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di shesfede
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***



Prologo

 

HER
-BUONGIORNO HOLLIS!- Josh Bennet urlò da quell’odioso megafono, come se fossimo nel bel mezzo di una grande manifestazione cittadina, mentre eravamo soltanto all’inizio di una semplice assemblea d’istituto. Come sempre nessuno rispose a quel saluto, ma noi studenti prestavamo più attenzione del solito. Era una delle ultime assemblee e, come ogni anno, il rappresentante avrebbe fatto il suo solito discorsetto prima di arrivare al punto più interessante.
-Come sapete siamo a marzo e questa è la penultima assemblea dell’anno..- cominciò così uno dei discorsi più lunghi nella storia delle scuole di Holmes Chapel.
-…viaggi d’istruzione…- dopo aver pronunciato queste parole, non c’era persona in quel cortile che non stesse attenta a quel ragazzo che parlava sulle scale, prendendo a colpi il megafono per i suoi piccoli momenti di non funzionamento.
-Le prime e le seconde classi faranno un viaggio di tre giorni, a Liverpool- ci informò sorridente. Io iniziai a girarmi un po’ intorno, per osservare le reazioni delle matricole. Chi si lamentava per esservi già stato, chi saltava dalla gioia e chi era del tutto indifferente.
-Ma io voglio sapere noi che faremo, chi se ne frega del biennio, qui noi siamo in terza classe.- Rachel, una mia compagna, quella con cui passavo più tempo, sembrava più agitata e curiosa di me. Io non lo davo a vedere, ma ero comunque ansiosa di sapere dove ci avrebbero portato.
-Stai calma Rach, adesso lo dice- dissi io.
-Speriamo non sia qualcosa di troppo culturale Julie, altrimenti impazzirò- si lamentò, rivolgendosi a me. Mentre il rappresentante dava le informazioni necessarie alle classi interessate, io cercavo di rintracciare Zayn con lo sguardo per capire dove andarlo a cercare alla fine dell’assemblea. Zayn era uno dei miei migliori amici, un tipo gentile, sensibile e decisamente un gran bel ragazzo.
Sarà sicuramente con quei quattro che frequenta lui pensai. Come previsto stava all’angolo prima dell’uscita, ma non andai per evitare battute da quegli idioti, soprattutto dal riccio, che mi sembrava un tipo da prendere a schiaffi. Non passava giorno in cui io non lo vedessi scherzare con quei ragazzi. Niall, Liam, Louis ed Harry. Tutti e cinque insieme formavano il gruppetto perfetto per le ragazzine in calore di primo liceo, il che faceva venire i nervi un po’ a tutte le compagne di classe. Io, per esempio, quando Zayn si fermava a parlare con una di quelle ragazzine (perché è questo l’unico modo per descriverle) mi intromettevo sempre. Non che fossi gelosa, ma era un mio modo per metterlo in guardia dall’attaccamento isterico di alcune.
-Passiamo alle terze classi- urlò Josh, cercando il foglio giusto tra quell’ammasso che aveva in mano.
-Ci siamo- sorrise Rach, ammiccandomi. Era uno di quegli anni in cui eravamo sicure di poter partire al cento per cento per questo eravamo così entusiaste all’idea della gita.
-Cinque giorni nella capitale, Londra. Ragazzi sfruttate l’occasione.- Londra, una delle più belle città del mondo. Non era molto lontana, ma non c’ero mai stata.
-Andiamo a Londra!- esclamammo con entusiasmo io e Rach, senza però dare troppo nell’occhio. Avremmo avuto dopo i nostri attacchi di allegria, in privato.
Ci mettemmo ad ascoltare passo per passo le informazioni che ci stava dando Josh, non avevamo mai ascoltato  il nostro rappresentante con così tanta esaltazione.
Con la coda dell’occhio cercai nuovamente Zayn. -Ma dov’è?- domandai tra me e me, ma Rach mi sentì.
-Chi? Zayn? Proprio davanti a noi- mi informò. Spalancai gli occhi e sorrisi. Adesso che non potevano vederci, ci soffermammo su quei ragazzi. Niall era quello biondo e con gli occhi azzurri, simpatico e divertente, il ragazzo perfetto per Rachel stando a quello che diceva. Poi c’era Liam, castano e simpatico, anche lui niente male. Louis, quello castano e con gli occhi azzurri, il più grande, ma il più immaturo. E infine Harry, il ragazzo con i capelli scuri e ricci e con un paio di occhi verdi capaci di incantare chiunque. Era l’ambizione di molte, quelle rimaste. Aveva avuto relazioni, se così si potevano chiamare, con le più belle ragazze della scuola. Era una specie di macchina del flirt, tutte ai suoi piedi con uno schiocco di dita. Ecco, quella era una di quelle cose che mi facevano imbestialire.
-L’assemblea è finita, andate in pace- Josh ci lasciò andare con una delle sue solite pessime battute di fine assemblea.
Ci accostammo all’enorme fila per uscire da scuola, mantenendo sempre lo sguardo su Zayn e gli amici per non perderlo di vista.
-Spero davvero che Horan venga in gita, sarebbe perfetto- Rachel fantasticò sul biondo, scandendo la parola ‘perfetto’. Io reagii sorridendo e, nel momento in cui lo feci, vidi il riccio, quell’Harry Styles, guardarmi e ricambiare il sorriso.
-Stupido montato di cervello, chi si crede di essere!- esclamai, senza voler farmi sentire.
-Che?!- mi guardò confusa la mora accanto a me. -E perché sei tutta rossa in volto?- mi chiese, senza aver ottenuto una risposta alla domanda precedente.
-Boh, sarà il caldo.- Stavo arrossendo per quel sorriso, mi aveva lusingato contro la mia volontà e non potevo farmi abbindolare da quel ragazzo. Eppure, per quanto i suoi atteggiamenti e i suoi modi di fare mi mandassero in bestia, c’era qualcosa in lui che mi incuriosiva in maniera inspiegabile.
Scossi la testa, allontanando quel pensiero dalla mia mente. Alla gita, dovevo pensare solo ed esclusivamente a quello.
 
HIM
-Ho bisogno di una sigaretta.- Zayn, come al solito, era annoiato dai soliti discorsi del rappresentante e non aveva davvero bisogno di fumare, voleva solamente distrarsi. Come biasimarlo d’altronde, persino una serie di addominali sarebbe stata più piacevole del discorso di quel tizio.
-Quanto ci metterà a dire che andremo in Italia?- sbuffò Louis, fantasticando sulla sua meta da sogno irrealizzabile.
-Idiota, siamo in terza, non ci portano in Italia- dissi io ovvio, appoggiandomi al muro più vicino per dare alle mie gambe una pausa. Quello stare in piedi stava iniziando a stancarmi.
-Sta zitto Harry... guarda chi sta ammiccando verso questa parte.- Liam mi diede qualche gomitata indicando Sharon, una di quelle ragazzine di primo che si sentivano al di sopra di tutti e che sbavavano dietro ragazzi come me: belli, simpatici e più grandi.
-Credo che stia guardando Zayn…- supposi io, cercando di togliermi l’attenzione di dosso.
-..viaggi d’istruzione..- le nostre orecchie udirono questo e prestammo subito attenzione. Mentre Josh annunciava al biennio il loro viaggio, io cominciavo a guardarmi intorno, senza un vero motivo. Più che altro per ammazzare il tempo e sconfiggere la noia.
-Zayn quella non è la tua amica?- Troppo preso dall’osservare, tornai in me quando Niall indicò due ragazze. Cercai di seguire il dito di Niall per capire di chi stesse parlando, senza però ottenere alcun successo. Troppa gente perché riuscissi a riconoscere qualcuno.
Senza rispondere, Zayn gesticolò a tutti noi di camminare come se niente fosse e così facemmo. Lo seguimmo fino a quando non si fermò nuovamente, in un punto nuovo del cortile.
-Che ci facciamo qui?- domandai io, dopo esserci allontanati di molto dal solito angolo che ci riservavamo durante le assemblee.
-Quella ragazza, Sharon, è davvero asfissiante- si lamentò Zayn con aria annoiata. Si guardò intorno con fare quasi spaventato, sperando di averla davvero seminata.
-Cinque giorni nella capitale, Londra. Ragazzi sfruttate l’occasione- comunicò infine il rappresentante d’istituto, che noi conoscevamo bene, si fa per dire.
Noi cinque ci scambiammo qualche stretta di mano delle nostre per ‘festeggiare’ la notizia. Tutti quanti facevano gli indifferenti, anche io, ma mi piaceva molto Londra e visitarla sarebbe stato davvero emozionante secondo il mio parere.
Era una città magica, piena di emozioni e non una cittadina fuori porta come Holmes Chapel. Non mi piaceva molto il posto in cui abitavo, troppo semplice, troppo monotono, troppo sperduto. Preferivo le città dinamiche, quelle dove il divertimento era sovrano. Le città dove era impossibile annoiarsi, quelle che non dormivano mai.
Londra era la mia città, avrei fatto scintille in quel posto.
-Abbiamo le tue compagne dietro di noi, casualità?- Il presupposto di Liam fu che quelle ragazze si trovassero dietro di noi non per caso, ma per loro decisione. Anche quando non eravamo al centro dell’attenzione noi trovavamo una scusa per emergere. Ci piaceva montarci la testa in un certo senso.
-Erano qua già prima- Niall ci rivelò la verità in maniera tranquillissima, tenendo le mani in tasca. Ecco, delle volte esageravamo leggermente. Il mondo non ruotava attorno a noi, anche se spesso e volentieri era bello crederlo.
-La tua compagna, Zayn, come si chiama?- domandò poi il biondo, dando una piccolissima occhiata a una delle due ragazze, ma ancora una volta non riuscii a capire di quale stesse parlando. Non ero capace di guardare qualcuno senza che questo se ne accorgesse, perciò mi limitai ad ascoltare.
-Chi, Juliet?” domandò Zayn. -Non credo sia il tuo tipo- affermò poi, arricciando il naso in una smorfia di disapprovazione. Non era la prima volta che sentivo questo nome uscire dalla sua bocca. Doveva trattarsi di quella amica alla quale era affezionato da anni ormai, una delle poche sincere che aveva a quanto pareva. A dire il vero, secondo i suoi racconti, sembrava essere l’unica interessata alla sua amicizia piuttosto che ai suoi pettorali.
Poi capii che si trattava dell’altra ragazza probabilmente, si chiamava Rachel e Niall aveva un certo interesse verso di lei.
-Avrai tempo per provarci durante il viaggio.. tutti avremmo tempo per provarci durante il viaggio, a cosa servono le gite altrimenti?- Louis, come al solito, non riusciva a essere serio e allungò a ognuno di noi la sua mano per battere il cinque.
-La messa è finita, andate in pace.- Non faceva ridere, non aveva mai fatto ridere quella sua frase da parroco. Eppure si ostinava a ripeterla ogni volta, come se un giorno, prima o poi, qualcuno avrebbe riso. Per pietà magari, o semplicemente per dargli un contentino e farlo smettere.
In quel momento, mentre la calca di studenti si muoveva verso l’uscita, avrei finalmente potuto vedere quelle sue famose compagne di classe senza far capire nulla a loro. Così mi voltai.. ma non c’erano più. Per qualche strano scherzo del destino (in realtà era solamente la spinta della folla di ragazzi imbizzarriti) mi ritrovai, insieme agli altri, già sulle scale per uscire.
-Siete esaltati ragazzi? Io sì, non posso aspettare di vedere Londra.- Finalmente qualcuno che non facesse l’indifferente. Niall sorrise a tutti pronunciando quelle parole, noi rispondemmo con un altro sorriso, annuendo.
-Io ci sono già stato, non è poi granché!- un ragazzo a me e agli altri sconosciuto s’intromise nel discorso.
Stavamo per uscire da scuola, quando mi voltai per provare a inquadrare finalmente quelle ragazze. Quando lo feci vidi una ragazza, una bellissima ragazza, sorridermi. Senza esitare ricambiai quello splendido sorriso e mi rivoltai, dimenticandomi completamente di quelle due ragazze che fino ad un attimo prima ero così intenzionato a vedere.
Mentre stavamo varcando la soglia dell’uscita mi voltai nuovamente per cercare tra la folla lo stesso sorriso di qualche istante prima, ma non trovai nulla.
Chissà se avrei rivisto quella mora, o se l’avevo già vista in precedenza, senza accorgermi di lei. Beh, se lo avevo fatto ero stato un completo idiota perché era davvero una meraviglia.
Magari, con un po’ di fortuna, l’avrei rivista presto…


THEY SAY:
ciao ragazze, come avrete capito da quel 'they' non sarò la sola a scrivere questa storia. esattamente, è una fan fiction scritta a quattro mani c:
due ovviamente sono le mie, mentre le altre appartengono alla mia amica vanessa, @_stopthetape su questo sito.
l'idea nasce da una one shot scritta da lei, della quale trovate il link nel caso in cui vogliate leggerla (io ve lo consiglio, anche se non è necessario per capire la storia.)
parliamo un po' della struttura della storia. ogni capitolo si divide in due parti, una dal punto di vista di lei e l'altra di lui. non sempre saranno nello stesso ordine, nel senso che potrà venire prima una così come l'altra (tutto dipende dalla scena raccontata). in ogni capitolo una scena sarà scritta da me, mentre l'altra dalla mia socia. non preoccupatevi, di volta in volta vi dirò chi ha scritto cosa ;)
il prologo ad esempio è stato scritto interemanete da vane, visto che a me è spettato l'epilogo ahah fatte eccezione per questi due gli altri capitoli, come vi ho detto, saranno scritti metà e metà :)
mmm.. okay, non credo di aver altro da aggiungere perciò direi che posso ringraziarvi (a nome di entrambe) per essere passate e aver lasciato magari una, anche piccola, recensione c:
no ecco, una cosa me l'ero dimenticata di dire e.e non vi aspettate una storia lunga, si tratta di una 'mini long' ovvero durerà soltanto cinque capitoli (prologo ed epilogo esclusi).
se volete essere aggiornata su quando postiamo o volete chiederci qualcosa su twitter siamo @xshewalksaway (io) e @irishwonderwall (lei). magari lasciateci anche il vostro nick in una recensione così ci verrà più facile farvi sapere tutto c:
love u, xx

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***



Capitolo I

 

