Help! Girl with hangovers!

di Ya_mi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quella notte: come è iniziata ***
Capitolo 2: *** Ce la faranno i nostri eroi? ***
Capitolo 3: *** Ti mancano solo le ali ***
Capitolo 4: *** Deja vù ***
Capitolo 5: *** Domani andrà meglio ***
Capitolo 6: *** Quando sarà il momento ***



Capitolo 1
*** Quella notte: come è iniziata ***


CAPITOLO 1 - Com’è iniziata

Prima di cominciare a raccontare sarà meglio ricostruire la scena. Sedevano tutti e tre al tavolo del ristorante dell’albergo. Chi sono “tutti e tre”?? Tre esorcisti dell’Ordine Oscuro, naturalmente. Ma la domanda è...quali?

Per primo abbiamo Yuu Kanda, seduto un po’ in disparte rispetto agli altri due, che osservava la scena con la sua aria impassibile.

Poi c’è Lavi, il cui marchio di fabbrica è un sorriso allegro stampato sul viso parzialmente coperto da una benda, che in quel momento però aveva un’espressione più seria del solito.

A fianco del rosso c’è lei, Angelica Knight, unitasi agli esorcisti da pochi mesi e motivo della preoccupazione di Lavi.

Dopo aver ricostruito lo scenario possiamo spiegare l’accaduto che, credetemi, vale la pena di essere raccontato.

Angelica stava per portarsi alle labbra un bicchiere pieno di liquido scuro, quando il suo amico con i capelli rossi le prese il polso e le fermò la mano.

 

-Ann, direi che hai bevuto abbastanza per stasera. Che ne dici di smetterla?-

 

Lei si girò a guardarlo con un sorrisetto ebete e appoggiò il bicchiere sul tavolo. Lavi non l’aveva mai vista bere, ma era certo che una intera bottiglia di vino rosso fosse più che sufficiente, a maggior ragione dal momento che Angelica se l’era scolata tutta da sola, un bicchiere per volta.

Lei rimase a fissarlo per un pò, lo sguardo perso, le guance rosse e le labbra piegate in quel sorrisino storto che era la causa della preoccupazione del suo compagno. Poi, dopo qualche secondo di contemplazione, cominciò a muovere la testa a destra e a sinistra e si lamentò:

 

-Insomma, Lavi! Vuoi stare fermo?! Perché continui a muoverti?-

 

Lui sospirò.

 

-Guarda che sono fermo, Ann.-

 

Lei lo guardò interrogativa.

 

-Ma se ti stai muovendo! Io vedo che ti muovi, è come se stessi oscillando!-

 

Il ragazzo scosse la testa, rassegnato.

 

-E lo sai perché?-

 

Rimase a guardarlo senza rispondere. Lui spiegò con pazienza:

 

-A cena hai mangiato un piattino scarso di quella zuppa leggerissima e dopo ti sei fatta fuori una bottiglia di vino intera. E...indovina?-

 

Lei fece una risatina.

 

-Cosa?-

 

Lavi sospirò di nuovo.

 

-Sei ubriaca.-

 

A queste parole Angelica scoppiò a ridere, in un modo quasi isterico, fermandosi solo per esclamare:

 

-Io non sono mai stata ubriaca!-

 

e poi ricominciò. Kanda la fissava senza dire niente, ma i suoi occhi tradivano una certa esasperazione. La situazione era piuttosto comica e Lavi in un’altra circostanza si sarebbe sicuramente messo a ridere, ma in questo caso si limitò a scuotere la testa, evidentemente preoccupato.

Appena erano arrivati il proprietario dell’albergo aveva dato loro dei piatti di zuppa, piuttosto miseri visto il livello del posto, e due bottiglie di vino “per riscaldarsi”, così aveva detto lui. Poi si era dileguato in silenzio e non l’avevano più visto.

Angelica non aveva dato alcuna spiegazione, semplicemente aveva afferrato la bottiglia e si era versata un bicchiere dietro l’altro. Lavi era sicuro che se non l’avesse fermata si sarebbe tranquillamente fatta fuori anche la seconda.

Alcol e stomaco quasi vuoto avevano fatto il resto e ora la ragazza era lì, seduta grazie al cielo (perché se fosse stata in piedi non ci sarebbe rimasta per molto!) che lo guardava, le palpebre che indugiavano pigramente sui suoi occhi azzurri. Dopo un po’ Lavi si alzò in piedi.

 

-Beh, congratulazioni. Questa è ufficialmente la tua prima sbronza. Adesso cosa ne dici se ti accompagno nella tua stanza e ti fai una bella dormita?-

 

si sforzò di fare un sorriso convincente.

Angelica in effetti si alzò, appoggiandosi alle spalle di lui per non cadere, ma non sembrava intenzionata a muoversi.

 

-Io non voglio andare nella mia stanza!-

 

Lavi sospirò.

 

-E dove vorresti andare?-

 

Lei fece un sorrisetto che avrebbe voluto essere malizioso, ma l’alcol lo faceva sembrare una specie di smorfia inespressiva.

 

-Voglio andare nella tua!-

 

Questo davvero non se lo aspettava. Ma di nuovo si limitò ad assecondarla.

 

-D’accordo, allora ti accompagno nella mia camera, ti porto le tue cose e poi vado a dormire nella tua, va bene?-

 

Lei lo guardò per un secondo con un’espressione disorientata, poi scoppiò a ridere.

 

-Ma non hai capito, sciocchino! Io ci voglio andare perché ci sei tu!-

 

farfugliò tra le risate.

In tutto questo Kanda era rimasto a guardarli, con una faccia che la diceva lunga su cosa stava pensando (qualcosa tipo “ma guarda questi due idioti, cosa mi tocca vedere!”, sicuramente!). In quel momento decise che aveva osservato abbastanza stupidaggini per quel giorno e così si alzò e si avviò verso le scale senza dire una parola.

Lavi lo guardò supplice, esclamando:

 

-Ehi, Yuu! Potresti anche darmi una mano, qui!-

 

ma fu puntualmente ignorato.

Alla fine abbassò il suo unico occhio verde per incontrare quelli di Angelica, che lo guardavano aspettando che lui facesse qualcosa. Si arrese a fare come diceva.

 

'E’ sempre Ann' pensò 'non dovrebbe essere un problema.'


Author corner: e allora eccoci!! Che ve ne pare?? Un pò strano come esordio per il mio personaggio, ma d'altronde...mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate! Mi raccomando, recensite!! ^^  

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Capitolo 2
*** Ce la faranno i nostri eroi? ***


 

CAPITOLO 2 - Ce la faranno i nostri eroi?

E allora eccoli lì, a salire faticosamente le scale per raggiungere la stanza di Angelica e recuperare le sue cose.

