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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 28/01/2012 ***
Capitolo 2: *** le vere amicizie ***
Capitolo 3: *** pipistrelli e testosterone ***
Capitolo 4: *** amore o sport? ***
Capitolo 5: *** decisioni ***
Capitolo 6: *** Kiss ***
Capitolo 7: *** a little bit of Romance ***
Capitolo 1 *** 28/01/2012 ***
mila e shiro
28/01/2012
Negli
spogliatoi della palestra - Pechino
"Tra pochi minuti
giocheremo la partita più importante del campionato ragazze,
quella contro le Hell Cats!" disse Mila, in un fascio di
nervi. "Lo sappiamo Mila, potresti anche non scaricare
addosso a noi tutta la tua tensione!" rispose Katherine, anche
lei visibilmente agitata. "Ehi ragazze, perchè non
parliamo un po' di quello che ci succede ultimamente, potrebbe
aiutarci a calmarci...ad esempio Mila, come va con Shiro? A quando il
matrimonio?" disse Maria sogghignando maliziosamente. "EHI!!!!
non mi sembra il momento questo! E comunque, Shiro è molto
impegnato con gli allenamenti...nonostante sia il nostro allenatore,
non ha certo perso la voglia di giocare ancora! Perciò
ultimamente...diciamo che mi tocca tenere a freno gli ormoni!" "Ma
cosa ti salta in mente! Non devi pensare a queste cose! è solo
la pallavolo che conta nella vita...se ti sentisse la signora
Yang..." urlò Nami, come al solito dedita solo al
dovere. "Eddai Nami...non mi dire che anche tu non pensi a
certe cose! Ci sarà qualcuno che ti piace...non mentire
proprio a noi che ti conosciamo più di ogni altro!" disse
Gina scoppiando in una fragorosa risata. Xiu Lan, che stava
facendo gli esercizi di meditazione buddista pre-partita che le
servivano per la schiacciata arcobaleno e si era persa la divagazione
nel gossip, si risvegliò di colpo e urlò: "Ma
siete ancora qui? Siamo in mega ritardo!! Tan Tan starà già
preparando una strategia per strapparci la vittoria...non possiamo
permetterlo! Corriamo a fare riscaldamento!" Ridendo di
gusto, le ragazze si avviarono verso il campo.
Primo set -
Hell Cats vs Dragon Ladies
La partita era nel vivo, la squadra
delle Dragon Ladies stava conducendo per 8 a 2. "Ehi Tan Tan,
credi forse di farci paura? Ormai conosciamo la tua schiacciata, non
ci faremo certo problemi a murarti senza pietà!Vero Glin?"
disse Mila, innervosita con la prima giocatrice delle Hell Cats
perchè non aveva ancora digerito dopo 4 anni che la Cina
avesse battuto il Giappone in finale alle Olimpiadi di Pechino 2008.
"Dai Mila, lo sai che voglio bene a Tan Tan...non direi mai
cattiverie su di lei", rispose la bella schiacciatrice dai
capelli blu. E non mentiva, perchè allenandosi con lei nella
nazionale cinese, Glin aveva scoperto il passato di Tan Tan, quanti
sacrifici avesse fatto per giocare, mossa soltanto dall'incrollabile
fede nella pallavolo. Glin aveva capito che pur non essendo un
mostro di simpatia, Tan Tan meritava rispetto e aveva finito per
affezionarsi molto a lei. Tan Tan, dapprima invidiosa di Glin perchè
la bella giocatrice riusciva sempre a catturarsi le simpatie di tutti
senza sforzo, risultando sempre la vera leader e motivatrice della
squadra, quella che tutti stavano sempre ad ascoltare e a cui
chiedevano consiglio, si era avvicinata a Glin per carpirne i segreti
e batterla in maniera subdola, ma era stata subito contagiata dalla
forza e dalla determinazione della schiacciatrice. Insomma, a fine
Olimpiadi, le due erano grandi amiche, certo non nel modo canonico,
senza eclatanti dimostrazioni di affetto e pazze risate, ma il
sostegno che si davano nel momento delle partite era grande. Glin e
Tan Tan erano diventate il vero pilastro della Nazionale Cinese, ma
con la fine delle Olimpiadi, tornate ciascuna nella propria squadra,
non avevano più molto tempo per fare chiacchiere. In quel
momento un "Forza Mila sempre più, la più forte
sei tu!" rieccheggiò dagli spalti. Mila, galvanizzata
come sempre dal tifo, ritornò con la testa nella partita e
concluse il punto con una super schiacciata del drago. "Brava
Jin Mei, bellissima alzata!" si complimentò Ming Hua. Al
punto successivo, la battuta passò a Nami, che scagliò
una potente battuta a volo di rondine. "ACE!!!!" urlò
Maria. “Ben vi sta, Hell Cats!”
Secondo set
Sul fronte Hell Cats le
cose non procedevano nel verso giusto: Tan Tan era furiosa con le
compagne perchè la palla non le arrivava mai perfetta per
poter fare la sua temibile schiacciata a effetto, mentre le altre
ragazze sostenevano che Tan Tan non stesse facendo abbastanza per
dare una mano in ricezione, poiché stava immobile sulla destra
aspettando solo l'alzata buona. Daimon, dal canto suo, era tutto
preso dallo smanettare col computer, in quanto giorni prima aveva
elaborato un programma ancora più efficace per colpire i punti
deboli delle avversarie. “Ci deve pure essere un
modo..nonostante la squadra sia così ben affiatata, nessuno è
imbattibile..”, pensava. La verità era, come sempre, che
Daimon non era mai riuscito a creare l'armonia nella propria squadra,
perchè si preoccupava sempre troppo dei problemi degli
avversari, finendo per trascurare i suoi e lasciare tutto nelle mani
di Tan Tan, che però non poteva certo far tutto da sola.
“Un'altro punto per
noi, evviva!!!”, esplose Glin dopo la quarta battuta
consecutiva di Maria. “Non è mai stato così
facile battere le Hell Cats, ma cosa abbiamo mangiato ieri?”
disse Mila scatenando l'ilarità della squadra. “Nessuno
si è ancora rotto qualche parte del corpo, e i miei polsi non
hanno ancora versato una sola goccia di sangue!” rise Nami. “Se
continuiamo così, potremo persino fare a meno degli
allenamenti!”, rispose Mila sghignazzando. “Seeeeeee ti
piacerebbe! Ahahah” disse Nami, una volta tanto senza essere
incavolata con il mondo. “Ehi attente!” risuonò
dalla panchina. Nessuno si era preoccupato di andare a muro e Tan Tan
ne aveva subito approfittato. La palla cadde a mezzo metro da Ming
Hua, che, distratta dal disordine in campo, non si era mossa. “Muovi
quel sederone, cicciobombo!” la prese in giro Tan Tan. “Ehi
tu, non ti permettere, brutta...” la difese Mila, prima che
Glin le tappasse la bocca. “Basta Mila, pensa a giocare”,
le disse. Tutto inutile: dopo aver perso la concentrazione, le Hell
Cats segnarono alle Dragon Ladies 7 punti di fila, recuperando lo
svantaggio. La partita ora era di nuovo alla pari, 18 a 18.
Fortunatamente, una giocatrice delle Hell Cats sbagliò la
battuta e la palla tornò nelle mani delle Dragon Ladies.
Daimon era schokato, non si era mai vista una battuta sbagliata in
tutto il cartone animato, tranne la volta in cui Kaori aveva
sbagliato apposta per far vincere Mila. “Ora ci penso io!”
disse Glin, preparandosi mentalmente alla battuta giroscopio del
drago. “Gliene faccio 7 di fila, tanto fino ad ora non mi sono
stancata neanche un po'”, pensò la ragazza. E in
effetti, le vennero tutte bene. Il set si chiuse 25 a 18, lasciando
le Hell Cats con l'amaro in bocca. Glin, però, era molto
stanca e chiese alla signora Yang di essere sostituita nel set
successivo.
Terzo set
La Yang mandò in
campo Xiu Lan al posto di Glin, facendo una scelta certamente
azzardata, perché era noto che a causa della schiacciata
arcobaleno la ragazza si stancava dopo solo qualche tiro. Xiu Lan
fece quel che potè, ma non era sufficiente a contrastare la
forza di Tan Tan. Nami e Ming Hua diedero prova di grande bravura
recuperando gran parte delle schiacciate delle Hell Cats, ma la
marcia verso la vittoria delle ragazze di Daimon era inarrestabile.
Macinando punti su punti, le avversarie giunsero a 23, lasciando un
distacco di 10 punti dalle Dragon Ladies. Xiu Lan era a pezzi, tanto
che le altre 5 ragazze dovevano lavorare il doppio per prendere anche
i suoi palloni. A Nami stavano già tremando i polsi e Jin Mei
non azzeccava neanche un'alzata. Fu allora che la Yang ritirò
Xiu Lan e Jin Mei per mettere in campo Gina e Katherine. La biondina
cominciò subito a eseguire una serie di schiacciate trampolino
da ogni posizione trovando una grande intesa con Gina. Intanto Mila e
Maria facevano un muro spettacolare a ogni tentativo di schiacciata
delle Hell Cats. Le Dragon Ladies fecero una rimonta fenomenale fino
ad arrivare a 21 a 23, ma a causa di un errore di Ming Hua, che
ricevette male la palla, le Hell Cats si portarono a 24. La signora
Yang chiese allora a Glin se si sentiva di rientrare in campo e la
ragazza rispose che era pronta. L'allenatrice le disse solo: “sai
quello che devi fare”. Entrata in campo, Glin si scambiò
uno sguardo di intesa con Mila e si concentrò. Aveva provato
quello schema tante volte, ma aveva sempre un po' di timore a
eseguirlo. La giocatrice delle Hell Cats fece una poderosa battuta,
Nami si buttò per prenderla, la palla volò in alto.
Mila e Glin saltarono all'unisono: era la schiacciata doppia del
drago, un tiro imprendibile. Le due si fissarono per un atttimo, poi
Mila si piegò. Glin schiacciò con tutta la sua forza e
toccò il muro delle Hell Cats. L'arbitro fischiò.
“Fuori!” urlò la signora Yang. “Abbiamo
vinto!!” esultarono le Dragon Ladies. “Con una vittoria
così semplice, le sfide successive saranno una passeggiata”,
pensò l'allenatrice. Mila, felice per la vittoria, volse
subito gli occhi verso Shiro, che sedeva in panchina. Non vedeva
l'ora di festeggiare la vittoria con lui quella sera. Con sua
sorpresa, vide Shiro abbracciato a Jin Mei. I due sorridevano e
sembravano felici insieme. Mila sentì una fitta allo stomaco:
con lei, Shiro non aveva mai osato tanto davanti al pubblico. Era
sconveniente per una ragazza giapponese esibire i propri sentimenti
davanti ad altre persone e anche Shiro era sempre stato di quel
parere, tanto che nonostante tutti sapessero ormai da molto tempo
della loro relazione, ancora a malapena si toccavano. Mila si chiese
perchè Shiro le avesse nascosto la sua amicizia con Jin Mei e
da quanto ciò andasse avanti, poi, sconsolata, si avviò
verso lo spogliatoio.
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Capitolo 2 *** le vere amicizie ***
mila e shiro 2
Spogliatoio
della palestra - Fine partita
Mila entrò nello
spogliatoio col morale a terra, sperando che le sue compagne fossero
già tutte sotto la doccia per non dover dare spiegazioni. Jin
Mei non c'era ancora. Si svestì con estrema lentezza,
aspettando che tornassero tutte dal bagno per poter fare la doccia da
sola in santa pace. In quel momento entrò Jin Mei, con un
grosso sorriso stampato in faccia. Mila cercò di contare fino
a 10 e poi ancora a 10, ma nonostante fosse cambiata dai tempi in cui
non sapeva trattenere la sua irruenza, non fu capace di contenersi.
"Cosa avevi da festeggiare di così importante da non
poter aspettare il ritorno al dormitorio?" chiese all'alzatrice.
Jin Mei la guardò con aria interrogativa, poi capì a
cosa si riferiva. "Dici con Shiro? Guarda che non stavamo
facendo niente di male, io e lui siamo amici da molto tempo, pensavo
lo sapessi”. Mila rifletté, ma non si ricordò
un'occasione in cui Shiro le avesse fatto il nome di Jin Mei. E dire
che lei lo conosceva da molto più tempo di quella bimbetta
salterina! Loro due stavano insieme praticamente da sempre, e anche
se fino a qualche anno prima non si vedevano praticamente mai, perchè
Shiro giocava ancora a livello agonistico e lei era super impegnata
con gli allenamenti quotidiani, da quando lui era diventato il vice
allenatore delle Dragon Ladies la loro relazione era più o
meno ufficiale. Mila stava persino incominciando a sperare che lui le
chiedesse di sposarlo...magari tra qualche anno...D'altro canto non
poteva incolparlo senza avere prima sentito la sua versione, anche
perché, visto il poco tempo che avevano sempre per stare
insieme, era comprensibile che lui non avesse mai pensato di
raccontarle della sua amicizia con Jin Mei. "No Jin Mei, non lo
sapevo", rispose alla fine.
Alle
docce
“Ma
questa è completamente fuori! Mila è il nostro
capitano, come può risponderle così!” confabulava
Glin con Katherine. “Io non mi sognerei mai di rubare il
ragazzo a una mia amica, è pura cattiveria!” sussurrò
Amanda a Nami. “Beh, non voglio giustificarla, ma forse non ha
davvero cattive intenzioni..” rispose Nami, che con la mente
ritornò subito a quando, all'inizio della loro carriera
sportiva, lei e Mila si contendevano Shiro. Nami ricordava ancora con
rimpianto la decisione di farsi da parte con Shiro per privilegiare
lo sport che più amava e decise istantaneamente che questa
volta avrebbe spalleggiato Jin Mei. Gina, che nel frattempo aveva
messo la testa completamente fuori dalla porta del bagno per non
perdersi neanche un minuto della conversazione, inciampò nel
piede di Ming Hua e cadde in avanti, finendo a terra sulla borsa
della palestra di Glin. “Puah!!! Ehi Glin ma ti lavi i piedi
ogni tanto? Ho i tuoi calzini in bocca...che odore nauseabondo!!
Opssss scusate ragazze!” mormorò poi a Mila e Jin Mei,
che la guardavano attonite. “Non stavo mica origliando
eh.....non penserete che...” Mila e Jin Mei si guardarono e
scoppiarono a ridere.“Fa lo stesso, Gina. Abbiamo già
chiarito, non ti preoccupare!” le rispose Mila divertita. “E
voi, ragazze, potete uscire!” parlò più forte in
modo che la sentissero “altrimenti vi ammalerete a stare
bagnate in piedi dietro la porta!!!” Tutte le giocatrici
uscirono lentamente dal bagno con aria molto colpevole. “Scusa
Mila....scusa Jin Mei...erano affari vostri in fondo...ci dispiace!”
disse sorridendo Ming Hua. “Già..” conclusero in
coro il resto delle Dragon Ladies. Amanda prese allora la parola,
commossa: “non mi era mai successo nelle Hell Cats di vedere
una squadra comportarsi come tale, sostenendosi sempre nelle
difficoltà, anche se personali! Mila, qui tutti ti vogliamo
bene!”. E corse ad abbracciarla. Mila si lasciò scappare
una lacrimuccia, felice come non mai di avere delle compagne così
speciali, e disse: “Grazie, ragazze, vi voglio bene anch'io! Ci
sarò sempre per voi!”.
04/02/2012
– Amichevole. Dragon Ladies vs......
La
signora Yang, svegliatasi di buon umore quella mattina, aveva
ricevuto una telefonata davvero particolare, che l'aveva lasciata
molto interdetta. Si trattava ora di comunicarla alle ragazze: ne
sarebbero state sicuramente molto felici, ma ciò avrebbe
comportato una distrazione notevole dagli allenamenti. Andò
così come tutte le mattine nella sala da pranzo a
chiacchierare con la sua squadra e le vide intente a fare colazione.
Come era fiera di loro! Ognuna aveva un carattere diverso, i propri
pregi e i propri difetti, ma insieme formavano la squadra più
unita e forte che avesse mai visto. La signora Yang le aveva scelte
una per una, sicura che presto o tardi avrebbero tirato fuori il
proprio talento e non era rimasta mai delusa, neanche una volta.
“Uffa, anche oggi che è sabato dobbiamo fare
allenamento, ma perchè!! Dovremmo essere libere di goderci il
week-end facendo ciò che vogliamo, non credete?” stava
dicendo Gina alle compagne. “In Italia non funziona mica così!
Quando facevo danza avevo molto più tempo libero...voi cinesi
siete troppo stakanovisti!”. “Non dirai così
quando saprai cosa vi attenderà domani, Gina”, la
interruppe la signora Yang, che catturò subito l'attenzione
totale di tutte le giocatrici. “Mi ha appena telefonato
l'associazione delle vittime del terremoto di Fukushima. Hanno
organizzato un torneo benefico di pallavolo per aiutare le famiglie
in difficoltà. Ci saranno molte altre squadre cinesi...e in
particolare, nel caso in cui ci iscrivessimo, dovreste giocare contro
una squadra maschile...” “Coooooosa?? Ma sta scherzando,
signora Yang? È un'occasione da non perdere! Quando si
terrebbe il torneo?” si esaltò subito Gina. “Domani
pomeriggio. So che siete molto impegnate con gli allenamenti per la
prossima partita, quindi, se non ve la sentite posso sempre dire...”
“Non dica stupidaggini! Quando mai ci è permesso di
vedere dei ragazzi? Io dico che dobbiamo partecipare! Chi è
con me?” ruggì l'italiana con tono minaccioso. Inutile
dire che gli allenamenti previsti, proprio come temeva la signora
Yang, andarono a farsi benedire.
Le
ragazze passarono una notte molto agitata, quasi tutte restarono
sveglie. Glin, Katherine, Amanda e Jin Mei discutevano su come farsi
i capelli, Gina cercò di convincere Ming Hua a depilarsi le
gambe, impresa impossibile dal momento che in Mongolia una ragazza
depilata non era vista di buon occhio, Xiu Lan si fece fare la french
da Maria. L'unica a voler dormire era Nami, che non pensava al lato
estetico della partita. Mila, invece, era molto ansiosa, perché
avendo già il fidanzato, aveva paura che Shiro si ingelosisse
se l'avesse vista guardare un altro mentre giocava. Voleva
incontrarlo per parlargliene, per spiegargli che non avrebbe mai
accettato se fosse dipeso da lei, ma non sapeva come fare. Poiché
le altre ragazze erano tutte occupate, si infilò nel letto di
Nami e cominciò a sfogarsi con lei. Nami ascoltava, in
silenzio, provando dentro di sé una grande rabbia. Come poteva
Mila venirle a raccontare certe cose? Lei non era mai stata il tipo
da confidenze intime...e poi sapeva bene che l'argomento Shiro non
era proprio da toccare con lei. Stava già per risponderle che
era stanca e voleva dormire, quando Mila la abbracciò forte e
le disse: “Ti voglio bene Nami, sei la mia più cara
amica. Grazie per il sostegno che mi dai sempre, non so come farei
senza di te. Ne abbiamo passate tante e sono felice che continuiamo
ancora ad essere insieme. Se ci fosse qui anche Kaori lo direi anche
a lei, ma non credo le importerebbe. Niente viene prima della
pallavolo per lei, neanche io e te. Ma so che tu sei diversa, Nami.
