Un anno all'estero

di Juliett828
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 2: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 3: *** E voi chi siete? ***



Capitolo 1
*** Uno strano incontro ***


p style="text-align: center;"> Un anno all’ estero

E’ una bella giornata di primavera, il cielo è azzurro e il sole splende alto nel cielo. Se ti concentri bene su un pezzettino di cielo quasi non sembra di stare nella affollata e inquinata New York. Giu ci si è trasferita due mesi prima, è in terza liceo linguistico e ha voluto fare un anno di studio all’estero e quale meta migliore di New York la città dove mille culture diverse si fondono e dove puoi trovare di tutto dal cibo, ai teatri a soprattutto i negozi. Giu è una ragazzina di quindici anni. Dico ragazzina perché ha dei lineamenti così dolci da sembrare quasi una bambina. Ha lunghissimi capelli biondi boccolosi e grandi occhi azzurro chiaro. La pelle è chiarissima quasi color avorio ma con un sottotono rosato e due guance pescate. Non è altissima ma neanche bassa è una ragazza normale sul metro e settanta. Ha un fisico molto ben proporzionato anche se è molto magra ma di costituzione. Le sue passioni sono moltissime le interessa la moda e il trucco ma non segue ogni trend solo quelli che le piacciono ha un gusto un po’ particolare molto vintage e tenero. Ama fiocchetti, volant, e anellini vari. E il suo colore preferito per il vestiario è il rosa cipria. Oggi indossa una gonnellina vaporosa rosa cipria e un maglioncino bianco perché a novembre inizia a fare freddo. I biondi capelli sono lasciati lisci e naturali. Ha un paio di orecchini a brillantino e un cerchietto rosa cipria anche quello. E infine indossa delle semplici ballerine dello stesso bianco del maglioncino. Ha dello smalto rosato chiaro e le unghie tenute un po’ corte ma ben curate perché un’altra delle sue passioni è il violino e per suonarlo le unghie non devono allungarsi troppo. Mentre cammina per la strada che dal suo liceo porta all’accademia di musica porta in una mano il violino appunto e nell’altra il leggio. Anche se ha dovuto andare via di casa non ha rinunciato a suonare il suo strumento e si è iscritta alle lezioni pomeridiane della scuola di musica più famosa di NY che fortunatamente è legata al suo liceo il Dolce Amoris. Li ci sono ragazzi che vengono da tutto il mondo con passioni e sogni diversi. Ad esempio Giu anche se suona il violino e il pianoforte non vuole diventare una musicista da grande ma un chirurgo. Comunque stavamo dicendo stava passeggiando tranquillamente fantasticando sulla sua vita da adulta. A un certo punto qualcuno la afferrò da dietro la tirò a se e l’abbracciò poi chinò la testa e le diede un bacio sulla guancia.
>Sarà una mia amica< pensò Giu iniziando a preoccuparsi.
Ma poi sentì una voce maschile dire: >Hei dolcezza tutto bene?<
Senza pensarci due volte si girò e tirò un forte calcio sul ginocchio al tipo che le stava dietro. Lui cadde a terra.
> Ma che sei scema… Aspetta tu non sei Callie<
> Ehm no!<
> Scusa, mi dispiace tanto, il fatto è che somigli molto a una mia amica<
Giu s’inginocchiò per terra e lo osservò un po’. Aveva dei capelli strani corti leggermente mossi, biondo scuro ma con riflessi verdi che sembravano molto naturali, un sorriso dolce e due occhi verde giada. Era davvero molto carino.
> No scusa tu, sono stata avventata, spero di non averti fatto troppo male<
> Ma va figurati< disse lui tentando di alzarsi ma il ginocchio li faceva abbastanza male e quindi non riuscì a trattenere un gemito ma poi sorrise.
> Davvero lascia che ti aiuti, ti accompagno al bar qui di fronte e chiediamo del ghiaccio<
> Ok va bene< Dicendo questo appoggiò un braccio sulla sua spalla e si incamminarono verso il bar della piazza, non aveva un nome particolare ma tutti lo chiamavano il Bar semplicemente. Mentre camminavano si misero a chiacchierare.

