Avalon

di OkinoLinYu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: L'arrivo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Prime Rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Nuovi Misteri ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Piccole Spiegazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Andata e Ritorno ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: L'Ambasciata ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Alleanza...? ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Una Nuova Dimora ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: Domande e Risposte ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: Destino ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: A Caccia di qualcuno... ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Divertimento senza pensieri ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: Il piano rivelato ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14: Indecisioni ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15: Contromaledizione ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16: Incubo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: L'arrivo ***


Lei era lì, distesa nel mezzo di un campo fiorito, con lo sguardo perso a rincorrere le nuvole che correvano in cielo; il vento faceva ondeggiare i gambi e trasportava granuli di polline, il sole estivo rendeva il tutto più piacevole. Non pensava a nulla, chiudeva gli occhi immaginando storie e avventure fantastiche, con protagonisti maghi e streghe, eroi e draghi;
Un fruscio d’ali la risvegliò dai suoi sogni; aprendo gli occhi vide il pettirosso che le svolazzava davanti, sospirò, e con poca voglia cominciò ad alzarsi.
Due figure su una barca, avvolte dalla nebbia.
«Devi consegnarlo a Re Uther. E’ estremamente importante.» una voce di donna, severa, ma amorevole.
«Certo, madre.» l’altra voce, giovane, ma sicura.
«Sii prudente…» la voce di donna si fece preoccupata.
«Madre, non allarmarti, sarò all’altezza del compito.» la giovane cercava forza nelle sue stesse parole.
«Confido in te.»
Un fugace e veloce abbraccio, per salutarsi; poi un tuffo nel lago.
 
Merlino era seduto su una roccia in prossimità del lago, stava facendo abbeverare i cavalli; Artù e gli altri cavalieri si erano addentrati nella foresta per cacciare.
«Un attimo di pausa, finalmente!» sospirò tra se, osservando compiaciuto gli animali che bevevano, o brucavano un po’ d’erba.
Si appoggiò con la schiena ad un tronco, per stare più comodo, chiuse gli occhi e placidamente si addormentò. Non si rese conto di quanto tempo fosse passato quando un nitrito più forte lo destò, e vide i cavalli agitati che scalpitavano sulla riva. Si avvicinò prendendo le redini e tentando di placarli, quando sentì un gorgoglìo; si voltò verso il centro del lago e vide l’acqua ribollire, sempre più forte. Spaventato, prese i cavalli e li nascose tra gli alberi, legandoli ad un ramo, poi cercò un punto d’avvistamento che lo proteggesse. Si posizionò tra alcuni cespugli, scostò un paio di rami e osservò tutta la scena.
Dall’ acqua uscì di scatto una donna, se ne accorse perché aveva dei capelli lunghi e scuri; si guardò attorno per controllare che non ci fosse nessuno e cominciò a nuotare verso la riva. A pochi metri si inabissò di nuovo, avvicinandosi al suolo da sott'acqua; prima spuntò la testa, poi il collo, le spalle e il resto del corpo, ma la cosa strana era che la ragazza fosse completamente asciutta. Il mantello verde scuro che indossava era totalmente privo di aloni di bagnato, e anche l’abito color ruggine che s’intravedeva. Merlino rimase a bocca aperta. La ragazza si sistemò i capelli prendendo due ciocche laterali e fermandole alla base della nuca con un fermaglio, coprì il capo con il cappuccio e si guardò attorno; accertato che non vi fossero altre presenze, portò una mano alla bocca ed emise un lungo fischio. Dopo alcuni attimi si sentì uno scalpiccio e una macchia nera avanzò verso di lei, era una giumenta di un colore più scuro di quello di una notte senza luna, a stento si intravedevano gli occhi. La giovane le accarezzò il muso, il cavallo nitrì e si abbassò leggermente con le zampe anteriori per farsi montare; con un abile balzo la giovane salì e l’animale si rimise in piedi, un sussurro all’orecchio da parte della ragazza e insieme partirono, addentrandosi nella foresta.
Passati alcuni secondi, Merlino decise di uscire dal suo nascondiglio; non credeva a quello che aveva appena visto. Rimase a bocca aperta a fissare il punto della foresta in cui era scomparsa la giovane, non si accorse del re e gli altri cavalieri che tornavano; lo videro in piedi, imbambolato ed iniziarono a prenderlo in giro.
«Merlino!»
Una voce lo riscosse più delle altre.
«Si, vostra maestà.» disse un po’ sarcastico.
«Cosa stavi guardando di così interessante?» domandò altezzoso Artù .
Merlino non seppe cosa rispondere.
«Dovevi guardare con così tanta attenzione i cavalli, non il nulla! » continuò il biondo sempre più adirato.
“I cavalli!” pensò in una frazione di secondo, portandosi un palmo all’altezza della fronte.
«Sire, non vi preoccupate, ho tutto sotto controllo.» Non fece in tempo a finire la frase che scomparve tra le fronde.
Artù e gli altri cavalieri si guardarono perplessi.
«A volte è così strano.» azzardò a dire Sir Parsifal
«A volte?!» lo apostrofarono gli altri, ridendo.
Merlino tornò dopo poco con tutti gli animali saldamente tenuti alle redini.
«Ecco qui, tutte le vostre cavalcature sane e salve.» disse orgoglioso.
«E come mai le avevi nascoste?» chiese Artù sospettoso.
« Per proteggerle…» si affrettò a giustificarsi il servo.
«Da cosa?» continuò Artù, incalzandolo.
 Merlino mugugnò qualcosa, ma nessuno capì.
«Visto che sei così solerte e premuroso, avrai il grande onore di cedere il tuo cavallo per permetterci di trasportare la cacciagione.» esclamò il re con un sorriso beffardo.
Merlino provò a ribattere, ma fu inutile, la sua sella fu occupata da un grosso cinghiale, un paio di lepri e svariati uccelli selvatici. I cavalieri montarono in sella e si avviarono al passo verso Camelot.
« Vedi di non restare troppo indietro». gli intimò Artù « Stasera voglio gustare quel bel cinghiale.»
Mestamente anche il giovane mago si avviò, seguendo a piedi la carovana.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Prime Rivelazioni ***


Ecco qui il 2° capitolo =)
Ho deciso di fare un Mini writer's corner.
La storia sta pian piano entrando nel vivo, ma i misteri non finiscono qui!
Spero vi stia piacendo e...recensite per farmelo sapere :D