Già, faticosamente, visto che lei si reggeva in piedi a mala pena e Lavi doveva trascinarla su tenendola sotto le ascelle.

 

-A che piano sono le stanze?-

 

chiese Ann, appoggiando la testa sulla spalla di lui, che si trascinò con fatica sul gradino successivo tirandosi dietro anche lei.

 

-La tua al secondo, la mia e quella di Yuu al quarto.-

 

Angelica ridacchiò debolmente.

 

-E perchèèèèè?-

 

strascicò lievemente la voce sull’ultima lettera.

Lavi sospirò.

 

-Perché Komui è un completo idiota. Fa così quando ci mandano in missione con Lenalee, dice che si sente più sicuro se tra noi e lei ci sono due o tre piani di distanza. Per riflesso lo fa anche con te, evidentemente.-

 

a quel punto la risatina si fece più forte.

 

-Già, è proprio un idiotaaaaaa! Insomma, cosa pensa? Che mi saltate addossoooooooo?!-

 

e ricominciò con quella sua risata da fuori di testa totale, abbandonandosi pesantemente sul braccio del compagno.

Lavi gemette leggermente per il carico aggiuntivo di peso e staccò la mano dal corrimano per aiutarsi a sostenerla.

 

-Cosa ne dici di camminare con le tue gambe, Ann?-

 

mormorò tra i denti.

Lei riacquistò un po’ di equilibrio, senza smettere di ridere.

Nel frattempo erano riusciti a raggiungere il secondo piano. Lavi riuscì a farsi passare la chiave e ad entrare nella stanza.

Vide che, per fortuna, la valigia era rimasta intatta, così non dovette fare altro che prenderla con la mano sinistra (con la destra stava ancora sorreggendo la sua compagna) uscire e richiudere la porta. Fin qui tutto bene. Ricominciarono l’ascesa verso il quarto piano.

Verso metà della prima rampa di scale, però, Angelica si afflosciò contro la spalla di Lavi, tanto che lui dovette mollare la valigia sugli scalini e tenerla con entrambe le braccia.

 

-E adesso cosa c’è?-

 

sospirò lui.

 

-Non ce la faccio piùùùùù...-

 

la voce della ragazza era affannata, ma non si capiva se fosse vero o se stesse facendo apposta.

 

-Forza, manca poco. Sono sicuro che puoi salire ancora un pò.-

 

cercò in tutti i modi di rimetterla in piedi, ma lei non volle sentir ragioni.

 

-Non ce la faccio...lasciami qui, non ce...la faccio più...-

 

Lavi sospirò per l’ennesima volta.

Riprese la valigia con una mano poi si aiutò con le braccia e la sollevò di peso, ricominciando a salire.

 

-Si, certo...lasciarti qui...chissà cosa combini, poi...-

 

mugugnò.

Finalmente, dopo una salita che parve lunghissima (ma mai quanto la notte che li aspettava!) raggiunsero il quarto piano.

Lavi aprì a tentoni la porta, ci entrò dentro e la richiuse con un calcio.

Buttò per terra la valigia senza tanti problemi e cercò di rimettere in piedi Angelica, che nel frattempo si era quasi addormentata.

 

'Nota mentale da tenere a mente per il futuro numero 1: Ann non regge l’alcol!'

 

la scosse un po’ per le spalle e le mormorò:

 

-Ann? Cosa ne dici di tirare fuori il pigiama e di dormire?-

 

la risposta fu un movimento quasi impercettibile della testa, ma lui lo interpretò come un si.

La aiutò ad aprire la valigia poi distolse lo sguardo. Era pur sempre la roba di una ragazza, dopo tutto.

Quando capì che aveva trovato la aiutò ad alzarsi e la accompagnò in bagno.

 

-Tu cambiati, io aspetto fuori. Se hai bisogno di qualcosa chiamami.-

 

con queste parole la lasciò e si chiuse la porta alle spalle.

 

'Dio, ti prego, fa che non abbia bisogno di niente!'

 

considerò l’imbarazzo di dover entrare in quella stanza e di doverla aiutare a vestirsi...no, non voleva nemmeno pensarci!!

Mentre la aspettava si tolse la bandana dai capelli e si massaggiò le tempie. Sperava davvero che si addormentasse in fretta, perché era molto stanco e non aveva voglia di farle da badante per tutta la notte.

Si tolse gli stivali e la giacca della divisa, che buttò su una sedia che c’era nella camera, poi aprì il suo bagaglio e cominciò a rovistarci dentro.

Ben presto si accorse che mancava qualcosa.

 

'Nota mentale da tenere a mente per il futuro numero 2: ricordarsi sempre, sempre, il pigiama!'

 

Certo, non poteva prevedere una cosa simile. Ma come faceva adesso?

Si risolse a tenere i pantaloni dell’uniforme e a togliere maglietta e cintura.

Aveva appena sistemato i vestiti in ordine quando sentì dei rumori provenire dal bagno:

 

Tump! -Ow!-

 

sospirò e bussò alla porta del bagno.

 

-Ann? Va tutto bene?-

 

lo raggiunse una voce flebile.

 

-No...vieni ad aiutarmi?-

 

Ecco, quello che temeva. E adesso?

Author corner: rieccoci! Già, due capitoli in un giorno, ma non sempre sarò così buona...sempre che ci sia qualcuno che li legge, ovvio!! ^^" Povero lavi, ha davvero una bella gatta da pelare, vero?? Ho cercato di migliorare l'impaginazione (in effetti era molto pesante...^^”), spero che questa sia migliore! Daaaai, fatemi sapere cosa ne pensate! 

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Capitolo 3
*** Ti mancano solo le ali ***


 CAPITOLO 3 – Ti mancano solo le ali

Lavi appoggiò la mano sulla maniglia, ma non la abbassò.
 
-Sei vestita...vero?-
‘Ti prego dimmi di si, ti prego!’
 
riuscì a sentire una risata.
 
-Siiiii, puoi veniiiire...-
 
Aprì cautamente la porta e sporse la testa all’interno.
Per fortuna la sua compagna era davvero già vestita per la notte, con canottiera bianca e pantaloncini morbidi neri.
 
‘Nota mentale da tenere a mente per il futuro numero 3: le ragazze dell’Ordine Oscuro dormono poco vestite.’
una più accurata analisi gli permise di completare la verità.
‘...e senza biancheria intima!’
 
Angelica era semi seduta per terra e si teneva la testa con una mano, con espressione sofferente.
 
-Che cosa è successo qui?-
 
lei lo guardò imbronciata prima di rispondere.
 
