Un nuovo inizio

di Fenrir_23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In viaggio ***
Capitolo 2: *** Nei meandri della terra ***
Capitolo 3: *** Nelle terre abbandonate ***
Capitolo 4: *** Prigionieri ***
Capitolo 5: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 6: *** Paure e sentimenti ***
Capitolo 7: *** La prospettiva di un futuro ***
Capitolo 8: *** Una bambina ***



Capitolo 1
*** In viaggio ***


Finalmente mi sono decisa *_* come potete vedere questo è il sequel della mia long “Un’altra possibilità” era da parecchio che progettavo di pubblicarlo e ora è giunto il momento. Per chi non conoscesse “Un’altra possibilità”dico subito che volendo questo sequel può essere anche letto da solo, ma ovviamente in questo caso molte cose non saranno comprensibili.
Vi elenco i punti più importanti della trama di “Un’altra possibilità” per chi non l’avesse letta.
Inizia tutto con la fine dello scontro fra Itachi e Sasuke, come nel manga. Solo che Madara non li raggiunge, e quindi i ragazzi di Konoha arrivano per primi. Itachi è ancora vivo, e Tsunade riesce a salvarlo. Dopo essere sopravvissuto Itachi capisce che è inutile continuare a nascondere la verità e racconta tutto a Sasuke. Il loro rapporto comincia quindi a riallacciarsi.
Sappiate che: Danzo si suicida, ora non mi dilungo spiegando in che modo e perché altrimenti non finirei più: Konoha viene attaccata da Pain come nel manga e in gran parte distrutta, Tobi è Madara. Questa fiction è stata scritta prima della verità riguardo a questo individuo, e sinceramente non me la sentivo di inventarmi chissà quale ipotesi, quindi esiste un solo ed unico Madara che è quello mascherato. Compare il fratello di Izuna, Tsunade muore durante la guerra scatenata da Madara(che dura pochi giorni) e alla fine Itachi e Sasuke, insieme a Naruto ed Izuna(che si allea con loro per vari motivi all’ultimo momento) riescono ad annientare Madara e il Jubi. Itachi avendo sforzato troppo il suo corpo(era ancora debilitato in parte dalla malattia) non sarà più in grado di fare sforzi considerevoli e quindi di essere un ninja come prima.
Credo di aver detto tutte le cose strettamente necessarie per capire un po’ questo seguito, mi scuso in anticipo se ho dimenticato qualcosa. Ho deciso di scriverlo perché ci sono ancora delle cose rimaste in sospeso che voglio chiarire.
Il SasuSaku sarà presente, anche se non sarà certo una delle colonne portanti della trama e forse ci saranno anche dei lievissimi accenni al NaruHina.
Credo di aver detto tutto, buona lettura. Tenete presente che questo è un capitolo introduttivo ^_^ commenti graditi, ovviamente u.u
(Per quanto riguarda “Voglio solo mio fratello” da ora in avanti aggiornerò il sabato; mi scuso in anticipo se qualche volte salterò l’aggiornamento di una delle due fiction in corso, ma stata tranquilli; farò in modo di aggiornare almeno ogni due settimane)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke cadde a terra davanti a quell’unica parete rimasta in piedi, ritrovandosi a pochi centimetri dal viso del fratello morto.
Mi sono vendicato.” Pensò, percependo un vuoto enorme che s’impossessava sempre di più di lui. “L’ho ucciso.”
Quelle parole rimbombarono nella sua mente, talmente forte da stordirlo. “L’ho ucciso …” Si soffermò a osservare il viso pallido di Itachi, sanguinante, e gli occhi spenti.
Non volevo …”
Istintivamente lo afferrò per le spalle, mentre le lacrime iniziavano a scivolargli lungo le guance e si sentiva invadere da un senso di disperazione assoluta.
“Niisan, apri gli occhi, niisan!” Lo chiamò diverse volte, ma era evidente che ormai lui non gli avrebbe più risposto. Non respirava, i suoi occhi erano oscurati da un velo di morte. Sasuke andò istintivamente a toccarsi la fronte, la dove Itachi l’aveva sfiorato prima di esalare l’ultimo respiro. Poi, istintivamente, si guardò le mani, scoprendole orridamente sporche di sangue. Il sangue di suo fratello.
“L’ho ucciso io …”
 
 
 
Sasuke aprì gli occhi di colpo, ritornando immediatamente alla realtà. Respirò affannosamente, in cerca d’aria, per recuperare un po’ di calma ed autocontrollo. Si sentiva infinitamente triste, e aveva voglia di piangere.
Si guardò intorno, rendendosi conto di trovarsi nella tenda improvvisata che lui ed Itachi avevano montato la sera prima, dopo aver constatato che non avrebbe piovuto e quindi non sarebbe stato un problema accamparsi all’aperto.
Si passò una mano fra i capelli, rendendosi conto di essere completamente sudato; non avrebbe saputo dire se per colpa del caldo intenso di quell’agosto torrido oppure a causa dell’incubo che aveva fatto. Probabilmente una combinazione di entrambi. Si voltò verso il futon di Itachi, sperando di tranquillizzarsi grazie alla sua presenza, ma gli mancò un battito, quando realizzò che lui non c’era.
Uscì dalla tenda velocemente.
Itachi se ne stava seduto davanti ad un dirupo, con le gambe che penzolavano nel vuoto, ad osservare la luna piena di quella notte completamente sgombra di nuvole. Era immobile come una statua, sembrava una di quelle creature notturne che si appostano al chiaro di luna e attendono, osservando con calma lo scorrere del tempo.
 Sasuke rimase per un attimo ad osservarlo, come ipnotizzato, per poi raggiungerlo con passo leggero.
“Otouto?” Itachi fece per voltarsi verso di lui, lentamente, ma prima che ne avesse il tempo Sasuke gli si era già seduto vicino, appoggiando la testa contro la sua schiena e cingendogli il collo con le braccia, come se non volesse più lasciarlo andare.
Il più grande conosceva bene quel suo comportamento, per questo inizialmente non gli domandò nulla, ma quando lo vide così turbato non poté fare a meno di trattenersi dal chiedergli cosa fosse successo.
“Hai fatto un altro incubo?” Domandò, spingendo Sasuke ad appoggiare la testa sulle sue gambe, e iniziando ad accarezzargli i capelli mentre attendeva la sua risposta. Ormai erano sei mesi che viaggiavano insieme, senza la compagnia di nessun altro, eppure era incredibile il modo in cui continuavano entrambi ad avere costantemente bisogno di stare vicini, come se dovessero ricucire una ferita profondissima che li aveva divisi per troppo tempo.
“Io ti …. stavo uccidendo ...” Sussurrò Sasuke, coprendosi il volto con un braccio. ” Quella volta, hai rischiato di morire per colpa mia che …”
“Otouto … ancora con questa storia?”
Itachi cercò di spostare il braccio di suo fratello per guardarlo negli occhi, incontrando però la sua resistenza.
“Se io fossi morto non sarebbe stato per colpa tua Sasuke. Io ho rischiato di morire a causa della mia malattia, e prima che tu, con il tuo affetto, mi convincessi a lottare contro di essa per rimanerti accanto, avevo già deciso di andarmene ed avevo fatto di tutto per farmi odiare da te.”
“Ma io … ho comunque tentato di …”
“Sono stato io a spingerti a cercare vendetta.” Aggiunse Itachi, non riuscendo a nascondere uno sguardo colmo di amarezza.
“Quindi non addossarti colpe che non hai.”
Sasuke parve tranquillizzarsi leggermente, affidandosi alle parole del fratello. Si rese conto di aver rivangato per l’ennesima volta quell’argomento che si portava dietro una mole di sentimenti negativi e pesanti per entrambi, e provò del senso di colpa nei confronti di Itachi, dispiaciuto di avergli fatto ripensare a simili cose.
Chiuse gli occhi per godersi pienamente quelle carezze, ma li riaprì di nuovo velocemente quando Itachi riprese a parlare.
“Non capisco perché continui ad accusarti in questo modo.” Disse lui, sfiorando una guancia di Sasuke.” Tu ci hai salvati entrambi, Sasuke. Se avessimo seguito quello che avevo deciso io, se le cose fossero andate come avevo previsto, a quest’ora io sarei morto, e ti avrei lasciato solo con la speranza che qualcuno ti proteggesse al mio posto. Che codardo ….”
Itachi si fece sfuggire un profondo sospiro, tremante, e Sasuke per un istante ebbe il presentimento che stesse per piangere.
“Invece adesso …” Continuò il fratello più grande, senza smettere di accarezzare i capelli neri del minore.” Anche se so che le mie colpe non saranno mai cancellate, ho la presunzione di poter, in qualche modo, rimediare almeno un po’ a quello che ti ho fatto … se tu me lo concederai.”
“Niisan …”
“Solo un po’…” Aggiunse Itachi, pensieroso.
Abbassando lo sguardo si trovò a incrociare gli occhi di Sasuke, percependo un dolce calore al petto nel vedere che gli stava sorridendo. Era solo un sorriso appena accennato, eppure Itachi sapeva quanto fosse prezioso e ricco di significato.
Sorrise a sua volta, colpendolo con un buffetto giocoso proprio al centro della fronte e spettinandogli i capelli, che risultarono così ancora più ribelli del solito.
“Niisan!” Si lamentò Sasuke, senza riuscire a trattenere una mezza risata. “Dai, lasciami.”
Si mise a sedere accanto al fratello, per guardare la luna insieme a lui. Rimasero per un po’ in quel modo, in silenzio, ma poi Itachi riprese a parlare.
“Ti mancano Naruto- kun, Sakura - san e Kakashi?” Chiese, a bruciapelo.
Sasuke lo guardò stranito, chiedendosi quale strano processo mentale l’avesse portato a pensare a loro, ma poi si affrettò a negare.
“No, assolutamente no.” Disse, seccamente.
“Otouto, guarda che lo so …”
“Ne abbiamo già parlato.” Si affrettò a spiegare Sasuke, con tutta l’intenzione di troncare lì la conversazione. “Te l’ho detto che va bene così, niisan, quindi …”
“Sono contento che tu abbia delle persone di cui sentire la mancanza.” Continuò Itachi, imperterrito. “Significa che ti sei creato dei nuovi legami importanti.”
“Niisan, mi vuoi spiegare dove stai cercando di andare a parare, mh?” Aggiunse Sasuke, confuso, osservando i lineamenti del fratello illuminati dal bagliore della luna, e insospettendosi ancora di più quando lo vide sorridere in un modo strano.
“Sono solo felice che il mio otouto si sia trovato un grande amico, una futura fidanzata ed un maestro.”
Spiegò lui, con totale noncuranza.
Itachi …” Sasuke quasi ringhiò minaccioso, ma il fratello parve non accorgersene.
“Che ho detto di male?” Chiese l’Uchiha più grande, con totale indifferenza.
“Io non ho una fidanzata.” Gli fece presente Sasuke, già arrossendo d’imbarazzo nel rendersi conto a chi si stava riferendo Itachi. In verità era una questione alla quale semplicemente non aveva mai pensato, perché era sempre stato preso da pensieri molto più cupi e pesanti.
“Infatti ho detto futura.” Specificò Itachi, distogliendolo dai suoi pensieri.
“ E cosa te lo fa pensare?” Domandò Sasuke, con tono provocatorio.
“Hai mai avuto un presentimento, otouto?” Rispose lui, con un’altra domanda.
“Quindi tu hai il presentimento che io …”Il minore si rifiutò di andare avanti, trovando tremendamente imbarazzante dover affrontare un argomento simile con suo fratello. “Tu pensi che io provi qualcosa per Sakura?”
Lui a quel punto sospirò per un attimo, attendendo diversi secondi prima di parlare, e Sasuke si preparò a dover interpretare uno dei suoi soliti discorsi ambigui, rimanendo sorpreso quando invece Itachi si limitò a poche parole.
“Di sicuro è l’unica ragazza per cui provi qualcosa, di qualsiasi natura sia.”
“E a te che importa?” Rispose Sasuke, scorbutico. In verità non gli dispiaceva che il rapporto fra lui ed Itachi si fosse fatto saldo fino al punto di affrontare quegli argomenti così privati, ma la verità era che si sentiva tremendamente imbarazzato solo a pensarci.
“… Le sono affezionato.”Ammise, con fatica. Odiava parlare così apertamente dei suoi sentimenti. “Così come sono affezionato a Naruto e a … Kakashi.” Poi aggiunse: “Anche se per ognuno di loro provo un tipo d’affetto diverso.”
“Lo saprai quando torneremo a casa, Otouto.” Aggiunse Itachi, prima di rimettersi in piedi.
“Ora andiamo a dormire, che è tardi e domani dovremo camminare tanto per arrivare ad Oto.”
Sasuke restò per un po’ a fissare la sua schiena, prima di raggiungerlo in tenda, senza riuscire a togliersi dalle labbra un mezzo sorriso. Itachi a volte era davvero strano.
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** Nei meandri della terra ***


