Crazy Little Thing Called Love di Moon (/viewuser.php?uid=621)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***
Capitolo 38: *** Capitolo 38 ***
Capitolo 39: *** Capitolo 39 ***
Capitolo 40: *** Capitolo 40 ***
Capitolo 41: *** Capitolo 41 ***
Capitolo 42: *** Capitolo 42 ***
Capitolo 43: *** Capitolo 43 ***
Capitolo 44: *** Capitolo 44 ***
Capitolo 45: *** Capitolo 45 ***
Capitolo 46: *** Capitolo 46 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
Disclaimer: Questa storia è stata scritta per
divertimento. Non è mia intenzione offendere Orlando Bloom, e Dominic Monaghan.
Come disse una volta Anjulie pensateli come attori che interpretano la parte di
se stessi, di cui io sono la “regista” facendoli agire come mi torna
meglio per la riuscita della storia. Non ho mai voluto mancar loro di
rispetto, trattasi solo di pensieri e fantasie tradotti in parole. Ovviamente le
situazioni da me descritte sono esclusivamente frutto della mia
immaginazione.
Per i contenuti trattati in questa fic il rating è
R
PREFAZIONE
Trattandosi di un sequel di
un’altra fan fiction ho ritenuto opportuno fare un piccolo riassunto della prima
parte ovvero di Birthday Gift (L’apparenza inganna)
Aylén è una ragazza spagnola
che abita ad Avila dove una troupe americana sta girando un film sulle crociate.
E’ una tipa particolare, molto scapestrata e dedita a sport estremi oltre che ad
avere una propensione per cacciarsi nei guai. Anche se è una provetta stunt,
lavora part time per mantenersi gli studi in un’ agenzia che organizza feste a
sorpresa auguri personalizzati e molo altro. Verrà contatta per uscire da una
torta di compleanno e provocare pesantemente Orlando proprio nel giorno del suo
ventisettesimo compleanno. Più tardi si scoprirà che a contattarla è stata la
ragazza di Orlando stesso per una ragione abbastanza incomprensibile. Per una
serie di vicissitudini e malintesi, a causa di questo scherzetto Aylén perderà
il posto di lavoro e proprio per colpa di Orlando. Suo padre ex stunt famoso in
Spagna, le troverà un lavoro proprio nella produzione americana. Durante la
lavorazione spagnola del film, a stretto contatto Aylén ed Orlando che sembrano
mal sopportarsi ed essere in continua competizione tra loro, scopriranno invece
di essere fatalmente attratti e finiranno a letto insieme. Finite le riprese,
dato che il ragazzo è fidanzato e che Aylén ha creduto di essere per lui solo
una storia di letto, si separeranno senza alcuna spiegazione, per ritrovarsi poi
per caso un anno dopo a Los Angeles. Dopo molte peripezie riusciranno a capire
la profondità dei loro sentimenti e a dichiararsi, ma i loro caratteri molto
simili e molto testardi gli causeranno ugualmente non pochi problemi. Alla fine
l’amore sembra trionfare, ma sarebbe durata? …
Questo che andate a leggere è
ciò che accadeva appunto dopo…
Dedico
questa fic a tutti coloro che hanno amato Birthay Gift sperando di non deludervi
con questo seguito e soprattutto ad Anjulie ( grazie 1000 per avermi fatto da
tester sei stata preziosissima, a te va la mia più sincera gratitudine!) a Roy (
grazie per la splendida poesia “Questo Amore” di cui ne cito un pezzo e grazie
per l’immenso appoggio) a Galadriel che con le sue parole mi ha incoraggiata
molto, ma anche commossa a Caroline che come Gal mi ha commossa, a Conty che
ugualmente mi fa arrossire con le sue parole così come Frodina, Julyaneko e Sara.
La dedico anche ad una nuova amica: Azu! E a tutte le altre ragazze del forum (
e mi fermo sennò mi vene una prefazione che non finisce più!!^^) Insomma è per
tutte voi ragazze e naturalmente anche per la Mandy che mi sopporta e mi
sostiene sempre. Buona lettura a tutti! ^_^
Crazy little thing called love
QUESTO AMORE di J.
Prevert
(grazie
Roy!)
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E
cattivo come il tempo
Quando il tempo è
cattivo
Questo amore così
vero
Questo amore così
bello
Così felice
Così gaio
E
così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E
così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che
impauriva gli altri
Che
li faceva parlare
Che
li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi lo abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto
intero
Ancora così vivo
E
tutto soleggiato
E’
tuo
E’
mio
E’
stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E
che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l’estate
Noi
possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi
possiamo dimenticare
E
quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E
ringiovanire
Il
nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno…
Capitolo uno
Aylén aveva appena varcato la
soglia di casa dei suoi genitori ad Avila quando fu letteralmente investita
dall'abbraccio affettuoso di sua madre Rosa.
“Bambina mia! Finalmente” le
aveva detto la madre che erano otto mesi che non la vedeva.
Aylén rise contraccambiando
l'abbraccio.
“Mamma così mi soffochi però!
Papà dov'è?” chiese ansiosa.
“Sono qui” si sentì rispondere
dalla voce severa di Abel Delgado.
La ragazza alzò gli occhi e
poco distante vide suo padre che la guardava accigliato. Ci rimase male, non
capiva come mai anche in quell'occasione lui dovesse tenere quell'atteggiamento
distaccato e critico, che mai aveva fatto questa volta? Sì, certo, quando era
partita per andare a lavorare in Australia aveva come sempre disapprovato la sua
decisione, ma ora che era passato un anno sperava che se ne fosse fatto una
ragione, ma invece non sembrava proprio così.
“Che c'è papà? Non sei felice
di vedermi?” chiese appena un po’ risentita.
“Non voglio perdermi in inutili
discussioni, riposati e sistemati poi io e te dobbiamo fare un bel discorsetto”
tagliò corto Abel Delgado abbandonando la stanza.
“Mamma! Ma che c'è adesso di
nuovo? Che ho fatto?” chiese Aylén alla madre sconfortata, l'atteggiamento di
suo padre l'aveva profondamente ferita.
Rosa Delgado abbassò lo sguardo
leggermente imbarazzata.
“E' meglio che ne parliamo
tutti insieme e mi dispiace, ma credo che questa volta tuo padre abbia più che
ragione”.
“E ti pareva! E' sempre la
stessa storia vero? Non cambierà mai niente! Al diavolo!” sbottò la ragazza.
“Aylén! Attenta a come parli!
Porta rispetto” la rimproverò aspramente sua madre.
“Il rispetto lo si porta a chi
lo dà!” aveva ribattuto lei.
“Il tuo pessimo carattere ti
porterà a grossi dispiaceri, tu non vuoi mai ascoltare chi ti vuol bene e chi è
più saggio di te” le disse Rosa.
Aylén si congedò in fretta non
volendo portare avanti per l'ennesima volta l'ennesima discussione. Per i suoi
genitori lei avrebbe anche potuto fare i miracoli, ma tanto loro l'avrebbero
considerata comunque immatura e scavezzacollo, non ne poteva più delle loro
prediche.
Salì nella sua vecchia stanza,
osservò tutte le sue valige, sbuffò e si preparò per andare a farsi una doccia,
una bella e calda rilassante doccia era giusto quello che le ci voleva.
Quando uscì dal bagno e rientrò
in camera, notò che aveva sette chiamate sul cellulare tutte di Orlando, fece
per richiamarlo ma il telefono squillò di nuovo.
“Mi hai battuta sul tempo stavo
per chiamarti” disse Aylén.
“Ma dov'eri? T'ho telefonato minimo dieci volte”
si sentì rispondere dalla voce di lui.
“Ero a fare la doccia e il
telefono era in camera”.
Pausa di silenzio.
“Pronto? Ma ci sei?” chiese Aylén che non avendo
sentito risposta temeva che fosse cascata la linea.
“No, è che certe cose potresti
anche evitare di dirle, mi sono appena svegliato e, come sai, la mattina è
diciamo il mio momento migliore. In più sono quattro mesi che non ti vedo
e, per usare un eufemismo, diciamo che sono, come dire, leggermente incordato…
E tu te ne esci che eri sotto la doccia, insomma un po’ di contegno! Fra
l'altro non sono neanche solo, per cui non posso neanche indulgere in
ammiccamenti e…”
“Come sarebbe a dire che non
sei solo se ti sei appena alzato?” chiese Aylén che buttando un' occhiata
all'orologio e facendo un rapido calcolo, ne aveva dedotto che a Los Angeles era
circa mezzogiorno.
Orlando fece una risatina.
“Sono a casa e ci sono Donnie e
Dominic con me, abbiamo fatto le sei a giocare alla Play Station perché ci siamo
messi in testa di fare un torneo tutti contro tutti”.
“Chi è Dominic?” aveva chiesto Aylén.
“Un mio amico-collega”.
“Ah! Sì ora forse ho capito,
quello che ha fatto Il Signore Degli Anelli” lo interruppe Aylén.
“Sì, proprio quel deficiente
lì!” ridacchiò di nuovo Orlando “Sì, ma io non ti ho chiamata per parlare di
Dom. Dimmi quando vieni qui?” le chiese ansioso.
“Tra una settimana dieci giorni
al massimo” Aveva risposto lei.
“Eh?” aveva fatto lui
sconcertato.
“Dai, Orlando, dovrò pur stare
un po’ con i miei, no? Hanno già cominciato a farmi le paranoie, mi sa tanto che
stasera mi becco un cazziatone e non ho ancora capito il perché!” rispose lei.
“Ma è quasi un'altro mezzo
mese, cazzo! E' una vita!” commentò lui impaziente.
“Vieni tu” aveva proposto la
ragazza.
“Non posso ho da incontrare
alcune persone dobbiamo discutere un copione e forse s'inizieranno a fare pure
le prove costumi” spiegò Orlando.
“E allora pazienza, siamo nati
per soffrire!” ironizzò lei.
Lui rise.
“A proposito di soffrire… ma…
che, indossi l'accappatoio?” chiese lui sottovoce.
“No, solo l'asciugamano”
rispose lei tranquilla ma sorridendo.
“Mmmmm…” mugolò lui.
“Ma che scemo che sei!” rise
lei.
Orlando sospirò “Via ti chiamo
più tardi, ora mi tocca per forza andare a correre, porca miseria!”.
Si salutarono ripromettendosi
di sentirsi l'indomani perché Aylén avrebbe cenato e poi sarebbe andata a letto,
Orlando fece un po’ di capricci perché avrebbe voluto richiamarla, ma a causa
del fuso avrebbe dovuto farlo quando da lei sarebbe stata notte fonda, così suo
malgrado si rassegnò.
“E allora dillo che sei proprio
senza rimedio!” disse Dominic rivolto ad Orlando, scrollando la testa.
Orlando si girò e vide l'amico
a braccia conserte che lo guardava con aria divertita.
“E a te non te l'ha mai detto
nessuno che non si ascoltano le conversazioni strettamente private? Sei più
curioso di un macaco!”.
“Io ti voglio bene, sei tu che
non capisci mai niente!” rispose Dominic avvicinandosi e prendendo la testa
dell'amico fra le mani. “Tu, quando t'innamori diventi completamente
invertebrato! Io cerco solo di salvaguardare l'istinto del maschio libero e
indipendente!”.
“Ma se fino ad una settimana fa
mi hai fatto due palle così perché Julianne ti ha dato il ben servito? Che ti
sei dimenticato in che stato eri?” rispose Orlando ironico.
“Questo non è leale!” rispose
Dominic accigliandosi di colpo. “E, comunque, è proprio in virtù di ciò che mi
preoccupo per te, sei troppo perso dietro a quella femmina, stai addirittura
peggio messo di quando stavi con quell'altra, il che è tutto dire! Bisogna che
ti dai una regolata!”.
Orlando s'allontanò da lui e
ripose il suo cellulare sopra il mobile di sala, poi disse molto pacatamente
“Non sono affatto un invertebrato, sono innamorato, sempre in ‘ato’
finisce la parola ma è tutt'altra cosa! Sei tu che non riesci a tenerti una
donna e giochi a fare l'uomo che non deve chiedere mai! Io questa fase
l'ho superata!”.
“Se, se, lo sappiamo tutti come
sei, chiacchieri bene e razzoli male, solo che questa volta sei più impantanato
del solito e credimi a volte sei disgustosamente smielato!”.
Nel frattempo li aveva
raggiunti anche Donnie che li guardava divertito.
“Amore! Tesoro! Attacco io o
attacchi tu?” stava mimando Dominic facendo una serie di mossette veramente
ridicole, muovendo le mani e le anche vistosamente.
“Ma vaffanculo Dom non è vero!
” sbottò Orlando che cominciava ad innervosirsi.
“Ragazzi, ma l'adolescenza non
è una condizione di vita perpetua eh! Sembrate due sbarbati del college e dai!”
ridacchio Donald.
“Dillo al tuo caro cuginetto!
Non lo vedi che sembra un sedicenne alla prima cotta, t'avrei fatto sentire che
diceva prima la telefono!” disse Dominic facendo l'innocentino.
Orlando s'incazzò.
“Allora per prima cosa fatti i
cazzi tuoi! Secondo non stavo dicendo niente di così particolarmente disdicevole
come affermi tu e terzo… mi spieghi che cazzo te ne frega a te, eh?”.
Donald che conosceva Dom da un paio d'anni aveva
subito mangiato la foglia.
“E dai, ti sta solo prendendo un po’ per il culo,
lo sai che lui è drogato, senza la sua dose giornaliere di prese per il culo va
a rota! Oggi è toccato a te a fargli da sfogo, quindi: rassegnati!”.
Dominic, che comunque sapeva
quando abbozzare, dette una pacca sulle spalle ad Orlando.
“Donnie ha ragione, mi stavo
solo divertendo un po’! Sono geloso, cacchio hai una bella figa per le mani e io
sono stato brutalmente mandato dove non sorge più il sole. Comprendimi, sono un
uomo veramente frustrato!”.
“Si, comprendo, ma modera i
termini però!” rispose Orlando cupo.
Dominic roteò gli occhi e poi
fissò il soffitto.
“Dio! Ma che ho detto! Ah sì…
ecco ora ricordo: gran bella figa! Cazzo se è una gran figa non è mica colpa
mia!”.
“Dom se non la smetti mi incazzo sul serio” aveva
risposto freddamente Orlando.
Dominic alzò le mani.
“Va bene, va bene! Il
morning Monaghan show si conclude qui per oggi! Vi aspettiamo numerosi per
le prossime puntate!”.
“Ragazzi” s'intromise nuovamente Donnie “Perché
stasera non si va a ballare? Magari Dom rimorchia e si da una calmata!”.
“Io non avrei mica tanta
voglia” rispose Orlando distrattamente.
“Io invece la trovo un'ottima
idea!” approvò Dom.
“Dai vieni anche tu Orlando!”
gli disse suo cugino.
“Mah, non lo so… magari ci
penso” rispose vago.
Dominic s'avvicinò a Donald e
gli cinse le spalle con un braccio.
“Non insistere, tanto non
viene, e lo sai perché?”.
“Perché?” chiese Donnie.
“Se per disgrazia poi qualcuno
lo pizzica e lo fotografa il generale gli fa il culo! Ecco perché!” sentenziò
Dom.
“Il generale?” chiese Donald
perplesso, intanto Orlando bolliva.
“Il generale, alias la
spagnolina tutta pepe, l'ha messo sull'attenti e guai a sgarrare, son dolori.
Scommetto che lo punisce tenendolo a digiuno coatto tutte le volte che il
poverino tenta d'allargarsi!”.
“Dom, che palle! Sei noioso!”
disse Orlando cercando di non dargli soddisfazione.
Doanald era ancora più perplesso.
“Orlando, ma è vero?”.
Orlando sbuffò “Ti ci metti
anche tu, ora?” rispose contrariato al cugino “Guardate, tanto per farvi vedere
che non c'è alcun problema, consideratemi pure dei vostri e chiudiamo
l'argomento. Mi avete fatto venire due palle così!” concluse veramente stufo.
Orlando sapeva che
principalmente Dom scherzava. Sapeva che, se lui era egocentrico, Dom lo era
almeno tre volte tanto e che, sei lui era un paraculo, Dom lo era quattro volte
tanto. Insomma per farla breve Dominic era un'iperbole sopra le righe vivente
ma, quando toccava l'argomento Aylén, gli dava veramente parecchio fastidio. Il
problema era che, ridendo e scherzando, lo punzecchiava su certe cose che, a
volte, anche lui pensava. Non lo avrebbe mai ammesso, ma era così, in un certo
senso era vero: Aylén l'aveva messo in riga. Non che gli dispiacesse, ma
sentirselo rimarcare gli dava un fastidio tremendo, perché in fondo ne andava
del suo orgoglio.
Nello stesso momento ad Avila
in casa Delgado si era appena conclusa la cena e Abel stava iniziando il famoso
discorsetto con la figlia.
“Come mai il tuo lavoro in
Australia è finito prima del previsto?”.
“Per mancanza di fondi,
purtroppo ci sarebbero voluti più soldi del previsto, ma non ne potevano essere
stanziati di più così…” provò a spiegare Aylén.
Abel si accigliò ancora di più.
“Vorrei che mi spiegassi per
quale reale motivo hai scelto come destinazione fissa di lavoro Los Angeles
piuttosto che a Valencia. E' una cosa che mi sfugge e che non comprendo, forse
non vuoi stare troppo vicino ai tuoi genitori?” le aveva chiesto scrutandola a
fondo.
Aylén si sentì profondamente a
disagio sotto quello sguardo indagatore e non avendo mai neanche accennato alla
sua storia con Orlando si trovò a mentire.
“Ma che vai a pensare! E' solo
che lì ho già fatto il corso, mi piace l'ambiente, è pieno di colleghi con cui
vado d’accordo e…”
“E sei una gran bugiarda!”
tuonò suo padre pieno di rabbia, poi a sorpresa buttò sulla tavola un tabloid
australiano, e indicando una foto sua e di Orlando insieme mano nella mano
concluse “Eccolo qui il motivo, disgraziata!”.
Aylén non aveva la minima idea
di dove fosse andato a pescarlo e a dire il vero non aveva neanche idea che li
avessero beccati insieme. Il sangue le si ghiacciò nelle vene, ora sapeva a cosa
sarebbe andata incontro.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA:
Per prima
cosa vi ringrazio moltissimo per l'entusiasmo che avete dimostrato di fronte a
questo sequel!^^ GRAZIE: JulyAneko, Frodina(doppio grazie x doppio commento^^),
Mandy, Carolina, Anjulie, Conty, Azu e Sara. Siette state tutte SPLENDIDE! E del
resto questa storia è dedicata a tutte voi! Un Paio di cosette: questa fic segue
un pò la falsa riga dell'altra, ATTENZIONE l'apparenza inganna!!^^ Spero che
comunque il tema trattato che comunque è: la vita di coppia(anche se trattasi di
una coppia molto particolare ^_*) vi piaccia. Permettetemi di ringrazire anche
le tante persone che hanno letto il primo capitolo, mi fatemi sapere che ne
pensate senza remore. Grazie davvero a tutti e.... Buona lettura!! ^_^
Capitolo due
Aylén stava cominciando a
sudare freddo. I suoi genitori, ma soprattutto suo padre, erano molto
all’antica, eccessivamente religiosi e tradizionalisti e, a dirla tutta, anche
abbastanza ottusi.
“Insomma che hai da dirmi in
proposito?” le domandò tagliente suo padre.
Lei vagò incerta con lo sguardo
per la stanza, poi fu colta da un moto di ribellione violenta.
“Non ho da dirti proprio
nulla!” rispose piccata.
“Sapevo che avresti reagito
così, del resto sei sempre motivo d’imbarazzo per noi, ma questa volta non
m’incanti! Mi sono informato a dovere, ho ancora le mie fonti IO!”.
“E allora?” si rivoltò in malo
modo Aylén.
A quella risposta suo padre
scattò in piedi.
“Non fare l’arrogante con me!
Come ti sei permessa di fare una cosa simile? Condividere lo stesso tetto con
quest’attore americano!”.
La ragazza respirò forte per
dominarsi.
“Non è americano è inglese!”
rispose piccata.
“Americano, inglese, spagnolo o
francese fa lo stesso! Ma che ti sei messa in testa eh? Dimentichi che io
conosco quell’ambiente è tutta gentaccia, ti proibisco di continuare questa
pazzia e tu non andrai a Los Angeles!” tuonò l’uomo.
Aylén era veramente stufa di
tutte quelle scenate che reputava oltretutto anche patetiche e ridicole.
“Sono maggiorenne e
autosufficiente non credo proprio che tu sia in grado di proibirmi niente!”
rispose adirata.
“Sei una stupida oltre che una
svergognata!” sibilò con rabbia suo padre.
Aylén rimase malissimo, forse
se suo padre l’avesse presa a schiaffi sarebbe stato meglio. L’aveva giudicata e
condannata senza appello, senza nemmeno fermarsi a chiederle quali erano i suoi
sentimenti. E poi quella sceneggiata sopra le righe le aveva fatto tristezza e
rabbia in ugual misura. Proprio la rabbia cominciò a prendere il sopravvento su
tutto, non tollerava che suo padre con le sue urla e sua madre con il suo
rispettoso silenzio si permettessero di infangare il sentimento profondo e
reciproco che c’era fra lei e Orlando, così sull’onda dell’impulsività finì col
dire una grossa sciocchezza.
“Che c’è papà eh? Sei
preoccupato per me? O per quello che potrebbero pensare gli altri disse quasi
sibilando.
Suo padre non sembrò neanche
ascoltarla.
“In questa casa ci sono delle
regole e…”
“BASTA!” urlò la ragazza “Lo so
qual è il problema, ti tolgo io dall’impiccio, sì papà ci sono stata a letto e
se lo vuoi sapere non è neanche il primo!” disse con aria di sfida.
Abel Delgado sbiancò, e la sua
reazione fu inaspettata, fissò la figlia come se fosse stata un insetto molesto.
“Io non ti considero neanche
più mia figlia, per me sei morta” disse a voce bassa e uscì dalla cucina.
Aylén, scioccata, fece
altrettanto andando verso la sua camera seguita da sua madre.
“Bambina ma che cosa hai
combinato!” le chiese sua madre premurosa.
“Ho quasi venticinque anni non
trovi un po’ fuori luogo chiamarmi ancora bambina?” rispose Aylén,
lanciando un'occhiataccia a sua madre.
La donna rimase un attimo in
silenzio e poi parò di nuovo “Credo che dovresti essere un po’ più riflessiva e
meno impulsiva. Non ti puoi buttare via così con il primo venuto, insomma non è
così che ti abbiamo educata e…”.
“Mamma! Basta per favore, mi
state offendendo e non ve ne rendete neanche conto! Io non mi sono buttata via,
sono innamorata di lui e lui è innamorato di me. Chiaro?”.
La donna scrollò la testa con
disappunto.
“Se è come dici tu, perché non
è qui con te? Perché non è venuto a conoscere la tua famiglia? Che razza d'uomo
è uno che condivide il letto con una donna senza sposarla e senza neanche
cercare l'approvazione della sua famiglia!”.
Aylén si sentiva male, ma come
ragionavano i suoi? Mica erano nell'ottocento?
“Per l'amor del cielo mamma ma
che stai dicendo? Io non lo voglio affatto sposare, tanto per intenderci, e poi
non so se riuscite a rendervi minimamente conto di che genere di lavoro faccia.
Non è una persona con così tanto tempo libero da potermi stare appresso ogni
momento e comunque non vorrei io che venisse qui a sorbirsi delle prediche
ridicole”.
“Come sarebbe a dire che non lo
vuoi sposare?” saltò su sua madre scandalizzata.
Aylén roteò gli occhi
visibilmente scocciata “Sono contro il matrimonio, ti basta come risposta? Siamo
troppo giovani e poi chi ci ha mai pensato? Non ho mai fatto progetti a lunga
scadenza e questo è quanto!”.
“Io non ti riconosco più!”
disse la donna contrita.
“No, il punto è che tu non mi
hai mai conosciuta!” rispose la ragazza.
“Insomma intendi continuare a
comportarti così?”.
“Così come mamma? Abbi il
coraggio di parlare chiaro!” disse Aylén ferita.
La donna le cinse le spalle con
un braccio e la strinse a sé “Tu non capisci bambina, finirai col soffrire molto
credimi. Devi farti rispettare e non usare”.
Aylén la guardò male “Spiegami
la tua idea di rispetto perché mica la capisco! Forse dovrei obbligarlo a
legarsi ufficialmente a me? E' questo quello che intendi? Beh io ho un altro
concetto di rispetto!”.
“Fai come credi, ma ti dico che
tu soffrirai. Io non ci vedo chiaro in questa storia” conclusela donna.
Finalmente sua madre uscì dalla
stanza e una volta sola Aylén poté tirare un sospiro di sollievo. I suoi
genitori erano davvero ignoranti e retrogradi e lei non sopportava certi
ragionamenti. Le avevano dato di donnaccia e nemmeno troppo velatamente,
l'amarezza che provò fu davvero tanta.
Prese il cellulare e provò a
chiamare Orlando, ma il ragazzo aveva l’apparecchio spento, Aylén rimase male.
Non tanto perché avesse pensato a qualcosa di spiacevole, ma solo perché aveva
bisogno di sentire la sua voce e di essere confortata, sbuffò appena, spense a
sua volta il cellulare e decise di andare a dormire.
Los Angeles ore 22,00.
“Cazzo! Cazzo!” saltò su
Orlando con il cellulare in mano.
“Che c’è ora?” chiese Dominic
sulla porta osservando l’amico.
“C’è che mi si è spento il
cellulare ecco che c’è! Aylén mi aveva chiamato e ora è lei ad averlo spento!
Di sicuro s’è incazzata!” disse Orlando concitato.
Suo cugino Donnie lo guardò con
disappunto e gli disse: “Orlando secondo me stai esagerando in fondo in Spagna
sono le 13,00, magari è ancora a letto oppure è a mangiare e lo riaccende più
tardi. Insomma non puoi mica vivere in ansia così!”.
“Appunto smetti di litigare con
quel telefono e andiamo!” aggiunse Dominic.
Orlando bofonchiò qualcosa
d'incomprensibile a denti stretti e raggiunse i due. In realtà non aveva voglia
di andare a ballare si era solo fatto fregare da uno dei suoi moti d’orgoglio,
ma ormai aveva accettato, era lì e non poteva certo tornare indietro.
Alle 22,30 i tre arrivarono al
Club Bahia al 1130 di Sunset Boulevard.
“Madonna che palle!” esordì
Orlando appena vide il taxi fermarsi.
“Che c’è che non ti torna
adesso?” chiese Dom.
“Ma proprio in un locale di
Salsa e Merengue mi dovevate portare?” chiese l’inglese storcendo naso e bocca.
“Che palle tu Orlando!” sbottò
Dom.
“Oh ragazzi calmi!” s’intromise
Donnie “Non cominciamo eh? Siamo qui per divertirci”.
Poi si girò verso il cugino e
gli disse: “Orlando vedi di non fare sempre il polemico, è il locale più in
della zona e pullula di modelle e belle figliole dove volevi che s’andasse a
beccare? Al teatro dell’ Opera?”.
“Appunto! Il latino americano
facilita lo struscio, quindi vedi di fare meno il frate, armati del tuo sorriso
da toumber de femme e aiutaci nell’abbordaggio, magari ti diverti anche tu!”
disse Dominic cercando di sdrammatizzare.
“A me il latino americano non
piace! Mi fa venire sonno e non sono qui per rimorchiare!” sbottò Orlando che
cominciava a chiedersi che cavolo ci facesse lì.
Gli altri due decisero di
ignorarlo, scesero dal taxi e si avviarono verso l’entrata. Orlando suo malgrado
li seguì sempre più contrariato.
Aylén si era alzata piuttosto
tardi e per prima cosa era andata a trovare la sua amica Reina, aveva bisogno
di sfogarsi. Dopo una lunga chiacchierata con lei, che l'aveva calmata dicendole
di non dar troppo conto ai discorsi dei suoi genitori, se ne ritornò verso casa.
Aveva deciso che quanto prima sarebbe ripartita per Los Angeles, non aveva la
minima voglia di restare dai suoi che l’avrebbero rimbeccata di continuo.
Una volta rientrata in casa,
prima di andare in cucina per pranzare, salì un attimo in camera sua e provò di
nuovo a chiamare Orlando. Il cellulare era acceso ma lui non rispondeva. Aylén
provò un sottile senso di fastidio, ma dov’era? Perché non rispondeva? Cercò di
non farsi strane idee e s’impose di stare calma, ma era piuttosto agitata,
quindi si preparò ad affrontare nuovamente i suoi genitori.
Intanto al Club Bahia qualcuno
si stava divertendo parecchio e quel qualcuno era Dominic.
Orlando osservava il suo amico
che aveva rimorchiato una modella piuttosto carina, i due erano in pista e
ballavano a ritmo frenetico una salsa, suo cugino Donnie invece era al banco del
bar con un’amica della ragazza che era con Dom, mentre lui era al tavolo da
solo. Stava bevendo la sua terza caipirosca annoiandosi come non mai. Aveva il
cellulare in tasca, ma il frastuono e la musica erano talmente alti che non lo
aveva neanche sentito vibrare, figuriamoci se poteva sentirlo suonare.
Fermò il cameriere e ordinò la
quarta caipirosca.
“Anche per me grazie!” disse
una voce femminile che lo fece girare di scatto.
“Non ti dispiace se mi siedo
vero?” gli chiese una ragazza all’incirca sulla ventina o poco più, alta magra e
diafana, con lunghi capelli biondi e due occhi incredibilmente azzurri.
E ora questa che cazzo vuole?
Pensò Orlando contrariato, ma non poteva essere scortese e fece un cenno
distratto con la testa, come per dire: Fai un po’ come
ti pare.
La ragazza sorrise e si sedette
con grazia.
“Mi chiamo Elodie e sono
un'amica delle ragazze che stano con i tuoi amici, mi hanno praticamente
piantata da sola e visto che sembra che anche tu sia rimasto solo… ho pensato
che potremo farci compagnia” disse sempre sorridendo.
“Non sono in serata, scusami se
non sarò molto loquace, comunque io mi chiamo Orlando” tagliò corto lui.
La ragazza continuò a sorridere
e disse “So esattamente chi sei, ma se ti disturbo posso andarmene” concluse in
maniera estremamente gentile.
Orlando si rese conto di essere
stato maleducato e rimediò “Scusami, non volevo essere scortese, il fatto è che
non ci volevo venire qui, rimani pure se vuoi”.
“Non ti scusare capisco
perfettamente” disse lei con il solito tono affabile e comprensivo, poi continuò
“Sai a volte dalle serate che sembrano nascere male, vengono fuori delle cose
inaspettate, che possono essere molto interessanti e addirittura belle”.
Orlando le rifilò un'occhiata
di traverso, ma dove voleva arrivare con quel discorso sibillino? Ma lei
interruppe il corso dei suoi pensieri.
“Perché non andiamo a
ballare anche noi?” gli chiese.
“No, grazie! Detesto questa
musica” disse Orlando.
La ragazza non fece in tempo a
rispondere perché furono interrotti da Dominic e Victoria, la sua amica, che
arrivarono trafelati al tavolo.
“Oh bene! Vedo che hai
familiarizzato con Elodie” disse Dom ad Orlando rifilandogli una pacca sulla
spalla. L'altro lo guardò decisamente male e non rispose. Intanto furono
raggiunti anche da Donnie e Nathalie.
Rimasero tutti e sei al tavolo
per un'altra mezzora buona e mentre conversavano, l'unico che se ne stava zitto
era proprio Orlando che non vedeva l'ora di andarsene.
Ad un certo punto Dominic se ne
venne fuori con la brillante idea di andare tutti a casa sua a finire la serata.
“Io non vengo” fece
Orlando deciso.
Gli altri cinque tentarono di
convincerlo, ma non ci fu verso, il ragazzo prese il suo cellulare per chiamare
il taxi e con disappunto si rese conto che gli si era scaricata la batteria,
s'innervosì ancora d più, quindi si fece prestare da Donnie il suo, e chiamò la
macchina. Salutò tutti e fece per andarsene quando Elodie gli si avvicinò e le
pose il suo biglietto da visita “Chiamami se e quando ti andrà” gli sussurrò in
un orecchio. Orlando non rispose infilò distrattamente il biglietto da visita
nella tasca dei pantaloni e se ne andò.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA:
GRAZIE a
tutte!!!! Anjulie(non ho prole per l'aiuto! sei impagabile^^), ROY(superpanibalda
mia!!), Frodina(emmmm la maturità di Orlando???? No coment^_^) Grazie anche ad Azu(Ti
dedico la partita di Play station x risollevare il morale!!^^), Sara(Ciccia!!
vedi di aggiornare presto ok??) ed El, frenkymc (a proposito quando aggiorni u??
^^). e.... Buona lettura a tutti!! ^_^
Capitolo tre
Alle due del giorno seguente
Orlando era ancora a letto. Non aveva da fare niente d'impegnativo, era tornato
tardi, aveva bevuto abbastanza e così s'era concesso una lunga dormita. Il
cellulare, che aveva prudentemente messo in carica sul comodino lasciandolo
acceso, cominciò a trillare insistentemente.
“Pronto…” bofonchiò con la voce
ancora arrochita dal sonno, dopo aver razzolato un bel po’ prima di trovarlo.
“Ti disturbo?” gli rispose
dall'altro capo del telefono la voce, che a lui parve lievemente sarcastica, di
Aylén.
Orlando saltò su a sedere
svegliandosi di botto.
“Amore no, che non mi disturbi
ci mancherebbe” si affrettò a dire con aria quasi colpevole.
“Ma che tono da barattolo di
zucchero!” fu la risposta della ragazza.
Ecco s'è incazzata lo sapevo
io! pensò
costernato lui.
“Lascia che ti spieghi, mi si è
spento il telefono, poi mi si è scaricata la batteria, poi quando t'ho chiamata
eri tu a non essere raggiungibile e…”
“E quando ti chiamavo e non mi
rispondevi?” lo incalzò lei.
Ci fu una breve pausa di
silenzio da parte di Orlando poi rispose “Ero in un locale e c'era molta
confusione, mi dispiace non l'ho sentito, ma ti prego non ti arrabbiare subito”
disse quasi contrito.
“Non sono arrabbiata” rispose
Aylén sorprendendolo non poco “Infastidita forse, ma non perché sei uscito,
cavolo Orlando così mi fai passare per una persona irragionevole, mica pretendo
che tu te ne stia rinchiuso in casa! Però quando ho bisogno di te, non sì come,
non sei mai reperibile!”.
“E' vero scusa, a dirla tutta
non avevo neanche voglia di andarci in quel posto… il fatto è che mi manchi e
non vedo l'ora che tu torni qui da me. Ma dimmi perché sei infastidita che è
accaduto?” chiese infine il ragazzo.
“Avevo bisogno di parlare con
te…” disse lei interrompendosi un attimo “Qui è successo un macello con i miei
che non ti dico. Te lo spiegherò meglio a voce, tanto vengo via prima del
previsto, per il fine settimana sarò a Los Angeles” concluse Aylén.
A quella notizia l'umore di
Orlando era arrivato alle stelle e dopo averla salutata si era alzato allegro e
vispo come un fringuello. Era mercoledì e lei sarebbe arrivata domenica mattina,
mancavano solo quattro giorni e finalmente avrebbe potuto riaverla con se dopo
un lunghissimo tempo di separazione che lo aveva reso insofferente, ma anche
insicuro.
La lontananza è davvero una
brutta bestia, ingigantisce le situazioni, le distorce, fa venire in mente le
peggio cose e ti mette in uno stato di frustrazione deleterio. Anche lui come
lei a volte si domandava dove fosse, con chi fosse, soprattutto quando accadeva
che la cercasse e non riuscisse a trovarla, ma ora era tutto superfluo, di lì a
poco sarebbe finito tutto e finalmente se ne sarebbero stati insieme giorno e
notte.
Orlando non aveva abbandonato
il suo proposito di convivenza che aveva progettato per loro prima che lei
partisse per l'Australia e pensava di riparlargliene subito appena fosse
arrivata.
Quella stessa sera quando ormai
come di consuetudine si ritrovarono tutti e tre a casa di Orlando per l'ormai
irrinunciabile torneo di calcio alla Play Station, tra Orlando Dom e Donnie
tirava ari a di presa di giro alla grande.
Ognuno di loro era euforico,
Orlando per l'imminente ritorno di Aylén e gli atri due perché la sera prima
avevano rimorchiato alla grande.
“Allora io come al solito mi
prendo i Manchester United” cominciò a dire Dom.
“Ummmm io stasera cambio prendo
il Bayern di Monaco” fece Donnie.
“Io mi tengo il Real Madrid”
concluse Orlando.
Dominic roteò gli occhi “Chissà
come mai eh Orlando?” gli disse Monaghan con aria furbetta.
L'inglese gli fece una smorfia
“Non è per quello!” saltò su punto nel vivo “E' perché ci gioca Beckham se tanto
lo vuoi proprio sapere”.
“Se, se… come no!” fece Dom
ridacchiando.
“Si da il caso che non potendo
scegliere MAI il Manchester visto che te lo sei accaparrato tu e non lo molli,
allora ho deciso di prendere la squadra dove gioca il nostro idolo, non vedo che
centrino tutte queste battutine del cazzo!” rispose Orlando.
Dom lo guardò scettico e poi
gli chiese cambiando discorso “Stai a vedere che ora che ritorna la tua bella si
smette anche di fare i nostri tornei!”.
“Già!” gli fece eco Donald “Non
potremo davvero più giocare?” chiese con una punta di delusione a suo cugino.
Orlando s'irritò.
“Donnie, ma a te la
frequentazione con Dominic t'ha fatto male però! Che c’entra Aylén con i nostri
tornei?” sbuffò spazientito.
“No, sai, non vorrei che il
generale ci mettesse tutti e tre sull'attenti per poi magari farci fare le
flessioni. Di solito le donne non amano questo tipo di passatempi” disse Dom.
Orlando roteò gli occhi “Non ci
sarà alcun problema ve lo assicuro” poi s'interruppe un attimo e disse con aria
sorniona “E' ovvio che almeno per le prime due settimane sarò… emmm… come dire…
abbastanza occupato. Insomma avrò da fare di meglio che giocare alla
Play, ma poi possiamo riprendere tranquillamente” concluse ammiccando.
Gli altri due ridacchiarono,
avendo perfettamente capito l'antifona, poi finalmente cominciarono a giocare.
Un'ora dopo erano nel pieno
della sfida e stavano giocando Orlando contro Dom.
“Vai! Vai VAIIIIII! Si, passa
al lato, siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! GOAL!” .
“E che cazzo! Porca di quella
gran troia!” saltò su Dominic incazzato nero “Io non gioco più!” fece adirato
buttando il joystick sulla poltrona cupo.
Orlando intanto ridacchiava
contento e lo sfotteva “E tre! E sono tre! Tiè!”.
“E' solo culo!” bofonchiò Dom
“E poi m'hai dato il joeystic che non funziona! E non è possibile,
Van
Nistelrooy non si
muove! Quel bottone di merda più lo pigio e più non funziona!”.
Donald intanto si spanciava dal
ridere a vederli beccarsi così, era meglio che stare al cinema.
“Ma falla finita! Sei tu che
non sei capace! Vieni che ora ti do anche il resto!” disse Orlando smanettando
con il suo joystick come un forsennato. Si era tutto protratto in avanti
concentratissimo e galvanizzato, del resto non vinceva quasi mai, quindi si può
ben capire come mai fosse così esaltato quella sera.
Dominic riprese a giocare di
malavoglia e contrariato, perdere non gli piaceva per niente, perdere contro
Orlando ancora meno.
“Eccolo! ECCOLO
ECCOLOOOOOOOOOOO! E quattro!” urlò Orlando al quarto goal saltando in piedi ed
esultando alla Ronaldo.
“Vaffanculo! Non ti vergogni ad
esultare così contro la tua squadra del cuore? Fai quasi schifo!” lo rimbrottò
Dom acido, il quarto goal lo aveva moralmente steso, senza contare che erano
ancora nel primo tempo.
“Ma che centra qui è per finta
mica è il Manchester vero” si giustificò l'altro.
“Non si scherza con la fede
calcistica, proprio no bello mio! E' peccato mortale!” disse Monaghan serio.
“Che palle Dom! E almeno dillo
che non sai perdere!”.
“Tanto hai vinto per puro caso”
ribatté Dominic poi aggiunse con aria molto canzonatoria tanto per vendicarsi un
po’ “Com'è che si dice? Ah sì! Fortunato nel gioco sfortunato in amore” poi
carezzando lievemente la testa dell'amico disse “Oh! Oh! Ma che saranno mai
queste due piccole protuberanze che ti spuntano proprio in mezzo alla testa?”.
Orlando divenne improvvisamente
serissimo, con una manata scansò il braccio dell'amico e posizionandosi ad un
centimetro da suo naso gli disse tagliente “Se per te non è concepibile
scherzare sul Manchester, per me non è assolutamente accettabile che tu faccia
dello spirito carico d’insinuazioni sul mio rapporto di coppia chiaro?”.
“Ragazzi via! Non esageriamo
ora finitela!” intervenne Donnie “Dom, Orlando ha ragione e smetti sempre di
battere sul solito argomento!” concluse poi rimproverando Monaghan.
Dom si accorse che forse aveva
un tantino esagerato e chiese scusa, Orlando accettò le sue scuse, polemizzò
comunque un altro poco e alla fine si rimisero a giocare.
Alla fine pareggiarono quattro
a quattro e il morale di Dom era decisamente più risollevato.
Terminato quel match si presero
una pausa birra e cominciarono a parlare della sera precedente.
“Sì, Victoria mi piace. Non
siamo stati ancora insieme, ma la voglio rivedere” stava dicendo Dom.
“Scusa se non siete stati
insieme che avete fatto chiusi in camera tua tre ore?” gli chiese Donald
perplesso.
Dom rimase in silenzio,
lievemente imbarazzato.
“Beh? Allora?” lo incalzò
ancora Donnie.
Dom abbassò lo sguardo cercando
di darsi un contegno, porca miseria non gli veniva una balla neanche a morire.
Orlando lo guardò e poi scoppiò
a ridere “Non mi dirai che hai fatto cilecca eh?”.
Dominic tirò su la testa con lo
sguardo fieramente stizzito “Certo che no!” disse impermalito, come poteva solo
pensare una cosa del genere.
“Insomma ce lo vuoi dire che è
successo sì, o no?” chiese ancora Donnie.
Monaghan si passò una mano sul
collo storcendo la bocca “Mi sono addormentato” disse tutto d'un fiato. Poi si
affrettò a giustificarsi “Avevo bevuto parecchio poi lei mi carezzava i capelli,
insomma capita, ho cominciato a dormire e poi s'è addormentata pure lei… E… ci
siamo fatti proprio una bella pennica!”.
Gli altri due inevitabilmente
scoppiarono a ridere.
“Ridete pure, intanto caro
Donnie vorrei proprio sapere che hai combinato tu! Orlando non lo calcolo
nemmeno, da quanto è che non tromba e ritornato vergine!” rispose Dom secco.
“Io sono un po’ più grande e mi
comporto da gran signore, insomma non ci si prova con una la prima sera, abbiamo
parlato e c'è scappato solo il bacio della buona notte, che poi era mattina.
Comunque credo che anche io rivedrò Nathalie” disse Donnie.
Orlando aveva risposto a Dom
mostrandogli il medio, nell'eloquente gesto di mandarlo a quel paese.
“Ma dimmi una cosa Orlando, ti
costava così tanto essere un po’ più gentile con quella Elodie, insomma detto
tra noi, anche quella era proprio una gran figa!” esordì all'improvviso Dom.
“Che c’entra, d’accordo, sì era
una bella tipa, ma un po’ troppo entrante e io sono occupato, quindi
credo di essermi comportato proprio nella maniera giusta” disse solennemente
l’inglese.
Fu allora che Dominic gli si
buttò ai piedi ed inginocchiandosi con le mani giunte “Santo Orlando da
Canterbury… prega per noi!” disse per sfottere la sua presunta santità per
l’onorevole comportamento tenuto la sera precedente.
Orlando suo malgrado rise
“Macché santo e santo! E' solo che non mi andava tutto qui” disse per spiegarsi.
“Lo dovresti sapere Dom, quando
lui è innamorato è fedele… salvo qualche rarissima eccezione…” disse
maliziosamente Donnie.
Orlando fece finta di non
cogliere. Ma sapeva che si riferiva proprio a come era iniziata la sua storia
con Aylén.
Ma Dom lo incalzò di nuovo
“Insomma se non sbaglio quello una volta era anche proprio il tuo tipo di donna:
bionda, eterea, filiforme e lattea, priva di tette e culo” poi s'interruppe un
attimo per dare più enfasi alla frase, si picchiò la mano sulla fronte e poi
disse “Ma che scemo! Quello era prima di cedere al sensuale fascino latino tutto
curve e… cazziatoni!
“Guarda Dom che non c'è mica
solo quello tra un uomo e una donna!” rispose serio Orlando.
Anche Dominic si fece
improvvisamente serio e cinse con un braccio le spalle dell'amico.
“Lo so e hai ragione! In un
certo senso t’invidio, insomma anche a me piacerebbe rincitrullirmi ben benino
per una con cui poter stare veramente bene e invece? Riesco solo a rimbambirle
le donne facendole dormire! Non c'è speranza per me amico mio!”.
Scoppiarono tutti e tre a
ridere di gusto. Finirono le birre e si rimisero a giocare alla Play Station.
Quando Orlando li accompagnò
alla porta pensò che dopo tutto aveva passato una bella serata, ma che tra pochi
giorni le sue serate sarebbero state sicuramente diverse e decisamente migliori.
Non vedeva l'ora.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: E dopo i primi capitoli
d'introduzione che sono serviti a delineare un pò la situazione si entra nel
vivo della storia^^ Grazie per i vostri commenti sempre graditi e sempre
gentilissimi. Grazie Roy^^ ( eheheheheheh c'abbiamo pure il Santo protettore
personalizzato!! ) doppio Grazie a Conty per il doppio commento (e sì!
Si entra decisamente nella zona rossa d'ora in poi!^^) Grazie Azu!^^ e
menomale che t'ho strappato un sorriso. Grazie a tutti i lettori che ancora
hanno voglia di seguire la storia e buona lettura!^^
Capitolo quattro
Finalmente era domenica.
Orlando sembrava camminare sui
carboni ardenti erano due ore che vagava come un’anima in pena per il salotto
guardando l’orologio ogni due minuti. Aveva mandato il suo assistente
all’aeroporto a prendere Aylén che sarebbe dovuta arrivare già da un’ora, ma
c’era stato un ritardo per via di un controllo di sicurezza alla partenza dalla
Spagna. Aveva già telefonato cinque volte a quel poveruomo che gli aveva detto e
ripetuto che stesse calmo, che sarebbe atterrata di lì a poco, intanto il
cellulare di Aylén era sempre spento.
Maledetti aggeggi infernali!
Pensava Orlando irritato guardando quasi con odio il suo telefono.
Non era andato personalmente
all'aeroporto per ragioni di riservatezza, ma stare lì in casa ad aspettare era
come stare in galera in attesa della scarcerazione. Non stava più nella pelle,
dopo un anno e mezzo di tribolazioni, voli intercontinentali anche solo per
vedersi per poco più di un giorno, litigate e lunghi periodi di separazioni
forzate, finalmente ora, era tutto finito. Aveva solo voglia di averla tra le
sue braccia di baciarla fino che gli fossero venuti i crampi alla mascella.
Tutto quell’aspettare lo mandava al manicomio. Riguardò l’orologio e sbuffò
stizzito, quando un bip insistente lo avvisò dell’arrivo di un messaggio,
afferrò il cellulare e lesse.
Sono appena atterrata all’
International Airport,
indovina? Ho la batteria quasi
scarica,
non mi reggerebbe abbastanza
per chiamarti.
Tra poco sarò lì da
te e non vedo l’ora …
te quiero mucho
Aylén
Orlando sorrise rilassandosi di
colpo, finalmente stava per arrivare e poi gli piaceva da matti quando lei usava
lo spagnolo, non che lo facesse spesso a dire il vero, ma lui lo trovava
estremamente sensuale. Si ripromise di chiederle di farlo più frequentemente.
Dopo circa quaranta minuti un
taxi imboccò il cancello della villa di Malibu. Aylén scese, il primo impatto
fra i due fu molto sobrio. Orlando le andò incontro e sorridendo le diede un
bacio lieve sulle labbra chiedendole come stava e come fosse andato il viaggio.
C'erano il suo assistente e il tassista e lui detestava lasciarsi andare ad
effusioni davanti ad altre persone. Era estremamente riservato e talmente geloso
delle sue cose private che finiva col diventare quasi legnoso. Aylén lo sapeva
bene e lo assecondò senza problemi.
Una volta fatte sistemare le
valige nell'atrio e salutato l'assistente, fu pagato e congedato anche il
tassista, così finalmente Orlando si richiuse la porta dietro le spalle e
guardando in modo inequivocabile Aylén disse: “Finalmente ti posso salutare come
Dio comanda!” quindi, senza attendere oltre, la prese tra le braccia
sollevandola un poco da terra e cominciò a baciarla con impeto, come se se la
volesse mangiare. Lei rispose con altrettanta passionalità cingendogli il collo
con le braccia e affondando le dita tra i suoi riccioli.
Fu un bacio lungo, languido ed
inteso, che una volta finito li lasciò quasi senza fiato.
“Bentornata a casa amore mio,
non ce la facevo più senza di te” le disse lui in un soffio tenendola sempre tra
le braccia e sempre sollevata da terra.
Lei lo guardò negli occhi con
uno sguardo luminoso tipico degli innamorati e gli rispose “Mi sei mancato da
morire anche tu” lo baciò di nuovo e poi gli disse “Ne è valsa la pena però
stare via così a lungo, se poi al mio ritorno trovo questo tipo di
accoglienza”.
“Veramente questo non è niente,
il meglio deve decisamente ancora venire” le rispose lui guardandola con
malizia.
“Si posso immaginare…” disse
Aylén con aria complice, “Ma ora mettimi giù, prima voglio andare a farmi una
doccia” concluse dopo avergli stampato un altro bacio a fior di labbra.
Lui non l'ascoltò nemmeno.
“Dopo” disse riprendendo
a baciarla e avviandosi con lei ancora in collo verso le scale.
Aylén intanto per facilitargli
il compito gli aveva cinto la vita con le gambe o avrebbero rischiato di
ruzzolare l'intera scalinata.
Poi tra un bacio e l'altro
mentre barcollando avanzavano pericolosamente verso il piano superiore lei
riuscì a dire: “La doccia la faccio prima, vengo da dodici ore d'aereo mi
sento in disordine e…”
“Non me ne frega niente,
neanche se tu fossi ricoperta di fango, la doccia… dopo!” disse lui
deciso.
“Sei sempre il solito
prepotente” disse lei sorridendogli.
Lui non rispose e riprese a
baciarla. Arrivarono in camera e lui lasciò che cascassero entrambe sul letto.
Aylén tentò ancora di far
valere le sue ragioni, ma non era tanto facile visto che si trovava sdraiata
sotto di lui che aveva già cominciato ad armeggiare sotto la sua maglietta con
febbrile impazienza e che contemporaneamente le stava mordicchiando il collo e
il lobo dell'orecchio.
“Ci vogliono dieci minuti a
fare una doccia…”.
“Dopo, fai tutte le docce che
vuoi … dopo”.
Mentre baciava la sua pelle
Orlando pensava che sì, era leggermente e piacevolmente salata, ma dannatamente
irresistibile e non gli importava un fico secco se non era profumata di lavanda
e incremata, gli piaceva il suo odore naturale, l'amava e aveva voglia di fare
l'amore con lei, al diavolo la doccia e tutto il resto.
Inevitabilmente la doccia Aylén
se la fece dopo. A dire il vero la fecero insieme, poi siccome lei era
molto stanca si misero un po’ su letto, raccontandosi più o meno che avevano
fatto rispettivamente in quei quattro mesi di separazione. Aylén non affrontò
l'argomento riguardante i suoi genitori, si ripromise di farlo in altro momento,
ora era troppo rilassata e felice per tirare in ballo cose spiacevoli. Orlando
la teneva tra le braccia sfiorandole le scapole con un dito e ogni tanto le dava
un piccolo bacio sulla fronte, su uno zigomo o sulla bocca; nel frattempo
continuavano ininterrottamente a parlare mentre lei aveva la testa appoggiata
sul cuscino con il naso ad un millimetro da quello di lui. Ad un certo punto, il
ragazzo si accorse che lei doveva essere stanca, molto probabilmente per il
lungo viaggio, ma anche per il fuso orario, infatti ogni tanto Aylén socchiudeva
le palpebre per qualche secondo, allora lui se la strinse ancora un poco a sé e
continuò a coccolarla finché la ragazza non si addormentò profondamente.
Erano le quattro di pomeriggio
e Orlando si rese conto che probabilmente Aylén avrebbe dormito minimo fino
all'ora di cena. Sgusciò dal letto con delicatezza facendo molta attenzione a
non svegliarla e cominciò a rivestirsi. Mentre si stava abbottonando i pantaloni
gli squillò il cellulare. Imprecando mentalmente lo afferrò al volo e rispose.
Era la sua agente.
“Io e Bill siamo qui nel mio
studio, devi venire immediatamente Orlando. Dobbiamo parlare seriamente di una
cosa grave” esordì la donna con un tono molto serio.
“Non so se ti rendi conto, ma è
domenica pomeriggio Robin!” rispose Orlando bisbigliando per non svegliare
Aylén. Afferrò la sua maglietta e andò spedito verso il corridoio.
“La gravità della faccenda ha
fatto interrompere il week end anche a noi, devi venire immediatamente oppure
veniamo noi da te”.
Il ragazzo soffiò scocciato, e
ora che diavolo era accaduto tutto d'un tratto? Doveva essere davvero qualcosa
di spiacevole per obbligare tutti a riunirsi di domenica.
“Va bene vengo io, ma che sia
una cosa veloce perché voglio rientrare a casa prima di cena” rispose con un
tono che non ammetteva repliche.
“Ti aspettiamo… ma perché
bisbigli?” gli chiese poi curiosa la donna.
“Arrivo” disse lui evitando
ulteriori spiegazioni. Che faceva a casa sua nella sua intimità erano e dovevano
restare fatti esclusivamente suoi.
S'infilò la maglietta e rientrò
un attimo in camera. Aylén dormiva tranquillamente, Orlando prese il telecomando
del condizionatore e regolò al minimo l'aria, le tirò su delicatamente il
lenzuolo e sistemò la zanzariera soffermandosi a guardarla, avrebbe voluto darle
un bacio, ma non lo fece per paura di svegliarla. Quindi scese di sotto, prese
carta e penna e le lasciò un messaggio, così se nel caso si fosse svegliata
prima che rientrasse, l'avvertiva che aveva dovuto urgentemente incontrarsi con
la sua agente per importanti questioni di lavoro, ma che sarebbe rientrato
quanto prima.
Chiamò un taxi e partì
Un'ora dopo era nello studio
con Robin la sua agente e Bill il suo addetto stampa, che avevano due facce che
non promettevano niente di buono.
“Si può sapere che succede,
tanto da farmi precipitare qui a rotta di collo e per giunta di domenica?”
chiese Orlando contrariato rivolto ai due.
“Siediti” gli disse Robin.
“No, voglio stare in piedi e ho
fretta” rispose lui infastidito.
“Non fare il bambino e siediti,
dobbiamo fare un discorso serio” lo riprese aspramente la donna.
Orlando era grato ad entrambi,
sapeva che la maggior parte di ciò che era lo doveva anche a quei due e al loro
lavoro, ma a volte non li sopportava proprio. Lo bacchettavano e lo obbligavano
a certe scelte che talvolta lui riteneva troppo dure da digerire. Sta di fatto
però che non sbagliavano quasi mai un colpo e quindi, suo malgrado, doveva
comunque almeno ascoltarli e così fece anche quella volta.
Appena si fu seduto la donna
estrasse da una cartellina una bozza di una pagina di un giornale, una di quelle
che si fanno prima della stampa definitiva.
“Ringraziamo i nostri Santi in
Paradiso caro mio! Se non fosse stato per una conoscenza che mi doveva un
favore, domani saresti uscito in prima pagina e molto probabilmente ti saresti
sputtanato la carriera!” disse Robin senza mezzi termini porgendo il foglio al
ragazzo. Quello che Orlando vi lesse aveva dell'incredibile.
Il pezzo diceva così:
Dietro le apparenti
irreprensibili vite del giovane attore inglese Orlando Bloom e della sua nuova
presunta fiamma una giovane biologa spagnola Aylén Delgado si nasconde un
passato a luci rosse.
Un inserviente spagnolo, che
lavora in un albergo, dopo un lungo silenzio vuota il sacco, raccontando
piccanti particolari del modo in cui i due piccioncini si sarebbero conosciuti.
