No regrets, just love. (CrissColferFeelings)

di Thebrightsideofthemoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Just friends. ***
Capitolo 2: *** Unsettled. ***
Capitolo 3: *** Damnation. ***
Capitolo 4: *** Truth. ***
Capitolo 5: *** Just lovers. ***



Capitolo 1
*** Just friends. ***


 

“SIAMO SOLO AMICI!”
Darren stava urlando. Si rese conto di non essersi inspiegabilmente accorto di aver alzato progressivamente il tono della voce e inspirò a fondo, nel disperato tentativo di controllarsi, malgrado la rabbia premesse forte contro le pareti del suo stomaco. Litigare con Mia era ormai diventato la prassi, una costante nel loro rapporto da alcuni mesi a quella parte. E, per giunta, ogni qualvolta la goccia faceva traboccare il vaso, il motivo era sempre lo stesso. O, perlomeno, faceva capo ad un’unica persona: Chris.
“Oh, ma per favore!”
Mia lo guardò dritto negli occhi, con sguardo di disappunto, per poi voltarsi di nuovo: continuava ad aprire cassetti e a riversarne il contenuto alla rinfusa nella sacca gettata con rabbia pochi minuti prima sul letto.
“Cosa non capisci della frase “siamo solo amici”? Pensavo non fosse necessario ribadirlo! Ultimamente non facciamo che parlarne!”
“Ultimamente non fai che parlarne! Oh, andiamo Darren, come fai a non accorgertene!”
Il ragazzo la guardò interrogativo, inarcando vistosamente il sopracciglio.
“Sei un idiota.”
Darren non potè fare a meno di trattenere l’accenno di sorriso che era scaturito da quella constatazione, nonostante la situazione disperata. Fece per avvicinarsi e si sporse per afferrare dolcemente il polso della ragazza, ma qualcosa lo fermò. Mia sembrò trovare una conferma nella scena che si era appena svolta davanti ai suoi occhi; cercò la sua mano e ne accarezzò il dorso, intrecciando le dita alle sue, per poi affondare il volto nell’incavo della sua spalla, una volta avvicinatasi. Darren si sentì attraversare da un brivido lungo la schiena e si impose di restare fermo, vincendo l’impulso di ritirarsi.
“Tu lo ami.” – sussurrò tutto d’un soffio.
Darren non rispose.
“Devo andare.”
Mia si staccò da lui, con decisione. Si accostò al letto e, dopo essersi issata il borsone in spalla, si guadagnò il corridoio a grandi falcate, sino ad arrivare alla porta. Quindi si voltò un’ultima volta, guardandolo in volto, come per cercare una qualsiasi scusa per restare. E non ve n’era alcuna.
La porta si richiuse alle sue spalle: era rimasto solo.

 
*
 
Chris. Non ricordava nemmeno quando avesse iniziato a pensarlo così intensamente. Dopotutto erano anni che lo frequentava.
Aveva iniziato con l’essere il suo ragazzo in tv, il Blaine del suo Kurt. Lo trovava estremamente brillante, simpatico, ed intelligente. Questo fino a pochi mesi prima, da quando aveva cominciato a trovarlo anche estremamente bello.
Darren non riusciva a capacitarsene: stava cadendo davvero nel clichè dell’innamoramento nei confronti del migliore amico? Doveva capirlo. E al più presto, per giunta; doveva farlo se non altro per Mia, per dare un senso al caos in cui l’aveva confinata dal momento in cui quei primi interrogativi riguardo al soprano avevano fatto capolino, inaspettati, nella sua mente.
Perché continuava a menzionarlo? A ripetere il suo nome, come se fosse un mantra, durante tutto l’arco della sua giornata? Perché non riusciva a pensare a ciò che faceva senza rapportarlo a ciò che in quello stesso momento stava tenendo occupato Chris? Perché aveva detto il suo nome e non quello di Mia, mentre lei lo stringeva a sé? Perché non si era preoccupato di contraddirla quando lo aveva accusato di amare il suo migliore amico?
Darren faceva solo finta di non saperlo.


 

*


 
Chris Colfer non era mai sprovvisto di Diet Coke. Era quanto di più squisito esistesse al mondo, stando alle sue papille gustative. Una sola dose giornaliera di quell’ambrosia gli permetteva di affrontare con lo spirito giusto la giornata, che spesso sembrava durare il doppio delle consuete ventiquattro ore. Eppure in quel momento, mentre batteva forte la testa contro l’anta della credenza dove credeva di averne custodito gelosamente un paio di lattine, dovette constatarlo. “Christopher, sei un emerito idiota!” – disse fra sé e sé, maledicendosi per aver rimandato il momento della spesa settimanale di volta in volta, lasciando che le sue scorte si esaurissero senza essere rinnovate. Si diresse rassegnato verso il frigobar, massaggiandosi la tempia che aveva appena registrato un frontale di dimensioni bibliche con il legno dell’armadietto della cucina, e ne tirò fuori una lattina di pepsi. “Non è la stessa cosa” – pensò,  mentre si divertiva a giocare con la linguetta di latta, ripetendo mentalmente l’alfabeto e facendolo coincidere all’alternanza di “avanti” e “indietro”a cui era costretta dal movimento delle sue dita.
D.
Chris sapeva a chi pensare.


 

*

 
 
Darren guardava il display del cellulare come se stesse cercando di accenderlo con lo sguardo. Chiunque avrebbe pensato che fosse ubriaco o, peggio, uscito del tutto di senno. Il suo iphone gli restituiva uno sguardo preoccupato, adagiato com’era sul piano liscio del tavolo della cucina.
“Un solo messaggio, andiamo, uno solo.” – sussurrò.
Niente.
“Uno squillo?”
No, niente da fare: non era ubriaco. Tentare di scendere a patti con un oggetto inanimato era il suo passatempo preferito, anche in condizioni di piene facoltà mentali.
Fece per alzarsi ma fu trattenuto a mezz’aria dal farlo dalla vibrazione del cellulare, che si propagava in impercettibili movimenti sussultori del piano ligneo. Il suo sguardo si illuminò improvvisamente mentre faceva scorrere il dito sul touch screen per sbloccare lo schermo.
Chris.

“Allarme rosso: esaurite le ultime scorte di Diet Coke, sino all’ultimo goccio.”
“Qualcosa mi dice che non sopravvivrai fino a domattina..”
“Oh, Dare, smettila di fare il sadico.”
“Sei davvero sull’orlo di una crisi di astinenza?”
“Tu che ne pensi?”
“Il tempo di un blitz al primo supermercato aperto 24 no stop e sono da te.”