Itachi sollevò il suo capello di paglia per monitorare meglio la situazione, osservando per un attimo Sasuke che camminava apparentemente tranquillo al suo fianco. Si trovavano in una zona particolarmente pericolosa: il Paese del Suono. Stavano esplorando quel posto desolato in cerca del rifugio principale di Orochimaru, per cercare un documento che li avrebbe aiutati a trovare i nascondigli del Sannin più nascosti.
Itachi osservò le risaie ai lati del sentiero in terra battuta su cui stava camminando, completamente abbandonate a se stesse. In quel luogo desolato non c’era nulla, ma ogni tanto capitava di incontrare gruppi di vagabondi, presumibilmente i fuggitivi delle prigioni di Orochimaru, che cercavano di sopravvivere alla giornata, non avendo più un posto in cui tornare. Di delinquenti ne erano rimasti pochi; semplicemente perché non c’era più nulla da saccheggiare e nemmeno nessuno al quale rubare dei soldi: quella era semplicemente una terra abbandonata.
Itachi e Sasuke avevano già visitato alcuni dei rifugi minori di Orochimaru sparsi per le terre ninja. In quei mesi passati lontano da Konoha non avevano viaggiato solo per piacere; Sasuke aveva palesato sin da subito il desiderio di poter liberare tutti i prigionieri del Sannin che ancora, dopo la sua scomparsa, erano rimasti intrappolati, tenuti sotto scacco dalle guardie a lui fedeli.
“Non meritano simili torture.” Aveva detto, spiegando quello che voleva fare al fratello.
Durante il loro viaggio avevano scoperto con sollievo che molti prigionieri erano già riusciti a scappare ma, giunti ad alcuni rifugi, era stato necessario ricorrere alle maniere forti. Orochimaru aveva scelto bene la maggior parte delle sue guardie: tranne quelli che gli obbedivano per puro terrore, la maggioranza era formata da spietati assassini che lui era riuscito ad avere dalla sua parte; e anche dopo la sua scomparsa loro si erano rifiutati di liberare i prigionieri.
“Siamo vicini … “ Mormorò Sasuke, guardandosi in giro. Era stato parecchie volte nel rifugio principale di Orochimaru e ne ricordava perfettamente l’ubicazione. Lui ed Itachi questa volta non si erano recati lì per liberare altri prigionieri –quel rifugio era ormai abbandonato – ma per trovare la mappa che indicava precisamente la sede di tutti i rifugi di Orochimaru, anche quelli più segreti.
Dopo essersi infiltrati in una fitta boscaglia ed aver camminato per una buona mezz’ora, Sasuke si fermò improvvisamente davanti alla base di un grosso albero secolare.
“Siamo arrivati.”
Itachi osservò attentamente; Sasuke posizionò le mani in tre modi differenti, e l’entrata della base segreta principale di Orochimaru si palesò davanti ai loro occhi; simile alla tana di un serpente.
Sasuke prese velocemente una torcia dal suo zaino, facendo cenno al fratello di seguirlo.Vennero travolti da una ventata d’aria calda, umida e stagnante, e dovettero sforzarsi per continuare a camminare, in particolare Itachi che era debilitato dagli effetti della sua malattia, che continuava a portarsi dietro anche se ormai guarito.
L’Uchiha più grande si sentì invadere dai soliti sensi di colpa, ai quali ormai si era abituato. Fin da quando avevano visitato il primo rifugio di Orochimaru, non aveva potuto fare a meno di sentirsi un verme all’idea di aver lasciato Sasuke nelle grinfie di quell’uomo, in quei corridoi bui e freddi, per ben tre anni.
Anche in quel momento non poté evitare di sentirsi male al solo pensiero, e Sasuke dovette accorgersene – ormai aveva imparato ad interpretare ogni silenzio e sguardo del fratello, anche quelli più apparentemente gelidi – perché ad un certo punto si fermò e lo guardò negli occhi lanciandogli una di quelle occhiate che, senza bisogno di parole, cercavano di spiegare tutto quello che pensava.
Non pensarci più, ora siamo insieme e va tutto bene.”
Itachi gli lesse sul volto quelle parole, e dopo qualche secondo di silenzio ripresero a camminare – senza aggiungere nulla – con Sasuke in testa che faceva luce. Scesero sempre più in profondità, mentre i corridoi sotterranei si facevano sempre più larghi. Il più piccolo degli Uchiha si fermò davanti a un grosso portone in acciaio, preparando un Chidori.
“Otouto, cos –“
L’impatto fu violento, e si sollevò una nube di detriti. Itachi non poté fare a meno di tossire rumorosamente, tutta quella polvere di certo non faceva bene ai suoi polmoni.
“Niisan, stai bene?” Chiese Sasuke, preoccupato, mentre la nube si dissolveva e lui entrava in quello che si poteva definire a tutti gli effetti il laboratorio principale di Orochimaru.
“Si, si, tutto ok.”
Lì dentro il puzzo di morte che infestava i corridoi si fece ancora più forte, tanto da costringerli a tapparsi il naso e la bocca con un fazzoletto di stoffa per non vomitare. Al centro della stanza troneggiava un gigantesco macchinario a forma d’imbuto, intriso di residui di quello che doveva essere stato il gigantesco cadavere di qualche che essere, collegato a dei tubi che lo sorreggevano al soffitto.
In alcune insenature, nelle pareti, erano collocate delle vasche contenenti uno strano liquido, ed appoggiate ad esse vi erano scaffali contenenti vari libri e rotoli; al centro della stanza tavoli sui quali erano riposti i maniera disordinata vari documenti – riguardanti presumibilmente gli esperimenti fatti da Orochimaru – e provette contenenti sangue o altri liquidi di natura indefinita.
Sasuke dovette trattenere un conato di vomito, per niente rassicurato dall’idea che, prima di trovare quello che cercavano, avrebbero dovuto passare in rassegna ogni angolo di quel posto per ore. Tuttavia, se esisteva una mappa di tutti i rifugi di Orochimaru, Sasuke era certo che si trovasse lì; l’unico posto al quale non aveva potuto accedere durante i tre anni in cui si era allenato con il Sannin.
Si avviò verso gli scaffali appoggiati contro la parete sinistra, iniziando a passare in rassegna tutti i titoli dei vari libri.
“Anatomia umana, tecniche ninja, vivisezione, esperimenti sul chackra …”
Itachi prese a rovistare fra i documenti sparsi per terra o sui tavoli, cercando di ignorare gli orripilanti esperimenti che riportavano la maggior parte di essi. Non poté fare a meno di puntare lo sguardo su Sasuke, sentendosi invadere da una sensazione che non seppe descrivere – diversa dal solito senso di colpa ma comunque molto simile – che gli provocò una fitta di dispiacere al petto. Probabilmente anche Sasuke era stato drogato e sottoposto a vari esperimenti, ma non ne avevano mai parlato perché nessuno dei due aveva mai avuto il coraggio di accennare a quell’argomento. Solo quel pensiero lo faceva sentire tremendamente inadatto a reputarsi ancora un fratello maggiore, e lo riempiva di amarezza. Accantonò quei sentimenti, concentrandosi solo sulla ricerca di quello di cui avevano bisogno.
Continuarono a cercare in quel posto per ore, senza scambiarsi quasi nessuna parola, dato che di certo l’atmosfera cupa e l’odore nauseabondo non li aiutavano ad aver voglia di conversare; anche perché erano entrambi presi dai propri pensieri; Sasuke dai ricordi dolorosi del periodo trascorso in completa solitudine fra quei corridoi, e Itachi dal senso di colpa per aver lasciato che suo fratello potesse vivere un periodo della sua vita in un posto simile, in balìa completa di una persona viscida e pericolosa come Orochimaru.
A un certo punto Sasuke interruppe il silenzio che si era venuto a creare lanciando a terra un libro, colto dal nervosismo.
“Merda, qui non c’è niente di quello che cerchiamo.”
Brontolò a denti stretti, appoggiandosi allo scaffale ricolmo di libri e cercando di concentrarsi per capire se stavano perdendo solo tempo o valeva la pena continuare. Forse era il caso di controllare anche nelle altre stanze; dopotutto era trascorso più di un anno da quando le aveva ispezionate approfittando dei momenti di distrazione del Sannin.
Itachi lo guardò di sottecchi, poco propenso a sentirlo esprimersi con certe espressioni colorite, ma non gli disse nulla, limitandosi solamente ad avvicinarsi a lui.
Ad un certo punto entrambi udirono uno squittio, notando un topo che sgattaiolava fuori da una piccola fessura accanto ad uno scaffale simile a tutti gli altri. Sasuke, avvicinatosi, si limitò a ripetere i sigilli che aveva utilizzato all’ingresso del rifugio, senza sperare veramente di riuscire a scoprire qualcosa, e spalancò  gli occhi esterrefatto quando quello scaffale cadde in avanti – rischiando quasi di travolgerlo se non si fosse tolto prontamente – rivelando una piccola porticina in legno.
“Bravo, otouto.” Si complimentò Itachi, avvicinandosi a lui.
Sasuke tirò un calcio ben assestato contro la serratura della porta– concentrando il chackra nel piede che andò a colpirla – e aprendosi essa svelò una ripidissima scalinata in discesa. Andò a riprendersi la torcia che aveva lasciato su uno dei tavoli, con tutta l’intenzione di avventurarsi per primo lungo quella scalinata, ma prima che potesse toccare il gradino iniziale Itachi lo bloccò fermamente.
“Questa volta sto io davanti.”
Non gli diede nemmeno il tempo di protestare, prendendo a scendere quelle scale pericolanti.
“Niisan, stai attento...”
“Lo so otouto, lo so.”
Sasuke non si oppose più di tanto, sapendo che se suo fratello aveva preso quella decisione niente gli avrebbe fatto cambiare idea, ma restò comunque sull’attenti. Non dubitava della prontezza di riflessi di Itachi e della sua esperienza, ma sapendolo indebolito dagli effetti della malattia – ormai completamente guarita ma che l’aveva segnato in modo profondo – non poteva fare a meno di essere sempre un po’ preoccupato; anche perché era già capitato che suo fratello si sentisse male tutto ad un tratto, e certo quella non era la circostanza migliore per un’evenienza simile.
Quel posto era infestato di ragnatele, tanto che Itachi ad un certo punto fu costretto a strapparne alcune particolarmente fitte che gli impedivano di procedere senza doversi abbassare. Poggiò un piede su un gradino, e dovette aggrapparsi prontamente al corrimano della scala per evitare di cadere, quando questo si frantumò lasciando al suo posto uno spazio vuoto.
“Niisan!”
“Tutto ok Sasuke, non preoccuparti. Piuttosto fai attenzione anche tu.”
Continuarono a scendere in quel modo per una decina di minuti – la scalinata era lunghissima – fino a quando giunsero davanti a un’altra piccola porta in legno. Avevano appena lo spazio per muoversi, quel posto era completamente immerso nei meandri più profondi della terra.
Itachi illuminò la serratura con la torcia che aveva in mano, e si concentrò per udire eventuali suoni che potessero metterlo in guardia da un eventuale pericolo.
“Niisan, lo senti anche tu?”
Domandò Sasuke, e la sua voce risuonò in quel silenzio cupo.
“Si, sembra il sibilo di un grosso serpente.”
La porta di legno tremò, come se un grosso essere stesse cercando di abbatterla.
Sasuke estrasse velocemente la sua katana, puntandola in direzione di quel rumore e attivando istintivamente lo sharingan; anche Itachi si preparò al combattimento, estraendo a sua volta dal fodero una katana che si era procurato per affrontare situazione come quella in cui si trovavano al momento.
Il grosso problema di combattere in quel posto era che non avevano spazio per muoversi, e dovevano quindi agire velocemente.
Sasuke pensò allora di colpire il loro avversario di sorpresa, con un chidori, ma prima che potesse farlo Itachi si affrettò ad afferrare il suo polso, facendogli notare che quella sarebbe stata una mossa fin troppo avventata.
“Non sappiamo cosa ci sia lì dentro, Sasuke.”
Lui protestò con un leggero brontolio, ma fu costretto ad ammettere a se stesso che suo fratello aveva ragione.
“Cosa facciamo?”
Gli domandò.
Itachi però non ebbe il tempo di rispondere, perché prima che potesse farlo, la grossa bestia nascosta dietro la porta riuscì a sfondarla con un colpo particolarmente potente, spiccando un balzo velocissimo verso i due Uchiha ed aprendo la bocca per sputare del veleno. Sasuke scattò di lato in un attimo velocissimo, e prima che il grosso serpente avesse il tempo di fare un’altra mossa, Itachi gli amputò la testa. Uno schizzo di sangue denso colpì in pieno la maglietta del minore fra i due fratelli, e lui si affrettò a toglierla, mentre già veniva erosa dal liquido.
“Il sangue di questo animale è ancora più pericoloso del suo veleno.” spiegò, mentre, tirando un sospiro di sollievo, osservava il suo indumento che veniva divorato dal liquido erosivo.
Anche Itachi parve rilassarsi, rimanendo comunque allerta e fissando il resto del corpo del serpente che ancora si muoveva appena.
“Mi sembra strano che Orochimaru abbia messo una difesa così debole a guardia di qualcosa di così importante.”
Fece notare.
“Comunque dovresti metterti qualcosa otouto, controlla nel tuo zaino.”
Lui fece come gli aveva consigliato il fratello, spiegando intanto che quel serpente avrebbe dovuto essere molto più letale.
“Probabilmente non mangiava da parecchio tempo e stava morendo di fame; se fosse stato nel pieno delle sue forze sarebbe stato impossibile schivare il suo veleno letale, sono velocissimi.”
Itachi nel frattempo aprì la porta con un calcio, esitando prima di entrare per accertarsi che non ci fossero pericoli. Poi mosse un passo.
Era una stanza piccolissima, larga all’incirca due metri ma dal soffitto altissimo. Vi era solo uno scaffale, appoggiato alla parete frontale, altrettanto alto e contenente quelli che dovevano essere un centinaio di libri e altrettanti documenti.
“Gli esperimenti più segreti di Orochimaru …” Mormorò Sasuke, sfiorando la copertina di un libro intitolato “Edo Tensei”. Se quello che cercavano esisteva era di sicuro in quel posto.
“Qui ci sono documenti importantissimi anche per Konoha, anche se passarli in rassegna tutti sarà un bel problema.”
Itachi si mise già all’opera, non molto entusiasta all’idea di trascorrere altre lunghissime ore in quel posto nauseabondo.
Presto scese il silenzio; entrambi non avevano voglia di parlare.
Mentre continuava la ricerca, Itachi non poté fare a meno di sentirsi mancare un battito quando, fra i tanti libri, ne scorse uno che sulla copertina recava il titolo “Sasuke Uchiha”. Si massaggiò le palpebre, credendo di aver preso un abbaglio a causa della stanchezza, ma scoprì con orrore di non essersi sbagliato. Attento a non farsi vedere da Sasuke, aprì il libro, leggendo i titoli dei vari capitoli.
“Droghe da somministrare, esperimenti sul segno maledetto …”
Fece in tempo a leggere solo quelle poche parole, prima che suo fratello gli strappasse il libro di mano.
“Sasuke.”
Incrociò il suo sguardo, e per un attimo rimasero a fissarsi negli occhi.
“Otouto … cosa ti ha fatto Orochimaru?”
Itachi si lasciò sfuggire quelle parole, rendendosi conto di avergli chiesto quello che non aveva mai avuto il coraggio di domandargli. Notò uno strano sguardo sul volto di Sasuke, ma prima che potesse intuirne la natura, lui si era già affrettato a scacciarlo.
“Ormai sono cose passate, non hanno più importanza.”
Spiegò, con l’intenzione di troncare la conversazione, ma poi senza nemmeno rendersene conto aggiunse qualcosa di cui si pentì subito.
“Tanto in quei momenti nessuno è arrivato ad aiutarmi, e raccontartelo certo non servirebbe a farmi sentire meglio.”
Impallidì nel rendersi conto di quello che aveva rinfacciato ad Itachi, e quando notò che lui aveva abbassato lo sguardo, senza più il coraggio di guardarlo negli occhi, non poté fare a meno di sentirsi infinitamente triste.
Era vero che Itachi in quei tre anni bui, e anche prima, non era mai accorso in suo aiuto, ma Sasuke – anche se a volte aveva provato rabbia nei confronti del fratello – dopo la scoperta della verità non aveva mai pensato di rinfacciargli quelle colpe in modo così crudele e diretto.
Per cercare di rimediare si avvicinò ad Itachi, che nel frattempo era rimasto immobile, e poggiò il mento su una delle sue spalle, abbracciandolo appena. Non lo disse a voce, ma tramite quel contatto cercò di comunicargli qualcosa di molto simile a un “Ti voglio bene lo stesso”.
Itachi si rilassò un po’, affondando la mano sinistra fra i capelli del più piccolo. Percepì chiaramente il dispiacere di Sasuke, ma lo stesso non poté impedirsi di pensare che quello che lui gli aveva appena rinfacciato era vero. Assurdamente e assolutamente vero.
L’aveva abbandonato, e anche se ora si stava impegnando con tutto se stesso per rimediare agli enormi sbagli fatti, il passato non sarebbe mai cambiato. Era un fardello che entrambi avrebbero portato per il resto della vita.
“Nella maggior parte dei casi Orochimaru si limitava a darmi droghe più o meno potenti per testare il mio corpo.” Spiegò ad un tratto Sasuke, stringendosi di più al fratello senza nemmeno rendersene conto. “O a stimolare il segno maledetto per vedere fino a che punto ero in grado di resistergli.”
Evitò di spiegare ad Itachi che la maggior parte di quegli esperimenti poi lo facevano stare tremendamente male per giorni, cercando invece di rassicurarlo per farlo sentire meglio.
Anche se non l’avrebbe mai ammesso, amava quegli abbracci, perché suo fratello lo stringeva sempre in un modo che gli faceva capire di essere amato profondamente.
Si rese conto che avrebbero dovuto riprendere la ricerca immediatamente, ma pensò che in fondo non sarebbe successo nulla di male se avessero continuato a restare in quel modo ancora per un po’.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi col secondo capitoli di questo seguito XD devo dire che quando ho iniziato a scriverlo non mi aspettava che la fic prendesse questa piega, ma poi mi è sembrato interessante soffermarsi sulla questione dei rifugi di Orochimaru. Tra l’altro, la stanza che ho descritto, compare in uno dei capitoli di Kabuto … avete presente? Ho immaginato che quello potesse essere il laboratorio principale di Orochimaru.
Ringrazio i lettori, commenti graditi come al solito e … ci sentiamo sabato col l’aggiornamento di “Voglio solo mio fratello” oppure martedì prossimo con il terzo capitolo di questa fic :)

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Capitolo 3
*** Nelle terre abbandonate ***


Sasuke lanciò un ultimo sguardo al lungo tunnel oscuro che rappresentava l'entrata del rifugio di Orochimaru, prima che questo si richiudesse.
Dopo aver trovato quello che cercavano - in seguito ad ore di estenuanti ricerche - Itachi e Sasuke avevano ispezionato tutto il restante rifugio, accertandosi che non vi fosse più nulla e, tralasciando i cadaveri ormai in decomposizione avanzata di qualche prigioniero che probabilmente era morto prima ancora di avere la possibilità di fuggire, non avevano trovato nient'altro.
Presero entrambi una boccata d'aria appena usciti per liberarsi dal puzzo di morte che ancora li tormentava, e Sasuke dovette trattenere un conato di vomito ripensando ai corpi delle persone che avevano trovato. L'odore di un corpo decomposto era qualcosa di così orribile da fargli venire i brividi.
Itachi gli posò una mano sulla spalla, rassicurante.
"Ti senti bene, Sasuke?"
Lui annuì con un cenno del capo, insicuro.
"Ho solo bisogno di farmi una doccia."
Itachi sospirò lievemente, sistemandosi lo zaino che portava in spalla e riponendo la torcia che avevano utilizzato per illuminare i corridoi del rifugio di Orochimaru.
"Otouto, penso che per i prossimi giorni dovrai accontentarti di fare il bagno in un fiume, dubito che da queste parti ci siano servizi igienici." Gli fece notare il maggiore, pacato, mentre riprendeva il cammino. La loro prossima tappa erano le terre abbandonate che confinavano ad est di Oto con il Paese del Fulmine. Secondo la mappa segreta che avevano trovato, quella che riportava anche i rifugi più nascosti, uno dei nascondigli di Orochimaru si trovava proprio lì. Poi avevano concordato di tornare a Konoha per avvisare l'Hokage di quello che avevano trovato e mandare delle squadre di ANBU a liberare gli eventuali prigionieri ancora detenuti nei rifugi più nascosti. Sasuke avrebbe voluto occuparsene personalmente, ma si rendeva conto che in quel modo avrebbero guadagnato tempo assicurando la salvezza di molte più vite.
"Dovremmo trovare un posto per accamparci otouto, ormai è già buio."
 
