Al di là di ogni confine

di fers94
(/viewuser.php?uid=163409)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I fiori del destino ***
Capitolo 2: *** Ancora tu ***
Capitolo 3: *** Confessioni ***
Capitolo 4: *** L'errore più bello ***
Capitolo 5: *** Solo una bugia ***
Capitolo 6: *** Rinuncia ***
Capitolo 7: *** Il coraggio di scegliere ***
Capitolo 8: *** Niente paura ***
Capitolo 9: *** Conti in sospeso ***
Capitolo 10: *** L'appoggio dell'amicizia ***
Capitolo 11: *** Ingiusta chiarezza ***
Capitolo 12: *** Voler resistere ***
Capitolo 13: *** Ricomporre il puzzle ***
Capitolo 14: *** Questione di famiglia ***
Capitolo 15: *** Confusione ***



Capitolo 1
*** I fiori del destino ***


1. I fiori del destino

A volte mi chiedo se mi manca il compito di guardiana. E l'unica risposta che riesco a darmi è "Non rischio più la vita ogni giorno". Eppure i brividi e le emozioni che ho vissuto essendo una guardiana non li ho mai più ritrovati. È più di un anno che il mio compito è terminato, che Meridian è finalmente e del tutto al sicuro. Phobos è scomparso per sempre, destinato a precipitare nel vuoto della congrega di Kandrakar per l'eternità. Nerissa anche è stata inesorabilmente sconfitta. Meridian e Kandrakar sono due mondi in pace. Will, Irma, Taranee, Hay Lin ed io abbiamo svolto il pesante incarico a cui eravamo state destinate con il massimo dell'impegno, riuscendo a portare a termine ogni missione. Da più di un anno, siamo tornate ad essere ragazze normali, semplici adolescenti di Heatherfield con le loro vite incasinate. Will ha imparato ad accettare Collins come compagno di sua madre e membro della sua famiglia, nel frattempo è felicemente fidanzata con Matt. Le manca il cuore di Kandrakar, che ormai era diventato una parte di lei, ma ha saputo ritrovare la sua quotidianità pian piano. Irma anche sta benone, soliti problemi con l'invadenza di suo padre e solita resistenza alla corte di Martin. Si frequenta con Darnell, un nuovo ragazzo che ha conosciuto, ma le cose ancora non sono andate del tutto in porto. Taranee si è da poco lasciata con Nigel, ma sembra essersi ripresa bene, anche grazie al suo amore per lo studio. Hay Lin continua il suo lavoro al ristorante e anche la sua relazione con Eric. Quel tipo è un bravo ragazzo, nulla da dire. E poi ci sono io. Sto studiando per andare all'Università di Oxford, coronerei il mio sogno. Ultimamente sto osservando quanto stia crescendo Lilian, e mi sto accorgendo che se non ci fosse lei, la mia vita sarebbe molto più spenta. Non avrei mai immaginato di poterlo dire, ma è la verità, è così. E grazie al cielo, ho una persona al mio fianco che mi accompagna in tutto quello che faccio, che mi ama con tutto se stesso e che io amo con tutta me stessa. Peter mi ha ridato la vita proprio quando non trovavo una sola ragione per continuare a sorridere. Quando Caleb ed io ci siamo detti addio, vedevo tutto nero. Ero a pezzi, non riuscivo neppure a fare la guardiana come era giusto che la facessi. Ogni cosa mi ricordava lui. E poi è arrivato Peter, che un passo alla volta è riuscito a farmi tornare quel sorriso che pensavo aver perduto per sempre. Caleb credo si sia sposato con Elyon, io ero rimasta al fatto che si erano fidanzati, ma la nonna di Hay Lin sembra aver appreso del matrimonio dopo un'informale chiacchierata con l'Oracolo di Kandrakar. Io e lui ci eravamo lasciati perché era impossibile amarsi in simili condizioni, divisi da confini planetari e con la possibilità di vederci solo per combattere il male esercitato su Meridian. L'Oracolo, a suo tempo, ci aveva anche mostrato cosa sarebbe successo qualora lui fosse venuto nel mio mondo o viceversa, ed anche in quel caso, tra noi non avrebbe funzionato. Era destino che io e lui non potevamo amarci, in nessuna circostanza, in nessuna dimensione. Innamorarmi di lui è stato un immane errore, che ha portato solo a farci soffrire. Sia me che lui. Ma sta di fatto che ne conservo un ricordo meraviglioso, che niente potrà mai cancellare. Mi sono innamorata subito di lui, del suo viso puro e deciso, del suo carattere ribelle, del suo cuore temerario, della sua fierezza. L'ho amato anche quando era un insignificante fiore, l'ho amato sempre. Quando ci siamo detti addio, contro le nostre vere volontà ma semplicemente piegandoci alla dura verità, lui mi disse  che avrebbe dedicato tutta la sua vita a Meridian ed al suo popolo, ed effettivamente così ha fatto. Standosene lì, a servire Elyon, ha finito per innamorarsene e così è diventato il fidanzato della regina del suo amato regno, e dunque, in seguito a questo presunto matrimonio, il re. Sono felice che Meridian sia nelle sue mani. È al sicuro, e lo è anche Elyon. La mia vecchia amica che sarà amata per l'eternità dal ragazzo migliore che io abbia mai incontrato nel corso della mia vita, in qualsivoglia mondo e tempo. Non posso negare che penso sempre a come stia Caleb, ma mi sento fortunata ad avere accanto Peter, che mi da tutto l'affetto di cui una ragazza ha bisogno. Peter è stato il primo ragazzo con il quale ho fatto l'amore (il privilegio del mio primo bacio porta il nome di Caleb), è stato il primo ragazzo che ho portato a conoscere i miei. Lui è così perfetto, credo di non rendermi conto di quanto sono fortunata. Alle volte mi rimprovero di rivogere sempre un pensiero al di là di questo cielo, un pensiero per Caleb, per quello che sarebbe potuto essere e non è stato. Mi rimprovero perché ho accanto un ragazzo splendido che mi tratta da principessa (come ho sempre sognato) e io guardo sempre al passato. Ma Caleb è lontano, è il passato. Peter è qui, con me, è il mio presente e il mio futuro. È il fratello di Taranee, non avrei potuto chiedere di meglio. L'altra sera siamo usciti io e lui insieme a Will e Matt. Siamo stati benissimo, poi Peter mi ha riaccompagnata a casa e mi ha detto di essere seriamente innamorato di me e che i suoi sentimenti sono sinceri. Io mi sono commossa, e ancora  una volta mi sono ripetuta di essere estremamente fortunata. E se cercherò ancora un briciolo di Caleb negli occhi d'amore di Peter, sarò io stessa a punirmi.

Oggi a Heaterfield fa freddo e piove, nonostante sia maggio. Peter ha una partita di basket fuori città, così mi dedico allo studio. Se entro ad Oxford, farò felice me stessa e la mia famiglia. Domani è il mio compleanno e ho il sospetto che Peter oggi non abbia proprio nessuna partita. Credo che si sia portato dietro sua sorella e stia scegliendo un regalo per me chissà dove. Compio diciotto anni, è un traguardo importante. Se potessi chiedere un regalo impossibile, chiederei di provare per un'ultima volta l'ebbrezza dell'essere una guardiana e vedere lo splendore di Meridian al tramonto. Ma è meglio che questo desiderio sia irrealizzabile. Sono una ragazza normale, ora. E resterò tale.

Il mio compleanno è finalmente arrivato. Ci sono tutti; dalla mia famiglia a Peter, dalle ex guardiane agli altri amici di scuola. Sono la protagonista della serata e mi diverto come una matta. Peter mi ha regalato un anello, mi ha detto di non preoccuparmi, che non è per mettermi alle strette o chiedermi il matrimonio; è semplicemente per farmi capire quanto io sia speciale per lui. E so anche quanto lui lo è per me. Non so perché, ma ad un certo punto sento di dover staccare un attimo la spina da tutta l'attenzione che si è creata intorno a me. Vado fuori da sola, chiedo un attimo a tutti gli invitati. Ci sono le stelle, il cielo di questa serata è sereno, bello, puro. Mi sento bene, libera, in pace con me stessa. Fa un po' fresco, mi stringo nelle mie stesse spalle per stare giusto un po' più calda. Penso che la mia vita è bella, che i miei cari mi amano, che sono fortunata. Ma non so perché non riesco a dirmi che sono felice. Forse perché non è così. Forse perché mi manca qualcosa. L'essere guardiana? Forse, ma non credo che sia esattamente quello. Ho paura di capire cosa sia, ma il mio cuore lo sa bene e fa vigliaccamente finta di non saperlo. Noto una rosa giusto ai miei piedi, bellissima. La colgo e la guardo. Sembra sia stata messa lì proprio perché io la vedessi e la prendessi. Un regalo per me. L'elemento naturale della terra lo amo ancora, questo è scontato. La prendo e torno dentro, con il cuore emozionato per una semplice rosa trovata a terra.

La festa finisce, sono stata divinamente. Trascorro la notte sola con Peter, in tenda, sul lago. Mi addormento tra le sue braccia muscolose. Naufrago in sogni che al risveglio non riesco a ricordarmi. Quando mi sveglio, però, è ancora notte fonda. Peter dorme come un bambino, io sento di dover uscire da quella tenda. Lo faccio, guardo il lago riflettere i raggi della luna. C'è una quiete meravigliosa, l'atmosfera è fantastica e il vento culla ogni tipo di pensiero o paura. Ed è quel vento che mi porta un petalo di pesco tra le mani, nonostante di peschi nelle vicinanze non ce ne siano. Questa sera ha molte stranezze, eppure mi piace da morire. È come se qualcuno che non può starmi vicino mi stia mandando i suoi regali per questo mio compleanno. Sospiro e torno in tenda tra le braccia del mio Peter.

All'alba ci svegliamo. Svegliarsi con lui è sempre splendido. Ci coccoliamo, ci stringiamo, ci ripetiamo di amarci. Un bacio tira l'altro, ma non c'è tempo per andare oltre; colazione nella natura e poi Peter mi riaccompagna a casa, o papà gli taglierà la testa. Mi riaccompagna proprio sotto casa, con la sua macchina. Si ferma e lo riempio di baci, lo ringrazio per la fantastica serata e lo saluto. Scendo dall'auto e, con una bustina nella quale conservo la rosa e il fiore di pesco, salgo le scale e rientro a casa, col sorriso sulle labbra.

"Cornelia, un fattorino ha lasciato questi per te questa mattina!" mi dice papà, indicandomi un mazzo di camelie deposto in un vaso sul camino. Sono bellissime.
"Chi le ha mandate?" chiedo, mentre le annuso.
"Non c'è nessun biglietto?" risponde così mio padre, mentre si annoda la cravatta per andare a lavoro.
"No..." rispondo dopo aver controllato.
"Beh, io di certo non lo so, tu dovresti saperlo!" conclude mio padre, salutandomi ed uscendo di casa.
Penso che possa essere stato Peter, ma mi rendo conto che è improbabile. Che senso avrebbe mandarmi a casa delle camelie mentre io sono con lui? E poi mi ha già regalato un anello mozzafiato, di certo dunque non è stato lui. Le ragazze mi hanno regalato delle maglie firmate, e poi si sa che tra di noi non ci regaliamo mica fiori. Non capisco chi possa essere, ma mi piace pensare che sia la stessa persona -o la stessa cosa- che mi ha regalato anche la rosa ed il fiore di pesco. 

Quando racconto dei fiori a Will e le altre, quasi mi ridono in faccia. Pensano che sia ancora suggestionata dal passato di guardiana, che mi faccia prendere da strani pensieri guardando ad un passato che non mi appartiene più. Mi dicono che le camelie saranno state un regalo di qualche sbadato parente che ha dimenticato di firmarsi e che la rosa e il fiore di pesco siano semplici coincidenze. A ragazze semplici succedono cose semplici. Ed io adesso sono una ragazza semplice. Eppure, non so perché, io mi ostino a pensare che dietro quei fiori ci sia qualcosa di ben più importante di semplici coincidenze.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ancora tu ***


2. Ancora tu

Peter oggi ha davvero una partita di basket ed io, dopo essere uscita e stata insieme con le ragazze, ho voglia di ritornare al lago, e lo faccio. Sola. Non mi è mai piaciuta troppo l'acqua, ma con Irma sempre dietro ho imparato ad apprezzarla. Ad ogni modo, non sono tornata al lago per l'acqua; sono tornata al lago per l'atmosfera che si sente qui. Come la notte del mio compleanno, mi sento particolarmente bene. E forse, sto aspettando quel qualcuno o quel qualcosa che sento che sia qui per me. Mi siedo alle pendici di una specie di burrone e guardo quel panorama così pacifico. Mi manca il contatto con l'elemento della terra, quando ero guardiana era come se io e la natura fossimo una cosa sola, mentre ora posso solo ammirare e ricordare con nostalgia. Ma vedrò di farmelo bastare. "Sono una ragazza semplice adesso", continuo a ripetermelo. Alle mie spalle sento un fruscio; viene da un cespuglio. Mi giro di scatto e noto una sagoma. Mi avvicino di poco, e quella sagoma comincia a correre velocissima, cercando di svanire nel verde di quelle radure. Ma io non ci sto; corro più forte, sento i piedi sbattere contro la terra con la passione di una volta. I miei passi prendono più confidenza di quanto non la prendano quelli del ragazzo che sto rincorrendo. Sì, mi sembra un ragazzo, anche se ha una felpa ed una tuta completamente bianche ed è incappucciato. Inciampa a pochi metri di distanza dalla mia posizione leggermente arretrata, così riesco a raggiungerlo prima che possa rialzarzi e ricominciare la sua folle ed apparentemente immotivata corsa. Ha la testa china a terra, non riesco a vederlo.

"Perché scappi? Si può sapere chi sei e cosa vuoi da me?" chiedo, cercando di non sembrare troppo aggressiva.
Il ragazzo si tira su con la forza delle braccia, ma non si volta. Si limita a scuotere la testa, senza rivolgermi lo sguardo.
"Allora?" insisto io.
"Spero che tu sia felice..." mormora poi.
Sento un brivido percorrermi tutta la schiena, lentamente, eppure così violentemente da farmi prendere una fitta allo stomaco. Sento il cuore pulsare nervoso, la mandibola irrigidirsi e gli occhi inumidirsi. Riconoscerei quella voce tra mille sovrapposte tra di loro. Non riesco a dire né fare niente, sono paralizzata.
"Non volevo causarti problemi, non era nei programmi che tu ti accorgessi di me, avrei evitato perché so che adesso ci starai male..." continua lui.
"Cosa sei venuto a fare, Caleb?" rispondo con la voce completamente rotta da quel misto di emozioni.
A queste parole lui si volta. Quegli occhi smeraldo penetrano i miei fino a trafiggermi l'anima, fino ad arrivare al mio cuore, fino a stringerlo talmente forte da non farmi percepire più niente oltre al fatto che ci siamo io e lui.
"Ciò che allontana, a volte, è il vero motivo per il quale bisognerebbe abbracciarsi più forte." mi risponde, cercando di sorreggere lo sguardo, bagnato anche il suo.
Io abbasso gli occhi e mi scende qualche lacrima. Non riesco a credere di trovarmi in questa situazione.
"Sei stato tu a farmi arrivare la rosa, il fiore di pesco e le camelie?" mormoro evitando il suo sguardo.
"Volevo farti un bel regalo di compleanno. Eri la guardiana della terra, so quanto ti piacciono i fiori." risponde, provando a sorridere nonostante una lacrima lo tradisce rigandogli una guancia.
"Perché non sei a Meridian, dal tuo popolo? ...e da Elyon?" continuo io, con la voce che non smette di tremarmi.
"A Meridian va tutto alla grande e il merito è solo vostro. Non hanno bisogno di me. Elyon adora il suo popolo e il popolo adora lei, il mio compito è terminato col vostro... Avrei dovuto solo rendermene conto prima." risponde secco.
"Tu sei il marito di Elyon, devi stare con lei a Meridian!" rispondo, rendendomi conto di averlo urlato con rabbia e con tante, forse troppe, lacrime.
"Ho amato Elyon solo perché nei suoi occhi rivedevo te... In ogni sua parte io cercavo qualcosa di tuo, è questa la verità, e lo ha capito anche lei. Amo te, Cornelia, come è sempre stato. E nessun'altra. Sono venuto qui per vederti, per osservarti, per poterti stare vicino. Per amarti in silenzio, senza pretesa alcuna." mormora piano, quasi spaventato di stare usando certe parole.
Io mi copro il volto con la faccia e piango in silenzio.
"Sai che tra noi non ci può essere nulla in nessuna circostanza... L'Oracolo ce l'ha dimostrato, non dovevamo vederci mai più... Perché devi rendere tutto più difficile?" gli urlo spezzata dal dolore.
"Era per questo che non volevo che ti accorgessi di me. Ma io avevo bisogno di vederti, di sentire la tua voce, di poter percepire ogni tuo gesto. Ed ora che sai che sono qui, ora che ti ho parlato... Io... Io... Io sento che dovremmo almeno provarci. So che mi ami esattamente quanto io amo te, perché non possiamo stare insieme?" risponde lui, agitandosi un po'.
"Lo sai perché. Perché non funzionerà. È una certezza." mormoro abbattuta.
"Per te vale la pena sfidare qualsiasi certezza. Per noi, vale la pena." continua, imperterrito.
"Amo un altro ragazzo, Caleb. Tu fai parte del mio passato. Non sei e non potrai mai essere più niente per me. Mi dispiace." concludo abbassando la testa.
"Lo dici solo perché hai visto le previsioni dell'Oracolo. Tu non lo pensi davvero." ribatte lui.
"Fa poca differenza, Caleb. Le cose stanno così, io e te non possiamo stare insieme e dobbiamo accettarlo. Devi andartene da Heatherfield e non tornare mai più. Tu appartieni a Meridian, il tuo posto è lì al fianco di Elyon." rispondo prontamente io, facendo la forte.
"Io appartengo a te. Soltanto a te. E comunque, non fa poca differenza per me sapere se pensi che non è possibile amarci per le previsioni dell'Oracolo o perché è davvero ed  incondizionatamente il tuo pensiero. Guardami negli occhi, in questi occhi che tanto ti bramano e dimmi che non senti niente per me. Giuro che se lo farai, me ne andrò e ti lascerò alla tua vita, nella quale non oserò mai più entrare. Ma se non lo farai, non riuscirò a lasciarti qui sapendo che in cuor tuo anche tu ami me. Meritiamo un'opportunità, anche se il destino ci dice che sarà impossibile. A me non interessa, andrò contro qualsiasi cosa per il nostro amore, per quanto forte e onnipotente possa essa essere. Sono pronto a sfidare tutto e tutti, se la posta in gioco è il nostro amore. Sono più che certo che ne vale la pena, e rimpiango solo di non averlo capito da subito. E spero che lo capisca anche tu..." dice ancora lui.
Io mi blocco, non so cosa rispondere, ma soprattutto non riesco a dirgli che non sento nulla per lui, perché non è la verità ed io lo so bene. Non sono capace di mentirgli, in realtà avrei il forte desiderio di stringerlo a me e chiedergli di restare per sempre, ma il pensiero che tra noi non funzionerà mi frena bruscamente e così resto ferma e in silenzio, evitando quegli occhi che sanno leggermi dentro. Caleb si avvicina a me e mi prende le mani; io non riesco a respingerlo, anzi, avrei voglia di gettarmi tra le sue braccia, ma mi contengo e mi limito a non avere reazione alcuna. Dopo avermi stretto le mani, con una mi accarezza il viso e mi sposta le ciocche bionde che mi coprono il viso.
"Sei bellissima." mormora sorridendo, nonostante abbia ancora gli occhi lucidi.
"Caleb... Io e te... Non si può... Devi andare via..." ripeto balbettando, ma non credo neanche io a quel che dico.
"Shh..." risponde Caleb, continuando ad accarezzarmi dolcemente.
Anche lui è sempre bellissimo e le cicatrici delle guerre su Meridian non riescono a sfigurarlo per troppo che è bello, perfetto nelle sue imperfezioni. Non ce la faccio più a resistergli e mi affondo nelle sue braccia, sfogando ogni mia lacrima in un pianto liberatorio. Caleb mi stringe forte. Con una mano mi cinge il fianco e con l'altra mi accarezza i capelli. Il suo calore mi mancava da morire.
"Mi manchi!" non riesco a trattenere quelle parole, pronunciate con un groppo in gola dall'emozione.
"Anche tu, tanto... Non posso stare senza di te!" mi risponde, tenendomi stretta a sé.
Mi tiro controvoglia via dalle sue braccia. Ma che sto facendo? Non si può, tra me e lui non potrà mai esserci niente, è stato provato. Non si può, io sono fidanzata con Peter e ci sto molto bene. Non si può, lui non è un ragazzo semplice, lui viene da un altro mondo, era un mormorante, ora è un re e non deve stare qui; io sono una ragazza semplice -ora-, dunque devo avere accanto un ragazzo semplice e Caleb non lo è affatto. Non si può, sappiamo con certezza come andrebbe a finire, ovvero male. Mi allontano da Caleb e lo guardo fisso negli occhi.
"Basta. Vai via, Caleb. Per favore." dico continuando a fare piccoli passi all'indietro.
"Non finché non mi avrai detto che non provi niente per me. Te l'ho già detto." risponde lui con fierezza, certo che non lo avrei mai fatto.
"Vai al diavolo!" gli urlo prima di scappare via da quella radura, con delle sensazioni strane addosso.

