A day of Loss, a day of Sorrow, a day to Remember

di Ferefe84
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Elevator ***
Capitolo 2: *** Scars ***



Capitolo 1
*** Elevator ***


Ciao a tutti! a un giorno dalla messa in onda in America della decima serie eccomi con una nuova ff basata sul post 9x24, vi avviso che ci sono degli Spoiler, soprattutto per chi  non ha visto la fine della nona serie e per chi non ha letto le anticipazioni della decima, quindi attenzione! Ultimo avviso: è una sorta di one-shot divisa in 2 capitoli, il secondo è già pronto e lo posterò domani. Fatemi sapere cosa ne pensate. Buona Lettura!




Non so più nemmeno quante ore sono passate, quanto tempo è trascorso da quei minuti che hanno cambiato il corso di questa giornata soleggiata e forse anche il corso della storia. Una bomba all’ncis non è di certo un evento di poco conto anzi, è l’ennesimo campanello di allarme, l’ennesimo segnale che nel sistema c’è qualcosa che non va, che l’America è in qualche modo ancora vulnerabile se una delle sue più importanti agenzie governative può essere distrutta da un ordigno piazzato chissà dove e da chissà chi…

Guardo lei voltando il capo a fatica nella sua direzione, insanguinata e sporca, una gocciolina di sudore le scende lungo il petto seguendo la sinuosa forma del suo seno e andando a morire nella sua canottiera ormai lacerata in più parti…Ziva è qui, intrappolata con me in questo dannatissimo ascensore; ferita e sofferente rimango a guardarla lottare per tenersi sveglia, per non cedere al dolore…

E’ il suo respiro affannoso che mi convince a raccogliere per l’ennesima volta le poche forze che mi sono rimaste e tentare di raggiungerla, eravamo quasi riusciti ad uscire dal soffitto quando uno dei cavi metallici deve aver ceduto facendoci cadere a terra insieme ad una enorme quantità di travi e pezzi di muro che ci sono immancabilmente crollati addosso, l’inclinazione pericolante dell’ascensore non mi aiuta per niente, non avrei mai pensato di potermi trovare realmente in una situazione in cui la mia vita fosse “appesa ad un filo”, ma non è solo la mia vita ad essere in pericolo…incredibile come uno spazio così piccolo possa sembrarti così enorme, così irraggiungibile…mi trascino, facendo attenzione a non sbilanciare troppo questa infernale scatola metallica e raggiungo Ziva che oltre a varie ferite, ha una gamba incastrata sotto ad un enorme pezzo di muro. Le passo dolcemente una mano tra i capelli per esaminare la ferita alla testa che più di tutte mi preoccupa, data la quantità di sangue che ne fuoriesce…strappo la manica della mia giacca e cerco di tamponargliela meglio che posso, i suoi mugolii di dolore mi fanno sentire ancora più male, vorrei solo prenderla e portarla al sicuro, lontano da qui, lontano da questo inferno…

-Ziva…Ziva! Zee…- la chiamo insistentemente ma lei risponde solo con qualche gemito più sommesso…tremante porto la mia mano sulla sua gamba tastandola, cercando di capire se sia rotta o meno, un suo gridolino acuto e gutturale mi fa capire che deve farle davvero molto male, desisto quindi dalla mia idea e mi limito a tamponarle le poche ferite che sono alla mia portata…con la mano libera le sollevo piano la maglietta lacera alla ricerca di qualche altro taglio, ma fortunatamente tutto quello che trovo è la sua liscia e morbida pelle, deturpata di tanto in tanto da qualche ematoma forse causato dalla caduta, e da una cicatrice, probabilmente ricordo di quei mesi passati in Somalia tra torture e altre brutalità…tremo al solo pensiero di cosa possa aver passato nelle mani di quel porco,e il sangue mi ribolle se solo immagino cosa le mani di quell’essere viscido possano aver toccato e come possano averlo fatto. Stringo gli occhi per scacciare via quell’immagine, una goccia di sudore mi cade dalle ciglia e finisce sulle mie labbra, istintivamente vi passo sopra la lingua  e le trovo secche e ruvide…il sapore del sangue mi sale in gola e mi oscura i sensi…non so cosa fare…

Mi avvicino il più possibile a lei e le porto un braccio sotto la testa nel tentativo di facilitarle la respirazione e con la mano libera stringo forte la sua, per farle sentire che ci sono, per farle capire che non l’abbandono.

