Gli intrecci del destino

di A Midsummer Night_s Dream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PREFAZIONE ***
Capitolo 2: *** Prologo ***
Capitolo 3: *** Amnesia ***
Capitolo 4: *** All'ombra del tuo cuore ***
Capitolo 5: *** Il potere di un semplice tocco ***
Capitolo 6: *** Nuova vita ***



Capitolo 1
*** PREFAZIONE ***







Prima di amare, io non ho mai vissuto pienamente.
- Emily Dickinson

 


PREFAZIONE



Creature dall'antico e oscuro potere sono state risvegliate da un lungo sonno.

Ira furibonda invade adesso le membra di coloro che per millenni hanno creato,
cambiato e spezzato il destino di ogni essere umano.

Senza pietà. Nessun rimorso.

Un oltraggio troppo a lungo rimasto impunito, ecco quale grave reato è riuscito
a distoglierle da un attento quanto accurato compito vecchio di millenni.

Solo loro possono manovrare i fili del destino. Loro e nessun'altro!

Una sfida alle Parche in persona è stata lanciata.
Un guanto di sfida che l'antico Oracolo deliziato è pronto a raccogliere.

Giustizia verrà presto fatta. 
 

 
_______________




    Si racconta che le anime gemelle siano coloro destinati a non incontrarsi mai.

A soffrire un’intera vita, nel continuo e disperato peregrinare in un universo infinito, alla ricerca dell’altro.
Ma si racconta anche  che le anime gemelle siano coloro destinati ad incontrarsi, per poi dividersi perché troppo grande è il loro amore.

Per me?

Le anime gemelle sono coloro destinati ad incontrarsi, sempre.

Nel bene o nel male. In una vita o nell’altra.

Il loro è un amore troppo forte, caparbio, inesauribile per potersi perdere nel silenzio delle stelle che lo hanno visto nascere. Tanto potente da sfuggire persino al controllo del suo dio, Eros, e alle potenti creatrici dello stesso fato, le Parche.

Complementari come due parti perfette di una mela tagliata a metà: potranno essere divise, ma saranno pur sempre il frammento nato da una sola cosa, un solo essere.

Ognuna ha la sua anima gemella, da qualche parte nell’universo.

Il mio nome è Dafne, ed io ho già incontrato la mia: Apollo.



















 

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Capitolo 2
*** Prologo ***


 











 

Prologo
 




Fili di ogni lunghezza discendono dalle freddi pareti di un'oscura grotta.
Solo la lieve fiammella di poche candele conferisce a quell’ambiente un fioca luce, un illusione di torpore che si disperde nell’aria non appena gli occhi di un visitatore invisibile, esperto o meno nello scorgere anche il più piccolo particolare, scrutano a fondo ogni singolo angolo di quella caverna.
Tutto, all’interno di essa, sembra sussurrare gelo, ostilità e provocare un profondo timore in chi la osserva.
Un attimo di smarrimento prima che gli occhi si abituino alle tenebre di quel luogo tanto temuto, un sospiro che tremulo fuoriesce dalle labbra e poi eccolo, inatteso quanto previsto, quel brivido di terrore che scorre lungo la schiena, la consapevolezza di non essere soli e lo sguardo che inizia una ricerca frenetica fino a quando, finalmente, scova delle figure.
Circospetto, si posa su di loro.
Le ombre di tre donne dall’anziano aspetto si stagliano lungo le pareti di quell’ambiente, labbra che raggrinzite si muovono, pronunciando suoni in una lingua dal mondo mai conosciuta.
Parole vibranti, striscianti scivolano dalle loro lingue, portano i loro denti a stridere tra di loro prima di fuoriuscire in un roco e basso mormorio, per poi disperdersi nell’aria. Impalpabili, eppur pregne di un grande potere.
All'improvviso, una delle tre donne solleva il braccio, una piccola mano, bianca come il latte, afferra un filo diverso dagli altri, non più grigio o nero e dall’aspetto fragile come il resto, ma rosso, robusto, di cui si riesce a vedere l’inizio, ma non la fine.
Lentamente, lo stringe tra le piccole dita, per poi attorcigliarlo nel suo lungo e scheletrico indice, prima che le sue labbra si pieghino in un ghigno che nulla di buono presagisce, per poi essere imitata dalle altre due misteriose  figure.
Un altro filo, questa volta di un dorato splendente, tanto da sembrare uno dei raggi dello stesso sole, viene accostato al suo fianco.
 
Troppo a lungo senza destino la fanciulla ha vissuto”disse Cloto.

Nessun sospiro di morte ha accarezzato il suo corpo, nessuna lama ha mietuto il suo filo”continuò Lachesi.

E se la morte non potrà cingere la sua anima nel suo freddo abbraccio, sarà la vita a scorrere nelle sue vene, il suo caldo alito ritornerà a generare le sue membra” concluse Atropo.

E il fato proseguirà il suo corso, che in un tempo assai lontano fu interrotto” dissero all’unisono.

Il giudizio era stato dunque deciso, le tre Moire il loro verdetto avevano espresso.




 

 ***




 

              In un luogo della terra, in una regione che nel passato l’antica civiltà greca aveva ospitato, madre natia di miti e leggende, di cui oggi si narrano le grandiose e improbabili avventure di strani personaggi inventate, un soffio di vento solitario si libra nell’aria.
Esso giunge dal regno degli Inferi, temerario sale in superficie e quando la sua carezza lambisce il mondo terreno ecco che il suo alito, caldo e pieno di vita, si avvicina ad un albero vecchio di secoli e dimenticato dagli uomini.
Come un turbine si avventa sui suoi rami d’alloro e parole antiche risuonano nel suo vortice.

 



“Nell’umidore del selvaggio suolo
radiche contorte si fanno piedi
lei sente nuova linfa avvolgere il suo tronco
sale sulle gambe, fino alle cosce
la ruvida scorza pelle ritorna
Si scioglie quel nodo che inviolabile custodiva la sua verginità.
Lei sente.
Lei pulsa.
Lei vive”

 

 
Lei è tornata.
Gli intrecci del destino il loro corso hanno compiuto.

 





 










Note d'autrice:

Non riesco ancora a credere di aver finalmente pubblicato questa storia, mi sembra impossibile!
So che ho delle storie in corso e che dovrei pensare soltanto a quelle, ma... questa storia è in cantiere da così tanto tempo e solamente in questi giorni, dopo più di un anno, ho deciso di riprenderla in mano. Ero così emozionata ed euforica da sembrare quasi la mia prima storia. Il tema della mitologia greca, poi, è una tematica che mi ha sempre appassionata. Per l'Antica Grecia, per la storia dei suoi miti e leggende, ho una predilezione che sfiora quasi l'ossessione. Perciò, per questo e tanti altri motivi, posso dire si sentirmi molto legata a questa storia, di sentirla così... mia, ecco.
Penserete che sia una pazza, lo so, ma non posso farci nulla! Vivo con questa passione fin da bambina, è più forte di me.
  mi  Penserete che sono una pazza, lo so, ma purtroppo non posso farci nulla!, è più forte di me Dunque, ho iniziato a creare quest'idea tempo fa e adesso mi sento finalmente pronta a metterla su e continuarla. Ho aspettato anche troppo. Per quanto riguarda le altre storie, ovviamente, verranno anch'esse continuate, più lentamente magari, ma gli aggiornamenti continueranno! Okay, credo già di avervi rubato abbastanza tempo con i miei sproloqui! Spero che questo piccolo prologo vi sia piaciuto e, ovviamente se vi va, spero di leggere le vostre opinioni al riguardo e cosa ne pensate. Perciò, a voi la parola! Alla prossima, un bacio, A Midsummer Night_s Dream! P.s.: Per la piccola poesia che trovate giù in fondo ho ripreso uno dei versi di Gabriele D'Annunzio in "L'Oleandro" modificandone alcuni tratti.  Okay
 








 

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Capitolo 3
*** Amnesia ***





Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, ci tenevo a ringraziare tutte quelle meravigliose persone che hanno letto la storia inserendola tra le seguite, preferite e ricordate.
Grazie infinite.
Ma un grazie speciale va a coloro che hanno recensito lo scorso capitolo e che ringrazio di cuore per le meravigliose parole e la loro gentilezza.
(Vi risponderò dopo aver postato l'aggiornamento.)
Detto ciò, noi ci leggiamo giù, buona lettura! :*

 

  

Amnesia






 

« Un amore che per poco tempo la luce della vita conobbe, in un passato assai lontano, in modo crudele fu tranciato.
Non per mano del Fato un dramma così crudele avvenne.» raccontò Lachesi.

