New Dawn

di RenesmeJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Compleanno ***
Capitolo 3: *** Scuola ***
Capitolo 4: *** Bacio ***
Capitolo 5: *** Dubbi ***
Capitolo 6: *** Incontro ***
Capitolo 7: *** Verità ***
Capitolo 8: *** Imprinting ***
Capitolo 9: *** Compito ***
Capitolo 10: *** Centro commerciale ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


L'amore può dar forma e dignità a cose basse e vili, e senza pregio;
 ché non per gli occhi Amore guarda il mondo,
ma per sua propria rappresentazione,
ed è per ciò che l'alato Cupido viene dipinto col volto bendato.
(W. Sheakspeare)
 
Prefazione
Non avevo mai pensato alla mia morte, la mia vita doveva durare per l’eternità. Eppure in quell’istante c’era la possibilità che tutto finisse. Era giusto morire se fosse servito a salvare la vita di chi amavo, sacrificarmi per un'altra persona, qualcuno che amavo. Se la vita è tutto ciò che hai da offrirgli, come fai a negargliela? Se è qualcuno che ami davvero... Ogni nostro sforzo di tenerli lontano si era dimostrato inutile. Con il cuore palpitante, lo guardai mentre si preparava a difendermi. La sua concentrazione intensa non tradiva ombre di incertezza. In quel momento stavamo combattendo per la nostra famiglia, insieme. Arrivavano, ci stringemmo la mano. Era ora di combattere.

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Capitolo 2
*** Compleanno ***


Oggi dovrebbe essere un giorno come gli altri, ma per la mia nuova famiglia sembra essere un giorno da festeggiare. E’ il giorno del primo compleanno di Renesme. Il primo anno di età se fosse una bambina normale, umana. In realtà, per quello che fa e per quanto è cresciuta, dimostra già più di cinque anni e in poco tempo raggiungerà la maturità. Jacob si è svegliato da poco. Da quando c’è Renesme dorme spesso qui e raramente torna a casa da Billy. Alice ha già preparato tutto: ci sono i fiori, i regali, la torta (ovviamente solo scenica, la mangerà tutta Jacob). Renesme spegnerà solo la candelina. Gli invitati, solo mio padre esterno alla nostra strana famiglia. Arriveranno subito dopo pranzo (almeno non dovremo fingere di mangiare qualcosa). Io e Edward stiamo aspettando che Renesme si svegli, mentre Jake sta cucinando qualcosa per sé.
“Grande festa, Bella. Sei contenta?” Disse Jake, mentre divorava della pancetta appena fritta. Fino a un anno prima non avrei saputo resistere. A sentire quelle parole mi venne in mente il mio ultimo compleanno da umana. Io e Edward ci lasciammo poco dopo. Al solo pensiero rabbrividii e mi voltai a guardare il mio grande amore come se avessi bisogno di vedere che fosse lì, che fosse tutto vero. Edward mi guardava con il suo solito volto perfetto, che mi aveva fatto innamorare sin da subito e intraprendere una strada nuova verso una la mia vita perfetta ed eterna. A un tratto i miei pensieri furono interrotti dal suono di alcuni passi provenienti dalla stanza di Renesme. Si era svegliata, e noi ci preparammo tutti e tre in salotto per fargli gli auguri.
“Ti sei svegliata piccola. Buongiorno” Mi avvicinai per abbracciarla forte. “Tanti auguri” Le diedi un bacio grande sulla fronte. Cresceva, e anche in modo smisurato, e io non potevo farci niente. A consolarmi c’era la consapevolezza che sarebbe stata con me per sempre, anche se avrei dovuto dividerla con Jacob, forse.
“Auguri Renesme” Disse Edward con la sua voce soave.
“Buon compleanno Nessi” Jacob continuava a chiamarla così anche se sapeva che mi faceva infuriare. Perché mia figlia doveva avere il nome di un mostro quando era una principessa col nome di due donne fantastiche, una delle quali però non aveva mai conosciuto. Mia madre era in gran pensiero per me, ma ancora non ero riuscita a dirle (o a farle capire) quello che Charlie già conosceva. Pensava che fossi ancora malata e in cura non so dove. Quando chiamava Charlie, lui riattaccava quasi subito per paura che gli scappasse qualcosa di bocca. Ora che ero anche io madre capivo cosa doveva provare a non poter stare con sua figlia
“Tieni piccola, questo è per te” Jacob tirò fuori un piccolo lupo intagliato nel legno legato a una cordicina. Il mio era ancora legato al polso. Un leggero “grazie” uscì dalla bocca di Renesme. Nonostante crescesse a vista d’occhio continuava a parlare pochissimo. Il modo in cui comunicava le sue emozioni era sempre lo stesso, il migliore.
“Non le piace molto essere al centro dell’attenzione. Chi sa da chi avrà ripreso.” Edward amava sua figlia e amava me, anche con le nostre piccole debolezze. Feci una linguaccia.
“Andiamo. Charlie sarà impaziente di festeggiare la sua nipotina” Dissi. E con molta grazie e velocità, iniziammo tutti a correre. Edward era il più veloce, quando gareggiavamo vinceva sempre, Renesme era molto competitiva, gli piaceva battere Jacob che spesso la faceva vincere. In pochi minuti ci ritrovammo nella casa di Carlisle e gli altri, che ci aspettavano davanti la porta di ingresso impazienti. Charlie arrivò poco dopo. La festa durò fino a sera e fu molto piacevole. Tutti si divertirono e Renesme scartò i suoi regali, sempre anticipata dalla voce di Alice che annunciava chi aveva regalato cosa. Charlie era sconvolto, ma aveva accettato ormai le stranezze della mia nuova famiglia e cercava di riderci su. La giornata volò in un lampo tra le risa e i canti, immancabile fu la nuova sinfonia che Edward aveva scritto per Renesme dopo l’incontro con i Volturi. Quella melodia ci faceva ricordare quanto fossimo fortunati a essere ancora lì, con Renesme, dopo quell’evento. Chi sa quanto ancora sarebbe durata questa pace. A fine serata la piccola crollò nel sonno e fu Jacob a portarla in braccio fino a casa. Amava tenerla con sé, come un fratello maggiore, come un secondo papà. Data la buonanotte, Jake ci lasciò per tornare a casa sua. Sarebbe tornato la mattina seguente, ma almeno io e Edward avevamo la notte tutta per noi. La passammo in riva al nostro laghetto a pensare a l’isola Esme e alla nostra luna di miele. Ci abbracciamo forte: era lì che la nostra bambina era stata concepita un anno fa. Quale occasione migliore per ricordarlo? E così ci accasciammo a terra persi nella passione di quella notte sotto le stesse. Una nuova alba stava sorgendo. La nostra nuova vita stava iniziando beata.

