Cigarette.

di MorwenGwen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29. ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30. ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31. ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32. ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33. ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34. ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36. -Epilogo- ***
Capitolo 37: *** Cocaine. Il Sequel. ***
Capitolo 38: *** Cocaine, il Sequel, ora online! ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



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I corridoi della Quoter High School erano deserti a quell'ora del mattino;
aprì lentamente la porta della mia camera rabbrividendo appena l'aria gelida venne a contatto con la mia pelle.
Mi incamminai silenziosamente e raso muro verso i bagni comuni dell'ala Ovest dei dormitori.Quando la massiccia porta in legno dei bagni mi fu di fronte la spinsi lentamente non riuscendo ad evitare che cigolasse: pesante e massiccia quanto rumorosa e arrugginita,assolutamente.
Lanciai ad un angolo dell'ala docce l'asciugamano che avevo accuratamente portato come il fagotto di un barbone,poi mi allungai fin sopra lo specchio,tastandone con le mani la superficie alla ricerca del mio pacchetto di sigarette; quando lo afferrai lo aprì controllandone il contenuto:
< Erano 8,ora sono 6.C'è qualcuno che continua a fregarmi le sigarette > borbottai;la porta del bagno si schiuse lentamente ghiacciandomi all'istante,buttai il pacchetto dove l'avevo lasciato e mi raggomitolai dietro una delle colonne delle docce con il terrore di essere scoperta: fumare alla Quoter non era permesso,questo non significava tuttavia che gli studenti rispettassero quella stupida regola;chi era colto a fumare riceveva una sospensione ed essere sospesi significava accumulare ore di detenzione durante le vecanze,orribile.Mi chiusi a mò di riccio,sempre che una tale posizione esista,quando dei lenti passi si fecero vicini all'ala nella quale ero io,forse smisi pure di respirare presa dal panico; ciao sono Elisabeth Warren e sono nascosta come una fuggitiva dentro un bagno perchè voglio fumare,tutto normale.
Mi affacciai per constatare cosa diamine stava succedendo: un ragazzo si stava aggrappando disperatamente allo specchio cercando di afferrare il mio pacchetto di sigarette, quando ci riuscì e fece per prenderne una saltai fuori:
< Ti trancio le mani se la prendi > quasi urlai facendogli prendere un attacco cardiaco,
lo potetti dedurre dal salto che fece scontrandosi con il muro e fissandomi terrorizzato;ci volle qualche secondo prima che si rendesse conto che non fossi un mostro,il cappuccio della felpa alzato sulla sua testa non mi aveva permesso fin dall'inizio di capire chi fosse ma quando la luce tungstena dei bagni lo colpì in pieno volto preferì scomparire da quel bagno:
< Bieber > digrignai alzando un sopracciglio,in risposta mi sorrise in modo strafottente:
< Warren,qual buon vento.Cosa ti porta qui? > domandò con fare innocente,mi agitai grattandomi la nuca:
< Io,ecco,dovevo fare una doccia,si,una doccia. > confermai,bella scusa Warren:una doccia alle 5 di mattina!
Fece un risolino: < Si certo una doccia,farò finta di crederti > disse prima di ignorarmi e prendere definitivamente una sigaretta dal mio pacchetto.Feci 5 passi avanti glielo strappai dalle mani: < Allora sei tu che ti fotti le mie sigarette! >
< Non sono mica tue.Io le trovo sempre incustodite qua sopra e visto che non c'è scritto nessun "Elisabeth Warren" posso appropiarmene quando voglio >
,
gonfiai le guance: < Queste sono le mie sigarette e credo tu sappia meglio di me che sono costretta a nasconderle perchè è vietato tenerle >
in risposta lui sbuffò: < Come se a me importa di cosa decide quel vecchio rincoglionito del preside > e così dicendo si sedette per terra a mo' d'indiano cercando qualcosa nella tasca della sua felpa.
Justin Bieber era l'essere umano,purtroppo vivente più insopportabile che io avessi mai avuto il dispiacere di incontrare;non praticava nessuno sport,non andava bene in nessuna materia se non filosofia e la cosa mi risultava ancora incomprensibile,
eppure tutti andavano pazzi per lui:dalle cheerleaders alle secchione della scuola,persino certi ragazzi sembravano farci qualche pensierino.
I capelli castano chiaro erano sempre portati alti,i suoi occhi color nocciola ti potevano trasmettere milioni di emozioni e anche nessuna mentre il suo sorriso poteva illuminare la mia camera da letto; porca troia si che era bello,ma anche trementamente irritante.
Odiavo il suo modo di fregarsene degli altri,di pretendere una cosa e-chissà come- ottenerla sempre,odiavo come capiva filosofia mentre io ero una mezzasega,odiavo trovarmelo sempre tra le palle durante i corsi;lui era uno dei pochi che meritava senza censure tutta la mia acidità.
Lo afferrai per il cappuccio tirandolo nuovamente su:
< Ascoltami bene Bieber:queste sono le mie sigarette,questo è il bagno condiviso femminile di quest'ala,tu non dovresti nemmeno essere qui.Quindi ti farò un favore:ti lascerò andar  via e non dirò nulla a nessuno.Quindi evapora > gli consigliai accompagnando l'ultima frase con un gesto della mano rivolto verso la porta,lui mi sorrise:
< Dopo che avrò finito la mia sigaretta > rispose evidenziando l'aggettivo possessivo,ora lo prendo a calci in culo,
gli strappai la sigaretta tra le mani portandomela alla bocca: < Benissimo,vorrà dire che la tua amata sigaretta la fumerò io > dissi pavoneggiandomi.Avanzò verso di me, mi ritrovai con le spalle attaccate al ghiacciato muro,mi guardava sorridente dall'alto verso il basso.
Justin allungò la mano oltre la mia vista e non osai girarmi,ero troppo impegnata a fissarlo evitando che facesse altri passi falsi;
la sua mano si mosse per un misero secondo prima che un getto d'acqua calda ci colpisse in pieno.
Levai un urlo di disapprovazione lasciando cadere la sigaretta oramai fradicia per terra:
< Tu sei un coglione! > gli urlai contro mentre i pantaloncini e la canotta diventavano tutt'uno con la mia pelle,
lui rise di gusto portandosi indietro i capelli bagnati: < Sbaglio o avevi detto che dovevi fare una doccia? > domandò;
poggiai entrambe le mani sul suo petto e lo spinsi via.
Mi osservai accuratamente allo specchio: orribilante,ecco cosa ero;mi voltai furiosa verso Bieber che era intento ad asciugare la sua felpa con il phon: < Congratulazioni Mister intelligenza.Sono bagnata! > lo ripresi indicando lo stato pietoso nel quale mi trovavo,
mi squadrò da capo a piedi soffermandosi sulle mie gambe,poi scosse la testa: < Questo lo avevo dedotto anche io,Warren. > si limitò a rispondere continuando ad asciugare la sua felpa.
Cominciai a tremare e a bestemmiare in arabo quell'idiota che avevo di fronte: non poTevo tornare in camera bagnata così altrimenti mi sarei presa un infarto; mi sedetti per terra portando le ginocchia al petto,il ragazzo mi osservò un attimo stranamente serio,
provai ad identificare il suo sguardo ma mi fu inutile:i suoi occhi erano un muro che mi divideva dalle sue emozioni,dai suoi pensieri, nessuno sarebbe mai riuscito a capire cosa Justin Drew Bieber pensava.
Spense il phon,diede un'ultima occhiata alla felpa e poi me la lanciò addosso,rimanendo con la sua maglia nera a mezze maniche:
< Oh wow grazie,quanta carità > dissi acida,
< Sta zitta e mettitela.Non voglio sentire le tue stupide chiacchiere in questi giorni se ti dovessi ammalare o cose simili > mi zittì; infilai la felpa ancora calda infilando anche le mani nelle maniche,che meravigliosa sensazione,mi alzai da terra coprendomi la testa con il cappuccio,
< Con permesso io me ne vado. > dissi incamminandomi verso la porta sotto lo sguardo di Bieber,
improvvisamente però mi bloccai: tornai indietro,
afferrai indignata il pacchetto di sigarette
e me lo nascosi nella felpa.







Hola!Mi presento velocemente:sono Melania ma tutti mi chiamano Mel.
Sono una Belieber ma non ho mai scritto una ff su di lui per vari e troppi lunghi motivi,
tuttavia dopo aver fatto una One shot su di lui sono riuscita a creare,dopo un pò di riflessione,
il personaggio perfetto per la mia protagonista.Ed è per questo che nasce Cigarette.
Scrivo anche fanfictions sui 1D ma ad ogni modo questa è una cosa a parte.
Continuerò dopo 13 recensioni,vorrei sapere se questa storia potrà essere portata avanti
o se magari è solo un'insulsa storia da non seguire.La decisione è in mano vostra c:

Ora vado.con amore.Mel c:

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Mi incamminai con passi pesanti verso l'aula di chimica;spinsi la maniglia ed entrai sotto lo sguardo divertito degli studenti:
ero arrivata tardi,come al solito dopotutto.Il professore sospirò rassegnato e si avvicinò al registro per registrare la mia entrata in ritardo:
<  Signorina Warren vorrei davvero capire quanto per percorrere il percorso dormitori-aula >
< Mi scusi professore > mi limitai a dire dandogli le spalle e mostrando ai presenti una smorfia divertita.
Mi guardai intorno cercando un posto libero sperando di non dover capitare in prima fila ed eccolo lì:un meraviglioso banco vuoto in ultima fila,
mi avvicinai soddisfatta prima di puntare i piedi per terra e fissare l'individuo che avrei dovuto sopportare durante tutta la lezione, Bieber alzò un sopracciglio osservandomi: < Warren > disse,la cosa la intesì come un saluto,perchè dire ciao o buongiorno era troppo per il grande Bieber,
< Bieber > risposi poggiando la mia sacca per terra e sedendomi vicino a lui; i suoi auricolari erano genialmente nascosti nelle maniche della felpa,
di certo non avrebbe avuto tempo per infastidirmi,perfetto. Il professore,un uomo basso,calvo e con una spessa montatura ci diede le spalle scarabocchiando alla lavagna,notai Justin squadrarmi con la coda dell'occhio, < Bella felpa Warren > disse ridacchiando,la osservai attentamente prima di assumere un colorito bordò,quel mattino ero così infreddolita e assonnata che non mi ero minimamente preoccupata di quale felpa stessi per indossare:la sua.
Mi ravvivai i capelli con fare altezzoso:
< Ho preso la prima cosa che capitava. >
< Non ne dubito.Sta di fatto che la rivoglio >
< Appena finisce la lezione te la ridò >
< Senza fretta,fai con comodo,quando la rivorrò me la riprenderò io. >
rassicurò senza guardarmi negli occhi e sorridendo tra se e se,
< Sei fottutamente inquietante > notai mentre chissà quali pensieri si facevano spazio nella sua mente,mi guardò divertito:
< E tu sei sempre tra le palle,siamo pari. > concluse prima di chiudere il libro,buttarlo nella sacca ed uscire al primo suono di campanella.

Aprì l'anta dell'armadietto riponendoci i libri in più,la giornata stava trascorrendo piuttosto velocemente calcolando l'ultima ora di sonno fatta durante la lezione di storia, una ragazza della quale non ricordavo assolutamente il nome- e non mi premeva ricordarmelo- mi osservò sogghignando:
< Bei capelli > mi disse provocando il ghigno di chi le era intorno,poi proseguì lungo il suo percorso.
Mi guardai spaesata intorno:che cazzo avevo di così ridicolo in testa? Bieber era qualche armadietto più avanti del mio e mi osservava divertito:
< Bell'acconciatura.Beth. > mi disse in tono abbastanza alto da permettermi di sentire il nomignolo con il quale aveva osato chiamarmi;
odiavo essere chiamata Beth,odiavo essere presa in giro ad alta voce,in realtà odiavo Justin in generale,
mi degnò della sua attenzione per un solo minuto,poi tornò a concentrarsi sui suoi appunti;come al solito era completamentecirca 20 paia di occhi erano posati su di lui,oramai lo sapevo: tutti volevano capire cosa passasse per la mente di quel tipo,si perfino io.
Mi avvicinai raggiante al suo armadietto: lui aveva cominciato,mica io quindi avevo tutto il diritto di ribattere;
mi bloccai di fronte a lui,mi rivolse un'occhiata veloce e poi tornò a leggere le righe del foglio come se non esistessi,
< Buongiorno Bibo > dissi mostrando un sorriso smagliante,con quella frase attirai ufficialmente la sua attenzione e probabilmente il suo odio,
ma tanto la cosa era reciproca quindi nessun problema,
< Bieber per te. > precisò con acuta acidità,arricciai il naso: < Che c'è?Tu puoi chiamarmi Beth ed io non posso chiamarti Bibo? > domandai sporgendo il labbro inferiore in un broncio,lo sentì prendere un respiro profondo
< Se non fosse per il fatto che sei una ragazza ti avrei già riempito di pugni >
< Fallo,non ti blocca nessuno >
< Hai la mia felpa addosso,vorrei evitare il sangue incrostato >
< Che gentiluomo- >
mi perforò con lo sguardo:
< Senti,sto cercando di studiare.Puoi andartene? > mi domandò, nonostante non avesse usato nessun insulto,nessun tono minaccioso,nessun tono troppo alto,non potei far a meno che accontentire e tornarmene di là.
Aprì la porta del bagno poggiando la sacca sul ripiano in marmo e sciacquandomi le mani con l'acqua fredda:
ripensare al modo nel quale Bieber mi aveva umiliato,cacciato mi irritava;
nessuno poteva cacciarmi,nessuno aveva mai avuto il coraggio di farlo,alzai lo sguardo verso l'enorme vetro del bagno concentrandomi finalmente sulla mia sagoma alla quale avevo dato scarsissima importanza fino a quel momento: i miei capelli erano un groviglio di nodi,spettinati e rovinati, conseguenza del pisolino fatto durante l'ora di fisica;in quel momento non mi sorprendeva aver scatenato le risate delle ragazze nel corridoio con la mia "acconciatura"tantomeno l'ilarità di Bieber.
La campanella che richiamava gli studenti alle loro lezioni suonò,mi aggiustai in malomodo i capelli castano chiaro e scappai in classe afferrando al volo la sacca.

I ragazzi si apprestarono a raggiungere i posti migliori,mi accomodai ad uno dei banchi ancora vuoti aspettando che la classe si riempisse,
gli alunni entrarono uno dopo l'altro; Bieber diede una veloce occhiata ai posti rimanenti,facendo particolarmente caso a quello vuoto vicino a me che era uno dei pochi rimanenti; sorpassò la mia fila e si sedette più in là,vicino ad un tipo taciturno anch'esso solo.
Ci pensai un attimo: Bieber con me non voleva avere nulla a che fare.

Hola!Ok,ecco il secondo capitolo della FF,non ho molto da aggiungere
se non che spero vi piaccia e spero in qualche recensione c:
Teoricamente dovevo continuare dopo 13 recensioni ma ho pensato che fosse giusto pubblicarne un altro
per far capire alla gente con che tipo di personaggi sta avendo a che fare.
E' molto corto come capitolo lo so ma non volevo anticiparvi fin troppe cose perchè,fidatevi,nel prossimo capitolo di cose ne accadranno abbastanza. Beh,non ho altro da aggiungere,posterò il capitolo successivo dopo 10 recensioni.
Spero non sia un problema :3 Tanto amore,Mel.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


*Al primo capitolo ho aggiunto il Promo della FF se vi può interessare c: *

La professoressa entrò poggiandosi allo stipite e con l'affanno:la Cardon faceva sempre assurdi ritardi,non che la cosa mi dispiacesse.
Ripreso fiato si avvicinò con fare composto alla cattedra lasciandoci sopra un'enorme pila di fogli scritti,
questo significava solo una cosa: aveva corretto i compiti di Filosofia.
Questo significava un'altra cosa ancora:ero nella merda.
La donna cominciò a distribuire personalmente i vari compiti,si avvicinò al banco di Justin:
< Non capisco come tu possa essere impeccabile in filosofia e un disastro nelle altre materie Bieber.Non mi piace sentire le continue lamentele dei professori sul tuo conto > e così dicendo gli lasciò il compito sotto gli occhi; a giudicare dallo sguardo incredulo e dalle bocche spalancate ad"o" di chi gli era intorno aveva sicuramente preso l'ennesima A+.Dopo un'estenuante attesa si avvicinò anche a me mostrando un'espressione tutt'altro che soddisfatta: il mio panico era triplicato; < Quando ti deciderai a studiare Warren?! > mi domandò porgendomi scocciata il compito: D,una schifosa ed umiliante D.
La professoressa si accomodò alla cattedra,aprì il registro e fece un resoconto dei voti,
< Non posso accettare voti così bassi in questa classe,non lo accetto e non lo accetterò > cominciò,
< Pertanto comincerò ad associarvi ad un compagno che in filosofia va meglio di voi sperando in un miglioramento.E' un esperimento che credo vi sarà molto d'aiuto,oggi ad esempio comincerei dalla signorina Warren > mi guardò come per cercare un consenso,mi limitai ad annuire flebilmente, < Voglio che ripeta Shakespeare.Tutto quanto e in più,voglio che sia Bieber a spiegarglielo dandole ripetizioni,tutto chiaro? >, osservai Justin spiazzata: fissava la donna sconcertato più di me: < Professoressa non credo sia il caso ins- >
< Io invece credo che lo sia Justin.Visti i risultati di Elisabeth lo ritengo necessario e dovresti esserne fiero,significa che ti ritengo un buon elemento >
tagliò corto la professoressa cercando di sembrare il più cordiale possibile,con lui, non con me.
La reazione di Bieber non tardò ad arrivare: mi guardò come se volesse uccidermi all'istante,come se avessi deciso di stargli appositamente tra i piedi,
ma non era colpa mia se di filosofia non ci capivo un cazzo.

Finita la lezione,mi raggomitolai su una panchina del cortile: non avevo voglia di mangiare in mensa e mi sentivo un enorme peso per Bieber,
per quanto lo odiassi non potevo che provare una certa pena per lui.Sfogliai un'altra pagina del libro che stavo leggendo,quando qualcuno mi si parò davanti
< Prima impari Shakespeare meglio è,quindi: da cosa vuoi ripetere? > mi domandò una voce che potevo oramai ricollegare a Justin, alzai lo sguardo:
< ...dall'inizio magari? > risposi con un sorriso incerto,ecco un altro dei suoi pazienti sospiri < E' possibile che di tutto il programma tu non abbia capito un cazzo?! >
< Zero >
< Va bene,ci proverò ma non voglio assolutamente essere gentile,calmo e paziente.Sia chiaro. >
< Va bene >
risposi in modo accomodante,
< Bene.Oggi alle 16.00 in camera tua. > concluse prima di tornare in mensa.

Dopo quella giornata scolastica così dannatamente pesante avevo solo bisogno di una doccia calda.
Mi chiusi nel mio bagno,spogliandomi e lasciando scorrere l'acqua.Uscita dalla doccia dopo una buona mezz'ora là dentro mi avvolsi nell'accappatoio strofinandomi in preda al freddo,strizzai più che potevo i capelli asciugandoli alla meno peggio con il phon: fanculo,si sarebbero asciugati da soli.
Mi misi un felpone abbastanza caldo e mi sdraiai sul letto, non mi ero mai accorta di quanto fosse morbido; aprì le coperte e mi ci raggomitolai dentro sprofondando velocemente in un sonnellino,mi ripromisi di dormire solo una mezz'oretta...

*Bieber*
Buttai i libri di filosofia nella sacca,dando un'ultima occhiata all'orologio: erano le cinque precise.Uscì dalla camera dando un tik alla serratura,
quella ragazza era davvero una seccatura,non mi piaceva averla in giro era così....infantile e per giunta faceva schifo in filosofia,voleva rovinarmi la vita.
Non mi piaceva averla in giro,era invadente,assillante,petulante ed acida e poi non si preoccupava mai di nascondere il suo odio nei miei confronti,la cosa non migliorava la situazione.
Mi fermai un secondo davanti alla porta della sua camera respirando profondamente: in quel periodo lo facevo spesso per evitare di urlare in faccia alla gente,non volevo prendermi altre ore di detenzione. Bussai nel modo meno nervoso che potevo ed aspettai che mi venisse ad aprire ma dall'interno non udì nessuna risposta.Bussai 1,2,3 volte in modo sempre più nervoso e infastidito,poi alla quarta sentì un tonfo e dei passi rimbombare sul parquet.
La Elisabeth che avevo avuto modo di considerare un'enorme ed inutile palla al piede,fin troppo fastidiosa e petulante non era quella che vedevo di fronte a me in quell'esatto momento: i capelli umidi che le ricadevano sulle spalle,il maglione che le lasciava scoperte le magre gambe,gli occhi contornati da un leggero trucco nero e l'espressione assonnata mi presero alla sprovvista,era così...sensuale?
Scossi la testa la testa riprendendomi: stavo diventando complessato.La ragazza si leccò le labbra secche,alimentando i pensieri poco puri che stavo elaborando in quel momento,dopo non so quante ore di sonno si era persino dimenticata del nostro incontro,quanto cazzo era stupida?
< Scusa,mi sono addormentata- >
< Ho notato,ho bussato 4 volte.Potresti almeno ricordarti degli impegni che hai >
risposi acidamente,sarebbe stata davvero una bella compagnia se non avesse avuto un cervello e una vocina così irritante.In silenzio si spostò dall'uscio e mi lasciò entrare,il letto era disfatto,la  camera in disordine,eppure la scrivania era completamente vuota, < Ho liberato la scrivania prima di addormentarmi,almeno un pò di riguardo nei tuoi confronti l'ho avuto > spiegò a tono basso sorridendo lievemente; si accomodò su una delle sedie incrociando le gambe a mò d'indiano e lasciando involontariamente intravedere una parte dell'intimo,distolsi lo sguardo: < Cominciamo,è una tortura qua dentro > dissi riferendomi implicitamente alla sua presenza in quelle condizioni così...così come?!
No,non avevo un aggettivo per descrivere cosa mi stava provocando Warren in quel momento,
non ne avevo nemmeno uno.

Buh.Ok premetto che ho fatto tardi e che ho dato uno strappo alle regole,aspettavo il numero deciso di recensioni poi
ho ceduto ed ho detto:fanculo aspettano da troppo tempo,la pubblico ugualmente,lol.
Non farò quasi mai riferimento alle sensazioni di Bieber,è stato un caso particolare per rendere chiare
determinate azioni o comportamenti che,dalla prospettiva di Warren sarebbero stati indecifrabili.
Continuerò dopo 8 recensioni c:

Much love,Mel

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Attenzione,prima di leggere il capitolovi consiglio di vedervi il recente video di Bieber con BenerKeeKee(?): http://www.youtube.com/watch?v=P9MC5VsazZw (sono negata nel rinominare i collegamenti su efp= non ha una motivazione precisa ma mi ricorda vagamente il tipo di Biebs che ritroverete in questo capitolo.


< E' una tortura qua dentro > disse,ero così insopportabile?Beh lui non era da meno e di questo passo glielo avrei chiaramente detto.
Aprì il libro e in contemporanea anche il suo quaderno di appunti,a differenza del mio era colmo di annotazioni;
< Cominciamo dal sonetto 23... >
disse incitandomi a leggere ad alta voce:


 

Come un pessimo attore in scena
colto da paura dimentica il suo ruolo,
oppur come una furia stracarica di rabbia
strema il proprio cuore per impeto eccessivo,
anch'io, sentendomi insicuro, non trovo le parole
per la giusta apoteosi del ritual d'amore,
e nel colmo del mio amor mi par mancare
schiacciato sotto il peso della sua potenza.
Sian dunque i versi miei, unica eloquenza
e muti messaggeri della voce del mio cuore,
a supplicare amore e attender ricompensa
ben più di quella lingua che più e piu' parlò.
Ti prego, impara a leggere il silenzio del mio cuore
è intelletto sottil d'amore intendere con gli occhi.

< Bene.Di cosa parla? > mi domandò sperando che una sola lettura bastasse a farmene comprendere il significato,
in realtà non ne sarebbero bastate nemmeno 100 tuttavia azzardai ad un'analisi: < Significa che è difficile entrare nel ruolo di un personaggio se non lo si sente suo... > massì Elisabeth,spara puttanate! Bieber si mise una mano tra i capelli:
< Ma che diamine ti inventi?Assolutamente no!Il sonetto 23 è compreso dall'1 al 116;tutti questi parlano di un ipotetico ragazzo del quale il poeta è perdutamente innamorato- >
< Shakespeare era gay?!- >
< Non interrompermi per certe cazzate.In questo sonetto Shakespeare paragona la sua incapacità di esternare i suoi sentimenti ad un cattivo attore che non riesce a seguire il copione correttamente,ad esternarlo sul palco.Pertanto decide di non parlare dell'amore che prova,bensì di scriverlo in modo tale che i suoi libri trasmettano più delle sue parole mai dette. >
concluse con fare ovvio,mi lasciai andare ad un sorpreso:
< Oh.. > effettivamente,riletto una seconda volta tra le righe acquistava un senso.
Per il resto del pomeriggio svolsi un'analisi(ogni volta sbagliata) dei sonetti 1- 16 e 18.
< Per oggi basta così > affermò chiudendo il suo libro ed apprestandosi a riordinare la sua sacca,
continuai a rileggere il sonetto numero 23 ininterrottamente suscitando la sua curiosità: < perchè continui a leggere il 23?Lo abbiamo superato già da un pezzo,ho detto che puoi chiudere >
< In realtà mi affascina,sembra quasi che parli di te >
mi lasciai sfuggire ritrovando in quelle parole il carattere chiuso ed evasivo di Justin,
mi chiuse con uno scatto il libro tenendo la testa bassa: < Ho detto che per oggi con i sonetti abbiamo finito > ringhiò.

Il giorno seguente mi avviai per i corridoi scolastici da sola,mentre gli altri studenti-chissà con quale forza alle 8 del mattino- gridavano e riempivano quelle 4 mura di vocii e risate;poggiai le spalle al mio armadietto leggendo con estrema attenzione e per quanto quel caos permettesse la lezione di storia,
alzai velocemente lo sguardo notando una familiare capigliatura castana con gli occhi chini sul cellulare circa 6 passi davanti a me,
era impossibile che non mi avesse notato eppure non si era preoccupato nemmeno di salutarmi per cortesia,no ma figuriamoci Bieber è troppo figo per salutare me povera mortale eh.
Quando il chiasso cominciò ad affievolirsi man mano che la gente si andava smistando nelle varie classi mi sentì pervasa dalla strana sensazione di essere fissata: Justin era sempre impegnato a scrivere e leggere qualcosa di indefinito sul suo cellulare che non avevo intenzione di scoprire,per lui in quel corridoio non esistevo nemmeno,dall'altro lato invece due ragazzi che credo venissero al mio corso di filosofia mi osservavano con un sorriso poco rassicurante.
Fissai i miei occhi nei loro inarcando infastidita un sopracciglio:cazzo guardate?
Finalmente uno dei due si decise a rivolgermi la parola senza nascondere una punta di malizia: < Oggi siamo in nero,eh Warren? >,
inclinai terribilmente confusa la testa:di che diamine parlava?Abbassai lo sguardo sulla mia camicia bianca prima di notare la sua disarmante trasparenza mostrando parte del reggiseno nero, < Porca troia > affermai scandendo così bene le parole quasi da sembrar dettate e mi coprì immediatamente con il libro il petto, < Piccola Warren andiamo non fare la timida,era un bello spettacolo! > urlò l'altro scoppiando in una risata poco contenuta.
Serrai gli occhi sperando che scomparisse tutto immediatamente,che situazione del cazzo!Qualcuno mi si parò improvvisamente davanti sottraendomi alla fioca luce che filtrava dalle finestre,aprì le palpebre ritrovandomi davanti Bieber intento a leggere un foglio stampato, < Hai bisogno di qualcosa? > domandai scettica,sembrò accorgersi solo in quel momento della mia presenza seppure mi si fosse parato davanti di sua iniziativa-e un motivo ci doveva pur essere no?-
< Ah,si.A quando le prossime ripetizioni?Prima ci sbrighiamo meglio è > disse tenendo le spalle larghe,forse fin troppo,
< Hey Bieber ti vedo teso e dritto,ti vuoi rilassare? > domandai acida e divertita,non avrei mai smesso di stuzzicarlo perchè era così dannatamente divertente, < Sta zitta Warren. > tagliò corto lui tornando all'argomento precedente.
Per quanto cercassi di essere chiara spiegandogli cosa avevo bisogno di ripetere in filosofia e cosa potevamo benissimo sorpassare,Justin mi era davanti da ben 5 minuti e continuava a tartassarmi di domande stupide, < Te lo ripeto per l'ultima volta Bieber:la vita di Shakespeare la so,possiamo saltarla sta tranquillo!Ci sono giorni nei quali sei lapidario e giorni come questo nei quali sei una fottuta tromba > osservai sospirando seccata,qualcuno alle sue spalle e oltre il mio campo visivo irruppe nella conversazione: < Già Bieber,sei lì davanti da dei buoni 10 minuti e ci stai coprendo totalmente la visuale,spostati > lo richiamò lo stesso di poco prima;il mio sguardo saettò dai due ragazzi a Bieber, < Oh... > sibilai poco convinta,
forse quelle spalle larghe,quell'atteggiamento teso,quelle domande stupide e quel starmi davanti senza la minima intenzione di togliersi avevano un briciolo di senso: Bieber stava cercando di riparare alla mia paradossale figura di merda togliendomi dalla visuale di quei due.

Dopo l'ora di biologia passata palesemente a dormire andai in bagno per rinfrescarmi.
Poggiai la sacca che mi sembrava meravigliosamente leggera rispetto al solito ed aprì il getto ghiacciato lasciando che l'acqua scivolasse sulle mie mani,
la porta dei bagni si aprì cigolando e al posto di una figura femminile mi si presentò per la seconda volta nella giornata Justin sononelbagnodelleragazzemafanculoilmondo Bieber:perchè c'erano giorni nei quali a stento lo incontravo e altri nei quali lo avevo sempre tra le palle?
< Non capisco questo incontrarci così spesso oggi Bieber,non riesci a stare senza di me? > domandai non aspettandomi un'effettiva risposta e dandogli le spalle per impacchettarmi le mani nella carta ed asciugarle;Justin mi si avvicinò porgendomi dei libri scarabocchiati e mal tenuti che avrei riconosciuto tra mille: < Ma sono i miei... > osservai,alzò un sopracciglio: < Quanto sei perspicace. >
< Come li hai tu? >
< Rubo libri e poi li rivendo sai.Li avevi lasciati in classe e visto che i tuoi disegnini alquanto contorti mi hanno divertito ho pensato di ridarteli >
spiegò alla fine
< Grazie.Ecco perchè la sacca risultava fottutamente leggera >
e così dicendo li buttai sciattamente nello zaino;
< A proposito...la mia felpa? > domandò risultando improvvisamente irritato,stavo seriamente dubitando della sua sanità mentale,o magari era lunatico,
< Me la vedi addosso?Ora non la ho Bieber,domani te la porto > spiegai mostrando le mie mani vuote,con un passo fece aderire il mio petto con il suo potandomi ad indietreggiare: < Ma io la voglio adesso Elisabeth > continuò a dire abbassando leggermente il tono della voce quasi a sembrare sensuale,
< Bieber hai bevuto qualcosa di prima mattina? > domandai ridendo e cercando di scaricare il nervoso,perchè si ero terribilmente nervosa.
Finì con il far aderire la mia schiena al freddo muro di uno dei bagni singoli mentre la porta si chiudeva alle nostre spalle;
la sua figura mi sovrastava di qualche spanna, con una mano mi avvicinò a se e con l'altra mi prese il viso girandolo prepotentemente contro il suo:
< La vuoi smettere!? > chiesi con voce stridula e cadendo leggermente nel panico..No ok ero totalmente nel panico;
lo vidi sorridere maliziosamente e avvicinare le sue labbra alle mie,le fece solamente sfiorare lasciandole ad un solo centimetro di distanza,
da quella vicinanza potei notare le sue iridi che di solito alla luce del sole erano di un marroncino chiaro e con qualche sfumatura di giallo essere scure,forse fin troppo tanto da non permettere a nessuna emozione di riaffiorare.La sua mano mi reggeva per le guance che sembravano far incurvare le mie labbra verso le sue,oh grandioso mi stava facendo Cioppi Cioppi < Justin.vai.vfia. > scandì per quanto le mie labbra schiuse permettessero,rise:
< Sembri un tricheco Warren > la sua dentatura era magnifica e quel sorriso sembrava seriamente divertito e le sue iridi sembrarono come sciogliere un ghiacciaio scuro:i suoi occhi sembrarono prendere una tonalità più chiara e particolare mai vista prima sul color caramello con qualche sfumatura di giallo miele,
si ok Elisabeth sembra che tu stia elencando la lista della spesa.
Probabilmente mi persi per un buon minuto nei suoi occhi perchè le sua labbra erano tornate prepotentemente a pochi millimetri dalle mie;
nessuno doveva andare in bagno?Nessuno poteva entrare e farlo staccare?Ma proprio nessuno?!
La lingua di Justin sfiorò le mie labbra e sussultai credendo di star andando lentamente a fuoco,la sua lingua iniziò a contornarle ed io cominciai a dimenarmi:
< Sta fermo porca troia! > quasi urlai distanziando i nostri visi più che potevo,fece scivolare un dito sul mio addome contratto dal panico ed emisi un gemito che avrei voluto con tutta me stessa ingoiare e soffocare.Justin posizionò la sua gamba tra le mie e cominciò a torturarmi il collo: < Ti prego.Smettila > provai con tono più basso rispetto a prima,nulla,< Ti prego > continuai con voce rotta dal pianto;cominciai a tremare tra le sue braccia,le gambe sembrarono cedermi e dei fremiti fin troppo continui cominciarono ad impossessarsi del mio corpo,sembravo un cellulare in modalità vibrazione.
Qualcosa arrestò Bieber che si allontanò di scatto dal mio collo e dal mio corpo reggendomi per le spalle: < Warren?Warren stai bene?! > domandò scuotendomi,sebbene la sua voce mi arrivasse nitida e chiara non riuscì ad articolare nessuna risposta,cominciai a fissare con sguardo assente un punto indefinito oltre di lui,boccheggiando alla ricerca di aria e cadendo lentamente in uno strano ed improvviso sonno.

Buon pomeriggio a tutti!Allora,ecco il terzo capitolo(maddai?)
Spero che vi sia piaciuto,non mi andava di far apparire Bieber come il classico figo sempre circondato da amici
e che,seppur stronzo si comporta in modo stranamente adorabile con la protagonista.
Ne ho lette abbastanza e posso giurare che sono bellissime ma già da questo capitolo
credo di aver dato un idea differente di Justin:solo,sarcastico,bastardo,asociale.
Si in effetti ho concentrato in lui parecchi difetti lol ma il resto lo scoprirete dopo lalalala
continuerò dopo 9 recensioni c:

TANTISSIMO AMORE LALALA

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Aprì lentamente le palpebre pesanti più volte: dove minchia ero?
Il soffitto era bianco e trasandato,la luce estremamente forte non ricordava quella calda della mia camera di dormitorio e quel materasso era terribilmente scomodo;mi alzai col busto scoprendo di avere un orribile mal di testa;l'infermiera paffuta e bassa che oramai ricordavo perfettamente mi si avvicinò sorridendomi: < Stai bene cara? >
< Cosa è successo? >
domandai confusa e dandomi una veloce occhiata intorno,
< Hai perso i sensi e tremavi,devo dire che eri anche notevolmente sudata. >
< Quindi come ci sono arrivata qui? >
Con il teletrasporto Elisabeth,con il teletrasporto ovvio,
< Ti ha portato un ragazzo.Mi puoi spiegare dolcezza cosa ci facevi nei corridoi durante la lezione? > domandò gonfiando le guance e cercando di sembrare seria e furiosa senza alcun risultato, < Corridoi? > domandai:di che cazzo parlava?Io non ero mai andata in corridoio durante la lezione,anzi a dirla tutta non ricordavo nemmeno di essere andata a lezione,una voce fuori campo irruppe nella conversazione:
< Certo,nei corridoi Elisabeth,non ricordi di esserti sentita male in classe e di aver chiesto di uscire? > domandò la voce scostando la tendina che mi separava dal letto vicino;il cuore smise di battere,la gola diventò improvvisamente secca e le gambe ricominciarono a tremare,presa dal panico di vederlo boccheggiai qualcosa simile ad un: < Oh,si,ricordo > e la donna,soddisfatta della risposta tornò alle sue faccende dall'altra parte.
Il ragazzo dai capelli ramati si sporse verso di me reggendosi alla parte in ferro all'estremità del lettino,
< Come stai? > domandò come se nulla fosse,mi raggomitolai ancora più in là standogli il più alla larga possibile,lo odiavo,schioccò rumorosamente la lingua:
< Non vuoi rispondere eh? >,scossi la testa in risposta e mi alzai dal letto camminando raso muro,mi guardava quasi divertito dal mio modo di fare quel bastardo, < Io devo andare,non mi sento tanto bene > farfugliai mentre mi tremavano le mani,cambiò subito espressione e si sporse verso di me per darmi una mano: < Vuoi che ti aiuti?Non ti reggi in piedi Warren > e così dicendo si preparò a reggermi per le spalle ma al suo unico movimento buttai un urlo stridulo che lo fece ritrarre quasi più spaventato di me < Sto bene,si,sto bene.Grazie lo stesso. >lo congedai;
mi avvicinai alla porta abbassando la maniglia
< Ah > dissi lasciando in sospeso la mia azione e voltandomi verso il ragazzo:
< Di grazia non chiamarmi più per nome.Sono Warren. > conclusi con un sorriso educato e distaccato,forse anormale.

Rinchiusa in camera ero terrorizzata di uscire,probabilmente sarei rimasta su quel letto fino alla sera;
non mi era mai piaciuto essere toccata in modo insistente,forse era per quello che frequentavo raramente la discoteca.
Mi strinsi al cuscino che mi dava un pò di frescura in quella giornata fin troppo calda per i miei gusti e ci trovai un pò di conforto,perchè era da tanto che dopotutto non abbracciavo qualcuno e non raccontavo questo tipo di problemi a qualcuno,ero sola.Per un secondo il viso di Bieber mi apparve chiaro e nitido nella mente e lo associai quasi automaticamente al suo corpo premuto con forza sul mio,lo volevo distante,lo volevo morto,anzi non lo volevo proprio.

***

La professoressa Cardon si accomodò alla cattedra e diede un veloce sguardo al registro.Quando capì di non essere di troppo mi avvicinai a lei,alzò lo sguardo e sembrò quasi spaventata dal mio aspetto trasandato e dovuto alle ore in bianco fatte quella notte:
< Elisabeth cos'hai?Non ti senti bene? > domandò quasi con premura ma scossi la testa abbozzando un sorriso,
< Volevo chiederle un favore.Potrei ripetere con qualche altro mio compagno? > domandai a voce bassa osservando con la coda dell'occhio Bieber-che avevo accuratamente evitato posizionandomi dal lato opposto della classe-,
< Come mai? > domandò guardando prima me e poi Bieber distratto da qualcos'altro,
< Non...mi piace il suo metodo di studio ecco.Penso che potrei imparare di più stando con qualcun altro > spiegai buttandola sulla prima scusa che capitava:wow Elisabeth,è quasi credibile;la donna annuì poco convinta:
< Se per te è meglio così allora va bene > e mi congedò con un sorriso di chi per quel giorno delle mie lamentele ne aveva sentite abbastanza.
Finite le lezioni tornai in camera tornando a sdraiarmi sul letto:di quel passo il materasso avrebbe preso la forma del mio corpo;
qualcuno bussò insistentemente alla porta,non avevo idea di chi fosse ma si era già guadagnato il mio odio visto che qualche secondo prima ero beatamente nella dormi-veglia.Aprì senza pensarci due volte e quando il volto di Justin contornato dal suo cappuccio nero alzato,con un'espressione di estrema serietà e tensione mi si presentò davanti mi venne voglia di urlare. < Va via. > gli intimai digrignando i denti
< Elisabeth senti- >
< Sono Warren! >
urlai e lui rettificò subito:
< Warren,la Caldon mi ha chiesto il motivo di questo cambiamento.Perchè non mi hai avvisato del fatto che volevi cambiare compagno? > alzai scettica un sopracciglio
< Non ti devo spiegazioni. >
< Ti davo ripetizioni senza guadagnarci un cazzo,si che le merito!  >
< Perfetto,vuoi l'elenco delle motivazioni per le quali voglio starti alla larga?Ti accontento! Punto primo: sei acido,odioso,sarcastico,inopportuno e di poca compagnia >
dissi indicando le sue prime caratteristiche con l'indice
< Punto secondo:con te mi sento a disagio,non riesco a concentrarmi,ho paura di fare qualcosa di sbagliato e di sentire sempre le tue stupide critiche,la cosa mi irrita > continuai alzando anche il medio
< Punto terzo:mi hai quasi violentato nei bagni delle ragazze,hai inventato una scusa per salvarti il culo e fai finta di nulla e mi fai schifo. > conclusi alzando anche il pollice;rimase in silenzio qualche secondo prima di parlare:
< Posso entrare? > domandò indicando la camera,poggiai una mano sullo stipite quasi a volerlo chiaramente ostacolare:
< Non penso che sia una buona idea.Buona giornata Justin > lo congedai chiudendo nuovamente la porta.

In quelle due o tre settimane seguenti presi ripetizioni da una ragazzina minuta e con la quale non avevo mai avuto modo di chiacchierare durante le lezioni:
era davvero brava,parlava poco ma le sue spiegazioni erano sintetiche e chiare;in quelle ore pomeridiane che passavamo nella mia camera tra una marea di appunti e libri mi ero spesso chiesta se fosse il caso di approfondire quella conoscienza:magari avrei scoperto una ragazza alla quale poter confidare ciò che provavo ma scartai immediatamente l'opzione,eravamo troppo diverse:lei troppo chiusa,io troppo esaltata,lei troppo ordinata,io troppo goffa
ed io nella frase:"gli opposti si attraggono" non ci avevo mai creduto.

Quella notte mi rivoltai nel letto alla ricerca di una posizione comoda e l'ammasso di coperte non facilitavano le cose,
gli sbalzi di temperatura di quei giorni erano stati disarmanti:venti gelidi alle otto del mattino si alternavano a temperature bollenti verso l'ora di pranzo e il mio armadio ne risentiva in prima persona tenendo in considerazione l'ammasso di vestiti che c'era dentro.
Decisi che alzarmi era la situazione migliore e poi non fumavo da più o meno due settimane,avevo l'opportunità di farmi una fumata in santa pace alle due del mattino.Sgattaiolai fuori dalla mia camera di dormitoio camminando in punta di piedi raso muro;il silenzio dei corridoi fu rotto dallo scricchiolio di una porta in legno proprio vicino a me,persi un battito e mi ghiacciai all'istante attaccata al muro celestino di quel corridoio:avevano avuto un pessimo gusto per l'arredamento dell'istituto.Era scontato che,chiunque fosse uscito da quella camera,mi avrebbe visto-e probabilmente si sarebbe preso anche un bello spavento- ma oramai potevo solo sperare in un miracolo;un ragazzo uscì lentamente tenendo la testa bassa e riallacciandosi i pantaloni,poi sentendosi fissato alzò lo sguardo verso di me spaventato quanto la sottoscritta: e fu in quel momento che al buio del corridoio i suoi occhi dorati mi riconobbero.

Eccomi!Bene,non ho molto da dire se non che per i miei soliti (lentissimi,lol) tempi ho cercato di far veloce
sono felice che siano arrivate presto le recensioni per il continuo in modo tale da aver capito che
scrivendo la ff interesso magari più di 2 o 3 gatti(?).
Ho l'abitudine di cioncare i capitoli sul più bello,abituatevi AHAHAHAHAH
Mi diverto,sisi.Detto questo spero vi sia piaciuto e che la lunghezza sia soddisfacente,vi lascio con il fiato sospeso
ma vi dedico un piccolo SPOILER a fine "angolo autrice rincoglionita" per mettervi ancora più ansia trololol.
Continuerò dopo 10 recensioni e sarà abbastanza lungo come capitolo,molto più di questo velo prometto lalala







Spoiler.
(...)mi ritrovai Justin a pochi centimetri di distanza,mi afferrò per gli avambracci alzandomi dalla panca e mi attaccò al muro con molta più attenzione di quanto mi aspettassi,lo vidi digrignare i denti dal nervoso,sembrava quasi tremare < Bieber,qual buon vento >lo salutai sorridendo e sopprimendo una risata(...)
 

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Capitolo 6
*** capitolo 6. ***


Justin mi osservò per un tempo indefinito con le labbra schiuse e gli occhi ancora sgranati dalla sorpresa,poi in 5 veloci ma sordi passi mi si avvicinò e mi attirò a se: < Era ora che ti facessi vedere in giro.Devo parlarti > bisbigliò per non rompere eccessivamente il silenzio dell'ala ma con tono sempre sicuro,
me lo scrollai di dosso < Sono sempre stata in giro se intendi questo,se tu sei così distratto da non notarmi sono affari tuoi > spiegai,anche se era spudoratamente chiaro che io lo evitassi ovunque.Mi invitò ad entrare nello sgabuzzino lì vicino e appena formulò la proposta alzai scettica un sopracciglio:
< E' un'altra tecnica per cercare di stuprarmi? > domandai,lui poggiò una mano sul petto e l'altra tesa verso di me a palmo aperto:
< Giuro che starò fermo,fidati per favore > disse solenne,il suo tono così innocente mi spinse a credergli e lo raggiunsi immediatamente in quel metro per un metro di stanzino che mi stava indicando un secondo prima anche perchè dei rumori di passi che risuonavano come una marcia sembravano fin troppo vicini.
Si chiuse la porta alle spalle lasciandoci completamente al buio,nonostante la poca distanza tra noi due non riuscivo più a definire i suoi lineamenti nell'oscurità,illuminò il display del suo cellulare e cominciò a parlare:
< Allora,so di doverti delle scuse- >
< Maddai?! >
< Non interrompermi.So di aver sbagliato,di essere stato un bastardo,stronzo,inaffidabile... >
< Continua l'elenco,è gratificante sentirtelo dire >
lo incitai soddisfatta ma fece finta di non sentirmi
< Ma sono fatto così Warren e sinceramente non voglio piacerti,sono fatto così e non cambierò per uno stupido episodio,ciò nonostante voglio farti le mie scuse perchè immagino non sia bello essere sbattuti al muro e baciati con forza,la verità è che ero in astinenza > spiegò in un risolino nervoso guardandosi la cinta dei pantaloni < Quindi nulla.Ecco tutto. >,schioccai la lingua:
<  Non so se essere più scioccata per il fatto che non ti vergogni di quello che sei o per la motivazione che hai dato al tuo gesto > spiegai visibilmente ed ironicamente confusa,stava perdendo la pazienza: < Non mi interessa darti altre motivazioni.Mi spiace solo di averti attacca al muro così,per il resto non ho pentimenti. > tagliò corto avvicinandosi alla porta dello sgabuzzino per uscire;
forse era la pazzia momentanea post-sonno,forse era la rabbia o forse ero semplicemente psicopatica,sta di fatto che adocchiai un barattolo di vernice verde alle sue spalle poggiato su un ripiano non eccessivamente alto;lo afferrai togliendogli velocemente il coperchio e quando Bieber fece per mettere un piede fuori dallo sgabuzzino attirai la tua attenzione:
< Bieber... > lo chiamai con voce roca e bassa,si voltò sorpreso prima di ritrovarsi sporco dalla testa ai piedi di vernice verde, gli sorrisi soddisfatta,
scivolai via da quella pozza verde e me ne scappai in camera prima che potesse staccarmi la testa a morsi, e sappiamo bene tutti che sarebbe stato in grado di farlo.

La sveglia suonò puntualmente alle 7.00 del mattino e nel vano tentativo di zittirla mi rotolai giù dal letto avvolta ancora dalle pesanti coperte;
uscì un  maglione e dei jeans dall'armadio prima di chiudermi in bagno per lavarmi.
Mi sciacquai il viso e mi insaponai le mani notando delle macchie di vernice verde ancora ben visibili,risi ricordandomi di quella notte e cominciai a strofinarle con forza fino a renderle quasi invisibili.
Dopo un meritato 6 emmezzo in biologia-il che faceva pensare più ad un miracolo visto la mia media- mi diressi con la sacca in spalla verso la palestra.
Aprì la vecchia ed arruginita porta in ferro degli spogliatoi femminili trovandolo già ben affollato,ero come al solito in ritardo,
anzi ero in ritardo praticamente in qualsiasi cosa.Mi appropriai di un piccolo angolo della panca per cambiarmi e mettermi in pantaloncini e maglia esageratamente larga.Rimasi praticamente da sola quando finì di cambiarmi e di allacciarmi le scarpe,
< Sbrigati Warren! > ordinò la professoressa indicando spazientita la palestra aspettandomi sul ciglio della porta degli spogliatoi,
corsi verso la fila delle ragazze pronta a fare delle rovinose figure di merda.

Metà campo fu riservata alla pallavolo(anche se ero dannatamente scarsa anche in quella) e l'altra alla pallacanestro.
La zona maschile,nonchè la più chiassosa si zittì di colpo attirando la nostra attenzione: la professoressa stava camminando a grandi falcate verso Justin,in piedi vicino ad un ragazzo sdraiato a terra, < Bieber!Cosa diamine ti salta in mente?Ti sembra normale aggredire così i tuoi compagni!? > sbraitò la donna avvicinandosi pericolosamente a lui,eppure il ragazzo sembrava impassibile alle sue urla,come se avesse spento l'audio del mondo,anzi non ero neanche sicura che la stesse guardando negli occhi;lo tirò per la tshirt bianca e lo spinse verso la porta della palestra: < Và negli spogliatoi ed aspetta là la fine della lezione e magari fatti una doccia per toglierti queste orribili chiazze verdi! > gli urlò,osservai sorpresa il suo corpo: effettivamente parecchie chiazze verdi,sebbene sbiadite,spiccavano su alcuni lati del suo viso,delle sue braccia e sulle punte dei suoi capelli,non riuscì a trattenere una sguaiata risata.
Mi afferrai la pancia con le braccia inginocchiandomi e serrando gli occhi oramai umidi dalle lacrime per il troppo divertimento:
non era riuscito a togliersi di dosso la vernice! Cominciai a sopprimere i miei singhiozzi che oramai rimbombavano nella palestra,evidentemente la mia reazione non era passata inosservata;quando aprì gli occhi tutti i presenti mi fissavano attoniti e l'insegnante cominciò a picchiettare innservosita il piede per terra,
perfino Bieber si fermò ad osservare la scena un pò più dietro prima di sparire negli spogliatoi,
< Warren!Ti sembra il modo di ridere?Non è un teatrino questo e visto che trovi così divertente Bieber non ti dispiacerà fare la sua stessa fine!Aspetta la fine della lezione negli spogliatoi femminili > scrollai le spalle annuendo per accontentarla e mi allontanai velocemente dalla palestra come se non aspettassi altro,tanto non ero di nessun aiuto in squadra.
Entrai sbuffando negli spogliatoi attorniata solo da un soave silenzio,mi sedetti ad una delle panchine in legno poggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi;
il rumore di una porta che veniva aperta con furia si fece largo nella mia mente e appena aprì gli occhi per darmi un'occhiata in torno mi ritrovai Justin a pochi centimetri di distanza,mi afferrò per gli avambracci alzandomi dalla panca e mi attaccò al muro con molta più attenzione di quanto mi aspettassi,
lo vidi digrignare i denti dal nervoso,sembrava quasi tremare
< Bieber,qual buon vento >lo salutai sorridendo e sopprimendo una risata,da quella distanza potevo notare ancora più accuratamente le macchioline verdi sulle sue guance;
< TU. > disse semplicemente fissandomi negli occhi e trasmettendomi parecchio odio,un odio che mi fece quasi rabbrividire
< Tu non vuoi proprio andare d'accordo con me vero?!Non vuoi proprio arrivare viva fino alla fine dell'anno!?Vuoi per forza essere ammazzata prima!? > domandò retorico quasi sbraitando
< Non ho idea di cosa tu stia parlando > dissi scuotendo innocentemente la testa,mi scosse un attimo facendomi battere più violentemente la schiena al muro: < Mi hai rovesciato della vernice addosso,stronza! > mi ricordò indicandosi il viso sporco,eppure io lo trovavo bellissimo anche con tante macchie verdi
< Quanto sei suscettibile! > gli dissi dandogli uno schiaffetto sull'avambraccio
< E smettila di tenermi alle strette,mi sta scattando il panico. > lo avvertì ricordandogli scettica l'ultimo e sgradevole eppisodio;
allentò la presa allontanandosi di qualche centimetro e respirando affondo,poi lo vidi estrarre delle sigarette dalla sua tasca ed un accendino dall'altra,
oh era ora che si comprasse un suo pacco di sigarette; l'accese e se la portò tra le labbra aspirandone affondo il sapore per poi buttarlo dall'altra parte.
La luce che filtrava dalle finestre piccole ed alte degli spogliatoi lo illuminava in pieno volto,mentre con gli occhi chiusi e il volto altro fumava,le ciglia erano lunghe e contornavano i suoi occhi castano chiaro, le sue labbra si incurvavano perfettamente attorno alla sigaretta accompagnando il fumo perfettamente,
era orgasmico vederlo da quella prospettiva,
< Ti sei calmato? > domandai seria,annuì per poi schiudere lentamente gli occhi e rivolgersi nuovamente verso di me:
< Non voglio finire in punizione per aver picchiato una ragazza Warren,quindi vediamo di andare d'accordo,ok? > domandò cercando un punto d'incontro tra noi due,gli tesi la mano e la osservò stranito, si chiama mano Justin è quella con la quale ti fai le..ok basta.
< Di solito si stringe > lo incitai ironica e spinto dalla mia ironia la strinse forte,fin troppo forte;nascosi un'espressione di dolore ma notandola sorrise soddisfatto prima di allentare la presa: < Warren comunque io sto aspettando ancora la mia felpa >
< E aspetta ancora. >
tagliai corto saltellando fuori.

Era giunta l'ora di pranzo e come al solito vagavo con il mio vassoio semi-pieno alla ricerca di qualche piccolo tavolo libero,magari vicino alla vetrata che dava sul giardino come il mio solito posto che era stato bastardamente occupato da un primino,lo avrei reclamato se non fossi stata tanto stanca.
Scovai la figura di Bieber china sul tavolo a messaggiare e stranamente era da solo;non riuscivo a spiegarmi come un ragazzo bello come lui non fosse attorniato da ragazze,non riuscivo davvero a spiegarmelo.Mi avvicinai al suo tavolo schiarendomi la voce per attirare la sua attenzione:
< Bieber posso sedermi al tavolo?Hanno fregato il mio posto > spiegai a disagio,oddio ero patetica,tuttavia Justin annuì senza indugi e tornò al suo telefono;mangiai il mio pasto in silenzio sgranocchiando di tanto in tanto il pane duro,rimasi sorpresa quando fu Justin ad aprire un dialogo:
< Come mai siedi sempre da sola? > domandò,ok forse non era il miglior dialogo da affrontare.. scrollai le spalle indifferente
< Perchè non mi piace la gente che mi circonda > spiegai
< E perchè non ti piace? >
< Perchè non la pensa come me >
< E tu cosa pensi? >
< Bella domanda. >
risposi spiazzandolo ed era effettivamente vero:non sapevo cosa mi teneva esattamente lontana dalle persone,
non ero pazza o stupida o orribile eppure non trovavo un punto di contatto tra me e i ragazzi della mia scuola,anzi tra me e gli umani in generale
< E tu? > domandai facendo ricadere l'argomento su di lui
< Come mai sei sempre da solo?Sei atletico quanto quelli della squadra di football,vai bene in filosofia,non sei un secchione e sei anche parecchio- > mi fermai,no,non era proprio il caso di concludere con"sei anche parecchio bello",per nulla
< Parecchio? > mi incitò a continuare curioso
< Parecchio fuori dalle regole > la buttai lì,beh era vero: qualunque cosa si proibisse di fare Justin Bieber la sperimentava,sembrò berla ed annuì consapevole
< Justin ti vorresti sedere vicino a me durante filosofia? > azzardai a domandare torturando con la forchetta la pasta rimasta nel piatto:
non ero patetica...di più, < Va bene Warren > disse spiazzandomi e sapere che avrei avuto qualcuno vicino a me durante l'ora di filosofia,
qualcuno magari con il quale scontrare i gomiti durante un dettato o scambiarsi una penna invece di stare totalmente da sola mi fece star bene.

***

Nei giorni seguenti Bieber mi si sedette sul serio vicino senza lamentarsi affatto della mia presenza,non parlavamo affatto ma era bello sentirsi qualcuno vicino intento a non capirci un cazzo della lezione come te.Sentì Bieber tirarmi qualche gomitata:
< Elisabeth vieni a fumare fuori con me? > domandò sorridendomi appena,ommiodio poteva crollare il mondo ma io lo avevo appena visto sorridere ed era un sorriso bellissimo < Ci beccano a quest'ora > notai tornando ai miei appunti,mi si avvicinò ulteriormente continuando a bisbigliare:
< No ti sbagli,nel vecchio cortile non ci passa mai nessuno,ci vado ogni giorno >
< Non capisco perchè vuoi la mia compagnia >
dissi chiaramente confusa,lui scrollò le spalle:
< Perchè mi devi un favore visto che mi sono seduto vicino a me > spiegò ridendo strafottente,ah giusto lui si era seduto lì solo per rinfacciarmelo,come potevo non capirlo?Lo accontentai facendo per alzarmi ma mi riportò seduta tirandomi per un braccio < Stai al gioco > mi disse prima di lasciare la presa ed alzarsi mettendomi una mano sulla spalla,
< Professoressa! > chiamò Justin con voce allarmata,la donna si girò distogliendo lo sguardo dalla lavagna
< Dimmi Justin >
< Elisabeth non si sente molto bene,posso accompagnarla in infermeria? >
domandò quasi accarezzandomi e rendendo la scena ancora più realistica,non avevo idea di come facesse ma i suoi occhi sebbene impenetrabili potevano trasmettere migliaia di emozioni e spacciarle per verietiere come in quel momento;la donna annuì: < Andate pure > e Justin mi tirò fuori dall'aula.
Camminammo in silenzio per i corridoi,lui andava a passo tranquillo davanti a me ed io strisciavo i piedi per terra standogli dietro,non mi andava di guardarlo;
aprì la porta d'emergenza la cui campanella non suonava più da un pezzo e lo seguì a  ruota nel vecchio cortile che oramai non usufluiva più nessuno
(se non qualcuno per fumare) perchè troppo piccolo,inutile e fuori mano per un numero esagerato di studenti come in quella scuola.
Accese una sigaretta ed io mi sedetti sula panchina di fronte a lui ad osservarlo,mi lanciò una veloce occhiata prima di far riposare i suoi occhi sulla fiamma dell'accendino ed un secondo dopo sfilò una secona sigaretta porgendomela:
< Per ricompensare quelle che ti ho fregato nei bagni > spiegò facendo spallucce,la presi e l'accesi portandomela al suo stesso ritmo;
< Non capisco perchè non ci facciano fumare in santa pace.Insomma sono fatti nostri se muoriamo di cancro  o meno,in nessuna scuola si rischia la detenzione o i lavori pomeridiani per una sola sigaretta > parlò ma probabilmente non si aspettava un'effettiva risposta da parte mia
< Io ho cominciato a fumare proprio perchè le loro regole mi stressavano > ricordai ridendo tra le labbra e forse un sorriso lo riuscì a strappare pure a lui ma lo nascose subito chiudendo le labbra sulla sigaretta.
La porta del cortile si aprì in maniera agghiacciante sorprendendoci
...

Ok questa volta mi amo(?) Sono stata velocissima a postare questo capitolo rispetto al solito
e non me ne sono dimenticata lalalala ma il vero motivo di questo capitolo arrivato così presto è stato perchè voi mi siete stati vicini.
14 recensioni,wow.Spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi lascio qualche domanda alla quale rispondere nelle recensioni yoh.
Continuerò dopo 10 recensioni ma ovviamente vi lascio a fine "angolo autrice" uno spoiler perchè so che non potete resistere*faccia malvagia*
1)Cosa pensate della figura di Bieber che fuma?*Ok forse sono di parte ma a mio parere è orgasmica trolololol*
2)Chi è capitato a vostro parere nel cortile insieme ai due ragazzi a fine capitolo?(che vi ho prontamente cioncato sul più bello :'D )

3)Nello spoiler qui sotto ho sottolineato la parola"FORSE" A vostro parere(per quanto vago) cosa ho voluto intendere?trolololol
Ok basta,troppi trololol.Spero di non avervi deluso con questo capitolo e che sia stato all'altezza delle vostre aspettative.
Un bacio!



Spoiler
< Non preoccuparti Bieber,una settimana di pulizia del teatrino non mi ucciderà > chiusi l'argomento là.La mia vita sociale non aveva esattamente spiccato il volo in quegli anni ed i miei impegni pomeridiani erano praticamente inesistenti,un pò di polvere non mi avrebbe di certo rovinato la vita.Forse.
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


< Voi due!In presidenza! > urlò una voce diligente ed adulta,ci voltammo entrambi con le apposite sigarette in mano ed un uomo con gli occhiali,
i capelli ricci tendendi al grigio ed un antiquato maglioncino ci riprese severo,ora erano cazzi.
Entrai strisciando i piedi e tenendo la testa bassa a differenza di Bieber che tranquillo mi precedette quasi a coprire la mia figura dagli sguardi dell'uomo:
< Quante volte vi dovremo ripetere di non fumare nell'istituto!? > domandò retorico ma Justin rispose ugualmente
< Mai abbastanza visto che è una regola stupida >
< E perchè sarebbe stupida? >
< Perchè siamo liberi di gestire la vita come vogliamo >
< Beh non qui,non ora,non fin quando sarete sotto la tutela dell'istituo che vi ospita e per rafforzare il concetto ve lo ripeterà il preside >
disse spingendomi leggermente con la mano dalla schiena e facendoci camminare verso la presidenza.
Promemoria:mai ascoltare Justin Bieber,soprattutto quando tu sei tanto sfigata da farti beccare l'unica volta che fumi durante le lezioni.
Il professore ci lasciò nela sala d'attesa della presidenza sotto lo sguardo attento della segretaria che cominciò a parlocchiare al telefono,
quella vecchietta mi era stata sulle palle fin dal primo giorno nel quale le andai a chiedere cortesemente l'orario scolastico. La porta dello studio si aprì poco dopo e il preside:un uomo basso e paffuto,quasi pelato se non per qualche pelo e con degli occhiali rotondi che ricordavano vagamente Harry Potter ci fece accomodare;
ci sedemmo entrambi sulle due sedie presenti ed io cominciai a torturarmi nerovamente le mani,
< Allora.Mi è stato riferito dalla segreteria che avete fumato,durante le lezioni,nel cortile.Di male in peggio vero? > cominciò poggiando il mento sui palmi delle mani < Sapete che dovrò punirvi vero? > domandò osservandoci entrambi < Lei non centra nulla. > prese la parola il ragazzo vicino a me,scossi la testa: < Non è vero,centro anche io,ho fumato anche io come era bene vidente > l'uomo aprì i palmi delle mani:
< State calmi,non fatevi prendere dal panico.So benissimo che siete stati entrambi sebbene cerchiate di difendervi ma so anche bene che un errore può sempre esserci e non mi sembra il caso di esonerarvi dalle lezioni quindi vi affiderò semplicemente un lavoretto pomeridiano da portare avanti per una settimana a questa parte > disse mostrando un'espressione più rilassata in volto ed effettivamente anche io ero più tranquilla:
cosa poteva essere infondo una settimana di lavori forzati? < Cosa dobbiamo fare? > domandai
< Dovrete pulire il teatrino nel quale si svolgono le prove del corso di recitazione.Dalle 16.00 alle 18.00 ogni giorno >
< Ma i compiti?? >
< Oh suvvia che sciocchezze,il tempo per i compiti lo troverete sicuramente.Qualche sacrificio lo si dovrà pur fare no?Ora potete andare >

ci congedò senza darci il tempo di ribattere,ci alzammo entrambi e Justin fece strisciare rumorosamente la sedia per terra,
potevo giurare che fosse un segno di assenso da quella decisione < Ah e siate puntuali. > ci ricordò un ultima volta.

Mi sedetti sul davanzale in marmo di una delle finestre del corridoio, < Dovevi star zitta e farmi prendere la colpa > mi rimproverò d'un tratto Justin,
lo dicevo io che era schizzato quel ragazzo < E perchè mai?Stavo fumando anche io ed era più che evidente >
< Si ma ti ho portato io là fuori a fumare in un certo senso è tutta colpa mia >
< Nah. >
dissi con un cenno della mano
< Non preoccuparti Bieber,una settimana di pulizia del teatrino non mi ucciderà > chiusi l'argomento là.
La mia vita sociale non aveva esattamente spiccato il volo in quegli anni ed i miei impegni pomeridiani erano praticamente inesistenti,
un pò di polvere non mi avrebbe di certo rovinato la vita.Forse.

***

Il pomeriggio seguente mi feci trovare alle 16.00 precise di fronte alla porta chiusa del teatrino e di Justin non c'era traccia,
< Mi ha dato buca. > dissi tra me e me sperando di sbagliarmi ma conoscendo la tipologia di ragazzo che era Justin Bieber al 90% delle probabilità avevo ragione.Una voce oramai familiare mi chiamò dal lato opposto del corridoio: < Warren > < Bieber > salutai con la stessa calma sebbene in cuor mio scoppiassi di gioia per non essere stata mollata in asso in un momento simile < Ero passato a prendere le chiavi del teatrino > spiegò quasi a voler giustificare il suo ritardo e di solito Justin Bieber non giustificava mai un cazzo;si apprestò a sbloccare il lucchetto che serrava la porta del teatro e spalancò entrambe le ante mostrando un impolverato ed enorme teatro, < Sti cazzi il"teatrino"! > notai spalancando la bocca indignata:noi avremmo dovuto pulire quella stanza?
Era come ripulire l'interno di una balena per non parlare le disastrate condizioni nelle quali si trovava.
Salì sul palco addentrandomi dietro le tende e dando uno sguardo alle enormi quinte: la scenografia attraversava ogni genere di rappresentazione possibile ed immaginabile,dalle commedie ai fantasi alle opere epiche,
< Invece di spendere soldi per queste minchiate potevano migliorare il cibo della mensa >
sbuffò Justin girando intorno ad una carrozza in polistirolo, afferrai una scopa lanciandogliela < Mettiamoci al lavoro > dissi facendo roteare in malo modo la paletta,gli diedi le spalle per scegliere da dove cominciare ma mi bloccò: < Un attimo.. >
< Dimmi >
< Non cominceremo a cantare con le scope e gli strofinacci come nei musical,vero? >
domandò seriamente preoccupato,
in risposta gli risi semplicemente in faccia allontanandomi senza smettere di singhiozzare ma lo sentì semplicemente urlare nuovamente:
< Era un si!? > .


Finito di spolverare i camerini tornai sul palco dove Justin era intento a strofinare per terra a gattoni,mi avvicinai alle sue spalle incrociando le braccia e godendomi la scena: < Cenerentola by Justin Bieber presto nei migliori teatri > citai con tono solenne e massiccio
< Ah ah ah.Simpatica >
< Grazie lo so,sono un talento nato >
risposi facendo un inchino;ignorò il mio umorismo e diede uno sguardo al suo orologio da polso,
poggiò la pezza per terra e si alzò in un balzo spolverandosi i jeans:
< Hai già finito!? > domandai osservando che il palco era ancora completamente sporco,
< No Warren sono semplicemente le 18.00 e non ho intenzione di perdere un secondo di più qua > spiegò come se fosse ovvio,
raccolse la sua sacca e si incamminò verso l'uscita.

Il giorno seguente mi incamminai piena di energie verso il corridoio:non era stata una cattiva idea andare a dormire appena tornata in camera il pomeriggio precedente.Infilai la testa a mò di struzzo nel mio armadietto ripescando una penna lì infondo tra quell'ammasso di vecchi e nuovi quaderni,
< Warren? > domandò qualcuno alle mie spalle schiarendosi la voce,mi voltai ritrovandomi di fronte una ragazza minuta,poco più bassa di me e dai lunghi capelli neri: < Si? > domandai mostrando un sorriso educato,mi sembrava strano parlare con qualcuno del mio stesso sesso perchè,
per quanto la mia vita sociale potesse essere sotterrata,i discorsi più lunghi(che sfioravano i 3 o i 4 minuti,sia chiaro) li intrattenevo con i ragazzi dei miei corsi;
fece ondeggiare la sua chioma spostandosela sulla spalla destra,gli occhi verdi erano leggermente coperti dalla lunga frangetta
< Mi spiace interromperti ma vorrei chiederti di stare lontana da Justin > mi chiese così dolcemente che solo dopo qualche secondo realizzai quanto fosse meschina quella pretesa,incarnai le sopracciglia < Come scusa? >
< Hai sentito bene,io sono nel gruppo di ginnaste della scuola e sono in buonissimi rapporti con Bieber e mi da leggermente fastidio che voi stiate così tanto tempo insieme anche il pomeriggio >
spiegò con fare per nulla interessato
< Mi spiace ma credo che dovrai sopportare la mia presenza ancora per un pò,sono in punizione con lui se non ti è arrivata voce. > spiegai mettendomi sulla difensiva e liberando quel tono acido che mi ero ripromessa di lasciar da parte all'inizio del nostro incontro,ma era così stronza che non mi lasciava altra scelta. < Una settimana passerà presto sta tranquilla,spero solo che dopo tu torni a stargli lontana come al solito >
< Mi fa piacere vedere che sai della mia esistenza e che mi osservi >
< Non sperarci Warren.Ad ogni modo non mi sono ancora presentata perdonami,io sono- >
< Non mi interessa >
tagliai corto io sorridendo a 32 denti
e nonostante la campanella non fosse ancora suonata mi incamminai verso l'aula di filosofia superandola.

Entrai bussando educatamente alla porta,l'aula illuminata dai primi raggi di sole di quel mattino e nel completo silenzio mi metteva una sensazione di relax.Sebbene la campanella fosse suonata da solamente un minuto la classe si era già apprestata a raggiungere i propri posti mentre la Cardon controllava il suo registro; sfogliai con gli occhi ogni banco già occupato arrivando finalmente al mio infondo che mi apprestavo a trovar vuoto
< Buongiorno > salutò Justin seduto accanto alla mia postazione,dopo essermi ripresa dallo stupore iniziale di essermelo ritrovato lì vicino mi accomodai:
< Buongiorno.Come mai sei seduto qui?Non te l'ho chiesto >
< Devo per forza sedermi dove vuoi tu quando vuoi tu? >
domandò alzando un sopracciglio e mostrando quell'aria strafottente che evidentemente non si sarebbe mai tolto < Come vuoi > tagliai corto accingendomi a prendere il mio materiale;non si era mostrato cordiale nei due giorni precedenti,
perchè essere gentile a mia volta?E poi quella ragazza incontrata nei corridoi mi sembrava una di quelle che,se non fai come vogliono,
ti si accollano e ti rompono le palle quindi meglio lasciar perdere il signor Bieber dal principio.
Durante l'ora di lezione mi riscoprì a capire gran parte degli argomenti,Elisabeth stai diventando geniale complimenti
< Elisabeth sei lunatica > soffiò di punto in bianco ed a bassa voce Justin senza distaccare gli occhi dal suo quaderno scarabocchiato
< E perchè mai io sarei lunatica scusa? >
< Perchè improvvisamente sei acida e fai la prima donna >
< Io non faccio la prima donna! >
ribattei con voce leggermente più acuta e battendo un pugno sul banco,metà dei presenti si voltò ad osservarmi e la Cardon sospirò seccata,si per lei ero un caso perso: < Warren cosa c'è adesso?Sta seguendo la lezione o no?? >
< Certo che la sto seguendo professoressa,ho avuto solo un battibecco con il mio compagno di banco >
feci assumendo un'espressione diligente,quanto sei brava a leccare il culo per evitare qualche debito Elisabeth eh?
< Non ho idea di cosa tu abbia ma non mi interessa > fece lui,schioccai la lingua:
< Non mi sembra,fai sempre il duro,il bastardo e potrei continuare l'elenco con altri sinonimi,mi metti nei guai poi quando ci ritroviamo in teatrino a stento mi guardi in faccia.Mi rinfacci di averti fatto sedere vicino a me e il giorno dopo ti ritrovo ancora allo stesso posto e per giunta affermi di non aver problemi a passare del tempo con me a mensa che sono da sola come un cane ma le ragazze mi fermano per i corridoi chiedendomi gentilmente di starti alla larga > sparai tutto d'un fiato e il che fu reso ancora più difficile dal tono nettamente basso che dovetti mantenere,aprì il palmo della sua mano chiedendomi di rallentare: < Aspetta aspetta aspetta...chi ti avrebbe fermato nei corridoi? > 
Warren tieni la bocca chiusa ogni tanto
scusa coscienza
non importa

oddio ero patetica con i miei monologhi < Una ragazza,non mi sono nemmeno interessata di sapere il suo nome,so solo che ti conosce "Molto bene" e che è nella squadra di ginnaste > riassunsi velocemente
< Oh lasciala perdere > fece come se,dopo aver capito chi fosse non gliene fottesse più di tanto
< E perchè dovrei? >
< Perchè non è nessuno di interessante,puoi lasciarla benissimo morire,non mi interessa.Davvero Elisabeth lasciala perdere >
e mi sorrise leggermente,quella curva era talmente nascosta che la riuscì ad intravedere per un solo misero secondo
ma quel secondo mi permise di vedere uno dei sorrisi più belli della mia vita.


Holaaaaaa,eccomi,allora grazie per le recensioni dsodsandsn
mi spiace di avervi fatto aspettare così tanto ma avendo 3 ff non sapevo quale gestire per prima lol
e poi,per chi mi conosce già-per le precedenti ff- saprà che sono di una lentezza disarmante nel pubblicare i capitoli lalala.
Allora,lo spoiler che vi ho messo nel capitolo precedente ha ripreso una frase di questo ma come potete vedere
vi ho quasi trollati(?) perchè non vi farò scoprire facilmente cosa accadrà di tanto distruttivo in questa settimana
di lavori forzati con Bieber(che poi certi lavori forzati li vorrei far io AHAHAHAAH ok basta)
Quindi vi lascio con un altro spoiler(che siete liberi di leggere o no per tenervi la sorpresa
-anche se so bene che morite dalla voglia di leggere,su,dai,so che lo volete-)
vi lascio con qualche domanda sul capitolo dopo lo spoiler
Continuerò dopo 9 recensioni lalalala







Spoiler

< Ma porca puttana > sussurrai chinandomi per raccoglierlo e quando rialzai lo sguardo ebbi una spiacevole sorpresa: Justin mi osservava immobile sul palco quasi terrorizzato: < Da quanto sei qui? > domandò in preda all'ansia,mi grattai la nuca: già Elisabeth da quanto sei qui?Ora che rispondi? < Da un pò. > risposi vaga


Domande:
1)Chi è a vostro parere la ragazza dei corridoi?
2)Secondo voi sarà una settimana di inferno per Warren?
3)(ripropongo) cosa potrebbe accadere di così disastroso?

Aw voglio avvisarvi che il continuo della storia è già deciso(doppio troll ) e che rimarrete sulle spine senza sapere se magari avete indovinato o meno con le vostre risposte
*Crudelia de mon nanananana nanana *
Much much much love,Mel.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Correvo per i corridoi deserti,d'altronde chi era così pazzo da starsene in giro per l'istituto alle 16.10 del pomeriggio?
Riuscivo a dintravedere la porta del teatrino già spalancata,Bieber si sarebbe incazzato a morte.
Mi poggiai sulla soglia chinandomi sulle ginocchia per riprendere fiato dopo la corsa,probabilmente Bieber non aveva sentito i miei rumorosi passi da dinosauro morente lungo i corridoi,la cosa che tuttavia mi colpì in primo piano fu una voce cantare nel silenzio del teatro;


Who's gonna make you fall in love
I know you got your wall wrapped on all the way around your heart
You're not gon' be scared at all, oh my love

mi guardai intorno prima di intravedere la figura di Justin girata di spalle coperta da un tendone rosso sul palco mentre passava uno straccio bagnato sul legno,
no la sua voce non era melodiosa,tantomeno intonata...la sua voce era la perfezione



I don't think I can stay sitting around while you're hurting babe
Come take my hand
Well did you know you're an angel? who forgot how to fly

schiusi le labbra e rimasi vicino all'ingresso con il terrore che potesse smettere di cantare,la sua voce rimbombava ovunque e il silenzio era l'accompagnamento migliore che ci potesse essere in quel momento.Ascoltai ogni singola parola della sua canzone ed ebbi voglia di farci un cd,mettermelo in camera e riascoltarmelo fino a romperlo definitivamente;feci un passo in avanti inciampando nel secchio vuoto poggiato là
< Ma porca puttana > sussurrai chinandomi per raccoglierlo e quando rialzai lo sguardo ebbi una spiacevole sorpresa: Justin mi osservava immobile sul palco quasi terrorizzato: < Da quanto sei qui? > domandò in preda all'ansia,mi grattai la nuca: già Elisabeth da quanto sei qui?Ora che rispondi?
< Da un pò. > risposi vaga avvicinandomi al palco.Afferrai uno straccio e salì le strette e poche scalette in legno del palco per poi mettermi subito all'opera,
sapevo che mi stava fissando e che voleva una risposta ben precisa sebbene io non avessi fatto nulla di male dopotutto.
Sentì un tonfo alle mie spalle,probabilmente la scopa che stava usando Justin era caduta,o forse l'aveva buttata per terra di sua iniziativa,
< Elisabeth cosa hai sentito prima? > uh che carino il legno del palco da questa prospettiva
< Elisabeth rispondi > c'è una macchia devo pulirla per bene
< Elisabeth porca puttana! > uh un'altra macchia devo pulire anche quella;i miei tentativi di ignorarlo furono tristemente mandati in fumo quando la sua mano mi afferrò la spalla costringendomi a guardarlo: < Ti ho sentito cantare Bieber!Ti ho sentito semplicemente cantare echeccazzo! > urlai innervosita dal suo atteggiamento,in realtà tutti gli atteggiamenti di Justin Bieber mi innervosivano
< Proprio questo.Non far parola con nessuno di questo episodio,ne della canzone,ne delle parole > disse puntandomi un dito contro < Justin sei più stupido di quanto pensassi.A chi lo dovrei dire?Non ho amici,non parlo con nessuno dei cazzi miei,figuriamoci dei tuoi!Ora muoviti e lava quel cazzo di pavimento! > gli ordinai indicandogli la scopa buttata per terra,probabilmente riuscì a suonare parecchio seria ed alterata visto che Bieber non fece obbiezioni e tornò esattamente a fare il suo lavoro.

 

Mi diedi un'occhiata intorno:dopo un'ora di lavoro il palco era bello che pulito,le tende erano tornate al loro rosso originale-invece di sfiorare il rosso carbonizzato- e nemmeno le poltroncine in velluto del pubblico erano messe tanto male,Bieber era sparito da una buona mezz'ora dietro alle quinte e non lo avevo sentito ancora proferir parola-in particolar modo qualche bestemmia per il suo pomeriggio sprecato-ma quel qualcuno mi picchiettò alle spalle,
mi voltai verso di lui e realizzai solo pochi secondi dopo che mi aveva appena rovesciato addosso un secchio d'acqua gelida;
i vestiti erano oramai fradici ed incollati al mio corpo ed i capelli appiccicati sulla fronte < Io ti uccido! > urlai gettandomi su di lui quasi ringhiando,
lo vidi sbilanciarsi e cadere per terra portandomi con lui,cominciai a rotolare alla ricerca di qualcosa da tirargli in faccia:
< Oddio io ti odio,ti odio così tanto! > continuai ad urlare tirandogli forti pugni sul petto mentre,con tranquillità mi reggeva i polsi attenuando i miei colpi e rideva,il suo viso era sotto i miei occhi,in realtà praticamente tutto il suo corpo sdraiato per terra era sotto al mio a gattoni sopra di lui
< Perchè l'hai fatto? > domandai finalmente consapevole che urlare o dimenarmi non sarebbe servito a nulla, sorrise soddisfatto:
< Pura vendetta Warren > spiegò riferendosi alla vernice verde ed effettivamente mi era andata bene visto che non mi aveva rovesciato addosso nessun liquido multicolor appiccicoso.Mi schiarì la voce e mi sedetti vicino a lui a mò di indiano:
< Bene,credo che per oggi abbiamo finito > ruppi il silenzio anticipando la sua oramai abitudinaria-e monotona- azione:ogni 10 minuti controllava scocciato l'orologio pregando in un miracolo,erano le 17.56 ed io mi stavo incamminando senza troppi problemi per i corridoi dell'istituto bagnata fradicia.
Feel like a genius.

***

Dopo una sana e rilassante doccia calda mi scrollai di dosso quella sensazione di ghiaccio che mi ero tenuta addosso per tutto il rientro in camera;
prima o poi mi sarei presa qualche reumatismo,osservai la mia figura completamente fradicia allo specchio: i capelli incollati sulla fronte,i residui di trucco ancora evidenti sotto gli occhi,l'aria di chi ha appena finito di scopare,grandioso.Mi asciugai lasciando i capelli umidi e rintanandomi dopo essermi infilata il pigiama nel mio sacrosanto letto,le ciocche bagnate ricaddero lunghe sul cuscino liberandomi il viso e crollai prima di quanto pensassi in un profondo sonno.

Il giorno dopo uno strano e splendente sole mi picchiettò sul viso:da quando da quelle parti c'era un sole così splendente?
Era così forte così di rado che oramai non mi prendevo più la briga nemmeno di chiudere le tende;mi alzai controvoglia abbassando il collo indolenzito ma una forte fitta dietro al cervelletto mi fece contorcere il viso in un'espressione dolorante < Ci mancava solo il torcicollo > borbottai portandomi una mano calda sul collo ancora umido,ok non era stata esattamente una buona idea dormire con i capelli umidi.Vestita e lavata-sebbene con qualche problema nel fare qualsiasi cosa con la testa- mi armai di scaldacollo e corsi fuori con la sacca in spalla: ero perennemente in ritardo quando c'era l'ora di storia di prima mattina.
Bussai intimorita all'aula già chiusa ruotando un'ultima volta il collo che sembrava non essere più parte del mio corpo,
< Buongiorno,mi scusi per il ritardo > farfugliai fermandomi davanti alla cattedra,si ero una grande leccaculo,
< Vada a sedersi signorina Warren. > mi ordinò la donna osservandomi per un pò e rivolgendomi semplicemente una scrollata di testa.
Dopo le seguenti 3 ore di lezione mi accomodai stancamente al mio banco dell'aula di fisica felicemente sorpresa di potermi godere 5 minuti di sana tranquillità essendo arrivata in anticipo;dovevo dire che l'aula in quelle condizioni così desolate,senza alcuno schiamazzo o senza avere intorno gente che mi stava tristemente sul cazzo, non era niente male.
Gli alunni cominciarono ad entrare in fila appena la campanella suonò e si apprestarono a raggiungere i loro posti,tra i quali Bieber che senza badare alla mia presenza più del necessario mi si accomodò accanto, < Non fa un pò caldo per gli scaldacollo Warren? > ghignò Justin osservando il mio incoerente abbigliamento: camicia bianca e scaldacollo in lana nero,miss coerenza è arrivata gente fate largo < Mi fa male il collo > spiegai in modo veritiero senza tuttavia risparmiarmi un tono acido e sulla difensiva,qualsiasi cosa dicesse Bieber mi faceva sentire terribilmente a disagio
< Mh > fece poco convinto squadrando un'ultima volta il collo prima di aprire il suo quaderno, sospirai facendomi aria con la mano:
un fottuto giorno che mettevo uno scaldacollo doveva improvvisamente alzarsi la temperatura,logico no?.

...Che cazzo è questa roba?Che cazzo è quest'altro? Buttai la penna sulla scrivania:era inutile,la matematica mi odiava ed era oramai palese che era reciproco;
accesi il cellulare per distrarmi:di quel passo avrei scaraventato la scrivania dall'altro lato della stanza
sono le 4.20 e non sei ancora arrivata.Alza il culo Warren.
Bieber

Alzai lo sguardo verso l'orologio: erano precisamente le 4.25,di male in peggio
< Merda! > urlai svestendomi con una velocità pari a quella di Jacob quando-qualsiasi cosa lui debba fare-si toglie improvvisamente la maglia;
infilai il primo paio di pantaloncini buttato in malomodo sul letto ancora disfatto ed una t-shirt bianca e con scritte completamente insensate poi,
senza nemmeno preoccuparmi di chiudere la porta a chiave -da brava incosciente quale ero- cominciai a correre verso il teatrino.
Entrai nella grande sala non trovando nessuno intento a pulire il palco,mi guardai intorno stralunata:
< Ti sei data una mossa. > disse una voce proveniente dalle poltroncine rosse,Bieber era comodamente seduto su una di essere,con le gambe poggiate alla poltroncina davanti alla sua ed il cellulare tra le mani,non si era nemmeno preoccupato di alzare lo sguardo dal suo cellulare
< Scusami > biascicai grattandomi la nuca,lo vidi alzarsi e stiracchiarsi un pò
< Muoviti e cominciamo a lavorare > mi ordinò apparentemente freddo ma lo vidi sogghignare al solo vedere la mia espressione affranta,stanca e confusa,arricciai il naso:era un bastardo il che era sinonimo dell'essere Justin Bieber.



Buon pomeriggio bellissime!Allora a livello narrativo il capitolo non presenta tantissimi colpi di scena,
anzi nessuno ma mi ha permesso di evidenziare meglio il carattere complesso di Bieber;
è inutile farvi i complimenti perchè avete praticamente indovinato tutti riguardo l'esibizione di Bieber sul palco
ma avete sbagliato la cosa essenziale,pensavate che questa fosse la cosa"disastrosa" della quale parlavo?
No,non è questa e la troverete nel prossimo capitolo,anzi qui di seguito vi lascio uno Spoiler ma credo si capirà alla perfezione di cosa tratterà.
Vi lascio anche qualche domanda lalalala
Continuerò dopo 10 recensioni




Spoiler
< Sta più attenta Warren > mi raccomandò Bieber tornando improvvisamente serio < Non voglio prendermi un'altra settimana di punizione per aver rotto parte della scenografia > continuò mostrando questa volta un sorriso;mi attirò più a se questa volta facendomi scivolare sul pavimento con più dolcezza fino a ritrovarmi sotto di lui,
quella situazione non andava affatto bene merda.

