Shadow Lady e la voce della Pace

di Rik Bisini
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Una richiesta di aiuto ***
Capitolo 3: *** Ascoltando una voce ***
Capitolo 4: *** A tu per tu con il cuore ***
Capitolo 5: *** La soluzione al problema ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Shadow Lady e la voce della Pace
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Prologo

La ragazza si sgranchì le braccia rigirandosi nel letto. La luce del mattino che proveniva dalle imposte l'aveva svegliata, arrivandole sul viso. Un viso delicato, incantevole nonostante non recasse il minimo filo di trucco. Un viso che divenne ancora più dolce a vedersi, quando la ragazza dischiuse le palpebre rivelando i suoi teneri occhi nocciola.
Con un gesto scostò le coperte e, alzando ancora un braccio mentre spostava le gambe fuori dal letto, chiamò « Demota, dove sei? »
Nessuno le rispose. La ragazza si alzò in piedi e raggiunse la porta. La aprì per scoprire che il resto della casa era ancora al buio, ad eccezione del vicino bagno, da dove proveniva anche rumore di acqua corrente.
« Demota? » chiamò nuovamente la ragazza. « Vaar? »
Non ricevette ancora nessuna risposta.
Con piccoli passi misurati raggiunse il bagno. Si affacciò alla porta ed il cuore le finì in gola.
Un giovane si stava allacciando un accappatoio bianco, un giovane con capelli neri che teneva acconciati in una frangia che gli ricadeva sull'occhio sinistro. Aveva un corpo atletico. L'accappatoio sottolineava i muscoli del suo fisico asciutto. Si voltò ed i suoi occhi neri trovarono quelli della ragazza.
« Bright. » domandò lei, « Che cosa ci fai qui? »
« La sai che ti cercavo, Aimi » rispose il giovane, muovendo un passo verso di lei. « Da mesi, tu sei il mio primo pensiero ».
Il cuore di Aimi sembrava tornato nel suo petto, ma ora minacciava di farlo esplodere. La ragazza era certa di avere il viso in fiamme e stava ferma, indecisa se fuggire o gettarsi su Bright. Nel frattempo era lui ad avvicinarsi con passi silenziosi. Giunse ad un metro da lei e alzò un braccio, per raggiungere la guancia di Aimi con una carezza. Sfiorò appena il suo volto con la punta delle dita. Aimi sentiva il calore di quelle dita giungerle nel petto e nei fianchi.
Poi la carezza divenne più audace. La mano si appoggiava con sicurezza alla guancia della ragazza, che ora aveva smesso di respirare e seguiva con i suoi sospiri il movimento della mano. Aimi, più che muoversi, si sentì cadere verso Bright, per trovare sostegno tra le sue braccia.
Il profumo del giovane, acre ma gradevole, la avvolse assieme tocco morbido della pelle appena lavata. La stoffa del pigiama che Aimi indossava le era divenuta un inutile impaccio per il corpo.
Sollevò il viso verso Bright e incontrò il suo. Con le sue labbra trovò le labbra del giovane, come obbedendo ad una necessità vitale. Prese un lungo respiro e poi baciò con passione il giovane. Una passione che aveva a stento osato rivelare a se stessa, ma che ora non riusciva a trattenere. Una passione che aveva la medesima intensità dei baci che a sua volta riceveva.
Le mani di Bright le solcavano con delicatezza la schiena. Stringendola a sè, il giovane le aveva sollevato il lembo del pigiama. Lì portò una delle sue mani, facendola scivolare sotto la stoffa per trasmetterne il calore direttamente alla pelle.
Aimi sentì quel calore incendiare ogni suo pensiero, ogni suo ricordo, tranne la consapevolezza che lei era lì tra le braccia di colui che amava da tempo, per essere sua. In quel momento e per sempre.
« Oh, Bright... » sussurrò.

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Capitolo 2
*** Una richiesta di aiuto ***


Shadow Lady e la voce della Pace
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Una richiesta di aiuto

« Oh, Bright... » mormorò la ragazza a fior di labbra.
« Kimie. » intervenne la voce di una giovane che, sollevati gli occhi da un quaderno, toccò la spalla della ragazza, « Stai sognando ad occhi aperti! »
Kimie scosse la testa. Una campana batté un rintocco in lontananza e poi tacque. La giovane fece una smorfia di disapprovazione.
« Sì. » confessò Kimie arrossendo. « Era un specie di sogno. » Kimie era un ragazza dai capelli biondi. Indossava un largo cappotto scuro, che doveva coprire una corporatura decisamente grassa ed aveva sul volto una mascherina per filtrare l'aria.
La giovane sbuffò. Era una ragazza magra e molto alta, che dimostrava poco più di trenta anni. « Hai sognato abbastanza. » decretò, « Impegnati a realizzarli i tuoi sogni. »
« Che c'è di male a sognare, Naru? » protestò Kimie.
« Niente ci sarebbe. » replicò l'altra. « Se non fosse che il lavoro che facciamo per pochi soldi ci permette a stento di mangiare. Se non fosse che mi sembra di essere la sola ad accorgermi che la Direzione ci sta sfruttando ».
Kimie tentò di nascondere un sorriso.
« Il mio solito discorso. » proseguì Naru. « Tutti i giorni, nell'orario di pausa pranzo, cerco di convincervi che dobbiamo batterci per i nostri diritti, invece di subire un sopruso dietro l'altro. Questa settimana, il Direttore, interrompendo per trenta secondi la telefonata con la sua amichetta del sabato sera, ci comunica placidamente che l'azienda non può permettersi il costo dei nostri stipendi. Aggiunge il solo modo per evitare il fallimento è accettare un contratto con una riduzione del tre per cento e la flessibilità sui turni per la domenica notte. Poi torna a parlare con la sua... »
« Magari era la moglie. » suggerì Kimie.
« Ma certo! » esclamò con sarcasmo Naru, « per quello le diceva di aspettare che la caricasse sulla sua ferrari davanti alla porta posteriore del garage e le chiedeva le misure per comprale dell'abbigliamento intimo ».
Kimie sorrise. « Non ti stanchi mai di essere arrabbiata? Io mi sento così... soddisfatta di quello che ho ».
« Tranne poi sognare di essere tra le braccia del ragazzo che ami. » osservò Naru.
Kimie arrossì di nuovo. « Per ora, » spiegò, « non è un sogno che si possa realizzare. Ma presto o tardi... »
« Verrà vestito di azzurro su un cavallo bianco, » ironizzò la giovane, « lancia in resta contro draghi e direttori. Spezzerà le catene, pardon, il cavo che ti imprigiona, legandoti a quel telefono, e ti porterà con sé nel suo castello ».
Kimie rise.
« Non credo che lavorare in un call-center sia come essere prigionieri un drago. » commentò.
« Sei stata anche prigioniera di un drago? » domandò retoricamente Naru, « D'accordo. Io ho iniziato questo lavoro per mantenermi prima di realizzarmi dove veramente credevo di avere talento. Invece sono qui da due anni e mezzo, senza aver avuto nemmeno un colloquio ».
« Il lavoro che sogni, » chiese Kimie, « ha a vedere con i taccuini che riempi di appunti, vero? »
Naru annuì.
« Coreografie. » spiegò, « Dopo quindici anni di ballo, ho dovuto smettere dopo un'operazione al ginocchio. E sogno di trovare lavoro come assistente di un coreografo. Non riesco pensare ad una stanza, ad una scala, ad una piazza, senza vedere come intrecciare lì passi di danza. Ma è difficile trovare il modo di dimostrare il proprio valore in quell'ambiente ».
Kimie annuì. « Il tuo sogno può realizzarsi, ti basta insistere, il mio non dipende solo da me ».
Naru le scoccò uno sguardo perplesso.
« Se un coreografo non ti vuole, » continuò Kimie, « puoi cercarne un altro. Se l'uomo che desidero non mi aspetterà, il mio sogno sarà perduto per sempre. Lo so, ci sono molti uomini. Ma nessuno è come lui ».
« E perché farlo aspettare? » chiese Naru.
« Per non rischiare di perderlo. » rispose sibillina Kimie.

Una ragazza bionda con i capelli appena mossi, aveva lo sguardo rivolto alla finestra. Il suo gradevole viso era illuminato da un sorriso estasiato. Vestiva un maglione rosa e indossava un semplice paio di pantaloni scuri. La stanza in cui si trovava era arredata lussuosamente. Aveva stucchi alle pareti e mobili in legno, i cui intarsi erano caratteristici dell'arte barocca.
Una donna dai capelli bianchi entrò impettita e si schiarì la voce.
La ragazza rivolse il viso verso di lei, ma non lo sguardo.
« Signorina Aicchan, » disse la donna, « il suo fidanzato la attende ».
Aicchan sorise più a se stessa che alla donna. Si diresse fuori dalla stanza, con passo deciso e leggero, oltrepassò la soglia sospirando.
Due piani di scale più sotto un ragazzo la attendeva. Aveva capelli castani e occhi neri. Era all'interno di un gazebo che sorgeva nel parco della casa, a poche decine di metri dall'ingresso di una enorme villa. Il parco ed il tetto della villa erano coperti di un soffice strato di neve. Il ragazzo sedeva, con lo sguardo puntato verso una coppia di nuvole nel cielo, al tavolo in marmo del gazebo. Ma con la coda dell'occhio colse l'apparizione della figura di Aicchan sulla porta e si alzò per andarle incontro.
Si raggiunsero e si baciarono dolcemente. Poi lei si guardò alle spalle e gli gettò le braccia al collo, per dargli un bacio intenso e appassionato.
« E la tua governante? » domandò il ragazzo.
Aicchan fece una risatina e scosse maliziosamente le spalle.
« Sono grande abbastanza per sapere quando posso fare a meno di una governante. » puntualizzò, « O vuoi che sia presente mentre mi baci? »
Il ragazzo ridacchiò. « No, anche io penso di non volere una governante in certi momenti ».
Si scambiarono un altro lungo bacio. Poi lei lo guardò a lungo, con dolcezza.
« Cosa sei venuto a dirmi, Ken? » chiese.
Ken inarcò brevemente le sopracciglia.
« Avevo semplicemente voglia di vederti, sai? » rispose, « Mi sembra che non possiamo chiedere di meglio che restare vicini e spero che per te sia lo stesso ».
Aicchan annuì. « Lo è ».
Un altro breve bacio, poi la ragazza si guardò intorno e riprese.
« So che devi tornare subito al lavoro, quindi ascolta... »
Ken le sfiorò dolcemente una guancia, con uno sguardo intenso e condiscendente.
« Tutto è così perfetto, lo so » iniziò lei, « e mi sembra quasi impossibile avere di più. Però avremo di più. Presto saremo... marito e moglie ».
Il sorriso di Ken si allargò.
« Ed, ecco, » riprese Aicchan, « penso che ci sono scelte che dobbiamo prendere insieme e che possiamo fidarci a dirci se c'è un problema o un desiderio ».
« Ma certo... » convenne Ken.
Aicchan sospirò.
« Quando sento la tua voce, mi porta via tutti i desideri che potrebbero allontanarmi da te ».
« Perché? » intervenne Ken, in tono appena allarmato, « Di che genere di desideri parli? »
« Di nulla! » esclamò Aicchan ridendo, « Tu sei qui e sei il mio solo desiderio, tutto il resto è svanito, come se fosse stato portato via, rubato! »
Ken si unì alla risata.
Aicchan concluse con un sussurro. « Rubato... »