-Sono scivolata e ho sbattuto la fronte contro il lavandino...e adesso non riesco più ad alzarmi...-
 
sembrava davvero irritata e Lavi non poté evitare di sorridere. Era carina, come scena.
Le si avvicinò e la aiutò ad alzarsi, prendendola da sotto le ascelle.
 
-Fai vedere...-
 
le disse, togliendole dolcemente la mano dalla fronte.
Sulla tempia sinistra c’era un piccolo bernoccolo rosso. Ridacchiò: doveva aver dato proprio una bella botta!
Lo sguardo passò dalla fronte al viso, al collo e...quando arrivò più in basso dovette guardare da un’altra parte, il sangue che risaliva alle guance.
Sentì Angelica che rideva.
 
-Lavi, sei tutto rossoooooo! Sei ubriaco anche tu?-
 
Bene, adesso lo prendeva anche in giro?
 
-Sta zitta.-
 
Bofonchiò, tirandosela in camera e spegnendo la luce del bagno.
La fece sedere sul letto e le mormorò:
 
-Facciamo così: tu adesso ti metti a dormire, mentre io mi sistemo e dormo sul pavimento, d’accordo?-
 
lei lo guardò. Aveva una strana espressione sul viso.
Cos’era, malizia? O forse era solo la stanchezza che gli giocava brutti scherzi?
 
-Guarda che non serve che fai tanto il cavaliereeeee!-
ridacchiò
-Il letto è grande, ci stiamo tutti e due, saaai?-
 
Quello fu il colpo finale. Angelica, quella Angelica, la stessa Angelica sempre timida che arrossiva anche per la cosa più banale, era la stessa che beveva vino fino ad ubriacarsi e che con tanta nonchalance gli suggeriva di dormire insieme nello stesso letto.
 
‘No, decisamente oggi c’è qualcosa che non va...o c’è una spiegazione o sta arrivando l’apocalisse!’
 
Cercò il modo di uscire da quella situazione apparentemente senza uscita.
 
-Ehm...no, preferirei di no se non ti dispiace...-
 
fu tutto quello che riuscì a tirare fuori.
A questa sua risposta così vaga lei si dimostrò leggermente offesa.
 
-Ma come? Non ti piaccio, io? Eppure sei stato tu a dirmi che sembro un angelo, non ti ricordi più?-
 
Se lo ricordava, ma di sicuro non pensava che lei lo ricordasse e non certo in quella situazione.
Quanto era passato? Tre, quattro mesi, forse.

 

Gli avevano detto che questa volta in missione sarebbero andati solo lui e la nuova esorcista arrivata da pochi giorni.
Non ci aveva mai parlato, l’aveva solo vista da lontano e gli avevano detto il suo nome, che ora però si rifiutava di venirgli in mente.
Un Bookman che dimentica le cose? Non sia mai! Doveva assolutamente ricordarselo!
Come diavolo era? A, sicuramente cominciava con la A. A...Anne, forse. Ce ne sono tante di ragazze con questo nome. No, ma non era Anne. Allora forse...
mentre ragionava su queste cose sentì qualcuno che si schiariva la voce dietro di lui.
Si girò e se la trovò davanti: una valigia vicino ai piedi e le mani dietro la schiena, in una posizione di evidente insicurezza.
La prima cosa che pensò fu che era carina. Forse non quanto le ragazze che inseguiva di solito, ma anche in questa piccola e modesta bellezza c’era qualcosa che lo attirava.
La sua divisa da esorcista era diversa da quelle che aveva visto fino a quel momento.
 Lavi pensò che fosse perché era una ragazza, e di ragazze all’Ordine ce ne sono poche, ma la divisa di Lenalee non aveva niente di così particolare, a parte quella minigonna cortissima che segretamente piaceva a tutti (ma era meglio che Komui non lo sapesse).
La nuova esorcista, invece, non portava la gonna, bensì un paio di pantaloncini bianchi di stoffa morbida. Invece della giacca aveva un golfino scaldacuore bianco, di quelli portati dalle ballerine, con i simboli dell’ordine e una maglia nera aderente.
Non certo la tipica tenuta da combattimento, anche se l’insieme stava molto bene, l’unica cosa che gli dispiacque fu che la ragazza aveva le gambe coperte da un paio di collant pesanti neri tagliati a metà polpaccio.
 
‘Peccato, sembrano belle quelle gambe.’
 
Finita l’analisi generale Lavi tornò a guardarla in faccia.
I capelli raccolti dietro la testa lasciavano spazio agli occhi e all’espressione di puro imbarazzo che le riempiva il viso.
Carina e pure timida, il tipo di ragazza con cui poteva giocare a fare il brillante come e quanto voleva. L’occasione gli si presentò quando lei gli chiese timidamente:
 
-Sei tu Lavi, vero?-
 
Sfoderò uno dei suoi famosi sorrisi e le rispose con sicurezza.
 
-Già, sono io. Tu invece sei...?-
 
finalmente gli sarebbe tornato in mente come diavolo si chiamava!
Lei mantenne la sua aria insicura e rispose cautamente.
 
-Io sono Angelica.-
 
Ecco! Angelica! Come diavolo aveva fatto a dimenticarsene?!
 
-Ah, Angelica. E’ un nome davvero perfetto per una come te!-
-Perché...?-
 
Da incerta era diventata curiosa, le mani avevano fatto capolino da dietro la schiena ed erano apparse ai lati dei suoi fianchi.
 
-Beh, perché tu ricordi tanto un angelo. Ti mancano solo le ali.-
 
 Ed ecco che di nuovo la timidezza e l’imbarazzo prendevano il sopravvento.
Le braccia le si irrigidirono e le sue guance diventarono rosse.
Lavi ormai aveva già capito a grandi linee il carattere di questa ragazza dal corpo minuto e lo sguardo che evitava il suo: introversa e impacciata, era tutto quello che vedeva in lei in quel momento.
Più avanti, chissà...
 


Già, chissà.
Lavi ripensò a quello che aveva detto e pensato quel giorno e cercò di applicarlo alla situazione corrente.
“...sembrano belle quelle gambe.
Aveva visto giusto: lunghe e sottili, a prima vista potevano sembrare gracili, ma lui l’aveva vista combattere abbastanza da sapere che non lo erano affatto; che i muscoli c’erano, erano solo nascosti per non rovinare la perfezione di quel corpo così esile e lineare.
“...introversa e impacciata
Forse un po’ lo era, ma quando avevano imparato a conoscersi la timidezza si era appannata, diventando una dolce riservatezza.
In ogni caso in quel momento non era né introversa né tanto meno impacciata!
“...tu ricordi tanto un angelo.”
Al momento l’aveva detto così per dire, la prima cosa che gli era venuta in mente per innervosirla un po’, per vedere la sua reazione.
Riflettendoci ora si rese conto che forse lo pensava davvero.
I grandi occhi azzurri, i capelli di quel colore così singolare tra il biondo e il castano, la carnagione di porcellana.
Persino ora, con quello sguardo perso e le guance arrossate, tutto quello con cui riusciva a collegarla era qualcosa di soprannaturale e affascinante.
-Non ti piaccio, io?- aveva chiesto. Lavi se lo domandò di nuovo, nella sua testa.
 