Domande:
1)Cosa accadrà di disastroso nel prossimo capitolo?(credo oramai sia chiaro trololol)

2)(Questa è un pò più difficile ma ci si può arrivare facilmente se ragionate anche sullo spoiler) Cosa non convince Bieber vedendo lo scaldacollo di Elysabeth?

sono poche domande ma essendo un capitolo di"approfondimento" e di"transizione" al prossimo nel quale troveremo troppi colpi di scena(lalalala)
non posso far altrimenti lol,Tanto amore:mel.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Piccola parentesi: vi consiglio di leggere una determinata parte del capitolo con in sottofondo la canzone che vi linkerò in seguito.

Dedico questo capitolo a Simona(che non ricordo nemmeno se segue Cigarette insieme alle altre lol)
Il capitolo presenta una scena di sesso (adatta al rating arancione)
quindi te la dedico sua maestà del rating rosso.LOL.



Finito di pulire il palco nei pomeriggi precedenti ci concentrammo sui backstage che erano stati toccati di rado,
giuro di aver visto qualche coniglietto di polvere girovagare da quelle parti;
mi accoccolai sul pavimento strofinando violentemente il pavimento oramai rovinato dal tempo e dalle poco recenti macchie lasciate lì a marcire,sentivo il braccio quasi staccarmisi dalla spalla,tutto perchè il signorino poco più in là mi aveva furbamente rubato la scopa affermando che "me lo meritavo per il ritardo"
,mi passò più volte accanto ridendo della mia fatica
< Smettila! > gli ordinai quando mi passò per l'ennesima volta davanti mettendo in bella mostra la scopa come a volermelo rinfacciare,incarnò le sopracciglia:
< Di far cosa? > domandò sporgendo leggermente il labbro inferiore a mò di broncio,oh quanto era bastardo
< Di passarmi davanti con quella fottuta scopa!Giuro che la prossima volta che lo rifai ci finirai tu qui sul pavimento,in un modo o nell'altro > lo minacciai assottigliando gli occhi e puntandogli un dito contro, sembrò aver capito il patto da mantenere:lui non rompeva le palle a me ed io non rompevo le palle-in tutti i sensi possibili- a lui ma subito dopo mi passò accanto lasciando cadere con poca furbizia una carta,< Raccoglila,perchè io non lo farò. > ringhiai,mi osservò dall'alto al basso: < No > rispose semplicemente continuando a camminare.Mi allungai verso la paletta che distava pochi centimetri da me e gliela misi tra i piedi senza pensarci due volte: perse l'equilibrio,le gambe gli si attorcigliarono intorno alla paletta e cadde rovinosamente in avanti
< Tu non hai idea di come io stia godendo > affermai rotolandomi per terra euforica,il ciuffo di Justin si era leggermente schiacciato e gli davano un'aria meno astuta e prepotente,sembrava essersi appena svegliato < Oh Bieber ti ho toccato il ciuffo,ora la pagherò cara! > dissi facendo tremare in modo teatrale le mie mani.
Justin mi rotolò vicino in modo goffo ma veloce e mi afferrò per la caviglia tirandomi verso di lui,cominciai a dimenarmi urlando e chinandomi su me stessa per riprendere fiato: stavo ridendo come una foca in preda agli spasmi.La carrozza in polistirolo tremò un poco quando in preda all'agitazione le tirai un pugno e ci congelammo improvvisamente entrambi sul posto: < Sta più attenta Warren > mi raccomandò Bieber tornando improvvisamente serio < Non voglio prendermi un'altra settimana di punizione per aver rotto parte della scenografia > continuò mostrando questa volta un sorriso;
mi attirò più a se questa volta facendomi scivolare sul pavimento con più dolcezza fino a ritrovarmi sotto di lui, questa situazione non va affatto bene merda;
sentivo il ruo respiro sul mio viso e i suoi capelli solleticarmi la fronte,i suoi occhi saettavano dai miei-completamente ipnotizzati dal suo sguardo- alle mie labbra mentre la mascella era distesa in un'espressione completamente atona.Il suo viso si avvicinò ulteriormente e sentì persino il rumore delle sue labbra schiudersi,chiusi istintivamente gli occhi senza degnarmi di allontanarlo anzi,lasciai ricadere le mia braccia sul pavimento.
( Da qui in poi fate partire
http://www.youtube.com/watch?v=CJkrKXv7Zpk -Love me like you do- di Bieber)
Le sue labbra sfiorarono le mie in modo quasi dolce ed insicuro e mi sembrò di baciare un ragazzo ben diverso da quello incontrato tempo prima nei bagni,
passai le mie braccia intorno al suo collo e la sua lingua picchiettò sulla mia bocca chiedendone l'accesso completo,accesso che fu acconsentito subito dopo;
le sue mani passarono ad accarezzarmi i fianchi mentre le sue gambe si insinuarono tra le mie permettendomi di allacciarmi al suo bacino,la cosa era troppo e tremendamente sbagliata,il suo respiro vicino all'orecchio mi provocò i brividi,mi lasciò una scia di baci sul collo scoperto fino a scendere immediatamente lungo il ventre;cominciai a sentire delle convulsioni mentre gli organi interni si andavano man mano legando tra loro quasi a volermi far morire.
Tornò all'altezza del mio viso e mi morse il lobo,rimasi ferma ed in silenzio arrancando qualche volta un sospiro ma quando la sua mano scese a sfiorare la mia parte intima al di sopra dei pantaloncini ginnici emisi un gemito inarcando leggermente la schiena,cosa della quale mi vergognai immensamente un secondo dopo;
infatti presa alla sprovvista da quella mia rivelazione di piacere,perchè cazzo si:ricevere le attenzioni di Justin Bieber era puro piacere mi raggomitolai su di lui sottraendomi ai suoi baci ed infossando il collo,impedendogli di lasciare la sua scia anche lì < Rilassati > mi sussurrò e come se le sue parole fossero ordini mi risdraiai più tranquilla sul pavimento.
Mi levò la maglietta e cominciai a tremare a contatto con il pavimento,quasi a volermi aiutare lanciò anche la sua più in la avvicinando i nostri busti e trasmettendomi il suo calore,non potei far altro che baciarlo perchè,in qualche irrazionale modo,mi sentivo in dovere di ringraziarlo per quelle attenzioni così stupide,così sbagliate ma che desideravo ricevere da un tempo oramai inestimabile;perchè la vita di una ragazza sola non è facile,convivi con il pensiero di non avere nessuno con cui confidarti,svolgi meccanicamente la vita di tutti i giorni pensando che quella è la cosa giusta mentre in realtà hai solo bisogno di uscire fuori dagli schemi,hai solo bisogno di quella persona che abbia il coraggio di trascinarti con lei e Bieber l'aveva fatto:conoscendolo ero andata incontro all'odio,alla paura,al timore e al piacere.E mentre i miei pensieri facevano un loro percorso Justin faceva il suo: mi abbassò i pantaloncini sorridendo ad ogni mio fremito,
< Hey la smetti di vibrare come un cellulare? > mi domandò accarezzandomi la guancia,lo guardai con un'aria tutt'altro che divertita:
ero terrorizzata,i miei occhi chiedevano aiuto,chiedevano comprensione e dolcezza;mi lasciò un piccolo bacio sull'estremo sinistro della bocca prima di baciarmi lentamente,così lentamente che dovetti invadere io la sua bocca con la mia lingua.
Così concentrata com'ero a bearmi dei suoi baci sentì ben poco il tessuto dei miei pantaloncini scivolarmi completamente via dalle gambe oramai nude,
avvicinò la sua intimità ancora contenuta nei jeans-ancora per poco- alla mia e si divertì ad osservare la mia reazione totalmente persa:volevo urlare ma gli avrei provocato solo un'eccessiva sensazione di dominanza e potenza,così decisi di fare il passo più lungo della gamba: misi una gamba intorno al suo bacino spingendolo verso di me,completamente verso di me mostrandogli che non avevo intenzione di lasciarlo divertire come voleva ma,come se non avesse aspettato altro,
Justin fece scorrere leggiadramente un dito sul mio ventre facendomi inarcare maggiormente sotto di lui,pessima scelta:non riuscì più a contenermi e buttai un urlo di nervoso < Piccola Warren posso smetterla se vuoi > biascicò spingendo ulteriormente,Dio mio stavo odiando quei fottuti jeans,
mi morsi il labbro inferiore fino a sentire il gusto ferreo del sangue;tornò a concentrarsi sul mio viso per un solo secondo dandomi il colpo di grazia:
con la lingua ripulì il mio labbro dal sangue mentre con la mano destra sorpassava il tessuto degli slip,gli ci volle solo una carezza per farmi impazzire.
Con foga gli slacciai i pantaloni e gli scaraventai più lontano che potevo:più lontano stavano meglio era.Gli ultimi indumenti di troppo furono spazzati via e mi aggrappai a lui con il panico che riaffiorava dentro di me,ero una cagasotto Dio buono;
mi baciò la fronte lasciandomi avvinghiare contro il suo petto mentre,con calma si insinuava dentro di me, cacciai un urlo di dolore,
< Sh, tranquilla > disse lasciandomi un bacio sulla nuca;cominciò a spingere sempre più veloce per sorpassare quella membrana della quale lui non si era nemmeno accorto impegnato com'era a parlarmi e rassicurarmi: < Faccio piano > diceva < Se ti faccio male dillo,subito. > ordinò quando le spinte cominciarono a diventare più forti.
Cominciai a piangere quando la membrana cominciò ad essere violata sempre con più forza fino a rompersi,lacerarsi, singhiozzai bagnandogli la spalla nuda, attenuò le spinte ancor prima di cominciare: < Elysabeth? > disse alzandomi il volto con un dito,era la prima volta da quando ci eravamo spogliati che mi aveva chiamato per nome,lo guardai intimorita cercando di contenere il tremore delle mie labbra,le baciò ripetutamente e ancora e ancora e ancora fino a quando non le vide immobilizzarsi e non tremar più dal pianto < Stai bene? > domandò spostandomi una ciocca di capelli dal viso,
annuì ricominciando a spingere io per lui invitandolo a riprendere il ritmo.
Quando le spinte diventarono veloci e decise la sensazione di bruciore cominciò a far largo ad una di piacere,più andava in fondo più mi sentivo completa;
sussurrai qualche volta il suo nome scoprendo che questo lo invitava a spingere ancora più veloce;le mie gambe provarono a richiudersi colte alla sorpresa da un irrigidimento dei muscoli ma lui massaggiò il mio interno coscia facendomele aprire nuovamente;venni poco prima di lui.
Justin ri-andò a recuperare il suo intimo ed anche il mio;mentre io mi raggomitolai su me stessa fissando una-tra le tante- macchie del pavimento,
cosa avevo fatto?Mi sentivo sporca,infondo Bieber non lo conoscevo nemmeno eppure mi ero data senza troppi problemi,stupida enorme cogliona.
Justin mi si sedette di fronte rimanendo in boxer mentre,con la mano destra reggeva tutti i nostri indumenti che aveva raccolto;
inclinò impercettibilmente il volto verso destra per osservarmi meglio,probabilmente capì che non mi sarei mossa di un solo millimetro neanche per rivestirmi:
a che serviva vestirmi e coprirmi se mi sentivo nuda e sporca dentro?
Mi sorrise premuroso senza aspettarsi un'effettiva frase,un qualcosa ed il mio cuore perse un colpo:possibile che fosse riuscito a capire il mio disagio?
Chi diamine era in realtà lui?E come faceva a capirmi così?
In quel momento mi sentì una bambola nelle sue mani,una delicata bambola di porcellana: mi mise l'intimo,agganciandomi persino il gancetto del reggiseno,
mi scostò i capelli dalla spalla e mi alzò le braccia infilandomi la felpa che si era portato e che si era tolto appena arrivato a teatro;
mi mise in piedi mettendomi i pantaloncini mentre io,ritardata e persa com'ero lo assecondavo nei movimenti muovendo meccanicamente gambe e braccia,
mi alzò il cappuccio sfregandomi le mani sugli avambracci quasi a volermi infondere calore,poi si rimise la sua maglietta ed i suoi jeans e mi diede un bacio sulla guancia,le sue labbra morbide,carnose e calde mi fecero quasi andare a fuoco e riuscì ad intravedere-seppur distante- il desiderio di riaverlo tutto per me una seconda volta, < Fai un bagno caldo,rilassati,calmati e poi chiamami.Credo sia il caso di parlare > mi disse guardandomi negli occhi alla ricerca del mio sguardo che non ottenne,lo fissavo vuota,fissavo il vuoto oltre di lui ma non quei due pozzi color miele che mi provocavano un terremoto di emozioni.Sospirò rassegnato,mi accarezzò un'ultima volta la guancia e si avviò verso i corridoi dell'istituto.

Avevo fatto sesso,in un teatrino,sul pavimento,con Bieber.'Come perdere la verginità in soli 4 passi',il nuovo libro di Elysabeth Warren.

***

Il vento caldo mi scompigliò i capelli distogliendo la mia attenzione dal libro che stavo leggendo,mi scostai una ciocca portandola dietro l'orecchio e mi diedi un'occhiata intorno:il cortile quella mattina era semi-deserto nonostante la strana aria tiepida che c'era, tra quei pochi presenti riuscì ad udire degli schiamazzi farsi sempre più rumorosi e fastidiosi, < Elysabeth! > mi richiamò una voce femminile,mi voltai verso il sentiero in ciottoli alla mia sinistra:
la ragazzina minuta dai capelli scuri di qualche giorno prima mi osservava con un sorriso tra il sorpreso ed il divertito mentre alle sue spalle qualche amica-due o tre- ridacchiavano osservandomi,oddio non ricordavo come si chiamava,ah no glielo avevo nemmeno chiesto lalala
< E tu saresti? > domandai alzando un sopracciglio,sembrò quasi indignata dal fatto che non mi ricordassi di lei-seppur qualche minimo ricordo lo avevo-
< Cara,Cara Tompson. > si presentò freddamente,anche le ragazze dietro di lei smisero di ridere e-da sola- mi si avvicinò chinandosi all'altezza del mio viso:
< Allora,quanto ancora dovrai disturbare me e Bieber? > soffiò assottigliando gli occhi e con un sorriso inquietante
< Altri 4 giorni,rilassati bella > dissi osservandola attentamente: era davvero bella,non c'era alcun dubbio,i suoi grandi occhi verdi erano quasi inquietanti
< Mh,bene. > concluse schioccando la lingua e tornando dalle sue compagne;quando fu abbastanza lontana da impedirmi di saltarle addosso la sentì urlare un'ultima cosa chiaramente rivolta a me: < Non ci sarà mai un ragazzo disposto a toglierle la verginità,vero Warren!? > domandò teoricamente in un urlo e sentì lo sguardo dei presenti-che nel frattempo erano aumentati- puntarmisi addosso come se fossi una malata terminale,in alcuni lessi persino la pena nei miei confronti;
cosa cazzo volevano dalla mia vita?
Il sentire che una persona era vergine in quell'istituto era come andare contro la Bibbia in parrocchia?
Erano tutti pazzi,dal primo all'ultimo e-ahimè- in quell'ammasso di matti c'ero pure io.


Il giorno seguente,durante l'ora di filosofia evitai di aprir bocca o intavolare qualsiasi discorso con Bieber,mi ritrovai a guardarlo sottecchi,era più che bello,
era la perfezione Dio santo.Avrei pagato oro pur di tornare a due giorni prima in quel teatrino ma avrei pagato il doppio per tornare indietro nel tempo ed evitare che accadesse tutto...quella roba,ecco.Era stato disarmante,per me,svegliarmi quella mattina ed osservarmi per ben 10 minuti allo specchio in intimo sentendomi cambiata,diversa quando invece ero assolutamente uguale al giorno precedente(se non con un kilo in più a causa del dessert dato a cena).
Quel pomeriggio mi presentai persino prima del grande Bieber nel teatrino
< Sono la prima cazzo,I run the world bitches! > urlai alzando le mani al cielo e beandomi della sensazione di solitudine che mi offriva quel teatrino quando l'ironia di Bieber non mi sfondava i timpani.Tuttavia mi arrivò una risposta inaspettata un secondo dopo:
< Io non ci giurerei Warren > ridacchiò Justin poggiato allo stipite della porta e con ancora lo zaino in spalla,
< Da quanto sei qui? > domandai presa alla sprovvista,non mi ricordavo in modo così nitido il suo sorriso tantomeno le sue così svariate tonalità di occhi,
era pazzesco osservarlo nuovamente. Fece spallucce e poggiò la sacca vicino alle poltroncine in velluto:
< Proprio quanto sei arrivata tu,solo che ho voluto farti provare la sensazione di felicità che provo io prima del tuo arrivo > spiegò sorridendo beffardo,tirai fuori la lingua indignata < Comincia a lavorare Bieber > lo ripresi invitandolo a seguirmi sul palco,magari a 10 metri di ditanza,
possibilmente da due lati opposti del teatro.
Passai lo scopa soffermandomi ogni tanto per sentir canticchiare,anche se in modo flebile Justin,
< Non hai proprio intenzione di parlare,vero? > domandò interrompendo la sua canzoncina senza distogliere lo sguardo dai grumi di polvere che giorno dopo giorno si riproducevano come conigli chissà come < Eh?Di cosa dovremmo parlare? > domandai ingenuamente sebbene nel mio tono si potesse scorgere un velo di ansia ed agitazione < Ok,nessun problema. > chiuse l'argomento con una tale disinvoltura da lasciarmi esterefatta:Minchia Bieber senza troppi complimenti,vero? Da un lato la curiosità di sapere cosa diamine gli passasse per la mente mi divorava ma l'altra parte dominante di me mi consigliava
(diciamo pure ordinava) di bandire quei ricordi dalla mia testa,perchè infondo era più che scontato che Bieber avesse semplicemente voluto una scopata alternativa(perchè fare l'amore sul pavimento di un teatrino non è normale,fidatevi) quindi preferì rimanere nella mia sacrosanta ignoranza.



Ok ok ok ok,comincio col dire che non potete aver idea di come sia stato
imbarazzante dover scrivere questo capitolo.Sapendo anche che lo legge Simona(la mia migliore amica trololol ciao tivibi)
con il terrore di passare per una ragazzina sessualmente frustrata.
Però ho pensato che in una storia simile non descrivere determinate situazioni è un sacrilegio e mi sono buttata,
ho imparato dalle ff a rating rosso trololol ed ho tratto spunto dal mio bagaglio culturale(?).
Quindi perdonatemi se la descrizione della prima volta di Elysabeth non è stata un gran che,sul serio mi spiace
ma come potete ben capire mi sono sentita a disagio anche se,per essere totalmente sinceri,mi sono sbloccata sul descrivere certe cose.
Okay anyway vi lascio con il solito spoiler e le solite domande.Spero che il capitolo vi sia piaciuto lalala
Continuerò dopo 10 recensioni
Spoiler
quelle pozze dorate potevo notare che fossero scoperte;lei lo stava leggendo,stava leggendo il vero Justin:quello divertente,sebbene bastardo,quello ironico,quello che una risata dopotutto non la negava mai,non volevo,quel Justin era mio solo mio,cazzo.

Domande
1)Con chi sta parlando Justin nello spoiler?
2)(Qui attacco con i gusti personali vostri sks) Sesso tra Warren e Bieber:pro o contro?
3)Bieber bastardo,dolce o una via di mezzo?

Io personalmente mi sono affezionata tantissimo alla parte nella quale la riveste. #justsaying

bene ho finito il mio lavoro,volo via*canzoncina da batman*


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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


La mattinata seguente si era fatta più gelida,mi accucciai nei corridoi nel bel mezzo della pausa tra la quarta e la quinta ora ripetendo assiduamente la lezione di storia, < Attenti a non pestarla > fece una voce al di sopra di me,distolsi lo sguardo dal libro osservando gli stivaletti neri di fronte a me,
perchè ero già consapevole del fatto che dopo aver alzato lo sguardo me ne sarei pentita?
Guardai la ragazza dal basso verso l'alto e non riuscì a trattenere un sospiro seccato:
< Ma mi perseguiti? > domandai chiudendo il libro di storia per prepararmi a levare le tende da quell'angolino,la pace non si sarebbe ricostruita lì intorno quindi era meglio scomparire fin da subito, < Domani finisci di scontare la punizione,vero? > domandò allegra con uno strano luccichio negli occhi
< Si.Non rompermi più i coglioni per Dio! > l'assecondai buttando le braccia al cielo,voleva scoparsi così tanto Bieber?Che cazzo era,una ninfomane?
<
Mi spiace che nessun ragazzo voglia venire a letto con te,insomma tu sei così accomodante sai? > domandò assumendo un tono fintamente dispiaciuto ed arrotolandosi una delle mie ciocche intorno al dito,giocandoci
< Mi spiace che resterai sola,sai,tutti quelli che conosco dicono che non si farebbero mai vedere con te.E fidati che io di persone ne conosco tante > continuò mentre contavo per non saltarle addosso, 1 2 3... < Insomma deve essere triste essere vergine a 18 anni,vero? > 4 5..
< Magari posso chiedere a qualche mio amico se ha un pò di compassione per risolvere il problema.. > 6 7 8...
< Ma dovrei pagarlo l'ira di Dio per convincerlo a fare un simile orrore > 9...OH FANCULO LA DIPLOMAZIA,
la presi per gli avambracci e presa alla sprovvista ritrasse la mano lasciando in pace i miei sacrosanti capelli,invertì le posizioni e l'attaccai al muro:
< Ascoltami bene stronzetta > cominciai sorridendo sornione
< Mi spiace rovinarti il gioco ma il tuo,e ripeto tuo fottuto amore Justin Bieber mi ha portato a letto.Anzi,se dobbiamo dirla tutta non c'era un letto...comprendi? > domandai sorridendo maggiormente,la mascella mi si sarebbe slogata di lì a poco,Cara(che poi che cazzo di nome è) annuì quasi automaticamente presa di soprassalto dal terrore,ora poteva capire 1/4 del terrore che provai io tempo prima nei bagni con Bieber...
che poi perchè ci pensavo ancora!? < Quindi o la smetti di fracassarmi i coglioni o potrei andare a dire in giro che la sfigatella si è trombata il tuo uomo meglio di quanto tu possa mai fare.Ci siamo intese? > conclusi tornando seria,questa volta la ragazza dai capelli scuri annuì più forte quasi implorandomi di lasciarla andare,l'assecondai e la vidi sgattaiolare,minuta com'era,via da me sfruttando quel poco spazio che avevo lasciato tra noi e gli armadietti.
Fissai un attimo il muro oramai vuoto di fronte a me compiaciuta: finalmente me l'ero tolta dalle palle,ora sapeva che le sue erano critiche infondate,
che non ero vergine e che mi ero scopata Justin Bi... no,aspetta
< Che cazzo ho fatto. > soffiai tramutando la mia espressione in quella di chi ha appena capito di essersi rovinato da solo.

Quel pomeriggio arrivai in teatro alle 15.30,preferivo concedermi una mezz'oretta da sola dopo il danno di quella mattina:
avevo chiaramente sbandierato ai 4 venti che mi ero fatta sverginare da Bieber sul pavimento(sempre che fosse abbastanza perspicace da capirlo).
Da sola mi sembrò di lavorare più velocemente,probabilmente perchè nell'enorme stanza non risuonava la voce armoniosa di Bieber che canticchiava sovrappensiero o magari non ero distratta dai suoi pantaloni a vita bassa,vita fin troppo bassa.
Diedi le spalle all'enorme porta del teatro impegnandomi a pulire l'ultima parte del palco;ebbi il tempo necessario per sentire una porta massiccia sbattere prepotentemente contro le pareti abbastanza insonorizzate prima di scorgere la figura di Justin che correva senza sosta verso il palco,ma che cazz....
< TU > Urlò mentre rallentava oramai sul palco,si chinò sulle ginocchia per riprender fiato e vidi il suo petto alzarsi ed abbassarsi irregolarmente,
si riprese fin troppo velocemente e con la stessa...rabbia?Forse,di prima mi si avvicinò ulteriormente afferrandomi per i polsi sebbene io fossi lì ferma
< Ma che diamine- >
< Perchè non me lo hai detto!? >
urlò ignorando la mia ricerca di spiegazioni,ma stava delirando?
< Ma cosa!? >
< Perchè non mi hai detto che eri vergine Warren,diavolo! >
sbottò portandosi una mano in fronte per poi farla scivolare nervosa tra i capelli
< Senti Justin non fa niente,sul serio.. > cominciai sperando che si calmasse
< Ma io non mi calmo porca putana,sei un'irresponsabile! >
< Cosa?Ah ora la colpa è mia!? >
< Non mi sembrava avessi la bocca cucita,potevi benissimo dirlo! >
< Ma non sono affari tuoi se l'ho fatto o meno! >
ora stavamo letteralmente urlando e sapendo che alla fin fine non avremmo ugualmente concluso niente mi dimenai per liberarmi dalla sua presa,mi lasciò i polsi e respirò affondo:
< Senti Elysabeth io non posso essere la prima volta di nessuno >
disse questa volta con tono più calmo e quasi preoccupato
< Ma come cazzo lo hai saputo!? > domandai perchè effettivamente era l'unica cosa che in quel discorso non quadrava
< Lo hai detto a Cara Tompson porca puttana,dire qualcosa di così importante a lei equivale a suicidarsi la reputazione! > mi avvisò rimproverandomi ed alzando entrambe le sopracciglia,ok effettivamente non avevo fatto la cosa più geniale del mondo, < Ok > risposi semplicemente
< Sai che hai perso qualcosa che non riavrai mai più indietro vero? >
< Si. >
< E non te ne penti? >
< Non sono affari tuoi. >
continuai imperterrita e decisa a non dargli alcuna soddisfazione,erano scelte e pensieri miei e non ero obbligata a condividerli anche con lui  < Non pensi che sia una cosa della quale avere un bel ricordo con una persona speciale!? >
< E chi ti dice che per me non è stato così?. >


Mi chiusi nel cappotto,Justin mi aveva trascinato(letteralmente) fuori,diceva che nel teatro ci fosse troppo eco per parlare di cose così delicate ed era effettivamente vero,anche perchè il sentir rimbombare la parola"sesso" nel teatro ogni 3 secondi era leggermente imbarazzante.
Lo guardai di nascosto: il sole lo colpiva in pieno volto,aveva gli occhi chiusi a due fessure dalle quali come due fari si potevano intravedere le sfumature di castano e giallo delle sue iridi,le sue labbra a cuore erano leggermente schiuse
< Senti El...mi..mi dispiace,ecco > cominciò grattandosi la nuca,potevo ben immaginare quanto fosse difficile per lui chiedere scusa
< Insomma io non lo sapevo. > Mi godetti per qualche secondo la vista del suo viso: era terribilmente bello poi però decisi di dire la mia:
< Senti Bieber io- >
< Justin! >
urlò una voce alla mia sinistra fuori dal mio campo visivo
< Ryan! > urlò l'altro sorridendogli a 32 denti
< Ne parliamo dopo ok? Ma comunque preferirei ignorarti > domandò tornando per un secondo serio poi si fiondò ad abbracciare l'amico,
preferiva ignorarmi?Ignorarmi?!Dio santo le sprangate dove le preferiva?.Mi fissai le mani: ora che cazzo faccio?Se rimango sembrerò impicciona,se me ne vado sembrerò maleducata, ero ancorata su quella panchina da circa 5 minuti e non avevo ancora osato proferir parola,
Bieber parlava animatamente con l'altro ragazzo che si era presentato di punto in bianco interrompendoci, sentì Justin sbuffare e rivolgermi la parola,
occazzo si ricorda della mia esistenza facciamo progressi
< Warren lui è  Ryan > disse indicando il tipo vicino a lui grazie a Dio ebbi la possibilità di osservarlo bene:
aveva i capelli più scuri di quelli di Justin,gli occhi più profondi e le labbra più sottili ma ha il suo fascino...ahahaha no scherzo,è direttamente scopabile
< Piacere dolcezza > disse porgendomi la mano,alzai scettica un sopracciglio:tu,essere,mi stai già sul cazzo
< Piacere > risposi accigliata
< Sei la ragazza in punizione con Bieber,vero? > domandò ghignando un pò,minchia ridi?
< Si. > risposi semplicemente prima di alzarmi
< Con permesso evaporo. > dissi,quanto sei simpatica Warren,quanto.

Lasciai il mio quaderno degli appunti nell'armadietto e mi passai nervosa una mano sul viso:
in quella settimana stavo facendo le ore piccole pur di non mettere da parte lo studio nonostante dopo le pulizie in teatrino tornassi in camera sfinita,
quello però sarebbe stato l'ultimo giorno. Mi incamminai verso l'aula di biologia preparandomi qualche piagnisteo per giustificare la mia probabile impreparazione: dannazione avevo usato tutte le scuse possibili ed immaginabili e non me ne rimanevano altre,fanculo.
Riconobbi una chioma castano chiaro ondeggiare poco distante da me e quando avanzando riuscì a riconoscere a chi appartenesse ribollì la rabbia del giorno precedente;i suoi occhi mi osservarono per un misero secondo senza lasciar trasparire alcuna emozione poi tornarono a posarsi sul suo cellulare.
Lui voleva ignorarmi?Voleva dimenticarmi?Bene,benissimo,fantastico.
Siano fatti santi i tavoli in più della mensa scolastica;all'ora di pranzo mi fiondai nella grande stanza accalappiandomi il primo tavolo vicino alla grande vetrata e soprattutto da sola;stavo tornando senza problemi alle mie vecchie e solitarie abitudini.
Dopo aver recuperato il mio pranzo mi accomodai al mio posto fissando le scritte che qualche idiota di solito incideva sul primo tavolo che gli capitava;
qualcuno si schiarì la voce attirando la mia attenzione,alzai lo sguardo smettendo di torturare la mela che avevo in mano,
Ryan mi osservava con un sorriso a 32 denti: < Buongiorno Elysabeth >
< Buongiorno Ryan >
< Posso accomodarmi? >
domandò indicando con un cenno della testa il posto di fronte al mio ed a mio malgrado annuì.
Il ragazzo cominciò a parlare e parlare e parlare e...ah si,parlare ancora ma francamente avevo ben altro a cui pensare;
la mia attenzione era stata catturata da quell'individuo alle sue spalle < Elysabeth mi stai ascoltando? > domandò sventolandomi una mano davanti al volto,mugugnai qualcosa che doveva vagamente convincerlo di una risposta affermativa,scrollò le spalle e continuò a blaterare;
non mi piaceva per  nulla il fatto che Bieber stesse pranzando con Cara,assolutamente per nulla,quelle pozze dorate potevo notare che fossero scoperte,
lei lo stava leggendo,stava leggendo il vero Justin:quello divertente,sebbene bastardo,quello ironico,quello che una risata dopotutto non la negava mai,non volevo,quel Justin era mio solo mio cazzo.
Ryan trascinò rumorosamente la sedia per terra e lo osservai infastidita:mamma mia quanto ero amichevole
< Ci vediamo bellissima > fece sorridendomi,ricambiai il saluto con una smorfia.Voltando lo sguardo verso gli altri tavoli notai che doveva essere suonata visto che tutti si stavano contemporaneamente-chi più chi meno- alzando dai loro tavoli,raccolsi la sacca e buttai uno sguardo veloce al tavolo di fronte al mio,
Justin mi lanciò un'occhiata veloce e raggiunse la ragazzina minuta che lo aspettava impaziente un pò più in là.

16.15
ritardo,ritardo,ritardo,perenne ritardo.Con velocità-oramai- disarmante raggiunsi il teatro,quella sarebbe stata l'ultima giornata di inferno;
Justin era di spalle e fishiettava parecchio tranquillo mentre passava un'ultima volta la scopa sul palco,aveva un cappello a visiera che mi impediva di osservargli il volto < Bieber! > salutai con una certa punta di acidità,il ragazzo si voltò e mi pietrificai sul posto: quello non era Justin.
Ryan mi osservava sorridente < Che ci fai qui!? > domandai,il bruno aggrottò le sopracciglia leggermente dispiaciuto dal mio tono seccato,
mi dispiaque subito dopo perchè infondo Ryan non mi aveva fatto nulla di male
< Justin mi ha chiesto se potevo venire io.Non gli andava di vederti > spiegò scrollando le spalle
< Ah ok. > bastardo stronzo figlio di puttana infame ipocrita
< Figo > conclusi,in un modo o nell'altro quel Ryan me lo sarei dovuta far piacere.

Mi ritrovai a fare un discorso contenente più di 5 parole,facevo progressi;non era effettivamente una cattiva compagnia quel ragazzo sebbene a volte mi sembrasse parecchio invadente,fisicamente parlando. < Finito,finito,finito lalala > esultai volteggiando per le quinte quando anche l'ultimo metroquadro della stanza fu assolutamente ripulito;vidi Ryan avvicinarmisi ed allargare le braccia in cerca di un abbraccio che non negai,mi fiondai sul suo petto,lo sentì stringermi a lui ed avanzare verso il muro < Ryan? > domandai camminando all'indietro assecondando i suoi passi, mi trovai con la schiena al muro ed il suo volto a pochi centimetri dal mio < Ryan? > lo richiamai nuovamente notando con quanta insistenza stesse guardando le mie labbra mentre la sua mano destra percorreva ripetutamente il mio fianco fino a consumarlo < Che stai gu- > provai ad attirare la sua attenzione per la terza volta ma premette violentemente le sue labbra sulle mie,
la sua lingua si infiltrò nella mia bocca senza nemmeno chiedere il permesso e le sue mani strinsero la presa sui miei fianchi
< Smettila! > urlai allontanandomi da quel bacio e spintonandolo facendo leva sulle braccia,cazzo ma che si era attaccato con la colla!?
Mugugnò qualcosa infastidito e affondò le unghie nella carne facendomi gemere dal dolore e lasciò una scia di baci umidi sul collo.
Cominciai a scalciare alla ricerca di una via d'uscita ma in risposta ricevetti solo un forte pugno in pancia,mi piegai dal dolore chinandomi sulla sua spalle e lui ne approfittò per liberarsi della mia maglietta cominciai a singhiozzare senza nemmeno accorgermene per scaricare il nervoso,
lo avrei preso a pugni se non fosse stato 3 volte più forte di me;fece scivolare le sue gelide mani nei miei jeans cominciando ad accarezzarmi in punti un pò troppo delicati,quando vide che oramai non ero più in grado di dibattermi-mentre,intanto,sentivo ancora lo stomaco contorcermisi per il pugno-
si allacciò la mia gamba destra intorno al bacino
< voglio Justin > farfugliai tra le lacrime mentre in modo più insistente mi accarezzava al di sotto dei jeans l'interno coscia,non mi pentì affatto di quella frase:
Il tocco di Justin era leggero,dolce,studiato e non così avido,volevo tornare tra le sue braccia un'ultima volta
< Quando avrò finito di fotterti non lo vorrai più piccola > disse e sentì la zip dei suoi pantaloni abbassarsi seguita da quella dei miei;
non era possibile che fossi così sfigata Cristo,conoscevo solo due ragazzi in tutta la scuola:uno mi aveva sverginato e l'altro mi stava appena stuprando,
di bene in meglio insomma.
Sentì la sua erezione premermi sulla coscia sinistra mentre,sbuffando,cercava di far scivolare i miei jeans lungo le mie gambe
< Ho capito,cominciamo da sopra > sbuffò sempre con quel sorriso così inquietante,mi slacciò il reggiseno e prese a torturarmi uno dei seni facendomi male,potevo giurare che più tardi si sarebbero formati dei segni.Ogni mio gemere lo eccitava maggiormente sebbene fosse una supplica a smettere,
in equilibrio su una gamba-mentre l'altra era collocata attorno al suo bacino- lottavo contro il dolore dei suoi morsi sul mio seno,delle sue unghie nei miei fianchi e della sua gamba destra che divaricava le mie,quando sentì la sua mano sorpassare il tessuto dei miei slip accarezzandomi serrai gli occhi:stavo tremando e speravo finisse presto.
Non mi preoccupai di trattenere le urla,continuavo insistentemente a chiedere aiuto ma i suoi baci-orribili,per giunta- mi serravano le labbra e la sua lingua si impossessava della mia < Ho quasi finito i preliminari tesoro > sussurrò muovendo il suo pollice sul clitoride provocandomi una serie di urletti contenuti.
Le sue mani si allontanarono di scatto dal mio corpo e presa alla sprovvista caddi a terra non trovando nessun punto d'appoggio,
aprì lentamente gli occhi:che cazzo succedeva?Era tutto finito,aveva fatto il suo lavoro? Mi voltai alla mia sinistra dalla quale provenivano delle lamentele;
schiusi le labbra: Justin era chino su Ryan e gli stava sfigurando il volto a suon di pugni,dopo una serie di calci in pieno stomaco Bieber si allontanò da lui avvicinandosi alla mia figura ancora rannicchiata,non riuscì ad esaminare esattamente le condizioni di Ryan viste le continue lacrime che mi solcavano il volto e mi offuscavano la vista;raccolse in fretta e furia il mio reggiseno e mi avvolse la maglia intorno al petto a mò di asciugamano poi mi prese in braccio e mi portò via.




Allora dopo questo capitolo potete amarmi(?) insomma è luuunghissimo lalalala
così ho deciso di non dividerlo in troppe cose perchè poi sarebbe diventato noioso e luuungo.
Anyway mi sono gasata al massimo mentre lo scrivevo AHAHAHAHAHAHAHAH
Sksate ma Bieber è trpp bullo (ok basta)
Mi spiace(no non è vero trololol) ma la maggior parte non hanno indovinato la domanda numero 1
( o era la 2?): Bieber non stava parlando con se stesso ma era Warren quella che stava bestemmiando Cara
lalalalala.

Continuerò dopo 12 recensioni
Comunque nulla,spero vi sia piaciuto e che magari abbiate il tempo di recensire e dirmi cosa ne pensate
vi lascio al solito spoiler ed alle domande.
Much love.


Spoiler
 < Non andartene > chiese in una supplica:desiderai poterla baciare fino a farle capire che non sarebbe mai accaduto perchè,sebbene io cercassi di negarlo a me stesso,quegli occhi mi avevano attirato fin dalla prima notte in quel bagno,quei capelli-sebbene nascosti dal cappuccio- io riuscì a riconoscerli il giorno successivo nella folla.

Domande
1)Perchè Bieber ha lasciato che andasse Ryan a teatro?
2)Perchè dopo è tornato da Warren aiutandola?
(domande che trollano lalalala)
3)Ok parere generale sul capitolo sksate

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Vi consiglio di leggere il capitolo con in sottofondo God Damn You're Beautiful ( http://www.youtube.com/watch?v=MBtzD-UXKY8 )


Sentivo il suo respiro ancora irregolare rimbombare nel mio orecchio destro,non osavo guardarlo negli occhi e così mi limitai a fissare lo stemmino del suo maglione;quando alzai lo sguardo per la prima volta durante tutto il tragitto notai che eravamo fermi davanti alla sua camera,
mi poggiò un secondo per terra senza tuttavia lasciarmi del tutto e frugò nella tasca dei suoi jeans alla ricerca delle chiavi,mi rialzò nuovamente e si chiuse la porta alle spalle con un piccolo calcio.
Chiusi gli occhi sperando magari di apparire addormentata..o morta,ecco forse era meglio,sentì il morbido e delicato tessuto delle lenzuola sotto di me;
i suoi passi si fecero lentamente più distanti e mi permisi di schiudere gli occhi giusto un secondo: Justin era indaffarato a cercare qualcosa in bagno ed io mi presi quei pochi secondi per osservare la sua stanza: profumava di Abercrombie-e non chiedetemene il motivo perchè non lo so- era ordinata e candida,
il piumone bianco come i cuscini,la scrivania di un legno chiarissimo e le tende color panna,il comò in ordine sul quale trovai solo il suo cellulare ed una sveglia,l'armadio spalancato che mostrava quanto-forse maniacalmente- ordinato fosse visto che tutte le sue maglie erano accuratamente ripiegate sugli scaffali.
Quando sentì il leggero cigolio della porta del bagno riserrai le palpebre tornando alla mia posizione iniziale,ricordavo vagamente una bambina che pur di farsi portare in braccio si finge addormentata, sentì il suo tocco leggero e poco invadente sfiorarmi i fianchi,non volevo immaginare in che situazione si trovassero poi lo sentì scuotermi: < El.... > cominciò e non mi andava di farlo dannare quindi schiusi immediatamente gli occhi,
in tutto quell'arco di tempo mi sembrò così facile il pensiero di potergli parlare,di esprimere la mia paura ed il mio dolore ed invece in quel momento le parole mi si strozzarono in gola e non trovai altro da fare se non bloccare nuovamente le lacrime, non ebbe bisogno di spiegazioni così mi spostò sul cuscino come se fossi la sua bambola di porcellana-e la cosa non mi dispiaceva affatto diamine- mi alzò il busto dal materasso afferrando la maglia che tenevo intorno al corpo,
mi sentì avampare < Non è nulla che io non abbia già visto > disse sorridendomi aiutandomi ad indossarla,
poi mi coprì con il piumone scostandomi i capelli dal viso e fece per alzarsi ma istintivamente lo bloccai per un polso:
< Justin.. > avevo bisogno di lui,avevo bisogno della sua presenza,della sua voce,del suo calore
< Ne parliamo domani El.. > sussurrò quasi a voler cullare il mio sonno ma evidentemente non colse bene il significato del mio richiamo,
< Non andartene > lo supplicai,aggrottò per un attimo le sopracciglia quasi spaesato poi il suo viso si rilasso e mi raggiunse sul letto.
Sentì le molle del materasso piegarsi sotto il suo peso e gattonò vicino a me;una folata di gelo mi raggiunse quando scostò le coperte.
Sentì le sue braccia circondarmi la vita ed il suo respiro caldo sul mio collo;le sue dita  racchiusero con immaginari cerchi concentrici i lividi sul mio collo,
gemetti dal dolore: < Scusa > disse semplicemente e le sue calde labbra si posarono su uno di essi.

Non sapevo come mi avesse trovata,non sapevo perchè avesse mandato come un coglione Ryan al posto suo o perchè stava facendo tutto quello ma un pò d'esperienza in campo sentimentale ne avevo avuta e potevo giurare che il mio precedente fidanzato fosse  il ragazzo più meraviglioso del mondo
ma dopo aver incontrato una creatura così bella come quella che in quel momento mi era sdraiata vicino cominciai a dubitarne.
Racchiusa tra le sue braccia in quei pochi metri di letto capì che ero dipendente da Justin Drew Bieber.

*Bieber pov*
...

< Carina Warren > esultò parecchio interessato Ryan osservando Elysabeth che camminava velocemente lontano dai nostri sguardi;
Ryan non mi era particolarmente amico,lo avevo frequentato in precedenza grazie a qualche mia conoscienza.
Ryan Buttler era un tipo piuttosto complesso,a tratti ti spiazzava con frasi troppo complesse per il suo quoziente intellettivo ma con i soldi che gli uscivano dal culo-basti pensare che era tra le famiglie più ricche della zona e chissà,forse del Nord- si poteva permettere pure un cervello nuovo.
L'unica pecca nel mio ripudio verso Ryan era la sua potenza negli enti scolastici: il padre possedeva il 70% della scuola -il 30% era stato lasciato a chissà quale povero sfigato- e se mai gli avessi spaccato la faccia sarei stato sicuramente espulso al 70%.
In conclusione avevo tutte le motivazioni per odiarlo ,per giunta aveva interrotto un momento particolare e poi non avevo idea da dove diamine saltasse fuori 
< Mh > mugugnai poco convinto quasi dimenticandomi di che cosa cazzo stessimo discutendo
< Che dici posso provarci? > domandò sorridendomi speranzoso, porca puttana no non la devi toccare è mia
< Non è il tuo tipo Ryan > affermai accendendomi una sigaretta: Bieber ti cerchi disperatamente un'altra settimana di punizione,a quanto pare
< Tutte le ragazze sono il mio tipo > disse guardandomi alzando un sopracciglio,mi ero appena ricordato del perchè non amavo averlo intorno:
era narcisista,idiota,ipocrita e bastardo.
(...)
< Allora...hai fatto amicizia con Warren > notai mentre dopo aver salutato con un cenno veloce quella zecca di Cara,era una ragazza con la quale mi sentì non molto tempo fa e con la quale capitai accidentalmente a letto quella notte che Elysabeth mi versò della vernice verde addosso ,che poi perchè di una notte di sano sesso ricordavo solamente e minuziosamente il viso divertito di Warren nel buio?
Uscì dalla mensa con Ryan;quella non era una domanda ma una constatazione,li avevo osservati mentre ridevano animatamente e lei sembrava così coinvolta dai suoi racconti che sembrava essersi incantata a fissare il vuoto < Oh si e credo proprio di starle simpatico > esultò sorridendo soddisfatto,
si voltò osservando qualche culo di qualche ragazza nei corridoi-Almeno io me le sceglievo per bene le figure da mangiarmi con gli occhi,lui no-
< E rimanendo in tema:non è che oggi pomeriggio potrei andare io in teatro al posto tuo? > domandò innocentemente,mi bloccai sul posto:
NO,lui in quel teatro non ci doveva metter piede,quello era il posto mio e di quella ragazzina e non avrei permesso a nessuno di entrarci e di rimanerci da solo con lei < No. > risposi seccamente uccidendolo con lo sguardo,mi guardò pieno di malizia:
< Che c'è Bieber?Ti piace la piccola Warren? > domandò tirandomi qualche gomitata all'avambraccio,sgranai impercettibilmente gli occhi,
dentro stavo andando a fuoco per l'imbarazzo- dalla rabbia : a me non piaceva nessuno,io non amavo le storie,
io non amavo la gelosia o le scenate quindi che cazzo andava blaterando?
Risi istericamente: < AHAHAHAH no Ryan,prenditela pure ora che ricordo questo pomeriggio ho di meglio da fare che stare con quella mocciosa > il ragazzo battè le mani soddisfatto ed il nostro discorso fu concluso dal suono della campanella
< Grazie mille Biebs > disse battendomi una pacca sulla spalla,
gli sorrisi di rimando: di niente,stronzo.


Picchiettai con la matita sulla scrivania della mia camera fissando l'orologio: erano le 17.40 e non avevo idea di cosa stessero facendo Ryan e Warren ma dopotutto...che me ne doveva importare?Niente,assolutamente niente eppure ero in una triste camera di dormitorio a convincermene,qualcosa non va Bieber
< Oh al diavolo > esultai trascinando la sedia per terra ed alzandomi,afferrai il cappotto e mi diressi verso il teatrino.
Non ero geloso,ero curioso,il che era diverso ok?ok.
Mi affacciai alla grande stanza eccessivamente silenziosa: era strano che Elysabeth non stesse starnazzando come al suo solito,
mi avvicinai al palco deserto e completamente pulito;una settimana fa su quel parquet non ci si poteva neanche mettere piede.
Salì lentamente le scale evitando di far rumore: se avessi fatto baccano si sarebbero accorti della mia presenza e sarei passato per un ficcanaso,
mi fermai come un idiota al centro del palco per capire dove cazzo erano e quando in modo flebile sentì delle richieste d'aiuto rotte dai singhiozzi del pianto mi venne un'ansia assurda.Aumentai il passo verso le quinte facendo attenzione a non coprire con il suono dei miei passi quel pianto,dov'era Warren?Dove cazzo era?! E dov'era quel bastardo di Ryan? Mi affacciai ad ogni singolo camerino ma capì di essere sulla strada sbagliata quando il suono della sua voce si affievolì parecchio;tornai indietro e mi guardai intorno:la tenda rossa che divideva la prima frazione delle quinte dalla seconda si agitava un pò troppo per i miei gusti;
la superai e,francamente,avrei preferito non farlo: Elysabeth,la mia Elysabeth, era inchiodata al muro senza reggiseno da quel bastardo mentre questo le torturava il seno e avidamente muoveva le sue mani nei suoi jeans,in quel momento mi ricordò me nei bagni e mi feci schifo,mi venne quasi voglia di prendermi a pugni;
la ragazza alzò impercettibilmente il viso e mi pietrificai con il terrore che mi potesse vedere,
perchè nonostate tutto io ero così codardo da preoccuparmi di non sembrare geloso invece di aiutarla Cristo santo.
Udì le minacce di Ryan diventare sempre più insistenti nell'arco di quel minuto,non la doveva toccare,non la doveva nemmeno sfiorare porca puttana;
serrai i pugni e a grandi falcate mi diressi verso il ragazzo,lo afferrai per una spalla e lo scaraventai per terra,oh ma amico un par di palle.
In quel momento non ci vidi proprio più-in tutti i sensi- : affondai il mio pugno nel suo fianco e i calci nel suo stomaco,Ryan cominciò a raggomitolarsi dal dolore e questo mi spinse a colpirlo più forte; dopo qualche pugno tirato in viso il naso gli cominciò a sanguinare insieme ad un estremo del labbro e la guancia assunse un colorito più violaceo; non respiravo,sentivo che sarei morto da un momento all'altro per la rabbia,l'agitazione o che-ancora peggio della morte- sarei scoppiato a piangere.
Raccolsi il corpo ancora semi-nudo di Elysabeth avvolgendolo nella sua maglietta e la strinsi a me:tremava ed era gelida ed era mia,solo mia.
Camminai  verso i dormitori stringendola maggiormente a me col terrore che potesse aver freddo,provai ad incontrare il suo sguardo ma fu inutile:
le sue pozze azzurre fissavano il pavimento.Arrivati davanti alla mia porta la poggiai per terra per cercare le chiavi nelle mie tasche tuttavia il mio braccio destro continuò a circondarle la vita:non volevo le accadesse nulla di male e fino a quando le mie braccia fossero state intorno al suo corpo sarebbe stata bene.
La poggiai sul mio letto e scrutai attentamente i lineamenti del suo viso addormentato: il naso piccolo ed arrossato dal pianto,le ciglia lunghe e marcate dal mascara che le contornavano gli occhi chiari che ricordavano vagamente il mare di qualche isola meravigliosamente sperduta,i capelli annodati ,le labbra secche a furia di torturarsele ed il suo corpo fragile coperto solo da dei jeans sbottonati ed una maglia attorcigliata intorno al petto.
Mi resi conto solo in quel momento di amare ogni singola cosa di lei,ogni difetto,ogni parola,ogni particolare e la cosa mi fece sentire terribilmente a disagio:
a me l'amore non piaceva,io ero inadatto per quel tipo di cose,mi mettevano una certa paura.Quando ritornai dal bagno la chiamai:
< El.... > la ragazza schiuse quasi immediatamente gli occhi e mi sentì meglio nel pensare di non aver disturbato un suo profondo sonno,
si alzò col busto e la maglia cascò mostrando il suo petto nudo,avampò-e fidatevi,lo feci pure io- ma io con estrema calma la rassicurai:
< Non è niente che io non abbia già visto> e la sistemai meglio sul letto come se fosse un qualcosa di estremamente prezioso ed in effetti lo era;
le misi la maglia e le rimboccai le coperte,decisi che per quella notte mi sarei accontentato del divanetto per riposare;
Elysabeth mi bloccò per un polso e mi guardò intimorita < Justin.. > Dio santo,piccola mia che diamine ti ha fatto quel bastardo?
< Ne parliamo domani El.. > la rassicurai,probabilmente voleva sapere la mia opinione sull'accaduto ma lei scosse leggermente la testa
< Non andartene > chiese in una supplica:desiderai poterla baciare fino a farle capire che non sarebbe mai accaduto perchè,sebbene io cercassi di negarlo a me stesso,quegli occhi mi avevano attirato fin dalla prima notte in quel bagno,quei capelli-sebbene nascosti dal cappuccio- io riuscì a riconoscerli il giorno successivo nella folla.
Mi sdraiai vicino a lei e la strinsi a me,da quella distanza potevo osservare con riluttanza i lividi sul suo corpo:cominciai a percollerli in modo delicato con il dito,Ryan era già morto, tre lividi, era spacciato, 5 lividi, non avrebbe più rivisto la luce del sole; Elysabeth gemette quando così preso dai miei pensieri omicidi le sfiorai un pò troppo violentemente la pelle violacea < Scusa > dissi immediatamente e feci in modo che le mie labbra racchiudessero perfettamente il livido sul suo collo.In quel momento giurai a me stesso di proteggerla,perchè era mia e le cose mie non si toccano.

*Elysabeth*

Schiusi lentamente gli occhi,porca puttana perchè non si decidevano a montarci delle tende decenti nei dormitori?
La luce del primo mattino era accecante.Battei più volte le palpebre cercando di cacciar via quelle macchie strane dalla mia vista,wah sembravo fatta.
Mi voltai verso l'interno del letto,dando le spalle al comodino alla ricerca di un pò più di calore,fui avvolta da un odore di fresco,alzai lo sguardo: ommerda,ommerda,ommerda. Justin era girato dalla mia parte con gli occhi chiusi,i muscoli rilassati e le labbra schiuse,era completamente vestito ma a mio parere era orgasmico pure con 10 maglioni addosso.
Cominciai a muovermi in modo scomposto sul materasso alla ricerca di una posizione fottutamente comoda ma mi congelai quando sentì Bieber mugugnare qualcosa nel sonno infastidito;il ragazzo si mosse lentamente cominciando a stiracchiarsi
< Warren...ti muovi trooooppo > disse in uno sbadiglio,mi chiusi a riccio:
< Scusa > risposi cercando di ristabilire la precedente quiete,Justin mi circondò con le sue braccia stringendomi al suo petto caldo,avampai
< Dormi piccola Warren,sono ancora le 6 del mattino > sussurrò con la voce ancora impastata dal sonno e terribilmente sexy poggiando il suo mento sulla mia nuca ed una mano sul mio avambraccio,osservai attentamente le nocche delle sue mani: erano screpolate,arrossate e messe piuttosto male,
non doveva essere stato facile per le sue povere nocche picchiare fino alla pazzia Ryan;
presi la sua mano nella mia e l'avvicinai alle labbra schioccando un rumoroso bacio sulle ferite riportate sul dorso,
sentì la sua mascella muoversi ed ipotizzai stesse sorridendo.



Bene eccomi lalalalalalaho
 ho aggiornato prima del previsto contenti?Ve lo siete assolutamente meritato però,
16 recensioni in un giorno è fantastico(è fa-vo-lo-so no ok sks)
Prima di tutto voglio fare i miei complimenti a xmilla_ (non so se ho sbagliato il nick,spero di essermi risparmiata almeno una figura di merda)
perchè ha azzeccato più di tutti in maniera incredibilmente spaziante tutte le domande,è stato disarmante leggere giuro
AHAHAHAHAHAH
Anyway come avete visto è presente il pov Bieber e lo riserverò per capitoli importanti
e complessi che analizzare dal punto di vista di Elysabeth,sarebbero troppo vaghi e complessi perchè fidatevi
senza il POV Bieber nei successivi capitoli mi scrivereste:"Ma che cazzo ti sei fumata?".
Sono i Pov che scrivo con l'anima,quando li rileggo per correggerli magari noto essere quelli più ricchi d'emozione
e non me lo so spiegare nemmeno io,probabilmente perchè è la maniera nella quale vorrei che un ragazzo contemplasse la ragazza che ama.
Probabilmente perchè vorrei che quel ragazzo fosse Justin Drew Bieber.
Okay basta la smetto con i sentimentalismi lalalalala.
Spero abbiate letto il capitolo con quella canzone in sottofondo,è fantastica e rappresenta il pov Biebs alla perfezione.
Anyway spero che il capitolo vi sia piaciuto,vi lascio al solito spoiler e alle domande
Continuerò dopo 13 recensioni


Spoiler
< Piccolo Bieber ovviamente i problemi li avrà anche Elysabeth se trasgredisci,diciamo che sarà vittima di...come lo chiamate pateticamente voi?... > domandò schioccando le dita alla ricerca del nome giusto,i suoi occhi si illuminarono ed esultò: < Ah si ci sono!...Bullismo! > finì soddisfatto congiungendo le mani;il sangue mi si ghiaccio nelle vene e le pupille mi si dilatarono del 10% : Warren non la doveva sfiorare,non la dovevano distruggere ne psicologicamente ne fisicamente o li avrei uccisi con le mie mani.



Domande:
1)Che ne pensate del capitolo(in queste domande non posso chiedere molto perchè altrimenti anticiperei troppo sksate)
2)Che succede nello spoiler?
3) La frase di Elysabeth:"
potevo giurare che il mio precedente ragazzo fosse il migliore del mondo"è in relazione con lo spoiler.Bene fantasticando(?) voi cosa pensate che centri?

Vi ho già anticipato troppo con la n.3 sks lalala ok evaporo.
Tantissimo amore per voi.Mel

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Dormì per un'oretta scarsa-in realtà 15 minuti li avevo passati infastidendo Justin- e mi svegliai mal volentieri, Bieber tirò via le coperte dal letto:
< Alzati Warren e non poltrire > disse scomparendo nel suo bagno;mi alzai controvoglia osservandomi allo specchio:
i lividi erano abbastanza evidenti il che mi obbligava ad indossare qualcosa che mi coprisse per i 3/4.
Justin apparve nuovamente nella camera questa volta con una maglia stirata-a differenza della precedente che si era stropicciata durante la notte- e dei jeans,osservò la mia figura nello specchio e posò le sue labbra sul retro del collo,scostandomi i capelli sulla spalla destra,rabbrividì al suo tocco
< Warren dovresti vestirti > mi ordinò tirandomi una pacca sulla coscia,sobbalzai fulminandolo con lo sguardo:
< Giù le mani Bieber o te le cionco > e così dicendo lo vidi alzare le braccia al cielo ed arretrare di un passo fintamente intimorito.
Non per dire,ma la giornata cominciava bene,sul serio.

(...)
Justin's pov.

Lasciai Elysabeth all'entrata del laboratorio di chimica,facendo bene attenzione a non sfiorarla più del dovuto-anzi per essere sinceri mi ero appropriato della sua guancia per un misero nanosecondo schiocchiandole un forte bacio-non mi andava a genio l'idea che qualcuno si facesse strane idee sul mio/nostro conto.
Mi incamminai verso i campetti di basket,non c'era nulla di più salutare che saltarsi la prima ora di lezione.

Diedi una veloce occhiata agli spalti: c'era sempre qualche anima persa che si rifugiava lì sopra per scampare a qualche compito in classe e qualche dannato che si nascondeva lì sotto per fumare in santa pace o farsi qualche ragazza.Poggiato là vicino c'era un ammasso di ragazzi indistinti-quello che c'era intorno a loro non era fumo,ma un'intera metropoli Dio- e quando i miei passi si fecero sempre più vicini( e rumorosi) sui ciottoli li vidi voltarsi verso di me con sguardo interessato:
< Bieber! > mi chiamò uno di loro buttando la sigaretta per terra e schiacciandola con i piedi,dopo aver udito le loro voci e dopo che i loro volti si fecero più nitidi fuori dalla nuvoletta di fumo mi pentì di essermi fermato: < Ciao Chris > esordì con aria calma mentre gli altri mi osservavano curiosi
< Non sei più il piccolo capellone di una volta > notò ridacchiando soddisfatto e scuotendomi i capelli,scossì la testa per rimettermeli in ordine:
stronzo non toccarmi i capelli,sono sacri.Chris e tutta l'allegra ciurma là presente erano mie vecchie conoscienze che speravo essermi lasciato alle spalle;
2 o 3 anni prima mi ritrovai nel loro giro,erano gente strana:nè troppo ok nè troppo sbandata-anche se di cose da malati ne facevano,eccome-
ed è lì che conobbi Ryan e da quello che seppi negli anni successivi lui da quella gente non si allontanò mai quindi,
se volevamo proprio tirar le somme si poteva ben capire perchè fossero apparsi improvvisamente nella zona Sud dell'istituto,ancor più nello specifico:
perchè si fossero presentati a rompere le palle a me.

Chris mutò improvvisamente espressione tornando serio e poggiò la mano sulla mia spalla stringendola un pò eccessivamente:
< Ryan ci ha raccontato della tua scenata di ieri.. > cominciò abbassando la testa ed osservandomi come in segno di rimprovero,come se fossi un bambino da educare; aveva ancora fiato in corpo per parlare quel bastardo? < Chris rimanine fuori per favore > sospirai annoiato,
regola numero uno:Bieber non perde mai la calma
< Mi spiace Biebs ma mi risulta difficile,siamo amici e gli amici non si abbandonano.Non come hai fatto tu almeno > spiegò indicando gli altri 6 o 7 che gli erano alle spalle < Io ho lasciato il gruppo perchè non ero spericolato come voi >
< Ma eri ribelle e solo  e sappiamo tutti quanto una persona sola sia fragile >
continuò,ingoiai con difficoltà la saliva:non mi piaceva quando toccavano quel tasto. Ryan comparve alle spalle della muraglia,scostando di due in due i ragazzi che ci circondavano:
< BRUTTO STRONZO > Urlò indicandomi,indietreggiai di un passo per farlo avvicinare ma due dei loro lo bloccarono per gli avambracci:
era conciato male,malissimo e mi venne la voglia di darmi una pacca sulla spalla:bel lavoro Bieber. Ryan sputò per terra,quasi vicino alle mie scarpe
hey stronzo sono nuove non permetterti;
< La verità Bieber è che tu sei ancora solo.Così come la tua piccola Warren... > esultò Chris dopo un minuto di silenzio nel quale io e quel cane lì infondo ci eravamo scrutati,al solo pronunciare il nome di Elysabeth lo guardai in cagnesco,alzò le mani in segno di resa:
< Who who cuccia Bieber,non ho detto niente di male.Ma sai quanto mi diano fastidio certi atteggiamenti e Ryan non l'hai conciato proprio benino.. > fece alzando il volto sfigurato del ragazzo evidentemente infastidito da quelle attenzioni,infatti un secondo dopo scostò la testa
< Pertanto voglio darti una via di fuga che non sia quella di morire dissanguato dopo un pestaggio di massa. > ecco dove voleva andare a parare:si era dilungato troppo per essere il solito Chris; mi girò intorno lentamente ed io fissai il tipo dietro di lui,era nuovo,non l'avevo mai visto in comitiva ma aveva un volto conosciuto poi il bruno tornò alla sua postazione e fece per aprir bocca ma Ryan lo bloccò:
< Chris lascialo dire a me,voglio godermi il momento > e si liberò dalla presa dei due compagni accostandolo,avuto il via libera sputò con orgoglio il suo compromesso: < Non ti voglio intorno a Warren,per nessuna ragione. > alzai un sopracciglio: che cazzo aveva detto quello stupido coglione?
<  E chi cazzo sei tu per dirmelo? >
< Il figlio del proprietario del 100% dell'istituto >
rispose con un sorriso sornione,da quando per bastardo si era comprato anche il restante 30%!?
Preso da quella domanda assolutamente inutile che mi stavo ponendo non ebbi il tempo di realizzare il tutto che lo sentì proseguire:
< Non so cosa ci sia tra te e quella troietta ma so solo che per aver picchiato così un tuo vecchio amico la cosa deve essere seria e desidero punirti così. > Da quando lui era stato mio amico? < Tu non mi devi punire un bel niente! > ringhiai avanzando di un passo,voleva il bis??
Chris ci divisse e mi spintonò più dietro: < Resta al tuo posto Biebs e non ti farai male!Sono le regole del gruppo Drew > mi ricordò evidenziando il mio secondo nome;Ryan si schiarì la voce riattirando l'attenzione dei presenti che si era spostata su Christian
< Come dicevo,non ti voglio vedere dalle sue parti e sta tranquillo che non me la filerò nemmeno io. >
< E a che cazzo ti serve tutto questo allora- >
non ebbi il tempo di finire la domanda che il ragazzo continuò infastidito:
< E sia chiaro che se le parlerai o ti metterai in contatto con lei per starle vicino,coccolarla,farla ridere o cazzate varie ne pagherete entrambi le conseguenze.Tu verrai espulso dalla scuola e la tua adorata mammina non vuole che tu torni a casa a morire di fame vero? > domandò sporgendo il labbro inferiore in un finto broncio,digrigniai i denti: < Non nominare mia madre! > sbraitai sporgendomi in avanti bloccato da un colosso dietro di me.Mia madre era la più splendida creatura che fosse mai esistita,aveva investito tutti i risparmi della sua vita -più innumerevoli gioielli di famiglia- per il mio fondo scolastico;mi aveva pagato la retta di una delle migliori scuole del posto permettenomi di vivere in maniera più agiata rispetto alla mia infanzia-ma sinceramente non mi dispiaceva dover suonare sulle scale del teatro vicino casa per portare qualche soldo in più,mi sentivo in dovere di farlo- e se fossi tornato a casa dopo un esplusione assoluta dalla scuola le avrei spezzato il cuore.
Chris mi poggiò una mano sulla testa come un fratello maggiore:ma meno male che io con la famiglia di Chris non c'avevo nulla a che fare;
< Piccolo Bieber ovviamente i problemi li avrà anche Elysabeth se trasgredisci,diciamo che sarà vittima di...come lo chiamate pateticamente voi?... > domandò schioccando le dita alla ricerca del nome giusto,i suoi occhi si illuminarono ed esultò: < Ah si ci sono!...Bullismo! > finì soddisfatto congiungendo le mani;il sangue mi si ghiaccio nelle vene e le pupille mi si dilatarono del 10% : Warren non la doveva sfiorare,non la dovevano distruggere ne psicologicamente ne fisicamente o li avrei uccisi con le mie mani < Non la toccate. > ringhiai,Ryan schioccò la lingua:
< Possiamo farlo Biebs è tutto in norma > non ebbi nemmeno il tempo di ribattere che Chris fece cenno al tipo dietro di me di lasciarmi e spinse gli altri verso il campo da basket;il colosso mi mollò bauttandomi per terra e l'ammasso di persone che si era formato intorno a me svanì insieme a quei due bastardi,
non mi degnarono nemmeno di uno sguardo se non quel coglione inesperto di Ryan.
Non mi ci volle molto prima di capire che tutto quel ricatto geniale fosse un opera di Chris,
era un piano studiato fin troppo intelligentemente per essere di quell'idiota,lui ci aveva semplicemente messo in mezzo il papino.
Mi alzai da terra spazzolandomi i pantaloni:merda li avrei dovuti portare in lavanderia quel giorno;
la voglia di andare al campo di basket mi era assolutamente passata eppure era passato quanto dall'inizio della lezione? 20 minuti circa?
Avevo tutto il tempo necessario per pensare a qualcosa.

Mi sedetti su un muretto della piazzetta deserta,osservando l'acqua della fontana schizzare sui bordi e pescando una sigaretta dalla tasca dei jeans:per fortuna non si era spezzata quando ero caduto; ripensai a cosa sarebbe accaduto se mi fossi avvicinato ad Elysabeth: l'avrebbero presa di mira,piscologicamente e -a mio parere- senza troppi problemi anche fisicamente ed io non sarei resistito più di tanto nell'intervenire contro quell'orda di colossi;
mi portai le mani tra i capelli e chiusi gli occhi cercando qualche briciolo di pace interiore: no non c'era,era andato a farsi fottere pure lui.Mi venne in mente un vecchio e profondo discorso avuto con Chaz qualche tempo prima,un ragazzo del gruppo che se ne andò poco dopo di me
( e la cosa non mi dispiaque,era un tipo apposto ed aveva le carte in regola per conoscere gente migliore)

*flashback*

< Allora Chaz,come ti va la vita? > domandai girando il cucchiaino nella mia tazza di caffè-latte,scrollò le spalle ed assecondò il mio gesto davanti alla sua cioccolata calda < Non male Biebs,non male;ho una ragazza e finalmente le cose vanno meglio... > sospirò rasserenato fissando un punto indefinito oltre la finestra al nostro fianco,Chaz non era cambiato per niente in quei 2 anni: gli stessi capelli castani scuriti un pò di più nel tempo e portati con un ciuffo che sembrava quasi coprirgli l'occhio-anche se per essere sinceri quel ciuffo attirava le ragazze,era figo- la barba leggermente cresciuta e i tratti più maturi;si,non era cambiato affatto era semplicemente cresciuto e maturato.
Mi guardò,notando di come gli stessi facendo l'autopsia e sorrise in imbarazzo scuotendo i capelli:
< Sono stato vittima di bullismo in questi 2 anni.. > soffiò a disagio,inclinai impercettibilmente la testa: non lo sapevo
< Davvero? > domandai innocentemente,No Bieber è una presa per il culo sai,annuì:
< Quando lasciai il gruppo cominciarono a fantasticare sul fatto che mi avessi convinto tu e che stessimo creando tipo una setta satanica > spiegò muovendo le mani in modo buffo e ridacchiando,erano tutti fumati quelli lì oddio < Cominciarono a perseguitarmi,a picchiarmi almeno una volta a settimana come un abbonamento.. > strinse fortemente il cucchiaio fino a far diventare le nocche bianche
< E mi insultavano,ovunque e pesantemente.A scuola tutti hanno paura di certa gente e si sa come va a finire: tramite amici di amici di amici e così via tutti cominciano ad evitarti e a far il loro gioco per non finire nei casini,ecco perchè ho cambiato istituto- >
< Con me non l'hanno mai fatto,eppure ho lasciato il tutto prima di te.. >
notai a voce bassa ma stavo parlando più con me stesso che con lui
< Me lo sono chiesto anche io ma poi sono arrivato ad una conclusione: Chris aveva paura di te Biebs e l'ho sempre pensato fin dal principio.Non era mai riuscito a metterti i piedi in testa,ogni qualvolta decideva qualcosa sapeva bene di dover passare in rassegna anche la tua opinione perchè eri testardo. >
< Chaz tu eri un coglione come me >
risi lui scosse la testa sorridendo:
< No Justin,io ero il tipo nanerottolo del gruppo,quello che usavano come poggia-gomito e che faceva ridere.Ma seriamente parlando nessuno mi prendeva in considerazione,per quanto cercassi di essere come te > e pronunciando questa frase mi guardò negli occhi:
non pensavo di poter essere d'esempio per qualcuno,anzi,io ero il ragazzo che nessuna madre ti avrebbe fatto frequentare,che nessun padre avrebbe fatto uscire con la propria figlia.Il ragazzo diede un'occhiata al cellulare che cominciò a vibrare sul tavolino in legno:
< Scusami Bieber ma la mia ragazza mi sta aspettando,mi ha fatto piacere reincontrarti > disse porgendomi la mano,
mi alzai a mia volta stringendogliela prima di tirarlo verso di me ed abbracciarlo come ai vecchi tempi,quel saluto non me lo ero mai dimenticato in quel tempo.
Lo vidi incamminarsi verso l'uscita infilandosi il giaccone verde mentre io,come un idiota,rimanevo impalato a fissarlo di spalle vicino al tavolo
< Somers! > lo richiamai,si voltò:
< Cosa fanno i bulli? > domandai innocentemente,sembravo un bambino idiota ed isolato dal mondo sorrise a malincuore:
< Ti stanno addosso come il Monossido di Carbonio sull'Emoglobina > rispose sorridendo quasi divertito da quanto fossi stupido e forse pure poco sensibile.Non lo richiamai più,lo osservai uscire e ripensai a quante ne avesse passate quel ragazzino di qualche anno prima,poi ci pensai:
"ti stanno addosso come il Monossido di carbonio sull'Emoglobina"...
voleva incitarmi a smettere di fumare?Naaah.


Inspirai un altro pò di fumo per poi rilasciarlo e lasciarlo condensare nell'aria sottoforma di una piccola e grigia nuvoletta,
lì dentro vidi scriversi da se tutti i pensieri fatti fino a quel momento poi un qualcosa mi balenò in testa,
non sapevo bene cosa fosse ma avevo l'impressione che fosse geniale.

 

Buon pomeriggio bellezze!
Ok,scusatemi per il leggero ritardo(perchè rispetto ai miei ritmi questo è poco AHAHAHAHAH)
Anyway(si lo so che vi sto contagiando con il mio anyway)
questo capitolo è per il 3/4 "Justin's Pov" ed ho scoperto di trovarmici bene,intendo nel raccontare
determinati aspetti dal suo punto di vista anche perchè rappresentano un'altra parte di società e vita,
da un lato se magari avete notato ho evidenziato il Bieber che ama la famiglia e Warren
dall'altro quello che ha fatto le scelte sbagliate,con la gente sbagliata e se ne pente poco o nulla.
Riserverò il suo punto di vista per capitoli importanti(perchè questo è relativamente importante insieme al seguente)
e daranno un fondamento alla storia piuttosto rilevante,ok sto anticipando troppo sksate.
Vi lascio subito con lo spoilers e le domande lalalala
ps:si lo so,quelle del precedente capitolo erano un pò a cazzo e forse non centravano nemmeno tanto con questo capitolo
ma capitemi,ho scarsa fantasia lol.
Continuerò dopo 13 recensioni.



Spoiler
< E' tua? > domandò,annuì incerta rimanendo per terra ancora scossa;le sue mani strinsero la carta e la strapparono < Sei impazzito!? > urlai con voce stridula alzandomi di scatto e provando a recuperare i miei compiti,l'unica cosa che riuscì a riprendermi furono 4 o 5 pezzetti di carta sconnessi,lo guardai allibita: < Ma cosa ti ho fatto?? > chiesi,Justin scrollò le spalle: < Sei uno sbaglio Warren,quindi direi che il tuo primo errore è stato nascere > concluse trafiggendomi con quegli occhi scuri ed impenetrabili,quelli che pensavo di essere riuscita a sciogliere

ps:amatemi,lo spoiler è bello lungo trololol.(LO SPOILER,perverse che non siete altro.)

Domande.
1)Vi siete fatti qualche idea su cosa centra l'ex fidanzato di Elysabeth?lalala
2)Secondo voi cosa ci guadagna il gruppo di Chris nell'allontanare Justin da Elysabeth?
(se rileggete bene evidenziano che nessuno è interessato ad importunarla o scoparsela sks)
3)Quale stupida idea ha avuto Bieber a vostro parere?
(Vi do un aiuto:è un'idea che a supo parere lo farà rimanere sempre vicino a Warren nonostante tutto)

Sono complessa lo so ma questo è il bello trololol.ok basta AHAHAHAH
Ok evaporo,tanto amore,vi amo sul serio.Mel.


 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


Uscì dall'aula di storia: era la quinta ora della giornata e Justin non si era minimamente fatto vedere nei corridoi,che si fosse disintegrato?
Osservai per un attimo il foglietto degli orari-perchè si:non ricordavo ancora a memoria i miei orari scolastici,ero troppo intelligente per farlo - e notai con piacere di avere un'ora di filosofia dopo pranzo,non capì bene quell'improvvisa euforia ma ipotizzai a due opzioni:
o volevo vedere Justin Bieber
 o avevo sviluppato un improvviso amore per la filosofia
e non so quale fosse la cosa peggiore tra le due.

Quel pomeriggio ripetei la lezione di filosofia: da lì a pochi giorni la Cardon mi avrebbe interrogato su quel fottuto Shakespear,rimanendo in tema: Bieber non si era fatto vedere tutto il giorno e dubitavo sarebbe magicamente apparso quel pomeriggio in teatro,dopotutto avevamo concluso tutti i lavori ed io personalmente non avevo tempo da perdere.Approfittai del tempo libero per farmi un giro in biblioteca,ci rimasi per un bel pò di ore e dopo mi concessi una cioccolata calda al bar vicino all'istituto.
Tornai in camera verso le 22.00; lanciai la sacca sulla scrivania e mi svestì:osservai un'ultima volta ed in modo riluttante i lividi,
quanto lo odiavo quel bastardo.Scossi la testa cercando di non pensarci,mi infilai sotto le coperte e mi addormentai.


Il trillo della sveglia mi svegliò di soprassalto:ma che cazzo era snervante.Mi alzai controvoglia svolgendo la solita ed oramai monotona routine-con tanto di ritardo oramai abitudinario,aggiungiamo- e mi buttai nei corridoi ancora affollati: Elysabeth Warren in anticipo di 5 minuti,ommiodio ero Dio.
Concluse le prime 3 ore di lezione mi fermai al mio armadietto,nascondendoci la testa all'interno riordinando un pò di libri,
diedi una veloce occhiata all'orologio: dovevo muovermi o sarei arrivata tardi a biologia.
Mi ricaricai la sacca in spalla e chiusi con un tonfo l'armadietto cigolante,gli diedi un pugno per confermarne la chiusura e mi incamminai verso l'aula tenendo lo sguardo fisso sulla ricerca di storia: troppi compiti,così poco tempo per farli.
Sentì un masso venirmi addosso(o io andare addosso ad un masso,dipende dai punti di vista ma okay) e i fogli caddero lentamente per terra spargendosi sul pavimento < Ma porca troia sta più attento! > lo rimproverai imprecando ed abbassandomi immediatamente a raccimolare il materiale
,quando ricostruì la pila di fogli osservai il tipo ancora piazzato lì di fronte: schiusi le labbra presa dalla sorpresa < Oh..Ciao Biebs > lo salutai accennando ad un sorriso,Biebs?Da quando mi prendevo la confidenza di chiamarlo così!? La sua espressione era un misto tra odio,disprezzo e paura,
saettò lo sguardo a destra e a sinistra poi,invece di aiutarmi a rialzarmi,con un piccolo calcio mi rispinse per terra:
< Ciao Warren,bella giornata vero? > domandò con un sorriso sornione,raccolse la mia ricerca osservandola interessato:
< E' tua? > domandò,annuì incerta rimanendo per terra ancora scossa;le sue mani strinsero la carta e la strapparono
< Sei impazzito!? > urlai con voce stridula alzandomi di scatto e provando a recuperare i miei compiti,
l'unica cosa che riuscì a riprendermi furono 4 o 5 pezzetti di carta sconnessi,lo guardai allibita:
< Ma cosa ti ho fatto?? > chiesi,Justin scrollò le spalle:
< Sei uno sbaglio Warren,quindi direi che il tuo primo errore è stato nascere > concluse trafiggendomi con quegli occhi scuri ed impenetrabili,
quelli che pensavo di essere riuscita a sciogliere.Raccolsi la sacca ancora buttata nell'angolo dopo la mia disastrosa caduta,
mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio mostrando la mia espressione indignata e lo superai ricevendo in risposta una forte e dolorosa spallata.

Mi raggomitolai dietro un albero del cortile fumando in modo nervoso una sigaretta:la stavo divorando dannazione.
Mi persi nei ricordi,seppur recenti-forse fin troppo recenti- : mi ricordai degli occhi cupi e scuri di Bieber mentre mi osservava con schifo,rividi persino i miei fogli strappati e seppur fossero fondamentalmente inutili sembrò essersi strappata una parte di cuore insieme a loro.
Sentì la campana di inizio lezione rieccheggiare nei lontani corridoi,schiacciai la sigaretta sotto la suola delle scarpe e prendendo un respiro profondo tornai dentro.
***
Il giorno dopo mi incamminai verso il mio armadietto saltellando di mattonella in mattonella,amati cazzeggi infantili.
Mi fermai nel bel centro del corridoio quando sentì il cellulare vibrarmi: da quando mia mamma si preoccupava di darmi il buongiorno?
Insomma si ricordava della mia esistenza una volta ogni morte di papa;
< Hey Warren! > urlò una voce familiare,fin troppo familiare,mi voltai alzando di scatto gli occhi dal cellulare e cercando il suo viso nei corridoi affollati,
parecchie persone mi guardavano divertite: che minchia vi guardate? Quando intravidi il suo ciuffo biondo il cuore smise di battere per un secondo:
< Oh ciao Bieber. >risposi acida tornando a fissare il mio telefono,se aveva intenzione di scusarsi con me per il giorno precedente beh,non gliel'avrei data vinta facilmente, < Bei pantaloni! > affermò,oh adesso cerca anche di adularmi? storsi la bocca
< Peccato che sia il tuo grasso il problema > rise,rise così divertito quasi da farmi male
< Cosa? > chiesi presa alla sprovvista,tantissime persone mi stavano osservando ed annuivano, Justin sorrise sornione questa volta in modo più contenuto-ed era proprio quella la cosa peggiore- : < Non hai sentito?Sei grassa > disse tranquillamente,mi osservai da capo a piedi:
lo ero sul serio?Avevo sempre pensato di avere dei mattoni al posto delle gambe o una pallottola al posto della pancia ma ero sempre riuscita a scacciare via quei pensieri ma in quel momento,sotto lo sguardo di tutta quella gente che non faceva altro che confermare le parole di Bieber le cose mi sembrarono 3 volte più grandi:persino le mie gambe.Mi voltai nella sua direzione: < Perchè lo fai? > domandai con un filo di voce mentre sentivo il labbro inferiore tremarmi,probabilmente in quel casino non sarebbe nemmeno riuscito a sentirmi eppure qualche secondo dopo mi arrivò risposta:
scrollò semplicemente le spalle < Mi diverte ed è quello che penso > spiegò;scossi la testa cercando di cacciar via tutte quelle parole,
quelli sguardi e quei pensieri che mi giravano intorno fastidiosamente e mi tirai via dal cerchio di persone che si era creato.
Decisi di saltare la prima ora di lezione,non era una buona idea tornare in camera:troppo silenzio e ciò significava dar carta bianca ai pensieri,
non era una buona idea nemmeno il cortile dell'istituto:troppi sguardi,non sarei riuscita a reggerli.
Avevo bisogno di stare un pò sola con me stessa,di pensare alle cose giuste al tempo giusto;ci pensai un pò poi sparì dal bagno dopo aver trovato il posto perfetto.
Aprì la cigolante porta del vecchio cortile-anche se ritornare in un luogo con,anche se pochi,ricordi così forti non era una buona idea-
sperando di non fare eccessivo rumore,almeno in quel momento sapevo che non avrei fumato là dentro,troppi guai.
Mi accomodai sulla panchina in pietra incrociando le gambe a mò d'indiano e dedicandomi a sfogliare la galleria del mio cellulare:
foto orrenda,foto orrenda,foto adorabilmente orrenda,questa è da eliminare subito,qua ho sul serio le gambe grasse,qui ho i fianchi a montagna russa... stavo prendendo seriamente in considerazione l'idea di resettare la memoria del cellulare.
La porta del cortile si aprì nuovamente accompagnata dal suo fracasso agghiacciante,mi irrigidì subito: fa che non sia un professore,fa che non sia un professore,non udendo nessun passo,o vocio o rimprovero alzai sorpresa la testa...e me ne pentì.


Eccomi fdofdndfon ok sono veloce,eccovi il capitolo spero che vi piaccia,
vi anticipo che le cose sono e saranno più complicate di quanto immaginiate ma è questo che volete no?
Non voglio la solita FF pallosa,che annoia,voglio i colpi di scena e voglio che voi viviate entrambi i punti di vista dei personaggi
(anche se,come ho ripetuto più volte,quello di Bieber lo riserverò per capitoli speciali e di massima importanza ma saranno abbastanza consistenti da sorprendervi,spero)
quindi nulla,questa è la situazione attuale tra Warrene  Bieber e devo dire che è alquanto incasinata ma fott pop è fa-vo-lo-sa(??)
Anyway(OVVIO CHE LO SCRIVEVO)  vi lascio con lo spoiler,tuttavia senza domande
(sarebbero troppo dififcili e non vi ho dato abbastanza informazioni in questo capitolo)
Continuerò dopo 11 recensioni c:




Spoiler
Osservai un'ultima volta il mio mal ridotto quadernetto,in una parte bruciacchiata ma non del tutto persa del foglio c'era ancora quella dannata frase che lo aveva fatto così tanto incazzare,probabilmente stavo per mostrare,con quelle semplici parole il vero Bieber e lui non aveva minimamente intenzione di lasciarmelo fare:
" Well did you know you're an angel? who forgot how to fly"


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


un ragazzo fin troppo familiare mi osservava nel bel mezzo del cortile,distante da me circa 5 metri,con i piedi ancorati per terra e lo sguardo perso su di me
-od oltre di me,non ne avevo idea- ingoiai faticosamente la saliva: ero combattuta dalla voglia di scoppiare a piangere e da quella di prenderlo a pugni fino a farlo sanguinare ma entrambi le due opzioni sarebbero state controproducenti.
Mi alzai lentamente,cercando di non inciampare nei miei stessi piedi e mi incamminai lentamente verso la stessa porta dalla quale entrambi eravamo passati
perchè l'ultima cosa che volevo era sentirmi offendere maggiormente e dover sopportare una distanza così ridotta tra Bieber e me;
ogni passo che facevo significava avvicinarmi al mostro eppure non riuscì a non perdermi nelle sue pozze color oro:lo conoscevo abbastanza bene da sapere che era lì per il mio stesso motivo,che era perso,cercava risposte ma allo stesso tempo voleva soffocare i suoi pensieri,si era esattamente lì per questo;
ne diede conferma il fatto che schiuse le labbra pronto a dirmi qualcosa ma poi le riserrò,probabilmente si era risparmiato qualche insulto,
sfiorai involontariamente la sua spalla ma non lo vidi muovere un muscolo:rimase ancorato al suolo,senza offendermi,senza darmi una forte spallata ,senza farmi cadere la sacca o altre bastardate.
Quando il mio avambraccio sfiorò il suo percepì un brivido percorrermi le braccia e sentì come se un pezzo di me se lo fosse portato via lui.

***
< E' la segreteria telefonica di casa Warren,al momento non siamo in casa ma vi preghiamo di lasciarci un messaggio e cercheremo di richiamarvi o rispondervi al più presto,ciao! > La voce squillante,allegra e forse un pò impacciata di mia madre risuonò nella cornetta,presi un respiro profondo:era il 5 messaggio in segreteria che lasciavo a mamma e papà e non mi avevano ancora richiamata < Ciao mamma,ciao papà sono Elysabeth,è il quinto messaggio che vi lascio e spero che almeno uno lo ascoltiate.Portatemi via da qui vi prego,qui è diventatto tutto...tutto..così difficile- > presi un altro respiro per nascondere il tremolio della voce < Io non ci voglio più stare qui;la scuola non mi piace,è noiosa- > cazzata < E qui mi stanno troppo addosso le persone > cazzata al cubo,ero sola come un cane < Per favore,vi supplico,venite a prendermi > li scongiurai seguito da un minuto di silenzio: < Chiamatemi okay? > e detto questo riattaccai.
Erano passate due settimane dal mio incontro con Justin nel cortile e fu l'ultima volta nella quale riuscì a guardarlo negli occhi senza sentirmi sbagliata.

