Quasi realtà

di _Giuls__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1: una settimana. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




Prologo.

Juliet sbadigliò per l’ennesima volta passandosi lentamente una mano tra i folti capelli scuri, ormai ne era più che certa: aveva assolutamente bisogno di sfoltirli un po’.
Sfiorò con la mano la fronte e poi la nuca fin troppo appiccicose e sudate per i suoi gusti e fece una smorfia, sbuffò ancora, sentiva l’estremo bisogno di tirare su i capelli con un mollettone o raggrupparli in una coda di cavallo ma era costretta ad attendere quella benedetta campanella.
L’afa asfissiante di inizio giugno si faceva già sentire, ma ciò nonostante la ragazza aspettava da mesi l’arrivo dell’estate.
Sole. Mare. Ancora mare ed ancora sole. Ah, che meraviglia. Era proprio stufa della scuola.
I suoi compagni erano annoiati almeno quanto lei. Rimase esterrefatta quando si accorse che soprattutto Alexander -il secchione della classe- lo era e forse più di tutti; le sfuggì una risata silenziosa quando notò Carl appisolato sul foglio da disegno che manteneva la sua matita a punta in su’, come se non ne avesse mai usata una.
Con sua più grande beatitudine la campanella finalmente trillò facendo sobbalzare ed esultare l’intera classe.
Ad eccezione di Mr. Marone il quale -notando i suoi alunni che con immensa frenesia mettevano a posto le tavole da disegno, le squadrette ed i compassi nelle proprie cartelle- non esitò a richiamarli brontolando come suo solito.
«Hey, chi ha detto di mettere a posto? Sto ancora spiegando!» ribatté sbattendo le mani sulla cattedra ed alzandosi con un mo’ minacciosamente ridicolo «Riprendete immediatamente i lavori, voglio vedere i bozzetti terminati!» inutili, però, furono i suoi ordini: più dell’80% della classe era già andata via, Juliet compresa.
Odiava a morte quella materia. Andiamo, nessun professore di progettazione era peggio di quell’essere! Ma che andassero al diavolo lui ed i marchi di fabbrica!
Desiderata aria fresca si fece spazio delicata sul suo viso avvolgendolo come fosse un velo di seta. Il peso che aveva portato sullo stomaco per nove interminabili e stressanti mesi si era letteralmente dissolto in un attimo, sospirò e socchiuse gli occhi a causa del sole che sfoderava modesto i suoi raggi forti e piacevolmente caldi.
Si voltò verso quel vecchio edificio che si presentava come un “istituto d’arte” e pensò ad alta voce «Ci si vede a settembre, rottame!»

*

«Papà!» non appena Juliet chiuse la porta alle sue spalle, scaraventò lo zaino a tracolla nel ripostiglio pensando entusiasta che finalmente non l’avrebbe rivisto per tre mesi interi. «Papà sei in casa?» ripeté la ragazza e si sorprese quando realizzò che suo padre non era ancora tornato da lavoro.
Raggiunse la cucina a grandi passi, stava morendo di sete: scolò tre abbondanti bicchieri d’acqua ghiacciata.
La mano tra i capelli le fece ricordare che il bisogno di legarli non l’aveva ancora abbandonata. Si guardò intorno cercando disperatamente un mollettone ma il suo sguardo si posò involontariamente verso il lato cottura.
 
Tesoro, ricordi di quel mio vecchio amico pakistano, Yaser? Bene, lui e sua moglie Tricia passeranno una settimana ai Caraibi (caspita, beati loro) ma uno dei loro figli, del quale non ricordo nemmeno il nome accidenti, non vuole andarci e tuo fratello mi ha costretto a convincerlo di restare da noi fin quando i due piccioncini non tornano. Fammi uno squillo appena puoi.
PS: Smettila di sbuffare e sistema un po’ la casa, sarò di ritorno tra poco!

Papà.

