridacchiare. «Julian..» lo disse con tono esasperato. «Ha la famiglia qui. Dubito che rimanga a dormire.. E’ Natale, ricordi?»
«Si..»
«Quindi non è natale solo per noi, ma anche per lui. Ci guardiamo un film, paparino, e poi lo rimando a casa, contento?»
«Mica tanto..»
«Ho il ciclo, va bene?»
Lo disse con un ringhio tra i denti, facendo ridere fragorosamente Zayn e si girarono entrambi a guardarlo.
«Quindi.. scopate?» Sbraitò sotto voce Julian, incredulo. «Dico in generale..»
«Non ti sopporto più, cazzo! Te ne vai?»
«Fate sesso? Usate le precauzioni?»
«Dio Julian, vattene!»
Sussurrò rossa sulle guance, guardandolo.
Julian sorrise divertito per poi piegarsi a sfiorare le labbra della sorella in un gesto fraterno e scompigliò i capelli a Zayn che lo guardò male.
«Buonanotte..»
«’Notte!»
Risposero in coro i due ragazzi, guardando Julian uscire dal salone e chiudere la porta alle sue spalle. Keyra si abbandonò con la testa sul divano, piagnucolando. Zayn invece scoppiò a ridere fragorosamente.
«Cos’avevi detto l’altra volta? Non ha più tempo di fare il geloso?»
«Dammi cinque minuti.. Quell’uomo mi toglie ogni forza mentale e fisica!»
sussurrò facendolo ridere ancora più forte e mentre lei si riprendeva Zayn si alzò, andò in cucina e mise l’acqua sul fuoco per il tea. Dopo aver atteso che l’acqua bollisse tornò con due tazze di tea fumanti, posandole sul tavolino. Keyra era tornata a guardare il film, sempre però appoggiata con la testa a penzoloni sullo schienale del letto.
Zayn si rimise al suo fianco, togliendosi le scarpe e prendendo la coperta posata sul bracciolo l’aprì e coprì i due corpi.
Si accoccolò sul suo petto, sbadigliando allegramente quando Zayn prese a giocare con i suoi capelli.
Alla tv passava “mamma ho perso l’aereo” e i due rimasero a guardarlo accoccolati bevendo il tea. Non c’era bisogno di sfottersi, più che bisogno, non volevano.
Era in quei momenti che adorava l’inverno e il natale. Lo stare sotto ad una coperta a guardare un film e bere tea a non finire. Non era proprio tipa da discoteca, di sicuro preferiva di gran lunga una serata tranquilla come quella. Era ormai mezzanotte ma nessuno dei due si preoccupava dell’orario.
«Non ti stavi lamentando proprio l’altro giorno che ti mancava la famiglia?»
Lo sentì ridacchiare e acconsentire. «E allora perché sei qui?»
«Volevo stare un po’ con te, ti fa tanto strano?»
«Cazzate. Dubito seriamente che tu fossi uscito avendo la tua famiglia in casa..»
Gli fece notare continuando a guardare la tv.
Non rispose subito, ma continuava a giocare con i suoi capelli e sapeva che stava elaborando la risposta. Sapeva che non era lì ne per i regali, ne per lei. Certo, ovviamente da una parte voleva essere lì con lei, ma non era quello che l’aveva spinto ad uscire.
«Hai litigato con qualcuno?» Chiese, preoccupata.
«No. C’era Perrie in casa.» Crollò un fastidioso silenzio tra di loro, che continuavano entrambi a guardare la televisione.
«E hai preferito venire qui da me sapendo che c’era la mia famiglia pur di non stare con Perrie?» Domandò.
Lui ridacchiò a labbra strette facendo vibrare la sua risata nel petto e Keyra la poté sentire con l’orecchio.
«Dopo quel giorno mi snerva quella ragazza. Le voglio bene, perché in fondo siamo stati insieme. Ma non mi piace quando la gente mi tratta da burattino. Io ero il giocoliere all’epoca e non mi piace essere il giocattolo di qualcuno.» Cominciò, parlando con tono serio ma anche infastidito. Si sentiva lontano un miglio che aveva bisogno di sfogarsi e fu felice che lo stava facendo con lei.
«Sapevo che aveva fatto dei regali alla mia famiglia e ho accettato anche di farla entrare per darglieli. Ma vedere mia madre gongolare con lei mi ha dato fastidio. E’ come se mi sono sentito tradito. Insomma, ci lasciamo lei cerca di rimettersi insieme a me usando chiaramente la mia famiglia e..» Lo guardò dal basso, vedendolo perso nel film ma senza vederlo. Stava scuotendo la testa.
«Stai dicendo che ha usato i regali per allisciarsele?»
«L’ho pensato, ma non è così cattiva. Non arriverebbe mai ad usare la mia famiglia per farmi cambiare idea.»
«E allora che c’è?»
«Mi da semplicemente fastidio. Ci siamo lasciati? Sei stata tu a lasciarmi? E allora perché ora, solamente perché sto con te mi deve riavere?»
Ancora scosse la testa, come se fosse incredulo. Si accorse di quel “sto con te” ma non disse nulla. In fondo entrambi sapevano che non era solamente un “andare a letto insieme” ma qualcosa di più. Semplicemente non era ancora il tempo di rendere tutto chiaro tra di loro. Ma lo sapevano, eccome se lo sapevano.
«Non mi piace che continua a tenere i contatti con la mia famiglia come se stessimo ancora insieme. E non mi piace che mia madre in fondo, spera che torniamo insieme.»
Si guardò le unghie, pensierosa. Era ovvio che sua madre voleva che tornasse con Perrie. Stravedeva per quella ragazza.
«Sta dando fastidio a me, a te e con questo anche a noi come coppia. E la cosa non mi sta piacendo perché abbiamo avuto già tanti pensieri, ci manca solo lei.» Si ritrovò a sorridere debolmente a quelle parole e si strinse di più a lui. «Come si dice.. ci sta mettendo i bastoni tra le ruote..» Continuò, dandole un bacio tra i capelli.
«Come io ho messo i bastoni tra le ruote a voi due..» Gli fece notare dolcemente. Lui si girò a guardarla.
«Già, peccato che tu eri ben accetta. Lei mi sta solo innervosendo e non sei l’unica che perde la testa quando qualcuno si mette in mezzo a noi!»
«Malik rude.. Mhm..»
Il moro scoppiò a ridere quando lei usò il tono malizioso. Si stese e se la portò al fianco, stringendola delicatamente.
Si strinse a lui, tornando a guardare il film sentendo la sua schiena aderire perfettamente al corpo di Zayn. Non era felice che Zayn fosse così irritato da quell’intrusione, ma era felice che capisse con il suo cervello che quello che stava facendo Perrie non era una cosa giusta. Avevano avuto tanti di quei problemi tra loro due, ci mancava anche l’ex vendicativa. A quanto pare non bastava solamente due anni di lontananza e caratteri molto simili alla situazione.
Era un momento perfetto per chiedere a Zayn se quello che Perrie le aveva detto era giusto, ma non se la sentì. Era la vigilia, non voleva guastare – di più – l’umore di Zayn.
«Non ci riuscirà.» Lo sentì sussurrare – non seppe dire se a lei o a se stesso -. Si girò e nascose la faccia nella sua maglietta, respirando a pieni polmoni il suo profumo. Era un mix di profumi, dopobarba, profumo, bagnoschiuma, e l’odore della sua pelle che rendeva tutto molto eccitante. Si accoccolò al suo fianco e lo sentì chiudersi in posa fetale e racchiuderla al suo fianco con essa.
«No, non ci riuscirà se non glielo permettiamo!»
«E non glielo permetteremo!»
Lo sentì rispondere con le labbra appoggiate al suo orecchio per poi lasciarle un bacio sul lobo e un altro sotto all’orecchio. Sorrise debolmente. Quel ragazzo era la dolcezza. Poteva essere ciò che voleva far credere a tutti, un badboy, ma era la dolcezza. Ed era suo, in uno strano contesto. Era lei che coccolava, era lei che si prendeva tutti i baci più delicati del mondo, era lei che si prendeva per sé i sorrisi migliori. Era lei che sentiva le sue risate più vere. Era lei che si addormentava al suo fianco ed era lei che vedeva come amica. Non poteva chiedere di più. Non le interessava il futuro avendo lui al fianco. Finché ci sarebbe stato lui, tutto andava bene. Ed ogni problema l’avrebbero risolto insieme, in un modo o nell’altro.
Perrie era un problema e loro avrebbero risolto insieme quel dilemma, arrivando mano nella mano al traguardo, lentamente.
Di cosa diavolo aveva bisogno?
 
 
Venne scossa e aprì gli occhi. La stanza era illuminata solamente dalle luci dell’albero e dalla schermata del televisore che mandava il telegiornale notturno. Si erano addormentati. Oh diamine.
Alzò quel tanto lo sguardo per ritrovarsi la faccia di suo fratello. «Che ore sono?»
«Le quattro. Mi sto per vestire.»
«Va bene, scendi quando sei pronto!»
biascicò girandosi nel divano e ovviamente trovò il corpo di Zayn che se la dormiva bellamente.
«E per fortuna che doveva tornare a dormire a casa sua!» La sfotté alzandosi e uscendo dalla stanza. Si erano messi d’accordo il giorno prima che Julian si sarebbe vestito da Babbo Natale e farsi ‘scoprire’ da Summer. Suo fratello voleva rendere felice sua figlia e Keyra l’avrebbe aiutato.
Sfiorò con il dito le labbra divine di Zayn che rimase inerme a quel gesto, troppo addormentato per sentire cosa succedeva. Si piegò a sfiorargli le labbra e finalmente si mosse, bloccando la testa di Keyra sulle sue labbra e obbligandola a rimanere in quella posizione. Ridacchiò.
«Svegliati Zayn. Andiamo in camera!»
«E’ un invito Smith?»
Biascicò assonnato, aprendo quegli occhioni castani che tanto le piacevano. Si perse nei suoi occhi, cogliendo ogni sfumatura di castano che quegli occhi avevano.
«Mi piacerebbe moltissimo, ma tra due minuti Summer sarà sveglia per incontrare Babbo Natale.» Lo vide corrucciare le sopracciglia e ridacchiando gli diede un bacio. «Lascia perdere. Mettiti in camera mia, fra dieci minuti sarò lì!» Si alzarono e guardò Zayn entrare in camera sua, dando la buonanotte ad un Julian-babbo natale che scendeva le scale.
«Fai finta di mettere i regali, io la vado a svegliare.» Passando di fianco alla porta della sua stanza si rese conto che Zayn guardava la scena, appoggiato allo stipite della porta. Gli sorrise per poi fargli una linguaccia e Zayn le diede una pacca sul sedere. Mentre lei saliva le scale il moro si occupò di consegnare i regali per la piccola Summer a Julian.
«Ehi nana!» La scosse leggermente, vedendo quanto fosse bella anche mentre dormiva. Se ne stava a dormire di schiena, con le gambe e le braccia a quattro di spade. Le accarezzò la pancia leggermente rigonfia tipica dei bambini per poi farle un delicato solletico sotto alla pianta nuda del piede.
La bambina si svegliò, si grattò gli occhietti e piagnucolando le disse di avere sonno.
«Lo so cucciola. Babbo natale è arrivato, però..» Subito saltò come un petardo e si arrampicò sulla culla, facendole capire di prenderla in braccio. Ora era sveglissima ed eccitata. Passando di fianco alla sua camera notò Zayn seduto sul letto. Stava dormendo in piedi e ridacchiò. Scese le scale lentamente, intimando a sua nipote di fare silenzio. Arrivata alla fine della scala, rimase al fianco di essa a guardare il salone e un uomo panciuto fermo a mettere i regali.
«Posso salutarlo?»
Si girò a guardare la bambina e annuì, delicatamente. «Ma devi fare la brava e non urlare, ok?»
«Cì!»

Si avvicinarono silenziose fino allo stipite della porta sentendo Julian dire “ohoh” ogni tanto. Sorrise debolmente. Era perfetto per fare babbo natale. Doveva considerarlo un futuro lavoro.
«Signor Babbo Natale..?» Lo richiamò con voce febbrile, facendo saltare come un petardo l’uomo che si girò a guardarle.
«Salve.. So che non dovremmo essere qui, ma mia nipote vorrebbe tanto conoscerla!»
«Summer.. Ohoh!»
Non si sapeva per quale santo non scoppiò a ridere fragorosamente vedendo suo fratello alzarsi da per terra e camminando verso di lei. Cercava di camuffare la sua voce. Summer quasi non scoppiò a piangere dalla felicità. Lei credeva fortemente a Babbo Natale e non voleva immaginare cosa sarebbe successo quando avrebbe scoperto che non esisteva.
«Sai il mio nome?»
«Certo che lo so.. So il nome di tutti i bambini!»
Summer la guardò e sorrise a sua nipote che le chiese:
«Posso andare in braccio a Babbo?»
L’uomo allungò le braccia ancora prima di chiederglielo. Summer si adagiò tra di esse e lo guardò da vicino, con l’espressione più incredula del mondo.
Quant’era bello essere bambini. Così ingenui da non rendersi conto che dietro una barba finta c’è tuo padre. Che bastava un travestimento per farli credere tutto. Era tutto così semplice. Quando sei bambino non ti metti lì a studiare la situazione. Prendi e metti in banca tutte le esperienze più belle, senza farci troppi pensieri sopra.
Lasciò i due da soli per entrare in cucina, prendere due biscotti e metterli su un piattino. Poi prese due bicchieri di latte freddo portandoli ai due che chiacchieravano.
«Hai fatto la brava quest’anno?»
«Cì!»
«Sicura?»
Chiese poco convinto Julian-Babbo Natale.
«Cì. Ho sempre aspettato mamma o papà per attraversare. Guardo sempre a destra e a sinistra prima di attraversare. Dico sempre grazie, mi lavo sempre i dentini e mi lavo le manine tutti i giorni.» Keyra si trattenne nel ridere e porse il tutto ai due.
«Con gli omaggi della famiglia Smith!» Sussurrò. Rimase lì a sentirli parlare con un sorriso disegnato in viso. Sua nipote sembrava toccare il cielo con un dito solo per aver incontrato babbo natale.
«Signor babbo natale, posso chiederle un ultimo regalo?»
«Se posso..»
Solo lei notò la punta di panico nella voce di suo fratello. La bambina ridacchiò entusiasta.
«Mi regali Zio Zayn?» Keyra guardò male sua nipote, corrucciando sopracciglia e labbra. Ma tu guarda quella nanerottola. Col cavolo! Zayn era suo.
«Mi dispiace tesoro.. Zayn l’ho appena regalato a tua zia.» Guardò male suo fratello, poi sospirò.
«Già.. è sempre stato di Zia, amore.» sussurrò divertita, guardandola. «al massimo ti puoi far regalare la bambola di Zio Zayn!»
«Cì, per favore!»
«Allora lavorerò per la bambola, ma arriverà più tardi.»
«Va bene! Notte Babbo Natale e grazie!»
Diede un bacio sulla guancia barbuta di Babbo natale e allungò di nuovo le braccine verso Keyra che la prese in braccio. «Mangia tutti i biscotti che vuoi. Tanto sono di zia!» Terminò facendo ridere entrambi i grandi.
«E mi pare ovvio!» Disse esasperata Keyra mentre la riportava verso la stanza.
«Ohoh.. bambina pestifera!» Si girarono ancora a guardare babbo natale che, continuando a ripetere “ohoh” di tanto in tanto, metteva i regali restanti sotto l’albero.
Notò anche Zayn fuori dalla sala, a guardare la scena. «Ciao Zio Zayn!» mosse la mano verso il moro che sorridendo le lanciò un bacio con la mano per poi tornare ad appoggiare la guancia sulla sua spalla.
«Sei contenta di aver incontrato Babbo Natale?»
«Cì!»
«Hai visto quant’è panciuto?»
«Cì.. tantoooo ciccione!»
Ridacchiò entrando in camera che quel giorno era di Summer, Julian e Eveline e vedendo che la donna era sveglia.
«Mamma mamma.. ho visto babbo natale!»
«Si? E com’era?»
«Bello.. tanto bello!»
Lasciò la bambina sul letto della madre e dando la buonanotte alle due guardò Eveline per farle capire di avvisarla quando si sarebbe addormentata. Ci volle un po’ di più perché la bambina era super emozionata per aver incontrato babbo natale. Lei intanto tornò in salone, dove Julian si toglieva il vestito da babbo natale.
«Una bambola di Zayn, dove la trovo?»
«Te la trovo io, tranquillo! Cos’è sta storia che me l’hai regalato?»
«E’ in camera tua.. se non è un regalo questo, che dovrebbe essere?»
Ridacchiarono e si misero sul divano, attendendo che la bambina si addormentasse.
«Sei felice di aver fatto contenta Summer?»
«Si.. Mamma e papà per noi queste cose non le hanno mai fatte.»
«E’ vero, ma ora come glielo vorresti spiegare che babbo natale non esiste?»

Lo vide alzare le spalle. «Ho reso contenta mia figlia. E’ questo che mi interessa. Quando sarà il momento glielo dirò, ma almeno l’ho fatta contenta!» abbracciò suo fratello, sinceramente commossa di tutto quell’amore.
«Sei un amore di padre.»
«Ci provo..»
Si sorrisero debolmente. Suo fratello se la tirò sopra, facendola sedere sulle sue gambe.
«Ohoh.. che bella bambina. Come ti chiami?»
«Keyra..»
sussurrò, divertita.
«Ciao Keyra, ohoh! Che cosa vuoi per natale?»
«Ho già tutto quel che mi serve, Babbo!»
«non vuoi nient’altro, ohoh?»
«No. Ho una famiglia strepitosa, amici altrettanto fantastici e.. si, un quasi ragazzo decisamente mozzafiato!»

Si guardarono negli occhi, lasciando perdere per un secondo il gioco di Babbo Natale e la bambina piccola.
«Sei contenta con lui?»
«Tu neanche immagini!»
Si guardarono negli occhi, solcando uno l’anima dell’altra in silenzio. Sapeva che suo fratello si preoccupava sempre per lei, che quella bambina non aveva preso il suo posto, ma sapeva anche che cercava di non fare troppo il fratello geloso. Con vani risultati.
«E’ ciò che vuoi?»
«Deduco che si, finché non capirà con chi si è incasinato, è lui ciò che voglio!»
«Non ti fa soffrire, vero?»
«No, mai. Anzi, io ho fatto soffrire lui.. Ma è una storia troppo lunga da raccontare alle quattro di notte quindi..»
Si alzò, si stirò il jeans e guardò suo fratello. Si piegò quel tanto per dargli un bacio sulla guancia e gli sorrise. «Stai tranquillo, so come cavarmela. L’ho sempre saputo! Su di lui non ho ripensamenti. Quindi vai a dormire e dormi sogni tranquilli!»
Lo vide annuire e dandogli un altro bacio sulla guancia si diresse verso la stanza. Prima di uscire dalla salone lo sentì sospirare.
«Farete sesso?»
«Julian!»
Sbraitò girandosi a guardarlo e facendolo ridere. Gli lanciò un bacio, dirigendosi in camera e trovando Zayn mezzo addormentato sul letto con la lucina accesa.
Si spogliò velocemente, indossando il pantaloncino corto e una canottiera che usava per dormire, per poi salire sul letto a gattoni.
«Paura dei mostri sotto il letto?» Domandò quando lo vide aprire gli occhi, sicuramente per i movimenti del materasso.
«No, di quelli sopra il letto!» Lo sentì sussurrare, mentre si piegava a dargli un lieve bacio.
«Quanto sei stronzo Malik!»
Si accoccolò al suo fianco e Zayn si arrampicò sul suo corpo per spegnere la luce sul comodino. Prima di stendersi del tutto le lasciò un bacio sul collo.
«Buonanotte scricciolo e buon natale!»
«Buon nasale anche a te, darling!»
si accoccolò al suo fianco, intrecciando le gambe con quelle di Zayn e sentendo il suo braccio stringerla di più sul suo corpo. In meno di due secondi si ritrovarono addormentati profondamente.
 
 
«Zia zia.. sveglia, ci sono i regali!» Svegliarla in quel modo per lei era come farla riemergere dall’oltretomba. Quasi non saltò sul letto se non ci fossero state le gambe di Zayn e il braccio di Zayn a bloccare il suo corpo sul materasso.
Summer, in tutta la vivacità che una bambina può avere di prima mattina, saltava qua e la sul suo letto, massacrando di calci lei e Zayn che si svegliò annaspando come un pesce fuori dall’acqua.
«Dai zii, svegliatevi! E’ natale!»
«Voglio morire!»
sussurrò il moro, affondando la faccia nel cuscino per il sonno. Summer continuava a urlare euforica ma poco dopo sentirono la porta aprirsi. Entrambi aprirono gli occhi, ritrovandosi sua mamma con due tazze in mano.
«Giorno raggi di sole. Dormito bene?»
«Si, ma è stato il risveglio più traumatico della mia vita!»
Disse Keyra allungandosi a prendere le due tazze di caffè. Sua madre li guardava sorridendo, chissà pensando a cosa. Sorseggiò avidamente il caffè e quando terminò la tazza prese sua nipote dai fianchi e, bloccandola, la fece stendere per cominciare a farle il solletico. Poco dopo si unì anche Zayn a quella tortura. La risata di tutti e tre si espanse per la stanza vedendo quella bambina ridere fragorosamente.
«Andiamo ad aprire i regali, nana?» Domandò Keyra che, dopo due minuti si era stufata e appoggiata al muro a guardarli ridere.
«Cì!» E prendendola dai piedi Zayn scese dal letto, facendola ridere come una pazza. Se la rigirò come un pedalino ed entrò in salone con Summer in spalla, che gli tirava i capelli delicatamente, come volesse condurlo lei.
Zayn la mise per terra e la bambina si buttò sui regali cercando quelli con il suo nome. Visto che c’era una bambina avevano deciso di aprire i regali tutti insieme, insieme a lei quella mattina. Ma a differenza di Summer i grandi giravano per casa, bramando caffè visto che erano solamente le nove di mattina.
Zayn e Keyra si diressero in cucina. Keyra preparò un’altra macchinetta del caffè mentre Zayn riscaldava il latte e prendeva le cose per la colazione. Quando sua madre entrò in cucina, rimase piacevolmente appoggiata allo stipite della porta a guardarli.
Ovviamente si muovevano in sincrono.
«Ve l’hanno mai detto che sembrate marito e moglie?» Chiese la donna, in modo divertito. Entrambi si girarono a guardarla, ma a differenza sua Zayn riprese a lavorare dopo un’alzata di spalle.
«Fin troppe volte, mamma!» rispose tranquilla e sinceramente abituata a quella manfrina. Ripresero a lavorare, per poi mettersi appoggiati tutti e due al mobile con le tazze in mano a guardare il telegiornale mattutino che passava le notizie di quel giorno. La donna entrò e si mise a sistemare i piatti della lavastoviglie.
«Mi passi un biscotto?» Keyra lo prese e senza guardare Zayn glielo passò, prendendo il cornetto dal tostapane e l’avvolse in un fazzoletto. Lo passò a Zayn che la ringraziò per poi fare lo stesso con il suo.
«Ah Keyra?»
«Mhm..?»
Mugugnò ancora non del tutto sveglia.
«Tua zia sta male.» Si girò a guardare sua madre e alzò un sopracciglio.
«E..?»
«E quindi il pranzo da lei è saltato!»
Lo disse con tono tranquillo.
La mora la guardò come se fosse scesa da un altro mondo, incredula. «E me lo dici così? Che diavolo ci mangiamo? Ho il frigo vuoto!» Urlò nel panico.
«Troveremo qualcosa, piccola!» Disse del tutto tranquilla. In fondo lei aveva vissuto in un periodo dove l’acqua e il pane bastavano. Ma a lei quello mica bastava.
«Mamma..» Cominciò con tono impanicato, guardandola.
«Suvvia Keyra. Ancora hai fame da ieri sera?»
«Potreste venire da me.»
Quella frase era stata detta da una voce simile a quella di Zayn. Era così simile che per un secondo aveva seriamente pensato che fosse stato lui a dirlo, ma non poteva essere. Non poteva essere.
Si girò a guardarlo, vedendolo lì a scrutarle. Non era stata una voce simile a quella di Zayn, ma era stato proprio Zayn a dirlo. Le uscì una risata nevrotica dalle labbra, facendole tremare per trattenere quella risata.
«Stai scherzando vero?»
«No. Mia madre ha sicuramente cucinato per un esercito. Dice che le piace la mia cucina.. E’ grande e tira fuori la sua arte culinaria.»
«Ma no, non ti preoccupare.»
Disse sua madre, interrompendo quei giochi di sguardi.
«Non mi preoccupo signora Smith. Mia madre sarebbe davvero contenta di passare il pranzo di natale tra amici.» Keyra si girò a guardarsi intorno, con gli occhi sbarrati dall’ansia e con un cipiglio preoccupato. Insomma, la voleva morta.
«No ma davvero..» Sua madre non stava usando tutta la sua convinzione per declinare l’offerta di Zayn. E questo voleva solamente dire una cosa: voleva conoscere la famiglia di Zayn. «non vogliamo dar fastidio. Siamo una famiglia davvero mol..» Panico.
«Ma quale fastidio. Non mi faccia insistere Signora Smith, davvero ci farebbe piacere..» Vide sua madre mordicchiarsi l’interno della bocca, indecisa.
Si staccò dal mobile e prese i lati del collo della maglietta di Zayn, guardandolo dritto dentro gli occhi.
«Tu stai scherzando, vero?» Ringhiò, nel panico più totale. Zayn sorrise dolcemente a quel panico.
«No. Voi non avete un pranzo e io ne ho uno per un esercito. Fondiamo le cose e..»
«..Le nostre famiglie insieme, Zayn?»
Ringhiò così piano da far quasi paura. Ma il moro di fronte a lei ridacchiò invece di aver paura. Le sfiorò le dita che tenevano il collo della maglia e cercò di tranquillizzarla.
«Vuoi calmarti, Keyra?»
«Calmarmi? Sono tutto tranne che calma, Zayn!»
«Devi calmarti!»
«Tu vuoi la mia morte e anche la tua se Julian viene a sapere questa cosa!»
Sua madre batté le mani, facendosi guardare. Era euforica, al diavolo.
Zayn disse un: «Allora è deciso.»
«Sei sicuro Zayn? Davvero non diamo fastidio?»

«Può andare ad avvisare suo marito e sua cognata!» La donna uscendo dalla cucina urlò che si andava a pranzo da Zayn. Keyra prese a piagnucolare come se le avessero appena detto che il suo gatto era morto. Peccato che non aveva un gatto.
«Cambia idea, per favore!» Piagnucolò ancora, facendo ridere il moro. Le prese le mani e lei si appoggiò alla sua spalla, continuando a piagnucolare come una bambina.
«Devi calmarti!»
«Ti odio!»
«No, non è vero. E’ un pranzo tra.. Amici, Keyra.»
«Tu non immagini. Tu non immagini cosa hai appena fatto..»
«Vado a telefonare a mia madre, ok?»
«Si ma dille che odio il figlio!»
«Sarà fatto!»
Si piegò a sfiorarle le labbra per poi uscire dalla cucina mentre Keyra rimaneva lì, a dare le testate alla credenza sussurrando un “sono fritta. Sono fottuta. Sono finita. Sono.. oh cazzo!”
Quando sua madre rientrò in cucina, Keyra si era quasi rifatta la fronte sul mobile.
«Ma che diavolo fai?»
«Sono fottuta. Fottutamente fottuta mamma. Ma perché hai accettato?»
«Sono curiosa di conoscere sua madre!»

Non sapeva se doveva essere incazzata o preoccupata.
«Lo vuoi capire che non è me che vuole come ragazza di suo figlio? E’ Perrie che vuole in famiglia, non me, mamma!» sussurrò continuando a sbattere la testa sulla credenza. «Io non faccio bene a quel ragazzo, capisci? Mi odia, mi odia perché ho reso quel ragazzo come un automa. Lei lo sa, lo sa benissimo dannazione!»
«Ma che vai borbottando?»
«La verità.. Io sono stata la causa del dolore di Zayn, mamma! Tu non sai quanto io abbia fatto male a quel ragazzo e sto entrando nel territorio nemico. Sua madre l’ha visto quel cambiamento. Lei crede che Perrie sia l’ideale per Zayn, non io!»
Il tono che usò fu dispiacere a tutto spiano. Pensarlo era una cosa, ma dirlo ad alta voce era un’altra. Aveva dannatamente ragione. Sua madre sicuramente si era accorta del cambiamento di Zayn e per questo l’avrebbe sicuramente odiata. E ora stavano andando a pranzo da loro. Oh! Era allegramente fottuta.
Sua madre bloccò i gesti facendola girare a guardarla. «Keyra..» Alzò lo sguardo nel suo, ansiosa. «Anche Zayn ti ha fatto male. Se fosse un ragionamento come il tuo, io dovrei odiarlo ma lo adoro. Lo adoro anche se da una parte so che ti ha fatto tanto male. Ma basta guardarvi insieme per far cambiare quest’idea.» Scosse la testa, pronta a dire che non era lo stesso male che si erano inferti. Lei aveva affondato di più la lama.
«Non so cosa tu abbia fatto a Zayn, non so di quale Zayn stiamo parlando ma voi due insieme potreste far cambiare idea anche alla regina.»
«Mamma.. l’ho mandato dallo psicologo. Ha gli incubi la notte per colpa mia. Lui ha sofferto di più. Lui è cambiato per colpa mia!»

La donna sorrise e le sfiorò i capelli delicatamente. «Vedrai che andrà bene. Ogni madre sa riconoscere quando il proprio figlio è contento.. Io l’ho capito, addirittura Julian ha capito questa cosa. Tuo padre ha capito che se lui è qui è perché c’è qualcosa dietro. Lo capirà anche lei. Noi genitori vogliamo solo il bene per i nostri figli.»
«Ma io non sono il bene di nessuno, mamma. Perché nessuno lo capisce?»
«Perché forse non è così! Sei sempre stata negativa parlando di te stessa.»

Si guardarono negli occhi. Kate lesse la paura negli occhi di Keyra. «Cosa ti preoccupa?»
«Tutto mamma. Tutto!»
«Vedrai che ti accetterà!»

Socchiuse gli occhi, sperando di addormentarsi e non risvegliarsi più. Sentì le labbra di sua madre sulla guancia, e quando riaprì gli occhi la donna era uscita dalla cucina. Rimase lì a cercare di calmare il battito cardiaco ma con ben poco risultato.
Entrando in salone vide Zayn seduto al fianco di Summer che ancora scartava i suoi regali. Si appoggiò al tavolo e li guardò ma senza vederli realmente. Era sicura che quel pranzo non sarebbe andato per niente bene.
«Zia, vieni ad aprire i regali?» Annuì a sua nipote, togliendo quei pochi passi che le dividevano, sedendosi al fianco della bambina. Summer le passò i suoi regali e come un automa lì aprì. Ricevette un profumo, un libro, un set di pennelli per il trucco e una tigre a forma di peluche che però non era nella “lista” che aveva fatto fintamente come lettera per Babbo Natale. Sua nipote le aveva chiesto di scrivere le loro lettere insieme e i suoi genitori dissero di scrivere i regali che voleva realmente e non cavolate solo per far felice sua nipote. Così aveva messo un profumo, un libro e un set di pennelli. Ma quel pupazzo cosa c’entrava? Alzò le spalle, rialzandosi dal pavimento e portando tutto in camera, ringraziando uno ad uno i familiari.
Ferma a chiacchierare con Eveline, sentì sua nipote richiamarla.
«Zia, ce n’è un altro per te.» Alzò un sopracciglio, avvicinandosi all’albero di natale e prendendo la scatola rettangolare che porgeva la bambina. La scartò e sfiorò il velluto della scatola, facendo scattare il gancetto e aprendosi vide un bracciale. Rimase inerme a guardarlo, con l’espressione più stranita che non aveva mai avuto. Era semplice e al centro c’era una giostra. O meglio dire un ‘london eye’ in miniatura. E i ganci della chiusura invece di essere normali erano due lettere. Una K e una Z. Alzò subito lo sguardo e vide Zayn lì seduto per terra a guardarla, mordicchiandosi il labbro.
«Cos’è zia?»
«Un bracciale!»

La vide arricciare le labbra piccole. «Ma non l’avevi chiesto nella lettera per babbo!»
«Te l’ha detto che mi aveva regalato zio Zayn, no? Questo ne è la prova!»
Sorridendo si mise seduta di nuovo, porgendo il bracciale a Zayn e chiedendogli gentilmente di metterglielo.
Notò come le mani di Zayn tremavano leggermente mentre lentamente agganciava le due lettere per chiudere del tutto il bracciale. Quando terminò alzarono entrambi lo sguardo e sorridendo Keyra lo ringraziò. Sapevano entrambi che era un ringraziamento per il regalo e non per averglielo messo.
«Ma questo non mi farà dimenticare che hai ancora il mio bracciale!» Sussurrò facendosi guardare stranito, per poi farlo ridere ricordandosi del bracciale che le aveva regalato due anni prima.
«Se te ne faccio fare un altro simile?»
«Te lo prendi tu. Quello è mio, chiaro?»
«Speravo che regalandoti questo mi avresti lasciato quest’altro!»
«Speranze vane.. ridammelo Malik!»
E risero fragorosamente da quel battibecco tra di loro.
 
Quando la porta si aprì, vide la faccia più sconvolta che Zayn potesse avere. Era tornato a casa due ore prima, per aiutare sua madre ed era semplicemente sereno quando era uscito da casa sua. Invece in quel momento il panico era dipinto sui suoi stupendi lineamenti.
«Per fortuna sei arrivata.»
«Che è successo?»
Domandò dando Summer in braccio a Zayn che si muoveva come un ossessa. Il moro la prese e con un sospirò abbassò la testa.
«Vedrai, lo vedrai molto presto!» Si spostò di lato per farla passare e Keyra ebbe quasi la voglia di scappare. Si sentiva che non andava per niente bene quella faccia. Sospirando si mosse, permettendo anche al resto della sua famiglia di entrare. Solo lei guardava Zayn, gli altri si guardavano intorno a bocca aperta.
Dopo aver fatto l’uomo di casa e aver preso tutti i giacchetti, borse e vassoi con il cibo fece strada alla famiglia di Keyra per condurli in salone. Lì, oltre alle sorelle di Zayn e a sua madre c’era anche Perrie e la madre di quest’ultima.
Rimase ferma al fianco di Zayn mentre la donna che l’aveva messo al mondo si alzava, facendo conoscenza con la sua famiglia. E quando arrivò a lei, Keyra era troppo impegnata a bruciare con lo sguardo Perrie. Cosa doveva fare per farle capire che non aveva speranza? Tatuare in fronte a Zayn un “sono proprietà di Keyra” avrebbe aiutato? Vedendo la madre di fronte a lei, quasi non saltò dall’ansia quando si rese conto della cosa. Era stata così impegnata a maledire Perrie da non rendersi conto della situazione.
Era il momento delle presentazioni. Quasi non svenne dalla paura.
«Lei invece è Keyra.» Disse a sua madre, che la scrutò da testa a piedi e dopo essersi scambiata uno sguardo con suo figlio, le sorrise angosciata.
«Incredibile. Finalmente riesco ad avvicinarmi senza che tu sparisca.» Ridacchiò e guardò Zayn sorridere. Arrossì in zona guance e se non fosse per la situazione si sarebbe nascosta nella schiena del moro.
«Lo farei volentieri, ma ho la strada intralciata!» Anche le sorelle di Zayn si avvicinarono e per un attimo si sentì come un fenomeno da baraccone. Tutte a guardarla così incuriosite da sentirsi un pelino in soggezione.
«Piacere Patricia.» La donna allungò la mano per poi stringere quella di Keyra. Si guardarono negli occhi. «Abbiamo sentito parlare tanto di te.»
«Si, me l’hanno detto in molti!»
«Loro sono Safaa, Doniya e Waliyha!»
Tutti a stringersi la mano e quando arrivarono da Keyra queste la guardarono come un dio sceso in terra. Sorrise timidamente alle sorelle, sentendo un nodo alla gola per l’ansia. Lei odiava le presentazioni ufficiose. E non ditemi che non erano ufficiose perché si leggeva negli occhi delle sorelle che sapevano tutto. Oh ma che vergogna.
«Siamo contente di vedere che stai bene.»
Per un attimo le guardò accigliata, poi capì a cosa si riferivano. Il fottuto concerto, quel maledetto concerto.
«Vi odio Zayn, con tutto il cuore!» Il moro scoppiò a ridere fragorosamente, dandole una spallata leggera e facendosi guardare di sbieco da Keyra. «Grazie comunque!» Rispose alle sorelle che quasi non tubarono dalla felicità.
Fecero le diverse presentazioni anche con la madre di Perrie e con Perrie stessa. Lei rimase in disparte, con Summer in braccio che giocava con una ciocca di capelli. Vide la melanzana guardarla, con un sorriso. Ma non rispose con nessuna espressione, ricambiava solamente lo sguardo.
Era anche stufa di giocare, davvero. Si mise seduta sul divano, dopo che Tricia l’aveva invitata a sedersi. Rimase lì seduta a giocare con Summer, ascoltando solamente con una parte del cervello quella discussione. Perrie era lì con sua madre. O si era invitata da sola oppure la madre l’aveva invitata. E questo non era un buon segno.
La chiacchierata si estese per quasi un’ora e alla fine venne richiamata da Zayn, che se ne stava in cucina a chiacchierare con suo fratello. Mentre entrava in cucina, Julian uscì sorridendole. Lo guardò andare via, poi si girò verso Zayn che le fece capire di avvicinarsi.
Si avvicinò e accigliata lo guardò dal basso.
«La notizia buona è che non rimarranno qui a pranzo.» Cominciò il moro, con un sorriso. Lei continuò a guardarlo.
«E qual è la notizia brutta?»
«E’ che avevi ragione te.»
Disse con tono piatto, guardandola.
«Io ho sempre ragione, Zayn!» Lo ribeccò, facendolo sorridere. Si appoggiò alla macchina del gas, osservandolo attentamente.
«Non capisco perché si comporti così!»
Keyra si passò una mano nei capelli, ansiosa. Dovevano parlare e quello era il momento giusto. «Lo sai che non sono cattiva come persona. Mi da anche fastidio parlare di lei come se ti stesse usando come un giocattolo, ma è quello il senso.»
«Lo so..»

Lo guardò con dolcezza. Sapeva che in fondo gli dispiaceva essere trattato in quel modo. «Lasciamo perdere la cosa che tutte quelle che ti si avvicinano per me sono cagne. Lei sta facendo ciò che io ho fatto due anni fa. Cerca di distruggerci.» Gli spiegò, guardandolo negli occhi.
Il moro annuì, come a concordare con lei. «E sta usando tutti i mezzi per farlo. Io ho usato il giocare, la gelosia e la seduzione. Lei ha la sua tattica. Usa la simpatia, la dolcezza e la famiglia.» Zayn si avvicinò, mettendosi di fronte a lei. Le prese delicatamente la mano, cominciando a giocare con le sue dita pur di non guardarla in faccia.
«Vuoi sapere cosa mi ha detto quando abbiamo parlato?»
«No, ho quasi paura di saperlo!»
Ammise, sorridendo amaramente.
«Mi ha detto che stavi facendo tutta una finta. Che era tutto calcolato per farmi toccare l’apice della felicità per poi lasciarmi lì su due piedi, per farmi provare ciò che hai provato tu due anni fa.»
La testa di Zayn scattò con così tanta velocità da farle sentire uno scricchiolio del collo. Aveva gli occhi sbarrati dall’ansia e per un secondo pensò che era davvero come aveva detto lei.
«Cosa? No!» Ansimò il moro, nel panico più totale. «Non mi permetterei mai di farti stare così, non lo farei mai Keyra!» Si guardarono uno negli occhi dell’altra, scrutando a vicenda la loro anima. «Pensi che ha ragione?»
Si passò una mano sul viso tirato. «No. Non lo penso. Quando sono in tua compagnia so che non sei in grado di fare queste cose. Ma è quando rimango da sola che l’ansia mi rapisce. Mi fa cambiare idea e vedo cose che forse neanche ci sono.»
Zayn prese il suo volto e si fece guardare. «Keyra.. Non sono così stronzo. Non mi permetterei mai di farti passare ciò che ho passato io. Io non voglio il tuo dolore, ma solo la tua felicità.»
Ancora si perse nei suoi occhi, credendo a quelle parole con ogni fibra del suo essere. Non stava mentendo. Zayn le stava parlando con il cuore in mano e lei lo sapeva.
«E se avesse ragione? E se avesse ragione a dire che ti sto portando sulla strada sbagliata? Zayn..» venne interrotta dal ragazzo che le tappò la bocca con una mano.
«No!» Lo urlò, forse per frustrazione.. Forse per rabbia. Fatto sta che per un secondo anche le persone in salone smisero di parlare per quell’urlo. «Nessuno..» Lo vide stringere la mascella quadrata e guardarla così profondamente da farla sciogliere. «Nessuno sa cosa mi fa bene e cosa mi fa male. Neanche tu.» Abbassò lo sguardo e poi socchiuse gli occhi, sentendo le dita di Zayn sfiorarle le guance delicatamente.
«Smettetela di pensare che non so pensare con il mio cervello. Keyra.. guardami!» Lo fece e lo guardò con sguardo ansioso. «Non vi dovete permettere di pensare che sto intraprendendo una strada sbagliata. Se anche lo fosse, non mi interesserebbe. In questa strada io sto divinamente. Lo volete capire?»
«No. Ti farò del male!»
Aveva paura, e non poca.
«Fanculo! Ti puoi mettere di farmi male quanto vuoi, ma non impedirmi di vedere i tuoi sorrisi. Perché puoi pensare ciò che vuoi.. che mi fai male, che mi stai portando sulla cattiva strada, ma appena sorridi io mi sento al settimo cielo. E se per godermi quei sorrisi devo stare all’inferno, allora ci sto. Che poi, può essere anche l’inferno per te, ma per me quell’inferno si trasforma in paradiso quando tu entri nella mia stessa stanza. Ma so pensare con la mia testa. Sono grande abbastanza per prendere le mie decisioni. E l’ho già presa. Due anni fa!»
Scrutò nei suoi occhi, cercò un piccolo ripensamento ma non lo trovò. Sospirando socchiuse ancora gli occhi. Si morse il labbro e alla fine si appoggiò alla sua spalla. Sapeva che stavano sbagliando, ma aveva ragione Zayn. Non si poteva permettere di decidere per lui. Lo sentì appoggiarsi al suo viso.
«Tua madre adora Perrie. E lei lo sa!»
«Perché non mi ha ancora visto con te. Sono sicuro che entro stasera cambia idea!»
Obiettò il moro, accarezzandole la schiena. Sembrava esausta. Lo era davvero.. Ma più cercava di far capire a quel ragazzo che tutto era sbagliato, più lui le rendeva le cose difficili. Quei discorsi mandavano le sue convinzioni a fare in culo. Ma da una parte era contenta di sapere che, in quell’inferno, entrambi stavano da dio. Potevano stare contro tutti, ma l’importante era che loro stavano bene.
«Per questo ci hai invitato qui?»
«Già! Non staremo insieme, ma almeno abbiamo preparato già le famiglie.»

Le uscì un sospiro depresso ma non obiettò. Non si poteva mettere contro a quelle cose.
«Smettila di pensare Keyra! Smettila di pensare a tutti e goditi con me questi momenti. Non ritorneranno, lo capirai?»
«Mi sto solo preoccupando Zayn. Mi continuo a preoccupare per te. Io sono contenta, io sto bene.. Ma sei tu che non capisci la gravità della situazione. Sono sbagliata per te.»
«Non pensare con il mio cervello, Keyra. Te lo ripeto: So cosa faccio!»
Rimase in silenzio, ascoltando le loro famiglie ridere fragorosamente di qualcosa. Incredibile. Loro in cucina che parlavano seriamente, mentre di là si rideva senza problemi.
«Pensi che non so quanto tu sia sbagliata per me? E tu pensi che io non sia sbagliato per te?» Alzò la testa e lo guardò male facendolo sorridere dolcemente. «Ancora ci penso a come stavi con Ian e come stai con me. Ma a differenza tua cerco di non pensarci, perché so che hai un cuore e un cervello. E sai decidere da sola. Mentre tu ti preoccupi troppo di me e pensi poco a te stessa.»
Lo guardò male, molto male. Lo ammazzava subito oppure aspettava una decina di minuti?
«Smettila di dire che sei sbagliato per me.» Come poteva dire una cosa del genere?
«E allora smettila anche tu di dire che sei sbagliata per me.»
Lo vide sorridere, felice di quella discussione. Lo guardò in modo accigliato, poi sospirò. «Uno a zero per me, tesoro!» Zayn disse quelle parole in modo entusiasta e poi, mentre Keyra apriva bocca per ribattere lui si piegò e la baciò con tanta di quella foga da farle dimenticare qualsiasi cosa. Le loro famiglie lì in salone, Perrie e il suo gioco, i pensieri di troppo, le paure, le ansie. Lì, tra quelle braccia, si sentiva solamente Keyra. A volte avrebbe voluto stare attaccata a quelle labbra solo per essere se stessa. L’unico modo per farle dimenticare qualsiasi cosa erano quelle labbra. E non poteva credere che Zayn si sentisse sbagliato per lei, perché lei non si era mai sentita così bene in vita sua. Ed era proprio quel ragazzo – quel ragazzo che si vedeva sbagliato – a renderla tanto tranquilla.
 

**

 
Sentì il suono di un la nell’aria. Si girò verso il piano, usato solo da lei pochi giorni prima sotto richiesta di Zayn. E lì, seduta sul seggiolino c’era Summer.
Con una botta di reni si alzò dal pavimento, guardando tutta la gente che stava dentro a quella stanza. Dopo il pranzo di natale si erano spostati tutti in salone a parlare e a riposare le membra che sembravano schiacciate dal troppo cibo.
Notò suo padre che la guardava e si avviò al pianoforte, prendendo Summer e dopo essersi messa al suo posto se la mise sulle gambe.
Summer schiacciò un altro tasto poi alzò la testolina per guardarla. E lei era piegata con la testa verso la bambina, sorridendo.
«E’ il sol» sussurrò, facendo tornare Summer a guardare i ottantotto tasti della tastiera. Posò il ditino su un altro tasto.
«Ti piace?»
«Cì!»
rispose, ammaliata da tutti quei tasti. «Perché sono bianchi e neri?»
Sorrise. «Sono due colori bellissimi. Il bianco sta bene con il nero e viceversa»
«E perché non sono rosa e rosso?»
Ridacchiò. Intorno a loro, solo la famiglia di Zayn chiacchierava.
«Non suonerei mai qualcosa di rosa e rosso, nana!» Disse con un sorriso e una risatina sommessa.
«Tu sai suonarlo?»
«Si.»
«Suona!»
«Come si dice?»
chiese Eveline a mo’ di richiamo. Ovviamente tutta la sua famiglia ascoltava le due. Keyra si girò a guardare la sua famiglia e notò suo padre ad occhi sbarrati. Poteva credere alla sua incredulità. Non la vedeva seduta al piano da anni, sicuramente si era anche dimenticato come suonava. Tornò a guardare la tastiera.
«Peffavore! Suona peffavore!» rispose la piccola dopo aver guardato sua madre e con un cipiglio arrabbiato.
Sistemandosi più al centro, posò le mani sulla tastiera e si beò della sensazione di tutt’uno con il piano che la invadeva quando si sedeva su quel seggiolino. Suonò una delle canzoni più stupide al pianoforte, ma cambiandola quel tanto per farla diventare un po’ più bella. Fra martino campanaro era l’ideale e quando Summer riconobbe le note cominciò a muoversi sulle sue gambe, muovendo la testa a destra e sinistra. Il suono dolce ma al tempo stesso forte del piano investì tutta la stanza, togliendo anche le ultime voci che si sentivano in essa. Tutti, nessuno escluso, guardavano verso il pianoforte.
Una persona sorrideva, beandosi della musica, un’altra si commuoveva. Quando terminò, con una sfilza di note che gradualmente diminuivano, rimase inerme a guardare il giardino che si vedeva dalla finestra a vetro. Percepì il battere di mani di sua nipote che la fece tornare sul mondo dei vivi e abbassò la testa per guardarla.
«bellooo!» sorrise a labbra strette accarezzandole la testa riccioluta. Mentre la bambina provava a fare qualche suono con le sue manine, lei sentì le labbra bagnate di qualcuno posarsi sulla sua tempia. Si girò verso la persona, trovandosi suo padre.
«E’ una delizia sentirti ancora suonare!»
«Oh dai papà! Fra martino campanaro non è suonare!»
«Tutto ciò che suoni tu può essere chiamato suonare, proprio come anni fa! Non smettere di nuovo, ti prego!»

Si morse il labbro inferiore, annuendo.
«Ti è tornata la voglia di suonare?»
«Con un pianoforte in questa casa è impossibile resistere!»
Disse, spostando lo sguardo verso il padrone di casa, che annuiva a qualcosa detto da sua madre. Non li sentiva in mezzo a tutte quelle voci.
La bambina continuava a schiacciare i tasti, volendo formare qualche suono ma anche una canzoncina. Non riuscendoci si alterava e schiacciava potentemente i tasti. Suo padre si sedette al suo fianco, in un angoletto.
«Ancora..»
Tornò a guardare il viso di sua nipote, pensierosa. «Vuoi che suono ancora?» la vide annuire. «Qualche richiesta, signorina nana?»
«Spongebob!»

Si girò verso il padre, alzando gli occhi al cielo. «Ecco perché ho smesso di suonare. Richieste assurde!» L’uomo scoppiò a ridere e Keyra riprodusse la sigla di Spongebob, il cartone preferito della ragazzina al piano. Scoppiò a ridere quando Summer cominciò a fomentarsi, battendo le manine e ridendo allegramente. Rise con lei, contenta di renderla felice.
«E’ ora di dormire, Summer!» disse la madre, facendo perdere il sorriso alla bambina.
«Gno!»
«Summer, non cominciamo!»
«Gno!»
«Summer..»
Quando Eveline si alzò per avviarsi verso le due, Summer scappò e andò a nascondersi da Zayn che, incredulo, guardò la bambina prendendola e mettendosela sulle gambe.
«Non farti rincorrere per tutta casa. Anche perché seriamente perdo un polmone!» scoppiò a ridere con Keyra, che la guardava. «Dai, è ora di tornare a casa!» Non l’avesse neanche pensato, la bambina cominciò a piangere e aggrappandosi al collo di Zayn e ripetendo “no” ad oltranza. Lui, Keyra, la madre di Zayn e Eveline si guardarono ad occhi sbarrati.
«Dai cucciola, lo vedi domani Zayn!» Non era vero, ma in un modo o nell’altro dovevano staccarla dal moro. Esso ridacchiò e tenendo la bambina le accarezzò i capelli.
«Summer e se il riposino lo fai con me? Dormiamo insieme e poi ti riporto a casa? Va bene?»
«Cì!»
disse la bimba asciugandosi gli occhi, dopo aver smesso di piangere e averlo guardato.
Il moro le sorrise. «Eveline..»
«Non c’è storia! Abbiamo già dato troppo disturbo e già fatto troppo casino!»
«Non è di meno quello che fa Louis quando è nei paraggi. Davvero Eveline, non c’è nessun problema!»
La donna si girò verso Keyra che sentendosi osservata la guardò e alzò le mani.
«Non mettetemi in mezzo. Casa è sua, non mia!»
«Si ma.. »
«L’ho istruito bene eh! Può essere molto testardo!»
Zayn sorrise, annuendo dando ragione alla mora. Ridacchiò. In tutto quello Patricia studiava silenziosamente la scena.
«Infatti mi domando come riesce ancora a vivere con te al fianco!»
Alzò le spalle. «Ha preso dalla migliore. E’ un bell’affare anche lui, sai?» Eveline scoppiò a ridere.
«Sentite.. da quant’è che non rimanete da soli?» Se ne uscì ad un tratto Keyra, guardando sia Eveline che Julian seduto più in là nella sala.
«Un pochino!» Sussurrò intimorita. Julian ridacchiò, avvicinandosi.
«Neanche mi ricordo l’ultima volta che casa è stata silenziosa»
«Ecco appunto. Lasciala con me. Zayn la fa riposare e voi potete studiate e farle un fratellino, magari. Fra un paio di ore, ve la riporto a casa! Un paio di ore vi bastano, no?»
«Credo che l’unica cosa che faccio è dormire se lei resta qui con voi!»

Li guardò male. «Io tengo Summer se voi pensate al fratellino!»
«Cììì fratellino!»
Urlò entusiasta Summer, facendo ridere tutti.
«Ecco, ve l’ho detto che vuole il fratellino!» tutti scoppiarono a ridere fragorosamente.
«E a quando il cuginetto?» Si girò a guardare suo fratello, che la guardava maliziosamente. Vispo il ragazzo.
«Non guardate me, c’è tuo fratello. Non sarebbe il cuginetto di sangue se io le facessi il cuginetto!» Disse, alzando le mani e facendo ridere la sua famiglia.
Come riusciva lei a sdrammatizzare sul fatto di essere stata adottata era incredibile. «Sei sicuro che non ti dia fastidio?»
«Nahh!» disse Zayn, dopo che Eveline si era girata verso di lui. «E’ una delizia questa bambina!» E dopo un gesto della testa di Eveline, questa si diresse da Keyra, piegandosi a parlarle all’orecchio.
«Dove lo vendono?»
«In tutti i negozi dei 1D.»
E scoppiarono a ridere fragorosamente, da quella battuta. «Magari sarebbe un po’ silenzioso, ma fidati che è quello l’uomo giusto!» Zayn prese un cuscino e glielo lanciò, scaturendo le risate fragorose di Keyra. Dopo i vari saluti, ringraziamenti e cose varie, i primi ad andarsene furono proprio Julian e Eveline, felici di stare un po’ da soli.
«Fratellino?»
«Ci scommetto le ovaie nana!»
disse guardando i due entrare in macchina, mentre lei se ne rimaneva sulla porta con Summer in braccio.
«Cosa sono le ovaie?» A quella domanda tornò sul mondo dei vivi, girandosi a guardare la bambina che tornò a fissarla.
Chiuse la porta e tornò in salone. «Troppo difficile da spiegare. Chiedilo a tuo padre!» Zayn si alzò e aprendo le braccia fece capire a Keyra di darle Summer che, ovviamente, non si fece desiderare troppo e muovendosi come una pazza tra le sue braccia chiese di andare da Zayn. Lasciata al moro, si diresse dai suoi genitori che si stavano mettendo il giacchetto.
«Resti qui?»
«Già! Ok che sono una cattiva Zia, ma lasciare Summer e Zayn da soli è da bastardi!»

I due risero. «Ci vediamo stasera?»
«Se trovo la strada rotolando!»
I suoi genitori sorrisero. Abbracciati i due, anche loro presero a ringraziare Zayn, i genitori, le sorelle. Rimase sulla porta a guardarli andare via, mentre il ragazzo si avviava verso le scale, parlottando con Summer di qualcosa.
«Mamma.. porto Summer a dormire!» Urlò Zayn in direzione di sua madre che si girò a guardarlo.
«Va bene.. Vi mettete a riposare anche voi?»
«Se ci riusciamo si!» Rispose, salendo le scale e facendo segno a Keyra di seguirlo. Fece come richiesto, camminando lentamente per il troppo cibo in circolo nel suo corpo. Odiava il natale, continuava a ripeterselo.
Zayn aprì la porta con un piede entrando e facendo entrare anche Keyra, per poi chiudere la porta.
Stesi sul letto solo dopo venti minuti riuscirono a far addormentare Summer che si tenne ben salda al dito di Zayn e continuò a dormirsela bellamente. Era stata furba la ragazzina. Zayn stava al fianco di Keyra mentre Summer all’altro fianco. E aveva preso il braccio di Zayn – avvolgendo così i fianchi di Keyra – e bloccandolo così visto che gli teneva un dito.
«E io che pensavo che ti saresti stufato di giocare con lei praticamente dopo un’ora!» Lo sfotté vedendolo sorridere amabilmente verso la bambina.
«Non mi stuferei mai con un bambino. Li adoro. E sinceramente da fratello grande dovrei esserne stufo. Ma più li vedo e più mi emoziono.» Spiegò, del tutto tranquillo. Meno di dieci minuti dopo riuscirono ad addormentarsi anche loro. E si fecero quasi un’ora di riposo ma alla fine vennero svegliati dalla porta della camera che veniva aperta.
«Zayn!» una voce interruppe il silenzio della stanza. Era Patricia, ma la forza di alzarsi era pari a zero. Non aveva forza neanche per staccarsi da Zayn. Sti cavoli.
«Mhmm?» domandò con un mugugnò, muovendosi.
«C’è una chiamata da Samuel, uno dei manager.»
«E’ natale. Digli di chiamare domani!»
rispose scocciato nell’essere stato svegliato dal suo riposino pomeridiano. Peggio di un bambino.
«Zayn..»
«Cosa?»
«Dice che è importante!»

Con un gemito strozzato, il moro aprì gli occhi. «Che palle! Neanche a natale posso stare tranquillo.. – sbraitò con tono incazzoso - Kè, la mano!»
La mosse, come a capire che diavolo voleva dire. La sentì stretta in quella di Zayn, ma era lui che gliela teneva. Si sentiva intorpidita dal troppo cibo che aveva mangiato a pranzo. Odiava i pranzi e le cene di natale. Si riempiva così tanto che quando si stendeva sul letto si sentiva così piena da non avere la forza di alzarsi.
«Sei tu che me la stai tenendo, deficiente!» rispose brusca, non dando peso alla situazione. Poco le interessava. Lo sentì ridacchiare e dopo avergliela lasciata si alzò, uscendo dalla stanza e subito seguito da Patricia. Lei rimase lì, accoccolata senza neanche una coperta addosso.
Quando Zayn tornò, sbadigliò e si sentì spostata più al centro dal moro e lo fece fare.
«Cosa volevano?»
«Niente che non può aspettare fino a domani!»
le passò il braccio sulla vita, stringendosi a lei.
Aprì un occhio per controllare Summer ma non la trovò.
«Dov’è Summer?»
«Si è svegliata ed è di sotto con le mie sorelle. Guardano un cartone!»
«Mi devo alzare!»
«Tu non vai da nessuna parte.»
L’avviso con tono di avvertimento, stringendosela di più al fianco. Ogni tanto pensava che Zayn la prendesse come un pupazzo.
«Non è carino che io dormo e loro si occupano di Summer!»
«Mamma è già in fase che vuole un nipote. Sta rompendo l’anima a Doniya più del dovuto.. Quindi non credo che le dispiaccia stare con tua nipote..»
Sussurrò sbadigliando. Keyra socchiuse gli occhi, pronta a riaddormentarsi.
«Sei sicuro?»
«Sicurissimo, dormi!»
E lo fece. Stava da dio e non desiderava essere altrove. Per un’oretta Summer avrebbe tenuto compagnia alle sorelle. In fondo il pranzo, come aveva detto Zayn, non era andato male. Ma sapeva che l’aspettava ancora una chiacchierata con la madre del moro. Da qualche parte dentro di lei, non era poi più così impaurita da quella chiacchierata dopo aver sentito dire Zayn che sapeva a cosa stesse andando incontro. Se lo sapeva lui, perché doveva preoccuparsi lei?
Si addormentò lì, appoggiata al petto di Zayn, con un leggero sorriso sulle labbra. Ora capiva tanto le storie della disney. Il principe doveva affrontare delle situazioni rischiose per trovare la sua principessa, per poi vivere felici e contenti. Lì naturalmente non si parlava di foreste e animali pericolosi, ma più situazioni come affrontare la famiglia, gli amici e persone che si volevano mettere in mezzo a loro.
Ma forse, alla fine, anche loro avrebbero avuto il loro ‘e vissero felici e contenti’. Ma sapeva che non era ancora arrivato quel momento. Sapeva che bisognava affrontare altre mille sfide, ma in fondo a se stessa lo vedeva molto più chiaro il ‘vissero felici e contenti’. Sarebbe arrivato e, stranamente, era quasi sicura che il suo principe azzurro era lì, al suo fianco. Proprio quel moro che russava lentamente durante quel riposino pomeridiano. Non era un principe azzurro, ma era sicuramente la sua anima gemella. E si, era sua.



 

Cioè.. Parliamone. ventidue - e ripeto - ventidue (22 ve lo ripeto anche a numero) pagine di word. Si, lo so. Mi vorreste ammazzare. Sicuramente ci avete messo l'anni di cristo a leggere questo capitolo e si, spero che vi sia piaciuto. Dovevo tagliare anche questo ma non mi andava perché volevo scrivere il natale in un solo capitolo quindi, ciao. Sono il capitolo diciannove e sono di 22 pagine di word. D: Mi ammazzate, io lo so.
Btw.. Bando alle ciance e ciance al bando. Gente, vi chiedo un piccolissimo favore: ditemi se il capitolo vi piace o no. Non vi sto chiedendo di lasciare una recensione ma di dirmelo in quasiasi piattaforma: fb, twitter, anche per messaggio privato se siete persone a cui non piace lasciare recensioni. Ma a me le vostre recensioni servono per capire se, in un modo o nell'altro, sto cambiando il modo di scrivere oppure se non vi interessa più la storia. E' un modo come un altro per migliorare. 
Ah una coZa: se vi chiedete perché le sorelle hanno detto "siamo contente che stai bene" è perché c'è una storia sotto. Ho scritto una OS su questa cosa, se la volete ditemelo in un modo o nell'altro. 
Per il resto.. Grazie alle favolose persone che mi scrivono, che mi recensiscono, che mi guardano e mi dicono "cheminghiaguaddi?". E grazie a tutte quelle che dicono "mi sembra di leggere Keyra" quando dico stronzate su twitter o.. che mi incazzo. In fondo Keyra è parte di me. E viene fuori quando mi incazzo. Lì c'è da tremare ahahahah. Ok, sto sparando stronzate, ma capitemi.. dopo 22 pagine di capitolo.. chi non uscirebbe pazzo? Un bacio ai pupi. Ah, l'icon è mia e se la prendete vi strappo le corde vocali. :D Scherzo. No, non scherzo! O forse si.. Chi lo sa? Sto impazzendoooooooooooo!
Vi amo tutte ragaSSe! E grazie per essere ancora qua. Spero che il capitolo vi piaccia, in caso contrario ditemelo please ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** capitolo venti ***


	 «Non posso curarti le ferite ma posso farti dimenticare di averle.»
(cit. American Horror Story) 


Il grande giorno era arrivato. Si sarebbe operata e per questo, lo doveva ammettere, si stava letteralmente cagando sotto dalla paura. Sapeva che non ci sarebbero state complicazioni, ma vaffanculo i suoi amici le avevano messo un’ansia tremenda addosso.
Si fermò di fronte al cancello degli studios dove si trovavano i ragazzi e guardò la guarda nella guardiola.
«Salve.» Si sistemò il borsone per quella notte in ospedale sulla spalla e la guardia le sorrise.
«Le posso essere d’aiuto?»
«Dovrei entrare. I miei amici mi aspettano!»
Rispose. L’uomo fece una veloce telefonata dopo aver chiesto il suo nome e poi ovviamente le aprì il cancello, mentre i ragazzi uscivano fuori dalla casa/studio e le andavano incontro correndo. Praticamente l’investirono e non si sa grazie a quale santo non cadde per terra.
«Tesoro come ti senti?» Domandò Niall, preoccupato. Era ritornato quella mattina dall’Irlanda. Lo guardò con un sopracciglio inarcato.
«Mi opero fra quattro ore, tesoro. Ora mi sento bene!» Il biondo la stritolò tutta, facendole quasi mancare il respiro. Sembrava che stesse andando a morire, ok.
Entrarono dentro la casa dove c’erano i manager, Paul e altre due guardie. Si aspettava che stessero registrando in realtà però stavano semplicemente cazzeggiando.
Anche per quello bisognava lavorare. Per cazzeggiare bene bisognava lavorare bene, o no?
Si mise seduta al fianco di Paul, rimanendo abbastanza incredula del fatto che non occupasse tutto il divano con la sua enormità.
«Ciao tesoro, come stai?»
«Bene Paul, bene! Tu?»
Rispose con tono esasperato, stufa di quella domanda. Il tizio annuì, guardando i ragazzi sedersi sui divani per chiacchierare un po’ con Keyra. Tutti e cinque parlavano velocemente, come se avessero da raccontare chissà che cosa.
Keyra, sentendo tutte quelle domande li guardò e alzò un sopracciglio.
«Ehi.. ehi deficienti!» Li bloccò, facendosi guardare. «Finitela mannaggia merlino. Non sto andando a morire, lo volete capire?»
«Ma..ma..»
Liam fu il primo a rispondere anche se balbettando. Si girò a guardarlo. «..Essere sotto i ferri potrebbe portare..» Lo bloccò.
«Oh cristo! Non mi devono amputare una gamba, ma solo riempire una cazzo di ferita, lo volete capire?»
«Ci preoccupiamo. E se non ti risvegli?»
«Beh, se non mi risveglio per favore evitate di fare un cazzo di spezzone dedicato a me ai concerti.»
Tutti rimasero in silenzio, a guardarla. «Dai ragazzi per favore!» Si appoggiò esausta sullo schienale del divano, esasperata. Loro pensarono bene di saltare addosso alla sua amica, stritolandola di abbracci e di baci.
Alla fine riuscì a convincerli di staccarsi da lei, di non stare così in ansia e i suoi amici presero a giocare a calcio in giardino, come ogni cristo iddio di ragazzo alla loro età. Erano lì per registrare ma in fondo era il ventisette di dicembre. Anche loro avevano bisogno di calma. Seduta sul divano a giocare con Lux – la figlia della truccatrice dei ragazzi – sentiva i manager chiacchierare seduti poco distante da lei. Alzò la testa, guardando Zayn giocare e ridere con i suoi amici.
Il medico le aveva assicurato che non ci sarebbero state delle complicazioni. Le aveva detto che aveva fatto quell’operazione milioni di volte, ma.. Che ne sapeva lei se proprio quel dio aveva deciso di giocare con lei? E se fosse stato così.. Avrebbe dovuto lasciare la situazione in quel modo? No.
Si maledisse solo allora di non aver ‘sistemato’ tutto prima. Si alzò e si avvicinò ai divani dove stavano i manager a chiacchierare. Insomma, tutti si prendevano la loro pace stando lì tra amici. Si volevano tutti bene, sia i manager che i ragazzi, anche tra i due gruppi. Ovviamente non sarebbero stati i manager dei ragazzi se fosse stato diversamente. Vedendola lì in piedi, Marco, il manager più giovane e anche il più simpatico alzò la testa verso di lei, scrutandola con un sopracciglio alzato. Con marco aveva molto più rapporto che con gli altri. Era più.. giovane. Capiva meglio la mentalità dei ragazzi e di lei, ovviamente.
«E’ successo qualcosa? Ti senti poco bene?» Domandò preoccupato vedendo sicuramente l’ansia sul suo volto. Scosse la testa.
«Vi vorrei parlare!» Crollò il silenzio in quella stanza. Si potevano sentire solamente i ragazzi che gridavano fuori dalla finestra aperta. Cominciò a torturarsi le mani dall’ansia che stava provando.
«Siamo tutte orecchie.»
Deglutì e si guardò un po’ intorno, cercando un punto da dove cominciare. Era pur sempre difficile aprirsi con persone esterne ma aveva bisogno di farlo. Per lei, ma soprattutto per quel ragazzo che, in quel momento, si buttava sulle spalle di Liam che aveva fatto goal.
«Ho.. Ecco.. Ho saputo che avete proposto un contratto a Zayn.» I manager si guardarono negli occhi, poi tornarono a guardare la ragazza che se ne rimaneva lì in piedi, attendendo.
«Si.. E’ così!» Rispose Marco, decidendo di parlare per gli altri.
Rimasero tutti in silenzio per alcuni minuti. Keyra seriamente non sapeva da dove cominciare, ma sapeva che doveva mettere bocca su quella cosa. Non aveva neanche la forza di arrabbiarsi. Purtroppo il lavoro era lavoro, ma bisognava comunque metterci bocca.
«Ok.. Ascoltatemi.» Spostò la lampada sul tavolino basso che stava tra i due divani e si mise seduta, incrociando le mani e dando fastidio ad un’unghia. «Ho parlato con Perrie, so che è venuta qui a chiedervi di proporgli quel contratto.» Si girò a guardarli, vedendoli impassibili. Non si aspettava una risposta da nessuno, sapeva che era così.
«Io non vi chiederò di cambiare idea. Voglio solo farvi capire che quello che avete proposto a Zayn è sbagliato. Per voi, ma anche per lui.» Marco attendeva, curioso e attento ad ogni sua sfumatura di voce.
«A me, sinceramente dei soldi poco mi interessa. So che a voi interessano e lo capisco, davvero. Non ve ne faccio una colpa, ma non è questo il modo giusto per fare i soldi.. Non sto mettendo in discussione il vostro lavoro o come lavorate. Ma permettetemi di essere un po’ scettica su come lavorate nella vita privata dei ragazzi. In fondo sono miei amici, è normale che sia preoccupata per loro.»
Si bloccò, in attesa.
«E’ il loro lavoro essere sulla bocca di tutti.» 
Scosse la testa, già contrariata da quella frase. Non voleva davvero mettere bocca al loro lavoro, ma ce la stavano portando.
«No, il loro lavoro è cantare. Non stare sulla bocca di tutti perché arriverà un momento in cui alla gente interesserà di più la loro vita privata che la loro voce. E in quel momento i One Direction finiranno la loro esistenza.»
Li guardò attentamente, uno ad uno soffermandosi su Marco che si accarezzava la barba lentamente, pensando.
«Ripeto, a me di come lavorate non mi interessa. Se ai ragazzi sta bene, starà bene anche a me. Ma non posso far altro che preoccuparmi per Zayn.»
«Perché dovresti?»
Chiese Phil, intrecciando le mani sulla pancia. Lo guardò.
«Perché il vostro lavoro è portarli ad essere conosciuti dal mondo intero. Il mio lavoro è sempre stato di preoccuparmi per Zayn.»
«Zayn sta bene.»
Sorrise, sentendo quella frase da parte di Phil.
«Siete i primi a sapere che non è stato bene. Voi avete dato Albert a Zayn e ve ne sono grata. Lo ha tenuto in piedi finché non sono tornata. Adesso sta bene, ma perché ci stiamo lavorando.»
«Dove vorresti arrivare?»
«Non fategli firmare quel contratto. Quel contratto distruggerà del tutto Zayn, se lo obbligate a farlo. Non vuole firmarlo e non voglio neanche io!»
Ammise, guardandoli in viso. «E in fondo a voi stessi neanche voi lo volete perché sapete che quel Zayn tornerà se solo lo fate firmare.»
I quattro si guardarono attentamente negli occhi e quando terminarono si girarono di nuovo a guardarla.
«Facci cambiare idea.»
Guardò Marco con occhio critico, dopo quella frase. Come speravano che potesse far cambiare idea a qualcuno? Soprattutto a dei manager? Non riusciva neanche a convincere se stessa pensa a dover convincere qualcun altro.
«Non ho bisogno di convincervi. Entrambi sappiamo com’era il vecchio Zayn e com’è adesso Zayn. Non è giusto, per lui e non per voi, che gli fate firmare quel contratto. Perché lo distruggerebbe. Perrie si è mossa a chiedervi di dargli quel contratto solamente per un fatto suo. Io ho rovinato la loro coppia, a sue parole, e lei sta cercando di far capire a Zayn che sta sbagliando ad uscire con me. A lei non interessa Zayn, a lei non interessa quel contratto, a lei interessa solamente per appagamento mentale. Per essere riuscita a distruggere ciò che io stessa ho distrutto. Ma qui non si sta parlando di me, di Perrie e l’odio che prova verso di me. Ma di Zayn.» Si girò e lo indicò.
Tutti seguirono il suo movimento e guardarono la scena che si parava di fronte ai loro occhi. «Studiatelo come persone e non come manager. E decidete cosa fare. Non dovete farlo per il vostro lavoro, ma come esseri umani..»
«In effetti..» Samuel guardò Phil e poi Marco. Si scrutarono attentamente mentre Keyra dava il tempo ai quattro di pensare.
Non attese molto, aveva poco tempo. Doveva finirla prima di quella partita di calcio. Non voleva che Zayn sapesse di quella chiacchierata.
«Potete avere questo Zayn per il resto del contratto discografico, oppure quel Zayn. A voi la scelta.»
«Se noi non facciamo firmare quel contratto a Zayn, tu dovrai firmarne un altro.»

Li guardò in modo accigliato. Cosa? Lei non avrebbe firmato proprio niente.
«Riservatezza, più che altro.» Rispose Marco alle sue domande silenziose.
«Io non firmerò nulla. Non ho intenzione di immischiarmi con voi o con loro. E’ una cosa solo vostra..»
Si guardarono attentamente negli occhi, tutti e cinque. Sapeva che quella cosa non andava bene ai manager, ma a lei di firmare un contratto per stare al fianco di Zayn non le piaceva affatto. Riservatezza? Più di quella che usava tutti i giorni? Era mai andata a spiattellare in giro qualche cosa su Zayn o sui ragazzi? No. Non le interessava di dire alle fan cosa succedeva nel mondo dei famosi. Lei voleva solamente vivere tranquilla e pacata.
«Tutti quelli che sono al fianco dei ragazzi hanno firmato un contratto.» Spiegò Phil guardandola attentamente.
«A me del vostro mondo mi interessa pari a zero.» Spiegò, riprendendo a parlare con un tono di voce molto più deciso. «A me non mi interessa la loro vita da famosi, a me interessa solamente la loro persona. Non dirò o farò niente di troppo azzardato, ve lo prometto. E se qualcosa vi da fastidio, siete liberissimi di dirmi di non farlo più e non lo farò. Ma non mettetemi nella situazione di usare una parte di me che non mi piace.» Li avvisò. Non avrebbe messo paura a quei quattro, ma non era quello che voleva.
«Sentite..» Si alzò e li guardò dall’alto in basso. «Combatterò con gli artigli e con i denti per Zayn. Due anni fa avevo creduto di aver preso la decisione migliore per entrambi, da brava codarda. Non era così. Ho permesso ad altre ragazze di averlo, e ora una mi si sta mettendo contro. La cosa è che..» Prese fiato e guardò tutti negli occhi. «Zayn è mio. Lo è da sempre. Non permetterò ad una sciacquetta di portarmelo via. E se per non farmelo portare via devo lottare anche con voi, non ho problemi. Ma non sono sola in questa lotta. Potrei benissimo uscire qui fuori e dire a Zayn che siete contro di noi, e magicamente anche Zayn si metterebbe qui a discutere.» Li guardò, seriamente. Non l’avrebbe mai fatto. Mettere in mezzo Zayn non era sua intenzione e loro lo sapevano.
«E badate bene, non sto qui a parlare di Zayn come un giocattolo. Io mi baso su cose dette da lui. Lui è deciso quanto me a sistemare le cose tra di noi, di togliere tutti gli intoppi per stare finalmente insieme. Voi potete decidere di permettercelo subito oppure alla fine del vostro contratto. In tal caso, sarà il vostro caro Zayn a rubare la parte del puttaniere a Harry.» Li stava solamente avvisando. Sapeva, lo sapeva nel profondo che se i manager si fossero messi contro di loro Zayn avrebbe cominciato a fare di tutto pur di vederla di nascosto. E non voleva dare del puttaniere a Harry, perché non lo era. Semplicemente era quella l’immagine che i giornali avevano dato al povero riccio più dolce del mondo.
«Non vogliamo metterci contro di voi.» Spiegò Marco con tono dolce.
«Questa è una buona cosa.»
«Noi lavoriamo per far diventare quei cinque bambini degli uomini. Dobbiamo sempre pensare in grande per loro..»
Li guardò in modo serio. Sapeva che non volevano male ai ragazzi e che, dietro a quei sguardi da manager c’erano delle persone con un cuore. Lo sapeva nel profondo di se stessa.
«Non portatemelo via.» Se ne uscì d’un tratto, facendosi guardare da tutti e quattro in modo incredulo. Poteva capire il loro sguardo, sapeva che quella frase era strana detta da lei, ma si sentiva come una bambina.
«Non vogliamo farlo.» Rispose Marco, con un sorriso dolce. Forse aveva scovato quella nota di puro panico nella sua voce. Perché si. A lei non interessava il fatto che c’era Perrie a mettere i bastoni tra le ruote. Lei voleva solamente che potessero essere felici e sapeva che la felicità era dietro l’angolo. Lo sentiva, lo percepiva come il venticello primaverile sulla pelle.
«E allora non fatelo.» Crollò il silenzio tra quei cinque, solcato solamente dalle urla dei ragazzi che stavano in giardino a giocare. «Per favore..»
Ancora, sicuramente, i manager sentirono la preghiera dietro a quelle parole. E quella preghiera viaggiò per la stanza, andando a sbattere contro i muri e tornando indietro, cercando una via d’uscita ma senza trovarla. Perché non c’era, perché doveva rimanere lì insieme a loro. E disperatamente cercava una via di fuga ma quando capì che non c’era, se ne tornò indietro, ma lasciando un po’ di sé stessa dentro ad ognuno di loro. La parte più grande tornò all’interno di Keyra, la sua padrona.
Vide Marco annuire, facendole capire che forse li aveva scossi. Forse era stata quella preghiera, forse tutto il discorso, ma sapeva che quei quattro avrebbero rivisto tutto il discorso Zayn. Lo avrebbero trattato come un uomo e non come un cantante.
Sorridendo debolmente si alzò e, guardandoli ancora, se ne andò poco dopo per lasciarli da soli. Entrò nella stanza dove c’era il piano e lì si mise seduta. Oramai dire che aveva lasciato il piano era inutile. Era totalmente tornata a suonare e sapeva che da una parte era anche grazie a quella testa calda di Zayn.
Cominciò ad strimpellare le note, per poi comporre la melodia di “When I was your man” di Bruno Mars. Oltre a suonare la canticchiò, ma naturalmente non arrivando alle stesse note di Bruno. Non era così brava a cantare, o almeno così lei credeva.
Non percepì che qualcuno ascoltava quella cosa, finché non sentì – quasi alla fine della canzone – qualcuno bussare sulla porta. Si girò a guardare chi fosse, ritrovandosi Liam appoggiato allo stipite.
«Volevo scusarmi.» Si girò a guardare Liam fermo sulla porta e smise di suonare. Restò inerme per alcuni minuti con le mani sulla tastiera, poi ruotò sul seggiolino, fermandosi e restando nella posa per essere faccia a faccia.
«Per cosa, Liam?» Non avevano parlato – se non il necessario indispensabile – in quelle due settimane. Lei era ancora super incazzata con Liam e Liam invece si sentiva una merda.
«Lo sai per cosa..» Disse arrossendo leggermente in zona guance e Keyra, dentro se stessa, si sciolse come un gelato al sole. Batté una mano sul seggiolino, facendo capire al ragazzo di avvicinarsi.
«Si, lo so per cosa.» Rispose guardandolo camminare verso di lei e mettersi seduto. Si girò e gli sorrise. «Mi dispiace anche a me, Liam. Ma le mie amiche non si toccano.» Il castano la guardò con un sorriso, poi abbassò la testa come se si stesse vergognando.
«Lo so. Ho sempre amato il tuo modo di proteggere le tue amiche o amici.. Lo amavo in realtà, finché non mi sono ritrovato dalla parte del torto e..» si girò a guardarla, con un sorriso. «..Te lo posso dire sinceramente? Mi sono cagato sotto. Avevo seriamente paura che tu mi buttassi addosso qualche armadio.» Risero entrambi a quella cosa perché sapevano tutti e due che sarebbe stata capace.
«Non l’avrei mai fatto Liam. Maddie sarà anche mia amica, ma anche tu fai parte di quella cerchia. Non voglio ammazzare i miei amici.»
«Si, ma mi sono comunque cagato in mano.. Sei diabolica sai?»
Ghignò. Lo guardò attentamente, continuando a sorridere. «Puoi essere Gesù cristo e mi incazzerei comunque se mi viene toccato ciò che è mio. Mi sono trattenuta solamente perché sei mio amico.»
«Lo sono ancora?»

