The Cycle of Seasons

di elaisa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Autunno - Il Bambino Sgraziato ***
Capitolo 2: *** Primavera - Il Ragazzino Dinoccolato ***
Capitolo 3: *** Estate - L'Adolescente Diverso ***
Capitolo 4: *** Inverno - L'Uomo Felice ***



Capitolo 1
*** Autunno - Il Bambino Sgraziato ***


Autunno
Il bambino sgraziato.


Note dell’autrice:

Cos’è questa fic?
Vi starete chiedendo.
O meglio, cos’è questa raccolta di fic?
Sono mie fantasticherie, spaccati dell’infanzia e della crescita del nostro piccolo L dal passato sconosciuto (o almeno io non mi sono spoilerata niente dall’episodio 23 in poi, quindi se viene detto qualcosa e non lo sapevo non mi linciate XD).
Mi piaceva segnare i punti salienti della sua crescita, cercando di capire perché, ad oggi, il nostro L è così.
E ci ho semplicemente provato.
Quindi, ringraziando ancora Liz per avermi ispirata con il tema per Frammenti, vi rimando alla lettura della prima stagione, nella quale troviamo il nostro L bambino (contate circa 6 anni, sì).
Per altro vorrei specificare che, per me che le ho scritte, secondo me questa è la più bella!

ATTENZIONE! POSSIBILITA' DI SPOILER SUL VERO NOME DI L!

***

I bambini erano cattivi con lui.
A scuola lo prendevano in giro, e nessuno l’aveva mai invitato a casa propria per giocare.
Nessuno voleva essere suo amico.
Lui ci aveva provato a fare amicizia, ma quando si avvicinava ai suoi compagni, loro ridevano; non sapeva perché quindi aveva dedotto che, ogni volta che si avvicinava e loro ridacchiavano, doveva succedere qualcosa di divertente che lui non vedeva.
Però una volta aveva deciso di dirlo alla maestra che non lo facevano giocare.
Forse lei avrebbe potuto costringerli ad essere suoi amici; però, quando si era avvicinato, lei parlava col maestro dei bimbi grandi.
Le aveva tirato la gonna per richiamare la sua attenzione.
I due adulti l’avevano guardato e lui si era sentito tanto in imbarazzo per averli disturbati; non si dovevano mai interrompere i grandi, quando parlavano: gliel’aveva detto la Signorina del pulmino giallo, quella che gli dava le caramelle.
Aveva cercato di parlare, ma si vergognava davvero tanto…
Il maestro dei bimbi grandi aveva fatto una faccia strana e aveva detto:
"Che bambino sgraziato."
La maestra aveva riso.
Lui non lo sapeva cosa voleva dire sgraziato, però non pensava che fosse una bella parola.
Suonava così male.
Si era arrabbiato allora, ma quando aveva provato a dire qualcosa, la maestra gli aveva intimato di andare fuori a giocare con gli amichetti.
"Ma io non li ho gli amici." Voleva dirle.
"Gli altri bambini sono cattivi con me, non mi fanno giocare."
Ma la maestra si era rimessa a parlare col maestro e non lo considerava più; lui era uscito, deluso e sconsolato.
Si era seduto sui gradini dell’entrata da solo, e aveva guardato gli altri giocare insieme.
I bambini con lui erano cattivi, e anche i maestri lo erano.
Erano tutti sgraziati, ecco.
A lui piaceva solo la Signorina del pulmino giallo, quella che gli sorrideva sempre.

Un giorno poi l’aveva saputo perché i suoi compagni di scuola lo prendevano in giro.
Aveva provato a fare amicizia con la bambina dai capelli castani; gli piaceva quella bambina, così le aveva raccolto una foglia ancora verde dell’albero alto del cortile, arrampicandosi fino in cima, ed era andato a regalargliela.
Ma lei non l’aveva voluta e, dopo averla gettata a terra, l’aveva pestata con le scarpine di vernice.
A lui era venuto da piangere; ma i maschi non devono, no?
Voleva picchiarla quella bambina, però era arrivato il bambino rosso, quello con le lentiggini, e aveva detto:
"Perché ci parli? Non lo sai che non ha né il papà né la mamma, e viene a scuola col pulmino giallo?"
Allora la bambina dai capelli castani aveva riso e, dopo averlo salutato con la manina paffuta, se n’era andata a giocare col bambino rosso e lentigginoso.
Lui era tornato a sedersi sul gradino davanti all’entrata; una foglia gialla e arancione cadde dall’albero alto e si posò ai suoi piedi.
La sbriciolò col piedino, mentre le lacrime pungevano dietro agli occhi.
Gli altri bambini non erano cattivi con lui.
Erano solo tremendamente ingiusti.



