Oro e argento

di The_Ruthless
(/viewuser.php?uid=238450)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gli Offenders ***
Capitolo 2: *** La scelta ***
Capitolo 3: *** La lotta; il bacio ***
Capitolo 4: *** Un altro giorno di scuola ***
Capitolo 5: *** Alexandr Her ***
Capitolo 6: *** Un nuovo amico; uno strano sogno ***
Capitolo 7: *** Riconciliazioni e litigi ***
Capitolo 8: *** Bande rivali; il nuovo potere ***
Capitolo 9: *** Trillamorte ***
Capitolo 10: *** Giornata di merda; fidanzati ***
Capitolo 11: *** Un gioco di troppo; pensieri in libertà ***
Capitolo 12: *** Katja la Manipolatrice del Rame; la resa ***
Capitolo 13: *** Incinta ***



Capitolo 1
*** Gli Offenders ***




Oro e argento

Gli Offenders
Mi svegliai di soprassalto e mi alzai a sedere sul letto;ma lo feci troppo velocemente e una fitta lancinante mi percorse la mano. Maledetto scalino! La fitta alla mano era dovuta ad una vecchia ferita provocata da una bottiglia quando avevo sei anni. Allora abitavo con i miei genitori e mio fratello maggiore in una casetta con un unico scalino in cui ero inciampata mentre correvo con la bottiglia di liquore in mano. Ora abitavo in una villetta a schiera con la mia famiglia. Mi ridistesi sul letto cercando di ricordare quando era stata l'ultima volta che la mano mi aveva fatto male: era stato più di tre anni fa. Lentamente il dolore alla mano sparì e pensai al sogno che mi aveva svegliato: arrossii nel buio, chiedendomi come mai continuavo a fare questi sogni riguardanti i miei compagni di classe; l'ultimo era stato particolarmente coinvolgente, però una volta tornata a scuola non avrei più potuto guardare in faccia Braian. Mi alzai dal letto senza fare rumore e accesi la luce. Andai vicino alla finestra, davanti allo specchio: ero tremenda. I capelli castano-rossicci, che mi arrivavano appena sopra le spalle, erano scompigliati e annodati; gli occhi, color minestrone erano contornati da profonde occhiaie. Il viso, normalmente tondo, era tirato e smunto, cosicché il naso apparisse enorme. Distolsi lo sguardo e mi avviai in punta di piedi verso la porta, la socchiusi e scrutai il pianerottolo nella penombra: nessuno in vista. Uscii dalla mia camera e salii i cinque gradini che portavano al corridoio dove c'erano la camera dei miei, la stanza da stiro e il bagno con vasca. Drizzai le orecchie per sentire se mia madre si era svegliata, silenzio di tomba; respirai a fondo e andai in bagno. Mi feci una doccia veloce, mi misi i jeans, una maglietta e una felpa, poi passai all'attacco dei capelli li spazzolai riducendoli alla ragione; dopo essermi lavata i denti scesi le scale e andai in cucina. Presi un foglietto e scrissi: “ VADO A FARE UNA PASSEGGIATA, TORNO TRA UN'ORA CIRCA. TEA ”. Già, mi chiamo Tea, chissà cosa diavolo è passato per la testa dei miei genitori quando hanno deciso come chiamarmi. Con tutti i nomi normali che esistono a questo mondo!
Misi le Superga e uscii di casa, il cielo era nuvoloso quindi mi tirai su il cappuccio della felpa. Percorsi la mia via e presi il vialetto sterrato che portava al parco; dentro al parco c'era una villa diroccata, decisi di esplorarla ma, quando arrivai vidi un gruppo di ragazzi seduti sugli scalini a fumare e bere coca dalle lattine; per fortuna non si erano ancora accorti di me. Mi fermai e cambiai direzione ma andai a sbattere contro a un ragazzo dall'aria misteriosa che stava camminando velocemente:-Togliti dai piedi!-ringhiò, alzai il viso e mi tolsi il cappuccio per vederlo bene in faccia, rimasi di sasso.

 Aveva i capelli biondi, abbastanza lunghi ma spettinati, un bel viso con una carnagione chiara; ciò che veramente mi colpì però furono gli occhi: le iridi erano di un azzurro chiarissimo e sembravano di ghiaccio. Doveva avere più o meno quattordici anni, quindi, aveva la mia stessa età, o quasi, dato che il mio compleanno è a settembre.
Dopo essermi ripresa dallo shock, sussurrai rabbiosa:-Non l'ho fatto apposta, quindi potresti anche essere più gentile, idiota!-
Mi fulminò con lo sguardo:-Non provocarmi, bambina, potresti non rivedere la luce del giorno...-
Con sarcasmo pesante, ribattei:-Oh, sto morendo di paura! Fatti sotto, nonnetto!-
Rimanemmo immobili a studiarci per non avvantaggiare l'avversario ma fummo interrotti da uno dei ragazzi che erano sugli scalini; si avvicinò e circondandomi con un braccio esclamò:-Ehi, ehi stiamo calmi! Senti, amico, non vorrai far del male a questa ragazzina...Se devi batterti, fallo con qualcuno che abbia la tua stessa forza!-
Il biondo lo fissò e disse:-Non sono tuo amico e comunque non ho tempo da perdere con questa marmocchia.-
Si girò e fece per andarsene:-Codardo!-strillai-hai paura di una ragazza? Sei solo un presuntuoso!-
Lui si volto' di scatto e sibilò:-Ci rivedremo, mocciosa e quando succederà non sarò così clemente.-E si allontanò.
Il ragazzo che mi aveva difeso teneva ancora il braccio sulle mie spalle, me lo scrollai di dosso e lo osservai: era di sicuro di origini siciliane, aveva la pelle abbronzata, capelli e occhi scuri, viso sottile. Anche lui mi stava guardando, lentamente si aprì in un sorriso amichevole e disse:-Sei sempre così scontrosa o è solo perché non hai dormito?-Per un attimo restai a guardarlo, poi scoppiai a ridere.
Lui rise con me e quando ci riprendemmo disse:-Mi chiamo Giovanni, ma per gli amici sono Gio-mi studiò da capo a piedi, arrossii imbarazzata.
Feci un sorriso sfacciato e dissi:-Mi chiamo Tea ma tu puoi chiamarmi Cleo.-
Alzò un sopracciglio:-Cleo?-
Alzai le spalle:-Tutti i miei amici ormai mi chiamano così, immagino che sia per via del mio naso.-
Sorrisi mestamente, lui mi guardò con intensità e poi sorrise:-Non mi sembra per niente storto, comunque, ti va di venire dentro la villa con i miei amici? Dai, che ci fumiamo una sigaretta e intanto parliamo un po'.-
Diedi un'occhiata al gruppetto ancora seduto sugli scalini e dissi:-No, grazie; senza offesa ma i tuoi amici non sono esattamente il genere di persone di cui mi fido.-
Feci un sorriso falso e mi girai ma lui mi afferrò per un braccio:-Aspetta, ti assicuro che tornerai a casa sana e salva,i miei amici non ti sfioreranno neppure se io glielo ordinerò.
-Lo guardai con aria interrogativa:-E perché mai dovrebbero fare quello che dici tu?-
Lui sorrise e rispose:-Sono il capo della banda, nel caso non lo avessi capito.-
Alzai le sopracciglia e chiesi, curiosa:-Che tipo di banda siete?-
Mi fissò negli occhi per un attimo, infine rispose, con un ghigno stampato in faccia:-Una normale banda trasgressiva, ci chiamano gli “Offenders”-
Sgranai gli occhi:-Voi siete gli Offenders?!-Avevo sentito parlare di quella banda, i suoi membri avevano quindici o sedici anni ed erano tutti dei ripetenti in prima superiore. Inoltre era considerata la banda più tosta e trasgressiva (da qui il nome offenders) di tutta la città, erano famosi per il loro disprezzo nei confronti di qualsiasi autorità e facevano sempre ciò che volevano, alcuni pensavano addirittura che avessero per “protettori” dei mafiosi dato che non finivano mai nei guai.
Lui mi studiò un attimo, poi disse, con indifferenza:-Sì, perché? Hai paura?-fece un sorrisetto;
arrossendo di vergogna dissi:-No! E poi di cosa dovrei aver paura? Di un gruppo di adolescenti che fanno gli idioti e restano seduti a fumare dalla mattina alla sera?-Rimase a bocca aperta ma si riprese velocemente; a quanto pareva nessuno aveva mai osato insultarli, ne fui fiera ma anche leggermente spaventata, loro erano in otto, se mi fossi battuta mi avrebbero sopraffatto, l'unica alternativa era scappare. Tornai a guardare Giovanni, che mi fissava con un espressione minacciosa e ammirata al tempo stesso, gli restituii lo sguardo con aria di sfida.
Lui fece un ghigno minaccioso e disse:-Questo non dovevi dirlo.-
E mi si avvicinò svelto, arretrai di alcuni passi:-Non provarci!-lo avvisai, già con i muscoli tesi pronti alla lotta ma Gio fece una cosa inaspettata: mi si parò di fronte e iniziò a farmi il solletico fino a farmi accasciare al suolo. Ridevo come una pazza e speravo che una volta stesa a terra mi avrebbe lasciato andare ma non fu così: si sedette a cavalcioni sopra di me e continuò a farmi il solletico. Ansimando nel tentativo di tenermi ferma, disse:-Allora, ti arrendi?-
Digrignai i denti e ribattei:-Mai!-E cominciai a lottare furiosamente per levarmelo di dosso; alla fine riuscii a scivolare di lato e a mettere con le spalle a terra lui, senza che avesse il tempo di capire cosa fosse successo. Gli salii sopra e gli misi le mani sulle spalle per tenerlo giù, feci un sorriso trionfante:-Ti arrendi?-dissi con tono di scherno.
-No!-disse lui.
-OK-replicai e gli misi le mani alla gola; se c'è una cosa che so fare bene è strangolare, il trucco sta nel stringere dietro vicino alla spina dorsale, ciò provoca dolore nell'avversario che smette di lottare, a quel punto si deve stringere sul davanti in modo da bloccare il respiro del nemico quel tanto che basta per farlo arrendere. Infatti ad un certo punto, ansimando, sibilò:-E va bene, mi arrendo!-Lo lasciai andare e ricadde all'indietro con il fiato corto. Sentii una presenza dietro di me, mi voltai di scatto, pronta a colpire, ma fui troppo lenta: quattro mani mi afferrarono le braccia e me le incrociarono dietro la schiena mentre altre due mani mi spingevano giù per le spalle; caddi in ginocchio e subito mi furono addosso provando a tenermi ferma mentre mi dibattevo cercando di allontanarli con tutte le mie forze. Ma erano troppi, mi immobilizzarono e uno di loro mi si parò davanti; era molto robusto, muscoloso ed era coperto di cicatrici, aveva i capelli corti e scuri e su una spalla era tatuato un teschio che sputava fiamme. Mi fece venire i brividi, lui sorrise minaccioso e disse :-Allora, capo, cosa ne facciamo di questa bella ragazzina?-
E mi si avvicinò, racimolai tutto il coraggio che mi rimaneva e dissi, in tono strafottente:-Non provare a toccarmi, schifoso pervertito-e gli sputai in faccia.
Lui rimase immobile, poi si pulì lo sputo con la maglietta e mi fissò, con gli occhi che mandavano lampi:-Adesso ti insegno io le buone maniere, brutta putt...-
Ma Gio rialzatosi in piedi gridò:-Fermo! Ora calmati, Napu! Statemi bene a sentire ragazzi, nessuno, ripeto nessuno deve toccare questa ragazza, chiaro? O ne risponderà a me.-La sua faccia era talmente seria e minacciosa che avrebbe convinto chiunque a lasciar perdere.
Napu aggrottò le sopracciglia e chiese:-Perché capo? Potevamo divertirci, sembra che abbia degli argomenti interessanti.-E lanciò un'occhiata al mio petto che si notava anche sotto la felpa ampia.
Gio lo fissò un attimo, poi disse:-Non qui, dobbiamo parlarne lontano da occhi indiscreti, andiamo dentro la villa e state attenti che lei non scappi.-I due ragazzi che mi tenevano per le braccia mi tirarono su e ad un cenno di Giovanni tutti entrarono dentro la villa disabitata. Percorremmo un corridoio buio, svoltammo a sinistra e iniziammo a scendere le scale dello scantinato. La porta si chiuse alle nostre spalle, qualcuno accese una lampadina appesa al soffitto, sentivo il mio cuore battere a mille: ero in trappola, lì nessuno mi avrebbe mai sentito se avessi gridato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La scelta ***