 
 
 
 
"Sasuke, che cosa stai facendo?"
Itachi osservò Sasuke allibito mentre, senza la minima traccia d’imbarazzo, si spogliava di tutti i vestiti per gettarsi nel fiume a quell'ora della notte. Suo fratello sapeva essere tremendamente pudico o anche troppo disinvolto, a seconda della situazione, nel mostrarsi nudo, e L'Uchiha più grande non era mai riuscito a inquadrare bene quel comportamento. Sapeva solo che buttarsi nell'acqua di un fiume subito dopo mangiato era una pessima idea.
"Otouto, non osare entrare." Lo rimproverò, mentre lui si spogliava degli ultimi vestiti. Quelle parole però furono completamente ignorate, e prima che Itachi potesse muovere un passo per bloccare suo fratello e impedirgli di entrare in acqua, lui si era già immerso completamente.  Itachi non si preoccupò troppo perché in quel tratto la corrente era davvero debole, ma riuscì a tranquillizzarsi completamente solo quando Sasuke riemerse facendogli constatare che l'acqua gli arrivava solo al petto.
"Ti preoccupi troppo, niisan."Borbottò lui, mentre suo fratello si sedeva sull'argine e si toglieva le calzature per immergere i piedi in acqua.
"Dovresti entrare anche tu, non capisco come fai a non avere voglia di un bagno dopo essere stato ore in quel posto schifoso."
Itachi lo guardò di sfuggita, mentre immergeva una mano in acqua per raccoglierne una quantità sufficiente a sciacquarsi il viso.
"Lo farei volentieri Sasuke, ma è meglio se rimando a domani mattina, quando il sole sarà alto in cielo e scalderà la terra; prendere freddo non farebbe bene al mio corpo e visto che siamo in viaggio preferirei evitare il rischio."
Sasuke abbassò lo sguardo, dispiaciuto. Faceva ancora fatica a vedere Itachi in quel modo. Da piccolo era stato sempre abituato a vederlo come il fratello forte e invincibile sotto tutti i punti di vista, e ora gli faceva davvero uno strano effetto vederlo così debole fisicamente, anche se sapeva benissimo che quello era il prezzo che aveva deciso di pagare Itachi per rimanergli affianco.
"Va bene così otouto; la vita mi ha concesso di continuare a vivere accanto a te, non importa se non ho più la salute di un tempo. Inoltre sono abituato a prestare attenzione al mio corpo ormai da diversi anni."
Quelle erano le parole che ripeteva sempre suo fratello, eppure Sasuke ogni volta non poteva fare a meno di sentirsi infinitamente triste, anche se poi Itachi gli sorrideva in un modo che gli faceva capire quanto lui fosse soddifstatto di come vivevano adesso.
"Scusa, niiisan ..." Mormorò, mentre si immergeva nuovamente sott'acqua per dimenticarsi dell'odore di morte che gli aveva lasciato addosso quella giornata. Restò a mollo ancora per diversi minuti, e quando si decise ad uscire si avvolse nel grande asciugamano che Itachi gli aveva lasciato sull'argine, insieme agli unici vestiti puliti che erano rimasti. Si guardò in giro per vedere dove fosse suo fratello, e lo trovò poco distante, intento a lavare gli abiti per il giorno successivo.
Senza dire niente frugò nel suo zaino, preparandosi a montare la tenda per la notte; dovevano accamparsi per riposare dopo quella giornata faticosa. Il tempo sembrava stabile, e quindi non avrebbero avuto bisogno di cercarsi un posto al chiuso, anche perché l'unica altra soluzione che si prospettava era trovare una grotta.
Sasuke attese Itachi nella tenda, osservandolo mentre apriva un libro con tutta l'intenzione di mettersi a leggerlo piuttosto che dormire.
"Niisan, non dormi? Domani dovremo camminare molto." Gli fece notare.
Lui gli sorrise appena, spettinandogli i capelli.
"Non preoccuparti Sasuke, non starò sveglio per molto. Tu riposati."
Il minore dei due Uchiha obbedì ad Itachi, sistemandosi sul futon. Era bello averlo accanto.
 
 
 
 
 
Il giorno seguente Itachi e Sasuke si erano messi in cammino presto, di buon passo, e verso la sera avevano superato il confine delle terre del Paese del Suono, avventurandosi in quelle sperdute che confinavano ad est con il Paese del fulmine.
Itachi conosceva bene quel posto, ci era stato diverse volte per sistemare affari loschi con l’Akatsuki di cui ora preferiva non ricordarsi, e sapeva che a differenza di Oto, rimasta deserta, lì non potevano permettersi di abbassare la guardia: era un vero e proprio covo di criminali, dove si rifugiavano tutti i Nukenin delle terre ninja.
Il sole aveva fatto posto alla luna ormai da un’ora abbondante – e Itachi cominciava a sentirsi affaticato – quindi pensò che fosse giunto il momento di trovare un posto dove dormire.
“A dieci minuti di cammino da qui c’è un villaggio, cercheremo una locanda da quelle parti per sta sera.” Disse a Sasuke.
Il minore si limitò ad annuire, scrutando Itachi con attenzione: da quando avevano varcato quei confini lui sembrava parecchio teso.
“Sei già stato qui, niisan?”
Chiese, in modo spontaneo. Notò lo sguardo di Itachi che si faceva più cupo, e da quello dedusse che quel posto per suo fratello doveva essere carico di ricordi dolorosi.
“Si.”
Itachi rispose telegraficamente, poco desideroso di continuare quella conversazione. Era stato almeno tre o quattro volte in quelle terre, durante la sua vita, per ritirare denaro o estrapolare informazioni segrete per conto di Akatsuki, ed aveva sempre odiato l’atmosfera di quella città. Perché lì, in mezzo alle tantissime vittime che non avevano saputo trovare una via giusta, c’erano anche le persone malvagie, quelle che sfruttavano gli altri solo per arricchirsi. Gente che commerciava col sesso, con la droga, con le vite delle persone. E lui aveva dovuto sopravvivere in quell’ambiente ed adattarsi, in tutti gli anni passati ad Akatskuki, con il pensiero fisso che alla fine fra loro e lui – che aveva sterminato tutta la sua famiglia, non importa per quale motivo – non c’era poi molta differenza.
Col passare degli anni poi si era adattato a quel tipo di vita, aveva imparato a vivere nel marcio e si era reso conto di farne parte.
Lasciando da parte certi pensieri, continuò a camminare ancora, arrivando al villaggio di cui aveva parlato: era tetro e minaccioso.
“Otouto, stai attento a chi ti sfiora e nascondi il viso.”
Indossavano entrambi delle maglie a collo alto e portavano un cappello di paglia che Itachi si era premonito di comprare proprio per situazioni come quelle.
Improvvisamente iniziò a piovere, cosa che contribuì a rendere l’atmosfera di quel posto ancora più cupa.
Si fermarono davanti ad una locanda scalcinata, i volti appena illuminati dalla luce fioca delle lanterne; dall’interno proveniva un gran baccano.
“Niisan … sei sicuro che questo sia un posto … adatto?”
Domandò Sasuke, scettico.
Itachi sospirò appena. “Gli altri sono molto peggio, otouto.”
Quando varcarono la soglia, la confusione s’interruppe per un attimo, e tutti puntarono i loro sguardi sui nuovi arrivati; Itachi e Sasuke si limitarono ad ignorarli, prendendo posto ad un tavolo, e gli altri ninja ripresero a parlare fra di loro rumorosamente.
“Sasuke, ignorali.” Intimò Itachi, notando che suo fratello li stava osservando con uno sguardo fin troppo cupo.
“Cosa volete?” Chiese malamente la proprietaria del locale, che si era avvicinata a loro per servirli. Itachi prestò particolare attenzione a non farsi vedere in volto – non era una cosa inconsueta da quelle parti, comunque – nascondendosi sotto il cappello –perché conosceva quella donna –e ordinò due piatti di Ramen.
Proprio quando si stava tranquillizzando successe quello che non avrebbe voluto; un uomo ubriaco urtò la sedia di Sasuke, incolpandolo.
“Hey idiota, stai attento.”
Itachi sperò per un attimo che Sasuke lasciasse perdere e basta, ma non rimase per nulla sorpreso quando lui rispose alla provocazione con uno sguardo gelido e tagliente, togliendosi il cappello ed attivando lo sharingan.
“Imbecille, sei stato tu ad urtarmi!”
“Un Uchiha!” Mormorò l’uomo, esterrefatto. A quelle parole tutti gli altri si voltarono verso Sasuke, che sembrava parecchio irritato.
Itachi li passò in rassegna uno a uno velocemente; sapeva che in quella locanda si rifugiavano i criminali più deboli, non certo i potenti che invece preferivano optare per altri posti. In ogni caso preferiva evitare risse di qualsiasi tipo, ma perse la speranza quando il tizio ubriaco afferrò Sasuke per il colletto e lo fece cadere a terra con una spinta decisa.
Per un attimo Itachi osò sperare che le cose si sarebbero concluse lì, ma non si stupì quando suo fratello si rialzò agilmente, ricambiando quel gesto con una mossa veloce; un pugno in pieno viso che fece crollare a terra l'uomo. Tra l'altro Sasuke aveva agito con totale indifferenza, con uno sguardo che, Itachi era ne era sicuro, quei criminali avrebbero sicuramente preso come una provocazione. L'Uchiha più grande sospirò, portandosi una mano al cappello di paglia che usava per nascondersi il viso; non voleva svelare la sua identità in un posto simile, ma rischiare di scatenare una rissa era una mossa ancor più sconsigliata. La verità sul suo conto era stata ormai diffusa, anche se dubitava che una notizia del genere fosse arrivata in ogni  angolo delle terre ninja, e probabilmente qualcuno nemmeno vi aveva creduto, però indipendentemente da quello era sicuro che nessuno dei presenti avrebbe osato sfidarlo.
"Ma quello è Uchiha Itachi!" Esclamò un uomo, quando lui si sfilò il cappello.
"Te l'avevo detto idiota. E l'altro è suo fratello Sasuke Uchiha, quello che ha sconfitto Orochimaru!"
Nel locale piombò il silenzio tutto ad un tratto, e l'uomo ubriaco tornò a sedersi diligentemente, senza avere il coraggio di infastidire ancora Sasuke.
Itachi non poté fare a meno di ascoltare i vari bisbigli.
"Hai sentito la verità sul suo conto?" Sentì sussurrare da un ragazzo seduto al tavolo dietro di loro.
"Ah ma io non ci credo." Rispose un'altra voce. "Dicevano fosse spietato, non può essere vero quello che si dice; uno capace di uccidere i suoi stessi parenti è considerato male persino fra noi."
Itachi si costrinse a non ascoltare, più ferito da quelle parole di quanto avrebbe voluto ammettere, anche se ormai era abituato da tempo ad essere considerato in quel modo. tornò a concentrarsi su Sasuke, che si era nuovamente  seduto al suo posto, visibilmente irritato, almeno ai suoi occhi.
Gli raccomandò con lo sguardo di essere meno impulsivo, mettendosi poi di nuovo il cappello.
Proprio in quel momento la proprietaria del locale servì loro i Ramen che avevano ordinato, appoggiandosi al tavolo.
"E così sei di nuovo da queste parti, Uchiha Itachi." Disse, con un tono misto fra la sorpresa e l'interesse.
"Senza il tuo compagno Kisame, so che è stato ucciso, ma con tuo fratello .. per quali affari? Si dice che entrambi abbiate abbandonato la vita del Nukenin dopo ... la scoperta della verità a tuo riguardo; è quindi vero quello che si dice?"
"Certo che è vero!" Scattò Sasuke, scandalizzato dal fatto che qualcuno reputasse suo fratello un criminale, ancora.
"Sasuke."
Itachi gli lanciò uno sguardo di ammonimento, raccomandandogli implicitamente di lasciar perdere. Il fratello esitò per un attimo, ma poi decise di assecondarlo, fidandosi, ma senza riuscire a mascherare del nervosismo palpabile.
Itachi non era un criminale, nessuno ne doveva dubitare.
"Allora?" Lì incalzò la donna.
"Non sono affari che ti riguardano." Tagliò corto Itachi, deciso ad ignorarla.
Alla fine del pasto pagarono la cena e la camera e salirono al piano di sopra, dove si trovava la loro stanza. Fuori pioveva a dirotto, e anche se quel posto non aveva un aspetto propriamente accogliente, almeno potevano dire di avere un tetto sulla testa. Quando entrarono in camera Sasuke passò in rassegna ogni angolo, appurando che era tutto sporco e pieno di polvere e ragnatele, ma in fondo certamente non si era aspettato di finire in una sweet di lusso, e poi aveva visto di molto peggio.
Osservò Itachi, che aveva posato il suo zaino da viaggio su di un piccolo tavolino in legno, e nel ripensare ai sussurri di prima alcune parole gli sfuggirono di bocca senza che nemmeno se ne accorgesse.
"Niisan ... quelli che non credono alla veirtà su di te sono sole degli imbecilli ignoranti!" Senza nemmeno accorgersene Sasuke alzò il tono di voce.
"Tu non sei spietato, non sei un criminale, e non meriti di essere considerato al pari di un delinquente!"
Itachi si voltò verso il fratello, sinceramente colpito dalla foga con cui stava parlando, come se non  potesse assolutamente tollerare che qualcuno pensasse quelle cose. Dopo anni di odio in cui si era sempre intimamente vergognato - nonostante avesse deciso di sopportare - di farsi vedere come un criminale, ora sentire Sasuke che lo difendeva in quel modo era qualcosa in grado di far commuovere anche il suo cuore che da tempo si era chiuso a cose del genere. Ma con Sasuke era sempre così, lui era l'unica persona in grado di far riemergere i sentimenti che aveva represso per anni. Era la sua ancora di salvezza.
Sentì l'impulso di abbracciarlo, ma si limitò ad appoggiare una mano sulla sua testa e a spettinarlo amorevolmente, con un sorriso dolce sulle labbra che non riuscì a togliersi, lo stesso che aveva molti anni prima, quando, nel bosco, diceva al fratello che gli avrebbe insegnato una nuova tecnica la prossima volta.
"Grazie otouto." Mormorò, poi aggiunse: "Domani ci conviene partire molto presto, visto che di sicuro la notizia che siamo da questa parti si diffonderà in fretta. Tu riposa, io ora vado a farmi una doccia."
Prima che Sasuke potesse aggiungere qualcosa Itachi si era già voltato, continuando a ringraziarlo intimamente.
 
 
 
 
 
Salve gente ^_^ come potete vedere questo è un capitolo abbastanza transitorio, quindi ne ho approfittato per inserire degli spunti che mi hanno aiutata ad affrontare alcune tematiche riguardanti soprattutto Itachi XD
Che dire … il prossimo sarà il capitolo 4, penso che questo sequel si concluderà verso i 7-8 capitoli.
Volevo avvisarvi poi che non sono sicura, a partire dalla settimana prossima, di riuscire ad aggiornare entrambe le long in corso ogni martedì e ogni sabato, perché questo lunedì ho iniziato la mia nuova scuola, che mi terrà davvero tanto impegnata(sono contentissima *_*). Però cercherò di fare del mio meglio per non farvi aspettare troppo!
Ci sentiamo!
 