 

*

 
Darren si attaccò al campanello di Chris per due minuti buoni, componendo un allegro motivetto. Immaginò l’espressione del soprano all’udire di tanto frastuono per nulla e ridacchiò sommessamente, aspettando che si decidesse ad aprirgli. Nelle mani stringeva una confezione da sei lattine di Diet Coke ancora fredde di frigorifero e un cartone di pizza al taglio. Si reputava soddisfatto, considerato che aveva impiegato solo un quarto d’ora per arrivare a casa del suo migliore amico: non aveva decisamente perso tempo.
Dal canto suo, Chris, non si aspettava di certo che Darren arrivasse così presto. Aveva stimato che, tenuto conto delle sue facoltà motorie da bradipo e dei suoi tempi di reazione incredibilmente lunghi, non lo avrebbe raggiunto prima di una buona quarantina di minuti. Sgusciò fuori dalla doccia ancora insaponato e, gli occhi arrossati dallo shampoo, indossò l’accappatoio che aveva trovato a tentoni, tamponandosi le palpebre serrate con un lembo del panno. Poi lo legò stretto in vita e raggiunse l’uscio velocemente, rischiando di scivolare ad ogni passo lanciandosi in una disperata corsa a piedi nudi fino alla porta. Una volta aperta, trovò Darren seduto sugli scalini antistanti la sua abitazione e non poté fare a meno di sorridere. Lo invitò ad entrare, mettendosi da parte e gli fece strada fino alla cucina, indicandogli il ripiano del tavolo dove avrebbe potuto posare le vivande. Mentre lo seguiva nel corridoio, Darren non riuscì ad evitare di soffermare lo sguardo sulla sua figura alta e slanciata, perfettamente fasciata dal tessuto morbido dell’accappatoio. Arrivato in cucina, fece in modo di distogliere lo sguardo il prima possibile, sperando che non si accorgesse del lieve rossore che aveva tinto le sue gote.
Chris si appoggiò alla porta e lo guardò dall’alto in basso, sorridendo divertito: il suo vestiario era davvero opinabile e si chiese se per caso il suo migliore amico avesse una vaga idea del fatto che blu e marrone facessero a cazzotti nell’insieme, accostati. Darren gli gettò un’occhiata vagamente stranita di rimando, in attesa di delucidazioni ma il soprano scosse la testa e si gettò a capofitto sul cartone di pizza, facendo l’inventario dei gusti scelti dall’amico.
“Dio Dare, ti amo!” – sentenziò alla fine, portandosi un trancio di margherita alla bocca e addentandolo con gusto.
Darren scoppiò a ridere.
 

*

 
“Maratona film?”
“Maratona film.”
Andava sempre a finire così. Si partiva da un film di Harry Potter e, inevitabilmente, si passava a tutti i precedenti/successivi, a seconda dell’occasione. E immancabilmente facevano le ore piccole.
Era andata così anche quella sera. Era appena finito il terzo capitolo della saga quando Darren si rese conto che erano le tre di notte passate: lanciò uno sguardo distratto a Chris, che come al solito si era addormentato sulla sua spalla a metà film, infagottato nel suo pigiama azzurro a quadri. Si fermò a guardarlo per un attimo, poi gli sfiorò dolcemente la guancia con il dorso della mano. Chris si riscosse dal torpore, riaprendo gli occhi poco dopo.
“Chris, va’ a letto, è tardi!”
Per tutta risposta il soprano borbottò qualcosa di incomprensibile a mezza voce e si voltò dall’altra parte. Darren non si diede per vinto e continuò a scuoterlo leggermente, poi con più decisione, finché il ragazzo non si fu alzato, imprecandogli contro.
“Sei una vera piaga, stavo dormendo!”
“Avevo intuito..” – commentò sarcastico il moro.
I due si diressero verso la camera da letto di Chris; Darren, che lo aveva sostenuto durante il breve tragitto attraverso il corridoio, aspettò che si mettesse a letto per poi rimboccargli le coperte nonostante le lamentele del soprano riguardo al fatto che non fosse più un bambino.
“Dare, smettila, andiamo. Ho ventidue anni ed, ecco insomma.. è piuttosto imbarazzante”
L’altro sorrise divertito.
“Credi davvero che sia la cosa più imbarazzante che possa accaderti in questo momento?” – gli soffiò in viso, con un misto di sfida e di sarcasmo.
“Ah, perché, sentiamo..” – Chris si tirò su a sedere in mezzo al letto e rise divertito – “cosa potrebbe capitarmi di peggio, Darren Criss?”
“Non so, fammi pensare.. il bacio della buonanotte, ad esempio.”
Chris lo fissò con tanto d’occhi.
“Divertente, Darren, davvero divertente.”
“Si, divertente..” – disse mentre si avvicinava sempre di più alla sua guancia.
Il soprano rise divertito e scosse la testa allontanandosi. Fu allora che Darren gli prese dolcemente il mento fra le dita, impedendogli anche il più piccolo movimento, e si sporse in avanti. Ma proprio mentre le sue labbra si stavano posando sulla guancia dell’altro, per un qualche strano guizzo della mente del moro, queste furono dirottate d’impulso verso quelle sottili del soprano. Chris non ebbe neanche il tempo di rendersene conto che la bocca di Darren si era già dischiusa nel più dolce dei baci mai dati. Il primo sentì un brivido corrergli lungo la schiena e subito cercò le dita dell’altro, intrecciandole alle sue appena le ebbe trovate. Dal canto suo, il moro non riusciva a fermare quel bacio che sembrava aver sintetizzato in sé ogni briciolo della sua forza di volontà. Bramava quelle labbra e non intendeva staccarsene così facilmente. Fu Chris ad interrompere quel contatto, così semplice e perfetto; quella danza per cui le loro lingue sembravano essere state create appositamente. Il soprano lo guardò negli occhi ambrati, leggermente velati.
“Resta” – fu l’unica parola che riuscì a mormorare, prima che l’altro si lanciasse in un nuovo bacio.
 

*

 
 
Darren gli circondò la spalla con il braccio destro, affondando la testa nell’incavo fra spalla e collo e baciando con trasporto quest’ultima parte del corpo dell’altro, mentre il soprano gli sbottonava lentamente la camicia. Non appena la ebbe aperta completamente lo aiutò a disfarsene, lasciando che Darren si staccasse momentaneamente, giusto per il tempo di sfilarsi l’indumento, per poi ritornare ad indugiare sul suo collo, lasciando segni del passaggio dei baci umidi sulla sua pelle diafana. Il moro fece scivolare le sue mani calde sulla schiena bianca di Chris, il quale, al contatto, mugolò sommessamente di piacere; inoltratosi sotto la sua maglietta, gliela sfilò dall’alto, lasciandolo a torso nudo. Chris posò le sue labbra su quelle di Darren, mentre le loro mani scorrevano precipitosamente le une sulla pelle oltremodo sensibile dell’altro.
Ad un tratto il soprano si ritirò, distogliendo bruscamente lo sguardo.
“Non possiamo” – sussurrò, arreso all’evidenza dei fatti che andavano delineandosi con vivida chiarezza nella sua mente.
Darren lo guardò interdetto, come risvegliatosi bruscamente da un sogno.
“Cosa?”
“Hai capito benissimo, Dare, non possiamo.”
“Chris, non capisco..” – boccheggiò il moro, spaesato - “Perché?”
“Darren, tu stai con Mia.”
Proferendo quelle parole il ragazzo sospirò con rassegnazione e prese le distanze dall’altro, che dal canto suo era rimasto senza parole. Lo guardò ancora per un minuto buono, deluso, quindi si alzò, lasciando la stanza da letto.
Richiudendo la porta d’ingresso, Darren potè giurare di aver avvertito un tonfo; eppure non aveva a che fare alcunché con lo sbattere sordo di quest’ultima. Lo aveva avvertito nella sua anima.
Nel mentre, Chris respirava affannosamente. Pensando a quel che sarebbe potuto succedere e riflettendo su quanto fosse stato vicino a mandare all’aria anni e anni di bugie a fin di bene, trasalì. Un paio di lacrime calde rigarono le sue guance, facendosi strada lungo il suo viso: il sonno aveva cinto le sue membra nel suo abbraccio confortante.


