Two brothers, a damnation.

di _Murder_
(/viewuser.php?uid=124519)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Litigare, litigare e litigare. I genitori di Frank sapevano fare solo questo: discutere del fatto che suo padre fosse un coglione per aver lasciato lui e sua madre lì da soli per due mesi senza avvisare, partendo da un giorno all’altro e di quanto questo stesse a testimonianza del fatto che lui fosse come un eterno adolescente. Suo padre si sarebbe giustificato dicendo di averlo fatto per loro, per mantenere la famiglia, perché altrimenti chi avrebbe portato la pagnotta a casa? In effetti l’unico motivo per cui i due stavano ancora insieme era proprio quello: i soldi. Poi tutto si sarebbe concluso come sempre. Sua madre sarebbe rimasta per giorni e giorni a letto e suo padre sarebbe tornato a casa solo per portare il pranzo al figlio (totalmente negato in campo culinario) e per assicurarsi che sua moglie fosse ancora viva.
Ma Frank ormai ci aveva fatto il callo o almeno questo era quello che voleva far credere ai suoi restando lì impalato senza proferire parola, cercando di reprimere la rabbia e il dolore che ardevano dentro di lui e che sfociavano nella sua faccia ormai diventata di un rosso accesso e nei suoi occhi iniettati di sangue. Avrebbe voluto muoversi di lì, ma i muscoli si opponevano ai suoi comandi. Avrebbe voluto andarsene, scappare il più lontano possibile dove nessuno lo avrebbe riconosciuto, ma soprattutto dove le urla furiose dei genitori non lo avrebbero raggiunto . Avrebbe voluto chiamare Gerard. Lui sarebbe corso in suo aiuto e Frank si sarebbe lasciato circondare dalle sue braccia avvolgenti come ali e coccolare dalle sue parole ogni volta più rassicuranti e azzeccate.
Chissà qual’era il suo segreto.
O semplicemente avrebbe potuto salire le poche scale che lo separavano dalla piccola ma luminosa mansarda adibita a stanza da letto e infilarsi le cuffie nelle orecchie. Ma si sarebbe sentito come una ragazzina che preferisce nascondersi dai problemi piuttosto che affrontarli come facevano gli uomini. Piuttosto che “prenderli a pugni” come avrebbe fatto Frank.
Le tempie pulsavano senza accennare a smettere, non gli avrebbero di certo dato tregua. Aveva gli occhi ormai pieni di lacrime e la maglietta inzuppata di sudore dopo aver suonato la sua amata chitarra per ore e ore. Dopo la sfuriata dei genitori non era andato tutto come si sarebbe aspettato. Alla fin fine non si era risolto un bel niente, di questo però era certo. Perché per Frank i problemi non si risolvevano semplicemente con una fottuta separazione. Che poi non era nemmeno una vera e propria separazione con tanto di tribunale e avvocati, quello non avrebbero potuto permetterselo. Suo padre aveva semplicemente deciso di andarsene, era scappato. Una mossa da vero codardo, aveva pensato Frank. Ma in fin dei conti era meglio così e per lo meno non avrebbe più assistito alle solite liti, non avrebbe dovuto affrontare tutto quel magone che lo opprimeva dopo ogni litigio e non avrebbe più fatto ricorso a quelle maledette lame che taglio dopo taglio portavano con loro, oltre al sangue, un po’ di gioia dalla vita di Frank.
A dir la verità aveva cominciato a usarle sempre di meno dopo aver incontrato Gerard, quel pomeriggio a ripetizioni di matematica. Da quel giorno tutte le paranoie, i problemi e tutto quello che gli fotteva il cervello insomma, li vomitava su Gerard. Lui stava ad ascoltare paziente e riusciva sempre a tirargli su il morale anche dicendo solo “ci sono passato anch’io Frankie, ti sono vicino” o con un abbraccio semplice e spontaneo ma che racchiudeva in sé tutto l’affetto e il calore possibili.
Fu come se Frank avesse trovato in Gerard tutto quello che aveva sempre atteso. Molto più di un normale amico ma non abbastanza vicino da essere chiamato concretamente amore.


