A Special Gift

di Lilith_Holmes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il Conte Claude Faustus chiuse la porta della camera dei suoi figli, per poi sospirare e appoggiarci la fronte. Era stata una giornata lunga, quella, e piuttosto stancante, per tutti e due i bambini. E lo era stata anche per lui, dopotutto.
Signore, è arrivato un dono da parte della Contessa Anafeloz” la voce profonda di William – il suo maggiordomo – lo distolse dai suoi pensieri, e lui si allontanò velocemente dalla porta. William T. Spears, il suo maggiordomo da oramai quattro anni, oltre che suo caro amico. Capelli corti neri, sempre in perfetto ordine, occhiali, e occhi verdi con dei riflessi dorati. Era un uomo austero, diligente nel suo lavoro, e senza senso dell'umorismo. Era poco più vecchio di lui, forse. Claude non aveva mai osato chiedergli l'età effettiva. Non che non gli interessasse, semplicemente gli sembrava scortese farlo.
Un altro?” domandò Claude. Conosceva di già cosa la sua futura moglie gli aveva regalato, e vanificava del tutto i discorsi che le faceva sui diritti di un essere umano. Di tutti e sei i regali che gli aveva fatto, fino ad allora ne aveva tenuto uno che desiderava rimanere con lui. E questo si chiamava proprio William T. Spears.
Mi spiace, Signore, se volete lo rimando indietro” rispose il maggiordomo. Claude scosse la testa e si sistemò con un gesto veloce e stizzito gli occhiali.
No, no, lo accetto” sospirò, avvicinandosi all'uomo.
C'era anche questo, in allegato” disse ancora William, porgendogli una busta contenente un foglietto. Claude lo guardò a lungo, prima di prenderlo fra le mani e aprirla. Lesse leggermente disgustato le poche righe che vi erano scritte con una grafia tipicamente femminile e impeccabile.

Al Conte Claude Faustus,
sperando che anche lui sia di tuo gradimento.
Era di mio padre, ma a me non interessa affatto la sua presenza.
Usalo come più ti piace, è tuo adesso.
Con affetto, Hannah Anafeloz”

Lo passò a William, facendo segno di leggerlo, e per un attimo il maggiordomo inarcò le sopracciglia stupito, poi lo lesse velocemente.
Un uomo. Non credevo ce ne fosse un altro” disse Claude, quando il maggiordomo ebbe finito di leggerlo.
Signore, questo vi infastidisce più delle altre volte?” chiese lui, rimettendo accuratamente il foglietto all'interno della busta, come se il Conte intendesse davvero conservarla al posto di buttarla nel fuoco di lì a qualche ora, come faceva sempre.
Leggermente” si limitò a rispondere.
Infastidisce più te, probabilmente” disse a William, che annuì leggermente.
Voglio vederlo” aggiunse poi. Il maggiordomo annuì, e gli fece strada. Se da una parte Claude era curioso di vederlo, dall'altra era riluttante: come poteva sapere cosa quell'uomo aveva subito? E il non saperlo lo spaventava.
Il Conte Claude Faustus era un medico rinomato, faceva parte del suo lavoro sapere cosa succedeva ai suoi pazienti – perché quest'uomo, senza ombra di dubbio, sarebbe divenuto uno dei suoi pazienti.
Scesero le scale fino all'atrio, poi andarono a destra, diretti agli alloggi della servitù – dove Claude passava più tempo che nel resto della casa, se non lavorava.
Eccolo” disse William, indicando un uomo – un ragazzo – seduto su una sedia a guardare fuori, perso nei suoi pensieri. Non sembrò accorgersi della loro presenza.
William si schiarì la voce, e il ragazzo trasalì, per poi scattare in piedi, così che Claude potesse osservarlo meglio.
Era poco più basso di lui, e aveva un fisico stranamente tonico per essere stato del padre della donna. I capelli neri, non troppo corti, erano scompigliati e alcune ciocche coprivano gli occhi.
Il tuo nome?” domandò Claude, bloccando con un gesto della mano William che stava per rispondere al posto del ragazzo.
Voglio sentirlo da lui” spiegò, continuando ad osservare rapito il giovane.
Sebastian” mormorò questo, abbassando lo sguardo.
Solo Sebastian?”
Sebastian Michaelis”. Il Conte Faustus inarcò le sopracciglia.
Un nome che ha dell'importante, per appartenere ad un semplice oggetto di piacere” notò distaccato, avvicinandosi a lui per guardarlo meglio.
Potete chiamarmi come più vi aggrada, se questo non vi piace” rispose il ragazzo, senza alzare lo sguardo.
Questo è il tuo vero nome?” domandò Claude, cercando un contatto con i suoi occhi.
C-credo di si” balbettò questo, tirandosi leggermente indietro.
Non ho mai avuto un altro nome, a che ricordo” aggiunse. Claude gli alzò il mento con la mano destra e con la sinistra spostò le ciocche di capelli scuri – neri come la pece – per vedergli meglio il viso, rimanendone affascinato.
Gli occhi color cremisi, erano quelli ad attirarlo. Rossi e vividi, che lo osservavano intimoriti. Il viso era mascolino ma i lineamenti erano più morbidi di quelli di un uomo, le labbra piene, rosee e dannatamente invitanti. Claude chiuse gli occhi e gli lasciò il viso.
La tua età?” domandò ancora, riaprendoli e puntandoli nei suoi.
Venticinque”. Risposte veloci ed essenziali. Claude lo guardò ancora a lungo, in silenzio. Perché Hannah aveva deciso di darlo a lui, se era così bello poteva usarlo lei e non dargli altre grane.
Strano” mormorò fra se e se. Di solito, non avevano un'età maggiore ai diciassette anni – anche se con una bellezza simile non c'era da stupirsi proprio di nulla.
Signore?” domandò William, notando il suo silenzio.