Prime Rivelazioni
Il grande salone delle udienze era semi vuoto, qualche dama di corte faceva la sua comparsa fugace e un paio di servi rassettavano negli angoli. Soltanto due figure spiccavano in quel tranquillo pomeriggio estivo.
La giovane incappucciata era in piedi davanti ai due troni, ne osservava le fattezze; uno più grande e maestoso, mirabilmente decorato ed un altro più piccolo, altrettanto elegante. Era persa nei suoi pensieri, preoccupati e pieni di speranze. Un uomo dai capelli neri era di fianco al più grande delle sedute, stava discutendo con una guardia, lanciando occhiate poco rassicuranti in direzione della giovane; dopo pochi minuti il cavaliere si congedò, lasciando che l’uomo di ergesse in tutta la sua imponenza di fronte alla ragazza, cercando d’intimorirla.
«Da quanto mi è stato riferito» cominciò l’uomo, squadrandola da capo a piedi «Hai chiesto un’udienza al re»
«Si, mio signore» rispose con riverenza
«Il motivo?» chiese alzando un sopracciglio
«Posso parlarne solo con il re» ribattè con decisione
«Chi vi manda?» continuò lui
La giovane restò in silenzio. L’uomo fece un passo in avanti. «Devo parlare con re Uther.» disse infine, fulminandolo con lo sguardo. Agravaine rispose con altrettanta decisione, cercando di carpire i segreti di quella strana figura.
La ragazza continuò.  «Devo parlare con re Uther! E’ una questione di estrema importanza!» la sua voce era ferma ma tradiva un tono di supplica. «Dov’è re Uther?»
«E’ morto.»
La voce proveniva dal fondo della sala. La giovane si voltò e vide un ragazzone alto e biondo che a grandi passi si dirigeva verso di lei; la sorpassò, fissandola intensamente, e si accostò all’uomo dai capelli neri.
Nel venire a conoscenza di quella spaventosa notizia, la ragazza si portò una mano alla bocca, sussurrando un “No…” pregno di tristezza.
«Chi è?» chiese il biondo all’uomo di fianco.
«Non l’ha detto. Vuole solo parlare con vostro padre.» disse con rammarico.
Il ragazzo le si rivolse direttamente. «Io sono Arthur Pendragon, figlio di Uther Pendragon e nuovo signore di Camelot. » disse solennemente «Cosa siete venuta a fare nel mio regno?»
La giovane si trovò spiazzata, non era preparata a questa evenienza, restò in silenzio con lo sguardo fisso a terra.
«Perché non rispondete?» s’intromise Agravaine, visibilmente infastidito.
Nel frattempo i cavalieri del re erano arrivati nel salone e si erano raggruppati sul lato destro, anche una giovane serva dallo sguardo dolce era arrivata, attirata dal gran vociare di Agravaine.
La ragazza restò muta.
«Maestà, non mi fido di questa donna. Potrebbe essere una spia!» sussurrò l’uomo ad Artù «Propongo di interrogarla come si deve.» aggiunse infine, con un ghigno poco rassicurante.
Il re era pensieroso, aveva le braccia conserte e fissava quella ragazza con sospetto.
«Mi addolora molto il vostro lutto» cominciò a dire la giovane, sorprendendoli;
«Sono stata mandata qui a parlare con il re, quindi con voi» alzò lo sguardo e lo fissò insistentemente.
«Bene, riferite quello che avete da dire» pronunciò Agravaine, incuriosito e indispettito allo stesso tempo.
«Vorrei conferire solo con il re» rispose seccata la giovane, lanciandogli un’occhiataccia.
«Che sfrontata! Quali segreti nascondete? Io sono il fratello di Uther e consigliere diretto di Re Artù! Ho il diritto di sapere!» Agravaine era molto alterato, aveva alzato la voce, tanto da far indietreggiare di un passo la giovane, visibilmente spaventata.
«Calmati zio…» disse piano Artù, poi si rivolse alla ragazza «Io non ho segreti per i miei più fidati amici» disse rassicurandola, poi alzò una mano verso i due servi e gli ordinò di far chiudere le porte e non far entrare più nessuno. Mentre i ragazzetti si affrettavano ad eseguire l’ordine, Merlino arrivò correndo, fermandosi al centro della sala cercando di riprendere fiato. Artù gli lanciò un’occhiata torva, poi fece un segno d’assenso ai due servi ed essi chiusero la porta principale andando via. Merlino alzò lo sguardo, rimanendo scosso alla vista della giovane del lago, ma cercò di contenersi; con sguardo interrogativo andò verso i cavalieri che risposero con un’alzata di spalle.
Nella sala vi erano solo le persone che il re riteneva più fidate: suo Zio, i suoi cavalieri, il suo servo e la sua amata Gwen.
«Ora potete parlare» disse serio, sedendo sul trono più grande.
La giovane si guardò intorno, spostando solo leggermente la testa, ancora incappucciata. Fece un sospiro, come a prendere forza e si tolse il copricapo, rivelando la sua immagine. Era una giovane ragazza di circa vent’anni, i suoi capelli castani avevano le sfumature del tronco di una quercia, i suoi occhi verdi quelle di una foglia di faggio, la pelle era bianca e diafana, come se fosse malata, e questo sminuiva la sua graziosità. Si ergeva il più possibile, non essendo alta, con eleganza e fierezza. La bocca era di un rosa spento, sembrava molto stanca e spossata.
Merlino e gli altri cavalieri si soffermarono molto ad osservarla, curiosi di sapere chi fosse e cosa avesse di così importante da comunicare.
«Il mio nome è Brigit» disse seria «Sono qui per consegnarvi un messaggio da parte della Regina del mio regno» da sotto il mantello spuntò la sua mano che stringeva una pergamena arrotolata, fermata da un incisione in ceralacca. Il re la prese e l’aprì. Attentamente lesse il suo contenuto e volse lo sguardo alla giovane.
«Un’alleanza?» chiese serio.
La giovane annuì.
«Ed hanno mandato te per suggellarla?» domandò, questa volta sarcastico.
«Sono la persona di cui la regina si fida di più...» cominciò a dire la ragazza.
«Maestà io non credo che…» l’interruppe Agravaine, che nel frattempo aveva letto il contenuto della pergamena e fissava con sospetto Brigit.
Artù non rispose, fissava il pavimento ascoltando e rimuginando sulle parole dello zio.
«Come facciamo a sapere che non è tutta una finzione?» chiese con arroganza l’uomo.
La giovane rimase profondamente turbata, non poteva capacitarsi dei grandi sospetti che quell’uomo nutriva nei suoi confronti; si voltò verso Artù, cercando risposte.
Artù annuì allo zio, che contento pretese una prova.
Brigit porse la mano sinistra, dove al dito medio aveva un anello con un complicato intarsio floreale; lo mostrò al re e allo zio.
«Vicino la firma» disse solo.
I due andarono a controllare il messaggio e videro un timbro con gli stessi intarsi, Artù si convinse e la guardò sorpreso; Agravaine, invece, aveva ancora qualche remora.
«Quindi…» iniziò il re «Di preciso chi siete?» lo chiese perché sapeva che il timbro che si appone accanto ad una firma è uno stemma personale del sovrano
La ragazza sospirò.
«Sono Lady Brigit Loughbonne, figlia della regina Viviana  signora di Avalon»

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Nuovi Misteri ***



Writer's Corner: Sto scrivendo questa stora tutta d'un fiato, è tutta nella mia testa che preme per uscire! Spero che questo capitolo non sia troppo lungo :S
Vi prego di farmi sapere se vi piace o vi fa schifo e dovrei smettere totalmente di scrivere :P Recensite! ^^

 


