Madness of Your Dream

di Free_Soul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Power of Song ***
Capitolo 3: *** Power of Fire ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


   



          Prologo

 
 
C’era una volta, un piccolo sogno.
Nessuno sa chi l’abbia sognato.
Si sentiva solo, senza nessuno con cui poter condividere il proprio mondo, senza nessuno da poter rendere felice.
Vagava nel cosmo, tra una stella e l’altra, alla ricerca di qualcuno che lo accogliesse, alla ricerca di qualcosa di che potesse sognare.
Un bel giorno, trovò la Terra.
Era piena di tante persone, persone che la notte facevano tanti sogni come lui.
Il piccolo sogno pensò di avere finalmente trovato la propria casa.
Ogni notte, passava di persona in persona, da adulti a bambini, uomini e donne, regalando un piccolo sogno a tutti, divertendosi molto.
Però, dopo un po’ di tempo, cominciò a stufarsi.
Gli esseri umani chiedevano di sognare sempre le stesse cose: fortuna, fama, ricchezza, amore …
Non era più molto divertente. Pensava che gli umani possedessero più fantasia.
Perciò, al piccolo sogno venne un’idea: avrebbe continuato a regalare dolci sogni a chiunque, ma ...
Avrebbe reso il gioco molto più interessante.
In fondo, senza un pizzico di follia, che gusto ci sarebbe a sognare?

 
 
N/A:
Beh, salve lettore che ha letto tutto il prologo fino ad arrivare alle note d’autore.
Si, sto parlando proprio con te.
Volevo innanzitutto ringraziarti per essere arrivato fino a questo punto, vuol dire che le mie parole ti hanno suscita un minimo d’interesse, e se così non è stato chiedo umilmente perdono.
Però vorrei chiederti un piccolo favore: che pensi che storia sia degna di esser chiamata tale oppure sia da gettare nel dimenticatoio, fammelo sapere con una piccola recensione.
Per poche parole, non ti cascheranno di certo le dita!
 
Free_Soul

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Capitolo 2
*** Power of Song ***




 

-------> Power Of Song


-Kendal, sbrigati ad alzarti, ho appena cucinato le frittelle!-
Quanto adoravo mia madre.
Non era una di quelle classiche donne isteriche di mezza età che ti facevano cominciare la giornata con un “sbrigati o farai tardi a scuola”, lei era la dolce mamma che ti presentava a tavola un piattone di frittelle allo sciroppo d’acero con accanto un bel bicchiere di succo fresco.
Sarà perché ormai mi conosceva, dopo quasi sedici anni di “pacifica” convivenza, e sapeva benissimo che la mattina c’erano solo due modi per buttarmi giù dal letto: l’originalissima secchiata d’acqua gelida, oppure una colazione invitante che mi spingesse ad alzarmi da sola.
Mi alzai quasi volentieri, infilandomi le ciabatte rosa e dirigendomi in cucina con molta flemma.
La sera precedente, ero andata al letto molto tardi.
La mia insegnante di canto mi aveva trattenuto fino a notte inoltrata, dato che a breve avrei dovuto partecipare ad un concorso importante fuori città, a cui avrebbe assistito il dirigente di un importante casa discografica.
Forse questo concorso sarebbe stato il mio pass per lanciare finalmente un disco.
Che avrebbe fatto sicuramente un successo planetario, ne ero convinta.
Io avevo la musica nel sangue, la consideravo qualcosa di paragonabile al sacro.
E la mia voce, modestamente, era stata sempre motivo del mio orgoglio, sin da quando ero bambina.
Un giorno, grazie a lei, sarei diventata qualcuno, sarei brillata come una supernova in tutto il mondo, e le mie canzoni avrebbero raggiunto il cuore di tutti.
Dopo aver consumato in fretta la colazione, volai in bagno a dare un senso a miei boccoli rossi che non ne volevano sapere di stare in ordine. Misi al volo un paio di jeans e una felpa morbida azzurra e mi precipitai dritta fuori casa dove feci appena in tempo a salire sullo scuolabus.
Una volta arrivata a scuola, andai dritta verso il mio armadietto, dove mi accolse con un abbraccio soffocante quella peste della mia migliore amica.
-Ce l’hai fatta ad arrivare! Hai idea da quanto tempo ti stia aspettando?-
-Allenta la presa, mi stai soffocando!-
-Esagerata, per un abbraccio tutte queste storie! Comunque, ho una super-iper-stra-mega notizia!-
-Non ora Crystal, ho filosofia  e sono già in super-iper-stra-mega ritardo … -
-Eh no, questa la devi sentire! Allora, ricordi quello zio della mia vicina di cui ti ho parlato l’altro giorno? Beh, ha dato l’OK per usare il suo studio per incidere il tuo CD! –
-Davvero?! Non ci credo, è una notizia fantastica! Crystal sei fenomenale!-
-Lo so, senza di me saresti persa, modestamente, sono una specie di piccola fata turchina-
Si batté una mano al petto orgogliosa, e poi cominciammo a saltare come due idiote per tutto il corridoio, entusiaste per quella splendida notizia.
Lei aveva fatto la sua parte, ora toccava a me fare la mia.
Dovevo vincere quella maledetta gara, per tutte e due.
-Su, ora va in classe che anche io sono in ritardo per inglese, ci vediamo a ricreazione così ti racconto meglio!-
Mi salutò schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi correre via in mezzo alla folla di studenti.
Per fortuna, riuscii ad arrivare in tempo poco prima del professore.
Mi accomodai al banco in ultima fila, quel giorno il mio compagno era assente.
Ma non ci feci molto caso, la mia testa in quel momento era altrove.
Era su un palcoscenico, davanti una folla in delirio che urlava il mio nome.
Mi pregava di continuare a cantare, i loro occhi puntati solo su di me.
 
