Don't let your scars to change you into someone you are not.

di Itstwobananas
(/viewuser.php?uid=170880)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ci si vede sulle stelle, o da quelle parti là. ***
Capitolo 2: *** Say you love me more than you did before. ***
Capitolo 3: *** E' vero, è complicato amarmi, né io né te ci riusciamo. ***
Capitolo 4: *** I'm broken, do you hear me? ***
Capitolo 5: *** I love you more than I can ever scream. ***
Capitolo 6: *** E ora dipenderò sempre dalla tua allegria. ***
Capitolo 7: *** Le ferite marchiano le mie parole, perché come vedi: il sangue è l'inchiostro del cuore. ***



Capitolo 1
*** Ci si vede sulle stelle, o da quelle parti là. ***


                                                                                                                                                                        Se la mia vita eri tu, che senso ha vivere adesso?
                                                                                                                                                                                    -Gionnyscandal.



Ciao mio piccolo angelo. 
Dio, quanto mi manca chiamarti cosi'.
Come stai? Spero bene. Devi stare bene, perche' e' l'unica cosa che ultimamente mi da' un pizzico di forza. 
Sai, da quando te ne sei andato hai lasciato in me un vuoto incolmabile. Hai congelato il mio cuore. Sento di essere diventato immune all'amore, si. Il cuore continua a battere, perche' altrimenti non puo'. Mi sento continuamente debole. Senza la forza di andare avanti. Guardo lo sfondo del mio cellulare, sperando in un tuo 'piccolè' che non arrivera' mai. 
Tutte le sere, ti penso prima di andare a dormire,sai? Ma sono poche le volte in cui sorrido, la maggior parte sono lacrime, lacrime malinconiche che scorrono veloci, una dopo l'altra, singhiozzi, soffocati con la testa sul cuscino. E poi, prima di chiudere gli occhi, poggio dolcemente la testa sul cuscino, immaginando che quest'ultimo sia il tuo petto.
A volte sento cosi' tanto il bisogno del contatto con la tua pelle. E' sempre stato cosi', un continuo bisogno. Quello di stringerti, di sentire il tuo respiro confondersi col mio, vedere i tuoi occhi fissi nei miei, e le tue labbra incurvarsi in un sorriso, di quelli veri, felici. Sentire il tuo sapore, il tuo profumo. E' sempre stato il mio disperato desiderio, eppure solo adesso, mi rendo conto che non sara' mai realta'. Mi bastava anche solo sapere che stavi bene per farmi sentire sollevato, mi basta ancora adesso. Sapere che i tuoi occhi sono pieni di vita, che il cuore ti batte forte. Anche se non è piu' per me, ormai. 
Tutte le mattine, continui ad essere il mio costante pensiero. 
'E' solo un altro giorno in cui le sue labbra non sfioreranno le mie, che le sue mani non toccheranno il mio corpo, che il suo sorriso sarà rivolto ad un altra persona, poi passerà'.  Me lo ripeto con tanta insistenza, che a volte mi credo davvero. Eppure ormai sembra tutto cosi' inutile. Tu sei cosi' distante. 
Avrei da dirti altre mille cose, ma non riesco a trovare le parole. 
E' che ti amo. Sono innamorato di te, e malgrado il tempo passato, il mio amore non e' diminuito nemmeno un po'. Vorrei potermi rendere conto, un giorno che l'amore che provo per te, sia passato. Eppure, neppure questo tempo è servito a farmi dimenticare di te. 
Il dolore che provo quando sento pronunciare il suo nome, il nome di colui che ti rende felice, forte, come dovrei io, è insipegabile. 
Ti ho detto che mi manchi, e tu mi hai risposto 'sono qui', eppure i tuoi baci, le tue carezze, i tuoi ti amo, non ci sono. Ed è quello che mi manca. Mi accontento di sognare attimi simili, per sentirmi meglio, senza accorgermi che sto diventando lentamente autolesionista. Mi sto ferendo, pensandoti ogni istante. Anche scrivendo questa lettera. Eppure non posso fare altro che farmi del male senza accorgermene. Il dolore che provo è piu' forte di qualsiasi lembo di pelle che lascia fuoriuscire sangue. Il dolore che provo è piu' forte di giorni senza cibo, acqua. Eppure cosa mai posso pretendere da te, amore mio? Vorrei tanto dimostrarti che sono felice, che sto bene, anche senza di te, eppure ogni volta che mi rendo conto che appartieni ad un altro, il mio cuore si spezza, facendo diventare i suoi cocci, pezzi ancora piu' piccoli. Non credo esistera' mai persona che riesca a riparare il mio cuore, apparte te. Ma sono destinato a smettere d'amare. A curare il mio cuore, ad evitare che questo si frantumi ancor di piu'. E se un giorno tornerai, io saro' qui. Potranno passare giorni, mesi, anni. Io saro' qui. E se qualcuno spezzera' mai il tuo cuore, io staro' con te, pronto a ripararlo con tutto l'amore che sono disposto a darti. 
 
                         -Tuo, per sempre. Harry.



 
Un'ultima lacrima rigò il mio viso, prima di firmare la lettera, che avrei inviato successivamente a Zayn. Avrei pagato per vedere un'ultima volta il suo sorriso, eppure stavo per scappare da quella realtà che mi faceva così male. 
Mi alzai dalla sedia in legno della mia scrivania ormai quasi tutta invasa dai libri, e passai davanti lo specchio della mia camera. Sopra c'era incollata una fotografia. 'infinity'. E dunque? Quello saremmo dovuti essere noi? L'inifinito? Il suo sorriso in quella foto sembrava così reale, così vero, e i suoi occhi sembravano colmi d'amore. Quanto avrei voluto toccare le sue labbra, erano così piene, così rosee. Non mi sono mai sentito abbastanza per lui, anche se continuava a ripetermi 'sei fin troppo per me'. Allora, amore mio, perchè mi hai lasciato fuggire così?
Guardai il mio riflesso nello specchio, osservandomi e provando solo disgusto per la figura che mi si presentava davanti. Gli occhi erano circondati da profonde occhiaie. I ricci erano completamente sfatti, erano disordinati piu' del solito. E la punta del naso era leggermente arrossata, probabilmente per il pianto. Fissai ancora per poco la mia immagine nello specchio, sentendo risalire un senso di rabbia. Era per questo che aveva smesso d'amarmi. Era per questo che aveva preferito lui. Perchè ero uno spregevole insetto schifoso. Tirai un pugo allo specchio, sperando di veder scomparire  quella figura che tanto disprezzavo, causandomi solo altro dolore. 
Ogni punto della mia stramaledetta casa di Bradford mi ricordava lui.
Passai dinanzi la porta del bagno. 
Il nostro primo bacio. 

L'acqua della doccia, scorreva veloce e tiepida bagnando i miei ricci. Il profumo di cocco, misto al vapore mi dava un senso di calma. 
Uscì dalla stanza, ormai asciutto e con solo un asciugamano che copriva la mia intimità. Sospirai aprendo la porta e mi ritrovai di fronte la sua figura. Aveva i capelli leggermente spettinati, che gli davano un'aria ancora più sexy, il solito sorriso sghembo, e mi guardava, immobile. 
"Che cazzo mi guardi?". Dissi, cercando di nascondere il mio imbrazzo. 
"Styles, te l'hanno mai detto che le asciugamani ti donano?". Ammiccò appena, e mi sentì avvampare. Lo vedevo avvicinarsi, con ancora stampato sul volto quel sorriso. 
"Che c'è? Mia sorella non te la dà?". 
"Come, scusa?". Mi chiese confuso e in parte anche offeso per quella mia domanda forse un po' troppo impulsiva.. 
"Andiamo, Zayn. State continuamente chiusi in camera sua. Credi sia stupido?". Gli chiesi, però, con ovvietà.
Non rispose alla mia domanda, bensì mi spinse con la schiena contro il muro, il suo viso vicinissimo al mio, il suo bacino premeva contro il mio, e la sua mano era delicatamente poggiata sul mio viso...

