Who's gonna make you fall in love? - My teacher.

di to_see_you_smile
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** "Capitolo otto." ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***
Capitolo 18: *** Capitolo diciasette. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

                                                            " Who's gonna make you fall in love.

                                         I know you got your wall wrapped on all the way around your heart

                                                                    You're not gon' be scared at all, oh my love

                                                              But you can't fly unless it lets ya,

                                                                                                                You can't fly unless it lets ya, so fall. "



                                   

Furono quelle melodiche parole a svegliarmi quella mattina.
Quotidiatamente sentivo il bisogno di ascoltarlo, di amarlo. Era come diventata una droga per me, però al contrario delle verie e proprie droghe, questa mi faceva vivere, non mi lasciava morire.
Sbadatamente, come tutte le sere, mi ero addormentata con le cuffie nelle orecchie.
In quel periodo non avevo una mamma che mi potesse svegliare dolcemente la mattina, magari con qualche pankake e tè. Io avevo solo la sua voce e a me bastava quello per alzarmi di buon umore.
Una volta svegliata e aver preso la mia dose quotidiana decisi di alzarmi per andare a lavarmi. Scuola. Era l'unico ostacolo che non mi lasciava dormire tranquillamente nel mio adorato letto.
Erano le otto e le altre mie compagne di stanza, nonchè le mie migliori amiche, erano già pronte. Io,ovviamente, ero in ritardo, come sempre.
"Sarah !! " mi dissero Grace e Julie urlando sbattendo la sua mano sulla porta del bagno. " Siamo in ritardo! Ti vuoi dare una mossa ! "
"Eccomi." dissi uscendo velocemente dal bagno.
Così, ci incamminammo verso la sala Musical del mio prestigioso collage, la preside ci doveva comunicare l'arrivo di un nuovo professore "speciale", o almeno così lei stessa lo aveva definito. Era uno dei più gettonati collage degli Stati Uniti e i professori ne erano nettamente all'altezza.
L'ansia dei presenti si faceva ben sentire, insomma, era risaputo che i professori di musical fossero i più fighi.Era di tradizione. Dopo un quarto d'ora di attesa, la preside salì sul palco e incominciò  a parlare al microfono:
 "Abbiamo fatto di tutto per trovare un professore all'altezza del nostro collage e dopo varie e insistenti richieste siamo riusciti a convincerlo. Ragazzi e ragazze, il vostro insegnante sarà Justin Bieber. "






SPAZIO AUTRICE.
Ciao a tutti. Questo era il prologo della mia nuova storia. Mi piacerebbe ricevere delle opinioni.Vi anticipo che non sarà una comune storia d'amore fra idolo e fan o insegnate e alunna. Capirate andando avanti con i capitoli... buona lettura.



 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Capitolo uno.

Solo al suo nome un boato di urli e applusi volteggiava nell'aria di quella sala. Le tende del palcoscenico che aveva alle spalle la preside incominciarono a muoversi, io ancora incredula di tutto quello che stava succedendo pensai fosse il vento, ma la mia idea fu subito smentita quando una mano ne uscì fuori e subito dopo il resto di quell'angelico corpo. C'era chi saltava, chi si strappava i capelli, chi semplicemente era indifferente, mentre io ero paralizzata dal suo sorriso sulla mia sedia. Mi rassicurai che non fosse uno dei miei sogni pizzicandomi la gamba. Primo pizzico e era lì, secondo pizzico e era ancora lì, solo quando mi resi conto che il dolore fosse reale capii che non era un sogno. Il mio idolo sarebbe stato il mio insegnante. Lo avrei potuto vedere quotidiatamente ?!
"Calma ragazzi o saremo costretti a far andare via il signor Bieber." Le urla cessarono immediatamente alle parole della preside. Lui era lì, bello e sorridente più che mai, per lui magari era solamente un semplice lavoro con cui guadagnare palate di soldi, ma per me era un sogno che si realizzava.
" Ciao ragazzi, da quanto avrete ben capito io sarò il vostro nuovo professore, ma vi avviso già da ora che sarà dura. Ho già molte idea su cui lavorare.Spero ci saranno molte iscrizioni al mio corso" Semplici parole uscenti dalla sua rosea bocca diventavano melodia per le mie orecchie.Da quando era entrato in sala aveva reso tutto magico,anche il mio cuore non riusciva a diminuire l'accellerato battito cardiaco che mi aveva procurato da quando era entrato.
In realtà parlava da viri minuti ma io non capii una singola parola di quello che disse, ero troppo occupata a scrutare i suoi occhi, in cui io mi ero totalmente persa.

"Terra chiama Sara.Terra chiama Sara!" disse Grace urlandomi nell'orecchio.
"La stiamo perdendo, la stiamo perdendo capo !! " ripose Julie scuotendomi peggio di un barman con i suoi cocktel.
"Ahi Julie ! Calme ci sono! " rispondo io con un tono alterato.
" Non sembrava,visto che ti stiamo chiamando da 10 minuti. Sai, se ne sono andati tutti e dovremmo andare in classe di chimica." estranea dalle sue parole mi guardai intorno per verificare le loro parole.Ed erano tutte vere.Però nella mia testa Justin era rimasto sempre lì, anzi ad un tratto mi aveva preso anche la mano e eravamo scappati via su un cavallo bianco, che aveva riposto fuori scuola prima di entrare.
"Avete ragione,scusate. Mi sono solo lasciata trasportare dal momento. Andiamo sù."
"Dobbiamo inventarci una buona scusa stavolta, è già il terzo ritardo con chimica." disse Julie.
"Diremo la verità al professore. Diremo che abbiamo fatto tardi per ritrovare Sarah che è stata rubata dagli occhi di Bieber." disse ironicamente,credendosi simpatica.
"Invece di prendermi ingiro perchè non ci sbrighiamo e corriamo in classe !?" le dissi uscendo da quella scomoda situazione. Non mi piaceva il fatto di essere presa ingiro sui miei sentimenti. Loro non capivano.
Ci alzammo tutte e tre e incominciammo a correre verso la classe di chimica.
" Scusi professore per il ritardo, ma Sarah ha avuto un piccolo incidente. " disse Julie con il fiato spezzato dopo la lunga corsa, mi avrebbe umiliato davanti a tutta la classe. Gli pestai un piede come segno di stare zitta.
"Bieber con la sua voce da femminuccia ti ha fatto ritardare Mason !? " disse Tiffany umiliandomi davanti tutta la classe, o almeno lei ne era convinta . Era da quando avevo messo in piede in quella scuola che mi tormentava solo per i miei gusti musicali. Mi potevano picchiere, insultare, ma non sporcarsi la bocca offendendo il mio idolo. Julie e Grace cercarono invano di fermarmi. In 5 secondi ero già davanti al banco a tirargli i capelli.
"Non osare neanche nominarlo ! " Gli dissi io facendo sbattergli la testa sul banco. Nel mentre che il professore correva verso di noi per dividerci, Tiffany riuscì a staccarsi dalla mia presa e mi diede un pugno nell'occhio. Non riuscii a ricambiare a causa del professore che ci aveva diviso.
"In presidenza, immediatamente ! " Ci urlò contro il professore indicando la porta.
Ci scortò fino alla porta e poi chiamò una bidella del piano per accompagnarci fino alla presidenza e per assicurarsi che non avrebbe avuto luogo un'altra rissa. Quanto la odiavo, avrei voluto strozzarla, non mi importava che mi avrebbero minacciato a morte o torturata, io sarei sempre stata orgogliosa del mio idolo.
"Mi spiegate cosa vi è preso a voi due !? " disse furiosa la preside.
"Sono anni che mi tormenta signora preside, non ho resistito." dico io fiera. Ho sempre aspettato il momento in cui avrei fatto un occhio nero a Tiffany.
"Non la ascolti! E' matta! Non la vede come mi ha ridotto solo per averle detto normalmente che non condividevo i suoi gusti musicali ! Deve essere cacciata subito dal collage ! Non è degna di questa scuola." Conta,Sarah, conta. 1,2,3,4,5.Non perdere la pazienza. Non perdere la pazienza. Non perdere la pazzienza. Feci un sospiro profondo e ero di nuovo pronta a combattere la mia guerra.
"Non è vero! Mi ha umiliato davanti tutta la classe, lei non è nessuno per giudicarmi. "
"Basta ! Ora tu, Sarah, recati immediatamente in infermieria e poi quando ritornerai ci andrà Tiffany. Dopo parleremo di come risolvere questa situazione." Avrei fatto di tutto pur di non vedere più quella tipa, così senza ribattere uscii dalla presidenza e incominciai a recarmi in infermieria.
Ero appena uscita dall'infermieria,non avevo niente di grave, solo un leggero livido vicino al mio occhio destro.Stavo per tornare in classe,quando sentii delle urla provenire dal corridoio . Decisi di andare a vedere cosa stava succedendo quando vidi Justin parlare al telefono. Era furioso. Mi accostai furtivamente all'angolo per sentire la sua telefonata.
"Selena, basta !" Sbiancai a quel nome. Selena. La ragazza che aveva il diritto di baciarlo,camminarci mano per mano per strada, quando e quanto volesse. Quanto la invidiavo.
"Come hai potuto farlo?! Tra noi è finita." Attaccò violentemente il telefono mentre una lacrima percorreva il suo angelico viso. Si accasciò per terra con la schiena contro il muro e incominciò a piangere, fino a quando il suo pianto si fece così intenso da poterlo udire anche non volendo. Vederlo così mi stava distruggendo. Ero in debito con lui. Le volte che lui con la sua musica mi fece uscire da momenti buii come quello che stava passando lui proprio ora, erano interminabili e io dovevo assolutamente ricambiare,quindi decisi di avvicinarmi.











HALOA!

Ciao ragazze. Questo è il primo capitolo,diciamo che lo trovo abbastanza noioso, ma è essenziale per i capitoli successivi.Spero che vi piaccia comunque e non mi abbandonerete. Volevo ringraziare le ragazze che hanno recensito e anche chi mi ha mandato un messaggio. Alla prossima.

@nenacianfanelli su twitter.

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***


Capitolo due.
First lesson.


"C-cia-ciao...stai bene ? "
Cavolo, ma sei proprio cretina Sarah ! Ovvio che non stava bene. Aspetta, hai appena parlato con il tuo idolo !?
"Si, tranquilla." mi disse sforzando un sorriso mentre si aciugava quelle odiose lacrime che macchiavano il suo viso perfetto. " Sei una belieber ? " aggiunse subito dopo guardando il braccio su cui avevo scritto "BELIEBER" proprio come lui aveva fatto poco tempo prima.
"Ovvio." dico sfoggiando un sorriso a 32 denti. " Comunque.. puoi smettere di mentire, fa bene sfogarsi ogni tanto. Mentre passavo per il corridoio ho sentito la tua chiamata..." lo raggiungo a terra, proprio vicino a lui. Proprio dove potevo vedere da vicino i suoi splendi, ma doloranti, occhi color miele.
"Manterrai il segreto ? Non voglio fare scoop a tutti i giornali,almeno per ora."
" Muta come una tomba,promesso."
"Grazie.." dice sforzando un sorriso. Eravamo così vicini, i miei polmoni erano colmi del suo profumo, le mie orecchie credo che abbiano smesso di funzionare dopo aver sentito una voce così perfetta e le mie ginocchia...beh, sono fortunata di essere seduta.
"Sei diversa dalle altre belieber, non mi hai chiesto ancora nessun autografo e non stai urlando strappandoti i capelli." dice ironicamente.
"Forse perchè hai paralizzato ogni mio singolo osso o neurone." rimane stupito dalle mie parole e si notava che era anche in imbarazzo e sinceramente anche io. Avevo messo in imbarazzo Justin Bieber, diamine. Cosa avevo appena detto !? Ok, devo subito cercare una via di fuga prima che qualch'altra idiozia esca ancora dalla mia stupida bocca.
"Em.. scusa, devo proprio andare ora.." gli dico alzandomi e indietreggiando di qualche passo da lui.
"No aspetta." sento la sua mano fare pressione sul mio polso. Ecco che poco dopo me lo ritrovo di fronte a me. I suoi occhi si impossessano dei miei, di nuovo, lasciando che il mio corpo si paralizzi davanti a lui. Finalmente stavo vedendo qualcosa di concreto e non più dietro a uno schermo, che non faceva altro che sminuire la sua bellezza e scolorire quei frammenti di stella che aveva negli occhi,lasciandoli brillare. Qualcuno che urla il mio nome mi lascia tornare in possesso del mio corpo.
"Insomma Sara ! Ti stiamo cercando tutti quanti, ti decidi di tornare in classe !? " Era Grace.
"Scusa Justin, devo proprio andare." Dico dispiaciuta scanzando delicatamente la sua mano dal mio braccio mentre Grace mi trascina con lei verso la nostra classe.
"Ci si rivede, Sarah."
Mi volto per un'ultima volta per guardarlo andare via ed ecco che la mia vista su di lui viene oscurata dall'angolo del muro.
" Mi dici che ci facevi sola con lui ? " mi chiede Grace.
"Niente..Lo consolavo." Grace alzando un sopraciglio come segno di incomprensione. " Da cosa ?" aggiunge subito dopo. "No,niente... " una promessa è una promessa. E poi, era il nostro segreto e volevo che rimanesse solo NOSTRO.
"Va bene.."
Siamo in classe, le prime tre ore della giornata erano già passate e io non facevo altro che pensare a Justin e alla scena di poco prima nel corridoio. Solo ora mi rendo conto che sarebbe stata dura vederlo tutti i giorni e trattenermi. Quel ragazzo mi faceva uno strano effetto e non so come sarebbe potuta finire questa storia.
Finalmente è l'ultima ora e abbiamo Musical. Lo avrei rivisto. Come mi sarei dovuta comportare ? Era inutile farsi una specie di "copione " prima, sapevo che sarebbe stato inutile, visto che quando ce lo avrei avuto davanti avrebbe mandato in tilt ogni singola parte del mio sistema nervoso.
Insieme a Grace e Julie ci incamminiamo verso la sala teatro.
"Devi calmarti Sarah, è sempre il tuo professore."
"Lo so Jul, ma tu non sai oggi come mi guardava."
"Non per non farti sognare..ma ha milioni di ragazze che gli vanno dietro,devi rimanere con i piedi per terra."
"Lo so..."
Prendiamo posto in sala e eccolo che arriva. E' strano pensare che un paio d'ore prima era a terra che piangeva mentre ora è sorridente e ...sembrerebbe anche ...felice.
Mentre sale i scalini laterali del palcoscenico per raggiungerlo si accorge della mia presenza . Okay, non so se è stata la mia immaginazione,ma mi ha sorriso e addirittura mandato un'occhiolino. Ho appena avuto un improvviso calo di zuccheri.
"Allora ragazze, siccome è la nostra prima lezione insieme, per conoscervi ho pensato di scoprire alcuni dei vostri talenti. Canto,ballo,recitazione o qualsiasi altra cosa voi sappiate fare. " Cosa !? Non intendevo fare nessuna di quelle cose davanti a tutti. E poi l'unica cosa in cui ero brava era amarlo.Non so se si può definire un vero e proprio talento.Anche se in molti spesso mi dissero che ho una bella voce.
"Allora chi vuole iniziare? silenzio totale in sala."Va bene.. decido io." Fa che non mi veda, fa che non mi veda. Ripeto nella mia mente mentre mi nascondo fra Grace e Julie.
Troppo tardi, mi ritrovo già sul palco immobbilizzata con un microfono davanti a me. Prima di questa lezione avrei pagato milioni per essere scelta da Justin Bieber, indipendemente da cosa.Ora avrei pagato per scendere da qui sopra.
"Allora che ci canti ? "
" Questa te la faccio pagare Justin." gli sussurro. "Preferirei non cantare." aggiungo dopo ad alta voce.
"Devi farlo, o sarò costretto a metterti un voto negativo." in quel momento non ptevo permettermi dei voti negativi, non ora che ero anche a rischio sospensione. Mi avrebbero espulso immediatamente dalla scuola e io non volevo tornare a casa da mio padre.
"Ok, canterò Skyscraper, di Demi Lovato."
"Ottima scelta,signorina...? "
"Mason,Sarah Mason. " Feci un respiro profondo e iniziai a cantare.

"You can take everything I have,
You can break everything I am.
Like I'm made of glass,
Like I'm made of paper.
Go on and try to tear me down
I will be rising from the ground
Like a skyscraper, like a skyscraper."

Alla fine di quella canzone un profondo silenzio regnava nella sala, ma subito dopo venne seguito da un animato applauso. Mi voltai verso Justin e lo vidi sorridere sorpreso. Avrò cantato così male!?
"Mason, ha una voce spettacolare.Complimenti. Si merita una bella A.Può accomodarsi al suo posto." Justin Bieber mi aveva appena fatto i complimenti.
Ora potevo anche morire in pace.





SPAZIO AUTRICE.
Ed eccovi il secondo capitolo, devo dire che non è uno dei miei preferiti...
ma spero vi sia piaciuto lo stesso.
Che ne dite se mi lasciate qualche recensione?
*fa gli occhi da cucciolo*

 

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***


Capitolo tre.
"Like a dream."
 
"Ottima giornata." penso nella mia mente,mentre sono sdraiata sul letto di camera mia.
Varie immagini della giornata passano nella mia mente.Le lacrime di Justin, i suoi occhi, il suo sorriso, le mie gambre tremolanti e le mie mani sudate. Ed è così che con l'immagine del suo volto nella mia testa e la sua voce angelica nelle mie orecchie cado in un profondo sonno.
 
Le sue mani sono sui miei fianchi, i suoi occhi puntati su di me. Sposto delicatamente le sue mani dai miei fianchi,incrociando le sue dita con le mie. Sento il suo respiro farsi sempre più presente, avvicina le sua labbra verso la mia bocca e...
 