***


Disclaimer:

I personaggi di questa storia non mi appartengono, in quanto creazioni di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, i quali ne detengono i diritti.
Non traggo alcun beneficio dalla pubblicazione della storia.

Credits and Thanks:

Si ringraziano per questa raccolta di flash fic:
- Liz aka Chii, aka Mikayla, aka "I milleduecento" nick name che ha ( XD) per aver ispirato, con il suo ultimo tema per la WC di Frammenti (Link ) quest’anima desiderosa di scrivere e scrivere e scrivere su DN, e che mi ha dato il suo beneplacito per ispirarmi.
- L , che è un amore!
- Me medesima che si è impegnata tanto nella creazione e nella progettazione di questa raccolta.
- Boll, Solarial e Melchan che hanno recensito la mia precedente flash fic *__*

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Capitolo 2
*** Primavera - Il Ragazzino Dinoccolato ***


Primavera
Il ragazzino dinoccolato.


Note dell’Autrice.

Eccoci arrivati alla seconda stagione di questa raccolta.
La Primavera, dove tutto nasce e fiorisce.
Ci troviamo davanti ad un L più grande, un L di, all’incirca, 11 o 12 anni.
Buona lettura.

ATTENZIONE! POSSIBILITA’ DI SPOILERARSI IL VERO NOME DI L.


***


I suoi compagni erano tutti stupidi.
Anche gli insegnanti lo erano.
Lui non capiva perché ogni volta che faceva a pugni doveva essere sempre sua, la colpa; erano gli altri che lo prendevano in giro, lui si difendeva e basta.
Gli piaceva picchiare i bambini e terrorizzare le bambine; era un modo che rendeva più semplice la convivenza con le altre persone.
Un tacito accordo nel quale loro non avrebbero mai finito di prenderlo in giro e lui non avrebbe mai smesso di picchiarli.
E di finire in presidenza ad ascoltare la predica dal preside pelato.
"Lawliet finirai in carcere appena uscito da qui." Gli diceva sempre quel vecchio stupido.
Lui ogni volta annuiva e si fingeva dispiaciuto, mentre dentro di sé non vedeva l’ora di poter far sanguinare ancora il naso al ragazzino rosso e lentigginoso per averlo chiamato strambo.
Era uscito in cortile e si era seduto sul gradino dell’ingresso.
Il profumo dell’albero di mimosa gli entrava nel naso, tanto da farlo starnutire.
Etchiù.
Si era asciugato il moccio con la manica della maglietta sporca di terra ed era tornato a bearsi della brezza primaverile e del profumo dei fiori; quell’odore gli ricordava la sua mamma…
"Salute."
La ragazzina castana gli si era seduta a fianco e lui non se n’era nemmeno accorto; le femmine gli facevano impressione.
Ed era seccante dover sempre rendere conto di qualcosa a qualcuno; e lui se lo ricordava che lei aveva calpestato la sua foglia verde.
"Lawliet, a me piaci." Aveva continuato lei, imperterrita nella sua scocciatura. "Perché non ci fidanziamo?"
Lui aveva trattenuto una faccia schifata.
Pazza.
"A me non piaci, però." Aveva terminato.
La ragazzina castana c’era rimasta male perché si era lasciata sfuggire un semplice Oh, prima di abbassare lo sguardo.
"Ti piace Karen?" Aveva domandato poi, stringendo tra le dita il fiocco della gonna rossa.
"No." Aveva risposto lui, seccato.
Si era girato a guardarla, dopo quell’affermazione; aveva un faccino affranto e desolato, come se avesse avuto un rimprovero dalla mamma.
Lui non lo poteva sapere con esattezza però, perché un rimprovero dalla mamma non l’aveva mai ricevuto.
"Non mi piacciono le persone. A me non piace nessuno."
Meno la Signora del pulmino giallo, quella che ogni mattina gli diceva di fare il bravo a scuola.

