History of some tributs

di Teikci Ni Kare Suh
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Distretto 1: Charlotte e Lucas ***
Capitolo 2: *** Distretto 2: James and Jaqueline ***
Capitolo 3: *** Distretto 3: Cody and Briseis ***
Capitolo 4: *** Distretto 4: Alexandra and Jake ***



Capitolo 1
*** Distretto 1: Charlotte e Lucas ***


Charlotte

Un'ultimo colpo di spazzola, e le raccolgo i capelli in un grazioso chignon con un elastico argentato.
"Sei bellissima, sorellina" le dico guardandola riflessa nello specchio.
Lei si volta verso di me e mi bacia sulla guancia.
"Anche tu"
Controlliamo il nostro aspetto, fino a quando non sentiamo una sirena in lontananza.
La poca gioia che ci rimaneva si dissolce, e i nostri volti diventano maschere senza espressione.
"E' ora di andare" mi dice Elisabetta.
Mano nella mano, usciamo di casa e lentamente camminiamo verso la piazza.
Non vogliamo che il tempo scorra troppo veloce.
Guardo il mio distretto, con un misto di odio e malinconia.
Quel distretto di assassini assetati di sangue e mostri, ma dopottutto sempre casa mia.
Ogni anno era la stessa storia: passavo quei minuti come se fossero glu ultimi, prima di cambiare e di essere estratta.
Non volevo andarmene, senza aver assaporato gli ultimi ricordi di casa.
Ma non per questo avrei pensato di non tornare più.
Nonostante io avessi solo mia sorella e lei avesse solo me, non ci eravamo arrese all'idea di morire.
Ci eravamo allenate fino allo stremo, e avevamo lottato per non cadere prede della paura.
Arrviamo in piazza senza che me ne accorga.
Ci pungono un dito.
Ormai è solo un'abitudine e non vi faccio nemmeno più caso.
Aspetto mia sorella e insime raggiungiamo le altre ragazze della nostra età.
Tutti si dispongono in ordine, e sale sul palco una donna di Capitol City.
La guardo e provo un disgusto irrefrenabile.
"Benvenuti! Felici Hunger Gamesd e possa la fortuna sempre essere a vostro favore!" dice con il suo accento affettato.
Seguono i discorsi delle autorità, solo una perdita di tempo.
Poi la capitolina si avvicina alla boccia delle ragazze.
Stringo più forte la mano di Elisabetta, lei mi guarda.
"Andrà tutto bene" le sussurro.
E in quel momento dichiarano il nome del tributo.

Lucas

Tiro un spospiro di sollievo.
Sono contento che Rachel non sia stata estratta.
C'è un volontario.
E' una bella ragazza, occhi verdi e penetranti e lunghi capelli marroni.
Ha il viso sconvolto e pieno di disperazione.
"Mi offro come volontaria!" continua a gridare.
Poi noto che vicino a lei c'è una ragazza identica, con la stessa espressione, solo di...dolore.
Non succede spesso che qualcuno si offra volontario per salvare qualcuno che ama.
La volontaria ferma la gemella e sale sul palco decisa, il volto serio.
Probabilmente non vuole far trapelare la sua paura.
Bella tecnica.
La capitolina le chiede il nome ma viene bruscamente interrotta a metà della domanda
"Charlotte Hamm" risponde scontrosa la ragazza.
La osservo meglio.
E' sciupata, ma sembra forte e agile.
Probabilmente non vive agiatamente, ma dev'essersi allenata a lungo.
La capitolina lascia la ragazza e si dirige verso la boccia maschile.
Mio padre mi scruta da lontano, lo sguardo severo e l'espressione adirata, che gli segnano solitamente il volto quando è sobrio, cosa che non capita spesso.
La capitolina legge il nome, ma non riesco a intenderlo.
I ragazzi che mi stanno vicino mi guardano quasi deridendomi.
Di scatto punto lo sguardo verso il palco.
"Lucas Japerh?" ripete la donna.
Cerco di respirare lentamente e tranquillizarmi.
Ho sempre aspettato questo momento e finalmente eccolo qui, è arrivato.
Mi dirigo con passo deciso al palco e vi salgo, lo sguardo fiero.
Probabilmente molti mi daranno già per spacciato, lo scorgo nelle facce dei ragazzi più grandi, sono ancora giovane certo, ma non stupido.
Aspetto la fine del discorso del sindaco, poi stringo la mano alla mia compagna.
Ha una stretta forte, decisa e i suoi occhi dicono che lei non avrà pietà.
Beh, imparerà presto che non ne avrò neanch'io.