Seguiva l'intervista
dettagliata di quell'inserviente, che altri non poteva che essere quel Tonio,
che fece da interprete quella famosa sera, il quale raccontava come Aylén più
nuda che vestita, fosse uscita da una torta fatta recapitare all'attore per il
suo compleanno. L'uomo insinuava poi che la ragazza si fosse intrattenuta con il
ragazzo per una nottata di fuoco e giochini erotici vari, ovviamente a
pagamento. Doveva essere stata brava, commentava invece l'intervistatore,
perché, secondo le sue ricerche ne era emerso che Orlando, benché all'epoca
fosse fidanzato, aveva perso completamente la testa tanto da imporre la
ragazza sorpresa come stunt nel film Kingdom of the Heaven pur di averla con
se.
L'inglese era sbiancato ed era
saltato in piedi di scatto.
“E' un’infamia! Non è vero! Lo
denuncio, quanto è vero Dio lo trascino in tribunale questo pezzo di merda!”.
Era letteralmente fuori di sé e
per un tipo calmo come lui era davvero difficile farlo imbestialire a tal punto.
“Calmati!” gli disse Bill. “Ci
abbiamo già pensato noi a metterlo in condizione di non aprire più bocca” spiegò
poi.
“Il fatto è che questa è una
cosa grave! Ma che cazzo hai combinato in Spagna si può sapere? Non è che poi
all'improvviso salta fuori qualcos’altro?” chiese Robin.
Orlando si rivoltò in malo modo
lanciando ai due un'occhiataccia come se avesse voluto incenerirli.
“Smettiamo di fare insinuazioni
per favore! Non ho combinato proprio niente” disse secco.
“Insomma Orlando tu e quella
qualcosa avete fatto, le chiacchiere possono essere ingigantite ma non nascono
mai dal nulla assoluto”.
Orlando si avvicinò minaccioso
alla scrivania dove era seduta Robin e vi poggiò le mani sopra, quindi con uno
sguardo gelido e gli occhi ridotti a due fessure gli sibilò con tono tagliente
“Stai attenta a come a parli! Quella come l'hai chiamata tu, è la donna
che amo, ed esigo da parte tua nei suoi confronti il massimo rispetto. Perché è
bene che tu sia conscia del fatto che se mai dovessi scegliere tra te e lei
sceglierei sicuramente lei, licenziandoti senza il minimo rimpianto! Sono stato
chiaro?”.
Robin e Bill si scambiarono
un'occhiata d'intesa, evidentemente avevano sottovalutato il problema. Era ovvio
che Orlando era preso dalla situazione molto più di quanto avessero immaginato,
dovevano cambiare strategia, ma dovevano in tutti i modi risolvere quella
faccenda nella maniera più consona e più indolore per il bene della carriera del
ragazzo.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ed eccomi a ringraziarvi tutti
per l'affetto che state dimostrando verso questa storia che io accolgo con gioia
e con sincera gratitudine!^^ GRAZIE ROY(ti mando una mail più tardi^^),
Frodina, Anjulie, Eowin, Conty e Azu, site tutte splendide e vi mando un bacione
grande grande!! e buona lettura! a tutti!^^ Scusate la velocità ma sono in
ritardo stasera mi rifarò domani, grazie della comprensione!
Capitolo cinque
Robin era una donna
estremamente intelligente e pratica, del resto se non lo fosse stata, non
avrebbe ottenuto i risultati che avevano portato Orlando ad essere una delle
maggiori star a livello mondiale, ricercatissimo e strapagato. Lo conosceva
molto bene e sapeva come prenderlo, quindi corse immediatamente ai ripari.
“Orlando, scusami, non avevo
nessuna intenzione di mancare di rispetto alla tua ragazza” disse con tono
conciliante al ragazzo.
“Davvero? A me sembrava
l’opposto!” rispose, dato che anche lui la conosceva bene e aveva capito che
tentava di rabbonirlo.
“Via non essere eccessivamente
puntiglioso come tuo solito, ascoltami e poi valuta”.
Orlando guardò l’orologio e poi
con fare polemico rispose: “Sono venti minuti che ti sto ascoltando… mi pare”.
“Bene allora ragioniamo
insieme. Questa storia è stata tirata fuori da qualche scribacchino per
raddoppiare il numero di copie del suo giornale. Evidentemente ha messo in bocca
a quell’inserviente un mucchio di fandonie, ma il punto non è questo, pensa se
fosse uscito in edicola! Insomma Orlando, saresti stato investito da un’ondata
di pettegolezzi maligni che avrebbero sicuramente sporcato la tua immagine”
disse Robin seria, poi si giocò l’asso nella manica “Ma non solo, se non sbaglio
la tua ragazza è una biologa che ha partecipato anche ad un importante progetto
in Australia giusto?” chiese con fare quasi materno.
L’inglese annuì.
“T’immagini che cosa sarebbe
stato anche per lei? Insomma la sua credibilità sarebbe stata duramente minata,
con la terribile conseguenza di ritrovarvi entrambi con le rispettive carriere
rovinate” ecco l’aveva detto, ed ora era sicura che lui sarebbe diventato molto
più malleabile.
Infatti Orlando aveva cambiato
espressione.
“Cavolo! Non ci avevo mica
pensato e poi porca miseria pure il suo nome e cognome stavano per pubblicare”
aggiunse il ragazzo come se stesse riflettendo a voce alta.
A quel punto Robin sfoderò
tutto il suo charme e lo consigliò caldamente di parlare con Aylén. Gli disse
che non c’era motivo di inutili allarmismi e che loro avevano la situazione
sotto controllo. Solo sarebbe stato meglio, a scopo precauzionale, se lui e la
ragazza avessero evitato per un po’ di tempo di pubblicizzare la loro storia,
cerando accuratamente di non farsi vedere insieme. Addirittura sarebbe stato il
caso di farsi trovare fuori in giorni diversi ognuno per conto proprio, così da
mettere a tacere ogni residuo di pettegolezzo. Ovviamente poi nello stretto
privato, dentro le quattro mura di casa, erano liberissimi di fare ciò che
volevano.
Orlando non era proprio felice
di questa situazione, a dire il vero gli pesava, insomma dover rinunciare anche
ad andare a cena fuori con Aylén o semplicemente dover tenerla nascosta come
un’amante segreta non è che lo facesse saltare dalla gioia, ma suo malgrado
dovette ammettere che Robin forse aveva ragione. Quindi per il suo bene ma anche
per quello di Aylén, sebbene riluttante, promise che avrebbe fatto come lei gli
aveva consigliato.
Prima che se ne andasse, dato
che era lì, la donna gli consegnò il copione del nuovo film e gli consigliò di
cominciare a studiarselo.
“Dici che ci darà retta?”
chiese Martin a Robin una volta che Orlando se ne era andato.
“Ne sono certa” rispose lei con
sicurezza.
“Certo che quel ragazzo ha
l’innamoramento facile, era meglio se se ne stava un po’ single!” commentò a
voce alta l’uomo.
Robin lo guardò con un certo
disappunto, benché a volte le toccasse la parte della rompiscatole voleva
davvero bene ad Orlando.
“E’ giovane e dannatamente
idealista, tu com’eri da giovane scusa? Non ti sei mai innamorato?” rispose
leggermente risentita e poi aggiunse “A volte lo invidio, è bello avere dei
sentimenti così profondi… anche se in quest’ambientaccio è una gara dura
mantenerli nel tempo!”.
Quando Orlando rientrò in casa
Aylén stava ancora dormendo, quindi tanto per ammazzare il tempo si mise a dare
un’ occhiata al nuovo copione. Era scocciato, tutta quella storia gli aveva
rovinato la giornata che di per se era stata splendida. Rimuginò ancora bel po’,
poi come sempre faceva quando voleva estraniarsi da un problema s’immerse nella
lettura.
Più tardi finalmente Aylén si
svegliò e siccome le sue valige erano rimaste nell’atrio, per andare al piano
inferiore s’infilò una maglietta di Orlando e un paio dei suoi boxer
coloratissimi. Era scalza e stava scendendo le scale, quando lo vide, di spalle,
seduto a gambe incrociate su divano che stava leggendo. Sembrava molto
concentrato. Lo raggiunse piano senza farlo accorgere della sua presenza, quindi
gli cinse il collo da dietro lo baciò affettuosamente in una guancia.
“La dormigliona s’è svegliata!”
commentò lui sorridendo.
Lei lo raggiunse a sedere e lui
come vide che cosa indossava disse: “Porc… mi hai rubato le mutande eh?” facendo
finta di essere arrabbiato.
Lei rise. “In effetti sì,
confesso: l’ho fatto!”.
“Hai fatto bene! Dopo ti aiuto
a portare su la tua roba” aggiunse il ragazzo più seriamente.
Aylén, che ormai lo conosceva,
notò una luce strana nei suoi occhi, nonostante si dimostrasse tranquillo
sembrava leggermente tormentato. Si avvicinò ancora un poco, gli carezzò una
guancia con il dorso della mano obbligandolo a girarsi verso di lei e a
guardarla negli occhi.
“Che c’è che non và?” gli
chiese lievemente preoccupata, ma con dolcezza.
Lui abbassò lo sguardo.
“Niente” rispose con fare
distratto.
“Orlando per favore non dire:
niente. Perché vedo chiaramente che sei turbato” disse lei incalzandolo
appena.
Il ragazzo appoggiò la testa
sullo schienale del divano chiuse gli occhi e sbuffò appena, poi ritornò alla
posizione originaria e decise di parlare. Tanto avrebbe comunque dovuto farlo e
forse prima si levava il pensiero e meglio era.
Così le raccontò tutto, mentre
lei lo ascoltava allibita e sconcertata. Quando Orlando ebbe finito di parlare,
Aylén a sua volta prese coraggio e gli raccontò dei suoi genitori. A dire il
vero parlò solo di quello che le aveva detto suo padre, omettendo gran parte di
quello che le aveva detto sua madre, di cui si limitò a riportare solo che
tacitamente era d’accordo con il marito.
“Certo che siamo messi proprio
bene!” commentò Orlando.
“Il fatto è che mio padre mi
detesta, avrebbe voluto avere un maschio e se per disgrazia quell’articolo fosse
uscito e l’avesse letto, penso che sarebbe stato capace di togliermi il suo
cognome!” disse Aylén costernata.
Orlando la guardò e sorrise.
“Esagerata!” le disse poi
abbracciandola e appoggiando la sua fronte su quella di lei “A volte sei un
pochino irritante, ma è impossibile detestarti e penso sia lo stesso per tuo
padre… Forse è solo geloso della sua bambina. Molti padri lo sono in
certi frangenti”.
“Io non sono affatto irritante”
protestò lei.
Lui alzò un sopracciglio con
fare scettico, ma scherzoso “Sicura?” disse poi canzonandola.
“Senti chi parla!” ribatté lei
fingendosi offesa.
“Mi mancavano questi
battibecchi” commentò Orlando divertito.
“Anche a me, ultimamente non ho
più battibeccato con nessuno!” rispose Aylén ridendo “A parte mio padre”
aggiunse poi seria.
“Dai smetti di prenderla così
male, sono sicuro che si aggiusterà tutto con il tempo” le disse Orlando dandole
un piccolo bacio sul naso.
“Speriamo che sia come dici tu”
sospirò la ragazza.
“Bene, visto che prima che
scoppiasse tutto sto casino avevo programmato di andare a cena fuori, ora
abbiamo un problema: che si mangia stasera?” disse poi cambiando completamente
argomento visto che il suo stomaco brontolava e che era ora di cena.
“Vediamo che si può inventare”
disse Aylén alzandosi e andando verso la cucina.
Poco dopo la ragazza armeggiava
con uova, patate e formaggio.
Orlando la osservava mentre
sbatteva le uova in una casseruola, si era legata i capelli in una coda alta,
era ancora scalza, la maglietta che indossava era di due taglie più grandi e le
faceva quasi da vestito, appena più giù facevano capolino i boxer a quadri tipo
scozzese che gli aveva preso insieme alla maglia. Era concentratissima nella
battitura delle uova, con un’espressione attenta e lievemente accigliata dallo
sforzo, mentre con i denti si mordicchiava il labbro inferiore. Il ragazzo pensò
che era fantastico averla lì nella sua cucina, conciata in quella maniera
strana, tutta presa ad inventarsi la cena. Era la cosa più bella che potesse
desiderare: lei, lui e le semplici cose di tutti i giorni, come una qualsiasi
coppia normale, continuò a fissarla.
“Ma che ti sei imbambolato?”
gli disse lei riportandolo alla realtà “Su muoviti, apparecchia la tavola!”.
“Si signor generale!” disse
Orlando scattando in piedi.
“Generale? E questa ora da dove
salta fuori?” chiese lei curiosa.
“Emmm… è una lunga storia,
magari uno di questi giorni te la racconto eh!” disse Orlando ridacchiando e
cercando di svicolare l’argomento, mentre stava apparecchiando.
Cenarono di gusto e il tortino
di patate che aveva fatto Aylén era davvero buono.
“Ma non mi dire che hai
imparato anche a cucinare?” aveva detto Orlando ad un certo punto mentre
mangiava quella deliziosa cena improvvisata.
“Sei sempre molto spiritoso!”
gli aveva risposto lei con una smorfia.
Avevano poi continuato a
mangiare, chiacchierare e scherzare. Dopo cena avevano sparecchiato e Aylén
stava riponendo i piatti nella lavastoviglie, Orlando la aiutava.
Quando lei si spostò a ripulire
il ripiano da lavoro lui la seguì e appena ebbe finito la costrinse a girarsi,
quindi la prese per la vita e la fece sedere su quel ripiano, poi ci puntò le
mani sopra facendoci forza.
“Ma che stai facendo?” gli
chiese lei che non capiva.
“Lo testo” rispose lui
guardandola in una certa maniera.
“Per quale motivo?” chiese lei
che invece aveva capito benissimo.
Sulle labbra di Orlando
comparve un sorriso accennato molto malizioso e poi le disse: “I motivi
fondamentali sono due, primo rivoglio le mie mutande e secondo… non so perché,
ma la cucina mi evoca pensieri impuri…”.
“E’ colpa dell’associazione
cibo sesso… credo” rispose Aylén stando al suo gioco.
“Molto probabile” rispose lui
baciandola sulle labbra e facendola sdraiare, solo che nel farlo prese male le
misure e lei batté lievemente la testa nel piano “Tutto bene?” le chiese
allarmato.
“Sì” rispose lei non potendo
fare a meno di ridere.
Rise anche lui e si issò un po’
maldestramente sopra di lei. Scivolarono a leggermente a lato e ricominciarono a
ridere. Ma Orlando non si diede per vinto e le sfilò la maglietta, dopo di che
si sfilò anche la sua, ma nella concitazione sbatté malamente il gomito nel
mobile alla sua destra.
“Porca puttana!” imprecò
massaggiandosi la parte dolorante ricadendo a peso morto sopra di lei che
cominciò a ridere forte.
“Ma con un bel letto di sopra è
proprio necessario massacrarci su sto ripiano?” gli domandò sempre ridendo.
“E’ una questione di principio
o io o lui! E poi smetti, non è serio, sto cercando di sedurti in maniera
torbida e tu continui a ridere!” le disse lui che cominciò a carezzarle la pelle
nuda baciandola.
“Era solo per dire, tanto per
farti presente che prima di ammazzarci c’era un’alternativa” gli rispose lei tra
un bacio e l’altro.
“Mmmmm” mugolò lui
mordicchiandole un labbro “Dell’alternativa ci occuperemo più tardi” e le sfilò
i boxer armeggiando poi con in suoi jeans.
“Come sarebbe? Mica lo vorrai
fare di nuovo anche dopo?” disse lei fingendosi scandalizzatissima e
preoccupata.
Lui che finalmente s’era
completamente spogliato, a dire il vero non senza fatica, si tirò su e la guardo
facendo una faccia serissima.
“No, dico, mica avrei pensato
di dormire vero? Non so se ti rendi conto, ma ho più di quattro mesi di
arretrati e fin che ho fiato ho intenzione di andare avanti ad oltranza!”.
“Oddio, detta così pare una
minaccia!” rispose lei.
“E’ una minaccia!” disse lui,
sottolineando la frase con un’espressione scherzosamente cupa.
Scoppiarono nuovamente a ridere
senza ritegno.
Era bello giocare così, facendo
un po’ gli scemi, stuzzicandosi con battutine idiote.
Improvvisamente lui divenne
serio la guardò dritta negli occhi e avvicinando le labbra alle sue le sussurrò:
“Ora però basta giocare!”.
Lei lo assecondò annuendo con
bacio che fu il preludio alla loro prima lunga notte insieme.
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Come sempre vi ringrazio
di cuore tutti e in particolare ROY(la mail mi è arrivata ho
risposto tutto ok??^^), Conty(un baciozzo a te che sei una recensionista doc!^^) e
naturalmente non può mancare Azu (la mia graditissima smessagiatrice di
fiducia^^), Buona lettura a tutti quelli che seguono la storia!^^
Capitolo sei
Nelle due settimane che
seguirono Orlando e Aylén, se ne rimasero chiusi in casa per conto loro,
totalmente isolati dal mondo, come avevano già fatto prima che lei partisse per
l’Australia. Passarono il tempo un po’ pigramente, ma facendo anche un sacco di
cose, tipo parlare, giocare, vedere films, cucinare e naturalmente fare l’amore
tutte le volte che volevano e dove gli capitava. Poi però anche le ferie di lei
finirono e gli impegni di lui s’infittirono, riportando le cose ad una normalità
quotidiana, come era naturale che fosse.
“Dio è tardissimo!” disse Aylén
mentre ingurgitava in piedi e in tutta fretta il suo caffè, sbirciando
l’orologio.
Orlando invece che non doveva
uscire perché se ne sarebbe stato a casa a studiarsi la parte, la guardava
assonnato sbadigliando, seduto al tavolo di cucina, davanti alla sua tazza di
caffè fumante che non aveva ancora toccato. Aveva il gomito appoggiato sul
ripiano e si teneva la testa con una mano. Sorrise e pensò che lei così agitata
assomigliava vagamente ad un’ape industriosa. Era buffa a vedersi.
“Calma, il taxi è già fuori e
arriverai all’Istituto più che in orario” biascicò sbadigliando nuovamente.
“Per favore chiama Ester e
falla tornare! La casa è in disordine e io non avrò più tempo per fare nulla,
non possiamo vivere in un tale casino” disse la ragazza concitata, mentre
prendeva la tazza e la riponeva nel lavandino.
“Si, si, la chiamo” rispose
Orlando appoggiando poi la testa sul piano del tavolo “Mamma mia che sonno!”
commentò chiudendo gli occhi.
Lei che era davvero agitata
afferrò la borsa e disse in tutta fretta: “Io vado”.
“Aspetta!” disse lui alzandosi
in piedi “Non mi saluti nemmeno?” aggiunse mettendo su una specie di broncio.
“Scusami” disse lei
avvicinandosi e dandogli un piccolo bacio sulle labbra “A dopo” concluse facendo
per andarsene, ma lui la bloccò tenendola per un braccio.
“Questo saluto non mi piace”
disse sempre più imbronciato.
“Orlando per l’amor del cielo è
tardi!” gli rispose lei leggermente spazientita.
Ma lui non la stette neanche ad
ascoltare la prese per la vita e l’avvicinò a sé
“Che saranno mai trenta secondi
in più!” poi aggiunse “Salutami per bene”.
Quando faceva così Aylén lo
trovava piacevolmente detestabile, sembrava che lo facesse a posta, ma sapeva
anche quanto fosse insistente quindi lo assecondò o avrebbe fatto davvero tardi.
Dopo averlo baciato si staccò
da lui con grazia, ma determinata “Ora vado davvero, ci vediamo stasera” e si
avviò spedita al taxi.
Per tutta la mattina Orlando
ciondolò per casa, studiò un po’ ma non aveva testa, ad un certo punto prese il
telefono e chiamò Dominic.
“Ah! La quarantena è finita!”
esordì l’altro non appena riconobbe la voce dell’amico.
“Devo ridere? O è facoltativo?”
rispose Orlando.
“Avresti dovuto ridere, ma
diciamo che puoi anche evitarlo. Ultimamente il tuo sense of humour è in netto
calo!”.
Continuarono poi a parlare e
tra le altre cose Dom gli disse che il giorno seguente sarebbe arrivato a Los
Angeles per il compleanno della madre, Elijah e che visto che si sarebbe
trattenuto una settimana, c’era in ponte un’ uscita tutti insieme.
“Abbiamo riservato una parte
del Club Bahia, naturalmente siete invitati anche tu e signora” disse
Dominic.
Dall’altra parte ci fu un
attimo di silenzio, poi Orlando rispose “Non possiamo venire Dom”.
L’altro si stupì non poco e
chiese il perché, a quel punto Orlando spiegò tutto al ragazzo.
“Fottuta miseria cane!” esordì
Dominic dopo averlo ascoltato “Ma tu guarda che situazione di merda! Queste sono
le classiche cose e del nostro mestiere che mi fanno veramente incazzare” disse
serio.
“A chi lo dici” rispose Orlando
sconsolato.
“Roba da matti! E’ una cosa
ridicola oltre che veramente seccante! Come quella volta che mi beccarono a
fumare una sigaretta, cazzo! Il giorno dopo tutti i tabloid titolavano che mi
facevo le canne in pubblico! Era solo una sigaretta, ma che pensano che sono
così scemo da rollarmi una canna in pubblico!” aggiunse poi sdegnato.
“Senti Dom, io non garantisco
niente, ma magari potrei chiedere ad Aylén se posso venire da solo, se non le
spiace” disse Orlando.
Questa volta fu Dom a rimanere
un attimo di silenzio.
“No, fammi capire hai bisogno
del permesso?” chiese.
In realtà lo chiese senza
malizia o voglia di provocare, ma solo con grande stupore.
Orlando capì l’intento e non se
la prese.
“Non si tratta di chiedere o
meno il permesso, è solo tornata da poco, non voglio che pensi che smanio
per andare fuori per i fatti miei”.
“Sì, hai ragione capisco
perfettamente, comunque teniamoci aggiornati okay?”.
“Va bene” disse Orlando “Ah!”
aggiunse poi prima che l’altro attaccasse,
“Si?” fece Dom.
“Preparati caro mio, dalla
prossima settimana si ricomincia… Ho intenzione di farti un gran culo con la
Play!”.
“Se, come no! Continua a
sognare ragazzo!” fu la risposta di Dom e poi si salutarono davvero.
Orlando aveva taciuto su quella
famosa uscita fino all’ultimo momento, poi la sera stessa quando sarebbe dovuto
andare l’aveva buttata lì come niente fosse, tanto per non dare importanza alla
cosa. Aveva pensato che era un ottimo espediente per far sì che non si creassero
inutili discussioni o malintesi.
“Non dovresti fare il ruffiano
per dirmi che vuoi uscire con i tuoi amici!” disse Aylén vagamente risentita.
Era rientrata a casa da circa
un’ora e per tutto il tempo Orlando l’aveva circuita con fare canagliesco. Lei
era rimasta molto soddisfatta di tutte quelle sottili attenzioni ammiccanti
finché lui non aveva tirato in ballo il discorso di quell’uscita. Lei sapeva che
non avrebbe dovuto prendersela, in fondo non c’era proprio nulla di male, ma era
come sempre stata presa da quel subdolo senso di gelosia. Non volendo farsene
accorgere, aveva tirato fuori il fatto che lui avesse fatto il ruffiano, giusto
per dar sfogo alla sua frustrazione.
“Veramente non mi pare proprio,
comunque se è un problema non vado” aveva risposto lui leggermente infastidito.
Non era stato affatto ruffiano secondo il suo punto di vista e quindi non capiva
la reazione di lei.
“Ma no vai pure ci mancherebbe.
Tanto dobbiamo farle queste benedette uscite no? Allora tanto vale che tu vada
almeno a salutare un vecchio amico”.
Alla fine Aylén s’era resa
conto che era meglio abbozzare.
Furono interrotti però da
Ester, la donna comunicò che la cena era pronta e poi chiamò Orlando in
disparte, lui la seguì fuori dal salotto verso la cucina.
“Nei suoi pantaloni che ho
ritirato ieri dalla tintoria c’era questo” disse la donna con un espressione che
a Orlando parve di malcelato rimprovero.
Ester le porse in mano il
biglietto da visita che le aveva dato tempo prima Elodie, Orlando lo accartocciò
e lo restituì alla donna dicendo “Non è niente d’importante lo butti pure via.
Grazie”.
Ester sorrise appena e prima di
andarsene gettò il cartoncino nell’immondizia.
Dopo cena, mentre Orlando si
preparava per uscire, Aylén per fare qualcosa e mascherare l’agitazione che
comunque aveva, andò in veranda a leggersi degli appunti di lavoro per
l’indomani. In effetti nel suo lavoro c’erano grosse novità che l’avrebbero
coinvolta in prima persona, novità che sapeva avrebbero fatto quasi sicuramente
innervosire Orlando, e quindi per il momento s’era ben guardata da parlargliene.
Lo avrebbe fatto solo e se fosse stato strettamente necessario, perché era
abbastanza sicura che lui avrebbe avuto da ridire, per questo e un po’ anche per
quell’uscita era parecchio in tensione.
Quando se lo trovò davanti
vestito di tutto punto sbarbato e ingelatinato non poté fare a meno di provare
un sottile senso di fastidio.
“Allora divertiti” gli disse
cercando di mantenere un tono tranquillo e naturale poi aggiunse “Magari la
prossima dillo prima così mi organizzo e esco anche io invece di rimanere a casa
da sola” puntualizzò con una lieve nota di rimprovero nella voce.
Chissà perché, ma il fatto che
invece lei rimanesse in casa a lui faceva piacere. Certo era un pensiero
dannatamente egoista e molto comodo, ma fu esattamente quello che Orlando provò.
“Va bene” disse invece
baciandola per salutarla “Farò tardi quindi se vuoi dormire non aspettarmi e vai
pure a letto” aggiunse poi mentre si avviava a prendere il taxi.
“Figuriamoci se mai avrei
pensato che tornassi presto!” borbottò a voce alta Aylén mentre lo vedeva
sparire oltre il cancello. Sbuffò e si rimise a leggere.
Al Club Bahia, nell’ala che i
ragazzi avevano riservato c’erano veramente un sacco di persone. Orlando arrivò
ed entrò con passo sicuro, mani in tasca e sorriso smagliante, salutò un paio di
persone poi vide Lij e gli andò incontro.
Si abbracciando dandosi sonore
pacche nella schiena.
“Allora bello? E’ un sacco che
non ci si vede eh? Che mi dici?” gli disse Orlando.
“Sto valutando delle nuove
offerte e vorrei poter girare qualcosa a New York, tutto sommato me la passo
bene!” rispose Elijah “Mentre di te mi dicono che sei incastratissimo con un
generale spagnolo” aggiunse poi ridendo.
Ma prima che Orlando potesse
controbattere la voce di Dominic li interruppe “Sì, è stato quella testa di
cazzo di Dom a spifferare tutto, del resto è una fottuta comare!” e poi scoppiò
a ridere porgendo da bere ai due.
“Dom sei già abbastanza su di
giri eh?” commentò Orlando prendendo il gin tonic che gli aveva offerto l’amico.
“Sì, e stasera chi non beve in
compagnia che il diavolo se lo porti via!” disse accennando una sorta di
brindisi e scolandosi d’un fiato tutto il contenuto del bicchiere.
La musica era alta c’era da
bere in gran quantità oltre che ad una specie di buffett con stuzzichini vari.
Ovviamente c’erano un sacco di modelle, attricette e belle figliole in genere,
che gironzolavano sinuose tra gli ospiti maschili, con la smaccata preferenza
per quelli famosi. Verso mezzanotte furono raggiunti anche da Donnie che era
stato invitato da Dom.
“OHHH!!!! Ma ci sei anche tu!”
gli disse Orlando saltandogli al collo e baciandolo vistosamente sulla guancia.
“Vedo che stasera hai
bevucchiato” gli disse Donald ridendo.
Orlando strizzò gli occhi e con
fare da finto ingenuo disse “Solo un pochino, ma mi rifarò più avanti”.
“Vedi di non rifarti troppo o
ci toccherà riportarti a casa in braccio” rispose Donnie.
Furono interrotti da Dom che
era decisamente molto più arzillo di Orlando.
“Donnie hai visto per caso le
nostre due dame?” chiese subito al cugino di Orlando.
“No, sono convinto che
arriveranno tardi. Lo sai come sono le donne se la vogliono sempre tirare un
po’, specialmente con quelli famosi come te! Pensano che se si fanno attendere
magari poi avranno più attenzione”.
Dominic fece spallucce, si
guardò intorno e disse “C’è tanta fica qui dentro che si potrebbe vendere, se
non si muovono sarà solo peggio per loro!”.
“Sempre il solito romanticone
eh Dom?” gli disse Orlando.
“Stai zitto tu! Uccello
incatenato” rispose Dominic con una faccia così buffa che anche gli altri due
non poterono fare a meno di ridere.
Era una serata per divertirsi
quindi nessuno aveva voglia di dar peso alle cazzate alcoliche che sarebbero
venute fuori.
Ad un tratto mentre Orlando si
stava servendo l’ennesimo gin tonic si sentì toccare su una spalla e una voce
vellutata gli sussurrò in un orecchio “Ciao ti ricordi di me?”.
Il ragazzo si girò e si ritrovò
davanti Elodie la ragazza era ancora più eterea di come la ricordasse. Indossava
un abito di chiffon rosa pallido con delle stampe appena più scure, abbastanza
trasparente, ma niente affatto volgare, piuttosto creava quell’effetto vedo non
vedo, molto sensuale e molto intrigante. I capelli biondi erano sciolti e
ricadevano morbidamente sulle spalle. I suoi occhi blu lo fissavano
intensamente.
“Sì, mi ricordo … vagamente”
disse lui leggermente a disagio e senza capirne bene il motivo.
Lei sorrise “Figurati posso
capire, con tutta la gente che incontrerai è normale che tu non possa fare mente
locale a tutti”.
Era così gentile, così affabile
e così accomodante, che Orlando non poté fare a meno di abbozzare un sorriso,
anche se sentì il bisogno immediato di allontanarsi. Si scusò con un pretesto e
andò di filato verso Elijah e gli altri.
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Hola gente!!!^^ Grazie
ancora per il aver letto in particolare grazie ROY( sempre la prima smakkete!!
Non hai affatto sbagliato nome la tipa si chiama ELODIE!!) grazie a Frodina (
sono contenta che tu abbia trovato realistico il capitolo^^) Grazie anche ad Azu
che è sempre solerte nello smessagiamento!!^_^ e Grazie anche a Sara. Siccome
tutte voi mi avete chiesto di Elodie ognuna con le sue congetture, beh.... non
posso dirvi nulla ( non spoilero ^^) solo leggendo potrete vedere se realmente
la tipa avrà un ruolo di spicco oppure no in questa storia dove..... emmm...
basta mi zittisco!! Buona lettura a tutti e GRAZIE ancora per l'affetto che
dimostrate verso questo mio ennesimo sproloquio mentale!!^^
Capitolo sette
Era notte fonda e al Club Bahia
la serata era al suo culmine. Erano tutti abbastanza andati visto che avevano
bevuto parecchio, anche se a dire il vero nessuno di loro era completamente
ubriaco.
Lij si avvicinò ad Orlando
ammiccando “Non so se te ne sei reso conto amico mio, ma quella bionda è tutta
la sera che ti marca stretto!” gli disse indicando Elodie.
“Me ne sono reso conto sì, mica
sono scemo”.
Elijah rise.
“Non è esattamente il mio tipo
però, cazzo Orlando, è proprio una gran …”.
“Sì lo è” lo interruppe Orlando
“Ma si dà il caso che io sia felicemente occupato e la cosa non m’interessa”.
“Oh!” fece Lij con aria di chi
la sa lunga.
“Non mi fraintendere eh?” gli
disse l’inglese “Gli occhi ce li ho e la vista buona pure, ma non mi va di
rischiare il mio rapporto per una scopata, perché tanto solo quello sarebbe”.
“Ma sì, hai ragione tu!” gli
disse Elijah dandogli una pacca sulla schiena.
Furono interrotti proprio
dall’arrivo della ragazza, Lij prudentemente si allontanò.
“Senti io vado via” disse
Elodie ad Orlando “Posso salutarti?”.
Il ragazzo la guardò con aria
leggermente interrogativa o non lo stava già facendo? Ad ogni modo annuì con un
sorriso.
Elodie gli sfiorò una guancia
con bacio e nel passare a fare la stessa cosa sull’altra finse di sbagliare mira
e gli sfiorò le labbra.
Poi si affrettò a dirgli con
aria studiatamente imbarazzata, abbassando lo sguardo “Oddio scusami, non
volevo… sono stata veramente maldestra”.
“Non fa niente” la rassicurò
lui a sua volta leggermente imbarazzato e a dire il vero anche un po’ turbato.
“Beh allora io vado…” fece lei
e poi aggiunse “Proprio non posso sperare che tu mi chiami?”.
A quel punto Orlando mise le
cose in chiaro “Mi spiace, ma sono sentimentalmente impegnato e anche molto
felicemente, quindi, non mi pare il caso”.
“Capisco” fece lei appena
delusa, poi aggiunse sorridendo “Comunque niente ci impedisce di essere almeno
amici giusto?”.
“Certo, perché no!” fece lui,
domandandosi perché non se ne andasse, cominciava a sentirsi agitato.
“Bene” fece lei soddisfatta
“Allora alla prossima” e se ne andò.
Orlando controllò l’orologio,
erano quasi le quattro di mattina, Dom e Donnie erano spariti chissà dove con
Victoria e Nathalie e lui sentì il desiderio impellente di andarsene. Si diresse
in bagno infilò la testa sotto il rubinetto dell’acqua fredda. Uscì, salutò
Elijah e un altro paio di persone che conosceva, mandò un messaggio a Donnie,
quindi prese un taxi e si avviò verso Malibù.
Si sentiva in colpa.
Non aveva fatto niente di cui
rimproverarsi, ma non poteva fare a meno di non sentirsi a posto. Pensò che se
Aylén fosse uscita da sola e qualcuno l’avesse tampinata come Elodie aveva fatto
con lui, gli sarebbero girate le palle in maniera incredibile e si sarebbe
incazzato di brutto.
Quando arrivò a casa prima di
salire di sopra bevve un the per riprendersi un po’ visto che era alticcio.
Aylén si era addormentata anche
se a dire il vero, nel corso della notte, s’era svegliata parecchie volte
controllando l’orario, poi s’era arresa e il sonno l’aveva vinta
definitivamente. Orlando entrò in camera facendo attenzione a non svegliarla. La
osservò un attimo, era abbracciata al suo cuscino, rannicchiata con il lenzuolo
che le arrivava alla vita. Indossava una delle sue solite cannottierine di filo
di scozia bianca, che le lasciavano scoperte le spalle e le scapole. Sembrava
una bambina. S’infilò pian pianino nel letto e nonostante avesse provato il
desiderio di avvicinarsi a lei e di abbracciarla, non lo fece. Si posizionò in
modo da non disturbarla, erano le cinque di mattina e non intendeva certo
svegliarla.
Aylén però si era svegliata da
sola, aveva rapidamente controllato l’orologio mentre lui era in bagno, poi
aveva continuato a fingere di dormire. Non solo, ma dalla puzza d’alcool che
aveva percepito quando lui era entrato nel letto si era pure resa conto che
aveva bevuto e neanche poco. E’ inutile dire che era abbastanza contrariata.
Quando la mattina dopo suonò la
sveglia, la ragazza fece per alzarsi, ma fu presa per la vita da Orlando che
l’attirò a se, e le baciò languidamente una spalla.
Aylén rimase leggermente
rigida, ma lui sembrò non farci caso, la strinse ancora più forte facendola
aderire al proprio corpo e gli bisbigliò in un orecchio “Buon giorno Aylén”.
“Buon giorno” rispose lei
cercando di non far trasparire il suo disappunto, poi cercò nuovamente di
sciogliersi da quell’abbraccio, ma lui non demordeva. Anzi, rotolò sopra di lei
e cominciò a tempestarla di baci “Non è affatto tardi” cominciò a dirle tra un
bacio e l’altro “Ho voglia di fare l’amore con te” le comunicò in un soffio.
“Me ne ero accorta!” rispose
lei in tono poco conciliante.
Lui si bloccò subito e alzò la
testa “Qualcosa non va?” le chiese.
Lei approfittò di quell’attimo
e sgusciò fuori dal letto.
“Devo andare a lavorare”
rispose secca dirigendosi in bagno.
Orlando si tirò a sedere sul
letto e aspettò che uscisse, appena lei rientrò nella camera lui l’affrontò.
“Sei arrabbiata?”.
“No” rispose lei mentre si
vestiva, sarebbe morta prima di ammetterlo.
“Allora come mai sei così
fredda stamani?” aveva chiesto lui irritato, non è che il suo rifiuto l’avesse
preso propriamente bene.
Aylén si fermò un attimo si
puntò le mani su i fianchi e gli rispose: “Non so se te ne rendi conto, ma ho
degli orari di lavoro da rispettare e non posso rimanere a letto solo perché ti
sei svegliato bene!”.
A quella nuova risposta dal
sapore acido Orlando si rabbuiò non poco: “Veramente non sarebbe esattamente la
prima volta che lo facciamo prima che tu vada a lavoro” rispose polemicamente.
Lei sbottò.
“Insomma basta! Sembra sempre
che tu pensi solo ed unicamente a quello! Se per una volta dico che non è il
caso, vedi di non farla tanto lunga” disse senza mezzi termini, poi uscì dalla
camera lasciandolo nel letto abbastanza interdetto.
Orlando aveva lì per lì
lasciato cadere la cosa e si era rimesso a dormire, anche perché era abbastanza
provato dalla notte precedente, ma quando si era definitivamente svegliato il
suo umore era decisamente pessimo. E le ragioni erano più sottili e profonde di
quello che potesse pensare.
Quella mattina, quando si era
avvicinato ad Aylén, tra le altre cose l’aveva anche fatto per sedare quel
sottile senso di colpa che non l’aveva affatto abbandonato. La brusca reazione
di lei lo aveva fatto come sentire scoperto, ma non volendolo ammettere, si
stava nascondendo dietro quella specie di rifiuto, per poter passare quasi dalla
parte della ragione. Stava dando a quell’episodio un’importanza esagerata, ma
era inutile menare il can per l’aia, il suo stupido orgoglio di maschio era
ferito. Soprattutto quella frase gli aveva fatto male: Sembra sempre che tu
pensi solo ed unicamente a quello.
Non era vero e c’era rimasto
malissimo.
Come al solito Aylén rientrò a
casa dal lavoro solo nel tardo pomeriggio.
Orlando non era in casa.
Strano
pensò la ragazza, provò a chiamarlo sul cellulare, ma era spento. Allora decise
di andare a farsi una doccia.
Quando scese, prima che se ne
andasse, chiese ad Ester se sapeva dove fosse Orlando, ma la donna le disse solo
che era uscito nel primo pomeriggio senza lasciar detto nulla.
Dopo circa un’ora finalmente il
ragazzo rientrò abbozzò un saluto e salì in camera, prima di farlo le comunicò
che aveva già cenato.
Aylén capì che era molto
arrabbiato. Era tipico da parte sua comportarsi così, sparire e troncare di
netto il dialogo, facendo l’offeso.
Nonostante ciò, non poteva
certo giustificarlo e si arrabbiò anche lei, non trovava maturo e neanche
educato che non l’avesse avvertita lasciandola ad aspettarlo per poi dover
cenare da sola come una cretina. Cercò di calmarsi e cercò di cenare anche se le
era passata la fame. Poi fece peggio di lui, prima andò a farsi una solitaria
passeggiata in spiaggia per sbollire la rabbia, quando rientrò, si piazzò in
salotto prese un dvd e si guardò con tutta calma un film, poi si decise a salire
in camera.
Lo trovò a letto con il copione
in mano che leggeva serio, non alzò neanche gli occhi per guardarla. Lei fece
altrettanto si preparò per la notte e poi si infilò a letto, gli diede le spalle
e tentò di addormentarsi. Dopo un po’, visto che non ci riusciva, gli disse
abbastanza calma e gentile: “Non riesco a dormire con la luce accesa, non
potresti andare di sotto a leggere?”.
Lui si girò e la guardò storto
“Cos’è ora mi vuoi addirittura
buttare fuori dal mio letto?” le rispose seccato.
“Non dire idiozie! Ti ho solo
chiesto con gentilezza se per caso potevi andare a leggere di sotto visto che
non riesco a dormire” rispose lei irritata.
“No, non posso” rispose lui
piccato.
Lei scrollò la testa con
disappunto “Sei proprio un bambino a volte!” commentò.
“Ah! Io sarei il bambino, tu
invece che fai le ripicchine perché sono uscito invece…”.
“Non ho fatto nessuna ripicca!”
saltò su lei “Tu piuttosto sei tornato dopo aver cenato senza neanche
avvertire”.
“Ero a lavorare mica a
divertirmi! Sembra che lavori solo tu!”.
“Strano” fece lei “Non stai
girando, mi piacerebbe sapere che tipo di lavoro hai fatto tutto il pomeriggio”.
“Riunione di produzione se
proprio lo vuoi sapere”.
“Ti costava tanto fare una
telefonata?” gli chiese lei.
“Non avevo voglia” rispose lui.
“Complimenti per la risposta!”
fece lei sarcastica.
“Del resto ognuno ha i suoi
momenti che non ha voglia” rimarcò lui.
“Invece di fare tanti discorsi
stupidi affronta l’argomento piuttosto”.
“Non mi piace che tu faccia
certi apprezzamenti, mi offende chiaro? Io non tollero di passare come
l’arrapato di turno! Potresti dire le cose con più delicatezza. E se proprio lo
vuoi sapere sono incazzato nero!” disse alla fine Orlando vuotando il sacco. Poi
aggiunse sarcastico “Ed è inutile che tu lo neghi perché non sono affatto
stupido, stamani hai reagito così perché sei incazzata perché ieri sera sono
uscito con i miei amici. Ti conosco troppo bene!”.
“Sei veramente un fenomeno! Te
le rigiri come meglio ti torna vero?”.
Lui non rispose.
“Non è affatto vero quello che
hai detto, non sono arrabbiata perché sei uscito e stamani avevo solo fretta di
andare al lavoro. Forse sono stata brusca ma a volte sembra che tu non ragioni.
Tiri avanti dritto come un treno senza curarti di ciò che ti si dice” disse
infine lei con tono lievemente amareggiato. Poi concluse dicendo “Ora continua
pure a fare come ti pare io cercherò di dormire se mi riesce”.
Aylén si distese nuovamente,
prese il cuscino e se lo mise sopra la testa.
Orlando lesse un’altra decina
di minuti, poi finalmente spense la luce, era stanco anche lui a dire il vero e
anche un po’ stranito. Insomma era arrabbiato, però allo stesso tempo gli
dispiaceva aver fatto quella litigata. Sapeva di essersi comportato male
rientrando tardi senza avvertire, ma era stato nervoso tutto il giorno e anche
lui, quando ci si metteva, aveva il suo bel caratteraccio.
Aylén si rese conto che aveva
finalmente spento la luce, quindi rimise il cuscino al suo posto poggiandoci
sopra la testa, chiuse gli occhi, ma non riusciva a dormire.
Dopo un po’ che si rigirava si
alzò sospirando.
“Dove vai?” le chiese lui che
pure non dormiva ancora.
“Di sotto a prendere l’acqua”.
“Ne porteresti una bottiglietta
anche me, per favore?” le chiese molto gentilmente accendendo la luce.
Lei annuì e poco dopo risalì
con l’acqua per entrambi, gliela porse e lui la ringraziò bevve un poco, rimase
un attimo in silenzio e poi spense nuovamente la luce.
“Me lo daresti il bacio della
buonanotte?” disse all’improvviso stufo di quella situazione. “Altrimenti non
riesco a dormire” aggiunse poi ridendo appena, giusto per sdrammatizzare.
Lei non rispose, ma si avvicinò
e lo baciò del resto anche lei voleva far pace. Sapeva che lui nonostante avesse
sbagliato non aveva tutti i torti nel dire che la sua reazione della mattina
precedente era stata una sorta di piccola rivalsa dettata dalla sua gelosia.
Così finalmente, dopo quel bacio si sistemarono vicini e finalmente si
addormentarono tutti e due tranquillamente.
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Stasera devo fare davvero
un sacco di ringraziamenti e prima di tutto vorrei esprimervi la mia contentezza
nel vedere che tutti i vostri commenti esprimono l'attenzione verso il
corso della storia. Ognuno ha espresso la propria opinione e ha dato la propria
interpretazione e questo mi rende felice perché vuol dire che la storia vi
coinvolge! Posso solo dirvi che questo è solo l'inizio, se continuerete a
leggere ... ci sarà (credo, spero) MOLTO da discutere!!^^ E ho detto anche
troppo! :P GRAZIE dal cuore a tutti voi che leggete e in particolare a
ROY, Eowyn, Frodina, frenkymc, Conty e poi naturalmente la mitica Azu e Sara. Vi
ripeto i vostri commenti molto attinenti alla trama, alle reazioni dei ragazzi,
mi hanno davvero fatto piacere!! ^_^ Buona lettura a tutti!!
Capitolo otto
Dopo quella piccola lite le
cose erano ritornate più o meno regolari, anche se Aylén, avendo un carattere
particolare, non aveva ancora del tutto digerito la cosa. Non era tanto il fatto
che lui fosse uscito da solo con gli amici, ma piuttosto che fosse rientrato
così tardi e che avesse bevuto. Non si voleva neanche porre il problema di come
e con chi avesse passato quella serata, del resto lo conosceva e sapeva che gli
piaceva essere al centro dell’attenzione, quindi più o meno poteva immaginare e
la cosa non le piaceva.
Il problema di fondo erano le
parole che le aveva detto sua madre, benché le ritenesse fuori dal mondo e di
un’ottusità da manuale, le ronzavano fastidiosamente in testa, come se ci fosse
una sorta di grillo parlante che la stuzzicasse di continuo. Sapeva che quel suo
essere gelosa era un difetto e neanche poco grave, ma era più forte di lei.
Nonostante fosse bella e nonostante sapesse con certezza che lui l’amava, Aylén
restava di fondo una ragazza abbastanza insicura. Il fatto che suo padre
l’avesse sempre trattata con severità, rimproverandola di continuo, pretendendo
da lei atteggiamenti contro la sua natura scapestrata e solare, aveva finito con
il farla sentire sempre poco amata. Così lei era cresciuta con questa subdola
sensazione di non essere mai apprezzata abbastanza da nessuno. Calcolando poi
che aveva avuto due precedenti relazioni piuttosto disastrose, era chiaro capire
come mai, fosse sempre sul chi va là. A volte si chiedeva se da parte sua non
fosse stato un azzardo troppo grande imbarcarsi in quella relazione con Orlando.
Erano troppo uguali e nello stesso tempo anche troppo diversi. Testardi,
impulsivi, determinati, ambiziosi. Solo che lui era troppo famoso, troppo legato
ad un mondo e ad una vita particolare da cui lei sarebbe sempre stata esclusa o
comunque solo forzatamente accettata. Forse la vedeva troppo nera, ma
ultimamente era quello che le frullava per la testa. La colpa era anche di
quella situazione forzatamente castrante che li obbligava momentaneamente a non
potere assolutamente neanche farsi vedere in giro insieme. A causa di ciò, negli
ultimi giorni, anche Orlando era parecchio insofferente
Quella mattina si recò dalla
sua agente veramente al culmine della frustrazione.
“Basta! Io mi sono rotto le
palle!” esordì entrando in ufficio da Robin.
La donna alzò la testa dalle
sue scartoffie e lo guardò con aria interrogativa.
“E’ il terzo fine settimana che
passo rinchiuso in casa, tra le mura e la spiaggia e non ne posso più!” continuò
a dire il ragazzo.
“Esci, chi ti trattiene scusa?”
fece la donna serafica.
“Mi prendi per il culo?” chiese
Orlando accigliato.
“No…” fece lei.
“Lo sai che sono esagitato per
natura, non posso stare fermo e non posso fare sempre le solite cose, mi viene
il palletico e non lo sopporto!”.
Robin aveva alzato un
sopracciglio.
“Ti è già venuta a noia la vita
di coppia?”.
“No! Mi è venuto a noia che non
posso neanche andare ad una semplice cena fuori, non posso andare neanche a fare
una cazzo di pallosa passeggiata!” sbottò innervosito.
“Via non essere tragico! Tra un
po’ potrai portarla dove ti pare. Con la dovuta cautela s’intende, ma per ora lo
considero prematuro e azzardato. Quindi cerca di fartene una ragione e se vuoi
uscire ti consiglio di farlo per conto tuo”.
Orlando sbuffò platealmente poi
le chiese: “Quando iniziano le riprese?”.
“Tra un mese esatto” rispose
Robin.
“Bene, andrò qualche giorno a
casa e ti avverto in anteprima, buttati pure via, ma me la porto dietro!”.
“A Londra?” fece lei allarmata.
“No, a Canterbury e vedi con
quell’altro di fare in modo e maniera che non trapeli nulla. Vi pago
profumatamente per questo quindi…”.
Robin non tentò neanche di
dissuaderlo, si impegnò invece di pensare come organizzare la cosa nella maniera
migliore.
Orlando rimase soddisfatto,
aveva preso quella decisione all’improvviso sull’onda dell’entusiasmo, ora ne
doveva parlare con Aylén, gli venne in mente un’idea che gli parve grandiosa e
tutto soddisfatto cominciò ad adoperarsi per metterla in pratica.
Il mercoledì mattina seguente
mentre facevano colazione, o meglio, mentre Aylén ingurgitava come sempre il suo
caffè di fretta, Orlando gli comunicò che la sera sarebbero andati a cena fuori.
Aylén scostò la tazza dalle
labbra e lo guardò stupita.
“Davvero?” gli chiese.
“Sì, questi arresti domiciliari
mi hanno un po’ rotto!” disse lui sorridendo.
Lei prima sorrise e poi gli si
avvicinò guardandolo con una punta di preoccupazione
“Sei sicuro che possiamo farlo?
Non è un po’ presto… sai per via di quella storia… non verrei…”.
Lui le diede un bacio sulla
guancia “Tranquilla è tutto sotto controllo, vedi di non tornare tardi stasera e
poi vedrai che passeremo una bella serata. Fidati”.
Aylén arrivò a casa verso le
sette di sera. Non c’era nessuno, nemmeno Ester. Salì in camera e sul letto
trovò un biglietto di Orlando che le comunicava di prepararsi, che sarebbe
venuto a prenderla un taxi per portarla al ristorante dove lui l’attendeva. La
ragazza sorrise, trovò l’idea molto carina, messa così sembrava quasi un
appuntamento.
Si preparò con cura, era
contenta di uscire, anche a lei quell’isolamento era pesato non poco e poi aveva
lavorato come una matta a quel nuovo progetto, che stava assorbendo quasi tutte
le sue energie. Indossò un abito color crema appena sotto il ginocchio, con lo
scollo quadrato e le spalline larghe. Ai piedi mise un paio di sabot di un tono
leggermente più scuro dell’abito, lasciò come sempre i capelli sciolti e si
truccò un poco. Sulle spalle mise una specie di scialle che aveva acquistato con
l’abito, prese la borsetta e si avviò a prendere il taxi che l’attendeva fuori.
Il posto per
cenare che aveva scelto Orlando era il Joseph’s Cafe. Un ristorante greco molto
intimo ed elegante, un posto adatto ad un certo tipo di cene, arredato in
maniera particolare come se fosse una specie di accampamento di tende nel
deserto, infatti la sala era drappeggiata da morbidi teli bianchi che creavano
un’atmosfera particolare. La cucina ovviamente era tipicamente greca, con varie
alternative, dal menù esclusivamente vegetariano, alla carne o al tutto pesce.
Quando la
ragazza arrivò fu accolta dal maitre che l’accompagnò al suo tavolo. Mentre
camminava Aylén si accorse non senza stupore che il locale era vuoto. Strano,
pensò, era ora di cena, almeno qualcuno avrebbe dovuto esserci, ma i suoi
pensieri furono interrotti dalla vista di Orlando. Evidentemente anche lui
doveva aver fatto un ragionamento simile al suo visto come si era preparato per
quell’uscita. Indossava una camicia bianca senza cravatta, con i primi tre
bottoni slacciati, sotto un completo blu di Prada minimale ma molto elegante,
dal taglio perfetto, che risaltava il suo fisico asciutto. I capelli erano senza
gel ma non scompigliati, piuttosto gli incorniciavo il viso che era sorridente e
perfettamente rasato. Era splendido e lei rimase un attimo imbambolata. Il
maitre fece per farla accomodare, ma Orlando gli fece un cenno e l’uomo si
eclissò immediatamente. Lui si avvicinò alla ragazza e la squadrò compiaciuto,
poi le poggiò le mani sulla vita e fissandola negli occhi le disse “La tua
capacità di intuire i miei desideri è sorprendente. Avevo proprio voglia che ti
facessi bella solo per me e devo dire che sei riuscita a superare le mie
aspettative” concluse baciandola.
Continuò a
baciarla facendole scivolare lo scialle giù dalle spalle, a quel punto lei si
scostò leggermente allarmata.
“Potrebbero
vederci, non è prudente che tu mi baci così in pubblico” disse con una punta di
apprensione nella voce.
Lui sorrise
divertito. Lei lo guardò con aria interrogativa.
“Non avevo
intenzione di fare niente di disdicevole” cominciò a dire Orlando sempre con il
sorriso sulle labbra “E dubito che qualcuno possa vederci, ho prenotato l’intero
ristorante!” concluse soddisfatto.
Lei lo guardò
esterrefatta “Mio Dio! Ti sarà costato un occhio della testa!” disse.
Lui che intanto
le aveva scostato la sedia per farla accomodare le rispose “Meno di quello che
immagini” poi sedendosi e lanciando un’eloquente occhiata alla sua scollatura
concluse “E comunque sia, anche se avessi speso una fortuna, ne è valsa davvero
la pena”.
Cominciarono ad
ordinare la cena e a bere un po’ di vino parlando molto amabilmente. Durante
tutta la cena Orlando fu molto accattivante. Aylén si accorse che stava
flirtando con lei e la cosa le piacque molto. Era un gesto bello e importante,
soprattutto perché non avevano avuto modo di fare niente di simile da molto
tempo. Ad certo punto lui le fece la sua proposta.
“Ho intenzione
di andare quattro o cinque giorni a Canterbury e voglio che tu venga con me. E
possibile per te assentarti dal lavoro?”.
Non aveva detto
vorrei, aveva detto voglio. Questa sfumatura non sfuggì ad Aylén,
era una sciocchezza, ma quando usava quel tono le piaceva e le dava fastidio
nello stesso tempo. Le piaceva perché comunque apprezzava il suo essere diretto
e deciso, pienamente consapevole di ciò che voleva, ma allo stesso tempo era
come se avesse la sensazione che desse sempre e comunque per scontato che lei lo
assecondasse in tutto e per tutto. Cercò di lasciar correre per non rovinare
quella bella atmosfera.
“Non so…” disse
titubante “Proverò a chiedere, ma siamo parecchio impegnati in questo momento…”
concluse pensierosa.
“Sono sicuro che
troverai il modo di poterti assentare, sono solo pochi giorni e alle brutte puoi
sempre darti malata!” disse strizzando un occhio con espressione furba.
“Farò del mio
meglio, ma malata non mi darò di certo, non è serio!” rispose lei con
un’espressione di bonario rimprovero.
Finirono di
cenare in tutta tranquillità, e prima di mangiare il dolce Orlando tirò fuori
un’altra sorpresa.
“Oggi ho
comprato una cosa che desideravo da tempo. Mentre ero in negozio e la stavo
acquistando mi è venuto in mente che sarebbe stato carino comprarla anche a te”
cominciò a dire con aria soddisfatta. Era fatto così all’improvviso senza un
particolare motivo gli veniva in mente una cosa e la faceva di getto.
Lei lo guardava
molto incuriosita.
“A parte il fatto che mi piace
viziarti un po’ ” continuò a dire sornione e soddisfatto “Mi sono detto che
avere entrambe una cosa uguale era come un modo per esser più vicini anche
quando siamo lontani. Insomma è una cosa che mi piace, come mi piace pensare che
guardandola, tu inevitabilmente penserai a me” concluse fissandola con
intensità. Quindi estrasse dalla giacca due astucci identici e li mise sulla
tavola.
Li aprì entrambi e Aylén poté
rendersi conto di che cosa stesse parlando.
Erano due Rolex Daitona
perfettamente uguali. Il modello era quello maschile, del resto lui sapeva che
la ragazza detestava gli orologi femminili avendo una spiccata preferenza per
quelli da uomo. Erano in acciaio e oro bianco con tanto di cronografo, non erano
tra i modelli più cari, ma occhio e croce non potevano costare meno all’incirca
di diecimila dollari l’uno, lei lo sapeva bene perché era un’amante di orologi
ed era molto informata.
Rimase di sasso incapace lì per
lì di parlare, ma evidentemente la sua espressione fu eloquente al pari delle
parole.
Orlando nell’osservarla si rese
conto che qualcosa non andava.
“Non ti piace? No perché se non
ti piace possiamo cambiarlo e…”.
“Non è che non mi piace”
cominciò a dire lei “E’ che è veramente troppo. Insomma ti rendi conto di quanto
costa questo orologio? E’ una cifra enorme, una cifra che io non potrei mai
permettermi di spendere per farti un regalo neanche se lo volessi con tutto il
cuore” gli disse infine.
