The Draco Horror Picture Show

di LyliRose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte Prima_L'anello ***
Capitolo 2: *** Parte Seconda_Il Maniero ***
Capitolo 3: *** Parte Terza_La Maledizione ***
Capitolo 4: *** Epilogo_L'anello ***



Capitolo 1
*** Parte Prima_L'anello ***


Note preliminari:
Questa storia è una Draco/Hermione.
L’avvertimento OOC (out of character) non è stato inserito a caso, ma con l’intento di avvertire il lettore dei comportamenti dei personaggi che spesso non rispecchieranno quelli canonici.
Questa storia è stata scritta senza alcun scopo di lucro, utilizzando personaggi e ambientazioni che appartengono interamente a J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter.

The Draco Horror Picture Show

Parte Prima
L’anello


Tic-tic-tic.

Hermione sobbalzò nel letto, sperando che chiunque stesse interrompendo il suo sonno avesse una motivazione più che buona per farlo.  In caso contrario, chiunque fosse, si sarebbe presto trovato a dover fare i conti con lei!

Tic-tic-tic.

Un maledetto gufo la fissava contrito dalla finestra. Hermione si rassegnò: avrebbe arrostito l’uccellaccio dopo; prima era meglio leggere la lettera; poteva essere importante.

C’è stato un omicidio a Nocturn Alley, una giovane donna è morta per strada. Non ti avrei svegliata, so che hai avuto il turno di notte e che probabilmente stai dormendo da meno di due ore, ma è davvero urgente. Vieni presto,

 H. J. P.


Il tempo di infilarsi la divisa, afferrare mantello e bacchetta ed Hermione si Smaterializzò al Quartier Generale Auror.

Erano le tre del pomeriggio e lei aveva staccato alle undici quella mattina. Harry aveva ragione a pensare che avesse dormito solo un paio d’ore. Non aveva avuto tempo nemmeno per un caffè e cascava letteralmente dal sonno.

La porta dell’ufficio era aperta; dall’interno proveniva la voce concitata di Ron.

« Questo coso l’ho già visto! Giuro! Se solo riuscissi a ricordarmi dove… Hermione! Grazie a Merlino! »

La ragazza fece una smorfia: Ron parlava sempre a voce altissima; per lei, che aveva riposato pochissimo, era come un cazzotto in pieno viso.

« Che c’è di così urgente? » borbottò.

Harry si alzò in piedi, porgendole una sedia.

« I ragazzi di pattuglia hanno trovato una donna morta nei meandri di Nocturn Alley: era seduta in terra, le mani intrecciate come se stesse aspettando qualcuno, nessuna evidente lesione. Le prime analisi confermano che si tratta di una Maledizione, ma non si sa ancora quale » disse.

« Identità? » chiese Hermione, meccanicamente.

« Sconosciuta, per ora »

« Indizi? » insistette ancora, sbadigliando.

« Solo questo » rispose l’amico sollevando un piccolissimo oggetto dalla scrivania.

Hermione impiegò diversi secondi per mettere a fuoco l’oggetto misterioso che Harry teneva tra il pollice e l’indice della mano guantata, come se fosse pericolosissimo. Era un anello, un cerchietto d’argento sormontato da un opale nero come la notte. Se non fosse stato un indizio in un caso di omicidio, Hermione avrebbe detto che era bellissimo.

« E guarda » aggiunse Ron prendendolo con attenzione e inclinandolo affinché lei potesse guardarlo meglio.

Hermione scorse un’incisione in rilievo sulla pietra: uno stemma raffigurante due levrieri rampanti  che sorreggevano uno scudo ornato da due stelle a cinque punte e una spada.

« Io e Harry siamo sicuri di aver già visto questo stemma, ma non riusciamo a ricordarci dove! » lo sentì sbottare, irritato.

Hermione infilò un paio di guanti e afferrò l’anello, continuando a osservarlo da vicino.

« Non l’avete riconosciuto perché manca l’iscrizione che di solito è riportata sotto lo stemma. Quella la conoscete » disse pacata.

« E sarebbe? » domandarono gli altri due in coro.

« Toujours pur » rivelò lei, prima di alzare lo sguardo verso i ragazzi.

Harry assunse un’aria disperata e si passò nervosamente la mano tra i capelli.

« È lo stemma dei Black » sussurrò.

« E di chi altri? » chiese lei ironica.

« Merda » disse Ron, sbattendo una mano sul tavolo.

Tutti e tre tacquero per qualche istante, cercando di elaborare quella notizia.

« A Grimmauld Place non c’è più nulla, nessun manufatto Oscuro; io e Ginny abbiamo rimosso anche il ritratto di Elladora » obiettò Harry, interrompendo la quiete.

Ron annuì deciso.

« Non ci resta altro, quindi, che andare a sentire cos’ha da dire l’ultimo erede dei Black » sospirò lei, contrariata.

« Ma ‘Mione! Quel posto mette i brividi! » gemette Ron disperato.

Hermione lo capiva: una visita a Malfoy Manor non poteva essere considerata una gita di piacere, non dopo che la famiglia che vi abitava era caduta in disgrazia e il posto aveva perso ogni sua magnificenza. Tuttavia, il dovere era dovere.

« Hai qualche altra soluzione da proporre? » gli chiese,  pacata.

Lui abbassò il capo, sconfitto, e negò energicamente.

« Harry, ci serve un mandato; puoi procurartene uno in tempi brevi? » continuò Hermione.

Harry asserì silenzioso e uscì dal suo ufficio come una furia.

Le ragazza si passò stancamente una mano sugli occhi, sospirando. Quella sarebbe stata una giornata d’inferno, già lo sapeva.

« Bene, io vado a dormire sopra la mia scrivania; quando è ora di partire, svegliatemi ».

†††

Riuscirono a Materializzarsi direttamente di fronte alle inferriate di Malfoy Manor, segno che ogni barriera a protezione dell’edificio era caduta in disgrazia assieme al suo unico proprietario. Nell’osservare il cancello lavorato e pieno di ruggine, Hermione pensò alle voci che correvano nella Londra Magica: si diceva che Draco vivesse là in completa solitudine e senza nessun contatto col mondo esterno. Non sapeva quanto di vero vi fosse in quelle voci; sapeva però che Narcissa era morta di dolore un paio d’anni prima e che Lucius era ancora ad Azkaban con una condanna a vita. Draco Malfoy era stato assolto da ogni accusa e aveva ricevuto tutti i restanti beni della sua famiglia, assieme al titolo di Lord ma pareva che fosse impazzito per la solitudine e per il crollo della sua casata.

Il vento soffiava tra le colonne del Manor, producendo suoni sibilanti e stridenti; le imposte sbattevano l’una sull’altra cigolando. La sporcizia aveva intaccato tutta la bellezza dell’edificio che ora rammentava la Stamberga Strillante: uno spauracchio per turisti, pieno di storie dell’orrore e covi di topi, piuttosto che una villa nobiliare.

«  È vagamente inquietante » disse Harry, calmo.

« Scherzi? » gracchiò Ron « Mette una strizza del diavolo! »

Hermione osservò i grandi eroi del mondo magico tremare come ragazzini e decisa avanzò verso il campanello, sfiorandolo con la bacchetta, poi attese.

« Speriamo non ci siano dei ragni... » bisbigliò Ron alle sue spalle.

In quel momento, la porta si aprì con un cigolio e una zaffata di aria stantia li colse alla sprovvista. Hermione era la più vicina e fu costretta a tossire forte e a retrocedere due passi: la casa aveva lo stesso odore di decomposizione tipico dei musei egiziani; forse quello che dicevano i pettegoli corrispondeva a verità dopotutto. Dietro di lei Ronald tossì teatralmente e Harry si posò una mano sulla bocca, schifato.

« Desiderano? » chiese il vecchissimo elfo domestico che era comparso dietro la porta.

« Dipartimento Auror » dichiarò Hermione osservando stranita il sacco di iuta che l’esserino indossava a guisa di veste « Dobbiamo parlare con Lord Malfoy »

« Prego entrate, attendete il padrone qui nell’atrio » rispose quello con fare sdegnato.

I ragazzi avanzarono piano fino a sentire la porta cigolare di nuovo e chiudersi alle loro spalle con un tonfo secco.

« Miseriaccia, me la sto facendo sotto! » sussurrò Ron.

Hermione era intenta a l’immenso ingresso. Una scalinata maestosa troneggiava al centro; dal soffitto pendeva un lampadario di cristallo talmente grande da sembrare della stessa dimensione della luna che campeggiava mesta sull’immensa vetrata in cima alle scale. Ai lati delle gradinate si aprivano due corridoi scuri e tetri, uno dei quali era stato imboccato dal vecchio elfo. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere e da un’infinità di ragnatele bianche che sembravano mani scheletriche aggrappate all’ultimo soffio di vita.

« Potter? » La voce del padrone di casa li raggiunse dal fondo del corridoio. Infine, Draco Malfoy sbucò dalla zona d’ombra; Hermione sussultò di sorpresa.

Era bellissimo. Quei capelli erano sempre stati dello stesso colore della luna piena? E i tratti spigolosi  del ragazzino dispotico conosciuto a scuola avevano solo di recente assunto le sembianze di quelli di un angelo oppure erano sempre stati così delicati?

 Nulla in lui rifletteva il degrado in cui versava la sua dimora, Malfoy sembrava appena uscito da un quadro fiammingo; il panciotto argenteo e i pantaloni bianchi, la camicia immacolata dal collo stretto e inamidato.

« Malfoy, avremmo bisogno di farti alcune domande » disse Harry alle sue spalle, senza peraltro riuscire a catturare l’attenzione del suo interlocutore. Il diretto interessato la stava fissando da parecchi istanti e lei stava facendo altrettanto.

« Granger? » non capì se si trattasse di una domanda o di una semplice espressione di stupore.