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Capitolo 4
*** Prigionieri ***


Itachi e Sasuke si fermarono davanti all’entrata di una caverna ben nascosta dal folto della vegetazione.
“La mappa indica questo punto, niisan?” Domandò Sasuke, voltandosi verso il fratello. Avevano camminato tutta la mattinata a ritmo serrato, senza mai concedersi una pausa, perché volevano restare in quel territorio pericoloso il minor tempo possibile.
Itachi annuì con un cenno del capo.
“Sì, in fondo a questa caverna dovrebbe trovarsi il rifugio di Orochimaru.” Disse, mentre riprendeva a camminare. ”Secondo la descrizione non è molto grande, ma vi sono imprigionate una cinquantina di persone che venivano utilizzate per gli esperimenti.”
Sasuke rabbrividì, immaginandosi quali torture avessero dovuto sopportare quei prigionieri.
“La guardia di questo posto si chiama Kyōfu, pare sia solo una ragazzina …”
Itachi si domandò come mai Orochimaru l’avesse scelta per fare da guardia ad uno dei suoi rifugi minori, e continuò a leggere quello che riportava il documento che avevano trovato lui e Sasuke.
“Orochimaru si è interessato a lei perché pare abbia la capacità di creare dei piccoli demoni con vita propria simili ai Bijuu, ovviamente molto meno potenti di essi.”
Spiegò, al fratello, per poi aggiungere: “Pare che sia molto paurosa e perda facilmente il controllo.”
“Di certo non mi faccio intimorire da una bambina.” Brontolò Sasuke, accelerando il passo. Presto arrivarono al fondo della grotta, e Itachi eseguì i sigilli riportati dalla mappa, che rivelarono l’entrata. Entrò per primo, illuminando il cammino con una torcia, senza far caso al puzzo che li travolse, e presto vennero risucchiati dall’oscurità.
“C’è un tanfo assurdo.” Commentò Sasuke, schifato; ed Itachi gli fece notare che dopo aver passato ore in quell’altro rifugio avrebbe dovuto essersi abituato.
“Fra poco ci dovrebbe essere un bivio per le prigioni: secondo questa mappa dobbiamo andare a sinistra.” Anticipò.
Continuarono a scendere, fino a quando, ascoltando con attenzione, ad entrambi parve di udire delle voci umane. Non dovevano essere molto distanti dai prigionieri, li avrebbero raggiunti e liberati in pochi minuti.
Tutto ad un tratto però udirono un suono strano, come il verso di un animale che non riuscirono a distinguere.
“Attento Sas-!”
Itachi ebbe appena il tempo di schivare una palla di fuoco che lo sfiorò a pochi centimetri dal viso, e voltandosi nella direzione da cui era venuta, distinse la figura di una ragazzina minuta, dai capelli biondissimi e gli occhi talmente chiari da sembrare bianchi. Doveva essere la guardiana di quel posto. Era circondata da quattro piccoli animali evanescenti che emanavano una considerevole quantità di chackra; un piccolo di orso, un gatto, una coniglio e un lupacchiotto: sembravano la rappresentazione dei giocattoli di una bambina più che vere e proprie armi d’attacco.
“è  lei?” Domandò Sasuke, mettendosi sull’attenti. La guardò bene, e non gli ci volle molto per capire che, più che aggressiva o pericolosa, era completamente terrorizzata: lo si leggeva nei suoi occhi.
“Chi siete?” Domandò, spaventatissima. Itachi fece per spiegarle che non volevano farle nulla di male ma, prima che potesse farlo, la ragazzina li attaccò.
“Non ho disobbedito a Orochimaru Sama!” Urlò, terrorizzata. “Kyofu è stata brava, ha fatto la guardia hai prigionieri come le è stato detto!”
Quei piccoli ammassi di chackra erano sorprendentemente veloci e potenti; tanto che Itachi rischiò quasi di essere colpito da uno dei loro attacchi – lo schivò all’ultimo secondo. Sasuke ne approfittò per colpire quello strano essere, e quando lo trapassò con il chidori il piccolo orso svanì, liberando una certa quantità di energia.
“Futan!”
La bambina singhiozzò, rivolta a Sasuke. “L’hai ucciso, sei cattivo!”
“Come vedi siamo molto più forti di te, se ci attaccherai ancora sconfiggeremo anche gli altri tuoi amici.” Le spiegò Itachi, calmo. Gli dispiaceva essere così crudele, ma al momento quella era l’unica soluzione che gli era passata per la testa.
“Ti chiami Nyofu, vero?” Chiese, paziente, addolcendo un po’ il tono di voce.
Lei continuò a piangere, parlando a uno dei piccoli animali di chackra.
“Okami, ora ci uccideranno, sono venuti per ucciderci, perché abbiamo fatto male la guardia.” Singhiozzò.”Sono forti, voi non potete sconfiggerli, sono fort-“
“Non vogliamo ucciderti.” Spiegò Itachi, cercando di essere il più rassicurante possibile. “Non ci ha mandati Orochimaru.” Aggiunse poi, indicando il fratello.”Lui è Sasuke Uchiha, sono certo che ne avrai sentito parlare; è quello che ha ucciso il padrone di questo rifugio.”
La bambina lì scrutò a fondo per diversi attimi, lasciando trapelare un po’ di speranza dai suoi occhi chiarissimi, ma poi si raggomitolò di nuovo su se stessa, sospettosa.
“Mi stai dicendo una bugia per ingannarmi.” Brontolò, fra sé e sé, mentre si preparava di nuovo ad attaccare, questa volta, Itachi lo capì subito, con una maggiore decisione e sicuramente una forza considerevole; il numero di animali di chackra che la difendevano raddoppiò; e anche le loro dimensioni si fecero nettamente più considerevoli; a vederli così sembravano davvero dei cercoteri in miniatura.
“Aspetta.” Questa volta fu Sasuke a parlare, attivando lo sharingan.” Se vuoi delle prove ti basta guardare i miei occhi; se sei una delle guardie di Orochimaru ne avrai sicuramente sentito parlare.”
La ragazzina si lasciò sfuggire un’ esclamazione.”Ma quello è lo sharingan!”
“Vedi?” La incalzò Sasuke. “Non ti stiamo dicendo bugie.”
Lei restò ancora un po’ allerta, ma dopo qualche minuto abbassò completamente le sue difese, sospirando stanca. Pensando bene al volto di quel ragazzo ricordava di averlo già visto, e poi le avevano parlato di lui come quello che aveva eliminato Orochimaru. Nonostante tutto, anche se aveva sempre desiderato poter essere di nuovo libera e fuggire da quel posto tremendo, lasciando liberi i prigionieri, non l’aveva mai fatto perché non era mai riuscita a credere veramente a quella notizia, e aveva sempre avuto paura che, se avesse disobbedito, qualcuno la sarebbe venuta a cercare per punirla in modo tremendo.
Orochimaru l’aveva imbrogliata sfruttando le sue paure; e solo in quel momento, con la prova della morte di quell’uomo davanti ai suoi occhi – Sasuke Uchiha in persona, quello che aveva liberato diversi prigionieri e ucciso il Sannin – si rese conto di essere stata tenuta in scacco da un morto per ben un anno.
“Chi è lui?” Chiese a Sasuke, indicando Itachi con un gesto della mano.
“Sono un suo amico.” Anticipò l’Uchiha, preferendo non farle sapere la sua identità per evitare di scatenare altri casini; anzi, trovava strano che lei, in quanto guardia, non l’avesse identificato.
“Ah …” Lei non parve molto convinta, ma lasciò correre, anche se il volto di quella persona le ricordava qualcosa. Restò comunque un po’ circospetta, ma si offrì di accompagnarli alle prigioni.  Anche perché era abbastanza furba da capire di non essere abbastanza forte da tener testa a Sasuke, quindi in ogni caso era meglio non ribellarsi.
“Orochimaru sama mi ha messa a guardia di queste prigioni perché obbedisco sempre.” Spiegò.”Sono qui da pochi mesi prima della sua morte.” Calcò in particolare su quell’ultima parola, come se dovesse ancora convincersene.”
“Da un anno continuo a comprare tantissime scorte di cibo per i prigionieri da un venditore del mercato nero del villaggio qui vicino … pago anche il servizio di trasporto fino alla caverna: lui non mi chiede nulla a riguardo, gli interessano solo i soldi.”Continuò a spiegare.” Ma li ho quasi finiti.”
“Ora non ce ne sarà più bisogno.” Aggiunse Itachi.
Era evidente che quella ragazzina avesse di base un animo buono, e trovò tremendo il modo in cui Orochimaru l’aveva soggiogata facendo leva sulle sue paure.
“Sasuke Uchiha è venuto a liberarvi.” Annunciò Kyoufu quando raggiunsero il piano delle prigioni, illuminando la stanza con una grossa lanterna. Era uno spazio molto piccolo, ma ospitava una cinquantina di persone.
Si levò un mormorio assordante.
“Sasuke Uchiha è venuto a liberarci!”Urlò una donna, sovrastando con la sua voce quella di tutti gli altri. ”Ma quello al suo fianco non è suo fratello Uchiha Itachi? Allora è vero quello che si dice sul suo conto! ”
La bambina intanto stava aprendo le varie celle, e sentendo il nome dell’altra persona che non era riuscita a distinguere si bloccò, terrorizzata. Non sapeva se la verità su Itachi fosse vera o meno, non era mai riuscita a farsi un’opinione in merito, ma la paura ebbe come al solito il sopravvento, perché aveva passato un periodo troppo lungo in compagnia di essa. Iniziò a tremare, e le chiavi le caddero di mano.
“Kyoufo, non vedi che non c’è nessun pericolo? Liberaci.”
Le spiegò con calma la stessa donna che aveva urlato prima. Itachi stava osservando la scena da lontano, quella ragazzina sembrava fidarsi particolarmente di lei. Kyoufu riprese le chiavi in mano, aprendo la porta della prima cella e liberando i prigionieri, che uscirono dalla gabbia che li aveva tenuti rinchiusi per anni, esultando. Gli altri ancora rinchiusi incitarono la ragazzina a sbrigarsi, mentre il gruppo già libero si avvicinava a Sasuke e Itachi, per ringraziarli.
“Per noi sei come un eroe!” Urlò un ragazzino, in direzione di Sasuke; Itachi sorrise mentalmente nel notare una punta d’ imbarazzo misto ad orgoglio nello sguardo di suo fratello. Se lo meritava, di essere definito così: era stato lui a pensare per primo a quelle povere persone.
“è vero allora quello che si dice su Itachi Uchiha?” Aggiunse un altro uomo.
“Certo che è vero.”Si affrettò a chiarire Sasuke, prima ancora di lasciar tempo di rispondere al fratello.”Itachi non è un criminale …” Concluse, guardandolo di sottecchi. Cercò di interpretare i suoi pensieri come faceva sempre, ma Itachi molto probabilmente non voleva mostrare nessun sentimento a delle persone che non conosceva.
“Sono stupito che la notizia sia arrivata fino a qui .. Konoha ha sicuramente fatto un ottimo lavoro.”
“Siamo ben informati noi.”
Era la voce della donna che aveva parlato a Kyoufu; si stava facendo largo tra tutti i prigionieri ormai liberi per raggiungere i due fratelli Uchiha, sembrava essere lei quella alla quale tutti facevano riferimento.
“Vi ringrazio di cuore per averci liberati.” Disse, quando fu di fronte a loro, guardandoli entrambi negli occhi, prima uno poi l’altro.
“Non sappiamo come sdebitarci.”
“Non c’è n’è bisogno.” Rispose Itachi, e Sasuke confermò annuendo. Non avevano fatto quel gesto per ricevere qualcosa in cambio.
“Ci avete restituito la libertà.” Continuò la donna, per poi presentarsi. “Io sono Jōshi.”
Nel frattempo li raggiunse anche la ragazzina a guardia della prigione, guardandoli sempre sospettosa.
“Dovresti smettere di avere paura di tutto.” La rassicurò Joshi, passandosi una mano fra i cortissimi capelli castani.”Orochimaru è morto da tempo, come ti avevamo detto.”
Lei annuì sommessamente, abbassando lo sguardo perché probabilmente si sentiva in colpa per non aver creduto loro prima.
Sasuke scrutò a fondo, uno a uno, tutte le persone ora libere, segnate in modo indelebile da quegli anni passati chiusi in quel posto. La maggior parte di loro, nonostante tutto, aveva uno sguardo colmo di speranza, e anche quelli meno forti sembravano avere trovato qualcuno pronto a sostenerli. Provò una tremenda rabbia nei confronti di Orochimaru, pensando che aveva fatto qualcosa di così tremendo solo per sete di potere, e realizzando che era stato  lui, insieme ad Itachi, a ridare la libertà a quelle persone – e ai prigionieri di altri rifugi – si concesse di sentirsi un po’ orgoglioso di se stesso. Non voleva essere visto da loro come un eroe; l’aveva fatto semplicemente perché sapeva cosa volesse dire vivere per anni in quei rifugi bui e freddi, ascoltando le grida di chi veniva torturato per gli esperimenti.
 
 
 
 
 
 
La sera stessa Itachi e Sasuke erano di nuovo in cammino e stavano per varcare i confini del Paese Del Fuoco, diretti nuovamente a Konoha.
Avevano lasciato i prigionieri promettendo loro che avrebbero chiesto a Konoha di aiutarli. Quelle persone avevano manifestato l’intenzione di voler occupare Oto, rimasto ormai completamente disabitato, e costruirvi dei villaggi dando così origine ad un nuovo Paese. Chi non aveva una famiglia a cui fare ritorno non ne aveva voluto sapere di trasferirsi negli altri villaggi ninja. Kyoufu, la guardiana del rifugio, era rimasta sotto la custodia di Joshi, che si era offerta di occuparsi di lei.
Sasuke lanciò uno sguardo ad Itachi, interrompendo il filo dei suoi pensieri. Avrebbe voluto camminare ancora, ma stava iniziando a piovere e in ogni caso non facevano una sosta da ore, per la salute di suo fratello era meglio evitare di proseguire, per quel giorno.
“Niisan.” Lo chiamò.”Fermiamoci.”
Itachi annuì pacatamente, non potendo nascondere a se stesso di provare sollievo al pensiero di potersi rilassare; ormai il suo corpo non era davvero più in grado di mantenere il ritmo di prima. Quel pensiero ogni volta gli metteva addosso una certa amarezza – dopotutto aveva solo ventidue anni,avrebbe dovuto essere nel pieno delle forze – eppure era una realtà a cui, volente o no, doveva abituarsi. E poi se quello era il prezzo da pagare per restare con Sasuke poteva benissimo sopportarlo, anzi, nella sua mente aveva sempre avuto la certezza di dover scontare una pena molto peggiore.
“Si … ma dobbiamo trovare un rifugio.” Mormorò in risposta, dopo alcuni secondi passati a riflettere.
Camminarono per un altro buon quarto d’ora, fino a quando Sasuke indicò l’entrata di una piccola grotta. Il villaggio successivo era troppo distante per essere raggiunto, e visto che pioveva non potevano nemmeno accamparsi in tenda, quindi dovevano adattarsi.
La pioggia iniziò a scendere più fitta, mentre loro andavano a ripararsi in quell’alloggio naturale improvvisato e sistemavano a terra i futon.
Itachi si sistemò subito nel suo, assicurandosi di essere ben coperto. Si sentiva davvero spossato dopo quella giornata intensa. Girò la testa verso Sasuke, e scoprì che lui lo stava guardando quasi con preoccupazione.
“Niisan, avresti dovuto chiedermi di fermarci prima se cominciavi a sentire un po’ di stanchezza.” Gli fece notare lui, sedendosi poco distante.
“Va bene così Sasuke, non ti preoccupare.”
Trascorsero un po’ di minuti in silenzio, ascoltando il suono della pioggia.
Il minore dei due Uchiha stava osservando il volto del fratello più grande; Itachi aveva gli occhi chiusi e sembrava molto rilassato, come se stesse dormendo, ma Sasuke, conoscendolo, era sicuro che fosse sveglio.
Quel giorno era stato felice di scoprire che i prigionieri di Orochimaru avevano creduto alla verità su Itachi senza chiedere praticamente nulla, solo sulla fiducia. Si era irritato tremendamente quando, la sera prima, quei delinquenti della locanda in cui avevano alloggiato l’avevano messo in dubbio.
Si sdraiò nel futon, continuando ad osservare la schiena del fratello che – anche ora che Itachi non era più invincibile come un tempo – continuava a rimanere forte e protettiva e gli suscitava circa le stesse sensazioni di quando era solo un bambino. Era sempre così quando stava con suo lui, sentiva di non essere tanto diverso dal se stesso che, molti anni prima, cercava Itachi chiedendogli sempre attenzioni che lui non poteva dargli, o aveva paura di dargli, come era sicuramente stato negli ultimissimi mesi precedenti allo sterminio.
Se pensava a quello che Itachi aveva dovuto sopportare, si sentiva travolto da una tristezza enorme. Era stato lui il primo a vivere per anni completamente immerso nella solitudine e nel buio – l’unico spiraglio di luce era stato il team sette – però non sopportava l’idea che anche suo fratello avesse sofferto tremendamente per anni. Ogni tanto si sentiva anche un po’ arrabbiato nei suoi confronti, Itachi era stato uno stupido, sarebbe bastato raccontare tutto per trovare un modo di sistemare le cose, ma nessuno poteva permettersi di accusarlo.
Solo lui poteva dire ad Itachi di essere stato uno schiocco, era una strana forma di possessività.
Gli sistemò la coperta prima di mettersi a dormire – non voleva che prendesse freddo, non ora che il suo corpo non era più forte come quando erano bambini – percependo una strana sensazione, perché di solito era Itachi che aveva nei suoi confronti quel tipo di premure.
Poi chiuse gli occhi, abbandonandosi al sonno.
 