La ragazzina castana l’aveva cercato anche all’uscita da scuola, ma lui era scappato via ed era andato di corsa sul pulmino.
Non gli piacevano le femmine.
Quando era salito dentro aveva cercato la Signora del pulmino, quella che l’aiutava sempre con la cartella, ma non c’era.
Era stata sostituita da un omone puzzolente che l’aveva guardato storto.
"Siediti e sta’ zitto." Gli aveva detto, continuando a fumare una sigaretta che gli aveva fatto lacrimare gli occhi.
"La Signora?" Aveva domandato allora, con voce malferma.
"E’ stata licenziata." Aveva risposto.
Improvvisamente aveva sentito la solitudine stringersi attorno al cuore e le lacrime pungere le palpebre.
Adesso non aveva più nemmeno la Signora del pulmino giallo, quella che era stata la sua unica amica.


***


Disclaimer:

I personaggi di questa storia non mi appartengono, in quanto creazioni di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, i quali ne detengono i diritti.
Non traggo alcun beneficio dalla pubblicazione della storia.

Ringraziamenti:

- Solarial e Melchan che hanno speso un po’ del loro tempo a leggere e recensire ‘Autunno’; vi ringrazio davvero infinitamente, perché i vostri commenti non solo mi hanno fatto un piacere immenso, ma mi hanno anche un pochino commosso.
- Boll, la quale mi ha detto che la fic le è piaciuta tanto e per me questo può essere solo immensamente gratificante.
- Vari ed eventuali lettori nell’ombra.

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Capitolo 3
*** Estate - L'Adolescente Diverso ***


Estate
L’adolescente diverso.


Note dell’Autrice.

Avrei voluto aggiornare domani, con quattro giorni regolari di distanza, ma siccome è Pasqua (e io odio la Pasqua XD) faccio un regalino alle persone che hanno gradito la Raccolta.
E passiamo, quindi, alla terza (e penultima) stagione di questa raccolta.
L’Estate, dove il caldo torrido infiamma gli animi, e li impigrisce. XD
Ci troviamo davanti ad un L più grande, un L liceale.

ATTENZIONE! POSSIBILITA’ DI SPOILERARSI IL VERO NOME DI L.

***


Nessuno era stato in grado di batterlo agli esami finali.
Aveva vinto su tutti, ottenendo il massimo dei voti in ogni materia.
L’adolescente rosso e lentigginoso, fidanzato con l’adolescente dai capelli castani, era stato bocciato e lui avrebbe voluto riderne, se così facendo non fosse andato contro se stesso.
Se lo ricordava com’era prima, quando tutti lo prendevano in giro perché andava a scuola col pulmino giallo; ricordava il dolore e la sofferenza provata nel sentirsi preso in giro per cose di cui non aveva colpa, e l’ingiustizia degli altri che si sentiva addosso tutte le volte che ridacchiavano di lui senza curarsi che li sentisse o meno.
Lui non era come loro.
Essendo superiore in intelligenza ed in forza fisica, lui non prendeva in giro nessuno.
Nemmeno quell’adolescente grassa e brutta che gli aveva detto di amarlo due settimane prima.
Si accontentava di dimostrare ai suoi compagni, quelli che continuavano a prenderlo in giro per come si sedeva, che si erano sempre sbagliati; che l’essere orfano ed essere aiutati dall’assistenza sociale non era un reato.
Che passare l’infanzia in un orfanotrofio dove spesso, ogni cosa che gli veniva data era di quarta o quinta mano, non indicava che lui non potesse essere un vincente.
Che essere stato adottato e cresciuto come se fosse il figlio di una donna che non era la sua vera mamma, non significava che non potesse ricevere affetto.
Si era fortificato.
Aveva raggiunto quella consapevolezza un paio d’anni prima, quando aveva constatato che niente poteva più toccarlo, e che era in grado di prevedere ogni presa in giro che gli veniva rivolta; così si era chiuso in se stesso, e, studiando come un dannato, aveva fatto vedere di cosa davvero era capace L Lawliet.
Aveva vinto lui, alla fine.
Si portò un avambraccio alla fronte per proteggersi gli occhi dal sole estivo, mentre il vento caldo gli solleticava i polpacci scoperti dai pantaloni corti.
Si sedette sulla panchina all’ombra fuori dalla scuola, in quel suo modo strambo che non piaceva a nessuno, e aspettò che l’adolescente rosso e lentigginoso, quello che era stato bocciato, arrivasse correndo verso di lui.
"Lawliet, complimenti per gli esami." Gli disse.
Lui si era voltato dalla parte opposta, aspettando qualcuna delle sue frasi pungenti, mirate a ricordargli che non tutti nascono fortunati.
"Più tardi festeggiamo la fine della scuola, tu vieni?" Domandò.
"No, a me non piacciono le feste con tante persone." Rispose.
"Ma dai, potremo non vederci più per il resto della nostra vita!" Esclamò l’adolescente rosso, quello pieno d’acne.
"Oggi ho il funerale della Signora del pulmino giallo." Concluse.
Dopo quell’affermazione si era alzato, infastidito dalla presenza del compagno, e si era diretto verso casa.
Quella che la Signora del pulmino giallo, che era sempre stata tanto buona e gentile con lui, che l’aveva adottato regalandogli il calore di una famiglia, che gli aveva permesso di andare al college, e che era stata l’unica che gli aveva voluto bene, gli aveva lasciato in eredità dopo la sua morte.