La scelta
Al centro della stanza c'era un tavolo con intorno molte sedie; i ragazzi si sedettero e io finii seduta tra Napu (che scoprii essere il diminutivo di Napuletano) e un ragazzo con i capelli neri in stile punk, gli occhi verdi e la carnagione bianchissima. Nonostante il suo aspetto punk sotto la giacca di pelle nera spuntavano i muscoli dei pettorali e degli addominali. Notai che mi stava osservando anche lui, inclinò la testa da un lato, curioso e mi fece un sorriso amichevole, arrossii imbarazzata e spostai lo sguardo intorno al tavolo, purtroppo tutti i ragazzi del gruppo chi più chi meno erano muscolosi, il mio sguardo si fermò su Giovanni che era seduto dall'altra parte del tavolo.
Vi appoggiò le mani sopra e cominciò:-Ascoltate, ragazzi, avete visto tutti come Cleo-e mi indicò con un cenno della capo-mi abbia tenuto testa e sia perfino riuscita a battermi nonostante non fosse una lotta vera e propria. Certo ha un bel caratterino ma è molto brava a combattere e non ha paura di nulla; sapete tutti che abbiamo bisogno di una ragazza nel nostro gruppo perché certi affari li può risolvere solo una donna, in più con una ragazza nella nostra banda attireremo più membri. Secondo me lei ha tutti i requisiti per fare parte del nostro gruppo, certo se lei non vuole non la costringeremo ma spero che almeno prenderà in considerazione la proposta, sempre che voi vogliate che lei sia una di noi. Ora parlate pure, fate tutte le domande che volete.-Il suo discorso mi aveva lasciato a bocca aperta: io, entrare in un gruppo di teppisti?!
Per primo parlò Napu:-Io sono d'accordo, certo mi ha sputato in faccia e per questo gliela farò pagare ma secondo me ha tutti i requisiti per diventare una di noi.-Rimasi esterrefatta e un brivido mi corse lungo la schiena: non osavo immaginare COME me l'avrebbe fatta pagare; poi parlò il ragazzo punk accanto a me:-A me va bene, sarà la prima ragazza del gruppo e con il suo caratterino ci sarà da divertirsi.-Si girò verso di me e aggiunse:-A proposito io sono Blood- e mi fece l'occhiolino.
Gli sorrisi e mi voltai verso il sedicenne che stava per parlare: aveva una cresta di capelli color bronzo, gli occhi color cioccolato e una borchia all'orecchio sinistro:-Non credo che sia una cattiva idea ma lei ci ha insultato e ha sputato su uno di noi, se volete che accetti deve darsi una regolata.-E mi guardò di traverso, gli feci una linguaccia e tutto il tavolo fu scosso da una risata.
Riprese la parola Gio che, ridendo, disse:-Ok, Nick. Come vuoi...E gli altri cosa ne pensano?-
Guardò i quattro membri rimanenti con aria interrogativa, a quel punto prese la parola un ragazzo di colore con il taglio  alla moicana e un sorriso abbagliante:-A me va bene, mi sembra una tipa a posto ma mi terrò a distanza di sicurezza da lei.-
E prendendosi fin troppa confidenza, mi diede un pugno scherzoso sul braccio:-Io sono Kojo, sorella.-
Poi fu il turno di Marco un quindicenne dai capelli castano chiaro stretti in un codino e dagli intensi occhi azzurri:-Se voi acconsentite direi di metterla alla prova per alcuni giorni, facendole fare tutto quello che noi facciamo di solito.-
Vi fu un mormorio di assenso e Gio annuendo disse:-Mi sembra una proposta eccellente; e voi due cosa ne pensate?-disse ai due rimanenti membri della banda.
Dopo averci pensato su, parlò Gabbo (che preferiva essere chiamato Gabriele) un ragazzo dai corti capelli rosso scuro e dagli occhi grigi:-Sono d'accordo a farla entrare nel gruppo a patto che io la possa conoscere meglio-e mi lanciò un'occhiata eloquente; infine prese la parola Dave, un ragazzo dai capelli biondi e ricci, costretti sotto un berretto da baseball portato al contrario e dagli occhi color nocciola nascosti dietro un grosso paio di occhiali da sole. Mi lanciò uno sguardo penetrante da sopra gli occhiali e disse:-È una buona idea quella di metterla alla prova, sono d'accordo.-
Gio sorrise:-Sono contento della vostra scelta sono sicuro che non ve ne pentirete; a meno che...-e tornò a fissarmi-Cleo vuoi unirti a noi?-
Ci dovetti riflettere su: avevo sempre desiderato di far parte di una banda del genere, ma se fossi stata bocciata i miei mi avrebbero staccato la testa, bastava continuare ad andare bene a scuola e fare in modo che non scoprissero che facevo parte degli Offenders. Tornai a guardare il gruppo che mi fissava in silenzio:-Sarebbe fico ma innanzitutto i miei non devono saperne nulla quindi devo continuare ad andare bene a scuola, poi voglio chiarire un punto: io mai e poi mai mi drogherò o mi ubriacherò né tanto meno farò l'amore con qualcuno solo perché faccio parte del vostro gruppo, ok?-
Scoppiarono tutti a ridere e io fissandoli incredula chiesi:-Che ho detto?-
Gio mi rispose trattenendo a stento le risate:-Noi non siamo un gruppo che si droga né che si ubriaca-alzai un sopracciglio, non me la dava a bere;notò la mia espressione e sogghignò-ok lo ammetto, ogni tanto quando usciamo ci lasciamo un po' andare ma succede raramente, per quanto riguarda il sesso, puoi stare tranquilla, certo qualcuno di noi, ma sarebbe meglio dire tutti, ha già perso la verginità-ghignò-ma la nostra prima regola è rispettarsi a vicenda, siamo tutti fratelli, quindi a meno che tu non voglia nessuno ti toccherà e lo stesso vale per te, mi raccomando non stuprare nessuno.-
E tornò a ridere, quando si riprese mi disse:-Per quanto riguarda la faccenda dei tuoi genitori, non c'è problema saremo molto discreti.-
Alzai un sopracciglio:-Voi, discreti?-
Mi lanciò un'occhiata di rimprovero:-Siamo abituati a tenere i genitori all'oscuro della nostra esistenza.-
Sorrisi:-Già, immagino di non essere la prima ragazza a chiedervelo, no?-
Mi restituì il sorriso:-Allora è deciso, faremo tre giorni di prova a partire da oggi.-
Mi alzai:-Devo andare a casa ora, ci vediamo qui alle tre, ok?-
Annuirono e mi scortarono fino all'entrata della villa; quando Gio disse:-Ti accompagno a casa.-tutti rientrarono nella villa, l'ultimo fu Blood che si girò un'ultima volta per farmi l'occhiolino poi si chiuse la porta alle spalle.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** La lotta; il bacio ***


La lotta; il bacio
Mi avviai sul sentiero sterrato che usciva dal parco, Gio mi venne dietro dopo circa cinque minuti eravamo all'inizio della mia via. Lo guardai e dissi:-Io abito lì-e indicai una casa gialla a metà della via-è meglio non avvicinarci, mio fratello è sicuramente sveglio, non vorrei che ci vedesse-spiegai;
lui aggrottò le sopracciglia e mi chiese:-Ma quanti anni ha tuo fratello?-
Lo guardai curiosa:-Venti, va all'università, perché?-Non rispose, mi fece un cenno di saluto e se ne andò.
 Irritata, mi avviai verso casa, detestavo quando qualcuno mi faceva capire che sapeva qualcosa ma non voleva dirmela. Tirai fuori le chiavi e aprii la porta, salutai i miei e andai in camera mia. Accesi lo stereo e mi distesi sul letto, che situazione! In meno di un'ora ero entrata a far parte della banda di teppisti più trasgressiva della città, chissà come l'avrebbe presa Gaia; eravamo migliori amiche da tre anni ma ancora non riuscivo a prevedere tutte le sue reazioni. Sapevo, però che la sua reazione non sarebbe stata positiva; mi ricordavo la volta in cui mi aveva fatto la predica perché ero andata in piscina con un mio amico. Inoltre mancavano poco più di tre mesi all'esame di terza media ed era molto nervosa; a dire la verità lo eravamo tutti per questo ultimamente ero stata così intrattabile.
Alle tre meno un quarto uscii di casa e andai alla villa, c'era solo una persona ad aspettarmi: Napu. Stava sorridendo, il che non prometteva niente di buono, mi guardai intorno poi gli chiesi:-Dove sono gli altri?-
Il sorriso si allargò:-Arriveranno più tardi, seguimi.-
Mi accompagnò dentro la villa, salimmo una rampa di scale ed entrammo in una camera: c'erano pochi mobili, solo un letto, un armadio e un comodino. Napu si chiuse la porta alle spalle e si voltò verso di me, arretrai di un passo:-Non puoi toccarmi, lo sai.-
E lui, sempre sorridendo, disse:-Oh, non ho alcuna intenzione di “toccarti” in quel senso. Sono qui per metterti alla prova, dobbiamo lottare per vedere a che livello sei.-
Lo guardai, sorpresa:-Ah! Ok.-
Mi tolsi la felpa e rimasi in canottiera, era imbarazzante ma così avrei avuto più libertà di movimenti. Nel frattempo si era tolto anche lui la sua e aveva addosso una maglietta a maniche corte che metteva in risalto i suoi muscoli e le sue innumerevoli cicatrici.
Ci fissammo per un momento interminabile, poi attaccai: tiravo pugni su ogni centimetro libero del suo corpo ma non sortivano molto effetto, anche perché la maggior parte riusciva a pararli; allora cominciai a tirare sberle, ogni volta che la mia mano colpiva la sua pelle rimaneva il segno rosso delle cinque dita. A quel punto mi tirai indietro, appoggiai le mani sul suo petto e spinsi con tutte le mie forze, Napu cadde disteso a terra, mi sedetti a cavalcioni su di lui, gli presi i polsi con le mani e gli feci appoggiare le braccia per terra in modo che non potesse muoversi. Avvicinai la mia faccia alla sua e affannata sussurrai:-Ti arrendi?-e lui sorrise, si liberò con facilità  dalla mia presa per poi stringermi lui stesso i polsi; non riuscivo a tirarmi su, mi aveva intrappolata, allora feci una cosa che non si sarebbe mai aspettato mi chinai su di lui e lo baciai: astuta tattica diversiva, feci scivolare via i miei polsi dalla sua presa e cercai di spostarmi di lato ma lui fece una cosa che non mi aspettavo: mi mise le mani sui fianchi e rotolò su un fianco costringendo me a fare lo stesso. A quanto pareva non aveva intenzione di interrompere il bacio, questo giocava a mio favore distesa su un fianco avevo più libertà di movimento, tirai indietro la gamba e gli diedi una ginocchiata bestiale nel basso ventre. Si piegò in due dal dolore e io ne approfittai per scivolare sotto di lui: con una mano gli presi i polsi e glieli tenni dietro la schiena contro di me di modo che non potesse liberarsi e con le mie gambe intrappolai le sue, impresa molto difficile visto che aveva ripreso a scalciare come una furia. Fatto questo, misi il braccio libero attorno alla sua gola e strinsi:-Allora? Bastano due paroline se vuoi che ti lasci andare.-
Gli sussurrai all'orecchio e lui ansimando disse:-Mi arrendo!-lo lasciai andare e mi alzai in piedi. Si aprì la porta ed entrò Giovanni, guardò prima Napu steso a terra, ansimante e poi me con un misto di incredulità e ammirazione, dietro di lui c'era Blood che aveva la bocca spalancata per lo stupore.
A quel punto Gio parlò:-Raccontami tutto, Napu-e Napu gli spiegò per filo e per segno com'era andata, alla fine Gio si rivolse a me:-È vero tutto quello che ci ha appena raccontato?-io annuii, mi fissava, ancora incredulo:-E lo hai baciato?-arrossii e annuii di nuovo-Astuta, davvero astuta, certo non potevi prevedere che la sua reazione sarebbe stata tanto entusiasta e ti sei dovuta arrangiare dandogli quel colpo basso, ma è stata comunque una mossa astuta.-
Napu mi guardava, torvo. Gio se ne accorse, gli andò vicino e gli diede una pacca sulla spalla:-Dai amico, non te la prendere, è normale cedere a certi istinti soprattutto se  hai davanti una bella ragazza come Cleo-mi lanciarono un'occhiata, arrossii nuovamente e in un attimo mi resi conto di avere ancora solo la canottiera addosso: recuperai svelta la mia felpa appoggiata sopra il letto e me la misi, molto meglio, ora mi sentivo molto più a mio agio.
Gio si rivolse a Blood:-Per oggi può bastare, portala di sotto e spiegale tutto riguardo a noi. Poi andremo a fare un giro in centro.
Dieci minuti dopo eravamo nello scantinato e io ascoltavo attentamente tutto ciò che mi diceva Blood:-Dunque la prima regola della nostra banda è dare sempre retta al capo. Una cosa importante da non dimenticare è che i tuoi problemi sono i nostri e viceversa, quindi quando uno di noi è nei guai gli altri gli danno una mano, capito?-annuii-Bene, noi rubiamo solo in caso di necessità e forse questo tu non lo dovrai fare mai. Il nostro motto è “fai quello che ti va di fare”, tutti gli adulti ci temono perché non possono controllarci, quindi facciamo quello che ci va. Chi sta con noi deve avere fegato,coraggio perché spesso facciamo cose molto pericolose. Ok? Questi sono i principi base, gli altri te li spiegheremo più avanti.-annuii di nuovo. Si alzò in piedi:-Ora andiamo a fare un giro in centro, sei dei nostri?-
Guardai l'orologio: mia madre mi aspettava a casa fra a due ore, potevo tranquillamente andare a fare un giro. Così acconsentii e andammo a cercare gli altri che stavano giocando a calcio fuori, insieme prendemmo l'autobus che portava in centro e scendemmo alla fermata davanti alla mia scuola. Ci incamminammo verso il bar più popolare tra i ragazzi, loro si presero delle birre e io un caffè: chiacchierammo e ridemmo, prendendoci in giro a vicenda per tutto il tempo. Tornando alla fermata incrociammo alcune mie compagne di classe, le peggiori, quelle che io definisco “galline”, la loro capa era Ele(Elena) che si credeva la regina del mondo, vedendomi con gli Offenders fece finta di essere mia amica:-Oh, ciao Cleo, come stai?-poi si rivolse a Giovanni-Salve, io sono Elena e loro sono Elisabetta, Sara, Gemma, Sonia e Obioma. Siamo amiche di Cleo...-Gio sollevò un sopracciglio e mi lanciò un occhiata, io gli risposi con una smorfia: amiche, come no...In prima lo eravamo anche state ma poi mi ero presto stufata di loro, del loro modo di fare molto superficiale e dei loro continui pettegolezzi. Ele stava ancora parlando:-...che ne dite di venire al bar? Offriamo noi!-
Gio mi lanciò l'ennesima occhiata e vedendo la mia espressione disperata per poco non scoppiò a ridere:-No, mi dispiace dobbiamo accompagnare a casa Cleo, sarà per un'altra volta, ci vediamo.-
Lei rimase fulminata-Oh...io...ciao-si allontanarono continuando a guardarsi indietro.
Gio lo notò e mi chiese:-Ti va di farle diventare ancora più invidiose?-
Sorrisi-Certo, ma come?-
Mi guardò negli occhi e disse:-Così.-
Mi spinse gentilmente contro il muro e avvicinò la faccia alla mia, ero sicura che potesse vedere il misto di paura e eccitazione nei miei occhi. Esitò, poi appoggiò le sue labbra sulle mie, pian piano però il bacio si fece più profondo; non aveva niente a che fare con i baci che avevo dato finora, quelli erano roba goffa, da ragazzini, questo invece era autentico, eccitante, roba da adulti. Le sue mani scivolarono dalle mie spalle sui fianchi, misi le braccia attorno al suo collo e lo strinsi a me.
Sentii versi di incoraggiamento da parte dei ragazzi, mi staccai da Gio: aveva un'espressione entusiasta, eco della mia. Mi voltai per vedere la faccia delle mie compagne, erano verdi d'invidia nonché a bocca spalancata per lo stupore; sorrisi a loro, feci un cenno di saluto e mi voltai:-Andiamo?-chiesi, Gio fece passare il braccio intorno alla mia vita e ci avviammo molto lentamente verso la fermata.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un altro giorno di scuola ***


