Kibou no Shizuku - Goccia di speranza

di JuliaYume
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una vita creduta persa - O1 ***
Capitolo 2: *** Un bagliore di speranza - O2 ***
Capitolo 3: *** La perdita di una persona speciale - O3 [EXTRA-LONG] ***
Capitolo 4: *** Ti sto aspettando, Morte. - O4 ***



Capitolo 1
*** Una vita creduta persa - O1 ***


«Tsukiko! Non farlo!»
Sentii una voce molto confusa.
«Non puoi farmi questo. Io... Io non volevo...»
Una voce sempre più chiara.
Cercai di capire chi parlava.
Una bambina dai lunghi capelli color malva.
La fissai.
La fissai ancora.

«Ma quella bambina...»
Mi venne un brivido. Tremavo. Avevo il batticuore.
Vedevo la bambina parlare senza sentirla.
Vedevo l'immagine sempre più sfocata.
A quel punto sentii un tonfo.
La bambina... La bambina... E' a terra.
Non si muove più.

Vidi una ragazza accanto a lei piangere.
Io... Io...


«Ah!» gridai un attimo.
«Era solo un brutto incubo... Ma... Sembrava tutto così reale» pensai riflettendo su ciò che avevo appena sognato.
Così realistico. Così stranamente realistico. E pensandoci, era una decina d'anni che non sognavo. Chissà perchè. Chissà perchè proprio quel giorno, il giorno del mio 16° compleanno.
Mi alzai per andare a lezione. Uniforme in una mano, spazzola nell'altra e toast al formaggio in bocca, saltai dalla finestra della mia camera con ancora il pigiama indosso.
Spazzolai i miei capelli dal color lavanda e li legai in una mezza coda. Trovai un posto appartato per indossare l'uniforme e corsi verso la mia scuola, non troppo frequentata, non troppo affollata. Mi sedetti su una panchina nel cortile aspettando che aprisse.
Così, un quarto d'ora dopo chiusi gli occhi per il sonno.


«Credo si stia addormentando! Puoi andare, Takumi!»
Sentii una voce confusa, come quella nel sogno. Stavo già sognando? No. L'ho sentita davvero.
Però... mi sentivo così stanca da non poter aprire gli occhi per vedere chi era a parlare.
Non feci niente... Che stupida...
Mi sentivo sempre più pesante.
Ad un certo punto vidi tutto bianco.
Bianco ovunque. Bianco. Dappertutto.

«Ma cos...»

«Tu... tu sei Karui Yume?»
A quel punto vidi qualcuno. Un ragazzo. Il bianco attorno a lui era così abbagliante tanto da non riuscire a capire molto del suo aspetto.
Non riuscivo a parlare. Muovevo le labbra ma non riuscivo ad emettere alcun suono.
Mossi le labbra come a dire "Chi sei?", sperando che mi capisse.

«Ooh... Dovrei chiedermi la stessa cosa di te, Yume.»
  
Sembrava diverso. Da me. Da chiunque. Emetteva una strana aura, nonostante la sua voce abbastanza cupa sembrava... Come dire? Una brava persona.  
«So che non riesci a parlare. Beh... Parlerò solo io allora. Vieni alle 5, al cortile della scuola. Parleremo di... un po' di cose.»

A quel punto, il bianco sparì e tornai cosciente.

Mi ritrovai in classe, probabilmente i miei compagni di classe mi avevano trascinato lì per non farmi sgridare dalla professoressa di letteratura. Ero un po' ammaccata, avevo qualche ferita. Ma non era quello il problema. Cosa... Cosa dovevo fare? Chi era quel ragazzo? Dovevo andare all'appuntamento?
Cosa mi sarebbe successo?

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Capitolo 2
*** Un bagliore di speranza - O2 ***


Cosa devo fare?

Questa domanda rimbombava nella mia testa. All'unisono. In ogni istante.
E se fosse stato pericoloso? Se non fosse stato come penso? Se non avesse avuto buone intenzioni?
Alla fine, ci pensai talmente tanto su che mi riaddormentai su una panchina del cortile della scuola, il luogo dell'appuntamento, alle cinque in punto.

Bianco. Ancora bianco. Tutto così bianco, così confuso. Come nell'ultimo sogno.
Vidi una sagoma. Era lui, il ragazzo dell'appuntamento.