Tu hai un grande cuore, e sei una grande amica.” Nami si
sciolse e si mise a piangere. Non riusciva neanche a parlare
dall'emozione. Nessuno l'aveva mai trattata con tanta gentilezza,
tutti pretendevano sempre qualcosa da lei. Doveva essere una brava
figlia e una brava giocatrice e anche se si comportava sempre a modo,
non riceveva mai un complimento o una soddisfazione. Vedeva le altre
compagne gratificate e felici, mentre lei sentiva sempre di non stare
facendo abbastanza, di avere sempre qualcosa da migliorare. Mila
invece non le aveva mai chiesto niente, non le aveva mai mancato di
rispetto, le voleva bene semplicemente perchè era Nami.
“Merita Shiro molto più di me”, pensò. “Che
stupida che sono stata. Ho un'amica meravigliosa e devo aiutarla, non
criticarla”. “Anche io ti voglio bene, Mila”,
rispose. Era la prima volta che lo diceva a qualcuno.
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Capitolo 3 *** pipistrelli e testosterone ***
mila e shiro 3
05/02/2012
- Entrata della palestra di Pechino
La squadra
delle Dragon Ladies stava aspettando all'esterno del Capital Indoor
Arena, luogo in cui si erano tenute nel 2008 le partite di pallavolo
delle Olimpiadi. Le ragazze, a parte Mila, Glin e Nami, non avevano
mai visto tanta gente entrare in uno stadio e se la stavano
letteralmente facendo sotto dalla paura! "Non ce la posso
fare a giocare di fronte a tutti quegli spettatori!" disse
Maria. "Perchè è venuta tutta questa gente? In
fondo è solo un torneo benefico, non una gara ufficiale...".
"Non guarderanno mica tutti te, giocheremo in contemporanea
con così tante altre squadre che risulterai solo un puntino
piccolissimo dagli spalti!" le rispose ridendo Glin. "Ma
ci sono davvero così tante squadre a Pechino? Non sapevo che
la pallavolo fosse così amata nel nostro paese..." si
chiese Xiu Lan. "Ehi, guardate chi sta arrivando? Kaori
Takigawa! è venuta dal Giappone con le Tokyo Hawkers”
urlò qualcuno tra la folla. Tutti si girarono
simultaneamente e partì un "Ohhhhhhhh" di sorpresa,
poi una serie di applausi e infine una standing ovation. Kaori era
infatti molto famosa in Oriente, perchè giocava a livelli
elevatissimi da quando era solo una bambina. Il suo nome nella rosa
delle giocatrici della nazionale giapponese per Olimpiadi di Seul
1988 era stato il primo a essere scelto, mentre Mila e Nami si erano
dovute sudare il posto, rischiando fortemente di non passare. In
seguito, Mila aveva subito quel brutto infortunio al tendine
d'Achille, che l'aveva penalizzata moltissimo, tanto che non era più
stata convocata fino al 2008, mentre Kaori aveva proseguito la sua
brillante carriera senza incontrare ostacoli. In quel momento,
Kaori avanzava guardandosi intorno in cerca di qualcosa, o meglio
qualcuno, due persone che non vedeva l'ora di incontrare. "Sapevo
di trovarvi qui, ragazze! Come state?", chiese alle sue due
migliori amiche, alle quali dall'emozione sembrava essersi incollata
la lingua. "Ka-Kaori...che ci fai qui?" Come mai sei
venuta dal Giappone? Giocherai anche tu oggi?" le domandò
Nami esterrefatta. "Certamente Nami, non potevo mancare...il
nostro paese è in difficoltà e sento il dovere di fare
tutto ciò che è in mio potere per dare una mano. E poi,
diciamocelo, non potevo lasciarmi scappare l'occasione di venire a
trovarvi proprio qui a Pechino, amiche!", rise la rossa. "Hai
fatto benissimo Kaori!" sorrise Mila. "Come sta tuo
padre?". "Molto meglio, grazie. Si sta riprendendo...ha
rischiato proprio grosso, lo davano per spacciato. Devo ammettere che
la mia vicinanza lo ha aiutato molto...". "Dev'essere
stata dura, Kaori". "Si, lo è stato, ma non
parliamo di questo ora. Oggi vi farò vedere di cosa sono
capaci le Tokyo Hawkers...è passato molto tempo da quando ci
avete sconfitto, care Dragon Ladies. Eravamo ancora inesperte, ma
adesso le cose sono cambiate. Lo sapete, vero, che siamo la squadra
più forte del Giappone?". "Ma non dobbiamo
scontrarci con voi oggi, Kaori. Per noi è già stato
programmato un altro incontro..." provò a dire
Nami. "Mmmmmh...vedremo. Ho in mente una sorpresa, ragazze.
Dico anche a voi!" esclamò,
facendo sussultare il resto della squadra. "Ci vediamo dopo,
Dragon Ladies!" salutò Kaori, avviandosi allo
spogliatoio. "Che ha in mente di fare secondo voi?"
chiese Mila. Le ragazze si guardarono incerte, ma nessuna parlò. In
quel momento sopraggiunse la signora Yang, che, vedendo che le
ragazze non erano ancora entrate in palestra, sbraitò: "Volete
muovervi? Siete imbambolate forse? Stanno aspettando solo voi per
cominciare!" "Corriamo! Ci scusi, signora Yang!"
rispose Glin, precipitandosi assieme alle compagne.
Capital
Indoor Arena
Uscendo dallo spogliatoio, le Dragon Ladies
furono accolte da un boato. 18.000 spettatori (e tutti i giocatori
sul campo) le stavano osservando. Erano davvero le ultime ad essere
arrivate! Il presidente dell'associazione delle vittime del terremoto
si alzò immediatamente e annunciò: “ Siamo
finalmente pronti per dare il via a questo torneo. Sono molto felice
che così tante squadre abbiano deciso di partecipare, in
particolare, ringrazio le Tokyo Hawkers per essere giunte fin qui dal
Giappone. La Cina farà questo ed altro per aiutare i paesi
amici. Questo è uno dei grandi meriti dello sport: favorire il
gioco di squadra! Per concludere, auguro buona fortuna a tutti...e
divertitevi!” Ogni squadra si avviò verso il
rispettivo allenatore per conoscere il nome della squadra da
affrontare. Ming Yang, emozionata, riferì alle Dragon Ladies
quale partita le attendeva. "Si gioca ad eliminazione
diretta: da 50 squadre iniziali, ne resteranno 25. Poi si faranno 2
gironi di 12 e 13 squadre ciascuno e si arriverà alla fase
finale. Intanto però concentriamoci sulla prima partita, che
giocheremo contro i White Horses". "Ma è la
squadra di Shiro!! Non ci credo, che bello!!" esultò
Mila. "Il nostro allenatore...siamo spacciate!"
bisbigliò Katherine a Glin. Ma l'allenatrice aveva
sentito. "Non dirlo nemmeno Katherine! Voi farete comunque
del vostro meglio, non voglio sentire scuse!". "Si
signora Yang". "Partiranno Azuki, Maurel, Wong, Liu,
Dong e Malansano. Quelle in panchina si tengano calde, sarà
una partita molto difficile. Ci sarà bisogno di frequenti
sostituzioni , perchè giocare contro dei ragazzi implica che
dovrete difendere colpi più potenti e perciò vi
stancherete più in fretta. Siate veloci nei movimenti, cercate
di usare l'astuzia più che la forza per fare punti
altrimenti...." Mila non stava ascoltando una parola delle
raccomandazioni della signora Yang perchè la sua testa era
troppo impegnata a pensare a Shiro. Erano giorni che non lo vedeva e
sapeva già che in campo avrebbe guardato più lui che la
palla; almeno non si sarebbe dovuta preoccupare della sua gelosia,
non c'era pericolo che si sarebbe messa a sbavare su altri
pettorali...Piuttosto, ma le sue compagne? Che effetto avrebbe fatto
tutto quel testosterone alle Dragon Ladies? Mila cominciava a capire
perchè i maschi dovevano giocare sempre con i maschi e le
femmine con le femmine...
Primo set
Le due squadre
scesero in campo per fare riscaldamento. I White Horses erano davvero
dei bellissimi ragazzi: apparivano muscolosi e forti, anche se non
altissimi. Le Dragon Ladies impiegarono 5 minuti buoni per disporsi a
coppie a palleggiare: Mila sembrava incantata, Gina fissava il numero
5, tale de Rosa, pelle olivastra e occhi penetranti, con uno sguardo
che non prometteva niente di buono; Glin osservava invece acutamente
il numero 9, Zhang, un ragazzo sorridente con gli occhiali. Jin Mei
era occupata a tenere dietro a tre cose diverse: Mila, Shiro e la
palla: non voleva farsi beccare da Mila mentre sospirava guardando il
ragazzo. Ming Hua, in coppia con lei, non si era accorta di nulla,
perchè era impegnata a lanciare sguardi provocatori a
Watanabe, numero 2, il più piccolo d'altezza, ma che sembrava
dotato di una simpatia travolgente. Nell'altra metà campo,
Sun, numero 1, un ragazzo alto e muscoloso, fissava Maria, mentre
Rousseau, numero 8, nativo francese, aveva già adocchiato
Katherine. Il numero 3, Schmidt, un biondino molto timido che se ne
stava in disparte, ammirava il viso concentrato di Nami, ma appena
questa distoglieva gli occhi dalla palla, impaurito, faceva finta di
niente. Un ragazzo americano, Johnson, numero 4, era stato colpito
dalla timida Amanda, mentre Atouba, numero 10, dalla pella scura,
guardava di sottecchi Xiu Lan.
Con
il fischio dell'arbitro, la partita incominciò. La palla era
stata vinta dai ragazzi, che mandarono in battuta Sun. Le squadre
maschili, a differenza delle femminili, battevano quasi sempre in
salto e solo occasionalmente facevano la battuta flottante, pertanto
Sun lanciò la palla ad una velocità maggiore di quella
a cui le ragazze erano abituate. Ming Hua, incaricata di ricevere,
rimase immobile e la palla cadde in fondo al campo. Le ragazze si
guardarono a bocca aperta, dandosi subito per vinte. La seconda
battuta di Sun fu così potente che la palla finì contro
il muro: questa volta le Dragon Ladies tirarono un sospiro di
sollievo. La palla passò a Jin Mei che, volendo stupire i
ragazzi, lanciò una potente battuta uragano. Il libero
Watanabe recuperò la palla senza
alcuna difficoltà e la passò a Rousseau, l'alzatore. Il
numero 8 servì un'alzata perfetta in seconda linea a Sun che
colse impreparate Katherine e Mila, già pronte al muro. La
palla passò a 5 cm dalla mano di Katherine e volò
dritta verso Glin che riuscì a riceverla, ma la mandò
troppo lontana dal campo perchè Ming Hua potesse prenderla. La
battuta seguente di Zhang fu meno potente e consentì a Ming
Hua di ricevere; la palla passò a Jin Mei che la alzò a
Mila. La schiacciatrice, super carica, saltò più in
alto che poté ma si trovò davanti proprio Shiro, pronto
a murarla, e sbagliò clamorosamente lanciando la palla contro
la rete. Dopo una partenza così pessima, la signora Yang
chiese tempo e rimproverò le sue ragazze: "Cosa vi avevo
detto? State giocando con troppa forza! Non è così che
riuscirete a vincere! Dovete prenderli di sorpresa e impedire che
usino i loro schemi!". Tutto inutile, le Dragon Ladies erano
nel pallone. Il set procedette molto velocemente con una sequenza di
errori sbalorditiva per una squadra così forte come le Dragon
Ladies. I ragazzi arrivarono addirittura a sbagliare apposta i
fondamentali per ridare vita alla partita, ma non ci fu nulla da fare
e il set si concluse 25-9 per i White Horses.
Secondo
set
Il
set successivo cominciò discretamente per le ragazze, che si
portarono 9 a 4 grazie all'intesa creatasi tra Glin e Jin Mei. La
schiacciatrice, che aveva capito il punto debole dei White Horses, la
scarsa ricezione e la lentezza nei movimenti, cercava in tutti i modi
di metterli in difficoltà con pallonetti e piazzate nei buchi
della difesa. Era pur vero che i ragazzi, essendo più alti,
raggiungevano più facilmente le palle lunghe, ma la loro
scarsa coordinazione li rendeva più impacciati. A causa di
ciò, i palloni all'alzatore arrivavano lontani e imprecisi,
rendendo difficile per gli attaccanti concludere l'azione. Gina, che
si trovava in zona 1, capendo l'antifona, cominciò a spingere
meno sulla battuta concentrandosi invece sulle zone scoperte e sui
giocatori meno bravi in ricezione facendo discrete batttute flot, che
misero in crisi la squadra dei White Horses portando le Dragon Ladies
al punteggio di 17-10. Alla battuta successiva Gina, stanca, sbagliò
il colpo mandando la palla fuori dal campo, quindi la battuta tornò
alla squadra di Shiro. Il numero 5, de Rosa, aveva elaborato una
particolare battuta, chiamata “volo di pipistrello”: la
palla sfrecciava a velocità supersonica per poi tutt'a un
tratto fermarsi in alto come trattenuta da una mano invisibile e
infine cadere in un qualunque punto del campo, a seconda della forza
impressa da de Rosa stesso. Questo colpo era particolarmente
difficile da ricevere perchè non si sapeva con certezza in che
momento la palla si sarebbe fermata in aria, pertanto costringeva le
Dragon Ladies a correre come formichine nel campo, facendole stancare
parecchio. Mentre le Dragon Ladies erano sempre più
demoralizzate a causa delle difficoltà in ricezione, i White
Horses si ripresero subito, recuperando lo svantaggio e giungendo a
17-16. La battuta successiva fu talmente spinta che la palla, giunta
proprio sopra di Gina, cadde con così tanta forza sulla sua
testa che la fece svenire per terra. De Rosa sentì un tuffo al
cuore e scattò subito per aiutarla a rialzarsi, ma il suo
allenatore gli intimò: “Fermati e lascia fare a chi è
più esperto di te. C'era bisogno di infierire così
tanto su quella povera ragazza?”. Il ragazzo, mortificato,
guardò Gina, caricata su una barella, allontanarsi dal campo e
si sentì talmente in colpa che non riuscì più a
toccare la palla. A causa degli errori di de Rosa i White Horses non
fecero più alcun punto e il set si concluse 25-17 per le
Dragon Ladies. I ragazzi non avevano mai visto il loro allenatore
tanto infuriato e fissavano de Rosa come a dirgli: “guarda che
è tutta colpa tua, vedi almeno di scusarti”. Il ragazzo,
che stava pensando a tutto meno che al risultato della partita, contò
fino a 3, prese un bel respiro e fece una cosa che non avrebbe mai
pensato di fare in tanti anni che giocava a pallavolo: scappò
via dal campo.
In
infermeria
Gina
era sdraiata sul lettino attaccata al respiratore, mentre il medico
sportivo armeggiava con le lastre appena fatte. In quel momento entrò
de Rosa trafelato, con uno sguardo da cane bastonato che avrebbe
commosso anche il più duro dei cuori. Il ragazzo non disse
nulla, ma rivolse uno sguardo talmente eloquente al medico che questi
capì immediatamente e rispose: “non lo so, ragazzo,
bisogna prima esaminare le lastre. Ha avuto un bel trauma cranico,
poverina. Si riprenderà, ma dovrà riguardarsi per un
po'”. De Rosa, sconvolto, si avvicinò lentamente a
Gina, poi si sedette di fianco al lettino, guardandola teneramente.
Dopo qualche minuto di silenzio assoluto non resistette più,
le prese dolcemente la mano e le disse: “Mi dispiace tanto”.
Vedendo che non reagiva, riprese: “Non so neanche come ti
chiami, ma sento che devo stare qui. Ti prego, svegliati”. Ma
Gina non dava segno di essere cosciente. “De
Rosa, ti chiami così vero? Lasciala stare, non l'aiuterai
stando qui”, lo ammonì il medico. Il ragazzo restò
immobile, aspettando un segno. “Per favore de Rosa, devo
chiederti di andartene. Ha bisogno di riposare”. In quel
momento entrò Zhang, che, vedendo la scena, si impietosì
moltissimo e disse al compagno, con voce calma ma ferma: “Antonio,
per favore, l'allenatore vuole vederti. Tornerai dopo a trovarla”.
De Rosa, mesto, si alzò, sempre tenendo stretta la mano di
Gina e le sussurrò: “Non ti preoccupare, torno presto.
Vedrai che andrà tutto bene”. Le lasciò la mano e
si avviò verso la porta. Nello stesso istante, Gina aprì
gli occhi, fissando il vuoto. “Si è svegliata!!!”
urlò de Rosa. Ma la ragazza li richiuse immediatamente,
ripiombando nel sonno. Il medico sentenziò: “Molto
bene, de Rosa. È un buon segno, si sta riavendo pian piano.
Quando avrete finito il match molto probabilmente sarà già
sveglia. Adesso vai e cerca di stare tranquillo”. “Ci
proverò”, rispose de Rosa, lanciando un ultimo sguardo a
Gina prima di chiudersi la porta alle spalle.
ANGOLO
DI SQUIDINA
Hello!!!!
Spero che il capitolo vi piaccia, io sono fiera di me perchè è
stata dura partorirlo. Mi ci è voluta una grossa dose di
fantasia, ma sono soddisfatta. Non me ne vogliano i pipistrelli =D
Ho
un sacco di idee in mente, prima fra tutte: ho intenzione di mettere
delle foto dei ragazzi!!! Così vedrete come me li immagino io
:))....Non ho la più pallida idea di come si faccia...chi lo
sa mi può aiutare? Non vorrei essere bannata dopo solo 3
capitoli... Please help me!!!!
Baci
Squidina
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Capitolo 4 *** amore o sport? ***
mila e shiro 4
Capital Indoor Arena
Zhang e de Rosa, tornati
dall'infermeria, si diressero verso la panchina. Il terzo set era
cominciato da un po' di tempo, come si evinceva dal tabellone, che
riportava il punteggio di 10-8 per i White Horses. L'allenatore,
che fino a un momento prima stava riprendendo
Atouba, sceso in campo al posto di de Rosa, si voltò
improvvisamente e sfoderò un sorriso da pescecane che non
faceva presagire niente di buono, poi marciò spedito verso di
loro. Pur non essendo molto alto, sembrava sovrastarli completamente
con la forza della sua ira funesta.