Fatico ad ammetterlo a me stessa, fatico da morire, ma sono felice che Caleb sia a due passi da me. Amo Peter, ma non ho mai dimenticato Caleb. Per me lui è molto di più di un bel ricordo, è molto di più di una battaglia persa, è molto di più di una storia finita malamente. Caleb è il mio grande amore, quello che durerà per sempre anche se non potremo stare mai insieme, anche se apparteniamo a due mondi diversi, anche se nella mia vita c'è un altro ragazzo. Mentre corro via dal lago, penso che Peter sia nella mia vita soltanto perché mi sono rassegnata con dolore al non poter avere Caleb. Peter -o qualsiasi altro ragazzo nella mia vita- è secondo a Caleb, viene e verrà sempre dopo di lui. Caleb è il mio unico vero amore, quello impossibile che non posso vivere realmente, ma che vive e vivrà sempre nel mio cuore. Lui è una parte di me e lo sarà per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Confessioni ***


3. Confessioni
 
Il giorno seguente chiamo a rapporto Will, Irma, Taranee e Hay Lin a casa mia, resteranno per la notte. Ci sistemiamo in camera e, una volta che tutta la mia famiglia è andata a dormire, annuncio alle ragazze il motivo di tanta urgenza e segretezza per la nostra riunione.
"Ieri mi è successa una cosa incredibile..." sussurro insicura.
"Hai ricevuto altri fiori?" ironizza Irma.
"È qualcosa di molto importante, non sto scherzando. Posso parlarne solo con voi!" continuo.
"Cornelia, la vita di guardiane non ci appartiene più. Non vedo dunque cosa possa essere accaduto di così importante e segreto, visto che di Kandrakar non può trattarsi!" dice Will.
"Meridian..." dico in un sussurro.
"Meridian?" ribattono in coro tutte le altre.
"Caleb è qui, ad Heatherfield." sputo il rospo mangiandomi le parole.
"Caleb?" chiede dubbiosa Hay Lin, mentre le altre mi guardano incredule.
"È stato lui a farmi avere tutti quei fiori. È qui da pochi giorni, mi osservava di nascosto. Mi stava facendo da angelo custode, nascondendosi e mandandomi piccoli segnali che mi cambiavano in meglio la giornata. Io ero convinta che ci fosse davvero qualcuno dietro queste coincidenze, così sono tornata al lago, dove avevo ricevuto il fiore di pesco ed ho aspettato  un qualcosa. Ad un certo punto ho sentito un rumore, ed ho visto un tipo incappucciato cominciare a correre perché accortosi che lo avevo scoperto e... E quando l'ho raggiunto e ho sentito la sua voce, c'è stato poco da capire..." riprendo.
"Perché è qui? Non dovrebbe essere dal suo popolo e da Elyon?" chiede Taranee.
"Infatti. Gliel'ho chiesto anch'io, e tutto quello che è riuscito a dirmi è stato che... Beh, che è qui per me. Dice che non gli interessa di quello che è stato previsto su noi due, dice che malgrado tutte le avversità lui vuole provare a vedere come vanno le cose... Dice di amarmi. Non voleva farsi scoprire, voleva starmi accanto senza che io mi accorgessi di lui perché sapeva che avrei sofferto se l'avessi rincontrato e... Ed aveva ragione. Sto male, anche se non posso negare che mi ha emozionato rivederlo e... E che mi manca da morire..." dico tutto d'un fiato, impaurita che a Taranee -nei confronti di Peter- possa dare fastidio che io parli così di Caleb.
"Cornelia, sai già che non può funzionare!" risponde Will.
"E poi hai Peter, no?" continua Irma.
"Esatto. Gli ho detto di tornare a Meridian e di non farsi più vedere, ma so già che non lo farà." rispondo.
"E perché pensi che non lo farà?" chiede Taranee.
"Perché lo conosco. È un combattente, non si arrenderà al primo 'no'. Forse non lo farà mai..." continuo.
"Digli che sei felice, che ami Peter, che stai bene e vedrai che capirà. Digli che non lo ami, così se davvero lui ti ama come dice, saprà farsi da parte. Caleb è corretto, è leale come pochi. Si metterà da parte se gli farai capire che è quello che vuoi!" riprende Will.
Io abbasso gli occhi perché non so come rispondere.
"Perché è quello che vuoi, giusto?" irrompe Hay Lin.
"Vedete ragazze, il discorso di Caleb per me è molto complicato. Io amo Peter, lo amo tantissimo e voglio stare con lui. Ma credo di essere riuscita ad amarlo soltanto perché ho capito che tra me e Caleb non sarebbe andata. Lui era un capitolo chiuso e sigillato per me, anche se non l'ho mai dimenticato, anche se sono sempre stata gelosissima del suo ricordo ed anche se l'ho amato al di là del fatto che appartenesse ad un altra dimensione. Ora che è qui e dice di amarmi, vi confesso che per me non è assolutamente facile far finta che non mi importi nulla di lui. Perché non è così. Riconosco che non si può tra me e lui perché ne ho la certezza, ma non riesco a guardarlo negli occhi e dirgli che non lo amo. Se ne deve andare via però, anche se non è quello che voglio. Deve lasciarmi stare, perché sarebbe tutto più semplice. Lui a Meridian con Elyon ed io ad Heatherfield con Peter. Ed anche se non ci dimenticheremo, vivremo meglio entrambi." dico con voce tremolante.
"Cornelia, stai dicendo che ami Caleb? Ancora?" mi riprende dunque Irma.
"Non importa cosa io senta per lui, come non importa cosa lui senta per me. Quel che conta è che dovete aiutarmi. Per favore, convincete Caleb a tornare a Meridian. È giusto così. Ed è la cosa migliore per tutti." continuo.
"E no, cara Cornelia. Qui c'è un problema di fondo. Tu stai prendendo mio fratello per i fondelli. Perché stai con lui se hai sempre amato Caleb? Solo perché lui non puoi averlo? È meschino. Questo non è amore. Peter ti ama fino all'ultimo osso del suo corpo, farebbe di tutto per te. E tu come lo ripaghi? Usandolo come ruota di scorta del tuo amore impossibile ultraterreno?" mi urla Taranee con una certa rabbia.
"Taranee, sta' calma!" interviene Will.
"Mi dispiace che tu non capisca, ma lo comprendo. Credetemi, quello che ho vissuto con Caleb è stato come irreale. Lui non è neppure un vero umano, viene da un altra dimensione, non era nemmeno possibile averlo accanto se ne avevo bisogno perché non era sulla terra, non poteva essere sempre con me. Ma vi posso giurare che in quei momenti in cui lo avevo accanto, tutte queste cose non pesavano per niente. Io non pensavo a nient'altro che al fatto che eravamo insieme, io e lui. Ci amavamo senza guardare a tutte queste problematiche. Stavamo bene, benissimo, nonostante tutto e tutti. Pensavo che quel sentimento potesse vincere qualsiasi cosa, anche quelle nostre diversità così assurde. Purtroppo però, mi sbagliavo. L'Oracolo ci ha mostrato che i nostri destini non avrebbero mai potuto combaciare, per questo ci siamo detti addio. E finora quell'addio è stata la più grande sofferenza di tutta la mia vita. Il fatto di esserci amati al di là di ogni confine ha però reso una parte del mio cuore sempre fedele a Caleb, malgrado tutto. Io non posso farci nulla, è così. Ma vi giuro anche che sono innamorata di Peter. Lui mi ha dato la forza per rialzarmi quando ero davvero a pezzi. E gliene sarò sempre riconoscente. Ma cercate di capire che se Caleb dopo parecchio tempo è a due passi da me non riesco a mostrarmi indifferente. È per questo che vorrei che si allontanasse. Proverò a ricostruirmi una vita normale, senza pensare a quel sentimento che purtroppo non conosce futuro." concludo schiva.
Le ragazze mi guardano stranite, dunque, dopo attimi interminabili, Will mi viene incontro e mi abbraccia forte.
"Tranquilla, Cornelia... Io ci sono per te, qualsiasi cosa tu voglia fare."
Ricambio l'abbraccio di Will e man mano mi abbracciarono tutte le altre, tranne Taranee.
"Ti chiedo solo rispetto per mio fratello. Se una volta che Caleb sarà via, non riuscirai a scordarlo... Beh allora, ti prego, lascia Peter. Se invece riuscirai a guardare avanti, Peter sarà sempre tuo. Però ti prego, non illuderlo, non abusare di lui, perché ci tiene veramente a te. Promettimelo, Cornelia. Per favore." mormora dunque a testa bassa lei.
"Promesso. Tengo molto a tuo fratello, credimi. E non lo ingannerò."
E anche Taranee finalmente mi abbraccia.

Passano un paio di giorni. Li passo con Peter, ma con la testa altrove. Will e le altre sono andate al lago, ad aspettare che Caleb si faccia vivo anche con loro. Sono andate a parlargli per mio conto, per convincerlo a fare la scelta giusta, quella di tornare su Meridian. Già, la scelta giusta. Io non sono più voluta tornare alla radura del lago, vedere Caleb mi spezza l'anima in due e mi manda in un misto di emozioni che non so contenere tutte insieme. Alla sera, Will mi telefona e mi dice che lei e le altre lo hanno incontrato. Mi dice che ha detto loro più o meno le stesse cose che ha detto a me, ma in sostanza sembra che voglia vedere di nuovo me per capire se davvero è necessario lasciare Heatherfield. Ringrazio Will per quello che ha fatto per me insieme alle altre, dunque telefono a Peter e annullo con una scusa l'appuntamento che avevamo per quella stessa sera: andrò alla radura del lago, andrò da Caleb. Non c'è altro da fare, lui vuole me, qualsiasi cosa dovrà fare. Scelgo di incontrarlo ancora, devo affrontarlo, non ho alternativa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'errore più bello ***


4. L'errore più bello

Arrivo al lago. Sono più o meno le nove di sera. Non ho cenato, avevo un nodo allo stomaco per l'ansia. Mi siedo sul prato inumidito dalla brina ed aspetto Caleb. So che è qui da qualche parte ad aspettarmi, questa radura è da subito diventata il nostro punto di incontro. Ed infatti, Caleb spunta dal retro di una quercia e si siede al mio fianco. Ci scambiamo un solo sguardo, dopodiché guardiamo entrambi verso l'orizzonte; fissiamo lo stesso punto e ci perdiamo nell'ammirare il panorama.

"Come stai?" mi chiede.
"Non lo so neppure io." rispondo abbastanza fredda.
"Will e le altre ti hanno riferito del nostro incontro, immagino."
"Sì, certo. Caleb, sai già come la penso. Tutto questo è assurdo, te ne rendi conto?"
"A me non interessa. Io voglio solo stare con te."
"Come si può coltivare un sentimento figlio di due mondi differenti che il destino condanna in qualsiasi circostanza? Come si può?"
"Un sentimento? Cornelia, il nostro non è un semplice sentimento. Il nostro è un amore che non ha confini, lo sai meglio di me. E nella mia vita ho imparato che non c'è niente più forte dell'amore. Come pensi che Phobos e Nerissa siano stati sconfitti, eh? Li avete sconfitti voi, con la vostra unità. Con il vostro essere squadra. Con l'amore. Eppure, nessuno pensava fosse possibile liberare i mondi da simili tirannie. Lo stesso vale per noi. Il destino ci da per spacciati? Bene, allora remiamogli contro, con l'amore. Sempre e solo con l'amore. Io non posso andarmene senza averci provato."
"Caleb, io sto con un'altra persona. Tu fai parte del mio passato, capisci?"
"Che io faccia parte del tuo passato non esclude che possa fare parte anche del tuo futuro."
"Se non ti dispiace, questo vorrei deciderlo io."
Caleb si fa dunque una risata.
"Si può sapere cosa c'è da ridere?" chiedo di getto.
"Scusami, è che avevo dimenticato quanto fossi permalosa!" risponde, guardandomi sorridendo.
Ed io non riesco a fare a meno di contraccambiare quel dolce sguardo e quel bellissimo sorriso, pieno di complicità come in un buffo bisticcio tra moglie e marito.
"Piuttosto dimmi come sei sistemato qui. Hai del cibo? Dove dormi?" chiedo per uscire da quel vicolo di forte imbarazzo.
"Me la cavo. Poco più in là c'è una piccola caverna, di notte vado lì a dormire. Ho anche il cibo, ogni mattina colgo le more da questi cespugli e quando sono più fortunato trovo anche dei fichi. Ricordati che sono stato il capo dei ribelli di Meridian, sono abituato ad arrangiarmi in qualsiasi situazione!" risponde lui.
"Già." rispondo senza sapere cos'altro dire.
"Sei felice con il tuo ragazzo?" domanda lui dopo svariati attimi di silenzio, spiazzandomi.
Io gli lancio un'occhiata fulminea.
"È una semplice domanda." riprende lui.
"Lui ama me ed io amo lui." rispondo io, senza però guardarlo.
"Io ti ho chiesto un'altra cosa: sei felice con lui?" rilancia lui.
Io sospiro e guardo il lago, senza dire una sola parola. A Caleb basta questo. Si alza e si mette a braccia conserte, guardando anche lui la veduta.
"Il tuo silenzio parla da solo. Ami Peter perché non ti è possibile amare me, ma non sei felice con lui perché lui non è me. Sbaglio forse?" riprende senza guardarmi.
Io continuo a tacere, non so mentirgli. Ormai Caleb mi ha spogliato da ogni corazza, mi ha letto dentro. Non posso nascondergli nulla. D'improvviso si volta e si china a pochi centimetri dal mio viso, occhi dentro occhi.
"Cornelia, prova a non pensare a tutto quello che c'è contro di noi. Provaci, per favore. Io e te vogliamo la stessa cosa, e non è giusto rinunciarci perché il destino non vuole." mi dice senza spostare gli occhi dai miei.
"Non è solo il destino il problema. Io e te siamo troppo diversi. Diamine, ci siamo lasciati per questo, prima che l'Oracolo ci facesse conoscere l'entità dei nostri destini. Tu sei un mormorante, io sono un'umana. Tu hai avuto un'esistenza totalmente differente dalla mia, vieni da altre tradizioni, altre culture. Non potremo mai avere futuro anche per questo, capisci?" ribatto io, persa nel suo sguardo.
"Le nostre differenze sono state le motivazioni che ci hanno da subito avvicinato. Perché ora vuoi rivendicarle? Perché un tempo il fatto che fossi un mormorante non ti disturbava ed ora ne fai un problema? Cornelia, tu mi hai tenuto accanto a te anche quando ero stato trasformato in un insignificante fiore, a te non interessava che forma avessi o che lingua parlassi, o magari anche se parlassi. Tu mi amavi sempre. E naturalmente anch'io. Siamo andati oltre le nostre differenze così tante volte, proprio perché ci amavamo. Alla fine è andata male perché avevamo tante cose a cui pensare a quel tempo, dovevamo salvare molteplici dimensioni da molteplici tirannie, il nostro amore veniva involontariamente trascurato, e poi ci si è messa in mezzo la dannata previsione dell'Oracolo, ma... Cosa ti costa provare ad andare oltre un'altra volta? Un'ultima volta? Io metterei in gioco tutto quello che ho per riaverti. E so che vuoi farlo anche tu. E allora, ti prego, dimenticati dei limiti che hai inculcati nella testa da più di un anno. Dimenticati tutto, ricominciamo da qui. Io e te. Al diavolo il destino, al diavolo le diversità. Solo io e te, Cornelia. Io e te." mi dice lui, tra diverse pause.
Io non so dire nulla nemmeno stavolta, ma non so nemmeno staccare i miei occhi dai suoi. Caleb mi sorride ed io ricambio, Caleb mi stringe la mano ed io ricambio, Caleb mi bacia sulle labbra ed io ricambio. Le sue mani fredde e grandi si poggiano sul mio volto e lo accarezzano come per guidarlo. Io gli poggio le mie sul petto, sentendo sotto la pelle il suo cuore a mille. Le nostre labbra si schiudono e il sapore di Caleb mi riempie la bocca. Mi sento bene e, anche se so che quello che sto facendo forse non è giusto, assaporo la felicità. I nostri volti si separano un momento, io guardo Caleb perplessa.
"Stiamo facendo un errore." mormoro insicura.
"Se questo vuol dire fare un errore, allora voglio sbagliare per il resto della mia vita, fino all'ultimo giorno che avrò da vivere." risponde lui, scostandomi una ciocca di capelli dal viso.
Quelle parole mi toccano nel profondo, tanto che mi commuovo davanti a lui, che allora mi abbraccia forte. Mi prende poi per mano e, tra un bacio e l'altro, mi conduce nella caverna dove suppongo che si sia sistemato. Mi prende in braccio e mi adagia su una specie di amaca costituita da foglie e ceppi secchi. Mi spoglia delicatamente, ed io non provo alcun imbarazzo. Davanti a lui mi sento libera, mi sento me stessa. Con lui sono sempre nuda, ma nuda nell'anima, sono sempre e limpidamente me stessa. Per questo non riesco a mentirgli. Si spoglia anche lui, e quando lo vedo nudo non penso a nient'altro che al fatto che è bellissimo, la perfezione. Caleb ed io non eravamo mai arrivati ad avere un rapporto intimo fino ad ora; questa è la nostra prima volta insieme. Il suo corpo sul mio, il suo battito col mio, i suoi respiri confusi con i miei. Mi bacia ogni centimetro del corpo, ed io mi sento viva come mai mi ero sentita prima. Sono felice mentre sento arrivare uno strano e piacevole calore dentro di me, in una scossa di piacere impareggiabile. Sono felice mentre guardo i suoi occhi che cercano i miei, le sue mani scivolare tra il mio seno fino ai miei fianchi. Mi sorride mentre viaggia dentro di me ed io so solo che sto bene. Mi sento però davvero felice e viva quando sento il cuore battere non più nel petto, ma nel punto in cui io e Caleb siamo uniti, dove in quel momento batte anche il suo. Reclino la testa all'indietro e Caleb mi da un tenero bacio sulla fronte.