-Sono qui Zee…adesso vengono a prenderci vedrai, ci tireranno fuori, andrà tutto bene…E’ come un film d’azione, c’è sempre un evento catastrofico che poi si risolve! Vedrai!- continuo a sussurrarle parole rassicuranti, non so nemmeno se riesca ancora a sentirmi ma parlarle mi fa pensare che non è finita, che c’è ancora una speranza, che ci verranno a prendere, che usciremo da qui sani e salvi…che andrà tutto bene…si, che andrà tutto bene.



Sono dei forti rumori che mi fanno svegliare di soprassalto… qualcuno chiama a gran voce il mio nome…qualcuno sta martellando con forza la porta dell’ascensore…

-Siamo qui!!!- urlo più forte che posso stringendo istintivamente Ziva…-fate presto! Ziva è ferita!!- il suo petto a contatto con il mio si muove così piano che quasi fatico a sentirlo…ma il battito del suo cuore, per quanto sia flebile, mi rassicura.

Buttare giù la porta scorrevole dell’ascensore non è una cosa molto facile, ma appena anche l’ultimo ostacolo crolla uno spiraglio di luce mi ferisce gli occhi facendomeli serrare alla ricerca del buio a cui prima ero decisamente più abituato…a pensarci bene se c’è il sole allora deve essere passato almeno un giorno da quando siamo rimasti bloccati qua dentro…

I soccorritori con molta cautela mi aiutano ad uscire da quella trappola, zoppicante e senza forze mi lascio trascinare fino alla barella dove mi fanno sdraiare dopo avermi coperto con un telo…l’ultima cosa che ricordo è il corpo di Ziva che viene piano piano estratto dalle macerie e portato in salvo…poi più nulla.


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Capitolo 2
*** Scars ***


Grazie a tutti per i commenti!, ecco l'ultimo capitolo! -9 ore alla decima serie! ;) speriamo che porti bene!


Quando un leggero tremito pervade le sue lunghe ciglia e finalmente i suoi occhi color nocciola tornano ad essere illuminati dalle tenue luce che filtra attraverso le spesse tende della stanza, sono passati ormai parecchi giorni dall’esplosione… A me è bastata una lunga dormita per rimettermi in sesto, e dopo una leggera confusione iniziale tutti i ricordi sono tornati al loro posto, ma a Ziva è stato necessario molto più tempo solo per poter finalmente riaprire gli occhi…

-ciao…-le sussurro con un sorriso rilassato sulle labbra mentre con lo sguardo percorro ogni centimetro del suo corpo e non mi perdo nemmeno un movimento o un’espressione del suo volto mentre la osservo guardarsi in giro spaesata… -come ti senti?- le domando con un filo di agitazione nella voce

-stanca…-mi risponde fiacca lei –cosa…cosa è successo Tony?- mi domanda leggermente rauca

Il fatto che mi riconosca mi infonde una sensazione di sollievo nell’anima…-non ricordi dell’esplosione?- le domando incerto… Vedo i suoi occhi chiudersi e la sua espressione cambiare improvvisamente…capisco che sta ricordando quanto successo…

-si…-mi risponde piano –stanno tutti bene?- mi domanda preoccupata mentre punta il suo sguardo lucido e  tremante nel mio

-si tutti!- rispondo sorridendo nel tentativo di rassicurarla

-e…io sto bene?- mi chiede ancora un po’ spaesata

-hai una ferita profonda alla testa e una gamba ferita in più punti oltre ad una distorsione alla caviglia, è un miracolo che non si sia rotta sotto quel pezzo di soffitto- le spiego mordendomi leggermente un labbro

-Signorina David!- mi volto verso la porta dove è appena entrato il medico –si è svegliata! Come si sente?- domanda lui con cortesia