Sto bene. Occupatene e dagli una camera” rispose velocemente, indicando Sebastian con un fiacco gesto della mano. Quel ragazzo gli faceva uno strano effetto.
Sono stanco” aggiunse poi.
Provvedo subito” rispose William, inchinandosi elegantemente. Claude lo ringraziò, e lasciò la stanza, diretto alla sua, al piano superiore. Non aveva mai visto degli occhi color cremisi in vita sua – e contava anche che non li avrebbe mai visti.
Coricarsi ed ignorare per un po' quell'ennesimo regalo gli sembrava un'azione da codardi, ma preferiva ragionare sul da farsi con lui a mente fredda.

Sebastian osservò a lungo il punto in cui l'uomo se ne era andato. Non gli sembrava cattivo, ma non poteva saperlo.
Sebastian, seguimi, per favore” gli disse William, distogliendolo – per la seconda volta, quella sera – dai suoi pensieri.
C-certo” balbettò. Quella villa gli sembrava enorme, ma forse era solo Anafeloz Manor ad essere piccola. In ogni caso, immaginava che il suo ruolo sarebbe stato lo stesso che aveva lì, a giudicare da come lo aveva guardato il padrone di casa poco prima... era rimasto in qualche modo affascinato da quegli occhi color ambra, nonostante tutto.
William” lo chiamò, mentre lo osservava riempire una vasca d'acqua.
Cosa vuoi?” rispose lui freddo, lanciandogli un'occhiata di traverso.
Qual'è il nome del Conte?” chiese, spostando un attimo lo sguardo sul vapore che si levava dall'acqua.
Claude Faustus. Il futuro marito della Contessa Anafeloz” rispose William, facendogli segno di avvicinarsi.
Ed è cattivo?” domandò ancora, mentre William gli slacciava la camicia. Non ne avrebbe avuto bisogno, ma non disse nulla.
Il Signor Faustus è tante cose, ma sicuramente non cattivo” . Si incupì, non appena vide i lividi e le ferite che adornavano la pelle candida del ragazzo, forse in ricordo di quelle che aveva lui quattro anni prima.
Non avere paura di lui. Anche se decidesse di usarti, non ti farebbe mai del male” William era sicuro che il Conte non avrebbe mai usato quel ragazzo come fosse un giocattolo, ma l'espressione che aveva prima gli faceva presagire che questa volta poteva accettare il dono in tutta la sua utilità.
La cosa non mi preoccupa” rispose Sebastian, lasciando che William finisse il suo lavoro.
Infatti. Non deve farlo” concordò.
L'acqua era più calda di quello che pensava, ma andava bene così. William lo lasciò da solo, con i suoi pensieri e lui chiuse gli occhi. Ultimamente aveva avuto più tempo per pensare – da quando era morto Garret Anafeloz, due mesi prima. La Signorina Anafeloz non sembrava averne sofferto affatto, e si stava liberando di tutto ciò che era appartenuto a suo padre. Sebastian compreso. Solo che era confuso. Perché la Signorina Anafeloz avrebbe dovuto regalare uno come lui al suo fidanzato? La cosa non aveva senso, lo stava spingendo a tradirla. E poi, le sarebbe stato nuovamente fra i piedi, una volta che il Conte Faustus l'avrebbe sposata, no? Allora, che ne sarebbe stato di lui? In qualche modo, era sicuro che il Conte Faustus si sarebbe affezionato a lui – come persona o oggetto, questo non poteva saperlo e neanche lo preoccupava in realtà, se le parole di William erano vere.
Lasciò che William lo aiutasse a vestirsi nuovamente e lo seguì nella sua nuova camera.
Come ti senti?” domandò improvvisamente William, mentre Sebastian provava la morbidezza del letto.
Non sto male... perché?” William scosse la testa.
Buonanotte” si limitò a dire, uscendo dalla stanza, e lasciandolo nuovamente solo. Fuori era notte.
Era Novembre, ma non faceva poi così freddo – considerando che erano poco fuori Londra, dopotutto.
Si lasciò andare sul cuscino e fissò il soffitto. Distingueva poco, al buio, ma riconosceva la figura regolare di una trave da soffitto. La osservò, come se fosse veramente interessante, poi si girò su un fianco.
Prima aveva mentito, quando aveva detto al Conte che Sebastian Michaelis era il suo vero nome, ma non ricordava quale fosse, era serio. Era molto piccolo quando avevano lo avevano ribattezzato Sebastian – in onore di chi, non gli era dato saperlo. Aveva ricordi sfocati di ciò che c'era prima di Garret Anafeloz... i suoi genitori, ogni tanto li sognava, c'era solo questa consapevolezza, non sapeva che viso questi avessero. Non sapeva neanche se questi fossero vivi o no.
Probabilmente pensare così tanto gli faceva male, e quella notte non sarebbe riuscito a dormire bene – o non ci sarebbe riuscito affatto.

Angolo della moffetta:
Buooon... a quando lo leggete!
Perdonateci, ma noi ADORIAMO scombussolare i reali ruoli dei personaggi – motivo per cui il povero Will è il maggiordomo di Crodo.
Come è nata questa storia? La qui presente Marty ci ha pensato nel dormiveglia, quindi, potete capire quanto malata sia u.u
Cooomunque... non sappiamo ogni quanto aggiorneremo questo scempio, causa scuola e altri fattori esterni che ci lasciano poco tempo (lo sappiamo, ora vi state chiedendo: “Ma perché cavolo l'avete iniziata, allora?”. Ce lo stiamo domandando anche noi!), ma è una storiella senza troppe pretese xD
Al prossimo capitolo, ovviamente se ci sarete.
Un bacio,
Marti e Cristie.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Si sentì chiamare dolcemente, una mano a posata sulla sua spalla che lo scuoteva con delicatezza, e una voce calda e profonda che chiamava il suo nome. Non era mai successo, prima.