HER
Le sei del mattino, l’orario di appuntamento per la partenza. Quel giorno tanto atteso era finalmente arrivato e davanti a me immaginavo già i cinque giorni più entusiasmanti dell’intero anno scolastico. Beh, forse sarebbe stato meglio dire che me li stavo sognando, data l’ora e il mio essere ancora piuttosto assonnata. A quel pensiero mi venne spontaneo sbadigliare, così mi portai una mano davanti alla bocca per coprire e lasciai che il mio corpo facesse il resto.
Il cielo era scuro, non era neanche l’alba e in orario eravamo solo in pochi. Per sfortuna nessuno di mia conoscenza era ad aspettare l’arrivo dei pullman, solo alcuni rispettosi dell’orario come me. In realtà in circostanza normali io ero sempre l’ultima ad arrivare, i miei cinque/dieci minuti di ritardo me li riservavo sempre. Ma quella era un’occasione importante e la paura di perdere il pullman mi aveva fatto correre più del solito.
Da lontano vidi la professoressa che ci avrebbe accompagnato durante il viaggio e le feci un saluto con la mano. La donna ricambiò con un sorriso, per poi tornare alle sue faccende.
Mi girai intorno per cercare un punto di appoggio, così mi sedetti su un basso muretto vicino l’entrata della scuola. Neanche eravamo partiti e già sentivo le gamba cedermi per la stanchezza. Per non rischiare di addormentarmi lì presi l’iPod per ascoltare un po’ di quella musica adatta per darmi la carica.-
-JULIE!- sentii chiamarmi, così mi voltai in direzione di quella voce urlante e inconfondibile e vidi Rachel camminare svelta verso di me, portando il trolley in maniera del tutto impacciata. Sembrava quasi che fosse la valigia a trascinare lei e non il contrario. Io le sorrisi, mostrando meno entusiasmo di lei che era così piena di allegria già a quell’ora.
-Come fai ad essere così sveglia?- chiesi, tra uno sbadiglio e l’altro, gli ennesimi.
-Coffee mia cara, l’unica maniera.- Una maniera che a me non piaceva, non andavo matta per il caffè, lo prendevo solo quando Rach insisteva e quella era una di quelle volte.
-Dai andiamo qui di fronte, altrimenti finirai col dormire per tutto il viaggio- disse, prendendomi per mano e trascinandomi verso il piccolo e accogliente bar che si trovava davanti a noi. Così entrammo, dato che avremmo dovuto aspettare circa un quarto d’ora per l’arrivo dei mezzi e dei soliti ritardatari.
-Chissà che succederà in cinque giorni..- fantasticò lei, sorseggiando la tazza di caffè.
-Cosa vuoi che succeda in cinque giorni? Tu che speri che accada?- chiesi ironica, facendo come lei, ma leggermente disgustata. Anzi, del tutto disgustata. Avrei dovuto divorare almeno un pacchetto intero di caramelle per togliere quel saporaccio dalla mia bocca.
-Niall Horan, e ho detto tutto- disse, ammiccando. -Tu, invece?- aggiunse poi, appoggiando la tazza sul tavolino.
-Divertirmi, voglio solo questo.- Sorrisi, posai la tazza anch’io e ci dirigemmo verso l’uscita.
In poco più di mezz’ora erano arrivati tutti, compresi i pullman. Ci smistarono con le varie classi e dopo appelli e raccomandazioni varie partimmo.
Il pullman era un caos già da appena saliti. Ragazzi che urlavano, altri che già stavano dormendo, professori in preda al panico ed autisti che facevano il conto alla rovescia per tornare nelle loro case.
Seguii Rach fino in fondo all’autobus, dove occupammo due ottimi posti. Lasciai a lei quello accanto al finestrino, occupando io l’altro. Mi iniziai a guardare intorno per vedere chi fossero i nostri vicini di viaggio e, quando ormai avevo perso le speranze di riconoscere qualcuno, sentii qualcosa colpirmi la spalla. Mi voltai verso destra, incrociando subito lo sguardo di Zayn guardarmi divertito dall’alto.
-Ehi, finalmente sei arrivato!- gli dissi, ricambiando il sorriso e facendo cenno ai due posti liberi accanto al mio, dove Zayn si stava già sedendo.
-Sai com’è, per ottenere questo risultato ci vuole del tempo- disse vanitoso, vantando quel ciuffo di cui così tanto andava fiero.
-Ti prego Zayn, non incominciare già da ora- si lamentò Rachel alle mie spalle, dando il via così ad un battibecco con Zayn riguardo al suo essere vanitoso e al suo ciuffo stabile grazie a qualche marca scadente di cera.
-Amico, fammi posto!- Rachel si ammutolì all’istante quando una certa chioma bionda si intromise tra di noi. Zayn ammiccò nella sua direzione, facendo posto a Niall.
-Guarda chi c’è Rach- le dissi a bassa voce. -Il tuo amichetto irlandese.-
Lei mi diede una leggera gomitata, per poi ravvivarsi i capelli e incominciare a mettersi in mostra per far colpo su Niall. Nel momento esatto in cui però stava cercando di far partire una conversazione fummo investite (in senso metaforico) da una mandria di ragazzi impazziti, probabilmente gli ultimi a mancare all’appello.
Louis Tomlinson, Liam Payne ed Harry Styles attraversarono lo stretto corridoio che esisteva tra i sedili correndo, dando gomitate a destra e sinistra senza neanche preoccuparsi di fare del male a qualcuno o chiedere scusa.
Con la mia solita fortuna io ricevetti una bella botta in testa dal riccio in questione, che proseguì per andare a sedersi qualche posto indietro senza neanche essersi accorto di ciò che aveva appena fatto. Mi voltai per fulminarlo con lo sguardo, ma quando lo vidi sorridere e scherzare con i suoi amici mi fermai di colpo. Beh, poteva anche essere un gran arrogante e maleducato, ma aveva un sorriso a dir poco meraviglioso.
-A quanto pare qualcuno ha fatto colpo- mi prese in giro Rachel, indicando Styles.
-Cosa? Quel tipo lì?- risposi, fingendomi disgustata. -Styles potrà anche essere un bel ragazzo, ma non è il mio tipo- aggiunsi frettolosamente, tornando a guardare davanti a me.
-Ops- esclamò lei divertita. -Qualcuno ha appena ammesso che un certo riccio è un bel ragazzo- continuò ridendo ancora di più.
Mi battei una mano sulla fronte, preparandomi mentalmente a quei cinque giorni distruttivi.
 
-RAGAZZI, TRA POCO ARRIVEREMO ALLA STAZIONE DI SERVIZIO PER SGRANCHIRCI UN PO’, NON AMMASSATEVI E NON SPINGETE.- La voce della professoressa si allargò per tutto il pullman e ognuno di noi tirò un  sospiro di sollievo. Erano passate circa due ore e mezza dalla partenza e sentivamo il bisogno d’aria, di cibo e di un bagno.
-Ehilà!- una voce familiare mi giunse all’orecchio e sentii il braccio di Zayn avvolgermi. Mi sorrise e andò avanti, mentre uscivamo dal pullman.
-Ehi..- ricambiai il sorriso, ma quella conversazione non ottenne un finale, perché in pochi secondi fummo divisi e allontanati dalla folla.
Finalmente fuori, io e Rachel ci sedemmo su un muretto non molto alto, proprio di fronte a una piazza, dove i ragazzi del nostro pullman avevano iniziato a giocare a pallone. Vedemmo Zayn correre verso di noi con qualcosa in mano. Mi appoggiò sulle gambe un pacchetto di caramelle, dicendo -Tenete, abbiamo fatto la scorta.- Dopodiché se ne andò ridendo. In un primo momento io e Rachel ci guardammo perplesse, poi feci spallucce e aprii quel pacchetto e mangiai la prima caramella.
-Palla!- urlò qualcuno. Abbassammo lo sguardo e sotto i nostri piedi si trovava l’oggetto richiesto. Era troppa fatica per me fare quel saltello per prendere la palla, così guardai la mora accanto a me, facendole capire. Mi riservò un’occhiataccia e prese quella palla, lanciandola poi a Liam.
-Adesso sono stanca- sbuffò ridendo, dopo essersi seduta nuovamente sul muretto.
-Avrei voluto vedere se ci fosse stato quel biondo, cosa avresti fatto..- le feci immaginare. Lei, come ogni volta che io avevo ragione, non rispose, ma girò lo sguardo e sorrise.
-PALLA!- questa volta l’urlo fu più forte, unito a delle risate. Il pallone mi colpì sulle gambe e mi alzai, pronta a tirargli un calcio non molto diritto verso il primo che si fosse piazzato davanti a me. Osservai la palla, poi rivolsi lo sguardo davanti a me e vidi quell’Harry fare segno e sorridermi. Centrai la palla col piede e, fortunatamente, non andò poi così lontano come credevo. Quel ragazzo si abbassò per prenderla e, nell’atto, quella massa di ricci si spettinò e la rimise a posto con un movimento di testa. Mi sorrise calorosamente, mostrando sulle guancie due fossette che mai avevo notato prima.
-Grazie- mi disse, per poi allontanarsi e raggiungere nuovamente i ragazzi. Lo vidi parlottare con Zayn, mentre io ero ancora rimasta ferma a guardarlo.
-Prego- dissi tra me e me, una volta ripresami, anche se ormai era lontano.
-Bella addormentata sveglia, dobbiamo tornare in pullman- Rach mi fece tornare coi piedi per terra, facendomi rivenire col suono della sua voce cristallina.
Scossi la testa, cercando di eliminare il pensiero di quel ragazzo dalla mia testa. Da quando perdevo tempo a contemplare Harry Styles? Quella gita stava già iniziando a farmi male…
 
HIM
Il viaggio in pullman era stato distruttivo in ogni senso della parola. Si era trattato semplicemente di un susseguirsi di ore trascorse a tentare di dormire su uno dei sedili più scomodi al mondo mentre una cinquantina di ragazzi attorno a te urlavano a più non posso. Se il mio umore fosse stato diverso probabilmente avrei partecipato anch’io a tutto quel rumore. Amavo il divertimento, ma detestavo non poter dormire, perciò nessuno poteva pretendere il massimo da me quel giorno.
Appena superata la porta d’ingresso dell’hotel la calca di studenti impazziti si affrettò ad aggredire il bancone della reception, in modo da avere assegnata una camera. Io, molto saggiamente, mi diressi nella direzione opposta, evitando di essere schiacciato ancora una volta da quei pazzoidi. Raggiunsi dei divanetti che si trovavano nei pareggio e mi lasciai cadere sui cuscini morbidi e soffici.
-Finalmente un po’ di relax- mugugnai tra me e me, incrociando le braccia al petto e chiudendo gli occhi per riposare anche solo per qualche minuto. Quando stavo per isolarmi completamente dal mondo fui catapultato nuovamente alla cruda realtà.
-Camera 69, andiamo Harry, un letto morbido ti aspetta.- Alzai un sopracciglio, riaprendo gli occhi. Guardai Niall sventolarmi davanti al viso una vecchia chiave attaccata ad un medaglione consumato. Sorrisi maliziosamente quando realizzai di che numero si trattasse.
-Beh, sembra promettere bene- dissi, rubando la chiave dalle mani del mio amico e scattando in piedi. Impugnai saldamente il manico del mio borsone, prendendolo in spalla e incamminandomi verso l’ascensore.
-Noto con piacere che hai ritrovato le forze- mi urlò Niall mentre mi veniva di dietro.
-Giusto quelle che servono per raggiungere il materasso più vicino- gli risposi, chiamando l’ascensore che però tardava ad arrivare. Spazientito e con tanto sonno decisi di salire a piedi. In fondo si trattava semplicemente di un piano. -Vieni anche tu?- chiesi guardano il biondo, che annuì.
Arrivammo di fronte alla nostra camera e frettolosamente inserii la chiave nella toppa. Avevo seriamente bisogno di dormire, altrimenti non avrei retto per altri quattro giorni. La camera non era niente di che, un letto matrimoniale che occupava ¾ della stanza e una finestra minuscola che dava sul giardino sul retro. Abbandonai il borsone ai piedi del letto e mi buttai sul letto, il quale era forse più scomodo del sedile dell’autobus.
-Di bene in meglio- dissi sarcasticamente, tirandomi su. Niall nel frattempo uscì dal bagno, guardandomi storto.
-Non avevi sonno?- mi domandò ridacchiando.
-Provaci tu a dormire con la testa su questi cuscino- mugugnai lanciandogliene uno contro. -Sembrano dei mattoni.-
-Andiamo Hazza, basta lamentarsi!- mi urlò di dietro, rilanciandomi il cuscino che evitai di prendere in faccia. -Siamo in gita, dovresti pensare a divertirti!- continuò facendomi la paternale. -Qua fuori è pieno di belle ragazze, l’Harry Styles che conosco io sarebbe già in cerca della sua preda invece che stare buttato sul letto come un ottantenne in pensione!-
Guardai l’irlandese pensieroso. In fondo non aveva tutti i torti. -Ripensandoci posso sempre dormire una volta tornati a casa- dissi sorridendomi maliziosamente, immaginandomi già a filtrare con qualche bella bionda.
-Ora si che ti riconosco amico- sentii dire da Niall, ma ormai ero già fuori dalla stanza.
Tornai nella hall dell’albergo con uno spirito totalmente nuovo. Adesso ero energico e pimpante, pronto a fare conquiste, proprio come i miei amici mi immaginavano.
Mi poggiai con la schiena al muro, osservando l’ultimo gruppo di ragazzi che si trovava ancora al bancone. Tra tanti volti riconobbi quello di Zayn. Stava parlando con una ragazza e da dietro sembrava davvero una bella ragazza. La osservai attentamente per qualche minuto, poi la riconobbi. Era Julie, la ragazzina che mi aveva restituito il pallone quella stessa mattina. Non sapevo neanche perché avessi domandato il suo nome a Zayn a dire il vero, però adesso sapevo di aver fatto bene. La vidi salutare Zayn e seguire la sua amica, quella che scambiava sguardi languidi con Niall, su per le scale. Trascinava a fatica un trolley più grande di lei almeno due volte e sembrava essere davvero impacciata. Istintivamente mi staccai da quel muro e la raggiunsi quando era al principio delle scale.
-Serve una mano?- le chiesi, affiancandola. Alzò la testa, scuotendo i suoi capelli color cioccolato involontariamente. Sorrise, spostandosi una ciocca che le era caduta davanti al viso dietro l’orecchio.
-Sarebbe gentile da parte tua- disse, abbassando nuovamente la testa, guardando la punta delle sua scarpe.
-Lascia a me allora- le dissi, togliendo la sua mano dal manico del trolley e impugnandolo al posto suo. Ridacchiai leggermente quando mi accorsi che quella valigia era praticamente un peso piuma. Poi la guardai mentre mi seguiva lungo le scale e, soffermandomi sulle sue gambe esili e sulle sue braccia, capii che quello che per me poteva essere leggerissimo per lei poteva pesare quintali. Era così piccola e sembrava essere molto fragile. Mi faceva tanta tenerezza.
-Secondo piano comunque- mi disse quando eravamo ormai arrivati al primo pianerottolo, quello del mio piano.
-Che peccato- mi lasciai sfuggire. -Mi sarebbe piaciuto averti come vicina di stanza.- Lei mi guardò, per poi sorridere imbarazzata e superandomi per continuare a salire. Quando fu davanti a me mi battei una mano sulla fronte. Avevo flirtato con lei senza neanche volerlo davvero. Insomma, era una bella ragazza, ma non rientrava nei miei gusti. Era troppo… brava per andare bene per uno come me, che cercava soltanto del sano divertimento.
Salimmo il resto delle scale in totale silenzio, fino a completare la rampa.
-Puoi lasciarla anche qui adesso- mi disse, tentando di togliermi il trolley dalle mani. Scossi la testa, rifiutando. Non le risposi nemmeno, mentre mi avvicinavo alla sua amica che si trovava ad armeggiare con la chiave fuori da quella che doveva essere la loro camera.
-Siete insieme, vero?- le domandai poi, voltandomi. Magari mi stavo anche sbagliando, meglio chiedere. Lei annuì, raggiungendo l’amica. Quando arrivai questa era già entrata.
-Allora grazie per avermi portato la valigia fin qui- mi disse, poggiandosi leggermente alla porta per non chiuderla.
-Non c’è di che- le risposi, restituendogliela. -Sono Harry comunque, Harry Styles- mi presentai, allungandole una mano.
-Juliet Edwards, ma puoi chiamarmi Julie- rispose, stringendo la mia. Dopo qualche minuto di titubanza scosse la testa, facendomi ricordare che tenevo ancora la sua mano stretta. La lasciai andare, piuttosto imbarazzato per la figuraccia da imbranato che avevo appena fatto.
-Ci vediamo allora- disse, entrando in camera e richiudendosi la porta alle spalle.
-Ci vediamo- le feci eco, fermandomi a fissare la porta chiusa davanti a me.
-Amico che fai? Non vieni a mangiare?- Due ragazzi a me sconosciuti mi passarono accanto dandomi delle pacche sulle spalle. Li guardai, annuendo soltanto. Da quando degli estranei erano così amichevoli con me? Certo che le gite facevano davvero male alle persone.
Seguii comunque il loro consiglio e scesi nella sala da pranzo, dove seduto ad un tavolo trovai Niall insieme agli altri nostri amici, Liam, Louis e Zayn.
-Eccoti finalmente- mi chiamò Lou. -Dove eri finito?-
-Mi sono guardato un po’ intorno- risposi evasivo, facendo spallucce. Mi sedetti all’unico posto libero, addentando di già un pezzo di pane senza sapore.
Julie scese insieme alle sue amiche dopo qualche minuto, andandosi a sedere ad un paio di tavoli dal mio. Persi qualche minuto a guardarla: aveva sostituito i jeans con una tuta mentre al posto della larga felpa adesso aveva una maglia lunga e larga. Era l’opposto della femminilità, però dovevo ammettere che aveva il suo fascino. Mi sorprese a guardarla quando si voltò nella mia direzione. Spostai lo sguardo altrove indifferente. Io ero Harry Styles, nessuna ragazza mi sorprendeva mentre la guardavo. Mai. Ma allora perché lei ci era riuscita?
L’odore della pasta che un cameriere ci stava servendo in quel momento mi fece togliere quel pensiero dalla testa. Osservai il contenuto del piatto, chiedendomi se fosse saggio mangiare quella roba. Ma vedendo la ferocia con cui Niall la divorava mi presi coraggio, prendendo anche io la mia prima forchettata. Se non aveva ucciso lui non vedevo motivo per il quale a me sarebbe dovuta toccare una sorte diversa dalla sua!
La risata cristallina di quella ragazza fece si che la mia attenzione, nel corso della cena, si rivolgesse ancora una volta su di lei. Avrei dovuto fare qualcosa al più presto, altrimenti ne sarei uscito matto da quella situazione…