"Sara svegliati ! "  mi alzo di scatto confusa, metabolizzo che era solo un sogno.
"Diamine Jul ma che ti è preso ! " gli urlo contro.
"Sara devi muoverti,ti sei dimenticata che stasera abbiamo la cena con i professori !? "  totalmente dimenticata.
"Dio, giusto. Che ore sono ? "le dico ancora assonnata, aggiustando i miei capelli,sembra che io abbia fatto uno scontro con due leoni affamati.
"Le 18.00. Corri a prepararti! " 
Senza pensarci due volte corro nella doccia. Indosso un paio di jeans, una maglia larga nera che cala su una spalla e delle vans del medesimo colore. Lascio i capelli al naturale lasciandoli cadere sulle mie spalle. Un filo di mascara e lucidalabra ed eccomi pronta.
Stavo per uscire dal bagno quando il mio cellulare squillò.
Leggo sullo schermo del mio telefono: "Papà.". Dico di incominciare a scendere a Grace e Julie e io rimango in camera per parlare con mio padre. Non mi chiama mai, tranne per comunicarmi cose essenziali. Quando arrivò a casa la lettera che mi avevano preso nel collage ero quasi sicura che fosse felice solo per il fatto che mi si sarebbe tolto finalmente fra i piedi.
"Pronto papà,dimmi." gli dico fredda.
"Ciao piccola, devo parlarti." stavo iniziando a preoccuparmi seriamente,l'ultima volta che disse quelle parole era per comunicarmi la morte del nonno.
"Dimmi.. però facciamo in fretta che dovrei andare..." dico camminando nervosamente avanti e dietro per la stanza.
"...Beh...Io...Cioè, io e la mamma abbiamo deciso...insomma, di separarci." il mio volto prende un colorito abbastanza bianco alle sue parole. Sapevo che ultimamente le cose a casa non andassero per le meglio, ma non avevo mai immaginato che un giorno sarebbero arrivati a separarsi.
"C-cosa !? E perchè ?!" tuttavia,ero riuscita a buttare giù qualche parola,anche avendo il fiato spezzato.
"Amore... vedi... non c'è più l'amore che c'era una volta." alcune lacrime si fanno largo sul mio viso, facendo calare il mascara precedentemente messo accuratamente per essere perfetta agli occhi di Justin. In realtà sapevo che mentiva,un mese prima che partii per il collage avevo scoperto che mio padre tradiva mia madre,non lo sapeva nessuno,tantomeno che sapessi una cosa del genere. Non ho avuto il coraggio neanche di raccontarlo a Grace o a Jul, loro sono di buona famiglia,mi avrebbero giudicato e non avrebbero più voluto sapere più niente di me. 
"Ma è impossibile,papà ti prego..." non mi lascia finire la frase che mi precede.
"Tesoro,mi dispiace, devo andare. Ciao." lancio il telefono sul letto e mi siedo a terra portando le ginocchia al petto e cado in un rumoroso pianto.Penso alle lacrime della mamma che avrà versato,penso a mio fratello Alex e alla sua reazione. Non posso essere con loro,non posso fare niente. Sono una codarda, un'egoista. Li ho lasciati da soli solo per rifarmi una nuova vita. Riaffiorano nella mia mente le immagini più felici della mia infanzia: il pic nik nel giorno del ringraziamento, la lotta con la neve a Natale, la mia prima chitarra, mi rivedo ad addobbare l'albero di Natale con mio fratello e mia madre come tradizione, l'abbraccio di mio padre quando rientrava a casa dal lavoro. Era tutto finito, non avremmo più passato un Natale insieme, o qualsiasi altra cosa si possa fare in famiglia.
Guardo l'ora sono le 20.30, la cena è iniziata da un'ora. Non mi importa, non ho coraggio di andare di sotto. Avevo paura che le persone avrebbero potuto leggere i litri di lacrime che avevo versato e che tutt'ora non si erano ancora fermate. Arrivo in bagno, osservo il rasoio riposto sopra al lavandino. Lo afferro,  incomincio a sfregare la lama sul mio polso, fino a quando il sangue incomincia a fuori uscire. La smorfia del dolore sul mio volto precede ad un senso di piacere che nasce dentro di me. Continuo a tagliarmi, il male fisico avrebbe superato quello psicologico. Stavolta il sangue non si ferma, cerco di tamponare la ferita con un pezzo di cartaigienica, ma il taglio non smette di sanguinare. Mi accorgo di quanto io sia inutile in questa vita.Mi accascio sotto al lavandino,mi avvolgo in un abbraccio autonomo ,per non sentirmi così sola,immaginando un abbraccio di mia madre,ma le lacrime sembravano andare a tempo con le mie gocce di sangue che cadevano sul pavimento.
 Di sotto c'era l'intera scuola,mentre io sono qui, da sola, potrei morire e non se ne accorgerebbe nessuno. 
 
Ospedale - ore 10.30 -
I raggi dal sole che trapassavano dalle tende della finestra mi svegliano. Mi guardo attorno e non capisco cosa sia successo. Sono distesa su un letto con delle lenzuole interamente bianche,proprio come le pareti della stanza. Credo sia un ospedale,lo percepisco dall'odore insopportabile di disinfettante, ma non ricordo niente. L'ultima cosa che ricordo è l'immagine del sangue che colava dal mio polso. Opto per alzarmi, quando il filo di una flebo me lo impedisce.Una voce alle mie spalle mi ferma. 
"Vedo che ti sei svegliata finalmente, non forzare, ti farai male." riconoscerei quella voce in mezzo a una folla. Era Justin.Mi volto verso di lui.
"Cosa è successo Justin? " gli chiedo.
"Non lo so, -si lascia alle spalle la porta della camera e si siede sulla poltrona che era sul lato destro del letto- questo me lo devi dire tu. Ti ho trovato priva di sensi in bagno.Hai perso molto sangue." guardo il mio polso sinistro e ricordo tutto. Cerco di coprire inutilmente i tagli con la mano,ma in realtà non avevo fatto altro che attirare il suo sguardo sul mio polso.Non voglio che Justin pensi che sia una ragazzina depressa che si taglia, anche se ,effetivamente lo ero.
"Perchè lo hai fatto? Una mezzora in più e tu saresti morta." una lacrima calda scende lentamente dal mio occhio sinistro,non posso far altro che ripensare alle parole di mio padre.
"Non lo so, ho pensato che un mondo senza di me sarebbe stato migliore, sono inutile."
"Hey, nessuna belieber è inutile." - dice cancellando la lacrime che aveva macchiato il mio volto.-  " Dammi la mano." -senza capire il motivo faccio quello che mi dice. Poso la sua mano sulla sua e un brivido percorre la mia schiena, si siede accanto a me,sul letto. Le sue labbra baciano i miei tagli, sento sollievo, come se veramente i suoi baci curassero le mie ferite. Comincia a salire, baciando il resto del mio braccio. Arriva fino al mio collo. A ogni suo tocco la mia pelle rabbrividisce. Alza il suo sguardo verso il mio viso, siamo così vicini che posso specchiarmi nei suoi occhi.Puntualemente i suoi occhi si impossessano di me, sono paralizzata,il mio corpo è paralizzato. Non riesco a muovere un solo arto del mio corpo...
"Non farlo mai più, promettimelo."- annuisco, non sapendo se sarei riuscita a  mantenere quella promessa.Fissa la mia bocca, le mani iniziano a sudare, il battito cardiaco ad accellerare, sono quasi convinta che lui stesso potesse accorgersene.Le sue mani sono sui miei fianchi, i suoi occhi puntati su di me. Sposto delicatamente le sue mani dai miei fianchi,incrociando le sue dita con le mie. Sento il suo respiro farsi sempre più presente, avvicina le sua labbra verso la mia bocca e.. La porta comincia ad aprirsi, Justin torna velocemente al suo posto abbasando la testa imbarazzato.Arrosisco, poso la mia mano sulle labbra ripensando a quello che era appena successo.Un dejavù.Sono sconvolta,sono successe le stesse identiche cose nel sogno di ieri.
"Che stavate facendo ? " ci chiede Grace,arcando le sue sopracciglia.
"Niente." rispondiamo all'unisono.


 
SPAZIO AUTRICE.
Hello. Anche avendo solo due recensioni ho continuato, per rispetto a chi segue la mia storia e perche' poco mi importa delle recensioni. Vorrei spendere due paroline a proposito del capitolo... Beh può sembrare malinconico, ma l'ho voluto dedicare alle ragazze che stanno passando tutto questo, parlo dell'autolesionismo. Vorrei solo dire a tutte queste ragazze di trovare una motivazione per smettere,fatelo solo per voi stesse. So benissimo che è difficile, ma non siete sole. So che ogni giorno è una lotta contro se stesse, ma cercate di smettere,mettetecela tutta perchè potete farlo. Confesso di essere in mezzo a tutto questo circolo anche io,ma grazie a delle persone meravigliose che mi sono accanto,sto riuscendo ad uscirne. Se lo fate perchè non vi amate,perchè non siete mai "abbastanza", o almeno ve lo fanno credere, sappiate che non è vero. Ognuno di voi è qualcosa di prezioso, unico. Sono proprio i difetti a renderci unici e diversi e la diversità è bellezza.Facendovi del male non fate altro che darla vinta a queste persone. Andate avanti sempre con il sorriso, perchè vi meritate di stare bene, di fare educazione fisica con una maglia a maniche corte e non più con una felpa, di non aver paura di camminare a testa alta,semplicemente meritate  di essere felici. STAY STRONG.
Dopo tutto il riassunto della divina commedia vi saluto, alla prossima. Spero di non avervi annoiato.Alla prossima!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***


Nella mia testa penso come sia possibile.
Justin mi guarda e mi fa segno di stare in silenzio,camuffa la sua azione passandosi la mano nei capelli. Si alza guardandomi, non reggo la tensione e sono la prima ad abbassare lo sguardo. Si dirige verso la porta,prima di girare la maniglia si gira per un'ultima volta verso di me e se ne va.
"Allora... Unoo. mi state nascondendo qualcosa. Dueeee. mi spieghi che ti è passato per la testa ? Treee.SEI.UNA.CRETINA." dice scandendo ogni parola.
"Cos'è un interrogatorio ? " le dico ironizzando.
"Non scherzare , ho pensato seriamente di perderti..Oh,vieni qui cretina." allarga le sue braccia e dopo un secondo mi avvolge in un caloroso abbraccio. " Ti va di parlare ?" mi chiede mentre mi stacco dalla sua presa."Emh..non ora,non offenderti Grace.."
"Non ti preoccupare,c'è tempo.Ora riposa un po'. Poi mi racconti di Justin èh." dice ammicando mentre si alza dalla poltrona.
"A dopo tesoro." ricambio ammiccando e sfoggiandole un sorriso.
Sapevo che non avrei mai raccontato la verità a Grace,non ci sarei mai riuscita. Mi avrebbe subito giudicato e mi avrebbe preso ingiro alle mie spalle. Le voglio bene, ma non ho mai avuta una totale fiducia nei suoi confronti
Ripenso alla scena di poco fa con Justin,sono ancora sconvolta. Ci stavamo per baciare ? O magari era sola una mia impressione ?
 
Ore 18.30 
"Mi raccomando ragazza, se vuoi sfogarti, non farlo su te stessa. Prendi a pugni un cuscino,urla,parla,ma non fare più una cosa del genere." Mi dice l'infermiera accompagnadomi all'uscita dell'ospedale,accarezzandomi la testa. "E voi ,ragazze assicuratevi che non lo faccia più." dice a Grace e Julie.Annuiscono.
"Arrivederci,grazie di tutto infermiera." le dico sorridendo e subito dopo siamo in cammino verso la scuola. Andiamo a piedi perchè la scuola è solo a 300 metri dall'ospedale. Dopo 10 minuti siamo già arrivate. Durante il tragitto non hanno fatto altro che riempirmi di domane del tipo "perchè lo hai fatto? " "stai bene" e cose del genere.Ovviamente rispondevo vagamente...o non rispondevo proprio.
Gli ho mentito dicendo che sono scivolata e a terra c'era una lametta con cui 'accidentalmente' mi ci sono tagliata. Non ci hanno creduto molto, ma era l'unica idea che mi era passata per la mente in quel momento.
Entro dentro la scuola, varie persone sono ad aspettarmi tra cui anche Justin,ignoro tutti e salgo in camera mia. Mentre salgo le scale mi giro verso di lui e incontro il suo sguardo, anche un po' deluso,forse si aspettava un abbraccio,o magari un semplice saluto. Non avevo voglia di stare con lui, penserete ? No, avevo solo paura di un solo contatto fisico con lui. Sono una bambina,lo so. Ma è il mio professore... e il mio idolo... e la persona di cui sono innamorata e sapevo che stargli accanto mi avrebbe provocato solo che altro dolore,per quanto lui mi facesse stare bene. Apro la porta della camera.Era tutto come il solito, il profumo di gelsomino di Julie che fluttuava nella stanza, il mio cellulare scaraventato sul letto e la foto di mia madre sul comodino.
Appena mi sdraio sul letto la porta lentamente si apre e vedo fare capolino la testa di Jul. "Tesoro, fra mezz'ora devi essere a cena, ce la fai ? " mi dice mentre si siede ai piedi del mio letto.
" Non mi va di mangiare." dico mentre metto la testa sotto al cuscino.
" Dai sù,Sarah,non fare così. Facciamo così,ora ti vai a fare una bella doccia e poi scendi, ok? Io rimango qui a farti compagnia." 
"Jul, non sono pericolosa, posso restare da sola."
"mm..dici ? L'ultima volta che ti ho lasciato sola stavi per morire dissanguata. Senti non voglio sentire storie,vatti a lavare che ti stanno aspettando tutti per cenare,anche Justin." mi alzo di scatto a sono a 10 centimetri dal viso di Jul.
"NON C'è NIENTE TRA ME E JUSTIN ! " le urlo contro.
"Okok,calmati. Ora vai a lavarti su." era vero che non c'era niente,anche se era il mio desiderio più nascosto.
Dopo varie suppliche di Julie vado a lavarmi. Vesto semplice,jean,t-shirt e converse. Fuori dall'orario scolastico c'era permesso di indossare ciò che volevamo e non la solita divisa. Scendo insieme a Julie,vedo tutti a tavola. Vedo Justin che ride e scherza insieme a Grace, faccio per andarmene, ma la stretta di Jul sul mio polso non me lo permette. Istintivamente tolgo con violenza la sua mano sul mio braccio torturato da quei maledetti tagli.
"Scusa..." mi dice Grace lasciandomi un leggero bacio sulla gote. 
"No scusa tu." ribatto mentre ci sediamo.
Di fronte a me ho Justin. Si accorge della mia presenza. Mi lancia un'occhiata e poi posa il suo sguardo sul mio seno. Sta cercando di farmi impazzire. Gli lancio un calcio da sotto al tavolo, soccombe il suo piccolo grido mordendosi il labbro inferiore. Distoglie lo sguardo da me e torna da Grace. Cazzo, a che gioco stai giocando Bieber ? Ci sta provando con Grace. E lei ci sta. Jul si accorge di tutto e mi chiede se me ne voglio andare. Io annuisco e andiamo in camera.

 
E' mezzanotte. Grace ancora non è tornata. Il lato paranoico di me inizia ad emergere. Faccio i pensieri più perversi che si possano fare. Dopo un quarto d'ora la porta si apre. E' Grace. La guardo di sottecchi mentre faccio finta di dormire. Sento che parla con qualcuno da dietro la porta;sento una voce maschile,precisamente quella di Justin.
"Ok,Justin. Domani ci organiziamo per quella cosa... Sarah non sospetta nulla ,tranquillo.Buonanotte." chiude la porta cercando fi ra meno rumore possibile e la vedo recarsi furtiva in bagno.
Due scosse al mio cuore. Due delusioni in cinque secondi. Sento un senso di ribrezzo nei loro confronti. Su Justin ci sto, ma di Grace proprio no.Sa cosa prova per lui, perchè mi fa una cosa del genere ?
Una sfrenata gara di velocità delle mie lacrime sul mio volto prende vita. Dopo aver pianto tutte le lacrime possibili, mi addormento.

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***


Capitolo cinque.
"Love me like you do."
 


"If I was your boyfriend I never let you go,keep you on my arm girl,you 'll never be alone."
Maledetta sveglia, buon modo per iniziare una giornata.
Inizio a odiare la sua voce. Ma che dici Sarah, tu lo ami lo stesso purtroppo.
Mi gratto il capo non capendo dove mi trovo. Ho fatto un sogno alquanto strano,stanotte. C'eravamo io e Justin, ma non il solito Justin e la solita Sarah. Justin aveva ancora i capelli che gli arrivavano a malapena sopra gli occhi. Non ricordo dove fossimo, ricordo solo la sua mano incrociata alla mia, correvamo e c'erano vetri da per tutto.

Apparto il sogno nella parte inconscia del mio cervello e noto che il letto di Grace è vuoto,si starà lavando, penso. Entro in bagno, ma non c'è nessuno. Guardo casualmente fuori dalla finestra della camera che si affaccia sul bar della scuola e vedo Grace e Justin su un tavolino a fare colazione insieme. Mi allontano dalla finestra e corro in bagno a lavarmi sbattendo la porta, così forte da svegliare Julie.
Bussa alla porta del bagno e mi chiede se va tutto bene. Io le dico di non preoccuparsi e che fra 10 minuti sarei uscita. Mi lavo velocemente, indosso la mia divisa e lascio il bagno a Jul.
Mentre aspetto che Jul esca per andare a lezione sono impalata davanti alla finestra a guardare ridere e scherzare come due cretini Grace e Justin. Leggo il loro sguardo e quello di Justin dice tipo"ringrazia che siamo in un luogo pubblico o già saresti incinta,baby." Oh Bieber, non ne sarei così sicura che tu ne sia capace di farlo senza lo strumento essenziale. Nell'esatto momento in cui saresti penetrato in lei sarei arrivata io, con Edward mani di forbici e avrei fatto un bel capolavoro al tuo Jerry. Che goduria.
"Non lo avresti mai fatto."
"Scusa e tu chi saresti ?"
"Il tuo cuore." ma che cazz...
"Sisisisisi,dai Sarah,fallo così una volta levato dai piedi i tuoi problemi avranno una fine!"
"Ah,bene,tu quindi dovresti essere il mio cervello? "
"Esattamente."
"Saraah, io sono il tuo cuore, ascolta me ! "
"Aham, ok,ora potresti andartene così che io ritorni dai miei piani malefeci su cosa fare al topolino di Justin?"
"Non può farlo,cretina.Senza il tuo cuore tu non vivresti!"
"Ma voi due non litigavate sempre? Ora vi siete addirittura schierati contro di me!?"
Cavolo Sarah,sei arrivata a parlare da sola.Ok, basta ora. Diamine,lo sto rifacendo.
Mentre dentro di me c'è una continua lotta di identità sento aprire la maniglia della porta del bagno,scuoto la testa per scacciare via tutti i miei pensieri e scendiamo in classe.