Sebastian, il sole è già alto” dischiuse leggermente gli occhi cremisi, non riconoscendo per un attimo la stanza. Poi comprese e li spalancò, voltandosi a guardare chi lo avesse chiamato.
S-signore?!?” esclamò, scattando all'indietro alla vista degli occhi ambrati del suo nuovo padrone.
Ti ho spaventato? Non volevo!” disse questo, preoccupato.
N-no” balbettò Sebastian, cercando di ricomporsi. Si chiese per quale motivo lo avesse svegliato proprio lui. Si aspettava di vedere William o una cameriera. O che lo lasciassero dormire fino a che ne avesse avuto voglia, come succedeva nella sua precedente casa.
Spero tu abbia dormito bene” continuò il Conte, sedendosi sulla sponda del letto. Che volesse certi servigi già a quell'ora? si domandò Sebastian, osservandolo. Ora che lo vedeva alla luce del giorno, non ne era poi così intimorito. I capelli erano in perfetto ordine, ma al contempo sembravano quasi scarmigliati. Il loro colore era lo stesso di Sebastian, nero come la pece. E gli occhi, di un'improbabile color ambra. Aveva un'espressione seria, ma serena al tempo stesso.
Meglio di quanto credessi” rispose semplicemente, stringendosi i vestiti addosso per coprirsi il più possibile – anche se era un gesto inutile e alquanto stupido.
Sono contento di questo” rispose l'uomo, continuando a far passare lo sguardo su di lui. Aveva una voce diversa da quella della sera prima. In quel momento era calma, mentre la sera prima era visibilmente tesa.
Come ti senti?” gli chiese, e Sebastian notò che era la stessa domanda che gli aveva posto William la sera prima.
Bene” biascicò.
Perfetto” così detto, si alzò nuovamente in piedi.
Dovresti fare un giro della casa, sai” gli disse. Il suo viso era sereno, ma non sorrideva.
È grande, e credo che ti perderesti. Lo faccio io che dovrei conoscerla” continuò a dire l'uomo. Sebastian annuì.
Ma sai, non si finisce mai di scoprire”. Parlava molto, per essere così serio. A primo impatto, chiunque avrebbe detto che era una persona essenziale, che non diceva più del necessario – quasi come William.
Il Conte gli porse una mano.
Ieri non ti ho detto il mio nome. Claude Faustus” disse. Sebastian guardò per un attimo la mano, prima di stringerla. Il tocco era diverso da come lo ricordava, dalla sera prima, quando gli aveva afferrato il mento. Evitò di dirgli che sapeva già il suo nome. Non ricordava di aver mai sentito la Signorina Anafeloz pronunciarlo, però.
È un piacere” aggiunse il Conte Faustus, aiutandolo a tirarsi in piedi.
L'intenzione del Conte era di accompagnarlo per tutta la residenza allo scopo di mostrargliela. Sebastian ne rimase stupito, in un primo momento, e quando lo lasciò solo perché si preparasse sospirò, nervoso.
Lo raggiunse fuori dalla stanza, e lo osservò per un attimo, prima di lasciarsi accompagnare fuori dagli alloggi della servitù.
L'atrio era molto più grande di quello di Anafeloz Manor. Una rampa di scale centrale si diramava poi in due che portavano in due diverse direzioni. Dalla parte opposta a dove erano usciti loro, vi era un arco che portava ad un'altra ala della villa. Cominciarono da quella. La prima stanza che si presentava era la sala da pranzo, che era tre volte quella di Anafeloz Manor. Un tavolino lungo stava al centro della stanza. Sebastian si domandò quante persone potessero sedersi lì. La stanza era in penombra, in quanto solo una delle tre tende era aperta. Il Conte disse che ad affiancare la sala da pranzo vi era la cucina, ma aggiunse anche che lo chef – tale Baldroy – non faceva entrare nessuno lì dentro. Neanche il padrone di casa. Sebastian sorrise a queste parole, immaginando che non fossero molti quelli che potessero dire al proprio padrone di non entrare in una data stanza e continuare a lavorare per esso.
Il resto della casa, purtroppo, è al primo e secondo piano. Ho impiegato il piano terra per la servitù” lo informò Claude, salendo le scale. Era una cosa strana, che qualcuno si preoccupasse così tanto per la servitù.
Girarono varie stanze. Un salottino privato, la biblioteca (che aveva così tanti libri da impallidire... chissà se avrebbe potuto leggerne almeno uno) e infine lo studio. In questo, Sebastian aveva notato il ritratto di una bellissima donna bionda dalla pelle eburnea appeso sopra il camino. Gli occhi, anche se solo dipinti, erano di un azzurro brillante. Sebastian si chiese se corrispondesse al reale colore.
Quella era mia moglie” gli aveva detto il Conte, notando che lo osservava così interessato.
È morta cinque anni fa” aveva continuato a dire, e una nota di malinconia gli oscurò il volto, ma venne subito nascosta.
Non la lasciarono alle mie cure. Dicevano che non avrei mai potuto essere obbiettivo e distaccato come dovrebbe essere un medico”
Siete un medico?” aveva domandato di istinto Sebastian, pentendosene subito dopo.
Sì” si era limitato a rispondere il Conte. Almeno, Sebastian aveva capito perché tutta questa considerazione per le altre persone.
Avete figli?” si era incuriosito allora Sebastian.
Due, due figli. Li conoscerai, e sono sicuro che piacerai loro” per un attimo la sua espressione era divenuta allegra – quasi –, poi anche quello era stato abilmente mascherato dalla solita e morbida serietà.
Non l'hanno conosciuta. O almeno, il più piccolo. Il più grande... ricorda poco di lei, quasi nulla”. Poi si era voltato, uscendo dalla stanza. Sebastian aveva affrettato il passo, per stargli dietro.