 

*qualche giorno prima*

< Fammi passare. > ordinò una ragazzina al mio fianco,mi appiccicai agli armadietti eseguendo il suo ordine,
stavo diventando un ostacolo persino nei corridoi.Erano praticamente due settimane che piangevo a dirotto,la notte e mi ricoprivo il viso di interi strati di correttore per nascondere le occhiaie,non ce la facevo più.Strano a dirsi,ma dall'essere completamente invisibile all'interno dell'istituto-e la cosa mi mancava parecchio- ero improvvisamente diventata un personaggio pubblico da deridere e non capivo nemmeno come o perchè;l'unica cosa della quale ero sicura era che era partito tutto da quel figlio di puttana di Bieber,mi odiava così tanto da ripetermelo ogni giorno o umiliarmi nei corridoi pieni di gente.
Quel giorno mi accucciai in un angolo dei corridoi-abbastanza largo da non permettere alla gente di schiacciarmi- e afferrai il mio quadernetto dei disegni:no non ero brava a disegnare al massimo sapevo fare gli stickman ma era un passatempo come un altro;un'ombra mi si parò davanti togliendomi la luce solare:
< Spostati mi copri la visuale > risposi sovrappensiero avvicinandomi ulteriormente al foglio per intravedere meglio i segni che facevo con la matita,
chiunque fosse questo coglione non osava togliersi dalle palle,diedi una veloce e seccata occhiata davanti a me in modo da intravedere le sue gambe:il sangue mi si ghiaccio nelle vene,la gola mi si seccò e le mani cominciarono a tremarmi,io quelle supra dorate le conoscevo fin troppo bene;alzai lentamente lo sguardo verso il volto posto in contro luce del ragazzo che avevo di fronte: < Ciao piccola Warren > salutò con un ghigno meschino,mi limitai a fissarlo incessantemente,si chinò sulle ginocchia all'altezza del mio viso come un uomo farebbe su un bambino intento a giocare nella terra < Cosa fai? > domandò curioso e falsamente amichevole inclinando il viso cercando di analizzare i miei scarabocchi,strinsi immediatamente il quadernetto al petto: < Niente. > riposi a denti stretti,un nuovo sorriso si aprì sul suo volto e capì che la cosa non prometteva bene,mi strinse l'avambraccio e corrugai il viso in un'espressione dolorante,mi alzò di peso e mi attaccò fortemente al muro. Sentì il suo respiro vicino al mio orecchio: < Risposta sbagliata Elysabeth > sussurrò sensuale e tremendamente intimidatorio,
con un gesto veloce mi strappò dalle mani il blocchetto e si allontanò di qualche passo per poterlo leggere chiaramente,mi feci ancor più piccola-anche se non credo fosse ancora possibile,oramai ero tutt'uno con il muro- ed osservai la sua espressione mutare: si leccò le labbra con fare nervoso-qualche settimana fa sarei morta per l'orgasmo vedendolo fare una cosa simile- lo osservai impaurita mentre  frugava nella tasca destra dei suoi jeans,mi permisi di lanciare un'occhiata ai corridoi:
la solita folla di curiosi si era radunata là intorno,perchè umiliare la piccola Warren era oramai diventata una ricorrenza giornaliera.
Justin uscì un oggetto verde scuro e solo quando intravidi del fuoco capì cosa avesse intenzione di fare:
< Justin che vuoi fare con l'accendino?? > urlai sporgendomi un pò in avanti ma non troppo,avevo paura,paura di lui,paura che potesse passare anche al male fisico oltre che a quello morale che mi stava infliggendo < Osserva > spiegò semplicemente ed avvicinò la fiamma al bordo del mio quadernetto;
la carta cominciò lentamente ad assumere un colorito grigiastro e la vidi accartocciarsi man mano,il fuoco cominciò a divorarsi man mano i bordi del quaderno salendo man mano e portandosi via tutti i miei disegni,i miei pensieri scomposti e le mie frasi,quella frase.Come se non gli bastasse rovinare anche i miei oggetti tirò fuori una sigaretta e avvicinandosi pericolosamente alla fiamma viva che bruciava il foglio se l'accese,suscitando l'ilarità di alcuni presenti e persino qualche applauso:perchè lui ora era quello figo,quello bullo e trasgressivo ma per me rimaneva solo un povero pagliaccio.
La sua mano lasciò cadere il quaderno che lentamente bruciava ancora e mi catapultai a pestare la piccola fiamma ancora viva,
trascinai il quaderno via con me nei bagni,sperando che almeno là Bieber non avesse il coraggio di entrare.

Forse io quel male me lo meritavo,avevo fatto arrabbiare Justin ed oramai era mia priorità non farlo incazzare,mi sciacquai il viso e poggiai le mani sul ripiano in marmo osservando il mioviso stanco e terrorizzato allo specchio:Justin,gli altri,avevano ragione,facevo schifo e peggioravo ogni santo giorno.Osservai un'ultima volta il mio mal ridotto quadernetto,in una parte bruciacchiata ma non del tutto persa del foglio c'era ancora quella frase che aveva così tanto incazzare Bieber.
" Well did you know you're an angel? who forgot how to fly"

*fine*

I ricordi mi uccidevano,ne stavo passando di tutti i colori,volevo tornare a casa,dal mio cane Blaffy,da mia madre-sebbene fosse una donna bisbetica- e da mio padre-che forse in quella casa era l'unico normale- .Io non ero forte e non lo ero mai stata,come potevo pretendere di superare una situazione simile?
Ero sola,lontana da casa e con il cuore a pezzi ed alle 23.00 non riuscivo a far altro che formulare pensieri depressi e tristi,che botta di vita che sei a 18 anni  Elysabeth;quella notte dormì raggomitolata sul tappeto-che poi era dannatamente morbido,hey- vicino al telefono e sperai vivamente che gli alieni mi rapissero.

Quel mattino il sole non mi colpì in pieno viso,anzi fu un risveglio piacevole visto che,nascosta dal letto e rannicchiata sul tappeto,la luce illuminò la stanza in maniera dolce e non invadente,mi alzai intorpidita dal pavimento:ok passare più di 8 ore in quella posizione non si erano dimostrate affatto comode come ipotizzavo;mi avvicinai allo specchio del bagno per lavarmi il viso ma una chiazza rossa attirò la mia attenzione: ero così goffa persino nel sonno da essermi tagliata-anche in modo abbastanza profondo- sulla guancia vicino a qualche spigolo rotolandomi sul pavimento.Mi vestì e passai un pò di pumata sul lungo ed evidente raschio-ma quello era l'ultimo dei miei problemi- poi mi fiondai in quell'inferno,magari quel giorno le fiamme mi avrebbero ucciso velocemente.
Entrai nell'aula di filosofia fiondandomi su uno dei primi banchi e la motivazione era piuttosto semplice: più un banco era avanti più era distante da Justin Bieber.La Cardon entrò osservandomi sorpresa:Warren che si siede in prima fila,porca troia che miracolo;si accomodò e sfogliò il registro
< Warren quando pensi di portarmi questo dannato Shakespear? > domandò seccata < Sto ripetendo gli ultimi sonetti > spiegai in modo impacciato ed imbarazzato,anche Shakespear mi riportava al volto di Justin,ora anche un vecchio crepato tanto tempo fa mi incuteva indirettamente terrore e studiare una cosa così complessa da sola non era affatto facile.Persino quella zoccola che mi diede ripetizioni tempo prima al posto di Justin mi piantò in asso
< Mi spiace Elysabeth ma non me la sento di mettermi nei guai per te > sputò un giorno con vocina acuta ed innocente,zoccola al cubo e,detto francamente,io quella sua frase non l'avevo mai capita ma non ci voleva molto ad intendere che l'idea di aver a che fare con una vittima di bullismo-perchè io oramai mi consideravo tale- non la entusiasmava affatto.

Gli studenti si riversarono fuori dalle classi al suono della quarta campanella,io per ultima.Sebbene i ragazzi fossero confluiti un pò ovunque notai un eccessivo movimento dalle parti del mio armadietto,corrugai la fronte ed incarnai le sopracciglia avviandomi a passo più spedito,più avanzavo più notavo che l'oggetto interessato era proprio il mio armadietto;
presi a spallate qualcuno,-ero ancora in grado di farlo? -e mi feci largo:
< Levatevi dal cazzo. > ringhiai e qualcuno si tolse persino al primo richiamo,non sentivo quella sensazione di potenza da fin troppo tempo.
Quando riuscì a vedere chiaramente il mio armadietto il libro di filosfia mi cadde dalle mani atterrando con un tonfo sordo sul pavimento-era un mattone quel libro,altro che- le parole:  "Depressed" "ugly" "loser" "Alone" avevano imbrattato in modo indelebile le ante del mio armadio
< VAFFANCULO! > Urlai stanca tirando un forte pugno al ferro,sentì le nocche farmi male ed una minuscola ammaccatura si fece largo sulla superficie,ma il suono fu abbastanza forte da far credere a tutti di aver spaccato tutto l'interno dell'armadietto, < Sparite. > ringhiai nei confronti dei curiosi là intorno,
dovevo avere il viso assolutamente adirato per convincerli ad evaporare dopo un solo richiamo,tutto l'odio ed il rancore che avevo imparato a coltivare stava crescendo man mano.La campanella di inizio quinta ora richiamò gli studenti all'ordine e lasciai che i corridoi si svuotassero prima di strisciare la schiena contro il muro ed accovacciarmi là vicino;mi liberai in un lento e silenzioso pianto,i singhiozzi cominciarono a rieccheggiare nel corridoio deserto,di quel passo mi avrebbero bocciato :stavo saltando troppe lezioni e ne seguivo altrettante con gli occhi gonfi e non capendoci un cazzo.
La mia vita stava andando allo sfascio ed io non potevo far altro che piangere.
Mi passai le mani sul viso in modo violento,strisciandole con pressione presa dalla disperazione e la sottile crosticina che si era formata sul raschio sulla mia guancia venne via,il sangue cominciò-sebbene in modo contenuto ma visibile- ad imbrattarmi una guancia ogniqualvolta cercavo di ripulirmi.

*Justin's pov*

Camminai per i corridoi deserti:la quinta ora di lezione era già cominciata e non avevo assolutamente intenzione di sorbirmela,quindi mi sarei accontentato di un giro dell'istituto; rotei la bomboletta di vernice tra le mani:stava diventando tutto troppo ingestibile ma ero costretto a farlo,mi ero messo in un guaio troppo grosso Dio santo. Svoltai l'angolo e mi ghiacciai all'istante:una ragazzina minuta,dai capelli castani-che conoscevo fin troppo bene- era rannicchiata vicino all'armadietto che io stesso avevo imbrattato ed i suoi singhiozzi riempivano l'aria;in quelle due settimane mi ero abituato a vederla urlare,o pregarmi di smetterla sebbene fosse un colpo al cuore incontrare il suo viso distrutto ogni mattina ma in quel momento,in quell'esatto momento mi sentì male sul serio:
Elysabeth alzò il volto e preso dal panico mi nascosi dietro la colonna,chiuse gli occhi e poggiò la testa all'armadietto,una chiazza rossastra le sporcava la guancia sinistra: cosa le era successo?Cosa cazzo le era successo!? Il sangue mi si gelò nelle vene:e se Ryan o Chris le avessero alzato le mani?
No,non poteva essere,io avevo fatto tutto ciò che mi avevano ordinato.Tutto,dalla A alla Z.

*flashback*

Era il primo giorno che mettevo in atto il mio piano,era stata la prima volta che avevo offeso così pesantemente Elysabeth dandole della "grassa"e vederla sgranare gli occhi,cercare aiuto tra quell'ammasso di bastardi che non facevano altro che darmi ascolto mi fece star male ma dovevo farlo;l'unico modo per tenerla sottocontrollo e starle vicino,attaccato come una zecca giorno e notte era odiarla pubblicamente.
Inizialmente pensai di parlarle durante l'ora di filosofia ma scoprì che la new entry del gruppo di Chris era nel nostro stesso corso,ecco perchè aveva un viso conosciuto.Entrai in bagno e mi buttai una manciata di acqua gelida in faccia:avevo bisogno di dormire e di dimenticarmi del viso sofferente di Elysabeth anche se ero sicuro che mi avrebbe seguito anche in sogno; Chris entrò in bagno ed incrociò le braccia al petto: < Bene Bieber a cosa dobbiamo questo odio improvviso nei confronti di Warren? > domandò divertito,ma che cazzo lui era ovunque? < E' una zoccola ed una povera sfigata > risposi semplicemente affondando il viso nella carta,mi si strozzarono le parole in gola al solo pronunciarlo,per fortuna non potè notare la mia espressione sofferente,schioccò la lingua: < Biebs non so perchè tu stia facendo tutto questo ma credo ti sia chiaro che se cercherai di instaurare di nuovo un legame di amicizia con Warren lei finirà male,fisicamente parlando > mi ricordò con non chalance e se non fosse stato per il fatto che conoscevo abbastanza bene il gruppo di Chris da sapere che tutti gli altri erano appostati fuori ad origliare,gli sarei saltato addosso.
Con un gesto secco cestinai la carta e mi incamminai verso l'uscita,il ragazzo mi bloccò per un attimo dalla spalla: < Biebs credo che tu abbia bisogno di qualche dritta > alzò il sopracciglio compiaciuto,io in risposta aggrottai la fronte < Che blateri Chris? >
< Nulla,semplicemente che,dopo l'inconveniente con Ryan,se proprio devi odiare la Warren lo dovrai fare a modo nostro. >
< Non capisco il perchè di tutte queste regole,sono in grado di offendere le persone senza problemi e lo sai meglio di me >
ridacchiai nervoso passandomi una mano tra i capelli < Bieber pretendi di sapere troppe cose.Tu fa come ti diciamo e non le sfioreremo un capello > concluse spingendomi fuori dal bagno e,come avevo previsto,tutti quei colossi erano appostati là fuori.

*fine flash*

Feci un passo avanti intento ad abbracciarla,a mettere a rischio la mia e la sua incolumità ma il suo sguardo si alzò improvvisamente posandosi spaventato su di me ed è lì che vidi tutto l'odio,il terrore,lo spavento,il disgusto che provava nei miei confronti;
frasi come "Bieber pretendi di sapere troppe cose" o "Non dovrai avvicinarti più a Warren" acquistarono immediatamente un senso:
l'idea di Chris era stata ben più complessa di quanto mi aspettassi,lui non voleva principalmente far male a me ed a lei fisicamente;lui aveva escogitato un metodo più bastardo per uccidermi: tenermi lontano da Elysabeth era già di suo una tortura,lei aveva solo me in quel mondo di adolescenti infami ed io l'avevo improvvisamente abbandonata.Rendendomi un figlio di puttana ad i suoi occhi,secondo le loro regole non avevo fatto altro che dar loro maggior via libera per allontanarci,lei ora mi odiava ed entrambi di quel passo saremmo morti di solitudine.
Altro che idea geniale,io ero un fottuto coglione.


Okay okay okay è bello lungo lovvatemi sks.Vado di fretta quindi vi lascio allo spoiler e alle domande,
spero vi sia piaciuto:ps ho tante sorprese per voi,pensavate sul serio che vi lasciassi senza colpi di scena?E' solo l'inizio questo,
voglio lasciarvi un bel ricordo,fin da ora,di Cigarette e spero di riuscirci.
Grazie tantissimo,comunque,a tutte le persone che mi hanno nei preferiti,a chi segue Cigarette o qualsiasi altra ff,
vi giuro è meraviglioso e gratificante sapere,anche tramite twitter ed Ask che vi sta a cuore ciò che scrivo e che vi sta a cuore,in questo caso,Warren con Bieber.
E' una cosa meravigliosa leggere certi complimenti.Grazie ancora!.
Continuerò dopo 12 recensioni




Spoiler
Continuò a baciarmi scendendo anche sul seno senza varcare il reggiseno  contornando le coppe con le labbra,improvvisamente il suono della mia sveglia al cellulare ci fece sobbalzare,sospirò seccato: < Devi proprio andare? > annuì,avevo il fiatone ed ero sudata,probabilmente ero pure rossa,mi lasciò un bacio all'estremo delle labbra < Ti amo El > disse prima di togliersi da sopra il mio corpo.


Domande:
1)vi aspettavate un simile ragionamento da parte di chris?(lol)
2)pensate che ci sia qualche soluzione?(Secondo la storia riapprocciandosi con El entrambi verrebbero picchiati ma di questo passo Warren non farà psicologicamente una bella fine,intendiamoci)
3)Chi è nello spoiler secondo voi?*è un personaggio già incontrato*


 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


Picchiettai con la penna sulla scrivania della mia stanza,fissando l'orologio: erano le 17.00 di pomeriggio ed io mi ero segregato in camera con il telefono incollato all'orecchio che probabilmente stava suonando oramai a vuoto,improvvisamente qualcuno dall'altro lato aprì la chiamata:
< Pronto? > 
domandai sperando di non aver sbagliato numero
< Biebs? > ricambiò la domanda sorpreso di sentire la mia voce
< Si,ti disturbo? >
< Assolutamente no,sono solo sorpreso di sentirti.Come stai? >
< Male- Bene grazie,tu? >
lo sentì sospirare
< Non c'è male,come mai mi hai chiamato? > ecco Biebs,perchè lo hai chiamato?
< come stai messo con la scuola? > lo sentì ridere sommessamente
< La scuola mi odia Bieber,credo che ricambierò istituto >
emisi uno strano suono e mi apprestai a rispondergli:
< Torna qui. > quasi gli ordinai,forse il destino voleva giocare a mio favore
< Come? > domandò confuso dalla mia strana richiesta
< Torna qui Somers,ti prego ho bisogno del tuo aiuto > lo sentì sospirare e conoscendolo probabilmente in quel momento si stava passando nervoso una mano tra i capelli < Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo?Di tornare tra quell'ammasso di stronzi >
< Somers sei cresciuto- >
< E loro sono diventati più bastardi,non voglio vivere di nuovo l'inferno... >
< Non lo vivrai ma ho bisogno del tuo aiuto Chaz,questa situazione mi sta uccidendo
> ci fu un minuto di silenzio poi lui parlò:
< Ci sono tante carte da firmare,il trasferimento e tutto- >
< Chaz ho bisogno di aiutare una ragazza che sta male,ed ho paura che non sia abbastanza forte da sopportare tutto questo- >
< Tutto questo cosa Biebs?Di che cazzo parli? >
< E' vittima di bullismo Chaz ed io non posso aiutarla.Credo che tu invece ci possa riuscire >
conclusi sperando che quel silenzio lo aiutasse a riflettere sulle mie confuse parole,non ero mai stato bravo in quelle cose: se le persone riuscivano a comprendermi al primo colpo era un bene altrimenti non avrei detto più un cazzo < Dammi una settimana per firmare le carte del trasferimento > concluse
< Dio ti benedica Chaz >

*Elysabeth*

I 7 giorni seguenti passarono tranquillamente e la cosa mi insospettì parecchio:che stesse preparando qualcosa di ancora più orribile per buttarmi giù?
Non lo avevo incontrato da nessuna parte,tuttavia sentivo ancora il dolore al cuore quando,passando per i corridoi,qualcuno citava le sue orribili critiche sul mio conto dandogli ragione;probabilmente quelli che pendevano dalle labbra di Bieber ogniqualvolta mi offendesse erano più meschini e bastardi di lui stesso.
Quel tardo pomeriggio,mentre tutti erano chiusi nelle loro camere o magari in qualche aula per qualche lezione extra(che sfigati) i corridoi dell'ala Est dell'istituto(troppe ale,troppi corridoi,troppi punti cardinali) camminai abbastanza spedita verso la biblioteca con un libro in mano da restituire:
in quel periodo avevo trovato molto più tempo per leggere(diciamo tutta la giornata).
Lessi attentamente un avviso appeso sulla bacheca dei corridoi senza fermarmi ed andai a sbattere nuovamente contro qualcuno;
ma era diventato un vizio allora che cazzo! Questa volta tuttavia caddi in avanti trascinando con me sul pavimento anche quell'idiota che,nonostante i corridoi vuoti,mi aveva praticamente investito a mio parere di proposito, < Ma basta porca puttana! > bestemmiai dando voce ai miei pensieri ma in quel momento mi sembrava più che appropiato;aprì gli occhi dopo la caduta < Warren > disse freddo lui,lo aveva fatto apposta oramai era chiaro dai
< Bieber. > risposi con la voglia di sputargli in faccia,probabilmente notò la mia assoluta acidità nei suoi confronti poichè cambiò espressione quasi ad esser dispiaciuto-oh andiamo a sto giochetto di merda non ci casco più- lui non era spaventato,tantomeno deluso,cercava solo di farmi abbassare la guardia per poi sferrarmi un nuovo pugno all'altezza del petto.
Si tirò sui gomiti fissandomi quasi divertito ma decisi di mantenere la calma:in quella situazione,anche se avesse deciso di offendermi il colpo sarebbe stato meno forte visto il deserto nel corridoio < Mi stai sul cazzo > esordì fissandomi divertito,spalancai la bocca ad "o" indignata:
< Anche tu,ti odio > ringhiai,eppure la sua espressione così falsamente innocente quasi mi divertiva,lui scosse la testa:
< No Warren,mi stai sul cazzo nel vero senso della parola > e così dicendo indicò il mio bacino piazzato esattamente sopra al suo;era sdraiato sotto di me mentre io,con nonchalance rimanevo seduta a cavalcioni su di lui,avampai < Giusto > notai non dandogli più di tanta importanza,
mi alzai spazzolandomi i pantaloni < Ti sei fatta male? > domandò inclinando impercettibilmente la testa e sfiorandomi l'avambraccio,
lo ritrassi immediatamente < Sto benissimo. > ringhiai < Ora sparisci. > non so dove trovai il coraggio per rispondergli così,il nuovo Bieber mi terrorizzava ed ebbi il terrore di ricevere qualche schiaffo da parte sua,giusto per farmi imparare che a Justin Bieber non si risponde in tale maniera ma lo sentì solo mimare qualcosa con le labbra a testa bassa e probabilmente con un filo di voce inudibile
< Come? > domandai,alzò lo sguardo
< Non ho detto nulla. > rispose freddo ed acido come se avesse attivato un bottone che lo rendesse improvvisamente insensibile ma io quelle parole ero riuscita a sentirle,io avevo capito cosa mi aveva detto e mi erano arrivate più che chiare sebbene in ritardo:
< Mi odio,El >.


Mi odio El,mi odio El;ripetevo come un nastro quelle parole,anche io lo odiavo era scontato ma  lui non ne aveva proprio il motivo.
Quando sentì ancora il getto del lavandino ghiacciarmi le mani chiusi l'acqua e mi impacchettai le mani nella carta;
uscì dal bagno e mi poggiai malamente ad una colonna là vicino:quell'istituto era fondato prevalentemente su colonne o cosa?
Q
ualcosa-o meglio qualcuno- mi picchiettò sulla spalla e mi voltai con fare scocciato nella sua direzione:
< Che c'è? > chiesi seccata,quando intravidi la figura davanti a me schiusi le labbra presa alla sprovvista,il ragazzo a sua volta si grattò la nuca imbarazzato:
< Ciao E- >
< Ciao. >
lo bloccai prima che potesse pronunciare il mio nome,sospirò amareggiato
< Che ci fai qui? > domandai fissando gli armadietti di fronte a me mentre lui rimaneva sempre al mio fianco spiegazzando il suo foglietto
< Mi sono trasferito qui > incarnai le sopracciglia e finalmente riuscì a voltarmi verso di lui:
< Di nuovo!? > sorrise in imbarazzo
< Che c'è non sei felice di vedermi? >
< No. >
risposi sorridendogli acidamente
< Senti Elysabeth non ci vediamo da tanto,perchè ti ostini ad ignorarmi? > chiese stanco
< Perchè mi hai...mh vediamo- > e lasciai la frase in sospeso portandomi un indice sulle labbra con fare pensieroso
< Lasciata? > conclusi come se avessi avuto un'idea assolutamente geniale;si nascose le mani nelle tasche dondolando sui talloni e mi venne quasi da sorridere:
a distanza di quasi un anno quel vizio non lo aveva perso,lo faceva quando era a disagio o si vergognava
< Elysabeth perchè dovevo mentirti?- >
< Perchè ti amavo!- >
gli urlai contro,lo avevo incontrato da solo 3 minuti e già litigavamo
< Io non più! > sputò interrompendomi e lasciandomi senza parole,
sebbene io e lui non fossimo più nulla da un tempo oramai lunghissimo mi faceva male sentirglielo dire,come l'ultima volta.

*Flashback*

< Vedi questa ragazza? > mi chiese stringendomi vicino al suo petto mentre,insieme eravamo sdraiati sul letto della sua camera,osservai come teneva nella mano sinistra l'Iphone inquadrandomi con la fotocamera interna,mi nascosi nell'incavo tra il suo collo e la spalla: aveva un odore così buono
< Non inquadrarmi > gli chiesi strofinando il mio naso contro la sua pelle e facendogli il solletico,mi scostò obbligandomi a guardare lo schermo:
< E perchè non dovrei?Sei bellissima! > notò aprendo le braccia sorpreso come se stesse dicendo la cosa più ovvia del mondo,avvicinò le labbra al mio orecchio baciandolo dolcemente < E sei mia > finì facendomi sorridere come una bambina.
Sentì il rumore del cellulare scattarmi una foto,mi voltai verso l'obbiettivo facendo una faccia buffa e ne scatto un'altra beccandomi in pieno come soggetto
< Ora sei contento? > chiesi sbuffando ed osservandolo negli occhi,annuì guardando la foto soddisfatto:
< Certo >.
Erano i primi di febbraio di un anno fa.Lo sentì rotolare sopra di me in modo goffo ed adorabile e ritrovai il suo naso a pochi centimetri di distanza dal mio con il suo ciuffo che solleticava la mia fronte < Quando ti deciderai a tagliarti questi dannati capelli? > chiesi sbuffando e scostandoglieli dal viso,scrollò le spalle: < Mai? > gli tirai uno schiaffetto sul braccio < Hey piacciono alle ragazze!E poi tutti i miei amici prima lo portavano! > si giustificò
< Hai detto bene,prima,ora molto probabilmente loro sono cresciuti e tu sei rimasto il solito nanerottolo impacciato > lo beffeggiai ma per alleggerire l'insulto feci scontrare i nostri nasi in modo che le nostre labbra fossero vicinissime.
Mi rubò un veloce bacio,poi un altro ed un altro ancora fino ad approfondirlo,mi aggrappai al suo collo ed i suoi baci scesero fino al mio,mi abbassò un lato della t-shirt(a gennaio una t-shirt,me ne rendo conto ma in quella stanza faceva caldo,molto caldo e lascio intendere) e passò a lasciarmi languidi baci anche sulla spalla.Con una mano portò la mia gamba destra intorno al mio bacino premendo contro di me e facendomi sentire la sua situazione,gemetti presa alla sprovvista,
le sue mani fredde subito dopo si infilarono sotto il tessuto della maglia provocandomi i brividi e facendomi inarcare la schiena al suo tocco ghiacciato
< Sei un frigo? > domandai smorzando la situazione,lo sentì dedicarsi solo un secondo per ridere per poi riprendere il suo lavoro sul mio collo,
mi sarebbero rimasti i segni come sempre lo sapevo e poi chi se li sentiva i professori?
< Non hai proprio intenzione di tornare alla Quoter? > domandai con un pò di speranza,si bloccò a quella domanda alzandosi con il fiatone e fissandomi serio: < Elysabeth non riparliamone- >
< Ma te ne sei andato trasferendoti qua e sai quanto è difficile tenere una relazione a distanza,tu qui,io lì ti prego!- >
< El sono successe troppe cose là che mi hanno distrutto moralmente >
< E che non mi hai mai raccontato. >
notai con una punta di acidità,tenevo il collo alto per guardarlo negli occhi e cominciava a farmi male
< Sono cose che non voglio ti riguardino,in senso positivo;è il mio passato e  non mi piace e voglio che tu abbia solo ricordi bellissimi di me > spiegò sfregando il mio naso contro il mio per addolcirmi e stranamente ci riuscì;riattaccai quel bacio trascinandolo nuovamente con me sul letto.
Continuò a baciarmi scendendo anche sul seno senza varcare il reggiseno  contornando le coppe con le labbra,improvvisamente il suono della mia sveglia al cellulare ci fece sobbalzare,sospirò seccato: < Devi proprio andare? > annuì,avevo il fiatone ed ero sudata,probabilmente ero pure rossa,mi lasciò un bacio all'estremo delle labbra < Ti amo El > disse prima di togliersi da sopra il mio corpo.
***
Era dicembre dello stesso anno,l'aria natalizia riempiva già il mio istituto:nella scuola si potevano trovare già luci di tutti i generi o strane e mal fatte palline di natale,giocavo con la poca neve rimasta nel cortile calciandola con i piedi ed aspettandolo, < El! > urlò richiamando la mia attenzione correndo verso di me,
si fermò a qualche metro di distanza con il fiatone. < Santo cielo meno male che sei qui pensavo di non trovarti per aver fatto ritardo > lo vidi riprender fiato chino su se stesso e sorrisi nascosta dallo sciarpone: era così adorabile < Who quanta fretta! > lo presi in giro < Cosa dovevi dirmi? > chiesi tornando abbastanza seria ma rivolgendogli un dolce sorriso,mi dondolavo a destra e a sinistra chiusa nel mio cappotto verde,cominciò a dondolarsi sui talloni:
< Devo parlarti > disse semplicemente fissandosi la punta delle scarpe nere sporca di neve,tornai improvvisamente seria incitandolo a parlare con un gesto del capo:tutti i discorsi che cominciavano con un"devo parlarti"non promettevano mai bene,ne nei libri ne nei film e nemmeno nella realtà.
Ci fu qualche minuto di silenzio poi prese un gran respiro e buttò fuori l'aria che si condensò in una nuvoletta:
< Non possiamo più stare insieme > disse tutto insieme serrando gli occhi come se avesse il terrore che lo picchiassi all'improvviso,non assorbì immediatamente le parole e rimasi con un'espressione stralunata:
< Come?.. >
< Ho detto che- >
< Ti ho sentito. >
Risposi acida visto che non colse la mia ironia e tornò immediatamente muto ed al suo posto ,
cominciai a pronunciare una serie di suoni scommessi che avrebbero dovuto dar inizio ad una serie di discorsi
< Io...Cioè..b...Perchè? > chiesi in un sospiro notando che forse era la domanda più opportuna da fare
< Io...Io non lo so Elysabeth >
< E se non lo sai perchè cazzo mi lasci!? >
<  Perchè non so più cosa voglio! >
sbottò stanco quanto me
< Capiscimi,incontrarsi una volta a settimana per poche ore e poi tornare nuovamente ognuno nel proprio istituto ed aspettarne altre due perchè magari la neve non permette al pullman di far servizio,non guardar nessun altro perchè in cuor tuo sai che non devi... > arricciai il naso infastidita dalla sua affermazione e fissai la fontana alla mia sinistra: < Se ami una persona non ti viene proprio in mente di guardare le altre ragazze > borbottai < Sono un ragazzo!Ed ad ogni modo non l'ho deciso io,voglio fare nuove conoscenze El... > sospirò alla ricerca di unpo' d'apprensione,come se fossi io a frenarlo < Ed allora falle. >
< Tutto qui? >
< Tutto qui cosa!? >
chiesi adirandomi e se non fossi stata già rossa dal freddo lo sarei diventata sicuramente in quel momento
< Tutto qui quello che hai da dirmi?"Ed allora falle"? >
< Si!Che ti devo dire cazzo?Io ti amo e sei così stupido da buttare tutto nel cesso!TI-AMO! >
Scandì bene come per rafforzare il concetto o con il dubbio che non avesse capito bene l'importanza di quelle due parole;ma probabilmente il sentirsele dire non faceva altro che innervosirlo,forse lo stavo mettendo in crisi con se stesso-Ottimo lavoro El- < IO NO! > Urlò sovrastando il mio tono di voce che era oramai disperato.
Mi zittì di colpo,congiunsi le mani torturandomele.Nel silenzio del primo pomeriggio i miei passi attutiti dalla poca neve rimasta rimbombarono nel quartiere
< Dove stai andando? > domandò con voce fioca
< Via magari? > domandai alzando un sopracciglio ironica: era diventato confuso,stupido ed anche ritardato.

fine flashback

< El...El? > richiamò la mia attenzione,dovevo smetterla con i flashback Dio santo.Lo guardai priva di emozione:
< Ok.Ma adesso che vuoi? > domandai a conclusione di tutto
< Ricominciare > rispose semplicemente e probabilmente sbiancai in viso:ricominciare?In che senso?!Non pensava mica che sarei tornata con lui porca troia, capì i miei pensieri ed alzò le mani al cielo in segno di resa:
< Who who bellezza hai capito male!Intendo ricominciare come amici! > tirai un sospiro di sollievo
< E perchè dovrei esserti amica? >
< Perchè non ho nessuno e...e mi mancano le tue battute >
rise quasi in modo nervoso-perchè io le varie sfaccettature della sua risata avevo imparato a distinguerle nel tempo- e giurai che a mio parere la sua ultima frase inizialmente non fosse stata " e mi mancano le tue battute" ma "e anche tu".

Sbollì un po' la rabbia:magari averlo vicino mi sarebbe servito per dimenticare Bieber,magari lui mi avrebbe aiutato in quell'inferno di vita
< Va bene > risposi,mi abbracciò e notai che la sua fede nei confronti del suo amato profumo Davidoff che avevo sempre amato;
mi nascosi nell'incavo tra la sua spalla ed il suo collo come ai vecchi tempi e chiusi gli occhi sperando di poter tornare ad un anno emmezzo fa
< Mi sei mancata El > disse accarezzandomi i capelli mentre lentamente mi lasciavo andare tra un singhiozzo ed un altro,
< Anche tu,Chaz. >






Zan zan zaaaan che finale fa-vo-lo-so (??)
che succederà?Ve l'ho cioncato sul più bello perchè io può(ma che cazz...)
Okay okay devo scappare ma amatemi perchè ho aggiornato dopo pochissimi giorni
cioè dai io per aggiornare così in fetta mi devo mettere sul serio d'impegno dfgfodfsnsdfdfs
Anyway(Eheheh pensavate non lo mettessi?)
Vi lascio allo spoiler ed alle domande!



spoiler:

< Mi sei mancata El > sussurrò impercettibilmente ma quel soffio risuonò come un urlo < Anche tu,Chaz non lasciarmi > rispose lei
frantumandomi il cuore-  facendomi incazzare nero.

Domande:
1)Vi aspettavate che fosse Chaz o vi ho sorpreso(Zan zan zaaaan)?
2)cosa pensate dell'ex coppia El-Chaz?
3)Ipotesi su cosa accadrà successivamente tra questi 3?

ok evaporo continuerò dopo 13 recensioni!


Vi amo tantissimo,grazie per essermi sempre vicino.
Mel

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***


(...)< Non lasciarmi >
< Non ti lascerò più >
promise con voce tremante rotta da una sensazione di rabbia che non capì
< Promesso? > chiesi con voce rotta senza distaccarmi dal suo collo < Te lo giuro. > concluse.

*Bieber pov*
*10 minuti prima*

Stavo camminando per i corridoi deserti della scuola con Chaz,a quanto pareva gli sembrava totalmente cambiata:
< Allora come ti sembra? > domandai indicando i corridoi
< E'...strano tornarci,ecco > disse grattandosi la nuca,sentì una voce tremendamente familiare provenire da dietro l'angolo e rallentai il passo:
< Chaz ascoltami. > anche lui si fermò a sua volta osservandomi confuso:
< Dimmi >
< Hai presente tutto il casino che ho combinato vero? >
chiesi riferendomi a tutta la storia che gli avevo spiegato in mattinata,poco dopo il suo arrivo, annuì: < Credo che lei sia qua dietro,quindi ora la vedrai per la prima volta diciamo > lo preparai ma quello più agitato tra i due ero io.
Mi affacciai come uno stalker-tra parentesi idiota- per controllare dove fosse:una ragazza dai capelli castani mi dava le spalle leggendo ad alta voce un avviso posto sulla bacheca: solo Elysabeth poteva interessarsi a quella stupida bacheca scolastica; < è lei > sussurrai indicandola da dietro la colonna sotto lo sguardo indagatore di Chaz e quando entrambi riuscimmo a vederne il profilo per un attimo sussultammo: io per lo spavento,l'emozione,la paura,la rabbia e lui per...
lui per cosa!? Lo guardai sospettoso: < Chaz? > lo richiamai notando quanto fosse sbiancato di colpo,si schiarì la gola:
< Si? > domandò senza staccarle gli occhi di dosso
< La stai mangiando con gli occhi > notai ridacchiando nervoso,da quando ridacchiavo!?
< Bieber devo dirti una cosa > disse dondolando sui talloni:in tutto quel tempo quel vizio non lo aveva ancora perso?Era un caso perso allora,
< Mi preoccupi > dissi incarnando le sopracciglia,Chaz rimase in silenzio quasi aspettando che io lo incitassi o pregassi di parlare
< Chaz! > lo nominai in attesa espirò affondo: < La ragazza alla quale stai rovinando la vita era la mia fidanzata. > disse infine ma questa volta riuscì a sentire solo tre cose:
1.Gli occhi di Chaz su di me che volevano sbranarmi vivo.
2.Le parole " Chaz,vita,ragazza" associate al nome Elysabeth.
3.Il mio cervello che se ne stava andando ufficialmente a puttane.

Ruppi il contatto visivo con Chaz e corsi indietro,cercando di raggiungere il più in fretta possibile il corridoio di Elysabeth, la cosa che stavo per fare era assolutamente infantile ma ne avevo tremendamente bisogno.Quando raggiunsi l'altro estremo del corridoio notai quanto Elysabeth fosse tremendamente distratta nel suo essere se stessa: stava ancora fissando la bacheca scolastica ma dubitavo stesse leggendo ancora qualcosa.
Camminai nella sua direzione ben attento ad andarle addosso- si lo so,ero squallido- quando avvenne l'impatto tra noi due la ragazza perse l'equilibrio in avanti travolgendomi completamente;il suo petto aderì perfettamente al mio- Dio ti ringrazio! -.
Quando la sua pelle toccò dopo così tanto tempo la mia sentì di aver ritrovato una parte di me < Ma basta porca puttana! > imprecò ancora ad occhi serrati,lentamente gli schiuse alzandosi con il busto e quando le sue iridi pure ed azzurre mi colpirono mi sentì strano < Warren > dissi con un certo divertimento nella voce < Bieber > rispose fredda,acida,quella non era la mia Elysabeth.Sentendosi in imbarazzo si aggiustò la maglia e sentì il suo bacino muoversi sul mio,Bieber trattieniti, i suoi movimenti scomposti continuarono per qualche secondo e chiusi un secondo gli occhi per assorbire un bel po' di autocontrollo:
< Mi stai sul cazzo > buttai fuori senza pensarci,"Mi stai sul cazzo" sul serio Bieber?Mi spieghi che senso logico ha questa frase!?
< Anche io,ti odio > quelle parole le sputò con una tale acidità da freddarmi sul posto: sei un tale coglione Bieber;lasciai che tutti i cattivi pensieri andassero via,ora con lei ci sarebbe stato Chaz no? < No Warren, mi stai sul cazzo nel vero senso della parola > e ridacchiai nervoso indicando i nostri bacini.
Sarei voluto rimanere in quella posizione per sempre,perchè dopotutto io le ero appositamente capitato addosso per sentire il suo corpo vicino al mio,
il suo profumo-la quale marca non ero ancora riuscito ad individuare,ma era dannatamente buono- ed era oramai ufficiale che io stessi diventando un fottuto stalker. < Giusto > Si levò dal mio corpo lasciandomi per terra,
perchè non potevo ritrascinarla sopra di me ed abbracciarla?
Perchè lei ha la bocca larga e si farebbe scappare tra i corridoi di quanto tu sia lunatico perchè un giorno l'abbracci e la mattina la odi e lì sareste entrambi nella merda rispose una vocina nella mia testa
rispose una vocina;wait...da quando io parlavo da solo?E da quando avevo una vocina in testa come le ragazzine complessate?!
Mi alzai a mia volta e le sfiorai il braccio controllando che non avesse preso nessuna botta: < Ti sei fatta male? > domandai ma lei si ritirò immediatamente sotto il mio tocco < Sto benissimo,ora sparisci > mi ringhiò contro;mi grattai la nuca imbarazzato: la situazione era assolutamente senza via d'uscita e la cosa peggiore era che quell'odio me l'ero creato io,avrei dovuto cambiare tutto fin dall'inizio < Mi odio,El > sussurrai sicuro che non potesse sentirmi perchè a stento riuscì ad udirmi io stesso e me ne tornai dietro l'angolo sperando che Chaz non volesse più mangiarmi.

Nei minuti seguenti Chaz rimase appostato dietro la colonna fissando la porta del bagno femminile,intanto io mi fumavo una sigaretta seduto per terra:
< Eccola,è uscita! > mi bisbigliò emozionato quanto un bambino,quando anche lui mi lasciò solo per raggiungere Elysabeth e ripresentarsi dopo tanto tempo mi tirai su in un balzo e mi precipitai a spiare la situazione: Chaz era impacciato e le stava picchiettando la spalla,Warren non mi sembrava proprio dell'umore adatto.Rimasi a fissarli tutto il tempo,senza distaccare i miei occhi dalle espressioni di Elysabeth:era furiosa e nel silenzio del corridoio riuscì ad udire la maggior parte della discussione;Chaz aveva avuto la mia Elysabeth molto tempo prima di me ed avevo il terrore che potesse riprendersela...ma non sarebbe mai accaduto,giusto?...Giusto.
A fine conversazione,quando entrambi gli animi sembrarono giungere ad un compromesso e calmarsi Chaz l'abbracciò forte,così forte che mi si fermò il cuore notando con quanta forza la stesse proteggendo da occhi indiscreti e quegli occhi indiscreti ero io; < Mi sei mancata El > sussurrò impercettibilmente ma quel soffio risuonò come un urlo < Anche tu,Chaz non lasciarmi > rispose lei frantumandomi il cuore-  facendomi incazzare nero.

*Elysabeth*

Il giorno seguente mi incamminai per i corridoi pronta per nuove 5 ore di lezione più colma del solito:il pomeriggio precedente, dopo il mio incontro con Chaz avevo avuto tempo di passare del tempo con lui e di ricordami meglio perchè,tempo fa,mi innamorai di lui:era adorabile,simpatico,divertente,buffo e sempre al suo posto,insomma il mio esatto contrario.
Mi soffermai ad osservare la bacheca scolastica che in quell'ultimo tempo serviva seriamente a qualcosa: il ballo di natale sarebbe stato da lì a poco;
mi guardai intorno come se fossi appena uscita da un'altra galassia,che espressione intelligente Elysabeth complimenti e notai che effettivamente i rappresentanti d'Istituto si erano già dati da fare per addobbare i corridoi,sentì due forti braccia stringermi la vita:
< Chaz! > esclamai come una stupida bambina,lui sorrise,ommiodio amavo quando sorrideva porca puttana
< Buongiorno > mi salutò con voce ancora impastata dal sonno
< Dormito bene? > domandò nascondendo il viso tra l'incavo tra la spalla ed il collo,sobbalzai a quel gesto: non lo faceva da....beh da quando stavamo insieme ovvio < Chaz... > lo richiamai con voce fioca e quasi imbarazzante,mugugnò qualcosa ancora nascosto < Dobbiamo andare > affermai con tono più deciso,alzò il viso arrossato dal calore: < Hai ragione! > e ci tirammo fuori da quell'ammasso di individui accalcati vicino alla bacheca.
Camminammo di fianco e sebbene i corridoi fossero piuttosto affollati mi sentì in imbarazzo come se in tutto l'istituto esistessimo solo noi due,
un po' come ai vecchi tempi < El vado in bagno,aspettami qui > disse fermandosi davanti alla porta dei bagni maschili,annuì ancorandomi lì ed aspettandolo; < Guarda chi c'è! > salutò qualcuno alle mie spalle,mi voltai avendo riconosciuto già in partenza la sua voce:
< Ciao Bieber > ricambiai poco curante e roteando gli occhi al cielo:con l'arrivo di Chaz mi ero resa conto di non essere ancora completamente sola e di poter resistere a quella tortura psicologica < Come stai stronzetta? > domandò girandomi intorno con fare curioso,che cazzo era,un cane?
< Bene prima che arrivassi tu >
< Che c'è?Ti da fastidio la mia presenza? >
domandò imbronciandosi
< Esattamente! > esclamai entusiasta ed in modo teatrale,Justin arricciò le labbra scontento della mia reazione altrettanto sarcastica;
serrò la mascella e con l'indice mi alzò in un gesto fulmineo il mento portando il suo viso a pochissimi centimetri di distanza dal mio:
< Vedo che ti piace circondarti di ragazzi nuovi ogni due settimane > notò alitandomi addosso e con i muscoli contratti,aggrottai le sopracciglia non capendo bene dove volesse andar a parare ma con quelle pozze dorate a pochi centimetri di distanza mi risultava difficile ragionare
< Non ho idea di cosa tu stia parlando > dissi fissandolo intensamente,schioccò lo la lingua:
< Mh,immaginavo.Ti avevo sopravvalutata stronzetta,ti pensavo più intelligente > lasciò la presa,alzò i tacchi e proseguì il suo cammino a fanculo- presso non so dove.
Chaz uscì qualche minuto dopo < Pensavo ti fossi perso > ironizzai distaccandomi dal muro al quale mi ero appoggiata nell'attesa,scrollò le spalle:
< Anche io come voi donne ho bisogno dei miei tempi > e sghignazzò
<  Quanto cazzo sono simpatico > disse passandosi vanitosamente una mano tra i capelli
< Immagino Somers,immagino. > .


All'ora di pranzo mi fiondai in mensa buttando malamente la sacca sul mio tavolo vicino alla vetrata:non provate a fottermelo stronzi, Chaz mi raggiunse poco dopo: come diamine faceva a sapere dove ero e quando?
< Come fai a sapere sempre dove mi trovo? > domandai sorpresa,fece spallucce
< E' da quando ci siamo conosciuti che ti siedi a questo tavolo > spiegò,o mio Dio ero così abitudinaria?
< Hey El sei caduta in trance > mi riportò alla realtà il ragazzo agitandomi una mano davanti al viso
< Scusa,è la fame,potresti prendere tu qualcosa per entrambi dal bancone Chaz? > chiesi gentilmente e rivolgendogli un sorriso,strorse la bocca in una strana smorfia: < Fai sempre quella faccia così fottutamente innocente quando vuoi che qualcuno faccia qualcosa al posto tuo > borbottò
< E la cosa peggiore è che io non so dirti di no quando fai così! > esclamò esasperato buttando le mani al cielo,lasciò lo zaino sulla panca e si allontanò.
Mi guardai intorno: l'ala era illuminata dai forti raggi di sole che quel giorno splendevano nel cielo, mi soffermai su una chioma nera e lunga;
assottigliai gli occhi osservando la ragazza di spalle: la sua felpa aveva un qualcosa di familiare.
Quando quest'ultima si voltò rivelandone il profilo delicato sobbalzai: da quanto non vedevo Cara Tompson?Effettivamente era scomparsa dalla circolazione nell'ultimo periodo -non che mi mancasse,per carità- ; la sua figura minuta e proporzionata era seduta sulla panca mentre le gambe erano posizionate su quelle più massicce di un tipo che non riuscivo ancora ad intravedere,la testa di quella cogliona era sempre davanti al cazzo.
La mora si abbassò un attimo raccogliendo la sua sacca ed ebbi modo di bestemmiarmi in tutte le lingue esistenti per averle prestato la mia attenzione:
Justin era seduto vicino a lei,con l'aria tranquilla e serena mentre le accarezzava le gambe poggiate sulle sue,ma che diavolo...
< Ti ho preso le patatine con una montagna di ketchup perchè so che le adori > irruppe nei miei pensieri una voce posizionandomi davanti un vassoio stracolmo di roba,strabuzzai gli occhi < Chaz hai preso un pranzo che sfamerebbe minimo due eserciti! >
< Hey devi crescere quindi mettiti in forze >
alzai le sopracciglia: < Dimmi,al bancone vendevano anche della cocaina? > lo presi in giro,si imbronciò e portò le braccia al petto: < Ah Ah.Non è divertente >
< Ma se sei dannatamente buffo! >
continuai indicando la sua espressione tutt'altro che normale;Chaz si sporcò l'indice di ketchup e mi sporcò il naso
< Lo hai fatto sul serio!? > chiesi sconvolta senza riuscire a trattenere un sorriso,annuì e si sedette con molta calma.
Gli lasciai qualche minuto di tregua,nei quali cominciò a mangiucchiarsi le patatine ignaro di cosa stavo progettando contro di lui: vendetta Somers,vendetta.
Dei forti schiamazzi da un gruppo di cheerleaders attirarono la sua attenzione e ne approfittai per afferrare la sua lattina di coca-cola ancora chiusa ed agitarla velocemente, < Chaz? > lo richiamai con voce roca,nonostante tutto dovetti aspettare qualche secondo prima che si degnasse di prestarmi attenzione e quando il suo viso si voltò verso di me tirai via la linguetta dalla lattina inclinandola verso di lui.La bevanda fuoriuscì in un getto forte che lo fece saltar in aria ed urlare,attirando l'attenzione di tutti i presenti,dopo pochi secondi la lattina si svuotò riversandosi completamente sui capelli e la maglia del ragazzo.
Lo osservai quasi sconvolta quanto lui,la sua reazione era stata esilarante cazzo: la maglietta a maniche corte blu era diventata scura e fradicia,i capelli presentavano molte ciocche bagnate; scoppiai in una fragorosa risata seguita da molti altri,non volevo assolutamente metterlo in ridicolo ma era fottutamente divertente vederlo in quelle condizioni: < DOVRESTI VEDERTI AHAHAHAHAHAHA > gli dissi indicandolo e tenendomi la pancia con l'altra mano,mi chinai sul tavolo nascondendoci sopra il viso: stavo letteralmente collassando,mi serviva aria < Dio mio dovevi vedere la tua espressione! > ;
due braccia mi afferrarono prepotentemente per la pancia caricandomi a mo' di sacco di patate:
< Chaz mettimi giù! > urlai dimenandomi e tirando pugni alla sua schiena mentre,molto tranquillamente mi trasportava via dalla mensa sotto lo sguardo assolutamente sbigottito,divertito,spaventato e chissà cos'altro degli studenti.

Dopo soli 5 minuti sulla spalla di Chaz persi fiato per urlargli contro ed offenderlo e mi lasciai trasportare per i corridoi vuoti,
< Posso almeno sapere dove mi stai portando? > domandai fissando il pavimento e sbuffando scocciata;
sentì la porta metallica degli spogliatoi aprirsi alle mie spalle e mi voltai immediatamente assumendo una posizione assolutamente scomoda:
< Cosa ci facciamo qui? > domandai facendomi prendere dal panico: io con bagni,teatri o spogliatoi non volevo averci più nulla a che fare;
Chaz mi mise giù avvicinandosi ai lavandini e sciacquandosi le mani: < Chaz possiamo andarcene!? > domandai nervosa e sfregandomi un braccio con la mano,a disagio, < El calmati,tranquillizzati!Pensi davvero che possa farti qualcosa? > mi domandò facendomi segno con le mani di respirare,il suo tono sembrava quasi deluso < No...cioè,scusa. > mi rassegnai tirando un sospiro,mi poggiò la mano ancora bagnata sulla spalla:
< Voglio solo che tu sappia che io ci sono e non me ne andrò facilmente > chiarì sorridendomi dolcemente,lo avrei abbracciato in quell'istante se non fosse stato appiccicoso ed imbrattato di coca-cola < Ti ho portato qui perchè devo farmi una doccia,sai non me ne vado in giro con della coca-cola addosso,di solito > spiegò togliendosi la maglia, OssantamariamadrediDio i suoi pettorali,i suoi addominali,le sue spalle...il suo tutto insomma si era notevolmente sviluppato in quell'anno emmezzo: Chaz era sempre stato di corporatura forte,sebbene avesse avuto uno slancio in altezza piuttosto lento  ma adesso era assolutamente un fottuto Dio greco. Si tolse i pantaloni rimanendo in mutande,avampai e sgranai gli occhi:
< Chaz...io,magari,si...esco > balbettai indicando la porta degli spogliatoi,no Elysabeth resta a goderti questo meraviglioso spettacolo!
< Scherzi? Non ti ho portato qui per fare la bella statuina,voglio la vendetta Warren > ghignò mentre apriva il getto dell'acqua della doccia
< Tu mi hai sporcato di ketchup la mia era già una vendetta! >
< E ti sembra allo stesso livello imbrattarmi di coca-cola!? >
ci pensai su: No elysabeth
< Si! > affermai con un sorriso assolutamente innocente,sembravo una ritardata mentale...no aspetta,io lo ero.
Chaz entrò lentamente nella doccia bagnandosi completamente e strofinandosi i capelli: < Se questo schifo non se ne viene sarà solo colpa tua > disse sputando l'acqua,lo osservai divertita seduta sulla panca un po' più in là.
Il ragazzo si tolse dal getto uscendo dalla pedana e venendomi incontro: < Chaz che vuoi fare?.. > domandai aggrottando le sopracciglia,
vidi un'ombra passargli sul viso < Chaaz > lo richiamai raggomitolandomi < Che caz- > non ebbi il tempo di imprecare che mi ritrovai chiusa nella sua stretta per qualche secondo per poi essere buttata sotto la doccia,Dejavu.
L'acqua ghiacciata mi penetrò nella maglietta e le gocce fredde mi picchiettarono in testa come una serie di spilli:
< La potevi almeno far calda la doccia,coglione! > gli urlai contro mentre anche i jeans mi si appiccicavano addosso.
L'ala grande e fredda non permetteva nemmeno per il cazzo di contenere un po' di calore ed io stavo letteralmente congelando;
mi portai le mani sulle braccia sfregandole < Io ti odio > biascicai,Chaz intanto continuava traquillamente a lavarsi vicino a me con un sorriso sornione dipinto in volto;si voltò verso di me e fui costretta a portarmi una mano sugli occhi per coprirmi dall'acqua che mi scivolava addosso per osservarlo bene < Sei sempre la solita bambina capricciosa > osservò divertito lui;senza aggiungere altro gli diedi le spalle facendo trasparire il mio dissenso: < Non è divertente. > borbottai,l'acqua stava persino cominciando a diventar tiepida;mi abbracciò poggiando il mento sulla mia spalla e cominciai a sentire il suo respiro sul mio collo,
vi lasciò un veloce bacio: < Dovremmo uscire da sotto alla doccia > notai con un filo di voce chiudendo rilassata gli occhi,il calore della sua pelle a contatto con il suo corpo era la cosa migliore che potessi provare in quel momento,mugugnò contrariato < Okok rimaniamo comodamente qui > lo accomodai immediatamente facendolo ridacchiare,sembravo tanto in astinenza?; < El > mi richiamò dopo un minuto di silenzio passato tra i brividi per colpa dell'acqua e quelli causatimi da quell'individuo alle mie spalle < Eh > ruppì a mia volta il silenzio -del quale mi stavo beando poco fa- in modo visibilmente scocciato
< Possiamo riprovarci? > soffiò stringendomi maggiormente come se fossi un peluche o semplicemente come se avesse paura che scappassi via,spalancai la bocca facendoci entrare parecchia acqua per poi sputarla con qualche colpo di tosse fuori: < Cosa?! > domandai voltandomi verso di lui: era serio,terribilmente serio < Chaz dovevamo ricominciare come amici.. > ricordai abbassando lo sguardo,come se quella fosse stata una promessa da dover mantenere fino alla fine ed in effetti lo era < El io dopo averti lasciato non mi sono messo più con nessuna ragazza! > sputò sorprendendomi:come mai mi sentivo dannatamente meglio dopo quell'affermazione?
< E perchè me lo vieni a dire adesso? >
< Perchè nelle due settimane successive alla nostra rottura stetti con una ragazza ma la mollai >
< Perchè questo dovrebbe riguardarmi? >
domandai acida e sulla difensiva tenendo tuttavia le mie mani incollate alle sue,poste sul mio addome,
non gli avrei permesso di andar via,volevo solo capire un paio di cose < Perchè pensavo continuamente a te! > rispose spalancando le braccia e sciogliendo improvvisamente l'abbraccio,sentì l'acqua diventare improvvisamente ghiaccio e bloccarmi qualsiasi muscolo < E' possibile che tu non sappia pensare a quanto ti ho amato!?Sono consapevole di aver fatto una cazzata,Elysabeth!Ma sono umano porca puttana e commetto errori e non oso immaginare quanto dolore io ti possa aver arrecato lasciandoti in quel fottuto cortile ma l'ho fatto per entrambi!Come potevo io assicurarti una vita meravigliosa standoti così lontano?Mi sentivo ogni giorno uno schifo: non potevo starti vicino,farti vivere quei fottuti film romantici che mi rifilavi ogni sabato sera e che ti facevano impazzire,non potevo coccolarti durante l'ora di religione come un tempo,facendo incazzare il professore che chiamava al suo cospetto tutti i santi del Paradiso per mantener la calma.Non potevo più offrirti niente se non le mie parole che,seppur sincere,non valevano un emerito cazzo vivendo distanti! > il suo tono si alzava ed abbassava in base ai suoi stati d'animo: rabbia,rancore,tristezza,amore si alternavano ad ogni sua frase ed ogni sua frase mi scaturiva a sua volta una serie di ricordi sepolti da tanto,troppo tempo.
Lo osservai allibita: aveva ancora le braccia spalancate,il respiro irregolare,i capelli bagnati incollati sulla fronte e le labbra umide schiuse per riprender fiato
< Ma io ti amo ancora El > finì ingoiando con difficoltà la saliva;non aspettai altro che quelle 6 parole per fiondarmi addosso alle sue labbra: allacciai le braccia intorno al suo collo incollando le mie labbra con le sue alla ricerca immediata della sua lingua;lo baciai fino a star male,fino a non sentirmi più respiro in corpo,fino a non aver più tatto alle mani oramai rangrizzite a furia di stare sotto la doccia.Chaz spense finalmente il getto stringendomi a lui per farmi un po' di calore,
< Ch-az io so..no fradicia > balbettai stringendomi nella maglia bagnata mentre lui si rivestiva. Lo vidi infilarsi la maglia e darmi le spalle:
< Sali > mi disse indicandosi la schiena,incarnai le sopracciglia: < Che dovrei fare io? >
< Salire sulle mie spalle razza di genio!Ti porto subito in camera a cambiarti >
spiegò sbuffando, lo accontentai saltandogli addosso;
mi afferrò per le cosce e mi raggomitolai sulla sua schiena mentre i suoi passi cullavano il mio leggero sonno.

Il freddo dei corridoi mi colpì in pieno: sentì una serie di brividi invadermi il corpo dalle gambe alla schiena:
< Fai più veloce,sto per morire di ipotermia > gli chiesi e Chaz aumentò immediatamente il passo.Dando un veloce sguardo all'orologio nel corriodio notai di aver fatto una doccia di un buon quarto d'ora pertanto l'istituto aveva giò ricominciato a ripopolarsi,
qualcuno mi guardò sbigottito,qualcuno divertito-probabilmente per la scenata fatta in mensa- alcuni persino sorpresi che la piccola e sfigata Warren potesse conoscere un figo simile -Oh andiamo era risaputo che tutte le zoccole di quella scuola sbavavano dietro Chaz fin dagli inizi del liceo- ;
< Che cazzo guardi!? > sbottai ad una tipa che si era impalata nel bel mezzo della strada fissandoci abbilita,fece una strana smorfia e ci sorpassò
< Dovresti essere più gentile con...il mondo > ghignò poggiandomi atterra quando fummo davanti alla mia camera;mi lasciò aprire la porta:
< Vuoi entrare? > domandai in imbarazzo grattandomi la nuca:era strano vederlo lì in carne ed ossa dopo così tanto tempo
< Oh no.Cambiati pure con calma El ti aspetto qua fuori > mi tranquillizzò sorridendomi,
uno di quei sorrisi che solo Chaz Somers era in grado di fare.


Uscì dopo un buon quarto d'ora nel quale avevo cercato invano di asciugarmi i capelli: Chaz incarnò le sopracciglia:
< Non per essere pignolo ma ti avevo detto di asciugarti per bene > sbuffai aggiustandomi la sacca quasi vuota in spalla:
< Non è colpa mia se i capelli non si asciugano > spiegai scocciata ed incamminandomi nei corridoi senza aspettarlo;il ragazzo mi raggiunse in soli 3 lunghi passi stando al mio fianco < Hey Warren in 15 minuti ti sei agitata parecchio > notò per stuzzicarmi,presi un respiro profondo:
Chaz non c'entrava niente con i miei problemi da persona lunatica ma mi sentivo tremendamente sotto stress
< Scusami Chaz,sono solo sotto pressione > spiegai guardandolo dal basso verso l'alto cercando in lui un punto d'appoggio,posò le sue mani sulle mie spalle: < El ti ho detto che va tutto bene,posso capire come ti senti e voglio solo che tu stia bene > mi tranquillizzò facendo scorrere la mano sulla mia guancia ed accarezzandola lentamente poi,beandosi della mia trance sotto al suo tocco mi baciò dolcemente.
Una voce esterna ci interruppe: < Cosa è questa storia? > fece,spalancai gli occhi riconoscendo quella voce e come se stessi facendo qualcosa di male mi ricomposi tenendo una giusta distanza da Chaz: < Non ti dovrebbe riguardare > balbettai in imbarazzo,sbuffò:
< Tutto quello che riguarda te,Warren > fece una breve pausa per incidere meglio il messaggio
< E' anche affar mio > specificò  Bieber come se stesse parlando ad una bambina di 10 anni,vidi Chaz serrare la mascella e fare un grosso respiro
< Andiamo Elysabeth > mi incitò spingendomi con garbo a camminare,lo accontentai immediatamente incamminandomi con lui a mio seguito
< Con te parlo dopo,Somers. > sputò il biondo fuori dalla mia visuale,ma che diavolo...


Holaaaa,questo capitolo è stato abbastanza lungo ammettiamolo(?)
E mi sono concentrata,all'inizio anche sulle emozioni di Bieber,spero vi abbiano trasmesso qualcosa.
Questo capitolo,ad ogni modo è stato particolarmente attivo e ricco di novità
(vi farò qualche domanda dopo,ovvio sks)
Anyway(ECCOLO)
ve l'ho cioncato(quanto è bello dire-cioncato?AHAHAHAH) sul più bello lalalala io può sks
vi lascio alle domande,tutto ciò che volevo scrivere o trasmettere ho cercato di inserirlo all'interno del capitolo
continuerò dopo 13 recensioni
(il prossimo capitolo è gasante,giuro che ne vale la pena(?) )






Spoiler:
< Sei pazzo! > urlai piangendo dal nervoso e dal dolore,non si era affatto trattenuto quel pezzo di merda e sentivo la guancia andarmi a fuoco,mi sedetti per terrà raggomitolandomi e comprimendomi il viso cercando di attenuare il dolore;sentì delle urla provenienti alle mie spalle < Cosa cazzo hai fatto!? > domandò la voce più meraviglisosa che potessi udire in quel momento


Domande
1)Chi shippate?
2)La parte del capitolo che vi ha coinvolto/vi è piaciuta maggiormente?
3)Possibili atteggiamenti di Biebs in seguito a questo capitolo?
4)Chi pensiate faccia cosa(?) nello spoiler?
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17. ***


Si era oramai fatto tardi e le luci tungstene dell'istituto,accompagnate da quelle nataizie,cominciarono già ad illuminare la zona mentre il sole calava velocemente oltre la mia visuale: < El non hai ancora mangiato il tuo panino > notò Chaz addentando il suo hamburger preso qualche minuto prima alla panineria là vicino,ci era venuta un'improvvisa fame e poi mi lamentavo del mio corpo miss coerenza insomma,annuì sovrappensiero:
come faceva Justin a conoscere il cognome di Chaz?Insomma lui era arrivato da un solo giorno- o massimo due,calcolando anche prima del nostro incontro-
e non era possibile che,in tutto un istituto e per quanto sfigata fossi, loro due avessero già avuto modo di conoscersi
< Come fa Bieber a conoscere il tuo cognome? > chiesi senza guardarlo e reggendo in mano il mio panino con l'intenzione di morderlo;
sentì Chaz soffocarsi con la coca-cola: < Cosa?Cosa ti fa pensare che io conosca Justin? >
< Lo hai appena chiamato per nome,come fai a saperlo? >
domandai più curiosa alzando un sopracciglio
< El ne parlano tutti nell'istituto sebbene io sia qui da soli due giorni >
< E perchè deve parlarti? >
< Chi te lo ha detto? >
< Lui,lo ha annunciato poco prima che andassimo via >
< Oh... >
si lasciò sfuggire senza più parole
< Chaz devi d- > provai ma mi interruppe subito:
< L'ho incontrato nei corridoi il primo giorno che sono arrivato qui,mi ha dato una mano a riambientarmi nella scuola perchè non ricordo bene tantissime cose,abbiamo fatto qualche battuta sulle ragazze dell'istituto e probabilmente è solo curioso di essere aggiornato su me e te > disse tutto d'un fiato e sul suo viso riuscì a leggere quasi un'espressione sorpresa e compiaciuta di ciò che aveva appena detto < Okay... > lo assecondai mordendo finalmente il mio panino: porca troia Chaz aveva ragione era delizioso;mi ci fiondai letteralmente divorandolo e riempiendomi la bocca,dimenticandomi completamente dell'argomento che stavamo affrontando e piombando entrambi in un tranquillo silenzio.
Finito di ingozzarci ci rialzammo spazzolandoci per bene i vestiti: < Credo sia meglio che ti riaccompagni in camera > esultò il ragazzo osservando il cielo ormai scuro < Perchè? > chiesi quasi dispiaciuta di quella sua affermazione:mi sembrava così impaziente di togliermi davanti alle palle,Chaz mi accarezzò il braccio: < Hey mica ti sto abbandonando o dicendo addio,non fare quella faccia da cane bastonato > ok non ero per niente brava a nascondere le mie emozioni,oramai era chiaro < Lo dico per il tuo bene,conoscendoti domani ti alzerai a fatica dopo un'intera giornata passata fuori >
< Non abbiamo fatto niente di spettacolare,abbiamo camminato per l'istituto,fatto una doccia,mangiato come dei maiali e giocato ad acchiapparella nel cortile >
gli elencai non sentendomi affatto stanca dopo quella giornata eppure a suo parere sembrava che avessimo fatto qualcosa di straziante,ghignò: < Elysabeth oramai so bene che sei un fottuto robot a pile e sono sicuro che appena tornerai in camera ti addormenterai in meno di 3 minuti-cronometrati- come dal tuo solito,non hai mai retto una giornata intera senza farti il tuo solito sonnellino pomeridiano > schiusi le labbra sorpresa: < Ti ricordi ancora di tutti questi particolari? > chiesi riferendomi al fatto che ogni giorno un pisolino pomeridiano era d'obbligo e che avevo la brutta abitudine di lagnarmi a fine giornata per i dolori alle gambe o di addormentarmi in 3 minuti- come aveva detto lui visto che li aveva persino cronometrati un giorno-  fece spallucce < Io ricordo tante cose di te El > e così dicendo mi si avvicinò scostandomi una ciocca di capelli dal viso
< Ricordo il tuo essere negata per la filosofia- >
< Oh quello c'è ancora tranquillissimo >
< O il fatto che non riuscivi ad usare un nuovo profumo per più di tre giornmi perchè volevi di nuovo quello di Abercrombie- >
< Senti quella è sempre stata una necessità di primo ordine- >
< Si ma non mi sembra normale prendere il tram per arrivare in centro,appostarsi davanti al negozio alle 8.00 di mattina per comprarlo! >
esclamò buttando gli occhi al cielo e gesticolando,effettivamente io ero leggermente ossessionata da quel negozio- e diciamo anche dai modelli,okok-.Mi ero così assopita nei miei pensieri,nell'immaginare magari qualche bel modello di Abercrombie a petto nudo da non accorgermi della minima distanza tra me e Chaz e dei nostri corpi praticamente appiccicati,soffiò sulle mie labbra preparandomi psicologicamente ad uno dei suoi baci da togliere il fiato:
< E,in conclusione Elysabeth,tutto questo devo dire che mi è mancato > sussurrò data la vicinanza prima di baciarmi e torturarmi le labbra.
Schiusi gli occhi per rendermi conto della situazione ed oltre la figura di Chaz incollata a me,nei corridoi della Quoter che davano sul cortile intravidi una figura fissa a guardarci,nascosta per i 3/4 da una colonna come una fottuta spia,poi data la scarsa luminosità la vidi sparire senza poterla seguire con lo sguardo.


Il giorno seguente mi incamminai verso l'aula di matematica con estrema calma:quel mattino Chaz mi aveva svegliato chiamandomi insistentemente ben 8 volte
" sono consapevole del fatto che per svegliarti ci servono i cannoni" aveva detto per giustificarsi e ripararsi dalle mie bestemmie mattiniere,gli avrei detto qualcosa contro appena incontratici davanti all'aula di aritmetica come d'accordo; qualcuno mi afferrò prepotentemente e senza troppe eleganterie il braccio obbligandomi a girarmi nella sua direzione: < Ma che cazz- >
< Sorpresa Warren. >
mi salutò in modo possessivo,irritato,arrogante Bieber,il suo tono sembrava più bastardo del solito - sebbene fosse il mio incubo riuscivo sempre ad intravedere nelle sue frasi un tocco di ironia o calma o pazienza- < Che v-vuoi Bieber? > domandai tremando un attimo,quel mattino aveva un'aria terrorizzante,scrollò le spalle: < Sfogarmi.. > cominciò arrotolando una ciocca dei miei capelli intorno al suo dito ed osservandola quasi ipnotizzato
< Sai oggi mi sono svegliato con la luna storta.. >
< Ed allora riaddrizzatela,non ho intenzione di essere il tuo antistress >
chiarì cercando di ritrarre il polso stretto nella sua presa
< E mi stai facendo male > dissi guardandolo severa ed intimandogli di mollarmi,sentì la sua mano stringere maggiormente e repressi un'espressione dolorante: < Sei un bastardo > farfugliai,sorrise sghembo < Mi fa piacere che tu l'abbia notato,sai oggi mi ci sono messo particolarmente d'impegno! > esultò come se stesse annunciando fieramente un 8 in storia;diedi un'occhiata all'orologio alle sue spalle,posto appena sopra agli armadietti: ero in ritardo per incontrarmi con Chaz, < Però possiamo darci una mossa!? > domandai stranamente sicura di me ed irritata,persino Justin si sorprese < Devo incontrare Chaz. > spiegai ricordandomi del fatto che conoscesse il suo nome;la sua mascella si irrigidì,non sentì più il sangue passarmi dal polso alla mano e le nocche gli diventero bianche a furia di stringermi,Justin portò l'altra mano libera all'indietro aprendo il palmo;
mi ci volle qualche minuto per capire cosa fosse appena accaduto,quindi decisi di ricostruire pezzo per pezzo gli elementi: la mano di Bieber sospesa in aria col palmo aperto,le mie mani sulla mia guancia ed un tremendo dolore,lo sguardo sorpreso ed impaurito dei passanti che per la prima volta nella giornata si erano fermati ad osservare la scena,un silenzio imbarazzante che avvolgeva la zona,Bieber mi aveva appena tirato uno schiaffo.
< Sei pazzo! > urlai piangendo dal nervoso e dal dolore,non si era affatto trattenuto quel pezzo di merda e sentivo la guancia andarmi a fuoco,
mi sedetti per terrà raggomitolandomi e comprimendomi il viso cercando di attenuare il dolore;sentì delle urla provenienti alle mie spalle
< Cosa cazzo hai fatto!? > domandò la voce più meraviglisosa che potessi udire in quel momento,stando fuori dal mio campo visivo-probabilmente alle mie spalle- non potetti osservare l'espressione di Chaz ma immaginavo fosse incazzata nera.
Mi aiutò a rialzarmi e finalmente mi decisi ad asciugarmi le lacrime per vederci qualcosa:Justin era impassibile là davanti,quasi spaventato quanto me ma con quell'aria da prepotente che sembrava piacergli così tanto,bastardo;Chaz con due grandi falcate gli si avvicinò afferrandolo dal colletto della camicia nera:
< Qual'è il tuo problema Biebs!? > ringhiò il moro scuotendolo alla ricerca di una risposta ma Bieber sembrava esser caduto in trance e si lasciava scuotere,
non ricevendo risposta Chaz gli sferrò un forte pugno sulla mandibola facendo arretrare tutti i presenti di un passo:
< Porca puttana cominciamo bene oggi! > imprecai portandomi le mani tra i capelli ed apprestandomi a bloccarlo
< Ora calmati Chaz! > lo richiamai bloccandogli il pugno tra le mie mani,il mio tocco sembrò calmarlo per un solo istante
< Elysabeth togliti > ordinò senza voler udire altro e mi scostò gentilmente di lato prima di calciare la figura di Justin stesa a terrà in preda al dolore - potevo immaginare quanto fosse forte un pugno da Chaz Somers e francamente non vorrei esser stata al posto di Bieber- < Tu. Non. > cominciò a soffermarsi su ogni parola il moro < Devi.più.toccare.la.mia.ragazza > concluse accompagnando ogni parola con un tonfo calcio nello stomaco del ragazzo dai capelli biondi;
fu una brutta scena,quella:mi resi conto di non saper odiare le persone,per quanto male mi avessero fatto in tutta la mia vita;la figura di Justin per terra,steso lì dal dolore mi fece chiudere il cuore e mi sentì una dannata cogliona a preoccuparmi di un ragazzo che mi aveva appena tirato uno schiaffo.
Chaz mi tirò via dalla folla mentre io continuai incessantemente a fissare sconvolta Bieber sdraiato per terra;
la luce dei corridoi adesso gli illuminava meglio il volto e riuscì a vederlo,a vederlo sul serio: Justin Drew Bieber stava piangendo.

Chaz massaggiò delicatamente la mia guancia spalmandoci sopra della pomata: < E tutto gonfio > notò;eravamo in infermeria,io seduta sul lettino e lui su una sedia di fronte a me,mugugnai qualcosa dal dolore: < Fai più piano > bisbigliai per non rompere il silenzio della stanza
< Dovrei essere io al posto tuo a farmi medicare per aver fatto una rissa figa con qualcuno.Questa situazione è sbagliata > si lamentò sdrammatizzando un attimo tuttavia nel suo tono riconobbi una certa ira,gli accarezzai il dorso della mano chiudendo gli occhi sotto il suo delicato tocco:
< Chaz rilassati >
< Come posso rilassarmi El?Come!?Ti ha alzato le mani Dio santo e se non fossi capitato per sbaglio in quel corridoio per venirti incontro non so che altro ti avrebbe f- >
< Non mi avrebbe fatto nient'altro okay!? >
quasi urlai per non udire le sue stupide ipotesi,rimase sorpreso dalla mia reazione
< Non avrebbe fatto nient'altro Chaz,Bieber non ne sarebbe in grado io lo cono- >
< Tu cosa El?Tu dannatamente cosa?Pensi di conoscerlo?Per Dio no.Non lo conosci assolutamente ed è meglio per te!Bieber sarebbe stato in grado di darti persino un pugno a mio parere! >
mi portai le mani sulle orecchie cominciando a ripetere un"lalalala"ossessivo per soffocare la sua voce:non volevo minimamente ascoltare le sue parole,i suoi insulti su Justin,non volevo sentir parlare di lui in nessuna maniera al mondo.
Improvvisamente le sue labbra si ritrovarono sulle mie sorprendendomi e facendomi zittire:
< Scusami > bisbigliò a qualche millimetro di distanza dalla mia bocca per poi tornare a baciarmi;la sua lingua cominciò a giocare con la mia ed il suo corpo spinse il mio a sdraiarsi sul lettino,affondai le mani nei suoi capelli attirandolo maggiormente a me e sperando di fargli perdere l'equilibrio,
la porta si aprì improvvisamente ed una voce acuta rintuonò nella stanza: < Cosa state facendo voi due?! > Chaz si allontanò di scatto da me perdendo l'equilibrio e cadendo sulla sedia posta davanti al lettino,io mi riaggiustai la maglia: che figura di merda cazzo!
L'infermiera ci osservava sconvolta sul ciglio della porta: < Vi voglio fuori da qua entro 3 secondi o chiamo il preside! > tuonò indicandoci il corridoio ed entrambi corremmo fuori cercando di voltare al primo incrocio via dagli occhi indiscreti della donna,
sentimmo un < Scostumati! > dietro di noi ed una porta sbattere.

Mi fermai appena voltato l'angolo riprendendo fiato e chinandomi sulle ginocchia:osservai Chaz sfinito e preso alla sprovvista quanto me e scoppiai a ridere
< Che minchia ti ridi Warren? > domandò incarnando le sopracciglia,gli risposi tra le risate: < Dovevi AHAHAHAAH vedere la tua faccia AHAHAHAHAH > Continuai indicandolo con l'indice,sbuffò < La prendi tanto a ridere ma io sono arrivato da soli 4 giorni e già stavo rischiando una sospensione per del sesso in infermeria >
< Non stavamo facendo sesso. >
< Si ma con te in quelle condizioni ci saremmo ben presto arrivati,El sai che mi fai un brutto effetto >
ironizzò attirandomi e scompigliandomi imprevedibilmente i capelli < Io avrei preferito un bacio > sbuffai allisciandomi la chioma
< Fottiti Warren >
< Pensavo ci avessi pensato tu stanotte Somers. >



I giorni seguenti passarono velocemente.
Mi accomodai al mio solito banco in ultima fila mentre,con poco interesse ascoltavo le parole della professoressa Cardon: < Warren invoco i santi affinchè oggi io riceva una risposta affermativa:ha finito il programma su Shakespear? > chiese con una fioca speranza ma tanta irritazione nella voce,sorrisi strafottente lasciando che il silenzio invadesse l'aula per un minuto poi annuì flebilmente < Non ci posso credere,è un miracolo! > annunciò sospirando e riaggiustandosi sulla sedia: < Bene si alzi da posto e venga a dirci tutto quello che sa qui alla cattedra > fece impaziente picchiettando con la mano sulla scrivania incitandomi a raggiungerla.
Mi feci largo tra i pensieri andando alla ricerca di quel piccolo e minuscolo archivio che avevo riservato a Shakespear:
< William Shakespear è stato un drammaturgo e poeta inglese (....) >.
Dopo un estenuante quarto d'ora a parlare in modo logorroico la professoressa mi fece cenno di farmarmi-tra meno di cinque minuti sarebbe scattata la campanella- : < Warren mi devo complimentare con lei.Sappiamo bene entrambe quanto lei sia ottusa in filosofia e William Shakespear non è di certo un argomento facile da imparare quindi immagino quanto lei si sia sforzata > e per la prima volta dopo un estimabile tempo-ipotizzo dal primo superiore- mi sorrise soddisfatta senza nessuna punta di sarcasmo < L'ha aiutata Bieber come da programma? > aggiunse subito dopo curiosa saettando lo sguardo da me a Justin che velocemente riordinava le sue cose per uscire dall'aula e grazie al fracasso della gente non riuscì a seguire la conversazione forzata tra me e la donna < Oh,nono.Ho studiato da sola > spiegai sbrigativa rendendomi il più adorabile possibile -sufficienza in filosofia,sto arrivando yoh-;con un cenno del capo mi fece intendere che potevo tornare apposto e così feci,la donna richiamò l'attenzione degli alunni battendo decisa 3 colpi sulla cattedra e tutti si zittirono: < Allora adesso che ci siamo tolti un dente cariato- e mi guardò lanciandomi un'occhiata di intesa- posso concentrarmi sulla prossima parte del programma > sentì la classe sbuffare,effettivamente avevo dato loro la possibilità di cullarsi per un bel po' di settimane visto che la Cardon era solo ossessionata da me < Sh,silenzio!Come dicevo visto che adesso possiamo avanzare con il programma voglio che facciate un tema sull'amore. > delle lamentele piuttosto esplicite si levarono all'interno dell'aula: andiamo,un tema sull'amore?Era ridicolo!
< Forse non avete capito che non è una proposta ma un ordine! > tuonò la Cardon ammutolendo i presenti:quando quella donna si incazzava erano cazzi amari per tutti; finalmente tutti si decisero ad ascoltarla borbottando sottovoce:
< Il prossimo argomento sebbene sia completamente diverso da ciò che abbiamo affrontato fin'ora sarà la concezione dell'amore nelle diverse epoche storiche >
< Professoressa questa mi sembra una cosa da secondo superiore! >
< Si sbaglia signorina Feith! >
riprese una mia compagna la professoressa
< L'amore non è una cosa da ragazzini di secondo superiore;potete imparare a memoria l'ideologia di un poeta o ricordarne qualche verso ma non è un qualcosa che impari sui libri.Questa volta voglio che lavoriate sul serio con la vostra testa!Per la prossima volta voglio il vostro tema su cosa sia realmente l'amore e ritirerò i temi così nessuno poltrirà il pomeriggio! > concluse in contemporanea con la campanella e tutti si riversarono fuori come a voler scappare dal pensiero di dover fare un simile tema.

Chaz mi aspettava paziente appostato fuori alla classe: < Come diamine fai ad essere già qui? > domandai visto che la campanella era suonata da un misero minuto,scrollò le spalle: < Magia. > si limitò a dire irritandomi:odiavo essere tenuta all'oscuro delle cose,pure delle più stupide.
Chaz mangiò civilmente-a differenza mia- il suo piatto di pasta,seduto a mensa di fronte a me: < Allora? > mi chiese incitandomi a parlare
< Allofa cofa? > domandai con la bocca piena,trattenne una risata e continuò
< Mi hai detto che ti sei finalmente tolta dalle palle questa interrogazione,come è andata? > scrollai le spalle:
< Benissimo,finalmente quella stronza ha capito che non sono una buona a nulla e che non sono psicologicamente da ricoverare come pensava.Piuttosto,è lei quella pazza ed oggi ne ho avuto la conferma > Chaz corrugò la fronte e continuai il racconto
< Ci ha dato,per la prossima lezione,un tema da fare sull'amore- > il ragazzo soffocò una risata:ecco quello che tutti pensavano riguardo questa roba sdolcinata,come pretendeva quella donna che qualuno prendesse sul serio quel tema?
domandai gesticolando e poggiando la carta del panino che,tra una parola e l'altra, avevo divorato.
Chaz scrollò le spalle sorridendomi,sorriso che si spense quando adocchiò qualcosa alle mie spalle;mi voltai verso la porta di ingresso assistendo all'entrata di Bieber accompagnato da Cara che gli saltellava allegra intorno:dovevo dire apparentemente sembrava una piccola bambina indifesa,anche se in realtà era una grande zoccola.Osservai Chaz:non doveva fargli molto piacere vedere la faccia di cazzo di Bieber a quanto pare vista la sua mascella serrata e le nocche quasi bianche strinte in un forte pugno < Chaz,andiamo > lo incitai accarezzandogli la mano ed alzandomi,
annuì afferrando anche a sua volta la sacca ed attitrandomi a lui,camminammo vicini verso l'uscita sotto lo sguardo dei presenti:
tutti si ricordavano ancora di Elysabeth Warren,della piccola vittima di Justin Bieber ma con Chaz vicino a me,non mi interessava più un cazzo di loro.


Okok devo fare velociiiiissimo continuerò dopo 13 recensioni
vi amo e tra poco scatta il blocco,domani aggiungo spoiler e domande!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***


*Bieber Pov*

Cara mi trotterellò vicino mentre insieme andavamo in mensa: < Sono felice che tu ti sia accorto che siamo fatti per stare insieme Biebs > mi disse sfoggiandomi un gran sorriso,ricambiai distorcendo leggermente il naso:perchè tutti si erano puntati sul chiamarmi Biebs?Non lo faceva più nessuno da tantissimo tempo e per me era meglio così;Biebs era una persona diversa da quella che ero in quel momento:apparteneva ai tempi di Chris,Ryan e tutta la bastarda combriccola,io ero diverso da loro...no?..no.
Cara spalancò la porta della mensa facendo sbattere le ante al muro e parecchi volti si girarono a guardarci: ecco,era giunto il momento della solita squallida sfilata per andare al nostro tavolo;mi mancava essere invisibile in un certo senso:non ero mai soggetto a critiche o occhi indiscreti eppure il nome di Justin Bieber era tornato improvvisamente alla ribalta riempiendo la bocca di tutti i presenti nell'istituto,a quanto pareva essere una persona di merda con i più deboli era equivalente ad essere figo.Saettai lo sguardo-mostrando poco interesse- tra i banchi affollati della luminosa ala alla ricerca dei suoi capelli castani e dei suoi occhi color cristallo: li trovai poco dopo a pochi metri di distanza dalla porta di ingresso che mi facevano una radiografia completa e con uno sguardo assolutamente agghiacciante;Chaz,nel frattempo,mi stava uccidendo con gli occhi: pezzo di merda.Mi aveva tolto l'unica cosa che avevo trovato di bello in quell'istituto
Bieber le hai dato uno schiaffo!
-mi rimproverò la coscienza,sospirai tra me e me,seccato-
E quindi?Lei non è sua.
E quindi?Non dovevi sfiorarla con un dito e non ti appartiene minimamente! 
Oh ma taci!
Non è colpa mia se sei così psicopatico da parlare da solo,bello.
Cara fece ondeggiare i suoi capelli lunghi e neri che con il riflesso del sole sembravano assolutamente perfetti:
< Biebs dai sbrigati che ci fregano il tavolo! > mi richiamò sorridendo e saltellando come una bambina spensierata,Cara non era poi male psicologicamente: era non solo graziosa ma anche vivace,dolce ed intelligente sebbene c'erano quei difetti piuttosto evidenti che ne distorcevano i pregi: era bastarda,una bastardaggine che esternava comportandosi da oca nei confronti di chi odiava ed era poco modesta.
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò via dalla visuale di tutto,ebbi solo il tempo di vedere Elysabeth ed il suo amichetto alzarsi ed andare via.