Lo guardò con dolcezza. La dolcezza che si usa quando guardi un bambino piccolo. Perché in fondo di fronte a lei, in quel momento, c’era un bambino piccolo. «Certo che lo sei ancora. Non sarà un tuo gesto da codardo a farmi cambiare idea.»
«Sto cercando di sistemare la mia vita. Abbiamo parlato, sai?»
«Ne sono felice, davvero.»

Cadde un silenzio nella stanza, mentre Liam pensava a qualcosa e Keyra gli dava tempo di farlo. «Andiamo con calma. Ci conosciamo meglio e poi vediamo. Danielle è un capitolo chiuso della mia vita, ormai. E purtroppo mi ritrovo a dire che avevi ragione.»
Gli sorrise in modo orgoglioso. Era felice che Liam avesse aperto gli occhi su chi fosse Danielle. «Quando imparerete a capire che io ho sempre ragione?»
«Sempre modesta, eh?»

Ridacchiarono. Liam si avvicinò per abbracciarla ma lo vide bloccarsi guardandola. Le stava chiedendo con lo sguardo se poteva.
«Perché non sei ancora tra le mie braccia, Payne?» Lo prese in giro e Liam si buttò tra le sue braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla. Lo strinse debolmente.
«Non parlo mai a vanvera Liam. Se apro bocca e do fiato a quello che penso significa che ho delle basi. Certo, anche io sbaglio, ma lo sai che non metto bocca quando non sono del tutto sicura. Se ti dico che Danielle ti sta usando è perché ho scrutato la situazione. Non lo dico solamente per farti mettere contro la gente.»
«Ora lo so.»
«Per fortuna!»
Ridacchiando gli lasciò un bacio sulla guancia.
«Mi sei mancata. Mi è mancata la tua saggezza!»
«Si, certo.. Io saggia? Dove?»
«Tu ti sottovaluti troppo, sai?»
La ribeccò con dolcezza. Il Liam Daddy era tornato e sinceramente le era mancato. Rimasero lì abbracciati per cinque minuti, poi si alzò vedendo che era ora di partire. L’ospedale l’aspettava.
«Hai paura?»
«No, siete voi che mi state mettendo ansia. Io e l’ansia non andiamo d’accordo.»
Spiegò uscendo fuori dalla stanza dove c’era il piano, trovando Manager e i ragazzi a chiacchierare.
Tutti si girarono a guardarli e sentendosi un tantino osservata alzò un sopracciglio.
«Cos’è che mi guardate? Ho i pupazzetti in faccia, per caso?»
«No, un troll sulla maglietta!»
Disse Harry, divertito.
«Ora pure sulla maglietta? Non bastano cinque troll come migliori amici?» Risero tutti, sapendo che non pensava davvero quella cosa. Prese il borsone. «Bene gente, ci si vede dopodomani!» Tutti si alzarono e lei, per ansia, indietreggiò.
«Dove credi di andare?» Disse Niall, camminando verso di lei.
«Ad operarmi, sapete com’è..» Indietreggiò ancora, per un attimo pensò che non l’avrebbero fatta uscire.
«Ti accompagniamo all’ospedale.»
«Eh?»
«Niente storie Smith.»
Poteva mettersi contro quei cinque?
No.
 
Tutti si rifugiano nei sogni, lei anche fin troppo. Ma appena si era addormentata, mentre le chiedevano di recitare i numeri da dieci respirando dalla mascherina, lei aveva pregato. Raramente lo faceva, quella volta però aveva deciso di farlo. “fa che mi sveglio” e quando percepì i rumori intorno a lei ringraziò qualsiasi cosa ci fosse a vegliare su di lei per averla fatta risvegliare. Si sentiva intontita dall’anestesia. Era come se si fosse fatta diverse canne, ma ci capiva tutto.
Riaprendo gli occhi, li socchiuse per la luce troppo forte che la investì in pieno. Non era stata addormentata per troppo, ma quella cosa che davano per addormentare i pazienti era micidiale. Ti stendeva del tutto.
«Ciao!» si girò a guardare chi fosse ad aver parlato e si ritrovò Zayn, seduto con una sedia vicino al suo letto mentre le teneva la mano. Sul viso, una di quelle espressioni preoccupate e corrucciate di Zayn Malik.
I ragazzi, dopo essersi assicurati che la stanza era adatta alla loro migliore amica, se n’erano andati. Ovviamente prima di andare all’ospedale erano andati a prendere anche Mary e Maddison, che piagnucolavano dalla paura mettendo così in ansia la povera Keyra che, in tutto quello, cercava di sembrare il più tranquilla possibile.
E mentre i loro amici erano andati via sotto obbligo di Keyra, dopo averli quasi minacciati con il cuscino in mano, con Malik non ci era riuscita. Se n’era fottuto altamente il cazzo che l’aveva minacciato con un cuscino ed era rimasto lì ad aspettare la fine dell’operazione.
Solo in quel momento collegò che, a differenza del sonnellino che si era fatta durante il coma, lui era lì e non dietro un cellulare. Era come se Zayn volesse sentirsi meglio e stare lì al suo fianco in quel momento, ora che tra loro stava tornando tutto come prima.
«Chi è morto?»
«Eh?»
«Chi è morto che hai quella faccia?»
La guardò con sopracciglio alzato, poi vide il suo viso sciogliersi dal nervoso.
«Nessuno..»
«Ecco allora sorridi Malik.. Sei più bello quando sorridi.»
disse mentre chiudeva di nuovo gli occhi, stanca morta e rincoglionita. 
«Io sono sempre bello!» Lo sentì recitare con tono offeso, facendole fare un sorriso a labbra strette. Mosse le dita dei piedi e si, tutto funzionava. Che bella sensazione sapere che era tutto andato bene.
«Cazzate. E non ho forza di ribattere!»
«Come ti senti?»
«Fatti una canna e capirai!»
lo sentì ridacchiare e aprendo di nuovo gli occhi, si girò a guardarlo ridere rimanendo ammaliata da quella risata. Certo che sarebbe stato un vero peccato morire sapendo che al mondo c’era qualcuno con una risata così favolosa.
Zayn, sentendosi osservato, la guardò incuriosito. Lo guardò portare le labbra alla sua mano dove c’era la flebo, mentre la perforava con i suoi occhioni castani.
«Sai che non mi sono mai fatto una canna?» Lo guardò con un sopracciglio alzato. Ma dai, davvero?
«Non ci credo!»
«Giuro!»
«Dai Malik, addirittura io ci ho provato.»
«Davvero?»
«Si.. Ero una ragazzina curiosa!»

Disse tornando a chiudere gli occhi, un po’ affaticata per via dell’anestesia.
«Pensavo che non ti svegliassi più!»
«E perché no, Malik?»
«Che ne so?»
«Ecco appunto perché non lo sapevi, sta zitto! Non ho nessun motivo per starmene a viaggiare con la mente.»

Altra risatina da parte di Zayn e tornò a guardarlo. Gli sorrise e subito dopo sentì la porta aprirsi e, con una lentezza disarmante guardò verso di essa. Zayn dopo averle dato un altro bacio sulla mano si spostò per lasciare il passaggio libero ai medici.
«Come si sente?»
«Bene, grazie.. Lei? I bambini? Tutto a posto? Successo qualcosa mentre dormivo?»
Il medico sorrise, controllando la sua gamba. La tastava come un salsicciotto e Keyra fece una smorfia più per il gesto che per il dolore. Sentì la benda essere rimossa.
«A parte il suo ragazzo che non si è allontanato da questo lettino per tutto il pomeriggio. Tutto bene!» Rispose il medico, mentre Keyra stringeva il lenzuolo, nevrotica. Spostò lo sguardo su Zayn che sorrideva a quella frase.
«Non è il mio ragazzo, quante volte ve lo devo dire? Ora me lo tatuo sulla fronte!» Scosse la testa, vedendo Zayn fare lo stesso gesto per poi vederlo allungare il collo e guardare la sua gamba. Anche lei spostò lo sguardo, curiosa di vedere la sua cicatrice. Dovette ammettere che ci rimase male nel vedere che non era tornata normale la sua gamba. Si aspettava che tornasse normale, invece era uguale a prima. Nessun cambiamento.
Le uscì un sospiro affranto e Zayn si riavvicinò quando l’infermiera uscì dalla stanza. Le strinse la mano e le sorrise sapendo bene perché aveva sospirato.
«E’ uguale a prima..» fece notare al suo medico. Quello si girò a guardarla con un sorriso amaro.
«Ci vorranno un po’ di operazioni, Keyra. Ma vedrai che riusciremo a sistemarla. Te lo prometto.» Si guardarono negli occhi e quando la mora annuì l’uomo tornò a guardare la ferita.
«Direi che dopo averla ingessata può andare, se lo desidera!»
«A casa?»
Domandò guardando speranzosa il medico, che sorrise.
«Si, a casa Signorina Smith.»
«Lei verrà fatto santo signor medico.»
«Ma..»
Ecco, aveva parlato troppo presto.
«Io odio i ma..» Si lagnò, facendo sorridere i due uomini.
«Dopo il gesso dovrà indossare il tutore per una settimana. Prendere medicine per il dolore e mi dispiace passerà il capodanno con il tutore.»
«Tutto qui?»
Chiese stranita con un sopracciglio alzato.
«Si, tutto qui.. Vuole altro?»
«Scherza? Quand’è che mi mettete il gesso?»
«Dieci minuti, può cominciare a preparare la sua borsa e vestirsi.»
Annuì e lo guardò uscire dalla stanza per poi mettersi seduta. Posando i piedi per terra rimase a guardare la ferita che usciva dal camice.
«Ti odio, con tutta me stessa!» Sussurrò alla ferita, per poi alzarsi lentamente e, tenendosi ben salda al letto prese i vestiti lasciati su una sedia lì al fianco. Cominciò a vestirsi, con Zayn che rimetteva le cose dentro al borsone. Le dava le spalle, e dopo aver finito di vestirsi rimase appoggiata al letto.
«Te l’hanno mai detto che hai un culo da urlo?»
Posò il ginocchio sul materasso e stirandosi un pochino gli diede un pizzico sul sedere, nello stesso momento che Zayn si girava a guardarla. La guardò dargli un pizzico per poi sorridere.
«Tu e il mio culo avete un amore segreto.. è dal tempo della scuola che ti piace!» Le fece notare, ridacchiando.
«Mi chiama a sé e mi dice di guardarlo.» Sorrisero a quella frase, poi Zayn chiuse la lampo della borsa. Se la mise in spalla e si avvicinò a Keyra che indietreggiò.
Si bloccò vedendola indietreggiare.
«Che vuoi fare?»
«Prenderti in braccio!»
Spiegò il moro, guardandola.
«Scherzi, spero!»
Si guardarono negli occhi e alla fine Zayn sospirando alzò le mani ma spinse il bottone per avvisare che erano pronti. Poco dopo, dopo essersi messa seduta sul letto in attesa di un richiamo, entrò il medico con una sedia a rotelle.
«Scherza, vero?»
«No.. O questa o le stampelle!»
«Non userò nessuna delle due.»
«Allora il suo non ragazzo dovrà portarla in braccio fino al pian terreno!
» I tre si guardarono negli occhi, poi Keyra sbuffando bestemmiò qualche maledizione allungando le mani.
«Le stampelle, grazie!» E dopo averle prese cominciò a camminare, con Zayn che la seguiva e si teneva pronto in caso fosse caduta. Borbottò per tutto il viaggio fino alla sala dove le avrebbero fatto il gesso. Ci volle un pochino ma Zayn perdeva tempo sul cellulare e lei si tamburellava le mani sulla pancia, canticchiando qualche canzone.
«Che fai?» Chiese incuriosita, vedendolo sorridere.
«Leggo tweet.» Spiegò bloccando il cellulare e alzandosi, sedendosi alla fine della barella dove si trovava lei in attesa che il gesso si finisse di freddare. Erano soli.
Sorrise a quella risposta. Quando una fan si mette a scrivere tweet pensa che magari non li leggeranno mai, mentre lei era sicura che erano tante le volte in cui i ragazzi si mettevano a leggere le stronzate che scrivevano. Stronzate in senso.. a sfotterli. Le directioner erano conosce per i tweet presa in giro verso i ragazzi.
«Ci hai mai pensato che magari uno di quei tweet te l’ho mandato io?»
Zayn alzò un sopracciglio, divertito.
«Lo fai?» Chiese di rimando. Lei, divertita, alzò le spalle come per fargli capire che non gliel’avrebbe detto. «Perché non mi dici qual è il tuo nickname?»
«Perché forse.. Ho paura che scopriresti quanto in realtà mi piaci.» Gli occhi del moro brillarono per un secondo e subito dopo si disegnò un sorriso dolcissimo sulle sue labbra.
«Quanto ti piaccio?»
«Finché non scoprirai il mio nickname non lo saprai!»
«E chi te lo dice che non lo so già?»
«Dubito fortemente che tu sappia il mio nickname, perché avresti accettato.»
«Cosa..?»
Domandò non capendo.
Keyra ridacchiò.
«Appunto, non lo sai.. Fregato!» Zayn arricciò quelle labbra da urlo, contrariato. Si alzò e dalla fine del letto si mise seduto di fianco a lei. Guardò come, lentamente, assumeva lo sguardo ‘guardami e muori’ per allisciarsela. E decise di stare al suo gioco. Lo guardò e assunse anche lei la faccia da sognatrice.
«Perché non vuoi dirmelo?»
«E’ il mio twitter. Se tu lo scoprissi non sarebbe come un diario segreto.»

«Lì scrivi tutto ciò che ti passa per la testa?»
Annuì, torturandosi le mani, fintamente ansiosa. Zayn ci stava cadendo con tutte le scarpe e lo guardò mentre si avvicinava.
«Dai Keyra, dimmelo!» Le sfiorò le labbra e dovette seriamente lottare con tutte le sue forze per non cadere nella trappola di Zayn.
«E va bene..» sussurrò vedendo gli occhi di Zayn brillare felici.
«Qual è il tuo nickname?»
« “vaffanculoZayn” »
E scoppiò a ridere, facendo ritrarre Zayn dalle sue labbra che prese a guardarla male.
«Sei una stronza!»
«No, ma se tu speri di convincermi con i tuoi occhioni, hai sbagliato tattica!»
e ridacchiando allegramente gli sfiorò i capelli facendolo sospirare in modo depresso.
«Eddai dimmelo, cosa ti costa?»
«La mia reputazione da stronza!»
«Quindi davvero scrivi su di me, in quel contatto?»

Ridacchiando annuì. I suoi occhi sprizzavano gioia da tutti i pori. «Se tu o le fan scopriste che quello è il mio contatto, mi roderebbe tantissimo. Quindi non ci sperare di saperlo!»
Zayn la guardò contrariato ma non disse nulla. Sapeva che Keyra era molto gelosa del suo twitter e sicuramente per i restanti dieci minuti cercò un modo per scoprire il suo contatto. Lei invece cominciò ad essere impaziente. Lei e gli ospedali non andavano d'accordo e quando si ritrovava dentro a quel luogo, diventava intrattabile. Per fortuna c'era stato Zayn con lei, a tirarle su il morale. Ma arrivata ad un certo punto la sua espressione cambiò radicalmente e prese a maledire qualsiasi persona che passava di fronte la stanza. Quando un infermiere entrò, entrambi si girarono a guardarlo in attesa. Era giovane, rosso sulle guance e lanciava sguardi strani verso di lei.
«Come andiamo qui?» Domandò, spostando lo sguardo dal gesso a Keyra, che se ne rimaneva a braccia incrociate ad attendere.
«Se non lo sa lei.» Recitò col tono piatto, scrutandolo. L’infermiere controllò e annuendo le disse che poteva andare, dopo ovviamente, aver firmato la liberatoria e cose burocratiche. Riprese le sue stampelle e al primo passo quasi non cadde, ma l’infermiere fu subito pronto ad aiutarla.
Dopo avergli lanciato uno sguardo bruto, questo si ritirò. «Ce la faccio!» Abagliò la ragazza come un cane inferocito.
«Morde, attento!» Sentì dire Zayn, facendola girare. Stava facendo il giro del lettino per andarle al fianco, ma stava guardando il ragazzo. Sorrise vedendo chiaramente la gelosia nei suoi occhi.
«Davvero?»
«Oh si.. Dopo un po’ dentro un ospedale fa queste scene.»
«E ha la rabbia?»
Chiese divertito l’infermiere guardandola.
«Oddio spero di no! Sennò sono fottuto.» Sbraitò mentre Keyra, delicatamente, gli dava una botta con la stampella.
«Con te me la vedo dopo a casa.» Sussurrò tanto da farsi sentire solo da Zayn, cominciando a camminare verso l’accettazione per firmare l’uscita. Venne seguita dalla risata di Zayn e dopo aver firmato il dovuto, cominciò a camminare verso l’uscita. Indossò gli occhiali da sole anche se fuori pioveva, ma per due ben motivi. Uno, era struccata. E già questo bastava e avanzava come scusa. Secondo, le rodeva il culo semplicemente perché odiava l’ospedale.
Ovviamente, e non si stupì particolarmente, fuori ad aspettarli c’erano i paparazzi. Si erano appostati dietro a dei cespugli come se non si vedessero. Peccato che li aveva visti, eccome. Erano rimasti lì tutto il giorno? Poveri sfigati. Ok che Zayn era rimasto dentro mentre gli altri no – quindi avevano destato i dovuti sospetti – ma un po’ di inventiva, su!
Entrati nel taxi si appoggiò allo schienale sbadigliando. Sarebbero passati in farmacia e poi si sarebbero diretti verso casa degli altri, dove avrebbe fatto vedere ai suoi amici che tutto era andato alla grande.
«Notato come ti guardava l’infermiere?»
Si girò a guardarlo, stanca morta. «No, come?» Chiese.
«Ti si mangiava con lo sguardo!»
«Milioni di ragazze fanno lo stesso con te e non mi pare che mi lamento. E poi tu vedi sempre tutti che mi mangiano con lo sguardo, Malik. Io non li vedo proprio, invece
Si guardarono attentamente, poi Zayn si piegò a sfiorarle le labbra. Aveva colto il vero significato dietro quella frase. Sveglio il ragazzo.
Scese a prendere le medicine poco dopo. Ci mise mezz’ora solo per arrivare alla farmacia e quando tornò in macchina Zayn tirò un sospiro.
«Pensavo di morirci dentro questo taxi.»
«Cazzo, e io che speravo che fossi già morto!»
Lo sfotté chiudendo la portiera. Si girò a guardarlo con un sorriso vedendo la faccia contrariata che aveva.
Si mise a controllare le medicine che avrebbe dovuto prendere di lì a qualche ora, corrucciando le labbra contrariata. Erano belle potenti.
«Sai di essere bellissima quando sei tutta concentrata?» Alzò gli occhi, solo gli occhi, dalla scatola dove leggeva i contenuti della medicina e guardò il sedile del guidatore. Si stava seriamente chiedendo se l’avesse detta davvero quella frase, per poi girarsi a guardare il ragazzo che, aprendo bocca e avendo dato fiato ai suoi pensieri, la guardava con una dolcezza disarmante.
«Sai che mi piaci di più da rude?»
Zayn scoppiò a ridere fragorosamente a quella frase, per poi scuotere la testa.
«Ma tu sai essere dolce?»
«Si, ma solo quando dormi. Lì riesco a fare certi pensieri così smielati da farmi venire il diabete da sola.»

Zayn si morse il labbro inferiore e Keyra corrucciò le sopracciglia. «Oppure quando fai questo.» Ammise, scrutando attentamente quel gesto.
«Questo cosa?»
«Quando ti mordi le labbra. Però più che pensieri smielati faccio pensieri perversi!»
Ascoltò la risata di Zayn invadere il veicolo mentre continuava a domandarsi quale dio si fosse tolto uno spettacolo del genere per mandarlo sulla terra.
«Mi piacerebbe tantissimo essere nella tua mente!»
«No Malik! Basti te stesso a farti i complimenti da solo. Ci mancano i miei di complimenti!»
E detto questo pagò il tassista, dopo aver lottato con Zayn. «Non rompere, Zayn! Io sono l’invalida e portatrice di gesso. Non so quanto ti convenga.» E fortunatamente l’aveva capito che non bisognava mettersi contro di lei, soprattutto quel giorno.
Zayn le aprì la porta di casa e ringraziandolo passò, mettendo prima una stampella davanti e subito dopo l’altra. Neanche fece in tempo ad entrare in casa che Niall l’assalì.
«Amore mioo!» venne assalita da Niall ma che cercava di non farle male come se fosse tutta rotta. Ridacchiò e ricambiò l’abbraccio, appoggiando la stampella al suo fianco. «Come stai cucciola?» chiese preoccupato staccandosi da lei.
«Bene. E’ un’operazione facile eh! Siete voi che credete che ricado in coma!» Sentì Zayn ridacchiare e le posò una mano dietro la schiena, spingendola verso il salone. Sentiva che c’era qualcun altro nella sala. Niall le si mise al fianco, sorreggendola per il gomito, Zayn continuava a tenerle la mano sulla schiena. Sembrava una ritardata che aveva bisogno di aiuto. Pian piano arrivò in salone, dove vide che c’erano tutti insieme niente di meno che Justin Bieber e un altro che non conosceva.
«Eccola l’invalida di guerra! Cucciola..» la sfotté Harry allungando il collo e guardandola oltre lo schienale del divano.
«Prendi poco per il culo, bamboccio. Che se ti do un calcio con questo gesso ti spacco gli attributi!» E tutti scoppiarono a ridere fragorosamente, alzandosi per abbracciarla.
«Fa male?» chiese preoccupato Liam, guardandola da testa a piedi come a trovare il dolore.
«Se non ci penso neanche tanto! Tranquillo papy, mi piego ma non mi spezzo!» Si appoggiò a Zayn, stanca morta. Usare le stampelle era molto stancante.
«Qualcuno la fa sedere? Si è incaponita e ha voluto camminare ovunque con le stampelle!»
«Testarda!»
la ribeccò Liam, cedendole il suo posto e indicandoglielo.
«Io in braccio a Malik non mi ci facevo vedere.. Grazie..» e si mise seduta, facendo smorfie di dolore.
Alzò lo sguardo poco dopo, vedendo Niall guardarla. «Te lo posso presentare oppure me lo tratti male?» sussurrò divertito ma anche emozionato.
Sembrava seriamente che, in quella stanza di famoso, c’era solo Justin Bieber. Niall si vedeva lontano un miglio che ancora si vergognava come un fan di fronte a lui. Però erano amici e non poteva far altro che essere contenta per il suo migliore amico. Era sempre stato il suo sogno incontrare Justin Bieber e ora ci usciva quando uno dei due era nella città dell’altro.
Scoppiò a ridere fragorosamente, scuotendo la testa. «Come se non sapessi chi è! Tutto in te sprizza “Justin Bieber”. Se tu fossi gay ci proveresti con lui!»
«Peccato che me la faccio con la tua migliore amica!»

Fece una smorfia disgustata. «Grazie per avermi ricordato che ti sbatti Mary a destra e a manca!» scoppiarono tutti a ridere fragorosamente, mentre lei guardava il famosissimo Justin Bieber e gli porgeva la mano.
«Piacere di conoscerti suoneria di Niall. Io sono Keyra!» e guardò Niall arrossire come una scolaretta vergine.
«Piacere mio Keyra, Justin!» disse il ragazzo, stringendole la mano e sorridendo.
«Lei è un’amica di quando eravamo a scuola!» Spiegò Niall, mentre si presentava a quello che era la sua guardia del corpo, Kenny.
«Ah! Amico pensavo che era la tua ragazza!» disse in direzione di Zayn, seduto sul bracciolo della poltrona dove era seduta Keyra.
«Che? Oddio ma diamo quest’impressione? Cazzo togliti!» e tutti risero ancora, mentre Keyra spingeva via Zayn, che si teneva ancorato a lei.
«uhhh! Veniamo scambiati per una coppietta smielata.. ma che teneri che siamo!» la sfotté il moro, stringendosela al fianco e piegandosi a darle tutti baci sul viso.
«Togliti Malik, ho un’arma impropria al piede! Togliti subito o non avrai mai dei piccoli Malik!» sbottò, cercando di scacciarlo via ma con ben poco successo.
«In realtà se la fanno a letto, ma non ce lo vogliono dire!» spiegò Louis, guardandoli in cagnesco.
«Non ce la facciamo!» Rispose Keyra, guardandolo in cagnesco.
«Justin, diglielo che si vede lontano un miglio che se la fanno!» Chiese gentilmente Louis, guardando il ragazzo.
«Beh si in effetti!»
«La voce della verità non mente mai! Non vi conosceva insieme, quindi.. stateci, ve la fate!»
«Va bene, ce la facciamo!»
rispose esasperato Zayn, dando man forte a quella pazzia.
«Vogliamo parlare di quando sparite chissà dove?»
«Ti ha già risposto, ce la facciamo Louis!»
Continuò Zayn, scrutandolo attentamente e pregando quel buon dio di ammazzarlo con un fulmine in piena testa.
«E pensi che vi creda?»
«La finiamo di parlare di noi due, per favore?»
sbottò spazientita, appoggiandosi allo schienale. Prese la boccetta di acqua che Liam le porgeva, ringraziandolo. «Grazie.» Disse in sua direzione.
«Va bene, ma ve la fate!» Lo guardò male e sorseggiò la sua acqua lentamente. Il campanello suonò e dopo che Niall fu andato ad aprire la porta entrarono Mary e Maddie che, ovviamente, si buttarono su Keyra senza dar le dovute attenzioni al resto dei ragazzi.
«Amore cucciolottina lei.. Come stai?» Le chiese Mary, facendo un tono finto dolce e stringendole le guance. Keyra fece smorfie di dolore.
«Aia.. Bene, però lasciami le guance aiiaaaa!» Strillò quando le tirò ancora più forte le guance, facendola quasi lacrimare.
«Ciao stronza!»
«Ciao esimia, che dici?»
Domandò guardando Maddie e sorridendole dolcemente.
«Che sei mancata tanto a casa!»
«Per una mattinata? Dio come sei sentimentalista!»

Rimase per un’oretta buona lì a cazzeggiare con quei deficienti, coccolata a tempo da tutti che continuavano a parlare con Justin. Lei invece si massaggiava le mani dove, sicuramente, sarebbero arrivate delle bolle d’acqua.
«Dio Malik sei angosciante!» Ansimò entrando dentro il taxi. «Mi stai togliendo spazio vitale alla mia sanità mentale!» Sbraitò ancora. Perché vi domandate? Semplice. Lei aveva detto che sarebbe tornata a casa e Malik aveva risposto che l’accompagnava. Doveva salire su un taxi e il gioco era fatto, ma a quanto pare Malik quel giorno aveva voglia di far sfrattare la sua pazienza in un altro continente.
«Capisci che una donna ha bisogno dei suoi spazi?»
«Ti accompagno e me ne vado, promesso.»
Ma lo disse con un tono così poco serio da farle capire che non si sarebbe liberata facilmente di quella piattola di nome Zayn Malik.
«Perché sento che non sarà così?»
«Perché mi conosci..»
E ridendo allo sbuffo di Keyra, chiuse la portiera del taxi dicendo all’uomo che potevano andare.
Che pazienza che ci voleva con quegli uomini.
 
 
Quando la porta si aprì, Zayn alzò un sopracciglio. Controllò il nome sul campanello e si, corrispondeva ai cognomi delle ragazze e così tornò a guardare la ragazza che gli aveva aperto la porta.
«Oh.. Ciao Zayn!» Scrutò da testa a piedi Keyra, cercando di capire che diavolo avesse. No perché qualcosa aveva visto che teneva un barattolo di gelato al cioccolato tra le mani – e capite il suo stupore visto che era dicembre inoltrato – e aveva gli occhi gonfi di pianto. In più, aveva usato un tono smielato da fargli venire quasi i brividi senza togliere l’espressione da ebete che aveva disegnata in viso. Ok, si poteva capire che magari stava guardando un film di quelli strappalacrime, ma non l’avrebbe mai immaginata così.
«Ciao..» Sussurrò in risposta, continuando a guardare Keyra e scrutandola attentamente.
«Come mai sei qui?» Chiese anche lei guardandolo da testa a piedi.
«Visto che non puoi muoverti, ho pensato di portarti due brownies. Mi offri un tea?»
Quello che successe nei minuti successivi lasciò totalmente spiazzato il bel moro che si ritrovò a ricordare il numero del manicomio. Il rumore del barattolo di gelato riempì l’aria e poco dopo si ritrovò le braccia di Keyra strette al collo con la faccia della ragazza immersa nel suo giacchetto di pelle.
«Come sei carino, Zayn..» La sentì sussurrare in modo smorsato visto che aveva davvero la faccia affondata nella sua giacca. «Sei un uomo da sposare davvero.. Io sto male e tu mi porti i brownies. Sei così dolce Zayn..»
«Ci sono i paparazzi, Kè!» L’avvisò un po’ spiazzato ma sapendo che si sarebbe tolta subito da quella posa. Ma come al solito si sbagliava. Lui pensava una cosa e Keyra ne faceva un’altra.
«Davvero? Dove?» Si affacciò dal suo corpo per guardare alle sue spalle ma senza lasciare il suo collo. Ok. Keyra si era fatta un cannone. La vide controllare e quando li vide, lì nascosti dietro le macchine, prese a muovere la mano e a salutarli. Ovviamente l’avevano seguito, ma cercava di non pensarci.
«Che diavolo.. Ma che hai?» Domandò totalmente incredulo di quella cosa e la sentì ridacchiare.
«Ciao paparazzi.. Ciao! Come state? Non state morendo di freddo?»
La guardò dall’alto e si domandò quale erba si era fumata per stare in quel modo. No perché quella, non era per niente la sua Keyra. Era un’impossessata. Però era anche vero che aveva visto Keyra già in quello stato. Due anni prima, ad un festino.
«Ma che.. Keyra! Stai bene?» Le domandò piegandosi a raccogliere il contenitore del gelato per poi passare le braccia intorno alla vita della ragazza.
Subito la ragazza si ancorò di nuovo al suo collo, affondando il viso nel suo giacchetto. La sentì sospirare in modo lento, poi sfregare la faccia sul suo collo. Se non fosse stato per la situazione come minimo le sarebbe saltato addosso.
«Certo che sto bene. Carina e coccolosa.. Ricordati Zayn, carina e coccolosa!» Si, decisamente aveva qualcosa che non andava. O si era fatta due cannoni d’erba oppure aveva alzato il gomito. Ma non riusciva a capire il perché avesse dovuto fare quelle due cose. L’aveva lasciata due ore prima e tutto era tranquillo.
Ora perché stava in quello stato?
«Ok, va bene. Carina e coccolosa. Ma finiscila..» Sbraitò prendendola di peso e, senza sforzo l’alzò da terra per poi entrare in casa. Chiuse la porta con un piede mentre lei piagnucolava sulla sua spalla.
«Sei arrabbiato con me Zayn?» Chiese con vocina piccola piccola, guardandolo con gli occhioni più da cerbiatta che Keyra avesse mai avuto in tutta la sua vita. La portò fino alla sala da pranzo, lanciò il barattolo di gelato sul tavolino e poi si diresse sul divano, lasciandola lì. Dovette lottare con un po’ più di forza per farsi lasciare il collo, sentendola mugugnare contrariata.
«Ma che hai?»
«Niente, perché?»
Si guardò intorno, scrutando la situazione. Uno: Keyra era sola in casa. Due: Stava guardando Titanic. Soffermiamoci a discutere di questo.
Keyra che guardava Titanic. Titanic e Keyra non erano compatibili. Keyra smerdava Titanic perché troppo smielato. Ora.. Due erano le cose. O aveva le sue cose – ma dubitava visto che erano già arrivate una settimana e mezza prima – oppure si.. Si, per forza. Doveva essersi fatta un cannone o aveva alzato il gomito. Ma perché?
Camminò guardingo per la sala, scrutando la stanza e cercando motivo per essere dispiaciuta tanto da alzare il gomito.
«Perché hai bevuto?» Lo chiese arrabbiato, tornando a guardarla. Se ne stava lì seduta sul divano con le gambe attaccate al busto, con il mento appoggiato sulle ginocchia e le braccia che stringevano le gambe. Oddio, gli stava per venire un attacco di cuore.
«Bevuto? Non ho bevuto.. nono
«E allora mi spieghi questo?»
Indicò il televisore e Keyra si girò a guardare il televisore con un sopracciglio alzato. Rimase inerme a guardare il film che continuava, cambiando espressione e prendendo totalmente l’espressione di bambino che viene rapito dal cartone, e anche lui diede le dovute attenzioni alla scena. La scena in cui Rose cammina con Jack sul ponte della nave. Due secondi dopo, Keyra scoppiò a piangere e prendendo un fazzoletto dal tavolino si soffiò il naso.
«Lo ama ma vuole nasconderlo.. che cosa dolce!» Spiegò più a sé stessa che a lui che, ovviamente, guardava la scena con un’espressione di totale incredulità. Senza ombra di dubbio Keyra aveva qualcosa che non andava.
«Sei arrabbiato con Keyra, Zayn?»
Era tornata a guardarlo, mentre lui si domandava chi avesse impossessato la ragazza.
«Parli in terza persona ora?» Domandò scettico, fermandosi di fronte al divano. Lei era tornata a guardare il televisore, stringendo a sé la coperta e piagnucolando di tanto in tanto. Bipolarismo. Oddio era pazza.
Si passò una mano nei capelli, esausto. Keyra si attaccò alle sue gambe, stringendolo forte. «Salti tu salto io.. Ricordi Cieck..?»
«Ti sei fottuta il cervello?»

«E’ un po’ impossibile che mi fotta da sola, Zayn.. Mi aiuteresti?» Si staccò dalle sue gambe, guardandolo ora così seria da farlo quasi barcollare. Quei cambi di umore lo mettevano in soggezione. E dopo la serietà non poteva mancare lo sguardo da cucciola abbandonata con tanto di farfugliamento di ciglia. La guardò e per un secondo non seppe bene cosa fare.
«Mi spieghi che cos’hai? Mi stai facendo uscire pazzo, te lo giuro!»
«Noo.. non uscire pazzo Zayn..»
e gli riabbracciò le gambe, come a volerlo coccolare. Si era fottuta il cervello. Se la staccò di volata dalle gambe e prendendola per le spalle si fece guardare in viso. La scrutò e la vide guardarlo come una normalissima ragazza guarda il proprio ragazzo. Innamorata persa.
«Keyra..?»
La vide annuire.
«Che cosa ti sei presa?»
«Niente perché?»
«Sembri pazza.. Hai cambiato umore cinque volte in tre minuti..»

La vide accigliarsi e poi sorridere in modo debole. «Forse sono le medicine.»
«Medicine? Quali medicine?»
«Per la brutta e cattiva ferita.»
Si accigliò e lasciandola lì entrò in cucina, cercando il punto dove tenevano le medicine. Trovò la scatola sul ripiano e prendendola lesse le contro indicazioni.
“Può causare sbalzi di umore, sonnolenza, vomito” etc..etc.. etc.. Era fottuto. Fottutamente fottuto. Con un sospiro uscì di nuovo dalla cucina, fermandosi di fronte al divano dove una Keyra pazza continuava a seguire il film con vero interessamento. Si stringeva la coperta al seno, recitando le battute poco dopo che erano state dette. Rose diceva “Si Jack” e lei dopo poco lo ripeteva teatralmente.
«Keyra..?» La ragazza spostò lo sguardo su di lui, sorrise dolcemente e poi aprì le braccia.
«Tu salteresti se io saltassi?» Ora seriamente capiva perché amava la sua Keyra. Perché in quelle situazioni lui non sapeva proprio cosa dire. Si ritrovava spiazzato a doversi comportare come chiunque su quella terra. Gli altri maschi erano abituati a quei balzi di umore, lui no. Keyra non li aveva e, dannazione, andava bene così.
Si sedette sul divano al suo fianco, con un sospiro. Si girò a guardarla e la trovò a scrutarlo, con gli occhioni da cucciola ferita.
«Certo che lo farei..» L’avrebbe fatto?
La mora sorrise dolcemente, poi si arrampicò totalmente, nel vero senso della parola, su di lui. Seduta sulle sue ginocchia, strinse le braccia al suo collo e si rannicchiò su di lui che, ovviamente, ci mise un po’ ad abituarsi.
«Sei così caro.. sei il mio Cieck personale.»
Ridacchiò da quella situazione. Dai, era comica. Le passò un braccio sotto le gambe e se la strinse di più addosso. Keyra si adagiò completamente al suo corpo, come se in realtà avesse due o tre anni. Si rannicchiò tutta su di lui che posò le mani sui suoi fianchi.
«Dio, mi sembra di essere tornato a due anni fa quando ti portai in camera..» Rise a quel ricordo. Keyra ubriaca era stato uno spasso, ma ricordava anche quanto fosse in difficoltà con lei.
La sentì mugugnare. «Eri così dolce. Mi ero dimenticato di questa parte così dolce di te, sai?»
«Già..»
Cosa già? Che voleva dire già? Scoppiò a ridere fragorosamente, non capendo. Le accarezzò i capelli, debolmente.
«E dire che non ho mai aperto il mio cuore come quella sera.»
«Già..»
«E tu neanche ti ricordi cosa ti ho detto..»
«No, non ricordo.»
Biascicava le parole, incantata dal televisore. Sicuramente non stava neanche capendo di quale sera parlava, ma dettagli.
Ricordava ancora quella sera, come se fosse successa il giorno prima. Loro due seduti sul letto, lei che gli chiedeva cosa c’era di sbagliato in lei. E lui che aveva risposto che niente c’era di sbagliato in lei. Che la risata, il suo sorriso, i suoi occhi e il suo comportamento, non erano sbagliati, ma solo la perfezione.
Ricordava ancora come, sotto effetto dell’alcool, l’aveva guardato. Ridacchiò.
Possibile che si aprisse con lei solamente quando era sotto effetto di qualche pillola antidolorifica o di alcool?
Abbassò lo sguardo per vederla lì, a guardare la televisione, accoccolata sul suo corpo. Prese il cellulare e mettendo il messaggio in comune, scrisse velocemente un “Sos casa smith. Venite tutti nel più breve tempo possibile”. Fece una foto, prendendo solamente Keyra che se ne stava appallottolata su di lui, a guardare il film del tutto tranquilla.
«Perché muore?» Domandò tristemente, anche se non erano ancora arrivati a quella parte.
«Perché a volte, anche chi si ama tanto non è destinato a stare insieme.» Rispose, continuando ad accarezzare i suoi capelli, delicatamente. Appoggiò la testa sullo schienale, dove poteva vedere la faccia di Keyra. Era accigliata.
«E’ tanto triste.» sussurrò alzando quel poco la testa per guardarlo in viso.
«Già.» Questa volta fu lui a dire 'già' forse non sapendo cosa dirle.
«Un po’ come noi!» Sussurrò Keyra.
«Credi che noi non siamo destinati a stare insieme?»
«Lo eravamo.»
«E..?»
«Potremmo.. Si, direi che potremmo..»
Si accoccolò ancora su di lui. Zayn attese che trovasse le parole, continuando ad accarezzarle i capelli e curioso di sapere cosa aveva in mente.
«Potremmo..?» La incitò a parlare, ma non rispose. Piegò la testa e, incredulo la guardò in viso. «Ma che ti sei addormentata? Keyra?»
E in risposta ricevette un bel leggero russare.
«Dio, io di una normale non potevo innamorarmi? Proprio di lei dovevo innamorarmi?» Parlò al vento, con Keyra che bellamente, se la dormiva appoggiata a lui. Non poteva definirsi normale una tipa come lei.
Quando gli altri arrivarono, per fortuna c’erano anche Mary e Maddison perché lui non poteva mica alzarsi dal divano.
Entrati in salone, dopo il richiamo del moro, tutti si sparpagliarono lì dentro a guardarli.
«Che diavolo succede?» Domandò Louis, scrutando maliziosamente la scena.
«S’è addormentata.»
«Questo lo vediamo, ma qual è l’emergenza?»
«E’ fatta di antidolorifici.»
Il tono che usò fu di puro astio.
Tutti lo guardarono come se fosse sceso dalla luna, poi risero più forte che potevano di quella che loro, credevano, fosse una battuta.
Ma non lo era, e lo costatarono poco dopo. Keyra si risvegliò e guardando il moro sorrise.
«Quindi ti dicevo che potremmo sistem.. Oh.. Ragazziiii! Quando siete arrivati?»
Non diede tempo a nessuno di rispondere perché saltò in piedi, felice di vederli, liberando così le povere gambe di Zayn doloranti per aver avuto sempre lo stesso peso su di esse. E andò ad abbracciarli, dando un bacio a tutti.
I ragazzi rimasero interdetti a guardarla mentre dava baci a tutti, per poi tornare ad accoccolarsi sul corpo di Zayn, ancora.
«Hai tre secondi di tempo per spiegarci.» Esordì Niall, guardando la scena.
«Sono arrivato qui pensando di trovare Keyra mezza addormentata, non fatta di antidolorifici. A quanto pare ci sono delle controindicazioni e lei le ha avute tutte, tranne il vomito.» Spiegò, spiccio.
«Siamo sicuri che non le faccia male?»
«No, è solo la medicina. Domani le dirò di farsene dare un’altra, questa la rincoglionisce troppo.»
Rispose a Niall, guardando Keyra che ovviamente era tornata a guardare il film, un po’ stupita dal fatto che la scena non era quella che si era aspettata.
«E cosa dovremmo fare noi?» Chiese Harry, pensieroso.
«Io qui da solo con lei non ci resto. Se mi sviene, svengo dietro a lei.»
«Portiamola a casa nostra.»
Propose il biondino, guardandosi con gli altri. Tempo dieci minuti e il gruppo stava uscendo di casa, con Keyra in braccio a Zayn. Lasciò Keyra al posto dietro del guidatore, per poi fare il giro della macchina e salire al fianco di Harry. Tutti gli altri in macchina con Niall.
«Sta ferma.» Ripeté per la trecentesima volta il riccio, scostando la testa e impedendo a Keyra di giocare con i suoi ricci. Un conto è che lo faceva mentre stavano stesi sul divano, un conto mentre stava guidando.
«Perché non vuoi farmi giocare?»
«Gioca con quelli di Zayn, forza!»
Sussurrò, concentrandosi sulla strada e la ragazza fece come richiesto da Harry. Si mise a giocare con i capelli di Zayn, che continuava a pensare a tutt’altro. Anzi, era meglio che pensasse a qualcos’altro. Immaginare di fare sesso con Keyra in quello stato era comico.
Arrivati a casa degli altri le cose si calmarono un pochino. Keyra sembrò riprendersi quel poco dopo la cena, ma continuando comunque ad avere strani balzi d’umore. Seduti in salone, c’era chi giocava a calcio, chi sentiva musica e stava al computer, chi a pomiciare.
Maddison entrò in salone con il fiatone.
«Ragazzi!»
«Che è successo?»
Domandò Mary, staccandosi finalmente dalle labbra di Niall.
«E’ sparita Keyra!»
«Come è sparita Keyra?»
«Si.. L’avevo messa a dormire.. sono tornata in camera e non c’è più!»
Spiegò, nel panico più totale..
«Hai cercato nelle altre stanze?»
«Si.. Ma non c’è.. Oddio è scappata!»
I ragazzi si misero in azione per cercare quella screanzata, controllando bene in ogni stanza ma senza trovarla. Guardarono ovunque in casa, anche nella vasca, ma non c’era ombra di Keyra Smith.
«Non può essere scappata. Ha un cazzo di gesso al piede.» Sbraitò in ansia Malik, guardandosi intorno nel corridoio.
«Calmati Malik.. La troveremo!»
«E’ fatta di antidolorifici, dio santo..»
Si lagnò camminando fin al salone, spostando la tendina e guardando fuori, pensieroso. Dove poteva essere andata? Insomma, era stata portata a letto poco prima, quindi non poteva essere tanto lontana da casa.
«Io vado fuori e la cerco..» disse in ansia, prendendo il giacchetto di pelle e uscendo di lì a pochi secondi. Appena chiuse la porta il silenzio lo invase. Camminò verso il cancello dell’abitazione ma si rese conto che c’era un rumore di molle nell’aria. Un rumore di molle, alle undici di sera. O qualcuno stava facendo sesso selvaggio su una brandina oppure.. Si diresse verso il retro del giardino, poco distante dal cancello e vide una sagoma saltellare su il tappeto elastico che gli altri si erano comprati da poco.
«boing.. boing.. boooooing.. boing..booooooing..» Keyra se la stava saltellando sul tappeto elastico come se non avesse un gesso alla gamba. E recitava il rumore del salto a voce alta, allungando le O quando il salto era più in alto.
«Cosa stai facendo?» Le chiese con tono preoccupato.
«Salto.. Vieni a saltare con me..? Boing.. boing..» Zayn rimase li a guardarla, con un sorriso tra il divertito e l’ansioso.
Keyra smise di saltellare, arrivò al punto dove stava lui e sorridendo così spensierata gli porse la mano.
«Non fare lo Zayn Malik musone..» La guardò dal basso, sorridendo e, togliendosi le scarpe salì anche lui sul tappeto.
Keyra saltellò e sorrise, incitando il moro a fare lo stesso. Anche Zayn saltò, rimettendosi poi fermo sul posto. Si sentiva un idiota, ma ben presto vedere Keyra così spensierata lo indusse a seguire i suoi passi. Keyra se la rideva bellamente, felice di non so che cosa, ma felice. E a lui interessava quello, anche se sotto l’effetto di antidolorifici.
Dieci minuti dopo arrivarono anche gli altri che si erano messi in finestra a guardare fuori in attesa del ritorno di Zayn. E quando li videro, tutti si unirono a quel gioco.
E le loro urla, risate e schiamazzi invasero il quartiere silenzioso. Si stavano divertendo a spintonarsi e spensierati come non mai a giocare tra di loro. Alla fine crollarono tutti sul materasso, Louis diede uno schiaffo sul petto di Harry per richiamarlo e insieme scesero dal tappeto, tornando poco dopo.
«Cosa sono quelli?»
«Piumoni e cuscini. Stanotte si dorme qui..»
«E perché?»
«Visto che ci è impossibile partire, ecco che noi creiamo un campeggio all’ultimo secondo.»
Spiegò Harry, aprendo il piumone e coprendo il corpo di Keyra che si era addormentata di lì a tre secondi.
«Come quando si è piccoli..» Fece notare Maddison, seduta al fianco di Liam.
«Già.. Quando si è piccoli ci si diverte con poco. Una tenda nel giardino e si pensava di essere ad un campeggio.» Sussurrò Louis, sorridendo a Mary che lo ringraziò per il piumone.
Con Keyra che si svegliava ogni tot di ore, riprendendo il discorso di quando si era addormentata, gli altri chiacchieravano guardando il cielo che, stranamente, quel giorno era chiaro e permetteva ai ragazzi di guardare le stelle.
Si addormentarono tutti verso le due di notte, dopo essersi raccontati storie di paura, aver giocato al gioco della bottiglia e facendo così baciare Liam e Maddie, con Keyra che di tanto in tanto si addormentava sulla spalla di Zayn che, dolcemente la teneva tra le sue gambe e aveva coperto in precedenza entrambi con il piumone.
Come una normale comitiva. Non c’erano famosi in quella serata. C’erano loro, otto ragazzi quasi adolescenti che passavano una serata in compagnia, tenendo d’occhio l’amica che si era fatta di antidolorifici senza di loro. Louis era stato quasi sul punto di prendersi quelle pasticche pur di vedere il mondo dallo stesso punto di vista di Keyra, ma fortunatamente Harry l’aveva bloccato in tempo.
Si addormentarono in una risata generale dopo che Keyra aveva parlato nel sonno dicendo “Cieck.. sei un morto di sonno, Cieck.”


Note dell'autrice: Aloha! Come state belle donzelle? Io sto bene, togliendo il gran sonno che ho praticamente sempre. 
Eccovi un altro capitolo, spero che vi piaccia. Qui incontriamo una Keyra fatta di antidolorifici e più spensierata. Come al solito, dietro ad ogni capitolo c'è un significato, ma anche per questo c'è ancora tempo prima di scoprire il vero significato dietro a questo capitolo.
Come richiesto nello scorso capitolo, vi domandavo se volevate la OS scritta per la frase delle sorelle di Zayn. E io ve l'ho messa: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1684186&i=1 La trovate a questo link. Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va.
Che altro dovevo dirvi.. Ah si, ringrazio tutte e 45 le persone che hanno commentato il capitolo scorso. WOW. Ma quante siete? ahahaha. Vi adoro. 
Ora risponderò alle recensioni. Spero che il capitolo vi piaccia, in caso contrario, mi dispiace. 
Love u more. 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** capitolo venti - errore. ***


Avviso:

Se volete leggere il capitolo 20 dovete andare al capitolo precedente.
Non so perché ma lo ha messo due volte.
Ho richiesto allo staff di cancellare questo capitolo, quindi siete pregati di non commentare qui, perché spero che questo me lo cancellino. Thanks. 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** capitolo ventuno ***


«before you came into my life I missed you so bad.»

Il giorno dopo era stato un mal di testa terrificante per tutto il tempo. Solo l’idea di essere stata così male e emotiva l’aveva fatta vergognare di sé stessa per tutto il giorno. Ricordava tutto, purtroppo, e non riuscì ad essere molto di compagnia agli altri in quanto sapeva cosa era successo. Non era stato come per l’alcool, che le aveva fatto dimenticare. Ricordare tutto era stato più terribile di qualsiasi altra cosa, visto che sapeva cosa faceva, ma era come imprigionata nel suo corpo dove urlava di aiutarla ma nessuno la sentiva.
Quel giorno, due giorni dopo, seduta sul lettino dell’infermeria dell’ospedale, si torturava le mani.
«Giuro che non mi vedrai più così!» Zayn, seduto su una sedia in attesa, alzò lo sguardo su di lei. E Keyra, nella più totale timidezza che mai aveva avuto, si guardava le punte dei piedi.
«Hai ritrovato l’uso della parola. Buon segno!» La sfotté, ma dopo lo sguardo bruto da parte di Keyra decise di starsene in silenzio. «Non ti vedrò più così in che senso?»
«Così.. così.. emotiva!»
Rispose, non sapendo bene come definirsi. Non era stata emotiva, a volte nella sua reale percezione della vita lo era. Più che emotiva era stata, pazza.
«Sei stata emotiva?»
«Quando mai mi ti sono seduta addosso e piagnucolato che sei un bravo uomo?»
Lo guardò come a capire se c’era o ci faceva.
Zayn ridacchiò. «Mai. Ma ti ho visto in modi peggiori!»
«E come?»
Chiese nel panico più totale. Ma non perché l’avesse vista in modi peggiori. Ma perché non poteva credere che ci fosse un modo peggiore di quello per essere Keyra.
«Ubriaca!»
«Ah..»
Si accigliò, dondolando le gambe che, ovviamente, non toccavano il pavimento. Voleva togliersi quel gesso, pesava. «Ancora non so cos’è successo in quella serata. Intendo quando eravamo soli!» Ammise, guardandolo da sotto le ciglia. Lo vide sorridere, lo vide sorridere nel più dolce dei modi.
«Niente di che. Abbiamo parlato, ti ho confessato i miei sentimenti e poi hai cercato di stuprarmi!»
«Sei serio?»
Chiese, incredula. Le aveva detto cosa provava per lei e lei non lo ricordava? Oh cazzo, che vita di merda.
«Oh si! E ci stavi anche riuscendo!»
«Intendo dei sentimenti, idiota! Dello stupro non mi stupisco affatto..»
Disse iniziando il discorso con un tono incredulo, per poi finirlo con tono malizioso. E lui rise. Rise con quella sua fantastica risata argentina che riusciva a farle sciogliere le viscere.
«Si, è vero!» Il tono che usò fu miele liquido. Sospirando, si ritrovò a sentire sul suo stomaco un esercito di elefanti che le calpestavano tutti gli apparati interni.
«Mi odio..»
«Perché?»
«Perché non ricordo nulla. Forse è stata l’unica volta che ti sei aperto con me e io non ricordo niente.»

Zayn si alzò, si andò a sedere al suo fianco e prendendole la mano le diede una leggera spallata.
Lo vide rimanere per alcuni secondi in silenzio, a guardare i loro piedi. Poi parlò: «Forse è meglio che tu non ricordi nulla. Perché se tu ricordassi, capiresti quanto mi piaci. Cosa adoro di te, cosa mi fa impazzire di te. E non sarebbe la stessa cosa.»
«Perché?»
«Perché capiresti che quelli che tu credi dei difetti, per me sono dei pregi.»
«Cos’è che io vedo come difetti?»
«Ad esempio il tuo carattere..»

Si guardò intorno, cercando ispirazione e soprattutto ossigeno. «Tu vedi un pregio il mio carattere?» Lo disse con un tono così schifato e con tanto di smorfia incredula che Zayn scoppiò a ridere. «Dio Zayn. Ma che droga usi?» E lo continuò ad ascoltare mentre si faceva una delle sue migliori risate.
«Ecco. E’ questo che intendo. Staresti lì a ribattere, incredula. A darmi del pazzo quando per me, è ciò che mi piace. E’ questo che mi piace di te.. E di questo che sono innamorato.»
«Che schifo essere te.»

Scoppiò a ridere ancora, mentre Keyra continuava a fare smorfie disgustate, pensando a quella cosa. Si, perché per lei credere che a qualcuno piacesse il suo carattere era da pazzi folgorati.
«Signorina Smith!» Entrò il medico e Keyra bloccò all’istante Zayn sulla barella, guardandolo negli occhi.
«Non è finito qui questo discorso!» Lui la guardò con divertimento, poi annuendo si tolse, permettendo così all’uomo di avvicinarsi e fare il suo lavoro. «Salve Dottore. Come sta?»
«Bene grazie! Lei?»
«Quando mi toglierà questo gesso starò una favola!»
«Già si è stufata? Sono solo due giorni!»
«Solo? Per me è stato una tortura e.. lo ammetto, non vedo l’ora di farmi una doccia come cristo comanda!»
Ammise, facendo ridere i due uomini.
«Pensi a chi deve portarlo per un mese!»
«Sai che puzza?»

Ancora si fecero una risata, mentre l’uomo tastava il gesso. Chissà se per un medico un gesso era come i tarocchi per una cartomante. Chissà se ci trovava delle risposte.
«Bene, ora le mando un infermiere che le toglierà quest’affare.»
«Che dio la benedica!»
Rispose, appoggiandosi al lettino e guardandolo tutto tranquilla.
«Quando tornerò, le farò vedere come mettere il tutore. Va bene?»
Annuì e, dopo un sorriso dell’uomo, lo guardò andare via.
Per i venti minuti a seguire, mentre l’uomo lavorava sul toglierle il gesso lei guardava quel dio greco che se ne stava seduto sulla sedia a leggere sicuramente tweet di fan, sorridere e ogni tanto scuotere la testa.
Ok, aveva sempre saputo che quella sera, quella fatidica sera era successo qualcosa, ma non sapeva bene cosa. E di certo non si aspettava neanche di sapere che al terzo giorno o quarto, o una settimana dopo essersi incontrati la prima volta, lui aveva già chiaro ciò che provava per lei.
E decise di riprendere il discorso quando, con Zayn che la teneva per il gomito, l’accompagnava lentamente verso il taxi. Con il fatto che non poteva guidare, in quel piccolo frangente di tempo, dovevano accontentarsi di un taxi. Non che a lei desse fastidio, ma lui sembrava pienamente scocciato visto che, i suoi manager, gli davano la possibilità di andare in giro con l’autista. Ma lui sapeva. Sapeva che Keyra si sarebbe sentita di troppo in quel frangente, per una cosa sua, e così non taceva. Acconsentiva ad accompagnarla ovunque con uno stupido taxi pur di non farla stare in pensiero. Di non pensare di essere di troppo usufruendo della macchina per Zayn.
Anche se era una cavolata.
«Quindi eri già sicuro dei tuoi sentimenti dopo una settimana?» Zayn, che le stava tenendo la portiera aperta, la guardò in modo accigliato. Poi, capendo sicuramente a cosa si riferiva, sorrise e le indicò di entrare. Dopo essersi messa seduta e lui si mise al fianco, partirono verso casa di Zayn.
«Quattro giorni. Quattro, maledettissimi giorni e si, ero già molto chiaro di cosa provassi anche se non me ne capacitavo.»
«Perché?»

Lui si girò a guardarla: «Perché io non le avevo mai provate tutte quelle cose.» Si sistemò meglio al suo fianco, guardando fuori dal finestrino. «Perché anche io, quando ti ho detto quelle cose, quel giorno, sono rimasto incredulo.»
«Lo ero anche io?»
Chiese, divertita.
«Già.. Sembrava che nessuno ti avesse mai detto quelle cose.»
«Che cosa mi hai detto? Se me lo dici potrò rispondere a questa domanda..»
Zayn si girò a guardarla, con un sorriso divertito disegnato su quelle labbra da sturbo. Poi scosse la testa.
«Non te lo dirò una seconda volta, Keyra! Potevi stare attenta la prima.»
«Ero ubriaca!»
Quasi lo urlò, come a volerglielo ricordare ma il moro ridacchiò.
«Non è mio problema! Non te lo dirò.»
«Che dio ti bruci, Malik!!»
Sbraitò con odio, guardandolo. E lui rise, vedendola così infastidita dal fatto che non avrebbe mai saputo cosa le aveva detto quel giorno.
Con un sospiro il moro ridacchiò a labbra chiuse. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi fu proprio Keyra a parlare di nuovo.
«Sono cambiate le cose?»
«No. Assolutamente. Anzi, forse si sono moltiplicate. Lì ti conoscevo solamente come la ragazzina che era compagna di Niall. Non ti conoscevo così bene.» 
Si girò a guardarla e le sorrise. «Quello che dissi furono cose futili, cose che ti potrebbe dire chiunque.»
«A sapere cosa hai detto..»

«Non provarci..» La ribeccò e lei fece gli occhioni da cerbiatta, sperando di convincerlo. Zayn sorrise. «Sappi solamente che le cose sono ben cambiate, ma in positivo.»
«Sei troppo enigmatico Malik.. E ti odio!»
«Nah, non è vero!»
Rise mentre scendeva dal taxi, tenendole la portiera aperta. Capì che non avrebbe mai saputo cosa le avesse detto quel giorno. Era un mistero e lo sarebbe sempre stato. Si sapeva che se Zayn si metteva in testa una cosa, quella rimaneva. Dannazione.
 
  **
Se ne stava seduta sul divano, con un libro posato sulle gambe a leggere. Intorno a lei, la casa era popolata da due sclerate che erano le sue coinquiline che sembrano essere risorte dall’oltre tomba dopo averle ricordato che quella sera c’era la festa di capodanno con i ragazzi. Si, perché i ragazzi le avevano invitate nel mega villone che avevano preso in affitto per quella notte.
Percependo il rumore del campanello alzò la testa dal libro, attendendo che qualcuno andasse ad aprire, ma nessuno andò. Così, con una bestemmia verso le sue amiche si alzò e zoppicando un pochino per quel dannatissimo tutore si avviò alla porta. E aprendola si ritrovò l’irlandese più dolce e con la risata più contagiosa del mondo.
«Ciao scricciolo!» Si fece avanti e le lasciò un bacio sulla guancia. Era l’unico, oltre a Zayn, che poteva chiamarlo scricciolo. Odiava i soprannomi, ma era risaputo che Keyra non riusciva a dire di no a quel ragazzo.
Lo ricambiò con un sorriso, chiudendo poi la porta e dirigendosi verso il salone. Niall si sedette al suo fianco.
«Come mai qui?» Chiese dubbiosa, guardandolo. Lui sorrise.
«Mary è nel panico. Sono venuto in soccorso.»
Scosse la testa a quelle parole. La sua amica, quando bisognava andare ad un evento importante (e per lei l’evento importante era un capodanno) entrava nel panico più totale. «Tu come mai non scleri?»
«Perché dovrei?»
Chiese, alzando le spalle.
Niall si mise più comodo sul divano, vedendo che Keyra era del tutto tranquilla. L’idea di entrare in una casa con tre ragazze sclerate per i preparativi del capodanno non l’aveva reso calmo. Anzi, l’aveva messo nel panico.
Ma fortunatamente c’era Keyra, sempre calma in quelle situazioni.
«A parole di Mary “perché stai andando a festeggiare con persone famose”»
«A parole mie: sti cazzi!»

Niall si lasciò andare ad una risata di cuore, guardandosi intorno. Notò come Keyra era ancora in pigiama, struccata e scoglionata fino al midollo. In più leggeva.
«Cosa leggi?»
«Il ritratto di Dorian Grey!»
«Non l’ho mai letto.. Ma ho visto il film.. E’ bello?»
«Tutti i libri sono più belli del film, Niall! E’ la regola.»
Disse con dolcezza, sedendosi meglio sul divano. Il biondino scrutò il suo viso, sempre sorridendo.
«Non ti prepari per la festa?»
Con un sospiro Keyra lo guardò con gli occhi di una cucciola abbandonata. «Si, mi preparo. Sto solo in fase preparamento mentale.»
«Non ti va?»
«In realtà no! La voglia di iniziare il nuovo anno con questo umore tetro non mi piace.»
«Però devi.. Sai che ti verrebbe a prendere di forza, vero?»
Sapevano entrambi di chi parlava Niall. Zayn non avrebbe permesso alla mora di rimanere a casa. E con un sospiro, annuì.
C’erano delle volte che non aveva neanche voglia di mettere piede fuori casa, e quello era uno di quei giorni. Ma sapeva che Zayn non glielo avrebbe permesso.
«Keyraaa» La richiamò la sua migliore amica, facendole staccare gli occhi da quelli di Niall.
«Cosa?»
«E’ arrivato Niall?»
«Si, è qui..»
«Mandamelo su!»
«Nope. Sto abusando di lui..»
Niall ridacchiò e, piegandosi a darle un bacio sulla guancia, si diresse verso la camera della sua ragazza urlando un: “amore sto arrivando a salvarti. Butta la treccia!” che la fece sorridere di dolcezza.
Socchiudendo gli occhi e rimanendo con la testa appoggiata al bracciolo, quasi non si addormentò cercando di non pensare che quel giorno non aveva voglia di fare nulla. Solo quando arrivò Maddie a scuoterla, aprì gli occhi e la guardò con un’espressione di scazzo fino al midollo.
«Cosa c’è?»
«Non sei pronta? Noi stiamo per andare!»
«E andate, io arrivo più tardi.»
«Ma..»
«Maddison, per favore..»
Ansimò, mettendosi seduta sul divano, grattandosi gli occhi. «Oggi proprio non c’ho voglia di discutere. Andate, io arriverò.»
«Prima della mezzanotte?»
«Arrivo alle undici e cinquantotto. Saluto, faccio gli auguri e torno a casa, ok?»

Naturalmente scherzava, ma Maddison non lo capì. «Non preoccuparti. Arriverò prima delle nove.» Anche se erano le sei.
Loro sarebbero andate prima per aiutare i ragazzi a mettere tutto a posto. Erano così contente di passare un capodanno diverso dal solito. Ma a lei, ovviamente, non andava neanche di uscire prima per “dare il benvenuto” agli ospiti.
Vi è mai capitato di stare così scoglionati da non voler alzare neanche un dito? Ecco, così si sentiva lei, ma avendo tutti gli amici così contenti non poteva far altro che accontentarli di andare alla festa.
Non sapeva perché, ma non era proprio giornata per festeggiare. Così, mentre salutava i tre amici che uscivano di casa, si ritrovò a pensare che forse era stranita per qualcosa. Ma per cosa? Insomma, tutto andava alla grande. E allora perché c’aveva quella strana sensazione alla bocca dello stomaco? Non era un presentimento, ma un fatto. Lo stomaco stava in subbuglio.
Aprì il suo armadio e sospirando lo guardò. Di vestiti ce n’erano, anche più adatti a quello che aveva adocchiato. Nero.
E mettersi il nero ad un capodanno non era di buon auspicio. Così decise di indossare un leggins nero così da coprire il tutore e sopra una maglietta a top con il pizzo. La maglietta era bianca mentre sotto avrebbe messo delle decolté nere. Fortunatamente il tutore non prendeva anche il piede e non doveva per forza mettersi le scarpe da ginnastica.
Così, piegandosi nel cassetto della biancheria, prese uno dei perizomi rossi abbinandoci il reggiseno, anch’esso rosso e di pizzo. A capodanno bisognava indossare qualcosa di rosso, no?
Non ci mise poi così molto a vestirsi e truccarsi, mentre ascoltava la musica cercava in tutti i modi di ritirarsi su di morale, senza troppo successo.
Quando fu pronta erano le sette e mezza. Guardò l’orologio per l’ultima volta, poi prendendo la sua piccola borsa si diresse verso la porta di casa. Doveva arrivare alla fermata dei taxi, ma non distava – fortunatamente – troppo da casa sua. Così, dopo essersi chiusa per bene il giacchetto, si incamminò alla stop, sempre pensando che non aveva per niente voglia di uscire. Faceva anche freddo, insomma.
Qualcuno tirò un fuoco d’artificio e saltò come un petardo anche lei. Era quello che odiava del capodanno. Non sapeva mai quando qualcuno tirava un petardo o un fuoco d’artificio. Fatto sta che le prendevano sempre i colpi e non solo quando passeggiava per la strada, ma anche quando era per strada.
E quando terminò il fuoco d’artificio, facendo ricadere di nuovo la strada nel silenzio, sentì un lamento di un cane. Subito dopo, delle risate bambinesche. Allungando il passo svoltò l’angolo e trovò un gruppetto di bambini, di dieci anni che lanciavano petardi su un cespuglio. Inclinò la testa di lato, pensando che erano solo dei deficienti bambini che si divertivano a tirare petardi al cespuglio ma lì sentì inveire contro qualcosa.
Si avvicinò ancora e quando capì che dentro a quel cespuglio c’era un animale, si avvicinò.
E solo dopo essersi avvicinata notò che c’era un piccolo cagnolino nascosto sotto il cespuglio, che tremava dalla paura.
«Vi state divertendo?»
Il gruppetto si girò a guardarla e nascose i petardi dietro la schiena. Beccati!
«I vostri genitori dovrebbero fare lo stesso con voi, bambini. E sarebbe davvero un bello spettacolo da guardare!»
«Ci stavamo solo divertendo ad impaurirlo!»

«Beh, mi divertirei anche io ad impaurirvi. Ma invece di lanciarveli vicino ve li metterei in bocca. Sarebbe comunque divertente!»
I bambini incassarono la testa nelle spalle, sapendo che stavano facendo una cazzata ma avevano continuato.
«Toglietevi!» Sbraitò e si piegò per guardare il cagnolino che se ne stava lì nascosto a tremare, con il musetto nascosto sotto le zampe anteriori. «Sparite prima che vi ficco quei petardi nel di dietro.» Quando non li sentì muoversi, tornò a guardarli e si rialzò per incombere un po’ di terrore. Si, non voleva fargli del male a quel gruppetto, ma quel cagnolino non si meritava un trattamento così. Appena tornò eretta, fece un passo e usò uno di quei sguardi che metteva ansia alla gente.
«Entro tre secondi questa via deve essere vuota. Se al tre non è vuota, chiamo la polizia!»
Spiegò con un tono così calmo da far tremare uno dei bambini. «Uno...»
E già alla U stavano correndo via. Con un sospiro di frustrazione si piegò ancora e guardò il cagnolino. Tremava tutto dalla paura, povero cucciolo. Allungò una mano e quello chiuse gli occhi, impaurito che potesse fargli del male.
«Ehi cucciolo. Non voglio farti male, vieni fuori!» Non si mosse per i primi tre minuti, poi si mise ad odorare la mano che teneva ferma. Quando capì che non aveva brutte intenzioni, dopo vari sguardi, strisciando uscì dal cespuglio e Keyra lo prese in braccio.
«Shh. Va tutto bene! Sei salvo.» Disse per tranquillizzarlo, accarezzandogli dietro l’orecchio. Fece passare i polpastrelli tra i peli del collo e guardò quel musetto impaurito. «Cos’hai qui?» Notò che oltre al collarino, aveva anche un foglietto incastrato e bloccato con lo scotch.
Cercò di staccarlo senza strapparlo e dopo aver trovato un muretto su cui appoggiarsi lo lesse. Poche parole ma che la fecero incazzare.
“Per chi trova il cane, è molto attivo. Noi non riuscivamo a gestirlo. Speriamo che trovi una famiglia buona. Si chiama Akira.” Sbatté le ciglia e guardò il cagnolino.
Non sapevano gestirlo? Ma se in tre minuti che era stato con lei era stato il cane più calmo dell’universo. Come poteva la gente lasciare un cane per strada, con un biglietto di scuse? Neanche a dire che fosse qualcosa da restituire se non era come tu volevi. La gente doveva patire ciò che succedeva a molti cani come quel cucciolo.
Però era anche vero che, per fortuna, il cane era stato lasciato in città e non su un autostrada. Molte volte le si era stretto il cuore sentendo o vedendo cani morti sul ciglio della strada.
«E quindi ti hanno abbandonato, Akira!» Al suo nome il cane alzò il musetto e la guardò, per poi leccarsi i baffi. «E cosa dovrei fare con te?» La continuò a guardare, rimanendo in silenzio.
Non poteva sicuramente lasciarla lì da sola. Non era così stronza da lasciare un cucciolo di labrador al freddo e al gelo. Ma soprattutto aveva paura che quei cinque sarebbero tornati e l’avrebbero impaurito ancora.
«E va bene, oggi stai con me.» E come riconoscenza le leccò una mano, rimanendo comodamente appoggiato al suo braccio. 
Con un sospiro si alzò, dirigendosi alla fermata dei taxi e appena ne vide uno con la luce accesa, alzò la mano.
«‘Sera!» Salutò il tassista e disse la strada, ma questo non partì.
«I cani non sono accettati nel mio taxi, signorina!»
«E’ un cane buono. E il tragitto è minuscolo. Glielo chiedo per favore, ho anche un tutore. Farmela a piedi è da suicidio. La prego!»
Lo pregò seriamente e dopo aver scrutato attentamente il cagnolino di piccola taglia – ancora – nelle sue braccia, con un sospiro accettò.
«Solo perché è capodanno!»
«La ringrazio infinitamente, signore!»
Quando arrivò sotto la villa che avevano preso i suoi amici per capodanno, lasciò una bella mancia all’uomo perché le aveva permesso di portare Akira con sé. Con il cane in braccio, suonò il campanello e poco dopo arrivò Liam ad aprirle il cancello.
«E lui?»
«E’ una lei. L’ho trovata. L’hanno abbandonato perché non sapevano come gestirlo e dei bambini si divertivano a tirarle dei petardi. Come si fa ad abbandonarlo? Venti minuti che sta con me e non ha neanche fiatato.»
Sbraitò, mentre Liam gli accarezzava il pelo e Akira lo guardava, permettendoglielo.
«Cosa hai intenzione di fare?»
«Non ne ho idea. Domani ci penserò. Ma lasciarla lì mi sentivo uno schifo. Tremava tutta per i botti.»
«Povera cucciola..»
«Tu di cani ne hai, lo vuoi?»
Liam alzò la testa verso di lei e sorrise.
«Mi dispiace tesoro.. Sai quanto ci ho messo a far accettare a Brit Loki? Non posso tenerlo.»
«Ma io non ho mai avuto un cane. Non so neanche come comportarmi!»
«Imparerai. Riesci a sopportare noi, pensa un cagnolino. Dai, venite dentro che fa freddo.»

Lo seguirono, con Akira che se ne stava bellamente a guardarsi intorno tra le sue braccia. Non si spiegava come potevano chiamarlo “attivo”. Da quando l’aveva trovato non aveva aperto bocca neanche a pagarlo oro. Sembrava un carattere molto pacato, anche se era troppo poco tempo quello passato con il cane per poterlo definire pacato.
Così si ripromise che il giorno dopo avrebbe trovato una clinica per animali, anche se sapeva quanto sarebbe stato difficile visto che era il primo dell’anno, e avrebbe fatto i controlli necessari.
Entrati in casa, si guardò intorno e si diresse nelle camere superiori. Apri una camera e posò Akira per terra. Subito la cagnolina si mise a sedere, per poi guardarla in viso.
«Facciamo così. Io non ti lascio fuori, perché fa freddo.» Le accarezzò le orecchie, vedendola attenta al suo discorso. «Tu fai la brava e io ogni tanto vengo qui a controllare. Mi prometti che non pisci e caghi ovunque?»
E come se la capisse – i cani capiscono gli umani, possibile? – passò la testa sul dorso della mano, sfregando con foga. Poi tornò a guardarla, come se per lei quella era una risposta.
«Ora ti porto un po’ di acqua, ok?»
Akira buttò fuori la lingua, come ad acconsentire e quando aprì la porta si ritrovò Zayn che stava per aprirla.
«Ehi..» Le sorrise ma vedendo che si guardava indietro anche lui cercò di capire cosa guardasse. E lì fermo sul tappeto, c’era un piccolo labrador. «Lui?»
«Lei. L’ho trovata. Non me la sentivo di lasciarla sola, si stavano divertendo a tirarle i petardi.»
Il cagnolino abbassò le orecchie, poi si stese.
«Altro che superman, qui abbiamo SuperKeyra!»
«Prendi poco per il culo, Malik! Ci mancava poco che moriva di crepacuore quel cucciolo!»

Il braccio di Zayn le passò sulla vita, facendola così girare. Solo in quel momento si dimenticò del cagnolino e guardò gli occhi divertiti del moro che la teneva addosso a lui, con foga.
«Scherzavo. Hai avuto molto coraggio!»
«Non per dire niente, ma sono o non sono superKeyra?»
Chiese ridacchiando.
«Devo essere geloso di un cane?»
«A parte che è una femmina, quindi non credo. E poi il cane non è sexy quanto te.»
«Sono sexy?»
«Tremendamente sexy. Soprattutto oggi!»
Ridacchiò vedendolo gongolare dal piacere che avesse detto quelle parole. Si alzò sulle punte e gli sfiorò le labbra, ma Zayn la tenne bloccata su di esse per approfondire il bacio. Un leggero ringhio fece staccare i due che guardarono verso il cagnolino.
E il moro, vedendo come Akira faceva vedere i denti, alzò le mani staccandosi da lei.
«Scusa.. Non la tocco più la tua padroncina!» E ridendo fragorosamente lasciò Zayn lì a conversare con Akira, mentre portava dell’acqua a quel cucciolo.
 