« C-ciao » balbettò spaesata.

Due falcate e le fu davanti; le afferrò la mano destra e si chinò a baciarla senza mai staccare lo sguardo dal suo. Hermione scorse con la coda dell’occhio la figura di Ron che stava facendo il verso a Malfoy e Harry che si sforzava di non ridere.

« E’ un onore avervi in casa mia, vi prego di seguirmi nel salone » decretò li invitò il padrone di casa, allontanandosi da lei e dirigendosi verso il corridoio a destra.

†††

Il salone era una delle opere d’arte architettonica più belle che Hermione avesse mai visto. La volta era intonacata con immagini di arte venatoria ed equestre nelle leggere tonalità del blu e del verde. Tutt’intorno c’erano colonne corinzie dai capitelli decorati di frutta e foglie, e tra una pilastro e l’altra, enormi finestre lavorate si aprivano sulla tenuta in decadimento. Era un vero peccato che la polvere e le ragnatele fossero arrivate fin lì, in quella stanza dalla bellezza struggente.

«Sedete, vi prego ».

Gli Auror presero posto attorno a un tavolo di legno e cristallo riccamente lavorato. Le enormi sedie su cui si accomodarono tracciavano strane ombre sulla superficie del pavimento e più in là il fuoco rossastro del camino scoppiettava, illuminando la stanza.

« Malfoy, andiamo dritti al punto » iniziò Harry « c’è stato un omicidio stanotte a Nocturn Alley e qualcosa ci ha condotti qui da te. Puoi immaginare cosa sia? »

Draco lo guardò incuriosito: la sua perplessità sembrava autentica, ma Hermione si chiese quanto il ragazzo fosse bravo a mentire. In fondo era stato allevato da Lucius Malfoy.

« Dovrei saperlo? » chiese.

In quel momento Ron lanciò l’anello nella direzione del padrone di casa, il quale lo afferrò al volo in un gesto quasi automatico. « Oh, vedo che anche voi ci siete fatti tentare da questi manufatti di bassa lega » esclamò Malfoy, divertito.

Hermione lo osservò mentre si rigirava l’anello tra le mani e sorrideva tra sé.

« Quali manufatti? Questo anello porta lo stemma dei Black e tu sei l’unico che poteva possederlo! » sbottò Harry, alzandosi in piedi all’improvviso e sbattendo le mani sul tavolo.

La risata del loro ospite si levò cristallina nella stanza in penombra. In quel momento il rombo di un tuono squarciò la stanza. Hermione, alzando gli occhi verso le finestre, si accorse dell’addensarsi di nuvoloni scuri in cielo: stava arrivando una tempesta.

« Potter, quanto puoi essere stupido? » sputò con disgusto. « Questi oggetti vengono fabbricati da ciarlatani del peggior stampo e venduti a creduloni come voi che li indossano pensando di allontanare la sfortuna! »

« E perché, allora, vi è rappresentato lo stemma dei Black? » chiese all’improvviso Hermione, più curiosa che altro.

Draco la guardò negli occhi ancora una volta; la sua espressione parve cambiare, come se stesse guardando una fonte di luce attraverso la stanza buia.

« Si dice che i Black fossero maledetti, per questo si sono estinti così rapidamente senza lasciare traccia. Il blasone è usato per esorcizzare la sfortuna: gli imbroglioni che lo vendono sostengono che la malasorte venga assorbita dall’opale, lasciando indenne chi lo indossa ».

« Ma è una pazzia! » esclamò lei, indignata.

Draco piegò la bocca in uno strano sorriso. « Non sia mai che l’integerrima Hermione Granger venga deviata da frivolezze di questo genere! » le disse. « Temo però che non tutti siano come te; in molti ci sono caduti scarpe e bacchetta, per la gioia di chi li commercia ».

Un altro buco nell’acqua, quindi.

Hermione si passò una mano sul viso, massaggiandosi le tempie. Se non avessero trovato una pista alla svelta avrebbero avuto Kingsley alle costole in meno di ventiquattr’ore.

Harry fece per alzarsi, un fulmine gli illuminò metà del viso, la delusione palese nei tratti induriti della mascella.

« Quando ha iniziato a piovere così? » chiese all’improvviso Ron, lo sguardo rivolto alle finestre.

All’esterno sembrava essersi scatenato un ciclone, la pioggia cadeva a fiotti sui giardini del maniero, inondando il prato incolto e i rovi che si erano impossessati del terreno. Hermione osservò meglio il cielo cupo e i lampi che balenavano all’orizzonte, chiedendosi come avesse fatto il solito tempo grigiastro a trasformarsi in un marasma di quel genere. Da quanto erano dentro la villa? Sembravano solo pochi minuti, eppure…

« Il tempo qui è sempre imprevedibile, Weasley, sembra rifletta l’umore di questa maledetta tenuta » rispose il padrone di casa. « Posso offrirvi un pasto caldo nell’attesa? È quasi ora di cena, in fondo e mi pare di capire che io sia stato scagionato da ogni accusa, giusto? »

I tre si guardarono con aria rassegnata; erano in servizio, non avrebbero potuto accettare.

« No, Malfoy, siamo in servizio per i prossimi sessanta minuti » disse Harry, guardando l’orologio. « Meglio che ce ne andiamo, useremo la Metropolvere ».

« Oh, buona fortuna! »

« Come? »

« Potter, questa casa non è mai stata collegata alla Metropolvere nemmeno quando il cognome Malfoy significava qualcosa al Ministero, cosa ti fa credere che lo sia ora? » Draco sembrava divertirsi, ma l’amarezza nella sua voce tradiva qualcosa di diverso, un sentimento represso per anni e mai dato a vedere.

« Oddio ti prego, Harry, non farmi restare in questa specie di circo degli orrori! » esclamò Ron a quel punto, negli occhi il terrore di dover prolungare anche solo un secondo quella visita.

« Ronald! » tuonò Hermione, « Come ti premetti? »

« Oh lascia stare, Granger, ci sono rivincite che anche io mi prenderei se ne avessi la possibilità ». Ancora quell’amarezza sottilmente nascosta, a Hermione venne voglia di cancellarla con un colpo di spugna, come una macchia ostinata sull’argenteria. E Draco Malfoy in quel momento pareva splendere come argento ai suoi occhi. Possibile non si fosse mai accorta di quanto fosse fragile la sua apparenza da nobile Purosangue?

« Temo allora che dovremmo accettare la tua ospitalità » decretò Harry con un sospiro. « Ma appena il temporale ci darà tregua ci Smaterializzeremo al Ministero ».


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CANON O FANON?

  • Trovate lo stemma dei Black e altre notizie a questo indirizzo: http://www.hp-lexicon.org/wizards/blackfamily.html  . L’anello invece è di mia invenzione.
  • Ci terrei a precisare che la famiglia Malfoy, nella storia originale, non è nobile. Uso spesso la nobiltà di Draco Malfoy come scusa per alcune sue abitudini, ma ribadisco che è una invenzione e una pratica diffusa nel mondo delle Fanfiction, ma solo qui.
SPAZIO AUTRICE:

Primo di quattro capitoli per questa mini-long un po’ particolare che mi gira in testa da almeno un anno e che solo ora si è decisa a uscire. Che dire? Questo è solo un piccolo assaggio della follia a cui sarete sottoposti nei prossimi tre capitoli, ma d’altronde se state leggendo qualcosa scritto da me alla follia sarete abituati presto! Non posso anticipare nulla più di queste poche righe, quindi passiamo ai ringraziamenti.
Un grazie ENORME va a Poison Spring che ha betato pazientemente questo campo di concentramento senza mai mandarmi a quel paese (per ora; siamo solo al primo capitolo, in fondo!).
Un ringraziamento speciale alle fedelissime ragazze che seguono la mia long: “Le lacrime della Fenice” che hanno lasciato la bellezza di cento recensioni agli ultimi dodici capitoli e che si sono aggiudicate questo piccolo regalino!
Aggiornamento come al solito ogni 15 giorni, nel frattempo mi trovate QUI.

LyliRose


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Capitolo 2
*** Parte Seconda_Il Maniero ***


The Draco Horror Picture Show


Parte Seconda
Il Maniero


Mentre nella sala da pranzo veniva consumato il pasto offerto dal padrone di casa, il temporale non accennò a smettere;  parve anzi intensificarsi.

Ron alzava la testa dal suo piatto ogni trenta secondi, cosa alquanto insolita considerata la sua fama di buona forchetta.

Il Trio dei Miracoli, a cena finita, fu costretto quindi ad accettare l’invito di Draco a prolungare il suo soggiorno a Malfoy Manor, almeno per quella notte. Ron gemette tutt’altro che silenziosamente, ma poi fu convinto dalla promessa di una stanza comoda e calda nella parte abitata della villa.

« E tu, Granger? Anche tu hai paura dei fantasmi e preferisci una camera nell’ala nord? »

Hermione alzò la testa per guardarlo negli occhi. Le parve che per un istante tutto fosse più nitido: anche la scalinata polverosa che portava ai piani superiori sembrava brillare di luce nuova.

« No, io voglio la camera migliore del maniero ».

†††

Saltò fuori che, naturalmente, la camera migliore di Malfoy Manor era nell’ala disabitata. Hermione aveva voglia di mordersi le labbra a sangue, o forse sarebbe stato meglio mordersi la lingua, giusto per evitare altre uscite a sproposito.

« Stanza della Sporca Babbana » borbottò l’Elfo Domestico, aprendole la porta per poi girare i tacchi e andarsene senza degnarla di uno sguardo.

« Carino, davvero carino » disse, più a se stessa che alla creatura.