‘Non ti piace, lei? Certo che ti piace, idiota!’
 
E allora perché non le rispondeva semplicemente che si, gli avrebbe fatto piacere dormire insieme e che magari non gli sarebbe dispiaciuto anche un bacio?
Si diede mentalmente uno schiaffo.
Ma cosa andava a pensare? Lui era un Bookman, non poteva permettersi di considerare una possibilità tanto assurda!
Fece del suo meglio per rimanere lucido e trovare una risposta che giustificasse le sue azioni senza offenderla ulteriormente.
 
-Ma si che mi piaci, Ann. Ci mancherebbe. Solo che...non credo che sia necessario, ecco tutto. Posso benissimo dormire sul pavimento.-
 
Non gli diede nemmeno il tempo di muoversi. All’improvviso Lavi si ritrovò le braccia magrissime di lei intorno al collo che lo costringevano a stare dov’era.
 
-Ma cosa diciiiii?? Il pavimento è scomodo, è meglio se stai qui con meeee!!-
 
Difficile dirle di no.
 
‘Calmati Lavi, devi solo stare calmo...’
 
ma sarebbe bastato stare calmo? Sentiva che Angelica lo tirava sempre più verso il basso, fino a che finì seduto sul letto.
 
-Ann? Cosa diavolo...-
 
Lasciò a metà la frase quando se la ritrovò in braccio, a cavalcioni per la precisione, le ginocchia appoggiate una per lato ai fianchi di Lavi.

E adesso si che diventava difficile dirle di no!

 Author corner: Ave lettori, Yami-chan vi saluta!! xD allora, ecco qui il capitolo 3, finalmente possiamo farci un'idea un pò più estesa di Angelica, che fin’ora ha riservato un po’ di mistero, almeno per quanto riguarda carattere (da sobria! xD) e descrizione fisica. Dal prossimo capitolo fornirò più dettagli, come ad esempio la forma della sua Innocence e qualcosina sul suo rapporto con Lavi prima di questo piacevolissimo episodio (perché tutti vogliamo saperne di più, vero??). Cercherò di impegnarmi a pubblicare il capitolo 4 entro la fine della settimana (anche perché se non ce la dovessi fare sarebbe un bel casino...>.<), nel frattempo fatemi sapere cosa ne pensate di questo!! Grazie a tutti voi lettori, sapere che qualcuno legge questa mi schifezza mi rende felicissima!! :’D

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Capitolo 4
*** Deja vù ***


 CAPITOLO 4 – Deja vù

Ma come ci era finito in quella situazione?
Lavi non riusciva a smettere di chiederselo.
Mezzo nudo in una stanza d’albergo con una ragazza ubriaca e altrettanto poco vestita in braccio.
E non era una ragazza qualunque: era la sua compagna Angelica che fino a mezz’ora prima gli era sempre sembrata la persona più timida e casta del pianeta e che ora gli era praticamente saltata addosso.
Non che gli dispiacesse, sia chiaro: Ann era incredibilmente leggera oltre che molto graziosa, però insomma!
Evitò accuratamente di toccarla in qualunque modo, appoggiando le mani sul letto e cercò di rimanere concentrato sul suo viso, perché se avesse guardato quello che c’era appena più in basso...meglio non pensarci!
Nel frattempo lei, come se gli avesse letto nel pensiero, aveva staccato il braccio destro da dietro il suo collo e adesso stava percorrendo con l’indice le linee dei muscoli del suo petto nudo.
Difficile rimanere concentrato.
 
-Ehi, Lavi?-
-S-si, cosa c’è?-
-Senti, perché sei senza magliettaaaaa?-
 
L’indice adesso si era traslato in giù e si stava spostando lungo il profilo degli addominali che trasparivano da sotto la pelle.
 
‘Resta concentrato. Resta concentrato!’
 
-E’ perché ho dimenticato il pigiama.-
 
Lei esplose in una nuova risatina isterica.
 
-Ma che sfortunaaaaa! Pensa se fosse successo a meeeee!-
 
‘Preferirei non pensarci, grazie!’
 
Intanto il dito indice di Angelica aveva finito il suo viaggio alla scoperta dei muscoli addominali di Lavi e ora si stava muovendo pericolosamente in basso, verso il bordo dei suoi pantaloni.
Lavi se ne accorse e afferrò le afferrò il polso.
 
-Ehi, cosa fai?-
 
Lei alzò lo sguardo per incontrare quello severo (più che altro confuso!) dell’amico, e scoppiò in un’allegra risata.
 
-Ma come sei nervosoooooo!! Perché non mi lasci fareeee? Ti vergogniiiii?-
-E’ strano che sia tu a non vergognarti, Ann. Normalmente sono io quello che...-
-Infattiiiii l’ultima volta non è andata bene come adesso, noooooo?-
 
L’ultima volta? Ah, ma certo. Si riferiva a quella volta. Ma quello era stato solo uno stupido incidente, un caso.
 