Spazio autrice:

Beh, salve a tutti coloro che hanno avuto il coraggio di aprire questa mia opinabile FF^^ 
Questo è il primo capitolo di una longfic di cui ho una mezza idea di sviluppo e che spero di completare in maniera soddisfacente (e magari nei 85183783617571 anni che passeranno prima che questo accada, Chris e Darren si saranno messi insieme e io potrò fangirlizzare senza ritegno - per inciso, più di quanto io non faccia già, e vi assicuro che non mi regolo :33 -).
Per ora, credo di aver detto tutto (no, la verità è che sto cascando dal sonno, per cui sono alla disperata ricerca di qualche battuta geniale per poter chiudere in bellezza questa presentazione, ma sono in stato comatoso, quindi non se ne fa nulla..)
Spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta a settimana (non garantisco nulla).
Ah, mi piacerebbe anche che voi commentaste e sapere cosa ne pensate, in modo tale da censurarmi nel momento in cui mi dovessi rendere conto di esagerare nel fangirling anche su EFP oltre che nella realtà :))
Quindi, che dire? Aspetto le vostre recensioni e.. al prossimo capitolo!


Thebrightsideofthemoon.

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Capitolo 2
*** Unsettled. ***


Chris si svegliò di soprassalto, portandosi subito le mani agli occhi per stropicciarseli; appena si fu riavuto dal torpore, allungò la mano sul ripiano del comodino nel tentativo disperato di raggiungere a tentoni il cellulare e, finalmente, riuscì a disattivare quella sveglia infernale che aveva impostato in chissà quale momento di delirio stakanovista. Gli si profilava davanti una giornatina niente male: sette ore di prove no-stop sul set di Glee e un appuntamento al volo con l’editore del suo libro per lasciargli le bozze degli ultimi capitoli. Avrebbe dovuto provare una scena Hummelberry e due Klaine. Chissà se Darren, a differenza sua, era riuscito a mandare a memoria con risultati soddisfacenti tutte quelle pagine di copione che avevano da imparare.
Darren. Il suo nome, sebbene neppure menzionato a voce, risultava essere una doccia fredda. Chris non poté fare a meno di pensare a quello che era accaduto la sera precedente: deglutì più volte, in preda ad un’ improvvisa carenza di salivazione, e si abbandonò ad un sospiro profondo. Erano stati così vicini. Ed era stato Darren a baciarlo.


*

 

“Ragazzi, dov’è Chris?” – chiese Murphy, con espressione preoccupata.
L’intero cast si voltò di scatto verso Darren, il quale, in un primo momento sembrava non essersi accorto di nulla. Sentendo puntati addosso a sé gli occhi di tutti i suoi colleghi, il cui sguardo era accompagnato da un silenzio surreale, il ragazzo alzò il capo, abbandonando momentaneamente la lettura dei messaggi alla quale si era dedicato sino a quel momento, nell’attesa di girare le sue scene con Kurt.
Chris. Non Kurt. Era quella la sostanziale differenza, Darren non poté esimersi dal porvi l’accento.

“Beh, qual è il problema?” – esclamò, inarcando il sopracciglio destro in preda alla confusione più totale.
“Sai nulla, tu?” – proruppe Lea, con finto tono vago.
“Perché dovrei?”
“Oh, non saprei. Forse perché state sempre insieme, appiccicati l’uno all’altro?”
“Come francobollo e busta...” – aggiunse Dianna, raggiungendo l’altra, avanti a lei di qualche passo.
“Possibile che tu non gli abbia mandato ancora un messaggio? Andiamo, è il tuo migliore amico, dovresti essere preoccupato, non è mai in ritardo!” – si fece avanti Amber.

Un messaggio? Solo uno? Lo aveva praticamente inondato, di messaggi, a partire dalle sette della stessa mattina. E non aveva ricevuto alcuna risposta.

 

*

 

“Scusa”
“Sono stato un idiota, amico, rispondi.”
“A meno che tu non sia stato rapito dal Basilisco che ha deciso – guarda caso -  di stabilirsi proprio nelle condutture del  rubinetto del tuo bagno, aspettando il momento propizio per saltar fuori e mietere la sua vittima ignara , ho motivo di pensare che tu mi stia ignorando.”
“Okay, straparlo e sono fuori luogo, decisamente. Rispondimi, ti prego.”
“Ho decisamente sbagliato. Ti chiedo scusa, non so cosa mi sia preso. Eravamo stanchi, è stata una svista. Ti prometto che non accadrà mai più.”

 
Chris non aveva fatto altro che rileggerli, a ripetizione, dal primo all’ultimo. Cinque messaggi. Per ciascuno cercava di immaginare l’espressione di Darren durante la composizione, il tono con cui lo aveva riletto prima di inviarlo e, ancora più importante, cercava di cogliere il significato che era nascosto dietro quelle poche righe che apparivano, immobili nella loro perfezione ortografica, da sotto al vetro del display retroilluminato dell’iphone. Scusa? Per cosa? Era stato un errore, lo reputava tale? Uno sbaglio, l’equivoco di una notte, che sarebbe potuto sfociare in qualcosa di più grande di loro se lui non vi avesse posto fine, contro ogni sua volontà. Perché Chris avrebbe voluto qualcosa di più. Lo voleva dal loro primo incontro.
Perché se su una cosa Darren aveva ragione, almeno per quanto lo riguardava, era il fatto che fosse stanco. Stanco di fingere.

Serrò gli occhi e inspirò forte. Il suo migliore amico, quello che la sera prima gli si era letteralmente fiondato addosso, quello che lo aveva baciato sulle labbra in modo del tutto inaspettato, quello che si era scusato per aver dimenticato per poche manciate di minuti che Chris fosse gay, non aveva idea di quanto potesse far male. Il cellulare vibrò, ad indicare l’arrivo di un nuovo messaggio.
“Tutto okay? Sono preoccupato, rispondimi.  -- Darren”
Tutto okay. Chris pensò che non poteva essere altrimenti. Le sue dita, riunita una congrua dose di coraggio, corsero veloci sulla tastiera.
 

*

 

“Scusami, ho appena acceso il cellulare e letto i tuoi messaggi. Non preoccuparti, va tutto bene. Ho qualche linea di febbre e un mal di testa di dimensioni bibliche, per cui eviterei di venire stamattina. Ci vediamo domani.
PS: per il Basilisco ho già chiamato l’idraulico: è disposto a farmi un prezzo di favore tutto compreso per sfrattarlo e ripristinare l’utilizzo delle mie tubature. Pare che, nonostante il bestione ci abbia bivaccato per ben tre settimane, siano ancora tutte intere.”