“E allora?” fece lui che non
capiva proprio.
A quel punto Aylén si irritò un
poco.
“E allora non mi piace che tu
mi faccia dei regali così costosi, non ce ne è bisogno e mi metti in
imbarazzo!”.
“Ma che dici?” fece lui che
cominciava a sua volta ad irritarsi. Le aveva fatto un regalo, e che cavolo!
Mica aveva badato alla spesa e poi per lui era normale poter spendere come e
quanto voleva senza alcun problema e non si capacitava della sua reazione.
“Ti imbarazzo addirittura?
Aylén sono IO che ti ho fatto un regalo, non il primo che passa per strada!”.
“Tu proprio non vuoi capire”
disse lei scrollando la testa.
“No proprio non capisco, del
resto con le altre donne che ho avuto non ho mai avuto questi problemi anzi a
dire il vero…”
Ma lei lo interruppe
fulminandolo con un’occhiata rabbiosa “Non mi paragonare alle altre! Non farlo
mai più!” disse gettando con stizza il tovagliolo su tavolo. Poi si scusò
dicendo che aveva bisogno di andare al bagno lasciandolo solo, seduto al tavolo
ad osservare contrito i due Rolex.
E pensare che lui l’aveva
trovata un’ idea quasi romantica.
Note:
Il Rolex Daitona
costa più o meno € 9000,00 ho fatto un cambio ad occhio e croce, comunque $
1000,00 è piuttosto plausibile come cifra.
Il Joseph’s Cafe è
davvero un ristorante greco molto particolare e ricercato che si trova a Los
Angeles, così come mi ero dimenticata di dire che anche il Club Bahia esiste ed
è un famoso locale di latino americano nel Sunset Boulevard, molto in voga e
frequentato da vips e movie stars. ^_^
“Palletico” è un’espressione dialettale ma calzava troppo
bene e mi sono presa la licenza di inserirla ad ogni modo se non si capisse
significa: agitazione smodata data da frenesia mal controllabile!! ^_*
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Prima di fare i miei più
sentiti ringraziamenti visto che la questione "orologi" ha creato diverse
reazioni ( la cosa mi piace assai^^) vorrei dirvi la mia così rispondo
generalmente un pò a tutti. Personalmente sono dalla parte di Aylén e vi spiego
perché. Il fatto che lui sia famoso e molto ricco, non significa proprio niente,
il suo gesto inteso come pensiero è bello, ma un pò egoistico, quando si vuole
bene ad una persona bisognerebbe avere la delicatezza di non metterla in
imbarazzo con un regalo che costa quasi quanto una macchina o l'anticipo per un
appartamento (stiamo parlando di quasi 20 milioni delle vecchie lire). L'amore
non si dimostra con un dono spropositato, non è necessario essere megalomani e
io al posto di lei mi sarei sentita imbarazzatissima. Questa è la mia personale
opinione giusto per spiegare il mio punto di vista!^^. E ora passiamo a
ringraziare chi si è fermato a lasciare un commento:Eowyn, Roy, Anjulie, Conty,
Frodina, Azu e Sara grazie dal cuore ragazze!! ^_^ Il prossimo capitolo è
uno dei miei preferiti mi sono divertita come una matta a scriverlo spero che vi
divertirete almeno un terzo di quello che ho fatto io, sarebbe già un ottimo
risultato!^________^ buona lettura a tutti!!
Capitolo nove
La questione orologi si risolse
con un compromesso. Aylén alla fine accettò quel regalo e Orlando s’impegnò
solennemente a non farle più doni eccessivamente costosi.
Il ragazzo però era lo stesso
rimasto un po’ crucciato da quella faccenda, insomma lei aveva un carattere
decisamente troppo indomito, a volte gli sarebbe piaciuto che fosse più
malleabile, un po’ più remissiva, mentre invece c’era sempre da stare in
guardia, non si sapeva mai come potesse reagire alle cose.
Quel giovedì sera era la famosa
serata Play Station, al contrario delle battutacce di Dominic, Aylén non aveva
mai fatto obiezioni in merito, anzi a dire il vero si divertiva da matti a
vedere quei tre ragazzoni grandi e grossi fare quei versi davanti al plasma in
salotto. In certi frangenti erano davvero ridicoli, come quella volta che
Dominic aveva dato una testata direttamente sul televisore perché avrebbe voluto
picchiare il suo portiere che non aveva parato un goal. O come quando Orlando
s’era inginocchiato sempre davanti alla tv abbracciandola e ricoprendola di baci
perché aveva vinto la partita. Donnie che sembrava il più serio aveva fatto
addirittura peggio, una volta aveva preso il suo bicchiere e aveva gettato
dell’acqua direttamente sul plasma rischiando di sciuparlo, solo perché il suo
attaccante aveva sbagliato un calcio di rigore. Insomma per lei era davvero uno
spasso. In più aveva rimesso bonariamente a posto anche Dominic fin dalla prima
sera che i tre si erano ritrovati per riprendere il torneo.
I ragazzi erano arrivati e
c’erano state le presentazioni, perché Aylén la conoscevano solo in foto o dai
racconti di Orlando di fatto, di persona, né Donnie né Dominic l’avevano mai
vista. Così quando Orlando le aveva presentato Dominic lei aveva esordito
dicendo “Aaaaaaaaa-ttenti!”.
Al che Dominic l’aveva guardata
strano.
“Sono o non sono un generale?
Quindi soldato semplice Monaghan si metta sull’attenti finché non le comanderò
il riposo!” e poi era scoppiata a ridere perché le espressioni che si erano
susseguite sulla faccia di Dominic erano state davvero buffissime.
Era riuscita nell’intento più
unico che raro di farlo arrossire e Dom aveva lanciato un’occhiata omicida ad
Orlando, il quale si era affrettato a giustificarsi “Me lo ha estorto!”
mettendosi la mano sul cuore “Credimi ha usato dei metodi di persuasione molto
convincenti” aveva concluso poi ammiccando.
“Se… posso immaginare” aveva
bofonchiato Dom, poi si era scusato con Aylén un po’ imbarazzato, ma la ragazza
sembrava niente affatto offesa, piuttosto pareva che si divertisse molto.
Comunque da quella volta la serata Play Station era diventata il must del
giovedì ed erano sempre serate piacevoli, anche se Aylén non partecipava e il
più delle volte se ne stava per conto suo per lasciarli giocare in pace.
Quel giovedì invece se ne venne
fuori con una novità. L’aveva studiata ad arte aspettando l’occasione propizia
per in un certo qual modo rendere la pariglia ad Orlando. Il suo bel caratterino
era sempre in agguato e dato che le era sempre rimasta un po’ di traverso
quella famosa uscita che lui le aveva prospettato all’ultimo momento lasciandola
sola in casa, ripresentandosi poi solo l’indomani mattina alticcio, quella sera
decise che toccava a lei lasciarlo con un palmo di naso.
“Stasera esco con le mie
colleghe e amiche” esordì Aylén con studiata non curanza a fine cena, poi
aggiunse “Tanto tu avrai i ragazzi per il torneo…”.
Lui colto alla sprovvista disse
solo un: “Va bene”.
Ma poi ci ripensò e prima che
lei salisse a prepararsi le chiese con un’indifferenza molto studiata “Ma… dove
andate? E… siete tutte donne… o?”.
“Andiamo a ballare e siamo
tutte donne” rispose lei sorridendo mentre saliva veloce le scale.
Orlando storse la bocca. Perché
usciva? Cioè, non era mai uscita, quindi dava per scontato che non uscisse mai
più. Appena formulato quel pensiero si dette del deficiente. Se, ora non sarebbe
uscita mai più! Che bel film che mi son fatto : Aylén non esce mai! Si
disse scrollando la testa.
Si rese conto di essere
ridicolo e s’impose la calma. Ma forse non era calmo perché quando era uscito
lui …
Vabbè!
Pensò giustificandosi Io non ho mica fatto nulla! Poi rimuginò e disse a
se stesso: Bel discorso del cazzo! Ora dire che una è
una figa non vuol mica dire essere infedeli o fare qualcosa di male! Credo che
anche Aylén se trovasse un bel ragazzo potrebbe pensare anche lei di lui che un
gran figo!
A questa considerazione si
bloccò di colpo.
Forse sarebbe meglio se non lo
notasse…
Decise di abbozzarla con tutte
quelle seghe mentali controproducenti e salì di sopra.
Entrò in camera con le mani
affondate nelle tasche della sua tuta blu dell’adidas e cominciò a girellare con
fare finto distratto. Aylén era quasi pronta. Aveva indossato un abitino
abbastanza corto e svasato grigio a fiorellini grigi più chiari, con le spalline
fini e una scollatura tipo sottoveste morbida ma pronunciata. Ai piedi in
contrasto aveva infilato un paio di stivali di pelle nera modello cavallerizza
che le arrivavano appena sotto il ginocchio. Era un abbigliamento molto carino e
deliziosamente malizioso. Il vestitino leggero e corto dava quell’aria alla
brava ragazza appena un po’ lolita, e gli stivali erano la parte più aggressiva
che dava quel tocco in più al tutto.
Orlando la guardava e non
poteva fare a meno di domandarsi per che cacchio non si vestiva così quando era
con lui, mentre non esitava a farlo per andare fuori.
Da sola!
La ragazza che non lo aveva
visto si girò all’improvviso e lunghi capelli neri e lucenti le danzarono
intorno al corpo.
“Beh?” gli fece notando che la
guardava fissa.
Lui si schiarì la voce per
darsi un certo contegno poi disse “Pensavo…”.
“Si?” fece lei con aria
vagamente divertita.
“Non so, ma forse un bel paio
di pantaloni sarebbero più comodi per ballare no?” disse alla fine cercando di
essere più naturale possibile, proprio come se stesse dispensando un buon
consiglio.
“Dici?” disse lei fingendo di
dargli spago.
“Eh si!” fece lui rincuorato da
quella risposta “Non che tu stia male…” s’interruppe perché accidenti alla
miseria non stava male proprio per niente “Direi che… stai molto bene…” non
sapeva più come uscirne s’era incartato.
All’improvviso lei si mosse per
cercare una cosa e con grande disappunto Orlando si rese conto che la sua
scollatura era davvero morbida, nel senso che essendo leggermente
drappeggiata, a seconda di come lei si muoveva scopriva più o meno seno, ma non
solo…
Si avvicinò di corsa ad Aylén e
le tirò un lembo della stoffa con l’indice scostandolo, ci sbirciò dentro
accigliato, poi con aria decisamente irritata commentò “Ma sei senza
reggiseno!”.
Lei le diede uno schiaffetto
sulla mano obbligandolo a ritrarla poi gli disse molto calma “Certo che sono
senza reggiseno, ti pare che possa metterlo con questa scollatura? Sarebbe
sempre a vista!”.
“Ah!” fece lui leggermente
sarcastico “Allora è meglio che ci stiamo direttamente le tette a vista!”.
Aylén è inutile negarlo si
stava divertendo ed era molto soddisfatta della reazione che gli aveva
provocato, quindi mettendo leggermente il petto in fuori gli disse: “Ti sembra
che si veda troppo? Che sia disdicevole?”. Aveva fatto un’aria ingenua e
continuò su quella linea, scrollò la testa e concluse “Naaaa, a me non pare
proprio!”.
In effetti non si vedeva gran
che, era più quella scollatura mobile che magari senza mostrare poi molto
avrebbe però indotto parecchi maschi a pensieri, come dire? Arditi?
Orlando cambiò tattica.
“No, è che senza reggiseno ti
ballonzola tutto!” disse con fare saccente. Era convinto di invogliarla a
mettersi il reggiseno.
Lei si contrariò appena, mise
le mani sui fianchi e disse “La roba naturale ballonzola caro mio! Forse tu eri
abituato alle cose finte che sono belle ma marmoree!”.
“Mmmm… non me ne parlare le
tette rifatte sono bellissime alla vista ma pessime al tatto per non dire
disgustose all’assaggio” disse lui roteando gli occhi.
Lei lo guardò veramente male.
“Vorresti forse insinuare che
le mie sono brutte da vedersi?” gli disse poi accigliata.
Lui fece un passo in avanti e
poi disse “No amore! Ma che dici? Le tue sono bellissime…”.
“Perché…” lo interruppe lei
“Tutte le volte che mi chiami amore, ho come l’impressione che tu sia
disgustosamente ruffiano?” lo apostrofò sempre più accigliata.
“Non è vero…” disse lui
avvicinandosi definitivamente a lei, appoggiando una mano a coppa sul suo seno,
tentando poi di baciarla.
“Che fai?” gli chiese lei
impedendo che le sue labbra si congiungessero con le proprie.
“Mostro il mio sincero
apprezzamento per l’argomento di conversazione” concluse Orlando con
un’espressione decisamente accattivante poi la baciò infilando una mano
direttamente dentro la sua scollatura.
Aylén fu colta di sorpresa e
sussultò appena. Avrebbe voluto protestare, ma la mano di lui che le stava
sfiorando la pelle in modo molto sapiente, unita ad un bacio profondo e molto
esigente le tolsero la volontà di farlo.
“Potremmo…” cominciò a dire lui
tra un bacio e l’altro “Anche…” continuò senza smettere “Rimandare i nostri
rispettivi impegni…” disse continuando la sua opera e cominciando con l’altra
mano, che aveva infilato direttamente sotto l’orlo del vestito, ad accarezzarle
languidamente una coscia fino ad arrivare alle natiche. Lei intanto a sua volta,
con una mano gli aveva circondato il collo, e con l’altra aveva preso ad
accarezzargli la schiena sotto la maglietta.
“Credo che sia tardi per
rimandare” riuscì infine a dire Aylén.
“No se io…” ma Orlando non fece
in tempo a terminare la frase perché il campanello suonò.
Il ragazzo si arrestò di colpo
sbuffando.
“Ma porca di quella gran
troia…” imprecò, poi buttò subito l’occhio all’orologio “E che cazzo! Arrivano
sempre in ritardo, ti pareva che stasera non arrivassero in anticipo!” commentò
ingrugnito.
“Dai smetti di fare tutte
queste scene, vai ad aprire, io vado rimettermi il rossetto e poi esco che è già
tardi” disse Aylén sgusciando verso il bagno.
Quando Orlando aprì la porta si
trovò davanti la faccia sorridente di Dominic il quale prima lo guardò un attimo
negli occhi e poi, capendo al volo, subito abbassò lo sguardo verso il cavallo
della sua tuta, quindi rialzando lo sguardo che era diventato decisamente
impertinente gli disse con un’espressione che era tutto un programma: “Orlando,
tesoro! Noto che sei davvero felice di vedermi stasera!” riferendosi
all’evidente rigonfiamento che faceva bella mostra dalla parte bassa della tuta.
“Abbiamo interrotto forse
qualcosa?” si affrettò ad aggiungere Donnie, cercando di essere un po’ più serio
di quello che in realtà era.
“Andate un po’ a fanculo!”
rispose Orlando accigliato cercando di mascherare il forte imbarazzo che stava
provando.
Gli fece cenno di entrare
mentre girandosi si dette una bella rassettata ai gioielli di famiglia per
vedere di riportare la situazione alla normalità visto che pure i boxer gli
tiravano e parecchio.
Gli altri due decisero di non
infierire e gli chiesero da bere. Orlando andò a prendere le birre in cucina.
Quando rientrò, Aylén stava scendendo. Notò con disappunto che non si era
affatto cambiata, aveva solo indossato un giubbottino di jeans corto sopra il
solito abitino che mentre scendeva dalle scale svolazzava leggero scoprendo
ancora di più le gambe.
I tre si fermarono a guardarla
e lei sorridendo li salutò.
“Ciao ragazzi!” disse allegra.
“Allora io vado” disse poi ad
Orlando dandogli un bacino sul naso. Lui per tutta risposta ringhiò appena. Lei
gli sorrise come per rabbonirlo, quindi si rivolse agli altri due “Mi raccomando
prendetevi cura voi del mio nappettino stasera… è un tantino agitato” concluse
poi facendo loro l’occhiolino e oltrepassando poi la porta.
“Nappettino??” fece Dominic
spalancando gli occhi “Ma a chi si riferisce a te o …” e abbassò gli occhi in
modo eloquente.
“Al mio naso testa di manzo
bollito andata a male!” rispose Orlando cupo.
Ma Dominic non aveva finito,
l’occasione fa l’uomo ladro e lui era pronto a rubare.
“Senti un po’ nappettino…
ma sei sicuro a farla uscire da sola vestita in quella maniera? No perché
secondo me te la…” ma una sonora pacca nella collottola lo interruppe di brutto.
Donnie lo aveva fermato in
tempo.
“E’ ora di giocare VERO Dom?”
gli disse lanciandogli un’occhiataccia.
“Eh si porca puttana!” disse
Dominic massaggiandosi la collottola “Ma non si doveva giocare alla Play? No
perché non s’era mica parlato dello schiaffo del soldato… cazzo!”.
E così Monaghan capì che era
l’ora di abbozzarla e si misero davvero a fare il loro torneo del giovedì sera.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Mille GRAZIE
nuovamente a tutti!!^_^ Eowyn ( grazie per i complimentoni e mi dispiace ma il 2
luglio non saremo alla fine della storia, forse neanche a metà! Ma tanto è in
linea e potrai leggerla quando ritorni!^^ Le tette finte non sono quelle di Kate,
è un discorso in generale, anche perchè non credo che Orlando sia stato solo con
Kate :P ) Roy ( tessorina ma che ti devo dire per ringraziarti di tutti sti
splendidi complimenti???? ) Sora Mandy thanks mò puoi usà nappettino! :P Frodina
( vedo con piacere che io e te ci troviamo daccordo su molte cose beh grazie
anche te per i bellissimi complimenti) Conty( Un bacione enorme anche a te
tesorina e nn ti preoccupare appena faccio i soldi te lo regalo io il rolex, che
tra l'altro a me non piace neanche! :P ) Azu ( Grazie e son felice d'averti
fatto fare due risate ^____________^) grazie anche a Sara che sembra aver
apprezzato la verve umoristica di Dom:P. Buona lettura ^^
Capitolo
dieci
La serata era passata non senza
difficoltà per Orlando il quale era stato parecchio agitato per tutto il tempo.
C’era poco da fare, anche lui era geloso fradicio. Questa per lui era stata una
grossa novità con cui aveva dovuto spesso fare i conti in quella relazione. Con
il lavoro che faceva, nei suoi precedenti rapporti, non lo era mai stato molto a
dire il vero, giusto quella punta che è normale e comune un po’ a tutti. Ma con
lei era diverso e tutto era comunque diverso con Aylén, perché lei per lui era
unica e speciale. E ancora, dopo più di anno che stavano insieme e più di due
che la conosceva, era completamente innamorato perso, proprio come i primi
tempi. Non gli era mai capitato prima, di solito quella fase gli finiva al
massimo dopo i primi quattro, cinque mesi, lasciando il posto ad un sentimento
più pacato e magari un po’ abitudinario. Con lei invece perdurava costantemente
e prepotentemente. Così saperla fuori da sola lo rendeva insofferente, non che
non avesse fiducia, però se fosse rimasta a casa sarebbe stato più contento.
Quando alle due Dom e Donnie se ne andarono e rimase da solo, le cose
peggiorarono. Cominciò a smaniare e finì col bersi tre lattine di Dr Pepper una
dietro l’altra. Poi mangiò una mela, una fetta di torta, un barattolo di olive e
una fetta di pane con olio e sale. Alle tre cominciò a dare di matto. Si
domandava perché non fosse ancora rientrata, e che cazzo stese facendo fuori a
quell’ora e il nervoso cominciò a salirgli alto.
Quando verso un quarto alle
quattro sentì arrivare una macchina, prese di corsa su per le scale, si spogliò
in dieci secondi netti e s’infilò a letto fingendo di leggere il copione. Aveva
il suo orgoglio e farsi trovare in salotto ad attenderla gli rompeva, ma voleva
vederla in faccia appena rientrata, per capire in che condizioni fosse.
Aylén entrò piano in camera e
si stupì abbastanza di trovarlo sveglio.
“Ciao nappettino come mai non
dormi?” gli disse appena entrata.
Lui alzò lo sguardo piuttosto
contrariato e notò subito che il trucco era quasi andato via del tutto, cosa che
gli piacque ben poco e che i capelli erano leggermente arruffati, quindi le
rispose
“A parte il fatto che questo
nomignolo tendenziosamente allusivo alle dimensioni del mio naso sarebbe il caso
che tu lo usassi strettamente in privato e MAI davanti ai mie amici, vorrei
sapere che hai fatto per ridurti in certe condizioni”.
Lei, che era piegata in avanti
e si stava sfilando gli stivali, alzò un attimo la testa per rispondere, ma si
bloccò perché lo vide che la guardava a bocca aperta con un espressione
indignata.
“E ora che c’è?” gli domandò
mentre armeggiava con la lampo di uno stivale.
“Dimmi che stasera non ti sei
MAI piegata!” sibilò lui con uno sguardo truce.
Lei non capiva e lo guardò
stranita.
“E non fare quella faccia,
cazzo! Ti si vede TUTTO, anche l’ombelico! Porca di quella gran zozza!” saltò su
stizzito ed incazzato nero.
Aylén piegò la testa e capì,
effettivamente piegata in avanti in quella maniera le si vedeva davvero tutto.
Si affrettò a ritirasi su leggermente imbarazzata, non se n'era affatto resa
conto.
“Tranquillo, non mi sono
piegata mai” si affrettò a dire.
“Non mi piace che tu vada in
giro conciata così, e poi non mi hai risposto che hai fatto?”.
“Ora non esagerare! Non ho
fatto niente, ho ballato. Stop”.
“Con chi?” la incalzò lui.
“Ma con le mie amiche scemo!”
rispose lei ridendo mentre si tirava giù la lampo del vestito. Una volta
compiuta quell’operazione aprì la porta del bagno.
“Dove vai?”.
“In bagno Orlando dove vuoi che
vada scusa?”.
“Come mai non ti finisci di
spogliare qui? Hai qualcosa da nascondere?”.
“Ma sei deficiente?” saltò su
lei a quell’ennesima domanda senza senso e infilò in bagno.
Lui si alzò di scatto e la
seguì, poi però davanti alla porta del bagno si rese conto che forse si stava
rendendo ridicolo e fece marcia indietro, si rinfilò a letto prendendo
nuovamente il copione in mano.
Dopo circa un quarto d’ora
Aylén uscì dal bagno con la sua classica tenuta da notte, cannottierina e slip,
si infilò sotto le lenzuola si mise a guardarlo senza poter fare a meno di fare
una risatina sommessa. Era accigliato, fintamente concentrato nella lettura ed
era chiaramente arrabbiato. Aylén gli si avvicinò e gli cinse la vita con un
braccio poi appoggiò il naso tra la fine del suo collo e la clavicola e con la
punta cominciò a fare dei piccoli cerchi
sfiorando appena la sua pelle.
“Sto leggendo” mugugnò lui
girandosi e guardandola storto.
Lei alzò appena la testa
cercando di rimanere seria: “A parte il fatto che sono più delle quattro di
mattina e credo che non sia l’orario migliore per leggere” cominciò col dire,
poi avvicinando la testa alla sua per vedere il testo del copione, aggiunse “E
poi mi dovresti spiegare come fai a leggere all’incontrario, visto che il
blocco è alla rovescia!”.
Fu allora che Orlando si rese
conto che nella foga aveva davvero preso il testo all’incontrario. Sbuffò e lo
ripose senza dire niente, quindi spense la luce.
Lei che non lo aveva mollato si
sistemò per benino e poi gli disse “Ti do fastidio se sto così?”.
Silenzio.
“Lo sai che sei carino da
morire quando sei geloso” gli disse lei riprendo a strofinare
il naso nell’esatto punto di prima.
“Io non sono affatto geloso! E’
una questione di principio non di gelosia” saltò su lui.
“Andiamo, anche io sono gelosa,
almeno ammettilo” gli disse Aylén poi continuò “Anzi io ne ho più motivo di te”.
A quell’affermazione lui
leggermente allarmato accese la luce. “Perché scusa? Non ho fatto niente io”.
“No, ma è inutile negarlo, sei
più esposto di me alle occasioni e quindi alle tentazioni”.
“Tutte cazzate!” rispose lui.
“Va bene” fece lei “Ora siccome
è molto tardi, forse è meglio se dormiamo”.
Orlando ne convenne con lei e
spense la luce.
Aylén caparbiamente lo
abbracciò di nuovo poggiando la testa nell’incavo della sua spalla, alla fine
l’abbracciò anche lui e si decisero a dormire, ma nonostante ciò quella dannata
immagine di quella maledetta scollatura non si levò dalla testa di Orlando che
continuò a rimare vagamente irritato.
Il giorno dopo, nel tardo
pomeriggio, Aylén rientrò piuttosto allegra. I motivi erano due. Il primo perché
a lavoro le avevano affidato un incarico, molto importante e molto ambito,
soprattutto era soddisfatta perché era stata addirittura preferita a tutti i
colleghi maschi. Il secondo perché le avevano concesso sei giorni di ferie e
quindi sarebbe potuta andare a Canterbury con Orlando. Glielo comunicò con un
gran sorriso e lui ne fu molto contento.
Così la mattina seguente, il
ragazzo, insieme alla sua manager e al suo assistente cominciò a mettere a punto
l’organizzazione di quel breve viaggio, per potersi garantire una permanenza
anonima, tranquilla e al riparo da inutili seccature.
I preparativi furono piuttosto
veloci, sarebbero partiti la settimana seguente e ci fu anche una novità.
Parlando della cosa con suo cugino Donnie venne fuori che sarebbe piaciuto
andare anche a lui con loro, magari portando con se anche Nathalie. Ad Orlando
parve una buona idea e così gli disse di fargli sapere quanto prima. In effetti
lui sarebbe dovuto partire da solo un giorno prima e Aylén il giorno dopo per
non dare nell’occhio, così se ci fossero stati anche Donald e la sua ragazza si
sarebbe sentito più tranquillo.
***
Nathalie abitava con Elodie in
un appartamentino non molto distante da Venice Beach. Avevano cominciato a
condividere l’abitazione da quando facevano entrambe le modelle. Lei poi non
aveva voluto continuare la carriera e aveva smesso. Ora lavorava in uno studio
commerciale. Elodie invece aveva caparbiamente continuato anche se a dispetto
della sua bellezza non era mai arrivata al top. Si accontentava di fare qualche
sfilata di seconda e terza categoria e qualche foto per cataloghi di vario
genere. Victoria, la loro amica, la ragazza che usciva con Dom, era figlia di un
industriale ed abitava a Beverly Hills, studiava economia e commercio e faceva
la modella per sfizio. Nonostante sembrasse una ragazza viziata e snob era
invece una persona in gamba che tendeva però a nascondersi un po’, portando una
maschera più dettata dal bisogno di essere comunque accettata dal suo ambiente
cha da altro. Victoria comunque era e restava una persona vincente. Tutto ciò
che faceva le riusciva miracolosamente bene e questo era motivo di una forte e
mal celata invidia da parte di Elodie che si riteneva più bella e più
intelligente di lei.
“E così te ne vai in
Inghilterra” stava appunto dicendo Elodie a Nathalie.
“Sì, è stata una cosa
improvvisa, decisa all’ultimo momento da Orlando e Donnie”.
Elodie la interruppe con fare
finto disinteressato come se chiedesse così, tanto per conversare “Che tu sappia
Orlando sarà solo?”.
Nathalie che la conosceva bene
alzò un sopracciglio e la guardò con fare leggermente interrogativo, poi rispose
“El per l’amor del cielo ricominciamo?”
“Non capisco di che cosa tu
stia parlando!” rispose l’altra fingendosi stupita e lievemente contrariata.
Nathalie la guardò storto.
“Andiamo non sono mica stupida!
E’ da quando abbiamo conosciuto i ragazzi che sei scesa sul sentiero di guerra.
Ti scoccia da matti che Victoria esca con un attore e per contro ti sei messa in
testa di far capitolare Orlando. Ti ho detto e ridetto, mi pare, che è
felicemente accasato con la sua ragazza spagnola e che suo cugino non fa che
dire che si amano alla follia, quindi desisti non hai chances!”.
“Dio mio!” esclamò quasi
disgustata Elodie “Non mi avevi detto che era spagnola!”.
“Perché che cambia scusa?”
chiese l’altra.
“Le donne latine sono così
volgari! Non capisco come un ragazzo inglese possa perdersi dietro una spagnola,
sono addirittura più volgari delle italiane!” concluse con fare molto snob.
“Ma che discorsi fai? Che
centrano queste dissertazioni fuori luogo?” le chiese stupita Nathalie
“Non puoi capire tu che sei
americana!” rispose Elodie con fare saccente, “Vedi io che sono franco inglese
diciamo che rappresento il fior fiore dell’Europa di classe”.
Nathalie la guardò di sotto in
su “Tu a volte esageri mia cara dovresti un attimo scendere e tornare tra i
comuni mortali!”.
“Non c’è niente di male ad
essere consapevoli delle proprie doti …” disse interrompendosi per poi
sottolineare la fine della frase “E sapere bene come sfruttarle!”.
“Io invece credo che se tu
passassi meno tempo a competere con Victoria o dietro a ragazzi inadatti, forse
vivresti meglio”.
Elodie non rispose. Non le
interessavano le prediche di Nathalie, aveva altro per la testa e come sempre
non si sarebbe fermata facilmente, non al primo ostacolo. Sapeva aspettare e
sapeva anche come muoversi, nonostante i molti difetti era davvero intelligente,
di solito inquadrava le persone e sistematicamente si trasformava in quello che
più loro desideravano, per poi il più delle volte riuscire ad ottenere ciò che
voleva. Il suo interesse per Orlando era puramente a scopo rivalsa, proprio come
aveva intuito Nathalie. Il punto era che se c’era riuscita Victoria ci sarebbe
riuscita anche lei, a qualsiasi costo.
Il lunedì seguente ad un orario
impossibile e precisamente le cinque di mattina, Orlando stava caricando la sua
valigia nel taxi davanti all’entrata di casa, Aylén era uscita per salutarlo.
Lui le andò incontro
affettuosamente preoccupato “Potevi rimanere a letto, tanto domani mi raggiungi”
le disse prima di darle un bacio.
Lei lo abbracciò e gli disse
“Mi faceva piacere salutarti… è che sarà stupido ma vederti partire da solo
m’intristisce un po’ ”.
Lui le sorrise dolcemente e poi
disse “Capisco che vuoi dire, ma questa è una partenza diversa, vedrai staremo
benissimo! Ora vado sennò faccio tardi” concluse dandole un ultimo bacio e
salendo in taxi.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ed eccomi
nuovamente a ringraziarvi di cuore per tutti i vostri graditissimi commenti!
Siete carinissime come sempre!
Grazie Roy
(un baciozzo grande anche a te, ti mando una mail + tardi tessora!) Grazie
Frodina^^ (emm.. la tipa si chiama Elodie enon Eloise e fai bene ad essere
perplessa su di lei!!^^) Grazie Conty ( Fantastica!! Fatti sentire da Elodie
grrrrrr un abbraccione!!) Grazie Eowyn ( Hai ragione ad arrabbiarti del resto
l'ho caratterizzata apposta così!!^^) e naturalmente non poteva mancare la mia
Azu!! Grazie per il messaggino ganziale e...... Buona lettura a tutti!!^^
Capitolo undici
I quattro giorni effettivi che
passarono a Canterbury furono splendidi.
In un primo momento ci fu un
imbarazzo molto forte da parte di Aylén nel ritrovarsi a dover far la conoscenza
con la madre di Orlando, ma poi tutto andò per il meglio.
Sonia Bloom era una persona
molto dolce e molto riservata oltre che molto ospitale. Non si intrometteva mai
nelle faccende private del figlio, non era invadente e non faceva domande, a lei
bastava che Orlando fosse contento, il resto non le interessava.
Aylén si era trovata bene anche
con Nathalie la ragazza di Donnie, le era parsa un tipo alla mano e simpatico.
Passarono il tempo a visitare
la cittadina inglese nella quale era nato Orlando e nella quale era protetto
come un pulcino nel guscio. Sembrava infatti, per una sorta di riverenza
affettuosa, che tutti lo lasciassero in pace e libero come una persona
qualsiasi.
Canterbury si lasciò scoprire
piacevolmente offrendo ad Aylén un sacco di sorprese. La prima fra tutte fu che,
come Avila, anche se diversa, era anch’essa una città medioevale, circondata da
mura e torri alcune delle quali molto ben conservate. Poi era un posto davvero
accogliente e a misura d’uomo con vaste aree pedonali.
I quattro infatti per lo più si
mossero a piedi e Orlando fece da Cicerone, naturalmente a modo suo, a volte
molto seriamente a volte dicendo una quantità di stupidaggini.
“Benvenuti a Canterbury!”
cominciò a dire il primo giorno davanti alla Cattedrale di Christ Churc “Nota
località fondata dai Romani che la denominarono Durovernum, nonché prima città
che fu capitale dell’Inghilterra. Dette ospitalità a S. Agostino diventando così
meta di pellegrini da tutto il mondo, per la sua storia, le sue Chiese, e…”
s’interruppe un attimo facendo un inchino concludendo solennemente “Naturalmente
per aver dato i natali al sottoscritto!”.
“Ma questa Chiesa” cominciò a
chiedergli Aylén ignorando le sue scenette “E’ quella famosa a cui si riferisce
il poeta Geoffrey Chaucher negli altrettanto famosi Canterbury Tales? Quelli in
cui appunto un gruppo di pellegrini diretti qui durante il viaggio si prodigano
nel racconto di alcune novelle, molto esplicative delle varie classi sociale
dell’Inghilterra del trecento?”.
“Santo cielo!” fece Orlando
sgranando gli occhi “Avevo per le mani una donna erudita e non lo sapevo!”.
Lei gli dette una botta sulla
spalla “Scemo! Ho fatto il liceo e ho studiato letteratura Inglese che
credevi!”.
Finirono a ridere tutti e
quattro visto che Orlando a seguito della leggera botta che gli aveva dato
Aylén, con fare tragico prese a massaggiarsi la spalla facendo gli occhi storti
e fingendo di barcollare per il dolore.
Passarono tutto il giorno in
giro per rientrare distrutti solo a sera. Cenarono s’intrattennero a fare
quattro chiacchiere sulle cose che avevano visitato e su i programmi per il
giorno seguente, poi ognuno si ritirò nella propria camera.
La casa non era piccola, ma
neanche enorme, così le camere erano tutte abbastanza vicine. La camera di
Orlando e quella di sua madre erano addirittura accanto.
La cosa mise un po’ in
soggezione Aylén, ma non disse niente. Si stava finendo di spogliare, quando lui
la prese e cominciò a baciarla, lei si sentì sempre un pizzico a disagio, ma lui
come sempre non le diede molto tempo per riflettere e tra un bacio e l’altro la
stese sul bel letto antico della camera. Orlando finì di spogliarla con calma e
poi cominciarono a fare l’amore, ma non fecero in tempo neanche quasi a partire
che lei lo bloccò all’istante.
Molto imbarazza gli disse “Non
possiamo!”
“Perché?” fece il ragazzo
guardandola sorpreso.
“Il letto cigola…” poi evitando
di guardarlo negli occhi disse “Tua madre potrebbe sentirci…”.
Lui che proprio non ci aveva
fatto caso provò a muoversi e si rese conto che effettivamente quel letto
cigolava e neanche poco.
“E’ che le cose antiche sono
belle, però rompono un po’ le palle!” commentò.
Poi la guardò e sorrise
compiaciuto.
“Ma lo sai che questo tuo lato
timido è davvero una bella sorpresa! Non me lo sarei proprio aspettato!”
confessò candidamente, poi avvicinandosi un po’ al suo viso le disse in tono
complice “Mmm… devo dire che questa scoperta m’intriga e non poco…” riprendendo
all’istante quello che stava facendo prima.
Ma lei lo spinse delicatamente
al lato “Davvero non posso…” poi addirittura arrossendo appena, concluse “E’
terribilmente imbarazzante… cerca di capire”.
Figuriamoci se lui si faceva
fermare da un letto che cigolava. Suggerì all’istante di spostarsi su una
poltroncina dove avevano appoggiato gli abiti facendoli volare per terra e
conclusero quello che avevano appena incominciato con calma e soprattutto senza
cigolii molesti.
Una cosa però emerse da quella
giornata, Orlando si rese conto piacevolmente stupito che Aylén era ancora in
grado di sorprenderlo. Era una bella cosa e questa considerazione lo lasciò
molto contento e soddisfatto. Quel rapporto, nonostante fosse un po’ ballerino,
era decisamente il meglio che potesse avere e che desiderasse. Si rese conto di
essere davvero un uomo molto fortunato.
Gli altri giorni li passarono
più o meno allo stesso modo tranne l’ultimo.
Per l’ultimo giorno Orlando
aveva in mente una cosa specifica e si mise d’accordo con Donnie, perché voleva
stare da solo con Aylén. Così Donnie se andò per conto suo con Nathalie a
visitare un museo, lasciandoli appunto soli.
Orlando portò Aylén a visitare
le mura della West Gate, ancora perfettamente conservate con le sue belle torri
e le bifore proprio come un tempo. Per lui quello era un posto speciale. Ci
andava spesso da bambino a giocare con i suoi amici immaginando storie
fantastiche di pirati o cavalieri antichi. Stava appunto spiegando queste cose
ad Aylén “E’ buffo perché alla fine questi giochi sono diventati il mio lavoro”
le stava dicendo sorridendo.
Lei lo ascoltava attenta mentre
lui tenendola per mano le faceva fare il giro della mura indicandole varie cose.
Poi le propose di salire in cima alla torre della West Gate e siccome lei era un
po’ stanca se la caricò sulle spalle, nonostante le proteste di lei.
“Non è necessario, basta
fermarci di tanto in tanto” gli stava dicendo.
“Non c’è problema sono forte
io!” aveva risposto lui.
Alla seconda rampa di scale
boccheggiava.
“Dai fammi scendere” gli aveva
detto lei.
“No… ho detto… che ce… la
faccio” aveva risposto lui coriacemente e con il fiatone.
Con non poche difficoltà
arrivano in cima e quando la riappoggiò a terra, Orlando respirava a fatica ed
era sudato fradicio. Lei lo guardò con aria di rimprovero e gli passò una mano
sulla fronte bagnata scostandogli i capelli appiccicati. Poi dalla sua borsa
estrasse una bottiglietta d’acqua e gliela porse dicendogli “Sei l’essere più
testone sulla faccia della terra! Che bisogno c’era di fare questa sfacchinata
io proprio non capisco!”.
Lui bevve tutto d’un fiato
l’intero mezzo litro d’acqua e poi le disse: “E’ una questione di principio, se
dico di fare una cosa la devo fare, costi quel che costi”.
Lei roteò gli occhi “Mmmmmm”
fece polemica “Aridagli! Per te sono tutte questioni di principio!”.
Ma lui non l’ascoltò e la fece
girare: “Guarda!” le disse indicandole il panorama.
Lei si girò e vide gran parte
di Canterbury che si lasciava ammirare da quella torre, non molto alta, ma che
comunque restava un punto d’osservazione abbastanza imponente.
Prima di scendere Orlando fece
un osservazione: “Certo che dopo tutta la faticaccia che ho fatto, potevi almeno
darmi un bacino” concluse facendo una specie di broncio.
“Vieni qui nappettino” gli
disse tirandolo per la maglietta e avvicinandolo a sé, dopo di che con una mano
dietro la sua nuca lo tirò delicatamente guidandolo verso le sue labbra e lo
baciò a lungo molto dolcemente.
***
Quella specie di breve vacanza
fu davvero un toccasana per i ragazzi che rientrarono a Los Angeles molto più
tranquilli e rilassati. Li aspettavano grossi impegni. Studio per Orlando, che
di lì a poco avrebbe cominciato a girare e lei si doveva dedicare a quel famoso
nuovo progetto.
Una sera che Aylén rientrò più
tarsi del solito Orlando ritenne opportuno informarsi.
“Ma come mai torni sempre più
tardi?”.
Lei si agitò un poco perché non
voleva dirgli esattamente per che cosa si stesse preparando temendo una brutta
reazione da parte sua, ma al tempo stesso le scocciava molto mentirgli.
“E’ che sto facendo un corso da
sub per una faccenda di lavoro” rispose evasiva.
Lui che era seduto sul sofà la
guardò incuriosito “Ah sì! Bello! E a che ti serve?”.
Lei sempre più in difficoltà
provò a dare una spiegazione plausibile che lo portasse a smettere d’indagare
oltre.
“Il fatto è…” cominciò a dire
guardinga “Che di recente hanno scoperto una fossa profonda poco al largo della
baia di Santa Monica e pare che a causa dell’effetto serra, delle correnti molto
calde abbiano favorito la migrazione di alcune specie di pesci tropicali. Così
ci immergeremo per fare degli studi” disse.
“Che figata!” disse lui
entusiasta.
“Eh si!” fece lei un po’ più
tranquilla visto che sembrava essere andato tutto bene.
“Ma come mai fai tardi? Cioè le
immersioni non sarebbe meglio farle in pieno giorno?” chiese nuovamente Orlando
parecchio interessato.
“In teoria sì, ma quello che
interessa a noi si svolge più che altro al crepuscolo e…”.
“E che vi interessa?”.
“Diciamo che è l’ora in cui i
pesci mangiano” tagliò corto lei.
Lui si ritenne soddisfatto e
annuì come per dire che aveva capito e l’argomento con gran sollievo di Aylén si
chiuse lì.
Una quindicina di giorni dopo
la ragazza aveva cominciato a fare quelle famose immersioni pre notturne
rientrando dopo cena e tutto era andato bene. Ma quella sera accadde qualcosa.
Era giovedì, la serata dedicata
alla Play Station, e Orlando stava aspettando Dom e Donnie, non lo faceva mai,
ma quella sera accese la tv e vide che c’era un’edizione speciale del
telegiornale dedicata ad un evento sensazionale. Incuriosito si mise a guardare.
In Pratica lo speaker stava spiegando che una giovane biologa si sarebbe immersa
nella fossa appena scoperta a Santa Monica per tentare una cosa azzardata, ma
molto interessante. Già a quelle parole ad Orlando si drizzarono le orecchie, il
tutto gli suonava molto familiare. La fossa stava continuando a spiegare l’uomo
era diventata rifugio di circa una decina di squali, che ne avevano fatto
territorio di caccia. Quello che s’intendeva dimostrare era che gli squali senza
un motivo preciso non attaccano l’uomo, ma anzi sono molto indifferenti alla sua
presenza. Però era comunque una cosa azzardata e pericolosa, perché essendo un
pesce predatore sarebbe basato un nonnulla per attaccare e sbranare la sub,
senza contare che essendo un branco l’avrebbero fatta a pezzi in pochi minuti.
Partirono le immagini in diretta e Orlando che era già in preda al panico più
assoluto, ma pur sempre con la speranza che si trattasse di qualcun altro, si
ritrovò davanti agli occhi la scritta con il nome e cognome di Aylén e a lei
stessa con le bombole che si stava calando in quella fossa. Così poté
chiaramente vedere che arrivò al punto prestabilito e, che come spiegava
solertemente lo speaker, aveva usato lo stratagemma di mimetizzarsi in mezzo ad
un branco di Carandigi, un tipo di pesci che si spostano in grandi gruppi. Poi i
pesci si erano diradati e lei era rimasta allo scoperto intanto stavano
arrivando gli squali.
Orlando era pietrificato da un
terrore inimmaginabile. Aveva artigliato il sofà con le mani talmente forte che
le nocche gli erano sbiancate. Gli occhi erano sbarrati, il respiro strozzato,
la salivazione azzerata, i battiti cardiaci letteralmente impazziti e lo stomaco
gli si era contratto in una morsa, provocandogli quasi un senso di nausea.
Guardava quelle bestie enormi e
minacciose arrivare sempre più numerose e compiere una specie di carosello
intorno ad Aylén che se stava ferma quasi immobile in mezzo. Ogni tanto chiudeva
gli occhi e deglutiva a fatica perché non ce la faceva proprio a guardare fisso
lo schermo. Cominciava a sentirsi male dalla paura e si domandava quanto cazzo
sarebbe durata quella cosa. Durò qualche minuto e gli squali si avvicinarono
parecchio a lei, tanto che Aylén si azzardò addirittura a sfiorarne uno, cosa
questa che fece veramente andare Orlando fuori di testa. Per fortuna andò tutto
bene e la ragazza fece anche i rilevamenti scientifici del caso riemergendo poi
illesa con l’approvazione e la soddisfazione di tutta la troupe e i colleghi che
avevano seguito la faccenda.
Orlando di colpo si rilassò. Si
rese conto di essere completamente madido di sudore. Aveva provato una paura
indescrivibile e talmente forte che si sentiva spossato come se avesse fatto
mille miglia a corsa.
Note:
Non sono mai stata a
Canterbury e tutte le notizie e i luoghi da me citati sono frutto di ricerche su
internet, mi scuso per qualsiasi errore ci potrebbe essere ^^
L’immersione di Aylén con la
descrizione degli squali e dei Carandigi, sono state riprese da una puntata di
Geo & Geo, naturalmente la fossa al largo della baia di Santa Monica è una mia
pura invenzione narrativa!^^
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Grazie mille a Roy(
mmmm.... se sapevo che ti eri immersa ti chiedevo consulenza! ^^), Eowyn (grazie
tesorina^_^), Anjulie(non ci sono parole per ringraziarti dell'aiuto!), Conty
(doppio grazie x il doppio commento e per le immedesimazioni: Fantastiche!!^^)
Grazie mille anche ad EL per il messaggio di oggi!!^^) Buona lettura a tutti!!
Capitolo dodici
Orlando non era arrabbiato era
letteralmente inferocito. Dopo quello spavento enorme e devastante una furia
cieca lo aveva invaso, tanto che avrebbe volentieri spaccato qualcosa. Quando
suonò il campanello si precipitò ad aprire. Si trovò davanti Donnie e Dominic.
Si era completamente dimenticato che dovevano arrivare.
“Stasera non si gioca. Scusate.
Vi richiamo io”.
Non fu quello che disse, ma
come lo disse, e soprattutto il suo sguardo, che indusse i due a non fare
domande e ad eclissarsi subito.
Un’ora dopo Aylén rientrò in
casa, più tardi del solito, e come entrò capì che qualcosa non andava. Trovò
Orlando in piedi nel salotto a braccia conserte con uno sguardo che le mise
paura.
“Ciao” azzardò a dire
abbozzando un sorriso.
Lui colmò la distanza che li
separava in due falcate e con rabbia le si rivoltò contro tirando fuori tutta la
tensione che aveva accumulato.
“Sei una pazza scriteriata
senza un minimo di cervello! Tu… tu sei malata!” cominciò a dirle con una calma
innaturale.
Ad Aylén fu chiaro che lui
sapeva, non capì come accidenti avesse fatto, ma sapeva.
“Per favore” cominciò a dirgli
poggiando una mano sul suo braccio, ma non fece in tempo a dire altro perché lui
gliela spostò in malo modo.
“Avrei voglia di picchiarti!”
le sibilò fulminandola con lo sguardo.
“Calmati per favore” gli disse
lei allontanandosi un poco, faceva davvero paura “Parliamone…” abbozzò un po’
incerta, del resto lui non sembrava molto incline al dialogo.
“Calmarmi? Sono quasi morto
dalla paura! Cazzo! Mi stava venendo un infarto e tu mi dici di calmarmi?” disse
lui tutto d’un fiato.
“Ma… hai… visto per caso…
qualcosa?” disse lei sempre più incerta.
Lui si riavvicinò di nuovo e
l’artigliò per le spalle poi le disse “Attenta Aylén non mi prendere per culo,
non stasera o giuro che ti prendo a schiaffi sul serio!”.
Lei si scrollò con forza “Ora
basta! Non ti permetto di minacciarmi. Cerca di calmarti. Capisco che tu sia
sconvolto e mi dispiace, ma proprio per questo non ti avevo detto nulla. Tu sei
esagerato nelle tue reazioni e a volte ti rifiuti di ragionare”.
“Sono esagerato! E sì, sono
proprio un esagerato del cazzo! Del resto chi mai se la sarebbe fatta sotto nel
vedere la donna che ama in mezzo ad un branco di squali. E che cazzo! Al massimo
andavi al Creatore che sarà stato mai!” rispose sarcasticamente e molto
alterato.
“Ma non c’era grande pericolo
credimi” gli disse.
“Nooooo macché! Anzi domani ci
vado anche io a farmi una nuotata lì in mezzo, magari mi porto dietro dei
bambini per giocare con quelle bestiole mansuete”.
“In televisione esagerano
sempre, enfatizzano, in realtà c’erano altri sub pronti a sparare del sonnifero
al primo cenno di attacco. Che credi che io non ci tenga alla mia vita?”.
“Tu non capisci! Non t’immagini
nemmeno quello che ho provato, mi sono sentito morire. Tremavo terrorizzato.
Come hai potuto fare una cosa simile? E soprattutto come hai potuto tacermela
per tutto questo tempo!”.
Lei cominciò a girare per la
stanza tormentasi le mani a capo basso. L’aveva fatta grossa, ma aveva i suoi
buoni motivi. Non voleva assolutamente che lui si preoccupasse, sapeva che non
era una cosa così pericolosa come poteva sembrare e sapeva anche che se lui
l’avesse saputo avrebbe fatto di tutto per non fargliela fare, ma era il suo
lavoro e lei non poteva e non voleva tirarsi indietro. Era certa che Orlando non
l’avrebbe scoperta e tutto sarebbe andato bene.
“Non te l’ho detto, per non
farti star male perché sapevo che non avresti capito e che sarebbe accaduto il
finimondo” tentò di spiegargli.
“Tu non me l’hai detto perché
come tuo solito fai come cazzo ti pare senza minimante curarti di me e di quello
che potrei provare. Non cambierai mai! Non hai imparato un bel niente dal
passato vero?”gli rispose lui arrabbiato e amareggiato nello stesso tempo.
Aylén tentò nuovamente di
riavvicinasi “Non dire così” cominciò a dirgli “L’ho fatto davvero in buona fede
e perché …”.
“Smetti!” la interruppe lui
“L’hai fatto perché tu sei così! Prendi e parti e te ne freghi. Ma la cosa più
grave è che continui imperterrita ad escludermi dalla tua vita. Ti detesto!”
concluse glaciale, quindi senza aggiungere altro prese e salì al piano di sopra.
Aylén si lasciò cadere sul
divano sospirando, rimase qualche minuto ad occhi chiusi, veramente dispiaciuta.
Non voleva che le cose andassero così, pensava di aver agito nel modo migliore
per non creare problemi, ma evidentemente aveva solo combinato un grosso guaio.
Purtroppo la reazione di
Orlando fu peggio di quello che aveva immaginato. Per prima cosa si era
trasferito a dormire in un’altra camera e poi le aveva tolto la parola. Non le
rispondeva, non la guardava, faceva finta che non ci fosse e naturalmente usciva
tutte le sere. Lei cercò di essere paziente, almeno per i primi giorni, anche
perché si sentiva molto in colpa.
Durante una delle tante uscite
di Orlando, la maggior parte delle quali erano al Club Bahia, Dominic perse la
pazienza e lo prese per un braccio portandolo nei bagni.
“Orlando mi hai un po’ rotto
con questo tuo modo di comportarti” lo apostrofò cupo una volta che si trovarono
da soli.
Orlando era alticcio come
spesso accadeva ultimamente e lo guardò sbuffando annoiato “Che c’è adesso?”.
“Stai facendo un po’ troppo lo
splendido stasera e non mi piace! Lo sai che io sono un cazzone nato, rido,
scherzo e prendo per il culo, ma quando c’è da essere seri non mi tiro
indietro”.
“E allora?” gli fece l’altro.
“E allora basta! Ho capito che
litigato con Aylén, ma qualunque cosa sia non la risolverai continuando ad
uscire, bere e fare il cretino con quella bionda! Cazzo Orlando vuoi mandare
tutto a puttane? Perché ti comunico che sei sulla buona strada!”.
Dominic si riferiva
all’amicizia un po’ troppo confidenziale che ancora non era sfociata
nell’affettuoso, tra Orlando ed Elodie. Tutte le volte che erano usciti
puntualmente lei non gli si era scollata di dosso e lui le aveva dato corda. Non
era accaduto nulla, ma era tutto un parlottare, un ridacchiare e un ammiccare,
era solo questione di tempo per come la vedeva Dom. Alla fine una di quelle sere
l’avrebbe accompagnata a casa e sarebbe successo quel che doveva succedere. Non
era un impiccione e non era un moralista, ma conosceva Orlando e aveva imparato
a conoscere un pochino anche Aylén; quei due insieme erano la coppia più
azzeccata che conoscesse e gli dispiaceva quella brutta situazione. Aylén gli
piaceva molto più di qualsiasi altra ragazza che avesse visto accanto all’amico
e soprattutto non gli piaceva quella Elodie.
“Senti, i cazzi miei sono miei
e basta. Io faccio quello che mi pare con chi mi pare, e tu non rompere”.
“Fai come vuoi!” gli disse
Dominic uscendo dal bagno veramente arrabbiato.
Più tardi Orlando, che quella
sera aveva continuato a imperterrito a bere e non era alticcio, ma ubriaco, era
seduto al tavolo con Elodie e le stava raccontando qualche stupida storiella in
un orecchio, producendosi in una serie di smorfiette da simpaticone come gli
riusciva bene di fare quando voleva. La ragazza che in quei giorni era stata
molto felice di quell’ improvviso cambio di rotta, sorrideva sommessamente con
garbo. Poggiando ogni tanto distrattamente la mano sulla sua spalla o
sfiorandogli sempre distrattamente la coscia con un ginocchio. Era furba, molto
furba, ma in quel frangente lo fu ancora di più. All’improvviso arrivò Donnie
che disse ad Orlando che lo avrebbe riportato a casa.
“Torno da solo” aveva risposto
contrariato Orlando.
“Sei ubriaco e ti riaccompagno
io” aveva detto secco il cugino.
A quel punto si era introdotta
Elodie, che con molta grazia lo aveva pregato di dar retta a Donnie e di
rientrare con lui, risolvendo così la situazione. Per portare a termine il suo
intento non le serviva esser mal vista da Dom e Donnie e così aveva agito
d’astuzia, ma Donnie non ci cascò e nonostante l’avesse ringraziata era rimasto
piuttosto freddo.
Quando furono in macchina
puntuale arrivò anche la ramanzina di Donnie.
“Io non ti capisco!” esordì.
“Che palle!” sbuffò Orlando.
“E va bene! Ti dirò solo un
paio di cose. Non più di un anno fa eri tu che mi tartassavi in continuazione
per dire quanto tu fossi innamorato di Aylén. Ti sei dimenticato che battevi la
testa al muro perché temevi di averla persa? Che è cambiato da allora?”.
Orlando non rispose.
“Se è cambiato qualcosa, se non
l’ami più va bene, ma se non è cambiato niente, ti consiglio di fare attenzione,
stai scherzando con il fuoco. E con questo ho chiuso”.
Quando arrivarono a casa di
Orlando, Donnie avrebbe voluto accompagnarlo direttamente dentro, perché
barcollava, ma l’altro fece cenno di no dicendo che era tutto sotto controllo.
Disattivò l’allarme e dopo aver girato un paio di volte la chiave a vuoto centrò
finalmente la serratura ed entrò.
Forse perché era ubriaco o
forse perché alla fine le parole di Dom e Donnie lo avevano in qualche modo
colpito, fatto sta che andò diretto in camera da Aylén.
Aprì la porta un po’
maldestramente facendo rumore. Aylén saltò su spaventata ed accese la luce e fu
così che lo vide appoggiato allo stipite della porta con la camicia semiaperta e
sgualcita fuori dai pantaloni grigi con la giacca che teneva in mano e che
toccava terra.
“Io…” cominciò a dire
biascicando appena “Non volevo svegliarti, ma…” continuò girando un po’ la testa
guardandosi intorno “Volevo dirti una cosa…” e si zittì.
“Volevo dire…” riprese incerto,
si grattò la nuca e poi passandosi la mano sul viso fino alla bocca, concluse
“Insomma non mi ricordo più… ma volevo dire qualcosa”.
Fece per girarsi e andarsene ma
perse l’equilibrio e gli toccò aggrapparsi alla porta. Cominciò a ridere “E’…
che sono un po’…”.
“Ubriaco!” concluse lei che si
era alzata e lo aveva raggiunto.
“Avanti” gli disse prendendo il
suo braccio e facendolo appoggiare sulle sue spalle “Vedo se mi riesce di
portarti a letto” disse Aylén abbastanza contrariata.
Ma lui era troppo pesante per
lei e si rese conto che non ce l’avrebbe mai fatta a portarlo alla sua stanza,
così abbastanza infastidita lo spinse dentro e alla meno peggio, rischiando
comunque di andare a finire distesi in terra, riuscì a portarlo fino a letto
dove lui cadde pesantemente supino. Aylén cominciò a togliergli le scarpe e i
calzini, poi gli disse “Guarda se ti togli la camicia e i pantaloni. E’
tardissimo e io vorrei dormire”.
“Posso… dormire qui … io?” le
chiese.