"NO." Urlai. Dovevo cacciare via quei ricordi. 
Il distacco con Zayn mi aveva fatto così male. Pensavo fosse davvero il famoso 'vero amore'. 
Quel sentimento tanto discusso, quel sentimento così irraggiungibile... Eppure, in quel giorno, pensai non esistesse: proprio come la mia voglia di sorridere.©








KIAO PUPI. 
Help, non so come si fa la scrittura colorata, allora scrivo così,lol. 
E' la prima storia che scrivo, ok?okokok. Magari non è il massimo, ma c'ho provato.e.e 
Un kizz a tutti i miei fansssssss inesistenti. 
-Lore. 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Say you love me more than you did before. ***


Well, I try to live without you.
The tears fall from my eyes.

-Miley Cyrus.

La voce robotica chiamava il mio volo: era arrivata l'ora.
Mi voltai verso l'uscita dell'aeroporto, come a salutare quella città che m'aveva causato profondo dolore ma anche immensa e smisurata gioia. Posai lo sguardo sulle mie converse bianche, ormai sbiadite e consumate e tirai un sospiro, come se con l'aria emessa, uscissero anche i miei ricordi. 
Credo che l'unica cosa che alimenti la vita di ogni uomo siano i ricordi. Belli, brutti.. Sono l'unica cosa che ti restano, sempre. Il ricordo di un sorriso, di un bacio.. Il ricordo di attimi con gli amici.. O lacrime, tristezza. Alla fine, la ricchezza interiore di una persona dipende da quanti ricordi quest'ultima ha. E' possibile imparare da ogni azione, è possibile ricordare ogni azione. I ricordi ti insegnano come evitare di causarti dolore male. Per quanto i ricordi possano lacerare le ferite, credo che una vita senza ricordi sarebbe vuota. 
 
Sveltì il passo, e mi avvicinai alla porticina dell'aereo.
 
Una volta seduto, inserì le cuffie nel mio MP3. Riproduttore casuale. Partì Impossible, di Shontelle . Ci deve essere qualcuno, lassù, che davvero mi vuole male. 
"Le mie cicatrici sono aperte", sussurrai. Stavo cercando in ogni modo di non piangere. Perché fare il frocetto?  Chiusi gli occhi, cercando di scacciare la negatività, mentre le note di quella canzone continuavano a perforarmi l'anima, mentre ogni parola mi colpiva dritto al cuore. 
Profumo di vaniglia. Sentivo profumo di vaniglia.
C'è qualcosa di più bello? Ho sempre amato i profumi dolci. Miele, vaniglia, cocco, il profumo dei fiori, il..
"Caramello..". Pensai a voce alta, stringendo la mascella. 
"Come,scusi?".
Una voce? Non avevo nemmeno la forza fisica per aprire gli occhi, ma dovevo. La voce era vicina.  
"Nulla,nulla." Dissi, distrattamente. 
Mi voltai, e altri due occhi apparentemente strani incontrarono i miei. 
"Piacere, Diana". 
"Diana?". Dissi confuso. 
"Si, è un nome". Mi rispose lei, cercando di non ridere. Si era accorta del mio disagio, o forse del mio dolore. 
"Piacere, Harold." Ero incredulo. Io che mi presento così?
"Cioè, Harry". Aggiunsi e lei sorrise. 
"Dove stai andando,Harry?" Ma che domande? Se l'aereo era diretto a Londra, sarei mai potuto andare in Italia, o chissà dove? 
"Londra".
"Anch'io". Buttò lì. 
"Ma se siamo in un aereo che va a Londra, dove potremmo mai andare? A fanculo?" 
Rise piano.  "Hai ragione." Annuì. 
La scrutai piano. Era piccina. Un paio d'anni meno di me, sorriso contagioso, capelli corti ma folti, che le coprivano un occhio. La sua camicia a quadretti blu le stava larga. Si passò una mano tra i capelli, scostandoseli dietro l'orecchio, e fu lì che mi accorsi di quanto particolare potesse essere Diana. 
Aveva un occhio smeraldo, e l'altro scuro. Impressionante, pensai. 
Richiusi gli occhi, totalmente immerso in "Stay", canzone della Cyrus. 
"Che ascolti?". La voce mi arrivò bassa, e la fissai appena senza voltare il viso. 
"Non ti importa." 
"Si che mi importa." Disse alquanto offesa. Ero forse stato sgarbato?
"Stay, di Miley."  
"Se solo potessi avere un desiderio, ti vorrei al mio fianco" Sospirò.
"Vuoi?" Le porsi una cuffia. 
"Tu sei depresso, io no. Ascolta tu."
In quel momento se avessi avuto dell'acqua l'avrei sputata tutta in testa al pelato difronte. Risi piano a quell'idea. 
"Come fai a sapere che sono depresso?" Mimai le virgolette sull'ultima parola. 
"Sguardo vuoto." 
"Ah,si?" 
"I tuoi occhi sarebbero bellissimi se pieni di vita"
"Hm.." Accennai soltanto. 
Dopo poco, l'aereo atterrò. Mancava una settimana all'inizio della scuola, ma avevo deciso di tornare con un paio di giorni di anticipo. 
 
"Sono a casa!" Chiusi la porta con un piede avendo le mani impegnate coi bagagli. 
Il vuoto più assoluto. 
Posai le borse sull'uscio e prima di cercare mia sorella, o mia madre, respirai a fondo il profumo di caffè, misto a quello di legno. Mi sentivo finalmente a casa. 
Camminai piano. Entrai nella mia stanza, immutata, come 4 mesi prima. 
I soliti mobili azzurri, il letto in legno chiaro, e la scrivania in vetro azzurro.  Mi accertai che la casa fosse vuota, quando mi gettai di corsa sul letto e chiusi gli occhi. 
 
"Styles, io sono più bravo." Rise Zayn, ballando la macarena. 
Che ballo stupido era? 
"Eh, macarena!" Urlò Zayn. 
Mi avvicinai a passo lento verso di lui, che si era girato, come richiedeva il ballo e lo attirai a me, stringendolo da dietro. 
"Lasciami, Styles".
Posai delicatamente le labbra sul suo collo, e lo stringevo a me con le mani poggiate sul suo petto. Sentì i suoi muscoli contrarsi al mio tocco. 
"Girati." Sussurrai al suo orecchio. 
"Non è che ti trovo nudo?" 
"No, idiota." Risi piano, scendendo con le mani lungo i suoi addominali. Si girò. Dio, quanto poteva essere bello? Poggiò la fonte alla mia, e mi fissò fino la fine della canzone. Socchiusi piano le labbra. Le mie mani poggiate sui suoi fianchi, le sue immerse nei miei ricci. 
"Vuoi continuare a ballare la macarena, Malik?" Sussurrai sulle sue labbra. 
"Taci e baciami, Styles." 
"Perché dovrei?". Scossi il volto divertito e mi allontanai appena da lui. Mi poggiò le mani sulla schiena, riavvicinandomi. 
"Perché sei il mio ragazzo." 
"No, Zayn. Il nostro amore è impossibile, come quello di Rose e Jack, come quello di Romeo e Giulietta."
Serrò la mascella. "Perché due ragazzi innamorati devono complicarsi la vita?" 
"Non è amore. E' uno scherzo del fato, è uno scherzo di Dio,  uno scherzo di chi cazzo vuoi. Ma non è amore, è solo una stupida illusione." 
"Tu mi hai stravolto la vita, Harry , e io ne sono certo: ti amo." Disse noncurante delle mie parole, prima di poggiare dolcemente le labbra sulle mie. 
Oh, Jawaad. Le tue labbra morbide, sulle mie, che si muovono con le mie, sono un mix mortale. 
 