Darren soffocò a stento una risata. A volte non riusciva proprio a capacitarsi di come Chris potesse tirare fuori delle risposte così brillanti, sopratutto negli spazi angusti di un sms. Proprio mentre si apprestava a rispondergli, qualcuno bussò alla porta della sua roulotte.
“Darren, posso?” – chiese Amber, titubante.
“Certo, entra pure”
“Avrei bisogno di parlarti..”
Darren ripose il cellulare nella tasca del jeans e si sedette accanto a lei, sul divano di pelle nera.
“Oggi mi sei sembrato un po’ strano..” – fece per iniziare, spostando lo sguardo dritto davanti a sé, evitando quello del ragazzo.
“Sono solo un po’ stanco, è tutto a posto.”
“Darren” – riprese lei, con maggiore convinzione, “sai benissimo che non è così.”
Lo sguardo del ragazzo si posò sul pavimento: era stato scoperto.
“Riguarda Chris?”
Darren sospirò: era stato decisamente scoperto. In preda ad uno slancio di eloquenza e di confidenza, le raccontò di tutto quello che era successo la sera prima, dei messaggi nonché dei precedenti con Mia, che sembrava averne capito molto più di lui: Amber ascoltò tutto, dalla prima all’ultima parola, limitandosi a sgranare gli occhi o ad annuire con la testa.
“Cosa provi per lui?” – chiese a mezza voce la ragazza, alla fine del resoconto.
“Non lo so” – rispose sinceramente Darren, scuotendo la testa poggiata nella cavità del palmo della mano.
“Prova a scoprirlo.”
Detto questo gli carezzò la guancia e gli sorrise per incoraggiarlo a fare ciò che in cuor suo reputava più giusto. Per qualche strana ragione – forse per osmosi, o telepatia – gli guizzò in mente la soluzione. Mentre Amber si allontanava, socchiudendo la porta alle sue spalle, Darren estrasse l’iphone dalla tasca e cominciò ad trafficare sullo schermo, componendo a tutta velocità il messaggio che, di lì a poco, avrebbe causato lo stato di ansia di Chris.
“Fermo dove sei! Super Darren a rapporto, considerami già comodamente seduto sul divano di casa tua.”



Spazio autrice:

Chiedo umilmente perdono! E’ da tantissimo che mi propongo di aggiornare questa FF ma, in realtà, non trovo mai il tempo di farlo. Si tratta di un capitolo di transizione in attesa del prossimo (preparatevi, perché ne accadranno delle belle). In tutto ciò, tre cose importanti che tengo a specificare: intanto voglio ringraziare chiunque abbia letto, anche casualmente, questa storia e tutti quelli che hanno aspettato con ansia il prosieguo e che mi hanno mandato a quel paese per averci messo così tanto C: (lo so, sono una sòla); in secondo luogo, voglio ringraziare in particolare il mio piccione (astorminabeermug) che mi supporta/sopporta quotidianamente durante i miei scleri (Klaine/CrissColfer e non) e xheismystrength, che continua a recensire le mie FF con una devozione straordinaria (grazie davvero!!!). Ultimo punto: voglio ringraziare Darren Criss per essere il re dell’anti-sgamo ed essersi fatto beccare al concerto di Madonna appiccicato a Chris Colfer senza Mia nei dintorni (modalità fangirling: on).
#CRISSCOLFERISON!
A prestissimo con il prossimo capitolo C:

Thebrightsideofthemoon.




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Capitolo 3
*** Damnation. ***


“Dannazione”

Chris aveva pregato sino all’ultimo momento affinché Darren rinunciasse al proposito di andarlo a trovare, ma evidentemente le Ave Marie rispolverate da un lontano passato religioso, risalenti più o meno al periodo del catechismo, non erano bastate. L’amico doveva essersi dimenticato del fatto che stesse male, perché si era attaccato al campanello e non accennava a volersene staccare fino a quando l’altro non fosse andato ad aprirgli. Chris si liberò del pile al di sotto della morbida protezione del quale aveva finalmente  trovato una temperatura che gli sembrasse confortevole, e si alzò con una certa flemma dal divano, trascinandosi a passi pesanti verso la porta.

“Buonasera!” – esclamò Darren, facendosi strada all’interno dell’abitazione senza aspettare alcun invito da parte dell’amico, sbigottito, dal canto suo, per via dell’ improvvisa irruzione. Come al solito, il ragazzo si era fatto precedere dal suo dirompente spirito di iniziativa.

“Ma prego, entra pure!” – riuscì a rispondere con un certo sarcasmo Chris, appena pochi istanti prima di essere scosso da una serie di colpi di tosse. Nonostante la sua temperatura non fosse troppo alta, continuava a percepire la sua testa come intrappolata in una morsa che gli provocava, a lento ma costante rilascio, fitte e nausea. In un quadro clinico già di per sé disastrato, il ruolo della ciliegina sulla torta era rivestito proprio dalla visita del suo migliore amico.

Darren proseguì  senza voltarsi, diretto verso il salotto; raggiunse a grandi falcate il divano e, liberatosi delle scarpe e accucciatosi al di sotto della coperta, sospirò beatamente. Fuori, il tempo non era di certo dei migliori e il divano si prospettava come un allettante cantuccio entro il quale trascorrere la serata.

“Come promesso, eccomi qua.” – sentenziò.

Chris gli rivolse uno sguardo truce, del tutto mal celato. Il suo modo di fare puerile lo lasciava puntualmente senza parole. E, il più delle volte, senza fiato.

“Che c’è? Non sei contento di vedermi?” – ribatté l’altro, fingendosi meravigliato per via della reazione dell’amico.

Che domande, pensò l’altro. Certo che mi fa piacere vederti, Dare; considerato che è tutto il giorno che cerco di non pensarti, di non chiamarti né di mandarti messaggi e che ho addirittura saltato le riprese in programma riuscendo ad ammalarmi nonostante avessi, inizialmente, solo finto di star male, be’, sì, mi fa davvero piacere.

“Amico, che brutta cera!” – riprese, non avendo ottenuto alcuna risposta.

Chris si lasciò cadere sul divano, esausto, a pochi centimetri da lui. Si rannicchiò in posizione fetale e strattonò leggermente la coperta di cui l’altro si era, indebitamente, appropriato, coprendosi. Appoggiò, dunque, il capo sulla spalliera del divano, socchiudendo lievemente le palpebre. Darren gli si fece vicino, portando il viso ad appena poche manciate di centimetri dal suo, ed inclinò la testa di lato per guardarlo meglio: notò le occhiaie livide che gli segnavano il volto e il colorito ancora più pallido, se possibile, del normale.

“Ehi, tutto bene?” – gli chiese a mezza voce, tornando improvvisamente serio, a metà fra il preoccupato e l’apprensivo. Chris non poté fare a meno di pensare a quanto fosse adorabile il tono di voce con cui gli si era rivolto, ma fece in modo di scacciare in fretta questi pensieri dalla sua mente, concentrandosi sulla risposta che Darren stava aspettando.

“Sto benone” – arrischiò, puntellando il gomito sulla spalliera e premendo il capo contro il palmo della mano.