 Il capodanno era cominciato. La casa era piena di gente, la musica era altissima e faticava quasi a parlare con i suoi amici e conoscenti. Ovviamente, oltre a gente famosa c’erano imbucati. Amici di amici che si erano imbucati a quella festa e ovviamente stavano più ciucchi di qualsiasi altra persona. Anche i suoi amici non erano del tutto sobri e con essi c’era un allegrotto Zayn Malik che ballava sfegatatamente in pista.
E chi si era portato a presso Danny? Perald Edward. Non che avesse qualche problema, ma cominciava a pensare che quel ragazzo voleva in tutti i modi far stare Perrie insieme a Zayn. L’aveva capito che non piaceva a Danny – come ovviamente a lei non piaceva Danny – ma più si metteva a discutere più voleva massacrarlo di botte. Quindi tanto valeva starsene in silenzio a gustarsi la scena.
Perché Perrie poteva provarci con Zayn, Danny poteva provar a convincere Zayn che Perrie lo voleva, ma più loro ci provavano a convincerlo, più Zayn – da ubriaco qual era – si attaccava a lei stile ventosa.
E magari mentre lei stava chiacchierando con qualcuno, Zayn arrivava, le sfiorava il collo con le labbra e se ne andava. Così, un tocca e fuga come se volesse far capire ad ogni persona che si metteva a parlare con lei, che era sua. Peccato che tutta la sala ormai l’avesse capito.
Anche lei era bella allegrotta ma non tanto da definirsi ubriaca. Aveva optato di prendersi qualcosa da bere, per poter dimenticare la tristezza e divertirsi.
Salì in camera per controllare che Akira stesse bene. Vedendo la stanza vuota, si domandò quale idiota l’avesse liberata ma poi pensò che magari se ne stava sotto al letto.
Si piegò e in effetti il piccolo cane se ne stava lì, nascosto proprio come l’aveva trovato. Con le zampette che nascondevano il musetto.
«Akira.. Perché sei lì sotto?» Chiese come se da un momento all’altro quel povero cane potesse rispondere. Ma sentendo la sua voce il cane strusciò per terra, e uscendo le saltò sulle gambe, come in festa.
«Pensavi che ti avevo abbandonato?» Le accarezzò le orecchie, poi il musetto e ridacchiò.  «Ti porterei giù, ma la musica è davvero altissima. E ho paura che ti calpestano!» Spiegò.
Il cane le leccò la mano e lei rispose con qualche coccola. Poi le fece vedere il pezzo di carne che le aveva portato e subito Akira si mise a mangiare con gusto, buttando di tanto in tanto lo sguardo verso di lei. Non l’accarezzò. Sapeva che i cani e i gatti mentre mangiavano non volevano essere disturbati.
Mentre aspettava che Akira mangiasse entrò su twitter per vedere cosa si diceva. Ovviamente, anche se lei ci stava pochissimo su twitter, seguiva tutto sui ragazzi. Sia account verificati che non. Scorrendo tra i tweet lesse che una ‘fonte certa’ aveva detto che Zayn e Perrie erano entrambi insieme ad una festa e che era quasi certa un ritorno di fiamma.
Leggere quello non la fece stare bene, per niente. Insomma, ma perché tutti si coalizzavano contro di loro? Possibile che Perrie avesse ragione? Possibile che Zayn la stesse prendendo in giro?
Si, perché lei ancora ci pensava. Di certo non era una frase del moro a farle cambiare idea. Purtroppo quando ti viene messa la pulce nell’orecchio anche il diretto interessato non te la poteva togliere. Finché tu stessa non capivi che la cosa non era vera, non potevi smetterla di pensarci. E lei non ci riusciva, anche se a Natale Zayn le era sembrato più che sicuro di ciò che stava dicendo.
Ma lì, in quel momento, seduta per terra ad aspettare che il cucciolo di cane finisse la sua cena, tutto le sembrava una presa in giro. Non ne era poi così sicura.
«Ancora mi domando come può essere innamorato di me.» Disse guardando verso il cane, sospirando. Parlava da sola, da sempre, ma ora si ritrovava a parlare con un cane che ovviamente neanche la filava di fronte a quel pezzo di bistecca al sangue.
«Tu che dici, Akira? Gli piaccio davvero o mi sta prendendo per il culo?»
Nessuna risposta. Il problema era che non aveva risposte ne da Akira ne dal suo cervello. Il suo cuore, bastardo, diceva che no, non la stava prendendo per il culo.
Con un lungo sospiro di frustrazione buttò il cellulare sul letto di fronte a lei e appoggiandosi alle ginocchia lasciò la testa appoggiata sulle braccia. «Vorrei tanto piangere.»
Lo disse a sé stessa, perché sapeva che aveva bisogno di un lungo pianto liberatorio per smettere di essere così triste e pensierosa. Non ce la faceva più. Era al culmine della pazienza, era la goccia che faceva traboccare il vaso.
Teneva a Zayn, tanto. Ci teneva più di qualsiasi altra cosa. Ma non ce la faceva più a giocare. Voleva mettere le cose in chiaro, voleva che per una volta potesse starsene tranquilla a godersi la vita. Poteva provarci a godersi la vita, ma non ci riusciva. Così, in quello stato era troppo difficile.
Si era ripromessa tante volte di non finire di nuovo in quello stato per lui, ma più ci provava e più non ci riusciva.
In fondo al suo cuore sapeva di amarlo, di amarlo con tutta sé stessa, ma non ce la faceva più a giocare. O si mettevano insieme oppure ciao. Ma continuare così non le faceva bene. Si, era anche vero che era stata lei a dire a Zayn di aspettare, ma non pensava che dovesse aspettare così tanto per far capire al moro che era pronto.
Possibile che non fosse ancora pronto? Era possibile? Si.
Ma lei non ce la faceva più. Era arrivata al culmine.
Sentì la musica aumentare, quindi qualcuno era entrato in quella stanza. Alzò la testa e solo in quel momento si rese conto che, il suo viso, era un bagno di lacrime. Si asciugò alla ben e meglio le lacrime sui Jeans, per poi girarsi a guardare chi fosse. E lì, fermo sulla porta c’era Niall.
«Ehi cucciola.»
«Parli a me o al cane?»
«A te..»
Si chiuse la porta alle spalle e camminò fino al letto, dove lei sedeva per terra proprio al fianco di esso. E si mise seduto al suo fianco. «In fondo non è Akira che se ne sta accoccolata dentro se stessa mentre tu la guardi.»
Non capì subito quella frase, ma quando vide il cane fermo ai suoi piedi, capì che cosa intendeva. Akira la guardava, con quel musetto triste e al tempo stesso dolce. Sorrise e le accarezzò la testolina, facendosi leccare una mano.
«Cosa succede?»
«Niente.. Ho portato da mangiare ad Akira.»
Spiegò, sperando di non apparire troppo sconvolta agli occhi del suo amico. Ma sapeva che con Niall non riusciva a far la finta felice. Infatti si mise a studiarla e si mise seduto al suo fianco, come un barbone per terra.
Accarezzò la testolina del cane e poi rimase inerme, sospirando. Keyra sapeva, sapeva che di lì a pochi secondi avrebbe aperto bocca e avrebbe dato fiato ai suoi pensieri. Ma sapeva che se Niall era lì, non sarebbero stati pensieri cattivi.
Era pur sempre Niall, il suo migliore amico. Famoso si, ma quando era con lui la sua popolarità scendeva, si nascondeva da qualche parte e tornava ad essere lo spensierato Niall delle superiori.
«Non so cosa ti prenda Keyra.»
«Nie…»
Fece per rispondere ma uno sguardo serio di Niall la bloccò. Quindi non accettava il ‘niente’ come risposta. Le uscì un sospiro più che depresso, rimanendo in silenzio.
«Parliamoci chiaro, tesoro. Tu puoi fare la stronza, la menefreghista quanto vuoi. Ma in questa situazione ci stai larga.»
Non rispose, pensando solamente che avesse ragione. Forse agli occhi degli amici non era poi così spensierata.
«Hai sempre lottato per ciò che vuoi. Ti conosco e se vuoi tanto una cosa, te la prendi. Quindi due sono le cose. O non vuoi così tanto Zayn, oppure sei bloccata.»
«E che…»

«Non ho finito.» La bloccò, seriamente. Mai in tutta la sua vita aveva visto Niall così serio. «Dicevo: Non credo sia che non vuoi tanto Zayn. Ne dubito fortemente, sennò non saresti tornata.» La guardò male quando la vide aprire la bocca. «E non venirmi a dire che sei qui anche per noi. Lo so benissimo che sei qui anche per noi, ma nel profondo di te stessa sei qui maggiormente per lui.»
Crollò il silenzio, mentre Akira se ne stava a giocare con il piattino di plastica vuoto, praticamente distruggendolo.
«E sai che ti dico?»
«Un bel vaffanculo?»
«No. Che ti stimo. Perché, anche se hai una paura fottuta di ciò che provi per lui, continui a stargli vicino. Gli stai vicino pur sapendo che ti stai facendo del male, che stai andando contro il tuo essere. Stai affrontando cose troppo forti per te, ma per lui lo stai facendo. Non per te, ma per lui. Vuoi Zayn al tal punto di restare al suo fianco; e rimanendo al suo fianco gli stai insegnando di nuovo ad abituarsi a te, perché entrambi sappiamo che non lo accettava più. Gli stai dando del tempo, ma tu stai soffrendo. E non l’ho notato solo oggi, ma l’ho notato praticamente da quando sei tornata.»

Che cosa doveva rispondere a quel discorso? No perché tanto se si fosse messa a rispondere, Niall sapeva che quella era la verità. Soffriva, e la cosa che qualcun altro oltre a lei se n’era accorto non la rendeva felice.
«Ma tu non sei fatta per essere l’amichetta di Zayn. Tu sei fatta per essere la sua ragazza. Lo sai tu, lo sa lui e lo sappiamo tutti noi!»
«E’ qui che ti sbagli.»

Sospirò. «No, non mi sbaglio. Sei tu che lo vuoi pensare, perché come ti ho già detto, ti stai impaurendo. Tu pensi che non sei adatta a Zayn.»
«Già.»
«Bene. Sbagli! Perché non c’è nessuna donna al mondo, lì fuori o anche fuori da questa stanza che sia adatta a Zayn. Sei tu, e non sei lì fuori. Ma sei qui, rinchiusa dentro una stanza, da sola a pensare. A piangere, perché ci stai male.»

«Questo non mi porta ad essere perfetta per Zayn.» Gli fece notare e, con la punta dell’occhio notò un sorriso sulle labbra del suo migliore amico.
«Sbagli ancora. Perché è proprio questo a renderti adatta a lui. Nessun’altra mai, si sarebbe fatta così tanti problemi per stare con lui. Tu sei sempre lì, a pensare che non sei adatta a lui. Ma sbagli, perché non c’è donna più adatta di te! Lui con te si sente al sicuro. Si sente un bambino. Si sente il vecchio Zayn. E per rimanere sano di mente Zayn ha bisogno di stare con te. Non è morbosità, ma solamente un profondo affetto – chiamiamolo affetto – che prova nei tuoi confronti.»
«Ma l’ho fatto soffrire.»
Ripeté per la trecentesima volta. Non riusciva a convincersi di quella cosa.
Niall si appoggiò al braccio e la guardò, dritta dentro gli occhi. «Tu stai pensando a lui, ma ti sei fermata a pensare a te?»
Corrucciò le sopracciglia a quella frase. Perché avrebbe dovuto pensare a lei, quando Zayn era rimasto più scottato di lei?
«No, dubito che ti sia fermata a pensare a te. Perché tu non pensi mai a te stessa, ma sempre agli altri. Ti ricordi della chiacchierata in cucina a casa di Harry?»
«Certo..»
Quel giorno, non l’avrebbe dimenticato. Sia perché quel giorno si era scontrata dopo due anni con Zayn, sia perché aveva scoperto che in fondo a se stessa si, era innamorata di Ian, ma ancor di più di Zayn. Che la cotta dei sedici anni, si era prolungata fino a quel momento. E dopo quasi quattro mesi, si era triplicata. Era bastato tornare a parlare con Zayn, riavere un minimo rapporto con lui per capire che non era una cotta, ma che si era proprio presa una sbandata per il bel moro.
«Tu mi dissi che Zayn era e rimaneva il tuo primo amore. Che nessuno avrebbe preso il suo posto. Che sei rimasta per mesi, dopo averci lasciati, con la paura di essere ferita ancora. Tu sei stata ferita almeno quanto lui.»
«Io l’ho mandato da uno psicologo.»
Era come un disco rotto, ripeteva sempre le stesse cose. Ma non poteva farci nulla.
«No, lui ci è andato da uno psicologo. Non prenderti colpe che non hai. Lui ha condotto la sua paura fino allo psicologo. Tu in un modo o nell’altro sei riuscita ad andare avanti. Lui no. E’ voluto rimanere ancorato a quel periodo.»
Niall prese un momento di pausa, come a voler ritrovare le parole. E lei soffriva, perché l’idea di averlo mandato da uno psicologo le faceva male, tanto male. «Lui ha scoperto una parte di sé in quel periodo con te, a cui si è affezionato. Si piaceva. Zayn prima di conoscerti era.. un morto che camminava. Non aveva idea del suo futuro. Non credeva neanche possibile che si potesse innamorare. Mi disse una volta che avrebbe voluto trovare una donna come sua nonna lo era per suo nonno. L’amore, l’amore vero. Quell’amore che non riesci a percepire neanche nei libri. Quell’amore surreale. Ma era convinto che non l’avrebbe trovato.»
Sentire quelle cose, la fecero tornare indietro nel tempo. Anche lei, come Zayn, non amava tornare a pensare a quel periodo. Perché pure lei aveva scoperto una parte di lei che non conosceva. «Poi sei arrivata tu. Gli hai sconvolto così tanto la vita che non ci voleva credere. Finalmente non vedeva una macchia d’olio nel suo futuro. Aveva conosciuto l’amore, poteva dire che l’amore esisteva al mondo. Poteva dire che lui era al mondo per qualcosa. Solo che non si è reso conto, fino adesso che quell’amore, se lo scopri, è destinato a rimanere per quella persona. Cupido lancia la sua freccia una sola volta.»
Attese.
«Lo hai aiutato a far uscire dal guscio il vero Zayn. Che sia stata tu o che sia stato lui di sua spontanea volontà ad uscire, tu lo hai aiutato. E finalmente non si vedeva come un ameba nella vita. Perché pensava seriamente di vivere come chiunque altro. Ma non era quello che voleva. Voleva una famiglia, voleva tornare a casa e baciare la sua cara moglie. Salutare i bambini e mettersi lì a raccontare la storia della buona notte. Voleva un lavoro che lo soddisfaceva. E tu gli hai insegnato come averlo.»
Un brutto respiro profondo uscì dalle labbra di Keyra. Possibile che.. No! No, non poteva essere davvero.
«Vogliamo parlare di te? Tu che cosa vedevi nel tuo futuro prima di conoscere lui?»
«No ti prego Niall..»
«Keyra, niente storie. Non sono qui per giudicarti, lo sai. Sto solo cercando di aiutarti e se per aiutarti ti devo analizzare, stai zitta e ti fai analizzare, ok?»

Si guardarono brutalmente, poi Keyra si sciolse in depressione. Perché le faceva quello?
Scrutò la stanza, la studiò attentamente pur di trovare le parole giuste. «Non avere paura di dirmi cosa provi, cosa sei. Non ti prenderei mai in giro, lo sai vero?»
Lo guardò, dopo essersi girata per guardare il suo viso. E lì c’era un nanerottolo di sedici anni, con il cuore distrutto per un rifiuto. Lo vedeva ancora quel Niall. Lo vedeva perché in effetti era lì. Solo cambiato, ma c’era. Era ancora il suo dolcissimo Niall che si intrufolava nel suo letto quando fuori incombeva un temporale. Sorridendo addolcita, si appoggiò alla sua spalla.
«A me il futuro può venire sotto ogni forma. Non mi interessa di cosa sarà la mia vita, di come sarà il mio lavoro. Potrei dirti che mi andrebbe bene anche vivere da sola, con venti gatti e morire sola. Ma non è vero. Voglio.. Vorrei, è più azzeccato. Che la vita mi ripagasse dopo tante botte di sedere. Che mi donasse qualcuno che è in grado di accettarmi per quella che sono, con tutti i miei stramaledettissimi difetti. Ma al tempo stesso…» Deglutì, guardando la parete e cercando di aprirsi come poche volte ci riusciva.
«Ho una paura fottuta di lasciarmi andare.»
«Se tu ti sapessi lasciar andare, ti assicuro che Zayn sarà quell’uomo. Non te lo sto dicendo tanto per dirtelo, ma perché ne sono sicuro. Perché ho visto entrambi le parti e voi, voi due… Proprio due persone totalmente incompatibili, che la maggior parte delle volte si prendono a parole, sono proprio quella parte di cui avete bisogno.»

Gli sorrise e Niall ricambiò. «Lo so.. So benissimo che è lui ciò che mi merito. Ma ho una fottuta paura Niall.»
Il biondo se ne uscì con una risata tanto felice da far ridere anche lei. Si guardarono. «Tutti abbiamo paura, cucciola. Anche io ne ho avuta e ne ho tutt’ora con Mary. Ma non mi interessa nulla quando la vedo sorridere. Quando so che è grazie a me che sorride.»
«E quando sai che il suo male è causato da te?»

Il biondo quasi non la strozzò. Non lo fece, ma la guardò malissimo. «Di nuovo, ti ripeto che è Zayn che l’ha voluto. Avete sofferto entrambi e ora vi meritate un “vissero per sempre felici e contenti.»
«‘E’ il per sempre che ci frega’.» Sussurrò a bassa voce, guardando nel vuoto.
«Cos’hai detto?»
Lo ripeté ad alta voce, sorridendo e rendendo partecipe anche lui di quel piccolo segreto. Raccontò di quella serata, di quelle stesse parole che lei stessa aveva recitato due anni prima. E poi si girò a guardarlo. «Glielo dissi perché ero sicura che non ci sarebbe stato un per sempre. Perché non ci saremmo più rivisti.»
«E quindi…?»
La incitò, a dire quelle parole che anche lei, nel profondo, voleva dire.
«Ci siamo rivisti e forse..»
«Si..?»
La incitò ancora. Glielo voleva sentir dire. E rossa come un peperone glielo stava quasi per dire, ma la porta si aprì, rivelando Seat, il suo migliore amico.
«Amico, la tua ragazza si sta vomitando l’anima!» Lo avvisò, fermo sulla porta. Niall si girò a guardarlo, annuendo e alzandosi.
Si piegò su di lei, dandole un bacio tra i capelli. «Che ne dici di prenderti questo per sempre?» Si guardarono negli occhi, sorridendo.
«Forse è il caso.»
«Un tantino in ritardo, ma non è mai troppo tardi..»
Le porse la mano come ad invitarla a seguirlo. A prendersi in mano la sua storia. Perché come lei aveva dato spazio a Zayn, lei doveva fargli ricordare chi era realmente l’uomo. Sapeva che Zayn non aveva le palle di sistemare le cose. Certo, per tante altre cose era lui l’uomo, ma sapeva anche che il moro più bello del mondo era anche il moro più impaurito su quella terra.
E come se fosse tornata indietro nel tempo, si sentì una scarica di adrenalina nel corpo. Zayn era o non era suo? “Ecco. Finiamola questa falsa, no?” Disse la sua coscienza, allineando il battaglione pronto a caricare. Dopo aver accarezzato ancora la testolina di Akira, si diresse di nuovo nella stanza dove quel decerebrato sicuramente alzava il gomito. Studiò la sala, lo cercò e vide che era ancora in tempo per riprenderlo. Non era ancora del tutto ubriaco.
E mentre lei camminava verso Zayn, Zayn si accorse di lei. Aprì le braccia, pronto ad accoglierla ma non fu il suo corpo che si mise tra le braccia di Zayn.
Ma quello di una bionda, ossigenata e totalmente stronza. Si bloccò, incredula a guardare la scena delle labbra di Perrie che si fermavano su quelle di Zayn. Degli occhi sbarrati del moro, che continuavano a tenere il contatto visivo con i suoi occhi. Delle mani di Perrie che sfioravano il corpo del ragazzo, delle braccia lasciate a penzoloni di Zayn.
E le si gonfiò il cuore di gioia quando vide proprio Zayn, il suo Zayn, spostare malamente Perrie e guardarla male, dirle qualcosa con la faccia più schifata del mondo, per poi camminare verso di lei.
«L’hai visto… L’hai visto, vero, che non sono stato io, vero?»
Il panico traboccava dalla sua voce. Lo guardò con dolcezza, non prima di aver riservato freddezza verso Perrie. Con lei ci avrebbe parlato dopo. O forse non serviva parlare. Bastava solo chiarire con Zayn e quella sarebbe stata la sua ‘chiacchierata’ verso la bionda.
«Si, ho visto!»
«Io.. Io…»
Lo guardò con dolcezza, parlando con lui come una madre parla al proprio bambino.
«Tu cosa Zayn?»
«Io non volevo!»
«Lo spero! Sennò non cammineresti ancora sulle tue gambe.»

Fece per aprire bocca e rispondere, ma rendendosi conto della nota di gelosia allo stato puro nella voce di Keyra, si bloccò a bocca aperta a guardarla. Poi, assunse un’aria maliziosa. «Sei per caso gelosa, Smith?»
«Molto gelosa.»
E lo sussurrò così maliziosamente da far rimanere ancora a bocca aperta il moro. Non se l’aspettava. «Tu sei mio. Lo eri in passato e lo continui ad essere. O sbaglio?»
Seguì ogni suo movimento, come una pittrice di fronte al tramonto più bello. Non voleva perdersi neanche una sfumatura di quel ragazzo. Erano gesti che faceva ogni sacrosanto giorno, ma ogni volta era qualcosa di unico. Proprio come un tramonto.
E come se fosse la prima volta che lo vedeva, lo guardò passarsi la lingua sulle labbra. «No, non sbagli.»
«Oh, questa risposta mi è piaciuta! Un punto a Zayn!»
«Cosa succede se vinco?»

Arricciò le labbra, fintamente pensierosa. «Non so, tu cosa vuoi vincere?» Non si era mai sentita così zoccola in tutta la sua vita. Ma si stava divertendo come non mai. Keyra non era mai stata brava a far quei giochetti. Era sempre la prima a cedere alla seduzione. Ma stare dalla parte di chi seduce era decisamente troppo divertente. Parlava con un tono di voce roco, basso, anche se intorno a loro c’erano tante voci e la musica era alta. Lui la sentiva comunque.
«Stai facendo la sensuale con me, vero?»
«Mh-Mh!»
E fece un sorrisino da cucciola, sbattendo le ciglia e guardandolo.
«Me l’hai fatto diventare di marmo, lo sai?»
Se ne uscì con una risata di cuore, sentendo quella frase. Bastava così poco per farlo eccitare? E soprattutto bastava così poco per fargli dimenticare cosa era successo poco prima?
«Si, lo so! Ma non mi hai ancora risposto.»
«Ho dimenticato la frase.»
Ammise, non del tutto sano.
«Tu cosa vuoi vincere?»
Rimase totalmente inerme a guardare il suo pomo d’Adamo alzarsi e abbassarsi. Avete mai notato quanto è bello il pomo d’Adamo su un uomo? Era sensuale. Sprizzava sesso da ogni dove.
Vedendolo così nel panico, decise di aiutarlo. «Non devi rispondermi subito. Puoi pensarci ma..»
«Ma..?»
«Entro stasera, stanotte al massimo.»
«Dove vuoi arrivare?»
Chiese guardandola e, lentamente, le passò una mano sul fianco stringendosela a sé.
«Da nessuna parte. Hai una possibilità di vincita. E devi scegliere il miglior premio!»
«Ma dammi una scaletta.. Una lista.»
Lo sentì dire, a pochi centimetri dalle sue labbra. E in un nano secondo si dimenticò di essere in una sala piena di gente, forse sotto gli occhi di tutti. Non le interessava. Erano curiosi? Allora.. Che guardassero! In quel momento non le interessava nulla.
«Sappiamo entrambi che non ne hai bisogno. Sei un ragazzo deciso. Devi solo capire cosa vuoi veramente più di qualsiasi altra cosa..»
«Ok.. Ho capito l’antifona!»
Rispose, sempre sorridendo. Si, aveva capito davvero. E entrambi sapevano quale sarebbe stato il miglior regalo. «Stasera eh?»
«Stasera si.. Quando saremo soli..»
«Saremo soli?»
«Se tu lo vuoi!»
E sbatté le ciglia di nuovo, angelicamente. Zayn sorrise a labbra strette, formando due fossette ai lati delle labbra.
«Ho già una vaga idea su cosa voglio!»
«Attento..»
Lo ribeccò, schiaffeggiandogli il petto docilmente e facendolo stranire. «Una sola possibilità.» E alzò l’indice, come a sottolineare la cosa.
«In che senso?»
«Se tu mi chiedi del sesso, io te lo do. Ma il sesso te lo potrei dare anche domani. O dopodomani, o per il resto della tua vita. Sprecare questa tua possibilità di avere tutto ciò che vuoi, e rovinarla con il sesso, è da scemi.»

«Giusto.. E io non sono scemo!» Stava al gioco. E la cosa la divertiva particolarmente. «Sarò molto astuto e deciderò la cosa migliore.»
«Bravo cucciolo!» Miagolò, a pochi centimetri dalle sue labbra. Era Zayn che teneva la palla, era lui che si stava avvicinando e lui tolse gli ultimi centimetri tra di loro. Lo lasciò fare, rispondendo al bacio con così tanta foga da eccitarsi. Si, perché il corpo di Zayn spalmato sopra e con il suo amichetto arzillo, non era facile rimanere buona. La micia che era in lei usciva fuori quando Zayn diventava così uomo. Non che di solito non lo fosse, ma la faceva impazzire quando prendeva il gioco in mano.
Quando si staccarono, risero sotto i baffi.
«Ora se non ti dispiace..» Si staccò da lui, contro voglia ma lo fece. «Ho una cagna da rimettere a posto.»
«Posso venire con te?» Chiese speranzoso e buttando giù la sua faccia da cucciolo per convincerla. Ma a lei, se Zayn assisteva o no alle sue litigate poco le interessava.
Anzi, sapere che Zayn si eccitava a vederla combattiva le faceva anche piacere.
«Se vuoi! Ma non ti assicuro che questa volta moderi il mio essere.»
«Ti permetto di dire tutto ciò che vuoi.. Ma..»
«Ma..?»
«Ad una condizione!»
Lo guardò, impaurita. Non la stava mica fermando, vero?
«Sentiamo..»
«Devi sottolineare di nuovo che sono tuo.»
«E’ questa la tua condizione?»
Chiese Keyra, con un sopracciglio alzato.
«Tu non immagini quanto io provi piacere a sentirtelo dire. E soprattutto a vedere la faccia delle persone.»
Ghignò, sentendolo dire quelle cose. Era un bastardo, proprio come lei. In fondo lei si divertiva a sottolinearlo che era suo. Ma lui era proprio sadico.
«E va bene. Prego, mi segua signorino Malik!» Lo sentì ridacchiare entusiasta del fatto che si stava andando, per la trecentesima volta, a battere per lui. Gli fece strada, ma a metà di essa lo sentì stringere le braccia intorno alla sua vita e camminare con lei tenendola per essa.
Si fermò di fronte a Perrie e la guardò. Se ne stava seduta ad un tavolo, a ridere come niente fosse.
«Sai, io non amo fare scenate di gelosia. Ma tu l’hai voluta e io non sono così cattiva da non dartela!»
Sentendo la sua voce, Perrie alzò la testa e, sicuramente vedendo Zayn, smise di sorridere. Soprattutto per il fatto che ancora se ne stava abbracciato alla sua vita.
«Hai qualche problema, Keyra?» Il moro si staccò da lei, mettendosi in mezzo. Dove poteva godere di una buona visuale. Ah, i maschi!
«Il mio problema siete voi..»
«Voi chi…? Sono sola! Sei per caso ubriaca?»
«No, sto benissimo. Io mi riferivo a voi cagne che mi dovete far fare queste scenate plateali. Voi sperate di attirare attenzioni, io ve la smonto.»

E ovviamente, notando il terzetto, non successe altro che attirare l’attenzione dei loro amici. Niall, Maddie, Liam, Harry e Louis si strinsero tutti intorno a loro. Danny li raggiunse poco dopo, ma Keyra questo non poteva saperlo.
Perrie, forse più brilla del solito, si alzò in piedi per affrontarla. «Te l’avevo detto che avrei lottato. E lo sto facendo.»
«Mhm.. Con scarsi risultati. Non hai toccato minimamente ne me ne lui.»
«Sai che mi sta sul cazzo di te? La tua arroganza di sottolineare che Zayn è il tuo cagnolino.»
Audace! Incredibile cosa faceva l’alcool su una persona.
«Zayn non è per niente il mio cagnolino.»
«Ah no? Non è venuto da te a dirti che non voleva quel bacio?»
La guardò con divertimento, Keyra rispose con un sorriso. «Questo è un gesto da cagnolino.»
«Ho visto benissimo la scena del bacio. Si vedeva che non voleva quel bacio.»
«Si, ma scappi dal discorso.»
«Non scappo, ripeto che Zayn non è il mio cagnolino! E’ grande e grosso. Sa quello che fa!»
«Però ti viene a dire a te che non voleva il bacio anche se, palesemente, non state insieme!»

Keyra sorrise, debolmente. La cosa che stava rispondendo non la toccava minimamente. Anche perché sapeva che era l’alcool a darle tutta quella sicurezza.
«Tesoro. Io non ho bisogno di stare insieme a Zayn per averlo. Siete voi che avete bisogno di certezze, delle paroline “Stiamo insieme”. Fatto sta che voi avete bisogno delle paroline magiche, io so già da molto tempo che Zayn è mio!» Prese un profondo respiro, continuando a guardarla.
«A parte che chi te l’ha detto che non stiamo insieme? Solo perché non me lo slinguazzo di fronte alle telecamere non significa che non stiamo insieme.»
«Ah, davvero? E allora perché all’ultima intervista ha detto di essere single?»

Si avvicinò quel tanto come se dovesse dirle un segreto. «Perché sennò tu non mi saresti venuta a rompere i coglioni.» Si allontanò di nuovo, sorridendo. «E non so cosa sia più triste che tu stia lì a guardare le sue interviste per sapere se è single oppure che devi arrivare a baciare una persona per sentirti importante.»
Louis si aggrappò al braccio di Harry, sospirando. «Dio, non vi era mancata? Queste scene alla Keyra mi erano totalmente mancate.» Niall sorrise nel sentire quella cosa. Ma Keyra era troppo intenta a litigare per dargli ascolto.
«Te lo dico chiaro, più chiaro di così non si può: mi hai rotto i coglioni!»
«Era ciò che volevo.»
«Ci sei riuscita. Vuoi che ti vado a prendere il premio per sfracellamento di palle?»
«No, non ne ho bisogno. Ne ho tanti di premi a casa!»
«E hai ringraziato i One Direction per averveli fatti vincere? No perché non è carino non ringraziare. Te l’ha detto la mamma?»
L’aria divenne di ghiaccio a quella frecciatina. Che poi si sentiva una stronza. Aveva sempre pensato che le Little Mix avessero il talento, non si faceva problemi ad ammettere che ascoltava le loro canzoni. E con esse le era anche balenata l’idea di andare ad un concerto loro. Peccato che questo l’aveva pensato prima di conoscerla. Dopo, sarebbe stato un controsenso andare ad un loro concerto quando, in esso, c’è una persona che ti sta altamente sulle palle.
Ma anche se le piaceva il gruppo, bisognava ammetterlo che era così in alto anche grazie alla figura dei One Direction. Le Boyband erano andate a scemare in quegli anni, loro stavano riportando l’idea delle boyband in vetta. Non c’erano state grandi boyband dopo i Backstreet Boys. O meglio, nessuno era riuscito a prendere il possesso del mondo come ci erano riusciti gruppi – ovviamente parlando di quegli anni – come i Backstreet boys. E grazie ai One Direction, si stava rivalutando la storia delle boyband. Ovviamente i One Direction erano riusciti a riprendere la scena e arrivare alle vette più alte delle classifiche.
E anche se quelle ragazze avevano la voce e il talento, sicuramente c’era la mano protettiva dei One Direction su di loro.
Sorrise, vedendola così incazzata alla sua frase. Si sentiva una stronza. Non avrebbe mai puntato ad una cosa del genere per fare la bastarda. Ma quando le veniva toccato Zayn, altro che puntare alla cattiveria. Lei affondava la lama con cattiveria, ripetute volte, se serviva.
«Male?» Chiese con finto interesse, alzando le sopracciglia.
Le rispose con un ringhio, ma Keyra di certo non si mise paura. Si avvicinò, anche se c’era il rischio di essere menata.
«Spero che tu abbia capito che con me non si scherza. Quando io dico che Zayn è mio, è mio. Punto. Ne tu, ne Megan Fox me lo porterete via. Quindi sei pregata gentilmente di sfanculare e lasciarci in pace. Mi sono spiegata?»
«Non sarà questa serata a terminare il mio piano!»
«Va bene. Ma ripeto che finché non sarà Zayn a cambiare idea, tu non ci riuscirai. E con te, i manager, i giornali, le fan e tutto ciò che decide di mettersi in mezzo. Ok?»
«Ok un cazzo.»
Ringhiò in sua direzione.
Keyra, molto teatralmente si portò una mano al cuore, come se quelle parole l’avessero ferita.
«Così mi ferisci Edward.» Recitò con tono fintamente ferito. Poi tornò seria, continuando a guardarla. «Finiscila. Perché è solo grazie al fatto che Zayn non ti da spago che continuo questa falsa, sennò da mesi ti avrei messo le mani addosso.»
«Non riusciresti mai a farmi del male.»
Ridacchiò a quelle parole. Ne era convinta. Solo perché non aveva mai alzato le mani, non significava che non sapeva cosa volesse dire alzare le mani su una persona.
«E’ qui che ti sbagli. Saprei benissimo come ridurti la faccia in poltiglia, ma non mi abbasso a questo livello.» Respirò a pieni polmoni, guardandola in tralice. «Anche se sarebbe davvero liberatorio. Ma è ciò che vuoi. Lo so che vuoi questo, che io perda le staffe, così da poter raccontare tutto e passare per quella che è stata ferita.»
Si guardarono negli occhi per alcuni secondi, mentre Keyra sentiva, dentro sé stessa una voglia malsana di metterle una mano in faccia e sbatterle la testa diverse volte sul muro. Ma come aveva detto, non si sarebbe abbassata a quel livello.
«Sei solo una villana.»
«E’ vero. In realtà mi sto cagando sotto dalla paura nel pensare che finiremo alle mani. Ma la realtà è un’altra. Che io non uso le mani per metterti al tappeto.»
«E come ci vorresti riuscire, scusa?»

Si girò a guardare Zayn, che in tutto quello se ne stava in silenzio a guardarle. Sorrideva, divertito. Aveva imparato a rimanere in disparte. Sapeva che Keyra se la cavava anche da sola. Non aveva bisogno della figura maschile a proteggerla.
«E certo, perché te lo vengo a dire, vero?» Chiese, tornando a far scivolare lo sguardo sulla bionda. I fatti, erano i fatti la sua vincita.
«In realtà non sai come battermi perché non puoi metterti contro di me.»
«Convinta te, convinti tutti.»
«Andiamo Kè, voglio tutto tranne che finisci alle mani con lei oggi!»
Si mise in mezzo Zayn, prendendole la mano e Keyra rimase a guardare la bionda. La smorfia che fece vedendolo lì vicino a lei, a pregarla di andarsene, la fece sorridere.
Si lasciò trasportare via dal moro, sempre continuando a guardare quella bionda che si mordeva il labbro inferiore.
Cominciava a stufarsi di litigare con quella, ma più lei cercava di farle capire che non doveva avvicinarsi a Zayn, più lei si impuntava. Forse non doveva rispondere ogni volta. Forse doveva lasciarla navigare nelle sue stesse azioni, e così avrebbe capito. Si, forse doveva fare così. Forse quello era l’unico modo per farle capire che doveva smetterla.
E non ci mise molto a dimenticarsi della faccenda. Soprattutto con i suoi amici che, ovviamente, non si fecero problemi a prenderla per il culo. Ma quando dico prenderla per il culo, dico proprio prenderla per il culo. Louis, mentre gli altri se ne stavano seduti sui divani a ridere, si mise in mezzo ai due divani e cominciò a rifare la scena successa poco prima con Perrie. 
«Io sono Keyra e ora tirerò fuori la mia spada – non quella spada -..» tutti scoppiarono a ridere, soprattutto la diretta interessata mentre guardava Louis sfotterla e fare finta di tirare fuori la spada dalla sua custodia. Alzò il braccio.
«E mi inculerò chiunque – “scusi! Eh lo so che è una spada.. Non è un bastone, taglia un pochino. Dispiace?” -..» Recitò. Zayn praticamente se ne stava su di lei appoggiato alle gambe a ridere come un pazzo. A parte che stavano tutti abbastanza brilli da non capirci un cazzo, ma togliendo quello, se la stavano proprio ridendo. 
«.. provi ad avvicinarsi al principe Zayn.. – “Zaynnn! Suvvia, lancia i capelli! .. Dio Zayn, una visitina dal parrucchiere no? C’hai certe doppie punte!”» Si nascose il viso tra le mani continuando a ridere come una deficiente da quella  recita. In effetti era così, molto divertente come cosa, ma era la pura e semplice verità. Ogni volta che qualcuna si avvicinava a Zayn, lei si buttava a combattere.
«- “Quanto cazzo hai mangiato? Dio, mi hai ucciso il cavallo, Zayn! L’hai ammazzato!” – e così i due incominciarono a camminare. Lasciando lì il povero cavallo ucciso dal peso eccessivo di Zayn, camminando per giorni e notti, tra foreste e sentieri, incontrarono finalmente..» Si girò di poco, puntando il dito verso una Perrie che li guardava seduta in poltrona, a mangiarsi le mani. Loro si divertivano e lei si mangiava le mani. «- “Chi va là?!”annuncia la bella mora guardando nell’oscurità. “Salve, sono Perrie Edwards..” il tono che usò fu la solita voce da gallina e Keyra scoppiò a ridere fragorosamente. «- “e ora mi prenderò Zayn!” disse con voce dall’aldilà. Sembrava più la figlia del diavolo!» Keyra si asciugò gli occhi pieni di lacrime portate dalle troppe risate. Quel ragazzo era il male. Si girò verso Zayn che, come lei, piangeva per il ridere. Si guardarono negli occhi per diversi minuti, poi entrambi – sempre guardandosi – scoppiarono a ridere fragorosamente. Si, perché Louis stava dicendo la verità, in un modo o nell’altro.
«E così la nostra Keyra si mise a combattere per il suo principe dal grande caz..»
«LOUIS!»
Sbraitò Zayn, ridendo.
«Cuore.. che hai capito? Malizioso che non sei altro!»
E giù di lì a ridere come dei deficienti. Come al solito la risata di Niall era la più alta e fragorosa.
Si continuò così per ore, mentre ognuno faceva spezzoni o cose del genere. Lei ad un tratto si sentì alzata dal divano e si guardò intorno stranita. Solo quando posò di nuovo le chiappe capì che Zayn l’aveva fatta sedere sulle sue gambe, abbracciandole la vita e continuando a ridere sonoramente con i suoi amici. Era brillo, dopo la litigata con Perrie aveva continuato a bere e per un secondo pensò che avrebbe dovuto riportarlo a casa a forza, ma non sembrava ubriaco.
Sentì una pallina di carta colpirla e guardò in alto, dove Harry stava in piedi.
«Mi ascolti?»
«Sai che sei un dito al culo?»
«Ho capito che il tuo ragazzo te lo sta appoggiando bellamente sul sedere, ma cerca di fare la gnorri.»
Guardò Harry a bocca aperta. Non perché avesse detto ‘il tuo ragazzo’ ma per il dopo. Con la coda dell’occhio vedeva che Zayn, appoggiato con la guancia al suo braccio, aveva la stessa espressione. E Harry li guardò divertito. Si girò a guardare il moro e vedendolo incredulo almeno quanto lei scoppiò ancora a ridere con foga. I suoi amici erano pazzi.
«Non glielo sto appoggiando al culo! L’ho fatta solo sedere su di me.» Si lagnò, come se fosse stato appena giudicato di reato.
«Si Malik, diciamo tutti così!» Rispose maliziosamente Harry, muovendo le sopracciglia con fare malizioso. Keyra in tutto questo, invece di rispondere continuò a ridere come poche volte aveva fatto. Per una sera, le battutine poteva evitarle e godersi il momento.
E con Harry che faceva la riproduzione di uno Zayn quando stava in camera da solo, Keyra pensò seriamente di morire dalle risate.
«Si, entri in stanza per chiamarlo e sta lì, di fronte allo specchio a guardarsi con questa espressione.» Assunse un’espressione sexy e mise le labbra leggermente all’infuori. La mora si buttò con la schiena sul petto di Zayn e rise come non mai.
«E’ verooo!» Esclamò tra le risate, guardando la faccia troppo uguale a quella di Zayn quando stava da solo a guardarsi. Il ragazzo seduto sotto di lei la guardò male, poi fece lo stesso sguardo verso Harry che, intanto, continuava a far ridere chiunque in quella combriccola.
«Fanculo non è vero!»
«Oh si! E’ vero!»
Dissero tutti insieme guardandolo.
«Fottetevi!»
«Io io, io ti fotto!»
Esclamò Maddie, ridendo e ovviamente scherzando.
«Mhm.. no!» Sbraitò Keyra, scuotendo la testa e lanciandole un cuscino. Gelosa come non mai, Zayn scoppiò a ridere e le diede un bacio sul collo.
Per una sera non voleva pensare. Non voleva stare lì a dannarsi l’anima su quello che doveva fare. Non ribatteva, si godeva solamente la serata e dovette ammettere, alla fine di essa che si era divertita. Dopo la litigata con Perrie Zayn si attaccò a lei praticamente come una cozza allo scoglio, ma non le dispiacque affatto. Soprattutto perché riservò a lei una dolcezza incredibile. Per tutto il tempo se la tenne stretta addosso, accarezzandole la pancia e ogni tanto dandole un bacio sulla guancia o sul collo. Quando era scoppiata la mezzanotte – dopo aver svegliato a forza Mary che dormiva dopo aver vomitato – si fecero tutto gli auguri e si augurarono il buon anno nuovo. E quando meno te lo aspetti, il tuo lui ti riserva uno di quei baci dolci, delicati, senza fretta tutto affiancato ad una promessa.
«Ti prometto che questo è il nostro anno. E ci vedrà insieme il 2013.» Glielo sussurrò all’orecchio, mordicchiando il lobo e facendola sorridere mentre con le braccia gli stringeva il cuore. Non aveva bisogno di smancerie, quel ragazzo. A parte che lei pendeva dalle sue labbra, ma bastava semplicemente che aprisse la bocca. Anche la frase più stupida, con quel tono, sarebbe sempre sembrata musica celestiale.
 
Ore 5.00 di notte (vagonata di alcool nelle vene)
 
«Non so te, ma a me è passato il sonno!» Si girò a guardarlo, con la faccia più stanca che aveva nel repertorio delle facce. Le uscì uno spruzzo di risata nervosa, mentre metteva a terra Akira. Non era ubriaca, neanche brilla. Era.. Stanca! Solo quello.
Zayn invece sembrava uscito dal centro di benessere per quanto era allegro. Loro erano tornati a casa. O meglio, lei voleva tornarci, lui l’aveva seguita buttando lì che l’avrebbe accompagnata. Ma sia lei, che gli altri, sapevano che sarebbe rimasto a dormire con lei.
E appena si ritrovò dentro casa, la prima cosa che fece fu togliersi quel cazzo di tutore. Ma di cosa li facevano? Piombo? No perché pesava una vagonata.
Si mise stesa sul divano, godendosi la morbidezza di esso e sospirando deliziata. Guardò il moro dalla sala da pranzo, che se ne stava in cucina a farsi il caffè.
«Sei serio?»
Si girò a guardarla mentre stringeva la macchinetta. Poi annuì.
«Tu credi che ti lasci dormire? Sogna Smith, sogna!» Un brivido di puro piacere le balenò sulla schiena sentendo quel tono. Una frase e lei si era svegliata. Si perché ricollegò tutto. Caffè; l’accompagnarla a casa; la frase. Quella notte avrebbero fatto sesso. Ed erano soli per tutta la notte, per tutta la mattina.
Tour di forze per Keyra e Zayn!
Yeah buddie!
“Oddio!” Lo guardò camminare verso di lei dopo aver acceso il gas e, stendendosi dalla parte opposta a lei, le prese la gamba e cominciò a massaggiarla. Per un attimo la ritrasse, ma dopo uno sguardo bruto del moro, gliela donò ancora e così si mise a fare uno di quei massaggi che porca miseria, avrebbero fatto eccitare chiunque.
Si morse l’unghia, scrutandolo senza nessuna particolare espressione in viso. O almeno così lei pensava. Nel suo cervello passavano le peggio frasi e pensieri sconci che se solo la gente poteva leggere nella sua mente si sarebbe scandalizzata.
Era bello da togliere il fiato. Si fermò un secondo a guardarlo, a godersi quell’espressione di pace che aveva il moro disegnata in viso. Anche se era molto gelosa dei suoi pensieri – e l’idea che qualcuno potesse sapere cosa pensava la disturbava – avrebbe pagato con la vita pur di sapere cosa pensasse quel ragazzo. Zayn l’aveva sempre affascinata. Non solo fisicamente, ma anche interiormente.
Era sempre stato un ragazzo taciturno, che parlava di sé stesso solo se bisognava. Non amava, come lei, dire cosa pensava. Parlava lo stretto necessario, e quella cosa le piaceva perché in fondo si assomigliavano molto di più di quanto pensasse.
Ma chissà se i suoi pensieri, quelli dei suoi amici, rispecchiassero quelli reali. Era davvero così cotto come sembrava ai suoi amici? Lei non lo voleva sapere, in effetti. Perché un po’ aveva paura di sapere la verità.
«Cosa c’è?» Domandò Malik alzando lo sguardo e rendendosi conto che lo stava guardando.
«Non ti posso guardare?» Chiese di rimando, un po’ stizzita. Lo vide tornare a guardare la gamba e con essa la ferita, sfiorandola delicatamente per poi parlare.
«Certo. Ma non mi guardavi così dal tempo della scuola» Ammise il moro, ritornando a posare gli occhi su quelli di Keyra. Lei alzò un sopracciglio, accigliata.
«Come ti sto guardando scusa? Ma soprattutto come ti guardavo al tempo della scuola?» Domandò incuriosita. A volte si domandava che faccia aveva quando guardava Malik.
Lo vide sorridere e guardarla da sotto le ciglia lunghe. «Accigliata. Mi guardavi sempre in modo accigliato. Come se stessi pensando se ne vale la pena o no.»
«Se ne vale la pena per cosa?»
«Di lottare per me, per noi!»
Lo guardò, rimanendo nella stessa posizione. Non si scompose più del dovuto. Sapeva che ormai neanche provava emozioni nel parlare di loro.
«Perché tu credi che stia pensando a questo?»
«Non lo so. Sei troppo strana ultimamente.. E’ successo qualcosa? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

Sorrise debolmente. Pensava che.. «Tu non hai fatto proprio niente.. fino ad ora, almeno.»
«Ti sei stufata di me?»
Lo chiese con voce febbrile, come se avesse paura di scoprire la verità. Rimase a guardarlo per diversi minuti, nel silenzio totale.
Poi tolse la gamba da sotto le dita di Zayn che, sentendola spostarsi alzò lo sguardo preoccupato e lei si mise in ginocchio sul divano. Porse la mano e Zayn la prese alzando anche un sopracciglio.
«Stenditi.»
Lo fece senza protestare e quando Zayn fu steso si mise stesa al suo fianco, dopo aver spostato i loro giacchetti sulla poltrona..
«Chiudi gli occhi.» Lo guardò e il ragazzo la scrutò attentamente con un sopracciglia alzato, sicuramente chiedendosi che volesse fare. Sorrise debolmente a quello sguardo.
«Fidati di me..» E lui lo fece. Si lasciò andare ad un sospiro e poi chiuse gli occhi, rimanendo lì steso al suo fianco. Anche lei chiuse gli occhi, godendosi il silenzio di casa sua. Sapeva che le ragazze non sarebbero tornate, visto che sarebbero rimaste a dormire a casa One Direction insieme ai loro ragazzi.
Solo quando il silenzio le fece male alle orecchie parlò. Aveva atteso che Zayn si rilassasse e sapeva che lo stava facendo, visto che aveva sospirato un paio di volte. «Torna indietro a due anni fa. Sei solo Zayn, non fai parte di nessuna band. Conosci i tuoi amici e sono solo i tuoi amici, niente fan. Niente paparazzi, niente interviste. Nessun problema, se non quello di come rimorchiarsi la ragazza più carina della scuola.»
Non si aspettava una risposta e infatti non arrivò.
«Ora focalizza casa dei tuoi nonni, focalizza la sera prima che ci siamo lasciati.» I muscoli del petto di Zayn si irrigidirono di nuovo, come se fossero una molla. Erano scattati all’istante. Faceva male anche a lei ricordare quel periodo, ma dovevano. Lì, in quel momento, su quel divano.
Ridacchiò dai suoi muscoli irrigiditi. Prese la mano del braccio con cui la stringeva a sé e la strinse delicatamente. Riaprì gli occhi e lentamente si mise a giocare con ogni dito. Sfiorò ogni dito, accarezzò il dorso e il palmo. Pian piano lo sentì rilassarsi di nuovo.
«Ricorda quando, non vedendomi più al tuo fianco sei sceso a cercarmi, trovandomi seduta in finestra.» Zayn sospirò.
«E ricorda come mi sono girata quando ho sentito che qualcuno stava scendendo. Come ti ho guardato, come ti ho accolto nel mio piccolo mondo, condividendo con te ogni istante.» Accarezzò ancora il palmo della mano, disegnando diversi cerchi senza senso, per poi portare la sua mano alle labbra. Piccoli baci su quel palmo.
«Ricordi come stavi morendo di sonno e come ti ho convinto a stenderci sul divano? Come mi sono preoccupata che ti prendesse qualcosa perché eri a petto nudo?» Posò un bacio per ogni polpastrello della sua mano. Cercava di calmarlo perché sapeva quanto stesse soffrendo a ricordare quel periodo.
«Ricordi i nostri corpi stretti sotto quella coperta? Ricordi quando mi chiesi a cosa stavo pensando? E ricordi quando mi dissi di non andarmene?»
«Si..»
Soffiò tra i denti stretti. Sorrise.
«Ricordi quando mi hai chiesto di fare l’amore con te?» Piegò quel tanto la testa per posare un bacio sul suo cuore. Lo sentì sospirare e lo vide sorridere maliziosamente sempre ad occhi chiusi.
«Focalizza il mio viso, focalizza il modo in cui ti ho guardato..» Attese, vedendo un sorriso nascere sulle sue labbra. Mise il viso a poca distanza dal suo. Poteva percepire sulla guancia il fiato caldo di Zayn che rilasciava da quelle labbra tutte da mordere. «E ora apri gli occhi.» Lo fece, aprendo lentamente gli occhi e bloccandoli nei suoi.
Lo vide guardare prima un occhio poi l’altro, soffermarsi a guardare le labbra e alzando una mano sfiorò il suo viso. Lo sfiorò prima con i polpastrelli, poi con il dorso della mano. Quando rimase fermo sulla sua guancia, guardandola negli occhi lei spostò leggermente la faccia e depositò un bacio sul dorso della sua mano. Posando delicatamente i palmi sulle sue guance la condusse sulle sue labbra e conducendola in un bacio delicato. Uno sfioramento di labbra, una danza di lingue e di sentimenti. Si mise a cavalcioni su di lui, non perché volesse fare qualcosa ma perché stava più comoda.
«Mi guardi ancora nello stesso modo!» Annuì sorridendo a quelle parole.
Zayn prese a giocare con le sue mani, pensieroso.
«Come puoi pensare che mi stufi di te dopo questa sera?»
«Penso sempre che lo fai per abitudine.»

Ridacchiò.
«Non puoi credere che mi stufi di te, Zayn.. Non pensare che se sono accigliata è perché mi sono stufata di te o perché tu abbia fatto qualcosa. Sai benissimo che se fai qualcosa che non mi piace te lo vengo a dire. Non ho bisogno di nasconderti niente.» Sussurrò, appoggiando una mano sul suo cuore, sentendolo correre come un treno. Sorrise debolmente.
«Però sei accigliata da qualcosa. Sei sempre in allerta con me, ultimamente.»
«Non è niente, stai tranquillo!»
Si appoggiò con l’orecchio sul suo petto, rimanendo lì accoccolata tra le sue braccia.
«Non posso stare tranquillo, Keyra. Sai che mi sono accorto di una cosa?»
«Di cosa?»
«Che quando eri con Ian eri molto più spensierata. Con me non ti diverti come lo facevi con lui.»
Anche lei si irrigidì leggermente a quelle parole.
Rimase in silenzio a guardare lo schienale del divano, pensierosa. Con Ian non aveva mai avuto problemi, tanto che non doveva preoccuparsi di nulla. Non avevano mai litigato, non si era mai preoccupata di niente perché sapeva che Ian l’amava e che non l’avrebbe mai tradita.
Sospirando puntò il mento sul petto di Zayn, guardandolo. «E’ così.» Lui posò gli occhi su di lei, segretamente ferito da quella frase.
«Ma se ci pensi, io sono questa. Io non sono quella persona. E’ questa la vera Keyra, quella che ribatte a tutto. Che non si fida, che sta sempre lì a mettere i puntini sulle i. Quella che sta sempre lì a pensare e ripensare ad ogni cosa.»
«Prima non lo facevi, intendo due anni fa.»
«Si che lo facevo, ma ero molto più bambina e con il cervello meno colmo di pensieri. Non voglio darti la colpa, ma ora non sei più Zayn Malik di due anni fa.»
Deglutì guardandolo. «Perché devi pensare che non sto bene al tuo fianco? Perché credi che non sia felice al tuo fianco?» Domandò, scrutandolo e cogliendo ogni suo gesto o espressione. Lui prese poi a giocare con una ciocca di capelli.
«Perché non ridi mai, perché stai sempre lì a misurare il peso delle parole che dico. Perché non ti ho mai visto così spensierata al mio fianco.»
Sorrise debolmente, scuotendo la testa. «Sei Zayn Malik dei One Direction, Zayn. Non posso essere spensierata al tuo fianco, visto che ho una paura fottuta di quello che potrebbero dirti o dirmi.» Ridacchiò vedendo la smorfia che fece. «E poi non dire cazzate che mi faccio certe risate con te che non me le fa fare nessuno!»
Si guardarono per un momento in silenzio. Un silenzio pieno di parole o semplicemente un silenzio. Quel silenzio che raramente si concedevano. Un silenzio fatto solo di sguardi.
«Sei felice?» Le chiese, d’un tratto.
«Si!» Non esitò a dirlo, rispondendo d’istinto.
Lui le sfiorò la guancia, in una carezza delicata che lei si godette in silenzio, socchiudendo gli occhi.
«Ti manca qualcosa?» Poteva dirglielo “stare con te!” ma non voleva forzarlo. O forse si?
Si alzò e andò a spegnere il caffè, versandolo in due bicchieri per poi portarli in sala, dove Zayn se n’era rimasto sdraiato sul divano come un dio greco. Sospirando gli porse il suo bicchiere. E lui le indicò ancora il bacino, dove poco prima era seduta. Con un sospiro ci si mise, mentre lui soffiava sul caffè, continuando a guardarla.
Capiva dal suo sguardo che voleva continuare il discorso.
«Il vecchio e bello Zayn Malik rude!» Lo vide corrucciare le sopracciglia anche se entrambi sapevano che stava scherzando. «Bei tempi quando passavamo le nottate a fare la maratona del sesso!» continuò guardandolo corrucciare sempre di più le sopracciglia.
«Le maratone di sesso, cosa mi hai ricordato!» Lo disse con tono divertito, ridacchiando.
«Ricordi? Bei vecchi tempi!» Si guardarono in modo serio, per poi scoppiare a ridere fragorosamente tutti e due.
«Quindi ti manca il vecchio e rude Malik!» Chiese per conferma il moro, con tono tra il malizioso e il divertito. A quel tono un brivido di puro piacere le passò sulla schiena.
Annuì, facendo il musetto da cucciola.
«Sto parlando interiormente con quel Malik. Dice che o ci mettiamo insieme oppure non uscirà mai più.»
Il cuore fece una capriola a quelle parole. Sorrideva con dolcezza in sua direzione.
“Dio grazie. Grazie!” L’aveva detto. Voleva stare con lei e in quel momento anche il sesso era passato in secondo grado.
«Non è carino da parte sua ricattarmi così!» Recitò, guardandolo. Avrebbe gridato “si” per ore. E non per l’orgasmo che le avrebbe donato. Ma perché voleva stare con lei. Ed era felice.
«Lo sa benissimo. Ma in fondo tu hai ricattato lui!»
«Quando?»
Chiese fintamente scettica.
«Quando mi hai detto che mi toglievi il sesso.»
«Guarda che sei stato tu a fare il verginello timido, non io!»
Ribatté con un ghigno. Zayn rise sommessamente.
«Dettagli!»
«Dettagli un cazzo, baby! Mi sono sentita una pervertita che ti portava sulla cattiva strada!»
Uscì uno sbuffo di risata dalla gola di Zayn, che fece infervorare – sempre giocosamente – la mora. «Tu ridi, io mi sono vista chiusa in galera con la palla al piede.» E lì Zayn non ce la fece più, scoppiando a ridere con forza.
«Allora?» Chiese, impaziente.
Lo guardò. Rimase in contemplazione per pochi secondi, con il cuore che batteva come un tamburello. Sperava ardentemente che Zayn non se ne accorgesse.
«Io accetto solo, e ripeto solo, se si fa rivedere adesso.»
«Nono!»
Scosse la testa, sorridendo. «Prima rispondi e poi forse, e ripeto forse, riuscirà.»
«Non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno e pensi che mi faccio sottomettere dalla tua parte rude?»
Giocò. Sapevano entrambi la sua risposta. Era chiaro anche al moro, che continuava ad avere quel sorriso ebete sul viso. Ma non era mai stato così bello da quando lo conosceva.
Si alzò, desiderosa di giocare. «Buonanotte Malik! Dormi bene sul divano!» E prendendo le scarpe, il tutore e tutto, incamminandosi verso la stanza.
«Ma come.. Io ti accompagno a casa e tu mi lasci dormire sul divano?»
«Puoi contarci!»
«Non siamo neanche sposati!»
Ribatté urlando il moro, mentre lei si fermava a posare il giacchetto sull’attaccapanni.
«Pensa te che volevi sposarmi! Per fortuna sei ancora in tempo per ripensarci.» Continuò, ma proprio mentre stava per salire le scale si sentì bloccata per la coda che si era fatta poco prima. Bloccò le gambe e rimase con un piede sullo scalino e l’altro sul pavimento.
«Saresti davvero capace di lasciarmi dormire sul divano?» Chiese il moro, sempre tenendola per la coda.
«Perché no? Così ti abitui per la futura moglie!» Dava le spalle a Zayn, tanto che poteva permettersi di sorridere. Sti cavoli se si accorgeva che stava sorridendo. Perché quando sorride, anche il tono cambia.
«E cosa avrei fatto per farmi dormire sul divano?»
«Non vuoi fare sesso!»
«Chi ha detto questo?»
Chiese incredulo.
«Tu, dieci minuti fa!» Si girò quel poco sulla spalla per vederlo sorridere. Era sereno, allegro. Sapeva che stava giocando e che di lì a pochi minuti avrebbero fatto sesso.
«Io ho detto che non sarò rude.»
«Appunto! O facciamo sesso con cattiveria oppure niente..»
«Ma tu non hai risposto.»
«Ma io sono la donna, cucciolo. Io tengo in mani le redini della nostra relazione.»
«Relazione?»
Chiese divertito Zayn, guardandola e sempre tenendola bloccata dalla coda. «Hai detto relazione?» Continuò, vedendo i suoi occhi brillare.
«No, sei tu che l’hai sentito!» Sussurrò divertita.
«L’hai detto!» Disse entusiasta, tirando leggermente la sua coda e facendola finire tra le sue braccia. Non riuscì a trattenersi e ridacchiò un pochino. «Quindi accetti?»
«Non mi sentirai dire si, finché non mi sbatti in malo modo!»
«In quel caso il ‘si’ sarebbe per altro!»
Ridacchiarono. Le labbra di Zayn si posarono sul suo collo e lei rimase inerme a godersi quella piccola effusione. «Sai che mi ti farei qui, vero?»
Un brivido di puro piacere le passò su tutta la schiena, esplodendo come un fuoco d’artificio in tutto il corpo. Dannato Malik! «Nessuno te lo vieta!»
E infatti nessuno glielo vietò, tanto che lui accettò di buon grado quella frase. La prese e senza troppe cerimonie l’appoggiò al muro. Doveva ammettere che amava quella parte rude di lui. Certo, amava anche la parte dolce, ma quando diventava così maschio la faceva eccitare fino alla punta dei capelli.
Raramente alle donne piaceva essere sbattute su un androne di casa, ma a lei piaceva. Ogni posto era perfetto, soprattutto quando usava tutta quella irruenza. Perché anche se era irruento, dietro a quei gesti c’era la dolcezza. Perché Zayn non si dimenticava mai di lei, preferiva di gran lunga far venire lei, che lui. Era attento ad ogni minimo particolare e quando era così irruento, non lasciava niente al fato. Era lui a prendere il gioco in mano e dannazione, sapeva cavarsela alla grande.
Perché neanche servivano i preliminari. Certo, i preliminari in una coppia erano divertenti ma quando sei già eccitato, da entrambe le parti, perché perdere tempo? A quanto parve Zayn la pensava nello stesso modo perché ci mise zero a strapparle i vestiti da dosso mentre lei combatteva con quelle cazzo di cinture che solo Zayn si metteva. Una normale no? No, doveva avere la fibbia enorme e appariscente sennò non era contento.
Ma dopo lotte tra lei e la cinta ci riuscì ad aprirla, liberando quel poveraccio – il suo amico, mica Zayn – da quella trappola mortale. E senza troppe cerimonie se la caricò addosso, facendola stendere per terra. Merda. Merda. Merda!
Se la stava facendo nell’androne di casa. Dio, non era favoloso? Lo sentì bloccarsi e lo guardò, incredula.
«Ti sei messa l’intimo rosso?» Il tono che usò. Dio! Era eccitamento allo stato puro. Roco, gutturale tanto da farle provare un profondo piacere.
«Si, perché?» Chiese, ansimando per il desiderio.
«Di pizzo rosso?»
«Qual è il problema? E’ capodanno!»
Gli fece notare, con un sopracciglio alzato.
«Beh, digli addio perché te lo sto per strappare di dosso!» E mentre lo diceva, lo strappò davvero. Rimase lì inerme ad occhi sbarrati, indecisa se saltargli alla gola per averlo strappato o perché era eccitata come un caimano!
Decise per la seconda e come un’assetata di fronte ad un po’ di acqua, gli morse la spalla quando entrò con irruenza in lei. Una spinta sola e calibrata, tanto che rimase senza fiato, ma piena di desiderio. Le uscì un po’ di respiro mischiato ad un gemito strozzato. Dio, era il male quel ragazzo. Se la stava facendo nell’androne di casa, stesi per terra e le aveva strappato l’intimo. Non poteva farle quelle cose. Le si fermava il cuore dalla felicità.
Non era il fatto di essere usata solo per trombare. Non la stava usando, ma la stava amando con più irruenza. A volte desideri solo tante coccole altre vuoi essere sbattuta in tutte le posizioni del Kamasutra dal tuo ragazzo. In fondo, gli ormoni portano a questo. Beh, Zayn glielo stava dando. Santo Zayn! Non che gli dispiacesse. A nessun uomo dispiaceva del sano sesso con cattiveria.
Ma Zayn che diventava un animale era qualcosa di fantastico. Sembrava non essere il solito Zayn. E anche se le sue spinte furono forti, ben calibrate e decise, c’era la dolcezza comunque. Il modo in cui le donava piacere, il modo in cui mordeva la sua pelle e poi le lasciava un bacio su quel morso. Come se volesse lenire il suo dolore. Si, Zayn era l’uomo perfetto. Perché l’accontentava, si accontentava e l’accontentava.
Prese il gioco lei in mano. Si mise sopra di lui, ma dandogli le spalle.
«No, ti prego!» Ansimò lui, steso sotto di lei mentre si posizionava. “Oh si!” pensò, ghignando. Un conto era stare di faccia in un atto sessuale. Un conto è dargli le spalle. La posizione non cambiava ma era la visuale che cambiava. E non c’era niente, niente che eccitasse un uomo come vedere il sedere di una donna.
E cominciò a muoversi, prendendo le redini del gioco e trovando un’angolatura perfetta per dar piacere ad entrambi. Lei si abbassava e il bacino di Zayn le andava incontro. Le grandi mani del moro si posarono sulla sua vita, conducendo con lei quel gioco di bacini, calibrando con lei le spinte. Ogni tanto sfiorava il clitoride, il punto più sensibile della donna, per darle ancor più piacere. Buttò indietro la testa, appoggiandola sulla spalla del moro che era intento a sfiorare ogni parte di lei, stringendo con foga il seno e dandole piacere.
Gemevano insieme, si muovevano insieme, decidevano insieme l’andatura dell’atto sessuale. Ogni tanto le dava anche degli schiaffi sul sedere, gemendo di piacere. Era proprio un bel perverso quel ragazzo. Mentalmente scoppiò a ridere ma proprio mentre stava per ridacchiare, lui affondò in lei tenendola ferma, con tanta di quella cattiveria che urlò di piacere.
Si poteva fare sesso tutte le volte così? Era decisamente più sexy in quel modo il bel moro sotto di lei.
E riprendendo la situazione in mano Zayn la fece stendere ancora alzandole il bacino. Si cambiava posizione, yeah! Lo guardò muoversi sicuro, sapendo cosa faceva. Voleva solo capire fin dove sarebbe arrivato. In fondo le avevano già quasi provate tutte le posizioni del kamasutra. Non si erano mai vergognati insieme, si erano scoperti e avevano scoperto quali erano le loro preferite. Come aveva promesso a scuola, non gli avrebbe mai dato il didietro, ma non si sapeva mai che in futuro non l’avesse fatto. Quello per lei era il culmine della fiducia. Se gliel’avrebbe permesso, significava che Keyra si fidava ciecamente del moro. E lui lo sapeva, aveva accettato e non ribadito. Le aveva detto che non ne sentiva il bisogno, che a lui non interessava quel tipo di atto sessuale, ma che non gli sarebbe dispiaciuto in futuro.
Lo guardò mettersi le sue gambe piegate sotto le ascelle e, tenendole il bacino in alto, prese ad affondare con irruenza, ancora e ancora, in lei. In quel modo, oltre al fatto che Zayn si faceva un gran culo per affondare in lei, le donava piacere. Non era una penetrazione verticale come al solito nell’atto, ma era orizzontale. E aggrappata alle sue spalle, lo guardò cominciare a sudare. Dio, nell’aria c’era odore di ormoni che le mandavano a fanculo il cervello. Quello era un dio del sesso, altro che un cantante. Zayn, il dio del sesso!
Ed era suo!
«Dillo!» Aprì gli occhi a quel ringhio, guardando il ragazzo che continuava a procurarle piacere. L’aveva detto con tono serio, cattivo. Non era un ordine, ma un tono per lo sforzo che stava facendo.
Sorrise, sentendo quella frase. Non rispose, continuando a sorridere divertita. E lui, vedendo quel ghigno, si incazzò di più. Uscì da lei, come ‘punizione’.
«Nononono!» Gemette lei, guardandolo male ma facendolo sghignazzare.
«Allora dillo!» E rientrò, come a farle capire che sarebbe tornato. Lei sospirò deliziata, anche dal fatto che non entrò dolcemente, ma con irruenza.
«Ma porca troia, pensa a farmi, no?» Disse rude, guardandolo male. Sapeva come giocarsela, lo stronzo.
«Dillo!» La ribeccò con un ringhio a denti stretti. «Sennò..» Riuscì, facendola quasi piangere dalla mancanza. Gli morse una spalla, come punizione a quel giochetto maledetto. Era uno stronzo e doveva pagare. Ma più lei lo mordeva e più lui si eccitava. Lo sapevano entrambe.
«Dillo, Keyra! “Voglio stare con te!”» Lo guardò male e, rossa come un peperone sia per il fatto che stavano facendo sesso, sia perché si stava vergognando come una cagna, si lagnò un pochino per quella mancanza dentro di lei. Stronzo pezzo di merda.
«Zayn. Se non la finisci ti violento!»
«Tu dillo.. che ti costa?»
Chiese riprendendo un po’ di fiato. Non rispose, guardandolo in tralice e rossa come un peperone. Lui ricambiò restando impassibile. E così Keyra alzò il bacino, facendolo rientrare in lei. Zayn quasi ringhiò per quello slancio di ‘prendiamo la situazione in mano’.
«Sei una stronza..» Ansimò non riuscendo a resistere e affondando in lei con cattiveria. Altre poche spinte, con Zayn che le stimolava il clitoride, Keyra ricevette uno di quegli orgasmi che la fecero urlare con tutta l’aria che aveva nei polmoni. Per fortuna era tardi, la casa vuota e dubitava fortemente che i vicini stessero con l’orecchio appizzato a sentirli. Stringeva i capelli del moro, bloccandolo sulle sue labbra mentre questo le mordeva il labbro inferiore, facendolo gonfiare. E Zayn svuotò in lei il suo seme, ripetendo che era una stronza doppiogiochista, facendola ridere mentre riprendeva fiato. Tornò ad appoggiare i piedi per terra, abbracciando il corpo di Zayn che ansimava fermo sul suo petto.
Continuando a ridacchiare perché in fondo era riuscita nel suo intento senza dire quelle parole, prese a dare dei piccoli baci sul lobo, sul collo e sulla tempia sudata di Zayn.
«Stronza!» Ripeté per la trecentesima volta, ansimando.
«Sei tu che stai con una stronza, non io!» Zayn rimase fermo sul suo petto, ancora stravolto per il sesso. Lo sentì irrigidirsi.
«Dillo!»
«Eddai Zayn, perché devi farmi vergognare?»

Il moro puntò i gomiti sul pavimento, alzandosi quel tanto per guardarla in viso. «Cristo iddio Ke! Facciamo le peggio posizioni del Kamasutra, abbiamo parlato di cose che penso nessun’altro sappia. E ti vergogni a dirmi che vuoi stare con me?»
«Ma lo sai! Lo sai che per me stiamo insieme!»

«Lo voglio sentir uscire dalle tue labbra.»
«Perché?»
Chiese, già rossa per l’atto ma anche per la vergogna. Lui sorrise debolmente a quella domanda.
«Perché amo quando arrossisci e so che sono stato io a farti arrossire.» Lo guardò in tralice e con un sospiro frustrato lo guardò. Posò una mano sui suoi occhi, per impedire al moro di guardarla. «Voglio stare con te Zayn. Mi vuoi al tuo fianco e, si, sfornare con me tanti bambini laccati di gel per il resto della tua stramaledettissima vita?»
Zayn tolse la mano di Keyra dai suoi occhi, sorridendo a quel tono stanco e timido. La perforò con gli occhi. «E’ l’uomo che chiede alla donna di stare insieme, non il contrario!»
«Dio Zayn! Quanto la stai facendo lunga!»
Gemette contrariata.
Il moro scoppiò a ridere e dando dei delicati baci sulla sua guancia rossa, tornò poi a guardarla. «Grazie!» Lo guardò come se fosse diventato di colpo verde con le antenne.
«Per cosa?»
«Per assecondare ogni mio capriccio, sempre.»
Si liquefò sul pavimento, guardando dentro quelle pozze castane e alzando quel tanto la testa gli diede un delicato bacio.
«Prego.» Il ragazzo tornò ad appoggiare la testa sul suo petto, godendosi quel momento. Si, finalmente si erano messi insieme dopo del sano sesso violento. Ah! Non sarebbero mai cambiati quei due. Erano riusciti a litigare pure mentre scopavano, andiamo! Ma quale coppia si mette a battibeccare mentre stanno facendo sesso? Al mondo ce n’erano poche, decisamente.
«Ma che cazz..» Riaprì gli occhi e guardò Zayn che guardava verso le sue gambe. Spostò quel tanto la testa per vedere che Akira, forse incuriosita, tastava con la zampa il culo di Zayn.
E rise con foga vedendo quella scena, con Zayn che scacciava Akira e Akira che tornava poco dopo a tastargli il sedere.
«Che ti ridi, stronza?»
«Buon intenditrice.»
E continuò a ridere, facendo unire a lei anche Zayn che affondò di nuovo la faccia tra il suo seno. Quando terminarono di ridere per quella scenetta, Zayn uscì da lei e alzandosi come mamma Patricia l’ha fatto – e fidatevi l’ha fatto bene – si piegò a prenderla in braccio.
«Dove andiamo?» Chiese divertita, ancorata a lui come un koala.
«In camera per il secondo Round!»
«Maratona del sesso, yeahhh!»
Urlò Keyra aprendo le braccia entusiasta, facendo ridere il moro che la portava in camera. Tornò ad abbracciarlo, così che quando la posò sul suo letto lui venne trasportato con lei. Si accoccolò al suo fianco, stuzzicandosi con il moro che continuava a sorridere come un ebete. Aveva reso contento il bel ragazzo e in quel momento si sentì una dea, solo perché era riuscita a farlo contento.
A volte sono i piccoli gesti che rendono felici una persona e lei, con un semplice si, aveva reso felice il suo di ragazzo. Finalmente era suo. Finalmente avevano chiarito, finalmente nessuno li avrebbe più divisi. E lì, quella notte di capodanno, si ripromise a sé stessa che avrebbe fatto di tutto per renderlo fiero, orgoglioso della loro coppia. E se lo ripromise mentre rideva, rideva nel vedere Zayn godersi quei baci sul viso che gli stava dando con delicatezza. E rideva quando lui faceva smorfia perché i suoi capelli gli finivano in faccia, solleticandogli il viso. Prendendo una ciocca di capelli e passandola sul viso di Zayn, si ripromise anche che non gli avrebbe più fatto del male. Che Zayn doveva continuare a sorridere in quel modo. Perché finché lui sorrideva, significava che tutto andava bene.


Spazio dell'autrice: Mio dio questo capitolo è stato un parto. A differenza degli altri, non è perchè non sapevo come scriverlo, ma QUANDO scriverlo. Chiedo venia per il tempo che è passato, ma io non sto a casa praticamente mai. 
E più si avvicina la fine più diventa alquanto problematico far rientrare tutto in pochi capitoli. Eh vabbeh. Me so presa sta briga e mi tocca. Non mi dispiace, sicuramente.
Spero che il capitolo vi piaccia
(scusate se non chiacchiero molto ma è stata una giornata pesantissima. So davvero stanchissima) ma continuo a dirvi grazie. ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo ventidue ***


We were just kids in love.