 
-Signorina Kendal, inizieremo tra dieci minuti-
Perfetto, il tempo che bastava per darmi un ultimo sprint davanti lo specchio.
Era sempre così prima di iniziare un concerto.
Dovevo essere sicura che anche quella volta, sarei riuscita ad emozionare il pubblico, a farlo piangere dalla gioia, a farmi amare sempre di più.
E infine eccomi li, sul palcoscenico, l’adrenalina che saliva a mille.
 
Io naufrago d'amore
Disperso tra le onde
Di un mare
che non mi da pace
Legatemi al più presto
Non posso più aspettare
Sento il suo canto da lontano
"Vieni qui" tra le mie catene
"Seguimi" nell'aria Sirene
 
Cominciai a cantare, le note che prendevano forma nell’aria, raggiungendo la folla in delirio che non aspettava altro.
Tutto quello, tutto quelle urla erano per me.
Urla che mi incitavano, urla che mi imploravano di cantare.
Cos’altro potevo desiderare di più?
Mi muovevo sul quel palco, che ormai conoscevo meglio delle mie tasche, assaporando ogni attimo, ogni secondo di quella magnifica sensazione che sapevo sarebbe durata sempre troppo poco.
Avrei voluto dare sempre di più a quella gente, regalargli sempre più canzoni, sempre più qualcosa di me stessa.
E invece, anche quella magnifica serata volse al termine.
Per uscire, fui accompagnata da dei bodyguard, che spinsero via ogni fan adorante che provava ad avvicinarsi, rudemente, senza neanche permettermi di rivolgergli la parola.
Com’era possibile? Tutto ciò che volevo, era dare loro ogni fibra del mio essere, come potevo realizzare tale obiettivo se non permettevo loro di avvicinarsi?
L’occasione buona, si presentò la sera dopo, quando andai per conto mio nel mio club preferito, a scaricare la tensione accumulata in quella settima stressante di lavoro.
I presenti nel locale, mi riconobbero immediatamente.
Come non potevano?
Mi si avvicinarono in folla, strattonandosi e spingendosi per poter incrociare il mio sguardo.
Che magnifica sensazione.
Restai per qualche ora, poi decisi di congedarmi dato che l’indomani mi sarei dovuta alzare presto.
Però … Loro non volevano lasciarmi andare.
 