THEY SAY:
ciao a tutti, ecco il primo capitolo della storia :)
la prima parte, quella di julie l'ha scritta @_stopthetape  mentre la seconda di harry è mia :)
il prologo ha ricevuto soltanto 3 recensioni, anche se a seguire la storia risultate in 14.. beh, sarebbe carino se anche chi non l'ha fatto adesso lasciasse un commento. sapete, è bello e soprattutto gratificante per chi scrive vedere che il proprio lavoro è stato apperezzato D:
detto questo, lascio a voi la parola :)
grazie tante da parte di entrambe x

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***



Capitolo II

 

HIM
Di nuovo in viaggio. Stesso posto, stessa compagnia, tutto uguale al giorno prima. Era presto, dovevamo andare a visitare Stratford-upon-Avon, ovvero la città natale di Shakespeare, a circa un’ora da Londra. Non capivo il motivo di una visita a qualcosa fuori della città, se il viaggio riguardava Londra. Ma Shakespeare, secondo i professori, era essenziale e avevamo il tempo di visitare la sua casa quel giorno.
Dopo circa mezz’ora eravamo bloccati nel traffico. Liam, ormai il mio compagno di pullman, aveva preso il comando del microfono vicino all’autista e non faceva che blaterare e fare battute idiote a cui tutti ridevano. Diciamo che si stava facendo una reputazione da intrattenitore di autobus.
Essendo bloccati, la maggior parte ne approfittò per alzarsi e scambiarsi di posto. Era un modo per socializzare più in fretta per alcuni, per mettersi in mostra per altri.
-JULIE!- al suono di quel nome, mi voltai in direzione di quella voce e vidi Zayn chiamare quella ragazza. Lei si alzò e lo raggiunse, mentre io seguivo ogni suo movimento con discrezione. Li vidi ridere insieme e qualcosa, non sapevo bene cosa, mi fece detestare per un secondo uno dei miei migliori amici.
Non capivo che cosa avesse quella ragazzina di così speciale da farmi pensare a lei in continuazione eppure ero sempre alla continua ricerca del suo viso in mezzo alla folla e della sua voce tra il caos continuo che regnava sul pullman. Era strano, qualcosa che non riuscivo a spiegare.
Continuai a seguirla con lo sguardo e, dopo qualche minuto, la vidi in piedi davanti al suo sedile, mentre sbuffava e malediceva la sua amica. Rassegnata si voltò verso dietro e iniziò a camminare, in cerca di un posto vuoto probabilmente.
Che coincidenza, non c’è nessuno accanto a meosservai intorno e nei sedili paralleli al mio c’era anche un posto libero. Senza pensarci troppo spinsi Louis, che era in piedi vicino a me, su quel sedile per occuparlo. Feci l’indifferente, mentre la vedevo avvicinarsi.
Si guardava intorno smarrita, probabilmente alla ricerca della soluzione meno peggiore per lei. Passò anche gli ultimi due sedili, per poi raggiungere il mio.
-Posso?- mi sorrise imbarazzata, spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Certo- le risposi, ricambiando il sorriso e togliendi la giacca di Liam che occupava per metà il sedile.
-Mi hanno sfrattato- rise, rompendo un antipatico silenzio che si era creato. Guardai in direzione del suo sguardo e vidi Niall seduto al suo posto mentre ci provava con la sua amica.
-Finalmente, sono giorni che parla di quella ragazza..- mi lasciai sfuggire quel commento forse leggermente inappropriato dato che quella era pur sempre una sua amica. Appoggiai la testa sullo schienale e la guardai, forse troppo sfacciato, forse troppo interessato.
-E Rachel fa lo stesso da settimane- commentò a sua volta, facendomi rimangiare il pensiero di essere stato fuori luogo.
Sorridemmo assieme per la situazione e poco dopo ci ritrovammo di nuovo in silenzio. Non volevo essere troppo invadente, così mi misi una cuffietta dell’iPhone e iniziai ad ascoltare un po’ di musica.
-Cosa ascolti?- mi chiese dopo un attimo di esitazione. Rimasi sorpreso inizialmente, ma non esitai a porgerle l’altra cuffietta. Un po’ di galanteria non avrebbe fatto del male a nessuno infondo e io sapevo bene come essere gentile, specialmente con una ragazza, così non mi tirai indietro.
Lei mi sorrise cordialmente, probabilmente quello era il suo modo per ringraziarmi, mentre portava la cuffia all’orecchio e iniziava ad ascoltare la musica insieme a me.
Pensa Harry, pensa. Non lasciare che cali nuovamente il silenzioquesto pensiero inaspettatamente si fece spazio nella mia testa.
-Puoi appoggiarti se vuoi- fu la prima cosa da dire che mi venne in mente, così le indicai la mia spalle. Feci finta di fare un favore a lei, anche se era più un piacere mio sentire che potevo farle compagnia. Mi ringraziò e fece come da me consigliato.
Si avvicinò lentamente a me, tirando su le gambe e ripiegandole sul suo sedile. Si rannicchiò accanto al mio braccio, mentre poggiava la testa sul punto da me indicatole. Sentivo il suo respiro confondersi col mio per quanto eravamo vicini e i suoi capelli mi pizzicavano leggermente il collo. Lo sguardo mi cadde involontariamente sulle sue labbra rosee e invitanti. Mi morsi il labbro inferiore pensieroso, perché in quel momento le avrei dato molto volentieri un bacio. Ma forse non era il momento più adeguato quello, così cercai di distrarmi cambiando canzone e andando avanti con la play-list. Magari l’avrei potuta baciare, ma sicuramente in un altro momento.
Tanto di occasioni se ne presentano a palate pensai, sorridendo sornione.
-Lost and insecure, you found me you found me.- Preso dalle mie fantasticherie su quella meraviglia che avevo al mio fianco, non feci caso alla canzone che avevo selezionato. You Found Me, The Fray. Un capolavoro di canzone, senza il minimo dubbio.
Probabilmente e per fortuna non se ne accorse, ma al suono della sua voce mi si illuminarono gli occhi. Non solo perché conosceva una delle mie canzoni preferite, ma anche perché aveva davvero una bella voce. Era leggera, ma dolce allo stesso tempo. Lieve, ma intensa contemporaneamente. Una voce difficile da scordare in poche parole.
Senza esibirmi in chissà quale assolo, iniziai a canticchiare anche io e forse lei ebbe la stessa mia reazione, o almeno era quello che speravo. Con la coda dell’occhio la vidi sorridere, mentre intonavo la seconda strofa della canzone.
-Canti davvero bene- mi disse, mentre stavo ancora intonando qualche nota.
-Oh beh, grazie- mi limitai a dire, grattandomi la testa lusingato per il complimento, anche se non era la prima volta che qualcuno me lo diceva. In un certo senso ci ero abituato, ma era sempre bello sapere che qualcuno ti apprezzava per il tuo talento.
Scivolò lentamente sul sedile, spostandosi leggermente per stare seduta più comoda. Presi così l’iniziativa e feci scivolare il mio braccio dietro la sua spalla. La strinsi leggermente a me in quello che aveva l’aria di essere un abbraccio.
Lei non si scansò, né protesto di fronte a quel mio gesto e ne fui felice. Voleva dire che neanche io le ero poi così poi indifferente.
Riprese a canticchiare, tornando ad intonare la melodia della canzone.
-Why'd you have to wait? To find me, to find me- finimmo così di cantare la canzone e continuammo ad ascoltare la mia musica fino all’arrivo a Stratford-upon-Avon.
-Siamo arrivati- dichiarò, mentre si stiracchiava i muscoli che probabilmente si erano addormentati perché era stata ferma accanto a me per tanto tempo.
-A quanto pare- dissi acido, guardando fuori dal finestrino e sperando di vedere ancora kilometri di autostrada e non la città.
-Che fai? Non scendi?- si fermò ad aspettarmi quando già mezzo autobus si trovava fuori.
-Arrivo, vai pure avanti- le dissi, passandomi una mano sul viso per cercare di darmi una svegliata. Infondo anch’io ero parecchio assonnato.
Lei annuì, facendo come le avevo chiesto. -Ah, Harry- mi chiamò prima di scendere. Ormai l’autobus era deserto, vi eravamo soltanto noi e altri due ragazzetti nei sedili davanti. -Grazie per la musica- aggiunse, per poi sorridermi e scendere giù, senza aspettare che le rispondessi.
-È stato un piacere- risposi comunque, stampandomi in volto uno dei miei sorrisi più maliziosi. Si, avevo deciso. Quella ragazza sarebbe stata mia, ormai era soltanto questione di tempo. 
 