 
 
 
 
 
 
Salve gente XD scusate se aggiorno con qualche ora di ritardo ma sono tornata a casa praticamente adesso.
Che dire, con questo la questione prigionieri è, più o meno, chiusa XD dal prossimo si passa a …. beh, non ve lo dico anche se è intuibile!
Non sono sicura di riuscire ad aggiornare sabato “Voglio solo mio fratello” … quindi se non vedete niente di nuovo sabato vuol dire che martedì prossimo pubblicherò il nuovo capitolo di quella fiction, e quello successivo il quarto di questa. Alternerò gli aggiornamenti, quindi XD vorrei tenerli a due a settimana(uno per questa fiction e uno per l’altra) ma mi sa che dovrò alternare perché sono molto occupata >_<

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Capitolo 5
*** Di nuovo a casa ***


Sasuke accelerò il passo inconsapevolmente, intravedendo da lontano l’ingresso del villaggio di Konoha. Non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso, ma in quegli otto mesi trascorsi lontano, a viaggiare per le terre ninja, aveva sentito sempre di più la mancanza di qualcuno; del team sette.  Di Kakashi, il suo maestro, Di Naruto, il suo amico, e di Sakura … per la quale ancora non riusciva a capire cosa provasse. Forse l’avrebbe compreso rivedendola dopo tanto, per ora sapeva solo che lei era sempre stata l’unica ragazza alla quale si era sentito veramente legato.
 “Otouto, sei impaziente?” Gli chiese Itachi, riportandolo alla realtà. Lui rispose con un brontolio, facendogli presente che aveva solamente voglia di riposarsi, dopo aver camminato in continuazione per giorni.
Quel pensiero si collegò subito al fatto che purtroppo loro non avevano più una casa, ma Sasuke preferì non pensarci, almeno per il momento, perché solo l’idea di aver perso per sempre l’intero quartiere Uchiha, distrutto durante l’attacco di Pain a Konoha, bastava a farlo sentire talmente triste da fargli passare la voglia di rivedere i suoi compagni di Team.
Quando arrivarono davanti alle porte di Konoha la guardia di turno spalancò gli occhi, riconoscendoli, per poi farli passare.
Itachi e Sasuke presero a camminare nel viale principale. La ricostruzione era stata completata e i ninja del villaggio avevano sicuramente fatto un ottimo lavoro, tuttavia Konoha non era più la stessa. Itachi cercò qualche riferimento, ma capì presto che quel villaggio era strutturalmente diverso da quello che aveva conosciuto un tempo, perché Pain l’aveva completamente spazzato via, e la ricostruzione era ripartita da zero. Era sicuramente meglio vederlo così, piuttosto che ridotto ad un cumulo di macerie, eppure metteva tristezza vederlo cambiato, perché in qualche modo era la prova che niente sarebbe mai tornato come in passato.
 Forse era meglio così.
Itachi notò che accanto al volto di Tsunade e le altre statue dei Kage, alcuni ninja si erano messi all’opera per tirar fuori dalla roccia i lineamenti dell’attuale Hokage; anche se erano sono all’inizio e ancora non si poteva distinguere di chi si trattasse.
“Sarà Naruto kun?” Domandò Itachi a Sasuke, ottenendo da lui solamente un’alzata di spalle.
L’amico di Sasuke era sicuramente un ragazzo adatto a quella carica, affidabile, carismatico e pieno di energia per dare forza alle masse, ma Itachi non vedeva di buon occhio la candidatura di qualcuno così giovane – anche perché Naruto era conosciuto per essere un tipo impulsivo e davvero poco diplomatico – anche se non riusciva ad immaginarsi chi altri potesse essere stato eletto Hokage.
In tacito accordo con Sasuke, entrambi si diressero verso il palazzo del capo villaggio, e una volta arrivati davanti ala porta del suo ufficio bussarono, un po’ curiosi di sapere di chi si trattasse.
“Avanti.” Rispose una voce debole, come quella di qualcuno che ha parecchio sonno, che Sasuke all’inizio non riuscì a distinguere, e quasi gli venne un infarto nel realizzare – dopo aver finalmente aperto la porta – che dietro quella scrivania c’era Naruto in persona.
Per un attimo nessuno disse nulla, rimasero solamente a fissarsi. Naruto nel vedere l’amico spalancò gli occhi come se si trattasse di un abbaglio, sistemandosi sulla sedia e riprendendosi dallo stato di sonnolenza in cui era caduto. Sapeva che un giorno Sasuke sarebbe tornato, però rivederlo dopo tanto tempo senza preavviso gli faceva comunque un certo effetto. C’era anche Itachi con lui, naturalmente. Chissà come avrebbero detto di lui come Hokage, se l’era sempre chiesto. Ovviamente avrebbe specificato in un secondo momento che, almeno per ora, quelli che prendevano veramente le decisioni erano i suoi due consiglieri, Kurenai e Ibiki Morino.
“Ciao, dobe.” Lo salutò Sasuke, assumendo un comportamento leggermente strafottente che non poteva fare a meno di avere, in presenza dell’amico.
“Hai perso la lingua?”
Itachi invece si limitò a salutare con un cenno del capo.
Naruto balbettò qualcosa, e quando assunse quel suo solito sorriso felice e sgargiante, Sasuke per un attimo pensò quasi di scappare, perché sapeva che dopo un primo momento di incredulità Naruto l’avrebbe accolto con troppa euforia. Infatti, non si stupì quando lui lanciò quello che era a tutti gli effetti un urlo di gioia, salutandolo a gran voce.
“Bentornato, Sasuke!”
L’uchiha si dovette trattenere quando Naruto, dopo averlo raggiunto, gli posò una sonora pacca sulla spalla, sempre con quel sorriso da ebete stampato in faccia.
“E tu dovresti essere un Hokage?” Pensò, prima di parlargli.
“Dobe.”
Naruto salutò velocemente Itachi, tornando subito a concentrarsi su Sasuke, e l’Uchiha più grande non poté fare a meno di sorridere nel notare l’espressione falsamente insofferente di suo fratello, che stava fingendo – in modo pessimo – di non essere contento di essere nuovamente accanto al suo amico.
“Mi sei mancato un sacco, Sasuke!” Urlò nuovamente Naruto, mentre Sasuke fingeva di odiare quel suo modo di fare e riceveva un’altra pacca affettuosa sulla spalla.
“Come stai, cos’hai fatto, dove sei stato?” Lo bombardò di domande l’Uzumaki. ”Hai visto? Sono diventato Hokage!”  Aggiunse poi, con un sorriso ancora più ampio.
Sasuke a quel punto lo guardò con un mezzo sorriso di sfida.
“Questo perché sei un idiota, Naruto.”
Lui gli lanciò un’occhiata indispettita, senza offendersi, perché in fondo lo sapeva che Sasuke si sarebbe espresso sempre in quel modo con lui; però era proprio il loro continuo battibeccare, l’insultarsi a vicenda, a renderli così legati.
“Sedetevi che vi racconto un po’ di cose.” Li incitò Naruto, guardando anche Itachi, senza riuscire a togliersi un sorriso larghissimo stampato in faccia. Finalmente Sasuke era tornato. Non poteva credere di averlo di nuovo accanto.
Guardò lui e Itachi mentre si sedeva dietro quella che ormai, da qualche mese, era la sua scrivania da Hokage, e si chiese che cosa avessero pensato loro nel sapere che era diventato capo villaggio.
In verità quando gli avevano proposto la cosa, quasi non se l’era sentita. Era troppo giovane per quel ruolo. Ma poi si era deciso ad accettare quando gli avevano spiegato che i nuovi consiglieri l’avrebbero aiutato tantissimo a livello diplomatico.
Era stata una cosa … strana. Avere la fiducia della gente che una volta l’aveva reso pieno di tristezza, per un periodo quasi gli aveva fatto provare dell’odio. Perché loro si erano fidati veramente di lui solo dopo aver saputo che, insieme a Sasuke ed Itachi, aveva sconfitto Madara e messo fine alla velocissima e violentissima guerra contro l’esercito degli Zetsu e le vittime della resurrezione impura.
Poi però si era ricordato del suo sogno, ed aveva deciso di continuare ad essere capo villaggio non solo per se stesso, ma per sua madre e suo padre. Doveva fare qualcosa per il villaggio che avevano tanto amato, e che in fondo era casa sua. Aveva capito che essere Hokage voleva dire pensare prima al villaggio e poi a se stessi, e i primi tempi quasi non se l’era sentita di mettere l’incolumità di persone che un tempo l’avevano odiato prima di qualsiasi cosa. Poi però aveva compreso di essere quel tipo di persona destinata a dare fiducia agli atri.
 Voleva cambiare il mondo ninja e renderlo migliore, in modo che nessuno dovesse più passare quello che lui aveva vissuto in prima persona. Nessuno doveva soffrire ancora così tanto, non dovevano ripetersi più certe tragedie. Diventando Hokage era venuto a conoscenza in modo dettagliato della persecuzione nei confronti degli Uchiha, e dei fatti riguardanti la notte dello sterminio. Non voleva assolutamente che potessero ripetersi simili atrocità. Per questo motivo aveva deciso di eliminare definitivamente la Radice degli ANBU di Konoha, che un tempo era stata sotto il controllo di Danzo. I ninja non dovevano più essere quelli di un tempo. Non dovevano più uccidere con facilità, come se fosse una cosa giusta.
Alcuni gli avevano dato dell’illuso, facendogli notare che un ninja che non uccide e che bada ai sentimenti non può definirsi tale, ma lui era pronto ad andare contro qualsiasi cosa pur di far cambiare almeno un po’ quel mondo pieno di atrocità, anche a costo di rivoluzionare la società degli shinobi.
Si sistemò sulla sedia, facendosi più serio, e preparandosi a raccontare a Sasuke ed Itachi quello che aveva fatto fino a quel momento e quello che aveva intenzione di fare. E di proporre ad entrambi.
“Mettetevi comodi, credo dovremo parlare per un po’.”
 
 
 
 
 
 
Sakura stava tornando a Konoha, dopo essere stata fuori dal villaggio per tutta la mattinata in cerca di alcune erbe particolarmente rare che le servivano per i pazienti; da quando era diventata il primario dell’ospedale di Konoha non conosceva mai un attimo di tregua. Era andata da sola, perché i suoi assistenti e Shizune erano rimasti ad occuparsi dei malati e dei feriti.
Si massaggiò la testa, sentendosi tremendamente stanca; la notte prima aveva dormito solo tre ore. Era sicura di non riuscire ad andare avanti in quel modo ancora per molto, il suo unico giorno libero lo passava a dormire. Le piaceva quel lavoro, ma il suo corpo non sembrava essere d’accordo. Doveva ancora trovare un suo ritmo; nonostante avesse iniziato ormai da diversi mesi, ancora le riusciva difficile gestire il lavoro e la sua vita personale.
Salutò la guardia all’entrata di Konoha, una chuunin che aveva conosciuto in quei mesi.
“Sakura san.” La chiamò lei. ”Un’ora fa sono passati di qui Sasuke e Itachi Uchiha, sono ritornati al villaggio! So che tu …”
“Cosa?” Le domandò Sakura, spalancando gli occhi incredula. Sasuke. Era tornato Sasuke?
Il cuore cominciò a batterle all’impazzata.
“Dove erano diretti?”
“Non lo so … “ Rispose la ragazza, quasi pentendosi di averle dato quella notizia, nel vedere Sakura così agitata. “Mi è sembrato andassero in direzione del palazzo dall’Hokage.”
Sakura si mise a correre senza pensarci troppo, dicendosi che si sarebbe scusata in un altro momento per essere stata così scortese da non ringraziare nemmeno quella ragazza.
L’unica cosa alla quale pensava in quel era Sasuke. Sentiva di essere ancora più innamorata di lui di prima, ogni giorno che passava si rendeva conto di esserlo sempre di più: quella era una certezza che l’avrebbe accompagnata per tutta la vita. Aveva quasi paura di esplodere, nel rivederlo.
Forse dovrei prima tornare all’ospedale.” Si disse, mentre le sue gambe continuavano a portarla in direzione di Sasuke, senza darle la possibilità di cambiare strada.
 
 
 
 
 
 
 
“Quindi … i jonin si sono occupati di eleggere i nuovi consiglieri, che sono Kurenai Yuhi e Ibiki Morino.”
Riassunse Itachi, basandosi su quello che Naruto gli aveva spiegato.
“Devo essere onesto, non mi sarei aspettato lei si sarebbe offerta per quel ruolo, dopo la morte del marito e con un figlio piccolo al quale badare.”
“è proprio per questo che Kurenai Sensei ha voluto assumersi questa carica così importante.” Spiegò Naruto, dicendosi che per essere credibile come Hokage avrebbe dovuto smetterla di chiamarla in quel modo.
“Proprio la perdita di Asuma l’ha spinta a voler fare qualcosa per il villaggio e la società ninja in generale … credo che non voglia più sentire di padri che muoiono in missione lasciando soli per sempre i figli non ancora nati.”
Itachi assentì con un cenno del capo, mentre Sasuke continuava ad ascoltare.
“E per quanto riguarda Ibiki Morino, immagino che tutti si siano trovati d’accordo sul fatto che al fianco di un Hokage così giovane serviva una personalità come la sua.”
“Già …” Naruto guardò velocemente Sasuke, per poi passare ad Itachi, imponendosi di sostenere il suo sguardo che lo metteva sempre un po’ in soggezione.
“Avrei delle proposte anche per voi due, a dire la verità.”
Sasuke alzò un sopracciglio, guardando l’amico con un’espressione interrogativa.
“Come vi ho detto, gli ANBU di Konoha sono stati accorpati sotto la polizia. Ecco …” Naruto tornò a fissare l’amico.
“Avrei bisogno di un comandante della polizia, e … vorrei che fossi proprio tu, Sasuke.”
Itachi lanciò subito un’occhiata veloce verso suo fratello, potendo immaginare da quali emozioni fosse invaso proprio in quel momento, e intimamente si commosse ad immaginarsi Sasuke come capo della polizia di Konoha; ruolo che una volta era appartenuto a loro padre. Era giusto che fosse Sasuke ad ereditare quella carica, e Itachi era sicuro che lui sarebbe sicuramente stato la persona ideale per comandare le forze di polizia; perché Sasuke, anche se a volte era un po’ troppo impulsivo e si faceva trascinare dalle emozioni, era di base una persona giusta e di buon cuore. Poteva fingersi indifferente agli altri, ma quello che aveva fatto per i prigionieri di Konoha era la prova più lampante di quanto Sasuke fosse sensibile, anche se magari chi non lo conosceva bene poteva scambiarlo per un tipo freddo e menefreghista.
“Io …”
Sasuke non sapeva cosa rispondere. Gli tornò subito alla mente un ricordo di tanti anni prima, in cui, mentre Itachi lo portava sulle spalle e gli spiegava il legame fra la polizia di Konoha e il Clan, lui aveva espresso il desiderio di poterci lavorare come suo padre, un giorno.
“Se hai bisogno di tempo per decidere fai pure, Sasuke, non voglio una risposta immediata.” Gli spiegò Naruto, rivolgendosi poi ad Itachi.
“Itachi san … vorrei che tu diventassi il mio terzo consigliere. Prendendo quindi il posto che un tempo apparteneva a Danzo.”
Quella proposta fece calare nell’ufficio un silenzio quasi innaturale, lasciando Itachi spiazzato. Poche volte nella vita gli era capitato di sentirsi come in quel momento. Semplicemente non riusciva ad attivare il cervello per pensare ad una risposta.
Gli sarebbe piaciuto essere nient’altro che un civile, a dire la verità, ma sentiva di essere indissolubilmente legato al mondo ninja. Prendere il posto che una volta era appartenuto a Danzo, però, era qualcosa in grado di confonderlo come non gli era mai capitato. Non se la sentiva, era qualcosa di troppo grande per lui, era come tradire di nuovo gli Uchiha e riscattarli allo stesso tempo. Era una responsabilità di cui aveva paura. Era un modo per riscattarsi che non era sicuro di riuscire a controllare.
“Vorrei … prendermi alcuni giorni per pensarci.” Disse, mentre Sasuke continuava a guardarlo.
“Jiraya sama non sarebbe più adatto a questo ruolo?” Provò a domandare.
“Jiraya sensei non vuole prendersi una simile responsabilità … “ Rispose Naruto, pensieroso.
Sasuke si alzò in piedi, cominciando a camminare nervosamente. Proprio in quel momento qualcuno spalancò la porta di colpo.
Era Sakura.
“Sasuke kun!”
Sasuke non ebbe nemmeno il tempo di reagire, semplicemente si ritrovò stretto dalle braccia di lei prima che potesse rendersene conto. Sakura lo stava abbracciando così forte da fargli quasi male, e lui ebbe paura che potesse scoppiare a piangere come faceva sempre. Dopotutto non sarebbe stato un gesto così inaspettato, la conosceva abbastanza bene da poterlo dire con sicurezza.
“Sakura … dai lasciami.” Le disse, con gentilezza, sentendosi tremendamente imbarazzato da quella situazione, anche perché Naruto ed Itachi lo stavano fissando.
Tuttavia non ebbe il coraggio di ripeterle di spostarsi quando invece lei lo strinse ancora con più forza, incapace di trattenere delle lacrime. Anzi, sentì l’impulso di provare a consolarla, in qualche modo.
“Sakura … “La chiamò. Lei però continuò a singhiozzare.
“Mi sei mancato …”
“Vuoi un fazzoletto?”
Sasuke guardò gli occhi arrossati dal pianto della compagna di team, percependo la stretta delle sue braccia, poi lanciò uno sguardo a Naruto, e in quel momento gli venne in mente Kakashi. Aveva voglia di rivedere anche lui.
Poi il suo sguardo s’incontrò con quello di Itachi.
 Era di nuovo …. a casa.
 