Julie ha arte alla prima ora, io l'ora libera. Decido di andare in giardino per avvantaggiarmi un po' di compiti.
Cammino per i corridoi quando sento trascinarmi dentro lo sgabbuzzino,quello in cui sono riposti tutti gli scopettoni, detersivi e cose del genere dei bidelli.
Non riesco a riconoscere chi sia, a causa del buio che regna quì dentro. Viene accesa la luce e ora lo riconosco. E' Justin. Mi cinge i fianchi, ci guardiamo negli occhi per vari secondi,sto per riipnotizzarmi quando nella mia mente rinascono le immagini di Grace e Justin di stamattina e di ieri. Mi libero di lui dandogli uno schiaffo, lasciando che la mia ira contro di lui emergesse. La sua mano raggiunge la sua guancia e inarca le sopraciglia come segno di incomprensione e si massaggia il punto colpito. Esco dallo sgabuzzino,senza pronunciare una parola, lasciandolo solo con i suoi pensieri e le sue incomprensioni. Sto per rincamminarmi verso il giardino quando mi afferra una mano e mi riporta dentro. Cerco di liberarmi dalla sua presa, ma è troppo forte, sto per sferrargli un altro schiaffo quando blocca la mia mano stringendola con la sua. Spinge il mio corpo verso il suo. Sono in trappola. Avrei potuto mollargli un calcio nei suoi gioielli di famiglia,"Sisisis ! Sarah è il momento del tuo super piano con Edward!" ooh,basta devo concentrami in questo momento.Sciò sciò, prima che intervenga pure quell'altro cretino del mio cuore.
Dicevo,avrei potuto mozzargli Jerry una volta per tutte, ma i suoi occhi,mi hanno intrappolata di nuovo,insomma, come capita ogni santa volta.
Il suo sguardo si posa sulle mie labbra,passa la sua lingua da un estremo all'altro della sua bocca,avvicina sempre di più il suo viso al mio e sfiora delicatamente le sue labbra sulle mie, oppongo resistenza non ricambiando il bacio,ma è inutile forzare le mie emozioni,il mio cuore avrebbe messo KO il mio cervello stavolta. E così è stato, socchiudo la bocca lasciando spazio alla sua lingua.Rincorre la mia finchè la trova.Mi spinge delicatamente contro il muro,per sbaglio mi poso sull'interruttore e la luce si spenge. Stacca la mano dalla mia e accarezza la mia gamba scoperta a causa della divisa: una gonna che arriva a malapena sopra alle ginocchia. Mi bacia con foga il collo,lasciandomi dei piccoli segni rossi, le mie mani si impossessano dei suoi capelli. Ritorna alla mia bocca,mi morde il labbro,mi lascio scappare un gemito che soffoca con un bacio. Avrei continuato ore e ore a baciarlo,il problema era che io lo amavo,ma lui perchè mi stava baciando ? Diamine,mi stava baciando ! Era il mio primo bacio. Farfalle,crampi o roba del genere ? No,niente di tutto questo, nonostante il nostro bacio passionale non riuscivo ad abbandonare i miei pensieri.
"Sarah,2+2 fa 4,non ci vuole molto a capirlo.Ti sta solo usando.Magari 10 minuti fa stava facendo lo stesso,o magari anche di più, con Grace.Forse anche nello stesso sgabuzzino."
Maledetto cervello pensatore,ha ragione.
Mi stacco dalle sue labbra,mi guardo intorno e immagino Justin e Grace divertirsi facendo giochini erotici. Mi allontano di lui con aria schifata, stringe le sopraciglia creando delle rughe d'espressione e prima che le sue mani mi fermassero,esco correndo.

"Sarah ! " sento urlarmi alle spalle. Continuo a correre verso il bagno senza girami. Raggiungo l'entrata del bagno e solo ora mi volto verso di lui, in lontananza posso ancora vederlo.E' sulla porta e sembra confuso. In quel momento provavo solo che ribrezzo. Vedo la sua figura avvicanarsi sempre di più verso il bagno. Corro dentro e mi chiudo in  un bagno della scuola. Poco dopo sento dei passi farsi sempre più chiari, finchè non sento bussare alla porta del bagno.
"Sarah,perfavore..esci un attimo?" mi dice da dietro la porta.
"No ! Vai via,mi fai schifo!" gli urlo contro.
"Mi spieghi che ti ho fatto!?Non sembrava che la pensassi così 5 minuti fa. Perfavore esci,non mi va di essere beccato nel bagno delle ragazze.E per lo più non voglio parlare con te da dietro una porta." mi dice cercando di forzare la maniglia.
"Non intendo uscire per nulla al mondo." in realtà avevo paura. Avevo dato il mio primo bacio al mio idolo e forse era la cosa più bella che mi potesse capitare,ma avevo paura,avevo solo 16 anni,in più non intendo essere la sua ruota di scorta.
"Ok,vorrà dire che entrerò io."
 Il tempo per pensare a come avrebbe fatto e mi trovo con lo sguardo in alto,verso Justin,cercando di scavalcare.I lati del bagno accanto erano adiacenti ed avevano solo un muro,neanche troppo alto,a separarli. Una manciata di secondi e me lo ritrovo davanti, si tira su di poco i pantaloni e riprende fiato.Sto per sganciare un urlo quando posa la sua mano sulla mia bocca.I nostri sguardi si incontrano di nuovo,per vari secondi,sto per riperdermi in essi quando le sue labbra,sulle quali avevo appena posato lo sguardo,iniziano a muoversi,pronunciando vari suoni.
Il suo profumo ha mandato in tilt ogni singola cellula del mio corpo,lasciandomi non reagiri agli impulsi. Riprendo il possesso del mio corpo solo quando incomincia ad alzare la voce.
"Insomma mi stai ascoltando!?" dice tenendo ancora la sua mano sulla mia bocca. Scuoto la testa facendogli capire di non aver capito neanche una parola di quello che aveva appena detto...
Non so nemmeno io cosa stavo facendo,ero completamente uscita di senno. Lo vedo sorridere e mi sento a casa,anche essendo in un insulso bagno della scuola.
"Non importa." dice avvicinando il suo corpo verso il mio con un sorriso inquietante.
La sua mano si libera dalla mia bocca, scivola verso i miei fianchi e poco dopo l'altra sua mano fa lo stesso.Mi fa inditrieggiare fino a quando la mia schiena incontra la fredda parete del bagno. Le sue labbra si avvicinano alle mie quando scuoto la testa cercando di ritrovare me stessa.
Le sue labbra ora sono sul mio collo e rimarcano i segni che poco prima le sue labbra avevano creato. Pian piano allungo la mia mano destra e mi armo con uno spazzolone.
"Allontanati da me prima che ti ritrovi in gola questo...coso." gli minaccio illustrandogli davanti ai suoi occhi lo spazzolone.
"Ok,ok piccola." dice indietreggiando fino al lato opposto alzando le mani come segno di arresa.
"E non chiamarmi piccola ! Sei un maiale,prima ci provi con me e poi...con la mia migliore amica.Diamine, sei il mio professore ed hai appena perso una belieber,se solo sapessero come sei realmente..."
Veleno puro esce dalla mia bocca,ma adesso ho solo bisogno di sfogare la mia ira contro di lui,di dirgli quanto mi facesse schifo.
"Cosa ? Io non ci sto provando con Grace e poi non mentire,non credo che la cosa ti dispiaccia,  o non mi avresti baciato." ok,dicendo questo mi aveva fatto ben capire che con me però stava facendo il contrario, peccato per il suo carattere così...ripugnante.
"Ok,aggiungo bugiardo vicino al maiale. Justin,io...vi ho visti oggi e...ieri sera." mi siedo a terra,riponendo al suo posto lo spazzolone.
Mi fa male ripensare a tutto quello. Sarà anche bugiardo,maiale e tutte le altre cose del mondo,ma lo amavo,lo amo. Eccome se lo amo,più di ogni altra cosa al mondo, ma so benissimo che devo lasciarlo andare.
Si accorge del cambiamento del mio umore e mi raggiunge a terra,a pochi centimetri da me.
"Sarah...E' solo un'amica per me.Ti confido una cosa: non sei l'unica che sta affrontando un brutto periodo... Sai,la storia di Selena,non l'ho ancora digerita del tutto..." un ripiego. Ecco cos'ero per lui,solo uno stupido ripiego. Guardo verso l'alto provando con tutta me stessa di non far scendere le lacrime. Non ci riesco,una lacrima oppone resistenza alla mia volontà e percorre lentamente il mio viso e Justin se ne accorge.
"Aspetta..lasciami finire." continua a dire,mentre deglutisco più volte la saliva, con la speranza di sentire solo cose che mi avrebbero fatto del bene.
Mi giro col viso dal lato opposto da Justin,così che le mie lacrime sarebbero potute scendere senza vergogna.
"Il problema è che mi sto...affezionando a te. Sei una ragazza magnifica ,Sarah. Nonostante ti conosca da così poco, ho capito che non sei come le altre. Il mio sentimento va oltre a un semplice debole verso le mie fan. Non è un amore generale,ecco. Cerca di capire, credimi,perfavore..."  cerca invano il mio sguardo,che non trova.Non ho coraggio di incontrare il suo ,so che mente e tutto questo mi faceva ancora più male.
Insomma, non avevo niente in più che le altre ragazze in questa scuola non avessero. Anzi, anche di meno. So perfettamente che se ne sta approfittando alla grande, sà quello che provo per lui e non credevo potesse ricorrere a certe parole per portarsi a letto una ragazzina.
"Perchè Justin,perchè? Non si scherza sull'amore, ti prego.No,questo no." dico alzandomi di fronte al suo corpo ancora seduto."Tu non puoi dire questo. Tu non puoi infagare il sentimento dell'amore con le tue bugie. Non con me,che so cosa veramente significhi e odio il fatto di averlo scoperto con te! E io non merito questo ! " gli urlo puntandogli il dito contro.Lo vedo alzarsi di scatto e mi ritrovo il suo viso a pochi centimetri dal mio.
"Cosa credi che sia facile per me, eh !? Sei mia alunna e rischio tutti i giorni per te.Credi che se non contassi niente per me rischierei così tanto!? Credi che sia stata una banale casualità che proprio IO ti abbia trovata in bagno mentre stavi morendo!? Chi,si è preoccupato quando non eri a cena,CHI!? Non Grace,non Julie,ma IO. " mi dice superando il tono della mia voce,guardandomi negli occhi.
"Il problema è che non puoi !Ok? Non puoi amarmi.Mettiamola così.Perchè non mi ameresti come io amo te.E farebbe male solo che a me ! " urlo per bene le ultime parole,stavolta con un tono di voce più alto di prima.
Non riesco a trattenermi e scoppio in un mare di lacrime. Il mio affluente ha trovato finalmente il suo oceano: le braccia di Justin che mi avvolgono in un abbraccio.Gesto di cui non capisco il motivo,ma non dico niente, ma gli sferro degli schiaffi sul suo petto, che sento irriggidirsi ad ogni schiaffo in più, facendo male solo che a me.
"Lasciami. Ho detto di lasciarmi! " continuo a urlargli contro cercando di liberarmi della sua stretta. Nonostante tutto questo mi continua a tenermi fra le sue braccia e intensifica la stretta.
"Ok,ora basta.Ascoltami." mi dice mentre le sue mani raggiungano il mio viso."Io non ti lascio,mettitelo bene in testa,ok?<< Amami come tu fai.>>e al resto ci penso io."







Weilà,belle fanciulle.
Waaa, sono arrivata a 20 recensioni totali della storia! Quando pubblicai il prologo pensavo che non sarei neanche arrivata al quinto apitolo perchè per mancanza di lettori l'avrei cancellata. Beh, che dire.GRAZIE, davvero. Ne approfitto per ringraziare chi recensisce ogni mio capitolo, chi ha messo la storia nei preferiti e nelle seguite,ma anche chi semplicemente la legge.
Ora un attimo una cosetta sul capitolo. Come avrete ben visto è lungo quanto un rotolone regina *ma quanto sono simpatica* quindi, scusate se vi ho annoiato fino alla morte.
C'è stato il baciooo! Allora, che ne pensate?
Aspetto delle recensioni.
Un bacio bellissime.

- @nenacianfanelli su twitter-

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***


Capitolo sei
"I need her."

Non sono perfetta e questo lo sapevo bene, ma quando ero con lui sentivo davvero di esserlo, proprio come quando ascoltavo le sue canzoni, mi rendeva...si,bella. Era fuoriuscita da me di nuovo quella belieber che avevo soffocato da un po',non che avessi smesso di amare la sua voce,quello mai. Ma per cercare di dimenticarlo avevo smesso di ascoltarlo. Poi ogni volta che lo guardavo capivo che era inutile dimenticare una cosa che realmente non vuoi dimenticare.
Sono in classe,o almeno fisicamente dovrei esserlo. Mentalmente sono ancora rimasta a qualche minuto fa,quando eravamo in bagno.Non faccio altro che pensare alle parole di Justin. ."Io non ti lascio,mettitelo bene in testa,ok?Amami come tu sai fare.E al resto ci penso io."
Avevo così paura d'amare. Ma lui era proprio quella persona che quando la guardi sembra abbia scritto in fronte "sono la cura e la malattia allo stesso tempo."
I miei ricordi sono così intensi nella mia mente che posso ancora sentire il suo profumo o le sue mani sui miei fianchi,le sue labbra sulle mie.Quelle fottute labbra.
Avevano la stessa morbidezza di dieci cuscini di piume messi insieme.Quei cuscine delle nonne, così morbidi che quando ti ci poggi sopra la tua testa quasi sparisce.
Com'è andata a finire in quel bagno ? Niente, un minuto dopo sono scapatta al suono della campanella. Sono una cretina, ma si sa,è quello l'effetto che mi fa.
Sto viaggiando con i miei pensieri quando mi arriva una pallina di carta in testa. Mi giro per capire chi fosse e vedo Tiffany sghignazzare con le sue amichette. Mi sussurra  qualcosa,un nome. Leggo il suo labiale: "Justin" e poi passa la sua lingua sulle labbra. Che voleva da Justin,una tipa come lei !? Non le è mai interessato.
Si alza e chiede di andare al bagno al professore,prima di uscire mi fa segno di seguirla. Mi dovrà prendere ingiro,sicuramente. Non ho intenzione di seguirla,ma le sue amichette da dietro mi incitano a farlo dicendo che fosse" una cosa importante". Ho paura che abbia fatto qualcosa a Justin quindi mi decido a seguirla.
"Professore posso andare in bagno?" chiedo gentilmente.
"Ma cos'è oggi ? Avete tutti problemi renali per caso ? Comunque vai,ma vedi di tornare presto." è sempre stato antipatico quel professore,ma era abbastanza ingamba.
Esco dalla classe e trovo Tiffany con la schiena al muro che si mette il mascara sugli occhi,specchiandosi sulla finestra del corridoio. E' ossessionata.
"Ce l'hai fatta." mi dice mentre si avvicina a me e ripone il suo mascara nella sua inseparabile borsetta firmata Chanel.
"Falla corta, Tiffany. Cosa vuoi? " le dico mentre mi allontano da lei.
"Justin." scandisce bene quel nome. Non mi stupisco,per popolarità farebbe di tutto. Ma lui non è un oggetto.
"Cosa?! Ma non ti faceva schifo !? E poi,che vuoi da me. Va da lui e rpeendi quello che vuoi." le dico facendo finta che la cosa mi sia indefferente. Deve sembrare così, non può sapere quella specie di "cosa"che c'era fra di noi o sarebbe la fine.
"Vi ho visti, al bagno,o meglio: sentiti. Ero al bagno di fianco. Justin Bieber è innamorato della piccola Sarah. Che storia eccitante,mi viene quasi voglia di farci una storia.No aspetta, ho un'idea migliore. Che ne dici se lo dicessi alla preside ? Non sarebbe così contenta di sapere che una sua alunna e un professore hanno rapporti clandestini nei bagni della scuola.O pensa se lo venisse a scoprire la stampa, ci verrebbe su un bell'articolo,non credi ? "
Non ci posso credere. Che stupida, avrei dovuto controllare se ci fosse stato qualcuno nel bagno. E ora che faccio ? Non potevo farmi espellere dalla scuola,non volevo rivedere la faccia di mio padre,non dopo quello che aveva fatto. E poi non potevo fare scoop a ogni giornale,Justin non mi avrebbe mai perdonata. Sono nei guai fino al collo.
"Che cazzo vuoi Tiffany? " le dico mentre la spingo contro il muro.
"Già te l'ho detto,cara: Justin. E' piuttosto bello e poi sarei famosa. Mi conoscerebbe tutto il mondo.Insomma,non devo dare spiegazioni a te, sgualdrinella. Ti avviso, sta lontando da Justin se non vuoi tornartene nella tua bella cittadella."
Senza darmi tempo di contrabattere rientra in classe. Cosa avrei dovuto fare ? Lasciarle campo libero ? O andarle contro e fare quello che mi diceva il cuore? Non potendone parlarne con le mie amiche,decido di chiamare l'unica persona che veramente mi ha sempre capito.
Digido quel numero,che da parecchio non si faceva vivo sul mio display. Faccio un sospiro profondo e via,premo quel tasto verde del mio BlackBerry.

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Spazio autrice.
Che dire,ci sono rimasta piùttosto male per le recensioni all'altro capitolo,ma per irspetto a chi segue la storia ho aggiornato lo stesso.
Volevo dirvi che se trovate che la mia storia sia noiosa,sritta male o qualsiasi altra cosa, ditemelo,perfavore,così nona ggiorno più.
Anche se questo è solo l'inizio della storia,perchè non è niente a confronto a ciò che succederà,ma se non vi interessa,ditemelo che elimino la storia.
Ciau c:

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***


Capitolo sette.
"She is a bitch."