Quel quadro verrà spostato nella loro camera, quando sposerò la Contessa Anafeloz. A lei non piace” aveva aggiunto, mentre salivano lentamente un'altra rampa di scale.
Almeno loro saranno felici. Non ho intenzione di lasciarlo marcire in una cantina buia”. Sebastian lo aveva guardato. Perché gli stava dicendo quelle cose?
Finalmente erano arrivati alle camere. Ed era in quella del Conte che era ora, e la osservava distaccato.
Avrebbe passato lì molte notti, quindi cercò di imprimersi nella mente ogni cosa potesse sembrare interessante da guardare per sfuggire agli occhi ambrati del Conte Faustus.
Non sono sicuro di voler dividere questo letto con qualcun altro” disse il Conte, facendo passare con delicatezza la mano sulle pieghe della coperta, lisciandole in parte.
Scusate... temo di non capire” mormorò Sebastian in risposta, mentre il Conte riportava lo sguardo su di lui.
In questo letto ho dormito con la mia precedente moglie. È vuoto e freddo, e da tempo ci sono solo io come occupante. E non credo di essere pronto a dividerlo nuovamente con qualcuno” si stava riferendo a Sebastian o alla Contessa? Probabilmente ad entrambi. Sebastian provò un po' di tenerezza per quell'uomo, che infondo aveva sofferto per la persona che aveva amato.
Non credo che voi vogliate riposarvi sul letto di un semplice oggetto di piacere” mormorò, sorridendo appena, e il Conte sembrò perplesso per un attimo.
Hai preso alla lettera le parole che ho detto ieri” notò con un'improvvisa freddezza. Sebastian, lo guardò, mentre gli si avvicinava.
Non avresti dovuto farlo, non sono quel genere di persona” continuò a dirgli, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Ci siamo chiariti?” domandò poi. Sebastian annuì, continuando a guardarlo sorpreso. Lui non sapeva fare altro, anche se questo era triste da dire, non aveva avuto un ruolo diverso da quello, ad Anafeloz Manor.
Garret Anafeloz diceva che la solitudine era una brutta cosa, ed era per questo che passavano tanto tempo insieme. Aveva smesso di crederci quando aveva quindici anni, ma non glielo aveva mai detto – il motivo principale era la paura di lui e della sua reazione, e solo dopo veniva la sua incapacità in praticamente ogni lavoro domestico.
Signore?” William riscosse entrambi dai loro rispettivi pensieri – aveva un'inclinazione particolare a questo.
William” rispose pacatamente il Conte, raggiungendolo sulla soglia della camera.
Dalla Signorina Anafeloz. E questa da Lord Sutcliff” disse, porgendogli due lettere. Il Conte chinò leggermente la testa, in segno di riconoscenza, e lo lasciò andare alle sue mansioni, poi si infilò le lettere nella giacca.
Le leggerò più tardi” disse, con un'alzata di spalle – poco signorile.
... sempre che ne abbia voglia” aggiunse sottovoce, ma Sebastian lo sentì comunque, e si chiese quale fosse il problema.
Con questo il nostro giro è finito. Immagino che tu abbia fame... ieri non ti hanno dato da mangiare, o sbaglio?” Sebastian annuì. Era abituato a magiare poco comunque, non sentiva molto la fame in quel momento.
Vieni” gli disse, facendogli segno di seguirlo.
Non hai visto la camera dei miei figli, ma anche loro hanno posto limiti alla loro stanza. Sono piccoli ma estremamente perspicaci. Soprattutto il minore” sembrava contento di parlare di loro, e Sebastian si chiese come fossero e quanti anni avessero. Scesero fino agli alloggi della servitù.
Dirò a William di portarti qualcosa. Il nostro cuoco è bravo – quando è arrivato qui lasciava un po' a desiderare, ma con il tempo e la pazienza è migliorato”. Aggiungeva sempre qualcosa riguardo a chiunque, come se si sentisse in colpa a dire la semplice verità. Era un nobile diverso da quelli che aveva visto fino a quel momento. Si congedarono – il Conte gli disse che sarebbe tornato nel pomeriggio, non appena avrebbe potuto, e Sebastian rimase a guardarlo mentre se ne andava.
Ad Anafeloz Manor aveva una vita piuttosto agiata, infondo, e si chiedeva se lì avrebbe avuto tutti i privilegi che aveva là – anche se vi avrebbe volentieri rinunciato, se l'unico modo per averli era essere usato da qualcuno a suo piacimento.

Lasciò detto a William di portare qualcosa a Sebastian, e una volta nel suo studio riprese le lettere fra le mani. Chissà cosa voleva Sutcliff... di solito riguardava i suoi figli – ovvero i nipoti dell'uomo... donna... essere in rosso. La aprì con il taglia carte, e la lesse svogliatamente. Come immaginava, voleva portarli con lui in Francia per una settimana e sarebbe passato di lì a qualche giorno per sapere la riposta dei piccoli – non diceva mai il numero esatto di giorni, e questo urtava oltremodo i nervi quasi sempre saldi del Conte Faustus.
Guardò la lettera della Contessa Anafeloz a lungo, prima di decidersi ad aprirla. Non si premurò neanche di usare il taglia carte. Quattro giorni dopo avrebbe dovuto accompagnarla ad una mostra. Lui non ne era minimamente interessato, ma erano i suoi doveri come fidanzato e come gentiluomo.