 
Era la loro seconda missione insieme e si era conclusa nel migliore dei modi: akuma distrutti e Innocence recuperata.
Lavi era seduto sul sedile dello scompartimento a loro assegnato sul treno che li stava riportando all’ Ordine, leggendo un libro.
Ogni tanto lanciava occhiate furtive ad Angelica, sdraiata sul sedile di fronte al suo che dormiva tranquilla da circa un paio d’ore.
Già prima di salire Lavi aveva notato che sembrava un po’ stanca, ma una volta che si erano sistemati al loro posto era praticamente crollata e si era addormentata quasi subito.
Lui l’aveva coperta con la sua giacca e poi l’aveva osservata per un po’.
Timida com’era se l’avesse scoperto a fissarla sarebbe come minimo morta dall’imbarazzo, così approfittò di quel momento per esaminarla come si deve, visto che non era ancora riuscito a farlo dopo due settimane che si conoscevano.
Era magrissima, quasi scheletrica e sembrava quasi che al minimo urto dovesse rompersi, come una bambola di porcellana particolarmente fragile.
Il candore della porcellana veniva richiamato anche dalla sua carnagione, bianca ma non pallida.
Sotto le palpebre chiuse gli occhi erano azzurri e luminosi, anche se molto, molto seri.
I capelli erano di un colore non ben definito, un incrocio tra il biondo scuro e il castano chiaro. Li portava sempre legati, che fosse una treccia alla francese (che partiva, cioè, dalla sommità della testa) o una treccia stretta e poi avvolta intorno alla testa o un semplice chignon erano sempre molto ordinati, tranne per qualche ciuffo più corto che le ricadeva sulla fronte.
Da quando aveva preso confidenza con lui sorrideva più di quanto non facesse all’inizio, ma erano sempre sorrisi timidi e insicuri.
Aveva un carattere un po’ particolare, era molto silenziosa e quando era a disagio cominciava a tormentarsi l’orlo della maglietta e teneva lo sguardo basso.
Ma quando doveva combattere era...beh, brava. La sua Innocence era diversa da quelle che Lavi aveva visto fino a quel momento e ancora non riusciva a credere che con quella si potessero distruggere degli akuma.
Però non c’erano dubbi: quella ragazza il suo dovere lo faceva e lo faceva bene, nonostante fosse solo una novellina e si ritrovasse con un arma che lui personalmente trovava inutilizzabile.
Dopo averla studiata per bene Lavi aveva preso in mano un libro e si era messo a leggere.
La cosa andò avanti per circa tre ore, fino a quando Angelica non si svegliò.
Aprì lentamente gli occhi e lasciò vagare pigramente lo sguardo sul soffitto dello scompartimento. Si sollevò con calma e si mise seduta, stiracchiandosi.
Quando Lavi notò che si era svegliata appoggiò il libro sul sedile e le sorrise.
 
-Riposato bene?-
 
Angelica si girò a guardarlo, gli occhi ancora impastati di sonno.
 
-Mhm...si, abbastanza...quanto tempo ho dormito?-
-Quasi tre ore.-
 
Lei spalancò gli occhi, sorpresa.
 
-Davvero? Mi dispiace, ti sarai annoiato tutto questo tempo. E’ che ero davvero stanca...-
-Oh, non preoccuparti. Il Vecchio mi dà sempre un mucchio di cose da leggere, mi sono portato avanti con il lavoro.-
 
Il suo sorriso si allargò e lei gli rispose con un sorrisino timido dei suoi, seguito da un teatrale sbadiglio.
Lavi scoppiò a ridere.
 
-Dì la verità: hai ancora sonno!-
 
Lei ridacchiò imbarazzata.
 
-Ti chiedo scusa, non ho dormito bene questa notte.-
-Beh, ci vorranno almeno un paio d’ore prima di arrivare. Perché non dormi ancora un pò?-
 
L’offerta era allettante, e un altro sbadiglio bastò per capire la risposta. Lavi notò che aveva il sole in faccia.
 
-Forse è meglio se vieni qui vicino a me, almeno la luce non ti darà fastidio.-
 
Angelica lanciò un’occhiata fuori dal finestrino e mise le gambe giù dal sedile, così da potersi alzare. Solo in quel momento si accorse della giacca di Lavi che le era ricaduta sulle gambe.
Mormorò un “grazie” imbarazzato e si alzò in piedi.
Sfortuna (o fortuna, perché no?) volle che in quel momento il treno sussultasse leggermente provocando l’immediata perdita di equilibrio alla malcapitata ragazza che si ritrovò seduta in grembo a Lavi prima che entrambi potessero fare qualcosa. Le mani, una delle quali stringeva ancora un lembo della giacca che le era servita da coperta, erano sulle spalle di lui e le ginocchia appoggiate sul sedile vicino ai suoi fianchi.
Il ragazzo, che aveva istintivamente alzato le mani per “proteggersi”, dopo qualche secondo si rese conto che in seguito alla caduta si trovavano appoggiate ai lati della vita di Angelica, che ora lo stava guardando negli occhi dopo aver tenuto serrati i suoi per qualche attimo.
Il colore che avevano entrambi sulle guance faceva degna concorrenza ai capelli fiammeggianti di Lavi e le loro espressioni erano un insieme di emozioni contrastanti.
Vuoi l’imbarazzo, vuoi che (diciamocelo!) la posizione involontaria in cui si trovavano non era poi così spiacevole, la situazione rimase congelata per un minuto buono.
Solo passato quel tempo Lavi, che dei due era quello meno timido, trovò la forza di dire con un filo di voce:
 
-Ti sei fatta male?-
 
Angelica ebbe un leggero sussulto, come se fosse appena uscita da uno stato di trance, e indugiò per un po’ sulle sue mani appoggiate alle spalle del compagno prima di rispondere.
 
-No...no, direi di no...tu?-
-Oh, io sto bene, non c’è problema.-
 
Calò di nuovo il silenzio. Intanto nessuno dei due si era mosso né aveva dato segnali di volerlo fare.
Lavi pensò disperatamente a qualcosa per rompere il silenzio.
 
-Ehm...sei davvero leggera, sai? Sei...sei sicura di mangiare abbastanza?-
 
Che frase stupida aveva tirato fuori! Poteva pensare a qualcosa di meglio, dannazione!
La ragazza sopra di lui non rispose.
Forse era una sua impressione, ma per un attimo gli sembrò che fosse diventata appena più rossa di quanto non fosse già, se possibile.
 
-Credo che a questo punto dovresti alzarti, o rimarremo qui tutto il giorno...-
 
Angelica alzò gli occhi e incrociò il suo sguardo, ma solo per poco.
 
-Hai ragione, scusa...-
 
Con l’aiuto di Lavi si rimise in piedi e si sedette sul sedile di fianco a lui, tenendo la sua giacca in grembo.
Nessuno dei due parlò per il resto del viaggio, lei non si riaddormentò e lui non riprese in mano il suo libro.
Semplicemente rimasero a fissare il sedile davanti al loro come due ebeti.
 
 
E così erano andate le cose. Un episodio imbarazzante, non c’è dubbio, e la circostanza ricordava molto quella attuale.
C’era solo una piccola, piccolissima differenza: Lavi era ancora a disagio come quella volta, questo si, ma Angelica...beh, Angelica era completamente a suo agio in tutto questo.
Insomma quello era una specie di scomodo Deja vù con qualche minima ma fondamentale variante.
 
‘Cosa può fare un po’ di vino...!’
 
pensò Lavi, cercando di abbandonare il fluire dei ricordi e di focalizzarsi sulla situazione corrente.
 
‘O mi invento qualcosa o qui non so come va a finire!’
 