HER
Dovevo ammetterlo, la compagnia di Harry era più che piacevole. Sapeva come farti stare bene, come non farti sentire a disagio o fuori luogo. Era un ragazzo carismatico e divertente. Insomma, era una bella persona. Avevo sbagliato a giudicarlo senza prima conoscerlo e adesso me ne pentivo.
Mi voltai in direzione dell’albergo per trovare i suoi occhi verdi, ma fu un tentativo inutile. Non lo vidi tra la ventina di studenti che stavano seduti nei divanetti della hall, né tra quelli che invece erano poco fuori dalla porta. Sospirai, pensando al perché io mi trovassi seduta su quella panchina da sola piuttosto che stare dentro con gli altri.
Avevo soltanto voglia di stare da sola, di ammirare il cielo stellato sopra di me in silenzio, lontano dagli schiamazzi e dalle urla dei miei compagni. Volevo ritagliarmi un minuto per me, un minuto dove non mi sarei sentita sotto osservazione dagli altri.
Chiusi gli occhi, lasciando che la brezza londinese mi scompigliasse i capelli. Era una bella sensazione percepire il vento colpirti la pelle, sentire il fruscio delle foglie che muoveva, respirare quell’aria buona e fresca. Si, sembrava di stare in paradiso.
-Una bella ragazza come te non dovrebbe starsene qua tutta da sola.- Sussultai, riemergendo dal mondo dei sogni e voltandomi spaventata per guardare chi si trovasse alle mie spalle. -Tranquilla- disse ancora quella voce calda e sexy -sono io, Harry.-
Il suo sorriso risplese nel buio della sera. Sembrava quasi che stesse illuminando lo spazio attorno a noi. Sorrisi anch’io di fronte a quelle due amabili fossette che tanto lo facevano sembrare un bambino e non il ragazzo irresistibile che in realtà era.
-Non ti avevo sentito arrivare- dissi, arrossendo leggermente per la figuraccia appena fatta. Sicuramente adesso avrebbe pensato di parlare con una ragazzina che aveva paura anche della sua ombra. Beh, in realtà era così, ma non volevo che lui lo pensasse di me.
Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e, con passo lento e seducente, si avvicinò a me. -Posso?- mi domandò, indicando il posto a sedere libero accanto a me. Annuii, mordendomi il labbro pensierosa. Certo che era davvero bello, come avevo fatto a non accorgermene prima?
-Allora? Cosa ci fai qui tutta da sola?- mi domandò una volta sedutosi. Si voltò a guardarmi e per qualche istante persi il lume della ragione. Il fatto era che quei suoi occhi così verdi e profondi riuscivano a mandarmi in confusione con un semplice e innocente sguardo.
-Volevo allontanarmi un po’ dalla confusione- gli confessai, tornando a guardare verso il gruppo di ragazzi che faceva schiamazzi di fronte all’ingresso. Harry fece lo stesso, seguendo il mio sguardo e raggiungendo il gruppo. Ridacchiò nel vederli fare gli scemi e la cosa fece divertire infondo anche me. -Tu invece? Cosa ci fai qui?-
I suoi occhi tornarono a posarsi su di me, brillanti e intensi come non mai. Lo vidi avvicinarsi lentamente a me, scostarmi i capelli dietro l’orecchio e avvicinare le sue labbra ad esso. -Ti ho vista e mi è venuta voglia di stare con te- sussurrò, con voce roca e maliziosa.
Sentii dei brividi corrermi lungo tutta la schiena. Era come se il vento mi fosse entrato sotto pelle, arrivando a toccare le ossa. Ma quella sensazione non era dovuta al vento, quella sensazione era causata dall’eccesiva vicinanza tra il mio volto e quello di Harry. Mi sorrise ancora, ad un soffio dal viso, per poi tornare, come se nulla fosse successo, al suo posto.
Mi passai una mano tra i capelli nervosa, scompigliandoli e poi rimettendoli a posto. Posai lo sguardo a terra, soffermandomi a contare i buchi che le mie Air Force portavano sul davanti. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di far sparire l’imbarazzo che provavo in quel momento. Improvvisamente mi sentivo a disagio e turbata. Stupide paranoie, pensai.
-Se preferisci restare da sola sai, io posso anche andarmene se vuoi.- Al suono di quelle parole tornai in me, ricordandomi dove e con chi mi trovassi.
-No!- urlai, afferrandolo per il braccio mentre stava per alzarsi. -Cioè, voglio dire…- tentai di riprendermi, mollando la prese e lasciandolo sedere nuovamente. -Se ti va puoi restare, mi fa piacere- mi corressi timidamente, sperando di non passare per una stupida. Sembravo una ragazzina alle prese con la sua prima cotta, accidenti!
-D’accordo, allora resto- disse, cercando di trattenere una risata. Eppure mi sarebbe piaciuto sentirlo ridere in quel momento, doveva avere una risata meravigliosa data la bellezza della sua voce.
-Parlami di te- disse di punto in bianco. Mi voltai verso di lui, aggrottando le sopracciglia.
-Come scusa?- domandai, pensando di aver capito male. Perché mai uno come lui si sarebbe dovuto interessare alla vita di una banale e invisibile ragazza come me?
-Hai capito bene, voglio sapere qualcosa di te- insistesse, chinandosi in avanti e poggiando le braccia sulle gambe. Sospirai, annuendo e pensando a cosa potergli raccontare. Imitai la sua posizione, poggiando però il mento sulle mani per tenere la testa alta.
-Davvero, non lo so!- dissi dopo averci pensato. -La mia vita non è così eccitante da poter essere raccontata- ammisi, con un filo di amarezza nella mia voce.
-Parlami di te e Zayn- mi suggerì. -È molto che vi conoscete?-
-In realtà ci siamo conosciuti al primo anno. Lui era una frana in matematica e la professoressa, essendo una di quelle che ama i casi persi, lo ha affidato a me per farlo recuperare. È così che ci siamo conosciuti.- Sorrisi, ripensando alla prima volta in cui io e Zayn ci siamo ritrovati alle prese con numeri e potenze. Un vero disastro per farla breve.
-Sul serio? Me lo immaginavo… diverso- commentò, arricciando il naso in una mossa buffa.
-Diverso? In che senso?- gli chiesi spiegazioni, incuriosita.
-Si insomma, io pensavo che tu e Zayn fosse stati insieme- ammise, grattandosi la testa con fare impacciato. Lo guardai per qualche istante con gli occhi di fuori, per poi piegare la testa indietro e iniziare a ridere. Risi così forte che la pancia di fece male.
-Io e Zayn? Sul serio?- gli domandai, asciugando gli occhi dalle lacrime.
-Cosa c’è di così strano?- Cercai di tornare seria, anche se il pensiero di una relazione tra me e uno dei miei più cari amici mi faceva venire la nausea.
-Tutto, per fare un esempio- gli risposi, annuendo da sola alla mia affermazione. Poggiai le mani sulla panchina, dietro la schiena, tenendomi su con le braccia.
-Beh, sappi che io Zayn lo invidio comunque.- Ed ecco che tornava quel tono di voce da seduttore mentre si avvicinava nuovamente a me. Sentii qualcosa di caldo toccarmi la mano e, quando abbassai lo sguardo, vidi le sue dita sfiorare la mia pelle. Lentamente queste salirono verso l’alto, toccando quasi impercettibilmente il mio braccio.
-E perché lo invidieresti scusa?- gli chiesi, cercando di mantenere i nervi saldi e la mente lucida, anche se ormai non ci stavo più capendo niente. Sapevo soltanto che Harry stava giocando con me e che dovevo fermarlo in qualche modo, perché quella situazione mi avrebbe portato soltanto dei guai. Ma il tocco della sua pelle era così piacevole che sembrava quasi un peccato farlo allontanare.
-Per tanti motivi- rispose, passando le sue dite esperte lungo il mio collo.
-Dimmene alcuni- lo spronai a continuare a parlare, sperando così di farlo distrarre e smettere di sua spontanea volontà.
-Lui per esempio può stringerti tra le sue braccia quando vuole, può avere il tuo corpo vicino al suo sempre, può inspirare il tuo dolce profumo con molta facilità.- E mentre diceva questo l’altra sua mano, quella che non mi stava accarezzando il viso, saliva lungo la mia coscia, strofinando il tessuto di jeans con forza, come a volerlo consumare.
-Parli come se io me la facessi con Zayn, sai?!- gli ringhiai contro, trovando finalmente un motivo per farlo allontanare da me. Feci spostare entrambe le sue mani dal mio corpo nel momento in cui mi alzai e feci qualche passo lontano da quella panchina.
-Julie, aspetta!- mi fermò, attirandomi subito a sé con un gesto veloce. Scontrai contro il suo petto, ritrovandomi nuovamente le sue mani addosso. Adesso mi cingevano la vita, mentre lentamente provava a farle scivolare sotto la mia felpa.
-Non era quello che intendevo- continuò, facendone scivolare una intenzionalmente sul mio fondoschiena. -Io volevo dire che…-
Non gli feci dire altro, non glielo permisi, perché adesso ero intenzionata io a fargli sentire le mie mani sulla sua pelle. Con un gesto veloce e imprevedibile stampai le mie cinque dita sul suo bel visino, facendo arrossare immediatamente la pelle della sua guancia destra.
-Ma sei impazzita?!- mi urlò contro. -Si può sapere che ti prende?- continuò, massaggiandosi la parte lesa.
-Mi prende che io non sono la puttanella di nessuno, Styles- ci tenni a precisare. -E se avevi intenzione di portarmi a letto con i tuoi approcci da maniaco beh, sappi che con me non attacca.-
Lui mi guardò confuso, quasi triste per quello che gli avevo detto. Allora scossi la testa, ancora più infastidita e arrabbiata, e me ne andai velocemente da quel posto.
-E pensare che mi stava anche iniziando a piacere- mugugnai tra me e me, mentre nella mia testa mi rivolgevo i peggiori insulti per essermi fatta abbindolare, anche se per poco, da uno come lui.

THEY SAY:
bella gente, ecco il secondo capitolo :) spero che vi piaccia!
la prima parte anche questa volta è stata scritta da @_stopthetape  mentre la seconda da me :)
non so bene cosa dirvi, anche perchè sono stanca morta e.e
love u all and thanks x

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***



Capitolo III

 

HIM
-Le devi chiedere scusa, fine della questione.- Zayn sbatté il suo pugno contro il muro sul quale ero poggiato, per poi voltarsi e iniziare a camminare in modo agitato per la camera.
-Non le chiederò scusa per averci provato, è contro la mia natura!- protestai, gesticolando nervosamente. Dannazione, io ero Harry Styles. Non avevo mai dovuto farmi perdonare per aver provato a baciare una ragazza e sicuramente non avrei iniziato adesso.
-Tu non ci hai provato Harry, tu le hai dato implicitamente della poco di buono, che è ben diverso!- continuò ad urlarmi contro, sempre più arrabbiato.
Fermo a braccia incrociate sul petto continuava a guardarmi con sguardo severo, mentre gli altri ragazzi osservavano la scena in silenzio. Resistetti qualche altro, ma alla fine mi arresi.
-D’accordo, come vuoi- sbuffai, roteando gli occhi. -Le chiederò scusa per come mi sono comportato- tagliai il discorso. Zayn sorrise soddisfatto, mentre gli altri buttavano dei sospiri di sollievo perché la tensione tra di noi era mai svanita.
-Bene, allora vai- continuò con voce ferma, anche se ormai quell’espressione da burbero non vi era più sul suo volto.
-Adesso? Ma manca poco alla colazione- obiettai, alzando un sopracciglio e guardandolo male.
-Esatto, adesso- rispose, prendendomi di forza dalle spalle e buttandomi fuori dalla mia stessa stanza.
Non ebbi neanche il tempo per opporre resistenza o protestare che mi ritrovai con la porta sbattuta in faccia.
-Prendere nota: mai infatuarsi delle amiche di Zayn- mugugnai tra me e me, mentre mi dirigevo verso la camera di Julie.
 
In camera sua non vi era, nella hall dell’albergo nemmeno, fuori o nel ristorante neanche e non l’avevo vista neppure correre per i corridoi passando da una camera all’altra come faceva la metà dei noi. Stavo perdendo del tutto le speranze di trovarla quando la vidi. Era poggiata al corrimano della scala e stava parlando con qualcuno, un ragazzo mi sembrava, ma non ne fui certo fino a quando non mi avvicinai di più a lei.
Aveva i capelli raccolti in una spettinata coda di cavallo, indossava i pantaloni di una vecchia tuta e una felpa che probabilmente era due volte la sua taglia. Nonostante non avesse l’aspetto curato e sexy delle modelle sulle copertine dei giornali era piuttosto carina: semplice e alla mano, una ragazza difficile da trovare in poche parole. Scossi la testa, per poi aggiustarmi i capelli, in modo da levarmi quei pensieri dalla testa e concentrami sull’obiettivo.
-Scusa amico, lei adesso ha da fare con me- dissi in modo prepotente al ragazzo con cui stava parlando, scansandolo e mettendomi al suo posto. Il tipo mi guardò con occhi spaventato, per poi darsela via a gambe levate.
-Ma si può sapere chi ti credi di essere?- mi urlò contro, sorpassandomi per andarsene via.
-Julie aspetta, voglio soltanto parlare- la fermai, stringendole dolcemente il polso. Lei si voltò, guardandomi dura.
-Non ho voglia di sentirti- continuò, cercando di liberarsi il polso dalla mia presa inutilmente, anche se non la stavo stringendo neanche poi così tanto forte.
-Sei davvero uno scricciolo- commentai spontaneamente guardandola. Sorrisi anche, di fronte al suo diventare improvvisamente rossa a quelle mie parole.
-Che sia una cosa veloce però Styles- disse infine con tono rassegnato, sospirando un po’ come io avevo fatto di fronte all’insistenza di Zayn poco tempo prima.
Sciolsi la presa attorno al suo posto e le feci segno di sederci sui gradini, così ci sedemmo uno accanto all’altro. Ebbi immediatamente una sorta di flashback di noi del giorno prima sul pullman, quando lei era venuta a sedermi accanto a me e io l’avevo lasciata avvicinarsi senza alcun problema. L’unica differenza era che adesso lei stata sulla difensiva e non accennava nemmeno a sfiorarmi.
-Io, ecco…- iniziai, grattandomi subito la testa perché non sapevo cosa dire. Ero andata a cercarla senza un discorso in mente, con il vuoto totale che mi attraversava la mente, e adesso ero senza parole. Beh, era ottimo come inizio.
-Prima che si faccia notte Harry, per favore- mi punzecchiò, con un tono di voce abbastanza acido e un sorrisetto da stronza che non pensavo potesse usare.
-Ognuno ha i suoi tempi, abbi un po’ di pazienza- le risposi a tono, passandomi una mano davanti al viso sconsolato. La sentii sbuffare, ma non le dissi niente, non questa volta. La guardai ancora e, dopo un ultimo sospiro, mi decisi a parlare.
-Mi dispiace- dissi con voce quasi inudibile, a stento mi ero sentito io.
-Come scusa? Non ho capito- mi chiese infatti di ripetere. Alzai gli occhi al cielo, sperando che quel poco bastasse.
-Ho detto che mi dispiace- ripetei, questa volta con un tono di voce più alto, quasi urlato. Lei mi guardò con gli occhi sgranati, così pensai di doverle dare qualche spiegazione in più. -Si insomma, ieri sera non mi sono comportato bene, credo di aver esagerato un pochetto, scusa.-
Infilai la testa tra le gambe, aspettando di sentire qualcosa da parte sua, ma non mi arrivò nessun suono. Così inclinai leggermente la testa nella sua direzione, guardandola con la coda dell’occhio. Stava ferma a guardarmi, mordendosi il labbro inferiore con l’aria piuttosto pensierosa.
-Non dici niente? Anche un’altra sberla mi sta bene, sempre meglio del silenzio…- Le diedi una leggera spintarella, visto che ancora non dava segni di vita. Torno così in sé, scuotendo la testa quasi impercettibilmente.
-È stato Zayn, vero? È stato lui a dirti di scusarti con me?- mi domandò come se sapesse già la risposta.
-No- le mentii, cercando di apparire sincero. -Insomma, te le meriti davvero delle scuse- aggiunsi, credendoci stranamente per davvero. Solo allora realizzai quanto ero stato stupido e inappropriato con lei e me ne pentii veramente per la prima volta.
-Quindi è stato Zayn- affermò questa volta, più che convinta. Alla fine, mi arresi.
-Ok è vero, è stato lui a spingermi da te- confessai. -Ma sono sincero quando ti dico che mi sono comportato come un vero idiota- le dissi sorridendo.
-Va bene Harry, ti credo- disse, stupendomi alla grande. -Scuse accettate.- Ricambiò il sorriso e in qualche modo quelle sue parole mi fecero sentire meglio. Senza rendermene conto mi soffermai più del dovuto a guardarla negli occhi. Erano grandi e di un castano intenso, quasi dello stesso colore cioccolato dei capelli. Lei tenne lo sguardo fermo su di me per qualche istante, poi lo spostò sbattendo le palpebre un paio di volte. Quello fece voltare il viso anche a me, facendomi ritrovare a fissare il pavimento.
-Bene, adesso che è tutto chiarito io andrei, la colazione aspetta- disse frettolosamente, mangiandosi qualche lettera e alzandosi dal gradino sul quale eravamo ancora seduti.
-Si certo, dovrei andare anche io- la imitai, alzandomi a mia volta. -I ragazzi mi staranno aspettando- le dissi, infilando le mani nelle tasche dei jeans.
-Scommetto che Zayn non vede l’ora di sapere se hai eseguito i suoi ordini alla lettera- mi disse, scoppiando a ridere come una bambina. Aveva una risata davvero bella, un po’ rumorosa ma comunque spontanea.
-Probabilmente hai ragione- le risposi, unendomi alla sua risata.
-Allora- parlò, tornando seria -ci vediamo a colazione?-
-Certo, ci vediamo lì- le risposi. Lei annuì, per poi voltarsi ed allontanarsi a piccolo passi da me.
-Nota numero due: mai farsi scappare una ragazza come lei- pensai ad alta voce, sorridendo come un povero pazzo nel bel mezzo del corridoio, adesso da solo.
 
