Una volta re o regine di Narnia si è re e regine per sempre

di Fly to the sky
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sola- Prologo ***
Capitolo 2: *** Il funerale ***
Capitolo 3: *** Lucy la Valorosa ***
Capitolo 4: *** Edmund il Giusto ***
Capitolo 5: *** Peter il Magnifico ***
Capitolo 6: *** Cambiamenti ***
Capitolo 7: *** E la regina tornò al suo regno ***



Capitolo 1
*** Sola- Prologo ***


Lavoravo come modella a Londra, i miei familiari come sempre erano a Finchley, quella cittadina dove non accade mai niente, la odio. Non sopportavo di stare rinchiusa in una città troppo piccola per me  e mi sono trasferita a Londra. Ricevevo continue telefonate dai miei, preoccupatissimi, e in particolare da Peter, che continuava a parlarmi di Narnia, del fatto che era in pericolo e che c'era bisogno di me.
-Peter, quando vorrai capirlo? Io non mi interesso più di Narnia! E anche tu non dovresti pensare più a questi giochetti! Insomma , sei più grande di me ! -
-Susan, rompi quella bolla che hai attorno a te, fatta solo di creme e rossetti! Narnia ha bisogno della sua regina!-
Gli ho chiuso il telefono in faccia. Non avrei dovuto farlo, ma ero troppo arrabbiata.
Due giorni fa la mia vita è cambiata.Con quella telefonata.
-Pronto?-
-E' lei la signorina Susan Pevensie?- disse una voce roca dall'altra parte della cornetta
-Si. Perchè?
-Mi dispiace ma... ecco... Io sono un poliziotto! perchè devo sempre portare tragedie alla gente!-disse più a sè stesso che a me
-Un...poliziotto?
-Signorina Pevensie, vede...la sua famiglia era su un treno lo sapeva?-
-Sì, sapevo che dovevano fare un viaggio, ma...
-Ecco il treno è deragliato
Silenzio
-Non ci sono stati sopravvissuti
Le lacrime iniziarono a colarmi sulle guance
-Signorina Pevensie? E' lì? Mi dispiace tanto anche a me...
-Arrivederci- dissi con un singulto e chiusi il telefono.

Non poteva essere, non era vero. Mi diedi un pizzicotto " é solo un sogno Susan! Svegliati! ". In breve tempo mi rtrovai nel letto, il cuscino imbrattato di eyeliner e le guance pallide. L'ultima cosa che ho detto a Peter è stata una cornetta sbattuta in faccia. Carino da parte mia. Mi odiavo, non mi importava più nulla di me. Solo quei corpi inermi importavano e io non avrei potuto farli tornare! Forse Aslan...Ma cosa dico! Aslan non esiste. Eppure è stato per Narnia che erano su quel treno, per Narnia sono morti. Un odio profondo mi cresceva dentro, non sapevo per chi, ma mi stava imbrattando il cuore.

E per la prima volta nella mia vita mi sentii totalmente ed irrimediabilmente sola.

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NdA: E' un prologo , quindi abbastanza corto :) Spero che vi abbia interessato

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Capitolo 2
*** Il funerale ***


Ero arrivata a Finchley quella mattina, per il funerale. Quelle otto bare che venivano trasportate dalla chiesa al cimitero erano per me uno strazio. Lì c’erano i miei genitori, i miei fratelli, mio cugino e una sua amica. Il professor Kirke e zia Polly erano stati seppelliti a Londra, la loro città natale. Chissà perché su quel treno erano morti tutti coloro che avevano a che fare con Narnia, Lucy mi aveva parlato di Eustachio e di Jill, ma ovviamente io non ci credevo, e non ci credo ancora adesso. Tutta quella gente al funerale… non me l’aspettavo. Sapevo che i miei avevano tanti amici, ma ogni persona che mi veniva a fare le condoglianze era così triste che sembrava avesse perso anch’egli un parente. Tutti le compagne di Lucy con le lacrime agli occhi e il fazzoletto in mano, gli amici di Edmund e Peter con il completo nero che non volevano mettere mai. Harold e Alberta erano sconvolti, c’era il loro unico figlio in una di quelle bare. Mi salutarono educatamente ma non avevano la forza di parlare, come me d’altronde.
Non avevo trucco. Lo avevo lasciato a Londra. Una dimenticanza? Non lo so. Sicuramente mia madre aveva qualcosa a casa… La casa. Avrei alloggiato lì o sarei andata in un hotel?
Credo che sarei andata a casa, volevo starci qualche giorno per rivivere i ricordi, le uniche cose a cui mi aggrappavo adesso, e poi sarei scappata via da quell’orrendo paese, via forse anche dall’Inghilterra. Avrei provato a dimenticare. Sarebbe stato difficile, lo sapevo.
Un taxi mi accompagnò a casa. Presi le chiavi, aprii la  porta e una volta dentro sentii il profumo di qualcosa ormai lontano.