ecco il secondo:>Come ti chiami?< le chiese lui
> Giulietta, ma chiamami Giu< lui trattene una risata e abbozzò solo un sorriso
> Giulietta davvero?? Come quella di Giulietta e Romeo<
> Si lascia perdere, mia mamma è parecchio fissata con Shakespeare< sorrise lei
> è un bel nome, io sono Jade!<
> oh, lo sapevo< e sorrise > sei parecchio gettonato nel mio liceo< e sorrise di nuovo
> Che scuola frequenti?<
> Il liceo Dolce Amoris ma sono qui da soli due mesi, sono italiana<
> L’avevo capito dalla pronuncia e dal nome<
> Eheh dai non lo parlo così male l’inglese<
> No, hai ragione per essere qui da soli due mesi sei parecchio brava<
Lei sorrise > Siamo arrivati, aspettami qui vado dentro a chiedere il ghiaccio!<
> ok!<
Entrò nel bar e alla cassa c’era un nuovo ragazzo ma aveva l’aria familiare. Ah si era un ragazzo del suo liceo, quello dai capelli rossi che stava sempre in disparte con l’aria da duro, a Giu non era mai piaciuto troppo. Frequentava con lei anche la scuola di musica lui suonava la chitarra elettrica.
> Ciao scusa non è che avresti del ghiaccio un ragazzo si è fatto male <
Castiel alzò lo sguardo e vide questa ragazzina tutta dolce e carina che lo guardava sorridendo
> Che bimbetta!< pensò >Te lo do ma dovrai pagarlo<
> Grazie<
Castiel rimase stupito si era aspettato una risposta a tono. Andò a prendere dalla cassetta del pronto soccorso il ghiaccio spray e lo porse alla ragazza.
> Riportamelo eh!<
> Ok quanto ti devo?<
> Niente, stavo scherzando<
> Grazie .. Castiel giusto?<
>Sì esatto<
Giu uscì e tornò da jade. Gli alzò i jeans e gli spruzzò su il ghiaccio.
> Meglio?<
> Si, grazie<
> Di niente figurati ti ho quasi rotto un ginocchio<
> Ma va davvero non è niente di grave<
> Ok, guarda io ora devo andare perché tra poco ho lezione quindi ti devo lasciare, ce la fai a tornare a casa?< lui sorrise
> Certo!! Allora ciao e grazie< detto questo si alzò la salutò con un cenno della mano e iniziò ad allontanarsi poi si girò e la risalutò con la mano sorridendo. Anche Giu lo salutò poi si girò ed entrò di nuovo nel bar ridiede il ghiaccio a Castiel e lo ringraziò.
> Sei sempre così gentile e carina con tutti?< le chiese
> No, direi di no<
> Pensavo fossi una di quelle tipette tutte tenerine con le vocette squillanti che sembrano bambinette eccitate da una nuova barbie<
> Tu che ne sai, per caso eri una di loro?<
> Ah ah ah molto divertente, allora non sei tutta dolciosa<
> Ti svelo un segreto rispondo bene semplicemente perché non sono capace di rispondere male in inglese<
>Ah già tu sei la tipa strana che viene dalla Francia<
> Strana?!? Parla lui vero?!? Comunque è Italia<
> Italia, Francia sai cosa cambia<
> Scommetto che la geografia è la tua materia preferita< disse lei ironicamente
Lui sorrise.
>Comunque se il problema e che non sei capace di formulare le frasi maleducate ti basterà passare un po’ di tempo con me e imparerai subito <
>Questo è un invito ad uscire insieme?< Chiese lei sorridendo
Lui le sorrise > ti piacerebbe eh!!<
> Ma non so< gli rispose sempre sorridendo
> Allora ti informo che oggi è la tua giornata fortunata piccola che ne dici di andare a lezione di musica insieme<
> D’accordo PICCOLO< disse lei e gli fece l’occhiolino.
E lui le sorrise chiuse la cassa informò Joe, il barista, che stava andando e si incamminarono insieme.

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Capitolo 2
*** Nuovi incontri ***