Author corner: beh beh beh...cosa posso dire? Nemmeno io mi aspettavo che avrei scritto una cosa del genere...diamine, non mi aspettavo nemmeno di metterci così poco!! Infatti...beh...speriamo che non sia venuto una schifezza, insomma! Avevo detto che avrei scritto qualcosa sull’Innocence di Angelica...sorry ma ieri sera mentre cercavo di prendere sonno (senza riuscirci! -__-) mi è venuta in mente questa scena e...diciamo che forse dal prossimo capitolo ci sarà qualche sviluppo in più nella storia vera e propria (tutti vogliamo sapere se e quando Lavi non riuscirà più a mantenersi calmo, giusto??) quindi se avessi aspettato ad inserirla forse non ne avrei più avuto occasione. Lo so, faccio tutto io, purtroppo in questo periodo la mia testolina vuota è un bel casino, quindi portate pazienza e se vi va aspettate un paio di giorni, dovrei riuscire ad aggiornare. Mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate (potete anche insultarmi e dirmi che la mia storia fa schifo, se volete!! xD), quindi please: RECENSITE! Al prossimo capitolo (se vorrete continuare a leggere) e grazie a tutti voi che leggete. Sapere che qualcuno segue il mio lavoro mi riempie di gioia! :D

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Capitolo 5
*** Domani andrà meglio ***


 CAPITOLO 5 – Domani andrà meglio

Dire che Lavi era combattuto era poco. Aveva un conflitto interiore degno dei più disperati e incompresi filosofi antichi.
Solo che nel suo caso la questione non era la metempsicosi di Platone o la fisica aristotelica.
La sua compagna Angelica, bevuta come una spugna, stava esplicitamente comunicandogli che non le sarebbe affatto dispiaciuto entrare un po’ più in intimità con lui.
E per quanto lei potesse piacergli, il suo cervello gli vietava di assecondarla perché:
  1. in quel momento era l’alcol che si era tracannata a parlare e non lei, quindi se l’avesse toccata anche solo con un dito sarebbe stato come approfittarsi di lei in un momento di debolezza, cosa che lo avrebbe fatto sentire un verme;
  2. come futuro Bookman non gli era permesso avere rapporti di qualunque tipo, a maggior ragione di quel tipo, con le persone che gli stavano intorno e se il vecchio Panda lo avesse beccato lo avrebbe come minimo spellato vivo.Per quanto riguarda il selfcontrol interiore era a posto, le idee erano chiare.

Il problema era che se la sua mente considerava una cosa, il suo corpo ne pensava una ben diversa:
ci aveva messo un bel po’ a notarlo, preso com’era a tenersi a distanza di sicurezza da Angelica, ma la stoffa dei suoi pantaloni si era tesa a un livello tale che rasentava la sopportazione.
 
‘Dannazione, sta’ giù maledetto idiota!’
 
Certo, se la sua strippatissima amica se ne fosse accorta sarebbe stato un bel casino.
Ma per adesso la sopranominata ragazza era impegnata a liberare il polso destro dalla stretta di Lavi, che la teneva ancora come poteva per evitare che combinasse disastri di ogni sorta.
Trovò la forza e il coraggio di girarsi leggermente per controllare l’ora sull’orologio da parete: mezzanotte e trentacinque.
Doveva trovare il modo di farla dormire, a costo di darle un colpo in testa con il suo martello (spaventosamente fuori portata), o il mattino dopo non si sarebbe alzato neanche con le cannonate!
Quando rivolse di nuovo la testa nella sua direzione gli apparve un primissimo piano delle labbra di Angelica. E allora le notò: quelle strane bollicine simili a orticaria tra il naso e il labbro superiore.
Lavi spostò la mano libera dal materasso e fece presa sulla spalla della ragazza per tenerla ferma ed esaminarla meglio.
 
-Cosa stai facendooooo?-
-Stai zitta un momento, per favore.-
 
Lei obbedì, mentre il compagno avvicinava l’occhio non coperto dalla benda al suo viso e scrutava con curiosità quelle pustoline dall’aria inoffensiva.
Se non che quando le ebbe osservate bene si ricordò di quanto accaduto quel giorno e capì che forse non erano così innocue.
Ricordava perfettamente l’akuma che avevano combattuto nel pomeriggio: era un livello due, aveva la forma di un serpente ed era incredibilmente coriaceo.

A un certo punto si era messo a sputare del liquido giallastro.
Yuu era stato veloce abbastanza da evitare tutti i getti ma lui si era distratto un momento e se ne era ritrovato un po’ sulla mano.
Al momento gli sembrò dell’acido e si spaventò un po’ quando vide apparire delle bolle poco rassicuranti sulle dita intorpidite.
Dopo circa cinque minuti, però, l’intorpidimento, l’unica conseguenza che quello strano fluido aveva provocato, era sparito, lasciando solo quelle vescichette.
Forse quell’akuma indeboliva le funzioni motorie delle sue vittime per qualche minuto e poi si prendeva il tempo necessario per ucciderle.
E allora si ricordò del dettaglio importante: mentre Angelica combatteva con quel maledetto le era finito un po’ di quell’acido sul viso.
E se a Lavi si era addormentata una mano solo per averlo toccato, a lei che lo aveva anche inalato, e forse bevuto, doveva aver inibito il sistema nervoso e parte della sua attività cerebrale.

Questo avrebbe spiegato il perché si fosse attaccata alla bottiglia (quando Lavi era sicuro che non avesse mai toccato una goccia di vino in vita sua!) e l’alcol aveva poi fatto il resto.
Mistero risolto, insomma. Molto più semplice di quanto il ragazzo si aspettasse.
Già, ma saperlo non gli rendeva la vita più semplice.
Mentre rifletteva su tutto questo vide le labbra di lei piegarsi in un sorriso.
 
-Ti piace quello che vedi?-
 
Lavi si riebbe dai suoi pensieri e alzò leggermente lo sguardo per guardarla negli occhi.
 
-No, per niente! Ho capito quello che ti è successo e ora so per certo che non è da te ubriacarti in questa maniera. Quindi adesso ti dico cosa faremo: ci mettiamo a dormire e vedrai che domani sarà tutto sistemato.-
 
Fece leggermente pressione sulla spalla della ragazza per farla spostare, ma lei sembrava di tutt’altro avviso.
 
-Te lo dico io cosa fareeeeemo: io non ho voglia di dormire e quindi...-
 
Liberò la spalla dalla presa di Lavi e si chinò verso di lui, stampandogli un bacio sul collo.
Inutile dire che lui si gelò completamente.
 
-Co-cosa diavolo stai facendo, Ann?-
 
Lei parlò senza alzare la testa da dov’era.
 