Non cercare di resistere
Ho già distrutto
Gente come te
Io non ti lascerò
Non ti lascerò
andare via
Io non ti lascerò
Non ti lascerò andare via
(io non ti lascerò)
 
Sentii le loro mani addosso, che mi costringevano a sedermi, e mi pregavano di non abbandonarli.
Quella notte, notai per la prima una cosa a cui non avevo mai fatto caso.
I miei fan erano strani.
Non volevano sapere qualcosa su di me, non volevano conoscermi, volevano solo sentirmi cantare.
Non volevano che parlassi.
Provai a convincerli che quella sera non era molto in vena, ma neanche finii la frase che cominciarono ad alterarsi.
Le loro dita mi strinsero forte la carne, e mi scuotevano forte.
Cominciarono a raccontarmi di aver ucciso per avere dei biglietti per il mio concerto.
Racconti raccapriccianti.
E che, quella sera, molti avrebbero fatto lo stesso per entrare in quel locale.
Ma solo per sentirmi cantare. Non volevano altro.
Solo per la mia voce.
Il tempo e lo spazio non esistevano più, intorno a me c’era solo un incredibile puzza di sudore, e più avanti dell’odore pungente e metallico del sangue.
Sangue ovunque.
Cominciai a cantare per calmarmi, ma non volevano smettere di agitarsi.
Ovunque, destra, sinistra, sopra, sotto, erano da ogni parte.
I loro sorrisi folli, le pupille dilaniate che mi fissavano, e vedevano solo me.
Le loro mani ovunque sul mio corpo.
Dov’ero? Non capivo più niente.
Provavo solo un dolore lancinante.
Dolore? Da dove veniva?
I miei fan … Mi stavano procurando vari tagli e lesioni ogni volta che smettevo di cantare.
O tra una pausa e l’altra.
Cosa stava succedendo?
Come ci ero finita in quella situazione?
I fan … No, la musica si era rivoltata contro di me?
Stava forse provando a ribellarsi?
Mi fissavano occhi impregnati di sangue, di follia, incontrollabili.
Cielo, terra, non esistevano più.
Sentii strapparmi via i vestiti, i lividi cominciavano a farsi sentire, e non solo quelli.
E poi, uno specchio, lì davanti a me.
Come ci era arrivato lì quello specchio?
Dentro c’era una bellissima donna, che era riuscita a realizzare dopo enormi sacrifici il suo più grande sogno.
Però … C’era qualcosa di sbagliato in quella donna.
Perché mi guardava con quell’aria assatanata?
Perché somigliava più ad un demone con le mie sembianze?
-Hai voluto che la tua voce inebriasse i cuori delle persone .. Bene, hai avuto ciò che volevi mia piccola sirena… Però … Ogni cosa ha un suo prezzo mia cara. Le anime dei tuoi amatissimi fan, ora appartengono a me, anzi … A noi!-
Noi?
Io e lei eravamo la stessa cosa?
Forse.
Ed ora lo specchio non c’era più.
Tra le mani, sentii scorrere le anime dei fan che mi circondavo.
Erano … Viscide?
 
 
-Signorina Thomps! Si svegli, signorina Thomps!-
Cosa … ?
Dov’ero …?
La testa poggiata su qualcosa di duro, un banco scolastico forse?
Mi senti osservata.
No, cos’avete da fissare?
Perché mi guardate così?
Io non vi ho fatto niente!
Lasciatemi in pace!
Non ho rubato io le vostre anime, è stato lui!
Non pensavo che andasse a finire così!
Cos’ho fatto di così sbagliato ?!
Io volevo solo raggiungere i vostri cuori con le mie canzoni!
Solo questo!
LO GIURO, SOLO QUESTO!
 