 

 Un bigliettino? Non era tipico di suo padre scrivere bigliettini! Strinse il foglietto di carta -evidentemente strappato da uno dei suoi vecchi quaderni di matematica- nella mano destra per poi farne una pallina.
Diceva sul serio? Lo riaprì e ne rilesse più lentamente il contenuto dopodiché lo poggiò al suo posto.
Quindi, avrebbe passato un’intera settimana con il migliore amico di suo fratello?
Pensò a quando Jaden comesichiama -vecchio amico di suo fratello Zac che restò a casa loro per circa tre o quattro giorni- rubò il suo mp3 e di quando le metteva tutti quegli sgambetti. Quando le stampò uno strano bacio sulla guancia, quando le diceva sempre che era bellissima, bla bla bla… e che palle.
Da allora ha sempre detestato la presenza di diciannovenni eccitati in casa sua. Adesso ne sarebbe arrivato un altro, no, non se ne parla neanche!
La ragazza affondò il viso tra le mani e sbuffò rumorosamente -appunto, come previsto da Michael, la conosceva fin troppo bene-.
Rilesse lentamente i nomi dei genitori del ragazzo: Yaser e Tricia. Erano amici di suo padre? E da quando? Non poteva certo però ignorare il fatto che quei nomi strani le sembravano fin troppo familiari.
Fece spallucce e visibilmente annoiata cominciò a preparare la tavola.
Dai, magari quella era la volta buona per conoscere qualcuno di interessante.
 
Un tonfo improvviso la fece sobbalzare: l’auto di suo padre. Le vennero i brividi in meno di un millesimo di secondo e si sentì lo stomaco torcersi dall’ansia; diede un’aggiustata veloce ai ricci ribelli e fece un respiro profondo. Già se lo immaginava: capelli biondo platino, occhi azzurri come il cielo, pettorali scolpiti, in poche parole un noioso palestrato tutto muscoli e niente cervello.
Però Juliet ripensò a cosa le aveva scritto suo padre -ricordi quel mio amico pakistano?-  e si rese conto di non ricordarlo affatto. Anzi, non lo conosceva nemmeno.
D’un tratto il cuore le salì su per l’esofago e poi lo sentì subito sprofondare al suo posto, come fosse una giostra. No, dai, non poteva essere lui. Era impossibile!
Rise leggermente all’idea che uno dei suoi idoli avesse mai oltrepassato quella porta, o, addirittura, fosse al corrente della sua esistenza. Ma come non poteva venirle in mente proprio lui?!
Udì la risata squillante di suo fratello maggiore -che in diciannove anni era sempre la stessa, solo con timbro diverso- che proveniva dal giardino. Poi le chiavi nella serratura. Juliet si voltò e scattò a sinistra, raggiungendo il salotto in pochi attimi: non voleva che l’ospite l’avesse notata subito non appena fosse entrato.
 «Hey Shugar» accidenti, lei odiava quando suo padre la chiamava in quel modo -soprattutto in presenza di sconosciuti- «Siamo tornati!» il tono grave ed entusiasta di Michael la mise ancora più in agitazione: purtroppo Juliet era molto ansiosa, e lei stessa odiava questo lato di lei.
La ragazza sbucò dal nulla cercando di apparire normale, poi… poi lo vide.
La testa cominciò a girarle e gli occhi ad inumidirsi, lo stomaco a riempirsi di milioni e milioni di farfalle e la sua voce tremava. Le sue mani s’indebolirono a tal punto da lasciar cadere al suolo il cellulare, che dopo lo schianto si aprì facendo volare la batteria più lontano.
Non riusciva a credere ai propri occhi: Zayn Malik le stava proprio di fronte. E le stava sorridendo.


_Giuls__:
Saaaalve! Vi sono mancata? :3 
Innanzitutto voglio ringraziare infinitemente
more_
 per il banner supermegaspettacolare kdfghsjls.
Anyway, ho l'onore di presentarvi la mia nuovissima fanfiction! Che ve ne pare? Era un pò che pensavo di postarla ma ero indecisa, e tutto d'un tratto ho pensato "ma si, postiamola!" ed eccola qui. :3
Spero tanto tanto tanto taaaanto che come inizio vi sia piaciuta e che vi abbia almeno un pò interessato c: so che non si capisce una pippa ma poi nei prossimi capitoli capirete. uu
Vi lascio un bacione, grazie mille per le recensioni ed anche solo per aggiungere la storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Vi voglio bene, adiosssss.
<3

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Capitolo 2
*** 1: una settimana. ***



Primo giorno.