 

Mi apparto in bagno per parlare tranquillamente. Stavolta mi accerto di essere sola. Se sarei mancata per un po' il professore non se ne sarebbe neanche accorto,sono sempre stata invisibile un po' per tutti.
Il primo squillo era partito e ancora nessuna risposta dall'altro capo del telefono. Secondo squillo e ancora il silenzio. Ipotizzo che stia stirando premurosamente le camicie di Alex, o magari spolverando la mia camera per mantenere vivo quel profumo delle nostre risate o delle lacrime che si era annidato fin dal primo ginocchio sbucciato fino all'ultimo cuore spezzato. Abbiamo avuto da sempre un rapporto senza scheletri da nascondere, semplicemente era puro. La stessa purezza di un vestito bianco di una sposa il giorno del matrimonio.
Il traffico di pensieri nella mia mente viene interrotto da una voce dall'altra parte del telefono.
''Pronto?'' la sua voce è perfettamente come la ricordavo. Delicata e acuta al punto giusto.
''Cia-ciao,mamma.'' la mia voce trema. Era molto tempo che non la sentivo a causa di una piccola discussione. Ma per stavolta decido di mettere da parte l'orgoglio,infondo rimane la mia mamma.
''Sara!'' dal suo tono posso percepire un filo di allegria nel risentirmi. ''Ce ne hai messo di tempo per farti viva.'' conclude con una risata,capisco che non c'è più traccia di rancore verso di me.
Era vero. Mi è servito più tempo del solito per capire che anche se io non ero lì con lei, mi amava nello stesso modo di prima.
"Scusami tanto mamma, perdonami." decido di lasciarmi andare.
'Tesoro, ti ho perdonato già molto tempo fa. '' e anche io lo avevo fatto, ma l'essere orgogliosa è sempre stato un mio difetto.
"Mamma...mi dispiace per te e papà." con gran fatica lasciai da parte la nausea che si animava sempre di più nel mio stomaco alla vista dell'immagine di mio padre nella mia mente e riuscii a buttare giù qualche parola su quell'argomento.
"Penso che dispiaccia più a te che a me...Scusami anche tu,piccola.Mi hai chiamato per dirmi qualcosa oltre a questo?" ecco, già aveva capito che c'era qualcosa che non va. E' proprio per questo che la amo.
"Mamma, ti ricordi di Justin,il cantante?" in realtà, era solo un modo per iniziare la conversazione. Ero certa che lo ricordasse. Tutti i giorni a causa mia era costretta a sentire le sue canzoni,visto che mi piaceva sentire la musica a un certo volume. In più,ogni giorno le ricordavo di quanto fosse bello.
"Come potrei non ricordarlo."
"Bene... E' il mio nuovo professore di musica." pian piano sarei arrivata al punto. A quel punto che forse è stato percorso solo da parte mia.
"Non ci posso credere,sono felice per te amore! Solo che non capisco dove sia il problema." forza Sarah ce la puoi fare,tutto d'un fiato. Prendo un sospiro, e via.
"Tiffany,la bionda ossigenata di cui ti ho raccontato di come mi rende la vita impossibile, ha scoperto che c'è qualcosa fra me e Justin. E sì, c'è qualcosa fra me e lui e non te l'ho detto. Ora vuole dirlo alla preside,che appena lo saprà mi espellerà dalla scuola, in più la notizia correrebbe con molta velocità sulle prime pagine di tutti i giornali." al pronunciare quelle parole era come se un masso di cemento che annidasse dentro di me si fosse sciolto nell'acido.
"Ti dico prima di tutto che sono un tantino scioccata e quindi non so se le cose che ti dirò saranno veramente da prendere in considerazione, ma il vero problema non sono i giornali in questo momento, ma la scuola. E' in gioco il tuo futuro. E se vuoi fare la vip con Justin Bieber fai pure,ma una volta senza di lui non ti ritroverai per magia un diploma in mano. Per quanto sia grande il tuo sogno tesoro, devi essere matura a prendere questa decisione e cerca di non tenere solo in considerazione questa cotta che ,magari, fra 3 mesi non avrai più." Praticamente,mi aveva detto dolcemente che dovevo lasciar perdere Justin. Aveva ragione, dovevo finire gli studi,glielo dovevo, dopo tutto quello che sta facendo per me. Mia madre prima di Justin.E poi, è il meglio per lui. Tiffany è giusta per stare sotto i riflettori, non io. Sarà il meglio per lei. Anche se avrei voluto tanto essere io il suo meglio, proprio come lui lo è per me. E' sempre stata una mia cosa, quella di dover lasciare agli altri il meglio.
"Tesoro pensaci bene. Io vado, è stato un piacere risentirti. Un bacio." Con quelle parole comincia a soccombore di nuovo il silenzio che regnava prima di quella chiamata. Anche se, se ci facevi attenzione, potevi sentire i stridolii del mio cuore che sembravae quasi aver smesso di compiere il suo duro lavoro giornaliero. Mi bagno il volto con dell'acqua fredda per cancellare le lacrime che fino a poco tempo fa non facevano altro che marcare le occhiaie che in questi giorni non ci hanno pensato due volte a sorgere sul mio viso,rendendomi ancora più imperfetta di quello che potevo essere. Suona la campanella della ricreazione, esco prima che il bagno viene invaso da cheerleder impegnate a rifarsi il trucco.
Sono sull'arco della porta del bagno quando vedo Tiffany parlare con Justin, vicino al distributore di merendine. Più che parlare lo provocava in un modo assurdo.
Sentivo la sua risata farsi eco nella mia testa, alimentando sempre di più il mio odio verso di lei. La vedo sussurrargli qualcosa in un orecchio a Justin e stringo i pugni fino a far colorare di bianco le nocche. All'improvviso il sorriso scompare dal volto di Justin, dando luogo a una smorfia di ribrezzo. Tiffany passa le sue lunge unghie laccate di rosso lungo il petto di Justin, lui si scansa e fa per andarsene,quando lo afferra per il polso e gli dice un qualcosa che io non riesco a capire per la troppa distanza fra me e loro. Anche se non so cosa gli abbia detto,so che è qualcosa di terribile perchè dagli occhi di Justin è appena calata una lacrima. Chissà cosa gli avrà detto su di me per farlo stare così. Non era di certo uno bello spettacolo da cui fare spettatore, me ne sarei già andata se solo non fosse stato per le gambe che si rifiutavano nettamente di farlo. Lui si gira verso la mia direzione, vaga con il suo sguardo finchè non trova il mio. Percepisco un brivido salire lungo la schiena. Una sola lacrima esce dai miei comuni occhi marroni, quasi come se volesse far compagnia a quella di Justin. Scuote la testa come segno di disapprovazione,ma è più forte di me,la lacrima finisce la sua corsa. Non ero più cosciente di quello che stavo facendo.
Il nostro ''contatto visivo'' viene interotto da Tiffany che lo tira verso di se,rimproverandogli qualcosa. Chissà,magari di amare.
Senza più esitare corro via,senza una meta ben precisa. Non mi volto nemmeno una volta,i miei occhi si rifiutano di vedere altro ancora. Mi accorgo di essere fuori, in giardino, davanti ad una piccola scala bianca che credo portasse sul terrazzo. Decido di salire, per ritrovare la parte di me stessa che credo di aver perso qualche minuto fa. Scalino dopo scalino arrivo a destinazione.
Appena arrivata mi lascio scivolare sul freddo e sporco pavimento. Sto per abbandonarmi ad un lungo pianto quando sento precedermi. Sento dei singhiozzi farsi sempre più forti, ma non capisco da dove provengono. Decido di alzarmi, cammino fino a quando incontro una panchina. Sul terrazzo c'è una specie di parchetto e io non sapevo niente, wow.
Vedo una persona di spalle, una figura maschile. E' rannicchiato su se stesso, con le ginocchia al petto, che le facevano da appoggio alla sua testa. Faccio il giro della panchina finchè non sono davanti a lui. Chissà quanto avrà dovuto sopportare per arrivare a stare così.
Mi piego sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza e...



SPAZIO AUTRICE!
Si,ok uccidetemi. Non sono sparita, ho avuto vari problemi e ho solo avuto bisogno di un po' di tempo per me stessa e riflettere.Ovviamente ho riflettuto anche sulla storia e ho deciso di non smettere di pubblciarla.
Ho pochi lettori,ma buoni. Finchè ci sarà qualcuno disposta a leggerla,anche solo una persona io continuerò a pubblicare.
Insomma, chi sarà il ragazzo misterioso?
Non abbandonatemi e lo scoprirete.
PS: qualche recensione in più mi farebbe felice.
Peace and love c:

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Capitolo 9
*** "Capitolo otto." ***


Ottavo capitolo.
"My name is Nathan."

 
"Ehi,ciao." Alle mie parole,il ragazzo alza lo sguardo verso di me. I suoi occhi erano rossi e gonfi, ma nonostante ciò la bellezza dei suoi splendidi occhi verdi non viene sminuita. Ha uno strano taglio di capelli che fa da cornice alla sua fronte,lasciando alcune ciocche dei suoi capelli neri cenere cadere liberi sui suoi occhi smeraldo.
"E tu chi sei?" mi risponde con un aria confusa e smarrita.
"Sarah, piacere." gli dico porgendo la mia mano davanti a lui. Il ragazzo guarda per degli attimi la mia mano e poi confuso stringe la sua con la mia.
"Nathan." dice accennando un sorriso.
"Allora Nathan, sei di qui ? Non ti ho mai visto per la scuola." gli dico mentre lo raggiungo sulla panchina,accanto a lui.
"No, ero dell'altra residenza, ma sono stato trasferito qui da una settimana, circa."
"E come mai?"
"Dovevano arrivare nuovi ragazzi e per mancanza di posti mi hanno spedito qui."
"E' questo il motivo per cui piangevi ?"
"Oh,no no...posso fidarmi di te?"  Gli si può leggere negli occhi un "ho bisogno di qualcuno con cui parlare" e diciamo che quel ragazzo mi ispira così tanta tenerezza. 
"Certo,Nathan." abbassa la testa come segno di imbarazzo,lo vedo prendere un sospiro come se dovesse rimanere in apnea per vari minuti, come se l'aria gli fosse stata negata per molto tempo.
"Vengo maltrattato tutti i giorni dai miei nuovi compagni. Non so perchè mi odiano,ma forse non sanno che tutte le cose che mi dicono fanno male. In più qui non ho neanche un amico." le parole del ragazzo mi lasciano di stucco,portandomi indietro di qualche anno. Ricordo il primo giorno di scuola media,i compagni che avevo al banco di dietro ridevano di me e mi avevano attaccato dietro la schiena un foglio con scritto "balena" e da lì, sono stati i tre anni più brutti della mia vita. Fin quando ho incontrato Grace e Julie, loro mi hanno aiutato a superare tutto quello,ma sopattutto non ho mollato grazie a Justin.
"Mi dispiace molto Nathan. Non farti trattare così, o per lo meno non far influenzare il tuo umore da loro ,gli daresti troppa importanza. Se vuoi possiamo essere amici, non ho mai avuto un amico maschio." un sorriso compare sul suo volto,lasciandomi stupore dalla bellezza dei suoi denti. Delle piccole fossette fanno da contorno alle sue labbra, dando luogo a delle piccole rughe d'espressione che nascondono le sue lentigini sparse per le guance. 
"Grazie di tutto Sarah." si lancia verso di me stringendomi con un grande abbraccio.
"Figurati,ora andiamo, sù." gli prendo la mano e insieme ci dirigiamo verso le classi. Passiamo le ultime tre ore della giornata insieme. Dopo tanto,finalmente, rido. No,uno di quei sorrisi che indossi la mattina dopo una serata piena di lacrime,no. Quelle risate che fanno rumore, quelle che ti fanno dolere le guance, quelle spontanee e piene di felicità. Di Justin nessun ombra, meglio così. In più ho smesso di frequentare il suo corso.Grace ha provato molte volte a parlarmi, ma ha sempre ricevuto risposte fredde, o non le ha avute proprio. Non dimentico quello che ha fatto.
Stiamo per entrare nel corridio delle stanze per concludere la giornata, quando Nathan si ferma davanti all'arco che preannuncia una lunga serie di camere.
"Sarah,sono loro, non passiamo da questa parte." mi indica un gruppo di ragazzi. Un gruppo di cinque adolescenti, piuttosto normali a prima vista, anche se con un'aria abbastanza familiare.
"Ok,allora gli passeremo proprio vicino e tu gli dovrai sbattere in faccia il tuo bel sorriso, ok?" senza aspettare una risposta riafferro la sua mano e contro la sua forza lo trascino davanti a quei ragazzi. Da più vicino riconosco chi sono. Più volte li ho visti dar fastidio a molti ragazzi. Sono tutti belli da far paura, peccato che avessero un criceto in prognosi riservato al posto del cervello.
"Il piccolo Nathan si è trovata la ragazza." dice uno di loro shignazzando con il resto del gruppo.
"Ignorali e continua a camminare." gli sussuro tendendo ben salda la mia mano con la sua, così da fargli ben capire la mia presenza.
"Non è impossibile, è troppo bella per quella sorta di rana morta." continua un altro ragazzo del gruppo.
"hey bellezza,ti va di passare un po' di tempo con noi?" sento una mano estranea toccarmi i fianchi. Una nausea improvvisa regna nel mio stomaco al solo pensiero .
"Non ti azzardare a toccarla, Larry." gli dice Nathan spingendolo via da me.
"Ma come ti arrabbi... E poi scommetto che lei preferirebbe me che una mummia come te. Vero?" dice il medesimo sfiorando la sua mano sul mio volto. Blocco immediatamente il suo percorso afferrando il suo polso e riportarlo per bene al suo blocco di partenza.
"Grazie, ma passo.Andiamo Nath." Prendo alla svelta la mano di Nathan e prima che potessero riparlare lo trascino via da lì. Appena date le spalle ai ragazzi il contatto del mio sguardo con quello di Justin causa alle mie gambe una specie di Ictus,lasciandole immobili. Credo che abbia assistito a tutta la scena precedente. Mi squadra dalla testa ai piedi nauseato,poi posa lo sguardo più in alto. Seguo il suo sguardo e noto la mia mano incrociata con quella di Nathan. Senza pronunciare una parola si gira e entra in camera sua,sbattendo con violenza la porta. 
"Scusa Natha,devo risolvere una cosa. Ti dispiace raggiungere la tua stanza da solo?"
"Non ti preoccupare, ci vediamo a cena. Ciao, Sarah." dice lasciondomi un leggero bacio sulla guancia.
Detto questo, avevo un problema da risolvere: Justin.



SPAZIO AUTRICE!
ciao a tutte belle fanciulle! No,non sono morta. E' solo che aspettavo un miracolo di leggere qualche recensione in più.
Madò,ma quanto è brutto 'sto capitolo? Lo so,fa cagare,ma boh. Che vi aspettavate da me ? e.e 
Comuuuuunque, sto scrivendo un'altra stooooria,che credo pubblicherò al più presto.
Ovviamente questa non la cancello,sempre se a voi importa.
Insomma*tadadààà* svelato il ragazzo misterioso,credevate fosse giustino eeh,sarebbe stato troppo scontato.
Ora Sarah avrà un bel problemino da risolvere eheheheh, il prossimo capitolo è già scritto quindi aspetto almeno 5 recensione e poi pubblico.
Vabbè, vi ho annoiato abbastanza, un'altima cosa questo è il nostro remake di beauty and a beat. Io sono quella con la camicia a quadretti,non spaventatevi e.e questo è il link si vi interessa http://www.youtube.com/watch?v=QyRg4-oZh0o
Ciauuuu dolcezze,vi amo c:

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***


Capitolo nove.
"Niente e' sbagliato se ti rende felice."

 
Percorrevo il corridoio credo per la decima volta: entrare o no. Era quello il dilemma che tamburellava costantemente nella mia testa. Infondo non capisco neanche il motivo per cui sia arrabbiato,Nathan è solo un amico e poi a quanto pare io non ho detto una sola parola su lui e Tiffany,anche non avendo varie opzioni, lo devo necessariatamente accettare. 
"Ma sì, che vada al diavolo." urlo sbattendo la mano sulla porta della sua camera. Faccio per andarmene, quando sento una porta aprirsi, continuo a camminare ignorarando chi fosse,ma poi vengo afferata dal braccio e portata dentro una camera. Sono con le spalle sulla porta e Justin mi osserva da lontano con fare accattivante.
"Strano, ci incontriamo sempre così noi."dice osservandomi,non lasciandosi scappare un centimetro della mia pelle.
"Che disgrazia,vero?" gli rispondo con tono ironicamente dispiaciuto.
"Mi hai già sostituito da quanto ho visto." dice poggiando il braccio teso sulla porta, in modo da ridurre lo spazio che vi era fra noi.
"Aspetta, per essere sostituito ci devi prima essere,tu non ci sei mai stato." dico gesticolando. Gli scappa un sorrisino malizioso,ma il suo sguardo rimane attento su ogni singolo movimento della mia bocca e sembra che le parole che gli avessi appena detto gli fossero scivolate via da dosso. 
"Sappiamo entrambri che ti faccio impazzire, Mason."dice facendo incontrare per bene le sue labbra alla lettera "M" ,cercando di sedurmi. Colpita e affondata.
Riesce a farmi tremare le ginocchia, per questo, alzo il piede destro facendo combaciare la pianta con il muro, per ottenere un sostegno.
"Sappiamo entrambi che è sbagliato,Bieber." rispondo imitandolo per quanto fatto precedentemente,cercando di mantenere il sangue freddo e lo sguardo di ghiaccio,per non far trapassare nessun emozione. Stavamo giocando,sì,ma era veramente sbagliato, o almeno questo era quella che dettava il mio cervello, mentre il mio cuore non faceva altro che darmi l'imput di baciarlo, e devo dire che la tentazione era molta e la forza di resistergli poca.
"Niente è sbagliato se ti rende felice." dice mentre cerca la mia mano che pendola libera verso il basso.La trova e si fa spazio fra gli spazi fra un dito all'altro, facendo in modo che combaciassero perfettamente.
"Aspetta, tu non eri arrabbiato con me ?" cerco uno svincolo con uscita.
"Esattamente."dice quasi sussurrando,avvicinandosi pericolosamente sempre di più alla mia bocca. Mi sfiora delicatamente le labbra e successivamente mi morde il labbro inferiore,facendomi letteralmente impazzire.Comprimo le mie labbra contro la sua bocca socchiusa,Justin mi lecca dolcemente le labbra finchè io non do il benvenuto alla sua lingua all'interno della  mia bocca, dove ebbe luogo una vera e propria corsa sfrenata di passione.
Justin scioglie l'incastro fra le nostra dita e fa salire le sue mani lungo il mio corpo soffermandosi sui fianchi. Senza staccare per un attimo la presa dalle sue labbra,indietreggia fino ad arrivare ai piedi del letto, lascia cadere il suo corpo delicatamente lungo il letto,io lo seguo. Una volta stesi entrambi uno sopra l'altro Justin inverte velocitamente le posizioni per far modo che lui stesse sopra di me. Mi inumidisce il collo con dei passionali baci mentre io resto ferma a causa dei brividi e i miei arti completamente paralizzati. Prima di ritornare sulla mia bocca nasce un'intesa di sguardi, solo allora riesco a risentire il mio cuore battere, a causa del veloce battito cardiaco. Sembrava quasi che stesse galoppando verso un qualcosa, abbasai lo sguardo verso il petto e quasi si poteva vedere un piccolo rilievo sulla parte sinistra. Capisco perfettamente che la meta prescelta era il suo cuore.
Torno sul viso di Justin, ogni volta è una sorpresa, per quanto potessi avere una mente con una memoria visiva quasi perfetta,ogni volta che lo guardavo riuscivo a stupirmi dalla bellezza del suo viso,ogni volta che lo guardavo mi rinnamonavo. Potevi fissarlo per ore e non stancarti,non trovargli un minimo difetto.
"Non è detto che lo debbano sapere tutti." mi sussurra tenendo lo sguardo ben saldo sui miei occhi. Annuisco quasi incosciente. Forse aveva ragione, la cosa poteva rimanere segreta fra di noi. Un dolce sorriso compare sul volto di Justin e io non posso far altro che sorridere anche io. La bellezza di quegli attimi che stavamo vivendo erano qualcosa di indescrivibile, o meglio troppo intensi per essere sminuita con dei comuni aggettivi.
Justin torna sulle mie labbra torturandole con morsi e baci,quando la mano calda di Justin si fa spazio nella mia maglietta, rimanendo all'altezza dei fianchi. La sua mano si muove per la mia pancia e le sue unghie mi provocano un leggero solletico. La stanza cominciava a decorarsi di note sonore come la mia risata, che mi lascio scappare tra qualche bacio e l'altro, e lo scoccare delle nostre labbra scontrandosi le une con l'altre.
Un rumore di qualcosa che cade a terra fa girare Justin dietro di lui, la direzione da dove proveniva il rumore. A causa di Justin sopra di me, mi oscura la visuale, lasciandomi  estranea da ciò che stesse accadendo. Riesco solo a vedere un bicchiere rotolare che arriva alla mia destra del letto.
"Grace!" sussura Justin. 
Spostai Justin definitivamente da sopra di me per riuscire a capire qualcosa. Vidi il viso pallido di Grace colorarsi di lacrime, finalmente aveva capito cosa si potesse provare. Era comunque una mia amica e le volevo ancora bene, anche dopo tutto il dolore che mi aveva causato. I suoi occhi lucidi guardarono me e Justin con aria malinconica, chi meglio di me poteva capire cosa stesse provando.