 
29 Giugno, ore 09:43, liceo superiore S.T.Johns: Kendal Thomps, dopo essere stata rimproverata dal professore di Storia e Filosofia Michael Brown, comincia ad urlare cosa prive di senso e logica al resto della classe, strappandosi i capelli e tirando calci a muri e banchi scolastici.
Si butta dalla finestra della classe dopo aver urlato la frase “ Io, io ho dato tutto quello POTEVO!“
Muore sul colpo.
 
Il mio primo esperimento non ha funzionato …
Forse la prima volta ci sarei dovuto andare più leggero …
Però … E’ stato così divertente!


 
 
N/A
Allora? Che ve ne pare?
E’ la mia prima storia di questo genere, quindi chiedo la clemenza della corte.
Accetto qualunque critica costruttiva senza problemi, non mordo mica :P
Vorrei ringraziare in particolare lispeth_, che ha messo la storia tra le preferite e ovviamente per la recensione.
Incito a seguire il suo esempio xD
 
Free_Soul
 
Ps: La canzone è “Sirene” dei Finley.

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Capitolo 3
*** Power of Fire ***



--------> Power of Fire

“Allora, hai sentito di quella ragazza che si è suicidata?”

“Non ci posso credere, era una così brava ragazza!”
“Chissà perché l’ha fatto … “
“Avrà avuto i suoi buoni motivi per fare una cosa del genere, credo … “
Kendal Thomps.
A scuola non si parlava d’altro.
Ovunque ti girassi, vedevi gruppi di ragazzini che bisbigliavano tra di loro, con volti corrucciati, scioccati da quell’evento che aveva scosso l’intero istituto.
Io, sinceramente, non capivo il motivo di tanta confusione.
Ultimamente sui giornali erano riportati sempre più frequentemente notizie di suicidi, storie sempre più assurde prive di alcuna logica.
Perché la storia di questa ragazza, doveva essere messa in risalto rispetto alle altre?
Solo perché il suicidio era avvenuto in un’istituzione scolastica, bisognava darle maggiore importanza?
Che società di merda. Società, che ha come base assoluta il conformismo.
Mi accesi una sigaretta, ignorando spudoratamente le regole che vietavano di fumare in giro per i corridoi. Mi fiondai in bagno, giusto per non avere rogne da parte dei professori, passando davanti uno specchio che stava cadendo a pezzi.
Vidi un ragazzo dai capelli color mogano, occhi azzurri che spruzzavano rabbia, la sua aria già dava l’idea di una persona che non era in pace con se stessa.
Sprizzava ira e pericolo da tutti i pori.
Quand’è che ero diventato così … ?
Ed ecco che nello specchio, appare un’altra persona.
Una tappetta occhialuta con una folta coda di cavallo bionda, che mi fissava in attesa che mi accorgessi della sua presenza.
-Lo sai che questo è il bagno dei maschi, vero?
-So ancora leggere, grazie per l’interessamento – mi rispose fredda lei.
Mi voltai, notando solo guardandola bene in faccia quanto fosse incazzata.
-Allora?-
-Allora cosa?- risposi, facendo finta di niente.
-Daniel, la tua situazione già in questo momento non è delle migliori, vedi di non farmi incazzare ancora di più-
-Andiamo Sally, è stata solo una piccola svista … -
-Piccola svista? Darmi buca per la terza sarebbe solo una piccola svista!? Hai idea di quanto ti abbia aspettato in quella casa abbandonata del cazzo ieri sera?!-
-E se cercassi di farmi perdonare in qualche modo ..? – domandai malizioso, giocando con in bottoni della sua camicetta rosa.
-Non dire stronzate, se ci beccano siamo morti-
-Oh andiamo, da quand’è che ti preoccupi di una visitina dal preside ..?- cominciai a dirle sussurrando, slacciando i primi bottoni.
Fece una piccola risata, forse ero riuscito a calmarla almeno un po’.
-Ho dovuto aspettare sotto la pioggia per più di un’ora … - sussurrò lei, rompendo sempre di più la vicinanza tra i nostri corpi.
-Povera cucciola … -
Slacciai tutti i bottini della camicia.
-Nel buio, in una casa abbandonata … -
Le sue mani, ora erano tra i miei capelli.
-Deve essere stato terribile … -
 Le mie mani, correvano su tutta la sua schiena, cercando di slacciare anche il reggiseno.
-Tutta sola, avevo tanta paura … -
Le sue labbra, presero a mordicchiarmi ovunque sul collo.
-Una come te che ha paura? Non dire cazzate! – le urlai praticamente contro ridendo come un pazzo.
-Ecco, solo tu potevi rovinare un momento tanto romantico! Mi hai fatto passare tutta la voglia!-
Si staccò bruscamente dalla mia presa, dandomi le spalle e rimettendosi quel poco che ero riuscito a toglierle.
-Oh, e andiamo, non farti reggere come una princip …! – cominciai a sbroccare, ma venni interrotto da un suo dito poggiato sulle mie labbra, mentre mi guardava con un sorrisino diabolico.
-Facciamo così: stasera, stesso posto, stesso orario, porta torce e accendini, diamo fuoco alla casa e … Lo facciamo davanti la casa in fiamme! –
Gli occhi brillavano dall’emozione, era eccitata almeno quanto me a quel pensiero.
Quella ragazza sapeva stuzzicarmi come nessun’altra era stata in grado di fare.
-Sai, è per questo che ti amo … - le dissi provando a rubarle un bacio, ma, come sempre, lei fu pronta a schivarlo.
-Eh no, sono ancora molto arrabbiata, niente zucchero fino a stasera!-
-Neanche un piccolo aperitivo?-
-No, è la giusta punizione per avermi dato buca per tre volte di fila! E ora vado a lezione, se entro in ritardo un’altra volta la prof mi squarta viva!-
Quanto amavo quella ragazza.
Era l’unico motivo per cui andavo ancora a scuola, l’unico che non mi spingesse alla depressione assoluta.
Con lei, era come se il mondo fosse … Completo.
Non saprei in che altro modo spiegarlo.
 