Ed eccola lì: immobile, rigida, con lo sguardo vuoto ed inespressivo, le mani bollenti, la bocca spalancata e le labbra tremanti.
Juliet non aveva mai provato quella sensazione prima d’ora in tutta la sua monotona vita, non riusciva ancora a credere che era stata così stupida a non riconoscere subito Yaser e Tricia: erano i genitori del suo idolo, andiamo, come aveva fatto a non pensarci? Finalmente aveva capito il motivo per cui quei due nomi strani erano già passati almeno una volta nella sua mente.
Sentì letteralmente il suo cuore mancare di qualche battito non appena i suoi occhi color nocciola incontrarono quelli a mandorla e quasi neri di Zayn.
Era così bello, da vicino era proprio tutt’altra cosa.
Juliet riusciva ad osservare il petto del ragazzo muoversi lentamente e ritmicamente ad ogni respiro, riusciva a vedere le sue iridi scurissime squadrare tutto ciò che gli si trovava intorno e allo stesso tempo osservava attenta le sue palpebre stracolme delle lunghissime ciglia che sbattevano quasi a rallentatore, vide le sue mani infilarsi nelle tasche dei jeans larghi quasi con nonchalance, come faceva di solito.
Juliet stava osservando esattamente tutto in tempo reale, e questo la fece impazzire ulteriormente.
Dopo qualche secondo abbondante la ragazza realizzò di essere accanto ad un sogno diventato realtà; non riuscì a trattenere quelle benedette emozioni e lasciò, quindi, che quel bingbang dentro di se esplodesse  in un fiume di lacrime salate costituite da pura e semplice felicità.
Cominciarono a solcarle il viso così velocemente da sembrare delle auto da corsa. Senza neanche staccargli gli occhi di dosso lasciò bruscamente le sue braccia tendersi e, con un semplice movimento deciso, afferrò Zayn avvolgendolo in un forte abbraccio.
Ed, un istante più tardi, il tempo le sembrò ripartire.
«Oh mio D…io» singhiozzò Juliet stringendolo sempre più forte «Ho sempre desiderato abbracciarti. Non posso credere che… che sia successo davvero» stavolta sussurrò quasi impercettibile affondando il viso sul petto caldo e profumato del suo idolo.
«Ehm… non ero stato aggiornato sul fatto che voi due già vi conoscevate» disse suo fratello Zac con un tono sorpreso, poi alzò gli angoli delle labbra incorniciate dai baffi scuri «Zayn, potevi anche dirmelo prima!» e il suo sorriso passò da dolce a malizioso.
«Infatti io non la conosco affatto» si affrettò il pakistano bisbigliando cercando di scrollarsi la ragazza di dosso molto delicatamente «mi avrà scambiato per qualche suo vecchio amico» bisbigliò nuovamente a Zac facendo una leggera smorfia.
Juliet alzò il capo e lo fissò, aveva ancora gli occhi gonfi e rossi ma poi scoppiò a ridere scuotendo la testa «andiamo Zayn, è ovvio che non mi conosci! Non credo che tu abbia la possibilità di conoscere ogni volta uno per uno ogni vostro fan!» continuò a ridacchiare e non si decise ad allontanarsi da lui nemmeno per un attimo.
«Di cosa stai parlando, Juliet?» suo padre alzò un sopracciglio «vuoi calmarti? Smettila di piangere, su. Ma cos’hai?!» si avvicinò a lei , ma la ragazza lo ignorò completamente continuando a fissare il proprietario della t-shirt bianca bagnata dalle sue lacrime.
«E dove sono gli altri, Zayn?»
«Gli altri chi?»
«Liam, Harry, Niall, Louis…?»
«Chi?!» Zayn la fissò abilito «Scusa ma forse hai sbagliato persona…» si grattò la testa imbarazzato «Per favore» poi le poggiò le mani sulle spalle «potresti, ehm, lasciarmi andare?»
«Non sapevo soffrissi di claustrofobia» disse la ragazza ancora un po’ sotto shock, però le parve così strano il comportamento di Zayn. Insomma, sapeva fosse un ragazzo estremamente misterioso e un po’ distaccato, ma come poteva far finta di nulla in quel modo così serio?
Forse… forse c’erano i cameraman nascosti da qualche parte e che tra un momento all’altro sarebbero sbucati dal nulla. Si trattava sicuramente di uno scherzo, era tipico dei suoi idoli andare a fare piccole sorprese ai fans.
Certo che, però, come attore era niente male. Sembrava piuttosto sincero.
«Infatti non soffro di claustrofobia» si passò una mano tra il folto ciuffo nero con qualche colpo di sole «e, giuro, non so di cosa stai parlando» disse lentamente sperando di farsi capire, poi alzò le mani lasciandosi scappare un sorriso imbarazzato che, però, cercò di non mostrare «mi dispiace. Ora smettila di piangere» frugò nelle tasche della sua giacca di pelle e le porse un pacco di fazzolettini.
«io… io non…» Juliet si sentì molto confusa. Per un  attimo sperò di non perdere i sensi, però quella situazione le sembrò totalmente assurda, surreale: non aveva sbagliato persona, era impossibile!
Allora: o quello lì era uno dei cloni più fighi della storia dei cloni, o era Zayn Malik in carne ed ossa che la stava prendendo per i fondelli.
«Ooookay» cantilenò Zac ancora con gli occhi sbarrati «andiamo Zayn, ti mostro la casa e, quanto a te, va a riposarti. E’ meglio.»
 