***


Disclaimer:
I personaggi di questa storia non mi appartengono, in quanto creazioni di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, i quali ne detengono i diritti.
Non traggo alcun beneficio dalla pubblicazione della storia.

Ringraziamenti:
Trovo dunque doveroso ringraziare le persone che mi hanno letto e che mi hanno lasciato un commentino.
- Rowina aka Claudia. Tesorina, visto che questa volta te l’ho dato il preavviso? *__*
Mi onora molto la tua recensione, e mi ha commossa inevitabilmente.
- Solarial aka Lucy. Anche per te vale quello di cui sopra, la commozione e il gradimento estremo per la meravigliosa recensione, che ti ho comunicato anche tramite MP.
- Tsubaki. Sapere che secondo la tua opinione me la sto cavando bene col personaggio mi fa un piacere che il Dio Fight solo sa. Giuro, era la mia più grande preoccupazione non riuscire ad essere in linea con l’ "L grande" che conosciamo, per questo motivo la tua recensione è stata davvero graditissima.
- Vari ed eventuali lettori nell’ombra.

Avviso ai lettori.
Volevo annunciare ai lettori che ho in cantiere una Spin Off sulla stagione "Primavera" e una su quest’ultima "Estate".
Saranno pubblicate al di fuori di "The Cycle of Seasons".

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Capitolo 4
*** Inverno - L'Uomo Felice ***


Inverno
L’Uomo Felice.


Note dell’Autrice.

Eccoci giunti al termine della raccolta.
Inverno, la stagione dove il cielo è cupo ed il freddo screpola le mani.
Un altro stadio della vita di L, il mio maritozzo (a scanso d’equivoci: non sono disposta a cederlo nemmeno sotto pagamento in contanti o assegno XD), un L adulto che cerca il suo scopo.
Devo dire che, pubblicando l’Inverno, sento un po’ di malinconia assalirmi.
Questo perché mi dispiace molto lasciare questo L che abbiamo visto crescere e che ho immaginato così nitidamente che ho dovuto provare a passare le mie immagini anche a voi, oh lettori.
Però, il fatto di poter scrivere delle Spin Off di queste flash fic mi consola molto; m’impegnerò affinché questo nostro L non ci lasci, almeno per un altro po’.

Vi abbraccio tutti, e vi ringrazio infinitamente di aver seguito L crescere con me.
Commossamente vostra...
Ely.

Attenzione! Possibilità di spoilerarsi il vero nome di L e blablabla.