«Oh, salve cara Yume.»
Aprii la bocca provando a parlare ma riuscivo solo ad emettere suoni molto semplici, ero ancora incapace di articolare delle frasi di senso compiuto.
«Non riesci ancora a parlare? Ooh, allora non sai.»
Cominciò a battermi forte il cuore.
«Tu, Yume... Yume, hai un grande potere. Probabilmente non capisci, ma...»
Si pettinò i capelli all'indietro. I suoi bellissimi capelli rossi e ricci. Finalmente riuscii a mettere più a fuoco l'immagine di quello strano ragazzo.
«Vedi queste, Yume? Guardale e capirai.
Rimasi sotto shock. Nascoste dai suoi capelli color carota vi erano delle orecchie da elfo.
«Tu riesci a parlare, ma non vuoi.
Non sono un pericolo. Sono qui...

Per aiutarti, Yume Karui.»
Il mio potere...
Il mio potere?
«Allora è tutto vero...»
Riuscii a dire la mia prima frase, in quello strano mondo avvolto dal bianco.
«E' tutto vero, eh, Takumi Ito?»
«Vedo che ricordi adesso.»
«Non potrei mai dimenticarmi una cosa così importante, Ito.»
Takumi mostrò un ghigno.
«Dimmi perchè sei qui, Ito.»
«Che maniere, Karui, chiamami Takumi, dopotutto presto ti salverò la vita.»

Non disse una bugia.

Il mio nome è Yume Karui, ho 16 anni, e all'età di 5 anni, per colpa di un litigio, Tsukiko, mia sorella, mi lanciò una potente maledizione, in grado di accorciare una vita umana di centinaia d'anni, lasciandomi soli tre anni di vita. A quest'ora, fra tre anni, probabilmente non sarò più qui a raccontarvi questa storia. Morirò di una morte lenta e dolorosa, probabilmente dissanguata o uccisa da un demone oscuro.


«Cosa vuoi in cambio?»
«La tua vita.»
Rise come non l'avevo mai visto.
«Sciocchina, pensi davvero che chiederei qualcosa in cambio ad una fanciulla così graziosa come te? »
Mi sfioro leggermente il mento. Niente mi aveva mai infastidito così.
«Dopotutto la tua vita rimarrà comunque così misera... E io sono semplicemente stato chiamato dalla tua adorata sorellina. Mi ha implorato di stare con te fino alla tua morte.»
Stare con me? Fino alla morte?
Perchè...?

«Tsukiko si è isolata dal mondo umano per la disperazione, ha i sensi di colpa per ciò che è successo.
Mi ha chiamata per salvarti. Lei tiene a te.
»

Mia sorella... tiene a me...
Pur avendole fatto un torto così grande, tiene ancora a me...

Mi sentii improvvisamente in colpa.
Io...
Non sentii di poter essere amata.
Dopo tutto ciò che è successo...
Lei credeva ancora in me. Voleva salvarmi.
Teneva a me, alla mia vita, a chi mi sta caro.
Io... Non l'ho mai odiata. Non l'ho mai disprezzata per ciò che ha fatto.
L'ho sempre ritenuta migliore di me.
...




«Hikari, esci fuori adesso.»
Spuntò dal nulla una creaturina minuta, poco più grande di una libellula.
Si avvicinò a Takumi e lo abbracciò dolcemente. Poi venne da me, impaurita e diffidente, e rimase ferma ad osservarmi per circa un quarto d'ora.

Poi disse la sua prima parola.
«Hikari.»
«Hik-?... Ah! Ti chiami Hikari?»
«Non parlarmi con così tanta confidenza.»
«A-ah. Scusa.»
«Si dice "mi scusi".»
«Mi scusi allora.»
Ci guardammo fisse negli occhi per qualche secondo e ci misimo a ridere come matte.
«Ahahah scusa! Scusa se ti ho trattato così male! disse chinando la testa con una gentilezza infinita.
«No, scusa me! Davvero, mi spiace.»
«Ma per cosa? Ahah Yume sei proprio tenera!» continuò ridendo tantissimo.
«Io sono Hikari, sono una fata del buio. Sono anch'io qui per aiutarti! Spero diventeremo grandi amiche!»
A-aspetta! Una fata?
Notai due alette piccole piccole spuntare dai suoi lunghi capelli ricci e rossi, proprio come quelli di Takumi. Era la sua copia in versione fatina, solo molto più amichevole e dolce.