Solo in ultimo gli veniva chiesto se il regalo gli era piaciuto, in caso contrario poteva anche liberarsene, dato che non era più di nessuna utilità per lei. Fece un paio di sospiri, prima di strappare la lettera, appallottolarla e buttarla stizzito nel fuoco scoppiettante. Voleva bene ad Hannah, erano amici di infanzia e dovevano sposarsi, però negli ultimi cinque anni, quando aveva scoperto questo lato di lei totalmente insensibile, aveva cominciato a pensare di aver fatto un'enorme errore a proporle di sposarlo. Chiuse gli occhi e si rilassò sulla sedia. I suoi figli, anche loro volevano bene ad Hannah, ma dicevano sempre che non volevano avere una nuova mamma perché altrimenti quella vera sarebbe stata triste. Claude annuiva a queste parole, e all'inizio non gli aveva dato affatto peso, ma con il passare del tempo aveva iniziato a rendersi conto che loro dicevano quello che lui neanche riusciva ad ammettere a se stesso: non voleva lasciare che una decisione dettata dal dolore rimpiazzasse la donna che aveva amato. Sospirò, sentendo qualcuno che entrava.
Signore, i suoi figli sono scesi per la colazione. Vuole unirsi a loro?” domandò William. Claude acconsentì, senza aprire gli occhi.
Aspettatemi di sotto. Arrivo” disse infine, poi sentì la porta sbattere e calò nuovamente il silenzio – non che William fosse rumoroso, ma un silenzio abitato da due persone è diverso dal silenzio della solitudine.
Aprì gli occhi e si alzò dalla sedia, sistemandosi i vestiti.
Perdonate il ritardo!” esclamò, entrando in sala da pranzo. I suoi figli alzarono i loro occhi blu su di lui.
Buongiorno, papà!” lo salutarono quasi contemporaneamente.
Buongiorno a voi” ricambiò lui, andando a posizionarsi fra le loro sedie e inginocchiandosi.
Stamane mi è arrivata una lettera da Zio Grell e...”
ZiA Grell!” lo interruppe quasi indignato Ciel, il più piccolo fra i due – sei anni. L'unica cosa che aveva preso da lui erano i capelli scuri e la calma invidiabile.
Vuole che la chiamiamo così” si affrettò a spiegare Alois, il più grande – sette anni. Il ritratto di sua madre.
Va bene, Zia Grell. Come stavo dicendo, vuole portarvi in Francia con lui”.
Sì!” urlarono insieme i piccoli, per poi tornare a ricomporsi. William li guardò, anche se non era nuovo a certi slanci dai due piccoli conti.
Quando, quando?” domandò Alois, sporgendosi in avanti.
Non ne sono a conoscenza. Lo saprete quando verrà a farci visita”
Zia Grell viene a farci visita? E quando?” chiese allora Ciel.
Non so neanche questo” ammise Claude.
Zio Grell...”
ZiA Grell” venne nuovamente corretto dal piccolo Ciel – che da lui aveva preso anche l'abitudine a precisare tutto.
Zia Grell, come dicevo, non dice mai il giorno esatto. Come saprete” lanciò uno sguardo a William, che annuì.
Sono sicuro che verrà presto” aggiunse il maggiordomo.
Claude si alzò in piedi e andò a sedersi di fronte ai figli. Voleva parlare loro di Sebastian, e del fatto che giorni dopo lo avrebbero accompagnato alla mostra. Cominciò dalla mostra, e da Hannah. Loro lo ascoltarono leggermente corrucciati.
Ma dobbiamo proprio?” chiese infine Alois.
Gradirei. Non vorrete lasciare solo vostro padre?”. I due si lanciarono un'occhiata perplessa.
Non sei solo, c'è Hannah con te!” esclamò dopo un po' Ciel, tornando a guardare suo padre.
Sapete cosa intendo” sbottò Claude, spostando di lato la forchetta.
Sì, papà” sospirò Alois.
Grazie” fece ironico lui.
Si decise anche a parlare di Sebastian Michaelis ai due piccoli, e Ciel sembrò quasi eccitato all'idea di avere qualcuno di nuovo in casa – era la prima volta. Tendenzialmente era Alois che si interessava ai regali di Hannah. Mentre parlavano del nuovo arrivato, William arrivò con la colazione, ma i bambini non ci fecero caso, attratti com'erano da ciò che diceva il padre.
Così, questo Sebastian, quanto tempo rimarrà?” chiese Ciel, per poi mangiare un boccone quasi troppo grande per lui.
Tutto il tempo che gli servirà” rispose Claude. Il piccolo non sembrò molto convinto.
Secondo me resterà” disse infine, quando ebbe finito di masticare per bene quell'enorme boccone.
Me lo sento” aggiunse. Claude annuì. Quel ragazzino di solito indovinava, quando diceva me lo sento.
Beh, allora avremo qualcuno di nuovo in casa” rispose Claude.
Signore, non ha fame?” domandò William, notando che aveva mangiato poco – quasi nulla.
Sì, William. Mi spiace aver scomodato Bard” William scosse la testa, ritirando i piatti.
Che cosa farete in giornata?” domandò Claude ai due bambini. Loro cominciarono a raccontare, forse felici di quel poco tempo che Claude dedicava a loro. Da quando sua moglie era morta, gliene dedicava molto meno. Per gli impegni che erano aumentati, e così, i bambini passavano tutto il loro tempo con William o con l'insegnante di turno.
Un programma interessante” commentò, non appena i due bambini finirono.
Stasera conosceremo Sebastian?” domandò incuriosito Ciel.
Se vorrete” rispose Claude, accavallando le gambe sotto il tavolo.
Mi piacerebbe”. Il padre dei due bambini annuì mestamente.
Si alzò in piedi poco dopo e li osservò. Quei due bambini erano tutto ciò che rimaneva di Earleen, e subito dopo quel quadro che si ostinava a tenere nel suo studio, posandoci lo sguardo più spesso di quanto avrebbe dovuto.
C'è tutto il tempo del mondo, bambini” disse infine, lasciandoli al tavolo.