Buttai stanco la penna sulla scrivania della mia camera: < Basta ci rinuncio! > quasi urlai portandomi le mani sul viso,stanco,
Cara che intanto stava giocherellando con il mio cellulare sul letto si alzò venendomi alle spalle: < Qual'è il problema? > domandò massaggiandomi il collo notando quanto fossi stressato,sospirai: < Questo dannato tema sull'amore,è una cazzata e non so che scriverci! >
< Non farlo allora >
< Come se dipendesse da me;non posso permettermi che anche la Cardon cominci a dubitare di me,è una delle poche che ha sempre evitato che mi bocciassero >
< Cosa c'entra l'amore con la filosofia? >
< Non ne ho idea.Ipotizzo che la Cardon la veda come un'esigenza umana o su un qualcosa sul quale riflettere ma è un qualcosa di estremamente personale,ognuno lo vede come vuole >
spiegai tranquillizzandomi un attimo;Cara tornò a sdraiarsi sul letto annuendo poco convinta,guardò fuori dalla finestra: < Sta continuando a piovere.. > sbuffò fissando le goccioline scivolare sul vetro freddo
< Vorrà dire che andremo a prendere qualcosa alla caffetteria della scuola > le risposi fissando il foglio ancora completamente bianco,si lamentò:
< Non è giusto,da quando stiamo insieme non abbiamo ancora fatto un'uscita come si deve >
< Non sono Dio Cara.Quando ci sarà bel tempo usciremo.Discussione conclusa. >
tagliai netto il discorso evitando qualche battibecco.
La ragazza si mise seduta a mo' d'indiano sul letto scuotendosi i capelli poi battè le mani sulle cosce:
< Ho trovato! > disse illuminandosi in volto ed osservandomi,corrugai le sopracciglia
< Cosa? >
< Per il tuo tema Justin!Parla del tuo amore,di cosa cerchi in lui,di cosa rende speciale la persona con la quale vuoi stare!Parla di me! >
concluse facendo risalire a galla quella tanto discussa poco modestia che le apparteneva;se non volevo prendermi un brutto voto avrei dovuto seguire,volente o dolente,il consiglio della mora che mi osservava come una bambina < Allora? > mi incitò probabilmente aspettandosi che cominciassi a scrivere tempestivamente cose smielate sul suo conto,pft con il cazzo;
feci un brusco movimento e provai una forte fitta allo stomaco: ero pieno di lividi dopo le batoste prese da quel bastardo di Chaz
< Ti fa molto male? > domandò preoccupata,scossi la testa cercando di darmi un po' di contegno sebbene quel giorno il dolore mi stesse uccidendo più del solito,mi girava la testa.Afferrai la penna più deciso di prima a buttar giù qualcosa ma l'unica cosa che riuscì a fare fu' fissare il foglio come se fosse un qualcosa di assolutamente strano < Ho bisogno di una bevanda fresca. > dichiarai alzandomi di scatto,infilandomi il cappello con visiera-sebbene non ci fosse un filo di sole,swag- e prendendo degli spiccioli per andare alla macchinetta,la ragazza mugugnò qualcosa mentre scriveva qualcosa sul suo telefonino:
< Ti aspetto qui > rispose poco attenta.

 
*Elysabeth* 

La lattina fece un tonfo sordo all'interno della macchinetta,segno che potevo finalmente afferrarla;mi chinai per raccoglierla ed immediatamente l'aprì non badando al piccolo schizzo di cocacola,la fissai un attimo assorta nei miei pensieri: Chaz aveva deciso di riprendere con gli allenamenti di football pertanto quel pomeriggio mi sarei divertita insieme ai 44 gatti immaginari wooho.
Sentì qualcuno alle mie spalle tirare un pugno alla macchinetta e chinarsi per osservare lo sportellino:
< Merda > farfugliò;aveva il viso coperto da un cappello e dal cappuccio della felpa e probabilmente non si era nemmeno preoccupato della mia presenza
< Macchinette del cazzo > continuò tirando un altro pugno al macchingegno che probabilmente gli aveva fottuto i soldi
< Ti serve aiuto? > domandai,mi sembrò di averlo spaventato a morte tanto da fargli congelare tutti i muscoli:tirò un potente,pauroso pugno che fece vibrare persino il vetro e finalmente la lattina di gassosa-da quanto avevo potuto vedere sul display era quella la bevanda- scese.
Il ragazzo si alzò stiracchiandosi ed aprendosi probabilmente soddisfatto la bibita,poi alzò lo sguardo verso di me: merda,porca puttana
< Come vedi so fare da solo > mi fece notare rivolgendomi quel suo sorriso strafottente Bieber.
Respirai affondo: mantieni la calma Warren,dai; schioccai la lingua rompendo quei pochi minuti di silenzio:
< Va bene,ciao > dissi semplicemente alzando i tacchi ma la sua mano circondò immediatamente il mio polso
< Cosa vuoi fare adesso,tirarmi un altro schiaffo!?? > domandai furiosa sentendo la sua presa,non doveva più osare sfiorarmi,il suo tocco divenne più leggero di prima: < Volevo scusarmi > disse guardandosi intorno preoccupato < Di cosa tra le tante cose?Dell'umiliazione pubblica?Dello schiaffo?Di avermi ucciso moralmente?Di aver distrutto il mio quaderno dei disegni?Di aver imbrattato il mio armadietto- >
< Sta zitta un attimo ! >
mi interruppe serrando gli occhi,lo guardai allibita:avrei ricominciato a parlare in modo logorroico da lì a poco solo per irritarlo.
Justin si portò entrambe le mani allo stomaco lasciando quindi il mio polso e si piegò su se stesso lamentandosi
< Che cosa... > provai a dire cercando di capire la situazione ma Bieber mi svenne davanti accasciandosi per terra.
Porca,doppia,puttana.


Con l'aiuto di due passanti trasportai immediatamente Justin in infermeria,potevo leggere nei loro occhi milioni di domande come "perchè lo fai?" "tu non lo odiavi?" "perchè lo stai aiutando?" ma ovviamente non mi ero preoccupata di rispondere a nessuno dei loro sguardi,io lo stavo aiutando e basta;
non ero disumana-come lui- e non mi sarei mai sognata di lasciarlo nel bel mezzo di un corridoio privo di sensi.
La dottoressa entrò preoccupata ed agitata avvisata dall'infermiera: < Cosa è successo? > domandò portandosi subito le cuffiette alle orecchie per sentire il battito cardiaco del ragazzo,bella domanda non lo so nemmeno io < Non ne ho idea > la donna mi guardò malissimo,cazzo vuoi?
< E' svenuto all'improvviso piegandosi sullo stomaco,stavamo parlando > annuì senza darmi effettivamente ascolto e si concentrò sul suo paziente.
Dopo qualche controllo superficiale la donna gli tasto la pancia ed il ragazzo anche se incoscente emise uno strano verso di dolore tornando subito dopo impassibile;la dottoressa gli alzò la felpa: < Oh Gesù. > sussurrò ed io mi lasciai sfuggire un < Porca puttana > che mi fu subito dopo rimproverato: la sua pancia era ricoperta di lividi scuri ed enormi < Chi glieli ha fatti?? > domandò preoccupata e furiosa girandosi verso di me,alzai le mani in segno di resa
< Non lo s-> bloccai la frase a mezz'aria ricordandomi dello scontro di Chaz con Bieber nei corridoi qualche giorno fa;era stato sicuramente lui a causargli quella roba ed adesso ero nella merda:cosa cazzo dovevo dire?Dovevo proteggere Chaz?
Certo che devi Elysabeth Pensai come se fossi Justin-che brutta esperienza-: non avrebbe di sicuro apprezzato il fatto che i professori si impicciassero nella sua vita privata e per come era fatto mi avrebbe di sicuro fatto passare i guai,pertanto decisi che mentire era la cosa migliore da fare per tutti
< Non ne ho idea. > conclusi più sicura mantenendo il contatto visivo con quella cinquantenne del cazzo che sembrava squadrarmi come se lo avessi ucciso io,
< Gli ematomi possono fare molto male soprattutto se in così grande quantità,in un punto così delicato e così grandi.Quando si sveglia chiamami e controlleremo meglio > si congedò togliendosi i guanti e poggiandoli là vicino,annuì sovrappensiero fissando la sagoma immobile del biondo...WAIT...Cosa significa"chiamami quando si sveglia"??Non voleva mica che io rimanessi là?!
Mi voltai intenta a controbbattere ma quella stronza si era già chiusa la porta alle spalle.

(vi consiglio di leggere da qui in poi con in sottofondo: http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=aNzCDt2eidg  -Skinny love- )
 

*Bieber pov*

Un vocio al mio fianco mi fece svegliare: ma che cazz...che era successo? Schiusi lentamente le palpebre sentendomele pesanti e fissai il grigiastro soffitto:
quella non era camera mia.Rimasi in ascolto di quella voce così familiare che di certo non si stava rivolgendo a me:
< No ho detto che non posso! >
< Cosa significa che non ti fidi?? >
< Ci sarà pure un motivo se sussurro no?Non posso alzare la voce! >
< Ma che ti importa?Chaz smettila per Dio non sto facendo nulla di pericoloso o preoccupante! >
Chaz? Collegai il suo nome alla voce femminile che gli stava parlando al telefono: Elysabeth;ma certo le ero praticamente collassato davanti anche se la parte intermedia nella quale mi trasportavano in infermeria me la dovevo essere saltata.La ragazza chiuse la chiamata sbuffando e girai impercettibilmente la testa per osservarla: fissava la porta battendo ritmicamente un piede per terra e si rigirava il cellulare tra le mani.Quando il suo volto incontrò con uno sguardo perso il mio sussultò:
< Ommiodio,ho preso un infarto > balbettò portandosi una mano al petto,sorrisi,un sorriso che lei non ricambiò affatto
< Che ci fai qui? > domandai con voce roca
< me lo chiedo anche io > sbuffò.La osservai muoversi nervosa sulla sedia probabilmente bestemmiandomi(e bestemmiandosi) in tutte le lingue del mondo.Rimanemmo in silenzio per dei minuti interminabili,lei che fissava la finestra sulla quale battevano le goccie di pioggia ed io che fissavo lei:
era tremendamente bella,non potevo più vivere così cazzo;serrai gli occhi,stavo per fare una delle più grandi cazzate:

< And I told you to be patient And I told you to be fine... >

cominciai a canticchiare senza pensarci due volte fissandola intensamente-sapevo che amava la mia voce eppure non avevo mai avuto il coraggio di accontentarla e di cantarle qualcosa-,i suoi occhi spaesati osservarono i miei
< Che cosa... > sussurrò lasciando la frase a mezz'aria spaesata ed ascoltandomi

< And I told you to be balanced And I told you to be kind And in the morning I'll be with you.. >

mi alzai col busto in modo da poter respirare meglio con il diaframma,non con poca fatica,mi misi a sedere e continuai la mia condanna.

*Elysabeth pov*

Cosa diamine stava facendo?? < And I told you to be balanced And I told you to be kind And in the morning I'll be with you.. >
< Smettila...> sussurrai distogliendo lo sguardo che per un minuto si era incatenato al suo ma le sue parole si fecero più alte e più perfette...come la sua voce
< Smettila > ripetei a tono leggermente più alto ed in modo più sicuro ma quell'idiota non mi voleva proprio dare ascolto

< But it will be a different kind And I'll be holding all the tickets And you'll be owning all the fines >

presa dal panico mi portai le mani sulle orecchie e mi rannicchiai sulla sedia: < Justin smettila! > gli urlai chiudendo gli occhi e sperando che sparisse;
cominciai a piangere silenziosamente consapevole della sua presenza,era giunto uno dei momenti che odiavo di più:l'odio si stava trasformando in lacrime.
Dopo qualche minuto riaprì le palpebre: Justin mi osservava seduto a mo' d'indiano sul lettino,questa volta muto
< Dio grazie > sospirai asciugandomi gli occhi con la manica della maglia < Hai finito? > domandò serio ed acido alzando un sopracciglio
< Io ci ho provato Warren. > disse semplicemente prima di alzarsi con un salto in piedi
< Provato a far cosa Bieber?A canticchiarmi una stupida canzoncina? >

< Non è stupida.Tu lo sei. > concluse e si spazzolò i pantaloni; lentamente si incamminò verso la porta,
< Dove stai andando? > domandai alzandomi in piedi a mia volta sentendomi così minuscola su quella bassa poltroncina
< Via? > rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo
< Non puoi,la dottoressa ha detto che quando ti saresti sv- >
< La dottoressa sucasse,allora. >
chiuse lì il discorso aprendo la porta e sbattendola violentemente.

Avevo già chiarito di odiare Justin Bieber,vero?.

*Bieber pov*

Entrai sbattendo la porta.Cara scattò in piedi:probabilmente si era addormentata
< Dove sei stato? > chiese furiosa gonfiando le guancie,la osservai serio e stanco persino di lei ma quando vidi il suo volto corrucciato in un'espressione così buffa e tenera e i suoi capelli scompigliati non riuscì a trattenere un sorriso: < A prendere da bere,no? > risposi come se fosse ovvio,in realtà il mio era un fine puramente gentile:non volevo farla preoccupare dicendole che il suo ragazzo...ero il suo ragazzo teoricamente,giusto? era collassato per i corridoi.
La mora portò le braccia al petto: < Mi prendi in giro Justin?Manchi da 3 ore. > mi fece notare lanciando un'occhiata al display della sveglia sul comodino,
mi passai una mano tra i capelli,merda < Mi ha chiamato mia madre e sono rimasto al telefono tutto questo tempo con lei > sputai fuori,
questa scusa è meschina Justin,vidi lo sguardo di Cara addolcirsi: < Oh,scusami > disse semplicemente torturandosi le mani;
mi avvicinai lentamente attento a non premere il mio stomaco contro le sue braccia mentre l'abbracciavo dolcemente:
< E' tutto okay > le dissi accarezzandole i capelli neri ed il suo viso si alzò di un po' per baciarmi.

Rimasi a baciarla per un buon quarto d'ora,sdraiati sul letto e cominciai ad accarezzarle il volto: era bella e per quanto ne sapessi era anche la mia ragazza,
la cosa mi andava più che bene.Mi sorrise dolcemente notando quanto la stessi osservando e le schioccai un altro bacio lasciandola arrossire,
ma lei non arrossiva come Elysabeth,perchè Elysabeth era speciale persino quando arrossiva:sorrideva in imbarazzo mentre le guance piene ed in un leggero rosa le assottigliavano gli occhi lasciando trasparire una pozza azzurra in un contorno di folte ciglia nerissime.
Scesi dal letto più convinto che mai a scrivere quel fottuto tema per la Cardon,forse in Cara avevo davvero trovato l'ispirazione ma la cosa certa era che dopo quel pomeriggio le parole erano tornate a galla ed avevo un estremo bisogno di buttarle giù sulla carta,
forse era giunto il momento di smetterla di tormentarsi per El,no?No.



dfofdndfsodfsndfsdson sono tornata bitches(?).
Allora si,sono consapevole di avervi lasciato con un"inserirò delle domande e lo spoiler domani"
e di non aver mai aggiornato un cazzo in realtà AHAHAHAHAH ma me ne dimenticavo trallallerò.
Anyway ho appena notato che Cigarette-seppure più infondo rispetto ad altre ff meravigliose su Bieber scritte da ragazze meravigliosamente brave alle quali non riuscirei mai e poi mai a paragonarmi- è finito nelle Storie popolari.
soewnewrdgrogmdfs voi non avete idea di come questa cosa possa rendermi felice!
Sono indecisa se tornare alle vecchie abitudini e lasciarvi senza spoiler e domande o continuare di consuetudine mh(?).
Anyway Non ho nessuna domanda da proporvi,ad ogni modo quindi non perdo nemmeno tempo a farvene di stupide.
Vi avevo promesso-più o meno- un capitolo completamente su elysabeth e justn perchè ammettiamolo:
prima o poi un capitolo simile,seppur tutt'altro che romantico,doveva esserci.
Chi shippate?Vi piace Cara?e Chaz?Queste più o meno sono le domandi essenziali che vi pongo per sapere un vostro parere
e vabbè vi lascio carta bianca per le vostre recensioni lalalala.
Continuerò dopo 13 recensioni,love u.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***


*Bieber*

Erano passate circa 2 ore da quando mi ero incollato a quella fottuta sedia ed avevo cominciato a scarabocchiare il foglio di getto
< Io vado Biebs > mi salutò Cara lasciandomi un bacio sulla guancia e lasciandomi solo.
Dopo aver scritto un tema assolutamente poco ordinato capì di poterlo definire concluso;poggiai la penna sul tavolo sventolando le mani in aria cercando di far riaffluire il sangue in esse,dopodichè lo presi tra le mani e cominciai a saettare il mio sguardo tra una riga e l'altra:

" Spero solo che questo tema lo legga solo lei professoressa Cardon,voglio un bel voto è vero ma ci tengo ancora alla mia reputazione.
Mi chiedo cosa lei si sia immaginata quando ha pronunciato con tanta fierezza la frase"parlerete dell'amore secondo il vostro punto di vista",magari potrebbe rispondermi a matita perchè io non l'ho proprio capito;si aspettava applausi?Urla di incoraggiamento?Sospiri sognanti di ragazze innamorate?Credo che lei debba resettare la memoria riguardo La Quoter High School;non vede con che classe ha a che fare?
Nessuno pensa all'amore,nessuno ne ha tempo eppure tutti lo pretendono.Come puoi pretendere qualcosa e far si che si avveri se dopo non ci dedichi del tempo?Lo trovo ridicolo.
Io l'amore non l'ho mai cercato ma forse lui da un momento all'altro potrebbe cercare me,cose personali sia chiaro; penso che una persona innamorata non debba"volare tra le nuvole" o "toccare il cielo come un dito" come sento ripetere da tutti,Dio mio no.
Se dovessi descrivere l'amore lo descriverei sottoforma di una ragazza:una ragazza che senza troppi problemi riesci a riconoscere nella folla,
una ragazza che sebbene tu sia una persona di merda- orribile cerca sempre di addolcirti con lo sguardo perchè dopotutto non ti considera un caso perso,non ti considera un errore come tutti gli altri.Penso che l'amore sia insidiato in quella ragazza che dopotutto il destino ti mette sempre davanti e forse solo dopo il decimo incontro capirai di aver incontrato la persona giusta e ancora più probabilmente te ne accorgerai troppo tardi perchè lei,meno idiota di te,sarà andata già via con qualcun altro.
L'amore non resta per sempre,sono tutte cazzate quelle!-e questa non la censuro perchè rende meglio il concetto-
L'amore se ne va da un momento all'altro,ti fa star male,ti uccide e poi si presenta definendosi la migliore medicina o il miglior antidolorifico,ma dove??
Cosa si fumavano tutti quei poeti che vivevano per amore??Mi chiedo se si siano mai accorti,nella loro triste esistenza,quanto l'amore abbia influito sulla loro mentalità:erano tutti chiusi,contorti,che si piangevano addosso e per ricevere cosa?...Un paragrafo su un libro di storia,WOW,gratificante.
Io nell'amore ci credo:credo che esista e credo sul serio che sia reincarnato in una ragazza(o in un ragazzo) ma non credo che lo si debba per forza incontrare;potresti morire sotto una macchina,per coma farmacologico,per vecchiaia e non averlo ancora incontrato.
Oppure,d'altro canto,te lo potrebbero spiaccicare sotto al naso magari nella tua stessa scuola ma tu,stupido come sei,non te ne accorgeresti nemmeno.
Se una persona ci si presentasse portando addosso un cartello con scritto"il tuo amore" l'ameresti a prescindere,se questa al contrario si presentasse come una semplice,petulante e seccante compagnia di scuola la manderesti subito a fanculo.
Non è quindi che "è l'amore che ci evita" ma siamo noi troppo scorbutici e falsamente moralisti ed  evitarlo."


Rilessi più volte determinate parti del tema che avevo involontariamente sottolineato per accentuarne l'importanza,corrugai la fronte:
quella non era la descrizione di Cara che mi ero riproposto di fare;io avevo involontariamente parlato di Elysabeth.
Accartocciai furioso il tema e lo cestinai immediatamente,oh vaffanculo.

 
*Elysabeth*
-nel frattempo...
 

Il silenzio della mia camera mi sta uccidendo,soprattutto perchè era insensato < Chaz Dio mio ti decidi a parlarmi? > sbottai alzandomi col busto dal letto mentre lui restava voltato dall'altra parte dandomi le spalle,nuovamente silenzio < Oh vaffanculo ti odio. > dissi poggiando i piedi nudi sul freddo pavimento e rabbrividì,il ragazzo si voltò di scatto: < Cosa pensi che io ti debba dire Elysabeth?Io le mie domande te le ho fatte,se poi a te infastidisce il mio "impicciarti nei fatti tuoi"non sono più problemi miei! > sospirai cercando di mantenere la calma:
< Chaz,te l'ho detto: ho portato Bieber in infermeria,era svenuto nei corridoi niente di più! >
< Così tanto tempo? E perchè sei tornata con gli occhi gonfi?E perchè parlavi sottovoce al telefono? >
domandò in modo logorroico 
< Mi stava per morire un ragazzo sotto gli occhi e tu ti chiedi del perchè della mia prolungata assenza!? > domandai indignata:che cazzo aveva al posto del cervello,un criceto in paralisi celebrale per caso? Forse capì quanto fossero stupide le sue domande perchè lo vidi rilassare i muscoli ed alzarsi lentamente dal letto passandosi nervoso una mano tra i capelli scuri,poggiò entrambe le mani sulle mie braccia:
< El scusami,sai che sono impulsivo- >
< Si l'ho notato. >
< E tu sei acida- >
< Anche questo era risaputo.  >
lo interruppi fredda e fissandolo negli occhi:mi infastidiva il fatto che non si fidasse di me,cosa pensava:che magari mi sarei trombata Bieber sul lettino dell'infermeria dopo l'inferno che mi stava facendo passare? Sbuffò infastidito:
< Non fare l'acida con me >
< Chaz sei geloso di un ragazzo che mi ha rovinato la vita,credo tu abbia qualche problema a livello piscologico >
< Sono geloso di qualsiasi ragazzo se è per questo El!Ho paura che possano portarti di nuovo via da me! >
< L'ultima volta nessuno ti obbligò ad andartene,è stata completamente una tua scelta quindi se questa volta deciderò di andarmene io saremo pari. >
e con quella frase lasciai intendere di voler essere lasciata sola,aprì la porta della camerata ed il moro mi guardò spaventato:
< El mi stai...- > non finì la frase che scossi la testa
< Voglio solo stare sola Chaz,sono stanca > spiegai tranquillizzandolo leggermente,a testa bassa e molto lentamente si avviò verso la porta e quando superò l'uscio la chiusi immediatamente alle mie spalle.


*Sabato,5 giorni dopo*

Mi fermai davanti al mio armadietto per poggiargi le ultime cose:quella giornata si prospettava serena,avevo un sesto senso davvero scarso ma quando funzionava raramente sbagliava.Aprì l'armadietto inserendoci le 6 cifre-che finalmente avevo imparato a memoria grazie l'aiuto di Chaz-
< Ma che cazz... > farfugliai tra me e me notando un mazzo di fiori incastrato nell'armadietto,corrugai le sopracciglia fissandomi intorno:
  ma certo Elysabeth è un regalo della scuola,vogliono ringraziarti per la tua brillante mente,ovvio.
Davvero?
No,ero sarcastica
rispose acida la vocina all'interno della mia testa.
Qualcuno mi arrivò alle spalle cingendomi la vita con le mani,sobbalzai al contatto < Who who se ti spaventi così non ti tocco più! > affermò Chaz alzando le mani in segno di resa ed osservandomi divertito,mi portai una mano al cuore: < Coglione non fare più così!Mi hai spaventata! >
< Ho notato! Allora,ti sono piaciuti i fiori? >
domandò indicando con un cenno del capo il mazzo e ritornando nella posizione precedente,abbracciandomi,li fissai un attimo < Me li hai regalati tu? > domandai incredula e con lo sguardo di una bambina estasiata,Chaz annuì flebilmente:
< Sapevo che amavi le rose,le hai sempre amate ed ho pensato di regalartele >
< Come hai fatto a- >
< A metterle nell'armadietto?El oramai so meglio io il tuo codice che tu stessa. >
mi ricordò ridendo e schioccandomi un bacio sulla guancia
< Spero che dopo il nostro litigio di qualche giorno fa queste possano aggiustare completamente la situazione > spiegò senza curarsi più di tanto della mia risposta. Il ragazzo afferrò la sua sacca che aveva momentaneamente poggiato per terra:
< Allora? > domandò incitandomi a raggiungerlo,incarnai le sopracciglia
< Allora cosa? >
< Ti muovi o vuoi restare lì per sempre?Tra poco suona e tu devi consegnare il tuo fatidico tema sull'amore >
mi ricordò gesticolando con le mani in modo teatrale,merda era vero < Occazzo occazzo occazzo! > mi agitai frugando in modo scomposto nella cartella;
quando finalmente trovai-anche se spiegacciato-il foglio del tema tirai un enorme sospiro di sollievo:
< Sono stata un'intera notte a scrivere questa stronzata,non potevo permettermi di scordarmelo in camera > spiegai incamminandomi finalmente al suo fianco dopo aver richiuso l'armedietto,lasciandoci dentro i fiori < Cosa ci hai scritto alla fine? > mi domandò il moro cingendomi la spalla col braccio ed indicando il foglio che reggevo accuratamente in mano,scrollai le spalle: < Cosa penso effettivamente dell'amore >
< E cosa ne pensi? >
domandò curioso fermandosi davanti alla mia aula;in quel momento la campanella interruppe tutti gli studenti ordinando loro di filare in classe,sorrisi in modo compiaciuto: < ti lascio col dubbio > gli dissi facendogli un occhiolino ed entrando nell'aula lasciandolo fuori.

La professoressa Cardon entrò in classe scrutando tra i banchi e dando un occhiata ai fogli che si trovavano davanti ad ogni studente,
sorrise compiaciuta poggiando la borsa sulla cattedra: < Vedo che vi siete dati tutti da fare per il tema > e così dicendo si aggiustò gli occhiali
< Mi fa piacere.Vedrete che questa cosa vi sarà utile > ripetè più a se stessa che a noi,per l'appunto molti sbuffarono lasciandosi andare a commenti ironici.La donna aprì il registro scrivendoci meccanicamente ed in modo veloce e deciso poi lo richiuse di botto facendoci sobbalzare
< Bene,cominciamo subito > e ci rivolse un sorriso a 32 denti,ma tutta quella voglia di sorridere da dove le veniva?
Puntò minacciosa il dito sul registro e lo fece scendere,okay il mio nome lo aveva superato forse ero salva...
< Parison! > chiamò decisa la donna rivolgendo lo sguardo alla ragazza orientale che era seduta al terzo banco;quest'ultima si alzò a malincuore e trascinò i piedi fino alla cattedra, < Comincia pure! > squillò la professoressa mettendosi comoda ed osservando la ragazza
< Io penso che l'amore sia qualcosa di meraviglioso > sbuffai:okay si prospettava un'ideologia piuttosto fiabesca a quanto pare,
non aveva capito un cazzo della vita Parison < Credo che sia una di quelle cose che ti rimane dentro.E' un qualcosa che,a prescindere dalla tua lingua,razza o etnia ti cattura e ti rapisce.Penso che l'amore sia un qualcosa che va coltivato con una persona speciale,una scelta con cura e passione,come un gioiello.Sprecare una cosa così bella per una persona che non la merita o che non è disposta ad aiutarti in questa difficile scalata è una cosa da stupidi ed immaturi,pertanto l'amore vero lo conosce solo chi,realmente,ha imparato a vivere attraverso delusioni e risalite grandiose;è un sentimento che traballa,che ti lascia in bilico come su una montagna russa con la differenza che durante il percorso sei bendato.Amare significa affidarsi a due fattori importanti nei quali bisogna avere estrema fiducia: nel destino e nel cuore. > la Cardon applaudì compiaciuta insieme ai 3/4 della classe che la seguirono in un poco sincero applauso,Dio mio che schifo di tema,sbuffai sonoramente:
< Che cazzate > brontolai a tono forse eccessivamente alto,la donna mi guardò preparandomi ad una delle sue bastardate:
< Signorina Warren non condivide con noi quest'idea? > scossi la testa < Assolutamente no,questa è la tipica idea di chi cresce a suon di favole disney e non torna a contatto con la realtà > spiegai lanciando uno sguardo raggelante alla ragazza che sembrava più terrorizzata da me che dall'insegnante;una voce dall'altro capo della classe,nascosta dalle teste dei compagni si alzò nell'aria tesa interrompendo la discussione tra me e la professoressa Cardon: < Perchè allora non ci leggi tu il tuo tema,Warren? > mi incitò con non poca ironia Bieber,lo massacrai con lo sguardo ed alzò immediatamente le mani in segno di resa: < Who bellezza rilassati,era un consiglio > e mi strizzò l'occhio sapendo di provocarmi una maggiore irritazione.
La Cardon osservò per un minuto me e quel coglione dall'altro lato: < Bieber che ne dici di dare tu inizio alle danze allora?Così dopo Warren sarà più che lieta di leggerci il suo,di terma > e così dicendo picchiettò con la mano sulla scrivania incitando il ragazzo ad avvicinarsi,scosse violentemente la testa:
< Non se ne parla.Lei sa quanto sia difficile per me leggere un tema davanti ad un pubblico e rispetti per favore i miei limiti-da quando usava il per favore?- lasci prima leggere Warren > e mi indicò nuovamente con molta disinvoltura,io lo sbrano vivo.
La professoressa prese un respiro profondo e mi guardò implorante senza tuttavia accettare contraddizioni
< Venga Warren > e mi fece cenno di raggiungerla;mi alzai lentamente stringendo tra le mani il mio foglio: tema del cazzo.
Tentennai un attimo udendo...niente,non udivo niente ed era proprio quella la cosa terrorizzante:tutti erano in ascolto,nessuno escluso;
cominciai a leggere meccanicamente il mio scritto:

"L'amore è sopravvalutato,tutto qui.Credo sia essenziale cogliere immediatamente il punto della situazione dal primo rigo del tema per concentrarsi in modo attivo sulla tesi: l'amore è stato distorto da tutti quei libri romantici,da tutti quei vampiri che preferiscono l'amore al sangue della loro presunta ragazza,da quei film a rallentatore,da quei baci sotto la pioggia;la gente è cresciuta con un'idea distorta di questo fenomeno e a volte ci muore,senza averne provato nemmeno un po'.Pensateci su: quante donne sui 40anni conoscete completamente single?Io personalmente ne ho viste forse fin troppe;quanti bambini di 13 anni si dicono"ti amo" e dopo una settimana si lasciano?Quanti anziani soli alle fermate del pullman?Quante giovani madri senza marito? Sono categorie che ai giorni d'oggi si vanno sempre allargando;ipotizzo che qualcuno,leggendo questo si starà chiedendo:"che diamine centra?" -vidi qualcuno sorridere perchè,probabilmente,se lo stava domandando sul serio- io,gli rispondo senza esitazioni che l'amore,c'entra sempre anche negli argomenti più improbabili.Una giovane donna con un passeggino e con lo sguardo perso nel vuoto,che trovi puntualmente in giro e da sola,probabilmente è la vittima di un amore sbagliato,fondato su menzogne e stupide promesse mai mantenute;un ragazzino che dice"ti amo" dopo un solo giorno alla sua"fidanzata" è semplicemente il risultato di troppe ore di televisione passate davanti a stupidi film narranti il sesso collegato all'amore;ma se c'è sesso non c'è per forza amore,per fare sesso non devi per forza amare. Un altro esempio ancora,forse il più triste, è quello di una signora anziana seduta in modo stanco davanti alla fermata del buss: anche la sua vita è stata deviata da un amore finito,magari troncato dalla morte ma pur sempre finito.L'amore ti stronca la vita: è un'esperienza meravigliosa,che ti rende felice ma ha una fine,come tutto del resto;una volta finito l'amore finisce anche la voglia di credere in qualsiasi cosa,finisce la voglia di fidarsi,di uscire,di innamorarsi di nuovo(sempre se è possibile,ma ne dubito) ed a quel punto quando ti rendi conto di passare ogni singolo giorno della tua vita riflettendo su queste tue paure scaturite da un amore oramai perso capisci che non stai più vivendo,ma sopravvivendo."

alzai lo sguardo sulla classe: come immaginavo la maggior parte era intenta a far altro-probabilmente aveva perso il filo del discorso dopo nemmeno 5 righi- altri mi guardavano sbigottiti,altri erano soddisfatti della mia tesi,infondo,invece potevo distinguere lo sguardo spaventato di Justin che saettava lo sguardo da me al suo foglio < Warren ipotizzo di non poterti dire nulla:ognuno ha la sua idea sull'amore quindi mi limiterò a valutare la sua esposizione > cominciò congiungendo le mani < Ha acquistato un buon linguaggio e devo dire che anche la sua tesi è piuttosto particolare e contorta ma l'ha esposta abbastanza chiaramente.Sono soddisfatta > concluse con espressione atona e rimandandomi a posto; < Bieber ora che l'abbiamo accontentata si alzi e ci venga a leggere il suo tema >
< Ma io.. >
balbettò
< Niente ma!Voglio sentire il suo tema signor Bieber e questa non è una domanda ma un ordine! > tuonò poco paziente ed il biondo scattò in piedi avvicinandosi alla cattedra,reggendo in mano il suo foglio sgualcito e disordinato < Deve migliorare la grafia Bieber,la presentazione grafica non promette bene > notò la donna allungando l'occhio sul tema e storcendo le labbra in una smorfia poi con un cenno lo incitò a leggere,Justin prese un respiro profondo passandosi-monotonamente- la mano tra i capelli poi la sua voce rieccheggiò nella stanza più roca di prima,
stavo per avere un fottuto orgasmo nel sentirlo parlare così:

" Spero solo che questo tema lo legga solo lei professoressa Cardon-la donna sorrise-
voglio un bel voto è vero ma ci tengo ancora alla mia reputazione.-successivamente lo guardò con sguardo rimprorevole-.Mi chiedo cosa lei si sia immaginata quando ha pronunciato con tanta fierezza la frase
"parlerete dell'amore secondo il vostro punto di vista",magari potrebbe rispondermi a matita perchè io non l'ho proprio capito;si aspettava applausi?Urla di incoraggiamento?Sospiri sognanti di ragazze innamorate?Credo che lei debba resettare la memoria riguardo La Quoter High School;
-Bieber cominciò a leggere come se stesse introducendo un dibattito politico,accentuando le sue domande con toni di voce efficaci e tremende occhiatacce-
non vede con che classe ha a che fare?-indicò gli alunni-Nessuno pensa all'amore,nessuno ne ha tempo eppure tutti lo pretendono.
Come puoi pretendere qualcosa e far si che si avveri se dopo non ci dedichi del tempo?Lo trovo ridicolo.Io l'amore non l'ho mai cercato ma forse lui da un momento all'altro potrebbe cercare me,cose personali sia chiaro;-tutti ridacchiarono,Bieber non avrebbe mai sbandierato ai 4 venti i cazzi suoi,era oramai risaputo- penso che una persona innamorata non debba"volare tra le nuvole" o "toccare il cielo come un dito" come sento ripetere da tutti,Dio mio no.
Se dovessi descrivere l'amore lo descriverei sottoforma di una ragazza:-il suo sguardo si alzò poco convinto su di me per un solo secondo - una ragazza che senza troppi problemi riesci a riconoscere nella folla,una ragazza che sebbene tu sia una persona orribile cerca sempre di addolcirti con lo sguardo perchè dopotutto non ti considera un caso perso,non ti considera un errore come tutti gli altri.
Penso che l'amore sia insidiato in quella ragazza che dopotutto il destino ti mette sempre davanti e che,forse,solo dopo il decimo incontro capirai essere la persona giusta ma,ancora più probabilmente,te ne accorgerai tardi, troppo tardi perchè lei,meno idiota di te,sarà andata già via con qualcun altro.
-Il suo tono si fece più basso,più triste- L'amore non resta per sempre,sono tutte cazzate quelle!
- lo riprese fortemente la donna adirata ma questo non fece altro che scaturire l'ilarità della classe,
< Questa non l'ho censurata perchè rende meglio il concetto! > si giustificò-
L'amore se ne va da un momento all'altro,ti fa star male,ti uccide e poi si presenta definendosi la migliore medicina o il miglior antidolorifico,ma dove?? -Prese un respiro profondo,sembrava per star scoppiare-Cosa si fumavano tutti quei poeti che vivevano per amore??
Mi chiedo se si siano mai accorti,nella loro triste esistenza,quanto l'amore abbia influito sulla loro mentalità:erano tutti chiusi,contorti,che si piangevano addosso e per ricevere cosa?...Un paragrafo su un libro di storia,WOW,gratificante.-altre risatine in sottofondo-Io nell'amore ci credo
- e non so perchè a quelle parole mi sentì meglio- :credo che esista e credo sul serio che sia reincarnato in una ragazza(o in un ragazzo) ma non credo che lo si debba per forza incontrare - ebbi una paura inconsapevole ma forte,che rimbombava nella testa,che Bieber non stesse parlando di me...ma Elysabeth lui è più che sicuro che non sta parlando di te cazzo!,no?- ;potresti morire sotto una macchina,per coma farmacologico,per vecchiaia e non averlo ancora incontrato.
Oppure,d'altro canto,te lo potrebbero spiaccicare sotto al naso magari nella tua stessa scuola - mi guardò un'altra volta di soppiatto,alzando un secondo gli occhi dal foglio e mi sentì meglio:avevo sperato inconsapevolmente in un suo sguardo per tutta la durata del tema- ma tu,stupido come sei,non te ne accorgeresti nemmeno.
Se una persona ci si presentasse portando addosso un cartello con scritto"il tuo amore" l'ameresti a prescindere,se questa al contrario si presentasse come una semplice,petulante e seccante compagnia di scuola -rise tra se e se e si leccò le labbra,facendomi perdere un battito- la manderesti subito a fanculo.
- ricevette un altro sguardo orribile da parte della Cardon- Non è quindi che "è l'amore che ci evita" ma siamo noi troppo scorbutici e falsamente moralisti ad evitarlo."


Concluse respirando affondo come se avesse appena svolto una missione impossibile < Bieber lei mi ricorda tanto un cinico bastardo. > sputò fuori la donna guardandolo dall'alto verso il basso,la classe soffocò una risata sorpresa e persino Justin spalancò la bocca in una perfetta o:
< Ma che cosa... >
< E' vero Bieber,non lo ripeterò per educazione ma lei,giorno dopo giorno,mi da la prova di quanto sia cinico.Lei mi vuole dire di non aver ancora incontrato la ragazza giusta? >
< Non credo esista,professoressa,almeno non in questo continente >
rispose ridacchiando,da quando ridacchiava?
< Forse è troppo stupido lei Bieber > oh questo è poco ma sicuro
< Lei e Warren siete due ragazzi davvero strani > mi nominò di punto in guardo guardandoci quasi divertita,indurì lo sguardo:
< Non credo proprio. > risposi fredda
< Siete entrambi acidi,chiusi e ba- > la donna si fermò scuotendo tra se e se la testa
< Avete capito. > lasciò intendere
< Non voglio essere insultata > Bieber alzò un sopracciglio indispettito
< Come Warren? >
< Hai capito bene;paragonarmi a te è un insulto bello e buono >
il ragazzo schioccò la lingua poco curante:
< Almeno non la do' sul pavimento del teatro > ;
a quelle parole mi si ghiacciò il sangue nelle vene e,facendo leva sulle mani, mi tirai su lasciando cadere all'indietro la sedia...



Yoh eccomi,allora vi ho cioncato(quanto è bello dire cioncato?) il capitolo sul più bello lalalala
Anyway è un capitolo piuttosto particolare,ho cercato di esporre la psicologia di entrambi attraverso un tema scolastico esposto da loro stessi;
comunque non ho molto da dire se non per il fatto che non vi amerò mai abbastanza;
in questa ff ci sto mettendo seriamente il cuore e parecchia fantasia(infatti,se alcuni seguono le mie storie,possono notare quanto raramente stia aggiornando le altre)
Non ho molto da dire se non che devo studiare i promessi sposi e non voglio,porca troia.
Mi sono presa due cinque:matematica e fisica ma per essere la fidanzata di Bieber non serve andare bene a scuola tralalala
ok basta.
Evaporo,continuerò dopo 13 recensioni c:
Love u sosososo much.
mel.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***


(...)
< Cosa cazzo stai insinuando? > gli sbottai contro
< Che sei una troia! > rispose alzando anche lui leggermente il tono della voce,assottigliai gli occhi
< Ripetilo se hai il coraggio >
< Sei.una.troia >
scandì bene con un sorriso ricco di menefreghismo;sorpassai le 3 file nelle quali erano disposti i banchi e gli arrivai ad un soffio dal viso:
< Non sono come la tua puttana dai capelli neri > ringhiai,potevo giurare che anche all'esterno gli altri riuscissero ad udire il suono dei miei denti strisciare tra loro;la Cardon ci allontanò: < Placate gli animi! > ci disse ma Bieber scansò il suo braccio con un gesto violento ed avanzò verso di me facendomi indietreggiare < Bieber,Warren FUORI! > urlò la donna quasi presa da un attacco di panico e senza troppe esitazioni ci prese per le spalle e ci buttò letteralmente fuori dalla classe.
Quando la professoressa ci sbattè la porta in faccia tornai ad occuparmi di quel bastardo:
< tu.> dissi spintonadolo con una forza inaudita < non.> continuai mantenendo sempre un tono inquietantemente basso < permetterti mai più. > dissi tutto d'un fiato cercando di non apparire come una psicopatica del cazzo < DI RIVOLGERTI COSI' A ME! > conclusi urlando l'ultima frase;Justin mi bloccò i polsi allontanandomi da lui: < Non costringermi a darti un altro schiaffo Warren >
< Non ti permettere.Provaci e ti faccio fare l'altro occhio ne- >
la sua risata sovrastò le mie parole e mi spaventò
< da chi?Da Chaz? > pronunciò quel nome con una carica di odio
< Si.Problemi? >
< No ma trovo patetico farsi difendere dal proprio fidanzato >
< Io trovo patetico picchiare una ragazza. >
< Era solo uno schiaffo! >
gli mostrai con aria di sfida il pugno:
< E questo è solo un pugno che potrebbe castrarti,proviamo? > ,il ragazzo indietreggiò portando le mani al cielo
< Who who bellezza calmati- >
< Non chiamarmi bellezza! >
gli ordinai irritata < Come vuoi...bellezza > ripetè come un bambino soddisfatto di aver infranto le regole,
che bullo che sei Bieber.Respirai affondo massaggiandomi le tempie sfinita da tale sfacciataggine:
< Io non ti capisco proprio e,forse,è meglio così > aggrottò le sopracciglia tornando serio
< In che senso? >
< Nel senso che,Bieber,tu sei la persona più acida,stronza,bastarda,meschina e cattiva che io conosca! >
lasciai che quelle parole gli penetrassero dentro come veleno,poi continuai < Ma mi giri sempre intorno,quasi aspettando la mia lenta morte.
Forse però non hai capito che non crollo.Puoi sputare veleno,puoi schiaffeggiarmi,puoi beffeggiarmi nei corridoi ed imbrattarmi gli armadietti
-e ad ogni parola cominciai nuovamente ad avanzare verso di lui punzecchiandolo con l'indice- ma non mi vedrai mai distrutta. > conclusi fissandolo negli occhi color miele,occhi che in quel momento mi sembravano dannatamente spaventati e spaesati come quelli di un bambino,
vidi il suo pomo d'adamo muoversi:segno che aveva ingoiato difficilmente la saliva: < Tu...tu non hai paura di tutto questo?Nemmeno delle conseguenze? > domandò con voce tremolante < No. > risposi convinta,forse stavo riuscendo ad avere la meglio su Justin Bieber.
Improvvisamente accadde un qualcosa che non mi sarei mai aspettata,un qualcosa che forse avevo atteso e sepolto per così tanto tempo fino a dimenticarmene: Justin in un gesto veloce passò un braccio dietro la mia schiena poggiandoci sopra una mano ed avvicinandomi a lui;
la mia fronte combaciò con il suo petto e la sua testa finì nell'incavo tra il mio collo e la sua testa: < Cosa... > provai a dire ma tra le sue braccia l'unica cosa che mi veniva in mente era: CARRARMATI,si perchè io non avevo le farfalle nello stomaco,io avevo delle macchine da guerra che mi stavano uccidendo.
Lo strinsi di più con il terrore che potesse scappare o tornare ad offendermi da un momento all'altro < Non sai quanto ho aspettato per sentirtelo dire > bisbigliò accarezzandomi i capelli e dal suo tono di voce così...strano,mi venne il dubbio che non stesse piangendo < Io non capisco. > riuscì finalmente a dire cercando di connettere il cervello,Justin si distanziò il giusto per osservarmi ed annui probabilmente più a se stesso che a me: < Seguimi > disse semplicemente afferrandomi la mano.


Il ragazzo dai capelli biondi si chiuse la porta della sua camera alle spalle e mi osservò sedermi sul letto;mi accomodai a mo' d'indiano:
< Parla > lo incitai guardandolo,cominciò a camminare avantie dietro gesticolando
< Allora,Dio mi oda dove comincio...ci sono così tante cose da dire io insomm- >
< Muoviti! >
< Ok ok.Per rendere tutto ben chiaro dobbiamo partire dal principio,da quel famoso e dannato pomeriggio nel teatro con Ryan >
rabbrividì
< Io e Ryan eravamo "amici" da tempo poichè frequentavamo la stessa comitiva.Tuttavia,qualche anno fa io ci diedi un taglio:era-e sono- gente un po' sbandata,fumo,alcool e a volte un po' di droga >
< Tu..- >
< Non interrompermi.Si,facevo uso di droga ma in quantità minime,non giudicarmi ti prego.Il giorno seguente,dopo averti accompagnato in classe loro...si mi hanno fatto una visita poco gradita dopo tanto tempo.Per non tirarla per le lunghe:insomma,loro mi hanno esplicitamente chiesto di starti alla larga.- >
< Non credo loro siano ovunque Justin,non credo che possano leggere anche un solo messaggio,magari per spiegarmi la situazione,non credo siano nelle nostre camere.Potevi benissimo parlarmi senza che lo sapessero >
lo interruppi,quella situazione stava diventando assurda
< Tu non sai com'è Chris!Chris è il Dio della zona Sud dell'istituto,capisci?Tutti lì pendono dalle sue parole: se per lui una persona non deve incontrarne un'altra questa è legge,sono tutti fottutamente infami e le voci corrono anche nella nostra zona.Durante filosofia-che è l'unico corso che condividiamo- c'è un suo amichetto e ci ha sempre osservato e lo fa tutt'ora. >
< E tutte quelle cattiverie Bieber?Tutte quelle bastardate!? >

< Errore mio.Avevo irroneamente pensato che,rendendoti la vita un inferno ed attaccandomi come un fottuto-ma finto- bullo alla tua persona io ti avessi potuto proteggere dagli altri.Insomma nella mia mentalità filava tutto liscio:Chris vedeva che ti odiavo,io ti tenevo sotto controllo e tu non finivi nelle mani sbagliate,sarei sempre intervenuto nel caso ti fossi trovata seriamente nei guai Elysabeth;come puoi dubitarne? > domandò in un sospiro sconsolato,scossi la testa e mi alzai dal letto sotto il suo sguardo spiazzato:
< Che fa- >
< Non ti credo Bieber. >
< Scherzi?? >
domandò sorpreso e sbottando con un tono di voce quasi incazzato;gli diedi le spalle ed uscì dalla camera: 
< Elysabeth io spero tu stia scherzando cazzo! > continuò urlandomi alle spalle ma lasciai che quelle parole mi scivolassero addosso:era troppo surreale per essere vero,troppo da azione per essere la verità ed io,in lui,non ci credevo più.

*Bieber*

< Non ti credo Bieber. > disse semplicemente alzandosi dal letto,la guardai sorpreso: cosa??Non mi credeva?Ora che le stavo dicendo la verità!?
< Scherzi?? > domandai boccheggiando con un tono incazzato ma lei continuò a camminare verso la porta dandomi le spalle
< Elysabeth spero tu stia scherzando cazzo! > continuai a dirle cercando di farle tornare un po' di senno
ma a quanto pare lei non ne voleva proprio sapere di ragionare o per lo meno di ascoltarmi;proseguì fino a varcare la soglia chiudendosi lentamente,
senza troppi urti o tonfi rumorosi la porta alle spalle.Vaffanculo.
Qualche minuto dopo bussarono alla porta:era tornata indietro!L'aprì senza pensarci due volte buttando fuori di getto le parole:
< Finalmente hai capito che non ti ment- > lasciai in sospeso la frase notando che,davanti a me,non c'era quella figura dai capelli castani e mossi e gli occhi color ghiaccio;bensì una ragazza dai lunghi capelli lisci e neri < Cara > dissi a mò di saluto sebbene non lo fosse:quella era una costatazione,lei era lì davanti e a quanto pareva piuttosto incazzata;si stringeva le braccia al petto picchiettando sul suo avambraccio con le dita: < Che ci faceva la Warren in camera tua? > domandò guardandomi dal basso verso l'alto,visto che la superavo di un bel po' in altezza < Non so di cosa tu s- >
< Non mentirmi Justin!L'ho vista uscire dalla tua camera in questo preciso istante!Dovresti star attento a quando mandi via le tue puttanelle!Non dirmi che ti sei di nuovo innamora- >
< Che cazzo dici Cara!? >
l'interruppi prima che la parola "innamorato"potesse uscirle di bocca:non volevo sentirla nominare,tantomeno in relazione ad Elysabeth visto che oramai l'odiavo-o amavo,ero piuttosto confuso-,visto che mi aveva rimpiazzato con Chaz,visto che ora il prenderla di mira era diventata una cosa strettamente personale,visto che ogni volta che la vedevo volevo morire e non sentirmi così strano.
Cara assottigliò gli occhi guardandomi in cagnesco alla ricerca di qualche spiegazione plausibile e gliele avrei date:le avrei detto semplicemente la verità-beh non tutta,però una buona parte- < Elysabeth è venuta in camera perchè stavamo discutendo dei nostri continui battibecchi all'interno dell'edificio e,se fossi stata abbastanza intelligente per notarlo, avresti potuto notare che lei era in perfette condizioni ed io ho tutti i vestiti addosso. > la mora addolcì lo sguardo guardandosi le scarpe: < Oh...io...io non volevo ecco... > balbettò in imbarazzo,scrollai le spalle
< Lascia stare,piuttosto io non ho mai amato Elysabeth > questa volta la sentì sogghignare ed alzò gli occhi penetrandomi:
< Si certo Biebs,come no >
< Smettila Tompson!- >
< E perchè dovrei?Justin vedevo come la osservavi:come scrutavi tutti i suoi movimenti cercando di capitarle"accidentalmente" tra i piedi o boccheggiare alla ricerca di qualche argomento per rivolgerle la parola!- >
non ci pensai due volte e stringendo il legno della porta tra le mie mani gliela chiusi in faccia lasciandola fuori.Mi portai entrambe le mani sul viso e lentamente mi accasciai vicino alla porta.
Passò qualche minuto ed oltre lo strato di legno alle mie spalle non udì alcun rumore quindi le opzioni erano due: o Cara era andata via o era ancora là vicino in attesa;mi alzai respirando affondo per l'ultima volta ed aprì la porta: mi guardai prima a destra poi a sinistra non notando nessuno,successivamente abbassai lo sguardo e risi intenerito: Cara si era accucciata vicino alla mia porta con le gambe vicino al petto ed il mento sulle ginocchia
< Sapevo che prima o poi avresti aperto > notò abbozzando un sorriso e con la voce stanca
< Hai sonno? > domandai abbassandomi all'altezza del suo corpo e passando una mano sotto le sue ginocchia e l'altra dietro le sue spalle,annuì e la presi prontamente in braccio: < Scusami > sussurrai cercando di cullare il suo sonno mentre,lentamente,mi richiudevo la porta della cameretta alle spalle,lei scosse impercettibilmente la testa: < Non importa,so quanto sei agitato > la poggiai sul letto coprendola con le lenzuola < Non lasciarmi Justin,ti amo > disse e mi sentì male: a quanto pareva lei era parecchio sicura delle sue parole e dei suoi sentimenti,cosa le avrei dovuto dire io invece?Io chi amavo?.

Buttai il mozzicone di sigaretta-l'ottava,per la precisione- giù dalla finestra della mia camera con ben poca civiltà;alle mie spalle sentì la figura di Cara svegliarsi e mugugnare qualcosa infastidita: < Cos'è questo odore? > chiese stropicciandosi gli occhi poi si rispose da sola annusando meglio l'aria:
< Quanto hai fumato Biebs? > mi domandò aprendo maggiormente gli occhi ed assumendo un'aria più sveglia,scrollai le spalle importandomi ben poco del numero: < Un paio > buttò un'occhiata al pacchetto di sigarette mezzo vuoto poggiato sul comodino
< Era pieno.Non mi sembra che tu te ne sia fumato solo"un paio" >
< Oh ma che cazzo vuoi Cara?! Torna a dormire!
> sbuttai indicandole furioso il cuscino sperando che tornasse ad affondarci la faccia e dandole le spalle per osservare l'esterno del cortile < Ti farai male Bieber. > disse quasi in un sussurro e sentì le coperte rialzarsi,segno che probabilmente era tornata a dormire;
< Cara? > domandai prima che potesse riprendere sonno,dall'ammasso di piumoni sentì un "mh" di incitamento da parte sua
< Stanotte dormi qua? > domandai notando quanto tardi fosse e soprattutto la sua completa invasione all'interno del mio ambiente
< Io avevo altre idee.. > lasciò in sospeso la frase scoprendosi e mostrando un viso rosso dal caldo ed una bredetta del reggiseno sceso,
le sorrisi ed un'ombra mi passò sul viso: < Mi vanno bene tutte. > dissi prima di fiondarmi sul materasso.

*Elysabeth*

Grazie all'improvviso rapimento di Bieber-poco gradito- mi saltrai l'ora di biologia.Camminai per i corridoi senza una meta quando intravidi la sagoma di Chaz poggiata al suo armadietto con un volantino tra le mani,inclinai impercettibilmente la testa: < Chaz? > dissi chiedendomi se non avessi visto male ma quando il ragazzo alzò lo sguardo non ebbi più dubbi,sfoggiò un raggiante sorriso e mi si avvicinò: < Che ci fai in giro? > mi domandò cingendomi i fianchi
< In realtà stavo per farti la stessa domanda > scrollò le spalle
< Cacciato dalla lezione di storia >
< E perchè mai? >
< Mi ero addormentato sul banco >
ghignò in modo adorabile e gli lasciai un veloce bacio all'estremo delle labbra;abbassai lo sguardo sul volantino stropicciato che reggeva ancora tra le mani: < Cosa è? > chiesi indicando il foglio con un cenno del capo,lo guardò scombussolato poi il suo sguardo si ravvivò tutto d'un tratto: < Oh,questo!E' il volantino per una serata che si terrà domani sera al Crew > aggrottai le sopracciglia
< Il Crew?Non è la discoteca qui vicino? > lui annuì entusiasta della cosa,cosa c'era di entusiasmante nel Crew?Non era niente di emozionante,sebbene fosse una discoteca di tutto rispetto non presentava niente di straordinario < E perchè sei così eccitato?Non è una discoteca famosa.. > chiesi e lo vidi rattristarsi: < Non...non ti ricordi? >
< Cosa dovrei ricordare? >
< Il Crew,Elysabeth,il Crew!Lì è stato il nostro primo appuntamento,possibile che tu non ricordi?.. >
cercò di farmi tornare alla mente con una nota di tristezza nella voce,sibilai un leggero"Oh" presa dall'imbarazzo: a differenza di Chaz io non ricordavo tanto,ricordavo l'indispensabile della nostra relazione ma soprattutto ne ricordavo i lati negativi;ricordavo bene il suo tono irritato quando la sera non voleva che lo disturbassi perchè stava giocando alla playstation con i suoi amici,ricordavo bene la sua espressione alterata ogniqualvolta dicessi qualcosa che non gli andasse a genio,avevo il pregio di intrappolare nella mia mente ricordi sofferti.
Chaz mi riportò alla realtà sventolandomi una manoad un palmo dal viso
< El? >
< Mh? >
< Ti eri incantata >
< Scusa.Comunque >
cominciai con voce nettamente più allegra-sebbene forzata-
< Ci andiamo,vero?In onore dei vecchi tempi! > saltellai per dare maggiore credibilità alla mia richiesta,il ragazzo annuì convinto e soddisfatto della mia partecipazione: < Ovvio,ci avevo già pensato babe > e così dicendo mi baciò sorridendo tra le labbra.

Mi accomodai al mio banco pronta per un'ora di storia;due ragazze mi passarono affianco chiacchierando tra loro:
< Ci vai al Crew domani? > domandò speranzosa una all'altra,la seconda esitò un attimo
< Non lo so,non lo stavano chiudendo perchè non rispettava le norme di sicurezza?.. > domandò titubante e mi voltai leggermente per seguire meglio il discorso,brava Elysabeth fatti i cazzi degli altri, la prima ragazza le tirò uno schiaffo sul braccio ridendo:
< Scherzi?Da quando le discoteche rispettano le norme di sicurezza?Sei troppo complessata Cher >
< Forse ma- >
< Ma niente!E' tutto apposto.Da quel che so è andato tutto risolto ed ora il Crew è tornato alla ribalta come un tempo,ci vieni,vero?? >
questa volta il suo tono era più spazientito < Okok ci vengo > concluse l'amica.
A quanto pareva al Crew avrei incontrato un pò di facce nuove.

***

il giorno dopo

Qualcosa mi solleticò il volto facendomi svegliare: < Mhh > mugugnai infastidita stropicciandomi gli occhi e dando una veloce occhiata all'orologio: erano le 7.30 del mattino;mi voltai dall'altra parte nel letto ritrovandomi faccia a faccia con Chaz: < Finalmente ti sei svegliata > sussurrò divertito scostandomi una ciocca di capelli dal volto < Divertita stanotte? > domandò schioccandomi un bacio in fronte e lasciando ben intendere a cosa si riferisse,poi si alzò dal letto raccogliendo i suoi pantaloni < Simpaticissimo come un dito in culo > risposi uscendo la lingua e voltandomi dal lato opposto,lo sentì ridere:
< Muoviti piuttosto,altrimenti farai tardi a lezione! > e così dicendo tirò via la coperta lasciandomi ghiacciare
< Chaz ridammi quella fottuta coperta sto morendo di freddo! > urlai nascondendo il volto sotto al cuscino,in risposta sentì qualcosa di caldo-ma molto,molto pesante- coprirmi;alzai il cuscino ritrovandomi il ragazzo sdraiato su di me: < Così va meglio? > sussurrò con voce roca,mi allungai per baciarlo e la sua lingua cominciò immediatamente a giocare con la mia; allacciai una gamba intorno al suo bacino e la sua mano cominciò ad accarezzarmi l'interno coscia lasciandomi inarcare involontariamente la schiena: < Chaz.. > lo richiami con tono supplicante quando le sue dita si avvicinarono pericolosamente alla stoffa del mio intimo,mi lasciò un bacio sulla pancia provocandomi un milione di brividi e peggiorando la mia situazione psicologica:
< Non abbiamo tempo per il secondo round >
concluse alzandosi
< Ed ora se non vuoi congelarti mi spiace ma dovrai vestirti! > urlò dal bagno;
< Che ti costava regalarmi del sano sesso?? > domandai disperata buttando le braccia al cielo.

Camminai allegra per i corridoi saltellando di tanto in tanto e beandomi della fervida luce che quel mattino filtrava dalla finestre,
< Buongiorno Warren! > mi salutò una voce femminile lontanamente familiare alle mie spalle,aggrottai le sopracciglia prima di voltarmi:
< Cara? > domandai sorpresa di ritrovarmela nuovamente tra le palle,lei annuì sorridendo angelica
< Ci sarai stasera al Crew,vero? >
< Si.Quali fatti sono i tuoi?- >
< Beh anche io. >
< Ripeto:cosa dovrebbe importarmene? >
domandai scuotendo confusa la testa ed alzando un sopracciglio,si spostò i lunghi capelli neri su una spalla mettendo ben in evidenza un segno violaceo sul collo,Elysabeth è comunemente chiamato succhiotto,
< Oh no nulla,era solo per sapere,così potrai vedere quanto io e Justin siamo adorabili insieme! > disse presa dall'entusiasmo e sbattendo velocemente le lunga e volte ciglia nere,roteai gli occhi al cielo: < Lasciamelo aggiungere alla lista delle cose delle quali non me ne fotte un cazzo > risposi portandomi falsamente pensierosa un dito sul mento,arricciò il naso infastidita < Divertiti con il tuo bambolotto,stronzetta > si congedò molto educatamente,assolutamente, prima di riprendere il suo cammino.
Troia,grande,fottuta,troia.



OKAY OKAY OKAY(?)
Ecco il capitolo(no maddai melania??)
Non vi anticipo nulla se non che mi sto gasando nel scrivere il seguito
(quindi anche il successivo capitolo) e....niente,spero sul serio che questa storia vi piaccia
e vi possa trasmettere qualcosa e soprattutto vi possa far viaggiare con la mente in modo diverso magari da qualche altra ff
Grazie sul serio a chi mi sostiene e sostiene Cigarette,anche semplicemente shippando le varie coppie
perchè io,sinceramente,leggendo su twitter o ask certe battute su Chaz o Bieber sto bene perchè so che a qualcuno importa sul serio del continuo.
Quindi...niente.Love u.
Continuerò dopo 14 recensioni yoh.


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***


Quella sera cominciai a prepararmi in tempo: e la cosa era davvero, davvero strana, insomma io ero Elysabeth  Warren, bisognava bestemmiarmi per un buon quarto d'ora per farmi sbrigare. Chaz bussò per la terza volta alla porta della camera: < El muoviti Cristo altrimenti perdiamo la metro! > urlò in modo tale che potessi sentirlo e, conoscendolo , probabilmente in quel momento stava osservando ansioso l'orologio da polso battendo ritmicamente il piede per terra;  abbassai infastidita ancora una volta l'orlo del tubino nero: < Arrivo! > risposi a scoppio ritardato dandomi un'ultima occhiata ravvicinata allo specchio.
Dopo aver raccolto la giacca nera con dei dettagli argentati ed una piccola borsetta nera che a stento riusciva a contenere il mio cellulare decisi di metter fine all'estenuante attesa di Chaz, aprì la porta andandogli incontro con un gran sorriso: < Oh Dio,grazie > disse ironico senza nascondere un piccolo, minuscolo sorriso contenuto tra le labbra, mostrai la lingua indispettita dalla sua affermazione sperando di scaricare la tensione che poteva aver accumulato nel tempo passato fuori a quella porta ,oramai potevano essere diventati amici: l'uomo e la porta di legno al cinema.

***

Chaz tamburellava con le dita sul freddo palo della metro per reggersi alle brusche frenate dello screnzato autista che ci eravamo ritrovati < Andare a piedi no? > borbottai dopo l'ennesima frenata che aveva rischiato di farmi spaccare la testa contro uno dei finestrini, il ragazzo mi fulminò con lo sguardo: < Alle 21.00 di sera.A piedi.Con sto freddo. > fece sarcasticamente e con un'eccessiva punta di acidità, roteai gli occhi al cielo < Oh mi scusi,non parlo più. > dissi alzando le mani in segno di resa per poi riallacciarle immediatamente al palo visto il mio scarso equilibrio; Chaz, che nel camminare in modo dritto e poco precario se la cavava meglio di me , si avvicinò cingendomi con un braccio la vita, mi lasciò un dolce e lento bacio sulle labbra: < Sai che non sono arrabbiato con te e poi,se devo dirla tutta,andando a piedi tutti potrebbero vederti e non possono perchè tu sei mia. > mi ricordò in un sussurrò e con la voce roca,
Chaz non possiamo fare sesso in una metro per favore.
Ci fermammo esattamente di fronte al Crew ed appena le porte scorrevoli si aprirono la musica arrivò chiaramente al mio orecchio:
< Non badano a spese >
notò Chaz guardandosi intorno incuriosito, seguì il suo sguardo confusa e la mia espressione variò leggermente: il Crew era sempre stato un posto non troppo appariscente, con le carte in regola,per gente normale, niente di così esaltante eppure in quel momento era un agglomeramento di luci, elettricità, musica a tutto volume e tappeti rossi < Siamo nel posto giusto? > domandai confusa fissando la scritta luminescente " Crew " che richiamava l'attenzione di tutti, Chaz annuì sorpreso quanto me poi portò il braccio intorno alle mie spalle e mi accompagnò verso l'entrata.
Quando varcammo la soglia della sala al primo piano mi dovetti portare una mano sull'orecchio col dubbio che mi fosse esploso il timpano: non cominciavamo per niente bene. Le luci ad intermittenza non mi permettevano di osservare chiaramente i volti delle persone che mi circondavano e per un attimo mi sentì persa: da quando non mettevo piede in discoteca? Mi voltai alla ricerca della presa di Chaz che, tra quello scontrarsi scomposto di corpi non sentivo più sulle mie spalle, sospirai quando vidi ancora il suo profilo affiancato al mio: < Stai bene El? > domandò sentendosi osservato e voltandosi verso di me, scossi la testa cercando di cacciar via qualsiasi sensazione negativa: < Sisi,è solo la musica > < Beh allora dovrai abituarti > ridacchiò. Il suo sorriso si spense qualche secondo dopo fissando qualcosa di fronte a se, inclinai impercettibilmente la testa fermandomi nel bel mezzo della sala insieme a lui < Chaz? > lo richiamai e gli avrei sventolato una mano davanti al viso se lo spazio non fosse stato così ristretto < Somers! > lo salutò strafottente qualcuno fuori dal mio campo visivo ma quel tono così arrogante lo avrei riconosciuto tra tanti ed improvvisamente la musica mi sembrò nettamente più bassa
< Ciao. > rispose semplicemente
< Cosa ci fate qui? > domandò osservandoci entrambi con uno strano sorriso, Chaz rispose educatamente ma la mia attenzione fu deviata da qualcun altro:
< Bel vestito per fare la sgualdrina Warren > abbassai leggermente lo sguardo scovando la figura di Cara impacchettata in un pacco regalo- vestito rosso con un enorme fiocco,per poco non le scoppiai a ridere in faccia vista la sua scarsissima altezza < Bel vestito per fare il pacco regalo > risposi acidamente ma con molto menefreghismo scrollò le spalle, i nervi cazzo < Elysabeth! > mi richiamò Justin con un tono inquietantemente gentile, sentì la presa di  Chaz farsi più forte quasi fino a sentire dolore < Dimmi > < Stavo chiedendo cosa ci facevate qui ma il signor Somers è molto acido > sorrise lanciandogli una frecciatina, feci spallucce: < Esattamente la vostra stessa cosa. Passo una serata con il mio ragazzo no? > ripensai un secondo alle parole usate: il mio ragazzo, non era nei miei piani dirlo ,tantomeno un termine che avevo mai usato e, sinceramente , non lo avrei tirato nuovamente fuori facilmente;
"il mio ragazzo" era una frase che mi metteva in soggezione, mi faceva sentire stretta tra 4 mura, un senso di ansia cominciò a crescere in me quando notai l'espressione contrariata di Justin, possibile che mi facesse ancora male vederlo così... così e basta? La mora tirò per un braccio il ragazzo:
< Justin mi sto annoiando, smettila di perdere tempo > stava insinuando che noi eravamo una perdita di tempo??
< La tua ragazza ha ragione Biebs ,andate a farvi un giro. Con permesso > l'assecondò Chaz tirandomi immediatamente fuori da quella situazione terribilmente tesa e prendendomi per mano li superammo, < Bell'inizio. > borbottò.

Dopo essermi ambientata all'interno del nuovo Crew mi andai ad accomodare su uno sgabello stando ben attenta ad allontanare qualsiasi tipo di abbordaggio;
Chaz nel frattempo si era fermato a parlare come una vecchia bisbetica con qualche sua vecchia conoscienza di basket; la musica si abbassò leggermente facendo spazio ad un ballo più calmo e le mie orecchie cominciarono ad avere un attimo di pace, < Smettila! > urlò una voce dietro di me < Hannah riprenditi stai deliando! > questa volta a risponderle era una voce maschile ed entrambe mi erano sconosciute,
Elysabeth farsi i cazzi propri no?

No.
< Non sto delirando David! Io sono stanca e questa credo sia la volta buona di darci un taglio! >
< Cosa... cosa cazzo stai dicendo?- >
< Sto dicendo che sono stanca, sono giovane cazzo ed ho i miei spazi e sono stufa di rinunciare a ciò che amo! Quindi basta. >
< Mi stai lascia- >
< Vai a farti un giro David, è una bella serata e goditela. >
tagliò corto la ragazza e dopo non sentì più nessun battibecco; mi voltai lentamente facendo leva sulle mani poggiate al bancone osservando la ragazza: era stanca, lo si poteva osservare dalla posizione distrutta che aveva assunto ,con la testa nascosta tra le braccia poggiate sul banco, alzò il viso e tra le luci rossastre e verdi la vidi guardarmi, sobbalzai: < Scusa > borbottai tornando immediatamente a farmi i fatti miei ma lei scosse la testa < Ipotizzo tu abbia sentito un po' cosa mi è successo > ridacchiò triste ma con un tono stranamente sollevato < Non mi sorprende, devo ancora imparare a parlare a bassa voce scusami > < Non è colpa tua, sono io tremendamente impicciona. > questa volta anche lei si tirò su col busto ruotando lo sgabello verso di me, inclinò la testa di lato:
< Sei da sola? >
< No,il mio ragazzo è di là >
ed indicai le mie spalle, annuì
< Immaginavo, sei bellissima! > Ma che cazz..ci prova? Mi allisciai i capelli a disagio e in imbarazzo
< Grazie,insomma io- >
< Lascia che ti dia un consiglio >
mi interruppe cambiando immediatamente argomento, la guardai confusa e corrugai le sopracciglia
< Non permettere che qualcuno ti freni. Insomma hai sentito la mia litigata no? Lui era assurdo, in senso negativo. La mia vita era condizionata dalle sue scelte anche nelle più piccole cose: volevo uscire? Non potevo. Volevo ballare? Non potevo perchè lui non sapeva ballare e mi voleva al suo fianco. > perchè diamine stava raccontando tutti i fatti suoi a me che ero una completa sconosciuta? Forse era l'effetto di qualche alcolico bevuto nella serata; partì una canzone più movimentata che cominciò ad attirare tantissime persone in pista, la ragazza battè entusiasta le mani sul bancone: < Ecco! Senti? >
< Cosa? .. >
< Questa canzone! E' la mia preferita in assoluto! Ma sai, non l'ho mai potuta ballare perchè lui la riteneva troppo spinta per una ragazza fidanzata, perchè riteneva che i miei atteggiamenti in pista sulle note di questa canzone avrebbero potuto attirare persone sbagliate ma... chi se ne frega! E' una fottuta canzone cazzo ed io la voglio ballare! Anzi, sai cosa? Ora sono libera, ora posso farlo dannazione. Non permettere a nessuno di frenare le tue scelte tipa della quale non so il nome >
ridacchiò, AH che simpatica, poi si fiondò nella pista.

Dopo 5 minuti seduta su quello sgabello cominciai a girarci sopra come una bambina di 4 anni, una mano mi fermò < Chaz? > domandai voltandomi intravedendo una figura maschile nella penombra < Sbagliato > rispose Justin < Cosa ci fai qui?? > chiesi tornando immediatamente composta, scrollò le spalle: < Facevo un giro e tu? > alzai un sopracciglio: < Sto...seduta? > chiesi con fare ovvio < Cosa ci fai seduta intendo, Warren. > < Nulla che ti interessi > sbuffò
< Non ti ho ancora visto in pista stasera >
< Non mi piace ballare.>
mentì
< Bugia. In teatro ballavi sempre. > mi ricordò e le sue iridi neutre sotto quella luce tradirono per un attimo le sue emozioni: era impaurito, spaventato e pentito della sua frase < Non pensavo te lo ricordassi > borbottai fissandomi le punte dei capelli, uh avevo poche doppiepunte.

This is the end, Sasha.But I can’t move away from youThis is the edge of patience

Attraverso un passaggio da maestro il dj fece partire One Last Time, sorrisi e Bieber si prese un attimo di tempo per udire la canzone, mi tese inaspettatamente la mano: < Ipotizzo ti piaccia,la vuoi ballare? > domandò gentilmente, assotigliai gli occhi: < Perchè sei così gentile?? > scrollò le spalle: < E' una bella serata. > < Anche per me,per questo non ti voglio tra i piedi! > < Ti pentirai di non averla ballata,le canzoni le mettono una volta sola! >
e così dicendo si allontanò allegramente verso la pista. Era strano, lunatico, bipolare e pazzo, andavamo d'accordo.
Chaz mi prese alla sprovvista apparendomi alle spalle: < Buh! > urlò vicino al mio orecchio facendomi sobbalzare, mi portai una mano al cuore
< Vaffanculo ho perso 3 anni di vita! > lo rimproverai, rise divertito e si accomodò allo sgabello libero vicino al mio, non gli diedi il tempo di rilassarsi che scattai in piedi battendo le mani: < Muoviti susu >
< Cosa?.. >
< E' la mia canzone preferita! Ti ho aspettato per poterla andare a ballare! >
spiegai mentre gli prendevo le mani per tirarlo sopra, lui sorrise e scosse la testa riattirandomi a lui: < Oh andiamo El resta qui, non sono bravo a ballare >
< Ma è la mia preferita... >
< Oh su quante storie. La puoi ascoltare ogni giorno a casa! >
< Ma non è la stessa cosa. Vorrà dire che andrò io da sola! >
e feci per sciogliermi da quello strano abbraccio ma Chaz non mollò la presa:
< Sai che non mi piace rimanere da solo. > mi ricordò quasi imponendomi di rimanere lì,corrugai la fronte:
< Anche io sono rimasta sola tutto questo tempo sullo sgabello. >
< Ma era diverso! >
< No che non lo era! >
quasi urlai spaventandolo e ne approfittai per fare qualche passo indietro:
< Questa è la mia canzone Chaz e la vado a ballare, che ti piaccia o no. > conclusi incamminandomi velocemente mentre la musica cominciava finalmente ad entrarmi dentro.Mi feci spazio tra le persone sentendo i loro corpi quasi tutt'uno con il mio, dopo un po' la si poteva considerare persino una bella sensazione;

But you’ll prove yourself to me
Still you drain my soul
Even though it hurts I can’t slow down

Amavo quella canzone porca puttana. Cominciai a cantare ed a muovermi a ritmo andando a sbattere contro le persone assolutamente indifferenti, in discoteca era così: o ti adattavi o era meglio andarsene. Improvvisamente la musica si fece altissima provocandomi una scarica di adrenalina; i presenti cominciarono ad urlare presi dal momento ed io li seguì a ruota alzando le mani al cielo e chiudendo gli occhi, sentì quasi le pareti tremare, le casse scoppiare ma mi andava fottutamente bene

Walls are closing in and I hit the ground
With “there’s no tomorrow” echo in my mind
Just one last time

Sentì due mani poggiarsi sui miei fianchi e muovermi a ritmo di musica, mi voltai immediatamente ancora cosciente di non essere una troia:
< Just one,last time. > mimò lui con le labbra insieme al ritornello fissandomi e cullandomi come se fosse un lento; schiusi le labbra incapace di allontanarlo, troppo presa nel fissarlo negli occhi: perchè sentivo di dover piangere? Sentì le sue braccia stringermi a lui improvvisamente e sentì il cuore uscirmi dalla gabbia toracica, lo strinsi a me serrando gli occhi < El > mi richiamò flebilmente poggiando la bocca vicino al mio orecchio permettendomi di sentirlo < Justin > risposi in un sussurrò che non udì

Even though it hurts I can’t slow down
Walls are closing in and I hit the ground
With “there’s no tomorrow” echo in my mind
Just one last time

Just one last time
Just one last ti-

Un tonfo. Un tonfo che zittì tutti e che fermò la musica.

Hola! Eccomi,
allora vi ho cioncato(w la parola cioncare) il capitolo sul più bello ed ora, posso giurarvelo, le cose diventeranno un bel po' movimentate.
Ho seguito qualche consiglio di una ragazza della quale non ricordo il nome(perdonami çwç )
ad esempio ho cominciato a mettere uno spazio tra la punteggiatura in modo da rendere più fluida la lettura o almeno spero abbia dato qualche risultato
ed altre piccole cose anche se, sinceramente, mi trovo bene nell'evidenziare in grassetto i dialoghi e nell'andare a capo quando tocca a qualcun'altro parlare in un dialogo ma, se a voi infastidisce o rende difficile la lettura basta che me lo scriviate e cambierò subito yoh dfodfsndfsdsion.
Il capitolo è ispirato a Just One Last Time e, se posso spoilerarvi il minimo, anche il prossimo lalala.
Vi aspettavate tanto un capitolo Jelysabeth (?) e ve l'ho dato spero siate contenti sks
Io vorrei ringraziarvi di cuore: questa FF mi ha preso sul serio,ci sto mettendo il doppio dell'anima e, francamente , spero di continuarla per un bel po'
e di farvi sognare, non come Danger ad esempio ( mi inchino al volere della sua scrittrice americana che con la sua serie ha conquistato tantissime persone ovunque)
ma, a modo mio, di farvi sognare almeno 1/4 di come ci riesce lei.
Chiusa questa piccola parentesi (che tanto piccola non è visto che stasera a quanto pare sto scrivendo un angolo autrice piuttosto logorroico)
continuerò dopo 15 recensioni non bestemmiatemi tesori (?) non ve ne pentierete del prossimo ve lo posso giurare lalalala
Intanto vi lascio una domanda che amo fare in questo periodo: chi shippate?
Per qualsiasi cosa mi trovate su Twitter: @_Morwen
Ask:
http://ask.fm/Zaynstatoo
e....e niente. Vi amo tanto.
Mel.

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***


(...)< E' crollato un pezzo di tetto! > urlò un barrista entrando nell'ala oramai muta.Un altro tonfo assordante accompagnato dal tremolio delle pareti,qualcuno cominciò ad urlare < Scherzano?? > domandò Justin sbiancato in volto, le persone si fecero immediatamente prendere dal panico e cominciarono a correre verso l'uscita peggiorando la situazione. Uno dopo l'altro i pezzi in legno del nuovo Crew cominciarono a crollare tagliando la strada a parecchie persone, mi ricordai di Chaz: magari mi stava cercando, magari era rimasto ferito, magari era bloccato ed era terrorizzato nel non trovarmi nella folla.
Mi allontanai in fretta dirigendomi verso il bancone in lontananza, < Elysabeth! > urlò Justin afferrandomi per il braccio: < Dobbiamo uscire! >
< No! Chaz mi starà cercando! >
dissi liberandomi e scansando le persone, la ragazza di prima si fermò traballando un attimo e mi osservò:
< Hey ragazzina > mi richiamò con quella voce di chi non ci capisce quasi un cazzo, mi voltai poco in vena di darle ascolto:
< Cosa?? >
< Il tuo ragazzo è già uscito, è stato il primo a darsela a gambe >
ridacchiò, corrugai la fronte < Come sai chi è il mio ragazzo? >
< Eri con lui vicino al bancone no? Beh diciamo che, visto il mio scarso equilibrio, non ho potuto ballare molto e sono dovuta tornare lì per sedermi, l'ho osservato tutta la sera sai... è figo >
un'altra risata insensata ed il sangue mi si ghiacciò nelle vene: se l'era data a gambe, non si era minimamente preoccupato di me. Justin questa volta mi prese la mano e mi tirò via a forza:
< Elysabeth penserai dopo a quel coglione, ora salvati il culo! > mi incitò alzando il passo e tirando spallate a chiunque si mettesse sulla nostra strada.

Da questo momento in poi leggete con in sottofondo Just One Last Time-anche a ripetizione dopo che sarà finita,ne vale la pena-  http://www.youtube.com/watch?v=xyqQ4iT4IeU

Sentì la presa di Justin farsi sempre più salda e stretta man mano che ci insediavamo nella calca di persone, le porte erano praticamente otturate da tutta la gente che ci si accalcava sopra, < C'è una trave di legno davanti alla porta! > urlò qualcuno, < Merda. > bisbigliò Justin  digrignando i denti e potetti notare le vene del suo collo pulsare ed evidenziarsi più del solito. Fece retromarcia e cambiammo entrambi strada; un ragazzo mi venne addosso staccandomi per un misero secondo da lui, Justin lo afferrò per il colletto: < Cosa cazzo pensi di fare?? Stai attento a dove vai > ringhiò lasciandolo ed il tipo scappò via triplamente impaurito; mi riprese per mano e continuammo ad andare contro corrente, < Justin qui ci vengono tutti contro,dove cazzo stiamo andando? > chiesi scansando l'ennesima ragazzina urlante < Alle scale d'emergenza, ci sarà meno gente e sono più sicure visto che le pareti là vicino teoricamente sono rinforzate con il metallo! > urlò per sovrastare l'ennesimo crollo della struttura, il cuore mi batteva forte, i pianti delle persone mi facevano voglia di urlare e buttarmi giù e le loro urla mi impanicavano. Il biondo mi fece avanzare stando alle mie spalle: < Vai avanti!Così ti posso tenere sottocontrollo > spiegò incitandomi ad avanzare ma io più minuta e meno forte di lui cominciai a farmi largo tra la gente con molta più fatica, che cazzo di serata;
la sua mano oramai sudata non aveva intenzione di lasciare la mia e mi accompagnava ad ogni avanzare, mi voltai nuovamente verso di lui sfinita: non  c'era nessuna scala d'emergenza danazione < El non piangere.. > disse notando i miei occhi lucidi ed il mio sguardo impaurito.
Una trave mi crollò davanti ed io arretrai urlando catapultandomi tra le braccia di Justin < Elysabeth stai bene?? > mi domandò accarezzandomi i capelli ma io non gli risposi troppo concentrata a sentire il suo cuore battere come un tamburo. Ripresi il cammino scavalcando la trave e ci ritrovammo in una seconda enorme stanza nella quale un altra cinquantina di persone cercavano una via d'uscita; un'enorme calca ci venne addosso intenta ad uscire da lì; la mia mano fu violentemene strappata da quella di Justin: < Justin! > urlai presa dal panico nel sentire la mia mano così fredda e vuota, nel sentirmi priva di appoggio, i suoi capelli chiari li riuscì a riconoscere in lontananza anche nella folla: < Elysabeth, cazzo fatemi passare! > urlava facendosi largo tra i ragazzi che lo trascinavano indietro da dove eravamo venuti, parte del soffitto crollò e, cosa peggiore, insieme anche 5 persone ,tre di loro si muovevano a stento, altre sotterrate dai cumuli di cemento e legno erano ancora immobili sul pavimento. Notai di essere in trappola, di non aver corso in tempo verso tutte le uscite ancora libere, altre 20 persone insieme a me cominciarono ad urlare e ad usare come ariete una sedia cercando invano di sfondare i muri (Muri che tra parentesi erano insonorizzati,cosa cazzo si stancavano a fare quindi? ) Mi guardai un attimo: il vestito era leggermente strappato e le gambe graffiate ed i tacchi oramai distrutti, ma dopotutto: CHE CAZZO ME NE FREGAVA?.
Un ragazzo cominciò a ridere istericamente attirando l'attenzione di tutta la ventina di persone presenti: non era molto stabile, ne fisicamente ne mentalmente e reggeva fiero una bottiglia di Vodka secca in mano < Se devo morire non sarò solo io! > uno vicino più confuso di me gli chiese: < Che cazzo intendi? > ma il ragazzo - molto molto probabilmente - ubriaco uscì un accendino < Che vuoi fare?? > domandò una ragazza impaurita che ora avanzava furiosa, il tipo diede fuoco al liquido buttandolo sulla trave crollata: < Preparo la nostra fine! > affermò ridendo, un'altra volta , due ragazzi lo afferrarono: < Noi ti ammazziamo! Spegnete il fottuto fuoco dannazione! > urlarono agli altri mentre cominciavano a sbatterlo e a tirargli dei tonfi pugni che non voletti neppure vedere;
mi apprestai a spegnere la fiamma ma la trave stava prendendo fuoco fin troppo velocemente < Uccidetelo prima che lo faccia io! > urlai nervosa non trovando nessuna maniera per spegnere l'enorme fiamma che oramai si stava diramando su tutto il legno < Questa merda di discoteca è fatta prevalentemente in legno, prenderà fuoco! > affermò una ragazza < Complimenti ci sei arrivata, cogliona >  le rispose un altro con molta acidità, non credo si conoscessero ma in quel momento qualsiasi insulto nei confronti degli altri era adeguato perchè erano un ammasso di caproni.
Mi allontanai immediatamente dalle travi e dalle tende che stavano prendendo fuoco coprendomi naso e bocca con una mano e tossendo:
< Qui finiamo tutti male >
< Maddai?? >
domandai ironica. Il fuoco cominciò ad infuocare qualsiasi pezzo di legnoo crollasse dal soffitto, mi sembrò di essere proiettata nei miei polmoni:pieni di fumo e con delle pareti malmesse.
La cosa vista da quella prospettiva mi stava facendo passare la voglia di fumarmi una sigaretta.

-Justin pov-

Cominciai a camminare avanti e indietro per il marciapiede affollato, ci avevano fatto evaquare appena spostata quella fottuta trave dalla porta principale.
Elysabeth era dentro, io ero fuori, lei era chissà dove in un palazzo che cadeva a pezzi ed io ero fuori al sicuro. Le cose non andavano bene.
Un pompiere corse verso il camion vicino al quale mi ero fermato: < Il palazzo ha preso fuoco!IL PALAZZO HA PRESO FUOCO! > Urlò richiamando l'attenzione dei colleghi che, sotto il mio sguardo shockato indossavano casco e giubbotto e srotolavano il tubo dell'acqua; corsi dietro di loro ascoltando i loro discorsi: < Chi è rimasto dentro?? >
< 20 persone signore,sono nell'ala dalla quale proviene il fuoco al primo piano ed è inaccessibile! >
< 20 persone bloccate?? >
< Si signore. >
Il mio ascolto fu interrotto dalla suoneria del mio cellulare,lo afferrai controvoglia:  Elysabeth; sgranai gli occhi,ma cosa...
< Elysabeth??? > le risposi preso dal panico, la linea era disturbata e non mi permetteva di ascoltare chiaramente la sua voce
< Ju-Justin... > mi richiamò tra i singhiozzi, stava piangendo?? < Che succede? Dove sei?? > domandai guardandomi intorno con la speranza che fosse riuscita ad uscire fuori < Nel palazzo, qui... qui sta prendendo tutto fuoco ed è tutto bloccato... > spiegò piangendo < Perchè mi hai chiamato?? E' successo qualcosa in particolare ?? > domanda stupida Justin,domanda stupida, dall'altra parte del telefono non udì immediatamente risposta:
< Volevo dirti che ti amo. > disse in un soffio.
Rimasi immobile, con il telefono stretto tra le mani ed il cuore a mille: probabilmente si aspettava una mia risposta o era semplicemente troppo occupata a salvarsi la vista piuttosto di pensare ad un coglione come me, perchè si, io ero un coglione: le avevo fatto del male, l'avevo ferita, le avevo reso la vita un inferno e l'avevo riconsegnata nelle mani del suo ex fidanzato - che, per giunta, se l'era data a gambe - eppure lei mi amava; mi amava nonostante il fatto che fossi un coglione, nonostante il fatto che fossi fidanzato - ma,sinceramente non me ne fotteva nulla di Cara - nonostante i miei cambiamenti improvvisi d'umore dati dalla coscienza sporca e dall'orgoglio in contrasto. Elysabeth mi amava, quelle parole erano un antidolorifico migliore delle sigarette.
La linea cadde dopo qualche secondo di silenzio e tornai immediatamente alla realtà; corsi verso il camion dei pompieri afferrando una giacca lasciata incustodita sul sedile e la indossai, un uomo mi bloccò: < Dove pensi di andare ragazzino?? >
< Dentro! C'è la mia ragazza! >
- sensazioni indescrivibili nella testa-
< Non se ne parla, il palazzo è inagibile e ci sono già i nostri dentro! >
< Forse non ha capito, mi ha chiamato, sta male, la mia ragazza sta male! >
-battiti del cuore accellerati-
< Stai buono e torna al posto tuo, è stata una brutta serata e stai delirando! > mi consiglio spingendomi amichevolmente verso le panchine, feci per assecondarlo poi, appena mi diede le spalle convinto di aver avuto la meglio scattai in avanti superandolo. Mi coprì la testa con il cappuccio aumentando il passo cercando di entrare nel palazzo il prima possibile e sperando di non avere ancora dietro quel cinquantenne del cazzo.