Un altro giorno di scuola
Quella sera non riuscivo ad addormentarmi, continuavo a sentire uno strano senso di colpa. A me Giovanni piaceva molto ma non sapevo esattamente com'era la situazione. Non volevo mettermi insieme a lui, era da quella mattina che non pensavo ad altro che allo sconosciuto contro cui ero andata a sbattere, era proprio un tipo strano; comunque non lo avrei più rivisto.
La mattina dopo mi svegliai prima del solito, ero molto nervosa, avevo paura della fine della giornata scolastica perché Giovanni, nonostante le mie proteste, mi aveva promesso che sarebbe venuto a prendermi all'uscita da scuola insieme ad alcuni membri della banda. Mi misi i miei soliti jeans, una maglietta a maniche corte blu che forse era un po' troppo scollata, la coprii con un'ampia felpa blu notte con una scritta argentata:DON'T BE SHY; mi avrebbe infuso coraggio, o almeno così speravo.
Feci colazione in fretta, mi lavai i denti e mi truccai; agguantai la cartella e il cellulare e con un “ciao” appena accennato, uscii di casa. Mentre mi incamminavo verso la fermata accesi il cellulare: tre messaggi non letti, il primo era di Gaia, preoccupata perché in tutto il fine settimana non l'avevo chiamata, mi avvisava che si era presa l'influenza e non sarebbe venuta a scuola; il secondo era di Alessio, un amico di vecchia data, che mi chiedeva quando avevo intenzione di andare a trovarlo: abitava dalla parte opposta della città e per arrivare da lui ci volevano almeno quarantacinque minuti, quindi non ci andavo volentieri. L'ultimo era di Fede, il mio migliore amico che mi invitò ad andare a casa sua il mercoledì successivo; sospirai, non aveva senso rispondere a Gaia dato che il suo cellulare era quasi sempre spento, l'avrei chiamata nel pomeriggio, Federico poi si stava preparando per andare a scuola e non avrebbe controllato il cellulare prima di quella sera. Così risposi solamente ad Alessio: “Scusa, non sono potuta venire xké ultimamente ho 1 casino di compiti da fare e ho passato molto tempo a studiare” come scuse suonavano poco convincenti persino a me così aggiunsi “Xké non vieni tu da me?Ti spiegherò tutto, promesso”; inviai il messaggio e allungai il passo, l'autobus sarebbe stato qui a momenti; attraversai la strada e mi fermai sotto la pensilina della fermata. L'autobus arrivò puntuale, salii e mi misi a sedere nel mio solito posto vicino al finestrino, sapevo che alla fermata successiva sarebbe salita Enrica, una mia insopportabile compagna di classe che era pericolosamente simile a un maiale con la parrucca. Stranamente non c'era, probabilmente era riuscita a farsi dare un passaggio dai suoi; poco male almeno così avevo più tempo per pensare a me: cosa diavolo avrei raccontato a Gaia una volta che fosse tornata a scuola? E alle “galline”? Per non parlare dei compagni maschi, già mi immaginavo le innumerevoli battute che avrebbero fatto. Ma, ora che ci pensavo, era improbabile che le galline avessero raccontato tutto ai miei compagni perché sarebbe stato un punto a mio favore. Comunque avrei lasciato che Gaia lo scoprisse da sola, d'altronde lei non mi raccontava mai nulla di sé e quindi perché mai avrei dovuto farlo io?
Ero arrivata, scesi dall'autobus e attraversai la piazza. Della mia classe c'era solo Ramona una ragazza rumena, simpatica ma un po' vanitosa, mi avvicinai e la salutai:-Ciao, come stai?-
Lei mi sorrise radiosa e mi rispose:-Benissimo, e tu? Com'è andato il tuo week-end?-
Esitai, poi senza troppa convinzione dissi:-Alla grande!-be' potevo raccontarle una mezza bugia, no?-E tu che hai fatto?-
Le avevo dato un'occasione per cominciare con uno dei suoi soliti racconti-fiume:-Fantastico! Non sai quanto mi sono divertita! Ho preso dei jeans nuovi, ti piacciono? Poi sono uscita con il mio ragazzo, festeggiavamo i tre mesi che stiamo insieme, siamo andati al cinema e...-smisi di ascoltarla e mi guardai intorno, ammutolii. Dall'altra parte della piazza c'era il ragazzo biondo che avevo insultato ieri mattina e si stava dirigendo verso di noi!
Con un “scusami un momento” piantai in asso Ramona e mi diressi verso di lui passo di marcia, mi fermai davanti a lui: avevo i pugni stretti per la rabbia, lui aveva un ghigno stampato in faccia, io lo fulminai con lo sguardo:-Cosa diavolo ci fai tu qui?-
Il ghigno si allargò:-Come sei gentile, mi sembra che questo sia un luogo pubblico, no? E poi, mi devo ancora vendicare dei tuoi insulti, marmocchia.-
Gli lanciai un'ultima occhiataccia e mi allontanai, mi voltai verso le strisce stradali e mi ritrovai davanti Elena. Mi girai in fretta per non farmi vedere, non aveva senso tornare da Ramona, si era sicuramente offesa, mi diressi verso gli scalini su cui erano sedute altre ragazze di terza. Le salutai:-Ciao Nicla, ciao Ellie. Come va?-
Mi sorrisero e iniziarono subito con le loro discussioni: siamo andate al cinema, abbiamo rivisto questo o quell'amico, abbiamo scoperto un nuovo mascara favoloso...
Suonò la campanella; entrai dentro la scuola e percorsi il corridoio fino alla porta che portava al giardino interno: lo attraversai ed aprii la porta rossa che dava sul corridoio principale; entrai e mi ritrovai davanti alla porta della mia classe, la luce era spenta per fortuna non c'era ancora nessuno.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Alexandr Her ***