“Dove sei stato?” interrogò
de Rosa.
Il ragazzo non rispose, continuando a
fissare il pavimento della palestra. Non vedeva l'ora che quel
momento imbarazzante finisse, perché si stava trattenendo in
tutti i modi per non insultare il suo allenatore, che lo aveva
costretto a tornare dall'infermeria non si sapeva bene per quale
motivo, se non forse per sbranarlo umiliandolo davanti a tutti.
I due restarono così per qualche
secondo, finché, accortosi che non sarebbe riuscito a cavare
un ragno dal buco, il sorriso da pescecane dell'allenatore si
trasformò prontamente nelle fauci di un leone pronto a
papparsi la preda in un sol boccone, e apostrofò così
de Rosa: "Non ti permettere mai più di disobbedirmi, mai
più! Credi che non lo sappia, che sei stato da quella
ragazzina? Pensi di esserti comportato in maniera responsabile?
Vediamo se questo ti farà mettere la testa a posto: non ti
convocherò per un mese intero, resterai nel dormitorio mentre
i tuoi compagni affronteranno le partite. E non ti voglio nemmeno
agli allenamenti, puoi fare a meno di presentarti".
Finì la frase con uno sguardo di
tale superiorità trionfante che se de Rosa avesse avuto un
briciolo della sua boria gli avrebbe sputato in un occhio, ma la
superbia non apparteneva al ragazzo, che perciò non fece altro
che sedersi sconsolato, più per l'umiliazione pubblica che per
la punizione in sé. In fondo un po' di vacanza ci voleva
proprio, pensava, ed inoltre era qualche tempo che non era per nulla
smanioso di allenarsi. L'unica cosa che gli importava in quel momento
era sapere come stesse la ragazza in infermeria. Siccome non
conosceva neanche il suo nome, mentre aspettava che la partita
terminasse decise di riflettere per racimolare il maggior numero di
informazioni su di lei. Di sicuro non aveva i lineamenti asiatici
e non era nemmeno africana (già due continenti esclusi!). Si
ricordava poi di avere letto il suo cognome sulla
maglietta...Malansana...Malansani... “Malansano!”
borbottò sottovoce. “Che?” gli rispose Schmidt,
guardandolo come se fosse impazzito. "Ma che ti prende? Dovresti
guardare la partita, non sognare ad occhi aperti... non ti basta
essere stato squalificato per un mese?...io non ti capisco
proprio..." “Mmm” bofonchiò de Rosa
tornando subito al suo mondo. Era un ragazzo davvero particolare, un
grande sognatore che pensava sempre in grande, senza però aver
mai avuto il coraggio nella vita di mettere in pratica le proprie
idee. Pochi ragazzi al mondo erano buoni e umili quanto de Rosa,
dotato di creatività e simpatia disarmanti, ma bloccato da una
grande timidezza. “Dunque Malansano...Non mi sembra un
cognome straniero..”, cogitava febbrilmente, “..Anzi...E
se fosse un cognome italiano? Ma certo, come ho fatto a non pensarci
prima? Fantastico, viene addirittura del mio paese!” gongolò
fra sé e sé. La pace interiore del ragazzo durò
però solo pochi secondi, perché nuove domande si
profilarono all'orizzonte dei suoi pensieri: "Un momento, ma
potrebbe avere solo il padre italiano e la madre cinese. Potrebbe
essere nata qui e non sapere neanche una parola di italiano!".
Il suo viso assunse un espressione corrucciata e poi triste. Schmidt,
che lo stava osservando di nascosto, non sapeva se ridere o chiamare
aiuto. "Scemo, era una coincidenza troppo strana che fosse
proprio italiana...E adesso?" rimuginava concentrato de Rosa.
"Ehi!" sgranò gli occhi euforico "Sono proprio
il re dei beoti, posso chiedere a Shiro, lui la allena! Cretino!"
e si battè la mano contro la testa. Schmidt, impallidito, gli
scostò la mano dalla testa e gli disse: "Adesso BASTA de
Rosa! Cerca di calmarti o ti faccio rinchiudere!". De Rosa lo
guardò, leggermente stralunato, poi rispose: "Ok, hai
ragione. Sono calmo. Calmissimo. Guarderò la partita
adesso". E si mise finalmente tranquillo. Doveva solo
aspettare la fine della partita e avrebbe ottenuto tutto ciò
che voleva.
Terzo set
La signora Yang
aveva appena chiesto tempo per fare riprendere le ragazze, che erano
davvero stremate. Atouba, che era stato sostituito da poco, era pieno
di energie e le stava seriamente mettendo in difficoltà. Xiu
Lan, mandata in campo al posto di Gina, sembrava particolarmente
assente, Mila non riusciva più a saltare i soliti 3 metri e
mezzo e a causa di ciò le schiacciate dei White Horses
fioccavano senza incontrare ostacoli, Ming Hua era affamata e sentiva
che non avrebbe retto ancora per molto i colpi potenti dei ragazzi.
L'unica ad avere ancora energie era Glin, poiché le ragazze
avevano fatto fino a quel momento affidamento soprattutto su Mila.
La signora Yang
intuì la situazione e redarguì la squadra: “Ragazze,
cercate di passare più palloni a Glin, non vedete che Mila è
stanca? Anche tu Jin Mei, sei l'alzatrice, dovresti avere più
occhio per queste cose, sei tu che coordini il gioco. Nami, entra in
campo al posto di Ming Hua e tu, Maria, cambiati con Mila. Xiu Lan,
che hai? Oggi sembri su un altro pianeta. Katherine, aiuta Glin con
il muro adesso”.
In quel momento
l'arbitro fischiò.
“Ok
ragazze, fate il possibile per chiudere il set. Potete farcela!”,
concluse l'allenatrice.
“Forza
Dragon Ladies!” le spronò Ling, seconda allenatrice
della squadra, dalla panchina.
La partita era
ancora aperta: il risultato era momentaneamente di 19-17 per i White
Horses, i quali però erano altrettanto spossati, poiché
non si aspettavano di confrontarsi con una squadra femminile così
forte.
Glin capì
subito che occorreva portarli allo sfinimento per vincere il set,
così chiese a Nami di iniziare a martellarli con le sue
tremende battute a volo di rondine. La ragazza non se lo fece
ripetere due volte e mise in atto una sequenza straordinaria di
battute perfette. I difensori avversari riuscivano sì a
recuperare le palle, ma spendendo molta energia, cosicché
quando la palla veniva rimandata nel campo delle Dragon Ladies, le
fortissime schiacciate di Glin li mettevano completamente K.O. La
tattica della schiacciatrice sorprese in positivo la signora Yang,
che si compiacque di aver scaricato le sorti della partita su di lei.
Il set volgeva
quasi al termine, quando l'allenatore dei White Horses sostituì
Shiro con Zhang, riposato dopo il tempo trascorso in panchina. Glin
non reagì molto bene alla cosa e cominciò a sbagliare
palle facilissime, mettendo in difficoltà la squadra.
Fortunatamente Jin Mei si rese conto del problema e smise di alzare
alla ragazza, preferendo passare la palla a Xiu Lan. Grazie alla
cinese, il set si concluse appena in tempo 25-22 per le Dragon
Ladies, ma tutte capirono che, se Mila e Glin non si fossero riprese
subito, non sarebbe andata loro così grassa nel quarto set.
Quarto set
L'allenatrice Yang stava elaborando una
tattica nei pochi minuti che le restavano prima che cominciasse il
quarto set. Le ragazze erano in vantaggio 2-1 e questo poteva essere
l'ultimo, decisivo passo verso la faticosa vittoria. Mila e Glin non
erano più utilizzabili, ma poteva ancora contare su Maria, Xiu
Lan e Katherine. Inoltre faceva grande affidamento su Nami, entrata
alla fine del set precedente e visibilmente felice di giocare.
Mancava un alzatore che sostituisse Jin Mei, in quanto Gina era
ancora in infermeria, mentre al posto di Glin la signora Yang aveva
mandato Amanda. Certo, non sarebbe stata la stessa cosa senza Mila e
Glin, ma forse avrebbe funzionato lo stesso. Ming Yang sperava
ardentemente che lo spirito di squadra, la qualità più
evidente e distintiva delle Dragon Ladies, le avrebbe aiutate anche
questa volta.
Dall'altra parte del campo, i ragazzi
erano molto stanchi di giocare e non vedevano l'ora di andarsi a fare
una bella doccia seguita da una scorpacciata di pizza e birra, come
accadeva di solito dopo ogni partita.
D'altro canto, non stavano giocando una
partita ufficiale, quindi che senso aveva impegnarsi a fondo?
Inoltre, le Dragon Ladies erano a un passo dalla vittoria, sarebbe
bastato commettere qualche errore in più e tutto sarebbe
finito, anche perché se i ragazzi avessero vinto, avrebbero
dovuto portare a termine tutto il torneo.
“Che c***o fate siete dei
cretini! Vergognatevi!” li riprese l'allenatore. “Datevi
una mossa, deficienti!”
Tutti si guardavano negli occhi
reciprocamente, incapaci di sostenere lo sguardo dell'allenatore.
“Che uomini siete, eh? Vi trovate
davanti delle donne e vi lasciate battere come delle mammolette! Le
Dragon Ladies non sono niente al vostro confronto, potreste
schiacciarle come insetti e invece le guardate come fossero angeli
del paradiso! Se avete voglia di donne ci facciamo un salto al
quartiere delle z*****e insieme! Ma scordatevi di perdere questo
set!” concluse fuori di se.
“Dai papà, basta,
calmati...” gli rispose Shiro, l'unico a sapere come trattarlo
quando gli prendevano i 5 minuti.
A quelle parole l'allenatore fece un
respiro profondo, dando prova di ascoltare il figlio.
“Tornate in campo” sibilò
infine stizzito. Shiro rimase con lui anche dopo che tutti se ne
furono andati.
“Papà, non agitarti, non
abbiamo ancora perso un incontro del campionato e poi questa è
una partita amichevole, non si vince niente...” gli spiegò
con molta calma.
L'allenatore lo fissò
intensamente e gli rispose: “Non è così, Shiro.
Non dovrei dirtelo perché ci hanno proibito di farne parola
con voi, ma visto che tu non giochi più a livello agonistico
la cosa non ti riguarda”. Sospirò e riprese:”Il
presidente dell'associazione di Fukushima è anche il maggiore
esponente della federazione giapponese di pallavolo. Il torneo ha lo
scopo di conoscere i giocatori e le giocatrici cinesi con maggiore
potenziale per trasferirli in Giappone nelle loro squadre. Sai bene
che i giapponesi difettano di giocatori alti”.
“Ma non ha senso, papà,
perché un ragazzo dovrebbe scegliere il Giappone al posto
della Cina? Che possibilità ha in più quella terra
costantemente minacciata dalle calamità naturali? Pur essendo
anch'io giapponese, vivendo a Pechino tanti anni ho visto cambiare la
Cina e trasformarsi in un Paese straordinario. Penso che il progresso
qui continuerà ancora a lungo, mentre il Giappone è già
ai massimi livelli e può solo regredire”.
“Il Giappone è la nostra
casa, Shiro, e sono certo che saprà risorgere dalle sue
ceneri. Ora vai in campo e sprona i tuoi compagni a fare del loro
meglio”, gli rispose il padre, finalmente sereno.
“Ragazzi dobbiamo dare il massimo
adesso! La partita non è finita, facciamo vedere alle ragazze
chi sono i White Horses!” esultò Shiro davanti ai
compagni. “Non fatemi fare brutta figura davanti a Mila, vi
prego”, sussurrò poi in modo che solo loro potessero
sentirlo.
Quinto set
“Ragazze
che ci sta succedendo? Eravamo in vantaggio netto, ma adesso....”
chiese Nami alle compagne.
“Sta
succedendo che siamo stanche, Nami. Io non ce la faccio più a
reggere questo ritmo. Ci hanno bombardato tutto il quarto set con le
loro schiacciate e stanno continuando imperterriti senza l'ombra di
una goccia di sudore!”, rispose Katherine.
“La
partita era ìmpari già dall'inizio, abbiamo fatto
quello che potevamo contro una squadra maschile”, disse
sospirando Maria.
“Io
sto giocando da 5 set e non mi sono ancora lamentata, perciò
finitela subito. Se siamo riuscite a vincere due set non vedo perchè
non possiamo vincere anche questo” ringhiò Jin Mei.
“Su,
ragazze, cerchiamo di stare unite. Ancora un piccolissimo sforzo e
sarà tutto finito! Facciamolo per Mila e Glin, che vorrebbero
tanto essere al posto nostro in questo momento!!” sorrise
Amanda.
“E
per Gina” disse Xiu Lan mordicchiandosi un labbro.
A quelle parole, le
Dragon Ladies si bloccarono, facendosi prendere per un attimo dallo
sconforto.
“Spero
che si sia ripresa, poverina”, mormorò Amanda.
In quel momento
l'arbitro fischiò la battuta per i White Horses. In zona 1
c'era Schmidt.
“Non
male il biondino”, scappò detto a Nami, che subito
diventò paonazza. Tutte la guardarono con gli occhi fuori
dalle orbite, come se avessero visto un dinosauro vestito da
ballerina pattinare sul campo.
“Sentir
dire questo a Nami è la cosa più assurda di questa
giornata, e ne ho viste di cose assurde” pensò Jin Mei.
La partita era
ancora aperta e tutte e due le squadre stavano giocando ai massimi
livelli. Ai White Horses mancavano 3 punti per chiudere il set,
mentre le Dragon Ladies li tallonavano a soli 2 punti di distanza.
Xiu Lan era in quel
momento il punto di riferimento della squadra con le sue schiacciate
arcobaleno, mentre nella squadra dei White Horses quel giorno chi
stava dando il meglio di sé in campo era Schmidt, complice la
voglia di fare bella figura con l'allenatore e con Nami, che lo
fissava timidamente attraverso la rete. Non si poteva certo dire che
Nami fosse una ragazza timida, ma le questioni di cuore la rendevano
estremamente impacciata e insicura, perché Nami non era mai
stata realmente amata da nessuno e non aveva mai avuto amiche o amici
all'infuori di Mila e Kaori. Nami non sapeva neanche cosa la stesse
spingendo a fissare Schmidt così intensamente, dal momento che
non aveva mai conosciuto l'amore e mai aveva creduto che le
importasse o che le servisse a qualcosa nella vita. Solo una volta,
da ragazza, mentre guardava un film Disney al cinema, si era promessa
che un giorno qualcuno l'avrebbe amata come lei desiderava, senza
secondi fini ma soltanto con il desiderio di renderla felice, come la
principessa della fiaba, la sua principessa preferita. Le tornò
perfino in mente la canzone del film, che non vedeva da secoli:
Il
mondo è tuo con
quelle stelle puoi giocar Nessuno
ti dirà Che
non si fa un
mondo tuo per sempre Il
mondo è mio è
sorprendente accanto a te Se
salgo fin lassù Poi
guardo giù Che
dolce sensazione nasce in me
Jasmine.
Si chiamava Jasmine. Nami ricordava bene perchè quella canzone
l'aveva colpita: Aladdin si premurava di fare scoprire alla
principessa tutto ciò che lei non aveva mai visto nella sua
vita da reclusa, e lei, invece di rispondergli qualcosa come:
“Grazie, anch'io ti amo, saremo felici insieme”, quasi
non lo degnava di uno sguardo, concentrandosi solo sulle bellezze del
paesaggio arabo e sulla meravigliosa vista dal tappeto magico. La
canzone di risposta della principessa era quasi egoista, con quel
Ogni
cosa che ho Anche
quella più bella No,
non vale la stella Che
tra poco toccherò
che escludeva totalmente il bel ragazzo
dalle sue aspirazioni primarie. “Solo il “sogno
americano” può portare a una tale rivalutazione del
ruolo della donna”, pensò Nami. “Le altre
principesse non sono niente senza i loro principi, mentre Jasmine è
ricca, bella e intelligente. È Aladdin il povero straccione
che viene poi nobilitato dal matrimonio con la futura regina di
Agrabah. Anch'io voglio una storia come quella di Jasmine, anch'io
voglio un uomo che non mi tenga prigioniera, ma che mi consideri una
sua pari. Un “principe moderno”, insomma, che capisca che
le donne non sono soprammobili, che non sono le geishe sempre pronte
ad accudirli al ritorno da lavoro. Io non sarò MAI la geisha
del mio uomo”. Così rimuginava Nami, svelando solo a sé
stessa i suoi desideri più nascosti.
Schmidt era incantato a fissare Nami
persa nei suoi pensieri. Era bellissima, i capelli blu le
incorniciavano il viso spigoloso, ammorbidito in un espressione
indecifrabile, dolce ma allo stesso tempo determinata e fiera. Tutta
questa determinazione non spaventava Schmidt, abituato alle donne
europee, dominatrici in tutti i sensi, in casa e fuori casa. Persino
a letto. Le donne erano un meccanismo complicato, ma Schmidt era
affascinato da loro. Le considerava formidabili, capaci di resistere
ad ogni avversità e di cambiare a loro favore ogni situazione
sfavorevole. Adorava le donne, nessuna fino ad ora gli aveva
resistito, perché erano tutte attratte da quella che credevano
timidezza, mentre invece era riservatezza, che serviva a Schmidt per
inquadrare le persone senza dare nell'occhio. Fino a quel momento
però Schmidt non si era mai innamorato, perché tutte le
donne giapponesi sembravano fatte con lo stampino caratterialmente, e
per lui il carattere era la sola cosa che contava. Crescevano tutte
inquadrate nello stereotipo “moglie e madre di famiglia”
e sembravano non desiderare altro nella vita. Non esprimevano mai le
loro opinioni e se interrogate, usavano l'arma del silenzio e della
discrezione. Essendo cresciuto in Europa, Schmidt aveva invece
conosciuto la parità fra i sessi; in particolare nella sua
terra natale, la Germania, le donne avevano le stesse opportunità
degli uomini e le sfruttavano, eccome se le sfruttavano.
Fine partita
Le due squadre si
avviarono al centro del Capital Indoor Arena, dove le aspettavano
gran parte dei partecipanti al torneo benefico, che avevano già
terminato da un pezzo. Le squadre mancanti stavano tutte per finire
le loro partite. Sia le Dragon Ladies che i White Horses avevano dato
prova di grande tenacia e bravura ai reclutatori, perché
inspiegabilmente avevano giocato la partita come se si fosse trattato
di una vera gara. Mila era curiosa di scoprire se Kaori e le Tokyo
Hawkers avessero vinto e quale sarebbe stata la reazione di Kaori al
risultato della loro. Le Dragon Ladies si sentivano soddisfatte, e
questo era l'importante.