Mi svegliai solamente il giorno dopo.
Hai detto di amarmi, hai detto che ne eri sicuro. Amare è per sempre. 'Ti amo' è una promessa. Mi manca l'ossigeno. Mi manchi tu. Ma dove sei? Amerai lui come hai amato me?..
-KIAAAAAAAO PUPI. 
Ho postato prima, e adesso faccio lo spazio autrice, perché sono in punizione e non ho avuto il tempo.ç_ç 
Ci tenevo a precisare che i personaggi contano moltissimo per me. 
Prendo spunto da persone realmente esistite,lol.
Uso citazioni che mi sono state dette, anche in contesti diversi, e mi sono magari rimaste impresse: tipo la frase che dice Harry a Zayn nel flashback(?), sempre se ho scritto bene,lol. Quella in grossetto. 
E volevo aggiungere: Se pubblico questa storia è solo e unicamente per Verdiana. Mi ha dato un casino di forza quando ne avevo un bisogno matto. Ti voglio bene,piccola. E Diana, è più o meno lei.*_* Sarebbe dovuta essere anche per un'altra persona questa storia, ma lui si fotte, perchè non vuole essere nominato. COLUI CHE NON DEV'ESSERE NOMINATO, TI PENTIRAI. NON POSSO METTERTI I DIRITTI PER LE CITAZIONI!
Detto questo, mi dissolvo. Amo tutti, grazie per le recensioni.:) Sono felicissima vi piaccia. N'altro po' è piu' grosso lo spazio autrice che il capitolo. Quindi ciao. 
-Lore.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** E' vero, è complicato amarmi, né io né te ci riusciamo. ***


Ripenserai ancora a tutto il bene che
ti ho dato solo e solamente io.
Tiziano Ferro.

"Nessuna scappatella estiva quest'anno, Harry?" 
"N-no." Accennai, balbettando appena, preso da altro.
"Come no? Sei caduto proprio in basso". 
 
Il mio migliore amico, Matts, continuava ad assilarmi. 
Si trasferì dall'Italia all'età di 11 anni. Fu davvero dura per lui adattarsi, e io gli stetti vicino. Era alto circa quanto me, un paio di centimetri in meno. Gli occhi marroni e i capelli scuri creavano un bellissimo effetto con la sua pelle lattea. Aveva le dita sottili, strano a dirsi, ma mi piaceva osservare le mani delle persone. Il suo sorriso contagioso, per me, era un motivo in più per stargli vicino. In questo momento mi ricordava molto la ragazzina dell'aereo. Com'è che si chiamava? Ah, si! Diana. Mi ricordava molto Diana. 
Mi piaceva passare tempo con lui: rideva per ogni cosa, anche la più stupida, e questo faceva ridere me, di conseguenza. La cosa più buffa era che quando rideva per più di un minuto, il viso gli diveniva tutto rosso. Era uno di quelle persone che si sarebbe presentata a casa tua nel bel mezzo della notte se solo tu glielo avessi chiesto. Si faceva scivolare addosso il giudizio degli altri come nulla fosse. Mi abbracciava, e non si vergognava a dire di aver pianto. A differenza mia, non si creava molti complessi sul come vestirsi, e odiava le ragazze col trucco. 
"Meglio quelle acqua e sapone, Styles. Stai sicuro che se le baci non ti sporchi di quella roba". Ricordo, mi disse una volta. 
Era un genio in matematica e aveva una filosofia della vita abbastanza strana. 
 
"Matts, ti devo parlare." 
Il suo della campanella sovrastò la mia voce, e lui entrò di corsa ignorando le mie parole. 
Meglio. 
Alla prima ora avevamo chimica. Matts amava le materie scientifiche, al contrario di me, che amavo la letteratura, e le lingue. Fortunatamente all'ultima ora avevamo spagnolo. 
Si prevedeva una giornata lunga. 
 
Seguì il mio migliore amico, passandomi una mano tra i ricci. Avrei solo avuto voglia di seppellirmi 3 metri sotto il suolo, e non sentire più nemmeno una voce.

"Harold, oggi sei strano". Mi disse Matts, durante l'ora di algebra. 
"Mà, non mi chiamare Harold che ti infilo una matita sul per il culo". Gli dissi. 
"Calmo, Styles." 
"Calmo un corno, oggi sto una merda." Sbuffai, mentre la voce del professore rimbomava nell'aula. 
"Mi dici che hai?"
"Oggi vieni da me?"
"Per?"
"Partita all'x-box. Ho comprato Pes!"
"Oh, sei un figo. Ci vediamo alle 3. Ma adesso dimmi cos'hai."
"Oggi pomeriggio,amore! Dopo esserci fatti le unghie, mangiato popcorn dietetici, e guardiato un film d'amore." Dissi imitando le ragazze, aiutandomi con una mano.
Vidi il viso di Matts gonfiarsi appena, e divenire rosso. Poi scoppiò a ridere, ricevendo un richiamo dal professore. 
"M-mi scusi.", disse imabrazzato, ma quando il professore si girò, mi diede una leggera gomitata nel fianco.

All'uscita della scuola, salì sul motorino e misi il casco che tendeva a schiacciarmi i miei gonfi ricci. 
"Mà, vieni con me?".
"Nono, grazie Harry", rifiutò la mia offerta, e io misi in moto e scappai via.  
Arrivato a casa, c'era mia madre con un grembiule bianco, che le dava un'aria angelica. Era bellissima. Sembrava più giovane dell'età che aveva ed era un esempio di forza stupendo. 
Da quando lei e papà si erano separati lei si era rimboccata le maniche e aveva preso a lavorare. 
"Mamma, oggi viene Matts!". Dissi, afferrando un pezzetto di pane che era poggiato sul tavolo. 
"Harold!". Mi rimproverò.
"Che vuoi?".
"E' quasi pronto".
"Figo.", dissi per poi addentare il pane. 
"Intendevo dire: è quasi pronto, è inutile mangiare." 
Mi avvicinai a lei e le posai un bacio sulla guancia, poi presi il mio zaino e andai in camera. 

Accesi il computer portatile e misi al massimo del volume una canzone di T.Mills: "She got a..".
Dio, se amavo il rap. 
"I fuck a white girl..", cantai sovrastando la voce di mia madre, che dalla cucina mi chiedeva di abbasare il volume. L'accontentai. Entrai prima su twitter, 5 nuove persone mi seguivano, di sicuro matricole. Ricambiai, seguendole. Poi entrai su facebook. Non mi piaceva starci, e avevo infatti 12 richieste d'amicizia. Le accettai tutte senza nemmeno leggere i nomi, e poi una banale foto attirò la mia attenzione. 
Doveva chiamarsi Liam Payne, quel meraviglioso ragazzo, sorridente nella foto con Louis, mio amico da una vita.  Il mio sguardo passò dalla foto, ad una chat che si aprì emettendo uno strano suono. 
'Fighter'. Quale persona avrebbe mai potuto avere un così strano nome? 
"Ciao." Mi scrisse. 
"Ciao" Risposi io.
"Stai bene?". 
Dio, avrei voluto che nessuno mi facesse una simile domanda in un giorno così, in un periodo così. 
"Mica tanto." Risposi. Perchè avevo deciso di non fingere con questa misteriosa persona? "A te?" Aggiunsi poi.
"Si, grazie. Cos'hai, piccolo Harry?" 
Un brivido percorse la mia schiena: Zayn. 
"Scotti ancora, Harry." Sbuffo Zayn.
"Sto bene, ti dico."
"Adesso resta a letto,si?"
"Ma voglio star con te."
Mi rimboccò le coperte, e mi baciò la fronte. 
"Resta con me." Sussurrai piano. Con lui mi sentivo così nudo, mi sentivo indifeso e vulnerabile. Avevo abbattuto tutte le mura. 
"Tutta la vita." 
Il cuore minacciava di uscirmi dal petto. Mi spostai le coperte e gli feci segno di stendersi. Lui sfilò le scarpe e lo fece. 
"Dovevo tornare a casa, amore."
"Dormi da me." 
Si avvicinò di più e mi fece poggiare la testa sul suo petto. 
"Sei così piccolo, Styles." Chiusi gli occhi, beandomi del suo profumo. 
"Sei il mio piccolo Harry." Aggiunse poi, abbassando il viso sul mio e sfiorando le mie labbra. 
Si, ero certamente in paradiso. 
 