Entrato nel - oramai non più nominabile tale - palazzo la temperatura salì vorticosamente lasciandomi spiazzato e disorientandomi, dove l'avevo lasciata?
Dove ci eravamo divisi? Mi guardai intorno, osservando quanto distrutto dal crollo fosse il piano terra; sentì delle urla provenienti dal piano superiore e mi catapultai sulle scale cigolanti, incastrandomi di tanto in tanto la gamba in qualche asse di legno precaria.
Arrivato al primo piano mi accorsi di quanto il fuoco avesse cominciato a divorare il palazzo, era un forno.
Corsi verso la fine dove trovai 5 pompieri intenti a spegnere l'asse che bloccava l'entrata all'ala, un trentenne si voltò stanco verso di me non dandomi inizialmente peso, poi mi notò e mi guardò sgranando gli occhi: < Che ci fai qui ragazzino?? SCENDI, ORA! > Urlò senza smettere di dare il suo aiuto ai compagni, scossi la testa scappando a destra alla ricerca di qualche entrata, niente, 0 , nada.
Tornai dietro la figura di quegli uomini rimanendo impotente, ero solo un ragazzino che si sentiva invulnerabile con un giubbotto da pompiere addosso;
< State tutti bene?? > domandò uno dei colleghi nei confronti delle persone chiuse dall'altro lato, sentì una voce maschile rispondere:
< Manca l'aria, qui crollano piccoli pezzi per volta ed una ragazza è svenuta e non si decide a svegliarsi! > poi tossì così forte che pensai avesse vomitato l'anima; al suono delle parole"ragazza svenuta" immaginai Elysabeth, la mia Elysabeth priva di coscienza tra le fiamme e mi sentì male.
L'asse fu definitivamente spenta ed i residui - visto che la gran parte era stata bruciata- vennero rotti in poco tempo con un'ascia; i pompieri si fecero spazio tra le macerie per raggiungere i presenti e stessa cosa feci anche io: in modo goffo scavalcai quell'accumulo di legno e cenere cadendo all'interno della stanza come un idiota: faceva troppo caldo, cominciavo a non vederci più in modo nitido e la mia sudorazione stava salendo alle stelle.
Uno dei pompieri,un ventenne,prese in braccio una figura slanciata e dai lunghi capelli castani, cosciente , avvolta in un tubino nero < Fermo! > urlai chiudendomi nel giubbotto cercando di ripararmi dal calore, il ragazzo mi guardò confuso: < Cosa- >
< La lasci! >
Elysabeth mi guardò con le lacrime agli occhi, le guancie arrossate e gli occhi gonfi
< Che cosa diamine vuoi- >
< E' la mia ragazza la lasci cazzo! >
urlai tendendo le mani in avanti aspettando che me la cedesse ed anche se titubante l'uomo acconsentì ponendomela come se fosse fatta di porcellana < Non fare casini giovanotto. Non fare l'eroe, non vogliamo problemi. > mi disse prima di correre in aiuto dei colleghi.
Io non ero un eroe, era vero , non ero un pompiere e non ero un supereroe, ma ero innamorato.
Avanzai a carponi tra le macerie, evitando qualche piccola fiamma residua su dei piccoli pezzettini di legno, Elysabeth era distrutta e non mi aveva ancora rivolto la parola: sul viso portava segni di carbone ed alcuni tagli, decisi di continuare prendendola in braccio; allacciai le mie braccia sotto le sue ginocchia ed intorno alle sue spalle poi con forza la strinsi al mio corpo < Justin fammi scendere,ti stanchi > bisbigliò come una bambina assonnata ma cullata dai miei passi cominciò lentamente a chiudere gli occhi < El dormi,è solo un brutto sogno > dissi sperando che, per miracolo, mi credesse.
Arrivati alla cima delle scale feci per mettere lentamente un piede sul gradino ma questo crollò rumorosamente sotto il mio tocco e mi ritrassi di 4 o 5 passi:
< Ma che cazz... > velocemente la base delle scale crollò portandosi insieme l'intera scalinata e mostrandomi un vuoto, un burrone che portava direttamente al piano terra che stava andando in rovina. Girovagai per le camere vicine, meno calde; cominciai ad avere l'affanno: il peso di El cominciava a farsi sentire, il calore mi aveva dato alla testa, gli occhi mi lacrimavano a causa dei fumi e delle polveri nell'aria ed ero stremato a livello fisico e mentale, mi poggiai un secondo per terra tenendo la ragazza tra le mie braccia, le scostai i capelli dal viso osservandone i tratti: era bellissima, niente di più e niente di meno, non mi serviva più contemplarla per interi minuti perchè, oramai, i suoi tratti io li conoscevo minuziosamente.
Il soffitto crollò ancora portandosi insieme ammassi di cemento e legno in gran quantità < TUTTI VIA,IL PALAZZO NON REGGE PIU' > Sentì urlare dai pompieri e vidi, in lontananza, oltre la trave che copriva la mia vista e la mia figura agli occhi degli altri, un ammasso di persone correre verso la oramai inesistente scalinata, < Paul,tu che sei la giù di immediatamente agli altri di portarci una scalinata! > urlò un pompiere, ma certo, potevo chiedere aiuto ai pompieri presenti al piano terra porca puttana, quanto ero stupido, < Hey!Aiuto! > provai in modo impacciato, diciamo che non ero il tipo che urlava "aiuto"spesso, ecco; non ricevetti nessuna risposta, riprovai più forte e terrorizzato < AIUTATEMI > mi bloccai un attimo per tossire, coprendomi con la manica della giacca < AIUTATEMI! > ripetei più forte, nessuno sembrò udirmi, da quanto ne sapevo potevano essere già tutti scesi.
Mi rialzai prendendo più deciso Elysabeth in braccio che mi sembrava essere svenuta più che addormentata, me ne sarei preoccupato più in la perchè in quel momento la mia priorità era salvare la sua e la mia vita; cominciai a girare intorno, bloccato dalle travi che cominciavano a prendere fuoco, ero terrorizzato.
Sentì la figura di Elysabeth muoversi sopra di me, Dio grazie: < Justin.. > < Sh El,dormi > provai osservandomi intorno alla ricerca di un minimo spazio per scappare, probabilmente si ricordò della nsotra situazione e si tirò immediatamente in piedi: < Dove siamo? Siamo ancora dentro? Non ci hanno salvato?? > < Zitta Elysabeth cazzo! > urlai cercando di concentrarmi. Dopo qualche minuto passato in quella stanza che stava diventando sempre più impraticabile la sentì singhiozzare: < Non possiamo uscire,vero? > domandò coprendosi il viso con le mani, mentre le lacrime le rigavano il volto < Nonono cosa diamine te lo fa pensare? > domandai prendendole le mani cercando di confortarla e di non mandarla nel panico < El c'è una via d'uscita, giuro >
< Non è vero Justin,non è vero. >
il suo pianto diventò irrefrenabile e la sua voce rotta dai singhiozzi mi uccise dentro.

(Se avete interrotto l'ascolto di Just One Last time vi consiglio di rimetterla dall'inizio)

Decisi di salvarla, decisi che se era finita in quel locale, dopotutto - ma dopo dopo dopo dopo tutto, all'origine dei fatti- era colpa mia.
L'abbracciai, dando le spalle alla grande finestra, il suo viso affondò nel mio petto e le sue mani circondarono la mia vita cercando riparo al di sotto del mio giubbotto; le mie braccia circondarono il suo corpo il piu' possibile < Scusa El. > dissi arretrando lentamente verso la finestra < Di cosa? > domandò ad occhi chiusi < Di essere me. >
< Justin cosa st- >
< 1. >
contai prendendo un respiro profondo
< Justin io davvero non ti sto capendo!- > alzò il viso ma io la riposizionai immediatamente sul mio petto
< 2. >
< JUSTIN! >
< 3. >
così dicendo con un balzo saltai all'indietro, stringendo Elysabeth al mio corpo e sfondando la finestra.
La sensazione di vuoto mi provocò una serie di ricordi, era quello il famoso"riepilogo" prima di morire?


< Oh wow grazie,quanta carità > disse acida,< Sta zitta e mettitela.Non voglio sentire le tue stupide chiacchiere in questi giorni se ti dovessi ammalare o cose simili > la zittì; infilò la felpa ancora calda infilando anche le mani nelle maniche, si alzò da terra coprendosi la testa con il cappuccio,
< Con permesso io me ne vado. > disse incamminandomi verso la porta sotto il mio sguardo.

(capitolo1.)


< Bieber... > mi chiamò con voce roca e bassa, mi voltai sorpreso prima di ritrovarmi sporco dalla testa ai piedi di vernice verde, mi sorrise soddisfatta,
scivolò via da quella pozza verde e se ne scappò in camera prima che potessi staccarle la testa a morsi, e sappiamo bene tutti che sarei stato in grado di farlo
.

(Capitolo6.)

In quel momento la vidi una bambola nelle mie mani, una delicata bambola di porcellana: le misi l'intimo, agganciandole persino il gancetto del reggiseno cercando di non sbirciare,avevo già avuto e non mi sembrava corretto, le scostai i morbidi capelli dalla spalla e le alzai le braccia infilandole la felpa che mi ero portato e che mi ero tolto appena arrivato a teatro;
la misi in piedi mettendole i pantaloncini mentre lei, con un'espressione idiota ma assolutamente adorabile mi assecondava nei movimenti muovendo meccanicamente gambe e braccia,
le alzai il cappuccio sfregandole le mani sugli avambracci quasi a volerle infondere il mio calore.

(Capitolo9.)

Feci un passo avanti intento ad abbracciarla, a mettere a rischio la mia e la sua incolumità ma il suo sguardo si alzò improvvisamente posandosi spaventato su di me ed è lì che vidi tutto l'odio, il terrore, lo spavento, il disgusto che provava nei miei confronti;
frasi come "Bieber pretendi di sapere troppe cose" o "Non dovrai avvicinarti più a Warren" acquistarono immediatamente un senso.

(Capitolo14)


Bum.Un rumore sordo del mio corpo su qualcosa di più morbido di un marciapiede ma ugualmente duro per la mia povera schiena, la sensazione di avere tutte le ossa della schiena rotte e la voglia di farla finita al più presto, gli occhi serrati aspettando il seguito e poi... poi nulla, poi se la sarebbe vista chi, a differenza mia, non si era buttato dal primo piano.



Ommadò okay ora sembrerò una psicopatica ma mi viene quasi da piangere rileggendo il capitolo...eppure l'ho scritto io AHAHAHAH
grazie mille per le recensioni, davvero voi siete dei lettori meravigliosi che mi fanno venire, goni giorno di più, la voglia di scrivere.
Beh... niente,spero vi sia piaciuto, spero di avervi fatto piangere(lollino) e di avervi quindi trasmesso qualcosa.
Io amo Just One Last Time e mi sono ispirata molto al videoclip perchè lo ritrovo assolutamente fantastico ed,in qualche modo,
collegato anche alla trama di Cigarette, quindi mi è sembrato giusto farvelo leggere con in sottofondo quella anzone visto che io per prima ho scritto tutto questo ascoltandomela a ripetizione. Davvero grazie per tutto, posso giurarvi che Cigarette non vi abbandonerà per un bel po',è una promessa.
Con tantissimo amore, Mel.
Continuerò dopo 16 recensioni,love u babe.


 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***


*Elysabeth*

schiusi gli occhi, intontita e terrorizzata dal volo che avevamo appena fatto: ero già finita in paradiso? -O inferno,anche se non credo di essere stata così cattiva in vita mia- .
Una calca di persone ci circondò e degli uomini vestiti da pompieri si chinarono all'altezza del mio viso: < Stai bene?? > mi chiese uno di questi allarmato, sbattei più volte le palpebre rendendomi man mano conto di quanto le persone intorno a me fossero spaventate, poi mi decisi a rispondere: < Si, credo... Justin come stai? > chiesi voltandomi verso il ragazzo steso sotto di me; quando notai il suo volto ancora assopito in uno strano sonno, il viso pieno di ferite e bruciature mi ghiacciai sul posto: < Justin? > lo richiamai cominciandolo a scuotere, niente, < JUSTIN > cominciai ad urlare afferrandolo per le spalle, un uomo mi allontanò di peso dal suo corpo immobile < Basta ragazzina! > mi disse sorreggendomi per le spalle < Lasciatemi, lasciatemi cazzo! Justin! > continuai imperterrita dimenandomi sebbene non fossi la forza in persona in quel momento. Degli infermieri si avvicinarono con una barella al suo corpo caricandolo di peso per poi portarlo via oltre la folla, sentì un brusio proveniente da delle ragazze alla mia sinistra: < Ma è morto?... > si domandarono l'un l'altra, le fulminai con lo sguardo facendole arretrare di qualche passo, Justin non era morto, Justin stava semplicemente dormendo perchè era stanco < Sta bene vero? > domandai sperandosa alzando lo sguardo verso l'uomo che mi sorreggeva ancora, questo non mi rispose ma distorse le labbra in una strana smorfia < Non lo so ragazzina, non lo so proprio > e così dicendo si passò un mio braccio dietro le spalle permettendomi di camminare sfruttandolo come punto d'appoggio < Dove mi sta portando? > domandai trovando d'intralcio lo stretto tubino nero che si alzava ad ogni mio passo < Al pronto soccorso: hai fatto proprio un bel volo > ghignò senza scomporsi troppo prima di portarmi verso l'unica ambulanza ancora presente.

***

Mi svegliai in una camera d'ospedale dopo un bel pisolino, mi tirai lentamente su col busto stordita dalle luci biancastre della camera, un'infermiera mi raggiunse immediatamente: < Stai bene? > mi domandò dandomi sostegno, annuì incerta < Cosa è successo? >
< Nulla tranquilla, il dottore ha appena finito i controlli, è stato molto delicato >
disse sorridendomi, < Dov'è Justin? >, la donna aggrottò le sopracciglia < Non ho idea di chi tu stia parlando tesoro > e senza darle retta poggiai i piedi sul pavimento freddo tirandomi su
< Dove credi di andare? Devi riposarti e non puoi girovagare per l'ospedale! > mi riprese invitandomi a riaccomodarmi ma poco educatamente la scostai procedendo scombussolata verso la porta: < Ho detto che devo vedere Justin. > conclusi senza ammettere repliche.
Camminai a piedi scalzi per l'intero corridoio sotto lo sguardo sospetto degli infermieri di turno, mi avvicinai alla segreteria:
< Mi scusi > dissi tamburellando con le dita sul ripiano in legno, la signora si alzò gli occhiali sul naso
< Mi dica >
< Cerco la camera del signor Justin Bieber >
spiegai, la donna esitò un attimo prima di rispondere squadrando le mie condizioni: avevo addosso il camicione dell'ospedale ed il mio viso non era assolutamente in buone condizioni nonostante tutto però digitò velocemente qualcosa sul computer e disse:
< Camera 256 >
< Grazie >
mi congedai incamminandomi verso un corridoio qualunque sentendomi ancora il suo sguardo addosso.
Dopo un buon quarto d'ora passato tra i corridoi sbagliati e tra un sali e scendi continuo dell'ospedale mi ritrovai davanti alla camera corretta: la 256 era chiusa e dalla vetrata che si affacciava sul corridoio riuscivo solo ad intravedere uno spiraglio di luce, aprì insicura la porta facendo leva sulla maniglia
< E' in brutte condizioni > bisbigliò un uomo col camice bianco all'infermiera che gli stava accanto, si stropicciò il viso stanco poggiando uno strumento:
< Non so nemmeno se si riprenderà; i suoi battiti sono lenti e poco intensi e non da altri segni di vita, credo sia il caso di avvisare la famiglia > concluse voltandosi e cogliendomi nel fragrante: ero rimasta ghiacciata sullo stipite della porta ad ascoltare quelle parole senza volerci minimamente credere
< Tu che ci fai qui?? > mi domandò sgranando gli occhi
< Io... io... > farfugliai con lo sguardo perso nel vuoto e l'infermiera fece per spingermi fuori:
< Non è il momento delle visite quindi via! E tu dovresti riposare ! > mi spinse ulteriormente ma puntai i piedi per terra:
< Non mi spinga per favore > chiesi con aria pacata e leggermente superiore, ero l'acidità in persona Dio mio, la signora mi guardò shockata, che c'è, pensava fossi muta? < L'infermiera ha ragione ragazzina dovete entrambi riposare > cercò di persuadermi ad uscire con un tono più dolce il dottore ma lo guardai negli occhi senza permettergli via di fuga: < Si sveglierà? > domandai di punto in bianco sorprendendo entrambi, cominciò a girare intorno alla reale risposta:
< E' probabile, ora è molto stanco, il suo corpo si potrebbe riprendere molto molto lentamente mostrandoci molti miglioramenti nel corso di qualche m- >
< Si o no?. >
chiesi impaziente, sospirò < Non ne abbiamo idea ma non vogliamo allarmare nessuno. Faremo tutto ciò che è in nostro possesso per far si che si riprenda >
< Allora voglio restare qui con lui. >
mi imposi come se in tutto quel macello a comandare la situazione fossi io, che la caduta dal primo piano mi avesse dato alla testa? L'uomo visibilmente stanco mi poggiò una mano sulla spalla chiudendo pazientemente gli occhi: < Va bene ma non stancarti. > e così dicendo fece cenno all'infermiera di seguirlo fuori e di lasciarci soli.
Per la prima volta da quando avevo messo in quella camera potei dedicarmi alla figura di Justin inerme sul letto, mi avvicinai incredula allungando le braccia verso di lui: < Bieber? > domandai come se lui da un momento all'altro potesse svegliarsi e rispondermi " Hey El vuoi un panino?" nulla, silenzio tombale;
gli scostai i capelli dalla fronte disegnando con l'indice i tratti del suo viso < Dai Bieber svegliati > sogghignai come se mi stesse prendendo in giro con quella messa in scena ma tornai immediatamente seria rendendomi conto di quanto io fossi triste e squallida, poggiai la testa sul suo petto in direzione del suo cuore disegnando degli immaginari cerchi concentrici sulle coperte, quando arrivai a sfiorare le dita della sua mano poggiai il mio palmo sul suo dorso e giurai di sentire il battito del suo cuore accellerare.

*4 giorni dopo*

Mi svegliai come di consuetudine sul letto di Bieber, quante ore dormivo al giorno in quel poco tempo passato in ospedale? 2 o 3 al massimo: erano oramai 4 giorni che vivevo costantemente nella sua camera pregando che si svegliasse ma, forse , Dio non mi riteneva all'altezza di un suo miracolo.
Mi stropicciai gli occhi: < Buongiorno Bieber > dissi lasciandogli un bacio sulla guancia immaginandomi una sua risposta, mi alzai dalla sedia aprendo le tende della camera: < Oggi è un bellissimo giorno vero? > domandai aprendo la finestra ed annusando l'aria gelida che mi risvegliò tutto d'un tratto, sorrisi saltellandogli accanto: < Oggi che facciamo? Potrei leggerti il continuo del libro che abbiamo cominciato ieri! > proposi alzando in aria il libro poggiato sul comò, il dottore entrò nella camera interrompendomi < Buongiorno.. > fece confuso notandomi allegra < Buongiorno dottore! Come sta? Noi stiamo benissimo, vero Justin? > feci accarezzandogli i capelli, l'uomo aggrottò le sopracciglia: < Elysabeth credi di star bene?... >
< Assolutamente. Ieri ho cominciato a leggergli un libro ed oggi avevo intenzione di continuare, non vorrei si dimenticasse dove siamo arrivati. E' un problema? >
domandai inclinando leggermente la testa, l'uomo sembrò più spaesato di prima; mi si avvicinò poggiandomi una mano sulla nuca: < Elysabeth te lo chiedo per favore, torna in camera tua. Stai male. > ora ero io a guardarlo come se fosse un alieno: < Dottore cosa dice? Sto benissimo > ridacchiai nervosa, lui scosse la testa indicandomi Justin < Elysabeth Justin sta dormendo molto molto profondamente - mi aveva preso per una bambina? - e non ci sta ascoltando > le mie labbra si schiusero ed il mio sguardo si spense immediatamente fissando la sagoma inerme da più di due giorni di Justin, ero impazzita
< Ma... ma... io... - >
< Vai a riposarti in camera tua Elysabeth, per favore. >
e questa volta il suo tono, sebbene sempre adorabilmente dolce, non ammetteva repliche;
mi spinse educatamente fuori dalla camera e si chiuse la porta alle spalle lasciandomi nel corridoio.

Mi sedetti sul mio letto: quella camera non mi piaceva perchè non era calda come la mia, perchè non era ben arredata, perchè era fin troppo silenziosa e perchè non c'era Justin al suo interno. Cominciai a dondolare i piedi fissando un punto indefinito del muro: era tutto assurdo ed io volevo tornare a scuola - mi sembrava incredibile pensare una cosa così, cazzo - ; un altro dottore, che avevo incontrato davvero poche volte in quei giorni di permanenza, entrò in camera senza neanche notarmi troppo preso ad osservare una cartella medica, quando alzò lo sguardo sobbalzò: < Pensavo che stessi dormendo > spiegò abbozzando un sorriso e poggiando la sua cartellina sulla scrivania, senza sapere cosa fare continuai a far penzolare le gambe facendole andare ad un ritmo costante bel passatempo Elysabeth eh? L'uomo mi si avvicinò alzandomi il mento e muovendomi il viso a sua discrezione < Le bruciature ed i tagli vanno molto molto meglio, credo che i controlli qui in ospedale siano finiti > notò lasciando la presa sul mio mento e tirando fuori dal taschino del camice una penna < Davvero? > chiesi speranzosa osservandolo scrivere qualcosa nella sua cartella, anche se di spalle lo vidi annuire < Assolutamente si: per fortuna Elysabeth ti è andata benissimo, sei stata molto fortunata > annuì: si che ero fortunata, ero fortunata ad aver conosciuto Justin.
L'uomo si stiracchiò poggiandomi una mano sulla spalla: < Tra poche ore potrai uscire, dobbiamo solo far firmare al preside dell'istituto delle carte > < E Justin? > domandai allarmata, corrugò le labbra: < Lui non è ancora in buone condizioni Elysabeth e non voglio prenderti in giro: avrà bisogno di tanto tempo per riprendersi...sempre che si riprenda- > < Non si permetta più di dire una simile cosa! > urlai scattando indietro ed allontanandomi da lui: razza di infame tirapiedi, sospirò < Posso capire la tua reazione Elysabeth ma ti sto semplicemente dicendo la verità- >
< Lei non mi sta dicendo un bel niente cazzo!
- ecco la mia finezza, mi era mancata - Lei si limiti a fare il suo lavoro ed al resto ci penserà Dio, il destino o come cazzo - di nuovo, due parolacce in una frase che record- lo vuole chiamare ! > tagliai corto dandogli le spalle e nascondendomi imediatamente il viso sotto al cuscino incitandolo ad andar via; sentì dei leggeri passi farsi sempre meno udibili fino a quando la porta della mia camera non si aprì per poi richiudersi.
Qualche ora dopo la professoressa Cardon si presentò nella mia camera sorprendendomi, mi guardai intorno presa alla sprovvista:
< Professoressa Cardon, che...che ci fa qui insomma? > la donna si alzò puntualmente gli occhiali sul viso sorridendomi:
< Sono venuta a prenderla Warren, dovrebbe essermi grata visto che sono stata una delle poche ad essermi voluta prendere la sua responsabilità per oggi > alzò un sopracciglio incitandomi ad esserle riconoscente, arrossì: < Mi spiace, non volevo essere scortese >
< Oh non fa nulla, se io fossi appena uscita da un incendio sarei tre volte più scontrosa di te tranquilla > c
oncluse mostrandomi la sua bianca dentatura e schiudendo le labbra incorniciate di rosso in un raggiante ed incoraggiante sorriso, da quanto non la vedevo sorridere?
Parecchi anni ipotizzo ma con la mia media in filosofia non c'era nulla da ridere effettivamente.
Mi tolsi il camice dell'ospedale rimettendomi, senza altre opzioni disponibili, il disastrato vestito di quella maledetta sera, la Cardon mi squadrò arricciando il naso: < Capisco che adesso sia disastrato e tutto ma... non pensi che fosse eccessivamente corto? > domandò, roteai gli occhi al cielo: quella donna non sapeva trattenere le sue adorabili critiche per se per più di 5 minuti. Mentre ci incamminavamo verso l'uscita detti un'ultima occhiata al corridoio:
pregavo che Justin si riprendesse e che potesse rientrare nella mia vita il prima possibile anche se, in realtà, lui non se n'era mai andato.




Eccomi! Allora questa volta ho evitato di cioncarvelo nel bel mezzo, amatemi.
Anche se vi anticipo che dopo questo capitolo cominceranno dei brutti casini, non posso dire altro mi spiace.
Prima di tutto voglio dirvi grazie: ma un grazie sul serio sul serio enorme;
voi state credendo in me come pochi ed anche in questa storia.
Non avete idea di come a volte cominci a sorridere e ad avere gli occhi lucidi leggendo come, magari su twitter,
voi parliate di Cigarette: siete uno dei motivi per i quali scrivo senza sosta e mi fate star bene perchè scrivere in primis mi fa star meglio.
Quindi niente,grazie di tutto vi amo.
Anyway
Visto che voglio che vi tranquillizziate almeno un po'(?) vi tolgo un dubbio che sembra dannare molte(???):
Cigarette non sta finendo,tranquille, piuttosto m'ammazzo.
Anzi se devo essere sincera volevo fare anche una seconda serie ma non vi dico altro lollino.
Ora vado,love u
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Capitolo 24
*** Capitolo 24. ***


Dedico questo capitolo, oltre che a tutti voi come sempre,
ad una ragazza che mio ha chiesto di aggiornare dicendomi che sarebbe stata meglio.



Ritornata all'istituto un sacco di occhi indiscreti e curiosi mi fissarono, ipotizzai stessero osservando il mio vestito da battona andato a fuoco ma mi dovetti ricredere quando, anche dopo essermi cambiata con abiti decenti, mi sentì seguita ovunque dai loro pettegolezzi e dalle loro occhiatacce.
Mi accomodai ai tavoli della biblioteca intenta a leggermi qualcosa per distrarmi un po' da tutto quel casino ma una figura minuta mi si piazzò davanti:
< Potresti toglierti? Sebbene tu sia magra mi copri la luce > feci alzando distratta lo sguardo dal libro, sospirai seccata quando a rompermi le palle non c'era una ragazzina qualunque ma Cara: < Santo Cielo cosa vuoi adesso? > domandai poggiando il gomito sul tavolo ed il viso sul palmo della mano,
con l'altra invece cominciai a tamburellare sul legno, < Volevo portarti un messaggio: Justin mi ha detto di dirti di raggiungerlo sotto le scalinate del campo di basket > i miei occhi si illuminarono: < Si è svegliato? > domandai alzandomi immediatamente in piedi e facendo strisciare la sedia, vidi per un misero secondo lo smarrimento negli occhi di Cara: < Oh...si...ma deve tornare subito in ospedale,non sta ancora bene. Mi ha obbligato a venire a chiamarti quindi sappi che la cosa non mi piace affatto, anzi vorrei che sparissi dalla sua vita. > sputò assottigliando gli occhi ma sorrisi non dandole tanta importanza: la tua è solo invidia, stronza. Non so bene quale parte di me decisi di seguire in quel momento ma ipotizzo la più stupida ed ingenua perchè mi fiondai fuori dalla biblioteca facendo voltare le persone infastidite dal mio fracasso dirigendomi senza ripensamenti verso il punto che mi era stato riferito. Elysabeth dove ti stai andando a cacciare.. .

Quando riuscì ad intravedere le scalinate del campo da basket rallentai il passo; mi fermai proprio sotto la gradinata chinandomi un attimo sulle ginocchia per riprender fiato: i miei respiri si condensavano sotto forma di nuvolette, mi guardai intorno spaesata: era vuoto, dov'era Bieber?
< Ciao Elysabeth > mi salutò una voce maschile non ricollegabile a quella di Justin, mi voltai di scatto: < Chi sei? > domandai al ragazzo poggiato vicino alla colonna in ferro, da dove arrivavo io non sarei mai riuscita a notarlo < Oh un amico > disse spostandosi ed armeggiando con un rametto
< Come è stato il ricovero in ospedale? > domandò sorridendomi in maniera inquietante e camminando lentamente verso di me, il rumore dei suoi passi sui ciottoli era l'unica cosa che si riusciva a sentire nell'area circostante ed ebbi il tempo ed il silenzio necessario per elaborare l'idea che Cara mi avesse detto un'enorme cazzata, le avevo creduto senza neanche riflettere sul fatto che Justin non si sarebbe potuto rimettere in un solo giorno neanche con tutte le mie preghiere;
mi resi conto di apparire una ritardata mentale ai suoi occhi e di non aver ancora risposto alla sua provocazione: < Interessante, grazie > risposi mantenendo il più possibile il contatto con i suoi occhi marrone scuro ed indietreggiando ad ogni suo avanzare, sentì di andare a sbattere alla schiena contro qualcosa di duro, alzai lo sguardo verso destra dando un'occhiata alle mie spalle: un ragazzo piuttosto ben piazzato mi osservava divertito < Vai di fretta? > mi domandò incitandomi con lo sguardo a camminare nuovamente verso il tipo di prima che si era fermato qualche metro più in là, ingoiai a stento la saliva: < Nono, sto benissimo qua perchè dovrei andar di fretta? > chiesi retoricamente avanzando nuovamente. Quando mi sentì abbastanza distante da quel colosso ripresi più decisa il discorso con il ragazzo di prima: < Chi sei? Che ci fai qui? Cosa vuoi? Ch- > < Whowho piano dolcezza > mi fece cenno di rallentare tendendo i palmi delle mani aperti verso di me, poi continuò  < Sono Chris > aggrottai le sopracciglia < Si...Chris...non ho idea di chi tu sia, nada, nulla, mi spiace- >
< Ma l'importante è che io conosca te El >
mi spiazzò, cosa era? Un dannato stalker? Mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio stringendomi maggiormente nel mio giacchettino: < Ok ora tutto questo sta diventando strano ed inquietante, ditemi cosa volete > quasi ordinai dando una fugace occhiata ad entrambi i presenti, a malincuore notai che, oltre quel colosso qualche metro più in là, c'erano altri 4 ragazzi ad osservare la scena.
Sentì il cuore galopparmi nella gabbia toracica: non era per niente una buona situazione e me ne dovevo immediatamente tirar fuori,
la voce di Chris - si chiamava così, giusto? Vabbè era uguale - mi risvegliò, il suo tono così calmo mi inquietava:
< Elysabeth oramai credo tu sappia qual'era l'accordo tra noi
- indicò se stesso e gli altri ragazzi- e Justin > concluse indicando me come se fossi la personificazione del biondo, corrugai la fronte < Di quale accordo state - > bloccai le mie stesse parole rielaborando la discussione avuta con Justin qualche giorno prima nella sua camera: allora non erano cazzate, era tutto vero?
< Oh. > feci lasciando cadere là la risposta < Ecco > fece Chris cominciando a girarmi intorno, improvvisamente sentì il rametto punzecchiarmi il fianco e sobbalzai ritraendomi da quel tocco, Chris sorrise: < Io lo avevo avvisato più e più volte di starti alla larga- >
< Perchè? >
< Non sono fatti tuoi. Quindi sta zitta e non interrompermi. >
mi ghiacciò all'istante ed io abbassai lo sguardo, non cercavo guai anche se oramai c'ero dentro; continuò il suo discorso: < Ma lui cosa ha fatto? Ha cercato qualche stupido stratagemma per girarti sempre intorno, per tenerti sotto controllo senza che io mi accorgessi di niente > e, se devo essere sincera, la cosa che sembrava irritarlo in tutta la questione sembrava essere il fatto che Justin era riuscito a fotterlo < E così non va affatto bene Warren. > disse improvvisamente alitandomi sul viso,
quando aveva avuto il tempo di avvicinarsi così pericolosamente? Mi afferrò il mento alzando il mio viso verso il suo, i nostri nasi si scontrarono e sentì il suo alito sul mio viso, le sue labbra si poggiarono morbide sulle mie.
Quando sentì la sua bocca premere contro la mia cercai di arretrare portando le mie mani sul suo petto ma lui non fece altro che premere i nostri corpi fino a farmi sentire male al seno, gemetti dal dolore e subito mi liberò permettendomi di respirare, si leccò le labbra: < Almeno pensavo che baciassi bene, mi sbagliavo, chissà perchè Bieber ti vuole così tanto > si domandò più che altro a se stesso squadrandomi, grazie per il complimento, bastardo.
Mi passai la manica della giacca sulla bocca cercando di ripulirmi del suo sapore amaro, potevo immaginare da quel cattivo odore che si fosse fatto un bel po' di canne; < Comunque > riprese il discorso, Cristo che voleva ancora? < Voglio che Justin abbia una sorpresa > un'ombra gli passò sul viso e mi preoccupai seriamente, si morse un labbro come se stesse dicendo qualcosa di eccitante: < Dici che il viola agli occhi ti dona Warren? > mi domandò, assottigliai gli occhi < Cosa?...- >
< Bruce.
> richiamò con un cenno del capo un ragazzo fuori dal mio campo visivo, sentì dei pesanti e veloci passi alle mie spalle quindi decisi di provare il tutto per tutto: scattai in avanti cercando di scappare verso il sentiero del cortile ma dopo soli 3 passi una mano mi strattonò per il polso riportandomi violentemente sotto le gradinate, provai ad urlare: < Se urli ti spezzo le gambe! > mi intimò premendo una mano sulla mia bocca, i suoi occhi neri come la pece mi facevano una paura assurda, sembrava volesse squartarmi viva; cercai di dimenarmi dalla sua presa ma la mia schiena era pressata contro una colonna di ferro ed i miei piccoli polsi - piccoli rispetto ai suoi -  erano racchiusi in una sua sola mano
< Ciao ciao Elysabeth > lo sentì sussurrare compiaciuto prima di sferrarmi un pugno nello stomaco, mi sentì mancare l'aria: ebbi la sensazione di aver espirato tutto l'ossigeno presente nel mio corpo e di aver vomitato tutti gli organi ma ero consapevole che stavo semplicemente delirando; chiusi gli occhi incapace di sopportare il dolore e mi morsi le labbra cercando di reprimere lacrime ed urla fino a quando non sentì l'odore ferreo del sangue sulla lingua: ci mancavano solo le labbra screpolate, vaffanculo.
Bruce mi tirò prepotentemente il viso verso l'alto rimettendomi in posizione eretta mentre le fitte allo stomaco mi uccidevano lentamente, mi liberò il viso di tutte le ciocche di capelli ingombranti poi il suo pugno colpì il mio zigomo, quasi vicino l'occhio e fu in quel momento che buttai un unico urlo di paura, terrore, dolore;
mi lasciò cadere per terra mentre, indecisa su cosa toccarmi: se stomaco o occhio mi dimenavo sul terreno umido, Chris mi punzecchiò la guancia inviolata con il rametto chinandosi sulle ginocchia: < Ovviamente, Elysabeth, tutto questo rimarrà tra di noi vero? > domandò incitandomi a rispondere affermativamente, con quelle poche forze che mi restavano accennai un si col capo < Brava bambina > fece accarezzandomi il volto ed alzandosi;
i suoi passi, insieme a quelli dei suoi compagni si fecero sempre più distanti ed in quel momento, sotto le scalinate di quella che definivo casa mia, volli morire sul serio.

Mi svegliai dopo un tempo indefinito, sentendomi intorpidita, dolorante, stanca, o ancora più semplicemente morta.
Schiusi gli occhi trovando enorme difficoltà nell'aprire quello destro ma, a differenza delle altre volte, i ricordi si fecero immediatamente vividi nella mia mente e rielaborare l'accaduto non fu difficile. Mi tirai su rimanendo sempre leggermente gobba a causa delle fitte che lo stomaco mi stava ancora procurando, osservai il cielo: dovevano essere più o meno le 3 di pomeriggio osservando il sole che splendeva nel cielo senza riscaldare un cazzo.
A stento mi incamminai verso l'istituto, facendo attenzione a non imbattermi in nessuno e proseguendo sul prato.
Mi trascinai fino all'infermeria e bussai poggiandomi allo stipite, attendendo che qualcuno mi aprisse, la donna che medicò tempo prima Justin mi si presentò davanti: < Cosa diamine ti è successo?? > domandò allarmata tirandomi immediatamente dentro
< Io... > già Elysabeth che ti è successo?? Che avrei raccontato?
< Ho preso una botta al comodino > spiegai sorridendo a malincuore, mi accomodai sul lettino, la donna inarcò un sopracciglio:
< Una botta al comodino eh? E perchè ti tieni lo stomaco? >
< Ho il ciclo. >
risposi prontamente, Elysabeth sei una meraviglia nello sparare cazzate complimenti
< Senti ragazzina farò finta di crederti perchè adesso hai bisogno urgentemente di essere medicata. > tagliò corto lei afferrando delle bende,una pomata e del disinfettante, oh finalmente lo aveva capito anche lei che era meglio lasciar perdere.
Dopo essere stata cosparsa di crema come se fossi una patatina imbevuta nel ketchup - e questa metafora non ha senso ma credo renda il concetto - passò a medicarmi l'occhio: < E' tutto viola. > notò sospirando e continuando a tamponare col dito sullo zigomo, "Dici che il viola agli occhi ti dona Warren?"  scossi la testa cercando di cacciar via quella frase, < Molto? > domandai mordendomi le labbra, lei annuì: < Moltissimo, io non so cosa ti sia successo ma se entro domani non si sgonfia e schiarisce almeno un po' ti converrà trovare una scusa più convincente di quella del comodino > io annuì in risposta < E smettila di torturarti quelle povere labbra! > mi rimproverò infine facendomi immediatamente smettere.
L'infermiera poggiò tutti gli strumenti: < Ecco fatto, questo è ciò che posso fare ora vai immediatamente in camera, riposati, evita di poggiare lo zigomo dolorante sul cuscino e domani mattina metti questa pomata sulla pancia > mi diede istruzioni porgendomi una scatolina di medicinale
< Grazie mille. >
< Vai vai >
fece spingendomi gentilmente verso la porta
< Ah una domanda > mi richiamò mentre aprivo la prota dell'infermeria, mi voltai ascoltandola ed incitandola a continuare < Tu e quel ragazzino, quello dell'altra volta... amate così tanto mettervi nei guai? > chiese assottigliando gli occhi e nonostante la situazione non riuscì a soffocare una risata:
< Effettivamente ha ragione ma non possiamo farci nulla > risposi sorridendo, mugugnò un "mh" e mi lasciò andar via.


Il giorno seguente mi svegliai abbastanza riposata consapevole di aver dormito per più di 12 ore ma credo fosse normale: dopo 4 giorni in ospedale ed altri spiacevoli eventi. Poggiai i piedi sul freddo parquet avvicinandomi intimorita verso lo specchio e lo spettacolo che mi si presentò davanti mi fece quasi paura:
il mio zigomo era gonfio e di un violetto chiaro, chissà quanto ero messa male il giorno prima Dio mio.
Dopo aver sofferto un bel po' massaggiandomi la pomata sulla pancia ed aver eseguito la solita routine per andare a lezione uscì dalla camera cercando di coprire il più possibile l'occhio destro con un enorme ciocca di capelli portata malamente davanti al viso, < El > mi chiamò alle spalle una voce che mi fece rabbrividire,
mi voltai lentamente tenendo il viso basso cercando di nascondere almeno il minimo la chiazza violacea < Chaz. >


Holaaaaa eccomi, si lo so ve l'ho cioncato( w il verbo cioncare come sempre) sul più bello lalalala
ammettetelo: pensavate fosse Ciastene ed invece no lollino.
Non ho molto da dire se non per il fatto che vi amo, vi amo tantissimo ed amo le vostre battute e le vostre recensioni
e le vostre frasi e voi in generale.
Ah riguardante le recensioni: si le leggo tutte, dalla prima all'ultima e se mi capita me le rileggo.
Non rispondo mai e ne sono consapevole,mia culpa(?) ma è perchè sono pigra(e vabbè Melania quello era risaputo)
e sarei monotona: io vi amo tantissimo e saprei solo dirvi grazie grazie e grazie altre mille volte quindi perdonatemi.
In conclusione sappiate che io leggo TUTTO ciò che scrivete, non aspetto il vostro parere o le vostre recensioni solo per far numero
volevo chiarirlo nel caso a qualcuno fosse sorto il dubbio: le leggo e le amo tutte.
Così come amo voi e vi ringrazio tantissimo per accompagnarmi nella crescita di Cigarette anche con i vostri consigli o pareri.
Vi amo tanto.Mel.
Continuerò dopo 16 recensioni,love.



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Capitolo 25
*** Capitolo 25. ***


(...) < Chaz > dissi in modo atono, cominciò a massaggiarsi i capelli nervoso:
< Io... io... Dio mio come stai?! > domandò sbottando preoccupato e cercando di abbracciarmi ma troppo impaurita da un simile approccio così improvviso sobbalzai e saltai indietro: < Chaz... non è giornata per abbracciarmi, ti prego stammi lontano.. > chiesi tendendo la mano aperta verso di lui, notai solo in quell'istante quanto stessi tremando < ...Cosa ti è successo? > domandò insospettito dal mio tono insicuro, dal mio tremare e dal mio sguardo basso
< Niente. > risposi più ferma e decisa, mi scostò gentilmente la ciocca di capelli facendomi sentire piccola, indifesa, bugiarda
< Elysabeth cosa cazzo è questa roba > quasi sussurrò sgranando gli occhi, con un gesto irritato scaraventai via dal mio viso la sua mano:
< Non sono cose che ti riguardano! > quasi urlai
< Elysabeth io- >
< Smettila di ripetere il mio nome all'infinito! Si mi chiamo Elysabeth cazzo ma dì anche altro! >
< Mi spiace. >
la buttò là, pft, patetico
< Anche a me dispiace, sai devi essere proprio un bravo corridore: insomma te la sei filata prima di tutti o almeno tra i primi > spiegai alzando entrambe le sopracciglia e portando tutto il peso del mio corpo sulla gamba destra, poggiai una mano sul fianco tirandomi dritta con la schiena e mostrandomi fiera e sicura, si stropicciò il viso con le mani: < Ho fatto un errore ma giuro che non accadrà più! - >
< Certo che non accadrà più! Perchè non ci sarà una seconda volta! 0, niente. >
Chaz assottigliò gli occhi indicandomi con l'indice:
< Mi... stai lasciando? > oh complimenti mister perspicacia
< Cazzo sei perspicace! > feci buttando le mani al cielo. Mi resi conto di aver perso fin troppo tempo con lui quando la campana di inizio lezioni suonò ed io mi ritrovai anche quel giorno in ritardo: < Ecco, come al solito sono in ritardo. Grazie Chaz. Ora togliti davanti perchè questa giornata fa schifo già di suo e non ti ci mettere pure tu. > mi congedai cercando di fargli rimanere impresso il messaggio: via dalle palle.


Quando alla terza ora mi feci prontamente trovare accucciata sul mio banco di filosofia la professoressa Cardon mi richiamò:
< Come sta oggi signorina Warren? > mi domandò sembrando seriamente interessata alla mia risposta, poggiai il viso sul palmo della mano nascondendo quanto possibile l'occhio viola: < Meglio grazie > risposi accennando ad un sorriso, assottigliò gli occhi sporgendo la testa in avanti e poggiando le mani sulla scrivania: < Cosa... cosa è quella chiazza viola? > mi si fermò il fiato in gola < Oh... ho sbattuto al comodino stamattina, ho preso proprio una bella botta > ridacchiai nervosa grattandomi la nuca capendo che era oramai inutile cercare di nascondere l'ematoma; i compagni mi fissavano confusi, volete un autografo per caso? In quella giornata ben pochi si erano accorti del mio povero viso sfigurato e francamente mi andava bene così, eppure la Cardon riusciva sempre a mettermi in difficoltà anche al di fuori dell'ambito scolastico, che cazzo era una persecuzione per caso?
< Aprite il libro a pagina 60 > cominciò la lezione la donna ed un rumore collettivo di libri che si aprono mi arrivò all'orecchio io al contrario mi incantai nell'osservare l'ultimo banco della fila parallela alla mia vuoto: quanto mi mancava.


*Un mese dopo*

Mi trascinai malamente per i corridoi: quella mattina mi sembravano tutti eccessivamente di buon umore al contrario mio che volevo semplicemente vedere tutti morire in una lenta agonia pur di rimanere a dormire; mi diedi un'occhiata nello specchieto che avevo accuratamente lasciato nel mio armadietto: la chiazza viola ci aveva messo un bel po' per sparire essendosi formata su un punto terribilmente sensibile e soprattutto essenso stata fatta con così tanta forza, in quel momento la parte alta dello zigomo aveva finalmente un colorito quasi normale, un leggero violetto lo si poteva ancora intravedere.
Lasciai i libri di matematica riprendendo dallo scaffale quelli di biologia e rimettendoli in borsa poi, con un tonfo, richiusi il mio sgangherato armadietto;
in quel momento nel fracasso udì un rumore quasi riconducibile ad una marcia: alzai lo sguardo e notai dei ragazzi familiari camminare a schiera facendosi spazio assolutamente senza problemi tra i presenti che si appiattirono contro le pareti, quando un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi marroni mi passò accanto dandomi una veloce occhiata e sorridendo sotto i baffi una scarica di ricordi mi invase:

< Comunque > riprese il discorso, Cristo che voleva ancora? < Voglio che Justin abbia una sorpresa > un'ombra gli passò sul viso e mi preoccupai seriamente, si morse un labbro come se stesse dicendo qualcosa di eccitante: < Dici che il viola agli occhi ti dona Warren? > mi domandò, assottigliai gli occhi < Cosa?... > < Bruce. > richiamò con un cenno del capo un ragazzo fuori dal mio campo visivo..


scossi la testa cercando di non ricordarmi parola per parola altre delle sue inquietanti e minatorie affermazioni; Chris mi passò accanto seguito dai suoi compagni, non lo avevo mai visto all'interno dell'ala Ovest dell'istituto ed ero sicura che frequentasse le lezioni in quella Nord... quindi perchè era là?
Sparirono poco dopo dietro l'angolo ed il chiacchiericcio degli studenti - che durante il loro passaggio si era mutato in sussurri - riprese a rieccheggiare nei corridoi. Scrollai le spalle rendendomi conto di essermi preoccupata per nulla, poggiai la schiena agli armadietti ed aprì il libro di biologia ripetendo per il compito imminente. Un nuovo momento di inquietante silenzio,  alzai circospetta lo sguardo: perchè a tratti il volume generale di tutte queste capre si abbassava radicalmente? Notai quanto, la maggior parte, fosse impegnata nel fissare un qualcosa (o qualcuno) alla fine del corridoio pertanto decisi di fare la stessa cosa e di capire nuovamente la situazione: un ragazzo camminava tranquillamente da solo per i corridoi tenendo alto il cappuccio della felpa, la schiena un po' curva che non permetteva ai raggi di sole di battergli sul viso e lo zaino ad una spalla, doveva essere un tipo nuovo.
Il ragazzo continuò il suo percorso ignorando tutti gli sguardi che gli si erano puntati addosso, arrivò davanti al mio armadietto e si fermò di scatto lasciandomi perplessa, assotigliai gli occhi senza scostarmi i capelli dal viso perchè troppo presa ad osservarlo ma quando alzò il viso, fissandomi , le pupille mi si dilatarono dalla sorpresa. Strinsi il libro al petto scaricando sulla sua povera copertina tutta l'emozione e l'adrenalina che mi stava andando in circolazione nel corpo,
mostrò un sorriso contenuto probabilmente divertito dalla mia reazione;
aprì bocca per dir qualcosa ma rimase col fiato a mezz'aria quando, stupida com'ero, mi scostai sovrappensiero una ciocca di capelli dal viso mostrando in tutto il suo orrore l'ematoma, < Cosa diamine ti è successo. > bisbigliò evitando che tutti i presenti - che ancora ci fissavano, per giunta - si facessero i fatti nostri,
< Nulla > mi affrettai a rispondere spalancando gli occhi mostrandomi sorpresa dalla sua affermazione,
< Cosa mi sarebbe successo? > ,continuai vaga, Justin mi tirò per un polso trascinandomi nel bagno femminile che distava pochi metri da noi;
ero consapevole del fatto che Bieber non si sarebbe mai accontentato di nessuna scusa e che, in qualunque modo, sarebbe riuscito ad estorcermi la verità.
Sospirai: ero sempre stata una pessima attrice fin dalle elementari, lo avevo capito fin dal principio perchè la maestra mi faceva fare sempre l'albero.

Justin mi fece scontrare senza troppi complimenti contro la parete fredda del bagno, gemetti dal dolore: < Un po' di dolcezza non guasterebbe > dissi alzando entrambe le sopracciglia, come potevo incazzarmi per un gesto così futile dopo che mi aveva salvato la vita?
A proposito quell'argomento prima o poi l'avremmo dovuto affrontare no?..
< Chi-ti-ha-fatto-questa-roba > scandì digrignando i denti e tenendomi incollata alla parete, ingoiai a stento la saliva:
mentire o dire la verità? < Ma non sono fatti tuoi! > mi resi conto di aver detto un'enorme cazzata, per l'appunto Justin mi strattonò nuovamente premendo il suo corpo contro il mio togliendomi il fiato - in tutti i sensi - quando il suo addome venne a contatto con il mio ventre ancora leggermente dolorante trattenni un lamento e mi portai delicatamente una mano sulla pancia al di sopra della stoffa della maglia; vidi lo sguardo di Justin farsi più confuso ed abbassare lo sguardo sulla mia maglietta più precisamente verso la mia mano che massaggiava delicatamente il punto dolorante < Fai vedere > ordinò,
ma un "ciao" prima di comandarmi a bacchetta non poteva dirmelo?
Sospirai rassegnata facendo ricadere le braccia lungo i fianchi e quando le sue mani sfiorarono i bordi della mia maglia alzandola leggermente arrossì:
dei ricordi lontani risalenti a queò pomeriggio in teatro cominciarono a mandarmi lentamente a fuoco
< COSA CAZZO SONO QUESTI LIVIDI!? > urlò degenerando improvvisamente e rialzandosi furioso, ora che potevo osservarlo meglio potevo vedere che anche lui portava ancora qualche graffio risalente all'incendio; mi alzò il mento obbligandomi a guardarlo negli occhi:
< Sono stato un mese in ospedale,in riabiliazione per averti salvato il culo da un incendio d ora torno e ti ritrovo piena di lividi che di sicuro non sono"accidentali"!? Mi prendi per il culo Cristo?? > domandò tenendo sempre quel tono di voce dannatamente alto da rompermi i timpani. Improvvisamente due ragazzine interruppero la nostra discussione rimanendo impalate all'ingresso dei bagni: < Cosa state facendo? > domandò una spaventata fissando Justin tenermi così bloccata al muro, il biondo capì cosa diamine le stesse passando per la testa e mi mollò subito < Who who ragazzina mi sa che hai preso un granchio! > cominciò immediatamente aprendo i palmi e stendendo le mani in avanti come per tenerla distante < Ah si? Beh se non vuoi che questo "granchio" sia raccontato al preside vai via e lasciala in pace! > quasi strillò con voce stridula lei, Bieber mi diede un'altra occhiata poi a passi pesanti la superò dandole una violenta spallata.
In quel momento, sebbene fossi consapevole del fatto che Justin non mi stesse violentando o cazzate simili,
ringraziai il suo essere capitata al momento sbagliato, nel posto sbagliato.

 
*Justin* 

Appena uscito dal bagno mi ritrovai ancora lo sguardo di qualcuno addosso, ipotizzo fosse per il fatto che ero appena uscito dal bagno femminile.
Buttai un rumoroso e potente calcio agli armadietti ammaccandone uno: come cazzo era possibile che mi facevo il culo per lei e lei non mi raccontava mai un cazzo? Avevo passato due settimane di riabilitazione ed altre due nel più completo sonno, cibato dalle flebo e sembravo un morto da quanto mi raccontarono al mio risveglio. Camminai nervoso per il corridoio voltando l'angolo e dirigendomi immediatamente verso le gradinate del campo da basket per fumare.

Mi poggiai alla colonna estraendo dai jeans il pacchetto di sigarette e dalla tasca del giubbotto l'accendino, l'accesi e ne inspirai profondamente il sapore quasi fino a tossire, buttai fuori la densa nuvoletta fissando i rami spogli degli alberi del cortile semideserto a causa dell'inizio delle lezioni,
< Bentornato Biebs > disse una voce alla mia destra, mi voltai di scatto nascondendo istintivamente la sigaretta con il terrore che potesse essere un professore... wait, nessun professore mi chiamava Biebs, mi sporsi in avanti scrutando nell'ombra delle gradinate e fu lì che desiderai scomparire: Chris mi guardava sorridente a braccia conserte < Oh ciao Chris > feci tornando a fumare e cercando di mantenere la calma; quando anche quella boccata di fumo mi entrò nei polmoni sentì per un attimo i muscoli rilassarsi, il rumore dei suoi passi sul terreno secco mi fecero capire che nonostante io non lo stessi guardando lui fosse sempre più vicino
< Come mai qui? > domandai sempre fissando un punto indefinito del cortile
< Oh sei prevedibile: delle conoscenze mi avevano avvisato del tuo rientro a scuola previsto per oggi ed ho deciso di farti una sorpresa > spiegò per poi far ripiombare la situazione nel silenzio. Senza troppi giri mi sentì afferrare per il colletto e sbattere nuovamente alla colonna di ferro:
Chris mi guardò dritto negli occhi alzandomi leggermente da terra (ma essendo alto quanto me ci riuscì ben poco)
< Senti, bastardo, pensavi di potermi fottere così? > ringhiò digrignando i dewnti, assottigliai gli occhi:
< Di che cazzo parli...- > feci confuso ma lui fece nuovamente scontrare la mia schiena contro il ferro facendo male al mio corpo non ancora completamente guarito < Di Warren Bieber, parlo di Warren! Sei stato un povero coglione! Pensavi che non sarei venuto a conoscenza del tuo ridicolo piano per starle vicino? Pensi che non sarei mai venuto a conoscenza del fatto che le hai spiegato tutto? Anche se, sfigato come sei, non ti ha creduto > in quest'ultima parte ridacchiò soddisfatto anche se nel complesso lui aveva perso
< Sono contento che queste piccole insignificanti cose ti rialzino l'autostima Chris >
< Se fossi nelle tue condizioni non sarei così simpatico Bieber > 
guardai infastidito l'orologio non dandogli peso sebbene l'essere pressato contro una parete mi stesse infastidendo parecchio < Possiamo muoverci? Cosa cazzo vuoi adesso? Ti avevo detto che non avevo paura di te. > gli ricordai alzando un sopracciglio < Passo ai fatti Bieber, semplice. > concluse chiudendo la mano in un pugno e tirandomelo inaspettatamente nello stomaco;
mi piegai dolorante su me stesso stringendo gli occhi per la sorpresa, mi sentì spingere a terra da un calcio che mi colpì sulla schiena e mi ritrovai raggomitolato sul pavimento < Non mi sporco le mani con la gente come te Bieber > disse e, tenendo ancora gli occhi serrati, ipotizzai stesse chiamando al suo cospetto - cospetto di sto gran cazzo, francamente - gli altri ragazzi.
Quando aprì gli occhi mi ritrovai ai piedi del tipo che frequentava il mio corso di filosofia, mi alzà di peso riportandomi alla sua altezza poi mi sferrò un potente pugno sulla faccia facendomi voltare il viso all'indietro; la testa mi girava, sentivo il sangue salire lentamente in superficie pronto a formare un'enorme ematoma
- o direttamente un'enorme ferita, non avevo idea di come mi stessero conciando - un altro ragazzo si intromise spingendomi nuovamente in avanti e tentennai cercando di rimanere in piedi ancora stordito: non avrei retto molto, ero ancora sfinito dalla riabilitazione in ospedale porca puttana.
Ricevetti un calcio al ginocchio ed ebbi il dubbio di non riuscire più a camminare, infatti avanzai di altri due passi zoppicando sferrando pugni alla cieca consapevole di essere un totale coglione incapace di difendersi; qualcuno mi afferrò le braccia standomi alle spalle e tenendomi ancorato al terreno incapace di muovermi o difendermi: < Hai mai desiderato fare il sacco da Box Bieber? > mi alitò vicino all'orecchio sorridendo
< Ho sempre desiderato fare l'aereoplano, mi spiace > risposi sorridendogli, ciò non fece altro che provocare la loro irritazione: mi tirarono 3 o 4 pugni nello stomaco senza darmi il tempo di respirare, spalancai gli occhi preso da un conato di vomito e sputai una moltitudine di sangue sporcando anche le loro mani, tossì; Chris osservava la scena poggiato un po' più in la mentre fumava beatamente una sigaretta: < Sai Justin ho fatto più fatica a picchiare la tua ragazza > ghignò e la mia espressione dall'essere dolorante per i colpi ricevuti divenne improvvisamente atona e priva di sentimenti, lo guardai incredulo:
< L'hai picchiata?! > domandai quasi in un sussurro sperando di aver udito male e di aver sentito male a causa di tutte le botte che mi stavo beccando, lui annuì soddisfatto: < E rimanendo in tema volevo chiederti una curiosità: perchè fai così tanto per lei? Non è neanche brava a baciare cazzo! > questa volta rise senza problemi e schiacciando sotto la suola delle scarpe il mozzicone di sigaretta, chiusi i pugni fino a sentire la pelle del palmo farmi male a causa delle unghie, le nocche mi divennero bianche per la rabbia e sentì il cuore accellerarmi inquietantemente, tirai un veloce ed improvviso calcio indietro colpendo i genitali del ragazzo alle mie spalle, lo sentì urlare dal dolore e rotolarsi per terra < IO TI AMMAZZO! > urlai evitando uno dei ragazzi che fino a quel momento mi aveva riempito di pugni e scaraventandomi contro Chris che sbiancò di colpo: mi ritrovai sul suo corpo e senza aspettare un solo secondo cominciai a sferrare pugni sul suo viso sperando di farlo morire, uno, due, tre, quattro colpi forti e cominciai a vedere le nocche delle mie mani imbrattarsi di sangue:
< IO TI MANDO ALL'INFERNO > continuai ringhiando e mostrando i denti come un animale, il solo pensiero che lui avesse baciato la mia Elysabeth mi mandava in bestia e quello che lui l'avesse picchiata mi spingeva automaticamente ad ucciderlo.
Mi scaraventarono dall'altra parte allontanandomi immediatamente dal corpo quasi inerme di Chris < Colpite la faccia, io penserò allo stomaco. > disse uno prima di raggiungermi con altri 3 ragazzi e là, steso al suolo, mi colpirono viso e stomaco con una furia impensabile e cominciai realmente a pensare in un possibile ritorno in ospedale in breve, brevissimo tempo.
Disteso sul terreno freddo, mentre qualche soffio di vento mi sporcava il viso e soprattutto i vestiti di terriccio capì una cosa: Justin Bieber non ero io;
non era quello che se ne stava in quell'esatto momento sdraiato dolorante sul terreno, non era quello che si faceva mettere i piedi in testa da un coglione o bloccare da una stupida minaccia; Justin Bieber era quello che qualche anno prima faceva tremare chiunque, quello che al suo passaggio riusciva a zittire anche le folle più numerose e che, a detta di Chaz - quel coglione non l'avrebbe scampata, a proposito - riusciva a tener testa  Chris e a tutta la banda.
Se volevo difendere me stesso, la mia reputazione ed Elysabeth ( non riuscivo ancora a capacitarmi del fatto che si fossero permessi di toccarla e di farle così tanto male, porca puttana ) dovevo tornare alla ribalta in qualsiasi modo: e Justin Bieber sarebbe tornato nel giro, con le buone o le cattive maniere.

*Elysabeth*

Il giorno seguente camminai veloce ed ansiosa verso il suo armadietto sperando che la campanella di inizio lezioni non rovinasse tutti i miei piani: dovevo parlargli, dovevo ringraziarlo, dovevo dirgli che non volevo fargli nessun torto nascondendogli la verità bensì tutto il contrario.
Intravidi la sua sagoma costantemente coperta da una delle sue numerose felpe con cappuccio frugare nel suo armadietto; aumentai il passo ancora più sicura e con uno strano sorriso sul volto, Justin si voltò improvvisamente chiudendo l'armadietto ed intendo ad andar via ma quando mi parai improvvisamente di fronte a lui sobbalzò e si portò una mano al cuore: < Mi hai spaventato > disse ma il mio sorriso si spense quando, a quella così poca distanza, riuscì ad intravedere sul suo viso nascosto dal cappuccio una moltitudine di ferite, schiusi le labbra incapace di parlare: gli avevano fatto del male e, conoscendo oramai la situazione, potetti ben immaginare chi fosse stato a ridurlo in quel modo. Mi sentì morire dentro, sentì di averlo perso un'ulteriore volta e di avergli persino rovinato la vita;
avvicinai lentamente ed involontariamente, quasi in uno stato di trance, avvicinai il pollice accarezzando il suo labbro inferiore così secco, ruvido ed incrostato di sangue, non oppose resistenza a quel contatto ma, al contrario, fece lo stesso identico movimento andando ad accarezzare il mio zigomo ancora leggermente dolorante, sentì il calore delle sue mani a contatto con la mia pelle ghiacciata e mi sentì di nuovo bene.
Si avvicinò lentamente mantenendo sempre quell'intenso contatto tra le miei iridi azzurre e le sue color caramello spiegandomi più di quanto lui avesse potuto dire: lui sapeva tutto, lui aveva capito cosa mi affliggeva in quei giorni, lui aveva capito/saputo/combattuto contro chi mi aveva ridotto in quello stato,
lui era lì per me.

Non mi resi conto di essergli girata intorno e di aver variato la nostra posizione: in quel momento ero io a dare le spalle agli armadietti e non lui;
avanzò con cautela verso di me lasciandomi indietreggiare, capì bene il suo scopo ma non mi opposi e con grandi passi indietro arrivai a poggiare la schiena contro gli armadietti e giurai che stesse contenendo un sorriso per non rovinare tutto.
Il suo viso si abbassò leggermente verso il mio ed il suo ciuffo solleticò la mia fronte, il suo palmo si impadronì della mia guancia per paura di un qualche mio
- impossibile,impossibile cazzo. - rifiuto, il suo respiro caldo si mischiò con il mio e non desiderai altro che fiondarmi sulle sue labbra che distavano un solo centimetro dalle mie; finalmente annullò le distanze e dopo tanto, troppo tempo lo sentì di nuovo mio anche se lo era sempre stato; sentì la sua lingua picchiettare contro la mia dentatura chiedendo di entrare, cominciai a giocare con la sua lingua, con le sue labbra riprendendomi almeno il 10% di tutto quel tempo passato lontana da lui; sentì il rumore metallico degli armadietti ed ipotizzai ci avesse poggiato sopra una mano, alla sinistra della mia testa per reggersi meglio;
cominciò lentamente a torturarmi: chiuse le sue rosee e carnose labbra intorno al mio labbro inferiore cominciando a succhiare ed a morderlo,
passai una mano dietro il suo collo afferrano i suoi capelli come per tenere almeno una parte del controllo, si stacco un attimo afferrando il mio mento e tenendolo tra il pollice e l'indice, poi poggiò una serie di velocissimi baci sulle mie labbra schiudendole leggermente
< Sei mia. > bisbigliò,
< Cosa?. > domandai aprendo di colpo gli occhi e guardandolo allibita, incontrai il suo sguardo terrorizzato e spaesato quanto il mio.




dodfsndfsodfsdfsndsfon buon pomeriggio bellissime!
Non ho molto da dire perdonatemi(?)
Grazie sempre per tutto,cioè,oramai sono diventata monotona.
Un giorno di questi vorrei fare un video di ringraziamenti da postare all'inizio di qualche capitolo
ma tipo sarei capace di mettermi a piangere mentre vi ringrazio e mentre parlo un po' di cigarette
quindi non mi conviene lollino.
Volevo inserire una canzone nell'ultima parte poichè,scrivendola, ricordo bene di averne ascoltata una specifica
ma ora non me la ricordo proprio,ne ho sentite parecchie per vedere se fossero quelle giuste da potervi far mettere come sottofondo
ma nessuna mi convinceva e preferisco lasciare il capitolo così com'è senza variazioni o sottofondi fuori luogo piuttosto che mettere una canzone a cazzo.
Sono piuttosto perfettina riguardo il sottofondo o il sottolineare cose che a mio parere sono parte portante della storia
(ad esempio frasi che mi sono piaciute fin dalla prima volta che le ho buttate giu(?) su word o la parola"mia")
e... e niente, grazie per tutto.
Su twitter sono @_Morwen ,alcune ragazze me lo avevano chiesto :3.
Continuerò dopo 16 recensioni
( e si lo so che non continuo mai appena raggiunte le 16,perdonatemi ma voglio dare il tempo a tutti magari, di leggere anche i capitoli precedenti nel caso avessero cominciato da poco la lettura c: perdonatemi splendori )
Vi amo tantissimo.Mel.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26. ***


*Justin*

< Sei mia > sussurrai troppo preso a riempirla di baci, mi si gelò il sangue nelle vene: cosa avevo appena fatto??
Doveva rimanere nella mia testa quella frase cazzo! Aprì immediatamente gli occhi fissandola spaesato e alla ricerca di qualche suo cenno, vidi le sue ciglia svolazzare prima di mostrare delle pozze chiare molto confuse: < Cosa?. > domandò semplicemente, sbattei le palpebre un paio di volte: come ero potuto mettermi nei casini così? < Io... > tentai sotto il suo sguardo paziente ma curioso, sembrava quasi felice ed ansiosa che lo ripetessi e non c'era cosa più bella che vederla felice < Io stavo dicendo che... > continuai, granidioso ora ero diventato anche balbuziente? < Si Justin, stavi dicendo.. > mi incitò come se fossi un ritardato mentale < Che sei mia, lo sei di nuovo e questa volta per sempre. > soffiai allo stremo delle mie forze psicologiche e chiudendo gli occhi consapevole di essermi scavato la tomba; sentì due braccia circondarmi il collo ed un enorme peso buttarmisi addosso: Elysabeth cominciò a baciarmi la mascella facendomi venire una moltitudine di brividi per poi salire fino all'orecchio sempre con più calma, quasi a volermi vedere gemere, si soffermò vicino al lobo e gli lasciò un ultimo bacio prima di dire: < Lo sono sempre stata. > ed in quel momento, il mondo cominciò a girare dall'altro senso, forse quello giusto.

Dopo aver lasciato El davanti all'aula di biologia mi incamminai per l'istituto semi deserto - popoalto solo da chi, come me, non aveva voglia di seguire le lezioni - ; camminai in silenzio e con lo sguardo duro verso l'Ala Est dell'istituto e mi guardai intorno: il Campus era enorme, a volte mi soffermavo a pensare quanto tempo ci avessero impiegato nel realizzare una struttura così complessa e divisa in zone.
Quando intravidi l'enorme costruzione farsi largo tra i numerosi alberi del sentiero il cuore cominciò ad aumentare il suo ritmo;
assottigliai gli occhi per ricordarmi precisamente quale fosse la camera di dormitorio di Logan; quando intravidi una porta marroncino scuro distinguersi dalle altre per una crepa nel legno capì di averla individuata. Bussai tre volte attendendo una risposta, dall'interno non udì nessun rumore ma sapevo bene che qualunque cosa Logan stesse facendo richiedeva silenzio, concentrazione ed attenzione. Dopo qualche minuto un ragazzo dai capelli biondi ed occhi verdi mi venne ad parire, si strofinò con la manica il naso prima di alzare i verdi occhi arrossati verso di me, era fatto di cocaina era ovvio,
< Biebs!? > domandò sorpreso
< Hey Mark > dissi accennando un saluto col capo, senza dire altro si fece da parte poggiandosi allo stipite e lasciandomi entrare.
Appena misi piede nella stanza un intenso odore di canne mi pizzicò le narici, diedi un'occhiata all'ambiente: era caotico, disordinato e trasmetteva un senso di angoscia < Che ci fai da queste parti? > domandò il biondo chiudendosi la porta alle spalle e raccattando un po' di vestiti sparsi sul letto cercando di far ordine
< Una visita... > risposi continuando a scrutare tutto ciò che mi circondava e sulla scrivania intravidi dei residui di polvere bianca, mi avvicinai facendoci strisciare l'indice sopra: < Dovresti pulire un po' meglio dopo esserti fatto di cocaina Seller > lo presi in giro alzando un lato della bocca in un sorriso,
mi guardò dapprima spaventato poi si grattò la nuca < Beh non ne ho avuto il tempo, non ricevo mai visite di mattina. Almeno quando decido di saltare le lezioni > spiegò poggiando in un angolo remoto della camera i vestiti che reggeva in mano < Ora, parliamo di cose serie Biebs: che ci fai qui? > domandò poggiandosi sul letto, gli diedi le spalle osservando le cornici ed il paesaggio oltre la finestra:
< Voglio rientrare nel giro Seller. > dissi senza troppi giri, non ricevetti risposta e mi venne il dubbio che Mark non fosse morto sul colpo
< Mark? > domandai voltandomi e cercandolo con lo sguardo; lo trovai qualche secondo dopo nella stessa identica posizione di prima: seduto sul letto che mi fissava incredulo < T-tu cosa?... > chiese balbettando < Mi hai sentito: voglio rientrare nel giro! > ripetei con voce più alta e chiara,
scosse la testa alzandosi e venendomi incontro: < Cosa diamine succede? Intende... perchè sei tornato? Bieber eri andato via perchè eri stanco della droga e di metterti nei casini. > mi ricordò scuotendosi i capelli confuso, annuì confermando tutti i suoi giusti ricordi: < Non mi va di dire dove, quando e perchè ma ho avuto un brutto incontro con Chris in questi giorni > mi indicai il volto sfigurato < E credo si stia montando un po' troppo la testa. Si è permesso di alzare le mani su una persona a me cara e su di me in prima persona. Se fossi stato ancora nel giro non avrebbe alzato nemmeno un dito, Justin Bieber non perdona. > conclusi, assottigliò gli occhi: < Stai dicendo che vuoi tornare in tutto sto casino per rispetto? Reputazione? Orgoglio? E' una pazzia > scosse la testa buttando le mani al cielo. Tutta quella situazione mi stava stancando: ero convinto delle mie scelte e non avevo di certo bisogno di una predica da parte sua, per giunta dopo essersi fatto una sniffata di cocaina, quindi gli afferrai la spalla facendolo voltare nuovamente verso di me: < Ascoltami Mark io mi fido di te. Sono venuto da te perchè so che sei uno dei pochi abbastanza importanti da riammettermi nel giro e di far girare la voce che Justin Bieber è di nuovo sulla piazza. Voglio solo che mi dai il primo carico di droga da spacciare, poi quando avrò ripreso i commerci faremo un secondo carico insieme... come ai vecchi tempi > mi guardò come un fratello maggiore, effettivamente lui era più grande di me di uno o due anni - la mia memoria in quel momento faceva cilecca come la maggior parte dei miei organi indolenziti - e mi era sempre stato vicino; sospirò allontanandosi ed afferrando da sotto al letto uno zaino della scuola, me lo porse: < Qui dentro ci sta il primo carico. Te lo affido tutto, giusto per farti affluire un po' di persone. Vedi di non cacciarti nei casini > mi sorrise ancora poco convinto e mi tirò un buffetto non troppo forte sulla guancia < Però ci è andato giù pesante Chris sta volta > notò delineando con il dita un ematoma sulla guancia, alzai gli occhi al cielo:
< Non come me la prossima volta. > mi incamminai verso la porta, posizionai la mano sulla maniglia prima di ricordarmi un'ultima cosa:
< Ah, un'ultima cosa Mark... > lo richiamai, si girò distratto verso di me, interrompendo la pulizia della scrivania
< Dimmi >
< Mi presti una delle tue due pistole? >
aggrottò le sopracciglia:
< Che cazzo ti salta in mente!? > alzai le mani in segno di innocenza:
< Niente! La mia la buttai nei cassonetti quando decisi di darci un taglio. Potrebbe sempre servire nel caso qualcuno volesse fregarmi durante lo spaccio... > spiegai in modo vago ma abbastanza chiaro da convincerlo, sbuffò avvicinandosi al letto; tirò su il materasso con una mano frugandoci sotto per poi estrarre un oggetto nero, me la lanciò: < Non voglio morti, ne casini, ne liti, ne carcerati all'interno della Quoter High School. > mi impose < Sei un fratello Seller > gli sorrisi mandandogli un bacio volante e ridacchiando, si sventolò una mano davanti al viso deviandolo fintamente infastidito: < Sisi certo, ora sparisci piccolo stronzo > rise ed uscì dalla camera caricandomi in spalla lo zaino e nascondendo all'interno della sacca l'arma.

Elysabeth

Finite le cinque ore di lezione mi incamminai pensierosa nei corridoi: traun intervallo e l'altro non avevo proprio visto Justin, mi sentì improvvisamente spingere verso gli armadietti, soffocai un gemito leggermente infastidita ma quando due occhi color caramello mi osservarono divertiti tutto andò in fumo e mi sciolsi sotto il suo sguardo < Buongiorno > mi fece lasciandomi un bacio all'estremo delle labbra, chiusi gli occhi beandomi dei suoi baci < Mh giorno > mugugnai tornando immediatamente zitta mentre, lentamente e come una tortura, si avvicinava pericolosamente al centro della mia bocca, < Dove sei stato? > chiesi in un gemito quando il suo corpo premette desideroso contro il mio, mi pentì immediatamente della domanda appena fatta poichè lo sentì allontanarsi per guardarmi negli occhi, sbattè le ciglia 2 o 3 volte: < Oh... Io... avevo dei servizi da fare > spiegò frettolosamente leccandosi le labbra e guardando altrove;
mi soffermai sul suo profilo perfetto, sulle lunghe ciglia che corniciavano le sue pozze dorate, sui suoi capelli sempre impeccabili a differenza dei miei e delle sue labbra umide che risplendevano sotto la luce mattutina, annuì desiderosa di baciarlo di nuovo, gli poggiai una mano dietro il collo e lo riavvicinai a me
< Mi sei mancato così tanto > sussurrai poggiando la mia fronte contro
la sua e strizzando gli occhi presa da un'improvviso crollo emotivo;
le sue mani si poggiarono sulle mie guance, il suo respiro si mischiava con il mio < Sono tornato per non andarmene > mi disse e ci credetti,
ci credetti sul serio.

Il pomeriggio seguente saltellai allegramente verso la camera di Justin, quando capitai davanti alla sua porta scossi un'ultima volta i capelli per renderli leggermente più decenti e voluminosi, poi bussai, < Chi è? > domandò una voce distante all'interno della stanza < Indovina. > risposi in modo acido alzando un sopracciglio e sebbene lui non potesse vederlo risi lasciando trasparire il mio divertimento, aprì la porta: < Sei l'amore in persona, davvero Warren > si fece di lato permettendomi di entrare, gli rivolsi una linguaccia prima di poggiare la sacca sul letto che, sorprendentemente, era rifatto.
Passammo una buona oretta distesi sul letto, io tra le sue gambe cullata dai suoi respiri e dalle sue mani che districavano i nodi dei miei capelli, da quella posizione riuscì ad osservare ogni singolo angolo remoto della camera;
buttato malamente in un angolo notai uno zaino che Justin non aveva mai usato ( perchè si, io mi ricordavo persino di quali zaini indossasse a scuola)
< E quello? > domandai indicando lo zaino grigio, il ragazzo smise di accarezzarmi i capelli
< Quello cosa?. > domandò freddo
< Lo zaino! E' nuovo? > chiesi indicandolo questa volta con entrambe le mani aperte nella sua direzione, dovetti aspettare qualche secondo prima di ricevere un'effettiva risposta: < No è di un mio amico. Lo ha dimenticato ieri pomeriggio da me, infatti oggi glielo devo riportare > spiegò, corrugai la fronte e mi alzai col busto per poterlo guardare in faccia < Di chi parli? > chiesi, sebbene potesse sembrare una domanda quasi insensibile io e lui eravamo a conoscenza del fatto che, entrambi, non avessimo tanti amici - se non conoscenti, ma io nemmeno quelli- all'interno dell'istituto
< Un mio amico, non lo consoci. Ma poi che ti importa? > chiese innervosito e, facendo leva sulle braccia, si tolse dalla posizione nella quale ci trovavamo alzandosi dal letto < A proposito, El, oggi ho da fare dei servizi urgenti. Possiamo vederci direttamente domani? > domandò guardandomi nervoso e torturandosi le mani, inclinai la testa e corrugai la fronte: < Stai scherzando?. > mi stava cacciando? Scosse la testa questa volta più convinto < No, devo andare, sul serio piccola. Quindi per favore sbrigati > schiusi le labbra indignata e mi lasciai andare ad uno sbuffo, mi alzai dal letto facendo un fracasso assurdo facendo cigolare le molle del materasso; mi infilai le scarpe e furiosa raccolsi la borsa che, tra un movimento e l'altro, era finita sul pavimento
< Ci vediamo domani Biebs. > lo salutai frettolosamente passandogli accanto come una furia senza neanche degnarlo di uno sguardo, la sua mano circondò il mio polso e mi arrestò: < Oh andiamo Elysabeth non fare la bambina! > mi disse gesticolando con la mano libera
< Non sto facendo la bambina! Sei tornato da soli due giorni e già scompari per i tuoi affari che, tra parentesi, non ho idea di quali siano- >
< Non devi mica sapere tutto ciò che faccio. Non sei proprio nessuno. >
mi interruppe fissandomi severo, era pazzo, pazzo! Un giorno prima mi amava, il giorno dopo non mi considerava nessuno < Sono fatti tuoi, ci vediamo domani e magari datti pure una calmata. > tagliai lì il discorso che oramai non aveva più un effettivo senso spalancando la porta e chiudendomela pesantemente alle spalle.

*Justin*

Con lo zaino in spalla camminai nervoso verso il vicolo 13. Nell'intero campus c'erano zone che bisognava evitare di frequentare, anche se erano ristrette al 90% presentavano tipi loschi. Quando veniva individuata una zona abbastanza coperta, lontana dai sentieri dell'istituto e dalle strutture scolastiche questa veniva chiamata "vicolo" e chi ci si insediava prima si impossessava della zona potendoci spacciare quanto voleva; il mio era sempre stato, fin dal principio, il vicolo 13 ( un vero vicolette delimitato da due vecchi ripostigli posti a 10-15 minuti di cammino dalla struttura scolastica più vicina); non avevo idea di chi, dopo il mio ritiro, se lo fosse fottuto ma da quanto mi aveva detto Mark ora era chiaramente tornato di mia proprietà.
Quando intravidi i due vecchi ed abbandonati ripostigli cercai di darmi una calmata: la discussione - se così si poteva chiamare- con Elysabeth mi aveva reso nervoso e facilmente irritabile e se volevo vendere la droga a quel tipo che mi stava aspettando, dovevo restarmene calmo e abbastanza sicuro di me.
Quando entrai nel vicolo notai un ragazzo poggiato al muro intento a fumare < Clark? > feci accertandomi che fosse lui il "cliente" alzò lo sguardo,
due occhi rossi e gonfi contornati da profonde occhiaie, < Bieber?. > mi fece il verso e mi avvicinai stringendo mi saldamente la sacca
< Hai i soldi? > chiesi senza troppi giri poggiandomi al suo fianco dando una veloce occhiata al cortile deserto, lui annuì tirando fuori dalla tasca interna del giubbotto 120 dollari < Prima voglio vedere la roba. > mi disse quando cercai di afferrare il denaro, sbuffai e tirai fuori dalla sacca 2 grammi di cocaina:
< Li vedi? > chiesi con un sorriso strafottente, corrugò le labbra e finalmente mi porse i soldi mentre io, a mia volta, gli consegnai la bustina.
Lo vidi nascondere il volto sotto il cappuccio e camminare a spalle chiuse e schiena incurvata verso il cortile, si bloccò per un attimo e si voltò a guardarmi:
< Sai Bieber > mi richiamò, mugugnai un "mh" incitandolo a continuare, accendendomi una sigaretta
< Sono felice che tu sia tornato nel giro. La tua roba non la batte nessuno > rise per poi correre via capendo di essersi intrattenuto forse fin troppo. Aspirai avidamente il fumo fissando una mattonella sul muro e dando spazio ai pensieri: non potevo tenere Elysabeth all'oscuro di tutto quel casino ancora per molto anche perchè, conoscendola, cocciuta e testarda com'era avrebbe sicuramente scoperto tutto di sua mano;
schiacciai il mozzicone di sigaretta sotto la scarpa, altre riflessioni: come era riuscito Chris ad attirare in disparte Elysabeth? Lei non era di certo quel tipo di ragazza che si faceva abbindolare dal primo che capita, che l'avesse portata via di peso? Probabile, ma stava il fatto che gli avrei fatto pagare tutto fino all'ultima goccia.
Mi resi conto di star camminando avanti e dietro in modo logorroico e di poter apparire come un pazzo agli occhi di chi, magari, si ritrovava a passare lontanamente da quelle parti; chiusi la sacca e me la misi in spalla e decisi che avrei affrontato certi problemi sotto il getto gelido della doccia.


Eccomi bellissime,allora,premetto che non ci vedo una minchia,sul serio,
sono andata dall'oculista ed ho fatto uno sforzo enorme a rileggere ed impostare il capitolo ma vi amo tanto(?) quindi l'ho fatto volentieri.
Vorrei farvi capire la gravità della situazione narrandovi(??) cosa ho fatto appena uscita dall'oculista:
ho semplicemente preso in pieno un lampione e gli ho chiesto pure scusa.
Comunque, grazie di tutto, cioè....boh non so più che dire, vi amo tantissimo.
Vorrei chiarire alcune cose:
si, i genitori di El e Justin non sono presenti ma qualsiasi cosa io abbia scritto fino ad ora riguardante loro(e fidatevi che,anche se indirettamente qualcosa su di loro l'ho scritta9
l'ho fatta appositamente per prepararvi ad altre cose che ovviamente adesso vi dirò, quindi tranquilli che un filo logico, l'assenza dei loro genitori lo ha lollino.
Inoltre la vita in qualsiasi Campus è autonoma.
Anyway su twittah, se vi interessa sono @_Morwen yoh;
non ho molto da dire, a volte sono logorroica a volte invece sono monotona, yaw;
grazie grazie grazie ed ancora grazie. Vi amo.
ps: un'altra cosa, picchiare una ragazza è squallido ma non impossibile, il bullismo fisico lo subiscono anche loro.
Ogni cosa che scrivo è ispirata a cose che accadono realmente, anche lo spaccio di droga è diffuso. Much love.
Justin sta mostrando il suo lato oscuro, a me piace chiamarlo così ma è questa una delle cose che caratterizza Cigarette e spero lo apprezziate(?)
Cigarette è la contrapposizione tra buio e luce, sentimento ed orgoglio. Tu da che parte stai?.
(Questa frase fa troppo film AHAHAHAH ok la smetto,sksate.)
Continuerò dopo 17 recensioni,vi amo.
(è la 40esima volta che lo dico).

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27. ***


Elysabeth
*nel frattempo*

 

Dopo essere stata cacciata malamente dalla stanza di Justin girovagai senza una meta per l'istituto, avrei sicuamente fatto un salto alla caffetteria scolastica;
alcuni studenti camminavano indaffarati per i corridoi, la Quoter sembrava in subbuglio quel pomeriggio.
La figura Cara mi venne incontro, intenta ad andarsene a fanculo- per i fatti suoi, mi osservò quasi divertita e sorrise malignamente, assottigliai gli occhi:
mi ero dimenticata del fatto che se ero finita tra le mani di quei bastardi era stata solo colpa sua, lei sapeva tutto, era più che ovvio cazzo.
Quando mi sfiorò il braccio passandomi accanto l'afferrai per una spalla obbligandola a voltarsi verso di me, i suoi occhi sorpresi incontrarono i miei che la volevano sfulminare: < Dove pensi di andare? > domandai digrignando i denti, una perfetta curva tranquilla si disegnò sul suo volto mostrando un sorriso:
< A studiare, qualche problema Elysabeth? > mi domandò scostando senza troppi complimenti la mano dalla sua spalla e poggiandosi sulla gamba destra
< Tu > questa volta ringhiai avanzando di un passo e facendola arretrare
< Mi hai fatto questo! > urlai indicandomi lo zigomo, mi scostò quasi amichevolmente una ciocca di capelli dal viso permettendosi una visuale più ambia della macchia viola: < Effettivamente sono stata io e sai una cosa?... Non me ne pento nemmeno un po'. > in quel momento mi sentì ferita, istigata a picchiarla; l'afferrai per le spalle e la spinsi contro gli armadietti facendo un fracasso assurdo, cacciò fuori un urletto presa dalla sorpresa
< Vediamo se adesso farai tanto la grossa, Tompson > le sussurrai vicino l'orecchio sorridendo soddisfatta di aver trovato nei suoi occhi un cenno di terrore; le tirai i lunghi capelli neri fino a farle inclinare la testa < Mi sono fatta tanto male per colpa tua. > dissi < Ed ora è il mio turno > conclusi prima di mollarle la capigliatura di scatto spingendola per terra, osservai il suo sguardo impaurito e la vidi arretrare spingendosi maggiormente contro gli armadietti, mi fermai un secondo: che cazzo combinavo? Volevo mettermi ulteriormente nei guai? Mi osservai intorno notando quante persone si fossero fermate ad osservare la scena, scossi la testa: non mi sarei mai abbassata a certi livelli e non avrei mai dato a nessuno la soddisfazione di vedermi diventare da vittima a carnefice
< vai al diavolo, stronza > dissi guardando la ragazza seduta per terra ed ignorando lo sguardo degli studenti cercai immediatamente una via di fuga da quel casino.