Kaori raggiunse
immediatamente Mila e Nami per congratularsi con loro.
“Ragazze,
allora com'è andata? Avete vinto, vero?” chiese alle sue
amiche.
Mila e Nami si
guardarono, incerte su chi dovesse rispondere, poi insieme sorrisero
dicendo: “No”.
“Coooooooooooooooosa???
Ma come.....io avevo già organizzato tutto....” sbarrò
gli occhi Kaori.
“Va
bene lo stesso, Kaori, non siamo dispiaciute....e poi cosa avevi
organizzato?”
“Avevo
già chiesto di modificare i gironi cosicché le nostre
squadre si sarebbero scontrate subito....adesso praticamente. Invece
ora dovremo batterci contro i White Horses...”
“Già
infatti” esclamò Nami, con lo sguardo perso nel vuoto.
“Terra
chiama Nami!! Ci sei?” le chiese Kaori. “Che le è
successo?” si rivolse poi a Mila.
“Non
lo so, guarda....sarà molto stanca, tutte noi lo siamo.
Comunque dovrete impegnarvi molto per battere i White Horses, Kaori.
Sono davvero forti. Non vedo l'ora di guardarvi dagli spalti, io ho
già dato per oggi!” rise il capitano delle Dragon
Ladies.
“Si
infatti adesso è meglio che vada, fra poco ci vedrai in
azione, Mila!” disse Kaori sfidandola con lo sguardo. Mila
sapeva benissimo che la sua amica si comportava così perchè
ancora le bruciava la sconfitta contro le Dragon Ladies ai tempi dei
Mondiali per Club. Kaori era super competitiva, lo era sempre stata,
per lei la pallavolo era tutto, e anche di più. Ma Mila non
era più così, il tempo l'aveva cambiata e con
l'avanzare dell'età stava cominciando a fare un bilancio della
sua vita e delle sue priorità. Non era più la ragazzina
quattordicenne di belle speranze che aveva travolto con la sua grinta
il Giappone e conquistato la Cina. L'orologio biologico di Mila stava
cominciando a ticchettare sempre più forte, così come
il suo desiderio di formare una famiglia con l'uomo dei suoi sogni.
Per ora ciò che aveva le bastava, ma non era sicura che
l'avrebbe pensata così ancora per molto tempo.
“Ci
vediamo dopo, Kaori”, sorrise falsamente, poi si allontanò
raggiungendo le sue compagne assieme a Nami.
“Mila!”
urlò qualcuno con voce disperata. La ragazza si voltò,
sorpresa, per capire chi la stesse cercando. Shiro le si avvicinava
correndo, con un sorriso a trentadue denti da beota stampato in
faccia.
“Sei
stata fantastica in campo, brava” la guardava emozionato.
“Volevo invitarti a cena stasera. Ristorante italiano?”
le disse trattenendo il respiro.
Mila non poteva
crederci, sarebbe venuta giù la neve che non era caduta in 100
anni dopo questa offerta.
“Si!!!!”
rise saltellando dalla felicità. Mila voleva baciarlo,
abbracciarlo, ma sapeva che Shiro non amava i gesti intimi in
pubblico, così si trattenne. Shiro la sorprese ancora una
volta, prendendole la mano e dicendole: “Sei bellissima”
davanti a tutte le ragazze e al pubblico dello stadio. Mila credette
di svenire, poi si ricompose e balbettò: “Ti amo tanto”,
con gli occhi lucidi di commozione. Shiro sorrise, le lasciò
la mano e si allontanò continuando a guardarla verso i White
Horses, ammutoliti per lo stupore. Le Dragon Ladies erano estasiate e
fissavano Mila con una punta di invidia, desiderando che si
materializzasse anche per loro un principe con cavallo e calesse come
Shiro. Tutte tranne una, che il suo principe l'aveva appena perso.
Fine torneo
La coppa del torneo
fu ritirata dalle Tokyo Hawkers, con una scintillante Kaori in pole
position, visibilmente orgogliosa. I White Horses, che erano arrivati
secondi, sembravano assolutamente distrutti. Il presidente prese la
parola per congratularsi con i vincitori: “Sono molto fiero di
come si sono svolte le cose oggi. Il torneo si è concluso
nella più totale correttezza e penso sia stato emozionante
anche per tutti coloro che sono venuti qui a vederci”.
Il pubblico fischiò
e batté le mani copiosamente, regalando una standing ovation
ai giocatori. Il presidente riprese: “ Tuttavia, devo
comunicarvi che c'è un'altra sorpresa in serbo per voi. Tra il
pubblico erano presenti dei reclutatori per segnalarmi i giocatori
più meritevoli, che verranno selezionati per entrare a far
parte delle squadre giapponesi più forti, sia maschili che
femminili. Le nostre care Tokyo Hawkers sono qui perché
avranno il compito di selezionare un giocatore a loro scelta contro
cui si sono sfidate, che hanno trovato degno di questa offerta. Dalla
palestra si levarono dei mormorii sempre più forti, in quanto
nessuno si aspettava una trovata del genere. Kaori si schiarì
la voce, poi parlò nel microfono: “Dopo esserci
confrontate, abbiamo deciso di fare il nome di........Mila Azuki!”.
I riflettori si accesero su Mila, che fu istantaneamente fissata da
tutto lo stadio. “Crediamo molto in te, Mila. Il Giappone ti
sta aspettando” le sorrise Kaori, certa di aver fatto un favore
all'amica.
Mila era nel
panico, nella sua testa si avvicendavano i pensieri più
confusi. Non aveva la più pallida idea di cosa rispondere, la
testa e il cuore le suggerivano scelte diverse. La pallavolo era da
sempre la sua più grande ambizione, ma ora che Shiro aveva
mostrato di voler fare sul serio con lei, non era più sicura
di niente. Aveva sperimentato sulla sua pelle la scelta della propria
madre di privilegiare la pallavolo all'amore e sapeva cosa avrebbe
significato. Tuttavia, il Giappone era la sua casa e le mancava
immensamente. In quell'istante posò lo sguardo su Shiro e vide
che se ne stava andando verso lo spogliatoio, profondamente avvilito.
“NO!!!!”
urlò senza controllarsi. Shiro si fermò dandole le
spalle, aspettando la sua reazione. “Mi dispiace, Kaori, ma non
posso” proseguì Mila. “Ho dedicato tutta la mia
vita alla carriera sportiva e credo di essere giunta al massimo delle
mie capacità, di non poter andare più in là di
così. Inoltre....” fissò Shiro “ ci sono
cose che mi trattengono qui. Cose più importanti, cose a cui
avrei dovuto dedicare più tempo. Cose che sto aspettando da
sempre, e che forse ora hanno una remota possibilità di
avverarsi. Non posso abbandonare la Cina proprio ora”. Shiro si
era voltato a guardarla, intimamente commosso. Mila gli restituì
lo sguardo, poi fissò Kaori, che si reggeva a malapena,
incredula, come se fosse stata abbagliata in piena notte dai fari di
una macchina. Il presidente, sconvolto, le prese il microfono di
mano: “ Se questa è la decisione di Azuki, credo che ora
le Tokyo Hawkers debbano fare un altro nome”. Kaori si riunì
con le compagne per qualche secondo, poi riprese il microfono. “Non
credevamo di dover fare un altro nome, comunque....scegliamo Jin Mei
Dong”.
Jin Mei, che stava
piangendo sommessamente, sgranò gli occhi incredula, incapace
di parlare. Era la possibilità che stava aspettando, di
ricominciare un'altra vita, lontana da Mila, da Shiro e dalla squadra
delle Dragon Ladies, dove non si era mai sentita fino in fondo a
proprio agio. Euforica, rispose: “SI, SI!! Accetto!”, con
il beneplacito di tutte le compagne, felici di non dover rinunciare a
Mila.
Gli applausi della
folla rincuorarono Jin Mei, che si unì alle Tokyo Hawkers dopo
aver salutato la signora Yang con un: “Grazie. Per tutto quello
che ha fatto per me. Per avermi fatto scoprire questo meraviglioso
sport. Non potrò mai ringraziarla abbastanza”. “È
questo ciò che mi manda avanti Jin Mei, sapere di aver
cresciuto giocatrici come te. Farai ancora tanta strada, sono
orgogliosa di te”, le rispose sottovoce la signora Yang, prima
di lasciarla andare.
ANGOLO DI SQUIDINA
Che
emozione.....sigh!! In questo capitolo ho scavato un po' più a
fondo nella personalità di Nami, Schmidt, Mila e de Rosa,
perché non vi preoccupate, i ragazzi torneranno!!
Mi lasciate un
commentino piccino picciò? Possibilmente positivo??? =PPP
Scherzo!!!
Ringrazio i buoni
omini e omine che hanno commentato questi capitoli!! :)
Baci a tutti
squidina
P.S Nel caso interessasse a
qualcuno, lascio i segni zodiacali dei personaggi, che ovviamente ho
scelto io in base al carattere che ho forgiato per loro....perchè
è così che me li immagino! Per le “astrologhe”
che mi leggono sarà più facile capire la loro
psicologia.....
Mila: Ariete
Shiro: Gemelli
de Rosa: Pesci
Nami: Capricorno
Schmidt: Scorpion(accio) :)))) (lo
mitigherò un po', altrimenti se la mangia viva Nami)
Gli altri li saprete man mano che
andrò avanti (anche perchè ci devo ancora pensare)
Love ya!!
|
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Capitolo 5 *** decisioni ***
mila e shiro 5
Capital
Indoor Arena – Spogliatoi / Japan Airlines
La
lunga giornata era terminata e le squadre partecipanti al torneo
stavano tornando ciascuna al proprio spogliatoio. Mila e Nami stavano
aspettando Kaori fuori dallo spogliatoio delle Tokyo Hawkers per
salutarla definitivamente prima che ripartisse per il Giappone. Le
due ragazze erano esauste perchè era già sera tarda e
non avevano ancora mangiato nulla dalla colazione della mattina, ma
desideravano lo stesso rivedere per l'ultima volta la loro amica per
scusarsi con lei per non essere arrivate allo scontro con le Tokyo
Hawkers durante il torneo. Neanche loro sapevano bene per quale
motivo avessero perso contro i White Horses, perchè fino
all'ultimo sembrava davvero che avessero recuperato la grinta
necessaria per vincere. Probabilmente avevano giocato a loro sfavore
la stanchezza e la mancanza di Mila e Glin in campo, o semplicemente
la resistenza fisica dei ragazzi superiore alla loro. Nami, che
aveva giocato gli ultimi punti, non riusciva neanche a ricordarsi
esattamente cosa fosse successo in quello scampolo finale di partita
che si era svolto in maniera rapidissima. Sembrava che tutte e due le
squadre avessero avuto fretta di concludere, stanche di affrontarsi.
Le azioni di gioco si erano susseguite in uno stato di estraniamento,
senza osservare il tabellone dei punti e senza prestare attenzione
alle parole della signora Yang, all'euforia del pubblico, al tifo
delle compagne in panchina. Quando l'arbitro aveva fischiato la fine
dell'incontro, le due squadre si erano guardate con rimpianto, felici
di aver terminato, ma allo stesso tempo infelici di separarsi. Al
momento del saluto, stringendosi le mani, molti cuori avevano
sobbalzato e molti visi avevano assunto una tinta rossastra,
imputabile in parte al sudore e alla fatica, ma anche alla stretta
vicinanza con chi, vicendevolmente, si era già scelto da prima
dell'inizio della partita. Perfino la Yang si era rifiutata di
commentare il set, rifilando alle Dragon Ladies uno sguardo carico di
sottintesi, ma non arrabbiato, che invitava le ragazze a raggiungere
lo spogliatoio, perchè il tempo dei commenti sarebbe arrivato
più tardi, o forse semplicemente mai. Ancora in stato
catatonico, provate da tutte le emozioni emerse in loro in quella
partita, Mila e Nami videro Kaori uscire dallo spogliatoio, mentre
chiacchierava felice con le sue compagne. “Non vedo l'ora di
rivedere la mia Tokyo, Miyu....Ehi ragazze! Che bello vedervi!”
si sorprese l'alzatrice rossa. “Volevamo augurarti buon
viaggio, Kaori. Speriamo di rivederci presto” le disse Nami,
con la voce un po' tremante a causa dell'addio imminente. “So
che siete tristi perché abbiamo vinto noi il torneo, ma non
dovete preoccuparvi, vi rifarete!” rispose Kaori sorridendo
impercettibilmente. Non aveva intenzione di provocare le sue amiche,
ma questa volta Mila e Nami non accolsero la stilettata con
classe. “Noi veniamo qui a salutarti e tu ti vanti di averci
battuto così spudoratamente? Non siamo più bambine,
Kaori, non puoi continuare a farci pesare il fatto che sei sempre
stata la migliore in campo...” la punse nel vivo Nami. “Io
non mi vanto mai della mia bravura...Forse siete voi che avete la
coda di paglia se pensate...” “Adesso smettila”
disse Mila soffocata dalle lacrime in arrivo. “Kaori, mi
dispiace se la pensi così, ma noi ti vogliamo bene che si
vinca o si perda, anche se tu fossi l'ultima giocatrice dell'ultima
squadra del mondo. Non credo che sarebbe lo stesso per te se noi non
fossimo più al tuo livello. Ho il sospetto che tu ti circondi
solo di gente che reputi alla tua altezza e dal momento che abbiamo
perso subito il torneo, ora ci tratti con freddezza. E pensare che
volevamo scusarci con te per non essere riuscite a scontrarci
oggi...meglio così, avremmo fatto solo il tuo gioco. Andiamo,
Nami” terminò con voce strozzata, subito seguita dal
libero delle Dragon Ladies. Kaori rimase paralizzata, nessuno si
era mai rivolto a lei con quel tono. La Mila che conosceva da sempre
non rispondeva con così tanta sagacia, di solito si limitava a
inveire prontamente mangiando la faccia al malcapitato che osava
contraddirla, ma mai in maniera così sottile. Era molto peggio
per Kaori sentirsi dire la verità in faccia che essere
aggredita verbalmente e fisicamente, perchè a quello sapeva
rispondere, anzi, nessuno l'aveva mai battuta nello scontro sul piano
fisico. Ma Mila non si era mai permessa di alzare la voce con lei e
nemmeno Nami. Mila, che aveva litigato con Tulia Kaido fino quasi a
tirarsi i capelli, Mila che aveva sfidato Heinz e Crosby, le due
stangone campionesse olimpioniche, che si erano dovute arrendere di
fronte alla sua inarrestabile tenacia, Mila che non perdeva occasione
per accapigliarsi con Nami per il ruolo di leader della squadra, Mila
che urlava bellamente in faccia a Daimon benché questi
minacciasse di picchiarla, quella era la Mila che Kaori
conosceva. Nel breve periodo in cui aveva militato nelle Dragon
Ladies, Kaori era troppo concentrata sul non farsi soffiare il ruolo
di alzatore da Yip Hua Zhang per accorgersi del cambiamento del
carattere dell'amica, che stava cominciando a lasciarsi alle spalle
la passionalità tipica della giovinezza. In quel momento
invece, mentre si allontanava da Pechino assieme alle Tokyo Hawkers,
Kaori si mise per la prima volta a riflettere, su Mila, sulla sua
vita, su quello che era riuscita a conquistare e quello che invece
aveva perso per strada nel corso degli anni. “Non mi importa
di quello che pensa Mila. Non siamo mai state amiche sdolcinate e non
lo saremo mai. Sembra quasi uno scherzo del destino, ma non siamo mai
riuscite a stare in squadra insieme, neppure nelle Dragon Ladies
perché me ne sono dovuta andare presto per via di mio padre.
Mi rendo conto solo ora che non è più la Mila di un
tempo, combattiva e indomita. Si sarà fatta mettere i piedi in
testa da Glin e la signora Yang, perchè non vedo più
quella luce nei suoi occhi che mi ha sempre stimolato a batterla.
Vedo una nuova Mila e non so se sia un bene o un male. Quello che è
certo è che se continuerà così, il mondo della
pallavolo perderà una grande giocatrice”. Kaori continuò
a pensare all'amica ancora per qualche tempo, non riuscendo a
raccapezzarsi, poi spostò la riflessione su sé stessa.
“E io? Che cosa ho fatto nella mia vita? Quali sono i miei
obiettivi per il futuro? Devo ammettere che sin dalla nascita ho
avuto un'enorme fortuna: a dodici anni già giocavo in
Nazionale, ho visitato tanti paesi e conosciuto culture diverse, ho
incontrato tante persone e fatto esperienze che chiunque sognerebbe
di fare. Le folle mi adorano, sono la star più longeva del
Giappone, da quasi 30 anni appaio sulle riviste e guadagno così
tanti soldi che non riesco nemmeno a contarli, per fortuna se ne
occupa mio padre al posto mio. La pallavolo mi ha dato tutto ciò
che ho sempre sognato, mi ha fatto vivere come una regina, ma ha
richiesto ogni singola parte di me costantemente, senza eccezioni,
vacanze e quant'altro. Ho dato tutto a questo sport, ho sacrificato
una vita normale, in cui probabilmente mi sarei sposata e avrei
formato una famiglia, per viverlo appieno, e ora mi ritrovo a pensare
a un futuro incerto, perchè probabilmente nuove leve
prenderanno il mio posto e io arriverò a contare meno di zero
in questo mondo, dopo tutti i sacrifici fatti per restare sulla
cresta dell'onda. Sull'aereo del ritorno, Kaori accese
l'Ipod per calmarsi e ascoltò la sua canzone preferita, quella
che l'aveva accompagnata da ragazzina nella sua escalation nel mondo
del volley e che per lei, figlia degli anni 80, anni in cui tutto era
possibile, era sempre stata come un mantra.
[...]Let
us die young or let us live forever We
don't have the power But
we never say never Sitting
in a sandpit, Life
is a short trip The
music's for the sad men
Can
you imagine when this race is won? Turn
our golden faces into the sun Praising
our leaders, We're
getting in tune The
music's played by the madmen
Forever
young, I want to be forever young Do
you really want to live forever Forever
-- and ever
[...]It's
so hard to get old without a cause I don't want to perish like a
fading horse Youth's like diamonds in the sun And diamonds are
forever
So many adventures couldn't happen today So many
songs we forgot to play So many dreams swinging out of the
blue We'll let them come true......