Finalmente si sentiva in pace con se stessa. Era passata una settimana da capodanno e, doveva ammetterlo, non era mai stata così bene con sé stessa. Si sentiva euforica, felice. Insomma, come una normale ragazza quando scopre che il ragazzo che le piace da sempre ricambia i suoi sentimenti. Ma a differenza loro, a Keyra non sarebbe mai passata. Perché lottava con quei sentimenti da troppo tempo, e dubitava che solo mettendosi insieme a Zayn fosse diminuita la felicità.
Certo, non andava in giro ad urlare ‘sto con Zayn’ solo per una cosa sua, ma dentro se stessa ogni momento era buono per ballare la conga e urlare quella frase ogni tre o cinque minuti.
Poi, mettendo in conto anche quanto era andata bene fino a quel momento, la sua felicità toccava le stelle.
La mattina dopo, o meglio il pomeriggio dopo, quel capodanno, si era svegliata stiracchiandosi e notando Zayn praticamente spalmato su di lei. Infatti, il punto in cui lui dormiva era quasi dolorante. Ma un dolore debole, dolce. La sera prima si era addormentato su di lei, come un cucciolo di foca appoggiato sul suo seno. E quando si era reso conto del peso, della posizione, le aveva chiesto scusa, le aveva baciato la guancia e si era steso al suo fianco riaddormentandosi.
E svegliarsi con lui addormentato così dolce su di lei, l’aveva riempita di gioia. L’aveva svegliato come ai vecchi tempi, dandogli tutti baci sul viso e quando anche lui si era reso conto del gesto, aveva sorriso per tutta la mattinata. Perché si, erano rimasti a letto a ridere, giocare e scherzare per tutta la mattina. E solo a pranzo, solamente fasciati da una maglietta o dai boxer, si erano messi a mangiare in piedi, in cucina, stuzzicandosi a vicenda. E dopo il pranzo, altro sesso.
Ma tutte le cose belle hanno un finale, e quel finale arrivò di lì a qualche ora, con l’annuncio che i ragazzi dovevano partire. Prima per il Giappone, poi per il Ghana.
E con una malinconia nel cuore, ma un sorriso sulle labbra, l’aveva accompagnato a casa sua per fare la valigia. Aveva detto che sarebbero tornati l’undici, nel pomeriggio.
Si girò quando percepì il suono della sua suoneria. Guardò sopra la sua spalla, verso il tavolino alle sue spalle. Tornò a guardare la pasta che stava maneggiando e con un sospiro si pulì le mani, rispondendo. Era un numero che non conosceva.
«Chiunque sia, hai beccato il momento peggiore!» Sapeva che non era carino rispondere in quel modo a qualsiasi persona dall’altra parte della chiamata. Ma sapeva che non poteva essere chissà chi. Non aveva lasciato il suo numero ad agenzie per il lavoro o altro.
«Keyra?»
«No, mago Merlino!»
«Ciao Mago Merlino, sono Patricia!»
E ghiacciò. Ghiacciò nel vero senso della parola.
«Patricia..? Quella Patricia?» Lo sperò con tutta se stessa che non fosse quella Patricia, ma sperare era vano.
«Si, quella Patricia! La mamma di Zayn!» Si poteva morire di assideramento anche non essendo in un luogo freddo? No perché lei sentiva il sangue nelle vene ghiacciarsi.
Perché tutte le figuracce a lei? «C-Come ha avuto il mio numero?»
«Ho i miei informatori. Senti..»
«Si..?»
Deglutì a fatica quel malloppo che aveva in gola.
«Io sono a Londra, per il compleanno di Zayn. E visto che arriverà oggi pomeriggio sul tardi, vorrei vederti.»
«Per..?»
«Parlare. Non ti mangerò. Ci possiamo vedere da qualche parte?»
«Ehm..»
Guardò la pasta di zucchero che, fino a due minuti prima, era la sua unica preoccupazione. «Veramente..»
«Non accetto un no.»
Decisa la donna, eh! Il tono che usò non ammetteva repliche.
«Veramente non volevo declinare la sua offerta. Solo dirle che sto facendo una cosa e che non posso uscire. Può raggiungermi a casa mia?»
«Certo, con piacere.»
Fortunatamente il tono di Patricia cambiò e lei poté tirare un sospiro di sollievo.
Dopo averle detto l’indirizzo, chiuse la chiamata e guardò quella palletta di pasta di zucchero, ma senza vederla. Diamine, la madre di Zayn sarebbe arrivata a casa sua entro poco e lei.. Poteva dirlo che si stava ampiamente cagando sotto dall’ansia?
Per i restanti venti minuti non riuscì neanche a lavorare la pasta da zucchero. Era troppo in ansia anche per fare la cosa più inutile. Quando il citofono suonò, lei saltò come un petardo. Notò come Akira, stesa sul divano alzò la testa e puntò le orecchie verso l’alto.
Appena mosse un piede, il cane si alzò e la seguì. Da quando aveva trovato Akira, tutto andava alla grande. Sembrava un porta fortuna. L’aveva portata da un veterinario, che le aveva detto che quel cane godeva di ottima salute. Aveva anche provato a portarla in un canile, di cercarle una famiglia migliore per lei (in fondo non aveva mai avuto un cane, non sapeva come comportarsi). Ma ogni volta che provava a far entrare le persone che avevano risposto al suo appello, queste venivano acclamate da Akira con un bel ringhio. All’inizio non capiva che cosa avesse, ma quando chiese consiglio al veterinario, questo rise rispondendo con pacatezza.
“Mi dispiace Signorina Smith. Ma Akira non andrà mai con qualcun’altro. A differenza delle tante volte che è il padrone a scegliere il cane, questa volta è stata Akira a scegliere lei. Poche volte succede questo, ma a quanto pare è successo a lei. Akira ha accettato di essere salvata da lei, e non andrà mai con nessun’altra famiglia. E’ lei, oramai, la sua famiglia”.
E con un sospiro Keyra aveva guardato il cane, dopo aver chiuso la chiamata. Si era ritrovata con una cagnetta testarda e per incorniciare il tutto, appena aveva chiuso la chiamata Akira le aveva fatto le feste, come per sottolineare che le voleva bene.
Keyra non era mai stata brava a dire di no, soprattutto a tutta quella dolcezza. Nei giorni dopo, si era ritrovata a comprare cibo per cane, giochetti e stronzate varie. E ora, Akira sembrava nel paradiso terrestre. Si addormentava sempre sul pavimento della sua stanza, e le tirava via le coperte per svegliarla.
Aprì la porta e guardò Akira come stava già partendo all’attacco per odorare la madre di Zayn.
«Seduta.» E obbedì all’istante, mettendosi seduta al suo fianco. Le accarezzò le orecchie, come ‘ricompensa’.
E con la paura sul viso, guardò la donna. Dopo aver deglutito, prese una manciata di forza e guardò negli occhi quella donna che aveva messo al mondo il suo ragazzo. Sorrise nervosamente, cercando di non entrare nel panico più totale. Notò che la stava scrutando, ma non ci fece caso. Non era vestita di buon punto, ma non le interessava minimamente in quel momento.
«Salve.» Sorrise in modo timido verso la donna ferma sulla porta. Patricia ricambiò il sorriso. «Venga, si accomodi.»
«Dammi del tu, per favore!» E annuendo la condusse in salone, dove l’avrebbe poi fatta sedere al tavolo. Intanto continuava a bestemmiare mentalmente verso se stessa per aver risposto a quella chiamata. Con un sospiro, tornò a guardarla.
«Desideri qualcosa da bere?»
«Del tea, se è possibile.»
«Certo!»
Entrò in cucina, mettendo da parte per un secondo la pasta di zucchero e mettere su il tea per la donna. Lei aveva un buco allo stomaco dall’ansia. Rimase due minuti a guardare l’acqua che stava bollendo, ma non aveva il coraggio di tornare di là. Appena l’acqua cominciò a bollire, prese il tea per metterlo dentro in fusione. Versò il contenuto ambrato nelle tazze, prendendo poi lo zucchero e il latte. Più pensava che non voleva parlarci, più il tempo sembrava minimo.
E con un sospiro di preparazione tornò in salone, posando la tazza di fronte alla donna e mettendosi a sedere vicino a lei.
«Mi dispiace averti fatto venire fin qui.»
«Non preoccuparti. E’ una bella giornata, una passeggiata mi ci voleva.»

Crollò il silenzio dopo che Keyra annuì. Si guardò le mani, stringendo la mascella. Sapeva perché quella donna era lì.
«Ti ho disturbato?» Rossa come un peperone alzò lo sguardo e guardò la donna sorridere dolcemente. Oh, il sorriso era lo stesso di Zayn, che carini. Scosse la testa.
«No, assolutamente no!»
«Cosa stavi facendo?»
«Una torta.»
«Ah, ecco perché sei nera in faccia!»
Guardò la donna in modo interrogativo e alzandosi si guardò allo specchio sul muro. Gemendo, cercò di togliere il nero che era sulla guancia e sul collo. Dannato colore.
«Scusami! Mi sono presa il giorno libero per finire la torta e nell’ansia, chiudendo la boccetta del nero, mi sono lavata con esso!»
La donna ridacchiò, mentre lei tornava a sedersi al suo fianco. «Ansia?»
«Beh, si..»
Ammise, arrossendo leggermente.
«E perché?»
«Ricevere una chiamata dalla mamma del tuo ragazzo non è la cosa più bella mentre sei in tenuta da casa e mentre stai facendo una torta con la pasta di zucchero.»
«Il tuo ragazzo..?»
Sbiancò. Oh merda! Zayn non le aveva detto niente? La guardò nel panico più totale, sbiancando come un cecio. La donna la guardò seriamente, e capì che non era molto d’accordo con quella cosa.
Sospirò. «Mi dispiace che l’abbia saputo da me.»
«E perché?»
«Perché così non può convincere Zayn a lasciare me per tornare con Perrie.»

Le due si guardarono negli occhi, in modo serio. Forse era stato azzardato come passo, ma in fondo al cuore sapeva che quella donna era lì per parlare di quello. E raramente Keyra non aveva ragione. Attese, attese che quella notizia la prendesse del tutto e quando Patricia parlò, lo fece con tono fermissimo.
«Non ti nascondo che sono qui per un doppio fine. A parte che vorrei conoscerti, vorrei anche parlare di Zayn.»
Annuì. Nessun’altra risposta avrebbe dato un significato migliore. A volte i gesti erano meglio.
«Ogni madre si preoccupa per il proprio figlio.»
«Come lecito che sia!»

La donna sorseggiò un po’ di tea dopo aver messo un po’ di latte in esso. La studiò attentamente. Le tremava la mano, curioso come gesto.
«Vorresti dirmi qualcosa?»
Ci pensò un attimo e, stranamente notò che non era in ansia. Forse perché nel profondo sapeva che sarebbe arrivato quel momento. «No.»
«Non vuoi dirmi nulla su cosa è successo?»

«No.» Si guardarono ancora. «Per fortuna non leggo nella mente di nessuno. Non so cosa le abbia detto Zayn. Non voglio essere io a darle informazioni. E’ lui che deve aprirsi con lei.»
«Lo ha già fatto.»
Capiva dove quella donna voleva arrivare, così con un sospiro di frustrazione la guardò. «Buon per lei.» Rispose, spiccia. Patricia la guardò. «E no, non dirò nulla per convincerla a capire che sono meglio di Perrie.»
«Perché no?»
«Perché non sono nessuno per farle cambiare idea. Se deciderà di cambiarla, non sarà grazie a qualcosa detto da me, ma perché l’ha deciso lei stessa.»

La mamma del moro la esaminò attentamente, giocando con lentezza con la bustina del tea.
«A parer mio dovresti dirmi qualcosa che mi faccia cambiare idea su di te.»
«Non avverrà.»

«Quindi deduco che di mio figlio, non ti interessa nulla.» Puntualizzò, fissandola. Keyra sorrise debolmente, poi sorseggiò il suo tea per prendere tempo. Non che le servisse, ma doveva ammettere che quelle parole l’avevano distrutta.
«Lo pensa davvero?»
«Non ne sono sicura.»

Le due si guardarono. Ogni madre con un figlio maschio si metteva lì e indicava la responsabile che gliel’aveva portato via. Non gliene faceva una colpa, assolutamente. «Ripeto, non sono nessuno per farle cambiare idea, Signora Malik..» giocò con il manico della tazza, senza fissarla veramente. «Non vorrei essere scortese, ma se davvero pensa questa cosa, allora ha gli occhi coperti.»
Non voleva attaccarla, assolutamente. Ma nessuno poteva permettersi di dire a Keyra che non teneva a Zayn.
«Potresti aiutarmi a togliere questa copertura e aiutarmi a vedere chiaro.»
La guardò, attentamente. Voleva assolutamente sapere cosa le passava per il cervello ma Keyra si sentiva violata. Non diceva a Zayn cosa provava veramente e doveva dirglielo alla madre solo per farle cambiare idea?
«Signora Malik. Non so lei per chi mi ha preso, se per una doppiogiochista o una ragazza facile. Ma non è così che mi farà parlare. Io so cosa provo per suo figlio, come suo figlio sa cosa provo per lui. All’infuori di noi, non mi interessa molto sapere che la gente capisca cosa noi proviamo uno per l’altra. L’importante è che lo sappiamo noi.»
«Vorrei capirlo.» Notò che stava cercando in tutti i modi di farla parlare.
«Mi dispiace essere poco delicata di nuovo, ma la storia è mia e di Zayn. Non mia, di Zayn e sua, signora.»
La donna la guardò con cattiveria. Rimase sotto il suo sguardo del tutto tranquilla. Sapeva che così non giovava al farsela amica, ma non le interessava. Forse, da una parte, si sentiva solo attaccata da quella donna.
Così decise di spiegare il suo punto di vista. «Non voglio essere scortese con lei, non voglio che lei pensi che io sia una doppiogiochista. Ma non amo quando mi viene detto che sto prendendo in giro qualcuno, soprattutto quando sto dando tutta me stessa a suo figlio.» Prese aria nei polmoni, vedendo i lineamenti di Patricia sciogliersi lentamente. «Ho sbagliato tanto nella mia vita, Patricia. Capisco cosa provi. Rabbia, perché una ragazza ha fatto davvero male a tuo figlio.» La donna annuì, come a concordare. «Quella ragazza è arrabbiata con sé stessa più di quanto tu sia incazzata con lei.»
«Ogni giorno della mia vita penso che tutto questo sia sbagliato. Che Zayn ha sbagliato persona per essere felice. Ma non sono nessuno per impedirglielo. Una volta ho preso una decisione per entrambi, e quella volta l’ho fatto soffrire così tanto da sentirmi una formica.»

Si sistemò meglio sulla sedia, perché d’un tratto si sentì scomoda. Perché stava dicendo quelle cose? Perché?
«Andandomene via due anni fa, ho fatto l’errore più grande della mia vita. Ho deciso io per entrambi e ho fatto soffrire Zayn. Quindi non rifarò questo sbaglio. Questa volta ho dato la possibilità a me stessa e a Zayn di decidere insieme. L’abbiamo fatto, e ripeto che non sono nessuno per obbligare suo figlio a starmi distante. Anche se io credo che questo sia l’errore più madornale che Zayn sta facendo.»
«E’ questo che pensi?» Domandò con un filo di voce la donna.
Sorrise a labbra strette, sentendo il tono incredulo. «Si. Lo penso ogni attimo che sono da sola.» Abbassò ancora un po’ la testa, pur di non vedere quel sorriso materno sui lineamenti di Patricia. «Mi frego quando sto lontano da Zayn. Finché suo figlio mi è al fianco tutto passa in secondo piano, ma appena lui varca la soglia dell’andarsene, penso che sto facendo del male a quel ragazzo. Mi sono sempre ripromessa di non fargli del male, e prendendo la decisione di mettermici insieme, so che lo ferirò.»
«Se Zayn ha deciso di..» La bloccò.
«Lo so Patricia. So benissimo che Zayn ha un cervello e che sa usarlo. Ma so che lo sta usando nel modo sbagliato. Soprattutto con me.»
«E allora perché sei tornata?»

Il fiato in gola le si bloccò a quella domanda così rude ma dolce al tempo stesso. Era spigolosa, doveva ammetterlo. «Perché la mia vita è decisamente vuota senza Zayn. Sono divisa in due, Patricia. Una parte di me prenderebbe Zayn e lo chiuderebbe in una torre, per conservarlo tutto per me. L’altra gli lancerebbe la chiave dalla finestra per liberarlo dalla strega cattiva.»
«Ti vedi come una strega cattiva?»
«Solo una persona cattiva avrebbe potuto fare così male ad una persona così bella.»
E lì crollò il silenzio, mentre Keyra teneva la testa bassa – una delle poche volte in tutta la sua vita – di fronte alla donna e Patricia la guardava in quello stato.
«Da una parte anche io vorrei che Zayn tornasse con Perrie. E se non è lei, andrebbe bene chiunque in grado di saperlo amare con tutta se stessa. Ma quella parte di me lo vuole tutto per sé, e combatte con gli artigli per tenerselo.»
In effetti quella figura retorica che aveva appena fatto era giusta. In lei c’era la strega cattiva e la principessa sul cavallo bianco. Era divisa in due, perché continuava a pensare che stesse sbagliando anche ora che ci stava insieme. Non accettava che Zayn si rendesse conto che lei era quella giusta, quando in passato gli aveva fatto così male.
Sentì dei rumori dalla porta d’ingresso e vide Akira correre ad accogliere chi era appena entrato. Alzò la testa, guardando prima Patricia che, con pacatezza, se ne rimaneva seduta al suo posto a sorridere. Poco dopo, da quella porta entrarono due persone.
«Ehi Key!» La salutò Maddie dall’androne per poi entrare in salone e bloccarsi con sua sorella, Haylee, sulla porta. Anche Patricia si girò e gli occhi di Haylee quasi non uscirono dalle orbite.
‘Dio, si era dimenticata che sarebbe arrivata la sorellina di Maddison a Londra. Sorrise e si alzò dal posto.
«Ciao Haylee.» Sorrise alla ragazza e le donò due baci, mentre la sentiva rigida come uno stoccafisso.
«Salve Signora Malik!»
«E’ lei davvero.»
Ridacchiò a quel sussurro da parte di Haylee, mentre Maddison si avvicinava per salutare la donna.
«Haylee, respira.» La sfotté, ricevendo uno sguardo bruto da parte della più piccola di casa -. «Come stai?» Chiese alla riccia, tanto diversa dalla sorella. Aveva faticato a credere che quella fosse sua sorella, la prima volta che l’aveva vista.
«Bene, tu?»
«Bene!»
Rispose, alzando le spalle.
«I ragazzi sono appena tornati. Stanno posando le valige a casa.» Avvisò Maddison, sempre informata su quei cinque.
«Te l’ha detto qualcuno su twitter oppure hai sentito Liam?» La sfotté.
Maddison, guardandola la mandò malamente a quel paese con lo sguardo, per poi tornare a guardare Patricia, ora in piedi.
«Liam. Mi stupisco che tu non sappia che sono atterrati.»
«Ho il cellulare in camera. E sta bene lì!»
Esclamò con tono forzato, guardando Patricia, ora sorridente.
Dopo le varie presentazioni, si misero tutte al tavolo a prendersi qualcosa mentre lei continuava a fare la torta. Tirò fuori l’impasto dal forno, controllando che fosse cotto anche dentro per poi lasciarlo lì a freddare. Continuando a chiacchierare con loro tre, riprese a lavorare con la pasta da zucchero per finire i disegni da mettere sulla torta. Non era facile rifare tutti i dannati tatuaggi di Zayn con la pasta da zucchero. Per fortuna se la cavava con i disegni, ma era comunque un’impresa.
Quella notte, a mezzanotte, sarebbero andati a casa di Zayn per fare una piccola festa e con la torta. Niente di troppo eccessivo, sicuramente. Solo spumante e torta, regali e cose simili. Poi se Zayn decideva di fare la festa in grande – ma dubitava fortemente! – stava a lui la scelta.
Di nuovo qualcuno suonò alla porta di casa e Keyra alzò lo sguardo dalla torta che stava farcendo con Nutella e panna.
«Ma questa casa è un albergo?» Chiese con tono infastidito, facendo ridere la donna seduta al tavolo.
«Keyraaaa!» Quasi non rimase stordita da quell’urlo.
«Cosa?» Rispose, passandosi un dito sul naso, inclinando la testa di lato per cercare di capire se bastava la nutella su quel punto.
«Zayn è qui! E sta venendo.» Capì l’antifona della frase. Cominciò a correre fuori dalla cucina, bloccandolo sulla porta della sala.
Dire che era un dio sceso in terra, era poco. Per un attimo si dimenticò anche il perché era lì, a bloccarlo. Si permise un secondo – solo un secondo – di guardarlo. E un sospiro di frustrazione le uscì dalle labbra, vedendo quel corpo da urlo fasciato dagli Jeans neri. Zayn sapeva quanto sangue le faceva quando si metteva i jeans neri attillati, vero? Soprattutto insieme a quelle scarpe alte. Dio, era il male.
«Ehi...» Tornò sul mondo dei vivi con quel richiamo e alzò la testa, per guardarlo negli occhi. E lì, anche in quel momento, si perse a guardare quegli occhioni castani che le mandavano in cancrena il cervello.
Sembrava una dannata bambina con gli ormoni in subbuglio. Dannato angelo caduto dal cielo.
Zayn, forse rendendosi conto dello sguardo della ragazza, posò le grandi mani sui suoi fianchi, abbracciandola.
«Ciao eh!»
«Ciao Malik!»
Sussurrò con tono sconnesso, appoggiando la fronte alla sua spalla. Sì, per un attimo si era scordata totalmente della realtà che la circondava.
«Mi fai passare?»
«NO!»
Urlò - ricordandosi del perché era lì - con troppa enfasi, tanto che Zayn alzò un sopracciglio.
«Perché?» Le chiese mentre quelle labbra da urlo le baciavano il collo, con un tono dolce.
«Non puoi entrare!» Sbraitò con tono ansioso, posando i pugni sul suo petto. Zayn le passò le braccia intorno alla vita, stringendola di più a sé.
«Perché no?»
«Malik, fai troppe domande e sei appena arrivato!»
Sussurrò, guardandolo.
In fondo a se stessa ammise che quel ragazzo le era mancato. Erano passate quasi due settimane, ma andiamo... Un conto è averlo lì, di fronte a lei, bello come il sole. Un conto era vederlo tramite Skype. Non si lamentava, l’importante per lei era vederlo, ma non c’era paragone nel poterlo toccare, respirare il suo profumo e guardare dal vivo quelle espressioni tutte sue che la mandavano al patibolo. E poi c’erano quelle labbra, che, in quel momento, la torturavano deliberatamente sul collo.
«Zayn...?»
«Mhm?»
«Non mi convinci e poi c’è tua madre di là.»
«Si, certo. E io sono Mago Merlino!»
«Ciao Mago Merlino!»
La voce di Patricia bloccò il bacio di Zayn sul collo e lo sentì irrigidirsi. Ridacchiò mentre Zayn usciva dal suo piccolo mondo, guardandola negli occhi.
«Ho sognato, vero?» Lo chiese più a sé stesso che a lei. «Mamma?»
«No, la fata turchina!» Scoppiò a ridere fragorosamente, poi guardò Zayn.
«Aspetta due minuti e ti faccio entrare.» Fece per togliersi dalla sua presa, ma Zayn la bloccò. Lo guardò incredula e lo vide alzare una mano. Arrossì all’istante, immaginandosi che Patricia era lì a guardarli, ma invece di farle una carezza le pulì la guancia, sorridendo.
«Va bene, puoi andare!» Le permise, mentre si portava il dito alle labbra e Keyra ovviamente non si lasciò scappare la scena.
Guardò accigliata quelle labbra abbracciare il dito, succhiando quello che aveva prelavato dalla sua guancia. Dio, si poteva essere più sensuali?
Le sorrise a trentadue denti per poi lasciandola andare e poté rientrare in salone, sorridere alla donna mentre quest’ultima l’aiutava a mettere i disegni fatti con la pasta da zucchero in frigo.
Fu problematico per la torta, visto che non aveva spazio in frigo. Ma finalmente riuscirono a sistemare tutto e alla fine permise al ragazzo di entrare.
«Come mai sei qui?» Chiese andando a salutarla, con un abbraccio. Keyra intanto si stava lavando le mani, cercando di togliere il colore della tintura.
«Volevo chiacchierare con la tua ragazza.» Frecciò.
Crollò il silenzio in sala e asciugandosi le mani, entrò in essa per guardare la scena. Zayn se ne stava a testa bassa – ma guardando comunque la madre – e Patricia sorrideva, con le mani sui fianchi.
«Te l’avrei detto.»
«Nel duemilamai, forse. Non prima.»

Sorrise a labbra strette, per non ridere da quella battuta. Patricia si girò a guardarla, le donò un occhiolino per poi dare un buffetto sul collo a suo figlio, che alzò lo sguardo mortificato.
Decise di lasciare un po’ di intimità ai due, in modo da poter chiarire e dopo aver fatto presente che saliva su in camera di Maddison, se ne andò con al seguito Akira. Bussò alla porta della stanza, attendendo il permesso di entrare.
Appena la porta fu aperta, notò che era cambiata qualche cosa. C’era una brandina, al fianco del letto di Maddison. Sicuramente comprata per l’arrivo di Haylee. Appena capirono che era lei, le dissero di sedersi sul letto. Le due chiacchieravano su qualche cosa che a lei, in quel momento, poco le interessava.
«Quindi dicevi..?» Stava riprendendo il discorso Haylee, incitando Maddie a dire qualche cosa. «O forse..?»
«Nono, ovviamente lei sa!» Keyra, come se si sentisse tirata in ballo, guardò le due e capì che si stavano confidando. Insomma, era la quinta in comodo in quella casa. Quasi non si alzò per andarsene in camera sua, ma non lo fece.
«Allora che aspetti, parla!» Esclamò entusiasta Haylee, muovendo le mani nevroticamente.
Maddison sorrise timidamente e arrossì un po’ in zona guance. Capì subito che stavano parlando di Liam.
«Stiamo facendo le cose con calma. E’ molto dolce. Se togli l’idea che è praticamente conosciuto in tutto il mondo, è l’uomo perfetto. Di una dolcezza impressionante.»
«Davvero? Beh dai, Liam mi è sempre sembrato dolce.»
«Lo è, fidati!»
«E..?»
Indagò Haylee, maliziosamente. Maddison arrossì all’istante, sapendo di cosa stava parlando, mentre Keyra se ne rimaneva in disparte a sghignazzare come una iena. La sua migliore amica la guardò male.
«No, ancora no!»
La mora scoppiò a ridere a quel sussurro, facendosi menare giocosamente da Maddie che ormai sembrava fare pan dan con il copriletto a bandiera inglese.
«Ma come no?»
«Haylee, qui non si sta parlando di baci. Qui si sta parlando di fare s-sesso. Non siamo ancora pronti.»
«Questi al massimo sanno cos’è il sesso.»
Li sfotté Keyra, entrando nel discorso e dando gomitate maliziose a Haylee che scoppiò a ridere.
«In effetti..»
«La finite?»
Chiese Maddison, guardandole male.
«Si insomma. Si sta parlando di Maddison e Liam! Per me in un’altra vita erano una suora e un prete!»
A quell’immagine nella sua mente, scoppiò a ridere così sguaiatamente da far tremare il letto, subito accompagnata da Haylee mentre Maddison rimaneva a braccia incrociate, offesa.
«Parla quella assatanata di sesso!»
«Ci puoi scommettere cinquanta Sterline.»
Disse, asciugandosi le lacrime e guardando divertita Maddison. «Ma almeno io me lo rigiro come un mappamondo!»
E giù di lì con altre risate sguainate da parte di Keyra e Haylee. A volte si domandava se davvero quelle due avevano lo stesso sangue. Oltre ad essere totalmente differenti, anche caratterialmente lo erano. Si volevano un gran bene, ma Haylee era più come Keyra. Maddison invece era la dolcezza assoluta.
Sentirono bussare alla porta e Maddie permise a Zayn di entrare. «Ma che vi ridete, galline?»
«Mi sfottevano perché non ho fatto ancora sesso con Liam!» Maddison sperava di trovare un alleato in Zayn? Povera cucciola.
Infatti il moro la guardò, alzò un sopracciglio e ghignò. «A quando il voto di castità?» E Keyra pensò seriamente di amare quell’uomo. Anche Zayn si unì alle risate di Keyra e Haylee, mentre Maddison mandava tutti e tre malamente a quel paese.
«E’ proprio stronzo. E’ proprio il tuo ragazzo!»
«Già. Ha preso proprio da me, non trovi?»
Ghignò Keyra, guardando il moro appoggiato allo stipite della porta. Haylee le diede una gomitata maliziosa.
«E poi almeno noi scopiamo! Tu che fai con Liam?» Attimo di suspense. «Spegnete la luce e giocate con i braccialetti fosforescenti?»
Keyra scoppiò ancora a ridere, tanto da rotolarsi sul letto con Haylee che, in incredulità, si godeva quel momento di amicizia tra sua sorella e una delle persone più famose su quella terra, in quel momento.
«Vai a fare in culo, Malik!» Keyra si alzò e continuando a ridere fragorosamente si avvicinò a Zayn, che se la strinse al fianco.
«Mi accompagni? Ho dimenticato la strada!» E buttò giù una delle sue espressioni da cucciolo.
«Chiedi a Keyra, lei la conosce a memoria!!»
Tutti si girarono a guardare la mora, che se ne stava bellamente appoggiata a Zayn. «Ciao, mi chiamo Mario e soffro di amnesia!»
Haylee quasi ululò dalle risate, vedendo il ghigno divertito sulla faccia di Keyra e il fumo che stava uscendo dalle orecchie di sua sorella.
«Che vuoi Malik?» Sbraitò Maddison, nervosa.
Come a ricordarsi perché era lì, guardò Keyra che lo guardò seriamente. Per un attimo temette il peggio.
«E’ suonato il timer.»
E gli occhi di Keyra si allargarono tipo biglie, per poi togliersi le braccia di Zayn dalla vita per correre giù in cucina, maledicendo qualsiasi santo su quel calendario.
Per poco non si bruciavano i ripieni di cioccolato che aveva fatto per ‘merenda’. Visto che le era rimasto un po’ di cioccolato, aveva pensato bene di creare una merenda per lei e le sue amiche. Per fortuna ne aveva fatti di più, così da poterli dare anche a Patricia e Zayn.
E in quel momento, seduti a tavola con tazze di caffè o tea, posò il cuore di cioccolato di fronte a Patricia, che quasi non si mise a piangere.
«Cos’è?» Dal tono che usò le sembrò di capire che non le interessava molto. A quanto pare l’amore verso il cioccolato di Zayn, l’aveva ripreso totalmente da Patricia. Aveva lo sguardo totalmente perso nel nulla.
«Cuore di cioccolato.» Rispose, con un sorriso. La guardò scrutare attentamente il piatto. Oltre al cuore di cioccolato, c’era anche un po’ di panna e un biscotto sopra di esso.
«E’ troppo carino per mangiarlo.»
«Mamma.. Se non lo mangi, dallo a me.»
Esclamò Zayn, avendo già finito il suo di cuore di cioccolato. Si girò a guardarlo, divertita.
«Neanche sotto tortura. E’ mio, ma mi dispiace. E’ troppo ben fatto.»
Affondò la forchetta nel cuore di cioccolato e appena lo aprì, il cioccolato fuso scivolò sul piatto. Prelevò un pezzetto di tortino e un po’ di cioccolato fuso, portandolo alla bocca. Finalmente Patricia si decise a mangiare e nel salone si percepì la voce di tutti e cinque, che chiacchieravano allegramente su un qualcosa di diverso dall’altro gruppo. Ognuno intratteneva un discorso diverso con qualcun altro.
 
 
«Dov’è il quasi festeggiato?» Posò la torta fatta quel pomeriggio sul tavolo della sala da pranzo, salutando poi i suoi amici che ancora non aveva visto da quando erano tornati. Tutti si erano accampati a casa Malik per festeggiare alla mezzanotte i vent’anni di quel moro da strapazzo. Lei era arrivata leggermente in ritardo, perché doveva finire la torta.
«Prova ad indovinare?»
«Dorme, vero?»
«Ovviamente!»
Disse esasperato Liam, facendo sorridere Keyra. Si sapeva che Zayn moriva dietro al suo letto. Avrebbe potuto dormire per giorni. Si tolse la tracolla e la posò sul divano, dirigendosi nella stanza del moro e trovandolo profondamente addormentato con la lucina accesa.
Era divertente pensare che quel ragazzo che si faceva grosso di fronte a tutti, dormiva con la luce accesa perché aveva paura del buio. Era divertente, ma tremendamente dolce come cosa.
Si sedette sul letto, guardandolo dormire. La linea della mascella era segnata da un filo di barba che non si era fatto, gli occhi cercati di nero per il jetlag, ma profondamente bello. Tutto in lui era bello. Non c’era niente da fare. Si abbassò a baciarlo, facendolo muovere.
«Ehi.. Ma come io ti vengo a portare la torta e tu dormi..?»
«Ho sonno!»
Mugugnò rannicchiandosi in sé stesso e avvicinandosi a lei per richiedere coccole. Un cucciolo di foca, decisamente. Affondò le dita nei suoi capelli, facendo scivolare il ciuffo ora piatto verso il lato del suo viso. Ridacchiò.
«Zayn..»
«Mhm??»
Mugugnò assonnato.
«Ti svegli?»
«Sono sveglio, gallinaccia!»
Recitò prendendo la sua mano e tirandola per farla stendere al suo fianco. Con un sospiro frustrato si stese al suo fianco, cominciando a dargli fastidio sui fianchi, per farlo svegliare del tutto. Zayn si lamentava, ma ridacchiava per il solletico.
«Dai, alzati.. Ti ho fatto anche la torta!»
«Davvero?»
Chiese aprendo finalmente gli occhi stanchi, ma sorridendo.
«Già..» Ricambiò il sorriso. «Nutella e panna.»
«Tu si che mi conosci..» Esordì stringendosela al fianco, posando poi le labbra sulla sua guancia come ringraziamento.
Alla fine si alzò, prendendo per mano Zayn che mugugnò contrariato. «Forza, alzati. Ti stiamo aspettando tutti..»
«Voglio dormire, qui.. accoccolato sotto le coperte con te!»
«Beh, avremo tempo dopo di dormire. Si compiono solo una volta i vent’anni.. Alzati Malik sennò..»
«Sennò cosa?»
Sussurrò lui, guardandola con quello sguardo da cucciolo abbandonato. Lo odiava quando faceva quelle cose per allisciarsela, perché anche se teneva duro e non gliela dava vinta, dentro di sé sospirava con gli ormoni in subbuglio. E lo odiava per farla sentire così bimba in piena fase adolescenziale.
«Sennò sai che ti levo il sesso!»
Ma quella volta non funzionò molto quella frase. Zayn non era proprio intenzionato ad alzarsi. «Ok..»
«Ok? Hai appena detto ok?» Chiese incredula, guardandolo. Zayn alzò le spalle, richiudendo gli occhi.
«Che mi frega? Ho un letto così bello. E poi c’è sempre Perrie..»
A mano aperta, lo schiaffeggiò sul braccio tatuato, per poi sentirlo ridere. Stava giocando, ma a lei le era partito un polmone. «Tua sorella c’è Perrie. Alzati subito Malik!» Sbraitò con veemenza, guardandolo. Lui sorrise, la tirò a sé – facendola così ricadere sul letto – e se la spalmò praticamente addosso. Poteva sentire ogni terminazione nervosa sotto di lei, ogni muscolo contrarsi. Perché Dio aveva messo al mondo una persona così bella?
«Sei per caso gelosa, Smith?»
«No, chi io?»
«Si, tu.. Sembri gelosa!»
«Ti sbagli.. vuoi alzarti, per merlino?»
«Al massimo mi alzo per te.. Per merlino proprio no!»

Roteò gli occhi al cielo, esasperata e facendolo ridacchiare. «Basta che ti alzi. Per me o per merlino, basta che lo fai!»
«Prima devi baciarmi!»
«Malik, sto per menarti.»
Lo avvisò furibonda, guardandolo in tralice.
«E’ il mio compleanno!» Avvisò il moro, posando la mano nella piegatura del collo.
Guardò la sveglia sul comodino di Zayn, sorridendo. «Veramente sono ancora le undici e quarantotto dell’undici gennaio. Ergo non attacca!»
«Ma tu vuoi baciarmi..»
Sussurrò malizioso e divertito. Si, lo voleva. Avrebbe donato un bacio ad ogni centimetro di quel corpo. Avrebbe speso la sua vita rimanendo lì, solamente a baciarlo. Tanto che sulla carta d’identità avrebbe potuto mettere, sotto la voce impiego: baciatrice incallita di Zayn Malik.
Ma non gliel’avrebbe data vinta così. E quindi se ne rimase lì, spalmata sul suo corpo, a guardarlo con un cipiglio incazzoso.
Dovette lottare un pochino per resistere a quelle labbra del diavolo che donavano baci sulla sua guancia. Si innervosì non poco quando si rese conto che Zayn conosceva ogni suo punto debole e che sapeva come farla sciogliere. Lo odiava, l’aveva già detto?
Alla fine però cedette, dando così la possibilità alla lingua di Zayn di scivolare tra le sue labbra serrate in precedenza.
E il moro sapeva anche che, dopo averlo baciato, anche per lei sarebbe stato difficile alzarsi da quel letto. Era una maledizione quel ragazzo, perché sapeva soggiogarla in tutti i modi.
Scattò in piedi – trovando la forza di volontà non si sa dove – e si staccò dal suo corpo che, malevolmente la invitava a sé, a rimanere lì per il resto dei suoi giorni. A donare il miglior regalo di compleanno al moro. Coccole, sesso e calma. Ma non era quello il suo piano. No, proprio no.
Lo tirò di nuovo per un braccio, senza aprire bocca. Perché sapeva che sarebbero rifiniti a battibeccare, così fece tutto in religioso silenzio. E quando Zayn permise a Keyra di alzarlo, lo trascinò giù dove tutti aspettavano il quasi festeggiato.
Non era una vera e propria festa. Più che altro Zayn aveva chiesto ai suoi amici di andare a casa sua, alla famiglia, per festeggiare insieme. Spumante e torta, niente di più. Un ritrovo di amici e familiari, solo per festeggiare il moro. Nessuno aveva obiettato, trovandosi d’accordo. Si sapeva che Zayn, in mezzo alle feste in grande stile, si sentiva di troppo. E così avevano acconsentito. Lei aveva portato la torta e gli altri avevano pensato allo spumante.
Brindarono alla mezzanotte, facendo gli auguri al moro e mangiando la torta chiacchierando allegramente. La madre di Zayn se ne uscì con qualche aneddoto di quando era piccolo. Quando aveva buttato giù la televisione dalla finestra o quando aveva disegnato tutta la parete del salone, appena dipinto. Zayn se ne stava lì seduto di fianco a lei, a sorridere nel sentire quei racconti che sembravano di un passato tanto lontano.
Perché quando hai ciò che vuoi dalla vita, tutto sembra di un passato remoto, troppo lontano per poterlo chiamare passato. Lui, nella sua nuova vita, era contento. Si vedeva che il suo lavoro gli piaceva, che ne trovava spunto per essere qualcuno. Poteva essere infastidito dalle fan, dalle loro urla, ma amava cantare.
E da una parte, anche lei stava facendo un buon lavoro con quel moro. Non era stata in grado di dire di no, così l’aveva accontentato. Rendendo ancora più fantastica la sua vita, a parere del moro. Non aveva resistito a quel sorriso. Non era stata capace di mettere in un angoletto i suoi sentimenti, per impedire a quel ragazzo di rovinarsi la vita. Perché in fondo non era capace di dire di no a quel ragazzo.
Andarono a letto verso l’una. Lei rimase a dormire lì da Zayn, visto che per la sorpresa che aveva in mente per il moro, doveva alzarsi presto. Tanto valeva rimanere lì a dormire con lui, così da non guidare mezza addormentata. Aveva chiesto il permesso a Patricia di rubarlo per due giorni e lei aveva acconsentito, sentendo la sua idea.
E quando la sveglia suonò, Keyra pensò seriamente di cambiare i piani. Era troppo stanca per guidare. Magari poteva rinchiudersi dentro la stanza del moro con esso, dando un’altra sorpresa al suo ragazzo. Ma solo quando percepì un bacio sulla spalla da parte di Zayn, capì che non voleva cambiare i piani.
«Perché hai messo la sveglia così presto?» Domandò con tono assonnato, rimanendo ad occhi chiusi.
Ma non rispose. Primo perché non voleva rovinargli la sorpresa. Secondo perché non c’era caffeina nel suo sangue. Si alzò con una spinta energetica, scese in cucina per fare il caffè e mentre aspettava che questo uscisse, si mise a guardare il telegiornale ma senza vederlo realmente.
E con la notizia di un incendio chissà dove, portò il caffè al moro che era tornato a dormire bellamente. Rimase inerme a guardarlo, con la tazza in mano quando si rese conto che era sdraiato a quattro di spade, con la faccia affondata nel cuscino dove lei aveva dormito.
Erano quelle piccole cose che le stringevano il cuore in una morsa dolcissima. «Sveglia culone.»
Gli diede un calcio leggero su quel culo nascosto dal boxer, rimanendo incantata a guardarlo steso lì, senza coperte e a quattro di spade. Quando dio distribuiva la bellezza, lui era primo nella fila.
«Che vuoi?»
«Svegliarti, ovviamente. Su, alzati..»
«No!»
Ogni sacrosanta volta era la stessa medesima scena. «Ho sonno!» Piagnucolò guardandola da sotto le ciglia appiattite.
«Lo so.. Dormirai in macchina, su!»
«In macchina?»
Chiese prendendo il caffè dalle mani di Keyra come se fosse la pozione della giovinezza. Sorseggiò piano, poi posò la tazza ancora piena sul comodino.
«Si, in macchina. Si parte per una gita.»
«E perché?»
«E’ il mio regalo per il tuo compleanno!»
Sussurrò, sdraiandosi di nuovo al suo fianco, dando piccoli baci sulla spalla muscolosa e sentendolo affondare la mano nei suoi capelli, ricadendo con la testa sul materasso.
«Ma io ho sonno!»
«Lo so.»
Ripeté, continuando a coccolarlo lentamente, notando come era entusiasta di quelle coccole.
«Sai che cosa vorrei come regalo per il mio compleanno?»
«Non te la do, Malik!»
«Maledetta. Perché capisci sempre cosa intendo?»
Sbraitò seriamente, ma fintamente offeso. Lei ridacchiando si appoggiò sui gomiti al suo fianco per guardarlo in viso. Lui la scrutò attentamente il suo viso, per poi alzare quel tanto la testa per baciarla.
«Perché ti conosco meglio di chiunque altro. Lo alzi quel bel culo che hai e ti vai a vestire?»
«Se dico di no, cosa succede?»
«Che ti trascino fuori casa in boxer!»
«E va bene..»
Dopo un altro bacio veloce, lo guardò alzarsi e andare al bagno per farsi una doccia. E mentre lui si lavava, lei prendeva il borsone di Zayn dall’armadio – quello che aveva usato per partire per il Giappone e per il Ghana – mettendoci dentro qualche maglietta e due jeans. Indovinate? Rigorosamente neri. Posò il suo chiodo sul borsone, proprio nello stesso momento in cui Zayn usciva dal bagno solo fasciato dall’asciugamano e i capelli imperlati di acqua.
«Perché hai tirato fuori il mio borsone?»
«Rimaniamo fuori per due giorni. Dubito che tu voglia indossare gli stessi vestiti per due giorni.»
«Dove mi stai portando?»
«Vedrai!»
E detto questo uscì, non prima di avergli pizzicato un fianco muscoloso dirigendosi poi verso il salone dove attese che Zayn finisse di prepararsi.
 
 
Per essere una giornata di Gennaio, era fin troppo soleggiata e calda. Sicuramente sarebbe tornata la neve, ma quel giorno sembrava più una quasi giornata primaverile. Certo, c’era un vento leggermente freddo, ma si poteva sopportare.
Si piegò in avanti e guardò il cielo. Non c’era una nuvola neanche a pagarla oro. Era stata la giornata perfetta per fare quella piccola sorpresa al moro. A proposito del moro. Se ne stava bellamente dormendo al posto del passeggero, appoggiato al finestrino e cullato dall’andare della macchina. Ridacchiando rallentò ed entrò ad una piazzetta di sosta, lasciando la macchina accesa.
Lo guardò dolcemente mentre prendeva la boccetta d’acqua che aveva preso prima di partire, aprendo il tappo lentamente e continuando a sorridere. Se la continuava a dormire, quel farabutto. Capiva che era stanco per il jetlag, ma andiamo. Erano quasi le undici di mattina, che diamine.
Si piegò in avanti e, lentamente versò l’acqua nella bocca aperta di Zayn che si risvegliò di colpo, quasi sputando l’acqua.
«Stronza!» Biascicò dopo aver mandato giù l’acqua e asciugandosi il mento dove era scesa un po’ di acqua. Rise lentamente, rimettendo il tappo al suo posto.
«No dico, buongiorno eh!» Lo prese in giro, appoggiandosi e spegnendo la macchina. Zayn, in tutto questo si stiracchiò languidamente sul sedile, per poi decidere di farlo su di lei, schiacciandola sul sedile e ridacchiando dai suoi gemiti.
«Dove siamo?» Chiese ributtando le braccia sulla sua pancia, ma rimanendo bellamente appoggiato su di lei. Gli accarezzò la fronte.
«Boh, dispersi chissà dove.»
«E dai che lo sai!»
«No. Non lo so!»
«Bugiarda. Solo non vuoi dirmelo!»
Rispose, guardandola con dolcezza. Keyra alzò le spalle, come per far finta di non saperlo.
«Quanto manca?»
«Una decina di minuti.»
Avvisò riaccendendo la macchina e uscendo dalla piazzetta di sosta, riprendendo il cammino verso chissà dove. Zayn si guardò intorno, poi tornò a guardare lei.
«Lo so dove siamo!»
«Dove siamo?»
Chiese girandosi a guardarlo, con dolcezza.
«Holmer Chapel. Mi stai portando lì.» Era stupito e alla fine annuì. «Perché questa gita?»
Si girò a guardarlo, sorridendo debolmente, per poi tornare a guardare la strada. Strinse le mani intorno al volante, sospirando.
«Primo perché hai bisogno di calma. Quale posto è meglio di una cittadina dispersa nel nulla?» Zayn sorrise a quella domanda. «Secondo: perché credo proprio che ci farà bene..»
«A noi?»
«Hn..»
Schioccò la lingua, tornando a guardarlo prima di prendere lo svincolo per uscire. «E perché?»
«Perché i problemi bisogna affrontarli di petto. Entrambi abbiamo un problema con il passato, tanto vale andare lì e prendere di petto.»
«Ma è passato.»

«Si, è passato. Possiamo pensare che è il passato, ma entrambi quando si parla di quel periodo facciamo smorfie. Quindi tanto passato non è.»
Zayn rimase per qualche minuto in silenzio a pensare a quella cosa. «E cosa hai intenzione di fare?»
«Assolutamente niente. Ti ho portato a fare una gita fuori porta. A te la decisione di cosa fare.»

Il moro posò la mano sulla sua, stretta al cambio delle marce. Appena entrarono nella cittadina, un sospiro uscì da entrambe le bocche.
E come diceva lei, quel passato non era tanto passato visto che entrambi stavano così ansiosi nel rivedere quella cittadina. Si era accorta che Zayn non voleva pensare al passato proprio la sera di capodanno, quando gli aveva ricordato quel periodo. E lei l’aveva sempre saputo che quel periodo le donava ansia. Quindi aveva avuto ragione a fare quella gita fuori porta.
Due semafori, due svolte e si fermò di fronte a quella casa che in passato era stata di Niall. Naturalmente dopo la fine della scuola sua madre era tornata in Irlanda, per stare vicino anche a Greg, il fratello maggiore di Niall.
Si guardò intorno, notando alla fine della strada la casa dei nonni di Zayn. Sorrise debolmente a quella visione. «Vivono ancora qui?»
Il ragazzo si girò a guardarla, accigliato. Indicò con il mento casa dei suoi nonni, poi lo vide sorridere. «Ovviamente. Pensavo che avremmo dormito da loro.»
Rise a quella frase.
«Non ci ho proprio pensato a loro, Zayn. Vuoi andare a trovarli?»
«Perché no?»
Era entusiasta. Ma non si mosse di un millimetro. Si girò a guardarlo, inclinando la testa di lato vedendo quanto fosse ansioso.
Avevano anche risolto tanti problemi, ma dal passato non si scappa, purtroppo. E per Zayn era un bel fatto stare lì a pensare che di lì a poco sarebbe rientrato dentro a quella casa.
«Dopo.. Semmai..» Terminò, girandosi a guardarla. Gliela lesse in viso quell’ansia che aveva preso possesso del suo corpo. Sorrise debolmente e annuì, capendo che non voleva spingerlo a fare le cose troppo in fretta.
«Andiamo a posare i borsoni in stanza, ci facciamo una passeggiata e poi semmai andiamo, ok?»
«Ok..»
Lo vide deglutire con enfasi, poi tornare a guardare quella casa. «Grazie.»
Riaccese la macchina e partì verso quello che sarebbe stato il loro albergo. Non rispose al suo grazie, perché in effetti non c’era risposta. Purtroppo dovevano superarla quella cosa, tanto vale farlo subito e indolore. Però capì che Zayn aveva bisogno di tempo per riprendersi la padronanza di sé stesso e del suo carattere forte.
Quando arrivarono di fronte l’albergo, Keyra parcheggiò dalla parte opposta e scese, stiracchiandosi languidamente dopo quasi tre ore di guida. Attese che Zayn scendesse dalla macchina, prendendo poi i loro borsoni e attraversando la strada mano nella mano si diressero dentro l’albergo.
«Salve..»
«Benvenuto all’Ascar Hotel. Avete una prenotazione?»
«Si, a nome Smith.»
«Mi servirebbe la sua carta d’identità.»
Tirò fuori un documento da poterlo far registrare, mentre Zayn guardava fuori dalla porta, perso nei suoi pensieri. Non lo disturbò, attese che i suoi dati venissero registrato per poi richiamarlo quando le consegnarono le chiavi. Zayn si riscosse dai suoi pensieri, seguendola come un cagnolino su in ascensore. Non parlarono molto, mentre lei si dava una sciacquata al viso e si truccava quel tanto per non sembrare il mostro di Lockness.
Solo quando uscì dalla stanza, Zayn le rivolse parola.
«Ho un piano per la giornata.» Lo studiò, studiò la sua espressione e notò che l’ansia era sparita. Aveva fatto pace con sé stesso e ora era tornato ad essere quello di sempre.
«Davvero? E cosa hai in mente?»
«Non te lo dico..»
E prendendola per mano uscì di nuovo dalla stanza, ridacchiando tutto euforico per quella cosa. Sorridendo scosse la testa, ma lo seguì in silenzio. La condusse per qualche minuto verso chissà dove, ma poi capì dov’erano. Quel parco era stato partecipe di tante riunioni del gruppo, mentre cazzeggiavano allegramente come solo loro erano riusciti a fare.
Sorrise, ricordando quante volte aveva spinto Niall su quell’altalena, quante aveva salito al contrario quello scivolo per raggiungere Zayn, seduto sul piano a godersi la visuale dall’alto. Quante volte lui si era aspettato dei baci e lei invece gli mozzicava la guancia o gliela leccava.
Ridacchiò. Era passato tanto tempo, ma nella sua mente si formarono le immagini di loro che correvano in quel parco giochi, le loro urla le riempirono le orecchie e un sorriso tornò ad appoggiarsi sulle sue labbra. Poteva vederle le loro immagini sfocate correre lì, di fronte a lei. Era come se fosse uno spettatore e vedeva la scena dall’occhio di qualcun altro. Ridacchiò ancora.
«Vediamo se c’è ancora.» Si girò a guardare Zayn, che si avviava verso una panchina di marmo. Lo seguì, vedendolo piegarsi a guardare le mille scritte su quella panchina.
«Cosa cerchi?» Domandò, incuriosita. Lui se ne stava lì a leggere le dediche scritte sulla panchina, con le mani in tasca.
Poi si girò un secondo a sorriderle. «In uno dei tanti pomeriggi che siamo stati qui, Louis ha scritto qualcosa su di noi. E io ho fatto di tutto per non fartelo leggere.»
Gli sorrise e si mise a leggere anche lei quelle dediche. «E perché?»
«Perché mi vergognavo come un ladro. Mi aveva beccato a guardarti con occhi sognanti e mi ha sfottuto per tutto il tempo mentre tu stavi cazzeggiando con Liam. E quando sei venuta vicino a me, mi sono seduto sopra la scritta. Era… Imbarazzante.»

La risata di Keyra si espanse per il parco giochi. Se ne stettero in silenzio per alcuni minuti, a leggere quelle dediche che in fondo non erano reali. La maggior parte di queste erano di persone che, sicuramente, si erano lasciate dopo pochi mesi. C’erano ti amo, c’erano promesse fatte al vento. E poi, c’erano loro.
Una frase idiota. Ma piena di significati. Forse loro erano gli unici – o uno dei pochi – che erano rimasti lì, impressi nella verità. Perché loro continuavano a stare insieme. Forse in passato erano stati una delle tante frasi, ma ora non si poteva dire lo stesso.
Il destino aveva deciso di separarli, loro avevano combattuto per tornare al fianco dell’altro. E lottare a volte, ne vale la pena.
Forse erano stati gli unici ad non accorgersi di quanto avevano fatto vedere agli altri quello che provavano.
“Vedere qualcuno sorridere, sapendo di esserne la ragione. (seeing someone smile and knowing that you were the reason why.)
K&Z sempre e comunque. Giuro! (forever and always. I swear!)

Sorrise mentre indicava la scritta incisa da Louis, su quella panchina. Zayn posò gli occhi su di essa, la guardò e sorrise debolmente insieme a lei. «Non ho mai capito se si riferisse a me o a te.»
«Forse ad entrambi.» Rispose Keyra, girandosi a guardarlo. Il ragazzo si girò a guardarla per qualche secondo in modo serio. Poi sorrise, rizzando la schiena e camminando per il parco deserto. E come ai vecchi tempi, si andò a mettere sopra lo scivolo per guardare il mondo da un altro punto di vista. Lei invece rimase lì, seduta su una panchina, coccolata dai ricordi che fino a quel momento aveva cercato di rimandare, di non vedere.
Non c’era bisogno di parlare. Tutti e due erano, sicuramente, persi nei loro ricordi. I loro ricordi tanto simili, mentre erano lì, ma da punti di vista. A volte si stupiva che intorno a lei, c’era gente in grado di ricordare le sue stesse cose. L’idea che anche Zayn era partecipe di quei ricordi, la turbava. Perché un conto era stare male lei, un conto è sapere che, quel parco, nascondeva ricordi per entrambi. Certo, felici, ma con un retrogusto di tristezza.
La testa di Zayn si spostava lentamente, guardandosi intorno. «Se due anni fa mi avessero detto che sarei tornato qui con te, avrei riso. Ma di gusto.»
Keyra alzò gli occhi dal terreno per guardarlo. Sorrideva. Non sembrava turbato da quella cosa. A differenza sua, Keyra lo era.
I sentimenti per Zayn erano sempre stati un punto negativo in sé stessa. In quel parco si era resa conto che avrebbe voluto Zayn nella sua vita per sempre. Con la sua antipatia, con il suo fare da cucciolo quando veniva preso in giro. Con gli sbalzi di dolcezza, quando, alzandosi da quello scivolo, si avvicinava a lei e si stringeva al suo corpo e l’abbracciava. Semplicemente quello.
Aveva sempre pensato di essere immune all’amore. Aveva pensato con Lucas di sbagliare, che in fondo anche lei si era innamorata. Ma solo dopo aver conosciuto Zayn aveva capito che Lucas era stato solo una richiesta di attenzioni. Con Zayn, invece, era una cosa diversa.
Non l’aveva voluto. Non aveva previsto attenzioni da parte del moro. E se le aveva previste, non pensava sicuramente che fossero per bene, ma un modo di divertirsi. Ma si era dovuta mordere la lingua, nel costatare che Zayn, in un modo tutto suo si era insinuato in lei lentamente, come una di quelle malattie che ti prendono.
Quelle malattie diverse dal raffreddore. Tre giorni e tutto passa. Zayn era una di quelle malattie (nel senso buono, ovviamente) che ti prendevano lentamente, con un’incubazione che non aveva fine. Era entrato, per non uscire.
Ma anche se aveva colpito tante parti di lei, era controproducente. Perché la colpiva, ma dopo aver colpito, donava baci a quella parte di lei, lenendo il suo dolore. Facendo passare il suo dolore per piacere. La feriva, ma sapeva come curarla.
Di quello i libri non ne parlavano.
L’amore che viene descritto è.. Non concluso. Non ti spiega quanto può far male e quanto, al tempo stesso, farti bene. O forse era una cosa solo sua.
Zayn era il male ma anche il bene. E sapeva di non poter vivere senza una delle due parti. Perché era così tra di loro. Poteva essere sbagliato, ma era giusto.
Lei era il giorno, lui la notte. Lui era il calmo, lei la sclerata. Lui era il perfetto prototipo di fidanzato perfetto, lei anti fidanzamento. Lui era il sole, lei la pioggia. Contrastanti, ma inevitabilmente vicini. Il contrario dell’altro, ma necessario uno per l’altra.
E rese il simbolo dello yin yang in modo diverso. Nel nero c’è sempre un pezzo di bianco. Nel bianco sempre un pezzo di nero. Da soli, sono inutili e… Ovvi! Insieme, sono la perfezione.
Tornò a guardarlo, indecisa se intromettersi in quella parte solo di Zayn.
Si torturò le mani, pensierosa. «Io non avrei creduto possibile che, ciò che lasciavo qui, sarebbe stato davvero così importante per me.» Il ragazzo fece guizzare gli occhi nei suoi, silenzioso. «In realtà l’avevo pensato. Ma non volevo crederci.»
E un sorriso si dipinse sulle labbra di entrambi. Uno seduto sullo scivolo, a guardare il mondo da un altro punto di vista e l’altra seduta su una panchina, pochi metri da lui. Ma in effetti, erano più vicini di quanto volessero ammetterlo.
«Ero un bambino, ma solo adesso mi rendo conto di quanto ero sicuro di me. Potevo avere paura, ma avevo già capito tutto dalla vita.» Sussurrò lui, appoggiando le braccia al tubo di ferro che c’era per orizzontale sul piano. Non aveva mai capito il perché di quel tubo, ma non le interessava poi così molto.
Lei ci si teneva quando doveva dar fastidio al moro, al tempo. Si aggrappava lì negli ultimi due passi che li divideva e ci si teneva mentre lo infastidiva.
Forse serviva ai bambini per prendere la spinta, oppure per non cadere. Bah.
Zayn ci si appoggiò, lasciando le braccia a penzoloni. Di fronte a lei, non c’era solo lo Zayn Malik di 2013. Ma seduto al suo fianco c’era quello di un tempo. Di un passato remoto, ma tanto nitido. Con i capelli schiacciati sulla fronte, corti. Con gli occhi annoiati, con quel taglio orientale tanto bello. Con vestiti mezzi larghi, scoordinati. Un bambino in cerca di risposte. Forse poi, su quello scivolo, quello Zayn Malik non se n’era mai andato. Era rimasto lì, a cercare quelle risposte nel mondo. Aveva continuato a vivere, certo, ma una parte di Zayn era rimasto lì bloccato, a cercare quelle risposte.
«Ti rendi conto di quanto tempo sia passato?»
Chiese ad un tratto, il giovane. Tornò ad appoggiare lo sguardo nel suo, ansiosa. Si, se ne rendeva conto. E non sapeva se era un male o un bene. Da una parte aveva paura di scoprire che quel viaggio avrebbe aiutato Zayn a capire che non ne valeva la pena. Da una parte invece, l’avrebbe aiutato ad andare avanti. Forse.
Lo vide appoggiare il mento su quel tubo, guardandola in modo serissimo. Anche lei continuò a guardarlo, rispondendo alle sue domande interiori.
E’ lui ciò che vuoi? Si.
Ne vale la pena? Decisamente si.
Farai del male a Zayn? Forse. Ma saprò come lenire le sue ferite.
Ne sei veramente capace? Si.
Potete essere felici insieme? Per quanto sia morboso e strano, si.
Non erano solo quelle le domande che affollavano la sua mente. Mai avrebbe smesso di farsele quelle domande.
Con un sospiro si alzò e tolse quella poca distanza tra lei e lo scivolo. Lo studiò, come in passato. E passo dopo passo, le mani si strinsero intorno a quel tubo e si ritrovò a pochi centimetri dal viso di Zayn. Come in passato.
Si guardarono negli occhi, un sorriso divertito sulle labbra, ma malinconico.
«Me ne rendo conto.»
«E ti spaventa?»
Chiese subito, come se aspettasse la sua risposta pur di chiederglielo.
«Da morire.» Lo ammise a lui ma anche a sé stessa. Non avrebbe mai potuto mettere una pietra sopra il passato, ora lo sapeva. Chi riesce a mettere una pietra sopra il passato, significa che ha trovato le risposte alle sue domande. Ma lei, non le avrebbe mai trovate perché in fondo continuava ancora a chiedersi come fosse finita ad essere così dipendente da Zayn. E a quella domanda, non c’era risposta. Come non c’era risposta al perché aver permesso a Zayn di farla sua, con mente e corpo. Perché era attirata dal male e dal bene che Zayn scaturiva.
Se avesse mai trovato le risposte a quelle domande, significava che tutto era passato. Che il fatto di essere attirata da entrambe le parte di Zayn, fosse terminato.
«Mi spaventa perché dopo tutto questo tempo, sono ancora qui. Ma non ne posso fare a meno.» Continuò ad ammettere ad entrambi la verità.
Zayn si tirò quel poco indietro, per poi posare le mani sui suoi fianchi, stringendo le gambe e permettendo così a Keyra di sedersi. Lei non voleva sedersi sulle sue gambe, ma lo fece. E lì, seduti uno dall’altra parte del mondo, divisi da quel tubo, si guardarono.
«Hai trovato le risposte alle tue domande?»
Si morse il labbro inferiore, indecisa se ammettere anche quello. «Alcune. Ad altre, ho capito che non c’è risposta. Perché se la trovo, vuol dire che finirà tutto. Solo quando finirà tutto, troverò le risposte.»
«E credi di trovarle, un giorno?» Lo chiese con tono ansioso, lo notò.
Sorrise e appoggiò il mento sul tubo, guardandolo. Scosse la testa.
«No. Non è nei miei piani trovarle. Ho capito che se il destino ti ha donato a me.. Può essere anche la cosa più sbagliata del mondo. Ma tu hai contribuito a farmi essere quella che dovevo essere. Nel bene o nel male.»
Lo vide corrucciare la fronte, formando le rughe di espressione. «in che senso?»
«Che per essere questa persona dovevo avere degli ingredienti; una dose di odio, una dose di amore. 250 grammi di persone che mi avrebbero fatto del male. 300 grammi di persone che mi avrebbero fatto del bene. Quattro persone che mi amassero nel bene o nel male. E una persona che, per quanto sia strano, combaciasse con me q.b.»

Zayn allargò leggermente gli occhi.
«Combacio con te quanto basta?»
«Direi di si.»
Rimasero lì a guardarsi per i due minuti successivi. Anche Zayn appoggiò il mento sul tubo. Le loro guance si sfioravano, in una carezza delicata.
Il ‘quanto basta’ poteva sembrare poco, agli occhi degli altri. Per lei, invece era tanto. Perché in un dolce, quando aggiungi l’ultimo ingrediente, lo fai a tuo piacimento. Assaggi il composto, lo degusti per capire se è perfetto. Sta a te decidere se lo vuoi così amaro o più dolce. Più liscio o più denso. Sei te che hai in mano il gioco.
Gli ingredienti ci sono tutti – quindi non hai sbagliato niente e il dolce riuscirà comunque – ma tu sai che quel pizzico in più di farina, zucchero o acqua che sia, lo ha reso come tu volevi. E solo grazie a Zayn, per quanto strano fosse, lei era diventata quella che doveva essere. Quella prevista dal destino; strana, pazza al punto giusto, ma con un retrogusto di felicità.
E lei aveva deciso di aggiungere più zucchero nella sua vita. Più zucchero e più farina. Quel pizzico in più di zucchero avrebbe reso la sua vita il necessario per essere più morbida. E più farina avrebbe reso il composto più omogeneo, più forte. In fondo Zayn non era tutto questo gran male per lei.
Lì non ci sarebbero stati baci, ma solo abbracci. E in fondo, quelli lo erano. Piccoli abbracci di due bambini che, in un modo o nell’altro, cercavano di riprendersi quella parte di loro che avevano lasciato indietro, per poter finalmente fare quei passi in avanti.
Sicuramente faceva male essere lì. Ma non c’era posto dove in quel momento dovevano essere.
 
Un conto era essere stupida una volta. Un conto esserlo due volte di seguito.
«Non prenderò di nuovo un gelato a gennaio, Zayn.» Sbraitò, guardando la sfilza di gelati sotto i suoi occhi. Erano di nuovo da capo a dodici. Ecco qual era il piano della giornata di Zayn. Rivivere da grandi ciò che erano stati da piccoli.
«E dai! Sarà divertente!»
«Perché mi fai questo?»

Lo sapevano entrambi il perché. Dopo aver scoperto che in fondo il tornare indietro nei ricordi non era così malvagio, ci si erano tuffati come un naufrago di fronte ad un salvagente. 
Il perché era semplice. Prima il dolore e poi il piacere del riscaldarsi insieme. Scosse la testa.
«Avrei preferito che tu mi portassi da Starbucks e, dopo aver mangiato due brownies, mi chiedessi di fare tappa bagno!»
«E’ la prossima cosa che faremo. Su, decidi i gusti Kè. O hai paura?»
Si girò a guardarlo come un leone guarda una formica. L’indifferenza totale.
«Cioccolato, nocciola e smarties.» Annunciò, sempre guardando il moro che, alzando un lato delle labbra in sua direzione, tornò a guardare l’uomo che preparava una coppetta di gelato a quei due strambi clienti. Perché come era successo due anni prima. L’avevano scambiati per due pazzi. In fondo prendere il gelato a gennaio, con una nevicata alle spalle, era da pazzi sclerati.
Porse la coppetta a Keyra e questa la prese, sentendo la sensazione di freddo sulle dita. E un brivido di freddo le attanagliò le viscere, ma rimase in silenzio.
«Cioccolato, vaniglia..» E la guardò, in modo malizioso, facendosi calpestare il piede da Keyra.. «e bacio..» Keyra roteò gli occhi al cielo. Pensava che non si rendesse conto delle allusioni che stava facendo? Ridacchiò.
«Questa volta però rimaniamo qui dentro.»
«Oh no, mia cara. Fuori, al freddo! Vincerò anche questa volta!»
«Ehi, guarda che l’altra volta non hai vinto eh!»

Zayn prese la coppetta di gelato e pagò, sghignazzando. Uscirono di lì due minuti dopo, con la mano già congelata.
«Non avrò vinto, ma il mio intento è decisamente riuscito.»
Rise, ricordando che lui – se avesse vinto – aveva detto che sarebbero stati a letto tante volte da farla tornare a Londra bionda con gli occhi azzurri. Non era tornata a Londra bionda, ma praticamente sfondata si. Grazie a quella sfida – e non solo – aveva scoperto quanto fosse bello fare la maratona di sesso con Zayn. E si ricordò quando aveva pensato che avrebbe perso il resto della sua vita su un letto con Zayn.
«Niente sfida?»
«Sappiamo entrambi che tanto la vincerò io, in ogni caso!»
Si guardarono e Zayn, prese coraggio e mandò giù la prima cucchiaiata di gelato.
Appuntò quanto fosse tranquillo in quel momento. In lei nacque la pace interiore nel vederlo così sereno. Gli angoli delle labbra si alzarono, formando un leggero sorriso.
«Che dio ti bruci, Malik!»
«Si, ma se plausibile mi facesse bruciare nel letto. Possibilmente con te sopra!»
Ghignò. Sapeva che quell’insulto era pesante, ma lui non sembrava per niente toccato dai suoi insulti. Anzi, ci giocava sopra.
«Non riuscirai a vincere questa volta.» Ribatté, prendendo un po’ di gelato e facendo una smorfia. Certo che era freddo eh!
Si chiese ancora come potesse dar spago a quel ragazzo, mentre continuava a piagnucolare e mandare giù il gelato cercando di non farlo vincere.  
Dalle sue labbra uscirono ben poche bestemmie, tutte indirizzate al moro che ridacchiava al suo fianco. Zayn, del canto suo, continuava tranquillamente come se quello che stava ingerendo era semplice cioccolato caldo.
Sentirono il nome di Zayn urlato e per un attimo pensò che fosse qualche fan. Ma quando si girarono a guardare chi fosse, trovarono un vecchio compagno del moro.
«Allora sei davvero tu.. Dio, pensavo di avere un’allucinazione.» Esclamò il tipo – di cui non ricordava assolutamente il nome – fermandosi e prendendo fiato. Zayn sorrideva debolmente, forse un po’ nervoso nei tratti facciali.
«Sono davvero io, Adrian!» Rispose con tono divertito, buttando uno sguardo verso di lei. Il ragazzo si rimise eretto, avvicinandosi a Zayn per dargli un abbraccio. Poi, si girò verso di lei, corrucciato.
Si scrutarono per alcuni minuti. Lei con le sopracciglia inarcate, lui con lo sguardo perso in chissà quale mondo. Cambiò mano con cui teneva la coppetta, continuando a starsene in silenzio.
«Dov’è che ti ho già visto?» Chiese, più a sé stesso che a lei.
«Nel mondo dei sogni!»
«Gli piacerebbe!»
Rispose Zayn, ridacchiando. «Adrian.. E’ Keyra. Faceva parte della classe con cui abbiamo fatto lo scambio culturale.»
E gli occhi azzurri del biondo, si allargarono tanto da rimanere fuori dalle orbite.
«La combina guai.. Sisi, ora ricordo. Come state ragazzi?»
Cominciarono un discorso di quelli che, in generale, si iniziano quando nessuno a voglia di parlare. In realtà non avevano voglia di parlare Keyra e Zayn. Adrian sembrava super eccitato che Zayn fosse lì di fronte a lui. “come state? Come non state? A quando i bambini?” e stronzate varie che, sinceramente, non erano per nulla divertenti.
Poi se ne uscì con una proposta. «Che ne dite se organizziamo una cena lampo con i vecchi compagni?»
“Organizzate. Io non ero vostra compagna!” Pensò felicemente, sorridendo. Già si immaginava sdraiata in camera, circondata da cibo spazzatura e con un film divertente nella televisione della camera.
Ma Zayn, sembrando di leggerle nella mente. «Se Keyra accetta!»
Brutto bastardo figlio di un.. Non continuò. Lo trucidò solamente con lo sguardo, sperando ardentemente di incendiarlo. Ma non successe nulla. Lui sapeva che a lei, le riunioni di scuola le stavano proprio sulla punta del pene che non aveva. Soprattutto pensò che, se c’era Sophie, si sarebbe tagliata le vene. Finiva con una e cominciava con l’altra. Ma dio ci si impegnava a darle tutti quei grattacapi?
Forse, vedendo il suo sguardo Adrian capì che non era poi così felice di accettare. E Zayn sorrideva, perché lo sapeva.
«Dai Keyra. Abbiamo Zayn qui una volta ogni due anni. Per favore!»
«Certo, perché no?»
Disse, stupendo entrambi. Lei non aveva voglia, certo. Ma Zayn non aveva voglia ancora più di lei.
Nei minuti successivi ascoltò Zayn mettersi d’accordo con Adrian, che si offrì di occuparsi nel chiamare tutti. Poi, dopo essersi dati appuntamento, si lasciarono.
Zayn non perse tempo.
«Non pensavo che avevi questa gran voglia di rivedere la mia classe.»
«Infatti è così.»
Ammise, facendolo stranire. «Ma sarà decisamente più divertente vedere te, che non vuoi almeno quanto me, essere assalito da tutti i tuoi compagni. Ahh!» E ghignò, mentre Zayn le dava un calcio sul sedere, in modo giocoso.
«E’ questa città che ti rende stronza, oppure lo sei di tuo?»
«Lo sono di mio, mio caro!»
E continuando a battibeccare, seguì Zayn chissà dove. In fondo era lui che la stava portando nei meandri dei suoi ricordi. Ma continuando a spintonarsi, lanciarsi frecciatine, si ritrovarono di nuovo nella via dove abitavano i suoi nonni. Rimase in silenzio, finché non si ritrovarono di fronte la porta di casa, attendendo di essere ricevuti.
«Ti sei reso conto che ho finito il gelato?»
«Quindi?»
«Non sperare di riportarmi nei tuoi ricordi scopandomi sul divano di casa dei tuoi nonni!»
E con la risata cristallina di Zayn la porta venne aperta. Di fronte a lei c’era la nonna di Zayn, un po’ più vecchia, ma sempre con quel sorriso dolcissimo.
Rimase interdetta nel vedere il nipote lì, tanto che per i primi tre secondi rimase a bocca aperta, per poi chiamare a gran voce suo marito.
«Vincent, Vincent.. Oh mio dio! C’è Zayn!» Urlò a suo marito, mentre buttava le braccia al collo di suo nipote. Il moro si piegò quel tanto – visto che era molto più alto della donna – per ricambiare l’abbraccio.
«Ciao nonna!» Esclamò, con il miele che era il suo tono. Si percepiva nell’aria che Zayn stravedeva per i suoi nonni materni. Anche l’uomo arrivò, spostando un pochino sua moglie, per poter abbracciare suo nipote. Rimase a sorridere nel vederlo accolto così dolcemente dai suoi nonni. Forse non era solo Zayn a voler bene a loro, ma anche il contrario.
«Nonna, non starai piangendo, vero?»
«Oh Zayn!»
Sussurrò, staccandosi da lui per potersi asciugare gli occhi, con un fazzoletto. Zayn sorrise dispiaciuto. Sapeva che quelle lacrime erano un male per lui. Perché era sempre il male vedere i tuoi familiari piangere perché sei diventato famoso e ti vedono ogni morte di papa. Calcolando pure che loro vivevano lì a due ore da Londra, vedevano veramente poco Zayn.
«Nonna.. Ti prego! Sai che mi fa male vederti piangere.»
«Lo so.. Ma sei qui..»
Lo disse con tono amorevole, un tono da mamma. In fondo era stata sua mamma per un anno. E Zayn provava un profondo rispetto verso quella donna, glielo si leggeva in faccia.
Anche suo nonno si staccò, dandogli pacche sulla schiena, orgoglioso.
«Su, entrate. Che fuori fa freddo!» Percepì una risatina da parte di Zayn, sicuramente riferendosi al fatto che avevano mangiato il gelato poco prima. Entrati in casa, Vincent chiuse la porta e spinse i due verso quella che era la cucina. Mentre Rosie si aggrappava al braccio di suo nipote, sussurrando un «Quanto sei bello.»
Quando furono seduti al tavolo della cucina, crollò per un secondo il silenzio.
«Volete qualcosa da bere?»
«Un tea!»
E gli tirò un calcio sotto al tavolo, come penitenza. Prima si prendevano il gelato, o meglio la sfidava e poi lui si prendeva un tea caldo? Pezzo di cretino. Zayn sorrise.
«E tu, vuoi qualcosa?»
«No la ringrazio!»
Disse, alzando la mano. La donna sorrise, cominciando a preparare il tea per il nipote, per poi mettersi seduta al tavolo per chiacchierare.
«Come mai sei qui?»
«Ci volevamo fare una piccola gita fuori porta!»
«Per stare un po’ da solo con la tua fidanzatina, vero?»
Disse malizioso Vincent. Si impedì di ridere, nascondendo il sorriso dietro un pugno, mentre Zayn diventava di un colore cianotico per la vergogna.
«Fidanzatina?» Si strozzò quasi con la sua stessa salivazione.
I due nonni si guardarono negli occhi, poi guardarono il nipote. «Non è la tua fidanzatina?»
Zayn la guardò con la coda dell’occhio e vedendola a ridacchiare nascosta dalla mano, le diede uno schiaffo leggero sulla coscia che scaturì la vera risata argentina di Keyra. Buttò indietro la testa, facendo sorridere il moro seduto al suo fianco.
«Si, è la mia ragazza..»
«E noi che abbiamo detto?»
«Fidanzatina! Ho due anni, nonno?»

Tutti e quattro scoppiarono ancora a ridere. Solo Keyra aveva capito cosa aveva turbato Zayn dal principio.
Quando il tea fu pronto, lo versò sia a Zayn che a lei, anche se non l’aveva chiesto. Se ne stette in silenzio, sapendo che i nonni erano micidiali. O entravi in casa loro e mangiavi fino a rotolare, oppure non eri di famiglia. E lei voleva esserlo. Così, in silenzio, prelevò un biscotto al cioccolato, rubandolo dalle mani di Zayn.
«Ehi, quello è mio!»
«Ce ne sono tanti nel piatto. Su, sii gentiluomo e lasciamelo mangiare!»

Zayn le riservò uno sguardo bruto, sotto gli occhi divertiti dei nonni. «Zayn, dov’è che l’ho già vista?»
E il moro, senza smettere di guardare male lei che si gustava il suo biscotto pieno di cioccolato, rispose. «Due anni fa, a San Valentino. Dopo una sera di fuoco, ci avete trovato sul divano a battibeccare su Titanic.»
Keyra allargò gli occhi e divenne rossa – visto che non era proprio andata così – e guardò i due che scoppiarono a ridere. «Ah si, ora ricordiamo!» Era una delizia sentire quei due parlare al plurale. Non erano cambiati di una virgola. Si amavano ancora come ricordava. E per un secondo, li invidiò.
«A parte che la serata di fuoco te la sei immaginata. Complimenti per la fervida immaginazione, Malik. E poi non stavamo battibeccando, ma proprio litigando. Ti stavi lagnando che Titanic era un film da San Valentino.»
«Disse quella che poi se l’è guardato sotto l’effetto dell’antidolorifico.»
Rispose per le rime, facendo girare Keyra a guardarlo.
«Perché devi sempre ricordarmi quell’episodio?» Chiese, con tono serio.
«Perché eri così deliziosa e coccolosa. Mi è venuto il diabete!»
«Ucciditi!»
Rispose, con un sorriso fintamente dolce.
Continuarono così. Del tutto a loro agio lì seduti con i nonni di Zayn, che in passato aveva conosciuto sotto l’effetto del miele. Lo erano ancora. E stranamente, quei due assomigliavano così tanto a Keyra e Zayn che la ragazza, si stupiva di vedere come si punzecchiavano tra di loro, anche dopo tutti quegli anni.
E per un secondo, nella remota parte di lei che ancora viveva nel passato, pensò che magari loro sarebbero finiti così. In fondo Zayn l’aveva sempre detto che avrebbe voluto amare qualcuno come suo nonno amava sua nonna. Li guardò, li studiò. E trovò la loro coppia in quei due vecchietti.
«Cosa pensi?» Domandò Zayn d’un tratto, mentre se ne rimaneva appoggiata allo schienale, con la mano di Zayn stesa su di esso a giocare con i suoi capelli. Lo sguardo fisso su quei due che litigavano amorevolmente su cosa dare da mangiare – per la notte – ai due ragazzi.
«Che siamo noi da vecchi, sai?»
La risata di Zayn si espanse per la cucina, attirando lo sguardo dei due anziani signori che rimasero in silenzio a guardarli. Keyra si era girata a guardare quel dio greco sceso in terra, ammaliata dalla sua risata. E quando Zayn smise di ridere, la guardò con lo sguardo più dolce del mondo.
«Ti dispiace?» Chiese, dolcemente. La mora scosse la testa.
E piegandosi quel tanto su di lei, incontrò le labbra di Keyra, che continuavano a sorridere senza sosta. Lo sentì spingerla con la mano sul collo per farla avvicinare di più e lei non protestò. Per un attimo si dimenticò anche di avere dei spettatori.
«Non ti ricorda qualcuno?» Chiese Rosie, guardando l’uomo appoggiato alla macchina del gas. E il sorriso sulla faccia dell’uomo le fece capire che, si.. Gli ricordava qualcuno.
Persi anche loro nei ricordi passati, del periodo in cui erano stati giovani e pazzerelli, sentirono il cuore scaldarsi e si guardarono.
Vincent si avvicinò e sfregò le labbra su quelle della moglie, che arrossì inverosimilmente.
Tutte e quattro le persone lì dentro non sapevano quanto quell’incontro avrebbe aiutato entrambe le coppie. Chi per ricordare i momenti passati insieme e continuarsi ad amare fino alla fine e per chi, senza rendersene conto, diventava forte come il metallo.
 