-Tu sei tanto bellooooo, Lavi. Tu non pensi che io sia taaaaanto bella?-
-S-si, Ann. Penso che tu sia molto carina, ma...-
-E alloooora qual è il problema? Tu sei beeeello, io sono beeeella...insieme siamo perfeeeetti!-
 
Logica schiacciante quella degli ubriachi.
Beh, anche normalmente quella ragazza faceva dei ragionamenti a cui difficilmente si riusciva a controbattere, ma questo era un altro caso.
Lavi questa volta doveva trovare un modo di scrollarsela di dosso.
Sentiva che ad ogni secondo che passava il suo autocontrollo scivolava via e il bozzo nei suoi pantaloni diventava sempre più evidente.
 
-Ann, s-senti, io...WAH!!-
 
Qualunque cosa volesse dire venne interrotto quando Angelica fece pressione sulle sue spalle facendolo finire con la schiena contro il materasso, mentre lei si accomodava sopra di lui.
 
-Ann! Maledizione, che diavolo stai facendo?!-
 
Lei alzò lo sguardo per guardarlo in volto e nei suoi occhi c’era forse più coscienza di quello che pensava di trovarci.
Quando parlò la sua voce sembrava meno strascicata, come se per un secondo fosse tornata sobria.
 
-Lo sai Lavi? E’ da quando ci siamo conosciuti che penso che tu sia la persona più straordinaria del mondo. E...da un po’ ho capito che...senza volerlo mi ero affezionata a te più che a chiunque altro. Capisci cosa voglio dire, veeeeero?-
 
Lavi capiva. Capiva anche fin troppo bene.
Anzi, si sentì un totale idiota per non averlo capito prima.

Quella ragazza così piccolina, così vulnerabile, aveva sempre cercato lui quando era in difficoltà.
Lo confondevano quei suoi occhi incredibilmente sinceri, che troppe volte aveva visto pieni di lacrime e in più di un’occasione si era ritrovato a pensare a quanto fossero belli e luminosi come stelle.
Quanti pianti aveva fatto sulla sua spalla in quei quattro mesi da quando si erano conosciuti?
Aveva perso il conto. Una missione andata male, un litigio con Kanda (il che succedeva spesso), un allenamento non come diceva lei...Angelica sfogava la sua rabbia o frustrazione piangendo e quando succedeva lui lo sapeva sempre.
Sentiva quei due colpi sommessi alla porta della sua stanza e, senza nemmeno rispondere, sapeva già cosa doveva fare.
Bastava aprire e aspettare che lei lo abbracciasse, spiegandogli per quale motivo piangeva quella volta e mormorando qualche scusa.
Lui praticamente non faceva né diceva nulla. A lei bastava essere abbracciata, sentire qualche rassicurante colpetto sulla schiena e dopo un po’ le passava tutto.

Ma non si era mai chiesto perché proprio lui. Perché, di tante persone all’Ordine, proprio lui.
Solo ora lo capiva.
 
-Si, Ann. Capisco, ma questo non è il modo giusto per dirmelo. Ne riparliamo domattina, da sobria, d’accordo?-
 
Alzò una mano per accarezzarle la testa.
Lei sembrò aver ripreso un po’ di autocontrollo.
 
-Va beeeeene. Ma devi promettere che dormi qui con me sul letto, d’accordo?-
-D’accordo. Però si dorme sul serio, niente scherzi questa volta!-
-Promessoooooo!-
 
Credere alle promesse di un’ubriaca non è mai saggio, ma Lavi sapeva di potersi fidare.
Aspettò che lei si spostasse per tirarsi su con la schiena e mettersi seduto dritto e la aiutò a fare lo stesso.
Poi tirò indietro le coperte e si mise sotto, portandosi vicino Angelica e coprendoli entrambi.
Le mise un braccio intorno alla vita e le permise di appoggiare la testa alla sua spalla.
 
-Allora buona notteeeeee!-
 
La voce della ragazza perse di volume verso la fine della frase. Grazie al cielo cominciava a sentire la stanchezza.
 
-Buona notte.-
 
Lavi allungò l’altro braccio e spense la luce.
Dopo pochissimo tempo sentì il respiro di Angelica farsi più regolare.
Sorrise tra sé e chiuse gli occhi.
Mentre cercava di imitarla e prendere sonno pensò ad un modo per spiegare alla ragazza quanto accaduto quella sera.

Di sicuro non l’avrebbe presa bene e quindi doveva soppesare con cura le parole.
La stanchezza ebbe la meglio e si addormentò con la testa appoggiata a quella di Angelica.
 
 
Author corner: cominciamo con un ringraziamento: ci tengo a ringraziare di cuore Angy_Valentine che mi ha seguita fin qui e ha avuto tanta pazienza da darmi un sacco di consigli utili! Grazie davvero!! :’)
E alloraaaaa ci siamo (scrivere i dialoghi di Ann mi ha contagiata! ù.ù). Già, il prossimo sarà l’ultimo capitolo. Contenti, vero? Non ne potevate più di sopportarmi, scommetto! Beh, a chi fosse piaciuta questa storia (spero che siate in tanti! >.<) vorrei dire che una volta finita questa ho già in cantiere un’altra fic per DGM, sempre con il mio personaggio Angelica (che ovviamente sarà sobria!). Giuro che nella prossima storia sarà tutto più chiaro e ovviamente riusciremo a capire che tipo di Innocence abbia Ann! Intanto spero che vorrete seguirmi fino alla fine di questa e che magari mi facciate sapere cosa ne pensate (se recensite non mordo, sapete? Siete autorizzati a darmi della cretina e a insultarmi se la cosa vi fa piacere!! xD).
 Un’ultima nota tecnica: se non dovessi riuscire a pubblicare il capitolo entro la fine della settimana, purtroppo (??) non potrete vederlo per almeno altre due settimane. Scusate l’inconveniente, spero di riuscire a combinare qualcosa entro sabato! T.T
Vediamo quanti di voi mi rimarranno fedeli! A presto, cari lettori! :’D

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Capitolo 6
*** Quando sarà il momento ***


 Rieccomi qua!! Vi sono mancata?? Scusate, questa volta ci ho messo davvero molto ad aggiornare, ma in Irlanda ero senza pc...però ho taaaanto pensato a come concludere questa storia e quindi: ecco a voi il sesto e ultimo capitolo! Spero che vi piaccia! ^_^
 
CAPITOLO 6: Quando sarà il momento
 
Lavi si svegliò dopo un lungo sonno senza interruzioni.
Non riusciva a vedere l’ora, ma a giudicare dalla luce proveniente dalla finestra schermata da una leggera tenda bianca dovevano essere le prime ore del mattino.
Non si mosse per non svegliare la ragazza ancora addormentata sulla sua spalla e rimase per un po’ ad ascoltare il suo respiro rilassato.
Dalla posizione in cui si trovava vedeva la sua testa bionda muoversi leggermente e il braccio di lei che si era timidamente sporto ad abbracciarlo intorno alla vita.
Dopo qualche minuto la sentì cambiare ritmo di respirazione e capì che era sveglia.
Aspettò che si sollevasse e che si girasse a guardarlo prima di salutarla con un sorriso.
 