Un sole pallido, che a stento imperlava di goccie d'acqua i ghiaccioli che scendevano dai tetti di Gary City, stava calando in un tramonto rossastro, verso un orizzonte libero dalla coltre di nubi opache che sovrastavano le strade. L'aria era pungente e si aveva la sensazione che una nuova nevicata fosse imminente. I primi lampioni si accesero, assieme alle luce di alcune case.
Appena il sole sparì, la luce di uno degli appartamenti si spense. Una creatura, dalla pelle candida eppure quasi invisibile tra il nero delle ombre, era in ginocchio su di un tetto, con gli occhi verso quella finestra. Aveva le sembianze simili a quelle di una donna. Ma portava una chioma del color della neve e il suo naso era particolarmente schiacciato.
Un rumore la scosse, si volto e due intensi occhi azzurri scorsero nell'ombra la figura di un uomo. Un ragazzo da fisico atletico, con una tinta di capeli tra il nero ed il prugna.
« Buonasera, Kuriaf. » disse il sopraggiunto.
La creatura non parlò. L'espressione del suo volto si incupì, come se fosse prossima alle lacrime.
« Sono io, Fumio Sawada. » continuò il giovane, « Sono qui per te. La donna che era con me, nel mio letto, non è diversa dalle altre di tutte le sere].
Si avvicinò alla creatura. Kuriaf abbassò il capo, ma Fumio lo sollevò e fissò l'altra negli occhi.
« Una demone, » sussurrò Fumio, « quanti uomini possono dire di avere avuto per sé una demone? Quanti possono vantare di avere conosciuto i favori di qualcuno che il tempo non muta. Qualcuno che mi ricorderà quando il mio corpo sarà cenere. Non dovrei volere questo? »
Kuriaf scattò facendo perno sulle ginocchia per allontanarsi.
« So come pensano gli uomini. » dichiarò Kuriaf, « So cosa vogliono. Io posso entrare nelle loro menti. E nessuno di loro più pensare che io non sia orrenda ».
La demone era uscita dall'ombra. La luce di un lampione solitario illuminava il suo viso, dove evidenti macchie scure sugli zigomi e attorno alla bocca avevano tutto l'aspetto di piaghe.
« Questo è quello che credi. » insisté Fumio. « Sta a te credere qualcosa di diverso, se solo lo vuoi. Puoi credere in me ed avermi o non credere in me e soffrire. Ma io tornerò finché non farai quello che dico ».
Stavolta il volto delle demone si rigò di lacrime. Singhiozzò, mentre da un varco tra le nubi un coppia di stelle si affacciava per pochi secondi verso i tetti più alti. Quando sollevò il volto, al posto di Fumio c'era un giovane con un pesante cappotto, uno sguardo indagatore e un ciuffo di capelli che gli copriva un occhio.
« Perché non vuoi aiutarmi? » chiese il giovane. « Lujel mi ha quasi ucciso. La prossima volta non sopravviverò. Devo dimenticare tutto, per essere salvo. Dimenticare i demoni, dimenticare i talismani che gli uomini possiedono, dimenticare Shadow Lady ».
« No. » esclamò Kuriaf. « Questo non puoi chiederlo. Shadow Lady ama Bright Honda. E credo che sia ricambiata. Non sarò io a sfidare l'ira del Messaggero del Sovrano del Fuoco. E non sarò così ingrata! »
« Gratitudine? » replicò Bright. « Un altro sentimento umano. Ma se proprio non riesci a comportarti come un demone, o hai timore di sfidare l'ira del Messaggero, sarò io sola a farlo ».
Un turbine di fiamme avvolse il giovane. Si spense per rivelare la figura di una ragazza dalle lunghe orecchie il cui corpo emetteva piccole fiamme rosa.
« Io sono Setna, Domatrice del Fuoco. » rimarcò. « Apprenderò la magia che ti permette di celare i ricordi degli umani. Hai avuto tempo per pensare, non ho altro tempo da concederti. Sono pronta a sfidare l'ira di Shadow Lady e di chiunque mi contrasti. Giura che mi aiuterai, o la tua esistenza si estingue qui ».
« Sono molti pochi » osservò Kuriaf con voce tremante, « i demoni che si sostengono con la magia del fuoco che abbiano mai acquisito il talento di accedere alle menti ».
Setna fece un sorriso maligno. « Di questo non preoccuparti. Sono più brava di quanto immagini ».

« Ciao Lime, come stai? » chiese Bright al telefono. Era seduto su una poltroncina, davanti ad un televisore spento e, mentre parlava al telefono, giocherellava con un mozzicone di matita tra le dita. Davanti a lui un basso tavolino era colmo di fogli.
« Bene. Piuttosto tu. » rispose la voce di una ragazza all'apparecchio, allungando la vocale dell'ultima parola. « Ho saputo sabato scorso che sei stato male un mese fa. Che ti è successo? »
Bright pose la mano che teneva la matita dietro la nuca.
« Niente di importante. » la rassicurò, « Ora è tutto passato ».
« So anche che è passato. » puntualizzò la voce di Lime, « E un'ipotermia da ricovero in ospedale non è niente di importante. Se non mi hai detto niente, può significare una sola cosa: c'è di mezzo Shadow Lady ».
Bright tacque a lungo. Spostò la mano con la matita di fronte agli occhi e iniziò a passarsela da un dito all'altro.
« Bribrì? » lo chiamò Lime.
Il giovane fece un sospiro.
« Ascolta. » spiegò, « È vero. C'è di mezzo Aimi. E non solo lei. Ho scoperto qualcosa, indagando su di un mago. Ma se ti racconto quello che ho visto, tu corri un pericolo mortale ».
« Credi che non voglia saperlo comunque, Bribrì? » replicò la ragazza, « Sono pronta a venire a Gray City a scoprirlo da sola se necessario ».
« Non sarà necessario. » si arrese Bright, « Shadow Lady agisce per mezzo di uno strumento portentoso, il suo ombretto. Questo oggetto, come altri oggetti che sono apparsi in questi mesi, non è stato fabbricato dagli uomini, ma da creature che si fanno chiamere demoni ».
« Demoni? » ripeté Lime.
« Già. » confermò Bright, « Esseri che vivono in luoghi nascosti agli umani, perché dal loro contatto con noi si sprigiona in qualche modo in potere che non hanno modo di controllare. Hanno possibilità di percepire l'energia e modificare la realtà in un modo che la nostra scienza ignora. E sono in lotta tra di loro. Credo che ci sia uno scontro tra i pochi più forti e più potenti e i molti più deboli ».
« Non è così diverso da quello che succede tra gli uomini. » commentò con amarezza Lime.
« Uno di essi, » continuò Bright, « deve essere il bambino con le corna che ho incontrato almeno una volta. Lui è dalla parte di Aimi. Ce ne sono altri, ma ho potuto vedere solo una volta delle sagome di sfuggita, in mezzo ad un turbine di fiamme che è sparito subito. Erano almeno altri tre. Un altro è chiamato Lujel, è un avversario di Aimi e dice di possedere l'energia del ghiaccio. Avrebbe potuto uccidermi facilmente, ma credo che abbia cercato di lasciarmi in vita ».
« Perché? » domandò Lime.
« Forse si aspetta che io fermi Shadow Lady, » rispose Bright « che è esattamente quello che ho intenzione di fare ».
« Pensi che sia la cosa giusta? » insisté la voce al telefono.
« Tu non credi? » chiese il giovane di rimando.
« Un mese fa, » ricordò Lime, « quando ho parlato con Shadow Lady, mi disse una frase che capisco solo ora. Disse che lei doveva esistere per tenere nascosto qualcosa nell'ombra. Parlava dei demoni è chiaro ».
« Ma tu credi che lo faccia di sua volontà? » osservò dubbioso Bright.
« Bribrì, » suggerì Lime, « forse devi parlarle. A te, ormai, non ha più motivo di nascondere i suoi demoni ».