Tornò nel suo studio, anche se non doveva fare nulla di concreto lì dentro. Ci si rifugiava, in quanto raramente veniva disturbato. Evidentemente la sua fortuna non girava, perché qualcuno bussò e – senza aspettare il permesso – entrò nello studio. Claude si aspettava di vedere William, o uno dei suoi figli, ma quelli che si ritrovò a guardare erano i grandi e vividi occhi cremisi di Sebastian. Sembrava preoccupato, e si torceva nervosamente le mani.
C-Conte Faustus, d-devo dirvi una cosa” balbettò, arrossendo inverosimilmente. Claude inarcò le sopracciglia e si alzò in piedi, facendogli segno che poteva parlare.
E-ecco, vedete, io...” fu interrotto dall'entrata di William.
Signore, il Barone Brown desidera che lo raggiungiate or ora” disse, con un leggero inchino, interrompendolo. Sebastian lo guardò, confuso, mentre Claude prendeva la giacca.
Mi spiace, Sebastian. Dovrai dirmelo più tardi” fece, indossando velocemente l'indumento e lanciandosi fuori dalla stanza. Jeremy Brown era uno dei suoi pazienti più vecchi e più facoltosi, ma aspettava sempre l'ultimo istante per richiedere la sua presenza. Un altro problema, dopo tutti quelli che aveva.
Ripensò spesso a cosa Sebastian avrebbe voluto dirgli, ma durante la giornata non lo vide più e neanche riuscì ad augurargli buona notte, come avrebbe desiderato. I suoi figli non chiesero di lui, William non gli parlò di problemi. Lui non scese a controllare se ce ne fossero.
Affondò nei cuscini, certo che il giorno dopo la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata chiedergli cosa stava per dirgli nello studio.

Angolo della Moffetta:
Allora, il secondo capitolo. Non sappiamo come sia venuto – non ci convince molto, ci convinceva più il primo. Probabilmente in un punto abbiamo anche forzato gli eventi, e dovrebbe essere anche evidente.
Speriamo che sia comunque piaciuto – magari potremmo modificarlo, se non è venuto proprio bene.
Earleen è un nome bello, particolare, e soprattutto esistente, per quanto sembri strano, se lo cercate fra i nomi femminili inglesi questo compare.
Coomuque, speriamo di non aver deluso chi ha iniziato a seguirci, e in tal caso speriamo di rifarci con il prossimo capitolo.
Ringraziamo chi segue e chi recensisce e chi anche solo passa a dare un'occhiata, ci vediamo al prossimo capitolo!
Un bacio,
Marti e Cristie.  

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 L'unica cosa che sentiva nello studio era il ticchettio dell'orologio, che batteva colpi come il dolore ai timpani e dietro gli occhi stanchi e le palpebre chiuse, come se quel ticchettio snervante e incessante fosse la reale causa di quelle fitte estenuanti e dolorose che facevano comunella con il mitragliare di pensieri che gli invadevano la mente.
Claude prese il respiro un paio di volte, cercando invano di calmare quel dolore che fin da quando s'era svegliato quella mattina lo tormentava. Non aveva ancora mangiato nulla - non aveva fame e prevedeva che non ne avrebbe avuta ancora per un po'.
Si riavviò i capelli scuri, scompigliandoli maggiormente.
Chissà se sapere cosa Sebastian avesse da dirgli avrebbe calmato almeno un po' quel dolore - dubitava fortemente che quella voce calda e serica potesse in qualche modo dargli sollievo, anche se ci sperava.
"Signore..." il basso richiamo di William lo distolse dai suoi pensieri e il martellare alle tempie aumentò.
"... siete sicuro di non voler fare colazione?" chiese l'uomo allora, seriamente preoccupato, leggermente dispiaciuto.
"Sicuro. Grazie per esserti preoccupato..." lasciò la frase in sospeso, come se fosse davvero pronto per dire ciò che pensava, e William attese.
"Potresti dire a... Sebastian... che se vuole, sono pronto ad ascoltare ciò che ha da dire. Quando vorrà, insomma..." una fitta più forte delle altre esplose per tutto il cranio.
"Hai capito..." se la sbrigò velocemente Claude, sperando vivamente che William avesse realmente capito e che quel cenno d'assenso non nascondesse la perplessità.
"Sarà fatto subit..."
"Prenditi i tuoi tempi William. Non c'è fretta. Se dorme, non svegliarlo. E se ha di meglio da fare, non disturbarlo" snocciolò velocemente il Conte Faustus, con un sorriso tirato. L'uomo annuì, e questa volta un leggero accenno della latente perplessità si fece notare.
"Desiderate altro?" chiese.
"Alois e Ciel sono a lezione?"
"Sì, signore"
"Bene. Puoi andare". L'uomo si congedò con un inchino e Claude si lasciò andare contro lo schienale della poltrona, che scricchiolò leggermente. Guardò il quadro di sua moglie.
"Earleen..." mormorò, osservando rapito il viso giovane dalla morbida serenità della donna. Sperò che William si dimenticasse di riferire a Sebastian ciò che gli aveva detto, ma era una speranza tanto vana e tanto stupida che gli venne da ridere.
La sera prima era certo che avrebbe chiesto subito a Sebastian di che cosa volesse parlargli, ma quella mattina, appena sveglio, con quell'incessante dolore palpitante... non se l'era sentita. Allora, era davvero meglio aspettare che Sebastian lo raggiungesse?
Chiuse gli occhi nuovamente, si umettò le labbra e rimase ad ascoltare il leggero crepitio del fuoco e, ancora, della pioggia che picchiava sui vetri. Ah, l'Inghilterra e il suo tempo costantemente tetro. Amava quel luogo ancor più della sua patria natale, la Francia. Certo, la Francia era elegante, ma l'Inghilterra lo era ancor di più. E per un uomo cupo ed elegante come lo era lui, cosa c'era di meglio di quel labirinto di sotterfugi ch'era quella terra? Rise, una risata leggera che alterò di poco il martellare alle tempie, e si dannò per dei pensieri tanto incoerenti.