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Capitolo 3
*** Scuola ***


Primo giorno di scuola. Mi sento come la mamma al suo primo giorno al liceo di Forks. Tutti mi guardano, tutti parlano di me. La nuova ragazza venuta da chi sa dove con i lunghi capelli castani, gli occhi color nocciola e bella da perdere il fiato. Avrei preferito passare inosservata, ma ovviamente la mia natura da vampiro non me lo permetteva, dovevo piacere a tutti, almeno ai ragazzi. Le ragazze mi avrebbero invidiato. Se ci fosse stato mio padre, non avrebbe accettato di sentire i loro pensieri da vipere. Non li accettava nemmeno per mia madre, quando era venuta qui e tutti parlavano di lei. Mi aveva accompagnato con la nostra Volvo e aveva fatto attenzione a non mettersi troppo in mostra. Aveva ascoltato i pensieri degli altri e mi aveva avvertito che non sarebbe stata una giornata tranquilla per me. Tutti erano euforici per la nuova arrivata. Il mio nome è Renesme Wolfe, il nome mi faceva pensare a quell’ultimo incontro con i Volturi. Rabbrividii, ma nessuno doveva capire che avevo qualcosa a che fare con i Cullen, che tutti credevano ormai trasferiti altrove da un bel po’. Carlisle, infatti, lavorava in un nuovo ospedale molto lontano da qui e tutti cercavano di farsi vedere in meno possibile nei dintorni. Entrando nell’aula di biologia stavo pensando a quale fosse il banco dove i miei genitori iniziarono a conoscersi. Certo, papà voleva ucciderla, ma questo è solo un PICCOLO dettaglio. Sorrisi. Magari era successo qui, su questa sedia dove ero seduta io. Mi voltai curiosa a cercare il volto del mio compagno di banco. Delusione, non era affatto come mio padre, nessuno poteva essere così bello. Questo ragazzo era proprio l’opposto. Occhi piccoli marroni, capelli castani a spazzolo, bassino e un po’ tondo. Dovevano essere le merendine delle macchinette di scuola.
“Ciao, sono John. Tu sei quella nuova vero?” Mi guardava sconvolto, come tutti. Sembrava fosse arrivata una diva. Io non mi sentivo così, ma era la mia natura e non potevo passare inosservata, come invece avrei voluto. Ero abbastanza timida, come mia madre, ma anche bellissima come lei, evidentemente.
“Piacere, Renesme.” Non mi andava di parlare, ma dovevo sforzarmi a farlo, se volevo sembrare naturale. Non penso avrebbero capito se gli avrei detto che trasmettevo i miei pensieri toccando le persone.
“Che nome strano”. Mia madre lo avrebbe ucciso in pochi istanti, senza problemi. Amava il mio nome, e anche io. Ma mi piaceva anche il mio soprannome, quello che mi aveva dato il mio Jacob.
“Puoi chiamarmi Nessie, così mi chiamano tutti. Anche se preferisco il mio nome, è l’unione dei nomi delle mie nonne” Credo fosse una delle frasi più lunghe che avevo pronunciato in vita mia. Mi venne in mente la nonna, Esme, adorabile. Sicuramente lo sarebbe stata anche Renee, ma non la conoscevo. Mia madre non le aveva parlato di me quando circa due anni fa era andata a trovarla. Dovevo capirla, ma mi dispiace molto.
“Ok, Nessie.” Anche lui aveva preferito chiamarmi con il nome di un mostro. Grazie Jacob, ora tutti mi chiameranno così anche a scuola. In fondo, in parte ero un “mostro”, non proprio. La mia famiglia mi aveva insegnato le buone maniere, noi non cacciavamo umani. Avevo solo il permesso di mordere Jacob, ma da quando ero cresciuta non lo facevo più. Ora c’erano moltissimi umani, il loro sangue era sicuramente migliore di quello degli animali che mi obbligavo a cacciare. Fortunatamente Carlisle  mi aiutava un pochino, ogni tanto riuscivo a farmi portare un po’ di sangue dall’ospedale dove lavorava, quello in più. Non poteva riufitarsi, era mio nonno e io ero la sua nipotina preferita, anzi la sua unica nipote e non poteva averne delle altre. Così lo corrompevo facendogli vedere, toccandolo, quanto gli volevo bene. Si scioglieva.
La lezione, noiosissima, passò velocemente. Non vedevo l’ora di uscire di lì. Avrei trovato Jacob ad aspettarmi. C’era sempre per me, quando avevo bisogno di qualcosa correva e veniva subito in mio aiuto. Non capivo bene perché, era un grande amico di mia madre, anche lui stravagante come tutta la mia famiglia, era un licantropo, ma oltre questo perché doveva farmi da baby sitter. Forse lo pagavano per stare con me. Era sicuramente iperprotettivo, come mio padre. A volte ero costretta a scappare per un po’ di casa per starmene in pace vicino al fiume, senza nessuno che leggesse nei miei pensieri o che mi obbligasse a mostrargli i miei. Volevo troppo bene a quello che era stato un secondo padre, poi un fratello e ora era il mio migliore amico, ma a volte mi mancava l’aria. Conoscere nuove persone e vedere nuove facce mi avrebbe fatto bene. Mentre mi alzavo, una ragazza mora, molto esile con gli occhi verdi, mi venne a parlare. Diana, mi sembra. Dopo le prime domande su di me, a cui risposi meccanicamente, iniziò a parlarmi della scuola, delle lezioni e dei ragazzi. Sembrava non capire che niente di tutto quello non mi interessasse. Rispondevo con cenni della testa, senza dare importanza a ciò che diceva. Mentre ci dirigevamo verso la mensa, il suo fidanzato bloccò le sue parole con un bacio lungo. Ero salva. Infatti, iniziò a parlare con lui senza darmi troppa importanza. Forse pensava che il suo fidanzato mi avrebbe trovata carina.  Quando fummo arrivato alla mensa, al tavolo dove ci sedemmo c’erano altri tre ragazzi: Kelly, Alex (che mi ricordava Alec dei Volturi) e Simon. Ecco iniziare l’ennesimo interrogatorio su di me. La città in cui vivevo, Los Angeles, anche se non era vero, ci andavamo spesso con i miei genitori. Il motivo per cui mi ero trasferito a Forks, il nuovo lavoro da ingegnere di mio padre, che in realtà se ne stava beato a casa con mia madre mentre io non c’ero.
“Forks è troppo piovosa, sempre le stesse facce” Kelly era una bella ragazza, formosa, con gli occhi verdi e i lunghi capelli biondi. La sua voce era splendida.
“A me piace passare il tempo a letto, sotto le coperte a vedere un bel film”. Forks in realtà era una delle poche città in cui poteva vivere la mia strana famiglia. E poi c’era Charlie che non voleva lasciarci, nonostante fossimo così strana. Ma mi adorava, come tutti.
“Se lo dici te. Tanto ti annoierai anche tu a vivere qui” Simon era il più silenzioso, occhi marroni, naso pronunciato, capelli castani. Era alto, ma non quanto il mio amico Jacob. Lui era altissimo.
Ad un tratto tutti si voltarono per salutare un altro ragazzo che stava venendo a sedersi al nostro tavolo. Dovetti spostarmi un po’ per fargli posto.
“Rayan, come mai arrivi così tardi?” Gli chiese Alex.
“Compito di inglese” Disse lui “Ah, tu sei quella nuova…ehm…”
“Renesme”
“Sì, Renesme. Piacere, Rayan”. Ora ricominciavano le domande su di me. Non ne potevo più. Basta. Invece mi sorprese.
“E’ stata interessante la mattinata?” Niente domande sul perché fossi venuta a Forks? Anche se ci vivevo da sempre. Alzai lo sguardo per rispondergli e incrociai i suoi occhi. Wow, che gran bel ragazzo. E detto da me, che vivevo con uomini perfetti, era un gran complimento. Mi ricordava molto il mio amico Jake, la pella scura, i capelli neri corti e gli occhi verdi. Anche lui era molto alto, ma non mostrava il suo fisico perfetto con magliette attillate e addirittura senza come faceva il mio amico. Non era un licantropo. Che sollievo, altrimenti papà sarebbe impazzito.
“Abbastanza noiosa. E il tuo compito?” Risposi io.
“Male, non sono così bravo a scuola.” Gli avrei insegnato io tutto quello che non sapeva, se solo avesse voluto. Aveva 17 anni, ma già conoscevo il suo programma di studio. Aveva 17 anni e io ne avevo 15, o meglio li dimostravo. Chi sa cosa avrebbe pensato se gli avessi detto che in realtà avevo solo tre anni. Sorrisi. “Preferisco lo sport, sono un campione a baseball” Lo avrei stracciato, non avrebbe mai potuto competere con me, ma lo avrei fatto vincere, se gli avesse fatto piacere. Avrei fatto finta di essere impedita nelle discipline sportive. Non ragazze dovevamo essere fragili e sensibili, così doveva essere, ma io non ero così, ma avrei fatto volentieri finta.
“Comunque ragazzi, mi hanno detto che è uscito un film che vale la pena di vedere, è da ridere. Non è un film spaventoso.” Rayan guardò Diana. Cosa era successo? Aveva paura dei film con i mostri? Non sapeva che ne aveva uno così vicino. Gli altri sembravano entusiasti.
“Per me va bene.” Disse Simon
“Sì, ok” Lo seguì Alec, cioè Alex. Non mi sarebbe stato simpatico
“Dai, andiamo” Era Kelly.
Anche Diana e il suo fidanzato Marc accettarono. Bene. Sarei andata anche io, una serata tra umani, gente comune, facce nuove.
“Ci vediamo alle sette davanti al cinema, a Portangels. Che ne dite?” Rayan stava organizzando. Tutti acconsentirono. “Vuoi che ti passo a prendere Renesme? Non conosci il posto magari” Sì, sì, sì…no, no, NO! Non poteva, non doveva vedere la mia strana famiglia, non doveva vedere che abitavo nei boschi, non doveva sapere che ero una Cullen. E non doveva vedere mio padre che, con la sua età secolare, avrebbe voluto conoscerlo prima di affidargli sua figlia. Cosa avrebbe pensato Rayan? Che la pensavano all’antica? Tutti loro a parte me, mia madre e Jake erano antichi. Papà non doveva sapere che mi piaceva quel ragazzo, e nemmeno Jacob, altrimenti avrebbero iniziato a pedinarmi. Papà lo avrebbe fatto comunque sapendo che andavo a Portangels, quindi…
“No, grazie. Non vorrei dare disturbo. Mi farò accompagnare da mio padre”. Così se per caso ti capita di accarezzarmi ti staccherò la testa a morsi, nel vero senso della parola. Tanto mi spierà, e spierà i tuoi pensieri. Attento bello mio. “Non c’è problema. Abito un po’ fuori mano”.
“Ok, allora ci vediamo lì”.
Sì, ci vedremo nel pomeriggio. Che noia queste lezioni che non passano mai. Non vedevo l’ora di uscire, e andare a casa a prepararmi. In realtà avevo fino alle sette. Solo zia Alice avrebbe potuto aiutarmi, non la mamma. Sicuramente però avrei fatto colpo, già gli piacevo, per forza, almeno fisicamente. Poi sapevo come comportarmi vivevo con le donne più belle del pianeta, a partire da zia Rose. Ero elettrizzata. Alla fine delle lezioni corsi fuori. Jake era già li ad aspettarmi. Salutai i miei amici, Rayan era andato via prima e così non lo avrei visto fino a stasera. Peccato. Entrando nella macchina, Jacob mi sorrise. Che sorriso fantastico che aveva.
“Allora come è andata?” Si avvicinò e aspettava che gli porgessi la mia mano per mostrargli la mia giornata. Ma non lo feci, non volevo che sapesse.
“Bene” Capì che non volevo dargli la mano e ritrasse la sua. Non parlammo per tutto il viaggio. Ci limitavamo ad ascoltare la musica che proveniva dal suo stereo nuovo di zecca. Arrivati vicino casa ci riprovò.
“Guarda che se non vuoi andarci, non sei costretta. La tua famiglia sa che è difficile” Ma cosa sta dicendo? Ero elettrizzata all’idea di vedere gente nuova, di vedere Rayan.
“No, Jake. Davvero. Sono contenta”. Mi guardava senza capire. Non importa, non lo avrebbe saputo da me che mi piaceva un ragazzo di scuola. Cavolo, ero appena arrivata a casa. Così vicino papà aveva già ascoltato tutto. Infatti lo trovai immobile davanti la porta di ingresso ad accoglierci. Mi sorrise, si aveva sentito.
Perché non posso mai nasconderti niente?
Sorrise di nuovo. Sapeva anche che non avrei voluto farlo sapere a Jacob, a volte era più protettivo di papà. Gli diedi un bacio veloce e corsi dalla mamma che mi aspettava in soggiorno. Voleva sapere e io volevo dirle tutto. La baciai forte e gli misi una mano sul petto. Vide tutto, i miei amici, le mie lezioni i miei pensieri sui miei genitori, e poi Rayan. Vidi spuntarle un sorriso.
“Dovresti riposare, sei stanca. Così dopo ti potrai preparare con calma” mi disse. Aveva ragione, ero un po’ stanca, per il fatto che Jacob la sera prima mi aveva fatto assistere a una riunione della tribù. Erano storie bellissime, per carità. Ma quei mostri di cui parlavano erano vampiri e non mi piaceva. La mia famiglia non era così, erano diversi, erano buoni e fortunatamente anche i Quiliuete lo sapevano ora. Si fidavano di loro.
“Jacob, Renesme uscirà con i suoi amici stasera. Non devi preoccuparti, anche perché la accompagnerò io. Vai a casa tua, ok? La potrai aspettare qui quando torna” Jacob aveva sentito la mamma dirmi che mi sarei preparata per uscire più tardi. Nessuno aveva parlato di Rayan fortunatamente. Andai da Jacob per capire cosa succedesse.
“Edward, se ne va da sola in giro di sera per la prima volta. Non puoi essere tranquillo. Non tu”  Disse Jacob
“Pensi davvero che papà non mi spierà, Jacob?” Papà sorrise. Io ero piuttosto scocciata ma non potevo farci niente
“Ok. Mi sento un po’ meglio” Si sentiva meglio all’idea che mio padre mi spiasse? Forse ero io quella strana.
“Tesoro, si preoccupa per te” La risposta di papà ai miei pensieri.
Salutammo Jacob e io me ne andai a letto. Volevo riposarmi un po’ per affrontare al meglio la mia serata. Prima di addormentarmi pensai alla reazione di Jacob, un fratello maggiore sarebbe stato meno invadente. Chiusi gli occhi per fare un pisolino.
 