Charlotte

"Puoi vincere, devi vincere!" dice disperata, abbracciandomi.
"Vincerò. Non ti lascerò sola. Nn riuscirai a sbarazzarti di me così facilmente" dico, scherzando.
Un leggero sorriso le appare, ma non per molto.
Le accarezzo il viso e rivedo la paura nei suoi occhi uguali ai miei.
Ciò che mi spaventa di più non è la morte, ma la solitudine e il dolore che Elisabetta dovrebbe sopportate se non tornassi.
Potrebbe mai sopravvivere da sola in questo mondo crudele?

Lucas

"Finalmente il tuo sogno si avvera" mi dice, quasi sprezzante.
"Tu non capisci" le dico "Se io vincessi gli Hunger Games, tutti i nostri problemi finirebbero! Non saremo più costretti a vivere con i nostri genitori!"
"Pensi che sia tutto così semplice? Che i nostri genitori ci lascerebbero andare?" mi urla.
Poi esce sbattendo la porta.
No, perchè le ho urlaro contro.
Mi sento terribilmente in copla, perchè abbiamo litigato?
Sento aprire la porta e mio padre entra.
Mi prende la spalla e mi guarda fisso negli occhi.
"Ricorda tutto ciò che ti sei allenato a lungo e hai lottato per ciò. Torna vincitore."
"Tornerò, padre. Ma non illuderti che verrò da te"

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Capitolo 2
*** Distretto 2: James and Jaqueline ***


James
 
Qualcosa mi muova.
Che sia un terremoto?
Lo escludo, perciò mi infilo ancora di più sotto le coperte per non essere disturbato.
Sento delle urla, ma non mi alzo.
Poi dolore.
Sento qualcosa di caldo sulla faccia e scatto a sedermi.
“Era ora!”
Mio padre è chino su di me, una mano che tiene stretta la mia maglia e l’altra chiusa a formare un pugno.
“Mi hai rotto il naso! Porco…”
So che un altro pugno sta per partire, ma sta volta sono pronto a pararlo.
“James, che succede!”
Tutti e due ci voltiamo.
Mia madre sulla soglia della mia camera ci guarda stupita.
Senza aspettare risposta mi prende per il braccio e mi trascina in bagno.
Mi raccoglie i lunghi capelli in uno chignon e poi mi medica.
Mi pulisce dolcemente dal sangue.
Non parliamo.
Tra noi è sempre stato così, grandi silenzi e profondi sguardi.
Esco dal bagno e mi dirigo in camera.
Con gesti bruschi tiro via le coperte sporche e tiro fuori dall’armadio gli abiti per la mietitura.
Una camicia nera e un paio di pantaloni elasticizzati.
Sento delle urla provenire dal salotto.
Staranno ancora litigando.
Apro la finestra e mi appoggio alla grondaia per scendere.
La finestra è aperta ma le tende sono tirate, così non si possono accorgere che sono uscito.
Corro, e mi dirigo verso il centro d’addestramento.
E’ imponente e le pareti di vetro riflettono la luce del sole.
Riesco a scorgere i ragazzi che si addestrano prima della mietitura, sudati ma appasionati e pieni di grinta.
Ma oggi sono qui per dire addio a questo posto che è quasi una casa per me.
Già, perché oggi è il mio grande giorno.
Oggi entrerò nella storia.
Quando arrivo in piazza, questa è praticamente piena.
Faccio il prelievo e mi dirigo verso la parte dei diciasettenni.
“Sei sicuro?”
Mi volto, e vedo Charles vicino a me che sghignazza.
“Certo, quest’anno li stenderò tutti”
Non fa in tempo ad aggiungere nient’altro che la capitolina sale sul palco e, dopo i soliti saluti, estrae il nome della ragazza.
Una dolce donnina si avvicina, ma non fa neanche in tempo a uscire dalla sua area che una fiamma le s’impone davanti
“Mi offro volontaria”
Dev’essere una quindicenne, gli occhi azzurri e i capelli rossi sciolti sulle spalle.
E’ incantevole, come il sole al tramonto.
 