« Ma adesso un nuovo intreccio il Fato ha tessuto per i due amanti.
Che nessuno mai più, sia Dio sia mortale, osi dividere ciò che il destino ha unito.» annunciò Cloto.

« Un amore assopito vive nel cuore della fanciulla risvegliata, la sua memoria nel corso del tempo nuova vita avrà. Il susseguirsi di nuove civiltà ella rimembra, la loro storia, la loro evoluzione, ma non le sue origini.
Ricordi e antiche passioni dimenticate che soltanto il tocco del suo signore potrà risvegliare.» presagì Atropo.

« Ma fate attenzione, amanti dal Fato prediletti, perché un pericolo per voi assai più grande si staglia all’orizzonte.» dissero all’unisono.



Così le tre Moire tessevano i fili del destino.

Lachesi cantava il passato,

Cloto il presente,

Atropo il futuro.




________________________________________________________



Il passaggio delle nuvole brucia i fulmini
della sera
e accende profili sulle pareti di un vento
che diluisce nell'acqua.
Dall'ombra, lontana,
mi guardi con occhi
che seguono percorsi non raggiunti
dal caso.
Ogni istante, ogni gesto,
ogni fruscio in boschi sonnecchianti –
il percorso d'una foglia che cade a terra,
volubile e danzerina –
si accorda a delle leggi silenti.

Soltanto spezzando il fragile equilibrio,
il disordine di un tempo scostante
e lieve,
sapremo che tutto era appeso,
irrimediabilmente
a un filo troppo sottile per reggerci.

(Teoria del Caos, Lluís Calvo)





              Sulla Terra, nel frattempo, in una piccola città avvolta dall’oscurità della notte, dove gli esseri umani dormivano ignari di quello che a pochi passi da loro si stava svolgendo, una ninfa riassumeva il suo aspetto umano.

La luna, unica testimone di quella notte senza stelle, silenziosa osservava le radici di un vecchio albero lasciare posto a due lunghe e nivee gambe.
Un tronco che veniva sostituito da un armonioso busto, voluttuosi fianchi e lattei seni ripresero la loro forma.
Foglie d’alloro che man mano sparivano, rami che si univano tra di loro dando vita a due grandi fronde che gradualmente la loro scorza perdevano per poi divenire due snelle braccia.

Infine, il volto di una fanciulla apparve tra le tenebre.

Capelli color mogano che come un oscuro mantello ricoprivano la sua candida schiena, incorniciavano un viso che per la sua bellezza la Dea Venere in persona avrebbe fatto tremare d’invidia.
Pelle che immacolata, come la stessa luna che rischiarava quella fredda notte, formava quei tratti angelici, un naso piccolo e graziosamente all’insù e due occhi in cui qualsiasi uomo sarebbe sprofondato al suo solo sguardo.

Blu, come il zaffiro più lucente.

Pozzi di straordinaria bellezza, i suoi, che l’anima di qualunque mortale e Dio avrebbero stregato.
Occhi che in quel momento, smarriti e impauriti, osservavano l’ambiente a lei circostante con profondo timore.

E come richiamato dalla stessa terra, un soffio di vento si levò nell’aria, lieve come una carezza invisibile accarezzò il corpo della fanciulla, di cui nulla nascondeva la sua nudità, e un fremito scosse le sue fragili membra.
Un breve battito di ciglia, un gemito d’angoscia che si disperse nel silenzio, prima che il corpo della ninfa si accasciasse al suolo privo di sensi.

 

Dafne, figlia della Madre Terra e del fiume Peneo, era tornata a vivere.
***
 



***

 
 




Sentivo come se un grosso macigno pesasse sulla mia testa.
Le tempie pulsavano dolorose, la presenza invisibile di un martellio incessante e rumoroso che non mi dava tregua.

Che diavolo è successo?

Sentii le mie labbra piegarsi una smorfia indispettita, prima che il mio corpo percepisse ciò che la mia mente non aveva ancora registrato.
Un tocco.
Il tocco di un uomo, per la precisione.
La carezza di una mano che, delicata come le ali di una farfalla, sfiorava il mio volto, le mie labbra, i miei occhi ancora chiusi per poi proseguire il suo percorso giù, lungo i miei capelli.
Sentii ogni singolo nervo del mio corpo tendersi, i muscoli irrigidirsi sotto quel tocco indesiderato.

Chi osava prendersi una tale confidenza?

Aprii gli occhi di scatto e con un balzo mi allontanai da quella figura a me ancora sconosciuta, ignorando la fitta di dolore alla testa e la vertigine che mi colpì all’istante a causa del brusco movimento.
Le mie ginocchia si piegarono sotto il peso di un capogiro, strinsi i denti, maledicendo chiunque fosse il colpevole di quel mio malessere.
Maledizione che pensai di aver espresso mentalmente, ma dovetti ricredermi quanto sentii una risata divertita giungere alle mie orecchie.

Lentamente, con un lungo respiro tornai ad assumere una posizione eretta, lanciando uno sguardo di fuoco all’idiota di fronte a me.
Cosa che non fece altro che aumentare il divertimento di quel tizio, visto che riprese a sghignazzare, e un comportamento il suo, invece, che non fece altro che aumentare il mio nervosismo.
“Si può sapere cosa cazzo hai da ridere, idiota?” esplosi alla fine, facendo aumentare così il martellio nella mia testa che riprese più forte.

Che tu sia maledetto!

Alle mie parole, lo sconosciuto gettò la testa all’indietro per poi esplodere in una sonora risata.

Calma. Prendi tre lunghi respiri, poi vai e spacca la faccia a quell’idiota!

Il ragazzo dovette accorgersi del mio sguardo omicida e pian piano smise di ridere, nonostante ciò il suo petto continuò a tremare nel vano tentativo di trattenere un nuovo attacco di risa e gli angoli della sua bocca rimasero fastidiosamente piegati all’insù.

“Calma, dolcezza, ritira gli artigli!”

Nell’udire il suono di quel nomignolo, mi morsi la lingua pur di impedire a degli epiteti poco adatti ad una donna di uscire dalle mie labbra e riversarsi su di lui come un fiume in piena.

Non agitarti. Respira. Brava, così.

Senza dire una sola parola, lasciai scorrere il mio sguardo sul suo volto.
I suo tratti erano armoniosi, capelli biondi coprivano la sua nuca, mentre il ciuffo era tirato all’insù. La linea della sua mascella era definita, seppure il suo volto nel complesso mantenesse un’aria infantile. Le sue labbra erano piccole, rosee e a forma di cuore.
Poteva avere venti, massimo venticinque anni.
I suoi occhi erano di un blu intenso, lucente e che in quel momento brillavano di una luce divertita causata da quel mio attento esame.
Incurante del suo divertimento, continuai la mia ispezione sul resto del suo corpo, cosa di cui mi pentii all’istante quando sentii una vampata di rossore salire sulle mie guance.

Era a petto nudo!

“Ma… ma che diavolo fai? Perché non indossi una maglietta?!” gracchiai stridula e piena di vergogna, mentre spostavo il mio sguardo imbarazzato altrove.

Però, devo ammettere che per essere idiota è un bel esemplare di idiota! La linea perfetta dei suoi addominali, i fianchi stretti e quella piccola… basta!
Ma che pensieri mi passano per la testa? Devo smetterla, subito!

A causa di quei pensieri per nulla casti, sentii il rossore sulle mia guance aumentare, ma per fortuna il ragazzo iniziò a parlare mettendo così fine ai miei vaneggiamenti.

“Forse perché mentre passeggiavo nel bosco, una giovane fanciulla nuda e svenuta ha attirato la mia attenzione e, visto che nessun indumento copriva le sue forme perfette, ho deciso di farle indossare la mia camicia, ma se per te questo è un problema posso anche riprendermela!” affermò con un sorriso malizioso e avvicinandosi a me.
Spalancai le labbra stupita alle sue parole, i miei occhi corsero immediatamente alla stoffa colorata che a stento, effettivamente, copriva la mia nudità. Sentii una nuova vampata di calore infiammare il mio volto e tremante feci alcuni passi indietro mentre lui avanzava sempre più.