Capitolo 3: Nuovi Misteri



Dopo quella rivelazione, e gli attimi di sconcerto seguiti, la giovane aveva chiesto di poter riposare prima di rispondere alle domande che tutti volevano porle.
Stava camminando lungo un corridoio con Gwen che le faceva strada, era una ragazza così dolce, si era presentata con gentilezza e l’aveva subito tranquillizzata; Brigit si sentiva al sicuro in sua presenza. La seguì fino alle stanze assegnate. La serva aprì la porta e la fece accomodare.
«Spero che siano di vostro gradimento» disse con un dolce sorriso
«Grazie mille» rispose l’altra.
«Non avete bagagli con voi?» domandò curiosa
«Ho solo questa» nascosta sotto il pesante mantello, aveva una borsa di pelle, la tirò fuori e l’appoggiò sul tavolo; dentro vi erano soltanto un paio di abiti leggeri e un completo da notte.
«Sembra che non vi fermerete molto da noi» disse con un sorriso amaro.
«Io dovevo solo consegnare il messaggio, sta poi all’ambasceria discutere tutti i termini dell’alleanza»  le rispose distrattamente, era concentrata sul letto, non vedeva l’ora di fare una dormita.
«Io speravo vi sareste fermata un po’ di più» cominciò con aria triste «Ho sentito molte leggente sul vostro paese…sono curiosa di sapere se qualcuna di esse è vera»
«Spero che il tempo a nostra disposizione basti a fugare qualche curiosità più insistente» rispose con cortesia e un dolce sorriso.
«Ora scusatemi cara Gwen ma vorrei proprio riposare. Potreste venire a chiamarmi un po’ prima della cena?»
«Certo. Nessun problema. Fate un buon riposo» disse uscendo dalla camera.
Rimasta sola, Brigit si tolse il mantello e lo gettò su una sedia, si fiondò direttamente sul letto, affogando la faccia nei soffici cuscini. Si voltò a pancia un su e restò a fissare il baldacchino. Mille pensieri le affollavano la mente, inspirava ed espirava profondamente; dopo poco si voltò su un lato e scivolò in un profondo sonno.
Gwen l’andò a chiamare come le era stato richiesto, bussò alla porta senza ricevere risposta, provò di nuovo ma ancora nulla, così si decise ad entrare. Trovò Brigit distesa sul letto, in posizione fetale, placidamente addormentata; sorrise dolcemente mentre si avvicinava per svegliarla.
«Lady Brigit. Lady Brigit» sussurrava per svegliarla, le toccò anche una spalla, dolcemente;
«No madre…vi prego, ancora qualche minuto» rispose l’altra voltandosi dal lato opposto.
Gwen ridacchiò. «Milady, la cena è quasi in tavola»
Spalancando gli occhi Brigit realizzò di non trovarsi nel suo letto, nel suo castello, nel suo regno; scattò a sedere e con i capelli in disordine di guardò attorno fino ad incrociare lo sguardo della serva, visibilmente divertita.
«Scusate…» disse rossa d’imbarazzo, stringendosi nelle spalle.
«Nessun problema» rispose l’altra sorridendo. «Come dicevo, la cena è quasi pronta» proseguì porgendo una mano per aiutare la principessa ad alzarsi. Lei accettò l’aiuto e fu in piedi, lisciando nervosamente la gonna e cercando di ordinare la capigliatura.
«Vi aiuto» disse semplicemente Gwen prendendo una spazzola dal corredo della stanza; iniziò a pettinare Brigit con delicatezza.
«Grazie» rispose imbarazzata
Fece una treccia che appuntò con il fermaglio della principessa. «Ecco fatto»
La giovane si alzò per andare a specchiarsi, era molto felice del risultato.
«Siete bravissima» esclamò raggiante.
«Non ho fatto nulla di speciale» rispose con modestia; «Andiamo?» chiese avvicinandosi alla porta «Vi accompagno nella sala del consiglio, ceneremo insieme al re e agli altri cavalieri»
Brigit sorrise. «Mi fa piacere che ci siate anche voi»
Gwen ricambiò il sorriso e insieme si avviarono per i corridoi del castello.
Arrivate alla sala, trovarono il re e i suoi cavalieri che discutevano, non appena le videro si zittirono e Brigit sentì un fremito poco piacevole lungo la schiena, fece un lieve inchino di saluto. Artù si avvicinò a Gwen e la salutò con un veloce bacio sulla guancia, poi si rivolse alla giovane invitandola ad accomodarsi. Tutti presero posto, lei si sedette alla sinistra di Artù, che era a capotavola. Agravaine non era presente. Nell’attesa del cibo calò un silenzio alquanto imbarazzante. Brigit aveva lo sguardo basso e s’intrecciava le mani per il nervosismo.
«Lady Brigit» cominciò il re «Voglio presentarvi i miei fidati cavalieri. Sir Leon, Sir Parsifal, Sir Galvano e Sir Elyan» disse indicandoli uno ad uno con la mano destra.
La giovane, molto imbarazzata, fece un cenno di saluto con il capo verso ognuno dei cavalieri. «E’ un vero onore conoscervi».
Risposero anch’essi con un cenno. «L’onore è nostro» iniziò Sir Leon «Non capita tutti i giorni di poter incontrare un abitante di Avalon» stupito e contento al tempo stesso «A dire la verità, tutti qui pensavano che fosse solo un reame leggendario, non essendo mai venuti a contatto con nessuno del luogo.»concluse ridacchiando. Era forse una velata richiesta a dimostrare che lei fosse realmente di Avalon? Pensò Brigit leggermente sospettosa.
«Non siamo dei pellegrini» rispose ridendo, cercando di sdrammatizzare. Il gruppo scoppiò in una leggera risata. Brigit arrossì.
Sir Leon continuò «E nessuno è mai entrato in quei territori, gli esploratori non ne parlano…»
La ragazza si sentiva come in un interrogatorio, e la cosa non le piaceva affatto. «La gente che arriva ad Avalon poi non fa più ritorno…»
Sul volto del cavaliere comparve un’espressione stupita. Brigit titubò.
«Vuol dire che ci si trova talmente bene che nessuno vuole andare più via» intervenne Gwen «Vero?»
Brigit annuì, lanciando uno sguardo di profonda gratitudine all’altra.
Sir Leon stava per riprendere con la sua inquisizione ma fu interrotto dall’arrivo del cibo. Merlino entrò per primo con il piatto destinato al re, seguito da altri servi che portavano il resto delle pietanze. Appena notò la giovane, cominciò a scrutarla, insistentemente, tanto che rischiò di inciampare e gettare tutto il contenuto del piatto addosso ad Artù; venne fulminato con lo sguardo dal re, e fu costretto ad appostarsi in fondo alla sala, leggermente in disparte, ma da un’angolatura perfetta per studiare la nuova arrivata.
Ad un cenno del re, tutti iniziarono a consumare il proprio pasto, chi voracemente, come i cavalieri, chi con tranquillità ed eleganza, come le due giovani.  Finito di mangiare, i commensali s’intrattennero nella sala, incuriositi e pieni di domande per la loro ospite. La prima a chiedere qualcosa fu proprio Gwen.
«Com’è il vostro regno?» domandò gentilmente e con aria rassicurante.
«Già, com’è la mitica Avalon?» chiese anche Sir Leon
Dandosi un certo tono, Brigit iniziò il suo racconto «Tutti credono che Avalon non esista perché è un regno difficile da raggiungere, ci sono molti ostacoli naturali: siamo circondati a nordest dalle montagne, poi vi sono foreste impervie e un grande lago che delimita una grande area a sud, ma forse ciò che la rende misteriosa è la nebbia. A volte non si vede ad un palmo dal naso» ridacchiò «la gente è cortese e pacifica, si onorano gli antichi valori e la regina è saggia è giusta…»