“Mi pare inevitabile” rispose
lei secca.
“Non ce … la faccio” disse lui.
“A fare che? A dormire?”.
“No… a spogliarmi…”.
Aylén incominciò ad
arrabbiarsi, soffiò scocciata e cominciò a sbottonargli in malo modo la camicia.
“Non… essere arrabbiata… sono
un po’… brillo… ma… non ho fatto nulla” disse lui “Di male” precisò.
“Non m’interessa!” rispose lei
mentre lo aiutava a sfilarsi la camicia.
“No?” chiese lui con una faccia
dispiaciuta.
“No!” rimarcò lei. Quindi
cominciò ad armeggiare con la chiusura dei suoi pantaloni.
“Però…” cominciò a dire lui,
mentre lei imprecando sommessamente lottava contro quel gancio malefico di quei
pantaloni di quel completo di Armani. Che cavolo saranno stati anche firmati, ma
si erano incastrati proprio per benino.
“Insomma…” continuò lui,
sembrava che l’alcool gli avesse sciolto la lingua dopo un’intera settimana di
mutismo “Non puoi… fare così” disse.
Lei non gli rispose nemmeno
dando uno strattone a quei maledetti pantaloni.
“Se continui… ti avverto…
finisce… che” ma proprio in quel momento i pantaloni si aprirono e finalmente
lei poté sfilarglieli.
Quindi passandosi una mano
sulla fronte li buttò al lato insieme alla camicia.
“E… questi?” le chiese poi lui
indicando i boxer.
“Questi li tieni” gli rispose
lei accigliata rimettendosi sotto le lenzuola per dormire.
Allora anche lui prese e si
infilò sotto le lenzuola e senza fare tanti complimenti si mise quasi subito a
russare alla grande. Al che Aylén prese il cuscino e si coprì la testa
costernata.
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Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA:
Sono in
ritardissimo i ringraziamenti più approfonditi ve li faccio per bene domani!^^
Comunque grazie 1000 a Eowyn, Roy,
frenkymc, Conty e Dolcemaia siete
come sempre tutte super carine e buona lettura a tutti!! ^_^
Capitolo tredici
Per un po’ di giorni in casa
regnò una situazione strana. I due, benché si ignorassero abbastanza
platealmente, almeno comunicavano anche se solo a monosillabi tipo:
Si, no, la cena è pronta , buongiorno. Eccetera.
Orlando non si era azzardato a
ritornare a dormire in camera con lei e visto che Aylén era a sua volta
parecchio contrariata dopo quella sera in cui ubriaco era andato da lei.
Prudentemente aveva optato ancora una volta per il silenzio. In effetti non
aveva la coscienza propriamente a posto, ma siccome riteneva di essere più che
nel giusto riguardo alla loro lite, non faceva un passo avanti neanche a morire.
Aylén, a sua volta, era molto
arrabbiata, perché se da una parte capiva le ragioni di Orlando, dall'altra quel
suo comportamento e soprattutto il fatto che fosse uscito quasi tutte le sere
non lo tollerava.
Ci fu però un fatto che in
qualche modo li indusse se non altro a parlare.
Aylén ricevette la telefonata
della sua amica Reina, la quale euforica le comunicò che lei ed Alejo si
sarebbero trasferiti per sei mesi a Los Angeles visto che il ragazzo era stato
preso a lavorare in un film le cui riprese sarebbero iniziate di lì ad una
diecina di giorni. La ragazza fu felicissima nell'apprendere che avrebbe avuto
la sua migliore amica tutta per sé e per tutto quel tempo e ne rimase davvero
soddisfatta. Poi all'improvviso capì e con ancora il cellulare in mano andò in
salotto da Orlando che come al solito stava studiando.
“Grazie” gli disse
semplicemente.
Lui alzò lo sguardo e
lievemente perplesso chiese “E di che?”.
Lei gli parlò della prossima
venuta di Alejo e Reina e del fatto che il ragazzo venisse per lavorare ad un
film che supponeva fosse lo stesso a cui avrebbe lavorato anche lui.
“AH! Per quello?” fece Orlando
distrattamente “Sì, sono stato io a raccomandare Alejo, ma non l'ho fatto per
te. L'ho fatto principalmente per lui perché se lo merita e poi perché è un mio
amico che non vedo da una vita e avevo voglia di passarci un po’ di tempo
insieme” spiegò tranquillamente.
“Non importa il motivo per cui
l'hai fatto grazie lo stesso” disse la ragazza che poi si girò e fece per salire
le scale.
“Dove vai?” scappò fuori suo
malgrado dalla bocca di Orlando.
“A prepararmi. Stasera esco”
rispose Aylén.
“Dobbiamo parlare” disse lui
alzandosi in piedi.
“Parliamo” rispose lei
fermandosi a metà scala, lievemente irritata. Non sopportava che si fosse deciso
a parlare proprio quella sera che lei aveva deciso di uscire. Ma era una cosa
troppo importante il chiarirsi, quindi scelse di non fare polemica.
“Mi devi spiegare perché ti
comporti cosi! Perché l'hai fatto?” le chiese Orlando senza tanti giri di
parole.
Lei sospirò appena “E' il mio
lavoro e ci tengo. Era un'opportunità grandiosa e di prestigio. Mi è stata
proposta e io non potevo rifiutare. Era troppo importante per me”.
Lui ebbe un moto di stizza “I
soliti discorsi” commentò acido.
“Ascolta, ho cercato di
spiegarti che sì, magari è una cosa un po’ pericolosa, ma non così come sembra.
Credimi non c'è reale motivo di preoccupazione è tutto calcolato, studiato e
sotto controllo. Credi che l'Istituto voglia sputtanarsi? Via rifletti!” disse
Aylén.
Lui storse la bocca e poi
chiese “Ora è finito e tu non lo farai più vero?”.
Lei rimase in silenzio un
attimo e poi abbassò lo sguardo “Veramente…” cominciò a dire incerta “Non è
ancora finito”.
Orlando si girò di scatto
“Cosa?” fece con un misto di preoccupazione e rabbia.
“Hai detto che preferisci la
verità, che vuoi essere messo al corrente! Bene è la verità! Le immersioni non
sono finite ne avrò ancora per un paio di settimane” concluse la ragazza.
“Benissimo!” esclamò lui.
“Perché ti rifiuti di capire?”
disse Aylén costernata.
“Perché è una cosa che
effettivamente NON capisco e che principalmente NON condivido e che soprattutto
mi fa paura! E vorrei tanto impedirti di farla, ma so che qualunque cosa faccia
o dica tanto non ci riuscirei e questo mi fa incazzare immensamente!” disse lui
e poi aggiunse “E comunque è la tua totale mancanza di rispetto per me e per i
miei sentimenti la cosa assolutamente più grave”.
“Questo non è affatto vero!
Sono stanca di ripeterti che se ho fatto l’errore di tacertelo era proprio
perché non volevo farti star male e poi non parliamo di rispetto che non ti
conviene proprio!” concluse stizzita.
“Che vorresti dire?” le domandò
lui.
“Che fare i cazzi propri senza
il minimo ritegno uscendo e dandosi alla pazza gioia non si sa dove e con chi,
non è esattamente una forma di rispetto!” gli rispose seccatamene.
Lui cambiò subito argomento. Le
si avvicinò e quasi implorante le disse “Promettimi che non farai mai più una
cosa del genere”.
Lei lo guardò e poi sospirando
gli rispose “Non puoi chiedermi promesse che non sono in grado di mantenere. Ma
una cosa posso promettertela davvero: non farò mai più niente senza prima
parlartene”.
Lui non rispose. Sospirò a sua
volta.
“Credo che sia perfettamente
inutile cercare di farti cambiare idea” disse infine.
“Non è una ripicca o un
puntiglio, è il mio lavoro e dovresti accettarlo. Ora scusami ma altrimenti
faccio tardi” disse Aylén ricominciando a salire le scale.
La vide uscire con il solito
vestito della volta precedente e suo malgrado gli venne da sorridere,
scrollando la testa. Pensò che quando ci si metteva era proprio una stronza. Una
provocatrice nata. Nonostante quel genere di cose lo facesse incazzare, allo
stesso tempo gli piacevano perché lo stimolavano. Lei lo teneva sulla corda e
gli sembrava di doverla sempre in qualche modo riconquistare e lui adorava le
sfide. Continuò a sorridere e andò a prepararsi quella sera sarebbe uscito anche
lui.
Orlando poteva sembrare
distratto, ma in realtà era molto attento a tutto. Così casualmente aveva
ascoltato Aylén che si dava appuntamento con le sue amiche colleghe, guarda caso
al Club Bahia. Quel locale andava molto di moda in quel periodo e siccome la sua
agente e il suo addetto stampa avevano detto che con cautela potevano anche
farsi vedere fuori insieme, quella sera anche lui aveva intenzione di andare
proprio lì.
Quando Aylén arrivò al Club
Bahia ebbe una sorpresa: ci trovò Dom e Donnie con Victoria e Nathalie.
Nathalie la salutò
affettuosamente e le presentò Victoria. Ad Aylén Victoria piacque, poteva
sembrare una tipa altezzosa ma la sua stretta di mano era sincera come il suo
sorriso e lei se ne rese subito conto. Dom e Donnie invece le sembrarono
lievemente in ansia, ma non ci diede molto peso. C’era ovviamente anche Elodie,
ma era lontana e le due non si videro e non furono presentate.
Orlando arrivò solo dopo
un’ora. Entrò dentro con un’espressione strana, un misto tra il divertito e
l’ansioso. Indossava un paio di jeans, una camicia bianca e un giubbotto
anch’esso di jeans. Si guardò un po’ in giro e dopo aver fatto un cenno di
saluto in lontananza a Dominic e Donnie, s’infilò le mani in tasca e cominciò a
vagare con lo sguardo alla ricerca di Aylén. La inquadrò quasi subito. Era lato
della pista che stava parlando con un’altra ragazza, era di spalle e non lo
aveva visto. Orlando sorrise molto soddisfatto. Fu in quel momento che Elodie
che stava uscendo dal bagno con Nathalie lo vide, e siccome era in linea con
Aylén, anche se un po’ più lontana da lei, s’illuse che quel sorriso soddisfatto
e compiaciuto fosse diretto a lei.
“Ecco ci siamo!” esclamò
soddisfatta.
“Mi dispiace doverti deludere,
ma non credo proprio che stia sorridendo per te” le disse invece Nathalie
“Quella” continuò poi indicando Aylén “E’ la sua ragazza!” concluse. Fu allora
che Elodie poté vedere la sua rivale. Non commentò, era troppo arrabbiata
per farlo, ma non se ne fece accorgere e si allontanò discretamente.
Orlando intanto, aveva lasciato
il giubbotto al guardaroba e si era mosso verso Aylén, la raggiunse da dietro le
mise una mano sul fianco e poi avvicinandosi all’orecchio le disse “Posso
offrirti da bere?”.
Lei si girò di scatto sorpresa
“Che ci fai qui?” gli chiese.
“Io vengo quasi sempre qui”
rispose lui tranquillo poi aggiunse “Allora? Posso offrirti da bere?”.
“No, grazie, ho appena bevuto”
rispose lei abbastanza gentilmente, ma decisa.
Lui non si scompose, la prese
per mano e portandola verso la pista disse “Allora balliamo!”.
“Ma?...” fece lei leggermente
disorientata.
“Ti avverto che sono una frana
con questi balli latini americani” disse lui tranquillo prendendola per la vita
e cominciando, o per meglio dire tentando di ballare.
A lei venne da ridere “Oddio,
neanche io sono esattamente una cima” confessò a sua volta.
Nonostante ciò non se la
stavano cavando malaccio.
Lui aveva addirittura
cominciato a prenderci gusto e se la tirò a sé facendola aderire al corpo, poi
aveva abbassato leggermente la testa e aveva avvicinato il viso a quello di lei,
poco dopo le aveva sfiorato il lobo dell’orecchio con le labbra.
“Cha fai?” gli aveva
bisbigliato lei a sua volta molto vicino all’orecchio.
Senza spostarsi lui le aveva
risposto “Ci sto provando con la ragazza più carina della sala”.
“Penso che rimbalzerai” rispose
lei scostandolo un poco.
“Dici?” disse lui continuando a
sorridere piuttosto compiaciuto.
Stava cominciando a divertirsi.
Lei non rispose e mantenne le
distanze.
Allora lui cominciò a sbirciare
nella sua scollatura.
“Questo vestito farà una brutta
fine” commentò all’improvviso senza spostare lo sguardo dal punto d’osservazione
preso di mira.
Lei si fermò di colpo e disse
“Avrei sete, vado a prendere qualcosa da bere”. E fece per andarsene.
“Andiamo a bere” la
corresse invece lui prendendola per mano e portandola verso il tavolo dove
c’erano Dominic e Donnie.
Come arrivarono Orlando
continuò a portare avanti quella specie di gioco.
“Ciao ragazzi” esordì. Poi
facendo una faccia buffa, con tono confidenziale disse “Sto cercando di
rimorchiare questa ragazza” continuò riferendosi ad Aylén “Ma sembra una un po’…
difficile”.
“E c’ha ragione!” rispose
subito Dominic “Renditi conto Orlando che per te lei è troppo” continuò facendo
l’occhietto ad Aylén che cominciava a sua volta divertirsi
“Se ti rimbalza significa solo
una cosa: è una ragazza intelligente!” concluse tra le risate generali.
“Ma vatti a fidare degli
amici!” rispose Orlando fintamente arrabbiato.
Si sedettero e ordinarono da
bere.
Più tardi mentre stavano
conversando tutti insieme arrivò al loro tavolo, soave e discreta, come se nulla
fosse, Elodie.
Ci fu un attimo di gelo.
Dominic incrociò lo sguardo con
Victoria che pur non sapendo nulla capì al volo, del resto conosceva bene
Elodie.
Donnie strinse forte la mano
sotto il tavolo a Nathalie che deglutì imbarazzata.
Orlando pur restando
impassibile ebbe, se non paura qualcosa che gli assomigliava. Anche se poi si
rese conto di avere niente da temere, perché in realtà non aveva mai fatto
nulla.
Elodie, conscia di aver creato
scompiglio in quel sestetto gioioso e affiatato, provò un senso di forza e di
appagamento che le fece increspare le labbra in un sorriso, anche se appena
accennato.
Con un tono molto gentile e
molto accattivante disse “Spero sinceramente di non avervi disturbato. Non
vorrei essere inopportuna, volevo solo salutare” e poi sorrise sembrando quasi
timida.
E’ strano perché a volte accade
che ti ritrovi il pericolo sotto il naso e proprio non riesci a captarlo, anzi
finisce che non solo fai l’enorme errore di sottovalutarlo, ma addirittura lo
scambi per tutt’altro.
Fu quello che accade ad Aylén.
Quella ragazza le parve così a
disagio e timida che le sorrise e le si presentò invitandola addirittura a
sedersi con loro.
E’ inutile sottolineare che
Elodie fu enormemente soddisfatta dello svolgersi delle cose, soprattutto in
virtù del fatto che gli altri cinque parevano sempre più agitati e che lei ebbe
la netta sensazione di averli tutti i pugno.
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Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA:
Grazie mille a
Roy( ^__________^ che è davvero superpanibalda!!! ora c'ho le prove!!) ad
Anjulie (preziosissima con il suo grande aiuto ed entusiasmo^_^) a Conty (che
commenta come se fosse parte integrante della storia!^^) Mi scuso con Azu e Sara
che ieri sera mi sono dimenticata di ringraziare scusate!!!!!!! ç______________ç
Buona lettura a tutti! ^_^
Capitolo quattordici
Nonostante in un primo momento
Elodie si fosse sentita molto forte, bastò molto poco perché si rendesse conto
di essersi sbagliata. Non solo partecipò poco alla conversazione visto che
essendo tre coppie, lei era quanto meno di troppo; ma fu l’atteggiamento di
Orlando verso quella ragazza spagnola, che lei senza farsi accorgere guardava
con disprezzo e sufficienza, che la fecero proprio rodere fin nel profondo. Per
prima cosa c’era il modo in cui lui la guardava. Orlando aveva uno sguardo che
lei non gli aveva mai visto prima. Parlava con quegli occhi e sembrava
che le dicesse in continuazione ti adoro. Elodie lo osservava e fiotti
d’acido le si rimescolavano nello stomaco, mentre la sua espressione invece,
continuava ad essere così accattivante e gentile. Poi come se non bastasse
Orlando non lasciò mai la mano di Aylén. Questo stupì anche Aylén stessa insieme
ad un paio di altre cose. Insomma, lui non era uno da smancerie in pubblico,
anzi tutt’altro. Era sempre molto carino, ma molto riservato e tranquillo, ma
quella sera aveva intrecciato le sue dita con lei e non le mollava, un paio di
volte le aveva addirittura sfiorato la tempia con un piccolo bacio. Tanto che lei
lo aveva guardato sorpresa. Lui allora aveva addirittura passato un braccio
intorno alle spalle e le aveva sussurrato in un orecchio in tono confidenziale:
“Sto continuando a provarci, ma principalmente voglio che sia chiaro a chiunque
qui dentro che sei, diciamo, proprietà privata” aveva aggiunto infine.
Lei aveva alzato un
sopracciglio e stava per rispondere ma lui l’anticipò: “Un’altra cosa. Cerca di
muoverti poco e NON piegarti troppo in avanti quando parli” le disse lanciando
un’occhiata a quella scollatura di quel vestito che lui detestava cordialmente.
Aylén non poté fare a meno di
fare una risatina, la faccia di lui era così seria e le sue raccomandazioni così
accorate, oltre che ovviamente molto esagerate.
La serata era proseguita in
maniera piacevole per tutti e Aylén aveva socializzato molto anche con Victoria.
Ad un certo punto, non si sa come, la conversazione era caduta sulle famose
serate Play Station e lei aveva raccontato un paio di aneddoti divertenti al
riguardo, tra le bonarie proteste dei ragazzi e le gran risate delle ragazze.
Aveva poi proposto che una volta si sarebbero dovute unire anche loro per poter
costatare con i propri occhi e sia Nathalie che Victoria avevano accolto con
entusiasmo l’idea, ripromettendosi di farlo davvero.
Mentre tutto ciò accadeva,
Elodie, che non era stata molto partecipe né loquace, continuava ad osservare di
sottecchi Orlando e Aylén e non si capacitava di come lui potesse smaniare così
per quella. Non che la ritenesse brutta, ma secondo lei era una bellezza volgare
e poco fine. Oltre che una persona, a suo avviso troppo esuberante, poco
riservata e anche poco femminile. Ovviamente si sbagliava. Era l’alta
considerazione di se stessa che le faceva vedere le cose in maniera contorta.
Aylén aveva un tipo di bellezza
esattamente contraria alla sua. I lineamenti, a partire dai grandi occhi scuri
fino alla morbide labbra carnose non erano affatto volgari, ma piuttosto radiosi
e solari. Non si truccava molto e del resto non ne aveva bisogno. Era molto
bella anche al naturale. La pelle era appena leggermente ambrata liscia e
morbida, i capelli lisci, molto lunghi e lucenti, ma soprattutto quella sua non
ostentazione, quella sua naturalezza e quel suo spontaneo modo di essere
femminile e non artefatta, le conferivano una sensualità prorompente, che
facevano di lei una di quelle donne che non puoi fare a meno di notare. Il suo
carattere aperto e il suo modo di fare schietto la rendevano quasi sempre una
compagnia piacevole e simpatica.
Anche Elodie era davvero bella,
ma in modo completamente diverso. Sofisticata, curata fino all’eccesso in una
ricerca della perfezione estetica. Aveva i lineamenti fini, che sembravano quasi
aristocratici. Occhi azzurri, capelli color miele con striature di un tono più
chiare, pallida, lunare, magra fino a rasentare l’efebico. Era una di quelle
donne bellissime, raffinate, compiacenti, ma fredde, incapaci di emanare anche
la più blanda vibrazione di sensualità. Una donna non comunicativa in sostanza,
ma pur sempre anche lei una di quelle che non passano inosservate. Il suo
carattere era indecifrabile, era camaleontica, sapeva molto bene adattarsi al
tipo di persona a cui si trovava davanti. In realtà era abbastanza piena di sé,
troppo competitiva ed eccessivamente critica, ma questo lo si poteva scoprire
solo dopo un po’ che la si conosceva perché lai era molto brava a camuffarsi da
ragazza riservata e gentile.
Verso l’una e mezza Orlando
voleva andare a casa.
“Ma come?” gli fece Aylén “Così
presto? Di solito non rientri mai prima delle tre” commentò con fare finto
ingenuo, giusto per rimarcare il fatto delle sue recenti uscite.
Lui furbescamente scelse la via
della diplomazia “Sono un po’ stanco stasera e vorrei andare a dormire presto”
si fermò un attimo la guardò accennando un sorriso dolce e le butto lì: “Mi
farebbe piacere se rientrassimo insieme”.
“Io sono venuta con le mie
amiche e…”.
Ma lui la fissò con quello
sguardo un po’ implorante ed intenso, le scostò una ciocca di capelli
sfiorandole la guancia con una carezza lieve e disse “Mi farebbe davvero
piacere” concluse continuando a sfiorarle la pelle del viso con le dita.
“Ruffiano!” gli disse lei. Però
stava sorridendo.
“Antipatica!” le rispose allora
lui facendole una specie di linguaccia.
Aylén comunque acconsentì e gli
disse “Aspettami qui un attimo” e se ne andò a cercare le sue amiche per
avvisarle che se ne stava andando.
Poco dopo che se ne erano
usciti dal locale, Elodie non poté esimersi di fare un commento in confidenza a
Nathalie “Devo dire che è molto bella, ma non mi sbagliavo è decisamente poco
fine” le disse riferendosi ovviamente ad Aylén.
“E allora? Anche se fosse come
dici tu, e non mi pare, sembra proprio che a lui piaccia così com’è e molto
aggiungerei, quindi…” le rispose Nathalie leggermente infastidita.
Elodie non rispose ma si
ripromise che non appena ne avesse avuta l’occasione sarebbe partita con un
azione ben mirata e calibrata. Avrebbe eliminato quella ragazza che
ostinatamente continuava a considerare inferiore a lei e che non le permetteva
di potersi mettere sullo stesso piano di Victoria che continuava ad uscire ed
andare d’amore e d’accordo con Dominic.
Quando Orlando e Aylén
arrivarono a casa lei s’infilò in cucina per andare a bere. Aprì il frigo e
prese una delle bottigliette da mezzo litro che vi erano dentro. Svitò il tappo,
e siccome erano di quelle da asporto con il miscelatore applicato, la premette
un poco e l’acqua come una fontanella le arrivò direttamente in bocca. Stava
ancora bevendo quando Orlando le arrivò alle spalle l’abbracciò e scostandole i
capelli dandole un bacio sul collo.
“Che fai?” gli chiese lei,
appena risentita a mo di provocazione.
“Te l’ho detto che ci avrei
provato!” rispose lui con fare furbo.
Allora Aylén, con una mossa
piuttosto veloce, prese la bottiglietta, la portò all’altezza della propria
spalla e strizzandola di nuovo fece arrivare un bel getto d’acqua proprio in
faccia ad Orlando che fu colto alla sprovvista.
“E io te l’avevo detto che
tanto rimbalzavi!” fece ridendo e ovviamente scappando.
Lui si asciugò alla meno peggio
l’acqua dal viso con una mano e poi con un espressione finto truce le disse
“Questa me la paghi!” e le corse dietro.
Lei prese le scale approfittano
di essere in netto anticipo, ma lui fu molto veloce e prima che potesse arrivare
in camera l’aveva raggiunta. Prima che la potesse afferrare lei tentò di
muoverlo a compassione, mettendo le mani avanti quasi in segno di protezione
disse “Via è tardi non facciamo cazzate e…”.
Ma lui facendo segno di diniego
col capo e prendendola saldamente per la vita disse “E no carina, troppo facile,
hai iniziato tu e ora ne pagherai le conseguenze!”.
La trascinò tra sgambettamenti
vari e risatine in bagno.
Al che lei capì.
“Non lo vorrai fare sul serio
vero?” gli disse cercando di dissuaderlo con aria perplessa e anche un tantino
preoccupata.
“Oh si invece!” rispose lui
molto soddisfatto.
“No dai… io ti ho solo bagnato
la faccia e…” ma non fece in tempo a finire perché lui la spinse con forza
dentro la doccia e aprì l’acqua facendola bagnare da capo a piedi naturalmente
completamente vestita così come si trovava.
Rideva soddisfatto e
compiaciuto, a braccia conserte mentre lei si stava infradiciando, ma durò poco.
Aylén con una mossa rapida e
fulminea lo afferrò per un braccio e lo tirò sotto il getto d’acqua lo fece
girare e gli passò una mano sulla nuca guardandolo con uno sguardo molto
eloquente. Lo fece appoggiare alla parete della doccia, spingendolo appena, come
se avesse intenzione di baciarlo e fosse impaziente. Lui ci cascò in pieno, e
Aylén poco prima che le loro labbra si unissero si girò di scatto e posizionando
il miscelatore sull’acqua fredda, sgattaiolò fuori dalla doccia veloce.
“CAZZO!” fece lui colto davvero
di sorpresa. Aveva spalancato la bocca e stava tremando “E’ fredda da morire!”
aggiunse e si affrettò a chiudere il miscelatore.
Lei rideva davvero di gusto e
molto soddisfatta.
Anche Orlando nonostante lo
scorno cominciò a ridere e le disse “Sei veramente una…”.
“Niente parolocce! Caro chi di
spada ferisce di spada… perisce!”.
Erano completamente fradici
capelli compresi con i vestiti appiccicati a dosso.
Aylén andò in bagno e prese due
asciugamani.
“Guarda che casino! Non si
possono fare ‘ste cazzate a quest’ora di notte!” commentò cercando di essere
seria.
“Hai cominciato tu!” disse lui
prendendo il telo da bagno iniziando ad asciugarsi la testa e il viso.
“Sì, ma io ti avevo appena
bagnato la faccia! Tu sei sempre il solito megalomane!” rispose lei
rimproverandolo, ma con fare ovviamente scherzoso.
“E’ una questione di principio
perché se tu…”.
Ma lei lo interruppe “Ma che ti
si è incantato il disco? E basta con tutte queste questioni di principio!”
gli disse sempre con lo stesso tono di prima.
“Perché lo dico spesso?” chiese
lui un attimo pensieroso.
“Non spesso: sempre!” gli
rispose lei che intanto stava cercando inutilmente di aprire la lampo del suo
vestito. Poi gli si mise davanti di spalle si spostò i lunghi capelli dalla
schiena e gli disse: “Sii gentile vedi se ti riesce di aprire questa maledetta
lampo!”.
Lui armeggiò un poco, ma la
cerniera che forse si era ossidata per via dell’acqua non ne voleva sapere di
aprirsi.
“Niente da fare” fece lui “Non
si apre”.
“E ora come cavolo faccio a
levarmelo?” commentò lei a voce alta un po’ perplessa.
Fu allora che lui molto
soddisfatto e con un tono fintamente contrito disse “Eh! Benché sia un vero
peccato, temo che dovrai romperlo” concluse con un sorrisino beffardo.
Lei si girò e lo guardò storto
“Certo immagino quanto la cosa ti dispiaccia!” poi rassegnata si girò di nuovo
“Avanti fallo” sospirò, tanto non c’era altra soluzione e poi era davvero tardi
per mettersi a pensare a possibili alternative. In più gli abiti erano bagnati e
dovevano asciugarsi o avrebbero preso un malanno.
Orlando afferrò due lembi della
fine stoffa del vestito e facendo forza lo lacerò fino in fondo, quindi lasciò
che, irrimediabilmente sciupato, le scivolasse ai piedi. Inutile dire che la
cosa gli dette una soddisfazione enorme. Finalmente quell’odioso indumento era
fuori gioco.
Lei si girò imbronciata dopo
aver dato un’occhiata all’abito, lo guardò con aria di sfida e gli disse “Tanto
me lo ricompero!”.
Lui non poté fare a meno di
sorridere “Non so perché… ma immaginavo che l’avresti detto” commentò. Poi si
fermò a guardarla, i capelli bagnati le ricadevano in avanti scompigliati
coprendole parzialmente il seno, le labbra piegate in una piccola smorfia di
disappunto e gli occhi lampeggiavano appena un po’ proprio per lo stesso motivo.
Gli sembrò incredibilmente bella e incredibilmente desiderabile. Prese
l’asciugamano glielo fece passare intorno alle spalle e cominciò ad asciugarle
la schiena, poi tirando le due estremità del telo l’attirò a se, la guardò
negli occhi e cominciò a baciarla con delicatezza senza fretta.
“Continui a provarci?” gli
disse lei interrompendolo appena.
“Sono un tipo decisamente
testardo” ripose lui continuando imperterrito.
Allora lei, scostandosi appena
un po’, cominciò a togliergli la camicia che lui aveva ancora appiccicata
addosso.
Fece scorrere la mani sul suo
torace liscio e muscoloso fino all’addome piatto che sotto la carezza delle sue
dita tremò appena.
“Che fai?” lei chiese
sorridendo.
“Ho deciso di starci…” rispose
Aylén guardandolo dritto negli occhi, poi cominciò a sbottonargli i pantaloni.
Quindi concluse dicendo “Mi hai presa per stanchezza!” e rise appena. Lui
l’attirò a sé stringendola e continuando a baciarla.
“Etcì!” starnutì all’improvviso
la ragazza scostando le sue labbra da quelle di lui e riparandosi la bocca con
una mano.
Lui la guardò storcendo il
naso, “Sarà meglio che prima ti asciughi”.
“Faccio in un attimo” aveva
risposto Aylén, ma lui l’aveva seguita in bagno e aveva continuato a frizionarle
il corpo con l’asciugamano prendendosi amorevolmente cura di lei. Poi mentre
Aylén si asciugava i capelli si era a sua volta finito di spogliare e asciugato
anche lui. Quindi l’aveva presa addirittura in braccio
“Ma che fai?” gli aveva chiesto
lei un po’ stupita.
“Ti porto a letto” aveva
risposto Orlando serafico.
“Ma ci sono solo pochi passi”
aveva detto Aylén vagamente divertita.
“Lo so, ma stasera mi sento in
vena di coccole” aveva aggiunto lui dandole un bacio prima sul naso e poi sulle
labbra. Poi dato che erano arrivati al letto ce l’aveva delicatamente distesa
sopra.
“Ummm le coccole!” aveva
commento lei soddisfatta quindi gli aveva buttato le braccia al collo dicendogli
“Adoro il mio nappettino coccoloso!”.
Lui aveva ridacchiato appena
cominciando a baciarla. Non lo avrebbe ammesso neanche in punto di morte, ma
quando lo chiamava con quel nomignolo buffo gli piaceva un sacco.
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Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Eccomi qua a
ringraziarvi ^_^ GRAZIE Roy(sono felice di averti fatto venire gli occhi a
cuoricino tessorina!) GRAZIE Conty( sei un mito lo sai è bello vederti così
coinvolta! Come diresti tu gh gh gh) GRAZIE Azu ( che mi manda sempre messaggini
troooppo carini, Alejo è qui x te!!^^) e GRAZIE a Sandra per la graditissima
mail^^ Buona lettura a tutti capitolo mooooooooolto topico! :P
Capitolo quindici
Quel martedì sera Orlando era
strano e particolarmente euforico. Sembrava nascondere qualcosa e Aylén, che lo
aveva capito, aveva inutilmente cercato di farlo parlare. Lui si era trincerato
dietro frasi del tipo: Ma non nascondo niente. Guarda che ti sbagli.
E solo una tua impressione.
Dopo quel brutto periodo
causato dalla lite per le immersioni di lei, sembrava che tutto fosse tornato
alla normalità. A causa di quella doccia notturna di qualche settimana prima,
Aylén si era ammalata prendendosi una brutta infreddatura che suo malgrado
l’aveva costretta ad interrompere le immersioni. Era così stata sostituita da un
collega e lei non l’aveva presa benissimo. Orlando invece ne era stato felice.
Avevano riparlato a proposito di ciò e lui le aveva spiegato che non poteva fare
a meno di essere contento. Lei si era un po’ risentita perché teneva molto al
suo lavoro. Lui le aveva detto che capiva, ma che gli sfuggiva il motivo per cui
si dovesse esporre così tanto, sarebbe riuscita ad emergere altrettanto bene
senza bisogno di fare cose eccessivamente azzardate. Secondo lui non aveva
bisogno di dimostrare così la sua bravura o il suo attaccamento al lavoro. Lei
non era del tutto convinta, pensava sempre di non essere abbastanza all’altezza
e si spingeva sempre più avanti soprattutto quando c’era in mezzo la
competizione con i colleghi maschi. Era un po’ lo stesso motivo per il quale
aveva sempre fatto gli sport estremi con suo cugino Callixto. Visto che suo
padre la faceva sentire quasi inferiore in quanto donna, lei si era sempre
cimentata con cose prettamente maschili, volendo così dimostrare di non essere
inferiore proprio a nessuno.
Da quasi dieci giorni erano
arrivati a Los Angeles anche Reina e Alejo. Si erano sistemati in un
appartamento che gli aveva trovato la produzione a Beverly Hills. Reina era
estasiata, non aveva mai visto niente di simile. Alejo e Orlando avevano
cominciato a lavorare e per fortuna il film sarebbe stato quasi interamente
girato a Los Angeles. Reina, che era abbastanza indietro con gli studi, aveva
preso quel periodo per cercare di rimettersi in pari e finalmente laurearsi
anche lei. La sera si incontravano spesso con Aylén e Orlando principalmente a
casa loro e diverse volte si erano uniti anche Donnie con Nathalie e Dominic con
Victoria. Tutti insieme si erano trovati molto bene e quelle serate di gruppo
erano state sempre piacevoli e molto divertenti. Inutile dire che Alejo si era
subito unito anche alle ormai famose serate Play Station, dando il suo
contributo in quanto a sana pazzia da reazione incontrollata dovuta a troppa
immedesimazione nella conduzione delle partite. Principalmente aveva fatto una
sorta di comunella con Dom con il quale si era trovato subito in sintonia.
Orlando avrebbe scommesso un
occhio della testa su quella cosa, ovvero che quei due sarebbero diventati una
sorta di Tom e Jerry.
Per fortuna erano rientrati
anche tutti i problemi circa i possibili gossip sulla Spagna riguardanti Orlando
e Aylén, (il punto era una pausa troppo forte qui a mio parere) ciò grazie anche
al duro lavoro di Robin Bill e agli avvocati dell’attore, quindi regnava una
bella tranquillità su tutti i fronti.
Aylén aveva visto giusto.
Quella sera a sorpresa si presentarono a cena tutti i ragazzi e le ragazze.
Orlando, a fine pasto, comunicò che per festeggiare la prima settimana di
riprese, il prossimo ingaggio di Dom in un film, la venuta di Alejo e Reina e la
definitiva fine delle nuotate in compagnia degli squali di Aylén, quel week end
sarebbero andati tutti a Las Vegas per darsi alla pazza gioia e senza alcun
ritegno. I ragazzi naturalmente lo sapevano dato che avevano organizzato tutti
insieme e le ragazze accolsero la cosa con entusiasmo.
Così il venerdì successivo se
ne volarono tutti e otto nella folle Las Vegas, la città nota per le sue
stranezze e le sue follie, dove l’esagerazione regna sovrana e dove niente ti
può stupire, perché tutto è possibile a Las Vegas. Appena ci arrivi ti rendi
conto che quello è veramente un altro mondo.
Erano alloggiati al Cesar
Palace e le cose erano state fatte davvero in grande. Su idea di Dominic avevano
prenotato niente meno che l’appartamento suite imperiale Giulio Cesare di
quell’hotel in puro stile antico Impero Romano, molto frequentato da vip. La
suite Giulio Cesare non era altro che una mega struttura all’ultimo piano
formata da varie camere e altre stanze riccamente sontuose, comprensive di
saune, palestra, bagno turco e anche di una cucina. Era appunto una specie di
grande appartamento, molto particolare tipo: esagerazione pazza made in Las
Vegas, come si confaceva al clima di quella città. Tutte le loro camere erano
enormi e ovviamente arredate come nell’ antica Roma: con letti a baldacchino,
capitelli, tende, anfore, e addirittura una mini piscina a due posti tipo terme
proprio davanti al letto. Inoltre c’erano specchi da per tutto. Ma la cosa più
strana era che i letti avevano i materassi ad acqua ed erano dotati di
telecomando a distanza, che se azionato, li faceva girare su se stessi. Ognuno
di loro fu dotato di monopattino elettrico per spostarsi da una stanza
all’altra, potendo così colmare brevemente le distanze nei lunghi corridoi di
collegamento.
Tutti e otto sembravano un
branco di ragazzini al luna park. Appena arrivati cominciarono a girellare senza
posa con quei monopattini elettrici spostandosi da una stanza all’altra ridendo
come dei matti.
“Uuuuuuh guardate qui!”
cominciò a fare Dominic ad un certo punto, saltellando sul materasso ad acqua
del suo letto. “Vic tesoro stasera ondeggiamo!” continuò a dire
ammiccando e rischiando di perdere l’equilibrio. Poi non potendo farne a meno
tirò fuori una battuta e rivolto a tutti gli altri che lo guardavano disse “Però
ragazzi bisognerebbe davvero fare come gli antichi Romani”.
“E cioè?” gli domandò Donnie.
“Una bella orgia collettiva!”
disse Dom ridacchiando.
“Sei veramente un
deficiente!” lo riprese bonariamente Victoria.
Lui saltò giù dal letto e la
raggiunse “E’ per questo che mi adori vero zucchero?”.
Lei lo guardò e gli rispose
“Purtroppo sì! Ancora oggi però non mi capacito di come possa essere accaduto!”
e scrollò la testa fingendosi sconsolata.
“In realtà… devo confessare
che… ti ho ipnotizzata!” disse Dominic come se avesse rivelato chissà quale
segreto, con una faccia veramente buffa. Poi aggiunse con fare molto serio
“Naturalmente con il mio fascino da timido ragazzo che si atteggia a burlone
solo per nascondere il suo animo poetico e…”
“E falla finita! Guarda che
non ci crede nessuno Dom!” disse Orlando e tutti scoppiarono a ridere.
Dominic gli fece una
boccaccia poi disse a Victoria “Ma perché nessuno mi comprende?”.
Gli ripose Alejo: “Forse
perché i geni sono sempre degli incompresi!”
“Tu si che sei un uomo con
cervello, mica come questi altri due!” gli disse Dom schiacciandogli il cinque.
“Si vede che lo conosci da
poco” commentò Reina ridacchiando.
Poi tra una battuta e
l’altra andarono tutti a mangiare.
In quel fine settimana ne
combinarono di tutti i colori, fecero ogni genere di stranezza che il luogo
offriva divertendosi parecchio. Naturalmente la sera cambiando sempre locale,
andavano al casinò a giocare. Inutile dire che qualsiasi gioco tentassero,
perdevano sempre e comunque. Ma l’ultima sera, che si erano impuntati a sfidare
la fortuna con la roulette del casinò Luxor in perfetto stile antico Egitto,
accade qualcosa. Dominic che s’era piccato a puntare sul ventitré nero, alla sua
terza puntata al grido di “Ventitré! Dai, gran culo, aiutaci te!” vinse seicento
dollari. Si scatenò il finimondo. La cifra di per se non era certo alta, ma il
fatto di aver vinto galvanizzò tutti. Andarono subito a ritirare i soldi poi
incitarono Dominic a fare un discorso, al che il ragazzo salì su una sedia e si
schiarì la voce, poi disse la sua.
“Carissimi amici, dato che la
dea bendata a deciso di baciare il più bello e intelligente tra tutti noi…”
s’interruppe e fece finta di riflettere “Ma che dico? Il più bello e il più
intelligente quanto meno di tutta Las Vegas e aggiungerei non solo…”.
“Si ma vieni al sodo!
Piuttosto com’è che dicevi tempo fa? Ah sì, fortunato nel gioco sf…” disse
Orlando.
“Taci! E non rubarmi le
battute che ti viene comunque male! Dunque dicevo… prima che quest’attorucolo
inglese da due soldi m’interrompesse, che sono stato baciato dalla fortuna. Ma
sono uomo di gran cuore e non posso non condividere questa gioia immensa con
tutti voi. Quindi dichiaro ufficialmente aperti i baccanali folli. Tutti al bar!
E per la miseria si finisce in bellezza me li voglio scolare tutti e seicento
insieme a voi! O almeno… proviamoci!”.
La proposta fu accolta da un
caloroso applauso, fischi d’approvazione e qualche sguardo perplesso da parte
delle ragazze, ma andarono comunque tutti al bar.
Andò a finire che tra
scommesse e battute tipo: Tanto non ce la fai! oppure Io ho bevuto più
di te, Vedi che sei un rammollito e Vi credete che siamo da meno
perché siamo donne!
Sia i ragazzi che le ragazze
si ubriacarono davvero di brutto. Erano talmente partiti che ad un certo punto
addirittura si persero.
A notte fonda Donnie e
Nathalie gattonavano per l’hotel senza neanche capire come ci fossero rientrati.
“Perché… stiamo procedendo
sulle ginocchia?” chiese ad un certo punto la ragazza.
Donald la guardò serio e poi
disse “Il nemico ci osserva! Shhhhhhhhhh! Seguimi e non far rumore, ti condurrò
alla nostra camera illesa!”.
Dom e Victoria arrivarono più
tardi anche loro però come fecero a ritrovare l’albergo non lo seppero mai.
Presero un solo monopattino elettrico e riuscirono a cappottarsi nel corridoio
finendo malamente a gambe all’aria, ma non solo, furono investiti da Alejo e
Reina che sopraggiunsero subito dopo. I due barcollavano cosi tanto da dare
ritmicamente a turno, forti spallate contro le pareti del corridoio. Non videro
Dom e Vic in terra e gli franarono malamente addosso. Insomma combinarono un bel
macello.
“Dove sono quegli altri due?”
chiese ad un certo punto Alejo a Dominic riferendosi ad Orlando e Aylén.
“E dove vuoi che siano? Non
ricordi che sono spariti per primi?” biascicò Dom “Saranno a letto a fare minimo
la terza!”.
Victoria gli dette uno
scappellotto “Finiscila Dom! Ma sei veramente pessimo quando ti ci metti!”.
Cominciarono tutti a ridere
senza ritegno restando per terra per una buona mezzora senza sapere come fare a
rialzarsi.
Dom e Victoria si svegliarono
nel tardo pomeriggio. Dominic era un po’ preoccupato visto che dovevano
ripartire per Los Angeles di lì a poche ore. Uscì dalla stanza e andò a bussare
a quella di Alejo che era già in piedi.
“Tutto bene?” chiese.
“Sì, a parte il gran mal di
testa”.
“Gli altri?” domandò Dom.
“Donnie l’ho svegliato io,
alla camera di Orlando invece non risponde nessuno”.
“Magari dormono e non
sentono, dai vieni con me a svegliarli, sennò facciamo tardi”.
Andarono insieme alla stanza
degli amici. Bussarono. Nessuno rispose. Riprovarono. Niente.
Si scambiarono un’occhiata e
ne convennero di provare ad entrare. Guardinghi aprirono pian piano la porta e
quello che videro li fece quasi scoppiare a ridere.
Evidentemente quei due
dovevano essere stati in assoluto i più ubriachi. Aylén completamente vestita
era supina sul letto con la testa che ciondolava fuori da una parte e la bocca
aperta, il letto girava su se stesso e il telecomando era finito chissà dove.
Orlando vestito anche lui, era bocconi su un divanetto, ci doveva essere
arrivato per caso, sembrava in bilico e aveva un braccio che penzolava verso
terra. Alejo notò che stringeva in una mano un foglio.
Entrambi russavano come due
tromboni e non si mossero, neanche risposero ai richiami di Dom e Alejo.
Dominic allora andò verso
Orlando e lo scosse, ma il ragazzo grugnì appena e non diede segno di vita
alcuno, fu allora che Dom notò anche lui quel foglio. Cercò di levarglielo di
mano ma non ci riuscì, comunque curioso da morire, cercò di vedere di che cosa
si trattasse. Non lo avesse fatto. Appena lo capì si alzò di scatto e andò verso
Alejo con una faccia molto stranita. A dire il vero pareva impaurito.
“Cazzo di quella gran troia
della miseria ladra!” disse tutto d’un fiato.
“Oh ma che diavolo succede?”
gli chiese Alejo un po’ preoccupato.
“Succede… che questi due
deficienti…” disse portandosi una mano alla fronte con fare quasi disperato “Si
sono sposati!” concluse con enfasi indicandoli. “E niente di meno che nella
cappella di Elvis Presley!” concluse costernato, come se fosse di chissà quale
importanza il luogo dove era avvenuta quella che lui considerava una sorta di
catastrofe.
“Oh Merda!” fece di rimando
Alejo scioccato con occhi e bocca spalancata.
“Ti pare che se ne possano
essere effettivamente resi conto?” commentò Dominic esagitato.
“Credo proprio di no!”
rispose Alejo parecchio tirato.
“Ecco appunto, e ora chi
cazzo glielo dice?”.
“Io no!” fece subito Alejo
mettendo le mani avanti.
“Io neanche!” rispose Dom.
Si guardarono un attimo negli
occhi e si capirono al volo.
“Andiamo via. Presto!”
dissero in coro terrorizzati dall’idea che i due si svegliassero e se la
svignarono a gambe levate.
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Capitolo 16 *** Capitolo 16 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: come sempre bisogna
che vi faccia i miei sentiti ringraziamenti ragazze ^_^ GRAZIE Roy(il tuo
commento mi ha fatto veramente divertire ganza soprattutto la fine ^^!)GRAZIE Eowyn ( emmm... sil matrimmonio puoi
leggere sotto ^^) GRAZIE Conty( ghgh la tua curiosità
sarà esaudita, sono felicissima di farti divertire ) GRAZIE Anjulie( per l'affetto per l'aiuto e
per gli splendidi pensieri GRAZIE Azu ( come già sai felicissima di
aver fatto divertire anche tu!!^^) e GRAZIE ancora a Sandra per la mail ele
belle parole^^ Grazie anche a Sara (e mi ripeto felicissima di averti fatta
sorridere^^) Buona lettura a tutti ^_^
Capitolo sedici
Erano tutti in aereo, stavano
rientrando a Los Angeles e tirava una strana aria. Dominic e Alejo non facevano
che controllare di sottecchi Orlando e Aylén, ma i due, a parte il fatto che
facevano la spola ai bagni per vomitare o perché comunque stavano davvero male a
causa della sbronza, parevano abbastanza tranquilli. Avevano solo la faccia
contratta e leggermente verdognola per via degli stravizi e di alcune forti
turbolenze che avevano aggravato la già di per se precaria situazione. Donnie e
Nathalie, che loro prudentemente non avevano messo al corrente della storia del
matrimonio, invece dormivano alla grande, come anche Vic e Reina.
Orlando però sapeva.
Quando si era svegliato in
preda ad un mal di stomaco e di testa allucinanti poco prima di correre in
bagno aveva fatto in tempo a rendersi conto che stringeva in mano un certificato
matrimoniale regolarmente firmato da lui e da Aylén. Gli era preso un colpo
apoplettico ed era poi corso a vomitare. In effetti i conati di vomito erano più
per la quantità assurda di alcool che ancora aveva in circolo, che per la presa
di coscienza di quello che avevano combinato. Era entrato nel panico più
profondo non sapendo che fare. Ovviamente in un certo senso sapeva molto bene
che fare: annullare quanto prima quel matrimonio che assolutamente lui non
considerava né valido né tanto meno nei suoi progetti prossimi. Aveva subito
telefonato ad uno dei suoi avvocati che gli aveva spiegato che casomai il
divorzio immediato a Reno in Texas, sarebbe stata una cosa più semplice
dell’annullamento. Naturalmente occorreva il consenso della ragazza. Orlando,
molto, ma molto preoccupato, aveva mantenuto il silenzio. Quando Aylén si era
svegliata stava malissimo ed era di pessimo umore, non gli era parso proprio il
caso di affrontare l’argomento, così si era ripromesso di farlo il giorno
seguente quando fossero stati soli a casa.
Una volta arrivati
all’aeroporto di Los Angeles gli assistenti di Orlando e Dominic erano lì pronti
ad aspettarli e li accompagnarono tutti alle rispettive abitazioni.
Prima di salutarlo Dominic
aveva guardato Orlando in maniera strana “Tutto bene vero?” aveva poi chiesto
guardingo. L’altro aveva aggrottato le sopracciglia e aveva detto “Benissimo
perché?”.
“No, no niente… così, era tanto
per sapere” aveva farfugliato Dom che non capiva se l’altro c’era o ci faceva,
ma decise di non volerlo scoprire e chiuse lì la conversazione.
Il giorno seguente per il
povero Orlando fu una specie di supplizio. Stette nervoso e agitato tutto il
tempo. Era certo e matematicamente sicuro che Aylén avrebbe reagito molto male,
del resto sapeva come la pensavano le donne su certe cose. La sua ultima ragazza
lo aveva martellato fino quasi allo sfinimento perché regolarizzasse il loro
rapporto almeno con un brillante, figuriamoci se Aylén con quel caratterino che
si ritrovava, avrebbe accettato di buon grado il fatto che il prossimo week end
avrebbero dovuto divorziare seduta stante. Sicuramente l’avrebbe presa come un
mancanza di voglia d’impegnarsi da parte sua, ma lui proprio non voleva essere
spostato e soprattutto non in quel modo e così presto. E poi al matrimonio non
ci aveva mai neanche lontanamente fatto mente locale, insomma era una cosa che
proprio per il momento non voleva neanche prendere in considerazione.
Man mano che il tempo passava e
si avvicinava l’ora in cui avrebbe incontrato Aylén a casa la sua ansia
aumentava a dismisura.
Quando la ragazza rientrò, come
sempre verso lei sei del pomeriggio, lui era già ad aspettarla, del resto
smetteva di girare alle cinque. Aylén notò che sembrava preoccupato ed
insofferente. Vide subito che era davvero strano. Era stanca, non si sentiva
ancora benissimo, in più aveva un problemino da sottoporgli. Era accaduto
che il collega che l’aveva sostituita nelle immersioni aveva sbagliato a
prendere alcuni campioni, e di conseguenza lei si sarebbe dovuta immergere un
altro paio di volte in quella fossa. Aveva promesso che non avrebbe più fatto le
cose di nascosto per ciò era preoccupata perché ne doveva parlare con lui.
“C’è qualcosa che non va?” gli
chiese infine un po’ in ansia. Se era nervoso parlargli delle immersioni sarebbe
stato più difficoltoso.
“No!” scattò lui, poi arricciò
il naso e si scompigliò i capelli quindi si corresse sospirando “Si… siediti
perché sarà una cosa… un po’ lunga”.
Si accomodarono sul divano e
lui si sedette proprio in cima. Le sue gambe ballavano appena, segno che la
tensione era alle stelle.
“Insomma ma che succede?”
chiese la ragazza che cominciava ad essere seriamente preoccupata.
“Non è tanto facile a dirsi… è
che abbiamo combinato un bel guaio” disse lui sempre più tirato, era come in
attesa che scoppiasse la bomba e più parlava più era consapevole che lo
scoppio lo avrebbe investito.
“Allora? mi dici che succede
per favore?” chiese lei allarmata, vista la sua reticenza ne aveva pensate di
tutti i colori.
Orlando decise di dire tutto
d’un fiato tanto tergiversare sarebbe servito a ben poco.
“Non so come sia potuto
accadere perché non mi ricordo niente e a quanto pare neanche tu ricordi nulla,
ma a Las Vegas ci siamo… emm… sposati”.
“Come?” saltò su lei scattando
in piedi “Stai scherzando vero?” gli chiese basita con un’ espressione molto
strana che lasciò Orlando alquanto perplesso.
“Non è possibile! Non può
essere vero!” ribadì lei che era molto più che agitata.
Orlando era stranito.
“No, ti assicuro che è tutto
vero” e le mostrò il certificato.
Lei lesse e la sua espressione
scioccata scioccò a sua volta lui.
“Ma è una follia, bisogna fare
qualcosa e subito! Io non voglio affatto essere sposata” disse lei molto più che
contrariata.
E’ strano perché avrebbe dovuto
essere contento della reazione di Aylén ed invece cominciò a provare un vago
senso d’irritazione.
“Calmati, non mi pare il caso
di agitarsi così” le disse.
Lei restò in piedi lo guardò e
poi disse “Io mi calmerò solo quando mi dirai che possiamo mettere fine a questa
cosa ridicola il prima possibile”.
L’irritazione di Orlando si
stava trasformando pericolosamente in rabbia. Il fatto che lei avesse reagito
così male e che sembrasse molto infastidita dall’essere sposata con lui non gli
piacque per niente. A dire il vero c’era rimasto male. Aveva creduto che sarebbe
stato difficile convincerla al divorzio e invece sembrava che lei lo volesse
sopra ogni altra cosa come se non volesse di fatto neanche prendere in
considerazione quella cosa ridicola come l’aveva appena definita.
“Capisco perfettamente, che la
cosa ti turbi, ma addirittura definirla ridicola e reagire così mi sembra un po’
esagerato da parte tua” disse contrariato.
Ma lei era veramente fuori di
se. Fondamentalmente era contraria al matrimonio in generale, le bastava
prendere ad esempio quello dei suoi genitori e si sentiva morire. Non aveva
nessuna intenzione d’intrappolarsi in un legame matrimoniale, non ci aveva mai
neanche riflettuto sopra. Era una cosa lontana anni luce dai suoi pensieri. A
dire il vero non aveva fatto nessun tipo di progetto a lunga scadenza neanche
sul suo attuale rapporto con Orlando. Viveva piuttosto alla giornata e non
avrebbe certo saputo dire quanto sarebbe durato. Del resto anche se stavano
insieme da un anno, si erano visti talmente poco che era quanto meno prematuro
dire con certezza che sarebbero stati una coppia a vita. Stavano gradualmente
sperimentando per la prima volta una convivenza e un approfondimento del loro
rapporto, un matrimonio celebrato ubriachi fradici non era certo un punto
d’arrivo, ma neanche tanto meno di partenza.
“Non sono esagerata. Io sono
assolutamente contraria la matrimonio. Non mi voglio sposare né ora né mai”
disse infine Aylén molto concitatamente.
A quelle parole, contro ogni
previsione e contro ogni ragionamento fatto prima, Orlando s’incazzò. Era vero
che pure lui voleva rompere quel matrimonio ridicolo e senza senso. Non era
pronto e non ci aveva mai pensato, ma di fatto lui non era a priori contro il
matrimonio in genere. Aveva sempre pensato che passata la trentina si sarebbe
sposato mettendo su famiglia. La riteneva una cosa naturale e anche bella; e
sentire che lei, la donna di cui era innamorato, con cui viveva insieme pensava
l’esatto contrario gli fece un effetto pessimo. Si domandò che senso avesse
portare aventi una relazione se nel tempo non ci fosse stata una sorta di
evoluzione. Insomma che si sta a fare insieme se non per costruire qualcosa
anche se nei tempi e nei modi giusti?
“Sinceramente questo tuo modo
di pensare mi sorprende e non mi piace. Non mi avevi mai detto come la pensavi
in proposito” disse Orlando abbastanza freddamente.
“Non me lo hai mai chiesto e
poi scusa tanto ma con il lavoro che faccio e che fai tu mi pareva abbastanza
ovvio” rispose lei tranquilla.
“Ovvio? Ma che stai dicendo?
Scusa ma non capisco…” rispose decisamente irritato.
Aylén a sua volta non capiva,
sembrava da come lui stava parlando, che avesse in mente chissà quali progetti,
ma in realtà non avevano mai parlato di tutto ciò.
“Stiamo insieme, ma è una cosa
ancora piuttosto precaria mi pare, come pretendi che uno possa fare previsioni!
E’ anche probabile che tra un anno a quest’ora non saremo neanche più insieme!”
disse la ragazza spazientita.
“Cosa?” disse lui basito
alzandosi a sua volta in piedi “Ma come ragioni?”.
“Io sono realista!” ribatté
lei.
“Allora spiegami e dimmi che
cazzo ci stai a fare insieme a me, perché mi sfugge davvero il motivo!”.
Era davvero arrabbiato.
“Ma che domande!” disse Aylén
“Lo sai benissimo perché! Sono innamorata di te e nonostante tu abbia un brutto
carattere…”
Lui la interruppe decisamente
torvo “IO? Io, ho un brutto carattere? No, ma te lo fai mai un esame di
coscienza qualche volta?”.
Stava cominciando ad
arrabbiarsi molto anche lei “So benissimo di non essere una persona facile, ma
tu non sei da meno. Fattelo un po’ anche tu un esamino di coscienza invece di
metterti sempre su un pulpito!”.
“Cara mia, diciamo le cose come
stanno! Se questo rapporto va avanti è perché io faccio sempre il primo passo,
io sono quello che passa sempre sopra le cose e sono sempre e comunque io che
accetto tutte le cazzate che fai!”.
Lei spalancò la bocca
indignata.
“Non e affatto vero!”.
“Sì che lo è!” ribatté lui
piccato.