La stanza, inutile dirlo, era magnifica, così bella da rubare il fiato. Migliaia di smeraldi e fiori d’argento ricoprivano le pareti formando un intreccio di decorazioni, che parevano muoversi in sintonia con la fiamma flebile delle candele poggiate sul cassettone di mogano antico. Le tende che coprivano il letto scuro sembravano avere la consistenza stessa dei sogni e la porta che conduceva al bagno padronale era aperta, rivelando l’intricato arabesco delle piastrelle della vasca.

Hermione si stupì dello stato della camera: era pulita e nient’affatto impolverata; neppure una ragnatela si tendeva agli angoli del soffitto o sotto i mobili pregiati. Si accorse in quel momento di piccoli dettagli come il libro poggiato sul comodino, vicino al posacenere, e gli asciugamani posati sul letto che portavano il monogramma del loro proprietario: DLM. Una veloce ispezione dei cassetti e dell’armadio rivelarono vestiti da uomo all’ultima moda, biancheria di seta e libri rilegati in pelle.

O Draco Malfoy aveva un coinquilino Serpeverde oppure quella era la sua camera.

« Mi hai chiesto la stanza più bella, io non ho fatto altro che accontentarti ». La voce del ragazzo la spaventò a tal punto da farle cadere il cassetto del comodino su un piede. Hermione cacciò indietro le lacrime e le imprecazioni tentando di tenerlo d’occhio mentre le si accostava.

Ma fu solo quando riuscì a scorgere l’iride dei suoi occhi che si rese conto di essersi incantata a guardarlo, lasciando che si avvicinasse eccessivamente. Cosa voleva fare?

« Stai calma, signorina Granger  » lo sentì sussurrare la suo orecchio, « prendo solo il mio libro e me ne vado ».

Restò lì impalata a fissare lo sparato della sua camicia bianca, ipnotizzata dall’alzarsi e abbassarsi del suo petto, dal piacevole contrasto che la seta creava con la pelle del collo, ma soprattutto dalla sua vicinanza quasi soffocante. Tra loro c’era lo spazio di un respiro, eppure nessuna distanza le era mai sembrata così incolmabile.

Malfoy si sporse dietro di lei e afferrò il volume, regalandole poco più che uno sguardo indagatore, poi se ne andò chiudendo la porta alle sue spalle.

†††

« Miseriaccia! »

« Ron, è una camera da letto! »

« No, questa non è solo una stanza, Harry! Vedi come è nera? Sembra l’antro della Strega Breena! »

« E chi diavolo è la strega Breena? »

« Lascia perdere! Tu non capisci! »

Harry Potter si guardò intorno. Beh, forse i mobili di ebano scuro e quei tendaggi verde bottiglia non erano esattamente rassicuranti; la stanza sembrava più l’esposizione di un becchino che una confortevole camera per gli ospiti, ma, essendo quella una villa antica, la scelta del mobilio rispecchiava perfettamente i gusti di epoche passate.

« Io lì non ci dormo! » incalzò Ron, indicando il letto dalle coltri rosso scuro. « Ho la sensazione che se lo facessi quello sarebbe il mio ultimo giaciglio ».

« Cosa proponi dunque? » chiese Harry.

L’amico ci pensò su un attimo. « Possiamo andare a cercare Hermione e… chiederle di dormire con noi? »

« Ron, Hermione ti ha lasciato due anni fa, vuoi davvero continuare a pensare a lei in quel modo? »

« Non essere stupido! Non suggerivo certo quello! ». Ma era arrossito, Harry poteva vederlo.

« E cosa le dirai?  » chiese all'amico. « Ciao, Hermione! Ti prego; sono spaventato a morte, fammi dormire nel tuo letto stanotte?  »

Ron arrossì ancora e l'espressione del suo viso rivelò che quelle erano più o meno le parole a cui aveva pensato.

« Oh, avanti!  » esclamò allora Harry. « Io stavo scherzando! Non penserai mica che funzioni, vero?  »

L'altro si girò, borbottando assurdità sui consigli di un amico che di donne non capisce nulla e si avviò verso il corridoio buio.

« Aspetta!  » gli gridò dietro Harry. « Non vorrai lasciarmi qui da solo! »

†††


Lenzuola di seta impalpabile che scivolano su pelle nuda, bianca come la luna piena, lieve come la nebbia mattutina...

 Hermione deglutì.

Muscoli possenti che si tendono nel sonno, le lenzuola si attorcigliano a gambe lunghe e rivelano porzioni di carnagione ancora più chiara...

Un letto non poteva di certo creare certi pensieri. Era solo immaginazione e forse un po' di solitudine, nulla di più. Eppure lo stava fissando da interminabili minuti; se fosse stato solo un giaciglio come tanti si sarebbe già coricata, ma facendolo aveva quasi paura di rovinare la perfezione delle immagini che gli evocava.

Quello non era solo un letto; quello era il letto di Draco Malfoy. Come avrebbe fatto a dormire?

Cercò di avvicinarcisi ancora, sfiorò i contorni del baldacchino.

Mani che afferrano le colonne di legno, gemiti di piacere soffocati da baci roventi...

Bene! Non avrebbe mai dormito in quel letto, ne era definitivamente convinta, quindi tanto valeva fare un giro per la casa. Magari avrebbe incontrato un fantasma e si sarebbe spaventata a morte, magari sarebbe anche morta di paura; sempre meglio che rimanere lì a... indugiare su certi pensieri.

†††

In quella villa, ogni dannata parete era decorata di quadri, arazzi, statue e busti. Nella penombra della sera quegli occhi fissi e senza vita sembravano seguire ogni loro movimento.

« Pare che ci fissino! »

« Devo ricordarti che sei stato tu a suggerire di andarcene in giro da soli di notte in questo posto orribile? »

« Miseriaccia! Quasi me ne pento, ora! »

« COSA FARE QUI, VOI? »

Harry e Ron sobbalzarono ed entrambi lanciarono un grido così acuto da far tremare un’armatura vicina. La voce proveniva da una nicchia buia, e sembrava essere incorporea.

« Oddio! Ti prego! Non ucciderci! » gridò Ron, coprendosi il viso con le mani.

« Uccidere? A Creepy piacerebbe uccidere due stupidi, ma Padrone ha detto che io deve lasciare voi stare o chiuderà mie orecchie in porta del forno ».  Le parole non avevano smesso di echeggiare nel corridoi che la figura dell’Elfo che li aveva accolti poche ore prima gli apparve davanti.

« Ma tu cosa fai lì, scusa? » chiese Ron, portandosi una mano al cuore. « Miseriaccia! Per poco non mi fai prendere un infarto! »

Harry osservò Creepy farsi sempre più vicino; la veste logora strisciava sulla pelle ruvida dell’elfo facendo rumore.

« Io stare qui per fare guardia: esseri pericolosi abitare questa villa » lo sentì rispondere.

« Esseri pericolosi? » domandò Harry.

In quel momento un leggero movimento ai margini del suo campo visivo lo fece voltare: qualcosa si stava spostando furtivamente lungo i lati del corridoio. L’elfo li zittì entrambi con un gesto secco e tirò fuori dalla nicchia ombrosa un bastone appuntito, portandolo davanti a sé come fosse un’arma. Ron gemette piano.

La piccola figura scattò di lato, ma non riuscì a evitare il legno dell’elfo, che si piantò sul tappeto alle spalle dei due ragazzi.

Un lampo illuminò all’improvviso quella porzione di pavimento rivelando un topo delle dimensioni del palmo di una mano intrappolato dalla lancia, che lo trapassava da parte a parte.

« Oddio… » sussurrò Harry.

« Visto? » esclamò l’elfo, sollevando il bastone per rivelare il corpo del roditore ancora fremente. « Esseri pericolosi ».

I due amici osservarono la creatura allontanarsi in silenzio, troppo scioccati anche solo per riprendere a respirare normalmente.

« Sai, Harry? Credo che in fondo dentro quel letto ci dormirò stanotte… »

« Sì, credo anch’io. Torniamo da dove siamo venuti ».

Entrambi si girarono nella direzione opposta, iniziando a camminare.

†††

La parte disabitata del Maniero seguiva lo stesso stile decadente del salone dove avevano cenato poco prima; affreschi e arazzi coprivano le pareti da cielo a terra e ogni porta che si apriva sui corridoi infiniti seguiva nell’intarsio le decorazioni della stanza a cui dava accesso. Hermione sorpassò una successione interminabile di ritratti di famiglia; bellissime dame in abiti ottocenteschi e distinti Lord dai colletti inamidati. Tutto in quella casa sembrava essere preda di incantesimo, la polvere era solo una scomoda conseguenza del passare del tempo: sotto di essa tutto appariva miracolosamente intatto. Villa Malfoy non era decaduta, ma solo addormentata; pareva stesse aspettando il bacio del Principe Azzurro per essere risvegliata.

Una porta scricchiolò all’improvviso, deviando l’attenzione di Hermione dal ritratto di una ragazza con dolci riccioli biondi alla lavorazione dello stipite. Un solido volume aperto, il dorso piegato sotto il peso della rilegatura, le pagine che sembravano svolazzare leggere al vento. Di tutte le stanze nelle quali avrebbe potuto incappare, Hermione aveva trovato la biblioteca.

†††

« Ron? »

« No, silenzio! Sono sicuro che la nostra stanza fosse esattamente qui! »

« Questo, come vedi, è un gabinetto ».

Si erano persi. Harry lo sapeva, aveva accettato la cosa diversi minuti prima, quando si era reso conto che neppure tornare esattamente sui loro passi era servito a raggiungere la camera, naturalmente Ron ancora non l’aveva accettato.

« Ok, ok, riprendiamo da quell’angolo laggiù. Sono sicuro di aver già visto almeno la metà di questi ritratti! » lo sentì dire, mentre cercava di orientarsi.

« Questo perché siete passati qui almeno tre volte negli ultimi quindici minuti ».

La voce li raggiunse echeggiando alle loro spalle. Per un secondo Harry pensò si trattasse ancora dell'elfo di Malfoy, poi si accorse che il timbro profondo e il linguaggio fluido suggerivano diversamente.