Jaqueline
 
La brezza che tira sul palco mi scompiglia i capelli rossi, splendenti sotto i raggi del sole.
Mi sento eccitata, ma mantengo un po’ di contegno.

I miei genitori mi guardano fieri dal perimetro dell’area riservata ai ragazzi, e sorridono a tutti vantandosi di me.

Ho il braccio indolenzito: l’ho tenuto alzato troppo a lungo e con troppa foga, ma ne è valsa la pena.
Aspetto con ansia il mio compagno e alleato, un affascinante colosso pronto alla battaglia.
Mio fratello mi guarda dall’area dei dodicenni, con gli occhi bagnati.
Povero sciocco.
Non riesce a capire quanto questo sia importante per me, e quanto posso valere.
Che posso vincere.
La capitolina mi si avvicina e mi chiede il nome
“Clarty Rolers” dico fiera, sogghignando.
La capitolina volteggia su sé stessa e sgambetta verso la boccia maschile.
Estrae il biglietto e con fare misterioso lo apre.
“William McEney”
Un sedicenne avanza, il viso pallido dalla paura, ma che nasconde speranza, la quale, viene presto soddisfatta.
Sei mani si alzano e si muovono frenetiche nell’aria, mentre urla profonde, ma forti, iniziano.
Infine, vedo dirigersi verso il palco un bel ragazzo, i lineamenti affascinanti, gli occhi brillanti e, impossibili da non notare, i lunghi capelli ossigenati raccolti in una coda.
Ci sono delle macchie di sangue secco sul suo viso, probabilmente ha fatto a botte non  molto tempo fa.
Questo piacerà a Capitol City, un ragazzo bello forte e bellicoso.
Una bella prospettiva di divertimento.
La capitolina gli domanda il suo nome, ma non riesco a comprenderlo.
Mi volto a stringergli la mano.
La sua stretta è delicata e sembra felice di conoscermi.
Le sue labbra improvvisamente si muovono, ma appena, e senza emettere alcun suono.
Solo io sembro aver notato quel movimento, ma non sono sicura di averlo capito.
Alleati?
Annuisco, e mentre salutiamo il pubblico sorride
Bene, ho qualcuno su cui contare.
Per ora.
 
James
 
Mi rifaccio la coda ai capelli mentre la porta si spalanca.
Mio padre entra raggiante e mi abbracci.
“Bravo figliolo, sono fiero di te”
“Ritornerò vincitore. Ti devo qualche pugno” dissi, cercando di sembrare allegro.
Ero orgoglioso di me stesso, ma voler bene a mio padre, non era mai stato semplice.
Improvvisamente la sua espressione muta.
“Cosa succede?”
“Spero che a Capitol City ti taglino quegli stupidi capelli”
Lo spingo via sbuffando, quando mi accorgo che c’è anche lei.
Gli occhi verdi mi guardano, colmi di una tristezza infinita, e le mani le tremano.
Vado verso di lei e la stringo forte a me.
“Perché lo hai fatto?”
Improvvisamente mi sento spaesato.
Per la gloria, l’onore, risponderei.
Ma so che queste non sono ragioni abbastanza per lei.
 