“Fermati! Non ho detto questo, non sapevo neanche di indossarla io, la tua camicia!” Urlai paonazza in viso, sentivo il cuore battere tanto forte da temere quasi che a breve sarebbe uscito dal mio petto, mentre l’idiota scoppiava in una nuova risata divertita. Maledetto! “Piuttosto, posso sapere chi diavolo sei?”

La sua risata man mano si spense, un espressione di stupore attraversò il suo volto, per poi essere subito mascherata da una di finto dolore. “Ma come, mio amore? Non ti ricordi di me, del tuo unico ed eterno amore? Così ferisci i miei sentimenti, ma soprattutto il mio povero cuore!”

“Non scherzare!” sibilai irritata, mentre l’istinto di prenderlo a pugni diventava sempre più forte.

Stai rischiando parecchio, idiota, fai attenzione.

“Ok ok calma, cercavo soltanto di stemperare un po’ la tensione! Tu, piuttosto, mi dici come sei finta in questo bosco, di notte, priva di sensi e senza nulla che ti coprisse addosso?”

Aprii la bocca per rispondere, ma alcun suono uscì da essa.
“Io… io non ricordo, mi dispiace…” farfugliai alla fine a disagio, mentre sentivo uno strana sensazione di gelo avvolgere il mio corpo.
Vidi il ragazzo aggrottare la fronte dubbioso, i suoi occhi scrutarmi intensamente, ormai ogni forma di divertimento era sparita dal suo volto.

“Non ricordi nulla, davvero?”

“Io… non lo so.” Il mio fu un piccolo e basso mormorio, che a stento io stessa riuscii a sentire, ma poco m’importava.

Che cosa mi stava accadendo? Perché non riuscivo a ricordare come fossi arrivata in quel bosco?

“Neanche il tuo nome?” continuò lui avvicinandosi di qualche passo.

Tremante, portai le mani alle tempie, strinsi i miei capelli scuotendo la testa pur di ricordare qualcosa.
Qualunque cosa!
Ma vedevo buio, buio soltanto buio! Ecco cosa circondava la mia mente!

Sentii il mio respiro accelerare, diventare ansante, mentre sentivo i miei occhi riempirsi di lacrime e un profondo timore scuotere il mio petto.
Ma poi, nel nulla, in quella fitta nebbia che avvolgeva i miei ricordi, un nome mi venne sussurrato.

Dafne.

“Dafne. Credo che il mio nome sia Dafne…” dissi con un singhiozzo.

Paura. Iniziai ad avere paura.

Treamai quando sentii quel sentimento invadere ogni singola cellula del mio corpo.

“Nient’altro?”

“No…”

Poi bastò una parola, soltanto una parola e quelle lacrime che avevo cercato tanto di trattenere esplosero insieme ai singhiozzi disperati che iniziarono a scuotere il mio petto con violenza, infrangendo ogni mia piccola speranza.

Amnesia…”

Una parola, e ogni cosa intorno a me perse consistenza.

Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.

Lieve, leggero eppure distruttivo.

Un caos che potrebbe essere generato in qualsiasi angolo del mondo, in qualsiasi spazio del tempo senza però sapere l’esatta ora del suo inizio né quella della sua fine.
Elementi che, apparentemente insignificanti, sono in grado, scontrandosi e interagendo tra di loro, di propagarsi e ampliarsi provocando effetti catastrofici.

Un giardino, per esempio.

Se non più curato perderebbe tutta la sua bellezza. Le piante seccherebbero, i fiori appassirebbero per poi, in breve tempo, morire. Tutto verrebbe corroso dagli eventi naturali, dal tempo che incessante divorerebbe tutto al suo passaggio.

Un azione, quindi, che porterebbe ad un’inevitabile conseguenza catastrofica.

Allo stesso modo, può una semplice parola avere una tale forza distruttiva?

Amnesia.

“Hai perso la memoria…” Un sussurro che penetrò in quello scudo invisibile che sembrava avermi avvolta, una fortezza che sembrava volermi estraniare dal mondo, preservarmi da una sofferenza che presto sarebbe arrivata.

E che, come previsto, non tardò ad arrivare.

Letale. Distruttiva.

“No. No. NO!” Il mio fu un urlo disperato che si perse nella notte, ogni cosa intorno a me tacque, mentre le lacrime continuavano incessanti a scendere sul mio volto.“Non può essere. Non posso non ricordare, non posso…”

E all’improvviso, è come se un peso invisibile ti togliesse il fiato.
Maligno, opprime il tuo petto come un macigno che sembra non voler andare via, anzi cresce, sempre più, fino a soffocarti, riempirti di un dolore che non vorresti provare.

Ma è tutto un’illusione, perché ciò che senti dentro è il nulla.
Un vuoto che ti avvolge l’anima, centimetro dopo centimetro, così come il gelo che sembra impossessarsi del tuo corpo. La tua mente è avvolta da una nebbia fitta che, nonostante tu ti sforza, non ti permette di ricordare.

“Chi sono io?” un sussurro a fior di labbra, il mio.

Nessun ricordo.
Nessuna identità.
Nessuna appartenenza.

Immobile, avvertii i miei sensi annebbiarsi, la mia vista sfocarsi a causa delle lacrime, mentre come spettatrice esterna, osservavo il mio corpo accasciarsi, le ginocchia cedere sotto un peso invisibile troppo grande da sopportare.
Ma quell’impatto tanto atteso con il ruvido terreno non arrivò, sentii due forti braccia avvolgere quel corpo, in quel momento, a me estraneo, mentre gocce salate continuavano a solcare il mio volto.

Chi sono io…”

Nessun ricordo.
Nessuna identità.
Nessuna appartenenza.

“Lo scopriremo, stai tranquilla.”

Sentii la voce di quel ragazzo sconosciuto arrivare in un mormorio lontano, la presa intorno ai miei fianchi farsi più salda, mentre una strana sensazione di disagio invadeva il mio corpo.

Non fidarti di lui.

Dimenai la testa, ignorando quella piccola parte del mio inconscio che, in qualche modo, continuava sussurrarmi di non fidarmi, di correre via, lontano da lui.

Ma perché scappare? Cosa avevo ormai da perdere?

Non avevo più una vita, una casa, un’identità e quel ragazzo sembrava l’unico porto sicuro in cui rifugiarsi, a cui aggrapparsi per non cadere e magari un aiuto per riuscire a scoprire qualcosa del mio passato.
Uno sconosciuto, sì, ma che avevo la sensazione di aver già conosciuto in qualche modo.

Basta pensare, sono così stanca.

Scacciai via ogni pensiero, con un sospiro tremulo appoggiai il capo sulla spalla del ragazzo, mi affidai a lui chiudendo gli occhi e lasciando che fosse il suo corpo a guidarmi verso una meta a me ignota.

Non fidarti di lui, è cattivo.
Ti farà del male.




            Intanto, complice il buio della notte, un espressione di trionfo piegò i tratti di un viso dalle fattezze ancora fanciullesche, la sua chioma dorata illuminata dalla luna risplendette, donando così al ragazzo un aspetto quasi etereo.
Una maschera destinata ad infrangersi al suolo quando due grandi occhi blu si tinsero di una malvagia luce e la sua vera natura venne svelata da un ghigno grottesco che piegò quelle labbra a forma di cuore.

Il volto di un mostro che orchestrava le sue nuove mosse, il suo.

Una fanciulla che, tra le sue braccia, ignara si affidava alle sue grandi fauci.














Note d'autrice:

Buon pomeriggio ragazze, eccomi qui, a poca distanza dalla pubblicazione del prologo di questa storia, a postare il primo aggiornamento de “Gli intrecci del destino”.
Come avrete notato, in questo primo capitolo è stata introdotta la protagonista femminile di questa storia: Dafne.
Dunque, cosa ne pensate? Vi piace questa ragazza dal carattere, come dire, un po’ esplosivo? Io l’adoro!
E della misteriosa figura ancora senza nome, cosa mi dite? Qualche prima impressione su di lui?
Purtroppo, adesso devo scappare, ma noi ci sentiamo presto col prossimo aggiornamento che sarà invece incentrato su un nuovo personaggio, Apollo.
Detto ciò, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e di sapere cosa ne pensate.
Alla prossima, A Midsummer Night_s Dream!