SPAZIO AIUTRICE!
Scusatemi. Avevo detto che avrei aggiornato alle cinque recensioni,ma ho avuto molto da studiare e solo adesso ho avuto il tempo di aggiornare.
Il diabete questo capitolo èh? Mi sono lasciato un po' andare,cavolo,se lo meritano un po' di relax sti due. Ma a quanto a pare sembra già finito. Spero vi sia piacuto lo stesso...
Vedrete cosa succederà nel prossimo capitolo c: 
Continuo a 6 recensioni. Ciauu dolcezze! 
PS: recensite recensite recensite!
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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***


Capitolo dieci.
" Hi."

 

"Sc-scusate,io..non volevo...disturbarvi. Ero venuta solo a dire a Justin che..non importa.Ciao,scusate ancora ragazzi." entrambi non pronunciammo parola, non pensavo potesse provare qualcosa di così profondo per Justin da farla stare così.Un ultimo sguardo a Justin e la vediamo scomparire a spasso svelto dietro la porta. Guardo Justin per dei secondi e senza la necessità di dirgli qualcosa afferriamo benissimo entrambi il concetto.
"Corri,va da lei." annuisco e senza esitare corro fuori la stanza. Percorro il corridoio velocemente, ma di Grace non c'è traccia. Mi fermo ansimando davanti alla porta dei bagni pubblici e sento dei singhiozzi provenire dall'interno. Seguo il rumore della scia dei singhiozzi di Grace. Al cigolio della porta il presunto pianto si spezza e soccombe il silenzio. Non vedo nessuno.
"Grace, sei tu?" dico ad alta voce aspettando una risposta,che non arrivò. Cammino lungo la sfilza dei bagni affiancati uno accanto all'altro, finchè arrivo all'ultimo,dove vedo delle converse rosse spuntare sotto la porta del bagno,se non erro dovrebbero essere le sue. Apro lentamente la porta e i miei dubbi si convertono in certezze. Vedo Grace con la testa poggiata sul muro mattonato di rosso. I suoi lunghi e lisci capelli castani coprono il suo viso. Credo che si sia accorta della mia presenza,ma la ignora.
"Va via Sarah, perfavore." mi dice con voce rauca. Avanzo di qualche passo,fin da ritrovarmi a pochi metri da lei.
"Grace no,parliamone." finalmente alza la testa verso di me. Una smorfia di delusione,ribrezzo, albergava sul suo volto.
"Di cosa vuoi parlare,scusami?Non c'è niente su cui parlare, va bene così, veramente."
"Cioè Grace, ora fai anche la vittima. Ti prego evita almeno." le rispondo con un tono consolante.
"Ma cosa c'è? E' vero forse ho sbagliato a non dirti niente sui miei sentimenti a proposito di Justin,ma sapevo che sarebbe finita così,ecco perchè ho evitato."
"Ah quindi avresti voluto fare tutto alle mie spalle, e io che ero venuta qui a perdonanarti." mi lascio scappare una risata istrica alla fine della frase,mentre il senso di ribrezzo verso Grace non faceva altro che aumentare.
"Cosa? Sarah riprenditi, perfavore! Tra me e Justin non c'è niente oltre che all' amicizia,non ci ha mai provato con me."
"Però, hai una bella faccia tosta! Vi ho sentito l'altra sera,in camera, mentre parlavate alle mie spalle. << Tranquillo Justin, Sarah non sospetta nulla.>> ma perfavore." le dico facendogli il verso.
"Che!? Cretina, io stavo solo organizzando una festa a sorpresa per il tuo compleanno,visto che mancano pochi giorni, e avevo chiesto a Justin di cantare alla tua festa,pensavo che ti avrebbe fatto piacere. Sei ridicola, come hai potuto dubitare su di me. Sai che c'è ? Mi sono stancata, ieri era il mio compleanno e te ne sei completamente dimenticata.Anche se mi piace Justin non avrei osato toccarlo con un dito. Ora basta, questa conversazione finisce qui. Buona fortuna e tanti figli maschi!" annuncia emanando tutta la sua rabbia,lasciando che il rumore della porta sbattendosi, colmasse le quattro mura. Si allontana dal bagno lasciandomi pietrificata. Avevo rovinato un'amizia di un'intera vita per le mie paranoie.Perfetto. Come ho potuto fargli questo? Ho addirittura dimenticato il suo compleanno. Non è mai successo e mai avrei pensato che succedesse.
Passo dopo passo,pensiero dopo pensiero, raggiungo la porta principale del bagno. La mia mano si posa sulla fredda maniglia della porta,laccata di bronzo,lasciandomi rabbrividire. Mi spingo la porta verso di me per creare uno spazio sufficiante per uscire da quel luogo privo di calore. Osservo per un'ultima volta la porta del bagno che precedentemente avevo lasciato aperta e mi lascio scappare una risata. E' lo stesso bagno dove si può dire, che Justin si sia dichiarato.

Justin si fece uscire dalla tasta destra dei suoi jeans un taglierino, ignoro la curiosità di domandargli che cosa ci facesse un taglierino nella sua tasca e rimango a guardarlo. Lo vedo allontanarsi da me e dirigersi verso la porta ancora chiusa. Dal movimento della sua mano capisco che incide qualcosa, che non riesco ad identificare a causa del corpo di Justin davanti ai miei occhi. A lavoro fatto si gira verso di me e si sposta per qualche centimetro,lasciandomi ammirare la sua "opera d'arte".
Una J e una S sono incise sulla porta di plastica  e il tutto è incorniciato da un cuore,abbastanza deforme. Non posso far altro che ridere guardando quell'orribile -ma allo stesso tempo adorabile- calligrafia.
"Lo vedi?" disse indicando le incisioni dietro di lui. "L'ho fatto per far sì che quando finirò il mio corso qui, in questa scuola, tu ti ricorderai di me, magari starai anche con qualche bel ragazzo e io rovinerò la vostra scenetta romantica a causa dei ricordi che ti invaderanno la mente." Scoppiai in una rumorosa risata e Justin invece non sembrava per niente contento del mio comportamento. "Cosa c'è che ti fa così ridere,sentiamo.Non sarà mica il mio cuore perfetto?" disse avvicinandosi sempre di più al mio corpo.
"Figuriamoci,non mi permetterei mai di sminuire la tua bravura nell'arte.E' solo che...lasciamo perdere." persi le parole nei suoi profondi occhi nocciola. Istintivamente presi la fine della sua maglia e lo tirai verso di me e pressi le mie labbra contro le sue. Justin, stupito, rimase per un attimo immobile,ma subito dopo animò decisamente quel bacio.
La campanella della seconda ora suonò e le nostre bocche si lasciarono. Un sorriso era appena comparso sul viso di entrambi. Senza pronunciare una singola parola mi allontanai da lui,senza rompere per un solo secondo l'intesa creata dai nostri occhi. Varcai la porta per dirigermi all'uscita mentre Justin era ancora nel punto esatto dove l'avevo lasciato. Facendo capolino con la testa gli feci un occhiolino e poi mi diressi verso la classe. Sentivo il mio battito cardiaco far eco su ogni singola parte del mio corpo.


Lasciai svanire nel buio della mia mente quelle scene,che non facevano che ripetersi come un perfetto deja vù. Tornai alla cruda realtà: in un momento come questo ho rimesso davanti a tutto Justin.E' impossibile.
Chiusi la porta dietro le mie spalle,sperando che anche i pensieri facessero lo stesso, lasciando in quel bagno tutti i rumori dei nostri baci che ancora fluttuavano nell'aria. Proprio come quell'aroma perfetto che si creava appena i nostri corpi ricevevano un contatto fisico, colorando di rosso passione il resto degli oggetti insignificanti che ci circondavano.
Dentro di me cresceva un grande senso di rimorso: Grace. Dovevo al più presto rimediare al mio enorme errore. Ma come? Mi avrebbe mai perdonato?
Stavo per valcare la porta che separava le camere dei professori a quello degli alunni, quando sentii pronunciare il mio nome su bocca altrui.
"Dimmi Justin." sapevo senza nessun dubbio chi fosse, quindi, evitai di girarmi.
"Tutto bene con Grace?" con pochi secondi mi raggiunse, proprio di fronte a me.
"Tranquillo,non dirà nulla. Per quanto io l'abbia ferita, la conosco. Non mi tradirebbe mai, al contrario di quanto ho fatto io con lei." sembrava che uscisse dalla mia bocca un freddo vento artico, che aveva appena ghiacciato l'umore di Justin,lasciandolo dubitare.
"C'è qualcosa che non va?" esitò a dire.La verità era che non potevo far altro che rinunciare a Justin, proprio come Grace aveva fatto per me.
"In realtà si. Vedi Justin...Grace, è una mia amica e per quanto posso andare contro le regole della scuola, non posso fare lo stesso con quelle dell'amicizia." Ogni parola era un proiettole che colpiva  me e Justin contemporaneamente. Nonostante le grande ferite che ardevano quasi bruciando tre strati di pelle,sapevo che era la cosa più giusta.
"Ok,non dire altro,ho capito." disse scuotendo la testa, facendo ribalzare via da lui tutti i proiettoli incarnati precedentamente, direzionandoli contro di me che fiondarono nella mia pella uno ad uno.
"Ti prego non rendermi la cosa più difficile di quanto è." Tuttavia riuscii a trattenere il dolore a dentri stretti e non mi cadde nemmeno una lacrima.
"Ciao Sarah." ribattè. Subito dopo al suo passaggio la sua spalla si scontrò verso la mia,mi girai e osservai Justin a spasso svelto dirigersi verso la sua camera. Cercai il suo sguardo più volte, ma mai arrivò quel senso di pienezza nei miei occhi.




SPAZIO AUTRICE.
Oohohohohohoh è arrivato Babbo Natale,BUON NATALE A TUTTI BAMBINI!
Gustatevi questo capitolo come regalo di Natale,visto che non siamo arrivati neanche a sei recensioni,ma visto che mi sono arrivati svariati  messaggi privati, ho deciso di aggiornare lo stesso. La parte in corsia sarebbe un flashback,credo l'abbiate già capito. Tuttavia, le cose cominciano a complicarsi un po' più del solito,ma questo è solo l'inizio,ìhìhìhìhì sono una bimba cattiva,skst.
Me la lasciate una recensione come regalino di Natale *-* ?

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Capitolo 12
*** Capitolo undici. ***


Capitolo undici.
"Flash."


 

Nel tragitto corridoio camera il mio senso di colpa non mi lasciò neanche per un solo secondo,anzi,non faceva altro che aumentare. Avevo bisogno di pensare, di trovare un modo per farmi perdonare, il "problema Justin" sarebbe venuto dopo.
Aprii la porta della camera e trovai Grace sdraiata sul suo letto con gli occhi chiusi. Non credo stia dormendo, muove nervosamente il piede sinistro. Infatti, appena sente la porta chiudersi si alza di scatto e rimane per alcuni secondi a guardarmi. Mi avvicinai a lei,ma appena la raggiunsi si allontanò subito da me e si diresse verso la porta.Prima che poggiasse mano sulla maniglia la fermai.
"Aspetta Grace!" dissi quasi urlando. Si girò,la sua bocca emanò un suono non ben preciso,stava per parlare, dedussi. Vidi i suoi occhi blu martorizzarsi sul mio collo. Segui il suo sguardo e vidi che avevo un succhiotto appena sopra la scollatura della maglia. Coprii invano quel rossore con la mano,sperando che stesse guardando qualcos'altro, ma sapevo bene che non era così. Scosse la testa,la sua frangetta laterale, poggiata dietro il suo orecchio, si scompose e gli coprì quasi mezzo volto. Respirava affanata e il suo petto faceva su e giù molto velocemente. La vidi stringere i pugni, torturasi le labbra,ma neanche una lacrima.
La forza di quella ragazza era qualcosa di smisurato,il problema era che la causa del suo dolore ero io. Ma ad un tratto la sue gambe cessarono e lasciò scorrere il suo corpo sulla porta,sedendosi a terra, e lasciò scorrere tutte le lacrime che precedentemente era riuscita a conservare per bene. In quel momento mi resi conto che la conoscevo da così tanto,ma mai la avevo vista piangere in quel modo, se non per gioia quella volta che a Julie che per la troppa pressione le scappò una puzzetta nel dibattito scolastico.
Lentamente mi avvicinai a lei e la raggiunsi a terra. Dovevo fare qualcosa. Restai per un attimo a guardarla e poi parlai.
"Ehi Grace." dissi poggiando la mia mano sulla sua spalla."Ascoltami bene." aggiunsi dopo."Prometto che non sarò più un problema per te, stasera stesso me ne andrò. Ritorno a casa. Sarebbe troppo difficile rimanere qui, sia per me che per te,ma tu devi promettermi che ci proverai con tutte le tue forze a stare con Justin. Preferisco te a Tiffany... o a altre mille galline alla ricerca di attenzioni. Me lo prometti ?"
I suoi occhi grandi promettevano il mare. Nel senso che se avrebbe pianto ancora sarebbe colato via tutto il suo blu. Tuttavia,scosse la testa, solleticandomi il collo con i suoi capelli.
"No. Che senso ha andartene ? Lui non vuole me. Io lo accetterò." disse placando il pianto e asgiugandosi il viso con la manica del suo maglione.
"Grace, è il mio idolo e tale deve rimanere." dissi alzandomi e recandomi verso l'armadio. Aprii le ante e ne estrassi un borsone. Cominciai a metterci dentro tutti i vestiti e scarpe che avevo.
"Se vuoi andartene puoi farlo,ma non è scappare che risolverai i problemi."mi disse, ancora seduta a terra.
"E' l'unica soluzione." ribattei decisa mentre raccimolavo le mie cose per la stanza.
"Cazzo Sarah!" disse alzandosi e raggiundendomi. "Sei davvero ingrata con quello che hai e anche verso di me! Hai tutto ciò che hai sempre desiderato,con quale coraggio te ne vai ora!? E' facile andarsene e far soffrire tutte le persone che ti amano. Ma sì, fai quello che vuoi." alzò le braccia come segno di arresa e poi uscì dalla stanza. Uno schifo. Esattamente quello che ero e ciò che provavo verso i miei confronti. Non sapevo più cosa fare. Avevo solo bisogno di stendermi nel mio letto della mia vera cameretta e parlare con mia mamma. Altro motivo per andarsene. Mi sedetti sul letto e portai le mani sul mio viso alla ricerca di una soluzione. Poi, non so come il mio sguardo cadde sulla foto sul comodino di Julie. Eravamo nel giardino di casa mia e avevamo 15 anni. Grace aveva ancora l'apparecchio e io gli occhiali. "L'unica cosa che voglio davvero è ritornare a quei tempi" dissi pensando ad alta voce. "Dove era tutto perfetto,dove ci importava solo dei gattini sotto casa e fare bancarelle di limonata,solo questo."
A quelle parole un vortice viola nato improvvisamente dalla cornice mi rissucchiò. Neanche il tempo di metabolizzare cosa stesse succedendo, che sentii la voce di mia madre.
"3..2...1. Dite "chees". E il flash di quella macchinetta acceccò i miei occhi lasciando una smorfia buffa sul  mio volto.





SPAZIO AUTRICE
Lo so, sono in pieno ritardo. Prendetemi a testate,lanciatemi qualcosa, fate di me ciò che volete, ma ho avuti problemi con la linea e non sono riuscita più a connettermi. ODIATEMI, ne avete il diritto, cosa che farei anche io,leggendo questo capitolo. E' veramente orrendo, e me ne rendo conto,è tremendamente corto,ma è solo un capitolo di passaggio, per passare al vero succo della storia.
Volevo dirvi che vi amo tutte,giuro,siete fantastiche, siete ancora qui a leggere questa schifezza e a recensirmi. Veramente grazie.
Allora,cosa credete succederà nei prossimi capitolo? Cosa sarà successo alla piccola Sarah?
Vi lascio con i vostri dubbi e vi auguro un buon anno a tutte. Alla prossima,bellezze.
@nenacianfanelli on twitter.

PS: se volete farvi un'idea di come immagino Sarah me lo dite e vi lascio una foto c:

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***


Capitolo dodici.
"Another possibility."
 