 «Ké..» La richiamò dal bagno e posò il cellulare sul letto, avviandosi verso l’altra stanza. Erano ritornati da poco dalla cena di classe e Zayn stancamente si era trascinato a farsi una doccia.
In fondo la serata non era andata male. Per fortuna Sophie non si era fatta viva per tutta la serata, ma si era aggiunta a loro solamente al pub, dopo la cena. Tutti erano stati molto contenti di rivedere Zayn, e tutti chiesero al moro che fine avevano fatto gli altri. Ovviamente tutti sapevano chi fosse Zayn o gli altri, ma loro intendevano che erano scomparsi da quel paesino. E con calma il suo ragazzo aveva spiegato che erano molto impegnati e che quella gita fuori porta era un optional per il suo compleanno e per risolvere alcune cose.
Sophie era entrata in scena in punta di piedi e ne era uscita in altrettanto modo. Non aveva dato fastidio, non aveva aperto bocca. Si era solo stupita del fatto che stessero ancora insieme. E ovviamente non servì dirglielo, perché Zayn se l’era tenuta al fianco tutto il tempo, come punizione di aver accettato quella pazzia. Se lui doveva impazzire, Keyra sarebbe impazzita con lui. Non che si lamentasse, intendiamoci.   
«Si..?»
«Mi prendi il deodorante nella tasca laterale del borsone?»
«Ok..»
Si era impedita di dire al ragazzo che era sesso che camminava, solamente fasciato dai boxer. Lo sapevano bene entrambi che i suoi ormoni, di fronte a Zayn, andavano a farsi una passeggiata.
Si diresse al borsone, che non era nient’altro quello stesso borsone che aveva usato per partire nelle settimane precedenti. Insieme ad altre tre valige. Si piegò su di esso, cercò il maledetto deodorante mentre, con il cervello fuso per la visuale appena ricevuta, non si rendeva conto di prendere in mano una lettera.
La tirò fuori e la guardò, corrucciando le sopracciglia. Se la rigirò tra le mani e quando vide il suo nome sotto quello di Zayn, alzò ancora di più le sopracciglia. Perché c’era una lettera indirizzata a loro due? Avevano mai aperto un conto bancario insieme? No. Avevano chiesto un prestito insieme? No. Avevano fatto qualche azione insieme? No. E allora perché il suo nome era citato sotto a quello del moro?
La lettera era aperta, segno che Zayn l’aveva già letta. E così.. Anche sapendo che è contro la legge aprire lettere – ma in fondo era già aperta – se ne fregò comunque.
Tirò fuori il foglio e lesse.
Lesse ma non capì. In realtà solo una frase arrivò al cervello di Keyra, ma non la capì.
 
Siamo lieti di informarla che lei è stata accettata nel ‘New York University.’
 
Forse si era fottuta il cervello, ma lei non ricordava di aver mandato richieste di nessun genere a college Americani. Non aveva mai avuto intenzione di andare ad un college dove ti insegnano chissà che cosa. Non aveva mai..
Poi ricordò il primo nome nella lettera. Zain Javaad Malik.
Si avviò a passo stanco verso il bagno dove il suo ragazzo si stava sistemando i capelli allo specchio. Anche se si stavano per mettere a dormire. O forse, no.
«Trovato?» Chiese il moro, girandosi a guardarla.
Ma forse notò il suo pallore, gli occhi infuocati e la lettera che aveva in mano. E lo vide fare una smorfia, sicuramente non pensando che sarebbe stato quello il modo in cui l’avesse scoperto.
«Hai qualcosa in merito da dirmi?» Domandò, alzando il braccio e donandogli la lettera. Che però Zayn non lesse. La sapeva a memoria.
Ritornando a Londra aveva ricevuto dalle segretarie del gruppo quella lettera. Finalmente avevano risposto e in quella lettera c’era una possibilità di futuro per Keyra. Aveva deciso da solo di prendere quella decisione. Suonava da dio per rimanere un hobby. E così l’aveva registrata, pochi giorni prima di Natale, per poi mandare il video alla New York University. Una delle più buone università di musica.
«Non era così che dovevi scoprirlo..» Ammise.
Perché quando aveva visto che l’avevano presa per l’anno dopo, ci aveva rimuginato sopra. E con quella giornata si era detto, proprio poche ore prima, che forse era meglio non farla partire. Che in fondo, non era pronto a lasciarla andare. Di nuovo.
Si sarebbe risparmiato un cazziatone – e infatti eccola lì, incazzata come una iena – e tanti dispiaceri. Perché se conosceva bene Keyra, odiava che qualcuno prendesse decisioni per lei. E lui l’aveva fatto, senza nessuna domanda a Keyra.
Era seriamente incazzata.
Lo notò dalla linea della mascella tesa. Provò ad avvicinarsi, ma Keyra fece un passo indietro.
Si prevedeva una lunga notte. E non di sesso sfrenato come aveva sperato. Ma di urla. Urla di frustrazione, urla di odio. Perché era sicuro che, da una parte di sé stessa, in quel momento Keyra lo stava odiando.
Perché.. Perché lei aveva detto che ci sarebbe stato nessun aereo a dividerli. Mai più. Che sarebbe rimasta, e che non scappava.
Lui aveva rotto – aveva permesso di rompere - quella promessa.



Note dell'autrice:
Hello everybody! Non so quanto tempo sia passato dall'ultimo aggiornamento. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Per due o tre giorni ho avuto un blocco, perché io non riesco a farmi i cazzi miei e vado sugli spotted di Efp, dove smerdano chiunque scriva sui 1D. E ovviamente non sono mancate le seghe mentali.
Ma ce l'ho fatta (lo spero).
Come ho già detto, pian piano che si avvicina la fine, comincio a lasciare piccoli indizi qua e là. Oggi, con questo capitolo, spero di avervi dato una bella batosta. Don't worry. Fulvia ha calcolato tutto.
Nel prossimo capitolo risponderò - ovviamente tramite capitolo - alle vostre domande. Non entrate in ansia, ragaSSe. Tutto calcolato.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
E continuo a ringraziarvi per le mille recensioni (sono sempre tantissime, tanto amore per voi) e per tutte quelle persone che mettono la storia tra i preferiti/seguiti e cose varie. ♥ Siete l'amore. Continuo a dirlo. Non mi merito tutte queste recensioni. 
Ok, vado a postare e.. A rispondere alla recensioni dello scorso capitolo.
Fatemi sapere se vi è piaciuto. (lo spero con tutta me stessa.)
♥ Marrymezayn.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** capitolo ventitre ***


«Non puoi averci fatto questo, Zayn!»
«Fammi spiegare!»
Aprì gli occhi, solcando con essi il lago di fronte a lei. Era una giornata fredda, ma togliendo questo si era comunque diretta ad un lago fuori Londra. Appena erano tornati a Londra, e aver lasciato Zayn a casa sua, aveva posato la borsa con dentro i vestiti e aveva ripreso la macchina, viaggiando fino non si sa dove.
Guidare l’aiutava a pensare. Oltre a passeggiare, ovviamente. Ma in quel caso la rabbia era troppa per farsi solo una passeggiata per Londra.
Aveva sentito il bisogno di uscire, di andarsene dalla capitale Inglese. Di scappare da tutti e da tutto. Lei non scappava mai, ma quella volta ne aveva sentito davvero il bisogno.
E come una ladra, l’aveva fatto. Salita in macchina aveva spento il cellulare. Non voleva essere disturbata da nessuno. Non voleva parlare con nessuno.
Voleva stare solamente con se stessa.
Sentiva il bisogno di stare da sola con i suoi pensieri e pensare a cosa era successo la sera prima. Ovviamente si erano fatti una bella litigata. Ne erano volate di parole pesanti.
E sinceramente si chiedeva se ancora stessero insieme. Aveva anche schiaffeggiato Zayn, per la rabbia. Ma lui non aveva risposto. Non aveva risposto perché, anche se incazzato, non aveva la forza di menare una ragazza. La sua ragazza.
Non credeva di arrivare a litigare in un modo così duro con Zayn. Ma era successo. Capiva cosa aveva fatto Zayn per lei, ma non voleva accettarlo.
L’idea che Zayn avesse preso una decisione per lei, che avesse fatto tutto da solo senza chiederle un parere – anche perché sapeva che avrebbe detto di no – non le era piaciuto. Perché si era fatta una promessa mesi prima. E lui con quella cosa non le permetteva di portarla a termine.
«Tre fottuti anni lontani, lo capisci Zayn?»
Non sarebbe andata a quell’università.
Zayn aveva provato a farle cambiare idea, urlandole in faccia.
Erano quasi arrivati alle mani. Lei si era sentita così tradita da avere un coraggio da leoni e mettendoglisi sotto. Di spintonarlo, di spingerlo lontano da lei quando Zayn cercava di avvicinarsi.
Si sentiva una stronza ad averlo trattato così male, di avergli detto tutte quelle cattiverie, ma Zayn aveva giocato con la sua pazienza, con la sua fiducia. Anche lui sapeva di quella promessa. Gliel’aveva fatta in quella saletta d’albergo, quando erano alle Hawaii.
“Non me ne andrò più, se voi me lo permetterete”.
Era chiaro il concetto della sua frase. Gliel’aveva ripetuto anche dopo essere tornati da casa di Liam. Non l’avrebbe lasciato. E lei manteneva sempre le sue promesse.
Ma a quanto pare quel ragazzo non capiva che, se fosse andata in quell’università, oltre ad essere divisi da un intero mare, c’erano tre anni di distanza da quando sarebbe tornata.
Ci era andata davvero giù pesante.
Non si stupiva se per Zayn non stavano più insieme.
«Tu sei pazza!»
‘Dio, quanto si era incazzata in quel momento. I lati delle labbra si alzarono formando un sorriso tirato. Quanta rabbia aveva provato in quel momento, mentre lui la fissava con il fiatone. Era arrabbiato anche lui, ma dirle che era pazza solamente perché aveva intenzione di non andare ad una stupida università l’aveva fatta avvelenare.
«Se devo lasciarti per farti andare in quell’Università, lo farò.»
L’avrebbe lasciata, pur di mandarla in quell’università. Quanto aveva urlato dopo quella frase urlata da Zayn. Era lì che l’aveva schiaffeggiato. Perché non voleva credere che, pur di mandarla a quell’università, l’avrebbe lasciata. Di nuovo.
Pur di farla andare, avrebbe distrutto di nuovo entrambi. Di nuovo.
Di nuovo separati, ma questa volta per sempre.
Perché non sarebbe tornata, se fosse andata in quell’università. E pur di non stare di nuovo male, senza di lui e sapendo che anche lui soffriva, non sarebbe andata.
Non vedeva una possibilità di riuscire a fare una storia a distanza. Zayn le aveva urlato che non sarebbe stato come due anni prima. Che aveva un dannatissimo jet privato e soldi a palate per comprarsi i biglietti di andata e ritorno per l’America. Che avrebbero dovuto fare un tour anche nel continente Americano. Ma a lei, sinceramente, non bastava.
Si sdraiò sulla panchina, guardando il cielo stranamente privo di nuvole e si strinse nella felpa. Perché doveva sempre lottare con qualcosa più grande di lei? Perché Zayn aveva deciso di fare quel passo quando, si sapeva, nessuno dei due era d’accordo?
Finalmente si erano messi insieme e neanche due settimane dopo già avevano litigato per qualcosa di grande. Non avevano litigato perché non si sentivano o non si vedevano abbastanza come le normali coppie. Ma perché lui aveva fatto un passo troppo lungo della gamba, mettendo in conto che Keyra avesse accettato.
Beh, si sbagliava di grosso.
Non l’avrebbe fatto.
Sentì il rumore tipico di una macchinetta fotografica e si girò a guardare chi fosse. Una donna sui cinquant’anni, le aveva appena scattato una foto.
«Mi scusi..» Sentì dire la donna, con un sorriso tirato.
«Per cosa?»
«Per averla disturbata. Mi presento..»
si avvicinò, facendo rimettere seduta Keyra sulla panchina. Vide la donna porgere la mano. «Sono Jade.. Sono una fotografa. E non ho resistito a fotografare lei.»
Alzò un sopracciglio, ridacchiando. Già una volta le avevano fatto una cosa del genere. Tanti anni prima, mentre era seduta su una panchina con Rhoy a mangiare le ciliege. Un signore si era fermato, aveva posato la bicicletta e gentilmente aveva chiesto a loro due se poteva scattare qualche foto. Loro avevano accettato, divertite.
Ricordava ancora che anche lui si era detto un fotografo e che aveva trovato la loro litigata su chi prendersi le ultime ciliegie del pacchetto, divertente. Aveva detto che avrebbe fatto una mostra, aveva lasciato un bigliettino. Ma non ci erano andate. L’idea di vedersi in un quadro non aveva entusiasmato nessuna delle due.
«Non si preoccupi. Si è divertita?»
La donna sorrise. «In realtà no. E’ piuttosto malinconica questa foto.»
Keyra rispose al sorriso, abbassando lo sguardo. «Immaginavo.»
«A cosa pensava per essere così triste?»
Chiese, facendo alzare la testa di Keyra e guardandola. «Se posso permettermi. Almeno potrei trovare anche la didascalia della foto.»
Scosse la testa, divertita. Quanto avevano da fare i fotografi con quelle didascalie. «Che i soldi non fanno la felicità.»
E la guardò, in modo divertito, vedendo la sua espressione incredula, insolita.
«Posso chiederle cosa le fa pensare questo?» Domandò divertita la signora. Era vestita con dei jeans a campana, zeppe, una maglietta molto hippie e un foulard al collo. «Mi dia a me i soldi.. Vediamo se non mi rendono felice.»
Ridacchiò.
«Non sono io ad averli, signora. Ma il mio ragazzo! O ex..» Spiegò velocemente, corrucciando le sopracciglia. «E le assicuro che neanche essendo ricco può essere felice.»
La donna con lo sguardo chiese se si poteva mettere seduta, e Keyra alzò le spalle, indifferente.
Rimasero in silenzio a godersi quella calma. La sentì fare un altro paio di foto, però questa volta al panorama e non a lei.
«Ha mai pensato di fare la modella?»
Scoppiò a ridere fragorosamente, girandosi a guardarla. Era seria?
«Non vorrei essere poco carina, ma l’idea di essere sotto gli occhi di tutti mi impaurisce.»
«Peccato. Hai un bel visetto.»

Di nuovo le uscì una risatina. «La ringrazio. Ma non sono proprio il tipo.» Ammise.
«Abita da queste parti?»
Se vi state chiedendo se non fosse strana quella situazione, smettete di chiedervelo. Keyra quando voleva, poteva essere molto amichevole. Si metteva lì e si faceva le chiacchierate con la gente. Una volta le era capitato di farsi una chiacchierata con una signora in fermata, per poi continuare a parlare finché non fu scesa. A volte, farsi le chiacchierate con gli sconosciuti era liberatorio. Forse quella volta era uscita a pennello quella chiacchierata.
La donna si girò a guardarla. Non si sarebbero dette il nome, non avrebbero scoperto quanti anni avevano. Si erano fermate solo a chiacchierare.
«No, in realtà sono Australiana. Vivo qui vicino da dieci anni, per lavoro.»
«Che coraggio a cambiare città per lavoro.»
Le disse, con un sorriso tirato.
«E tu?»
«Sono di Londra, ma ho origini Italiane.»

Gli occhi della donna si spalancarono e brillarono incuriositi. «Ora capisco questi bei tratti mediterranei.»
Keyra si fece una risata. «Mia madre biologica ha ogni tipo di parente in giro per il mondo. Mio padre è Londinese doc.»
Si fecero una risata. «E come mai da Londra sei finita qui?»
La mora tornò a guardare il lago, pensierosa. «Avevo bisogno di cambiare aria. Di stare da sola!»
«Ah! Allora le sto dando fastidio..»
Scosse la testa, tornando a guardare la signora.
Aveva un non so che di tranquillo in quel volto. L’aiutava a non pensare. «Non si preoccupi. Mi riferivo alla gente che vedo tutti i giorni.»
La guardò ancora, studiando i suoi gesti mentre fotografava un pellicano. «Le posso fare una domanda?» Chiese Keyra, ad un tratto.
«Certo.»
«Cosa ci trovate di bello nelle foto? Soprattutto in quelle con il mio volto?»

La vide girarsi, per sorridere. «Non sono la prima, vero?» Scosse la testa. «Le foto, a differenza dei video trasmettono ciò che tu, in quel momento, vuoi vedere. Rinchiudendolo dentro ad una polaroid o una semplice foto. Un tramonto particolarmente bello, un giardino colorato pieno di fiori. Un gruppo di papere che ritorna a casa.» La vide perdersi nei suoi pensieri. «E’ divertente rivederle dopo anni. Ricordarti perché hai fatto quella foto.»
La mora arricciò le labbra, pensierosa. Non fece in tempo a dire altro, perché sentì una risata di una bambina e il richiamo di essa.
Una nanerottola di cinque anni arrivò da loro, buttandosi sopra la donna seduta al suo fianco. Keyra sorrise dolcemente.
«Ciao amore.»
«Ciao mamma! Papà mi ha portato a vedere il giardino.»
Sorrise, sentendola tutta entusiasta. Poi, si girò a guardarla accigliata. «Ciao!» La salutò, con un sorriso.
«Ciao anche a te.»
«Tu chi sei?»

Ridacchiò, porgendole la mano. «Keyra, piacere.»
La bambina, tutta entusiasta, si piegò verso di lei e prese la sua mano, muovendola. «Ciao. Io sono Elisabeth.»
«Elisabeth.. Come la regina!»
Alla bambina le si illuminarono gli occhi.
«Siii! Infatti sono una regina.»
Ridacchiò debolmente, mentre questa bambina tanto bizzarra come la madre scendeva dalle gambe della donna per mettersi seduta sulle sue. Confidenza a gogo.
«Non lo mettevo in dubbio, maestà!» Le due donne risero, sentendola emozionarsi a quelle parole. E la bambina porse la mano, come fa una regina, per farsela baciare. Keyra alzò un sopracciglio, sempre sorridendo, per poi prenderla e darle un bacio a fior di pelle. E subito il rumore di una foto solcò l’aria.
«Come la chiamerai mamma?» Domandò, riferendosi alla foto.
«Sua santità pretende il baciamano.»
Anche un uomo arrivò, più giovane della donna seduta al suo fianco. E un sorriso ad illuminargli il viso. Lo guardò, ne rimase abbagliata. Non era bello, ma semplicemente felice. E a volte bastava la felicità per far una persona bellissima.
Scrutò in silenzio la piccola famiglia, sorridendo a labbra strette. Quando fu il momento di salutarsi, Keyra guardò la famiglia andarsene, con Elisabeth che la salutava con il tipico saluto della regina Elisabetta.
E rise, spensierata.
 
«Mi spieghi dove porca miseria sei stata?» Sentì quell’urlo appena aprì la porta di casa sua. E un sopracciglio si alzò quando notò il biondo – più che furibondo – che la raggiungeva.
Alzò il braccio e guardò l’orologio al suo polso, notando anche il braccialetto regalatole da Zayn. Appena lasciata la stramba famigliola, era tornata ad essere la perfetta estranea anche per se stessa. Si sentiva cattiva, si sentiva fuori luogo ovunque. Da sola, però, stava bene. E questo significava solo una cosa.
Non doveva stare in mezzo alla gente che conosceva, perché in quel caso avrebbe detto sicuramente cose sbagliate con tono sbagliato. Era fatta così, purtroppo.
Quando le veniva messo davanti un ostacolo, non pensava di poterlo superare. Ci si sedeva davanti, lo studiava, cercava un modo di superarlo, ma non lo superava.
Semplicemente perché, non era pronta. E quindi era lei, quella sbagliata.
Pensando questo, si ritrovava ad essere una stronza patentata, che non si meritava niente dalla vita. Ne una famiglia perfetta che l’amava, ne tantomeno dei migliori amici che la veneravano, ne tantomeno un ragazzo che l’amava con tutto se stesso.
«Ti rendi conto di che cazzo di ore sono?»
In risposta a quell’urlo, Keyra guardò Niall con gli occhi annoiati.
«Ti provo a chiamare da questa mattina. Tu non rispondi, Zayn è chiuso in casa a fare chissà che cosa. Mi spieghi che cazzo è successo?»
Guardò il suo migliore amico ancora con occhi stanchi. Stanchi non di sonno, ma stanchi della vita. Alzò le spalle e facendo spostare il biondino, chiuse la porta.
Poi camminò verso la cucina, piegandosi a fare una carezza a Akira che le aveva dato il bentornato.
«Abbiamo discusso.» Rispose, monotona. «Non ti è mai capitato con Mary?» Domandò, prendendo una boccetta d’acqua in frigorifero.
«In effetti no!» Disse, entrando in salone e sedendosi sul divano. Lei si avvicinò, appoggiandosi al tavolo della sala da pranzo.
«Allora significa che non siete una vera coppia.» Lo disse con tono cattivo. Le uscì fin troppo facilmente quella cattiveria dalle labbra. E guardò Niall sbarrare gli occhi, incredulo di quel tono. Poi vide la tristezza sul suo volto, per poi vedere gli occhi riempirsi di lacrime.
Rimase inerme con la boccetta d’acqua in mano, a guardarlo piangere silenziosamente.
Ma bastò che Niall tornasse a guardarla, con quegli occhioni azzurri pieni di lacrime, che Keyra crollò all’istante.
Si mise in ginocchio di fronte a lui, bianca come un lenzuolo. «Scusami Niall.» La parte peggiore di lei era uscita di nuovo allo scoperto. Odiava quella parte di lei, odiava essere una stronza patentata. Soprattutto con quel biondino.
«Sei stata cattiva, con quelle parole.»
«Lo so!»
Appoggiò le mani sulle ginocchia del biondino, guardandolo dispiaciuta. «E mi dispiace. Non volevo dirlo davvero.» Ammise, mordendosi il labbro. Che stronza! «Per questo sono stata via tutto il giorno. Non posso stare con la gente a cui voglio bene, perché quando sto in questo stato, non mi regolo.»
Il biondino si asciugò le lacrime, guardandola triste. «Che diavolo è successo?»
«Io e Zayn abbiamo litigato.»
«Fino a quello ci ero arrivato. Ma perché?»
«Perché ha fatto una cosa che non doveva fare. E io ho reagito male con lui, con me stessa e con te. Lo farò anche con gli altri.»
Spiegò, debolmente. Si mise seduta al suo fianco, abbracciandolo. Subito il biondino le si accoccolò al fianco.
«Ha mandato una domanda di iscrizione ad un’Università di New York. E sono stata accettata.»
Il silenzio crollò nel salone e sentì il corpo di Niall irrigidirsi tutto. «Questo vuol dire che andrai via?»
«No. Non partirò..»
Scosse la testa, decisa. «Ma Zayn ha fatto una cosa contro il mio volere. Mi sono ripromessa che non me ne andrò più, lui mi ha impedito di portare avanti questa promessa. Mi sono sentita tradita, e quando mi sento tradita la parte peggiore di me esce fuori, dicendo o facendo cose che io non farei.»
«Perché l’ha fatto?»

Keyra se lo strinse addosso ancora di più, poi sospirò. «Non lo so. Solo la sua mente bacata l’ha capito.»
Se ne stettero lì sdraiati insieme in silenzio. Lei che continuava a ripetersi che era stata una merda a far piangere Niall. Niall invece se ne stava lì a pregare in aramaico antico che lei non se ne andasse più. Solo l’idea di stare ancora senza Keyra lo fece sentir male.
«Perché sei qui?»
Chiese ad un tratto la mora, facendo girare Niall. «Mi ero preoccupato. Mary mi ha telefonato preoccupata che tu non eri tornata. Ho provato a chiamare Zayn, ma mi ha risposto a monosillabi. Ho provato a chiamare te, e avevi il cellulare spento.» Spiegò, con tono inclinato e preoccupato. «Ho seriamente pensato che ti fosse successo qualcosa.»
Keyra gli accarezzò i capelli. «Sono solo andata fuori città a farmi una passeggiata.» Spiegò. «Quando sto in questo stato, devo stare più lontano possibile a chi voglio bene. Sennò li ferisco. E infatti è successo, con te!»
«Ti perdono.»
Lo sentì appoggiare la testa sulla sua spalla.
«Non mi basta il tuo di perdono Niall. Ho bisogno anche del mio, ma non arriverà mai. Perché odio quando faccio così.»
«Perché ti comporti così quando vieni ferita?»
«Perché è il mio modo di punirmi. Perché mi sento ferita, perché per la trecentesima volta mi ripeto che non dovevo dar tutta questa confidenza a certa gente, perché sapevo che mi avrebbe ferito. Quindi, nella mia mente contorta è tutta colpa mia. E così mi punisco, rispondendo male e facendo cose che non farei normalmente. Perché quando sto in questo stato, penso che è meglio se tutti mi state alla larga, perché non sono per niente buona. Ne in questo stato ne negli altri giorni. Sono una persona abominevole.»

Niall si staccò da lei, per guardarla.
«Non dirlo neanche per scherzo, Keyra!» Se non fosse per le bestemmie che si stava tirando da sola, avrebbe baciato quel ragazzo.
«E’ la verità Niall. Ho schiaffeggiato Zayn, per la seconda volta in vita mia. Stavamo per arrivare alle mani. Ho risposto male a te.. Come si può essere tanto cattivi?»
A quanto pare la gente non capiva quanto poteva essere davvero strana quella ragazza. Non riusciva a capire che era divisa in due, che si sentiva divisa in due. E dentro di lei c’era un mostro. Un mostro che, in quelle situazioni, veniva fuori. Purtroppo però, quel mostro non riusciva ad eliminarlo.
Il cellulare di Niall squillò e il ragazzo si stirò per prenderlo dai Jeans. Lo vide corrucciare le sopracciglia, poi guardò il suo orologio.
«Paul?»
Rimase in ascolto. Dal cellulare di Niall poteva solamente capire che dall’altra parte della chiamata c’era davvero un casino della madonna.
«Cosa?» Lo vide corrucciare la fronte, poi annuire. «Va bene, arrivo. Tu tienilo buono, dieci minuti e sono lì.» Anche lei si preoccupò e appena il biondo spense la chiamata, lo guardò alzarsi.
«Dove vai?»
«A raccogliere ciò che è rimasto di Zayn Malik!»
Allargò leggermente gli occhi e bloccò Niall, che si girò a guardarla.
«Dov’è?» Chiese, con la voce preoccupata. Notando il panico nella sua voce, Niall sorrise dolcemente.
«Ad un Pub. Paul è stato chiamato per proteggerlo dai paparazzi che sono stati chiamati da qualcuno. Ma non vuole andare via.»
La vide mordersi il labbro, pensierosa. Le sfiorò la guancia, dolcemente. E lei spinse la guancia sulla sua mano, desiderosa di affetto.
Amava quando Niall le faceva le coccole. Era così dolce e coccoloso che per un secondo pensò seriamente di rubarlo e farsi coccolare. Ma non poteva.
«Ci vado io.» Sentenziò, seria.
«Keyra.. Non..»
«Ci vado io Niall!»
Ribeccò di nuovo, prendendo le chiavi della macchina.
«Keyra.. Quando Zayn è veramente ubriaco.. Non è il tuo Zayn!»
«E’ il mio ragazzo. Sta così per colpa mia. Quindi tocca a me andarlo a recuperare.»
E dopo avergli dato un bacio e essersi fatta dire il pub, uscì di casa ed entrò in macchina.
«Non aspettatemi svegli.» Disse, verso Niall fermo sulla porta d’ingresso.
Per tutto il viaggio fu persa completamente nei suoi pensieri, impaurita. Perché Zayn le aveva detto che beveva così tanto solamente quando non riusciva a pensare. Quando la sua mente era troppo offuscata dalla rabbia per poter ragionare. Quindi era colpa sua se Zayn, quella sera, era in quello stato.
E quando arrivò al pub, parcheggiando la macchina lì di fronte mise l’antifurto mentre correva dentro. Venne bloccata da un bodyguard che le chiese la carta d’identità e dopo avergliela fatta vedere entrò.
Si guardò intorno e ci mise poco a scoprire dove fosse Zayn. Più che un pub era un disco-pub. E nella zona divanetti arrivavano fin troppi flash. Corse verso quella parte, chiedendo permesso alla gente che si strusciava tra di loro.
Quando però arrivò lì, un pezzo di cuore crollò. Zayn era accerchiato da due o tre ragazze, tutte belle spaparanzate su di lui. E lui che se ne stava totalmente a suo agio, con le braccia sulle spalle delle due sedute al suo fianco. Paul, vedendola lì, la bloccò appena fece un passo verso di lui.
«Perché sei venuta tu?» Chiese dolcemente al suo orecchio, preoccupato.
«Perché è per me che sta così!»
Scrutò la situazione e guardò molto male quella che faceva delle carezze languide sul petto di Zayn, appoggiato ad occhi chiusi sullo schienale.
Gli tirò un calcio, poco dolcemente, e lui alzò la testa.
«Keyra..» E subito tolse le braccia sulle spalle di quelle due. Non rispose, incrociando le braccia sotto al petto, e guardandolo.
«Ti sei divertito abbastanza, Malik?» Domandò, guardandolo in malo modo.
«Non abbastanza, in realtà.»
«Perfetto. Ma la tua serata finisce qui!»
E avvicinandosi guardò male quelle due galline, prendendo Zayn per la maglietta e intimorendogli di alzarsi. Lui, stranamente, lo fece.
«Sei incazzata?»
«Wow. Tu si che mi conosci, Malik!»
Esclamò, prendendo tutta la forza che aveva per non schiaffeggiarlo lì, di fronte a tutti. E senza troppe cerimonie lo condusse fuori, subito seguiti da Paul.
«Dove mi stai portando?» Chiese, con voce impastata.
«A casa. A dormire!»
«Sei arrabbiata con me, Key?»
«Oh si! Molto arrabbiata. Tanto che domani mi ti inculo con sabbia e limone!»
Esclamò, aprendo la portiera del passeggero e facendogli capire di salire. Zayn, dopo averla guardata, si appoggiò alla macchina. Keyra, con tutta la rabbia che aveva provato quel giorno, il giorno prima e in quel momento, richiuse la porteria tanto da far tremare la macchina.
«Non voglio tornare a casa.» Esclamò, come un bambino piccolo. Ci mancava che si mettesse a sbattere i piedi e avrebbe interpretato per bene il bambino capriccioso.
Lo guardò e lui, nel suo stato catatonico la guardò indifferente. 
«Tu sai che quando io sono incazzata non è il caso di farmi chiacchierare, vero?»
E lui annuì.
«Quindi.. Hai tre secondi per entrare in macchina. Se al due non ti sei mosso, all’uno ti spacco la faccia davanti a tutti.» Si guardarono per tre lunghi secondi, poi alla fine inciampando qua e là, entrò in macchina.
Si girò verso Paul, che la guardò.
«Posso stare tranquillo?»
Annuì.
«Vai tranquillo dai tuoi figli. Domani ve lo porto agli studios.» Esclamò, salutandolo con un sorriso.
Keyra lanciò un sospiro poi entrò al posto di guida, accendendo la macchina e partendo verso casa di Zayn. Appena poté si girò a guardarlo. Se ne stava appoggiato con la fronte sul vetro, a guardare le luci della città scivolare via. Tornò a guardare la strada, stringendo le mani sul volante. Si perse nei pensieri macabri che popolavano la sua mente quella giornata. Fu Zayn a parlare per primo.
«Possibile che mi trovo ubriaco sempre per colpa tua?»
Non rispose subito a quella frase sussurrata. Continuò a guidare, pensando che era poco il tempo che divideva loro da casa di Zayn. Poi, sarebbe potuta scappare di nuovo. Lontano da lui, lontano da quella parte di lei che odiava con tutta se stessa.
«Non darmi colpe, Malik! Sei in questo stato perché volevi esserci.»
«Non è vero. Sono ubriaco per colpa tua!»
«Va bene. Se vuoi dare la colpa a me, va bene. Ma sei tu che hai deciso di uscire. Di andare in quel disco-pub. Non sono stata io a dirtelo.»

Sentì un moto di rabbia invaderla. Odiava litigare. Odiava litigare con lui, in primis. E l'idea che fosse ubriaco non la fece stare meglio.
«Sono così perché abbiamo discusso.»
«Non sono stata io a dirti di fare quella cosa.»
Rispose, del tutto pacata. Con tono freddo, come al solito.
E Zayn crollò con la fronte sul cruscotto, lei lo guardò con la coda dell’occhio. «Non pensavo che avresti reagito così.»
«Come no, Malik? Non sei tu quello che si vanta di conoscermi meglio di qualsiasi altra persona..?»

Il moro alzò di nuovo la testa, girandosi a guardarla. La scrutò attentamente. Sentiva il suo sguardo perforarla, ma non lo guardò. Non perché avesse paura. Semplicemente perché stava guidando.
«Quanto sei stronza!» Sorrise divertita a quelle parole.
«Dovrei essere dispiaciuta per questo?»
«Si! Mi stai sul cazzo quando fai così!»
«Tu mi stai sul cazzo quando prendi decisioni al posto mio!»
«L’ho fatto per te!»
Urlò. Ecco che si ricominciava a litigare.
Più pensava che odiava litigare con Zayn più quello succedeva.
«Non sono una bambina di due anni che ho bisogno che la gente decisa per me, Zayn! Prima di fare quella stronzata, me lo dovevi chiedere!»
«Avresti detto di no!»

Prese un profondo respiro. Perché stava già perdendo la pazienza. «Se avessi detto di no, ci sarà un porca puttana di motivo o no?»
Anche Zayn prese un profondo respiro, poggiando la testa al sedile e socchiudendo gli occhi. «Ancora non me l’hai detto questo motivo!»
«E mai te lo dirò. Fatto sta che hai fatto la cazzata e, oltre ad averla fatta, vieni pure a dirmi che se sei ubriaco e circondato da ochette succhiacazzi è pure colpa mia!»

Si fermò di fronte la casa del moro, aprendo la portiera e richiudendola tanto forte da far vibrare la macchina. Attese che Zayn uscisse, poi gli si mise dietro stando ben attenta che non cascasse. Era ubriaco, quello si. Ma si teneva ancora in piedi, fortunatamente.
«Puoi lasciarmi qui. Me la cavo da solo!»
«Eh si. Scusa, tu mi tratti da bambina menomata che non sa decidere per se stessa e io non posso accompagnarti a letto?»
«Vuoi anche popolarlo?»
Chiese, ghignando. Keyra, dopo avergli lanciato uno sguardo bruto gli levò le chiavi di mano visto che quel decerebrato mentale non riusciva a centrare la serratura di casa.
Quando aprì, lo fece passare e arrivando in salone guardò il caos più totale. Tutto era per terra. Dai vasi ai libri, ad una libreria.
«Che cazzo è successo?»
 Zayn, del tutto tranquillo andò in cucina e pensò bene di prendersi un’altra birra. Keyra, in un nano secondo gliela tolse.
«Ehi!»
«Rispondi!»
«Ho sfogato la mia rabbia. E’ pur sempre casa mia, o no?»

Strinse i pugni, perché sentì la rabbia invaderla. Poteva menarlo con cattiveria e farlo andare il giorno dopo a quell’intervista? No, non poteva.
Il ragazzo crollò sul divano, appoggiando il viso sulle mani. E Keyra, non sapendo cosa fare, si mise seduta al suo fianco.
«La devi finire, Zayn! La devi finire di fare queste stronzate da bambino di due anni. Questa casa non è solo tua. Ma anche di Danny. Io ho un cristo di cervello, so come usarlo e non ho bisogno della balia.»
«Anche tu hai preso una decisione al mio posto!»
«Si, ma eravamo bambini. Bambini di sedici anni. E ti devo ricordare che anche tu sei stato incazzato con me?»

Non servì rispondere a quella domanda. Lo ricordavano entrambi.
Pensò che era davvero frustrante sapere che Zayn, continuava a rinfacciarle di averlo lasciato. Di aver preso quella decisione per entrambi. Lei sapeva di aver fatto una cazzata, ma Zayn doveva capire che se non fosse stata lei a prendere quella decisione, forse a quell’ora neanche stavano più insieme.
E se anche si erano messi insieme, molte cose non potevano essere superate. Ad esempio, quella.
«Non ti ho lasciato perché mi andava di lasciarti, Zayn. L’ho fatto perché dovevo.»
«No, non dovevi!»
«Si, dovevo. Tu stesso mi hai detto che già ti vedevi sposato con un figlio a mantenere la famiglia. Se io fossi rimasta, tu non saresti qui, a quest’ora!»
«E cosa cazzo pensi che me ne frega?!»
Domandò ringhiando.
Lo guardò, in silenzio. «Non ancorarti al passato. Perché per quel passato stai facendo cazzate a tutto spiano.»
«Tu mi hai lasciato.»
«Si. Ti ho lasciato.»

Zayn si sfregò la faccia, ritornando a nascondere il viso tra le mani, pur di non farsi vedere da lei in quello stato.
«Ti odio. Ti odio e ti amo allo stesso momento.»
Non rispose. Fu lui, quando volle, a parlare ancora. Ad aprirsi con lei, portando la sincerità a galla solo grazie al liquido alcolico che gli scorreva tra le vene.
«Non riesco a perdonarti una cosa così. Non riesco ad andare avanti nel sapere che tu, al primo ostacolo, te ne sei andata. M-Mi..» deglutì e poi la guardò. Le piccole vene degli occhi, rese rosse dalle lacrime che stava cercando di trattenere. Keyra, fatto sta, non si scompose.
«Mi hai lasciato. Sei scappata da me, perché avevi paura.»
«Non mi pare che tu mi abbia cercato.»

Zayn, in un moto di rabbia si alzò e con tutta la forza di cui era padrone scaraventò il tavolino mal ridotto per terra. E lei non fece altro che starsene tranquilla lì, a guardarlo.
«E’ sempre colpa mia!»
«Non ho detto questo. Ho detto che tu non hai fatto niente per cercarmi. Se tanto ti dava fastidio questa cosa, potevi cercarmi.»
«Mi stai incolpando.»
«Cresci Zayn. Perché il mondo non gira intorno a te.»

Rispose, pacata a braccia incrociate sotto il seno. «Per una cosa del passato, tu ti sei mosso verso quella che credi la cosa migliore.»
«Che vorresti dire?»
«Hai fatto quella domanda al mio posto perché volevi controllare se io rimanessi al tuo fianco. Se non fossi scappata di nuovo. Ti stai cagando in mano.»
«L’ho fatto per te!»

Keyra se ne uscì con una risatina sommessa.
«E’ ciò che vuoi far credere. In realtà hai solo una paura fottuta che io me ne rivada. Che al primo ostacolo – e per ostacolo intendo la nostra storia – io scappi. Non era quella la mia intenzione, comunque. Oppure..»
Si guardarono. Lui in piedi con le mani strette a pugno per la rabbia, lei del tutto tranquilla seduta sul divano.
«Oppure.. Hai fatto questo passo perché non sei ancora pronto per stare con me. Ti sei trovato un diversivo, per far in modo di non dover sistemare le cose con i demoni del passato. Hai ancora paura. Non sei pronto a mettere una pietra sopra a questa storia.»
Non rispose.
E senza una risposta Keyra sentì le lacrime pungerle gli angoli degli occhi. L’idea che Zayn avesse ancora tanta paura, ma che si fosse messo con lei, la faceva sentire inclinata. Come un quadro che stava per cadere. Era lì lì sul punto di cadere.
«L’ho fatto per te.»
«Tu sai benissimo che io non volevo questo. Non è questo che voglio per il mio futuro.»
«E cosa vuoi?»

Non rispose all'istante, perché era difficile dire ciò che voleva. Rendere reale ciò che voleva dal futuro. Un futuro prossimo, molto prossimo. «Andare all’università. Qui, in Inghilterra. Dove posso vedere quando mi pare il mio ragazzo senza dover prendere trecento aerei. Continuare a lavorare, per potermi pagare i vestiti e la casa condivisa con le mie migliori amiche. Poter stare a poche ore dal mio migliore amico. Dai miei migliori amici. Il piano, non è ciò che voglio nella mia vita.»
Zayn si morse il labbro, crollando di nuovo al suo fianco.
«Vuoi che vada in quell’università?» Gli chiese.
«Si.»
«Ci andrò.»
Il moro si girò a guardarla. La guardò incredulo, ad occhi sbarrati e stupito di averla convinta. «Ma tu devi dirmi, convinto e guardandomi negli occhi, che hai fatto questa cosa per me, e non per te.»
«Che vorresti dire?»
«Che finché non mi convincerai che hai fatto questa mossa per me, io non andrò.»
E detto questo si alzò, prendendo la birra tolta dalle mani di Zayn poco prima e la rimise nel frigo. Appena uscì dalla cucina, guardò il suo ragazzo immerso in quel casino.
«Io mi sto andando a fare la doccia. Quando esco, pretendo che tu sia già a letto a dormire.»
«Non sono un bambino.»
Sbraitò, incazzato. Sapeva perché stesse così. Lo aveva braccato, ma non c’era altra via d’uscita.
«Questo sei tu a dirlo. Ti ci comporti ancora!» Si avvicinò, prendendo il cellulare. «Essere ricco, vivere da solo, ubriacarti perché litighi con la tua ragazza, il fatto che sei cresciuto e uscito di casa a sedici anni, non ti porta ad essere maturo. E’ quando ti rendi conto che non sei solo in questa storia che lo sarai. Io non mi permetterei mai di dirti che la devi finire di cantare, perché questa cosa ti logora da dentro.» Lui alzò gli occhi nei suoi, silenzioso. «E’ una tua scelta. Sei grande e grosso puoi decidere da solo ciò che fare. Io non sono nessuno per decidere per te.»
Si guardarono in silenzio per alcuni minuti. Lei con il cuore dolorante - perché in fondo litigare con lui le faceva male - e lui dispiaciuto. 
«Perché io per prima penso che tu stia facendo una cazzata a stare con me. Perché tu, lurido idiota, non ti rendi conto con chi stai. Ma per quanto io trovi questa scelta decisamente una stronzata, non ti ho braccato. Non ti ho detto ‘ehi Zayn, sono una perfetta stronza. Se tu ti metti con me, io ti chiudo in torre e butterò la chiave’. Perché è così. Ma se tu non vuoi capirlo, va bene. Se grosso e puoi decidere con la tua mente.
Neanche io sono così stronza da decidere per te. Non più, almeno. L’ho fatto in passato, mi sono presa le mie bestemmie, le tue e di chiunque altro. Ma ora basta. Sei grande abbastanza per capire da solo in che cazzo di casino tu ti sei infilato.»

Quando stai insieme ad una persona, capisci che bisogna accettare tutto di quest’ultima. Dal sorriso favoloso alla risata bellissima. Ma anche quelli che tu chiami difetti. Quei difetti che ogni giorno ti uccidono dentro, ti logorano il cuore. Dove anche la più piccola delle cose ti lascia il segno.
Non sopportava l’idea che Zayn se ne stesse lì, a bere, perché l’aveva lasciato. Lei cercava di superare l’idea che per due anni, non l’aveva chiamata. Che quando aveva avuto bisogno di lui, lui non c’era. Ma a quanto pare lui non era della stessa idea.
Lei ce l’aveva messa una pietra sopra. Aveva accettato il passato, ma a quanto pare lui non ci riusciva. E il fatto che fosse lì ubriaco gliene dava la prova.
Mentre si spogliava sentì dei rumori, ergo che Zayn aveva buttato giù qualche altra cosa, poi il silenzio regnò in quella casa.
Se Zayn sperava che lei cadesse nella sua trappola di “l’ho fatto per te” sbagliava. E anche di grosso. Per quanto potesse essere perfetto ai suoi occhi, quella cosa non l’aveva fatta per lei. Ma perché, in fondo a se stesso, in quella situazione di odio lui ci stava a pennello.
Il moro era sempre stato schiavo di se stesso, il vecchio Zayn che pensava solo a sé c’era ancora. E l’idea che lei facesse parte della sua vita, lo disturbava. Non era pronto a dividersi con qualcuno. Lo desiderava ardentemente, ma non era ancora pronto. Zayn aveva sempre contato su se stesso, al fatto di essere solo e di poter fare tutto ciò che voleva senza dover dar peso a nessuno. Ora, però, c’era lei.
E cosa c’era di meglio di mettere un intero mare tra lei e lui?
Fasciata solamente dalla maglietta, entrò in camera di Zayn. La piccola luce sul muro era accesa e nel letto Zayn se ne stava in posa fetale. Lo sentì singhiozzare.
Chi diceva che gli uomini non piangevano mai? Era decisamente un cazzone chi diceva quella cosa. Perché lei aveva visto Zayn piangere così tante volte da farsi del male.
Non riuscì a fregarsene. Per lei le lacrime di Zayn erano il male, erano le frustate sul cuore. Fece il giro del letto, andando dove c’era lui rannicchiato, abbracciato al cuscino.
Lo guardò e sicuramente sentendosi guardato, aprì gli occhioni castani più belli del mondo e la guardò. La guardò dietro quel velo di lacrime, dietro quel velo di sapere. Anche lui aveva capito che Keyra aveva ragione.
Così si rannicchiò al suo fianco, togliendogli il cuscino e lanciandolo dalla parte dove avrebbe dovuto dormire lei. E prese il posto del cuscino, facendo sue le lacrime del moro. La sua pelle assorbì le lacrime come avrebbe fatto il copricuscino.
Zayn la strinse così forte da farle quasi male, ma non si lamentò. Lo accettò, di buon grado.
«Sai che odio litigare con te, vero?» Sussurrò, sentendolo singhiozzare ancora. E ancora. Poi annuì.
Si piegò, dandogli un bacio sulla guancia e rubando una lacrima che, comunque, avrebbe fatto sua.
«So benissimo che tu vuoi stare con me. Ma finché non sistemi le cose con i tuoi demoni interiori, io non posso far molto, Zayn.» Lo sentì gemere, per poi nascondersi di più per non farsi vedere così.
Sapeva che avrebbe ricordato quella chiacchierata. «Finché non sarai tu a sistemarle, io servo a ben poco. Lo farei, se potessi, lo farei per te. Saprei dove andare a puntare per superare questa cosa. Ma sei tu a doverlo fare, non posso dirti come.»
Si piegò e gli diede un altro bacio sulla guancia. Odiava vederlo così. Odiava sapere che stava così per colpa sua. E per la trecentesima volta, pensò che era una merda di ragazza.  Era una persona orribile. E non capì perché Zayn stesse ancora lì, con lei. A stringerla come un bambino con il un orsacchiotto preferito.
«Mi dispiace.» Lo sentì mormorare.
«Per cosa?» Chiese, continuando a dargli baci sulla guancia, sulle ciglia bagnate di salato.
«Per rimanere sempre indietro.»
Lo guardò in modo accigliato, facendo suo quel viso pieno di dolore. Dolore creato da lei, ancora.
«Non devi dispiacerti. Io ti aspetto. In fondo, tu aspetti me per tante seghe mentali, Zayn. In una coppia bisogna saper aspettare l’altro. E io lo farò.» Disse, vedendo un leggero sorriso nascere su quelle labbra perfette.
Mai si sarebbe trovata a pensare che quella situazione era strana.
Da una parte la ragazza chiedeva quel tipo di attenzioni da parte dell’uomo. Lei, che era cosciente del fatto che i maschi erano ben diversi da ciò che si sperava e che non lo richiedeva, l’aveva trovato. Aveva trovato quello non solo interessato al nuovo gioco uscito per l’xbox. Non solo quello che preferiva uscire con gli amici, quello che era la base della storia. Il forte.
I maschi erano enigmatici almeno quanto le donne. Era vero, le donne stavano lì a pensare alle cose molto di più dell’uomo. L’uomo era quello che, principalmente, era meno caloroso. Avevano tutt’altra mentalità. Molto differente da quella delle donne.
Mai si sarebbe aspettata di vedere – due anni prima – un uomo scusarsi con lei. Stare così male e interessato a ciò che provava. Zayn era.. presente. Incredibile, ma vero.
«Non te ne vai, vero?» “Oggi o in futuro?”
«No.» Rispose, secca. Lui la guardò per un altro secondo, poi affondò la faccia nel suo seno. E Keyra si rilassò sul letto, facendo da pupazzo a Zayn. Attese che si addormentasse, accarezzandogli i capelli in un gesto ripetitivo. 
Quella notte dormì, ma con sogni ben lontani dall’essere felici. Ebbe un sonno fastidioso, ben lontano dall’essere chiamato riposo. La mattina dopo, si svegliò più stanca della sera prima. Il che, non era un bene.
 
**
 
«Che ci fai qui?» Guardò il riccio seduto comodamente sul divano, a braccia aperte sullo schienale. Posò la borsa sulla poltrona e lo guardò.
La giornata lavorativa era finalmente finita. Quel giorno, stare a lavoro era apparso decisamente troppo lungo. Poteva anche servire trenta tavoli, ma ogni volta che alzava lo sguardo sull’orologio, il tempo sembrava non essere passato. Ma quando aveva visto che erano le tre, finalmente aveva tirato un sospiro di sollievo. Poteva tornare a casa e farsi un bagno caldo. Ne sentiva un disperato bisogno.
Aveva lasciato Zayn a casa a dormire, mettendogli la sveglia e preoccupandosi che la macchinetta del caffè fosse pronta per quando si sarebbe svegliato.
La verità era una: era scappata.
Non aveva avuto il coraggio di svegliarlo, di vedere l’odio nei suoi occhi.
«Ti sono venuto a prendere.» Rispose il riccio, totalmente a suo agio lì, su quel divano.
«Per cosa?» Chiese alzando contemporaneamente un sopracciglio.
«Per il concerto, no?»
«Quale concerto?»

Harry sorrise. «Terra chiama Keyra.. Non dovevamo andare al concerto di Cher insieme?»
A quelle parole, la mora tornò sul mondo dei vivi e si ricordò della proposta fatta mesi prima dal suo amico. Sorrise debolmente. Non era proprio dell’umore adatto per andare ad un concerto, ma sapeva che non poteva deluderlo.
«Quand’è?»
«Domani..»
Alzò ancora il sopracciglio.
«E devi venirmi a prendere ora, scusa?»
«Si, visto che fra cinque ore partiamo!»

Non ricollegò subito. Ma dove cazzo era quel concerto?
«E’ a Los Angeles, baby!» Rispose come se avesse capito la sua espressione.
«Los Angeles?»
Il riccio rise debolmente, annuendo. Lo guardò come se fosse del tutto impazzito, ma sapeva anche che ormai non poteva rifiutare. Dirle prima che sarebbe stato a Los Angeles cosa succedeva? Lei pensava a Londra, dove potevano arrivarci in macchina. Non pensava che doveva prendere un aereo, ma soprattutto farsi vedere con Harry.
«E scusa.. Il biglietto aereo chi me l’avrebbe comprato?» Domandò, prendendo una boccetta d’acqua.
«Io!» Rispose, tutto pacato. Avrebbero mai smesso di comprarle biglietti aerei come se fossero biglietti d’auguri? Ne dubitava fortemente. «Ho anche parlato con la tua capa. Hai tre giorni di vacanza. E no, non me lo devi ripagare il biglietto. Tantomeno l’albergo.»
«Ti odio Harry Styles!»
«L’odio è un sentimento forte..»
Giocò, del tutto tranquillo. «Allora, sei pronta?»
«Dovrei preparare il borsone. O mi hai fatto anche quello?»

Lei scherzava, ovviamente, ma Harry le indicò la porta d’entrata. E lì, il suo borsone. Si girò a guardarlo, arrossendo visibilmente solo all’idea che avesse aperto il cassetto della biancheria intima.
Notando sicuramente il rossore, Harry ghignò. «Bei completini intimi. Ora capisco perché Zayn, quando fa sesso con te, diventa stupido!»
Si impedì con tutta se stessa di non tirargli qualcosa dietro. In fondo tutti sapevano che tra lei e Zayn c’era ancora qualcosa. Ma nessuno sapeva la realtà.
 
 
Il problema non era andare all’aeroporto. Nessuno avrebbe immaginato che Harry Styles partisse da un momento all’altro. Il problema era arrivare, dare il tempo alle fan di scoprire dove stesse andando e, quando le porte si aprirono, Keyra capì quanto amava il fatto di essere la ragazza di Zayn, il più riservato della band. Capì che con Zayn, non poteva proprio lamentarsi. Quel benvenuto non gliel’avrebbero mai dato a Zayn. Ne le fan ne tantomeno i paparazzi. Sbarrò gli occhioni castani, sentendo un misto di paura e di ripensamento nascerle nel corpo.
«Cazzo.» Ansimò con tono impanicato. Harry, sentendo il suo tono si girò e le sorrise così dolcemente con quelle fossette che Keyra quasi non si preoccupò più.
La grande mano di Harry prese la sua, conducendola. «Non preoccuparti, ok?» Annuì, fiduciosa e si fece trasportare da Harry e le guardie. Si guardò intorno. Avevano a fargli scudo almeno sei o sette guardie dell’aeroporto. Ma siamo seri?
Abbassò la testa e per un attimo pensò che era veramente il male essere Harry Styles. Era l’unico dei cinque che si doveva subire quella cosa. Perché non era solamente per l’America, ma per tutto il resto del mondo. Harry era quello più amato, quindi paparazzi e fan riservavano al ragazzo un insopportabile benvenuto. In ogni posto che Harry frequentasse, c’erano paparazzi o fan.
Lui non ne sembrava dispiaciuto (o almeno la maggior parte delle volte) ma lei sapeva che Harry in quella veste ci si sentiva scomodo. Perché sapeva che tutto quell’amore era riservato a lui solamente perché era visto come il donnaiolo del gruppo. Rialzò lo sguardo e guardò il viso del riccio. Sorrideva alle fan, stringeva le mani appena poteva. Era la dolcezza, ma nessuno si rendeva conto che dietro a quello sguardo sicuro c’era una paura fottuta di tutta quella gente?
Strinse la sua mano, accarezzandogli il dorso di essa e, sentendo quelle carezze il riccio si girò verso di lei, sorrise e poi continuò a camminare, facendosi spazio tra la folla. Solo dentro al van, poterono tirare un sospiro di sollievo.
«Posso dire una cosa?»
«Certo.»
«Fa schifo essere te.»
Harry scoppiò a ridere fragorosamente, mentre si scuoteva i capelli come solo lui ci riusciva, per poi sorridere debolmente.
Arrivarono in albergo in mezz’ora. Come al solito, si guardava intorno, facendo sua quella consapevolezza che il mondo continuava a vivere anche se lei passava di lì, con quei pensieri macabri. Perché sì, un viaggio non la risollevava.
Di fronte alla reception, Harry si fermò e lei arretrò il passo dietro di lui, appoggiandosi al bancone.
«Salve. Avrei prenotato due stanze a nome Styles.»
L’uomo annuì. «Vuole tenerle tutte e due? Vedo che la seconda è in modalità fermo, ma non confermata.» E sentendosi un attimino osservata, alzò lo sguardo dal cellulare e guardò Harry.
«Perché guardi me?»
«Vuoi tutta la stanza per te?»
«Lo stai chiedendo a me? Per me possiamo anche dormire insieme, che mi frega!»
Ammise, del tutto tranquilla. «Sei tu quello che magari è venuto qui per incontrare una donna segreta!» E detto questo mosse le sopracciglia in modo malizioso.
Harry si lasciò andare ad una risata, poi guardò l’uomo. «Allora ne prendiamo solo una, scusi!»
«Non si preoccupi.»
«Mi vuoi far credere che non ti porterai nessuno a letto?»
«In realtà contavo su di te.»
Giocò malizioso, prendendo il borsone e lei fece lo stesso. Gli diede una botta con il suo borsone, facendolo ridacchiare.
«Sogna Styles. Il giorno che io e te andremo a letto insieme nevicherà ad agosto.»
Saliti in camera, lei si fece una doccia mentre Harry tirava fuori il computer, per chissà quale motivo. Terminata la doccia, uscì dalla stanza e il riccio alzò il nasino dal computer.
«Già vestita?» Chiese, divertito.
«Cosa ti aspettavi?»
«Uno spogliarello!»
Prese il cuscino e glielo lanciò in faccia, facendolo ridere. Si mise seduta al suo fianco. «Che vuoi fare?» Le chiese.
«Girare la città e cercare Zac Efron.» Ammise, scivolando un secondo nella sua modalità fan. E di quello, Harry si fece una bella risata. La guardò divertito, poi chiuse il computer, prendendo tutto ciò di cui aveva bisogno e tirandola su, se la portò fuori dalla stanza.
Fece chiamare il van, mentre aspettavano nella hall dell’albergo.
Con in mano la macchinetta fotografica, i due si fecero un giro di Los Angeles, chiacchierando allegramente su qualsiasi cosa c’era da raccontare. Keyra, ovviamente, si era comprata una guida turistica, facendo ridere a crepa pelle il riccio.
Lei, non ci vedeva nulla di male.
Harry era un compagno di viaggio molto tranquillo. Anche se dai suoi occhi capì che sapeva come stesse, o sapeva qualcosa, ma non fece domande. Cercò semplicemente di non farla pensare.
«Se vuoi, conosco la via di casa di Zac Efron.» Le disse, guardando il cellulare. Lei, del tutto tranquilla, si girò a guardarlo.
«Scherzavo Styles. Non farei mai una retata a casa di Zac Efron solo per far contenti i miei ormoni!» Il riccio ridacchiò, per poi farle una faccia perversa.
«Perché no? Sfrutta ogni tanto la nostra conoscenza.»
«Harry, davvero. Io scherzavo. Ti sembro il tipo che va ad urlare di fronte casa di Zac Efron?»
«Io credo che Zac ci accoglierebbe.»
Scosse la testa, divertita e sorseggiando il suo caffè. Si erano fermati in un bar a prendersi qualcosa di caldo anche se lì, sinceramente, faceva abbastanza caldo. Loro giravano con una maglietta a maniche corte.
«Finiscila Styles.» Giocò, dandogli un buffetto sulla mano. «Ma dimmi..» E lui, da quel tono, quasi non si sentì male. Perché sapeva che quando Keyra cominciava con un ‘ma dimmi’ significava qualcosa.
«Cosa?»
«Perché sei arrivato fin qui, per un concerto?»

Il riccio alzò le spalle, divertito. «Volevo assistere ad un concerto di Cher.»
«Certo. E io sono figlia di Johnny Depp.»
«Non mi credi?»

Ridacchiò alla sua faccia.
«No. C’è sempre un doppio fine dietro a tutto, piccino! Io credevo che fosse a Londra il concerto, non di certo oltremare.» Lo sfotté guardandolo.
Harry, vedendo quella faccia perversa, prima sorrise e poi roteò gli occhi al cielo. «E’ una vecchia amica, le voglio bene.»
«A quando i nipotini?»
Lo prese in giro, trattenendosi dal ridergli in faccia.
«E voi, a quando i nipotini?» Si guardarono. Keyra perse il sorriso e fece una smorfia. Harry, notando la smorfia, sorrise debolmente.
«A parte che non voglio figli da quell’essere che sembra un Super Sayan dei poveri.» E Harry scoppiò a ridere fragorosamente tanto da attirare tutti gli sguardi della gente intorno a loro. «E poi..»
«E poi..?»
«Fatti una valanga di cazzi tuoi, ecco cosa!»
Il riccio si mise seduto sul divanetto con lei e l’abbracciò, sospirando spensierato.
«Sai che da piccolo, quando ti ho conosciuto, se non ci fosse stato Zayn ci avrei provato io con te?» Keyra, sentendo quelle parole, si girò a guardarlo incredula. «Oh. Che vuoi! Mi attizzavi!»
«Che porco che sei. Più delicato no?»

Harry sorrise, alzando gli angoli della bocca e formando quelle fossette. «Ti avrei montato come la panna. Va meglio così, piccola?» E ricevendo una gomitata da Keyra, scoppiarono entrambi a ridere.
In fondo sapevano entrambi che, se non ci fosse stato Zayn, la cosa non sarebbe andata comunque in porto. Troppo differenti uno dall’altra, non avrebbe avuto una fine. Certo, Harry Styles con la pubertà era diventato un bel ragazzo, ma continuava a vedere gli altri ragazzi come amici. Non riusciva neanche più ad impressionarsi di fronte a loro nudi o in boxer. Erano tutti come fratelli più piccoli, anche se avevano la stessa età.
E per quanto sembrasse strano… Era meglio averli come amici, che come amanti.
 
Abituarsi in un giorno al jetlag era davvero impossibile. Quella mattina si era dovuta alzare ad un orario decente. Ma non per niente, solamente perché sennò avrebbe dormito per tutto il giorno, lo sapeva.
Quando si era svegliata, trovandosi Harry appoggiato allo schienale del letto, l’aveva guardato male. Perché il maledetto si era più che abituato al sentirsi una pezza grazie al Jetlag. Lei invece, voleva solo sprofondare nel letto e finire lì di vivere.
E dopo essersi fatta trasportare nella sala per la colazione, aveva appoggiato la testa sul tavolo buttando il braccio su di esso.
«Vai con l’endovena di caffè!» Disse, facendo ridere il riccio che la fece alzare di nuovo per andare al buffet. E lì, trascinando i piedi come un muflone, si era presa le peggio schifezze. Dai cornetti al cioccolato, a fettine di pane con nutella, caffè (almeno due tazze di caffè) e pure due fette di ciambellone. Harry, di fronte a quella cosa, aveva alzato le sopracciglia incredulo. Ma non aveva detto nulla.
Dopo la colazione, si erano andati a fare un giro, quando il ragazzo le aveva chiesto di accompagnarlo a prendere delle registrazioni che aveva fatto l’anno prima per il nuovo cd.
In compagnia di non-so-chi, avevano preso un caffè e poi dopo aver avuto tra le mani quelle registrazioni si erano diretti a visitare gli studios. Però questa volta gli studios avevano visto Harry come visitatore e non come celebrità.
La compagnia di Harry era serena. Ridevano e giocavano come due bambini di tre anni, stuzzicandosi come non mai. Con Harry aveva sempre avuto un rapporto strano. Si volevano bene, quello si. Ma nessuno dei due si faceva i cazzi dell’altro. Vivevano a stretto contatto tra loro, ma entrambi sapevano che se uno voleva parlare, l’altro c’era. Per il resto, non facevano domande strane.
Ovviamente Harry si era accorto di come Keyra si perdeva a pensare a qualcosa, di come si corrucciavano le sue sopracciglia e come un velo di tristezza le offuscava gli occhi, ma non aveva detto nulla. Se Keyra non voleva parlare con lui, c’era un motivo.
Sapeva che Keyra era una persona che, principalmente, non si apriva agli altri. Cercava sempre di sistemare le cose da sola. E lui l’accettava così com’era.
«Credo di aver perso l’udito.»
Il concerto di Cher era andato alla grande. Aveva urlato come non mai e aveva cantato con Cher come una pazza, anche se le ragazze sotto di loro urlavano impazzite. Mentre Keyra si era fatta un concerto da sola, insieme a Cher. Era la dolcezza, davvero. Continuava a ringraziarle di essere lì, quando in realtà non doveva ringraziare proprio nessuno.
Se fosse stato per lei, e soprattutto se fosse stata lesbica, Cher era di certo una di quelle che le avrebbero fatto perdere la testa.
Mano nella mano con Harry – che la portava chissà dove – si fermò a fare qualche autografo e foto con delle fan che, purtroppo, erano ovunque. Ma non sembrava dispiaciuto. Uno strano sorriso alleggiava sulle labbra del riccio.
Forse perché la rivedeva dopo tanti anni, oppure perché in fondo erano stati buoni amici e con il fatto che entrambi erano diventati famosi, l’amicizia era andata a scemare. Quindi dedusse che quel sorriso era perché finalmente la rivedeva.
Lei si stava vergognando come una cagna, ma non lo diede a vedere. Perché in fondo per lei era sempre una cantante famosa che andava ad incontrare. E per la trecentesima volta si disse che essere amica di persone famose faceva schifo. Perché odiava l’idea di poter conoscere qualcuno, solo grazie al fatto che erano persone famose. Lei quelle cose non doveva averle.
Quando entrarono nella stanza dove c’era Cher, per poco non si squagliò per terra dall’emozione. Vide Harry tenerla ancora per mano, però con l’altro braccio abbracciare Cher. Si stupì del contegno che tenne Harry nel rivederla dopo due anni. E notò anche come le aveva dato un bacio sulla guancia.
«Cher, lei è Keyra! Te ne ho parlato..» Sorrise timidamente verso la ragazza, che ricambiando la fece quasi sciogliere del tutto. Dio, sentiva le gambe come gelatina.
«Ciao! Ho sentito molto parlare di te!»
Cher. Lloyd. Aveva. Sentito. Parlare. Di. Lei! Poteva morire felicemente ora.
Arrossì come una scolaretta vergine, abbassando lo sguardo, vergognosa. «Tutto bene?»
«Cinque minuti che mi riprendo, per favore!»
Disse, facendo ridere profondamente il ragazzo, che le passò un braccio sulle spalle per poi parlare a Cher, che li guardava in modo divertito.
«Sei il suo sogno erotico se fosse lesbica!» Si girò a guardare Styles, incredula. Come cazzo faceva a saperlo? E lui, con un sorriso la guardò. «Pensi che io non sappia chi sei su Twitter? Maddison me l’ha detto e leggo costantemente i tuoi tweet.»
E lì pensò bene di scavarsi la fossa da sola. Che vergogna.
L’idea che sapesse cosa scriveva su twitter la imbarazzò molto, tanto che il ricciolo si fece una sana risata di cuore, facendola diventare ancora più rossa, se possibile.
Qualcuno bussò alla porta, facendo girare tutti e tre.
«Cher, puoi venire un secondo?»
«Certo! Ragazzi, accomodatevi.»

E la guardò camminare via, facendo i peggio pensieri sconci su quelle gambe. Dio, era divina. E seriamente se la sarebbe scopata se fosse stata lesbica.
Si girò a guardare Harry, con lo sguardo più idiota nel repertorio delle sue facce. E Harry stava con altrettanto sguardo idiota. Poi, ricordò.
Gli diede una pizza sul braccio e lui si risvegliò dalla catalessi. «Quando pensavi di dirmelo?»
«Che cosa?»
«Che te la sbatti in tutte le posizioni del kamasutra!»
E per la prima volta in due anni, vide Harry Styles arrossire. Dire che era qualcosa di meraviglioso era dire poco.
Lo guardò, sorridendo con dolcezza nel vederlo così rosso. Si poteva dire tutto di Harry Styles, ma che fosse una persona pudica proprio no. Così, gli diede delle gomitate maliziose che lo fecero ridacchiare.
«In realtà.. Non me la sbatto. Stiamo.. uscendo Quasi non vomitò arcobaleni nel sapere che Cherry esisteva veramente. Era dal tempo di X Factor che tifava per quella coppia, anche se non erano mai usciti insieme da quello che sapeva lei. Ovviamente non si era messa lì a fare domande, ma quel giorno non riuscì a fermare la curiosità. Harry le raccontò che si erano rincontrati da qualche mese, che Cher si era lasciata con il suo ex ragazzo e che una sera, più brilli che altro, si erano baciati.
«Non ci hai fatto sesso?» Chiese incredula, ad occhi sbarrati. Di nuovo Harry divenne rosso e scuotendo la testa.
«No.»
«A quando il voto di castità?»
Lo prese in giro, con tono dolce. Harry sorrise debolmente.
«Voglio… Andare con calma!»
«Si, ma non aspettare che si creano le ragnatele.»
Giocò, abbracciandolo. Lui, con un sospiro, si adagiò tra le sue braccia, felice di dire a qualcuno quel segreto.
Gli accarezzò i ricci, proprio nello stesso momento che lei tornava, continuando a sorridere in quel modo che, doveva ammetterlo, metteva tenerezza.
«Credo proprio che vado a chiamare Zayn!» Disse, alzandosi in piedi e facendo capire a Harry che li lasciava un po’ soli.
Lui, dolcemente sorrise, ringraziandola con lo sguardo.
«Zayn? Oddio, posso salutarlo?» Annuì, tirando fuori il cellulare e chiamandolo. Rispose con lo scazzo fino al cervello, ma appena sentì la voce di Cher, il moro si riprese. Li lasciò chiacchierare un pochino, sapendo l’amicizia che legava quei cinque insieme alla ragazza.
Si rabbuiò un pochino pensando che aveva risposto male a lei ma appena si era reso conto della voce di Cher, si era risvegliato. Harry, ovviamente lo notò, ma non disse nulla.
La strigliata, gliel’avrebbe fatto quando sarebbero tornati.
Sempre divertita, guardò Cher ridere, arrossire per poi darle il cellulare. Si guardarono e dopo essersi sorrise, uscì dal camerino.
Portò il cellulare all’orecchio, sentendo il cuore in gola. Si sentivano per la prima volta dopo due giorni.
Si appoggiò al muro.
«Ci sei?» Chiese il moro, per assicurarsi che fosse lì.
«Si.»
«Potevi avvisarmi che partivi.»
Lo disse con tono duro, incazzato. Sospirò.
«Non lo sapevo neanche io. Pensavo che il concerto fosse a Londra, non a Los Angeles.»
Cadde il silenzio, con entrambi che non sapevano bene cosa dire.
«Potevi comunque mandarmi un messaggio. L’ho dovuto sapere da Niall.» Sospirò, con frustrazione. No, decisamente quel periodo non stavano andando bene le cose tra di loro. E subito sentì il moto di rabbia invaderla. Quel tono risoluto con lei non doveva neanche usarlo.
«Dio che scazzo, Zayn! Sei mio padre che ti devo avvisare di tutti i miei movimenti?»
«Non tuo padre, ma il tuo ragazzo si!»
«Ti chiedo mai cosa fai quando stai fuori Londra? No, non mi pare. Quindi evita di sfracellarmi le palle.»
Sbraitò, stringendo i denti.
«Beh, potresti chiedermelo. Ma tanto a te che ti frega di ciò che faccio!»
Doveva ringraziare che non ce l’aveva davanti, sennò un pizzone in piena faccia non gliela toglieva nessuno.
«Non cominciamo eh! Non darmi colpe perché non mi faccio sentire, perché è una stronzata bella e buona.»
«Ah, vorresti dire che non è così?»
Sbraitò, volutamente. Capì che, da una parte, Zayn voleva proprio litigare. Sennò non avrebbe continuato a rispondere.
«Mi succhi la vita, Zayn.» Se ne uscì, sospirando con frustrazione. Perché dovevano sempre finire a litigare? «Comunque ora sarai contento. Stiamo facendo proprio la coppia normale. Che litiga per stronzate!»
«Ti sembra una stronzata questa? Non ti fai sentire, questo è tutto.»
«Va bene. Chiamami quando cresci, eh!»
E detto questo chiuse la chiamata, appoggiando la testa al muro e piagnucolando depressa.
Come poteva dire che non si faceva sentire? Perché doveva attaccarsi a quelle cose come i bambini di due anni? Che poi non era vero, perché appena sapeva che finivano interviste o concerti, lo chiamava. O anche scrivergli su whatsapp. Ma quel ragazzo voleva litigare e, a quanto pare, attaccarsi a cose non vere era la cosa migliore da fare per farle perdere il lume della ragione.
La porta del camerino si aprì, facendo girare verso di essa Keyra, che continuava a piagnucolare e bestemmiarsi dietro.
«Che hai da piagnucolare?» Domandò il riccio, mentre Keyra rizzava la schiena e, prendendolo per la maglietta lo guardò.
«Ricordami perché ho deciso di dare spago a quel coglione due anni fa!»
Lo vide alzare un sopracciglio.
«Che è successo?»
«Me la mena dicendomi che non mi faccio sentire. Dio doveva bruciarmi quando ho pensato bene di dargli spago!»
Disse, incazzata come una biscia. Harry ridacchiò.
«Sai che Zayn è geloso di te, no?» Lo guardò annoiata. «Vedrai appena torno che lagna che mi farà solo perché usciranno foto di noi due mano nella mano.» Cher ridacchiò, vedendola in quello stato.
«Voglio morire!» E mentre loro due se la ridevano allegramente dal tono che lei aveva usato, Keyra pensava a quanto avrebbe rotto i coglioni quell’essere appena fosse tornata. Le avrebbe tenuto un bel muso da cane bastonato perché non l’aveva avvisato, in più avevano litigato e si, ora ci mancavano anche le foto di lei e Harry mano nella mano.
Voleva. Morire.
 
**
 
Solita intervista. Solite domande, solito sorriso falso che faceva passare per vero. Ogni tanto si perdeva nei suoi pensieri, scollegando il cervello e pensando a tutt’altra cosa che a quelle stupide domande senza senso che facevano al gruppo ogni sacrosanto mese. “Come va il vostro tour?” “Come va la vostra vita sentimentale?” “Come fate a stare così tanto fuori da casa” e stronzate varie.
Una domanda, però lo fece ritornare sul mondo dei vivi.
«Harry.. Sono uscite foto di te con una ragazza a Los Angeles.»
Rizzò le orecchie, spostando lo sguardo sulla testa riccioluta di Harry seduto di fronte a lui.
Il riccio, sorrise. «Parli di Keyra? Mora occhi da cerbiatta con un’espressione perennemente incazzata?» Solo a quel nome il suo cuore perse un battito. Potevano anche aver litigato brutalmente in quel periodo, ma anche solo sentire il suo nome lo faceva sentire leggero.
«Non so il nome. Ho una foto.. Vuoi vederla?»
E Harry annuì, allungando la mano e prendendo la foto che gli veniva data dall’intervistatore.
«Si.. E’ Keyra!»
«Ti ci stai vedendo?»

Una risata soffusa arrivò dalle labbra di Harry, mentre tutti ridacchiavano. Niall si sporse verso di lui, posando una mano sul suo orecchio per sussurrargli un “gli piacerebbe eh!” che lo fece sorridere e guardò uno dei suoi migliori amici con occhi divertiti.
 «No. Keyra è il sesto membro del gruppo. Peccato che è stonata!» Tutti e cinque si lasciarono andare ad una risata generale. Come minimo l’ammazzava appena avrebbe messo piede in casa.
«Quindi non c’è assolutamente nulla tra te e lei?»
Il ragazzo scosse la testa, divertito. «Keyra è un’amica. Nessuno ci è mai stato insieme o pensa a lei in modo malizioso.»
«Parla per te!»