Io, prima di vivere quel sogno, avevo già conosciuto Takumi, anche se con un altro nome. Si chiamava Akihito Nakano. Lo conobbi il giorno che Tsukiko mi lanciò quella maledizione, stava cercando di fermarla, di difendermi. Non ci riuscì, come potete ben immaginare, e per non fare ricordare quanto accaduto, Tsukiko cancellò la memoria sia a me che a lui. E, proprio quando stavo per entrare in coma per l'effetto della maledizione, mi diede un lungo bacio. Non dimenticherò mai quell'istante, non perchè mi piacesse, tutto il contrario, ma perchè ho provato un emozione mai sentita prima, dentro di me. Così riuscii a dimenticare ben poco dell'accaduto, ricordandomi di lui e del fatto della maledizione.

Cancellata la memoria a Akihito, Tsukiko lo mandò nel mondo della magia, lo fece rinascere elfo, e lo preparò per tutto questo. Per quest'attimo, in questo mondo totalmente bianco. Per salvarmi la vita.
Ma non mi dimenticai mai di quanto Tsukiko, nonostante quello sbaglio, mi voleva bene. Quanto si era affezionata a me, e quanto lo ero io con lei.

Ad un certo punto, mentre parlavo con Hikari, sentii un terribile rumore. Un terremoto? No di certo.
Il bianco attorno a me sparì, e diventò tutto nero. Nero ovunque.

Una voce.
Una voce, confusa.
Una ragazza.
Una ragazza dai capelli viola.
La ragazza parlava.


«Yume... Ti sono mancata?»

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Capitolo 3
*** La perdita di una persona speciale - O3 [EXTRA-LONG] ***


«Ti sono mancata, Yume cara?»

Una ragazza. Un sorriso. Un mistero.
Un mistero avvolto dal nero di quello strano sogno.
La sua voce... Tutto, di lei, mi era familiare.
Capelli viola prugna le accarezzavano il viso.
Mi avvicinai a lei.
Occhi color malva mi osservavano dolcemente.

Quella ragazza...
Era mia sorella.


«Tsu... Tsukiko...»
Il suo nome uscì dalla mia bocca con voce tremolante.
«Oh, Yume...»
La guardai con attenzione.
Era lei, lei era Tsukiko.

Un abbraccio univa due sorelle separate dal tempo e dallo spazio.
Un lungo, lunghissimo, infinito abbraccio.
Quanto avrei voluto che quel momento durasse per sempre.

Il suo corpo, però, era così freddo.
Sembrava di ghiaccio.

«Sei gelata, Tsukiko. Stai bene?»
«Certo, Yucchan, te l'ho detto, starò sempre bene. Te l'ho promesso.»

Si ricordava ancora della nostra promessa.
Una promessa fatta quando avevamo appena 7 anni.

Avevamo appena visto una morte in tv. Eravamo spaventatissime.
Mi chiusi in camera a piangere, e Tsukiko arrivò da me per consolarmi.
Piansimo come delle disperate quella sera.
Allora ci consolammo a vicenda, e finendo per parlare del più e del meno, io le chiesi ciò che non ho mai dimenticato, e probabilmente mai dimenticherò.

«Starai sempre con me?»
«Sì Yucchan, sempre insieme, una accanto all'altra.»
«Starai sempre bene, per me?»
«Sì Yucchan. Niente potrà distruggermi.»
Ci abbracciammo. Ci unimmo in un lungo e caloroso abbraccio.
Proprio come in quel sogno.

Sentii una lacrima cadere sulla mia spalla.

«Tsukicchan, stai piangendo?»
«No... Non sto piangendo. Sono forte, sono più forte quando sono con te.»
Si staccò dal mio abbraccio.
Mi regalò un dolce sorriso.
Le sue labbra... Erano bagnate dalle lacrime.

Chiusi gli occhi e li riaprii. Non nella realtà, ma ancora in quel sogno.
Tutto era tornato bianco.

Tsukiko... Non la sentivo più accanto a me.
Era sparita. Non c'era più.
Hikari e Takumi mi abbracciarono.
Stavano piangendo.

«E' tutto finito. Yume, è tutto finito...»
Cos'è successo...? Dov'è Tsukiko?
Perchè sto piangendo?

Già, lacrime, non rugiada, non pioggia.
Non piangevo più da tempo.
Anni, da quel giorno.
Il giorno che rovinò la vita di Tsukiko.

Grigio.

Grigio?
Grigio asfalto, adesso.
Grigio tutto attorno a me.

«Yume...»
«Tsukiko...»
Ci guardammo negli occhi.
Era di nuovo con me.
I suoi bellissimi occhi color malva spiccavano in tutto quel grigio.
Il suo viso, splendido viso, era diventato grigio asfalto.
Tsukiko era depressa. Non batteva ciglio.
I suoi occhi diventavano pian piano sempre più neri.