 

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Capitolo 4
*** All'ombra del tuo cuore ***




Come sempre, ci tengo a ringraziare le fantastiche persone che recensiscono questa storia e che continuano a inserirla tra le seguire, preferite e ricordate.
Grazie di cuore.
Detto ciò, vi lascio alla lettura del nuovo aggiornamento sperando che vi piaccia, anche se a me non convince molto,
ma forse sarà soltanto una mia piccola impressione (me lo auguro!). Dunque, buona lettura a tutte voi! :*
P.s.: Vi conisglio di ascoltare questa canzone come sottofondo mentre leggete perchè è proprio questa che mi ha ispirata mentre scrivevo il capitolo.
http://www.youtube.com/watch?v=tfBY96qxVRQ

(Cosmic Love, Florence and the Machine.) )))




A
LL’OMBRA DEL TUO CUORE




« The stars, the moon, they have all been blown out
You left me in the dark
No dawn, no day, I’m always in this twilight
In the shadow of your heart.
»
Cosmic Love, Florence and the Machine.







« Se devi scegliere tra la testa e il cuore, scegli il cuore, perché tutti i valori più belli della vita appartengono al cuore.
La testa è un ottimo meccanico, un tecnico, ma non si può vivere una vita felice facendo solo il meccanico, il tecnico, lo scienziato.
La testa non è capace di gioia, beatitudine, di silenzio, di innocenza, di bellezza, d'amore, di tutto ciò che arricchisce la vita: è il cuore ad avere questa capacità.»

Osho





 






            Sdraiato sulla morbida erba, guardai quell’immensa distesa azzurra sopra di me sovrastarmi.
Chiusi gli occhi completamente rilassato, godendomi quegli attimi di pura tranquillità.
Ma come sempre la mia mente fu ben presto affollata da pensieri che, inarrestabili, scorrevano come un fiume in piena, mentre il dolce canto delle Muse a me vicine li accompagnava.
Era incredibile pensare quanto, a volte, l’eternità potesse sembrare lunga.

Il corso di un tempo che, quando hai a disposizione una vita immortale, sembra non avere mai un inizio né una fine.
Battiti, i suoi, scanditi in maniera uguale, ripetitiva e mai diversa.
Eppure il tempo scorre, sempre.
Ingordo e inesorabile passa, muta ogni cosa al suo passaggio, la trasforma per poi distruggerla.
Ciò che cambia è la percezione della persona che lo osserva.

Perché il tempo scorre anche quando sembra impossibile.

Anche quando ogni suo più piccolo rintocco fa male, ricordandoti ciò che un tempo era tuo e adesso non più.

Ancora una volta lasciai che i miei pensieri corressero a briglia sciolta, si susseguissero, attorcigliandosi infine sempre attorno a quell’immenso e unico chiodo fisso, annodandosi confusamente, creando così una matassa ingarbugliata.

Lei.

Era incredibile come a distanza di tanto tempo, il suo ricordo occupasse ancora la mia mente.
S’impadronisse dei miei pensieri, senza che io potessi evitarlo.

Un dolce dolore di cui non riuscivo a liberarmi.

Eppure molte donne avevano scaldato le mie notti dopo la sua scomparsa. Umane, ninfe non avevano fatto alcuna differenza, qualunque donna per me era sempre andata bene.

Ma nessuna era stata lei.

Sentii una mano posarsi sulla mia spalla, risvegliarmi dai miei torbidi pensieri e non vi fu bisogno che io mi voltassi per scoprire a chi appartenesse.

“Sorella.”

“Fratello.” Rispose lei con un sorriso dolce sulle labbra, prendendo posto accanto a me. “Come stai?”

Mi voltai a guardare il suo volto così simile al mio.
Artemide.
Ne osservai i capelli biondi che, in morbide onde, scendevano lungo le sue spalle, fino alla vita.
I tratti del volto dolci, le labbra piegate in un sorriso affettuoso e gli occhi pieni d’amore.
Una bellezza divina, la sua.
Pura. Innocente.
Così diversa da lei.

Voltai la testa di scatto per nasconderle il dolore che sentii attraversare i miei occhi, mentre con un sorriso forzato rispondevo alla sua domanda. “Bene. Sto bene. Non ho nessun motivo per stare diversamente.”

“Apollo, sempre così razionale, mite, freddo nella sua logica perfetta. Fratello, quando imparerai che a me non potrai mai mentire?”

Alle sue parole cercai di nascondere un sorriso divertito, mantenendo la mia solita maschera imperturbabile. “Cara, carissima sorella, tu quando capirai, invece, che non potrei mai mentire al sangue del mio stesso sangue?” affermai con un sorriso candido, voltandomi verso di lei in tempo per vedere il suo volto alzarsi verso il cielo e scoppiare in una sonora risata divertita.

“Eccolo il mio vero Apollo.” sussurrò dolce, accarezzando i miei capelli teneramente.

Una confidenza che permettevo soltanto a lei.

Una debolezza che mi permettevo di mostrare soltanto a lei.

“Pensi ancora alla ninfa?”

“No.” La mia risposta arrivò secca, fredda, ancor prima che le sue labbra finissero di pronunciare quella domanda.

Vidi la donna accanto a me alzare gli occhi al cielo, mentre con una smorfia indispettita iniziava a scimmiottarmi. “No, certo che no! Sono il Dio della razionalità, io! Ti sembra mai che potrei soffrire per una donna che ha preso il mio cuore per poi gettarlo via come nulla fosse?! No!”

Alle sue parole sentii la mia mascella irrigidirsi, il mio sguardo farsi di ghiaccio mentre, allo stesso modo, vidi gli occhi di Artemide iniziare a scurirsi a causa della rabbia, la sua snella figura alzarsi fulminea e sovrastarmi. “Basta mentire, Apollo, basta! Potrai anche essere un Dio, ma questo non ti impedisce di provare dei sentimenti! Di amare, odiare, provare dolore! Credi che non me ne accorga, io? Sei mio fratello, maledizione! Perché non ti confidi con me?” e a quelle parole vidi i suoi occhi divenire lucidi e una piccola lacrima scivolare sulla sua gota arrossata a causa della collera. ”Da quando lei è sparita dalla tua vita sei diventato l’ombra di te stesso. Così cinico, freddo, razionale! Ed io non riesco più a sopportarlo! Perché ti comporti così? Perché soffri per una donna che non ti amava? Che non ha esitato ad abbandonarti dopo che tu gli hai donato il tuo amore?”

“Basta così, Artemide” l’avvisai gelido, mentre sentivo una vampata di rabbia attraversare il mio corpo, ma che, dopo un lungo respiro, non faticai a tenere a bada. “Basta.”

Stai oltrepassando un limite che non ti è consentito, sorella.

“Al diavolo tu e le tue minacce, fratello!” riprese lei ancora più furiosa di prima, nonostante il mio avvertimento. “Perché continui a fuggire dalla verità? Perché per una buona volta non smetti di mentire alle persone a te vicine, a te stesso, ammettendo che quella donna non ti ha mai amato, ma che si è soltanto presa gioco dei tuoi sentimenti?”

“ADESSO BASTA!” tuonai con occhi pieni di ira, alzandomi e sovrastandola con la mia mole. Sentii il mio corpo venire scosso da violenti tremiti e i suoi occhi spalancarsi impauriti. Mai mi ero rivoto a lei con un tale tono, ma il dolore che mi avevano causato le sue parole era talmente forte da sovrastare qualunque pensiero. Ogni razionalità. “Tu non sai niente di lei, niente! Non osare parlare di ciò che non ti è concesso, Artemide! E poi come puoi tu parlare dell’amore quando hai ucciso uomini che hanno soltanto avuto la sfortuna di posare il loro sguardo su di te?” sussurrai sferzante, senza riuscire più a controllare il flusso delle mie parole. La mia mentre era completamente annebbiata dal dolore. “Odi così tanto il genere maschile, eppure ogni notte ti rechi nella caverna del monte Latmo a osservare un uomo che mai più aprirà i suoi occhi e potrà vederti. Povera la mia sorella prediletta, innamorata di un ragazzo che non potrà mai ricambiare il suo eterno amore.”
Parole pronunciate con rabbia e dolore, le mie, ma di cui mi pentii all’istante quando la razionalità tornò a rischiarare la mia mente e vidi il suo volto piegarsi in un espressione di puro dolore e i suoi occhi guardarmi disperati.

“ Come puoi farmi questo, Apollo? Dopo che io mi sono confidata con te,fidata di te…” un mormorio pieno d‘angoscia, il suo, che strinse il mio cuore in una morsa dolorosa.

Che cosa ho fatto?