Alexandr Her
Mi sedetti al mio posto, appoggiai lo zaino vicino alla sedia e lo aprii; sentii delle risate e guardai verso la porta: entrarono due ragazzi di colore, dopo un attimo li riconobbi: erano Emmanuel e Jovester che ridevano prendendosi a calci, seguiti da Giampiero con la sua aria superiore e Shimba che avanzava furtivo. Mi chinai di nuovo per tirare fuori dallo zaino il diario e mi ritrovai una mano scura sotto il naso:-Ciao-mi salutò Shimba.
 -Ciao-dissi, rimase immobile, alzai un sopracciglio:- Allora?-Mi mise la mano davanti alla faccia, lo guardai e poi gliela strinsi. Emmanuel e Jovester si sedettero davanti a me, continuando a parlare, a poco a poco arrivarono tutti i miei compagni. Suonò la campanella ed entrò il nostro prof di algebra accompagnato da un ragazzo alto e biondo, lo osservai meglio: no, non poteva essere, ma quello era...
 Il prof impose il silenzio con uno sguardo e disse:-Questo è Alexandr Her, viene dalla Russia, ha la vostra stessa età, e sa molto bene l'italiano. Dunque non abbiamo ancora sistemato il tuo banco perciò ti metteremo nel banco di chi è assente. Mmm oggi manca solo Melessini...Bene, Alexandr, siediti vicino a Daneru.- Con un ghigno stampato in faccia Alexandr si sedette vicino a me, mentre Joppi e Emmy ridevano come matti.
-Ciao-sussurrò-chiamami Sasha-
Alzai le sopracciglia:-Sascia?-bisbigliai confusa.
Fece un sorrisetto insolente:-Come siamo ignoranti! "Sasha" è il diminutivo di "Alexandr" in russo.-Mi girai offesa e non gli rivolsi più la parola. Le prime tre ore passarono lente e noiose; le ultime due dovevamo andare in aula magna a vedere l'ennesimo video sugli ebrei e sul nazismo. Dopo un po' mi arrivò un bigliettino: "Vediamoci nel bagno delle ragazze, io arriverò tra 10 minuti, By Braian" Cavolo! Possibile che il mio sogno si stesse per avverare? Lo dovevo scoprire. Mi alzai e chiesi alla prof di storia di andare in bagno; uscii dall'aula, percorsi il corridoio ed entrai nel bagno femminile: mi sistemai davanti allo specchio ed aspettai sempre più nervosa. Braian aveva un anno più di me e io avevo una cotta per lui fin dall'inizio dell'anno, veniva dal Sudamerica ed era molto simpatico. Sentii qualcuno entrare e mi girai con un sorriso a trentadue denti che si spense subito non appena mi trovai davanti Alexandr:- Cosa vuoi?-
Chiesi brusca, mi guardò con compassione:-Non l'hai ancora capito? Ho modificato il messaggio che ti ha scritto Braian per riuscire a incontrarti.-
Lo guardai confusa:-E come mai?-
Mi guardò serio:-Ti devo dire una cosa importante: tu sei una Manovratrice dei Metalli, puoi manovrare l'argento e l'oro, i metalli supremi-
Attesi un attimo:- Okay, siamo seri, cosa vuoi?-
-Non ti sei accorta che ogni volta che provi delle forti emozioni e hai a disposizione i tuoi due metalli li puoi plasmare come vuoi? Come quella volta a teatro quando non ti ricordavi le battute e hai improvvisato con il tuo ciondolo d'argento, allungandolo in modo da chiudere il sipario dopo una battuta azzeccata?-
Riflettei: in effetti mi era parso strano ciò che ero riuscita a fare ma era successo due anni fa come faceva a saperlo? Come se mi stesse leggendo nel pensiero disse:-Ti osserviamo da un po', io sono Sasha, il manipolatore del ferro e insieme a Katja, la manovratrice del rame, ti stiamo osservando da un paio di anni.-
Rimasi di sasso, poi sentimmo dei passi nel corridoio e delle voci femminili avvicinarsi; ci tuffammo dentro a un box, Betta entrò esclamando:-Che palle questo filmato! E' così noioso!!!
Con una risatina Elena disse:-A quanto pare anche Cleo e Alexandr lo hanno trovato noioso sono spariti insieme nel bagno dei maschi-
Provai l'impulso di farmi notare e allora dissi:-Hey ragazze, non è ancora finito il video?-
Le sentii ammutolire dall'altra parte, poi Betta rispose:-No, la cosa è più lunga del previsto.-
-Mandatemi un messaggio quando sta per finire-
-Okay-
Dopo che se ne furono andate uscimmo dal box e Sasha mi informò:-Se vuoi imparare ausare i tuoi poteri domani dopo la scuola vieni con me in edificio in periferia-annuii come un automa e lui si avviò verso la porta-Ah-si voltò-Braian sarà nel bagno dei ragazzi tra cinque minuti-sorrise e se ne andò.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un nuovo amico; uno strano sogno ***


Un nuovo amico; uno strano sogno
Andai nel bagno maschile, entrai in un gabinetto e chiusi a chiave, dopo qualche minuto arrivò qualcuno. Bussarono piano alla porta, tolsi il chiavistello e la socchiusi sbirciandofuori, vidi il volto ovale e abbronzato di Braian; lo feci entrare lasciando la porta aperta. Mi appoggiai al muro, mise le mani ai lati della mia testa e rimanemmo a fissarci negli occhi per quello che mi sembrò un momento interminabile, poi sbottò:-SONO NELLA MERDA!!!-Sobbalzai, lo guardai atterrita mentre continuava a parlare-Mio padre non mi caga, mia madre piange e non trova lavoro dicono di voler tornare in Colombia ma non hanno i soldi; devo badare al mio fratellino di sei anni ma non posso essere bocciato di nuovo perché devo andare a fare l'alberghiero per trovare lavoro! Se continuo così rischio di impazzire, ho bisogno di qualcuno con cui parlare e con te è sempre stato facile.-Si fermò a riprendere fiato, potevo vedere in fondo ai suoi occhi scuri la disperazione. Abbassò le braccia, rimase di fronte a me, impulsivamente lo abbracciai, era un gesto di amicizia per fargli capire che gli ero vicina.
Sentii un colpo di tosse, mi separai da Braian e mi voltai. Porca troia! C'era Matteo che ci fissava sorridendo come un ebete:-Oh no, prego non volevo interrompervi.-
Mi venne un'irrefrenabile voglia di prendere a schiaffi quella faccia da scemo:-Sta zitto idiota! Non stiamo mica insieme, io e Braian! Siamo solo amici e stavamo chiacchierando, stupido!-
Mi guardò facendo la finta espressione perplessa:-Oooh, certo e ovviamente stavate provando delle prese di lotta libera!!!-
Infuriata, feci per avvicinarmi in modo che fosse a portata di sberla ma Braian mi bloccò da dietro cingendomi i fianchi:-Stai ferma!-Sussurrò-Vuoi farti sospendere?!-Lo guardai, irritata, poi annuii e lui mi lasciò.
Tornai in aula magna, uscendo però sentii Matteo dire:-Sei caduto così in basso da farti una come Tea?-Non riuscii a sentire la risposta di Braian. Stavo cominciando a incazzarmi sul serio!!!

Quando suonò la campanella, uscii da scuola ignorando Braian ma mi fermai all'inizio degli scalini, a bocca aperta. Appoggiati alle auto parcheggiate di fronte alla statua di Garibaldi, c'erano tutti i membri degli Offenders che fumavano e ridevano. Gio si voltò verso la scuola e mi vide, alzò un braccio in segno di saluto e io ricambiai con il gomito appiccicato al fianco. Scesi gli scalini e camminai velocemente verso di loro, conscia di avere tutti gli occhi dei miei compagni di classe addosso:-Come mai sei qui?-Chiesi a Giovanni, lui mi abbracciò e mi diede un bacio strafottente in bocca.
-Pensavo che magari ti sarebbe piaciuto venire al parco Moretti con noi.-Mi sussurrò all'orecchio.
Cercai di sorridere:-Okay, però non mi baciare davanti a tutti-Bisbigliai, arrossendo.
Ci avviammo per la via che portava alla Feltrinelli, poi girammo a sinistra, percorremmo la strada e arrivati al piazzale girammo in una via laterale della chiesa. Entrammo nel parco immenso, passammo oltre i giochi dei bambini, i ragazzi si fermarono alle attrezzature da palestra-Andiamo a fare una passeggiata-disse Giovanni.
Ci avviammo su per una collinetta, oltre ad essa c'era una specie di conca appartata: ci sedemmo su una panchina. Un vento fresco mi accarezzò il viso, chiusi gli occhi ma li riaprii di scatto quando sentii il calore della sua mano sotto la felpa. Mi voltai verso di lui, era talmente vicino che potevo vedere tutte le pagliuzze dorate delle sue iridi, mi allontanai:-Senti, non voglio farlo subito ci conosciamo da appena due giorni, cazzo!-
-Ti prego.-Sussurrò.
-No, non ora, non qui.-Dissi con fermezza.
Un lampo attraversò i suoi occhi:-Va bene, continua a tirartela, ci vediamo-E se ne andò.
Mi raggomitolai sulla panchina e senza accorgermene mi addormentai.

"Il vento soffiava nella tempesta di neve e mi frustava il viso come se fosse composto da mille minuscole frecce di ghiaccio, avevo addosso soltanto una camicia da notte lunga fino ai piedi eppure non sentivo freddo. Cercai di guardarmi intorno socchiudendo gli occhi: mi trovavo nella tundra russa una distesa di terra gelata.
Qualcuno mi prese saldamente per mano, alzai lo sguardo e vidi Sasha:-Dobbiamo andare avanti, Cleo! Non possiamo fermarci!-Sentii spuntarmi le lacrime agli occhi, ero troppo stanca per andare avanti-Forza!-disse e cominciammo a camminare scomparendo nella tempesta."


MESSAGGIO DELL'AUTRICE
Hey raga, sono già arrivata al capitolo 6! Cazzo!
Se continuo così diventerò una scrittrice!XD Apparte gli scherzi questa storia l'ho scritta 3 o 4 anni fa e trovare tutti i fogli di bella è un casino!!!
Sono contenta che qualcuno mi abbia recensito e su EFP ho trovato molte storie stra-fighe! Vorrei che qualcun altro mi recensisse, accetto anche le critiche negative!!!
Alla prossima ragazzi/e!
E come dico sempre "BISOGNA SOLO MORIRE E ANDARE AL CESSO!!!"

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Riconciliazioni e litigi ***


AO!!! Come vi va? Avviso i pochi lettori =(( di questa storia che tra un po' la interromperò per finirla più avanti causa perdita fogli dei capitoli nei meandri della mia soffitta.
Spero che voi non vi incazziate, ciao a tutti B89


Riconciliazioni e litigi
Mi svegliai e guardai l'orologio: cazzo, erano già le tre! Mi alzai velocemente e tornai dagli altri che erano ancora intenti a fare esercizio fisico. Mi avvicinai a Giovanni che stava facendo addominali su una panca molto più velocemente e con più furia degli altri, si era tolto la felpa ed era rimasto in canottiera, dio come era sexy!
-Ciao...-dissi, mi ignorò, aveva un'espressione sempre più corrucciata-senti ma che, te sei offeso? Mi dispiace, devi darmi più tempo ci conosciamo solo da due giorni cazzo!!! Tra un paio di settimane...forse...magari...ma ora non me la sento.-
Rimasi a fissarlo in silenzio, si fermò, si sedette cavalcioni sulla panca e appoggiò i gomiti sulle cosce:-Dimmi la verità, te ne vuoi fare un altro, eh?-
Fece un sorriso falso, scossi la testa anche se non ero del tutto sincera-No, davvero, ho solo bisogno di un po' di tempo-
Mi osservò per un momento, poi si alzò e mi strinse-Io però non posso aspettare.-
Sentii un rigonfiamento duro contro l'inguine, lo spinsi via, contrariata-Gio ti ho appena detto...-
Alzò le mani in segno di resa e fece un mezzo sorriso-D'accordo, d'accordo!-esclamò, poi aggiunse-Comunque non è colpa mia, mica lo posso controllare.-
Sentii una risatina soffocata e mi voltai appena in tempo per vedere Nick tornare a fare i suoi esercizi come se nulla fosse gli lanciai un'occhiataccia e mi allungai per tirargli un coppino.
Mi girai di nuovo verso Gio che cercava di attirare la mia attenzione, non si era ancora calmato:-Porco!-gli dissi e ridemmo insieme.
-Dai andiamo a casa mia-propose, evitai di guardarlo.
-Veramente, io non posso devo andare a trovare una mia amica-
Sentii le guance diventarmi bollenti, mi osservò per un attimo attento-Amica?-chiese scettico.
-Okay, okay devo andare dal mio migliore amico, può solo oggi!-dissi per scusarmi.
-Va bene, ti accompagnamo, dai ragazzi.-
Si alzarono tutti, aggrottai le sopracciglia-Non sono una bambina!-
Alzò gli occhi al cielo e disse:-Certo che no ma lo sai che siamo tutti fratelli e ci proteggiamo a vicenda, anche tu prima o poi dovrai proteggere uno di noi.-
Lo guardai incredula-Certo, come no...-Prendemmo l'autobus e arrivammo vicini alla via di Federico, voltato l'angolo però incontrammo alcuni suoi amici che mi conoscevano poco, dato che li avevo visti solo alla sua festa di compleanno, l'estate prima, in cui ero l'unica ragazza e avevano cercato di buttarmi nella piscina, oltre a non fare altro che fissarmi le tette. Chris, un altro ragazzo sudamericano alto,però, con gli occhi a mandorla e i capelli scuri mi salutò, piuttosto sorpreso:-Hey, ciao!-cercai di mimetizzarmi con il marciapiede ma ormai mi avevano notata, Pepe, un ragazzo siculo biondo, mi fece l'occhiolino:-Stai andando a trovare Fede, eh?-arrossii, poi si accorsero della mia "scorta" e indietreggiarono un po'.
Gio si presentò:-Sono Gio e loro sono Napu, Blood, Nick, Gabbo, Kojo, Marco e Dave.-disse indicando tutti i membri-Siamo amici di Cleo...Tea-aggiunse, visto che loro lo guardavano confusi
-Ah-disse Pepe-Io sono Edoardo, lui è Chris, lui Andrea-indicò un ragazzo dal bel fisico con un sorriso furbo-Martino-indicò un ragazzo dai lunghi capelli lisci e biondi-e lui Jaco-disse indicando un ragazzo anonimo dagli occhi azzurri.
Pepe mi si avvicinò:-Be', come te la passi? Vedo che continui a tirare su il morale a tutta la popolazione maschile-sorrise, fissandomi le tette con sguardo famelico.
Prima che potessi fermarlo Napu mi oltrepassò e gli torse il braccio dietro la schiena-Fermo!-gridai-E' tutto a posto, Napu, stava solo scherzando!-
Pian piano Napu lo lasciò andare ma lo sentii bisbigliare-Non ti avvicinare a Cleo, chiaro?-Pepe si allontanò bianco come un cadavere, continuando a fissarmi e insieme ai suoi amici scappò a gambe levate.-Aspetta!-gridai e feci per seguirlo ma Blood mi fermò.
-Tranquilla, Cleo gli passerà-
Mi voltai verso di lui, ero incazzata nera-Ma non ha fatto niente! Perché lo avete trattato così?!-e corsi via.
Arrivai alla casa del mio migliore amico in dieci minuti, suonai al citofono:-Sì?-chiese.
-Fede, sono io, Tea!-la mia voce era piuttosto debole
-Scendo-disse. Che strano, di solito mi faceva sempre salire...Arrivò e, dalla sua faccia, capii che Edoardo lo aveva chiamato per raccontargli tutto. -Ma che cazzo combini, eh?!-esplose-Mi ha chiamato Pepe terrorizzato per dirmi che uno dei tuoi nuovi amichetti, gli "Offenders"-pronunciò quella parola con sarcasmo pesante-Gli ha quasi rotto un braccio, ma come fai ad andare in giro con quei bulli deficienti-
La mia tristezza si trasformò in rabbia-Se l'è meritato! Lo sa che deve smetterla di guardarmi in continuazione le tette!!! E poi deficienti a chi?! Voi non siete altro che un gruppo di sfigati pervertiti!-Accidenti ma che avevo detto?-Scusa Fede non intendevo...-ma lui se ne era già andato sbattendomi la porta in faccia