Al mio risveglio Alice era accanto al mio letto. Mi fece sobbalzare.
“Ti ho spaventato? Ho visto che uscivi con un ragazzo stasera.”
“Zia, tu non mi hai vista. Non puoi vedermi” E lo sapeva bene. Mia madre aveva fatto la spia perché nei miei pensieri aveva visto che avevo bisogno della zia per prepararmi al mio primo appuntamento.
“Già. Ho sbagliato. Va bene, comunque ero a fare shopping quando mi ha chiamato tua madre, così ho comprato qualcosa anche per te. Ma prima fammi vedere questo ragazzo” E misi la mia mano sul suo volto.
“Be, meglio del cane.” Si azzittì subito. Cosa voleva dire? Che c’entrava Jacob? Era preoccupata anche lei per me, volevo seguirmi anche lei? “Allora guarda che ti ho preso” Mi mostrò un abitino piuttosto corto, papà l’avrebbe neutralizzata con lo sguardo. Era blu. Esaltava il mio corpo, era molto attillato. Dimostravo qundici anni o forse più, ma ora potevo camuffare un po’ la mia età, la mia crescita si stava regolarizzando. Sarai cresciuta un po’ più del normale, ma forse nessuno ci avrebbe fatto caso.
“Molto bello zia. E ci sono anche gli accessori, vedo” Delle scarpe vertiginose. Che brava zia. Ma chi sa cosa avrebbe detto papà
“Tuo padre mi odia. Sono riuscita a vedere almeno la sua faccia mentre scendevi le scale. Se la prenderà con me. Non ti priverebbe mai di divertirti. E poi ti ho preso una giacca un po’ larga che copre.” Pensava a tutto.
Mi preparò in un baleno. Ero ancora più bella del solito. Rayan non avrebbe resistito. Ma cosa sto pensando? E poi così vicino a papà. Devo pensare a altro, non so, alla scuola? Si, poteva andare. Ma mi veniva in mente solo quando gli avevo parlato. Avrei bisogno che mamma alzasse il suo scudo per proteggere i miei pensieri.
Papà, lo so che mi ascolti. Non dovresti.
Da sotto sentii un “Non lo faccio a posta”
Lo so. Ti amo comunque papino.
“Anche io”
Quando scesi le scale vidi chiaramente l’espressione abbattuta di mio padre, sì avrebbe duramente punito Alice quando saremmo tornati a casa. La sua piccola stava crescendo, già più in fretta del normale, e ora ancora di più con quel vestitino e quei tacchi dorati che avrebbero fatto girare chiunque. Come se non mi guardassero già abbastanza. Mamma mia diede un bacio e un “in bocca al lupi”
“Crepi” Risposi a voce molto bassa, ma lei sicuramente mi aveva sentito. Non veniva con noi, papà bastava a frustrarmi abbastanza. Gli sorrisi e lui ricambiò. Entrammo in macchina e lui mi teneva la mano. Leggeva tutto, voleva lo facesse. Amava più vederli i miei pensieri che ascoltarli. Vedeva quanto gli volevo bene, quanto ero euforica al pensiero di uscire con gente nuova, con Rayan. Arrossii, ma lui non tolse la mano. Non trattenevo niente, nemmeno l’idea che forse avrei potuto baciarlo. Cercavo di leggere il suo volto, ma era immobile, senza un filo di nervosismo.
“E’ ovvio che sono nervoso. Sono l’unico padre sfortunato che deve per forza sapere cosa farà la figlia tra poco. Come dovrei stare? E tu di certo non sei d’aiuto. Dovresti trattenerti. Scherzo piccola. Voglio che tu viva una vita normale, per quanto possibile”
“Papà, non voglio nasconderti niente. Lo verresti a sapere comunque dopo. Tanto vale prepararti. Magari cercherai di non uccidere nessuno”. Ridemmo insieme. Amavo lui e la mamma più di qualunque altra persona, sarebbe stato così per l’eternità.
“Sì, lo sarà.” Disse papà.
Eravamo già arrivati, ma senza farci notare troppo per le strade di Portangels. Chiesi di non accompagnarmi fino all’entrata del cinema. Da lontano vedevo già tutti i miei nuovi amici. Salutai papà con un bacio e sapevo che l’avrei trovato ancora qui all’uscita. Alla biglietteria Rayan volle pagarmi il biglietto, io accettai. Non avevo di certo problemi di soldi, ma era un gesto molto carino. Ci sedemmo: più esterno c’era Alex (non mi sarei messa vicina, non mi piaceva solo per il suo nome. Poverino), poi Simon e Kelly. Non avevo capito subito che Kelly provasse qualcosa per Simon, ne era cotta. Non sapevo se lui ricambiasse. Io mi misi tra Kelly e Rayan. Dall’altro lato Diana e il suo fidanzato, di cui non conoscevo il nome. Erano assenti. Quando il film iniziò un pensiero mi passò per la testa: era il film che avevo visto due giorni prima con Jacob. Niente di così esaltante. L’avevamo visto a casa, sul divano dove spesso dormiva. Occupavo così le mie giornate monotone, quando non andavamo a caccia. Ci eravamo stretti, non avevo bisogno delle coperte vicino a lui, era già abbastanza caldo. Mi stringeva forte a sé e mi baciava sulla fronte. I suoi abbracci erano sempre pieni di amore, erano protettivi. Mi facevano sentire protetta da tutto e tutti, anche se non ne avevo bisogno. Eppure spesso mi addormentavo tra quelle braccia amorevoli, imponenti. O dormivo così o con la ninna nanna cantata da mio padre, quella per la sua Bella. Loro due mi trasmettevano tutto l’amore che c’era in quella casa. E poi c’era mia madre. Lei era sopra a tutti. Lei era qualcosa di diverso, lei mi aveva dato la vita quando tutti si erano opposti, anche mio padre. Se mi sta ascoltando, e lo sta facendo, ora si è rattristito.
Mi dispiace papà, non volevo. Capisco bene perché lo facevi. Ora mi ami come io amo te.
Ad un tratto i miei pensieri furono interrotti. Il braccio di Rayan si stava insinuando dietro il collo. Ero sicuramente arrossita, sentivo il mio sangue salire per le guance. Che imbarazzo. E papà stava ascoltando. Doppio imbarazzo.
“Ti piace il film?” Mi disse
“Sì, mi piace moltissimo. Sto morendo dal ridere.” Non è vero. L’ho già visto. E’ noioso. E io non muoio. Io non muoio. Iniziai a pensare a come sarebbe stata la mia vita futura: avrei vissuto per l’eternità con l’immagine di una poco più che ventenne, mentre le persone intorno a me sarebbero invecchiate. Come avrei mai potuto trovare una persona che avrebbe vissuto con me per l’eternità? Se mi fossi innamorata, non avrei potuto passare comunque tutta la mia vita con lui, sarebbe morto e forse non avrei potuto dargli dei figli. Quanto capivo ora cosa provava mio padre, quando mamma era ancora mortale, eppure avrebbe rinunciato a tutto. Avrebbe lasciato vivere la vita che voleva alla sua Bella, anche perderla per una morte naturale. Rabbrividii e Rayan mi abbracciò. Avrà pensato avessi freddo, e non ha perso tempo.
“Sei bellissima, sai. Ma sicuramente te lo dicono tutti.”
“Sei il primo, oltre la mia famiglia”
“E’ la prima volta che esci con un ragazzo?” Aveva colto in fragrante.
“Pensavo di essere uscita con degli amici”. Ma speravo fosse come aveva detto lui.
“Be, io mi ero offerto per venirti a prendere, ma hai rifiutato”. Già, ma non avrei voluto.
“E’ che mio padre è un po’ all’antica, e ti avrebbe voluto conoscere prima di farti uscire con me. Non credo tu fossi pronto a impegnarti per la vita”. Risi per fargli credere che non era così serio. In realtà sì. “E’ stato meglio così”
“Ah ok, sì. Mi piaci, ma non vorrei sposarmi quest’anno” L’aveva presa sul ridere anche lui. In realtà non sapeva che mio padre se avesse letto i suoi pensieri, forse impuri, magari (oh no, mi sta ascoltando), di sicuro mi avrebbe proibito di uscirci.
“Ma quanto anni ha tuo padre?” Mio padre? Non ero pronta per questa domanda. Nessuno mi aveva preparata. 17?110? Dovevo fare dei conti in fretta. Non potevo dirgli nell’una nell’altra. Doveva essere abbastanza grande da avere una figlia, ma non decrepito. Be, 110 anni, sarebbe già morto.
“Quarantuno, mia madre trentacinque” Mia madre mi avrebbe uccisa. Non voleva avere più di 18 anni. Figuriamoci. Be, non avrebbe mai conosciuto i miei genitori. Magari avrei spacciato Charlie per mio padre, a una mente umana sarebbe sembrato più naturale di avere un padre come Edward Cullen, il mio adorato papà che non potevo mostrare al mondo. Ouf.
“Be, tua madre sarà bella quanto te” Vuoi morire? C’è un vampiro pronto a farti fuori qui fuori. Chiudi il becco e serra i pensieri.
“E’ molto più bella di me” e lo era davvero “Ci sono un sacco di persone più belle di me” Non era vero, ce ne erano poche e erano vampiri. Per lo meno questo è quello che percepivano gli occhi umani. In realtà volevo essere normale.
Il film era quasi finito e Rayan non mi aveva tolto mia il braccio di dosso, era una sensazione piacevole, ma non come quando mi abbracciava Jacob. Non mi sentivo protetta, forse perché era così fragile. Mi dispiaceva, perché mi piaceva davvero. Quando uscimmo, papà era là ad aspettarmi. Non si era mosso. Rayan mi salutò con un “Ciao, piccola. Ci vediamo domani” Ero contenta, ma un po’ nervosa. Solo Jake mi chiamava “piccola”, anzi “piccola Nessie”. Risposi con un “ciao” veloce.
Sulla strada di casa non parlai molto. Ero già stanca. O meglio non volevo farmi sfuggire troppo. Volevo chiudermi in camera e pensare alla bella serata passata con gli amici. Sentii un ululato provenire dalla foresta. Avevo capito che era Jacob, e era triste. Perché? Non lo vidi quando tornai a casa, sentivo solo le sue grida disperate. Stava male, perché.
“Vai a dormi, Renesme. Ci penserai domani” Mi disse papà
Perché? Cosa succede?
“Ha paura di perderti, di perdere la sua sorellina. Ha paura come me e tuo padre” La mamma si era intromessa, non le serviva leggere nella mia mente. Sapeva cosa volevo, sempre. Era la mia mamma.
“Ma non mi perderete, lasciatemi crescere. Io vi voglio bene lo stesso” Non capivo.
“Per noi è difficile veder crescere la nostra bambina. Abbiamo lottato tanto per te. Cresci troppo in fretta” Mi fece una linguaccia.
“Buonanotte, vi voglio bene” Mi trascinai per le scale e me ne andai a letto. Non riuscii a dormire bene.