HER
-Sono venti minuti che sto qua sola ad aspettarti- mi rimproverò Rachel, praticamente sdraiata sul tavolino del ristorante per la stanchezza. Come ogni gita, non si dormiva molto e ogni mattina era distruttiva.
Ero leggermente in ritardo, dato che prima un ragazzo mi aveva fermato per chiedermi qualcosa, neanche ricordavo cosa, dato che non prestavo molta attenzione. E poi Harry lo aveva praticamente cacciato per parlare con me. Dal modo in cui mi chiese scusa capii che non era sua iniziativa, o almeno al principio, ma guardandolo negli occhi mi accorsi che tutto sommato era sincero. Per non parlare dello sguardo che aveva mentre mi stava fissando, era qualcosa di ipnotico.
-Ehilà sveglia!- Scossi la testa, mentre Rach agitava la mano a pochi centimetri dal mio volto.
-Sì sì scusa, stavo.. stavo parlando con Harry..- dissi vagamente, così che non ci desse tanto caso.
-Harry? Quell’Harry?- domandò, quasi soffocandosi con la spremuta d’arancia che stava sorseggiando. Mi rassegnai a doverle raccontare tutto, e mi misi comoda sulla sedia di plastica davanti alla sua.
-Mi ha chiesto scusa per ieri sera, ma ho capito che è stato obbligato da Zayn- feci spallucce e appoggiai i gomiti sul tavolo, appoggiandovi la testa.
-E tu?- mi chiese, porgendomi un piccolo croissant che io rifiutai perché troppo caldo.
-Ho accettato le scuse, in fondo ha capito di essere stato un imbecille- dissi, sorridendo ironicamente.
-Sono convinta che Zayn lo abbia minacciato in qualche modo- si mise a ridere e lo feci anch’io al pensiero che quello che aveva appena detto poteva essere vero, se pur stesse scherzando. -E credo che tu gli piaccia davvero, Juliet- affermò convinta, tanto che pronunciò il mio nome per intero.
-Harry? È solo un ragazzo che rimorchia tutte e lo sa fare bene, tutto qua- dissi ed era davvero quello che pensavo, ma non totalmente. Era sì una specie di dongiovanni che se la faceva con tutte, ma aveva i suoi pregi, molti a mio parere.
-Tu fai parte di quelle tutte?- mi chiese, mettendo le virgolette alla parola ‘tutte’, facendone il gesto.
-Io non mi farò abbindolare, puoi starne tranquilla- dissi con fierezza, ma cosa ne potevo sapere io?
-Credo che stia venendo verso di te, Rach- sorrisi complice, ammiccandole.
-Chi?- domandò confusa.
-Chi secondo te? Niall, no?!- sorrisi nuovamente, pensando a quanto fosse rincretinita a volte, anzi quasi sempre.
-Oddio, come sto? I capelli? Sono presentabile?- iniziò a pettinarsi con le mani e controllarsi in ogni minimo particolare.
-Non ti presenterei neanche al mio peggior nemico- la offesi ridendo, per poi ricevere uno sguardo malvagio.
-Non ti arrabbi se la rapisco, vero?- Horan  mi fece gli occhi dolci, poggiando le mani sulle spalle di Rachel, stringendole.
-No no, prenditela pure, anzi non riportarmela più- amavo sfotterla così, con le battutine acide alle quali lei ormai non faceva neanche più caso.
Dato che lei era seduta e lui alzato dietro di lei, per riuscire a guardarlo meglio Rach alzò la testa verso di lui e gli sorrise.
-Ehi, buongiorno- le disse, scompigliandole i capelli. Stando a quello che mi aveva raccontato, stare in pullman insieme le era davvero servito per conoscerlo meglio. In qualche secondo Rach si alzò, farfugliandomi qualcosa, per poi andarsene con Niall che la trascinava verso la meta, tenendola dal polso.
-Disturbo?- trasalii al suono di quella voce. Cosa stava facendo? Aspettava il momento giusto per spuntarmi dietro? Senza ricevere risposta si sedette e si tenne la testa con una mano, osservandomi.
-Siediti pure Styles eh!- dissi sarcasticamente, provocando un sorriso divertito sul suo viso.
-Hai detto tu di vederci a colazione, ho solo colto l’occasione- disse e subito dopo si alzò, facendomi rimanere perplessa. Che senso ha sedersi e alzarsi subito dopo? Arricciai le sopraciglia e lui mi tese la mano. -Preferisci startene qua tutta sola o fare una passeggiata con me?- mi domandò, sorridendo sicuro della mia risposta.
Avevamo circa un’ora di tempo libero, prima di partire per visitare qualche castello o roba simile.
-D’accordo- poggiai la mano su quella di Harry, che strinse la presa e mi tirò, forse troppo. Nel tentativo, probabilmente anche per colpa della mia voglia di alzarmi, finii col petto attaccato al suo. Per uno strano scherzo del destino mi teneva ancora stretta e io non opposi resistenza, dovevo ammettere di stare davvero bene lì. Ritornai in me, ripensando a quello che avevo detto poco prima a Rach. Non ci dovevo cascare, così feci un colpo di tosse.
-Emm.. scusa, io non..- farfugliò, tenendo la testa chinata e strofinando le mani sui jeans.
-Tranquillo, Harry.. allora? Questa passeggiata?- riuscii a rompere quella sorta di tensione e imbarazzo.
Uscimmo dall’hotel scambiando sì e no qualche parola. Ero sicura che stesse evitando di parlare, solamente per non dire la cosa sbagliata. Facemmo qualche passo, lui stava alla mia sinistra sul lato esterno del marciapiede, ma in pochi secondi fece un gesto che cambiò la situazione. Accarezzandomi impercettibilmente la schiena, passò dalla parte opposta.
-Hai fatto colazione?- mi chiese, facendo un sorriso capace di illuminare tutta Londra.
-No- risposi. Con le scuse, Rachel e Niall mi ero dimenticata completamente di mangiare.
-Aspetta qua!- mi fece voltare, costringendomi a guardare la strada. -Sto arrivando, non ti voltare- mi ordinò, mettendosi a ridere.
-Harry?- domandai, non sentendo più la sua presenza. Non andavo molto d’accordo con le sorprese, così dopo qualche minuto di esitazione mi voltai. Vidi una porta color verde scuro e la scritta ‘Starbucks Coffe’, all’interno della vetrata c’era Harry, che pagava qualcosa. Mi voltai di scatto, mentre usciva dalla caffetteria, facendo finta di nulla.
-Guarda che ti ho visto, mi hai rovinato la sorpresa- mi rimproverò, facendo l’offeso. -Tieni- aggiunse, porgendomi uno di quei bicchieri di polistirolo, con tappo e cannuccia.
-Non dovevi… cos’è?- domandai curiosa.
-Un semplice frappuccino- mi rispose, io l’afferrai e iniziai a sorseggiare.
-Sta attenta, Juliet! Non vorrai farti ammazzare!- in un momento di distrazione, provai ad attraversare le strisce pedonali senza osservare. Per fortuna Harry mi fermò in tempo, tirandomi dalla maglia.
-Grazie- sdrammatizzai, scoppiando a ridere. Dopo cinque minuti, ci fermammo di fronte un vecchio palazzo, uno di quelli antichi e caratteristici della città. Senza bisogno di parole, ci piazzammo accanto un muretto, alto quanto uno sgabello. Io mi sedetti su, lasciando pochi centimetri tra i miei piedi e la strada, mentre Harry si mantenne in piedi, appoggiandosi leggermente. Finito quello che stavo bevendo, notai un cestino per sbarazzarmi del bicchiere e scesi dal muretto sul quale ero appena salita, ma appoggiai il piede male.
-Stai cercando di cadere tra le mie braccia, o vuoi suicidarti?- si mise a ridere rumorosamente. Aveva una risata fantastica, che ti trasportava completamente. Era riuscito a evitare una brutta caduta e colse l’occasione per provarci con me, di nuovo.
-Chi sei? Superman?- mi feci trascinare nelle domande stupide e senza senso, alludendo al fatto che mi aveva ‘salvato’ due volte nel giro di dieci minuti.
-Cosa farai adesso? Colpirai un palo della luce con la testa?- iniziammo nuovamente a camminare, nella strada di ritorno verso l’hotel. Non risposi, ma risi in maniera contenuta.
-Tutto sommato sto bene con te..- abbassai la testa, perché mi resi conto di stare arrossendo leggermente.
-Confessalo, questa è stata la più bella passeggiata di tutta la tua vita!- arrogante, presuntuoso e.. adorabile. Si notava da lontano che cercava di attirarmi a lui, ma quel sorriso innocente che aveva piantato in volto con quelle fossette così dolci, lo facevano sembrare un innocuo ragazzo.
-Avremmo fatto il giro del quartiere.. Sei troppo convinto di te stesso, Styles- mi girai, per guardarlo come se lo stessi rimproverando.
-Riuscirò a conquistarti mia cara.- Questa volta il suo tentativo si fece più esplicito, non c’erano più dubbi che stesse cercando di farmi diventare una nuova preda.
-Non sono come tutte le altre, Harry.- Quella sua convinzione di superiorità e di ‘io sono Harry Styles e posso fare tutto’ mi dava ai nervi, anche se mi intrigavano quella specie di battibecchi.
-Lo so, altrimenti saresti già tra le mie braccia- disse, aprendomi la porta dell’hotel, facendomi entrare.
Convincevo me stessa di essere una tra tante per lui e che non potevo permettergli di farmi entrare nel suo vortice, non volevo. Ma una parte di me voleva accettare il rischio ed era attratta da quel ragazzo riccio, simpatico e dagli occhi verdi.


THEY SAY:
ciao ragazze, ecco il nuovo capitolo!
sto giro la prima parte è mia, mentre la seconda di @_stopthetape  :)
scusate se sono di poche parole, ma oggi il mio umore è veramente a terra perciò invece che annoiarvi con parole senza senso preferisco essere breve..
spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie a tutte per il sostegno x

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***



Capitolo IV

 

HIM
-Harry sei pronto?- Alzai la testa dai bottoni della camicia e vidi Niall uscire dal bagno passandosi, per l’ennesima volta, una mano tra i capelli.
-Cinque minuti e ci sono- risposi, tornando ad abbottonare la parte rimanente.
Il bello delle gite era che c’era sempre una sera, solitamente l’ultima, dove veniva offerto agli studenti un po’ di divertimento e questi erano accontentanti venendo portati in una discoteca del posto dove una sala era sempre riservata per evitare mescolamenti o problemi di vario genere. Quella sarebbe stata la serata del nostro contentino, per così dire.
Presi il profumo che era poggiato sul mobile della camera e me ne spruzzai due gocce, poi afferrai la giacca e raggiunsi Niall, già pronto ad aspettarmi con la maniglia sulla porta.
-Andiamo, siamo in ritardo- mi fece fretta, strattonandomi per un braccio giù per le scale.
-Sta calmo Niall, vedrai che la tua ragazza non è ancora arrivata- gli risposi, prendendolo in giro. Erano ormai giorni che lo facevo, mi piaceva vedere l’espressione corrucciata che si creava sul suo volto ogni volta che chiamavo Rachel ‘la sua ragazza’. Borbottò qualcosa di incomprensibile, per poi ammutolirsi del tutto. Quel ragazzo era facilmente suscettibile.
Arrivammo nella hall dell’albergo, dove trovammo, a differenza di quanto mi aspettassi, tutti gli altri ragazzi che avevano deciso di venire.
-Horan, Styles- ci chiamò il professore che accompagnava la nostra classe. -Vedo che avete deciso di onorarci della vostra presenza- aggiunse, facendo poi segno agli altri di uscire.
-Sa com’è prof- iniziai a parlare -per farsi belli ci vuole del tempo.- Aggiustai la giacca sulle spalle, pavoneggiandomi come solo io sapevo fare. Il vecchio burbero scosse la testa, per poi mettersi in coda insieme agli altri verso l’uscita.
-Almeno potevano farci accompagnare da un professore più giovane, quello sembra essere appena uscito da un sarcofago- commentai acido, scuotendo i capelli per metterli a posto.
-Possibile che tu sia sempre e solo capace di lamentarti, Styles?- disse una voce ormai a me familiare, poggiandomi una mano sulla spalla sinistra. Mi voltai nella sua direzione, ma dovetti abbassare lo sguardo per quanto era bassina per vederla veramente bene.
Juliet indossava un paio di pantaloncini di jeans, probabilmente con sotto delle calze pesanti. Mi presi qualche minuto per contemplare le sue gambe: erano lunghe e slanciate, una vera delizia.
-Finito di farmi la radiografia?- mi chiese scocciata, ma con un pizzico di ironia nella voce. Per quanto continuasse a fingere di odiarmi ormai ero consapevole di essere entrato nelle sue grazie, anche se non perdeva tempo per offendermi o trattarmi male.
-Da quando in discoteca si va con una felpa?- le chiesi, dopo aver alzato lo sguardo verso la parte inferiore. -Non avevi qualche completino sexy da indossare?- le chiesi, cingendole i fianchi e avvicinandomi a lei, passandomi la lingua sul labbro inferiore.
-Beh- iniziò, accostando le labbra al mio orecchio. -Non puoi mai sapere cosa si nasconde sotto una larga e vecchia felpa- continuò, abbassando il tono della voce e dando una sorta di accento malizioso e sexy. La guardai perplesso per qualche secondo, meravigliandomi di quel suo lato provocatore che non pensavo potesse esistere in una ragazzina tanto piccola quando ingenua. Scoppiò a ridere, dandomi qualche pacca per poi raggiungere Rachel fuori dalla hall.
-Amico, quella ragazza ti sta facendo diventare matto.- Sussultai quando Niall mi si accostò. Dove si era cacciato in pochi minuti quel ragazzo non potevo saperlo.
-Muoviamoci va- gli misi fretta io questa volta. -La serata sarà molto lunga- commentai, dando voce ai miei pensieri mentre con gli occhi puntavo la mia moretta. Si voltò verso di me, sorridendo per poi tornare a guardarsi davanti.
Se Julie aveva deciso di giocare col fuoco ero pronto a bruciarmi se ne sarebbe valsa la pena. E credetemi, ero convinto che ne sarebbe valsa.. eccome.
 
La musica rimbombava talmente forte che le casse sembravano che stessero per esplodere. Il DJ si atteggiava a grande esperto di musica, mettendo prima questa, dopo quell’altra canzone. Il locale era un posto carino, tipicamente inglese, anche se nulla di che. Certo, sempre meglio della piccola discoteca che avevamo ad Holmes Chapel.
Poggiai le braccia sulle gambe, sporgendomi in avanti per osservare meglio la situazione. Era ormai un’ora che ci trovavamo là dentro e da allora Julie non aveva fatto altro che ballare, ballare e ancora ballare. Piccola, ma potente si potrebbe dire di quella ragazza.
Mi rigirai il drink tra le mani, pensando un modo a come poterla staccare da quel gruppo di persone sudate e appiccicaticce che ballavano una attaccata all’altra. Cercai di capire se tra quelli ci fosse anche Zayn, ma anche se fosse non pensavo che mi avrebbe dato una mano dopo gli ultimi trascorsi. Così lasciai perdere, sperando che le sue gambe cedessero al più presto a causa della stanchezza.
-Qualcosa non va amico? Ti vedo pensieroso?- Mi voltai verso di Louis, annuendo distrattamente.
-Ho soltanto la mente un po’ occupata, tutto qui.- Bevvi un sorso dal mio bicchiere, per poi porgerlo a Louis quando la vidi finalmente lasciare la pista per raggiungere il bar.
-Torno subito- dissi frettolosamente, preparandomi a fare la mia mossa.
Raggiunsi con calma il bancone, dove lei stava già bevendo la sua ordinazione. La presi da dietro, in modo da poterla sorprendere in qualche modo.
-Vedo che ti stai divertendo- le sussurrai con voce roca all’orecchio. Le accarezzai lentamente una spalla, scoperta dal top che nascondeva sotto la felpa che avevo preso in giro prima di arrivare. La sentii irrigidirsi sotto il tocco delle mie mani. -Stai bene?- le domandi, sorridendo da vero stronzo che ero, visto che sapevo di essere io la causa di quella reazione.
-Una favola- disse agitata, mordicchiando la cannuccia che teneva tra le mani.
-Non pensavo ti piacesse ballare- le dissi, poggiandomi con un braccio al bancone, proprio accanto a lei.
-Infatti non mi piace, mi sto semplicemente lasciando trascinare dagli altri- rispose, finendo di bere il contenuto arancione del suo bicchiere per poi voltarsi ed andarsene via.
-Julie aspetta- la bloccai per un braccio. -Visto che ti stai facendo trascinare, che ne dici di concedermi un ballo?- le chiesi, sorridendo nel modo più seduttore che conoscessi.
Lei ci pensò per qualche secondo, poi scosse la testa. -Non è un lento, non vedo come potremmo ballare insieme- rispose, per poi andarsene via. La guardai tornare in pista, scuotendo la testa sconsolato. Poggiai lo sguardo sul suo drink, nel quale bicchiere ne era rimasta ancora qualche goccia. Lo svuotai al posto suo, per poi raggiungerla in pista. Le cinsi i fianchi da dietro, facendola indietreggiare e allontanare dai suoi amici.
-Regola numero uno: Harry Styles non accetta mai un no come risposta- le dissi ad un orecchio, abbastanza forte in modo che lei mi potesse sentire. Al suono di quelle parole si voltò verso di me, portando le braccia in alto e stringendo le mani dietro al mio collo.
-Dopo questo ballo mi lascerai in pace?- mi domandò, scuotendo leggermente la testa. Stava sorridendo, perciò anche lei sapeva di non star parlando seriamente.
-Solo se tu lo vuoi- le dissi, iniziando a muovermi insieme a lei a tempo di musica.
Avevo le sue labbra così vicine che ancora una volta si fece viva quella tentazione irresistibile di baciarle. Questa volta però non avevo intenzione di tirarmi indietro, così la strinsi ancora di più a me, facendo scivolare una mano sotto al tessuto del top e accarezzandole così la schiena nuda. Lei sorrise, facendo combaciare la sua fronte con la mia.
-Bene ragazzi, siete pronti per i balli di gruppo?- urlò il vocalist dal suo microfono, facendo così che una marea di ragazzi ci travolgesse.
-Non è possibile- mi lamentai, sbuffando. Guardai le mie braccia, ma non la trovai più stretta lì. Adesso stava ferma davanti a me, a ridere divertita.
-Mi dispiace Styles- disse dandomi una pacca sulla spalla. -Magari sarà per un’altra volta- aggiunse, facendo spallucce e ridendo ancora. Si allontanò di corsa da me, raggiungendo il suo gruppo che si stava già scatenando sulle note di chissà quale tormentone da spiaggia.
-A quanto pare qualcuno sta dando filo da torcere al nostro Hazza- commentò divertito Louis, quando mi vide tornare al tavolo da solo e con un’aria probabilmente abbattuta.
-Non sono in vena per il tuo umorismo, Tommo- gli dissi, fulminandolo con lo sguardo. Ma perché non si trovava una ragazza? In fondo davanti ai nostri occhi aveva una vasta scelta di belle ragazze.
-E poi sono Niall e Liam quelli sensibili- aggiunse soltanto, per poi fare calare, per così dire, il silenzio.
Passai il resto della serata a respingere qualsiasi ragazza mi venisse a chiedere di ballare o cercasse di farsi offrire da me da bere. L’unica che i miei occhi riuscivano a vedere era lei. E ogni volta che i nostri sguardi si incrociavano sentivo una scarica di adrenalina attraversarmi il corpo. Ma cosa mi stava succedendo? Non mi stavo mica innamorando? Nah, impossibile. O forse… Scossi la testa, smettendo di pensare. Qualsiasi cosa fosse non era quello né il momento né il luogo migliore per occuparmene, i miei sentimenti avrebbero potuto aspettare ancora un altro poco. Del resto, lo avevano già fatto per 18 anni, qualche altro giorno cosa sarebbe stato?
 