“No! E lo sai che è così! Anche
io ho sopportato un sacco di cose per amor tuo, non ultima quella di restare in
ombra come una ladra. Ho fatto anche io i miei passi per riavvicinarmi a te e
sopporto il tuo egocentrismo e la tua voglia di farti i fatti tuoi, senza fare
troppe scene”.
“Io non mi faccio i fatti
miei!” urlò lui.
“Ah no? Com’è che ogni volta
che discutiamo tu come un bambino piccoso prendi e sparisci e ti fai proprio i
cazzi tuoi?”.
La discussione cominciò a
degenerare. Quando si litiga capita che si perda il controllo e purtroppo una
volta perso è difficile fermarsi, si finisce col dire cose infinitamente
spiacevoli che magari neanche si pensano. A loro stava esattamente accadendo
ciò.
Si stavano sputando in faccia
con rabbia delle cose che non centravano poi molto, ma che in quel momento
servivano ad entrambe come valvola di sfogo.
“Ne potrei davvero raccontare
delle belle su di te! E dire che se andassi da un giornalista ci farei pure un
mucchio di soldi!” stava dicendo Aylén sarcastica.
“Sentiamo!” l’aveva sfidata
lui.
“Per esempio, ti sei mai reso
conto di quanto sia fastidioso quando ti levi quelle cazzo di All Star in
camera? Non so, ma vedi, ti puzzano talmente piedi che sembra di stare in una
camera a gas!”.
Lui l’aveva guardata davvero
male e aveva controbattuto “Non è che ha te i piedi profumino di vaniglia cara!
E restando in tema, come cazzo hai fatto a riempire il bagno di diecimila
tubetti e vasetti che lasci regolarmente a giro, per giunta aperti? Una volta
mi sono lavato i denti con una crema per il contorno occhi!”.
“Non mi parlare del bagno! Lo
vogliamo dire o no che lasci quella stramaledetta tavoletta sempre alzata? Per
non parlare di quando non centri il water!”.
“Bugiarda! E’ capitato solo una
volta!”.
“Vuol dire che hai la memoria
corta!”.
“A proposito di memoria corta!
E menomale che ci sono io a ricordarti di prendere la pillola altrimenti
avremo minimo tre figli!”.
“Grandissimo stronzo che non
sei altro! Questo è veramente falso e tendenzioso, me ne ricordo benissimo da
sola sei tu che c’hai le ansie!”.
E continuarono una buona
mezzora su questi toni quando ad un certo punto Orlando come suo solito reagì
alla sua maniera.
“Basta! Me ne vado fuori non
posso più di starti a sentire!”.
“Ecco bravo fai quello che ti
riesce meglio: scappa!”.
“Mi hai veramente rotto le
palle!” le sibilò.
“Mai quanto tu le hai rotte a
me!” gli rispose lei altrettanto sibilante.
E su questo ultimo scambio
d’opinione lui prese la porta e se ne andò.
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Capitolo 17 *** Capitolo 17 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ancora mi ritrovo a
non trovare le parole per esprimervi la mia gratitudine GRAZIEEEEEEEEE!!!! Sono
ripetitiva ma davvero siete immense!! ^_^ GRAZIE Roy(ahahahah mi faarai
morire superpanibalda!!!^^!)GRAZIE Eowyn ( anche per il suggerimeto da
beta controllo e correggo grazie 1000 davvero^^) GRAZIE Conty(e no che non finisce qui ^_^ ne
leggerai ancora delle belle ???? ) GRAZIE Anjulie( carissima non so più come
ringraziarti credimi!!^_^) GRAZIE Frodina ( ben tornata e no scusarti
affatto leggi pure come e quando vuoi!!^^)GRAZIE Azu ( eheheheheh sta storia del puzzo
dei piedi vi ha colpite tutte!!^^) e GRAZIE a Sara (per i commenti e per il
resto tu sai!!^_^) Mandy non la ringrazio mai ma lei lo sa che è implicito!! ^^Buona lettura a tutti ^_^
Capitolo diciassette
Orlando aveva addirittura preso
la macchina ed era una cosa che non faceva quasi mai. Se ne era andato a
mangiare da solo al ristorante. Davanti al suo bel piatto di sushi se ne stava
pensieroso a riflettere mentre spiluzzicava svogliatamente la vivanda.
Era inutile, Aylén non era la
ragazza adatta a lui. Sicuramente sapeva che ne era molto innamorato, ma l’amore
da solo non basta. Lui era tendenzialmente una persona abbastanza calma, ma da
quando la conosceva, con lei non aveva fatto che tirare fuori il peggio di sé.
Litigavano in continuazione, tutto diventava fonte di problemi e discussioni e
la cosa più grave, secondo lui, era che la vedevano in maniera diversa su troppe
cose. Sentiva di aver bisogno di una compagna più mite, di una donna che lo
comprendesse e che almeno qualche volta, una volta, lo assecondasse. Era molto
arrabbiato e vedeva le cose in maniera decisamente drastica quella sera.
Continuò a pensare che Aylén era troppo impulsiva e troppo fuori controllo, non
riusciva a gestirla come avrebbe voluto, del resto non gli era mai riuscito. Fin
da quando l’aveva conosciuta aveva letteralmente perso la testa finendo, secondo
il suo modo di vedere del momento, per correrle a presso cercando sempre e
comunque di tenerla legata a sé. Alla fine di quest’ultima riflessione ebbe un
repentino moto di stizza, accompagnato da un’ondata violenta d’orgoglio che lo
investì scuotendolo. Era forse definitivamente rincoglionito? Non era capace di
gestirsi se non in funzione di Aylén? Doveva forse continuare per sempre
quell’altalena per tenere in piedi un rapporto che forse non era giusto per lui?
Ne convenne che era davvero
l’ora di dimostrare a se stesso che poteva benissimo fare a meno di lei e di
tutti i suoi capricci. Delle sue provocazioni e dei suoi modi liberali. Non
sarebbe certo morto e chissà forse dopo un po’ sarebbe stato anche meglio.
Le sue erano solo
considerazioni avventate dettate dalla rabbia e da quello stupido orgoglio
tipicamente maschile che fa capolino proprio nei momenti meno opportuni. Non
stava affatto ragionando, ma piuttosto sragionava di brutto, ma ormai s’era
convinto e molto soddisfatto, non che fiero di se stesso e di come stava
affrontando la faccenda, mangiò di gran gusto tutta la sua cena.
Non avendo voglia di fare
inutili discussioni e di dover dare chissà quali spiegazioni a destra e manca
prese una decisione improvvisa. Aveva bisogno di tempo per riflettere e aveva
bisogno di stare in pace, da solo, quindi si prenotò una camera d’albergo.
Doveva fare ordine nella testa,
doveva calmarsi e doveva prendere una decisione definitiva. Non avvertì di
proposito nessuno, del resto voleva dare una bella lezione ad Aylén, era l’ora
che si rendesse conto che lui non viveva in funzione di lei e che il suo modo di
affrontare le situazioni era sbagliato e indisponente.
In sostanza un bel modo di
ragionare il suo, pretendeva di dare lezioni comportamentali agli altri
comportandosi peggio ancora di loro.
Ma la testa dura è un gran
brutta bestia, unita poi all'orgoglio diventa un cocktail letale per fare le più
grosse scemenze.
Alle cinque e trenta del
mattino successivo Orlando fu svegliato dal trillo insistente del suo cellulare
che aveva dimenticato acceso. Saltò a sedere sul letto e decisamente
disorientato afferrò il telefono. Era Alejo.
“Orlando? Ma dove cazzo sei?
Tra venti minuti si comincia a girare e anche il tuo assistente è nel panico”.
“Arrivo subito… è che … porca
puttana non mi sono svegliato! Emmm… senti inventa una scusa tra quaranta minuti
al massimo sono lì!” disse.
“Okay” fece Alejo leggermente
perplesso e riattaccò.
Orlando tirò giù il lenzuolo e
piuttosto fuori fase cominciò a vestirsi. Non aveva dormito molto e quel poco lo
aveva dormito male. Era irritato e abbastanza contrariato. Uscì dall'albergo in
fretta e prese la macchina per andare di corsa a lavoro.
Durante una pausa sul set
Orlando si stava confidando con Alejo.
Proprio in quel momento stava
parlando giusto lo spagnolo.
“A parte il fatto che come sei
arrivato, ho notato la tua faccia decisamente storta poi non eri a casa,
la telefonata strana, insomma ho fatto due più due” gli stava dicendo “Ma sei
sicuro di quello che dici? Comunque Orlando se davvero come dici sei stufo
sarebbe meglio che tu fossi chiaro piuttosto che sparire così senza dire niente
a nessuno”.
“Sono veramente stanco Alejo.
Non la sopporto più! Avresti dovuto sentirla, mi ha detto delle cose che
farebbero perdere la pazienza ad un santo”.
“Secondo me esageri. Sei
arrabbiato e parecchio e per questo stai vedendo le cose peggio di quelle che
sono. Attento però a non fare cazzate! Almeno chiamala e dille che vuoi stare
per conto tuo”.
“Domani, forse la chiamo…”
rispose Orlando pensoso e con una lieve inflessione di ripicca nella voce.
“Via possibile che ora tutto
d'un tratto sia diventata la peggio donna sulla faccia della terra!” esclamò lo
spagnolo.
“Non ho detto questo! E' solo
che non è la donna adatta a me e a dire il vero l'ho sempre saputo. Dovrei
liberarmi e provare ad uscire con qualcun'altra”.
“Ma tu sei andato fuori di
testa!” esclamò Alejo.
“No! Sei tu che non capisci”
ribatté Orlando “Bisogna che dimostri a me stesso che posso benissimo fare a
meno di lei, o finirà che sarò un burattino nelle sue mani e questo, caro mio,
non intendo permetterlo più!” aveva concluso pieno d’enfasi.
Alejo non aveva aggiunto altro.
Preferì tacere e vedere se gli sbolliva la cosa, perché al momento secondo lui
stava solo delirando.
A fine riprese gli propose di
cenare a casa di Dominic con cui si era accordato prima, chiamando a raccolta
anche Donnie, così sperava che magari tutti insieme sarebbero riusciti a farlo
ragionare come si deve.
Nello stesso momento
Aylén era al telefono
con Reina.
“Sono sicura che Alejo è con
lui, mi ha chiamata e mi ha detto che avrebbe tardato, non mi ha voluto dire
niente di più, ma ti ripeto secondo me è con lui” stava dicendo alla sua amica.
“Quindi non ha dormito da voi?”
le chiese Aylén.
“No, e poi te lo avrei detto
subito ti pare? Ma che hai intenzione di fare?” le chiese Reina preoccupata.
“Per ora niente che vuoi che
faccia?” rispose Aylén stancamente “Quando si deciderà a tornare a casa sentirò
che ha da dire e poi vedremo” concluse atona.
“Ma perché non lo hai
chiamato?”.
“Non sta certo a me chiamarlo!
E’ lui che se è andato di casa sbattendo la porta!”.
“Sei molto arrabbiata?”.
“Non lo so nemmeno io come sono
Reina, non so che pensare… Non aveva mai fatto una cosa del genere a dire il
vero sono Anche preoccupata, meno male che Alejo ha detto che è andato al
lavoro. Non so… forse avrà dormito da suo cugino”.
“Mmmmm… probabile” commentò
Reina.
“Abbiamo litigato molto
pesantemente e forse…” Aylén s’interruppe.
Non sapeva davvero più che
pensare. Fin da quando si era svegliata, si era persa in mille congetture sulla
faccenda. Aveva provato a pensare a cosa potesse essere accaduto. Aveva capito
che Orlando non era rientrato e aveva messo in conto che addirittura avesse
potuto essere con un’altra. Aveva come l’impressione che ci fossero dei
riscontri che avrebbero potuto in un certo senso almeno darle il dubbio che lui
potesse aver fatto una cosa simile, tuttavia questa possibilità era stata
immediatamente scartata. Non certo perché lo ritenesse impossibile, ma solo per
un atteggiamento di difesa: a volte accade che quando veniamo assaliti dalla
paura che ci possa essere qualcosa che
potrebbe farci davvero male, c’imponiamo di non pensarci evitando di proposito
ogni doloroso pensiero.
Lei non ci pensava e non ci
voleva pensare, ma, di fatto, era molto preoccupata e stava davvero male. Non
era andata neanche al lavoro e questo era la prova tangibile del suo stato
d’animo. Appena si era effettivamente resa conto che lui non era rientrato a
dormire, prima della rabbia era stato il panico a farla da padrone. Aveva subito
pensato, cogliendo quasi un presagio maligno, che lui la volesse lasciare, che
stufo non ne volesse più sapere di lei e si era sentita perduta. Sapeva di avere
a volte un carattere veramente pessimo, di tenere degli atteggiamenti sbagliati
ed impulsivi, come sapeva che avrebbe ottenuto molto di più dalle persone se
solo fosse stata capace di dire le cose con più diplomazia, ma al di là di tutto
questo lo amava davvero moltissimo e non voleva perderlo.
Durante la giornata aveva avuto
stati d’animo alternati: la paura, la rabbia, la preoccupazione, lo sconforto.
Ora era semplicemente stanca, priva di energie mentali e fisiche. Non poteva
dire all’amica che tipo di reazione avrebbe avuto quando lo avrebbe rivisto
perché neanche lei lo sapeva. Avrebbe potuto aggredirlo, come rimanere calma.
Molto, n’era certa, sarebbe dipeso da lui.
“Vuoi che venga lì da te?” le
stava chiedendo Reina amorevolmente.
“No, non importa. E poi se
dovesse rientrare voglio essere sola con lui, capisci vero?”.
“Sì certo”.
Avevano deciso di rimanere al
telefono, così almeno Reina le avrebbe comunque fatto compagnia. Era davvero in
pena per lei e temeva grossi guai, non le piaceva per niente la piega che aveva
preso la faccenda. Naturalmente per non gettare benzina sul fuoco pensò bene di
tenersi per sé queste considerazioni. Avrebbe parlato solo ed esclusivamente al
momento opportuno.
Intanto in casa di Dominic era
in corso un'animata discussione.
Per prima cosa Donnie si era
arrabbiato per non essere stato messo al corrente del matrimonio, poi un po’
tutti avevano dato contro Orlando criticando questo suo atteggiamento piccoso e
questa sua presa di posizione drastica e improvvisa.
Il più diretto come al solito
fu Alejo.
“Se tu fossi onesto con te
stesso” gli stava appunto facendo notare “Ammetteresti che il fatto che lei non
abbia smaniato per restare sposata con te, o che quanto meno non abbia fatto
nessuna pressione, ma piuttosto, abbia reagito in maniera nettamente contraria,
ti ha dato molto fastidio!”.
“Certo che mi ha dato fastidio!
Sembrava che fosse condannata ai lavori forzati e che cazzo!” saltò su Orlando.
“Beh? E non sei contento?” gli
chiese stupito Dom.
“Secondo te dovrei essere
contento nell'apprendere che la persona che amo e con cui vivo, sembra che stia
insieme a me per scommessa?”.
“Ma che succede Orlando, non è
che sotto sotto la volevi sposare sul serio?” domandò Donnie perplesso.
“Ma certo che no!” si affrettò
a rispondergli suo cugino.
“E allora tutta sta sceneggiata
di che cosa sa?” chiese Alejo.
“CHE PALLE!” saltò l'inglese
decisamente stufo “Ma siete tonti o cosa?”.
“No sei tu che sei contorto, ma
ti ascolti quando parli?” gli chiese Dom.
Orlando non fece in tempo a
rispondere perché gli squillò il cellulare.
Era Robin la sua agente.
“Eppure sei sempre stata una
persona con la testa sulle spalle dimmi come hai potuto fare una simile cazzata!”
Lo apostrofò senza mezzi termini.
Di lì nacque una lunga
discussione tra lei e Orlando, ovviamente proprio su quel disgraziatissimo
matrimonio di Las Vegas. Lei lo rimbrottò duramente rimarcandogli che se mai
fosse uscita fuori una cosa del genere, magari con foto di loro ubriachi,
sarebbe stato un disastro enorme per la sua immagine. Lui che decisamente aveva
una serata molto storta non aveva voglia né di giustificarsi né di starla a
sentire.
Robin gli disse che doveva
divorziare seduta stante, visto che tanto l'aveva contattata uno degli avvocati
spiegandogli che Orlando stesso era di quell'avviso.
Orlando perse la pazienza e
liquidò così la telefonata: “Faccio quello che mi pare va bene? Divorzierò
quando e come lo deciderò io. Non voglio discuterne più! Muovete il culo e
occupatevi del vostro lavoro, siete pagati per tenere a bada giornalisti e
compagnia bella. E non ho altro da dire!”.
Quindi aveva troncato di netto
la conversazione.
“E questa ora che novità
sarebbe?” chiese Donnie perplesso.
“Questa novità cosa?” grugnì
Orlando fulminandolo con un occhiataccia.
“Da come hai detto a Robin al
cellulare sembra che tu non abbia più intenzione di divorziare” gli rispose
Donnie.
“Ti sbagli!” si affrettò a
rispondere Orlando “E' solo che per una volta voglio fare come cazzo mi pare! Va
bene? Divorzierò quando lo deciderò io e non quando lo ordina la mia agente o
il mio addetto stampa!” concluse arrabbiato.
“Sì, va bene ma si da il caso
che siete in due, insomma non puoi decidere da solo, anche Aylén dovrebbe dire
la sua” commentò Dominic.
Orlando si girò e torvo rispose
“Anche lei per una volta tanto farà come dico io!”.
Gli altri tre si scambiarono
un'occhiata e Dom roteò gli occhi, certo che Orlando quando ci si metteva era
proprio un bambino capriccioso pensò.
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Capitolo 18 *** Capitolo 18 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Eccomi a
ringraziarvi di nuovo care le mie fantastiche ragazze ^__________^ GRAZIE Eowyn(
fai una splendida vacanza divertiti e TVB anche io stellina!!) GRAZIE Roy ( eh si questi due sono uno peggio
dell'altro, sono molto umani diciamo ) GRAZIE Anjulie ( ti mando una mail domani sei
troppo buona con me grazie davvero!!!!!!!) GRAZIE Conty ( te le recensioni le dovresti
fare di mestiere mi fai impazzire!!^^) GRAZIE Azu ( e non solo per le recensioni ^^)
e come sempre Buona lettura a tutti ^_^
Capitolo diciotto
La discussione tra i ragazzi
s'era protratta ancora a lungo, ma alla fine fra mugugnamenti vari, Orlando
s'era deciso a ragionare almeno un poco. Aveva detto che l'indomani, e non
prima, sarebbe rientrato a casa. Poi, dopo la forte pressione degli amici, s'era
pure abbassato non a telefonare, ma almeno a mandare un messaggio ad
Aylén per avvertirla.
La ragazza aveva letto il
messaggio telegrafico e aveva scosso la testa con disappunto. Si era così
leggermente tranquillizzata, ma nonostante ciò non poté fare a meno di pensare
che Orlando, a volte, era proprio un immaturo. Cominciò a sua volta a domandarsi
che cavolo ci stesse a fare con uno che appena c'era un problema prendeva e se
ne andava. Sì, era vero che tornava sempre e che, magari a comodo suo, era anche
disposto al dialogo, ma il comportamento di Orlando in quei frangenti era
decisamente stile prima donna viziata. In fondo, proprio quello che forse
era realmente. Era abbastanza chiaro che non voleva essere contraddetto e che
era abituato ad essere assecondato, ma a lei questa faccenda cominciava a
piacere sempre meno, lui doveva darsi una regolata o altrimenti sarebbe finita
male.
Il giorno seguente Orlando era
leggermente più tranquillo, non che intendesse cedere, scusarsi o fare chissà
che cosa, ma almeno non era così indispettito come il giorno prima. Alejo
prudentemente evitò di fargli domande, o di commentare e a fine giornata lo
salutò come se nulla fosse.
Al che Orlando gli disse: “Lo
so che muori dalla voglia di saperlo! Sì, torno a casa!”.
Alejo scosse il capo e se ne
andò.
Orlando prese la macchina e
passò dall'albergo a saldare il conto, visto che uscendo verso le cinque di
mattina per andare al lavoro, non aveva potuto farlo prima. A dire il vero ci
avrebbe potuto mandare il suo assistente, ma voleva rientrare a casa con calma
per non dare ad Aylén l'idea di essere così smanioso. Insomma era sempre un po’
sul piede di guerra.
Ma, una volta a casa,
nonostante fosse quasi ora di cena, la sorpresa l'ebbe lui. Aylén non era
rientrata, e, come seppe da Ester prima che se ne andasse, la ragazza era ancora
a lavoro. Quindi facendo un rapido calcolo Aylén era in ritardo di un paio
d'ore.
Orlando diventò idrofobo.
Era un ragazzo sveglio e capì
abbastanza alla svelta. Era tornata a fare quelle immersioni. Lui non poteva
certo sapere che lei avrebbe voluto parlagliene prima che litigassero di brutto
e lui sparisse per due giorni, così si arrabbiò ancora una volta. Aggiungendo
rabbia alla rabbia si può dire che fosse invelenito.
Quando alla fine lei rientrò
l'aggredì subito in malo modo.
“Allora dillo che sei una
grandissima stronza! Che mi prendi per il culo! Che significa questa ripicca da
bambina idiota?”.
Aylén con un gesto di stizza
gettò le chiavi sul mobile e poi veramente infuriata gli si piazzò davanti e
gli rispose per le rime.
“Prima di tutto quando parli
con me usa un tono più basso perché non sono sorda! E secondo non ti azzardare
mai più ad apostrofarmi con certi termini. Chiaro?” poi aggiunse “Certo che hai
proprio la faccia come il culo tu! Ti ripresenti dopo DUE giorni che te ne stai
fuori di casa senza dire neanche dove cazzo eri, e non hai di meglio da fare che
offendere e aggredire?” concluse tagliente come un rasoio affilato.
“Se mi prendono per il culo
vado fuori di testa, non lo sopporto e tu decisamente hai passato il segno!”.
“Io non ti ho affatto preso per
culo! Ma che diavolo vaneggi si può sapere? Hai per caso bevuto?”.
“Da dove vieni Aylén?” le
chiese diventando pericolosamente calmo, e incrociando le braccia al petto.
“Dal lavoro” rispose lei
tranquilla.
“Straordinari?” commentò lui
sarcastico.
“No, immersioni” disse lei
sempre tranquillamente.
“Lo sapevo!”.
“Volevo parlartene l'altra
sera, ma come al solito a metà discussione te ne sei andato” gli spiegò lei
irritata.
“Bugiarda!” l’accusò lui.
“E' la verità”.
“Non ti credo e magari anche la
scusa che eri stata sostituita era tutta una balla”.
Lei non ne poteva proprio più.
“Sai che ti dico? Che se qui
c'è stronzo quello sei proprio tu! Pensala come ti pare non me ne frega
niente!”.
“Che non te ne frega niente né
di me né del nostro rapporto è abbastanza chiaro. Tutto quello che fai ne è la
riprova!”.
“Ah sì?” gli aveva chiesto lei
“Invece tu, che prendi sparisci o passi intere serate fuori da solo che cosa
dimostri? Spiegamelo per favore!”.
“Sono fatto così quando m'incazzo
ho bisogno di stare per conto mio!” aveva sbottato lui.
“Sei troppo furbo per miei
gusti!” aveva commentato acida lei.
“Che cosa intendi insinuare?”.
“Che magari non perdi occasione
per divertirti un po’, chissà!”.
“Non l'ho mai fatto, ma quasi
mi pento!” disse lui provocatoriamente.
Al che lei perse davvero il
lume dagli occhi si mise a due millimetri dal suo naso e sibilando a denti
stretti gli disse “E allora fallo! Che aspetti? Nessuno ti trattiene!”.
Orlando si abbassò appena
avvicinandosi se possibile ancora di più e con lo stesso tono che aveva usato
lei, le ripose “Era giusto quello a cui stavo pensando nelle ultime ventiquattro
ore!”.
“Bene!” fece lei scostandosi
salendo velocemente di sopra.
Lui non la seguì.
Quando poco dopo la vide
scendere con una borsa in mano immaginò le sue intenzioni ad ogni modo lei fu
chiara.
“Questa volta vado via io, così
ti facilito il compito e non ti obbligo ad abbandonare casa tua” concluse secca.
Lui che era sempre più
incazzato ebbe un moto di stizza e le disse “Se pensi che ti preghi di rimanere
o peggio che ti corra dietro ti sbagli di grosso!”.
Lei lo guardò molto male “No,
se tu pensi che io mi voglia far correre dietro ti sbagli di grosso! Tu di me
non hai proprio capito un cazzo!” gli disse alterata. Poi concluse gelida “E per
tua informazione vedi di non cambiare idea, perché potresti anche rincorrermi
per il mondo intero, ma con te non ci tornerei neanche morta!”.
“Non darti tante arie! La cosa
è reciproca e non ho bisogno di correre dietro a nessuno IO!” aveva risposto lui
decisamente invelenito.
Aylén non aggiunse altro, prese
la porta e se ne andò via.
Orlando, che nonostante tutto
era rimasto male, salì al piano di sopra, voleva controllare quanta roba si era
portata via. Si rese conto che aveva preso lo stretto necessario lasciando il
superfluo e quello che evidentemente nella fretta non entrava nel borsone. Prima
di scendere notò una cosa che gli fece male e rabbia nello stesso tempo. Sul
letto, dalla parte dove dormiva lui, sul cuscino gli aveva lasciato l'orologio
che lui le aveva regalato.
Il messaggio era forte e
chiaro.
Era sceso di nuovo in salotto,
aveva fatto un paio di giri nella stanza in preda a dei sentimenti contrastanti:
rabbia, dispiacere e delusione poi d'impulso aveva afferrato il posacenere di
cristallo che era sul tavolino davanti a lui e l'aveva scagliato con forza
contro il muro facendolo frantumare in mille pezzi. Dopo un primo attimo di
smarrimento, suo malgrado aveva preso scopa e paletta e aveva raccolto i cocci.
Quella sera non mangiò, ma decise di uscire, quindi verso una certa ora andò a
prepararsi.
Prese la macchina per essere
più libero e andò guarda caso al Club Bahia.
Nonostante le occhiatacce di
Dominic che aveva deciso di accompagnarlo dopo che lui l’aveva chiamato e s’era
sfogato, aveva finito con il passare tutta la serata con Elodie. La ragazza che
quella sera era andata nel locale senza Victoria e Nathalie, ma con un altro
gruppo di persone, non s’era lasciata sfuggire la ghiotta occasione.
Dominic le aveva tentate di
tutte, ma non poteva certo sculacciarlo e riportarlo a casa, del resto Orlando
non era certo un bambino. Alla fine Dom incazzato nero e stufo di vederlo
comportarsi così, se ne era andato via lasciandolo al suo destino. Che facesse
un po’ quello che voleva, s’era detto, peggio per lui se voleva rovinarsi la
vita a tutti i costi e in maniera così stupida.
Per onestà di cronaca, nello
svolgimento dei fatti c’è da puntualizzare che in realtà Orlando non aveva
proprio l'intenzione che le cose finissero in quel modo, ma Elodie s’era giocata
talmente bene le sue carte, che lui alla fine s’era ritrovato nel suo
appartamento, con lei, quasi come se non aspettasse altro.
Elodie, che per una gran botta
di fortuna s’era ritrovata al posto giusto nel momento giusto, prima era stata
guardinga e discreta come sempre. Poi aveva ascoltato un po’ di lamentele che
lui aveva fatto accennando al fatto che era in forte rotta con Aylén,
mostrandogli comprensione, infine quando lo aveva visto alticcio e un po’ più
debole lo aveva ghermito. Naturalmente fingendo nessun secondo fine. Si era
fatta riaccompagnare a casa sapendo di essere sola visto che Nathalie avrebbe
dormito da Donnie. Una volta a casa lo convinto a salire per offrigli da bere in
segno di gratitudine alla sue gentilezza. Lo aveva poi adulato, circuito, e
abilmente provocato. Del resto non era stato tanto difficile farlo capitolare, a
parte il fatto che come spesso accadeva negli ultimi tempi, Orlando aveva bevuto
un più del dovuto, era così arrabbiato e così desideroso di rivalsa, che a lei
era bastato spingersi appena oltre per metterlo in difficoltà. Così dopo un
primo momento di diniego lui aveva ceduto le armi.
Orlando si svegliò di
soprassalto verso le quattro di mattina, aprì gli occhi e si mise a sedere sul
letto, accanto a lui Elodie dormiva beatamente. In un secondo realizzò che cosa
avesse fatto. Scese velocemente dal letto, avendo cura di non svegliarla e
piuttosto irritato si mise a cercare i suoi boxer che non riusciva trovare.
Imprecava mentalmente setacciando quella camera che non conosceva, domandandosi
dove cazzo li avesse fatti volare tre ore prima e come cazzo avesse fatto ad
addormentarsi invece di prendere e di andarsene via. Finalmente li trovò in un
angolo, se l’infilò alla svelta e altrettanto alla svelta si rivestì. Si sentiva
tremendamente a disagio, fuori posto e man mano che prendeva sempre più
coscienza di ciò che aveva fatto si sentiva decisamente una vera merda. Uscì da
quell’appartamento di soppiatto senza neanche lavarsi né pettinarsi e si infilò
in macchina.
Cominciava a stare davvero
male.
Prima di girare la chiave nel
cruscotto per sbaglio incrociò i propri occhi nello specchietto, ma abbassò
subito lo sguardo. In assoluto di tutte le cose sbagliate che aveva fatto nella
sua vita, quella era la più sbagliata di tutte.
Passò da casa per farsi una
doccia prima di andare sul set. Aveva un bisogno spasmodico di lavarsi. Rimase a
lungo sotto il getto dell’acqua cercando di rilassarsi ma non ci riuscì. Quando
uscì dalla doccia, e per caso si vide riflesso nello specchio un po’ appannato
del bagno, notò una cosa che gli dette molto fastidio. Proprio in bella vista
nel mezzo del collo aveva un succhiotto di dimensioni piuttosto ridotte, ma
disgraziatamente ben visibile. Rimase come un imbecille ad osservarlo qualche
secondo, era abbastanza allibito. Si domandò se fosse per caso diventato pazzo
tutto d’un botto, non se ne era assolutamente reso conto che lei glielo avesse
fatto, evidentemente il suo tasso alcolico la sera precedente doveva essere
decisamente alto. Ci passò un dito sopra provando un vago senso di disgusto,
naturalmente molto più per se stesso che per altro. Gli sembrava di essere come
un bove marchiato. Si passò una mano nei capelli bagnati e gli venne spontaneo
chiedersi come era potuto accadere tutto ciò. Com’era possibile che il mondo si
fosse ribaltato all’improvviso? E perché aveva permesso che accadesse una cosa
così?
Ma che cazzo ho fatto?
Fu la sua muta domanda verso la sua immagine riflessa nello specchio.
Uscì dal bagno e prese un
cambio pulito. Mentre si stava vestendo osservò il suo letto, con ancora quel
maledetto orologio sul cuscino.
Un forte senso di amarezza lo
invase, ma era tardi e doveva andare alla svelta sul set quindi senza perdere
tempo prese di corsa le scale e uscì veloce.
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Capitolo 19 *** Capitolo 19 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ancora grazie
carissime ^^ GRAZIE Roy ( sono contenta, non di averti
risvegliato cattivi ricordi, ma di aver reso bene le sensazioni di Orlando ) GRAZIE Conty (
anche la tua una splendida recensione e come quella di Roy mi conforta perché se
la sentite così tanto ...beh.. vuol dire che forse sono riuscita nell'intento!!^^) GRAZIE Azu ( per tutto e per i tuoi commenti
che mi dimostrano che in qualche modo il messaggio arriva^^) Buona lettura a tutti
quelli che seguono la storia ^_^ . Naturalmente GRAZIE Mandy x tutto!!
Capitolo diciannove
Aylén era andata a casa di
Reina e Alejo. Purtroppo era stata costretta a chiedere ospitalità a loro perché
all’istituto non avevano un solo posto libero e andare in albergo sarebbe alla
lunga diventato troppo dispendioso, così temporaneamente si era stabilita dai
suoi amici, almeno per i primi giorni. Dopo un primo momento di smarrimento,
dovuto a quella rottura repentina e alla discussione avuta con Orlando, si era
ripresa, anche se non aveva voluto parlarne molto, soprattutto perché c'era
Alejo. La mattina seguente alla lite, una volta da sola con Reina, si era
sfogata. La sua reazione era del tutto diversa da quella di due anni prima in
Spagna. Reina era rimasta molto sorpresa da ciò.
“Non mi ridurrò di certo in
quelle condizioni, come allora” stava appunto dicendo Aylén “Non me ne starò
certo chiusa in casa a piangere! L'ho già fatto una volta e basta e avanza!”.
“Su questo sono perfettamente
d’accordo con te, ma sei sicura che davvero vuoi finirla così?” chiese Reina
all'amica.
“Non ne voglio più sapere
niente di lui” rispose l'altra piuttosto alterata “E' arrogante, presuntuoso e
immaturo! Crede sempre di poter rimettere a posto le cose con tre battute di
spirito e due moine, ma io sono veramente stufa. Senza contare che è pure un
gran maschilista egoista come tutti gli uomini che conosco”.
“Via ora non esagerare! Qualche
pregio dovrà pur averlo anche lui! E' un ragazzo molto dolce, molto spiritoso e
molto innamorato aggiungerei. Questo è quanto mi sento in tutta onestà di dire,
almeno per quel poco che lo conosco. Il problema, come ti ho sempre detto è che
per certi versi siete troppo simili” rispose Reina.
“Ti sbagli! E su molte cose, ma
non ho neanche più voglia di stare qui a perdere del tempo a parlare di lui”.
Concluse secca Aylén.
Reina fece cadere il discorso,
tanto aveva capito che l'amica era decisamente troppo nera per fare un
ragionamento coerente.
Quella stessa sera ci fu una
bella riunione a casa di Orlando, fu anticipata la serata di Play Station, ma in
realtà era una scusa per ritrovarsi e parlare del bel casino che aveva combinato
Orlando.
Alejo era stato il primo ad
esserne stato messo al corrente dal diretto interessato, poi avevano telefonato
a Dominic e Donnie.
La novità del giorno era che
Orlando era entrato in crisi.
Non si sa bene come e perché,
ma quella cosa che aveva commesso con una leggerezza paurosa lo aveva riportato
ad uno stato coscienza che nei giorni precedenti era stato assolutamente
assente. Durante tutto il giorno non aveva fatto altro che chiedersi come fosse
stato possibile che in così poco tempo la sua relazione con Aylén potesse aver
preso una china così negativa. Inoltre non si capacitava di essere finito a
letto con Elodie, non gli importava nulla di lei e non ci aveva mai neanche
lontanamente pensato, così ora aveva anche quel problema da risolvere visto che
sicuramente la ragazza avrebbe quanto meno preteso delle spiegazioni dalla sua
fuga notturna.
Orlando, quella sera, era
davvero in una condizione strana. Era come se fosse tra cielo e terra, a
mezz’aria in una sorta di limbo ovattato dove non si rendeva ben conto di quello
che gli era accaduto. Una sorta d’anestesia mentale che come una forma di difesa
lo aveva avviluppato rendendolo leggermente inebetito.
“Mi ascolti cazzo!” gli urlò
Dominic arrabbiato.
Orlando si scosse come se fosse
svegliato.
“Dimmi…” aveva risposto
incerto.
“E pensare che pensavo di
essere io il più deficiente! Come diavolo hai fatto a fare una stronzata così
grossa?”.
Le parole di Dom lo avevano
investito in pieno e non rispose.
“Davvero Orlando ma che ti è
preso?” gli chiese a sua volta Donnie “Ti avevamo anche messo in guardia tempo
fa ricordi? Ti avevamo detto che prima o poi ci saresti cascato. Che cazzo
potevi anche andare da un’altra parte a sbollire la rabbia!”.
“Macché! C’ho provato in tutti
i modi, ma il signorino lo sapete com’è fatto no?” rimarcò Dom.
“Il punto è che ormai la
frittata è fatta” commento Alejo “Bisogna cercare piuttosto di limitare i danni”
concluse.
“Alejo ha ragione Orlando, però
scusa almeno non te li far fare i succhiotti cazzo!”.
Orlando stava per rispondere ma
Dom lo precedette “Ma allora non avete capito nulla! Quella troia l’ha fatto
apposta! Vuole che tutti sappiano!” disse acido “Non mi è mai piaciuta, è
viscida come una serpe!”.
“Ma se me l’hai presentata tu!”
saltò su Orlando.
“Non te l'ho affatto presentata
io e comunque anche se l'avessi fatto, mica ti ho detto di scopartela cretino!”.
“Dom falla finta mi hai rotto!”
disse Orlando “E poi non me la volevo affatto scopare se proprio vuoi saperlo!”.
“Magari vuoi darci a bere che
ti ha violentato?” chiese Monaghan sarcastico.
“Ragazzi per favore non
litighiamo, abbiamo un problema da risolvere e …” stava dicendo Alejo, ma
Orlando non lo stava neanche a sentire ed era ripartito in quarta aveva del
resto bisogno di sfogarsi.
“Ma che bravi! Tutti e tre!
Bravi ed integerrimi, pronti a sputare sentenze e giudizi! Non sono un santo
io! Non ho mai preteso di esserlo, sono una essere umano e mi sono fatto
prendere la mano va bene?” sbottò poi aggiunse “Che cazzo ne so, sono arrivato a
casa sua e si è trasformata, sembrava un’altra persona e …” s’interruppe di
colpo.
Ci fu un attimo di silenzio.
“E?” chiese Dom alzando un
sopracciglio, era troppo arrabbiato, quella cosa gli aveva riaperto vecchie
ferite e riportato alla luce un errore che lui stesso non era ancora riuscito a
perdonarsi.
“Lascia perdere Dominic, non me
lo voglio ricordare, nonostante tutto non è che la cosa mi faccia sentire
esattamente fiero di me stesso. Questa cazzata me la dovevo proprio risparmiare”
rispose Orlando abbassando la testa e prendendosela tra le mani. Poi quasi
subito la rialzò e aggiunse con molta amarezza e anche un po’ di disprezzo,
forse più per se stesso che per lei, di cui in fondo non gli fregava proprio
nulla “Posso solo dirti che sa molto bene come prendere le persone e non solo a
parole”.
“Basta con tutti questi
discorsi inutili!” tuonò Alejo “Stare qui a parlare dei se e dei ma
non ci servirà a nulla! Orlando ha ragione. E’ inutile fare i bravi ragazzi,
parliamoci chiaro e facciamo meno gli ipocriti, chi è senza peccato scagli la
prima pietra!”.
Gli altri tacquero riflettendo.
“E ora con Elodie come la
metti? Come siete rimasti?” chiese poi rompendo il silenzio Donnie.
Orlando scrollò la testa
confuso.
“Non lo so! Di certo ci devo
parlare ed in fretta, stamani quando sono venuto via dormiva e non l'ho
svegliata, ma non voglio certo che si metta strane idee in testa”.
“Ma tu guarda che casino!”
commentò Dom “E se ti cerca? Se ti telefona? ”.
“Non può farlo, non le ho mai
dato il mio numero e non sa dove abito” rispose Orlando.
“Sì, ma è amica delle vostre
ragazze però” commentò Alejo rivolto a Donnie e Dom.
“Abita con Nathalie… ma che
situazione” sospirò Donnie.
“Dovresti parlarci subito sai?”
disse pensieroso Alejo ad Orlando “Prima fai chiarezza e meglio è” concluse.
“Ora non ho voglia di parlare
con lei, ho altro per la testa” rispose Orlando.
“Magari se ci fai capire cosa!”
sbottò Dom.
Era una parola. Neanche lui
sapeva dire che avesse in testa a parte una gran confusione. Gli sembrava di
essere sul set di un film piuttosto che nella sua vita reale, gli sembrava tutto
così strano assurdo, quasi fuori dalla realtà.
“Tendenzialmente diciamo
che sono nella merda più completa…” la buttò lì Orlando.
“Tu, da quando ti conosco, non
hai ancora fatto pace con il tuo cervello!” gli disse Alejo “Io proprio non vedo
la ragione per cui tu sia andato a letto con quella, se poi sei innamorato di
un'altra, con la quale fai tanto il grosso mai poi ti penti subito!”.
A quelle parole Orlando
s’indispettì “Quell’altra lasciala perdere che mi monta il nervoso solo a
nominarla!”.
“Non crederai mica che mi beva
che non ti importa più nulla di lei vero?” gli domandò Dom.
Orlando non rispose.
“Guardami negli occhi e
rispondimi” lo incalzò Dominic.
Allora Orlando alzò lo sguardo
torvo “Che vuoi che ti dica eh? Mica ci si disamora in tre giorni! Magari! Ma il
punto è che non voglio più avere a che fare con lei chiaro?”.
Gli altri tre si scambiarono
una serie di occhiate molto scettiche.
Intanto anche nell’appartamento
di Nathalie vicino a Venice Beach era in corso una discussione.
“Cosa?” stava appunto chiedendo
incredula la ragazza ad Elodie.
L’altra con aria di sufficienza
e molto freddamente rispose “In un modo o nell’altro ottengo sempre quello che
voglio”.
Nathalie era veramente stufa.
Era diventata amica di Elodie, perché sia lei che Victoria erano rimaste
ingannate dalla sua affabilità e dal suo modo di fare gentile, ma andando avanti
nel tempo e soprattutto convivendoci, via, via aveva scoperto che razza di
persona fosse realmente. E se al principio l’aveva in un certo qual modo
giustificata e accettata, negli ultimi tempi cominciava a sopportarla sempre
meno e dopo questa ultima cosa era addirittura arrivata detestarla cordialmente.
“Sei proprio una stronza!” era
sbottata Nathalie.
“Io? E perché?” aveva risposto
Elodie.
“Lo sapevi che stava con
un’altra potevi evitare!”.
“Guarda che mica l’ho
obbligato”.
Nathalie ebbe un moto di stizza
oltretutto essendo la ragazza del cugino di Orlando la faccenda la toccava da
vicino e si sentiva in imbarazzo.
“Non ti azzardare mai più a
farlo venire qui chiaro? Questa è anche casa mia e io sono in buoni rapporti con
Aylén, è una ragazza che mi piace e non voglio che mi ritenga invischiata nelle
tue sporche macchinazioni!”.
“Quanto sei patetica, io non ho
macchinato un bel niente” poi ravviandosi una ciocca di capelli con fare
altezzoso concluse con un aria malignamente soddisfatta “Era naturale e logico
che le cose andassero così!”.
Nathalie stufa di starla a
sentire prese e si rinchiuse in camera sua, non sopportava neanche di vederla.
A Beverly Hills Aylén stava
disperatamente cercando una cosa.
“Porca miseria, porca miseria e
porca miseria!” stava dicendo con notevole disappunto.
“Che c’è che non va Aylén?” le
chiese Reina.
L’altra con un gesto di stizza
misto a disperazione si lasciò cadere a sedere sul letto sbuffando.
“C’è che nella furia, ho
dimenticato il mio blocco degli appunti per la catalogazione dei microrganismi
che ho raccolto durante le immersioni! Non so come diavolo ho fatto ma ho preso
quello vecchio. Accidenti!”.
“Sono cose che capitano,
specialmente quando uno è arrabbiato e nervoso” la rassicurò Reina.
“Sì, ma ora come faccio?”.
“Temo che non ci siano molte
soluzioni, o fai senza o vai a casa di Orlando e te lo riprendi”.
“Io a casa sua non ci vado di
certo!”.
“Potrei andarci io se vuoi”
propose Reina.
“Non sarebbe una cattiva idea
ma non credo che lo troveresti lo tengo in camera nos… sua… e… non saprei
spiegarti a voce come trovarlo” concluse un po’ confusa Aylén.
“Allora come intendi fare?”.
La ragazza rimase in silenzio
alcuni minuti e poi disse: “Nell’unico modo possibile. Domani prenderò il
pomeriggio libero e andrò a casa sua, lui non ci sarà di certo perché tanto è
sul set. Mi farò aprire da Ester che a quell’ora starà pulendo casa e lo
riprenderò” concluse abbastanza soddisfatta poi aggiunse “Anzi con l’occasione
se mi riesce mi riprendo anche tutto il resto della mia roba”.
“Vuoi che venga con te?” le
chiese Reina.
“No, ci vado subito appena
finito il lavoro della mattina. Voglio sbrigarmi e fare in fretta, se devo
passare a prendere anche te si fa troppo tardi e non mi và. E comunque è una
cosa che devo fare da sola” concluse decisa Aylén a dire il vero senza saperne
bene neanche lei il motivo.
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Capitolo 20 *** Capitolo 20 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Non so più che
dirvi per ringraziarvi ^^ GRAZIE Roy (il "nostro" Orlando l'è
birbante!!) GRAZIE Anjulie ( è in arrivo una mail x te ^^)
GRAZIE Conty ( bellissimo "casa Bloom" mi sono
rotolata^^) GRAZIE Eowym ( addirittura da Parigi!! WOW Non tenere la storia
continua ancora un bel pò!) GRAZIE Azu ( oro so anche le pronuncia esatta di
Alejo^^) e Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo venti
Orlando era al quindicesimo
tentativo di prova della sua terza scena di quella giornata.
“STOOOOP!” disse il regista
piuttosto innervosito, poi si alzò e si diresse verso di lui.
“Allora, sei felice, molto
felice, hai appena saputo che il tuo migliore amico non è morto in
quell’incidente aereo come credevi, non mi puoi fare quella faccia da triglia!”
gli disse piuttosto severamente.
Orlando si grattò la testa,
fece una smorfia e annuì, poi disse “Sì, ha ragione, ma il fatto è che, non
trovo l’ispirazione giusta per rendere al meglio la mia felicità”.
“E lo vedo!” commentò
sarcastico il regista “Più che felice sembri quasi afflitto!”.
Il ragazzo fece un sospirone,
non era proprio giornata per fare il felice. Chiese un attimo di pausa.
Chiuse gli occhi, fece un po’ di esercizi per la voce e si dichiarò pronto a
riprovare.
Il ciackista ripartì: “Il
sopravvissuto scena sedicesima, motore e… AZIONE!”.
Orlando andò incontro all’altro
attore, la camera lo inquadrò in primo piano e il regista urlò “STOOOOOOOOOOOP!”.
L’inglese disperato si girò
verso di lui.
“ORLANDO! Non si può stare una
giornata a girare una scena!” disse l’uomo costernato.
Il ragazzo era disperato, le
aveva provate di tutte ma evidentemente il suo stato emotivo lo stava davvero
condizionando troppo. Aveva la testa persa in mille congetture, non era
tranquillo e quella storia di Elodie, con la quale tra l’altro non aveva ancora
parlato, lo stavano agitando decisamente più del dovuto.
“Insomma sei un professionista!
Pensa a qualcosa che ti ha reso immensamente felice e guarda di tirare fuori
una scena convincente, perché non ne posso più!” gli disse il regista
scuotendolo dai suoi pensieri.
“Facciamo una pausa di dieci
minuti e poi riprendiamo” aggiunse poi l'uomo rivolto a tutta la troupe.
Orlando andò a sedersi sulla
sua sedia. Stava cercando la concentrazione giusta ripassando con la memoria i
suoi momenti più felici per trarre ispirazione, quando all’improvviso sentì un
grido. Preoccupato si alzò di scatto. Un elettricista era caduto da una scala e
un gruppo di persone gli stavano intorno per soccorrerlo. Anche lui corse subito
da lui. Per fortuna l’uomo non si era fatto nulla di grave, ma quell’incidente
aveva creato un gran subbuglio e la produzione decise che per quel giorno era
meglio interrompere le riprese.
Orlando ne fu sollevato, del
resto non era una giornata buona per lui, quindi si fece subito accompagnare a
casa dal suo assistente.
Dopo pranzo decise di andare a
rilassarsi in spiaggia. S'infilò il costume, prese un asciugamano, il copione e
se ne andò a ripassare la parte.
Non che fosse propriamente
concentrato, ma almeno il sole e il mare sperava che lo rilassassero un po’. Ad
un certo punto si mise a riflettere e giunse alla conclusione che per forza
doveva chiarirsi con Elodie. Più tempo passava e peggio sarebbe stato, era un
dente che comunque doveva togliersi e alla svelta. Decise che più tardi avrebbe
chiamato Donnie per farsi dare il numero di casa delle ragazze e che poi
l'avrebbe chiamata.
Alla sua rottura con Aylén
evitava accuratamente di pensare. A dire il vero era ancora nella famosa fase
rivalsa della serie: Ma che si crede quella, io sto proprio bene senza di
lei. Posso avere tutte le donne che voglio e cose di questo genere.
Un modo come un altro di rimandare il problema, perché del resto, come ammesso
da lui stesso, non è che avesse smesso di amarla da un giorno all'altro.
Del resto non poteva
immaginarlo, ma avrebbe fatto i conti con questa cosa molto prima di quanto
avesse potuto immaginare.
Aylén arrivò a casa di Orlando
verso le quindici del pomeriggio. Suonò e le rispose Ester che ovviamente le
aprì. La ragazza attraversò il cancello della villa proseguì lungo il viale e
salì in veranda per recarsi in casa.
Orlando che era in spiaggia non
la vide, né lei vide lui. Subito poco dopo che era entrata e che si era diretta
in camera per prendere il suo blocco ed altre cose che aveva lasciato lì,
Orlando, che aveva sete, e aveva già finito la bottiglietta che si era portato
dietro, entrò a sua volta in casa. Si diresse in cucina e aprì il frigo. Fu
raggiunto da Ester la quale con molta solerzia gli comunicò che era arrivata la
signorina Aylén.
La reazione di lui fu davvero
sorprendente.
Nonostante tutto ciò che aveva
detto, fatto e pensato e non poté fare a meno di sentire una specie di tuffo al
cuore.
Sembrava pazzesco, ma era
felice.
Aveva subito pensato che lei
fosse tornata indietro su suoi passi e questa cosa gli diede la speranza che
forse in qualche maniera avrebbero anche potuto riconciliarsi. Certo lei si
sarebbe scusata, lui all'inizio sarebbe stato un po’ reticente, ma poi l'avrebbe
perdonata e così magari da quella sera stessa sarebbe tornato tutto come prima.
Si era fatto un quadro della
situazione tutto a modo suo tralasciando due cose fondamentali che, lo avrebbero
inevitabilmente portato ad una ridiscesa repentina e dolorosa verso la realtà.
Non aveva neanche preso in
considerazione che era alquanto strano che Aylén fosse lì alle tre di
pomeriggio. Se avesse riflettuto, invece di lanciarsi in voli pindarici, forse
si sarebbe reso conto che la cosa non quadrava poi molto.
Inoltre perso nelle sue
ottimistiche e alquanto fantasiose congetture si era completamente dimenticato
che sul collo aveva stampata ancora l'ombra del succhiotto che la dolce
Elodie gli aveva molto furbescamente fatto due sere prima.
Così molto gongolante salì le
scale per andare in camera da lei.
Come arrivò vide che la porta
era aperta e che lei era piegata all'armadio, sembrava che stesse cercando
qualcosa.
“Ciao!” le disse semplicemente
incrociando le braccia al petto con aria sorniona tipo gatto che si sta per
mangiare il topo.
Come Aylén lo sentì sussultò e
si rialzò di scatto. Nel farlo, maldestramente batté appena la testa nello
stipite dell'armadio.
“Porca miseria!” le scappò
detto portandosi la mano sulla fronte “Ma che cavolo ci fai a casa? Non dovresti
essere a lavoro?” concluse piuttosto infastidita.
Il sorriso da gatto sornione di
Orlando scomparve all'istante. Il tono e l'occhiataccia, gli fecero capire al
volo che s'era leggermente sbagliato.
Ci rimase decisamente male.
Era inutile girarci intorno
nonostante tutte le sue alzate di testa, non era poi così profondamente convinto
di voler chiudere definitivamente con lei.
“Abbiamo avuto problemi sul
set… ma piuttosto tu? Che ci fai qui?” chiese un po’ titubante.
Lei che si era nuovamente
girata e aveva ripreso a fare quello che faceva poco prima gli rispose secca
“Sto riprendendo la mia roba!”.
Orlando fu colto da un lieve
senso di panico, ma allora faceva dannatamente sul serio! Pensò.
Repentinamente le si avvicinò e
le toccò una spalla per farla girare quindi cominciò a dire: “Aylén ascolta, io
credo che…” ma si interruppe di botto.
Non appena lei si era girata
aveva naturalmente subito notato il succhiotto e la sua espressione fu molto più
eloquente di mille parole.
Ad Orlando si ghiacciò
letteralmente il sangue nelle vene ed istintivamente portò la mano nel punto
incriminato come per coprirsi. Imprecò mentalmente contro se stesso,
domandandosi come diavolo avesse fatto a dimenticarsi di quella cosa.
Lei non disse una sola parola e
molto in fretta fece per andarsene, ma lui la fermò.
“Aspetta! Lascia che ti
spieghi…” provò a dire.
Ma lei con uno strattone si
liberò subito: “Mi pare tutto molto chiaro, non vedo che cosa mai tu voglia
spiegare!” e oltrepassò la porta.
Lui le corse dietro e la
rifermò.
“Lasciami immediatamente” gli
sibilò gelida lei.
“Ascoltami solo un attimo! Non
è come sembra…” cominciò a dire lui tentando invano di dare una spiegazione
plausibile, che in realtà non aveva proprio niente di plausibile.
“Io non … non volevo! Davvero è
stato un incidente e… credimi io…” continuò lui, non sapendo più che pesci
prendere.
“Non m’interessa!” lo
interruppe subito lei “E' una cosa che non mi riguarda più. Sei libero di fare
tutti gli incidenti che vuoi. Dovresti essere felice, perché non hai più
bisogno di farli di nascosto, ora sei libero” concluse Aylén e strattonandolo
ancora una volta, si liberò di nuovo finendo di scendere le scale.
Lui ovviamente continuò ad
andarle dietro anche se non sapeva proprio che fare né che dire.
“Non puoi fermarti solo un
momento e provare ad ascoltarmi!” farfugliò costernato prima che aprisse la
porta.
“No! Piuttosto ascoltami bene
tu: voglio entro la fine della settimana… no, anzi esigo entro la fine della
settimana che il tuo avvocato mi faccia vere le carte da firmare per il
divorzio. Ora più che mai non voglio assolutamente avere niente che mi leghi a
te” e senza dargli il tempo di replicare se ne andò di corsa.
Aylén si stava sentendo
veramente male. Uscì in fretta da quella casa e si ritrovò in strada con un
groppo in gola. Prese il cellulare e chiamò un taxi che per fortuna arrivò quasi
subito. Quando arrivò a casa di Reina era sconvolta.
L'amica capì subito che doveva
essere accaduto qualcosa di grave.
Era bianca come un cencio e
aveva un'espressione così dolorosamente ferità che le fece impressione.
“Che è successo?” le domandò
preoccupata.
L'altra alzò una mano come a
fare cenno di aspettare e scrollò la testa. Aveva un nodo allo stomaco talmente
enorme che non riusciva neanche a parlare. Alla fine con un filo di voce riuscì
a dire: “Non ora Reina, ti prego non ora! Non posso, non ce la faccio. Devo
stare da sola” e se andò in camera sua.
La ragazza la seguì ancora più
preoccupata, la conosceva e sapeva che non riusciva sfogarsi delle cose. Doveva
esserle accaduto qualcosa di veramente brutto, ma non capiva che cosa e non
voleva lasciarla in quelle condizioni.
Orlando intanto era rimasto
fermo immobile nella stessa posizione a fissare il nulla assoluto.
Ora più che mai era decisamente
fuori dalla realtà.
In poco più di una settimana,
per colpa di una sbronza colossale, in un fine settimana che doveva essere una
gioia per tutti, si era sposato senza rendersene conto, aveva litigato
furiosamente con Aylén, era stato a letto con un'altra e ora l'aveva persa per
davvero.
Cazzo! Pensò, se ci avesse
scritto una sceneggiatura avrebbe potuto farci dei soldi. Era una cosa veramente
assurda.
Si sentiva male anche lui,
all'improvviso era come se avesse riacquistato il valore delle cose, ma era
decisamente troppo tardi.
Reina bussò energicamente alla
porta della camera dell'amica.
La pregò di aprirle ma l'altra
fu irremovibile e le chiese per favore di rispettare la sua decisione di voler
stare per conto suo.
Reina allora si decise ad
assecondarla e lasciò in pace.
In quel momento Aylén era fuori
di sé; cominciò a pensare che lui era stato sempre un bugiardo, che l'aveva
sempre tradita e che molto probabilmente quella era la sua indole visto anche
come era cominciata la loro storia.
Era veramente amareggiata si
sentiva una stupida ad aver creduto a lui e a tutte le sue parole. Era anche
disgustata non aveva neanche fatto passare un giorno per esibire sfacciatamente
quel disgustoso marchio di scopata. Si sentiva umiliata e triste. Non
voleva piangere, non per lui, del resto non lo meritava, ma ugualmente lacrime
amare e silenziose le solcarono le guance suo malgrado.
Orlando cominciò a pensare.
Doveva trovare una soluzione e la doveva trovare in tempo breve e molto
convincente. Ma per quanto si sforzasse non ci riusciva proprio. Allora gli
venne in mente che doveva prendere tempo. Col tempo infatti qualcosa si sarebbe
inventato, e per prendere tempo il suo cervello un tantino contorto gli suggerì
un'idea alquanto bizzarra, che lui però ritenne molto buona decidendo di
adottarla.