“Non credo proprio” – disse Darren, mentre allungava una mano per scostargli una ciocca di capelli ribelle che gli ricadeva, indomata, sulla fronte. Chris sorrise debolmente, mentre sentiva le guance arroventarsi per il breve contatto, e sperò con tutto se stesso che l’altro non se ne accorgesse. – “Hai controllato la febbre?”

“Sto bene, Dare, davvero. Sono solo stanco.”

“Vieni qui”

Il ragazzo moro lo attrasse con delicatezza a sé, cingendogli il collo con un braccio: accostò dunque le  labbra alla sua fronte e premette con altrettanta levità. Chris decise che se al mondo fossero esistite delle divinità a presiedere le azioni e la vita degli uomini, allora dovevano avercela davvero a morte con lui: non poteva di certo sperare che anche il sussulto che lo aveva scosso al progressivo diminuire della distanza tra lui e Darren potesse essere passato inosservato.

“Scotti da morire!” – esclamò preoccupato quest’ultimo, separandosi dalla sua fronte in stato di allarme totale.

“Darren, è solo un po’ di febbre!”

“Un po’? Chris Colfer, chi è l’irresponsabile qui? Sei incandescente, al punto che sarebbe possibile perfino cuocere un uovo posandolo appena sulla tua fronte. Fila a letto, mentre io vado ad armeggiare in cucina e ti preparo qualcosa di caldo e commestibile.”

“Ma..”

“E non ammetto repliche!” – sentenziò con un tono solenne, di cui usufruiva ben poche volte e in casi davvero rari. Chris convenne che, proprio per questo motivo, fosse meglio non opporsi e seguire pedissequamente le disposizioni che gli erano state impartite.
 

*

 

“Chef Darren, pronto a servirla, signore!”

Darren aveva aperto con un fianco la porta socchiusa della camera da letto, nella quale l’amico riposava da oltre un’ora; reggeva, fra le mani, un vassoio sul quale erano stati disposti ordinatamente una vellutata di verdure, un petto di pollo arrostito con contorno di patate lesse e un bicchiere colmo d’acqua, frutti di un lavoro culinario estenuante, durante il quale, il moro, si era imbattuto in non pochi intoppi. Ad ogni modo, sembrava esserne uscito vittorioso, e Chris poté cogliere tale messaggio dall’espressione trionfante che gli si leggeva in volto.

“Non credevo sapessi cucinare” – gli si rivolse con espressione divertita e, al contempo, scettica, mentre armeggiava con le posate, destreggiandosi nel tagliare il pollo, peraltro con scarsi risultati: era incredibilmente gommoso.

“Ah, nemmeno io” – rispose Darren, esaltato, non cogliendo l’ironia di Chris. Quest’ultimo, d’altra parte, riconobbe il suo sforzo e non ebbe in cuore di lamentarsi della qualità delle pietanze, neppure quando appurò che le patate erano, in realtà, una massa informe di purea e il passato un liquame vischioso dal colore incerto. Ingurgitò con finto entusiasmo tutto quello che gli era stato crudelmente propinato fino a riempirsi a sazietà e giurò che non avrebbe mai più accettato qualcosa che fosse passato per le mani sciagurate di Darren in cucina.

“Va meglio?” – chiese alla fine il moro, con fare apprensivo.

“Sto benissimo, grazie di tutto Darren, sei stato davvero gentile a farmi compagnia, e a cucinare. Non serve che tu rimanga ancora, Mia sarà in ansia. Perché non torni a casa e non ti fai un paio di orette di sonno, prima di domani? In quanto a cera, nemmeno tu sembri averne una delle migliori..”

“Non serve.” – risolse, sbrigativo.

“Darren, non fare il bambino! Un paio di linee di febbre non hanno mai ucciso nessuno, andiamo! E poi Mia è da sola, dovresti tornare..”

“Mia non è a casa.” – conchiuse definitivamente.

Un silenzio imbarazzante calò fra di loro, incapaci a proseguire il discorso dopo l’ultima precisazione. Chris distolse lo sguardo; temeva di aver rovinato tutto, come era successo la sera prima. Era come se il nome di Mia lo rabbuiasse, come se gli portasse alla mente ricordi che non aveva intenzione di rivangare ma di scacciare, piuttosto, il più lontano possibile. Fu Darren a riprendere il discorso, forse resosi conto dell’imbarazzo dell’altro.

Resto a dormire, se posso.” – azzardò timidamente. Chris lo guardò in volto, sollevando il capo di scatto. Possibile che si fidasse ancora a trascorrere la notte con lui, senza aver paura che potesse accadere qualcosa di analogo a ciò che era successo la notte precedente?

“Dare, non è necessario..”

“Forse non per te, ma lo è per me. Lasciami restare, ti prego. Posso dormire da questo lato del letto: ti prometto di non occupare troppo spazio, di non russare, di non tirarti calci – tranne nel caso in cui sia tu a fare una di queste ultime due cose – e di lasciarti il piumone. Manterrò una condotta ineccepibile!”

E di non baciarmi? Non prometti di non baciarmi?
 

*

 

Fatta eccezione per un paio di calci e qualche accenno di rumore molesto laringale, Darren fu davvero irreprensibile e Chris dovette riconoscerlo. Non aveva ben capito il motivo per cui avesse così tanto insistito per poter rimanere a dormire da lui ma sospettava che si trattasse di qualcosa che riguardasse Mia. Ad ogni modo, non si era sentito di mandarlo via, nonostante temesse una replica degli avvenimenti della notte passata; così aveva lasciato che indossasse un suo pigiama del liceo – peraltro abbastanza imbarazzante, poiché costellato di immagini di varie dimensioni raffiguranti i supereroi della marvel – e che prendesse sonno accanto a lui, non prima che gli avesse chiesto almeno una dozzina di volte come stesse. Chris non capiva: cosa poteva essere accaduto? Darren e Mia erano il prototipo della coppietta felice ed innamorata sino all’inverosimile: non erano forse sempre insieme, pronti a sostenersi l’un l’altro? Chris conosceva Mia e, nonostante fosse davvero geloso del suo rapporto con l’amico, credeva che insieme a lei quest’ultimo potesse essere davvero felice. E gli bastava, se non poteva esserlo con lui.

E allora qual era il problema?

Mentre era immerso in tali e analoghi pensieri contorti, disteso accanto all’amico già da tempo profondamente addormentato, il cellulare di Darren vibrò rumorosamente sul comodino dal lato di Chris, il quale, temendo che l’altro potesse svegliarsi di soprassalto, lo afferrò repentinamente. Vinto dalla curiosità, non poté fare a meno di leggere il mittente del messaggio che era appena giunto a destinazione: Mia.

Chris, è sbagliato.
Chris, andiamo, non sono affari tuoi.
Chris, la privacy dove la metti?
Fanculo la privacy.


Fece scorrere con sicurezza il dito sul touch screen per sbloccarlo e aprì il messaggio, guidando lo sguardo lungo le poche righe che lo componevano.