Kimie infilò la chiave nella toppa e aprì una porta in ferro. Si trovò in un gradevole salotto di piccole dimensioni, arredato con gusto sebbene la fattura dei mobili facesse comprendere ad un occhio esperto che quella casa era arredata per uso di un affittuario.
Accese la luce e respirò faticosamente. Poi chiuse la porta dietro le sue spalle e tolse la mascherina. Un'altra ragazza prese il suo posto. Una ragazza dai tratti dolci e gli occhi teneri. Slacciò il cappotto, rivelando gambe insolitamente magre per quella corporatura. Si lasciò cadere su di una poltrona e sbadiglio.
Una piccola scintilla di luce prese vita da uno scaffale polveroso e si ingrandì rapidamente. Quando raggiunse le dimensioni sufficienti a contenerlo, vi si distinse all'interno un esserino grande quando un dito, con un lunga coda in aggiunta, La ragazza gli sorrise.
« Aimi desidera riposare? » chiese la creatura.
« Sì, Vaar, » rispose la ragazza, « ma soltanto rimanendo seduta, se devi solo parlarmi posso ascoltare ».
La sfera luminosa si avvicinò alla poltrona volteggiando lentamente.
« Ho trovato un giornale che ha un annuncio riguardo a Shadow Lady ».
Aimi rise. « Vaar. » osservò, « Non passa un giorno senza che i giornali scrivano qualcosa riguardo a Shadow Lady ».
« Aimi dice molto giustamente. » convenne Vaar con calore, « Tuttavia il suo servo si è espreso male. Il giornale degli umani non parla di Shadow Lady, ma si rivolge a Shadow Lady. Ed ha la firma di Aimi ».
« La firma di Aimi? La mia firma? » replicò Aimi perplessa.
« Il servitore di Aimi non comprende, » precisò Vaar, « ma non sembra esserlo ».
Aimi sospirò. « Una cosa strana, devo proprio vederla ».
Si alzò e si diresse verso il piccolo disimpegno che congiungeva il salone ad una stanza e, più in là, al bagno.
Aprì la porta della stanza e si diresse verso il letto. Sollevò li maglione e rivelò una consistente imbottitura. Al di sotto di quella, chiaramente intuibile attraverso una accollata maglia a maniche lunghe c'era il corpo di una ragazza con un delizioso punto vita, che metteva nel dovuto risalto il seno ed i fianchi.
« Demota. » chiamò, « Esci dall'armadio ».
Un bambino dai grandi occhi scuri, con i capelli pettinati in forma di un paio di corna, si affaccio da uno sportello.
« Però una volta. » esclamò, « Potresti almeno fingere di non accorgerti di me e spogliarti, no? »
« Non sperarlo nemmeno. » tuonò la ragazza di rimando. « Vaar è quello il giornale? »
Aimi stava indicando il foglio di un quotidiano su una cassettiera. La creatura annuì.
La ragazza si avvicinò e lesse. « Cara Shadow Lady. Mi hai già aiutata una volta e non ho ancora ricambiato il tuo aiuto. Ora però sono di nuovo nei pasticci. Sei una ladra, ma hai anche combattuto un mostro, quindi forse non riderai se ti dico che ho impressione che mi stiano derubando di qualcosa che ho nel cuore. Ho paura di essere presa per pazza e non so a chi rivolgermi se non a te. Almeno tu puoi fare qualcosa? Ti prego, firmato Aimi ».
Porse il foglio a Demota.
« Una spostata, che si chiama come te. » giudicò il bambino.
« Aimi dirà al suo servo di non turbarla con cose inutili, » suggerì Vaar, « ma il suo servo non vuole essere rimproverato per aver taciuto cose della minima importanza ».
« Aimi Ibuki. » ricordò la ragazza.
« Chi? » fece Demo. Il bambino e la creatura luminosa si scambiarono uno sguardo perplesso.
« Poco dopo il mio ritorno a Gray City, » ricordò Aimi, « il giorno stesso in cui apparve la mia imitatrice e ladra di gioielli, salvai da alcuni teppisti una ragazza che per combinazione si chiama anche lei Aimi ». Demota schioccò le dita.
« Ora la ricordo. Sei andata a trovarla in ospedale. Ci ha detto anche dove abita! »
Aimi annuì lentamente. « Voglio parlarle ».
« Perché? » domandò Demota.
« Perchè non è una pazza. » spiegò Aimi. « E se accanto lei sta accadendo qualcosa di strano, forse c'è un oggetto dei demoni in circolazione. L'ultimo che abbiamo recuperato rubava i sogni della gente, no? »
« Aimi può chiedere a Bean se la polizia ne ha notizia. » suggerì Vaar.
« Una buona idea. » commentò Aimi, « Ma voglio parlare lo stesso con Aimi Ibuki. In fondo la missione di Shadow Lady è proteggere gli umani. Da demoni che non hanno le migliori intenzioni come voi ».
Sorrise.
« E credo che questa ragazza sia la sola ad avere capito che voglio semplicemente essere di aiuto ».

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Capitolo 3
*** Ascoltando una voce ***


Shadow Lady e la voce della Pace
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Ascoltando una voce

Era mattina. Non aveva nevicato, quella notte, ma nel cielo un fronte di candide nubi ancora ammoniva dell'imminenza di una copiosa nevicata. Aicchan indossò un paio di orecchini di madrepora. Lo specchio rifletteva i tratti del suo volto, marcati con discrezione da un leggero trucco. Si studiò con attenzione le labbra, per eliminare la minima traccia di rossetto fuori posto. Indossava un vestito color crema, che terminava con una lunga gonna. Era un abito di lana, imbottito per essere confortevole in giorni freddi, ma aveva una generosa scollatura.
Bussarono alla porta. Aicchan si alzò con grazia, prima di dire « Avanti ».
La governante aprì appena uno spiraglio di porta.
« Signorina, » annunciò, « c'è un agente che vuole vederla per una... questione confidenziale, dice lui ».
Questa reticenza aveva evidentemente indispettito la donna. La ragazza annuì e raggiunse subito la porta.
« Lo incontrerò. » decise Aicchan, « Sarà la richiesta di un contributo per un'associazione di poliziotti in pensione ».
La governante si fece da parte e la ragazza si diresse verso una scalinata di marmo. A metà dei gradini vide l'uomo. Un giovane dai capelli bruni pettinati con un ciuffo. Lo fissò senza battere le ciglia mentre scendeva con eleganza le scale.
« Io la conosco. » esordì.
« Agente Bright Honda. » si presentò il giovane, « Commissariato di Gray City. Ci siamo incontrati qualche mese fa. Lei depose una testimonianza a difesa di un'indiziata, ricorda? »
Il viso di Aicchan si illuminò.
« Sì, » esclamò, « cercavo di scagionare Shadow Lady. Non è servito a molto, però. Tu solo mi credevi ».
Bright annuì.
« E come mai sei venuto qui, oggi? » domandò Aicchan.
« Sempre per Shadow Lady, signorina Ibuki. » rispose Bright. Da una delle innumerevoli tasche del soprabito trasse un foglio di giornale, lo spiegò e lo mostrò alla ragazza. « Questo è un suo annuncio, giusto? »
Lo sguardò della ragazza si riempì d'astio.
« Che diritto ha di chiedermelo? » chiese.
Bright fece una smorfia. « Nessuno. D'altronde, sono qui per dire qualcosa che può interessare solo l'autrice dell'annuncio ».
« Davvero? » replicò, « E sarebbe? »
« Come l'autore di questo messaggio intuisce » spiegò Bright, « Shadow Lady ha effettivamente un legame con eventi che sfuggono alla percezione umana. Sfortunatamente è legata anche ad... individui pericolosi e privi di qualsiasi scrupolo ».
« Non ci credo. » tuonò Aicchan.
« Non mi frantendere. » puntualizzò Bright, « Non sto dicendo che siano suoi amici. No. Nemici piuttosto, o alleati scomodi. Shadow Lady potrebbe non riuscire sempre a proteggere gli innocenti, cerca di non essere un'altra preoccupazione per lei ».
« Capisco. » disse la ragazza con freddezza.
« D'altra parte hai anche visto giusto. » proseguì Bright, « Ci sono alcuni fenomeni apparentemente inspiegabili, causati da oggetti con un potere fuori dall'ordinario. Shadow Lady cerca proprio questi ».
Aicchan guardò l'agente in tralice.
« Un medaglione da una forma curiosa, » enumerò Bright « una maschera di antica fattura, pietre curiosamente incastonate, un piedistallo con misteriosi simboli e perfino un comune microfono da palcoscenico. C'è qualche oggetto che possiedi da quando ha cominciato a verificarsi il fenomeno? »
« L'anello con il brillante. » ricordò Aicchan, « Quello del mio fidanzamento ».
« Da chi lo hai avuto e quando? » si interessò Bright.
« Da Ken! » rispose con meraviglia Aicchan. Arrossì. « Il mio fidanzato. » spiegò « Ha preso dei giorni di permesso dal lavoro ed abbiamo fatto un viaggio alle terme. Mi ha chiesto di sposarlo e io ho accettato. Da allora sono terribilmente tesa quando gli parlo. Al principo pensavo che fose normale, vista l'agitazione per il matrimonio. Ma ora sono passati due mesi ed io non riesco a dirgli qualcosa che lui deve sapere ».
Sospirò.
« Sono sicura che lui capirebbe, sì. » continuò Aicchan. « Ma non apro bocca, penso solo a godere della pace che provo qando sono con lui. Lo vedo molto poco, perché sta lavorando a pieno ritmo. Vorrebbe avere una promozione. Gli ho detto mille volte che non mi importa del lusso in cui ho sempre vissuto e che voglio stare con lui e basta. Ma davvero può essere l'anello a rendermi così, felice e confusa? »
Bright scosse la testa.
« Questi oggetti » spiegò l'agente, « hanno in comune il fatto che il possessore non ricorda o non vuole dire da chi li ha presi ».
Aicchan strinse la labbra riflettendo.
« Non mi viene in mente nulla, davvero. » commentò.
Bright mise un braccio dietro la testa. « Probabilmente dovrò fare qualche domanda a Ken. Ti assicuro la mia assoluta discrezione per quello che mi hai detto ».
« Non c'è modo di convincerti a lasciar perdere, vero? » domandò con astio la ragazza.
« Devi sapere una cosa, Aimi. » rispose Bright, « Il mio primo pensiero è rivolto alla ragazza che veste gli abiti di Shadow Lady ».

Sul tetto del palazzo l'osurità era completa. Nove piani più in basso la strada ed i suoi lampioni erano scintille sempiterne. Il cielo era carico di nubi. Poi qualcosa cominciò a cadere. Piccoli e leggeri fiocchi di neve che si muovevano fluttuando dolcemente e scendendo ad imbiancare la città.
Fiocchi di neve candidi che, sul tetto del palazzo erano invisibili ed imprevedibili gocce di gelo. Kuriaf non se ne curava. Era rimasta a lungo seduta in silenzio e in quell'istante aveva deciso di alzarsi. La voce la colse di sorpresa.
« Si può sapere che cosa fai qui? » chiese.
La demone si irrigidì e sembaò avvedersi in quel momento del rigore della notte.
« Oh, posso vederti benissimo nelle ombre. » continuò la voce, « L'oscurità è il mio ambiente naturale, lo sai ».
Kuriaf si voltò in direzione della voce e si inginocchiò.
« Principe Demo. » salutò.
Se ci fosse stata luce, avrebbe illuminato una piccola creatura con lunghe corna ed ali da pipistrello.
« Aimi, intendo Shadow Lady, non è qui. » iniziò Demo, « Ma se tu vuoi parlarle sono certo che ti ascolterà appena di ritorno. Hai un messaggio per lei? »
« No Principe. » rispose Kuriaf, « Sono qui per caso ».
« Sei qui per caso. » ripeté Demo. « E per caso sei rimasta ferma quaranta minuti proprio sul tetto del palazzo dove abita il Messaggero del Fuoco. Cosa che peraltro non ignori ».
« Nessun messaggio, Principe. » confermò Kuriaf.
Demo sospirò « D'accordo, prendi questo ».
Le porse un portaombretto. Sembrava che fosse stato schiacciato, tanto era malridotto, ed addirittura una parte dell'oggetto mancava.
« Che cos'è? » chiese la demone.
« Tempo fa » spiegò Demo, « l'ombretto di Shadow Lady andò quasi distrutto. L'ho ricreato per poterle dare tutti i poteri che aveva originariamente. Con questo ombretto si può acquisire solo l'aspetto base di Shadow Lady, senza le trasformazioni accessorie ».
Kuriaf guardò nell'oscurità cercando spiegazioni nell'espressione di Demo.
« Non sarebbe la prima volta che ti trasformi in Shadow Lady. » osservò il piccolo demone con semplicità.
« Hai un problema. » continuò, « E non vuoi chiedere aiuto. Sia come vuoi. Se usi quell'ombretto io lo saprò all'istante e Shadow Lady potrà intervenire al più presto ».
Kuriaf lo prese in mano quasi con riluttanza, poi se lo strinse al petto.
« E, comunque sia, » concluse Demo, « buona fortuna ».