Allargò leggermente gli occhi, sentendo la voce uscire dalle sue labbra. Fu troppo tardi quando si rese conto di non aver usato un filtro mente-bocca. Tutti si girarono a guardarlo.
«Zayn?» Louis lo guardò con un sopracciglio alzato.
«Ehm..!» Se ne uscì, passandosi una mano nei capelli.
«Che volevi dire?» Chiese Liam, curioso. In quel momento quei cinque si erano pure dimenticati di essere ad un’intervista.
«Sei fidanzato?» Chiese l’intervistatore, curioso. «Con Perrie o no?»
La smorfia che fece, lasciò un sorriso sui volti di tutti. «Non sto con Perrie. Ma proprio con questa Keyra!»
«E quando pensavi di dircelo?» Domandò Louis, un po’ risoluto.
«Mai?»
«Grazie tante eh!»
Sbraitò Louis, mentre Niall gli dava le pacche sulla spalla, divertito.
«Congratulazioni. Dopo due anni ce l’avete fatta!»
«Oh sta zitto, Niall!»
Louis obiettò con tono serio. Zayn diede uno schiaffo dietro al collo a Louis, che ci era rimasto male, ma continuando a sorridere.
«Che c’è? Sei tu che stai in fase pre ciclo e ti infastidisci. Io sono contento che si sono messi insieme!» Il biondino guardò Louis mordersi le unghie.
«Beh, io no!»
«Pre ciclo o menopausa?»
Giocò Harry, visto che si stava decisamente divertendo. Si sapeva che Louis non vedeva l’ora che quei due tornassero a fare i fuochi d’artificio sotto le coperte, così da poterli infastidire un pochino.
E forse, l’idea che non era stato avvisato, l’aveva offeso. Ovviamente, per gioco.
Zayn, in tutto quello, continuava a sorridere come un ebete.
«Andate tutti a fare in culo!» Rispose Louis, fintamente offeso.
«Davvero Loulou non sei contento che ci siamo messi insieme?»
Intanto l’intervistatore si guardava la scena divertito. «No. Siete due stronzi. Sapete da quanto aspettavo questo momento?»
«Da quanto?»
Domandò divertito Zayn, anche se lo sapeva.
«Due stramaledettissimi anni e non sono stato avvisato. Mi ritengo offeso!» Obiettò, guardando di lato e facendo ridere tutti quanti. Louis offeso era uno spasso.
«Dai, ora potrai prenderci in giro a vita, sei contento?»
«Fanculo!»
«Sai che vi tartasserà di battutine, vero?»
Gli fece notare Liam, divertito.
«Già. Uccidetemi!»
E ridendo come pazzi, tornarono a fare l’intervista. Appena finita, si diressero al van, con tutti che gli davano pacche di congratulazioni. Sembrava che si era sposato, e a quel pensiero, ridacchiò.
Si perse di nuovo nei suoi pensieri, pensando a cosa era appena successo. E ora, anche il mondo sapeva che stavano insieme.
Che divertimento se, in realtà, si fossero lasciati di lì a qualche giorno. Perché in fondo, dopo quasi una settimana di litigi, dubitava che rimanessero ancora insieme.
Aveva fatto la cazzata, se ne prendeva le colpe però cominciava seriamente a pensare che era impossibile far tornare il rapporto come prima.
Keyra era troppo incazzata con lui per passare sopra a questa storia. E in fondo, il fatto che lui era perennemente incazzato con se stesso da una settimana a quella parte per la stronzata che aveva fatto – perché si, si stava maledicendo alla grande per aver mandato quella lettera – non aiutava a far passare l’incazzatura a Keyra.
Come poteva fare per sistemare le cose?
Perché si, lui non aveva intenzione di far scemare la loro storia proprio ora che finalmente stavano insieme. Doveva trovare un modo per sistemare le cose. Ma soprattutto per far passare l’incazzatura a Keyra.
Gli venne un’idea e, appena tornato a casa, la mise in pratica. Stette ben due ore al telefono, poi quando tutto fu appurato, chiamò un taxi. In mano una busta, mentre il cuore perdeva un battito al pensiero che, se continuava a comportarsi così da stronzo, l’avrebbe persa. E non voleva.
Bussò alla porta di casa, attendendo. Sentì qualcuno scendere le scale e sperò con tutto se stesso che fosse Keyra.
Fu lei ad aprirgli la porta. Vestita con la tuta che teneva in casa, una maglietta rovinata e i capelli messi in una cipolla malmessa. Alcune ciocche le accarezzavano i lati del viso, gli occhi truccati di nero lo fissarono.
«Ciao!» ‘Dio, si sentiva un bambino di due anni che andava a confessare il suo amore alla ragazza che gli piaceva.
Keyra si appoggiò allo stipite della porta. «Vuoi entrare?» “Meglio di no. Rovinerei il piano” pensò, guardando come la tuta metteva in risalto le sue forme.
Scosse la testa, poi con un groppo alla gola la guardò.
«So di aver fatto una cazzata. Mi prendo tutte le responsabilità della mia azione.» Gli occhi di Keyra guizzarono sentendo quelle parole, ma non disse nulla. «Non c’è stato un momento in cui ho sentito – come in questo momento – scivolarmi tutto dalle mani.»
«Beh, potevi pensarci prima.»
Sussurrò, con astio.
«Lo so. Hai ragione. Ma… Ho paura
Di nuovo non rispose a quelle parole. Vide solo un velo di tristezza negli occhi della sua ragazza. La guardò ancora, con il cuore che batteva prepotente nelle orecchie. Dio, che ridicolo che era.
«Non… Non abbiamo lottato così tanto nella nostra vita. E ora che finalmente abbiamo ciò che vogliamo entrambi, io rovino tutto. Mi sto maledicendo per questo.» Deglutì, ma non seppe bene cosa perché non aveva salivazione. «Ho paura di perderti e solo l’idea di perderti ora che ti ho trovata, finalmente, mi impaurisce.»
Consegnò la busta che aveva tra le mani sudaticce. E lei la prese, inclinando leggermente la testa come per chiedere cos’era. «E’ un biglietto di andata e ritorno per Parigi.»
La vide alzare gli occhi dalla busta, per guardarlo. Un misto tra dolcezza e incazzatura. Sapeva cosa le passava per il cervello, quindi continuò. «E’ fra due giorni quel volo. Puoi decidere di venire e darmi una seconda possibilità. Per farti capire che ho sbagliato.» Il suo sguardo si fece triste e per un secondo desiderò avvicinarsi a lei per abbracciarla. Sapeva quanto Keyra aveva bisogno di contatto fisico, di un abbraccio per sentirsi bene. Ma non poteva.
«Oppure puoi decidere di non venire. Se non verrai, capirò che sei ancora incazzata con me e che, non vuoi continuare.»
«Continuare?»
«Tra noi.»
Lo sussurrò così delicatamente che quasi pensò che non l’avesse sentito. La guardò e vedendola incredula, sorrise. Sentì gli occhi inumidirsi. L’idea di darle la possibilità di lasciarlo l’aveva distrutto. Ma non voleva che Keyra stesse con lui solamente perché si sentiva in dovere di farlo. Perché in quella settimana più e più volte aveva pensato che Keyra era rimasta con lui, solamente perché sapeva quanto lui avesse bisogno di lei. Si era fatta una promessa, l’aveva fatta a lui ma tutto voleva tranne che Keyra continuasse a stare con lui solamente per quella promessa.
«Se ti vedrò saprò che sei venuta perché vuoi, e non per quella promessa. Ti sto dicendo che per me quella promessa non conta più nulla. Voglio stare con te perché ci amiamo e non per una frase detta. Quindi, se verrai saprò che sarai venuta perché vuoi e non per quella promessa.»
I suoi occhi si abbassarono di nuovo sulla busta, forse perché non voleva fargli vedere cosa stesse pensando o provando.
«Sento troppo addosso il peso di quella promessa. Se verrai, saprò che mi stai dando una seconda possibilità. Come la stai dando a tutti e due.»
La guardò per altri due minuti, godendosi quel viso stranito e emozionato, da qualche parte. Si avvicinò e le lasciò un bacio sulla guancia.
«Ci si vede, eh!» E tornò verso il taxi, girandosi a guardarla di nuovo. Lei era ancora lì, con gli occhi colmi di lacrime. Le sorrise. Le donò quel sorriso che donava solo a lei, rientrando nel taxi che era rimasto lì ad aspettarlo. Aveva detto che servivano pochi minuti. E così era stato.
Conosceva abbastanza Keyra da sapere che non dava seconde possibilità. Ma in fondo, pensandoci, una seconda possibilità a tutti e due l’aveva data. Anche se si era riavvicinata a lui solamente perché si era sentita in dovere del fatto che l’avesse lasciato, sapeva che in fondo si era data una seconda possibilità. Ma ora voleva solamente che stessero insieme, senza promesse, senza sensi di colpa a pesare sulle loro spalle.
 
 
Se non fosse arrivata… I pianti che si sarebbe fatto su quel fottuto aereo.
Continuava a ripeterselo anche mentre passava il metal detector senza farlo suonare. Riprese le sue cose, guardandosi intorno e sperando di vedere Keyra tra la folla, ma non c’era. Quando fu di nuovo padrone del bagaglio a mano e dei suoi oggetti personali metallici, cominciò a camminare verso il gate, ritornando a sentire la musica pur di non pensare.
Perché pensare faceva male… Dannatamente male.
Arrivò anche a pensare che non sarebbe andata. Più si avvicinava al gate e più sentiva che Keyra non sarebbe arrivata, facendolo partire da solo. Controllò di nuovo il biglietto, il gate e quando fu confermato che era quello scritto sul tabellone, si mise seduto in attesa dell’apertura del gate.
Quella era una delle pochissime volte che era arrivato puntuale. Chissà come mai.
Sorrise.
Con i ragazzi arrivavano sempre in ritardo a tutti i voli, tanto che li aspettavano solamente perché sapevano che erano famosi e perché avevano dei concerti o impegni. Sennò sarebbero volati via, senza di loro.
Appoggiò la testa sullo schienale, scivolando sul posto tanto da avere praticamente il sedere alla fine del sedile. Voleva solo dormire, dimenticarsi di tutto e di tutti.
Sentì la pelle del divanetto abbassarsi, ergo qualcuno si era seduto vicino a lui. Per un breve secondo non aprì gli occhi, poi si girò verso chi aveva osato sedersi al suo fianco visto che c’erano tanti altri divanetti vuoti e si stava domandando perché proprio lì doveva mettersi. Quando aprì le palpebre, perse un battito.
Lei.
Sedeva composta, guardando di fronte a sé, per poi girarsi a guardarlo poco dopo. Lo sguardo serio, ma con un retrogusto di dolcezza. Brillavano.. I suoi occhi brillavano, di un qualcosa che, sinceramente, fino a quel momento non aveva mai visto.
Tolse una cuffietta e sorrise. Lei ricambiò.
«Mi sono licenziata.»
«E perché, di grazia?»
La vide arricciare le labbra, mordicchiarle e poi sorridere debolmente.
Non si aspettava di certo che sarebbe andata lì a dire cose smielate. Si stava parlando o no di Keyra Smith? 
«E’ sempre stato il mio sogno vivere da mantenuta.» La vide tornare a guardare di fronte a sé, continuando a fare quel sorriso a labbra strette. Dio, era meravigliosa.
Poteva dirlo, ora. Era sua, completamente, maledettamente sua. Sua.
Aveva un sapore così dolce e amaro al tempo stesso quella parola. Perché sapeva che, pur essendo sua, doveva lottare con i suoi pregi e con i suoi difetti. Il fatto che era una testarda, che si aspettava sempre l’ultima parola. Che se la ferivi, ti sputava in faccia veleno allo stato puro. Che poteva essere incazzata con il mondo, facendo venire fuori tutta la sua cattiveria, ma con un retrogusto di dolcezza.
I sorrisi, gli occhioni da cerbiatta ferita, l’essere costantemente una finta stronza.
Lo avrebbe fatto. L’avrebbe avuta così, con tutto il pacchetto compreso. Gli piaceva per quello. Perché era unica, non c’erano altre come lei al mondo.
Era lei che voleva per il resto della sua vita accanto. Lei, a tenergli la mano mentre toglieva un dente o camminando per strada. Che gli teneva la mano mentre, giorno dopo giorno, invecchiavano insieme.
Si impedì di ridere fragorosamente a quella frase. «Non ci sperare Smith. Da me non vedrai neanche un soldo!»
La sentì sbuffare, poi appoggiarsi con la testa poco distante da lui, guardando il soffitto.
«Eddai Malik, che ti costa?»
«Non se ne parla. Evapora
Giocava, e lei lo sapeva. Amava sapere che lei sapesse che stesse giocando e che sapendolo, stava al suo gioco..
«Sono ancora arrabbiata, Malik!» Continuava a sorridere.
«Lo so!» Rispose, monotono.
«E ti farai perdonare!»
«Lo farò.»
«Stanotte… A letto.»

Ghignò. Si, era decisamente la donna della sua vita.
«Oh si. Ci puoi scommettere le palle!»
E in quell’aeroporto due cuori in sincrono perdevano un battito vedendo il sorriso sulle labbra del proprio compagno. Le loro testacce dure appoggiate vicine. Occhi negli occhi, occhi tanto simili ma che nascondevano segreti diversi. Labbra diverse, ma entrambe piegate in un sorriso pieno d’amore. E i cuori. Entrambi di ghiaccio ma che erano il sole dell’altro. Perché, era proprio grazie al cuore dell’altro che si potevano permettere di sentire il dolce cullare del ghiaccio che si scioglieva, lasciando andare libero l’amore più vero.
Dopo tanti anni di puro freddo, finalmente le pareti del loro cuore venivano liberate dal freddo gelido, lasciando entrare piccoli spiragli di luce, di calore.
Non c’erano bisogno di smancerie, di baci o di carezze vietate per una settimana. Bastava guardare l’altro negli occhi per capire che loro due si amavano e sempre sarebbe stato così. Niente e nessuno avrebbe fatto cambiare la situazione.  


Note dell'autrice:

Ehiii!Come state bellezze? 
Eccovi qui il nuovo capitolo. Spero che sia di vostro gradimento. Lo ammetto. Più si avvicina la fine più mi è difficile scrivere i capitoli. Comunque invito tutti, quando posterò l'ultimo capitolo, a leggere nelle note, perché ho delle cosine da dirvi *sguardo divertito*
Ma per dirvele, aspetto l'ultimo capitolo.
Sto qui con gli occhi fusi, perché sono più di tre ore che sto a sistemà sto capitolo e c'ho il cervello andato, ormai.
Io continuo a ringraziarvi per le recensioni e per i complimenti, senza togliere la gente che mette la storia tra i preferiti. Cioè, siete pazze e vi adoro per questo.
Ma farò dei beiiiii ringraziamenti all'ultimo capitolo. :sisi: 
Posso dirvi che mancano 3 capitoli alla fine. Su per giù. In realtà non so se saranno tre o quattro. I don't fucking know. Lo ammetto. Devo vedere il prossimo come lo organizzo.
Comunque manca poco, quindi cominciate a prepararvi mentalmente alla fine. ♥
Ok, vado a cena (fra poco - però voglio fumare prima) e poi dopo cena rispondo alle recensioni del capitolo precedente. Vi lascio!
Vi amo, ricordatevelo sempre. ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** capitolo ventiquattro ***


L’aereo ebbe uno scossone tant’è che alzò lo sguardo dal libro, guardando gli assistenti di volo per assicurarsi che tutto fosse a posto. Zayn al suo fianco si svegliò per quello scossone e si guardò intorno impanicato da testa a piedi. Quando si rese conto che tutto era normale, si girò a guardarla e senza troppe cerimonie si stiracchiò addosso a lei che rimase inerme a guardarlo.
«Comodo?» Chiese quando lo vide rimanere steso su di lei, a grattarsi gli occhi assonnati. Come al solito, quando si volava, Zayn crollava in un sonno senza fine, lasciandola perennemente sola a leggere.
Lo guardò ancora mentre si stirava al suo fianco, appoggiando la testa sul suo seno. Neanche a dire che aveva una quinta e quindi era comodo, ma a quanto pareva quel ragazzo era l’unico che tenesse presente la morbidezza del suo seno.
«Ora si..» Miagolò guardandola dal basso, con quello sguardo che riusciva a far cadere ai suoi piedi chiunque. Anche lei. «Cosa leggi?» Domandò.
Alzò il libro e gli fece vedere la copertina.
«Ne ho sentito parlare!»
«Chissà come mai lo immaginavo!»
Lo prese per il culo, ridacchiando. Lui tornò a chiudere gli occhi, sbadigliando sonoramente.
«E’ perverso come dicono?» Alzò le spalle, tornando a leggere con lui che se ne stava bellamente appoggiato alle sue gambe, ora.
Lo sentì muoversi nervosamente, poi spostando lo sguardo notò che anche lui stava leggendo.
«Dio!» Si appoggiò meglio, leggendo un paragrafo e facendola ridacchiare. «Ma questo è sadomaso!»
«Per una verga, Zayn?»

Si, stava leggendo cinquanta sfumature di grigio. E si stupiva – e non poco – che per lei, quello non era un libro spaventoso e troppo volgare. In fondo se l’avevano messo in commercio un motivo c’era, no? E poi… Già dal secondo libro sembrava molto una storia d’amore normalissima, togliendo quelle scene rosse. Alcune Fan fiction che aveva letto, erano molto più porno di quel libro.
«Cos’è una verga?» Si girò a guardarla, alzando un sopracciglio. «E perché tu lo sai?»
Ghignò, facendosi guardare dal moro in modo preoccupato. Scosse la testa in modo divertito vedendolo così preoccupato. Ma davvero pensava che sapesse cos’era? O meglio, che l’avesse mai vista?
Tornò a leggere senza rispondere a quella domanda. Tant’è che Zayn cercò su internet, facendola ridere nascosta dietro una mano quando si aprì Google con tutte quelle cose. E rise ancora più forte quando, il suo vicino, lo guardò incredulo.
«Semplice informazione, signore!»
E dopo uno sguardo bruto, questo si alzò per andare in bagno. Zayn, rosso come un peperone, si girò a guardarla. «Perché sai cos’è una verga? L-L’hai mai usata?»
«Dio Zayn! Mi fai così perversa?»
«Sai che ogni tanto… Quando facciamo sesso ci penso che tu sei perversa?»

Mise il segnalibro e chiuse il libro, per poi guardarlo male. «Mi prendi in giro, vero?»
Quando però lo vide scuotere la testa, quasi non se lo mangiò vivo. Ma tu guarda quello stronzo che pensava che lei era una perversa. Lo guardò male, mettendo il segno al capitolo e girandosi di nuovo a guardarlo.
«Chi è che mi si è scopato in un bagno scolastico?» Domandò seria in volto. Zayn, come se si sentisse tirato in causa, con la faccia più sconsolata del mondo alzò la manina come se avesse paura di ammetterlo.
«Ma devo ricordarti cosa tu mi abbia fatto in quel bagno?» Rispose a tono il moro, sorridendo allegramente. Sembrava chissà che gli avesse fatto dentro a quel bagno, dio! E non era stata neanche l’unica volta. Ma a quanto pare a lui piaceva l’idea di aver ricevuto un servizietto del genere dentro a quel bagno. Scosse la testa.
Zayn, rendendosi conto che Keyra stava ribattendo, cominciò a lottare. «Tu volevi farmi dentro ad uno stanzino.»
La mora lo guardò attentamente, scrutandolo. Voleva giocare? Oh sì! Con quello sguardo e quel sorriso Zayn voleva giocare. E lei l’avrebbe fatto.
«Mi ti sei fatto in una cucina, mentre cercavo di mangiare dopo la maratona di sesso!» Si guardarono negli occhi, socchiusi a mo’ di sfida. Zayn sorrise, divertito. Lo vide mordicchiarsi il labbro inferiore.
«Mi ti volevi fare da ubriaca!»
«Quand’è che non mi ti farei, Zayn?»
domandò con sguardo malizioso, facendolo ridacchiare. «Mi ti sei fatto in camera della mamma di Styles.»
E non riuscendo a trovare altro, Zayn sbuffò, sconfitto. Keyra lo guardò dall’alto in basso, ridacchiando. «Odio che tu abbia sempre un modo di vincere.»
«E per infilare il dito nella piaga, tu hai usato “mi ti volevi” mentre io il “mi ti sei..”.» Zayn la guardò in tralice, innervosito e toccato nel profondo. «Chi è il perverso?»
Lo chiese con voce angelica, sbattendo le ciglia e facendosi guardare male dal moro, che le diede una gomitata giocosa e la maledisse, facendola ridere di gusto.
Amava il sapore della vittoria, ma soprattutto era bello vedere il viso verde di rabbia del suo ragazzo. Zayn sbuffò ancora e, stringendosi le braccia al petto offeso, prese a masticare imprecazioni verso di lei. Quanto gli rodeva quando vinceva in qualcosa? Ridacchiando tornò a leggere, lasciando il suo carissimo ragazzo a bollire di rabbia.
Solo dopo dieci minuti Zayn batté le mani, facendola crollare di nuovo nel mondo dei vivi e si girò a guardarlo, cercando di capire che diavolo succedesse.
Ma appena posò gli occhi su di lui, capì che stava ancora pensando alla sfida fatta poco prima. E quando si girò a guardarla, notò lo sguardo vittorioso che aveva. Era possibile che fosse bello in qualsiasi momento quel ragazzo? Possibile che adorava ogni sua cosa, anche semplicemente avendo uno sguardo di vittoria dipinto in faccia? Dio, era la sua rovina.
«Mi ti sei fatta nell’androne di casa. O meglio, mi hai portato a farmiti con crudeltà nel tuo androne di casa..»
Lo guardò e non poté far altro che sorridere. Amava vederlo così. Amava vederlo così spensierato e divertito, come un bambino piccolo. E non sopportava quando si imbronciava tanto da avere quella v in mezzo alle sopracciglia, che gli creava quell’aria accigliata. Sospirò e sorridendo alzò le spalle, dandogliela vinta.
Avrebbe potuto ribattere con altre volte che avevano fatto sesso estremo in giro – perché l’avevano fatto eccome – ma voleva farlo vincere. Era bello, bello da togliere il fiato.
«Touché!»
E come un vincitore alzò le braccia al cielo, esultando della vittoria. Keyra si gustò la scena, continuando a sorridere in modo dolcissimo e guardando quel ragazzo che sembrava tutto tranne che una persona famosa.
Rimase lì a gustarsi Zayn spensierato, sapendo che era così tranquillo anche perché se ne stavano andando in vacanza. O forse semplicemente perché si era presentata in aeroporto, dando così conferma a quel ragazzo che a lei, di lui, le interessava. Solo l’idea che Zayn avesse pensato che non tenesse a lui l’aveva fatta incazzare, ma.. In fondo anche lei si faceva le peggio pippe mentali, quindi non si stupì più di tanto.
E solo dopo cinque minuti di risatine per quella vittoria, Zayn si piegò a sfiorarle le labbra, facendola crollare di nuovo sul mondo dei vivi con lui. Batté le ciglia e lo guardò cercando di capire perché le avesse dato quel bacio.
Dopo due secondi a guardarsi negli occhi, Zayn sorrise così dolcemente che per un attimo si sentì mancare l’aereo sotto i piedi. Dio mio!
«Grazie di avermi fatto vincere!»
Lui era al corrente che l’aveva fatto vincere. E lei non poté far altro che sorridere a labbra strette, rossa in guance nel vederlo così euforico per una semplice vittoria a battutine. Non ci riusciva. Era più forte di lei, e si ritrovò a pensare che voleva che Zayn fosse sempre così spensierato. Avrebbe lottato con gli artigli e con i denti pur di vederlo sempre così.
O almeno in quella vacanza.
 
**
 
«Ziaaaaaaa!» Quell’urlo la fece sorridere dolcemente, per poi guardare la bambina che si arrampicava su suo padre che, in quel momento, se ne stava in videochiamata con lei. L’aveva chiamata sul cellulare poco prima, mentre se ne stava nel loro letto a dormicchiare. E gli aveva detto che stava in Francia, quindi di chiamarla su Skype così da non spendere troppi soldi.
«Ciao cuccioletta.» La salutò, vedendola sporgersi verso lo schermo. Julian le disse di darle un bacio, indicando dove c’era la videocamera.
E lei lo fece, rimanendoci piuttosto male nel non sentire la guancia paffutella della zia.
«Come stai?»
«Io bene, e tu cucciola?»
«Bene. Quando torni?»
«Ma se sono appena arrivata..»
Disse ridendo allegramente da quella cosa. «Ci vorrà un po’ prima che torno.»
«Zia è con Zio Zayn. Stanno in vacanza!» Spiegò Julian alla bambina, accarezzandole i capelli ricci.
«ZIOOOOOOOOO!» E quell’urlo richiamò Zayn che ne stava in bagno a farsi una doccia. Uscì solamente fasciato dai boxer con un sorriso che sfiorava la dolcezza.
Alzò gli occhi dal computer, per guardarlo avvicinarsi. Un adone greco di fronte a lui piangeva. Sicuramente anche con tutti quei tatuaggi.
Aveva sempre pensato che i ragazzi pieni di tatuaggi sfioravano il volgare, ma su di lui non riusciva a pensarlo. Perché ogni cristo santo di tatuaggio le piaceva più di qualsiasi cosa su quel corpo. E se avesse visto quel tatuaggio con le labbra e con le ali su un’altra persona come minimo avrebbe preso in giro quella persona per il resto della sua vita.
Con Zayn, invece, toccava la perfezione.
Cercare di capire alcuni tatuaggi di Zayn era impossibile. Ad esempio i due teschi sulle spalle, il cuore sul bacino e quelle labbra con le ali. Gli aveva poi chiesto i significati, ma geloso com’era dei suoi tatuaggi non gliel’aveva detto.
«Ziooooooo!» la voce di Summer la fece tornare sul mondo dei vivi, e si rese conto che ormai Zayn si era seduto al suo fianco, sorridendo verso la bambina che saltava come una pazza sulle gambe del padre.
«Vi state divertendo?» Chiese Julian, sorridendo con dolcezza.
«Veramente siamo appena arrivati.» Esclamò Keyra guardando Zayn fare tutte smorfie allo schermo facendo così ridere quella nana seduta sulle gambe di Julian. Se lo gustò. Dire che Zayn con un bambino era qualcosa di meraviglioso era poco. Si liberava delle sue ansie, del suo essere un personaggio famoso e tornava ad essere il vecchio Zayn, idiota e giocherellone.
«Siete appena arrivati, ma vedo che non avete aspettato!» Sussurrò maliziosamente, facendo intendere che avevano fatto sesso. Keyra scosse la testa, divertita.
«Veramente io fino a due minuti fa rotolavo nel letto addormentata. Se ha abusato di me mentre dormivo.. Questo non lo so
Risero tutti e tre mentre Zayn le dava una spinta e tornava a vestirsi, in quanto dovevano andare a cena fuori. E dopo la spinta Keyra gli diede un pizzico su quel sedere a cui mancava solamente la parola.
«Aiooo!» Sbraitò il moro, guardandola male e massaggiandosi la parte lesa. Ma poi sorrise.
«Dov’è che siete?»
«Parigi»
Disse tornando a guardare lo schermo, grattandosi gli occhi dalla stanchezza.
«Uhhh.. La città dell’amore! Che coppia smielata che siete.» Lo guardò male nello stesso momento che la risata divertita di Zayn le invadeva le orecchie.
«Stai zitto, per favore.» Biascicò.
Rimasero in video chiamata per alcuni minuti e poco dopo, dopo aver augurato buon divertimento a quei due con tono malizioso, Julian chiuse la chiamata non prima che Zayn risaltasse sul divano della stanza e riempisse di baci quella bambina che lo chiamava a gran voce.
«Appena torniamo andiamo a trovare Summer?» Chiese Zayn, mentre uscivano dalla stanza, vestiti e pettinati decentemente per andare a cena fuori.
«Va bene, zietto!» Lo sfotté, facendosi dare uno schiaffo giocoso sul sedere.
Anche se non era d’accordo con quella cosa. Purtroppo vedere Zayn con un bambino era la sua maledettissima spina nel fianco. Zayn + un bambino = troppi pensieri dolci da parte sua.
Mentre si metteva il mascara sentì il rumore tipico di un’altra telefonata su skype. Si avvicinò al computer, guardando il nome in sovraimpressione. Maddison?
«Ehi..» Si mise seduta dopo aver accettato la chiamata. L’immagine di Maddison entrò nello schermo velocemente e notò che non era in un buono stato.. Possibile che fosse successo qualcosa con Liam?
«Ehi..»
«Hai lottato con un pugile? Mio dio che occhiaie!»
«Simpatica!»
Si lagnò Maddie, sistemandosi i capelli. La guardò ancora. «Vi state divertendo?»
«Siamo arrivati da due ore, Maddie. Neanche siamo usciti dall’albergo!»

La vide annuire, fintamente interessata. «Zayn dov’è?»
«E’ sceso in reception a firmare dei fogli di riservatezza.»

Crollò un silenzio strano tra di loro, tant’è che Keyra alzò un sopracciglio, guardando la sua amica tramite web. «E’ successo qualcosa?» Chiese.
La vide mordersi il labbro inferiore poi abbassare la testa. «Sono nel panico.»
«E’ successo qualcosa con Liam?»
«Nono. Con Liam tutto bene..»
Maddison la guardò ancora. «Se te lo dico mi prometti di non dirlo a nessuno?»
«Ok..»
«Neanche a Zayn, soprattutto a Zayn!»

Quasi non si preoccupò a quel tono. Che era successo tanto da non poterlo dire a Zayn? Oddio era incinta? Ma quando fu lì lì per chiederglielo, lei disse qual era il problema.
«Mia sorella è andata a letto con Louis!»
Crollò il silenzio, mentre Keyra assorbiva l’informazione con un sopracciglio alzato. E cosa c’era di tanto strano in quello? Soprattutto, cos’era quella faccia per una cosa del genere? Insomma, sia Haylee che Louis erano grandi abbastanza per risolvere le cose tra loro, o no? «Non capisco quale sia il problema, Mad..» Ammise, stranita.
«Sono stati a letto insieme!»
«E..?»
«E… Louis è fidanzato!»

Corrucciò la fronte. Dio, perché Maddie doveva essere sempre la guastafeste della situazione? Louis era grande e grosso, poteva cavarsela da solo… Oppure no?
«E quindi?»
Maddie perse le staffe, facendo vedere a Keyra la sua reale ansia. «E quindi.. Mia sorella ha fatto sesso prima di me! Cioè.. Sapevo che non era più vergine, ma non si sta facendo tutti questi problemi come me li sto facendo io. Insomma, poi è fidanzato. Se venissero a sapere che è successo, succederebbe il dramma!»
La mora scrutò tramite web la sua amica, che gesticolava come un’impossessata. Continuò su quella linea per qualche minuto finché non si fermò con un sospiro frustrato. Keyra, rimasta in silenzio per tutto il tempo ad ascoltare lo sclero di Maddie, si appoggiò al divano.
«Maddie, tesoro.. Sono grandi e grossi, entrambi sanno pensare con il proprio cervello e decidere. Se Louis ha voluto fare sesso con tua sorella, non lo biasimo. A parte che è una bellissima ragazza, ma questo non è niente.. Insomma, se vuole fare sesso con Haylee che lo facesse. Tu non sei nessuno per guastare la situazione!»
«Ma..»
«Maddison.. Non devi salvare tua sorella dal mostro cattivo. Quando hanno fatto sesso erano entrambi consenzienti. Se l’hanno fatto era perché volevano. E’ pensiero di Louis doversi occupare di Eleanor, non tuo.»

La mora sbuffò sonoramente, mettendosi le mani nei capelli.
«E se qualcuno lo venisse a sapere?»
«Qual è il problema Maddie?»
«Ho paura che la trattino male, che le diano della puttana!»

Keyra scoppiò a ridere fragorosamente, con tanto di lacrime. «Tesoro.. Haylee ha le palle di rispondere a tono, se serve. Sa come cavarsela e dubito fortemente che qualcuno lo venga a scoprire, anche perché erano soli. Io non lo andrei a dire in giro, tu neanche.. Qual è il problema?»
«Ho paura..»
Ammise.
«Beh, invece di pensare a come salvare la tua povera indifesa sorellina, perché non pensi ad abbassarti le mutandine e darla finalmente a quel figo di Liam?»
«Keyraaa!»
La ribeccò, rossa come un peperone.
E lei, in tutta risposta, alzò le spalle. Gliela stava tirando per le lunghe, eh!
«Finiscila di fare la paladina della giustizia e pensa a fartelo. Ti si legge in faccia che non vedi l’ora di portartelo a letto.»
Maddison, in tutta la sua dolcezza, arrossì ancora di più se possibile. «Non è troppo presto?»
Sbatté le ciglia, incredula. Troppo… presto?! Si era fatta un cannone di erba vero? No perché sennò non c’era spiegazione a quelle stronzate.
«Ma vai a lavorare! Io l’ho smollata a Zayn dopo neanche un mese. Ergo, fai poco la santarellina e fattelo! Di cattiveria, anche da parte mia se puoi!» Poi arricciò le labbra, pensierosa. «In realtà gliel’avrei smollata già quattro giorni dopo averlo conosciuto.. Ma dettagli!»
«Che zoccola che sei!» La prese in giro.
«Lo puoi dire forte, sorella!» E alzò il pugno in segno di vittoria, mentre Zayn bussava alla porta della camera per farsi aprire e per poi andare a mangiare. «Darling.. mi dispiace ma ho un figo alla porta. Devo lasciarti perché mi sta portando a cena fuori e si, poi – a differenza tua – faremo sesso selvaggio!» E si alzò, dicendo a Zayn di aspettare.
«Dio, che schifo!»
«Seh! Che schifo… Devo ricordarti con chi lo faccio sesso selvaggio?»
E detto questo chiuse la chiamata, ridacchiando felice e contenta come una bambina davanti all’albero di natale.
 
**
 
Arricciò le labbra, schifata. Se non le toglievano da davanti quelle cose, giurava su se stessa che si sarebbe vomitata anche l’anima.
Alzando lo sguardo su Zayn seduto di fronte a lei, notò che anche lui non aveva neanche preso la forchettina per togliere quelle cose viscide dal guscio.
Si.
Avevano portato a loro quello schifo di lumache che i francesi si ostinavano a chiamare piatto. Ma nessuno dei due, a quanto pare, era intenzionato ad assaggiarle.
Per evitare una spiacevolissima figuraccia, non aveva neanche provato a togliere quelle lumache dal guscio. Non si sapeva mai.. se magari le partiva una lumaca mentre cercava di toglierla dal guscio, magari finendo su qualche altro cliente del ristorante.
«Sto per vomitare.» Ammise sentendo il sapore di amaro in bocca.
Zayn rispose con un gesto della testa, pur di non rispondere e aprire la bocca. Perché lo sapeva, anche lui stava pensando che di lì a poco avrebbe vomitato.
Spostò il piatto e lasciò lì quelle povere lumache che avevano dato la loro vita per essere la sua cena, ma che non sarebbero finite nel suo stomaco. Assolutamente no!
Avevano dato la vita e lei neanche le aveva mangiate. Che spreco. Ma seriamente, le facevano schifo. Poteva venire Gordon Ramsay in persona a dirle che quello era un piatto prelibato, ma per lei quelle cose viscide non sarebbero mai state masticate dai suoi denti.
Sorry not sorry.
«Dio, come lo possono chiamare cibo?» Chiese ad un tratto Zayn, scendendo dal suo mondo fantastico e smettendo di scrutare male quelle cose, spostando finalmente il piatto vicino al suo. Neanche lui aveva intenzione di provarle.
Ridacchiò.
«Sono francesi, darling. Perché pensi che mi stiano così sul cazzo?» Domandò facendo ridere fragorosamente Zayn, proprio nello stesso momento che si avvicinava il cameriere.
Si permise anche di chiedere se il piatto non era stato di loro gradimento.
Zayn rispose con un dolce ‘non è proprio il nostro prototipo di piatto e non ci piace testare’ mentre Keyra rispondeva con una bella faccia schifata che non fece altro che aumentare il rimprovero sul viso del cameriere.
Stupidi francesi che avevano la puzza sotto il naso.
Come potevano pensare che quegli schifi potessero essere mangiati da due come loro? Si, erano vestiti bene, ma porca puttana erano pieni di tatuaggi ed erano due altezzosi inglesi che erano fieri di usare il ketchup al posto della passata di pomodoro.
O almeno, tutto andava bene in confronto a quegli schifi.
Dopo aver ordinato qualcosa di più consono ad entrambi, che non avrebbe fatto vomitare nessuno dei due, il cameriere riempì i bicchieri di un vino bianco che aveva consigliato sotto richiesta di Zayn.
«Che hai in mente spossato?» Chiese, notando come tracannava il vino in pochi sorsi. Si, avevano mangiato abbastanza da non essere a pancia vuota, ma.. Se Zayn si era buttato giù quel bicchiere di vino così velocemente c’era un motivo.
«Tu sai perché ho scelto la Francia per fare la nostra vacanza?» Domandò asciugandosi le labbra da sturbo sul tovagliolo.
Scosse la testa.
«Perché la Francia ha una legge che vieta ai paparazzi di fotografare o riprendere un personaggio famoso a meno che non sia proprio quest’ultimo a chiederlo. E prova ad indovinare?»
«Tu non l’hai richiesto.»
«Assolutamente. Quindi.. Abbiamo tre giorni in cui possiamo fare ciò che vogliamo senza essere stressati dai paparazzi.»

Era contento. Era contento della sua idea geniale e lei non poté fare nient’altro che sorridere. Perché aveva pensato a tutto. Ed era la cosa più dolce che poteva fare per lei, perché sapeva che l’aveva fatto principalmente per lei.
Abbassò lo sguardo sul tovagliolo, sorridendo.
«Ok!»
Zayn smise di sorridere, accigliandosi.
«Ti dispiace?»
«No, assolutamente.»
Tornò a guardarlo e lo vide incredulo di quel poco entusiasmo. Sorrise, in risposta. La cosa parve farlo tranquillizzare un pochino.
«Viaggiare con Harry mi ha fatto vedere i lati positivi della nostra coppia e della persona che sei.»
Il moro la scrutò, mentre lei sorseggiava pian piano il suo bicchiere di vino, ancora troppo freddo.
«E cosa hai visto?»
«Essere al fianco di Harry è.. estenuante. Mi hanno tolto seriamente le forze. Lui è praticamente sotto i riflettori ogni santo giorno, ogni mossa che fa. Appena mi ha preso per mano – e l’ha fatto solamente perché stavo per sentirmi male in mezzo a tutta quella folla – è stato subito ritenuto che fossimo fidanzati.»

Zayn sorrise e annuì.
«Invece con te.. Si, ci sono le fan che ogni tanto ti fermano, i paparazzi nelle altre città. Ma in confronto a quello che ho visto e provato con Harry ti assicuro che non mi lamenterò mai più di essere sotto i riflettori con te. Perché capisco che, essendo il più ‘freddo’ tu hai la possibilità di girare senza essere notato.»
«Sono contento che l’hai capito.»

Si sorrisero mentre di fronte a loro veniva posata una bella bistecca ben cotta, che fece leccare i baffi di entrambi.
Presero a mangiare in silenzio. La cosa bella con Zayn era che si, c’erano quei momenti di silenzio, ma nessuno era in imbarazzo.
Entrambi erano due che si perdevano nei propri pensieri e l’altro sapeva che in quel momento non bisognava parlare.. Non erano sempre lì a pensare ‘oddio, siamo una coppia che non parla. Finiremo presto.’ No!
Ognuno dava il tempo all’altro per rimanere in pace con il proprio cervello. Quando si voleva chiacchierare, si chiacchierava.
«Che cosa vogliamo fare più tardi?» Chiese ad un tratto Zayn, guardandola da sotto le sue ciglia folte. Sorrise.
«Non so, tu cosa vuoi fare?»
Lo vide arricciare le labbra, pensieroso. «Andiamo a ballare?»
Dire che ci rimase a bocca aperta era poco. Lui, ovviamente, scoppiò a ridere dalla sua faccia. Ci mancava poco che si strozzasse con il vino. Lo guardò e non seppe dire di no a quegli occhioni. Ma lo fece penare un po’.
«Io non ballo Zayn. E neanche tu..»
«Già.. è vero! Però..»
«Però..?»

Sinceramente non si sapeva proprio immaginare in una discoteca a ballare stretta a Zayn. Lei quelle cose non sapeva farle. Almeno da lucida. Poi, quando era mezza ubriaca pure pure, ma da lucida proprio no.
«Però non siamo mai andati a ballare insieme.»
«Perché forse non balliamo?»
Gli fece notare, trattenendo a stento un sorriso.
«Si ma..»
Era così dolce quando cercava di convincerla in qualcosa che, pure lui, non era sicuro di voler fare. Aveva capito il perché di quella vacanza.
Zayn voleva fare tutto ciò che poteva da persona normale. Sentiva la necessità di essere un ragazzo normale, che si andava a sballare in discoteca come ai vecchi tempi. Certo, neanche quando non era stato famoso andava in discoteca, ma sicuramente ci andava di più quando era meno famoso che in quel momento.
A parte le fan, potevano comportarsi come una coppia normale. E come poteva dirgli di no quando era così ingenuo tanto da farle ricordare due anni prima, quando era andato da lei per chiederle di uscire a San Valentino?
Sorrise, al ricordo.
Era così cucciolo. E in fondo non era poi così cambiato.
«Insomma.. Non siamo mai andati insieme a qualche festa. Cioè, si.. Ci siamo andati ma.. Insomma..» Come balbettava in ansia, guardatelo.
Si appoggiò con il gomito sul tavolo, appoggiando il mento sulla mano e lo guardò. Sorrise.
«Non ci siamo mai andati da coppia.»
«Ecco..»
Sospirò, affranto. «Grazie.»
La stava ringraziando per essergli andata incontro? Dio, la dolcezza. Alzò lo sguardo e incastonò quegli occhi color topazio nei suoi, sorridendo poi.
«Tu sai che dovrò essere almeno allegra per entrare dentro una discoteca e lasciarmi andare, vero?»
Lui annuì, sorridendo dolcemente.
«Il tuo bicchiere è ancora troppo pieno. Mi fai compagnia nell’essere allegro?»
E ridacchiando scosse la testa, incredula. Sapeva che Zayn non voleva ubriacarsi. Voleva essere allegro, per potersi sciogliere in discoteca. Proprio come lei.
E proprio come lei, Zayn voleva ricordare ogni attimo di quella vacanza, e sicuramente ubriacandosi non avrebbe portato a termine la sua idea. Mandò giù il bicchiere di vino bianco che, chi conosce Keyra sa quanto possa essere d’aiuto nel farla essere allegra. Era una persona che beveva, ma quando se ne stava nei posti chiusi, l’alcool entrava subito nelle vene e le faceva percepire il mondo da una prospettiva strana. Sembrava come se si fosse fatta una canna, ma non era un’ameba.
Uscirono dal ristorante mezz’ora dopo. Mano nella mano, Zayn la trascinò ridacchiando nel van e facendole spazio per farla sedere, mentre diceva al conducente una discoteca che, sicuramente, aveva cercato su internet prima di partire.
Fu una serata diversa dal solito. Per una serata entrambi si dimenticarono del peso di ogni cosa e si lasciarono andare. Non si ubriacarono, quello no. Ma furono sempre con il sorriso sulle labbra, arrossati sulle guance e timidi verso una cosa che, nel loro standard non era normale.
Andare in discoteca per tutti e due era decisamente estraneo, soprattutto in coppia. Il ballare insieme, strusciarsi su qualcuno o guardare male qualche maschio o femmina che puntava gli occhi su di loro. Per una notte, erano una normalissima coppia di ragazzi che conoscevano insieme un mondo che non gli apparteneva.
Entrambi erano due che, quando si andava in discoteca, si rimaneva al divanetto a giocare con il cellulare. Keyra non era il tipo di ragazza che si metteva scollata o decisamente non vestita per andare a rimorchiare. E Zayn non era il tipo che andava in mezzo alla pista a ballare per rimorchiare. A lui, seriamente, bastava un sorriso per far arrivare almeno due o tre ragazze da lui.
Che fosse o no una persona famosa, Zayn era decisamente sexy.
Si era divertita a guardare Zayn sculettare in una canzone che diceva “muovi quel tuo culo per me, baby!” facendo il coglione e facendola ridere come poche volte in vita sua. Era un cretino, ma lei di quel cretino ne era perdutamente innamorata.
Se in futuro avrebbe ripensato a quella serata, la ricorderebbe come due tronchi che si strusciavano a vicenda. Ridevano, perché sapevano di essere due pezzi d’albero, ma che a metà della serata avevano capito come coordinarsi con la musica e tra di loro.
Finirono anche al bagno a pomiciare, proprio come le coppie normali. O sul divanetto che Zayn con sudore aveva strappato in cassa, con il suo francese schifoso. Era bastata una banconota da cinquanta euro per farsi dare quel dannatissimo divanetto e farsi capire.
Notò una figura al fianco del suo divanetto che parlava in un francese maledettamente odioso. Scosse la testa, guardandolo.
Lei il francese non lo sapeva e non aveva intenzione neanche di studiarlo. Il suo odio verso quel popolo toccava vette incredibili.
«Inglese?» Ecco, ora capiva.
Alzò lo sguardo sul ragazzo tutto palestrato che era appoggiato al divanetto. La guardava come un predatore guarda la sua preda. Si accigliò e non poco a quello sguardo, muovendosi innervosita sulla pelle del divanetto per poi tornare a guardare quel ragazzo.
Annuì debolmente, facendogli capire che era inglese e che lo capiva. Subito gli occhi del ragazzo si animarono, facendole intendere che era contento.
«Come mai qui seduta da sola?»
Non rispose.
«Perché non vieni a ballare?» Si era piegato per parlarle all’orecchio vista la musica assordante. Le tempie le battevano maledettamente per quel suono troppo forte, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
«Perché se sono qui, non ho voglia di ballare, no?» Si ritrasse da lei, come scottato da quella risposta.
«Oh baby Dio come odiava quell’accento sull’inglese. Possibile che non ci fosse una cosa decente in quel popolo? Davvero, stentava a credere che ci fosse – per lei ovviamente – un qualcosa di positivo nei francesi.
E lui era sicuro di essere così figo, quando in realtà lei bramava solamente una cosa. Che Zayn tornasse e si attaccasse a lei stile ventosa. Perché poteva esserci anche una folta popolazione maschile Francese dentro a quella discoteca, ma solo un ragazzo le interessava.
Ed era inglese.
Il ragazzo, senza essere stato invitato, prese il posto di Zayn sul divanetto. E lei si mosse irrequieta, spostandosi il necessario per non toccarlo. Lui sorrise fintamente divertito.
«Ehi, con tante barbie qui dentro proprio la mia ragazza dovevi adocchiare?» E con quella frase mosse la mano per fargli capire di andarsene.
«Ti conviene ascoltarlo. Ha una reputazione da badboy!»
Il tipo guardò Zayn e spalancando occhi e bocca, si scusò e se ne andò. Sapeva che non se n’era andato per la frase che aveva appena detto lei. Ma perché aveva visto chi era. Anche in Francia era conosciuto. E se quel ragazzo non seguiva il gruppo, lo conosceva comunque perché quel pomeriggio in camera avevano mandato tante volte la loro musica da farla quasi piangere.
Esisteva un posto dove i suoi cinque amici non erano conosciuti?
Lascivamente fece segno a Zayn di sedersi al suo fianco e mentre lui masticava bestemmie per quell’affronto, lei si occupava di farglielo dimenticare.
‘Dio. Zayn geloso era qualcosa di meraviglioso. Ci aveva messo venti minuti a farlo calmare.
Perché, per chi non lo sapesse, aveva passato venti minuti a coccolarlo, mentre lui se ne stava lì seduto a bestemmiare e a fumare come un turco dalle orecchie, per la rabbia che stava provando. Ma con qualche moina e qualche bacio Zayn si era dimenticato dell’accaduto ed era tornato ad essere lo Zayn spensierato che lei amava tanto.
Rimasero in discoteca fino alla chiusura e quando uscirono dal locale Zayn mise il suo giacchetto di pelle sulle spalle di Keyra, per coprirla dal cambio di temperatura.
Quale le dispiacque vedere la guardia e l’autista dormire in macchina, ma quando tornarono e salirono in macchina entrambi sorridevano come se fossero felici di vederli così contenti.
Si fermarono anche ad un bar. O meglio, Zayn fece fare quasi un incidente all’autista urlando un “fermatiiiii!” vedendo un bar aperto. Era sceso e volando giù dal van era tornato poco dopo, con uno scatolotto intero di cornetti.
«C’è Niall che ci aspetta in stanza, Zayn?» Chiese vedendolo arrivare con questo scatolotto rettangolare più grande di lui. Insomma, quello tipico dei cornetti.
«Beh no.. Ma devo farmi scusare da loro due per averli fatti dormire in malo modo. Tenete e mangiatene tutti.» Ne prese qualcuno per loro, mettendoli dentro una bustina che si era fatto dare appositamente dal barista e dopo lasciò il resto ai due che lo ringraziarono.
Quando arrivarono in stanza erano ormai le cinque del mattino ma loro sembravano appena usciti da un centro benessere. Si sentiva leggera come una farfalla, lì seduta sul letto a mangiare cornetti di ogni tipo con Zayn, a sporcarlo con la crema o con la panna, facendolo incazzare e per ripicca la riempiva di solletico.
Si sentiva leggera mentre lì, stesa sul letto, si faceva coccolare da Zayn che sembrava più un cucciolo di gatto che un umano. Faceva le fusa come un gattino che cercava le coccole. E fecero l’amore. Quell’amore non forzato dalla promessa della mattina stessa. Quell’amore che non facevano da tempo, cullati dal loro spirito libertino. Quell’amore che li aveva visti tante volte insieme, ma che quella sera fu.. speciale. Quell’amore che forse.. si faceva solamente a Parigi. Nella città dell’amore.
 
**
 
Dopo aver dormito fino alle tre di pomeriggio – doveva ammettere che avere Zayn come ragazzo era alquanto gratificante! Visto che era quello che dormiva di più tra i due – se n’erano andati nella sala da pranzo e dopo un pranzo abbondante molto inglese, erano saliti su in camera a farsi una doccia – ovviamente insieme, con tante coccole e schiuma – erano usciti per farsi una passeggiata. Non era possibile che Keyra si stesse facendo due città mai viste in due settimane.
In quel momento erano a Mont Matre, di fronte Le Sacre Coeur in una delle terrazze panoramiche dove si vedeva tutta Parigi.
«Vedi tutto questo Simba..?» Zayn si girò a guardarla, alzando un sopracciglio vedendola aprire le braccia come ad abbracciare tutta Parigi. «Un giorno sarà tuo!»
Zayn non rispose subito, ma continuò semplicemente a guardarla come se si stesse domandando qualcosa di serio.
«Dio, perché mi sono innamorato di un’idiota?»
E scoppiarono a ridere fragorosamente. Poco dopo chiesero a quella succhia sangue della guardia del corpo di Zayn di far una foto a loro due. Purtroppo quella palla al piede li seguiva come un cagnolino, anche se non venivano fermati quasi mai dalle fan. E se c’era qualcuna a rompere che seguiva Zayn, ci pensavano loro a mandarli ampiamente a fare in culo.
Non era cattiveria, ma stavano in vacanza e essere seguiti da un gruppetto di fan urlacchianti era davvero fastidioso. Soprattutto se queste si avvicinavano più del dovuto, a toccare Zayn o a chiedere cose.
Ed era altamente divertente vedere Zayn sbraitare di lasciarli soli, in quanto se ne stavano in vacanza e pretendevano la loro privacy.
Venti minuti dopo furono alla torre Eiffel. Stupidi francesi del cazzo che creano cose alte una chilometrata facendo morire di paura la povera Keyra che, attaccata al braccio di Zayn si guardava in ansia intorno, mentre salivano nel punto più alto.
«Ricordami perché sono voluta salire!» Domandò al suo ragazzo, piagnucolando e vedendo che anche lui era bianco come un cecio.
«Per starmi attaccata al braccio come una sanguisuga.»
«In quel caso sarei rimasta in stanza, imbecille.»
Rispose a tono, facendolo ridacchiare. Subito dopo Zayn passò un braccio sulla sua vita e lei si girò a guardarlo.
«Sai cosa stavo pensando?»
«Cosa?»
«Che invece di ripartire domani, potresti venire con me in Spagna.»
«Perché dovrei di grazia?»

Non rispose subito a quella domanda, ma rimase a guardare il panorama che si scagliava fuori da quell’ascensore di vetro.
«Perché.. Non so.. Non ti va?»
Le chiese preoccupato, tornando a guardarla e lasciandole uno sguardo triste. Abbassò lo sguardo per terra, sorridendo per quell’ingenuità mostrata da Zayn.
Ancora credeva che non le andasse di stare con lui. Quanto era idiota a volte. Se fosse stato per lei come minimo si sarebbe attaccata a lui stile koala all’albero.
Ma perché non riusciva a capirlo?
«Che dovete fare in Spagna?»
«Un concerto di beneficienza.»
Tornò a guardarlo e sorrise debolmente. Amava sapere che i suoi amici non si erano montati la testa e che, anche senza l’obbligo da parte dei manager facevano quelle cose.
«Se proprio devo!» Disse, tornando seria.
«Se non ti va fa niente, eh!»
Lo guardò. Guardò come aveva storto la bocca, stizzito dalla sua risposta poco dolce. Sicuramente aveva pensato che il contentino da lei non lo voleva. Scosse la testa, incredula.
«Dio Zayn, ancora che ti incazzi per come rispondo. Sai benissimo che ti seguirei in capo al mondo e ancora ti stizzisci nel sentirmi rispondere così.»
I suoi occhi brillarono a quella risposta, mentre Keyra continuava a scuotere la testa da quel comportamento.
«Quindi vieni?»
«Certo..»
«E allora perché sei così delusa?»
«Non sono delusa.. E’ che mi da fastidio l’idea di dipendere da voi.. o da te!»

Ovviamente il giorno prima, quando gli aveva detto che le piaceva vivere da mantenuta stava scherzando, e sapeva che Zayn era a conoscenza di questo.
E proprio per questo lo vide sorridere dolcemente.
«Ma a noi non dispiace!»
«Appunto per questo non lo sopporto.»

Il discorso crollò lì, uscendo dall’ascensore e fermandosi a guardare per l’ennesima volta il panorama che gli si scagliava davanti. Decise di far crollare lì il discorso perché sapeva che tra Zayn e Keyra.
Rimasero li sopra per più di mezz’ora, con la guardia del corpo che li seguiva, ancora, facendo foto quando i due glielo chiedevano. Cominciava seriamente a snervarsi nell’avere quell’armadio a due ante sempre dietro, tanto che un paio di volte pensò bene di prendere per mano Zayn e di correre via.
Ma non lo fece. Per rispetto di Zayn.
Lo seguì quando le disse che voleva farle vedere una cosa. Presero la metro, come persone normali in vacanza. Si misero lì insieme a guardare sulla cartina dove dovevano andare. Presero un panino in quei chioschi sulle strade, mangiarono su una panchina, camminavano mano nella mano come una coppietta.
Si ritrovò due ore dopo di fronte alle statue di cera dei ragazzi.
«Cosa stai pensando?» Domandò Zayn curioso quando si rese conto che Keyra se ne stava in silenzio da più di dieci minuti.
«Finisco in galera se mi scopo una statua?» Chiese tutta seria, alzando un sopracciglio.
Il moro scoppiò a ridere, incredulo.
«L’originale no?»
«Ti ho fatto una domanda semplice, sai rispondermi?»
«A parte che non ci hanno preso le misure di Malik Jr.»

Non riuscì a rimanere seria e scoppiò a ridere anche lei, scuotendo la testa.
«Allora mi dovrò accontentare dell’originale!»
«Non mi pare che ti sei lamentata stanotte!»

Si girò a guardarlo da testa a piedi. «Oddio, ma hai scambiato i miei lamenti per gemiti?»
Zayn le diede un pizzico sul fianco, essendo risoluto della sua risposta. Keyra ridacchiò da quella faccia mezza incazzata.
«Dio, quanto odio che tu abbia sempre la risposta a tutto ciò che dico! Sarcastica o non..»
Keyra, in tutta la sua felicità, ghignò. «No, non è vero. Stai con me proprio grazie a questo.»
«Hai molta stima di te.»
La sfotté.
«Ohssì!»
Mangiarono in un ristorantino infilato tra due vie molto importanti, riservato e poco visibile. Ovviamente non erano andati a mangiare niente di francese, anche se quel pomeriggio si erano divisi una baguette. Erano lì ed era normale che provassero a mangiare cibo francese che non comprendeva il viscido. Provarono anche i macaron, un dolcetto tipico francese che aveva fatto morire di crepacuore la piccola Keyra. Tanto è che era tornata indietro per prenderne una scatola intera, fregandosene altamente del fatto che costavano l’ira di dio, così da porteli mangiare in camera. Aveva fatto scegliere Zayn metà della scatola, l’altra metà la scelse lei. Tutti al cioccolato. Erano quasi un orgasmo quei cosetti. Poi erano andati davanti al Louvre, avevano fatto un po’ di shopping con tanto di lacrime di Keyra perché quel ragazzo era peggio di una donna e poi erano tornati in stanza, dopo aver girato per un altro pochino per quella città che, a lei sinceramente, non diceva nulla. Quando aveva detto, in passato, che la Francia non le sarebbe sicuramente piaciuta, aveva ragione. Non riusciva a superare l’astio che provava verso i Francesi.
Quella stessa sera presero il jet privato che era andato a prendere Zayn per condurlo in Spagna. A Costa del Sol, precisamente.
E neanche mise piede fuori che Keyra se ne uscì con un:
«Dio mio quanto cazzo fa caldo?»
Bonjour finesse!
 
**
 
Per essere fine gennaio per loro quello era un caldo abbastanza buono per stare a maniche corte. Stesa sul letto della loro stanza, Keyra Smith faceva zapping sul televisore, annoiata.
Solamente fasciata dalle culotte – anche grazie al caldo bestiale che sentiva in quella stanza – e in reggiseno, se ne stava a pancia in sotto sul loro lettone. Dondolando svogliatamente le gambe in aria.
Zayn era stato strappato via da lei. Ma ben presto sarebbe tornato, per passare altro tempo con la mora. Era come se il ragazzo si preoccupasse di non passare abbastanza tempo con lei, dedicando alla mora ogni momento libero della sua giornata. O forse, semplicemente, voleva stare con lei.
Doveva smetterla di pensare a quelle cose.
Quando la porta si aprì, Zayn entrò e la richiuse con forza, facendo girare Keyra verso di sé, preoccupata.
«Cosa succede?»
La risposta arrivò sotto forma di grugnito. E lei alzò il sopracciglio, pensosa. Era uscito da quella stanza sereno e contento, ora invece sembrava capace di mandare a fuoco qualsiasi cosa con un semplice sguardo. La pacchia era finita.
Quando Zayn era incazzato, era raro che riusciva a farlo calmare. O almeno così credeva. Ma lei pretendeva quello Zayn spensierato perché quando il suo ragazzo era incazzato bisognava rispondergli per le rime. E lei non era pronta a farsi una litigata. Così.. Decise di provarle tutte per farlo tornare spensierato.
«Vado a farmi un bagno.» Grugnì in risposta.
Si chiuse la porta alle spalle, con forza, facendo alzare entrambe le sopracciglia a Keyra. Era veramente furibondo. Chissà che diavolo era successo per farlo essere così scontroso.
Si alzò dal letto, camminando a piedi nudi sulla moquette e camminò verso il bagno, aprendo la porta e scoprendo che non si era chiuso dentro. Di solito lo faceva.
Subito si girò a guardarla, quando sentì il rumore della porta che si apriva. Era già in vasca, appoggiato con le braccia e testa sul bordo di essa.
«Sarebbe consono bussare. Sapevi che stavo facendo il bagno.» La ribeccò, con tono duro.
Lo guardò alzando un sopracciglio. «Ti vergogni di me? Non hai niente che io non abbia già visto, Zayn!»
E detto questo cominciò a togliersi reggiseno e culotte, facendogli alzare un sopracciglio, stranito. Ma anche se era stranito che si stesse svestendo, la guardò. Percepiva il suo sguardo addosso, ma non ci pensò.
«Cosa fai di grazia?»
«Indovina?»
«Non ci stiamo in due.»
Rispose, guardandola in malo modo. Era davvero incazzato.
«Se mi siedo su di te, vuoi vedere come ci stiamo?»
La vasca era grande abbastanza per entrambi e capì che Zayn non era proprio dell’umore adatto per giocare. Che diavolo era successo per farlo essere davvero così incazzato tanto da ribeccarla che voleva entrare in vasca con lui?
Sentendolo sbuffare, entrò in vasca e come pensava, riuscì a trovarsi un posticino nell’angolo. Lui le lanciò uno sguardo bruto quando gli circondò le gambe con le sue.
Inclinò la testa di lato, studiando la sua espressione. Spruzzava ira da tutti i pori, tanto è che quasi si incazzò anche lei.
Si avvicinò cautamente a lui, prendendo la spugna e guardandolo. La stava guardando con cattiveria, come se fosse incazzato con lei. Era possibile?
«Che vuoi?» La bloccò all’istante, scrutandola da più vicino.
«Lavarti, posso?»
«No!»
Quindi era incazzato con lei? Pensò a quei due giorni, cercando un motivo per cui potesse essere incazzato con lei, ma non ne trovò.
«Sei incazzato con me?» Chiese con un sussurro. Lo guardò da sotto le ciglia, scrutando i suoi lineamenti. Poco dopo, questi si sciolsero un pochino, facendole addirittura un sorriso.
«No.» Impercettibilmente tirò un sospiro di sollievo. E quando constatò che non era incazzato con lei, si mosse e mise il bagnoschiuma sulla mano, dopo aver lanciato via la spugna. Perché lasciare alla spugna il piacere di toccare la sua pelle? Poteva farlo con le sue mani. «Quando dicevo di no, era no!» Le disse, facendola accigliare.
«Perché no?»
«Perché sei in grado di farmi passare le incazzature. E questa volta voglio esserlo.»

Inclinò la testa di lato, cercando di capire che diavolo succedeva. Che cosa poteva portare Zayn ad essere così furioso? Le aveva detto che non era colpa sua… E la cosa strana era che Zayn si incazzava di brutto solo con lei. Quindi doveva essere qualcosa di grosso. Lo guardò e lo studiò attentamente.
«Ti prego..» Raramente lo pregava, ma non voleva lasciarlo lì.. A marcire nella sua rabbia. Lo rivoleva indietro, quel Zayn spensierato e con la risata favolosa.
«Cosa?»
«Ti prego non andartene. Resta nel mondo ovattato con me.»

Non parve capire subito, tanto è che lo vide corrucciare le sopracciglia, formando quella collinetta in mezzo ad esse. Amava quando Zayn corrucciava le sopracciglia, perché si formava quella v deliziosa tutta da baciare. E senza avvisarlo, si mise seduta sulle sue gambe e si piegò a baciare proprio quella V che si formava tra le sue sopracciglia.
Subito lo sentì sospirare, posando le mani sulla sua vita. E delicatamente appoggiò la fronte sulla sua clavicola.
Prese altro bagnoschiuma e si sfregò le mani una con l’altra, per formare la schiuma. Quando ne ebbe abbastanza, passò le mani sulle sue spalle sentendole tremendamente tese. «Oh Zayn..»
Un conto era quando si incazzava con lei, un conto è saperlo incazzato per altro. La mandava in bestia quando qualcuno riusciva a farlo incazzare al tal punto di massacrare qualche van. O quando era in quello stato.
Lentamente si rilassò sotto il suo tocco, mentre gli lavava le braccia e il petto.
«Cosa succede?» Gli chiese, dolcemente.
«Un tour negli stadi.»
Si accigliò, spostandosi quel poco per guardarlo in viso. Zayn la scrutò, sospirando depresso. Ora capiva tutto.
«E’ il tuo lavoro Zayn.»
«Lo so ma..»
Si bloccò, appoggiando di nuovo la testa sul bordo come se fosse stanco e senza forze.
Di sicuro non era la Modest il problema, ma qualcos’altro. Se fosse stata la Modest, i loro manager ad essere il problema, sapeva che i ragazzi l’avrebbero detto, cercando di trovare un rimedio per entrambi. E allora cos’era che lo faceva essere così incazzato?
«Ma..?»
Possibile che doveva cavargli le parole di bocca? Odiava stare lì a tirargli fuori le parole con le pinze, ma a quanto pare era l’unico modo.
«Non ci vedremo praticamente mai..» Disse riaprendo gli occhi e guardandola in modo triste. Era quello il suo problema? Non vederla mai..?
Sospirò, sorridendo debolmente e in un momento di silenzio prese a massaggiargli le spalle. Subito dopo, gli lavò i capelli, coccolandolo un po’.
Sapeva quanto al moro piacessero le coccole. Proprio per quello, poco prima, l’aveva bloccata. Perché non sapeva rimanere incazzato e freddo di fronte alle coccole. Ed era già tanto strano riceverle da Keyra.
E sembrava pure che Zayn riuscisse a tranquillizzarsi, tanto è che i muscoli si sciolsero pian piano sotto il suo tocco delicato.
L'idea che Zayn si fosse incazzato perché non si sarebbero visti, l'addolcì e non poco. Si gustò il cambio lento delle sue espressioni, facendo sue tutte quelle belle sensazioni che provava semplicemente guardandolo. 
Incredibile ma vero, Keyra Mary Smith era riuscita a far calmare qualcuno. Lei, proprio lei.. Che con quelle cose non era proprio un granché.
«Andrò a New York.»
Ecco. L’aveva detto. Ci aveva pensato tanto, e alla fine aveva capito che.. doveva farlo. Doveva andarci a quell’università. Era stata una decisione difficile da prendere, ma alla fine aveva optato che doveva farlo. Oltre che per se stessa, anche per lui. Principalmente per Zayn, perché se lei rimaneva lì, Zayn non sarebbe stato tranquillo.
Il moro la guardò e poi sorrise debolmente. Solamente perché era contento da una parte, ma sapeva che dall’altra era tutto, tranne che contento.
«Davvero? Come mai hai cambiato idea?»
Lui credeva che il discorso “tour negli stadi” fosse terminato lì, ma se Keyra aveva detto quella cosa, significava qualcosa.
«Ho cambiato idea perché in fondo è un’opportunità buona. E poi.. Almeno così tu smetti di preoccuparti di me, di lasciarmi a casa mentre tu giri il mondo.»
«Io non mi preoccupo per te.»
Biascicò, contrario.
Lo guardò in malo modo. «Si che lo fai. Me ne hai appena dato la prova, Zayn!»
«Parti solo per questo?»
Cambio di strada, che fece ridacchiare Keyra. Scosse la testa, tra il divertito e l’incredulo.
«No, non parto solo per questo. Ma è un buon punto per partire.»
«A me fa piacere che vai, ma..»
Lo guardò, attendendo. «ma.. l’idea che tu parti solamente perché io mi lamento, non mi fa piacere!»
Si piegò quel tanto per sfiorargli le labbra, sempre guardandolo negli occhi. Poi sorrise debolmente.
«Ti ripeto che non vado solo per questo. E’ una buona opportunità.. Mio padre mi ha sempre detto che: ‘è meglio provarci.. Se tornerai a casa, non sarà una guerra persa, ma almeno ci hai provato’.»
I due si guardarono negli occhi, scrutandosi a vicenda l’anima. Da una parte non voleva lasciarlo lì, da solo. Ma sapeva anche che Zayn non sarebbe mai rimasto lì da solo, anche perché era una persona famosa e viaggiava praticamente ogni giorno. Non le faceva piacere pensare che sarebbero stati divisi da un intero mare, ma l’idea che Zayn avesse a disposizione un aereo privato la consolava un pochino. Era ancora una di quelle persone che non credevano nelle storie a distanza, ma in fondo non ci aveva mai provato a portare avanti una storia a distanza.
E di lasciare Zayn non era neanche messo in conto.
Perché non lo avrebbe lasciato, semplicemente. Non aveva tutta quella forza, o così almeno credeva. Non aveva le palle di lasciarlo e saperlo di nuovo sotto mani nemiche, sotto altri corpi o.. Tremò leggermente a quei pensieri. La gelosia era una brutta bestia, se ne rendeva conto.
Lo sentì stringerla tra le braccia quando tremò e tornò a fissarlo. Stava sorridendo dolcemente. Ma la vide quell’ansia che stava provando anche lei.
«Ce la faremo?»
«Provarci non costa nulla, no?»

A quella risposta Zayn sorrise a labbra strette, felice che non se n’era uscita con un ‘no Zayn. Ci lasceremo’. Keyra era davvero intenzionata a provarci.
Si accoccolò tra le sue braccia, rimanendo lì con lui in quella vasca per un tempo indeterminato. Come se entrambi non avevano voglia di muoversi per non rovinare quel contatto, per godersi fino alla fine quelle poche coccole che rimanevano. In fondo, mancava poco più di un mese a quando sarebbe partita. E un mese, per una coppia – per di più una coppia come la loro – era decisamente poco.
«Se mi tradisci ti uccido, Zayn!» Il moro scoppiò a ridere fragorosamente a quella frase, stringendola di più a sé.
«Vorrei vivere tanto da avere qualche figlio con te, Key
«Sono seria.»
«Anche io.»
E ancora appoggiata alla sua spalla si lasciò andare ad un sorriso addolcito da quelle parole. La pillola della dolcezza faceva effetto anche su di lei. Non ne era immune.
 
Dopo il bagno insieme – e non sto qui a dire che si erano lasciati andare di nuovo ad una sveltina – erano scesi in spiaggia. Non era caldo da stare in costume, ma a pantaloncini corti e maniche corte si. Anche se erano entrambi senza maglietta e lei portava il pezzo sopra di un costume. Così erano scesi in spiaggia, avevano aperto due sdraio e si erano messi lì a prendere il sole. Sotto il sole cocente per due inglesi come loro, Keyra si gustava il sapore di salsedine e cercava in tutti i modi di non incularsi le urlacchianti urla delle fan che avevano trovato Zayn ma che venivano tenute lontane dalle guardie del corpo.
Le facevano una pena quegli armadi che dovevano starsene sotto al sole a tenere buone quelle pazze. E insieme a loro c’erano anche i paparazzi, che facevano foto e riprendevano la scena. Aveva quasi dato di matto a vederli, ma Zayn l’aveva tranquillizzata dicendole che non avrebbero rovinato la loro vacanza. Perché per lui erano ancora in vacanza, anche se il giorno dopo avrebbe avuto un concerto.
«Mi metti un po’ di crema sulla schiena?» Se lui si metteva la crema, lei si era cotta. E maledicendosi pensò che quella notte avrebbe urlato. Con un sospiro si alzò e sedendosi al fianco di Zayn, guardò il balcone della spiaggia. Era pieno zeppo di gente e fece una smorfia. Aprì la crema e senza pensarci troppo la versò sulla schiena di Zayn, facendogli un bel po’ di strada.
«Com’è bello zizzagare.. con la macchina viaggiare!» canticchiò a labbra strette, mentre Zayn saltava su come un petardo.
«Ho detto un pooooo’!» Urlò, quando si rese conto che lo stava praticamente riempendo di crema. «Non un lago di crema!»
«Il po’ è un fiume.. Potevi dirmi ‘mettimi un tantino di crema’.»
«Ti odio Keyra Smith!»

Si piegò al suo orecchio quando lo vide ristendersi lagnandosi che era una stronza patentata. Se prima aveva preso un po’ di sole, ora avrebbe riflettuto il sole tanto da non abbronzarsi più con tutta quella crema. Ma voleva tutto, tranne che quell’adone greco si scottasse.
«No, non è vero!»
Zayn piegò la testa verso di lei e, guardandola negli occhi, la baciò. «Hai ragione.. Ma odio i tuoi giochetti del cazzo!»
«Allora stanotte userò quelli che ho imparato grazie a quel libro!»

E ridacchiando insieme prese a spalmare la crema, facendo mugugnare di piacere il moro che se ne stava bellamente a quattro di spade a godersi quel lieve massaggio. Provò anche a dirle se voleva che le spalmasse la crema sulle spalle, ma tanto già sapeva che si era scottata. Tanto valeva finirla in bellezza quella serata. E così, dopo aver risposto di no si erano messi a giocare a carte. Con tante di quelle urla da parte di Zayn che, dopo la terza partita mandò tutto a monte perché per la terza volta Keyra stava vincendo.
Ridacchiando fece un tiro dalla sua sigaretta e lo guardò divertita. Sprizzava odio da tutti i pori e, vedendola lì a ghignazzarsela, Zayn fece l’unica cosa che poteva fare. Se la caricò in spalla e, dopo averla buttata in mare, la fece anche rotolare nella sabbia tant’è che lei si mise a piagnucolare e bestemmiare in aramaico. Ma rideva, rideva con così tanta felicità che si sentiva leggera come una piuma.
«Vieni qui, stronzo!» Appena l’ebbe lasciata per terra, cominciò a rincorrerlo per riempire anche lui di sabbia ma Zayn prese a correre come un bambino, ridendo e scappando all’ultimo. Quando riuscì a prenderlo – o meglio glielo permise – Keyra si strusciò su di lui, riempiendolo di sabbia. E poco dopo permise alla ragazza anche di fargli lo sgambetto, facendolo così crollare sulla sabbia e lo fece rotolare.
Quando si alzò, ghignò.
«Ciao fettina panata!» Lo sfotté, togliendogli la sabbia dal viso e dandogli un bacio sul naso, vedendo che sprizzava finto veleno da tutti i pori. E con tanto di jeans e pantaloncini corti, entrarono di nuovo in acqua per togliersi la sabbia. Keyra teneva la mano di Zayn, sapendo la sua paura dell’acqua e lo conduceva fin dove non si toccava.
E vederlo lì a guardarsi intorno impanicato, la fece sorridere.
«Sai di essere deliziosamente dolce?» Gli chiese con tono dolce, vedendolo tornare a guardarla e sorrise timidamente. Dio, Zayn che sorrideva timidamente era qualcosa da sturbo.
«Davvero?»
«Si! Mi sto seriamente liquefacendo in mare..»
Ammise, addolcita da tutta quella paura. Sembrava un bambino impaurito. E la cosa bella era che Zayn si teneva a lei, impaurito dall’acqua, dalle onde e dai pesci. Il moro la guardò ancora, addolcito, poi sorridendo si piegò a baciarla stringendola a sé.
«Mi fai da salvagente se affogo?» Chiese preoccupato.
«Farò di tutto per salvarti Zayn.. Correrò sulla spiaggia stile Baywatch!» E ridendo con lei, Zayn si fece qualche passo indietro, finché non riuscì a mettersi a sedere senza affogare. Se la mise seduta sulle gambe e fregandosene altamente di tutto e tutti prese a baciarla, con una dolcezza tremenda tant’è che lei seriamente si stava sciogliendo. E non era per il sole, ma per lui.
«Ma che mi fai, Key?»
«No, che mi fai tu!»
Sbottò, rossa sulle guance e non solo per il sole.
«Non dare le colpe a me.»
«Guarda che sei stato tu ad avvicinarti a me.. Io avrei tenuto distanza!»

Lo vide arricciare le labbra, poi sorridere dolcemente finché lei stessa non ricambiò. «E non me ne pento.. Penso che sia stato l’errore migliore della mia vita!»
Non riuscì a rispondere. Ne scherzosamente ne seriamente. Perché l’aveva detto con tanto di quell’affetto che.. Sembrava un sogno. Era un sogno. Perché era impossibile credere di essere stata così fortunata. Lei, la stronza menefreghista era riuscita ad avere al suo fianco una persona così.. bella!
Ma non bella fisicamente. Semplicemente bella.
Perché anche con tanti problemi di Keyra, lui era rimasto. Aveva avuto paura, ma era rimasto al suo fianco, lottando per averla. Per avere quello che nessuno mai aveva avuto da parte di una come Keyra. Lo abbracciò, appoggiando la testa sull’incavo del suo collo e lo sentì ricambiare l’abbraccio. Un semplice abbraccio ma che sanciva un accordo duraturo. Dentro al mare, abbracciati solamente dalle loro paure, dai loro pensieri e da un tramonto che faceva finire un’altra giornata stupenda.
Si poteva fermare il tempo?
 
**
 
Tirò fuori il pass e lo fece vedere alla guardia che teneva sotto controllo il cancello. Lei aveva raggiunto i suoi amici più tardi, in quanto i ragazzi quel pomeriggio avevano le prove e lei era rimasta in camera a rotolarsi nel letto. Prima di uscire si era rubata una maglietta di Zayn, che praticamente le stava a mo’ di vestito. Ma dettagli.
Quando la fecero passare, andò verso Zayn che si fumava una sigaretta in compagnia di due guardie che in quei giorni erano stati con loro.
«Ehi.. Ciao Keyra!» Sorrise al tizio – di cui manco ricordava il nome - quando poi vide Zayn girarsi.
«Dovrei ucciderti solo perché sei a petto nudo, sai?»
«L’ho fatto solo per sentire che ti lamentavi!»
«Io non mi lamento. Soprattutto quando si parla di te a petto nudo!»
Lo sentì ridacchiare per poi ricambiare lo sfioramento di labbra di Zayn.
«Come va la scottatura?»
«Brucia!»