«Come sai di Akihito?
«Tu come sai che ne sono al corrente?
Il grigio si tramutò in pareti di una piccola stanzetta di legno, sporca e piena di ragnatele.
«Io, Yume, pur non essendoti stata accanto per quattro lunghi anni, ho sempre vegliato su di te.
Ti ho sempre osservata, da questa stanza.»
Le pareti erano piene di foto mie e di Tsukiko.
«Così... è qui che ti sei isolata.»
«E' qui che ho pianto per le mie azioni.»
...
«Sorellina mia...
Io ti ho sempre voluta bene, ti ho sempre...»
Una. Due. Tre lacrime.
«Ti ho sempre amata, Tsukiko.
Ti ho sempre considerata mia sorella, non un'assassina.
»
«Yume... Yume...
Io... Io sono un mostro... Perchè tieni ancora a me...?»
Gridò. Gridò tantissimo. Soffriva. I suoi occhi lacrimavano sangue.
«Tsukiko! Smettila!... Mi fai soffrire... Tsukiko...
Tu sei mia sorella. Tu... sei meglio di me...
Perchè non lo vuoi capire?
PERCHÈ?
»

«Sei così ingenua, Yume...
La mia vita non ha più un senso.

Anche se riuscissi a salvarti... Cosa...»
La sua voce non era più tenera e affettuosa.
Tossiva. Tossiva sangue.
Stava perdendo la voce. Stava perdendo le forze.
Stava per lasciarmi.

Non mi abbandonare. Tsukiko... Non mi abbandonare.

«Tsukiko... Resisti. Ti porterò dell'acqua.
Resisti ancora un minuto, per me.
»
«E' inutile, Yume.
Le tenebre hanno preso il sopravvento su di me.
Le tenebre mi uccideranno.
»

«Tsukiko.»
«Tsukiko...»
«TSUKIKO!»

Urla strazianti provenivano da quella stanza polverosa.
«Tu... mi avevi fatto una promessa...
Perchè non l'hai mantenuta?...
Tsukiko... Tsukiko, rispondi...
Non addormentarti.
»
Stai ancora con me, un altro minuto...

Il bianco ritornò.
Da quel giorno, il bianco fu il colore che odiai di più.

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Capitolo 4
*** Ti sto aspettando, Morte. - O4 ***


Il bianco ritornò, tutto attorno a me.
Ero ancora abbracciata a Hikari e Takumi.

«E' tutto finito... Yume... Non piangere, Yume.»
Tsukiko era morta. Era morta... davanti ai miei occhi.
Se avessi fatto qualcosa...
Se l'avessi fermata, quel giorno, quando voleva isolarsi dal mondo reale...
Se Akihito non mi avesse baciata, e avessi dimenticato tutto...
Non sarei mai stata così male.
Non mi sarei mai... sentita sola al mondo.

Quattro mesi dopo, io distesa sul letto. Al buio.
Guardavo il soffitto, pensavo.
Prendo uno specchio dal mio comodino.
La mia faccia. La mia faccia...

Era grigia asfalto.
Come quella di Tsukiko.

Non ho più sognato. Non ho mangiato. Non ho bevuto.
Non sapevo neanche come facevo a restare in vita.
Le tenebre mi tenevano in vita? Aspettavano l'ora perfetta per farmi morire.


Takumi e Hikari, dopo quel giorno buio, non erano più venuti a trovarmi.
Sapevo fin dall'inizio che non mi avrebbero aiutata.
Che erano solo dei burattini di Tsukiko, per farmi vivere "felice" negli ultimi tre anni di vita che mi restavano.
Ripensavo continuamente a quell'istante. Alla sua morte.
Morta davanti ai miei occhi. Uccisa dalle tenebre.
Anche su di me... le tenebre stavano prendendo il sopravvento.
Stavo per morire... prima del tempo?
Lacrime... Lacrime mi rigavano le goti.
Dopotutto, sapevo che la mia ora sarebbe arrivata presto.

Quei quattro mesi passarono come tre anni.
Tre lunghissimi anni.

Depressione. Ero depressa.
Non sapevo cosa fare. Aspettavo solo la mia morte.
Lenta e dolorosa.


«Vieni, morte, ti sto aspettando, sai?
Attaccami. Vieni.
Stai ritardando. Perchè perdi tempo con me?
Vieni, su. Non farti pregare.»

Sentii un respiro sfiorarmi la pelle.
Era arrivata. Era arrivata la mia ora.


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