-Buon giorno.-
 
Lei si guardò intorno disorientata. Teneva gli occhi socchiusi, come se le desse fastidio la luce.
 
-Cos’è successo?-
 
Ovvio. Doveva avere i ricordi confusi dalla colossale sbronza di quella notte.
 
-Tu cosa ricordi?-
 
Angelica ci pensò su un po’. Poi mormorò:
 
-Dovevamo partire per una missione...credo che fossimo io, te e Kanda...e poi abbiamo incontrato un akuma, una specie di serpente gigante e...basta, non mi ricordo più niente...-
 
Lavi soppesò le sue parole.
 
-Uhm...deve essere colpa anche del colpo in testa...-
-Quale colpo in testa?-
 
Lui allungò una mano e premette il piccolo bernoccolo che le ornava la tempia sinistra.
Lei mugolò qualcosa.
 
-Questo colpo in testa. Hai tirato una bella testata al lavandino, ieri sera!-
 
Lei continuò a tenersi la tempia, con espressione dolorante.
 
-Mi fa male la testa, e...ho la nausea...-
 
Lavi annuì.
 
-E’ perfettamente normale, con tutto il vino che ti sei bevuta ieri sera.-
 
Lei lo guardò come se avesse appena detto un’eresia.
 
-Ma chi? Io? Ehm...io non ho mai bevuto una goccia di vino in vita mia...-
 
Lui le sorrise. Adesso arrivava il momento di spiegarle cos’era successo la sera prima.
 
-Beh...fino a ieri può darsi. Diciamo che dopo l’akuma di ieri pomeriggio hai deciso di dare il meglio di te, e...non è andata in modo molto brillante.-
 
Le spiegò brevemente l’accaduto, dall’acido che le aveva annebbiato il cervello alle sue conseguenze, con tanto di sbronza e risatine.
Lei lo ascoltava con un’espressione preoccupata in viso.
 
-Ti prego, dimmi che non ho combinato qualche scemenza...!-
 
Lavi fece un sospirone. Ecco, il momento della verità.
 
-Ehm...beh, no. Non proprio. Possiamo dire che...ti ho fermata prima che potessi farne una...-
 
Pessimo inizio. La stava spaventando.
Doveva essere diretto e dirle esattamente quello che era successo.
Non era mica la fine del mondo, un episodio un po’ imbarazzante e difficilmente se lo sarebbero dimenticato, ma niente di irreparabile.
Chissà perché però Lavi si aspettava che come minimo le sarebbe venuto un attacco di iperventilazione a sentir parlare delle sue “epiche gesta”, quindi scelse accuratamente le parole con cui esprimersi.
La guardò negli occhi e le raccontò tutto senza giri di parole né ulteriori perdite di tempo: se doveva saperlo era meglio che fosse rapido e indolore.
Partì dal suo desiderio di dormire nella stessa stanza con lui, delle disavventure che avevano vissuto per arrivare al quarto piano tutti interi, delle sue insistenze per dormire nello stesso letto e alla fine, con molta cautela, del suo piccolo tentativo di corteggiamento.
Lei ascoltò tutto con attenzione e alla fine, con le guance di un colore tale che persino i capelli di Lavi impallidivano al confronto, nascose il viso tra le mani.
Rimase così per qualche secondo poi mormorò, senza scoprirsi:
 
-Lavi, mi dispiace...mi dispiace tanto! Non so davvero cosa mi sia venuto in mente, e...Dio, non voglio nemmeno pensarci!-
 
Lui cercò in qualche modo di rimediare.
 
-Dai, non è così grave. Sinceramente da parte mia non è stato neanche tanto male, insomma non capita tutti i giorni di trovarsi in braccio una bella ragazza...-
 
Lei si nascose ancora di più.
No, non così! Adesso la stava innervosendo.
Decise di riprovare.
 
-Senti, non è un dramma. Non eri molto...consapevole delle tue azioni, ma non mi hai mica ucciso!-
 
Allungò una mano e le prese il mento, sollevandole il viso. Aveva gli occhi lucidi.
 
-Possiamo fare finta che non sia successo niente, anche perché alla fine è la verità. Rimarrà tra noi e non ne parleremo più, d’accordo?-
 
Le sorrise, uno dei suoi sorrisi caldi, rassicuranti. Uno dei suoi sorrisi veri.
Lei esitò un po’, ma finalmente gli fece un sorrisino timido di rimando e annuì.
Lavi le lasciò il mento e le scompigliò i capelli, per rompere l’atmosfera.
 
-Perfetto! Anche perché se il vecchio mi scopre mi riempie di legnate...e io sono troppo giovane per morire!-
 
Angelica ridacchiò debolmente e parve un po’ rassicurata.
Lavi aveva deciso di non dirle niente su quello che lei gli aveva confessato la sera prima.
Era meglio così.
Infondo erano cose che lui già sapeva, solo che non ci aveva mai pensato.
Forse prima o poi se la sarebbe trovata davanti e si sarebbero chiariti, ma era giusto che lei ne fosse cosciente e che ne avesse l’intenzione.
Gli bastava aspettare.
Dopotutto, lui è un Bookman. E i Bookman non dovrebbero avere un cuore, ma di certo hanno molta pazienza.
 
 
Author corner: e allooooora!! A quanto pare è finita! Già finisce così...delusi? Spero di no! Dai, più di questo non poteva succedere. Se però Angelica vi è piaciuta la ritroverete presto! Sto già lavorando alla mia prossima storia. Ci saranno ancora Angelica (stavolta sobria, ve lo assicuro!), gli esorcisti (stavolta tutti!), l’Ordine Oscuro e ancora Lavi, Lavi e Lavi!! =^.^=
Spero che la vorrete leggere. Sarà sicuramente più lunga e articolata di questa. Insomma, conto di fare un lavoro molto migliore di quello che ho fatto fino ad ora!
Intanto colgo l’occasione di ringraziare in modo particolare Angy_Valentine, che mi ha sempre dato tanti consigli e ha sopportato le mie paturnie di scrittrice incapace. Grazie infinite!! *commossa* Naturalmente ringrazio anche tutti voi pazzi masochisti che avete letto tutta la storia e mi avete seguita fino a qui, grazie davvero! Adesso che è finita mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate del risultato finale, ovviamente non mi aspetto ci ricevere complimenti: qualunque cosa abbiate da dire a me andrà benissimo e sarò felice che abbiate voluto dirmela!! ^_^
Allora grazie ancora e a prestissimo!! :’D

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