Piledriver waltz.

di Bi_Lu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Piledriver waltz. ***
Capitolo 2: *** Submarine. ***



Capitolo 1
*** Piledriver waltz. ***


Salve, e benvenuti.
Sono Bi_Lu, che è un nickname costruito con le iniziali dei miei due nomi.
È la mia prima fanfiction, e l'ho scritta dopo averci riflettuto su parecchio. Perché, credo sia normale, avevo paura di fare una bruttissima figura, e ho tutt'ora riserve sul pubblicarla, ma sì, buttiamoci. Se va male non vi darò più fastidio, prometto.
Beh, non vi rubo altro tempo, e buona lettura, per chi la leggerà.


~


C’era questo motivetto, anni prima, un motivetto che gli aveva ronzato in testa per giorni, appiccicoso e dolce come il miele. Lento, sempre le solite 17 noticine, ripetute all’infinito. Do, Re – Si, Do La Si, Sol# La Si Do, La Sol Fa Mi Re – Do. L’aveva suonato sulla stessa pianola che ora è in cantina a casa di sua madre e che nessuno tocca più dal tempo di quel motivetto, l’unica cosa mai stata suonata sulla sua tastiera, e da allora ogni tanto riaffiorava, riportando alla luce con sé ricordi della sua adolescenza.

Quando c’era quel motivetto, c’era anche una ragazza. Una ragazza come un raggio di sole, il sole che quando la notte andava a riposare, si nascondeva tra i suoi morbidi e lucenti capelli di miele. La stella più bella. A pensarci ora, a pensare a tutte queste cose che avrebbe voluto dirle allora, si sentiva sciocco, e rideva. Una ragazzina che gli aveva rubato il cuore e se l’era tenuto stretto per anni, e ora era la sua migliore amica. Se l’avesse saputo, l’avrebbe preso in giro a vita.

E quando c’era quel motivetto, e lui, lei e gli altri del gruppo erano ancora dei ragazzini ignari e ingenui, c’era stato un pomeriggio di primavera, uno di quelli caldi e soleggiati con il cielo limpido limpido che al tramonto diventa giallo e rosa, raro per il sobborgo inglese dove abitavano, in cui questi giovani stavano seduti nel suo garage, a poltrire e oziare nel tepore del tardo pomeriggio di maggio.
La pianola stava in un angolo, abbandonata da diversi mesi, e quando saltò allo sguardo della ragazza, lei, tutta contenta, rise e trascinò uno scatolone con sé, su cui si sedette e iniziò a strimpellare sullo strumento.
“Matt, dai, suonaci qualcosa, ché io non ci so fare nulla con questa cosa!”, disse lei, mentre gli altri, ormai abbandonate le chiacchiere sullo sport e sulla musica lo incoraggiavano perché suonasse la pianola.
Lui, più del motivetto, non sapeva fare, e se ne vergognava. Ma un sorriso apparve sul viso della ragazzina, il suo sorriso così ampio e dolce, quello a cui non sapeva dire di no. E subito dimenticò la paura che i ragazzi lo prendessero in giro davanti a lei e le si sedette accanto.
Iniziò a suonare.
“Matt, ma è un valzer!”, disse, e le si illuminò ancor di più lo sguardo.
Lui, che non sapeva lo fosse, si atteggiò a grande esperto e disse che, in effetti, sì, era un valzer, e sì, l’aveva composto lui.
Lei rise, e si alzò in piedi, e al centro della stanza iniziò a volteggiare, i lunghi capelli che le circondavano la testa come un’aura di angelo, e la felicità dipinta sul volto.
Lui si fermò, e lei gli chiese di continuare ancora, e ancora, e ancora. Come dirle di no?
D’un tratto lei si fermò, si avvicinò ad Alex.
“Tu il valzer lo sai ballare?”, chiese con uno scherzoso tono di sfida.
“Certo – rispose lui, con un sorrisetto malizioso – se vuoi te lo insegno”.
La prese per mano, la condusse a centro pista con gesti plateali, suscitando le risa dei presenti, e insieme ballarono un valzer improvvisato.
Le guance di lei erano sbocciate come rose a primavera, il cuore le batteva a mille.
Matt lo notò. Ebbe la conferma di ciò che sospettava, lei era innamorata del suo migliore amico.
Trattenne il respiro, un’esplosione nel cuore, lo sguardo appannato.
Una lacrima cadde sul tasto del Do.
Stonò, ma nessuno se ne accorse, nell’atmosfera di festa che regnava in quel piccolo garage della periferia di Sheffield.
E continuò, la morte nel cuore, finché lei crollò stremata a terra, col fiatone e il capogiro per il troppo ridere e ballare, con il suo stupendo sorriso sempre stampato sulle labbra.

A pensarci ora…
A pensarci ora, fa ancora male.

E a pensarci ora, e riflettendoci…
Lei non è semplicemente la sua migliore amica.
E non lo è mai stata.