«Un mondo idilliaco, dov’è la fregatura?» chiese Galvano, ironico.
«Ne..nessuna fregatura…» rispose imbarazzata.
«Se è così inaccessibile e si vive così bene, allora perché siete venuta a domandare un’alleanza?» intervenne Artù.
«Per fare onore a una vecchia promessa» rispose sibillina, con una serietà e un contegno che le erano estranei, ma nessuno in quella sala conosceva il suo vero carattere.
Gli sguardi stupiti e interrogativi di tutti i presenti la misero molto a disagio, ma si contenne.
«Che promessa?» chiese subito il re, rivelando la domanda che era nella mente di tutti.
«Solo la regina può parlarvene» replicò, provocando una delusione generale.
«Ma voi siete sua figlia, non dovreste saperlo?» provò ad insistere Sir Parsifal.
Si voltò verso di lui «Si, lo so…» Il viso del cavaliere e degli altri si illuminarono «Ma mi è stato proibito di rivelarlo» di nuovo le espressioni si fecero cupe.
«Perché?» proruppe Sir Elyan.
«Cosa fare quando il vostro sovrano v’impone di mantenere un segreto?»
Elyan capì perfettamente.
Artù era molto pensieroso, ed anche Merlino, che in fondo alla sala osservava tutto con attenzione.
Brigit restò composta ed in silenzio.
«Prima o poi lo sapremo» disse spavaldo Galvano, sorseggiando dal suo calice. Gli altri annuirono sorridendo.
«Spero che sia davvero un valido motivo» esclamò Artù, prendendo anch’egli del vino. «Non vorrei che sia tutto un fantastico imbroglio architettato ad arte» lanciò un’occhiata indagatrice verso la ragazza.
«No no, nessun inganno» si affrettò a rispondere, portando le mani avanti «Se accetterete, con l’arrivo dell’ambasceria sarete più che certo della verità dei fatti.» concluse seria.
«Staremo a vedere» concluse il re, bevendo un gran sorso.
Brigit non ce la faceva più, sarebbe voluta scappare seduta stante da quel posto, si sentiva a disagio e quel comportamento così serio e composto non era proprio da lei; teneva sempre d’occhio la porta, sperando che qualche imprevisto le desse la possibilità di scappare a rifugiarsi nelle sue stanze. Il suo desiderio fu presto esaudito, i servi tornarono per sparecchiare e lei ne approfittò per congedarsi frettolosamente, tra lo stupore e lo sconcerto dei presenti. Si diresse veloce verso la sua stanza, attraversando leggiadra i corridoi, concentrata solo sul suo scopo, tanto da non accorgersi di essere seguita. Anche Merlino aveva approfittato di quel diversivo per sgattaiolare via; ora stava seguendo la principessa, deciso ad introdursi nella sua stanza per frugare in cerca di prove. Aveva pianificato di attendere che si fosse addormentata ed entrare piano e, nel caso di un risveglio improvviso, un incantesimo sarebbe bastato a cacciarlo dai guai; così si acquattò dietro una colonna ed attese.
Le guardie passarono un paio di volte per quel corridoio e Merlino fece finta di passeggiare di lì con noncuranza, per non dare troppo nell’ occhio. Quando anche l’ultima ronda fu passata, lui era pronto per entrare, ma la porta si aprì prima che lui si avvicinasse; Brigit, avvolta nel suo mantello, uscì di corsa e senza far rumore, guardandosi attorno con aria circospetta. Merlino intanto si era prontamente nascosto, riuscendo a non farsi vedere; la giovane cominciò a camminare per il corridoio e così fece il servo, a debita distanza per non farsi individuare. Presto furono fuori dal castello, la giovane si dirigeva verso la foresta.
La notte era rischiarata dalla luna piena, che illuminava la strada e rendeva facile il cammino, l’aria frizzante entrava nelle narici fino a rinfrescare i polmoni, il silenzio era tombale, nessun animale emetteva il suo verso, i gufi e le nottole sembravano spariti. Brigit percorreva il sentiero a grandi passi, stretta nel suo mantello, si dirigeva verso una meta  sconosciuta a Merlino che continuava a starle dietro, cercando di far il minor rumore possibile.
Presto furono al lago. La ragazza di fermò a riprender fiato, lasciando cadere a terra il mantello. Alzò lo sguardo alla luna e mosse alcuni passi in direzione della riva; entrò in acqua, si bloccò soltanto quando l’acqua le fu alle ginocchia. Merlino osservava tutto questo da dietro una roccia, sbigottito e spaventato.
Brigit trasse un profondo respiro, poi alzò mani e sguardo al cielo, pronunciò un’invocazione in una lingua sconosciuta e restò immobile in quella posizione. Dopo alcuni secondi una luce iniziò a brillare sotto di lei, facendosi sempre più forte, la investì in pieno, come una forte folata di vento, poi si spense.
Brigit abbassò lo sguardo verso il riflesso della luna ed iniziò a parlare.
«Madre, ho fatto quello che mi hai chiesto, è stato un compito arduo…»
Una voce proveniente dall’acqua le rispose «Figlia mia…» comparve un volto tra le increspature del lago «Sono fiera di te»
«Madre, non mi avevi detto che la magia qui è condannata» disse amareggiata.
«Tu sai perché ho mandato te, non lamentarti» la bacchettò
«Scusa…» rispose sentendosi lievemente in colpa
«Cosa ha detto Uther?» chiese curioso il volto sull’acqua
«E’ morto»
L’espressione della madre cambiò radicalmente «Ora c’è suo figlio Artù sul trono» si affrettò a rassicurarla
La donna annuì soddisfatta; «Forse è anche meglio così» disse compiaciuta.
«E cosa dice?» chiese curiosa.
«Ancora nulla» rispose Brigit scuotendo il capo; «Spero si sbrighi perché voglio tornare a casa, non mi piace qui» disse mettendo il broncio.
Il volto si fece severo «Non fare la bambina!» disse spruzzando dell’acqua, Brigit si scansò veloce, ma lo spruzzo le bagnò tutto il viso.
«Ehi!»
«Non lamentarti più!» le disse severa; «Piuttosto, va a controllare il tuo amico dietro la roccia»
Brigit si voltò immediatamente e scoprì Merlino, il quale non seppe che cosa fare oltre che starsene imbambolato lì. L’incantesimo si ruppe e il volto scomparve in un secondo.
«Tu chi sei?» domandò irritata Brigit, muovendosi veloce verso di lui.
«Dovrei farvi la stessa domanda» rispose quello socchiudendo gli occhi; «Cosa ci fate qui? E cos’era quello?» continuò con le domande, indicando prima lei e poi il lago.
«Tu sei il servo di Artù!? Perché mi hai seguita?» continuò lei puntandogli un dito contro.
«Calma, calma…ora, o mi spiegate come stanno le cose, o sarò costretto ad intervenire» disse facendo qualche passo verso di lei, cercando di essere minaccioso.
Erano ad un passo di distanza e Brigit sentì uno strano fremito, dapprima cercò di non pensarci ma poi, sentendo che si faceva più insistente ogni passo che il ragazzo faceva nella sua direzione, decise di ascoltarlo. Come guidata da una forza estranea alla sua mente, si avvicinò a Merlino e gli prese le mani; al semplice tocco aveva già capito, e i suoi occhi s’illuminarono.
«Ma tu...! ...Sei un figlio di Avalon!» esclamò gioiosa.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Piccole Spiegazioni ***


Writer's Corner: Ringrazio per la recensione e spero tanto ve ne saranno delle altre! :3 Per ora posso dirvi che questo capitolo pone le basi di....qualcosa ^w^, non vi svelo altro ;P Al prossimo Capitolo!