Se tutto il resto perisse, tranne lei, continuerei a esistere; e se tutto il resto rimanesse e lei fosse annientata, l'universo mi sarebbe estraneo.*
 
Ero arrivato con quasi mezz’ora di anticipo.
La serata sembrava promettere bene, il cielo era privo di nuvole, e si poteva vedere la luce della luna piena che illuminava i resti di quella casa abbandonata.
Peccato che per lei quella sarebbe stata la sua ultima notte.
-Daniel!-
Sentii la voce di Sally, che mi chiamava da pochi metri di distanza.
Quando arrivò vicino a me, si piegò leggermente per riprendere fiato, dicendo solo:
-Hai portato tutto?-
Le mostrai fiero un sacco pieno di tutto l’occorrente per dire addio a quella casa.
-Stasera ci divertiamo-
 
Tonight my head is spinning
I need something to pick me up
I've tried but nothing is working
I won't stop, I won't say I've had enough
 
Tonight We start the fire
Tonight We break away
 
Lei con un martello, io con una mazza, cominciammo a spaccare tutto: finestre, mobili, muri … Qualsiasi cosa ci capitasse a tiro.
A ridevamo come pazzi, alla vista di quello scenario di distruzione.
Non era la prima volta, quella.
Ogni tanto, sfogavamo la nostra frustrazione in quel modo, distruggendo cose che ormai erano state dimenticate dal mondo e da tutti.
Pezzi di vetro che andavano in frantumi, legno che volava da tutte le parti, la calce delle pareti che ci ricadeva addosso.
Era tutto così fottutamente fantastico.
Quella sensazione di potenza che ti scorreva nel sangue fino al cervello, ne volevo sempre di più. E poi … Con lei vicino era tutto ancora più magico.
Quello scenario di distruzione, per noi, poteva essere paragonato allo scenario romantico di due piccioncini sulla spiaggia nel momento del tramonto.
Quella, era la nostra vera essenza.
Quando non ci fu più nulla da distruggere, tirai fuori dalla sacca l’accendino con le torce.
-Sei sicuro di volerlo fare?- le chiesi. Non volevo obbligarla a fare nulla, se non se la sentiva.
-Smettila di fare il cacasotto e accendimi la mazza!- rispose lei frenetica, eccitata almeno quanto me.
 