Murder's corner: Ave! Ecco qui una nuova storia :3 non ho niente da dire per ora se non recensite miei prodi! (?)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Si alzò dal letto più stanco di quanto non fosse prima di addormentarsi. Ancora un po' intontito si diresse verso la piccola finestra della sua, altrettanto piccola, stanza. Tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans malamente adagiati sulla sedia che fungeva più da armadio. Dopo averne accesa una, l'aspirò forte e butto il fumo fuori dal naso, cosa che gli provocò un lieve pizzicare. Adorava la nuvoletta grigiastra che veniva a formarsi e poi a disperdersi nell'aria. Era come se, insieme a quella, si dissolvessero anche le sue preoccupazioni, le ansie. Ah i miracoli della nicotina!
Dopo essersi stropicciato per bene il viso e gli occhi, scese le scale col preciso intento di preparare una buona prima colazione, noncurante del fatto di essere un pessimo cuoco.
Mangiare bene per iniziare al meglio la giornata! Sì, la fanno facile loro. Ma io da dove comincio? pensò. Aprire il frigorifero sarà un buon primo passo, disse la sua vocina interiore.
Prese tutto l'occorrente per fare dei pancake. Non che sapesse esattamente quali fossero gli ingredienti, ma poteva immaginarlo. "Oh al diavolo!" sbuffò a denti stretti per poi tornare nella sua stanza per vestirsi frettolosamente.
Dopo aver fatto colazione sarebbe andato a rannicchiarsi nel suo piccolo angolino, a scuola. Da solo.
Essere Frank era difficile su tutti i fronti e lo era per innumerevoli motivi. A partire dal fatto che Frank fosse quasi invisibile. Così come un fantasma: una presenza tangibile ma allo stesso tempo non visibile agli occhi. Un qualcosa che c'è ma non si vede.
Uscì di casa ma non prima di aver salutato sua madre con un lieve bacio sulla guancia, facendo attenzione a non svegliarla. Si catapultò per strada, chiedendosi perchè non ci fosse quasi nessuno in giro. Arrivò al solito bar e si sedette al tavolo di sempre. Notò però che qualcosa era cambiato. Ray si stava dirigendo verso di lui col taccuino delle ordinazione in mano.
Perchè il suo compagno di classe era lì a servire ai tavoli al posto di essere a scuola a pestare i novellini?
"Oh" esclamò con aria di finta sorpresa "Che ci fai qui a quest'ora?"
"Potrei farti la stessa domanda" rispose Frank, ridacchiando.
"Bè, la domenica mattina io lavoro qui, visto che nessuno oltre me vuole farlo. Aiuto i miei genitori ad arrotondare le entrate."
"Domenica?" divenne bianco come un lenzuolo "Vorresti dirmi che oggi è domenica?"
"Ehmm, sì. Perchè?"
"Oh! Nulla, nulla!" accompagnò queste parole con un gesto goffo nel vano tentativo di sembrare convincente.
Ray lanciò un'occhiata allo zaino di Frank, poggiato vicino ai piedi del tavolo. Cercò di trattenere una risata ma, dopo aver preso le ordinazioni ed essersi allontanato  dal ragazzo, si lasciò sfuggire uno "Sfigato!".
Dopo aver trangugiato i suoi tanto attesi pancake e il suo adorato caffè macchiato, Frank salutò Ray e si fiondò fuori dal bar pensando all'immensa figura di merda che aveva appena fatto.
Tornando a casa mogio mogio si accorse che il telefono vibrava senza sosta dentro la tasca dei suoi pantaloni. Fissò lo schermo che si illuminava ad intermittenza.
Gerard.
"Mmh?" rispose con noncuranza.
"Frankie, vieni a casa mia. Ho voglia di vederti, amico".
Non aspettando neanche la conferma di Frank, Gerard riattaccò.
Il ragazzo cominciò a camminare sempre più velocemente, fino a farsi venire il fiatone.
Arrivato davanti la porta di casa Way, bussò al campanello e ad aprire fu Mikey, il fratello, un po' troppo nerd, dell'amico. Quello, da parte sua, lo fissava con uno sguardo verde intenso, come a volergli scavare dentro. E, in effetti, Frank si sentì nudo e svuotato e si accorse in quel momento di aver sempre voluto evitare gli occhi di Mikey, come se avesse sempre saputo che, dentro, racchiudevano qualcosa di misterioso o addirittura maligno. Pensò, comunque, che fossero affascinanti quasi come quelli di Gerard. Divincolò i suoi occhi da quello sguardo magnetico e vide, dietro di Mikey, la figura slanciata di Gerard che spinse, con molta poca delicatezza, il fratello.
Fece accomodare Frank che, dal canto suo, lanciò lo zaino a casaccio e cominciò a raccontargli dell'orribile figura appena fatta al bar, con Ray. Gerard rise di gusto per poi bloccarsi di botto. "Ray ti ha detto di lavorare per aiutare i suoi genitori?".
Frank annuì perplesso.
"Che bravo ragazzo!". Peccato che i genitori non li abbia più su questa terra. Dovrò stare più attento a lui o farà saltare la nostra copertura, pensò preoccupato Gerard.