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Capitolo 4
*** Bacio ***


E’ passata una settimana da quando io e Rayan abbiamo cominciato a frequentarci. Non ci siamo visti molto. A scuola sì, e due uscite pomeridiane. Abbiamo preso un gelato e abbiamo chiacchierato un po’ di noi. E’ davvero un ragazzo fantastico, e così bello. Ho messo molte scuse per non vederlo, perché ho paura. Sicuramente siamo arrivati a quel punto in cui è ora di baciarsi e io non so se sono pronta. Lo sogno spesso sì, ma ho paura di sbagliare tutto. Per me sarebbe la prima volta, e mi sento così stupida. Nel sogno è tutto molto bello, c’è un grande sentimento, e una atmosfera da film. Ma poi quando il momento arriva, ecco che Rayan non c’è più e spunta Jake. Ho fatto delle ipotesi, sicuramente è perché mi da protezione e coraggio ed è perché non viene più molto spesso da noi, non dorme più qui, non mi viene a prendere a scuola. Viene solo nel pomeriggio, io gli racconto la mia giornata, viene se lo chiamo. Ma niente di più. Credo che sia perché vuole lasciarmi crescere, ha capito che la sua protettività era troppo per me sommata a quella di mio padre. Vuole darmi i miei spazi, ma io non sono così convinta di voler rinunciare a lui. Mi manca molto. Vorrei tornasse il mio Jake, quello che mi faceva addormentare tra le sue braccia. Sembra passato più di una settimana. Oggi pomeriggio comunque vedrò Rayan, e sarà il momento giusto. Il momento che aspettiamo. Mi farò bella, come la prima volta che siamo andati al cinema, ovviamente dobbiamo fare shopping io e zia Alice, ci accompagnerà anche la mamma. Non ho voluto dirle del bacio. Non ce la faccio. Evito di pensarlo anche in presenza di papà. Fortunatamente ora è a caccia con gli zii.
“Dai, monta in macchina Nessie.” Nessie è il nome che mi ha dato il mio Jake. Uffa. Non usatelo.
“Eccomi zia. Mamma sta scendendo”
“Non è di aiuto. Cosa viene a fare?” Fece una linguaccia.
“Ti sento Alice. Ti sento” Mamma sbucò all’improvviso, con tutta la sua delicatezza e grazia. Non potevo pensare che una volta fosse stata così goffa come diceva papà. Lei sarebbe arrossita se avesse potuto.
Lo shopping durò più del previsto. Una famiglia normale si sarebbe fermata a pranzare all’interno del nuovo centro commerciale di Seattle. Noi ovviamente no, non mangiavamo mai. Mia madre la mattina si ostinava a preparare la colazione, ma non mi andava proprio giù. Preferivo altro. Alla fine delle compere avevo comprato due paia di jeans, una maglietta bianca un po’ scollata e un vestitino rosa da mettere quel pomeriggio per Rayan. Sarebbe sicuramente stato contento.
“Hai comprato tutto?” Disse Alice. Non si stancava mai.
“Sì, sì. Tutto” Risposi
“Cosa ci nascondi?” Era la mamma a parlare. Probabilmente aveva capito tutto.
“Niente mamma. Esco, come faccio sempre. Niente di più.” Mentivo sicuramente meglio di lei, se nessuno toccava.
“Certo, certo. Come vuoi” Sapeva, sapeva. A volte era più brava di papà anche se non possedeva la sua stessa dote.
Arrivata a casa mi preparai in fretta e furia. Evitai papà che era tornato dalla caccia. Sarei comunque arrivata in tempo, ma ero agitata. Ero pronta un’ora prima e mi ci volevano solo cinque minuti per arrivare al luogo del nostro incontro. Che barba. All’improvviso però mi accorsi che era arrivato Jacob. Corsi da lui, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Volevo sentirlo vicino come prima.
“Ciao Jake, ti va di accompagnarmi al fiume? Per un po’”. Era rimasto con la bocca aperta a guardarmi. Dovevo essere proprio bella se anche lui mi aveva notato. Non sembrava mi guardasse con occhi da fratello. Sembrava gli piacessi sul serio. Che strana sensazione, ero felice che il mio migliore amico mi guardasse come se fosse attratto da me. Ma non era così, lui era il mio Jake.
“Ok, Renesme. Ero venuto per te. Quindi…” Renesme? Quando era stato l’ultima volta che mi aveva chiamato così. Credo mai. Voleva parlarmi? Abbandonarmi alla mia vita perché ero cambiata? Forse non gli dedicavo più abbastanza tempo? Uffa. Mentre ci direggemmo al fiume, non parlammo per niente. Ci sedemmo e rimanemmo un po’ fermi e zitti ad ascoltare il fruscio del vento e il correre dell’acqua. Non potevo sedermi per terra per il mio vestito, ma lui mi offrì la maglietta che portava con sé per poterla poggiare al suolo e sedermici sopra. In un altro momento mi sarei messa in braccio a lui, ma non ora.
“Jake, che problema hai?” Non parlava. Non mi rispondeva. “Ehi?”
“Niente, Renesme. Niente. Come mai sei vestita così bene? Esci con lui, con quel Rayan?” Lo vidi dispiaciuto. Pensava forse che fosse un pericolo per me? Un umano. Forse c’era qualcosa che avrei dovuto sapere prima di baciarlo? Cosa?
“Sì, oggi è un giorno importante, credo. Allora mi sono vestita bene” Lo vidi esitare, per poi dirmi qualcosa che non mi aveva mai detto, da quando ero diventata adolescente prima del tempo.
“Tu sei sempre bellissima, non c’è bisogno che ti metta queste cose. Forse lui lo capirà col tempo.” Bellissima? Bellissima?
“Grazie Jake, sai avevo bisogno di parlare con qualcuno, che non fosse mio padre che origlia nei miei pensieri. Ho bisogno di parlare con un vero amico. Forse tu pensi che lui non sia il tipo adatto a me per via della mia natura, perché sono un vampiro. Non credo sarà il ragazzo della mia vita, perché tra poco sarò troppo grande per lui, ma mi piace molto. Non capisco perché tu cerchi di evitarmi.” La sua risposta fu immediata, come se l’avesse preparata prima.
“Mi sono allontanato perché voglio farti vivere la tua vita, Nessie”. Così andava meglio, Nessie, se era lui a dirlo, era perfetto. “Ti voglio un bene inestimabile e voglio che tu sia libera di fare ciò che vuoi senza doverti preoccupare che c’è qualcuno a farti da balia. Sono questo per te no?”
“NO, ma cosa dici? Tu sei il mio migliore amico. Sei così importante. Mi manchi tanto. Ho bisogno di poter parlare con te, di quello che mi succede. Altrimenti ora non sarei qui a raccontarti goffamente di come sia difficile pensare che oggi avrò il mio primo bacio dalla persona che voglio” Il suo sguardo si fece cupo. Arretrò un poco da me, lo vedevo tremare. Mi stava facendo paura. Eppure non si stata trasformando, cercava di resistere. Cosa avevo detto di così sbagliato da farlo arrabbiare? Aveva paura per me? Temeva che avrei sofferto per quel bacio? Che quello non meritava il mio amore? Cosa? Finalmente si ricompose.
“Be, se è quello che vuoi piccola. Non devi aver paura. È la cosa più naturale di questo mondo. Tutti si baciano. Cerca solo di non morderlo.” Cerco di sorridere, senza risultato “credo che farai tardi, se non ti sbrighi. Vai e poi raccontami tutto” Certo che l’avrei fatto, era il mio migliore amico, anche se era preoccupato per me. Correvo veloce e nello stesso momento pensavo a non distruggere il vestito. Alice non me lo avrebbe perdonato. No. Lui era li ad aspettarmi, c’era un parco vicino Forks, molto carino. C’erano sempre molte persone. Lui mi aspettava seduto su una panchina. Io ero agitatissima. Speravo anche lui.
“Ciao Rayan”
“Ciao piccola” Piccola? Jacob. Perché pensavo a Jake mentre qui c’era il mio quasi fidanzato ad accogliermi? Era stato strano quel pomeriggio, non potevo non pensare a lui quando tremava perché gli avevo detto del bacio. “Sei bellissima, come sempre”.
“Grazie”
Chiacchierammo per un po’ della sua mattinata a pesca. Non pensai al bacio, non c’era l’atmosfera giusta. Mentre mi parlava, pensavo ad altro. Avevo un altro volto impresso negli occhi, quello di un ragazzo dalla carnagione scura, che risaltava sulla mia, con gli occhi scuri, i capelli morbidi, come il suo pelo quando si trasformava. Perché continuavo a pensare a Jacob?
“A cosa pensi? Parli così poco” Non lo sai che parlo poco? Non mi conosci per niente. Come pensi che io possa baciarti, se non sai nemmeno che carattere ho.
“E’ che sto pensando…a noi” Non dovevo dirlo.
“Sai, anche io. Forse dovremmo spingerci un po’ oltre. Cioè, vorrei essere il tuo fidanzato, sempre che tu voglia” Certo che voglio, sciocco. Non aspettavo altro da una settimana. Il momento era arrivato. Mi avrebbe baciato. No, aspetta. Non voglio invece. Inizio a dubitare di volere questo. E allora cosa voglio? Perché non lui? Forse non è abbastanza, forse non mi merita. In un attimo di distrazione lo trovai troppo vicino a me, sentivo il suo respiro sulla mia pelle. Non aveva un buon odore come il mio Jake. Lo vidi chiudere gli occhi.
“E’ da tanto che aspetto questo momento”
Quello che seppi dire è un “anch’io”. Ma non lo volevo. Cosa potevo fare? Ad un tratto sentii un ululato fortissimo. Mi tirai indietro.
“Non ti preoccupare, sono solo i lupi. Ce ne sono parecchi qui intorno, ma non aver paura, ti proteggo io. Torniamo a noi” mi avvicinò la mano alle labbra per toccarle. Non sono solo lupi, quello è il MIO lupo. E’ il mio Jake, e io mi accorgo ora, che lo amo. Che quello che ho provato in quest’ultima settimana è questo, amore. In Rayan vedevo solo una minima parte del mio Jake. Come avevo fatto a non capirlo? Mi ero innamorata del mio migliore amico.
“Scusa Rayan. Non posso”
“Cosa significa?”
“Non me la sento, sono ancora una bambina. Scusa” Iniziai a correre verso la foresta. Prima più piano, poi mentre mi allontano e nessuno poteva vedermi, sempre più forte. Ora cosa avrei fatto? Non potevo dire a Jacob dei mie sentimenti. Non avrebbe capito. Mi trattava sempre come una bambina, lui imprigionato nei suoi 16, ma con un corpo che ne dimostrava almeno venticinque. Ero sicuramente una bambina per lui. Cosa potevo fare? Entrai a casa, tirai le scarpe per terra e corsi a sdraiarmi sul letto con le lacrime agli occhi. I miei genitori corsero a vedere cosa avevo fatto.
“Se gli ha torto anche un solo capello, lo faccio a pezzi e ne brucio i resti”. Papà era sempre protettivo. Gli bastò guardarmi negli occhi per capire quale fosse il reale problema. Avevo una cotta per il licantropo che a volte aveva chiamato fratello, e altre lo aveva odiato. E ora? “Dovresti dirlo alla mamma. Lei sa come aiutarti” La mamma mi avrebbe aiutato anche stavolta? “Sì”
Le misi una mano sul volto mentre lei con la sua mi asciugava le lacrime che non riuscivo ad arrestare. Mi strinse forte a sé e rimase in silenzio per un po’. Poi finalmente disse qualcosa.
“Jacob deve saperlo, piccola. Non risolverai niente così”
“Mamma, lo allontanerei da me. Si sentirebbe in imbarazzo. Una bambina innamorata di lui. Dai…non capirebbe”
“Jacob vuole il tuo bene più di ogni altra cosa. Se dovesse respingerti, lo farebbe per il tuo bene e nient’altro. Magari hai una possibilità” Guardò mio padre. Non si esprimeva.
“Mamma, ha 25 anni. Dovrebbe aspettare almeno altri cinque o sei anni che cresca anche io. Si sarà stancato a morte di aspettarmi. Non credo proprio di avere una possibilità”
“Tutti hanno una possibilità in amore, piccola” Guardò di nuovo il suo Edward, così bello, così innamorato. Lo erano entrambi, avevano lottato tanto per il loro amore e ora erano finalmente insieme, per l’eternità. Sarei mai stata felice come loro?
“Sì, lo sarai” fu la risposta di mio padre.
Quella sera non dormii bene. Il mio sogno era tramutato in uno ancora migliore. Il mio bacio c’era, e stavolta era per la persona che amavo, era per Jacob. Le nostre labbra erano vicine e io potevo stringerlo forte, e stare tra le sue braccia possenti. Mi sveglia fra le lacrime. Ma la giornata era appena cominciata, il problema più grande ora era rivedere Rayan e dargli delle spiegazioni. Sarebbe stato facile per lui, ci conoscevamo solo da una settimana. Non avrebbe sofferto granché. Quella che soffriva ero io, per un’amore che non sarebbe mai stato corrisposto. Un uomo che baciava una ragazzetta a cui aveva solo fatto da balia, come diceva lui stesso. Non avrebbe mai ricambiato i miei sentimenti. Mai. E mia madre voleva che ci parlassi. Come avrei fatto, davvero non so.

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Capitolo 5
*** Dubbi ***


Come avevo immaginato parlare con Rayan non era stato così difficile. Per lui, forse, ero solo l’ennesima ragazzina da baciare. Non mi stava nemmeno a sentire mentre gli parlavo del perché ero scappata via. Era una scusa, certo, ma poteva starmi a sentire. Gli avevo detto che non ero pronta ad avere una storia, che non volevo crescere troppo in fretta. Mi aveva preso per una mocciosa. In realtà volevo avere una storia, solo che non con lui. Avevo un licantropo da conquistare. Sì, ma come? Il giorno dopo l’episodio del (non) bacio, era venuto a casa mia nel pomeriggio e come se niente fosse mi aveva detto se mi andava di guardare il film, un film d’amore. Stavolta però non mi era così vicino, non mi abbracciava, eravamo ai due antipodi dello stesso divano. Tra noi c’era un abisso di distanza. Proprio sulla scena più bella del film, in cui i due si dichiaravano il loro amore, lui mi guardò. Per un attimo il mio cuore si era fermato, incrociando i suoi occhi. Poi la mia mente aveva cominciato a immaginare cose strane, come se i protagonisti del film fossimo noi due e lui stesse per farmi la sua dichiarazione. Ero già pronta a saltargli addosso, abbracciarlo forte e baciarlo. In realtà quello che stava per succedere era un incubo, più che un bel sogno.
“Allora? La tua dichiarazione d’amore a Rayan invece come è stata?” Cosa mi stava chiedendo? Rayan? E chi era? Lo avevo praticamente rimosso dal giorno primo, da quando nei miei pensieri c’era solo il volto di Jacob. Non volevo mostrargli però le mie debolezze, anche se avevo quindici anni (o qualcosa in meno) ero abbastanza sicura di me.
“Io non faccio dichiarazioni d’amore a nessuno. Sono gli altri che cadono ai miei piedi” Tutti gli esseri umani, tranne te. Se in quel momento avessi sfiorato per caso il suo corpo avrebbe visto tutti i miei pensieri imbarazzanti su di lui. Arrossii.
“Infatti, tu passi direttamente ai fatti” Si riferiva al bacio, quello che non avevo mai dato. Lui però non lo sapeva. E se avessi provato a farlo ingelosire?
“Sai bene che cresco saltando le tappe, evidentemente sono precoce anche nelle altre cose” Aveva riso, non gli fregava un bel niente.
“Allora raccontami, come è stato?” Si stava avvicinando troppo, sentivo il battito del suo cuore. Odiosamente normale. No, non poteva fregargli niente. Io però non dovevo avvicinarmi, non dovevo toccarlo. No.
“Un bacio. Probabilmente c’è di meglio” Certo, ci sei tu.
“Quindi non ti sei divertita? Non ti è piaciuto?” No, non mi sono divertita, è stato l’appuntamento più disastroso che sia mai esistito.
“Certo che mi è piaciuto, altrimenti Rayan non sarebbe il mio fidanzato” Mi sto spingendo troppo oltre. Un punto di non ritorno. Non posso mentire così, ma dai, fammi vedere che sei dispiaciuto.
“Allora meglio così. Spero solo tu sia felice.” Peccato che sarei felice solo se a baciarmi fossi tu.
“Non è detto che debba sposarlo, è solo un ragazzo con cui esco”
“Non era il tuo fidanzato?” Fregata.
“E’ uguale, stiamo insieme, ma non è niente di importante. Una storia da ragazzi adolescenti. No?” No? Potrebbe cambiare tutto.
“Come vuoi. Vado a farmi un panino. Raccontami il resto del film poi”
“Aspetta, ti accompagno”
“No, non ti preoccupare. So farlo da solo. Non saresti di aiuto” Vuoi una ragazza che ti prepari i panini? Posso imparare a farlo. La mamma cucina molto bene. Chi è alla porta?
Oh, papà. Sei tu. Era apparso sulla porta. Se stava leggendo i miei pensieri, poteva vedere come soffrivo a vedere che a Jake non interessava un bel niente di me. Ero completamente demoralizzata. Quel film strappalacrime non aiutava il mio umore. Papà spense il televisore in un lampo. Eccolo lì, l’unico perfetto uomo che mi amava più di ogni altra cosa al mondo. Ok, al pari con la mia mammina adorata. Lui sorrise e mi fece una carezza. Avrei pianto volentieri fra le sue braccia. Mi diede un abbraccio forte e un grosso bacio.
“Ti voglio bene bambina mia”
“Anche io”
Poi corse fuori dalla mamma. Amore, c’era troppo amore che mi circondava. Erano tutti innamorati, anche io lo ero, ma non ero ricambiata.
“Allora io vado” Jacob era uscito dalla cucina.
“Di già?” Perché voleva già andare via. Va bene non provare interesse per me, ma almeno continuare a volermi bene. Si era sempre dimostrato disponibile, un fratello.
“Sì, ho del lavoro da finire in garage. Non credo che ci vedremo molto spesso in questo periodo” Il mio cuore si stata frantumando in mille pezzi. La disperazione si intravedeva dai miei occhi, eppure lui non vedeva niente.
“Posso sempre venire a trovarti io, no?” Avrebbe voluto almeno vedermi? Che io fossi lì? Volevo solo guardarlo, mi bastava.
“Certo, quando vuoi”. Almeno questo.
“Ok, allora. Vengo a trovarti domani.”
“Ok”. Che magnifico sorriso aveva. La serata la passai per lo più al computer, guardavo le sue foto ogni tanto, mentre parlavo con i miei amici in chat. Pensavo a cosa gli avrei detto domani, come mi sarei comportata. Forse era il momento per dirgli tutto quello che provavo. Mi avrebbe visto come una mocciosa che corre dietro a quelli più grandi. Insomma, tra un anno o due al massimo avrei raggiunto la sua età. Gli anni non dovevano essere un problema. Potevamo stare insieme, dovevamo stare insieme. Io lo volevo, lui purtroppo no. Addormentandomi, feci lo stesso sogno della sera prima. Io e lui, solo io e lui. Sì, al garage, era il momento giusto.