Caleb è al mio fianco e mi accarezza, mentre io guardo in alto per interrogarmi su quello che ho fatto. Sono stata felice, mi sono sentita viva, ho percepito emozioni assurde, ma mi sono pentita. Amo Caleb, ma non è giusto tutto questo; avevo promesso a Taranee rispetto per Peter e temo di aver commesso un errore grave nei confronti di quello che è il mio fidanzato. Non so chiamarlo 'tradimento', perché per me Caleb è l'eccezione, qualcosa che va sempre al di là di promesse, fidanzamenti, avvenimenti. Ma forse non oltre diversità e destino.
"Ti amo." mi sussurra lui, mentre io sono impegnata ad autocondannarmi per aver ceduto al sentimento.
"Non dovevamo, Caleb. Non è giusto." gli rispondo negandogli i miei occhi.
"Per chi non è giusto, eh? Per Peter forse? Ma non capisci che qui non c'entra la giustizia? Qui parliamo di amore, Cornelia. Amore."
"Io parlo di rispetto. L'ho appena negato ad una persona che mi ama moltissimo. Mi faccio schifo da sola."
"Abbiamo appena fatto l'amore e tu sai dirti solo che ti fai schifo? Puoi scappare quanto vuoi dai tuoi sentimenti, tanto vinceranno sempre loro, ricordalo. Cornelia, questo non è stato un errore. È stata la cosa più bella che potesse succedere. E tu lo sai."
"Elyon ti ha avuto?"
"Davvero conta saperlo per te?"
"Rispondi."
"Ha forse avuto il mio corpo, ma non ha mai avuto me."
La gelosia mi pervade anima e corpo, completamente, a quelle parole.
"Ed anche in quei momenti cercavi qualcosa di me in lei?" chiedo di getto.
"Ma cosa pretendi, Cornelia? Mi hai lasciato, sei tornata sulla terra senza darmi un briciolo di speranza e ti sei anche trovata un ragazzo... Ed io avrei dovuto starmene lì dove stavo a farmi massacrare dal pensiero di non poterti avere più senza fare niente? Scusa se anch'io a provato a guardare avanti esattamente come te, scusa se ho cercato di dimenticarti, scusa se ho cercato di dare dell'amore alla regina del mio popolo... Comunque, non ci sono riuscito. Ricordati che sono stato io a venire qui per te, per noi. E tu mi dici anche che devo riandarmene. Sai qual'è il fatto? Elyon è meravigliosa, ha un cuore grande e mi dispiace di non esserle rimasto accanto, ma che ci devo fare se io voglio te? Sì, voglio te, proprio come tu vuoi me. Non puoi però rimproverarmi di aver cercato un'altra via di fuga, quando l'hai fatto anche tu. Ma che senso ha adesso parlarne se io sono qui a chiederti di riprovarci?" mi risponde lui, deciso.
Non so cosa dire. Mi alzo da quella sorta di amaca e mi rivesto velocemente.
"Dove vai?" mi chiede Caleb.
"Torno a casa. I miei saranno preoccupati, è mezzanotte passata." rispondo con freddezza.
"Voglio che tu sappia una cosa, però. Io non voglio stare qui ad aspettarti per vederti venire correre da me solo per fare l'amore in modo fugace una volta ogni tanto. Non voglio essere il tuo amante. Io non mi accontento di fare sesso qualche volta, io sono innamorato e voglio viverti a trecentosessanta gradi. Sono tornato per essere il tuo uomo, non un modo piacevole per permetterti di scappare da una realtà che non ti soddisfa perché ti manca qualcosa. Proprio perché so che questo qualcosa sono io. Spero che questo ti sia chiaro." mi dice lui in tutta calma e serietà.
Io mi volto e lo guardo negli occhi. Quello che ha appena detto è bellissimo. Il fatto che lui mi ami moltissimo non va messo in discussione. Tuttavia, non riesco a credere nella nostra possibilità così come ci crede lui.
"Non succederà più niente, non c'è bisogno che ti preoccupi. Dimenticati questa sera, Caleb. Come ti ho già detto, è stato un errore. Non devi rimanere qui, sai bene come la penso. È stato solo un momento di debolezza, tutto qua." rispondo io, mostrandomi convinta anche se non lo sono affatto.
"Non mi arrendo, Cornelia. E poi, sai già quando davvero avrò una ragione per arrendermi e dunque andarmene. È tutto nelle tue mani." ribatte lui, riferendosi al momento in cui mi deciderò -se mi deciderò- a dirgli che non provo niente per lui.
Esco allora dalla caverna, mentre Caleb mi dice "Ciao" senza ottenere risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Solo una bugia ***


5. Solo una bugia

Torno a casa e mi infilo nel letto. Sono molto arrabbiata con me stessa per quello che è successo con Caleb. Perché ho ceduto? Così non faccio altro che farmi del male, dato che io e lui non siamo destinati a stare insieme. E faccio del male a Peter, non meritava una cosa del genere. Ho disonorato la promessa che avevo fatto a Taranee, l'ho disonorata malamente. Non riesco a dormire, mi giro e rigiro nel letto continuamente. L'unica immagine che mi viene davanti quando chiudo gli occhi è quella di Caleb che mi sorride. Lo amo e lo odio allo stesso tempo, è qualcosa di indomabile. Lo odio perché è qui e non ha intenzione di lasciarmi in pace, ma la verità è che lo amo e che sono felice che lui sia qui. È una contraddizione immane, ma è la verità. Cosa mi costerebbe infondo dirgli che non lo amo? Sarebbe solo una stupida bugia. Caleb capirebbe e saprebbe benissimo che mentirei perché mi conosce bene, ma sapendo quanto sia leale, se ne andrebbe davvero. Allora perché non mi sforzo di dirgli questa piccola bugia? Semplice; perché in realtà non voglio che se ne vada. Sarebbe giusto forse, ma se Caleb se ne andasse, di certo non ne sarei felice. Peccato che sia tutto già scritto. Peccato che ogni cosa ci remi contro. Peccato che tutto questo è impossibile. Tutto questo non sarà mai. E allora cosa dovrei fare? Vivere quest'amore come viene senza pensare a quello che sarà il domani, come vuole Caleb, o allontanare da subito un sogno che è destinato a rimanere solo tale per non soffrire? Non so quello che farò, nonostante abbia ben chiaro quello che voglio e quello che è giusto. E purtroppo, le due cose non coincidono.


È arrivato il mattino senza che io abbia chiuso occhio. Peter mi chiama sul cellulare per il buongiorno. Guardo il suo numero sul display e non trovo il coraggio per accettare la chiamata, ma alla fine rispondo.
"Peter?"
"Buongiorno, tesoro!" risponde lui.
"Buongiorno..." riprendo io, vergognandomi di me stessa.
"È andata bene la cena con i tuoi ieri sera?" mi chiede, riferendosi alla scusa che mi ero inventata di sana pianta per non uscire con lui e andare dunque da Caleb.
"Sì, tutto bene. Mi dispiace non essere potuta venire con te."
"Tranquilla, amore. Recuperiamo un'altra volta. Oggi pomeriggio ho la finale del torneo, ci sarai, vero? Verrà anche Taranee, mi farebbe piacere se venissero anche Will, Irma e Hay Lin. Avrò delle cheerleaders da fare invidia a tutti i miei compagni!"
"Certo che ci sarò. A che ora?"
"Alle quattro. Non ti deluderò!"
"Tu non mi deludi mai." rispondo io, facendomi sempre più schifo, perché io l'ho deluso molto anche se lui non lo sa.
"Allora a dopo, un bacio!"
"A dopo, un bacio anche a te. Ciao."  saluto così Peter, riagganciando.
Dopo la telefonata, mi sento decisa a mandare via Caleb, perché sentire Peter mi fa sciogliere il cuore. Ha ragione Taranee, lui è innamoratissimo di me ed io non devo illuderlo. Non si merita quello che già ho fatto di meschino nei suoi confronti. E non devo andare oltre. Lui merita tutto l'amore del mondo ed io devo darglielo. Caleb deve sparire dalla mia vita, che mi piaccia o no. Decido di andare da lui e dirgli quella dannata piccola bugia che risolverebbe praticamente tutti i miei problemi, prima che cambi idea. Passo prima da casa di Will, ho bisogno di sfogarmi con qualcuno prima di cancellare Caleb dalla mia vita.

Will mi fa salire e ce ne stiamo in camera sua.

"Hai parlato con Caleb ieri?" mi chiede come prima cosa.
"Sì, ma non ce l'ho fatta a mandarlo via. Lui vuole un'ammissione precisa da parte mia che lo convinca a lasciare la terra, ma io non sono riuscita a fargliela. Però è quello che andrò a fare ora, sono passata da te solo per..." comincio a dire, ma Will mi interrompe.
"Cosa vi siete detti allora?"
Sospiro e guardo fuori dalla finestra, prima di risponderle.
"Lui vuole crederci. Lui vuole restare sulla terra per me, anche se sa quello che ha previsto a riguardo l'Oracolo. È disposto a tutto. Non sono riuscita a dirgli che non lo amo, perché non è vero. Ma adesso sono disposta a mentirgli, sto andando da lui."
"Cornelia, è successo qualcos'altro ieri con lui?" mi chiede Will, quasi mi si legga negli occhi il 'peccato'.
"Will, ho fatto una sciocchezza." mormoro a testa bassa.
"È normale che sia successo, sei innamorata di lui. Consideralo un bacio d'addio, non sentirti troppo in colpa verso Peter, io penso che sia una cosa comprensibile sapendo i difficili trascorsi tra te e Caleb."
"Non c'è stato solo un bacio... Abbiamo fatto l'amore!" le dico imbarazzata.
Will resta in silenzio per un po', poi trova le parole per rispondermi.
"Beh, non pensavo fosse successo questo... Avevi promesso a Taranee che..."
La interrompo.
"So bene quello che le avevo promesso. Mi sono pentita per ieri sera, mi vergogno, ma è successo e non posso certo tornare indietro. Peter è splendido, sono innamorata di lui, ma Caleb... Caleb è troppo importante per me. Ieri mi ha detto cose meravigliose e so che non mente. Come posso restare indifferente di fronte a colui che ha cambiato la mia vita e dirgli che non lo amo per allontanarlo da me? Come? Eppure sono molto fortunata; ho Peter, ho delle splendide amiche, una famiglia che mi adora... Ma mi manca lui. Il mondo è pieno di persone, eppure mi sembrava un deserto quando solo lui non c'era. Lui è la mia felicità. E non riesco a respingerlo. Come si può rifiutare la felicità?" dico scoppiando a piangere disperata.
Will mi abbraccia.
"E ora perché stai andando da lui per mandarlo via?" mi chiede nell'abbraccio.
"Perché la mia felicità non potrà mai esserci. Devo rassegnarmi. Prima Caleb se ne andrà, prima mi abituerò al non poterlo avere. Dovrò trasformare soltanto ciò che posso avere in felicità. Lui non posso averlo, l'Oracolo l'ha dimostrato, quindi non può far parte della mia felicità. Nonostante lo sia. Non ti sembra buffo? Il destino è crudele con me, devo però andargli incontro. È un dolore lancinante che devo affrontare per la seconda volta. Già un tempo ci siamo detti addio, ma lui è tornato, da testardo. Adesso mi tocca mandarlo via. E stavolta per sempre."
"Mi dispiace, posso soltanto immaginare quanto tu stia soffrendo. Ma è possibile che Peter e tutto quello che hai non ti basteranno per essere felice?"
"Credimi, vorrei tanto che fosse così. Ma non posso far finta che manchi il tassello più importante. Farò di tutto per riuscire ad essere felice senza di lui, perché sarò costretta a provarci. Anche se non credo che ci riuscirò. Non è colpa di Peter e di tutti voi che mi volete bene, non è che non mi sento abbastanza amata, non è questo. Voi siete meravigliosi, altroché. È soltanto che Caleb... Caleb ed io ci apparteniamo. Lui possiede una parte del mio cuore, non smetteremo mai di amarci. E spiegami come si può essere felici stando separati dalla persona amata. Spiegami come si può essere felici non potendo dare e ricevere il sentimento più bello che la vita ha da offrirti con una persona che per te è infinitamente speciale. Ho Peter, certo, ma... Per quanto mi sforzi di guardare quanto sia bella come persona, lui non è Caleb. Ed io cercherò eternamente lui, in chiunque incontrerò. Non so quindi se davvero ho una possibilità di essere felice se Caleb non è con me."
"Ma allora per tutto il tempo in cui non vi siete visti... Tu sei sempre stata così male?"
"Praticamente sì. Però avevo l'anima in pace, d'altronde sapevo che lui stava con Elyon e mi piaceva pensarlo felice lì a Meridian, con il suo adorato popolo per il quale ha tanto lottato. Mi autoconvincevo che stesse bene, e questo mi spronava a trovare la mia serenità al fianco di Peter. Non l'ho trovata, ma pensavo che prima o poi ce l'avrei fatta, che era solo questione di tempo. Ma ora che Caleb è qui a dirmi che senza di me muore dentro ogni giorno, capisci bene che per me le cose si complicano. Lui è pronto a sfidare la sorte e le nostre profonde discrepanze solo per il nostro amore. Ma io no, perché so che finirebbe male di nuovo, come lo sa anche lui... Ma io non posso buttare via l'amore di Peter, che tra l'altro mi ha salvato dallo sprofondare nel baratro, per provare a rimettere su la cosa più bella che la vita mi ha dato sapendo che comunque da un giorno all'altro crollerà. Mi sento un po' in colpa, perché lui ha rinunciato a tutto ed io non riesco a farlo. Però Will, ho troppa paura di farmi male di nuovo, e questa volta Peter non potrà aiutarmi a rialzarmi perché l'avrò allontanato... Ecco perché devo mandare via Caleb. Anche se è come spaccarmi l'anima a metà un'altra volta."
Con Will riesco a sfogarmi. Mi sento più leggera. Piango un po' tra le sue braccia e poi capisco che è arrivato il momento di andare da Caleb e chiedergli di lasciarmi in pace.
"È arrivato il momento. Devo andare da lui..." mormoro.
"Certo. Vuoi che venga con te?"
"No, è una cosa che devo fare da sola. Comunque grazie di tutto, Will. E se puoi, non parlare con Taranee di quello che è successo tra me e Caleb ieri. Anche quella è una questione che devo risolvere io."
"Tranquilla, puoi fidarti di me. Buona fortuna, Cornelia."
Will mi abbraccia un'ultima volta ed esco da casa sua. Andrò a cercare Caleb alla radura sul lago.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Rinuncia ***


6. Rinuncia

Tremo di paura; paura di non farcela ad espellerlo dalla mia vita, paura di pentirmene a posteriori, paura di quello che sarà dopo che lui se ne sarà andato per sempre. Continuo a ripetermi che seppure non è quello che desidero, è la cosa giusta. Continuo a ripetermi che se ce l'ho fatta una volta a dirgli addio, posso farcela ancora. Ma le gambe non smettono di tremare, il cuore non smette di battere veloce, il respiro invece lo sento mancare sempre di più. Arrivo alla radura in lacrime, nervosa e spaventata. Ma non trovo Caleb. Lo chiamo a gran voce, ma lui non risponde, sembra non esserci. Lo cerco allora nella sua caverna. E lo trovo lì, coricato sull'amaca, che dorme come un bambino. È bellissimo. Mi scappa un sorriso, dunque mi avvicino e mi viene istintivo accarezzare quel volto d'angelo. Stringo un pugno tra i suoi morbidi capelli, che si annodano alle mie dita affusolate, senza mai spostare gli occhi dal suo splendido viso così innocente. Lui fa qualche smorfia nel sonno ma non si sveglia. Continuo a coccolarlo, a sentire il calore della sua pelle sotto le mie mani, a guardare i suoi occhi dolcemente socchiusi. È così bello, così tenero... Così proibito. La scorsa notte è stata un errore, ma un errore meraviglioso che più guardo Caleb, più mi perdono. Ho sempre pensato che anche innamorarci sia stato un grande errore, poiché so quanta sofferenza ci saremmo risparmiati, ma guardandola da un altro punto di vista, mi sarei risparmiata anche la gioia più grande della mia vita. Caleb è gioia e dolore. La mia felicità e la mia rovina. Il bianco e il nero, allo stesso tempo. Mentre lo guardo e lo accarezzo, chiedo a quel destino che ci ha condannato di concederci un'altra opportunità in un'altra vita, possibilmente stando nella stessa dimensione. Se in questa vita non possiamo stare insieme, vorrei fosse possibile in un'altra.