 
 














 
 
Ed eccomi anche con questo capitolo! XD Non è di transizione, però aggiunge tanti sentimenti e tante “novità” che danno quasi l’idea di essere troppe in un colpo solo xD però nei prossimi capitoli la situazione si “distenderà” e spiegherò ogni cosa con calma XD
Martedì aggiornerò “Voglio solo mio fratello” e sabato prossimo teoricamente dovrei pubblicare il sesto di questa, ma vi farò sapere con sicurezza martedì.
Alla prossima ^_^
Una cosa su Naruto: sono stata indecisa fino all’ultimo momento sulla possibilità di farlo diventare Hokage. A dire la verità non lo trovo adattissimo per questo ruolo, è un tipo troppo poco riflessivo e soprattutto è troppo giovane, per questo gli ho affiancato due consiglieri come Ibiki e Kureani  … e Itachi, chi lo sa?
Avevo pensato anche a Jiraya, visto che in questa fiction è vivo, ma ricordo che hai tempi dell’elezione di Tsunade lui aveva rifiutato categoricamente. L’altra opzione era Kakashi, ma sinceramente uno con il suo carattere lo vedo ancora meno adatto al ruolo di capo villaggio; almeno Naruto è uno che sa dare fiducia alle masse xD
Comunque questa cosa dell’Hokage va molto ad opinione personale. Probabilmente a qualcuno Naruto in questo ruolo non sarà piaciuto, non convince al massimo nemmeno me, ma in fondo non è il fulcro della fiction XD dopo questo chiarimento, ci sentiamo alla prossima!
(commenti graditi XD grazie a chi segue la storia).

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Capitolo 6
*** Paure e sentimenti ***


Itachi si lasciò cadere sul letto, provando sollievo all’idea di poter riposarsi, finalmente, ed ascoltando lo scroscio dell’acqua che proveniva dal bagno, dove Sasuke si stava facendo la doccia. Avevano appena messo piede in quell’appartamento che Naruto gli aveva assegnato provvisoriamente, per dar loro il tempo di organizzarsi ed eventualmente acquistare una nuova casa, questa volta al centro di Konoha perché gli Uchiha dovevano fare parte del villaggio stesso, senza essere reclusi in un ghetto com’era successo in anni ormai passati.
A Sasuke l’idea di tornare subito a vivere in mezzo a gente che aveva rischiato di odiare – se non ci fosse stato il fratello con lui era sicuro che avrebbe veramente rischiato di non riuscire a contenersi – non era ancora completamente andata giù; però ormai aveva già accettato il fatto che Konoha, nel bene e nel male, fosse la sua casa. Tuttavia la piccola fiamma di rancore che continuava a bruciare nel suo cuore era difficile da spegnere, e questo Itachi lo sapeva bene; perciò si era preso il compito di essere lui il contenitore dell’odio di Sasuke.
L’Uchiha maggiore sospirò, chiudendo gli occhi.
Ancora stava riflettendo sulla proposta di Naruto, che gli aveva chiesto di diventare consigliere e prendere il posto che un tempo era appartenuto a Danzo.
Si era ripromesso di non voler avere più niente a che fare con il modo ninja e gli incarichi importanti, aveva il terrore di dover ancora decidere per la vita di molti, eppure sentiva di non poter completamente staccarsi dalla società degli shinobi e vivere come un semplice cittadino; semplicemente perché non avrebbe saputo come farlo.
Era nato ninja, e sia la sua mente, sia il suo corpo – quest’ultimo ormai debilitato – erano da sempre stati allenati e fare quello. Anche se tutti l’avevano sempre chiamato genio, in verità non conosceva altro al di fuori del mondo ninja, non sapeva come vivere senza essere tale. E poi sentiva di avere ancora qualcosa da fare, di non poter fuggire dal passato semplicemente slegandosi da quello che era sempre stato.
Il ruolo di consigliere lo spaventava – prendere il posto di Danzo gli scatenava dentro un moto di emozioni così confuse da spaventarlo – ma nello stesso tempo, dentro di sé, sapeva che ricoprire quell’incarico sarebbe stato come riscattarsi. Perché proprio un Uchiha, lo stesso che a soli tredici anni aveva insolentemente creduto di poter risolvere tutte le cose da solo, sterminando la sua intera famiglia e portandone il fardello per l’intera vita, ora avrebbe preso il posto di colui che aveva sempre voluto lo sterminio dell’intero Clan.
Era quasi una vendetta, anche se a Itachi non piaceva pensarla in quel modo. Era un modo per ricostruire qualcosa di migliore.
“Forse questa è l’unica occasione che avrò in vita mia per cercare di riscattare la mia famiglia, almeno un po’.”Pensò L’Uchiha – sentendosi subito stupido per aver pensato all’idea di poter rimediare, anche se solo in minima parte, a quello che aveva fatto – prima che Sasuke aprisse la porta, entrando nella camera mentre, coperto dall’accappatoio, si strofinava i capelli per asciugarli.
“Tutto a posto, niisan?” Chiese lui, alzando un sopracciglio, scettico.
Itachi annuì lentamente, mettendosi a sedere.
“Stavo pensando.”
Sasuke non tardò a capire a cosa si riferisse il fratello.
Quando Naruto aveva proposto ad Itachi di diventare consigliere era rimasto completamente sconvolto, quasi dimenticandosi che a lui invece era stato chiesto di ricoprire un in carico altrettanto importante, anche a livello emotivo.
Sasuke avrebbe voluto vedere il fratello consigliere al posto di Danzo, perché pensava che fosse un bel modo per riscattare l’intero Clan Uchiha, però non aveva voluto esprimere la propria opinione per evitare di forzarlo; perché sapeva quanto Itachi temesse l’idea di avere ancora delle responsabilità.
D’altra parte era anche convinto che suo fratello fosse la persona giusta per quel ruolo; perché Itachi, a differenza di quello che era stato quel bastardo di Danzo – Sasuke non poté fare a meno di utilizzare quella parola per descriverlo – era la persona più adatta per diventare consigliere dell’Hokage. Era semplicemente giusto che fosse lui a prendere quel posto; nessun altro  ne aveva maggiormente diritto.
“Cosa pensi di fare … riguardo a quello che ti ha detto Naruto?” Gli domandò ad un certo punto.
Itachi non si lasciò sfuggire nessuna espressione compromettente, ma Sasuke intuì che lui era tremendamente combattuto tra l’idea di  accettare e quella di lasciar perdere tutto.
Tu cosa pensi di fare?” Chiese invece Itachi.
“Io accetterò; era il lavoro di papà … e sarà anche il mio.”
Per un attimo nella stanza calò un silenzio carico di malinconia, che nessuno dei due ebbe il coraggio di interrompere. Itachi provò un moto d’affetto verso Sasuke, immaginandoselo già mentre indossava la divisa che un tempo era appartenuta a Fugaku. Era tremendamente giusto che fosse lui a diventare il nuovo capo della polizia di Konoha, così giusto da farlo commuovere, intimamente.
“Papà ne sarebbe felice.” Disse, spontaneamente.
Sasuke andò a sedersi accanto a lui, e quasi senza rendersene conto Itachi si ritrovò a stringerlo lievemente a sé, passandogli una mano intorno alle spalle.
Lui non si spostò, pur facendo finta di lamentarsi con un leggero brontolio.
“Sasuke.” Lo chiamò Itachi.
“Pensi che dovrei accettare?”
Lui lo guardò negli occhi, senza sbilanciarsi ad esprimere la propria opinione prima che fosse Itachi a farlo.
“Te la senti?”
Il maggiore non rispose. Non lo sapeva, non riusciva a capire cos’avrebbe voluto fare. Era quasi … spaventato?
“In un certo senso mi piacerebbe …” Ammise.” Ma io … non voglio più che succeda una cosa simile a quello che è accaduto in passato.”
“Non succederà più.” Lo rassicurò Sasuke, di getto.” Ormai … l’hai capito che non sei solo, no?”
Itachi non rispose, ma non poté fare a meno di rafforzare la stretta intorno alle spalle di Sasuke.
 
 
 
 
 
Naruto era appena uscito da un estenuante colloquio di diverse ore con i suoi due consiglieri, Ibiki e Kurenai, nel quale aveva discusso del ritorno dei due fratelli Uchiha a Konoha, di varie problematiche riguardanti il villaggio e della questione dei prigionieri liberati dai rifugi di Orochimaru, e di quelli che ancora aspettavano di esserlo. Alla fine aveva deciso di organizzare delle squadre di ninja da mandare nei vari rifugi, perché non poteva assolutamente ignorare così la questione, anche se non riguardava il suo villaggio, e di mandare degli aiuti anche alle persone già libere che si erano stabilite ad Oto.
Si sedette alla bancarella di Ichiraku con l’idea di mangiarsi un bel piatto di Ramen, magari anche due o tre, in base a quanto che gli avrebbe permesso il suo stomaco, e rimase piacevolmente stupido quando si rese conto che lì c’era anche Hinata. Sembrava proprio che lei l’avesse atteso lì apposta.
“Sapevo che saresti venuto a mangiare qui a quest’ora, Naruto – kun.” Mormorò la ragazza, mentre le guance le si imporporavano di rosso. Naruto le rispose con un sorriso spontaneo e luminoso, uno di quelli che a Hinata piacevano tanto, andandole a sedersi accanto.
“Una porzione di Ramen, per favore.” Chiese a gran voce. “E tu Hinata cosa prendi?”
“Ra- ramen anch’io.” Rispose la Hyuga.
“Allora due porzioni di Ramen!”
“Allora … com’è andata oggi la giornata, Naruto kun?” Chiese la ragazza, balbettando un po’ per la timidezza.
Lui sorrise, trovando buffo il comportamento di Hinata ma allo stesso tempo adorabile.
“Hinata, non devi essere così, anche se sono diventato Hokage già da un po’ rimango sempre lo stesso.”
Lei annuì timidamente, e Naruto non poté fare a meno di pensare a quanto fosse carina, così come faceva ormai da un po’ di tempo. Hinata era proprio bella, i suoi capelli neri erano lisci e lucenti, e sempre in ordine, e contrastavano con la pelle pallida, facendola quasi sembrare una bambola.
E poi ha davvero delle belle tet-“Si ritrovò a pensare prima di troncare quel pensiero poco decente che gli aveva attraversato la testa. In ogni caso Hinata non gli piaceva solo per l’aspetto fisico, che comunque aveva iniziato a notare da poco, ma l’aveva sempre apprezzata. All’inizio l’aveva scambiata per una tipetta insipida che non sa mai dire la sua, ma poi non gli ci era voluto molto per capire che dietro il carattere di Hinata si nascondeva una persona sincera, forte e determinata. Poi lei era stata una delle poche persone ad apprezzarlo fin dall’inizio, per quello che era, e le sarebbe per sempre stato infinitamente grato.
Le sorrise nuovamente, pensando che, prima o poi, si sarebbe deciso a chiederle un appuntamento.
 
 
 