Quando Aicchan aprì la porta della camera soffocò un gridò. In piedi, accanto ad una sedia, Shadow Lady si stava specchiando, studiando con attenzione il suo trucco perfetto.
« Hai una casa decisamente sfarzosa, Aimi. » esordì la ladra.
« Chiamami Aicchan, » la invitò la nuova arrivata, « direi che non sei il tipo che ha difficoltà ad entrare in confidenza con le persone ».
Shadow Lady si girò e si mise a sedere accavallando le gambe sulla sedia. Il suo corto abito ne lasciò intravedere la biancheria.
« Proprio no. » convenne, « Hai ragione ».
« Non pensavo che venissi. » confessò Aicchan, « Questa mattina è venuto un tale della polizia ed ha raccontato una storia di gente poco raccomandabile dalla quale mi avresti voluto proteggere. Sembrava sapere molto bene quello che diceva ».
« Bright! » esclamò Shadow Lady, con sorpresa e sconforto, « Sempre così brillante e abile a giungere a conclusioni, a volte però a conclusioni sbagliate ».
« Quindi, » intuì Aicchan, « non c'è nessuno da temere, nemici o come ha detto lui "alleati inaffidabili" ».
« Non ho ragione di credere » la rassicurò la ladra, « che la mia presenza qui sia un pericolo per te. Di altro non posso e non devo parlarti. Bright si preoccupa inutilmente ».
Aicchan fissò perplessa Shadow Lady.
« Si preoccupa. » rifletté, « Ma certo! Lui non ti cerca per catturarti, ti cerca perché è preoccupato per te. È questo che vuoi dire? »
« Si preoccupa per te. » la corresse Shadow Lady, « Infatti ti ha avvertito di un pericolo ».
« No, ti sbagli. » insisté Aicchan, « C'è anche una frase che ha detto. Il mio pensiero è per la ragazza che si veste da Shadow Lady. Non la ladra. La ragazza. È innamorato. E tu? Non mi dire che non lo sai! »
Shadow Lady sospirò.
« Ti sembro il tipo da interessarmi ai sentimenti di un uomo? Tutti si innamorano di me. Io sono Shadow Lady. Gli uomini, tutti gli uomini, cedono al mio fascino ».
Aicchan scosse la testa.
« Lui è diverso » sentenziò, « Lui sa molte cose di te. Lui ti crede diversa da quello che sembri. Lui sapeva che eri innocente e ha creduto che hai soccorso me quella notte. E tu stessa hai detto che non è uno stupido, vuoi dirmi ora che sei riuscito ad ingannarlo? »
Shadow Lady fece un piccolo sorriso.
« In fondo, » osservò, « perché nasconderlo? Bright Honda è innamorato di me. Non della ladra che tutti conoscono, ma della donna che veste i panni della ladra. O, perlomeno, così mi ha detto. Ed io lo ricambio. Ma il mio destino mi costringe a rimanere da sola, per ora ».
Aicchan aveva gli occhi lucidi.
« Che storia! Da lacrime! » esclamò.
Cercò un fazzoletto. Shadow Lady si alzò dalla sedia, si avvicinò alla ragazza e con un gesto fulmineo lo prese da una delle sue tasche e glielo porse.
Aicchan si tamponò il principio di una lacrima.
« Un amore davvero contrastato. » continuò Aicchan, « A volte io penso di avere dei problemi ed invece... per questo ti ho chiesto di venire qui. C'è una cosa che ho paura mi possa divedere dal mio fidanzato ».
Shadow Lady rise.
« Questa poi! Mi volevi chiedere consigli per una faccenda di cuore? Hai scritto che ti veniva rubato qualcosa, ma non mi dirai che parlavi dei tuoi sentimenti! »
Aicchan arrossì.
« È così. » confermò timidamente, « E allo stesso tempo non lo è. Quello che succede è che non mi decido a dirgli semplicemente che voglio iscrivermi all'università. Sto studiando legge e voglio arrivare alla laurea. Vedere se ho la stoffa di un avvocato. Quando lui mi viene a trovare sono determinata a dirlo, poi non sento più nessun desiderio e la sua presenza mi da pace ».
« Non è così straodinario. » commentò ilare Shadow Lady.
« So che non è facile credermi. » protestò Aicchan, « Ma pensa. potrebbe succederti di dimenticare di essere Shadow Lady quando incontri Honda? Non parlo di sentire il cuore che batte o il desiderio di lui. Dico di perdere la consapevolezza che ci sia altro al di là delle sue braccia. Un pace insolita. In qualche modo artificiosa perché i problemi, le divergenze, gli ostacoli all'armonia non vengono dissolti, ma solo messi da parte, per tornare prepotentemente un'ora dopo o poco più ».
Shadow Lady divenne pensierosa.
« E non ho nessun oggetto insolito. » aggiunse Aicchan. « Forse dovrei capire se c'è qualcosa che ha uno strano potere qui attorno ».
La ladra fece una smorfia.
« Bright ha parlato decisamente troppo. » commentò, « Evita di andare in cerca di qualcosa che può solo farti del male ».
« Allora, » suggerì la ragazza con un sorriso furbo, « mi prometti che lo farai tu ».
Shadow Lady lasciò che il suo viso splendesse di un sorriso particolarmente dolce. « È questo, quello che faccio di solito, sai? »

La neve cadde copiosa nei tre giorni successivi, sovente dolcemente, talora con violenza. Le strade si imbiancavano, nonostante il traffico, e sciogliere la neve era una priorità per consentire nella città di Gray City gli spostamenti tra casa e lavoro.
A dispetto di ciò, non c'era una scrivania vuota nell'ampia sala che si trovava al di là dello spesso vetro. Un uomo di mezza età, atletico ed abbronzato, si rivolgeva con un ampio sorriso a Bright.
« Vede, agente, » spiegava, « i nostri dipendenti amano il loro lavoro. In fondo, si tratta semplicemente di rispondere ad un telefono. E chi non lo fa ogni giorno? »
« Magari per meno di sei ore. » osservò l'agente.
L'uomo alzò le spalle.
« Sono direttore da tre anni, » continuò, « e ho ricevuto lamentele solo dai solti incontentabili. Quelli che non si rendono conto che è una fortuna averlo un lavoro. No. C'è chi desidera un lavoro dove non si lavora, mi scusi il bisticcio di parole. Uno stipendio in regalo ».
« Credo tuttavia, » insisté Bright, « che lo stipendio non sia elevato. Le chiedono aumenti? »
« Le ripeto, » replicò l'uomo, « solo pochi facinorosi. Anzi presto tutti i dipendenti cambieranno il contratto per venire incontro alle esigenze dell'azienda. Chi non farebbe dei sacrifici per la società in cui trova tanta realizzazione? »
Bright lasciò che lo sguardo vagasse per tutta la stanza, da scrivania a scrivania. Ai telefoni c'erano prevalentemente donne. Quasi tutte avevano lo sguardo fisso al monitor su cui consultavano dati.
Incrociò per un istante lo sguardo di una ragazza grassoccia, che però si voltò subito. Notò accanto a lei una dipendente seduta scompostamente che agitava la penna che teneva tra le dita.
« Vorrei parlare con quella ragazza. » annunciò.
Il Direttore strinse le labbra.
« Naru Arukawa. » disse, « Ha scelto la prima tra tutti i piantagrane ».
Bright fissò l'uomo con sguardo fermo e paziente.
« Questo vetro e la sua parete » riprese il Direttore picchiettando su di esso con il dito, « non lasciano passare i suoni. Per chiamarla e farla uscire è opportuno attendere l'ora di pranzo. Non è necessario che sia subito, voglio sperare ».
L'uomo aveva usato un tono formale e vagamente arrogante, come se sperasse che Bright avesse timore di affrontare il suo disappunto. Il giovane, per nulla intimorito, riconobbe però che tanta fretta non era necessaria.
« Aspetterò. » dichiarò sereno.
Naru si presentò di fronte a Bright mezz'ora dopo, mordicchiando una mela.
« Mi dispiace » si scusò la donna, « ma devo assolutamente mangiare ora. Questi aguzzini non ci lasciano che pochi minuti per il pranzo. Chi sarà arrestato? Non so di cosa, ma sono certa che sia colpevole ».
Bright si concesse un sorriso.
« Credo che il Direttore » osservò, « non abbia torto a definirla una piantagrane ».
« Scusa, » precisò Naru masticando, « non c'è nessun motivo di darmi del lei, non sono famosa etanto meno faccio un lavoro importante. Aboliamo le formalità. Nemmeno io ti do del lei. Dicevamo? Ecco. Siamo trattati senza il minimo rispetto per i nostri problemi, perché non dovrei piantare grane? »
« Sei la sola, a quanto mi dicono. » precisò Bright.
« Questo sinceramente non me lo spiego. » convenne Naru inghiottendo un boccone, « Ogni giorno, durante la pausa di mezzogiorno, scambio due parole con una collega diversa. Tutte come incantare a pensare al bellissimo bimbo che aspetta a casa, o al tenero marito anche egli al lavoro o al focoso amante che vedranno la sera. I problemi ci sono ma è come se solo io riuscissi a ricordarli, come se i fatti positivi fossero ingigantiti tanto da far dimenticare i problemi ».
Bright annuì. « Un'idea interessante. Come pensi che questo possa avvenire? »
Naru fece cenno all'agente di avvicinarsi. Indicò una finestra, attraverso cui si vedeva una grande chiesa dominare su una teoria di fabbricati più piccoli. Bright si accostò alla donna, che gettò in un cestino quello che rimaneva della mela.
« Le finestre sono sempre chiuse. » suggerì, « Credi che ci possa essere una droga nell'aria condizionata? »
Bright trattenne una risata.
« Improbabile. E poi tu ne saresti immmune? »
« Ci avevo pensato. » ammise Naru con una smorfia, « Eppure ci deve essere qualcosa che influenza la mente qui dentro... se avessimo la mensa penserei al cibo, ma non può essere dato che ci portiamo il pranzo da casa ».
« Scommetteresti su un talismano diabolico? » domandò Bright.
Naru guardò fuori dalla finestra e fece una seconda smorfia.
« Con quella cattedrale a duecento metri? » rispose, « È più credibile l'idea della droga ».

