Red rain

di genioincompreso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il pullman delle solitarie ***
Capitolo 2: *** Un pelino di verità viene sempre a galla ***



Capitolo 1
*** Il pullman delle solitarie ***


Salire su un pullman è un po' come partire per un viaggio senza meta.
Subito, il tuo sguardo si perde in un mare di volti e facce sconosciute oppure nella migliore delle ipotesi non noti altro che desolazione tra il silenzio assordante ed il puzzo di chiuso di un automezzo senza passeggeri.
O almeno è quello che credi...

Mi ero appena accoccolata su uno dei tanti sedili liberi, dopo essermi presa tutta l'alluvione in volto, quando mi accorsi che in fondo non era una di quelle volte in cui sei completamente sola e ti puoi perdere nei tuoi pensieri più nascosti.
Qualcuno, ben nascosto in una delle postazioni dietro alle mie si era messo allegramente a cantare una canzone che in vita mia non avevo mai ascoltato.


"Quando tu fra mille anni non sarai più così bella
e quando io con tutti i sogni me ne andrò su
un'altra stella
se per due innamorati come noi un'altra vita c'è
L'amore sia con te l'amore sia con te
e non ti lasci mai sola."

Infastidita, mi misi a guardare fuori dal finestrino, appoggiandoci contro una tempia che però dovetti ritrarre subito per il freddo di quella superficie che in teoria avrebbe dovuto essere liscia e pulitissima ma che in realtà era tutta piena di ditate e piena di graffi molto profondi.
Dopo di che, al limite della sopportazione, incominciai a cincischiare nel mio zaino ( insolitamente leggero) con molto nervosismo e con la sola voglia di mettermi al più presto quelle enormi cuffie da dj che Quinn mi aveva regalato per il mio compleanno per isolarmi artificialmente dal resto del mondo.

Niente da fare. Quella voce così piena di vita e dai toni evidentemente femminili si intromise pure tra le note della mia canzone preferita.
“Ora basta” Pensai dopo un po'.
Con uno scatto furioso, togliendomi di getto le cuffie dal capo mi alzai in piedi per vedere chi era quel qualcuno così idiota da mettersi a canticchiare già di prima mattina. Peccato però che non feci neanche in tempo a trovare un mio equilibrio che il pullman prese una curva abbastanza larga che mi fece cadere rovinosamente come un sacco di patate. Contro la parte in metallo in aggiunta.

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Come ogni stramaledetto giorno, quella mattinata incominciò già malissimo.
Sveglia alle cinque e mezza, mamma che più allegra di quelli della mulino bianco sbattè la porta di camera mia facendo entrare quel nauseabondo odor di crostata alle more e l'abitudinario capitombolo in avanti per colpa di quel gattaccio extralarge.
Così, ormai con la bandiera bianca di un soldato che si arrende alla realtà, con gli occhi semichiusi e la cera di uno zombie, afferrai il mio accappatoio blu e rosa con su gli unicorni di Happyland e mi apprestai a scendere con attenzione le scale.
-Madonna, Britt... su che è un nuovo giorno...- Disse mio padre,tagliandomi la strada, tutto preso dall'allacciarsi quella bruttissima cravatta che di solito usava per andare al lavoro.
Ci avesse creduto almeno lui...

-Allora, tesoro... crostata o toast con uova?- Mi chiese mia madre, mentre se ne stava al lavello a pulire la tazzina del suo amaro caffè d'orzo.
-Mà... lo sai che alla mattina non mangio salato e che odio quella tua disgustosa crostata fatta in casa... dammi una tazza di latte e la finiamo qui.- Risposi, ormai annoiata da quella solita solfa che si ripeteva a quell'ora, in quella cucina, ogni mio giorno passato su questa terra.
-Ma Britt... Una tazza di latte non basta... ricordati che sei una cheerleader, anzi una capo-cheerleader... vuoi per caso sentirti male durante un allenamento e morire per la caduta?-
-Mamma ti assicuro che non cado e soprattutto non muoio... mi mancherei troppo.-
-Promettilo...-
La mia occhiata la disse molto lunga.

Finalmente un po' di sana normalità.
Inspirai a fondo ogni particella di quel venticello autunnale appena arrivato e guardando il cielo non potei far altro che prendere dal portaombrelli che tenevamo fuori, il mio mini-ombrellino fuxia.
Snix si sarebbe arrabbiata tantissimo se avesse preso anche una sola goccia d'acqua tra i capelli.
E io non volevo farla arrabbiare. Ne andava di molte vite umane. Soprattutto di quella di Kurt Hummel che sfortunatamente da quando mi aveva conosciuta aveva rischiato di uscir di senno almeno una quarantina di volte per colpa del mio alterego per così dire sadico e malvagio.
Ma a parte questo per fortuna qualche manna dal cielo aveva avuto la grazia di mettermi in guardia e quindi non sarebbe successo assolutamente niente di male e con un sorriso compiaciuto ed ingenuo mi misi la mia arma anti-Snix nella Louis Vuitton, pronta a salire su quell'amabile pullman vuoto che da lì a poco sarebbe passato proprio davanti alla mia gabbia di matti.