*

 
Erano quasi le sei del pomeriggio ed una disperata Juliet si chiuse a chiave nella propria camera, ora doveva fare solo una cosa: cercare il cellulare dopodiché digitare il numero della sua migliore amica, Lisa.
A tavola non aveva toccato cibo, l'unica cosa che era riuscita a fare fu fissare inerme il povero ragazzo che le era seduto difronte. Lui, invece, non aveva alzato lo sguardo neanche per un istante e gli si leggeva in faccia l'evidente imbarazzo.
  Mentre sfilava la chiave dalla serratura, la ragazza notò che le sue mani stavano ancora tremando, infatti -non appena trovato il cellulare nella tasca dei suoi jeans- cliccava a fatica i numeri giusti sulla tastiera: gli squilli le sembrarono infiniti e non ci fu nessuna risposta dall’altro lato della cornetta.
«Dannazione, per una volta che ho bisogno di dirle qualcosa di importante non risponde!» brontolò provando più e più volte a rintracciare la sua amica, ma purtroppo non ebbe risultati.
Si sdraiò sul letto cigolante e fissò il vuoto sbuffando.
Zac qualche minuto prima le aveva detto che avrebbe portato Zayn a fare qualche giretto per Shipley -la cittadina dove convivevano lei e la sua famiglia- e che sarebbero tornati tra qualche ora.
Ora le sue lacrime non erano più di gioia, si sentiva delusa e non sapeva il perchè. Forse si, però era, come dire, strana quella sensazione.
Moriva dalla voglia di stringere Zayn di nuovo a sé; non si stava sbagliando, lei non era pazza. Sotto gli occhi la pelle era diventata rossastra e si era irritata leggermente a causa delle lacrime e di tutte le volte che Juliet aveva strofinato. Il mascara le si era letteralmente disintegrato, quasi sciacquato via.
Ora voleva solo lasciarsi andare dormendo, forse ne aveva veramente bisogno.
Sobbalzò non appena il suo cellulare vibrò, le era arrivato un messaggio: era Lisa. Le diceva di chiamarla, ma Juliet non lo fece. Ripose l’iphone sul comodino accanto al suo letto e chiuse gli occhi.
Improvvisamente si sentì così debole da non voler nemmeno emettere fiato, così decise di parlare con Lisa a scuola, il giorno seguente.
…un momento: ma, cosa le stava passando per la testa? La scuola era finita quel giorno stesso! Sbarrò gli occhi dandosi più e più volte dell’imbranata battendosi poi una mano sulla fronte: stava diventando davvero pazza?
Stavolta si addormentò sul serio, sospirò prima di affondare la testa sul cuscino morbido, fresco e un po’ umido per le lacrime.

_Giuls__:
Sono una ritardataria nata. Vi chiedo perdono lettrici! ç_ç 
Rieccomi qua dopo poco più di un mese di ritardo, porca troia mi dispiace un sacco però in questo lasso di tempo non ho avuto ne la voglia di scrivere e ne l'ispirazione.
Spero tanto che il primo capitolo vi sia piaciuto :3 la nostra Juliet vi sarà sembrata leggermente pazza, ma credo sia stato un comportamento assolutamente normale dopo un incontro riavvicinato con uno Zayn Malik in carne ed ossa all'improvviso! lol
Vi lascio un supermega bacione, grazie per le recensioni e per seguire la mia storia, siete mitiche! dfhgdjk
(giuro che comincerò a scrivere il prossimo capitolo in questo preciso momento uù però lo posterò solo se troverò più di 5 recensioni! :3)
Bye! 
♥ 
su twitter sono @_ohzayn 

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