Come aveva pensato, lei si era veramente cotta sotto al sole. Lui, invece, si era abbronzato e.. doveva ammetterlo. Era sesso che camminava così scuro. Lo era già di suo normalmente, pensate con un po’ più di abbronzatura. Gnam!
Si affacciò dalla porta dei tour bus, notando Louis lì seduto nella saletta. «Ciao eh!» Lo richiamò, mentre Zayn allungava le mani e le palpava il sedere.
Lei, tranquillamente, scosse il sedere per farlo smettere. Louis si allungò per darle un bacio, richiamando anche Harry. Quando il riccio arrivò, le diede un bacione sulla guancia.
«Dov’è Liam?»
«In bagno a farsi le seghe!»
Rispose il ricciolo.
«NON E’ VERO!» urlò il ragazzo, uscendo dalla cucina con un cookies in mano. Anche lui le diede un bacio. E quando fu il momento di chiedere di Niall, Zayn glielo disse senza farle aprire bocca.
«Sta arrivando.»
Tirò di nuovo la testa fuori dal tour bus. Lo vide camminare a testa bassa, con il cellulare in mano. E quel sorriso spento. Non ci pensò dieci volte e si incamminò verso di lui, riservando uno di quei abbracci stritolatori. Niall appoggiò la fronte nell’incavo del suo collo e lei lo coccolò, dondolandosi un pochino sui piedi.
«Abbraccio di gruppo!» E due secondi dopo sentì Zayn dietro di lei, ad abbracciare sia Keyra che il biondino. E subito dopo gli altri tre si aggiunsero, facendo un mega abbraccione al biondino più triste della terra.
Sapeva per lui quanto fosse difficile stare in giro. Lo emozionava, quello si, ma l’idea di stare lontano dalla famiglia, il fatto di viaggiare praticamente tre giorni a settimana e spostarsi di continuo, era stressante. In più, non aveva l’appoggio di Mary.
«Ti amiamo, lo sai?» Lo sussurrò al suo orecchio, mentre le fan fuori dal cancello urlavano come impazzite e sicuramente riprendevano la scena con le macchinette.
«Lo so.» Rispose il biondo, lasciandole un bacio sul collo in modo fraterno. E poco dopo, si ritrovarono tutti per terra, dopo che Louis, quello stronzo, spinse tutti in modo da far perdere l’equilibrio.
Dieci minuti dopo la situazione non era cambiata. Tutti stesi per terra: Keyra con la testa sulla pancia di Zayn, Niall appoggiato a Keyra, Liam a Niall, Louis a Zayn, Harry su Liam. «Così prendiamo il sole a chiazze.»
«Carini, si!»
Commentò Liam, sbadigliando. Keyra prese il cellulare di Niall, che riproduceva musica e la cambiò.
«Ehi!»
«Ehi un cazzo. Hai rotto con Justin Bieber.»
Sbraitò, coprendosi gli occhi con la mano, per guardare la lista delle canzoni. Zayn le mise i suoi Rayban a goccia.
«Pezzo di merda..» Se ne uscì, quando capì che quelli non erano di Zayn, ma i suoi. Lo guardò male, facendolo ridere. «Malik tu la devi finire di rubarmi le cose, chiaro?»
«Ma tu hai cose fighe!»
«Anche tu, ma non vengo a rubartele!»
«Ah no? E quella maglietta?»
La prese in giro, sfiorandole il collo con le dita affusolate. Tremò e gli sorrise debolmente.
«Ho visto nel futuro e sapevo che mi avevi rubato gli occhiali! Chiodo schiaccia chiodo!» Borbottò, anche se non era vero. Zayn scosse la testa e tornò a prendere il sole.
«Key.. ti lamenti sempre. E’ quando ti ruberà le mutande che devi preoccuparti!» Disse Liam, mezzo addormentato e cullato dai raggi solari.
Sbarrò gli occhi, posando il cellulare di Niall sul petto e pizzicando la mano di Zayn come punizione. «Ditemi che non l’ha fatto!»
La risata cristallina di Zayn gli vibrò in petto, per poi scoppiare a ridere quando i suoi amici, come lui, lo fecero.
«Mi dovrebbero far santa da quando vi conosco. Possibile che mi rubate anche i perizomi?»
«Non darci colpe. E’ lui che ci dorme insieme!»
«CHE SCHIFO!»
urlò, facendoli quasi ululare dalle risate, attirando così gli sguardi di tutti. Come se non ce l’avessero già. Perché loro erano stesi lì, ma niente e nessuno impediva alle fan di riprendere tutto. Anche lei si lasciò andare ad una risata di cuore. Tirò la testa di Zayn a pochi centimetri dalle sue labbra, parlandogli all’orecchio. «Stagli vicino, ok?» Gli sussurrò, riferendosi a Niall. Lui, prima la guardò in modo serio, poi annuì.
«Ci penso io, tranquilla!»
Si fidava di Zayn. Sapeva che quando si parlava di quel biondino, lui era pronto a scalare qualsiasi montagna pur di farlo ridere. Perché non era l’unica innamorata della risata di Niall. Anche il moro andava pazzo nel sapere il biondino felice e contento.
«Zayn ci ha detto che parti, alla fine!» Sussurrò Louis, girandosi verso di lei. Annuì, sorridendo.
Non fu l’unico a guardarla in modo triste. Niall si strinse di più a lei, come a volerle dire qualcosa che però lei non capì. Se lo strinse comunque addosso, coccolandolo e dandogli bacini sulla guancia arrossata per il sole.
«Ti mancheremo?» Chiese Louis, con un musetto da cane bastonato e triste.
«No, per niente!»
«Fanculo stronza!»
Rispose Harry, alzando la mano e mandandola ampiamente a quel paese con il dito medio.
Cominciò a ridere e gli diede un buffetto, facendosi poi sorridere dal riccio che la guardò con una dolcezza allucinante. Come avrebbe fatto senza i suoi amici ancora non lo capiva. Non capiva come era riuscita a stare per ben due anni lontano da quei cinque, e non sapeva neanche come avrebbe fatto in futuro a stare lontana da loro. Se quando era una bambina credeva di essere davvero legata a loro, ora non sapeva proprio come definire la loro amicizia. In fondo con il tempo aveva imparato a conoscere tutti, in modo più espansivo. Si erano confidati con lei, avevano rivelato le loro paure alla mora o i loro pensieri. Si era sentita ancora di più parte di quel gruppo, formando qualcosa di unico.
Le sarebbe servita molta buona di volontà per lasciare lì i suoi amici. Anche se in fondo, verso giugno sarebbero andati in America e c’era molta più possibilità di vederli grazie anche al tour americano. Ora doveva solo trovare la forza di lasciarli.. Di nuovo!


Spazio dell'autrice:

HOLAAAAAAAA!
Si, lo so che ho aggiornato tipo alla morte del nuovo papa ma.. suvvia, è estate anche per me. Senza togliere che ho avuto un blocco dopo aver pensato che mancano due capitoli alla fine. Già.. Non siete solo voi che ci tenete a questa coppia. Quindi pure per me è difficile, tanto da bloccarmi e non voler andare avanti per non farla finire. E allora voi dite: "continua".. Are you kidding me?! No.. Potrei morire a scrivere ancora più capitoli di questa storia.
E come dico io: A na certa accanna! O come dice tutta Roma... Btw..
Come sono andati gli esami? E come stanno andando le vacanze? Risponderò alle recensioni domani e nei prossimi giorni. Per oggi ho dato abbastanza tempo al pc, che ne dite?
Spero che questo capitolo vi piaccia. Come al solito a me fa schifo e ah.. Scusate se ho sbagliato qualche nome francese dei luoghi francesi, ma io non ce so mai stata. Mi sono affidata a due amiche che ci sono stata e ovviamente avrò sicuramente copiato male dai loro consigli.
Per altro.... Spero che vi piaccia e se non vi piace, fatemelo sapere. ♥ 
Vi amo tutte. TUTTEEEEEEEEEEEE!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** capitolo venticinque - penultimo capitolo. ***


Quella mattina era, come raramente succedeva, una di quelle giornate che non voleva neanche alzarsi dal letto. La verità era che aveva semplicemente ansia di aprire gli occhi e capire che quel giorno Keyra sarebbe partita. Semplicemente, non voleva.
Si erano messi d’accordo che l’avrebbe accompagnata all’aeroporto e dopo tanti litigi lei aveva accettato, più per sfinimento che per farlo contento. Perché era diventato bravo a far arrivare allo sfinimento i litigi con Keyra. Aveva imparato a capirla da così poco e solo l’idea di non averla più tra i piedi come prima, lo logorava da dentro.
E come due anni prima, avevano dormito tutti insieme. O meglio, quella volta avevano dormito tutti a casa degli altri ragazzi, ma loro due si erano messi a dormire in una stanza a parte.. Provate ad immaginare perché.
Sembrava che le cose si ripetessero. Lei che non riusciva a dormire, lui che si era svegliato rendendosi conto che non c’era il corpo di Keyra al suo fianco e che l’aveva raggiunta in cucina, dove se ne stava seduta al tavolo con una tazza di tea. E dopo, erano tornati in camera loro, per fare l’amore. Un arrivederci.. O forse un addio!
Perché, anche se era stato qualcosa di unico, l’aveva percepita lontana da quella stanza, già proiettata mentalmente a New York, con chilometri che li dividevano. Aveva asciugato le sue lacrime con le labbra, l’aveva coccolata conciliandole il sonno. Ed era rimasto a guardarla dormire, lì tra le sue braccia. Si beò di ogni sua espressione, di ogni suo movimento, riuscendo ad addormentarsi solo verso le sei.
Allungò il braccio verso la parte dove dormiva Keyra, trovandolo vuoto. Un sospiro gli uscì dalle labbra con affanno. Si era già svegliata. Il sonno restauratore di Keyra non era durato molto, a quanto pareva. E da quando sentiva, si era alzata già da molto perché il letto era freddo. E aprì gli occhi, solcando con lo sguardo stanco e provato il vuoto nel letto che quando viveva lì era stato suo.
Doveva abituarsi a vederlo vuoto. Keyra non sarebbe più presente come in passato in quel letto e solo al pensiero gli vennero i lacrimoni. Ma non doveva pensarci, perché Keyra aveva detto che ci avrebbero provato.
Il che, da una parte, lo rassicurava.
Ma dall’altra, lo impauriva. Perché la sensazione che Keyra era più distante nell’ultimo mese, era sempre più viva in lui. Poteva sembrare totalmente normale agli occhi degli altri e anche ai suoi.. Ma si era accorto che si perdeva di più nei suoi pensieri, si allontanava nel sonno e quando facevano l’amore.. Non era mentalmente lì con lui.
Si mise seduto sul letto, abbassando la testa con stanchezza. Posò un piede per terra e per poco non gli prese un colpo. Aveva il piede bagnato e aprendo gli occhi notò che tutta la parte sotto del letto era piena di bicchieri pieni d’acqua.
«Ma che..»
Gattonò sul letto, e guardò intorno ad esso. Era pieno di bicchieri pieni di acqua, fino alla porta. E si ritrovò a sorridere, capendo che c’era lo zampino di Keyra. Un altro scherzo da parte della sua stronzissima ragazza. Bussò sul muro che divideva la vecchia stanza di Zayn con quella di Niall.
«Niall!» Urlò un paio di volte. Alla fine lo sentì imprecare per averlo svegliato anche chiamandolo sul cellulare. «Vieni di qua.»
E solo quando Niall aprì la porta, si rese conto della cazzata che stavano facendo. Perché Keyra aveva messo i bicchieri anche dietro la porta. Ma come cazzo ci era riuscita?
Poi ricordò che la sua porta finestra combaciava con quella di Niall, sul balcone di casa. Era furba la sua ragazza, decisamente. L’aveva bloccato a letto e stavano per lavare la sua stanza.
«NO!» Urlò provando a fermarlo, ma fu troppo tardi. Rovesciò alcuni bicchieri, facendo imprecare il moro che se ne stava seduto sul letto.
«Ma che cazzo..?»
«Ma che cazzo hai in faccia?»
«Che ho in faccia?»
Cominciò a rotolare dalle risate vedendo che anche Niall era stato preso di mira da uno scherzo di Keyra. E aveva pensato bene di dipingergli la faccia con sopracciglia incazzate, e tutta la faccia dipinta con i colori dell’Irlanda. Ma come cazzo ci era riuscita senza svegliarlo?
Niall se ne andò, lasciandolo lì come un coglione e senza poter scendere dal suo letto. Lo sentì bestemmiare in aramaico antico così forte da svegliare anche gli altri tre. Incazzati per quel risveglio, tutti scesero dal letto – quasi sicuramente – per uccidere Niall. E poco dopo sentì un tonfo che fece tremare casa e una bestemmia da parte di Louis che fece venire i capelli bianchi a Zayn. Solo Harry parve non aver ricevuto nessuno scherzo da parte di Keyra.
«IO L’AMMAZZO!» Urlò Louis, inviperito.
«Qualcuno mi viene a salvare?» Chiese urlando, richiamando a sé Liam che si massaggiava il fondoschiena e aveva una faccia stordita.
Keyra aveva fatto scherzi a tutti, a quanto pareva. «Che ti ha fatto?»
«La stronza mi ha messo il burro per terra. E io come un coglione sono scivolato!» Ammise il ragazzo, facendo ridacchiare Zayn. «Ma che cazzo.. ma come ha fatto?»
Sicuramente si riferiva al suo di scherzo e Zayn indicò la porta finestre. In silenzio Liam prese un secchio, cominciando a svuotare i bicchieri ancora sani e asciugando il casino fatto da Niall poco prima.
«QUELLA STRONZA HA USATO COLORI PERMANENTI!» urlò il biondino, con un tono di voce così tanto incazzato che Zayn pensò che quella volta l’aveva fatto veramente incazzare. Seduto lì sul letto, si rese conto che mancava qualcosa. O meglio, qualcuno.
 In tutto quello, dov’era Keyra? Perché non era andata a svegliarli con una bella padella e cucchiarella, così da metter paura ai ragazzi e farli svegliare di botto?
«Dov’è Keyra?» Chiese, sentendo il petto stringersi intorno ai polmoni. Perché aveva quell’impressione di abbandono che gli circolava nelle vene?
«Sarà di sotto a bere bastardamente il suo caffè in attesa che l’andiamo ad ammazzare.» Sussurrò Liam, del tutto tranquillo. Si guardarono a lungo, mentre lui cercava di lottare senza troppo successo verso la sensazione di abbandono. Non era da Keyra non partecipare agli scherzi. Lei era una di quelle che amava vedere le facce delle sue vittime, lo sapeva bene.
«LOUIS!» Urlò, richiamando il suo amico che arrivò di li a qualche minuto, incazzato come una biscia. «Portamela qui..»
Il ragazzo capì e l’andò a prendere, ghignandosela bellamente pronto a fargliela pagare con la sua stessa moneta. «A Louis ha attaccato lo scotch da una parte all’altra dello stipite della porta. Così ci è finito sopra, incollandosi allo scotch.» Stava raccontando Liam, per renderlo partecipe visto che era bloccato lì.
Ma dove le trovava quelle idee geniali? «E Harry?»
«Gli ha bagnato il letto, tanto è che pensava di essersi pisciato sotto!»

Rise con gusto, divertito dagli scherzi geniali della sua ragazza. Louis tornò lì poco dopo, con una faccia stranita.
«Non c’è.. Ma ho trovato questa.»
Il senso di oppressione tornò, facendogli cadere il mondo addosso quando vide una lettera tra le mani di Louis. Senza pensarci troppo, scese dal letto e fregandosene dei bicchieri pieni di acqua, la strappò dalle sue mani di Louis, rigirandosela tra le sue e cercando di capire.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, capì.
Era partita.
 
 
Buongiorno cuccioli. Avete avuto un buon risveglio?
Spero che non mi volete male perché vi ho fatto questi scherzi. Per fortuna avrò mesi per farvi passare l’incazzatura prima di rivedervi. Questo è il mio “arrivederci” personalizzato.
Se vi state domandando – ma davvero? – perché io non sia in casa, beh.. Sono partita. Lo so che sarete tutti e cinque incazzati, ma capitemi. Io e gli addii – o arrivederci che siano – non andiamo d’accordo. Non avevo intenzione di rivivere l’esperienza di impotenza nel vedervi lì, dalla parte opposta alla mia e dovervi salutare. E’ stato difficile una volta, una seconda per il mio piccolo e fragile cuore è troppo.
Così ho deciso di salutarvi con degli scherzi, per farvi ricordare sempre di me. Vi chiederei gentilmente di non venirmi a rincorrere, perché non sono così forte per dirvi addio. E sinceramente, non ne ho le forze. E ve lo chiedo a tutti, Zayn compreso.
Se prova ad uscire, per favore bloccatelo.  Tanto ci sentiamo presto, ma se voi vi presentate in stazione io so che non prenderò di nuovo quella decisione che mi ha caratterizzato due anni fa. Resterei, e non posso.
Ma vi prometto che ci sentiremo presto, appena avrò una connessione in stanza e potrò accendere Skype. Poi comunque quando sarete qui a New York ci vedremo e andiamo tutti a cena fuori, ok? Offro io, ovviamente.
Non fate cazzate, mi raccomando.
Liam: se mi stai leggendo, ti pregherei gentilmente di andare a casa e farti Maddison. Tra poco diventa di nuovo vergine se aspettate ancora. Non farla soffrire, mi raccomando. Siete due persone che mi stanno a cuore, voglio un bene dell’anima ad entrambi. Cercate di non far soffrire l’altro. Per il resto, stammi bene daddy! Ti voglio bene.
Niall: Cucciolo di foca.. L’idea di non poterti consolare in questo momento mi distrugge. Perché so che starai piangendo. Ma non farlo, perché questa volta ci vediamo davvero, te lo prometto. Non è un addio, ma solo un arrivederci. Ti ho lasciato un regalo nel tuo armadio. Stringilo al petto quando fa un temporale, ok? JTi adoro.
Louis: ti conferisco come due anni fa il mio lavoro di scassa maroni. Strappa sorrisi a questi quattro da parte mia, facendoli piangere per sfinimento se serve. E ovviamente voglio bene anche a te.
Harry: Lavati. Tvb. (Ti voglio bastonare.. che avevi sperato, eh? Ti voglio bene? Ma dai, credi che sia così sentimentale? ♥)
Zayn: A te, dico semplicemente grazie. Tutto ciò che ti devo dire, lo sai. Non ho bisogno di scriverti nulla di ciò che provo. Ci sentiamo appena arrivo. Ti amo.
Ps: Trattami bene Akira!
 
 
La casa era silenziosa. Non c’era nessun rumore se non lo sfrusciare dell’acqua della doccia che si stava facendo Maddison. Percepiva dei rumori che arrivavano dalla cucina, segno che Liam era uscito dalla stanza di Maddison.
L’idea che il castano aveva preso alla lettera le parole di Keyra lo fecero ridere. Perché insomma.. Liam era uno di quei ragazzi che rimuginavano tanto sulle cose, ma sembrava che, appena lui aveva detto che sarebbe andato a casa di Keyra – senza sapere bene perché, anche sapendo che lei non c’era – Liam l’aveva seguito. Niall con loro.
Entrambi si erano chiusi nelle rispettive stanze delle ragazze, a consolarle della partenza di Keyra. Perché non erano gli unici a stare male, ma anche le due lo erano. Quando erano arrivati a casa loro, le due piangevano senza vergognarsi, ferme sulla porta. Maddison lo aveva anche abbracciato teneramente, come se avessero perso entrambi una grande amica. Come si fa ad un funerale. Solo l’idea di Keyra morta, lo fece tremare. Sia in quel momento, che poche ore prima. Mentre Mary lo aveva guardato male. Da quello che poteva intuire, Mary era quella più incazzata con lui, per quello che aveva fatto. Loro potevano essere abituati alla non presenza di Keyra, ma Mary viveva in simbiosi con Keyra da quando andavano nell’High School. Ed era normale che fosse incazzata così con lui. Lo capiva.
Li avevano avvisati che Keyra era tornata a casa per salutarle, per poi salire su un taxi e non far più ritorno.
Si sentiva vuoto. Vuoto come una nocciolina senza buccia, come una lumaca senza guscio.
Sapeva che non poteva far nient’altro, visto che era colpa sua di quella decisione da parte di Keyra. Ma più pensava che era solo un anno più si sentiva uno schifo. Un lunghissimo anno con lei dall’altra parte del mondo. Non avevano chiarito, non avevano risolto nulla. Stavano ancora insieme? La storia tra loro sarebbe continuata? Non ne avevano discusso come al solito, lasciando fin troppe cose in sospeso.
Perché in fondo, anche se Keyra aveva detto che ci potevano provare, lui si sentiva così tremendamente vuoto senza vere risposte. Solo quella mattina si era reso conto che Keyra era tutto, tranne che decisa a continuare la loro storia.
Aveva imparato a conoscerla, aveva capito che aveva detto quel “possiamo provarci” ma che no, non ci avrebbero provato. E quelle parole su una lettera, non avevano aiutato a fargli cambiare idea. Sentiva ancora molto lontana Keyra da lui.
Keyra era stata arrabbiata con lui per molto tempo, e in fin dentro se stesso sentì che lo era ancora. Ma al tempo, quando aveva mandato quella lettera per richiedere l’iscrizione di Keyra all’università, aveva pensato di fare la cosa giusta.
Beh, sbagliava.
Il telefono squillò, ma non se ne accorse. Troppo perso nei suoi pensieri anche solo per rendersi conto che era in una stanza vuota, seduto sul letto della sua ragazza a guardarsi intorno. La stanza era vuota, era spoglia come in quel momento si sentiva anche lui.
Si alzò come un automa al terzo squillo e prese il cordless sul comodino di Keyra, rispondendo apatico.
«Pronto?»
«Salve qui è lo studio del Dottor Hearthed. Posso parlare con la signorina Smith?»
«E’ partita!»
           
«E quando torna?» Chiese la segretaria, monotona.
«Fra un anno!»
«Ah..»
Già. Ah!
«Magari posso lasciar detto qualcosa?» Perché quella volta sarebbe stato differente. L’avrebbe chiamata. Lui non aveva intenzione di perderla. E se lei non voleva continuare, avrebbe lottato con i denti e con gli artigli.
«Dovevo spostare la sua visita di gravidanza. Ma se torna tra un anno deduco che non sarà più seguita dal Dottor Hearthed, giusto?»
«G-Gravidanza?» Domandò Zayn, lasciando perdere la domanda della segretaria, incredulo per una sola parola. Gravidanza. «C-Credo che ci sia un errore. Keyra non è incinta!»
«Keyra Mary Smith, nata il 25 ottobre del 1993, a Firenze?»

Alzò gli occhi dal pavimento, riconoscendo i dati esatti di nascita di Keyra. E per un nano secondo il cuore gli si bloccò.
«Io qui ce l’ho segnata come visita di gravidanza. Non credo che ci sia un errore» Continuò la donna.
Zayn rimase inerme a quelle parole, totalmente incredulo da quella rivelazione. Non poteva essere come diceva quella donna. Keyra gliel’avrebbe detto, Keyra non poteva essere incinta. Insomma, prendeva la pillola. Sbatté le ciglia e guardò ancora il muro di fronte a lui, come se ci fosse una risposta. Solcò le mille foto appese sul muro, come se nel viso di Keyra potesse leggere le risposte alle mille domande che, ora, riempivano il suo cervello.
«Pronto?»
«Si.. Sono qui..» Ansimò guardando una foto sul muro dove c’era Keyra che se la rideva abbracciata a Maddison. L’avevano scattata pochi mesi prima, in un parco. E sembrava tutto, tranne che incinta. Non era preoccupata, era.. Serena, spensierata.
«Chi è?» Domandò Maddison entrando in camera di Keyra, solamente fasciata dall’asciugamano.
Si girò a guardarla e notò come lo stesse studiando.
Porse il telefono a Maddison, non sapendo bene cosa dire o pensare. La ragazza prese il telefono guardandolo negli occhi in modo strano, per poi rispondere.
«Pronto?» Attese, sicuramente la segretaria stava ripetendo il tutto. Quando la notizia arrivò anche a lei, alzò gli occhi in quelli di Zayn sbiancando totalmente.
«Sarah, posso richiamarti tra un po’?» La sentì salutare la donna mentre si sedeva ancora sul letto di Keyra, incredulo. Il tipico rumore di chiamata chiusa fece intendere a Zayn che Maddison ora era libera e si preparò a fare mille domande.
Ma con tante domande che voleva fare, aprì bocca e la richiuse poco dopo. Non sapeva bene cosa chiedere, da dove cominciare. Era vero? Era uno scherzo di qualche programma televisivo? O qualche scherzo di Keyra che aveva riservato solamente a lui? Keyra era in grado di scherzare su una cosa del genere? E se non lo era, perché non l’aveva avvisato?
«Mary!» Urlò per richiamare l’amica. Perso com’era nei suoi pensieri, saltò su come un petardo a quell’urlo.
«Cosa c’è?» Urlò dalla stanza di Mary, Niall.
«Mandami Mary..»
«Non è il momento Maddison.»
La ribeccò.
«E’ il momento Niall! Ora..» Lo disse così seria che alla fine, la porta della camera di Mary si aprì, rivelando una ragazza distrutta e al seguito il biondino. Sentiva tutto in modo ovattato, come se realmente non fosse lì in quella casa. Ma su un treno, quello stesso treno che avrebbe portato via Keyra da lui.
«Che succede?» Chiese la mora, asciugandosi gli occhioni verdi.
Maddison si mise seduta di fronte a lui, sorridendo in modo dispiaciuto. Ma non la vedeva realmente. Abbassò la testa, desolato. «Zayn.. parlami!»
Rialzò la testa, guardando i suoi lineamenti. «Cosa ti devo dire?»
«Hai ancora l’uso della parola, un buon passo avanti.»

«Mi spieghi cosa succede?» Domandò Mary, non capendo.
«Ha risposto al telefono. Era Sarah!»
La mora non vide niente di strano in quello. «E allora?»
«Doveva spostare l’appuntamento di Keyra.»

Crollò il silenzio, mentre Mary guardava sia Maddison che Zayn. E il moro scrutò Maddison, capendo che lei e Mary sapevano tutto. Era uno scherzo, vero? Le sue amiche erano parte dello scherzo, perché se fosse stato per Keyra.. Gliel’avrebbe detto. O no?
Insomma.. Lui aveva sempre ribadito che..
Deglutì.
E solo in quel momento si rese conto della cosa. E se non fosse stato uno scherzo? E se Keyra era davvero incinta di un figlio.. loro? Oh dio. Keyra era incinta di un piccolo Malik.
«Oh!»
Niall, come lui, in tutto quello non capiva cosa stesse succedendo. Perché lui, se da una parte era sicuro che fosse reale, dall’altra ancora pensava che lo stessero prendendo per il culo. Che Keyra aveva riservato un secondo scherzo per lui.
«Chi è Sarah?»
«La segretaria della nostra ginecologa.»
Spiegò Mary, guardando i due seduti sul letto. Si girò a guardare Maddison, che sorrise in modo dolce. Come una mamma verso un bambino.
Arricciò le sopracciglia, guardandola. Perché Keyra non l’aveva avvisato? Perché tenerlo all’oscuro se sapeva benissimo che non vedeva l’ora di avere un figlio suo? E se non l’aveva avvisato, era perché non lo desiderava? Keyra poteva non volere un bambino da lui?
Era così incazzata con lui da non voler un figlio? O forse aveva solo una gran paura di dire la verità perché avevano solo vent’anni?
Si prese la testa tra le mani, sentendola pulsare maledettamente nelle orecchie. Non ci stava capendo niente e sinceramente, non gli piaceva stare così. Ma non per la situazione, ma per quel mal di testa. Si immaginò Keyra dirgli del bambino, e immaginò una sua reazione. Come avrebbe reagito? Bene o male?
Voleva davvero condividere la sua vita con Keyra? Con quel caratterino indomabile che tanto lo esasperava? La voleva madre dei suoi figli?
Keyra era già madre.. Di suo figlio.. O di una piccola principessa.
E lui.. semplicemente.. Non lo sapeva.
«Sapete che l’idea che andate da un ginecologo mi fa rabbrividire?» Sentì dire Niall, del tutto ignaro della situazione. Maddison, strinse debolmente il suo braccio e lui si girò a guardarla con una semplice domanda negli occhi.
Perché?
Lei, capendolo, sorrise con una dolcezza unica che, sinceramente in quel momento, lo fece incazzare. Non aveva bisogno di sorrisi e dolcezze. Aveva bisogno di fottute risposte.
«Io vado a cercarla.»
Si alzò senza pensarci troppo, pretendendo delle risposte che sapeva, solo Keyra gli poteva dare. Si stirò i Jeans, sentendo le gambe flaccide tant’è che quasi non ricrollò sul letto della sua ragazza. Ma prese a sé tutte le forze di cui era padrone e rimase in piedi, facendo quei due passi che lo dividevano dalla porta.
«Zaynie.. Keyra ha detto che non vuole essere rincorsa!»
«E’ inutile che la rincorri..»
Tra Niall e Mary, decise di dar spago a Mary. In quello stesso momento, entrò Liam, fasciato solo dai Jeans.
«Avete fatto sesso?» Chiese vedendo la faccia sconvolta di Liam che lo caratterizzava dopo il sesso. E al rossore di Maddison, sorrise. Keyra.. Santa Keyra! Poi, ricordandosi della frase detta da Mary, si girò a guardarla nello stesso momento che Liam si metteva seduto dove era lui poco prima.
«Che vorresti dire?»
Mary gli lanciò uno sguardo freddo, algido. Era veramente avvelenata con lui, constatò. «Keyra ha abortito!»
«Cosa?» Tre persone fecero quella domanda allo stesso tempo, lui invece rimase in silenzio a guardarsi con Mary.
«Keyra è incinta?» Domandò Liam, con tono incredulo. Niall quasi non svenne all’istante quando realizzò la verità.
«Ragazzi, non vi ci mettete pure voi.. C’è già Zayn che sta nel pallone!» Spiegò Maddison, che si era alzata per sostenere Niall prima di cadere.
«C’è poco da stare nel pallone. Ha abortito, e con questo è tutto!» Se ne andò, con uno sventolio di capelli dalla stanza, lasciando quattro bombe ad orologeria. Tre però scoppiarono, una con l’altra.
«Che cosa vuol dire che Keyra è incinta? Da quanto? Perché non ce l’ha detto?» Cominciò una raffica di domande da parte di Liam, con quel suo fastidioso tono da papà perennemente incazzato e con il ciclo.
«Liam, per favore..» Lo bloccò Maddison che poi si alzò e si fermò di fronte a lui, sorridendo ancora in quel modo fastidioso. In quel momento, tutto gli stava dando sui nervi.
«Zayn..»
«Che devo fare?»
«Cosa vuoi fare tu?»
Gli chiese, dolcemente. Sospirò e si passò una mano nei capelli, cercando di riordinare i pensieri confusi.
«Bloccarla..»
«Ti chiamo un taxi!»

Sorrise. Perché in fondo sapeva che Maddison rivoleva a casa Keyra almeno quanto lui. Ma a differenza di Zayn, lei non poteva bloccarla. Solo lui ci poteva riuscire. E a costo di caricarsela in spalla, l’avrebbe riportata a casa.
 
 
Andò per sbaglio addosso ad una signora, investendola completamente. Si bloccò per non farla cadere e questa, dopo averlo guardare male, si lamentò andandosene. Si girò a guardarla, con un sorriso sulle labbra, divertito dalle parolacce che gli stava tirando dietro. Poi, come se si fosse accesa una lampadina nel suo cervello, si ricordò perché stava correndo. Si guardò intorno ancora, poi riprese a correre verso il cartellone delle partenze. Solcò con lo sguardo ogni treno in partenza, trovando quello che gli interessava.
Non era ancora partito.
Riprese a correre verso il binario, sentendo i polmoni stringersi incazzati da quella corsa. Forse era ora che smettesse di fumare, forse. Se lo ripromise mentre correva verso quel binario, ma sapeva che non l’avrebbe fatto. A lui piaceva troppo fumare per smettere.
Entrò nel primo vagone del treno, cominciando a camminare in esso velocemente, scrutando tutti i posti a sedere e cercando un solo viso, un solo sorriso.
Non trovò un sorriso, ma solo tante lacrime. Si fermò al secondo vagone, ancora scosso dal fiatone, proprio di fronte la sua ragazza che, con le cuffiette alle orecchie guardava fuori dal treno, piangendo come una disperata.
Si appoggiò al sedile, per riprendere fiato.
L’aveva trovata.
C’era seduto di fronte a lei un signore che la guardava dispiaciuto in quanto stava seriamente piangendo. Quando, sentendo Zayn arrivare si girò a guardarlo e capì che era lì per lei, fece un sorriso timido e di scuse.
Lo guardò e poi si mise seduto al fianco di Keyra, togliendo il suo zaino. Quando lei si rese conto del movimento, si girò a guardare chi fosse e asciugandosi gli occhioni castani, li sbarrò.
«Z-Zayn..» Balbettò, asciugandosi gli occhioni per non fargli vedere che stava piangendo. «Che diavolo..» continuò, rendendosi conto che era lì davvero. Le sorrise, inclinando leggermente il viso e guardandola. Era testarda e orgogliosa, ma era lì a farsi un pianto greco perché in fondo non voleva partire.
La vide guardarsi intorno, nel panico. Forse aveva paura solamente che il treno partisse oppure che con lui ci fossero tutti. L’aveva richiesto: niente addii struggenti.
«Dovresti scendere. Il treno sta per partire!»
«Che si fotta il treno. Io non scendo finché non chiariamo!»

La lasciò lì, a bocca aperta, a guardarlo con quegli occhioni lucidi di lacrime e un cipiglio incazzato che avrebbe fatto un baffo a tutti. Lei, la sua perenne incazzata!
«Ti prego Zayn!» Si lagnò, passandosi una mano nei capelli mezzi arruffati.
Scosse semplicemente la testa, accomodandosi meglio e vedendola con la coda dell’occhio fare una smorfia.
«Che dobbiamo chiarire, eh?» Domandò.
Si girò semplicemente a guardarla, a braccia incrociate. «Ad esempio che te ne sei andata via stamattina senza salutarmi!»
«Oh cristo!» Sbottò, alzando gli occhi al cielo. E istintivamente le diede un buffetto tra capo e collo, guardandola male per quell’alzata di occhi.
«Oh cristo? Sai che vuol dire alzarsi e non trovarti a letto? Sai che vuol dire sentirsi vuoti nel capire che sei partita lasciandomi con una lettera?» Sbottò, incazzato e ferito.
«Si!»
Si guardarono negli occhi, seri. Il momento della verità era arrivato, e pesava.
E anche tanto. Si scrutarono in silenzio, mentre lei assumeva quell’espressione adirata che tanto la caratterizzava. Poi, come se fosse stanca di portare con sé quella maschera, vide le sue spalle cedere sotto un peso invisibile e sospirò.
«Sai che non sarei partita se tu mi avessi accompagnato. Sai che non sarei partita se tu, questa mattina mi avessi svegliato con la colazione a letto come avevi detto. E non sarei partita neanche se tu mi avessi baciato, questa mattina!»
La guardò con dolcezza, sotto quella dichiarazione che pesava più di qualsiasi cosa.
«Basta un bacio per farti rimanere?» Domandò, sotto lo sguardo inquisitore del signore seduto di fronte a loro. La sentì sbuffare e dargli una gomitata, facendolo tornare a guardarla.
«Non giocare!»
«Chi è quella che ci ha fatto svegliare con degli scherzi? Niall ancora sta gridando!»
La sentì ridacchiare, con quella risata spensierata che gli piaceva tanto.
Come aveva potuto pensare di lasciarla andare? Come avrebbe potuto vivere senza quella presenza costante tra le palle, che lo faceva esasperare? Come aveva fatto per due lunghi anni senza di lei?
Capì, li dentro a quel treno, che lui non era così forte. Perché sapeva che se lei partiva, non sarebbe tornata.
La guardò ancora, perdersi nel panorama fuori da quel finestrino. «La segretaria della tua ginecologa ha chiamato.»
Le spalle tornarono rigide e lei, lentamente, tornò a guardarlo. Rimase in silenzio, a scrutare la sua espressione, cercando sicuramente di capire che cosa sapesse.
Vide il piccolo pomo d’Adamo alzarsi e abbassarsi, in ansia. «Ah si?»
«Già! Pensare che tu vada dalla ginecologa mi impressiona ancora. Ma ci siamo fatti una bella chiacchiera!»
Tornò a guardarla, trovandola a scrutarlo. Ancora.
Notò che stava irrigidendo la mascella, poi sorrise tristemente. «Quando pensavi di dirmelo?»
Non rispose a quella domanda, tornò solo a guardare fuori dal finestrino e piangere in modo silenzioso. Rimase lì, a guardarla e a scrutarla.
«Se richiamerà cosa devo dirle?»
Keyra tornò a guardarlo, arrossendo leggermente in zona guance, ma continuando a piangere in modo silenzioso. Odiava vederla piangere, ma non distolse lo sguardo dal suo. Notava quanto avesse paura in quel momento.
«Hai perso l’uso della parola?»
In quel momento passò il controllore, per controllare i biglietti. Odiava quella cosa che, pur essendo ancora fermi in stazione, i controllori già controllavano il biglietto.
«Biglietto prego!»
Scrutò attentamente Keyra dare il suo, poi impanicata guardò lui e si rivolse al controllore, con quel tono strascicato. «Lui scende prima che il treno parta.»
«Si muova, perché tra cinque minuti partiamo!»

«Quant’è che costa un biglietto fino all’aeroporto?» Chiese in direzione del controllore, accarezzandosi il viso ma guardando Keyra sbiancare.
«Oh no!» La sentì sussurrare, girandosi a guardarlo con gli occhi increduli.
«Se desidera farlo sul treno, verrà di più.»
«Quanto.. ho chiesto!»
«Dieci sterline più trenta di ‘multa’»

Alzò quel tanto il sedere per sfilare il portafogli dal jeans, sempre guardando Keyra che si muoveva innervosita al suo posto. Si stava agitando perché avrebbe dovuto parlare con lui per più di mezz’ora. Con la scusa che il treno stava partendo di lì a cinque minuti forse aveva sperato che la discussione fosse finita lì, ma se sperava che scendesse, sperava seriamente male.
«Zayn..» Ci provò a fermarlo, ma lui finalmente posò gli occhi sul controllore.
«Ha il resto?»
«Sicuro!»

Tirò fuori una banconota da cinquanta sterline e la diede all’uomo che si mise a scrivere qualcosa su un blocchetto. Tornò a guardare Keyra, che spostava lo sguardo dal controllore a lui, mordicchiandosi il labbro inferiore.
«Che pensi di fare?» Quasi lo ringhiò, guardandolo in tralice.
«Andare all’aeroporto!» Rispose del tutto tranquillo, tornando a guardare il controllore che strappò il foglio e glielo donò, dandogli anche il resto. «Arrivederci!» Disse in direzione dell’uomo, scrutando i suoi movimenti.
Quando lo ritenne noioso, posò di nuovo lo sguardo su Keyra che si mordeva il labbro inferiore.
«Che vuoi fare, decerebrato?»
Lo attaccò, come al solito quando si sentiva braccata, messa in un angolo.
«Andare all’aeroporto e prendere un volo.»
«Per dove?»
«Non lo so.. Tanto me lo posso permettere!»

Keyra, stanca di quella manfrina, tornò a guardare fuori dal finestrino, cercando sicuramente una tattica per farlo scendere dal treno. Oramai aveva imparato a conoscerla, sapeva cosa le passava per il cervello.
«Allora.. Cosa devo dire alla tua ginecologa se richiama?»
La sua ragazza neanche si girò, irrigidì solamente la mascella. Sapeva essere davvero molto fastidioso se voleva. E il fatto che lei irrigidisse la mascella significava che si stava innervosendo. Voleva proprio farla innervosire.
«Da quanto giri con soldi spicci? Non eri quello che si vantava di poter andare in giro con la carta di credito?»
«Sai che il cane del vicino oggi ha cagato nel mio giardino?
»
La scrutò girarsi a guardarlo, con le sopracciglia inarcate, forse domandandosi se era stupido o se ci faceva.
«Che cosa cazzo c’entra?»
«Ah scusa! Pensavo che si stavano trovando frasi a random per cambiare il discorso!»

Oh.
Quanto cazzo era divertente essere snervante? Di solito era lei che lo snervava, mentre quel giorno aveva il potere in mano. Si sentiva pieno di potere, di poter manipolare tutto. Lei era quella debole, quel giorno.
La vide sospirare e tornare a guardare fuori dal finestrino.
«Quando pensavi di dirmelo che eri rimasta incinta?»
Tornò a guardarlo, abbassando subito dopo lo sguardo quando si rese conto che il tono scherzoso era terminato e era cambiato in tono incazzato. Perché in fondo, lo era.
«O quando pensavi di dirmelo che hai abortito?»
Keyra rialzò per un nano secondo gli occhi nei suoi, poi tornò a torturarsi le mani e a piangere. Si sentiva uno stronzo, perché in fondo stava piangendo per il tono che aveva usato. Ma lei lo aveva tenuto ignaro di tutto, di essere rimasta incinta e che, purtroppo, aveva ucciso suo figlio. Senza chiedergli niente, senza decidere insieme, prendendo da sola la sua decisione.
A quel pensiero, si infervorò ancora di più, se possibile.
«Hai preso una decisione da sola, di nuovo. Senza chiedere prima a me, dannazione!»
«Dovevo!»
«Dovevi un cazzo!»
Sbraitò, facendo saltare sul posto il signore seduto di fronte a loro, e anche Keyra. Si girò a guardarlo incredula, di tutta quell’enfasi con cui aveva parlato. «Non siamo più i bambini di anni fa, Keyra! Cristo iddio, capisci che so decidere con la mia mente e che non ho bisogno della balia? Perché cristo non me l’hai detto?»
La mora rimase a guardarlo, un po’ ferita da tutta quella cattiveria e da quell’odio, un po’ impaurita forse, ma poco dopo riprese la sua forza.
«Perché si! Perché ancora non riesci ad accettare me al tuo fianco, pensa se riuscissi ad accettare un figlio.»
«Non sono cazzi tuoi di ciò che riuscirei ad accettare! Fatto sta che tu dovevi dirmelo. Era figlio mio!»
«Abbassa quel cazzo di tono, Zayn!»
Ringhiò, rizzando la schiena e facendosi forte come la conosceva. Eccola lì la sua Keyra, quella combattiva e non quella che si piangeva addosso. Ciò che, in fondo, aveva visto fino a quel momento. «Vuoi far sapere a tutto il cazzo di treno che ero rimasta incinta?»
«Me ne frego al cazzo, Keyra!»
Entrambi sapevano che quando usava il suo nome per intero era davvero incazzato. «Perché-non-me-l’hai-detto?» Scandì ogni parola lentamente, quasi ringhiando.
«Perché sei nel pieno della tua carriera. Perché un figlio avrebbe solamente rovinato il gruppo, perché sapevo che saresti rimasto a casa, lasciando quel gruppo. Sapevo che non te lo puoi permettere, perché avresti seguito il cuore e dopo te ne saresti pentito. Perché, a differenza tua, io penso anche al futuro. E tu, per quanto odi la popolarità, ami il tuo lavoro. Ami viaggiare, ami i tuoi amici, ami i One Direction, i tour, le fan. Quindi si, ho preso da sola una decisione perché in fondo, se non l’avessi fatto, tu avresti sbagliato!»
Strinse i denti, impedendo a quel moto di rabbia di rapirlo e ammazzarla di botte. Come osava pensare con il suo cervello?
La guardò respirare, riprendere fiato in quanto aveva parlato velocemente.
«Tu sei una perfetta idiota. Tu non hai fatto questo per me, ma per te! Ti stavi cagando in mano, ecco cosa!»
«E se anche fosse? Ho vent’anni Zayn!»
«Anche io, ma questo non significa che non dovevi mettermi al corrente che eri rimasta incinta di me, e che da brava egoista hai ucciso mio figlio senza chiedermi il permesso

Perse di nuovo la capacità di essere forte, che la caratterizzava, e si mise a singhiozzare appoggiata sulle sue ginocchia.
«Tu non me l’hai detto perché sapevi che ti avrei fermato. Ti fermerei in qualsiasi campo tu decida di allontanarti da me. Fai tanto la forte, ma in fondo hai ancora paura di noi, del nostro rapporto!»
Non rispose a quella frase, detta per metà con astio ma anche con tristezza. L’idea che lei avesse abortito perché aveva paura del loro rapporto, lo rattristava.
Sentirono entrambi il rumore del fischietto che annunciava la partenza del treno. Ma entrambi se ne fotterono.
«Da quanto lo sapevi?»
Keyra si girò quel poco a guardarlo, poi tornò a guardare le sue ginocchia, il pavimento. Tutto purché lui.
«Com’è successo?» Continuò con la raffica di domande che gli vorticavano nel cervello. Gli dispiaceva che stava insistendo, ma gli doveva delle spiegazioni.
«Le medicine che ho preso per l’operazione annullavano l’effetto della pillola!» Rispose, con tono che arrivava totalmente dall’oltre tomba.
«Lo sapevi?»
Si girò a guardarlo. «Certo che no, idiota. Se sapevo che annullava l’effetto della pillola e l’avessi fatto apposta, ti sembra che avrei abortito?»
Aveva ragione, in fondo. La guardò in tralice, rimanendo comodamente appoggiato al sedile sentendo il treno muoversi.
«E da quanto lo sapevi?»
«L’ho scoperto qualche giorno prima dell’arrivo della lettera.»
Si girò a guardarlo, pensierosa. Scrutando nei suoi occhi, deglutì e finalmente tutti i pezzi del puzzle andarono al proprio posto. Non avevano litigato per quello che aveva fatto, o almeno non solo per quello, ma anche per quella gravidanza.
«E non potevi dirmelo?»
«Come te lo dicevo? “Ehi Zayn, sono rimasta incinta! Creiamo la famiglia felice e contenta!” Ma dai!»
Sbottò, sospirando.
Si sentì gli occhi lucidi quando pensò ad un piccolo Malik che trotterellava in giro per casa. L’aveva sempre desiderato, lui era proprio portato per la vita casalinga, quella dove torni a casa e vieni investito dai tuoi figli, che ti danno il bentornato dopo una giornata faticosa. Quello che avrebbe letto le favole alla propria principessa prima di farla addormentare, magari raccontando come fiaba la storia di lui con la madre della bambina.
Solo l’idea che Keyra avesse ucciso ciò che era sangue dei loro sangue, lo fece tremare di rabbia. Perché lui non voleva figli di altre, ma di quella ragazza che stava seduta al suo fianco.
«E’ per questo che hai deciso di partire?»
La vide annuire distrattamente mentre giocava con un’unghia. «Si.»
«Perché sei una vigliacca e non avevi il coraggio di dirmi che hai abortito mio figlio, oppure perché l’idea di starmi al fianco nella menzogna di un parto non avvenuto ti avrebbe fatto sentire una merda?»

Come infilare il dito nella piaga, proprio.  Ma era seriamente avvelenato con lei. L’aveva  privato di suo figlio. Non aveva neanche potuto provare un moto di felicità o di panico alla notizia che era rimasta incinta. Semplicemente perché.. Non l’aveva avvisato.
La vide girarsi a guardarlo, con rabbia ma poi questa scemò, forse perché capiva che era davvero incazzato.
«Forse perché in realtà, non ti amo!»
Quelle parole lo trafissero con mille e mille aghi di ghiaccio, rimanendo lì a guardarla. La guardò e vide freddezza, ma semplicemente perché non lo stava guardando negli occhi.
Per un attimo tremò all’idea che non volesse più stare con lui, che non lo amasse, ma poi ricordò lei che piangeva meno di mezz’ora prima.
«Cazzate. Dimmelo guardandomi negli occhi, se è davvero così!»
Si girò a guardarlo, prima freddamente rimanendo a fissarlo. Aprì la bocca e per un nano secondo ebbe l’ansia che ci riuscisse, ma poi la richiuse, sconfitta. Gli occhi si velarono di altre lacrime, e l’unica cosa che riuscì a fare è piegarsi e darle un bacio. Perché era come un'ape lui. Non era in grado di resistere al nettare che erano le labbra di Keyra.. O Keyra stessa. Delicato, come un battito di ali.
E lei vi cedette. Completamente. Si lasciò andare tra le sue braccia, appoggiandosi a lui come un naufrago in cerca di aiuto. Come un uccellino in procinto di cadere dal nido. Perché si sa, quando un uccellino cade dal nido, la sua vita è già finita. «Non dirmi queste cazzate sperando che ci creda, Keyra. Potevo crederci due anni fa, ma oramai ti conosco. So che non parti perché non mi ami..»
«Sarebbe meglio se fosse così.»
«Vorresti che fosse quello il motivo?»

La vide annuire, mentre si nascondeva con il viso tra le mani, per nascondersi da lui, dal mondo intero e forse anche da se stessa. Perché non c’era cosa che l’impauriva di più.. Lottare con se stessa.
«Perché stai partendo?»
«E’ meglio così. Non sono in grado. Non sono in grado di essere perfetta. Non sono in grado di essere una fidanzata modello. Non sono in grado di essere la cognata o nuora che tua madre vorrebbe. Non sono in grado di essere una buona persona per te.»

Non la finiva di lamentarsi, di se stessa, dello schifo che lei credeva di essere. Continuava imperterrita a farsi le sue seghe mentali.
«Non sono in grado.. Di tutto Zayn! E tu dovresti capirlo, seriamente.»
«Non lo capirò mai.»
«Ho ucciso tuo figlio.»
Quella frase rimase in sospeso nell’aria, mentre Keyra rimaneva appoggiata alla sua spalla, consapevole che non sarebbe riuscita a fare un discorso del genere guardandolo negli occhi. Leggendovi la disperazione di quella verità. Perché in fondo, sapeva che alla fine sarebbe sceso da solo da quel treno. Sconfitto.
«Questo dovrebbe farti capire che non sono in grado di badare a nessun’altro che non è me. Per un minimo di secondo, quando ho scoperto che ero rimasta incinta, sono stata.. contenta. Ho sempre fantasticato su un figlio nostro,  su quanto ti avrei reso..» le parole le si bloccarono in gola, mentre tornava a singhiozzare. «..orgoglioso. Per una volta.. saresti stato orgoglioso anche di me..»
Pensava seriamente che non fosse orgoglioso di lei? Aveva fatto tanti di quei passi da gigante per essere quella ragazzina impaurita che era alle superiori. E lei non lo riusciva a credere. Lui era sempre stato orgoglioso di lei, perché a differenza sua, aveva messo da parte la paura per aiutarlo, anche essendo ferita da tutte le scoperte che aveva fatto su quei due anni. Aveva messo da parte la vergogna, e aveva permesso a lui di amarla, anche se per poco. Ma poi era ricaduta nel baratro di due anni prima. E solo quel giorno capì che purtroppo, Keyra, non avrebbe mai messo da parte quella paura.
«Ma poi, come ogni volta che non sono al tuo fianco, ho capito quanto fosse grossa questa cosa e.. ho ceduto. Non sono riuscita a trovare una, dico una cosa che..» Deglutì e finalmente uscì da quell’angolino di spazio che si era creata sul suo petto, per guardarlo.
«..potesse farmi vedere il buono in ciò che era successo. E ho preferito non dirti nulla perché, a differenza di ciò che pensi tu, io sono sicura di aver fatto la cosa giusta. Perché non sono.. in grado!»
Lo guardò per un secondo, dispiaciuta. Lo era davvero, si era messa a nudo dalla sua paura rendendolo partecipe di un qualcosa che non credeva esistesse in Keyra. La paura di essere importante per qualcuno. Quello lo capì in quel momento, su quel treno diretto all’aeroporto.
«Mi dispiace!»
Strinse la mascella, abbassando – quella volta – lo sguardo per primo, distrutto. Lo stava lasciando, di nuovo.  
Come aveva potuto pensare che sarebbero riusciti a creare qualcosa? Come poteva?
«Avevi promesso che ci avremmo provato.»
Non rispose subito a quello, ma con la coda dell’occhio la vide scuotere leggermente la testa, sconsolata.
«Non sono in grado Zayn. Perché non lo capisci che io sono sbagliata per essere la ragazza di qualcuno e.. la madre di qualcuno?»
«Perché a differenza tua vedo il buono che c’è in te.»
«Vedi male, perché io sono marcia. Te lo posso assicurare. Non sarei in grado di amarti come vorresti. Tu vuoi la storia perfetta, io ti posso dare un terzo di quello che qualunque altra donna ti darebbe. E un figlio mio, non avrebbe l’amore che meriterebbe perché..» Si girò a guardarla e, per un secondo si perse a guardare quel viso che scrutava il panorama fuori dal finestrino, che schizzava via velocemente. Non era lì con lui.. Pensava, pensava ad un futuro che.. Non li avrebbe visti insieme.
Come sperava lui. E come, forse, da una parte sperava lei.
«Io voglio solo il bene per te.» Se ne uscì, ad un tratto.
«E sei tu quel bene.»
Ancora scosse la testa, si girò a guardarlo e gli sorrise. Sorrise dolcemente come un’amica. Un’amica.
«Zayn.. Capisci che non sono in grado di amare? Non ho un concetto di famiglia. Ringrazierò per sempre la famiglia Smith, ma ho sempre pensato che io, in tutto quell’amore, stonavo. Sono nata da una storia finta come una banconota da una sterlina. Sono cresciuta con la consapevolezza che un genitore può non amare suo figlio, tanto da darlo via. Sono cresciuta in un finto amore familiare, nascondendo la gelosia.. la rabbia!» Tornò ad abbassare lo sguardo, aprendosi per l’ultima volta a lui.
Seriamente pensava quelle cose di se stessa? Della sua famiglia che tanto amava? Era riuscita a fingere così bene per vent’anni della sua vita?
«Ma che stai blaterando, Key?»
«La verità. Ecco chi sono realmente. Ecco cosa penso ogni sacrosanto giorno. Io sono circondata da pena, da finto affetto e finta familiarità. Non sarei in grado di dare amore ad un figlio tuo. Perché, al tuo fianco, stonerei. Io stono ovunque, Zayn!»

Cominciava a sentire un accenno di mal di testa. Tutte quelle informazione in poche ore lo stavano facendo sentire male.
«Tu saresti il genitore dolce e comprensivo, io la stronza dittatrice. Tu quello che gioca con i propri figli, io quella che li tiene a debita distanza per paura. Stonerei, capisci?»
La guardò, cercando di scrutare dentro quegli occhi che credeva di conoscere ma che in realtà, non conosceva affatto.
Davvero Keyra pensava quello di se stessa, di ciò che la circondava? Davvero Keyra era così.. marcia come diceva?
«Potrei insegnarti..» Se ne uscì, ad un tratto. Aggrappandosi a quel poco di corda che era rimasta, sentendo le mani sudate e il tessuto scivolare lentamente. Di li a poco avrebbe fatto un volo di sola andata nella disperazione.
«Puoi si, ma è difficile insegnare qualcosa a chi, in realtà, non vuole imparare. Perché posso provarci, ma non ci riuscirei.. Tornerei sempre a vedere quanto sono marcia. E tu, questo non te lo meriti..»
«Perché lo credi, perché credi che non sei ciò di cui ho bisogno?»
«Non vuoi capire allora, Zayn!»
Sbraitò, furibonda. Si girò a guardarlo e subito dopo uno sguardo incazzato, lo guardò con dolcezza. Gli prese la mano e, insieme, si deliziarono di quella tipica scossa di piacere che li attraversò.
«Prossima fermata..»
Quel treno non l’avrebbe portato all’aeroporto. Non avrebbe fatto fino al capolinea. O meglio, il suo capolinea era già arrivato. Lo capì subito.
«Quindi mi stai lasciando!»
«Quand’è che ci siamo messi insieme?»
«Nell’atrio di casa tua, me l’hai chiesto tu..»
Rispose con tono dall’oltre tomba, guardandola. Sembrava che, lì davanti a lui, ci fosse una straniera. Non sembrava che la conoscesse, si sentiva ansioso di averla davanti.
«E tu scemo che mi hai creduto. Dio Zayn, sei ancora così ingenuo.»
«Sono innamorato!»
Ammise, con tono dolce. Lei, lo guardò e sorrise dolcemente.
«Di una stronza marcia!»
Si morse il labbro inferiore mentre lei si alzava, tirandolo per il braccio e facendolo alzare. Mano nella mano lo condusse verso le porte del treno, dove sarebbe sceso di lì a poco. Lo stava conducendo verso l’oblio, con quelle carezze fatte con il pollice sul dorso della sua mano. Lo conduceva verso l’oblio fregandolo, donandogli una passeggiata più tenue, come se non volesse renderlo partecipe del male che fuori da quel treno, avrebbe provato.
Ferma di fronte alle porte, in attesa che il treno si fermasse, la guardò. Scrutò quel profilo che credeva di conoscere, che credeva di vedere per il resto della sua vita.
In quel momento non si sentiva Zayn malik dei One direction. In quel momento non si sentiva Zayn Malik, ventenne di Bradford e bullo.
Non si sentiva niente.
Il vuoto.
«Una domanda solo..»
Si girò a guardarlo, alzando un sopracciglio, poi annuì.
«Non mi hai mentito quando mi dicevi che ti piacevo, vero?»
La guardò scrutarlo, poi sorridere con tanta di quella dolcezza che si sentì il cuore battere nelle orecchie. Era di quel sorriso che si era innamorato. Era di quel sorriso dolce che pensava di svegliarsi ogni mattina. E invece sbagliava.
«Certo Zayn. Quella è stata l’unica cosa su cui non ho mai mentito. Ti amo, e sempre lo farò. Non sempre le persone che si amano debbano per forza stare insieme. A volte si fanno giri enormi, ci si incontra, ma ognuno ha la propria strada da seguire. Si può camminare al fianco per qualche tempo, ma poi ci sarà sicuramente un bivio. Tu credevi di amarmi, oggi hai scoperto la vera Keyra. La Keyra marcia. Eccolo il tuo bivio.»
Abbassò la testa, rendendosi conto che quelle parole erano vere. Aveva ragione, dannatamente ragione. Era in un bivio. La Keyra marcia o la vita senza Keyra. E lei lo conduceva verso la vita senza Keyra, con l’inganno. Piccole carezze, sorrisi, per poi buttarlo di sotto, spingendolo e dicendogli che andrà tutto bene.
Aveva ragione?
Il treno si fermò sempre più lentamente, insieme al suo cuore. Era un addio. Non l’avrebbe più vista.
Continuò ad accarezzargli la mano, delicatamente. E quando il treno si fermò, fece aprire la porta cliccando sul bottone. Un vento gelido lo colpì. Scese da solo, senza l’aiuto di Keyra. E lì, fermo su quel marciapiede, la guardò ferma sulla porta.
«Non te ne andare.»
«Devo.»
Scese quello scalino che la divideva dal suo mondo, cominciando a sentire il freddo gelido entrargli nelle ossa e la sensazione di essere da solo. La guardò e la vide sorridere, sempre con dolcezza.
«Mi raccomando non fare cazzate Zayn.»
«Non te ne andare.»
«Ti prego..»
Si piegò a sfiorargli le labbra, con delicatezza. Occhi negli occhi, un sorriso sulle labbra che lo traeva in inganno. Lo stava fregando, lo sentiva. «..Non posso. Devo andare!»
Lo sussurrò sulle sue labbra, continuando a guardarlo negli occhi. Tornò a drizzare la schiena, lentamente e senza staccare gli occhi dai suoi.
Si guardarono a lungo, come se il tempo si potesse fermare o.. semplicemente era una sensazione sua. Sapeva che quella era l’ultima volta che la vedeva. Almeno lui. Non aveva motivo di smettere di vedere il resto del gruppo, ma con lui ci sarebbe stato un troncamento definitivo.
Forse per salvarlo, forse per salvare se stessa. Fatto sta che non avrebbe più visto quel sorriso, quegli occhioni malandrini e non avrebbe più sentito i suoi sbuffi perché era stanca di sentirlo blaterare.
Gli salirono le lacrime agli occhi, sapendo che non aveva più voce in capitolo. Keyra non voleva essere salvata da quello che lei vedeva come un baratro senza fine.
«Non fare stronzate Zayn! Promettimelo.»
La guardò e annuì. Ma lei smise di sorridere in quel modo rassicurante, mentre il freddo di quel giorno lo invadeva.
«Promettimelo.»
«T-Te lo prometto!»

Tornò a sorridere, felice di averglielo sentito dire e gli accarezzò la guancia.
«Bravo cucciolo!» Si tirò indietro nello stesso momento in cui il tipico suono del treno preannunciava la chiusura delle porte. La guardò oltre quel vetro spesso, continuare a sorridere in modo dolce.
Parve risvegliarsi con gli occhi lucidi di Keyra. Di nuovo, stava per scoppiare a piangere e lui non poteva fare niente. Perché continuava a piangere se non voleva essere salvata? Perché sapeva che avrebbe pianto tutte le lacrime in quel treno?
Nessun saluto, nessun “ci sentiamo presto”. Niente di niente. Guardò andare via il treno con sopra quella che credeva essere la sua futura moglie. Anche sapendo che lei non si sarebbe voluta sposare, aveva sempre saputo che avrebbe avuto lei al fianco. Sposati o non, lei era quella destinata ad essere al suo fianco. E allora perché..
Era lì, da solo, su un vagone pieno di gente che camminava per arrivare in tempo a lavoro? Perché non c’era Keyra con lui, a stringergli la mano?
Solo.
Guardò il lato dei binari dove il treno di Keyra era sparito, sperando di vederlo tornare indietro. Ma non successe.
A differenza di due anni prima, non pianse. Forse perché era consapevole che era davvero arrivata la fine di loro, che non ci sarebbe stato nessun futuro per la loro coppia. Forse perché erano cresciuti e sapeva che Keyra, quando si metteva in testa una cosa, non tornava indietro. Quello che aveva fatto due anni prima, ma a differenza di due anni prima.. Quella volta ce l’aveva portata lui sulla strada del lasciarlo.
Perché era un coglione, perché pensava che fosse tutto sbagliato. E lei lo aveva seguito, dandogli man forte in quella cosa sbagliata, che sapevano entrambi avrebbe portato  al dividersi. Per sempre.
A volte aveva pensato che alcune persone non erano destinate a stare insieme, a essere nella sua vita. Una persona normale l’avrebbe accettato, ma lui era testardo. E le avrebbe provate tutte, per poter far funzionare quella cosa.
Semplicemente però, su quel binario, capì che la strada che aveva intrapreso con Keyra si era andata a dividere. Lui aveva preso un imbocco della strada sbagliato e diverso da quello di Keyra. Invece Keyra aveva seguito il consiglio dei cartelli, continuando sulla strada principale. E quei cartelli era stato semplicemente lui a metterceli.
Perché se non fosse stato per il suo stupido gesto, Keyra non avrebbe mai seguito quella strada. Lei era una libertina, quella che seguiva i sentieri non asfaltati e andava avanti per la propria strada.
Ma nel trovarsi ad un bivio, aveva deciso che forse, prendere quella era l’unica cosa buona che poteva fare. Per salvare entrambi. O forse solo se stessa.
Era pronto a lasciarla andare? Era pronto a impedirle di credere che potessero essere di più che due semplici ragazzi che si erano incontrati a scuola?
Potevano superare gli ostacoli creati da se stessi, per andare avanti insieme, mano nella mano?
Lui era disposto. Ma lei?
No.
Perché era salita su quel treno, avrebbe ripreso un altro aereo che l’avrebbe portata via da lui, di nuovo. Seguiva il consiglio del suo cervello.
Che bastardo la conduceva verso una strada che Keyra era sicura di conoscere. Quella delle cose marce. Lei si sentiva marcia e da marcia doveva rimanere sola. Era il suo cervello a farglielo credere, ma lui sapeva che non era così.
Sapeva che poteva amare, ce l’aveva fatto sentire per due anni, in quei tre mesi. Si era sentito la persona più amata in quel mondo, senza rendersene conto.
In un modo tutto suo Keyra era riuscito ad amarlo come nessun’altro ci era mai riuscito. Era riuscita a fargli toccare la pace dei sensi, la pace interiore. Perché in fondo, anche lui era un dannato.
Lei però, lo pensava ogni giorno, mentre Zayn solamente quando non era insieme a lei. Anche lui si sentiva fuori luogo, ovunque. Non si sentiva adatto a fare il ragazzo, l’amico perfetto. Ma lo era, in qualche modo chi gli stava al fianco sapeva che, quando voleva, poteva essere un amico perfetto. I suoi quattro amici l’avevano capito, e l’avevano accettato.
Sentì la suoneria del suo cellulare ma proprio come quella mattina, non rispose subito. Lasciò passare il tempo, sempre guardando quei binari che avevano portato via Keyra. Il cellulare smise di suonare, ma poi ricominciò. Una seconda chiamata.
Perché la gente non capiva che, se non rispondeva, c’era un cristo di motivo? Fece scivolare via il cellulare dalla tasca e vide la foto di Niall.
«Cosa c’è?» Rispose, senza staccare gli occhi dai binari, sperando con tutto il cuore che quel treno tornasse indietro, riportandogliela nella sua vita. Ma più lo sperava e più sembrava che quel treno non sarebbe tornato. Era tutto finito.
Ascoltò Niall parlare velocemente, poi finalmente staccò gli occhi dai binari e guardò il binario.
Sentì un qualcosa salirgli nelle vene, una consapevolezza. La consapevolezza.
Attaccò il cellulare prima di far finire di parlare Niall. «L’ammazzo!» Disse solo quello. Ed era sicuro che Niall potesse capire a chi si riferisse.
Chiusa la chiamata, chiamò un solo numero mentre si dirigeva verso l’uscita.
Il passo sostenuto, che poteva sembrare frettoloso o semplicemente un passo veloce. Solo lui sapeva che quelle gambe non vedevano l’ora di trovare un taxi, che l’avrebbe portato da una sola parte.
Ad un aeroporto.
«Paul.» La loro guardia del corpo rispose incredulo a quella chiamata. «Ho bisogno di un aereo!»
Si diresse verso la fermata dei taxi e salì sul primo che trovò libero. Guardò l’uomo seduto al posto del guidatore.
«Per favore, mi può portare a Gatwick?»
L’uomo panciuto annuì in silenzio e mise in moto il taxi, per poi fare un’inversione a u che avrebbe fatto piangere chiunque.
«Paul, non hai capito. Ne ho bisogno! Adesso
 
I want you, nothing else, just you!
 
Note dell'autrice: 
Salve bella gente. Eccovi il penultimo capitolo. Stiamo per arrivare alla fine di questa storia e di questa serie. 
Il capitolo non è lungo come al solito, ma non vi preoccupate che l'ultimo capitolo è molto più lungo. E per questo vi chiedo più tempo del previsto per scriverlo. Alcuni pezzi dell'ultimo sono già scritti da mesi, ma bisogna sistemarli e aggiungerne altri, quindi mi servirà più tempo.
Per voi, Zayn riesce a fermarla oppure no? Come avete preso la storia della gravidanza? 
So che può sembrare il finale scontato, ma continuo a dirvi di non dare le conclusioni subito, perché.. (: Non ve lo dico perché. Ho lasciato così la fine di questo capitolo perché mi piace. Lasciarvi nel dubbio mi piace. Zayn riuscirà a far cambiare idea a Keyra? E.. non lo so, sapete?
Vi ho lasciato un capitolo solo descritto da Zayn. Perché è lui quello che non è pronto a lasciarla. Infatti non smette di pensare che loro sono fatti per stare insieme e fa di tutto per farle cambiare idea. E' frustrato, non riesce neanche a credere che si siano lasciati. Quindi parte senza pensarci due volte, per un ultimo tentativo.  
Vabbeh, spero che il capitolo sia di vostro gradimento. Se non lo è, me lo fate sapere? Vi ringrazerei infinitivamente. 
A me ovviamente il capitolo non mi entusiasma. Cioè, da una parte si, dall'altra no! Per me descrivere Zayn è sempre stato difficile, è molto più enigmatico di Keyra. Anche se la mora non scherza. Però volevo rendervi partecipe di ciò che gli passava per il cervello (e cioè il nulla) mentre si lasciavano.
Ok, bando alle ciance.
Fatemi sapere se è di vostro gradimento. E se non lo è, mi dispiace! Seriamente. ♥ Vi amo tutte/i. (perché si, ho anche lettori maschi. Mi sento una figa, ahahahaha no, scherzo)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** capitolo ventisei - ultimo capitolo. ***


Mettere la parola “fine” non è facile. Nessuno è in grado di fare un passo tanto difficile. Neanche io.
E’ anche vero che il finale ‘e vissero felici e contenti’ non è da me. Quindi.. Quindi niente!
So cosa state pensando. “E quindi.. è questo il finale? Ho speso venti sterline per un finale così schifoso?” Si. E’ questo il mio finale.
Forse però, non è qui che metterò la parola fine. Perché in effetti, non vi è nessuna fine per loro.
Vi lascio la possibilità di immaginare.
Perché tante volte, io per prima, mi sono ritrovata ad alzare la testa dall’ultima parola del libro e pensare ‘cosa? E’ questo il suo finale? Ho speso venti sterline per.. questo?”. Quante volte ho percepito l’amaro in bocca per il finale.
Inizi a leggere il libro e pian piano impari a conoscere i personaggi. Li figuri nella tua mente, e li senti parlare. Ormai li vedi e non leggi più. Ognuno ha una sua voce, rude o morbida che sia. Ognuno ha le sue espressioni, ognuno il suo comportamento. La scrittrice o lo scrittore ti danno la possibilità di creare dei tuoi personaggi. Per poi decidere loro stessi il finale.
Tu immagini il vissero felici e contenti, loro te lo rovinano. Loro creano ciò che tu non vuoi, rovinandoti così tutto il libro. Certo, a volte capita che è proprio ciò che vuoi tu il finale, ma suvvia. Molte volte ci rimani male, nell’immaginarti qualcos’altro.
Magari tu sei riuscito a dare un minimo di storia anche al personaggio più insignificante e loro.. Loro neanche lo citano nel finale.
Ah! Quante volte mi è successo. E per questo che non vi dirò io la parola fine.
Non sono così forte da dare la parola fine io a questa storia.
Chiudete gli occhi e immaginate. Datela voi, come meglio credete.
Volete che Zayn e Keyra tornino insieme? Fatelo. Immaginatevi la scena e rendetela vostra. 
Siate voi il loro finale.
Non fatevi condizionare da quello che io vi ho trasmesso. Siate liberi di creare il vostro finale adatto.
Forse non vi do un finale per paura, forse perché non voglio deludere nessuno.
Così, io – Keyra Mary Smith – vi do l’opportunità di creare il vostro finale.
Com’è?
Anzi no, non lo voglio sapere.
Custoditelo nel vostro cuore e lasciatelo lì. Dove solo voi potete andarlo a cercare, a modellare con la vostra mente. Lì, nascosto nei meandri del vostro piccolo cuore, il finale c’è. Triste o felice che sia, è vostro.
Potrete andare sempre lì, a riguardarlo e cambiare anche una minima parte del finale.
Non voglio darvi la base per dire ‘che schifo, mi ha deluso’. Non è per me, capitelo. Io so qual è il finale di questa storia. Ma è mio. E si, ne sono totalmente gelosa.
Perché ai vostri occhi non sarà mai come lo vedrò io. Potrei stare qui a scrivere per altri tre anni, ma.. Non capireste. Perché solo il mio cuore è lo spettatore di questo spettacolo. Solo lui sa cogliere le più piccole sfumature che io gli ho dato. E lo stesso vale per voi.
In fondo al vostro cuore lo avete un finale. Solo vostro. Tutto vostro, dove potete tornare a sistemare le cose, se lo desiderate. Dove potete tornare a continuare la storia, ad immaginare, a rendere piccole cose, il continuo di questa storia.
 
Dedico questo libro a voi.
Non alla mia famiglia. Non agli amici.
A voi. I creatori del mio finale perfetto.
Vostra Keyra…
O forse è meglio: marrymezayn.
 
 
La schiena si appoggio allo schienale del divanetto, mentre i gomiti si appoggiavano sui braccioli.
Continuava a fissare quella barretta che luccicava al fianco dell’ultima parola che aveva scritto. Come se volesse dirle ‘Ehi Keyra. Continua a scrivere. Io sono qui ad aspettarti.’ Luccicava e la invitava a continuare. Salvò il documento, sapendo bene che di lì a poco avrebbe cambiato.
Non l’avrebbe fatto. Non quella volta. Era stata mesi a scrivere un finale per quella storia – o forse doveva chiamarla biografia – ma non era mai riuscita a trovare un finale che potesse soddisfare tutti. Le sembrava sempre troppo banale. E poi, un giorno mentre stava in metro, si era resa conto che non c’era un vero e proprio finale.
Che non era in grado di fare un finale che potesse soddisfare tutte le lettrici. Perché intendiamoci, lei era la prima che si ritrovava a restarci male ai finali che davano gli scrittori.
E lei, chi era per dare un finale deciso a quella storia?
Nessuno.
Così aveva deciso di lasciare libero sfogo alla creatività della gente. Se fosse tornata o no, a loro la decisione.
Guardò l’orologio al suo polso e con un sospiro si rese conto che era tardi. Si era fermata lì in biblioteca per troppo tempo. E dopo essersi assicurata che il documento era salvato, spense il computer portatile, rimettendolo nella sua custodia per poi uscire.
Su Londra batteva un sole timido, ogni tanto veniva nascosto dalle nuvole che scivolavano veloci sul cielo azzurro.
Alzò gli occhi al cielo appena fu fuori dalla biblioteca, godendosi quei raggi solari sul volto. E dopo aver messo gli occhiali da sole, si diresse al bordo della strada dove aveva parcheggiato la sua macchina.
Il viaggio verso casa fu minimo. Abitava lì vicino, ma non poteva camminare.
Quando fermò la macchina sul vialetto, guardò la piccola casa che si scagliava di fronte a lei. Non era ne piccola, ne grande. Era.. Media. Ed era sua.
Aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per rendere reale quella casa. Se in passato le avessero detto che avrebbe dovuto lottare così tanto per quella casa, si sarebbe messa a ridere.
Due livelli, le pareti esterne di un bianco candido. Il tetto grigio che rispecchiava totalmente il tempo di Londra. Dietro la casetta, agli occhi indiscreti della gente, vi era una piscina. Ne troppo grande, ne troppo piccola. E un barbecue. L’aveva sempre voluto, da ragazzina.
Aveva sempre desiderato un giardino con una piscina e un barbecue. Perché anche se aveva avuto un passato felice, non ricordava momenti insieme alla sua famiglia a mangiare in giardino, sotto il sole raro di Londra. Non ricordava di aver corso nel giardino di casa, felice e spensierata.
E si era ripromessa che, appena avrebbe potuto, si sarebbe comprata una casa con una piscina e un barbecue. Dove, in futuro, avrebbe potuto fare feste per i suoi figli e riunioni di famiglia.
Le era costata l’ira di dio, ma ne valeva decisamente la pena. Era sua.
I suoi occhi ambrati scrutarono le finestre, rigorosamente nascoste dalle tende tirate. Alcune chiare, alcune scure. Nessuno sapeva che dentro a quelle quattro mura, lei aveva già tantissimi ricordi che custodiva nella sua mente.
Spostò gli occhi sulla finestra in basso, quando vide un movimento su di essa. E i lati della sua bocca si alzarono, quando notò un nasino schiacciato sul vetro della finestra. Poco dopo, esso scomparve.
Uscì dalla macchina, chiudendola con la sicura e avviandosi al portone di casa. Appena lo aprì, qualcuno la investì.
«Mamma! Mamma! Mamma!» Posò la borsa sul tavolino per poi piegarsi a prendere la bambina che, a braccia aperte, aspettava che Keyra la prendesse in braccio.
Con uno sforzo disumano la prese in braccio, facendola così arrivare ad altezza occhi.
«Ciao scricciolo. Ti sei divertita oggi pomeriggio?»
«Si!»
«Cos’hai fatto di bello?»
Domandò lasciandole un bacio sulla guancia. Era bella la sua bambina. Quattro anni e due occhi vispi color del mare. Non li aveva ripresi ne da lei, ne da suo padre. Ma da qualche antenato di quest’ultimo, ignaro di avere una nipote con i suoi occhi.
«Una torta!»
«Una torta? E per chi?»
«Per te..»
La bambina appoggiò la guancia sulla sua spalla, mentre lei liberava le tasche dei Jeans dal cellulare e cartacce varie, buttandoli sul tavolino dell’ingresso.
«Per me..? E perché?»
«Perché è il tuo compleannooo!»
Sorrise guardando sua figlia. Vanessa aveva aperto le braccia, entusiasta del compleanno di sua madre. Ogni anno, da quando Nessa sapeva camminare e tenere in mano cose senza farle cadere, le faceva una torta per il suo compleanno.
Le lasciò un altro bacio sulla guancia paffutella. Sua figlia era l’amore.
«Piccola peste. Avevi promesso di non dirglielo!» Si girò a guardare la voce fuori campo, trovandosi nient’altro che uno Zayn Malik fasciato da un grembiule, con sopra il disegno di un corpo nudo, semplice e muscoloso.
Sorrise.
«Ops!» Sussurrò la bambina, nascondendosi nell’incavo del collo di sua madre che non aveva occhi se non per Zayn. Lo guardò farsi avanti, camminare verso di loro con quello sguardo fintamente adirato e guardando la bambina tra le sue braccia.
«Sei sexy con il grembiule.»
«Io sono sempre sexy!»
«Anche tutto sporco di cioccolato? Pensavo di dover far il bagnetto a Vanessa, non a te.»
Sussurrò, quando il giovane arrivò da loro, per poi spostare lo sguardo castano su di lei e sorridere.
Non rispose a quella frase. Ma si piegò a darle un bacio a fior di labbra, per poi accarezzarle la pancia con una carezza debole. Come se fosse un saluto verso i gemelli che portava in grembo. Lo faceva ogni volta che tornava a casa.
Vanessa cominciò a muoversi come una pazza, facendole capire che era finito il momento di stare in braccio a mamma, per andare in braccio a papà e lecchinarselo un pochino. Perché si, Vanessa era la cocca di papà Zayn. E Zayn non aveva occhi che per sua figlia.
«Dov’è Wyatt?» Chiese appena lasciò andare Vanessa tra le braccia di suo padre.
«In camera, a fare i compiti.» Si girò a guardare il suo compagno, incredula.
«Sei riuscito a convincerlo?»
«Si, è bastato dirgli che gli levavo la televisione ed è corso su in camera.»
Ridacchiando amorevolmente e tenendosi la schiena dolorante, salì le scale che portavano al piano di sopra, aprendo la porta che era la camera del suo primo genito.
«Ciao mamma!»
«Ehi..»
Gli accarezzò i capelli corvini mentre con lo sguardo controllava i compiti di suo figlio. Le sue orecchie percepirono l’entrata di Zayn con Vanessa in braccio, che si misero dietro di lei.
«Dieci meno cinque non fa sei, amore mio!» Lo ribeccò, facendogli notare l’errore con il dito, per poi vedere una smorfia di disapprovazione nascere sulle labbra di suo figlio. Lo vide correggerlo per poi alzare la faccina da cane abbandonato verso di lei.
«Mamma perché devo fare i compiti se domani non andrò a scuola?»
«Perché sennò diventi stupido come tuo padre!»
Rispose con tono monotono, sentendo il moro sbuffare sonoramente.
«Papà non è stupido!»
«Hai ragione. E’ un decerebrato mentale.»
«Cos’è un decerebrato mentale?»
Chiese Vanessa, curiosa.
«Tuo padre, per l’appunto. E tutto il genere maschile.» Sentì un pizzico sul fianco, che la fece sorridere e girare a guardare Zayn.
«Non crederle Ness. Non siamo tutti stupidi.»
«Ok. Continua a dirglielo, che poi ti ritorna incinta a sedici anni.»
Vide i lineamenti di Zayn indurirsi, poi sbiancò. Ed era un tutto dire.
«No, ha ragione tua madre Ness. Noi uomini siamo tutti, e ripeto tutti, dei decerebrati mentali.»
«Ok!»
Disse del tutto tranquilla la bambina, non riuscendo a comprendere il discorso dei suoi genitori.
«Mi prometti che non resterai sola con un ragazzo fino a dopo il matrimonio?» Chiese a sua figlia che lo guardò sorridendo. Poi si girò a guardare sua madre, che sorrideva debolmente.
«Posso sposarmi con papà?»
«Che coraggio!»
Non rispose esplicitamente a quella domanda, facendo ridere Zayn che le diede un altro pizzico sul fianco.
«Mamma.. Ness ha fatto i compiti?» Chiese puntiglioso Wyatt, contrariato che lui era lì a fare i compiti mentre Ness se ne stava a fare le torte con suo padre.
Tornò a guardare suo figlio, ridacchiando. Erano veramente comici tutti e due. Per fortuna non avevano ripreso molto da lei. Anche se Zayn diceva che avevano molto carattere come lei o che avessero preso certi atteggiamenti suoi. Lei invece, preferiva pensare che fossero tutti e due più come il padre. Era.. Meno stressante dover pensare che i suoi figli avessero preso qualcosa da lei. L’idea che c’era qualcuno in grado di essere così strano come lei, non l’aveva resa felice.
«Dubito che tuo padre le avrebbe permesso di fare la torta se non dopo aver fatto i compiti.»
Quando era rimasta incinta di Wyatt si era ritrovata a pensare che lei non era adatta a fare la mamma. Beh, quando si era ritrovata in sala parto con Zayn mezzo svenuto al fianco e con Wyatt tra le braccia, aveva capito che forse non era portata ad essere mamma, ma che ci avrebbe messo tutta la buona volontà per esserlo.
 