Appena girato l'angolo mi servirono solo pochi passi per incontrare la figura di Justin ferma nel bel mezzo del corridoio, inclinò impercettibilmente la testa osservandomi: < E tu che ci fai qui? > domandò mostrandomi un meraviglioso sorriso, sorrisi in modo timido girando lo sguardo verso gli armadietti,
molto probabilmente fu il suo sorriso a mandarmi in tilt a primo impatto ma, ripreso il controllo del mio povero corpo che sotto il suo sguardo stava letteralmente andando a fuoco, mi ricordai dell'ultima discussione avuta: < Cose mie. Chi sei tu per saperlo? > risposi acida riutilizzando, più o meno, le stesse parole che mi aveva rifilato qualche ora prima in camera sua, aggrottò le sopracciglia: < El che cosa stai farneticando? >
< Nulla! >
affermai più sicura di me alzando gli occhi al cielo, girai sui talloni convinta a tornar indietro e a cambiar strada ma in tre grandi falcate Bieber mi raggiunse alle spalle circondando il mio povero fragile polso con la sua mano: < Ancora per quella storia? > chiese sorpreso ed evidentemente sperando in una risposta negativa, che c'era di così assurdo nell'essere incazzati per una cosa che poi tanto superflua non era? Eravamo entrambi indignati per due cose assolutamente opposte < Si ancora, ma francamente saranno cazzi miei. > con quella risposta lo sorpresi
< Tu sei lunatica > ringhiò, mi morsi l'interno della guancia, qualcuno alle mie spalle interruppe la nostra conversazione:
< Warren! > mi voltai di scatto sentendomi nominare con un tono così alto di voce, sentì la presa di Justin farsi più stretta intorno al mio polso, assottigliai gli occhi: un ragazzo alto, dai capelli biondi e gli occhi verdi stava procedendo a grandi falcate verso di me, Bieber mi tirò dietro di lui lasciandomi intravedere quel tipo solo per 1/2 < Clark? > domandò Justin al biondino, questo sembrò notarlo solo in quel momento
< Oh Biebs ci sei anche tu > fece ridacchiando e tirando su col naso, si passò per la terza volta da quando l'avevo visto una manica sul naso
< La roba è buooona > fece trascinando la frase e ridacchiando,di nuovo; il suo tono mi incuteva una strana inquietudine, sembrava pazzo ed ubriaco,
< Vai in camera Clark, sei pericoloso in queste condizioni. > gli consigliò Justin in modo pacato ma abbastanza freddo e sicuro da poterlo far passare quasi per un ordine, i suoi occhi verdi ed estremamente arrossati mi guardarono, mi puntò l'indice contro:
< Scusami Biebs ma devo finire i conti con quella mocciosa > mocciosa a chi razza di coglione? Justin premette maggiormente la sua schiena contro il mio petto < Che cazzo vuoi da lei? > ringhiò questa volta assolutamente poco calmo, il biondo lo guardo esterefatto dalla sua reazione così iperprotettiva:
< Ha picchiato la Tompson- >
< Non è vero! >
mi intromisi, oh andiamo l'avevo semplicemente spinta e mi ero per giunta trattenuta! Quello secondo lei era"essere picchiata"? Voleva per caso provare i pugni che mi ero sorbita io a causa sua? Justin mi fulminò con lo sguardo intimandomi di nascondermi nuovamente alle sue spalle,obbedì,
< Tompson? Cara Tompson? > domandò al biondo riprendendo la conversazione, quest'ultimo annuì:
< Si e sai bene quanto sia mia amica. Ero appena tornato dal farmi-fare quella faccenda... insomma hai capito di cosa parlo > gli rivolse un sorriso complice che Justin non ricambiò < Si ho capito. Proprio per questo sparisci, credo che tu abbia le allucinazioni; perchè diamine El avrebbe dovuto picchiare Cara? > oh ne ho un elenco pieno, da dove comincio? < Che ne so. L'ho trovata terrorizzata per terra agli armadietti e mi ha riferito che questa- mi indicò nuovamente, il dito te lo trancio- l'ha picchiata > Bieber mi guardò con la coda dell'occhio.
Clark avanzò nuovamente e approfittando della distrazione di Justin mi afferrò un braccio:
< Credo tu le debba delle scuse, mocciosa > fece scuotendo il capo in direzione del corridoio dal quale ero appena andata via, sgranai gli occhi intimorita da quell'individuo così poco affidabile, Justin soffocò uno strano verso quando si accorse del mio braccio intrappolato nella mano del biondo, lo spintonò circondando la mia vita con il suo braccio ed attirandomi a lui: < Toccala un'altra volta e ti faccio saltare la testa. > ringhiò, poggiai una mano sul suo petto cercando di calmarlo -inutilmente- < Justin non ne vale la pena > sussurrai e, tenendo la mia mano premuta sui suoi pettorali, riuscì a sentire il suo cuore rallentare per riprendere un ritmo regolare, sospirò affondo cercando di riaccumulare un po' di pazienza e mi osservò dall'altro.
Mi morsi l'interno della guancia presa dall'irrefrenabile voglia di baciarlo: non mi importava di cosa avesse fatto quel pomeriggio, non mi interessava più essere incazzata con lui, volevo solo abbracciarlo < Andiamo. > disse incitandomi a dare le spalle a Clark che fissava spaventato Bieber
< E riferisci a  Cara che per qualunque problema deve rivolgersi direttamente a me, non ai suoi amichetti. > concluse prima di rivolgergli un cenno del capo e raggiungermi.


Justin si chiuse la porta alle spalle: < Siediti > mi disse indicando il suo letto e riponendo in un angolo piuttosto lontano da me lo zaino, obbedì e mi accomodai sul materasso osservandolo togliersi le scarpe < Posso sapere cosa è successo tra te e Cara? > domandò saltando su una gamba cercando di slacciare il nodo alle scarpe, tolse prima una e poi l'altra < Io... insomma... mi infastidiva- > < Elysabeth. Smettila di sparare cazzate. > mi rimproverò guardandomi scocciato, sbuffai: < Lei mi ha provocato. Mi ha fatto così tante cose che tu non puoi immaginare! E si, si volevo...volevo picchiarla ma porca puttana avevo le mie motivazioni! > cominciai a buttar fuori tutta la verità gesticolando presa dalla rabbia e dall'agitazione, Justin mi raggiunse facendo cigolare le molle del materasso poi mi strinse a se: < Calmati > mi sussurrò accarezzandomi i capelli e facendomi rilassare,
chiusi gli occhi beandomi del suo tocco < Continua > mi incitò dopo qualche minuto e la sua voce sembrò ancora più profonda mentre rimbombava nella sua gabbia toracica, presi un respiro profondo: < Questi.. > dissi alzandomi il tessuto della maglia e mostrando l'addome ancora leggermente livido, contornò ogni segno violaceo con l'indice togliendomi il fiato; Justin si spostò dalle mie spalle trascinandomi gentilmente verso i cuscini < Sdraiati > mi disse abbozzando ad un sorriso, annuì passando dal fissare Justin all'osservare il soffitto, persino il colore delle pareti della sua camera sembrava più bello del mio, lui come persona in generale, a dirla tutta, sembrava sempre e comunque meglio di me o ancora più specificamente, lui era la parte migliore di me.
Sentì le mani di Justin alzarmi la maglietta fino al di sotto del seno, mi impanicai:
< Che fai? >
chiesi con voce stridula alzando il busto, ridacchiò e poggiandomi una mano sulla spalla mi invitò a ristendermi
< Rilassati Warren e poi non sarebbe la prima volta che ti vedrei nuda > rise e sentì inaspettatamente il suo fiato sulla mia pancia;
cominciò a lasciare una scia di baci lungo ogni livido, sui fianchi, sulla pancia fino a salire al di sotto del bordo della maglietta arrotolata per poi riscendere, emisi un sospiro secco sentendo una strana sensazione al basso ventre - sensazione che, per giunta, avevo sentito parecchio tempo prima esplodermi dentro in un conosciuto teatrino.. - < Ora puoi continuare a parlare > soffiò Justin sulla mia pelle continuando a baciare ogni ematoma, ogni sfaccettatura di viola ed ogni singola parte che baciava potevo giurare che andasse a fuoco; capì quanto Justin, anche in quell'occasione, mi stesse aiutando: non avendo le sue iridi così profonde a fissarmi, sentendo i miei muscoli così rilassati e la mente appannata dalla visione del suo viso sul mio addome le parole mi sarebbero uscite con più facilità
< Eri in ospedale quando Cara mi venne a chiamare dalla biblioteca.. > cominciai prendendo un respiro profondo e fissando un angolo del soffitto
< Mi disse che eri tornato, che volevi parlarmi e che mi aspettavi ansioso vicino alle scalinate del campo da basket. Sono una cogliona lo so ma la voglia di vederti, credimi, mi aveva completamente appannato la mente e scaraventato in culo al mondo la mia poca razionalità... E' stata lei a mandarmi da Chris Justin e non se n'è ancora pentita. > conclusi saltando ben volentieri il resto del racconto sapendo che non sarei riuscita a non scoppiare a piangere. Il suo viso si alzò dalla mia pancia oramai accaldata, notai le sue guance rosse, le sue labbra gonfie ed umide ed i suoi occhi luminosi e stupiti che mi guardavano sconcertati: < Non volevo accadesse. > disse semplicemente ma nel suo tono riuscì bene ad intravedere una moltitudine di frasi rimaste sepolte nella sua mente: "non volevo che ti facessero del male" "mi spiace di non esserci stato" "avevi ragione,dovevi picchiarla" " non posso credere ti abbiano fatto questo" erano tutte frasi che potevo chiaramente leggere nella sua espressione così spaventata, stupita, amareggiata; scossi la testa:
< Non è colpa tua, sono io fin troppo stupida ed ingenua ma sbagliando si impara > ridacchiai, già Elysabeth sperando però che ogni tuo errore non ti costi un pugno sullo zigomo, il ragazzo sospirò alzandosi con il busto e tirandomi giù la maglietta, sentì una folata di vento farmi rabbrividire:
sebbene non ci fossero spifferi o finestre aperte la pelle bollente che Justin aveva baciato richiedeva immediatamente del calore ed in quel momento mi sembrò impossibile ripensare a quel mese passato senza di lui e con il terrore di perderlo se poi non riusciva a stargli distante più di mezzo metro.
Justin mi si sdraiò accanto giocherellando con una ciocca dei miei capelli:
< Chiarirò io con lei. Dopo invece noi due dovremo parlare di una cosa > mi anticipò poggiandomi un bacio sulla guancia annuì dando poco peso all'ultima parte della frase: riponevo completamente la fiducia in lui, non potevo fare altrimenti.


Holaaa, scusate bellerrime per il ritardo ed ora vado assolutamente di fretta però volevo postarlo ugualmente lalalala.
Okay... nada, spero vi sia piaciuto e vabbè qualsiasi vostro parere sarà ben accetto.
Vi amo tantissimo, grazie per tutto come ogni giorno.
Perchè un giorno, per una ff, può fare la differenza:
da un giorno all'altro può salire di valore(?) come può scendere e finire in culo al mondo
e voi siete i migliori lettori che io possa desiderare. Grazie grazie grazie.
Su twitter sono @_Morwen (nel caso vi servisse e non ve lo ricordaste )
Anyway(non posso non metterlo cazzarola),scappo
continuerò dopo 16 recensioni,love u.

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28. ***


*justin*

Il giorno seguente mi incamminai deciso verso l'armadietto della Tompson: era parecchio distante dal mio, da quel che ricordavo quindi mi dovetti incamminare 10 minuti prima per arrivarci in tempo, che cosa diamine mi toccava fare.
Mi poggiai annoiato alle ante dell'armadietto: Cara non era ancora arrivata, perfetto avrei utilizzato l'effetto sorpresa. Poggiai lo sguardo sul cellulare divagandomi con uno di quei giochini stupidi che il pomeriggio prima Elysabeth mi aveva scaricato, mai lasciare il telefono ad una ragazza soprattutto se questa ha il cervello di una bambina di 7 anni; oltre lo schermo intravidi dei piedi fermarsi davanti a me, le calzature erano piccole e così curate nei dettagli da essere chiaramente femminili, alzai lo sguardo: Cara mi guardava con un sopracciglio leggermente alzato < Qual buon vento > disse scostandomi di qualche centimetro per immettere la combinazione al suo armadietto < Che vuoi Bieber? > domandò girando un'ultima volta la manopola e tirando senza tuttavia avere risultati,
< Parlare > < Oh ma davvero? - tirò un'altra volta senza riuscire ad aprirlo- e di cosa? > chiese fintamente interessata;
roteai gli occhi al cielo, tirai un pugno al centro dell'armadietto che si schiuse immediatamente, Cara mi guardò allibita
< Così adesso potrò star certo di ottenere la tua attenzione > spiegai, si portò una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio:
< Cosa diamine vuoi, parla. > mi leccai le labbra
< Ho saputo di quello che hai fatto ad Elysabeth... e non va bene questo sai? > domandai arrotolando i suoi capelli intorno al mio indice ed inclinando impercettibilmente la testa, il suo sguardo si fece più intimorito ed allarmato < Io non ho fatto niente > disse aprendosi in un tranquillo ma forzato sorriso, schioccai la lingua: < Non mi sembra Tompson. Per colpa tua entrambi ci siamo fatti male > le feci notare assottigliando gli occhi
< Non vi ho di certo picchiato io; ho semplicemente fatto da tramite. >
< Non ti vergogni ad essere passata dalla parte del nemico? >
domandai schifato, infondo era stata - sebbene per poco tempo ed in modo quasi irrilevante - la mia ragazza, < Ah, io? Non ti vergogni ad avermi lasciata senza dirmi niente per una troia? > sputò ed in quel momento capì quale fosse realmente il problema: la gelosia, semplice. Cara era gelosa di Elysabeth, era gelosa,furiosa e portava tanto rancore dentro per il semplice fatto che, quella notte, l'avevo lasciata da sola per andare a cercare Elysabeth.

*flashback*

Cara mi strattonò in un ammasso di persone che si muovevano a ritmo di musica, mi attirò a lei: < Lasciati andare > mi sussurrò prima di baciarmi sul punto dove il collo e la mascella si incontravano, emisi un suono proveniente dal profondo della gola tenendo lo sguardo alto oltre tutte quelle teste: dopo il nostro incontro ad inizio serata non avevo più visto Elysabeth, il che mi spaventava;
quando intravidi una lunga chioma color cioccolato svolazzare velocemente tra la folla alla ricerca di uno sgabello libero vicino al bar mi scrollai Cara di dosso: non potevo più farmela scappare, vederla con Chaz all'ingresso mi aveva ucciso dentro e non avevo fatto altro che peggiorare la situazione rendendomi il triplo bastardo del solito; dovevo chiarire, dovevo cercare di riconquistarla ed a luci soffuse magari sarebbe stato più facile < Ma che cosa... > disse Cara confusa dal mio gesto, le lasciai le spalle < Devo allontanarmi qualche minuto > le dissi sperando che non mi chiedesse altro o che, cosa ancor peggiore, non mi seguisse;
mi strattonò per un braccio seguendo la traiettoria del mio sguardo ed individuando la chiara figura di Elysabeth adesso seduta ad uno sgabello
< E' per lei!? > domandò stridula, scossi la testa voltandomi verso di lei e notando quanto i suoi occhi fossero infuocati, potevo scorgere un riflesso rosso sangue come il suo rossetto o forse avevo semplicemente le allucinazioni < Ma cosa dici Cara > risi portandomi indietro i capelli con fare nervoso e fissando il soffito sul quale si stavano proiettando luci di svariati colori, mi strattonò ancora una volta: < Non mentirmi cazzo, non puoi tornare da lei! > assotigliai gli occhi come se avesse appena detto qualcosa in aramaico: tornare? Io non me n'ero mai andato e sebbene mi facesse piacere coccolarmi con lei ogni santo pomeriggio la situazione non era minimamente paragonabile a cosa mi provocava El con un semplice sguardo < Non puoi capire Tompson. > mi liquidai scivolando alla sua presa ed incamminandomi verso il bancone bar.

*fine flashback*

Chiusi gli occhi a due fessure avvicinandomi pericolosamente a lei: < Come l'hai chiamata? > ringhiai sfiorando il mio petto con il suo, arretrò ingoiando a stento la saliva < Mi hai sentito, troia. Hai rovinato tutto tra di noi per lei! > gesticolò, scossi la testa ridendo e sorprendendola, mi guardò come se fossi un marziano: < Forse non è chiaro > cominciai leccandomi le labbra < Che sei tu quella che ha rovinato tutto tra me e lei > vidi le sue labbra gonfie e contornate dal rosse schiudersi, poi le sue labbra fecero leva sulle mie spalle per spingermi via: < Sei un bastardo! > urlò spintonandomi presa da un improvviso attacco di ira < Spero che la tua troia muoia! > ringhiò e la mia espressione divertita dal suo nervosismo mutò mostrandosi atona;
le bloccai i polsi spingendola contro gli armadietti: < Cosa hai detto? > abbai, si morse il labbro nascondendo il dolore per la botta presa
< Hai sentito bene. Spero che muoia o che qualcuno se la fotta, spero tu rimanga da solo > ripetè, la feci scontrare nuovamente contro il muro
< Potrei ucciderti sbattendoti contro questa colonna fino a farti sanguinare, Cara > sussurrai minaccioso, rise sorprendendomi:
< Non ne hai le palle Biebs. In realtà non hai le palle per far nulla. > disse sputando le ultime parole con ribrezzo. Chiusi gli occhi cercando di ripensare al viso preoccupato di Elysabeth ed alla sua disapprovazione se avessi commesso un omicidio: non ne valeva la pena.
La lasciai andare e la sentì sospirare sollevata, si massaggiò i polsi doloranti: < Sei diventato un debole Bieber. > notò sorridendo vittoriosa, la fulminai con gli occhi < Cosa intendi,stronza? > chiesi sopprimendo la voglia di prenderla a calci, fece spallucce: < Che da quando sei uscito dal giro e da quando hai conosciuto la tua amichetta tutti riescono a metterti i piedi in testa e perchè? Perchè non vuoi deludere la tua piccola Elysabeth prendendo a pugni qualcuno > concluse la frase mostrando il labbro inferiore ed usando un tono infantile ed indifeso;
afferrai una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e l'accendino dall'altra, nel bel mezzo del corridoio cominciai a fumarla: se non fumavo immediatamente qualcosa avrei rischiato di scaricare tutta la mia rabbia sul suo faccino da troia < Tu sei migliore di me, vero Tompson? > domandai sarcastico dopo aver buttato fuori la prima nuvoletta di fumo, mi sentì già meglio e mi poggiai più tranquillo agli armadietti, < Io da quel giro ci sono uscita da tantissimo tempo Bieber, però le persone le frequento ancora e questo mi da un notevole vantaggio su di te > sussurrò con fare sensuale
< E' un modo gentile per dire che fai ancora la puttana? > domandai sorridendogli, gonfiò le guance
< Vedila come vuoi. Sta di fatto che quando Chris mi ha chiesto qualche informazione su te e Warren non ci ho pensato due volte a riferire ogni singolo dettaglio, ogni mia minima conoscenza su cosa stesse accadendo tra di voi. Lui è giunto alle sue conclusioni da solo > schioccai la lingua e buttai il mozzicone di sigaretta sotto gli armadietti leccandomi le labbra ed assaporando il tabacco < Da adesso in poi > cominciai - che poi in realtà era la fine di tutto quel dialogo- < Restatene in disparte a fare dei lavoretti ai tuoi amici e non immischiarti più in queste cose. > finì sputando per terra, vicino alle sue scarpe immacolate e Cara arretrò di scatto schifata. Sorrisi: quella ragazza non sarebbe stata più un problema se avesse seguito le mie indicazioni.


*Elysabeth*

Il giorno seguente mi sedetti ad uno degli sgabelli del laboratorio di biologia e poggiai il quaderno sul ripiano in marmo intorno al quale, tutti gli studenti, stavano prendendo posto per assistere all'esperimento; un mio compagno di classe mi si avvicinò sorridendomi in modo inquietante: < Ciao Warren > mi disse senza spegnere quello strano sorriso, ricambiai in modo incerto chiudendomi nelle spalle < Ciao... > come diamine si chiamava? < Alex > mi aiutò lui ridacchiando, mi schiarì la gola annuendo flebilmente: < Alex > conclusi più sicura < Cosa ti serve? > chiesi nuovamente cominciando a scarabocchiare il mio quadernetto per non osservarlo, mi teneva troppo gli occhi addoso e, per giunta, ero seduta a differenza sua che era in piedi di fronte a me, la situazione mi faceva sentire piccola ed indifesa < Senti... il tuo ragazzo ha ancora un po' di roba? > buttò lì, come se niente fosse; strabuzzai gli occhi:
< Come scusa?? > chiesi strozzandomi con la mia stessa saliva, si grattò la nuca:
< Hai capito di che parlo... droga, Warren. Ho saputo che ha avuto un nuovo carico >
spiegò ritenendo che io fossi già al corrente di tutto, presi a fissare un punto fisso alla sua sinistra: cosa era questa storia? Perchè io non ne sapevo niente?
Alex mi sventolò una mano davanti al viso attendendo una risposta, scossi la testa: < Mi spiace non so dirti. > risposi pacata e fredda
< Oh > si lasciò sfuggire demoralizzato, scrollò le spalle
< Non importa grazie > fece velocemente prima di allontanarsi verso il suo posto. Cosa cazzo era questa storia.


All'ora di pranzo mi appostai vicino ai miei armadietti, battendo ritmicamente un piede per terra e consapevole che, prima o poi, Justin sarebbe passato di lì;
dopo qualche minuto intravidi una cresta chiara farsi largo tra la folla ed i suoi occhi cercare i miei a così tanti metri di distanza.
Quando mi si avvicinò sfoderando uno dei suoi meravigliosi sorrisi mi morsi l'interno della guancia cercando di mantenere un atteggiamento freddo e distaccato; Justin corrugò la fronte quando, per mia fortuna, notò un certo distacco: < Che succede? > domandò inclinando la testa e cercando di osservare con ancora più minuzia la mia espressione, vidi i suoi occhi cos' chiari nei quali potevo specchiarmi, vidi il suo sguardo stralunato e, in contemporanea, vidi la sua immagine avvolta da un non so che di scuro e poco chiaro, come il suo passato. La verità, sebbene mi facesse male ammetterlo, era che lui era il mio tutto, la mia ancora, il mio diario: lui sapeva - violente o dolente- il mio passato, il mio presente e molto probabilmente il mio futuro... cosa che io non potevo dire di lui: non si era mai totalmente aperto nei miei confronti, mai.
Presi un respiro profondo cercando di "impacchettare" tutte quelle mie riflessioni in un unico scatolone per poi poter mettere su un discorso ragionevole, ma l'unica frase acida che mi uscì fu solo: < Quanto vuoi per della droga?. > Justin sbiancò di botto.
< Cos...- >
< Quanto vuoi per la droga, mi hai sentito. > ripetei oramai sicura che qulla fosse la strada giusta per farlo uscire allo scoperto, si leccò le labbra guardandosi intorno: < Dove vuoi arrivare? > mi chiese abbassando il tono della voce ed assottigliando gli occhi, scrollai le spalle:
< E' una semplice domanda, magari tu sapevi come procurarmela > spiegai tranquillamente; Justin mi afferrò per entrambi i polsi avvicinandomi pericolosamente a lui e facendo scontrare i nostri petti: < Non ti devi minimamente permettere di immischiarti con quello schifo > soffiò
< Tu invece puoi? Vero Justin?. > sputai acida come un serpente, rimase visibilmente sorpreso dal mio contrabbattere:
< Io non ho fatto niente. > disse immediatamente e si leccò le labbra, di nuovo Dio santo, sbuffai:
< Certo. > ci fu un minuto di silenzio nel quale ognuno riflettè per i fatti suoi < Perchè non ti fidi di me Justin? > domandai con voce spezzata e dolorante.

*Justin*

< Perchè non ti fidi di me Justin? > domandò di botto e quella sua voce dolorante, quella domanda così inaspettata mi fece vibrare l'anima, no non me la fece vibrare ma mi scaturì un intero terremoto dentro. L'allontanai dal mio petto, cominciando a sentire il suo calore riscaldare il mio corpo e la osservai in quelle due meravigliose pozze azzurre che aveva al posto degli occhi: < El mi fido, cazzo > imprecai preso in contropiede: dirle che non mi fidavo? Significava mentire, quindi era un'opzione da scartare a prescindere, raccontarle della droga lì nel corridoio? Nemmeno;
sentì un singhiozzo scapparle dalle labbra, la guardai sbigottito ed impanicato: non potevo farla piangere, non dovevo. Elysabeth si morse un labbro tremando leggermente sotto il mio tocco e cercando di controllare i fremiti del suo corpo, poggiai entrambe le mie mani sulle sue guance lasciando i suoi polsi e feci combaciare le nostre labbra fino a non avere più fiato: < Ti prometto > cominciai poggiando la mia fronte sulla sua e sentendo il suo respiro affannato e rotto da piccoli singhiozzi < Che ti spiegherò tutto > conclusi < Adesso > sussurrò con voce roca, con una voce che non avevo mai pensato potesse appartenere a lei
< Ti aspetto negli spogliatoi della palestra, lì potremo parlare. Giuro. > conclusi prima di allontanarmi da lei e tenderle la mano:
< Ora andiamo a mangiare, perchè sto morendo > spiegai aprendomi in un radioso sorriso che speravo potesse restituirle il buon umore ma quando le sue labbra si incurvarono leggermente e con un accentuato sforzo capì di non essere capace di renderla felice.

 
*Elysabeth* 

Mi sedetti a tavola con Justin, sotto gli sguardi indiscreti di qualche curioso, imbarazzante. Mi nascosi il viso con una mano cominciando a giocherellare con il cibo nel vassoio < Ho parlato con Cara > disse di punto in bianco Justin senza scomporsi ed aprendo la sua bottiglia d'acqua, lo guardai confusa:
< Cosa? >
< Hai sentito bene, ho parlato con Cara. Non ci darà più fastidio >
ripetè in modo più chiaro prima di addentare il suo panino < Oh... > dissi sorpresa dalla notizia: cosa si erano detti? Cosa LEI aveva detto a lui? Come si era conclusa la faccenda? Avevo bisogno di sapere, avevo bisogno di sapere..
< E quindi? > lo incitai
< E quindi è semplicemente gelosa. L'ho lasciata di cazzo quella sera in discoteca > ridacchiò e sebbene mi stesse altamente sul cazzo non potei far altro che pensare a quanto si potesse essere sentita ferita: < Le hai parlato? Le hai chiesto scusa? > chiesi con un filo di voce consapevole, in parte, che l'idea che avevo in quel momento di Cara era ben diversa dalla sua reale e bastarda personalità. Justin si strozzò con il boccone e tossì profondamente battendosi due pugni sul petto: < Cosa hai detto!? Chiedere scusa a Cara?? Elysabeth lei ci ha procurato questo! > si indicò
< Se lei non avesse fatto la spia con Chris noi non ci saremmo trovati in queste condizioni >
< Io ho rovinato la vostra relazione Justin... >
farfugliai assumendomi, chissà come, tutte le colpe, Justin sgranò maggiormente gli occhi permettendomi di osservare tutte le meravigliose sfaccettature delle sue iridi: andavano dal marrone scuro al color miele chiarissimo che risplendeva con una luce radiosa ma, in quel momento, shockata;
< Lei ha rovinato la nostra relazione El. Era un ripiego, un ripiego per non pensarti perchè eri costantemente nella mia testa e mi faceva male. > spiegò buttando fuori parole e pensieri che non mi sarei mai immaginata di poter udire da lui < Si lo so ma... > continuai a contrabbattere senza avere un'effettiva antitesi, Justin poggiò furiosamente il suo cibo nel vassoio e si alzò di scatto facendo strisciare la sedia, numerosi occhi si girarono verso di noi - che cazzo ci trovavano di interessante in noi due? - : < Io mi rifiuto di ascoltare certe stronzate! Ci vediamo dopo la pausa pranzo negli spogliatoi della palestra. Puntuale. > si congedò freddo prima di raccogliere la sacca ed incamminarsi verso i giardini.
Decisi di non seguirlo e di lasciare che si calmasse.



Aprì la pesante porta degli spogliatoi ed il freddo rintanato in quella semi-vuota camera mi invase, rabbrividì; intravidi delle gambe oltre la seconda porta dello spogliatoio e dedussi che fossero le sue. Mi avvicinai lentamente ed in modo insicuro a causa della discussione avuta all'ora di pranzo;
quando mi poggiai allo stipite della porta lo vidi fumare una sigaretta e fissare alla sua destra con sguardo perso: < Non ti hanno detto che non si fuma a scuola? > chiesi cercando di risultare fastidiosa e sarcastica ma nel mio tono riuscì ad intravedere, io stessa, una punta di insicurezza quindi cercai di infondermi calore e coraggio stringendomi le braccia al petto; Justin sussultò sentendo la mia voce: < Cazzo mi hai fatto spaventare > disse passandosi nervoso una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, non potei far altro che osservare quanto fosse bello anche quel giorno, riaprì gli occhi, buttò il filtro della sigaretta per terra e mi guardò, questa volta con i muscoli più rilassati: < Siediti > mi disse e scattai immediatamente verso la panca difronte alla sua, mi richiamò:
< No El, qui > e batte la mano sulle sue ginocchia, arrossì < Io sto bene qui,davvero..- > < Oh sta zitta e vieni. > sbuffò spazientito, non ero in vena di discutere ulteriormente quindi lo assecondai e mi sedetti sulle sue gambe.
Il petto di Justin combaciava con la mia schiena e riuscì a sincronizzare il mio respiro con il mio, così, tanto per renderlo ancora più parte di me;
cominciò a giocherellare con le dita della mia mano sinistra < Allora... > cominciò ed il suo fiato mi solleticò il collo
< Ti parlai, tempo fa del mio passato- >
< No Justin, non me ne hai mai parlato sul serio. >
< Arriverà il momento nel quale ti dirò tutto per filo e per segno per adesso ti basta ciò che ti dico. >
sospirai in modo secco
< E non sospirare. > mi ordinò, aggrottai le sopracciglia e mi scostai un attimo dal suo petto per poterlo guardar storto: < Datti una calmata. > gli imposi notando quanto fosse nervoso - che poi, per cosa? - ; il ragazzo si leccò le labbra e continuò il suo discorso: < All'epoca frequentavo brutte persone, brutte compagnie. Spacciavo droga sebbene quella roba io la usassi poco o nulla. Quando capì che la cosa stava degenerando e che, stavo cominciando a rischiare sul serio di essere scoperto ed espulso dalla scuola - ed anche di fare un giro alla centra di polizia, perchè no - chiusi con tutto. Me ne andai e lasciai tutti nella merda > prese tempo soffermandosi ed ebbi tempo per assorbire tutte quelle informazioni che, anche se poche, mi davano l'opportunità di immaginarmi la vita di Justin prima del mio arrivo - o suo arrivo visto che era stato lui ad entrare nel bagno delle ragazze quella notte e non viceversa. - . Justin riprese: < Buttai persino la mia arma - e quando sentì che possedeva un'arma, una vera, trasalì - e mi lasciai tutto alle spalle. Mi dimenticai di tutto e tutti e decisi di ricominciare la mia vita nella Quoter in maniera solitaria,... > sebbene mi facesse piacere ricapitolare le tappe della sua vita con lui sapevo bene che non eravamo là per questo e tutto quel parlare e girarci intorno non faceva altro che innervosirmi:
< Vai al punto Justin. > un momento di silenzio, probabilmente non si aspettava una richiesta così secca e diretta e probabilmente avevo interrotto il flusso del suo discorso spiazzandolo, fatto sta che dopo qualche secondo mi rispose: < Sono rientrato nel giro Elysabeth. Spaccio droga. > sentì il mio corpo muoversi quasi automaticamente lontano da Justin, mi alzai in piedi fissando il vuoto e camminando in avanti
< Elysabeth?.. > mi richiamò preoccupato ma non mi voltai, continuai a guardare quella dannata mattonella, mi morsi l'interno della guancia per evitare di scoppiare a piangere; sentì due braccia circondarmi la pancia e far aderire la mia chiena al suo petto, mi scostò i capelli sulla spalla destra e mi baciò il collo, non attacca Bieber, < Promettimi > cominciò con voce roca e bassa mandando a puttane le mie ovaie < Che resterai con me > continuò accarezzandomi la pancia con gesti delicati, chiusi gli occhi e presi a respirare in modo più profondo quando le sue carezze cominciarono a risalire verso il mio interno coscia
< Elysabeth > mi richiamò con voce profonda notando la mia assenza, cercai di mugugnare qualcosa in risposta ma quando la sua mano sfiorò il cavallo dei miei pantaloni mi si bloccò il fiato in gola < El dimmi che resterai sempre con me. > ; prese a baciarmi il collo soffermandosi su una precisa parte, stuzzicandola e mordicchiandola facendoci passare di tanto in tanto la lingua per inumidirla, quando soffiò sopra la pelle oramai marcata gemetti < Cristo Elysabeth rispondimi. > richiamai al mio cospetto quel poco di razionalità che mi era rimasta: si stava cacciando nei guai e con lui anche io, era rientrato in un qualcosa di pericoloso non solo per la sua andatura scolastica ma anche per la sua salute e non volevo immaginare con che razza di persone avesse a che fare, decisi quindi di pensare al bene di entrambi: se fossi rimasta, anche contro la mia volontà, sarei stata non solo infelice e costantemente allarmata, preoccupata ma anche un peso per lui < Non lo so. > risposi in tutta sincerità e le sue carezze, in quell'esatto momento, cessarono.


Eccomi,ieri sera non ho potuto aggiungere un angolo autrice perchè era notte fonda e non potevo battere(mlmlml) sulla tastiera, mia madre mi avrebbe trucidata.
Non ho molto da dire se non che, dal mio punto di vista personale, questo capitolo mi ha fatto notare quanto man mano io stia maturando nello scrivere... è una cosa positiva perchè, per la prima volta, quasi sono riuscita a vedere questo capitolo come un qualcosa di serio quasi professionale(che cazzo dico) e so di non essere bravissima ma è un grande passo avanti per la mia autostima da"scrittrice"
ed il merito va anche a voi che mi siete sempre vicini e che amate Cigarette quanto la amo io se non di più.Grazie,vi amo.
continuerò dopo 17 recensioni

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Capitolo 29
*** Capitolo 29. ***


Chiusi gli occhi respirando profondamente: oramai il danno era fatto,sentì la presenza di Justin alle mie spalle sebbene la sua mano non avesse più contatti con nessun'altra parte del mio corpo < Stai scherzando, vero? > domandò con voce roca facendomi rabbrividire, ingoiai difficilmente la saliva:
< No > risposi cercando di rimanere ferma e di limitare il tremolio del mio corpo; sentì i suoi passi rieccheggiare nella camera,
< Non dovevo dirtelo > farfugliò ansioso prima di avvicinarsi al muro e scaraventarci sopra un forte muro, sobbalzai quando udì il rumore sordo delle sue nocche scontrarsi contro il freddo e durissimo muro, che si fosse fatto male? Vidi le sue nocche diventare immediatamente rosse ed ipotizzo anche doloranti
< Me lo avresti dovuto dire prima o poi, Justin >
< Ed invece no! Potevo starmi zitto! >
< Si e nascondermi una cosa così grave!? Ma che hai al posto del cervello?! >
domandai sorprendendomi del fatto che mi avrebbe facilmente nascosto una cosa talmente seria e pericolosa < Se era l'unico modo si! > mi guardò con gli occhi scuri, impossessati dal sentimento di rabbia < Unico modo per cosa?? > , oramai la nostra conversazione si era stabilizzata su quel tono incazzato e privo di pazienza < L'unico modo per tenerti! > urlò buttandosi a peso morto sulla panca come se quella frase lo avesse distrutto anche fisicamente e si portò il viso tra le mani.
Mi avvicinai titubante alla sua figura curva, poggiando le mani tremanti sulle sue guance ed alzando il suo viso verso il mio: vidi le sue iridi scintillare, probabilmente umide e mi chiesi da dove provenisse quel potere che avevo su di lui tanto da farlo quasi... piangere? Gli baciai la nuca, sentendo i suoi capelli solleticarmi il viso; le sue braccia circondarono la mia vita ed affondò il viso nel mio addome sfregandoci il viso e provocandomi il solletico, cominciai ad accarezzare i suoi capelli morbidi e notai quanto gli piacessero certe attenzioni; mi resi conto di non essere in grado di lasciarlo stare, di abbandonarlo, di staccarmi da lui, perchè fino a qualche minuto prima quei pochi metri che ci separavano mi erano sembrati così tanti ed incolmabili, quindi come avrei potuto abbandonarlo se io era la prima ad avere un così disperato bisogno di lui? Sapevo bene, tuttavia, che assecondandolo sarei finita nei guai, come minimo.
Mi abbassai al suo livello ed i suoi occhi incontrarono i miei: < Resto. > dissi semplicemente senza staccare il mio sguardo dal suo, osservai le sue pupille dilatarsi leggermente al suono della mia voce e la sua espressione rimanere invariata < Cosa? > bisbigliò quasi incredulo, mi leccai le labbra: < Resto, ho detto che resto Justin. > spiegai ancora meglio e le sue labbra si fiondarono sulle mie; le sue mani si posarono sulle mie guance impedendomi di spostare la testa e mi riempì di veloci disperati baci < Si ok > ridacchiai tra un bacio e l'altro ritirando le labbra verso l'interno della mia bocca cercando di fermarlo < Basta! > conclusi poggiando una mano sul suo petto ed allontanandolo; Justin mi guardò con uno sguardo diverso dal precedente: sembrava quello di un bambino che, dopo essersi perso, aveva finalmente ritrovato una persona a lui cara, si leccò le labbra leggermente gonfie: < Potrei continuare per ore, baby > , quando udì quel nomignolo arrossì nascondendomi il viso con i capelli, imbarazzo, imbarazzo totale.
Mi alzai spazzolandomi i pantaloni: < Voglio solo che tu non ti metta nei guai. E' una cosa pericolosa... > sospirai cercando di fargli capire che la cosa mi risultava faticosa da accettare, io ancora non ci potevo credere, si leccò le labbra guardandosi un attimo intorno:
< Elysabeth il rischio fa parte di queste cose- >
< Appunto! Vedi? >
chiesi indicandolo sconvolta < Ne sei consapevole! Eppure lo sai, ma per cosa!? A quale scopo?!- > < Per i soldi Elysabeth, è più che ovvio! Per il rispetto! > marcò con maggiore importanza la parola"rispetto", corrugai la fronte < Non ti capisco. > dissi senmplicemente, scrollò le spalle alzandosi: < Non è un problema mio allora > tutta questa acidità? Era lunatico. Quando tentò di superarmi lo bloccai per il braccio
< Il fatto che io non ti capisca non ti autorizza automaticamente a congedarti. Quindiu ora con calma e pazienza mi spieghi > alzai le sopracciglia invitandolo indirettamente a riaccomodarsi e sperai seguisse il mio consiglio in modo da evitare un'altra futile discussione; Justin sbuffò e si riaccomodò < Solo perchè non voglio litigare, sia chiaro > chiarì, era possibile che gli risultasse così difficile ammettere di star eseguendo degli ordini? Sbuffai, passandoci sopra. Justin assunse una posizione annoiata, non più preoccupata o attenza e la cosa mi infastidì parecchio, tuttavia sorvolai - a furia di sorvolare certi dettagli stavo diventando un piccione - < La verità > cominciò scuotendo la testa per ravvivare i suoi capelli,
< E' che mi infastidisce essere passato in secondo piano > non capivo la sua storia, sebbene fosse solo agli inizi nel suo racconto io sapevo bene che Justin era sempre stato, fin dal principio, un tipo calmo o almeno fuori dai pettegolezzi < Ciò mi ha portato a capire che, a parere di alcune teste di cazzo - ecco la sempre "presente" finezza di Justin - io non sia più lo stesso e sia diventato un rammollito > si leccò le labbra oramai secche a causa dei suoi continui gesti < Evidentemente non hanno capito di aver commesso un grave erroren sottovalutandomi. Stando in quel giro, El - e quando disse il mio nome, nonostante lo stessi già seguendo, sobbalzai - non hai idea del potere che acquisti sulla gente... davvero. E' assurdo, la gente ti nominerebbe papa pur di ottenere della buona droga all'interno dell'istituto >
< Non possono procurarsela fuori? >
sorrise e scosse la testa
< No, è molto molto più scomodo e pericoloso- >
< Più pericoloso di così? >
domandai inarcando un sopracciglio, annuì divertito < Si, all'esterno trovi persone mai viste prima o, comunque, nettamente più grandi. Qui puoi trovare individui loschi, è vero, ma che puoi fronteggiare se sai come funziona. E poi è scomodo dover imboscarsi in zone sperdute della città e se non hai la macchina sei nella merda. > cominciai a capire il complesso meccanismo di quel giro.
La cosa vista dall'esterno e senza l'accurata spiegazione di "un esperto" sembrava solo una cazzata, priva di razionalità eppure tutte le spiegazioni che Justin mi aveva rifilato combaciavano perfettamente con la situazione: tutto ciò permetteva ai ragazzi all'interno dell'istituto di vendere ad una grande e poco raccomandabile clientela. Picchiettai pensierosa un piede sul pavimento, Justin mi guardò dall'alto al basso: < Abbiamo finito con l'interrogatorio? > domandò alzando le sopracciglia, gli rivolsi una smorfia < Non ancora. Un'ultima cosa >
< Dimmi >
< E se vi scoprono? Qualcuno è mai stato scoperto? Come fate ad evitare gli infami o le spie? >
rise, a mio parere senza motivo,
< Perchè ridi idiota? >
< Perchè questa non è solo una cosa, ne sono altre 3 >
< Ti diverti con poco vedo >
sbuffai portando le braccia al petto in attesa, la cosa mi interessava sul serio eppure lui non lo capiva: se dovevo accettare quella situazione volevo almeno rendermi conto di cosa avevo davanti; Justin tornò serio, ricomponendosi: < Il rischio che ci scoprano c'è sempre, polizia ed istituto. Ma, se devo essere sincero, in questo istituto il problema non persiste con gravi conseguenze: qui sono molto buoni escluso il fatto di non poter fumare, lo trovo assurdo, ti mandano quasi all'ergastolo. Di solito ti sospendono, o comunicano a casa l'accaduto e quindi ti tengono sottocontrollo imponendoti fasce d'oraro prestabilite per girovagare nei corridoi ma di rado chiamano la polizia. Gli sbirri intervengono solo quando la scuola capisce che sei un soggetto estremamente pericoloso e che va allontanato senza indugi. Nessuno ha mai fatto la spia, c'è una sorta di patto: tu non sputtani me ed io non sputtano te. La reputazione non la perde solo chi spaccia ma anche chi compra e che quindi, è a conoscienza di tutto questo giro. E poi nessuno amerebbe ritrovarsi un ammasso di spacciatori dietro l'angolo pronti a picchiarti a sangue- >
< Questo è bullismo, avrebbero un motivo in più per denunciarvi. >
< Non credo avrebbero abbastanza denti per esprimersi con parole chiare davanti al preside o alla polizia >
ridacchiò su una cosa che,invece a me faceva venire la pelle d'oca < Tutto chiaro adesso? > chiese con un filo di irritazione nella voce, mugugnai qualcosa come un "mhmh" prima di vederlo alzarsi - di nuovo -. Justin prese il mio mento tra le sue dita tirandolo su e permettendomi di guardarlo negli occhi: < Non farei certe cosa con così tanta disinvoltura se non sapessi quanto sono bravo nel campo, piccola > avampai sentendo le sue mani calde accarezzare la mia pelle per poi sfiorare il mio labbro inferiore oramai dischiuso, mentre pendevo dalle sue parole.
Mi baciò, mordendomi il labbro e permettendosi così un accesso più ampio alla mia bocca; portai le mie mani tra i suoi capelli stringendoli e lui strinse la presa intorno ai miei fianchi < Da quanto non facciamo sesso? > domandò di botto, sgranai gli occhi presa dal panico di una tale domanda, rise divertito dalla mia reazione e cercai di allontanarlo portando le mani sul suo petto e spingendolo via, con scarsi risultati; il biondo mi posò un bacio sul naso prima di stringermi a lui
< Scherzavo El > bisbigliò con un tono più dolce e meno sexy del precedente < Ti aspetterò quanto tempo vorrai. So quanto sia stato difficile tutto questo > continuò giocherellando con le lunghe punte dei miei capelli che scendevano lungo la mia schiena;
< Ora andiamo e passiamo quest'ora insieme, oggi pomeriggio sono impegnato > disse sciogliendo l'abbraccio e tirandomi verso la porta degli spogliatoi, puntai i piedi per terra, frenando, < Perchè? Che fai? > domandai, Elysabeth e la sua passione per la privacy altrui mode: off
< Questioni di lavoro > mi disse fissandomi intensamente ed intendendo quel tipo di lavoro
< Oh. > dissi semplicemente evitando che altre lamentele uscissero dalla mia bocca. Decisi di godermi quelle ore con lui, come mi aveva consigliato.



*Justin*

nei giorni seguenti ebbi davvero poco tempo da dedicare ad Elysabeth; riuscivo malapena ad incontrarla tra un ora e l'altra o all'ora di pranzo, mentre i pomeriggi li passavo da Mark per parlare del nuovo carico di roba. La cosa stava diventando opprimente. < Biebs mi stai ascoltando? > mi domandò sbuffando Seller notando la mia distrazione, scossi la testa < Certo > < Si, come no. Con chi stai messaggiando? > domandò allungando lo sguardo verso il mio telefono poggiato sulla scrivania e al quale rifilavo ogni 3 secondi uno sguardo ansioso < Elysabeth. > dissi semplicemente, perchè ci metteva così tanto a rispondere ogni volta che le scrivevo? Costa stava facendo? Con chi era? In quell'esatto momento lo schermo del cellulare si illuminò mostrandomi un nuovo messaggio ,
lo afferrai più tranquillo di aver ricevuto finalmente una sua risposta alla nostra superficiale conversazione, ma a mio parere essenziale.
Mark mi sfilò via dalle mani il telefono un secondo dopo averle inviato un messaggio, ringhiai: < Ridammelo! >
< Ahah -
portò l'indice davanti al suo viso, in segno di rifiuto - a cuccia, ora pensa al lavoro. > mi ammutolì, sbuffai e mi concentrai di nuovo sul piccolo ed infantile schemino che Mark si era costruito su un foglio: < Allora la scorta dovrebbe arrivare da uno spacciatore che lavora vicino al Babum >
< La discoteca in periferia? >
< Esattamente, è una mia vecchia conoscienza ma mi ha chiesto un favore... non può rimanere là la nottata per problemi suoi e mi ha chiesto se uno di noi poteva andare a concludere i suoi affari al posto suo- > < Non può annullare gli "appuntamenti"? >
Seller inarcò un sopracciglio:
< Spero tu stia scherzando. Justin non stiamo parlando di una visita medica. Ti pare che può annullare lo spaccio di droga con un cliente? Come minimo gli sbroccano in faccia o si rifiutano di tornare da lui. >
< Si ma noi cosa dovremmo fare, quindi? >
< Ho bisogno che tu vada a concludere gli affari al posto suo. Ovviamente lui ti farà un buonissimo prezzo sul tuo rifornimento >
< Cosa!? >
domandia strisciando la sedia per terra ed allontanandomi dalla scrivania: < Io dovrei andare in quelle zone buie vicino al Babum tra persone che non conosco, a spacciare come se niente fosse? Che cazzo ti fumi Seller?? > domandi shockato - che poi che cosa si fumasse io lo sapevo bene -, portò le mani al cielo: < Andiamo nanetto, hai paura!? Dov'è Justin Bieber?  Quello che ai più grandi faceva il culo?? Puoi portarti la pistola, ok?. non farti perdere uno sconto sulla roba solo per questa cazzata Biebs >, mi morsi il labbro inferiore fissando lo schermo dell'iphone che si illuminò un minuto dopo mostrandomi un altro messaggio proveniente da Elysabeth; fissai confuso lo sfondo: Elysabeth che reggeva il mio telefono in mano e si scattava una foto, mostrando la lingua ed assotigliando gli occhi mostrando più intensamente i suoi occhi azzurri. Non potevo deluderla così, si sarebbe preoccupata tantissimo ed io le avevo promesso di non fare casini, o almeno non colossali.
Il telefono di Mark squillò e lui lo afferrò immediatamente: < Pronto? > , in risposta sentì una voce maschile indistinta dall'altro capo
< Oh ciao Jack. > mi guardò leggermente preoccupato ed ansioso < Si sto risolvendo, sto cercando qualcuno disponibile per stasera > < Si. Ho capito. Posso capire la tua fretta, dammi solo un attimo. > il biondo spostò la cornetta dal suo orecchio coprendo con la mano il microfono:
< Biebs ho bisogno urgentemente della tua risposta cazzo, vedi di non fare cazzate e pensa con il cervello e non con  il cuore. In queste storie non c'è posto per i sentimentalismi > mi bisbigliò, cosa fare? Mi sembrava così rischioso immischiarmi con gente esterna all'istituto, per giunta dalle parti di una discoteca frequentata da fasce d'età solitamente più alte della mia e non potevo permettermi di tornare alla Quoter con qualche livido, Elysabeth mi avrebbe squartato vivo... o ancora meglio, non potevo rischiare di non tornare proprio alla Quoter.
< Justin. Adesso. > mi mise fretta Mark, affondai maggiormente i denti nel labbro fino a sentire il sapore ferreo del sangue, il lavoro, il rispetto, la protezione di Elysabeth erano tutto ciò che volevo e per ottenerle dovevo tenere alto il nome di Justin Bieber: < Accetto. > dissi.

Segnai la via della discoteca su un post it blu per poi ricopiarla su un post virtuale sul mio telefono. Preparai lo zaino, svuotandolo di tutti i residui ed accertandomi che non ci fosse nient'altro sparso nella mia camera; nascosi l'arma all'interno della pesante giacca, in modo che non si notasse se non in caso di bisogno e mi caricai la leggerissima sacca in spalla. Afferrai le chiavi della macchina di Seller, che mi aveva gentilmente prestato per quella sera;
ricordavo ancora le sue bestemmie quando lo avevo praticamente obbligato a prestarmela:


*flashback*
-quel pomeriggio-

< Bene, sono felice che tu abbia accettato Bro > mi fece Mark dandomi una pacca sulla spalla, abbozzai un sorriso prima di prendere il telefono dalla scrivania sbloccando involontariamente lo schermo e mostrandomi ancora quegli occhioni azzurri che mi fissavano pieni di felicità e fiducia; lo nascosi immediatamente nella tasca scuotendo la testa: oramai avevo deciso, non sarebbe andato niente storto, dovevo semplicemente consegnare la droga, tutto qua.
Mi bloccai nel bel mezzo della camera ponendomi un problema: come ci arrivavo al Babum? Se pensava che avrei preso la metro al rientro, carico di droga nello zainetto era proprio pazzo; < Seller sai che mi devi un piccolo favore, vero? > domandai leccandomi velocemente le labbra e sorridendo, si sorprese di trovarmi ancora in camera sua ed alzò lo sguardo dai suoi appunti: < Come? >
< Hai capito bene >
sogghignai, assottigliò gli occhi:
< Tu non me la racconti giusta. >
< Beh si, mi chiedevo se mi potevi prestare la tua macchina per stasera- >
< NON SE NE PARLA. >
Mi ammutolì immediatamente dandomi le spalle e facendo altro, convinto che mi arrendessi dopo un solo tentativo, evidentemente non mi conosceva bene, < Seller, andiamo! Come cazzo ci arrivo al Babum? >
< A piedi Justin. Come tutti gli adolescenti. Oppure con la metro, ancora più swag non trovi? >
domandò ironico alzando entrambe le sopracciglia
< Certo, perchè tuuutti gli adolescenti vanno al Babum pronti a spacciare, in metro. Vero? > Bingo, colpito ed affondato; Mark mi fissò spiazzato, senza un'effettiva risposta, allargai le braccia: < Andiamo! Hai detto tu stesso che vuoi la mia sicurezza! Rischierei di rimanere coinvolto in qualche rapina o qualche omicidio se cercassero di fottermi la droga in metro, a quell'ora per giunta, visto che è deserta! > cercai di buttarla sul vittimismo, alludendo a possibili ed orribili situazioni, < Non hai la patente Justin, non sai guidare e se ti beccano?- > < Oh andiamo Mark da quando ti preoccupi della polizia e delle multe? Credo che il mio problema sia ben più grosso di quello di guidare senza patente! E sai bene quanto sia bravo nel gestire i motori, anche senza uno stupido corso o uno stupido foglio. Ho guidato tantissime volte all'esterno dell'istituto e tu eri presente! Chi vuoi che controlli la patente di un diciottenne a quell'ora?>. Scosse i capelli sospirando profondamente poi allungò la mano in uno dei suoi cassetti tirandoci fuori un mazzo di chiavi rosse, me lo lanciò e l'afferrai al volo: < Trattamela bene. > disse semplicemente, sorrisi vittorioso stringendo in un pugno le chiavi < Grazie bro >
< Sparisci prima che cambi idea, bastardo >
mi liquidò velocemente.

*fine flashback*

Conclusi anche gli oltri controlli, accertandomi di non aver dimenticato niente decisi che era tempo di incamminarmi -per modo di dire- verso la periferia della città, sfigato com'ero avrei sicuramente trovato traffico. Chiusi a chiave la porta della mia camera e la lasciai sotto lo zerbino che avevo messo proprio per nasconderci sotto le chiavi. Era alquanto squallido avere uno zerbino di benvenuto davanti ad una porta del dormitorio ma gli altri che avevo trovato non erano stati meglio: alcuni avevano persino i cagnolini, e poi ad Elysabeth quella cosa faceva ridere, diceva che la riteneva una cosa molto alla "telefilm" e se questo poteva farla ridere, avrei lasciato quello zerbino per sempre.







Okay scusate il ritardo belli OuO
Anyway(ad inizio angolo autrice,proprio l'entrata ad effetto(??) )
Io... davvero,non so più cosa dire; sapete bene quanto io vi sia grata ed ho paura di diventare monotona, sul serio,
ho paura che alla fine i miei ringraziamenti non abbiano più valore ma sono sincera se vi dico GRAZIE DI CUORE,
anche sotto ogni capitolo ma per favore credeteci e ricordatevelo anche quando non lo scrivo per paura,appunto, di rompervi le palle.
Grazie per le recensioni,le meravigliose parole,i consigli, gli incitamenti(e le bestemmie) a continuare.
A proposito vorrei dire una cosa,lollino: vedo persone che nelle recensioni si scusano se usano la parola"troia"
"bastardo" "vaffanculo ti odio sei una stronza" ecc.... ragazzi io sono un vocabolario di parlacce,non dovete scusarvi con me AHAHAHAHAH
Quindi sentitevi liberi di esprimere quanti pensieri volete sui personaggi, anche di bestemmiarli(?) almeno saprò che vi siete immedesimati nella storia lol.
Per quanto riguarda il concerto non mi dilungerò:
ero in parterre, grazie grazie grazie a tutti per l'interessamento, siete state dolcissime e forse è anche grazie alla fortuna che mi avete portato voi
attraverso le vostre belle parole e gli auguri prima della partenza che sono riuscita ad arrivare in seconda fila;
esattamente sotto la passerella dove passava la maggior parte del tempo.
Io non ci credo ancora,non avevo il diamonds,assolutamente; non ho scavalcato,spinto,strattonato nessuno ma la fortuna mi ha assistito e con lei voi,
sia per quel giorno,immagino, che con la fan fiction.
Lui dal vivo è bellissimo e da quando ho il suo viso così ben impresso nella mia mente, scrivere Cigarette è un qualcosa di assurdo, mi piace, mi fa sentire il doppio più vicina a lui.
Non ho altro da aggiungere,mi fanno male le dita(?)
Su twittah sono @_Morwen
se vi interessa,ogni tanto qualcuno infatti me lo chiede,la canzone del trailer è You found me-The Fray-
mh,vediamo,poi vabbè, continuerò dopo 18 recensioni(nel prossimo capitolo colpo di scena lalala)
E.... niente,quando mi paragonate a Danger(Dio mio la amo quella ff) mi sento male,perchè so di non essere nemmeno un quarto di lei eppure voi amate così tanto questi personaggi da farmi star bene con cosa scrivo,da farmi stare,spesso,bene come"scrittrice"di ff e vi ringrazio tantissimo.
Scrivetemi quanto volete qui su efp, o nelle recensioni o su twitter,io sono sempre qui per voi.
Love.

 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30. ***


*Elysabeth*

Erano un paio di giorni che i miei contatti con Justin si erano notevolmente ridotti; lo vedevo di rado la mattina e l'unico momento per dialogare decentemente era l'ora di pranzo, tra un boccone e l'altro. Quel pomeriggio lo passai interamente al telefono, scarabocchiando quelli che dovevano essere i compiti da consegnare il giorno seguente ma, con Justin Bieber al telefono, mi risultava davvero difficile concentrarmi per più di 10 minuti sui libri.
Scesa la sera mi resi conto di non poter rimanere un'altra ora su quel letto senza scoppiare in un urlo isterico: la noia mi stava mangiando viva;
decisi quindi di fare un salto nella camera di Justin visto che, dopo poco, non si era più degnato di rispondere ai miei messaggi.

Camminai tranquillamente per i corridoi e quando arrivai vicino alla sua porta mi soffermai un attimo ad ammirare il "meraviglioso" e buffo zerbino con scritto Welcome che Justin aveva posizionato vicino all'ingresso; lo trovavo un qualcosa di assurdo, ma contemporaneamente divertente visto che mi ricordava tanto gli ingressi delle case dei telefilm.
Bussai aspettando che mi venisse ad aprire e nel frattempo cominciai a dondolarmi sui talloni; quando, dopo dei buoni 5 minuti non ricevetti risposta corrugai le sopracciglia e diedi un veloce sguardo al mio orologio da polso: dove poteva essere andato alle 21.30 della sera? E soprattutto, perchè non mi aveva detto nulla?. C'erano 3 opzioni:
1. Era andato nel suo "vicolo 13" che mi aveva accennato di rado e non sapevo minimamente dove si trovasse
2. Era uscito dall'istituto per un motivo a me sconosciuto
3. Si era andato a fare un giro da quelle parti ( Senza di me? ).
Mi guardai intorno, attenta che nessuno fosse nei paraggi o che comunque mi stesse osservando, poi mi chinai ed alzai il tappeto tirando fuori la chiave della sua camera - come gli avevo visto fare parecchie volte -; okay, ero consapevole che fosse una violazione della privacy bella e buona ma avevo una buona motivazione, lo giuro. Diedi uno sguardo poco attento alla camera che era esattamente nelle stesse condizioni di sempre, poi allungai lo sguardo verso la scrivania, il cui ripiano era illuminato dalla lampada lasciata accesa. Mi avvicinai attirata da un post it blu in contrasto con il legno chiaro del tavolo: sopra c'era scritto a matita "Babum" ed una via a me estranea; che fosse andato lì? Decisi di tentare, infondo cosa avevo da perderci? Nulla, anzi avrei trovato pure qualcosa da fare nella serata.
Afferrai il post-it consapevole che, con la mia "fantastica" memoria, mi sarei scordata la via dopo soli 5 minuti.
Uscì dalla camera richiudendola a chiave e riponendo le chiavi sotto lo zerbino, poi mi incamminai verso l'uscita dell'istituto e, successivamente, verso la metropolitana. Justin mi avrebbe dovuto spiegare un po' di cose... un bel po'.
***
Come dimostrato, quando presi la metropolitana dovetti controllare più e più volte la via sul post-it, attenta a non sbagliare fermata.
A quella giusta notai quante persone si riversarono all'esterno del mezzo ,tutte dirette verso la stessa discoteca che si presentava piccola ma stracolma di gente sul marciapiede di fronte. Mi incamminai verso l'edificio soffermandomi sull'ingresso: la scritta al neon che presentava il nome della discoteca e tutte quelle luci così familiari mi riportarono a brutti ricordi: dov'era Justin?? Cominciai a farmi prendere istintivamente dal panico: non volevo perderlo di nuovo, non volevo assolutamente. Mi rifiutai di entrare all'interno della discoteca, terrorizzata da quelle pareti e da quella musica che sembrava volesse far crollare - un altro- edificio. Decisi di prendere un po' d'aria, sperando che magari Justin si fosse trattenuto all'esterno e da quei dintorni, cosa improbabile, deduco.
Girai l'angolo, ritrovandomi alle spalle dell'edificio, in una strada nettamente meno luminosa ma ugualmente illuminata dai lampioni;
la cosa più inquietante fu che, quando cominciai ad avviarmi su quel marciapiede per calmarmi, notai che la zona fosse abbastanza trafficata... il problema era da chi; tutti quelli individui posti vicino ai muri, con in mano le loro canne o sigarette o cose varie, mi fissavano con sguardi divertiti ed incuriositi.
Se c'era una cosa che non avevo imparato a fare nel tempo era quella di scappare dai guai, perchè, dopo tanti anni, io riuscivo ancora ad attirarli.
Infatti, invece di abbassare la testa e scappare via dai loro sguardi mi soffermai ad osservarli negli occhi, rallentando automaticamente il mio passo per poter osservare meglio quel lato malfamato della discoteca dove, probabilmente, ci si riuniva per dei fantastici canna-party.
In quel vicolo non totalmente buio ed abbastanza largo - sebbene profondo- riuscii ad intravedere una sagoma familiare: portava una felpa blu ed uno zaino grigio in spalla < Justin? > bisbigliai tra me e me stupita. Avanzai meccanicamente verso il vicolo, attraversando la strada deserta e gli schiamazzi dei ragazzi lì vicino divennero sempre più forti; li sorpassai trattenendo il respiro e sentì alle mie spalle qualche fischio o commento poco gradevole, quegli stronzi si sarebbero scopati qualsiasi cosa avesse un buco in quel momento.
Tenni lo sguardo basso e camminai per dei buoni 15 minuti prima di arrivare alle spalle del ragazzo biondo; respirai affondo, notando quanto fosse indaffarato a parlare con un ragazzo che mi rivolse un'occhiata maliziosa per un misero nanosecondo.
Quando anche quel ragazzo se ne andò scambiandosi con Justin due strani oggetti che, nella penombra non identificai, picchiettai alle sue spalle; il biondo si voltò di scatto, spaventato e quando mi vide schiuse le labbra dalla sorpesa: dire che era stato colto alla sprovvista dalla mia presenza era un eufenismo
< Che diamine ci fai qui!? > sbottò nascondendo immediatamente una bustina nello zaino, assottigliai gli occhi incuriosita, poi collegai le varie cose: lui non era lì per drogarsi dannazione, come avevo potuto pensarlo per un solo secondo? Lui era lì per vendere, cazzo, perchè non ci avevo pensato prima? Prima di entrare nel vicolo e fare una così paradossale figura di merda!? < Io... Io... > balbettai tenendo il post-it blu in mano; Justin abbassò lo sguardo e me lo strappò dalle mani, osservandolo: < Questo è il mio post-it! IL MIO! Elysabeth sei entrata nella mia camera chiusa a chiave!? > chiese rabbioso, abbassai semplicemente gli occhi essendo colpevole < Non ci posso credere! Hai frugato tra le mie cose! Ma che cazzo ti passa per la testa?? > mi domandò portando l'indice vicino alla mia tempia, < Eri scomparso tutta la giornata e allora... - > < E allora hai deciso di pedinarmi?! Di farti i cazzi miei!? Io... io non ci posso credere! > accartocciò il foglio blu e lo buttò per terra, girò intorno nervoso, poi mi puntò il dito contro:
< Quante cazzo di volte in questi giorni ti ho detto di non immischiarti in queste cose!? Quante!?? >
< Non sapevo fossi qui per questo!- >
< E perchè diamine ci dovevo stare Elysabeth me lo spieghi?? Per scoparmi qualcun'altra? Per darmi alla pazza gioia senza di te? >
< Io non intende- >
< Beh sai avrei dovuto farlo! Visto che tu non me la dai mai! >
a quelle parole sgranai gli occhi, lo aveva detto sul serio?
Osservai la sua reazione: le pupille si restrinsero lentamente, permettendo all'iride di apparire più chiara, le sue labbra si dischiusero quasi sorprese della stessa cattiveria che avevano pronunciato. Ingoiai con difficoltà la saliva, sentendo una sensazione di nausea crescermi dentro:
< Quindi io sono questo per te? > domandai non aspettandomi un'effettiva risposta, pertanto continuai < Una scopata mancata? Un accollo perchè" non te la do"? > domandai sputando fuori le parole "non te la do" con odio e delusione < Elysabeth io...- > < TACI! > Urlai sentendo oramai gli occhi umidi, stranamente lo zittì < Non venire al mio armadietto domani. > dissi più calma e fredda prima di girarmi pronta a tornare indietro,
lo sentì afferrarmi per l'avambraccio ma me lo scrollai immediatamente di dosso: < Non toccarmi! > urlai isterica.
Parecchi occhi si erano voltati nella nostra direzione ma per come erano fumati non si sarebbero ricordati un cazzo. Mi incamminai a passo più deciso e lungo verso l'uscita di quel vicolo, mostrando più rabbia nella mia camminata che ora ricordava quella di un dinosauro incazzato.

(Se vi va potete provare a seguire il capitolo da qui in poi con  http://www.youtube.com/watch?v=BYpYQ5Z9g0g&feature=related )

Non sapevo se Justin fosse dietro di me e sinceramente non mi interessava;
quando provai a superare l'ultima schiera di ragazzi - che poi era la stessa che avevo incontrato all'inizio,forse la più drogata della zona- sentì uno di essi tirarmi per il polso ed avvicinarmi al suo petto: < Hey ragazzina vai da qualche parte? > mi domandò, senza rispondergli cercai di tirar fuori dalla sua presa il mio polso < Lasciami in pace > dissi fredda, cercando di incutergli timore... niente, 0 assoluto.
Gli altri ragazzi si misero intorno, oscurando la visuale ad occhi indiscreti, tenendomi quasi in una gabbia, < Rimani un po' con me > bisbigliò questo affondando il volto nel mio collo e lasciandoci sopra un lento bacio, rabbrividì e feci leva sulle mani per allontanarlo: < Togliti! > urlai furiosa dimenandomi,
ma la sua presa si fece più forte intorno alla mia vita e lo sentì mordere un pezzo di pelle del mio collo, gemetti.
La sua mano afferrò la mia nuca inclinandomi lateralmente la testa per avere maggior accesso al mio collo: i suoi denti cominciarono a marcare la mia pelle, la sua lingua ogni tanto ci puntecchiava sopra inumidendomela e provocandomi una serie di gemiti di dissenso;
promemoria: mai più entrare in un vicolo pieno di ragazzi fatti, cazzo.

Il punto del mio collo preso da lui di mira divenne insensibile e capì che sarebbe rimasto un bel segno; le lacrime accumulate in quella sera: a causa di Justin, a causa del dolore che mi stava provocando al collo, a causa della sua stretta che mi toglieva il fiato e a causa del panico per cosa sarebbe successo dopo, cominciarono a fuoriuscire silenziose. Sentì dei pesantissimi passi farsi sempre più vicini e veloci, con un ritmo che ricordava quello di un cavallo a galoppo;
qualcosa sfondò il muro di ragazzini che "proteggeva" me e quel tipo avvinghiato al mio collo.
Mi sentì scaraventata per terra con nonchalance prima di ritrovare Justin su quel tipo; la cosa che attirò la mia attenzione, però, fu quella che teneva in mano: una pistola, Justin teneva una pistola puntata sulla tempia del tipo che si dimenava terrorizzato < Che cazzo stavi facendo!? > gli urlò il biondo premendo maggiormente la canna dell'arma sulla sua pelle < Come cazzo ti permetti di toccare la mia ragazza!? Io ti ammazzo lo sai? > domandò con uno sguardo quasi pazzo e caricando la pistola, < Justin! > urlò un'altra voce maschile alle sue spalle, la vidi correre affannosamente verso di lui: era un ragazzo fisicamente più alto di lui, ipotizzai fosse più grande di noi di uno o due anni ed era biondo con gli occhi verdi; lo afferrò le per le braccia cercando di staccarlo dal corpo del ragazzo giacente terrorizzato per terra ma Bieber si dimenò tornando a puntare la pistola sul tipo: < Lasciami Mark! - cominciò urlando in direzione del biondo, poi continuò nei confronti di quel bastardo- Tu non puoi pretendere di toccare la roba di Justin Bieber e non pagarne le conseguenze stronzo. Dì ciao ai tuoi amichetti. > fece con una vocina leggermente più bassa, stridula ed inquietante... in quel momento non vidi Justin davanti a me: vidi un ragazzo impazzito, furioso, con gli occhi scuri e delle enormi vene che pulsavano sul collo, era una figura che non stava connettendo il cervello e, cosa peggiore, era armata. Indietreggiai, gattonando agli indietro, senza più preoccuparmi degli altri presenti: erano, per la maggior parte scappati via o comunque se ne stavano buoni in disparte. Mark mi osservò e notai una strana luce nei suoi occhi, scosse la spalla di Justin e mi indicò: < Cosa cazzo vuoi fare davanti a lei? Uccidere una persona? > Justin mi guardò lì per terra e mi sembrò di vedere i suoi occhi dorati sciogliersi, Mark continuò:
< Justin è terrorizzata, l'hai terrorizzata. >
< Io?.. >
chiese spaesato guardandomi, guardandolo, annuì flebilmente e probabilmente quel mio gesto lui non lo notò nemmeno, ma Mark rispose al posto mio:
< Si Justin. Smettila cazzo, devi controllarti. Ti ho dato quell'arma per autodifesa, non per commettere un omicidio! >
< La stava baciando contro la sua volontà Seller. >
spiegò indicandomi ma senza rivolgermi alcuno sguardo, i loro occhi erano gli uni fissi gli altri
< Dagli un pugno ed andiamocene Biebs. Quello era l'ultimo cliente. > gli fece il biondo incitandolo ad alzarsi, ma Justin lo guardò sconvolto:
< Solo un pugno!?- >
< Accontentati diamine! Ti ho appena salvato il culo dalla galera! Dio grazie che ho deciso di accompagnarti stasera >
gli urlò contro zittendolo. Justin prese un respiro profondo, poi improvvisamente ed abbastanza velocemente caricò dietro un forte pugno prima di sferrarlo sul viso del ragazzo per terra, facendogli sanguinare il naso - e romperglielo probabilmente- , < Andiamo > disse sospirando profondamente e ricominciando a respirare in modo regolare;
si alzò, pulendosi le nocche sporche di sangue ai Jeans ed offrendomi la mano. Ero spaventata, terrorizzata da quel ragazzo: ecco cosa lo stava facendo diventare quella situazione, ecco quali pericoli comportava per entrambi tutto quel casino ed io, sebbene ci avessi provato, non ero pronta ad accettarlo.
Scattai immediatamente su asciugandomi le lacrime con il polso della felpa ed indietreggiando < Andiamo a casa Elysabeth > mi disse cautamente tenendo sempre quella mano così apparentemente amichevole tesa verso di me, la stessa mano che fino a poco fa aveva steso un ragazzo, la stessa che, se non fosse stato per l'intervento di quel Mark, avrebbe premuto il grilletto e commesso un omicidio.
Scossi la testa, in modo sempre più insistente quasi a voler scacciare via tutta quella scena; le mie gambe scattarono indietro, correndo verso la metropolitana che si trovava alle spalle dell'edificio rispetto a dove mi trovavo, < Elysabeth! > urlò un'altra volta Justin ma una voce meno forte, ma abbastanza nitida a causa del silenzio che era calato, lo bloccò: < Smettila di correrle dietro e lasciala respirare. >.

***

Passarono 5 giorni; 5 giorni nei quali non feci altro che piangere, stropicciare le lenzuola e buttarmi sotto l'acqua ghiacciata della doccia all'una di notte per cacciare i costanti incubi che facevo, il costante incubo, precisamente. Quando mi addormentavo e la mia mente era libera di dipingere tutte le mie più oscure paure, sempre la stessa scena mi veniva proiettata davanti: il buio, il nulla nelle tenebre ed un occhio di bue proprio nel bel mezzo; era tutto così chiaro ogni notte, così ricco di particolari... sotto a quella luce biancastra che risplendeva sullo sfondo nero giaceva inerme un corpo il cui viso era oscurato ed ogni santa notte, come una stupida, io gli correvo incontro inginocchiandomi ai suoi piedi piangendo, terrorizzata; dopo qualche minuto, puntualmente, un ragazzo mi puntava una pistola vicino alla tempia, gelandomi sul posto e, puntualmente, i suoi occhi color miele mi uccidevano ancor prima di sparare.



Hola! Okay scusate per il ritardo, Anyway,
non so cosa dire(?) oggi mi manca la fantasia per l'angolo autrice pardon lollino.
Vorrei rifare un nuovo trailer per Cigarette e postarlo su you tube(carica più velocemente) ma non ho ne tempo ne idee
quindi, se qualcuno di voi, vuole provare a fare un trailer, anche solo per cazzeggiare e dopo lo volesse caricare dove vuole
(tinypic o anche youtube) può farlo,mi aiuterebbe parecchio, magari potrei usarlo come trailer ufficiale,come quello nel primo capitolo çwç
Se lo fate potete linkarmelo nelle recensioni,o privatamente sul profilo efp o su twittah( @_Morwen )
okay, mi sto dilungando troppo. Sono FELICISSIMA di vedere che ci sono persone che, nonostante i 30 capitoli
stiano leggendo Cigarette dall'inizio,è una cosa bellissima per vedere tanti nuovi lettori nonostante la storia sia già ben inoltrata,
spero che tutti i vostri sforzi per leggere tutti questi capitoli, quindi, siano stati ripagati e spero che tutto questo vi sia piaciuto(e vi piaccia ancora).
Ora vado bellerrimi, continuerò dopo 18 recensioni
Vi amo tanto, grazie mille, non avete idea di cosa significhi per me vedere Cigarette al 13^posto su 50, nelle più popolari.
E' una cosa fantastica, sarà che mi emoziono con poco ma sono felice ugualmente.
Love u all.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31. ***


Anche quella notte mi svegliai di soprassalto, trattenendo un urlo e sentendomi tremendamente sudata; meccanicamente mi alzai e mi diressi verso il bagno.
Mi spogliai ed aprì immediatamente, senza troppi giri, la manopola dell'acqua fredda della doccia per poi farla scorrere prima di buttarmi sotto.
La paura del buio, degli altri, in quei 5 giorni mi aveva impedito di fumare la notte, come ero solita fare e di sgattaiolare nei bagni femminili di quell'ala
- dove nascondevo ancora, per abitudine, le mie sigarette riservate alle fumate notturne - ;
il terrore di ritrovarmelo vicino, alle spalle o semplicemente a qualche metro di distanza mi rendeva assolutamente impossibile incamminarmi per i corridoi deserti a quell'ora della notte. Quando sentii i brividi di freddo diventare insopportabili chiusi l'acqua, uscii a tentoni dalla doccia e mi avvolsi il corpo nel mio caldo accappatoio. Mi poggiai con le mani ai bordi del lavandino ed osservai per un attimo la mia figura nel riflesso dello specchio, illuminata dalla luce tungstena che metteva maggiormente in evidenza i miei numerosi difetti: ero distrutta e la cosa peggiore, era che non potevo nasconderlo, non potevo rinnegarlo nemmeno a me stessa; ero distrutta perchè una delle persone più importanti per me - se non l'unica - era tremendamente pericolosa, quasi pazza a volte.
Dopo essermi asciugata decentemente tornai a nascondermi sotto le coperte, nel buio -oramai conosciuto- della mia camera e piombai nuovamente in un -finalmente- tranquillo sonno.


Dei flebili rumori provenienti da oltre la porta mi svegliarono il giorno seguente; rotolai di lato cercando di non considerarli ma dall'insistenza che riponeva chi bussava dovetti capire a mie spese che ignorarlo non lo avrebbe allontanato facilmente dalla mia camera.
Mi alzai a stento, camminando con gli occhi socchiusi ed a piedi scalzi.
Aprì in modo scocciato la porta: < Ma che cazzo vuoi?? > domandai irritata senza nemmeno osservare chi avevo davanti; alzai lo sguardo verso l'imponente figura dinanzi a me: Mark - si chiamava così, giusto?- mi fissava sorpreso ed un po' in imbarazzo, lo potetti notare dalle guance che lentamente cominciarono a prendere un colorito rosato sulla pelle chiara; osservò il mio corpo con la coda dell'occhio prima di grattarsi la nuca e guardare altrove, cosa voleva significare? Abbassai istintivamente lo sguardo sulle mie gambe notando che fossero completamente nude se non coperte in minima parte, nella parte superiore, da una maglietta bianca, presa a casaccio dall'armadio. Sobbalzai e tirai giù i bordi dell'indumento: < Se devi parlarmi entra, veloce >  dissi incitandolo ad entrare e a chiudere immediatamente la porta; il biondo seguì le mie indicazioni ed io andai a nascondermi dietro l'anta aperta dell'armadio.
Mark osservava la stanza quasi rapito da ogni singolo particolare, come un bambino fissa una stanza piena di cose fantastiche.
Mi infilai dei leggings, almeno ora ero coperta e non gli avrei mostrato apertamente le mie gambe, giusto per dire; mi sedetti al suo fianco, facendo cigolare le molle del letto e riscuotendolo dai suoi pensieri: mi osservò più tranquillo, sorridendo divertito quando notò che mi ero finalmente coperta
< Vorrei parlarti > mi disse tranquillo, annuii: < Immaginavo. >
< Justin... è scombussolato- >
< A chi lo dici >
< No... non  intendo in quel senso! E' terrorizzato dall'idea di perderti. Ora... non dico che mi ha mandato lui a dirti queste cose mielose, ma è vero. Devi credermi! >
sfiorò le mie mani in un invano tentativo di trasmettermi la sua verità, scossi la testa: < Non posso crederti. Sul serio. Sono 5 notti che faccio gli incubi, 5 notti che la figura di Justin pronto a spararmi, ad uccidermi mi assale. 5 giorni che mi butto sotto l'acqua ghiacciata all'una di notte per cacciare via questo terrore. Tu non puoi capire > gli sorrisi in modo malinconico;
non avevo nulla contro di lui, anzi, ma era vero: non poteva capire cosa mi balenava in testa, non era lui ad aver visto, di punto in bianco, il suo fidanzato con una pistola in mano pronto a commettere un omicidio e, se dovevo essere sincera, ipotizzai non lo spaventasse più di tanto la questione: quella notte aveva mantenuto una calma disarmante davanti a Justin. Mark si portò una mano sul viso stropicciandolo: < Nonononono Elysabeth, non puoi pensare che Justin possa farti del male, non puoi! > < E perchè no? E poi se ci teneva così tanto che gli costava venire qui e dirmelo di persona? > domandai acida alzando un sopracciglio; il biondo corrugò le labbra in una strana smorfia e, inaspettatamente, allungò una mano verso di me, a quel gesto arretrai;
Mark ridacchiò notando i miei riflessi pronti: < Non voglio stuprarti, voglio semplicemente mostrarti la risposta alla tua domanda > fece,
a parole ti è tanto difficile? Mi morsi il labbro inferiore notando la sua mano nuovamente avanzare verso di me, feci fatica a non allontanarmi nuovamente e quando sfiorò il mio collo sobbalzai. Il biondo portò i miei capelli spettinati sulla spalla sinistra lasciando la pelle del lato destro completamente visibile, sorrise amareggiato osservandomi: < Ecco la motivazione > disse tracciando con tocco gentile i contorni del livido che quel ragazzo mi aveva lasciato 5 giorni fa, in quel vicolo, < Lui aveva immaginato fin dal principio che i segni di quel biscido ti sarebbero rimasti per minimo una settimana >
< E quindi? Che gli interessa? >
, alle mie parole corrugò la fronte e mi guardò quasi rimproverandomi:
< Sbaglio o sei la sua ragazza?. > domandò acidamente, era ovvio che sapesse già la risposta; sbuffai, capendo, nonostante tutto, di essere nel torto ma il biondo continuò pazientemente a spiegarmi: < Lo hai visto arrabbiato, non fino ai suoi limiti, ma è stato pur sempre un trauma per te ed entrambi ce ne siamo accorti. E' stato il tuo terrore a fermarlo quella sera, io gli ho semplicemente fatto voltare lo sguardo verso di te, il resto lo ha concluso lui. Lui si è fermato per paura di spaventarti; lui si è alzato perchè voleva riportarti immediatamente a casa; lui ha resistito all'impulso di usare quella pistola perchè sapeva bene quanto ti avrebbe perso. E queste, Elysabeth - e chiamandomi si leccò le labbra - non sono parole mie, ma sue. > lasciò che il silenzio ci avvolgesse, senza darmi fretta ma dal suo sguardo così vispo ed attivo capii che voleva continuare il suo racconto, annuì incitandolo a proseguire, < Sebbene possa sembrare un ragionamento piuttosto complesso o malato, Justin si è rifiutato, in questi giorni, di venirti a trovare per evitare di vedere quel livido sul tuo collo. Ha paura di poter impazzire nuovamente senza motivo, di fronte a te e di spaventarti ulteriormente. Ed io so bene quanto lui abbia ragione: ha uno scarso auto-controllo, ma almeno sono felice di vedere che se ne rende conto. Abbi pazienza > mi chiese infine battendo amichevolmente la mano sulla mia coscia, < Vedrò cosa posso fare > risposi semplicemente, volevo evitare di dire cose che non sarei riuscita a concludere, o di fare promesse che probabilmente avrei infranto. La verità era che avevo bisogno di tempo per me stessa, per riflettere, per tranquillizzarmi e valutare i pro ed i contra della situazione; la verità, era anche che ero paralizzata dalla paura di mettere un "Punto" a quella relazione, a quella situazione, perchè per quanto dolorosa, comprendeva Justin e lui, in ogni caso, rendeva tutto più bello.
Mark mi sorrise dolcemente e si alzò dal materasso < Conosco la strada, grazie mille > mi precedette lasciandomi seduta sul letto, aprì la porta e se ne andò senza lasciarsi sfuggire altre parole.
Mi buttai con la schiena sul materasso, come se quella situazione avesse comportato uno sforzo fisico sovraumano; osservai il display dell'orologio poggiato sul comodino: le 8.15. Sospirai seccata: a causa di quell'improvvisa visita mattutina mi sarei saltata la prima ora di lezione, poi ci pensai su: al diavolo la scuola, i compiti, le lezioni; avrei saltato l'intera giornata.

***
Seduta alla caffetteria del bar cominciai a mangiare a piccoli morsi il mio cornetto fumante; quel giorno il sole splendeva e rendeva tutto - anche la scuola semi-deserta - più bello. Cominciai a leggere le notizie del giornale scolastico: quante cazzate giravano là sopra? < Ti serve dell'altra cioccolata? > domandò una strana voce alla mia destra, fuori dal mio campo visivo; corrugai la fronte ed alzai lo sguardo, domandandomi chi mi potesse fare una simile domanda, quando incontrai l'enorme figura di Chaz che reggeva una caffettiera in mano rimasi quasi... traumatizzata: < Chaz? > domandai < Si mi chiamano così > ridacchiò
< Perchè mi stai offrendo della cioccolata? > continuai a domandare come una ritardata, increspò le sopracciglia, non capendo la mia domanda:
< Forse perchè... è il mio lavoro? > chiese con fare ovvio e con un tono di ironia nella voce, solo in quel momento notai che indossava un grembiule giallo e contornato di verde ed una targhetta con sopra scritto il suo nome, mi battei una mano sulla fronte < Sono una cogliona > ,
scrollò le spalle: < Questo lo sapevo già El > disse ridendo sotto i baffi, gli mostrai la lingua, arricciando il naso: < Simpaticone. > feci acidamente prima di dargli le spalle. Sentì il rumore di un liquido versarsi e, con la coda dell'occhio, vidi Chaz riempire nuovamente la mia tazza di cioccolata;
sentì improvvisamente il suo fiato sul mio collo ed i suoi capelli solleticarmi le orecchie: < Lo offre la casa > mi sussurrò prima di schioccarmi un bacio sulla guancia ed allontanarsi dietro la porta del personale. Guardai la tazza fumante come se mi potesse parlare, o potesse trovare le risposte alle mie domande:
che cosa aveva fatto in tutto quel tempo? E perchè io mi ero mostrata così infantile e simpatica - a modo mio, anche se ero una gran rompicoglioni per tutti - senza ricordarmi i precedenti avvenimenti tra noi due? Non ero affatto coerente.
Quando mi resi conto di aver riscaldato quella sedia per troppo tempo mi diedi una mossa: mi alzai e mi spazzolai i pantaloni pieni di briciole;
< El aspetta! > mi richiamò una voce alle mie spalle quando, con la sacca in spalla, mi avviai verso i corridoi, mi voltai:
< Dimmi Chaz > dissi tranquillamente notandolo corrermi incontro, mi si fermò davanti poggiando entrambe le mani sulle sue ginocchia per riprender fiato
< Ti accompagno a fare un giro > disse e notai che, effettivamente, si era cambiato non indossando più la sua divisa da lavoro.
In quel momento sussultai cercando di rimanere il più tranquilla e normale possibile: < Non credo sia una buona idea Chaz... > < Come amici. Ti prego > mi chiese alzando quegli occhi così luminosi e, sebbene li osservassi così da vicino e sotto una così bella luce, mi resi conto che non mi trasmettevano più i brividi come un tempo, non mi trasmettevano proprio nulla in realtà.