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Capitolo 21 *** Capitolo 21 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Come di
consuetudine eccomi pronta e pimpante con i ringraziamenti per voi splendide
ragazze^^ GRAZIE Roy (Orlando e le sue "brillanti idee"
oggi saprai quali cara superpanibalda collega!!^^) GRAZIE Frodina ( non ti
preoccupare commenta e leggi quando puoi!!^^) GRAZIE Anjulie
GRAZIE Conty ( infatti "casa Bloom" mi
ricordava anche a me casa Vianello!! E non ti genuflettere anzi mi genufletto io
per ringraziare^^) GRAZIE Azu ( m'hai fatto morì con la battuta Orlandoland e
mondo Bloomiano alternativo^^) GRAZIE Sara ( siamo tutte dalla parte di
Aylén credo!^^) Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo ventuno
A fine settimana, come molto
energicamente richiesto da Aylén, un legale di Orlando la chiamò sul cellulare.
Molto professionalmente e senza tanti giri di parole le comunicò che il suo
cliente per il momento non aveva intenzione di divorziare e che richiedeva un
incontro informale con lei.
La risposta di Aylén fu:
“Neanche morta!”. E la telefonata si concluse lì.
Mentre cenava, in casa con
Reina ed Alejo partì una discussione.
Il ragazzo si sentiva
decisamente preso tra due fuochi e avrebbe preferito non entrarci, ma Aylén era
così inviperita che non poté proprio esimersi dal farlo.
“E' veramente un bambino!”
aveva esordito Aylén dopo aver attaccato con l'avvocato “Un bambino stupido!
Aggiungerei, ma tu guarda che cazzo si è messo in testa ora!” aveva aggiunto
veramente contrariata.
“Dai ora calmati però” aveva
detto Alejo.
“Non ha mica tutti i suoi
torti” aveva risposto Reina spalleggiando l’amica.
“Mi dovrei calmare? Ma ti rendi
conto che pretende di giocare con la mia vita per i suoi capricci!” aveva
ribadito Aylén.
“Non sono propriamente
capricci. Ammetto che è un metodo un po’ poco ortodosso e molto discutibile, ma
evidentemente vuole solo avere l'opportunità di poter parlare con te. Del resto
conoscendoti sa perfettamente che in qualsiasi altro modo non lo ascolteresti”
aveva spiegato Alejo che aveva a lungo parlato il giorno prima con Orlando. Pur
non approvandolo, lo capiva.
“Io non voglio ascoltarlo! Le
sue cazzate e le sue bugie non m’interessano!”.
A quel punto Alejo s'era
sentito di fare un'affermazione.
“Aylén, lo so che per te è
molto difficile crederlo ed accettarlo, ma credimi ti ama molto e sta davvero
male”.
“Non me ne frega niente! E poi
scusami Alejo ma io a tutto questo grande amore non ci credo proprio! Ti sei
dimenticato che non ho fatto in tempo ad uscire da casa sua che già era a letto
con un'altra! Capisco che siete amici e che tu lo voglia mettere in buona luce,
ma esageri!” tuonò la ragazza.
“Voi donne in alcuni casi date
troppa importanza a certe cose, non capite che…” ma Alejo non fece in tempo a
finire che Reina ed Aylén scattarono entrambe dicendo “COSA?”.
“Ehi! Calmatevi tutte e due!”
disse poi mettendo le mani avanti “Non sto dicendo che ha fatto bene! Volevo
solo dire che a volte accadono delle cose, stupide, ma veramente senza alcuna
importanza. Insomma andare a letto con una non significa necessariamente che lo
si voleva fare, può capitare di rimanere coinvolti per debolezza, per rabbia,
per mille sciocchi motivi che poi ci fanno subito pentire e…”
“Scusa Alejo ma questo mi pare
davvero un ragionamento del cazzo! E non è affatto un battuta di spirito!”
asserì severa Aylén “E' un po’ troppo comoda come spiegazione non trovi?”
concluse poi.
Reina intanto s'era
notevolmente rabbuiata.
La discussione proseguì su toni
abbastanza accesi. Alejo cercava di spiegare il suo punto di vista secondo il
quale un unico sbaglio seppur grosso si può anche perdonare, mentre le due
ragazze non erano affatto d’accordo. Lui diceva che una cosa del genere poteva
benissimo capitare a chiunque e che non si poteva escluderlo a priori, ma le
ragazze continuavano a non essere d’accordo. Andò a finire che litigarono anche
Reina e Alejo. La ragazza non approvava quel suo modo di pensare e si domandava
se anche lui avrebbe finito con il fare qualcosa del genere.
Aylén si sentì molto in colpa
per essere stata la causa indiretta di quella brutta lite e capì che non poteva
rimanere a lungo ancora ospite da loro.
***
Un mese dopo la situazione era
pressoché la seguente.
Aylén grazie ad un’agenzia
immobiliare aveva trovato un'ottima sistemazione.
Aveva preso in affitto una
piccola villetta che un tempo era stata una dependance di una villa molto
grande, appartenuta ad attore degli anni cinquanta. Era di proprietà di due
vecchi signori che avevano lavorato a lungo nel mondo del cinema come aiuto
sceneggiatori. I due che si trasferivano in Florida per buona parte dell'anno,
affittavano la loro casetta di Beverly Hills, tra l'altro non molto distante
dall’abitazione di Reina ed Alejo, per un prezzo irrisorio, a patto che
l'occupante, in questo caso Aylén, si prendesse cura del giardino controllando
l’operato del giardiniere, di ritirare loro posta, oltre che accudire il loro
cane Rambo, un bastardino, che a dispetto del suo nome altisonante era davvero
mite.
Per la ragazza fu davvero una
manna dal cielo.
Reina ed Alejo non senza
qualche difficoltà si erano riappacificati e tutto sembrava essere tornato a
posto.
Orlando invece aveva il suo bel
da fare.
Aveva tentato di chiarirsi con
Elodie, la quale come lo aveva visto, molto furbescamente, si era messa a
piangere scusandosi e dicendogli che lei non si comportava mai così. Aveva messo
su una pantomima da oscar sulla sua integrità e sul fatto che non voleva che lui
pensasse male di lei e un sacco di altre cose del genere. Orlando l'aveva
ascoltata, ma non c'era cascato, in fondo non era poi tanto scemo. Quella storia
del succhiotto lo aveva fatto riflettere, insieme al quel suo comportamento
troppo incoerente da una volta all’altra. Ma per non avere seccature aveva
preferito soprassedere e chiarire che per lui la faccenda era morta lì e che non
aveva nessun interesse nei suoi confronti. Elodie gli aveva fatto credere di
accettare la cosa di buon grado, ma si era ripromessa di rifare qualche mossa al
momento opportuno. Del resto per lei era un punto d'orgoglio.
Risolta la faccenda Elodie, ad
Orlando rimaneva la grossa incognita Aylén.
La ragazza non aveva accettato
la sua proposta, non si erano incontrati e ora erano in una situazione di
stallo, nel senso che né l’uno né l’altra si erano vicendevolmente fatti vivi.
Orlando era in attesa di una qualche novità, del resto non sapeva neanche dove
fosse andata ad abitare. Alejo si era rifiutato di dirglielo. Non poteva davvero
farlo, ne sarebbe andato di mezzo il suo rapporto con Reina e Orlando, anche se
a malincuore, aveva accettato la cosa.
Però più passava il tempo più
si rendeva conto che nonostante tutto non era sicuro al cento per cento di
volere chiudere quel rapporto, anche se continuava a dirsi che forse da un lato
era meglio così. Era decisamente contraddittorio e tutto dipendeva molto da come
si svegliava la mattina, un giorno la vedeva in un modo il giorno dopo era
l'esatto contrario. Pesava poi molto il fatto che non si fossero più visti né
sentiti, questo facilitava non poco le alzate di orgoglio del ragazzo, anche se
in alcuni momenti cadeva in crisi profonda.
Giovedì: sera Play Station,
casa di Orlando, ore ventitre e dodici minuti.
“Sono quasi due ore che stai
seduto lì, sembri una gallina che cova! Insomma perché non giochi?” stava
dicendo Dom ad Orlando, ma l’altro non parve neanche sentirlo.
“E GOALLLLL!” strillò Alejo
saltando in piedi.
Donnie lo stava guardando torvo
“E che cazzo ho perso un’altra volta e non si può!”.
“Huuu!!! Sfidona tra me e te
allora! Miiiiiii hai pure il Chelsea!” disse subito Dom girandosi di scatto
verso Alejo che avendo vinto doveva giocare con lui.
“Si ma tanto stasera vi faccio
neri tutti!” aveva risposto Alejo esaltato.
E poi così all’improvviso, come
sovente accadeva, era partito il momento zen con i peggio cori da stadio.
“Alèèèèèèè oh oh Alè oh oooooh!
Se veniamo di là, se veniamo do là… vi facciamo un culo così!!! Là làllà là llà
lallaà lallà lààààà” avevano cominciato a cantare Dom Alejo, a quali poi s’era
unito anche Donnie.
Non centrava nulla ma ogni
tanto partivano questi cori che cantavano tutti in insieme saltellando e bevendo
la birra come dei perfetti deficienti. Si divertivano così.
Orlando che era rimasto in
silenzio appollaiato su una poltrona con la testa appoggiata sulle mani, perso
nei suoi pensieri, scattò in piedi e molto seccato li fulminò con
un’occhiataccia.
“Grazie!” esordì allargando le
braccia “No grazie davvero! E’ commovente vedere come i tuoi amici e un tuo
parente ti siano vicini quando ti girano le palle e stai veramente male!”.
Gli altri tre ammutolirono di
colpo sentendosi un po’ colpevoli.
Ci fu un imbarazzante momento
di silenzio che puntualmente fu interrotto dal solito Dominic “E dai Alejo
diglielo, non lo vedi che non ce la fa più! E poi è tetro come un annuncio
mortuario e ci rovina sempre le serate libere che abbiamo!”.
“Dom non posso! Lo conosci
com’è fatto se glielo dico andrebbe di filato lì e io sarei nella merda fino al
collo” rispose contrito Alejo.
“Non mi pare di aver chiesto
nulla! E comunque non mi girano per quello!” disse Orlando sempre più
torvo “E tu Dom non puoi evitare di fare dello spirito almeno per una volta?”.
Donnie stava riflettendo
pensoso, poi li interruppe dicendo: “E se andassimo fuori da qualche parte
invece di stare qui a giocare? Che ne dite?”.
“Bravino sì!” gli disse Dom
“Siccome perdi, allora vuoi cambiare programma eh?”.
“Ma no! Facevo per distrarre
Orlando, dai” disse Donnie.
Ne parlarono un po’ e poi ne
convennero che potevano anche andare a bersi un drink da qualche parte. L'unico
che decise di tornare a casa fu Alejo, non aveva voglia di andare per locali.
Gli altri tre invece decisero di andare al Viper Room sul Sunset, evitando di
proposito il Club Bahia.
Come arrivarono, nonostante
fosse abbastanza tardi e il locale fosse pieno gli rimediarono un tavolo e anche
in una buona posizione.
Avevano ordinato da poco da
bere e stavano parlando del più e del meno tipo che essere famosi aveva anche i
suoi lati positivi, visto che avevano trovato un tavolo a quell'ora tarda e cose
del genere, quando videro una cosa che li lasciò tutti e tre ammutoliti.
Quella sera dopo molti
ripensamenti e precedenti rifiuti Aylén aveva accetto di uscire con Hans un suo
collega di lavoro tedesco. Gli aveva sempre fatto un filo moderato, in maniera
molto garbata e non pressante, ma lei aveva sempre gentilmente declinato ogni
proposta di uscire insieme. Quella sera fatalmente aveva detto di sì. Aveva
passato una brutta giornata, Reina era impegnatissima con lo studio e lei aveva
proprio bisogno di distrarsi. Un'uscita giusto per vedere un po’ di gente, bere
qualcosa e farsi quattro chiacchiere, su questo con Hans era stata molto chiara
e così avevano optato per andare, guarda tu gli scherzi del caso, proprio al
Viper Room.
I due erano seduti al bancone
davanti a due birre e per via della confusione erano costretti a parlarsi
nell'orecchio, sembravano rilassati e molto in confidenza, o almeno questa era
l'impressione che davano, in realtà stavano parlando di lavoro.
Come li vide ad Orlando gli
prese una sincope, ma nel vero senso della parola. Sentì una specie di tonfo
sordo in petto che gli si espanse come se fosse stata un'onda magnetica fino
allo stomaco, l'effetto era molto simile a quello che causa un vero e proprio
pugno. Una prepotente sensazione di disagio lo invase all'istante e
contrariamente a ciò che ci si sarebbe potuto aspettare da lui, rimase immobile,
statico come se non ce la facesse a fare alcun che.
Era rimasto senza parole.
Quella era una cosa a cui non
aveva mai neanche lontanamente pensato. Un'eventualità del tutto inaspettata:
Aylén con altro uomo.
Come realizzò a pieno la cosa
scattò in piedi, ma Donnie e Dominic lo presero energicamente uno per il braccio
destro e l'altro per il sinistro.
“Siediti e non fare cazzate!”
lo ammonì Dom.
Orlando, che era stato
rispedito a sedere senza tanti complimenti, disse: “Non avrei fatto nessuna
cazzata! Volevo solo che mi vedesse!”.
“Pensi che ci possiamo
credere?” gli domandò Donnie.
“Che ci crediate o no m’importa
poco!” gli rispose suo cugino che intanto continuava a fissare i due e più li
fissava e più gli montava il nervoso. Del resto lo shock iniziale s'era sopito e
ora era la rabbia e naturalmente la gelosia, seppur immotivata, a farla da
padrone.
“Cerca di star calmo e
soprattutto non fare cose di cui potresti pentirti” cominciò a dirgli Dom.
Intanto Orlando bolliva come
una pentola a pressione.
“Non trascurare il fatto che
non state più insieme e quindi lei è libera di vedere chi vuole” aveva ripreso
a dire Dominic con tono pacato giusto per rabbonirlo.
Ma Orlando si girò con
un'espressione alquanto strana e poco prima di rialzarsi di nuovo disse
all'amico “E qui ti sbagli di grosso caro mio! Ti dimentichi forse che lei non è
affatto libera di vedere chi vuole, perché si da il caso, che le piaccia o no
che lei è ancora mia moglie!”.
Dom sgranò gli occhi e Donnie
batté le mani insieme con fare allibito. Entrambi pensarono che Orlando era
davvero di fuori come un balcone.
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Capitolo 22 *** Capitolo 22 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: scusate i
ringraziamenti veloci, ma stasera sono di corsissssssssima domani vi scriverò di
più scusate^^ GRAZIE Roy GRAZIE Anjulie
GRAZIE Conty GRAZIE Frodina GRAZIE Azu GRAZIE Sara Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo ventidue
Per la seconda volta di seguito
Donnie e Dominic tirano a forza Orlando a sedere.
“Per favore! Non ti rendi conto
che quello che hai appena detto è semplicemente ridicolo!” gli disse Donnie.
“Già, mi verrebbe da chiederti
se certe battute te le fai scrivere o te le pensi da solo la notte! Orlando
oltre che ridicolo sei anche un po’ patetico!” lo riprese ancora più duramente
Dom.
“Ma che cazzo volete eh? Ho
detto la verità, non capisco tutti questi commenti acidi!” si risentì Orlando.
“Sei incredibile!”gli disse
Dominic “Non vorrai davvero attaccarti ad un matrimonio celebrato quando
eri ubriaco perso e per giunta nella cappella di Elvis Presley vero?”.
Ma Orlando non rispose era
concentrato nello scrutamento della coppia.
Aylén indossava un abitino nero
con spallini fini, semplice e particolare. Non era affatto scollato ma aveva un
inserto trasparente. Praticamente da poco più sotto del seno alla vita era di
tulle invece che di stoffa. Il suo accompagnatore portava una camicia blu e un
paio di jeans scoloriti, era biondo, con in capelli abbastanza lunghi e con un
fisico prestante. Sembrava un surfista.
Se ne stavano lì a parlare in
gran confidenza, in troppa confidenza, pensò il ragazzo che per la terza volta
si alzò e prima che gli altri due lo bloccassero disse “Vado in bagno a
pisciare. Posso?”.
“Certo che puoi” disse Dom, poi
aggiunse “Vengo con te”.
“Basta!” tuonò Orlando “Non ho
mica cinque anni!”.
“Si, ma ti comporti come se li
avessi!” lo rimproverò Donnie.
“Io vado in bagno” disse e poi
aggiunse senza dare possibilità di replica “Da SOLO!”.
Gli altri due lo guardarono
come se fosse senza speranze.
“Fai come ti pare!” disse Dom.
Donnie gli lanciò solo
un’occhiata di disapprovazione molto eloquente.
Ma Orlando li sorprese perché
andò davvero al bagno. Certo, sfruttò l’occasione per occhieggiare meglio, e
quando vide che quel ragazzo aveva addirittura coperto la mano di Aylén con la
propria, si bloccò di colpo, ma quando Hans, si abbassò e sfiorò le labbra di
Aylén con bacio, Orlando prese una decisione fulminea.
A passi piuttosto lunghi si
diresse verso il suo tavolo e una volta davanti a Dom e Donnie disse. “Io me ne
vado voi fate un po’ che volete” e si girò senza neanche attendere risposta.
Ovviamente gli altri due lo seguirono a ruota.
In effetti l’intenzione
iniziale di Orlando era stata quella di andare dai due e fare o dire qualcosa,
quanto meno per creare scompiglio. Solo che quando aveva visto il biondo
accompagnatore di lei, prenderle la mano e soprattutto baciarla, era rimasto
così male che aveva desistito. Improvvisamente si era sentito fuori posto e
terribilmente a disagio e il suo unico desiderio era stato quello di andare via
al più presto da lì, perché non avrebbe ancora sopportato per molto di vedere
quei due in quell’atteggiamento così intimo. E soprattutto non voleva certo dar
loro la soddisfazione di vedere o capire quanto fosse ferito.
Per tutto il tragitto verso
casa non disse una sola parola e gli altri due si dimostrarono compresivi nel
lasciarlo stare solo con i suoi pensieri.
Una volta a casa sua Orlando,
non avendo certo sonno, prese e se ne andò a camminare un po’ in spiaggia.
Sorrise appena di quell’idea, un sorriso amaro non certo felice. Era un bel po’
che non andava più in spiaggia di sera. Cominciò a riflettere. Forse era il caso
di cominciare a comportarsi come una persona adulta quale in realtà lui era,
tutta questa storia cominciava a non aver granché senso. Gli sembrava
completamente inutile, dopo quello che aveva visto, portare avanti il suo
proposito, insomma gli era abbastanza chiaro che lei era decisamente orientata
verso altri lidi e nonostante la cosa gli facesse davvero male, cominciò
a convincersi che quello che aveva sempre sospettato era vero. Certo lui aveva
commesso uno sbaglio enorme, però sempre di un errore si trattava, una cosa fine
a se stessa che non aveva più fatto, di cui si era amaramente pentito e cui non
c’era stato alcun seguito, mentre lei no. Lei sembrava aver trovato un nuovo
compagno. Era fuori con lui, si era preparata e vestita per lui e con lui era in
intimità come una coppia qualsiasi. Quindi se Aylén si era consolata così presto
dopo appena un mese, significava una sola cosa, non era mai realmente stata
innamorata di lui. Tutto il resto decadeva e passava in secondo piano niente
aveva più un significato, tanto meno quel matrimonio stupido che lui altrettanto
stupidamente aveva usato illudendosi che magari lo avrebbe aiutato a ristabilire
se non altro un dialogo con lei. Ora non gli interessava più. Ora voleva solo
chiudere tutte le porte, dimenticare e ricominciare da capo.
A volte per rivalsa, orgoglio e
ripicca si fanno delle cose molto stupide. E reagire ad un’azione stupida, con
azione altrettanto stupida, serve a poco e non porta a niente.
Il bacio, tra l’altro
abbastanza casto che si erano scambiati Hans e Aylén era stata un’azione
premeditata di lei. Nonostante Orlando non se ne fosse reso conto, Aylén lo
aveva visto eccome. Era stata molto attenta a non farglielo capire e poi aveva
pregato Hans di baciarla. Il ragazzo l’aveva da prima guardata stranito, non
avendo capito bene, lei allora molto onestamente gli aveva spiegato il tutto per
sommi capi. Hans che da una parte la capiva, dall’altra aveva provato a dirle
che era un’azione un po’ infantile e che avrebbe lasciato il tempo che trovava,
ma lei era molto determinata. Così alla fine si era detto che sfiorare le labbra
della ragazza che le piaceva, anche solo per far dispetto al suo ex, non sarebbe
poi stato così male e chissà, magari da cosa poteva nascere cosa e l’aveva
accontentata.
La mattina seguente, durante
una pausa, Orlando aveva contattato il suo legale e lo aveva pregato di
preparare tutto il necessario non per il divorzio, ma per l’annullamento, su
questo era stato inflessibile, il divorzio era troppo poco, occorreva cancellare
definitivamente ogni pur piccola ombra di legame con lei. Orlando era così
arrabbiato che l’avrebbe fatta sparire se avesse potuto. L’avvocato aveva
risposto che sì, lo avrebbe fatto quanto prima, del resto se erano ubriachi
fradici e quindi incapaci di intendere e di volere, con la testimonianza di chi
aveva celebrato le nozze si poteva benissimo annullare il tutto, anche se i
tempi sarebbero stati un po’ più lunghi rispetto al divorzio.
Orlando però una soddisfazione
se la voleva levare a tutti i costi. Voleva dirglielo di persona e voleva dirgli
in faccia tutto quello che pensava di lei. Per questo motivo cominciò a
lavorarsi di fino il povero Alejo, l’unico che sapeva dove abitasse o che gli
poteva dare delle informazioni utili, dato che sapeva che se fosse andato a
cercare Aylén all’istituto, di certo lei si sarebbe fatta negare.
“Non posso! Ma come te lo devo
dire in cinese? Ti rendi conto che mi faresti litigare con Reina. Non puoi
essere così egoista, cerca di capire” gli stava dicendo Alejo costernato.
“Senti, io mi devo levare
questa soddisfazione e ho bisogno del tuo aiuto. Deve sapere che penso di lei,
almeno dopo mi sentirò infinitamente meglio. Tu sei mio amico mi capisci no?”.
“A dire il vero non capisco né
te né lei. Vi comportate come due adolescenti e fate delle gran cazzate! Avete
due caratteri pessimi, per non dire di merda! Comincio a credere che forse è
davvero un bene che vi siate lasciati! Tanto né tu né lei siete abbastanza
maturi per avere una relazione seria” disse Alejo.
“Non è questo il punto! E poi è
lei che è sempre stata quella peggio” saltò su Orlando.
“Invece tu? Ti sembra di essere
stato quello meglio? Credimi siete uguali. Forse è proprio questo il
problema” rispose Alejo.
“A questo punto poco importa e
non me ne frega proprio niente. Mi vuoi aiutare a mettere una pietra sopra a
tutta questa storia sì o no?” lo aveva nuovamente incalzato Orlando.
Alejo roteò gli occhi sfinito
da quei continui battibecchi verbali. Orlando era diventato insopportabile.
Sembrava che per lui fosse importante solo vendicarsi senza rendersi conto che
lui per primo aveva fatto una gran cazzata. Siccome non aveva certo voglia di
stare a discutere tutti i giorni con lui prese una decisione dal sapore
salomonico.
“Non posso proprio dirti dove
abita, mi dispiace. Però posso dirti dove potresti incontrarla. So che quasi
ogni domenica pomeriggio va a quella fattoria dove tenete quel cavallo che le
regalasti tu e cavalca qualche ora. Di più proprio non posso dirti. Se decidi di
andare lì, ti prego di farlo risultare come una tua personale iniziativa come se
andassi tu stesso a curarti dell’animale. Se mi tiri nel mezzo ti giuro che ne
andrà della nostra amicizia” gli disse molto serio lo spagnolo.
Orlando gli passò un braccio
sulle spalle e gli disse: “Grazie davvero! Non temere non sarai affatto
coinvolto. Ti do la mia parola”.
Ovviamente la domenica seguente
nel primo pomeriggio Orlando era alla fattoria. L’uomo che si occupava del
cavallo gli disse che Aylén sarebbe arrivata di lì ad un’ora circa, come sempre
gli aveva telefonato per avvisarlo. Orlando lo ringraziò, andò alle stalle,
prese l’animale e si fece una cavalcata nell’attesa dell’arrivo di lei.
Quando Aylén arrivò e si rese
conto che il suo cavallo non era nelle stalle rimase molto sorpresa. Uscì per
andare a chiedere spiegazioni al fattore e fu allora che vide arrivare al passo
il cavallo con Orlando sopra.
L’impatto per lei fu abbastanza
scioccante perché proprio non se lo aspettava, ma reagì bene e soprattutto con
orgoglio.
Non volendo dargli nessun tipo
di soddisfazione come le fu abbastanza vicino gli disse: “Continui ad essere
troppo rigido quando cavalchi, dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato”
il suo tono era lievemente sarcastico.
Mentre stava smontando,
cogliendo al volo quell’occasione che lei incautamente gli aveva servito,
Orlando con altrettanta calma le rispose abbastanza sibillino: “Se avessi tempo
e voglia, mi farei dare lezioni da te che sei tanto brava a montare”.
Quella risposta che si prestava
fin troppo bene ad un volgare doppio senso fu come uno schiaffo per Aylén che
sentì il sangue arrivarle dritto alla testa.
“Il tuo umorismo di bassa lega
è decisamente pietoso e degno di te. Se avessi meno amor proprio meriteresti che
ti tirassi una sberla! Ma non vale neanche la pena” concluse veramente
arrabbiata.
“Ma che hai la coda di paglia?”
le chiese lui fingendosi sinceramente stupito “Non capisco questa tua reazione
indignata, io intendevo: montare come similitudine di cavalcare…
il cavallo ovviamente!” concluse poi con una punta d’ironia decisamente
caustica.
Lei che non era una stupida e
aveva perfettamente compreso il suo intento lo stilettò ben benino a sua volta:
“Tu invece non hai mai saputo montare molto bene. E’ per questo che vai
esercitandoti… o sbaglio?”.
Questa volta fu lui che accusò
il colpo e neanche poco. E’ risaputo come il genere maschile prenda decisamente
male certe allusioni, anche se fatte solo per dispetto come in questo specifico
caso.
Si avvicinò a lei piuttosto
indignato e molto incazzato. Gli occhi sembravano lampeggiargli da quanto la
rabbia lo stava dominando: “Che cosa intendi dire? Sii chiara! Perché se per
caso stai facendo delle allusioni precise, gradirei che certe cose avessi le
palle di dirmele in faccia!”.
“Oh andiamo!” fece lei con un
sorrisino beffardo “Stavamo parlando del cavallo no? Che c’è ti senti punto sul
vivo? Hai anche tu la coda di paglia per caso?”.
“Questa discussione stupida non
ha alcun senso” disse lui accigliato.
“Ti vorrei far notare che l’hai
intavolata tu!” gli rispose prontamente Aylén.
“Io non ho intavolato un bel
niente! Sei tu che hai subito frainteso!” rimarcò lui.
Lei lo guardò molto seriamente
e molto duramente gli disse: “Ma per chi prendi per la scema del villaggio?
Volevi offendermi. Era molto chiaro. Che pretendevi che me ne stessi zitta e
buona a sorbirmi i tuoi insulti, tra l’altro immotivati direi. Se qui c’è
qualcuno che avrebbe il diritto d’insultare quella sono io. Non l’ho fatto al
momento opportuno e non lo farò adesso, ma se devo difendermi so bene come
fare!” concluse secca.
“Non fare tanto la
santarellina!” disse allora lui contrariato “Non lo sei mai stata del resto e
quello che ho visto giovedì sera né è la riprova”.
“Ah, allora si tratta di
quello” disse Aylén “Non capisco che c’entri con te. Noi siamo due persone
libere? Correggimi se sbaglio”.
Alla risposta di lei non seppe
perché ma Orlando capì che Aylén doveva averlo visto. Aveva risposto con troppa
tranquillità, proprio come se sapesse che lui sapeva.
Non aveva molto senso, ma gli
dette ancora più noia gli sembrò di essere stato doppiamente preso per il culo e
la sua reazione dopo un primo momento di smarrimento non sarebbe tardata ad
arrivare.
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Capitolo 23 *** Capitolo 23 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ed eccoomi qui con
più calma a ringraziarvi come di dovere e come meritate ^^ GRAZIE Roy
(Hai ragione sono tutti e due pessimi, ma secondo me Orlandino è un pochino più
pessimo di lei, anche se Aylén ha fatto una picca assurda^_*)
GRAZIE Conty(e ci sarà ancora da penare... del
resto una cosa "così" non poteva essere risolta in quattro e quattro otto...
ma... via non posso spoilerare^^) GRAZIE Anjulie ( come sempre non ho parole per
tutto ciò che fai e per il tempo di rileggere i capitoli.... un abbraccione) GRAZIE Azu
( per il messaggino e per la tel sei un angiolino!!^^) GRAZIE Mandy( l'è
vero orecchiotto e fa un figurone spcialmente in questo cap^^) e come sempre Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo ventitre
Orlando e Aylén si stavano
ancora fronteggiando. Entrambi erano arrabbiati ed entrambi desiderosi di
ferirsi, perché feriti a loro volta dai rispettivi comportamenti.
Quando Alejo e Reina
affermavano che erano uguali avevano perfettamente ragione. Non riuscivano
proprio a contenere il loro stupido orgoglio e soprattutto non erano capaci di
affrontare le situazioni in modo pacato e maturo. Se avessero almeno tentato di
spiegarsi una sola volta da quando la situazione era precipitata, ora non si
sarebbero ritrovati a farsi del male gratuitamente. Non si rendevano minimamente
conto che così facendo avrebbero finito tutti e due per pagare a caro prezzo
quel loro modo di fare inconsulto.
“Mi domando con che razza di
persona ho perso tempo per più di un anno!” stava dicendo acido Orlando.
“Addirittura hai perso tempo?
Tu? Io allora che dovrei dire? Che ero per te? Il divertimento casalingo
tra un extra e l’altro?” gli rispose risentita lei.
“Io non ho mai avuto
divertimenti extra! Mi domando invece se li hai avuti tu! Del resto chi pensa
male è perché si comporta male!” sbuffò il ragazzo.
“Certo che sei fenomenale!
Guarda carino che non ero io quella che andava per locali a fare la cretina con
tutti, ma tu! E non sono io quella che ha esibito un succhiotto dopo neanche un
giorno che abbiamo rotto”.
“Ho tentato di spiegarti, ma tu
non mi hai voluto ascoltare e come ho potuto costatare ti sei consolata molto in
fretta e neanche senza il minimo ritegno”.
“Sono libera e faccio quello
che mi pare, con chi mi pare” gli buttò in faccia lei.
A sentirla parlare così lui
sentì nuovamente il desiderio quasi doloroso di darle una lezione di quelle che
non si scordano.
C’era poco da fare, rabbia,
delusione e tutto il resto, non potevano cancellare il fatto che lui suo
malgrado fosse innamorato di lei, che ne fosse geloso e che non potesse neanche
pensare che un altro uomo, la toccasse la baciasse o che peggio ancora facesse
l’amore con lei. Non era ancora pronto per passare sopra a questo e perse il
lume della ragione.
La sua reazione fu diversa da
quello che ci si sarebbe potuti aspettare, sorprese in un certo senso anche lui
stesso, soprattutto in seguito.
La guardò e poi con gelida
calma le disse: “Non ho intenzione di continuare a stare qui a perdere tempo con
una come te. E’ vero hai ragione, sei libera puoi fare tutto ciò che vuoi,
compreso farti sbattere dal primo che incontri. Non m’interessi più non mi
riguardi più. Sei morta!”.
A quelle parole lei reagì male
come era prevedibile. L’aveva ferita tantissimo anche perché senza saperlo
quelle erano le stesse identiche parole che le aveva detto suo padre:
sei morta.
“Sei tu che mi hai mancato di
rispetto e non io!” cominciò a dirgli “Troppo comodo infangare me, tu sei in
torto marcio e quando non sai che dire riesci solo ad offendere vero? Io non mi
faccio sbattere proprio da nessuno e non ti azzardare mai più a dirmi una cosa
del genere. Dovresti vergognarti per quanto sei meschino”.
Furono le uniche parole che
riuscì a dirgli perché al colmo della frustrazione, del dispiacere e del dolore,
Aylén non si contenne più e nonostante avesse preferito morire non riuscì a
contenere le lacrime.
Si girò di scatto per non
dargli questa soddisfazione era davvero oltre il limite. Era lei la parte lesa,
lei che lui aveva soppiantato subito andandosene a letto con altra e adesso,
solo perché dopo un mese, l’aveva vista scambiarsi un bacio a fior di labbra con
una ragazzo la trattava come una puttana, non poteva accettarlo era davvero
troppo. Era uguale a suo padre: despota e maschilista e lei ora voleva solo
andare via più in fretta possibile e cominciò a camminare veloce verso la
macchina che le aveva prestato Alejo.
Orlando era rimasto fermo,
aveva decisamente esagerato e se ne stava pienamente rendendo conto. Non avrebbe
mai immaginato che lei potesse reagire così. L’aveva sempre vista battagliera e
pronta rispondere per le rime. Invece questa volta era solo ferita. Nonostante
ciò aveva dimostrato una grande dignità. Avrebbe potuto schiaffeggiarlo o
esibirsi in una serie di lunghi epiteti per rendergli la pariglia, invece
l’aveva semplicemente messo davanti alla realtà. Per quanto potesse aver avuto
ragione, e non l’aveva di certo, non era nel suo diritto offenderla solo perché
era geloso o solo perché lei stupidamente aveva voluto ripagarlo con la stessa
moneta. Si sentì proprio come le aveva detto lei: meschino.
Avrebbe voluto davvero seguirla
per dirle che era sinceramente dispiaciuto, ma sapeva che in quel momento
sarebbe stato completamente inutile. Non lo avrebbe ascoltato e avrebbe avuto
anche ragione.
L’aveva fatta piangere questa
era la cosa che non riusciva davvero a perdonarsi. Aveva parlato senza
riflettere in preda a quella rabbia cieca e a quell’impulsività che troppe volte
lo dominavano facendogli commettere azioni veramente idiote.
Non l’aveva mai vista piangere
se non quell’unica volta, proprio lì nello stesso posto, quando le aveva
regalato quel cavallo, ma quelle erano lacrime di gioia, non di dolore come
queste.
Già era proprio strano, non
meno di un anno fa in quella fattoria avevano avuto uno dei momenti più belli
della loro storia, quel giorno invece avevano decisamente toccato il fondo. Se
qualcuno avesse potuto vederli come in una dissolvenza cinematografica un anno
prima e poi subito dopo adesso, avrebbe stentato a credere che fossero le stesse
persone.
***
“Non sono proprio la persona
adatta per dare questo genere di consigli. A dire il vero penso di essere stato
molto spesso una gran testa di cazzo, però una cosa l’ho imparata, quando ami
una persona dovresti portarle rispetto prima di ogni altra cosa. Con Julianne è
stato proprio così. Ero molto innamorato di lei, ma davo molto, troppo, per
scontato e poi il mio egocentrismo il mio orgoglio e la mia stupidità me l’hanno
fatta perdere e allora ho capito. Se avessi parlato di più con lei, se avessi
evitato di fare il cretino, se le avessi detto sinceramente ciò che provavo,
forse non l’avrei persa, ma ormai è inutile. E’ Tardi, e lei è felicemente
innamorata di un altro, un altro che non sono io, un altro che molto
probabilmente le da tutto ciò che non saputo darle io”.
Era Dominic che stava parlando
ad Orlando che si era fermato a casa sua finite le riprese, perché proprio aveva
bisogno di una parola di conforto.
Quando Dom era stato mollato da
Julianne perché lo aveva beccato fuori con un’altra, Orlando gli era stato
parecchio vicino. Dominic era stato malissimo, e come spesso accade si era reso
conto di quanto lei fosse importante solo dopo averla persa.
Sempre insieme l’avevano vista
fuori con il suo nuovo ragazzo e Orlando cercava il conforto di Dom perché lo
riteneva l’unico in grado di capirlo fino in fondo.
Dominic aveva ripreso a parlare
“Ho imparato sai? Con Victoria sono stato molto onesto e le ho parlato di
Julianne. Non potevo ingannarla e non potevo ripetere gli stessi errori del
passato. E’ una ragazza in gamba, ha capito e mi ha semplicemente detto: Dom
proviamoci. Ora le cose sembrano andare bene e forse potrei anche
innamorarmi di nuovo chissà…”.
“Io non ho mai nascosto i miei
sentimenti ad Aylén, tranne che quando non avevo ancora capito di amarla, ma
dopo le ho sempre detto ciò che provavo” gli disse Orlando.
Dominic lo guardò sorridendo
“Quando parlavo di esprimere ciò che si prova, non mi riferivo solo al fatto di
dire: ti amo. Bisognerebbe parlare anche delle cose che danno fastidio,
avere il coraggio di dimostrare le proprie debolezze, come ad esempio ammettere
di essere gelosi capisci?”.
Orlando abbassò leggermente la
testa.
Dominic proseguì “Vedi quando
lei ti ha confessato che certi tuoi comportamenti la facevano soffrire, tu hai
cercato di smettere. Credi che se tu, a tua volta, le avessi confessato che
certe cose che faceva lei, ti facevano star male lei avrebbe continuato
imperterrita?”.
“Non lo so. Per via del suo
lavoro in un certo senso mi ha tenute nascoste delle cose e lo ha fatto
deliberatamente. Guarda non voglio parlare dell’Australia perché è acqua
passata, ma delle immersioni. E’ una cosa che mi ha fatto davvero arrabbiare”
aveva risposto Orlando.
“Pensi che sia questo il motivo
della vostra rottura?” gli aveva chiesto Dominic.
Orlando era rimasto un attimo
pensieroso poi aveva detto massaggiandosi il mento con un espressione
concentrata “Non so… direi no e sì… ci sono un insieme di cose e…” si era
fermato scrollando la testa.
“Senti Orlando” gli aveva detto
Dom “I casi sono due o non c’è un reale e serio motivo per cui è scoppiato sto
casino, oppure c’è, ma non riesci ad ammetterlo con te stesso. E io propendo per
la seconda ipotesi” aveva concluso annuendo con la testa.
Orlando era rimasto in
silenzio. Forse Dominic aveva centrato il punto, il fatto era che più che non
volerlo ammettere era come se in un certo senso non se rendesse a pieno conto.
Una cosa era certa doveva maturare un po’ e prendere coscienza di alcune cose o
avrebbe finito per fare un sacco di sciocchezze e non solo con Aylén, ma in
generale nella sua vita.
Vedendo che non parlava Dom si
azzardò a dare la sua personale versione dei fatti.
“Comincio col dire, che quando
ti prendevo per il culo dicendo che eri innamorato perso e che non ragionavi
più, beh non è che scherzassi del tutto. Io non ti ho mai visto prima innamorato
così tanto di una donna. Intendiamoci, non che tu non lo sia mai stato prima,
solo che non lo eri così profondamente. Il tuo problema principale è che tu
tendi a volere il controllo sulle persone e questa è una gran puttanata! Se
prima di lei hai avuto storie con donne dal carattere diverso, più mite, che so,
magari più remissivo, più accondiscendente o paraculo che dir si voglia, non
significa che tu fossi in diritto di pretendere per forza che anche Aylén
diventasse come loro. Lei NON è loro. Secondo me è questo l’errore
madornale che hai fatto e che hai continuato a fare” disse tutto d’un fiato
Dominic.
Orlando lo guardava perplesso e
anche abbastanza preoccupato a dire il vero, ma Dom non era certo uno che si
smontava facilmente e continuò imperterrito: “Se davvero desideri un tipo di
donna così, se credi che possa ti far star meglio, se pensi che sia quello che
ti ci vuole per essere tranquillo, allora dimenticati davvero di Aylén, perché
Orlando lei non cambierà mai. Le persone non cambiano, neanche per amore!
Pretendere di cambiarle è da stupidi illusi, le persone vanno amate ed
accettate per quello che sono. Secondo me è su questo che dovresti riflettere
molto a lungo schiarendoti le idee confuse che hai nel cervello. Poi fatta
chiarezza penserai al da farsi, anche se scusami la cruda franchezza, dubito che
lei ritorni con te” concluse Monaghan.
Non aveva detto quell’ultima
frase per cattiveria gratuita, ma solo perché lo pensava sinceramente. A suo
avviso erano arrivati troppo oltre per tornare indietro e poi lui dopo la sua
personale esperienza non era decisamente ottimista su queste faccende. Non
riteneva giusto dare all’amico false speranze basate su congetture campate in
aria.
Orlando era davvero molto
pensieroso.
Dopo quel lungo monologo di Dom
c’era davvero da pensare e non poco.
Fu proprio quello che decise di
fare. Accantonò per il momento ogni azione avventata, ogni pensiero impulsivo e
decise di darsi alla meditazione. Avrebbe passato qualche giorno in solitudine
completa lontano da tutto e da tutti, anzi se era possibile si sarebbe anche
assentato dal lavoro. E si sarebbe dedicato solo ed esclusivamente a pensare e
cercare di capire che cosa realmente volesse, perché nonostante tutto era ancora
molto, troppo confuso e questa volta non gli era permesso fare ulteriori inutili
sbagli.
Ringraziò Dom e non si
trattenne a cenare con lui come gli aveva chiesto. Era già in moto col cervello
per mettere in pratica ciò che si era riproposto, infatti una volta a casa
telefonò immediatamente a Robin e le disse che doveva assolutamente spuntare tre
o quattro giorni di ferie con la produzione, magari cambiando appena un po’
l’ordine delle riprese perché lui ne aveva una necessità vitale. La donna
sentendo il suo tono accorato gli promise che avrebbe fatto del suo meglio per
cercare di farglieli avere.
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Capitolo 24 *** Capitolo 24 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Nuova settimana e
nuovi ringraziamenti per tutte ^^ GRAZIE Roy
(sono con te se non si amano ANCHE i difetti non si ama davvero^_*)
GRAZIE Conty(tesorina.... aspetta ad abbracciare
Aylén perché come leggerai la ragazza è tremenda^^) GRAZIE Anjulie ( io non so più che dire per
ringraziarti il busto lo faccio ma io a te!!^^) GRAZIE Frodina ( mi devo rimettere in pari con la
lettura delle tue fic sra volta mi scuso io!^^) GRAZIE Azu ( per tutto tu sai!!^^ e un GIGANTE in
bocca al lupo !! tu ri-sai!! vai e uccidiliiiiiiiiiiiii!!^^) GRAZIE Mandy(
come sempre x tutto^^) e Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo ventiquattro
Reina era decisamente
contrariata e questa volta non aveva intenzione di starsene zitta senza dire
quello che pensava.
Era andata da Aylén dopo che
l’amica si era rinchiusa in casa per ben due settimane. L’aveva trovata
leggermente dimagrita, pallida e con le occhiaie. Dopo i soliti convenevoli e lo
sfogo accorato di Aylén, Reina aveva cercato di confortarla, fino a che l’amica
non l’aveva resa partecipe di una novità. Reina capiva perfettamente quale fosse
lo stato d’animo di Aylén dopo le ultime vicissitudini, ma quella decisione che
aveva preso e che le aveva appena comunicato non le piaceva per niente.
“Non ha senso è una cosa
stupida oltre che pericolosa” le stava appunto dicendo rimproverandola.
“Pericolosa? Ma che vai dicendo
Reina? Pericolosa per chi?”.
“Per te! Grandissima testona!”
disse molto contrariata Reina.
“Ma via sii seria che pericolo
posso correre uscendo con un ragazzo carino, che molto discretamente mi fa il
filo”.
“Mi offendi!” saltò su Reina
“Credi che sia una stupida? Mi hai appena detto che andrete al Club Bahia!”.
“E allora? E’ un locale come un
altro mi pare!” aveva risposto secca Aylén.
Reina roteò gli occhi “Credi
che non sia evidente perché vai lì? Se credi una cosa del genere sei fuori
strada, sarà chiaro a tutti e anche al diretto interessato che lo fai solo per
fargli rabbia o per dimostrare Dio solo sa cosa!”.
Aylén ebbe un moto di stizza
molto evidente, poi riducendo gli occhi a due fessure sibilò all’amica “Si è
vero! Porca puttana è dannatamente vero! Voglio che veda e che sappia che non
solo faccio quello che mi pare, ma anche che pure lui è morto per me. Lo farò e
farlo mi darà un’immensa soddisfazione!”.
“Ah complimenti! Proprio un bel
gesto! E di grazia credi che servirà davvero a qualcosa?”.
“Servirà a farmi sentire
meglio”.
“Ma smetti! E sii onesta, sei
innamorata di lui e vuoi solo fargli dispetto, sembrate due bambini dell’asilo.
Una fa una cosa, l’altro fa subito la ripicca, vi dite le peggio cattiverie e
poi nonostante tutto, in qualche modo continuate a cercarvi. Tra tutti mica
siamo una banda di rincoglioniti che non vediamo come vi comportate! Orlando va
piagnucolando con i ragazzi e tu prendi il primo che ti fa gli occhi dolci per
esibirlo in giro! Che razza di comportamento è questo?”.
“Il mio comportamento è sempre
meglio del suo!”.
“Forse hai ragione, ma anche tu
non scherzi quando ti ci metti!”.
“Che palle Reina! Sembri mia
madre!”.
“Sono tua amica dovrò pure
dirti ciò che penso”.
“Nessuno te lo ha chiesto, mi
pare!”.
“Allora fai come vuoi, vai pure
con Hans in quel locale a fare la stupida e tanto peggio per te!” le disse Reina
molto arrabbiata “Non è bello neanche nei confronti di Hans stesso quello che
stai facendo”.
“Lui è perfettamente al
corrente sono stata molto onesta in proposito!” si difese Aylén.
“Ah sì? E che credi che ti farà
da spalla in eterno? E se poi volesse da te qualcosa in cambio, tu che farai?”.
“Non lo so, potrei anche
decidere di mettermi con lui… magari potrebbe essere una buona idea!”.
Reina afferrò la sua borsa e
girandosi verso l’amica disse “Me ne vado, stare a sentirti dire queste
stronzate è decisamente demoralizzante!”.
Ma Aylén la fermò.
“Non posso certo stare in casa
a piangere e disperarmi, dovresti essere contenta che in qualche modo reagisco
con determinazione, invece di criticarmi così!”.
Reina la guardò e scrollò la
testa “E’ vero, sono contenta che tu reagisca, ma questa tua uscita è una gran
cazzata e te lo ripeto per l’ennesima volta, dovresti evitarla!”.
Nonostante le raccomandazione
di Reina, Aylén fece a modo suo e appena l’amica se ne andò si dedicò a se
stessa, voleva prepararsi per bene e con cura.
Alejo che era stato avvertito
da Reina aveva parlato con Dominic e con Donnie. Tra tutti si stavano dando
davvero un gran da fare per quei due testoni da manuale. I tre di comune accordo
avevano deciso di cambiare programma e di non andare al Club Bahia con le
rispettive ragazze e Orlando, che ormai era diventato il settimo accompagnatore
solitario silenzioso.
Dopo un ritiro casalingo di
molti giorni, solo serale e fine settimanale, perché la produzione non gli aveva
accordato le ferie, s’era deciso ad uscire di nuovo. Sembrava rassegnato, o
almeno era questa l’impressione che dava, ma non era del tutto così.
Voleva fare un ultimo tentativo
prima di cedere definitivamente le armi. Era arrivato alla conclusione che ne
valeva la pena.
Tutto ciò grazie a Dominic, ma
anche ad Alejo e Donnie che avevano a loro volta espresso i loro punti di vista.
Pur concordando con Dom, gli altri due erano stati leggermente più ottimisti,
soprattutto Alejo che conosceva bene sia Orlando che Aylén. Era convinto che se
ci fossa stata buona volontà da entrambe le parti, sicuramente attraverso un
dialogo costruttivo, dei chiarimenti seri e maturi, si poteva ancora salvare il
salvabile.
Donnie si era molto
raccomandato a suo cugino di prendersi la responsabilità di ciò che aveva fatto,
che comunque restava una brutta azione e con pochissime giustificazioni.
Orlando era perfettamente
consapevole che la situazione era davvero precaria per lui. Ma a quel punto la
cosa a cui teneva davvero, era almeno potersi spiegare. Desiderava che Aylén
capisse che si rendeva perfettamente conto di aver commesso dei gravi errori e
che era davvero pentito e molto dispiaciuto per come si era comportato. Certo,
altre volte aveva fatto delle gran cazzate pentendosi, quindi era probabile che
lei gli credesse ben poco, o che pensasse che il suo rincrescimento sarebbe
durato solo fino alla prossima volta, ma lui sapeva che non era così e voleva
provare a convincerla. Era molto importante che gli credesse, più che ritornasse
insieme a lui. Forse avrebbe potuto anche sopportare una rottura definitiva, ma
che lei lo ritenesse un bugiardo, bastardo e meschino, non poteva davvero
sopportarlo. Se non poteva salvare la loro relazione voleva almeno salvare
l’autenticità dei suoi sentimenti che, se pur inquinati da comportamenti
infantili e sbagliati, erano sinceri e profondi.
Quella decisione improvvisa di
Aylén rischiava di compromettere tutto il lavoro di persuasione alla calma
operato dai ragazzi, quindi come d’accordo dissero ad Orlando che forse era
meglio se fossero andati in un altro locale, omettendo ovviamente la ragione
reale e adducendo la scusa che cambiar posto poteva essere una buona idea per
fare qualcosa di diverso.
Sarà stato per via di come
l’avevano proposto o forse perché eccessivamente preoccupati si erano traditi
mostrando un po’ troppo apprensione, fatto sta che Orlando mangiò la foglia e si
insospettì. Gli altri ebbero il loro bel da fare per convincerlo, ma non ci fu
verso. Il ragazzo per intuito aveva capito che molto probabilmente quella sera
al Club Bahia ci sarebbe stata anche Aylén, quindi senza scrollarsi prese la
macchina e vi si diresse di filato, tanto più che il giorno seguente non avrebbe
neanche girato e sarebbe stato libero.
Gi altri loro malgrado non
poterono fare altro che adeguarsi e seguirlo sperando che non scoppiasse
l’ennesimo macello.
Quando arrivarono a locale Hans
e Aylén non c’erano, ma c’era Elodie.
I ragazzi che in un primo
momento avevano tirato un sospiro di sollievo, si agitarono di nuovo.
Neanche fecero in tempo a
sedersi che la ragazza si fiondò subito da Orlando, il quale non poté far a meno
di esserne visibilmente infastidito.
Si erano incontrati qualche
volta in quel locale e tutte le sante volte lei, sempre con i suoi modi
affabili, aveva tentato di ricoinvolgerlo in qualche modo, ma non c’era mai
riuscita, allora aveva tentato cercando di farlo sentire in colpa come se
l’avesse sedotta e abbandonata, ma anche quello non aveva funzionato. A Dire il
vero Orlando cominciava ad aver capito che razza di persona doveva essere
Elodie, ma si era sempre trattenuto da fare inutili discussioni e garbatamente
aveva glissato liberandosi di lei come meglio poteva. Ora però cominciava ad
essere decisamente stufo dell’opprimente ed inopportuna pressione di lei che
sembrava non voler capire.
“Devo parlarti” gli disse
Elodie senza troppi convenevoli.
Lui girò la testa e la guardò
contrariato “Non credo che abbiamo niente da dirci”.
“Invece sì, devo parlarti e in
privato”.
Orlando roteò leggermente gli
occhi molto scocciato e si alzò, sperava che capisse una volta per tutte che non
era aria, del resto lui aveva la coscienza a posto si era già chiaramente
espresso in proposito quando si erano visti per chiarirsi dopo quello che era
accaduto tra loro. Non si dava pace del perché lei dovesse per forza insistere
così.
Si spostarono in un angolo del
locale e Orlando le disse “Allora che vuoi?”.
“Non mi hai più chiamata! E’
così che ti comporti tu?” se ne venne fuori lei in un tentativo disperato quanto
patetico di riallacciare non si sa bene cosa.
“Veramente pensavo di essere
stato chiaro. Ti avevo detto subito che la cosa non avrebbe avuto nessun
seguito, che non m’interessi e che tra noi c’è stato solo uno sbaglio enorme”.
“Tu parli così, perché sei
sessualmente dipendente da quella ragazza con cui stavi insieme, e non ti rendi
conto che ti stai rovinando la vita per una cosa puramente fisica”.
Olando la guardò come se fosse
una deficiente “Ma che cazzo stai dicendo?” l’apostrofò irritato.
Lei, che ormai era partita
mostrando finalmente la sua vera faccia, alzò un sopracciglio e con aria di
sufficienza disse “E’ chiaro a tutti che credi? Anche quella sera che eri qui
con lei le stavi appresso come un cagnolino. E’ ovvio che ti tenesse legato con
il sesso, del resto cos’altro potrebbe offrire una cosi? E poi ora si fa vedere
in giro con quel tipo, sembrano molto intimi, a quanto pare ti ha soppiantato
presto. Del resto da una così che volevi aspettarti!”.
“Prima di tutto tu non sai
proprio niente di me e di lei e secondo non ti permetto di dare certi giudizi,
proprio tu! Hai un bel coraggio e non ti azzardare a fare insinuazioni su di lei
chiaro? Non ti azzardare mai più!” rispose il ragazzo arrabbiato che comunque
cercava di trattenersi.
“Io ho agito così, come ti
avevo spiegato, perché ho perso la testa, non ho mai fatto niente del genere
prima! E’ la prima volta in assoluto e se tu fossi un gentiluomo, l’avresti
capito e avresti tratto le tue debite conclusioni” disse lei usando un tono
piagnucoloso cercando di farlo sentire in colpa.
“Non vorrei diventare
maleducato o volgare, ma effettivamente da come ti sei posta e soprattutto
considerando gli argomenti di convinzione che hai usato, le ho tratte eccome le
mie debite conclusioni!” rispose Orlando seccato, tutta quella scena gli dava
solo ai nervi.
Elodie si stava rendendo conto
di non avere chance e così gli vomitò addosso la sua rabbia “Fai tanto il bravo
ragazzo, ma non ti se mica tirato indietro però!” poi rincarò la dose cercando
di colpirlo nell’orgoglio maschile “Comunque non che tu sia stato tutto questo
gran che!”.
“Hai ragione, avrei dovuto
tirami indietro” cominciò a dirle lui che avendo messo da parte la sua buona
volontà nel volersi comportare bene e sbottò “Infatti diciamo che è stata una
scopata dettata dalla leggerezza! Una scopata veloce e piuttosto anonima, una
scopata da dimenticare, in tutti i sensi! Non è stato niente anzi meno di
niente!”.
Proprio in quel momento fecero
il loro ingresso Hans e Aylén ed Elodie li vide.
Prese Orlando per le spalle e
lo fece girare poi malignamente gli disse “Guarda chi c’è! Chissà… magari lei è
più brava di me a letto, ma si da il caso che ora come ora a beneficiarne sia
qualcun altro!Come volevasi dimostrare è una che solo quello sa fare!”.
Orlando si girò di scatto e la
guardò malissimo. Avrebbe voluto dirle che se c’era una puttana, ma nel profondo
dell’anima quella era proprio lei. Non era certo stata a letto con lui perché le
interessava il sesso, quello almeno l’avrebbe potuto capire, no, lei era una di
quelle che scopava la fama e il successo non la persona. Era di una grettezza
paurosa e non volle neanche perdere tempo a dirglielo. Ne aveva conosciute tante
così e si rammaricò solo di non averla riconosciuta per tempo. La squadrò con
disprezzo e senza dire una sola parola la piantò lì da sola. Si soffermò un
attimo a guardare quei due e si sentì male, ma anche impotente, che poteva fare?
Una scenata? Non era proprio il caso, quindi prese e se ne tornò al tavolo, dove
tutti erano molto sulle spine per l’arrivo di Aylén ed Hans.
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Capitolo 25 *** Capitolo 25 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Bimbe belle ecco la
Moon ringraziosa ^^ GRAZIE Roy
(tesorina... la gastrite noooooooooo T_T mi fai sentì in colpa.... su fin che
c'è vita c'è speranza le cose mi glioreranno... si spera vero...)
GRAZIE Conty(Conty!!!!! Mediterò seriamente sulla
possibilità di inserire una certa "Giulia" che prenderà a mazzatone Elodie...
potrebbe esser un'ottima idea^^) GRAZIE Anjulie ( ma ei il mio mito!ancora rileggi i
cap??? ti devo una montagna di cene!!^^) GRAZIE Sara ( per le risate i commenti
e il resto!^^) AZUUUUUUUUUUUUU!!!! ( questo cap l'è dedicato a te W il gesto
dell'ombrello!!!! E ci siam capite nevvero????^^) e Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo venticinque
Orlando si mise a sedere e
notando le facce contratte e molto preoccupate dei suoi amici disse: “State
calmi e rilassatevi, non ho intenzione di fare proprio niente” intanto guardava
tristemente in direzione di Aylén ed Hans.