HER
-Che? Neanche per sogno!- esclamai, come risposta a una proposta idiota fattami da quel biondo che mi trovavo sempre intorno mentre ero con Rachel.
-Ti prego Julie! Potresti dormire in camera delle altre tue compagne?- richiese, sulla soglia della porta della nostra camera. Rachel stava facendo la doccia, così lui ne approfittò per chiedermi se poteva restare con lei quella notte, per farle compagnia.
-Usciamo un secondo, non voglio che senta…- mi disse, tirandomi fuori dalla camera e chiudendo la porta.
-Non faremo nulla di male, lo giuro!- si mise una mano al petto e alzò l’altra. Ridacchiai d’istinto per quanto fosse buffo e abbassai la testa. In fondo non ci sarebbe stato niente di male, a meno che i professori non scoprissero tutto.
-Non lo so…- gettai lo sguardo sulle punte dei miei piedi.
-Ehi ma che succede qui?- Rachel aprii la porta, indossando un pigiama bianco e azzurro e portando in testa un asciugamano, dal quale sbucavano ciocche di capelli bagnate. –Ehi...- disse, appena si accorse che Niall parlava con me. Si levò quella cosa che aveva in testa e lasciò i capelli sciolti e bagnati.
-È venuto a darti la buonanotte- sorrisi, facendo capire così che quello che mi aveva chiesto era impossibile.
-Veramente ho chiesto a Juliet se le andava di lasciarci la camera, così per stare insieme l’ultima sera..- si grattò la testa, guardando in basso.
-Aaaww Horan… come puoi dire di no a un ragazzo così?- mi sorrise, per poi stringere tra le mani il volto del biondino e far combaciare le loro fronti. –E poi puoi sempre rivolgerti a Harry- mi ammiccò la mora.
-Io dico che sarebbe felicissimo- annuì Niall, entrando a piccoli passi in camera, come se non potessi vederlo. Cominciai a balbettare dopo quell’affermazione, sarebbe stato felicissimo? Non nego che qualche pensiero strano mi frullò in testa, ma non potevo arrendermi all’ultimo, a fine gita.
-Si beh, okay dormirò con le altre…- per cacciarmi da quella scomoda situazione in cui sembravo essere un’analfabeta, accettai.
-Grazie, grazie, grazie- nel tempo di pronunciare quelle parole alla velocità della luce Niall trascinò Rachel dentro, prendendola dai fianchi e io mi ritrovai completamente fuori da camera mia, praticamente sfrattata
Iniziai a vagare per i corridoi, in cerca della camera delle ragazze.
-STYLES! Santo cielo vuoi che mi venga un infarto?- urlai appena sentii afferrarmi dalla vita e tirarmi. Quando mi voltai vidi Harry divertito e appiccicato a me. Mi spinse delicatamente contro al muro e posò l’indice di fronte alle mie labbra, zittendomi.
-Sssh, sai che ore sono, signorina?- intrufolò le mani in tasca e si appoggiò al muro accanto a me.
-Veramente no...- Ancora scossa per lo spavento, passai le mani nervosamente tra i capelli.
-Cosa ci fai in giro, Juliet?- divenne serio tutto d’un tratto, abbassando la testa verso di me e fissandomi. In quel momento il cervello andò in fumo, m’imbarazzava e innervosiva quel suo sguardo fisso su di me, ma mi faceva star bene tutto sommato.
-Beh, Niall e Rachel si sono chiusi in camera…- sbadigliai e guardai l’orario sullo schermo del telefono. Erano le tre di notte e la mattina saremmo dovuti essere per la colazione alle otto in punto, missione impossibile.
-E bravo Niall, ha imparato dal migliore...- si pavoneggiò fiero di se stesso. Quella convinzione mi dava ai nervi. La mia testa mi diceva di correre via da quella situazione, ma non ci riuscivo, era più forte di me.
-Che ne dici se riprendiamo l’argomento di prima?- eravamo appoggiati al muro, uno accanto all’altro e ad un tratto mi sentii presa dai fianchi e attirata a lui. Provò a ricreare l’atmosfera della discoteca che il destino aveva interrotto.
-Non perdi neanche un’occasione, vero Styles?- ritornai come in quel momento: stretta a lui, con le mani intrecciate dietro il suo collo.
-L’hai notato?- chiese sarcasticamente, con un sorrisetto divertito, ma al contempo ammaliante.
-Shh...- mi parve di aver sentito dei passi e lo zittii. Piegai la testa e mi affacciai al di là del muro. Indietreggiai di scatto quando vidi il professore bussare a tutte le porte per controllare che tutto stesse andando come doveva andare.
-Se ci becca, noi siamo fritti.. e con ‘noi’ intendo io, tu, ma anche Rachel e Niall..- sussurrò, afferrandomi per la mano e portandomi in camera sua.
-Giusto, meglio farci scoprire in camera tua. Bella mossa Harry!- dissi ironicamente, poggiando le mani sui fianchi. Controllò fuori un’ultima volta, prima di chiudere la porta, cercando di fare il minimo rumore.
-Svelta entra in bagno e apri la doccia- senza ottenere una risposta, mi spinse dentro il bagno e chiuse la porta. Feci come da lui ordinatomi e aprii la doccia, poi appoggiai un orecchio sulla porta.
-Signor Styles, ancora in piedi?- afferrai subito l’idea che aveva avuto. Ero troppo curiosa di osservare la scena, così strizzai l’occhio davanti alla serratura per sbirciare ogni loro mossa. Non riuscivo a vedere  bene il professore, ma vedevo benissimo Harry.
-Si beh, aspetto che il mio compagno esca dalla doccia..- strabiliante, non avrei ma creduto di vedere Harry Styles così impacciato. Si grattava la testa nervosamente e non faceva che sorridere al professore come un ebete.
-D’accordo, ma sappia che domani non voglio ritardi come questa mattina, chiaro?- Harry si irrigidì e annuì più volte al minaccioso professore.
Rimasi imbambolata a fissarlo, mentre il professore gli raccomandava le ultime cose. Mi morsi il labbro inferiore, facendo strani pensieri e contemplando la sua bellezza. Era una cosa normalissima, non potevo di certo negare che fosse un bellissimo ragazzo, ma non dovevo fare più di quello. Non potevo prendermi una cotta del genere o peggio, innamorarmi.
-Puoi uscire adesso eh- aprì la porta e io scattai in piedi come un soldatino. Sorrisi, facendo finta di nulla e andai a chiudere l’acqua.
-Credo che sia meglio che tu rimanga qui sta notte…- aggrottai le sopraciglia. A lui non importava che qualcuno potesse scoprire che vagavo per le camere, ma voleva solamente raggiungere il suo obiettivo. Osservai un po’ intorno per la risposta giusta da dargli. Un letto matrimoniale, di bene in meglio.
-Dormirai a terra, vero?- sorrisi divertita.
-Meglio chiudere a chiave, non si sa mai…- fece girare la chiave attaccata alla porta e mi soffermai a vedere penzolare quel portachiavi. Numero 69, ecco spiegato tutto. Ridacchiai in silenzio e mi sedetti sul letto.
-Davvero sei convinto che io dormirei nel letto con te?- sollevai un sopraciglio e feci penzolare le gambe a pochi centimetri dal pavimento.
-Non facciamo niente di male, Julie. Non sono un maniaco o roba simile, non approfitterei mai di te.-
-Questo lo so, non l’ho mai pensato…- risposi, sollevandomi i capelli in una coda arrangiata. Mi accorsi solo in quel momento di non indossare il mio pigiama, ma un top nero e il pantalone di una tuta. Non ricordavo il perché, ma non potevo di certo tornare in camera mia.
-Certo che se tu volessi…- si avvicinò e si sedette accanto a me, portando il braccio dietro al mio collo.
-Stupido…- sghignazzai. –D’accordo, ma prova a fare qualcosa e ti ritroverai la faccia contro al muro- lo minacciai con un dito. Lui portò le mani avanti, giurandomi che non avrebbe fatto nulla di male.
-Da che parte?- gli domandai, levandomi le pantofole.
-Dove vuoi- notai un certo imbarazzo in quella situazione, così per sdrammatizzare saltai sulla parte sinistra e gettai la testa sul cuscino.
-Vedo che sei al tuo agio.. sono io?- sorrise maliziosamente, segno che fidarmi di lui non era stata poi una grande idea.
In poco tempo ci ritrovammo sdraiati sul letto, uno accanto all’altro. Non mi era mai capitata una scena del genere e mi sentivo tremendamente in imbarazzo. In un momento di silenzio il suo fiato si posò sulla mia pelle e ebbi subito degli strani brividi. Lui se ne accorse a quanto sembrava.
-Ma hai freddo? Aspetta- si alzò, aprii l’armadio e prese una felpa viola. –Tieni- me la porse. Mi sollevai minimamente e la presi con timidezza. Lo ringraziai e indossai quell’indumento.
-Buonanotte, Juliet- mi scompigliò i capelli e si voltò dall’altra parte.
-Buonanotte- ricambiai e mi feci piccola, chiudendomi come in un guscio. Unii le mani davanti al mio volto e assaporai il profumo che veniva dalle maniche, era quello che aveva ogni giorno, lo riconobbi e si sentiva ancora. Inebriata da quella dolce fragranza mi addormentai senza neanche accorgermene.


THEY SAY:
scusate l'attesa, ma quest'ultima settimana è stata davvero un casino per me, peggio che andare su di un'altalena!
però adesso sono qui, pronta a ringraziarvi (sia da parte mia che da quella si  @_stopthetape ) per il supporto dato a questa ff c:
mm.. allora, la prima parte è mia, mentre la seconda è stata scritta da vane :)
eee... ok, non so più bene cosa dirvi e.e
anzi, scappo che sono anche di fretta :o
thanks x

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***



Capitolo V

 