 
Murder's corner:
Okay, 'sto capitolo non convince tanto neanche me, mmh. Però insomma sono in arrivo tanti colpi di scena.
zanzanzaaaan (?)
Boh spero che almeno a voi piaccia o anche no (?) cioè pure le critiche sono ben accette.
Quindi le recensioni sono molto gradite lol
Miao <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Dopo che Frank fu andato via da casa sua, Gerard si diresse verso il bar in cui lavorava Ray.
Quando arrivò tutte le luci del piccolo locale erano spente ma la saracinesca si trovava a mezz’aria, non del tutto chiusa. La spinse verso l’alto e, senza opporre resistenza, questa si aprì.
Dentro, tra il buio, scorse un Ray tutto indaffarato a pulire il bancone, così preso dal suo lavoro da non accorgersi nemmeno dell’entrata di Gerard.
Avrebbe voluto fulminarlo con lo sguardo, ma non aveva le forze. Gerard era stanco, semplicemente.
Si avvicinò a Ray, piano, con lo sguardo spento. Mantenere le sembianze umane era davvero difficile per un’anima debole come la sua e sentiva che non avrebbe resistito a lungo.
Dopotutto rendere felice una persona non sarà così difficile, aveva pensato subito dopo aver accettato l'incarico che avrebbe pregiudicato il suo destino.
Avrebbe voluto tornarse dal luogo da cui proveniva. Non sapeva nemmeno il fottuto motivo per cui aveva accettato quella fottuta proposta. Dopotutto, da quello che aveva sentito dire in giro, il limbo non era un posto tanto male.
Invece in quel preciso istante si trovava a dover discutere con un perfetto imbecille. Un idiota che non era in grado di togliere una macchia da un bancone, figuriamoci se fosse stato in grado di mantenere in piedi, quantomeno decentemente, una copertura.
Quando lo vide, Ray capì che c’era qualcosa che non andava e probabilmente sapeva già di cosa si trattasse. Gerard si sedette di fronte a lui, con i gomiti ben piantati sul bancone e la faccia tra le mani.
“Ray, cosa ti ho ripetuto centinaia di volte?” disse retorico.
Ray non trovò la forza di rispondere.
Allora Gerard continuò “Devi stare ben attento a quello che dici, potresti compromettermi e la mia sorte non dipende solo da me, purtroppo. Quindi ti prego, sta attento d’ora in poi”.
Il riccio annuì lentamente, servì una birra al suo interlocutore (come se servisse a  riparare il danno fatto) per poi scomparire dietro una tenda che dava al magazzino del locale.
Fra un sorso e l'altro Gerard si abbandono tra le braccia di Morfeo, lì su quel sudio bancone di un sudicio bar di una città priva di qualsivoglia attrattiva per un'anima errante come la sua.
Nessuna attrattiva a parte...Frank.
 