Jaqueline
 
“Jaqueline, Jaqueline!”
Non faccio neanche in tempo a rendermene conto, che mio fratello mi piomba addosso piagniucolante.
“Ti prego,Ja…”
“Ma la vuoi smettere? Sei ridicolo.”
Lui alza il bel faccino e mi guarda sconcertato.
A quel punto la porta viene varcata dai miei genitori.
“Non possiamo esprimere a parole ciò che proviamo. Vinci e rendici fieri di te, figlia mia”
Mia madre si avvicina e mi bacia.
Poi escono salutandomi.
L’ultima cosa che vedo sono gli occhi di mio fratello.
Hanno una sola cosa negli occhi.
Morte

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Capitolo 3
*** Distretto 3: Cody and Briseis ***


Cody
 
Guardo Alli mentre dorme.
La invidio.
Così piccola, ingenua…felice.
Ma almeno ora è serena e non si deve preoccupare.
Io invece si.
Sono l’unico, ora, della famiglia a partecipare alla mietitura.
Mio fratello se ne sta a costruire uno strano marchingegno in cucina.
So che è sollevato, perché ormai lui non è più in pericolo, ha 19 anni, ma teme per me.
“Cody, quante volte ti ho spiegato come fare il nodo alla cravatta?” sbuffa mia madre entrando nella stanza.
Il nodo è perfetto, ma so che lo fa solo per tenersi occupata e stare vicino a me.
E’ sempre nervosissima il giorno della mietitura, perciò la lascio fare.
Poi guarda l’orologio da taschino che porta sempre con sé.
“E’ meglio che tu vada” mi incita.
“Ci vediamo dopo mamma”
Mi bacia sulla fronte e io esco di casa.
In strada non c’è quasi nessuno: dev’essere più presto di quello che pensavo.
“Sempre in anticipo, elegantone” dice una voce alle mie spalle.
“Colpa di mia madre, sai com’è fatta” sorrido.
Harry, cosa farei senza di te.
Lui si avvicina con il suo passo baldanzoso e il sorriso da spaccone.
“Allora, ci dirigiamo verso la piazza?”
“D’accordo, ma facciamo la strada più lunga”
Mi tolgo la giacca, e me la metto dietro la schiena, sorreggendola con un dito, mentre l’altro braccio lo stringo attorno alle spalle di Harry.
Lui mi scompiglia i capelli e mi guarda imbronciato.
“Che c’è?” gli chiedo curioso.
“Hai di nuovo respinto Blanche, vero?” mi risponde con una domanda.
Io mi metto a ridere, incapace di trattenermi.
“La smetti con questa storia? Lo sai che non è il mio tipo”
“No che non la smetto! Sei il più figo della scuola e sei l’unico a non esserti mai fidanzato! Le ragazze ti sbavano dietro e tu fai come se niente fosse. E poi Blanche è bellissima. Sei uno stupido” sbotta guardandomi di sbieco.
“E tu sei geloso” gli rispondo, sempre ridendo.
“E’ una possibilità” dice
Ridiamo insieme sguaiatamente.
“Ma tu lo sai come la penso,” riprendo io “la ragazza che sceglierò, sarà quella che amerò sin nel profondo del cuore.”
“Si, come no. Fa come ti pare, però..”
“Ora basta. Ne abbiamo già parlato abbastanza” dico senza lasciarlo finire.
Lui si zittisce, e continuiamo a camminare in silenzio.
Ma io so che fa così per non pensarci, per rendere tutto normale,  un giorno uguale ad altri.
Arriviamo poco dopo in piazza, dove non c’è ancora nessuno, tranne qualche pacificatore che si aggira per controllare i tecnici intenti a finire i preparativi.
Ci sediamo sul bordo di un marciapiede.
“Alli come sta?”
“Cresce velocemente. E’ meravigliosa”
Silenzio.
Vediamo disporsi i pacificatori, e ci avviamo per fare il prelievo.
Mentre raggiungiamo l’area dei quindicenni mi rimetto la giacca e attendo.
Perché tutti fanno finta che questo giorno sia…ordinario?
Dobbiamo renderci conto appieno che ci stanno umiliando, uccidendo.
Siamo dei burattini nelle loro mani
Mi arrabbio con mia madre, con Harry.
Poi mi accorgo che la piazza è piena.
Guardo l’orologio della piazza: le due meno cinque.
Tra poco sapremo chi verrà scelto, chi si sacrificherà per la gloria del distretto.
Chi non tornerà più a casa.
 