Kaori
aveva sempre avuto una paura folle e irrazionale di invecchiare. Il
suo timore più grande era l'essere messa da parte, rifiutata
dal mondo a cui aveva sacrificato la sua esistenza. Non c'era cosa
peggiore per lei che venire dimenticata, che la sua gente non si
ricordasse più di lei e di ciò che aveva sempre fatto
per servire il suo amato paese. Lei, che aveva lottato senza sosta
fin da piccola per primeggiare, che aveva reso orgogliosa la sua
famiglia e l'imperatore, era sola. Senza alcun amico vero, un
fidanzato, una famiglia che la sostenesse, poteva contare solo su se
stessa. E da sola avrebbe trovato ancora la forza per risollevarsi,
lo sentiva nel cuore, perchè, nonostante tutto, non era ancora
nata una persona combattiva quanto lei. Kaori era certa che avrebbe
fatto ancora parlare di sé ancora per lungo tempo e questo
nessuno poteva metterlo in dubbio.
Infermeria
della palestra
“La
prego dottore ci faccia entrare! Non abbiamo saputo nulla sulle sue
condizioni per tutto questo tempo!” sbraitò seccata Xiu
Lan. “Si
calmi, signorina Mo, la signorina Malansano non è ancora in
forze per affrontare una visita”. “Vuol
dire che è ancora incosciente? Ma allora è grave!”
sussultò Glin. “Le
sue funzioni vitali sono perfette, signorina Wong, stia tranquilla.
Ha solo bisogno di riposo” disse il dottore. Glin
scosse la testa, sconfitta, alzando le mani in segno di resa. In quel
momento arrivarono trafelate Mila e Nami, reduci
dall'incontro-scontro con Kaori. “Come
sta?” chiese Mila, ansiosa. “Il
dottore dice che ha bisogno di riposo...non è giusto! Io penso
che se potessimo starle vicino riuscirebbe a svegliarsi...”
disse tristemente Ming Hua. Improvvisamente
si udì un rumore di passi nel corridoio dell'infermeria,
dapprima piano poi sempre più forte. I White Horses, Shiro in
testa, si palesarono di fronte alle Dragon Ladies. Shiro si fece
avanti verso Mila, mentre gli altri rimasero indietro, un po'
emozionati. De Rosa non aveva neanche guardato le ragazze, ma si era
precipitato subito contro la porta. “Shiro!”
fece sorridendo Mila. “Sono felice che tu sia qui con noi.
Siamo tutte così in pena per Gina...” “Lo
so, Mila, anche noi siamo dispiaciuti per quello che è
successo. Antonio è stravolto, non fa altro che ripetere che
se non si sveglia smetterà di giocare”. “Non
scherzare Antonio, non hai fatto niente di grave! Può
succedere a chiunque! E poi, non l'hai mica fatto apposta!”
proruppe Amanda, sbalordita. Johnson la fissò intensamente,
sorpreso dalla sua intraprendenza. De
Rosa la guardò un po' stranito, poi annuì
silenziosamente. “Sul
serio, ragazzi, non preoccupiamoci troppo, è stato solo un
lieve trauma cranico, andrà tutto bene!” disse Watanabe,
positivo come sempre. “Hai
ragione, suvvia la stiamo facendo più grossa di quello che in
realtà è....si riprenderà presto, forza!!”
lo accompagnò Ming Hua. Watanabe le fece l'occhiolino in segno
di intesa, Ming Hua arrossì leggermente. “Piacere,
Kinzo Watanabe”, le si avvicinò lui stringendole la
mano. “Ming Hua Liu, piacere mio”, rispose lei. “Il
tuo nome non è cinese, da dove vieni?” gli chiese
poi. “Sono
giapponese, di Osaka”. “Io
vengo dalla Mongolia”. “Davvero?
Non sembra una terra molto ospitale....la tua famiglia vive ancora
lì?” “Si,
la mia famiglia è nomade. Io sono venuta in Cina per poter
praticare stabilmente il sumo. I miei genitori non erano d'accordo
che smettessi di allenarmi per giocare a pallavolo, ma io ho seguito
il mio cuore. Ho trovato nella pallavolo uno sport che mi ha aiutato
a superare le mie paure e ho conosciuto delle persone fantastiche,
che adesso sono le mie migliori amiche. Non avrei potuto fare scelta
migliore!”. “Grande!
Mi piacciono le persone positive!” rise Watanabe. Ming Hua,
viola dall'imbarazzo, abbassò gli occhi. “Scusami,
non volevo infastidirti..” si corresse Kinzo. “No...scusa
tu...è che sono un po' timida e mi imbarazzo facilmente...non
preoccuparti” farfugliò Ming Hua. I
due continuarono a farfugliare a turno, mentre piano piano il gruppo
dei ragazzi e delle ragazze si mischiò, seguendo l'esempio dei
due liberi. Dopo 5 minuti si erano già formati tre
gruppetti, il primo costituito da Glin, Zhang, Rousseau e Katherine,
il secondo da Mila, Shiro, Sun, Maria, Xiu Lan e Johnson, il terzo da
Schmidt, Katherine e Atouba. De Rosa, chiuso nel suo mutismo,
stava immobile appoggiato alla porta della stanza dove si trovava
Gina, mentre Nami era rimasta seduta in disparte, incapace di unirsi
a uno qualsiasi dei gruppi. Era leggermente infastidita da Katherine
e dalla sua parlantina sciolta, che le permetteva di intrattenere sia
Schmidt che Atouba senza il minimo imbarazzo. Schmidt la osservava di
nascosto, ridendosela sotto i baffi. “Competizione femminile”,
pensava tra se e se. “Forza, non buttarti giù così,
Ayase. Non sei per niente male, dovresti provare anche tu a flirtare
con i ragazzi come l'ochetta bionda....ci penso io ad aiutarti”.
E così dicendo, si diresse verso Nami, che lo fissava
stupita. “Come
ti chiami?” le chiese il biondo. “Nami
Ayase” rispose lei, ostentando sicurezza. “Nami,
perchè non ti unisci a noi? Non startene lì da sola,
sono sicuro che hai tante cose da raccontare anche tu” In
effetti ne avrei...ma di certo non a te” sibilò lei,
indispettita dal tono strafottente di Schmidt. “Bel
caratterino”, pensò lui. “Ma mi piacciono le
sfide”. “D'accordo,
vengo anch'io”, disse infine Nami, alzandosi e incamminandosi
verso il gruppetto. Schmidt la seguì sogghignando. “Ehi
Katherine, di che stavate parlando?” chiese Nami alla ragazza,
inserendosi nel discorso. “Ehi,
Nami, Baba mi stava giusto dicendo che....” “Baba?
Chi sarebbe Baba?” la interruppe Nami, ritenendo impossibile
che esistesse un nome del genere. “Il
mio nome per intero è Baba Lu Atouba e sono nato in Kenya, in
Africa. Mia madre invece è cinese. Tu sei....” le
rispose Atouba, leggermente irritato. “Nami
Ayase. Mi dispiace, non avevo mai sentito un nome del
genere...è...buffo” cercò di scusarsi lei,
finendo per mettersi ancora di più nei pasticci. Schmidt
stava per scoppiare a piangere dal ridere. Atouba aveva il
sopracciglio alzato in un'espressione di forte disappunto. Katherine
tentò di salvare la situazione: “Baba, ascolta, perchè
non andiamo a chiamare anche de Rosa? Mi dispiace che stia da
solo...” E si allontanò con Atouba, lasciando Nami e
Schmidt da soli. Lei sembrava offesa e tentava in tutti i modi di non
guardarlo in faccia. Lui sentiva che presto lei avrebbe ceduto
psicologicamente. “Allora,
Ayase...” cominciò il biondino, pronto a lanciare la
stoccata finale. Nami
non lo ascoltò neppure, perchè proprio in quel momento
si aprì la porta della stanza di Gina. “La
signorina Malansano chiede di vedere la propria squadra”
sentenziò il dottore. Immediatamente
le Dragon Ladies si precipitarono dentro, tirando un sospiro di
sollievo.
Stanza
di Gina
“Gina!!!”
urlarono le ragazze in sincronia. “Come stai?” “Eravamo
così preoccupate!” dicevano una sopra l'altra, tanto che
risultava difficile per Gina seguire le loro parole. “Amiche
mie, sono tanto felice di vedervi! Mi sento bene, sono solo un po'
stordita. D'altra parte sono rimasta svenuta per ore...” disse
l'italiana. “L'importante è che tu ti sia
ripresa...ma potrai tornare al dormitorio stanotte, vero?”
domandò Maria. “Certo! Non rimarrò in questo
posto un minuto di più! Che ore sono, a proposito?” “Sono
già le 21.15” rispose Ming Hua guardando l'orologio e
facendo seguire un brontolio alla pancia udibile fin da fuori la
porta. “Anche io ho una gran fame Ming Hua! Tra poco ce ne
andiamo al Mc a mangiare” rise Gina, provocando l'ilarità
della squadra. “Davvero non ricordi nulla di quello che è
successo?” le chiese Xiu Lan con sguardo interessato. “Ricordo
solo che stavo correndo per ricevere la palla, ma mi sono sbilanciata
e per un attimo ho guardato in basso, poi ho sentito un gran colpo
alla testa e dopo il vuoto”. “Non hai sentito proprio
niente
per tutto questo tempo? Eri totalmente
incosciente?”
chiese conferma nuovamente Xiu Lan. “Sì, Xiu Lan,
perchè? È successo qualcosa mentre ero qui?” A
quel punto Xiu Lan abbassò la voce, prima di rispondere: “è
venuto a trovarti qualcuno in infermeria. È stato qui con te
per qualche tempo...ha fatto un gesto molto dolce. Ha disertato la
partita per assicurarsi delle tue condizioni ed è stato
squalificato per un mese”. “Davvero? No, non mi
ricordo proprio niente...” rifletté Gina, “Aspetta!
Mi ricordo di una voce....stavo camminando sull'acqua tenendomi per
mano a qualcuno...ma non riuscivo vedere il suo volto. Era una bella
sensazione...però ad un certo momento l'acqua sotto i piedi ha
perso consistenza e sono sprofondata nel mare....ero nel panico e non
riuscivo più a respirare...ma lui continuava a tenere la mia
mano. Nel fondale vedevo una luce bianca, così ho cominciato a
nuotare per raggiungerla. La luce è diventata sempre più
forte, finchè ho allungato la mano per prenderla e...Non
ricordo più nient'altro”. “E cosa c'entra la
voce con il sogno?” “La voce era di mio padre...mi
diceva di svegliarmi..che sarebbe andato tutto bene. Sono sicura che
fosse lui perchè era una voce maschile e mi parlava in
italiano..e non conosco altri italiani a parte mio nonno, ma non
siamo molto legati”. “Capisco...” rispose Xiu
Lan pensierosa. “Davvero qualcuno è stato qui? Era
mio padre?” domandò Gina ansiosa. “Non lo vedo da
così tanto tempo...sarebbe fantastico poterlo
riabbracciare!”. Le Dragon Ladies si guardarono incerte, poi
Mila prese la parola. “Vedrai tu stessa di chi si tratta..è
qui fuori da un po' di tempo. Ti andrebbe di farlo
entrare?” “Certo...chiamatelo pure!” disse Gina
con un velo di eccitazione. Mila uscì dalla porta un
istante, per poi rientrare dicendo alle ragazze: “Sarebbe
meglio lasciarli soli, non credete?” Tutte convenirono e
lasciarono la stanza, dopo aver salutato Gina. La ragazza si
sarebbe aspettata di vedere entrare chiunque, ma non de Rosa, che si
fece strada con uno sguardo talmente avvilito da farle fare un balzo
al cuore per la sorpresa. “Sei stato tu a colpirmi, vero?
Non devi preoccuparti...sto bene adesso”. Gina era lieta di
rivedere il ragazzo e di sentire le sue scuse; in fondo, era colpa
sua se si trovava da ore su un letto di ospedale. In realtà
non era arrabbiata con lui, anzi, dopo aver letto l'apprensione nei
suoi occhi era ancora più motivata a perdonarlo. Inoltre, aver
saputo che era rimasto tutto quel tempo accanto a lei finendo per
essere squalificato e che si era presentato di nuovo per sincerarsi
delle sue condizioni aveva gratificato il proprio ascendente cancro a
sufficienza. De Rosa abbozzò un sorriso, felice di vedere
che si era ripresa, poi si sedette vicino al letto. L'imbarazzo tra i
due era quasi palpabile. “Scusami ancora” disse. “Non
mi era mai successa una cosa del genere prima d'ora. Sono abituato a
tirare anche più violentemente quando si gioca tra ragazzi,
non pensavo di avere usato così tanta forza su di te”. “Ehi,
basta così. Ti sei già scusato anche troppo: mi hanno
riferito che sei addirittura venuto qui nel bel mezzo della partita
per vedere come stavo. Ad ogni modo, piacere, io sono
Gina”. “Antonio” “Sei italiano?”
dissero i due in contemporanea, mettendosi poi a ridere per aver
parlato insieme. “Che coincidenza...incontrare un italiano
proprio qui a Pechino!” sorrise Gina “È vero!
In che città sei nata?” chiese de Rosa “Cesena,
in Emilia Romagna. E tu?” “Napoli, ma i miei genitori
si sono trasferiti a Roma quando ero piccolo. Sono venuto qui in Cina
a 13 anni, quindi ho visto poco e niente delll'Italia. I miei nonni
però vivono ancora a Napoli” “Senti,
ma...perchè non parliamo in italiano fra di noi? Sono un po'
arrugginita ma è giusto per non perdere l'abitudine..”
propose Gina “Perchè no? Gli altri ci guarderanno
malissimo però...ahahah!” “Già! Antonio,
ti andrebbe di aiutarmi ad alzarmi, per favore? Non ne posso più
di stare in questo letto” “Volentieri” rispose
de Rosa, dandole il braccio. Gina lo afferrò, stringendo la
sua mano per avere un maggiore appiglio. Una scarica elettrica le
attraversò il corpo e in un attimo tutto le tornò alla
mente. La voce del sogno, a cui prima non aveva fatto caso,
corrispondeva perfettamente e la mano che la sorreggeva nell'acqua
altri non era che del bel ragazzo che la stava guardando in quel
momento. “Eri tu...” proruppe Gina, fissandolo
sbalordita “Tu cosa?” chiese de Rosa, anche se credeva
di sapere a cosa si stesse riferendo “Mi hai mai tenuto la
mano prima d'ora?” “Si” annuì de Rosa,
gli occhi illuminati dalla gioia. “Si ricorda!” pensò
elettrizzato. “Mi ricordo di te...io ti ho sognato..o forse
non era un sogno. Mi dicevi di svegliarmi, che tutto sarebbe andato
bene...” “Era tutto vero”
“E
quella luce...”
“Quale
luce? Mmm....Sì! Ti riferisci alla luce del lampadario sopra
di te! Avevi aperto gli occhi un momento e l'avevi fissata..ma non
sembravi in te, non credevo proprio che fossi sveglia”
“Invece
lo ero. Mi sono svegliata proprio in quel momento. Sei stato tu a
guidarmi verso quella luce...tu mi hai detto di svegliarmi. Ti ho
semplicemente ascoltato. Grazie per quello che hai fatto, senza di te
non mi sarei svegliata dal coma!” esclamò buttandogli le
braccia al collo. De Rosa non sapeva cosa dire, così rimase
stretto a Gina in quell'abbraccio spontaneo, finchè la ragazza
non si separò da lui, ancora emozionata. “Torniamo
dagli altri” disse lei, un po' stupita di ciò che aveva
fatto “Si”
acconsentì lui senza neanche accorgersene, ancora sotto shock.
Capital
Indoor Arena --- Giardini
“Un
po' d'aria, finalmente” disse Gina, respirando
profondamente. “Ragazze sono quasi le dieci, ci vogliamo
muovere? Ho fameeeeee” si lamentò Amanda, guardandole
con sguardo supplichevole Mentre le ragazze parlavano, i White
Horses stavano confabulando poco distanti in maniera concitata. Zhang
fu spinto improvvisamente in avanti verso le Dragon Ladies da Schmidt
, mentre questi gli diceva sadicamente: “pensaci tu, Bai,
forza!” Zhang, ricordandosi mentalmente di ucciderlo,
chiese: “Ragazze, che ne dite di andare a mangiare qualcosa
insieme? Anche noi abbiamo un certo languorino....” Le
Dragon Ladies non ci pensarono due volte: “Ok! Dove volete
andare?” sorrise Glin “Pizza? Sushi? Mc Donalds? La
signora Yang vi tiene a stecchetto o potete concedervi un piccolo
sgarro?” disse Zhang, facendo finta di guardarle con occhiate
indagatrici “Mmmm...Siete troppo ciccione, non credo proprio
che vi faccia bene l'etnico...sarà meglio ripiegare su
un'intrigante zuppa di miso...oppure il tofu” continuò
lo schiacciatore “Rilancio, facciamo una bella bisteccona di
manzo con le patatine fritte?” rispose Glin di slancio “La
signorina ha il palato aristocratico...e dove vorrebbe mangiare tanta
bontà?” “In una steak house, naturalmente” “Io
passo, non mangio carne” reagì subito Xiu Lan,
disgustata all'idea del povero manzo sacrificato “Propongo
la pizza, dovrebbe accontentare tutti” disse Sun
amichevolmente. Tutti furono subito d'accordo. “Mi dispiace,
ragazzi, vi divertirete anche senza di me stavolta” disse
Shiro, facendo l'occhiolino a Mila “Perchè? Dove
vai?” chiese Sun, non realizzando subito “Ho un
impegno da onorare! È un evento più unico che raro, non
posso proprio mancare!” “Fatti valere capitano!”
lo prese in giro de Rosa. “Brava Mila!!!!!” esultarono
le Dragon Ladies, stringendosi a lei. “Grazie, amiche! Sono
così felice!” Shiro le si avvicinò porgendole
il braccio. Mila lo afferrò allontanandosi con lui, sentendosi
la ragazza più fortunata della terra.
Ristorante
“La Fattoria” --- Chaoyang,
Sanyuan Bridge
Shiro
non riusciva ancora a credere di trovarsi assieme a Mila, dopo tanti
anni, a un appuntamento galante. Proprio lui che era sempre stato
refrattario ai legami sentimentali, respingendo sempre l'amore che
Mila gli continuava a mostrare, aveva finalmente ceduto. Non poteva
continuare a mentire a se stesso: Mila gli piaceva, anzi, era
innamorato di lei da sempre, solo che non aveva mai voluto
ammetterlo. L'idea di stare da solo con lei lo rendeva estremamente
ansioso: “e se lei si aspettasse una proposta di matrimonio?
Cosa penserà che significhi questo improvviso cambiamento?”
continuava a ripetersi, pentendosi un po' della sua decisione
affrettata. Ma ormai non poteva più tornare indietro, doveva
cercare di godersi la serata senza tormenti inutili.