La vidi voltarsi velocemente, mentre dai suoi occhi una lacrima invisibile nasceva per poi proseguire il suo percorso lungo la sua candida guancia.

Che cosa ho fatto?

“Artemide, no!” ma il mio fu un urlo che si perse nell’aria, perché la sua figura era già scomparsa prima che le mie parole la raggiungessero.

Presi la mia testa tra le mani angosciato, stringendo i miei capelli fino a sentirne dolore.

Che cosa avevo fatto? Come avevo potuto rivolgere delle parole così maligne a mia sorella, colei che sapevo sempre di trovare al mio fianco, che mi amava e che provava un dolore così simile al mio a causa di un amore maledetto?

Sono soltanto un mostro.

Strinsi ancora più forte la presa sui miei capelli, mentre sentivo un dolore acuto scuotere il mio petto.

Che tu sia maledetta, Dafne! E’tutta colpa tua quello che sono diventato!

Perché continui ancora a tormentarmi con il tuo ricordo?

Perché nessuna donna, dopo te, è riuscita ad arrivare al mio cuore?

Ho provato a cancellare il tuo tocco dal mio corpo.

Il tuo profumo dai miei polmoni.

Il dolce calore delle tue labbra sulle mie.

Ho provato. Ho provato ed ho fallito.

Io. Il Dio della razionalità soggiogato da un sentimento più forte della ragione stessa: dall’amore.

Un amore che hai scelto di rinnegare, fuggendo da me, da noi.

Un attimo. E’ bastato un solo attimo di lontananza per far vacillare ogni tua certezza e arrivare ad una scelta tanto estrema?
Ti avevo donato il mio amore, un cuore che non hai esitato a calpestare.

E per me non c’è stata più luce, solo oscurità.

Nessun sentimento, solo freddezza e ragione.

Mai più ho permesso al mio cuore di prevalere sulla ragione.

Mi hai lasciato al buio.

All’ombra del tuo cuore.

“Non disperatevi tanto, mio signore.”
Una voce soave arrivò all’improvviso, mi destò da miei pensieri, mentre con sguardo annebbiato dal dolore osservavo la Musa che aveva parlato scostarsi dalle sorelle, e a passi di danza dirigersi verso di me.

I capelli dorati le circondavano il volto, mentre i suoi occhi cristallini si posavano su di me sorridenti.

Clio.
Figlia della Mnemosine, dea della potenza e della memoria.

Inerme, la osservai raggiungermi e con stupore sentii le sue esili braccia avvolgere il mio corpo, stringendomi a sé, mentre parole per me senza alcun significato risuonavano nelle mie orecchie.

“Non temere, Dio del Sole.

Tanta angoscia non aiuterà ad alleviare la tua pena.

Riporta la tua luce al suo vecchio splendore,

riscalda la sua anima col tuo antico ardore

ed ella la sua vita rimembrerà, sotto il tocco del tuo passionale amore.” 









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Capitolo 5
*** Il potere di un semplice tocco ***





Mi scuso, con tutti coloro che seguono questa storia, per l'enorme ritardo con cui posto questo aggiornamento.
Purtroppo l'università, quindi lo sudio, mi portano via gran parte del mio tempo e dedicarmi alla scrittura sembra quasi essere diventato impossibile.
Nonostante ciò, ringrazio di vero cuore chi continua a seguirmi e recensire ogni capitolo.
Il vostro sostegno è per me davvero di gran conforto!
Detto ciò, non mi resta che lasciarvi al capitolo, augurandovi buona lettura.

 

I
l potere di un semplice tocco

 







Dei ringhi rabbiosi, che di umano ben poco possedevano, proruppero dalle profondità degli Inferi.

Tre figure incappucciate, di cui neppure il volto cinereo -e al momento piegato in un’espressione feroce- poteva essere visto, attraverso grandi falcate si muovevano in tondo con scatti nervosi.

 “Quell’inietto, coma osa sfidare il nostro volere! Noi siamo le Parche, soltanto uno stolto provocherebbe la nostra ira!” Furibonda, Cloto cessò il suo pellegrinare all’interno della caverna, subito imitata alle due sorelle che, l’una accanto all’altra, si posero dinanzi a lei.

“Siamo state troppo indulgenti in passato, e questo ne è la prova! Quel Dio osa prendersi beffe di noi, con le sue azioni!” disse Lachesi, gettando con stizza il cappuccio oltre le esili spalle, e rivelando così due iride argentee brillanti di sdegno.

“E’ vero, sorella.” continuò Atropo, scoprendo anche ella il volto e rivelando così due fredde iridi nere, tanto intense quanto vacue da non poter essere neanche scisse dalla pupilla. “Siamo temute da ogni creatura vivente, persino il potente dio dell’Olimpo si guarda bene dall’arrecarci ogni possibile offesa, evitando così d’incappare in una nostra vendetta.”

Cloto annuì mestamente alle parole delle sue sorelle, lasciò scivolare anch’ella il pesante strato di stoffa che celava il suo volto raggrinzito, rivelando così due iridi color ambra splendente e labbra esangui che, in quel preciso istante, si piegarono in una linea grottesca. “E’ tempo che le tre signore del destino dimostrino ancora una volta che nessuno può sfuggire al loro volere. Nessuno.”

E l’improvvisa risata maligna delle tre donne, all’unisono si diffuse nei meandri più bui degli Inferi, giungendo persino alle orecchie del suo signore, Ade, e facendo drizzar i peli della nuca ad ogni anima in pena relegata in quel luogo di sofferenza eterna.

“Il tempo dei due amanti sfortunati è ormai giunto.” Iniziò a predire Lachesi. “Così ordino.”

Un filo rosso venne steso nell’oscurità.

“Che il dio riporti alla luce ogni suo tocco perduto.” Continuò la sorella Cloto. “Così dico.”

Un filo dorato accostato al suo fianco fu.

“Così che la giovane ninfa possa presto invocare con grande ardore il suo aiuto.” Terminò Atropo. “Così sarà.”

Una nuova unione fu fatta. Un nuovo intreccio fu tessuto.

Le tre voci dell’antico e potente Oracolo si unirono, l‘avvertimento di coloro che non avrebbero più concesso nessuna indulgenza.



 

 “Essere mortale nell’aspetto, nessuna azione sfugge al nostro cospetto.
Essere immortale nella natura, nessuna tua arma potrà più tranciare la nostra tessitura.”

_______________________________________________________________

 
 


Negli occhi nasce amore.
Da uno sguardo zampilla,
e s'alimenta e brilla
di vivo splendore.
E come è nato muore.
Langue nella pupilla,
si spegne in una stilla
di pianto, e buio è il cuore.

-William Shakespeare-

 

 
 
 



Mi portai una mano alla tempia, gemendo per il dolore.

Ero svenuta. Un’altra volta.

“Questo non va bene. Non va affatto bene…” mormorai stizzita, mentre con fatica aprivo gli occhi. Ma fui costretta a richiuderli immediatamente e a gemere di nuovo, a causa dell’intensa luce.

Dove mi trovavo questa volta?

Tentai di aprire di nuovo gli occhi strizzandoli, cercando di far sparire quelle fastidiose palline nere dal mio campo visivo.

Con non poca fatica, riuscii contemporaneamente ad alzarmi e a pormi seduta sulla superficie morbida su cui mi trovavo: un divano.
Quando i miei occhi riuscirono ad adeguarsi alla luce presente nella stanza, iniziai ad analizzare ogni più piccolo particolare.

Bene, almeno questa volta non mi trovavo dispersa in una foresta, ma bensì in quello che sembrava essere un accogliente appartamento.

Osservai assorta i colori dai toni cadi di quell’ambiente a me estraneo: le pareti rosse, i divani bianchi con sopra cuscini dai colori più vari, dal giallo, al verde, al blu intenso.
Be’, se era vero che i colori rispecchiassero l’anima di chi appartenevano, questa persona aveva davvero una personalità esplosiva!
 
“Finalmente ti sei svegliata, dormigliona!”

Una voce, sfortunatamente ormai ben nota, mi risvegliò all’improvviso dalla mia attenta analisi, facendomi così sobbalzare. “Tu devi sempre spuntare così di soppiatto, idiota?!” ringhiai fra i denti, voltando la testa di scatto verso Lorenzo e causandomi per questo un doloroso capogiro. “Ahi! Che tu sia maledetto!”