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Bande rivali; il nuovo potere ***


NOTIZIONAAAAA!!!! Ho trovato i capitoli mancanti in soffitta anche se ho scritto solo fino a meno di metà libro. Mi raccomando continuate a leggere e recensire!!!
Saluti B89


Bande rivali; il nuovo potere
Tirai un calcio al cancello, porca puttana!!! Non era decisamente la mia giornata; sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi, mi avviai lungo la strada, girato l'angolo vidi un ragazzo vestito di nero, con il cappuccio della felpa tirato su a coprirgli il viso, quando mi scorse si mosse leggermente. Attraversai la strada e aumentai l'andatura, lui mi imitò, avvicinandosi sempre di più. Mi misi a correre ma lui mi raggiunse e mi afferrò per il gancio dello zaino, mi girai velocemente e lo tempestai di pugni:-Ahia, ferma! Ahia!-disse riparandosi con le braccia, il cappuccio gli scivolò sulle spalle,
mi fermai e abbassai le braccia:-Pa'?-davanti a me c'era Paolo ( il vero nome di Blood) che mi fissava intensamente,
di sicuro avevo ancora gli occhi rossi, me li strofinai:-Che cazzo ci fai qui?-
Continuava a guardarmi circospetto:-Gio mi ha detto di aspettarti e di controllarti, era preoccupato per la tua sicurezza.-
Mi infiammai all'istante:-NON-SONO-UNA-BAMBINA!!! Me la sono sempre cavata, non ho bisogno di aiuto!-
Feci per andarmene ma lui mi prese per il braccio:-A sì? Quindi te la cavi benissimo contro le altre bande, eh?-
Mi voltai di nuovo e sbiancai:-Cosa hai detto?!-
Sembrava leggermente imbarazzato:-Vedi, Gio non ti ha detto niente perché pensava lo sapessi già e comunque non voleva preoccuparti, ma le altre bande rivali vedono in te un modo di danneggiarci, potrebbero aggredirti in qualsiasi momento e allora cerchiamo di starti dietro il più possibile.-Trattenne il fiato in attesa di una reazione.
Rimasi immobile senza fiatare, cercando di celare l'ansia che mi stava crescendo dentro, poi dissi lentamente:-Va bene  proteggermi però, ragazzi, non statemi così appiccicati sapete che a lottare me la cavo, ho atterrato Napu!
Mi guardò, l'espressione leggermente corrucciata:-Sì ma ci sei riuscita "barando", non credo che funzionerà, se cerchi di baciare uno che ti vuole stuprare...-Gli lanciai un'occhiataccia, amareggiata e feci un po' di scena, alzai il mento di scatto chiudendo gli occhi fingendo di essere offesa. Scoppiò a ridere, mi passò un braccio intorno alle spalle e ci avviammo verso casa mia.

Il giorno dopo a fine scuola uscii insieme a Alexandr, ridendo, eccitata all'idea di sperimentare i miei poteri. Mi ero completamente scordata del sogno e non ne avevo parlato con nessuno, il mio sorriso si gelò in faccia quando vidi Kojo, Marco e Gabbo aspettarmi appoggiati all'auto. Avevo dimenticato di dire a Gio che oggi sarei stata tutto il pomeriggio con Sasha!
-Arrivo subito!-dissi a Sasha e mi diressi velocemente verso i tre ragazzi, mi sorrisero ma io non avevo tempo da perdere, perciò dissi tutto d'un fiato:-Scusate, ragazzi ma oggi vado via con Sasha, dobbiamo...ehm...fare una cosa.-detto questo corsi via e salii sull'autobus al volo, dietro a Alexandr che mi aspettava con il piede in mezzo alla porta, per evitare che l'autista la chiudesse. scendemmo dopo sei fermate e percorremmo una serie di vie di periferia, eravamo nella zona di via Pozzuolo. Arrivammo in una fabbrica in rovina, dieci minuti dopo, mise una mano sul lucchetto che chiudeva una delle porte di entrata, chiuse gli occhi, sentii delle vibrazioni nell'aria e vidi il lucchetto accartocciarsi. Lo guardai sbalordita, sorrise:-Era di ferro-disse, entrammo e ci piazzammo al centro dellla stanza l'uno di fronte all'altra. Tirò fuori dallo zaino due catene; le osservai meglio e rimasi senza fiato, una era d'oro giallo e sembrava emanare un lieve bagliore, l'altra era di puro argento, luccicante. Me le lanciò e io le bloccai senza nemmeno toccarle, ero affascinata.-Manipolale nell'arma che preferisci-disse, dovetti pensarci un po' su ma alla fine mi venne un'idea. Mi concentrai, percepivo tutte le molecole di cui erano formate le catene, le plasmai e alla fine osservai, soddisfatta il risultato: due perfette katane gemelle, d'oro e d'argento, erano più corte di quelle normali per poterle portare con facilità incrociate sulla schiena. Mi guardò e fischiò leggermente:-Non male, Tea-ci allenammo per un'ora e mezza, poi mi mostro come fare per portare sempre con me le due spade trasformandole in una cintura. -Sai come tornare, no? Io ora devo andare da Katja-Annuii, non troppo convinta, ghignò-Se vuoi ti accompagno io-
-No!-esclamai-Ce la faccio da sola, grazie!-Percorsi la via, girai a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra. Dopo venti minuti passati a camminare mi resi conto di essermi totalmente persa, nella mia città! Ero in una strada, al crepuscolo, sulla sinistra c'era un bar pieno di quarantenni che annegano nell'alcol i loro fallimenti per essere rimasti a mettere ordine nelle scartoffie del loro capo, c'erano due macchine parcheggiate e un gruppo di ragazzi seduto sul marciapiede dalla parte opposta a bere. Uno di loro mi notò-Ehi! Ma tu non sei la nuova troia degli Offenders?!-i suoi amici risero, ma perché ero diventata così popolare?!-Vieni qui che ci divertiamo un po'-e si alzarono tutti. Mi allontanai bruscamente da loro e mi misi a correre per la via, girai in un altra e in un altra ancora...loro mi seguivano...Cosa potevo fare? Mi ero persa, ero sola...

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Trillamorte ***


NUMBER NINE!!! Il mio numero preferito, questo capitolo è alquanto sorprendente ed emozionante (CREDO) ma spero che non mi prendiate per una pazza assetata di sangue, all'inizio dovevano salvarmi gli Offenders ma poi l'ho modificato senza neanche accorgermene. Avviso i lettori che in questo capitolo, ci sono alcune scene di violenza, chi è particolarmente sensibile potrebbe rimanere scioccato. Da come è diventato questo capitolo comincio a credere che ci sia una vena di follia in me, spero che vi piaccia ugualmente nonostante siate in pochi a seguire la mia storia...Leggete, recensite e ricordate "chi non riesce a salvarsi da solo non è degno di vivere, se volete arrivare a domani, datevi da fare!!!" e dopo questa frase stravagante presa da "Qwaser of stigmata" vi lascio. Saluti, B89

Trillamorte
Arrivai in una viuzza costeggiata di villette a schiera piena di macchine parcheggiate,  mi nascosi fra le portiere chiuse di una Fiat e di una Opel (due macchine di merda), mi tolsi lo zaino e tirai fuori il cellulare. Composi il numero di Kojo e feci squillare:-Pronto?-rispose lui.
-Kojo? Sono Cleo-dissi ancora affannata per la corsa.
-Cleo!-esclamò-Cosa c'hai?-sembrava preoccupato.
-Sono nei casini, mi stanno inseguendo dei ragazzi, mi trovo in zona di via Pozzuolo, in via Rivolto.- avevo visto di sfuggita il nome della via mentre correvo-Venite a prendermi sennò finirò ammazzata!!!-
-Arriviamo subito-disse sentii il rombo dei motori dei loro scooter e Kojo riattaccò.
Rimasi rannicchiata tra le due auto cercando di respirare il più silenziosamente possibile, un'ombra scura si proiettò su di me, alzai gli occhi. Un ragazzo con un sorriso maligno mi fissava dall'alto, lo riconobbi era quello che mi aveva riconosciuto, il capo del gruppetto. Tutti i suoi compari avevano circondato le auto tra cui mi ero nascosta.-Ehilà-fece, ghignando-lo sai che è maleducazione andarsene mentre uno sta parlando? Una brava bambina non fa queste cose, puttanella.- Mi prese per i capelli e mi fece alzare, scalciai e colpii un ragazzo in piena pancia. Mi sbattè la testa contro la Opel, rimasi tramortita la vista mi si annebbiò, quando mi ripresi lui era sopra di me che armeggiava con la cerniera della mia felpa. Sentii un calore improvviso venire da dentro di me, la mia rabbia repressa esplose causando vibrazioni nell'atmosfera, feci scivolare la cintura tra le mie mani ma esitai, Sasha mi aveva detto che nessun umano avrebbe mai dovuto scoprire la nostra esistenza, però, se loro non fossero sopravvissuti non ci sarebbe stato problema, sorrisi, un sorriso folle, e la trasformai in un'unica lunga katana d'oro e d'argento a cui detti il nome di Trillamorte, i ragazzi che erano stati sbalzati indietro per la forza della mia rabbia, mi alzai in piedi e con un unico agile colpo mozzai la testa al loro capo, i ragazzi cominciarono a urlare ma purtroppo per loro tutti avevano un gioiello d'oro e d'argento che piegai al mio volere, li feci strisciare a terra come vermi e mentre si contorcevano soffocati dalle loro stesse collane, li fissai e dissi con una voce non mia:-Il mio cuore sta tremando di rabbia! La mia carne brucia per la fame di vendetta!-E trafissi il più vicino da cui schizzò una lunga scia di sangue-Esplodete insieme al piacere supremo!-gridai. Mi avvicinai ad un altro che stava per soffocare: mi guardò con occhi vitrei, gli sorrisi con dolcezza:-La morte può essere una meravigliosa avventura-gli sussurrai all'orecchio, trasformai il suo ciondolo in un serpente d'argento e poi in un pugnale con cui lo colpii al petto. Quando ebbi finito trasformai nuovamente la katana in una cintura e il pugnale in un bracciale a forma di serpente; mi osservai soddisfatta: ero riuscita a non macchiarmi di sangue.