Entrambi si voltarono all'unisono e stavolta si trovarono davanti a un fantasma che fluttuava a due metri da loro.

« Te l’avevo detto che questo posto era infestato! » accusò Ron. « E tu sei voluto restare qui per la notte! »

« Anche Hogwarts era infestata, eppure ci abbiamo dormito per anni! » rispose Harry tenendo d’occhio il fantasma.

Era poco più che un ragazzo, i tratti spigolosi del viso, la pelle chiara e i capelli biondissimi portati corti e arricciati sotto la nuca lo contraddistinguevano come membro della famiglia Malfoy. Il bastone da passeggio che portava e i vestiti elaborati poi, non lasciavano alcun dubbio: egli doveva essere stato uno dei precedenti Lord della villa.

« Posso chiedervi chi siete? » lo sentirono domandare, con impeccabile educazione.

« Harry Potter e Ronald Weasley, Auror del Ministero » si affrettò a rispondere Ron, la voce che tremava un poco.

Il fantasma a quel punto fece un profondo inchino, togliendosi la tuba dal capo. « Caspart Herbert Malfoy, Lord del Wiltshire; per servirvi » annunciò.

« I Malfoy possedevano tutto il fottuto Wiltshire? » esclamò Ron, prima di coprirsi la bocca.

« Mio caro amico, un tempo la reggenza d’Inghilterra ci riceveva con onore a corte! Certo, prima delle sfortunate circostanze che portarono alla mia dipartita e all’inizio della Maledizione… »

« Maledizione? » chiese Harry, incuriosito.

« Oh… una storia davvero interessante da raccontare » iniziò il fantasma, « Soprattutto in una notte come questa. Vi allieterebbe sentirla? »

†††

Immense scaffalature alte fino al cielo affrescato, volumi così antichi da sembrare quasi fuori posto, copertine  sistematicamente disposte in ordine alfabetico, l’odore intenso della carta e della colla da rilegatura. Quel posto era un paradiso.

La stanza era ancora più grande della Sala da Ballo che aveva visto passeggiando nei corridoi; incredibile anche solo pensare che una famiglia potesse leggere così tanti volumi in una vita. Certo, se la casa fosse stata sua, lei ci avrebbe provato.

« Oh, vedo che hai trovato anche tu un modo per combattere l’insonnia, Granger ».

E a quanto pareva non era l’unica a cui era venuta quell’idea. Draco Malfoy se ne stava seduto comodamente su una poltrona imbottita posta davanti a uno dei focolari, un libro in grembo e uno strano paio di occhiali sul naso.

« Questo è tutto tuo? » chiese incredula indicando con un gesto delle braccia la stanza attorno a lei.

Draco rise. « Non aveva nessun valore per quelle sanguisughe del Ministero che sono venute a confiscare i miei beni alla fine della Guerra; loro si sono limitati a portare via i gioielli e i dipinti d’autore, ma solo degli sciocchi avrebbero lasciato qui queste ricchezze ».

Hermione si avvicinò a uno scaffale, scorrendo con le dita i dorsi dei volumi. Molti erano scritti con antiche rune, linguaggi persi da tempo, ma non per chi, come lei, aveva fatto dello studio una fonte di vita.

« Sono tutti volumi di Magia Nera? » chiese.

« In quello scaffale? Sì » si sentì rispondere.

« Alcuni sono pericolosi anche solo da aprire, Malfoy; sono stati proibiti da secoli, come diamine hanno fatto a lasciarli qui? »

« Te l’ho detto, Granger, erano degli stupidi ».

E all’improvviso labbra morbide le sfiorarono il lobo dell’orecchio.

« Ma tu non lo sei, vero? Tu non sei come loro e scommetto tutto ciò che mi è rimasto che non vedi l’ora di immergerti nella lettura di questi volumi. Perché a te non interessa che siano proibiti, quanto più che ciò che contengono non sia stato studiato da anni e anni, che il loro sapere sia solo tuo » lo sentì sussurrare alle sue spalle.

Era così vicino da non permetterle nemmeno di muoversi; era intrappolata tra uno scaffale di libri e Draco Malfoy, non male come inizio nottata, chissà come sarebbe finita.



­­­­­­­­­­--_________________________________________________
Un immenso Grazie a Poison Spring per il betaggio.

CANON O FANON?
  • Come ben saprete, il Canon ci dice che in realtà Ronald Weasley non verrà mai lasciato da Hermione Granger, infatti i due faranno tanti bei pargoli rossi e vivranno felici e contenti per il resto della loro vita. Ma credo avrete già notato che il personaggio di Ron a me non è mai andato giù tanto, è per questo che lo bistratto puntualmente ad ogni nuova fan fiction, non troverete mai un Ron intelligente in nessuna delle mie storie, mi spiace!
  • Sì, l’Elfo si chiama Creepy, lo so, niente fantasia, eh? Beh, comunque a me piaceva come nome ed era “in tema” con la scena, quindi niente lamentele!
  • Caspar Herbert Malfoy è un personaggio originale, da me inventato prendendo  in prestito i nomi da diversi alberi genealogici trovati su HPLexicon.com. La Rowling non ha lasciato nulla di “ufficiale” su questa famiglia a parte che Villa Malfoy si trova nel Wiltshire, cosa che ho utilizzato per spiegare la nobiltà dei Malfoy e i loro rapporti con la reggenza d’Inghilterra che mi serviranno nel prossimo capitolo. I Malfoy non hanno mai posseduto tutto il Wiltshire, quella è un’altra mia invenzione.

NOTE AUTRICE
Questo capitolo mi serviva come introduzione al prossimo, in cui la storia si svolgerà nella sua interezza, e spero che il finale aperto non vi abbia lasciati troppo con l’amaro in bocca! Cercherò di essere puntuale con i prossimi aggiornamenti, ma sappiate che ho anche una long in corso e non posso toglierle troppo tempo essendo ormai arrivata a un punto critico della trama.

Prossimo capitolo: “La maledizione”,  presto su questi schermi!
LyliRose.


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Capitolo 3
*** Parte Terza_La Maledizione ***


The Draco Horror Picture Show


Parte terza:
La maledizione


“By the pricking of my thumbs, Something wicked this way comes. (Act 4, Scene 1)”
― William Shakespeare, Macbeth

« Ci sono giorni in cui mi dispero per essere stato la rovina di questa famiglia, ma poi la guardo in viso e mi rendo conto che una creatura meravigliosa come lei può essere solo una benedizione  »

Caspar Herbert Malfoy fluttuava a dieci centimetri da terra, in viso un'espressione estasiata. Harry e Ron lo guardarono togliere dal panciotto un ciondolo ed aprirlo: al suo interno, una miniatura di incredibile bellezza ritraeva una giovane donna bruna e sorridente.

« C'è di mezzo una donna nella maledizione? Miseriaccia, amico, dev'essere qualcosa di terribile!  » disse Ron.

Caspar lo osservò per un attimo, annuendo. « Vedo che anche voi avete avuto il piacere di conoscere da vicino l'amore  » .

« Puoi dirlo forte! E sai cosa ti dico? Non ci casco più, che io sia maledetto se mi faccio infinocchiare un'altra volta! » rispose il ragazzo, irato.

« Oh, non lo dite mai!  »

« Che cosa?  »

« Che io sia maledetto! Le maledizioni sono una cosa seria, caro amico; seria come la morte  »

« È per questo che sei morto? Per la maledizione?  » chiese allora Harry, scrutando il fantasma.

« Potrei dire, signore, di essere 'non morto' a causa di essa, ma sicuramente ciò che mi uccise al principio fu proprio l’amore e, ancor di più… » Fece una breve pausa, fissandoli attentamente. «Il sangue».


†††

« Quindi è sempre stato questo il problema? Il sangue?  »

Hermione Granger sedeva composta su una sedia di legno accanto al camino, in mano una tazza di ceramica candida, piena di tè indiano dall'aroma forte e corposo. Draco Malfoy l'aveva invitata a sedersi con lui; il pretesto dell'insonnia era stato sufficiente a farla accettare senza preoccuparsi di cosa avrebbero potuto pensare Harry e Ron.  Naturalmente la conversazione era caduta sugli anni di Hogwarts, sui litigi, sugli insulti... Sulla stupida guerra.

« Dipende dal punto di vista da cui guardi la faccenda  » le rispose lui. « Sono certo che mio padre e gli altri Mangiamorte siano stati fedeli sostenitori della teoria del sangue puro; non credo, però, che, col passare degli anni, abbiano continuato a crederci  ».

« Perchè?  »

Lui rise, guardandola dritta negli occhi. « Quando ti accorgi che una ragazzina che, prima di ricevere la lettera da Hogwarts, non ha mai nemmeno sentito parlare della Magia batte tuo figlio, rampollo di una delle casate più in vista della società magica, in tutte le materie, qualche domanda inizi a fartela, non credi?  »

Hermione ora era curiosa. « Quindi che significato aveva per te quel Sanguesporco?  »

Un istante di silenzio. Le mani di Draco giocavano con il dorso di un volume.

« Esorcizzavano una mia grande paura  » le rispose poi, senza alzare lo sguardo.

« Quella di fallire?  »

« No, quella di innamorarmi di te  »

†††

« Non avevo di certo pianificato d'innamorarmi di lei, sapete?  » disse Caspar, guardandoli. « Lei era... profondamente... sbagliata  » .

« Oddio! Era un uomo?  »

Il fantasma assunse un'espressione stranamente divertita. « No, amico mio; era Babbana  ».

Harry e Ron si guardarono stupiti. Immaginarsi un Malfoy, qualsiasi fosse l'epoca da cui proveniva,  che si innamorava di una ragazza senza poteri magici era quantomeno insolito.

« Babbana? Scusa ma… di che periodo storico stiamo parlando? » chiese Ron.