La lezione di violino si svolse tranquillamente. Giu provò i pezzi per il saggio di Natale: uno da singolo, uno con un’altra violinista la sua amica Violette e uno con un pianista che purtroppo non era riuscito a venire e che quindi avrebbe conosciuto solo il giorno dopo. Finita la lezione uscì da scuola. Attese un po’ sui gradini per vedere se qualcun altro aveva finito la lezione in modo da tornare a casa insieme ma non arrivò nessuno e così si incamminò verso casa. Dopo che aveva deciso di trasferirsi a New York sua madre aveva telefonato a sua zia che viveva  a Manhattan e le aveva chiesto di ospitare Giu per un anno. La zia aveva subito acconsentito. Era una donna un po’ strana che amava chiacchierare e fare regali e indossava sempre uno strano costumino da fata. Purtroppo (o fortunatamente) faceva la giornalista all’estero e quindi non era quasi mai a casa ma tutto sommato a Giu non dispiaceva avere un po’ di spazio per lei. Il suo appartamento era un po’ distante sia dalla scuola di musica che dal Dolce Amoris ma non tantissimo e quindi Giu amava tornare a casa a piedi anche perché bisognava passare attraverso un parco stupendo con un piccolo laghetto, tanti alberi e fiorellini. Aveva appena imboccato l’entrata del parco, appunto, quando sentì tre vocine e alcune risate. Si voltò e si guardò in giro ma non vide nessuno.
>Me lo sarò immaginato< pensò.
Però dopo qualche passo ecco ancora quelle tre vocine e le risatine ma di nuovo no vide nessuno. Mentre rifletteva su cosa poteva essere stato iniziò a piovere molto forte.
>Oh no! Il violino, se si bagna si rovinerà e non suonerà più bene< A quel violino ci teneva particolarmente perché era un regalo che sua nonna le aveva dato prima di morire quando Giu aveva solo sei anni. Da quel momento  aveva iniziato a suonarlo e tutte le volte le sembrava che sua nonna fosse li con lei.
>Non si deve assolutamente rovinare<  pensò correndo sotto ad un grande albero.
> Finirà tra poco meglio che aspetto un po’ qui<
Ma i minuti passavano e ancora non aveva smesso.
>Ah.. come sarebbe bello se arrivasse qualcuno con un ombrello< disse facendo senza volerlo un piccolo tondo  con il dito indice.
Dopo pochi istanti arrivò effettivamente un qualcuno. Era un ragazzo alto e robusto, con una grossa felpa che li copriva il viso. Aveva in una mano una cartellina con dei fogli che sembravano degli spartiti e nell’altra teneva un ombrello. Si fermò davanti a Giu e le sorrise. Sorridendo alzò la testa e il cappuccio scivolò all’indietro. Aveva un sorriso stupendo. I capelli biondissimi e due occhi dorati che sembravano quasi irreali.
>Serve una mano?<
> Magari!< rispose Giu soridendo >Andrei anche sotto la pioggia ma ho paura che il violino si rovini<
> Posso accompagnarti io!< disse il biondino continuando a sorridere >Sono Nathaniel, suono il piano<
> Piacere! Io sono Giu e, come avrai capito, suono il violino<
Si strinsero la mano.
>Allora.. accetti il mio invito?<
>Volentieri però solo fino al bar più avanti, casa mia è abbastanza lontana, aspetterò lì che smetta di piovere<
>Ok, andiamo?< disse Nathaniel porgendole l’ombrello.
Giu si infilò sotto con lui e si incamminarono.
>Giu sta per?<
>Giulietta< sorrise lei ripensando all’incontro con Jade.La lezione di violino si svolse tranquillamente. Giu provò i pezzi per il saggio di Natale: uno da singolo, uno con un’altra violinista la sua amica Violette e uno con un pianista che purtroppo non era riuscito a venire e che quindi avrebbe conosciuto solo il giorno dopo. Finita la lezione uscì da scuola. Attese un po’ sui gradini per vedere se qualcun altro aveva finito la lezione in modo da tornare a casa insieme ma non arrivò nessuno e così si incamminò verso casa. Dopo che aveva deciso di trasferirsi a New York sua madre aveva telefonato a sua zia che viveva  a Manhattan e le aveva chiesto di ospitare Giu per un anno. La zia aveva subito acconsentito. Era una donna un po’ strana che amava chiacchierare e fare regali e indossava sempre uno strano costumino da fata. Purtroppo (o fortunatamente) faceva la giornalista all’estero e quindi non era quasi mai a casa ma tutto sommato a Giu non dispiaceva avere un po’ di spazio per lei. Il suo appartamento era un po’ distante sia dalla scuola di musica che dal Dolce Amoris ma non tantissimo e quindi Giu amava tornare a casa a piedi anche perché bisognava passare attraverso un parco stupendo con un piccolo laghetto, tanti alberi e fiorellini. Aveva appena imboccato l’entrata del parco, appunto, quando sentì tre vocine e alcune risate. Si voltò e si guardò in giro ma non vide nessuno.
>Me lo sarò immaginato< pensò.
Però dopo qualche passo ecco ancora quelle tre vocine e le risatine ma di nuovo no vide nessuno. Mentre rifletteva su cosa poteva essere stato iniziò a piovere molto forte.
>Oh no! Il violino, se si bagna si rovinerà e non suonerà più bene< A quel violino ci teneva particolarmente perché era un regalo che sua nonna le aveva dato prima di morire quando Giu aveva solo sei anni. Da quel momento  aveva iniziato a suonarlo e tutte le volte le sembrava che sua nonna fosse li con lei.
>Non si deve assolutamente rovinare<  pensò correndo sotto ad un grande albero.
> Finirà tra poco meglio che aspetto un po’ qui<
Ma i minuti passavano e ancora non aveva smesso.
>Ah.. come sarebbe bello se arrivasse qualcuno con un ombrello< disse facendo senza volerlo un piccolo tondo  con il dito indice.
Dopo pochi istanti arrivò effettivamente un qualcuno. Era un ragazzo alto e robusto, con una grossa felpa che li copriva il viso. Aveva in una mano una cartellina con dei fogli che sembravano degli spartiti e nell’altra teneva un ombrello. Si fermò davanti a Giu e le sorrise. Sorridendo alzò la testa e il cappuccio scivolò all’indietro. Aveva un sorriso stupendo. I capelli biondissimi e due occhi dorati che sembravano quasi irreali.
>Serve una mano?<
> Magari!< rispose Giu soridendo >Andrei anche sotto la pioggia ma ho paura che il violino si rovini<
> Posso accompagnarti io!< disse il biondino continuando a sorridere >Sono Nathaniel, suono il piano<
> Piacere! Io sono Giu e, come avrai capito, suono il violino<
Si strinsero la mano.
>Allora.. accetti il mio invito?<
>Volentieri però solo fino al bar più avanti, casa mia è abbastanza lontana, aspetterò lì che smetta di piovere<
>Ok, andiamo?< disse Nathaniel porgendole l’ombrello.
Giu si infilò sotto con lui e si incamminarono.
>Giu sta per?<
>Giulietta< sorrise lei ripensando all’incontro con Jade.