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Capitolo 3
*** Lucy la Valorosa ***


Aprii gli occhi, sospirai. Mi alzai subito dal letto e uscendo fuori dalla camera urlai:
-Lu! Ed! Peter! Ho fatto un sogno stranissimo, al solo pensarci mi vengono i brividi… non volete che ve lo racconti?- nessuna risposta. Mi precipitai nella camera di Lucy, la più vicina alla mia e vedendo il letto immacolato e una leggera polverina sui mobili capii che non era stato un sogno. Non piansi, sembra strano ma non lo feci, avevo probabilmente terminato la mia riserva di lacrime. Mi sedetti sul letto di Lucy e osservai la stanza, non la vedevo da tempo. Aveva le pareti color salmone e nell’aria aleggiava un’aroma di lavanda, Lucy ne aveva sempre un po’ nella sua stanza. Alle pareti vi erano numerosi quadri, talmente tanti da ricoprire l’intera parete, erano tutti opera di Lucy. Sarebbe diventata un’artista da grande se... insomma se non fosse morta. Vi erano quadri di ogni genere: paesaggi verdeggianti, tramonti, vette innevate, castelli e casette di campagnia. I quadri preferiti da Lucy si trovavano nella parete del letto, erano tre. Uno raffigurava quattro ragazzi seduti su quattro troni, davanti a loro, ma di spalle un enorme leone. In un altro vi era un lampione e un essere dalle gambe caprine e la sciarpa rossa che salutava allegramente con la mano. E l’ultimo ma non meno importante era un occhio, un enorme occhio felino circondato da pelliccia.
-Lucy, perché sempre Narnia?- sussurrai
Sul comò di Lucy vi erano una foto della famiglia, un rametto di lavanda e un foglietto. Lo presi e lo lessi:
 
Una volta re o regine di Narnia si è re e regine per sempre.

Dietro il foglio un appunto messo da Lucy:

Un giorno tornerò da te adorata Narnia :) 

Le lacrime bagnarono il foglio.

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Capitolo 4
*** Edmund il Giusto ***


Un botto. Sussultai. Veniva dal piano di sopra, salii le scale e mi recai nella camera di Edmund, sospirai: una finestra aveva sbattuto per la corrente. La chiusi e scostai le tende, c’era una vista meravigliosa da lì, le dolci colline e il fiume che scorreva lento verso il mare, proprio per questo Edmund  aveva voluto quella camera. Mi ricordo il giorno in cui ci traslocammo qui dopo la guerra, mi disse che dalla finestra di quella stanza il paesaggio gli ricordava qualcosa. Non disse cosa, ma io lo sapevo benissimo, e, ovviamente lo derisi per questo dicendogli che era ancora un bambino.
La stanza aveva l’odore di… Edmund. Non usava profumi, sembrava che qualcosa scaturisse da egli stesso. Vi era il letto, vicino alla finestra, un armadio e una scrivania enorme su cui era poggiato un computer. L’unico della casa. Lo voleva lui, era stato irremovibile. A volte stava ore intere davanti il monitor e faceva avvicinare solo Lucy e Peter. Accesi il computer, ero curiosa lo ammetto. Tantissime cartelle mi apparvero davanti, avevano tutte una data per nome: “Dalla prima guerra alla caccia al cervo bianco”,”Dal regno di Miraz a quello di Caspian”, “Dal regno di Rilian e le nuove scoperte su Tirian” e per ultimo “Storie inventate”. Scelsi l’ultima, era una raccolta di storie, sapevo che Edmund adorava scrivere, ma non sapevo che avesse tutti quei manoscritti cul computer. L’ultima storia che aveva fatto aveva per titolo “Il ritorno della Regina”, la lessi e le lacrime mi iniziarono a uscire nell’ultima frase :