"Mi piacerebbe essere svegliato in questo modo per il resto di miei giorni..." irrompe lui, con voce rauca ed occhi ancora chiusi.
Si volta e li apre, mentre non ho la forza per staccare le mani dal suo viso.
"...Ovviamente sempre dalla stessa persona, così da potermi rendere conto di quanto ha di bello da offrirmi il mondo. E di fronte a cotanta bellezza, niente e nessuno potrebbe contraddire quest'idea. Mi sveglierei sempre felice di vivere ogni giornata della mia vita!" conclude lui la sua frase, che mi provoca l'ennesimo buco nello stomaco dall'emozione.
"Mi dispiace ma questo non è possibile..." mormoro io.
"Non è possibile perché mi sveglierei sempre prima io di te?" ironizza lui, riuscendo a strapparmi un sorriso.
"No, Caleb. Questa è l'unica volta in cui ti svegli con me accanto. E non penso che debba stare qui a ricordarti il motivo..."
"Vuoi che sparisca per sempre, vero?" chiede lui, serissimo.
"Sì." rispondo a malincuore.
"Ma non ti vedi, Cornelia? Non riesci nemmeno a smettere di accarezzarmi. E tu vorresti che io sparisca?"
A questo punto tiro via le mani dal suo viso e indietreggio un po'.
"Se davvero mi ami, fallo per me. Vattene e non tornare più, tu prego." ribadisco io.
"È proprio perché ti amo che non voglio andarmene! Ma dimmi una cosa: sei venuta qui per rispedirmi su Meridian o semplicemente per stare un po' con me, eh Cornelia?" dice lui, alzandosi dall'amaca.
"Per rispedirti su Meridian."
"Bene. Allora sai cosa devi dirmi."
"È davvero necessario arrivare a questo punto?" chiedo io, tentando fino in fondo di evitare di ammetere a Caleb ciò che di più falso non può esistere.
"Sì che lo è." risponde lui fiero.
Stringo i pugni e prendo un bel respiro.
"Io... Io non sento niente per te..." mormoro balbettando, mentre il sangue mi ribollisce nelle vene e il cuore mi si spezza letteralmente in due.
Caleb annuisce e sorride malinconico, dunque abbassa la testa.
"So che non è vero, ma mantengo la mia parola. Me ne andrò, d'accordo. Sappi che però è stata una gioia immensa rivederti. E... E fare l'amore con te è stato come toccare il cielo con un dito. Non ti dimenticherò mai, Cornelia. Ti auguro ogni bene. Meriti tutto l'amore di questo mondo, e se io non posso dartelo... Spero che ci sia qualcun altro che possa farlo. Magari con Peter andrà tutto bene e se è quello che vuoi te lo auguro con tutto me stesso. Addio, amore della mia vita. Il mio cuore resta qui con te." dice lui con lo sguardo perso nel vuoto.
Caleb mi volta le spalle e fa per allontanarsi.
"Se sai che non è vero, perché mi hai costretto a dirlo?" gli chiedo allora, mentre le lacrime mi invadono il viso.
Lui dunque mi guarda dritto negli occhi.
"Perché tutte le volte che avrò voglia di raggiungerti ancora, tornerò a queste parole e mi si spezzerà il cuore, in modo che non avrò la forza per rivederti di nuovo. Anche se non lo pensi, sei arrivata a dirlo, e se sei arrivata a dirlo, un motivo c'è: per te è davvero necessario che io scompaia dalla tua vita." risponde voltandomi nuovamente le spalle.
"Perdonami se puoi..." riesco a rispondere io, in mezzo ai singhiozzi.
"Cosa dovrei perdonarti? Di non essere andata contro il destino che governa le nostre vite? No, Cornelia. Tu non hai nulla da farti perdonare. Forse ho sbagliato io, hai ragione tu, dovevo starmene dove stavo senza darti altri motivi per star male. È forse ora che io mi rassegni al fatto che non possiamo stare insieme. Sai, se volessi rendermi tutto più facile, potrei chiedere a Elyon di prepararmi la pozione che cancella i ricordi. Sarebbe l'unico modo per dimenticarmi di te e ritrovare la mia pace interiore su Meridian."
"Lo farai dunque?" chiedo avvicinandomi a lui, che si volta e mi stringe forte le mani.
"Come potrei cancellare il ricordo più prezioso della mia esistenza? Mi farà soffrire tutti i giorni, mi ucciderà dentro al solo pensiero di non poterti neppure vedere, ma... Sei la cosa più bella che mi sia capitata, la cosa più bella che la vita ha saputo offrirmi... Dovrei odiare il destino perché non mi permette di portare avanti il nostro amore, ma non ci riesco perché è stato lo stesso destino a permettermi di incontarti. E dunque, anche se mi farà stare male, non soffocherò il tuo ricordo, in quanto è la cosa migliore che possiedo."
Abbasso la testa e mi abbandono alle mie stesse lacrime. Caleb continua a tenermi strette le mani nelle sue, con lo sguardo fiero rivolto al cielo, magari per evitare che le lacrime castighino anche lui.
"Vathek verrà a prendermi con un portale all'imbrunire. Sarà allora che me ne andrò." mi sussurra, come per scusarsi di dover restare altro tempo su quello che è il mio pianeta.
Mi rendo consapevole che quelli sono i nostri ultimi momenti insieme, e la mia anima viene invasa da un dolore lancinante. Le mie braccia cercano il petto di Caleb, ci si avvinghiano in un abbraccio pieno di rimpianti, che lui non ricambia. È come se fosse diventato apatico da un momento all'altro. È come se la speranza di poter rianimare il nostro amore finora lo avesse tenuto 'vivo', ed ora che quella speranza io stessa gliel'ho tolta, Caleb è improvvisamente diventato come vuoto, come incapace di provare emozione. Credo che questo sia molto peggio della disperazione.
"Abbracciami... Concedimelo per l'ultima volta..." mormoro appena comprensibilmente.
"Io avrei voluto abbracciarti ogni giorno della mia vita e dovrei accontentarmi di stringerti sapendo che è per l'ultima volta?"
"Puoi esaudire l'ultimo desiderio della persona che ami?" rispondo di getto.
Caleb, a quelle parole, mi sorride mentre una lacrima gli disegna una linea sulla guancia, quindi finalmente si decide a stringermi a sé. Ce ne stiamo così per non so quanto tempo, poiché è come se si fosse fermato. È come se tutto ciò che ci circonda si sia annullato. Ci siamo solo io e lui. Per l'ultima volta, noi. Alzo di poco la testa, quanto basta per farmi trapassare nuovamente dallo sguardo di Caleb. Unisco timidamente le mie labbra alle sue, con lentezza, ma soprattutto con profondo dolore, poiché so che non potremo mai più.
"Nemmeno io mi dimenticherò mai di te." gli dico non appena le nostre labbra si sono staccate.
"Devi provarci!"
"Sarebbe inutile."
"Promettimi che ci proverai."
"Non sono brava a mantenere le promesse..."
"Ascolta, Cornelia: raggiungi Elyon su Meridian e prendi quella dannata pozione. Potrebbe pensarci Vathek anche questa sera stessa. Starai meglio senza il mio ricordo."
"Non se ne parla. Già devo cancellarti dalla mia vita... Non voglio cancellarti anche dalla mia memoria! È come dici anche tu; il tuo ricordo mi ucciderà, ma allo stesso tempo sarà il ricordo più bello che ho. Vivrai sempre dentro me, Caleb. E se il tuo cuore resta qui con me, allora il mio viene via con te."
Caleb si morde il labbro e stringe i pugni delle sue mani che cadono a peso morto dal suo busto.
"Mi odi perché ti sto rifiutando, non è vero?" chiedo a testa bassa.
"Odiarti? Non ci riuscirei nemmeno se lo volessi. Soltanto che mi fa rabbia essere consapevole che lasciarci non è quello che vogliamo né io né tantomeno tu. Eppure, per la seconda volta, siamo costretti ad arrenderci. Il destino è davvero più forte del nostro amore?" risponde lui, cercando i miei occhi.
Lo guardo e lo vedo terribilmente spento. Mi si stringe il cuore a vederlo così. Quella sua ultima frase mi riecheggia in testa come un tuono. 'Il destino è davvero più forte del nostro amore?' ...La sento forte, rimbomba senza pietà nei meandri della mia mente. Ed io rispondo di sì, sempre in quell'angolino della mia coscienza, ma sento un buco nel cuore che non saprà certo colmare la rassegnazione.
"Addio." mi decido a dire, accarezzando per un'ultima volta il suo viso.
Le mie dita sfiorano le striature verdi delle sue gote che mi ricordano che lui non appartiene al mio mondo, che lui è diverso, che lui non sarà mai mio. Caleb mi prende la mano e la scosta dal suo volto, rassegnato.
"Addio." risponde poi, guardando altrove.
Non c'è bisogno di dire altro; emetto un ultimo singhiozzo e, mentre esplodo in un pianto disperato, mi porto una mano in faccia e scappo via da quella radura, più veloce del vento. Sto scappando dal mio sogno, dal mio amore, dalla mia impossibile felicità, dal mio destino malato. Cornelia Hale oggi ha lasciato una parte di sé a quell'essere così diverso da lei che le ha cambiato la vita. In meglio e in peggio, in pace e in guerra, in gioia e in dolore. Caleb ha una parte di me ed io ne ho una di lui. Sapremo vivere aggrappandoci al pensiero consolatorio di esserci divisi a metà l'uno per l'altra? È davvero questa l'unica soluzione per ingannare il destino che ci ha traditi?

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Il coraggio di scegliere ***


7. Il coraggio di scegliere

Andrò alla partita di Peter tra poco, la sua finale. Se vincerà, dovrò condividere la sua gioia con lui, perché sono la sua fidanzata. Già. Gli occhi pietrificati di Caleb è tutto quello che mi viene in mente mentre mi preparo per andare a condividere un quotidiano stralcio di vita col mio ragazzo.

Il palazzetto di Heatherfield è pieno di gente. Io e le ragazze siamo sedute in una delle prime file. Peter ci raggiunge poco prima che inizi la gara.
"Grazie per essere venute tutte, ragazze!" esclama dopo avermi schioccato un bacio sulle labbra.
"È il minimo, fratellone. Stendili tutti adesso, sei il più forte!" risponde Taranee, radiosa per quella che è in qualche modo una grande occasione per il suo amato fratello.
Lui mi tiene la mano e risponde ai complimenti che gli rivolgono sua sorella e le ragazze, mentre io non riesco a dire nulla perché ho la testa altrove. Davvero è questa la vita che mi spetta? Mentre il mio fidanzato mi tiene la mano non provo nulla, se non rimorso per quello che ho abbandonato poche ore fa. Ho dovuto, mi ripeto. Non saremmo andati da nessuna parte. Continuo a massacrarmi psicologicamente mentre Peter ci saluta ed entra in campo. Prima che la partita inizi, Will nota il mio sconforto; quello che ho non è certo lo sguardo sognante di una ragazza che assiste il proprio fidanzato in una grande occasione per lui. Con una scusa mi prende da parte e ci spostiamo di poco dagli spalti, solo io e lei.
"Che hai, Cornelia? Non sei riuscita a lasciare Caleb nemmeno stavolta?" mi sussurra.
"È proprio perché ci sono riuscita che sto così..." mormoro io.
"Mi dispiace molto... Ti starò vicina, anzi, noi tutte ti staremo vicine e vedrai che supererai questo brutto momento. Da oggi comincia la tua rinascita. Peter saprà darti tutto quello di cui hai bisogno."
"Non so se sarà così, ad ogni modo ti ringrazio." rispondo fredda.
Il nome di Peter non provoca più niente in me. L'aver rivisto Caleb mi ha ben messo in chiaro quello che provo davvero per lui, ovvero un amore di conseguenza. Non poter amare Caleb, mi ha indotto ad amare Peter, ma questo non credo sia 'amore'. Aveva ragione Caleb anche su questo, come su tutto. Lui mi conosce meglio di quanto mi conosca io. Lui è in grado di leggermi l'anima. Lui è l'unico che può rendermi felice. Ma queste cose non riesco a dirle neppure a Will; preferisco sorriderle malinconica e dirle che proverò a rinascere, come dice lei.

Torniamo a sederci dalle altre. Cerco di mostrarmi -per quanto possibile- serena con loro, illudendomi -perché so che è solo un'illusione- che col tempo questa vita mi apparterrà a pieno. La cosa che più mi fa sentire inadeguata in questa situazione è il fatto che Peter stia vincendo la sua finale, che sia così vicino al suo sogno e a me non importi nulla. Una ragazza innamorata sarebbe fiera di lui, ma soprattutto felice, perché in amore la felicità dell'uno è anche la felicità dell'altra. E questo discorso non coincide con il mio rapporto con Peter. Ho sbagliato tutto; io non ho mai amato Peter. Mi sono convinta che fosse così, in modo da poter allontanare il lancinante ricordo di Caleb, ma non lo è mai stato, e una piccola parte di me l'ha sempre saputo. Sono sempre stata innamorata soltanto di Caleb. Innamorata di un irraggiungibile desiderio che il destino mi ha privato di realizzare. Innamorata della persona che è in grado di darmi la felicità alla quale mi è vietato aspirare. Innamorata dell'impossibile.

Un fischio spezza ogni mia riflessione. La partita è terminata e la squadra di Peter ha vinto. Le ragazze si abbracciano alle mie spalle, io mi alzo e non so cosa fare. Rivolgo uno sguardo a Peter e lui mi manda un bacio con la mano, poi Taranee mi piomba addosso urlando. Mi fingo contenta, anche se sono anni luce lontana dalla concezione di contentezza. Peter esce dal campo e ci raggiunge sugli spalti. Mi prende per i fianchi e mi abbraccia facendomi fare una giravolta.
"Ce l'ho fatta, amore mio! Ce l'ho fatta!" continua a ripetermi esaltato.
"Sei stato fantastico!" rispondo io, anche se in realtà non ho visto nulla della sua partita.
"Sai, c'è una cosa che devo dirti..." riprende lui, facendosi più serio e facendomi tornare con i piedi a terra.
Mi verrebbe da rispondergli qualcosa del tipo 'Sapessi quante cose dovrei dirti io!', ma me lo risparmio.
"Cosa c'è?" rispondo dunque.
"Ecco... Alla partita di oggi ha assistito un talent scout, sai, un pezzo grosso... Nello specifico, si tratta di un osservatore per conto della squadra di basket di Oxford. Sembra che sia interessato a me e altri miei compagni per portarli con sé nella sua squadra... Giocare nella squadra di Oxford sarebbe un sogno, ma quel che più fa di tutto questo un vero sogno, è il fatto che tu presto ti troverai a studiare nella stessa città nella quale io giocherò. Cornelia, quello che sto cercando di dirti è che... Beh, se tutto va bene, dal prossimo anno potremo vivere insieme. Capisci? Dividere la stessa casa, le nostre piccole cose quotidiane... Cominciare una vita insieme! Ad Oxford, io e te, insieme! Sempre che tu lo voglia, naturalmente... Io penso che non ci sia cosa migliore di arrivare all'apice della mia carriera da playmaker con accanto una ragazza meravigliosa come te... Mi sembra un sogno tutto questo!" mi dice lui tutto d'un fiato, congelandomi all'istante.
Io lo guardo paralizzata. Sarebbe la mia occasione per resettare tutto e provare davvero a guardare avanti. Immagino me e Peter sotto lo stesso tetto, a condividere la routine come una coppia a tutti gli effetti. Devo dirgli di sì. Devo accettare, potrebbe davvero essere la mia rinascita, come dice Will. Devo, è giusto così, ma voglio? Ancora una volta le due cose non coincidono. Ciò che voglio non può essere, ciò che è giusto invece può. 'Il destino è davvero più forte del nostro amore?'; di nuovo quella domanda di Caleb mi riecheggia in testa. E mi fa fermare. Stavolta, in cuor mio, rispondo di no. Non voglio una vita con Peter, sarebbe una vita di fintà felicità ed io mi rendo conto che è meglio una vera sofferenza che una finta felicità. Non voglio fare il burattino del destino, io sono una persona che si è innamorata di un ragazzo speciale per cui vale la pena andare fino in fondo. E non posso permettere di condannare me e Caleb senza provare a lottare con tutte le mie forze. Non so a cosa andrò incontro sfidando il destino, ma non posso condividere la vita con Peter; non posso perché ho capito che non lo amo, perché non intendo ingannarlo visto che so quanto lui mi voglia bene. Peter non merita questa mia presa in giro. Amo Caleb e voglio lottare per il nostro amore insieme a lui. Insieme. Peter è ancora lì sorridente che aspetta una mia reazione alla sua 'proposta', ma io non so fare altro che scappare.
"Ehi, Cornelia! Cornelia, aspetta!" mi sento richiamare in lontananza dal vocione di Peter, e contemporaneamente mi sento seguita dagli sguardi attoniti di Will, Irma, Taranee e Hay Lin.
Ma io sono già fuori dal palazzetto; sto andando alla radura, il sole non è ancora tramontato e Caleb andrà via all'imbrunire, dunque sono ancora in tempo per fermarlo, per chiedergli di restare, per dirgli che sono pronta a lottare per il nostro amore e che sono stata una stupida a non esserlo stata da subito.

Corro frettolosamente, rischiando più volte di inciampare tra gli arbusti. Il cellulare mi squilla più volte, dunque lo spengo e lo rimetto al suo posto. So già che le chiamate sono di Peter o tutt'al più delle ragazze, ed in questo momento non voglio pensare a nient'altro che a Caleb. Non ancora ha fatto buio, sono in tempo, ma la paura di tardare all'ultima occasione che ho per riprendere in mano la mia vita mi assale prepotente. Il cuore batte forte e il fiato comincia a mancare, la radura si avvicina ma c'è ancora da avanzare. La distanza si accorcia sempre più, finché finalmente non arrivo ed il sole è ancora alto.
"Caleb!" urlo con tutta l'energia che ho.
Mi risponde solo il cinguettio di qualche passero. Forse Caleb è già andato via. Forse è troppo tardi. Comincio a piangere in preda allo sconforto, quindi entro di corsa nella caverna, sperando che magari Caleb stia dormendo lì. Ma non lo trovo, c'è solo la sua amaca; mi ci appoggio e piango. Non è ancora l'imbrunire, ma Caleb non c'è già più ed è solo colpa mia. Ho preso la decisione giusta a lasciarlo andare, giusta per tutti tranne che per noi. Quindi, per me, è stata la decisione sbagliata. Mi sono accorta troppo tardi dell'errore che stavo commettendo ed ora non posso fare nulla per rimediare.

Mi corico sull'amaca e chiudo gli occhi. Scorrono tutte le immagini della mia storia con Caleb, come se la mia mente fosse il telo dove in un cinema si proietta un film. Quel film siamo io e lui. O meglio, lo eravamo. Un film, una favola. Se eravamo una favola, io ho strappato tutte le pagine soltanto perché avevo paura del lieto fine. Illusione, cos'altro siamo stati? È stata colpa mia se quella storia non è diventata la mia vita. Mi sento a pezzi, mi resta solo il bellissimo ricordo di qualcosa che, molto probabilmente, avrei dovuto rincorrere con più insistenza per realizzare. Mi lascio cullare dal suo pensiero e vado a cercarlo in un sogno, magari per chiedergli di tornare indietro a prendermi. O forse dovrei andare io a Meridian? Certo che no. Lui ha il diritto esattamente quanto me di provare a ripartire da zero in una nuova vita, magari con Elyon. Ed io non devo più creare problemi. Il treno è passato ed io non l'ho preso. Ora devo lasciare stare le cose come stanno.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Niente paura ***


8. Niente paura

Mi sono addormentata e quando mi sveglio è praticamente notte. Vedo la mia ombra riflessa sulla parete della caverna, filtrata dai raggi di luna. La mia ombra e quella di qualcun altro. Mi volto spaventata, chiunque sarebbe potuto entrare con chissà quali intenzioni. Istintivamente urlo, ma poi mi tranquillizzo. Anche al buio so riconoscere quella sagoma, che comincia lentamente ad accarezzarmi il viso.

"Caleb..." mormoro incredula, mettendo una mano sulla sua, poggiata sulla mia guancia.
"Cornelia, amore mio..." risponde prontamente lui.
"Allora non te ne sei andato..."
"Stavo per farlo... Sai, ero andato sul lago per rilassarmi un po' prima di tornare su Meridian, poi verso l'imbrunire sono tornato qui per aspettare Vathek ed ho trovato te che dormivi sulla mia amaca... Non capivo cosa ci facessi qui, dopo il nostro ultimo incontro pensavo fosse tutto chiaro... Ad un certo punto sono arrivate Will, Irma, Taranee e Hay Lin e mi hanno raccontato che sei scappata dopo che Peter ti aveva messo in testa l'idea di una convivenza e... Beh, Will era convinta che saresti venuta qui a cercare me. E non si sbagliava. Ho contattato allora Vathek telepaticamente e gli ho detto di aspettare prima di venirmi a prendere. Stavo aspettando che ti svegliassi per capire meglio..."
Io lo abbraccio forte senza dire niente e lui, dal canto suo, non pretende nient'altro e ricambia la stretta.
"Perché sei tornata qui se ci siamo detti addio?" mi sussurra lui mentre siamo l'uno nelle braccia dell'altra.
Io mi rimetto retta e gli stringo le mani, guardandolo negli occhi.
"Perché ho sbagliato a farlo... Io non voglio lasciarti mai più! Mai più... Sono stata un'idiota, Caleb. Ma adesso sono pronta a credere in noi come avrei dovuto fare sin dall'inizio, così come ci hai sempre creduto tu. Quando Peter ha cominciato a fare progetti, ho capito che non è quello che voglio dalla mia vita. Non voglio una vita con Peter, io voglio una vita con te! E non mi interessa se siamo di due mondi opposti, non mi interessa se il destino ci respinge a priori... Io so solo che ti amo più di qualsiasi altra cosa e ripensando a quando mi hai chiesto se il destino è più forte del nostro amore, penso di sapere che la vera risposta sia 'no'. Perdonami se non l'ho capito da subito. Perdonami se sono arrivata a dirti che non sento nulla per te. Perdonami per tutto, Caleb. Voglio solo che tu sappia che, se sono in tempo, sono pronta a sfidare il destino per il nostro amore. Sono pronta a farlo con te. Io e te, Caleb. Io e te... È tutto quello che conta..." rispondo mentre qualche lacrima mi bagna le gote.
"Non hai nulla da farti perdonare... Non sai quanta felicità mi dai con queste parole... E sei in tempo, certo che sei in tempo..." mi risponde lui prima di stringermi nuovamente a sé.
"Prima però, devo sistemare delle cose..." riprendo io.
"Parli di Peter?"
"Già. Non voglio che pensi male di se stesso per non essere riuscito a tenermi con lui. È splendido, ha un cuore d'oro, ma... Ma io amo te e lui in questo non c'entra nulla. Gli parlerò e gli spiegherò la situazione per quanto sarà possibile. Glielo devo. Anche se lo farà stare molto male... Non voglio mentirgli, non voglio fingere con lui. Merita ogni bene, ma la verità è che io non sono la persona che può darglielo."
"Capisco. Prima che ti svegliassi, quando sono venute le ragazze, Taranee mi è sembrata molto arrabbiata. Sa di quello che è successo tra me e te l'altra notte?"
"Non ancora. Ma le dirò tutto, sono stufa di dovermi nascondere perché il nostro amore è considerato un male. Io invece ho capito che in realtà è il bene più prezioso al quale non devo più rinunciare... Chiarirò con Peter, con Taranee e con tutti, con chiunque sarà necessario farlo... Ed io e te sfideremo la sorte. Se tu sei con me, non c'è niente che possa spaventarmi. Ti amo, Caleb."
"Ti amo anch'io..."
Detto questo, Caleb mi tira dolcemente verso sé e mi bacia con passione e dolcezza allo stesso tempo.
"Tornerò domani, ora è meglio che risolva tutte le questioni rimaste in sospeso..." dico a Caleb subito dopo.
"Certo. Cornelia, io avrei intenzione di andare a Kandrakar dall'Oracolo insieme a te appena possibile per chiedergli a cosa andiamo incontro sfidando i nostri stessi destini... Magari lui potrà aiutarci a capire, non credi?"
"Ma certo, sono pienamente d'accordo. Ci andremo domani stesso, puoi dirlo a Vathek."
"Va bene. Ti aspetto qui, allora. A domani." conclude lui stampandomi un altro bacio sulle labbra.
"A domani." gli rispondo.
Faccio per andarmene, ma mi volto prima.
"Io non ho paura, Caleb." gli dico impulsivamente.
"Neanch'io. Vedrai che ce la faremo, insieme. Ti amo." mi risponde lui col suo sorriso fiero.
Sorrido ed esco dalla caverna. Ora mi spetta mettere a posto ogni questione della mia vita prima di scagliarmi contro il destino insieme a Caleb. Ma non ho paura.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Conti in sospeso ***


9. Conti in sospeso

Comincia a piovere mentre corro verso casa di Peter e Taranee. Non dista molto dal lago. L'odore pungente dell'asfalto bagnato si sente forte e chiaro, un po' meno forte e chiaro sento nella mia testa le idee su come spiegare tutto a Peter. Ma non importa, devo mettere un punto sulla nostra storia perché non ha un senso e mai ce l'ha avuto, nonostante Peter sia una persona meravigliosa.