Mila
si sentiva come in una favola: era riuscita a conquistare il principe
dei suoi sogni e forse dopo tanto tempo lui le avrebbe dichiarato
apertamente i suoi sentimenti. Sentiva il cuore batterle fortissimo,
le sembrava quasi che le stesse per esplodere nel petto. Allo stesso
tempo, però, un angolo della mente le suggeriva cattivi
pensieri che non riusciva a scacciare: Shiro che la abbandonava,
Shiro che cambiava idea sui suoi sentimenti e scappava a Tokyo da Jin
Mei...Non era mai stava tanto agitata in vita sua. Era un'eccitazione
diversa da quella pre-partita, quando sentiva su di sé la
responsabilità per la propria squadra e la volontà di
non deludere l'allenatrice e Shiro, per tutta la fiducia che
riponevano sempre in lei. In quel caso però non si trattava di
nessun altro: la sua felicità dipendeva solo da se stessa e
non doveva fare niente che non la facesse sentire a proprio agio.
“È
tutto così speciale...grazie Shiro per questa serata!”
disse Mila cercando di suonare per quanto possibile
serena “Figurati...te la dovevo, in un certo senso. Sei
sempre rimasta ad aspettarmi in tutti questi anni e non hai mai
smesso di tenere a me. Sono io che dovrei ringraziarti per tutto
l'amore che mi dimostri. Sei una persona speciale, Mila”. E
mentre lo diceva si rese conto che era davvero convinto di ogni
singola parola emessa dalla sua bocca. Non avrebbe mai incontrato una
ragazza così paziente, generosa e spontanea come lei. Cosa si
stava facendo scappare dalle mani? Mila sorrise, reprimendo un
sospiro. Doveva chiederglielo, non voleva più aspettare. Le
dispiaceva rovinare l'atmosfera e forse l'intera serata, ma il groppo
in gola la stava tormentando e non voleva che l'ansia la facesse
scoppiare. “Ascolta, Shiro, prima ti ho detto una cosa molto
importante, forse è stato troppo precipitoso, ma vorrei sapere
se tu ricambi ciò che provo” “Cioè?” “In
palestra....quando mi hai invitato a cena...io ti ho detto..” “Ah,
sì, mi ricordo” la interruppe Shiro, spaventato da
quelle parole. “Beh, insomma, Mila, sai che per me è
difficile sbilanciarmi così tanto... sono parole importanti,
non si possono dire ai quattro venti davanti a tutti in una palestra
gremita” Mila si sentì gelare. Ecco, aveva sbagliato
tutto. Lo sapeva che avrebbe dovuto trattenersi, che Shiro non amava
i paroloni in pubblico...si era fatta trasportare troppo dalla scena
da film. Possibile che non riuscisse mai a trattenersi? “Si,
hai ragione, Shiro, però dopo tanto tempo che stiamo insieme
non mi sembra possibile che tu non abbia fatto ancora chiarezza sui
tuoi sentimenti. Cosa pensi, che andremo avanti così per
sempre? È vero che ti ho sempre aspettato e probabilmente ti
amo a tal punto da aspettarti per sempre, ma anche io ho delle
esigenze! Non voglio passare il resto della vita zitella, ad
aspettare un uomo che non si decide!” Oh santo cielo.
L'aveva detto. Chissà come avrebbe reagito Shiro.
Probabilmente se ne sarebbe andato, l'avrebbe lasciata
oppure.. “Ok” Ok? Cosa significava ok? Mila non
sapeva neanche cosa ribattere. Ma aveva fumato qualcosa? Che razza di
risposta era? “Capisco le tue esigenze. Ti prometto che farò
chiarezza quanto prima. Anche io non voglio più continuare
così, non è giusto nei tuoi confronti. Non meriteresti
di stare con una persona come me” “Ma che cazzo sta
dicendo? Quanto odio i discorsi alla “io non ti merito, non
sono abbastanza per te...” pensava Mila disgustata. “Per
lo meno ha promesso che si deciderà...staremo a vedere. Ho
aspettato talmente tanto che un altro po' di pazienza non mi ucciderà
di certo. Ma perchè proprio a me doveva capitare un uomo tanto
confuso?”
Dopo
il piccolo diverbio, la serata andò avanti tranquillamente,
senza alcuna discussione. Mila e Shiro avevano lasciato cadere
l'argomento spinoso e si erano buttati su un terreno molto più
fertile: i nuovi amori nati tra White Horses e Dragon Ladies. “Chi
vedi meglio? A me piacciono Nami e Schmidt” sosteneva Mila.
“Anche se quel ragazzo é un po' strano..” “Sì,
Gottfried non piace neanche a me...Ha una doppia faccia. Io vedo bene
Gina e Antonio, invece” replicò Shiro “Bello
sforzo, si vede subito che si piacciono tantissimo! Dai, dimmi chi
altri hai notato...” “Fammi pensare....forse Daniel e
Katherine” “Chi è Daniel?” “Rousseau,
l'alzatore. Il biondino francese che non parla mai” “Davvero?
Non ci avevo fatto caso...non è un tipo che si nota
subito” “Io e lui andiamo molto d'accordo..lo conosco
come le mie tasche. Fidati, ho visto come guardava Katherine...gli
piace molto” “E io conosco Katherine e sono sicura che
non lo ha notato. A lei piacciono i tipi appariscenti...” “Come
Gottfried, ad esempio” “Già, come Gottfried.
Comunque, ho notato che Xiu Lan fissava quello di
colore..” “Atouba” “E Maria non
toglieva gli occhi di dosso al bellone palestrato” “Si,
Sun. Invece Ming Hua era pazza di Kinzo, quello piccolino. Che tosta,
Ming Hua!” “Sì, è l'anima della squadra.
Non si può non volerle bene!” “E per finire, a
quella simpaticona di Amanda piace il bell'Aaron....Johnson, lo
schiacciatore americano. “Sì, ho presente. Povera
Amanda, non dire così! È tanto buona ed è pure
sensibile!” “Ahahahah!” Shiro scoppiò a
ridere, seguito da Mila. Stava davvero bene con lei, avrebbero dovuto
uscire più spesso. Non avevano molte occasioni per parlare, ma
quando succedeva era bello raccontarsi tutto, senza temere il
giudizio dell'altro. La qualità che più apprezzava in
Mila era la sua spontaneità e la sua ingenuità, che la
rendevano vera. A Shiro non piaceva la falsità e le persone
che si nascondevano dietro una facciata, mentre Mila era sempre
schietta e sincera. Le voleva davvero bene, e aveva paura di
deluderla se fidanzandosi ufficialmente si fosse fatto prendere dalle
sue ansie e avesse finito per fare marcia indietro. Se fosse dipeso
da lui, avrebbe mantenuto la relazione a livello altalenante, per
conservare la possibilità di fuga in caso che le cose non
avessero funzionato, ma non poteva fare questo a Mila, perchè
sapeva che non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Doveva
decidersi, era un uomo adulto e non poteva farsi condizionare da
paure che finivano solo per separarlo da lei. Aspettare la donna
perfetta non aveva senso, doveva godersi ciò che aveva e
ringraziare di avere trovato una persona ancora disposta ad
attenderlo, nonostante i propri umori e fragilità.
“Shiro?
Ci sei ancora?” disse Mila, esultando davanti a una torta
foresta nera appena portatale dal cameriere. “Sicuro di non
volere niente? Ho visto dei dolci all'entrata che facevano
sbavare!” Shiro la guardò intensamente, poi rispose:
“Voglio provarci, Mila” “A fare cosa?” “A
stare insieme, per davvero. Relazione seria e tutto quanto. Voglio
essere un bravo fidanzato per te” Mila lo fissò
sbalordita. Gli occhi le si inumidirono e le mancò il
fiato. “Sei sicuro? Non avrai ripensamenti? Posso fidarmi
sul serio?” gli disse emozionata, trattenendo il respiro. Shiro
esitò un secondo. Ormai non poteva più tornare
indietro. “Sì, sono sicuro. Vedrai, ce le faremo
insieme, perchè tu sei la persona più importante per
me, mi capisci come nessun altro e mi sei sempre vicina. Non voglio
perderti, non potrei proprio perdonarmelo. Non tornerò
indietro, te lo prometto. D'ora in poi, faccio sul serio” Mila
era senza parole, il cuore le batteva fortissimo e le mani le
sudavano. Si sentiva estremamente leggera, svuotata, ma allo stesso
tempo felice ed estatica. Aveva talmente sognato di sentire quelle
parole uscire dalla bocca di Shiro, che ora riusciva a stento a
credere a ciò che aveva sentito. “Dai, finisci il
dolce e usciamo di qui. Ho voglia di fare una passeggiata. Certo che
sei proprio una mangiona! Immagino che toccherà a me pagare
anche la tua parte...ora siamo fidanzati giusto?” le sorrise
guardandola ingozzarsi di torta. La serata non era ancora finita,
e di certo molte altre sorprese attendevano i due fantastici
pallavolisti. Da quel momento avrebbero scritto il loro destino
insieme, uniti non più soltanto dall'amore per lo sport, ma
dalla voglia di costruire un futuro felice per entrambi. Perchè
questo sono Mila e Shiro: due cuori nella pallavolo.
ANGOLO
DI SQUIDINA
Ehi
ehi ehi! In questo capitolo ho indagato un pochino nella personalità
di Kaori, prima di salutarla definitivamente. Forse tornerà
ancora, ma ho scelto di privilegiare la scelta del cartone animato di
farla andare via....di conseguenza è uscita dalla lista dei
miei personaggi principali. Mi dispiace di non aver mitigato Schmidt,
è che voi scorpioni siete così....così...esagerati.
Mi piace giocare con il vostro segno!
Spero
di avervi emozionato almeno un po' con l'incontro tra Gina e de
Rosa...che pucci! Però i miei preferiti sono e saranno sempre
Mila e Shiro^^ Ho cercato di rendere quanto più possibile
l'inquietudine geminiana di fronte alla prospettiva di una relazione
seria..spero di esserci riuscita! Uomini gemelli...stiamone
alla larga!=D
RIEPILOGO!!!!!!!
Ragazze/i,
rullo di tamburi.....ho dato un senso a tutti i miei personaggi! È
stato divertentissimo scegliere i nomi e i segni, mi sembrava di
inventarmi dei nuovi Mii per la Wii...o dei Sim per the Sims:)
Boys
Nome - Cognome – Numero – Segno - Ruolo
Bai
Mu Zhang 9 >>>>> Bilancia
>>>>> Schiacciatore laterale
Aaron
Johnson 4 >>>>> Vergine
>>>>> Schiacciatore centrale (o libero in sostituzione
di Watanabe)
Daniel
Rousseau 8 >>>>> Cancro
>>>>> Alzatore
Baba
Lu Atouba 10 >>>>> Capricorno
>>>>> Schiacciatore centrale
Antonio
de Rosa 5 >>>>> Pesci
>>>>> Schiacciatore centrale (o alzatore in
sostituzione di Rousseau)
Gottfried
Schmidt 3 >>>>> Scorpione
>>>>> Schiacciatore centrale o laterale
Kinzo
Watanabe 2 >>>>>
Toro >>>>> Libero
Fu
Bao Sun 1 >>>>> Leone
>>>>> Schiacciatore laterale
Shiro
Takiki 7 >>>>> Gemelli
>>>>> Schiacciatore laterale (e allenatore
delle Dragon Ladies)
Girls
Nome – Cognome – Numero – Segno - Ruolo
Glin
Wong 8 >>>>>> Aquario
>>>>> Schiacciatrice laterale
Amanda
Fang 12 >>>>> Scorpione
>>>>> Schiacciatrice centrale (ora alzatrice in
sostituzione di Jin Mei)
Katherine
Maurel 4 >>>>> Vergine
>>>>> Schiacciatrice centrale o laterale
Xiu
Lan Mo 5 >>>>> Pesci
>>>>> Schiacciatrice centrale o laterale
Gina
Malansano 10 >>>>> Bilancia
ascendente Cancro >>>>> Alzatrice o Schiacciatrice
centrale
Nami
Ayase 3 >>>>> Capricorno
>>>>> Libero o schiacciatrice centrale
Ming
Hua Liu 9 >>>>> Toro
>>>>> Libero
Maria
Rodriguez 11 >>>>> Sagittario
>>>>> Schiacciatrice centrale
Mila
Azuki 7 >>>>> Ariete
>>>>> Schiacciatrice laterale
(Kaori
Takigawa) 2 >>>>> Leone
ascendente leone
(Jin
Mei Dong) 1 >>>>> Gemelli
Puff...pant....che
fatica!! Ho creato troppi personaggi mi sa :DD
E
dopo tutta sta fatica...Se qualcuno ha delle rimostranze sul mio
lavoro...se le tenga! No scherzo, se qualsiasi cosa non vi
convincesse mi farebbe piacere saperlo.
Se
in particolare ci fosse qualcuno interessato all'astrologia, mi
piacerebbe anche sapere se condivide la scelta dei segni
zodiacali...sarebbe importante per me.
Ringrazio
lelle31 e Khira che mi commentano sempre.....Bravi loro! Voto 10!
Voto 9 per Kissenlove e Jenny28 che mi seguono da poco e spero tanto
continuino a farlo....(grazie Kissen per il sostegno nella scrittura!
=)) e una menzione speciale per quelli che visitano e basta...voto
8...si può dare di più! Comunque Grazie a tutti!
Ciao
ciao
squidina
|
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Capitolo 6 *** Kiss ***
mila e shiro 6
Piazza
Tien'anmen – Metropolitana
“Shiro,
ti prego, dimmi dove mi stai portando!” chiese Mila esasperata
dal silenzio continuo del ragazzo. Era ormai un ora che viaggiavano
in metropolitana, e a nulla erano servite le domande di Mila: Shiro,
irremovibile, si rifiutava di dirle cosa aveva organizzato. In tanti
anni che viveva a Pechino, Mila non aveva ancora visitato la storica
piazza simbolo della città, che a quell'ora era piena di gente
che passeggiava. I ragazzini si muovevano in gruppo ridendo e
scherzando, i bambini piccoli correvano veloce causando molta ansia
ai genitori che li seguivano rimproverandoli, le coppiette
camminavano mano nella mano. Mila era estasiata di fronte a tanta
grandezza. In quel momento ripensò al Giappone, alla sua
famiglia, al fratellino Sunny che ormai cresciuto si era sposato con
una ragazza indiana dagli occhi color del mare, Latika, che
somigliava ad Aishwarya Rai, e al padre, che, finalmente sposatosi
con la signora Tajima, la sua vera madre, aveva finito per divorziare
da quest'ultima per un tradimento da parte di lei nientemeno che con
il cognato Jaidev
Raji,
il padre della moglie di Sunny. Jaidev aveva abbandonato la madre di
Latika per stare con la signora Tajima circa 3 anni prima, causando
uno scandalo epocale che ancora adesso era il principale argomento di
conversazione a Tokyo. “Ci sono persone che non dovrebbero mai
sposarsi”, pensava Mila, “e una di queste è mia
madre. Non ha fatto altro che fare disastri, in tutta la sua vita non
è stata in grado di combinare nulla di buono. Non è
stata in grado di crescermi, di darmi l'affetto che meritavo, di
essere una brava moglie per mio padre. Un figlio è una
responsabilità da non sottovalutare, avrebbe dovuto pensarci,
prima di metterne al mondo uno. Io ho scelto di non sposarmi per
poter proseguire la mia carriera sportiva, rinunciando a costruire
una famiglia. Non ho rimpianti, ma non posso non pensare a come
sarebbe stato se la mia vita avesse preso una piega differente. Di
sicuro non avrei commesso lo stesso sbaglio di mia madre, ho capito
che i figli vengono prima di tutto.”
“Mila?
Che succede? Mi sembri persa...” le disse Shiro, preoccupato,
distogliendola dai suoi pensieri. “Niente...va
tutto bene” rispose Mila tenendo gli occhi bassi. “Ho
fatto qualcosa di sbagliato, forse?” “No,
assolutamente! Ecco...pensavo a mio padre. Mi manca tanto, sai. E
vorrei tanto rivedere mio fratello, non lo sento da troppo tempo” “Ti
capisco, anche a me manca la mia famiglia. Non siamo molto uniti, ma
si ha sempre bisogno di un po' d'affetto” “Già...” “Su,
non pensarci, adesso siamo qui, insieme. Ti piace questo posto?”
. “È stupendo, Shiro” “Non ho avuto
molto tempo per organizzare qualcosa di più galante, ma ti
prometto che ti porterò ovunque tu vorrai. Ci sono tante cose
che possiamo fare a Pechino...la Città Proibita, il Palazzo
d'Estate, il Tempio del Paradiso, lo Zoo...mi hanno detto che lo Zoo
è bellissimo” le sorrise guardandola teneramente. Mila
lo ascoltò tremando come una foglia a causa del vento gelido
che si era messo a soffiare improvvisamente, ma emozionata per il
momento magico che stava vivendo. Spinta dal gelo di febbraio, si
buttò tra le braccia di Shiro, cercando un po' di calore e di
conforto. “Ti amo, Shiro, grazie” balbettò
felice, cercando di asciugarsi il viso inumidito dalle lacrime di
gioia strofinandosi sulla sua giacca. “Ehi, aspetta, non
possiamo qui, ci stanno guardando tutti” cercò di
ritrarsi, non sapendo bene come doveva comportarsi in quel
frangente. Mila si staccò controvoglia, capendo che doveva
trattenersi e farsi passare la malinconia, se non voleva rovinare la
bella serata. Shiro si era già spinto molto in là
portandola a cena e fidanzandosi ufficialmente con lei, non poteva
pretendere che diventasse Mr Coccola istantaneamente. “Puoi
portarmi a casa? Sono molto stanca...” gli disse sospirando, un
po' intristita dai pensieri familiari e dalla freddezza di
Shiro. “Certo” annuì Shiro, un po' preoccupato
per il cambiamento repentino d'umore della ragazza. Durante il
viaggio di ritorno in metropolitana, Mila continuò a fissare
fuori dalla porta, immersa nei suoi pensieri. I due non si rivolsero
la parola, tanto che Shiro pensò di aver commesso un grave
errore a rifiutare l'abbraccio. D'altro canto queste erano le
convenzioni: in Cina, come in Giappone, era ineducato dare sfogo ai
sentimenti in pubblico. Nel privato tutto è concesso, ma il
decoro è importante, pensava tra sé e sé.