-bene dottore, solo un po’ stanca…- risponde lei sollevandosi appena dal letto

-molto bene, come penso lei abbia già visto porta un tutore alla gamba, la distorsione non è preoccupante, all’inizio farà un po’ fatica a camminare ma in un paio di settimane tornerà perfettamente funzionante con le cure che le ho dato, quello che più mi preoccupa è il profondo taglio alla testa, è sotto controllo ma dovrà starci particolarmente attenta, dovrà pulire quotidianamente le ferita  e fasciare la zona, almeno per i primi giorni- le spiega lui cordiale

-quando potrò andare a casa?- domanda lei

-anche stasera Signorina David, aspettavamo solo che si svegliasse, ma è meglio se rimanga qualcuno insieme a lei, potrebbe aver bisogno di aiuto, ne ho già parlato con il suo capo che ha incaricato il Signor Dinozzo di aiutarla, sono sicuro che farà un ottimo lavoro!- termina benevolo dandomi una pacca sulla spalla e uscendo dalla camera.

Appena il dottore chiude la porta la vedo esitare un attimo mentre si morde distrattamente il labbro inferiore, chiaro sintomo della sua incertezza –io…- comincia con voce tremante –io non voglio disturbarti Tony…non voglio esserti…di peso- termina spostando lo sguardo verso un punto non definito della stanza

-Ehi occhioni dolci…non dirlo nemmeno per scherzo! Non sei un peso e non mi da per niente fastidio prendermi cura di te- la rassicuro passandole una mano fra i capelli… A questo contatto la vedo chiudere dolcemente gli occhi mentre un sospiro le fuoriesce leggero dalle labbra rosse semiaperte… -ho pensato che potremmo stare a casa mia…che ne dici?- le domando incalzando il discorso

-…va bene- mi risponde accennando un leggero sorriso.
 

 
E’ ormai pomeriggio inoltrato quando rientro in ospedale nella stanza di Ziva, la trovo in piedi, leggermente barcollante si appoggia alla testata del letto mentre si guarda in giro per essere sicura di non aver dimenticato nulla.
Sorrido quando realizzo che indossa una tuta nera con dei teschi bianchi sul sedere e sul petto…

-non commentare ti prego..-mi chiede lei quando si accorge della mia presenza  e del sorriso che ho stampato sulla bocca –me l’ha portata Abby…voleva essere sicura che avessi qualcosa da indossare per uscire da qui…-mi spiega come se volesse giustificarsi

-ti sta bene! E comunque meglio questa che…il camice!- le dico avvicinandomi a lei e prendendole dalle mani una borsa nella quale probabilmente ha infilato le poche cose che aveva qui –sei pronta?- le domando

-si- mi risponde mentre prende una giacca che non avevo notato…non posso fare a meno di ridere rumorosamente questa volta quando vedo delle ragnatele e degli scheletri disegnati sopra

-finiscila Tony ti prego…-mi implora lei agguantando le stampelle e trascinandosi con un po’ di fatica verso l’uscita

-è davvero molto divertente Ziva!- sono grato a questa situazione di ilarità che ha sciolto un po’ il ghiaccio iniziale che c’era tra noi, dovuto sicuramente all’imbarazzo e alla preoccupazione che entrambi nutriamo l’uno verso l’altro…il sorriso torna a scomparire dalla mia bocca quando la vedo fermarsi improvvisamente e increspare le labbra in una smorfia di dolore

-ti fa male?- le chiedo apprensivo portando una mano sulla sua schiena per sorreggerla

-…un po’- mi risponde con voce quasi strozzata…le faccio scorrere un braccio attorno alla vita e piano piano cammino con lei fino alla macchina, la sua espressione si rilassa leggermente solo quando si siede sul sedile del passeggero

Il viaggio verso il mio appartamento è piuttosto silenzioso, ogni tanto le lancio qualche sguardo per controllare che stia bene ma ogni volta la trovo rivolta verso il finestrino mentre contempla la strada assorta nei suoi pensieri; quasi non si accorge nemmeno che siamo arrivati sotto casa mia, è il rumore della mia portiera che si a apre a destarla, piano si solleva dal sedile e apre la sua portiera scendendo con cautela dalla macchina, mentre mi appresto a prendere la sua borsa la vedo schivare a fatica una grossa pozzanghera  e dirigersi instabile verso il portone d’entrata dell’edificio, la raggiungo silenziosamente mentre estraggo le chiavi per aprire e farla passare.