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Capitolo 6
*** Incontro ***


L’ora in palestra era sempre estremamente noiosa. Dovevo far finta di essere impedita per far credere agli altri che ero normale. Non correvo nemmeno a prendere la palla per paura di correre troppo in fretta. Non mi ero ancora abituata ai movimenti umani, vivevo con persone superdotate. Gli altri mi chiedevano come facevo a non prendere nemmeno le palle più lente. Se solo avessi voluto sarebbe stato un gioco da ragazzi, mi rimaneva piuttosto facile capire la traiettoria e con un balzo avrei preso la palla. Mi piaceva giocare a baseball con la mia famiglia, quelle si che erano partite, ma potevamo farlo solo quando c’erano dei gran temporali. Mia madre non era mai entusiasta, per la storia di James, e papà le rimaneva sempre vicino. Non che lei avesse più paura di qualcosa ora, erano solo brutti ricordi. Mi piaceva anche correre, gareggiare con Jake durante la caccia. Lui lo faceva, insieme a mio padre, per invitarmi a cacciare prede animali e non umane. Non avrei mai voluto far del male a un essere umano, ma il sangue di qualche cervo non era paragonabile a quello umano. Adesso che ci pensavo era già un po’ che non cacciavo, forse una settimana. Oggi avrei chiesto a Jake di andare a divertirci un po’. Speravo accettasse. Il resto delle lezioni passò lento, con la voce di Diana nella mia testa che mi raccontava del week end passato col suo fidanzato. Non amavo ascoltarla, e ancora meno sentir parlare di giornate piene d’amore. Fortunatamente nell’ultima ora, di inglese, potei distrarmi parlando un po’ con Kelly. Lei mi parlava di Simon, ma almeno non mi infastidiva così tanto. Era nella mia stessa condizione, doveva conquistarlo e non sapeva come.
“Come dovrei farmi notare?” Disse.
“Davvero credimi, non lo so. Se ci fosse anche un solo modo te lo direi”
“Lui non mi considera proprio”
“Come ti capisco”
“E non capisce che mi fa stare male”
“Sì, sto male”
“Ma cosa dici?” Ops. Lei parlava di lei, io rispondevo parlando di me.
“Scusami, anche io ci sto male?”
“Ti piace Simon?”
“NO, sei pazza. E’ Jake”
“Chi?”
“Un amico”
“Oh. Siamo in un bel guaio” Già. E come potevamo uscirne fuori?
All’uscita papà era venuto a prendermi. Era preoccupato per me, di vedermi così triste, ma non poteva farci niente, e nemmeno io. Almeno oggi sarebbe stato il giorno della verità: mi sarei umiliata davanti a lui, l’avrei fatto ridere e sarei corsa via, piangendo. Ecco cosa mi aspettava.
“Non devi dire così. Se due persone si appartengo, alla fine il modo di stare insieme si trova. C’è sempre un modo, anche se a volte non sembra la scelta migliore, anche se ti farà stare male.”
“Parliamo di me o di te, papà?”
“Semplicemente dell’amore” Le sue frasi erano incisive. Sembrava tutto facile quando lui mi parlava. La mia sicurezza sarebbe però durata molto poco, giusto il tempo di arrivare a La Push. Lì non ci sarebbe stato il mio papà a proteggermi.
“Vuoi che vengo a massacrarlo?” Mi venne da ridere. Sicuramente lo avrebbe fatto, Jake non aveva possibilità: papà era imbattibile.
“No, no. Mi piacerebbe averlo sano, se si può” Se potrò mai averlo.
Mamma era sull’uscio ad aspettarci. Volevo andare a caccia insieme a Jake, quindi lascia loro due andare da soli. Per passare un po’ di tempo prima di andare a La Push andai da Carlisle. Il nonno era lì, insieme a Esme. Zia Rose e zio Em erano in viaggio, non so dove, a vivere il loro amore. Zia Alice e Jasper a fare una passeggiata, forse shopping.
“Cara, come mai qui? Non volevi andare a La Push?”
“Sì, nonna. Tra poco vado”
“Non ti senti pronta?” Sapevano tutti delle mie pene d’amore? Fantastico.
“Sto trovando il coraggio” Si avvicinò e le misi una mano sulla faccia. Vide chiaramente la mia sofferenza. La mia nonnina era preoccupata per me, credo.
“Stai tranquilla, andrà tutto bene.” Era sempre ottimista.
Passai un po’ di tempo al piano, cercando di suonare la mia canzone scritta da papà, ma non ero affatto brava come lui. E poi le mie mani tremavano. Dovevo andare e togliermi il peso subito. Corsi via dopo aver salutato i nonni, mi venne in mente di passare anche da Charlie, per allontanare quel momento. Dovevo farmi coraggio e andare. Punto. Arrivata al confine, ormai inutile, tremavo ancora di più. Iniziai a camminare più lentamente, quando iniziai a vedere la casa dei Black, il mio cuore non riusciva a rilassarsi, pompava sempre più forte e tremavo. Cercavo di calmarmi, ma senza risultato. Arrivata al garage, sentii delle voci, non era solo, Leah era con lui. Odiosa Leah, era l’unica che ancora non riusciva a sopportare noi vampiri. Cane. Cosa ci faceva lì? Fare parte del branco non significava dover stare con lui anche da umani. Perché? Iniziai a origliare, avrebbero sentito il mio odore di lì a poco.
“Come fai? Non si può resistere a questo.” Questo cosa? Cosa le stava mostrando? Avrei dovuto avere una super vista o qualche super potere dei fumetti.
“Infatti non resisto, devi aiutarmi. Ho bisogno di te” Di lei? Lui e Leah. No, non poteva essere. Il mio sogno in frantumi ancora prima di aprire gli occhi. Aiuto. Avrei voluto andarmene, ma mi avevano sentito.
“Eccola, vi lascio soli se vuoi.” Aveva già capito il mio comportamento patetico e mi dava il modo di parlare con Jake, che mi avrebbe detto di loro. Wow. Ora c’era proprio bisogno di piangere. La vidi uscire, senza nemmeno guardarmi. Cane. Entrai nel garage.
“Ciao” Non volevo dire altro. L’idea di mia madre di parlarci non era buona, ora c’era un’altra.
“Ciao” Guardava l’auto che cercava di riparare. Ei, sono qui.
“Vi ho disturbati? Posso tornare in un altro momento” Dimmi di no, che mi vuoi ora. Ti prego. Sono patetica.
“No, no. Siediti. Ti avevo detto che non sarei stato di compagnia.” Non per me, almeno. Scommetto che con lei non sei stato così di poca compagnia.
“Ok, grazie. Cosa fai?” La giornata passava così, tra domande insignificanti, qualche piccola battuta, io che gli passavo qualche pezzo. Noiosa, più noiosa che se fossi rimasta da sola a casa a guardare il muro. L’unica cosa che mi consolava era poterlo guardare senza che nemmeno se ne accorgesse.
“Non esci con il fidanzato?” Spiazzata.
“No, preferisco stare qui con te” Stupida, cosa hai detto? Ha un’altra e tu vuoi veramente confessargli il tuo amore?
“Mi fa piacere, sai?” Davvero? Perché a me non sembra. Davvero no.
“Almeno questo!”
“Perché? Mi sto comportando male?”
“Un pezzo della tua auto sarebbe di maggiore compagnia”
“Scusami, davvero. Ora lascio stare e stiamo un po’ insieme”
“No. Non importa, papà mi aspetta per andare a caccia. Ci vediamo domani, se posso” Bugia. Ma non potevo fare altrimenti, da lì a poco sarei scoppiata in lacrime.
“Allora ci vediamo domani” Si avvicinò per darmi un bacio sulla guancia. Sfiorò la mia mano. La tolsi subito, eppure ero convinta che avesse visto qualcosa. Ero distratta, ma non volevo fargli vedere i miei sentimenti. Sicuramente aveva visto che avevo mentito. Avrà pensato che volevo andare via per vedere Rayan. Una scusa vale l’altra, tanto.
“Forse”
Corsi verso casa, velocissima. Non c’era nessuno, sicuramente erano da Carlisle. Ottimo momento per piangere e sfogarmi con me stessa. Avevo però una cosa importante da fare: cacciare, altrimenti non avrei più resistito. Chiamai la mamma al cellulare, e in un attimo i miei genitori furono lì.
“So che ci sieti stati già oggi, ma potete accompagnarmi nel bosco? Devo dissetarmi, altrimenti la scuola domani sarà molto dura.”
“Non saresti dovuta andare con Jacob” Alla domanda di mia madre rispose papà.
“Doveva, ma non l’ha fatto. Non gli ha parlato. Crede che abbia una relazione con Leah. E’ corsa via piangendo.”
“Grazie per il resoconto papà” Breve e conciso.
La mamma mi strinse forte e mi accompagnò insieme a papà a cacciare. Cercai di bere il più possibile, per resistere di più. Facevo le cose meccanicamente, senza pensare a come muovermi, come fare, ero un robot meccanico. Tornati a casa, mi misi a letto e piansi ancora per un bel po’. Se fossi stata completamente umana, il giorno dopo avrei avuto delle grandi borse sotto gli occhi e il fondotinta non avrebbe fatto miracoli. Fortunatamente la mia pelle era perfetta, ma il mio cuore era a pezzi.