Briseis
 
“Benvenuti! Giovani del Distretto 3” urlacchia Shilly Obeck sul palco.
Se fossi lì vicino a lei, giuro che le farei ingoiare il suo stupido cappellino che porta.
Sembra una meringa con tutto quel velluto e quel tulle rosa e bianco con cui si veste.
Cammina, o più che altro arranca, sulle enormi zeppe verso la boccia delle ragazze.
“Les Mademoiselles” cinguetta.
Ficca la mano dalle unghie rosa-fucsia nella boccia, e tira su un foglietto
“Fa che non sia io o qualcuno che conosco” continuo a ripetermi nella mente.
La frase echeggia ancora nella mia mente, quando la Obeck apre il biglietto con aria curiosa.
Una risatina nervosa precede il nome “Briseis Bertram”
Mi volto.
Silenzio.
Nessuno si offre volontario?
Perché? Perché?
La connetta ripete il nome, come un invito a raggiungerla.
Fifoni.
Cammino verso il palco, mentre Shilly sorride divertita.
Appena mi trovo davanti a tutti mi estraneo dal mondo e fisso l’orizzonte.
A quel punto non vedo ne sento più niente.
Le immagini di quella mattina mi scorrono davanti agli occhi come un filmato alla tv.
Una bella storia.
Ma destinata a trasformarsi in un incubo.
Vengo riportata alla realtà da un urlo.
Mi volto spaesata dalla parte da cui proveniva.
Un ragazzo ha il viso disperato e segnato dal dolore.
Si trova fuori dall’area dei possibili tributi, ma sono sicura ce non ha più di vent’anni.
I suoi occhi sono puntati su qualcosa e ne seguo la direzione.
Un ragazzo viene verso il palco, ricambiando lo sguardo del disperato, probabilmente un amico o suo fratello.
E’ bellissimo, i capelli biondi gli arrivano poco sotto le orecchie, gli occhi azzurri sono calorosi e amichevoli, ma velati di paura.
Non è molto alto, ma ha un bel fisico.
E’ strano che non lo abbia mai notato.
Poi guardo com’è vestito, mentre lui sale i pochi gradini che portano al paclo.
Camicia bianca, candida e splendente, giacca e cravatta eleganti, quasi più dello stesso sindaco: è un ricco.
Osservo il mio misero vestito verde chiaro, che stona vicino agli abiti di quel ragazzo, e improvvisamente odio quel ragazzo.
Gli stringo la mano e al contempo lo fulmino con uno sguardo.
Lui rimane colpito dal mio comportamento, ma si ricompone immediatamente e s’irrigidisce
Mi pento subito di ciò che o fatto.
Dio Briseis, controlla le tue emozioni!
Ma è troppo tardi.
Ho già un nemico da cui fuggire.
 
 
Cody
 
La mia famiglia piomba nella staza e mia madre mi abbraccia
“Cody, puoi farcela” si allontana un po’ e mi posa le mani sul viso “Sai usare le armi, se veloce e agile. Puoi tornare a casa”
La guardo sconvolto: mi sarei aspettato lacrime e singhiozzi.
Ma lei non piange, è una donna forte.
E crede in me.
Io annuisco e saluto mio padre.
Max mi guarda e ci abbracciamo per l’ultima volta.
“Torna a casa, intesi?”
“Lo farò” fanno uscire tutti.

Faccio appena in tempo a salutare Alli, che i pacificatori portano via tutti

Il silenzio piomba nella stanza.
Sono solo.
E questo mi fa paura.
 