Saliamo in ascensore fino all’ultimo piano mentre il silenzio è ancora molto pesante tra di noi, la salita è breve e in un attimo siamo finalmente dentro al mio appartamento.
L’odore di casa mi rilassa e il tepore che ci avvolge appena entriamo, scaccia in un attimo il ricordo del freddo pungente dell’esterno che invece ci ha seguito per tutto il viaggio.
Sono indeciso su cosa dirle per sbloccare un po’ la situazione, poi mi rendo conto che forse l’unica cosa che vuole è togliersi di dosso l’odore di disinfettante e medicine tipico dell’ospedale…

-vuoi farti un bagno caldo Zee?- le domando improvvisamente

-si…si grazie, sarebbe meraviglioso- mi risponde voltandosi verso di me con un sorriso più rilassato

L’aiuto a levarsi la giacca e l’accompagno in bagno, faccio scorrere l’acqua e aspetto che diventi calda al punto giusto prima di infilare il tappo e lasciar riempire la vasca
-ce la fai…da sola?- domando un po’ incerto

-sisi, grazie mille Tony! Vai pure!- mi risponde con una scrollata di spalle mentre appoggia le stampelle contro la parete

-ok, se hai bisogno sono in cucina, vado a preparare qualcosa da mangiare- le dico uscendo dal bagno e lasciandola sola



Sono intento a cucinare una zuppa calda, stando attento a seguire alla lettera la vecchia ricetta di mia madre quando la porta del bagno si apre e Ziva esce saltellando su un piede solo con i lunghi capelli ancora bagnati e il mio accappatoio addosso

-hai…uno scaldacapelli?- mi chiede rimanendo semi nascosta dalla porta

-un cosa?- le domando senza capire

-si uno scaldacapelli…per i capelli bagnati- tenta di spiegarmi non capendo il perché della mia confusione

-un asciugacapelli vorrai dire!- ribatto lasciandomi sfuggire una risatina –si ce l’ho è nel secondo armadietto alla tua destra-

-asciugacapelli…ok me lo ricorderò grazie!- mi risponde scomparendo di nuovo nel bagno



Quando finalmente esce è pronta la zuppa, la faccio sedere a tavola e le servo un piatto caldo sul quale si avventa affamata
-perché indossi ancora il mio accappatoio?- le domando notando solo ora il suo unico capo di abbigliamento

-non siamo passati da casa mia…e la tuta di Abby è davvero scomoda- mi spiega –è un problema?- domanda posando un attimo il cucchiaio

-nono, figurati! Dopo cerco una maglietta e un paio di pantaloni da prestarti se vuoi- le rispondo sereno

-grazie! La zuppa è davvero ottima comunque!-

-davvero? È una ricetta di mia madre!- le rispondo entusiasta del suo apprezzamento
La cena scorre tranquilla, mangiamo con calma e chiacchieriamo senza entrare mai nei particolari di quanto è accaduto.

Mentre termino di infilare i piatti in lavastoviglie la vedo entrare di nuovo nel bagno senza però chiudere la porta. La raggiungo furtivo ma quando arrivo davanti l’entrata quello che vedo mi lascia senza fiato…
L’accappatoio le è scivolato lungo la spalla lasciando intravedere delle sottili cicatrici che deturpano il candore e la perfezione della sua pelle…Quando Ziva si accorge della mia immagine riflessa sullo specchio insieme alla sua istintivamente si copre la spalla nuda e si volta frettolosamente verso di me.

Senza dire nemmeno una parola con pochi passi mi avvicino a lei e prendendola saldamente per le spalle la faccio voltare nuovamente verso lo specchio…le mie dita scivolano lungo il bordo dell’accappatoio e tirano leggermente l’estremità scoprendo nuovamente la nudità della sua spalla.
Ziva chiude istintivamente gli occhi lasciandomi libero accesso al suo corpo mentre io con un dito esploro delicatamente la superficie della sua schiena…so perfettamente che quelle striscioline più bianche e leggermente più ruvide marchiate sul suo corpo sono il risultato di una o più frustate, il solo pensiero del cuoio che percuote violentemente la sua pelle ferendola, mi procura una scossa di terrore e rabbia; la mano che avevo abbandonato sul suo fianco stringe convulsamente un lembo dell’indumento spugnoso mentre lei si abbandona contro il mio corpo lasciando le sue lunghe braccia penzoloni e portando la sua testa nell’incavo del mio collo sfiorandomi la pelle con la punta fredda del suo naso.