Scossi la testa, riportando la mia attenzione alla chat aperta. 
"L'amore fa schifo, ed io sono indegno di essere amato: sono stato lasciato da poco." Scrissi. 
"Hey, hey, non dire così. Dobbiamo capire che qualcuno pò perdersi nei nostri occhi, che anche le nostre chiamate fanno sobbalzare il cuore di qualcuno, che se non ci facciamo sentire per un giorno c'è una persona che rimane in ansia. E' possibile che qualcuno, la notte, prima di andare a dormire, sussurri il nostro nome come una preghiera. L'amore non è un'esclusiva per le persone belle, simpatiche, eleganti, buone, sexy. L'amore è anche per noi. Dobbiamo solo capire questo: possiamo essere amati con la stessa intensità in cui amiamo, o forse anche di più. Vedrai piccolo, troverai qualcuno che ti amerà così come ami tu. Qualcuno di migliore."
Le lacrime cominciarono a rigarmi il viso. Come era riuscito un perfetto estraneo a farmi piangere? 
"Dio, hai scritto cose bellissime." Scrissi con una sola mano, mentre con l'altra mi asciugavo il viso. 
"Devi sofgarti una sola fottuta volta. Domani mattina andrà tutto bene. Domani mattina sfoggerai il sorriso più bello, ti guarderai allo specchio e dirai 'cazzo che si è persa!'."
"Non si è persa un bel nulla, sai? Sono la persona più imperfetta del mondo." 
"Tu hai dato ad una persona tutto l'amore del mondo, tu hai occhi solo per lei, tu soffri per lei, e saresti imperfetto? Io credo che tu sia stupendo e che lei si sia persa il mondo." 
Parlare al femminile non era il massimo, ma non avrei mai potuto ammettere la mia omosessualità a qualcuno, specialmente ad un estraneo. 

Avevo ancora le parole di questa persona misteriosa che mi vagavano senza sosta nel cervello, quando la voce di mia madre mi fece intuire che di sotto era pronto il pranzo. 





-Kiao Pupi. 
Posto il giorno dopo perchè Verdiana mi ha assillata,lol. 
Anche la citazione del tipo misterioso (quella in grossetto) mi è stata detta, e mi è rimasta davvero impressa, quindi ho deciso di usarla. Un saluto alle persone che hanno messo la storia tra le preferite, e le seguite. Mi fate commuovere,lol. 
VERA, SEI FREGNA.
COLUI CHE NON DEV'ESSERE NOMINATO, PUZZI:* 
Mi raccomando, lasciatemi una minuscola recensione.ç_ç Non ci chiedo la luna, anche di 11 parole(?).
Un kizz. 
-LORE.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** I'm broken, do you hear me? ***


If I'm louder, would you see me?
-One Direction. 

"Harry.." Il suo sguardo vuoto, fece per un attimo svuotare anche il mio stomaco.. C'era il vuoto più assoluto. Le gambe mi tremavano, e la testa mi girava appena. Avevo un senso d'ansia che mi risaliva dalla pancia, fino al cervello, chiusi gli occhi e pregai silenziosamente quel Dio in cui ormai avevo perso tutte le speranze. 
"Io.." Zayn era a disagio.
"Tu, cosa? Era necessario? Era necessario baciarlo? Era necessario illudermi? Era necessario farmi sentire così inutile e sbagliato? Vaffanculo Zayn Malik. Vaffanculo davvero." 
"Harry, io ti ho amato." 
"No, Zayn. Tu te ne stai andando. Dimmi. Dimmelo. Cosa ha lui che io, Harry Styles, non ho? Sono pronto a cambiare, divento come lui se ti fa piacere, ma dimmi cosa cazzo ha in più a me."
"Tu sei Harry, lui è Simon." 
Avevo quel peso che mi chiudeva la gola, se avessi detto un'altra fottutissima parola, le lacrime avrebbero cominciato a scorrere veloci. Le gambe non reggevano più e mi lasciai cadere in terra, prima in ginocchio, causandomi un dolore che non eguagliava nemmeno lontanamente quello che avevo dentro, poi mi sedetti. Vedevo Zayn avvicinarsi con la pietà dipinta sul volto. Stavo facendo a cazzotti con me stesso per non piangere. Zayn si inginocchiò e mi strinse in un abbraccio, caldo, protettivo, così doloroso. Strinsi i pugni più forte che potevo, e cominciai a dare una successione di pugni, sempre con più forza e prepotenza sul suo petto. Lui continuava a stringermi fottendosene del dolore che in preda alla rabbia gli stavo causando. 
"Calmati, Harry." Sussurrò baciandomi la testa. 
"No." Urlai. "Non sei più mio, non voglio più vivere, no." Cedetti, le mie braccia erano distrutte, e scoppia a piangere. 
Zayn mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le lacrime, mimando un 'no' col volto. Lo spinsi via con tutta la forza che avevo e corsi di sopra in preda al panico. 
Quando scesi nuovamente, di Zayn alcuna traccia: sarebbe stata l'ultima volta che avrei sentito il suo profumo.
 
Questi ricordi mi attraversarono velocemente la mente, mi inebriarono il cervello.  Con gli occhi pieni di lacrime, mi tolsi la maglia.  Mi avvicinai alla porta chiudendola a chiave. 
Uno.
Netto.
Preciso.
Profondo.
Dolore, tanto. Eppure sentivo che era nulla rispetto al male che provavo dentro. Sentì una gocciolina di sangue nascere da quel sottile taglio, e morire su un innocente pezzo di carta. Rosso acceso, ma era poco. Non mi bastava. Per quanto dolore io potessi causarmi, non era mai, mai abbastanza. Un po' come me. Non abbastanza bravo, non abbastanza degno, non abbastanza bello; non abbastanza e basta.. Non mi sentivo neppure abbastanza per vivere, e questo mi portava ad essere una persona apatica. Mi sentivo un robot capace di provare solo e solamente dolore.  Vivevo al buio, in un mondo non a colori. Ma quando sarebbe arrivata la luce? 
 