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Capitolo 7
*** Verità ***


Solita monotonia a scuola. Pensavo che forse avrei potuto non andarci più. Le lezioni erano noiose, cose che gli umani non riuscivano a capire, io le avevo imparate nel mio secondo anno di vita. Non mi serviva andare a scuola, non mi interessava più conoscere gente nuova. Le persone che volevo al mio fianco erano sempre state lì vicino a me, e mi bastavano. La solita giornata, le solite chiacchiere. Oggi Kelly non c’era, così ebbi un’idea, non so se me l’avrebbe perdonata. Magari poteva andare bene, almeno a lei.
“Ei, Simon. Posso parlarti?” Non dovevo pregarlo. Per lui ero bella come per gli altri. A chi volevo piacere però non piacevo.
“Dimmi tutto”
“Credo che dovresti chiedere di uscire a Kelly” Mi guardava come per dire ma chi te l’ha detto che mi piace. E io avrei risposto che avevo chiesto a mio padre di leggere se nei suoi pensieri c’era quella ragazza. La risposta era si, quindi il mio piano doveva andare in porto. “Si vede che ti piace, dovresti proprio chiederglielo”
“Davvero? Pensi che uscirebbe con me?”
“Ho detto che devi chiedere. Non posso darti la risposta” Come sono sciocchi a volte questi ragazzi, non capiscono un bel niente. “Comunque secondo me sì” Gli brillarono gli occhi. Cupido aveva scagliato la sua freccia, ma chi avrebbe aiuto Cupido?
“Grazie. Sei un’amica” Almeno avevo aiutato un amore a nascere, anche se non era il mio.
All’uscita camminavo anche più piano degli umani, la scuola non mi piaceva ma almeno mi permetteva in alcuni momenti di distrarmi e non pensare a Jacob. Invece a casa, avrei dovuto fare i conti con tutto quello che mi ricordava lui. Tutta casa insomma. Eravamo stati dappertutto, sul divano a guardare film, sul tavolo a fare i compiti, nel letto per farmi addormentare. Ad ogni angolo mi veniva in mente qualcosa che avevo fatto con lui. Alzai gli occhi al cielo, ma quando li riabbassai non vidi la Volvo di mio padre ad aspettarmi, né nessun’altra macchina della famiglia.
“Non ti hanno dimenticato” Mi voltai a sinistra, avevo riconosciuto la sua voce. Jacob ero lì, appoggiato al muro con le braccia conserte. Portava addirittura una maglia nera, ovviamente molto aderente. Sbattei gli occhi per capire se era tutto vero. Vicino a lui c’era anche la sua moto. Cosa ci faceva lì? Sentii delle voci tra cui quella di Diana. “Chi è quel fico?” Giù, le mani è il mio fi…ehm…Jake. Mio, magari.
“Ciao Jake” Corsi verso di lui. “Come mai qui?”
“La balia è stata chiamata da tua madre per tirarti su il morale” Ti odio mamma, ti amo mamma. Almeno potevo passare del tempo con lui, anche se mi faceva stare male. Gli aveva detto anche che ero giù, spero senza specificargli il motivo: LUI. “Andiamo a fare un giro”
Mi misi il casco, come se una caduta potesse scalfirmi. Mi strinsi a lui e partimmo. Volevo che quel momento non finisse mai, potevo morire abbracciata a lui, così. Tenevo stretti i miei pensieri. Non doveva vedere. Ci fermammo poco dopo, era il nostro piccolo luogo magico, un posticino tutto per noi tra gli alberi lungo il fiume nella foresta. Ci giocavamo sempre quando ero piccola, ricordo ancora la prima volta che mi portò lì. Il giorno prima del mio primo compleanno, avevamo giocato nell’acqua, lui si era trasformato e io mi ero messa sopra di lui, come se fossi in collo a un orso. Faceva finta di essere un cavallo. Un sorriso apparve sul mio volto, e anche sul suo. Certo, gli stavo facendo leggere la mia mente.
“Pensavo che nemmeno te lo ricordassi”
“Sono un vampiro, sai. Ho una mente di ferro. E poi non posso dimenticare le cose più belle della mia breve vita” Le cose più belle sono tutte con te.
“Bene mi fa piacere.” Poi si rattristì. Perché? Cosa lo rendeva così triste? “Insomma, ieri ti ho fatto piangere. Bella mi ha detto che eri sconvolta e che se non venivo a chiederti scusa mi avrebbe ucciso con le sue mani” Quanto sapeva? Quanto gli aveva detto mia madre? “Perché piangevi? Cosa ti ho fatto?” Non gli aveva detto troppo. Ma io ora cosa potevo dire?
“E’ che ti sto perdendo Jake” Le lacrime ricominciavano a uscire. “Ti stai allontanando da me, e io non ne capisco il motivo. Ho cercato di capire, ma non ci riesco. E’ perché ti sei stancato di fare da balia a una mocciosa come me? E’ perché vuoi avere i tuoi spazi? Lo capisco, a vent’anni a doverti occupare di una ragazzetta. Non è divertente come stare con Leah, ma non ti ho chiesto io di crescermi e ora non puoi abbandonarmi così, ora che ho bisogno di te più che in ogni altro momento” Piangevo come una disperata.
“Leah?” Ecco cosa aveva colto di tutto il discorso. “Che c’entra Leah?”
“Be, mi sembra evidente che se ti piace devi stare con lei” Singhiozzavo “Ma non credo che tu non possa più avere tempo per me, non deve essere gelosa di me. Sono solo una ragazzina. Puoi passare un po’ di tempo con me come facevi prima”
“Pensi che io e Leah…”
“Ti ho sentito dire che hai bisogno di lei al garage, è giusto che tu abbia una tua vita oltre a me, ma non puoi escludermi del tutto. Ho bisogno di te io” Ci fu un attimo di silenzio. Io non riuscivo davvero più a parlare.
“Quando ho detto che avevo bisogno di lei, non intendevo in quel senso. Mi lamentavo del fatto che il mio imprinting non mi volesse, e lei in parte può capirmi. Soffre per amore quanto me” Imprinting? Non c’era davvero più alcuna speranza che io potessi stare con lui, aveva trovato la sua perfetta metà, ma lei non lo voleva, magari per ora. Avrebbe cambiato idea, non si può non amare Jacob, è la perfezione. Ero rossa, piangevo senza sosta, non riuscivo a calmarmi, ero in iperventilazione. Credevo di morire all’istante. Lo amavo e lui non capiva. Mi asciugò le lacrime “non piangere” e poi mi prese la mano: volevo trattenermi, volevo nascondere i miei pensieri, ma non potevo farcela, ero distrutta, senza forze, stavo male. Lasciai correre i miei pensieri, lui avrebbe visto tutto, avrebbe capito. Non potevo fermarli, le immagini correvano nella mia mente, c’era sempre il suo volto, il bacio dei miei sogni, la gelosia per chiunque potesse stare al suo fianco. Mi guardò negli occhi, io li abbassai dalla vergogna.
“Scusa, non dovevi sapere. Non sono riuscita a trattenermi”
“Tu sei innamorata di me?” Ora avrebbe riso, si sarebbe preso gioco di me e sarebbe corso dalla sua amata, il suo imprinting. Non rispondevo. “Tu mi hai raccontato di Rayan e mi hai fatto stare male. E ora sei innamorata di me?” Gli poggia una mano sul braccio: vide il giorno del mio (non) bacio, il perché avevo piantato Rayan lì su quella panchina prima di avvicinarmi troppo a lui. Vide i brividi che avevano provocato in me il suo ululato.
“Ti ho mentito, ma non volevo che tu mi respingessi, e così ho preferito dirti una bugia” Forse era meglio se avessi potuto mentire anche a me stessa, non dovevo amarlo. Avrei solo sofferto.
“Tu sei pazza” Eccolo che cominciava. “Come puoi credere che io voglia allontanarmi da te? Io pensavo fosse meglio lasciarti i tuoi spazi, anche se stavo male, dovevi capire cosa provavi senza che io ti fossi vicino, ma non ti avrei mai abbandonato, non potrei mai farlo. Io devo starti vicino per l’eternità, sempre che tu voglia”
“Mi sembra ovvio questo, no?” Doveva starmi vicino per l’eternità cosa lo legava a me? Forse il fatto che mi vedeva come la sua sorellina da proteggere. “Starmi sempre vicino, sì, però ti sei allontanato. Ora il tuo imprinting ti tiene lontano da me, ora lei è più importante. Capisco, mi basta sapere che tu ci sarai quando ne avrò bisogno.” Non mi bastava, ma non potevo fare altrimenti. Lui non poteva più vivere lontano dal suo imprinting, non poteva staccarsi da lei, era tutto, tutto quello che avrei voluto essere io.
“Sei tu il mio imprinting”.

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Capitolo 8
*** Imprinting ***


Non svegliatemi più da questo sogno, voglio rimanere con gli occhi chiusi e tenere fissa questa immagine. Non può essere realtà, sarebbe troppo bello. Non voglio che finisca, aiuto. Ci misi molto più del solito prima di riuscire a tirare fuori dalla bocca qualche parole. Non ricordavo più come si faceva. Lui mi guardava e aspettava che io aprissi bocca.
“Imprinting” Cosa dovevo dire? Quella parola racchiudeva tutto. C’era amore, c’era protezione, c’era felicità, passione.
“Sì, quando un licantropo ha l’imprinting con una…”
“So cos’è l’imprinting.” E lui l’aveva avuto con me. “Con me? E perché non me l’hai detto subito?” Mi sarei risparmiata mille problemi, mille dubbi. Saremmo stati insieme fin da subito. “E gli altri lo sapevano?”
“Sì, lo sapevano tutti. Forse questo è il motivo per cui non sei stata uccisa appena nata” Mia madre lo sapeva, mio padre lo sapeva, tutti tranne io. E dire che avevo sofferto così tanto. Ma non capivo.
“Scusa, non ti seguo” Mi raccontò di Sam, del patto, della paura che io fossi qualcosa di malvagio che doveva essere distrutto. La pensavano come i Volturi, anche Jake, mio padre. Nessuno mi voleva, solo mia madre e la zia Rose. Ero così triste a sentire quelle parole, anche se sapevo bene che ora tutto era cambiato: le stesse persone che mi credevano un pericolo, avevano subito cambiato idea e mi avevano protetta contro i Volturi, rischiando di perdere la loro vita. Forse anche io al posto loro avrei pensato che potessi essere pericolosa, chi lo sa.
“Quando ti hanno tolta dalla pancia di Bella, io ho avuto una strana sensazione. Non mi sentivo più legato a lei, non capivo più quali fossero i miei sentimenti. Ero rimasto imbambolato mentre guardavo tuo padre morderla su tutto il corpo per farla rivivere. Io in realtà pensavo che fosse morta, non capivo cosa mi succedesse, ma pensavo che provavo quel distacco solo perché pensavo di averla persa. Sono uscito a prendere un po’ d’aria, e ho pensato che tu mi avessi portato via la cosa più bella della mia vita e che non sarebbe più tornata. Credevo di odiarti a tal punto da volerti uccidere, e ero convinto di poterlo fare. Poi quando i nostri occhi si sono incrociati, ho capito. Ho capito perché credevo di amare Bella, in realtà eri tu a legarci così profondamente ancora prima di nascere, eravamo innamorati entrambi di te, che crescevi in lei. Ho capito che il motivo per cui avevo provato quella sensazione, quel distacco era perché tu non eri più in lei, ora avevi una vita tua e io ne avrei fatto parte per sempre. Ti avrei protetta, ti avrei aiutata, sarei stato tutto ciò che ti sarebbe servito, anche se tu non avresti ricambiato i miei sentimenti. Sono tuo, e lo sarò per sempre, che tu lo voglia oppure no.” Wow. La dichiarazione d’amore più bella che avessi mai sentito. Quello che provava per me era vero, incondizionatamente vero. Non poteva essere altrimenti. Imprinting, che bella parola.
“E allora perché non me l’hai detto subito? Perché nessuno ha voluto dirmelo?”
“L’ho chiesto io agli altri, non volevo che tu ti sentissi obbligata a stare con me solo perché avevo avuto l’imprinting, volevo che fossi solo tu a scegliere se amarmi o meno. Non io. E così quando mi hai detto che stavi uscendo con quello” Rayan, certo. “Non ci ho visto più, non potevo credere di essere respinto dall’unica persona che avrei potuto amare per tutta la vita. Non ti avrei abbandonato, mai, ma non sopportavo l’idea di doverti dividere con qualcun altro, qualcuno che avresti amato più di me, mentre io ero solo il tuo a cui raccontare cosa avresti fatto con lui, la mia gelosia era troppo forte. Ho cercato di allontanarmi da te, almeno fisicamente, per permetterti di vivere la vita che volevi, non potevo negartelo, ma era difficile per me starti lontano, il mio pensiero era continuamente rivolto a te. Come hai potuto mentirmi su quel ragazzo? Ci sono stato male, sai!” Lo guardavo immobile, lui mi sorrideva, stava scherzando su Rayan. Non riuscivo a ridere, mi veniva solo da piangere, sempre di più, stavolta però non ero triste, ero felice, come non lo ero mai stata. Ora saremmo stati per sempre io e lui, e nessun altro tra noi. Io ero sicuro di amarlo, e lui  non poteva fare a meno di amare me. Tutto era certo, nessun possibile ripensamento. Come era bello, e mio. “Perché piangi? Mi fai stare male”
“Be, ti sta bene” Gli feci una linguaccia. “Sai quanto ho dovuto soffrire io, pensando che non mi avresti mai voluto?” Gli sorrisi, lo avrei perdonato di tutto. Ero stato davvero dolce nel farmi scegliere da sola la mia strada. Non potevo fare altrimenti che scegliere lui, era perfetto.
“L’importante è che ora sei con me, e lo sarei per sempre” Per sempre, sì. Pensare che ero proprio io a obbligarlo a rimanere lo stesso per l’eternità. Se c’era pericolo, cioè vampiri, lui era costretto a rimanere un licantropo. Il pericolo non c’era davvero, c’era però una famiglia di vampiri e lui amava proprio una di questa famiglia, un semivampiro. Era obbligato a vivere per l’eternità, o obbligato a stare con me per sempre.
“Ti amo, da sempre, anche se non me ne ero ancora accorta”
“Ti amo da sempre anche io, e lo so già da un po’ di tempo”
Continuammo a parlare per tutto il pomeriggio, e tutta la sera. Non mi stancavo di fargli domande su come era stato in tutto questo periodo, su come era essere innamorato di una bambina. Ovviamente rispose che all’inizio non era amore, mi voleva un gran bene e sentiva di dovermi proteggere da ogni cosa, da ogni persona, come fossi sua figlia, poi la mia crescita piuttosto alterata aveva fatto crescere sempre di più quel sentimento che provava, fino ad ora, quando ormai ero cresciuta, dimostravo la sua stessa età e così aveva cominciato a vedermi come un qualcosa di più. Mi amava profondamente, e il sentimento sarebbe cresciuto sempre più nel tempo. Mi accompagnò a casa, era molto tardi. Sicuramente i miei genitori erano in pensiero, ma sapevano che cosa stava accadendo e ci avevano lasciato tutto il tempo necessario per parlare. Infatti mi stavano aspettando sulla porta, papà aveva sicuramente ascoltato i miei pensieri felici e ne aveva parlato con la mamma. Entrano in casa, avrei salutato Jacob e poi sarei entrata per raccontare a loro la mia stupenda giornata. Avevamo passeggiato mano nella mano fino a casa, Jake aveva lasciato la moto in riva al fiume. Sarebbe tornato a riprenderla poco dopo avermi lasciata a casa.
“Be, ciao allora” Mi disse. Eravamo un po’ imbarazzati da quella nuova situazione
“Non voglio che tu vada via”
“Nemmeno io voglio andarmene, ma ora devi riposare e poi c’è tuo padre, che starà leggendo le nostre menti. Non mi va di avere problemi con lui già adesso”
“Perché a cosa stai pensando?”
Dall’interno della casa sentii mio padre gridare “Credo che vi siate visti già abbastanza oggi, perché non vieni a dormire?” Mi faceva ridere, era geloso della sua bambina, anche se praticamente ormai dimostravamo la stessa età.
“Me lo dirai domani allora” Gli feci un occhietto.
“Certo, ti passo a prendere per portarti a scuola se vuoi”
“Certo che voglio”
“A domani piccola, buona notte” E mi diede un bacio sulla fronte.
“Notte Jake, ti amo” Lui mi sorrise e corse verso la foresta. Rimasi per un po’ in ascolto dei suoi passi. La lontananza già si faceva sentire, ma era niente in confronto all’eternità che avremmo passato insieme. Entrata a casa i miei erano sul divano, io ero stanca morta e volevo andarmene a dormire. Mi misi tra loro due con la testa sulla spalla di mia madre.
“E’ stato tutto bellissimo, ma voi già sapevate, quindi non c’è niente da dire” Chiusi gli occhi. Non mi fecero domande, solo mia madre si girò verso di me per darmi la buonanotte. Crollai lì sul divano e probabilmente papà mi portò su a dormire nel mio letto. Quanto adoravo i miei genitori, erano perfetti, non li avrei mai lasciati.
“Ti voglio bene” La voce di mio padre. Avrei risposto se ne avessi avuto la forza, ma tanto lui lo sapeva, lo avrebbe letto nella mia mente, piuttosto confusionale mentre mi addormentavo. Sognavo di Jacob, di come sarebbe potuto essere il nostro grande amore, dei miei genitori che assecondavano le mie scelte, che mi amavano nonostante avessi deciso di stare con il mio Jake, un cane. Che strana famiglia. Bellissima.