OkinoLinYu





Capitolo 4: Piccole Spiegazioni

«Sono figlio di cosa?» rispose Merlino alzando un sopracciglio e facendo una smorfia con la bocca.
«Sei uno di noi! Sei un essere magico!» Brigit era al settimo cielo, sempre più esaltata.
«Aspetta aspetta, come potete dirlo? Io…non sono un mago» rispose lui facendo il vago.
«Suvvia» disse lei lanciandogli un’ occhiata torva «Non mentire, non sei bravo» ridacchiò.
Lui ci pensò su un attimo, poi sbuffò; «E va bene, si sono un mago…»
«Si! Si! Ne ero certa!» Brigit esplose in una miriade di gridolini di soddisfazione, stringendo ancora di più le mani del ragazzo.
«Ahi!»
Lasciò andare immediatamente le mani del giovane, prodigandosi in infinite scuse.
«Come avete fatto?» chiese dopo attimi di un silenzio alquanto imbarazzante.
«Quel giochetto con il lago?! E’ semplicissimo, allora devi…»
«No no» la interruppe «A scoprire di me...» chiese lievemente imbarazzato.
Brigit annuì lievemente «E’ la magia che scorre dentro di noi» rispose semplicemente;
Merlino le lanciò un’occhiata interrogativa. Lei sospirò.
«Ti spiego: la magia è come un odore, un suono, una sensazione diversi dagli altri, i semplici esseri umani non riescono a percepirli…» guardò il giovane mago, ma la sua espressione era immutata.
«Dentro di noi scorre una forza magica che ci permette di capire chi è come noi e chi no!» esclamò sorridendo esaltata.
Merlino tentennò; «Ma io non ho sentito nulla…» disse alzando le spalle.
Brigit alzò gli occhi al cielo; «E’ naturale, non sei allenato! Inoltre, in questo mondo senza magia, chi altro potresti trovare che la possiede?!»
«Più persone di quanto tu creda…» sussurrò a denti stretti, ridacchiando, iniziando a prendere più confidenza con quella strana ragazza.
Lei lo squadrò con aria interrogativa. Lui mise la mani avanti scuotendo il capo. «Forse è meglio tornare…» esclamò il mago indicando il sentiero. La ragazza annuì e s’incamminarono.
«Perché qui è proibito usare la magia?» chiese Brigit fissando dritto davanti a se.
«Re Uther l’ha condannata perché sua moglie è morta a causa di essa» rispose lui, rammaricato.
Nell’udire quelle parole si bloccò per un attimo, incredula, si portò una mano a sfiorare una guancia; Merlino si voltò e si fermò a sua volta.
«Chissà a quale mago senza scrupoli si sarà rivolto…» disse riprendendo a camminare; «La magia non è buona o cattiva, è chi la pratica che decide quale sponda scegliere.» Merlino sorrise ed annuì, riprendendo il cammino.
«Questa mattina ti ho vista»
Lei ridacchiò. «Piaciuto il giochetto?»
«Si…Ma ho visto di meglio» entrambi scoppiarono a ridere.
«E’ bello averti trovato, mi fa sentire meno sola» disse la ragazza sorridendo dolcemente.
«Già» Merlino rispose al sorriso, ma il suo sguardo era velato di tristezza; lei se ne accorse e abbassò lo sguardo. Restarono in silenzio per tutto il resto del tragitto.
Arrivati finalmente al castello, si premurarono di non far rumore e si diressero verso le rispettive stanze; prima di salutarsi Brigit disse al giovane, con profonda tristezza, che le dispiaceva di quello che stava passando ma ora che si erano trovati, potevano farsi forza a vicenda. Merlino ne fu profondamente commosso e la ringraziò, dirigendosi più felice verso lo studio di Gaius.
 
Il mattino seguente Brigit venne svegliata da una serva, che le aveva portato la colazione in camera; congedata la ragazza, la principessa si sedette al tavolo per consumare il pasto, continuando sempre a pensare agli avvenimenti della notte passata. Si ritrovò con la forchetta a mezz’aria, intenta a fissare un punto non ben definito del muro, con occhi vacui e la bocca semi aperta; rimase così per non si sa quanto tempo, finchè non sentì di nuovo bussare alla porta. Si risvegliò di soprassalto e diede il permesso d’entrare. Era nuovamente la serva, tornata per aiutare Brigit a prepararsi; lei si riscoprì delusa, sperava che fosse qualcun’altro. Dopo essersi lavata e vestita e aver salutato la serva che riassettava la camera, iniziò a girovagare per i corridoi del castello; salutava con un cenno e un felice buongiorno chiunque incontrasse, camminava a testa alta e con una espressione completamente diversa rispetto a quella assunta il giorno precedente.  Riuscì a trovare un’uscita e si ritrovò nei giardini. Iniziò a passeggiare senza meta, osservando attentamente quel posto nuovo, così diverso dalla sua Avalon, persino l'aria aveva un odore differente; d’un tratto vide Merlino che correva, alzò la mano destra per salutarlo ma lui non la degnò di uno sguardo, un po’ delusa la riabbassò e si diresse verso il ragazzo. Avvicinandosi vide che non era solo, c’erano il re e i suoi cavalieri, che si allenavano in una zona predisposta. Il povero Merlino faceva su e giù a riprendere le frecce dai bersagli, recuperare oggetti dimenticati in armeria, oppure assisteva in prima persona Artù, reggendogli lo scudo o la spada, a seconda di cosa servisse in quel momento. Silenziosamente si trovò un punto d’osservazione e si mise a guardare gli allenamenti. Enormi ragazzi che se le davano di santa ragione con delle pesanti spade, c’era chi privilegiava l’attacco e chi preferiva stare sulla difensiva, chi adorava le strategie e chi si buttava nella mischia ad occhi chiusi. Il re di Camelot era senza dubbio il migliore di tutti, se ne rendeva conto anche Brigit che di combattimento non ne sapeva nulla. I suoi occhi vispi seguivano tutti i movimenti, e ad ogni botta più forte faceva una smorfia, come se intuisse il dolore. In un momento di pausa Merlino finalmente si accorse di lei e si avvicinò.
«Che ci fai qui?» domandò sorpreso;
«Guardo gli allenamenti» rispose con naturalezza «Ti avevo salutato prima, ma eri troppo indaffarato…» disse con un tono leggermente deluso.
«Si, scusami, ma Artù mi fa sempre sgobbare come un mulo!» rispose il mago sbuffando «Per fortuna hanno quasi finito» sembrò rallegrarsi
Brigit sorrise «Non voglio trattenerti oltre, io resterò qui a guardare»
Merlino le fece un cenno di salute e tornò dal re, che iniziava a spazientirsi.
La ragazza attese che l’allenamento fosse finito, per poi raggiungere Merlino. Lo trovò indaffarato a raccogliere gli strumenti e le armi usate, caricandosi più del possibile, tanto che quando cercò di alzarsi gli cadde tutto con un sonoro rumore metallico. Subito il mago si affrettò a raccogliere le armi, ma oramai il danno era stato fatto, infatti arrivò Artù che lo bacchettò a dovere, solo dopo la sfuriata si rese conto della presenza di Brigit.
«Oh…perdonatemi, ma questo individuo a volte mi dà sui nervi» disse guardandolo storto, Merlino per tutta risposta sorrise allegramente. «Colgo l’occasione per dirvi che ho preso una decisione e desidero comunicarvela al più presto.» Gli occhi di lei s’illuminarono.
«Ci vediamo nella sala del consiglio. A presto.» concluse serio e si congedò con un formale inchino.
«Speriamo siano buone notizie» esclamò preoccupata.
Merlino scrollò le spalle e poi ritornò ai suoi doveri;
«Aspetta ti aiuto…» disse Brigit avvicinandosi
«Non preoccuparti, lo faccio quasi tutti i giorni» disse sbrigativo.
«Insisto» continuò ferrea.
Ci fu un gioco di sguardi nei quali a soccombere fu il giovane mago che, rassegnato, consegnò un arco e porta frecce alla ragazza, indicandole l’armeria. La giovane, raggiante, prese l’arma e iniziò a dirigersi verso il luogo indicato, mentre Merlino raccoglieva le ultime cose. Arrivò subito e senza problemi, appena entrata vide una stanza di medie dimensioni completamente zeppa di armi di ogni tipo, spade di tutte le lunghezze, archi, balestre, mazze chiodate, ecc. Posò l’arco e si avvicinò ad una fila di spade, alcune avevano l’elsa riccamente decorata, con gemme o intarsi d'oro, altre erano semplici ma dalla lama lunga e affilata. Si avvicinò ad uno spadone con due draghi disegnati ai lati del manico, l’accarezzò con le dita e poi provò a prenderla. Non si mosse di un millimetro. Riprovò con due mani, riuscì a spostarla, ma il peso la fece quasi cadere a terra. Si trovò in quella strana posizione, chinata con questa pesantissima spada tra le mani che quasi toccava terra, e lei che invano cercava di tirarsi dritta. Fu allora che sentì una risata. Si voltò e vide sopraggiungere Galvano che con una mano davanti la bocca tratteneva a stento le risa. Brigit diventò paonazza, voleva dire qualcosa ma rimase immobile, paralizzata con la bocca aperta. Cercando di contenersi, il cavaliere si avvicinò e con facilità prese la spada, rimettendola al suo posto; la giovane si rialzò e tento di assumere una posa elegante e composta, ma quando i loro sguardi si incrociarono, scoppiarono in una fragorosa risata, lei d’imbarazzo, lui realmente divertito.
«Scusate….scusatemi….» riuscì a dire tra un sogghigno e l’altro «Ma eravate così buffa»
Lei sorrise, le guance rosse e calde; «Volevo provare a tenere in mano una spada» si giustificò
«Davvero non ne avevate mai presa una?!» chiese stupito;
Lei scosse il capo, abbassando lo sguardo.
Sorrise «Dovevate scegliere qualcosa di più corto e leggero…» disse saccente.
Lei lo fissò stranita; «Siamo un popolo pacifico, io non ho mai preso in mano una spada, non ne ho mai avuto l’intenzione, nel mio castello non so nemmeno se c’è un’armeria, non so nemmeno se in paese c’è un fabbro, deve esserci perché le guardie le abbiamo, ma io non le ho mai viste con delle spade, non così belle come queste, sono davvero decorate benissimo e ce ne sono di tanti tipi…» parlava a raffica, senza riuscire a fermarsi. Galvano aveva un’ espressione sconcertata, lei se ne accorse e si zittì di colpo.
«Scusate, quando sono nervosa parlo troppo» sussurrò imbarazzata.
Lui riprese a ridere.  Lei si sentì ancora più a disagio. Per fortuna in quel momento arrivò Merlino che, stremato lasciò cadere a terra le spade, facendo voltare i due interlocutori nella sua direzione.
«Aspetta Merlino, ti aiuto» si prodigò il cavaliere avvicinandosi e raccogliendo un paio d’armi. Merlino rispose con un grazie tra un fiato e l’altro.
Brigit ne approfittò e sgattaiolò via. I due si guardarono e Merlino lanciò un’occhiata interrogativa all’amico che però rispose scuotendo il capo con un sorriso, mentre si voltava per mettere al loro posto le spade.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Andata e Ritorno ***