Suono il citofono e risponde Taranee.
"Chi è?"
"Taranee, sono io, Cornelia."
"Sali."
Riattacca così la cornetta e mi apre il portone.
"Ciao." esordisco io mentre Taranee mi fa accomodare.
Non vedo Peter.
"Immagino tu voglia parlare con Peter." mi dice lei.
"Non solo. Penso che anche tu e le altre ragazze meritiate spiegazioni. Vi ho detto che avrei lasciato perdere Caleb per i motivi che sono noti a tutte voi ed ora... Scappo da Peter per raggiungerlo. Insomma..." rispondo io ma Taranee mi interrompe.
"Se sei venuta per scaricare mio fratello, sono più che contenta. Non si merita una ragazza che non lo ama."
"Peter non lo meritava, hai ragione. Ma voglio che sappia che questo fallimento è solo ed unicamente colpa mia. Lui è fantastico e troverà sicuramente una ragazza che saprà amarlo fino in fondo. Come purtroppo non ho fatto io. Non posso farmi una colpa se amo Caleb." continuo alzando timidamente le spalle.
"Peter è in camera sua. Va' pure a parlargli. Ma ti avverto... Lui non immagina che appena dopo la sua proposta di una vita insieme, tu sia corsa tra le braccia di un altro. Sii completamente sincera con lui, almeno questa volta."
"Lo farò, ma voglio che anche tu sappia, Taranee."
"So già tutto, anche se non lo condivido."
"No, non sai tutto. L'altra sera sarei dovuta uscire con Peter, ma in realtà sono andata da Caleb, mettendo la scusa di una cena con i miei. E... E siamo stati insieme... Voglio dire, abbiamo..." comincio a dire ma anche stavolta Taranee mi interrompe.
"Non una parola di più. Saranno anche affari tuoi e di Peter, ma io non avrei disonorato una promessa fatta ad un'amica solo qualche ora prima. Hai tradito Peter... Ma anche una promessa che avevi fatto a me. Spero solo che da oggi tu abbia tutto più chiaro. Ora, per favore, parla con Peter e vattene via. Lui avrà bisogno di stare tranquillo ed io avrò bisogno di metabolizzare questa situazione. Percui... È meglio che tu faccia in fretta." conclude molto fredda lei.
Capisco che non ci sia più nulla da aggiungere, d'altra parte Taranee non ha affatto torto, così raggiungo la camera di Peter e mi fermo davanti alla porta. Conosco bene quella casa, ancor meglio quella camera, dove io e Peter siamo stati insieme per la prima volta. Mi dispiace del dolore che dovrò dargli, ma so bene che è mio dovere farlo. Sospiro e busso.
"Avanti." mormora lui da dentro, senza aspettarsi che sia proprio io.
Apro la porta e lui mi viene incontro sorpreso.
"Cornelia, finalmente! Ma... Ma dov'eri finita?" mi dice afferrandomi le mani.
"Scusa Peter, scusami per come mi sono comportata oggi..." rispondo.
"Vieni, sediamoci qui." continua lui, facendomi accomodare sul suo letto ed affiancandomi.
"Mi rendo conto che probabilmente l'idea della convivenza è stata un azzardo, che magari è ancora presto e sto correndo un po' troppo... Capisco che tu abbia reagito così, comunque non preoccuparti, non sono arrabbiato con te... Quello che ha sbagliato sono io..." mormora lui, giocherellando nervosamente con una molla tra le mani.
"No, Peter. Tu non hai sbagliato proprio niente, anzi. Sei sempre stato troppo buono con me. Sei tutto quello che una ragazza desidererebbe. Ed io non me lo merito uno come te." rispondo io, accarezzandolo.
"Ma che dici, amore mio! Magari fossi perfetto!" risponde dunque, abbozzando un sorriso imbarazzato.
"Peter, ascoltami... Io... Io credo che tra noi sia finita." dico poi seria.
"Come?" sussurra lui incredulo.
"Mi dispiace ma... Avrei dovuto capirlo subito che io e te non siamo fatti l'uno per l'altra. Scusami."
"Se è per la proposta di convivenza, te l'ho già detto, è stato un azzardo che mi  sarei potuto risparmiare, ma non credi sia eccessivo arrivare a troncare il nostro rapporto per questa sciocchezza?"
"Non è per questo..."
"E allora per cosa? Ultimamente andava tutto a gonfie vele... L'anello al tuo compleanno, la nottata in tenda, il tuo appoggio durante il mio campionato... Cosa c'è che non va allora, eh?"
"C'è un altro, Peter. Mi dispiace."
"Un altro?"
"Sì, è così."
A queste parole, Peter si alza dal letto e si avvicina alla finestra della sua stanza. Mi da le spalle e osserva la pioggia che cade all'esterno. Io resto seduta sul letto in silenzio.
"Chi è?" mormora senza voltarsi.
"È una persona che conoscevo ancor prima di conoscere te. Avevamo avuto una relazione molto difficile a quel tempo, dunque avevamo finito per lasciarci, in maniera molto dolorosa. Dopo di lui, ho conosciuto te ed è stato solo grazie a te se sono riuscita a riprendermi da quel dolore. Soltanto che... Da qualche giorno è tornato nella mia vita e..."
"Da quanto? Da quanto va avanti? Da quanto mi tradisci?" risponde lui alzando la voce e guardandomi in faccia.
"L'ho rivisto solo qualche giorno fa." rispondo io, sperando gli bastino solo quelle parole, ma non è così.
"Cornelia, ci sei stata? Te lo sei portato a letto?" mi urla a un palmo dalla faccia.
"Perdonami, se puoi. Ieri non ero a cena coi miei. Ero con lui. Ed abbiamo fatto l'amore." mormoro appena, a testa bassa, impaurita dalla sua possibile reazione.
Peter si volta bruscamente e butta a terra un portapenne.
"Che idiota che sono stato a pensare che una come te potesse davvero amare uno come me... Che idiota..."
Mi alzo e mi avvicino a lui.
"Peter, voglio che tu sappia che non hai mai sbagliato nulla nei miei confronti. So quanto mi hai voluto bene, lo so. Non è colpa tua se sto mettendo fine a questa storia..." gli dico.
"Perché dicevi di amarmi se non era così?" risponde lui con la rabbia negli occhi.
"Pensavo veramente di amarti. Ma da quando è tornato lui, io... Insomma, non ho capito più nulla. Rivederlo mi ha reso chiaro solo il fatto che amo lui. E se amo lui, Peter, è evidente che per te non sento nulla. Davvero, mi dispiace da morire... Ma restare con te vorrebbe dire ingannarti ed io non voglio perché a te ci tengo..."
"Vattene, non voglio più vederti. Va' da lui, sparisci." mormora lui a testa bassa.
"Peter, io..."
"Sparisci, ho detto!" alza dunque la voce, così scelgo di obbedirgli e lasciarlo in pace com'è giusto che sia.

Esco da quella casa in lacrime perché mi dispiace di aver dato dolore e delusione a Peter, che di certo non se lo meritava, ed anche a Taranee. Nei loro occhi attualmente leggo qualcosa che somiglia al disprezzo, e ciò non mi piace affatto. Voglio bene ad entrambi e non sono certo felice di ritrovarmeli 'ostili' perché ho semplicemente scelto di dare ascolto al mio cuore. Per tutti è facile amare una persona e tenersela al proprio fianco, per quale motivo per me tutto questo dev'essere così tanto difficile? Ma certo, perché il ragazzo che amo non appartiene alla mia dimensione e tutti e due sappiamo di non avere futuro insieme. Nonostante ciò, però, io sento di doverci provare, di dover provare ad andare contro a tutte queste pesanti circostanze che ci 'danno per spacciati'. Forse perché questo amore non può spezzarlo niente e nessuno. Io ci voglio credere, con Caleb.

A Caleb avevo detto che ci saremmo rivisti domani, ma appena uscita da casa Cook ed avendo avuto quei difficili confronti, ho soltanto voglia di correre da lui. Così faccio, tanto ormai non piove più. Arrivo al lago e Caleb è fuori dalla caverna a guardare le stelle. Mi getto tra le sue braccia e lui senza dire nulla mi stringe forte come solo lui sa fare. Tra le sue braccia sento tutto l'amore del mondo -anzi, dei mondi-, e non c'è cosa più bella.
"Non è stato facile, Caleb..." gli dico in un sussurro.
"Lo so. Tranquilla, ora è tutto a posto. Va tutto bene!" mi rassicura lui, accarezzandomi.
"Scusa se sono tornata di nuovo qui a piangere, sono una lagna, lo so..."
"Stai scherzando? Ti scusi perché sei venuta da me? Cornelia, io sono tornato qui proprio per stare con te e dovrei lamentarmi di vederti arrivare? Piantala, dai..." mi dice sorridendo e baciandomi la fronte.
"Sì, ma piango sempre... Non faccio altro che farmi vedere piangere!"
"È normale che piangi, sapevo che tutto questo avrebbe creato parecchio dolore. Non devi farti problemi. Ma passerà, vedrai che ci prenderemo la nostra felicità, d'accordo?"
Caleb mi asciuga le lacrime ed io incastro le mie labbra alle sue. Sa sempre cosa dire per strapparmi un sorriso. D'un tratto sento un rumore brusco e mi volto d'impulso. Non posso credere ai miei occhi: Peter sbuca da un angolo buio della radura.
"Sei tu il bastardo che mi ha soffiato la ragazza, eh?" dice con tutta la rabbia che ha in corpo, rivolgendosi a Caleb.
"Peter, ti prego. Lascialo stare, lui non ha colpe... Prenditela con me, sono io che ti ho lasciato!" dico io, provando a salvare la situazione.
"Già, Cornelia. Per te nessuno ha mai colpa di niente. Peccato che io non sia d'accordo con la tua filosofia!" ruggisce lui.
"Lascia stare... Meglio che tu te ne vada Cornelia..." mi mormora Caleb, ma io non ci sto.
Lo tengo per mano davanti a Peter come per sottolineare che stiamo insieme e che lui non può farci nulla.
"Sei un vigliacco! Mi hai seguita!" gli urlo contro, infischiandomene di cosa posso provocare.
"Certo che ti ho seguita... Avevo voglia di vedere che faccia avesse questo bastardo!" ribatte Peter.
Caleb mi scosta con un braccio per allontanarmi.
"Ed ora che l'hai scoperto sei soddisfatto?" chiede allora a Peter.
"Da morire. Solo un idiota sarebbe capace di dipingersi la faccia di verde! Ma chi diavolo sei?" risponde Peter sghignazzando.
"Perché dovrei presentarmi ad un ragazzino che non riesce ad accettare di essere stato mollato? Non mi abbasso a questi livelli." continua Caleb.
"Io ti spacco la faccia, razza di idiota!" urla Peter furioso, avanzando con prepotenza verso Caleb.
Io mi metto in mezzo, ma a Peter basta una piccola spinta per togliermi di torno, dunque sferra con decisione un pugno a Caleb, che cade a terra. Io non riesco a far nulla, sono come paralizzata ad un angolo della radura, in ginocchio, terrorizzata. Peter si ripiega su Caleb e gliene da ancora, di santa ragione. Riesco soltanto ad implorarlo di smettere, ma lui sembra non sentirmi e continua a picchiare Caleb. Pugni in faccia, allo stomaco. Caleb non reagisce minimamente. Quando si ripiega su un fianco dal dolore, Peter decide di smetterla. Si avvicina con aria quasi soddisfatta a me.
"E tu mi hai lasciato per quest'idiota? Lui sarebbe quello che ami? Secondo me non hai fatto un grande affare, amore mio!" mi sussurra a pochi centimetri dalla faccia.
"Sei tu l'idiota, Peter. Mi hai profondamente deluso. Credevo fossi un bravo ragazzo, e invece mi hai fatto vedere cosa sei realmente... Uno stupido. Se pensi che facendogli del male tu mi abbia dimostrato di essere uomo, ti sbagli di grosso. Ora che l'hai picchiato va meglio? Pensi che questo episodio ti restituirà me? La risposta è no. Tu con me oggi avevi chiuso come fidanzato, mentre ora con me hai chiuso in ogni senso. La violenza non ti porterà niente nella vita. Vattene, Peter. Vattene via." gli rispondo con le lacrime agli angoli degli occhi.
Peter cambia espressione e se ne va a passo svelto. Io mi rialzo e raggiungo Caleb, preoccupata. Ha un labbro spaccato e si tiene le braccia sull'addome, dolorante.
"Caleb, santo cielo... Come ti senti?" mormoro accarezzandolo.
"Sta' tranquilla, è tutto a posto..." dice lui prima di battere un colpo di tosse.
"Tutto a posto un bel niente! Adesso ti porto all'ospedale..."
"All'ospedale? Certo, e cosa gli diciamo quando mi chiederanno i documenti? Cornelia, sono stato peggio di così moltissime volte, sono abituato. Pensi davvero che non sia riuscito a rispondere alla sua violenza? Io che sono stato il capo di una ribellione che coinvolgeva un intero popolo? Io che non ho fatto altro che combattere per anni? Semplicemente, non ho voluto difendermi. Ho pensato fosse meglio lasciarlo fare, senza fargli nemmeno un graffietto. Vedrai che adesso ci lascia in pace!" dice lui, abbozzando un sorriso mentre dal labbro gli scende una goccia di sangue.
Io sospiro e lo tiro su, appoggiando il suo busto al mio petto.
"Scusami se non sono riuscita a fermarlo, scusami se me ne sono stata in un angoletto senza fare niente mentre lui ti prendeva a pugni... Sono una stupida, perdonami..." gli sussurro.
"Sei impazzita? Non te lo avrei permesso, ci mancava solo che ti mettessi in mezzo tu, tesoro... E comunque lui non ti avrebbe fatto del male, ne sono certo. Lui ce l'aveva solo con me. È anche per questo che l'ho lasciato fare. Ascolta, aiutami ad arrivare in caverna e stendimi sull'amaca. Ho bisogno solo di sano riposo e vedrai che domattina starò benone. Dopodiché va' a dormire che la tua famiglia ti aspetta a casa."
"Caleb, sei sicuro di star bene?" insisto io.
"Ho visto la morte in faccia talmente tante volte che so riconoscere che questo dolore sia cosa futile. E poi sono tra le braccia di colei che amo, non potrei stare meglio!" mi sorride lui.
Passo un dito sulle sue labbra per asciugargli quel poco di sangue che vi esce, ed immediatamente lo bacio. So che mi sta dicendo la verità, quindi mi attorciglio il suo braccio sulla spalla ed a piccoli passi lo conduco nella caverna e dunque sull'amaca.
"Grazie, sei un angelo!" mormora appena disteso.
"Sciocchezze, tu sei un angelo... Il mio angelo!" rispondo io.
Mi chino su di lui e gli bacio dapprima la fronte, poi scendo e mi soffermo sulle sue labbra talmente precise da sembrare disegnate.
"Ora va' che è tardi..." mi sussurra poi lui, quasi come un papà premuroso.
"D'accordo. Domani sarò di nuovo da te!"
"Ti aspetto. Buonanotte, amore mio."
"Buonanotte a te..."
Ci scambiamo un ultimo bacio e vado via. Quello che Peter ha fatto a Caleb non ha alcun senso, è un gesto che mi ha dimostrato quanto sia immaturo. È chiaro che si senta ferito e tradito, ma questo non giustifica il suo aver voluto ricorrere alla violenza. Il gesto di Caleb, invece, è stato da signore. La scelta di non aver ricorso alle mani per controbattere all' 'attacco' di Peter è stato nobile, poiché se l'avesse fatto, Peter ne sarebbe uscito con le ossa rotte, visto le esperienze di Caleb. Ha preferito lasciarlo sfogare una volta per tutte, non picchiandolo a sua volta in modo da non alterare la sua rabbia verso di lui. Sono sempre più convinta di essere al fianco del ragazzo che amo, al di là di ogni confine.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'appoggio dell'amicizia ***


 10. L'appoggio dell'amicizia

Sul tragitto per tornare a casa, persa nei miei pensieri, mi squilla il telefono. È Hay Lin. 
"Pronto? Hay Lin?" rispondo.
"Cornelia? Stai bene?" mi dice lei con tono apprensivo.
"Sì, sto bene. Perché me lo chiedi?"
"Sicura? Tutto a posto?" insiste lei.
"Hay Lin, che succede?" ribalto la situazione.
"Beh, ecco... Taranee ha visto uscire di casa suo fratello molto nervoso appena dopo che si era confrontato con te, e... Beh, si è preoccupata. Suo fratello non osava risponderle al telefono e... E per orgoglio non ha voluto chiamare te. Ha preferito usare vie traverse ed ha avvertito me... Insomma, Cornelia... Va tutto bene? Tutto a posto?" mi chiarisce tutto.
Io faccio un lungo sospiro.
"Sono andata da Caleb, e Peter mi ha seguita. Non me ne sono accorta, così quando mi sono gettata tra le braccia di Caleb, Peter è spuntato fuori e lo ha preso a pugni. Comunque sta bene, stanno bene entrambi... Caleb non ha reagito alla violenza di Peter, altrimenti sarebbe stato un bel guaio... A me non è stato torso un solo capello, tranquille. È tutto a posto, credo che Peter abbia capito di aver sbagliato e... E spero che presto si riprenda da questa ira. Comunque te lo ripeto, sto bene... E anche Caleb. Ne ha passate di peggiori!" spiego così il tutto ad Hay Lin.
"Capisco... Beh, allora menomale! Sicura che a Caleb non serva nulla?"
"Sì, ha solo una ferita al labbro e qualche dolore addominale per le botte, ma... Ma mi ha detto di voler solo riposare. Ad ogni modo, domani mattina tornerò da lui e mi accerterò che stia bene."
"D'accordo. Pensi che Peter possa tornare da lui per fargli del male?"
"No, credo sia improbabile. Gli ho parlato, sono convinta che gli bastino lo sfogo di questa serata e le mie parole. Taranee ti ha detto di come stanno le cose tra me e Caleb?"
"Sì, lo sanno anche Will e Irma... Cornelia, sappi che per noi può essere solo una bella cosa, anche se non capiamo come possiate fare per cambiare quel che già è scritto... Comunque, sono questioni vostre ed è giusto che lottiate se davvero sentite che ne valga la pena. Però, cerca di capire Taranee... Non ancora lo accetta, penso sia normale perché è molto attaccata a Peter... Ma vuole bene anche a te, e il fatto di essersi preoccupata per te stasera ne è la prova. Lei non voleva che tu sapessi che era stata lei a 'segnalarmi' il tuo presunto pericolo, per orgoglio. Ad ogni modo, penso tu sappia che sarà solo questione di tempo. Anche lei presto ti offrirà il suo appoggio. Nonostante i tempi delle avventure da guardiane si siano conclusi già da un po', noi restiamo sempre una squadra. Noi cinque contro tutti, ricordi? Sarà sempre così, Cornelia. Dalle tempo. E... Per ora sappi che Will, Irma ed io ti auguriamo ogni bene con Caleb. Presto, appunto, lo farà anche Taranee, vedrai. Scusami ma devo lasciarti adesso. Buonanotte..."
Le parole di Hay Lin mi regalano un sorriso.
"Grazie di cuore, Hay Lin. Ti voglio bene... Vi voglio bene. Buonanotte anche a te." mi congedo.
Quella telefonata mi fa in qualche modo felice, dato che mi fa capire che Taranee mi vuole ancora bene, anche se non vuole ammetterlo. Torno a casa abbastanza serena. Papà mi rimprovera per aver fatto un po' tardi e Lilian se la prende con me perché rientrando a casa l'ho svegliata, ma il pensiero che domani sarò di nuovo con Caleb, fa sì che sorrida a qualsiasi piccola macchia della mia giornata. L'ho sempre saputo, lui è la mia felicità.