Gli altri avrebbero voluto
tanto credergli, ma a dire il vero erano tutti molto scettici.
Aylén cominciò la sua stupida
sceneggiata facendosi prendere per la vita da Hans e andando a ballare. Hans dal
canto suo, pur essendo una persona corretta, era deciso ad approfittare un po’
della situazione, del resto lei gli piaceva, doveva flirtare fingendo un
interesse che poi di fatto aveva in realtà, quindi si disse che se si fosse
spinto un po’ più avanti del dovuto, non ci sarebbe stato proprio niente di
male.
Ballarono un bel po’ sotto lo
sguardo attento di Orlando che non li lasciava un solo istante.
Aylén indossava un paio di
jeans a vita molto bassa e un top abbastanza ridotto senza spalline, così il
ragazzo tenendola per la vita le carezzava la pelle nuda con le dita.
“Non esagerare però” lo
rimproverava di tanto in tanto Aylén, ma lui sorrideva facendo lo gnorri;
smetteva e poco dopo ricominciava.
Orlando continuava ad osservare
struggendosi, ma di fatto come aveva detto sembrava non aver intenzione di far
nulla, del resto si sentiva come svuotato.
Ad un certo punto Reina, che
era rimasta al tavolo con lui ed Alejo, mentre gli altri quattro erano in giro
per il locale, sbottò. Si girò verso Orlando e gli mise una mano sulla spalla
con fare comprensivo, poi gli disse: “Devo farti i miei complimenti, in questo
frangente ti stai dimostrando molto più maturo di lei”.
Lui si girò e la guardò
leggermente intristito “Non si tratta propriamente di maturità, non saprei
proprio che fare Reina, non stiamo più insieme, è incazzata a morte con me, è
con un altro… che diavolo posso fare? Praticamente niente!” le ripose quasi
rassegnato.
“A dire il vero siamo un po’
tutti stupiti dal fatto che non hai neanche tentato di fare una mossa, però fai
bene sei molto più dignitoso di lei” replicò Reina che era davvero arrabbiata
con l'amica.
Orlando le abbozzò un sorriso
grato poi però le disse: “Sono contento che parteggi per me, ma non credo
che sia giusto che tu dica certe cose di una tua amica”. La stava bonariamente
brontolando, perché anche se gli faceva male, non pensava che il comportamento
di Aylén fosse poco dignitoso solo perché usciva con un ragazzo.
Alejo, che fino a quel momento
non si era intromesso e non aveva detto niente, dette un'occhiataccia a Reina,
la conosceva e sapeva che stava per dire qualcosa che non avrebbe dovuto.
“Beh? Che vuoi tu adesso?” gli
fece Reina accigliata.
“Fatti i fatti tuoi!” le
rispose Alejo secco.
Intanto Orlando li guardava tra
l'incuriosito e il perplesso.
“Invece io penso che lo
dovrebbe sapere, guarda un po’!” rispose la ragazza piccata.
Alejo roteò gli occhi, Ma
perché le donne non sanno tenere la bocca chiusa? Ora scoppia il vero macello!
pensò costernato tra sé e sé.
“Che cos'è che dovrei sapere?”
chiese a quel punto Orlando serio.
Alejo sbuffò e Reina invece
rispose “Parlo solo per il bene di Aylén anche se questo somaro non vorrebbe!”
cominciò a dirgli riferendosi ad Alejo.
“La vedi Orlando?” disse la
ragazza.
“Certo” bofonchiò l'inglese che
non aveva fatto altro fino ad allora. Certamente non era un piacere per lui
vederla avvinghiata al biondo ragazzo che sembrava non volerle levare le mani di
dosso.
“Dovresti sapere che lo sta
facendo solo e unicamente per farti rabbia. Non le importa un fico secco di
quell'Hans, non ci sarebbe mai uscita una seconda volta se non fosse stato per
venire qui a farti schiattare!”.
“Reina ora basta! Così getti
inutilmente benzina sul fuoco!” la rimproverò Alejo.
“No, ha fatto bene a dirlo”
rispose Orlando molto serio.
Notarono che aveva
un'espressione molto strana, ma lì per lì sembrò che non facesse niente di
particolare.
Per tutto il resto della sera
Orlando non si mosse da quel tavolo, ma non parlò molto, stava meditando.
Alejo continuò a dire che Reina
aveva sbagliato e Reina restò dell'idea di aver fatto bene, sulle ali di tutte
queste dissertazioni arrivò anche l'orario di chiusura del locale.
Erano ancora tutti là, Hans ed
Aylén compresi. Come li vide uscire Orlando salutò in fretta gli altri sei e,
non facendosi accorgere delle sue reali intenzioni, prese la macchina e li
seguì. Si poté così rendere conto dove abitasse Aylén visto che Hans
l'accompagnò a casa. I due uscirono dalla macchina e si avviarono alla porta
quindi entrarono insieme in casa di lei.
Ad Orlando prese un colpo, ma
non si mosse, rimase in macchina ad aspettare. Avrebbe aspettato anche tutta la
notte se fosse stato necessario.
“Sei stato molto gentile ad
aiutarmi Hans, ora ti offro una birra e poi come promesso te ne vai” stava
dicendo Aylén al suo collega.
Hans non era propriamente di
quell'avviso, quella sera aveva deciso di tentare il tutto per tutto, così a
sorpresa la prese per la vita e la baciò, ma le si scostò quasi subito piuttosto
imbarazzata, la situazione cominciava a sfuggirle dalle mani.
“Ma non ti piaccio neanche un
po’?” gli chiese il ragazzo un po’ imbronciato, non mollando la presa.
“Sei molto carino, ma lo sapevi
in partenza come stanno le cose, non è il momento adatto e …”.
Lui tentò di baciarla di nuovo
e le carezzò la pelle nuda della schiena, poi le disse a fior di labbra “Il
detto chiodo scaccia chiodo, funziona a meraviglia, prova solo a lasciarti
andare un po’ ” e approfondì l'intensità del bacio.
Aylén provò a dargli retta e
lasciò che la baciasse, lasciò che la loro lingue si intrecciassero e che le
mani di lui vagassero per il suo corpo chiudendo gli occhi, ma non funzionava e
ad un certo punto, prima che la situazione si spingesse decisamente troppo
avanti, si staccò di colpo spingendolo con delicatezza lontano a sé.
“Mi dispiace, ma proprio non
posso. Vorrei, davvero, ma non posso”.
“Va bene” disse il ragazzo
facendo una specie di smorfia “Capisco, ma questo gioco finisce qui. Mi dispiace
ma non sono più disposto ad essere usato da te” il suo tono era calmo e non di
rimprovero, piuttosto era rassegnato.
“Sì, hai perfettamente ragione,
dobbiamo finirla qui e ti chiedo scusa” disse lei sempre molto imbarazzata.
“Non scusarti più di tanto,
sono io che ho accettato facendomi delle illusioni, ma ora preferisco lasciar
perdere tutto”.
Detto questo Hans prese il suo
giacchetto ed uscì. Come lo vide Orlando si risollevò non poco, controllò
l'orologio, era stato in casa un quarto d'ora, gran che non doveva essere
accaduto. Uscì dalla macchina attraversò la strada si diresse alla porta della
casa di Aylén, quindi deciso suonò il campanello.
Aylén che stava per salire al
piano di sopra dove si trovava la zona notte, si diresse un po’ scocciata verso
l'ingresso, per andare ad aprire. Era convinta che fosse Hans, del resto cosa
avrebbe dovuto pensare? E molto incautamente aprì la porta senza controllare
dallo spioncino. Trovandosi Orlando davanti rimase qualche secondo letteralmente
basita e del tutto spiazzata, tutto si sarebbe aspettato meno lui.
Ma si riprese quasi subito.
Senza dire niente fece per richiudergli la porta in faccia ma lui la bloccò con
un piede.
“Per favore, dedicami solo
cinque minuti devo dirti una cosa molto importante” le disse Orlando tentando di
entrare.
“Hai sbagliato indirizzo questo
non è il cimitero!” gli disse lei livida e spinse con tutta la forza che aveva
la porta cercando di richiuderla, ma lui era troppo più forte e non ce la fece.
“Hai ragione, era una battuta
infelice e hai avuto ragione su un sacco di cose, ascoltami solo per cinque
minuti poi vado via” le rispose lui con tono calmo e fermo.
“Non voglio ascoltarti e non
puoi costringermi, se non te ne vai chiamo la polizia!”.
“Per favore! Smettiamola una
buona volta con queste scenate e cerchiamo di fare le persone adulte. Non
chiamerai proprio nessuno e sai benissimo che non mi muoverò di qui finché non
avremo parlato, quindi fammi entrare”.
“Non entrerai in casa mia, né
ora né mai. Non ti ci voglio chiaro?” rispose lei molto arrabbiata, del resto
era piuttosto consapevole che lui non avrebbe mollato se non avesse raggiunto il
suo scopo.
“Va bene” disse Orlando calmo
“Possiamo parlare anche sulla soglia, ma per favore almeno fai lo sforzo di
ascoltarmi”.
Aylén sbuffò contrariata.
“Parla! Avanti, spara le tue
quattro cazzate e levati dalle palle! Posso anche ascoltarti, ma non è che mi
interessi quello che hai da dire” gli disse alla fine.
Ci fu qualche secondo di
silenzio, poi Orlando cercando il tono giusto le disse ciò che gli premeva.
“So benissimo che ce l'hai a
morte con me e hai anche tutte le tue ragioni”.
“Se sei venuto qui per dirmi
quello che già so potevi risparmiarti! Come ti puoi benissimo risparmiare scuse
e affini! Non m’interessano e non ho intenzione di accettarle” gli disse lei
interrompendolo in malo modo.
“Lasciami finire” le disse lui.
“Eh no! Il disco è vecchio e la
musica la conosco!”.
“Non questa volta…”.
“Smetti! Sei ripetitivo e
recidivo!”.
A quel punto Orlando perse la
pazienza.
“E fammi parlare, sono
preoccupato per te cazzo!”.
Lei lo guardò leggermente
sorpresa poi ripartì all'attacco “Preoccupato? E' questa cazzata che significa?
Non sai più che inventarti per scusare i tuoi comportamenti e te ne vieni fuor
con la prima assurdità che ti passa per la testa?”.
“Non è affatto un'assurdità! Ho
parlato con Reina se proprio lo vuoi sapere”.
A quell'affermazione
l'espressione di Aylén mutò di colpo. Era indignata.
“Tu ce l'hai con me, ed è con
me che dovresti rifartela Aylén. Cristo Santo, urlami contro, prendermi a
sberle, fai un po’ quello che ritieni più opportuno, ma per favore non andare
con altro solo per fare dispetto a me. Non capisci che così prima di chiunque
altro fai solo del male a te stessa!”.
“Guarda che ti stai sbagliando
alla grande!” gli sibilò lei furente “Io vado con lui perché mi piace!” concluse
asciutta.
“Non è vero, non sarei qui se
così fosse. Reina mi ha detto…”.
“Reina non sa proprio un cazzo!
E domani mi sente quella stronza!” saltò su Aylén che proprio avrebbe voluto
strozzare la sua amica, cosa che si ripropose di fare quanto prima.
“Non dovresti rifartela con
lei, ha agito per il tuo bene, da vera amica. Credi che le piaccia vederti fare
certe cose solo per ripicca? Credi che se ti avesse vista serena e felice
avrebbe parlato?” le disse lui, lasciandola un attimo perplessa, quindi continuò
“Come ti ho detto se vuoi rifartela con me fallo pure, sono pienamente
consapevole che me lo merito, ma non aggiungere altro male al male che già ti ho
fatto io, te lo chiedo per piacere. Se devi uscire con qualcuno fallo solo
perché ti piace veramente. Non devi preoccuparti di farmi stare male, ti
assicuro che sto già male abbastanza per conto mio”.
“Hai finito?” le chiese lei che
cominciava ad essere stanca desiderando che se ne andasse.
“Devo dirti un sacco di altre
cose, ma tanto non mi ascolteresti, quindi per ora sì, ho finito, ma quando
sarai pronta dovremmo parlare a lungo”.
“Non credo che vorrò
ascoltarti” gli rispose lei.
“Un giorno lo dovrai pur fare”.
“Se sempre il solito eh? Non ti
smentisci mai, pensi sempre di poter fare le cose a modo tuo, il tempo ti
insegnerà che questa volta non sarà possibile. Piuttosto ti sarei molto grata se
una volta nella vita ti comportassi da adulto e mi facessi avere quanto prima le
carte di quel dannatissimo divorzio. Puoi usare tutti i ricatti e tutti i
mezzucci che vuoi, ma non mi piegherai a fare una cosa che non voglio neanche se
mi minacci di morte!”.
“Ho incaricato il mio avvocato
di procedere per l'annullamento. Non ti preoccupare appena le carte sono pronte
ti faccio contattare direttamente da lui, tanto suppongo che se lo facessi io no
mi risponderesti a telefono”.
“Supponi bene! E ora che ci
siamo chiariti buonanotte!” tagliò corto lei poi si affrettò ad aggiungere “Ti
avviso in anticipo, che visto che sai dove abito, se per caso ti venisse la
malsana idea di ritornare a suonare alla mia porta, sappi che non farò mai più
l'enorme cazzata di aprire senza controllare lo spioncino. Ti lascerei fuori
senza aprirti anche se tu fossi inseguito da un assassino. Spero di essere stata
chiara”.
“Chiarissima direi” rispose lui
abbastanza mogio, poi finalmente decise di andarsene. Il colpo secco della porta
che si richiudeva gli ferì le orecchie. Questa volta c'era ben poco da sperare
pensò, Aylén era davvero determinata e decisa. Una cosa però gli dava un minimo
di speranza, anche se non sapeva ben in che sperare. La sua non indifferenza. Se
era ancora arrabbiata, se si faceva vedere in giro con un tipo solo per fargli
dispetto, significava che provava ancora qualcosa. Non era una gran
consolazione, ma era l'unica cosa a cui poteva aggrapparsi in quel momento e lo
fece con le mani e con le unghie.
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Capitolo 26 *** Capitolo 26 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Egrazie nuovamente
a tutte ^^ GRAZIE Roy
(sono felice che t'è piaciuto il capitolo e che ti sei rotrovta con Orlando nel
locle!!^____^)
GRAZIE
Frodina ( sono felice che nel tuo commento li capisci entrambi del resto è
capibile Orlando, ma anche soprattutto Aylén almeno dal mio personale punto di
vista!^_^) GRAZIE Anjulie ( un abbraccione sei stupenda!!^^) GRAZIE Sara ( per le risate i commenti
e il resto!^^) GRAZIE Conty (Bellina la Conty intenerita!!! Quasi
quasi ti mando la tutina della chicco^^ Voglio conoscere i tuoi amici!! :P)GRAZIE Mandy ( tu sai o mia compagna di
merende!! ^^)e come sempre GRAZIE e Buona lettura a tutti
^_^
Capitolo ventisei
Ovviamente Reina e Aylén
litigarono di brutto. La prima rimase nella sua posizione tacciando l’amica
d’immaturità, ricordandole che non avrebbe concluso niente con
quell’atteggiamento. Le disse inoltre che era inutile che si nascondesse dietro
un dito e che prima o poi avrebbe dovuto accettare la realtà delle cose. Aylén
per tutta risposta la mandò al diavolo senza troppi complimenti, intimandole di
non impicciarsi nuovamente dei fatti suoi.
Reina la prese molto male e si
sfogò con Alejo, il quale prima la brontolò dicendole che negli affari degli
altri è meglio non entrare, poi cercò di consolarla, ma la ragazza era davvero
giù.
Il giorno seguente Alejo si
sfogò con Dominic, visto che erano entrati in confidenza e che si trovavano
abbastanza bene.
Alla fine di quella catena un
po’ strana accade qualcosa.
Dominic era veramente stufo di
tutta quella situazione. D’accordo era un egocentrico, un immaturo anche lui, e
lo scazzo era il suo passatempo preferito, ma ne sapeva qualcosa di come si
poteva star male, lo aveva provato sulla sua pelle e decise di fare una cosa,
forse non sarebbe servito a nulla, ma volle tentare lo stesso. Si fece dare
l’indirizzo di Aylén e andò da lei.
Qualcuno doveva pur farla
ragionare visto che anche Aylén quando ci si metteva era davvero tosta.
“Che c’è ti manda lui?” lo
apostrofò contrariata la ragazza appena gli ebbe aperto la porta.
Dominic ebbe il suo bel da fare
per convincerla che era solo ed esclusivamente una sua idea, ma alla fine lei
gli credette.
Più o meno le fece un lungo
discorso molto simile a quello che a suo tempo aveva fato ad Orlando.
Le raccontò la sua storia con
Julianne, le disse come una sera fece l’enorme sciocchezza di tradirla con una
tipa di cui non ricordava neanche più il nome. Di come lo avessero beccato i
paparazzi e di come la sua storia fosse finita, distruggendolo. Certo lui era
uno che scherzava sempre anche quando aveva la morte nel cuore, ma c’era stato
davvero da cani e se ci ripensava ci stava male anche adesso.
Cominciava a stare un po’
meglio solo da quando frequentava Victoria.
“Sono cose che possono
capitare, non dovrebbero ma capitano. Poteva capitare a te ma è capitato a lui”
le stava appunto dicendo.
“No, a me non sarebbe
capitato!” disse lei fermamente.
“Non essere troppo sicura di te
stessa, tutti possiamo sbagliare” la rimproverò appena.
Lei non rispose, non perché
fosse convinta che avesse ragione, però non aveva voglia di controbattere e
discutere e poi cominciava a pensare che gli uomini avessero davvero delle
convinzioni diverse.
Dom le parlò ancora a lungo
illustrandole il suo punto di vista inoltre le disse anche che non aveva mai
visto Orlando così innamorato prima, e che forse lei avrebbe potuto almeno, se
non altro, starlo ad ascoltare. Solo quello, niente più se non se la sentiva.
Usò tutto il suo ascendente e la sua naturale accattivante simpatia per smorzare
i toni, parlando e scherzando un po’, per far sì che almeno lei non lo
interrompesse e lei lo ascoltò. Passarono insieme quasi tre ore e quando Dom se
ne andò Aylén non poté fare a meno di pensare che era un ragazzo strano, forse
un po’ fragile che amava nascondere la sua natura sensibile dietro una maschera
da joker. Forse era solo un po’ insicuro o forse doveva crescere ancora un poco
come del resto tutti loro.
Quando Dominic la lasciò, per
prima cosa prese il telefono chiamò Reina e si scusò per essere stata così
aggressiva, le promise che avrebbe cercato di riflettere su alcune cose e che
quanto prima si sarebbero dovute vedere per una cenetta insieme, loro due sole
per fare degnamente pace. Reina scoppiò a piangere era la prima volta che
litigavano così da quando si conoscevano, ma era contenta, forse ora la sua
amica avrebbe ragionato. Così Aylén finì per sentirsi in colpa per le lacrime di
Reina e quando riattaccò era davvero depressa.
Passò l’intera settimana a
pensare a quello che aveva detto Dom e a quello che diceva Reina che la
conosceva molto bene e ne convenne che quella di Hans era stata davvero una gran
cazzata, che non le aveva risolto niente e non l’aveva affatto fatta sentire
meglio.
Arrivò anche il week end, e
ultimamente Aylén odiava i fine settimana, erano lunghi e noiosi, c’era troppo
tempo libero e la mente vagava in pensieri non molto positivi per via del suo
stato d’animo. Non si fermava spesso a fare certe considerazioni, ma prima i
fine settimana erano una festa, ora erano una specie di funerale e bisognava
trovare il modo di come occupare il tempo, soprattutto per non soffermarsi
troppo a pensare al passato. Così il sabato si mise di lena a pulire la casa con
Rambo che le zampettava intorno. Menomale che c’era quel cagnolino che sembrava
capirla e che ogni tanto le leccava la mano come a darle il suo appoggio, anche
se gli sporcava puntualmente dove aveva appena pulito, talvolta facendola ridere
e talvolta facendola un po’ arrabbiare, ma facendole compagnia e distogliendola
dal suo chiodo fisso, che volente o nolente era sempre lo stesso: Orlando.
La domenica pomeriggio decise
di andare a cavalcare come faceva spesso negli ultimi tempi. Aveva preso
l’abitudine, dopo quell’infelice improvvisata di Orlando, di telefonare al
fattore il quale la avvertiva se c’era qualcuno, ma per fortuna lui non s’era
più visto.
C'era però un fatto nuovo.
Tra le tante cose che le aveva
detto Dominic quando era andato da lei, le aveva confidato che in realtà quasi
tutte le domeniche, invece Orlando andava proprio alla fattoria a vederla
cavalcare. Naturalmente se ne stava ben nascosto e neanche Dom era riuscito a
capire dove, glielo aveva confidato proprio per farle capire come fosse messo
male il suo amico.
Lei ci aveva pensato un po’ e
poi aveva deciso di andare lo stesso a cavallo, che la spiasse pure, s’era
detta, a lei bastava cavalcare in pace perché la rilassava e non intendeva
rinunciarci per colpa di lui.
Era una specie di bugia quella
che s’era detta, in realtà questa cosa l’aveva colpita, ma non ci voleva pensare
né tanto meno ammetterlo.
Quando arrivò alla stalla il
cavallo era al suo solito posto, Aylén gli carezzò il muso e l'animale le diede
un leggero colpetto, c'era una bell’intesa tra loro, la ragazza decise di
cavalcarlo a pelo, senza sella.
Con uno scatto agile lo montò
ed uscì al passo dalla stalla, andò un po’ al trotto e poi finalmente come
piaceva a lei si fece una bella corsa al galoppo.
Galoppare la faceva sentire
libera e la scaricava da tutte le tensioni accumulate, in più cavalcare a pelo
le dava la netta sensazione d'essere un tutt'uno con il cavallo e rendeva il
tutto ancora più bello.
Orlando, che era sempre più
depresso e mentalmente intrippato in congetture di ogni genere, aveva preso
quell'abitudine autolesionista e dal sapore altamente auto punitivo di andare
quasi ogni domenica alla fattoria.
Le ragioni erano molteplici. La
prima perché aveva il bisogno quasi fisico di vederla e quello era l'unico modo
per poterlo fare. La seconda perché questa cosa gli ricordava la Spagna e gli
ricordava quanto fosse stato idiota prima e male dopo, così si crogiolava
aggiungendo il male presente a quello passato, una specie di auto flagellazione
psico mentale. La terza perché comunque vederla cavalcare era sempre uno
spettacolo, aveva un che di maestoso e di selvaggio che riusciva ad incatenare
chi la guardava e lui ne era completamente affascinato. Così, dato che tanto non
aveva voglia di fare altro, era andato lì anche quella domenica pomeriggio.
S'era infilato nel suo bel nascondiglio dietro una specie di cespuglio a ridosso
di una piccola cunetta nel percorso che di solito faceva lei. Era una postazione
ideale poteva vedere e non poteva essere visto, né da cavallo né da terra, in
più non stava neanche scomodo perché ci stava benissimo a sedere. Guardava e
meditava, meditava e guardava, come se fosse stato una specie vedetta indiana
del vecchio west.
Aylén dopo quasi un'ora di
corsa si mise a girare al passo, era inutile che lo negasse, quello che Dominic
le aveva detto l’aveva incuriosita, così per tutto il tempo non aveva fatto che
guardarsi intorno occhieggiando a destra e sinistra per capire se ci fosse stato
Orlando e soprattutto per capire dove diavolo s'infrattasse perché proprio non
riusciva ad intuirlo.
Fu così che ad un certo punto
le venne in mente una cosa, una cosa che le fece nascere sulle labbra un sorriso
compiaciuto. Dette un leggero colpetto con i talloni sulla pancia del cavallo e
ripartì veloce al galoppo, fece una lunga corsa abbastanza sfrenata al termine
della quale però improvvisamente il cavallo s'impennò bruscamente
scaraventandola malamente a terra.
Orlando che aveva visto tutta
la scena schizzò fuori spaventatissimo dalla sua postazione segreta e corse a
vedere che le fosse accaduto, visto che era rimasta immobile, distesa a terra
nella polvere.
La trovò supina con gli occhi
chiusi, sembrava che dormisse e gli prese davvero un colpo, in trenta secondi
pensò le peggio cose, tipo che fosse morta, che si fosse rotta l'osso del collo
e roba del genere. In preda alla disperazione e al panico allungò la mano per
sentire in che condizioni fosse, ma non fece in tempo a sfiorarla perché lei
fulminea gliela afferrò e tirandosi a sedere gli disse con soddisfazione:
“Preso!” poi aggiunse subito dopo soddisfatta “Ti ho fregato!”.
L'espressione di lui che era
passata dal disperato, allo scioccato e ora verteva verso l'incazzato stordito
era così strana, ma soprattutto così buffa che senza volerlo lei scoppiò a
ridere.
“Sei veramente una deficiente!”
le disse lui adirato liberandosi con uno scatto insofferente dalla sua presa
Ma lei come in una sorta di
liberazione nervosa continuò a ridere a crepapelle senza riuscire a trattenersi.
“Non capisco che ci sia tanto
da ridere!” le disse lui stizzito che cominciava ad alterarsi sempre di più.
Intanto si era rialzato come a voler riacquistare una certa dignità.
Si alzò anche lei, che
continuava ridacchiare “Se potessi vedere la faccia che hai fatto rideresti
anche tu” riuscì infine a dirgli Aylén.
“Vorrei vedere te al posto mio!
Ti ho visto fare un capitombolo esagerato” si giustificò lui accigliato.
“Però mica sei tanto sveglio”
gli disse lei ancora non tanto seria “Sai benissimo che sono stata una stunt a
cavallo, non ti è neanche sfiorato il pensiero che lo avessi fatto apposta?”.
Al che Orlando alzò un
sopracciglio e la guardò con fare indagatorio “E perché mai avrei dovuto pensare
una cosa del genere? Ma soprattutto perché una che cavalca e pensa di essere da
sola nel raggio di miglia dovrebbe fare una cosa del genere?” le chiese
insospettito.
Ma lei non si fece fregare “E
perché no? Volevo solo ripassare qualche vecchia mossa, così tanto per ingannare
il tempo” rispose tranquilla.
Anche lui però non abboccò
“Ah!” fece fingendo di cascarci, poi mettendosi le mani sui fianchi le chiese “E
la moina di rimanere a terra immobile, fino a che non mi sono avvicinato per poi
urlarmi a sorpresa preso come la spieghi?”.
Lei che intanto si spazzolava
via la polvere dai jeans gli rispose finalmente sincera “E va bene! Sapevo che
potevi essere nei paraggi e ti ho fatto un dispetto” ammise.
“Come facevi a saperlo?” chiese
lui leggermente sorpreso anche se aveva immaginato qualcosa del genere.
Lei roteò lo sguardo in giro
con fare finto indifferente “Un uccellino si è posato alla mia finestra e mi ha
detto che ogni tanto ti diletti a fare il guardone e mi è venuta voglia di
stanarti”.
Lui aggrottò la fronte
incrociando le braccia al petto “Un uccellino eh?” fece storcendo la bocca “O
piuttosto un corvaccio ossigenato di mia conoscenza?”.
Aylén non rispose continuando a
tenere un atteggiamento vago, ma leggermente divertito.
Quella gran risata aveva avuto
una sorta di effetto liberatorio, si sentiva leggera, e poi averlo preso in
castagna l'aveva soddisfatta un sacco, cosa che aveva notato anche Orlando, il
quale non si fece sfuggire l'occasione di portare avanti quel dialogo civile
e leggero che avevano preso a tenere grazie a quella sortita improvvisa e quanto
mai inaspettata “Almeno grazie al corvo malefico e al pollo di turno ti sei
divertita, a quanto posso notare” le disse con aria vagamente sorniona.
Questa volta fu lei ad alzare
un sopracciglio.
“Diciamo che il corvo mi ha
dato una dritta per scoprire il pollo che si diverte fare il falco, che
oltretutto gli riesce male” concluse lei.
“Mica tanto direi! Se il corvo
si faceva i cazzi suoi non mi avresti beccato” disse il ragazzo con aria
saputella.
“Può darsi…” commentò lei
pensierosa.
A quel punto Orlando tentò un
cambio di argomento di conversazione “Ti sarai chiesta perché fossi qui nascosto
a guardarti suppongo?” disse leggermente incerto.
“No” rispose serafica lei che
non era ancora pronta a rendergli facili le cose e rapidamente rimontò a
cavallo.
A quel gesto il ragazzo rimase
un po’ male, capì che s'era bella che richiusa, ma tentò ugualmente una mossa
“Potresti… darmi un passaggio alle stalle?” buttò lì speranzoso.
Lei lo guardò dall'alto della
sua cavalcatura e gli disse “Penso che andare a piedi sia salutare e molto
indicato, soprattutto per chi dovrebbe pensare, schiarirsi le idee e meditare
sulle tante sciocchezze che fa, e sulle scemenze che dice” e picchiando i
talloni sulla pancia del cavallo, partì al trotto lasciandolo a terra, da solo.
“Touché!” disse lui a voce
alta, infilandosi le mani in tasca e andando a piedi verso la macchina.
Stanamene però Orlando aveva un
sorrisino compiaciuto che gli affiorava sulle labbra, pensava che avrebbe dovuto
inventarsi qualcosa, qualcosa per riportare tra loro quanto meno un dialogo… ma
cosa? Eppure qualcosa lo avrebbe fatto si disse deciso, prima o poi qualche idea
in mente gli sarebbe venuta.
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Capitolo 27 *** Capitolo 27 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Vi posso dare un
bell'abbraccione strapazzante collettivo??? ^^ GRAZIE Roy
(spero che questo cap ti piaccia come l'altro ... forse un pochino di più??? Ti
adoro anche io superpanibalda collega ^^) GRAZIE Anjulie (ho finito gli argomenti di
ringraziamento mi tocca ripetermi non ci posso credere che tu rilegga !!!!^^) GRAZIE Conty (la tua recensione mi ha
particolarmente colpita *_* "ti
diverte così tanto fare infartare quel povero figliolo di orlando" ghghghghg peggio gliene farei IO se potessi,
ovviamente live!!)GRAZIE Frodina!! ( ho letto la fine dei diari poi
ti lascio una recensione come si deve^^) GRAZIE Azu!!!(mi sono dimenticata me
tapina ieri sera tra l'altro di ringraziarti anche per la corretta scrittura del
" touché" sigh! perdono!!!) GRAZIE Mandy ( esimia collega bacio le mani ^^)GRAZIE
a tutti quelli che nonostante il caldo e le vacanze continuano a seguire la
storia e Buona lettura a tutti ^_^
Capitolo ventisette
La sortita di quella domenica
pomeriggio, non propriamente cercata, ma in un certo senso piovuta dal cielo,
aveva ristabilito un punto di contatto tra i ragazzi. Un contatto flebile quanto
un filo di una ragnatela, ma pur sempre un contatto. Ognuno di loro due aveva
avuto la sua reazione all'accaduto.
Orlando era ottimista, del
resto rientrava nel suo modo di essere vedere sempre e comunque il bicchiere
mezzo pieno. Era in attesa di fare una mossa, che in realtà aveva già
premeditato, ma che non voleva fare immediatamente per sfruttare l'elemento
sorpresa, che credeva potesse giocare a suo favore. Determinato e cocciuto come
sempre, si muoveva con la massima cautela essendo perfettamente conscio di
camminare su un letto di vetri, una mossa falsa e avrebbe potuto compromettere
tutto, che diciamolo, era già abbastanza compromesso di suo.
Nonostante l'ottimismo sapeva
di averla fatta grossa e di averci messo su un carico da undici con quelle
sparate acide da gelosia patologica, e per quanto si potesse dare del cretino
contava assai poco, bisognava che si desse una regolata una volta per tutte.
Aylén pure aveva avuto una sua
reazione. Averlo visto l'aveva messa un po’ in crisi, era naturale, del resto
non è che fosse propriamente indifferente. La cosa che più le dava da pensare
era il fatto che lui comunque la spiasse e in qualche modo si perdesse ancora
dietro a lei. Il suo cruccio era: perché lo faceva?
Perché era veramente pentito e
non aveva il coraggio di affrontarla o era solo per una sorta di orgoglio
maschile perché l'aveva vista con un altro?
Certo c'era da considerare
anche le parole che le aveva detto quella sera sulla soglia di casa, ma non era
abbastanza, almeno non lo erano per lei, per poter arrivare ad una
considerazione certa delle reali intenzioni di lui o dello stato effettivo delle
cose. Al di là di tutte queste considerazioni era comunque ancora molto
arrabbiata con Orlando per quello che aveva fatto e per quello che le aveva
detto.
Finalmente Reina era andata a
cena a casa di Aylén. Era un venerdì sera e pioveva a dirotto. Su Los Angeles
s'era abbattuto una specie di nubifragio, tanto che Aylén aveva fatto entrare in
casa anche il povero Rambo che guaiva spaventato dai numerosi tuoni. Aveva
cucinato Reina e le due amiche stavano parlando piuttosto tranquillamente,
guarda caso sempre del solito argomento.
“Non so Aylén, siete due
persone decisamente particolari, a volte anche troppo particolari direi. Forse
avete fatto tutto molto e troppo in fretta” stava dicendo Reina.
“Su questa cosa ho riflettuto
anche io, forse è vero” stava rispondendo Aylén con il mento appoggiato su una
mano “In fondo se fai un calcolo esatto del tempo che abbiamo effettivamente
passato insieme, non si raggiungono neanche i sei mesi effettivi” concluse
pensierosa.
“Ma tu lo ami ancora?” più che
una domanda quella di Reina sembrava un'affermazione.
Aylén si girò e la guardò
leggermente contrariata “Che centra? Che discorsi sono questi?”.
“Non puoi sempre essere così
ermeticamente chiusa come un riccio, non con me almeno! Che c'è di strano ad
ammettere i propri sentimenti” le disse l'amica.
Aylén fece un sospirone e
sbuffò “E' che la trovo una domanda inutile! Mi sembra ovvia la risposta” disse
Aylén poi accompagnando il resto della frase con gesto delle mani concluse “E'
normale che se lo amavo un mese fa lo ami anche oggi! Non sono cose che ti
passano così!” concluse schioccando le dita.
“Io ho un po’ pensato a tutta
la faccenda, facendo delle ipotesi e ho pensato che se Alejo avesse fatto una
cosa del genere… non so… ma forse per un unico errore, che dovrebbe comunque
essere categoricamente irripetibile, potrei anche provare a perdonarlo…” disse
Reina con fare pensoso, ma sincero.
“Certo per te è facile parlare
per congetture, mica c'è andato lui con un'altra!” si risentì Aylén.
“Per quello che ne so io, no.
Ma anche lui viaggia abbastanza per lavoro, è molto in giro, è un bel ragazzo…
insomma che cavolo ne so, potrei anche avere un bel paio di corna in testa e non
saperlo!” disse allora Reina.
“Decisamente meglio non
saperlo!” commentò accigliata Aylén.
“E' vero! Però… a quanto pare è
stata proprio una cosa così… senza senso e senza seguito… insomma anche un cieco
lo vedrebbe che comunque sta sempre e comunque appresso a te, se lo ami davvero
dovresti perdonarlo. E poi non sono vere e proprie corna… insomma vi eravate
lasciati da qualche ora” concluse azzardando Reina.
“Mi pare un po’ troppo comodo
questo discorso! E poi l'ho perdonato un sacco di altre volte per i suoi
comportamenti sbagliati”.
“Alt!” le fece l'amica mettendo
le mani avanti “Vi siete perdonati a vicenda per i vostri comportamenti
sbagliati, lui in passato ha fatto le sue cazzate tu le tue. Questa è una cosa
diversa”.
“E' diversa sì!” scattò Aylèn
che però non fece in tempo ad aggiungere altro perché avevano suonato alla
porta.
La ragazza si alzò stupita, chi
poteva essere a quell'ora con quel tempo infernale?
“Che deve venire Alejo?”
domandò a Reina.
“No, i ragazzi sono tutti a
casa di Dominic stasera, s'era rimasti d’accordo che rientravo in taxi” rispose
l'altra.
Aylén sempre più perplessa andò
verso la porta, prima di aprire controllò dallo spioncino dove le apparve la
faccia di Orlando.
Batté un piede in terra con
disappunto Avrei dovuto immaginarlo! pensò.
“Puoi anche andartene tanto non
ti apro!” gli disse da dentro.
“E dai! Basta con tutte queste
ripicche inutili. Dobbiamo parlare” le rispose lui da fuori.
“Ti avevo avvertito che non ti
avrei aperto” disse lei che a testaccia dura era messa bene quanto lui.
“Io rimango qui finché non
apri, tanto prima o poi dovrai aprire, mica potrai passare il resto della vita
chiusa in casa!” rispose la testaccia dura numero due.
“Fai un po’ come ti pare” fu
l'ultima parola di lei prima di girarsi e ritornare verso la cucina.
“Si parla del diavolo, e tanto
per restare in argomento spuntano le corna!” disse a Reina non appena fu in
cucina.
“Ma dai? E l'hai lasciato fuori
della porta?”.
“Si!”.
Reina si alzò e andò alla
finestra de salotto e vide Orlando a braccia conserte fuori sotto l'acqua che
sembrava non aveva alcuna intenzione di spostarsi.
“Oh mamma! Ma è rimasto sotto
questo diluvio universale fermo ad aspettare! E dai aprigli la porta o si
prenderà un malanno!” disse concitata ad Aylén.
“Peggio per lui” fu la risposta
che arrivò dalla cucina.
Rena rientrò dall'amica “Non ci
posso credere! Hai davvero intenzione di farlo rimanere sotto la pioggia senza
aprirgli?”.
“Mica lo sto obbligando io! Per
me se ne può anche andare”.
“Ma non ha senso, su!”.
“Ricominci?”.
Reina che non aveva voglia di
fare un'altra litigata e che davvero non sopportava più né lei né lui, disse
“Sai che ti dico? Ma fate un po’ che cazzo vi pare io vado via”.
“Dalla porta sul retro però!
Sennò quello mi entra di prepotenza” l'ammonì Aylén.
Reina roteò gli occhi
costernata chiamò un taxi, prese l'ombrello e se ne andò dalla porta sul retro
piuttosto scocciata. Che andassero a farsi benedire loro e tutte le loro fisime!
Pensò adirata.
Intanto Aylén che cercava di
darsi un tono, girellava nervosamente per il salotto e ogni tanto sbirciava
fuori. Era mezzora che Orlando impassibile stava sotto l'acqua battente. Lei
cominciava a sentirsi a disagio e sperava che demordesse.
Macché, niente da fare.
Anche Rambo cominciò a guaire
verso la finestra.
“Che fai? Ti ci metti anche tu
a perorare la sua causa?” lo rimproverò la ragazza che però cominciava a
sentirsi in colpa.
Sbirciò di nuovo e lui era
sempre lì.
“Il solito deficiente,
maledettamente testardo! Io gliela spaccherei quella testa di granito che si
ritrova!” bofonchiò a voce alta spazientita.
“Finirà col prendersi una
broncopolmonite accidenti a lui!” aggiunse contrariata.
Quindi, siccome non era poi
così insensibile e cattiva da arrivare a tanto, aprì la porta “Muoviti entra!”
gli urlò in malo modo.
Lui non se lo fece ripetere ed
entrò alla svelta.
“Grazie” le disse appena
nell'ingresso.
Lei lo fulminò con
un'occhiataccia e osservò la piccola pozzanghera d'acqua che s'era subito
formata ai suoi piedi, era bagnato fradicio e gocciolava da tutte le parti.
Tremava e teneva le braccia
incrociate strette.
“Stai fermo lì” gli intimò
salendo le scale.
Poco dopo scese con un paio di
asciugamani e un accappatoio glieli tirò in malo modo “Levati codesta roba di
dosso e asciugati” gli disse girando i tacchi e andando verso la cucina.
“Qui?” chiese lui perplesso
dall'ingresso dove era rimasto.
Lei accigliata fece capolino
dalla cucina “Sì, proprio lì, non vorrai mica allagarmi casa?” e rientrò dentro
sbuffando.
A lui scappò da ridere, in
effetti la situazione era piuttosto comica. Aveva già deciso da alcuni giorni di
farle quell'improvvisata, e quando era partito s'era scatenato quel temporale
dalle proporzioni bibliche, in un certo senso gli era stato d'aiuto, non era poi
tanto sicuro che senza l’arrivo provvidenziale dell'acqua lei gli avrebbe mai
aperto. Cominciò a pensare che quell'arrabbiatura non le sarebbe mai passata e
intanto si era tolto tutta quella roba fradicia di dosso compresi i boxer che
erano bagnati pure quelli. Rambo gli girellava intorno e gli annusava i piedi.
Evidentemente li trovò di suo gradimento perché prese a leccarglieli facendolo
ridere. In realtà era tutta una roba da ridere, insomma era completamente nudo
nell'ingresso della casa della sua ex ragazza, che non ce lo voleva, ma che
l'aveva accolto per una sorta di carità cristiana, alle prese con un cane che
s'era innamorato dei suoi piedi e con un accappatoio che non gli entrava.
“Emmm avrei un problemino…”
disse urlando verso la cucina passandosi una mano tra i riccioli bagnati.
“Che c'è?” fu la risposta di
lei che fece nuovamente capolino dalla cucina appena in tempo per beccarlo
proprio mentre si sistemava un asciugamano in vita.
“L'accappatoio non mi sta”
disse lui allargando le braccia.
Lei lo raggiunse, raccolse il
monticello di abiti bagnati e gli disse indicando con il dito “Vai in cucina e
aspettami lì”.
Lui avrebbe venuto da
risponderle: Agli ordini signor generale! Intuì però che in quel momento
lei non era decisamente incline all'umorismo, e preferì glissare avviandosi dove
le aveva detto.
Aylén salì di sopra infilò
tutto nella modernissima lavatrice che lavava e asciugava, attivò il programma e
scese di sotto, prese un ombrello e sotto l'acqua battente s'avviò al capanno
dove c’erano gli attrezzi da giardino, si ricordava di aver visto una cosa e
voleva prenderla.
Quando rientrò in cucina lo
trovo bello e tranquillo a sedere che mangiava.
Come la vide, Orlando, ingoiò
il boccone con fare un po’ colpevole e disse “Pareva buono… l’ho voluto
assaggiare…” disse titubante abbozzando un mezzo sorriso.
“Prego fai pure come fossi a
casa tua!” gli rispose la ragazza appena sarcastica.
“L'hai cucinato tu questo? Ma
cos'è?” chiese curioso.
“E' uno sformato di patate e
prosciutto e non l'ho cucinato io” rispose secca.
Poi tirò fuori la tutta da
lavoro del giardiniere e gliela sbatté sulla tavola “Mettiti questa” gli disse.
Lui prese in mano la tuta verde
di cotone grezzo piuttosto pesante e ruvida vagliandone la consistenza con le
dita.
“Mi devo mettere questo
affare?” chiese un po’ poco convinto.
“Non puoi certo stare due o
tre ore per casa mia con un asciugamano in vita e basta” puntualizzò lei.
Lui la guardò stranito non
capiva bene.
“Ho messo tuoi vestiti nella
lava asciuga e saranno pronti solo tra tre ore circa” gli spiegò.
Orlando stropicciò ancora un
po’ la tuta, era decisamente ruvida, si passò una mano sul collo e poi disse
“Capisco, però… sarei senza mutande e… credo che… insomma non che questa cosa
sia tanto morbida”.
“Problemi tuoi! Non vorrai mica
che ti dia un paio di mutande mie?”.
“No grazie” fece lui
ridacchiando “Non credo che mi ci starebbe tutta la roba dentro, e comunque
sarebbero strette e…”.
“E si t'infilassi quella tuta
invece di fare conversazione?” lo riprese lei.
Fu a quel punto che Aylén si
disse che avrebbe fatto meglio a lasciarlo sotto l'acqua fino a che non fosse
marcito.
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Capitolo 28 *** Capitolo 28 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Ragazze davvero voi
mi confondete!!! ^O^ siete esagerate!!!! ^^ GRAZIE Roy
(menomale che t'ho fatta ridere spreo che anche questo cap non ti faccia
contorcere troppo ^^) GRAZIE Frodina!! ( frodina accidnti che complimenti
ma credo che tu esageri, davvero uso poche virgole??? Maremma.... bisogna stia
più attenta alla ortografia allora, grazie di avermelo fatto notare^^)GRAZIE Conty (M'hai fattò morì ahahahahah batReina,
per la ricetta dello sformato ti farò sapere, grazie 1000 per il doppio commento
sei troppo buona con me!!) GRAZIE Azu!!!(ti ho trascurata ieri sorry!!*_*)!!!) e
come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^
Capitolo ventotto
Orlando s'era infilato
quella tuta che fortunatamente era larga anche se però un po’ corta visto che il
giardiniere era molto più grasso di lui, ma evidentemente anche più basso.
“Fatto” le disse abbastanza soddisfatto e Aylén si girò. Nonostante fosse
contrariata, vederlo infagottato in quella cosa verde, larga e corta tanto che
sembrava che avesse l'acqua in casa, con i pantaloni che gli arrivavano ben
oltre sopra la caviglia e che davanti all'altezza del bacino gli avanzava invece
un bel po’ di stoffa, dato che non aveva la stessa pancia del giardiniere, la
fece involontariamente ridere.
Lui si accigliò appena “Ultimamente ti diverti un po’ troppo alle mie spalle” le
disse semi serio.
Lei continuò a ridacchiare e portandosi una mano alla fronte disse:“Stavo
pensando alla reazione delle orde di fans che ti gattonano dietro sbavucchiando
come una processione di lumache... Ah! Se ti potessero vedere conciato in questo
modo! Non ti dico in che condizioni hai capelli, perché non è possibile
spiegarlo, sei infagottato che sembri un sacco di patate storto, in più hai un
cane che ti rigoverna i piedi in una sorta di moto perpetuo! Come si può non
ridere?”.
Orlando alzò gli occhi verso una ciocca di riccioli decisamente scomposti e
crespi che gli ricadeva a caso sulla fronte cercando di rimandarli indietro con
un soffio che sbuffò dalla bocca verso l'alto, ma la ciocca svolazzò e tornò
esattamente dove era prima. Poi, sconsolato, abbassò la testa guardando Rambo
che continuava a fargli quel pedicure salivato senza posa. Quindi aggrottò la
fronte e le rispose con una punta di rivalsa “A parte il fatto che il mio lavoro
e il mio talento vengono apprezzati anche da persone che non si fermano solo
davanti all'aspetto fisico e ci tengo a precisarlo” disse abbastanza punto sul
vivo “In ogni caso sarò anche ridicolo conciato così, ma basterebbe che tirassi
giù la cerniera che chiude tutta la tuta per rendere felici tutte la mie fans”
aggiunse in maniera volutamente provocatoria. Aylén, che intanto aveva preso a
riordinare la cucina, si girò e alzando un sopracciglio gli disse “Sei sicuro?
Beh del resto l'importante è essere convinti” e si rigirò di nuovo verso il
lavello.
“Che vorresti dire con questa risposta?” le chiese lievemente irritato, chissà
perché ma aveva trovato il modo di mettersi nei guai da solo.
Lei che a quel punto stava incominciando a divertirsi davvero, decise di dargli
una bella lezioncina di ridimensionamento ego, quindi senza girarsi ripose
serafica “Intendo dire che sei normodotato, c'è anche decisamente di meglio in
giro”.
Non fu tanto il normodotato che lo infastidì, ma piuttosto i possibili
termini di paragone. “E di grazia tu come fai a saperlo?” le domandò, passando
dal lievemente all'abbastanza irritato.
Meno male che lei era girata perché trattenne a stento una risatina, si stava
decisamente divertendo. Quindi fece la faccia seria e si girò lo squadrò da capo
a piedi e poi gli disse “Non ho mica visto solo il tuo!” e si dovette rigirare
subito perché l'espressione che aveva fatto lui la stava per far ridere di
nuovo.
“Questa conversazione non ha molto senso, credo...” disse il ragazzo abbastanza
contrariato. Non gli piaceva proprio la piega che aveva preso la cosa e siccome
era andato lì per fare un discorso serio, non si voleva impantanare in argomenti
che lo avrebbero fatto innervosire, portandolo magari a dire cose fuori luogo.
Lei annuì con la testa dandogli ragione e continuando ad occuparsi dei piatti.
“Comunque credo o almeno spero” cominciò a dire Orlando “Che tra tutte le cose
che ti hanno legata a me quella non sia stata la più importante in assoluto”.
“Per me assolutamente no” rispose lei decisa e avrebbe voluto aggiungere
qualcosa, ma lui la precedette “E quale era quella più importante?” le chiese
subito.
Lei cominciò ad agitarsi, come diavolo erano arrivati a fare quel discorso?
Si asciugò le mani nervosamente e cominciò a guardarsi intorno. Non era facile
per lei esprimere i propri sentimenti. Fin da bambina non era stata abituata a
farlo e ora le rimaneva dannatamente ostico. Se in condizioni normali qualche
volta ci riusciva , adesso, dopo tutto quello che era accaduto, le veniva
maledettamente difficile esprimersi. Un po’ per sua natura e un po’ sempre anche
per via di una punta di orgoglio.
Lui aspettava leggermente teso. Al contrario di lei non aveva problemi ad
esprimersi anche se non era esattamente una cosa che gli riusciva benissimo. Il
suo problema era contrario a quello di Aylén. Da bambino era stato
coccolatissimo dalla madre, ma aveva patito enormemente l'assenza del padre,
così come in una sorta di ricerca affettiva continua, aveva continuamente
bisogno di conferme.
Se almeno una volta avessero parlato di questo, forse avrebbero potuto evitare
un sacco di problemi, ma adesso erano arrivati ad una specie di bivio e perciò,
senza volerlo, questa conversazione cominciata come una sorta di sfottò casuale,
stava davvero diventando molto importante.
“Lo sai benissimo che la cosa più importante sei tu come persona e non è mai
stato il fatto che sei famoso, o l'attrazione fisica e il sesso. Ancora non ne
eri convinto?”.
“No” rispose lui con molta onestà.
Lei lo guardò come se fosse ammattito “Stai scherzando vero?” gli chiese del
tutto allibita.
“Ho avuto i miei dubbi, del resto mi hai sempre anteposto tutto e poi sei così…
così indipendente che sembra che ti interessi solo la tua carriera”.
Lei lo interruppe, insomma era rimasta sorpresa da quella rivelazione e anche in
un certo senso amareggiata.
“Ma ti rendi conto di quello che dici? Sono venuta a vivere in un altro
continente per poterti stare accanto, senza contare che ho litigato a morte con
i miei genitori. Saranno anche due bigotti che non vedono un palmo oltre il loro
naso, ma sono mio padre e mia madre, santo cielo! Sono due mesi che non li sento
perché sono venuta qui contro la loro volontà. Non vorrai mica tirare ancora
fuori la storia dell'Australia spero? Davvero avresti preteso che mollassi
tutto? Non posso credere che non ti sia ancora passata!” gli disse molto
seriamente.
Orlando stava rimuginando, si rese conto che forse aveva detto delle cazzate o
forse no. Non sapeva nemmeno più lui che pensare, probabilmente Dominic aveva
ragione, stava proiettando su di lei il suo desiderio inconscio, di come avrebbe
voluto che lei fosse. Il problema ora restava solo uno: gli andava veramente
bene com'era lei? Oppure decisamente non era il tipo di persona che voleva?
Ci aveva pensato quasi giorno e notte su questa cosa, sembrava essere arrivato
ad una conclusione definitiva, ma evidentemente ancora quel suo disperato
bisogno di certezze continue sembrava bloccarlo.
Fu lei a distoglierlo dalle sue congetture.
“Sei veramente incredibile! E giuro che devo farti i miei complimenti perché hai
una capacità stupefacente di rivoltare le cose!”. Non era arrabbiata ma
piuttosto sconcertata e sempre più amareggiata.
“Vorrei ricordarti che sei andato a letto con una praticamente subito dopo o giù
di lì che me ne sono andata da casa tua! Inoltre non ti sei fatto scrupolo di
diventare offensivo solo perché mi hai visto baciare un ragazzo. Senza contare
tutte le sante volte che sono passata sopra ai tuoi comportamenti capricciosi!”.
Orlando aveva aperto la bocca per rispondere, ma lei lo fermò con gesto della
mano “Non posso credere che tu te ne venga fuori rinfacciandomi sempre e
comunque il mio lavoro! Se devo essere sincera neanche io sopporto il tuo! E non
te l'ho neanche mai detto, e lo sai perché? Perché fa parte di te e non posso
certo pretendere che tu lo cambi per far piacere a me! A questo punto, scusami
tanto ma sono proprio io che non capisco che cosa stavi a fare con me, come
sinceramente non capisco che sei venuto a fare qui!” e siccome si era davvero
alterata prese e se ne andò di filato al piano di sopra a controllare se i suoi
vestiti fossero stati pronti, almeno lo avrebbe sbattuto fuori una volta per
tutte.
Lui ovviamente la seguì, non poteva certo far cadere il discorso così.
La trovò, dopo aver vagato un po’ per il piano superiore, nel bagno di servizio
che guardava con autentico odio la lavasciuga che non aveva ancora terminato il
suo programma.
“Devo risponderti” le disse semplicemente.
Lei lo guardò e non disse niente, del resto voleva sapere anche lei la sua
risposta e lo lasciò fare.
“E' una risposta banale. Direi scontata e molto poco d'effetto. Anzi forse ti
potrà suonare addirittura patetica, ma è la verità e non ci posso fare niente.
Io ti amo e non posso stare senza di te, neanche se me lo impongo con la forza,
perché alla fine quello che provo è più forte della mia volontà” finalmente gli
era venuto fuori quello che aveva covato dentro per giorni, quello contro cui
aveva inutilmente cercato di combattere e si sentì all'improvviso infinitamente
leggero e molto forte.
“Oh sì! Talmente innamorato da andare a letto con un'altra senza neanche farsi
uno scrupolo! Così innamorato da rispettarmi dandomi più o meno velatamente
della puttana per poi tirarsi sistematicamente la porta dietro per uscire e
farsi i fatti suoi. Chissà quante altre volte ti fai fatto sbollire la rabbia
sotto le lenzuola di qualcuna!” le rispose lei arrabbiata. Poi aggiunse “Hai
detto che ero morta, beh hai ragione sono morta, per te non esisto e ora per
favore aspettami in cucina” concluse secca.
“Hai ragione e io al tuo posto farei anche peggio, ho commesso un grave errore e
ti chiedo scusa: potrai mai prendere in considerazione l'idea di potermi
perdonare?” le disse lui molto velocemente, per impedirle di interromperlo.
“A che servirebbe? Anche se ti perdonassi non potrei più fidarmi, sarebbe un
inferno” rispose lei con molta sincerità.
“Non accadrà mai più, te lo giuro su quello che vuoi! E' stata la sola ed unica
volta e non ha contato niente per me e se potessi tornare indietro, non lo
rifarei e non rifarei un sacco di altre cose e...”
“Dici sempre così” lo interruppe lei, “E' la tua indole” concluse
rassegnata.
A quel punto ad Orlando gli prese la vera disperazione perché la capiva, al suo
posto anche lui avrebbe pensato la stessa identica cosa, ma capì anche che se
usciva da quella casa senza neanche aver istillato in lei almeno un dubbio per
indurla a riflettere, l'avrebbe davvero persa irrimediabilmente.
“Guardami!” le disse obbligandola a girarsi “Che cosa vedi?” le chiese con uno
sguardo che era una via di mezzo tra il disperato e il combattivo.
Lei non capiva dove volesse andare a parare e gli restituì uno sguardo
interrogativo e leggermente smarrito, c'era troppa tensione emotiva e Aylén non
era del tutto certa di poterla gestire, avrebbe voluto fare silenzio e stare da
sola.
“Sono un essere umano come te, né più né meno. Sono pieno di difetti,
insicurezze e debolezze proprio come tutti. Ho sbagliato, anche tanto, ma posso
provare a migliorare, io voglio migliorare, ti prego, perché non vuoi provare a
credermi? Vuoi che mi umili? Dimmi che vuoi e lo farò”.
Lei si scostò leggermente, era in confusione e la sua voglia di scappare
aumentava sempre più.
“Non voglio né che mi preghi, né tanto meno che tu ti umili” gli rispose infine
stancamente.
Allora lui la prese per un braccio come per scuoterla per obbligarla a dargli
una risposta decisa “Allora dimmi che vuoi” le chiese fissandola dritta negli
occhi.
“Niente” rispose Aylén con filo di voce, cominciava a sentirsi debole in quella
posizione e stranamente le mancava la forza di reagire, cominciava ad avere
paura e questo non le piaceva, la faceva sentire infinitamente debole e lei non
voleva affatto essere debole.
Orlando, che non aveva lasciato il suo braccio, si avvicinò abbastanza per
poterla osservare da vicino. Percepiva la sua agitazione e cominciò a guardarle
da prima i lunghi capelli che le ricadevano fino quasi alla vita, poi gli occhi
scuri e luminosi attraversati da lampi d'incertezza e muta preoccupazione.
Quando si soffermò ad osservare le sue labbra, lei capì al volo e gli disse “Per
favore non farlo” il suo tono era davvero accorato e quasi timoroso.
Lui riportò i suoi occhi all'altezza di quelli di lei e scrutandola per capire
le chiese: “Perché?”.