Improvvisamente mi viene in mente ciò che avevo visto in ascensore sul suo ventre mentre le scostavo la maglietta alla ricerca di altre ferite…abbandono il lembo dell’accappatoio che stringevo con tanta forza e porto la mia mano sulla sua pancia piatta cercando uno spiraglio che mi faccia entrare in contatto con il calore della sua pelle…quando lo trovo corro alla ricerca di quella cicatrice che tanto mi aveva colpito sul suo fianco…

-è stata una coltellata- mi sussurra lei solleticando con il suo alito caldo la base del mio collo mentre sposta la sua morbida e piccola mano sopra la mia a contatto con il suo ventre

-Chi?- le chiedo solamente con voce roca

-Saleem-

-…ti ha violentata?- ecco la domanda che avrei voluto farle da quando siamo tornati dalla Somalia, ecco quella dannata domanda che per intere notti mi ha impedito di dormire, ecco la domanda che mi ha fatto soffrire per anni e che ora mi scivola fuori dalla bocca senza che io nemmeno possa decidere di fermarla
Non mi risponde, solo si stringe ancora di più a me…poi si volta e, con il naso che quasi sfiora il mio, punta i suoi meravigliosi occhi lucidi nei miei…mi perdo nel calore del suo sguardo, mi immergo in quel mare di cioccolato e vi leggo desiderio…desiderio, nient’altro che desiderio

E’ un attimo prima che le nostre labbra entrino finalmente a contatto le une con le altre, il suo sapore mi fa perdere la cognizione del tempo e del luogo in cui siamo…porto le mie braccia a stringerle in  una morsa ferrea la vita mentre le sue si aggrappano quasi disperatamente al mio collo…
La sollevo di peso e la poggio sul lavandino, lascio che mi cinga i fianchi con le sue gambe toniche mentre mi lascio letteralmente strappare la camicia…
La sollevo nuovamente e la porto di peso sul letto senza mai staccare le labbra da lei nemmeno per un secondo…la libero dalla costrizione dell’indumento e mi inebrio del profumo dei suoi capelli…sorrido quando mi rendo conto che ha  usato il mio shampoo e il mio bagnoschiuma…
Bacio ogni centimetro della sua pelle e con la lingua percorro ogni angolo del suo corpo mentre sento le sue mani arrivare finalmente alla chiusura dei miei jeans e il suo respiro farsi sempre più affannoso…
E scopro che la sensazione di dolore che mi provocano le sue unghie sulla schiena quando diventiamo finalmente una cosa sola, è in realtà la sensazione più bella che abbia mai provato in vita mia.



-no- è un sussurro quasi impercettibile quello che esce dalle sue labbra mentre le accarezzo la schiena nuda…è sdraiata a pancia in giù sul mio letto, coperta solo da un leggero lenzuolo che le lascia la schiena scoperta, la sua mano sul mio petto si muove creando dei disegni immaginari -non mi ha violentato, non è arrivato a tanto- continua lei senza separarsi da me

Con una sensazione di sollievo che mi pervade lo stomaco mi chino sopra di lei sfiorandole le labbra…
Quando mi stacco il suo dolce sorriso mi fa tremare il cuore al punto che una frase mi scivola fuori dalle labbra

-Ti amo- le dico

Un ti amo pieno di significato, pieno di amore, pieno di sincerità, pieno di desiderio, pieno di voglia… si voglia di lei.

-Io di più- è la sua risposta, la più dolce, l’unica che un uomo innamorato vorrebbe sentire uscire dalla bocca della propria donna…si perché Ziva ormai è mia, e NESSUNO ora ha più il permesso di toccarla.

Parola di Anthony DiNozzo.
 

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