Passai ancora quella sottile lama sulla mia anca destra, sentivo la pelle aprirsi lentamente al mio tocco. Il dolore non arrivava in quel momento. In quel momento dovevi solo avere sangue freddo. E' questo il segreto dell'autolesionismo: il sangue freddo. Avrò visto tagli sanguinare per più di 20 minuti consecutivi, eppure mai mi son lasciato trasportare dalla paura. Il mio cervello era inebriato in quei momenti. Sentivo solo il bisogno di punirmi per quanto sbagliato ero. Vedevo nel sangue scorrere i miei problemi fuoriuscire. Ero nemico di me stesso, cercavo di uccidermi, lentamente. Il dolore mi prendeva a calci l'anima, e quello che da solo mi procuravo mi uccideva fisicamente, e stressava psicologicamente. Nascondere evidenti tagli, cicatrici, non era facile. C'erano momenti, durante educazione fisica, in cui ero obbligato a sfilare la felpa, o la maglia, per evitare di morire per il caldo, eppure, io ero più forte anche di questo. Sarebbe stata una vergogna spogliarmi addirittura difronte la persona amata. Le cicatrici mi coprivano i polsi e le spalle, e adesso avevo esteso il mio lavoro sulle anche. Mi ripulì le ferite, e indossai nuovamente la maglia. 
La testa mi stava esplodendo, non sapevo se farlo, non sapevo cosa dire se solo avessi provato. No, meglio non farlo!
"Pronto?" Cazzo. Era tardi. 
La sua voce.  
Harry parla. 
"Zayn.." 
"Harry!" Sembrava sorpreso di sentirmi, e in parte anche felice. Il cuore batteva così forte che avrei sicuramente rischiato un infarto. 1000 miglia correndo, non avrebbero mai fatto battere con così tanta forza il mio cuore. 
"D-devo parlarti." 
Mi sembrò di sentirlo sorridere. 
"Dimmi, piccolo Harry." La sua voce era così calda. Sarei morto. 
"Sul mio libro c'è scritto 'amare significa tenere alla felicità dell'altro più della propria'. Non so se già ti ho detto questa cosa, Zayn. Ma tu sei felice con lui, e io, proprio perchè ti amo, ho deciso di lasciarti andare." Ero incerto, avevo paura, presi un profondo respiro e continuai.
"Mi sento così sbagliato, inutile. Non mi sento abbastanza, forse per te non lo sono mai stato; ma mi sto punendo per questo. Mi renderò lentamente perfetto, così meriterò il tuo amore.Si dice che non si deve cambiare per le persone, giusto?"
Lo sentii fare un verso, indicarmi di continuare. 
 "Io voglio farlo per te, comunque. Io ti ho dato tutto me stesso. Potrai stare con altre mille persone, ma nessuno ti amerà come ti ho amato e come ti sto amando io. Ma forse non sono mai stato capace di fartelo capire, Zayn."
"Harry.." 
"Lasciami continuare." Avevo acquistato sicurezza, si. 
"Mi ero imposto di arrendermi solo quando tu mi avessi distrutto. E in questo momento, mi sto arrendendo. Non ho intenzione di far penetrare forza nel mio corpo,  voglio restare così: vuoto. Come il cielo senza le stelle. Ho chiesto a delle persone cos'è il cielo senza le stelle, e alucuni hanno riassunto il tutto con una banale parola, 'nulla'. Ed è questo che sono senza di te. Ma io sarò più forte, io colmerò quel vuoto. E non avrò più bisogno di te, un giorno. Me ne sto andando, Zayn. Per te, per farti capire quanto io ci tenga."
"Sono senza parole." 
Che stupida e banale affermazione. 
"Non dire nulla allora. Mi mancherai da morire. Ciao." 
Attaccai il telefono, senza neppure curarmi di ciò che stava dicendo. Ma infondo, lui si era curato di ciò che io provavo? 

Andai a lavarmi il viso, e scesi di sotto. Presi un bicchiere di latte. A scuola dicevano che il latte dava energia, e forse mi avrebbe dato quel pizzico di forza per uscire di casa. Matts non sarebbe più venuto. 
Mi sedetti sull'erba difronte al piccolo torrente. Amavo quel posto più di qualsiasi posto al mondo. Il venticello fresco mi scompigliava appena i capelli, e c'era il silenzio più totale sovrastato solo dal rumore dell'acqua che scorreva. Era sempre così, ma non quel giorno. Quel giorno c'erano i singhiozzi di una ragazzina a rompere il silenzio, e il mio cuore si spezzava sempre di più ogni volta che lei tirava su col naso. Sembrava così tanto me durante i primi giorni dopo la rottura con Zayn. Mi sedetti affianco a lei. 
"Ciao." 
"Ciao." Mi rispose con la voce rotta dal pianto. Si ostinava a non alzare il volto. 
Regnava il silenzio più totale, ed ero alquanto imbarazzato. 
"Chiunque ti abbia fatto del male, non merita queste lacrime." 
Alzò il viso, e aveva un graffio sullo zigomo. La squadrai bene, ed aveva dei lividi sulle braccia. 
"Diana.." Sussurrai. 
"Ciao Harry." 
"Chi ti ha ridotto così?" 
"E' il motivo che mi ha portato qui a Londra." 
E dunque, come io ero scappato da Bradford, lei era scappata venendo qui?
"Chi è stato, Diana?" 
"Mia madre, noi litighiamo spesso, ecco. Ma adesso ne avevo abbastanza, e sono venuta qui, da mia zia." Le carezzai piano i capelli, e non le diedi alcuna risposta. 
Dopo un paio di minuti, nel più totale silenzio, accenai un "passerà", e lei provò a sorridere. 

Lei ce l'avrebbe fatta. Sembrava così simile a me, e ne ebbi la conferma quando con un abile gesto, si scoprì le braccia. 
E quindi, piccola Diana, perchè non sconfiggere il male insieme? Da oggi ci sarò io con te.




KIAO PUPI.
Mi scazza fare uno spazio autrice.:c
Questo capitolo mi piace, stranamente. lol. 
E' ricomparsa la mia Diana.*_* 
Un saluto a Mattia, Vera, e Clara.<3333 
Lasciatemi una recensione che vi lowo tutti. Ciao.*_*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** I love you more than I can ever scream. ***


"Do you ever feel breaking down?
Do you ever feel out of place?
Like somehow you just don't belong, 
and no one understands you. 
 
Do you ever wanna run away?
Do you lock yourself in your room? 
With the radio on turned up so loud
that no one hears you screaming."
 