Camminammo per il cortile ed ogni tanto calciavo qualche pietra sul percorso: < Allora... > cominciai cercando di aprire un argomento visto che, fino a quel momento, eravamo rimasti entrambi in silenzio <  Da quanto lavori alla caffetteria? > domandai grattandomi la nuca, fantasia zero Elysabeth
< Oh da un po', ho deciso di fare quel lavoro part-time giusto per arrotondare i conti >
< E con le lezioni? >
< Tutto normale. Stamattina è stato un caso che mi hai trovato lì: il capo aveva urgentemente bisogno che lo sostituissi a lavoro, quindi ho dato forfè in aula >
spiegò con un sorriso divertito, chissà cosa gli balenava per la testa. Ci furono altri secondi di silenzio poi fu il suo turno:
< E tu, stai ancora con... Justin? > annuii distrattamente senza dargli ulteriori notizie, questo mio atteggiamento così taciturno lo mise in difficoltà
< Oh ehm... come procede, allora? > domandò ancora < Male. Soliti problemi da coppia ma non è nulla di grave > spiegai scrollando le spalle, certo Elysabeth perchè in tutte le coppie il proprio fidanzato per poco non compie un omicidio, ovvio; Chaz a quella rivelazione si sentì ulteriormente a disagio:
ipotizzai che non si sarebbe mai aspettato una risposta tanto schietta: < Mi... mi spiace. Sai che sono sempre qui per parlarne El > e si voltò verso di me aprendo le braccia e sorridendomi dolcemente, ricambiai e sfregai una mano contro il suo braccio cercando di infondergli un minimo d'affetto < Grazie > sussurrai presa dai miei pensieri.
Chaz si sedette con me al bordo della fontana e mi osservò lanciare i piccoli ciottoli al suo interno, facendo schizzare l'acqua, ma a nessuno dei due sembrò dar fastidio, < El voglio solo dirti che quella sera sono stato un coglione > se ne uscì di punto in bianco prima di ripiombare nel più assoluto silenzio;
continuai a lanciare i sassi nell'acqua, senza distogliere lo sguardo, < Lo so Chaz. So bene che sei un coglione > risposi acidamente ed accennando ad un sorriso, la cosa non lo rincuorò affatto ma continuai: < Però è acqua passata. L'importante è che adesso sia io che Justin stiamo bene. E poi non ti biasimo tantissimo, insomma, chiunque sarebbe scappato preso dal panico pronto a salvarsi la pelle > e questa volta mi voltai verso di lui sorridendogli in maniera più sincera, sembrò perdersi nei miei occhi, < Tutti tranne Justin. > puntualizzò con un tono strano, schioccai la lingua: < Già. > ammisi alzando la testa verso il cielo ed osservando le nuvole chiare,
lui era diverso da tutto e da tutti, era un pazzo - e non sapevo ancora se positivamente o negativamente - .
Quando i sassi all'interno della mia mano destra finirono mi sentì improvvisamente vuota ed annoiata, così Chaz si chinò sul sentiero e ne raccolse un'altra manciata, porgendomela < Grazie > dissi a bassa voce per non spezzare la quiete del cortile, in risposta lui annuì con il capo, < E' bello essere amici, Chaz > esternai sinceramente, tornando a concentrarmi sulla fontana e sul mio infantile sport, campionessa di tiro dei sassolini: Elysabeth Warren!
Lo sentì ridacchiare in modo nervoso e scuotere la testa, incarnai le sopracciglia: < Cosa c'è? > domandai, si leccò le labbra: < E' che non siamo amici El. Non potremo mai esserlo fino a quando tu mi piacerai ancora > spiegò con tranquillità; i sassolini mi caddero man mano nella fontana, mentre il mio sguardo si perdeva in quello del ragazzo davanti a me: < Io sto con Justin. > dissi semplicemente in modo duro, come poteva fare certe uscite sapendo che ero fidanzata? < Lo so, lo so ma non posso farci nulla. Ma io ci sono stato da prima di lui El. > mi ricordò con sguardo rimprorevole, alzai entrambe le sopracciglia
< E quindi? C'eri, non ci sei più, non ci sei più da un bel po' di tempo. > risposi acidamente sperando che il mio tono così aspro gli facesse dare una calmata con certe insinuazioni. Il ragazzo si alzò, stiracchiandosi e spazzolandosi i pantaloni: < Elysabeth io non sono nessuno per dirlo ma Justin non è una persona affidabile- > < Hai ragione non sei nessuno per dirlo. > lo interruppi fulminandolo con lo sguardo, rimanendo ancora seduta,
se pensava che mi sarei incamminata con lui si sbagliava di grosso < Andiamo perchè lo neghi? Lo difendi? Hai visto dove si è andato a cacciare? Oramai nella scuola non si parla di altro! >
< E perchè ascolti le dicerie della gente?? >
< Perchè sono vere!- >
< Tu non lo conosci! Come puoi dire che sono vere!? >
stavamo pian piano alzando il tono, entrambi, < Svegliati Elysabeth! Lo conosco meglio di te! Eravamo nello stesso gruppo da piccoli, eravamo nello stesso giro! Lui mi chiamò qui, lui mi chiese di tornare per rimediare alle sue puttanate! > urlò senza darsi una regolata; cominciai a rielaborare le ultime frasi: Chaz e Justin si conoscevano da tempo? Anche Chaz era in quel giro?
Justin lo aveva fatto tornare alla scuola?.... ma che cazzo.... < Tu spacciavi droga? Lo conoscevi da tempo? Sei tornato con me perchè te l'ha chiesto lui?.. > domandai shockata ed abbassai automaticamente il tono della voce, quasi in un sussurro < Non spacciavo io direttamente. Il nostro gruppo lo spacciava e Justin amministrava bene tutto quel traffico. Poi entrambi dammo Forfè e ce ne andammo da quello schifo; poco dopo conobbi te e beh... poi me ne andai come ben sai. > spiegò in maniera fredda < E perchè sei tornato? > chiesi,
< Perchè Justin mi chiamò allarmato, terrorizzato. Mi disse che stava torturando una ragazza contro la sua volontà e solo io che ero stato vittima di bullismo potevo starti vicino- >
< Tu sei tornato con me perchè te l'ha chiesto lui!? >
chiesi sconvolta alzando la voce e strozzandomi con la mia stessa saliva, Chaz portò le mani avanti e con i palmi aperti mi fece segno di calmarmi: < Non farti troppi film! Non è assolutamente vero! Lui mi aveva chiesto di starti vicino, all'inizio non sapeva nemmeno ci conoscessimo e che fossi la mia ex! Tutto quello che è avvenuto dopo è stato un fuori programma. Io sono tornato con te perchè ti amavo > concluse pacatamente; presi un respiro profondo e mi portai una mano alla fronte sentendola scottare
< Portami in camera Chaz, non mi sento bene > lo supplicai con voce flebile e chiudendo gli occhi, sentendomi la testa girare.

*Justin*

Battei ritmicamente il piede per terra, aspettando che la campanella di fine lezioni suonasse; non volevo far altro che cercare Elysabeth visto che quella mattina non si era presentata a lezione. Erano 5 giorni che non la vedevo, che non le parlavo, ma la sua chioma nei corridoi riuscivo sempre ad intravederla ogni mattina e la cosa mi rasserenava, stai diventando un cazzo di stalker Justin. Finalmente il trillo della campanella rimbombò nell'istituto e scattai in piedi afferrando la sacca che avevo accuratamente riordinato già da 5 minuti; scivolai tra gli studenti che cominciavano già ad ammassarsi come caproni verso la porta e me ne tirai immediatamente fuori, catapultandomi nei corridoi che si stavano velocemente ripopolando.
Diedi una veloce occhiata alle porte della mensa,già spalancate ed all'ala ancora deserta, pronta ad ospitare tutti quegli animali affamati, scossi la testa: avrei approfittato di quel tempo per cercare Elysabeth e dirigermi in camera sua,
sebbene avessimo litigato era ancora la mia ragazza ed aveva bisogno di me - o io di lei, credo più questo. - .

(...)
Quando mi ritrovai davanti alla sua porta - ovviamente chiusa- cominciai a chiedermi cosa le avrei detto:
Hey ciao come stai?
No, troppo naturale
Come stai piccola?
Troppo arrogante
Perchè non sei venuta a lezione??
No, troppo invadente;
sospirai: ero negato anche in quel tipo di cose, erano davvero scarse quelle che mi riuscivano decentemente.
Mi decisi e bussare ed immediatamente cominciai a dondolarmi sui talloni nell'attesa, fissandomi la punta delle scarpe rovinate. Sentì dei passi pesanti avvicinarsi alla porta ed il cuore cominciò ad accellerare il suo battito; solo quando la porta si schiuse completamente decisi di alzare lo sguardo,
il mio sorriso ebete si spense appena, al posto di Elysabeth, incontrai la figura spaventata di Chaz:
< Che cazzo ci fai qui!? > abbaiai.





Ciao bellezze!Allora questo capitolo l'ho fatto piuttosto lungo amatemi(?)
Cigarette è scesa(o salita?mi confondo,lollino) alla 12esima posizione, piango troppo, grazie di tutto.
Grazie tutti quelli che nonostante i capitoli numerosi,come ho già detto, continuano a leggere cigarette anche dall'inizio, grazie ancora.
Sinceramente non so quando far concludere la prima serie di Cigarette (si,tranquilli,oramai è deciso che ce ne sarà una seconda dsodsfdno)
se tra pochi capitoli o intorno ai 40, deciderò più in là.
Scusate per il ritardo,so quanto sia snervante aspettare una fan fiction,mi spiace ma oggi inoltre mi sono finalmente concentrata su Fire Under The Rain
e,a proposito, sto per aggiornare,questione di minuti e se volete leggerla è questa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1634676
(E' sui One Direction)
Mentre, se vi state annoiando e volete leggere qualcosa anche di veloce su Justin vi linko la One Shot che scrissi tempo fa:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1157564&i=1

Ok,credo di aver concluso per adesso, continuerò dopo 18 recensioni
grazie di tutto ah e sappiate che leggo tutto tutto tutto tutto ciò che mi scrivete, io sul serio spero non vi dia fastidio il fatto che non rispondo,
se ci tenete posso mettermi anche adesso a rispondere alle utime recensioni ma il punto è che diventerei monotona
e rischierei anche di saltare qualcuno per sbaglio e mi dispiacerebbe. Sono ai vostri ordini(?)
dfodsfnfsdofdn evaporo,vado ad aggiornare FUTR, love u!.

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Capitolo 32
*** Capitolo 32. ***


< Io...Io... > Chaz cominciò lentamente ad indietreggiare permettendomi di entrare nella camera; chiusi con un calcio la porta alle mie spalle avanzando verso quel bastardo:
< Cosa cazzo ci fai nella camera della mia fottuta fidanzata!? > domandai evidenziando ogni parolaccia
< Me ne stavo andando.. > balbettò guardandosi intorno ma la sua affermazione così evasiva non fece altro che innervosirmi: lo afferrai per il maglione avvicinandolo pericolosamente a me: < Ti sto per uccidere Somers. > sussurrai piantando i miei occhi nei suoi e vidi le sue pupille dilatarsi e restringersi velocemente. Sentii il rumore di una porta spalancarsi ed una voce femminile richiamarmi velocemente ma non le detti peso, < Io ti faccio saltare in aria la testa! Oggi forse è la volta buona! > sbraitai scuotendolo come se fosse un giocattolo e lo mollai lasciandolo cadere ai piedi del letto, questa volta Elysabeth tuonò: < Justin smettila e non fare altre cazzate! > , mi voltai verso di lei: si reggeva con una mano allo stipite della porta del bagno e, non so come, capii che aveva fatto un enorme sforzo ad urlarmi contro con una tale forza; < Cosa ci fa lui qua. > domandai abbassando il tono ma tenendolo sempre autoritario ed incazzato nero, puntai un dito contro a Chaz che intanto si stava rialzando < Oh ma sta zitto > farfugliò El portandosi una mano in fronte e chiudendo gli occhi:
< Sai solo peggiorare le cose, vero Bieber? > continuò aprendo una palpebra e fulminandomi con lo sguardo, ma cosa... < Chaz aiutami, ho bisogno di sedermi sul letto > ed immediatamente quel lurido cane le scattò accanto afferrandole la mano tesa nel vuoto e guidandola, lentamente, verso il materasso.
Quando la ragazza si accomodò decisi di poter parlare nuovamente: < Elysabeth te lo chiedo per l'ultima volta: cosa ci facevi con Somers in camera tua. >
< L'ho incontrato in caffetteria, stamattina- >
< Non sei andata a lezione per andarlo a trovare in caffetteria!? >
< No razza di idiota! Non sono andata a lezione perchè qualche tuo amico mi ha fatto una visita che mi ha fatto perdere tempo! >
ed accentuò quel "tuo" facendo ricadere la colpa di tutta la situazione su di me, sebbene non sapessi di che cazzo stessimo parlando. Rimasi un minuto in silenzio cercando di capire a chi si riferisse poi, come un'illuminazione, mi resi conto che l'unica persona che poteva esseresi catapultata senza preavviso nella camera di Elysabeth fosse stata Mark, < Oh.. > farfugliai tra me e me ma evidentemente sentì anche lei:
< Già. QUINDI, stavo dicendo, ho deciso di prendermi un giorno di "vacanza" e sono andata a fare colazione in caffetteria. Lì ho incontrato Chaz ed ho scoperto che ci lavora da poco > appunto personale: aggiungere "ci lavora Chaz Somers" alle motivazioni per le quali non andare in caffetteria;
< Chaz mi ha raccontato cose che tu prima di adesso non mi avevi mai riferito. > continuò aspettandosi una mia reazione, corrugai le sopracciglia guardandoli entrambi:
< Che cosa diamine avrebbe dovuto dirti di nuovo? > El scrollò le spalle: < Oh non so, che magari vi conoscevate da tanti anni? O che eravate nello stesso giro? O ancora che lui è tornato in questa scuola perchè doveva aggiustare i casini che tu avevi combinato con me!? > domandò retoricamente sapendo già che quelle argomentazioni erano più che valide; mi portai una mano tra i capelli: ora ero davvero nella merda < Erano cose passate El. Perchè dovevo parlarti di cose che ti avrebbero fatta stare nuovamente male?- >
< Perchè fanno parte della mia vita Justin! Perchè erano pezzi mancanti che rimanevano sempre nel dubbio, perchè sono cose che parlano del tuo passato e a quanto pare del tuo presente. >
sospirai pesantemente rendendomi conto che, in qualunque modo, lei sarebbe riuscita ad aver ragione;
osservai intensamente Chaz che ci osservava in silenzio, la sua presenza mi irritava. Elysabeth seguì il mio sguardo ed arricciò le labbra: < Chaz ti dispiacerebbe lasciarci soli? > domandò educatamente ma era chiaro che anche a suo parere doveva togliersi velocemente dalle palle; Chaz in maniera impacciata e veloce raccolse il suo zaino: < Ma certo, si, ok, ci vediamo El va bene?. > No che non va bene; rimase per un attimo nel dubbio se lasciarle un bacio sulla guancia oppure no poi fece la cosa migliore per la sua incolumità: le rivolse un semplice cenno della mano e scappò via, lasciandoci finalmente soli. 
Cominciai a sentire la stanchezza della camminata fatta velocemente quella mattina per arrivare davanti alla sua camera, quindi decisi di accomodarmi sulla sedia posta vicino alla scrivania: la trascinai davanti al letto e, volandola con lo schienale verso il materasso mi accomodai poggiando i gomiti sullo schienale: < E quindi dal parlare di quei fatti siete arrivati in questa camera, eh? > chiesi in maniera pungente leccandomi le labbra, la ragazza alzò un sopracciglio, < Che c'è, hai deciso di dargli una "ricompensa" per la sincerità? > continuai a stuzzicarla, questa volta il suo sguardo si fece omicida ed assotigliò gli occhi: < Ti conviene finirla con queste battutine del cazzo. > sbuffai e guardai fuori dalla finestra:
< Sei permalosa >
< Sei un coglione >
rispose altrettanto acidamente dedicandomi un sorriso assolutamente ironico, < E comunque, caro il mio genio, la notizia mi ha così sconvolto che sono mezza collassata nel parco e Chaz mi ha portato di urgenza qua. Tutto qui. > la guardai con la coda dell'occhio:  dovevo imparare a starmene più zitto ed a lasciar finire di raccontare prima di sparare troppe minchiate. Finalmente mi decisi a guardarla negli occhi, sembrava quasi divertita: < Cosa hai da sorridere? > domandai sbuffando, scrollò le spalle < Niente, mi diverte vederti in difficoltà. Stai guardando ovunque tranne che me e tutto per non dirmi un semplice "scusa" >
< Scusa, okay? >
sputai fuori e mi sentì stranamente meglio. Elysabeth si alzò dal letto venendomi incontro, alzai lo sguardo per osservare il suo viso: era così bella, prese il mio viso tra le mani e si chinò per baciarmi < Non permetterei mai a nessun ragazzo di entrare in questa camera se non a te > sussurrò prima di tornare a sedersi sul materasso,
dovetti battere le palpebre più volte prima di rendermi conto dell'accaduto: in quei giorni mi era mancata come l'aria.
Mi alzai di scatto facendo accappottare la sedia per terra, poi mi fiondai sul letto.

*Elysabeth*

Sentii il suo corpo sul mio, i miei pensieri in quel momento erano un qualcosa di poco casto: le sue labbra divorarono le mie e la sua lingua picchiettò sulla mia dentatura chiedendo un più libero accesso, accesso che ricevette subito dopo. Le mie mani scivolarono oltre il suo collo tra i suoi capelli, anche se sapevo quanto quella cosa gli desse fastidio. Sentì le sue mani scivolare lungo i fianchi ed alzarmi senza troppe preoccupazioni i lembi della maglia, inarcai la schiena permettendogli di farlo più velocemente. Le sue labbra cominciarono a scendere: prima la mandibola, poi il collo - sul quale lasciò una visibile traccia- poi l'addome scoperto; cercai di non contorcermi in preda al formicolio che le sue labbra calde provocavano a contatto con la mia pelle ma ipotizzai di essere alquanto ridicola. Justin lasciò un piccolo morso sul fianco facendomi lanciare un urlo eccessivamente acuto < El sei un'oca > ridacchiò rimanendo chino sul mio corpo e guardandomi con quei suoi occhioni color caramello, contornati dalle lunghe e nere ciglia ma mi limitai a poggiare nuovamente la testa sul cuscino senza degnarlo di una risposta. Justin risalì verso di me tornando all'altezza del suo viso e le sue mani spostarono le lunghe ciocche di capelli che mi erano cadute nuovamente sul viso, poi prese a darmi una serie di veloci ed interminabili baci a stampo, < Justin > provai a dire tra uno e l'altro cercando di fermarlo e di riprender fiato ma questo non fece altro che divertirlo, potetti sentire il suo sorriso sulle mie labbra, < Odio litigare con te > sussurrò accarezzando il mio fianco,annuii: < Ti fai troppi film >
< Voglio solo che lui ti stia il più distante possibile, non è il tipo che si accontenterebbe di averti solo come amica >
< Mi ha perso già una volta Justin, in realtà due se calcoliamo qualche anno fa. >
< Anche io ti ho persa una volta, ciò significa che io non posso più stare con te? >
chiese basilarmente tranquillo, strofinando il suo naso contro il mio ma potetti sentire, avendo i nostri petti l'uno vicino all'altro, il suo cuore accellerare; mi morsi il labbro vergognandomi a prescindere della rispostare che gli stavo per dare: < Tu non mi hai mai persa. Nemmeno per un attimo. > buttai fuori tutto d'un fiato prima di fiondarmi sulle sue labbra per evitare l'imbarazzo.
La sua mano scese velocemente all'altezza dei miei jeans ed inserendoci un pollice all'interno li fece scendere il necessario per farmi sentire a disagio, la sua mano sfiorò la mia intimità da sopra al tessuto dell'intimo. Chiusi istintivamente la gambe, ma Justin non sembrò scomporsi più di tanto: cominciò a massaggiare il mio internocoscia risalendo molto lentamente e facendomi rilassare i muscoli < El non ti farò male > sussurrò riavvicinandosi pericolosamente al mio centro; presi un respiro profondo e decisi di fidarmi di lui - come sempre, oramai- e gli permisi di accarezzarmi nuovamente. Questa volta la sua mano scivolò all'interno ed il suo indice cominciò a stuzzicare la mia entrata, inserì improvvisamente un dito all'interno e mi dovetti portare una mano alla bocca per non urlare, era una cosa praticamente nuova per me. Sentivo il respiro di Justin sulle labbra, sentii il secondo dito infilarsi all'interno ed ebbi il terrore che potesse farmi male pertanto nascosi il mio viso nell'incavo tra il suo collo e la spalla, cercando protezione; sentì i movimenti delle sue dita fermarsi: < El? > domandò < Mh > mugugnai rimanendo incollata al suo corpo e con il viso nascosto < Vuoi che smetta? > domandò quasi deluso, sapevo bene quanto, arrivati ad un certo punto, certe esperienze andassero fatte e poi non poteva mica essere la fine del mondo no? < No. > dissi < El non mi fido della tua parola, scusa > e così dicendo lo sentì lentamente allontanarsi dal mio corpo;
in quel momento capì che non ne valeva la pena di tornare indietro e che dovevo semplicemente lasciarmi andare, quindi mi aggrappai alla sua schiena impedendogli di estrarre le due dita dal mio interno: < Justin, continua. > ordinai cercando di apparire il più sicura possibile ma la mia sembrò quasi una supplica.
Dopo un attimo di incertezza il biondo mi fece ristendere nuovamente sul letto, accarezzandomi il volto con la mano libera, poi tornò a pompare con l'indice ed il medio nella cavità. Cominciai a sentire una sensazione conosciuta ma distante al basso ventre e prese il posto del disagio; mi lasciai trasportare dai movimenti del ragazzo sopra di me e coordinai, anche se con parecchia difficoltà, i miei respiri con i suoi. Cominciò a stimolare il mio clitoride con il pollice, quasi spazientito < Vieni El > mi disse con voce roca e sebbene fossi consapevole di esserci vicina qualcosa mi impediva di liberarmi di quella sensazione opprimente. Cominciai a respirare con la bocca aperta, quasi alla ricerca di aria ed i suoi movimenti diventartono più veloci e profondi < El liberati, non aver paura > continuò, premette le sue labbra contro le mie e così racchiusa con lui capì di essere al sicuro, di non avere al mio interno -anche se solo in minima parte- uno sconosciuto, ma Justin, il mio ragazzo, il mio Justin. In quel momento i suoi movimenti si fecero più completi se non complessi ed andarono a stuzzicare parti che nemmeno io sapevo potesse provocare così tanto piacere. Inarcai la schiena assicurandomi però di avere le labbra di Justin ancora vicine alle mie, quando capì di stare finalmente venendo serrai gli occhi e repressi quella voglia di urlare in un bacio.

Justin scivolò velocemente via da me, baciandomi la fronte: < Sei stata brava piccola > mi disse prima di alzarsi dal materasso, perchè la prendeva come un'interrogazione di matematica? lo vidi dirigersi nel bagno ed aprire il getto dell'acqua per sciacquarsi le mani:  < E comunque > mi richiamò a voce alta osservando il letto in lontananza dal riflesso dello specchio < Non hai ancora provato niente, babe > e così dicendo strizzò l'occhio. Roteai gli occhi al cielo ed affondai il viso nei cuscini prima che le guance mi diventassero color porpora.
Sentii il mio telefono vibrare sul comò per poi illuminarsi facendo partire la suoneria; tastai l'intero ripiano senza alzare la testa dal cuscino e quando finalmente afferrai il telefonino aprii la chiamata senza badarmi del mittente: < Pronto? > domandai con voce allegra fissando il soffitto, ci fu un minuto di silenzio e cominciai a pensare che fosse caduta la linea - o che fosse un maniaco, dipende dai punti di vista- poi una voce maschile dall'altro capo del telefono rispose: < Elysabeth... > soffiò più a se stesso che a me, dal suo tono sembrava incredulo,
che cazzo mi aveva chiamato a fare allora? Ci misi un po' per associare quella voce lontanamente familiare ad un viso amico, ma quando finalmente ci riuscii dovetti stringere doppiamente la presa sul telefono per evitare che mi cadesse dalle mani: < Papà? > domandai e quel semplice nome servì a far affacciare Justin dal bagno, incuriosito,
< Si sono io... ommiodio, come stai? > adesso bene, ma non grazie a voi
< Bene, grazie. >
< Da quanto non ti vediamo piccola mia... >
< Io vi ho cercato. >
ricordai acidamente, avevo lasciato loro tipo 10 messaggi in segreteria tempo prima, sperando che mi richiamassero o mi venissero a prendere da quell'inferno che era diventata la Quoter, ma invano; < Oh si lo so, lo so bene piccola ma non potevamo chiamarti- > < Per tanti giorni, settimane, mesi di fila!? > < E' complicata la situazione Elysabeth > < Ed allora perchè diamine mi hai chiamato?? > cominciai ad alzare il tono della voce, vidi Justin poggiarsi allo stipite della porta per osservare la scena da lontano, < Volevo parlarti di una cosa importante e ti prego di ascoltarmi perchè non è una cosa facile da dire e spiegare. > rimasi in silenzio acconsentendo, quindi lo sentì cominciare: < Quando tu andasti via, alla Quoter High School io e tua madre decidemmo finalmente di intraprendere un percorso duro, triste sperando di riuscire ad uscire dal tunnel > la sua frase non aveva elementi sufficienti per capire di cosa stesse parlando, stava delirando < Ma i risultati di questi percorsi, nonostante i prezzi alti, i sacrifici non sono mai arrivati in questi anni e noi abbiamo deciso di smetterla. Abbiamo fatto il possibile ed io continuo a farlo ma tua madre ha deciso di darci un taglio con questa storia- > < Papà mi hai detto di non interromperti, lo so e perdonami, ma non capisco di cosa tu stia parlando. > lo sentii prendere un respiro profondo: < In questi anni tua madre ha affrontato un'intensa Chemioterapia ed io con lei, ma non ha funzionato e le sue condizioni peggiorano. Tua madre ha un tumore ai polmoni. > sparò fuori, senza troppi giri. Per fortuna mi ritrovai seduta sul letto altrimenti sarei collassata nel bel mezzo della stanza, la testa cominciò a girarmi e la percezione dello spazio divenne strana, troppo lontana se non assente, il tempo sembrò bloccarsi e la voce di mio padre dall'altro capo del telefono sembrò ovattarsi, mi richiamarono più volte dall'altro capo del telefono ma decisi di non rispondere, di rimanere in silenzio a ricollegare i pezzi del puzzle: mia madre ha il cancro, la chemioterapia non funziona, mio padre mi chiama di botto, forse mamma è morta allora... niente, 0, neanche così riuscivo a ragionare in maniera limpida, dovevo partire da un qualcosa risalente a parecchio tempo prima: Mi chiamo Elysabeth Warren. frequento da 4 anni la Quoter High School. I miei genitori mi lasciarono partire senza problemi. Non ho avuto loro notizie fino ad oggi in tutti questi anni. Mio padre mi ha chiamato dicendomi che mia madre ha il cancro. Mia madre affronta la chemioterapia da 4 anni, quindi dal periodo della mia partenza. Ciò significa che loro sapevano tutta questa storia ancor prima che io partissi. Improvvisamente cominciai a seguire il filo logico delle cose con più facilità e mi venne voglia di urargli contro: io ero rimasta all'oscuro della situazione per 4 anni! < Mi avete nascosto il cancro di mamma per 4 anni!? > urlai alzandomi sulle ginocchia, facendo cigolare le molle del letto;
alla parola "cancro" Justin si mise dritto sulla schiena, ascoltando attentamente la mia discussione al telefono,
< Abbiamo scoperto questo cancro da 6 anni, quando tu avevi 9 anni ed a 11 abbiamo deciso che la Quoter era la scelta migliore: tu saresti diventata indipendente, avresti sempre avuto i nostri sostegni economici, avresti studiato in una buonissima scuola e noi avremmo potuto effettuare il percorso della chemioterapia senza farti preoccupare o traumatizzarti >
< Beh notizia dell'ultimo minuto papà: mi avete fatto preoccupare e mi avete traumatizzato! >
< Ora sei abbastanza grande da- >
< Da cosa papà!? DA COSA?? DA ESSERE VOSTRA FIGLIA? >
stavo letteralmente urlando ad un telefonino,
< Elysabeth calmati. > mio padre riacquistò immediatamente il suo impeccabile autocontrollo
< Non ti ho chiamato per litigare- >
< Beh ci sei riuscito ugualmente. >
< Ti ho chiamato, dicevo, perchè tua madre ha deciso di finire la chemioterapia. In questi anni ho speso tutto ciò che avevo, ho lavorato il doppio per lei e non me ne pentirò mai ma i costi adesso sono diventati troppo elevati e dall'inizio lei non fa che aggravarsi... vuole stare un po' con te, ecco perchè vogliamo venire a trovarti >
rimasi in silenzio rielaborando il suo messaggio indiretto: mamma stava morendo, non c'erano più possibilità per lei se non credere e sperare in un miracolo, ed io avevo poco tempo per vivere i miei momenti madre-figlia con lei, ma non era di certo colpa mia cazzo, loro me li avevano sottratti, nascosti 4 anni prima.
Mi leccai le labbra, nervosa e guardai nella direzione di Justin: i suoi occhi erano confusi, preoccupati, ma nel colore delle sue iridi riuscii a ritrovare un po' di serenità
< Vi aspetto. > risposi semplicemente a mio padre < Sono felice che tu dica questo Elysabeth. Verremo tra 3 giorni > la sua voce era più serena, quasi allegra ma la notizia data con così breve preavviso adesso mi aveva terrorizzata: 3 giorni!? Solo 3 fottuti giorni e li avrei rivisti in chissà quali condizioni!? < Va bene, ciao. > tagliai corto chiudendo immediatamente la chiamata e buttando quasi spaventata il telefono sulle coperte, lontano da me.

*Justin*

La vidi scaraventare il telefono dall'altra parte del letto e raggomitolarsi su se stessa, capii di potermi avvicinare quindi avanzai lentamente verso di lei e mi accomodai al bordo del letto, facendomi piccolo piccolo per non darle fastidio ed osservando le sue braccia ed i tremiti del suo corpo mi resi conto che stesse piangendo; circondai con un braccio il suo corpo e l'avvicinai a me, lasciandole un bacio tra i capelli e poggiando la mia guancia sulla sua nuca: cosa potevo dire?
Nulla Justin ti devi solo stare zitto per una buona volta.
Alzò il volto ed osservai il suo profilo: il naso piccolo arrossato, gli occhi rossi e gonfi il cui color mare, tuttavia, rimaneva sempre impeccabilmente perfetto, le gote accaldate ed i capelli arruffati, < Mia madre... > cominciò singhiozzando ed asciugandosi con i polsi le lacrime, < Mia madre ha un tumore Justin, ha un tumore e sta morendo. > sbottò guardandomi distrutta e mi sentii inutile, perchè nemmeno quella volta potevo salvarla da se stessa.

Nei due giorni seguenti vidi Elysabeth ben poco, solo di sfuggita nei corridoi o all'ora di pranzo ed era ovvio che quel poco tempo a disposizione non mi bastava, ma ero consapevole del fatto che avesse bisogno di stare da sola. Il giorno seguente sarebbero arrivati i suoi genitori, sapevo solo questo e la sua ansia era in qualche modo anche la mia: mi sarei dovuto presentare? Li avrei mai visti in quei giorni di permanenza? El mi avrebbe presentato o era meglio che io me ne rimanessi in un angolino? Decisi di non pensarci e quando vidi la sua lunga chioma farsi spazio tra gli studenti che si dirigevano in mensa per la pausa pranzo accattonai tutte le preoccupazioni in un posto distante.


*Elysabeth*

In quei giorni i miei rapporti con Justin furono davvero scarsi, ci sentivamo spesso per telefono e durante l'ora pranzo ma, per quanto mi sforzassi, non riuscivo a ritagliarmi del tempo per noi due: la paura, l'ansia per l'arrivo imminente dei miei genitori mi stava uccidendo. Quella sera mi rintanai sotto le coperte, il display del telefono si illuminò: un nuovo messaggio.
Justin: Domani arrivano i tuoi genitori, come ti senti?
sorrisi rendendomi conto di quanto la mia "battaglia" fosse anche la sua, digitai la mia risposta:
Risposta: Non sto di certo tranquilla. Spero solo di non avere brutte sorprese
Justin: Cosa potrebbe mai accadere di nuovo? Peggio di così credo non possa andare El
Risposta: Sei inquietante ma nello stesso tempo rassicurante, grazie eh.

Justin: Di niente babe, lol
Non gli risposi, intenta a riordinare i libri per il giorno dopo, Justin mi inviò un nuovo messaggio:
Justin: Comunque se le cose dovessero mettersi ancora peggio se vuoi ti presto la pistola ;)
Risposta: ...Ok è meglio eliminare la conversazione dal telefono.
conoscendolo, immaginai stesse ridendo sul serio nella sua cameretta.
E conoscendo me stessa, sapevo che avrei pagato di tutto pur di poterlo vedere con i miei stessi occhi in quel momento.




TADAAAAAAAAAAAAAAN,
Okay okay devo scappare,scusatemi scusatemi scusatemi ma per chi non lo sapesse ho rotto il pc sul quale erano salvati tutti i capitoli, quindi sto usando quello di mio fratello.
Avevo scritto tantissimo sull'altro pc ed ero in attesa che fosse riparato ma a quanto pare i miei si sono dimenticati di prendere il pezzo di ricambio ed immagino se ne dimenticheranno per ancora parecchio tempo.
Ho dovuto fare le ore piccole per riscrivere tutto decentemente e spero di esserci riuscita, se non sono riuscita a trasmettervi nulla in questo capitolo che trovo anche complesso, come argomentazione, perdonatemi.
Parlando della parte mlmlml: non sono il tipo, lo sapete, mi vergogno ma so che ogni tanto ci vuole e non ve le negherò di certo queste scene lol ma ci ho messo tanta forza di volontà, mi sentivo una maniaca mentre lo scrivevo. Ciao Mona te lo dedico :**.
L'idea di lasciare quel capitolo sul computer di mio fratello mi ha terrorizzato fino ad ora ma adesso posso eliminarlo*stelline*
Anyway(ECCOLO) sono felice di aver aggiornato, scusate scusate e scusate ancora per il ritardo ma non era mia intenzione, la tecnologia mi odia anche perchè ho rotto ANCHE il telefonino lollino.
Mh, non ho niente da dire, spero vi sia piaciuto. Vi amo tanto, ora scappo! Mel.
yaw continuerò dopo 18 recensioni, vi amo tantissimo lalala

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Capitolo 33
*** Capitolo 33. ***


Alla terza ora scolastica del giorno seguente mi ritrovai intrappolata nell'aula di biologia, osservai un'altra volta la lavagna ricca di scritte: che cazzo è sta roba.
Qualcuno bussò alla porta dell'aula facendo girare tutti i presenti, il bidello si affacciò scrutando ogni banco, poi si soffermò indeciso sul mio volto:
< Warren? In presidenza > wtf...
< Cosa ha fatto? > domandò prontamente l'insegnante saettando lo sguardo da me al collaboratore scolastico, quest'ultimo scrollò le spalle: < Non lo so, il preside ha richiesto la sua presenza in ufficio > aspettai che il professore mi facesse cenno con la testa di uscire poi ripresi il mio materiale, mi caricai la sacca in spalla e seguì l'uomo bassoccio fuori dall'aula.
Arrivati davanti alla porta dell'ufficio il bidello mi fece cenno di bussare: < Entra da sola > mi disse prima di alzare i tacchi ed uscire dalla segreteria, gentilissimo grazie. Bussai ed immediatamente sentii un "Avanti" proveniente dalla stanza; abbassai la maniglia ed entrai a sguardo basso, osservandomi le scarpe, < Oh signorina Warren, la stavamo aspettando! > mi salutò il preside con un tono assolutamente felice, gioioso; alzai il viso incarnando- confusa - le sopracciglia, e fu proprio in quel momento che vidi loro due: lui con i capelli perfettamente pettinati e le basette ai lati del volto perfettamente simmetriche, le labbra sottili e gli occhi marrone- verde contornate dalle corte ciglia nere;
indossava un abito elegante e sembrava piuttosto tranquillo. Lei, invece, seduta al suo fianco era molto più pallida di quel che ricordassi, gli occhi azzurri contornati da due profonde e viola occhiaie, le labbra carnose perfettamente idratate e curate lasciate tuttavia nude, prive di qualsiasi rossetto sgargiante che ne esaltasse le dimensioni, nonostante fosse il chiaro ritratto della stanchezza il suo sorriso trasmetteva un tranquillità, sicurezza, disarmante. Erano entrambi rimasti essenzialmente uguali, escluso il fatto che gli anni - e la situazione- li avessero resi più stanchi; dovetti reggermi al pomello della porta per non cascare per terra: < Mamma. Papà. > sussurrai guardandoli incredula.
Il preside rise osservando la mia reazione, che cazzo ti ridi!?  Battei due o tre volte le palpebre, giusto per non farle atrofizzare, < Prego signorina, si accomodi > mi invitò l'uomo dopo essersi ricomposto, mi indicò una sedia al centro dei miei genitori ed immaginai fosse stata aggiunta appositamente per me; annuii grata ed in due grandi passi raggiunsi la sedia.
Mi accomodai e guardai i miei genitori: da vicino mi sembravano ancora più inverosimili, volevo abbracciarli, piangere, stritolarli ma non potevo farlo per il semplice fatto che mi sentivo tradita, fuori dalla famiglia. Il preside osservò, con i gomiti poggiati sulla scrivania ed il mento sui palmi delle mani, l'adorabile quadretto: < Sono felice che siate potuti venire a trovare vostra figlia, fa sempre piacere incontrare le famiglie dei nostri studiosi alunni >, alzai un sopracciglio: era ovvio che quello non era un elogio a me - io ero tutt'altro che un'alunna modello, dai- bensì alla sua scuola. Mio padre sorrise cortesemente, poi si alzò: < Grazie mille per l'ospitalità signor preside, non ruberemo Elysabeth a nessuna lezione della scuola, la verremo a trovare ogni pomeriggio, spero non sia un problema > e così dicendo tese la mano verso l'uomo pelato seduto dall'altro lato, < Nessun problema Dottor Warren. Arrivederci signora, signorina > ci salutò infine.

*Justin*

< Non bastano questi soldi per pagare il tuo ordine. > dissi ributtando la mazzetta al ragazzo di fronte a me, odiavo essere preso per il culo: se volevi la droga dovevi pagarla a prezzo intero, senza troppe prese in giro. Questo cominciò ad allontanarsi lentamente ed in modo furtivo: < Oh si, dobbiamo aver dimenticato gli altri soldi in camera > biascicò incitando i suoi due compagni a darsela a gambe ma Tom e Christian  li bloccarono il passaggio: < Andate da qualche parte? > domandò ironico Tom mostrando la sua dentatura perfetta; non so ne come, ne cosa, ne quando accadde ma Tom fu spinto al suolo da un forte pugno sullo zigomo, afferrai il ragazzo con il quale stavo inizialmente trattando:
< Come cazzo vi permettete di venire nel vicolo 13, senza pagare e di scatenare una rissa?? > ringhiai mentre i miei due compagni incassavano facilmente i colpi di quei due idioti, restituendo loro pugni molto più potenti. Il ragazzino tra le mie mani cominciò a tremare e cominciai a pensare di poter mollare un attimo la presa sul suo maglione, scelta sbagliata: questo mi rifilò immediatamente un gancio nello stomaco, facendomi chinare su me stesso alla ricerca di aria, poi un' altro sullo zigomo < Figlio di puttana > ringhiai sputando un po' di sangue prima di fiondarmi su di lui, ribaltando la situazione: la sua corporatura era più esile rispetto alla mia pertanto riuscì a portare le mie ginocchia ai lati del suo bacino e a sovrastarlo:
< Ti concerò così male che neanche i tuoi professori riusciranno a riconoscerti > gli dissi prima di tartassargli, in maniera alterna, il viso di pugni e schiaffi; la sua guancia cominciò ad assumere un colore violaceo ed il suo occhio destro cominciò a gonfiarsi, alzai lo sguardo per vedere come se la stessero cavando Tom e Christian: loro due erano in perfette condizioni, a differenza delle loro due povere vittime. Quando decisi di averlo menato abbastanza mi alzai in un balzo lasciandolo steso lì, gli diedi un piccolo calcio incitandolo a contorcersi dal dolore: < Fatevi vedere ancora da queste parti e vi giuro che non vedrete più il sole battere. > avvisai i tre stesi per terra, poi sputai su uno dei suoi compagni e li vidi strisciare fuori dal vicolo imprecando.

Tornai in camera e mi catapultai immediatamente nel bagno, sperando che con un po' d'acqua fredda lo zigomo assumesse una forma ed un colore più naturale, ma non ci speravo neanche più; mi guardai allo specchio: zigomo violaceo e gonfio, labbro inferiore leggermente spaccato ma per il resto ero intatto, ringraziai mentalmente Tom e Christian: senza di loro sarei stato massacrato di botte da 3 persone contro 1.
Tom e Christian erano dei miei vecci amici che, anche in passato, si erano rivelati abili nell'aiutarmi con le vendite e lo spaccio nel vicolo 13; mi fidavo di loro ed a quanto pareva sembrava che avessi fatto la scelta giusta rivolendoli con me. Sentii qualcuno bussare alla porta della mia camera, mi asciugai velocemente il viso e corsi ad aprire: Elysabeth aspettava sul ciglio della porta con gli occhi lucidi, tirò su col naso: < Piccola, vieni qui > mi limitai a dire aprendo le braccia ed aspettando che ci si catapultasse dentro, sentii il suo minuto corpo stringere il mio, < Sono arrivati, sono nell'istituto Justin ed io li ho già incontrati > le sentì dire contro la mia gabbia toracica, le accarezzai i capelli ed arretrai, trasportandola con me completamente dentro la mia camera poi chiusi con la punta del piede la porta isolandoci dal mondo esterno. La ragazza alzò lo sguardo su di me, prima di paralizzarsi alla vista del mio viso: < Cosa hai fatto Justin.. > sussurrò accarezzandomi lo zigomo e mi dovetti mordere il lato del labbro ancora sano per non gemere dal dolore, < Justin > mi richiamò con tono più fermo, aprì gli occhi vedendo quanto vicina fosse e le rubai un veloce bacio: < Non è successo niente > risposi aggiustandomi i capelli, afferrò il mio viso e lo voltò nuovamente verso il suo:
< Hai il viso di nuovo sfigurato. Cosa- è - successo. > questa volta scandì perfettamente ogni parola < Niente di che Elysabeth! Soliti problemi a lavoro >, arricciò il naso:
< Sai quanto mi infastidisca il fatto che chiami quella cosa "lavoro". >
< Scusa >
ridacchiai notando quanto fosse infantile, ma a me piaceva così. Mi raccontò del suo incontro con i suoi genitori e del fatto che il giorno seguente lei sarebbe dovuta andare a cena con loro, < Bene > dissi leccandomi le labbra < Quando li incontrerò? > domandai molto tranquillamente, El si irrigidì: < Io... io... non lo so. Ma di certo non domani viste le tue condizioni! > < Andiamo, cosa c'è di male in questo faccino? Non trovi che le ferite mi rendano sexy? > domandai girando il mio volto di profilo, mi tirò uno schiaffo sul braccio: < Per carità Bieber sono arrapanti, non c'è dubbio ma vorrei presentare ai miei genitori un comune ragazzo che studia alla Quoter e che non spaccia droga ritrovandosi ogni 2 per 3 il viso sfigurato. > arricciai le labbra in segno di protesta e lei me le baciò, ridacchiando:
< Anche se è terribilmente sexy > aggiunse in un sussurro per alleggerire la situazione.

*Elysabeth*

Il giorno seguente i miei genitori mi vennero a trovare nel pomeriggio, quando me li ritrovai di fronte alla porta della camera non riuscii più a contenermi: scattai tra le braccia di mio padre e cominciai a piangere, stringendolo forte e squalcendogli la maglia, < La mia bambina > sussurrò accarezzandomi la schiena < Ci sei mancata così tanto > continuò e sentii qualcosa incrinarsi nel suo tono di voce, la sua stretta si fece più forte e mi sentii di nuovo a casa. Quando sciolsi il nostro abbraccio osservai mia madre: un foulard, come il giorno precedente, le copriva la nuca e ricadeva leggero sulla sua spalla sinistra,
dove erano finiti quei  meravigliosi ricci castano chiaro che avevo ereditato da lei?
Se li era portati via la malattia, ecco dove erano finiti.
Ebbi il terrore che potesse volare via, che potesse scomparire da un momento all'altro e la strinsi forte: < Perchè non mi hai detto niente? > le domandai tra le lacrime; non ricevetti risposta ma cominciai a sentire anche il suo petto fremere come il mio: stava piangendo. Poggio entrambe le mani sulle mie spalle e mi allontanò lo stretto necessario per guardarmi negli occhi, mi sorrise e parlò: < Siamo venuti qui perchè volevamo che stasera ci portassi un tuo caro amico o amica a cena. Vogliamo conoscere una persona o qualcuno, in generale, che ti è vicino all'interno dell'istituto. > la sua era una richiesta normalissima, assolutamente innoqua. peccato che l'unica persona che amavo in quell'istituto aveva da poco avuto a che fare con una rissa; mi grattai la nuca: < Non credo sia possibile > ridacchiai nervosa
< Oggi purtroppo tutti i miei amici sono impegnati e non vorrei disturb- > < Oh sciocchezze! > mi interruppe mio padre con un gesto poco interessato della mano: < Uno di sicuro troverà l'opportunità di venire! El se non si fosse capito è un ordine: pretendiamo che tu ti presenti con qualcuno > chiarì alzando le sopracciglia ed in quel momento notai quanta testardaggine avessi preso da lui; annuii e mia madre mi poggiò un bacio sulla nuca: < Perfetto, stasera passeremo noi con la macchina davanti all'istituto, alle 20.00, puntuali > mi sorrise poi prese mio padre sottobraccio e si incamminarono insieme verso l'uscita.

Tamburellai con la matita sul libro di storia, fissando la libreria di fronte a me: i miei genitori, per un qualsiasi motivo random, riuscivano sempre a mettermi in difficoltà fin dal principio; poggiai la matita tra le pagine del libro essendo consapevole del fatto che non sarei riuscita a studiare una pagina in più e poggiai i gomiti sul lungo tavolo della biblioteca al quale, fortunatamente, ero seduta solo io; portare Justin in quelle condizioni a cena era fuori questione ma era l'unica persona che avevo nell'intero istituto oltre... scossi la testa cercando di cancellare quella sbagliata idea che mi era appena balenata in testa: Justin non me lo avrebbe perdonato mai o, ancora peggio, mi avrebbe impedito in tutti i modi di realizzarla. Afferrai il telefono scorrendo la mia piccola, quasi vuota, rubrica soffermandomi sulla "C", mi morsi il labbro guardandomi intorno cercando qualche appiglio: i libri della biblioteca di certo non mi sarebbero corsi in aiuto; decisi di tentare, Justin non era per forza obbligato a venirlo a sapere, no? E poi si trattava di una semplice cena alla quale ero stata obbligata - e sottolineo, obbligata - a portare qualcuno. Avviai la chiamata, aspettando che rispondessero dall'altro capo del telefono: < Pronto? > risposero ed in sottofondo sentii il rumore di tazze e piatti, mi morsi l'interno della guancia < Chaz, vorresti venire a cena con me ed i miei genitori stasera? > domandai di botto, senza troppi giri di parole.
< Elysabeth... diamine... che richiesta > notò imbarazzato Chaz e sentì i rumori della cucina farsi sempre più distanti
< Come mai questa richiesta? Insomma... Justin... >
< Non posso portare Justin, purtroppo. Ed i miei genitori mi hanno obbligato a portare qualcuno con me, oh si: se te lo stavi chiedendo, sono tornati i miei genitori >
< Io... El voglio aiutarti, sai quanto bene ti voglio... forse fin troppo >
ridacchiò ma feci finta di non sentirlo < Ma ho paura di Justin, sinceramente > continuò, annuii a me stessa: mi aspettavo una risposta simile, in effetti Justin incuteva una certa paura... no, non paura, ma terrore, <  Ti posso capire ma ti assicuro che Justin non lo verrà a sapere, almeno non da me e non credo tu ci ricaverai qualcosa nel dirglielo. Quindi se entrambi manteniamo il segreto possiamo stare tranquilli > mi sentivo una stronza, una zoccola, sebbene stessi facendo tutto quel casino per i miei genitori e senza doppi fini < Va bene El, a che ora? > < Alle 20.00 davanti all'ingresso dell'Istituto > < Va bene a stasera > e detto questo congedammo la chiamata; guardai davanti a me, sospirando profondamente: che cazzo di situazione.


Mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi guardai un'ultima volta allo specchio: il tubino nero al di sopra del ginocchio mi stava uccidendo e la visuale del mondo, sopra a quei tacchi, era decisamente diversa; non ero stata obbligata a vestirmi in maniera così formale a dirla tutta, ma volevo che i miei genitori si accorgessero che la loro bambina l'avevano persa già da un bel po' e che ero finalmente cresciuta. Lanciai uno sguardo all'orologio sulla scrivania e notando che erano le 20.00 in punto afferrai la pochette nera  e brillantinata - troppa femminilità tutta insieme, per i miei gusti- e mi precipitai all'ingresso dell'istituto.
Con mia grande fortuna, poggiato all'enorme vetrata, c'era Chaz < Chaz! > lo richiamai facendolo voltare verso di me e sventolai la mano nella sua direzione cercando di raggiungerlo il più velocemente possibile, come cazzo si cammina su ste scarpe dannazione, < Hai bisogno di una mano? > domandò lui sogghignando osservando il mio scarso equilibrio, arricciai il naso: < Simpatico. > questa volta si lasciò andare in una limpida risata prima di mettermi un braccio intorno alle spalle ed avvicinare il mio orecchio alle sue labbra: < Sei bellissima, come sempre > mi sussurrò facendomi sobbalzare; mi apprestai a muovere un passettino verso destra, l'indispensabile per riacquistare una distanza di sicurezza ma Chaz mi precedette ed immediatamente, in maniera molto disinvolta e tranquilla tornò alla sua posizione iniziale, guardandomi: < Allora, quando arrivano i tuoi genitori? > domandò aggiustandosi la cravatta, estrassi il mio telefonino dalla borsa osservando l'orario: < Dovrebbero arrivare a momenti, sono sempre punt- > il suono di una macchina parcheggiata proprio di fronte alla strada mi interruppe < Come stavo dicendo. > conclusi quanbdo vidi mia madre abbassare i finestrini e salutarci entusiasta.
Salimmo e ci accomodammo nei posti posteriori: < Ciao mamma, ciao papà > li salutai sporgendomi quanto possibile per lasciare loro un veloce bacio sulla guancia, mio padre osservò Chaz dallo specchietto retrovisore: < E lui chi è? > domandò assottigliando gli occhi ma con un sorriso assolutamente rassicurante, mi morsi il labbro: < Un amico > spiegai in maniera evasiva, così evasiva che nessuno mi avrebbe mai creduto < Certo... > mi assecondò mio padre alzando un sopracciglio ,poi tornò a guardare la strada, ecco appunto.

Parcheggiammo di fronte ad un ristorante illuminato e piuttosto ben frequentato ( lo potetti dedurre dal tipo di abbigliamento che tutti i presenti indossavano ) e ringraziai mentalmente Dio per avermi spinto ad indossare qualcosa di decente quella sera. Chaz scese dalla portiera di sinistra e quando si apprestò ad aprire anche la mia rifiutai, lanciandogli nel frattempo uno sguardo assassino: non potevo permettere che i miei genitori si facessero un'idea strana su noi due e lui non mi aiutava per nulla.
Appena entrati mia madre rilasciò il nostro cognome ed il cameriere ci accompagnò al nostro tavolo, facendoci sfilare tra la marea di persone già accomodate ai loro posti,
< Papà non hai badato a spese vedo > dissi in un sussurro guardandomi intorno, mia madre mi sorrise e solo in quel momento notai il suo abbigliamento: indossava un vestito nero con una lunga coda dietro, mentre la parte anteriore non superava nemmeno il ginocchio; sulle labbra vi era un velo di rossetto rosso che ne esaltava il gonfiore e le ciglia erano marcate dal mascara mentre in testa portava un foulard nero che bendava la maggior parte della nuca scoperta. Immaginai quanto dolore provasse nel vedere il suo corpo così distrutto rispetto a quello che era un tempo, nel vedere la sua nuca priva dei meravigliosi capelli color cioccolato che aveva.
Ci accomodammo ad un tavolo relativamente più isolato, < Allora Chaz... > cominciò mio padre attirando sia la sua che la mia attenzione, < Mi dica signore >
< Da quanto tempo conosci mia figlia? >
domandò accennando nella mia direzione con la testa, oh che grande considerazione nel dialogo, grazie;
< Da parecchi anni signore, ma siamo solo amici > < Oh andiamo giovanotto, anche se El non vuole dirmelo tu puoi benissimo dirmi la verità > ridacchiò alzando ripetutamente le sopracciglia, incarnai le sopracciglia: < Papà! Lui non è il mio fidanzato, te lo assicuro > ed in quel momento dovetti mordermi la lingua per non farmi scappare il nome di Justin, altrimenti avrei dovuto dare fin troppe spiegazioni. Dopo aver preso le nostre ordinazioni tornammo a discutere di qualsiasi cosa ci capitasse a tiro; poggiai lo sguardo su mia madre che fino ad all'ora non aveva aperto bocca: < Mamma parla un po' con noi > la incitai sorridendole amorevolmente, ricambiò: < Scusa El, è che mi stavo godendo questo momento, mi mancava vedere una scena come questa... e credo mi mancherà anche in futuro > sospirò tristemente aggiustandosi il tovagliolo sulle ginocchia, mio padre si incupì di colpo: < Non dire queste sciocchezze Marie. > la riprese borbottando, mia madre rise intenerita: < Non devi aver paura di afferontare la realtà Carl- > < Non ho paura di niente. Tu ti stai arrendendo ancor prima di finire la tua battaglia > solo in quel momento capii quanto mia madre si fosse rassegnata alla sua malattia, a differenza di mio padre < Io la mia battaglia l'ho affrontata e conclusa e ne vado fiera. Non ho rimorsi. > osservai con la coda dell'occhio Chaz e lo vidi parecchio spiazzato visto che era all'oscuro di tutto, più tardi gli avrei fatto un riassunto. Decisi di placare gli animi: < Non mi sembra ne il momento ne il luogo per discutere. State parlando di qualcosa che non dipende dalla volontà di nessuno di voi due e guardatevi: vi amate così tanto da litigare per difendervi a vicenda. Non fate i bambini. > osservai e quel discorso mi riportò alla mente me e Justin: anche noi litigavamo sempre ma la maggior parte era per paura, se non terrore, di perderci. Forse era un problema di famiglia.
La serata trascorse serena, i miei genitori impararono a conoscere Chaz - non che fosse prettamente necessario - ed io imparai a conoscere loro.
Il telefono poggiato sul tavolo vibrò: un nuovo messaggio.

Justin: Dove sei finita? Sono passato in camera tua e non c'eri.
Risposta:  Sono a cena con i miei genitori :)
Justin: Ow okay, salutameli
mi morsi l'interno della guancia prima di rispondergli:
Risposta: lo farò! cazzata
Justin: Buon divertimento piccola, a domani.
Risposta: a domani Biebs.

e così scrivendo potetti ripoggiare nuovamente il telefono sul tavolo. Osservai prima Chaz, poi il display scuro e sentii qualcosa attanagliarmi lo stomaco: era una sensazione strana, un malesse non prettamente fisico ma ugualmente doloroso. Mi sentii improvvisamente a disagio ed ebbi voglia di scappare via e lasciare tutti i presenti così, con le mani in mano.
Poi improvvisamente trovai un nome a quell'orribile sensazione: Sensi di colpa.

Finita la cena precedetti i miei genitori e Chaz ed uscii fuori lasciando che il freddo serale mi pizzicasse il viso, aria pura, era ora. Carl mi si avvicinò e mi passò un braccio intorno alla vita:
< Allora signorina, dove vogliamo andare adesso? > domandò guardandomi con una strana luce negli occhi, era qualcosa di meraviglioso vederli così felici nonostante tutto, feci spallucce: < Dove vuole lei, signore. > ridacchiai reggendo il suo gioco; mi tirò un buffetto sulla testa poi si voltò dietro verso sua moglie e.... l'intruso, si ecco Chaz
< Chaz ti rilascio la tua dama, facciamo a cambio > e così dicendo mi indicò aspettando che Chaz prendesse il suo posto, sbuffai seriamente irritata: < Papà smettila. E' dall'inizio della serata che ti dico che non stiamo insieme. > ed il mio tono fu così glaciale da riuscire a convincerlo < Okok, scusa principessa >. Chaz mi raggiunse e sebbene in maniera impacciata e quasi impaurita poggiò una mano sul mio fianco: < Ti stai divertendo? > domandò cullandomi mentre camminavamo, annuii guardandomi le scarpe:
< E' bello rivederli, soprattutto felici >
< Già. Si vede che si amano molto. >
< Mia madre ha un tumore. l'ho scoperto da poco e mio padre la ama più di prima, è una cosa meravigliosa. Voglio avere anche io un futuro come il loro... tumore escluso >
cercai di irnozziare ma l'unica cosa che uscì fuori dalle mie labbra fu una risatina forzata ed irritante, Chaz mi strinse maggiormente a se e poggiò il suo mento sulla mia nuca:
< Mi spiace così tanto El... io non lo sapevo ma immagino che adesso la loro discussione a tavola abbia un senso. Andrà tutto bene- > scossì la testa: < Niente può andar bene adesso. Mia madre ha pochissimo tempo, non so quanto e non so perchè ma oramai è tutto segnato. La chemio non ha fatto effetto ed il suo tempo è scaduto, credo > la tranquillità nella mia voce poteva risultare adirittura disumana. < Elysabeth > mi sentii chiamare da una voce che in quella serata avevo sentito ben poco, mi voltai verso mia madre: aveva un viso tre volte più stanco dell'inizio della serata, uno sguardo più spento ed una camminata più stentata, mio padre sembrava reggesse tutto il suo peso sul braccio che le teneva intorno alla vita, < Si mamma? > dissi correndo verso di lei, mi sorrise dolcemente e prese una mia mano, < Carl andresti a prendere la macchina per favore? Vi aspettiamo qui > lo incitò ed entrambi capimmo che volesse rimanere da sola con me. Mio padre annuì e prontamente si trascinò via Chaz dandoci un'ultima e preoccupata occhiata.

 Vi consiglio di seguire il resto del capitolo con Skynny Love -Cover by Birdy- in sottofondo http://www.youtube.com/watch?v=aNzCDt2eidg

A differenza mia lei era completamente tranquilla, sebbene fisicamente distrutta < Mamma vuoi sederti? > domandai cercando con lo sguardo una panchina, scosse la testa:
< Sono solo stanca ma niente che non possa sopportare, sono pronta a tutto. Mi stanco con molta più facilità adesso. > spiegò ridacchiando, annuii poco convinta poi la sentii continuare: < Amo tuo padre con tutta l'anima. >
< Me ne sono resa conto >
< Visto? Beh, non mi pento di nessun istante passato con lui. Non nego che in questi anni il nostro rapporto è stato una continua montagna russa: a volte urlavamo fino allo sfinimento, non ci parlavamo per giorni ma lui era sempre pronto ad accompagnarmi OVUNQUE, ogni visita medica, ogni viaggio, ogni seduta di chemio... lui c'era. Non voglio mentirti... mi spiace, mi spiace per tutto perchè mi sono resa conto di non essere la madre modello che pensavo. >
< Mamma non- >
< Non interrompermi. E non negarlo perchè dal primo mento che ti ho vista,dopo tanto tempo, ho capito di aver perso la mia bambina. Guardati -
mi indicò con i palmi delle mani aperti- ora sei una donna, non so chi ami ma di certo non è Chaz. Chi era al telefono? > aprii la bocca ad "o" alla ricerca di aria: < C.cosa?... > domandai sorpresa, rise vedendo la mia reazione: < Hai sentito bene. In questi anni ho imparato a stare zitta,a parlare di meno ed a risparmiare le parole. Ho imparato a sentire ed osservare per ricordare in miglior modo i volti e gli atteggiamenti delle persone e stasera, piccola mia, io ho osservato te: così bella, così combattuta tra la felicità e la tristezza, così a disagio quando tuo padre affermava che fossi la fidanzata di Chazx. Così felice quando ti è vibrato il telefono. >  mi accarezzò i capelli:
< Elysabeth man mano sento che tutto ciò che ho mi sta scivolando via dalle mani. Tu, tuo padre, la mia vita.... ma non sono triste. Hoi avuto 6 anni per piangermi addosso ma ora basta, perchè non credo che le mie lacrime cambieranno di certo qualcosa. Voglio però una promessa da te,non negarmela. >
< Tutto ciò che vuoi. >
annuii sicura, era mia madre, come potevo pensare di negarle una promessa?
< Voglio che tu ami qualcuno con tutta te stessa. Qualcuno che però ti faccia vivere una vita meravigliosa, tranquilla, che non ti metta in pericolo. Non voglio preoccuparmi anche dopo la morte, voglio stare serena e sapere che sei in buone mani... e se mai dovesse accadere qualcosa io appoggio Chaz: mi sembra un ragazzo assolutamente dolce, protettivo e per bene. Non credo sia un tipo pazzo, ti renderebbe la vita meravigliosa tranquilla e poco spericolata- >
< Mamma non capisco il perchè di questo discorso, perchè dovrei avere una vita spericolata? >
domandai ridacchiando nervosa e mi passai una mano tra i capelli,
quando cazzo arrivava quella macchina?!
< Lo dico perchè so come gira il mondo oramai, e cosa si fa alla tua età. So come sono i ragazzini ed in che casini si mettono, so cosa vogliono e cosa fanno per i soldi e per scopare - quel termine detto da lei mi fece ridere- e tu non meriti niente di tutto questo. Promettimelo >
ci pensai su, i suoi occhi chiari mi perforarono l'anima anche nel buio del viale. Finalmente, ad interrompere quel momento così scomodo, arrivò mio padre con l'automobile; cercai di allungarmi verso la portiera ma mia madre mi strattonò con una strana forza: < Promettimelo Elysabeth. > < Te lo prometto mamma. > buttai fuori innervosita dall'argomento. Mi catapultai in macchina al fianco di Chaz, lo osservai un attimo: con il suo sorriso smagliante, il suo vestito impeccabile ed il viso pulito e privo di lividi risalenti a qualche rissa... non mi sorprendeva il fatto che mamma lo amasse così tanto visto il suo aspetto e visto che avevo saltato di raccontarle di aneddoti poco piacevoli come il crollo della discoteca e della sua fuga a gambe levate.
Quando finalmente intravidi le luce dell'istituto dai vetri della macchina tirai un sospiro di sollievo: tutta quella tortura era finalmente finita.
Carl parcheggiò davanti all'ingresso permettendoci di scendere, con mia grande sopresa notai che anche mia madre si era apprestata ad aprire la sua portiera; mi si avvicinò e mi strinse forte: sentii il suo cuore battere fortissimo e le sue braccia magre stringermi con una forza che non mi sarei mai immaginata, l'avvicinai ulteriormente a me sentendo il suo profumo alle rose che amavo spruzzarmi in grandi quantità quando ero piccola e la sua benda mi solleticò la guancia; in quel momento avrei voluto accarezzarle i capelli, proprio come stava facendo lei ma quando la mia mano toccò il tessuto della benda tornai all'assurda realtà. Affondai il viso nell'incavo tra il collo e la sua spalla e cominciai a singhiozzare cercando di non macchiarle la pelle di mascara, mi sussurrò di calmarmi e cercai di darmi un contegno come mi era stato richiesto.
Mi allontanai il dispensabile per guardarla negli occhi: era così strana, così preoccupata, così triste ed io non ne capivo assolutamente il motivo, ma mi limitai ad abbracciarla un'ultima volta e a lasciarle un rumoroso bacio sulla guancia. In maniera meno calorosa salutai mio padre: < Ci vediamo domani El, ti chiamiamo noi > disse scompigliandomi i capelli con una mano, arricciai il naso infastidita dal gesto ed annuii tornando al fianco di Chaz, < E' stato un piacere signori > disse lui allungando la mano per salutarli, Carl la strinse con forza, sorridendogli mentre mi madre lo tirò a se lasciandogli un veloce bacio sulla nuca: < Prenditi cura di mia figlia > gli sussurrò e lo sguardo di Chaz divenne un misto tra spavento, imbarazzo e confusione, annuì incerto cercando il mio sguardo, probabilmente sperando che non avessi sentito... errore, io avevo sentito forte e chiaro e volevo sprofondare.




Hola! Ok si è un miracolo anche perchè ho aggiornato prima delle 18 recensioni ma sti cazzi, mi sono fermata per troppo tempo ed avevo anche io, bisogno di continuare lol.
Non ho molto da dirvi se non che spero che tutto questo continui a piacervi e ad appassionarvi, non vorrei annoiarvi o rendere la ff troppo noiosa o pesante,
nel caso,tuttavia, fosse diventato coscì potete scrivermelo, davvero e magari eviterò di fare una seconda serie, evitando che la cosa diventi morbosa.
Ditemi tutto ciò che vi passa per la mente, davvero lo apprezzerò.
La prima serie di Cigarette sta per volgere al termine ed io sto già lavorando al nuovo trailer che metterò su youtube(tinypic lo trovo scomodo per i video oramai)
aspettatevi di tutto, yoh.
Anyway, continuerò dopo 18 recensioni, questa volta sul serio! Natale capita una volta l'anno(?)
lasciatemi i vostri poensieri, i vostri messaggi, qualsiasi cosa voi vogliate.
Per altro io sono su twittah come @_Morwen yoh
Vi amo tantissimo e grazie ancora di tutto.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34. ***


Mi svegliai infastidita dal suono della sveglia, diedi un forte pugno sull'interruttore interrompendo il suono straziante; diedi uno sguardo all'orario: le 10.00 spaccate,
sussultai pensando improvvisamente al fatto che avessi saltato scuola senza ricordarmi - come sempre- che era domenica. Vestita, lavata e risvegliata decisi di chiamare Justin: afferrai il telefono e composi il suo numero < Pronto? > domandò una voce assonnata dall'altro lato del telefono, sogghignai capendo di averlo svegliato < Buongiorno! > salutai con enfasi proprio per infastidirlo, lo sentii bestemmiare dall'altro lato < El che cazzo ci fai in piedi alle... 10.30 di domenica? > < Ok riattacco ciao. > tagliai corto infastidita < Nononono ferma. Ti sei alzata con il piede sbagliato eh? > domandò notando la mia irrascibilità, sospirai: < Scusa, niente di grave. Ci vediamo? > < Per essere onesto mi sto già vestendo ed andando a lavare per venire in camera tua. Rimani là > mi morsi il labbro < Okay > sussurrai intimidita prima di chiudere la chiamata.

Justin bussò dopo mezz'ora alla porta della mia camera; lo feci accomodare notando che in mano portava una bustina accartocciata della caffetteria
< Ti ho portato la colazione > spiegò allungando il cibo verso di me, lo afferrai come un koala con la sua pianta e me ne appropriai avidamente, la gentilezza Elysabeth.
Mi sedetti alla sedia, di fronte al biondo che era comodamente seduto all'estremità del letto, mi osservava quasi divertito: < Cfosa  mi gfuardi affare? > domandai con la bocca piena, molto ingenuamente, questo non fece altro che scaturire in lui una risata - una melodiosa risata oserei dire- < Dire che sei poco elegante è un eufenismo > notò schiarendosi la voce per non scoppiare nuovamente a ridere e visti i suoi zigomi tirati ci stava mettendo parecchio impegno. Trascinò la mia sedia vicino al materasso, poi mi fece scivolare sulle sue gambe: < Come è andata la cena? > domandò chiudendo gli occhi ed affondando il volto nei miei capelli, il cornetto mi si bloccò in gola quando mi tornò in mente la discussione avuta con mia madre... < Bene > tossii dandomi un pugno sul petto, per fortuna Justin non ci diede tanto peso e mi aiutò ad ingerire correttamente il cornetto dandomi qualche pacca sulla schiena < Divertita? > continuò, annuii non dandogli soddisfazione nelle mie evasive risposte; il suo cellulare squillò ed io dovetti alzarmi per permettergli di sfilarlo dalla tasca dei jeans, osservò il display ed aggrottò le sopracciglia: < E' Tom > chi cazzo è Tom? < Tom? > domandai, lui annuii sovrappensiero senza darmi un'effettiva risposta ed aprì la chiamata.

*Justin*

< Tom dimmi > risposi al cellulare avendo già visto il mittente della chiamata < Biebs abbiamo un cliente dell'ultimo minuto. Vuole 1 grammo di coca adesso, ci vediamo tra 10 minuti al vicolo 13 > < Un solo grammo di coca? Che novellino. Ed io adesso devo spendere parte del mio tempo per un ordine così misero? > vidi Elysabeth respirare affondo e distogliere lo sguardo, probabilmente infastidita dall'argomento < I soldi sono soldi Justin > mi ricordò Tom, serrai la mascella: non mi serviva che me lo ricordasse, non per questo ero il capo < Ho capito Tom. A tra un po'. > tagliai corto chiudendo la chiamata, mi voltai verso la ragazza che era pigramente seduta sul letto, mi avvicinai pronto a salutarla ma la sua voce mi colse impreparato: < Devi andare al vicolo, vero? > domandò alzando gli occhi chiari verso di me, mi morsi l'interno della guancia sentendomi tremendamente in colpa: < Farò in fretta, te lo prometto > spiegai baciandole prima la fronte e poi le labbra.

Quella domenica i giardini della Quoter erano più trafficati, alcuni si appostavano sull'erba prendendo un po' di sole ma il vicolo 13 era sempre abbastanza lontano dal traffico degli studenti, per fortuna. Alzai il cappuccio della felpa appena intravidi ilk vicolo abbastanza popolato, era un qualcosa che mi veniva naturale: proteggermi il capo con il cappuccio in certe circostanze, era come una protezione, uno scudo e sebbene potesse sembrare una cosa da checca non riuscivo a farne a meno, stavo diventando come una ragazzina complessata Dio mio;
Tom e Christian mi aspettavano poggiati al muretto, con un balzo scesero entrambi e mi vennero incontro dandomi una pacca sulla spalla: < Il tipo è già nel vicolo Bro. Ha detto che vuole che sia tu a dargli l'ordine > spiegò Tom passandomi la minuscola bustina trasparente, Christian sbuffò: < Tutto sto casino per un misero grammo, cosa cazzo gli passa per la testa > borbottò infastidito quanto me, almeno la domenica nessuno di noi voleva perdere tempo per certe stronzate. Infilai la bustina in tasca e mi incamminai verso la fine del vicolo, quando mi avvicinai al "cliente" che stava giocherellando con il suo telefono nell'attesa, mi bloccai sul posto: < Somers?. > domandai sorpreso, i miei dubbi furono chiariti quando alzò il viso verso il mio e i suoi lineamenti furono perfettamente illuminati dalla luce, sebbene il suo cappuccio, < Sei tu il cliente?. > domandai spaventato, sorrise divertito.
Strinsi le mani a pugno, in parte per calmarmi, in parte per essere pronto a sverrargli un cazzotto piuttosto potente, si voltò verso di me: < Sorpreso Biebs? > domandò sorridendomi
< Immaginavo che questo misero grammo di coca appartenesse ad una pippa come te > spiegai scrollando le spalle, ma la cosa non lo irritò più di tanto anzi si lasciò sfuggire una risatina che mi innervosì parecchio: < Non me ne fotte un cazzo della tua lurida droga. Non sono un ragazzo pericoloso come te che se ne va dietro a queste cose > wut? la cosa stava perdendo senso.... < Sono venuto qui perchè era l'unico modo per parlarti in privato e.... farti presentare diciamo. >
< E' un piano davvero ben pensato per un idiota come te, andiamo chi ti ha aiutato, tua mamma? >
mi ignorò e si avvicinò ulteriormente di un passo:
< Sai i genitori di Elysabeth mi amano > affermò fissandomi negli occhi con aria di sfida, aggrottai le sopracciglia:
< Cosa?... >
< Non lo sapevi? El ieri sera mi ha invitato a Cena con i suoi genitori >
non ci vidi più e gli sferrai un forte pugno sullo zigomo facendolo traballare all'indietro,
< Cosa cazzo c'è di difficile nel capire che devi stare lontano dalla mia ragazza?? >
< Non è colpa mia se mi ha pregato di accompagnarla! E suo padre, in macchina mi ha riferito che sua madre vorrebbe un ragazzo tranquillo come me, che non faccia casini, che le permetta di vivere la vita priva di pericoli che sua madre ha sempre desiderato. Da quello che ho capito entrambi mi shippano >
sorrise soddisfatto, nonostante il sangue sgorgasse dal suo labbro inferiore, gli sferrai un nuovo pugno, colpendo la parte ancora illesa del suo viso: < Ti piace essere picchiato o cosa!? > gli urlai contro afferrandolo per le spalle e scaraventandolo per terra, il mio respiro divenne irregolare e feci fatica nel contenermi, volevo spaccare la faccia a quel figlio di puttana senza contegno. Le mie urla attirarono Tom e Christian: < Cosa cazzo succede? > domandarono pronti a pestare il ragazzo ancora seduto per terra, lo osservai un attimo: nonostante i due forti colpi ricevuti non sembrava impaurito, tantomeno dolorante, quello più ferito in quel momento ero io; capii di non poter continuare la mia vendetta, io avevo il coltello dalla parte del manico ma lui aveva un'arma molto più potente puntata contro di me: Elysabeth.
Feci arretrare i miei due compagni, che come due cani da guardia gli stavano già ringhiando contro: < Vattene Somers. Prima che decida di farti a pezzi per la centesima volta. > lo graziai ed aspettai che si rialzasse e spazzolasse i pantaloni < Sceglierà me Justin, è così ovvio. > biascicò soddisfatto prima di superarmi incollato al muro, tenendo una distanza di sicurezza; mi sedetti per terra portandomi le mani tra i capelli e raggomitolandomi su me stesso, Christian si piegò alla mia altezza:
< Justin ti senti bene? Abbiamo un altro cliente ma se vuoi finiamo noi qua, tu puoi tornare a casa >
< E' un'altra cazzata come la precedente o è un ordine serio? >
< E' piuttosto serio ha chiesto un bel po' di roba. >
mi leccai le labbra,
< Allora lasciate fare a me, ho bisogno di distrarmi > mi offrii alzandomi ed aspirando un po' di aria fresca per riprendermi, mossi le dita della mia mano sinistra ancora dolorante.

Mi accesi una sigaretta aspirando avidamente la nicotina e sentii improvvisamente i nervi rilassarsi, un ragazzo piuttosto magro - se non spaventosamente- avanzò verso di me, chiuso nel suo lungo giaccone e con lo sguardo basso; nonostante lo spesso tessuto che portava addosso riuscii ad intravedere dei piccoli fremiti del suo corpo, alzò la testa verso di me e mi sorpresi nel vedere come era conciato: due profonde occhiaie che avrei facilmente scambiato per crateri, in altre circostante, occhi rossi e sguardo perso, doveva essere davvero ma davvero in astinenza, alzai un sopracciglio infastidito dal fatto che mi osservasse senza parlare < Hai... hai... il mio...ordine? > domandò balbettando ed anche le sue labbra cominciarono a tremare, alzai un angolo della bocca quasi divertito dalla sua povera e misera esistenza che sembrava basata esclusivamente sulla droga, uscii molto lentamente l'ordine destinato a lui che poco prima Tom mi aveva passato, quando sentì il rumore della bustina strusciare contro il tessuto della mia felpa si mise dritto, all'erta ed in attesa... ma volevo divertirmi e lui era la vittima perfetta.
Sventolai la bustina sotto i suoi occhi portandomela immediatamente dietro la schiena, lasciandolo spiazzato: < Il prezzo si è alzato di 100 dollari, bro > a quella notizia sgranò gli occhi: < Cosa!? Non erano questi i patti fratello, ora dammi quella cazzo di droga! > urlò già spazientito e spaventato, allungò verso di me alla mano, cercando di afferrare il vuoto quasi soggetto a delle allucinazioni, strabuzzai gli occhi, amico tu si che sei messo più male del previsto . Si avvicinò pericolosamente, anche se a tentoni, e mi diede uno spintone cercando disperatamente di far cadere dalle mie mani la bustina < Datti una calmata! > gli intimai tenendolo con un braccio a distanza di sicurezza ma i suoi occhi divennero maggiormente più scuri alla vista del contenuto della busta; mi tirò un forte calcio nello stomaco facendomi raggomitolare su me stesso, cercò intorno al mio corpo la bustina e quando la trovò me la strappò dalle mani; qualcuno di più lucido sarebbe corso via mentre lui perse del tempo nell'osservare il suo nuovo possedimento, Smigol gli fa una pippa e che cazzo;
alzai lo sguardo verso il fondo del vicolo cercando aiuto dai miei due compagni ma a quanto pareva erano piuttosto lontani. Odiavo quella giornata e poi come cazzo si permettevano di cercare la mia droga e poi buttarmi per terra senza un minimo di rispetto? Mi rialzai, sentendo la testa pulsare e la mente imbrattarsi di orribili pensieri: Elysabeth che mi tradisce con Chaz, Elysabeth via da me, la mia figura pestata da tutto e da tutti, la mia reputazione a puttane... nessuna di quelle cose che mi erano appena balenate in mente si sarebbe dovuta avverare, a costo di rimetterci la vita; scossi la testa cercando di riprendermi, appena il ragazzo notò di non avermi steso al suolo corse via senza pagare nemmeno il necessario, pensava davvero che gli avrei regalato tutti quei grammi di coca?! Le vene sul collo cominciarono a pulsarmi tanto da far male, i muscoli erano così tesi da farmi sentire un pezzo di legno,
non ci pensai due volte: alzai il lembo della felpa ed afferrai la pistola posta sotto la fibbia dei pantaloni,
la caricai e sparai nella sua direzione.

*Elysabeth*

Rotolai sul letto alla ricerca di un punto più fresco del precedente, sbuffai: che domenica da coma. Non mi andava a genio il fatto che Justin mettesse al primo posto il "lavoro" -per me non è mai stato un lavoro quello ma lui amava definirlo tale- invece che me, ma non avevo scelta se non quello di aspettarlo. Il telefono squillò e con la speranza che fosse Justin lo afferrai senza neanche controllare chi mi stesse chiamando: < Pronto? > dissi con un po' di speranza nella voce < Elysabeth > disse la voce dall'altro capo del telefono e sebbene fosse roca, stanca, quasi tremolante capii di chi fosse < Papà? > domandai spaventata dal suo tono, tirò su con il naso: < Io... io non potrò venirti a prendere oggi per andare a fare un giro, perdonami > < Non... c'è problema, tranquillo. Come mai? E mamma? > domandai piuttosto tranquilla, immaginavo avessero cose ben più importanti da fare e mi andava benissimo; mi alzai in piedi fissando il vuoto nell'attesa che mi rispondesse, sentivo dei vocii dall'altro capo del telefono e dei rumori generali in sottofondo ma mio padre sembrava essere collassato vicino al cellulare, < Papà? > tentai < Mamma è morta.  > soffiò e sentii la sua voce spezzarsi totalmente e sfociare in un pianto,
la porta si spalancò improvvisamente ma io rimasi lì, impalata, mentre cercavo disperatamente di svegliarmi da quell'incubo,
Justin si catapultò dentro, con lo sguardo sconvolto, il volto sudato e le mani sporche di sangue.


Sentii le gambe cedermi totalmente, le mani non trovare nessun punto d'appoggio ed il cellulare cascarmi dalle mani, poi collassai vicino al letto.
***
Un ronzio piuttosto fastidioso mi svegliò: battei le palpebre più volte sentendo la fronte poggiata a qualcosa di duro e freddo; alzai la testa sentendola terribilmente pesante e guardai alla mia destra: il paesaggio sfrecciava con una velocità inaudita sotto i miei occhi, solo dopo capii di trovarmi in una macchina ma... con chi? E soprattutto come ci ero arrivata?!
Mi voltai dal lato del guidatore, sconvado due occhi color caramello già fissi sulla mia figura, < Dove stiamo andando? > chiesi spaventata ricordandomi l'ultimo nostro incontro, era l'unica domanda che riuscii a formulare sebbene fosse la più inutile, abbassai il volto sulle sue mani notando che fossero immacolate < Lontano, è meglio se stiamo via fino a questo pomeriggio > spiegò senza distogliere gli occhi dalla strada, strabuzzai gli occhi: < Aspetta, tu da quanto sai guidare? > in risposta lui si leccò le labbra e sorrise divertito < Da sempre, è solo che non ho la patente ma i motori mi amano > non solo i motori Justin; fissai la strada davanti a me, non sapendo che dire o fare ma il fatto che gli occhi mi stessero pizzicando non prometteva nulla di buono: < Cosa hai fatto. > soffiai, lo vidi voltare la testa verso di me, tutt'altro che sorpreso:
< Io... Non mi sembra il momento di parlarne Elysabeth. >

< Justin... per favore > supplicai sentendo le lacrime uscir fuori, prese un respiro profondo ma osservando le sue braccia piene di vene pulsanti mi sembrava che quei respiri profondi non avessero effetto, anzi < Come posso dirtelo? Immagino tu ti sia già fatta un'idea vedendomi entrare con le mani sporche di rosso in camera tua > ipotizzò lanciandomi una veloce occhiata, ingoiai il nodo che mi si era formato in gola: effettivamente un'idea su cosa fosse successo me l'ero fatta ma a stento me la ricordavo, soprattutto dopo un collasso improvviso ed uno shock davvero forte < Hai... hai ucciso qualcuno? > domandai chiudendo gli occhi come se la sua risposta potesse ripercuotersi fisicamente su di me e causarmi dolore, ci fu un minuto di silenzio ed in quegli attimi solo il ronzio del motore riempì l'aria, poi udii in un soffio la sua voce: < Si. > strinsi forte i mani al sedile, raggomitolandomi su me stessa: < Portami all'ospedale > soffiai non avendo il coraggio di dire altro, con chi ero capitata da sola in macchina!? Justin mi guardò confuso e spaventato: < Perchè?! > guardai davanti a me, oltre il parabrezza ed osservai la strada deserta < Perchè. > mi ripetè la domanda Justin in maniera più ferma ma ugualmente allarmata,
< Mia madre è morta > il biondo inchiodò di colpo la macchina, poi si girò a guardarmi sconvolto.
Lo osservai con un non so che di tranquillo ,mentre Justin batteva ritmicamente le palpebre per riprendersi dalla notizia: < Io... io... Ommiodio > riuscì solo a dire portandosi le mani tra i capelli e poggiando i gomiti sul volante, lo sentii borbottare cose senza senso o a tono troppo basso per essere comprese, chissà cosa gli stava passando per la testa;
lo vidi mettere nuovamente in moto la macchina e fare retromarcia: < Che stai facendo?> domandai guardando dietro di noi, mentre la macchina ripercorreva il percorso che avevamo appena tracciato, < Ti porto in ospedale, ovvio no?. >

*Justin*

Parcheggiai nel parcheggio dell'ospedale, estrassi le chiavi ed osservai Elysabeth: era raggomitolata su se stessa, con lo sguardo perso e gli occhi impassibili ,privi di qualsiasi emozione... dove era la vera Elysabeth? Che le era successo? Senza fiatare aprì la portiera e si lanciò in strada, sotto il freddo glaciale della mattinata. La seguii in silenzio, affondando le mani nei jeans ed il viso nel collo del giubbotto di pelle, la ragazza si bloccò di colpo di fronte all'entrata dell'ospedale, poi si girò a guardarmi: < E' meglio se aspetti in macchina. > mi disse e non so come riuscì a prendermi alla sprovvista facendomi spalancare la bocca ad "o" < Come? > domandai assottigliando gli occhi, cercai di apparire il più calmo ed accomodante possibile vista la situazione ma il pensiero che Elysabeth avesse presentato ai suoi genitori Chaz e non me si fece nuovamente largo nella mia testa, cominciò a torturarsi le mani: < I miei genitori... mio padre - rettificò tirando un profondo sospiro e guardando il cielo chiaro cercando di ricacciare indietro i sentimenti- non... non ti conosce e non mi sembra il momento per presentarti e poi il tuo volto presenta ancora qualche livido. > spiegò annuendo più a se stessa che a me, mi leccai le labbra cercando di restare calmo: < Va bene, ti aspetto vicino alla macchina. > acconsentii velocemente prima di alzare i tacchi e darle le spalle.

 Aspirai la nicotina per poi buttarla fuori in una densa nuvola di fumo, osservai l'ospedale nel quale Elysabeth era rinchiusa da più di un'ora e mezza: non sapevo come stava, non sapevo cosa le fosse successo in quei giorni, non sapevo che tipo fosse sua madre... in realtà in quel periodo sapevo poco o niente di lei. Immaginai la mia vita senza mia madre e mi sentii male solo al pensiero: lei era la donna della mia vita e sebbene non la vedessi da tanto, forse troppo tempo, le volevo ogni giorno più bene.
  La figura esile di Elysabeth apparve in lontananza, la vidi camminare a passo veloce e spedito verso di me mentre si asciugava gli zigomi con le maniche della felpa, spensi il mozzicone della sigaretta sotto la suola delle mie scarpe, < Come stai? > domandai sfiorandole il fianco quando mi fu abbastanza vicina, come cazzo deve stare Justin? Quanto sei stupido, mi trucidò con i suoi occhi azzurri: < Come diamine dovrei stare?. Non me l'hanno fatta vedere, mi hanno detto che è meglio per la mia salute mentale, ma non credo abbiano capito che quella è già a puttane di suo! > urlò buttando le mani al cielo, mi morsi l'interno della guancia per non scoppiarle inappropriatamente a riderle in faccia, tuttavia nei suoi occhi che aggiravano furtivi per il parcheggio giurai di vedere qualcosa di nascosto, che non mi aveva ancora detto - e probabilmente non mi avrebbe detto neanche a breve- assotigliai gli occhi osservandola e cercando di metterla a disagio per farle sputare ciò che non andava, ma lei sembrò non rendersene conto: < Il funerale sarà tra due giorni... > sospirò guardandosi le maniche sporche di mascara, capii che la preoccupazione più grande, per entrambi, era affrontare un dolore così grande senza crollare a pezzi; Elysabeth era forte, diamine se lo era, ma ero consapevole del fatto che un lutto così vicino prendesse alla sprovvista chiunque, eppure lei era lì, in piedi, con il viso stanco, la pelle arrossata ed irritata a causa delle lacrime e del trucco colato ed era più forte di un qualsiasi uomo armato sfruttando solo la sua forza di volontà. La presi per le spalle e feci affondare il suo viso nel mio petto cercando di infonderle calore e coraggio, non ricambiò l'abbraccio, si limitò a far cascare le sue braccia a peso morto lungo i fianchi e sentii di avere un corpo freddo e privo di sentimento tra le mie braccia, non la mia ragazza, a malincuore la allontanai leccandomi le labbra: < Sarà meglio tornare a casa > consigliai sfregando la mia mano sul suo braccio, annuii in silenzio mantenendo quello sguardo duro e freddo attraverso il quale non riuscii a scorgere altro che confusione e raggiunse il suo posto in macchina.