Mi rialzai e gettai un'occhiata alla mia destra, torva:-Esci-dissi con voce venata di impazienza.
-Sono impressionato-Sasha uscì dall'ombra con un ghigno stampato iin faccia-Molto impressionato, Tea, bisogna ancora migliorare lo stile di combattimento ma hai una potenza straordinaria per essere appena agli inizi.
Sorrisi compiaciuta-Detto da te lo prendo come un complimento-
Ridacchiò-Meglio eliminare tutte le prove, non dobbiamo farci scoprire-mentre stavamo mettendo in ordine mi fermai pietrificata-Cosa c'è?-chiese-Che c'è, Tea, che c'è?!-
-Ho detto ai ragazzi di venire qui-sussurrai raggelata.
-Agli Offenders?-chiese.
-Sì-mi mancava la voce, lo sentii irriggidirsi-Ora cosa facciamo?-chiesi impaziente.
-Aspetta, sono una banda mafiosa, no?-annuii-Puoi fargli credere che sia stato qualcuno che non conosci. Mettila su un piano generale...-
Alzai le sopracciglia-Allora è meglio che tu vada, non ti devono collegare alla morte di questi bastardi.-
Mi fissò intensamente un attimo:-Stai attenta-mi soffiò nell'orecchio e se ne andò.

Sentii il rombare dei motorini, mi voltai e vidi Kojo, Marco, Napu e Giovanni. Scesero al volo dai sellini, mi raggiunsero e guardarono oltre le mie spalle, con gli occhi sbarrati. Gio mi circondò con le braccia, stringendomi così forte da farmi soffocare. Poi mi lasciò, allontanandomi con le mani sulle mie spalle e guardandomi serio:-Sei stata tu?-
Ero indecisa, lo osservai attentamente-E se fossi stata io? Mi denuncereste alla polizia?-chiesi con fare provocatorio, nascondendo una punta di ansia.
-Ma sei matta?! Ci avresti liberato di uno dei nostri maggiori concorrenti per lo spaccio di droga!!!-
-Davvero?-dissi, illuminandomi.
-Allora sei stata tu!-mi sorrise raggiante, poi tornò serio-Hai già eliminato tutte le prove che potrebbero collegare a te?-annuii, gli ritornò il sorriso-Hai proprio pensato a tutto! Anche se con una pistola sarebbe stato più veloce e pulito, ora però è meglio che non uccidiamo nessuno per un po', ti procureremo uno spray al pepe.-Lo abbracciai di nuovo, quando mi staccai Napu torreggiò su di me con un ghigno gigantesco:-Letale la piccola!-disse ridendo e mi dette una pacca sulla spalla, poi fui circondata da tutti e quattro che mi facevano i complimenti. Salii sul motorino dietro a Gio e sgommando, partimmo alla volta della nostra casa abbandonata che ormai era diventato il nostro covo.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Giornata di merda; fidanzati ***


Giornata di merda; fidanzati
Mercoledì. Che giornata di merda! Due ore di arte con la prof più stronza del mondo, due di algebra e una di geografia. Mi alzai la mattina di pessimo umore, dopo aver avuto incubi per tutta la notte, mi vestii velocemente, saltai la colazione pensando insistentemente alle mie cosce, uscii di casa e grugnii, infastidita: aveva ricominciato a piovere. Presi l'ombrello dallo zaino, lo aprii e mi avviai lungo il vialetto, armeggiando con le cuffiette dell'MP3, sentii uno sciaquio, abbassai lo sguardo e imprecai a mezza voce:-Ma porca troia...!-ero finita dritta dritta dentro la pozzanghera in mezzo alla stradina inzuppandomi la scarpa sinistra e una parte dei jeans. Dentro l'autobus si soffocava, il riscaldamento era al massimo, eravamo schiacciati come sardine in una scatola. Saltai giù dall'autobus e atterrai sul marciapiedi in precario equilibrio, una mano mi afferrò per non farmi cadere. Mi girai verso chi mi aveva preso e sbottai, gelida:-Ce la faccio da sola, grazie!-
Era Sasha, che ghignava divertito
:-Vedo che siamo di buonumore fin dal primo mattino.-Gli lanciai un'occhiata assassina e mi guardai intorno, ammutolii. Gaia si stava dirigendo a passo spedito verso di noi, non mi voltai verso Sasha per vedere la sua reazione, la conoscevo già. La mia migliore amica era tutto ciò che avri voluto essere: bionda. slanciata, magrissima, con grandi occhi verdi e un piccolo naso. Se fossi stata come lei avrei smesso di attirare maniaci pervertiti interessati solo alle mie tette; purtroppo il destino era crudele. Dalla sua espressione intuii che era incazzata, ma anche un po' stupita:-Si può sapere perchè cavolo non rispondi alle mie chiamate? Mi è toccato farmi dare i compiti da Enrica!-
La guardai stupita e dispiaciuta:-Oh scusa, avevo il cellulare spento-
-Me ne sono accorta-esclamò, ci guardammo un attimo e poi scoppiammo a ridere. Sasha ci fissava come se fossimo impazzite, a quel punto Gaia si accorse di lui:-Che  vuoi?-chiese bruscamente, non era mai stata troppo gentile con i ragazzi, soprattutto con quelli che piacevano a me! Lui rispose, impassibile e un po' sprezzante:-Niente, donna.-riecco quel tono che aveva usato con me la prima volta che ci eravamo visti, Gaia rimase stupita nessuno aveva mai chiamato lei o me "donna", si rivolse direttamente a me:-Chi è questo babbuino?-
Trattenni a stento le risate e risposi con le spalle che vibravano:-Gaia, questo è Alexandr Her, il nostro nuovo compagno di classe, viene dalla Russia.-
Sasha le offrì la mano:-Piacere-disse con un ghigno stampato in faccia.
Gli occhi di Gaia si ridussero a due fessure, mentre gli stringeva la mano e gli diceva:-Piacere mio. Spostai lo sguardo dall'uno all'altra, ansiosa, mentre si lanciavano occhiataccie. Decisi di intercedere, presi a braccetto Gaia e con un:-Ci vediamo dopo-rivolto a Sasha, mi avviai verso la scuola trascinandomi dietro la mia migliore amica.
Arrivate agli scalini non ce la fece più e sbottò:-Ma che cappero ci trovi in quello lì?-
La guardai confusa:-Se lo conosci meglio è simpatico, comunque siamo solo amici...Davvero!-aggiunsi visto che mi guardava scettica, possibile che nessuno mi credesse mai quando si trattava di ragazzi?! Suonò la campanella e entrmmo in classe. Passammo le cinque ore successive a ridere e scherzare con Joppi(Jovester), Giampirlo(Giampiero) e Fendoli(Daniele).

Uscimmo da scuola lentamente, ancora ridendo per una delle cazzate di Jovester, quando, sulla porta, mi ricordai degli Offenders e rimasi ferma, come pietrificata. Gaia non ne sapeva nulla, nessuno li aveva nominati oggi a scuola, dovevo far finta di niente e andare avanti o spiegarle tutto subito? Decisi che era meglio "l'effetto sorpresa" e mi avviai facendo finta di essermi fermata per controllare il cellulare. Guardai verso le macchine parcheggiate: oggi c'erano Gio, Nick, Dave e Blood, appoggiati a una Ford Fiesta ultimo modello(una delle solite macchine americane, che non valgono una minchia). Interruppi Gaia nel bel mezzo di un discorso, salutandola con un:-Ci vediamo domani!-appena accennato e mi precipitai verso Gio, fiondandomi tra le sue braccia e baciandolo sulla bocca con tanta foga che per poco non cademmo insieme.-Anch'io sono contento di vederti-mi sussurrò all'orecchio, il suo respiro mi fece il solletico. Lasciandomi le mani sui i fianchi, si allontanò leggermente per osservarmi, confuso:-A cosa devo tutto questo?-chiese, non capivo il perché ma ero felicissima di vederlo.
Sorrisi timidamente, sentendo le guancie infiammarmisi:-Ho deciso che voglio conoscerti meglio...e poi...si vive una volta sola!-
Quando il messaggio arrivò a destinazione, sorrise entusiasta e mi baciò di nuovo, famelico. Dopo esserci separati mi bisbigliò:-Andiamo a casa mia- e il mio cuore cominciò a battere forte, forte, forte...

L'angolo della follia
So che questo capitolo è piuttosto corto ma non avevo tempo di scrivere, lo allungherò poi... Ciao a tutti, e mi raccomando leggete e recensite!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Un gioco di troppo; pensieri in libertà ***


Un gioco di troppo; pensieri in libertà
Ci congedammo dagli altri e andammo a casa sua: abitava nella parte sud della città, in un complesso di eleganti appartamenti, il suo era al quinto piano; appena entrai, restai di stucco. Era disposto su due livelli: al piano terra c'erano cucina, sala da pranzo, soggiorno e un bagno con vasca; salendo una scala a chiocciola si arrivava al primo piano dove c'erano la sua stanza, quella dei suoi genitori, un'altra che era di suo fratello, un piccolo studio e un bagno con doccia idromassaggio. Mi girai verso di lui, dopo che mi ebbe mostrato quell'appartamento immenso, ero rimasta senza paroleperciò mi limitai a guardarlo sbalordita; vidi un sorrisetto imbarazzato e compiaciuto spuntargli sul volto quando notò la mia espressione:-Il mio vecchio è direttore di un'azienda di...ehm...di apparecchi elettronici.-"Certo, come no, e mio zio Toni era un elfo!" pensai tra me e me, ma feci finta di credergli, di sicuro "il suo vecchio" era un mafioso, come tutti sospettavano.
Cercai di mascherare il fatto che avevo capito tutto con un semplice:-Oh.-
Mi osservò intensamente per un istante, mi sembrò di vedere un lampo di pazzia nei suoi occhi ma un attimo dopo non c'era più. Distolse lo sguardo, senza dire nulla e mi accompagnò in salotto dopo avermi fatto togliere le Converse viola. Si sedette sul divano e mise le braccia sullo schienale:-Allora, che vuoi fare?-Diedi un'occhiata alla televisione al plasma di 50 pollici, appoggiata vicino, notai una console XBOX 360 con i due controller davanti. Mi voltai verso di lui, sorpresa:-Ti piacciono i videogames?-
Mi guardò in tralice:-Sì, che c'è di strano?-
Non risposi e invece gli domandai:-Quanti giochi hai?-Sogghignò e mi indicò cinque lunghi ripiani, stracolmi di videogiochi. Mi avvicinai agli scaffali e guardai i suoi giochi: molti erano sportivi, appena usciti, NBA 2K10 e FIFA11; qualcuno di lotta come "Dead or alive 4"; ce n'erano tanti del tipo "avventura", Dragon Age 2, Skirym e Fable 3; gli ultimi erano di auto, tipo Dirt o Bornout 3. Presi uno di quelli di auto, lo infilai nella console e agguantai i due controller, ne passai uno a Giovanni
e cominciammo a giocare, vinsi quattro gare su dieci. Quando, alla undicesima gara, mi schiantai di nuovo contro un camion mentre effettuavo un sorpasso contromano, imprecai:-Cristo!-pestai un piede-Voglio la rivincita!-esclamai mettendo il muso.
Rise:-D'accordo.-Ricominciammo a giocare, mi impegnavo al massimo ma ad un tratto venni distratta dal suo viso. Mi piaceva un sacco l'espressione concentrata sul suo volto: la piccola ruga sulla fronte, il viso abbronzato attento, gli incisivi contro il labbro inferiore...Senza accorgermene gli posai una mano sulla guancia, lui si voltò, senza preavviso, e cominciò a baciarmi. I controller scivolarono sul tappeto ma non ci facemmo caso, un momento dopo eravamo stesi sul divano, l'uno nelle braccia dell'altra. Sentii le sue mani nei miei capelli, poi mi mordicchiò il lobo, delicatamente, mi baciò nel punto più sensibile all'attaccatura della spalla e le sue mani cominciarono a sbottonarmi la camicetta...Infuriata, lo bloccai:-Fermo, che fai?-