Briseis
 
La porta rimane chiusa.
Mio padre non potrà venire a trovarmi.
Penso alla mamma e a Rose, che mi vegliano dal cielo.
Non mi aspetto nessuno in verità, ma la porta si apre e vedo apparire il dottore del Distretto: Chames Mix.
Mi si avvicina e mi abbraccia.
E’ giovane ed è sempre stato come un fratello più grande per me, e si prende cura gratis di mio padre da quando è malato.
Gli accarezzo la guancia, e la sua barba mi punzecchia il palmo della mano.
“Farò tutto ciò che posso per aiutare tuo padre…e anche te”
I nostri occhi si guardano a lungo.
Ma mi sembra comunque un tempo troppo breve e un pacificatore entra.
Gli bacio delicatamente le labbra.
Lui si alza, leggermente stupito e io gli sorrido
“Va’”
Quando la porta si chiude non riesco a trattenermi e una lacrima mi riga il viso. 

Angolo Autrice

Un altro capitolo!!! Spreo davvero che vi piaccia perchè ciò messo davvero impegno a scriverlo. Ho deciso di continuare lo stesso questa ff fai da te, ma alcuni personaggi li ho inventati io perciò per chi volesse diventarne il mentore sono liberi.





 

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Capitolo 4
*** Distretto 4: Alexandra and Jake ***


Alexandra
 
L’acqua è fredda e mi arriva appena alle caviglie.
Liberty scorrazza vicino a me, e ogni tanto gli do un buffetto con la punta dei piedi.
A volte è meglio che stare con gli esseri umani.
Lui mi guarda con i suoi occhi intelligenti e la sua vicinanza mi consola, anche ora, a pochi minuti dall’inizio della mietitura.
Vedo arrivare in lontananza Stephanie e Jenny, e mi preparo a salutare Liberty.
“Mi raccomando fai il bravo. Ci vediamo dopo, quando torno” gli dico “Se torno…” aggiungo sussurrando.
Mi alzo e m’incammino verso le mie amiche.
“Sei sempre in ritardo!” urla Stephanie con disappunto da lontano.
Io le corro incontro veloce come un razzo.
“Sì, ma sono più veloce di te, perciò arrivo in perfetto orario” le sorrido sfacciata.
Poi mi abbracciano entrambe.
“Andiamo, tua madre e tua sorella erano preoccupate”
“D’accordo”non  vorrei mai che stessero in ansia, in particolar modo Hanna.
Arriviamo in piazza dopo poche, ormai siamo quasi le ultime.
Dopo il prelievo ci mettiamo vicine e aspettiamo pazientemente.
Vedo da lontano la mia famiglia: mia sorella Hanna mi manda un bacio e io le rispondo con un lieve cenno della mano.
Scorgo sul palco un ometto di Capitol City.
Non c’è più la donna bassa e tracagnotta degli altri anni, probabilmente l’avranno promossa.
Il burattino si presenta e con una voce da far invidia a un violino scordato dice
“Iniziamo dalle signorine!”
Guardo le mie amiche: i loro volti sono maschere di terrore, e i sorrisi che dipingevano i loro dolci volti ogni giorni sembrano non essere mai esistiti.
Io rimango calma.
E’ una delle cose che mi riesce meglio.
Vedo l’uomo aprire con un sorrisetto idiota il biglietto pescato dalla boccia.
Si avvicina al microfono
“Jenny Brooke” squilla raggiante.
Per qualche secondo non riesco a capire bene cosa succeda, poi mi volto.
Jenny è più pallida di prima, trema e ha il respiro affannoso.
Si volta anche lei e mi guarda disperata, mentre in torno a noi si forma un cerchio.
Poi seguo l’istinto e mi butto.
“Mi offro volontaria come tributo!” urlo talmente forte, per paura di non essere sentita, che non ho più fiato.
Lo sguardo stupito delle mie amiche mi segue, mentre salgo sul palco e scorgo il dolore che attraversa la mia famiglia, sui loro volti.
Lacrime rigano il volto di mia madre.
Hanna.
Hanna mi guarda.
Sembra chiedermi una ragione, un motivo per quel mio comportamento, per quella scelta.
Mi volto dall’altra parte.
Non potrei resistere e rimanere impassibile guardandola piangere.
Non posso apparire debole.
 