***


La pioggia batteva sul vetro in maniera insistentemente fastidiosa, e il vento sferzava gli alberi; poteva vederli, dalla finestra, piegarsi in quella danza macabra e triste.
Lui aspettava, sorseggiando un caffè e mangiando una fetta di torta alle fragole.
Non erano buone, quelle fragole.
Non sapeva nemmeno lui perché aveva accettato di vedersi con quell’uomo che gli aveva telefonato, ma indubbiamente era stato un clamoroso sbaglio; le persone non gli piacevano, e sicuramente avrebbe preferito restarsene seduto sul letto in quel suo modo strano, quello che non piaceva a nessuno, finché non fosse venuta sera.
Lui stava abbastanza bene ora che aveva trovato una facoltà da frequentare, e che poteva studiare da casa con il computer che si era comprato, quello con la L strana al centro dello schermo.
Nonostante questo però, c’era qualcosa che non gli piaceva, a parte le fragole e la prospettiva di doversi incontrare con qualcuno, ma esattamente non sapeva cosa.
Forse si sentiva sprecato.
La vita del poliziotto non faceva per lui: non voleva andare a fare le retate o a pattugliare le strade in divisa; non gli piacevano gli abiti formali, per questo ne indossava sempre di comodi.
Gli sarebbe piaciuto lavorare nell’ombra come il burattinaio, quello che muoveva le fila delle marionette.
Mentre buttava giù l’ennesima fragola addolcita dalla panna della torta, il campanello suonò stizzoso e lui sobbalzò sui talloni: non gli piaceva il suono del campanello di quella casa che aveva comprato, vendendo quella della Signora del Pulmino giallo.
Si alzò svogliato per andare ad aprire; sulla soglia c’era un uomo con un lungo impermeabile e un cappello a tesa larga.
Nessuno dei due aveva detto niente; lui si era limitato a farlo entrare e ad indicargli dove poteva appendere il cappotto, poi era tornato a sedersi al suo tavolo e a dedicarsi alla torta.
Non era buona.
"Mi chiamo Watari." Disse l’uomo, sedendosi di fronte a lui. "E tu sei L Lawliet. Giusto?"
Aveva annuito, con quel suo fare di sufficienza che aveva sempre riservato a coloro che lo prendevano in giro.
"Ho sentito molto parlare di te, ed ho una proposta da farti…"

Il caso era stato chiuso con inaspettata solerzia.
Fin troppo semplice.
Non si era divertito.
L’uomo rosso con le lentiggini e la donna coi capelli castani non erano stati molto furbi e si erano fatti scoprire subito.
Ma la polizia non la pensava così, perché gli avevano fatto tutti i complimenti, inneggiando alle sue capacità incredibili e alla sua bravura come detective.
L’aveva sentito dal computer con lo schermo bianco, quello con la L al centro.
Faceva il detective agendo nell’ombra, da dietro lo schermo di un computer portato da Watari, che si era offerto di essere il suo assistente.
Operava per la giustizia, quella che non aveva mai avuto, sfruttava le sue capacità deduttive senza reprimersi, e aveva ottenuto, suo malgrado, fama mondiale.
Tutti volevano il famigerato L.
Chiunque chiedeva la sua collaborazione per i casi più difficili.
Lui era il migliore.

E aveva vinto.


***


Ringraziamenti di fine fic.

Oltre a tutti coloro che hanno letto nell’ombra e che non hanno lasciato recensioni di alcun tipo (e che io apprezzo sentitamente lo stesso) voglio ringraziare chi, invece, ha speso del tempo a commentare la raccolta.
Indistintamente vi ringrazio tutti quanti, perché le vostre recensioni mi hanno fatto piacere al punto da commuovermi.
Vi ho cercato anche in via privata, nelle mie possibilità, pur di ringraziarvi, per cui farò un elenco semplice, tanto ciò che avevo da dirvi, ve l’ho già detto.
In ordine:
Rowina, Tsubaki, Melchan, Solarial, Lupus e Mosa; se avessi dimenticato qualcuno me ne scuso e provvederò a ringraziare privatamente nell’immediato.

Ci tengo inoltre a ringraziare TUTTI coloro che hanno letto e recensito "It hurts to say Farewell". Anche lì vi ho cercati in privato per ringraziarvi, se avessi dimenticato di ringraziare qualcuno, per favore perdonatemi che non l’ho fatto a posta!
Un ringraziamento inoltre anche a Naco Chan e Hikary90 che, andando un po’ a ritroso con le storie, hanno lasciato un commento a "Inside our Black Chamber".
Mi avete tutti molto commosso.

Disclaimer:

I personaggi di questa storia non mi appartengono, in quanto creazioni di Takeshi Obata e Tsugumi Ohba, i quali ne detengono i diritti.
Non traggo alcun beneficio dalla pubblicazione della storia.


Detto ciò, signori e signore "The Cycle of Seasons" è ufficialmente conclusa.
Vi lascio, con una lacrimuccia, mentre clicco il "no" del "completa" per farlo divenire un "sì" e vi saluto con la manina.
Spero che c’incontreremo presto tra le pagine delle Spin Off.



Modifica del 27/12/2007


La storia ha recentemente vinto un award (il sesto, riguardante la categoria Death Note)per l'iniziativa di Criticoni di Caccia alla Storia. QUI trovate l'iniziativa, QUI il post con l'assegnazione degli Award.

Grazie a tutti coloro che mi hanno votato (il 71% delle preferenze non è stato assolutamente poco, davvero!).

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