Forse, ci sarebbe voluto un medico per il medico.
Scese solamente due ore dopo, due ore ad ascoltare il ticchettio dell'orologio che aveva appena segnato le dieci di mattina e ancora nessun improvviso paziente che non aveva l'accortezza di prevenirsi. In quel frangente, stava seriamente pensando di chiamare un medico per quelle continue fitte. Dubitava che fossero qualcosa di più di semplice stanchezza.
"Signore!". Riconoscere quella voce gli fece scendere un brivido lungo la schiena.
"Sebastian" rispose, voltandosi a guardare il ragazzo. Prese il respiro e gli sorrise affabile.
"William te lo ha detto?" chiese. Sebastian annuì.
"Beh... allora?". Il ragazzo distolse lo sguardo cremisi e lo puntò altrove.
"Io..." Claude inarcò le sopracciglia, leggermente sollevato nello scoprire che il ragazzo era nella imbarazzato quanto lui.
"Vogliamo salire nel mio studio? Forse qui ti senti a disagio..." azzardò. In realtà, non voleva che chiunque passasse potesse disturbarli. Sebastian si sarebbe sentito a disagio sia nell'atrio che nel suo studio. Il ragazzo annuì, forse sollevato di poter rimandare almeno un po' quella discussione.
Il fuoco non si era ancora spento, così Claude decise di farlo riprendere, mentre il ticchettio dell'orologio tornava a irritarlo.
"Dimmi pure" disse, mentre armeggiava con l'attizzatoio.
"Ecco... voi mi avete detto che non sarei servito per il mio originale uso e..." fu interrotto dall'attizzatoio che veniva rimesso al suo posto con un inusuale violenza e il Conte Faustus che si voltava di scatto, irritato. Certo, non pretendeva che una persona vissuta tutto quel tempo alla mercé del suo aguzzino avesse una grande stima di se, ma non era certamente possibile riferirsi a se stessi come ad un oggetto qualsiasi.
"Che non avresti fatto il tuo originale lavoro, sì, va avanti...". Sebastian sembrò perplesso per un attimo, poi si riscosse e continuò.
"... e se non faccio quello... allora, cosa faccio?" domandò. Non era una domanda retorica, era un problema che davvero lo assillava.
"Non so, ci sarà pur qualcosa che saprai fare, no?" fece con noncuranza Claude, appoggiandosi alla scrivania dietro di lui. Sebastian sembrò pensarci un attimo. Poi, infine, scosse lentamente la testa.
"Sono servito solamente a quello, da che ho ricordo..." mormorò, abbassando lo sguardo. A Claude venne da ridere, nonostante non ci fosse assolutamente da fare una cosa simile.
"Non dirai sul serio!" esclamò invece, mettendoci quanta più indignazione riuscisse a trovare. A volte, gli veniva da pensare che quella che era chiamata Nobiltà, filantropi ammirati, gente di buona famiglia, esattamente quella gente lì, era fra i peggiori criminali. E non era certo moralismo da quattro soldi, il suo. Era un nobile, non avrebbe certamente avuto guadagno dall'accusarsi da solo. E anche quell'indignazione che aveva mostrato, non era certamente sincera.
Sebastian, dal canto suo, distolse lo sguardo e si morse il labbro inferiore.
"Mi dispiace..." disse, come se fosse realmente colpa sua. Ciò che successe poi, Claude avrebbe potuto attribuirlo a tante cose. Al suo mal di testa, al ticchettio dell'orologio, ma sarebbero state scuse infondate come dire che la scrivania lo aveva spinto. Ma lo aveva abbracciato, e se lo era stretto contro mormorandogli contro i capelli scuri e morbidi che non aveva importanza, che qualcosa avrebbero trovato. Non solo detto tanto per dire. Glielo promise.
Sebastian tremò appena fra le sue braccia, ringraziandolo. Pianse, solo un po', lasciandosi sfuggire qualche leggero singhiozzo mentre il Claude lo teneva ancora stretto a se e gli accarezzava affettuosamente i capelli mentre gli sussurrava che sarebbe andato tutto bene. Non seppe perché, quel momento smorzò completamente il mal di testa che fino a poco prima era sembrato senza fine.
 
"Alois, Ciel, questo è Sebastian". Non sapeva se era pronto a conoscere i figli del Conte solo dopo tre giorni ch'era lì, ma lo avrebbe presto scoperto. I due bambini lo osservarono meravigliati, e a lui venne da sorridere.
"Piacere di conoscervi" disse, inginocchiandosi davanti a loro. Quello più piccolo, dai capelli scuri come quelli del padre, gli sorrise.
"Io sono Ciel" disse, porgendogli la mano. Allora, il biondo doveva essere Alois.
Sebastian prese delicatamente la mano di Ciel, che arrossì.
"Lui è Alois" continuò a dire, indicando con un leggero cenno della testa l'altro ragazzino.
"Salve..." disse questo, imbarazzato a sua volta, ma sorridente.
"Come vi ho già detto, Sebastian rimarrà con noi". Mentre il Conte pronunciava quelle parole, Sebastian si era nuovamente alzato in piedi. I due bambini continuavano ad osservarlo rapiti, e non sembravano aver recepito - o aver recepito solo in parte - il messaggio del padre. Ammetteva che quei due bambini erano davvero stupendi. Ciel, il più piccolo, aveva l'aria molto più matura del fratello, e sembrava più interessato a lui.
William irruppe nella stanza, risvegliando tutti dai loro personali pensieri. Sembrava che fosse particolarmente propenso a quello, l'uomo.
"Signore, c'è una persona che vorrebbe parlarvi" disse. Claude e Sebastian si scambiarono una veloce occhiata.
"Puoi restare tu con loro?" domandò. Sebastian annuì, ed osservò Claude uscire dalla stanza.