“Mi manchi davvero tanto. Sento che, senza di te, è tutto sbagliato. Ma non posso fare a meno di pensare, allo stesso tempo, al fatto che io sia sbagliata per te. In fondo l’ho sempre saputo, sai? Ho sempre saputo che lo amavi, Darren. Anche quando tu non ne eri consapevole. Vi vedevo insieme e capivo che tra noi non sarebbe mai stato tutto così perfetto. E’ per questo che, per quanto io sia tentata dal farlo, non posso chiederti di rinunciare a Chris.     –Mia ”
 

Spazio autrice:
 

Saaaalve a tutti! Nottambula come al solito, posto il nuovo capitolo con la speranza che vi piaccia. Essendo sostanzialmente le due di notte, evaporerei con la prospettiva delle mie consuete sei ore di sonno a notte (non saranno mai abbastanza ç___ç) e del ripasso abominevole di arte che mi aspetta domani. A presto con il nuovo capitolo! (come al solito, non mi pongo scadenze che, puntualmente non sono in grado di rispettare, peto veniam!)
Ps: Recensite! Fatelo per la miopia galoppante che si sta progressivamente portando via i miei occhi, capitolo dopo capitolo!  C:

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Capitolo 4
*** Truth. ***


Chris boccheggiò.
Era come se tutto l’ossigeno contenuto nell’aria fosse stato aspirato e convogliato da tutt’altra parte rispetto a dove lui si trovava. La sua bocca non riusciva ad emettere alcun suono, tanto era grande la sorpresa. Più volte, nella sua mente, si insinuò il dubbio di essere ancora nel bel mezzo di un sogno: alquanto realistico – era pronto ad ammetterlo – ma pur sempre un sogno.

Si mise a sedere sul bordo del materasso, in una posa che sembrava conciliargli particolarmente il flusso di pensieri: rilesse più e più volte il messaggio, cercando ogni volta di carpirne i diversi possibili significati, ma nessuno di quelli che erano balenati nella sua mente gli sembrava verosimile.

“E’ lei, vero?”

Nel vorticare confuso delle meditazioni che avevano avuto sede nella sua mente da qualche minuto a quella parte, Chris non aveva avuto modo di accorgersi del fatto che Darren lo stesse osservando da un bel pezzo, attento a studiare ogni singola espressione che andava a dipingersi sul suo volto. Si voltò di scatto, giusto in tempo per sorprendere sul nascere il sorriso triste del moro che attraversava da parte a parte il suo volto.

“Scusami, volevo solo spegnerlo prima che ti svegliasse, i- io..”

“Non fa nulla” – disse mentre si avvicinava a lui, gattonando in maniera piuttosto goffa, per raggiungere la sponda opposta del letto e sedergli accanto – “Tanto lo avresti scoperto comunque, prima o poi”

“Che cosa avrei dovuto scoprire?” – si finse ingenuo l’altro, restituendo il telefono all’altro e cercando disperatamente di mantenere il contatto visivo, nonostante il bisogno di scappare si facesse sempre più impellente.

Darren si sporse e lo baciò. Sulle labbra, senza alcun preavviso.
“Questo.”


*

 

E poi era scappato. Aveva raccolto in fretta e furia i suoi indumenti, abbandonati la sera prima su di una poltrona, lì accanto, ed era corso in bagno: lì si era vestito, aveva gettato nel cesto dei panni sporchi il pigiama di Chris e aveva lavato il viso, rigato di lacrime. E Darren non piangeva mai.

Non riusciva a capire come gli fosse potuto venire in mente di compiere un gesto del genere, che sicuramente avrebbe cambiato in maniera del tutto radicale il loro rapporto, già di per sé alquanto anomalo. Era stato uno stupido, si era lasciato sopraffare da un’emozione alla quale non era sicuro nemmeno di saper dare un nome. Certo, Darren non aveva mostrato mai remore nelle sue manifestazioni d’affetto, a volte piuttosto sfacciate e ravvicinate più di quanto una semplice amicizia avesse richiesto: ad ogni modo, la spiegazione che si era sempre dato rispetto a certi comportamenti consisteva nella confidenza che c’era fra lui e Chris, il suo migliore amico.

Quest’ultimo dal canto suo, immobile nel suo sconcerto, non riusciva a muovere un singolo arto. Sentì lo sbattere della porta del bagno e lo scrosciare dell’acqua lungo le pareti del lavandino, lasciando passare diversi minuti prima di rendersi conto del da farsi. Si alzò di scatto, quasi d’impulso, e corse fino alla porta; ignorando categoricamente le buone maniere ed il bon ton; quindi si avventò sulla maniglia e l’abbassò, trovandosi di fronte un Darren stupito, dal volto ancora bagnato e arrossato per via del contatto con l’acqua fredda. Chris notò che lo sguardo del moro era corrucciato, e ciò non fece altro che aumentare il suo senso di indignazione, sorto assieme ad un moto di rabbia che era cresciuto nell’arco di una manciata di secondi e che lo teneva ormai in pugno.

“Ti sembra modo?” – sbottò il soprano, alzando progressivamente il tono di voce

“Ch-che cosa..?”

“Vieni qui, “- fece per spiegare, gesticolando animatamente – “dici di essere il mio migliore amico e mi baci. Poi te ne vai, perché ti ricordi di avere una ragazza; ti scusi per quello che hai fatto e mi dici di dimenticare, perché non è successo nulla, in fondo. Cosa sarà mai, un bacio. Un bacio, Dare! E’ tutto, un bacio! E’ l’apice di ogni tenerezza, il punto più alto del contatto fra due persone! Tu non gli dai il giusto peso, Darren! E adesso.. adesso cosa devo pensare? Che cos’è, hai sbagliato di nuovo? Mi hai scambiato per una ragazza, stavolta? Perchè, sappilo, non è affatto divertente.”

“Non è divertente..” – concordò l’altro, distogliendo lo sguardo, imbarazzato.

“Appunto.”

Chris sedette sul bordo della vasca da bagno, lasciando cadere la testa fra le mani e scuotendola, incredulo.
“Dare, cosa ci è successo?”- mormorò in un bisbiglio a mezza voce.

“Saresti una gran bella ragazza, se solo ti facessi crescere un po’ i capelli e ti sottoponessi ad una serie di interventi chirurgici mirati..” – tentò di fare del sarcasmo, con scarsi risultati.

“Non è divertente.” – proruppe Chris, alzando la testa di scatto e fulminandolo con lo sguardo.

“Hai ragione.”

Un silenzio surreale aleggiava nel piccolo bagno in cui entrambi si erano rifugiati dopo quella rivelazione choc; a scandire il tempo e a creare suspence era il rubinetto che, con ritmo cadenzato, rilasciava gocce traslucide e vitree che andavano ad infrangersi inevitabilmente sul fondo del lavabo, perdendosi in rivoli sottili d’acqua limpida. Darren le osservava, ne prevedeva la caduta e seguiva il loro ultimo emozionante viaggio, alla scoperta delle tubature di Los Angeles.

“Credo di amarti”- esclamò di punto in bianco, sempre mantenendo lo sguardo vigile sulla sventurata sorte delle perdite del rubinetto.
Chris lo guardò interrogativo.

“Dare..” – cercò di catturare la sua attenzione, mormorando appena.

“Senza il credo.”