Scesi dalla metropolitana, Shiro chiamò
un taxi e accompagnò Mila al dormitorio. Era già l'una
e mezza del mattino, un orario impensabile per una giocatrice nel
pieno di un torneo di pallavolo. Shiro stava per salutare Mila quando
apparve correndo la signora Yang in camicia da notte con un aria
molto alterata. Stava rischiando di perdere le babbucce di lana ai
suoi piedi dalla foga con cui si avventava su di loro. “Come
vi è saltato in mente stare fuori fino a quest'ora? Non vi
sembra sconveniente? Allenatore Takiki, torni subito al suo
dormitorio! Mila, vieni con me, dobbiamo parlare” Mila fece
un cenno rassegnato a Shiro e si allontanò con il direttore
sportivo della squadra, che la condusse nella sua stanza. Dopo
essersi sedute sul letto a due piazze, la signora Yang apostrofò
Mila: “Mila, questo tuo comportamento non è corretto
nei confronti delle tue compagne, che sono tornate a un orario
decente, pur essendo accompagnate da dei bei giovani esattamente come
te. Sai bene che siete nel pieno del torneo ed è richiesta una
grande concentrazione...tanto più che domani vi aspetta un
doppio allenamento, mattina e pomeriggio. Presto dovrete battervi
contro le Smashing Ponies, ti ricordi che l'ultima volta vi hanno
impartito una sonora sconfitta? Perciò adesso fila a letto, e
domani rimarrai in campo anche la sera ad allenarti da sola, come
punizione per la tua scorrettezza. Mi aspetto un comportamento più
rigoroso da te, signorina” Mila la lasciò sfogare,
concentrandosi sul quadro con degli orologi appeso alle spalle della
signora Yang, poi annuì e si ritirò dalla stanza senza
dire una parola. La signora Yang rimase sul letto a massaggiarsi la
testa, temendo di essere stata troppo dura con la sua migliore
giocatrice. Non poteva esimersi dal rimproverarla, ma forse sarebbe
bastato solo punirla con l'allenamento in più, in quanto Mila
sembrava davvero amareggiata e in procinto di scoppiare a piangere.
Dormitorio delle Dragon Ladies
Mila si diresse a tentoni verso il
proprio letto, cercando di non finire addosso alle compagne che
dormivano o inciamparsi sui vestiti e le scarpe lasciate a terra. Che
disordine che c'era! Le ragazze non avevano proprio badato a
sistemare la stanza una volta tornate a casa! Dopo aver raggiunto il
letto, scoprì il pesante panno di lana e si rintanò
raggomitolandosi in posizione fetale. Aveva solo bisogno di riposo e
di non pensare a nulla. Stava per seppellirsi sotto le coperte quando
vide una luce accendersi alla sua destra: era l'abat-jour di
Gina. “Pss” sussurrò l'alzatrice “Gina?
Sei ancora sveglia?” chiese Mila con un tuffo al cuore. “Si!!
Com'è andata con Shiro? Dai, raccontami, sono
curiosa!” “Spegni la luce, non voglio svegliare le
altre! La signora Yang ha appena finito di farmi la predica, non
vorrei farla arrabbiare ancora di più!” “Ok”
spense la luce “Dove ti ha portato?” “Piazza
Tien'anmen” bisbigliò Mila, cercando di usare il tono di
voce più basso consentitole dal suo diaframma. “Forte!
Anch'io vorrei vederla! Io e Antonio abbiamo parlato tutta la sera, è
stato bellissimo...lui è così...fantastico...”
Mila riusciva a percepire gli occhi a cuoricino dell'amica “Vi
rivedrete?” “Non lo so...Sarà dura con tutti
questi allenamenti...Comunque ci proveremo” “E le
altre?” “Le altre cosa?” “Come hanno
passato la serata?” “Mah...non ho fatto molto caso a
loro...ho passato la maggior parte del tempo a parlare con
Antonio...però aspetta..è successa una cosa
strana!” “Cosa?” “A un certo punto ho
visto Nami correre in bagno, seguita da Glin...mi sembrava in
lacrime...forse quel Schmidt l'ha fatta piangere” “Non
mi è mai piaciuto quel tipo...Povera Nami! Spero non sia
successo niente di grave..” “Non penso...Nami è
forte, non si farà certo abbattere da uno stronzetto
qualsiasi!” “Lo spero” Mila era rimasta
turbata dalle parole di Gina: fissava preoccupata il letto di Nami,
che dormiva tranquilla e ignara della conversazione. “Quella
ragazza è uno schiacciasassi, nessuno può ferirla!”
pensava sconcertata. “Beh Mila, ti saluto, sto crollando dal
sonno!” sorrise Gina “Buonanotte Gina, a domani!”
rispose Mila poggiando la testa sfinita sul cuscino.
Dormitorio delle Dragon Ladies –
La mattina dopo
“Dove
sono i miei pantaloncini? Uff, che disordine! Non si trova niente in
questa stanza!” sbraitava Glin isterica circumnavigando il
proprio letto. “Glin,
è presto, torna a letto!” sbuffò Ming Hua
tirandosi la coperta fin sopra la testa “Oggi
è giornata di allenamenti, dobbiamo essere puntuali! Forza
Ming Hua, giù da quel letto!” “Alza
le tapparelle, Glin, altrimenti nessuno si sveglierà con
questo buio!” disse Xiu Lan, emergendo dal lenzuolo
sbadigliando spinta dal senso del dovere. “Ma
che ore sono?” Gina aprì gli occhi guardando prima Glin,
poi Xiu Lan, ma non ricevette risposta. Nel frattempo Glin alzò
le tapparelle, rivelando un'intensa luce mattutina. “Ragazze,
non vorrei allarmarvi, ma sono le 9.20” esclamò Mila,
che aveva acceso il cellulare. L'appuntamento sul campo era 10 minuti
più tardi. Le ragazze scattarono in piedi in preda a
un raptus, chi cercando le scarpe, chi la maglietta sepolta sotto i
vestiti della sera prima e chi le ginocchiere sotto il
letto. “Scusatemi, ma chi aveva il compito di impostare la
sveglia?” ruggì Maria improvvisamente squadrando le
compagne Ming Hua arrossì fino alla punta dei capelli, per
poi rivelare balbettando: “Io l'avevo impostata...ma quando ha
suonato ero troppo stanca per alzarmi....quindi l'ho spenta e mi sono
riaddormentata. Non l'ho fatto apposta, giuro!!” “MING
HUA!!” fecero in coro le Dragon Ladies fissandola sconsolate “E
comunque stavate tutte dormendo, nessuna l'ha sentita, perciò
non potete incolpare solo me, perchè non vi sareste alzate
neanche voi!” “Non importa ragazze, sbrighiamoci! La
signora Yang non ce la farà passare liscia questa volta! E
Shiro sarà molto deluso da noi!” disse Xiu Lan
risoluta “Shiro...” pensò Mila agguantando un
reggiseno dal cassetto “Chissà se anche lui ha passato
una notte agitata quanto me...La nostra storia non è partita
sotto la migliore stella, spero che non abbia avuto
ripensamenti” “Niente colazione stamattina allora!”
proruppe Amanda, che fino a quel momento non si era sentita “Non
credo proprio che potremmo farcela, tu che dici?” Glin alzò
il sopracciglio scuotendo la testa. Amanda, mortificata, prese in
mano la prima cosa che trovò fingendo di metterla a
posto “Amy, guarda che sono le mie mutande!” rise
Nami. Vedendola poi sempre più a terra, le bisbigliò:
“Non fare caso a Glin, è un po' fissata...”
facendole abbozzare un sorriso.
Dieci minuti esatti dopo, la ragazze
erano pronte e si dirigevano verso la palestra, affamate e stravolte.
Glin era euforica: era sempre stata fan degli allenamenti
spacca-ossa. Amava talmente tanto la pallavolo che accettava senza
lamentarsi anche gli esercizi più difficili, anzi li svolgeva
sempre con una carica in più che contagiava anche le altre
ragazze. Era come se fosse nata per quello sport, la passione per ciò
che faceva era più forte di qualsiasi altra cosa e solo quando
giocava si sentiva completa e in pace col mondo. Nient'altro riusciva
a darle questa sensazione. Shiro e la signora Yang stavano
aspettando le Dragon Ladies seduti sulla panchina, parlottando tra
loro concitatamente. Appena videro le ragazze entrare, si alzarono
con l'intento di farle avvicinare. Le Dragon Ladies capirono che i
due avevano qualcosa da comunicare loro e si mossero speditamente.
Dopo essersi salutati, Shiro prese la parola: “Ragazze, mi ha
riferito il cuoco che questa mattina non vi siete presentate in sala
da pranzo per fare colazione. Che è successo?” Le
Dragon Ladies stettero in silenzio, timorose. “La colazione
preparata appositamente per voi è stata buttata via. Posso
sapere a cosa devo questo spreco? Forse nessuna aveva fame?”
continuò Shiro. Poiché nessuna si degnava di
rispondere, la signora Yang si spazientì: “So io cos'è
successo: le signorine hanno dormito fino a tardi a causa del loro
appuntamento di ieri sera. Eppure io e l'allenatore Takiki siamo
arrivati puntuali come sempre, o mi sbaglio?”. Sul campo calò
il gelo. Mila era sempre più nervosa: non credeva di meritarsi
tutte quelle ramanzine per essere uscita una santa volta nella sua
vita e le sembrava che la signora Yang stesse facendo una tragedia
greca per un nonnulla. Le altre ragazze erano stanche e non vedevano
l'ora di farla finita con tutti quei giri di parole: che si finisse
ora e subito. La signora Yang capì lo stato d'animo della
squadra e cercò di mantenere la calma, provando a pensare ai
tempi in cui anche lei era una giocatrice. “Uno sbaglio può
capitare a tutti” pensò. “Inoltre sono brave
ragazze, certo, ai miei tempi era diverso, io non mi sarei mai
permessa di commettere un'azione simile, ma riconosco che non è
giusto tenerle sempre segregate e in tensione”. “Che
non si ripeta più”, terminò decisa, stringendo
gli occhi abbastanza da acquisire uno sguardo torvo che incutesse
timore. Le Dragon Ladies annuirono, poi, ad un cenno
dell'allenatrice, filarono nel campo cominciando il
riscaldamento. “Le Smashing Ponies hanno una resistenza
invidiabile, perciò dobbiamo potenziare il fiato. Alla fine di
questa mattina non vi reggerete più su quelle gambette,
vedrete” sentenziò risoluta.
Fine giornata – Palestra
In accordo coi patti presi con la
signora Yang, Mila era rimasta ad allenarsi anche dopo che le altre
se n'erano andate. Stava facendo esercizi di allungamento per non
sovraffaticare i muscoli dopo l'intera giornata passata in palestra,
mentre pensava alle sue amiche e a Shiro. Il pensiero di Nami che
piangeva l'aveva accompagnata dalla sera prima, non riusciva ancora a
capacitarsi che qualcuno potesse averle fatto del male, poiché
Nami era una roccia. “Uomini...solo voi siete capaci di ridurci
così” riflettè mentre sdraiata a terra girava il
braccio e la gamba opposti per allungare la schiena. “Perchè
i rapporti con il mondo maschile sono così difficili? Ogni
secondo si può commettere un passo falso...anche Shiro ieri
sera mi ha allontanata facendomi sentire colpevole. Ma colpevole di
cosa? Possibile che lui non riesca mai ad avere fiducia in me?”.
In quel momento Shiro uscì dalla
porta dell'amministrazione e passò per il campo per andare
verso il proprio dormitorio. Notando Mila che si allenava, decise di
rimanere a guardarla, sperando che non si accorgesse della sua
presenza. Sapeva bene di non poter restare lì, ma lo stesso
non riusciva a muoversi.
“PERCHÈ?” disse Mila
ad alta voce per sfogarsi, producendo un rimbombo nella palestra
vuota. “Perchè cosa?” rispose istintivamente
Shiro, facendola sobbalzare dallo spavento. “Shiro...che ci
fai qui?” Mila si alzò da terra,lasciandosi sfuggire un
tenero sorriso appena si rese conto che lui era rimasto a guardarla
da un po'. Il dispiacere e la delusione nei suoi confronti le
passarono istantaneamente, lasciando il posto solo alla voglia di
fare pace. “Stavo firmando della carte di là” -
rispose indicando la porta dell'amministrazione - “Ho appena
finito, sono qui da poco” aggiunse, quasi per difendersi
dall'essere stato colto in flagrante. Quella frase intristì
un po' Mila, che si aspettava almeno una parola di scuse, o comunque
un tono più affettuoso dal suo fidanzato. “Se vuoi
andare sei libero di farlo” le scappò detto, pentendosi
subito dopo di avergli chiesto di andare via. Era l'ultima cosa che
avrebbe voluto, ormai però il danno era fatto. Shiro non si
scompose di fronte alle parole di Mila, ma capì che era
necessario modificare l'approccio. Era stanco dei silenzi e dei musi
lunghi, non ne poteva più di sentirsi in colpa e di ferirla
tutte le volte. Era quasi meglio quando non stavano insieme
ufficialmente, almeno riuscivano a parlarsi senza timore e con
spontaneità. “Mila, sono stanco di discutere”
le disse cercando di mantenere un tono neutro. “Anche io”
rispose lei, sperando una riappacificazione. Poiché nessuno
dei due parlava, Mila chiese: “e quindi?” Shiro non
sapeva cosa rispondere: il cuore gli diceva di avvicinarsi a lei, ma
la testa gli suggeriva di filarsela prima che la situazione si
complicasse ulteriormente. Mila rimaneva ferma, aspettando la
decisione di Shiro. In cuor suo, sarebbe volata tra le sue braccia,
ma non voleva più rischiare di compromettere di nuovo la
situazione. Questa volta avrebbe lasciato fare a lui. Finalmente,
Shiro si decise: “Io voglio ancora stare con te, ma dobbiamo
smetterla di litigare” disse d'un fiato Mila si illuminò:
“Davvero? Non hai cambiato idea su di noi?” “No”
disse sicuro. “Non voglio buttare tutto via. Tengo...molto a
te” Mila stava per scoppiare dalla felicità. Le tornò
in mente quando al torneo benefico Shiro le aveva detto “Sei
bellissima” davanti a tutto il pubblico dello stadio. Shiro
stava incominciando a sciogliersi, a dimostrarle finalmente il suo
amore per lei! Non era ancora il massimo del romanticismo, ma voleva
provarci, si vedeva. Altrimenti perchè quell'appuntamento e
quelle dichiarazioni sull'impegno che le aveva fatto a cena? “Anche
io non voglio buttare via tutto. Non ho mai voluto...io ti aspetto da
sempre, lo sai” gli disse col cuore in mano Le parole di
Mila fecero crollare momentaneamente la razionalità di Shiro,
che rimase profondamene colpito. Quella ragazza era troppo perfetta,
come poteva volerlo ancora così intensamente dopo tanto
tempo? “Lo so, Mila. E il momento è arrivato, non
dovrai aspettarmi più. Sono qui, adesso, non scapperò
più da te, da noi. Te lo dirò molte altre volte,
abbastanza perchè tu mi creda davvero. Io...” Mila
non resisteva più. Corse verso di lui con gli occhi lucidi e
si fermò a pochi centimetri dal suo corpo. “Tu?”
Gli chiese col fiato sospeso Shiro si chinò leggermente per
guardarla negli occhi. Non sapeva da dove gli venisse quel coraggio,
ma si lasciò andare e la baciò dolcemente. Fu un
momento che durò un'eternità, un momento atteso da un
vita intera, che li ripagò di tutta la fatica per arrivare
fino ad esso. Si staccarono emozionati, pronti a cominciare una nuova
vita, dove avrebbero vissuto solo momenti come quello, momenti
felici. Mila sentiva che tutte le partite di questo mondo non
avrebbero potuto darle una gioia più grande di quella che
sentiva stando insieme a Shiro. Quello era il suo posto, quella era
la sua meta finale, ciò a cui aveva sempre teso. Ciò
non significava che la pallavolo per lei non contasse niente, perchè
le aveva regalato grandi soddisfazioni, ma semplicemente che era una
parte del suo lungo percorso per arrivare all'uomo della sua
vita. Shiro le sorrise, facendole battere il cuore dalla gioia,
poi le disse: “è meglio che vada ora. Non vorrei che
qualcuno ci vedesse. E poi non voglio interrompere il tuo
allenamento” “Oh certo, sempre questa stupida paura
del giudizio degli altri! Neanche in momenti come questi riesce a non
pensarci!” si disse Mila incredula. Ma era ancora troppo sulle
nuvole per riuscire a ribattere qualcosa di sensato, così
stette in silenzio e annuì, guardandolo allontanarsi dalla
palestra. Lo stomaco le si contraeva dall'ansia e dai crampi per la
fame, ma decise di non ascoltarlo e proseguì con l'allenamento
per un'altra mezzora, anche se non riuscì per niente a
concentrarsi sugli esercizi che seguirono.
ANGOLO DI SQUIDINA
Ciao a tutti!!
Non sono proprio ispiratissima in
questo periodo...anzi...però questo capitolo l'ho scritto un
sacco di tempo fa e volevo pubblicarlo...
avrei voluto allungarlo un altro
pochino ma spero che vi piaccia ugualmente...
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Spero di tornare “in forma”
presto
Bacini
aquidina
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Capitolo 7 *** a little bit of Romance ***
Mila e Shiro 7
H:
21.30 – Dormitorio delle Dragon Ladies
“Credo che non mi alzerò
più di qui” Katherine si lagnava dalla fine
dell'allenamento e aveva continuato sotto la doccia, a tavola e ora
nella camera da letto. “Basta Katherine, abbiamo capito”
disse Glin esausta, sbuffando in direzione dell'amica “Domani
ci aspetta un'altra super sessione di allenamento...sono tempi duri
questi...non vedo l'ora di battere le Smashing Ponies e farla finita
una volta per tutte!” sorrise Gina, approvata dalle compagne di
squadra “Ehi, guardate un po' chi torna dall'allenamento
supplementare...Mila! Sei tutta intera?” Maria le diede una
piccola spinta per scherzo, ma Mila, che non se lo aspettava, perse
l'equilibrio e si appoggiò a Nami per non cadere “Lasciala
in pace, Maria, non vedi che è stanca?” ribatté
Nami, che non sopportava tutta quell'allegria venutasi a creare nel
dormitorio. Da quando le Dragon Ladies erano così intime? Non
era da loro farsi tutte quelle confidenze e ridacchiare senza
motivo. “Va tutto bene, Mila?” le chiese Gina con
molto tatto, dal momento che la ragazza sembrava essere su un altro
pianeta “Si” rispose Mila sottovoce, come se stesse
parlando più che altro a se stessa Le Dragon Ladies
capirono che non era il caso di insistere, poiché Mila non
sembrava avere molta voglia di parlare. Nel dormitorio calò il
silenzio, e le ragazze si diressero ciascuna verso il proprio letto
h 22
“Nami” sussurrò Mila
ai piedi del letto della ragazza. “Nami, sei ancora sveglia?”