L'indomani, appena sveglia, corro a prepararmi per tornare da Caleb. Oggi è il grande giorno; oggi ci recheremo a Kandrakar per chiedere all'Oracolo a cosa andiamo incontro opponendoci alla nostra stessa sorte. Lui è il saggio di tutte le dimensioni, lui è l'unico che può aiutarci a capire, per quanto possibile in una situazione assurda come questa. Nel mentre in cui sto per uscire di casa, suonano al campanello. Vado ad aprire io, giacché sono 'di strada'. Sono Will, Irma ed Hay Lin.
"Ciao Cornelia, possiamo entrare?" mi sorride Will.
"Certo, ragazze. Accomodatevi!" rispondo.
Ci sediamo sul divano.
"Sappiamo che stai andando da Caleb, non ti ruberemo quindi molto tempo, tranquilla. Hay Lin te ne ha già parlato per telefono ieri, ma anche Irma ed io ci tenevamo a dirti che puoi contare su di noi." continua Will.
"Per me è fondamentale sapervi vicine nonostante questa situazione sia assurda. So bene di avervi detto che avrei allontanato Caleb, ma ho capito che non è ciò che vogliamo né io né tantomeno lui. Vogliamo provare a lottare perché non abbiamo intenzione di rinunciare l'un l'altro. Questo amore è troppo importante per lasciare che il destino se lo porti via senza provare a far nulla. Ne sono sicura." rispondo.
"Già. Senti, Cornelia... È imprudente che Caleb continui a stare in quella radura. Peter sa dov'è, e anche se sono convinta che non gli farà più del male, comunque sarebbe meglio non rischiare. D'altra parte, prevenire è meglio che curare. Ti ho portato le chiavi della casa al mare dei miei, prima di agosto non ci andiamo mai, quindi... Insomma, è un posto più accogliente di una caverna e sicuramente fa meno freddo. E poi ci sono i letti, c'è il bagno, una cucina... È una casa, santo cielo... Ed io sarei felice se Caleb si sistemasse lì. Se stai andando da lui, prendi queste chiavi, portagliele e parlagli della mia proposta. Sarei felice se accettasse, davvero. E in questo modo, tu potrai andare a stare da lui tutte le volte che vorrai in maniera indubbiamente più comoda. Che ne dici?" interviene Irma sorridente, porgendomi un mazzo di chiavi.
Io mi apro in un grande sorriso e quasi mi commuovo di fronte a quelle parole. Irma ha pensato a Caleb, si è preoccupata per lui e per me, e l'offrire un tetto in queste circostanze mi sembra un gesto meraviglioso, anche se non ho mai dubitato del suo grande cuore d'oro.
"Irma, non so cosa dire... Credo che Caleb sarà ben contento di accettare, ma intanto ti ringrazio io, col cuore in mano. Ragazze, apprezzo ogni singola piccola cosa che state facendo per me e per Caleb. Nonostante quello che lui ed io vogliamo fare è assurdo e va contro ogni cosa, io sento il vostro appoggio ed il vostro affetto e... E non potrei chiedere di meglio, davvero. Siete splendide, vi voglio bene!" dico prima di stringere tutte e tre in un unico grande abbraccio.
"E so che presto avrò anche l'appoggio di Taranee. Non potrei mai avercela con lei, è giusto che si prenda il suo tempo." concludo infine.
"Come ai vecchi tempi, dunque. Noi contro tutto!" dice Hay Lin.
"Noi contro tutto!" ripetiamo in coro.
Ci beviamo un caffè insieme, io parlo loro delle intenzioni mie e di Caleb di andare a chiarire la nostra situazione a Kandrakar, quindi dopo un buon quarto d'ora le ragazze se ne vanno, dicendomi di non accompagnarmi da Caleb per non essere di troppo.

Poco dopo esco di casa anch'io. Vado da Caleb con le chiavi della casa al mare di Irma strette nella mano, felice perché abbiamo finalmente una base per il nostro futuro insieme, anche se tutto ci fa pensare che questo futuro non potrà esistere. Ma finché ci amiamo, non c'è da aver paura. E noi ci amiamo davvero. Trovo Caleb seduto a guardare verso il lago, sembra stare bene. Appena mi vede si alza e mi da un bacio sulle labbra.
"Ho una sorpresa per te..." esordisco io.
"Vale a dire?" risponde lui sorridendo.
Gli porgo le chiavi e gliele stringo nella mano.
"Stare sotto un tetto è meglio di stare in una caverna, non credi?" continuo io.
"Che significa, Cornelia?" chiede Caleb scettico.
"Irma vuole che tu vada a stare nella casa al mare dei suoi. Attualmente è inutilizzata. Sicuramente staresti meglio; al caldo, con un letto e anche qualche scorta di cibo. E poi, sicuramente Peter non potrà rintracciarti. Non credo che sarebbe tornato nuovamente qui, ma è meglio andare sul sicuro. Allora, che te ne pare?"
"Non ce n'era bisogno, so adattarmi, questo posto andava ugualmente bene."
"Andiamo, Caleb. Non fare il forte. Non è un gesto di carità, Irma è un'amica e vuole solo darti una mano. Ed io sono pienamente d'accordo con la sua idea."
Caleb dunque annuisce.
"E va bene, ai suoi ordini. Ringrazia Irma da parte mia, ma, davvero, non era necessario."
"Caleb, era necessario eccome. Tu non chiedi mai nulla, so che sai cavartela sempre, ma penso che certe volte una mano vada semplicemente presa senza fare tante storie. Le ragazze ti vogliono bene e se fanno qualcosa per te dovresti soltanto essere contento, non credi?"
"Lo so che mi vogliono bene. Ed io ne voglio a loro. È solo che sono fatto così, non mi piace essere compatito. Sono abituato ad affrontare le difficoltà con le mie sole forze, non ho certo bisogno del lusso di una casa. Sono venuto ad Heatherfield per stare con te, non per comprarmi un attico sulla spiaggia."
"Qui non ti compatisce proprio nessuno. E comunque la casa al mare è solo una sistemazione temporanea per non farti spezzare la schiena dormendo su una massa di rami secchi. Irma non te la sta regalando, dannazione, vuole solo offrirti un luogo più confortevole. E lo fa per un amico, nonché per la persona che una sua cara amica ama. Non lo fa per carità né per compassione. Perché devi essere sempre così orgoglioso?"
"D'accordo, scusa." conclude lui abbassando la testa.
"Caleb, tranquillo. Abbracciami, dai." dico dunque io, vedendolo un po' innervosito.
Lui apre le braccia e io mi fiondo addosso al suo corpo forte.
"Ti sono passati i dolori di ieri?" continuo, ricomponendomi.
"Sì, è tutto ok."
"Sai, Taranee ieri si è preoccupata per me dopo aver visto Peter uscire di casa tanto furioso."
"In che senso si è preoccupata?"
"Ha detto ad Hay Lin di farmi una telefonata per chiedermi se Peter fosse venuto da me o da te per fare qualcosa di male. Non ha voluto chiamarmi lei per orgoglio, ma si è preoccupata affinché qualcuno lo facesse."
"Ti vuole bene. È normale che sia arrabbiata con te, è troppo legata a Peter e se lui soffre, allora soffre anche lei. Ma questo non può cancellare anni di amicizia con te. E poi Taranee è in gamba, è una ragazza intelligente e sa bene che non può farti una colpa se ami qualcuno che non è suo fratello. Le passerà."
"Ne sono convinta. Le darò il tempo di cui ha bisogno perché le voglio bene anch'io. Allora, si va a Kandrakar?"
"Sei impaziente di tornare a quella realtà, eh?" risponde lui con un sorriso sbarazzino.
"Anche. Ma la verità è che voglio mettere tutto al proprio posto al più presto possibile affinché la nostra storia funzioni. E tutte le risposte che cerchiamo molto probabilmente si trovano a Kandrakar."
"Non tutte, Cornelia. Molte le abbiamo già nel nostro cuore, ma spetta a noi trovarle."
"Tu le hai trovate queste risposte nel tuo cuore?"
"Tutte."
"E cosa dicono?"
"Che sei la donna della mia vita, nonostante tutto, nonostante tutti."
Io sorrido e lo bacio, poi resto con la fronte appoggiata alla sua.
"Anch'io credo di averle trovate. E mi dicono che sei l'uomo della mia vita, nonostante tutto, nonostante tutti."
"Molto bene. Ora possiamo andare a Kandrakar." dice lui sorridendo e strappandomi un altro bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Ingiusta chiarezza ***


11. Ingiusta chiarezza

Vathek arriva poco dopo aprendo un portale con uno strano aggeggio che, mi spiega successivamente Caleb, gli è stato donato dall'Oracolo come premio per la sua fedeltà nei confronti della congrega di Kandrakar.
"Guardiana, come stai?" mi chiede abbracciandomi.
"Sto bene, grazie Vathek. Comunque non sono più una guardiana, chiamami pure Cornelia, d'altra parte sono la ragazza del tuo migliore amico, no?" gli sorrido io.
"Già dimenticavo... D'accordo allora, Cornelia. Devo chiedervi però di andare subito via da questa dimensione, se un umano mi vedesse non so cosa penserebbe..." soggiunge lui in merito alle sue sembianza non certo consuete per il mondo umano.
"Sì, Vathek. Ora andiamo, certo." risponde Caleb dando a Vathek un'amichevole pacca sulla spalla.
"Tu sei con noi?" chiedo istintivamente io, per sapere se Vathek comprenda la nostra scelta di andare contro la previsione dell'Oracolo.
"Io vi voglio bene e voglio appoggiarvi, anche se non so esattamente a cosa porterà tutto questo. Voglio però informarvi che alla congrega non saranno di quest'avviso, per loro la vostra decisione è considerata impensabile... Ma Caleb mi ha detto che siete convinti ed anche pronti ad affrontare tutto e tutti, in primis la congrega di Kandrakar ed il suo Oracolo, dunque dovete farlo. Ed io sono qui per permettervelo. Sono con voi, guardiana! Ehm, volevo dire... Cornelia!" risponde Vathek con grande serenità nello sguardo.
Io lo abbraccio e poi mi scambio un'occhiata con Caleb che vuol dire una cosa sola: è arrivato il momento. Vathek apre un varco nel vuoto, quello è il nostro portale per Kandrakar. Vathek entra per primo, quindi Caleb ed io ci prendiamo per mano e lo seguiamo a ruota. La prima tappa di un viaggio contro tutti i limiti è davanti a noi.

È un attimo e siamo lì. Lì dove è avvenuta quella scelta che mi ha reso una guardiana. Lì dove è in qualche modo cominciato tutto. Lì, Kandrakar. Ho ancora la mano stretta in quella di Caleb mentre sento il sapore diverso dell'aria, la sensazione di vuoto, d'infinito. Ho davanti a me quel luogo ai confini del cielo che non rivedevo da un lasso di tempo che a me sembra un'eternità. La verità è che una volta che metti piede a Kandrakar, ci sarai legata per tutta la tua vita.

Vathek è davanti a me e Caleb, quasi come a volerci proteggere. Si scosta però praticamente d'immediato, presentandoci così a tutti i membri della congrega. Sono tutti lì a fissarci, a fissare me e Caleb mano nella mano con lo sguardo sprezzante di chi ha appena visto uno scandalo bello e buono.
"I signori chiedono la vostra attenzione." esordisce Vathek, per darci una mano ad entrare in un difficile discorso.
"Accordata." sopraggiunge l'Oracolo, senza fare una piega.
Caleb mi rivolge uno sguardo e poi, dopo aver sospirato, sempre tenendomi per mano, comincia a parlare.
"Sappiamo bene quello che lei ha previsto per il nostro amore, ma vorremmo provare comunque a portarlo avanti."
"È qualcosa di insensato. A meno che voi non crediate che le mie previsioni non siano attendibili." risponde l'Oracolo.
"Non vogliamo offenderla, e non crediamo che le sue previsioni siano false e prive di fondamento, ma... Ma non ci sentiamo di lasciare andare tutto via così senza fare qualcosa per salvarlo. Noi ci amiamo e teniamo al nostro rapporto." continua Caleb fiero e temerario.
"Il vostro amore non può esistere. Si tratta di un'illusione, Caleb." insiste l'Oracolo.
"Mi permetta, Oracolo... Se lei riesce a prevedere il futuro, come mai non ha previsto che io e Cornelia un giorno ci saremo rincontrati per riprovare con la nostra storia?" chiede dunque Caleb.
"Attenzione, Caleb. Io non prevedo il futuro. Io riesco a sapere quello che succederebbe se ci fosse una determinata condizione. E se tu andassi a vivere sulla terra, o se Cornelia andasse a vivere su Meridian, le cose tra voi non andrebbero. È così." risponde.
"Io ho intenzione di stabilirmi ad Heatherfield. Ed è quello che farò. Cornelia ed io siamo venuti fin qui per sapere a cosa andiamo incontro se proviamo ad infrangere un destino che già conosciamo alla perfezione. Lei forse può spiegarcelo..." riprende Caleb.
"È come giocare col fuoco. E tutti sanno che non si gioca col fuoco. Provare ad infrangere il destino è folle. Farete di tutto per impedire che accada quello che tutto intorno a voi fara sì che accada. E la cosa certa è che accadrà. Nulla si può imporre contro questa condizione. Andrete incontro ad un dolore psicologico certo. E probabilmente a rischi ancora più seri. Se non vi fermerete di fronte a nulla perché vorrete portare avanti quello che per il destino è sbagliato, lo stesso destino troverà un modo per fermarvi. Un modo drastico che non vi concederà più tentativi alcuni per riconciliarvi e ipoteticamente riprovare nuovamente. La morte, ad esempio. Rischiate grosso. In parole povere, più forzerete per far resistere il vostro amore, più rischierete. È tutto quello che dovete sapere, poi la scelta resta a voi. Io non vi sto vietando nulla, io vi sto solo dicendo come stanno le cose, senza ombre o misteri. E dovete fare molta attenzione, Caleb. Contro il destino nulla può, neppure l'amore. È tutto già scritto, che ci piaccia o no."
Caleb, a quelle parole glaciali che mi trafiggono come una spada senza pietà, mi stringe forte la mano e mi regala uno sguardo che riesce a trasmettermi rassicurazione, malgrado tutto.
"Rischiamo entrambi rischi così seri?" dice poi, mostrando -almeno in apparenza- che quelle parole non l'abbiano intimorito più di tanto, com'è invece successo a me.
"Sei stato tu colui che è rientrato nella vita della persona amata. Che lei ti abbia poi aperto la porta è altro discorso. Il destino se la prenderebbe sicuramente con te, Caleb. Cornelia è al sicuro, sei tu che sei sotto rischi sconfinati se prosegui sulla strada dell'amore. Ad ogni modo, non posso prevedere come davvero il destino voglia punirvi. Io so solo che aveva progetti molto diversi per voi due, diversi da come volete che vada voi." conclude l'Oracolo, freddo e distaccato.
"C'è altro che dobbiamo sapere?" riprende Caleb.
"Null'altro. Solo un consiglio personale, se permettete." risponde il saggio.
Caleb annuisce, dunque l'Oracolo continua.
"Lasciate andare le cose come devono andare. È troppo pericoloso. Ma se proprio non vorrete dare ascolto a questo consiglio, allora vi chiedo attenzione. Tanta attenzione. E vi auguro fortuna, anche se di fronte al destino la fortuna conta molto ma molto poco. Ora non ho davvero nient'altro da dirvi. Potete andare."
Vathek si volta ed appoggia una mano sulla spalla di Caleb in segno di conforto, quindi sorride a me. Io ricambio, ma purtroppo stavolta non posso dire che non ho paura, perché non è vero. Non più. Il destino potrebbe sottrarmi Caleb con la morte. La sua morte. Morirebbe per me, per noi. Ed io non voglio che muoia, non posso permetterlo. Lo amo, non posso lasciare che perda la sua vita per amare me. Questa vita ci vuole separati. E se non ci separeremo da noi, ci penserà la morte. Ed ecco che ricomincia l'incubo. Caleb ed io siamo come perseguitati da un'indegna maledizione. E non è giusto. Soffocare un amore non è mai giusto. Mai, qualsiasi esso sia. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Voler resistere ***


 12. Voler resistere

Caleb ed io torniamo sulla terra appena finito il colloquio con l'Oracolo. Non riesco a dire nulla, lui non mi lascia la mano ma come me resta zitto ed impietrito. Quelle parole riecheggiano nelle nostre teste come una minaccia. 'Morte' è la parola che riesco a sentire più forte, pulsare come un urlo chiuso in una stanza vuota che vuole uscire. Ed io provo a tenerlo chiuso, con tutte le mie forze.

Tornati grazie a Vathek ed il suo portale alla radura, riesco a dire a Caleb soltanto di andare alla casa al lago di Irma. Non parliamo di quello che l'Oracolo ha detto, mentre ci dirigiamo all'ingresso di Heatherfield per raggiungere la prima fermata del bus utile. Ma la sua mano non si stacca dalla mia, quasi a voler dire che nonostante tutto, io e lui siamo così, uniti in ogni caso. Non c'è bisogno di dire nulla forse, e dal canto mio, la mano non lascia quella di Caleb. Il bus arriva; c'è poca gente, Caleb ed io troviamo posti a sedere senza problemi. Stringiamo il nostro biglietto nella mano e ci prepariamo ad aspettare quasi un'ora di viaggio per raggiungere la famosa casa al mare di Irma. Io sono sempre schiva; guardo fuori dal finestrino una Heatherfield che mi appare così triste e cupa, proprio come me. Caleb a quel punto, partito il bus, si decide a sussurrarmi qualcosa.
"Capisco che sei spaventata, è una situazione difficile, ma c'era da aspettarselo..." mormora.
"Io invece non mi aspettavo un prezzo da pagare così alto. Non è giusto. Perché tutti sono liberi di stare insieme senza nessun problema e invece tu ed io dobbiamo passare le pene dell'inferno? Che abbiamo fatto di male, Caleb? Ti prego, dimmelo se lo sai, perché io me lo sono sempre chiesta ma non l'ho mai capito." rispondo io con gli occhi bassi ma il tono acceso provocato da un'ira interiore contro 'quel tizio chiamato destino'.
"Non abbiamo fatto nulla di male. Forse il nostro amore è troppo speciale per essere vissuto in maniera 'normale'. Abbiamo comunque ogni diritto di viverlo e non dobbiamo permettere che ce lo portino via." risponde lui impeccabilmente.
"Chi vuole portarcelo via?"
"Non lo so. Qui si parla di destino, diversità, previsioni... Adesso addirittura di morte. Sono tutti limiti che ci sono stati imposti. Il perché non lo so, però sta di fatto che è così. Ma a me non interessa, Cornelia. So solo che i limiti si possono superare. I confini si possono scavalcare. Non dobbiamo fermarci per la paura del futuro. Mi rendo conto che quello che ha detto l'Oracolo è terribile, come tutte le altre cose che da sempre ci ha detto sul nostro amore, ma... Ascolta, io ho rischiato la vita più di una volta. E non ho mai desiderato morire semplicemente perché non avevo fatto nulla che mi rendesse fiero di quella che era stata la mia vita fino a quel momento. La morte non mi spaventa. Una volta liberata Meridian, ho pensato che forse quella sarebbe stata una buona ragione per essere fiero di quello che avevo fatto. Per la mia gente, la mia terra, sì, per Meridian avrei dato la vita se fossi stato certo che, dopo il mio sacrificio, la tirannia sarebbe scomparsa. Ora, se provare a salvare il nostro amore costa la mia vita, io sono pronto, Cornelia. Per te darei anche più della mia vita, ma questa è il massimo che ho da offrire. Ti prego, non abbandonarmi perché hai paura che io muoia perché non è quello che vuoi. Se io ti dico che sono pronto, devi appoggiarmi, devi sostenermi. Per favore. Voglio rischiare il tutto per tutto, anche perché vivere senza di te corrisponderebbe alla mia vera morte. Sarebbe solo allora che sarei un'anima completamente annullata. Quando ti dico che sei la mia vita, è questo che intendo. Dire che senza di te non sono niente non è una frase fatta, anzi. Non c'è nulla di più vero. Se davvero non vuoi che io muoia, resta al mio fianco. E resistiamo insieme a quello che incontreremo per la nostra strada. Insieme. Ce la faremo."
Caleb mi sussurra queste frasi con un sorriso pieno di vita e lo sguardo temerario. Lui davvero non ha la benché minima paura. Lui è davvero pronto. Lui davvero mi ama. Lo abbraccio piangendo silenziosamente, un pianto soffocato da quella che è invece la mia di paura. L'Oracolo dice che potrebbe morire, come posso non aver paura? Lo sento parlare così, con la voce piena d'amore, e in un attimo la paura sembra svanire, ma in realtà è sempre lì a ricordarmi che 'non si può'. Caleb dice che questi sono tutti confini, confini immaginari che possono essere scavalcati. Lui è pronto a tendermi la mano per scavalcarli, ed io non ho paura di afferrare la mano, ma ho paura di scavalcare. Perché scavalcando possiamo cadere. E se cadendo si fa male uno, si fa male anche l'altro.
"Se però tu morissi, non hai pensato a quanto soffrirei io?" gli rispondo nervosamente, staccandomi dal suo petto.
"E se invece ci separassimo di nuovo, staresti forse bene?"
"No, ma almeno tu avresti ancora una possibilità per essere felice."
"Ti sbagli di grosso. Ti ho già detto che vale la pena di vivere solo se posso stare con te. E come non saresti felice tu, non lo sarei nemmeno io. Per di più, separandoci di nuovo, avremmo in eterno il rimorso di sapere come sarebbero andate le cose se ci avessimo provato un'ultima volta, perché dobbiamo vivere per saperlo e dunque smetterla di basarci su delle previsioni. È per questo che devi fidarti di me. È per questo che non dobbiamo avere più paura ed andare avanti. Il nostro amore vale più di ogni altra cosa." conclude Caleb.
Mi arrendo, ha ragione lui. Come sempre. Sorrido malinconica e gli lascio un bacio sulle labbra, mentre un'ultima lacrima mi accompagna ad accovacciarmi sulla spalla di Caleb ad aspettare che l'autobus arrivi a destinazione.