HER
-Credi che stia dormendo? Harry, Harry!- Aprii gli occhi istintivamente. Da circa dieci minuti ero in dormiveglia, sentivo bussare e bisbigliare fuori dalla porta, anche se non avevo bene in testa quello che stava succedendo. Mi voltai, mugugnando delle lamentele affinché quel chiacchiericcio che veniva da fuori cessasse, e subito davanti al mio volto vidi quello di Harry. Era qualcosa di estremamente delicato e perfetto, sembrava stesse sorridendo nel sonno. Aveva quell’espressione innocente e tenera, tipica dei bambini. Ma lui non era un bambino, niente affatto. E le sue labbra rosse e invitanti ne erano una prova. Erano schiuse, come se ti stessero invitando a baciarle. Osservai un po’ la situazione e mi resi conto che mi teneva tra le sue braccia, inconsciamente sperai. Rimasi ad ammirare quello spettacolo per un altro po’, senza spostarmi di un centimetro. Eravamo così vicini che sentivo i nostri respiri confondersi nell’aria e il suo profumo era ancora così forte da farmi venire il mal di testa. Mi sentivo davvero al sicuro e protetta tra quelle braccia, ma avevo dimenticato che qualcuno era dall’altra parte della porta e così mi alzai per aprirla.
-Julie?!- Sbadigliai per l’ennesima volta e mi appoggiai alla porta. Cercai di sistemarmi un pochetto la felpa di Harry, che date le dimensioni mi stava enorme e appariva deformata.
-Buongiorno, che si dice?- Per qualche minuto mi dimenticai della strana situazione e farfugliai quelle parole a quei due davanti a me. Niall e Rachel entrarono in camera e  mi fecero spostare contro la parete, chiudendosi la porta alle spalle.
-Vedo che hai sfruttato l’occasione…- mi ammiccò Rach, mentre il biondo cercava di buttare giù dal letto Harry con scarsi risultati.
-Io..? Chi mi ha buttato fuori dalla camera per stare con Horan?- poggiai le mani sui fianchi, come per rimproverarla, ma con effetto contrario lei si mise a ridere. –A proposito, cosa avete combinato ‘sta notte?- domandai tremendamente curiosa, dandole qualche colpetto al braccio. Non che volessi sapere i particolari, ovvio. Di quelli avrei fatto molto volentieri a meno.
-Okay, possiamo andare, ci vediamo dopo.- Niall prese la mano della mora e uscì, trascinandosi dietro non soltanto lei, ma anche alcuni vestiti.
-Parliamo dopo!- urlò Rach, seguendo a ruota il suo amato biondo.
Chiusi la porta e girai lo sguardo per cercare Harry, ma non lo vidi. -Harry?- ancora sulla soglia della porta venni sorpresa un’altra volta come solo lui riusciva a fare.
-Buongiorno!- rimasi bloccata tra lui e la porta, dopo che mi ebbe schioccato un bacio sulla fronte. Mi guardava sorridente, con quel sorriso che esibiva due fossette incredibili e adorabili, da farlo sembrare un bambino anche se ormai era sveglio e in piedi.
-Buongiorno…- dissi a bassa voce, arrossendo sicuramente e chinando la testa per non darglielo a vedere. Mi sentivo tremendamente in imbarazzo, anche se non era la prima volta che ci trovavamo in una situazione del genere. Ma ogni volta con Harry sembrava la prima, riusciva a farmi dimenticare anche come mi chiamassi con un semplice sguardo.
-Vado a vestirmi, ci metto due secondi- mi disse poi frettolosamente, entrando in bagno e chiudendola porta. Buttai un respiro di sollievo, andandomi a sedere sul bordo del letto. Poco distanti da me vidi una tuta e una felpa piegati. Presi l’indumenti tra le mani e ringraziai mentalmente Rachel per aver pensato di portarmi il cambio. Qualche istante dopo Harry era di nuovo davanti a me, già vestito, profumato e sorridente.
-Okay adesso tocca a me- mi alzai in piedi e cercai di darmela a gambe levate prima di avere un altro momento imbarazzante con lui.
-Juliet aspetta!- mi afferrò la mano, tirandomi di nuovo sul letto, questa volta seduta accanto a lui. -Visto? Non è successo niente, sono innocuo io!- sorrise fiero di sé, come se avesse appena superato una sfida importante o un test di matematica più difficile del solito. Abbassai lo sguardo e vidi la sua mano sfiorare la mia.
-A parte il fatto che quando mi sono svegliata eravamo abbracciati- dissi, con voce quasi inudibile, come se in realtà non fossi neanche tanto sicura di volerglielo fare sapere. -Scommetto che non te n’eri accorto- supposi sarcasticamente, cercando di distrarmi dalle sensazioni strane che stavo provando a causa delle sue dita che stavano giocherellando con le mie, intrecciandosi per poi sciogliersi e poi ancora legarsi tra di loro.
-Beh, io.. no, non me ne sono accorto, stavo dormendo…- disse ritirando la mano. Si grattò la testa in imbarazzo, scompigliandosi i capelli, per poi rimetterli sistematicamente al loro posto. Abbozzai un piccolo sorriso, al quale lui rispose con uno molto più soddisfatto e contento. Improvvisamente mi sentii una totale idiota, avevo fatto la figura della perfetta stupida. Allora per tirarmi fuori ad quel momento provai nuovamente ad alzarmi per andare in bagno.
-Juliet, prima di andare volevo solo dirti che…- fece una pausa, durante la quale guardò qualsiasi cosa tranne che me. Il mio cuore, forse perché avvertiva qualcosa, iniziò a battere davvero forte. Mi fermai a guardarlo in quei pozzi verdi come due smeraldi. –È stato bello passare questi giorni con te e tu… beh, tu sei davvero bella, dolcissima e mi piaci veramente tanto- terminò, alzandosi e fermandosi davanti a me. Spalancai gli occhi al suono di quelle parole. Sapevo che ci provava con me, sapevo di piacergli un tantino, ma quella specie di dichiarazione mi lasciò senza parole e a bocca aperta per qualche momento.
-Anche tu mi piaci, Styles- farfugliai a bassa voce, sfiorandogli velocemente la mano per poi correre e chiudermi all’interno del bagno. Cosa accidenti mi era saltato in mente? Avevo appena ammesso che Harry mi piace e non lo avevo fatto da sola con me stessa mentre non riuscivo a prendere sonno, ma bensì lo avevo detto chiaramente al diretto interessato. Adesso non mi sarei più potuta fingere distaccata e disinteressata, non ci avrebbe più creduto.
Aprii il rubinetto e mi sciacquai il viso con un bel po’ di acqua gelida. Mentre mi specchiavo, mi soffermai a pensare alle giornate passate. Cinque giorni erano volati così in fretta e tutto stava per concludersi. L’unico mio pensiero fisso era Harry. Avevo provato a stargli lontano tutto quel tempo, a non farmi incantare da quegli occhioni verdi, da quel sorriso e da quella dolcezza infinita che dopotutto aveva. E adesso? Avevo il timore di non ricevere più le sue attenzioni quando saremmo tornati alla vita normale, speravo con tutto il cuore di non essere solo la ragazza capitata in viaggio. Ma cosa stavo pensando? Non ero mica la sua ragazza, non potevo aspettarmi nulla.
-Julie! Andiamo è tardi!- bussò un paio di volte, così aprii la porta.
-D’accordo sono pronta- uscii e scendemmo nella hall dove ci aspettavano Niall e Rachel per fare colazione. Più tardi avremmo dovuto recuperare le valige e portarle giù. La partenza era davvero vicina.
-Come mai arrivate dalla stessa camera?- rimanemmo spiazzati davanti al professore della sera prima. Cosa potevamo inventarci?
-Aveva mal di testa e le ho dato un’aspirina…- si inventò Harry. Annuii nervosamente al professore, assecondando la balla di Harry.
-Signorina Edwards, poteva chiederla a me l’aspirina, senza dover disturbare il signorino Styles.- Mi sorrise e mi scompigliò i capelli. Indietreggiai per evitare quell’odioso contatto e sorrisi.
-No prof, mi fa davvero piacere aiutare la signorina Edwards- rispose Harry, ammiccandomi. Mi afferrò la mano e mi trascinò giù dalle scale.
-L’abbiamo scampata, almeno per questa volta- mi strizzò l’occhio, mentre camminavamo per raggiungere Niall e Rachel.
-Almeno per questa volta? Vorresti dirmi che secondo te ce ne saranno altre?- gli chiesi, imitando bene la frase detta da lui.
-Ti dispiacerebbe?- tornò con quel tono provocante e malizioso, sorridendo e alzando un sopraciglio.
-In realtà no…- fui sincera in ogni parola e atteggiamento, senza mostrarmi indifferente, ma semplicemente dissi quello che provavo. Ormai, dopotutto, il dado era stato lanciato. Che senso aveva giocare ancora?
-Davvero? Dormiresti con me ogni notte da qua a per sempre?- fece gli occhi dolci, cosa che gli riusciva particolarmente bene, stringendo tra le sue anche l’altra mia mano.
-Non ti allargare, Harry- gli diedi una pacca sulla spalla e mi diressi verso Rachel, interrompendo quel momento tutto nostro.
-Tentar non nuoce- fece spallucce e un’espressione da cane bastonato, mentre io gli sorridevo e mi incamminavo nuovamente verso Rachel.
-Ragazzi, io avrei fame!!- esclamò Niall, appoggiando un braccio sulla spalla dell’amico e stringendo l’altro attorno la vita della mora accanto a me. Feci l’occhiolino a Rachel, era andato tutto come lei desiderava, voleva Niall e adesso lo aveva. Non era mai stata così contenta.
-Andiamo a mangiare dai!- incoraggiò Harry, poi mi attirò accanto a lui, con la scusa di lasciar soli i due.
Mangiammo in fretta a causa del ritardo in cui ci eravamo trovati, mentre con la mente io ero già arrivata al momento in cui avremmo dovuto affrontare la cruda realtà e preparaci alla fine definitiva di quel viaggio.
 
HIM
Erano le dieci di sera e ancora non eravamo rientrati a Holmes Chapel. Tra un ritardo e una coda in autostrada non avevamo neanche cenato e un centinaio di adolescenti con lo stomaco brontolante non sono mai un bello spettacolo. Avevamo fatto sosta ad una stazione di servizio circa dieci minuti fa. Tutti ci eravamo catapultati immediatamente giù dall’autobus per poter raggiungere in fretta il bar e prendere qualcosa il più possibile commestibile da mangiare. Ingoiai l’ultimo boccone della mia pizza, mandandolo giù grazie all’aiuto di un sorso di coca-cola. Accanto a me Louis giocava annoiato col suo blackberry, mentre Zayn e Liam discutevano su quale fosse la ragazza più carina dell’autobus. Scossi la testa sorridente, passando oltre. Vidi Niall con in braccio Rachel divorare qualsiasi cosa avesse comprato come se non mangiasse da mesi. Il solito vorace Niall. Sorrisi anche di fronte a quella scena, per poi accorgermi della mancanza di qualcuno.
-Ehi Zayn- richiamai l’attenzione del mio amico. -Hai visto Juliet?-
-Perché? Cosa vuoi da lei?- mi domandò con fare accusatorio, alzando un sopracciglio.
-Nulla, lascia stare- risposi, facendogli segno con la mano che poco importava.
Mi alzai, ripulendomi i jeans dalla polvere che avevano preso e iniziai a camminare in mezzo ai gruppi di ragazzi alla ricerca della mia bella mora. Nulla però, di lei neanche l’ombra. Avrei potuto chiedere di lei a Rachel, ma non mi sembrava il caso di interrompere lei e Niall durante le loro effusioni in pubblico. Ripresi a guardarmi intorno, fino a quando, per puro caso, la vidi.
Le gambe raccolte, strette tra le braccia. La testa appoggiata contro il finestrino e lo sguardo vuoto, perso verso l’esterno. Un’espressione triste in volto, mentre con una mano si arruffava i capelli con fare annoiato. Eccola lì la mia Julie, da sola ancora seduta sul sedile dell’autobus.
-Uno di quei panini e una bottiglietta d’acqua, grazie- chiesi al ragazzo dietro il bancone, rientrando all’intero del bar. Fui servito in fretta, dato che ormai ero l’unico che ancora stava comprando del cibo. Uscii e andai così diretto verso l’autobus. Dalle scale secondarie salii sopra, cercando di non fare rumore in modo da non farla accorgere della mia presenza. Silenziosamente mi avvicinai al suo sedile, osservandola in ogni minimo gesto che faceva. Si scuoteva i capelli, sbuffava e poi li rimetteva a posto. Era così tenera.
-Spero che un panino ti vada bene, perché era l’ultima cosa rimasta- le dissi, parlando improvvisamente. Lei sussultò spaventata, come del resto mi immaginavo. Spostai la roba accanto a lei e mi sedetti nel sedile al suo fianco.
-Non ti ho sentito arrivare, mi hai spaventato- disse, prendendo tra le mani il panino che le stavo allungando. -Grazie- disse poi, aprendo la confezione e mangiando a piccoli morsi.
-Sbaglio o è sempre così? Si, insomma, tu che sei distratta e io che arrivo all’improvviso?- le dissi, sorridendole calorosamente. Lei diede qualche altro morso al panino, per poi richiudere il tutto e posarlo.
-Non lo finisci?- le domandai, porgendole questa volta la bottiglietta d’acqua.
-Non ho fame- rispose, tra un sorso e l’altro.
-È un paio d’ore che sei strana Julie, che ti succede?- Con la scusa di sistemarle i capelli allungai una mano verso il suo viso, spostandole una ciocca dietro l’orecchio per poi accarezzarle dolcemente il viso. Lei poggiò istintivamente la guancia sulla mia mano, per poi tirarsi indietro un attimo dopo e buttare la testa contro il sedile. Sospirò, senza rispondere alla mia domanda. Rimanemmo per qualche minuto in silenzio, fino a quando non si decise a parlare.
-Ti capita mai di vivere un attimo perfetto e voler fermare il tempo per poter renderlo eterno?- Si voltò verso di me. Il suo viso, a differenza del mio che stava all’ombra, era illuminato dalla pallida luce della Luna. Aveva un’espressione triste, malinconica. L’atmosfera attorno a noi sembrava essere magica, quasi fiabesca. Mi poggiai allo schienale e mi abbassai verso di lei.
-Questi giorni- le risposi convinto. -Vorrei poter tornare indietro e rivivere questi cinque giorni dall’inizio.- La mia voce era bassa, ma decisa. Era vero, se solo avessi potuto avrei mandato indietro l’orologio e avrei rivissuto ogni singolo istante di quella gita, ogni singolo momento trascorso insieme a lei.
Mi sorrise dolcemente, mentre la sua mano scivolava verso il basso alla ricerca della mia. Quando la incontrò lasciai che le sue dita si intrecciassero con le mie, stringendole leggermente. Con il pollice mi accarezzava, disegnando dei piccoli cerchi immaginari, il dorso della mano. Senza pensare mi avvicinai a lei e, proprio come quella mattina, le baciai la fronte. Questa volta più lentamente, questa volta più dolcemente. Volevo vivere ogni secondo di quel gesto, viverlo fino in fondo. Lei sorrise, arrossendo e abbassando la testa per nascondersi.
-Mi piaci quando arrossisci, sembri più piccola e fragile- le dissi, baciandole questa volta la testa. La feci avvicinare al mio petto, stringendola forte tra le mie braccia. Quello era il nostro primo vero abbraccio e devo dire che mi fece uno strano effetto. Mi piaceva tenerla stretta a me, sentire il suo profumo e accarezzarle la pelle.
-Credevo che avessimo superato questa fase- disse, sollevando la testa e abbozzando un sorriso. Le toccai i capelli, spostandoglieli da davanti al viso e portandoli alle sue spalle.
-E in che fase saremmo adesso?- le chiesi ironicamente, guardandola dritto negli occhi.
-Non lo so, sei tu l’esperto in queste cose- rispose, facendo spallucce e ricambiando il mio sguardo divertita.
-Forse ne ho una vaga idea…- lasciai il discorso in sospeso, mentre le prendevo il viso tra le mani e mi avvicinavo lentamente a lei. Poggiai la mia fronte contro la sua, aspettando di vedere se lei avesse intenzione di allontanarsi oppure no. Rimase ferma, aspettando che io continuassi e così feci. I nostri nasi si scontrarono, mentre feci si che le mie labbra sfiorassero a stento le sue. Poi le poggia delicatamente, facendole combaciare in un semplice e innocente bacio a stampo. Mi staccai un istante da lei, giusto il tempo per guardarla ancora una volta negli occhi e trovare in essi una conferma. Quando li vidi brillare mi lasciai andare, baciandola ancora, ma questa volta con più trasporto.
Premetti le mie labbra contro le sue con prepotenza, dando il via ad un bacio non soltanto intenso, ma anche profondo e passionale. Le nostre lingue si cercavano, si intrecciavano come se non aspettassero altro da tempo.
Sentivo le sue mani giocare tra i miei capelli, affondando in essi per poi prendere alcune ciocche e arricciarle tra le dita. Le mie mani la tenevano salda dalla vita, mentre le accarezzavo leggermente la schiena da sotto il tessuto della felpa.
Continuai a baciarla, senza preoccuparmi del tempo o dello spazio.
Continuai a baciarla, senza contegno e senza pudore.
Continuai a baciarla, senza pensare alle conseguenze di quel gesto.
Continuai a baciarla fino a quando lei non si staccò, leccandosi le labbra e fermandosi in quella posizione, ancora stretta a me.
Mi guardò e sorrise. -Finalmente ti vedo ridere musona- le dissi, strofinando il mio naso contro al suo. Lei rise in tutta risposta, per poi baciarmi ancora una volta.
Le luci dell’autobus poi improvvisamente si aprirono, facendoci staccare di colpo. Julie tornò con la schiena dritta, mentre io mi guardavo confuso intorno. Mi sporsi di lato e vidi alcuni ragazzi salire con passo lento. Occuparono i primi posti, mentre altri seguivano dietro di loro.
-Credo che stiamo per ripartire- disse, legandosi i capelli frettolosamente in una coda alta.
-A quanto pare si- risposi, prendendola per una mano e trascinandola nuovamente giù.
-Che stai facendo?- mi domandò, mentre mi sdraiavo sul sedile e spingevo lei ad accoccolarsi sul mio petto.
-Manca ancora qualche ora prima dell’arrivo, dormiamo un poco?- le chiesi, mettendo su quell’espressione da cucciolo che, secondo i racconti di mia madre, da piccolo mi faceva ottenere sempre ciò che volevo.
-D’accordo- disse, accucciandosi accanto a me e chiudendo gli occhi.
Senza farmi vedere da nessuno le stampai un leggero bacio sulle labbra, per poi chiudere gli occhi anch’io e addormentarmi con lei stretta tra le mie braccia.