~


Ok. 
È andata tanto male? O vi è piaciuta?
In breve, lasciatemi una recensione, bella o brutta che sia.
Così capisco se continuare o meno a disturbarvi con queste scemenze che partorisce la mia mente di fangirl.
Così rendiamo la vita più facile a tutti, sì?
Un bacio, e mille grazie se l'avete letta tutta. Non sapete quanto sia importante per me.
Bi_Lu

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Capitolo 2
*** Submarine. ***


Ebbene, rieccomi. 
Sono di nuovo qui per scrivere il sequel della mia oneshot, che col senno di poi non è più tale.
Quindi, bando alle ciance, e buona lettura.



~


- Ehi Al, senti… Ci sarebbe una cosa di cui devo parlarti.
- Sì, certo. Dimmi tutto.
- Dovremmo andare in sala registrazioni.
- Ok.
Fremeva come un filo d’erba al vento. Non che si vergognasse della cosa, perché comporre musica assieme era ormai una routine. La cosa che suscitava in lui tutta quell’insicurezza era che mai prima d’ora aveva avuto in mente una canzone così. Questa non era, come la definivano tra loro, “cattiva”, non aveva una batteria martellante e tagliente, né una linea di basso pastosa e profonda, né un vivace riff di chitarra. Essenzialmente non aveva nulla di speciale, se non fosse stato per quel giro di pianoforte che scandiva il ritmo di tutta la canzone.
Ecco, a questo si fermava la sua idea. A quel giro di pianoforte che da quel pomeriggio di maggio era sempre rimasto impresso nella sua memoria. Non aveva idea di come scrivere le parole per accompagnare quella musica, né aveva idea di cosa effettivamente avrebbe potuto dire per fare da sfondo a quelle diciassette semplici note. Perché non sapeva come esprimersi al riguardo, non sapeva come confessare ciò che provava per lei; per lei che, quando ne sentiva la mancanza, gli tornava in mente, una visione angelica quasi irreale nella sua perfezione. Ecco perché teneva quella melodia custodita gelosamente dentro il suo cuore, ecco perché era speciale: per questo non voleva che fosse una semplice musichetta di sfondo a uno dei loro tanti prodotti, e non aveva mai trovato l’occasione giusta in cui plasmare una canzone degna di quella melodia. Degna di quella stupenda creatura che era Lei.
E, come per trarlo in salvo da quell’infinito rimuginare, ecco qualche settimana prima uno dei suoi migliori amici che veniva ingaggiato per comporre la colonna sonora di un film. L’occasione perfetta. Giusto il tempo di definire un accenno di percussioni per cadenzare il ritmo del valzer ed il pezzo era stato registrato, pronto per essere sottoposto ad Alex (gli fu molto difficile riuscire ad incidere la traccia senza che gli altri non ne venissero a sapere, poiché stavano lavorando al loro quarto album e nello studio c’era sempre qualcuno intento a provare un suo pezzo).
Dopo aver percorso il corridoio cieco che conduceva alla sala registrazioni, aprì la porta, e la richiuse dietro di sé quando anche Alex fu entrato. Gli disse di sedersi, e così prese posto sullo sgabello della batteria, il busto ritto e le braccia incrociate sul petto, le sopracciglia aggrottate e gli occhi scuri penetranti come dardi fissi sull’amico. Per lui, che lo conosceva bene, sapeva che quando Alex aveva quell’espressione non era arrabbiato o seccato, bensì era concentrato e prendeva veramente sul serio la situazione, capiva che per il suo amico era importante.
Senza aggiungere altro, si avvicinò allo stereo e premette play. Aveva già inserito il disco prima di andare a chiamare Alex.
Un minuto più tardi la traccia finì, e fu sostituita dal leggero rumore del disco che girava a vuoto nell’alloggiamento.
Per tutta la riproduzione aveva fissato lo stereo, incapace di muoversi, preda dell’ansia, dando così le spalle all’altro. Inspirò profondamente, ed espirando sentì il fiato tremargli. Si voltò in cerca dello sguardo di Alex, che però aveva gli occhi rivolti al pavimento, e una mano che reggeva il mento, con l’indice che andava a coprirgli la bocca.
Attese, finché dopo una manciata di secondi – che parvero un’eterna agonia – alzò lo sguardo e gli sorrise.
- Beh? Vuoi che inizi a tessere le tue lodi? Sai già che credo tu sia un gran musicista e non capisco il punto di tutta questa tua riluttanza.
- No, non è questo il punto. Vorrei che tu scrivessi una canzone con questa base, ma senza che il testo o gli altri strumenti eclissino la melodia di fondo. Vedi, … -
Alex lo interruppe. Saltò in piedi come una molla e un guizzo nello sguardo.
- Sì! Matt, sì! Sei un genio! Sei, sei la mia salvezza! Ti adoro! – e detto questo lo abbracciò.