Writer's Corner: Ringrazio calorosamente chi segue la mia storia e vi prometto grandi notizie nel prossimo capitolo, quindi, continuate a seguirmi :D  E non scordatevi di recensire ;)



Capitolo 5: Andata e Ritorno

Non si accorse di star correndo finchè Gwen non glielo fece notare, chiedendole dove andasse così di corsa. Brigit si fermò e fece la vaga, palesemente imbarazzata. La serva sorrise divertita.
«Il re vuole vedervi. Credo abbia preso una decisione…»
Brigit annuì «Mi ha avvertito prima…stavo giusto andando nella sala del consiglio» si giustificò, poco convinta.
Gwen volle crederci e le sorrise, si salutarono e la principessa continuò il suo cammino. Arrivata nella sala del consiglio vide Artù e Agravaine che confabulavano animatamente. Fece un colpo di tosse per segnalare la sua presenza e i due si voltarono immediatamente; Artù sorrise e l’invitò ad accomodarsi, l’altro uomo la guardò con sospetto. Brigit prese posto e attese composta.
«Dopo aver parlato con mio zio ed essermi consultato anche con i cavalieri ho deciso di darvi una possibilità»
Brigit non capiva, non sapeva se doveva esserne felice o preoccupata
«Vogliamo sentire e vagliare dettagliatamente gli accordi» intervenne Agravaine «Non vorrei avere sorprese»
La giovane sentì un brivido freddo lungo la schiena, abbassò lo sguardo.
Artù lanciò un’occhiata allo zio «In parole povere voglio discuterne con l’ambasceria, poi prenderò una decisione» concluse con un sorriso, per rassicurala. Ma lei non si sentiva affatto tranquilla, Agravaine le trasmetteva brutte sensazioni, aveva una flebile aura che aveva qualcosa di malvagio, non sapeva spiegarselo bene, ma si fidava del suo istinto, quindi fece buon viso a cattivo gioco. Sfoderò un sorriso e annuì con decisione.
«Ho capito perfettamente. Se non vi dispiace, partirei subito per avvertire la regina.» fece una pausa e due calcoli in mente «Tra una settimana tornerò con gli ambasciatori, spero non vi siano problemi»
«Nessuno, nessuno» disse solare Artù. Lo zio invece mugugnò qualcosa poco contento.
«Perfetto» disse Brigit alzandosi «A tra una settimana, sire» fece un lieve inchino ad entrambi e uscì dalla sala a passo svelto.
«Artù, non mi fido di quella ragazza» disse serio l’uomo.
«Prima vediamo cosa ci propone la sua regina…» rispose fissando la porta da dove era uscita.
Brigit corse in camera, era al settimo cielo, non vedeva l’ora di partire, di tornare nella sua amata terra. Raccolse la borsa e i vestiti usati e li buttò dentro alla rinfusa, poi s’infilò il mantello ed uscì alla ricerca di Merlino. Chiedendo un po’ in giro, le venne detto che il giovane mago si trovava negli appartamenti del medico di corte, Gaius. Facendosi dare indicazioni raggiunse presto il luogo, bussò alla porta e attese; un “Avanti” le diede la spinta ad entrare. Vide un uomo anziano, chinato sul tavolo che pesava varie erbe, i capelli grigi gli arrivavano fino le spalle, e indossava una tunica color senape.
«Salve…» disse titubante; l’uomo si voltò e la squadrò da capo a piedi.
«Cosa ti porta qui?»
«Io…ehm…sto cercando Merlino…» non fece in tempo a finire la frase che dietro di lei comparve affannato il giovane mago.
«Gaius, aiuto sono riuscito a scampare per un pelo ad Artù…oh ma che ci fai qui?»
«Ti stava cercando» rispose semplicemente Gaius, tornando ai suoi affari.
Brigit annuì. «Ti devo assolutamente parlare…» sussurrò con una mano a lato della bocca.
Merlino ridacchiò «Non ti preoccupare, di Gaius ci si può fidare, anzi, voglio presentartelo» indicò con una mano il vecchio medico e con l’altra spinse leggermente la giovane per farle fare qualche passo in avanti.
Gaius nel frattanto si era alzato e le stava porgendo la mano. Brigit fece un veloce inchino e la strinse. Sgranò gli occhi e restò a fissare gli occhi dell’anziano con insistenza. Lui le lanciò uno sguardo stupito, che poi diresse anche a Merlino che scosse la testa e alzò le spalle.
«Anche voi…» disse sorridendo, e in un impeto di felicità abbracciò il medico che rimase a bocca aperta.
«Sono davvero contenta di avervi conosciuto, voi siete un discepolo della grande madre!» disse estasiata.
Gaius rimase sconcertato. «Come? Cosa?»
«Non vi preoccupare Gaius, è normale» disse Merlino cercando di rassicurarlo; «Viene da Avalon e pare che li sia normale scoprire gli esseri magici con un semplice tocco» concluse sbrigativo.
Brigit gli lanciò un’occhiata di rimprovero «Non è proprio così...»
«Avalon dici?  Ma non era una leggenda?»
«A quanto pare no» esclamò Merlino, facendo un mezzo sorriso. Brigit annuì con vigore.
«Voi in passato avete praticato la magia, l’ho sentito perché dentro di voi scorre ancora» disse la giovane felice
Gaius sorrise sconcertato e poi scosse la testa, non riusciva a crederci, si risedette con calma, fissando ancora la giovane con sguardo stupito.
«Merlino, io devo andare…» iniziò Brigit; il giovane mago la fissò interrogativo.
«Ti prego, seguimi devo dirti un paio di cose importanti, ho bisogno del tuo aiuto»
Un po’ titubante Merlino annuì e dopo aver salutato Gaius, i due giovani si avviarono verso l’esterno del castello. Nel cortile principale incrociarono Gwen, Brigit la salutò con un abbraccio e si premunì di avvertirla del suo ritorno nel giro di una settimana; la giovane serva ricambiò l’abbraccio e saluto calorosamente i due ragazzi, che si avviarono verso la foresta.
«Cosa devi dirmi?» chiese Merlino una volta imboccato il sentiero per il lago.
Brigit si assicurò che non vi fossero orecchie indiscrete. «Devo tornare ad Avalon, Artù vuole parlare con gli ambasciatori» disse preoccupata.
«E non è una bella cosa?» esclamò stranito il mago.
«Si, se non ci fosse di mezzo quel piantagrane di Agravaine» rispose la giovane, seccata.
Merlino annuì, capendo perfettamente. «Nemmeno io mi fido di lui»
Nel frattempo erano arrivati al lago.
«Farai lo stesso giochino dell’altro giorno?» chiese scherzoso
«Si, e magari un giorno di spiegherò anche come funziona, così potrai venire a trovarmi»
Il mago ne rimase alquanto sorpreso, lei si limitò a sorridere.
«Ti devo chiedere un favore» chiese lei, accorata.
«Certo, dimmi tutto»
«Dovrebbe passare circa una settimana, se i miei calcoli sono giusti» disse pensierosa.
«Calcoli? Giusti? Che intendi?» chiese sorpreso lui.
«Ti spiegherò poi…» rispose sbrigativa; «Devi farti trovare qui e assicurarti che nessuno li veda arrivare»
Merlino annuì. «In questo mondo dove la magia è proibita, sarebbe un bel problema…» lasciò la frase a metà, evidentemente preoccupata.
«Non preoccuparti, penserò a tutto io!» esclamò fiero; Lei sorrise e l’abbracciò, ringraziandolo. Merlino arrossì e imbarazzato salutò la giovane. Brigit con passo deciso entrò nel lago, nuotò fino al centro e dopo aver fatto un ultimo saluto con la destra si inabissò. Merlino rispose al saluto e la vide svanire tra i flutti, restò ancora per qualche minuto, si voltò indietro e tornò al castello.
«Cos’ha detto?» chiese Lady Viviana
«Vuole parlare con gli ambasciatori…» cominciò a raccontare Brigit ; «E poi c’è quell’uomo…non mi piace affatto, odora di morte» concluse schifata.
La madre annuì «Spero che non ci siano ulteriori problemi» esclamò preoccupata.
«Non ve ne saranno, confidate» disse un’altra voce, maschile, leggermente roca.
«Ne siete così sicuro?» domandò con irriverenza la giovane principessa.
 L’uomo la squadrò con sufficienza, lei rispose con uno sguardo fisso e indagatore.
«Se Fergus dice che andrà tutto bene, allora non c’è da preoccuparsi» intervenne la regina, facendo cessare quella battaglia silenziosa.
La principessa sbuffò, voltandosi, mentre l’uomo diede una profonda boccata alla sua pipa, facendo uscire il fumo da un lato delle labbra.
«E’ tutto pronto mia regina» disse un paggetto appena arrivato
«Perfetto.» lo mandò via; «Brigit, tu andrai con loro» disse rivolta alla figlia.
«Cosa?» era sbigottita
«Non fare la bambina. Andrai. E’ così che è stato deciso.» rispose perentoria la madre e chiuse definitivamente il discorso.
«La tua roba è già pronta. Va’ e non deludermi.» disse abbracciando la figlia.
Lei rispose con poco affetto e mise il broncio, uscì nera di rabbia.
Il consigliere Fergus rise e si avvicinò alla regina. «Ha proprio un bel caratterino, no?»
«E’ come me…» esclamò con dolcezza la regina, fissando la porta; «Mi raccomando, non dirle nulla, aspetta il momento giusto.»
L’uomo annuì, sorrise alla donna e si avviò verso l’uscita.
Era passata una settimana precisa e Merlino, come d’accordo, si trovava nei pressi del lago in attesa. La giornata volgeva al termine, ma il sole non era ancora al tramonto. Poche nubi correvano nel cielo e la vegetazione iniziava a tingersi di quei caldi colori autunnali. Il giovane mago si era assicurato che nessuno lo seguisse e controllò scrupolosamente nei dintorni più volte. Stanco di aspettare, si sedette a riva e cominciò a lanciare dei sassi nel lago, cercando di farli rimbalzare. D’un tratto vide avvicinarsi, ad una velocità inusuale, una strana nebbia comparsa dal nulla, che ben presto ricoprì tutto il lago e parte dei dintorni; era fitta e fredda, sembrava potersi tagliare con un coltello, Merlino si alzò di scatto e mosse qualche passo in avanti. Dopo pochi secondi, strizzando gli occhi, riuscì ad intravedere delle ombre che si avvicinavano leggere e silenziose. Nel giro di pochi attimi, due barche approdarono sulla riva. Avevano degli intricati intarsi di legno, delle decorazioni di un verde brillante e un drago intagliato sulla piccola polena. Le persone che vi erano sopra non erano ancora visibili tanto che Merlino, leggermente spaventato, si fece indietro.
«Brigit?»
«Merlino! Merlino!»
Sentì la sua voce e si rassicurò. La nebbia si ritirò quel tanto da mostrare i nuovi arrivati. Brigit scese veloce dalla barca ed andò incontro al ragazzo, salutandolo frettolosamente, poi si mise subito a dare indicazione a due paggetti che li avevano accompagnati, che cominciarono a scaricare i bagagli dalla prima barca.
«Mi sarei aspettato un saluto migliore» borbottò il ragazzo.
Lei sbuffò; «Ma se ci siamo visti poco fa…» si bloccò, alzando gli occhi al cielo. «Scusami, poi ti spiegherò...» disse sbrigativa.
«Ci sono un sacco di cose che dovrai raccontarmi!» esclamò spazientito.
Anche la seconda barca approdò sulla riva e i suoi occupanti misero piede a terra.
«Merlino, voglio presentarti gli ambasciatori di Avalon» disse gioiosa la ragazza.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: L'Ambasciata ***