Mi fissò, divertito:-Niente, ce stavamo a prova'.-
Aggrottai le sopracciglia:-Ma se ti ho detto...-
Lui si scostò bruscamente da me, scivolò sul tappeto e cominciò a fare addominali aumentando costantemente il ritmo, ansimando appena, parlottava tra sé e sé:-Non ci credo, per favore, ditemi che non è vero, me la sono beccata io...-
Lo guardai confusa e offesa:-Come te la sei beccata tu? Di che cazzo stai parlando?-
Si fermò e si voltò verso di me, guardandomi, divertito:-Non sei mai stata con nessuno.-
Arrossii violentemente:-Se intendi dire c-che non l'ho m-mai f-fatto, allora la risposta è sì!-

-Ehi-disse-guarda che a me va benissimo, sono contento che tu non abbia mai fatto sesso con nessuno...-
-Già, perché pensi che sarai tu il primo a farlo, vero-dissi sarcastica, sentii le lacrime di indignazione pizzicarmi gli occhi.Mi alzai velocemente dal divano, riallacciandomi la camicetta, presi al volo le scarpe e cominciai a infilarmele. Mi arrivò alle spalle e mi trascinò nuovamente sul divano, facendomi volar via le Converse:-Lasciami!-sbraitai-Subito!-aggiunsi, con ferocia.
-Aspetta, aspetta, lascia che ti spieghi...-ansimò nel tentativo di tenermi ferma.
-Non voglio ascoltarti!-dissi, sprezzante.
-Non volevo offenderti, scusa!-disse, sembrava dispiaciuto.
-Non accetto le tue scuse, non ho nessuna intenzione, ripeto, nessuna intenzione, di essere la tua puttana, chiaro?-mi divincolai e lo guardai, truce. Alzò le mani in segno di resa:-Non ho mai pensato che tu lo fossi, mi dispiace.-Lo valutai per un secondo, decisi che era sincero e tornai a rannicchiarmi tra le sue braccia.
Sentii una chiave girare nella toppa e vidi entrare un ragazzo sui quattordici anni con i tratti ancora delicati da bambino, i capelli castano scuro e gli occhi verde scuro; era bellissimo, persino più bello di Giovanni anche se molto meno muscoloso. Aveva uno sguardo penetrante, magnetico; una bocca dalle labbra carnose, che disegnava una linea dritta e seria. Appena ci vide sul divano rimase impalato sulla porta, il suo sguardo passò da Gio e si soffermò su di me studiandomi con attenzione, arrossii. Gio lo guardò di traverso:-Ciao, Salvo.-

Lui evitò il suo sguardo e balbettò:-C-ciao.-
Gio ci presentò:-Cleo, lui è mio fratello minore Salvatore, Salvo lei è Cleo, una nuova membra della banda.
Ci scambiammo un saluto imbarazzato, poi mi alzai e mi rimisi le scarpe. Gio mi squadrò e chiese, burbero:-Che stai facendo?-
Lo guardai, perplessa:-Vado a casa, perché?-
Si alzò dal divano e mi mise il braccio intorno alla vita, come per ancorarmi sul posto:-Tu non vai proprio da nessuna parte, non abbiamo ancora parlato di noi due, su vai in camera mia ti raggiungo tra poco.-Lanciai un'occhiata incuriosita a suo fratello e salii la scala a chiocciola. Salendo sentii Giovanni esclamare:-
Ma dovevi proprio venire a rompere i coglioni?!-Percorsi il corridoio ed entrai nella prima stanza sulla destra. La sua stanza era grandissima, dipinta di bianco, i muri, però, erano quasi interamente coperti da foto e poster. In un angolo c'era una poltrona da cui sbucava un pallone da calcio, davanti a una parete c'era un immenso impianto stereo. Accanto allo stereo c'era una scrivania con sopra un computer portatile, vicino poi c'era un armadio a muro; al centro della stanza c'era un letto matrimoniale gigantesco. Cominciò a salirmi il panico, oddio, non avrà voluto farlo con suo fratello in casa?! Comunque gli avevo detto che volevo parlare con lui per conoscerlo meglio.
Arrivò nella camera circa cinque minuti dopo, sembrava incazzato nero, non mi rivolse la parola e andò a sedersi sul letto; io rimasi in piedi continuando a guardarlo, ad un certo punto lui ringhiò:-Che hai da guardare?-
Lo fissai totalmente spiazzata:-N-niente-
Si alzò bruscamente dal letto e mi si parò di fronte:-Stenditi.-disse, brusco.

Lo guardai storto e incrociai le braccia:-Io non mi stendo da nessuna parte, dovevamo conoscerci meglio, non andare a letto insieme!-
Mi afferrò un braccio, mi scaraventò sul letto e si buttò sopra di me con tutto il suo peso, strillai a pieni polmoni. La porta si spalancò e Salvo spinse via Gio, mi tirò su per un braccio e mi si piazzò davanti, come per farmi scudo:-Te l'ho già detto Gio, lei è troppo giovane per te.-
Giovanni sembrava impazzito, si avvicinò al fratello e disse:-Quante volte devo dirti di farti i cazzi tuoi? Spostati!-
Ma Salvo non accennò a muoversi e sibilò:-Non toccherai questa ragazza.-
Non so cosa mi spinse a farlo ma aggirai Salvo e mi misi di fianco a Gio:-Mi dispiace Salvo, ma questo problema lo risolvo da sola con tuo fratello.-
Lui mi guardò, ferito:-Va bene, cavatela da sola! Sei solo una stupida troietta!-e uscì dalla stanza sbattendosi la porta alle spalle.
Gio mi osservò, aveva una scintilla maliziosa negli occhi:-Mmm, non ti sei fatta difendere dal mio caro fratellino, mi piaci sempre di più, Cleo-
Lo guardai allibita:-Stavi fingendo?-
Sorrise:-Certo! Credi davvero che io ti avrei trattato in quel modo? Vabbè che sono in una banda ma non sono uno stupratore!-Stava ridendo sul serio.
-Anche tuo fratello stava recitando?-chiesi.
Il sorriso scomparve:-No, lui no. Lo ammetto in passato non sono stato proprio un angelo, ma ora sono cambiato.-
Annuii, poi passammo l'ora successiva a parlare di noi, io gli raccontavo qualcosa di me e lui raccontava qualcosa di sé. Alle quattro e mezza me ne andai di malavoglia.

Arrivai a casa alle cinque e mezza, aveva cominciato a piovere. Andai in camera mia, mi sedetti sul davanzale e il mio gatto mi si acciambellò sulle ginocchia. Restai a contemplare la pioggia, accarezzandolo distrattamente, lasciandomi cullare dallo scrosciare dell'acqua. Che casino! E che tentazione! Se Gio avesse continuato a insistere a quel modo prima o poi avrei ceduto, non volevo farlo con lui, l'intimità mi spaventava e poi non potevo cedere dovevo riuscire a resistere! Suo fratello, poi, era proprio strano; mai visto un tipo così! Poi avrei dovuto cercare di fare la pace con Fede, magari parlando a Pepe; dovevo anche scusarmi con Gaia. E parlare con Napu e Blood per sentire come si comportava di solito Giovanni con le ragazze con cui stava. L'ultima cosa che volevo fare era conoscere meglio gli altri ragazzi della banda con cui avevo parlato poco o niente. Più tardi avrei chiamato Sasha per dirgli che domani non sarei potuta andare con lui ad allenarmi; poi avrei inviato un SMS a Braian per chiedergli come stesse.
Appoggiai la testa al vetro e chiusi gli occhi, cercando di svuotare la mente di tutte le preoccupazioni, in un attimo mi addormentai.
Venni svegliata dal grido di mia madre:-Teaaa!!!È pronta la cenaaa!!!-scivolai dal davanzale e diedi un'occhiata ai libri di geografia, algebra e geometria ammucchiati sulla scrivania. Avrei dovuto fare un po' di quei noiosissimi compiti ma non ne avevo voglia; scesi le scale ed arrivai in cucina seguita dal mio gatto. Mia madre assunse un cipiglio severo ed esclamò:-Lo hai portato in camera?! Spero per te che tu non lo abbia fatto salire sul letto, lo sai che lascia tutti i peli...-Smisi di ascoltarla e tornai a fantasticare su Giovanni.

L'ANGOLO DELL'AUTRICE FOLLE

Salve, lettori!
Piaciuto 'sto capitolo? Lo so è un po' piatto, scommetto che molti di voi pensavano che facessi sesso con Gio (possibile che pensiate sempre male di una povera ragazza piccola e nera?!XD). Be' sono spiacente ma credo che dovrete aspettare ancora un bel po', non voglio che la protagonista (la sottoscritta) sembri una “donna di facili costumi”. Spero che il prossimo capitolo mi venga più eccitante di questo!!!(non è un doppio senso...o forse sì?)
Alla prossima!
Baci B89

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Katja la Manipolatrice del Rame; la resa ***


Katja la Manipolatrice del Rame; resa
Anche per oggi la scuola era finita! Durante la ricreazione avevo chiesto scusa a Gaia e avevo parlato con Sasha che mi aveva detto di andare con lui perché doveva mostrarmi una cosa e, con estrema riluttanza, io avevo accettato. Tornammo al nostro edificio abbandonato,ma stavolta non eravamo soli. C'era una ragazzina che dimostrava all'incirca dodici anni, aveva lunghi capelli rosso fiamma raccolti in due codini che le arrivavano fino alla vita, grandi occhi verde chiaro dalle lunghe ciglia, un piccolo e grazioso naso, delle labbra sottili e una pelle bianchissima. Aveva uno sguardo malizioso, mi ricordava un po' un diavoletto, seduta in quel modo con le gambe accavallate e la testa inclinata in una posa civettuola. -Salve, Sasha The Iron Sickle-disse, aveva una voce melodiosa, infantile. Si alzò e si avvicinò con grazia, guardandomi curiosa, mi girò attorno, le lanciai uno sguardo di sfida. Rise, e la sua risata risuonò come tanti campanellini:-Vedo che sei una tipa tosta! Sasha mi ha raccontato dei ragazzi che hai ucciso, devo ammettere che non mi aspettavo che avessi tutto questo talento, sempre che lui abbia detto la verità.-A sorpresa mi attaccò, mi stupii per le armi che usava: una lunga catena di rame e un pugnale dello stesso materiale. Ora avevo capito, doveva essere Katja la Manipolatrice del Rame. In un attimo recuperai le mie katane e cominciai a parare i suoi colpi, ad un certo punto si fermò:-Sasha non mentiva, hai talento.-E abbassò le armi. Restai un attimo guardinga poi le abbassai anch'io. Sorrisi, in modo strano, un po' minaccioso e risposi:-Grazie, anche tu non sei male.-

Ridacchiò:-Comunque bisogna migliorare lo stile e poi sprechi troppe forze nelle mosse, dureresti pochi secondi in battaglia, non si deve usare tutta questa energia per modificare le molecole.-
Inarcai le sopracciglia, ma annuii:-D'accordo-
Mi osservò con maggiore intensità:-Devi scoprire tutti gli usi e i lati nascosti dei tuoi metalli; ad esempio, il rame, l'elemento che comando io, è usato anche per i fili elettrici, infatti è un ottimo conduttore, inoltre non reagisce all'acido muriatico a differenza del ferro.-Annuii-Chiudi gli occhi-disse-E trova tutto ciò che puoi.-Chiusi le palpebre, sapevo che l'oro era un metallo tenero, duttile, pesante, malleabile, era inattaccabile dalla maggior parte dei composti chimici, veniva attaccato in pratica solo dall'acqua regia, dallo ione cianuro e dal mercurio. L'argento, invece, era un metallo tenero, lucido, molto duttile e malleabile, appena più duro dell'oro, con una lucentezza metallica bianca sorprendente; inoltre era il migliore conduttore di calore ed elettricità fra tutti i metalli. L'argento infine era stabile nell'aria pura e nell'acqua pura, ma scuriva quando veniva esposto all'ozono, all'acido solfidrico o all'aria contenente tracce di composti di zolfo. Riaprii gli occhi, Katja aspettava paziente:-Adesso-disse-usa tutto quello che sai per modificare le molecole in maniera da sfruttare meglio i tuoi metalli.-Mi guardai intorno: c'erano dei fili elettrici rotti che sbucavano da un quadrante sul muro a circa quattro metri di distanza, trasformai le katane in due fili, uno lo collegai ai fili elettrici rotti mentre con l'altro cercavo di raggiungere Katja. Si allontanò velocemente, sembrava compiaciuta:-Brava, prova con le altre qualità.-Restai ad allenarmi per un'altra ora poi andai a casa.