Nella stanza il buio era totale. “Mmmh” Nami aprì
gli occhi lentamente “Mila...che..” fece per accendere la
luce, ma Mila la bloccò in tempo “Non voglio che le
altre sentano...per favore” “Dimmi” “Nami,
ho davvero bisogno di confidarmi con qualcuno..tu sei la mia migliore
amica, l'unica che può capirmi. Ne abbiamo passate tante
insieme...” “Ok, Ok, non c'è bisogno di farmi
tutta questa sviolinata, ti ascolto” Mila si sporse vicino
all'orecchio di Nami e bisbigliò: “Sto un po' scomoda
qui per terra..ti dispiace se mi siedo accanto a te?” “No,
fai pure” disse Nami un po' imbarazzata, non essendo abituata a
gesti “teneri” fra amiche. “Senti, questa sera è
successa un cosa” “Bella o brutta?” “Non
lo so..bella credo. Ecco...Shiro mi ha baciata” “COSA?”
Nami si alzò di scatto, sconvolta dalla
notizia “Shhhhh..abbassa la voce! Vuoi svegliare tutto il
dormitorio?” “Scusa...Comunque perchè me lo
stai raccontando? Voglio dire...sono affari tuoi..cioè, non
sono cose che mi riguardano”. Nami era un po' spazientita da
quella rivelazione improvvisa. Le sembrava quasi che Mila fosse
venuta a vantarsi con lei di essere riuscita a conquistare
definitivamente Shiro e non ne capiva il motivo. Per lei non era
normale che un'amica volesse semplicemente sfogarsi, abituata com'era
a tenersi dentro le sue emozioni. “Beh, volevo solo avere un
tuo consiglio, Nami. Non so come faremo a tenere nascosto tutto, la
Yang sarebbe furiosa se lo scoprisse. Una relazione fra allenatore e
allievo non è esattamente il massimo per una squadra!” “E
cosa pensi esattamente che io ti possa consigliare? Io non ho mai
avuto un fidanzato, lo sai bene! Grazie per essere venuta a
sbandierare la tua nuova relazione amorosa, come pensi che mi senta
dopo questa tua uscita?” “Nami non volevo
assolutamente vantarmi con te...l'ho fatto perchè siamo amiche
e ci tenevo...” “A farmi stare peggio! Complimenti,
Mila, ci sei riuscita” Mila stava tentando in tutti i modi
di controllarsi per non rispondere male a Nami, ma quest'ultima frase
la fece andare in bestia “Adesso smettila, Nami! Sei
ingiusta, io volevo solo un aiuto da parte tua, mentre invece a te
importa solo di te stessa! Non riesci neanche a essere felice per me,
e sai bene quanto io tenga a Shiro e da quanto stavo aspettando che
si dichiarasse!” Nami non sapeva più cosa rispondere:
sapeva di avere torto, ma era gelosa, troppo gelosa. In quel momento
odiava Mila perchè aveva tutto ciò che lei avrebbe
desiderato e non riusciva minimamente a essere felice per lei.
Inoltre le parole della sera prima di Schmidt l'avevano ferita e non
si era ancora del tutto ripresa. La nuova botta da parte di Mila non
aveva fatto altro che sotterrare ancora di più la propria
autostima. L'orgoglio le impedì di chiedere scusa e disse
soltanto: “Allora adesso che hai quello che volevi non dovresti
preoccuparti, ma godertelo”. Si sdraiò di nuovo sul
letto e tirò la coperta con forza fin sopra alla testa, tanto
da spostare Mila al bordo del letto. Infine, si girò
dall'altra parte. Mila la fissò con odio, poi si alzò
e, senza più voltarsi, camminò verso il proprio letto.
07/02/2012 h: 08.10 Dormitorio delle
Dragon Ladies
“Maria, potresti abbassare il
volume del cellulare? Sono le 8 di mattina...non siamo a un
concerto!” disse Katherine mentre cercava di infilarsi i
pantaloncini. “Porca miseria sono anche ingrassata!”
aggiunse poi sbuffando. “Ma fammi il favore, Katherine,
ingrassata tu? E io cosa dovrei dire?” ribatté Ming Hua
alzando il sopracciglio. “Non ci posso fare niente, sono
troppo forti questi One Direction! Mi caricano un sacco di mattina
appena sveglia!” rispose Maria accennando un movimento sulle
note di “What Makes You Beautiful”. Katherine si girò
verso Amanda facendo finta di vomitare; Amanda rise portandosi la
mano davanti alla bocca. “Io non li trovo così
male...” disse Ming Hua a Xiu Lan. “Certo, se capissi
cosa dicono...” “Ming Hua!! Ahahaha, sei sempre la
solita!” rise di gusto Xiu Lan “Non me la sono mai
cavata molto bene con l'inglese, a dire il vero” borbottò
sottovoce il libero delle Dragon Ladies “Al giorno d'oggi
tutti sanno l'inglese Ming Hua! In sostanza parla di una ragazza
splendida che però non sa di essere bella..” spiegò
Xiu Lan “Tutto qui? Che argomento innovativo...”
sentenziò Glin distrattamente “Io
non ci sputerei sopra se qualcuno me la dedicasse” replicò
Ming Hua serafica “Oh, Antonio mi ha dedicato una canzone
sai! Ha detto che è perfetta per noi due!” Gina aveva lo
sguardo trasognato mentre si rivolgeva a Ming Hua. “Davvero?
E quale sarebbe?” chiese Ming Hua interessata “Non
credo che tu la conosca...è di un cantante italiano. Si chiama
Antonello Venditti, è molto famoso in Italia” “Tu
la conoscevi?” “Si...è uno dei miei cantanti
preferiti!” “Me la faresti sentire?” “Certo!”
sorrise Gina tirando fuori l'Ipod dalla borsa appesa alla spalliera
del letto. “Ecco qui” disse, giungendo nell'elenco delle
canzoni ad Amici Mai. Nella
stanza risuonò la voce di Venditti insieme all'inconfondibile
musica...
Questa
sera non chiamarmi no
stasera devo uscire con lui lo
sai non è possibile io
lo vorrei ma poi
mi
viene voglia di piangere. Certi
amori non finiscono fanno
dei giri immensi e poi ritornano amori
indivisibili indissolubili inseparabili....
Ma
amici mai per chi si
cerca come noi non è
possibile odiarsi mai per
chi si ama come noi basta
sorridere....
Le ragazze erano estasiate. “Com'è
romantico...” sussurrò Mila, tornando con la mente al
bacio di Shiro della sera prima. In quel momento le mancò
terribilmente: voleva stringerlo forte e dirgli che lo amava. “Sei
fortunata, Gina, ad aver trovato un ragazzo così dolce”
le disse Nami abbasssando gli occhi. Gina si sentì
mortificata: le rincresceva aver dato a Nami un dispiacere facendole
pensare a quel disgraziato del ragazzo che l'aveva trattata così
male. “Scusami, Nami, non volevo rattristarti. Non pensare a
quell'idiota, non se lo merita” cercò di riparare Gina
spegnendo subito l'Ipod. Le ragazze annuirono, solidali. “Già,
hai ragione” disse Nami tirando un sospiro “Scusate,
ma si può sapere cos'ha fatto quel dannato ragazzo a Nami?”
chiese Mila, che si sentiva come un pesce fuor d'acqua Nami prese
fiato, poi esordì dicendo: “ praticamente, Schmidt non
ha fatto altro che punzecchiarmi tutta la sera, dicendomi cose come:
sei troppo prevedibile, Nami, così non ci metterò nulla
a conquistarti; oppure: Nessuno vorrebbe mai stare con una ragazza
musona come te... Insomma, mi ha portata all'esasperazione. E non mi
conosce neanche, cosa gli è saltato in mente di sparare
giudizi a raffica?” “Era davvero insopportabile”
aggiunse Gina “Non so come hai fatto a resistere tanto a lungo,
Nami. Non capisco poi tutto questo accanimento nei tuoi
confronti!” “Se questa è la sua maniera di
corteggiare, credo che resterà single a vita!” disse Xiu
Lan tentando di riportare il buon umore. “Ah è
così...” si disse Mila, sentendosi stupida per aver
raccontato a Nami del bacio con Shiro. “Povera Nami, doveva
sentirsi proprio giù in quel momento...e io ho solo peggiorato
le cose” “Su, ragazze, dobbiamo andare a fare
colazione! Non voglio ripetere l'allenamento di ieri...non facciamo
arrabbiare la signora Yang” disse Katherine stemperando il
clima creatosi nel dormitorio Le Dragon Ladies finirono di
vestirsi, poi uscirono dirette alla sala da pranzo.
H: 18 – spogliatoio delle
Dragon Ladies
“Che stanchezza, ragazze! La
signora Yang deve darsi una calmata! Ho capito che l'incontro con le
Smashing Ponies è giovedì sera, ma c'è tutto il
tempo, e poi ultimamente stiamo giocando più che bene!”
disse Amanda sedendosi sulla panchina e cominciando a togliersi le
scarpe. “Sai com'è fatta quella” rispose Mila
mentre si liberava della maglietta. L'allenamento era appena finito e
le ragazze si dovevano preparare per cenare. C'era giusto il tempo
per una doccia e per mettersi qualcosa addosso: alle 19 spaccate il
cuoco serviva la cena. In quel momento si sentì bussare alla
porta dello spogliatoio “Vado io, sarà la signora
Yang che vuole sgridarci per qualcosa” disse Mila. Mentre si
alzava, si sentì bussare più
insistentemente. “Arrivo!!!” disse Mila spazientita.
Aprì la porta e urlò un suono disarticolato, coprendosi
con le mani il seno e la pancia. “Mer....Gina, vieni qui per
favore” Gina, confusa, si diresse alla porta e sgranò
gli occhi: de Rosa era in piedi e la fissava sorridendo. “Un
attimo, ragazze torno subito” disse la ragazza chiudendosi la
porta alle spalle.
“Antonio...cosa ti è
venuto in mente? Se ti vedesse qualcuno...” disse Gina cercando
di abbassare la voce il più possibile; ciononostante, non
riuscì a nascondere la propria emozione. “Ho chiesto
a Shiro di tenere occupata la signora Yang, non ci disturberà
nessuno” rispose de Rosa impassibile. “Gina, ascolta, ti
va di uscire con me stasera? Da soli questa volta?” “Si...cioé...non
saprei...certo che sì!” balbettò Gina
emozionata “Alle 8 alla fermata dell'autobus di fronte al
centro sportivo...cerca di non dare nell'occhio! Ti passo a prendere
con la macchina” “Ok...perfetto...non vedo l'ora!!”
disse Gina sorridendo De Rosa le fece un cenno di saluto, poi si
allontanò di corsa.
Un' ora dopo
“Ragazze, non vedo Gina...è
successo qualcosa?” l'allenatrice Yang alzò le bacchette
dal maiale in agrodolce con germogli di soia saltati e squadrò
le Dragon Ladies alla ricerca di informazioni “Non si
sentiva bene...aveva un po' di nausea” rispose Mila d'un fiato,
cercando di apparire naturale e sincera “Capisco...allora
dopo mangiato manderò in camera vostra il medico sportivo. Non
ci voleva proprio, tra pochi giorni ci sarà la partita, deve
assolutamente riprendersi” Le ragazze impallidirono e Mila
si sforzò per non lasciar trasparire la paura. Se c'era una
cosa che Ming Yang non tollerava erano le bugie. “Non è
necessario, signora Yang, ha detto di non preoccuparsi per lei, ha
solo bisogno di un po' di riposo” “Veramente, mi
sembra opportuno..” continuò la signora Yang “No,
non serve, davvero” scattò Xiu Lan interrompendola. Le
Dragon Ladies annuirono, poi Maria disse: “le porterò
una camomilla dopo cena, signora Yang, stia tranquilla” “D'accordo,
se mi garantite che non è niente, mi fiderò. Si tratta
per caso di problemi relativi a...dei giorni del mese in
particolare?” “Ehm...si, signora Yang. È tutto
il giorno che si lamentava di avere mal di testa e la nausea per quel
motivo” disse Maria rincuorata. "Forse, se l'è
bevuta" pensò “In questo caso...un po' di riposo
le gioverà” concluse l'allenatrice.
Dormitorio delle Dragon Ladies –
h: 20
Le ragazze erano a pezzi dopo la
giornata di allenamento intenso: finita la cena si tuffarono a pesce
sul letto e si rintanarono sotto le coperte. Mila era triste: non
aveva visto Shiro per tutto il giorno e invidiava Gina per aver
trovato un ragazzo che si prendeva le proprie responsabilità
per poterla vedere, a differenza di quel bambino di Shiro che non
riusciva neanche a prenderle la mano senza farsi venire i sensi di
colpa. “Sapete, ragazze, penso spesso a Watanabe dopo la
serata con i White Horses” Ming Hua interruppe il flusso dei
pensieri di Mila, che si girò a guardarla "Davvero?
Non credevo ti piacesse” le disse la schiacciatrice rossa
impressionata. “Comunque è un bel ragazzo” si
affrettò ad aggiungere per non sembrare maleducata. “A
me piace Schmidt” rivelò Katherine sorridendo. Nami
emise un rantolo a metà fra il disgustato e l'esterrefatto.
“Se sei convinta tu...” disse poi ricomponendosi. “Quel
maleducato? Ma come fai, Katherine?” si intromise Maria
sbalordita. “A me piace quel figo alto e muscoloso...ha uno
sguardo che ti fa sciogliere..e poi è un vero cavaliere. Si
chiama Fu Bau Sun” “Ho capito di chi parli, Maria. Sì,
è bello, ma non regge il confronto con Schmidt. Lui è
misterioso e intrigante...ed è parecchio sensuale”
rispose Katherine, facendo arrossire Nami, già particolarmente
in crisi. “A te chi piace, Glin?” chiese poi
Maria. “Mmm...nessuno in particolare. Non mi interessano i
ragazzi in questo momento” rispose la schiacciatrice, che stava
giocando con una pallina di gomma. Maria la guardò allucinata,
poi si rivolse a Xiu Lan. “Xiu Lan?” “Cosa?” “Vuoi
aggiornarci anche tu?” “N-no....Veramente non ho
nessuno in particolare...” “Guarda che ho visto come
guardavi quel ragazzo..” “Chi?” “Non
fare la santarellina...Atouba! Te lo mangiavi con gli occhi” Xiu
Lan diventò color papavero, poi si ritirò in religioso
silenzio. Due secondi più tardi, si sentì bussare
alla porta. “Ragazze, sono l'allenatore Takiki, posso entrare
un secondo?” la voce di Shiro fece sobbalzare Mila, mentre Glin
andò ad aprire. "Buonasera, ragazze” disse Shiro
sulla porta “Buonasera, Shiro” risposero le Dragon
Ladies, guardandolo interrogative “Ho qui qualcosa per voi”
disse Shiro voltandosi per prendere qualcosa “da parte dei
White Horses” aggiunse, mostrando un sacco di plastica. Le
Dragon Ladies sbiancarono. “Fingerò di non essermi
accorto che Gina non si trova in questa stanza...chissà perchè
stasera de Rosa era particolarmente gioviale” disse poi facendo
sorridere le ragazze. “Bene...vi lascio guardare cosa vi
hanno portato...buonanotte” terminò velocemente
chiudendosi la porta alle spalle. Mila sentì le viscere
contrarsi: era furiosa. Possibile che Shiro non l'avesse nemmeno
salutata? Le ragazze al contrario, entusiaste, si tuffarono sul sacco
strappandoselo continuamente di mano, tanto che ad un certo punto
esso si lacerò su un lato facendo uscire una parte del
contenuto per terra. “Sei una stupida Maria, ma cosa tiri?
Non vedi che ci sono delle cose fragili dentro?” urlò
Xiu Lan, visibilmente agitata. “Voglio solo trovare il
regalo che sicuramente mi
avrà fatto Sun...che emozione chissà che cos'è!”
replicò la ragazza concentratissima scartando una dopo una le
cose contenute nel sacco “Non
pensi che vorremmo vedere anche noi?” Xiu Lan allargò le
braccia girando i palmi delle mani verso il basso “Oh...sì...avete
ragione...” Maria si placò e si mise composta,
aspettando che qualcuna prendesse in mano la situazione. Ovviamente
Glin si alzò subito in piedi e prese il comando: “Benissimo,
adesso estrarrò i regali uno alla volta e ve li darò.
Aspettate il vostro turno, per favore, sembrate delle bambine piccole
davanti al sacco di Babbo Natale”. I ragazzi avevano
allegato un bigliettino ad ogni regalo, così in breve tempo il
tutto fu spartito abbastanza equamente.
Una scatola di cioccolatini per Maria, un libro per Ming Hua, un cd
per Katherine, un cuscino morbido per Xiu Lan, un pupazzetto per
Glin, un completo sportivo per Amanda, solo un biglietto per Nami
e...nulla per Mila. Maria era al settimo cielo - “Ha
indovinato i miei gusti preferiti! Cocco, menta e cioccolato bianco!
Quanto mi piace!” - , Xiu Lan era diventata del colore del
cuscino, si vedeva benissimo che gli esercizi per l'autocontrollo non
la stavano aiutando per niente; Katherine era sbiancata e fissava il
regalo confusa, Ming Hua sorrideva rigirandosi il libro fra le mani.
Glin aveva guardato il regalo con indifferenza per poi abbandonarlo
sul bordo del letto e dedicarsi al suo passatempo preferito: studiare
nuovi schemi di gioco. Amanda si stava provando il completo davanti
allo specchio della camera esultando: “Che bei gusti che ha! Mi
sta davvero bene!”; Nami dopo aver letto il biglietto si era
seduta col la testa fra le gambe per tentare di isolarsi da quel
trambusto. Mila le era andata vicino, cercando di mantenere la calma,
anche se ormai era abituata al comportamento da dodicenne di Shiro e
stava imparando a soffrirne di meno. “Come
va?” chiese a Nami con la voce un po' tremante. “Cosa ti
ha scritto?” Nami la fissò con sguardo sempre più
allucinato, poi le porse il biglietto. C'era scritto:
Non mi piacciono
queste stupidaggini da adolescenti e soprattutto non mi piace fare
ciò che fanno gli altri. Non c'è nessun regalo per
te oggi, ma se verrai sabato alle 19 a 138,
Xizhimen
Outer Street, allora troverai una vera sorpresa.
Schmidt
ANGOLO DI SQUIDINA
Hi everybody! Piaciuto il capitolo?
C'era bisogno di un po' di romanticismo....ce n'è sempre
bisogno! Non perdete nel prossimo l'appuntamento di Gina e de
Rosa, la risposta di Nami a Schmidt, l'incontro con le Smashing
Ponies...ne vedrete delle belle! Baci a tutti quelli che mi
seguono!
squidina
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