La poca luce del sole che riusciva a filtrare attraverso le nubi si era avvievolita piano piano. Kimie giunse a casa e corse in camera. Aimi ne uscì poco dopo, muovendo ampi passi verso il salone. Si lasciò cadere su di una poltrona, mentre Demota si avvicinava con l'aria di volerle dire qualcosa.
« Ho visto Bright. » esordì la ragazza. « Era al lavoro ed ha parlato con la mia collega Naru. Penso che non mi abbia ricosciuto, nelle vesti di Kimie ».
« Buon per lui. » commentò una voce dalla ombra, « Se è ancora alla caccia di Shadow Lady, forse la polizia dovrà intervenire. » Era la voce di una bassa creatura dalla figura umana, con grandi occhi e lunghe orecchie e punta. In volto aveva un'espressione maligna.
« Bean! » esclamò Aimi, « Tu qui? Che cosa vuoi? »
« Servirti. » rispose ironica la creatura, « Non sei forse il Messaggero del Sovrano del Fuoco a cui la polizia demoniaca deve dare supporto con le opportune informazioni? »
La sfera di luce di Vaar si accese nel ombra sopra la spalla di Bean, scintilando di agitazione.
« Aimi punirà il suo servo per aver diposto un un udienza in un momento poco indicato, sperando che ella ascolti comunque l'informazione che questo poliziotto reca ».
« Bean, » puntualizzò Aimi nascondendo a fatica apprensione, « come stavo dicendo ero in incognito. Tanto Bright, quanto altri umani che conoscono Aimi Komori, non hanno alcun modo di collegarla a Kimie Rimoko. Bright cerca ancora me, nelle vesti di Shadow Lady, ma il mio ruolo è proprio quello di distogliere gli uomini dalle prove dell'esistenza dei demoni. Preferiresti che facesse ricerche su di voi? »
« Visto che lo chiedi, » replicò Bean, « Preferirei semplicemente che la sua memoria venisse cancellata. Un'utile precauzione in più ».
Aimi rabbrividì. Si sentì pericolosamente vicina alle lacrime.
« Parlando di precauzioni, Bean. » intervenne Demota, « Se talismani demoniaci non apparissero senza apparente spiegazione, potrei prendere sul serio le tue preoccupazioni. Non pensi che siano molto più preoccupanti questi che le congetture ed i ricordi un umano? »
Bean fece un sorriso sghembo.
« Naturalmente. » convenne, « Ma non crediate che io non sappia che Shadow Lady è coinvolta con quell'umano. Io ero lì, mentre Shadow Lady combatteva il Diavolo della Distruzione, lui l'ha salvata ».
« Tra i compiti del demone Bean, » sottolineò Vaar, « non sono certo esserci lanciare insinuazioni sull'atteggiamento del Messaggero. Credo sia invece il momento che egli riferisca le informazioni in suo possesso ».
Bean annuì, con un'occhiata di disprezzo nei confronti di Vaar.
« Abbiamo rilevato un talismano che è dotato della magia dei demoni poco lontano da dove il tuo servo ci ha segnalato. È la più grande delle campane di una cattedrale. Il suo suono ha effetto sulla mente degli uomini, portando in superficie i desideri, i sogni ed i ricordi che li allietano di più ».
« Una pace insolita, in qualche modo artificiosa. » ricordò Aimi.
« Data dalla voce della campana. » completò Demota.
Aimi guardò candidamente Demota.
« Impedirò a chiunque di suonare quella campana. Sono Shadow Lady e quello che voglio, lo rubo ».

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Capitolo 4
*** A tu per tu con il cuore ***


Shadow Lady e la voce della Pace
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A tu per tu con il cuore

Nell'oscurità della notte, mentre cadevano delicati fiocchi di neve, il tetto del palazzo non era raggiunto da luce esterna. Brillava lì però una sfera luminosa, la cui fiamma sembrava non avvertire affatto la presenza della neve.
All'interno di quella luce, Vaar congiunse le sue minuscole mani. Quattro cerchi di fiamme di diverse divensioni apparvero sul tetto.
Dal più grande emerse una massiccia figura. Alta almeno due metri, aveva forma umana, ma sembrava composta di sole fiamme crepitanti. Dal cerchio accanto apparve una creatura dall'aspetto di un vecchio, calvo, che sedeva nell'aria come se vi fosse stato un invisibile trono. La sua barba ruggine sembrava fatta di fiamme. All'altro lato apparve la sottile figura di una ragazza in kimono. L'ultimo cerchio si riempì con la demonessa Setna.
« Eccoci Vaar. » esordì Setna, « Ci siamo tutti mi pare. »
« Manca Samoda. » osservò la creatura in kimono.
« Non sarà qui, Veruse » spiegò Vaar, « accompagnerà Shadow Lady questa notte. Il Principe Demo le dirà qual era l'argomento di questo incontro ».
Poche scintille si staccarono dalla luminosità di Vaar, sfidando la neve, per spegnersi subito.
« Vaar, » lo esortò il vecchio conciliante, « vai avanti. Dicci per quale motivo ci hai convocato a questo incontro ».
« Prima di ciò, Goug, » cominciò Vaar, « vorrei che fosse chiaro che non agisco con intenzione di disonorarvi, essendo io il meno nobile tra tutti e il meno dotato in quantità di potere. Se parlo è perché il Messagero è un umana e come tale non comprende le complessità dei rapporti tra i demoni. Perché il Principe Demo mi onora della sua fiducia e ha ritenuto che il mio agire fosse conveniente al Messagero ».
« Che, tanto per cambiare, non sa nulla. » aggiunse con sarcasmo Setna.
Una piccola esplosione di scintille coprì per un istante la vista di Vaar.
« Non lo nego, Setna, » continuò Vaar, « e mi impegno a riportare ad Aimi il contenuto di tutta questa conversazione, se uno solo di noi non è d'accordo a celarlo ».
« Esponicelo, Vaar. » insisté Goug, « Perché si possa decidere ».
« Come sapete, » riprese il demone dopo una pausa, « riteniamo che il demone Lujel, complice del furto delle pietre del diavolo, doti gli umani di artefatti, in spregio dei dettami dell'Antica Legge. Egli deve essere fermato, anche perché vi sia reso l'onore che vi spetta. Ora, recentemente il Principe Demo ed io abbiamo ravvisato nel comportamento dei Misti delle stranezze ».
« Vuoi dire che i più insignificanti tra i demoni » insinuò Veruse incredula, « osano complottare contro il Messagero ».
Un'altra breve pioggia di scintille si levò da Vaar.
« Credo di no. Credo che siano minacciati ».
« Non lo sono già da tempo? » insisté Veruse.
« Esatto. » replicò Vaar, « Dalla polizia infernale da sempre. In tempi più recenti da Lujel stesso, indirettamente. Ma temo che ci sia una ulteriore attività di demoni nei loro riguardi ».
Il gigante parlò per la prima volta.
« Vaar, » suggerì, « perché non dici direttamente quello che pensi? Se i Misti non sono preoccupati dalla polizia, né dal Portatore del Ghiacci, Lujel, quello che accade è che ad attaccarli è uno di noi ».
Vaar lasciò trascorrere diversi secondi prima di ammettere.
« Se non è così, vorrei che ne portassimo ora Testimonianza Fedele ».
Si udì a lungo il rumore della neve che cadeva sul tetto.
« Molto bene. » decise Goug, « Una richiesta non certo facile da accogliere. Perché solo il sospetto di un comportamento alieno al Messaggero del mio Sovrano, sostenuto nei miei riguardi da un Misto, è quanto non avrei immaginato udire se avessi vissuto un secolo per ognuno dei miei anni. Sul mio onore di Portatore del Fuoco e di demone dei primi millenni, io, Goug, ti porto Testimonianza Fedele che l'unico Misto con cui ho avuto a che fare da quando sono finito in disgrazia è il pomposo ex-carceriere che ho di fronte ».
La sfera di Vaar divenne più luminosa.
« Grazie, Goug. » disse con voce sollevata.
« Sul mio onore, per quello che ne resta, » intervenne il gigante, « io, Maovu, non ho avuto a che fare con i Misti che vivono in Gray City. Di questo ti do Testimonianza Fedele, Vaar, anche se converrai che una mia presenza in qualsiasi luogo non passerebbe inosservata ».
« Sul mio onore, » si aggiunse Veruse, « quello che è appartenuto ad una Domatrice del Fuoco, io, Veruse, ti do Testimonianza Fedele che sono estranea a quanto dici ».
« Bene, bene, bene. » commentò Setna. « Dubito che qualcuno di voi si spenga dal desiderio di permettere a Vaar di raccontare tutto questo alla nostra Signora. Possiamo finire qui, allora. Arrivederci ».
« Hai già dato la tua Testimonianza Fedele, Setna? » chiese Veruse.
« Non ritengo il caso di farlo. » rispose l'interpellata. Guardò Goug. « Che cosa ne pensi? »
« Tu sola, » spiego il vecchio demone, « nessuno al di fuori di te è responsabile del tuo onore. A te spetta scegliere cosa fare. A te pagarne in prima persona le conseguenze. Sei ancora un bambina e finirai nei guai se non impari la prudenza ».
« Che cosa succede? » domandò Maovu.
« Vaar è un insolente. » decretò Setna, « E Goug vorrebbe darmi un'altra lezione. Ma nessuno di voi sa davvero quello che ho chiesto ai Misti. Nessuno sa che se non ci fosse stata una certa resistenza da un demone particolarmente poco accomodante, si sarebbe già eliminato definitivamente ed in modo semplice uno dei problemi del Messagero ».
« Hai chiesto o hai ordinato, Setna? » precisò Vaar.
Setna alzò le spalle. « Non vedo la differenza. Comunque non preoccupatevi. Vi porto Testimonianza Fedele che non chiederò il vostro aiuto ».
In un'alta fiammata, Setna svanì.