Writer's Corner: Scusate l'attesa, ma questi 3 giorni sono stata molto impegnata, e mi scuso anche per questo misero capitoletto di aggancio dove non succede nulla di eclatante ^^" Ma vi prometto delle romanticherie in arrivo *-*
Ringrazio tutti quelli che l'hanno letta e continuano a farlo :D Recensite, fatemi sapere cosa ne pensate :P




Capitolo 6: L'ambasciata

Merlino restò a bocca aperta. Tre uomini, o meglio, due uomini e un nano erano appena scesi sul suolo di Camelot.
«Ehi stecchino! Che hai da guardare?» il nano si avvicinò minaccioso al ragazzo, puntandolo con un dito. Sarà stato alto circa un metro e poco più, i vestiti erano fatti perfettamente su misura e, al contrario degli altri, non indossava un mantello ma un pesante gilet di pelliccia. Aveva i capelli castani, corti, gli occhi vispi e scuri, qualche ruga sulla fronte e vicino le labbra, accentuate ancor di più dall’espressione arrabbiata.
Merlino indietreggiò spaventato.
«Calma, calma. Midir, non agitarti» disse Brigit verso l’ometto. «E tu Merlino, smettila di fissarlo, non è educato» disse bacchettandolo.
Midir sbuffò violentemente contro il ragazzo e si voltò per tornare alla barca. Merlino era perplesso e leggermente spaventato.
«Non gli piace che la gente lo fissi…» sussurrò Brigit, giunta vicino a lui. «E’ molto suscettibile»
«Ho notato» replicò Merlino, con ancora gli occhi sbarrati.
«Vieni» disse la ragazza trascinandolo per una mano. «Midir l’hai già conosciuto…» il nano li fulminò con lo sguardo, lei rispose con un sorrisetto di circostanza; «Questo è il consigliere Fergus» presentò al giovane mago un uomo di mezza età, alto, spalle larghe, aveva una barbetta incolta, scura ma con qualche peletto bianco, lo stesso valeva per i capelli, brizzolati, semi lunghi, tenuti legati da un laccio di cuoio. Era vestito con un completo di camicia e pantaloni sui toni del marrone, un mantello verde petrolio e degli stivali scuri. Aveva in mano una pipa nella mano destra, che portò alla bocca per poter salutare Merlino. La stretta di mano fu alquanto vigorosa tanto che il ragazzo iniziò a massaggiarsi l’arto.
«E’ un  vero piacere conoscerti, Brigit non ha fatto che parlare di te durante il viaggio…» disse con un sorrisetto ammiccante.
La giovane arrossì lievemente; Merlino ridacchiò imbarazzato.
«Quello lì è Aengus» disse la ragazza, indicando l’ultimo arrivato.
Era completamente diverso dagli altri due: alto, slanciato, i capelli erano di un biondo cenere, acconciati con dei dread, barba e baffi solo intorno alla bocca e di una tonalità più chiara rispetto ai capelli, gli occhi grigi e stanchi, era il più giovane dei tre, ma quell’aria malinconica e pesante gli conferiva un aspetto invecchiato. I suoi abiti erano sui toni del grigio, l’unico colore era dato dal marrone degli stivali e del mantello. Se ne stava in disparte, parlando con i paggetti, indicando loro come e dove muoversi.
«E’ un tipo solitario...» disse Brigit osservandolo con malinconia.
«E’ tutto pronto» esordì Midir avvicinandosi a Fergus, che rispose con un assenso del capo. Tolse la pipa dalla bocca e avvicinate le labbra emise un lungo fischio, dapprima molto alto, tanto che Merlino dovette tapparsi le orecchie, poi sempre più lieve, fino a svanire del tutto. Attesero qualche istante, poi sentirono dei rumori provenire dalla foresta, voltandosi videro arrivare cinque cavalli, tra questi anche il cavallo nero di Brigit. La sua giumenta fu la prima ad avvicinarsi, facendosi carezzare dolcemente il muso. Gli altri vennero presi dai rispettivi padroni, l’ultimo, il più possente, venne preso in custodia dai paggetti. Gli animali rispecchiavano perfettamente i loro proprietari, Mirid aveva un pony pezzato, Fergus un arabo dalla criniera brizzolata e Aengus un magnifico cavallo bianco con screziature grigie. Il cavallo dei paggi era un esemplare da traino di colore nero e bianco, con la criniera che gli copriva anche parte del muso.
I servi si apprestarono a posizionare le selle che erano sulla prima barca. Aengus si avvicinò alla seconda, ormai vuota, alzò la mano destra e la fece scorrere davanti a se a formare un mezzo cerchio. Si sentirono degli scricchiolii, la barchetta cominciò a tremare; Merlino si voltò, attirato da quel rumore. Ben presto i pezzi di legno si staccarono e cominciarono a svolazzare in giro, fino a fermarsi in un punto e costruire un carretto provvisto di attacco per un cavallo. Il mago era piacevolmente sorpreso, lui non aveva mai provato a fare una cosa del genere. Brigit sorrise. L’uomo poi si voltò verso l’altra barca, fece un gesto della mano come a spingerla via e questa si allontanò silenziosa dalla riva, tornando a nascondersi e poi svanire in quella strana nebbia.
Quando i bagagli furono caricati sul carretto, tutti presero posto sulle proprie cavalcature, Brigit offrì un passaggio a Merlino che accettò un po’ titubante. La ragazza se ne accorse; «Dana non ama le selle» si giustificò. Merlino alzò un sopracciglio e poi si decise a montare. I servi salirono sul carro e si misero in fondo alla carovana. Fergus fu il primo a partire, con uno schiocco di lingua diede il via al cavallo, che s’incamminò al trotto, tutti gli altri lo seguirono ordinatamente.
«Non posso farmi vedere con voi» sussurrò preoccupato Merlino all’ orecchio di Brigit, che era seduta davanti; lei si voltò appena «Non ti preoccupare, andrà tutto bene, scenderai poco prima della fine della foresta.» disse per rassicurarlo. Lui annuì e silenziosamente proseguirono.
Al limitare della foresta, Merlino scese da cavallo e salutò Brigit, si sarebbero visti poco dopo, imboccò un sentiero secondario e sparì tra le fronde. Il gruppo proseguì, lasciati gli alberi, si diressero lungo la strada principale, entrando in paese. Era una bella giornata, il mercato era pieno di gente, sembravano tutti felici; i mercanti gridavano per proporre le merci e gli acquirenti cercavano di contrattare sul prezzo, ragazze camminavano spensierate per le vie e le madri giocavano con i rispettivi figli. Brigit si scoprì ipnotizzata da queste scene di vita quotidiana, per lei era tutto diverso da ciò a cui era abituata, le persone, le merci, gli atteggiamenti; si ridestò solo quando Aengus le passò accanto facendo un colpo di tosse per invitarla a sbrigarsi, gli altri erano quasi all’entrata del castello. Con un versetto spronò Dana che si mosse veloce tra la gente, riuscendo a raggiungere il carretto proprio mentre Fergus si annunciava alla guardia. Passarono senza problemi e si ritrovarono nella piazza antistante il castello. Si guardarono un po’ intorno, avvicinandosi al grande portone d’entrata, scesero da cavallo e attesero. Pochi istanti dopo sopraggiunsero delle guardie, seguite subito dal Re e suo zio, scesero la scalinata e si avvicinarono agli uomini. La prima reazione di Artù appena vide il nano fu di pieno stupore, Midir se ne accorse e lo fulminò con lo sguardo; Agravaine si limitò a fare uno sguardo quasi schifato e poi dirigere la sua attenzione verso il più anziano dei tre.
«Benvenuti a Camelot» disse poco contento e senza tante cerimonie.
Fergus lo fissò intensamente, poi si voltò leggermente a cercare consenso dai suoi compagni, entrambi annuirono lievemente con il capo.
«Vi ringrazio, messer?»
«Agravaine Pendragon» rispose secco.
«Agravaine» ripetè Fergus in un sussuro, assaporando quel nome come si fa con una buona boccata di pipa.
«E voi sareste?» domandò lievemente infastidito.
«Fergus Bregfire, consigliere personale della Regina Viviana» rispose elegantemente; «Questi sono gli altri membri dell’ambasciata: Midir Boyne e Aengus MacOc» disse indicandoli rispettivamente, essi risposero con un cenno d’assenso.
«E’ un vero piacere avervi qui» intervenne Artù che fino a quel momento era rimasto lievemente in disparte.
«Voi dovreste essere Arthur Pendragon» constatò il consigliere, lisciandosi lentamente la barba.
«Proprio così» rispose fiero.
«Maestà è un vero piacere rivedervi» esclamò Brigit, che nel frattempo si era avvicinata a Fergus.
«E’ una gioia rivedervi» rispose cortese, facendo un leggero e impercettibile inchino.
Agravaine sbuffò. «Non perdiamoci in chiacchiere» esclamò infastidito.
Artù gli lanciò un’occhiata leggermente rabbiosa. «Prego, seguitemi, vi farò subito scortare nelle vostre stanze, sarete stanchi, parleremo stasera a cena» sottolineò l’ultima parte della frase rivolgendosi allo zio, il quale, offeso si rigirò sui tacchi e risalì la scalinata. I tre uomini lo guardarono stupiti.
«Qui ci sono i nostri bagagli» disse perentorio Midir.
«Certo, certo. I miei servi li recapiteranno direttamente nelle vostre stanze» rispose stupito il re.
Il nano sembrò accontentarsi e iniziò a salire le scale.
Brigit si avvicinò al re «Non fateci caso, è sempre così» sorrise.
Il re la guardò  un po’ stranito. Poi scrollò le spalle e si avvicinò a Fergus, iniziarono a borbottare e salire le scale, seguiti da Aengus e i paggi che portavano le prime borse. Quasi giunti alla porta, Artù diede ordini di prendere i bagagli e accompagnare i cavalli alle stalle. Brigit avvertì che sarebbe andata a sistemare Dana. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Alleanza...? ***


Writer's Corner: Eccomi qui con un nuovo capitolo! Da qui si nota l'inserimento nella 4° stagione, più precisamente dopo la puntata in cui Gwen viene cacciata da Camelot :) Volevo anche dire che...solo dopo aver scritto il capitolo precedente mi sono resa conto che nel medioevo probabilmente la pipa ancora non esisteva XD però se Gaius porta gli occhiali (inventati più in la nel tempo) allora i miei pg possono fumare! XD (non che siano drogati, eh!)
Ringrazio tutti coloro che seguono la storia, chi l'ha messa nelle seguite e soprattutto chi l'ha recensita! :*


Capitolo 7: Alleanza...?

Era arrivata alle stalle e, seguita dalla sua giumenta, si guardava intorno alla ricerca di un posto libero. Ne trovò uno verso la fine, sulla destra, aprì il mezzo cancelletto e lasciò entrare Dana, che eseguì diligente il comando. Mentre l’animale si ambientava, Brigit era alle prese con il fieno. Prese una grossa manciata con il forcone e la sistemò nella mangiatoia, su cui subito si fiondò il cavallo. Sorrise nel vederla così affamata, le fece una carezza sul collo, dopo di che si mise alla ricerca di un secchio per l’acqua. Lo trovò appena fuori la stalla, si chinò per prenderlo e nel rialzarsi vide Merlino avvicinarsi.
«Tutto bene?» sorrise.
«Si, per fortuna nessuno mi ha visto.» rispose lui sollevato.
Anche lei tirò un piccolo sospiro di sollievo. «Ti va di accompagnarmi?» chiese alzando il secchio per fargli capire.
«Non posso…» si scusò «Sono in giro da troppo tempo, devo farmi vedere da Artù o andrà su tutte le furie»
«D’accordo…» disse un po’ delusa. Si salutarono e lei si diresse verso il pozzo.
Arrivata, posò il secchio a terra e s’ingegnò, tirandosi su le maniche del vestito, per tirar su la corda. Appena l’afferrò vide passare di lì Galvano; arrossì di colpo, non sapeva neanche lei il perché, lasciò subito la corda e fece finta di nulla, sperando che lui non si fosse accorto di lei, non voleva dare l’impressione di una donnetta debole e indifesa. Lui si voltò e la vide, la salutò con un lieve inchino accompagnato da un gesto della mano, poi si avvicinò a grandi passi.
«Vedo che siete tornata, mi fa piacere rivedervi.»
Lei sorrise e annuì, non sapeva cosa dire.
«Come state? E’ andato bene il viaggio?» domandò cortese.
«Bene…si è andato tutto bene» rispose titubante.
Lui alzò un sopracciglio, ma lasciò correre. «Cosa fate qui?»
«Ehm…stavo passeggiando…la giornata è così piacevole, sono appena arrivata e volevo sgranchirmi le gambe» cercò di giustificarsi, ma lui aveva già notato il secchio ai suoi piedi. Anche lei lo notò e deglutì a fatica.
«Ed ero giusto venuta a prendere un po’ d’acqua per la mia giumenta...» aggiunse.
«Permettetemi di aiutarvi.» esclamò lui, galante.
«Non credete che io non possa farcela da sola!» esordì, leggermente isterica.
L’uomo la fissò perplesso.
«Scusate…» mormorò, vergognandosi.
«Non l’ho mai pensato» rispose lui divertito «Per me è un onore potervi aiutare» disse mentre afferrava la corda e la tirava con vigore. In pochi attimi il secchio fu pieno.
«Grazie» disse lei allungando le mani. Ma lui si ritrasse.
«Non sarei un vero galantuomo se non portassi io il fardello a destinazione.» Sorrise.
Brigit acconsentì, seppur in preda alla vergogna più nera, e si avviarono insieme verso le stalle.
 