Il viaggio procede e si conclude in un dolce silenzio. Le lacrime non scivolano più e mi sento fiduciosa in quello che ha detto Caleb. Raggiungiamo la spiaggia mano nella mano e successivamente la casa di Irma. Caleb prende le chiavi ed apre la porta. È accogliente e ben arredata.
"Avevi ragione tu. È molto meglio della radura!" esclama Caleb sorridendo.
"Ti avevo detto di accettare senza troppe storie. Irma vuole solo darti una mano, anzi, darci. Se non avessimo il loro appoggio, sarebbe ancora più dura." rispondo io.
"Già."
Caleb si avvicina e mi prende le mani.
"Che hai?" chiedo.
"Niente. Voglio solo ringraziarti perché ti stai fidando. So quanto sia difficile."
"Mi fido perché ti amo e so quanto tu ami me. E non ti lascerò, qualsiasi cosa accada sarò sempre al tuo fianco, come tu sarai sempre al mio."
Caleb sorride e congiunge le sue labbra alle mie come solo lui sa fare. Bacia come un dio, come se venisse da un altro pianeta. Beh, dannazione, questo è vero.

Le sue mani scivolano sotto la mia camicia di seta e me la sfilano delicatamente, dunque tutto il resto viene da sé. Caleb si rende subito conto di quanto un letto nel tepore di una casa sia meglio di un'improvvisata amaca in una fredda caverna. Siamo occhi dentro occhi; i nostri respiri coincidono mentre i nostri corpi si uniscono in una sola ed unica cosa. Le sue mani vagano confuse tra i miei capelli scomposti nelle lenzuola ed io mi sento la donna più amata e fortunata del mondo. Già, anche fortunata. Fortuna sicuramente non ne abbiamo, eppure Caleb sa darmi solo sensazioni positive e non so come faccia. D'altra parte, destino o non destino, morte o non morte, comunque è un privilegio avere al proprio fianco un ragazzo capace di amare così. Senza limiti, senza paure, senza mali. Solo Caleb può essere così meraviglioso.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Ricomporre il puzzle ***


13. Ricomporre il puzzle

Telefono a Will per chiederle di coprirmi con i miei; ho intenzione di passare tutto quel che resta di questa giornata ed anche la nottata qui con Caleb e mi serve una degna scusa da presentare ai miei genitori. Voglio cogliere questa telefonata anche per informare Will di quello che è stato detto a me e Caleb a Kandrakar.
"Cornelia?" risponde prontamente Will, con la voce premurosa di chi è curioso e al contempo preoccupato per un amica.
"Ehi, Will..." accenno io.
"Siete stati a Kandrakar? Com'è andata?"
"Non bene."
"Cioè? Cosa vi ha detto l'Oracolo?"
"Nulla di nuovo, che non possiamo stare insieme. E che se non saremo noi stessi a farcene una ragione, ci penseranno 'forze superiori'."
"Vale a dire?"
"Vale a dire la morte. Caleb rischierebbe di morire in quanto è stato il primo ad opporsi al destino. E con la morte, saremo davvero ed inesorabilmente divisi."
Will rimane in silenzio per qualche istante, poi riprende.
"È... È terribile..." mormora spiazzata.
"È ingiusto." ribatto io, quasi a voler precisare.
"Cosa avete deciso?"
"Inizialmente io ero completamente destabilizzata ma Caleb mi ha subito fatto capire che non era affatto il momento di mollare. Lui dice che vivere senza di me sarebbe ben peggio di morire. E che finché non ci avremo provato, non riuscirebbe a capacitarsi che la nostra storia non ha speranze di esistere. Ed io voglio appoggiarlo. Ha ragione lui, questa storia della morte è solo una delle tante orribili cose che ruotano attorno al nostro amore, che tutti vedono come sbagliato e malato. Ma noi non abbiamo certo intenzione di vederlo come lo vedono gli altri da fuori. Per noi è la miglior cosa che ci potesse capitare, malgrado quanta sciagura si porti dietro. Siamo fiduciosi, riusciremo a vincere questa battaglia. Perché stavolta dimostreremo che l'amore, il nostro amore, è più forte del destino e anche della morte, e non viceversa."
Le parole mi vengono spontanee e decise, quasi come se le vedessi scritte in un angolo del mio cervello e le stessi semplicemente leggendo. Caleb, con la testa adagiata sul cuscino ed il petto riverso sul materasso, osserva sorridente le mie espressioni mentre ho il cellulare posato sull'orecchio e lo sguardo nei suoi grandi occhi verdi.
"Ricorda che puoi contare su di me sempre. Non lascerò te e Caleb da soli. E naturalmente nemmeno Irma ed Hay Lin. Vedrai che presto ritroverai anche Taranee dalla tua parte. Ad ogni modo, anch'io voglio essere fiduciosa; sono sicura che uscirete da questa storia felici e liberi di vivere il vostro rapporto..." riprende Will.
"Grazie, Will."
"Smettila di ringraziarmi, darvi il mio sostegno è il minimo che possa fare."
"Se non ti dispiace allora, avrei un piccolo favore da chiederti."
"Dimmi pure!"
"Sono con Caleb alla casa al mare di Irma. Vorrei restare qui sino a domattina, mi servirebbe soltanto che mi coprissi con i miei genitori. Sai, pensano ancora che stia con Peter, dovrei parlar loro, ma ora... Ora avrei solo bisogno di passare del tempo con Caleb. Spero che tu riesca a capirmi..."
"Ma certo. Ci penso io ai tuoi, tranquilla. Da' un bacio a Caleb, ora devo andare. Ci sentiamo presto."
"Sei un'amica. Ciao."
Chiudo la telefonata e mi adagio su un fianco a guardare Caleb. Dio, quant'è bello. Nudo e rilassato, innocuo e appagato, nonostante è cosciente di rischiare e non poco. A lui basta avermi accanto a sé. E lo stesso vale per me.
"Hai intenzione di restare tutto il giorno a letto?" sussurra lui.
"Se resti anche tu, non mi dispiacerebbe affatto!" sogghigno io, mentre lui mi da un giocoso schiaffetto con due dita su una guancia.
"E se facessimo una passeggiata sul lungomare? A letto torniamo stasera, no? Mi è sembrato di capire che possiamo dormire insieme e che tu devi qualche favore a Will!" ribatte, concludendo l'intervento con un sorriso.
"D'accordo!" rispondo ricambiando il sorriso.
Scosto le lenzuola e mi alzo dal letto. Un soffio di leggera brezza marina proveniente da una finestra semiaperta mi sfiora la schiena nuda, facendomi pervadere da un brivido.
"Sei bellissima." interviene lui, ancora fermo e disteso sul letto, con la testa appoggiata sulla mano aperta, sorretta dal gomito appoggiato sul cuscino.
"Dovresti dirmelo più spesso, magari anche quando ho i vestiti addosso!" replico io ironicamente, strizzandogli un occhio.
Caleb risponde facendosi una risata, dopodiché si alza anche lui. Ci rivestiamo e, dopo aver mangiato qualcosa, usciamo.

L'aria di fine maggio sul lungomare è abbastanza fresca, specie se è pomeriggio inoltrato. I miei capelli si lasciano trasportare e disordinare da quel soffio che allo stesso tempo spinge l'acqua del mare a scrosciare sugli scogli e a bagnare la sabbia del bagnasciuga. Caleb ed io siamo a piedi nudi e camminiamo mano nella mano con questa leggera brezza che ci accarezza la pelle. Non abbiamo molte parole da spendere; ci basta stare così, insieme, senza pensare a tutto il male che incombe su di noi. Il silenzio dura un'abbondante mezz'ora, finché chiedo a Caleb di fermarci un momento e dunque ci appoggiamo su uno scoglio.
"Dovrai trovarti un cognome ed una storia di vita. Dovremo pensare a farti dei documenti regolari, a giustificare il fatto che non risulti nato in nessun ospedale di questo mondo, a..." dico io tutt'un tratto, prima che lui mi interrompa.
"Shhh... È vero, dobbiamo pensare a tutto questo, ma..."
Stavolta sono io ad interromperlo.
"Ma cosa? È importante, Caleb. È importante perché io voglio sul serio che tu stia sempre qui con me, che tu viva qui e che tu faccia parte della mia vita. E non potrai farlo se non sarai a posto anche burocraticamente. Ascolta, so che queste cose sembrano scocciature inutili, ma purtroppo sulla terra è così che va. Non puoi non essere nessuno, devi avere uno straccio d'identità, e magari anche un curriculum, capisci?"
"Un curri-che?" chiede lui confuso.
A volte mi dimentico che non può comprendere certe cose, o perlomeno che non può ancora farlo a trecentosessanta gradi. Riprendo allora il discorso sorridendo con tenerezza.
"Un curriculum. Un curriculum è un pezzo di carta dove ci sono scritte le tue esperienze culturali e lavorative. La scuola che hai frequentato, magari la laurea che hai conseguito, e tutti i posti in cui hai prestato servizio e in che qualità lo hai fatto. È la tua storia professionale, diciamo. Ti serve per trovare lavoro, in modo che i tuoi ipotetici datori sappiano se tu sia in grado di ricoprire il ruolo che magari vogliono affidarti."
"Mmm. Scusami, è che non so come risolvere questa questione, allora tendo a rimandarla all'ultimo. So di sbagliare facendo così, infatti hai ragione tu. E hai ragione perché crearmi una reale identità sarà fondamentale per trovarmi un mio piccolo posto in questo mondo. Purché questo posto sia al tuo fianco." risponde lui.
Lo bacio con dolcezza, il suo senso di smarrimento di fronte a questa realtà mi intenerisce in particolar modo. Anche perché lo fa per me. Quando stacco le labbra da quelle di Caleb mi rendo conto che non siamo più soli. Scosto di poco la testa e mi ritrovo davanti l'ultima persona che mi sarei aspettata di vedere: Taranee. La guardo stranita; Caleb si accorge solo dopo aver visto la mia espressione spiazzata che Taranee è al nostro fianco.
"Taranee..." mormoro alzandomi ed avvicinandomi a lei.
"Ciao." risponde lei abbastanza fredda.
"Come mai sei qui?" chiedo io, accennando un sorriso.
"Ti devo delle scuse. Anzi, vi devo." soggiunge dopo aver scambiato un'occhiata con Caleb.
"Non credo che tu debba scusarti." irrompe lui, alzandosi ed avvicinandosi.
"E perché non dovrei farlo? Vi ho dato contro solo perché mio fratello soffriva per Cornelia. Inoltre, dovrei chiedervi scusa anche per lui... Caleb, so che ti ha preso a pugni e un comportamento del genere a mio parere non è giustificabile." continua Taranee a sguardo basso.
"Io sono stata scorretta con Peter, Taranee. Avrei dovuto lasciarlo prima di riprendere la mia relazione con Caleb, non certo dopo, come ho effettivamente fatto. L'ho tradito, ingannato. Sono stata una vigliacca, capisco tutte le ragioni che ti hanno portato a prendertela con me e con i miei intenti su Caleb, quindi sono d'accordo con lui: non devi scusarti di nulla, sono io a doverlo fare. Ho preso in giro Peter e di conseguenza anche te. Dovevo dirvi tutto dal primo momento in cui ho capito di non poter fare a meno di Caleb." continuo io, prendendole istintivamente le mani.
"Avanti, non stiamo qui a contarci le colpe. Ognuno ha fatto i suoi errori, ma ora mi sembra che sia tutto chiarito. Non importa chi deve chiedere scusa a chi, adesso importa solo il fatto che ci siamo ritrovati. Perché è così, giusto?" azzarda Caleb, ammiccando verso Taranee.
Lei sorride e poi mi stringe le mani. Sospira e dunque vuota il sacco.
"È così. Sono venuta per dirvi che ho capito che se vi amate non può essere un male per nessuno. Peter non poteva avere accanto una ragazza innamorata di un altro, perciò è giusto che tra te e lui sia finita, Cornelia. È un bene sia per lui, perché l'amara realtà è meglio della dolce bugia, sia per te, perché se tu e Caleb vi amate, la cosa più bella è che stiate insieme. Io mi sono lasciata trasportare dal sentimento, perché l'aver visto Peter distrutto mi ha fatto impazzire e mi ha fatto vedere tutto nero. Vi ho odiato solo perché vi attribuivo le colpe dei malanni di mio fratello, il che non è falso, ma sicuramente non può essere una colpa. Sono stata una sciocca. Peter adesso si è ripreso, andrà presto a giocare ad Oxford e potrà ricominciare da lì. È giovane ed ha i suoi sogni. Questa ferità gli si rimarginerà presto. E... Beh, che dire... Vi voglio bene come ve ne ho sempre voluto, e voglio aiutarvi perché immagino che non sarà facile portare avanti il vostro amore, ma... Ma io ci sono. Anch'io ci sono. Di nuovo le Witch. E Caleb, ovviamente."
Quasi mi commuovo nel sentirla parlare, dunque la abbraccio più forte che posso e il cuore mi si riempie di gioia quando lei contraccambia quell'abbraccio.
"Ti voglio bene anch'io. Grazie di cuore!" le sussurro in un orecchio.
Lei mi da un bacio sulla guancia e mi sorride. Non era molto tempo che eravamo state divise dalle nostre incomprensioni, eppure mi era mancata davvero tanto. Caleb è lì fermo a guardarci, con una mano piegata sotto il mento e lo sguardo sereno. Taranee abbraccia anche lui, che ricambia tranquillo.
"Speravo che tornassi. E se devo dirtela tutta, ne ero anche convinto. Comunque, tuo fratello è un bravo ragazzo ed io non ho nulla contro di lui. Ci tenevo a dirtelo. E... E la sua scazzottata ai miei danni è stata dettata solo dall'ira, può capitare ai ragazzi. Non porto rancore, non pensare che un giorno possa vendicarmi. Se avessi voluto fargli del male, avrei risposto ai suoi pugni quel giorno stesso, ma non mi sembrava il caso. Insomma, per me Peter non è in alcun modo un nemico. È tutto ok!" precisa Caleb sorridente.
"Grazie, Caleb. Comunque... Cos'è successo oggi a Kandrakar? Will mi ha spiegato che sareste andati per capire meglio la vostra situazione..." riprende Taranee.
Il mio viso e quello di Caleb perdono un po' della serenità che avevano ripreso in quel momento, ma teniamo duro. Ci rincamminiamo verso casa accarezzati tutti e tre dalla brezza marina mentre raccontiamo a Taranee tutto quello che vuole sapere. Ma ci sentiamo bene e vivi più che mai al pensiero di avere ritrovato l'ultimo pezzo del puzzle, quel vecchio prezioso puzzle che ci rendeva invincibili di fronte a tutto. Ora che anche Taranee è con noi, possiamo tornare invincibili come una volta.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Questione di famiglia ***


 14. Questione di famiglia

Davanti ad una tazza di tè caldo, Caleb ed io riferiamo a Taranee quella che è stata la nostra chiacchierata con l'Oracolo a Kandrakar, esponendole anche le nostre intenzioni a riguardo. Lei ascolta il tutto, dunque annuisce e, dopo aver sorseggiato il tè, posa la sua tazza e commenta.
"Fate bene a non mollare. Mio nonno me lo diceva sempre: 'Per avere l'arcobaleno devi sempre prima sopportare la tempesta.'. So che non è facile, come non lo è mai stato, ma ormai ci siete troppo dentro per tirarvene fuori... E poi vi amate. Sì, lo so, è strano che io vi parli così quando fino a poche ore fa non volevo neppure vedervi, ma..."
Sento di doverla interrompere.
"Non devi preoccuparti. Non è strano, è la cosa più naturale del mondo, sei una nostra amica e ci incoraggi. Hai avuto un ripensamento, succede, ma il nostro affetto non è mai stato messo in discussione."
"Sono assolutamente d'accordo!" irrompe Caleb con il suo solito sorriso spavaldo.
Taranee risponde con un sorriso, dunque si alza e si infila la giacca.
"Si è fatto tardi, devo andare. Grazie del tè... E di tutto il resto." dice dunque.
"Resta un altro po', ci fa piacere." la riprende Caleb, mentre io annuisco.
"Mio padre passerà da queste parti a breve, ha dovuto sbrigare una commissione qui vicino, quindi ne approfitto e torno a casa con lui. E poi, avrete bisogno di un po' di privacy, no?" conclude lei strizzando un occhio.
E così Taranee va via, lasciando me e Caleb soli. Io mi metto in cucina a sciacquare le tazze del tè nel lavello, mentre lui è sul divano a girare i canali della tv, aggeggio che sembra interessarlo particolarmente. Appena finito, mi accomodo vicino a lui e mi appollaio sulla sua spalla forte. Discutiamo un po' su quella che potrebbe essere la sua storia di vita, magari un ragazzo appena trasferitosi in città, senza lauree ma pronto a fare qualsiasi tipo di lavoro. Concludiamo la serata guardando un film, un film di un amore complicato forse ancora più del nostro, ma almeno quello è un film. La nostra è un ingiusta realtà. È allora che ci abbracciamo tra le lenzuola del letto ancora sfatto ed io mi addormento quasi subito nelle sue braccia. Darei qualsiasi cosa per starci sempre in quelle braccia, perché lì mi sento protetta da ogni male, mi sento sua, mi sento dannatamente bene. Perché è lì che percepisco tutto l'amore del mondo. E non c'è cosa più bella.