Shadow Lady entrò con disinvoltura nell'alta e stretta soffitta dove le campane attendevano di essere chiamate a suonare.
« Bene, direi che il posto è questo. » osservò rivolta alle sue spalle.
« Sì, » convenne una voce, « il posto è decisamente questo ».
Shadow Lady sgranò gli occhi. Non le fu difficile scorgere nell'ombra, seduto in disparte, l'uomo che la attendeva.
« Bright! » esclamò, « Cosa fai qui? »
L'agente si alzò in piedi e si avvicinò alla ladra.
« Cerco di prevenire le tue mosse, Aimi. » rispose, « E la strana richiesta di aiuto della signorina Ibuki, peraltro rivolta a te, era piuttosto singolare. Ho indagato un po' in giro. Stamane ho scoperto che in un call-center qui accanto i dipendenti sono molto accomodanti nei confronti di una direzione sorda alle loro esigenze. » Si concesse un sorriso. « E sorda anche ad influenze esterne, dato che l'ufficio amministrativo è separato dalle postazioni da un vetro a prova di rumori. Ho capito che questa volta c'era di mezzo qualcosa che poteva essere percepito dall'orecchio ».
Guardò verso il soffitto.
« C'era sempre di mezzo una cattedrale, quando hai tentato di fermare l'apparizione del mostro. E anche qui, i fedeli sono molto devoti. Non mancano una funzione, sebbene non vedano miracoli o prodigi. » spostò di nuovo lo sguardo verso Shadow Lady. « E nessuno ha voluto, o potuto, spiegarmi da dove provenisse la campana recentemente acquistata ».
« Non te ne preoccupare, » scherzò Shadow Lady, « domani non la avranno più ».
« È opera anche essa di Lujel? » chiese Bright a bruciapelo.
Shadow Lady degluttì a fatica.
« Sai troppe cose. Non hai bisogno di sapere altro ».
« Immagino che voglia dire sì. » indovinò Bright, « E a chi parlavi prima? Al demone che ha creato l'ombretto di Shadow Lady? »
« Quante volte devo ripetertelo? » s'inquietò Shadow Lady, « Fai troppe domande! »
Bright aggrottò le ciglia.
« Cerco solo la verità. » precisò, « Chiedo troppo alla persona che amo e che è certa di amarmi? Non devi nascondermi l'esistenza dei demoni. Ormai ne sono a conoscenza. Merito del compianto Optimus Potentium, che per sua sfortuna non si è contentato di essere il ladro di sogni e voleva maggiore potere ».
« Quello che tu sai non cambia nulla. » sentenziò la ladra. « Sei al sicuro finché loro non sanno quanto tu sai. Ma se continui a incrociare la mia strada prima o poi lo scopriranno ».
« Di chi parli? » chiese Bright, « Lujel mi ha detto che voleva lasciarmi in vita proprio perché gli era utile quello che sapevo. Sono i tuoi amici a volermi morto? In tal caso, dal momento che sono qui anche loro, potrebbe essere il momento opportuno ».
« Non voglio che tu giochi così con la tua vita! » tuonò Shadow Lady.
« Ed io non voglio che tu lo faccia con la tua! » la rimbeccò Bright.
« Basta! » replicò secca Shadow Lady, « Questa discussione è assolutamente inutile. Io prendo quella campana! »
In quel momento si udì un rintocco. La campana al centro del soffitto aveva ondeggiato leggermente su se stessa. Quel suono attraverso le orecchie di Shadow Lady e le giunse fino al cuore.
Un altro rintocco. I pensieri di Shadow Lady si accavallarono. La Voce della Pace, i suoi sogni ad occhi aperti al call-center, le parole di qualcuno di cui non ricordava nome e volto: « Potrebbe succederti di dimenticare di essere Shadow Lady quando incontri Honda? »
I rintocchi divennero tre e quattro. Shadow Lady si voltò e incontrò gli occhi pieni di amore di Bright. Si gettò inerme tra le sue braccie e baciò con tenerezza il viso dell'uomo. Cinque rintocchi e le labbra di Bright erano su di lei, in un bacio che divenne presto profondo, intenso, appassionato. Shadow Lady sentiva le mani del giovane stringerla a sé ed accarezzarle la schiena. Non seppe più contare il numero dei rintocchi.
Lei sapeva di essere lì per lui, semplicemente, con tutta se stessa.
Perché da lui era amata, come donna.
I baci, sempre passionali, sempre profondi, erano diventati numerosi. La mano di Bright carezzava la pelle nuda di Shadow Lady, dove il suo cortissimo vestito terminava.
Shadow Lady allontanò il viso dal giovane e, mentre riceveva baci sul collo, passò con urgenza le dita sul volto. Quanto il magico ombretto si dissolse, la ladra fu avvolta da una intensa luce.
Bright si coprì gli occhi e riprese fiato, mentre la donna aggrappata a lui prendeva le sembianze di Aimi Komori. Ma la diversità di sembianze, non rese meno urgente il desiderio di baci, il calore delle carezze.
Le mani di Bright giunsero presto sotto i vestiti di Aimi. La ragazza sentiva la pelle scottare, il cuore allargarsi pronto a sperimentare una completa appartenenza al solo uomo che amava, al solo che l'avrebbe amata perché aveva avuto fiducia in lei, e per lei si era precipitato a Gray City, prima ancora di conoscerla.
Le dita del giovane avevano incontrato il reggiseno. Ne seguirono le curve, modellate dal superbo corpo della ragazza. Poi scostarono la stoffa per esplorare dove i seni culminavano.
Aimi sentiva sempre più fatica a respirare. Una fatica insostenibile. Fu improvvisamente consapevole che l'aria mancava del tutto attorno a lei. Bright ritrasse le mani e la guardò allarmato. Cercò di portarle aria fecendo vento con il suo impermeabile e nel frattempo tratteneva il fiato. Ma nel giro di pochi secondi, attorno ad Aimi tutto si fece buio, mentre perdeva i sensi.

Quella mattina non nevicava. Aimi si destò nella sua stanza, adagiata sul letto e vestita. Lo stato dei suoi vestiti le suggerì una notte agitata. Ricordò le sensazioni provate a causa di Bright e decise che avrebbe cominciato a prendere tranquillanti, se alle fantasie diurne si erano aggiunti anche i sogni nella notte. Si diresse a passi strascicati e sbadigliando verso il bagno.
Tolse il maglione ed la maglia che portava sotto di esso e si lavò il viso. Notò uno strano segno sul collo. Lo guardò attentamente. Arrossì. Si premette la mano sul seno, per sentire il cuore che sembrava volere sfondare la cassa toracica.
« N-non e-era u-un s-s-sogn-no. » balbettò.
Si rivestì e si precipitò in salone.
« Demota! » chiamò. « Vaar! »
Da una piccola scintilla,si generò la sfera luminosa che conteneva Vaar.
« Il servo di Aimi si augura che ella abbia riposato a sufficienza ».
« Poche chiacchiere, Vaar, » troncò Aimi, « sai bene che ieri ho tentato di rubare la Voce della Pace ».
« Il suo servitore immagina che Aimi si riferisca alla campana che il demone Bean ci ha segnalato. Il Principe Demo mi ha accennato solo brevemente che il tentativo non è stato fruttuoso e che Aimi si è trovata in difficoltà a causa dell'umano Bright. So che è stata Samoda ad intervenire. Poi, appunto, il Principe mi ha chiamato e mi sono limitato ad aiutare Samoda e Veruse. Assieme abbiamo trasportato prima l'umano e poi Aimi alle loro case ».
Aimi si lasciò sprofondare sulla poltrona, meditabonda.
« È possibile che io sia svenuta? »
« Tale era lo stato di Aimi, » confermò Vaar, « quando sono sopraggiunto. E parimenti era avvenuto all'umano. Se Aimi desidera che questo servo indovini, credo che Samoda abbia operato in modo che a Bright e ad Aimi sia mancata l'aria. Ovviamente » Vaar sprizzò alcune scintille, « nella certezza che questa fosse la cosa migliore per Aimi ».
La ragazza sospirò.
« Oh, lo era sicuramente. » commentò, « La pace che sentivo in quel momento era opera della campana. Però, Vaar, ti dirò una cosa ».
Il piccolo demone rivolse verso il sorriso di Aimi i suoi occhi color brace.
« È davvero bello, » rivelò la ragazza, « come si può vivere, conquistata la pace ».

Aicchan sorrise a Ken, vedendolo seduto al gazebo. Come di conseuto, lui si alzò per andarle incontro.
« Resto qui, vicino alla porta. » pensò Aicchan, « Lo faccio camminare fino qui. Capirà che oggi qualcosa è diverso, che oggi voglio parlare ».
Si udì il rintocco di una campana in lontananza.
« Se Shadow Lady ha fatto quello che ha promesso, » proseguì Aicchan, « non dovrei nemmeno preoccuparmi. Anzi perché farlo? Shadow Lady non è nuova ad imprese eccezionali. Sicuramente oggi gli darò un bacio e poi parleremo, tranquillamente ».
I suoi passi l'avevano già portata diversi metri oltre la porta, nella braccia di Ken. Ricevette un bacio. Lo ricambiò.
« Sì, certo, » concluse Aicchan, « parleremo. Oggi, domani, dopodomani... ogni giorno può andar bene ».

Shadow Lady era seduta comodamente su di un morbido divano. I suoi piedi poggiavano su un tavolino. Un orologio a pendolo segnava le otto.
Nella porta di quella casa, una chiave si infilò nella serratura. Shadow Lady guardò con indifferenza in quella direzione. La porta si aprì e sotto una sciarpa ed un cappuccio coperti di neve, apparve il volto di Naru Arukawa.
« Shadow Lady! » esclamò sbigottita.
« Bene, » commentò la ladra, « vedo che mi conosci. Possiamo passare al punto allora. Su questo tavolino c'è la pianta di una stanza particolare, stretta ed alta. C'è una porta da un lato e diverse finestre ed io devo muovermi lì dentro ».
« E allora? » domandò la giovane, « Cosa c'entro io con te? Io non rubo, sappilo. Lo stipendio, che è da fame, me lo guadagno onestamente. Sai da dove vengo? Dal supermercato all'ingrosso per trovare qualcosa da mangiare che mi consenta anche di pagare le bollette ».
« So che non sei molto contenta del tuo lavoro, » l'informò Shadow Lady, « per questo volevo offrirtene uno io ».
« Non voglio un lavoro da te. » replicò Naru, « Mi vuoi pagare con il provento dei tuoi furti? La ricettazione è un crimine, sappilo ».
« Non era mia intenzione pagarti con del denaro, » spiegò la ladra con tranquillità mostrandole un portafoglio, « ma con questo. »
« E cosa sarebbe? » domandò Naru.
« Un portafoglio. » specificò l'altra lanciandolo verso la giovane, che lo prese al volo. « Appartenente, per inciso, al maestro Niimai, direttore artistico di un paio di spettacoli televisivi ».
« Televisivi? » ripeté Naru.
« Preferisci il cinema? » chiese Shadow Lady, alzandosi dal divano e dando le spalle alla giovane, « Vediamo, credo che in città ci siano un paio di registi? »
« Tu vuoi che io sia tua complice! » protestò Naru.
« Ma niente affatto. » la contraddisse la ladra tornando a guardarla ed avvicinandosi al tavolino. « Come farebbe ogni cittadino onesto, tu contatterai il maestro Niimai al suo numero privato, che trovi nel portafoglio, per restituirgli quello che gli appartiene. Poi, se non sei sciocca, potrai anche dirgli che tipo di lavoro vorresti fare e che idee hai per farlo ».
Naru incrociò le braccia al petto.
« Non mi hai detto cosa vuoi in cambio! » notò.
« Una coreografia. » rispose Shadow Lady.
« Una... coreografia? » chiese Naru.
« Una coreografia. » continuò Shadow Lady, « Sulla stanza di cui ti ho portato i disegni. A partire da una delle porte o delle finestre, a tua scelta. Sulla musica che tu scegli. Lunga circa dieci minuti. La sola cosa importante è che finisca in questo punto. » pose un dito della mano al centro della pianta.
Naru si avvicinò al tavolino, gettando la sciarpa sul divano.
« Per quando deve essere pronta? »
Shadow Lady le indirizzò uno sguardo furbo.
« Se ci lavori stanotte, pensi di finirla prima dell'alba? »