Mi ritrovo sotto braccio con Grace e Julie mentre la mamma ci fa la foto.Una volta scattata,mamma torna ad annaffiare le piante e io mi allontano da loro ,mi guardo intorno e vedo casa mia e Minù che rincorre una farfalla. 

Che diamine fosse successo, mi continuavo a domandare. Poi ricordai le mie ultime parole <

E' teoricamente impossibile. Poi però osservo il mio orologio al polso che segnava precisamente le 10.30 del mattino, quando il mio sguardo cade sui piccoli numeri in alto,che stavano ad indicare che giorno fosse: 10.02.2010
Sbarro gli occhi e rimango a bocca aperta. Che cavolo avevo combinato! 

"Sarah, vieni con noi da Luca?" mi urla da qualche metro di distanza Julie. Luca!? Cerco di riordinare il mio caos celebrale,ma di questo Luca non trovavo traccia.

"Chi!?" rispondo io con un espressione confusa.

"Dai non fare la cretina." ribatte Julie. Pensa Sarah,pensa.Al liceo non c'era nessun Luca. Oddio,no. Il ragazzo del secondo liceo per cui ho pianto così tanto,nonchè il migliore amico di Julie.

"Aaaaah,quel Luca. Nonono, devo assolutamente fare i compiti." cerco una scusante. Non avevo tempo per le cavolate, dovevo trovare un modo per aggiustare le cose.

"Ma oggi che hai ? Dici di no a Luca per i compiti?! Fa come vuoi." 

"Ciao ragazze." taglio la conversazione salutandole con la mano da lonano e faccio dietro front per entrare in casa,tanto per vedere come stanno messe le cose.

Attravero il vialetto fiorato di casa mia,l'odore di fiori invade le mie narici.Non ricordavo di avere così tanti fiori. Apro la porta principale di casa e vedo passare Alex da una porta all'altra.

"Alex! " urlo andandogli incontro.

"Non scocciare rompi palle, ti ho detto che non te la presto la macchinetta fotografica." mi dice mentre continua il suo percorso.

"Mi sei mancato così tanto." gli dico mentre mi lancio fra le sue braccia. Era da troppo che non lo abbracciavo. Aspirai quell'aroma che da troppo non si faceva presente nelle mie narici.  Aveva ancora i capelli che gli coprivano quasi totalmentegli occhi,ma lo stesso profumo di sempre.

"Emm... ci siamo visti appena cinque minuti fa." dice allontanandosi da me confuso.

"Davvero?" gli domando.

"Ma tu stai male. Ciao cesso,esco. " dice uscendo dalla porta. Sorrisi stupidamente, quanto mi era mancato il fatto di essere insultata da lui. Ma poi oltre tutto ero davvero orribile. Ho gli occhiali, una treccia e un cerchietto con i fiori. A rendere tutto ancora più ridicolo era la maglietta con un unicorno che indossavo. E' impossibile che mi vestissi così. Ora capisco perchè ho dato il mio primo bacio a 16 anni. Quindi,dato la situazione, decido di andarmi a cambiare,sempre se mi ricordo dov'è la mia cameretta. In quel tempo ancora non avevamo ristrutturato la casa e quindi non mi ricordo alla perfezione la piantina della casa.
Salgo le scale, se non sbaglio doveva essere al secondo piano. Apro la prima porta che mi si presenta e trovo il bagno. Apro la porta che seguiva e un forte odore di fumo mi fa trattenere il respiro. Dal disordine e mozziconi di sigarette sparse ovunque capisco che era la stanza di Alex. Non ero mai entrata lì dentro e tantomeno sapevo che fumasse,ma vabbè,tralascio questo dettaglio e continuo la mia disperata ricerca. Esco alla svelta da quella caverna e mi dirigo verso l'ultima porta del corridoio. Non poteva che essere la mia camera, sulla porta vi era un poster dei Jonas Brother: i miei primi grandi amori.Con un sorriso a trentadue denti entro in quella camera .
Il parque di ciliegio, i muri rosa, poster ovunque, non poteva che essere la mia camera. Percorro la stanza ad occhi chiusi e sfioro tutto ciò che le mie mani percepiscono. E così, i ricordi mi invadono la testa e un senso di malinconia alberga dentro di me. Una lacrima brucia nel mio occhio così intensa da essere capace di trattenerla ancora.
Apro gli occhi e ritrovo il mio riflesso in uno specchio.
Era tutto così rivoluzionario,strano. Queste cose non stanno accadendo davvero,tutto ciò va fuori ai confini delle scienza.
Tuttavia,abbandono i miei pensieri e mi soffermo sul mio aspetto fisico.
Per prima cosa decido di cambiarmi. Oddio le mutande di winni the pooh,ti prego no. Vorrei proprio sapere a chi è passato per l'anticamera del cervello di comprarmiuna cosa del genere, scommetto che è stato uno dei regali di Natale di zia Mollie.
L'armadio era pieno di maglie con disegnini orribili sopra e gonnelline graziose. Tutta via, dopo aver messo a soqquadro la stanza, trovo una maglione di lana sul viola abbastanza carino,è la cosa più decente che abbia trovato, quindi mi accontento. Noto che a quell'età già le curve non mi mancavano, quindi, perchè ho ancora le maglie con gli unicorni !? Missione due: trovare qualche pantalone che non sia firmato Barbie. Trovo sotto una sfliza di gonne delle calze nere coprenti. Lascio scivolare le mie gambe in quella meravigliosa 38. Non so veramente cosa mi abbia portato ad arrivare a una 42. Forse l'invenzione della nutella,sì, credo proprio di sì,oppure aver smesso di fare atletica agonistica.
Mi meraviglio di trovare delle semplici converse nere, già è tanto che mia madre non mi mandasse ingiro con quelle delle "Lelly Kelly".
Mi guardo allo specchio attaccato alla parete,tolgo quell'orribile cerchietto e mi sciolgo la lunga treccia e lascio i capelli liberi, erano veramente belli,erano ancora vergini da ogni tinta o robaccia, con cui dopo ho rovinato. Va più che bene, ora ho veramente l'aspetto di una quattordicenne.

Faccio su e giù per la camera,con la speranza di trovare qualcosa da fare,avevo veramente una vita noiosa. Poi,non so come,il mio sguardo cade sul computer portatile che era sul letto. Non avendo di meglio da fare decido di accenderlo. Appena acceso si apre automaticamente l'impostazione di MSN. Chiudo immediatamente quella roba e apro Internet. Vado su youtube per vedere che roba girasse, quando vedo dalla parte delle news un video.

"Justin Bieber singing Common Denominator."

Avevo avuto una seconda possibilità, questa volta non lo avrei rifatto, non mi sarei più rinnamorata di quel ragazzino. Justin non avrebbe mai più fatto parte della mia vita.


SPAZIO AUTRICE!

Ebbene sì,non sono morta o non mi hanno rapito gli alieni, solo taaanti noiosissimi problemi. Malgrado tutto ciò sono riuscita a pubblicare,anche se mamma mia, a malapena tre recensioni. So che sono pessima nella scrittura e tutto il resto,ma così mi passa veramente la voglia di aggiornare.
TADADAAA': scoperto il mistero del risucchio,ma ricordate,nella mia storia niente è come sembra.
Detto questo, ringrazio quelle poche povere anime che ancora seguono la mia storia e ci vediamo alla prossima, il capitolo successivo è già scritto,quindi se siete brave aggiorno presto. Vi annuncio che le cose incominceranno a movimentarsi. Un bacio dolcezze.

 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici. ***


Capitolo tredici.
"Baby."
 
Mi allontano  dal computer prima che i ricordi, raccolti in questa stupida scatola cranica, emergessero. Troppo tardi. Non riesco a pensare che, in un'altra linea temporale, io e Justin siamo stati insieme. Mentre ora siamo comuni anime vaganti per la terra, destinate ad incontrarsi. 
Perchè una cosa così diffusa come l'amore non ha ancora un posto ben preciso per essere manifestata!? Insomma, se ci fosse una città dove si potrebbe vivere per sempre felici e contenti sarebbe tutto più falice. Ma, ovviamente, qualcuno da lassù ha ben pensato a rendere le cose così complicate.Ma... forse quel posto esiste, e avvolte siamo inconsapevoli di averlo dentro di noi. E io quel posto con lui lo avevo trovato. Il mio posto era ovunque fosse lui.
Devo ammettere che sono abbastanza depressa, in più domani avrei avuto scuola. Dovevo assolutamente comprarmi dei vestiti.Avevo bisogno di shopping: la miglior cura per la depressione.
Decido di chiamare Julie  e Grace. Il cellulare, diamine. Cerco per la camera un qualsiasi ageggio tecnologico adatto per mandare e ricevere telefonate. Trovo un vecchio motorola rosa posto sulla scrivania di vetro, e' tutto così assurdo. Ieri è stato innaugurato l'Iphone 5 e qui siamo ancora alle cabine telefoniche. Senza pensarci due volte, digito velocemente quel numero che ancora sapevo a memoria. Parte una chiamata intitolata "Julie."
"Julie, siete ancora da Luca?" le chiedo.
"Si, ma stiamo per tornare. Perchè? Tutto bene?" chiede con un tono abbastanza preoccupato.
"Sì,tutto bene... solo che ho bisogno di fare un salto al centro commerciale. Ci state?" sapevo che non avrebbero rifiutato,adorava quasi quanto me i centri commerciali.
"Ovvio! Posso portare anche Luca?" la bocca si contrae in una smorfia di disprezzo nei confronti di quel ragazzo. Mi è sempre stato sul cavolo. Il solito ragazzo montato, popolare a scuola, titolare della squadra di rugby e fidanzato con una cheerleder urlante con un casco di banane in testa. Non so come faccia Julie a sopportarlo,ma sinceramente ultimamente non so più nulla.
"Non se ne può fare proprio a meno?" le chiedo speranzosa.
"Se proprio non vuoi..." mi risponde delusa.
"Vabene,portalo. Ma se è con l'oca della sua ragazza ti avverto che me ne vado!" le minaccio.
"Lo sapevo che ti avrei convinto! Tra 10 minuti siamo sotto casa tua, fatti trovare pronta." senza darmi tempo di risponderle attacca il telefono, dando spazio a degli insopportabili e monotoni "tu-tu". Attacco il telefono e lo lancio sul letto,come mia tradizione. Ora dovevo procurarmi dei soldi. Sapevo benissimo dove trovarli.
Esco dalla mia camera , mi avvio al piano di sotto e decido di girare istintivamente al corridoio alla mia destra, sulla sinistra c'era solo il salone e cucina, quindi la camera dei miei genitori sarebbe dovuta essere proprio lì.
Prima di aprire la porta della camera mi assicuro che da quelle parti non ci fosse nessuno e nel modo più silenzioso, cercando di non far cigolare la porta, entro. Chiudo lentamente la porta. Via libera. Mi avvicino al comò di mia madre, apro il primo cassetto e sotto i reggiseni trovo il solito cofanetto in legno. Sposto il coperchio del medesimo e porto la mano in alto in segno di vittoria.Mi lascio trasportare dalla felicità e improvviso uno sciocco balletto sul posto. Stavo per prendere una manciata di banconte quando sento una porta sbattere.
"Cosa stai facendo signorina?" la voce di mio padre fa uscire fuori dalle orbite le mie pupille.
"Em, niente." Mi giro verso di lui, vedo il suo sguardo scrutare  tra me e il comò per capire cosa stessi facendo. Cerco di coprirgli la visuale spostando di qualche centimetro il mio corpo,in modo che non notasse il cofanetto.
"Cercavo un reggiseno." gli dico mentre faccio scivolare furtivamente la mano nella parte posteriore delle mie calze, mettendo i soldi, precedentemente presi, in un modo che l'elastico li avrebbe sostenuti.
"Mh,capito."  il mio cuore riprende il suo regolare battito. "Stai uscendo?" mi domanda mentre lancia il suo corpo all'indietro,facendolo cadere a peso morto sul letto, che sobbalza subito dopo.
"Sì, sto andando a farmi un giro con Julie e Grace." gli rispondo mentre lo osservo che cerca il telecomando sotto il cuscino.
"Ok, per le sette a casa. Stasera viene a cena la nonna." Un sorriso compare sul mio volto.Nonna equivaleva a lasagne.
"Certo.Ciao pà." gli lascio un leggero bacio sulla guancia e poi esco dalla stanza di retromarcia, per paura che si notasse qualcosa. Mio padre mi guarda confuso e con un leggero sorriso sul volto,che ricambio.
Appena chiusa la porta alle mie spalle faccio un sospiro di sollievo. Tolgo i soldi dalle calze e li ripongo nella scarpa destra, non possedendo tasche e odiando ogni tipo di borsa.Solo in quel momento metabolizzo che quel padre all'apparenza così premuroso e spensierato è lo stesso che mi ha abbandonato,ci ha abbandonato. Una lacrima bagna la mia guancia, che viene subito cancellata. Lui non merita le mie lacrime, nè la mamma, nè una famiglia come la nostra, lui non merita nulla. 
Un sospiro e via, continuo il mio percorso.

Vado in cucina per bere un bicchiere d'acqua e trovo la mamma con i preparativi della cena.
"Mamma, io esco." le dico mentre estraggo dal frigo una bottiglia d'acqua .La ripongo sul tavolo, prendo dalla lavastoviglie un bicchiere, il quale fu riempito subito dopo da dell'acqua minerale.
"Ok tesoro, non fare tardi." mi dice continuando a girare il sugo nella pentola.
"Ahamh." le dico facendo di si con la testa, come segno di comprensione,mentre sorseggio il mio bicchiere d'acqua. Lascio il bicchiere sul tavolo di legno e esco.
Non ricordavo fosse così stressante vivere in famiglia.
Appenda chiudo la porta alle mie spalle trovo Minù che mi assale, rompendo le mie calze.
"Diamine Minù! " le rimprovero allontanadola da me. Non si erano eccesivamente rotte, ma comunque si notavano. Non avendo alternative mi rassegno e mi siedo sui scalini dell'entrata aspettando l'arrivo di Grace e Julie e cosetto buffo.
Era passato un quarto d'ora.Cominciavo ad avere caldo, anche essendo a febbraio il sole picchiava sulle mie calze nere,facendomi quasi ad andare a fuoco le gambe. Quasi arrivata alla disperazione vedo delle figure avvicinarsi verso la mia direzione. Mi focalizzo sulle ombre in lontanza e riconosco il cappello della New Era di Luca. 
"Ce l'avete fatta! " gli urlo andandogli incontro.
"Scusa Sarah,ma un piccione ha lasciato un bel regalino sulla felpa di Luca e piagnucolando come una femminuccia ci ha costrette a tornare indietro per cambiarsi." mi dice Julie indicando Luca.Scoppio in una rumorosa risata, piegandomi e reggendomi lo stomaco. Gli stava proprio bene.
"Che cavolo ti ridi tu." mi disse con un tono scontroso. 
"Niente niente andiamo." dico gesticolando e placando la risata. La distanza da qui al centro commerciale non era molta,quindi decidiamo di andare a piedi.
Amavo Atlanta,forse era la cosa che mi era mancata di più del resto. Quando ci trasferimmo a Boston piansi molto, ecco perche' avevo deciso di andare in un collage: per andare ad abitare con le mie amiche, che dopo tante suppliche e cene erano riusciti a convincere i loro genitori.
Durante il tragitto Luca non ha fatto altro che guardarmi e quando lo beccavo non faceva altro che sorridermi.Non che mi desse fastidio,ma mi metteva abbastanza in soggezione. Nonostante l'apparecchio che oscurava quasi del tutto i suoi denti, aveva un sorriso magnifico e anche lui non era male. Luca mi ricordava molto Austin Mahone, solo che Austin ovviamente era molto più bello.
Una volta arrivati,nonchè dopo 10 minuti di passeggiata, troviamo una grande mischia urlare all'esterno dell'edeficio. Tra spintoni e qualche gomitata riusciamo ad entrare sani e salvi.
Comprai molte cose, scarpe, vestiti, felpe, jeans.Di tutto.
Stiamo per tornare a casa quando Luca fa una curiosa proposta.
"Che ne dite,visto che all'interno di questo posto c'è un bowling, ci andiamo a fare un partita?" io e le ragazze ci guardiamo e troviamo l'idea per niente male.
"Ok,buona idea." rispondo a Luca continuando a sorseggiare il mio Milk Shake,regalandogli un sorriso. Le sue guance si colorano di un leggero rosso e per non farlo imbarazzare ci rechiamo subito al piano di sotto, dove si trovava il bowling.
All'entrata del bowling troviamo delle sbarre rosse e degli uomini che ci impediscono di passare. Anche essendo la prima volta che vado in questo bowling, il luogo mi sa di già visto. Osservo attentamente i dettagli del luogo che mi circonda cercando di capire cosa mi ricordava,ma ancora niente. Mentre Julie, Grace e Luca sono occupati a smaniare e dirgliene di tutti i colori alla sicurezza,lascio le buste ai piedi di Julie e  io riesco a passare sotto la sbarra sotto senza farmi notare.
"Ehi tu! Che ci fai qui!?" mi dice una ragazza con una carnagione scura,capelli ricci afro e occhi neri. Beccata,ora mi porteranno in qualche prigione e mi sottoporranno alla sedia elettrica.
"Em, mi scusi, le prego non voglio morire giovane!"non mi lascia finire che mi prende per un braccio e a passo svelto,quasi correndo ,mi trascina in direzione scnosciuta da me.
"Ma cosa stai farneticando, Jasmine!? Il video sta per iniziare e dobbiamo ancora farti trucco e parrucco.Dio, ma come sei vestita!" sfrastornara dalla situazione non riescivo a capire. Come mi aveva chiamato!? Jasmine!? Oh cavolo, il bowling, la folla di fuori...non mi dire che...
"Ragazza eccoti i vestiti,cambiati di fretta lì." mi indica il bagno che si era trasformato in un backstage dove tutte si truccavano e vestivano. 
"Ma guardi che c'è un errore..." 
"Sbrigati!" mi dice,lanciandomi i vestiti.
Una volta entrata in quello spazio caustrofobico tutte le ragazze smettono di fare ciò che stavano facendo e mi guardano dalla testa ai piedi.Sentendomi osservata, le ignoro e mi poggio con la schiena al muro, porto una mano sulla fronte ,cercando di trattenere la calma. Non poteva essere. Non stava accadendo.
"Dieci minuti e si inizia!" proclama una voce femminile  da dietro la porta del bagno, dando dei colpi alla porta. A quelle parole tutte le ragazze scoppiano in un urlo, portando le loro voci all'unisono, quasi mandando fuori uso il mio udito.
Mentre le ragazze intorno a me sono occupate a starnazzare come oche per il bagno,noto i vestiti che mi aveva lanciato la ragazza e mi accorgo che erano proprio gli stessi abiti di Jasmine Villegas nel video, ora capisco perche' mi aveva chiamato con quel nome. 
Ero in trappola.