Il fantasma fece cenno di seguirlo lungo il corridoio buio, poi iniziò a fluttuare a gran velocità verso il lato ovest del Maniero. I due ragazzi tentarono di stargli dietro, correndo a perdifiato tra le mura piene di ritratti e manufatti antichi, e, talvolta, cozzando contro armature arrugginite.

In poco tempo fu subito chiaro che si stavano dirigendo verso l’ala non più agibile della dimora. La tappezzeria che ricopriva le pareti assunse tinte giallastre, i quadri divennero più radi; le statue erano ricoperte di ragnatele e polvere e tutto appariva spettrale e silenzioso.

Raggiunsero presto una grande porta di legno con due ante, proprio in fondo a un corridoio laterale pieno di cianfrusaglie abbandonate sui logori tappeti argentati. Harry e Ron guardarono il fantasma sparire attraverso l’uscio e si fermarono un istante a riprendere fiato, osservando la miriade di oggetti accatastati a terra come immondizia.

« Allora? Venite? » la testa di Caspar faceva capolino tra le travi della porta: in viso gli si leggeva chiaramente un’apprensione che poco si addiceva all’antica nobiltà.

« Cosa sono tutti queste cose in terra? » si arrischiò allora a chiedere Harry.

Il fantasma parve considerare l’ammasso di rifiuti per qualche secondo prima di rispondere. « Quello è il segno del degrado che ho portato a questa famiglia. Entrate e vi spiegherò meglio ».

I cardini scricchiolarono: per un attimo solo Harry pensò che la porta gli sarebbe caduta in testa, poi l’uscio su aprì.

La stanza all’interno era chiaramente stata una camera da letto padronale: il baldacchino lussuoso, la toeletta in marmo e gli armadi raffinati arredavano con gusto lo spazio. Non fosse stato per l’enorme quantità di ciarpame magico accumulato sopra il mobilio e la polvere spessa che colmava ogni angolo della camera, Harry l’avrebbe descritta come la camera più bella che avesse mai visto.

« Ma che diamine è tutta questa roba? » domandò Ron, tentando di evitare quella che sembrava una pila di corna.

« Sono ninnoli contro la sfortuna; in realtà credo che molti siano stati ceduti ai poveri creduloni che li hanno acquistati con la pretesa di protezione contro le maledizioni. Inutile dire che è chincaglieria, buona solo per essere fusa e adoperata per farne polveri curative per il popolino »

Ah, eccolo il nobile che tornava a galla!

« Perché sono stati accatastati qui? » chiese Ron.

« Perché è qui che è stata consumata la mia prima notte di nozze; questo è l’inizio della maledizione ».

A un cenno del capo di Lord Malfoy, entrambi si voltarono verso l’unica parete completamente libera: quella dietro la testiera del letto, dove due ritratti perfettamente conservati erano appesi a un chiodo.

Il viso giovane di Caspar sorrideva dalla tela, il ragazzo del dipinto portava lo stesso panciotto del fantasma, aveva lo steso taglio di capelli, una sola cosa era differente: nel quadro Caspar sorrideva, un sorriso sereno e confidente, qualcosa che sul viso di quello che era il suo spettro non sarebbe mai comparso. Sotto la cornice c’era un’incisione: “Lord Caspar Herbert Malfoy:1845-1870”.

Il ritratto di una giovane donna dai boccoli castani era appeso di fianco a quello del suo amato. Era fasciata in un corsetto bianco che ne ingentiliva le forme, il colletto abbottonato fin sotto il mento le conferiva un’aria raffinata e irraggiungibile e il ciondolo verde smeraldo che le pendeva sul petto accentuava il sorriso sereno sul suo volto. Gli occhi blu riflettevano la stessa gioia di quelli di Caspar; erano gli occhi di una donna innamorata. Anche sotto questo dipinto c’era un’iscrizione: “Lady Louise Marie Harrington in Malfoy:1850-1870”.

« Merlino! È bellissima! » esclamò Ron.

« Era bellissima, amico mio…è morta » sospirò Caspar, fluttuando sopra il pavimento.

« Sembra un angelo! » disse Harry, scrutando il dipinto.

« Oh! » rispose Caspar. «Credimi, amico mio, quella donna era tutto tranne che un angelo! »

La risata del fantasma echeggiò tra le pareti per parecchio tempo.

†††

Draco Malfoy stava ridendo, una risata roca e maschile, profonda, che le faceva girare un po’ la testa.

« Granger! Bastano poche parole per farti stare zitta? Ah, l’avessi saputo anni fa avrei di certo sfruttato la cosa a mio favore! »

Le aveva detto che l’amava? No! Non era possibile! Fino a due ore prima, lei non si ricordava nemmeno che esistesse Draco Malfoy !

« Mi spiace, ma io credo di aver capito male… »

« Oh, no! Hai capito benissimo! » In pochi passi le fu di fronte, si inginocchiò davanti a lei, incontrando i suoi occhi. « Ero innamorato di te ».

Ero innamorato! Tempo imperfetto! Non “sono”, nessun presente, nessuna certezza! Poteva anche essere stata una cotta da ragazzini, giusto? Qualcosa di cui dimenticarsi appena messo piede fuori da Hogwarts, giusto!?

« Non diciamo sciocchezze! » minimizzò, tentando di buttarla sul ridere. « Non è che io sia proprio quel tipo di ragazza, Malfoy! »

E poi, riflettendoci, a lei che importava di Draco Malfoy? Non è che in tutti quegli anni si fosse mai chiesta che fine avesse fatto né se fosse o meno ancora vivo! E ora che lui s’inventava una sciocchezza qualunque, lei andava nel panico? Ma che storia era quella?

« Che tipo di ragazza, Granger? »

« Oh, beh…lo sai… il tipo di cui ci si innamora da ragazzini! Metà del mio tempo la passavo con quei due a ordire trame per salvare il mondo, l’altra metà in Biblioteca! »

Ci pensò su un attimo , poi continuò. « Inoltre, Draco, chi vuoi prendere in giro? Faticavi a sopportare la Parkinson, figuriamoci me! »

« Come hai detto, scusa? »

Hermione lo guardò, scossa. Come aveva detto? E chi se lo ricordava più! Lui la stava guardando ancora come aveva fatto poco prima….

Un cieco che vede il sole per la prima volta.

« I-io.. n-non… » balbettò.

« Mi hai chiamato Draco! Mi hai appena chiamato per nome… »

†††

« Per una così, io avrei rovinato altro che il buon nome della mia famiglia! » stava dicendo Ron, ancora intento a osservare il ritratto.

« Non ho fatto solo questo, amico mio; vedete, nella trama oscura della Maledizione, in molti perdettero la vita! » rispose Caspar.

« Avanti, allora! » esclamò Harry, indispettito. « Smettila di tenerci sulle spine e raccontaci questa benedetta storia! »

Caspar sospirò, poi si portò una mano alla base del collo, in un gesto automatico, prima di iniziare a parlare.

« Incontrai Louise a Parigi, durante un viaggio di piacere; passeggiava con la madre e il fratello nei pressi della cattedrale di Nôtre Dame. Mi ricordo che pensai fosse splendida, già dal primo istante.

Naturalmente conoscevo alla perfezione la sua vera natura, vedete, all’epoca la crème della società magica viveva in circoli ristretti; tutti i balli e gli incontri informali erano in mano alle famiglie più in vista e anche i matrimoni erano organizzati, spesso fin dalla nascita. Ciò non toglie che la famiglia Harrington fosse una delle più ricche dell’epoca; ricche ma Babbane.

Gettai all’aria una delle doti magiche più ingenti, una sposa perfetta, dalla genealogia purissima e sicuramente educata al massimo rigore, ma lo feci con una gioia mai sperimentata prima. Mia madre pianse un mare di lacrime, ma una notte, trovai un pastore pronto a rischiare e la sposai di nascosto, portandola in questa camera per consumare il nostro amore. »

Caspar aveva lo sguardo perso nel vuoto, sul viso un sorriso amaro che poco si addiceva alla felicità raccontata dalle sue parole. Attraversò ancora la stanza volteggiando, come se il solo movimento gli permettesse di rivivere ancora quei momenti. Harry era così preso dal racconto che non si rese conto nemmeno dell’attimo  in cui il fantasma si fermò e riprese a parlare.

« La felicità durò solo pochi istanti, naturalmente, e già qualche ora dopo ci ritrovammo a fare i conti con la dura realtà della vita: la servitù aveva rivelato il tranello a mia madre, che si era recata a Nocturn Alley a far visita a un conoscente; qualcuno che avrebbe potuto risolvere quella incresciosa situazione.

Tentai invano di calmare Louise; la povera fanciulla aveva sentito solo parlare della nostra Magia e gli Elfi erano riusciti a spaventarla fin troppo con i loro racconti su Nocturn Alley.

« La tenevo stretta tra le mie braccia quando successe: fu un attimo ed entrambi avvertimmo uno strano dolore alle membra; poi più nulla. Nessuno vi dette importanza in quel momento, nemmeno il taumaturgo esperto che convocai seduta stante. Merlino, quanto sbagliammo! »

A questo punto del racconto sia Harry che Ron erano completamente ipnotizzati, fissavano Caspar con apprensione e un po’ di incredulità.

« Allora? Cosa fece tua madre quando tornò? »

Caspar si voltò verso di loro, rivelando la traccia di quelle che sembravano lacrime, anche se l’idea di un fantasma piangente andava contro tutte le leggi della vita.

« È questo il punto; mia madre non tornò mai più »

Uno strano silenzio cadde tra loro; Harry e Ron non ebbero il coraggio di interrompere quella che pareva una riconciliazione con il passato e il fantasma era troppo perso dai suoi pensieri per curarsi di loro.

Poi, all’improvviso, Caspar riprese il racconto.