 
Sakura quella sera aveva deciso di andare a trovare Sasuke da sola dopo essere uscita dall’ospedale, perché aveva l’assoluto bisogno di vederlo e di parlargli ancora, a costo di sembrare una pedinatrice, ma solo nel momento in cui lui le aprì la porta si rese conto di non avere nulla da dirgli.
“Sakura, cosa fai qui a quest’ora?”
“Volevo … insomma …”
Lei arrossì, non riuscendo a sostenere lo sguardo dell’Uchiha e finendo per fissare un punto indefinito a terra.
“Volevo solo scambiare due parole con te, Sasuke kun.” Si fece coraggio, tornando a guardarlo negli occhi. ”Sei stato via per molto tempo …”
Lui non chiese altro, limitandosi ad invitarla ad entrare; in fondo non provava fastidio per la sua visita, anzi, se non fosse stato troppo orgoglioso per ammetterlo avrebbe persino dichiarato che gli faceva piacere.
“Buona sera, Itachi san.”
Salutò lei, nel notare il fratello di Sasuke seduto in modo elegante su una poltrona davanti ad un’ampia finestra dalla quale s’intravedeva la luna piena, intento a leggere un libro. Le faceva sempre uno strano effetto vederlo, soprattutto perché non poteva evitare di pensare a quanto Sasuke gli fosse legato, e a cosa rappresentasse per lui.
Lei era figlia unica e non poteva comprendere quel legame tra fratelli, ma era sicura che il loro fosse un rapporto speciale, che andava anche oltre al legame di sangue. Erano semplicemente legati a doppio filo, l’aveva capito nell’osservarli interagire nei pochi momenti in cui le era capitato di vederli insieme. Tuttavia, non aveva mai pensato di invidiare Itachi per quello, semplicemente perché sapeva che sarebbe stato stupido ed infantile.
Lei amava Sasuke come ragazza innamorata e l’avrebbe sempre amato, era inutile fare paragoni di qualsiasi genere.
“Sediamoci sul divano.”
Le propose l’Uchiha, un po’ imbarazzato dalla presenza del fratello maggiore. Itachi intuì subito che Sasuke avrebbe voluto vederlo alzarsi ed andare in un’altra stanza, però per il momento finse di non capire, prendendosi per una volta il diritto di comportarsi da curioso e molesto fratello. Tuttavia, capì dal silenzio che si era venuto a creare che se fosse rimasto Sakura e Sasuke non avrebbero parlato e, alla fine, preferì andarsene, recandosi in camera da letto insieme al suo libro.
Non poté evitare di lanciare un’ultima occhiata in direzione di Sasuke, sentendosi per un attimo un po’ come un genitore che vede crescere il figlio.
“Scusa se sono venuta a quest’ora.” Disse Sakura, dopo che Itachi si fu allontanato.
“Non fa nulla …” Rispose l’Uchiha, con tono noncurante. “Piuttosto mi sembri molto stanca e stressata, che hai fatto?”
Lei rispose con un mezzo sorriso, e Sasuke ebbe quasi l’impressione che fosse contenta di vedere che lui si stava interessando sulla sua salute.
“Non è niente, solo che il lavoro in ospedale è molto pesante.”
La ragazza si appoggiò spontaneamente contro la spalla di Sasuke, rendendosi conto di essere fin troppo indiscreta – con un tipo come lui, che si ostinava ad apparire allergico al contatto fisico, bisognava andarci cauti con quelle cose – ma non riuscì ad imporsi di staccarsi. Le era semplicemente mancato troppo.
Percepì Sasuke che s’irrigidiva un po’ a quel contatto, diventando impacciato e imbarazzato, ma come se avesse dimenticato l’imbarazzo andò subito al nocciolo della questione. Non ce la faceva più ad aspettare.
“Sasuke kun … ricordi ciò che ti ho detto quella notte?”
Lui rimase a bocca aperta per un attimo, non aspettandosi una domanda così diretta. Sapeva benissimo a cosa si riferiva Sakura, non aveva dimenticato quel “Ti amo” di lei di alcuni anni prima, però ne aveva quasi paura. Perché non sapeva come risponderle. Ormai aveva capito che per lui Sakura non rappresentava una semplice amica, gli faceva piacere essere amato così tanto da lei, che dopo Itachi – e insieme a Naruto che però lo faceva da amico e rivale – era stata la persona in grado di trasmettergli più affetto. Di sicuro era stata l’unica ragazza alla quale si era veramente affezionato in tutta la sua vita. Le voleva bene. Era uno dei suoi affetti più preziosi. Diverso da Itachi, Naruto o Kakashi.
“Sakura, cosa stai …” Senza avere il tempo di divincolarsi si ritrovò stretto fra le sue braccia, ma non pensò di scacciarla.
“Fammi restare un po’ così.” Lo pregò lei. Sasuke quasi fece per dirle che se voleva abbracciarlo poteva farlo senza alcun problema, ma un po’ d’imbarazzo e d’orgoglio lo spinsero a trattenersi.
Non ricambiò l’abbraccio, ma dopo un po’ si rilassò. Non riusciva ancora a comprendere la vera natura dei suoi sentimenti, ma lui aveva bisogno di essere amato – anche se quello non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso – e Sakura non avrebbe mai smesso di farlo.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed eccomi con questo capitolo! Il ritorno da Lucca è stato disastroso xD
è stato un po’ difficile scriverlo perché non mi ero mai cimentata così tanto con le coppie etero, visto che alla fine non ne sono una fan … semplicemente trovo che NaruHina e SasuSaku siano delle coppie “giuste” nel senso che sono le uniche che a mio parere potrebbero realizzarsi. Comunque questo è un discorso fin troppo ampio.
Spero abbiate gradito, ci sentiamo questo sabato con il prossimo capitolo di “Voglio solo mio fratello” … spero di farcela >__<
 
 
 

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Capitolo 7
*** La prospettiva di un futuro ***


Itachi posò con delicatezza una pigna di documenti che aveva sistemato con ordine – catalogandoli in base ad argomento e data – sulla scrivania di Naruto, prendendo a tamburellare le dita nell’attesa che lui tornasse dalla pausa che si era preso per mangiare. Il giovane Hokage aveva bisogno di consigli da qualcuno più esperto per una questione riguardante la gestione delle forze ninja disponibili a Konoha, e toccava ad Itachi essergli d’aiuto. Ormai era completamente immerso nella carica di consigliere, e nonostante i dubbi e le paure iniziali sentiva di aver fatto la scelta giusta, accettando quella proposta. In quel modo poteva ancora fare qualcosa per il suo villaggio, per renderlo migliore in modo che nessuno dovesse ancora subire quello che lui aveva vissuto.
Solo poco più di un anno e mezzo prima il suo futuro era oscurato dalla terribile prospettiva della morte e del rimpianto, dalla consapevolezza di aver fatto del male a Sasuke ed averlo abbandonato, ed Itachi si sentiva invaso da mille emozioni fortissime ed indescrivibili, quando pensava che invece ora non era morto, ma nuovamente accanto a Sasuke. Ed era diventato consigliere, potendo ancora permettersi di pensare alla prospettiva di un futuro per se stesso. Non osava rendere concreta l’idea di trovarsi una compagnia e magari avere dei figli, perché sapeva che non sarebbe stato in grado di amare intensamente qualcun altro – così tanto da volerci vivere insieme  - prima di una decina di anni; le ferite erano troppo profonde per essere rimarginate. E non osava pensare alla prospettiva di avere dei bambini. Un assassino come lui non sarebbe mai potuto essere un buon padre, se lo ripeteva sempre. In ogni caso gli bastava l’idea di poter essere zio dei figli di Sasuke e prendersi cura di loro, un giorno. Una volta aveva parlato di quell’argomento con suo fratello, ed era rimasto commosso quando Sasuke aveva affermato con sicurezza che – a dispetto di quello di cui si era convinto Itachi – lui sarebbe stato un padre perfetto. Poi però non ne avevano mai più ripreso quell’argomento, forse perché parlare dell’essere genitori, inevitabilmente li rimandava al ricordo doloroso di Fugaku e Mikoto.
A proposito di Sasuke, lui si era allontanato da Konoha da ormai una settima, per una questione legata alla polizia, ed Itachi era impaziente di rivederlo.
Naruto entrò improvvisamente, cogliendolo di sorpresa.
“Itachi San, cosa ci fai qui?”
“Dobbiamo parlare di quella questione.” Gli rispose lui prontamente.” Te ne sei già dimenticato?”
“Ah già … è vero.” L’Uzumaki non parve molto convinto, sembrava avere qualcosa per la testa.
Ad un certo punto si batté il pugno sinistro sul palmo della mano destra, come se si fosse ricordato di qualcosa.
“Ah, Itachi San, Sasuke è appena tornato! Ti aspetta alle porte del villaggio, sistemiamo dopo la questione degli ANBU, tanto prima devo occuparmi di altro. Sarai impaziente di rivedere tuo fratello.”
L’Uchiha non se lo fece ripetere due volte, e dopo un breve cenno di saluto a Naruto uscì dall’ufficio, a passo sostenuto. In pochi minuti arrivò all’entrata del villaggio, e da lontano si accorse che con Sasuke c’era già qualcuno, intuendo subito di chi potesse trattarsi ed avendone la conferma nello scorgere una chioma di capelli rosa. Sakura.
Era incredibile come si fosse evoluto il rapporto fra lei e suo fratello in quei quattro mesi dal loro ritorno a Konoha, lentamente ma con costanza. Itachi si era affezionato a Sakura, ormai abituato a vederla spesso a casa sua, e la stimava per la dedizione con cui si era occupata di Sasuke, offrendogli tutto l’amore che aveva. Era anche merito della ragazza – e di Naruto – se Sasuke stava tornando a sorridere, qualche volta.
Itachi non avrebbe desiderato di meglio, per suo fratello.
Non si avvicinò a Sasuke e Sakura perché capì che stavano parlando, tra l’altro doveva essere qualcosa di molto importante, visti i loro movimenti ed il modo in cui evitavano di guardarsi negli occhi. Itachi non era ancora riuscito a strappare una confessione a suo fratello, ma era sicuro che ormai lui non avesse più dubbi su Sakura. L’affetto era diventato amore, di quello che lega le persone per sempre.
Nonostante la sicurezza sui sentimenti di Sasuke, Itachi non poté fare a meno di spalancare gli occhi quando, da lontano, vide che lui aveva appoggiato le labbra su quelle di Sakura. Pensò che sarebbe stato meglio voltarsi, ma semplicemente non ne fu in grado di farlo. Era davvero incredibile che fosse stato suo fratello a fare il primo passo.
Dopo lo shock iniziale si ricordò che non era carino continuare a restare lì a guardarli, e andò a nascondersi dietro un albero, appoggiando la schiena sulla corteccia e incrociando le braccia, mentre fissava dritto davanti a sé, nella direzione opposta a quella di Sasuke.
Con tutta probabilità aveva assistito al primo bacio di suo fratello.
 
 
 
Sasuke aveva chiesto a Naruto di chiamare Itachi, e quando da lontano aveva visto arrivare per prima Sakura si era sentito mancare un battito. Perché ormai aveva deciso di parlarle, di dirle che anche lui si era innamorato e finalmente rispondere alla domanda che era rimasta in sospeso per anni, e che la ragazza continuava a fargli sempre più frequentemente, negli ultimi tempi.
Mi ami, Sasuke kun?”
La salutò rigidamente, teso come una corda di violino. Non era obbligato a parlare in quel momento, in fondo, però già sapeva che si sarebbe creata la situazione ideale per farlo, con Sakura che gli saltava al collo e lo abbracciava stretto perché le era mancato. Infatti, lei così fece, ancor prima di salutarlo.
“Sasuke kun!”
“Sakura…”
L’Uchiha si ritrovò subito stretto dalle braccia della ragazza, che si era avvinghiata a lui così forte da fargli quasi mancare il respiro. Sasuke in quella settimana trascorsa lontano da casa, solo con i suoi pensieri, aveva riflettuto molto su di lei e sui sentimenti che provava. E si era reso conto di doverglielo dire, finalmente, che anche lui si era innamorato. Solitamente era un tipo che preferiva fossero gli altri a chiedergli le cose, ma in quel caso sentiva di dover essere lui a fare il primo passo. Era sempre stata Sakura a venirgli incontro, ora doveva ricambiare.
La staccò da sé, guardandola negli occhi.
“Che ti prende, Sasuke, è successo qualcosa?”
Sakura lo guardò attentamente, trovando oltremodo strano quel comportamento da parte dell’Uchiha.
“Me l’hai chiesto di nuovo la sera prima della mia partenza …”
 La ragazza continuò a non capire, iniziando a sentirsi un po’ in ansia.
Sasuke si disse che doveva essere matto, per dare una risposta del genere lì, in quel posto, su due piedi, senza aver iniziato quel discorso per qualche motivo preciso – e con la possibilità che Itachi li raggiungesse e li vedesse – ma sapeva di non potersi fermare, altrimenti non ci sarebbe mai riuscito.
Afferrò Sakura per le spalle, arrossendo mentre si faceva sempre più imbarazzato.
“Io …”
Senza aggiungere altro – perché non era mai stato bravo con le parole – posò le labbra su quelle della ragazza, in un bacio delicato ma pieno di trasporto. Quella era la sua risposta.
Sakura restò per un attimo immobile, incredula, e ricambio il bacio di Sasuke solo dopo diversi secondi, stringendosi forte a lui. Doveva essere un sogno, quello che stava succedendo era davvero incredibile. Lo strinse più forte per accertarsi che il contatto fra i loro corpi fosse vero, e concentrandosi sulle labbra morbide e calde di lui non poté fare a meno di sentirsi sconvolta. Di felicità. Non seppe nemmeno lei perché, solamente le venne da piangere e si lasciò andare alle emozioni.
Sasuke le aveva detto, con i gesti, che anche lui ricambiava il suo amore. Aveva sempre atteso quel giorno, l’aveva sempre amato ed aveva insistito sperando che anche lui un domani potesse ricambiare i suoi sentimenti – anche se, ne era sicura, se non fosse successo lei avrebbe continuato ad amarlo lo stesso, per sempre – e ora non poteva credere che Sasuke l’avesse davvero baciata.
“Sei una vera lagna.” Borbottò lui mentre, impacciato e imbarazzatissimo, cercava di asciugarle una lacrima.
“Si può sapere perché piangi, adesso?”
“Perché …”Sakura si lasciò sfuggire un singhiozzo. “Grazie Sasuke, io …”
Lui si limitò solamente a stringerla a sé con un braccio, mentre si sentiva sul punto di esplodere per l’imbarazzo. Solo in quel momento si accorse di quello che aveva veramente fatto, lì, all’aperto, dove tutti li potevano vedere, e fulminò la guardia che li stava fissando esterrefatta, ad una trentina di metri da loro, con un’occhiata gelida.
Doveva essere davvero impazzito. Lui era sempre stato un tipo estremamente riservato, ed ora non poté fare a meno di darsi dell’idiota per essere stato così impulsivo. Avrebbe voluto sotterrarsi dalla vergogna. Però si rimangiò subito tutto quello che aveva pensato, quando Sakura si strinse di più a lui mentre continuava a ringraziarlo con tutta se stessa.
“Sakura … mi sto vergognando da morire, con quell’idiota di guardia che ci fissa …” Le confessò. Lei ridacchiò appena, staccandosi dall’Uchiha. Nonostante l’avesse apprezzato moltissimo doveva ammettere che Sasuke aveva scelto il momento peggiore per risponderle. Perché lei stava lavorando, e per nessun motivo poteva permettersi di stare troppo a lungo lontano dall’ospedale, fino alla fine del suo turno.
“Devi andare, Sakura?” Le domandò lui, intuendo i suoi pensieri.
La ragazza annuì con un cenno del capo, tornando ad abbracciarlo.
“Dovrei …  ma questo momento è …”
Dovevo aspettare.” Ammise Sasuke a se stesso, senza dirlo ad alta voce. “Poi però non ne avrei avuto il coraggio.”
“Cosa?” Domandò Sakura, che aveva sentito solo le ultime parole.
“Niente, niente … “La liquidò lui, in fretta, dandole le spalle. Non si stava ritraendo, ma era talmente imbarazzato da non riuscire a guardarla in faccia.
“Vieni a casa mia … sta sera.” Le disse. Sakura lo costrinse a girarsi, baciandolo di nuovo prima che lui potesse protestare.
“Va bene, allora a stasera, Sasuke kun.” Si allontanò da lui a malincuore, ma felice come non era mai stata.
 
 
 
 
Sasuke si lasciò scivolare addosso tutta la tensione che aveva accumulato, sentendosi improvvisamente stanco come non era mai stato. Ancora non riusciva a credere di essere stato così folle da scegliere il luogo e il momento meno opportuni per far capire a Sakura che la sua risposta alla domanda rimasta sospesa per tanto tempo fra loro, era un sì.
Si massaggiò la fronte, convinto di avere la febbre. Alzando lo sguardo riconobbe la figura di Itachi, da lontano, e dopo una prima ondata di felicità nel rivederlo, fu subito preso dal panico. E se suo fratello avesse visto qualcosa?
“Niisan” Esclamò, quando il più grande gli fu finalmente vicino. “Sono di nuovo … a casa.”
Itachi gli colpì la fronte con un gesto affettuoso, sorridendo appena. Sasuke si sentì osservato, e notò che il fratello lo stava passando in rassegna da capo a piedi, come se volesse accertarsi che non fosse ferito. Poi gli passò una mano sulla fronte.
“Mi sembri molto stanco, otouto.”
Sasuke scosse un poco il capo, chiudendo gli occhi a quel tocco. Nessuno dei due aggiunse nulla – anche se entrambi avrebbero avuto voglia di abbracciarsi e far capire all’altro che avevano sentito la sua mancanza – ma lo sguardo che si scambiarono valeva più di mille parole. Non è che fossero passati poi chissà quanti giorni, anzi, eppure era incredibile come ormai per loro fosse diventato difficile separarsi, anche solo per poco. Dopo anni passati lontani uno dall’altro, ora che si erano finalmente ricongiunti, avevano quasi paura di perdersi.
“è andato tutto bene, Sasuke? Ti vedo teso …”
“Hai … visto qualcosa?” Domandò lui, d’impulso. Itachi fece finta di non capire.
“Cosa intendi?”
“No, nulla.” Sasuke prese a camminare verso il palazzo dell’Hokage, dove doveva recarsi per fare il resoconto della missione, mentre Itachi lo seguiva, osservandolo con un mezzo sorrise senza farsi vedere.
 