Durante il tragitto per tornare all'istituto Elysabeth stette in silenzio, un silenzio troppo strano per i miei gusti, capivo benissimo il dolore che le stava sconvolgendo l'anima in quegli istanti eppure sembrava avesse creato un muro perfino intorno a me, < Non devi dirmi nulla?. > domandò probabilmente cogliendomi nelle mani nel sacco mentre la spiavo, inghiottii rumorosamente la saliva: < Forse. >  < Insomma, dipende da cosa vuoi sapere, la prima parte dell'accaduto te l'ho detta. > aggiunsi, sospirò seccata < Perchè diamine non ti fidi di me.. > < Io mi fido di te! E lo sai benissimo, non cominciare con questa storia, sei opprimente con tutti questi tuoi dubbi > borbottai < Justin io voglio solo sapere perchè hai...oddio non riesco neanche a dirlo; perchè hai fatto quella cosa! e poi non ricordo neanche come ci sono entrata in questa cazzo di macchina! > notò guardandosi intorno < Cosa c'è da capire?! Sono stato costretto ad usare una pistola cazzo e cosa si fa con le pistole? Su dai Elysabeth ti faccio indovinare! E comunque sei collassata sul tappeto e ti ho portato di peso. > spiegai ricco di sarcasmo e buttando le mani al cielo, laciando per un secondo il volante della macchina; la ragazza mi osservò con gli occhi sgranati e le unghie affondate nel materiale dei sedili, mi leccai le labbra e la guardai: < Che c'è? > domandai tranquillo
< Fammi scendere da questa macchina Justin. > ordinò, strizzai gli occhi:
< Cosa vorresti tu, scusa? >
< Hai sentito bene. Scendere da questa macchina. Sosta qua accanto, non c'è nessuno sulla strada >
continuò piuttosto convinta, le scoppiai a ridere in faccia
< Elysabeth basta puttanate dai, mi fai morire dal rid- >
< Sono seria. >
< Tu non puoi farlo,e poi dove te ne vuoi andare su una strada così deserta attraversata solo dalle macchine? A battere? >
il suo sguardo si incupì il doppio:
< Dovresti imparare a tenere la bocca cucita, sai?. >
< E tu a non sparare idiozie >
< Ora basta, mi sono stancata. >
e così dicendo aprì pazzamente la portiera della macchina, tenendo saldamente tra le mani la maniglia, appena notai la portiera semi-aperta nonostante fossimo in movimento ad una velocità piuttosto rilevante inchiodai di colpo, sgommando nel bel mezzo della strada: < TU SEI PAZZA! > urlai portandomi le mani tra i capelli, avevo visto la sua vita passarle davanti, me l'ero vista in un solo secondo già catapultata sulla strada,
< Hai visto che non era difficile accostare? > mi domandò facendo spuntare un sorrisino e scendendo dalla macchina.



Zan zan zaaaaaaaaan ve l'ho cioncato(omg mi mancava dire cioncato lollino) sul più bello.
A fine angolo autrice vi metto uno spoiler(miracolo) giusto per farvi venire l'ansia. lolololol
Tra 2 o 3 capitoli la prima serie di cigarette finirà, sto già lavorando al trailer della seconda quindi dovrete aspettare un po' per leggerla,
spero però che in questa "Pausa" alcuni abbiano il tempo di leggere cigarette dall'inizio, parlo dei nuovi lettori o di irleggere parti poco chiare ddofsdfsndson
inoltre le vostre recensioni saranno sempre e comunque ben accette per migliorare la seconda serie.
Non so da dove partire per il trailer, cioè ho le idee ma non sono un mito dei video quindi devo mettermi d'impegno anche perchè sarà completamente diverso dal primo(?)
se qualcuno vorrà aiutarmi o farne uno da mettere su you tube(si questa volta lo metto su youtube così è più facile anche da trovare e vedere, trasgry)
e.... e niente vi lascio allo spoiler vdodfndsfodfn
continuerò dopo 20 recensioni(sono cattiva e so che sono tanti ma siamo alla fine sks(?) )
Anyway ecco lo spoiler:






"aspettai che si fermasse sperando che quella corsa così pazza lo avesse leggermente calmato, ma quando distò pochi metri dal precipizio sul quale dava la strada capii cosa avesse in mente: non voleva fermarsi, non voleva affatto. "



 

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


Buon pomeriggio bellissimi! Grazie sempre di tutto, so che siete sorpresi di trovarmi ad inizio capitolo, vi rompo le palle ancor prima di cominciare(?). Volevo solo avvisarvi che, nel caso non ve ne foste accorti, ho aggiunto a questo capitolo una minuscola PlayList(ci sono solo le mie due canzoni selezionate da mettere in sottofondo) che trovate in alto nella pagina. Grazie a questa potrete stoppare, diminuire o aumentare il livello dell'audio senza dover andare per forza su youtube, potendo leggere tranquillamente. Ho impostato il livello default dell'audio a 30% quindi se per voi fosse troppo basso potete alzarlo quando volete. Vi consiglio di far partire la prima canzone(Over Again) solo quando ve lo scriverò io :)


*Justin*

aprii immediatamente la portiera chiudendomela fortemente alle spalle e seguendola non so dove, insomma eravamo entrambi in mezzo ad una strada, momentaneamente deserta, a parlare di un omicidio e con una macchina lasciata incustodita sul ciglio della corsia; allungai il passo e l'afferrai per un braccio costringendola a voltarsi verso di me:
< Si può sapere che ti prende?! >
< Ma perchè sei così stupido!? Tu... tu sei un mostro. >
sputò fuori squadrandomi dalla testa ai piedi < Hai ucciso un ragazzo ed affronti la cosa come se avessi rubato le caramelle ad un bambino. Non so neanche come faccia a rimanere così calma stando vicino ad un assassino > lo shock che qualche ora prima, quando mi ero fiondato in camera sua sconvolto per l'accaduto, avevo cercato di reprimere ed accantonare in un angolino buio adesso stava riaffiorando con estrema velocità: mi guardai intorno improvvisamente spaesato, c'erano solo alberi e distese verdeggianti a destra e a manca, ero un mostro ed Elysabeth aveva pienamente ragione perchè io ero destinato a far male a chiunque mi circondasse, ero destinato a rimanere in quel circolo vizioso che era la droga sebbene non ne facessi uso, ero un codardo che aveva osato uccidere un ragazzo dalla triste esistenza -anche se da quel punto di vista potrei avergli fatto un favore, perchè era davvero ma davvero triste- ; osservai la ragazza di fronte a me: era terrorizzata, furiosa ma, cosa peggiore di tutte, era spaventata da me. La figura di quel ragazzino incollato al pavimento privo di vita tornò a torturarmi: Tom e Christian erano immediatamente corsi dopo aver sentito lo sparo e dopo un attimo di shock si erano offerti di portare il corpo...lontano, a me era stato detto solamente di nascondere il meglio possibile la pistola da qualsiasi sguardo indiscreto e di starmene una giornata fuori dall'sitituto, giusto per poter dire di non esserci stato quel giorno. Mi portai le mani tra i capelli sentendomi improvvisamente accaldato e sudato poi cominciai a scuotere fortemente la testa cercando di cacciare via il viso stravolto del ragazzo: < Nonono! No! > cominciai adf urlare quando il suo volto, sebbene fossi consapevole del fatto che fosse una visione, si avvicinò pericolosamente al mio < Justin? > domandò spaventata ed allarmata Elysabeth, poggiò una mano sul mio braccio ma arretrai immediatamente spaventato dall'idea di poter fare del male annche a lei: non ci sarebbe voluto molto, anche a suon di pugni io le avrei potuto fare male sul serio e perderla, per un mio semplice attacco di ira, l'avrei potuta stendere senza problemi al suolo anche in quel momento... e poi? Poi avrei avuto un' esistenza da incubo, poi mi sarei suicidato, probabilmente, e non avrei concluso nulla.
*Qui vi consiglio di far partire Over Again-One Direction-*
Corsi lontano da lei, verso le protezioni metalliche ai bordi della strada, vedevo il paesaggio meravigliosamente ampio ed alto da quel punto, vedevo la barriera di ferro avvicinarsi sempre di più ad ogni mio lungo passo ed il piccolo lato razionale di me si rese conto che quella barriera era troppo bassa per fermare la mia corsa quindi avevo due scelte: o fermarmi e smetterla di fare quella pazzia o correre come un pazzo verso il precipizio. Sfruttai quei pochi attimi per pensarci, rallentando di poco la mia corsa: avevo ucciso una persona, avevo distrutto l'animo di un padre e di una madre, avevo sgretolato la fiducia che la mia ragazza riponeva in me... ero qualcosa di orribile, non potevo definirmi nemmeno una persona. Ripresi a correre serrando gli occhi per impedire che qualche lacrima fuoriuscisse oh andiamo non ero mica un pappamolle cazzo. Schiusi gli occhi quando la barriera ferrea mi fu piuttosto vicina, < Sei pazzo!? > urlò la voce femminile alle mie spalle e a giudicare dall'affanno che potevo udire nel suo tono di voce potetti dedurre che mi stesse correndo dietro.

*Elysabeth*

Vidi la sua sagoma schizzare in una corsa isterica verso i bordi della strada, delimitati solo da una protezione metallica piuttosto bassa, rimasi ad osservarlo allibita: lui aveva ucciso una persona... io ero fidanzata con un assassino; aspettai che si fermasse sperando che quella corsa così pazza lo avesse leggermente calmato, ma quando distò pochi metri dal precipizio sul quale dava la strada capii cosa avesse in mente: non voleva fermarsi, non voleva affatto. Le mie gambe scattarono nella sua direzione e gli corsi dietro, senza minimamente preoccuparmi del fatto che ci trovassimo sulla strada, accellerai la corsa vedendo la sua sagoma sempre più distante piuttosto che vicina. Mi lanciai in una disperata corsa oltre i miei limiti sentendo l'ansia crescermi ad ogni metro che passavo; non sentii più le gambe ma nonostante tutto continuai a correre rendendolo un punto a mio vantaggio: non potevo sentire il dolore, almeno per il momento, semplice. Allungai disperatamente una mano verso la figura di Justin che, finalmente, risultava distante da me poco più che un metro, la mia mano afferrò il suo avambraccio e per poco non mi sentii trascinata dalla sua tempestosa velocità. Puntai i piedi per terra rallentando di botto, Justin frenò bruscamente, trattenuto dalla mia salda ma faticosa stretta intorno al suo braccio e si guardò perso alle spalle, incontrando i miei occhi spaventati: < Justin? > sussurrai con il fiatone, cercando di ritrovare il mio Justin in quel labirinto di occhi color oro, vidi le sue pupille restringersi e tornare finalmente ad una dimensione normale, sotto il mio tocco sentii le vene del suo braccio tornare a pulsare con una frequenza più calma e regolare e capii che la scarica di adrenalina che si era pazzamente impossessata del suo corpo era finita, < Elysabeth, Elysabeth! > mi chiamò sebbene fossi a pochi centimetri da lui, si guardò sia a destra che a sinistra prima di notarmi proprio lì di fronte a lui, mi abbracciò forte quasi a farmi male, la mia gabbia toracica fu pressata con forza contro la sua e dovetti stringere gli occhi e trattenere un gemito per non farlo preoccupare, respirai lentamente con la bocca cercando di assimilare più ossigeno possibile, cominciò a ripetere il mio nome tenendo il volto poggiato sulla mia spalla, mi sembrò di avere tra le braccia un bambino sfinito, terrorizzato... ma tra i due io non avevo ucciso nessuno.
Justin crollò a peso morto,scivolando via dalle mie braccia e si sedette per terra, portandosi le ginocchia al petto e le mani tra i capelli, osservai preoccupata la strada:
< Justin spostati, se passa una macchina siamo tutti e due morti > spiegai prendendogli una mano e tirandolo con forza verso l'alto ma sembrava ancorato al suolo
< Meglio così. > disse in maniera atona, tenendo lo sguardo fisso sulla parete rocciosa di fronte a lui, decisi di non insistere più di tanto: sarei morta in qualsiasi caso stando vicino a lui, mi pentii immediatamente del pensiero orribile che avevo elaborato su Justin: era possibile che, anche se inconsciamente, stessi cominciando a dubitare della sua sanità psichica? A quanto pareva si.
Mi accomodai vicino a lui, fissando la sua stessa parete cercando di trovare un punto di incontro tra noi due, un qualcosa sul quale discutere ma gli argomenti possibili da intavolare in quel momento erano quasi tabù < Io... io non volevo farlo... > disse in un sospiro e fu subito chiaro l'argomento della discussione, rimasi in silenzio aspettando che la sua mente psicologicamente distrutta esternasse altri pensieri < Ero a terra, ero incazzato, tremavo e sentivo un gran dolore qui > e così dicendo si portò una mano sulla gabbia toracica, leggermente verso sinistra, aggrottai le sopracciglia: < Alla gabbia toracica? Ti ha colpito là? > domandai tornando a fissare il suo profilo, sembrava assolutamente incantato nel fissare quella distesa rocciosa dannazione; scosse la testa negando la mia ipotesi: < No il cuore. O l'orgoglio ma quello non ho idea di dove si trovi quindi lo colloco qua. L'ultima cosa che ricordo di aver controllato del mio cervello è un vortice di orribili sensazioni e fantasie, dopo sono impazzito. > la prossima domanda da porgli io l'avevo già ben presente in testa eppure cominciai a torturarmi le mani domandandomi se fosse necessario chiederglielo.. < Chi era? > buttai fuori alzando lo sguardo dalle mie mani poco curate, questa volta Justin stava osservando i miei movimenti con un sorriso perso,spaesato, alzò lentamente gli occhi verso di me e mi sentii morire nell'immergermici dentro < Non ho idea di come si chiamasse, ma era un cocainomane piuttosto pericoloso. Non immagino cosa avrebbe fatto in futuro ad un qualsiasi studente della Quoter se mai gli fosse capitato sotto tiro. Mi sono rifiutato di dargli la sua droga... giusto per scherzo, lui l'ha presa seriamente e mi ha tirato un pugno nello stomaco, ha afferrato la bustina e dopo un po' ha cominciato a correre senza nemmeno pagarmi il necessario...e le cose così non vanno bene. > quando pronunciò le ultime parole sembrò essere tornato assolutamente sicuro di se e privo di rimorsi, insomma il Justin da "affari" - sempre che si potessero chiamare tali- ma immediatamente i suoi occhi si spensero,nuovamente,
< Chi ha preso il cadavere? > sussurrai spaventata dalle mie stesse parole, si stropicciò il viso sospirando profondamente: < Tom e Christian. Sono due mie vecchie conoscienze e sinceramente sono felice di averli ritrovati. Sono stati proprio loro a consigliarmi di allontanarmi dall'istituto per oggi > spiegò
< Se... se, si insomma, scoprissero che l'hai ucciso tu? Il cerchio è ristretto, potrebbero scovarti come nulla e tu a quel pun- >
< Non mi scoveranno. Non se tutti e due teniamo la bocca chiusa. > chiarì con un'espressione dura, non si fidava di me?
< Non ho idea del significato di questa tua frase, spero solo che tu non abbia voluto insinuare che sono un'infame. >
< Non ho detto questo. >
< Si è inteso. Ad ogni modo non so se ti rendi conto della gravità della cosa- >
Justin si alzò di scatto lasciandomi lì seduta ad osservarlo:
< Come cazzo puoi pensare che io non capisca la gravità della situazione!? > cominciò ad urlare guardandomi sconcertato dall'alto verso il basso
< Se non ritenessi la cosa orribile, fuori controllo, non starei seduto in mezzo ad una strada a torturarmi le mani, a rovinarmi i pantaloni, a rimuginarmi addosso con il desiderio che un camion mi investa! > mi urlò contro, morsi l'interno della mia guancia sentendo i sensi di colpa affiorare, < Dannazione a volte penso che tu non sappia niente di me Elysabeth! Tu pensi che io non mi senta un mostro!?  Beh, ti sbagli: mi sento qualcosa di orribile, non so chi o cosa sono e se non fosse stato per te credo che non sarei qui a parlarti, bensì giù a questo cazzo di precipizio. > lo indicò lasciando poi cadere il braccio lungo il suo fianco, come sfinito,
< Io non ti ritengo un mostro > borbottai abbassando lo sguardo, sentii dei passi farsi sempre più vicini poi un paio di converse davanti ai miei occhi, tuttavia non alzai lo sguardo e lasciai che lui si chinasse alla mia altezza; prese il mio mentro tra il pollice e l'indice e l'alzò verso il suo volto: in quel momento i suoi occhi di un caramello chiarissimo mi sciolsero l'anima, non erano quelli di un assassino: < Ma io si. Mi ritengo tale e lo pensi anche tu, infondo. E' solo che non lo vuoi ammettere > sorrise amaramente e mi dovetti mordere un labbro per non tradirmi con le mie stesse parole, ero consapevole di averlo insultato pesantemente ma più passavano i minuti più mi rendevo conto di avere una completa, totale, pazza fiducia in lui, io lo amavo ed era scontato: < Tutti fanno degli errori Justin- > < Si ma di solito non muore nessuno. > < Ti ha steso per terra, lo hai detto tu stesso. >
< Non c'entra El, smettila. >
alzò nuovamente lo sguardo verso di me, dopo aver osservato gli strappi dei miei jeans con estrema attenzione, questa volta le sue iridi erano leggermente più scure e le sue pupille più dilatate: < Non ci sono scusanti. Essere stesi a terra da un pugno non significa dover uccidere una persona > e al solo udire la parola "uccidere" sentii un brivido percorrermi tutta la schiena; ingoiai a stento la saliva sentendo l'urgente bisogno di bagnarmi la lingua e le labbra che, a causa della tensione, a mio parere erano aride. Mi leccai le labbra non rendendomi conto di peggiorare la sensazione di aridità sulle mie labbra: < Ti stai convincendo del fatto che sei un assassino- >
< Non me ne sto convincendo! Lo sono a tutti gli effetti! >
affermò alzandosi e spazzolandosi i pantaloni: < Chissà cosa penseranno i suoi genitori: si danneranno la vita perchè arriverà la notizia che il loro figlio è sparito dall'istituto. In un istante ho rovinato la vita di tante persone... compresa la mia > scossi la testa sentendo finalmente il dolore dell'asfalto duro e poco curato sul quale ero seduta, mi alzai e per la prima volta da quando ci eravamo fermati fui io a catturare i suoi occhi nei miei: < Quando siamo scesi dalla macchina > cominciai dandole una veloce occhiata < Ti ho detto che sei un mostro > conclusi lanciandogli un'occhiata di intesa, Justin serrò la mascella ma i suoi occhi rimasero esattamente come in quell'istante: persi, distrutti < Ma non lo penso. Per nulla. Justin tu sei il primo e l'unico ragazzo al quale ho dato tutta me stessa fin dal principio, che mi ha salvato la vita, che mi ha reso più forte. Come potrei odiarti? > assotigliai gli occhi: pronunciare ad alta voce quelle parole era nettamente più emozionante che pensarle e tenerle tutte per me < Io ti amo e nulla cambierà questo. > conclusi;
Justin mi accarezzò una guancia e pensai che si fosse finalmente deciso a baciarmi, sbagliato, poggiò le sue labbra sulla mia fronte, poi si mise le mani nelle tasche e lentamente si incamminò verso la macchina.

*Vi consiglio di far partire in sottofondo How To Love, anche nel caso fosse ancora in riproduzione Over Again*

Lo seguii in silenzio, mi accomodai al posto del passeggero e rimasi in silenzio, sentendo il rumore del motore che si accendeva. Justin si rimise sulla strada, tornando da dove eravamo venuti, tutto nel più assoluto silenzio. Quando cominciai a riconoscere le zone della città che non distavano poi tanto dall'istituto la sua voce finalmente risuonò nella macchina:
< E' meglio che io ti lasci alla Quoter Elysabeth > spiegò tenendo lo sguardo fisso davanti a se, nonostante lo stessi guardando, le sue nocche erano quasi bianche per la forza con la quale stringeva il volante, < Perchè mai? Dove vai tu? Non torni?. > chiesi in ansia, si leccò le labbra: < No, te l'ho detto: è meglio che io rimanga fuori dall'istituto per qualche altra ora > < Allora vengo con te- > < Non essere stupida. Non credo di dover essere io a ricordarti che hai appena subito un lutto. > abbassai lo sguardo; me ne ero quasi dimenticata ma in quel momento i ricordi cominciarono a riaffiorare più dolori ed incredibili di prima < Appunto, in questo tempo sono riuscita a non pensarci. Non credi che sia meglio per me distrarmi? > < No, io credo che per te sia meglio riposarti, tranquillizzarti e ripensare a cosa ti ha detto tua madre. > aggrottai le sopracciglia: < Di cosa parl- >
< Che c'è, adesso ti è improvvisamente passato di mente che tua madre avrebbe voluto che ti fidanzassi con Chaz? >
domandò ironico voltandosi di scatto e perforandomi, aprii la bocca ad "o" e boccheggiai alla ricerca di aria: < Come hai saputo del discorso con mia madre!? > domandai oramai consapevole che lui sapesse tutto, non so come ma le cose le sapeva quel bastardo < Come l'ho saputo!? Oh beh, direi di cominciare dal fatto che Somers si è presentato nel vicolo 13 raccontandomi che tuo padre e tua madre vogliono che tu stia con un ragazzo che ti tenga al sicuro! > sbraitò lasciando per un attimo il volante
< Cosa potevo dire a mia madre? Potevo negarle una promessa a suo parere così importante!? > scosse la testa: < A quanto pare non hai capito il problema. >
< No Bieber, illuminami. >
< Il problema non è stato l'averle fatto questa "promessa" come la chiami tu, anzi. Il problema è che non la stai rispettando stando con me. >
solo dopo mi accorsi che Justin aveva parcheggiato davanti alla Quoter, < Parla chiaro. > lo intimai < Sto dicendo che tua madre è morta, un ragazzo è morto e se continui ad uscire con me non credo avrai vita lunga anche tu > < E da quando pensi questo? Sono capace di badare a me stessa. > sbuffai, la verità era che non lo avrei mai lasciato per nessuna promessa al mondo: adesso lui era la mia casa, la mia famiglia, il mio tutto... come potevo lasciar andare via anche lui? Mia madre mi avrebbe capito sicuramente, perchè Justin non era solo droga, casini e pistole, era lacrime, abbracci, baci e sicurezza. Justin disinserì il blocco sicura permettendomi, da un momento all'altro, di poter aprire la portiera
< Proprio per questo, credo che adesso tu debba badare a te stessa ed alla tua vita senza di me > mi guardò intensamente e quando capii cosa stesse cercando di comunicarmi sgranai gli occhi: < Mi stai lasciando? >  domandai incredula, scrollò le spalle: < Sono cose che capitano El- >
< No! Non capita proprio un cazzo! Perchè diamine lo stai facendo?! >
< Perchè voglio che ti concentri sullo studio, visto che sei venuta qui per questo. >
ed in quello sguardo rimprorevole che mi mandò riuscii quasi a scorgere la figura di mio padre, < Tutte cazzate! Sei il primo al quale non fotte un cazzo dei compiti, della scuola, delle regole! > urlai notando quanto fosse ipocrita,
< Si, infatti! A ME non interessa perchè ciò che faccio, in bene o in male si ripercuote su di me. Ma quando si parla di te ho un'altra mentalità! >

non potetti far altro che rimanere in silenzio perchè in quelle parole riscontrai una strana forma di dolcezza e protezione, < Non puoi lasciarmi pure tu come tutti gli altri... > sussurrai associando immediatamente la figura di mio padre a quella di mia madre, il labbro inferiore cominciò a tremarmi ed evitai di battere le palpebre per non far sgorgare i fiumi di lacrime che minacciavano prontamente di uscire; Justin si leccò le labbra 2 volte, guardandosi intorno ansioso e sentendomi singhiozzare in silenzio senza provare un minimo di compassione nei miei confronti: < L'ho appena fatto. > concluse freddo, incitandomi indirettamente a chiudere la conversazione e a scendere dalla macchina.




ZAN ZAN ZAN.
Come sono diversa da quando scrivo i capitoli a quando scrivo l'angolo autrice? AHAHAHAHAH
Nell'ultimo sono una cogliona,lo so lollino. Anyway:
vi è piaciuta l'idea della playlist?L'ho trovata perfetta e credo la sfrutterò spesso in modo da rendervi più agevolati nella lettura.
Questo è, molto probabilmente,il penultimo capitolo della prima serie( per chi non lo sapesse ancora: ci sarà una seconda serie di Cigarette con gli stessi personaggi, stessa trama, stesse vicende,
esattamente un continuo.)
Ho letto nelle recensioni che molti non capivano perchè Justin non se la fosse presa con El per il fatto di Chaz e come avete notato io imposto la"verità" e le rivelazioni in una maniera strana,
disordinata ma spero che faccia ugualmente effetto se non di più. In realtà io lo faccio con uno scopo preciso, è quasi una mia ideologia:
penso che tutti abbiamo negli scheletri nell'armadio e che, a volte, i nostri comportamenti( o quegli degli altri) sono dovuti a qualcosa che compie chi ci è vicino, con o senza il nostro consenso.
Esempio lampante è quello di Elysabeth che si incazza con Justin ma, quando viene presa con le mani nel sacco, non sa più che dire. Probabilmente se Justin fosse andato con lei alla cena tutto questo non sarebbe successo, pensateci. (ora faccio fare i filmini mentali lollino.)
Ok vi lascio al vostro pomeriggio(?) spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Non vi do un numero di recensioni, mi fido di voi perchè voglio vedere chi e quanti ci tengono a questa storia, non devo obbligarvi a scrivere il vostro parere.
Spero solo che molti di voi vogliano aiutarmi a migliorare o commentare l'accaduto o darmi i loro pareri perchè siete voi la parte portante della mia storia.
Ah, udite udite: sto per cambiare icon su efp miracolo(?) ed ho aggiunto i tasti"like" e "twitter" al mio profilo,ora si che sono una Nerd yoh(Y)
AHAHAHAHAH no ok la smetto.
Vi amo tantissimo. Mel.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36. -Epilogo- ***





Vi anticipo che questo capitolo è mooolto lungo ma tremendamente importante, soprattutto perchè conclusivo della prima serie. Pertanto vi consiglio di leggerlo quando avete tempo e non andate di fretta ed in tranquillità per "capirlo" meglio. Grazie per tutto ciò che avete fatto per me seguendo Cigarette :).

*Justin*

Osservai Elysabeth scendere furiosa dalla macchina, sbattè violentemente la portiera e a grandi falcate si incamminò verso l'interno dell'edificio, respirai affondo stringendo gli occhi e cercando di pensare positivo, ma proprio quando cercai di cacciar via tutti quegli orribili pensieri il telefono mi vibrò: 1 messaggio

Da: Tom.
Bro, lavoro svolto. Ti aspettiamo al solito bar vicino al fiume. Alza il culo e vieni da solo.

Arricciai le labbra colpito dalla sua schiettezza, buttai il telefono sul posto -oramai vuoto- del passeggero e dopo aver riacceso il motore partii immediatamente in quarta.
Parcheggiai esattamente di fronte al piccolo Bar e scendendo dalla macchina mi guardai intorno: a destra, sul marciapiede, c'erano piccoli bar o comunque negozietti di poco conto o all'ingrosso, visto la zona fuori portata, a sinistra invece il corso del fiume continuava tranquillo e controllato, sorrisi: con quella portata d'acqua il corpo sarebbe stato trascinato via in fretta o comunque coperto per il tempo necessario.
Entrai nel bar attirando l'attenzione dei camerieri dietro il balcone solo per un misero secondo, assottigliai gli occhi alla ricerca dei miei due compagni e riconobbi i loro visi ad un tavolo in fondo alla sala. Li raggiunsi rimanendo in silenzio ed aspettando che distogliessero i loro occhi da quei cellulari del cazzo, Tom finalmente alzò il volto: < Oh eccoti, sei stato veloce! > mi salutò riponendo il suo telefono nella tasca dei jeans, Christian fece lo stesso e con la testa mi indicò la sedia libera: < Accomodati Biebs, noi abbiamo già ordinato > annuii mordendomi l'interno della guancia ed osservando quanto fossero calmi; < Allora? > chiesi spazientato osservandoli altri 3 minuti, sembravano... spensierati, Tom si schiarì la voce ed avvicinò la sedia al tavolo permettendomi di sentire la sua voce con meno sforzo: < Tutto risolto. Si è fatto un bagno, nessuno in giro, ho chiamato un compagno a scuola e nessuno sembra essersi accorto della sua assenza > < E dello sparo? > domandai ricordandomi quanto baccano avesse fatto quell'affare nel silenzio della domenica mattina
< Hai una botta di culo assurda Bieber. Nel cortile c'entrale in quel momento si stava esibendo la banda della scuola. >
< In poche parole nessuno ha sentito lo sparo >
si intromise Christian, sospirai rincuorato: Dio frazie, fottutamente grazie. Tom guardò alle mie spalle, mordendosi le labbra ed interrompendo ciò che stava per dire, poi tornò dritto sulla sua sedia, aggrottai la fronte: ma cos... < Cosa prendi? > domandò una voce femminile alla mia sinistra, mi voltai di scatto preso alla sprovvisa e la osservai con uno sguardo leggermente perso: aveva dei capelli castani, una leggera frangetta che copriva gli occhi scuri ed una pelle... candida, quasi bianca, le sue labbra sottili e rosee si strinsero quando notò come la stessi squadrando: < Il tuo numero, magari? > feci alzando un sopracciglio ma mostrandomi ugualmente gentile e poco impertinente, a giudicare dai suoi modi di fare non mi sembrava una ragazza che amasse rispondere a tono ad uno stronzo come... Elysabeth. La ragazza si passò una ciocca di capelli dietro l'orecchio osservando per un attimo i miei amici, preoccupata, mentre tossivano ripetutamente dandosi pacche sulla schiena a vicenda... che diamine avevano quegli idioti?
< Facciamo che ti porto un caffè per adesso, ok? > domandò sorridendomi cortese ed incamminandosi nuovamente verso il bancone. Tom mi scuotè per il braccio:
< Cazzo fai bro?? >
domandò scombussolato, feci spallucce < Qual'è il problema? > chiesi tranquillo, Christian intervenì:
< Sbaglio o sei fidanzato!? >
< E pure cotto? >
continuò la domanda Tom
< Cotto?! Questo non è cotto, è innamorato perso! > gli ricordò a sua volta Christian, arricciai il naso: non volevo udire una sola parola su El
< Ci siamo lasciati. Ok!? >
< Cos- Quando? >
< Circa.... 15 minuti fa >
feci con una certa ironia osservandomi il polso privo di orologio, potetti giurare che la mascella di Christian stesse sfiorando il pavimento:
< Come puoi averla lasciata dopo averle raccontato di sto casino!? Potrebbe raccontare tutto in giro e metterti nella merda! > quasi urlò alzando le mani al cielo, mi osservai intorno sperando che nessuno avesse udito la sua insinuazione e quando fui assolutamente sicuro che nessuno ci stesse osservando lo fulminai con lo sguardo: < Christian abbassa quella cazzo di voce se non vuoi metterci tu nei guai. > mi passai una mano nei capelli, sospirando, poi continuai < E poi Elysabeth non lo farebbe mai. E' troppo- > < Stupida? > < Impegnata? > < Innamorata? > mi interruppero con le loro stupide ipotesi i due < Volevo dire buona, coglioni! > li ripresi ringhiando < E comunque evitiamo di parlare di lei. Adesso è un capitolo chiuso > < Da soli 15 minuti > ghignò Christian, immaginai di ucciderlo lentamente perforandolo da parte a parte e Tom se ne avvertì:
< Anche la tua vita durerà 15 minuti se non la smetti Bro. > Christian alzò le mani al cielo: < Chiedo venia. >
< Di questo passo dovrai chiedere il perdono del padre eterno >
lo minacciai senza essere tuttavia totalmente serio, alzò un sopracciglio: < Perchè dovrei chiedermi scusa da solo? > e con quella squallida battuta si beccò una gomitata nello stomaco da Tom che gli era vicino.
Mentre Christian si contorceva dal dolore tenendo la testa sul tavolo la ragazzina di prima arrivò con i nostri 3 caffè: < Ecco a voi > disse sorridendo gentile ed evitando chiaramente il mio sguardo, poi alzò i tacchi e scappò via, la osservai sconfitto: la mia proposta di lasciarmi il suo numero a quanto pareva non l'aveva proprio accettata. Bevvi il mio caffè ascoltando attentamente le loro parole che cascavano su vari argomenti: dal "lavoretto" appena svolto alle ragazze incontrate negli ultimi giorni; le mie mani strappavano imperterrite la carta della bustina dello zucchero, prese dalla noia < Justin hai fatto un casino sul tavolo, nascondi sti coriandolini del cazzo ed andiamocene prima che ci rimprovino per l'acqua rovesciata, la carta bagnata, i fazzoletti per terra ed i pezzettini di carta sul tavolo > sbuffai pulendomi le mani dai pezzettini rimasti incollati sui palmi sudati < Chris vai a pagare, intanto noi andiamo in macchina > lo incitai indicandogli sovrappensiero la cassa, agrottò le sopracciglia: < Fatemi capire: vi sto offrendo il caffè? >
< Praticamente si. Muoviti > < Stronzi. >
borbottò alzandosi ed estraendo il portafoglio dalla tasca dei jeans;  rimisi nella tasca del giubbotto il mio, di cellulare, illuminando il display per sbaglio: sullo sfondo c'era Elysabeth con le labbra stese in un buffo sorriso e gli occhi spalancati per mostrare le iridi blu, i capelli invece erano sparsi sul letto sul quale era sdraiata e a giudicare dalle coperte mi ricordai che fosse il mio... dovevo cambiare quelle cazzo di coperte, dannazione. Alzai la tazza dal piattino per nascondere i pezzi di carta che avevo sparso sul tavolo quando fui attirato da un minuscolo bigliettino poggiato proprio sotto la tazza, al centro del piattino: " Questo è il mio numero. Amber. ps: il caffè non te lo offro. " sorrisi compiaciuto afferrando immediatamente il biglietto e nascondendolo nelle tasche dei pantaloni, poi osservai il bancone alla ricerca di una chioma liscia e castana: eccola là, era impegnata a lavare i bicchieri con così tanta cura e dedizione che non si sentì minimamente sfiorata dal mio sguardo < Ti vuoi sbrigare Biebs? > mi incitò  Tom. Lo raggiunsi immediatamente, ricomponendomi: io vincevo sempre.

 

*5 giorni dopo*

Sospirai, poggiando la matita tra le pagine del libro di filosofia: quella materia stava diventando difficile anche per me dannazione; guardai l'orologio: le 5 del pomeriggio, non potevo di certo perdermi il certo del pomeriggio studiando quella merda -per quanto, inspiegabilmente, mi piacesse la materia-, spostai un po' di fogli e cartaccie dalla scrivania oramai stracolma fermandomi ad osservare un bigliettino sul celeste chiaro: " Questo è il mio numero. Amber" assottigliai gli occhi cercando di ricordare a chi appartenesse poi, piuttosto velocemente, mi tornò in mente il volto candido ed impacciato della cameriera del bar, era... carina, potevo pure tentare; presi il telefono e leggendo attentamente la calligrafia ordinata e leggermente in corsivo sul bigliettino trascrissi tutti i numeri presenti, poi portai il telefono all'orecchio: dall'altro lato sembrava non esserci nessuno e da un lato la cosa mi andava bene visto che per una semplice chiamata ad una semplice ragazza mi sentivo stranamente agitato, dall'altro avevo propriuo voglia di risentire la sua voce e di farla impacciare un po', < Pronto? > domandò una voce sovrastata dai rumori della strada, rimasi un attimo in silenzio non sapendo cosa dire < Pronto!? > chiese nuovamente impaziente e con la paura che potesse chiudermi il telefono in faccia mi affrettai a parlare: < Pronto Amber? Sono Justin,il ragazzo del bar > che cazzo di descrizione è "il ragazzo del bar"?! < Oh! > disse sorpresa ma con una certa felicità nella voce, sorrisi soddisfatto sentendomi nuovamente sicuro del mio fascino < Stavo pensando... > cominciai leccandomi le labbra < Se ti andrebbe di farci un giro insieme, stasera >
< Io... avrei appena finito il mio turno al bar... >
disse leggermente a disagio < Ma immagino di poter venire senza problemi i centro, la metro passerà tra pochi minuti, dove ci possiamo incontrare? > concluse accettando il mio invito < Conosci per caso il cinema Avon? > domandai incerto avendo solo quell'edificio come punto di riferimento in centro, per fortuna rispose affermativamente: < Sisi, quello vicino al negozio di giocattoli vero? Allora ci vediamo lì tra... 20 minuti? > chiese infine, < Perfetto, a dopo > chiusi la chiamata. Osservai incantato lo sfondo del mio telefono: c'era lei, c'era sempre fottutamente lei su quello sfondo perchè allora non lo cambi Bieber se proprio ti da fastidio?
Perchè non ci riuscivo, perchè il suo viso era così bello da rendere il mio telefono più figo del solito, perchè faceva- aveva fatto così parte della mia vita da non riuscire più ad andarsene, decisi quindi di darci un taglio definitivo con quella storia: non potevo aggrapparmi ai ricordi, alle immagini, alle sue foto, l'avevo lasciata io per un motivo preciso e da responsabile della situazione dovevo prendermi le mie colpe e le mie responsabilità: sbloccai il percorso"immagini" sull'iphone cercandone una che potesse sostituirla... alla fine mi accontentai di un semplice acquario con dei pesci dentro, meglio di niente.


Infilai le mani nelle tasche sentendo un leggero freddo nonostante il giubbotto, mi poggiai al freddo palo con la segnaletica stradale: < Quando cazzo arriva la metro. > sbuffai non vedendo arrivare nessuno di nuovo, sentii qualcosa picchiettarmi sulla spalla e mi voltai piuttosto scocciato:una ragazza minuta, dai lunghi capelli castani piastrati e la frangetta portata a lato e raccolta in un ciuffo mi salutò: < Scusami, dovevo urgentemente cambiarmi. Ho fatto molto tardi? > domandò corrugando la fronte, ne approfittai per osservarla meglio: indossava una gonna rosa chiaro, poco più sopra del ginocchio, delle converse bianche ed un maglioncino bianco, mi domandai come non sentisse freddo vestita in modo così leggero
< Nono, tranquilla > risposi abbozzando un sorriso, mi leccai le labbra: < Va bene, ci facciamo un giro? > proposi sentendo le gambe andarmi in cancrena a causa del freddo e dell'attesa, lei annui vigorosamente e mi affiancò.
Ci rintanammo in un bar, Amber si sedette guardandosi intorno ammaliata dai colori caldi ed accoglienti, effettivamente era un bel posto, come mai non ci ero venuto prima con Ely... no niente. Aveva uno strano sorrisino stampato in volto ed inclinando leggermente la testa le chiesi confuso: < Perchè sorridi? > < Perchè di rado nei bar ci entro come cliente > ridacchiò portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quel gesto era così dannatamente familiare. Un ragazzo venne a prendere le ordinazioni: era alto, piazzato e la maglia aderente faceva sentire il mio fisico leggermente minuscolo ed indifeso vicino al suo ma Amber sembrò non notarlo a fatto a differenza di lui che se la stava mangiando con gli occhi < Vuoi guardarla ancora per molto? > domandai attirando l'attenzione di entrambi: il cameriere mi guardò infastidito, per fortuna che i clienti non si possono uccidere ed Amber alzò confusa lo sguardo dal menù < Io vorrei ordinare > continuai più sicuro di me: ero il cliente ed il cliente aveva sempre ragione, si schiarì la voce voltandosi sfacciatamente verso di me:
< Dimmi. > sputò senza nascondere l'irritazione nei miei confronti < Un cornetto alla nutella ed un cappuccino > risposi sorridendogli innocente, arricciò il naso ma quando udì la voce di Amber alla sue spalle il suo viso si rilassò < Anche per me! > affermò come una bambina sorridendo a 32 denti, poi gli ridiede indietro il menù. Quando il ragazzo se ne andò la osservai aggiustarsi le pieghe della gonna: < Non ti sei proprio accorta del fatto che ti stesse scopando con gli occhi? > domandai schiettamente poggiando entrambi i gomiti sul tavolo ed il mento sulle nocche delle mani, inclinò la testa verso destra: < In realtà no > < Beh era un bel ragazzo > notai schioccando la lingua, la cosa sembrò confonderla più del dovuto, < Insomma, potevi anche guardarlo, aveva un corpo piuttosto- > < Justin sei gay per caso?!. > domandò shockata,
sgranai gli occhi portando i palmi aperti in avanti, fermandola: < Who who che cazzo hai capito?! No!. >  scoppiò a ridere e dovette chinarsi su se stessa reggendosi la pancia con le mani per non sentirsi male, la cosa divenne così comica da far ridere anche me senza nessun contegno; la ragazza si ricompose mordendosi le labbra per non scoppiarmi nuovamente a ridere in faccia: < Scusami, non volevo ma davvero con quelle tue insinuazioni su quel ragazzo mi stavano venendo dei dubbi >
< Intendevo dire che al suo confronto mi sento un moscerino e mi sorprende di come tu non gli abbia sbavato addosso, obbiettivamente. >
dissi in tutta sincerità, si torturò il labbro prima di rispondermi: < Non prendermi come una sdolcinata del cazzo ma con te davanti gli altri non mi attirano neanche un po' > ed in quel momento le sue guancie andarono a fuoco, mi morsi l'interno della guancia guardandola: era bella, non si poteva negare ed era tremendamente dolce ma sentivo lo stomaco contorcersi e provocarmi delle orribili sensazioni,  avevo... come si chiamavano? Ah si, i sensi di colpa.

Verso le 8 di sera decisi di tornare all'istituto, < Ti accompagno > mi aveva detto seguendomi imperterrtita per tutto il percorso, la verità era che mi sentivo una femminuccia nel farmi accompagnare a casa da una donna e non ci tenevo proprio. Arrivati davanti alle vetrate della scuola mi voltai a guardarla: il sole era già calato quindi il suo volto era illuminato solo dalle luci dei lampioni, le gambe erano strette tra loro ed il suo corpo era rigido, era chiaro che cominciasse a sentire freddo, mi sfilai il giubbotto e successivamente presi la felpa nera che indossavo per i lembi, la osservai meglio: io quella felpa l'avevo già prestata a qualcun altro*. Scossi la testa ed un'indecisione piuttosto stupida si impadronì della mia mente malata: non potevo prestare quella felpa ad un'altra ragazza, non potevo e basta, era... scorretto, meschino, d'altro canto io con lei avevo chiuso e non avevo motivo di ancorarmi a simili cazzate, anzi dovevo liberarmi di qualsiasi cosa mi ricordasse lei se volevo andare avanti anche se questo significava dovermi liberare di tutta la mia vita, praticamente. In maniera più decisa mi sfilai la felpa rimanendo con la t-shirt bianca, Amber sgranò gli occhi presa in contropiede: < Justin che fai? Prendi freddo. > domandò preoccupata, scossi la testa infilandomi velocemente il giubbotto per sentire nuovamente un po' di caldo: < Da quello che mi hai raccontato abiti distante e... mi dispiace di non poterti accompagnare, davvero, ma oggi i cancelli dell'istituto chiudono tra meno di 15 minuti. Quindi mettitela o morirai di ipotermia vestita così > le spiegai serio incitandola ad indossarla, dopo qualche secondo di incertezza la indossò e notai quanto larga le andasse, sorrisi: < Sei... buffa > Amber gonfiò le guancie: < Non è vero > borbottò, istintivamente le spostai i capelli sulla spalla destra diminuendo la distanza tra di noi e la sentii tremare sotto il mio tocco, non ci eravamo mai minimamente sfiorati prima di allora, avevo l'impressione di correre troppo, di aver messo il turbo senza un effettivo motivo ma quando l'immagine di Elysabeth mi balenò in testa soffocando i miei pensieri non mi fermai a pensarci ulteriormente: la baciai, feci aderire le mie labbra alle sue, più sottili senza spingermi oltre; la ragazza portò inizialmente le mani sul mio petto, quasi a volermi spingere via ma non vi esercitò nessuna forza e così rimasero lì: incollate al mio petto quasi a farle da sostegno. Quando ci staccammo le sue ciglia svolazzarono verso l'alto, solleticandomi gli zigomi: < E' meglio che vada > sussurrò impacciata allontanandosi e schiarendosi la voce: < Beh si, ci vediamo Justin > disse semplicemente regalandomi un misero gesto con la mano, alzai un estremo delle labbra in un qualcosa che sarebbe dovuto apparire come un sorriso -davvero poco convincente- < Va bene > risposi mettendomi le mani nelle mani e dandole a mia volta le spalle incamminandomi verso l'istituto.
Mi maledissi per averla baciata: insomma la conoscevo poco o nulla, nonostante avessi ascoltato attentamente ogni sua descrizione ed ogni minimo particolare della sua vita quel pomeriggio, non avevo idea di cosa pensasse di me, avevo corso troppo ma il ricordo di Elysabeth - ed anche in quel momento ricordandomi i suoi baci mi vennero i brividi- mi spinse a dimenticarla... nettamente contradditoria come cosa ma non potevo permettermi di amarla, non più almeno ed Amber mi sembrava la ragazza giusta per... per tante cose, ecco.

*Elysabeth*
*1 settimana dopo*

Un'altra settimana del cazzo era passata, erano passati 12 giorni dal funerale di mia madre e la mia vita andava lentamente a fanculo. Erano ben 15 giorni, invece, che non vedevo ne parlavo con Justin ma la cosa era più che naturale visto che quel bastardo mi aveva lasciata. Dopo l'ultima ora di lezione mi rintanai in camera, decidendo ancora una volta di saltare il pranzo: non era una scena di vittimismo, era semplicemente che il cibo in quei giorni mi faceva schifo, mi sedetti a peso morto sul letto afferrando l'agendina poggiata sul comodino e cominciandola a sfogliare come ogni pomeriggio: in quelle due settimane di coma vegetale- "pausa" mi ero presa il disturbo di annotarmi le possibili motivazioni per le quali Justin Bieber mi avesse lasciata ed ogni tanto me le rileggevo, sperando di trovare il motivo effettivo, le ipotesi erano varie:

1) Era preoccuato per la mia vita e voleva tenermi fuori dai guai - ed una parte di me, forse quella più innamorata, ci sperava vivamente-
2) La sua era solo una scusa per liberarsi di me e rifarsi una nuova vita
3) Il suo "lavoro" gli rubava troppo tempo ed io lo sottraevo a lavori più importanti - ciò significava quindi che la droga valeva più di me? Fantastico -
4) E' in fin di vita ed ha voluto chiudere la relazione per non farmi soffrire - molto molto poco probabile ma mi rifiutavo di cancellarla dall'elenco-

schioccai la lingua: nulla, lui non aveva motivo di lasciarmi così su due piedi eppure l'aveva fatto; lui non aveva nessun permesso di entrare ed uscire dalla mia vita quando gli pareva eppure l'aveva fatto; lui non aveva il permesso per farmi innamorare e poi buttarmi via a suo piacimento, eppure l'aveva fatto. Mi stesi sul letto fissando il soffitto: la verità era che lo amavo e lo odiavo nello stesso momento, entrambe le cose le provavo con una passione assurda, io l'odiavo perchè l'amavo. La cosa realmente fastidiosa di tutto l'accaduto era che io gli avevo esplicitamente detto che lo amavo, senza troppi giri di parole e lui? Lui si era limitato a darmi un bacio sulla fronte come a dirmi: " Fai bene ad amarmi tesoro, tutti lo fanno" cazzo, non sopportavo il fatto che io avessi deciso di andare persino contro i pensieri di mia madre - che mi mancava come l'aria- e di mio padre -che mi veniva a trovare costantemente ma aveva già deciso di tornarsene a casa, tipico- pur di stare con lui. Mi alzai di scatto, stanca di farmi così tanti problemi per un coglione simile e dopo essermi ripresa dai notevoli giramenti di testa dovuti all'improvvisa risalita decisi di andare ad assistere allo spettacolo pomeridiano del corso di teatro che si sarebbe tenuto quel pomeriggio nel teatrino. Seguì la massa di persone che si dirigevano chiaramente nell'aula magna, chiudendomi nelle spalle ed evitando certi sguardi curiosi: chissà come si era saputo della rottura tra me e Justin ed in quel momento era uno degli argomenti più interessanti dell'istituto, stupide cagne spettegolanti. Entrai nel teatro vedendo la maggior parte delle poltrone già accupate e cominciai a girovagare alla ricerca di un posto libero.

*Justin*

< Smettila di borbottare dannazione, sarà divertente! > mi riprese Amber trascinandomi verso una fila di poltrone che presentava ancora qualche posto libero, sbuffai: < Io ti ho chiaramente detto che sta roba non mi interessa, anzi mi ricordi perchè ci siamo venuti? > domandai infine quando, trovati due posti, mi obbligò a sedermi facendo forza con le sue mani sulle mie spalle < Perchè è una cosa carina e poi questo teatro è così ben fatto da poter fare dei belli spettacoli ed ero curiosa, la tua scuola è così ben organizzata! > spiegò ammaliata da quell'inferno  mostrandomi un sorriso angelico, come quello di una bambina, le sorrisi dolcemente: sebbene la stessi frequentando da poco avevo capito che era una ragazza piuttosto semplice, amava i colori, lo spettacolo, i bambini ed i dolci, improvvisamente mi tornò in mente un episodio:

< Smettila di ingozzarti! > la ripresi sbuffando e distogliendo lo sguardo da quella scena raccapricciante, alzò lo sguardo dal suo gelato, come se fosse appena atterrata in un mondo a lei estraneo: < Cfosa c'fe che non vfa? > domandò con la bocca piena e le labbra sporche, mi morsi il labbro inferiore per non scoppiarle a ridere in faccia < Nulla > dissi osservando assiduamente il cioccolato sulla sua bocca, gonfiò le guance ed assotigliò gli occhi: < Non è vero, tu mi nascondi qualcosa > < E' che mangi come un maiale >, Elysabeth ingoiò l'ultimo boccone e spalancò la bocca indignata: < Mi piacciono i dolci. > si giustificò semplicemente.



< Justin? Justin ti senti bene? > domandò Amber scuotendomi preoccupata, scossi la testa e mi accorsi di essermi incantato come un idiota < Si, mi ero solo ricordato una cosa > spiegai passandole il braccio dietro le spalle ed avvicinando il suo volto alla mia spalla, la ragazza mi lasciò un bacio casto sul collo per poi soffermarsi sempre di più sulla mia pelle, salendo fino alla mandibola; quando sfiorò la belle sotto la mascella - cosa che mi faceva dannatamente impazzire- chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo: < Amber, per favore non qui > sussurrai, ma nonostante tutto non avevo la minima intenzione di togliermela di dosso, ebbe la folle idea di leccarmi un lembo di pelle già segnata facendomi sobbalzare;
il ragazzo alla mia destra ci guardò malissimo ma poi, viste le condizioni, fece finta di non notarci. Mi voltai verso di lei lasciando che le nsotre fronti si sfiorassero e mi avventai sulle sue labbra entrando prepotentemente nella sua bocca e cominciando a giocare con la sua lingua, la sua mano- inizialmente poggiata sul mio ginocchio- strinse la mia coscia, gemetti e per vendicarmi le morsi il labbro provocandole un lamento, risi tra le sue labbra vista la reazione < Smettiamola > biascicò improvvisamente imbarazzata rimettendosi composta ed aggiustandosi i veli del vestito nero, mi passai una mano tra i capelli ravvivandoli e sorridendo soddisfatto, poi il mio sguardo si posò sulla persona più sbagliata del mondo e lei, intanto, stava guardando me.

*Elysabeth*

Sentii di essere sparata fuori dal mio corpo, le gambe e le mani sembravano non rispondere più ai miei impulsi, ai miei ordini: ero obbligata a rimanere lì, ancorata al pavimento a fissare quella scena raccapricciante: Justin che baciava avidamente un ragazza... perchè? Era quella l'unica domanda che riuscivo a pormi, perchè dopo sole 2 settimane sta già con un'altra? Perchè ha scelto lei e non me? Quando il loro bacio si concluse - era ora cazzo!- quella stronzetta ridacchiò aggiustandosi il vestito mentre quel lurido verme si guardò intorno soddisfatto fino a quando il suo sguardo non si posò su di me, facendogli spegnere immediatamente l'entusiasmo: merda merda corri corri ed invece no, rimanemmo a fissarci per minuti interminabili fino a quando non sentii gli occhi diventarmi umidi, il naso pizzicare e le labbra tremare, sapevo bene che sintomi fossero quelli e prima scappavo da là meglio era.
Un ragazzo mi tagliò la strada ed il mio contatto visivo con Justin fu interrotto per pochi secondi; secondi che mi bastarono per riprendermida quello stato di trance e scappare via spintonando più persone possibili.

Mi chiusi nuovamente in camera, respirando a fatica e con il petto che si alzava irregolarmente a causa della corsa appena fatta, < PORCA PUTTANA! > urlai nervosa scoppiando a piangere e scaraventando un cuscino sul letto, lo odiavo profondamente, lo odiavo con tutta me stessa e giurai a me stessa di fargli male come lui ne stava facendo a me. Afferrai il quadernetto con tutte quelle opzioni del cazzo, uscii l'accendino dalla tasca posteriore dei miei jeans e senza pensarci più di tanto lasciai che la fiamma consumasse lentamente le pagine del taquino; aprii la finestra facendo arieggiare la cameretta e lo tenni sospeso nell'aria fino a quando non sentii la fiamma terribilmente vicina al mio dito che reggeva l'estremo del libretto, poi lasciai cadere gli ultimi resti bruciati. Qualcuno bussò alla porta, ma in maniera insolita: infatti i tocchi furono leggeri, regolari, potevano dei tocchi alla porta essere considerati eleganti? No perchè quelli lo erano, < Giuro che se sei tu Bieber ti spacco la faccia a suon di pugni! > minacciai immaginando che potesse essere l'unico verme ad essermi corso dietro in quella circostanza, spalancai la porta con una rabbia assurda e fui colta alla sprovvista: Cara mi guardava con un sorrisino compiaciuto, poggiata allo stipite della porta, chiusa in un paio di leggings neri, dei tacchi ed una t shirt bianca: < Mi fai entrare? > domandò semplicemente, boccheggiai cercando le parole esatte per chiederle da dove cazzo uscisse fuori, in effetti era sparita per un bel po' di tempo, < Accomodati ma non rompere il cazzo > dissi semplicemente indicandole svogliatamente il letto, uh risponderle era stato più facile del previsto, non si fece intimorire dal mio invito poco gentile, anzi entrò piuttosto convinta in camera mia accomodandosi immediatamente sul letto ed accavallando le gambe: < Allora, cosa pensi di fare? > domandò, agrottai le sopracciglia: di che parlava? < Non ho idea di cosa tu stia blaterando > dissi in tutta onestà portandomi le mani sulle tempie e massaggiandole in senso orario < Di Justin Elysabeth. Sono più di 2 settimane che a scuola si sa di questa nuova ragazza con la quale esce, in realtà pensavo che lo sapessi già ma vista la reazione di oggi immagino di... no > concluse alzandco un sopracciglio cercando un mio segno di assenso, rimasi in silenzio e senza parole: ero l'unica idiota che non avendo incontrato quel coglione in quelle due settimane non era a conoscienza della sua nuova relazione, fantastico, ero lo zimbello dell'istituto... di nuovo e poi... lei mi stava spiando per caso?.
Mi morsi furiosamente un labbro fino a quando non sentii il sapore ferreo del sangue invadermi la bocca < Dovresti disinfettare il labb- > < Lo so. > la interruppi leccandomi velocemente la ferita sperando di poter interrompere il flusso di sangue che fuoriusciva, sospirò rumorosamente e si alzò in piedi:
< Senti bella non sono venuta qui a perdere tempo >
< In effetti la tua presenza cominciava ad infastidirmi. Dimmi cosa vuoi e vattene >
< Chris vorrebbe parlarti >
spiegò in poche parole sorridendo sornione, mi ghiacciai all'istante: cosa voleva Chris da me? Cosa voleva farmi ancora? Avevo ricominciato a vivere, mi ero persino dimenticata della sua esistenza... ora cosa voleva da me? Con Justin inoltre era risaputo - a quanto pareva- che avessi rotto da ben 2 settimane... io non volevo più aver a che fare con quella storia, < Io non ho idea di cosa voi vogliate ma non sono cose che mi riguardano, lasciatemi in pace! > e l'ultima parte suonò più come una supplica straziante, Cara unì le labbra in una linea dura e rossa a causa del suo rossetto, poi con un non so che di falsamente amichevole mi poggiò una mano sulla spalla: < Elysabeth vogliamo aiutarti, a dimenticarti di Justin e del fatto che lo ami- quando disse quelle ultime parole sentii una fitta tremenda al cuore- E cosa c'è di meglio che parlare con un ragazzo che lo odia? Possiamo aiutarti > sussurrò guardandomi con quei suoi occhi verdi e a mio parere maligni, perchè lei era seriamente il male cazzo, < Io non voglio guai. > dissi semplicemente non volendo rifiutare immediatamente quella proposta: io ero oramai sicura di odiare Justin, Chris lo odiava più di me ed io volevo rendere la vita di Bieber un inferno come lui l'aveva resa a me, perchè non sentire cosa voleva? Cara scosse la testa: < Non ne avrai visto che starai dalla parte del... cattivo > e alla parola "cattivo" alzò le sopracciglia e gli estremi delle labbra in un ghigno malefico; mi guardai intorno cercando di aggrapparmi alla parte più razionale di me che mi consigliava di lasciar perdere, provai a trovare anche un solo motivo per non incontrare Chris ma... non esistevano, tutto sembrava urlarmi di staccarmi dal passato e di vendicarmi - che pensieri malsani- < Andiamo. > dissi semplicemente guardandola con quanta convinzione possibile.

*vi consiglio di far partire Mirrors*

Cara camminò decisa verso il parcheggio dell'istituto, riservato a chi poteva guidare una macchina, attraversammo uno squarcio di prato durante il quale il rumore irritante dei suoi tacchi fu attutito ma quando tornammo sull'asfalto quello tornò l'unico suono a riempire l'aria; passando tra le numerose macchine ne riconobbi una in particolare: era nera e lucida, perfettamente pulita e curata e dalla forma elegante ed il muso affusolato... era quella di Mark o sbaglio? No El, non sbagli quindi ora alza il culo ed allontanati, annuii come una pazza alla mia voce interiore ed aumentai il passo, < Eccoci > disse dopo qualche minuto Cara indicandomi una piccola rientranza tra i due palazzi che circondavano il parcheggio, assottigliai gli occhi scrutando la sua espressione: non mi piacevano i vicoli, tutti i ricordi che avevo in corrispondenza di posti così stretti ed isolati non erano positivi, tuttavia il suo sguardo era sereno, tranquillo e per nulla agitato, sembrava un qualcosa che faceva di routine quindi respirai affondo ed entrai nel vicolo cieco.
Appena mi infilai tra le due mura riuscii a scorgere in lontananza Chris ed altri 2 ragazzi che non sapevo chi fossero, beh meglio così,  arrivai lì di fronte tenendo sempre un bel po' di metri di distanza da lui, Cara provò a spingermi in avanti portando una mano sulla mia schiena ma la fulminai immediatamente: < Sto bene qui, grazie. > feci acida incitandola ad allontanarsi da me, alzò le mani in aria in segno di innocienza e si avvicinò ai 3 ragazzi, stando alle loro spalle ed osservando la scena da dietro le loro grandi spalle, < Elysabeth da quanto tempo! > Chris mi salutò aprendo le braccia e facendo un passo avanti, che cazzo si aspettava un abbraccio per caso? Indietreggiai di scatto < Stai là a cuccia Chris, non così tanta confidenza. > lo misi in guardia, davo le spalle all'unica via di fuga, ciò mi permetteva, in caso le cose dovessero mettersi per il verso sbagliato, di scappare a gambe levate
< Who who, tranquilla, nervosa per la rottura con il tuo ragazzo? > domandò alzando un sopracciglio e volendomi evidentemente infastidire, mi morsi l'interno della guancia cercando di non dargliela vinta e rimasi completamente calma < No, vorrei solo sapere da dove spunti dopo così tanto tempo, che c'è... sei risorto per caso? >
< No, è che ho svolto i miei affari in silenzio, senza che nessuno sparlasse o spettegolasse su di me... sai, non sono come il tuo Justin. Lui è così... esibizionista >
concluse annuendo alla sua stessa opinione, in realtà non mi interessava cosa facesse o non facesse Justin in quel mondo di merda, quindi se pensava che colpirmi nominando Justin mi avrebbe messo in difficoltà si sbagliava, < E... quindi? > domandai sfacciatamente alzando un sopracciglio, Chris sorrise compiaciuto: < Vedo davvero l'odio nei tuoi occhi > , quell'affermazione mi sorprese: sembrava serio e... sorpreso, possibile che riuscisse a leggere tutto il rancore che provavo? < Pensavo di trovarti distrutta, afflitta, indifesa > cominciò l'elenco di atteggiamenti che mi davano il voltastomaco, infondo avevo imparato a respingerli e a difendermi, pertanto classificarmi con simili nomi era assolutamente inappropriato < Sorpresa, non è così > gli feci notare con tono ironicamente felice, schioccò la lingua: < Ho notato. Comunque, niente- fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi- volevo chiederti se volevi entrare nel nostro gruppo > assottigliai gli occhi: < Perchè tutta questa fretta? Tutta questa fiducia nei miei confronti? E soprattutto di punto in bianco? > domandai attenta ad ogni loro minimo movimento, parola o cenno, Chris scrollò le spalle < Il nostro è un gruppo numeroso come avrai potuto notare... ma sono tutti così monotoni e privi di passione in quello che fanno > che cazzo di passione serviva per spacciare droga e picchiare le persone?
< Quindi abbiamo deciso di prendere qualche nuovo membro, uno che riuscisse a divertirsi e a trarre beneficio morale, oltre che materiale, da quello che fa > continuò, < E perchè avreste addocchiato me? >
< Per il semplice fatto, Warren, che tu hai passato l'inferno e ne sei uscita intatta, che si vede lontano un miglio che la gente ed il mondo ti stanno sul cazzo e che non avresti motivo di aiutare il prossimo... eccetto Justin ma oramai neanche lui. >
< Mi stai considerando una persona insensibile?. >
< Più o meno ma è un... -
si leccò le labbra- complimento, ecco. >
< Io non ci tengo a spacciare droga, mi fa schifo quella roba >
sputai, sembrò aspettarsi quella frase perchè mi controbattè subito dopo: < Lo so bene. Vorrei solo chiederti di mettere i bastoni tra le ruote a Justin. > ok, in quel momento ero spaventata dalle sue parole < Voglio che tu gli impedisca di vendere, sai, furto di carichi di droga, prendere i suoi clienti, farli fuori gioco per un po'... cose così, giusto per far tornare il mio gruppo in testa... o dovrei dire nostro? > concluse e con quella domanda capii bene che volesse una risposta in quell'istante, mi guardai intorno soffermandomi sulle figure poco più dietro di Chris: sembravano tremendamente annoiati dalla situazione e vidi vagamente il problema che si era riscontrato in quel gruppo e allora perchè facevano del male alle persone picchiandole e vendendo loro quella merda? Non aveva senso come cosa,
< Perchè lo fate se non ci trovate gusto? > domandai, Chris fece per rispondere ma quando notò che il mio sguardo andava oltre alle sue spalle si voltò seguendo la traiettoria dei miei occhi poggiandoli sui suoi due compagni, questi due sembrarono sorpresi di essere chiamati in causa e si guardarono per un secondo: < Per i soldi > rispose quello a destra mentre quello a sinistra annuì: < Si vive bene, ci sono sempre ragazze pronte ad andare con uno ricco, muscoloso e che fa paura a tutti > entrambi si batterono il pugno, schifosi, Cara avanzò facendosi spazio tra i due mister muscolo e si arrotolò una ciocca di capelli neri tra le dita: < Io e Chris siamo alcuni dei pochi a trovare gusto in quello che facciamo, amiamo l'adrenalina, il rischio, la droga e cose così, gli altri sono solo assillati dal denaro. In Chris c'è anche l'odio > sembrava così fiera di pronunciare quelle parole così meschine che dovetti scuotere la testa lievemente per evidenziare il mio segno di disagio, ma il mio era un disagio morale, il loro era psichico a quanto pareva.
Cercai di mordermi il labbro, presa dal nervoso ma quando sfiorai la ferita che si era appena rimarginata decisi che era meglio lasciar perdere, decisi di pormi delle semplici domande per scegliere la cosa giusta:
Ero felice?

Non proprio
Odiavo Justin?
Si, abbastanza
Lo amavo?
In quel momento ero sicura di no, o almeno non più
Mi aveva ferita?
Tantissimo
Cosa aveva fatto di male?
Tradito, lasciato, praticato bullismo in passato ed illuso, erano alcune cose della lista
Volevo fargliela pagare?
Si.

Schioccai la lingua: < Ci sto. > dissi semplicemente, Chris sorrise, si alzò la maglietta e dalla cinta uscì una pistola, sgranai gli occhi arretrando di un passo con il terrore che volesse usarla contro di me senza alcun motivo ma quando me la lanciò e riuscii a prenderla al volo lo guardai confusa, < Benvenuta nella famiglia dolcezza. > mi rispose aprendosi in un sorriso strano: amichevole, malizioso, sornione ma nettamente più sincero dei precedenti.

 

*Justin*

Dopo quell'incontro inaspettato con Elysabeth in teatro passarono altre due settimane e divenne sempre più strana; gli unici momenti nei quali potevo vederla erano durante le lezioni di filosofia ma sembrava non vedermi, sembrava che non esistessi, accanto al suo banco si sedeva assiduamente il tipo che faceva parte del gruppo di Chris... perchè?
Il cellulare mi vibrò e fui costretto a distogliere lo sguardo dal suo profilo: 2 messaggi non letti.
Amber: Ci vediamo oggi pomeriggio? :)
Tom: Bro ricordati che oggi al vicolo arriva il nuovo carico di droga.

Decisi di ignorare il primo, scusa Amber non è il momento, e risposi direttamente al secondo:

Risposta: tranquillo Bro, ho tutto sotto controllo, questo pomeriggio alle 5 sarò al vicolo a ricevere il pacco.

Da: Tom. Non è che vuoi aiuto? Davvero posso liberarmi dal mio impegno e venire con te, è un carico tosto soprattutto perchè lo abbiamo pagato l'ira di Dio.

Risposta: ma ti sembra il caso? Nessuno fotte Justin Bieber, l'ultimo che ci ha provato si è fatto una nuotata nel fiume... ahahah sono serio Tom, faccio da solo e lo porto subito da Mark così starà al sicuro.

Da: Tom. Va bene Biebs :) ti aspetto in camera di Mark con il carico oggi pomeriggio.


Solo dopo decisi di rispondere ad Amber sapendo bene quanto permalosa fosse, ognuno aveva dei difetti no? Mi organizzai con lei permettendole di finire le lezioni pomeridiane alla sua scuola di arte e di raggiungermi verso le 4 nella mia cameretta, poi l'avrei liquidata con una scusa banale. Mi piaceva, era... carina -se non bella-e dolce ma non volevo minimanete accennarle al mio lavoro, non dopo sole 4 settimane di relazione. Suonò la campanella ed Elysabeth si alzò velocemente portandosi la sacca in spalla ed aspettando che quell'orso del tipo vicino a lei l'accompagnasse fuori; cosa cazzo succedeva?.


Alle 4 Amber si appropriò della mia cameretta: < Uh quanto sei carino in questa foto! > disse indicando una foto posta su uno degli scaffali ed afferrandola, cercai di sfilargliela dalle mani ma lei mi sfuggì: < Eddai stai fermo! Sei così piccolo > < Avevo dei capelli e dei vestiti orribili, lasciala! > mi lamentai allungandomi nuovamente inutilmente verso di lei, come un koala, sbuffò: < Okok. > e così dicendo, leggermente annoiata, la rimise al suo posto < Dio grazie > sospirai, ma la ragazza rimase ad osservare incantata e nettamente più seria e tranquilla un'altra foto: < E' tua madre? > domandò facendo un cenno con la testa alla foto che tenevo ben esposta vicino ai libri: c'eravamo io e mia madre in giardino, era estate e lei aveva appena piantato gli ultmi alberi, ricordavo bene di averla aiutata nel giardinaggio e così scattammo una foto "ricordo" visto che era davvero speciale il fatto che io alzassi il culo dal divano per aiutarla a fare i servizi, quanto la amavo, < Si > risposi semplicemente cercando di deviare l'argomento, mi mancava così tanto < E lei dov'è? > chiese innocentemente Amber sedendosi a mo' d'indiano sul mio letto, cominciai a sistemare la mia scrivania senza un fine preciso, volevo solo che capisse che ero impegnato o comunque non disposto a parlare di lei
< A casa. >
< E perchè non viene a trovarti? >
< Perchè ha da fare >
< Non può venire con tuo padre? >
le sue domande così innocenti ma assidue mi fecero innervosire: < No! Fatti i fatti tuoi cazzo! > ringhiai, il mio tono sembrò spaventarla parecchio... dovevo ricordarmi che lei non era come Elysabeth: quella ragazza non aveva paura quasi di nulla, era riuscita a superare tutto con una calma assurda, quando urlavo a lei non faceva ne caldo ne freddo, anzi si imbestialiva il doppio di me se capitava, Amber invece era timorosa, piccola e fragile e dovevo contenermi... per non parlare del fatto che in sua presenza non potevo neanche fumare perchè la cosa la infastidiva da morire; cominciai a chiedermi se Amber fosse realmente innamorata di me, del vero me o di quello che cercava di ricreare ed aggiustare, come se fossi un giocattolo in riparazione da dover ripristinare e dal quale eliminare tutti gli errori di fabbrica... stavo diventando paranoico.
Mi sedetti al suo fianco e l'attirai vicino a me: < Non volevo urlare piccola ma... è un argomento delicato che non voglio toccare > spiegai accarezzandole la schiena, annuì flebilmente lasciando che la cullassi con i miei leggeri dondolii del busto, alzai lo sguardo verso l'orologio: le cinque meno dieci, dovevo far presto; la scostai dolcemente da me, lasciandole un bacio sulle labbra e sulla fronte: < Devo andare, ho un appuntamento con un amico che non vedo da tanto. Ci sentiamo stasera nel caso ok? > chiesi, era ovvio che per lei la risposta fosse affermativa, comunque annuì < A stasera Justin > mi salutò schioccandomi velocemente un bacio sulla guancia per nulla turbata dal mio impegno, poi schizzò via.


*vi consiglio di far partire You Found Me*

Mi appostai nel vicolo 13, fumando una cigaretta ed aspettando che il ragazzo con il carico si facesse vedere, non c'era nulla di difficile nel portare un cazzo di pacco in un cortile, dove era finito? Finalmente il ragazzo girò l'angolo e mi venne incontro reggendo con due mani il pacco pesante < Era ora! > lo richiamai alzando le mani al cielo, la mia voce sembrò spaventarlo
< Scusi per il ritardo, il pacco era pesante ed il mio capo ha detto di star attento.. > farfugliò < Sisi ok, grazie. > dissi semplicemente aspettando che se ne andasse volendo ispezionare il contenuto da solo < Ho già pagato. > chiarii, lui annuì ed alzò i tacchi pronto ad andarsene come gli era stato ordinato
< Tranquillo, perchè non rimani un po' con noi? > una voce fuori campo irruppe nella conversazione, mi alzai smettendo di analizzare il pacco: < Che cazzo... > il ragazzo si spostò vicino al muro, spaventato ed una ragazza chiusa in un paio di leggings neri e giubbotto di pelle del medesimo colore mi apparve davanti, sebbene distante poichè ancora all'inizio del vicolo, < Elysabeth?. > domandai battendo più volte le palpebre, camminò ondeggiando sinuosamente i fianchi e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quel gesto l'avevo visto così tante volte da poter contare persino i secondi nei quali lo compieva ma in quel momento quella sua azione risultò diversa dalle altre volte: era più convinta, sinuosa e provocante
< Buon pomeriggio Bieber > sorrise sfidandomi, sembrava quasi di rivedere Warren, la piccola rompi cazzo dei bagni femminili < Che ci fai qua? > domandai < Oh niente, un giro > spiegò vaga e fece cenno ad un ragazzo di entrare nel vicolo; la situazione non mi piaceva per niente, il ragazzo si avvicinò senza troppi problemi al pacco, aveva un volto familiare... il gruppo di Logan, lui era uno di quei bastardi cazzo, uscii immediatamente la pistola puntandogliela contro.
Dovetti voltarmi verso Elysabeth per capire cosa stesse accadendo: Io puntavo con la pistola il tipo e lei puntava una pistola verso di me, se crepava uno crepavamo tutti,
< Che cazzo stai cercando di fare?! > le urlai contro senza distogliere la canna della pistola dal mio obbiettivo che intanto si era immobilizzato, visto che era tenuto sotto tiro
< Semplice, prendo il carico di droga, no? > domandò come se fosse la cosa più ovvia del mondo, droga? Che c'entrava El con la droga!? E perchè cazzo aveva una pistola Dio santo!? < E' il mio carico, che cazzo blateri? > < Si chiama rubare, Bieber > spiegò come se stesse parlando ad un bambino, digrignai i denti tenendo ben salda la pistola
< El fallo allontanare o giuro che gli sparo > sapevo, in cuor mio, di stare bleffando: ero così terrorizzato dall'ultima volta che avevo ucciso qualcuno che premere il grilletto sarebbe stata un'impresa, Elysabeth sfilò senza preavviso una seconda pistola dalla cintura puntandola verso il ragazzo che si era appiattito contro il muro e stava fissando la scena: < Non credo proprio Justin > sorrise < Se tu spari a lui, io sparerò al marmocchio qui presente e ti farò saltare una gamba, se mi andrà > sgranai gli occhi: < Cosa cazzo vorresti fare!? Lascia quell'affare Elysabeth! > le urlai spaventato per l'incolumità del ragazzo là vicino, non c'entrava nulla quel tipo dannazione, < Oh smettila di urlare Biebs! > mi riprese molto teatralmente ruotando gli occhi al cielo, < Lasciami finire il mio lavoro e nessuno si farà del male. > mi consigliò con estrema calma, ingoiai a stento la saliva sentendo la gola bruciare e le tempie pulsare dall'agitazione, ero nella merda: non solo ero solo ma soprattutto c'era quel dannato fattorino di sto cazzo in mezzo; abbassai la pistola portandomi le mani tra i capelli ed il tipo al fianco di Elysabeth schizzò in avanti afferrando il pacco con estrema tranquillità grazie ai muscoli sviluppati alla mo' di Hulk lungo le braccia.
Lo vidi allontanarsi tranquillamente via dal viale e svoltare l'angolo, probabilmente El diede il permesso al fattorino di scappare via perchè lo sentii correre via a gambe levate soffocando qualche urlo da femminuccia, < Che cosa sei diventata. > sussurrai spiazzato dalla situazione, volevo solo svegliarmi da quell'incubo, lei inclinò la testa verso destra:
< Non ti piace cosa hai creato? >
< Cosa avrei creato io?! >
< Niente, niente >
deviò immediatamente, la sua pistola era puntata contro di me, nonostante tutto riuscii ad intravedere la stanchezza del suo braccio steso
< Metti giù quell'affare, non è un giocattolo e non c'è bisogno che tu me lo punti ancora contro, ti sei fottuta quell'ordine che valeva un botto di soldi. Non ti basta? > domandai gesticolando e mordendomi la guancia per non saltarle addosso e riempirla di pugni, scrollò le spalle: < In realtà quello era l'obbiettivo principale, lo stiamo elaborando da tante settimane Biebs e tu sei così allocco da renderci tutto così facile >
< RenderCI? >
< Esatto, a proposito: Chris ti saluta! > 
si ricordò mostrandomi un enorme sorriso, il sangue mi si ghiacciò nelle vene, persi la capacità di nascondere ciò che provavo e buttai tutto fuori: le gambe cedettero facendomi inginocchiare, la guardai allibito ed apparentemente privo di voce: < Sei... sei entrata in quel giro? > balbettai sperando che mi dicesse di no
< A quanto pare > cosa le aveva fatto quel bastardo? Non era Elysabeth! Era pazza, stronza, insensibile < Tu sei pazza. > notai addolorato, assottigliò gli occhi: < Non quanto te. > sputò < Sai, ho pensato ad un modo per ferirti come hai fatto con me > cominciò a parlare camminando a destra e sinistra giocherellando con la pistola come se fosse un giocattolo < Ma francamente non vedevo come farti star male moralmente... insomma: hai una ragazza, sei felice, che posto ho io ancora nella tua vita? Nessuno! Quindi ho deciso di ferirti attraverso gli affari ed anche fisicamente, chi lo sa. > si ravvivò i capelli come se stesse conversando di una cosa qualunque, poi mi ripuntò quel dannato affare addosso. Vidi i suoi occhi chiari privi di emozioni, color ghiaccio, vidi le sue mani più screpolate del solito, segno che avesse maneggiato tanto le armi o comunque qualcosa che le rovinasse, possibile che le avessi fatto tanto male? Io l'amavo ed era chiaro, come poteva minimamente pensare che non fosse così? < El. El ascoltami io ti amo- > non mi lasciò neanche finire di parlare che scoppiò a ridere in maniera quasi surreale, pazza, si dovette reggere la pancia con entrambe le mani ed ebbi seriamente paura che potesse esercitare a sproposito fin troppa pressione sul grilletto; tornò seria asciugandosi in modo teatrale delle immaginarie lacrime: < E' davvero commovente Bieber > cominciò, poi il rumore della sicura della pistola che veniva disinserita in quell'istante mi allarmò < Ma non ci credo più > mi puntò la pistola contro tenendo il braccio maggiormente teso, cercai disperatamente la ragazza - o ragazzina, perchè per me era tremendamente piccola dentro l'animo- della quale mi ero innamorato: cercavo disperatamente di farla uscire da quell'incubo, di riscovare quella Elysabeth che non manovrava le pistole con così tanta disinvoltura, cercai di estrapolare da quel corpo la ragazza che avevo lasciato per troppo amore... ma non c'era, non c'era più ed io ero destinato ad accettarlo o, nel peggiore dei casi, a morire in quell'esatto momento visto che avevo una ragazza completamente fuori di testa davanti ed armata;
decisi di affrontare la situazione con maggiore coraggio: mi sistemai comodo con le gambe incrociate, osservandola, il mio sguardo così diretto sembrò quasi metterla in agitazione:
< Perchè... perchè mi fissi? > borbottò e notai la sua mano cominciare leggermente a tremare, mi tirai le punte dei capelli molto lentamente sapendo, quanto in passato gli piacessero
< Perchè voglio guardare negli occhi chi mi vuole uccidere > spiegai semplicemente, lei mi diceva sempre che i miei occhi erano in grado di sciogliere qualsiasi cosa con il loro colore così caldo, cominciai a sperare che riuscissero a sciogliere anche il ghiaccio delle sue iridi così fredde ma senza nessun risultato, < El > la richiamai con voce roca, si spaventò del mio tono così calmo... amichevole < Cosa è successo? > domandai addolorato, dov'era la mia piccola? < Dov'è la mia bambi- > < NON dire che sono tua! > urlò tappandosi le orecchie, ebbi l'impulso di abbracciarla ma rimasi fermo dov'ero: non era il caso di abbracciare una con una pistola, sorrisi:
< Tu sei mia. Che tu lo voglia o no. >
< Sta zitto. >
< Tu sei e lo sarai sempre. Volevo che vivessi una vita fottutamente normale e lasciarti era l'unico modo, come voleva tua madre dannazione! >
< Tutte cazzate! Ti ho visto con quella troia! >
urlò indicando un punto a caso del muro, mi morsi il labbro colpevole: volevo solo togliermela dalla testa, Amber me l'ero fatta piacere per causa di forza maggiore, < Dovevo andare avanti! Sai che ti amo Amber! > appena pronunciai quel nome sgranai gli occhi e mi tappai la bocca con una mano: cosa cazzo avevo detto?! Da dove cazzo mi era uscito il nome di Amber?? Elysabeth sembrò sull'orlo di un crollo psicologico - se non ci era già- assunse un'espressione di odio profondo:
< Hai ragione, devi andare avanti ed anche io > mi ripuntò la pistola contro < Ecco perchè ti voglio morto. > sputò con odio, un odio che neanche io dopo tanti anni passati in cattività in ambienti così poco sicuri ed eleganti ero mai riuscito ad accumulare < Voglio solo che tu sappia > cominciai chiudendo gli occhi < Che non mi pentirò mai di averti salvata da quella discoteca e vorrei salvarti anche da questo, ma non posso. > conclusi in totale sincerità: volevo la sua felicità, volevo che tornasse a vivere.
Le mie parole sembrarono non scanfirla minimamente, fece più o meno 7 lunghi passi indietro, mi sorrise in maniera inquietante e tetra ma io ero così fissato e concentrato sui suoi occhi che riuscii a scorgere una punta di esitazione quando cominciò ad imprimere sempre più forza sul grilletto, < Ciao ciao Justin. > dopo di che ci fu solo uno sparo.

      The End.

             Or maybe Not.




Non mi viene da piangere, per il semplice fatto che la strada, per fortuna, con voi è ancora lunga! Sono fiera e felice di poter annunciare che ci sarà una seconda stagione di Cigarette
anche perchè, come potete vedere, qua non si è concluso proprio nulla anzi, vi ho provocato solo più traumi trololol.
Rimanendo in tema mi scuso se il capitolo può essere stato pesante per quanto riguarda la lunghezza ma volevo seriamente concludere in un unico capitolo,
ecco perchè come vedete ci trovate colpi di scena su colpi di scena, è tipo dare ad un vecchietto che soffre di tacchicardia uno spavento dopo l'altro lo so(?).
Anyway ho cercato di rispondere a delle recensioni ma sono SCOMPARSE, non le trovo più e non ricordo a quale capitolo appartenessero, ho risposto ad alcune che mi sono ritrovata davanti
ma adesso vado a rispondere alle altre, tranquille che vi rispondo adesso, almeno alle ultime(?).
Un grazie infinite a Nausicaa e Gaia che mi hanno fatto questo bellissimo banner e questa bellissima locandina, ero tipo fissata con sta cosa dei banner e delle locandine (?)
Un grazie immenso a voi che siete stati con me per tutta la serie, spero di non deludervi, spero di potervi trasmettere qualcosa e che Cigarette riesca sempre, sia adesso che in futuro
a farvi emozionare e provare almeno 1/4 di cosa provo io scrivendo. Siete delle persone meravigliose e grazie di cuore per tutto ciò che scrivete, fate o dite. Non sapete quanto sia importante per me tutto questo.
Cigarette, la seconda serie, comincerà... presto, non so quando ma al più presto: devo rielaborare un po' di cose, inoltre prima rilascerò il trailer, quindi devo lavorare anche su quello.
E spero che in questo arco di tempo qualcuno riesca a leggere cigarette. Quindi, se tu sei arrivato a questo punto ed hai cominciato da poco a leggere cigarette:
spero ti sia piaciuta e che questa"pausa" ti abbia permesso di immedesimarti meglio in tutto questo!
Non ci credo ancora, è...strano vedere come si sono evolute le cose della fanfiction, chi lo avrebbe mai detto che da un incontro nei bagni saremmo arrivati a...questo?
Posso assicurarvi che certe cose non me le ero programmate neanche io. Come potete notare ho inserito anche qui due canzoni,
la prima mi piace moltissimo ed è... profonda, come ritmo(?) e mi sembrava adeguata, la prima l'ho fatta soprattutto per una cosa morale:
se avete notato, è la stessa che ho usato nel trailer, è come se tutto tornasse alle origini: Warren che torna schiva, fredda, incapace di difendersi moralmente da Justin.
E' tutto un cerchio.
Io spero davvero di potervi trasmettere queste piccole cose, questi piccoli dettagli, perchè per me sono davvero importanti.
Vi amo tantissimo, grazie di tutto.
Ci sentiamo prestissimo con il trailer. Spero di poter leggere anche qui i vostri pensieri finali, conclusivi sulla ff, di sapere cosa ne pensate, se ci siete, se no.
Io sono sempre qua a leggere, ogni giorno, a lavorare con Justin, Elysabeth e Cigarette.
Much love, Mel.



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Capitolo 37
*** Cocaine. Il Sequel. ***







Buon pomeriggio bellissimi! Spero di avervi fatto venire un attacco di panico dopo questo"capitolo" extra aggiunto alla storia, perchè era il mio intento.
L'attesa sta per finire e spero vivamente che la storia sia ancora di vostro interesse e che sia ancora vivida nella vostra mente.
Sono qui per avvisarvi, finalmente, ed annunciarvi la data nella quale posterò il primo capitolo del Sequel di Cigarette e per annunciarvi il nome che prenderà(?);
pronti? Okay, rullo di tamburi... la seconda serie... si chiamerà....

Cocaine.

Lo è per numerosi motivi che scoprirete nella ff ma, nel frattempo, spero che almeno il nome sia riuscito a suscitare in voi ansia, attesa e curiosità per ciò che avverrà.
La data nella quale posterò il primo capitolo è vicina, vicinissima(perchè mi sento una pubblicità?) e spero che per quel giorno voi siate liberi perchè non ho intenzione di cambiarla(Y).
So bene di avervi detto che avrei prima postato il trailer... bene, mi rimangio tutto: come alcuni sapranno ed avranno letto su twitter i trailer in questo periodo mi odiano e non voglio farvi attendere oltre,
quindi lo posterò in seguito, uno o due capitoli più avanti rispetto all'inizio della seconda serie ma non credo sia un problema no? La mia priorità è postare il continuo.
Un grazie speciale a TUTTI quelli che stanno leggendo ancora Cigarette e che, per fortuna, come avevo tanto sperato, hanno sfruttato questa pausa per leggere ( o rileggere) con calma la ff e capirla affondo.
Un grazie a chi c'è stato dall'inizio e c'è ancora, a chi si è mangiato tipo 30 capitoli in 2 giorni senza fermarsi e a chi ha conosciuto questa storia solo alla fine ed ha avuto la pazienza di leggersela man mano.
Okay la smetto, divento tipo sdolcinata così.
Alla fine di questo enorme papiro strappalacrime vi lascerò un minuscolo spoiler e... niente, scorrete più giù adesso se volete scoprire la data di rilascio!




la data di rilascio...








sarà.........







il..............










8 Luglio!




 

Posterò il continuo molto probabilmente nel pomeriggio, posterò un altro capitolo qui su Cigarette per linkarvi il link alla nuova ff


e... niente, grazie ancora di tutto. vi amo tantissimo! Mel.

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Capitolo 38
*** Cocaine, il Sequel, ora online! ***


Mi sento troppo una venditrice online lollino
Volevo solo avvisarvi che Cocaine, il sequel è ora online come promesso!
Vi lascio il link in modo tale da non fare la"caccia al tesoro", ad ogni modo nel mio profilo trovere Cigarette e Cocaine "rilegate" grazie all'opzione SERIE.
Quindi per qualsiasi problema con il link la trovate là! Spero che questo nuovo percorso(solo all'inizio) riesca ad emozionarvi più di prima!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1979665

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