 

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Capitolo 2
*** Un pelino di verità viene sempre a galla ***


-Non è facile da spiegare tutto questo.
Per niente... anzi è qualcosa di talmente difficile che faccio pure fatica a parlarne...la prego la smetta!-


Non passarono nemmeno cinque minuti che guardando fuori dal finestrino notai che là fuori, tra l'atmosfera grigia di una cittadina come tutte, goccioline di acqua salata ( probabilmente, lacrime di angeli persi nell'oblio) avevano cominciato a percorrere la loro inesorabile scia verso il nostro pianeta, bagnando tutto ciò che incontravano sul loro cammino.
Con un aria piuttosto rilassata mi accoccolai ancora di più su quel sedile così nascosto alla vista di chiunque e sospirando trassi dalla tasca dei miei sgualciti jeans il cellulare preistorico che mi avevano regalato i miei zii europei per il mio quattordicesimo compleanno.

Sempre la stessa storia...
Come sempre il suo volto si ripresentò sul minischermo con quel suo sorriso così meraviglioso e con quegli occhi blu accesi che sembravano leggermi dentro. Nel profondo.
Avrei voluto un milione di volte cancellare quella foto, cambiarla, metterne un' altra che mi facesse dimenticare ma no. Ognuna di quelle milioni di volte si era presentata al contrario come una volta capace di farmi capire che dovevo tenerla lì...accanto ad ogni mio sguardo, ogni volta che ne avessi avuto il bisogno quella foto sarebbe stata disposta a farmi ricordare. Nel bene e nel male.

-Hai visto?-
-Sì...e ne sono quasi meravigliata se devo essere sincera.-
Come un divo del cinema si scompigliò il prorompente ciuffo rossastro e tirando una boccata di fumo da una sigaretta che sembrava quasi interminabile, si mise a guardare il cielo.
Appoggiandomi al muro lo imitai.
-Bella la libertà...-
-Già...-
-Bella come...come...-
-Come una vita senza dolore...-
Per un istante i nostri sguardi si incrociarono poi ritornarono a guardare ciò che stavano guardando.


Il pullman fece una fermata abbastanza brusca che mi fece cadere, inavvertitamente, il cellulare di mano.
“Cazzo” Pensai, senza però accorgermi che qualcuno di molto speciale era appena salito.
Rimettendomi nella posizione comoda di poco prima la mia mente si trattenne piuttosto sul fatto che l'aggeggio dell'età della pietra si era impallato e non dava cenno di volersi riprendere.
“vaffanculo, vai al diavolo... tu e chiunque sia il conducente di questo merdoso mezzo”
“basta snix”
“basta un corno... mo ci alziamo e lo pestiamo a sto st...”
Appena in tempo.
Sbattei il cellulare sul sedile che mi stava di fianco e per dar pace al mio alterego alquanto incavolato mi misi a cantare come mi aveva consigliato il mio terapista...
 

"Quando tu fra mille anni non sarai più così bella
e quando io con tutti i sogni me ne andrò su
un'altra stella
se per due innamorati come noi un'altra vita c'è
L'amore sia con te l'amore sia con te
e non ti lasci mai sola."

-Sai Britt...penso proprio che un giorno tu la incontrerai....-
-Ma chi?-
-La tua anima gemella...-
-Non credo... non esiste...e se esiste non si innamorerà mai di me. Chi si innamora di un mostro vive solo nelle favole...-
Tutto ciò che ottenni di risposta fu una sua risata.
-Che c'hai da ridere?- Gli dissi tirandogli una gomitata.
-Tu non sei un mostro. Tu sei solamente... una creatura sfortunata ma speciale. Qui l'unica vera bestia sono io ed infatti...-


*******************************************************************************
Il nero.
Il nero intorno a me.
Mi sembrava di essere sommersa da un oceano di fulmini senza bagliore...scosse derivanti da spazi indecifrabile, investivano senza pietà tutto il mio essere ed io non sapevo neanche come comportarmi. Catene invisibili mi tenevano legata al suolo inconsistente e le mie palpebre come mattoni non volevano alzarsi.
Una tortura.
Una tortura nel nero più totale.
Fino a quando una luce non aprì un varco in quell'accecante cecità di dolore.

Il respiro mi ritornò tutto d'un tratto provocandomi un ansimo involontario che mi fece rizzare a sedere.
Poi una voce accompagnata da un tocco caldo e rassicurante che mi invitava a ridistendermi mi ridestò completamente da quello stato confusionale, facendomi accorgere oltre tutto di un dolore fisico pungente e infiammante, lungo tutto il braccio sinistro.
-Stia tranquilla signorina Lopez... alzandosi così di scatto si è strappata di dosso tutti gli aghi della flebo e degli altri vari liquidi...adesso glieli rimetto e vedrà che passerà tutto...-
“Aghi?”

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