SPAZIO AUTRICE!
Sooooono viva,sembrerà strano, ma lo sono!
No, vabbè, non ho scuse. Sono una persona orribile e non aggiorno..da quanto? Non lo so, ho perso pure il conto.
E' che nell'ultimo periodo di stare al computer proprio non mi va e quando mi va mio padre se lo ritira per sé e non me lo lascia neanche un minuto. Ora,prometto che, se a questo capitolo mi fate arrivare più recensioni aggiorno prestissimo! 
Soprattutto perchè la storia ha preso una piega diversa e vorrei sapere il vostro parere... 
Una cosina e vi lascio perdere: voi già avete Believe Acoustic? DGUYGDFUFGD io ancoRa no,se quei bastardoni della Media Word non si sbrigano a metterli faccio un casino AHAHAHAH 
Vi lascio che vi ho rotto abbastanza. Ah, siamo arrivati a più di mille visualizazzioni alla storia e io boh dyigduygfdysh piango c': grazie davvero di tutto,vi amo.
Un bacio. 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici. ***


Capitolo quattordici.
Earthquake.

 
 Che poi, ce ne vuole per scambiarmi per Jasmine Villegas.


Lascio che il bagno si svuoti fino all'ultima persona. Finalmente un po' di pace per le mie orecchie. Sento delle urla
provenire da fuori. Faccio capolino dalla porta del bagno per vedere cosa stesse accadendo.
Vedo la ragazza che mi ha dato i vestiti discutere con un'altra ragazza,più bassa di lei, con dei capelli lunghi,lisci e castani 
scuri,quasi sul nero. 

"Ma si può sapere dove sono i miei vestiti!?" riesco a sentire fra un urlo e l'altro.

"C'è stato un errore, mi scusi! " le risponde la ragazza dalla carnagione scura, abbassando la testa.

Capisco che la ragazza di spalle è Jasmine, perchè si volta verso la mia direzione, dopo avermi indicato all'altra ragazza.
 La vedo avvicinarsi verso di me con un'aria piùttosta arrabbiata. Mi ritiro subito e mi allontano dalla porta. 
Subito dopo vedo la porta aprirsi e il corpo di Jasmine avvicinarsi ancora di più a me.

"Ora mi spieghi che ci fai tu con i miei vestiti." mi dice indicando i vestiti che avevo fra le mani.

"Em, scusa, ma davvero io non centro niente. Non dovrei essere nemmeno qui." dico cercando di tranquillizzare le acque.

"Senti carina, io le conosco le tipe come te. Pensavi davvero che mi avresti tolto così di mezzo?" dice sghignazzando. Ma 
questa ragazza ha davvero dei seri problemi mentali, sembrava così carina dai suoi video, e le sue canzoni non erano male.

"Senti, tieni i vestiti."- dico porgendoglieli.- "Ti sbagli di grosso, io non voglio proprio avere niente a che fare con tutto questo." le dico uscendo dal bagno.

Di corsa mi avvio verso l'uscita, prima che fosse troppo tardi e me ne sarei pentita di aver scavalcato quella riga rossa.
Troppo tardi. La mia corsa viene fermata dallo scontro che avevo appena avuto con un ragazzo biondo, di cui non vedo il 
volto essendo di spalle. All'impatto del mio gracile corpo contro il suo, indietreggio fino a perdere l'equilibro e cadere a
terra. Il ragazzo si gira verso di me, non riesco totalmente ad identificare chi fosse a causa del giramento di testa.

"Ti sei fatta male?" mi dice una voce maschile, ma dolce, ancora non trasformata dalla pubertà. Lo stesso mi porge una 
mano, o forse due, tre,cento o mille.
 Forza Sarah,ne devi solo afferrare una. 
Finalmente la mia vista riprende la sua normalità. Seguo con lo sguardo la provenienza di quella
 mano fino ad arrivare al volto di quel ragazzo. 
L'impatto dei  miei occhi cioccolato fondente ai suoi caramello, lasciano il mio cuore fuoriuscire dal mio petto. 
Non riesco ad identificare se questo è ancora uno dei sintomi del capogiro, una malformazione causata dalla 
caduta o un'incantesimo l'anciato dalle scaglie d'orate dei suoi occhi.

"Tranquillo, tutto bene." Tuttavia non rifiuto la sua offerta d'aiuto, se non avessi avuto un minimo di sostegno sarei
ricaduta di nuovo. 
Al tocco della mia mano con la sua sudata, a causa degli alti riscaldamenti, sento prendere vita un allevamento di farfalle 
nel mio stomaco. Non so perchè, ma anche una volta alzata da terra la sua stretta così forte,non diminuisce. 
Vedo il suo sguardo paralizzarsi sull'unione delle nostre mani e io faccio lo stesso.Percepisco una scossa, confuso ritira 
velocemente la sua mano e mi guarda con uno sguardo smarrito.

"Tutto bene?" gli chiedo gentilmente.

"Si, è che.. hai un'aria familiare. Ci siamo già visti da qualche altra parte?" oh, si certo, se per "altra parte" intendi la  Boston American Collage,
nel 2013, allora sì.

"Non credo." gli rispondo seccata, con un finto sorriso.

"Non ti ho vista ai provini." ipotizza smarrito."Eppure ti ho già visto." afferma subito dopo osservando il mio corpo dalla
 testa ai piedi.

"Infatti io non sono del cast. Sono qui per caso." rispondo cercando di rimanere più credibile possibile. Continua a 
fissarmi la bocca e per quanto potesse farmi piacere incominciava a mettermi in imbarazzo.

"Pemetti?" mi domanda cortesemente avvicinandosi. Lo lascio fare e  estraee dalla tasca dei suoi jeans un fazzoletto. Porta
la sua mano verso il mio viso e mi strofina con delicatezza il fazzoletto al lato destro della bocca.

"Ecco fatto." dice sorridendomi. "Avevi della roba bianca...Tipo..latte?" chiede curioso. Oh Dio, che figura. Maledetto Milk Shake. Chissà cosa avrà pensato.

"Em, oddio, sì. Milk Shake." scoppiamo a ridere, fondendo le nostre risate, creando una perfetta melodia,lasciando che le
 note della nostra risata fluttuassero nell'aria,colmando quel luogo insensato e il mio stomaco. 

"Grazie,comunque." dico con fatica, cercando di trattenere la risate il più possibile.

"Di niente." mi risponde continuando a sorridermi.Si stava creando un'intesa magica fra di noi, nonostante l'aspetto buffo
 che aveva Justin a quel tempo, non sminuiva affatto la sua bellezza.Anzi, io lo trovavo ancora più bello,più puro.

 Sento delle forti vibrazioni provenire dal pavimento. Capisco che non sono l'unica che le percepisce, vedo Justin
 continuare a fissare il pavimento lucido. Subito dopo entrambi ci riscambiamo uno sguardo di intesa, ma di 
incomprensione alla situazione. Le persone presenti in quel luogo incominciano a farsi prendere dal panico correndo da una parte all'altra. Porto il mio sguardo verso l'alto e vedo il lampadario oscillare sempre più velocemente. Vedo la catena che sorreggie l'oggetto farsi sempre meno forte, causando delle crepe sul muro.

"Corri Justin!" gli suggerisco urlando.

"Cosa!?" il caos dei presenti non gli lascia capire neanche a pochi centimetri di distanza cosa gli stessi dicendo.

"Corri!" urlo più forte di prima. Stavolta non gli lascio il tempo di capire, un solo secondo in più e sarebbe potuto essere 
letale.
Gli afferro la mano e corriamo insieme, fra il caos che si era causato lì dentro. Appena superato di pochi metri il
 posto precedente, vediamo i cristalli del lampadario frantumarsi in mille pezzi di vetri. Un pezzo di vetro arriva fino alla 
mia gamba, graffiando le mie calze, fino ad arrivare alla pelle, e rallenta la corsa. Vedendo il pezzo di vetro scivolare a metri distanti da me, non riesco a fare a meno di ricordare il sogno fatto una settimana circa fa,quando ero ancora nel collage. 
Ora riesco a collegare tutto: i vetri che schizzavano da per tutto, io e Justin che scappiamo correndo. 

Non era il momento esatto per farsi prendere dagli shock paralitici,ora. Riavviamo la corsa verso l'uscita. Arriviamo alle
 scale mobili. Non lasciando mai la mia mano Justin, ci facciamo spazio fra la folla e riusciamo a fare l'ultimo gradino. 
Stavamo per riniziare a correre, quando Justin si blocca di getto. Lo vedo fissare qualcosa alla sua sinistra: una bambina 
seduta a terra con il petto alle ginocchia che singhiozzava e urlava il suo nome. 

"E' mia sorella !" per la prima volta lascia la mia mano e io mi sento debole, indifesa. Corre verso di lei e il pianto di Jazzy si placa una volte accolta fra le
 braccia del fratello.

"Andiamo,forza!" mi disse iniziando a correre. Cadeva di tutto dal soffitto, le vetrine dei negozi si rompevano, e il tetto
 portava delle gravi crepe. Una volta usciti dalla porta d'emergenza pose a terra sua sorella.

Ci guardiamo alle nostre spalle e quel terribile paesaggio porta fuori dalla mia bocca un gemito.E' tutto completamente
 distrutto.
 



SPAZIO AUTRICE!
Heilà belle fanciulle.  Ma vogliamo un attimo parlare della perfezione i Believe 
Acoustic, mio Dio idgipfd. Indovinate che mi è successo? Mi sono persa lo scontrino per partecipare al concorso, quindi 
ora ne devo comprare un altro cwc.
Passando alla storia, mi scuso per il solito ritardo, ma mi aspettavo invano qualche recensione in più :c
Il prossimo capitolo è bello pronto che vi aspetta, ma continuo a minimo 4 recensioni questa volta. 
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo bellezze. Vado che devo scappare. Ciau dolcezze 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici. ***


Capitolo quindici.
"Every thing's gonna be alright."

 
"Che cazzo è successo!?" quella voce così delicata sta sprigionando decibel di rabbia illimitata.
"Non lo so,giuro che non lo so." gli risposi confusa.
"Non capisci, lì dentro c'è tutta la mia famiglia,CAZZO!" Justin mi urlava contro come se fosse mia la colpa di tutto quello che era successo. Tuttavia riesco ancora a ragionare e controllo il mio inpulso di non rispondergli a tono, capendo la sua tensione.
"Bibo, non urlare perfavore!" implora piangendo alle sue gambe la sorellina. Deve essere stato un trauma per lei vedere i suoi familiari in prenda al panico.
"Scusami tesoro." dice piegandosi verso il basso per prendere in braccio la sorella. Rassicurandola e continuando ad accarazzargli i capelli proprio dello stesso colore del fratello.
"E' impossibile che siamo l'unici riusciti ad uscire." ipotizza guardandosi intorno,con la speranza di vedere forma umana.
"Le scosse sembrano essersi fermate, dobbiamo andare a controllare se ci sono feriti.Lì dentro ci sono anche i miei amici." Justin sembra essere d'accordo e accetta annuendo. Fa scendere sua sorella dalle sue braccia e gli porge la mano, che subito dopo viene afferrata dalla sorella. Ci
incamminiamo verso l'entrata,o almeno di quello che ne era rimasto.
Arrivati io e Justin automaticamente ci guardiamo,riesco a leggere nei suoi occhi la paura di cosa potesse esserci lì dentro.
"Sei pronto?" gli domando.
"Si." risponde di getto. Porta la sua mano verso la mia,credo volga che io la stringa. E così decido di fare. Ora eravamo pronti per entrare.
Il vetro delle porte automatiche era stato rotto, e facendo attenzione ai vetri, lo attreversiamo. Justin fa passare con cautela la sorella e
poi noi due a catena.
Un ondata di polvere annebbia la vista e colma il nostro condotto nasale,lasciandomi tossire cercando di buttare fuori la povere dai miei polvoni.
"Bibo, voglio andare a casa, non mi piace questo posto!" piagnucola la sorella mentre preme le sua dita contro le narici,cercando di non respirare
quell'aria impura.
"Dobbiamo solo cercare la mamma e gli altri tesoro, ricordi dove erano l'ultima volta che li hai visti?" chiede alla sorella dolcemente.
"Lì giù." indica al di sotto delle scale mobili. Era tecnicamente impossibile varcare quella soglia, era ricoperta di macerie.
"Non possiamo andare lì, dobbiamo chiamare dei soccorsi." affermo osservando i resti che erano rimasti del soffito del terzo e ultimo piano.
Neanche pronunciate le parole che sentiamo delle voci provenire da fuori. Corriamo subito all'esterno e troviamo una serie di persone,
probabilmente provenienti da case vicine, o magari del centro commerciale stesso,occupate a discutere sull'accaduto,tanto da non rendersi
conto della nostra presenza.
"Aiutateci perfavore!" urla Justin a quelle persone, facendo ricadere l'attenzione su di lui."Ci sono molte persone bloccate lì dentro!" indica il
luogo dietro alle sue spalle.
"Forza andiamo a vedere." dice un signore sulla quarantina di anni al gruppo di persone. Gli facciamo strada fino al grande masso di macerie che rendeva impossibile il passaggio dal terzo al secondo piano. L'espressione sconvolta sul volto della gente lasciava me e Justin ancora
più preoccupati.
"Non ce la faremo mai a spostare tutta questa roba."
"Le prego,la scongiuro, ho la mia famiglia lì sotto. Può chiamare dei soccorsi?" implora Justin quasi con le lacrime agli occhi, non lasciando per un solo attimo la mano della sorella, che sembrava essere rimasta paralizzata dalla situazione.
"Certo,faremo il più possibile." gli rispose il signore. Vedo Justin avvicinarsi sfinito a me.Rimane per un po' impalato davanti a me e io resto a
guardalo non avendo coraggio di parlare. Avrei dovuto evitare Justin,così il destino mi aveva fatto capire dandomi un'altra possibilità, allora
perchè in ogni situazione io sia, Justin ne deve fare parte ? C'erano solo due probabili risposte,o al destino piaceva prendersi gioco di me, o
era un fan accanito della nostra coppia.
Mentre cerco un salvagente nel bel mezzo dell'oceano dei miei pensieri, Justin mi coglie di sorpresa con un abbraccio. Impacciata ricambio
l'abbraccio. Anche avendo polvere da per tutto riuscivo ancora a sentire il profumo di lavanda che emanava la sua maglia. Sembravano
passati anni dall'ultimo abbraccio,anche se teoricamente era così,praticamente era passato massimo un giorno,credo.
"Tutto ok?" sussuro al suo orecchio, poco vicino alle mie labbra.
"No." risponde con la più totale spontaneità. "Ho paura."
"Andrà tutto bene." quante volte mi ero trovata ad ascoltare quelle parole nel mezzo della notte, piangendo, mentre ora sono io a dirle a lui,
perche' ognuno di noi ha bisogno di sentirsele dire nel momento del bisogno.
"Scusami." dice imbarazzato sciogliendo l'abbraccio. "Piùttosto, Justin." dice offrendomi la sua mano.
"Oh,lo so." rispondo stringendo la sua mano.
"Mi conosci?!" mi ero lasciata scappare qualcosa di troppo.
"Ho sentito qualche tua cover,comunque Sarah." dopo anni e anni di esperienza con i miei genitori, ho imparato a camuffare una bugia alla
perfezione, mentre ancora non riesco ad imparare a frenare il mio essere impulsiva.
Sento una fitta improvvisa sulla pancia, subito dopo il dolore si focalizza poco più sopra del fianco sinistro. Il dolore si intesifica ogni secondo di
più, che mi porta a piegarmi su me stessa. I miei gemiti fanno preoccupare Justin che mi sorregge con il suo braccio attorno alla mia schiena
incurvata.
"Cos'hai Sarah?!" mi sospira vicino al mio orecchio.
"Ho bisogno d' aria, Justin. Non ce la faccio." rispondo a denti stretti,trattenendo il piu' possibile gli urli.
"Forza. Andiamo fuori." dice Justin alla sorella lasciando la sua mano. Poco dopo,quando vengo presa in braccio da Justin, capisco le sue parole.
Non presa come lui prende la sorella,no. Ma come il marito prende in braccio la sua sposa.Non riesco a non osservare il suo viso perfetto: capelli
che lasciavano la sua fronte un mistero, occhi miele che si scioglievano nei miei cioccolato, naso minuto, all'insù fin quanto basta. Labbra rosee
chiuse in un ghigno, contornate da una parte più secca, a causa del suo inemitabile vizio di leccarsi ripetutamente le labbra.
Chiudo gli occhi e lascio rilassare il collo portando la testa all'indietro.Le fitte si fanno sempre più forti, in più si aggiunge un forte senso di nausea insopportabile. Mi accorgo di essere al di fuori dell'edeficio a causa della aria pulita, che riempiva la mia bocca socchiusa fino ad arrivare ai miei
polmoni, che buttano fuori dalla mio bocca un sopsiro di sollievo, alleggerindo per poco il dolore.
Apro gli occhi e trovo i suoi miele plendere più del solito, con il tempo avevo capito che al sole diventavano più chiari.
Mi poggia delicatamente sull'entrata del centro commerciale e fa combaciare la mia schiena con la colonna che era rimasta in piedi.
"Stai meglio?" mi dice osservandomi dall'alto.
"Si,grazie." le fitte erano divertate sopportabili, ma ancora erano lì. Non capisco da cosa potevano essere causate, insomma, non era il tipico
dolore pre-mestruale.
"Sarah bua,Bibo." dice la piccola idicando la parte del ginocchio scoperto a causa delle calze rotte. E' il graffio del vetro di prima, ma non avevo
visto che era così profondo e occupava tutta la superficie del ginocchio, oppure ero semplicemente arrivata al vertice del massimo dolore, che
quella piccola ferita sembrava quasi non esistere.
Justin si piega sulle ginocchia e osserva da vicino il taglio.
"Se non lo disinfettiamo può venirti un'infezione." dice solleticando la mia pelle scoperta a causa delle calze rotte.
"Non fa niente, non è così grave."
Justin si siede vicino a me e fa sedere sulle sue gambe la sorella.
"Credi che stiano bene ?" mi chiede Justin fissando il sole tramontare e un parco dove di solito le persone del quartiere portano i loro cani a fare i bisogni.
"Lo spero." rispondo di getto.
Restiamo fuori ad aspettare che arrivino i soccorsi. Justin e la sorella si addormentano mentre a me sono tornate le fitte.
Guardo l'orologio sul mio polso che segna le 17.30, il buio dell'inverno comincia a calare e il freddo sta paralizzando le mie ossa. Tiro giù le
maniche del maglione fino a coprire le mie mani,che porto fino al mio volto, coprendo il naso arrossato.
Mi getto sul petto di Justin, portando le mani al suo collo, non capendo il motivo. Forse per il freddo, o magari perche' semplicemente
volevo farlo. Al contatto col suo corpo le fitte sembrano scomparire. Ignoro il freddo e mi addormento col suo profumo su di me e il battito
letteralmente impazzito.
"Sarah,svegliati!" mi dice una voce fioca che mi lascia uscire dal mio mondo buio,facendomi sobbalzare.
"Che?Perchè?Cinque minuti.Buonanotte." dico ripoggiandomi incosapevolmente sulla spalla di Justin. Poco dopo,si alza facendomi andare a
vuoto e in pochi secondi mi fa da guanciale il duro pavimento di marmo.
"Cazzo,Bieber!" ringhio masseggiandomi l'acute della testa.
"I soccorsi!" urla guardando un camion arrivare,credo fossero i pompieri,o forse la polizia,in questo momento l'unica cosa di cui ero certa era
il dolore che proveniva dalle mie tempie.
Mi guardo intorno e vedo il buio più totale,solo delle luci provenienti dai fari delle macchine lasciavano a malapena vedere dove mettessi i piedi.
Tuttavia, mi faccio forza sulla mano sinistra e lentamente riesco ad alzarmi e raggiungo Justin.
Vedo delle persone scendere velocemente con indosso delle tute bianche che coprivano il loro corpo dalla testa ai piedi. Hanno con loro delle
armi, qualcosa mi dice che non sono pompieri. Li vediamo avvicinarsi a noi correndo. Vedo il volto del primo uomo che si avvicina a noi, i suoi
occhi di ghiaccio incuotevano paura, da tal punto che la sorella di Justin si fionda da me sbracciondosi per essere presa in braccio.
"Aiutateci, ci sono delle persone lì dentro!" ulra Justin.
"Certo." dice l'uomo dagli occhi di ghiaccio.
Subito dopo, solo il nero.