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Capitolo 3
*** E voi chi siete? ***


Nathaniel la accompagnò fino al bar. Lì Giu ordinò una cioccolata calda e si mise ad aspettare che finisse di piovere. E poi di nuovo sentì le tre vocine e le risatine, girò la testa di scatto e non vide niente, come al solito. E poi, come prima senza volerlo, ruotò il dito indice e disse: Mi piace il ciel sereno dovrebbe smettere di piovere in un battibaleno. Ed ecco che la pioggia cessò. Ovviamente Giu non si accorse della coincidenza delle sue parole con il fatto e felice si avviò verso casa sua sorridendo e saltellando. Quando arrivò a casa come al solito la trovò vuota e quindi accese il bollitore per una tazza di te e si fece una doccia calda per togliersi il bagnato della pioggia di dosso. Quando ebbe finito uscì dalla doccia, infilò l’accappatoio e andò in camera. All’iniziò tutto tranquillo e poi le risentì, quelle tre vocine, le risatine. Questa volta, ormai spaventata si buttò sul letto e iniziò a tremare >Chi siete? Chi c’è? Andatevene!< >No bambina cara non devi avere paura< Giu urlò e iniziò a guardarsi in giro girando la testa a scatti >Chi sei? Chi ha parlato?< >Siamo state noi tre bambina le tue fate madrine< E così comparvero dal nulla tre esserini piccolini. Non erano più grandi di un palmo di una mano. Un aveva lunghi capelli viola e indossava vestiti da lolita, era tenerissima. La seconda invece assomigliava a Audrey Hepburn. Aveva capelli castani raccolti sulla testa con una coroncina e indossava un tubino nero, guanti lunghi neri, occhiali da sole e un collier di perle. E l’altra, l’ultima, aveva lunghissimi capelli biondi boccolosi, grandi occhi da cerbiatto azzurro-blu e un viso dolcissimo. Assomigliava molto a Giu. >Le mie.. fate madrine?< Chiese Giu stupitissima. Poi si stopicciò gli occhi e continuò >Ma va, non è possibile, è che in questi giorni dormo poco, ormai sento le voci< >No cara bambina, siamo davvero le tue fate madrine e ora che hai compiuto quindici anni puoi iniziare a usare la magia che ti è stata tramandata dalla tua nonna!< >Mia nonna poteva fare incantesimi?< >Esattamente, era un mago< >E quindi, anche io sono in grado di farli?< >Ma tesoro mio non te ne sei accorta oggi? Ne hai fatti ben due!< >Quando ho detto quelle parole in rima.. io< >Esattamente!< >Ma non servono bacchette o robe del genere< >Si avrai una bacchetta ma prima dovrai imparare alcune regolette basi, tipo parlare in rima! Mi raccomando da adesso in poi non leggere mai una filastrocca< >Ma se io sono il mago.. voi chi siete?< >Te lo abbiamo già detto, le tue fate madrine< >Sì ma.. a cosa mi servite?< >Quando un mago nasce la nonna o il nonno che ha passato i poteri può scegliere tre virtù da donare al bambino che si presenteranno sotto forma di fate dal bambino quando compirà quindici anni e sarà quindi pronto ad essere un mago.< >E voi sareste? Che virtù?< >Io sono l’arte: cinema, musica, letteratura, disegni, sculture..< disse la piccola vestita da lolita >Io sono l’eleganza< disse la mini Audrey >E io la bellezza< disse infine la piccola bionda >Ma io sono brava in matematica.. cosa centra con voi?< >Quello lo hai ereditato da tuo papà ma non c’è nulla di magico.< >Hai altre domande< >Posso provare a fare un incantesimo?<

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