                       
                                            Quando Susan tornò a Narnia il popolo fu in tripudio
                                            Aslan la perdonò e tutto finì come era cominciato.
                                            Sui quattro troni si sedettero i sovrani e il regno visse
                                             Felice fino alla fine dei tempi.
 
Un altro colpo di vento aprì la finestra e mi fece sobbalzare, poi un foglietto che si trovava sul comodino di Ed volò dolcemente verso di me, vi era scritto:
   
                                            Perché Susan, figlia di Eva, perché?
 
Iniziai a preoccuparmi seriamente.

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Capitolo 5
*** Peter il Magnifico ***


-Susan! Susan! Vieni! – Apro gli occhi di colpo. Ancora incubi. Sempre e solo incubi, riguardanti i miei fratelli. A volte sono in pericolo e io non posso salvarli, a volte invece sono io quella in pericolo e loro mi ignorano, insomma, non dormo da una settimana. La notte ho paura di dormire, e se qualche volta inconsciamente mi addormento me ne pento subito.  Le occhiaie sfigurano il mio volto, e tracce di una bellezza sfigurata si scorgono sul viso.
Sono morti da circa una settimana. In quella casa dovevo starci massimo tre giorni. Ma non posso, non riesco ad allontanarmi, in quella casa troppe cose mi sono familiari e non voglio perderle. Ma non può continuare così. Mi alzo e prendo la valigia, ci infilo le cose a casaccio, piegandole così come viene. Un biglietto del treno per il luogo più lontano da qui non me lo toglie nessuno. Non trovo le lenti a contatto, dove le avrò lasciate? Come una pazza corro per la casa cercando quelle lenti, poi penso che anche Peter le usava, forse sono nella sua stanza. Ma una volta entrata mi fermo di botto, c’è qualcosa che non va nella stanza, è in disordine, Peter non lasciava mai in disordine. Alle pareti circa sette cornici con i suoi premi nella scherma con il vetro spaccato, le altre cinque sono a terra rotte. L’armadio è aperto, con quasi tutti i vestiti fuori. Il letto disfatto, i libri dell’università a terra strappati. L’unica cosa intatta della stanza è una foto incorniciata sulla testiera del letto. Siamo noi. Io, Peter, Edmund e Lucy. Che strano, le nostre bocche sono contorte in una smorfia che non conosco da un po’… un sorriso? Cosa significa ?
Un rumore nel corridoio e un foglietto che mi vola in mano da chissà dove :

 
                                              Figlia di Eva, esci in corridoio, svegliati dal tuo torpore.

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Capitolo 6
*** Cambiamenti ***