Aylén che aveva avuto il bisogno di abbassare lo sguardo cercando quella rabbia
e quella sicurezza che all'improvviso non riusciva più a cacciare fuori. Non
poteva rispondere, o per lo meno non poteva dire la verità, si sarebbe fregata
con le sue stesse mani e non poteva farlo.
“Hai paura?” le chiese Orlando che aveva capito.
Lei fece cenno di no con la testa e in un ultimo tentativo di difesa estrema gli
disse “Per favore...” ma gli venne un nodo in gola che le bloccò il resto delle
parole e deglutì come per ricacciarlo indietro, perché il cuore le martellava in
petto e le sembrava che l'ossigeno non le arrivasse più ai polmoni.
Lui non fece un grande sforzo perché comunque la resistenza fisica di lei era
presso che nulla, la riportò vicina a sé e chinandosi quel tanto che gli bastò
per essere ad un soffio dalle sue labbra, quindi le disse “Mi dovrai perdonare
anche per questo, perché non intenzione di accontentare la tua richiesta”.
Quindi le lisciò una ciocca di capelli e la guardò di nuovo, poi la baciò sulle
labbra stringendola a sé come se avesse paura che potesse scappare. Voleva solo
che si lasciasse andare, che desse spazio solo a quello che sentiva, non voleva
né essere prepotente né obbligarla, voleva solo che sentisse quanto la amava e
aveva scelto il modo più semplice, più diretto e dolce del mondo.
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Capitolo 29 *** Capitolo 29 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Siete sempre più esagerate!!!! ^^ GRAZIE Roy
(vedo che continua la serie positiva e ne sono felice questo cap è un pò diverso
ma spero he gradirai^^) GRAZIE Frodina!! ( sei troppo buona e sono felice
che il cap ti sia piacito^^) GRAZIE Azu!!!(questo è una cap importante ma suo
modo ancora dlce...spero) e
come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^
Capitolo ventinove
Orlando aveva continuato a
baciare Aylén fino a che non aveva percepito che si era rilasciata. All'inizio
lei, pur non respingendolo, era rimasta piuttosto rigida, come se comunque in
qualche modo volesse mantenere una certa distanza. Lui voleva solo che si
rilassasse, che smettesse di avere quell'atteggiamento ostico e difensivo,
niente di più. Non appena si rese conto che si era lasciata andare quasi del
tutto, si fece violenza e si staccò da lei.
Aylén lo guardò con
espressione interrogativa, in effetti non capiva e poi era anche molto in
confusione. Non era certo quello che si aspettava da lui, né il prima, quando
l’aveva baciata a dispetto della sua richiesta di non farlo, né tanto meno il
dopo, visto che aveva smesso non appena lei si stava abbandonando.
“Non sono venuto per
questo, non è quello che voglio” cominciò a spiegarle Orlando. Lei continuava a
non capire, era frastornata, del resto era inutile girarci intorno era comunque
innamorata di lui e la sua vicinanza era pericolosa, soprattutto il contatto
fisico. Inoltre va considerato la quantità enorme di stress che aveva
accumulato. Tutte le arrabbiature che si era presa l'avevano psicologicamente
messa a dura prova. Quel bacio e quell’abbraccio affettuoso e prolungato, non
eccessivamente invadente, ma piuttosto protettivo, aveva avuto contrariamente e
a dispetto a tutto, un effetto quasi balsamico. Quella brusca inversione di
rotta l’aveva confusa.
“Prima di ogni altra cosa
io rivoglio il tuo rispetto” stava dicendole Orlando “Posso anche accettare che
tu non mi voglia più, ma che tu pensi male di me e non creda a ciò che provo per
te non lo posso proprio accettare”.
“Il rispetto non è un
oggetto che si prende o si toglie così; a comando” gli rispose lei “Il rispetto
va guadagnato, nessuno lo può pretendere se per primo non lo porta”.
“Io non ti mancherò mai
più di rispetto te lo giuro” disse lui accorato.
“Orlando per favore! Non
fare come fanno i bambini con la mamma! Ti prometto che sarò buono, ti prometto
che non lo farò più!” gli disse Aylén costernata.
Poi continuò: “Non lo vedi
che è sempre la stessa storia? E guarda che non parlo solo di te, voglio essere
onesta e mi ci voglio mettere pure io nel mezzo!”.
Aylén si stava liberando e
forse per la prima volta stava riuscendo a parlare senza paletti, senza
costrizioni o censure dettate dalla paura e dall’insicurezza che tante volte la
bloccavano lasciando che certe cose inespresse rimanessero sospese.
Allargò le braccia e
continuò a parlare: “Non si tratta di chi è più bravo e di chi lo è meno, anche
io ho le mie colpe. Il fatto è che abbiamo un sacco di problemi, abbiamo idee
diverse e non ne parliamo mai. L’unica cosa che ci riesce fare bene è farci i
dispetti!”.
Orlando fece una faccetta
seria e imbronciata: “Detto così, sembra che ci siano state solo cose brutte e
non è vero!” sembrava un bambino addolorato.
Aylén sospirò : “Non
intendevo dire questo, ma ci sono delle cose che non vanno e far finta di niente
ha portato solo a questo gran casino da cui non riesco a vedere vie d’uscita”.
“Insomma non ci si può
porre rimedio?” le chiese il ragazzo con aria sempre più afflitta.
Lei abbassò la testa. Non
sapeva proprio che dire. Certo sarebbe stato facile buttargli le braccia al
collo e ricominciare un’altra volta da capo, ma poi? Non sapeva davvero se
sarebbe riuscita a superare il fatto che era stato a letto con un’altra. Quel
pensiero improvviso le fece nuovamente male.
“Chi è lei?” chiese
all’improvviso.
“Lei?” disse Orlando
deglutendo. Aveva capito benissimo.
“Sì hai capito. Lei!”
rimarcò Aylén. Bisognava parlarne ignorare la faccenda non serviva affatto.
Lui cominciò davvero ad
agitarsi, vagava con lo sguardo incerto e avrebbe voluto tagliar corto subito su
quell’argomento.
“Che importanza ha? E poi
non voglio parlare di lei, non me ne frega niente, non ha avuto nessun
significato per me, è solo uno sbaglio di cui non mi pentirò mai abbastanza”.
“Io devo sapere e devo
capire, altrimenti non riuscirò mai ad andare oltre e non riuscirò a perdonarti”
gli rispose seria la ragazza.
“Che cosa vuoi sapere
esattamente” le chiese lui passandosi una mano sulla nuca e grattandosi un po’
la cute sospirando forte. Si sentiva così a disagio.
“Voglio sapere chi è.
Voglio sapere perché. E voglio sapere che cosa hai provato. Del resto tu hai
visto Hans e io ho il diritto di sapere”.
Se all’inizio di quello
che lei aveva detto lui aveva deglutito imbarazzato per la seconda volta, quello
che aveva detto alla fine gli aveva acceso un campanellino assai maligno in
testa.
“Sei… sei stata a letto
con lui?” le chiese quasi timoroso della sua risposta.
Aylén alzò lo sguardo, e
guardandolo dritto negli occhi gli rispose di sì. Non era una sfida, né una
ripicca, doveva capire e sapere se lui pretendeva da lei una cosa che era a sua
volta disposto a darle. Le chiedeva perdono e comprensione, lei doveva capire se
era disposto a fare altrettanto o se era solo egoista.
Orlando ebbe un moto
violento di stizza. Un muscolo gli guizzò sulla mascella e si girò di scatto
dandole le spalle. Stava disperatamente cercando di dominare la furia rabbiosa
che lo stava facendo letteralmente tremare. Non poteva certo essere cambiato in
pochi giorni e non poteva certo reagire come niente fosse. Assurdamente aveva
sperato che non fosse accaduto e ora quello che provava era terribile. Cominciò
ad avere idea di come si potesse essere sentita lei. Per quanto potessero
parlare e discutere, le cose si capiscono realmente solo ed esclusivamente
quando si provano sulla propria pelle.
Aylén agitatissima
aspettava che le dicesse qualcosa, sapeva di aver rischiato molto a fare quella
sparata, ma a suo avviso era una cartina di tornasole irrinunciabile per poter
sbloccare tutta la situazione.
Orlando non riusciva a
parlare era bloccato e respirava male.
“E’ così” cominciò a dire
Aylén con una calma davvero irreale “Se fai qualcosa di sbagliato tu, tu che sei
uomo, si deve soprassedere, perdonare, capire. Se faccio io la stessa cosa
allora è tutto diverso vero?”.
“Non mettermi in bocca
cose che non ho detto” fu la risposta che riuscì a tirare fuori lui con fatica,
senza girarsi.
All’improvviso aveva da
farle le stesse domande che le aveva posto lei.
“Perché?” le chiese
all’improvviso girandosi.
“E’ quello che ti ho
chiesto io, rispondi prima tu”.
Orlando era come ubriaco,
non capiva più niente, era una situazione così difficile e così delicata che
sarebbe bastato un nonnulla per far scatenare nuovamente una delle solite liti
furibonde.
“Non posso parlarne ora!
Mi devo prima calmare” disse esasperato.
“Che vuoi fare? Vuoi
andare via? Vuoi scappare ancora una volta?” le chiese lei che temeva una
reazione del genere.
“Sto così male che ho
paura di quello che potrei dire” rispose lui con estrema sincerità,
poi con un’autentica nota di disperazione e con lo sguardo davvero addolorato e
perso nel vuoto disse “Come cazzo abbiamo fatto? Perché siamo arrivati a farci
tutto questo? Cristo! E’ senza senso!”.
Vederlo così non dava ad
Aylén né soddisfazione, né la faceva sentire meglio, anzi la faceva stare anche
peggio, ma era necessario che lui capisse fino in fondo.
“Forse hanno ragione i
ragazzi quando dicono che siamo solo due persone immature, troppo simili e forse
anche un po’ egoiste. Senza contare il fatto che abbiamo bruciato tutte le tappe
troppo in fretta senza rispettare i giusti tempi…” disse lei con la voce appena
tremante perché quello che aveva appena detto suonava tristemente come un
epilogo conclusivo.
Lui respirò ancora un po’
per calmarsi e poi finalmente parlò esprimendo i suoi sentimenti “Sì è vero, se
analizzi la cosa sezionandola pezzo per pezzo può sembrare che è tutto uno
sbaglio. Una specie di corsa a rotta di collo senza fermarsi a pensare. E’ vero,
molto probabilmente io non sono tanto maturo e tu neanche, ma non è una colpa
mortale, si può anche crescere, soprattutto con l’esperienza e attraverso gli
sbagli. Io non voglio affatto scappare, non questa volta. Ma sto troppo male”.
“Anche io sto male che
credi? Mica mi sto divertendo!” rispose lei contrariata.
Fu allora che lui capì che
bisognava fare una scelta in un senso o nell’altro.
Si girò nuovamente verso
di lei e con grande fatica parlò. Le spiegò di quanto fosse coinvolto
emotivamente con lei. Era una cosa diversa da tutte quelle passate, che lo aveva
portato ad essere estremamente possessivo e molto insicuro. Così tanto da fare
l’enorme sbaglio di volerla plasmare a suo piacimento, per poterla avere sotto
controllo. Quando invece si era reso conto che non era affatto possibile si era
talmente arrabbiato che aveva avuto il desiderio di dimostrare a se stesso che
poteva benissimo fare a meno di lei e s’era lasciato coinvolgere in quella
specie di assurdo tradimento che invece gli aveva confermato l’esatto contrario
di ciò che voleva dimostrarsi e cioè che l’amava e che non voleva affatto stare
lontano da lei. Le disse anche avrebbe dovuto lavorare su se stesso e sulla sua
assurda gelosia che lo portava a dei comportamenti sbagliati e molto egoistici.
Aveva gli occhi lucidi e a
lei parve sincero e molto addolorato. All’improvviso sentì una sorta di
stanchezza e sentì il desiderio di dirgli la verità, aveva avuto la sua reazione
e lei non ce la faceva almeno per il momento ad ascoltare altri particolari,
tipo chi fosse l’altra e che cosa avesse provato lui insieme a lei.
“Non sono andata a letto
con Hans” disse sospirando.
“Come?” fece lui
scattando.
“Non ti arrabbiare, non
era un dispetto volevo solo che capissi” disse Aylén stancamente. Cominciò a
sentire nuovamente il desiderio di essere sola, temeva una dura reazione da
parte di lui.
Ma lui non si arrabbiò.
Era troppo felice, ma nello stesso tempo si sentiva terribilmente in colpa,
perché se prima in un certo senso si sentiva in una sorta di situazione
paritaria, ora era di nuovo da solo nel torto marcio, in più aveva ancora
addosso la dolorosa sensazione che aveva provato e che si rendeva conto di aver
inflitto a lei.
Rimase in silenzio non
sapendo che dire, non poteva gioire né chiedere perdono per l’ennesima volta,
era davvero in difficoltà.
Fu nuovamente Aylén a
parlare.
“Lo so che ti aspetteresti
da me una risposta o un segnale, ma ancora non ce li ho. Insomma mi ci vuole
tempo per capire se posso davvero passare sopra a questa cosa. E comunque anche
io dovrò lavorare sulla mia gelosia che è sbagliata quanto la tua e non sono
cose che si risolvono in due giorni” gli disse.
“Non sono arrabbiato e ti
lascerò tutto il tempo che vuoi” le rispose lui piano, poi aggiunse indicando la
lavasciuga “Non appena questo aggeggio avrà asciugato la mia roba torno a casa”.
Sembrava rassegnato e fece
per uscire da quel bagno che era stato teatro di quel grande chiarimento che in
qualche modo alla fine era venuto fuori.
Aylén, che si sentiva
completamente svuotata, provò un gran senso di smarrimento dentro di sé. Non era
ancora pronta al perdono completo, ma lo amava così tanto e gli era mancato in
maniera tremenda. Non aveva mai voluto ammetterlo, neanche con se stessa, ma era
proprio così. Come lui le aveva confessato anche lei era sopraffatta da ciò che
provava, che era decisamente più forte della sua volontà e del suo orgoglio.
Lo superò e gli si mise
davanti quindi seppur un po’ incerta gli disse: “E se io non volessi che tu
andassi via… resteresti qui con me?”.
Lui sorrise appena, era
molto felice di quella richiesta, ma le disse: “Sarebbe meglio di no”.
“Perché?” gli chiese Aylén
stupita.
Allora lui cercò di
dirglielo nel modo più giusto possibile perché lei non fraintendesse le sue
parole “Se io rimango, sappiamo benissimo come andrebbe a finire e io vorrei che
tu prima fossi sicura ti potermi perdonare, mi capisci?”.
“Si” gli disse lei.
Sembrava che gli avesse dato ascolto, ma non era affatto così. Gli cinse la vita
intrecciando le braccia dietro la sua schiena alzò un po’ la testa per guardarlo
negli occhi e aggiunse in un soffio “Non voglio lo stesso che tu vada via”.
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Capitolo 30 *** Capitolo 30 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: Io sinceramente non
so più che dirvi per ringraziarvi e davvero continuo a pensare che date troppo
conto ai miei sproloqui però son contenta che proviate emozioni nelle leggere
come io le ho provate nello scrivere bacione GRANDE a tutte GRAZIE Roy
(le tue parole mi hanno commossa grazie a te tesorina anche tu sei una persona
speciale *_*) GRAZIE Frodina!! ( non ti preoccupare s vai di
corsa i tuoi commenti sono comunque super graditi^^) GRAZIE Candy ( sei stata
gentilissima a fermarti e lasciare un commento benvenuto su EFP e grazie
ancora^^) GRAZIE Conty ( doppio grazie per il doppio
commento se ti sei emozionata spero che continuerai con questo cap .... ma anche
con i prossimi io c'ho provato a farli tali! Grazie di avermi anche tu fatta
emozionare con le tue parole^^) GRAZIE Azu!!!(per tutto e tutto ancora e tu sai !!) e
come sempre GRAZIE a tutti Buona lettura^_^
Capitolo trenta
Orlando non era impazzito, né
disdegnava certamente il fatto che Aylén si stesse lasciando andare così dopo
quel chiarimento che era stato molto importante, ma non del tutto conclusivo, né
tanto meno risolutivo delle loro numerose problematiche. Proprio in virtù di
quello che lui stesso aveva provato, quando lei mentendo le aveva detto di
essere stata a letto con Hans, non voleva assolutamente che rimassero cose
sospese tra loro. Se il rapporto avesse dovuto riprendere, doveva essere solo ed
unicamente quando avrebbero appianato tutte le cose. Ciò nonostante era
abbastanza dura per lui, lei lo stava abbracciando e aveva appoggiato la testa
nell’incavo della sua spalla, lui aveva contraccambiato quell’abbraccio. Erano
rimasti fermi così, l'uno nelle braccia dell'altro senza più parlare. Aylén
stava evidentemente aspettando una sua risposta o una sua mossa, Orlando stava
cercando la maniera più dolce è più appropriata per dargliela. C’era il rischio
che lei fraintendesse, era un delicatissimo gioco di equilibri dove anche una
sola virgola fuori posto poteva far precipitare la situazione.
Cominciò a carezzarle la testa
con fare protettivo e poi alla fine le disse: “Aylén, credimi vorrei restare,
ma…” e si bloccò, non era facile per niente.
Lei scostò la testa dalla sua
spalla e lo guardò dritto negli occhi “Ma?” le chiese leggermente ansiosa.
Orlando sospirò appena “Non
voglio che tu pensi che io non sia capace di darti il tempo che ti serve”
cominciò a dire “Vorrei che tu capissi che sono anche capace di rinunciare a
certe cose per dimostrarti che ci tengo davvero a te”.
“Ma ti ho chiesto io di
rimanere” gli disse lei che non voleva proprio che se ne andasse. Non lo sapeva
neanche lei precisamente che cosa volesse davvero, ma aveva così tanto bisogno
di stare tra le sue braccia e non voleva pensare ad altro in quel momento.
Inoltre le era come presa una sorta di struggente nostalgia mista ad una specie
di paura. Paura che lui andasse via e magari andasse da quell’altra. Un pensiero
assurdo, ma così umano e forse in un certo senso comprensibile. Inconsciamente,
anche se non aveva mai voluto pensarci né tanto meno ammetterlo, spesso, una
considerazione le aveva sfiorato la mente, aveva vagliato anche l’ipotesi che
lui fosse andato con un’altra anche se pur in minima parte per colpa sua. Erano
quelli i suoi momenti di fragilità peggiori, quando l’incertezza l’assaliva e le
faceva vedere le peggio cose, distorcendo del tutto la realtà.
Vederlo, averlo avuto in casa
sua, essersi resa conto che nonostante tutto anche lui soffriva, che teneva
ancora a lei, aveva letteralmente sbriciolato le sue difese e ora si sentiva
fragile e bisognosa di conferme oltre che di affetto.
Anche in questo erano così
tremendamente simili, orgogliosi e puntigliosi, ma anche fragili e molto
indifesi, abituati entrambi a portare una bella maschera che li aiutava nella
giungla quotidiana a non mostrare il loro lato debole. Inoltre tutti e due
facevano ancora fatica ad aprirsi del tutto, anche se comunque sembrava che si
fossero messi d’impegno per provarci. Quella sera ne era giusto una bella prova.
Quel delicato momento fu
interrotto dal suono molesto della lavasciuga che aveva finalmente terminato il
suo programma.
“E' pronta la tua roba” disse
Aylén staccandosi da lui e aprendo il cestello per estrarre i vestiti finalmente
asciutti, nel farlo però si rese conto di aver fatto un'enorme sciocchezza e la
sua reazione, forse a causa del forte stress emotivo fu davvero esagerata.
La ragazza si rese cono che
aveva messo nella lavasciuga i jeans con il cellulare e il portafoglio di
Orlando nelle tasche senza estrarli. Il cellulare era definitivamente defunto e
il portafoglio era abbastanza incartapecorito, come doveva esserlo il contenuto.
“Oddio!” esclamò Aylén davvero
dispiaciuta, portandosi una mano alla fronte.
Quando Orlando aprì il
portafoglio e vide che tutte le sue otto carte di credito erano andate, che la
tessera del sindacato degli attori era fusa per metà e che i suoi documenti
erano da buttare, la ragazza ebbe quasi una crisi di nervi.
“Ma tu guarda che casino”
cominciò a dire agitandosi e cercando di capire l'entità del danno.
“Non fa niente” provò a dirle
Orlando, anche se la sua espressione non era propriamente tra le più felici.
Aylén più guardava tutta quella
roba rovinata, più si agitava, prese in mano il portafoglio e le partì proprio
la brocca
“Non l'ho fatto apposta giuro!
Ero così arrabbiata che sopra pensiero ho infilato tutto dentro, sono veramente
una stupida, ho combinato un guaio tremendo” e più parlava e più l’agitazione
saliva frenetica; tanto che le venne pure da piangere, si sentiva veramente
un'idiota incapace, si sentiva male e molto probabilmente era una reazione
dettata da tutt'altro.
“Ha ragione mio padre, non sono
capace a fare niente, e sono una persona che fa le cose senza testa” stava
continuando a tirar fuori quel fiume di parole dette veloci con le lacrime che
le rigavano le guance, mentre un senso di inadeguatezza le fece venir voglia si
scappare a nascondersi in qualche angolino buio.
Dopo un primo momento di
autentico stupore Orlando si riprese. La reazione di lei lo aveva preso davvero
alla sprovvista lasciandolo un momento incapace di reagire. Non l'aveva ma vista
in una simile condizione. Per la prima volta stava scoprendo il lato
estremamente fragile che lei teneva nascosto. Vederla piangere poi era in
assoluto una delle cose che non riusciva a sopportare. Conoscendola si rendeva
perfettamente conto che doveva essere oltre il suo limite, le sue non erano le
solite lacrime da donnicciola lagnosa, ma sapevano di autentica disperazione le
cui radici dovevano essere assai profonde. Si domandò come diavolo non se fosse
mai reso conto prima e s'arrabbiò con se stesso.
“Per favore Aylén calmati, non
è successo nulla! Che vuoi che sia” le disse infine cercando di calmarla.
Ma lei non si calmava e
continuava a tirare fuori quella roba rovinata inveendo contro se stessa e
continuando a piangere.
Al che lui non sapendo più che
fare l'abbracciò di nuovo e tenendola stretta le disse “Smetti, davvero non c'è
proprio bisogno che tu la prenda così, le carte si riordinano in banca, i
documenti si rifanno e il telefono si ricompera, che problema c'è?”.
“Il problema sono io, non ne
faccio una giusta, non sono mai attenta e mi faccio sempre dominare dal mio
carattere di merda! Eccolo lì qual' è il problema” disse lei che era proprio
andata e stava singhiozzando.
“Via ora esageri” provò a dirle
lui che si sentiva come impotente di fronte a quella situazione.
Ma lei era entrata in un
vortice da cui non usciva più.
“Tanto sei gentile solo perché
sto piangendo, anche tu me lo ripeti in continuazione che ho un carattere di
merda e anche tu come mio padre pensi che sono un'impulsiva senza cervello!”.
“Prima di tutto non sono
affatto gentile perché piangi, casomai sono mortificato nel vederti star male e
me ne dispiace dato che credo di esserne la causa principale, anche se come
valvola di sfogo hai preso a pretesto il mio portafoglio. Secondo non vorrai
davvero dare conto alla stronzate che dico quando sono incazzato vero? No,
perché ho anche io un discreto carattere di merda se proprio vogliamo essere
precisi e fare outing. E se c'è qualcuno veramente senza cervello che ha fatto
veramente delle gran cazzate, mi dispiace ma quello sono proprio io!”.
Orlando aveva parlato molto
seriamente e anche leggermente risentito, ovviamente verso se stesso, non si sa
come ma da Aylén scappò un sorriso tra un singhiozzo e l'altro “E' incredibile,
dobbiamo anche competere sul fatto di chi sia peggio?” disse infine.
Al che scappò da ridere anche a
lui “Credo che non ci sia storia, in questo caso stravinco io” le rispose.
“Io non ne sarei tanto sicuro”
aggiunse la ragazza.
“Potremo anche finirla di auto
incensarci, serve un po’ a poco, non credi?” disse Orlando con tono saggio e si
stupì lui stesso di come stava parlando, sembrava quasi un adulto.
Aylén si passò una mano sugli
occhi e tirò su col naso “Ti lascio vestire” disse infine.
Lui annuì e le diede un bacio
sulla guancia giusto per finire di tranquillizzarla, poi lei uscì dal bagno.
Non appena Orlando si poté
rinfilare i suoi boxer provò un'autentica sensazione di pura goduria. Prima di
allora non era mai riuscito ad apprezzare la piacevole delicatezza del cotone
sulla pelle, ma quella dannatissima tuta aveva ridato valore anche ad una simile
sciocchezza. Quando si fu vestito di tutto punto, si rese conto che non sapeva
dove Aylén gli avesse messo le sue adorate scarpe da ginnastica, quindi scalzo
scese di sotto.
Ci fu un'altra scena di panico,
lei aveva messo le scarpe fuori, ma fuori pioveva a dirotto e naturalmente le
All Star erano intrise d'acqua. Aylén ricominciò a dirsi che era proprio
deficiente e Orlando per sdrammatizzare scoppiò a ridere.
“Credo che dovrò rimanere per
forza” disse alla fine sempre sorridendo e grattandosi la testa.
Lei lo guardò appena
contrariata e anche un po’ ferita da quella risposta che aveva mal interpretato.
Lui la capì al volo e decise di
mettere le cose ben in chiaro una volta per tutte. Le si avvicinò e guardandola
con un'espressione molto seria le disse altrettanto seriamente “Nonostante tutto
io credo e spero che mi capirai. Io non ho mai, e dico mai una sola volta scisso
l'atto puramente fisico da quello che provo per te. Credo che sia stato così fin
dalla prima volta, anche se allora non lo sapevo, perché non me ne rendevo
conto. Ora potrei benissimo salire su e venire a letto con te, ma ho paura che
tu ancora non sia pronta per riaccettarmi anima e corpo e scusami, ma io voglio
tutto o niente. Non me ne frega niente che tu venga con me per un attimo di
debolezza, non m’interessa, quindi per favore non fare quella faccia come se io
non ti volessi perché porcaccia miseria non è affatto così!”.
Quindi attirandola se prese a
baciarla così intensamente che a lei le si piegarono le ginocchia. Orlando si
dominò e si trattenne a stento dal prenderla metterla sul primo piano d'appoggio
disponibile per fare l'amore con lei. Non è che fosse fatto di legno né che non
la desiderasse, si rendeva solo perfettamente conto di quanto fosse fragile e
insicura in quel momento. Quando si accorse che stava lui stesso per cedere del
tutto, si allontanò dalla ragazza e prima che lei potesse dire alcun che, si
spiegò: “Questo dovrebbe averti dato vagamente l'idea del fatto che non è che io
non abbia voglia di fare l'amore con te, ma capisci che non è il momento adatto?
Sei troppo confusa e troppo debole. Non voglio che domani mattina svegliandoti
tu mi guardi male pensando di aver fatto una gran cazzata. Preferisco non farlo
e vederti serena. Quindi rimango, ma dormo… e per conto mio.” specificò molto
deciso, quindi continuò finendo di spiegarsi “Se potessi, ti giuro che farei il
romantico e ti direi di dormire insieme, ma non sono affatto… come si suol dire,
un santo e con te nello stesso letto non ci posso proprio stare perché tanto
sono matematicamente certo che alla fine non dormiremmo affatto, quindi se mi
sistemi da qualche parte credo che sarà la soluzione ottimale”.
Aylén pensò che forse non aveva
affatto tutti i torti, lei stessa era davvero molto provata e molto
contraddittoria. Finì col dargli ragione. Forse sarebbe stato davvero uno
sbaglio e forse lei si era troppo fatta prendere la mano. Così si ritrovò a
ringraziarlo e a apprezzare il suo comportamento.
Siccome c'erano solo due
camere, quella di Aylén e un'altra che però non era arredata, Orlando finì nel
divano al piano inferiore nel salottino adiacente l'ingresso. Divano che non era
affatto comodo né tanto meno uno di quelli che si aprono per diventare letto.
Era solo un divanetto neanche tanto grande. Prima di andare a dormire lei gli
aveva fatto magiare quello sformato di patate e prosciutto che lui aveva
sembrato gradire così tanto. Prima di lasciarlo con un cuscino e una copertina
di cotone fiorita scovata nell'armadio, Aylén non aveva resistito e gli aveva
dato il bacio della buonanotte. Lui non aveva protestato. Aveva lasciato che lei
gli passasse una mano sulla guancia che poi era scivolata dietro, sul collo,
mentre le loro labbra si erano unite in bacio molto casto e affettuoso, che in
due secondi si era trasformato in tutt'altro, visto che lei aveva subito passato
la punta della lingua sul suo labbro superiore e che Orlando aveva subito aveva
subito schiuso la bocca, rispondendo a quel richiamo così familiare, lasciando
che lei la invadesse del tutto, baciandolo con la stessa intensità con cui
l'aveva baciata lui prima.
Nonostante tutto la loro
attrazione era rimasta decisamente inalterata e prepotente e combatterla era
comunque un'impresa piuttosto difficile.
Quando si resero conto che
erano troppo vicini ad un punto di non ritorno, simultaneamente e con una certa
fatica si staccarono, rimanendo un attimo a guardarsi con un'espressione tipo:
Ma che cavolo stiamo facendo? Ma avevano parlato, avevano di comune
accordo preso una decisione, ripromettendosi di cercare di fare le persone
adulte e riflessive, quindi lei entrò in camera sua e lui prese le scale per
andare a dormire di sotto.
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Capitolo 31 *** Capitolo 31 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA:
GRAZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZIE!!! ^_________^ siete
stratosferiche!! GRAZIE Roy (resisisti superpanibalda mia che tra poco
arriva la serie caria denti tutta x te^^ ... tra un pò...) GRAZIE Frodina!! ( non sai che piacere mi fa
sentirti dire che la mia storia è umana perchè nel mio piccolo è proprio quello
che tento di fare^^) GRAZIE Anjulie ( sei fantastica e spero di cuore che quanto
prima tu possa essere più tranquilla^^) GRAZIE Conty (il busto di bronzo lo faccio ma
io a t e alle tue recensioni che mi fanno morire!!) GRAZIE Sara (sono contenta
che l'Orlando "gentiluomo" sia stato di tuo gradimento^^) e come sempre GRAZIE a
tutti Buona lettura^_^
Capitolo trentuno
Dormire su quel divano, che tra
altro era anche decisamente corto, era stata per Orlando una tortura tremenda.
All’inizio non aveva preso sonno perché era agitato per vari motivi. Aveva
cominciato col chiedersi se fosse diventato definitivamente pazzo per ritrovarsi
su quel trespolo che molto ottimisticamente era stato denominato divano, quando
di sopra c’era un bel letto comodo, dove la donna che amava lo avrebbe accolto a
braccia aperte, se lui spinto da nobili sentimenti, non si fosse incaponito a
voler fare in maniera diversa. Ne convenne che aveva decisamente la testa
troppo dura e che ora di cambiare registro.
Dopo queste considerazioni
cominciò invece a ripensare ad Aylén e alla sua fragilità. Quando tempo prima
lei gli aveva detto che lui non aveva capito niente, aveva perfettamente
ragione. Non aveva proprio capito nulla di lei e questo lo faceva stare
parecchio male. Come aveva potuto starle accanto e non rendersi conto di certe
cose? Non avevano parlato abbastanza e avrebbero dovuto rimediare. Si trovò a
riflettere sul fatto che quella ragazza era davvero una miniera di sorprese. Era
aggressiva, ma anche indifesa, ironica e dispettosa, provocante e sensuale, ma a
volte l’aveva scoperta addirittura timida. Era decisamente una persona
particolare e complessa, ma unica e dannatamente intrigante. Per la prima volta
si rese conto che era proprio quell’insieme di cose che l’avevano fatto
innamorare e nello stesso tempo gli avevano messo addosso due sensazioni
differenti: la voglia di scappare e la voglia di tenersela stretta e cambiarla.
Dominic ci aveva visto proprio bene. Fin da quando l’aveva conosciuta aveva
avuto paura di lei perché si era perfettamente reso conto che lo aveva preso in
tutti i sensi e più andava avanti e più ne era preso. Il carattere abbastanza
forte e molto indipendente di lei lo faceva sentire indifeso, nel senso che il
loro rapporto era molto paritario e quindi lui non poteva avere la supremazia
che avrebbe voluto e a cui era solitamente abituato. Tutto questo aveva
scatenato la sua latente possessività, sorella gemella della gelosia, che
avevano causato tutto quel gran casino. Dovette ammettere con se stesso che se
lei avesse cambiato lavoro e se lo avesse assecondato di più, lui ne sarebbe
stato felice, ma era un discorso che non stava in piedi. Aylén non era una
bambola, ma una persona e come tale andava trattata.
In più c'era il suo enorme
senso di colpa che lo faceva sentire veramente male. Quello che aveva fatto era
di una gravità estrema e se ne era perfettamente reso conto, soprattutto dopo
quella giornata. La cosa che lo faceva star peggio in assoluto era che suo
malgrado, la realtà dei fatti era che se Aylén si fosse comportata come lui
aveva fatto con lei, non l'avrebbe perdonata. Proprio così, lui non ci sarebbe
riuscito, non sarebbe passato sopra al fatto che fosse andata a letto con un
altro uomo. Era stato durissimo ammetterlo, ma era la realtà. Cominciò a
chiedersi come poteva pretendere da lei un perdono che lui non le avrebbe dato
ed ebbe paura, una paura folle. Temette che quella fosse davvero la fine di
tutto. Non si sentiva neanche in grado di continuare a chiedere scusa, era
troppo comodo da parte sua, di fatto non c'erano scusanti. Era disperato perché
non sapeva proprio che cosa fare e soprattutto come uscirne.
E' quindi chiaro che di dormire
non se ne parlava proprio.
Alla fine stremato allo stress
all'alba piombò in un sonno dal sapore comatoso, come se il suo cervello avesse
voluto staccare di netto la spina per dargli tregua.
Anche Aylén aveva dormito molto
poco ed facile intuirne i motivi, così verso le nove della mattina seguente,
stufa di stare nel letto a rigirarsi si era alzata. Era scesa al piano di sotto
dove Rambo l'aveva accolta mugolando, evidentemente aveva bisogno di uscire per
fare i suoi bisogni, la ragazza gli fece segno di fare silenzio e lo prese per
il collare portandolo verso la porta facendolo uscire in giardino. Fuori, dopo
quel temporale esagerato, splendeva un bel sole luminoso ed il cielo era terso e
limpido, si prospettava una splendida giornata all'insegna del bel tempo. Era
sabato e Aylén si fermò pensare che probabilmente molta gente sarebbe andata in
spiaggia a Santa Monica per il week end. Rientrò in casa e andò a controllare
Orlando. Lo trovò che dormiva a dire il vero in una posizione un po’ precaria ma
molto profondamente. Aveva l'espressione abbastanza serena e il suo sonno
sembrava tranquillo. Si fermò ad osservarlo. Aveva la testa leggermente
reclinata da un lato e i capelli abbastanza scomposti, evidentemente doveva
indossare solo i boxer, dato che il torace era scoperto e senza maglietta, del
resto faceva caldo e lei non aveva il condizionatore. La copertina di cotone
fiorita era attorcigliata coprendolo dal bacino in giù, ma lasciando fuori una
gamba, mentre l'altra era rimasta come intrappolata nella stoffa. Entrambe i
piedi erano scoperti e fuori dalla lunghezza divano che era decisamente troppo
corto per lui. Era evidente che doveva essere scomodissimo, nonostante ciò
comunicava serenità vederlo dormire tranquillo. Rimase qualche minuto a
guardarlo, non poté fare a meno di costatare era davvero bello, ebbe come la
tentazione di andare a svegliarlo, ma non lo fece, piuttosto si impose di andare
in cucina a preparare il caffè e qualcosa da mangiare.
Il suo stato d’animo era
strano, indefinibile. Se da una parte era consapevole di essere innamorata di
lui, tanto da non riuscire a stargli vicino senza poter fare a meno di volerlo
di nuovo, dall’altra si rendeva conto che ciò che lui aveva fatto aveva creato
una rottura che poteva essere insanabile.
Non aveva voluto che se ne
andasse, ma adesso sapeva che non era certa di tornare insieme a lui, non per il
momento almeno. Se solo si fermava a pensare sul fatto che era stato a letto con
un’altra donna, si sentiva morire. Come aveva potuto? Ma soprattutto era stata
la prima volta oppure l’aveva tradita da sempre?
Si dice che il tradimento
fisico è meno grave di quello mentale, ma lei stava ugualmente male e poi non
sapeva niente di chi fosse l’altra, di come erano andate le cose, come poteva
giudicare, ma soprattutto come poteva dimenticare?
Avrebbe voluto sapere,
chiedergli tutto, ma poi non aveva avuto il coraggio e ora non sapeva che fare,
che pensare. A dire la verità non sapeva neanche come comportarsi quando si
sarebbe svegliato. Sospirò e accese il fuoco per scaldare l’acqua per il caffè.
Orlando, nell’altra
stanza, intanto stava sognando.
Se Freud fosse stato il suo
psicanalista avrebbe detto con certezza e senza sbagliare che il suo sogno altro
non era che una proiezione del suo subconscio, una trasposizione di un suo reale
desiderio. Sognava di essere con Aylén in spiaggia, a casa sua, e stava sognando
che ridevano insieme raccontandosi di come quello che era accaduto fosse solo
uno scherzo, una cosa mai accaduta e solo immaginata. Sentiva, nel sogno, un
senso di sollievo come se un gran peso lo avesse abbandonato. Meno male che
tutto quel casino non era reale, non avevano mai litigato, lui non era mai stato
a letto con Elodie e loro continuavano a ridere insieme.
Ma stava solo sognando era in
piena fase rem.
Ad un certo punto qualcosa di
umido che si trastullava con i suoi pedi lo strappò da quella visione idilliaca
facendolo svegliare. Rambo, che era rientrato in casa dalla porta di servizio
lasciata incautamente aperta da Aylén, era tornato alla carica nell'occuparsi
amorevolmente delle sue estremità.
Orlando aprì gli occhi con fare
incerto, se li stropicciò un poco e poi confuso si guardò intorno, fece per
mettersi a sedere ma una fitta lancinante alla schiena lo obbligò a rimanere
immobile facendolo imprecare a denti stretti. La sua schiena, già di per se
molto delicata, aveva subito un duro affronto ad essere costretta in quella
posizione per tutto quel tempo e ora gli stava facendo vedere le stelle e anche
buona parte dei pianeti del sistema solare e non. Provò a stirarsi, ma la
faccenda non migliorò, tanto che un gemito gli scappò di bocca, mentre Rambo
prese ad abbaiare.
Nel sentire il cane che
abbaiava Aylén andò di corsa in salotto e lo brontolò a dovere cacciandolo in
giardino.
Poi si rivolse ad Orlando
scusandosi “Mi dispiace, quel cane è tremendo riesce sempre a fregarmi! Vuoi
dormire ancora?” gli chiese infine.
Il ragazzo scosse la testa in
segno di diniego e provò a mettersi seduto, ce la fece abbastanza bene anche se
il mal di schiena gli fece contrarre il viso in una smorfia. Non era un lagnone
e con la sua schiena conviveva abbastanza bene anche quando il dolore lo
infastidiva, sapeva anche che di lì a poco e con un paio di esercizi gli sarebbe
passato quasi del tutto, era un tributo minimo che era ben contento di poter
pagare in confronto al fatto che avrebbe potuto rimane per sempre in una sedia a
rotelle, ma lei se ne era accorta “Che c'è? Ti fa male la schiena?” gli chiese
preoccupata.
“Solo un pochino, deve essere
stata la posizione” disse lui minimizzando.
“Hai bisogno che faccia
qualcosa? Come posso aiutarti?” gli chiese nuovamente lei con premura.
“No, davvero non è niente…
piuttosto se si potesse avere del caffè lo gradirei molto” disse Orlando
sbadigliando, aveva dormito si e no tre ore, era a pezzi.
“Sì, l'ho appena fatto, te lo
porto subito” disse lei andando spedita in cucina.
Orlando si distese di nuovo e
portò le ginocchia al petto stringendole forte con le braccia, in quel modo come
gli avevano insegnato, inarcuava perfettamente la spina dorsale stirando il
muscoli e facendo scrocchiare le ossa. Era un esercizio ortopedico molto
semplice e molto efficace al termine del quale si sentì già notevolmente meglio.
Quando Aylén rientrò era
nuovamente seduto e pareva leggermente più rilassato.
La ragazza gli porse il caffè e
lui lo prese sorridendo e ringraziandola, quindi cominciò a sorseggiarlo mentre
nel contempo la osservava.
Si era seduta di fronte a lui,
in una poltroncina. I lunghi capelli erano legati in due code basse e le
ricadevano una davanti e una dietro. Il viso era piuttosto stanco, anche lei
aveva dormito poco, ma sembrava abbastanza tranquilla. Indossava un paio di
pantaloni di una tuta piuttosto larga ed era scalza. Sopra portava una delle sue
solite canottierine di filo di scozia bianca. La cosa che lo fece sorridere è
che indossava anche il reggiseno e capiva perfettamente perché; non voleva
provocarlo, ma tanto lui sapeva benissimo che cosa c'era sotto, conosceva
perfettamente ogni centimetro di pelle del suo corpo, se chiudeva gli occhi lo
avrebbe potuto vedere con chiarezza in ogni minimo particolare, tanto che
sarebbe stato capace di disegnarlo a mente. Quel pensiero gli provocò un
brivido, con relativa contrazione lombare, cercò immediatamente di concentrarsi
su qualcos'altro, ma era difficile, anche perché ce l'aveva proprio davanti.
Simulò un colpo di tosse e con
indifferenza le porse la tazza di caffè vuota, lei la prese e l'appoggiò da una
parte.
“Come va la schiena?” gli
chiese lei distrattamente.
“Bene” disse Orlando poi si
alzò.
“Vado fuori dal cane” le disse
lasciandola sola.
Aveva avuto bisogno di
allontanarsi. Quel risveglio brusco da quel sogno così bello, ma così lontano
dalla realtà lo avevano scombussolato parecchio. La voglia di starle vicino, ma
non in quel modo così anomalo, così imbarazzato, come se ogni cosa fosse
sbagliata o fuori posto, come il suo desiderio di poco prima, lo facevano stare
male.
Era uscito in giardino scalzo
dopo essersi rivestito e aveva preso a giocare con Rambo che non la smetteva di
amoreggiare con i suoi piedi. Questa cosa lo faceva ridere e in un certo senso
lo rilassava.
Aylén lo osservava dalla porta
finestra di cucina in preda a due sentimenti contrastanti, la voglia di andare
da lui mettendosi a ridere e scherzare, e la voglia di chiedergli di andarsene.
Aveva voglia di stare di con lui, di abbracciarlo e di fare l’amore, ma allo
stesso tempo aveva voglia di picchiarlo ferirlo e dirgli le peggio cose.
Quella mattina dopo una notte
insonne e lo stress emotivo del giorno precedente, s’era svegliata così, in
preda ad un’altalena impazzita si sentimenti e di sensazioni che la rendevano
incerta ed insofferente, ma soprattutto cupa e strana.
Si rimproverò aspramente la sua
debolezza della sera precedente, ma dovette ammettere che i suoi baci le erano
piaciuti, che stare tra le sua braccia era una delle cose che le erano mancate
di più.
Cominciò a fare strane
congetture sul perché lui si fosse trattenuto dall’andare oltre e avesse deciso
di dormire su quel divano scomodissimo. Certo le aveva detto che prima voleva il
suo perdono, ma era davvero così?
Un pensiero assurdo e sinistro
le traversò la mente. E se lui fosse stato combattuto tra lei e l’latra, proprio
come era accaduto quando erano in Spagna? E se lui fosse andato lì da lei solo
per rimorso, o solo per capire chi delle due volesse veramente?
Un’angoscia devastante
s’impadronì di lei, quelle congetture le avevano fermato la circolazione
sanguigna.
Doveva capire subito come
stavano le cose, e appena lui fosse rientrato in casa, si ripromise di farlo.
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Capitolo 32 *** Capitolo 32 ***
Questa storia è stata scritta per divertimento
NOTA: In ritardo ma ci sono e
vi ringrazio ancia tutte di cuore!! GRAZIE Roy (Roy capitolo x te ^^ spero
che tu gradisca...) GRAZIE Frodina!! ( eheheheh vedrai che qualcosa
accade^^) GRAZIE Anjulie (grazie ancora per tutto non so più come dirtelo^^) GRAZIE Conty (ho letto la mail non ho parole
scusa ma sono in ritardissimo stasera ti rispondo domani per bene e intanto ti
dedico il capitilo!!) Buona lettura a tutti! ^_^
Capitolo trentadue
Orlando rimase più di un’ora a
rotolarsi in giardino con Rambo, cercando di dissuaderlo dal leccargli i piedi e
ridendo di gusto. Quando fu del tutto rilassato decise di rientrare in casa. Non
sapeva bene che fare, se provare a parlare di nuovo con Aylén o se andarsene.
Gli sembrava che tutto potesse essere giusto o sbagliato, non sapeva davvero
come muoversi anche perché lei aveva un comportamento molto strano.
La trovò nel salottino seduta
sul divano, decisamente persa nei suoi pensieri, con un’aria quasi sofferente e
questo gli fece male. Di colpo la sua rilassatezza scomparve, lasciando il posto
ad un misto d’ansia e di preoccupazione. Si sedette accanto a lei e passandosi
le mani nei capelli disse: “Forse è meglio che me ne vada, avevamo stabilito che
devi avere del tempo e credo che sia giusto dartelo”.
Lei rimase ancora silenziosa
poi d’improvviso si girò verso di lui e gli disse “Non è che ti stai innamorando
di lei?”.
Orlando la guardò esterrefatto
“Ma che dici? Assolutamente no!” rispose come se gli avesse chiesto un’assurdità
enorme.
“Però tra noi è cominciata
così!” affermò lei.
Orlando si sentì morire, ora ci
voleva anche questa paranoia a complicare ulteriormente le cose e si accorse che
per lei doveva essere una bella paranoia dura perché aveva davvero lo sguardo
preoccupato e addolorato.
“Per l’amor di Dio! Non puoi
davvero pensare una cosa simile! NO! No, mille volte no!” le rispose agitato,
costernato, preoccupato e impaurito.
Quindi continuò “Io non so come
dirtelo, non so spiegarlo neanche a me stesso, in realtà non mi piace nemmeno
quella. Non ho mai pensato a lei in quei termini neanche una volta, si tratta
solo di un errore enorme commesso per pura stupidità!”.
“Se non ci volevi andare allora
spiegami come mai ci sei andato, spiegami come mai lei ti pure fatto un
succhiotto e tu non glielo hai impedito e soprattutto spiegami perché non hai
voluto fare l’amore con me ieri sera” gli chiese lei pacata ma tagliente.
Orlando si sentì male.
Eccoci! pensò costernato.
“Non ho nessuna intenzione di
parlare di una cosa che se ci ripenso mi fa anche abbastanza schifo! Lei non è
mai stata niente e non sarà mai niente per me. Paragonare ciò che provo per te
con ciò che è stato con lei non ha senso. A te ti amo, per lei non provo niente
se non il rimpianto di averci fatto una cosa squallida che mi fa vergognare di
me stesso”.
“Io non ti credo” gli rispose
lei calma.
“Questo purtroppo lo sapevo
già” rispose lui mogio.
“Non hai comunque risposto ad
una mia domanda. Perché non hai voluto fare l’amore con me?”.
“Per rispetto Aylén, è così
difficile da capire? Lo vedi che non sei affatto pronta? Lo vedi che sarebbe
stato un errore di cui ti saresti pentita e che avrebbe solo peggiorato le cose”
gli disse lui costernato e consapevole che le cose si stavano davvero mettendo
male.
Nonostante ciò Aylén continuava
a pensare che lui non fosse sincero, che forse, proprio com’era accaduto con lei
in Spagna, non si rendesse conto, ma che magari aveva qualche interesse per
l’altra.
“Io vado via” disse Orlando
prendendo le scarpe per infilarsele ai piedi.
Aylén entrò nel panico. Non
sapeva se avrebbe potuto perdonarlo, non sapeva se per loro ci avrebbe potuto
essere un futuro, ma sapeva che lo amava da morire e che non voleva perderlo,
non senza tentare, non senza lottare, non così.
“No!” disse all’improvviso.
Orlando si girò verso di lei
amorevolmente e le carezzò una guancia “Hai bisogno di calmarti, se io rimango
non ti sarà possibile. Tornerò domani e parleremo ancora”.
Ma Aylén non aveva nessuna
intenzione di farlo andare via, ormai s’era lasciata prendere dall’irrazionalità
e sragionava completamente. Gli si avvicinò e lo abbracciò “Non andare via, non
voglio” gli sussurrò.
Lui ricambiò l’abbraccio e
sospirò, si trovava in una situazione così difficile e così maledettamente
complicata. Per un attimo fu tentato di lasciarsi andare e non pensare a niente.
Aylén intanto si spostò
leggermente al lato mettendosi in ginocchio sul divano accanto a lui. Gli cinse
il collo con un braccio e gli sfiorò le labbra poi abbassò leggermente la testa
in direzione del suo collo.
Orlando entrò decisamente in
agitazione “Che… che fai…?” farfugliò, mentre un languore decisamente familiare
gli cominciò a formicolare addosso.
“Una cosa che desidero fare da
quando ti ho visto dormire” rispose lei decisa con le labbra che gli stavano già
sfiorando la pelle del collo.
“Aylén…” cominciò a dire lui
che stoicamente cercava di resistere “Amore… avevamo deciso di no… ti prego”.
Ma lei non si fermò affatto.
Il ragazzo afferrò con forza i
lembi della coperta che era rimasta ancora sul divano, cercando disperatamente
di dominarsi, ma con movimenti semirotatori della testa e gli occhi chiusi
assecondavano le sue labbra che avevano preso a tormentarlo in maniera davvero
difficilmente gestibile. Da prima partendo da dietro l'orecchio, poi scendendo
verso la gola per poi risalire, piano, piano, come piaceva a lui.
Mentre con una mano che gli
aveva infilato sotto la maglietta aveva preso a carezzarlo su tutta la lunghezza
del torace fermandosi prima a stuzzicargli i capezzoli poi a massaggiarlo sulla
pancia graffiandogli delicatamente la pelle, provocandogli ondate di brividi e
calore.
“Forse… sarebbe meglio”
cominciò a dire Orlando, ma non ce la fece a continuare, lei ora stava risalendo
con le labbra verso il suo mento e stava usando anche la lingua, era decisamente
troppo.
Si scosse scostandosi appena,
ma ansimando molto “Non è il caso… poi ti pentiresti” riuscì a dire con grande
fatica.
Lei lo guardò per niente
smontata “In questo momento ti sembro forse infelice?” i chiese a pochi
centimetri dal viso.
Lui aggrottò la fronte
perplesso, non capiva la domanda, ma rispose ugualmente “No, perché?”.
Aylén che riprese
immediatamente quello che stava facendo, gli rispose “Allora lasciami fare ciò
che desidero”.
Orlando deglutì, se non era una
situazione difficile quella!
“Se… se non la smetti… io…”
cominciò a dire senza troppa convinzione. Convinzione che andò del tutto a farsi
benedire quando lei fece una cosa che lo fece addirittura sobbalzare esclamando
“Aylén… porca miseria! Così… non vale però!”.
Lei gli aveva appena finito di
sbottonare i jeans liberando i boxer.
Orlando che cominciava a non
capire più niente farfugliò “Sto… cercando… di farti capire che…” ma non ce la
fece neanche a finire la frase. Mugolò di piacere sospirando forte, dato che
Aylén gli aveva infilato una mano nei boxer e lo stava carezzando languidamente
aumentando a dismisura la sua eccitazione, come se ce ne fosse stato bisogno.
“Perché non stai zitto cinque
minuti!” lo rimproverò baciandolo di prepotenza.
A quel punto lui non ce la fece
più e cedette. Non gli fregava proprio più niente di niente e mandò allegramente
a benedire tutti i suoi nobili propositi.
Le sfilò con impazienza la
canottiera e il reggiseno e li fece volare via, quindi prese a fare esattamente
ciò che stava facendo lei. Completamente partito, non si conteneva più. Finì di
spogliarla in fretta e furia, come se fosse in preda ad una smania
incontrollabile continuando a baciarla e a toccarla, mentre lei faceva più o
meno lo stesso.
Ad un certo punto, come se
avesse riacquistato un barlume di lucidità ripescato chissà dove, le dovette per
forza dire una cosa la bloccò e le disse serio “Prima di farlo devo dirtelo o
non me lo perdonerò mai”.
Lei si fermò e con il fiato
corto lo guardò dritto negli occhi “Dimmi…” gli disse lei semplicemente.
Lui respirò appena e poi d'un
fiato confessò “Io non ti avrei perdonata”.
Aylén continuò a fissarlo
dritto negli occhi e gli disse molto calma e sicura di ciò che stava per
affermare “Non puoi saperlo perché non l'ho fatto e talvolta le reazioni che si
hanno in certi casi sono molto diverse da quelle che si formulano a mente
fredda”.
Lo spiazzò completamente
lasciandolo senza risposta, quindi si abbassò e lo baciò molto intensamente
infine gli disse a fior di labbra: “Ti amo e desidero fare l'amore con te, non
ti basta?”.
Quelle parole gli provocarono
un'emozione forte che gli fece sentire una specie di tonfo sordo al petto.
Sì, decisamente gli bastava.
La prese saldamente per la vita
e l’aiutò con delicatezza a mettersi sopra di lui, quindi la guardò un attimo
negli occhi e le disse “Ti amo anche io e ho bisogno di te”.
Cominciarono a fare l'amore
stretti l'uno all'altra, con le mani e le bocche che si cercavano senza posa,
con un ritmo lento, continuando a ricoprirsi di baci e carezze, come se con i
loro corpi avessero voluto esprimere tutto quello che con le parole non erano
ancora riusciti a dirsi.
Erano le sei di pomeriggio
quando dopo un lungo e profondo sonno ristoratore Orlando si svegliò. Era in
camera d’Aylén, si erano spostati lì dopo aver fatto l’amore in salotto proprio
sul quel divano dove aveva dormito solo poche ore. Non avevano scambiato neanche
una parola, una volta nel letto dopo essersi coccolati un po’ s’erano
addormentati tutti e due pesantemente. Entrambi avevano un gran bisogno di
dormire e in effetti avevano dormito un sacco di ore. Aylén era rannicchiata in
posizione quasi fetale, con le ginocchia leggermente piegate, appoggiata al
corpo di Orlando che praticamente la teneva racchiusa contro di sé tenendola
stretta con un braccio per la vita. Lei a sua volta aveva posato il suo sopra
quello di lui, intrecciando la mano con la sua, l’altro braccio di Orlando era
sopra la sua testa, mentre quello di Aylén era leggermente protratto in avanti,
le gambe di lui erano anch’esse accavallate su quelle di lei. Orlando aveva
dormito in quella posizione senza muoversi quasi otto ore, con il viso
appoggiato sulla schiena d’Aylén assaporandone il profumo della pelle e godendo
di quel contatto intimo e naturale che tanto gli era mancato. Quando si svegliò
era intorpidito e il braccio gli formicolava tanto da fargli male, ma non si
mosse di un millimetro perché lei stava ancora dormendo. In effetti, avrebbe
voluto riaddormentarsi. Il suo stato d’animo era fortemente contrastato. Era
insieme felice e molto preoccupato.
Aylén si mosse sospirando, lui
le fece spazio liberandole la mano e scostandosi un poco, con delicatezza, e lei
si mise supina continuando a dormire. Orlando arricciando il naso, si sciolse da
quell’abbraccio si stirò le braccia indolenzite, allungò le gambe sospirando,
poi girò la testa e si mise a guardarla. I capelli le coprivano parte del viso.
Con un dito facendo molta attenzione a non svegliarla glieli spostò. Respirava
alzando e abbassando il seno con ritmo regolare. Le sue labbra erano leggermente
schiuse, un braccio riposava lungo il corpo mentre aveva portato l’altro sopra
la testa. Sembrava così serena e tranquilla. Improvvisamente la ragazza reclinò
appena il capo da un lato e nuovamente una ciocca di capelli le danzò sul viso
dispettosamente. Orlando sorrise. Gli era mancata davvero molto, che ora essere
lì, aver fatto l'amore con lei, aver dormito insieme nella loro posizione
abituale, gli sembrava quasi strano, irreale. Si tirò sull’avambraccio e
continuò a guardarla, lo sapeva già, ma in quel momento ne ebbe quasi una
consapevolezza dolorosa, era pazzamente innamorato di lei e se si fosse
svegliata e gli avesse chiesto di darsi fuoco, probabilmente lo avrebbe fatto.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per riaverla, ma non sapeva cosa e questo in
assoluto era il fatto che li faceva più male: l'impotenza. Si rese conto che
quando si sarebbe svegliata non sarebbe stato facile perché avevano
accuratamente evitato di parlare, ma avrebbero dovuto farlo e forse non
avrebbero dovuto neanche finire col fare quello che invece avevano fatto.
Proprio in quel momento
qualcuno suonò il campanello.
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