« Credemmo fosse incappata in un bandito, che qualcuno l’avesse uccisa in quel tugurio che era solita frequentare quando aveva bisogno di risolvere certi problemi; come le gravidanze della servitù o l’infedeltà di mio padre. Quando il corpo ci fu recapitato a casa però, scoprimmo che era intatto. Il mistero restò tale per qualche tempo: seppellimmo mia madre accanto a suo marito, nel mausoleo di famiglia, e pian piano la vita tornò a scorrere tranquilla, per quanto tranquilla possa essere la vita di due sposi maledetti. »

« Continui a dire che siete stati maledetti, ma la tua storia non ne spiega i motivi! » gli fece notare Harry, sempre più coinvolto.

« Questo perché, mio caro amico, noi stessi non ce ne accorgemmo finché non fu troppo tardi! » esclamò allora Caspar e Harry vide le lacrime scendere copiose dalle sue guance argentee.

« Pochi mesi più tardi, Louise portava in grembo il nostro erede e la vita pareva andare a gonfie vele. Poi arrivò quella dannata lettera; mio fratello minore, che studiava a Hogwarts, era perito in circostanze sconosciute: l’allora Preside mi faceva le sue più sentite condoglianze e mi informava che la salma sarebbe arrivata al Maniero l’indomani.

All’arrivo delle spoglie però, qualcuno della servitù iniziò a sussurrare… qualcosa di strano era successo a mio fratello. Mi bastò un’occhiata al cadavere per scoprire di cosa si trattasse: era intatto e nella stessa esatta posizione di quello di mia madre: gli occhi sbarrati e le membra irrigidite »

« Ma questi non sono necessariamente segni di Maledizioni! Il rigor mortis… » iniziò Harry, in tono professionale.

« Ne sei sicuro, mio caro amico? » lo interruppe il fantasma. « Hai mai visto le vittime di un “Avada Kedavra”? »

Oh, sì, Pensò Harry… Di quelle ne aveva viste anche troppe. Un volto su tutti tornò alla mente; il giovane Cedric che fissava il vuoto, gli occhi spenti e il corpo gelido.

« Ogni maledizione ha di certo il suo caratteristico modo di uccidere: la Cruciatus, per esempio, rende pazzi dal dolore, l’Imperius distrugge la mente; ma di certo tutte hanno in comune qualcosa; rubano l’anima » continuò Caspar, senza notare il momento di debolezza di Harry.

« Che facesti, dunque? » chiese Ron, ancora curioso, nonostante la piega decisamente sanguinolenta presa dal racconto.

« Andai a Nocturn Alley; quell’orribile individuo, tale Sinister, che mia madre era solita visitare così spesso andava interrogato. Lo sporco ratto confessò  di aver messo in atto un meccanismo diabolico secondo il quale, alla nascita del mio primogenito di sangue misto, Louise sarebbe morta e il bambino con lei. Naturalmente una magia di questo tipo necessitava di una potente fonte di sostentamento, poiché, come sapete, ogni magia ha il suo prezzo(1) . Quella scriteriata di mia madre, sia maledetta la sua memoria, aveva deciso che la sua vita e quella del suo secondogenito erano un prezzo irrisorio, se paragonato allo scempio che una Babbana avrebbe fatto del nostro sangue. »

« Immagino che tu non sia riuscito a salvare tuo figlio » concluse Harry, senza più nessuna traccia della curiosità che solo poco prima aveva mostrato. Quella era una storia orribile: d’altronde cosa ci si sarebbe potuti aspettare da una famiglia così?

« Se non l’avessi fatto non ci sarebbe stato più nessun Malfoy, non credi? Nessun maniero e nessun erede » constatò il fantasma.

E sai che pena sarebbero stati i loro sette anni di scuola senza nessun Draco Malfoy?

« Quindi, facci capire, cosa successe? »

« Per spezzare la Maledizione, un altro sacrificio mi fu richiesto e sono sincero quando vi dico che lo feci a cuor leggero. »

« Oh, Merlino! È così che sei morto, vero? Ti sei sacrificato per salvare l’ultimo erede della tua famiglia! » Ron sembrava aver preso il tutto come un gioco, una specie di cena con l’assassino. Peccato quelle fossero storie di persone vere.

Caspar annuì, ignaro dei tormenti interiori di Harry. « Esatto, ma non passai mai dall’altra parte; scelsi, anzi, di rimanere qui, e, a conti fatti, credo la mia sia stata una scelta sensata. »

Un’altra pausa intervallò la conversazione, poi Caspar riprese.

« Il mio sacrificio non bastò di certo a salvare la mia Louise e fu appena sufficiente a rendere la vita a mio figlio; ma una maledizione di quella portata richiedeva molto più di questo. Mia madre, quella sciagurata, maledì tutta la famiglia, così ogni generazione un solo discendente maschio nasce in questa enorme casa e ognuno di loro è maledetto, esattamente come mio figlio prima di loro. »

« Anche Draco Malfoy? » chiese allora Ron, senza voce.

« Sì, anche il mio tris-nipote Draco porta sulle spalle questo peso, purtroppo. Negli anni sono state cercate diverse soluzioni a questo, molte, come le cianfrusaglie che vedete sparse qui e quelle buttate là fuori, sono state puramente inutili, altre sembravano quasi funzionare… »

« Aspetta un minuto! » strillò Harry, un’idea fastidiosa che gli rimbalzava in testa. « Cosa significa di preciso che Draco è maledetto? »

†††

Maledetto candelabro!

Hermione cercò di spostarsi leggermente di lato, così da non rischiare di bruciarsi la gamba con la fiamma delle candele.

Quella era a dir poco una situazione fuori dal comune…

Il peso di Draco la schiacciò leggermente, nulla che le sue labbra non avrebbero guarito, ne era certa.

Certa come del fatto che, presto, avrebbe fatto l’amore con lui.

Come era iniziato? Non avrebbe saputo dirlo. Merlino! Fino a qualche ora prima non si sarebbe nemmeno ricordata di che colore erano i suoi occhi… E ora lo stava baciando.

E i suoi occhi erano argentei, e verdi…e grigi…e… favolosi.

Non si fermò a pensare nemmeno per un secondo, la razionalità era scomparsa nell’istante stesso in cui aveva varcato la soglia di quella biblioteca. Si chiese, per un attimo, se strane forze presenti in quel luogo non l’avessero indotta a comportarsi così.

Ma che pensava? Certo che non c’era nulla lì dentro… solo lei e Draco… e ora anche il suo reggiseno era volato a terra.

« Sei bellissima, Hermione » .

Parole sussurrate al suo orecchio, e poi denti bianchissimi e perfetti sulla sua carne…

L’aveva baciato lei o era stato lui? Non lo sapeva.

Eppure deve essere successo solo pochi minuti fa…

Ma a cosa sarebbe importato, ora? Oh, a nulla… esattamente a nulla.

Un gemito.

Draco le stava mordendo la pelle rosea del seno e lei si lasciò andare, stendendosi sulle assi del tavolo e regalandogli maggiore accesso al suo corpo.

« Ahia! » sussurrò appena, guardando la stilla di sangue che usciva dal suo dito, rimasto vittima del legno vecchio.

Maledetto tavolo!

†††

« Lord Draco è maledetto più di quanto lo siano stati gli altri! » sussurrò Caspar. « Suo nonno fece un patto con Lord Voldemort per essere reso immune a questo fardello, ma se non erro, voi l’avete ucciso e con la sua morte, tutto è tornato come un tempo! Anche la villa ne è testimone, non vedete come è diventata? Essa riflette la salute dell’ultimo erede! »

« L’ultimo erede? »

« Sì, colui che sarà costretto a spezzare la maledizione! »

« E come? » A Harry non piaceva affatto la piega che stava prendendo quel discorso.

« Con il sangue! Iniziò col sangue e finirà esattamente così! Sangue Babbano, per l’esattezza. »

Harry si alzò di scatto. La testa gli girava e il respiro si stava facendo accelerato, eppure riuscì a vedere lo sguardo confuso che Ron gli stava indirizzando.

« Vuoi dire che noi abbiamo appena lasciato una indifesa Nata Babbana nelle grinfie di un uomo disperato e maledetto? »

E allora anche Ron si alzò e non passò un solo istante che si mise a correre.



NOTE:
1.    “Every magic comes with a price” è una citazione di Tremotino in “Once Upon a Time”, un bellissimo telefilm in onda, ora, anche su Rai Due.

CANON O FANON?
·    Questa Maledizione è frutto della mia fervida fantasia e non c’è traccia di essa in nessun appunto di J. K. Rowling
·    I Malfoy non hanno mai fatto nessun patto con Voldemort perché li aiutasse con la Maledzione, anche questa è una mia invenzione

∷∷∷∷∷∷∷∷ SPAZIO AUTRICE∷∷∷∷∷∷∷∷∷

Eccoci, finalmente!
UN ENORME GRAZIE A POISON SPRING PER IL BETAGGIO ATTENTO E PAZIENTE!
Piaciuto, eh? Ora sono convinta che tutte mi chiederete l’epilogo con ancora più fervore del solito, giusto? Bene! Così rimanete tutte belle sulle spine fino alla fine!
Mi scuso per il ritardo, mie donzelle, ma il capitolo era complesso e il drastico calo di tempo a mia disposizione non ha aiutato la sua stesura! Non sono riuscita a rispondere alle recensioni, ma prima o poi progetto di farlo. Per il momento vi ringrazio tutte, perché questa storia sta avendo davvero molto più seguito di quanto mi aspettassi! GRAZIE!
Per qualsiasi cosa mi trovate QUI.
Alla prossima!

LyliRose

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Capitolo 4
*** Epilogo_L'anello ***


The Draco Horror Picture Show

Epilogo
L’anello

“Darkness cannot drive out darkness: only light can do that.
Hate cannot drive out hate: only love can do that.”
― Martin Luther King


Porta.