 
 
Itachi non poté fare a meno di sorridere nel vedere le mille smorfie nelle quali si stava esibendo Sasuke a causa di una fasciatura sul braccio che andava a coprire una ferita appena disinfettata che gli bruciava particolarmente. Anche se erano passati tanti anni, e tante cose erano cambiate, il maggiore in quei momenti non poteva fare a meno di sentirsi come nel passato, quando erano solo dei bambini. Sasuke non si sarebbe mai permesso di lasciarsi andare ad un comportamento simile con qualcun altro, sempre attento a dare l’idea di essere una persona forte e controllata– anche se in realtà era tutt’altro che freddo e poco emotivo – e Itachi non poteva fare a meno di sentirsi lusingato al pensiero di vederlo così. Perché Sasuke non mostrava quel lato così infantile e bisognoso di affetto a nessun altro. Era una specie di segreto solo per loro due, e forse continuavano a comportasi così, quando erano insieme, proprio in memoria del passato. Erano ancora il fratellone affettuoso e il fratellino bisognoso di attenzioni.
“Itachi, non stringere troppo.”
Protestò Sasuke, mentre il fratello gli bendava la schiena piena di graffi – dopo averla medicata – con pazienza.
“Stringo il giusto.”
Per un attimo fra loro calò il silenzio.
“Questa sera viene Sakura.” Borbottò Sasuke, alla fine. Itachi non si era aspettato nulla di meno dopo aver visto la scena di quel pomeriggio, e si lasciò sfuggire un mezzo sorriso che però nascose al fratello. In ogni caso aveva deciso di non dirgli che li aveva visti, perché sapeva che lui ne sarebbe stato imbarazzatissimo.
“Ah …” Fece finta di non aspettarselo. “Quindi come va con lei?”
“Non sono affari che ti riguardano!” Gli ringhiò conto Sasuke, pentendosi immediatamente di essere stato così brusco. In verità non avrebbe voluto rispondergli male in quel modo, ma l’idea di parlare con lui di certi argomenti e il ricordo del bacio che aveva dato a Sakura, lo imbarazzavano così tanto da renderlo nervoso.
“Scusa…” Borbottò, con tono risentito.
Itachi gli passò gentilmente una mano fra i capelli, scompigliandoli.
Per un attimo ci fu di nuovo silenzio.
“Io … beh.” Sasuke non ebbe il coraggio di raccontargli quello che era successo fra lui e la sua compagnia di team.
“Se hai deciso di volerla come futura madre dei miei nipotini non devi vergognarti a dirmelo, otouto.” Scherzò Itachi.
Il più piccolo arrossì come un pomodoro maturo, guardando Itachi di traverso.
“Adesso non esagerare.”
Il suo broncio però parlava da solo, e lo ingannava. Il maggiore lo colpì al centro della fronte con un buffetto scherzoso.
“Sono contento per te, Sasuke.”
Lui non rispose, ma non poté fare a meno di sorridere un po’. Perché Itachi in fondo l’aveva capito da molto tempo.
“Niisan, sei un vero impiccione.” Borbottò, mentre si sentiva invadere da una delle solite ondate d’affetto che provava quando lui e Itachi stavano insieme.
Ormai erano di nuovo uniti, e lo sarebbero stati per sempre.













Ce l'ho fatta con l'aggiornamento XD allora ...ringrazio per i commenti, anche se devo ammettere che da questo punto di vista è un po' un periodo di magra, come scrittrice sarei molto lieta di sentire anche chi non ha l'abitudine di lasciare un commento XD
Comunque, apparte questo ...il capitolo di oggi è il penultimo ... quindi con il prossimo si concluderà questo breve sequel. Penso di aver chiarito tutto quello che c'era da chiarire. Vi anticipo solo una cosa, nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale.
Per quanto riguarda le altre fanfiction ... non so se riuscirò ad aggiornare "Voglio solo mio fratello" martedì, ma vedrò di farlo il più velocemente possibile.Anche alla conclusione di quella fiction comunque non manca molto, al massimo 5 capitoli. Poi ho già in mente un'altra long, non molto lunga, penso dai 5 ai 10 capitoli( anche se conoscendomi potrebbero diventare 15) ... con rapporto ItaSasu in chiave solamente fraterna. Ma passerà ancora un po' di tempo prima che venga pubblicata. Giusto per incuriosirvi vi dico che la parola chiave è "malattia" XD

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Una bambina ***


Itachi stava osservando la porta davanti a sé con crescente ansia, muovendo la gamba sinistra nervosamente, invaso da un’agitazione che non gli era mai appartenuta. Gli parve di udire un urlo strozzato provenire dalla porta chiusa – sembrava la voce di Sakura – e quella cosa servì solo a farlo agitare ancora di più. Non c’era niente di cui preoccuparsi – in fondo lo sapeva – però si sentiva comunque enormemente teso, come se fosse lui a dover diventare padre da un momento all’atro. Aveva paura che potesse accadere qualcosa di spiacevole durante il parto, e si sentiva frustrato per quella sua incapacità di tornare a ragionare lucidamente. Non era da lui essere così poco abile nel contenere le proprie emozioni; ma forse quegli otto anni passati nuovamente insieme a suo fratello, a Konoha – anni così tranquilli e pieni di speranza che a volte quasi aveva creduto di stare sognando –l’avevano cambiato, rendendolo più uomo e meno ninja di quello che era stato abituato ad essere nella prima parte della sua esistenza.
Durante gli anni passati ad Akatsuki si era persino dimenticato del sapore di alcune emozioni, ed era stato qualcosa di stupendo riscoprirle man mano, come se fosse rinato.
Tirò un lungo sospiro, cercando di darsi una calmata. Sapeva di non essere così agitato a causa solamente della preoccupazione, c’erano anche sentimenti positivi alla base della sua ansia. L’idea di conoscere suo nipote – sua nipote per la precisione, dato che si trattava quasi sicuramente di una bambina – era qualcosa in grado di scuoterlo nel profondo. Gli sembrava semplicemente una specie di miracolo, e in un certo senso lo rimandava indietro nel tempo all’epoca dei suoi cinque anni, quando aveva aspettato con un’impazienza ancora più febbrile l’arrivo di Sasuke, del fratellino che gli avrebbe cambiato la vita.
Ora era quello stesso fratellino ad attendere l’arrivo di qualcun altro: di una figlia, di una bambina che avrebbe segnato un nuovo inizio per gli Uchiha.
Itachi si sentiva felice per quel lieto evento, sia per se stesso, sia per Sasuke, però inevitabilmente non poteva fare a meno di pensare che una volta cresciuta la bambina avrebbe chiesto qualcosa dei suoi nonni, della sua famiglia scomparsa, ed allora la verità su sul suo conto sarebbe venuta a galla, inesorabile e crudele. E lui si sarebbe nuovamente trovato a fare i conti con il suo senso di colpa, anche se era sicuro che, con l’appoggio di Sasuke, sarebbe riuscito ad affrontarlo nuovamente. In quegli anni aveva capito di non essere l’unico fra loro due ad esserci sempre; perché anche suo fratello era disposto ad appoggiarlo – con dei consigli o semplicemente un abbraccio – nei momenti di bisogno. In verità non aveva mai dubitato di Sasuke; semplicemente l’aveva sempre sottovalutato vedendolo solamente come un bambino da proteggere, e quello era stato uno dei suoi errori più grandi, seppur dettato dall’affetto e dal desiderio di tenerlo sempre al sicuro, lontano dalla crudezza della realtà. Invece in quel modo non aveva fatto altro che ferirlo maggiormente.
Così immerso nei suoi pensieri, non si era reso conto che qualcuno l’aveva raggiunto, affiancandosi a lui. Era un’infermiera dell’ospedale - della sua stessa età e amica di Sakura – con cui aveva fatto amicizia nell’ultimo anno, visto che a causa della sua salute non proprio ottima gli capitava spesso di trovarsi fra quelle mura. Ovviamente si era accorto dei sentimenti di quella ragazza per lui – li aveva compresi da tempo anche se lei non aveva mai osato dire nulla a riguardo – però non li ricambiava, nonostante fosse commosso dal fatto che qualcuno potesse veramente amarlo conoscendo il suo passato che ancora, anche se la verità sugli Uchiha era stata di diffusa da anni, spaventava tante persone. Le era quindi grato di quei sentimenti e in fondo trovava piacevole la sua compagnia più di quella delle altre persone – eccezione fatta per Sasuke ovviamente – ma non aveva mai provato a chiedersi se fra loro sarebbe potuto nascere qualcosa. Forse anche perché ne era spaventato. E poi inevitabilmente non poteva fare a meno di pensare alla ragazza alla quale aveva voluto bene tanti anni prima; quella che aveva conosciuto quando era solo un bambino – doveva essere la sua promessa sposa – e alla quale poi si era affezionato davvero. Aveva ucciso anche lei …
“Sei nervoso per la nascita di tua nipote, Itachi san?” Gli domandò l’infermiera – si chiamava Nami – mentre lui cercava di indossare una perfetta maschera di autocontrollo. Tuttavia fingersi perfettamente calmo e padrone della situazione gli riusciva molto più difficile rispetto a qualche anno prima.
“Un po’ …” Ammise.
Nami non aggiunse nulla – sapendo che parole come “sicuramente andrà tutto bene” sarebbero state solamente banali, quasi irritanti – ma aspettò con lui fino a quando qualcuno aprì la porta, dando  ad Itachi il permesso di entrare. Il bambino era nato. La ragazza si congedò con discrezione, sapendo di poter essere inopportuna in una situazione come quella, e il ringraziamento gentile di Itachi la riempì di felicità.
L’Uchiha varcò la soglia della stanza in cui si trovavano Sasuke e Sakura, e una volta entrato si bloccò davanti all’ingresso. Suo fratello se ne stava seduto accanto al letto stringendo una mano della sua compagnia, mentre osservava assorto la creaturina che Sakura teneva stretta fra le braccia.
Itachi guardò prima lui, Sasuke gli sorrise lievemente, poi Sakura ed infine la bambina appena nata, poi si avvicinò.
“ è una femminuccia come avevamo previsto …” Mormorò Sakura con voce stanca, guardando poi Sasuke. L’Uchiha maggiore per un attimo si sentì un po’ inopportuno, ma capì, dallo sguardo di suo fratello, che lui lo voleva assolutamente lì.
La bambina sorrise quando Itachi le fu abbastanza vicino da toccarla, e per un po’ nessuno disse nulla, semplicemente perché a tutti mancavano le parole dall’emozione. L’Uchiha maggiore notò nel profondo degli occhi di Sasuke un sentimento strano che non aveva mai intravisto nei suoi lineamenti; probabilmente perché solo un padre poteva provarlo; un misto di orgoglio, gioia ed incredulità.  E poi capì anche che gli sguardi che lui gli lanciava ogni tanto erano come delle domande non dette.
Ti piace mia figlia, fratello?”
Ad un certo punto Sasuke sollevò la bambina – un po’ impacciato ma sicuro – mentre Sakura si lasciava scivolare sul cuscino per concedersi un po’ di riposo.  Sembrava davvero molto stanca. Ad Itachi per un attimo ricordò Mikoto il giorno in cui era nato Sasuke.
“Niisan …” L’uchiha minore parlò con un tono di voce delicato che quasi non gli apparteneva, mentre si stringeva al petto la figlia. Lui e Sakura avevano deciso di chiamarla Tomoko. Non Mikoto, quel nome era troppo legato al passato.
Itachi gli rispose con un cenno del capo.
Sasuke a quel punto si avvicinò al fratello, mostrandogli meglio quella creatura che aveva il loro stesso sangue e, piano , senza dirgli niente, la fece scivolare fra le braccia di Itachi, affidandogliela.
“ è tua nipote … puoi tenerla un po’ in braccio, se vuoi.” Borbottò, inclinando il capo di lato e un po’ in basso per non farsi vedere negli occhi, perché stava iniziando a sentirsi in imbarazzo.
Itachi fu molto colpito da quel gesto, perché in qualche modo Sasuke stava cercando di dirgli che per crescere sua figlia avrebbe contato un po’ anche su di lui.
L’Uchiha maggiore notò che Tomoko si stava già addormentando, stanchissima. Gli faceva uno strano effetto tenere in braccio un esserino così piccolo; aveva quasi paura di poterle fare del male. Era fragilissima la bambina.
Itachi ricordò di aver pensato le stesse cose anche quando era nato Sasuke, ma se a quell’epoca il suo fratellino gli era sembrato piccolissimo, ora Tomoko gli sembrava microscopica. Le sue manine erano davvero minute e riuscivano a mala pena a stringergli l’indice.
Fu questione di pochi secondi. In attimo Itachi si ricordò di essere stato un assassino, di avere avuto le mani sporche di sangue della sua stessa famiglia, le stesse con le quali in quel momento stava toccando la bambina di Sasuke.
“Otouto … tienila. Io non posso tenerla.”
“Niisan?”
Sasuke lo guardò chiedendosi cosa gli fosse preso, ma si affrettò a riprendere Tomoko fra le sue braccia quando vide che Itachi sembrava parecchio turbato. Non gli ci volle molto a comprendere il motivo.
Prima di parlare lanciò un’occhiata a Sakura, e notò che lei si era addormentata.
“Niisan … non metterti in testa strane idee.” Fece presente al fratello, osservandolo con uno sguardo che entrambi conoscevano bene. Era un modo silenzioso per dire “Io ci sono sempre”.
“Ne abbiamo parlato molte volte di quella questione … non devi continuare a sentirti in colpa, o finirai di vivere.”
Itachi posò una mano sulla spalla di Sasuke, non potendo fare a meno di percepire un’ondata d’affetto verso di lui. Poi osservò la bambina che, con lo sguardo sonnolento, continuava a fissarli – lui e Sasuke – come divertita dalla situazione. Le accarezzò piano la testa, temendo di farle del male, e lei si entusiasmò ancora di più.
Gli bastò quello per sentirsi una persona un po’ meno orribile, e gli bastarono anche gli occhi di Sasuke che lo guardavano senza accusarlo di nulla.
Forse non sarebbe mai riuscito a liberarsi del tutto dal senso di colpa che lo tormentava, ma più passavano gli anni più Itachi si rendeva conto di recuperare sempre di più quell’umanità che aveva perso. Anche solo guardando gli occhi di Sasuke, che spesso si riempivano di mille emozioni, facendogli quasi sembrare che la tristezza e lo smarrimento che vi aveva intravisto nei primi tempi in cui erano tornati a vivere come fratelli, insieme, fossero stati solo un’illusione.
Guardò nuovamente la bambina ormai addormentata, poi Sakura – anche lei crollata per la stanchezza del parto – e infine suo fratello. Lo guardò per bene, pensando che in quegli anni lui era maturato davvero tanto. Spesso era proprio Sasuke a fargli capire di non dover essere sopraffatto dal passato.
“Sono contento … otouto.” Disse Itachi, senza pensarci su troppo.
Le ferite del passato continuavano a farsi sentire, ogni tanto, sia per lui sia per suo fratello, ma non aveva importanza. Ormai avevano imparato a conviverci ed andare avanti, a guardare al futuro.
Sasuke avrebbe voluto rispondergli, ma le parole gli morirono in gola per l’emozione. Stava stringendo fra le braccia sua figlia, il futuro del sua Clan, e aveva accanto a sé due persone che lo amavano e lo avrebbero sostenuto per sempre. Era di nuovo accanto ad Itachi, poteva fare affidamento su di lui ogni giorno, come quando erano piccoli. Erano passati diversi anni ormai, dal giorno in cui erano tornati a vivere insieme, però se ci pensava gli sembrava ancora una cosa impossibile. Aveva ancora paura di perderlo.
Il loro passato era una ferita che si sarebbe riaperta per sempre, ogni tanto – ed in parte forse erano loro stessi a non volersene separare – però erano pronti ad affrontare il futuro, insieme.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ed ecco giunti all’ultimo capitolo di questo sequel di “Un’altra possibilità” Spero vi sia piaciuto.
Questo capitolo è molto più corto degli altri, semplicemente perché è venuto così, e trovo sarebbe stato  stupido cercare di allungare il brodo a tutti i costi rischiando di scrivere un finale poco incisivo. Invece volevo proprio concentrarmi solo sulla nascita di Tomoko, che rappresenta proprio il futuro.
Poi, come avete notato … Itachi è rimasto senza compagnia, ma non me la sentivo di non dargli nessuna speranza da questo punto di vista, quindi ho inserito l’accenno  a quella ragazza. Ho aperto uno spiraglio, insomma, poi ognuno potrà interpretarlo come preferisce.
Ringrazio tantissimo i lettori che hanno sempre commentato, davvero mi fa tanto piacere sentire la vostra opinione. Mi piacerebbe se in questo capitolo finale si facessero sentire anche gli altri che hanno solo messo nelle seguite o preferite XD
Comunque … per chi segue “Voglio solo mio fratello” probabilmente aggiornerò sabato prossimo perché questa settimana vorrei concentrarmi sulla scrittura di una one shot, ovviamente Itachi/Sasuke.
Ci sentiamo!

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