 
Una volta uscita in corridoio sussultai, eccola lì, la  creatura che rinnegavo da tre anni, di cui sapevo l’esistenza ma che avevo imparato a dimenticare. Lì, con il suo pelo, fulvo e morbido, che si ondulava come se ci fosse del vento. Lì, il leone Aslan mi guardava, ma io non guardavo lui. Avevo paura, lo ammetto, il suo sguardo era difficile da sostenere, soprattutto per una ragazza come me
-Parla
Era un sussurro, ma lo compresi. Non potevo parlare, non ci riuscivo
-Parla
Sembrava che il fiume di parole si fosse prosciugato
-Parla!
Un ruggito. Urlai, quel ruggito sembrava penetrarmi dentro
-Susan- Aveva un tono più…dolce?- Avvicinati
Feci come diceva lui, con la testa bassa.
-Guardami negli occhi.
-No…Non ce la faccio…-era un debole sussurro
-Dài. Provaci.
E alzai lo sguardo. Mi sorprese ciò che vidi negli occhi profondi del leone. Sembravano vetro, due lastre di vetro che lasciavano trasparire una scena, come al cinema per esempio. Ed eccoli lì, i miei fratelli, che tranquilli parlavano con il signor Tumnus e con Ripicì, sembravano tranquilli, sereni. Quando Aslan chiuse gli occhi mi uscì una lacrima.
-Mi dispiace, io… sono stata accecata per troppo tempo, spero che tu possa perdonarmi
-Vieni, accarezza la mia criniera
Era morbida, e sorrisi, poi mi ricordai una cosa.
-Aslan… qual è la mia pena?
-Hai già subito la tua pena bambina. E continui a subirla
-Potrei raggiungerli?
-No, non sono venuto per portarti via. Un giorno tornerò, ma quel giorno è lontano, è questa la tua pena: aspettare.
Poi fece un balzo e saltò fuori dalla finestra. Sorrisi.
Ero cambiata.

 
 
 
NdA: Non è finita! State attenti, rimane un ultimo capitolo, seguitemi ancora e grazie per aver letto :)

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Capitolo 7
*** E la regina tornò al suo regno ***


 
Ero stanca, ma non sfinita. Le mie vecchie membra sono delicatamente poggiate su questo letto pulito. C’è uno strano odore di sanitari nell’aria.
-Si è svegliata!-un bimbo mi viene incontro con un bicchiere d’acqua:
-Tieni nonna, come ti senti?
-Bene tesoro.-
Eccoli tutti lì, le mie due figlie e mio figlio, con i miei nipoti. Soffro di qualche nuova malattia di cui non ricordo il nome. Loro sono preoccupati, io no .
-Mamma, vuoi qualcosa?
-No Lucy,  non mi servirà niente- sorrido alla maggiore delle mie figlie.
Viene un’infermiera a misurarmi la pressione, è un po’ alta, e la donna guarda preoccupata la comitiva davanti al letto, pensa che io non l’ho notato quello sguardo eloquente. Ma sorrido, non voglio che si preoccupino più di tanto, sento le rughe del mio viso distendersi.
Ma, c’è qualcuno che mi osserva dalla finestra, è un occhio, verde, bellissimo, poi riconosco il volto, il volto felino da leone. Balza nella stanza, i miei familiari sembrano non accorgersi di nulla, continuano a guardarmi, Lucy con le mani giunte. Aslan viene vicino al mio letto:
-Pronta a partire?
-E’ arrivato? E’arrivato il momento?- Ecco che mi guardano, come se fossi impazzita, ma sembrano più che altro straniti dall’espressione speranzosa del mio viso.
-Sì, bambina mia
-Non sono più così giovane Aslan…
-Per me lo sei sempre
Poi sento una sensazione magnifica, come se la mia vecchiaia si fosse trasferita in un altro corpo. Mi alzo, lasciando il mio misero vecchio corpo nel letto, dormiente, come una farfalla si libera dal suo bozzolo. Li vedo piangere, ma non sanno che ora sono felice?
Aslan mi fa salire sulla sua groppa e insieme corriamo verso il suo mondo, dove finalmente rivedrò i miei fratelli e i miei genitori.

 
Siamo arrivati in un grande giardino, il più bel giardino del mondo, la porta si apre e amici, conoscenti, tutte quelle persone che avevo conosciuto e amato a Narnia mi abbracciano.  
Eccoli lì i quattro ragazzi, mi aspetto un comportamento freddo, per esser stata insopportabile ma mi abbracciano anche loro con le lacrime agli occhi, Ma non sono lacrime di tristezza, perché in quel luogo la tristezza non esiste
 
                                                   E la regina tornò al suo regno
                                                   Così come le persone amate
                                                  Tornano sempre da chi le ama
 
 
 
 
Grazie a elixana , piumetta   e in particolare a  tinny, sempre presente .

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