Statua.

Armatura.

Gira a destra.

Quadro.

Gira a sinistra…

Ogni corridoio era uguale agli altri, gli sgabuzzini e le stanze da letto si ripetevano in continuazione, come in un incubo da cui non si riesce a scappare. E se fosse stato così anche per Hermione? Se la Maledizione avesse intrappolato anche lei in un sogno senza speranza? Se fosse stata costretta a vivere in quella casa per il resto della sua esistenza? Come avevano potuto lasciarla da sola?

« Di qua, sento delle voci » gridò Ron, girando all’improvviso in un corridoio buio.

Harry, il cuore in gola, un leggero velo di sudore sulla nuca, seguì l’amico nella disperata corsa. All’improvviso, l’inaspettato: una lama di luce che filtrava da sotto una porta, voci fioche dall’altra parte, sospiri lievi.

Eccola!

L’uscio di legno sbatté forte; Ron entrò senza nessuna esitazione.

« Lasciala stare! » urlò Harry, ancora prima di mettere a fuoco la stanza.

E poi si sentì uno stupido.

Draco Malfoy sedeva composto in una poltrona accanto la fuoco, un paio di occhiali da lettura sul naso; li stava fissando con un’espressione sorpresa in volto. Hermione, neanche a dirlo, era in piedi di fronte a uno scaffale altissimo, prima del loro arrivo era sicuramente girata verso i volumi, intenta a leggerne i titoli, ma ora li guardava entrambi con la bocca spalancata. Naturalmente tra  i due c’erano almeno tre metri di distanza e la ragazza sembrava illesa.

« Che cosa diavolo combinate? » chiese loro, avvicinandosi.

« Io… tu.. lui… » balbettò Ron, osservando la scena.

« Lui ti vuole uccidere! » disse Harry senza preamboli.

« Come, scusa? » domandò Malfoy, alzandosi.

« Sì, proprio come quella ragazza a Diagon Alley! » incalzò Ron. « C’è una maledizione su tutta la casata dei Malfoy! Gli serve del sangue per spezzarla! »

Hermione parve valutare la cosa per qualche secondo; li fissò dritto negli occhi, in viso un’espressione cupa.

« E questo da chi lo avreste saputo? » chiese poi.

« Da un fantasma! » disse Harry.

« Da un fantasma? » Era chiaro che pensava fossero pazzi.

« Sì, Caspar Herbert Malfoy, da cui ebbe inizio la Maledizione stessa! » spiegò Ron.

Era indubbio però, almeno per Harry, che Hermione non aveva la più pallida idea di cosa stessero dicendo; non che la biasimasse, erano entrati nella biblioteca come dei pazzi e ora stavano blaterando di maledizioni e fantasmi.

« Diglielo, Malfoy! Spiegale della Maledizione e di cosa stavi tentando di farle! » inveì allora Harry.

Il padrone di casa avanzò lentamente verso di lui, sembrava tranquillo, ma gli occhi gli brillavano riflettendo la luce del candelabro posato sul tavolo. Harry fece appena in tempo a  notare la cera caduta sul pianale di legno e a chiedersi cosa avesse causato quella macchia prima che Malfoy parlasse.

« Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando, Potter e francamente la cosa non rientra nei miei interessi, ma trovo il fatto che tu mi accusi di aver anche solo tentato di fare del male a un’ospite in casa mia alquanto denigratorio » Malfoy gli afferrò il colletto della camicia.

« Granger, quanto sei stata in questa stanza con me, stasera? » chiese poi, rivolto ad Hermione.

La ragazza soppesò un attimo la domanda. « Credo tre ore » rispose.

« Bene, un tempo ragionevolmente lungo, che mi avrebbe permesso agevolmente di ucciderti, nel caso ne avessi avuta l’intenzione, giusto? »

« Beh, credo si sì »  replicò lei, quasi ridendo.

« Ti ho toccato, Granger? »

« Mi hai offerto una tazza di tè e ti sei messo a leggere mentre io esploravo gli scaffali ».

Malfoy lasciò andare Harry e fece un passo indietro.

« Credo sia meglio che ve ne andiate » disse asciutto. « Creep! » urlò poi; l'Elfo apparve al suo fianco poco dopo.

« Sì, Padrone? » l’esserino si profuse in un inchino malandato, scoprendo una ragguardevole porzione di fondoschiena grazie al sacco che portava indosso.

Harry era incredulo. Possibile che si fosse sbagliato su tutto? Possibile che avesse sognato le parole di Caspar Malfoy? E Ron, anche lui aveva sognato? No, a giudicare dalla sua espressione nemmeno lui credeva di aver immaginato ogni cosa.

E allora?

Harry guardò Hermione: la ragazza li stava fissando con aria preoccupata, credeva fossero impazziti!

« Accompagna alla porta i nostri ospiti. A eccezione della signorina Granger, nessuno di loro sarà più il benvenuto nella tenuta » disse Malfoy, interrompendo i suoi pensieri.

L’Elfo s’inchinò di nuovo e in un batter di ciglia tutti e tre si ritrovarono fuori sotto la pioggia battente, i mantelli da viaggio a terra di fronte a loro. La stupida creatura non si era degnata nemmeno di accompagnarli fuori: li aveva smaterializzati.

Harry si guardò indietro, confuso. Quanto tempo era passato dalla scoperta dell’esistenza della Maledizione alla loro brusca uscita dal Manor? Di certo non più di venti minuti.

Era stato tutto troppo veloce… troppo… affrettato.

†††

Ministero della Magia - Ufficio Auror- due ore più tardi

Hermione chinò la testa sulla scrivania e si coprì le orecchie con le mani per non sentire le urla.

« COME SAREBBE A DIRE CHE IL CORPO È SPARITO? I MORTI NON CAMMINANO, SOPHIA! »

Sophia Tattleburr, apprendista Medimago Forense al Dipartimento Magiscientifico, aveva le lacrime agli occhi e cercava di non guardare il famoso Harry Potter mentre inveiva come una belva feroce contro di lei.

« Sì, si-signore, ne sono convinta, fatto sta che la squadra di ripulitura della scena non ha fatto in tempo a consegnarci il corpo che quello era sparito! Le giuro che mi sono girata per un solo secondo! Firmavo i moduli per l’autopsia, signore! » balbettò la ragazza.

Hermione vide Harry passarsi una mano tra i capelli, un gesto fin troppo stizzito.

« Dimmi almeno che sei riuscita a scattare qualche foto »

Sophia si raddrizzò subito. « Sì, signore, ne ho fatte alcune! »

E allora fu Hermione a mettersi una mano nei capelli… per poi afferrare il mantello e andarsene.

†††

« Non è possibile… Harry, sei sicuro che queste… » sussurrò Ron.

« Siano le foto della vittima? » lo precedette Harry. « Sì, molto sicuro. Le ha scattate Sophia poco prima che il corpo scomparisse »

« Miseriaccia, Harry! Questa è… »

« Identica a Louise Marie Harrington? Oh, sì, lo è eccome! » rispose, fissando la foto.

Perfino la veste elegante era la stessa del ritratto che avevano visto a Malfoy Manor, gli stessi riccioli biondi, lo stesso volto angelico.

« Oh, beh, almeno l’abbiamo identificata, no? »

Harry annuì piano. « Peccato sapessimo già che era morta…da almeno centoquaranta anni »

†††

Campagna del Wiltshire- una settimana dopo

Pioveva a dirotto. Era frequente, da quelle parti, ma non per questo meno fastidioso. Le pesanti gocce di pioggia si attaccavano al mantello di lana e il cielo non prometteva niente di buono. Forse sarebbe nevicato nel fine settimana.

Hermione era stanca di camminare, ma far perdere le proprie tracce a un gruppo di Auror esperti non era semplice. Non credeva ci sarebbe riuscita del tutto, ma le sarebbe bastato arrivare a destinazione e avere il tempo di accertarsi che tutto quello che scriveva la Gazzetta di quel giorno fosse vero. Che lui stesse davvero bene.

La pioggia cadeva a tratti anche sul giornale fresco di stampa, gocciolando dai lembi dell’ombrello aperto e diluendo l’inchiostro nero.

Scandalo al dipartimento Auror” si leggeva in prima pagina “ Cadavere sparisce dall’obitorio

E poi, in basso sulla sinistra un piccolo trafiletto che rimandava a un articolo più approfondito a pagina quattro: “ La rinascita dei Malfoy: l’erede Draco annuncia la sua ascesa in politica. Che sia la fine della fantomatica maledizione dei Black?

E allora Hermione si permise di ricordare quella notte. Le mani bianche di Draco, le sue labbra morbide, la pelle bollente, quell’assurdo desiderio di toccarlo, di amarlo.

E poi una goccia di sangue, una scheggia di legno impigliata nel dito e un’improvvisa lucidità.

« Cosa mi hai dato? Cosa c’era nel tè? E nel vino della cena? » gli aveva chiesto, fermando la corsa delle sue mani su per l’interno coscia.

Lui l’aveva guardata, si era accorto del sangue sulla sua mano e si era allontanato subito, quasi scottato.

« Amortentia » aveva risposto. « Non preoccuparti, era una dose irrisoria. »

Ed eccola allora, la rabbia che l’aveva invasa. Quello sì che era un sentimento che associava a Draco Malfoy, molto più che il desiderio(1).

« Cosa vuoi da me? Sesso? »

« No, no, assolutamente no! » sembrava disperato, continuava ad andare avanti e indietro e a toccarsi i capelli.

Lo aveva guardato raccogliere il panciotto argentato e la camicia candida e infilarseli. Poi l’aveva visto osservarsi le mani, rigirandole come se fossero state sporche, macchiate da chissà cosa.

« Come mi sono ridotto… » aveva sussurrato. Un’affermazione molto più che una domanda.