“Bambolina, sei così dolce con tutti oppure offri questo trattamento così speciale soltanto a me?” disse lui con tono pieno di sarcasmo, sbattendo le ciglia e portandosi con fare teatrale una mano al cuore.

“Idiota!” ribadii per l’ennesima volta, eppure questa volta non riuscii a trattenere un sorriso divertito.

“Ah, beccata! Ti ho appena vista sorridere!”

“Non è vero!”

“Sì, che è vero, e sai che sei molto più bella quanto lo fai rispetto a quando tieni quell’adorabile broncio?” I suoi intensi occhi blu si specchiarono nei miei, guardandomi con un’intensità tale da farmi bloccare il respiro in gola. “Dico sul serio.”

Abbassai lo sguardo imbarazzata, portando una ciocca dei miei capelli corvini dietro l’orecchio destro. “Ehm… grazie.”

Sentii la sua risata divertita causata dalla mia reazione, e non potei che maledirmi mentalmente mentre sentivo un gran calore invadere le mie guance.
“Dove mi trovo?” Domandai velocemente, cercando di mascherare così il mio imbarazzo, tornando di nuovo a osservare curiosa l’ambiente a me circostante.

“Sei a casa mia, bambolina.” rispose, rivolgendomi inaspettatamente un sorriso imbarazzato, mentre infilando le mani nelle tasche anteriori dei jeans iniziava a dondolarsi da un piede all’altro a disagio.

“Complimenti, hai davvero una bellissima casa e dei gusti abbastanza… wow!”  mormorai sincera e poi incredula, quando notai appeso alla parete un bellissimo quadro.

“Cosa?”

Su uno sfondo completamente immerso nel verde e un cielo di un azzurro splendente, vi era raffigurata l'immagine di una bellissima fanciulla che, con un sorriso di pura estasi, stava aggrappata all’uomo su cui era distesa.

Lei era bellissima, con i suoi capelli dorati e le labbra a cuore rosse e piene, ma l’uomo era qualcosa di divino.

Appoggiato con la schiena al tronco di un albero, una mano accarezzava il capo di quella che sembra essere la sua amata, mentre con un sorriso sereno le rivolgeva uno sguardo traboccante d’amore e adorazione. “E’ bellissimo.” mormorai incantata, perdendomi nella bellezza, ma soprattutto nelle sensazioni che quel semplice dipinto riusciva a trasmettere.
L’amore, la passione, la devozione sembravano invadere il cuore di colui che posava il proprio sguardo sulla giovane coppia innamorata.

“Già, bellissimo…” Fu il tono pieno di tristezza di Lorenzo a distogliermi da quella meraviglia, e per l’ennesima volta nell’arco di pochi minuti mi stupii nel vedere il viso contratto del ragazzo di fronte a me.

Osservava il dipinto con espressione assorta, la fronte corrucciata e le labbra serrate mentre con sguardo indecifrabile ammirava la coppia che sembrava aver riportato a galla un doloroso ricordo.

“Lorenzo?” chiamai esitante, cercando di attirare la sua attenzione.

Sbatté le palpebre un paio di volte, prima di tornare a me con il solito sorriso sfacciato sulle labbra, come se nulla fosse accaduto. “Credo tu abbia bisogno di una doccia e abiti nuovi, nonostante la mia camicia ti stia un vero incanto e le tue gambe nude siano una vera goduria per i miei occhi!”

“Idiota!” urlai paonazza in viso, brandendo un cuscino in mano e lanciandolo con tutta forza verso il troglodita. “Imbecille, pervertito che non sei altro!”

Con scatto felino riuscì a evitare il povero oggetto inanimato, prorompendo subito in una fragorosa risata divertita. “Dai, Dafne, scherzavo!” disse rifugiandosi dietro una parete che divideva il soggiorno dal corridoio. “Il bagno è pronto. Dentro troverai tutto il necessario, spero d’aver indovinato le misure, ma credo d’averlo fatto visto che ciò che indossi cela ben poco alla mia vista!”

“Giuro che appena ti prendo ti ammazzo!” urlai inviperita, alzando un pugno al cielo e sbattendo i piedi a terra come una bambina capricciosa.

“In fondo al corridoio, seconda porta a sinistra!” Urlò in risposta, continuando poi a sghignazzare  in un angolo remoto della casa.

“Che tu sia maledetto, di nuovo!”







 
 
Sfortunatamente, dovetti ammettere che Lorenzo aveva avuto davvero buon occhio, perché tutto era stato semplicemente perfetto.
Dall’intimo, ai jeans, alla camicia celeste fino alle converse dello stesso colore!

Ma ecco che quando si parla del diavolo…
“Sapevo d’aver scelto bene!” mormorò in tono soddisfatto non appena misi piede fuori dal bagno, squadrandomi con approvazione dalla testa ai piedi, e annuendo.

Lisciai per l’ultima volta i miei capelli, sistemandoli al di là delle mie spalle, lasciando così che i boccoli sulle punte sfiorassero i miei fianchi in una morbida carezza.
“Vuoi per caso un applauso?”

“No, ma un bacio come ringraziamento sarebbe più che sufficiente!” rispose ironico, inarcando un sopracciglio divertito.

Stavo quasi per rispondere con il solito idiota quando un’idea ben più intrigante si fece largo nella mia mente, facendomi ghignare.

“Quel sorrisino non promette nulla di buono, no!”

“Hai ragione, Lorenzo.” risposi con voce dolce, sorridendo gentile, mentre mi avvicinavo a lui. “Hai fatto così tanto per me che un bacio mi sembra il minimo che io possa darti come ringraziamento.”

La sua espressione incredula, la bocca letteralmente aperta e il pomo d’Adamo che scendeva in continuazione su e giù, per poco non mi fecero scoppiare in una fragorosa ristata proprio di fronte alla sua faccia!

Facendo finta di nulla, lentamente giunsi dinanzi a lui, mi alzai leggermente sulle punte, accostando così il mio volto al suo. Avvicinai le mie labbra a quelle di Lorenzo, e quando lo vidi socchiudere gli occhi e propendersi verso di me, velocemente cambiai direzione, poggiando le mie labbra con un rumoroso schiocco all’angolo delle sue, per poi allontanarmi di scatto tenendomi la pancia dolorante mentre ridevo a crepapelle di fronte alla sua espressione delusa e contrariata.

“Sei una vera serpe!”

“Meglio serpe che idiota!”

“Inutile, non sei proprio cambiata…” disse in un sussurro, e con un mezzo sorriso divertito, ma non così piano da non essere sentito.

“Cos’hai detto?” dissi smettendo all’istante di ridere, guardandolo circospetto. Cosa significava quella sua frase? Aveva detto di non conoscermi, eppure…

“Niente, lascia perdere!” disse sgranando gli occhi ed impallidendo, prima di afferrarmi per un braccio e trascinarmi letteralmente fuori casa. “Ho un’intera città da mostrarti!”
 
 







“Questo posto è semplicemente stupendo.” mormorai estasiata, appoggiandomi al parapetto dell’antico ponte.

“Sapevo che Venezia ti avrebbe conquistato con il suo fascino, in fondo è pur sempre la città dell’amore.” rispose Lorenzo, poggiandosi di schiena alla balaustra.

Distolsi lo sguardo da una gondola che in quel momento passava proprio sotto Ponte di Rialto, così mi sembrava che Lorenzo l’avesse chiamato poco prima, mentre raccontava la storia della città, per poi posarlo sulla sua figura.

Con un sorriso sereno, aveva il viso rivolto verso il manto stellato della notte, mentre una leggera brezza accarezzava i suoi riccioli biondi.
In quel momento mi ritrovai ad ammettere che era davvero un bel ragazzo, non che prima non l’avessi notato, ma per la maggior parte del tempo quella sua aria arrogante e strafottente celavano quell’espressione fanciullesca che in realtà assumeva il suo volto quando si lasciava andare, rilassandosi.

“Bambolina, così mi consumi!” Mormorò divertito, aprendo un solo occhio per poi farmi con lo stesso un occhiolino.

“Sei veramente assurdo!” risposi esasperata, prima di scoppiare in una risata divertita che venne però interrotta da un mio sonoro sbadiglio.

“Credo che per qualcuno sia arrivata l’ora della nanna!”

“Non voglio andare via, quassù sembra di respirare un’aria magica!”

“Se farai la brava bimba, domani ti porterò a vedere il resto della città e ti farò pure fare un giro sulla gondola!”