Chris lo guardò, aprendosi in un sorriso raggiante. “Di amarti?” – chiese retoricamente, suscitando nell’altro una risata amara. Il soprano colse quella sfumatura e gli rivolse un sorriso comprensivo, accompagnato da una plateale apertura delle braccia, a significare la richiesta di un abbraccio.

“Vieni qui”
Darren si sedette e lui lo strinse a sè. Non occorreva che dicesse altro. Capiva la sua confusione, il suo senso di smarrimento. Avrebbe aspettato, Chris. Lui che lo amava in silenzio, che aveva scelto di tacere per il bene comune. Per non impazzire.

“Sono qui, okay? Qualsiasi cosa tu decida.”
 

*

 

“Chris?”

La voce di Ryan Murphy risuonava nella cornetta del telefono, tagliente come la lama affilata di un coltello da cucina. Il soprano non poté fare a meno di massaggiarsi la tempia, come riflesso incondizionato; dopo che Darren aveva pianto a lungo sulla sua spalla, taciturno come non mai, e aveva deciso di tornare a casa, non aveva avuto modo di riposare granchè. La sua mente era divenuta una sorta di tumultuoso fiume in piena, nella quale i pensieri e gli interrogativi che continuava impietosamente a porsi non assumevano una forma ben definita ma si perdevano e confondevano. La verità – ed era cosa dura da ammettere a se stesso – era che non sapeva assolutamente cosa pensare.

“Murphy, felice di sentirti.” – fece del sarcasmo, sbadigliando rumorosamente.

“Se ti stai chiedendo quale motivo trascendentale mi spinga a chiamarti alle sei in punto di questo sabato mattina, sarai presto esaudito: prepara i bagagli e fatti trovare fra mezz’ora all’aeroporto.”

“Che problemi hai? Sono ancora in pigiama!” – sbuffò rumorosamente l’altro – “E poi cosa ci faccio tra mezz’ora all’aeroporto? Illuminami.”

“Prendi il primo volo per New York con me, Darren e la troupe. Giriamo nella Grande Mela”

 






Spazio autrice: ajgfcbdgfuwbuedvbh ho sonno, a momenti sono le due e aggiorno ogni due morti di papa (e tutto questo non interessa a nessuno). Vi lascio il capitolo, spero che vi piaccia! C: 
Ps: Recensiterecensiterecensite,pleeeeeaaaseee!^^

Thebrightsideofthemoon.

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Capitolo 5
*** Just lovers. ***


 
Capitolo V


Il vento gelido di dicembre sferzava a più riprese il volto assonnato di Chris. Il ragazzo aveva compiuto ogni sforzo possibile e immaginabile per farsi trovare all’aeroporto all’orario pattuito poco tempo prima e adesso stava aspettando pazientemente l’arrivo degli altri. Stretto in un abbraccio rivolto a se stesso nel tentativo disperato di riscaldarsi nel cappotto di panno leggero, del tutto inadatto alla situazione meteorologica di quel freddo sabato mattina, tentò di distogliere il pensiero dal fatto che, a breve, sarebbe arrivato anche Darren e che, sempre con lui, avrebbe dovuto trascorrere tutto il tempo delle riprese, nonché il viaggio di andata e di ritorno in aereo. Il soprano rabbrividì per una nuova, inattesa, ondata di gelo: estrasse le mani, scivolate - chissà in quale momento di tregua al freddo polare - nelle tasche e vi alitò sopra, cercando di riacquistare la sensibilità che aveva ormai abbandonato le dita intorpidite.

“Freddo?” – esclamò una voce alle sue spalle, con tono esaltato, mentre due mani fasciate da morbidi guanti di lana circondavano le sue spalle da dietro e gli prendevano le mani, strofinandole forte. Chris avvampò riconoscendo la voce e il tocco di Darren, e si voltò di scatto, sorridendogli. Darren ricambiò, timidamente.

“Un giorno mi spiegherai qual è il tuo segreto?”

“Segreto?” – fece spallucce Darren, guardandolo con aria interrogativa.

“Quello grazie al quale riesci sempre ad apparire magicamente dietro di me quando meno me lo aspetto.” – sentenziò – “Oh, e anche quello del tuo buonumore..” – aggiunse sovrappensiero

“Questi però sono due segreti..” – Darren avanzò a piccoli passi verso di lui, allungando le dita a toccare quelle dell’altro ed intrecciandole ad esse, senza mai distogliere lo sguardo della mano candida dell’altro, resa ancora più lattescente dal freddo. Sembrava di non potere fare a meno di toccarlo, nonostante tutto.

“So contare, Dare, grazie dell’aiuto” – ribattè Chris, fintamente irritato ma, in cambio, visibilmente imbarazzato. In tutta risposta alla goffa avance del collega, ritrasse la mano nella tasca del cappotto e fece saettare lo sguardo verso Ryan Murphy e la sua troupe, in arrivo a passo di carica dal vialetto principale. Darren si voltò, non prima di avergli rivolto uno sguardo confuso, per poi allontanarsi nella direzione opposta per salutarli di persona. Era tutto così sbagliato – Chris non poté fare a meno di notarlo.
 


*

 


Durante il viaggio la situazione non era affatto migliorata. Nonostante Darren morisse dalla voglia di sedere accanto a Chris, aveva fatto di tutto per desistere ed era andato a prendere posto vicino ad una delle pattinatrici che avrebbero fatto parte della coreografia del duetto Klaine che stavano per girare a NY. Per l’intera durata del volo non aveva fatto altro che lanciargli occhiate nervose ed eloquenti di sottecchi ma, malgrado ciò, non aveva mai smesso di parlare fittamente con la ragazza.  Chris avvertiva una strana sensazione all’altezza dello stomaco. Non sapeva di cosa si trattasse ma, infine, optò per chiamarla gelosia.

 

*

 
“In pista, ragazzi, su!”

La voce di Ryan Murphy echeggiò nella pista vuota. Sugli spalti desolati, le comparse riposavano in attesa di entrare in scena. Anche Chris era in preda alla sonnolenza; nonostante ciò, cercava in tutti i modi di tenersi sveglio, in modo tale da poter tener d’occhio Darren e la ragazza dell’aereo, in continuo e incessante scambio di effusioni. Decise finalmente di distogliere lo sguardo e di obbedire alle sollecitazioni del regista solo quando l’amico si fu avvicinato pericolosamente alla ragazza, scoccandole un bacio sulla guancia e guardandolo con aria di sfida.

Chris indossò in fretta e furia i pattini, dimenticando quasi di allacciarli. Nell’avvicinarsi all’entrata della pista, per poco non capitombolò rovinosamente al suolo e, solo dopo una serie di goffi tentativi volti a rimettersi in piedi, riuscì a fare ingresso sulla lastra di ghiaccio, fingendo nonchalance.

Darren, che aveva osservato divertito la scena, lo seguì a ruota, impiegando la metà del tempo. Poi lo raggiunse, a grandi falcate, iniziando a gravitargli attorno in una serie di virtuosi volteggi sulle note di “White Christmas”, il duetto natalizio che, come da tradizione, avevano registrato settimane prima per la puntata di Natale dello show.