Matt si sentiva parecchio frastornato. Lanciò uno sguardo perplesso all’amico, che sciolto l’abbraccio rise.
- Vedi, nel contratto che ho firmato con la casa produttrice del film avevamo concordato un EP di sei canzoni, ma ho trovato davvero difficile comporre la sesta. Ed ecco che dal nulla arrivi tu, fulmine a ciel sereno, a pararmi il culo come al solito! Dio se ti adoro! –
Era in preda all’euforia. Anche Matt, vedendo Alex così allegro, sentì il peso che aveva sul petto ridursi notevolmente. Sentì addirittura un sorriso distendersi sul suo viso.
- Senti Al, però c’è una piccola clausola che devi rispettare, se vuoi usare questa base.
Alex, che stava già correndo a prendere carta e penna per buttare giù la prima bozza si bloccò e si girò a guardare Matt. Notò che, come quando poco prima lo aveva distolto dalla partita all’Xbox, Matt aveva un’espressione tra le più serie che avesse mai visto solcargli il volto. Stette in silenzio.
Matt si passò una mano tra i capelli e tirò un profondo sospiro. Le parole per confessare al suo migliore amico l’amore che durava da anni per quella ragazza che era cresciuta con loro, parvero avere origine direttamente dalla sua anima e scorrevano con la forza di un fiume in piena.
A racconto terminato si sedette a terra, lo sguardo perso e il volto in fiamme per la vergogna.
- Quindi tu vuoi che la melodia risalti nella canzone, è così? –
L’atmosfera si distese.
- Sì. Cioè, puoi parlare di quello che vuoi, ma rendile onore. –
- Chiaro. Però vedi, nel contratto ormai è stabilito che la colonna sonora sarà pubblicata da me come artista solista, e doverti includere anche solo come collaboratore significherebbe dover intraprendere un ulteriore iter di riunioni e discussioni sia con il produttore del film che con la casa discografica, – Matt fece per interromperlo, ma Alex lo zittì – tuttavia credo che potremmo includere una versione un po’ diversa nel prossimo album degli Arctic. Naturalmente dobbiamo parlarne con Nick e Jamie, ma dubito che abbiano qualcosa in contrario. –
Il volto di Matt si oscurò. – Al, io non vorrei che anche loro venissero a sapere tutta questa storia… Vedi, me ne vergogno da morire, mi sento un fottuto ragazzino… -
Alex gli sorrise e strizzò l’occhio. – E chi ha detto che dovranno sapere tutto quanto? –
Matt si alzò in piedi, con le labbra increspate in un sorriso e lo sguardo appannato. Si diresse verso Alex e si fermò a un passo da lui. Gli mise una mano su una spalla e una lacrima gli rigò la guancia.
L’altro ridacchiò. - Guarda che se ti metti a piangere dopo sembrerai davvero un fottuto ragazzino. Un fottuto ragazzino checca, per lo più. –
Abbracciò di nuovo l’amico, che cercava di trattenere i singhiozzi, ma era tradito dal respiro scandito da alcuni singulti a intermittenza. Gli diede due pacche sulla schiena, poi lo prese per le spalle e sorridendogli lo scosse.
- Dai, su. Ripigliati e torniamo di là, che voglio finire la partita a PES. – e detto questo uscì dalla sala registrazioni.
Matt rimase solo. Si asciugò le guance guardando il soffitto costellato di piccole lampadine gialle, che facevano sembrare il soffitto un piccolo angolo di cielo.
Si diresse alla pianola e suonò il valzer un’altra volta.
Do, Re – Si, Do La Si, Sol# La Si Do, La Sol Fa Mi Re – Do.
Lasciò cadere le mani lungo il corpo e sorrise soddisfatto alla tastiera.
Tornando nella stanza dove Alex e gli altri lo aspettavano, rifletté su ciò che era accaduto quel pomeriggio.
Dopo tutto, la canzone era il minimo.
Avrebbe avuto l’occasione di esternare il suo amore, finalmente, ma quello non era assolutamente niente.
Non era niente in confronto alla certezza che quella sera aveva acquisito definitivamente, da lì a per sempre.
La certezza che, qualsiasi problema avrebbe mai avuto, avrebbe sempre avuto un amico semplicemente fantastico come Alex su cui contare.


~


E così caliamo il sipario su Piledriver Waltz.
Ora, alcune note: questa fanfiction è dedicata alla mia amata piuma_rosaEbianca , che mi ha spinta a condividere con gli altri quello che scrivo. Ti voglio bene, Cogh. ♥
Per il resto, questo secondo e ultimo capitolo è stato scritto in sole due ore, ed ero così desiderosa di pubblicarlo che potrebbero essermi sfuggiti alcuni errori di punteggiatura. Ecco, se voleste farmelo notare con una recensione, la accetterei volentieri. 
Certo, accetterei una recensione anche se mi voleste dire che la storia vi è piaciuta. 
Ora vi lascio.
Grazie mille per aver letto la mia storia.

Bi_lu





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