La mia voce si diffondeva velocemente nella stanza; avevo un sorriso amaro dipinto sul volto. 
Erano le sette di mattina, ed io ero già pronto. Incontrare Diana mi aveva davvero stravolto. Era così impassibile mentre mi raccontava la sua storia, e dopo, il suo viso era arido di lacrime. Sorrideva continuamente, e mi chiesi quasi se lei lo facesse solo per cordialità. Io non accennai a parlare di me.
La sera precedente mi addormentai pensando che forse sarebbe stato meglio imparare da lei. 
Tirai un sospiro e scesi al piano inferiore con un sorriso forzato. Mi guardai allo specchio, e mi dissi 'Harry, tu ce la puoi fare. Harry, non lasciarti buttare giù'.
Chiusi la porta e mi incamminai verso la scuola con mezz'ora d'anticipo: raro da parte mia. 
Mi accomodai su una panchina, e guardai il cortile della scuola affollarsi, minuto dopo minuto. 
"Harry." Quella voce, da lontano, pronunciava il mio nome: Matts. 
"Matts!" Si sedette accanto a me, e non gli diedi nemmeno il tempo di aprire bocca, lo afferrai e lo portai dietro la palestra della scuola.
"Che succede, Harry?"
"Non è vero che non ho avuto nessuna scappatella estiva quest'anno. L'ho avuta. E' stata bellissima. Forse tu non puoi, o non vuoi accettarlo ma io mi sono innamorato, e quella persona è andata via. Quella persona mi ha lasciato andare via per un'altra persona. E' difficile accettarlo. Io, Harry Styles, quest'estate mi sono innamorato di un fottuto pakistano. Si. Un ragazzo, uno che ha un amico nei pantaloni come me e te. Uno che se lo tocchi è piatto. All'inizio nemmeno io volevo accettarlo, e negavo addirittura a me stesso ciò che provavo. Mi dicevo 'ne è solo uno, mica sono gay.. magari sono solo confuso' ma adesso se tu mi dicessi 'guarda che culo ha quella!' io mi metterei a guardare quello del suo ragazzo. 
Matts, sono gay, cazzo. Gay.
Pronunciai tutto questo così velocemente che neppure io mi resi conto che ce l'avevo fatta. Alzai lo sguardo e vidi Matts sorridere. 
Perché sorrideva? Era così divertente? 
"Harry.." Finalmente aprì bocca, e lo vidi trattenere una risata prima di abbracciarmi. 
Rilassai i muscoli, quindi non mi odiava? 
"Ti voglio bene, Harry; te ne vorrei anche se tu avessi la lebbra o altro. Sei il mio migliore amico, e se sei gay vorrà dire che guarderemo insieme film strani e smielati ma con scene di sesso." Mi disse. 
"Sono contro natura." 
"Ti sembra contro la natura umana amare?" 
Mi staccai da lui, e aggiunsi un 'non è finita qui.' 
"Dimmi, tanto dopo questa sono pronto a tutto." 
Scossi piano il volto, e mi alzai le maniche della felpa. Matts sgranò gli occhi. 
"S-sono cicatrici?" 
Annuì.  I miei occhi si riempirono di lacrime, e il mio migliore amico mi sorrise e accennò un 'va tutto bene'. Scossi il capo arreso, non andava tutto bene. Lui lo sapeva, io lo sapevo. Non sarebbe mai andato tutto bene. Ma forse, per un secondo mi illusi potesse essere giusto così, potesse essere corretto odiare se stessi fino a quando c'è qualcuno che ci ama.
Adesso lui era a conoscenza di tutto, adesso io potevo essere me stesso con qualcuno. 
Entrai nel grosso edificio giallo pallido con una sicurezza che non mi apparteneva e mi posizionai dinanzi al mio armadietto. 
2345.
La combinazione la inventai al momento pochi giorni prima; non c'era alcuna data, alcun numero che contasse qualcosa per me. 
Un foglio bianco e ordinatamente piegato svolazzo fuori dal rettangolo metallizzato di un grigio spento.
'Ci vediamo all'uscita da scuola, dietro il campo da calcio. -Fighter.'  
La calligrafia era precisa e ordinata, tipicamente femminile. Sbuffai appena e stropicciai il foglietto.
Eppure le parole di quella persona misteriosa mi rimbombavano nella mente, adesso come pochi giorni prima e non potei far altro che avviarmi verso il campo da calcio dopo la fine delle lezioni.
Mi avviai a passo svelto sull'erba sintetica, quando una voce mi penetrò le orecchie.
"Ciao." 
"Ciao."
"Non te lo aspettavi?" la sua voce era dolce e delicata. Non la ricordavo così, o forse non l'avevo addirittura mai sentita. 
Ma cosa voleva lui da me?
"A dire il vero, no.." Sorrisi appena. 
"Sei deluso?" avvertì la sua voce leggermente incrinata. Aveva paura. Ricordavo fosse un tipo timido. 
"Nemmeno un po'." 
Vidi il suo sguardo precedentemente abbassato alzarsi. 
Aveva una strana luce dipinta negli occhi. 
I suoi limpidi occhi azzurri sembravano due diamanti, diversamente da quelli color cacao di Zayn, nei quali ti ci perdevi; così misteriosi. 
"L'ho capito dal modo in cui cammini, dal tuo sorriso sghembo che ha poco in comune con quello degli altri ragazzi, l'ho capito dai tuoi occhi smeraldi che con la luce creano un effetto particolare, dal modo in cui parli; con quella voce calda, e il tuo perfetto accento inglese. L'ho capito subito che tu eri come me." Lo vidi sorridere amaramente, e subito mi saltò agli occhi l'apparecchio metallico che faceva sembrare il suo sorriso la più bella costellazione. 
"Come te?" chiesi confuso.
Mi si avvicinò e posò delicatamente le labbra sulle mie, ma io non lo respinsi, non approfondì il bacio, si limitò a sentire il mio sapore. Si leccò le labbra e aggiunse: "Ti amo dal primo istante in cui hai varcato la porta di quell'edificio." 
Niall Horan era come me, e lui mi amava.
"Non esiste l'amore, è tutta una fottuta illusione." gli ripetei le parole che tempo prima dissi a Zayn, e lui scosse il capo. 
"Anche se il mio non fosse amore, io da oggi ho il compito di farti sorridere."
Abbassai lo sguardo. Qualcuno voleva rendermi felice, qualcuno era lì per me e per un attimo mi sentì spoglio di ogni avere; avevo solo bisogno che quel piccolo biondino irlandese si prendesse cura di me.
"Promesso?"
"Si, Harry. Io curerò il tuo cuore, c'è solo bisogno che tu mi lasci entrare." 
Avrei lasciato libero accesso a Niall dopo il male che il cuore aveva subito?..







-Kiao bei pupi.
I'm here. 
Capitolo 5. 
Ero leggermente bloccata e poco ispirata e infatti manco mi piace ciò che ho scritto,matò. Fingete sia roba super figa.ç_ç 
Vi amo da morire. 
Un saluto a Ve', Tia, Sere e Dana. 
E un kizz grande come una casa(?) a tutti quelli che seguono.
Lo so che non mi cagate mai, ma mi lascereste una recenzione? 
Vi amo,ciao.
-Lore.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** E ora dipenderò sempre dalla tua allegria. ***


Che per quegli occhi dolci posso solo stare male.
E quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole.
Perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso,
quando allontanandoci sparisce dal tuo viso.
-Tiziano Ferro.


One month later. 
La musica assordante mi faceva male alle orecchie. 
Ero lì, seduto su un divanetto con Diana e Matts che ridevano e per un momento mi sentii escluso dal mondo, la musica che pompava dalle enormi casse poste di fianco alla console del DJ mi evitava, come se le mie orecchie si rifiutassero di mandare al cervello quell'ammasso di  note. Mi alzai senza curarmi dei miei due migliori amici, e mi avventurai nel corridoio dell'immensa casa di Niall.
 
Nelle ultime quattro settimane c'eravamo visti poche volte, casualmente a scuola e io non avevo fatto altro che ignorarlo. Quando mi passava di fianco abbassavo lo sguardo, seppur la scia di profumo che lasciava mi incantava ogni volta. Quando si avvicinò a Matts con il suo sorriso beffardo, non fui capace di pensare più a nulla, mi sentivo completamente invisibile; immerso tra la gente che mi evitava; come in una bolla. Ritornai sulla terra solo nell'istante in cui vidi il suo dito puntato verso di me e lo sguardo di Matts fisso nei miei occhi. Poi vidi Niall sparire e Matts avvicinarsi con in mano un invito: quello della festa a cui ero in quel momento. 
 