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Capitolo 5
*** La soluzione al problema ***


Shadow Lady e la voce della Pace
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La soluzione al problema

Nell'oscurità della notte, una figura scura emerse dalle ombre per materializzarsi al centro del tetto di un alto palazzo. In un cielo senza nubi, l'aria si illuminò come di un lampo; simile ad un fulmine a ciel sereno, era apparsa una fiamma breve e sottile.
Dove era apparsa la fiamma stava ora Setna, mentre la figura apparsa dall'ombra era Kuriaf.
Kuriaf si inginocchiò.
« Il mio rispetto a colei che Doma il Fuoco. » recitò.
« Una formula recitata con sufficiente credibilità per non farmi infuriare. » commentò Setna, « Me ne compiaccio. Anche se naturalmente non ignoro che tu mi avversi segretamente ».
Sorrise. « Sì, sei abbastanza umana da ignorare il vincolo dall'onore, tanto da non eseguire l'incarico che ti avevo affidato e perfino acconsentire a fatica ad una richiesta che è per te un privilegio. Tu, Kuriaf, hai insegnato qualcosa a me ».
La demone fissò Setna con i suoi occhi color del cielo.
« Riesco a manipolare i ricordi degli uomini, adesso. » annunciò Setna, « Non bene come te, direi, ma a sufficienza per i miei scopi nei riguardi di quell'umano. Resta una cosa ora ».
« Cosa? » chiese Setna curiosa.
La risposta fu accompagnata da un sorriso perfido.
« Non mi avresti insegnato quello che so così facilmente, se non avessi in serbo una sorpresa. Ed io credo di sapere che cosa sia. Tu sei in grado anche di recuperare i ricordi degli uomini, vero? »
Kuriaf strinse le labbra, poi annuì.
« Infatti. » continuo Setna, « Mi domando per quale motivo tentare una cosa del genere ».
« Il potere su qualcosa, » intervenne Kuriaf, « non è dato dal solo saperlo distruggere. Ma dal creare e distruggere a proprio piacimento ».
Setna si irrigidì.
« Non ti avevo chiesto di parlare. » tuonò, « Ma questa considerazione è affascinante e degna di un demone saggio, povera creatura Mista. Sì, il tuo valore e la tua utilità sono una sorpresa per me. E non è mia intenzione che la tua esistenza si estingua ».
Setna incrociò le mani.
« Pertanto, da questo momento in poi rinuncio ai tuoi servigi, con un solo ammonimento. Se l'umano Honda recuperasse i ricordi che gli sottrarrò, tu ne pagherai le conseguenze ».
Seguirono alcuni secondi di silenzio.
« Mi è concesso parlare? » domandò Kuriaf.
« Avanti. » la invitò Setna.
« Sua Signoria, » osservò Kuriaf, « dice giustamente. Io ho acquisito un modo di pensare simile a quello di un umano, mentre investigavo la complessità della mente degli uomini. Tuttavia ciò non mi ha privato della coscienza della mia natura, né mi ha fatto dimenticare cosa sia l'onore ».
A dispetto della sua posizione e delle sue parole, lo sguardo di Kuriaf era duro.
« Se il mio operato è apparso manchevole è per il convincimento che il trattamento che Lei suggerisce per Bright, sarà paragonabile ad una ferita per Aimi. Aimi è innamorata di Bright ed essere dimenticati dalla persona amata può portare una creatura umana alla morte ».
Setna rise di cuore.
« Ma io a questo ho già pensato! » esclamò, « La soluzione al problema è così ovvia che anche tu dovresti immaginarla ».
Kuriaf scattò in piedi.
« Sua Signoria vuole... » balbettò, « ...privare dei ricordi anche Aimi stessa! »
« Visto? » la schernì Setna, « Non era difficile ».
« I piani che corrompono l'onore, raramente lo sono. » commentò una voce dietro di lei.
Setna allargò le braccia.
« Riecco il mio ex-carceriere. » sospirò, « Vaar, sei stato sollevato da quell'incarico ed io riavrò il mio onore appena Lujel sarà smascherato. Avresti dovuto accettare il tuo ruolo subalterno a me, da tempo ».
« Il potere non è tutto per gli umani, Setna, » osservò Vaar, « Aimi avrebbe potuto punire tutti noi per non aver compreso i suoi ordini, ma non lo ha mai fatto ».
« Perché è debole. » replicò Setna ridendo, « Debole come tu sei. Debole come il suo tirapiedi dell'Oscurità. Ed i deboli soccombono. Chi domina, se non il più forte? Il più capace? Guarda me. Pochi giorni ed ho appreso un potere che appartiene ad una diversa forma della magia ».
« In effetti, » confermò Vaar, « sono molto meravigliato. Come domini con maestria la metamorfosi, così domini la percezione del profondo e lo manipoli. Nonostante la tua origine non abbia nulla a che vedere con la magia dell'Oscurità o del Disfacimento. Mi domando se ci sia un legame tra la facilità con cui la tua magia si spinge verso altre forme e la determinazione con cui tradisci il tuo Sovrano ».
Attornò a Setna si alzò un leggero fumo nero.
« Traditrice? » ringhiò. « Io? La mia nobiltà ed i miei legami con la famiglia del Fuoco sono tanto profondi da sfuggire alla tua comprensione. Vedo che hai già capito che sei destinato ad estinguerti per osare così tanto ».
Vaar tentennò. « Cosa? »
« Nessuno può fermarmi, qui, tra gli uomini. » gli rammentò Setna. « Nessuno, a parte Goug, impedire che io realizzi il mio intento. Ma Goug sa già quasi tutto e, come hai visto l'ultima volta, non vuole affatto contrastarmi. Tu, piccola spia, avviseresti senza dubbio il Messaggero che potrebbe sfuggirmi, nel Paese dei Demoni. Per questo la tua esistenza termina qui ».
Setna sollevò un braccio.
« No! » urlò Kuriaf dietro di lei, emettendo un insolito alone di luce.
Dalla mano di Setna proruppe una lingua di fuoco che investì Vaar in pieno. Un'ombra nera si precipitò su di lui, avvolgendolo nel tentativo di salvarlo. Un'ombra che fu avvolta anche essa dalle medesime fiamme. Cadde bocconi sul tetto e parve consumarsi in cenere.
Setna era sola.
Si avvicinò alla poca cenere rimasta sul tetto e la schiacciò con un piede.

Aimi tolse gli auricolari e si alzò dalla poltrona del salotto. Il cielo era coperto di nubi, ma non nevicava. Si rivolse a Demota, che si era affacciato dal corridoio.
« Andiamo! » disse.
Da una tasca prese l'ombretto magico e lo passò velocemente sugli occhi. Nascosta da una luce sfolgorante, Aimi prese l'aspetto di Shadow Lady, mentre Demota si trasfomò in Demo con uno sbuffo di fumo.
« Dov'è Vaar? » chiese la ladra.
Demo scosse la testa.
« Non ne ho idea. » rispose, « Non lo vedo dal lavoro che abbiamo fatto oggi pomeriggio. C'è Samoda con noi, anche stanotte ».
« Davvero non sai nulla? » si meravigliò Shadow Lady, « Non ti preoccupa? »
« Sinceramente sì, Aimi, » ammise Demo, « pensi che sia il caso di rimandare? »
Shadow Lady scosse la testa.
« Ho promesso ad Aimi Ibuki che avrei fermato la voce della Pace al più presto. Andiamo ».
Si lanciò verso la finestra, la spalancò con un tocco e si lasciò cadere per diversi piani. Afferrò una sporgenza e deviò dalla sua traiettoria, atterrando comodamente su un cornicione.
Demo era già presso di lei.
« Senza Vaar, » osservò Demo, « Samoda non potrà seguirci facilmente ».
Shadow Lady annuì. Dopo una corsa sul cornicione, si lanciò in alto verso un tetto. Corse anche su di esso e ne raggiunse il margine.
« Appena arrivati, l'aspetteremo. » promise Shadow Lady.
« Sarà meglio. » commentò Demo.
Shadow Lady si lanciò in una irrefrenabile corsa da un tetto all'altro, con prodigiosi salti al di là delle strade illuminate oltre venti metri più in basso. Demo le teneva dietro senza fatica.
« Mi pare piuttosto audace il tuo piano. » continuò.
« Un ballo può essere audace, » rise Shadow Lady, « e non ho dubbi che riuscirei a far perdere la testa a qualsiasi maschio. Ma non credo che sedurrei una campana ».
Demo si incupì.
« Tutto è basato su una idea che ti sei fatta, a partire da una frase di Bright ».
La ladra si lasciò cadere da un tetto, si afferrò ad un doccione e saltò verso un palazzo più basso. Pochi istanti dopo Demo era al suo fianco.
« Bright, » ricordò Shadow Lady, « mi ha solo fatto notare che anche al call-center eravamo sotto l'influenza della Voce. In realtà i presupposti dell'idea non hanno a che fare con lui ».
« C'entra quella Naru da cui sei andata ieri notte. » continuò per lei Demo, « Sembrerebbe immune alla Voce della Pace ».
Shadow Lady riprese la sua corsa da un tetto all'altro. Raggiunse in pochi dei suoi salti un quartiere meno illuminato, con palazzi più bassi e strade più larghe.
« Oh, lo è. » proseguì la ladra, « E dal momento che non è sorda, significa che la Voce non deve solo essere sentita per avere influenza su qualcuno, ma anche ascoltata ».
« Cioé, » precisò Demo, « se non ci si accorge che la campana sta suonando, non ha effetto. Ma non vedo come, a pochi metri di distanza ».
« Il call-center dove lavoro » sottolineò Shadow Lady, « è a meno di duecento metri dalla cattedrale. Eppure Naru, mentre la Voce suona, è sempre concentrata sui suoi lavori e la ignora ».
« Coreografie. » aggiunse Demo, « Quindi secondo te, ballando su una coreografia... »
« Posso essere abbastanza concentrata a seguire i passi e la musica, » concluse la ladra, « tanto da ignorare il suono ».
« E non è un piano audace, questo? » domandò Demo.
« E rubare con grazia e seduzione, » replicò la ragazza, « non è quello che Shadow Lady fa tutte le notti? »
« Ad ogni modo, » sospirò stancamente Demo, « è il momento di provarlo questo piano ».
La figura del campanile, vagamente illuminata dai lampioni, era apparsa dietro un paio di massicci palazzi.
Pochi minuti dopo Shadow Lady era sulla soglia della stanza più alta di quel campanile. Demo si era provveduto di un videocamera e la ladra aveva una piccola radio con auricolari alle orecchie. Samoda era dietro di loro. Shadow Lady premette il tasto di riproduzione e fece un passo in avanti. La Voce della Pace iniziò ad oscillare lentamente, poi sempre più velocemente a mano a mano che la ladra avanzava. Il suono della campana rimbombava tra le pareti. Shadow Lady, gli occhi chiusi, seguendo con le labbra le note della canzone, piroettava elegante. Le sue gambe descrivevano linee curve e sensuali, le sue braccia si raccoglievano con delicatezza sul seno per poi sciogliersi verso il basso, mentre la schiena si curvava. Demo riprendeva con cura, sgranando gli occhi ogni volta che un salto particolarmente veemente sollevava i già cortissimi lembi del vestito di Shadow Lady.
A metà della canzone, la ragazza era sotto la campana. Sollevò un braccio e il batocchio della campana cadde a terra con fragore.
« È fatta! » esclamò Demo. Si avvicinò con brevi battiti delle sue piccole ali alla ladra e rimase sorpreso nel vedere due lacrime solcarle le guance.
« Che succede, Aimi? » s'informo allarmato.
« Nulla Demo. » rispose Shadow Lady, « Solo che ora non incontrerò Bright, neppure in quei miei sogni ».