“Davvero?” quasi urlai entusiasta alle sue parole, giungendo le mani sotto il volto felice, mentre Lorenzo scioglieva subito quell’intreccio per poi avvolgere le mie dita con le sue.

“Sì, davvero.” rispose guardandomi con dolcezza, sorridendomi, per poi incamminarci insieme verso le strade affollate di Venezia, mentre le mie labbra continuavano a mantenere un sorriso ebete, gli occhi chiusi e la mente sgombra da ogni pensiero nel tentaivo di non pensare ai problemi a cui presto avrei dovuto far fronte.

E fu proprio in una stradina piena di persone sorridenti e accaldate che accadde.

Un lieve tocco, uno sfioramento leggero come il battito d’ali di una farfalla, sulla mia mano destra e i miei sensi si annebbiarono.

Tremai, sentendo una scossa improvvisa percorrere il mio corpo per intero, il cuore battere all’impazzata nella cassa toracica mentre il respiro mi si fermava in gola.
Sentii le mani di Lorenzo afferrare le mie spalle, scuotermi violentemente mentre la sua voce in preda al panico urlava il mio nome.

E all’improvviso, tra quel caos di gente e urla, l’immagine di un volto sconosciuto affiorò a gran velocità tra quei ricordi dimenticati. Due grandi e bellissimi occhi azzurri, un lampo bianco ed ecco subito dopo delle labbra carnose e rosee che si aprivano in un sorriso dolce, sfoderando così una fila di denti bianchissimi.

Questa volta a squarciare il mio petto fu un singhiozzo, un ricordo che doloroso attraversò come una gelida lama il mio cuore.

 “Apollo…” un nome sussurrato nella penombra delle luci di Venezia, tra l’oblio di una memoria che a gran voce esigeva un ritorno, prima che il nulla avvolgesse ancora una volta la mia mente e qualcosa di bagnato scivolasse sulla mia guancia destra.

Una lacrima. La mia.
 







 

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Capitolo 6
*** Nuova vita ***





Prima di lasciarvi alla lettura, ci tengo a ringraziare tutti coloro che continuano a seguire questa storia nonostante il mio lungo periodo
d'assenza. Grazie di cuore per la pazienza che dimostrate, ragazze. Buona lettura...



N
UOVA VITA 


Mi ricorderò di te anche quando mi scorderò quasi tutto di me e forse anche oltre. La pelle non la freghi, è lì che sta la memoria. I segni sono lividi che scottano, non te ne liberi.
- M. Bisotti




Ed eccola lì.

Nuova alba.

Nuovo giorno.

Nuova vita e… un mucchio di stupidaggini che la gente inventa nella speranza che la loro giornata esca dalla solita e ordinaria routine, seguendo così una nuova scia.


Dimentica il passato, vivi il presente e bla bla bla.

Si, si, tutto molto interessante, davvero… Ma insomma, chi voglio prendere in giro!

Ma veramente le persone credono che rimanendo immobili, affidando la loro vita al “caso” qualcosa possa smuoversi e loro riusciranno a vivere finalmente ciò che hanno sempre desiderato?


Prendete me, per esempio.

Ragazza senza identità, ritrovata in un bosco, distesa sul tetto di una lussuosa villetta a due piani immersa nel verde in compagnia di un ragazzo che non ha la pallida idea di chi sia.

Tutto molto elettrizzante, vero? Ma indovinate un pò?

Nuova alba.

Nuovo giorno.


E nulla di nuovo. Nessun ricordo, nessuna memoria, nessun avvenimento.

Intrappolata in un esistenza che non riesco neanche a sentire mia. In un corpo che porta su di sè avvenimenti, memorie che potrei mai più ricordare.
Vi sembra abbastanza fuori dall’ordinario questo?


Così tutto ciò ci riporta al punto di partenza: tutto un mucchio di stupidaggini, appunto. 

 
“Dafne, tutto bene?”

Ed ecco il mio piccolo momento di riflessione rovinato. “Sì, biondo, ma prima che tu arrivassi” dico voltandomi verso Lorenzo con un sorriso sarcastico, mentre il ragazzo si siede accanto a me con un piccolo sorriso sulle labbra, scuotendo la testa.


“Non ti sto proprio simpatico, eh?” dice guardandomi con i suoi grandi occhi azzurri prima di voltarsi e guardare il cielo dipinto con ogni sfumatura d’arancio pensieroso.

Sono una persona orribile.
Devo a questo ragazzo la vita, un tetto sotto cui stare e anziché mostrargli un minimo di gratitudine continuo a comportarmi come un’ingrata.


“Scusami Lore, è solo che…”

“Non è stato amore a prima vista, lo so, ma come tutte t’innamorerai di me molto presto! È solo questione di tempo” dice tornando a fissarmi con un gran sorriso mentre io scoppio in una risata divertita.


“Certo! Tu continua a crederci, eh!”

“Ovvio!” risponde facendomi un occhiolino per poi tornare subito serio. “Cerchi di far riaffiorare un ricordo, anche il più stupido, nella tua mente, vero?”


Lo guardo un attimo in silenzio, per poi voltarmi e rispondere. “Sì, ma più ci provo e più il vuoto nella mia mente sembra crescere. Io… io nono so cos’altro fare!” urlo mentre porto le mani tra i capelli, quasi tirandoli per la frustrazione. “Ci provo, ma è inutile! Sarà questa la mia vita da oggi in poi? Una realtà senza ricordi, senza nessuna memoria? Cosa n’è stato delle persone che amavo e mi amavano? Mi hanno cercata, hanno pianto la mia scomparsa? Da quanto tempo ho finito di esistere per il mondo? C’è qualcuno che ancora pensa a me oppure per lenire il dolore si sono rassegnati credendomi ormai morta?”

“Dafne, piccola, calmati!” All’improvviso mi trovo il volto di Lorenzo di fronte a me, mentre appoggia le mani sulle mia braccia scuotendomi e solo allora mi accorgo di piangere.


“Chi sono, Lorenzo?” dico singhiozzando mentre mi rifugio nel suo caldo abbraccio.

Per quanto il mio istinto mi dica di non fidarmi di lui non posso fare a meno di farlo perché al momento è l’unica persona che ho accanto, su cui posso far affidamento.


“Sh tesoro, non piangere. Ti aiuterò a scoprirlo, te lo prometto” mi risponde asciugando le mie lacrime e prendendo il mio volto tra le mani, sorridendo rassicurante. “E’proprio per questo che ti cercavo, prima.”

“Cosa?” chiedo tirando su col naso e allontanandomi un po’, con tatto. E’ più forte di me, nel mio profondo qualcosa mi dice che sto sbagliando a fidarmi di lui.


Vedo una scintilla di delusione attraversare il suo sguardo al mio allontanamento, ma subito sparisce rimpiazzata da una sorriso brillante.
“Tramite un amico di un mio amico che a sua volta è un amic-“ si interrompe subito vedendo il mio sopracciglio alzato a causa di quel suo girarci intorno, per poi sbuffare e alzare gli occhi al cielo irritato. “Insomma! Tramite alcune conoscenze sono riuscito a farti avere dei documenti. Sì, tipo carta d’identità, passaporto…” termina consegnandomi un busta gialla dove all’interno trovo tutto. Apro quella che dovrebbe essere la mia nuova carta d'identità. 



Cognome: Calì Cardea 

Nome: Dafne
nata il: 18/05/1994
a: Delfi
statura: 1, 70
capelli: Neri
occhi: Azzurri 


 
“Così sarei Dafne Calì Cardea, una ragazza quasi ventenne, nata a… Delfi?” dico leggendo curiosa quel nome a me sconosciuto e alzando poi lo sguardo su Lorenzo.


“Si si è un piccolo paesino della Grecia” risponde sventolando una mano in aria come se non fosse importante. “Ho alcuni parenti lì e visto che per la gente sarai una mia lontana cugina proveniente proprio dalla Grecia mi è sembrata più che perfetta come cosa. E poi, forse in questo modo riuscirai a sentirti almeno un po’ parte integrante di questo grande mondo, meno sola…” conclude guardandomi con occhi pieni di dolcezza mentre sento i miei occhi divenire nuovamente lucidi.

“Non so che dire se non ringraziarti, Lorenzo!” Esclamo, buttandomi tra le sue braccia commossa. Per questa volta credo che sia d’obbligo mettere da parte le mie cattive sensazioni su di lui. “Grazie davvero, biondo…”


“Non c’è di che, Buon Cuore

“Cosa?”