THEY SAY:
avete visto ragazze? questa volta sono stata più rapida ad aggiornare u.u
in realtà l'ho fatto perchè mercoledì parto e sto via per tre settimane, perciò non voglio lasciarvi con la storia incompleta ahah
questo vuol dire che, nonostante ci siano pochissime recensioni, posterò l'epilogo nel fine settimana.. almeno spero :')
la prima parte l'ha scritta vanessa ( @_stopthetape ) mentre la seconda, che io personalmente amo sakcnjaknsa, è stata scritta da me.. si lo so, amo una cosa scritta da me stessa, è abbastanza da egocentrici ahah però oh, secondo me è venuta molto bene e ne vado molto fiera perciò assecondatemi almeno questa volta, vi prego cwc
ok, la smetto. 
grazie a tutte, spero di leggere più commenti però eh! cwc andiamo, non deludetemi.. confido in voi (?)
much love, fede x

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Capitolo 7
*** Epilogo ***



Epilogo

 

HER
Quando una gita, un viaggio, si conclude dentro di te si forma come un vuoto. Una sorta di piccola nube che con sé porta soltanto tristezza e malinconia.
Era così che mi sentivo quella mattina: vuota e spenta. L’eccitazione, l’entusiasmo e la gioia provati in quei cinque giorni sembravano ormai un ricordo lontano.
Aspettai che la porta davanti a me si aprisse e lentamente scesi dall’autobus. A fatica mi trascinai verso scuola, mantenendo il volto basso e tenendo le cuffie nell’orecchie per evitare gli altri ragazzi.
Avevo trascorso così il primo giorno a casa, col cellulare spento e stando lontana dal computer. Perché poi? Per la stupida paura di svegliarmi e trovare tutto cambiato, o meglio, tornato alla normalità. Ero certa che dopo quei primi giorni passati a ricordare e raccontare gli aneddoti  più buffi di quella gita ognuno avrebbe ripresto la vita di sempre, dimenticandosi dei nuovi amici e di tutti i bei momenti passati insieme. In particolare avevo paura che una persona se ne dimenticasse.
L’ultima volta che avevo parlato con Harry era stata appena scesi dall’autobus. Un sorriso, un bacio rubato e un ‘buonanotte’ detto al volo prima che io raggiungessi l’auto dei miei e lui andasse verso i suoi genitori. Non sapevo se in quel giorno passato a casa mi avesse  cercato oppure no e onestamente non sapevo neanche se volevo venirlo a sapere.
Mi rigirai il telefono ancora spento tra le mani, per poi sospirare e rimetterlo nella tasca dei jeans.
Raggiunsi il solito muretto dove la mia classe si riuniva la mattina, salutai i presenti con un mezzo sorriso e mi sedetti in disparte per evitare domande o commenti. Non avevo voglia di dialogare, non quella mattina almeno.
-Ciao Julie.- Sussultai quando di sorpresa mi fu tolta una cuffia.
-Oh, sei tu Niall- dissi, senza preoccuparmi di nascondere la mia delusione.
-Attenta o rischi di far fuori qualcuno col tuo entusiasmo oggi- mi disse scherzando, sedendosi accanto a me. Lo guardai, sforzando un sorriso.
-Ho capito, non è giornata- dedusse dal mio atteggiamento, dandomi una pacca di conforto sulla coscia. -Hai visto Rach?- Scossi la testa. -D’accordo, allora vado a cercarla- disse, alzandosi e salutandomi con un gesto della mano.
-Ciao Niall- dissi a bassa voce, talmente tanto che forse neanche riuscì a sentirmi.
Dopo qualche minuto la campanella suonò e, anche se nessuno entrava mai in orario, io lo feci. Percorsi i corridoi della scuola in silenzio, quasi in modo invisibile. Non vi era ancora nessuno fatta eccezione per i bidelli e per qualche insegnante. Aprii lentamente la porta della mia classe sperando di trovarla vuota. E così fu. Entrai e mi richiusi la porta alle spalle. Mi avvicinai alle finestre che davano sull’esterno e mi fermai un poco a guardare i volti sorridenti e spensierati dei miei compagni. Perché da quella sera io non riuscivo più a sentirmi in quel modo? Perché improvvisamente ogni cosa mi faceva sentire persa ed insicura? Poi, come per magia, o magari semplicemente per destino, la risposta mi si materializzò davanti agli occhi.
Harry arrivò dai suoi amici, Zayn e gli altri, sorridente e tranquillo. Quasi immediatamente una ragazza, bella, alta e bionda, corse verso di lui, allacciandogli le braccia attorno al collo. Automaticamente mi si formò una specie di nodo allo stomaco, che mi costrinse ad allontanarmi da quella dannata finestra.
Ma cosa diamine mi era saltato in mente? Di aver forse trovato il mio principe azzurro? Lui era Harry Styles dannazione, il playboy della scuola, e io, come una sciocca e un’illusa, ero cascata esattamente come tutte le altre nel suo gioco.
-Sapevo di trovarti qui.- Alzai lo sguardo e vidi Rach posare il suo zaino sul banco accanto al mio. -Ho visto Niall prima, ha detto che eri strana così sono venuta a cercarti. Si può sapere perché hai il telefono staccato?-
Tirai su col naso e finsi un sorriso. -Sono solo un po’ stanca- mentii, cercando di risultare credibile. -Come è andata con Niall?- le domandai, sperando di cambiare così argomento. Mi sedetti sul mio banco e aspettai che lei facesse lo stesso.
-Normale- rispose scrollando le spalle. -Ah, Liam ha stampato le foto della gita per tutti ieri, queste sono le tue- disse, prendendo dal suo zaino una busta gialla.
Aprii il pacchetto e mi ritrovai un mazzo indefinito di foto in mano. -Ma quante sono?- le domandai cominciando a sfogliarle.
-Un bel po’- rispose ridendo. -Divertiti a guardarle tutte. Io l’ho fatto e ne ho viste un paio tue e di Harry davvero carine.- Mi fece l’occhiolino per poi scendere dal banco quando gli altri nostri compagni entrarono in classe. Biascicai un grazie, per poi continuare a guardare le foto.
Ed eccole lì, come annunciato, le foto mie e di Harry. Erano quasi tutti scatti rubati, in nessuna foto eravamo in posa. Una volta eravamo a cena, un’altra in giro per Londra e poi c’era quella che doveva essere stata scattata l’ultima sera, durante il viaggio di ritorno. Posai le altre, tenendo in mano soltanto quella, quasi a volerla studiare.
Ecco ciò di cui parlavo. Il momento perfetto che avrei voluto rendere eterno, quello che non avrebbe avuto mai una fine, ma sarebbe durato per sempre. Lo avevo avuto, ma adesso l’unico ricordo che mi rimaneva di quell’attimo di paradiso era soltanto una foto che, col passare del tempo, sarebbe sbiadita.
 
HIM
-Era ora, ce ne hai messo di tempo!- sbuffai contro Niall, una volta che fu tornato a posto.
-Scusa, ho avuto da fare con Rachel- disse con tono malizioso e una faccia che non prometteva niente di buono.
-Si si okay, siete una bellissima coppia- lo presi in giro, sbuffando ancora una volta. -Allora? Le hai chiesto quella cosa?- domandai con insistenza.
-Si, sta tranquillo Harry. Appena Julie esce per andare in bagno me lo fa sapere.- Annuii, mentre Niall continuava a parlarmi cercando di farmi tranquillizzare.
L’avevo cercata come un disperato quella mattina, ma i suoi compagni, quelli che l’avevano vista, mi avevano detto che era già dentro al mio arrivo. L’avevo cercata per un giorno intero, senza mai ricevere una sua risposta. Quel telefonino non faceva altro che ripetere sempre le stesse cose: ‘il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile’.
-Pss, Harry- Niall richiamò la mia attenzione. Mi voltai verso di lui, mentre mi allungava il suo cellulare da sotto il banco. -Vai, è fuori- disse, picchiettando sullo schermo.
Gli diedi una pacca sulla spalla in segno di ringraziamento e, dopo aver discusso con il mio insegnante di storia su quanto fosse sbagliato uscire durante il bel mezzo della lezione, lasciai quell’aula infernale. Percorsi a grandi passi il corridoio che divideva la mia aula dalla sua sperando di trovarla ancora là fuori, ma di lei neanche l’ombra. Così passai davanti al bagno delle ragazze, ma non era neanche lì. Allora scesi ai distributori, sperando di trovarla mentre sceglieva quale cioccolata comprare, ma fu un buco nell’acqua anche quello.
-Dove accidenti ti sei cacciata, Julie?- dissi tra me e me, risalendo le scale e passando davanti alla porta che faceva accedere alla scala antincendio. Fu allora che la trovai. Con le braccia poggiate contro la ringhiera guardava le classi giocare nel cortile durante l’ora di educazione fisica. Stava fuori nonostante facesse freddo e lei stesse tremando (lo si vedeva chiaramente anche da dentro). Allora slacciai la felpa, rimanendo con una leggera maglietta, e, una volta fuori, gliela poggiai sulle spalle.
-Harry- esclamò sorpresa, prendendo la felpa tra le mani e guardandomi stupita.
-Ciao Julie- le dissi, riprendendo la felpa e riappoggiandogliela sulle spalle. -Tienila su, lo so che stai sentendo freddo- le dissi, pizzicandole leggermente una guancia.
-Che ci fai qui?- mi domandò, puntando con lo sguardo le sue scarpe ed evitando il mio.
-Cercavo te- le dissi, come se la cosa non fosse già ovvia. -Non hai risposto alle mie chiamate ieri e oggi non ti ho vista per niente- le spiegai, anche se non pensavo fosse necessario farlo. Insomma, sapeva anche lei ciò che aveva fatto.
-Ho avuto il telefono staccato- si giustificò. -E poi non pensavo che mi avresti cercato. Insomma, sta mattina ti ho visto già abbastanza impegnato con quella biondina- sputò poi, con un tono molto acido.
-Di cosa stai parlando?- le chiesi, corrucciando la fronte. -Aspetta, non starai parlando di quella ragazza che mi si è buttata al collo all’entrata? Quella non significa niente, è soltanto l’ultima ragazza con cui sono stato prima di partire- le spiegai, sollevato in parte perché adesso sapevo che non era realmente con me che ce l’aveva, ma si trattava soltanto di gelosia. Sorrisi, lusingato da quelle sue attenzioni.
-Lascia stare, non puoi capire- disse, levandosi la felpa di dosso e lasciandomela tra le mani. Frettolosamente tornò dentro, lasciandomi lì da solo.
-Julie aspetta, fermati- la bloccai, raggiungendola in un lampo.
-Lasciami andare Harry, ti prego- mi implorò, voltando il viso per non farmi vedere i suoi occhi gonfi che io avevo comunque notato da prima che sparisse.
-No, non posso farlo- le dissi convinto, cercando disperatamente i suoi occhi. -Juliet parlami, ti prego. Dimmi qualsiasi cosa, dimmi che sono uno stronzo, che ho sbagliato tutto con te, ma dimmi cosa in modo da poter rimediare ai miei sbagli.-
-Che significa tutto questo Harry?- mi domandò, continuando a tenere la testa nascosta. -Quei continui ‘mi piaci’, gli abbracci, le carezze- elencò, gesticolando nervosamente. -I giorni trascorsi insieme, quel bacio, cosa hanno significato per te?- Voltò il viso verso di me, fissandomi coi suoi grandi occhi marroni.
Aprii la bocca per risponderle, ma non ne uscì alcun suono. Allora la richiusi, grattandomi la testa confuso.
-Io non lo so- fu la prima cosa che riuscii a dire. Lei sorrise amaramente, annuendo e basta.
-Lo immaginavo- aggiunse, allontanandosi da me e camminando lungo il corridoio vuoto.
-Aspetta, lasciami finire- richiamai la sua attenzione, obbligandola a voltarsi nuovamente verso di me. Puntai lo sguardo su di lei, cercando dentro di me le parole giuste da dire. -Io non so cosa sia successo precisamente tra noi, ma so che tu mi piaci e non voglio fingere il contrario.- Lentamente iniziai ad avvicinarmi a lei, un passo dopo l’altro fino a quando non le fui nuovamente vicino. Le presi la mano dolcemente, portandola poi sul mio petto, all’altezza del mio cuore. Lei mi guardò spaventata, lasciandomi però fare.
-Lo senti questo? È come il mio cuore batte ogni volta che ti sono accanto.- Lei mi sorrise, finalmente. -Qualcuno più smielato di me direbbe di essersi innamorato, ma io ancora non ho capito cos’è veramente l’amore così voglio aspettare prima di dire qualcosa più grande di me. Però non voglio neanche perderti perché non ho avuto il coraggio di esprimere i miei sentimenti e dirti cosa sento veramente ogni volta che sei con me.-
-Harry ascolta, tutto questo non è necessario. Io…-
-No Julie, lo è invece- la fermai, prima che potesse aggiungere altro. -Sono stato con parecchie ragazze fino ad adesso, è vero. Non posso cambiare ciò che sono stato, ma posso iniziare ad essere diverso. Posso farlo per te. Posso farlo per noi. Dammi soltanto una possibilità e ti prometto che sarò tutto ciò che hai sempre desiderato, tutto ciò di cui hai avuto sempre bisogno.- Presi finalmente un respiro, dopo aver parlato così tanto. Non avevo mai fatto un discorso così serio ed importante e adesso mi sentivo libero e rilassato. Come se finalmente avessi buttato tutto ciò che avevo dentro fuori.
-Perché hai aspettato così tanto?- fu ciò che disse quando si decise a parlarmi nuovamente.
-Aspettato per fare cosa?- le chiesi, non capendo ancora una volta.
-Per trovarmi, Harry- rispose sussurrando. -Per trovarmi- disse più convinta, alzando il viso e incrociando finalmente il mio sguardo.
-Beh, magari ho aspettato un poco prima di farlo, ma l’importante è esserci riusciti- le risposi, sorridendole come forse mai avevo fatto. Le accarezzai dolcemente una guancia, mentre chinavo il viso verso il suo.
Quel bacio che ci scambiammo fu come un sigillo, un lucchetto che mettemmo al sentimento che provavamo l’uno nei confronti dell’altro. Forse, finalmente avevo trovato la ragazza perfetta per me. Si, perché Julie in soli cinque giorni era riuscita a fare tutto ciò in cui le altre avevano fallito: trovare la chiave del mio cuore.


THEY SAY:
come vi avevo detto questa è una mini-long, perciò eccoci già all'epilogo!
è scritto interamente da me, dato che la mia socia ( @_stopthetape ) si era occupata del prologo :)
oggi è stata una mattinata abbastanza pessima perciò spero che le vostre recensioni mi tirino su di morale cwc
intanto mi ascolto a ripetizione il nuovo singolo dei ragazzi, che non so a voi, ma a me aiuta un casino a migliorare l'umore! :)
grazie a tutte per aver seguito la storia, ci sentiamo se volete alla prossima xx

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