Mi voltai verso la stanza colma di gente che si strusciava l'una contro l'altra, e poi guardai i miei migliori amici, così diversi dagli altri. La maggior parte delle persone era in quella stanza con un unico scopo, mentre loro si guardavano, parlavano, con la sincerità negli occhi; se avessero potuto vedersi dal mio punto di vista si sarebbero accorti di quanto erano perfetti insieme. Eppure, nel mio sguardo non poteva mancare quel pizzico di malinconia che da sempre mi aveva accompagnato: io non ero mai stato capace di trovare una persona che si comportasse come Matts si comportava con Diana; a me non era mai capitato di sentirmi così me stesso con qualcuno. C'era sempre quella fottuta maschera che mi portavo ovunque; era sempre lì, con Matts, o con Diana. Era lì, ma se solo ci fossi riuscito, l'avrei immediatamente tolta e bruciata. Ero così spaventato che quello che c'era sotto emergesse e allontanasse le persone da me. A volte quando ero con loro mi sentivo così solo, così abbandonato, senza un pizzico d'amore nel corpo. Mi mancava costantemente Zayn, mi mancava come nulla al mondo. Mi mancava più dell'amore di un padre, mi mancava più della mia libertà. E stare con Matts e Diana me lo ricordava ogni secondo. 
In questo poco tempo ero riuscito ad imparare ogni piccolo dettaglio, avevo imparato a conoscere Diana come non conoscevo nemmeno me stesso. 
Quando rideva, col suo sorriso aperto e le spuntavano quelle due fossette che mi piacevano così tanto. 
Quando si poggiava con i gomiti sulle ginocchia, si nascondeva e lasciava che lacrime le rigassero il viso.
Quando socchiudeva gli occhi e mi guardava per poi ridere. 
Quando mi diceva che era lì per me, e che ci sarebbe stata sempre. 
Quando mi respingeva quasi ogni volta che l'abbracciavo; ma ormai avevo imparato che non amava gli atti fisici, così li chiamava, e non ci rimanevo più male come all'inizio. 
Quando non mi guardava mai negli occhi, bensì si ostinava a tenere lo sguardo basso. Diceva che non voleva le persone la guardassero negli occhi ed evidentemente sapeva che c'era dipinto solo dolore. 
Mi ero ripromesso che col tempo sarei riuscito a farle capire che per me, e per tutti era abbastanza. Mi ero ripromesso che avrei cancellato le voci nella sua testa. Mi ero ripromesso che quel sorriso che incantava tutti non sarebbe più scomparso da quel volto.
Era difficile, lo sapevo.
 
Eravamo stesi, uno di fianco all'altro sul letto della mia stanza, in silenzio. 
Era raro ci fosse del silenzio quando stavamo insieme. Io lo odiavo. Se le persone tacevano era perché in quel momento pensavano a qualcosa di non esprimibile a parole, qualcosa di estremamente brutto o bello, e questo mi spaventava ogni volta. 
Mi ero deciso. Diana era abbastanza importante per me, e io le avrei raccontato ogni singola cosa,  lentamente, senza fretta. Partendo da ciò che condividevamo, ma che lei non sapeva.
"Diana.. Ti sei mai sentita inutile? Ti è mai interessato il giudizio della gente così tanto da non riuscire ad essere te stessa? Io odio le persone, le odio tutte. Le persone parlano, parlano. Le persone mi e ci distruggono. Le persone ci rovinano la vita." Cominciai. 
"Le persone la migliorano anche, non credi?"
"Dipende. Io vivo con la paura di essere una delusione, di non essere abbastanza. A volte mi fermo a pensare, e davvero, mi accorgo che non riesco più a vivere, ad andare avanti. Mi viene così tanta voglia di farla finita. Le persone pensano il peggio di me, e io vorrei che per un momento svuotassero la mente di quei pensieri che mi feriscono costantemente.."
"Ti capisco, Harry. Ma tu devi farlo perché le persone muoiano sotto il tuo menefreghismo. Ho fatto tanti errori, tantissimi. Anch'io, come te, ho voluto morire più di una volta. Anche io non mi sentivo abbastanza, ma il punto, è che tu non sei abbastanza, tu sei molto di più di chi pensa tutto ciò. Tu meriti una vera amica, e se vuoi io ci sono. Sempre, dovunque, comunque. E' una promessa. Se tu lo vorrai, io starò sempre al tuo fianco." Mi disse con fermezza.
L'abbracciai, e per una delle poche volte non mi respinse, anzi si strinse con più forza a me, e per un attimo sperai si sentisse protetta. 
 
Mi allontanai a passo svelto fin quando non mi imbattei in una stanza dalla quale provenivano delle risa. Entrai. La musica mi arrivava ovattata e mi sentì finalmente calmo. 
C'erano 4 ragazzi seduti in cerchio e 2 ragazze. 
Victoria e suo fratello Josh.
Louis e il suo migliore amico Liam. 
Jasmin e Andrew. 
E Niall Horan con una bottiglia di vodka alla pesca tra le dita, la stretta era leggera e pensai che presto gli sarebbe caduta. 
"Harry!" 
"Louis." 
Mi avvicinai e mi sedetti avanti a Niall.
"Stiamo bevendo." la sua dolce voce era ancora come la ricordavo. Così pura, così delicata; certamente inadatta al ragazzo che mi si presentava difronte. 
Era seduto con le ginocchia al petto, aveva i capelli spettinati, la camicia leggermente sbottonata e di certo non poteva non saltare all'occhio il suo essere brillo. 
Dopo un paio di giri che fece la bottiglia di vodka, Niall si alzò.
"Vieni." 
Stava guardando me, ma mi sembrava incredulo.
Mi alzai velocemente e lo seguì fino la terrazza. Mi accomodai sul muretto tanto freddo che il gelo mi penetrò le ossa; ma durò così poco. Bastò uno sguardo per farmi arrossire. 
Negli ultimi tempi non avevo fatto altro che ricordare e ricordare l'attimo in cui mi aveva confessato il suo amore e mi si presentava quella scena ogni volta che lo guardavo, ma preferivo dimenticare. 
 
Si sedette di fianco a me con una certa insicurezza e mi chiese se andava tutto bene. 
"Si." fu la mia secca risposta.  
"Voglio baciarti." Una marea di brividi mi percorsero la schiena ma preferii dare, ovviamente, la colpa al freddo.
Sospirai e mi voltai verso di lui. 
In effetti anch'io lo volevo; non mi sentivo amato da così tanto tempo, mi sentivo solo, abbandonato, inutile, invisibile. 
Ma era dunque sbagliato scegliere di concedersi ad una persona per pura solitudine? 
Fu tutto così veloce. 
Il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Il suo profumo confuso col mio. 
E poi le sue labbra, morbide, sottili, delicate, così umide, poggiate sulle mie secche e senza una goccia di saliva. Il mio cervello non era capace di formulare un pensiero, come la mia bocca non era capace di produrre saliva. 
Eppure, qualcosa si bloccò quando sentii la sua lingua premere contro le mie labbra dischiuse di poco.
No, non sarebbe successo. Io non ci sarei cascato di nuovo. Non avrei dato il mio cuore a qualcuno per soffrire ed essere abbandonato. Io ero più forte dei sentimenti che provavo. 
Mi staccai da Niall senza avergli lasciato accesso alla mia bocca.
Lui voleva molto di più, io volevo molto di più, eppure non sarei mai riuscito a darglielo.
L'amore era anche sofferenza, e io ero stanco di soffrire. 
Mi allontanai di poco e accennai delle scuse, gli carezzai delicatamente il viso cercando di non perdermi nei suoi profondi pozzi azzurri e limpidi più di qualsiasi mare. 
Mi alzai e uscii di corsa.
 
Nell'istante in cui le sue labbra erano sulle mie, mi sentivo così bello. Chiunque avrebbe potuto ripetermi 'sei bellissimo' ma mai, mi sarei sentito come in quei pochi istanti. Così degno, così perfetto. Mi sentì finalmente abbastanza dopo questi mesi d'agonia. 
 
Le immagini del suo viso vicinissimo al mio, il sapore delle sue labbra, il suo profumo non fecero altro che perseguitarmi tutta la notte, impedendomi di chiudere occhio. 
Volevo Niall, lo volevo davvero eppure sapevo che mai avrebbe eguagliato lui, Zayn Jawaad Malik. O almeno, era quello che credevo.