****
 
Si diresse al cimitero.
Quel pomeriggio non aveva la minima voglia di muovere un dito, soprattutto dopo la mattinata passata a scuola tra spintoni, occhiatacce e professori troppo esigenti.
In fin dei conti, ehy, lui era Frank Iero il peggior fallito sulla faccia (da culo) della Terra. O almeno era questa l'opinione che aveva di se stesso.
C'era sempre qualcuno migliore di lui, sempre qualcuno che meritasse più amore e maggiore considerazione nonostante Frank si facesse in quattro per piacere agli altri, si spaccasse il culo per essere gentile anche con persone che non lo meritavano o anche se non voleva esserlo e, semplicemente, per farsi voler bene nel modo più puro e incondizionato al mondo.
Ma a quanto sembrava ogni tentativo era vano e col passare del tempo aveva smesso anche di sforzarsi. Si stava lasciando sfuggire la vita tra le dita, inerte. Ma Frank lo sapeva, era consapevole del fatto che la sua esistenza fosse piatta come l'elettrocardiogramma di un morto. Proprio per questo amava stare tra di loro, vagare tra le tombe e le strette viuzze di quel posto che a tutti sembrava così cupo e triste ma che per Frank era come il suo habitat naturale. Adorava ascoltare il fruscio e il riecheggiare dei suoi passi sulle foglie secche d'autunno inoltrato che scricchiolavano, sotto le sue suole, come ossa che si rompono in mille piccolissimi frammenti ad ogni suo movimento, anche il più leggero e impercettibile.
Leggeva i nomi di quelli che ormai considerava suoi fedeli amici, gli unici che potesse avere solo per il fatto che fossero passati a migliorvita. Leggeva anche le dediche incise sul candido marmo tombale pensando che magari lui sarebbe morto solo, disteso sul tappeto pregiato del salotto di casa sua, ucciso da un miscuglio di pasticche e alcool e che quindi, nessuno, si sarebbe mai prodigato al punto tale da poter formulare chissà quale frase finta e altamente sdolcinata da scrivere sulla sua tomba.
Beh, tanto meglio!
A volte era capitato che il discorso venisse fuori anche parlando con Gerard, ma lui la prendeva troppo sul serio senza pensare al fatto che Frank fosse un tipo strano, cresciuto tra un  film horror e un libro thriller e, perché no, un videogioco sanguinolento con annessi zombie vaganti per la città. In realtà Frank si chiedeva il perché di questa repulsione verso l'argomento. Era come se Gerard sapesse così tante cose spaventose e intricate sulla morte da esserne rimasto segnato profondamente. Pff, che straonzate.
Pensado a tutto ciò Frank di mise seduto sotto un cipresso e lì rimase finchè non si fece buio o meglio finchè non si ricordò di avere un appuntamento con Gerard.
Fisso l'orologio che aveva al polso per alcuni istanti prima di realizzare che non era ancora troppo tardi per presentarsi a casa dell'amico, anche solo per scusarsi.
Non peteva crederci...si era dimenticato dell'unica persona che, seppur in minima parte, lo facesse sentire vivo.
Estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei suoi jeans tutti sporchi e umidi di terra e digitò poche semplici lettere sulla tastiera di quell'aggeggio risalente all'era paleolitica.
Che sfigato.
 
****
 
Gerard si svegliò nel preciso istante il cui il suo telefono di ultima generazione vibrò nella tasca dei suo aderentissimi pantaloni (lui sì che era figo).
Aprì lentamente gli occhi e scoprì di trovarsi immerso nell'ocurità più assoluta. Decise di farsi luce proprio col suo cellulare (mossa astuta per uno che si è appena svegliato) così da poter visionare l'ambiente circostante, constatando di trovarsi precisamente nel retro del bar dell'"amico" riccioluto un po' imbecille. Almeno aveva avuto l'accortezza di potarlo in un posto in cui ci fosse un divano, invece di lasciarlo a marcire su quello scomodissimo sgabbello su cui si era addormentato.
Si ricordò del fatto che il suo telefonino qualche istante prima avesse vibrato e, quando lesse sul display un po' troppo luminoso il nome di Frank, si precipitò a leggere l'sms che gli era stato inviato.
"Ehy Gee...uhmm...scusami se non mi sono presentato all'appuntamento ma, insomma, passando dal cimitero ho perso un po' troppo tempo a vagare tra le tombe. Mi sto avviando verso casa tua. Mi perdoni? xoxo frnk".
All'istante, Gerard si sentì una vera merda.
Avrebbe dovuto renderlo felice, non farlo sentire in colpa.
Poi neanche lui si era presentato all'appuntamento.
Guardò l'ora in alto a destra del display e rimaste stupito, quasi choccato. Aveva davvero dormito così tanto? Aveva davvero dormito per un giorno intero? Frank sie era preso la briga di andare a scusarsi direttamente a casa sua e lui nemmeno c'era...questo face accrescere in lui la sensazione di merda "umana".
Pensò subito a Mikey. Lui, al contrario del fratello, era perennemente in casa.
Adesso temeva il peggio.
Scorse un po' la cartella dei messaggi e notò un sms di Mikey, più recente rispetto a quello di Frank. Era stato proprio il messaggio del fratello a svegliare Gerard.
"Fratellone! Il tuo caro amico Frank è davvero una preda facile. Non mi aspettavo che mi rendesse il gioco così semplice.".
Adesso temeva davvero il peggio.


  

Murder corner:
SCUSAAATE PER L'ENORME PERIODO D'ASSENZA. MA NON AVEVO IDEE. ADESSO CHE NELLA MIA VENA CREATIVA E' TORNATO A SCORRERE IL SANGUE POTETE ESSERE FELICI (???????). Ma chi mi caga? AHAHAHAH Vabè, mi dileguo.
xoxo Murder.  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1026618