Il mattino dopo riprese a nevicare, un neve candita e lieve. Bright Honda sollevò lo sguardo verso il cielo. Ma non era la neve ad attirare la sua attenzione. Sul campanile mancava una campana.
Accanto a lui era un corpulento ed attempato collega.
« Strano furto, vero Bright? » commentò, « A chi mai verrebbe in mente di portare via una campana. E come, poi? »
« È stata Shadow Lady, Bliss. » rispose l'agente più giovane.
« Ma dai! » esclamò Bliss, « Senza chiasso e senza chiamarci? Non è da lei ».
Bright scosse la testa.
« Non hai appena detto che è un furto compiuto con destrezza e con improbabile profitto. Chi altri farebbe a Gray City una cosa del genere, se non Shadow Lady? »
Il collega spalancò la bocca.
« Mi hai convinto. » dichiarò. « Ma che cosa aveva di speciale quella campana? Mi hanno già fermato una mezza dozzina di persone per chiedermi che sviluppi ci sono per le indagini. Ma la gente qui non ha altro a cui pensare? »
Bright sorrise.
« È proprio perché non vuole pensare ai suoi problemi che desidera ascoltare la Voce della campana. » spiegò Bright, « Una Voce che tuttavia non può aiutare nessuno. Quando tace, quei problemi tornano a tormentare chi ascoltava. Problemi che forse si sono aggravati, mentre erano dimenticati. E ad essi si aggiunge il rimpianto di non udire la Voce ».
Bliss fece una smorfia perplesso.
« Ed io, » sussurrò Bright a se stesso, « so cosa devo rimpiangere ».

« Sì, ma certo che ci vediamo questa sera. » assicurò il Direttore, « Il tempo di trovare una soluzione a questo pasticcio ».
Dietro il vetro, di fronte ad una donna smilza e dai capeli grigi, un nugolo di dipendenti agitava rabbiosamente dei fogli. Il Direttore, parlando al telefono, assisteva al gesticolare della donna ed intuiva le urla di disapprovazione degli impiegati. Nessuno era seduto al telefono o aveva acceso il proprio computer.
« No, dolcezza, » continuò il Direttore, « non voglio tenerti nascosto nulla. Solo che la situazione è così incredibile che non so come raccontartela ».
La donna dai capelli grigi indietreggiò di fronte ad un'impiegata particolarmente corpulenta.
« Come vuoi tu, gioia mia. » proseguì l'uomo, « Questa mattina le impiegate si sono presentate tutte con la copia di un contratto da firmare, che sostengono di aver ricevuto via posta. Io ho detto che i contratti sono stati negoziati da tempo e che le condizioni del nuovo contratto erano insostenibili. Poi però qualcuno ha insistito per vedere i contratti già firmati. Ecco, sono spariti. Non si sa come ».
Fece una pausa. La donna smilza si allontanò inseguita dalle rimostranze della piccola folla.
« Ma chi può averli rubati? » domandò, « E perché? Ad ogni modo gli impiegati hanno sospeso tutti il servizio e se non si trova un contratto che li vincoli a lavorare, dovremo una penale a tutti i nostri clienti ».
La donna grigia si affacciò da una porta.
« Direttore. » lo esortò, « Deve prendere una decisione. I contratti non ci sono, i clienti sono infuriati. E al telefono c'è anche la società che certifica l'idoneità al servizio che vuole vederci chiaro ».
« Ora devo proprio lasciarti, Hikari. » cercò di tagliare corto l'uomo.
L'insulto urlato dall'altro capo del telefono riempi la stanza.
« Scusa, zuccherino, lo so che il tuo nome è... » ma il telefono era muto.

Quando Aicchan apparve sulla soglia del portone di casa, ad ora di pranzo, Ken rimase seduto ad attenderla. Il cuore le si sciolse, mentre la ragazza presagiva qualcosa di allarmante. Non si scompose. Anche lei avvertiva una determinazione a chiarire alcune cose che ricordava a stento di esserle appartenuta in simili momenti.
Si avvicinò al gazebo, ignorando i pochi fiochi di neve che cadevano.
« Eccomi, Ken. » esordì.
Nessuno dei due manifestò la gioia di quell'incontro.
« Ti vorrei parlare. » disse il ragazzo con un sorriso forzato, « Da tanto a dire il vero, ma trovo il coraggio solo ora ».
Aicchan sedette accanto a lui.
« Ti ascolto. » annunciò.
« Io non posso continuare così. » dichiarò Ken, « Mi hai detto migliaia di volte che non ti importa il lusso che hai adesso, che rinunci a cuor leggero sapendo di poter stare con me. E questo mi consola, perché io non potrei mai offrirti nulla di paragonabile a questa casa ».
Sospirò.
« Ma io ho un lavoro, so di valere più di quello che vengo pagato adesso e non voglio darti meno del meglio che posso. Eppure, nonostante tutto il tempo che ho passato lavorando, rinunciando a ferie e straordinari, rinunciando a te, non credo di avere possibilità di carriera ».
Aicchan tamburellò con le dita sul tavolino.
« E dunque? » chiese. « Vuoi rinunciare al matrimonio? »
« Voglio cambiare città. » rispose Ken, « Qui a Gray City non troverò un posto migliore, ma più a nord, nel giro di pochi mesi, credo che potrei guadagnare quasi il doppio. Lo so che comunque è poco ripetto a quello che hai ora, ma è il massimo che posso darti e vorrei che tu o accettassi ».
« Vorresti quindi chiedermi, » concluse Aicchan, « di seguirti in un'altra città, appena sposati ».
« Sì. » confermò Ken.
« Va bene. » replicò la ragazza.
« Come? » balbettò Ken.
« Va bene, » ripeté Aicchan con un sorriso, « lascerò questa casa ed anche questa città. Però... potremmo cercare una città con un università? »
« Naturalmente. » rispose il ragazzo, « Vuoi ricominciare a studiare? »
« Ti dispiace? » domandò Aicchan.
« No pensavo che avessi quest'idea. » considerò Ken, « Ma se vuoi, perché no? Che laurea vorresti prendere? »
« Te lo dico, » fece Aicchan vezzosa, « solo se tu mi dai un bacio ».
Ken acconsentì, senza esitazioni.

Naru rientrò in casa e considerò solo con la coda dell'occhio la figura sul divano, mentre toglieva il soprabito.
« È opera tua ». sentenziò. « Peccato non sia possibile usare questa idea come abitudine per migliorare le condizioni di lavoro. Sai, è del tutto illegale ».
Shadow Lady rise.
« Immagino, » continuò Naru, « che sia per il mio disappunto verso la tua dichiarata attività ladresca che io non ho ricevuto il contratto per posta come le altre. Dubito che ne firmerò uno domani, la ditta vorrà risparmiare almeno il mio stipendio ».
« Non hai bisogno di quel contratto. » replicò Shadow Lady, « Ricordati che devi vedere il Maestro Niimai. Hai preso appuntamento? »
« Me lo sono guadagnato, mi pare. » osservò la giovane avanzando verso il divano.
« Quello, » precisò la ladra, « e anche questa. » Le mostrò una videocassetta.
Naru storse un angolo della bocca.
« Sarebbe? »
« La mia esibizione su metà della tua coreografia. » spiegò la ladra, « Da conservare come esempio del tuo lavoro ».
« Pensi che questo costituisca una referenza? » insinuò ironica Naru.
« A giudicare da come mi guardano gli uomini di solito, » replicò Shadow Lady, « decisamente sì. Fai firmare un impegno ad assumerti al Maestro, mentre la guarda ».
« Se è un suggerimento, » dichiarò Naru atona, « non lo metterò in pratica ».
« Lo so. » ammise Shadow Lady, « Credo di conoscerti per questo ».
Naru la guardò con aria furba.
« Anche io credo di conoscerti, Kimie Rimoko ».
Shadow Lady rise di nuovo.
« Brava! » esclamò, « Lo hai capito! »
« Non sono stata l'unica a non ricevere il contratto, » puntualizzò Naru, « siamo state in due. Arrotondi con lavori saltuari, per rifarti dei colpi andati male? »
« Mi mancherai. » confessò Shadow Lady, « Ma ti auguro buona fortuna! »
Naru si toccò sotto un occhio, poi riprese. « Non mi dirai che non apparirai più? »
Shadow Lady divenne di colpo seria.
« Sinceramente, Naru, non lo so. Credo che le cose potrebbero essere diverse, per me, d'ora in poi ».

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