Hermione sapeva che c’era qualcosa che non andava,ma non riusciva a capire cosa fosse. Si era rivestita piano, tenendo d’occhio Draco, e poi gli si era avvicinata. Lui era seduto in terra, la testa tra le mani; le braci ardenti del camino illuminavano parzialmente il suo volto, accendendolo.

« L’hai messo tu quell’anello su quel corpo, vero? »

Draco a quel punto aveva alzato gli occhi, l’aveva guardata e senza dire nulla aveva sorriso. Hermione non sapeva se fosse stato quel sorriso, un’espressione talmente anomala sul viso di Malfoy da fare quasi tenerezza, oppure la disperazione che era arrivata  subito dopo a farla cedere.

« Cosa ti serve da me? » gli aveva chiesto allora, completamente sconfitta.

« Il tuo sangue»

L’aveva schiantato. Reazione naturale, aveva pensato, quasi istintiva. Lui però si era fatto schiantare. Avrebbe potuto benissimo schivare il colpo;, era un bravo duellante, dopotutto, e questo fatto l’aveva fatta pensare. E se Malfoy avesse davvero avuto bisogno di lei?

« Comincia a raccontare tutto dall’inizio » gli aveva intimato allora, dopo averlo fatto rinvenire.

Era così che aveva saputo tutta la storia: di Caspar Herbert Malfoy e di Louise Marie Harrington, dell’amore impossibile tra un ricchissimo Mago e una Babbana priva anche solo della più piccola scintilla di magia. Della vergogna di una famiglia Purosangue da generazioni che aveva tenuto nascosta la cosa, ricorrendo all’aiuto, pagato a caro prezzo, del più grande Mago oscuro di tutti i tempi. Della rovina lenta e ignobile di un maniero destinato a seppellire il suo ultimo abitante.

« È per questo che la casa è in queste condizioni? » aveva chiesto Hermione.

« Malfoy Manor riflette lo stato di chi la abita »

« Premesso che ti aiuterò » gli aveva detto. « Volevi attirare la mia attenzione con quell’anello? »

« No » lo aveva sentito rispondere, sconfitto. « Di Potter, ma quel buono a nulla… »

« Ah, era Harry che volevi? » aveva chiesto, ridendo. « Beh, non credo che con lui avresti avuto molta fortuna poco fa su quel tavolo »

E allora l’aveva guardata. Uno sguardo penetrante, uno di quelli che ti mozzano il fiato.

« Non avevo di certo bisogno di te in quel senso, Hermione » l’aveva sentito affermare. « È vero, all’inizio avevo pensato che Potter potesse aiutarmi, poi ti ho vista; mi serviva sangue Babbano e speravo che il tuo bastasse a scindere la Maledizione, ma non è successo e ora mi sento un codardo e un vile solo per aver tentato una cosa simile su di te ».

Le si era avvicinato, la aveva preso il viso tra le mani. E lei aveva smesso di respirare.

« Era tutto vero, Hermione; quello che ti ho detto prima era tutto vero! Mi sono innamorato di te ancora prima di scoprire cosa aveva fatto Caspar a questa famiglia! E una volta saputo della Maledizione, non sono più stato in grado di biasimarlo: avrei fatto la stessa cosa, per te. »

E ancora una volta era rimasta senza parole.

« Come fai a sapere che il mio sangue non ti basta? » aveva cercato di glissare. Non poteva pensare a Draco Malfoy che l’amava, no, non ora.

Lui aveva indicato con un gesto del capo il tavolo: sopra di esso, accanto alla macchia di cera che era colata dal candeliere, c’era una piccolissima macchia rossa.

« E tu pensi che una quantità così irrisoria di sangue sia sufficiente? Ti ricordo che il mio non è sangue Babbano comune, Malfoy! Io sono anche una Strega! » aveva esclamato, prendendolo per un braccio. « Andiamo, qui serve ben altro che una gocciolina spaurita e sicuramente tutti questi libri ci saranno d’aiuto ».

Ora, camminando da sola per la campagna inglese, si ricordò come un’ora dopo erano riusciti ad arrivare a una soluzione accettabile. Tutti quei libri oscuri contenevano una serie di contro maledizioni universali che, combinate al sangue, avrebbero dovuto dare l’effetto desiderato. Il problema era stato verificare l’effettiva cessazione della Maledizione.

Era esattamente quello che stavano facendo quando erano entrati Harry e Ron: i due deficienti. Hermione aveva già progettato di non rivelare loro nulla di quella notte, ma naturalmente Caspar l’aveva pensata diversamente. E così si era ritrovata a dover mentire! Mai avrebbe pensato di doverlo fare, con i suoi amici, poi!

Fortunatamente la sparizione del “corpo” ( se così si poteva chiamare) aveva gettato tutti nel panico più profondo e le accuse contro Draco erano state interpretate come le solite esagerazioni di Harry.

« Andiamo, Harry, sappiamo tutti che hai certi… precedenti… nell’accusare Malfoy! » aveva detto Kingsley. « E francamente, la tua storia di fantasmi è buona solo per la notte di Halloween ».

Harry si era arrabbiato, aveva puntato i piedi; Ron l’aveva appoggiato in pieno, ma non era servito a nulla.

I cancelli del Manor apparvero di fronte a lei. Non una traccia di ruggine, non un cigolio nell’aprirsi. E si erano schiusi da soli, come se l’avessero riconosciuta. Se non fosse stata sicura di essere nel posto giusto avrebbe giurato che quella non fosse Villa Malfoy.

Il giardino ai lati del vialetto d’accesso era completamente trasformato. Erba verdissima ricopriva le aiuole e fiori dai colori tropicali sbocciavano dappertutto. Anche le alte siepi che solo qualche giorno prima le erano parse mani scheletriche pronte ad afferrarla ora sembravano lussureggianti cespugli ombrosi, prefetti per un tè pomeridiano in primavera.

E la tenuta… oh, che magnificenza!

Non un’imposta cigolante, non una persiana fuori dai cardini, tutto pareva uscito da un romanzo Magico, la casa sembrava appena dipinta di un fresco color crema e l’armonia della facciata rimandava i lampi del temporale, scintillando di un riflesso dorato.

Mancava solo…

« Cerchi qualcuno? »

Hermione si portò una mano al petto per lo spavento. Draco Malfoy le si era avvicinato in silenzio, mentre era intenta a osservare Malfoy Manor in tutto il suo splendore.

Indossava abiti moderni quel giorno: pantaloni scuri e camicia bianca. Un mantello di lana pesante lo proteggeva dalla pioggia, ma il cappuccio era abbassato e i capelli biondissimi si erano bagnati, diventando più scuri.

« Come si fa a far sparire un corpo sotto il naso di Harry Potter e dell’intero Ministero? » gli chiese, curiosa.

« Semplice, si chiede a una coppia di fantasmi maledetti di aiutarti. Sai, essere già morti ti dà un vantaggio non indifferente ».

« Come si fa a spezzare una maledizione vecchia di quasi centocinquant’anni? »

Lui le sorrise. « Non con il sangue ».

Hermione annuì. « Già, una contro maledizione deve essere per forza benigna ».

Lo sapeva, ci aveva pensato tanto durante quella settimana, sicura che i loro goffi tentativi di spezzare la Maledizione non avessero sortito alcun effetto. E poi aveva visto l’articolo… e, beh, quel posto era la dimostrazione che qualcosa era cambiato.

« Mi vuoi dire come hai fatto? » domandò ancora.

Lo vide avvicinarsi, negli occhi il riflesso del cielo tempestoso, sulle labbra poche gocce di pioggia.

« Dimmelo tu, è tutto merito tuo ».

Hermione fece un passo indietro. « Io? No, ti sbagli… io… » negò, scuotendo la testa.

« Granger, sei una donna intelligente, credevo ci saresti arrivata da sola » le rispose lui, continuando ad avanzare sotto l'acquazzone  verso di lei.

Lo sentì sospirare, ormai era arrivato a un soffio da lei. Le afferrò il cappuccio del mantello con le dita, tirandolo indietro delicatamente.

« Come ha fatto Harry Potter a sconfiggere la Maledizione più potente di tutte? » le chiese.

« Con l’amore » rispose lei, senza pensare. E poi si coprì la bocca, rendendosi finalmente conto del peso delle sue parole.

Improvvisamente la pioggia che le bagnava i capelli e il viso, i lampi all’orizzonte e il mantello pesante non significarono più nulla. Si girò un’ultima volta a guardare la villa.

« Draco, io… »

Sentì le sue braccia che le circondavano la vita da dietro. « Sh… » lo sentì dire. « Anch’io ho paura. Ne ho più di te, nonostante io abbia realizzato di essere innamorato di te da anni. L’affronteremo assieme, vedrai ».

E rimasero lì, sotto la pioggia a contemplare un sentimento appena nato, un piccolo seme in grado di cambiare il loro futuro. Rimasero lì abbracciati e bagnati, senza parlare; per le parole ci sarebbero stati altri momenti.


The end
Un grazie ENORME va a Poison Spring che ha betato pazientemente tutta la storia!

CANON O FANON?
Solitamente chi assume Amorentia (o qualsiasi altra pozione d’amore) è soggetto a repulsione verso chi gliel’ha somministrata. In questo caso ho deciso di sorvolare su questo aspetto, ma ringrazio l’attentissima a scrupolosissima Poison Spring per la segnalazione.
NOTE:
Quando ti dicono di non scrivere un epilogo il giorno di S. Valentino hanno dannatamente ragione. No, non sono una sdolcinata, mai stata. E a dimostrazione di questo fatto, questo epilogo doveva finire in modo completamente differente. Non vi dirò come nei particolari, ma solo che non mi aspettavo di certo questo.
Però mi piace, sarà S. Valentino, sarà la tachipirina 500 appena presa, ma mi piace! E spero davvero che questo finale da Baci Perugina piaccia anche a voi! Fatemi sapere!

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