SPAZIO AUTRICE.
OGGI E' IL COMPLEANNO DEL MIO BIBO.
Cazzo, mi sembra ieri di aver visto per la prima volta il video di "Baby" con quel casco di banane al posto dei capelli.
Beh, volevo aggiornare al suo compleanno uu
Hey, la storia fa schifo e questo è il quindicesimo capitolo, che probabilmente non leggerà quasi nessuno.
Tuttavia, è la mia prima storia e ci tengo a finirla.
Volevo solo avvisarvi che sto scrivendo una nuova fanfiction, insieme ad una mia amica.
Questo è il link, se volete passare, mi fareste un grande piacere:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1647078
E' totalmente diversa da questo genere e chissà, forse vi piacerà di più.
Detto questo, vi lascio festeggiare il compleanno di mio marito e evaporo.
CIAU BELLEZZE.

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici. ***


Capitolo sedici
"Are you dying!?"
 
Uno spiraglio di luce proveniente dall'alto dona luce allo spazio buio. Quest'ultimo si focalizza sull'esatto punto in cui sono seduta .I raggi solari sembrano oltrepassare la mia retina,fino ad arrivare alla pupilla e fanno in modo che io mi svegli. Ignara alla situazione mi stropiccio gli occhi, non capendo cosa stesse succedendo. Credo che sia in un furgone, lo intuisco dalla mia spina dorsale dolorante a causa di tutti i dossi sorpassati.
Mi guardo intorno, e ancora traumatizzati, i miei occhi giocano con l'effetto chiaro-scuro del luogo e intravedono Justin, steso alla mia destra. E' a terra, privo di sensi.
Cerco di alzarmi per raggiungerlo, ma le mie ginocchia non me lo permettono. Capisco che è passato molto tempo dall'ultima volta che ho toccato cibo, le mie labbra disadratate e aride, quanto il deserto del Sahara, non hanno mai desiderato così tanto dell' acqua.
Strisciando arrivo verso Justin, di Jazzy nemmeno l'ombra. Nonostante il tremendo freddo, la sua fronte gronda di sudore e le sue labbra socchiuse tremano,sicuramente ci hanno iniettato qualcosa.
"Justin." Sussuro scuotendolo."Justin!" Ripeto alzando di poco la voce.
Nessuna risposta.
Prendo il suo volto fra le mani e lo poggio sulle mie ginocchia. Gli do dei piccoli schiaffi sulla guancia, con la speranza di vederlo reagire. La mia preoccupazione sale alle stelle vedendo nessuna risposta da parte sua. Faccio scendere la mia mano tremolante sul suo petto, che percepisce dei piccoli battiti che si scontrano sul suo torace, mi lascio scappare un sospiro di sollievo. Vedo i suoi occhi aprirsi lentamente e subito un sorriso appare sul mio volto. I suoi occhi mi guardano dall'alto, nonostante il buio essere padrone di quell' autovettura, riesco a vedere il suo marrone nocciola splendere.
"Sarah." Sussura sforzando un sorriso, che ricambio subito dopo. Alza il busto abbandonando le mie gambe e si posizione davanti a me e grattandosi la nuca si guarda intorno.
"Dov'è mia sorella?" chiede preoccupato. " E dove siamo!?" 
"So quanto te, Justin." L'ultima cosa che ricordo sono gli occhi agghiaccianti di quell'uomo.
"Che cazzo sta succedendo. E da quanto siamo in viaggio!?" mi chiede insistente.
"Justin,non ti conviene urlare.Non so cosa sta succedendo e qualcosa mi dice che non è niente di buono" rispondo mantendo la calma.
Si alza e arriva alla maniglia del furgone arrancando. Prova ad aprire la porta, ma sembra essere chiusa a chiave.
"Cazzo!" Dice sbattendo la sua mano sulla portiera.
"Justin, stai calmo" dico come se fosse una cantilena.
Struscia la sua schiena sulla portiera fino ad arrivare alla moquette. Respira affannosamente e si poggia una mano sul petto, dalla parte del cuore.
"Justin!" A gattoni riesco ad arrivare al suo stesso punto. "Cos'hai?" chiedo preoccupata.
"Credo sia un attacco di panico, sono caustrofobico" oh, giusto. Mi poggio una mano sulla fronte, disperata.
"Oh mio Dio!" Urlo disperata. "Ok, fa respiri profondi" dico mimandogli come fare.
"Non riesco a respirare!" Urla mantenendo gli occhi serrati.
"Ok, ho un piano! Prima fase: mantenere la calma," dico per tranquillizzare più me che lui.
"Quale calma,sto morendo,cazzo!" dice sbattendo il suo pugno contro la moquette.
"Stai morendo !? Oh mio Dio! Ok nuovo piano: addio calma!" all'improvviso mi alzo da terra, incredula della mia forza e comincio a scalpitare calci sulla portiera e a sbattere le mani prima sulla portiera e poi su tutte e quattro le pareti, sperando di attirare l'attenzione di qualche umano, qualcuno dovrà pur guidare questo rottame.
"Aiuto! C'è un pinguino che sta morendo!" urlo saltando.
"Non sono un pinguino!" l'aria per parlare ce l'ha,però.
"Ok,non ci si fila nessuno." dico rassegnandomi e ritorno seduta vicino a Justin che intanto ha incominciato a respirare ancora più affannatamente e si è sdraiato completamente sulla moquette.
"Respirazione!" mugula faticamente.
"Cosa?!" -indica la mia bocca e poi la sua.-
"Certo che sei uno sfacciato, con quale coraggio in un momento come questo mi chiedi un bacio!? " gli rinfaccio gesticolando.
Prende di getto la mia testa e poggia violentemente la sue labbra sulle mie. Sento un senso di vuoto nel mio stomaco, come se mi fossi buttata da un areoplano a metri e metri di altezza. Sento le sue morbide labbra fare pressione sulle mie, un brivido mi causa la pelle d'oca. Forse intendeva la respirazione bocca a bocca,sì credo proprio di sì. Il problema è che non ho la minima idea di come si faccia, l'ho visto solo vedere in qualche film.
Con tali conoscenze attappo il naso a Justin e trapasso la più possibile quantità d' aria nella sua bocca. Mi stacco dalle sue labbra e Justin, facendo un grande respiro, riempie i suoi polmoni. Ripeto l'azione due o tre volte, finchè Justin in una di queste si scanza e mi fa dare una testata contro la parete. La mia testa credo stia diventando deforme.
"E' questo il modo di ringraziarmi!?" dico massaggiandomi il punto traumatizzato dalla botta.
"Grazie" dice sorridendomi e facendo dei sospiri profondi. "Ora dobbiamo trovare un modo per uscire da qui." si alza e cerca,saltando, di raggiungere il piccolo spiraglio da dove passa quel poco d'aria e di luce.
Nano.
Sono costretta a guardare i glutei di Bieber saltellare e sghignazzo alle sue spalle,ma la mia attenzione cade su un rilievo nella tasca sinistra dei suoi jeans. 
"Justin, cos'hai lì dietro? " dico indicando il suo posteriore,mentre mi alzo. Alle mie parole smette di cercare di raggiungere quella specie di finestra e cerca di guardare il suo lato b.
"Vuoi davvero che te lo dica? Però,ti facevo più intelligente. Se vuoi però, puoi sempre verificare" dice maliziosamente, sfoggiando un sorriso inquietante.
"Invece in quella specie di scatola cranica c'è anche materia grigia oltre a delle noccioline? Cretino. Intendevo la tasca !" gli ringhio non facendo trapassare nessun emozione sul mio volto.
"Ah e dillo subito, e che ne so io,credo nient...o cazzo" dice estrapolando dalla tasca inferiore il suo cellulare.
"Cioè, tu avevi un cellulare!" gli urlo dandogli delle spinte, facendolo sbattere sulla portiera.
"Credi che se lo avrei saputo non lo avrei usato?" ringhia a pochi centimetri da me.
"Coglione." gli sussurro.
"Zucca vuota." ribatte.
"Nano da giardino!"
"Testa di rapa e per precisare,NON SONO UN NANO!" 
Mentre continuamo il nostro interessantissimo dibattito, le nostri voci vengono superate da un'altra: una canzone di Beyoncè che proviene dal cellulare di Justin.
"E' Scooter!" annuncia il ragazzo guardando lo schermo del suo Iphone.
"Rispondi, muoviti!" gli dico affiacandomi a lui, cercando di origliare la conversazione.
"Scooter!" urla il ragazzo rispondendo.
"Justin, ho poco tempo, cerca di capire in fretta. Dovunque tu sia, scappa il più lontano possibile, stiamo tutti bene per ora, ma devi lasciare la città prima che..." non fa in tempo a finire la frase che il silenzio dall'altra parte del telefono soccombe il silenzio.
"E' finita la batteria, siamo fottuti." rivela guardando le mie pupille dilatarsi.



 
SPAZIO AUTRICE
Velocemente, mi scuso per l'ennesimo ritardo, prometto di aggiornare prestissimo, prima del 23. Merda, non sapete quanto sono emozionata per sabato, manca così poco. Voi andrete al concerto? In caso negativo, mi dispiace avervelo ricordato, ma sono troppo emozionata.
Detto questo, passerei al capitolo. Bene, Justin e Sarah cominciano ad avere un paio di problemi. Chissà dove saranno finiti e come usciranno da questa situazione, per scoprirlo non vi resta che continuare a seguirmi. Ringrazio chi legge ancora la storia, cioè pochissimi, ma va bene così.
Evaporo, ciao bellezze. <3

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Capitolo 18
*** Capitolo diciasette. ***


Capitolo diciasette.
 
"Don't cry."

 
La domanda che picchiettava la mia mente era dove fossimo finiti e che volessero da me e Justin. Quel cellulare era l'unica possibilità che avevamo per essere rintracciati, era la mia unica speranza.
Tutta l'energia che prima era comparsa come nulla, sembrava essersene riandata nello stesso modo; le ginocchia si piegano e attudiscono la caduta.
"Cosa sta succedendo" dico mettendomi una mano sugli occhi.
"Non lo so" dice Justin raggiungedomi a terra, a gambe incrociate.
Fuori dalla mia volontà cado in un singhiozzante pianto.
Ho paura.
Paura di cosa stia succedendo e che fine avremmo fatto o quella che faranno i miei amici e i parenti di Justin. Paura che tra una scossa e l'altra potrebbe essere successo qualcosa a un componente della mia famiglia. 
Sento delle braccia cingermi e posare il mio busto sul suo petto.
Il mondo sembra meno scuro,ora.
"Non piangere, troveremo una soluzione" dice cercando di rassicurarmi. Alzo il volto verso il suo e vedo i suoi occhi colorarsi di preoccupazione.
"Una soluzione?! Da cosa !? Non sappiamo neanche da cosa dobbiamo scappare,è questo il problema." 
"Scusa se cercavo di rassicurarti!" Dice lasciando il mio corpo solo.
Non so perchè, ma i miei pensieri mi portano a Nathan,forse perchè la pettinatura di Justin mi ricordano troppo la sua. I suoi occhi verdi appaiono nella mia mente, facendomi sentire meno sola. Ripercorro tutti i nostri piccoli momenti passati in mente e una stretta si fa viva nel mio cuore. Subito dopo essi sparicono,insieme a lui. Capisco che se non avessimo trovato al più presto una soluzione avremmo compromesso il nostro futuro.
A denti stretti poggio la mia mano sulla maniglia e mi faccio forza per alzarmi.
Ma una curva mi riporta al punto di partenza, cadendo sulle gambe di Justin.
"Scusami" dico imbarazzara, col mio fondoschiena sulle sue ginocchia. Justin sta per riaprire bocca quando un urlo impegna il suo fiato. Il furgone ci smuove da una parete all'altra.
Stiamo rotolando.
Ad un tratto mi ritrovo con la schiena contro la parete ricoperta di metallo, provocandomi un dolore atroce alla spina dorsale. Un' altra botta, stavolta tocca a Justin. La sua testa sbatte violentemente contro la portiera, che si apre subito dopo, facendo fuoriuscire il suo corpo dalla vettura,rotolando. Velocemente faccio rotolare il mio corpo raggiungendo in pochi secondi lo sportello aperto e mi ritrovo a rotolare giù da una collina. Mi aggrappo ad un ramo sporgente di un albero,giusto in tempo per non far schiacciare il mio corpo dal furgone. Solo ora vedo l'esterno di quell'auto. Un normale furgoncino grigio,ma la mia attenzione si ferma sul guidatore: l'uomo dagli occhi di ghiaccio.
"Stai bene!?" mi urla una voce dall'alto. Il mio sguardo segue la base di quell'urlo e vedo Justin aggrappato al tronco di un albero a pochi metri sopra di me  .
"Si" gli rispondo a denti stretti,cercando di non far scivolare la mia mano da quel ramo. 
I miei occhi sono impegnati a guardare quel furgone che rotola e rotola ancora e ancora.
La collina non era poi così ripida,ma abbastanza per non essere percorsa in piedi senza cadere. Se avessi lasciato quel ramo in pochi secondi mi sarei ritrova quell'uomo di fronte e sarebbe stata la fine.
Sento uno strano rumore provenire dall'alto, il ramo sta per spezzarsi.
 "Justin,si sta spezzando il ramo,aiutami!"  Grido in preda al panico.
"Cerca di resistere ancora per poco! " Mi risponde, allarmmato.
Con delle abili mosse riesce a salire sui rami più resistenti di quell'albero, si avvicina più che può verso la mia direzione e mi tende una mano,mentre l'altra è occupata a stringere il ramo sottostante,cercando di mantenersi in equilibrio.
"Svelta!" Mi sussurra mentre cerco di arrivare alla sua mano. Sforzo più che posso il mio braccio per raggiungere il suo, quando un tonfo attira il mio sguardo verso il basso. La corsa del furgone è stata fermata da una serie di alberi,  l' uomo riesce a uscire e ci guarda dal basso.
Ritorno velocemente alla mano di Justin, l'afferro e con tutta la sua forza cerca di tirarmi sù.
Giusto in tempo.
Il ramo rotola giù dalla collina.
"Dobbiamo scappare lontano da quell'uomo" dico a Justin.
"Non dovremmo essere molto lontani dalla strada" mi risponde ancora con la mano stretta alla mia.
Si fa strada fra le foglie dell'albero e facendo attenzione a dove poggiassimo i piedi, arriviamo in un punto dove possiamo vedere la strada. Sarà 300 metri distanza da noi. Guardo verso il basso, minimo due metri ci separano dal terriccio.
"Tieniti pronta." Mi dice osservando il terriccio sotto di noi.
"Cosa intendi fare?! " Dico dilatando le pupille.
"Dobbiamo saltare." 
"Cosa!? Vuoi morire per caso?!" 
"Almeno io ci provo a salvarmi le chiappe! Se non saltiamo, quell'uomo verrà a prenderci e moriremo comunque" mi accorgo che ha ragione, quindi annuisco.
"Al mio tre."
Incontra il mio sguardo.
"Uno."
Sussurra tenendo il suo sguardo fisso sul mio.
"Due."
Dice lentamente osservando di nuovo la terra sotto di noi, mentre intensifico la stretta alla sua mano.
"Tre."
Con gli occhi serrati mi lancio, non lasciando mai la sua mano.




SPAZIO AUTRICE!
Ho finalmente aggiornato. Ci sono state le feste di mezzo (passate sui libri) e il concerto. hdfuydutfg.
Vorrei scusarmi per gli errori sull'altro capitolo e ringraziare chi mi li ha fatti notare. Non ho controllato bene neanche questo perché devo scappare a catechismo, quindi perdonate eventuali errori cwc. Ringrazio chi recensisce e legge la storia. Forse può sembrare un po' stramba, ma vi assicuro che si rivelerà più semplice di quanto crediate lol 
per qualsiasi cosa, @illmarryciastin on twittah.
Alla prossima, un bacio.

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