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Capitolo 9
*** Compito ***


Mi svegliai piuttosto presto, non ci mettevo molto a prepararmi, quasi niente, ma ero euforica: Jake sarebbe venuto per accompagnarmi a scuola, non volevo davvero andare a scuola se doveva allontanarmi dal mio Jake anche solo per poche ore in confronto all’eternità, volevo godermi ogni attimo di questo sogno perfetto a occhi aperti. Dopo essermi vestita, corsi giù dai miei genitori: dentro casa non c’erano, erano sicuramente in giardino. Mancava ancora mezz’ora all’arrivo di Jake.
“Buongiorno” Gli dissi uscendo sul portico.
“Buongiorno piccola” Rispose la mamma. Papà sorrise. “Immagino tu ti sia svegliata presto perché non vuoi fare tardi a scuola” Si misero a ridere entrambi. Come se non sapessi che lei, quando mio padre la andava a prendere per portarla a scuola era euforica e al settimo cielo. Lo sguardo di mio padre mi fece capire che avevo ragione.
“Sì, mamma. Oggi c’è il compito di biologia e non vedo l’ora di prendere il mio solito voto altissimo” Ero ironica, ovviamente. Li abbracciai fortissimo, quasi a stritolarli se fossero stati umani. “Non aspettatemi all’uscita.” Sarei voluta stare tutto il tempo possibile con Jacob.
“Non esagerare, non credo che tu a quindici anni possa permetterti di uscire di casa quando ti pare e piace. Ci sono delle regole per gli adolescenti” Eccolo qui il papà antiquato, che dimostrava perfettamente i suoi centodieci anni e più con quei discorsi. “Non mi interessa, per oggi vai, ma dalla prossima volta fammi il piacere di chiedercelo prima”
“Grazie papà” Non ero affatto felice, ma sapevo di dover stare alle sue regole, altrimenti sarebbe stato capace di non farmi vedere più Jake, o magari di farlo fuori. No, dai, non era così cattivo.
Il mio papino adorato
“Non ci conterei, Nessie” Se fosse stato arrabbiato mi avrebbe chiamata Renesme, invece usava il  mio soprannome. Le moine della figlia avevano colpito il cuore gelido del padre, che si era sciolto. “Non vale fare così”
Ma io ti adoro
Sentivo l’auto di Jake arrivare. “Scappo, ci vediamo dopo. Prometto di tornare prima di cena” Be, dato che non cenavamo, potevo rimanere con Jake per sempre. Sentii il ringhiare di mio padre mentre mi allontanavo
Sto scherzando.
Jake era appoggiato alla sua auto, con un paio di jeans e una maglietta nera a maniche corte molto aderente. Corsi verso di lui che mi sorrideva. Lo strinsi forte a me, e lui mi accolse tra le sue braccia possenti. Potevo rimanere così per l’eternità. No, non mi sarebbe bastato rimanere così. Sorrisi, lui mi prese lo zaino, come se poteva pesarmi e lo mise in macchina.
“Andiamo?” No.
“Ok” Aprì lo sportello per farmi entrare. Oddio, era anche un vero gentiluomo. Papà sarebbe stato contento di quel gesto, forse Jake lo faceva proprio perché sapeva che ci stava ascoltando. In macchina, al suo fianco, tutto appariva più bello. Meraviglioso.
“Cosa devi fare oggi a scuola?”
“Ho un compito, biologia. Niente di preoccupante”
“Ovviamente. Sai tutto. Ma cosa ci vai a fare dico io” Non lo so nemmeno io, ma non farti ascoltare da papà. Ci ucciderebbe entrambi.
“Be, ho iniziato ad andarci perché non ne potevo più di starmene chiusa in casa, come una reclusa. Mi ha fatto piacere conoscere gente nuova… come Rayan” Ahah. Poteva uccidermi, ora.
“Non sei per niente simpatica, sai. Deve essere una prerogativa di voi succhiasangue.” Mi fece una linguaccia, e io ricambiai. Strinsi la sua mano poggiata sulle marce e poggia la testa sulla sua spalla.
“Sai che scherzo” Mi avvicinai per dargli un bacio sulla guancia, sentii il suo cuore battere più velocemente. Non ero solo io quella euforica.
“Siamo arrivati, amore” Il mio cuore aveva cessato di battere, ero morta senza nemmeno accorgermene, la morte più bella che poteva travolgermi. “Ei? Sei ancora viva?”
“No…ehm, sì. Scemo” Gli diedi un pugno sulla spalla, sicuramente gli avevo fatto solo solletico. “Ci vediamo all’uscita” Era un ordine.
“Mi spiace, ho da fare dopo. Dirò a Edward di venire a prenderti” Lo guardai per capire se stesse scherzando. Chiusi lo sportello che quasi stava per cadere in frantumi. Lui scese di corsa dall’auto e mi raggiunse dall’altro lato “Ei, sei matta? La mia auto. Non trattarla così” Feci per andarmene, ma lui mi bloccò in una presa che avrebbe ucciso un uomo. “Piccola, sto scherzando. Non potrai più liberarti di me, lo sai vero?”
“E’ meglio per te che sia così, altrimenti non mi limiterò a mordicchiarti come facevo da bambina. Sappilo” Ridemmo entrambi. “Ora è meglio che vada, i miei amici mi aspettano”
“Tu non vai da nessuna parte se non te lo dico io”
“Ma fammi il piacere” Sicura che non ci vedesse nessuno, mi spostai, troppo velocemente. Non pensava l’avessi fatto. “Ciao amore mio” Corsi verso l’ingresso, i miei amici mi aspettavano davanti l’aula di inglese. Kelly mi si avvicinò
“Non puoi capire, è fantastico” Bene, il mio piano era andato in porto, perché li avevo visti tenersi per mano. “Mi ha detto che è stato merito tuo, grazie davvero” Ero una dea dell’amore.
“Dai, racconta” Mi piaceva pensare che fossero tutti innamorati come me.
“Ieri, hai visto, non sono venuta perché non mi ero sentita molto bene durante la notte. Nel pomeriggio lui mi ha chiamata. Ero rimasta senza parole quando avevo sentito la sua voce. Mi chiede come stavo e parliamo un po’ di cosa era successo a scuola” Il prof era entrato, io mi ero seduta vicino a Kelly, all’ultimo banco. Continuò a raccontare, incurante del professore. Era proprio felice, meno male “Poi riattacchiamo, e io ero al settimo cielo perché mi aveva chiamato. Mi rimetto sotto le coperte, sarà passata un’oretta o poco più e intanto pensavo a lui. Sento citofonare. Chi era? Chiedo a mamma che mi fa ‘Dice che è un tuo amico di scuola, Simon’ Sai cosa significa che il cuore mi si è fermato all’istante?”
“Lo so bene, credimi” Sorridemmo entrambe.
“Le signorine vogliono raccontare anche a noi cosa le fa ridere?” Il professore ci aveva scoperte.
“Mi scusi, sig. Brown. E’ stata colpa mia” Sapevo bene che non c’erano problemi per me, ero la prima della classe. Non avrebbe detto nulla.
“Be, mi faccia il piacere di non disturbare la sua amica, non tutti sono ad un livello avanzato come lei”
“Ha ragione mi scusi” Guardai Kelly, capimmo che era meglio parlarne più tardi. Mi disse un “grazie”. Feci un sorriso.
Il compito di biologia l’ora seguente andò perfettamente, come al solito. Non avevo perso tempo nemmeno a studiare, erano cose che avevo già visto e rivisto con papà nei mesi precedenti. Cercai di aiutare John il più possibile, ero davvero troppo buona per essere un mostro. Avevo consegnato il compito solo dieci minuti prima della fine dell’ora per far sembrare tutto normale, così il professore mi fece uscire prima. Potevo recarmi nella mensa e aspettare gli altri. Il mio cellulare vibrò, chi poteva essere?
Amore, non faccio altro che pensare a te. Mi manchi così tanto che vorrei portarti via da lì per abbracciarti forte. Ti amo.
La mia risposta fu altrettanto dolce:
Non vedo l’ora di vederti. Conto i minuti che mi trattengono lontana da te. Ti amo tanto, tua Nessie.
“Ei, Nessie, hai finito il compito in anticipo?” Era Alex, nonostante il suo nome era molto simpatico, e capivo che aveva una cotta per me.
“Già”
“Sei proprio una secchiona” Gli sorrisi e ci dirigemmo insieme alla mensa. “Posso chiederti una cosa, senza che pensi…” a qualcosa a cui non dovrei pensare.
“Sì, dimmi” Era arrossito, come era tenero. L’immagine che mi ero fatta di lui era quella di un ragazzo spietato, senza sentimenti, solo per il nome, invece non era affatto così.
“C’è già qualcuno che… con cui esci?” Mi dispiaceva molto doverlo ferire, ma non avrei mai mentito sui sentimenti che nutrivo per il mio Jake.
“Oh, Alex. Mi dispiace davvero, ma sì. E da tanto tempo”
“Oh, be, almeno non mi illudo, no?” Forzò un sorriso. Non lo avevo mai illuso, non avevo avuto nemmeno il tempo di pensare a lui. “Ma come tanto tempo? E Rayan?”
“Vedi, è il mio migliore amico, mi piaceva da tempo, ma non lo avevo capito. Ce ne siamo accorti solo ora, anzi solo ieri. Ma è un sentimento molto forte” Imprinting. Ecco che vidi arrivare Kelly, ero pronta ad ascoltare il seguito del racconto, ero veramente curiosa di sapere cosa fosse successo tra loro. Anche io volevo raccontarle la mia storia, non tutta, ma quello che potevo dire. Era stressante raccontare le cose a qualcuno che già le aveva lette nella tua mente e poi le aveva dette al resto della tua famiglia. Volevo parlarne con un’amica. “Eccoti finalmente, ero ansiosa di sapere il resto della storia” Mi rivolsi a Kelly. Lei corse verso di me, lo era anche lei.
“O sì, non aspettavo altro. Dove ero arrivata… Ah, ok. Quando ha suonato mi è preso un colpo. Ho dovuto dire a mia madre di intrattenerlo di sotto per un po’, mentre mi davo un aggiustata. Si è presentato con una scatola di cioccolatini per me. Ero emozionatissima. Abbiamo parlato un po’ e mi ha confessato che gli piacevo e che appena fossi stata bene avrebbe voluto uscire con me. Usciamo domani, infatti. Poi prima di andare via mi ha baciata, non puoi capire, è stato fantastico. Ti sono davvero grata per tutto”
“Attenta che sta arrivando”
“Oh, sì” Al tavolo erano arrivati tutti e stavano chiacchierando. Kelly e Simon erano davvero molto felici di stare lì, così vicini. Poi Simon si mise a parlare con Alex, così decisi di avvicinarmi a Kelly per dirle di Jake.
“Sai, anche io ieri sono riuscita a parlare con quel ragazzo che mi piace”
“Davvero?” Era davvero interessata. Cose da ragazze. “Raccontami tutto”
Così gli raccontai più o meno la mia storia, tralasciando le parti relative all’imprinting, lo avevo definito un colpo di fulmine, troppo riduttivo. Avevo anche tralasciato la storia sui Volturi, ovviamente.
“Sono davvero contenta per te.” Ci abbracciammo, questo era un po’ eccessivo per me, ma era da umani.
La lezione successiva, di economia, mise a dura prova i miei nervi saldi. Come l’avrei detto ai miei? Avrebbero accettato? In fondo non era un’idea così malvagia. La professoressa Miles ci aveva assegnato un compito da fare in un gruppo per le due settimane successive. Il gruppo fortunatamente era composto da tutti i ragazzi che già conoscevo, Diana, Alex, Kelly, Simon e John. Nessuno di loro era disposto a invitarci a casa propria per svolgere il compito, avremmo dovuto vederci quattro o cinque volte per poterlo terminare nel modo appropriato. Tutti però sembravano avere dei problemi di spazio o di ristrutturazione. La domanda rivolta a me da Diana mi fece raggelare.
“Renesme, perché non ci ospiti tu? Non ci hai ancora fatto vedere dove abiti” Ci sarà un motivo preciso per cui non l’ho fatto, non credi? Non ti piacerebbe sapere che la mia famiglia è composta da vampiri senza età.
“Ecco, io…”
“Sì, dai. E’ l’unico modo, visto l’auto con cui sei venuta qualche volta a scuola, sicuramente non hai problemi di spazi” Era Alex. Maledizione, zia Alice e la sua Ferrari.
“Chiedo ai miei e vi faccio sapere” Potevo farcela, bastava organizzare tutto con la mia famiglia. La campanella era suonata, non facevo altro che pensare a questo compito. Fortunatamente, vedere Jake che mi aspettava seduto sugli scalini del porticato, mi rallegrò. Lui si era girato a guardarmi, Kelly mi diede una pacca sulla spalla come per chiedermi se era lui, annuii. “Wow, che ragazzo”, mi disse.
“Lo so” Poi rivolgendomi agli altri “Vi faccio sapere domani mattina, allora” Tutti annuirono.
Corsi da Jacob, lo abbracciai, ma continuavo a pensare a quel problema. Non riuscivo a concentrarmi solo sul mio Jake.
“Che c’è piccola?”
“Un grosso, grossissimo problema”
“Riguarda quel tipo che non ci stacca gli occhi di dosso? Vuoi che lo faccia a pezzi?” Di chi parlava. Mi voltai e vidi Alex.
“Oh, no. Non è lui il problema.”
“Però ti sta fissando, che vuole?”
“Prometti di non fare scenate” Non mi rispondeva. “Giura” Non lo vedevo molto convinto, ma fece di sì con la testa. Gli feci guardare nella mia mente l’incontro della mensa, lo sentivo tremare. “Calmati, me l’hai promesso”
“Vorrei sbranarlo” E non era un eufemismo. “Nessuno deve azzardarsi a provarci con te, mai” Senza parlare continuai a mostrargli i miei pensieri. Non era colpa di Alex, era solo uno dei tanti che mi trovava attraente per la mia natura di vampiro, non poteva fare altrimenti. Si era calmato, ma mi stringeva forte “Qual è quindi il problema?” Gli mostrai la lezione dell’ultima ora e i miei dubbi sul far venire quelle persone a casa mia. Dovevo trovare una soluzione. “Oh, ok. Be, dovresti parlarne con Bella e Edward. Ti accompagno da loro” Bene.
Arrivati a casa, capii che non c’erano. Chiamai mamma. “Dove sei?”
“Sono da Carlisle. E’ successo qualcosa?” Sentivo mio padre fare mille domande un pochi secondi. Stava già partendo per venirmi a recuperare, lo sentivo imprecare contro Jacob. Lo guardai e mi venne da ridere, lui non capiva.
“Mamma, non è successo niente. Chiedi a papà di contenersi. Volevo solo parlarvi di una cosa che è successa a scuola, non è niente”
“Oh, ok. Ti aspettiamo qui”
Entrai in casa dei nonni, salutai tutti e intanto vidi mio padre spuntare dalla porta del salone. “Era solo questo il problema?” mi disse.
Sei tu che giungi sempre a conclusioni affrettate
“Cosa succede?” Disse la mamma. Raccontai tutto, c’erano anche gli zii.
Papà cercò subito di creare un piano ben riuscito, senza tralasciare nessun dettaglio. “Be, possiamo far finta che io e tua madre siamo tuoi cugini, che ci stai ospitando. Dovremmo togliere le foto, tutte quelle con me e tua madre. Diremo che tuo padre e a lavoro e che tua madre vi ha lasciati soli per poter studiare in pace.” Poi riferendosi agli altri “Nessuno di voi dovrà venire a trovarci, a meno che non sia qualcosa di importante” Si era rivolto a zia Alice. “Per Jacob non c’è problema, tanto sanno che è il tuo fidanzato” Lo guardò con uno sguardo accusatorio, lui rise. “Non giocare con il fuoco, Jake” Lui continuò a ridere, chi sa a cosa stava pensando. Papà era su tutte le furie.
“Io pensavo che lui facesse il cane di guardia, tutte le belle case ne hanno uno” Era zia Rose. A quella affermazione ridemmo tutti, tranne Jake che se l’era presa, ma non disse niente. Papà continuava a guardarlo, sicuramente nei suoi pensieri stava imprecando contro quella bionda di mia zia. Ok, il problema era risolto, anche se pensare a mamma e papà come due cugini piuttosto che ai miei genitori mi sembrava strano, avrei dovuto chiamarli per nome. Tutto era risolto, potevo uscire con Jake, finalmente.
“Allora io vad…papà posso uscire con Jake, ora?” Sarebbe stato più contento così, se la decisione fosse spettata a lui. Mi fece cenno di sì con la testa. Finalmente potevamo stare insieme, io e lui.