“Calì Cardea è greco e vuol dire Buon Cuore, speravo di addolcirti un po’ e scalfire il tuo cuore di ghiaccio con questa mia buona azione. E aggiungerei che ci sono riuscito, speriamo solo che duri!” risponde prima di scoppiare in una fragorosa risata divertita mentre io lo guardo sconvolta per la sua stupidità prima di seguirlo, ridendo, in casa.

“Sei davvero un’idiota!”


Forse la gente su una cosa ha ragione: per andare avanti bisogna lasciarsi il passato alle spalle, vivere il presente e credere in qualcosa che possa aiutare a creare il futuro.
I ricordi sono solo seppelliti nel profondo della nostra mente, sotto la pelle come segni invisibili e indelebili.
Basta crederci e il tempo sistemerà ogni cosa.






“Mi dici come accidenti sei riuscito a trascinarmi qui?!” sibilo scontrosa, guardandolo in cagnesco per poi poggiare le braccia sul bancone rassegnata.


Ma l’idiota mi ignora, troppo preso dal sedere di una biondina che gli passa affianco ancheggiando. Gli sorride sornione mentre lei risponde con un'occhiata lasciva.

Bleah!
Disgustata dall’intera scena riporto il mio sguardo su Lorenzo, con un sopracciglio incarnato. A quanto pare l’intero genere femminile trova sexy e attraente da morire questo ragazzo e a me dispiace per loro! Insomma, fisicamente è un bel ragazzo va bene, ma il suo essere così idiota eclissa tutto il resto!


“Credo proprio che dovrò allontanarmi un attimo!” dice guardando il sedere della ragazza per l’ultima volta, per poi girarsi verso di me rendendomi così chiaro il perché.

”Sveltina mattutina?”

“Gelosa, piccola?” chiede avvicinandosi al mio volto, sorridendo elettrizzato all’idea.


Avvicino ancora di più il mio volto al suo, facendo così scontrare i nostri nasi e vedo un guizzo di eccitazione attraversare il suo sguardo mentre fissa intensamente le mie labbra. “Ti piacerebbe, idiota!” dico per poi mettere immediatamente distanza tra di noi e scoppiando in una risata divertita, mentre il biondino mi guarda allucinato, non capendo ancora quanto accaduto. “E non chiamarmi piccola!”

“E tu non chiamarmi idiota!” sibila guardandomi in cagnesco per il mio piccolo scherzetto.


“Come siamo suscettibili” dico sarcastica, mentre vedo la signora dai capelli rosso fuoco di prima ritornare.

“Vipera!” Risponde mettendo su un adorabile broncio e appoggiando i gomiti sul bancone.


“Ecco a lei... signorina Calì Cardea” dice la segretaria leggendo il mio cognome sul modulo d’iscrizione ”questi sono gli ultimi fogli da firmare per rendere effettiva la sua iscrizione a questa università” continua posizionando di fronte a me alcuni fogli con in fondo delle x su cui porre la mia firma.

“Mi chiami Dafne, signora…” guardo la targhetta sul suo petto. "Giuliani” dico gentile prendendo la penna e firmando.

“E tu chiamami Susanna, tesoro, nessun signora! Mi fa sentire così vecchia quell’appellativo!” risponde sorridendo civettuola e guardando con occhi a cuoricino il ragazzo accanto a me.


Alzo gli occhi al cielo.
Ma che orrore! Potrebbe essere sua nonna se non la sua trisavola!


E sembra che anche il biondo la pensi così, visto l’espressione disgustata che cerca di nascondere con un sorriso più che falso.

“Ah, stavo quasi per dimenticarmene! Che sciocca!” riprende Susanna sistemandosi gli occhiali da vista, anch’essi rossi, sul viso paffutello. “Devi scegliere un corso extra da frequentare in quanto sei un po’ fuori corso e per questo ti servono alcuni punti in più, per recuperare sai.”

“Certo, che bella notizia…” borbotto incavolata mentre prendo il foglio che mi porge la donna e sento l’idiota ridere.
Avevo detto di non voler frequentare l'università!


“Ahi!” urla improvvisamente quest’ultimo, facendo quasi un salto di un metro. La sua espressione furiosa?! Stupenda, indimenticabile! Ops, forse l’ho colpito troppo forte!

“Tutto bene ragazzo?” mormora Susanna guardandolo stranita ma sempre con un tono eccessivamente amorevole mentre Lorenzo risponde che è tutto apposto e mi rivolge un’occhiataccia.

Così impari, idiota!


Facendo finta di nulla continuo a leggere i vari corsi elencati sul foglio, mentre il petto trema cercando di contenere le mie risate, ma ecco che il mio sguardo viene subito rapito da uno in particolare: mitologia greca.

Ufficialmente sono nata in Grecia, frequenterò la facoltà di lettere... quindi è perfetto!

“Scelto!” esclamo felice di scappare da quel posto e scrivendo la mia preferenza sul modulo frettolosamente. “Mitologia greca!”

“Ottima scelta! Il professor De Angelis è forse un po’ troppo anziano, ma nonostante l’età gli studenti del corso l’adorano per la magia con cui riesce a spiegare la sua materia. Sei pure fortunata visto che c'è un solo posto disponibile! ”


“Ho finito vero?” chiedo quasi supplichevole a Susanna, ignorando il suo sproloquio.

“Sì, tesoro, puoi andare” afferma mentre io saltello felice non notando così la strana espressione di Lorenzo mentre mi fissa con sguardo assente. “Inizi domani, a presto cara!”


“A domani, Susanna!” Trillo tirando Lorenzo per la manica della giacca che sembra essere diventato quasi una statua. "Forza, biondo, voglio uscire da qui!" 

E visto che non riesco a smuoverlo di un solo centimetro, corro via.
"Vediamo se riesci a prendermi!" urlo gioiosa attraversando il lungo corridoio e ignorando alcuni studenti che mi lanciano occhiate curiose. 

Dopo un attimo sento la sua risposta. "Se ti prendo sono guai, peste!" urla Lore alle mie spalle mentre la sua risata cristallina si diffonde per tutto l'edificio.

Rido spensierata mentre col fiatone arrivo al cortile dell’università e respiro a pieni polmoni la splendida aria primaverile, godendomi i raggi del sole che riscaldano il mio volto.


“Che la mia nuova vita abbia inizio!” grido euforica mentre due braccia calde mi avvolgono e dal nulla una strana voce rimbomba intorno a me.


"Attenta a te, fanciulla. Chi in passato ti ha bandita col suo tradimento adesso è pronto ad un nuovo sconvolgimento."
 Ma le tre sorelle mai più ammetteranno cambiamenti e per questo a Febo mostreranno i nuovi eventi."





Note:
E' proprio vero il vecchio detto "Chi non muore si rivede!"
Cosa posso dirvi? Non voglio stare qui ad annoiarvi con i miei sproloqui sulla mancanza di tempo da dedicare alla storia, vari avvenimenti ecc ecc ecc...
Come ho detto all'inizio, posso soltanto scusarmi con voi per aver lasciato la storia incompiuta per mesi e ringraziare coloro che continuano a seguirmi nonostante tutto e chi magari inizierà a farlo oggi, leggendola per la prima volta.
L'unica cosa che ci tengo a comunicarvi è l'impegno costante che dedicherò ai nuovi capitoli. Mi impegnerò a scrivere anche solo poche righe al giorno così da pubblicare il nuovo aggiornamento in tempi più che adeguati. Questa è una promessa che ho fatto a me stessa, ma che oggi voglio fare anche a voi. Qualora non dovessi rispettarla siete autorizzate a venirmi a cercare armate di forconi e bastoni! Meriterò il pestaggio! *spera questo non accadrà mai e intanto valuta tutte le possibili vie di fuga*
Mettendo da parte lo scherzo, per farmi perdonare mi sembra giusto anticiparvi qualcosa del prossimo capitolo! Vediamo...
Apparirà un nuovo personaggio. Se umano o divinità, amico o nemico starà poi a voi decidere! L'unica cosa che posso suggerirvi è che sarà davvero importante per lo svolgimento delle vicende in quanto a breve potrebbe portare ad un incontro tra gli sfortunati amanti! ;)
Ho detto anche troppo! Spero il capitolo sia stato di vostro gradimento e di aver suscitato in voi qualche piccola curiosità sul prossimo!
A presto, baci!

P.s.: I vari cognomi dei personaggi sono stati scelti per caso da internet.

 

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