Break, away from everybody
Break, away from everything
If you can't stand the way this place is
Take yourself to higher places
 
Fuoco.
Fuoco ovunque.
Fuoco intorno a noi, e fuoco tra di noi.
I nostri corpi erano diventati una cosa sola, le lingue che si cercavano tra di loro con rabbia, le mani che esploravano con bramosia il corpo dell’altro.
Scottava, faceva male, ma non importava.
Eravamo solo io e lei.
Avrei anche potuto morire in quel momento tra quelle fiamme.
Sally a un certo punto, però, decise di staccarsi.
-Non credi che dovremmo incominciare ad uscire?-
-No, restiamo ancora un po’- le dissi cercando di riprendere da dove mi aveva interrotto, ma non me lo permise.
-Qui la casa sta andando letteralmente a fuoco, se non ci sbrighiamo faremo la stessa fine!-
Provò a sciogliere l’abbraccio in cui la trattenevo.
Perché? Perché voleva andarsene?
Non era forse un momento perfetto quello?
-Tu non andrai proprio da nessuna parte … -
-No, Daniel così finiremo abbrustoliti … ! –
Accadde tutto in un attimo.
Per la forza di tenerla e non lasciarla andare, per errore la spinsi via per terra.
Andò a sbattere contro il muro, facendo cascare un pezzo di soffitto già pericolante.
-SALLY!!-
 
Accidenti, non avrei dovuto fare tutto quel ritardo!
E pensare che sono quel pomeriggio l’avevo assillato che arrivasse puntuale … !
Arrivai davanti il portone della casa, ma non vidi nessuno.
Possibile che quell’incapace mi avesse dato di nuovo buca .. ?
Provai a chiamarlo sul cellulare, ma non rispondeva nessuno.
Domani gliene avrei date di santa ragione …
-SALLY!!-
Un urlo proveniente all’interno della casa.
Daniel!
Mi precipitai dentro, cercandolo disperatamente.
E infine eccolo lì, per terra, a contorcersi e ad urlare il mio nome.
-Sally, non morire, NON MORIRE CAZZO!-
-Daniel sono, qui, guardami, sono qui!-
Ma lui non mi ascoltava.
O meglio, non riusciva ad ascoltarmi. O a vedermi.
Continuava a urlare cose senza senso, io che cercavo invano di calmarlo.
Poi, la disperazione dal suo volto, fu sostituita dal terrore.
-T-tu chi sei … ? Non ti avvicinare a lei! NON TI AVVICINARE A LEI!-
Non fece in tempo a concludere la frase, che le pulsazioni sul suo polso, cessarono di punto in bianco.
 
 
Daniel … Che bel nome!
E che nobile cuore!
Morto per salvare la sua morosa … Com'è che si chiamva? Sally?
Forse dovrei fare qualcosa per ripagare quel gesto eroico …
Si, ma cosa?

Ci sono! Farò in modo che si possa ricongiungere con la sua Sally!

Così potranno vivere per sempre felici e contenti!
 

 
N/A:
Terzo capitolo di Madness of Your Dream!
Vorrei sottolineare una cosa, la fine di questo capitolo potrà ricordare il film “Nightmare”, ma vi assicuro che in realtà ciò che è accaduto nella mente di Daniel è completamente diverso da ciò che invece accade nel film, come spiegherò nel prossimo capitolo.
Non vi anticiperò niente, quindi purtroppo vi toccherà aspettare ^^
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e messo la storia tra i preferiti, più recensioni ricevo più sono spronata ad andare avanti, quindi grazie veramente di cuore :3
 
*citazione presa da “Cime Tempestose” cambiata al maschile.
*La canzone è Break dei Three Days Grace.

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