Era passato quasi un mese e le cose non potevano andare meglio. Erano le quattro di pomeriggio quando un pensiero cominciò a insinuarmisi nella mente, Gio era stato bravo, aveva rispettato la mia scelta, perché non dargli quello che voleva oggi? I miei erano via per lavoro mentre mio fratello era all'università, e non sarebbero tornati fino alle sei, potevo tranquillamente dire che sarei andata a dormire da Gaia. Mi misi i jeans neri, aderenti che mi mettevano in risalto il culo (che era l'unica cosa decente che avevo), poi la camicetta a maniche corte, a quadretti rossi e bianchi molto attillata e un po' trasparente, le Nike bianche e la giacca di pelle nera che mi faceva sembrare piatta così da fare “l'effetto sorpresa”. Presi l'autobus e arrivai da Gio, suonai alla porta; mi venne ad aprire: aveva addosso dei blue-jeans strappati, una canottiera bianca con sopra una camicia a scacchi blu e rossi. Quando mi vide rimase sorpreso:-Pensavo che oggi saresti rimasta a casa a studiare.
Scossi la testa, sorridendo:-E invece voglio passare il pomeriggio con te, perché non si può?-Si fece da parte per farmi entrare-Sei solo?-chiesi con finta indifferenza.
-Sì, mio fratello torna domani alle undici e i miei fra un paio di giorni-sorrisi fra me e me. Si girò e andò in salotto per spegnere la tele, approfittai della sua temporanea assenza per togliermi le scarpe e la giacca. Tornò dopo due minuti e mi lanciò un’occhiata distratta, strabuzzo gli occhi, feci uno sguardo il più innocente possibile:-C’è qualcosa che non va?-chiesi facendo finta di essere preoccupata.
Si riscosse bruscamente, cercando di resistere alla tentazione:-No, no, niente.-
Gli misi le braccia intorno al collo e lo baciai con trasporto:-Non stai giocando pulito-mi sussurrò all’orecchio. Sorrisi e mi avvicinai di più, lui si allontanò con l’espressione terrorizzata:-Aiuto! Stai cercando di rubare la mia verginità! Qualcuno mi aiuti!-
Lo guardai sbalordita e scoppiai a ridere:-Ma quanto sei scemo! Tu non sei più vergine da un pezzo!-
Sul viso gli spuntò un ghigno:-Vero.-
Restammo a fissarci per un po’, cercavo di trovare il coraggio di dirglielo e alla fine mi avvicinai a lui, baciandolo teneramente sulle labbra:-Ti amo-bisbigliai-Ti amo, ti voglio, ora.- E cominciai a slacciargli i bottoni della camicia con mani tremanti, lui mi guardò stupito e felice ma, dopo qualche minuto, mi bloccò le mani.
Lo guardai ferita, lui mi osservava, non lo avevo mai visto così felice:-Che ne dici di bere qualcosa, prima?-Andò in cucina e prese due bicchierini e una bottiglia di vodka.
Ero indecisa:-Giusto uno.- Bevvi e mi sembrò di essere in paradiso, mi sentivo felice, euforica; ne presi un altro, so che non era molto ragionevole ma in quel momento non me ne importava niente. Le nostre labbra si incontrarono, sentii la sua lingua passare leggera il contorno della mia bocca, per poi intrecciarsi con la mia. Mi prese per mano e mi guidò su per le scale, arrivammo nel corridoio e non si trattenne più. Mi sbatté contro il muro e ridacchiammo, leggermente ubriachi, mi sbottonò la camicetta e mi accarezzò la schiena sotto il tessuto di cotone; la sua mano si fermò all’altezza della chiusura del reggiseno, fui percorsa da una fremito, dopo qualche secondo di esitazione, ispezionò il gancetto per capire di cosa si trattava: erano due mezze lune, le sganciò e mi accarezzò liberamente mentre me lo sfilava. La sua bocca disegnò il contorno del mio mento, scese sul collo e raggiunse il mio seno sinistro; gemetti chiudendo gli occhi mentre lui mi mordicchiava il capezzolo. Contemporaneamente gli tolsi la camicia, con una fretta incredibile, poi gli sfilai la canottiera, e con il dito disegnai ghirigori immaginari sui fasci di muscoli naturali allenati in palestra. Era bellissimo; provai un moto d'orgoglio, era mio.
Feci scivolare le dita lungo i muscoli addominali e arrivai all’altezza dei suoi jeans, trattenni il respiro, questa sarebbe stata la parte più difficile.
-Aspetta-disse, baciandomi un seno con labbra ardenti, lo osservai stupita, mi fece strada in camera sua tenendomi stretta con un braccio. Mi slacciai i jeans e me li tolsi, restando in slip neri; lui rimase a contemplarmi alla luce della luna e mi sentii arrossire, mi avvicinai e lo liberai dai suoi blue-jeans lisi, lo sentii trattenere il fiato quando sfiorò il bordo delle mie mutandine, rimase immobile per un momento interminabile poi me lo sfilò con delicatezza. Infilai la mano nei suoi boxer, accarezzando la sua erezione, gemette di piacere, glieli tolsi completamente, continuando a strofinare, mi abbassai lentamente e baciai la sua erezione-Ti prego...Cleo...-gemette; mi buttò sul letto e si mise sopra di me, facendo scontrare i nostri bacini. Dolore e piacere divennero una cosa sola, quando entrò dentro di me, ma non lo fece delicatamente. Urlai il suo nome quando venne, esplodendo, e lui urlò il mio, eravamo diventati una cosa sola e se fosse scoppiato un incendio in quel momento, non me ne sarei accorta. Sudavo, ma avevo i brividi, quando finì mi accorsì di una goccia che mi scendeva lungo la guancia, non era sudore.

La luce della luna entrava dalla finestra e illuminava il mio cuscino. Era da un po’ che non si muoveva, forse si era addormentato, mi girai un po’ e subito le sue braccia mi circondarono, protettive. Sorrisi nel buio e pensai a Braian, a Blood, a Napu, a Nick, a Gabbo, a Marco, a Dave, a Kojo e a Sasha. Sasha. Mi riaddormentai.

Mi svegliai alle cinque e mezza del mattino, scivolai fuori dal letto e andai in bagno. La vodka della sera prima mi aveva fatto venire un mal di testa pazzesco; aprii l'armadietto in cerca della tachipirina e vidi una scatolina rossa in prima fila. La presi con mani tremanti e restai a guardarla immobile, mentre un terrore puro mi attanagliava le viscere. Era una scatola di Durex.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Incinta ***


Incinta
Stupida, cretina, deficiente!!! Come avevo fatto a non pensarci?! E come aveva fatto lui a dimenticarsene?! Non riuscivo a muovermi né a parlare per il terrore che mi attanagliava le viscere. I pensieri mi frullavano ancora nella testa, quando sentii la porta aprirsi, un sussulto, mi girai e con orrore vidi Salvo. Era fermo sull'uscio e mi fissava imbarazzato, il suo sguardo percorse il mio corpo, poi passò dal mio viso al pacchetto di preservativi che tenevo stretto in mano. Lo guardai senza vederlo, poi mi resi conto di essere nuda e cercai di coprirmi con il primo asciugamano che mi capitò sottomano. Ritrovai la voce, anche se roca per lo shock:-Cosa ci fai qui?-
Mi guardò allibito:-Dovrei farti io questa domanda, a dire il vero...-sembrava leggermente divertito. Sentii dei passi nel corridoio, la porta si aprì ed entrò Gio con addosso solo i boxer:-Sei già sveglia, Cl...yawn...eo?-chiese con un sonoro sbadiglio, poi vide Salvo e si bloccò:-Cosa cazzo ci fai qui?!-esclamò rabbioso.-Esci!-aggiunse in tono perentorio.
Salvo lo guardò spiazzato, poi esplose:-Ma sei completamente deficiente?! Ha solo quattordici anni, minchia!!! Ti rendi conto che potresti essere denunciato?! Hai costretto con le buone a farla venire a letto con te! Questo lo chiamo stupro!-
Gio lo guardò sprezzante:-Scusa, fratellino ma non devo spiegazioni a te! Comunque era d'accordo
ed è stata una decisione su cui ha riflettuto. E anche se ha solo quattordici anni, che importa? Non sono mai stato così bene con qualcuno, è una vera pantera focosa.-Mi lanciò un'occhiata preoccupata-Senza offesa-aggiunse. Scossi la testa, mi era di nuovo sparita la voce. Mi circondò le spalle con un braccio, un brivido mi corse giù per la schiena.
Salvo mi guardò, sempre più incazzato, abbassai lo sguardo, sentii pizzicarmi gli occhi, rischiavo di scoppiare a piangere:-MA STAI SCHERZANDO?!-urlò, facendomi sobbalzare-Allora hai deciso di diventare la sua "pantera focosa"?!-Lo guardai, non sapevo e non riuscivo a rispondere, tornò serio e disse, piano:-Ho provato a darti una mano ma vedo che ti vuoi rovinare con mio fratello, me ne vado, così vi lascio la casa libera.-Uscì, sentii la porta dell'ingresso sbattere.
-Non pensare a ciò che ti ha detto mio fratello-disse Gio, poi si girò verso di me e notò la mia espressione vuota-Cleo? Che succede?-Gli misi in mano il pacchetto di preservativi, senza guardarlo lui lo fissò senza capire e poi comprese. Rimase immobile due secondi, poi sussurrò:-Merda...-Sorrisi per quell'unica parola che descriveva perfettamente la nostra situazione. Comiciai a contare, avevo avuto il ciclo due o tre giorni prima? O forse l'avevo avuto una settimana prima? O due? Iniziava a venirimi il panico. Appoggiai le mani sulla pancia e, con un gesto folle cominciai a tirarmi pugni sul ventre, piangendo disperatamente. Subito le mani di Giovanni mi circondarono i polsi, bloccandomi:-Ferma, Cleo, ferma, rischi di fare del male a te e, se c'è veramente, al bambino. Entro domani ti troverò un test di gravidanza, ma fino ad allora devi stare calma e far finta che tutto vada bene-Mi abbracciò ma io mi scostai, incapace di toccarlo di nuovo. Stare tranquilla, come no, faceva presto a parlare lui, ma se mi aveva davvero messa incinta i miei ci avrebbero fatto a pezzi. Mi mise una mano sulla spalla destra e chiese:-Ci facciamo una doccia?-sussurrò al mio orecchio.
Mi sembrò di crollare:-Una doccia?-come poteva pensare a una cosa simile in quel momento? Sentii le gambe cedere.
Mi sorresse:-Tea, tea! Riprenditi! Pensavo che ti avrebbe fatto bene, ti avrebbe aiutato a calmarti, mi sbagliavo, scusa.-
Lo guardai senza vederlo:-No, hai ragione-dissi con voce sottile-una doccia mi farà bene.-Fece per uscire dal bagno:-Dove vai?-L'avevo quasi gridato, non poteva lasciarmi sola, non ce l'avrei fatta.-Rimani con me, ti prego.-Mi circondò nuovamente con le braccia e sussurrò:-Shhh, shhh, tranquilla, non vado da nessuna parte, sono qui.-
E' vero, era con me ma per quanto ancora?

Ci facemmo una doccia e ci rivestimmo, tornai a casa, cercando di assumere un'espressione naturale. Ringraziando il cielo mio fratello era fuori, probabilmente con la sua ragazza. Andai in camera mia, mi chiusi dentro e feci un profondo respiro. Non pensarci, mi dissi, dimenticati di tutto. Mi sedetti alla scrivania e tirai fuori il libro e il quaderno di algebra, certo se non fosse stato per Gio...e se il risultato fosse stato positivo cosa diavolo avrei fatto? Sapevo di non poterlo dire ai miei genitori, eppure avrei dovuto farlo, o forse sarei riuscita ad abortire senza che loro lo sapessero? -Basta-esclamai-Basta pensare a queste cose, concentrati sulle equazioni
.


Angolo della follia
Salve miei pochissimi ma affezionati lettori
!
Mi scuso per il ritardo nel postare e la lunghezza ridotta del capitolo ma ho avuto poco tempo...Scusate ancora, spero vi sia piacito, per me è un po' deludente...Lo sono un'imbecille, ma che ci volete fare? Mi raccomando, recensite! Por favor!
Saluti, T.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1284776