Jake
 
La osservo mentre sale sul palco.
E’ molto bella, i capelli biondo non troppo brillante, i grandi e profondi occhi verdi…
Il vestito bianco di lino viene mosso dal vento.
Peccato che dovrò ucciderla.
Ridacchio e vado avanti a sentire il capitolino.
Saltella come un coniglietto vicino alla boccia dei maschi e infila la mano.
Apre lentamente il biglietto per creare un po’ di suspanse…
“Jake Brenser!”
Non ci posso credere!
Sono uscito io, proprio io!
Cammino verso il palco, anzi corro più che altro, e sorrido in camera.
Nessuno si offre al mio posto e lo credo bene!
Se qualcuno dovesse mai farlo, la mia vendetta non avrebbe fine.
Mio padre mi sorride, fiero di me.
Anch’io gli sorrido e mi mostro esultante a tutto il distretto.
Vedo i miei amici che esultano dall’area dei diciassettenni e li saluto.
Loro urlano ancora più forte.
Scemi.
Mi perdo tutti i discorsi e infine stringo la mano alla mia compagna.
Il viso duro e inespressivo come una maschera sembra fragile.
Potrebbe esplodere da un momento all’altro, ma lo si nota solo da vicino.
Non credo che si unirà ai favoriti.
Peccato, potrebbe essere utile.
Ma forse così sarà più facile da uccidere, anche se mi dispiacerà rovinare un visino tanto grazioso.
Le sorrido, ghignando e il suo viso assume un’espressione turbata.
Ci dirigiamo verso il palazzo di giustizia, e l’ultima cosa che vedo prima che le porte si chiudono sono due donne che piangono disperate.
Una è giovane, l’altra dev’essere la madre.
I loro occhi sono specchi di terrore.
Terrore puro.
 
 
Alexandra
 
Appena Jenny e Stephanie escono mia madre si getta su di me e mi abbraccia.
“Vinci, metticela tutta e vinci”
“Lo farò, madre” le rispondo dura.
Mio padre mi accarezza la guancia.
Poi entra Hanna: ha gli occhi lucidi, so che cerca di trattenersi.
Mio padre esce e porta con sé mia madre, che non vuole lasciare la stanza.
“Hanna, mi dispiace! Scu…”
Mi posa un dito sulle labbra.
“Sei stata molto coraggiosa sorellina. So perché l’hai fatto. E so anche che puoi tornare da me”
Le sorrido.
Ci stringiamo l’una all’altra e ci lasciamo andare al nostro dolore.
 
Jake
 
“Uscite fuori, teppisti!”
“Possa la fortuna sempre essere a tua favore, Jake!” mi urla Vox uscendo.
La porta si chiude dietro ai miei amici e mio padre mi si avvicina.
“Finalmente ce l’hai fatta, campione! La vittoria sarà tua!”
“Lo sarà di sicuro padre, vedrai che non ti deluderò”
“Lo spero bene.”
Un momento di silenzio.
“Anche tua madre sarebbe fiera di te”
Lo guardo e il volto mi si trasforma in una smorfia di rabbia e dolore.
“No, non lo sarebbe”
Lui mi guarda con aria interrogativa.
"Lei piangerebbe. Lei mi odierebbe per ciò che sto per fare. E tu lo sai"

Angolo autrice

Si, lo so che sono in ritardo e per l'ennesima volta chiedo perdono.
Allora, com'è questo nuovo capitolo? Vi è piaciuto>? Spero proprio di si  ^.^
Mi raccomando, recensite ho bisogno dei vostri pareri.
Ripeto: per chi volesse creare dei nuovi personaggi si faccia avanti!

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