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Capitolo 10
*** Centro commerciale ***


Quello che gli avevo proposto di fare oggi lo aveva un po’ spiazzato. Volevo andare al centro commerciale e cercare di essere il più naturale possibile, una finta quindicenne con un finto ventenne che giravano per negozi e parlavano del più e del meno. L’unica cosa che non avrei fatto sarebbe stato mangiare qualcosa al bar. Jake invece sapevo che era affamato.
“Prendiamo un pezzo di pizza?” Mi guardò sconcertato, forse pensavo che stessi male “Ok, mi correggo. Vuoi prenderti un pezzo di pizza?”
“Già va meglio” Ci sedemmo al tavolo e lui prese la pizza e qualcosa da bere, io niente, ovviamente. “Dovresti sforzarti di mangiare qualcosa di umano ogni tanto, dato che puoi farlo” Sì, potevo, ma non mi andava proprio giù.
“Tu non puoi capire.” Mi guardò rassegnato.
“Ti diverti a fare finta di essere normale?” Rideva.
“Sì, molto. Mi piace fare cose di questo genere, sono stata troppo tempo in quel bosco, senza poter uscire mai. Ho bisogno di stare in mezzo alla gente.”
“Senza uccidere nessuno, però” Ogni volta faceva una battuta. Mi venne da ridere, poi però volli chiedergli una cosa.
“Non ti da fastidio? Intendo, quello che sono. Ok imprinting e cose varie, ma tu sei nato per uccidermi.” Mi vennero i brividi a quelle parole. Lui mi prese la mano e la accarezzò.
“Tu non sei un mostro, e nessuno della tua famiglia lo è. L’ho capito tardi, ma l’ho capito. Non è colpa vostra se siete quello che siete. E’ stato qualcun altro a farvi diventare così, e il fatto che persone come Carlisle abbiano cercato in tutti i modi di non essere dei mostri abbandonandosi al proprio destino è fantastico. Non è facile rifiutare se stessi e il proprio modo di essere, mi rendo conto che dobbiate soffrire davvero tanto. E probabilmente su tu fossi stata un mostro non avrei mai finito per innamorarmi di te.” Erano proprio le parole che volevo sentirmi dire. Il centro commerciale stava per chiudere, così ci avviammo verso la macchina.
“Ei, Nessie” Mi girai per guardarlo, era Alex, avevo riconosciuto la voce.
“Ciao, come va?”
“Bene.” Guardò Jacob, che lo fissava con sguardo minaccioso. Volevo dirgli di piantarla, lo toccai per farlo calmare. Lo fece. “Allora, è tutto ok per il compito?”
“Sì, i miei hanno detto che va bene. Non ci saranno loro, ma non è affatto un problema.” Mi sorrise. “Ci vediamo domani a scuola”
“Ciao” Sì avvicinò per darmi un bacio sulla guancia. Arrossii, non per lui, ma per Jacob. Dovevo fermarlo, se avesse voluto fare qualcosa.
“Ciao” Presi Jacob e lo portai verso la macchina, frettolosamente.
“Non ti preoccupare, sono calmo. Vedevo quello che stavi pensando. Stai tranquilla, per ora può rimanere vivo” Che sollievo, grazie. Eravamo davanti alla macchina, aspettavo che prendesse le chiavi per aprire. C’era un fantastico tramonto che si vedeva dall’ampio parcheggio che si affacciava su un laghetto artificiale. Poggiò una mano sulla mia, l’altra la mise sul mio mento, in un attimo mi ritrovai con le spalle addosso lo sportello dell’auto. Lui davanti a me, bello come il sole, anche di più. Tremavo ad averlo così vicino, sentivo il suo respiro caldo sulla pelle. Il cuore stava per scoppiarmi, e sentivo battere il suo battere ancora più velocemente “Tu sei solo mia, non permetterò a nessuno di portarti via da me ora che ho tutto ciò che voglio.” Non avrei mai voluto allontanarmi da lui, anche io lo volevo più di ogni altra cosa al mondo. Con le dita sfiorò le mie labbra secche, il mio respiro si faceva sempre più affannato. Era così vicino a me da poter leggere facilmente ciò che provavo: euforia, ansia, amore, passione, adrenalina. Non serviva toccarmi, bastava che mi guardasse negli occhi, e lo stava facendo. I suoi occhi scuri trasmettevano le stesse emozioni. Si avvicinò ancora, prima con il corpo che ardeva attaccato al mio, poi con il volto, esitò per alcuni istanti, poi avvicinò le sue labbra che sfiorarono le mie. Sempre più vicine, sempre con più forza, iniziò questo lungo bacio. Un brivido pervase tutto il mio corpo, l’eccitazione era enorme, istintivamente schiusi le labbra per assaporare quell’attimo eterno, sentii la sua lingua incrociare la mia in un vortice di passione sfrenata, lasciai la mano che mi stava tenendo e lo avvolsi in un abbraccio, mentre con l’altra mano gli accarezzavo i capelli folti. Lui posò la sua mano sui miei fianchi e mi strinse avvicinandomi ancora di più al suo petto robusto. Quel bacio durò a lungo, ma poco dopo dovetti vederne la fine. Sentii le sua labbra allontanarsi dalle mie, con un colpo alla schiena lo riavvicinai per averne ancora, ancora e ancora. Lui non si lasciò pregare. Quando si scostò da me, tenevo ancora gli occhi chiusi.
“Puoi anche aprirli”. Li aprii lentamente, non volevo smettere di sognare. Sbattei le palpebre, era stupendo mentre mi sorrideva. “E’ meglio che torniamo a casa”
“Perché vuoi già andare via?”
“Perché non credo che potrei fermarmi, ho aspettato fin troppo questo bacio” Fermarsi? E chi voleva che si fermasse? Non ne avrei avuto mai abbastanza. “Non vorrei davvero tradire la fiducia di Edward. Credo che dovremmo andarci piano” Edward, mio padre Edward. Se avessimo dato retto a lui, avrei dovuto aspettare secoli prima di poter fare quello che fanno tutte le coppie innamorate, ma la cosa negativa era che non gli si poteva nascondere niente. Aveva ragione Jacob: bisognava fare un passo alla volta.
“Credi che puoi farcela ad arrivare fino a casa senza problemi?” Stava guidando, quando si era fermato a qualche chilometro dalla mia abitazione. Sarei arrivata a casa in meno di un minuto a piedi, ma cosa significava “Ti aspetto finché non vedo che sei entrata” sì, in effetti in lontananza si vedeva la porta di ingresso, occhi come i suoi non avrebbero fatto fatica a seguirmi nell’ombra.
“Non capisco perché”
“Tuo padre: non credo sarebbe felice di leggere nei miei pensieri stasera” Mi guardò e per un attimo esitava a parlare “Non sono così puri”
“Guarderà nei miei”
“Meglio dei miei”
“Ne sei sicuro?” Gli misi una mano sul volto, quasi ad accarezzarlo. Nell mia testa c’era lui su un prato al mio fianco, mi baciava, mi stringeva, mi spogliava.
“Ok, basta” Tolse la mia mano, mi venne da ridere. “Ho detto di andarci piano”
“Non si può nemmeno sognare?” Feci per baciarlo e raccolse la mia offerta. “Ok, vado amore”. Un ultimo abbraccio per sentire il suo cuore in fermento “Tratterrò i miei pensieri, almeno fino a prima di dormire. Poi non posso garantirti cosa sognerò” Usci dall’auto e gli diressi un altro sguardo. Entrando in casa cercavo di pensare ad altro, ma mi era difficile, riuscivo solo a vedere il suo volto splendente. Iniziai allora a pensare alla scuola, al giorno successivo, a cosa avrei detto agli amici riguardo all’invito a casa mia. Diedi un saluto veloce e corsi in camera mia, capivano che gli nascondevo qualcosa, di bello per me. Lo avrebbero scoperto poco dopo. Sognando non vedevo altro che lui ed io insieme, abbracciati a baciarci. Fortunatamente niente di più. 

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