Il risveglio è ancora più bello. Mi trovo davanti Caleb con la colazione. Uno dei 'buongiorno' più belli della mia vita. Mi accorgo che amo sempre di più l'idea di un futuro con lui, che lo desidero sempre di più. Ad un tratto mi arriva un messaggio sul cellulare, di Will.
'Scusami, la copertura è saltata. Tua madre ha parlato con la mia ed è venuta a sapere che non hai dormito da me. Mi dispiace.'
So che non è colpa di Will, ma so anche che ora tartasseranno sia me che lei per sapere dove ho dormito e dove sono attualmente. In quel momento, mi accorgo che è ora di parlare alla mia famiglia, dirgli che Peter non è più il mio ragazzo perché amo Caleb.
"Che succede?" chiede Caleb, vedendomi sbuffare dopo aver letto il messaggio.
"Mia madre mi ha toppata. È ora che ti faccia conoscere i miei... È ora di iniziare a fare i conti con la realtà..." sussurro rispondendo un tranquillo 'Non preoccuparti, risolvo io.' a Will.
"In che senso ti ha toppata?"
"Ha scoperto che stanotte non ho dormito da Will e ora è normale che voglia sapere dove invece sono stata. E sono."
Caleb annuisce, dunque mi guarda come per chiedermi cosa ora io abbia intenzione di fare.
"Prendiamo il bus e andiamo ad Heatherfield. Tutti e due." continuo io.
"Vuoi farmi davvero conoscere ai tuoi?"
"Certo. Sei il mio ragazzo o no?"
"Sì, ma... Insomma, non ho nemmeno un bel vestito da mettermi, e..."
Lo interrompo.
"Caleb, a me vai bene così come sei. E andrai bene anche a loro perché mi vogliono bene. Comunque sappi che se davvero non dovessi piacergli, per me non cambia nulla."
Caleb sorride ed accetta di conoscere i miei.

Sul tragitto, mia madre e mio padre mi cercano più volte sul cellulare, ma io scelgo di non rispondere, per poi mandare un messaggio sul numero di mia madre, telegrafico.
'Sto venendo a casa a spiegarvi tutto. Tranquillizzatevi, sto benone.'
Caleb è molto agitato, non fa che chiedermi se va bene com'è vestito o com'è pettinato. Io invece sono abbastanza serena, d'altra parte mi fa piacere cominciare ad ufficializzare il mio legame con Caleb.

La fermata dove scendiamo è praticamente davanti casa mia. Arriviamo davanti alla porta e guardo Caleb, poi lo prendo per mano.
"È tutto ok. Sei pronto?" gli dico sorridendo.
Lui non dice nulla, si limita ad annuire. Suono il campanello tenendo sempre stretta l'altra mano in quella di Caleb, dunque arriva mio padre ad aprire e storce il naso alla veduta che si ritrova fuori dalla porta di casa.
"Ciao papà." esordisco.
"Dove sei stata?" ribatte lui.
"Posso entrare così ti spiego?"
Lui si mette ad un lato e fa spazio per farci entrare.
"Buongiorno signore." azzarda Caleb passando sotto il naso di mio padre, che risponde solo con un cenno di testa.
In salotto trovo anche mia madre che aspetta a braccia conserte, e trovo anche lei sorpresa nel vedere Caleb che mi tiene per mano, visto che non ha mai visto quel ragazzo prima.
"Ciao mamma." la saluto io.
"Buongiorno." segue Caleb.
"Chi è questo ragazzo?" risponde lei.
Io sospiro ed aspetto qualche istante per avere anche mio padre in stanza, poi rispondo con freddezza.
"Lui è Caleb, il mio fidanzato."
I miei mi guardano quasi attoniti, poi continuo.
"Tra me e Peter le cose sono andate male. È finita. Caleb lo conosco da molto tempo, io e lui abbiamo avuto una storia prima che io conoscessi Peter, dunque... Beh, insomma, ora ci siamo ritrovati."
Loro continuano a guardarmi con scetticismo, poi è Caleb a prendere parola.
"Signori Hale, io vorrei solo dire che amo vostra figlia, con tutto il cuore. E non voglio farle del male per niente al mondo. Sono disposto a qualsiasi cosa per stare con lei, credetemi."
'Anche morire...' penso nella mia mente mentre accarezzo la mano di Caleb per ringraziarlo delle belle parole.
"Lo amo anch'io. Ed ero con lui ieri." concludo io.
Mia madre sospira e prende parola.
"Perché non ci hai detto che tu e Peter non stavate più insieme?"
"Non ne ho avuto modo. E poi l'ho lasciato da poco, e vi dico anche che non è stato facile perché gli voglio bene. Comunque." rispondo.
"Ti sei portato a letto mia figlia?" irrompe mio padre con poco tatto.
"Papà, per favore..." lo riprendo io.
"Non importa." mi interrompe Caleb.
Mio padre scuote la testa, poi Caleb prova a dirgli qualcos'altro.
"Io le sto dicendo che amo sua figlia. Più di quanto immagina. L'amore nel letto è insignificante se solo lei sapesse quanto la amo. Io non cerco quello in sua figlia. Non sono un vigliacco, mi creda. So che voi eravate affezionati a Peter Cook, ma se Cornelia non vuole più stare con lui dovreste accettarlo. Io non gli ho rubato Cornelia, primo perché sua figlia non è merce, e secondo perché se lei ora sta con me è solo per sua volontà e non certo perché io l'ho costretta."
Mio padre non risponde e si siede sul divano. È mia madre a continuare.
"Va bene, Caleb. Ma sappi che se vedo qualcosa in mia figlia che non va, o se soffre anche solo un po'... Insomma, vedi di non far sì che accada. Per ora però, Cornelia resta qui."
Caleb scambia uno sguardo con me e poi toglie il disturbo salutando educatamente sia mia madre che mio padre. È l'ora della ramanzina, pazienza. Ma quello che ha detto Caleb mi ha fatto molto piacere. Sono contenta già solo per questo.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Confusione ***


 15. Confusione

I miei attendono che Caleb si chiuda il portone di casa alle spalle, poi si siedono al mio fianco e cominciano a farmi il terzo grado.
"Chi è?" chiede nuovamente mia madre.
"Te lo ripeto, è il ragazzo che amo. Il mio ragazzo." rispondo fiera.
"Ma dove lo sei andata a prendere? Cosa diavolo ha poi sulla faccia? È un tatuaggio idiota o cosa?" riprende mio padre.
"È... Beh, sono... Sono delle voglie, ci è nato con quelle. Ma di solito porta una leggera barba a coprirle, non è niente di che insomma..." balbetto io, non avendo troppo pensato a come giustificare un qualcosa di insolito che ai miei occhi era ormai diventato normalissimo. La barba poi, come mi è saltata in mente?
"Dove vi siete conosciuti?" chiede ancora mio padre.
"È successo circa un anno prima che iniziassi a frequentare Peter, in un locale poco fuori Heatherfield..." rispondo incerta.
"Locale? Che tipo di locale?" insiste mio padre.
"Andiamo, papà. Era un pub, una discoteca, una cosa di questo genere. Era il compleanno di Will e siamo andate lì, poi sono tornata a casa all'orario di sempre. Caleb ha origini slave, è rimasto ad Heatherfield per uno scambio linguistico, quindi per pochi mesi, e... E tra noi c'è stata una breve relazione. Poi... Poi se n'è tornato nel suo paese e non ci siamo più visti. È stato allora che ho iniziato a vedermi con Peter. Non prima che Caleb se ne fosse andato. Mi ero innamorata di lui, ma quando se n'è andato ho chiuso il capitolo e mi sono innamorata di Peter. Ma poi Caleb è tornato qui, ed è tornato per me, per restare, e... E ho capito che amo lui e che Peter è stata solo una fiammata, un piacevole ripiego sul ricordo mai spentosi di Caleb. Fine della storia, spero non abbiate nient'altro da chiedermi." dico con qualche esitazione, inventandomi le origini di Caleb e un sacco di altri dettagli, ma mantenendo reale quello che è il succo della storia.
Mio padre sospira e si alza dal divano, mentre mia madre guarda nel vuoto perplessa.
"Voglio conoscere i suoi, Cornelia. Non posso permetterti di frequentare un ragazzo del quale non so nulla." dice ancora mio padre.
"Ma Caleb qui non ha nessuno, papà. Ha vent'anni, ha una casa in affitto e vive solo, i suoi sono nel loro paese..." rispondo.
È allora che interviene mia madre.
"D'accordo, Cornelia. Mi sembra un bravo ragazzo, ma... Vogliamo conoscerlo meglio. Non possiamo farti certo una colpa se non ami il fratello di una tua cara amica, un ragazzo che per noi è una persona fidatissima... Non possiamo importi nulla, figuriamoci chi amare. Ora sei grande e sai prenderti le tue responsabilità, spero che questo ragazzo tenga a te come tu tieni a lui. Se vi volete davvero bene, per me non c'è nessun problema se continuerete a vedervi. Basta che tu sia prudente..."
Io sorrido e l'abbraccio forte, poi abbraccio anche mio padre, nonostante sia sicuramente più scettico di mia madre di fronte a tutta la faccenda. Ma va bene così, credo di essermela cavata anche stavolta. Nel momento in cui però mi appropinquo per uscire di casa, mio padre dice che per oggi è meglio che resti lì, perché ultimamente sono sempre fuori, evidentemente sempre con Caleb. È una sofferenza, Caleb non possiede neppure un cellulare con cui magari ci saremmo potuti sentire, dovrò aspettare l'indomani per rivederlo. Passo dunque la giornata al telefono con Will, Irma ed Hay Lin, raccontando come va con Caleb, ed in serata mi sento anche con Taranee. Sono contenta di aver recuperato il nostro rapporto.

Il sorgere del sole non arriva troppo tardi, faccio una bella colazione e poi, senza giustificarmi troppo con i miei, finalmente esco. Non so dove sia Caleb effettivamente, ma presumo di poterlo ritrovare alla casa al mare, così invito anche le ragazze a venire insieme a me. Ci ritroviamo tutte alla fermata del bus e ci dirigiamo alla casa al mare di Irma. Io sono serena, quasi non penso più a quanto male sia stato preveduto contro la mia storia d'amore. Sono serena perché sono felice, ho accanto a me le mie amiche, la mia famiglia (seppur con qualche piccola tensione) e naturalmente il ragazzo di cui sono perdutamente innamorata. Le ragazze ed io arriviamo dunque alla casa ridendo e scherzando, allegre e positive, quando dalla finestra intravedo Caleb seduto sul divano ed impegnato a parlare con qualcuno. Provo ad immaginare chi possa essere, visto che non rientra nella visuale dall'esterno della finestra, ma non mi viene in mente nessuno. Qui Caleb conosce solo me e le ragazze (da poco anche i miei genitori), nessun altro, dunque decido di entrare e scoprirlo. Will e le altre mi chiedono con chi stia parlando ed io rispondo loro che non ne ho la benché minima idea, dunque prendo le chiavi e le giro nella serratura della porta. La scena che mi trovo davanti mi pietrifica. Con Caleb c'è niente di meno che Elyon, proprio lei, Elyon Portrait, sovrana di Meridian e mia ex migliore amica. Colei che ha sposato Caleb. Entrambi si girano di scatto. Caleb incrocia il mio sguardo e lo abbassa, mentre Elyon ed io ci fissiamo negli occhi senza dire niente per attimi di indecifrabile lunghezza. Le ragazze sono ferme con me sul ciglio della porta, impressionate anche loro a quella visione.
"Cornelia..." è il primo sussurro di Elyon, dopo non so quanto tempo.
Non so perché ma sento di essere sul punto di piangere, sospesa tra i ricordi che mi legano a lei e la rabbia derivata dal fatto che lei abbia avuto Caleb al proprio fianco quando io non potevo neppure pensare a lui che mi si spezzava il cuore. Ad ogni modo, stringo i denti e faccio morire dentro me quell'esigenza di sfogo.
"Che ci fai qui?" è l'unico fra i tanti interrogativi che riesco a porle.
"Io... Io sapevo che Caleb era qui ad Heatherfield... Che è qui per te... Io..."
"Non me lo porterai via!" la interrompo urlando.
"Cornelia, non..." prova a dire Caleb, prima di essere interrotto da me.
"No, Caleb. Io non posso permettermi di perderti ancora. Elyon, non ti ha sposato perché ti amava. Lui non ti apparterrà mai..."
"Lo so. Calmati. Io sono venuta qui solo per sapere come sta Caleb... E anche voi... Anche te. Cornelia, ora ho un compito molto duro. Regnare a Meridian è bellissimo, ma non è facile e... Io sono cresciuta insieme a te, nella realtà terrena di Heatherfield. Sarò anche una regina, ma sono stata e sono ancora nel profondo una ragazza come voi, come te. Quando Caleb mi ha detto che gli mancavi come l'aria e che avrebbe lasciato il suo mondo solo per poterti ritrovare nonostante tutti gli avessero detto che sarebbe stato un grande male, beh... Non ti nego di aver sofferto, perché io ho amato Caleb, anche se lui non ha amato te. Ma... Ma questo suo gesto mi ha fatto capire anche un'altra cosa... Mi ha fatto capire che certi fili, certi legami non li spezzano nemmeno i confini più spessi. Io non posso tornare alla mia vita di prima, perché il regno di Meridian mi spetta di diritto ma è anche un mio dovere e non intendo abbandonare il mio popolo. Però... Beh... Volevo rivedere Caleb per l'ultima volta... E che tu ci creda o meno, anche te, nonostante so che un po' ce l'hai con me magari per la faccenda del matrimonio o tante altre cose, ma... Ma la nostra amicizia non potrò mai cancellarla dai miei ricordi. Non smetterò mai di volerti bene, te lo giuro. Credo che anche questo sia un legame speciale che i confini non riescono a sopperire... E perdonami, ma penso che anche tu in cuor tuo hai questa stessa idea. Ecco, questa è la verità. Tranquilla, me ne andrò subito."
Io mi perdo dentro il suo discorso fatto di scuse e di rimpianti; mi sembra il discorso più sincero che abbia mai ascoltato. Hay Lin si avvicina a Elyon e la abbraccia, dicendole che le fa piacere rivederla, dunque Irma e Taranee fanno lo stesso, mentre Will ed io non ci muoviamo dal ciglio della porta, ancora intente a realizzare che Elyon è davanti a noi. Caleb è fermo, seduto sul divano, e mi guarda come per chiedermi cosa debba fare. È poi Will a dire qualcosa, ancora scettica e attaccata al portone.
"Come vanno le cose a Meridian, Elyon? Come sta il popolo?"
"È tutto a posto, Will. Ed è stato tutto merito vostro. Anche se non c'è più un re al mio fianco, il popolo mi è fedele sempre. Ed io lo sono a loro." risponde lei.
"Il fatto che Caleb abbia lasciato il trono non vuol dire che abbia tradito la sua gente. È stato colui che si è maggiormente battuto per il popolo, è stato più di un re già molto tempo prima di sposare la regina. E sarà sempre legato a Meridian." aggiungo io, cogliendo nelle parole di Elyon una -forse involontaria- provocazione.
"Io non volevo dire questo..." si giustifica lei.
"Sì, invece. Elyon, sei venuta qui per creare contrasti tra me e Caleb, vero? Magari sei tu quell'avverso scherzo del destino che potrebbe portarci alla separazione... Magari sei tu l'origine di tutti i nostri problemi... È così, no?" ribatto io, nonostante mi rendo conto di stare insinuando certe idiozie soltanto perché non riesco ad accettare di volerle ancora un bene dell'anima -perché mi sono resa conto anche di questo-.
Caleb mi implora con delle occhiatacce di smettere di attaccare Elyon in quell'ingiustificato ed orribile modo, ma io continuo con quelle mie parole che la lacerano nel profondo dei suoi sinceri sentimenti. Il mio rancore ed il mio orgoglio troncano quell'amicizia così lontana eppure così vicina che sembra non valga un soldo, mentre invece -almeno una volta- valeva oro. E magari poteva ancora valere tanto. Elyon abbassa la testa vergognata e mortificata, iniziando a piangere. Will mi guarda quasi sprezzante, sussurrandomi di aver esagerato e dunque va ad abbracciarla. Le altre ragazze restano in disparte, ormai completamente confuse dalle mie parole, mentre è lo sguardo di Caleb a colpirmi maggiormente. Mi guarda scuotendo la testa, quasi a volermi dire che ho sbagliato a parlare così. Lo fa perché ha ragione lui, perché Elyon non meritava tutto il male che le ho riversato addosso, ma nei suoi occhi c'è anche l'espressione di chi non riconosce la persona che sa di conoscere meglio della sua stessa vita. Non so cosa mi sia preso, giacché seppellisco subito quest'idea che so che corrisponde perfettamente al vero, e la sostituisco con la convinzione che Caleb mi abbia guardato così perché tiene ancora tanto alla 'sua regina', forse troppo. D'un tratto esplodo di gelosia ed esco dalla casa, confusa e spiazzata dall'aver rincontrato Elyon. Caleb mi rincorre chiamandomi per nome, dunque mi raggiunge e mi afferra per un braccio.
"Si può sapere che diavolo ti è preso?" mi dice.
"Ed io posso sapere perché hai accolto Elyon a braccia aperte?"
"Non vedo perché avrei dovuto ripudiarla. Lei non mi ha fatto mai nulla di male, anzi, semmai il contrario. E poi che cosa ne sai di come io l'abbia accolta? Non c'eri quando è arrivata... E comunque niente ti dava il diritto di parlarle in quel modo. Sei stata scorretta con una persona che ti ha sempre voluto tutto il bene del mondo..."
"Non c'ero quando è arrivata perché stavo inventandoti una vita per raccontarla ai miei genitori, per convincerli a darmi il permesso per frequentarti, cosa che avresti dovuto fare tu... Ma poi ti vedi? Io mi spezzo in due, metto in discussione tutti i legami della mia vita per stare con te nonostante non sembri esserci nulla di buono in tutta questa storia e tu che fai? Tu te ne stai solo soletto con colei che hai sposato a parlare in tutta tranquillità, senza preoccuparti di me che sono a giustificare tutte le tue stranezze ai miei genitori... E continui imperterrito a difenderla..."
"Ma ti rendi conto di quello che dici? Sei gelosa di Elyon? E poi... Come puoi dire che non c'è nulla di buono in tutta questa storia? Il nostro amore non vale più nulla, Cornelia? Ti ricordo che io mi sto giocando la mia stessa vita per stare con te... Non parlare così, o per me è una grande offesa oltre che un duro colpo al cuore..."
Non riesco a dire nulla. Caleb conclude il suo discorso con lo sguardo pieno di delusione.
"E sappi che se ora te ne vai... Beh, ricordati di non dare colpe ad Elyon, a me o al destino se abbiamo litigato. Mi dispiace, Cornelia, ma stavolta è solo colpa tua."
Caleb resta fermo e mi guarda dritto negli occhi, mentre io non riesco a fare altro se non andarmene, senza voltarmi. Chissà dove, chissà perché. 

So di sbagliare, so che Caleb ha ragione, ma non voglio tornare sui miei passi. Mi sono resa conto di essere ancora fortemente legata ad Elyon, ma non voglio accettarlo, forse perché lei ha sposato il ragazzo di cui mi sapeva alla perfezione perdutamente innamorata, forse perché quasi d'improvviso si è allontanata dalla mia -dalla nostra- realtà ed io non ho saputo metterlo in conto, forse perché non posso più averla come 'la mia migliore amica'. Negli ultimi giorni sono sotto pressione, il ritorno di Caleb, dell'amore di una vita, misto a tutti gli inconvenienti con Peter e Taranee, allo stress delle ennesime pessime previsioni dell'Oracolo, le tensioni con la mia famiglia, ed ora anche Elyon... È arrivato il momento in cui ho perso il filo della ragione, il momento in cui ciò che voglio e ciò che deve essere si sono scissi e rimescolati come un onda infranta su uno scoglio. Ed io non sto capendo più nulla. Ho bisogno di stare un po' sola, di capire prima di tutto me stessa e poi tutto ciò che ho intorno. Spero che questa mia confusione sia normale dopo aver affrontato un periodo così particolare e ricco di imprevisti e naturalmente, con tutto il cuore, spero che questo non comprometta il mio rapporto con Caleb, perché quello sarà sempre il sogno della mia vita, e nessuna confusione o tensione potrà mai cambiare quest'idea. 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1288205