KIAO BEI PUPI.
In questo capitolo ho voluto dedicare un pochino di spazio anche alla mia Diana. Non è bellifffffffffima e dolciffima?:c 
Sappiate che ieri non ho visto la Fabbrica di cioccolato per scrivere questo capitolo, ceh. E' STATO UN SACRIFICIO ESTREMO.  
Mato', ringrazio tutti voi che seguite\preferite\ricordate. Siete davvero bellissime. 
E vogliamo parlare delle recensioni? Dio, mi fanno piangere sempre; anche se dite "Bel capitolo" divento na fontana. 
Vi amo, davvero.
-Lore. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Le ferite marchiano le mie parole, perché come vedi: il sangue è l'inchiostro del cuore. ***


E se prima pensavo che senza di te fosse finita,
ho colto l'occasione e ho iniziato una nuova vita.
Di certo qua non sono io che c'ho rimesso, 
e sono molto più contento a sapere di averti perso.
-GionnyScandal.



Dislocazione temporanea del dolore. 
E' così che l'ha chiamata, lui. 
Dislocazione:  l'atto di dislocare| spostamento | trasferimento. 
Temporanea: che dura per un tempo determinato o indeterminato, ma non oltre | provvisorio.
Del: Preposizione articolata.
Dolore: sentimento di pena e di tormento, dovuta ad un male di una parte del corpo | dolore fisco | sentimento di profonda sofferenza dell'animo: dolore morale.
Spostamento provvisorio del dolore morale.
Eppure, ancor prima di informarmi, avevo capito il significato. 
Perché io Matts lo capivo sempre.. O forse era lui che capiva sempre me. Ero un libro aperto per lui, e ciò mi spaventava. 
Lui mi studiava; e addirittura mi conosceva più di quanto io conoscessi me stesso.
"Come stai?"
"Bene."
Eppure, me lo chiedeva sempre quando davvero c'era qualcosa che non andava.
Lui lo capiva, forse perché son sempre stato un tipo espansivo, mentre quando sono con il morale a terra mi limito a risposte decise, soprattutto monosillabi; e divento anche parecchio acido. 
Matts la chiamava 'dislocazione temporanea del dolore', io semplicemente masochismo. Perché forse se continuavo a farmi del male, un motivo doveva esserci; Perché forse quel dolore non mi faceva poi così schifo. 
I jeans appallottolati sul letto e magliette sparse un po' dovunque, ormai facevano parte della mia camera. Mamma tornava sempre di meno a casa: 'straordinari', li chiamava lei. Ma io sapevo che sotto c'era un altro uomo. 
Uomo.
Ragazzo.
Niall. 
Mi leccai le labbra, riuscii a sentire il suo sapore anche se ormai era passata un'intera notte.  
Mi strinsi i lacci della Converse, lavai i denti con una certa allegria che non faceva parte del mio io, e uscì con un sorriso che faceva luce nella nebbia dei primi di novembre. 
Appena superai la soglia della porta uno strano freddo mi entrò nella ossa. Possibile che il tempo fosse cambiato così velocemente? Sentii il vento pungermi sul viso e mi alzai la sciarpa fino al naso, salii sul mio motorino blu notte metallizzato e partii in tutta fretta. 
La scuola era sempre la stessa, ma la guardavo con nuovi occhi.
Dentro c'era lui. Lui che lentamente stava spazzando il nero pece dal mio cuore. 
Entrai, e i corridoi tutti uguali e pieni di gente ammassata, per un attimo, mi demoralizzarono. 
Volevo i suoi capelli biondi, volevo il suo oceano blu, volevo il suo sorriso timido. Quello? Quello lo amavo. 
Non avevo fatto altro che pensare a lui, tutta la notte ma la paura mi invadeva ogni fibra del corpo: lui non era lucido. Per lui era un gioco dovuto ad una sbronza. 
Ma se 'il vino veritas' forse non c'era tanta bugia nella sua lingua che premeva contro le mie labbra, ma che io non avevo lasciato entrare.
Lo vidi, era lì: lui, il suo sorriso, i suoi capelli morbidi che desideravo toccare più di qualsiasi altra cosa.
Diana si avvicinò a me prima che potessi andare da lui. 
"Harry, ho letto il tuo oroscopo per oggi!" 
"Sono tutte puttanate, Dià. Lasciami passare, ci vediamo all'uscita."
Era stato sgarbato? Forse. Ma non mi importava. Non volevo vederlo scomparire, come quella mattina. Come nel mio sogno di quella notte, tutto così reale e poi? Un driiiin prolungato, aprii di fretta gli occhi e lui era scomparso. 
Un ciao appena accennato e i suoi diamanti erano puntati nei miei smeraldi.
"Buongiorno, Harry."
"P-potresti venire con me?"
Avevo perso tutta la spavalderia che mi era solita.
 Lo portai in bagno, per tutto il tragitto mi sentii i suoi occhi puntati addosso, ma non mi azzardai a guardarlo. 
Stavo pensando, stavo progettando. Mi ripetevo nel cervello quali erano i movimenti secchi e decisi che avrei dovuto compiere. 
Aprii la porta del bagno: vuoto. 
Spalancai una delle tre porticine che mostravano i meravigliosi cessi di quella scuola del cazzo. 
Primo movimento: afferralo. 
Lo presi per un polso, e lo avvicinai a me. 
Il mio cervello poco matematico analizzo che quelli dovevano essere più o meno 5 centimetri, lo spazio che ci divideva e che io avrei dovuto distruggere per riaverlo mio.
Il suo profumo mi invase la narici e coprì del tutto quello di piscio che popolava nel bagno. 
Da vicino i suoi occhi erano molto più blu e splendenti, saremmo dovuti rimanere così per sempre. 
Secondo movimento: avvicinati al suo viso e annulla le distanze. 
Poggiai una mano sul suo viso e feci aderire il mio petto al suo. Le sue labbra chiamavano le mie appena più carnose e non resistetti più di pochi attimi. 
"Har.." Non gli lasciai finire la frase e mi lasciai annientare dal suo sapore . 
Ricordai quando a 13 anni, mio cugino James mi disse: 
"Stampo, apri, lingua. Capito Harry? Stampo, apri, lingua. Vai là e catturala."
Il mio primo bacio. E pensare che era una ragazza, quella. E adesso mi faceva quasi schifo. 
Si chiamava Tiffany, che nome di merda. 
Pensai ai suoi lunghi capelli color cacao che poco avevano in comune con quelli che adesso stavo toccando, setosi e chiari. 
Pensai alle sue labbra piene di lucidalabbra al lampone e lo paragonai al sapore di... Paradiso che aveva la persona che stavo baciando ora.
La sua lingua si muoveva sinuosa contro la mia fuori allenamento da quando Zayn se n'era andato.
Fottuta aria. 
Mi staccai, non soddisfatto. Lo guardai, era lì che si mordeva le labbra. Sentii le sue mani poggiarsi sul mio sedere, in parte nascosto dai miei pantaloni bassi e la piattaforma dura e fredda del muro di quel posto sudicio. 
Risentii il suo sapore. Era lì, era mio adesso. Le sue mani salirono lentamente lungo la mia spina dorsale e una marea di brividi si impossessarono del mio corpo.
"Devi trovare l'interruttore, Harry." Ricordai ancora le 'perle di saggezza' di James e mi venne quasi da ridere.
Niall si stacco col viso soddisfatto di chi aveva vinto.
Ebbene sì. Lui aveva vinto, e andava ben oltre ogni gioco. Lui aveva vinto il mio povero cuore malato che vomitava, giorno dopo giorno, i resti di Zayn.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1287079