Chris continuava ad osservarlo irritato. Come faceva ad essere bravo in qualsiasi cosa? Decise di dar sfoggio anche lui delle sue capacità – limitate, ma pur sempre capacità – di equilibrio sulla lama dei pattini; così, si lanciò in avanti, prendendo costantemente velocità. Nel curvare si permise una distrazione - voltandosi compiaciuto verso l’altro, sul cui volto iniziava a nascere un cipiglio preoccupato - che però gli fu fatale:  perse l’equilibrio e cadde all’indietro, battendo forte il fondoschiena. Darren lo raggiunse in pochi secondi, tendendogli una mano amichevole e aprendosi in un sorriso affabile, dopo aver constatato che stesse bene. Il malcapitato accettò l’aiuto, nonostante il suo orgoglio fosse stato ferito nel profondo. Era il re delle figure di merda, non c’erano più dubbi.

“Grande performance!” – esordì Darren, soffocando a stento le risate.

“Grazie.”

“Tutto okay?”

“Si, grazie”

Chris si tirò su, spazzolandosi con foga i pantaloni. Odiava ammettere a sé stesso di essere terribilmente adirato con il suo migliore amico. Per cosa poi? Per una ragazza. Lui le aveva sempre odiate, le ragazze: finivano sempre per rovinare i suoi piani, in un modo o nell’altro.

“Hai in progetto di dirmi qualcos’altro, al di fuori di ringraziarmi, oggi?”
Chris lo guardò di sottecchi, arrossendo. Sempre il solito Darren.

“Ragazzi, andiamo: volete muovervi! Stiamo aspettando solo voi!”

“Forza, campione” – Darren gli tese la mano – “Non vorrai mica raffreddare i muscoli prima di farmi vedere il tuo triplo salto carpiato..”


*

 

Dopo circa un quarto d’ora, Chris riusciva a rimanere in equilibrio e Darren, che lo aveva sorretto per tutto il tempo, poteva dirsi pienamente soddisfatto. Mentre pattinavano, mano nella mano, lo sguardo del primo saettò verso gli spalti, in direzione della ragazza con cui l’altro aveva riso e scherzato fino a poco tempo prima. Darren, dissimulando impassibilità, assistette divertito alla scena.

“Carina, non trovi?” – esordì Chris.

“Si, una bella pista.. niente a che vedere con quelle di Los Angeles.” – finse di non capire l’altro, sorridendo sotto i baffi.

“Intendo la ragazza.”

“Lara” – precisò.

“Lara” – soppesò Chris.

Carina, sì.”
Chris ribolliva di rabbia. Carina? Un paio di occhi color miele, gote rosee, ciglia lunghe ma niente di più.
Okay, era carina. Decisamente carina.

“Non è il mio tipo, però” – riprese Darren, dopo una breve pausa.

“Ah, e sentiamo, quale sarebbe il tuo tipo?”

“Capelli castani, alto, occhi azzurri.”

“Una descrizione piuttosto accurata, complimenti.”
Chris iniziava a spazientirsi.

“Posso essere ancora più preciso, se vuoi..”

“ Sembrerebbe che tu abbia fatto chiarezza , rispetto a qualche ora fa. Manca solo il nome..”

Christopher

“Cosa c’è?”

“E’ il nome della persona di cui mi sono innamorato.”
Il cuore di Chris mancò un battito. Lo guardò con aria interrogativa.

“Dare, sei ubriaco vero?”
Darren strinse la mano di Chris nella sua con più energia.

“Mai stato così sobrio. Diamine Chris, ti riesce così difficile crederlo?”

“Abbastanza.”

Le loro mani. Era tutto fin troppo evidente.

Ti amo.”

“C-c-cosa?”

“Mi sono innamorato di te, Colfer. Credi di potertene fare una ragione?”

“Darren, smettila..”

“Di fare cosa?”

“Di prendermi in giro! Di lasciarmi affezionare all’idea di contare qualcosa di più per te per poi correre da un’altra e-e-“

“Lara”

“Dare non me ne frega assolutamente nulla di come si ch-“

“Parlavamo di te.”

“Prego?”

“Mi chiedevo se fossi l’unico a ritenerti così bello
Chris sentì le proprie guance andare a fuoco.

“Chris, hai ragione. Hai ragione a pensare che sia uno stupido, una persona superficiale ed immatura, un buono a nulla, capace soltanto a fuggire e a sguazzare nella propria confusione. Probabilmente è quello che sono. Probabilmente ho sbagliato tutto in passato e continuerò a sbagliare anche in futuro. Ma adesso, oh adesso Chris fammi il piacere di ascoltarmi, perché per una volta nella mia vita sono perfettamente consapevole di quello che sto per dirti. Non so se sono gay, o un dinosauro viola opportunamente camuffato da essere umano, magari entrambe le cose. Non so se amo le ragazze o i ragazzi: fatto sta che amo te. E se anche tu dovessi essere un dinosauro, di qualsiasi altro colore, che importa.. sarebbe bellissimo.”
Chris sorrise.


Ti amo anche io.”

Le loro labbra si cercarono e, finalmente, dopo settimane di confusione e agonia di sentimenti, dopo dubbi infondati e sciocchi, dopo un continuo ed inutile rincorrersi, si incontrarono. Erano lì, presenti le une per le altre. Probabilmente create per quello scopo, per quell’unione perfetta, sin dalla notte dei tempi. Un dio, o chi per lui, le aveva scolpite in modo tale che potessero dischiudersi in un pratico gioco di incastri. Chris e Darren se ne resero conto in quel momento. Forse tardi, ma meglio che mai.

“E comunque lei non è il mio tipo, Criss”
Darren gli lambì la guancia con il pollice, sorridendogli con aria complice.

“Cercherò di farmene una ragione”





Ancora una volta la magia del Natale aveva reso possibile un miracolo. Prima con Kurt e Blaine, ora con loro due. Forse quello era
destinato davvero ad essere il più bianco dei Natali.

 



The end








Spazio autrice (l’ultimo, ho finito di tediarvi, traaaaaanquilli)
 
E’ FINITAAAAAAAAAAAAAAAAAA! E’ stato un parto, ma ce l’ho finalmente fatta. Ho deciso di chiuderla con questo capitolo per un semplice motivo: mi sembrava di star girando troppo attorno al nocciolo della questione. Quei due si amano e basta, è palese. E almeno nella mia FF, il tutto deve finire a tarallucci e vino (anche se per arrivare a questa conclusione tanto agognata ci è voluto un bel po’ di angst – come poteva essere diversamente, io sono la regina dell’angst - ). Vorrei ringraziare ancora una volta tutte le splendide persone che hanno recensito questo mio primo lavoro, quelle altrettanto meravigliose che hanno avuto la pazienza di aspettare ogni mio secolare aggiornamento per leggerlo e tutti gli altri (amo anche voi, tranquilli) che lo hanno preferito/ricordato: tanti cuoricini, arcobaleni multicolor e unicorni per voi.
Spero che anche il vostro sia stato un “White Christmas” coi fiocchi, come per questi due!!
Tanto amore per voi!
Thebrightsideofthemoon.

Ps: questa FF è dedicata a Francesca, l’unico vero piccione della mia vita <3

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