«Se vuoi rimanere intero non ti avvicinare!» Ringhiò Keyra, guardando male la mano di Zayn che si era avvicinato per sostenerla. Il dolore era tanto e la voglia di uccidere quel coglione del suo ragazzo era forte. Così forte che avrebbe usato sicuramente una mazza chiodata se in quel momento Zayn si fosse avvicinato.
«Ma..»
«Senti..» Soffiò tra i denti serrati, impedendosi di urlare come una femminuccia. «Sto tirando fuori dal mio di sotto un bambino con una testa grande quanto un melone. Vuoi seriamente avvicinarti quando sai benissimo che non volevo un figlio adesso?»
Dopo un lungo pensiero, Zayn si allontanò con le mani in alto, impaurito.
Dover spingere fuori un corpicino che sembrava piccolo ma che in realtà era un qualcosa di abnorme fece pensare, in quell’ora e mezza di parto, a come ammazzare lentamente e con dolore il suo povero ragazzo che, in quel momento si mordeva il labbro, allungando il collo per vedere cosa succedeva in basso. E lei, l’unica cosa che sapeva fare era ringhiare bestemmie verso Zayn, che poverino non c’entrava nulla, finché non sentì un pianto lamentoso che le fece capire che Wyatt era nato.
Si lasciò andare sul lettino sterile, mentre Zayn piangeva come un ragazzino di cinque anni di fronte al loro primo genito. Wyatt Shadi Malik.
«Posso avvicinarmi?» Le chiese Zayn, con in braccio Wyatt. Annuì senza forze, guardandolo con affetto ma con un retrogusto di incazzatura. Ohssì. Lo avrebbe odiato per tanto tempo per averle fatto fare quella tortura greca.
Come potevano dire i genitori che il dolore del parto era niente in confronto al vedere con i tuoi occhi il tuo bambino?
«Sarà figlio unico, lo sai vero?» Domandò con tono strascinato, guardando Zayn sedersi sul letto al suo fianco, mentre i medici sistemavano le cose. Era sfinita, ma in fondo a se stessa vedere Zayn con le lacrime agli occhi e totalmente rapito da suo figlio, la commosse.
«Sai che ti amo?»
«E’ un modo velato per dirmi che non sarà figlio unico, vero?»
«Amore mio.. come mi conosci tu non mi conosce nessun’altro!»
«Ti odio Zayn!» E sorridendo sotto i baffi il moro le consegnò il bambino tra le braccia. E fu amore a prima vista.
 
Ricordava ancora la nascita di Wyatt come se fosse stato il giorno prima. Invece erano passati quasi dieci anni. Un giovane Zayn con in braccio un bambino nato da pochi minuti. Ricordava ancora il suo sorriso orgoglioso, ricordava come si era gustata la scena di Zayn con suo figlio in braccio. Quel giorno, in sala parto aveva capito che non sarebbe più stato solo suo quel sorriso. Ma anche di Wyatt.
Sei anni dopo, aveva ripensato a quella scena. Sempre in una sala parto, ma invece di avere un fagottino celeste tra le braccia, Zayn aveva il suo secondo genito. Vanessa, una femminuccia. Da quella copertina rosa usciva solamente una testolina di pochi centimetri piena zeppa di capelli neri.
Quanto avevano riso nel ricordare quel giorno. Nessa era uscita da sua madre e, quando era stata messa in braccio di suo padre, si era addormentata con un gran sbadiglio e attaccandosi al dito di Zayn senza più lasciarlo.
E quei tre, erano la sua vita. Poteva pensare di essere una pessima madre, ma.. Ogni volta che quei due nanetti le sorridevano, le si riempiva il cuore. Ogni volta che le saltavano addosso quando tornava a casa, sorrideva. E ogni volta che, mentre si guardavano il film dopo la cena, si erano addormentati su di lei, l’aveva guardati con un amore infinito.
Cercava di donare a loro tutto ciò di cui lei era stata privata. Amava la sua famiglia adottiva, ma aveva sempre sentito la mancanza del calore corporeo della donna che l’aveva partorita. Sicuramente ai suoi figli non mancava di certo quel calore, quell’intesa che si ha tra madre e figli.
I suoi figli, di quello era sicura, amavano il contatto con lei. Ogni momento era buono per accarezzarla, per farsi coccolare o anche per torturarle i capelli.
«Uff.. non voglio fare i compiti!» Si lagnò Wyatt, guardando sua madre con occhi da cucciolo.
Sorrise debolmente a quello sguardo e per la millesima volta maledì Zayn che – in quel momento ridacchiava – gli aveva insegnato l’arte degli occhioni da cane abbandonato. Perché Zayn sapeva bene quanto funzionassero con lei. Ed era stato bravo ad insegnarlo a Wyatt. Si scioglieva come un gelato al sole.
«Uff.. Io invece trovo che quella console sia troppo.. inutile! Zayn, la buttiamo?» E ridendo sotto i baffi con il suo compagno guardò il bambino ritornare a studiare.
Passandole un braccio sulla vita, uscirono dalla stanza e si diressero in salone dove il moro lasciò Ness sul divano a guardare la tv, mentre loro due se ne andarono in cucina a prendersi un caffè.
«Com’è andata oggi?» Chiese curioso il giovane, prendendo due tazze e levandosi il grembiule.
«Ho terminato il lavoro.»
«Davvero?»
Domandò entusiasta, porgendole la tazza di caffè. «Posso leggerlo?»
E con uno sguardo bruto e un sorriso, scosse la testa, smontando tutti i castelli in aria di Zayn.
«Dovrai aspettare, proprio come le altre.»
«Ma… Keyraaa!»
Si lagnò come un bambino piccolo – forse stare venti ore su ventiquattro con i suoi figli non gli faceva bene – e lo guardò divertita, scuotendo la testa.
Zayn era stato quello che l’aveva spinta a pubblicare un lavoro cominciato tanti anni prima. Perché anni prima aveva scritto quel racconto per divertimento, per liberare il cervello. Per poter dire a se stessa e agli altri che Zayra era vera. Esisteva davvero.
Che non era frutto della sua immaginazione, ma anche perché così poteva spiegare alle fan del suo ragazzo cosa passava per il suo cervello. Quando però era rimasta incinta di Ness, aveva bloccato quella storia senza dargli un finale vero e proprio. Era rimasta a metà della seconda storia, e quando Zayn – dopo tanti anni aveva scoperto quale fosse il suo nickname – si era chiuso per notti intere a leggere quello che, in passato, aveva scritto per spiegare il suo punto di vista.
Non avrebbe mai immaginato che, facendo leggere quelle storie a Zayn, Zayn capisse tutto ciò che lei voleva far intendere. E da quel momento Zayn non provò mai a dirle che non l’amava quanto lui amava lei. Perché chi aveva letto quelle storie, aveva capito che anche dietro la più stronzaggine c’era l’amore più vero.
E finalmente quel giorno aveva finito la terza storia. Dando una bella panoramica della reale storia di Zayn e Keyra, la coppia che aveva suscitato chiacchiericci ogni dove. Perché sì, al tempo erano stati sulla bocca di tutti.
Forse più del principe William e Kate. Perché rimanere incinta solo poche settimane dopo – a loro parere perché, non sapevano che Keyra era incinta da prima dell’annuncio del fatto che si erano messi insieme – non era stata la mossa più buona. E soprattutto tenere il bambino senza essere sposati.
Molte volte avevano chiesto a Zayn se avessero intenzione di sposarsi, ma lui aveva risposto sempre negativamente. Non si era mai lamentato di quella cosa. Sapeva che Zayn voleva sposarsi, ma accettava la decisione di Keyra nel non credere al matrimonio.
Non per questo significava che non si sentissero una famiglia. Zayn e Keyra si comportavano da perfetti sposini. Semplicemente non avevano la fede al dito, ma un anello con dentro le loro iniziali si. Semplicemente, non avevano fatto la promessa a dio, ma avevano fatto la promessa a se stessi.
E a loro, bastava quello.
«Non cominciare eh! Mi bastano Wyatt e Ness per i piagnistei!»
Si avvicinò a lei, camminando verso Keyra con quel passo cadenzato che la faceva morire.
Dopo tutti quegli anni lei ancora era lì, incinta per la terza volta e in attesa del terzo e quarto figlio, a guardarlo come una bambina totalmente innamorata del suo ragazzo. Era grande ormai, ma sentiva ancora quell’amore di dieci anni prima stare in lei, coccolarla quando Zayn la toccava o le parlava in un certo modo, riaffiorando ogni qualvolta il ragazzo si avvicinava a lei.
Aveva imparato a convivere con i suoi sentimenti. Dieci anni e lei ancora era lì, in balia di quel ragazzo e delle sensazioni che le donava.
«Ma finisce con un bel bacio stile film?»
Ghignò. «Ah! Quello dipende dal protagonista.»
Anche lui sorrise. «Ah si? Davvero?»
Annuì. Annuì totalmente dispersa in quegli occhioni mentre lui si piegava a darle un bacio a fior di labbra.
“Ancora!” pregò dentro se stessa, boccheggiando e allungando il collo quando lui si tirò indietro. Era andata. Era totalmente, incondizionatamente andata.
«Non è un finale banale il bacio e il vissero felici e contenti?»
«Niente sarà mai banale con te che baci, Zayn! Diamine!»
Sbraitò ansiosa, desiderosa solamente di sentire la sua lingua combattere con quella del moro. E lui ridacchiò, dandole ciò che aspettava sempre. Perché come aveva detto in passato, lei avrebbe passato seriamente tutta la vita a baciarlo.
Erano la sua rovina le labbra del suo compagno. Era la sua rovina quel ragazzo.
Potevano essere passati anche anni e anni, ma Zayn ancora doveva sorreggerla per i fianchi sennò lei, ad ogni bacio, rischiava di cadere per terra come una pera cotta. Lui lo sapeva e lo accettava. Lei lo sapeva e ci conviveva.
E potevano anche essere circondati da bambini, ma poco interessò ad entrambi quando Zayn con poco sforzo l’alzò da terra, facendola sedere sul tavolo della cucina. Proprio come se fossero ancora due bambini di vent’anni.
«Mi piace pensare che ho in mano il finale della storia.»
Ridacchiò, quando si staccò dalle labbra del suo compagno. «Si..? Beh, non ti ci abituare Malik.»
«Per quale motivo non dovrei?»

Si guardarono negli occhi, nello stesso momento che il campanello della porta interruppe quella scenetta familiare. E fu Ness ad andare ad aprire, facendo passare la bolgia di zii che irruppero in casa urlando a squarciagola.
Zayn le diede un altro bacio, poi la fece scendere per andare in salone dove i quattro maschi restanti dei One Direction guardavano la televisione con la piccola.
«Ness, quante volte ti ho detto di non aprire la porta agli sconosciuti?»
«Abbiamo mangiato mongolfiere oggi a colazione?»
Domandò Louis, guardando la sua pancia. E Keyra non fece altro che tirargli un cuscino del divano in faccia, scaturendo le risa del resto del gruppo.
«Sfotti poco, deficiente.» Sbraitò Zayn, accarezzandole la pancia come toccato nel profondo. Lì dentro c’erano i suoi figli.
Salutò i suoi amici, nient’altro che i restanti componenti degli ex-One Direction.
Perché si, i ragazzi si erano ‘divisi’. Harry e Liam avevano preso la strada da solisti. Niall aveva messo su una casa discografica. Louis si occupava di cinema, invece. E Zayn.. Zayn faceva il papà a tempo pieno.
E se anche si erano divisi, erano rimasti amici, fratelli.
Mary e Niall avevano seguito la loro strada, tanto è che dopo un anno aspettavano il loro primogenito ma a differenza di Keyra e Zayn loro si erano sposati ancora prima della nascita di Narcissa.
Liam dopo vari tira e molla si era finalmente fidanzato con Maddison. Loro erano ancora in fase ‘siamo una coppia’ quindi non metteva bocca.
Harry si era lasciato con Cher, continuava a fare la sua vita da scapolo incallito orgogliosamente.
Louis dopo quel brutto litigio con Eleanor era rimasto solo. Non si era messo con la sorella di Maddison, ma sembrava più che felice di essere single.
E Zayn, invece. Oltre ad essere un papà a tempo pieno, aveva iniziato a studiare un progetto per l’Africa. Sapeva quanto ci era rimasto toccato da quella visita in Africa e, con i dovuti sforzi appena si furono divisi, aveva creato un’associazione per aiutare i bambini in Africa. Non le solite cose che si vedono in televisione, che ti chiedono soldi e poi l’80% se li prende all’associazione. Zayn aveva creato quello che era un progetto serio e che dava tutti i guadagni all’Africa. Era tanto entusiasta del suo lavoro che tre mesi all’anno andava a vivere in Africa, per guardare con i suoi occhi quello che succedeva. Aveva portato l’acqua potabile in un paesino, e ancora lottava per far arrivare l’elettricità a quel paese. Ma con sforzi e aiuti da qualsiasi parte, ci stava riuscendo.
Ed era fiera di lui.
Perché faceva quella cosa non per i soldi, non per farsi grande davanti al mondo intero. Faceva quella cosa perché era rimasto veramente toccato dalla visita di tanti anni prima. E i ragazzi lo aiutavano. Donavano alla sua causa un tot di soldi al mese, contribuendo alla causa. Sapeva che tutti erano rimasti toccati e tutti erano rimasti felici di quella decisione di Zayn di aiutare una comunità di gente per farli stare non bene, ma meglio.
«E’ ora del bagnetto!»
«Non voglio!»

Ogni sacrosanto giorno era sempre la stessa solfa. Nessa che diceva di non voler fare il bagnetto e lei che, miracolosamente, tornava ad essere la Keyra di una volta e si spazientiva subito, prendendo Nessa sotto le ascelle e caricandosela se la portava al bagno.
«Fila!»
«Ma mammaaa..»
«Muoviti..»
«Papà!»
Si girò a guardare suo padre, seduto sul divano a chiacchierare con Zio Louis e a ridere. Subito Zayn la guardò come un uomo guarda la sua innamorata. Perché si, Zayn amava sua figlia più di qualsiasi altra cosa. Forse anche più di lei. «Non ho voglia di fare il bagno.»
«Ma poi puzzi..»
Obiettò il suo ragazzo, guardando la più piccola dei Malik. Bastava guardare lo sguardo di Zayn per capire che quella bambina l’aveva totalmente rubato. In passato aveva avuto paura, e anche tanta, che Zayn non accettasse tutto quello. Che non era pronto ad essere padre.
Sicuramente, tra lui e lei, era lei quella che non era stata pronta. Finché non aveva tenuto in braccio Wyatt, aveva seriamente pensato a quanto stavano sbagliando. Dal momento che aveva visto il suo primogenito, tutto era filato. Sembrava ieri che era nato, invece erano passati anni.
Anni in cui, doveva ammetterlo, aveva imparato tante cose.
Ad esempio aveva imparato ad essere una mamma. Giocherellona, seria e attacca brighe. O anche una mamma paziente, dolce e amorevole. Aveva imparato a gestire i suoi sentimenti, a farli diventare reali e non nasconderli ne a Zayn ne tantomeno ai suoi figli. Aveva imparato che anche lei aveva il dono di essere una mamma e a quanto pare, in quei dieci anni i suoi figli non si erano mai lamentati.
Era anche vero che erano ancora dei bambini, che il momento dell’adolescenza non era ancora arrivato per loro, ma da quello che notava, i suoi figli stravedevano per lei. Almeno quanto Zayn.
«Vuoi arrivare al matrimonio che puzzi?»
La bambina guardò uno degli zii con sguardo risoluto, stizzito. Come se dicendo quella cosa l’avesse offesa.
«No.»
«E allora fila a lavarti.»
Esclamò Keyra, indicando le scale per farle capire che il bagno l’aspettava. La bambina guardò ancora suo padre con gli occhioni dolci.
«Non guardarmi così Vanessa. Ha ragione tua madre, fila a lavarti!» Esclamò con tono serio, ma si poteva percepire la nota di amore verso di lei.
Zayn che le dava ragione. Sia lodato il buon dio!
E così Vanessa a testa bassa si diresse verso il bagno, sconfitta. Keyra la seguì, ma ben presto si ritrovò a lottare con Nessa, nuda come mamma Keyra l’aveva fatta, che correva per non farsi il bagno. E come sempre, Keyra chiese aiuto al suo ragazzo che in quel momento passava per di là..
«Zayn!»
«Cosa?»
«Riprendi Ness! E’ scappata!»
E coalizzandosi con l’uomo, bloccarono la strada alla bambina che correva per casa nuda come mamma Keyra l’aveva fatta. Il moro bloccò sua figlia e la prese da sotto le braccia. Se la mise in spalla facendole una pernacchia sul fianco e scaturendo così le risa di Ness. Keyra si gustava la scena di Zayn che giocava con la loro figlia più piccola, camminando verso il bagno per portarci la bambina.
«Tesoro, l’acqua non ti mangia!»
«Ma è fredda!»
«Mamma non ti farebbe mai fare il bagno nell’acqua fredda.»
«Ma è brutta..»
Si lagnò Ness, buttando giù la faccina triste.
«Suvvia.. E’ solo un po’ di acqua. Non ti uccide, te l’assicuro.»
«Disse l’uomo che affogava in due centimetri di acqua!»
Obiettò Keyra, a braccia incrociate sotto al seno e appoggiata alla porta del bagno. Passando lì di fianco, Zayn si fermò, guardò male la donna e ghignò.
«Sei una stronza, Keyra Smith!»
«Lo so!»
Rispose con un sorrisetto.
«Mannaggia il giorno che t’ho incontrato!»
«Si. Convinto tu, convinti tutti!»

Si piegò a darle un bacio, guardandola con tutto l’amore che un uomo può avere. Erano anche passati tanti anni, ma Zayn non aveva mai smesso di guardarla in quel modo. Poi, con una calma apparente mise Nessa nella vasca, che cominciò a frignare come una bambina che l’acqua era fredda o cose simili. Dovettero lottare entrambi per tenerla buona e mentre Zayn teneva Nessa e cercava di giocare con lei, Keyra la lavava. E quando Nessa, al lavaggio dei lunghi capelli ricominciò a piangere, uscì addirittura Wyatt dalla sua stanza, entrando in bagno con un’espressione assassina.
E un bambino di dieci anni con un’espressione assassina non è mai troppo bello da vedere.
«Mamma.. papà! La uccido se non smette di piangere!»
«Sii paziente Wyatt.»
Disse una mezza bagnata Keyra, in quanto sua figlia non riusciva a stare ferma un secondo, lavando così anche sua madre. Aveva parlato con tono stanco. Perché fare il bagnetto a Nessa era sempre un’impresa impossibile.
«ZITTAAAAAAAAA!» Urlò di rimando Wyatt, quando sua sorella cominciò ad urlare più forte, dicendo che lo shampoo le era finito negli occhi. Poi se ne andò com’era venuto. Chi glielo andava a dire che lo shampoo che usava Keyra per i suoi figli non aveva nessun agente chimico che avrebbe fatto bruciare gli occhi?
E dopo un’altra lotta greco-romana con sua figlia, finalmente la fecero uscire dalla vasca, accomodata tutta contenta tra le braccia di uno Zayn stanco morto e bagnato.
«Te l’hanno mai detto che dabagnata sei sexy?»
«Si, me l’hanno detto..»
Intese cosa volesse dire Zayn, infatti scoppiarono a ridere fragorosamente. Nessa ora troneggiava dentro il suo accappatoio, con la manina posata sul petto del padre, proprio dove c’era il tatuaggio dedicato ai propri figli.
Nessa amava i tatuaggi di suo padre. E suo padre non aveva aspettato assolutamente niente per farsi un tatuaggio per i suoi figli. Un piedino, proprio l’impronta di Wyatt appena nato poco sotto il cuore, con una W e una V. Di lì a poco avrebbero fatto sfoggio anche le iniziali degli altri due figli, in arrivo.
Portò Nessa a vestirsi, asciugandola e facendola ridere fragorosamente quando passò l’asciugamano sotto i piedi, sui piccoli fianchi. Aveva ripreso la paura dell’acqua dal padre, ma non soffriva il solletico proprio come lei.
«Mamma.. mi compri la casa delle bambole?»
«No.»
Rispose spiccia Keyra, asciugandole i capelli e poi mettendosi lì armata di santa pazienza per levarle i nodi dai capelli. Sua figlia, contraria a quella risposta, scappò via e andò dall’unica persona che le avrebbe comprato una casa delle bambole.
Zayn.
Che in quel momento se ne stava in salone a mangiare la sua di torta in compagnia di Niall. Grazie tanto Zayn.
«Papà!»
«Si amore, dimmi..»
La prese in braccio, adorante verso sua figlia.
«Sai cosa pensavo?»
«Cosa?»
«Che ti do un bacino qui..»
indicò la guancia destra, poi si sporse per dargli un bacio sulla guancia. «E un altro qui..» e indicò quella sinistra, facendo lo stesso della precedente. Zayn, già deliziato da quei due baci, la guardò incuriosito.
«Come mai tutti questi baci?»
«Shh! E un altro qui..»
E glielo diede sul naso, facendo stranire il moro, che guardò la sua figlia più piccola con occhio critico. «Ora.. sai di essere il papà più grande del mondo?»
«Sta lecchinando, attento!»
Annunciò Niall, che teneva compagnia a Zayn. Keyra entrò in quel momento in stanza, guardando la scena. Si appoggiò allo stipite della porta, silenziosa.
«Si, lo so..»
Sua figlia mise su un faccino che avrebbe fatto invidia anche a lui, che si sapeva, era il re delle facce dolci. E buttò fuori il labbruccio.
«Me la compri la casa delle bamboleee?»
Keyra ghignò. E brava la cucciola di casa. Sapeva come soggiogare suo padre. Eccolo lì infatti, a guardarla con amore infinito. «Ehi.. non se ne parla.»
Entrambi si girarono a guardarla, con il labbruccio all’infuori. Padre e figlia.
«Ma mammaaa…»
«Ma mamma un par di ciufoli, Nessa. Tuo padre sta per diventare povero a forza di comprarti cose..»
«Non è vero..»
Sentenziò Zayn, stranito.
Keyra lo guardò male, sapendo che non aveva ancora finito di parlare. «..E se non la smette di farmi sfornare figli, qui davvero fra poco mangiamo acqua e pane tutte le sere..»
Prese sotto le braccia Nessa, che si stranì a quelle parole. Stringendosi al suo collo, la guardò pensierosa, tanto da avere quella V in mezzo alle sopracciglia che aveva anche Zayn quando si ritrovava a pensare intensamente.
«Dai Keyy, posso comprarle la casa delle bambole?»
«No, avevamo detto che insegnavamo ai nostri figli il rispetto dei soldi. Se tu continui a comprarle tutto ciò che vuole, fra due anni ti viene a chiedere se può comprarsi una casa ad Honolulu.»
«Ma ce li abbiamo!»
Lo guardò male, vedendo che cercava di farla cadere nella trappola con quello sguardo.
Ad un tratto guardò sua figlia muoversi come impazzita tra le sue braccia.
«Fammi scendere, mamma..» Fece come richiesto e la guardò correre via, impazzita. Era decisamente sua figlia, pensò. Era pazza.
«E’ una casa delle bambole.»
«Un cazzo Zayn! E’ una signora casa delle bambole che vuole tua figlia e no, non gliela compreremo!»
«Ma..»
«Niente ma.. dio, sembra di avere tre figli, anzi che due! Ora non rompere!»
«Mammaaa..»

Corse – per quanto poteva visto il pancione - in cucina, sotto il richiamo di sua figlia. La guardò saltellare, cercando di prendere la maniglia del forno, senza successo.
«Amore..?»
«Aiutami.. stanno bruciando.»
«Ma chi..?»
«I miei fratellini..»

Rettificava. Sua figlia non era pazza. Era proprio da mandare in manicomio.
«Ma che..?»
«Sono nel fornoooo! Dobbiamo sfornarli.. io gli voglio bene.»
Oddio. Si girò a guardare Zayn, che come lei al richiamo era corso a vedere cosa succedeva.
Poi capì cosa intendeva. Lei aveva detto “sfornare” poco prima e sicuramente sua figlia aveva preso in parola ciò che aveva detto. Scoppiò a ridere e si avvicinò a sua figlia, prendendola in braccio. Lei si girò a guardarla, preoccupata.
«Tesoro.. “Sfornare” è un modo di dire. I tuoi fratellini sono al sicuro nella mia pancia per altri tre mesi. Non ti preoccupare!»
Entrambi i due adulti scoppiarono a ridere capendo cosa preoccupava la piccola e si fecero delle grasse risate nel vederla tirare un sospiro di sollievo a quella cosa.
«Per fortuna, perché io gli voglio bene. Anche se mi ruberanno i giochetti..» La guardò con dolcezza, accarezzandole i capelli.
Finalmente riuscì a farla vestire, per poi metterla davanti alla televisione, con suo fratello che aveva finito di fare i compiti e poteva dedicarsi interamente al cazzeggio. Lei invece entrò in cucina, per prepararsi un caffè. I suoi amici di li a poco sarebbero usciti, lasciando un po’ di tempo a Zayn per stare a cazzeggiare, visto che era stato con i figli tutto il giorno. Mentre quella casa era popolata di pazzi, lei entrò nel suo studio e ci si chiuse, per modo di dire, a lavorare.
Oramai era anche abituata al sentire correre i suoi figli da una parte all’altra, ad essere richiamata ogni tre secondi perché si mettevano lì a litigare su chi doveva cambiare canale. Solo verso le sette, quando Zayn entrò nello studio, alzò la testa dal manoscritto.
«Noi stiamo andando!» Annunciò, facendosi avanti e cercando di spulciare qualche notizia. Lei, vedendo lo sguardo curioso, chiuse il portatile impedendo così a Zayn di leggere.
«Divertitevi.»
Lo vide alzare un sopracciglio. «Posso davvero?»
«No, ovviamente era un modo di dire. Zayn, se ti si struscia qualcuna addosso, non dirmelo.»

 Disse, facendolo ridacchiare.
«Ci sentiamo stasera, ok?» Annuì mentre Zayn si piegava a baciarle le labbra in modo delicato. «Posso fidarmi a lasciarti da sola con Wyatt e Vanessa?»
Perse il sorriso sentendo quelle parole e in un nano secondo lo guardò male, indicando la porta.
«Vattene prima che ti caccio a calci in culo!»
«Amo la tua finezza!»
Rispose, facendola imbufalire. E come promesso lo cacciò via a calci, seguendolo con lo sguardo mentre, ridendo, richiamava i suoi amici per uscire. Prima di chiudere la porta lo vide mettere la testa tra lo stipite e la porta, guardandola.
«Che c’è?» chiese, passando di lì per andare a fare la cena.
«Guardavo il tuo sedere. Hai messo su un culo da papera, sai?»
«Vai a morire ammazzato, idiota!»
Urlò con un sorriso quando lo sentì ridere per la sua faccia, chiudendogli la porta in faccia. Che idiota stronzo!
 
Si grattò il viso con i palmi delle mani e sbadigliò cominciando a sentire un po’ di pesantezza. Da quando era incinta di Helena e Matthew arrivava alla sera con la schiena distrutta.
«MAMMAAA!» Alzò gli occhi dal computer, poi si girò a guardare la porta. E lì, due minuti dopo, entrò Nessa che si mise seduta sulle sue gambe con l’aiuto di Keyra.
«Cosa amore?»
«Papà ha chiamato!»

Sorrise scuotendo poi la testa. E con pazienza prese Vanessa sotto le braccia, cominciando a camminare verso la camera della figlia. Si piegò al suo orecchio e le sussurrò un:
«Chiama Wyatt!» Non fece neanche in tempo a farla scendere che:
«WYATTTTTT!» Era diventata sorda, ma va bene.
«Amore così ero buona anche io a chiamarlo!» Disse con un sorriso, per poi entrare in camera e posare sua figlia sul suo letto. Wyatt arrivò di li a pochi secondi, con il cordless in mano. Si buttò sul letto di sua sorella, porgendo il telefono a Keyra.
«Malik!» Guardò i suoi figli litigarsi il cuscino, poi annuì. «Va bene, chiama sul cellulare!»
E attaccò, rimanendo spettatrice dei suoi figli che si litigavano qualsiasi cosa. Dal cuscino, alla coperta, al chi stare sopra alla madre. Che pazienza che ci voleva con quei due.
Quando arrivò la chiamata di Zayn, rispose e mise il vivavoce.
«Papàààààà!»
«Siete già a letto?»

La bambina annuì, entusiasta. Il rituale stava per cominciare.
«Amore, se annuisci tuo padre non può vederti!» Le fece notare, con un sorriso. La bambina rispose affermativamente alla domanda del padre e poi si buttò in braccio a sua madre, mandando al paese i piani di Wyatt che la spintonò. Entrambi i genitori rimasero in silenzio ad ascoltarli, portando pazienza.
«Avete finito?» Chiese spazientito Zayn, dall’altro capo del cellulare. Altri due spinte e quei due si misero in silenzio ad ascoltare il padre che raccontava la solita storia della buonanotte.
Ogni sera la stessa storia. Per fortuna Vanessa stava crescendo e avrebbe smesso molto presto di sentire la storia della buonanotte. Anche perché, sinceramente, si era rotta il cazzo di sentire la storia di lei e Zayn raccontata ogni sacrosanta sera per far contenti i loro figli. Perché, anche se Wyatt non l’avrebbe mai ammesso, amava almeno quanto Vanessa quella storia. E lei avrebbe impedito a Zayn di raccontare anche a Matthew e Helena quella storia, perché sennò lo castrava davvero.
Rimase lì ad ascoltare, sentendo i commenti di Vanessa del tipo “ma la principessa torna, vero?” “E il principe cosa fa?” facendo esasperare ben presto Keyra, anche perché sua figlia la conosceva a memoria quella storia.
Mezz’ora dopo, guardò entrambi i figli addormentati sopra di lei. Prese il cellulare, se lo mise appoggiato tra la spalla e l’orecchio e sistemò i due bambini che oramai da due anni si addormentavano vicini, con le loro teste quasi a toccarsi.
Le altre sere c’era Zayn che riportava Wyatt a dormire nel suo letto, ma quella sera Keyra non aveva la forza di prenderlo in braccio. Per una notte avrebbe dormito con sua sorella.
Li coprì bene, assicurandosi che ognuno avesse le coperte infilate sotto il corpo così da non ritrovarli senza coperte, e poi uscì, mentre Zayn raccontava un pezzo.
«E la principessa uscì dal coma, facendo piangere il principe..»
«Davvero hai pianto?»
Se ne uscì, bloccandolo.
«Si sono addormentati?»
«Dal “c’era una volta”.. Sei un po’ noioso quando racconti storie, sai?»

Uno sbuffo arrivò dalla parte di Zayn, che rimase in silenzio a pensare. Si sedette sul divano, buttando fuori un sospiro. Voleva bene ai suoi figli, ma quando arrivava l’ora di metterli a letto e si addormentavano, non poteva far altro che pensare ‘finalmente si sono addormentati’. Rimase mezza stesa sul divano, godendosi la pace dei sensi. Raramente, negli ultimi anni – o meglio da quando i One direction si erano divisi – Zayn non era in casa a quell’ora. Era una delle poche uscite che si era permesso, sentendosi anche particolarmente in colpa di averla lasciata lì da sola.
Come se lui non stava già abbastanza con quei bambini. Era lei che stava sempre in giro a fare commissioni o altro. Ed era Zayn che, contento come un bambino il giorno di natale, se ne stava tutto il giorno con i suoi figli.
«Che fai?»
«Mi godo la pace dei sensi. Dio, non ricordavo la casa così silenziosa dal tempo che vivevamo da soli in attesa di Wyatt.»
La risata rumorosa di Zayn le investì le orecchie. «Voi, vi divertite?»
«Si, abbastanza. Ma a quanto pare l’idea che siamo usciti tutti insieme a fatto impazzire le fan!»

Anche lei ridacchiò. C’era ancora gente che impazziva per loro, anche dopo quasi cinque anni che si erano divisi. E quando uscivano tutti insieme, la gente impazziva.
«Penso che me ne vado a dormire!»
«Ok.. Ci vediamo domani, va bene?»
«Pensa tu che culo! Dovrò vedere la tua faccina da cazzo per la mia restante vita!»
«Fanculo Smith!»
«Ti amo anche io!»

Zayn rimase in silenzio, ma quando parlò, percepì nel suo tono un sorriso.
«Ti amo!» E si ritrovò lì a sorridere come un’ebete idiota a quelle parole. Maledetto Malik.
«A domani!»
«Dai un bacio ai pupi!»
«Quand’è che tornerai ad essere rude?»
«Domani notte, te lo prometto!»
E a quella promessa sorrise e attaccò la chiamata, sapendo che avrebbe mantenuto la promessa.
E raccogliendo qualche giocattolo lasciato da Vanessa in giro per la sala, se ne andò in camera per un sonno ristoratore.
 
 
Seduta sulla finestra della loro camera, Keyra si leggeva uno dei suoi libri preferiti. Con la luce tenue della lampadina al suo fianco, si godeva uno dei pochi attimi di calma dentro quella casa. Erano le quattro di notte e pur avendo tanto sonno, non riusciva a dormire.
L’ansia, era una brutta bestia.
Girò pagina e cominciò a giocare con una ciocca di capelli, arrotolandola sul dito e seguendo con lo sguardo le parole del libro, persa completamente nel suo mondo. Amava quel posticino. Si sentiva al sicuro e coccolata, anche semplicemente stando seduta su quel pezzo di legno. Ma da li vedeva le luci di Londra, il piccolo giardino che tanto amava e la casa di fronte, occupata da due vecchietti molto simpatici che, molto spesso regalavano ai bambini dei giochi o dei biscotti.
Alzò lo sguardo dal libro solamente quando percepì una vibrazione del suo cellulare. E chi era a quell’ora?
Scese dalla finestra, camminò verso il letto e prelevò il cellulare da esso, dove precedentemente lo aveva lasciato. Ovviamente, chi poteva essere?
«Mi spieghi che fai ancora in piedi?» Domandò contrariata, pensando di sentirlo ubriaco. Invece Zayn era lucido e molto attivo. Tornò alla finestra, risedendosi su di essa e guardando all’orizzonte.
«Sai che amo vederti leggere?» Corrucciò le sopracciglia e, guardando il libro posato lì poco prima, cercò in esso le risposte alle sue domande. Come faceva Zayn a sapere che stava leggendo?
«Che ne sapevi che ero sveglia?»
«Guarda in basso.»
Lo fece e, all’ombra dell’albero vide una sagoma. Saltò come un petardo e notò che era Zayn, ma comunque le aveva fato prendere un colpo. Rimase piacevolmente stupita di trovarlo lì e semplicemente lo guardò. Lo vide sorridere in quel modo timido, per poi alzare la mano e farle vedere un sacchetto bianco.
«Scendi? Ti ho portato la colazione!»
E ridacchiando come una ragazzina innamorata scese dalla finestra, indossò una felpa di Zayn e volò di sotto, aprendo la porta e trovandolo lì, sotto al portico ad aspettarla. Poteva benissimo entrare lui, perché sicuramente aveva le chiavi, ma non sapeva perché l’idea che le avesse fatto una sorpresa la rendeva euforica. Chiuse la chiamata e, con un sorriso timido, lo guardò.
«Che ci fai qui?»
«Mi mancavi!»
Alzò le spalle, come se fosse ovvio. E lei non poté fare a meno di sorridere intenerita. Il suo sguardo studiò i movimenti di Zayn che la prese per mano e la condusse sotto l’albero, per poi sedersi all’estremità di esso. Poi, con naturalezza, batté sull’erba e le fece capire di sedersi al suo fianco. Lo fece, senza protestare.
E Zayn aprì il sacchetto, tirando fuori due cornetti. Entrambi ripieni di cioccolato caldo. Si passò la lingua sulle labbra, prendendo il cornetto e mordendolo poco dopo. Rimasero in silenzio per diversi minuti, con il cuore che batteva come se fossero due ragazzini alle prime armi. Sentiva il suo cuore battere così forte da aver paura che Zayn lo sentisse. Sembravano due ragazzi ai primi appuntamenti, quando il tuo lui ti sveglia durante la notte per dirti che gli manchi, o dicendo che è venuto a trovarti e se puoi aprirgli la porta, così che da dormire insieme per qualche ora.
Si girò a guardarlo e, ridacchiando, lo pulì dal cioccolato che era rimasto sul bordo del labbro inferiore. Poi, con naturalezza, si leccò il dito sotto lo sguardo attento di Zayn.
«Vi siete divertiti?»
«Già!»
«Qualcuna ti si è strusciata addosso?»

Zayn ridacchiò, finendo il cornetto con un morso. «Si, una bella bionda con gli occhi chiari. Certe curve da urlo! E si muoveva anche bene!»
Un cazzotto ben calibrato gli arrivò su una spalla, ovviamente dato da Keyra che lo guardò in cagnesco, facendolo ridere. La tirò a sé, facendola mettere seduta tra le sue gambe.
«Ti spacco Zayn!»
«Sai che i ragazzi non si metterebbero contro la dittatrice Keyra, vero? Hai detto niente spogliarelliste, e loro non me l’hanno fatta vedere neanche con un binocolo!»

Sorrise tutta contenta della paura che metteva al resto dei suoi amici. Perché si, se qualcuna si fosse strusciata su di lui come minimo l’ammazzava! Sia a lei che a lui. Era gelosa, ok? Ok!
«Guastafeste!»
«Zayn, non ti sposerei se qualcuna avesse osato strusciarsi su ciò che è mio!»
«Dalla regia mi dicono che sei gelosa!»
«Possessiva, più che gelosa!»
Ribatté risoluta, guardandolo in tralice. E lui sorrise con dolcezza. Keyra non avrebbe mai ammesso di essere gelosa. Ma lui lo sapeva bene che lo era.    
Si appoggiò a lui, coccolata dal suo calore corporeo e guardando la casetta che da dieci anni si erano comprati. O meglio, che si era comprata.
«Ti mancherà?»
Annuì alla domanda di Zayn, sempre rimanendo lì a guardare quella casa. Perché appena avevano deciso di sposarsi, avevano anche parlato che quella casa era troppo piccola per tutti quanti. Con Matthew e Helena che arrivavano, avevano pensato bene di comprarne un’altra. Insieme, questa volta.
La cosa strana era che la nuova casa era grande, davvero grande. Tanto grande da avere due soli piani. In un piano ci sarebbe stata la famiglia Malik, nell’altro c’era la famiglia Horan. Si, avevano deciso di trasferirsi tutti insieme.
Quella casetta sarebbe stata messa in affitto. A quello ci stava pensando Zayn, perché lei non voleva neanche crederci che se ne stavano per andare. Dopo tante lotte, ora se ne andavano. Le sarebbe seriamente mancata.
«Come mai non dormivi?»
Tornò sul mondo dei vivi e sospirando si appoggiò con la testa alla sua spalla.
«L’ansia.. E tu perché?»
Lo sentì accarezzare il pancione, che tanto pancione non era. Stava al sesto mese, ma sembrava già al nono. Portare con sé due gemelli era davvero pesante. Li amava, ovviamente, ma avere per altri tre mesi i dolori di schiena la metteva in ansia. Come minimo aveva preso venti chili in più, si sentiva gonfia e non vedeva l’ora di poter bruciare tutto ciò che aveva messo su. Anche essendo al terzo parto, l’idea di soffrire ancora uno dei dolori più temuti non la faceva essere felice.
«Io perché semplicemente non sono più abituato a dormire fuori casa.» Sorrise, a quelle parole.
«Non sei in ansia per il matrimonio?»
«Perché dovrei? Sono più di dieci anni che aspetto questo momento.»
Le sussurrò all’orecchio, con uno di quei toni pieni d’amore. Sentì le labbra di Zayn posarsi sulla sua guancia, poi tornò a rilassarsi contro l’albero.
«Sei sicuro di ciò che stai facendo?»
«Mai stato più sicuro.»
Costatò quanto fosse sicuro in ciò che stava dicendo, come se non ci avesse proprio pensato a dare quella risposta. Era ancora possibile che Zayn fosse così sicuro di ciò che volesse nella sua vita anche dopo dieci anni? Possibile che, dopo dieci anni ancora non si era reso conto dell’errore che aveva fatto nella sua vita?
Possibile che avesse scelto lei, per davvero?
«Ah Keyra..»
«Cosa, Malik?»
«Domani non ci sarà una normale marcia nuziale.»
«No? E quale?»
«Non te lo dico. Ma mentre percorri la navata..»
ridacchiò, vedendo la sua Keyra alzare gli occhi al cielo, pensando sicuramente al grande errore che stava facendo, non riuscì a far nient’altro che piegarsi a baciarle le labbra. «Pensa alle parole, ok?»
«Quali parole?»
«Oh.. lo capirai!»

La vide assottigliare gli occhi, facendolo sorridere. «Ti odio Zain Jawaad Malik. Ti odio con tutta me stessa.»
«No, non è vero!» Altro bacio, altro rosso sulle sue guance. «Mi ami, e per questo che domani mi sposi!»
«E’ tutto ancora da decidere, Malik. Potrei scappare, sai?»
«Potresti, ma non vuoi. E ah.. Ti troverei in capo al mondo, lo sai vero?»

La sentì brontolare, ma poi la vide sorridere. «Lasceresti andare a dormire la futura sposa?»
«Solo se mi posso unire a lei..»
«E la cosa che i prossimi sposi non devono dormire nella stessa stanza la notte prima del matrimonio?»
«Scusa.. Ma chi ha detto che dormiamo?»
«Signorino Malik.. non è carino fare il provolone con una promessa sposa..»
«Signor Malik!»
Puntualizzò.
La vide fare una smorfia. «Dio Zayn.. Hai la tua restante vita davanti per scassarmi i coglioni con il fatto che sarai un signore, e proprio la notte prima del matrimonio ti metti a mettere i puntini sulle i?»
«Se non lo facessi, tu non saresti qui, deliziata di battibeccare con me.. O sbaglio?»

Keyra lo guardò negli occhi, con quella smorfia infastidita disegnata sul viso e poi, arrossendo leggermente sulle guance, affondò la faccia nella sua maglietta, stringendosi tra le sue braccia.
«Già è vero..»
Rimasero in quell’abbraccio per molto tempo. Non c’era bisogno di parlare, non c’era l’ansia che il discorso era finito lì. Semplicemente si godettero il rumore di una città addormentata, con alcune persone che incominciavano una giornata normalissima per loro. Ma per Keyra e Zayn non cominciava una giornata. Ma la giornata.
Lì, abbracciati sotto l’albero che troneggiava nel loro giardino, di fronte la loro umile casa, con i loro due figli che dormivano ignari delle coccole che si stavano scambiando, si godevano uno di quegli abbracci che entrambi amavano.
Che non l’avrebbero mai ammesso, ma li amavano. Quando, nell’aspettato silenzio se ne rimanevano lì, uno appoggiato all’altro, a pensare a chissà che cosa. Al passato, al futuro.. O semplicemente a godersi il presente. Quell’attimo che avrebbero ricordato per sempre, perché loro ricordavano tutto della loro storia. Ogni minima cosa era impressa dentro di loro e se lo sarebbero portato dietro per sempre, fin dentro la tomba. Da punti di vista differenti, ma molto simili. Entrambi innamorati persi come il primo giorno, entrambi sicuri della scelta che di lì a qualche ora stavano per prendere.
Anche se Keyra era sempre stata decisa a non sposarsi, un giorno se n’era uscita come i cavoli a merenda. Era o non era da Keyra essere strana?
 
La forchetta stridette sul piatto, mentre prendeva l’ultimo pezzo di lasagna. La casa, totalmente silenziosa, era una manna dal cielo quel silenzio. Zayn sedeva di fronte a lei, mangiando in silenzio e guardando di tanto in tanto la televisione a basso volume. Non seguiva il telegiornale, era solo un gesto incondizionato che faceva.
Ma con il cervello, Keyra lo sapeva, era da tutt’altra parte. Lo vide sorseggiare il vino, poi pulirsi la bocca sul tovagliolo e alzarsi, facendo strusciare la sedia sul pavimento.
Conosceva oramai ogni movimento o gesto del suo ragazzo, come una favola trita e ritrita. Ma proprio come una favola, lei amava rivedere quei gesti ogni giorno, trovandoci ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ad esempio, quel giorno si rese conto di come Zayn svuotava il piatto nel cestino, iniziando a lavarlo in silenzio e con il piede sistemava il secchio dentro al lavabo sotto. Di come, con un piede, chiudeva l’anta del lavabo e prendeva la spugna, tirando su la manica della maglietta con i denti.
Piccoli gesti che, normalmente, nessuno notava. Lei invece era una lettrice curiosa ed ogni sera - in quelle poche sere che rimanevano soli e poteva dare tutte le attenzioni al suo caro ragazzo – notava quelle cose.
Zayn era cresciuto. In bene. Aveva ripreso sempre di più da suo padre, constatò. Conosceva benissimo oramai i suoi suoceri, e quando vedeva Zayn con suo padre si ritrovava sempre a pensare che erano identici. Si muovevano anche nello stesso modo. Zayn era cresciuto e, vederlo vestito bene, sapendo anche che era pieno di tatuaggi da badboy, la faceva ridacchiare interiormente.
Non era mai riuscita ad immaginarsi Zayn da grande, sotto le vesti da padre o da marito. E invece ce l’aveva lì, a due spanne dal viso ed era bello come mai in vita sua. Un padre modello e un compagno altrettanto perfetto.
«Non guardarmi il culo!»
E poi se ne usciva con quei strafalcioni, che facevano scendere tutta la stima che provava in lui in un nano secondo.
«Culo? Quello me lo vuoi chiamare culo? Io lo chiamerei portatore di rughe!»
Zayn, stizzito dal suo commento acido, si girò a guardarla male e le lanciò un po’ di schiuma.
«Rughe?! Senti un po’ balena arenata..»
«Balena arenata a me? Guarda che qui dentro ci sono i tuoi figli!»
«Sono tuoi quanto miei, per metà hanno sangue tuo!»
«Che mischiato al tuo li rende insopportabili, proprio come te!»
«Vorresti dirmi che sono insopportabile?»
«E bravo Malik, mi dicono che sei intelligente!»

Lo vide assottigliare gli occhi, poi con un sospiro cedette. «Stronza!»
«Babbuino!»
«Balena!»
«Coglione!»
«Arrampicatrice sociale!»
«Giocatore di palle!»

Non rispose subito, si asciugò le mani e si rimise seduto di fronte a lei, con quell’aria stizzita che pensava di farla tremare. Sbagliava, e di grosso.
«Questa me la spieghi?»
«Le mie di palle, Zayn!» Il moro ridacchiò, scuotendo poi la testa.
«DIO! Ma chi me l’ha fatto fare di mettermi con te e fare dei figli con una stronza patentata con la lingua biforcuta?»
«Ehi, si da il caso che sei stato tu a scambiare le pillole anticoncezionali con delle mentine!»

Lo vide ghignare. «Sono stato geniale! Ammettilo!»
Sospirò, scuotendo la testa. «No ma ancora ci penso a sta cosa. Io che ti dico che non voglio altri figli e tu mi trai in inganno!»
Lo guardò ridere a crepapelle, di quella cosa che aveva fatto anni prima per concepire Vanessa. «Che cazzo ti ridi?»
«Rido, perché siamo geniali!»
«Ora usi il plurale?» Lo sentì alzarsi, poi avvicinarsi a lei per prenderla in braccio. Ardua impresa visto che portava due gemelli dentro di sé, ma a Zayn non sembrò pesare.
«Largo tutti! Balena arenata tra tre.. due.. uno..» La lasciò delicatamente sul divano, per poi mettersi al suo solito posto. Al suo fianco, appoggiato al bracciolo e con lei stretta al fianco.
«Perché hai usato il plurale?» Chiese quando finalmente Zayn si sedette al suo fianco, spalmandosela addosso. Lo vide sbadigliare poi, con dolcezza, la guardò.
«Perché dopo tutti questi anni ancora battibecchiamo, ancora abbiamo cose nuove per far esasperare l’altro. E non sai quanto io ami che dopo quasi dieci anni, ancora non ci siamo stufati uno dell’altra!»
«Parla per te, pelato!» Lo sfotté, ricevendo un bacio sulla tempia in risposta. Perché Zayn oramai sapeva com’era fatta. Sapeva che non avrebbe risposto in “anche io amore mio, cucciolottino nutelloso” ma con qualcosa di sprezzante. Ma dietro il cattivo, c’era un amore grandissimo per lui. E per fortuna Zayn lo sapeva. Continuava a saperlo e Keyra si sentiva toccare il cielo con un dito.
Anche lei, come Zayn, era contenta di sapere che tutto tra loro, andava come anni prima. Da sempre pensava che era troppo fortunata ad averlo al fianco. Aveva provato a fargli capire che era una stronza, ma lui era testardo. Aveva ripreso da lei. Aveva lottato con gli artigli per averla e tenersela al fianco. E alla fine, lei vi aveva ceduto.
Perché in fondo, amava Zayn più di qualsiasi altra cosa. Di se stessa, del bambino che portava in grembo all’epoca, della sua famiglia, di tutto. Zayn, era il suo mondo e con esso tutto girava intorno a lui.
«Non mi hai mai chiesto di sposarci!»
«Perché so che non vuoi..» Rispose monotono, guardando la televisione, giocando con i suoi capelli. Amava quando lo faceva. Lo amava ancora come il primo giorno che gliel’aveva fatto.
«Mi conosci..» Si girò a guardare il suo profilo e, alla luce della televisione, notò il suo sorriso soddisfatto. «Mi vuoi sposare Zayn?»
L’aveva guardato fissare la televisione, con il fiato mozzato. Poi si era girato verso di lei, ad occhi sbarrati. «Ti vuoi sposare?»
Alzò le spalle. «Sai cosa io pensi della cerimonia e tutto il resto, vero? Per me siamo già sposati, non ufficialmente, ma lo siamo. E poi in fondo, l’ho sempre saputo che tu ami le cerimonie!»
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» Chiese, incredulo della piega che stava prendendo quel discorso.
Di nuovo, alzò le spalle, del tutto indolore alla discussione. «Non ho cambiato idea. Semplicemente è un fatto di..» lo guardò, lo vide ascoltarla interessato e cercava anche di mascherare la felicità. Ma lei gliela leggeva nel suo viso. «..testamento. Se tu muori io non prendo i tuoi soldi!»
«E’ giusto..» Disse, dopo un attimo di incredulità, ma sorridendo.
«Lo so!» Alzò ancora le spalle. «Sai com’è.. Ho quattro figli da mandare avanti..» Si impedì di sorridere, rimanendo seria. In un nano secondo si ritrovò stesa sul divano, con Zayn sopra che la bloccava. Non che le dispiacesse, intendiamoci.
«Solo un fatto di soldi?»
«Assolutamente. Chi vorrebbe sposarti?»
«Diciamo mezzo mondo!»
«Perché non ti conoscono.. Perché se sentissero la tua puzza in questo momento, dio, cambierebbero idea!»
«Io non puzzo!» Sussurrò con tono toccato, buttando in fuori il labbro. Poi sorrise, vedendo Keyra sorridere a quel visetto. Anche con i tratti maschili e definiti, il labbruccio di Zayn era un qualcosa che buttava all’aria tutta la serietà di Keyra. Era irresistibile. «O ti vuoi sposare con me perché mi ami, perché hai capito che sono un santo e che ti sopporterò per il resto della mia vita?»
Lo guardò negli occhi e, in un momento di dolcezza gli accarezzò i capelli morbidi che sapevano di Latte, in quanto aveva finito lo shampoo quel giorno e aveva pensato bene di lavarsi con lo shampoo di Wyatt.
«Tu vuoi sposarti, ma non me l’hai chiesto perché sai che sono contro il matrimonio. Sono dieci anni che mi sopporti, due figli nati e due in arrivo. Mi hai visto in tutti i modi che un uomo può vedere una donna, quindi perché dovresti scappare?»
«Ci sono serviti dieci anni, ma dannazione l’hai capito!»

Sorrise e alzò quel poco il collo per posare le labbra sulle sue morbide, subito ricambiata da Zayn. «Senza togliere che ti amo, che sei il padre che avrei voluto per i miei figli e un compagno perfetto. Tu vuoi sposarti perché ci credi al matrimonio. Io voglio farti contento. Quindi perché non sposarci?»
«Se devi farlo per un mio capriccio non fa niente..»
La bloccò, con dolcezza. In quegli anni Zayn aveva imparato a saper gestire quei suoi pensieri macabri.
«Non è un capriccio. Ripeto, per me siamo già sposati. L’avere due figli con te per me ti rende senza pensieri come mio marito. Ma un conto è pensarlo, un conto è averlo scritto. Mi..» Si mordicchiò il labbro. Erano anni che faceva quel pensiero, ed erano anni che cercava di non pensarci troppo. In tutti gli anni in cui Zayn continuava ad essere parte dei One Direction per lei era stato difficile aspettarlo a casa, saperlo in giro per il mondo, su un aereo. Se gli fosse successo qualcosa, lei non sarebbe stata avvisata per prima. In quanto non era sua moglie, non aveva voce in capitolo.
«Ci ho sempre pensato a questa cosa. Se ti succedesse qualcosa, io non sarei avvisata per prima.»
«Cosa mi dovrebbe succedere?» Chiese, accarezzandole il collo delicatamente. Alzò le spalle, a quella domanda. Non sapendo bene cosa dire.
«Non lo so, qualsiasi cosa. Non sarei la prima ad essere chiamata, in quanto sono solo la tua compagna!»
«Non sei solo la mia compagna, ma anche la madre dei miei figli. La donna che avrò per sempre al fianco!»

Lo guardò con gli occhi sognanti, mordendosi il labbro inferiore e fissando quegli occhioni castani che amava. Poi, come una bambina piccola, si nascose nell’incavo del suo collo imbarazzata da quelle parole. Perché, dopo tutti quegli anni, a lei faceva ancora strano pensare che era lei quella che voleva al suo fianco. Zayn le diede un bacio sul collo, poi la strinse di nuovo tra le braccia.
«Me lo dai un bacio?» Chiese ad un tratto Zayn, facendo riaffiorare Keyra dal suo collo e rossa come un papavero annuì timidamente. Amava, e lo giuro quando lo dico, amava ogni volta che le chiedeva un bacio. Il tono che usava era miele, e lei gongolava di piacere nel sentirglielo chiedere. Perché si abbassava a chiederglielo, come se lui stesso non potesse farlo. Come se si vergognasse di baciarla, proprio come in una coppietta giovane.
Posò le labbra sulle sue, cogliendo quella richiesta a braccia aperte, per farlo contento. Lo sentì ricambiare il suo bacio, delicatamente e con pazienza. Poi, quando si staccarono e lei tornò nel suo posticino, sospirò.
«Quindi ci sposiamo?»
«Detto con quel tono ti direi di no.» Zayn rise. Perché l’aveva detto con tono entusiasta, pronto a fare quel passo. «Ma si, sposiamoci!»
Le diede un altro bacio, questa volta più forte, più rude. Carico di parole e di sentimenti. Poté percepire l’adrenalina nel sangue del suo ragazzo, mentre la stringeva addosso.
«Ci sposiamo!»
E rise, sentendolo gongolare dalla felicità per quella notizia. Un bambino di fronte l’albero di natale, decisamente.
 
Gli occhi si velarono di amore più vero ricordando quella scena successa pochi mesi prima. Era tutto così reale e al tempo stesso irreale. Si erano messi d’accordo che tutto sarebbe stato in piccolo. Niente di quei matrimoni con trecento invitati. Le loro famiglie, i bambini e gli amici più stretti. Si erano litigati anche Niall come testimone e alla fine per esasperazione Keyra gli aveva lasciato Niall, che, sapendo della cosa aveva pianto dall’emozione.
Lo guardò e vide il suo futuro. Al fianco di quell’uomo che in quel momento se ne stava seduto ai piedi dell’albero, a guardarla e a pensare a chissà che cosa. Alla fine ci era riuscito a fregarla. L’aveva fregata dal primo momento e, si ritrovò a sorridere quando capì che sapeva di finire con lui già dal primo momento che l’aveva guardato.
Erano passati dieci anni, ma.. Lì seduta tra le sue gambe, incinta del suo terzo e quarto figlio, capì che era destinata a lui già da quando era uscito da quelle porte. Erano solo dei ragazzini spauriti e inesperti, ma dal primo momento che aveva visto Zayn, all’aeroporto di Londra, aveva capito tutto. L’aveva sentito dentro se stessa.
Stupida lei che aveva creduto di poterlo salvare, di potergli far capire che errore stesse facendo. Ma Zayn aveva imparato ad essere cocciuto e tutto era stato molto inutile.
 
«Arrivederci, grazie per aver scelto Aer Lingus per volare.»
Sorrise all’assistente di volo, camminando verso l’uscita con passo stanco. Nel tragitto guardò fuori dalle finestre che davano sulle piste di atterraggio. A New York splendeva il sole pomeridiano, quando per lei era semplicemente sera inoltrata. Sbadigliò e trascinò stancamente il suo bagaglio a mano, desiderosa di mettersi a dormire.
Quelle ore di pianto non avevano giovato alla sua salute e al suo sonno. Era stanca, puzzolente di aereo e affamata.
Andò al bagno prima di uscire dagli arrivi. Si guardò allo specchio e quasi non si mise paura da sola. Aveva occhi lucidi, borse sotto agli occhi e il colorito non era dei migliori. Era appena arrivata nella grande mela e già voleva piangere. L’idea che stava iniziando una nuova fase per lei, non la entusiasmava.
Voleva solo tornare a casa, avvisare Zayn che non aveva abortito e riprendere in mano ciò che aveva lasciato. Perché, per quanto era stato difficile, non era lì che voleva essere.
E davvero non credeva possibile che il suo ragazzo – o meglio dire, ex ragazzo – avesse creduto alle stronzate dette nel treno. Alcune erano vere: si sentiva marcia, ogni sacrosanto giorno. Si sentiva sbagliata, anche quello era vero.
Ma come aveva potuto Zayn anche pensare che avesse mentito per tutto quel tempo? Come poteva credere al fatto che non voleva stare con lui e che era una presa in giro? Come aveva potuto credere a Mary quando gli aveva detto che aveva abortito?
Pensava seriamente che aveva un coraggio da leoni ad uccidere un bambino? Keyra era una che se si metteva in testa una cosa la faceva, ma quella volta non ci era riuscita. Perché non era tanto forte da uccidere un essere umano. Per lei, quel microscopico puntino dentro di lei, era già un umano. E per di più era suo figlio.
Poteva pensare che stava sbagliando, ma non ci era riuscita neanche ad entrare nella sala per abortire. Perché quello non era un semplice figlio. Era figlio suo e di Zayn. E per quanto fosse sbagliato, era.. suo figlio. Il suo piccolo nanetto che cresceva a dismisura dentro di lei, coccolato e amato.
Era la prima a pensare che stava sbagliando, che non sarebbe stata una brava madre, ma quel bambino doveva vivere, nascere e crescere. Anche con lei come madre. E se lo ripromise lì di fronte a quello specchio che avrebbe fatto di tutto per lui. Anche cambiare.
Però alla fine, aveva fatto la scelta migliore. Dire a Zayn che non era più incinta avrebbe dato la possibilità a Zayn di continuare ciò che gli piaceva fare. Essere un cantante famoso. Con lei in mezzo ai piedi e quel bambino, per quanto voluto, avrebbero solo rovinato tutto. Sia Zayn che il resto dei suoi amici. E l’idea che prima o poi avrebbe scoperto che era comunque incinta, la impauriva. Come avrebbe fatto nei sei mesi successivi? Come avrebbe nascosto a tutti quella gravidanza? Non lo sapeva, ma avrebbe trovato una soluzione.
Si lavò la faccia assonnata e stanca, per poi dirigersi verso l’uscita accarezzandosi il viso. Solo quando le porte per l’uscita si aprirono, e vide tutta quella gente che aspettava sicuramente parenti e amici, le venne un nodo alla gola.
Per lei, non c’era nessuno ad aspettarla. Strinse i denti e, cercando di non piangere, uscì per dirigersi verso l’aerea taxi.
«Decisamente a te, l’aereo, non fa bene!»
Si bloccò sul posto quando percepì quella voce. Non era possibile.
Non poteva essere.
Lentamente si girò verso quel punto dove aveva sentito la voce e lo trovò lì, spalmato sul muro, con un piede su di esso a fargli da sostegno. Lo guardò incredula, non volendoci credere. Era un’allucinazione, pensò. Era diventata pazza e vedeva Zayn dove non c’era.
«Una domanda mi sorge spontanea.» E a quella frase sentì il calore abbracciarla. Perché era così dannatamente reale la sua figura e la sua voce? Perché il suo cervello doveva giocare così tanto con lei?
Annuì, come se volesse dare spago alla sua immaginazione. Lo vide staccarsi dal muro e fermarsi di fronte a lei. Anche nell’immaginazione Zayn era dannatamente perfetto. E quello le fece capire che Zayn non era reale, perché dopo quasi sette ore di aereo non poteva essere così sereno, sicuro e tranquillo.
«Pensavi seriamente che non venissi a sapere che non avevi abortito?»
Deglutì, guardandosi intorno, come a cercare una via d’uscita. Ma non ce n’erano. Non vi erano vie d’uscite da quella cosa.
«Non ci pensare, Keyra! Ti troverei in capo al mondo, lo sai vero?» Tornò a guardare la figura di Zayn, la sua immaginazione era davvero brava a soggiogarla. E vedendolo a sorridere, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Si lasciò andare, facendo quel passo che la divideva da lui e sperò con tutta se stessa che non era l’immaginazione a fregarla. Appena la sua fronte toccò il petto di Zayn, si lasciò andare ad un sospiro, per poi liberarsi di quelle poche lacrime che le erano rimaste. Pianse, pianse come una bambina piccola, tra quelle braccia che sapevano farla sentire a casa.
Zayn la strinse tra le sue braccia, calorosamente. E la cullò, come si culla una bambina dopo un brutto sogno. Forse era davvero un brutto sogno quello che aveva fatto in quelle otto ore. Perché, per quanto lo avrebbe voluto, per lei erano state le otto ore più lunghe della sua vita. Si era sentita vuota, svuotata dai sentimenti.
«Zayn..»
«Cosa?»
«Mi spieghi come cazzo hai fatto ad arrivare prima di me?»

Sentì la risatina soffusa far vibrare il suo petto, mentre si abbassava a darle un bacio sulla tempia per poi parlarle all’orecchio.
«Sai com’è. Sono Zayn Malik dei One Direction e posso richiedere un aereo privato.» Si aggrappò alla maglietta di Zayn, sentendo quelle parole. Era profumato come appena uscito dalla doccia, non sembrava neanche reduce di sette ore di aereo.
«Torniamo a casa..» La spinse verso chissà dove, ma lei puntò i piedi e uscì dal suo piccolo nascondiglio. Lo guardò impaurita e, rendendosi conto del suo sguardo, Zayn la guardò con un sorriso.
«Se ti stai domandando perché o come faremo, non mi interessa. Ad una sola domanda voglio una risposta e bada bene.. non accetterò reclami a ciò che risponderai.»
Corrucciò la fronte a quella frase, per poi guardarlo ancora e chiedergli con lo sguardo di cosa stesse parlando.
«Se tu mi rispondi in modo positivo alla mia domanda, non potrai lamentarti perché eri stanca del viaggio, reduce di non so quante ore di pianto e scossa dagli avvenimenti. Quindi pensaci bene prima di rispondere..»
«O-Ok.. Metti ansia!»
La guardò, per pochi secondi e, tornando serio, parlò.
«Vuoi o no stare con me?»
Non era possibile. Insomma.. Era comica come situazione dai. Lei che prendeva l’aereo, lui che la rincorreva con il suo jet privato e quell’incontro. E poi aveva il coraggio di chiederle se voleva davvero stare con lui.
«Perché dovrei?»
«Dio Keyra, quanto la tiri per le lunghe..»
«Guarda che sei stato tu a comportarti da stalker nelle ultime sei ore!»

Si piegò sul suo orecchio, ridacchiando. «Sono uno stalker da due anni, amore mio! Vuoi rispondere o no alla mia domanda?»
Keyra si accigliò, dandogli un morso sulla guancia e facendolo gemere. «Testa di cazzo!» Se ne uscì, furiosa. In effetti era vero, si sentiva un po’ stalkerizzata ma non di certo impaurita. Zayn rise, poi la guardò seriamente negli occhi.
«Quindi in futuro non potrò mangiarmi la parola su ciò che ti rispondo adesso.»
Annuì debolmente e sicuro di sé, facendole arricciare le labbra.
«So che me ne pentirò con tutta me stessa..»
Bastò quello a far capire a Zayn la sua risposta. L’abbracciò e, per un secondo si lasciò andare a quell’abbraccio dimenticandosi di tutto il resto. Perché in quel momento, non c’era nient’altro di importante se non quell’abbraccio. Tutto il resto passava in secondo piano. Anche il bambino che portava in grembo.
 
Ma in effetti non si era pentita di ciò che aveva fatto quella volta. Aveva risposto positivamente alla sua domanda e poi era tornata, due mesi dopo, a casa con lui. Ci aveva provato a studiare, ma ben presto era tornata a casa. Appena messo piede in terra inglese Keyra aveva fatto una di quelle cose che non si sarebbe mai aspettata di fare. Aveva annunciato lei che era incinta. Con un video, seduta al fianco di Zayn. E quello che era successo dopo, era nulla in confronto a cosa si era immaginata.
Forse, avendo la consapevolezza di avere al suo fianco Zayn, tutto era sembrato semplice.
«Forza, torna a letto.»
«Da sola?»
«Da sola!»
Rispose Zayn, con un sorriso. Si piegò a darle un bacio e la spinse verso casa. «Ci vediamo domani!»
«Sarò quella in bianco!»
Si girò a guardarlo, trovandolo a bocca aperta e gli occhi divertiti.
«Il tuo vestito è bianco?» Domandò incuriosito, facendola ridacchiare con amore.
«Zayn..»
«Cosa..?»
«Ti sembro vergine?»
Chiese, alzando un sopracciglio e indicandosi la pancia. Era risaputo che chi vestiva di bianco al matrimonio significava che era vergine. E lei era tutto, tranne che vergine. Ridacchiando con il suo ragazzo entrò e lo guardò ancora ferma sul ciglio della porta.
«Sei certo al centouno per cento di quello che stai per fare?»
«E tu?»
Chiese, serio.
Se ne andò così, dopo averla raggiunta di nuovo, lasciandola con un leggero bacio sulle labbra. La bocca aspra di quella risposta, ma con un sorriso ebete sulle labbra.
 
 
«Tu Keyra Smith, vuoi prendere in sposa Zain Malik come tuo legittimo sposo?» Il silenzio crollò nella piccola chiesa, mentre lei arricciava le labbra. Zayn si girò a guardarla, e lei, pensierosa, ricambiò lo sguardo. Era panico allo stato puro, constatò. Stava pian piano allargando gli occhi castani, sicuramente pensando che ci stava rimuginando sopra se dire si o no.
Che idiota patentato.
«Si!» Lo sentì lei e lo sentì anche il prete quel sospiro uscire dalle labbra di Zayn, che poi tornò a sorridere come, nell’ultima ora stava facendo. «Lo voglio.»
«Con il potere conferitomi vi dichiaro marito e moglie.»
Keyra si girò a guardarlo e, facendo una smorfia di disgusto – finta come una banconota da una sterlina – si scambiò uno sguardo con Zayn, tutto contento. Non poté tenere per troppo quell’espressione perché l’entusiasmo di Zayn prese anche lei. Era contagioso quel giorno. E come sapeva che il suo cuore stava battendo a mille per averla finalmente come moglie, anche quello di Keyra batteva così forte da farle credere che prima o poi le si sarebbe messo in mano dalla felicità.
«Può baciare la sposa!»
«Con piacere!»
E senza aspettare molto mentre Keyra rideva di gioia a quella risposta, Zayn le si buttò addosso dandole un bacio sotto gli applausi dei suoi parenti e i suoi amici. Niall piangeva come un ragazzino di due anni, con in braccio Vanessa – la sua figlioccia – che batteva le mani, vedendo in diretta la fine della sua favola preferita. Il principe e la principessa che si sposavano.
«Grazie per esaudire ogni mio piccolo stupido capriccio.»
Lo guardò negli occhi, e sorrise con amore. «Non ti ci abituare Malik!»
Oh sì. Si poteva abituare a quelle cose, perché finché era in grado di farlo, avrebbe esaudito ogni stupido capriccio di Zayn. Perché per lei, quel sorriso valeva più di qualsiasi moneta su quel mondo. Perché per lei, far contento quel ragazzo era il suo lavoro per poi essere ripagata con tanto di quell’amore da sentirsi male.
Perché essere amati è bello, non poteva negarlo.
E lì, tra le sue braccia e rossa come una scolaretta vergine, a guardare i loro parenti e amici che battevano le mani felici di quell’unione, pensò ancora ad una cosa.
Era dal primo momento che aveva visto Zayn che alla domanda fatta poco prima dal prete, avrebbe risposto “Si”. Dal primo momento che Zayn l’aveva guardata con i suoi occhioni. Dal momento che l’aveva sfiorata, per la prima volta. Dal momento in cui si era sentita protetta tra le sue braccia. Dal momento in cui, guardando nei suoi occhi castani, si era sentita a casa
 
Note dell'autrice: Per me è difficile mettere la parola fine a questa storia. Mi ha accompagnato per due anni e per due anni ho camminato con voi, innamorandomi capitolo dopo capitolo di questa coppia. Mi è difficile mettere la parola fine, ma ad ogni storia c'è una parola fine e non posso rimandare ancora. E' inevitabile.
Siamo alla fine e non so come voi prenderete questo capitolo. Spero che vi soddisfi, che vi renda il massimo. Spero che non siate rimasti male dalla fine.. scontata che ho dato. Tutti me l'avete chiesta, ma ho cercato comunque di dare un mio tocco al "vissero felici e contenti". 
Seriamente avete pensato che avrei fatto abortire Keyra? Davvero pensavate che Zayn non riuscisse a fermarla? Davvero siete state arrabbiate con Keyra dicendo che era una falsa? Regà, Keyra è innamorata persa di Zayn. Una brava attrice, ma innamorata persa. Incredibile che sono riuscita a farvi pensare che Keyra non fosse davvero innamorata di Zayn e una stronza patentata. AHAHAHH!
Vi ringrazio per aver fatto arrivare fino a qui questa storia. Perché si, è per voi che io l'ho continuata. Mai, ve lo giuro, MAI mi sarei immaginata di scrivere tre storie su questa coppia. Mai mi sarei immaginata di ricevere tanti complimenti. Mai mi sarei immaginata di arrivare all'ultimo capitolo con 700 recensioni. Ricordo ancora quando misi il primo capitolo della prima storia. Avevo il cuore a mille, pensando che avevo paura dei giudizi della gente. Che se non sarebbe piaciuta, l'avrei cancellata. Mi ero ripromessa che anche se fosse piaciuta, non sarei arrivata al punto di dire "sei una figa, cazzo. La tua storia piace. Sei la regina di Efp." No. 
All'ultimo capitolo della terza storia, con due anni di lavoro, sono qui che, ancora, mi batte il cuore come una pazza. Perché non ci credo. Perché è tutto grazie a voi se sono arrivata qui. Non è grazie a me, come molte di voi direbbero. E' grazie a voi se io sono arrivata fino a qui. Perché se fosse stato per me, a metà della prima avrei cancellato tutto. La vergogna e la paura sono cose brutte, per me soprattutto. Grazie a voi, ho potuto conoscere due delle persone a me più care. Nida e Vanessa. Che ringrazio con tutto il mio cuore per avermi sopportato, per aver sopportato i miei scleri sui miei capitoli, per avermi fatto da "beta" sui finali e dirmi se erano banali o no. Credere che siamo diventate amiche grazie a qualcosa scritto da me, ve lo giuro, mi emoziona. Ripensare che voi vi siete avvicinate a me solamente per dirmi quanto vi piaceva la mia storia, per poi creare un'amicizia favolosa insieme, non so davvero che dire. Insieme, noi tre, abbiamo messo pezzo dopo pezzo su una di quelle amicizie che la gente si sogna, davvero. E per questo che ringrazio voi lettrici, perché oltre a sostenere la mia fan fiction, mi avete permesso di conoscere queste due persone (e tante altre ♥) a cui voglio un bene della madonna.
Quindi Grazie, con tutto il mio cuore.
Grazie a chi mi ha seguito dalla prima storia;
Grazie a chi mi ha incoraggiato fino alla fine;
Grazie a chi ha recensito e grazie anche a chi è rimasto in disparte;
Grazie a chi mi ha scritto su twitter o su Fb;
Grazie a chi mi ha reso partecipe dei suoi scleri sui miei capitoli (ogni riferimento a Sabrina e Giorgia è puramente casuale)
Grazie a chi mi ha fatto partecipe di disegni, lavori grafici e foto degli Zayra;
Grazie a chi mi ha accompagnato in questi fantastici due anni.
Grazie a chi mi ha detto che gli Zayra sono la loro OTP preferita;
Grazie a chi mi ha recensito negativamente, perché grazie a loro sono riuscita a rimanere con i piedi per terra. (anche se non credo che sarei cambiata comunque e anche se mi ha fatto male, ma dettagli! Si impara sempre.);
Grazie a quelle 300 e passa persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
Grazie alle mille e passa recensioni in queste tre storie;
Grazie a quelle persone che hanno segnalato la storia agli amministratori per farla finire nelle storie scelte;
Grazie a tutte le persone che continuano ad aggiungere le storie tra le preferite;
Grazie a chi mi ha donato tante emozioni leggendo le vostre recensioni;
Grazie. ♥

Come sto ripetendo negli ultimi capitoli, vi avevo detto che nell'ultimo avevo delle cose da dirvi. Per chi mi ha chiesto ancora storie Zayra (non chiedetemi un'altra trance di questa storia, potrei uccidervi ahahahah) posso annunciarvi che:
- Dopo il 2 agosto (quando ritorno da Taranto dove incontrerò per la seconda volta la mia ciucciacazzi, con la partecipazione di ciucciacazzi n°3) metterò un'altra storia Zayra. Diversa da questa, i personaggi sono sempre loro ma i caratteri cambiano un po'. Sarà ben diversa da questa, quindi vi pregherei di pensarci bene se leggerla o no. Ci saranno argomenti forti, quindi sta a voi decidere.  Se decidete di leggerla, tenete d'occhio il mio profilo. La storia si chiamerà "chi avrebbe potuto amare una bestia...?"
- Sto lavorando ad altre storie tra cui una Niam e una Larry. Non smetterò di scrivere, anyway. Per me è diventato così normale scrivere su questo sito che ormai tutto ciò che scrivo lo posto. Ergo: non vi libererete di me. 
- Inoltre sto scrivendo queste tre storie dal punto di vista di Zayn. Scrivendo l'ultimo capitolo mi sono resa conto che il punto di vista di Zayn è forse migliore di quello di Keyra. Quindi perché non scrivere le storie anche dal suo punto di vista? Ma per questo, prima di postarla, vorrei avere qualche altro capitolo. Ma non vi preoccupate, c'è anche dal punto di vista di Zayn. 
- Vi amo! Non smetterò mai di ripetervelo. Grazie grazie e ancora grazie!
E ve lo dico con le lacrime agli occhi, ok? 
Ciao! E.. Davvero grazie regà. Voi non potete rendervi conto di quanta felicità mi avete dato. 
Me ne vado, prima che piango a dirotto. ♥
Vostra per sempre, 
Marrymezayn. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1274723