"Tu hai conosciuto la signorina Hannah?" domandò improvvisamente Alois, guardando la direzione in cui il padre era sparito, come temesse che potesse sentirlo.
"Sì" rispose Sebastian, sorridendo perplesso da quella domanda. Non si aspettava che i due piccoli sapessero chi lui fosse e perché fosse lì, così non vi accennò, limitandosi a sedersi sulla poltrona che Claude gli aveva detto di usare al posto di inginocchiarsi.
"E come ti è sembrata?" domandò ancora il piccolo Conte, avvicinandosi a lui. Gli fece segno di voler salire sulla sua gamba, e questo a Sebastian fece davvero piacere. I bambini solitamente erano parecchio diffidenti con chi non conoscevano - o perlomeno questo dicevano quei libri che aveva letto a riguardo.  
"Non so se posso dare un giudizio su questo..." mormorò Sebastian.
"A me lei non piace" sbottò stizzito Ciel, incupendosi. Sebastian gli sorrise, spingendosi leggermente in avanti.
"Beh, ma diventerà la tua nuova mamma. Forse dovresti provare a conoscerla meglio" Ciel gli sorrise, decidendo di imitare il fratello maggiore.
"Tu sei troppo gentile, Sebastian" gli disse. Questa era una cosa strana, detta da un bambino. Beh, spesso gliel'avevano detto, forse per il semplice fatto che lui non era mai riuscito ad odiare Garret Anafeloz, o chissà per quale altro motivo.  
"Tu hai mai visto la nostra mamma?". Sebastian annuì.
"È molto bella" rispose, inclinando leggermente la testa a sinistra, per guardarli meglio entrambi.
"Lo so. Sai, quel quadro verrà spostato in camera nostra quando papà sposerà la Signorina Hannah".
"Beh, questa è una bella cosa"
"Già". Ciel sembrò pensare a qualcosa, poi tornò a guardarlo negli occhi.
Restarono a chiacchierare per un tempo infinito, tanto assorti che non si accorsero che Claude era tornato e li osservava sorridente.
Era felice, l'uomo, di vederli legare con qualcuno che non fosse lui, Grell o William. A che aveva ricordo, William aveva subito ottenuto la simpatia di Alois e Ciel, ancor più dello chef Baldroy con il suo fare da zio o il giovane giardiniere Finnian con la sua allegria, o il vecchio nonno Tanaka, suo padre.
"Non credete sia ora di andare a letto?" domandò poi, facendo trasalire tutti e tre, nella fioca luce del fuoco che si andava via via esaurendo.
"Ma papà!" protestò Alois. Claude rise.
"Forza, smettete di tormentare Sebastian" disse, avvicinandosi ai tre.
"Non lo stavamo tormentando" ribatté Ciel. Claude gli diede ragione e prese con un braccio Alois. Fece per prendere anche Ciel con l'altro, quando Sebastian lo fece al posto suo. Ciel sembrò gradire la cosa e ridacchiò, nascondendo il viso nel suo collo.
"Spero non ti dispiaccia" disse Sebastian. Claude arrossì e distolse lo sguardo.
"N-no, anzi... ti ringrazio".
Da quando era morta Earleen, era la prima volta che qualcuno lo aiutava a mettere a letto i suoi figli. Sebastian sembrava ci sapesse fare con i bambini, con loro aveva assunto un comportamento completamente diverso da quello che aveva tenuto in quegli ultimi tre giorni.
"Buonanotte" esclamarono i due bambini, mentre Claude si chiudeva la porta alle spalle.
Sebastian sospirò.
"Sono felice di aver fatto una buona impressione su di loro" mormorò. Claude gli appoggiò una mano sulla spalla.
"Anche io. E sono felice che tu sia felice". Sebastian sorrise appena.
Claude lo riaccompagnò di sotto, pensando che Sebastian potesse perdersi la notte, non conoscendo il posto. Sebastian non ci mise molto a capire che quella di Claude era solo una scusa, ma non disse nulla, felice che il Conte avesse deciso in quel modo.
"Ci vediamo domani, allora..." disse il Conte, portando una mano a riavviarsi i capelli scuri. Sebastian annuì.
"Vi ringrazio per tutto ciò che avete fatto per me" disse allora Sebastian, sorridendo appena. Claude lo guardò, e boccheggiò un paio di volte nel tentativo di dire qualcosa che non fosse ciò che gli passava per la testa in quel preciso istante. Tre giorni, in solo tre giorni ci si poteva innamorare di qualcuno?
Alla fine, anche senza scrivania a spingerlo, si sporse e lo abbracciò nuovamente.
"Sogni d'oro" gli mormorò all'orecchio.
"Sicuramente". Sebastian puntò le mani sul suo petto e lo allontanò leggermente da se, per guardarlo negli occhi ambrati. Chiuse i suoi, prendendo coraggio.
Fu un bacio dolce, di quelli teneri e senza reali conseguenze, un bacio mirato ad essere un bacio e nulla più, le mani di Sebastian ancora appoggiate sul petto di Claude e le mani di Claude che stringevano delicatamente i fianchi esili e morbidi di Sebastian.
Sì, sogni d'oro.   
 
 
Cialve!
Come disse il Dottor Leonard Hofstadter.
Bien, bien, bien. Io sono Karen, in nuovo acquisto delle Eunrti *si strappa trionfante il cartellino con il prezzo*.
Ho scritto il terzo capitolo di questa storia, un po' per voglia e un po' per richiesta e un po' perché non volevo lasciare una storia simile in ibernazione. Se vi sono piaciuta, potrei aggiornare ancora io. Altrimenti tornerà a farlo la Marty ^_^
La seconda parte non mi piace eccessivamente. Non lo so. Mi piace più la prima. Ma son dettagli.
Se ci sono errori vari, vi prego di farmelo notare, perché io me ne accorgo solo dopo.
Un bacione,
Karen. 

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