«Eccola, è lei.» disse indicando la sua cavalla nera.
«E’ davvero un meraviglioso esemplare!» esclamò Galvano, sorridendo alla padrona.
«Si chiama Dana.» iniziò ad accarezzarle il muso, l’animale nitrì sonoramente.
L’uomo si apprestò a versare l’acqua nell’abbeveratoio  «Davvero un bel nome.» disse mentre lo faceva.
La giovane bisbigliò un grazie continuando ad accarezzare la giumenta e evitando accuratamente lo sguardo di lui.
Poggiato il secchio a terra, si rialzò sbattendo le mani per ripulirle leggermente. «Siete stata felice di ritornare a casa?» chiese appoggiandosi con la schiena ad una colonna di legno.
«Si, seppur per poco» l’ultima parte della frase fu quasi un mormorio sommesso, ma lui lo sentì ugualmente.
«Siete molto legata alla vostra terra…» constatò.
Lei annuì. «Perché voi no?» domandò irriverente.
Rise. «Certo, perché non dovrei? Sono un Cavaliere di Camelot, se non sono legato io chi mai dovrebbe esserlo?» rispose ridacchiando.
A Brigit scappò un sorriso divertito e si voltò nella sua direzione. Quando i loro occhi s’incrociarono, il cavaliere si accorse di quanto fossero profondi ed espressivi, ne rimase estasiato.Si sentì pervaso da sensazioni contrastanti, condite da un alone di mistero che quelle iridi gli trasmettevano. Lei invece si perse nei suoi, così scuri e profondi, caldi e rassicuranti, ma distolse subito lo sguardo, imbarazzata. Piombò un silenzio tombale.
«Io…devo andare» esordì scostandosi di qualche passo, gli occhi fissi a terra.
Lui si mosse e fece un lieve inchino di saluto. «Prego»
Prima di uscire dalla stalla, la ragazza si voltò indietro, facendo un sorriso e un saluto con la mano destra, poi s’incamminò verso il castello.
  
Gli ambasciatori erano stati accompagnati nelle rispettive stanze, i paggetti avevano preso posto nelle camere dei servi, a Brigit era stata assegnata la stanza che aveva avuto in precedenza. Dopo essersi sistemati e riposati, i quattro si diressero nella sala dove avrebbe avuto luogo la cena. Erano i primi, il servo che li aveva accompagnati si congedò frettolosamente dicendo che sarebbe andato a chiamare il re, così rimasero in attesa. Subito Fergus accese la sua pipa, tirando un paio di profonde boccate e facendo svolazzare il fumo tutto intorno a sè, Midir iniziò a gironzolare per la stanza e Aengus si diresse verso una finestra, iniziando ad osservare il paesaggio, per lui più interessante di qualsiasi altra cosa stesse per accadere. Brigit si sedette ed iniziò a tamburellare con le dita sul tavolo, guardando cosa facevano gli altri.  Nel giro di pochi minuti arrivò Artù seguito da suo zio, riccamente abbigliato e con il solito sguardo diffidente. I presenti fecero un cenno di saluto con il capo, quindi il re fece gli onori di casa, fece accomodare gli ospiti e prese posto a capo tavola.
«Signori, è un vero piacere avervi come ospiti...» iniziò il giovane.
Gli altri annuirono, tranne Agravaine, che restò un po’ sulle sue, poi continuò con i soliti convenevoli della corte. Brigit l’ascoltava distratta.
Silenziosamente arrivò Merlino, i due si salutarono con uno sguardo. Il ragazzo fu subito seguito dai cavalieri. Tutti presero posto, Merlino come al solito in piedi in fondo alla sala, mancava solo Gwen. Brigit se ne accorse e si rattristò.
Dopo aver concluso convenevoli e presentazioni, i servi portarono le pietanze, abbondanti e gustose, tutti si servirono e mangiarono con piacere. Le conversazioni spaziarono dal viaggio dei nuovi arrivati, alle ultime del regno, a qualche fugace intervento sarcastico e pungente di Agravaine, debitamente zittito dallo sguardo fulminante di Midir. Conclusa la cena il re giunse al sodo della questione.
«Quindi il vostro regno vuole stringere un alleanza con Camelot…» iniziò blandamente, bevendo qualche sorso di vino dal suo calice; «La vostra messaggera non ha specificato il motivo…»
Fergus si riaccese la pipa, calmo e assorto. «Tempo fa vostro padre strinse un accordo con la nostra regina...» iniziò a raccontare, fissando il fumo che svolazzava. «Ora siamo venuti ad onorare questo vecchio patto.» concluse guardando il re, che lo fissava serio.
«Non è possibile!» Intervenne Agravaine «L’avremmo saputo!» continuò infastidito.
«Evidentemente c’era qualcosa che il re non vi aveva detto, forse non si fidava di voi...» esclamò Midir a denti stretti, irriverente.
L’uomo lo guardò con astio, poi si rivolse ad Artù, che per tutta risposta non lo degnò di uno sguardo. «Mi dispiace ma il re non può accettare un accoro preso da suo padre, così, a carta bianca, senza sapere né condizioni né vantaggi.» continuò altezzoso e snob come sempre.
Artù accennò un si poco convinto.
«Ma le condizioni ci sono eccome!» esclamò Midir mettendosi in piedi sulla sedia. «Non potete disattendere ad una promessa fatta!»
Era una condizione che il giovane re stava prendendo in considerazione.
«Calma calma amico mio, il re saprà certamente cosa fare. Domani, dopo che avremo esposto le nostre condizioni, avrà il quadro più chiaro e potrà decidere, liberamente.» sottolineò quella parola lanciando un’occhiata ad Agravaine, che per tutta risposta lo ignorò.
Brigit era seriamente preoccupata, sperava che gli ambasciatori sarebbero riusciti a convincere il re senza che questi venisse influenzato dal potere negativo dello zio.
Dopo qualche altro commento poco carino, decisero tutti di ritrovarsi il giorno seguente per parlare apertamente della questione. Si salutarono ed ognuno tornò nelle proprie stanze.
Brigit era quasi arrivata alla sua quando si sentì chiamare a bassa voce, si voltò e vide Merlino, che le si avvicinava silenzioso.
«Allora? Cosa pensi?» chiese circospetto.
«Nulla, spero solo che Agravaine non ci metta il suo zampino, sarebbe un grave problema…» rispose preoccupata.
«Capisco» sussurrò pensieroso.
«Domani saprai tutto» disse lei per cercare di ravvivare la sua curiosità.
Lui le sorrise; si salutarono e andarono a dormire.

L’indomani mattina gli ambasciatori e il  re si ritrovarono nella sala del consiglio. Anche Agravaine era lì, appiccicato ad Artù come una sanguisuga. Brigit arrivò pochi minuti dopo, seguita da Merlino, entrambi vollero restare in disparte e si misero in silenzio sul fondo della sala. Con un veloce ordine il re disse al suo servo di chiudere tutte le porte, Merlino si affrettò ad eseguirlo e così iniziarono le trattative.
«Potete parlare ora» iniziò Artù, rivolto a Fergus.
«Come vi ho già detto, maestà, siamo qui per onorare un vecchio patto.» cominciò calmo come sempre. «Ma anche perché ci sentiamo minacciati.» la sua voce si fece leggermente preoccupata.
«Da cosa?» chiese Agravaine, sospettoso.
Fergus soppesò le parole, ma Midir lo precedette «I regni confinanti!» esclamò lanciando un’occhiata complice al compagno, Fergus annuì soddisfatto.
«Si stanno facendo sempre più forti, e le nostre difese naturali non bastano...»
Artù si era seduto, pensieroso, ascoltava tutto con la massima attenzione.
«La verità è che il nostro oracolo ha avuto una visione...» bisbigliò Brigit all’orecchio di Merlino, stando molto attenta a non farsi sentire. Lui sgranò gli occhi, sorpreso. «Ha visto una minaccia che non può essere annientata con la nostra magia.» continuò lei «Quindi ci ha indirizzati qui, ma non sapevamo che Uther avesse bandito le pratiche magiche, e ora non sappiamo come procedere…»
Gli uomini stavano continuando a parlare di accordi, concessioni e tributi, tutto con la scusa di un’invasione dai regni confinanti.
Aengus, che fino a quel momento era sempre rimasto in silenzio, estraniandosi da quella realtà, prese parola, facendo un passo in avanti.
«Quali condizioni pretendete?» esclamò, lasciando tutti sbigottiti. Midir gli lanciò un’occhiata furiosa mentre Fergus scosse la testa rassegnato. Gli altri due uomini lo guardarono sconcertati.
«Ecco, non sa mai stare zitto! Parla nei momenti meno opportuni!» esclamò Brigit a bassa voce, Merlino la guardò interdetto. «E ora?»
«E inoltre perchè in questo regno la magia è proibita?» continuò serio.
«Non fate caso alle sue parole...è abituato a parlare schiettamente!» intervenne il nano, scansando l’amico e facendolo indietreggiare sotto il suo sguardo severo, poi si rivolse nuovamente ad Artù. «Non vuole perdere tempo in convenevoli, ma voi non preoccupatevi, abbiamo tutto il tempo che volete per discuterne...» si prodigava in mille scuse e moine, non sembrava neanche lui.
Agravaine era seccato e infastidito.
«Sire…» si avvicinò al giovane, parlando a bassa voce. «Questi personaggi non sono affidabili...non mi fiderei molto...perchè vogliono sapere delle nostre leggi?»
Artù restò in silenzio, le braccia conserte e lo sguardo concentrato. Tutti erano ammutoliti, in attesa che il giovane esprimesse i suoi pensieri.
«Non è vostro interesse il perchè di questa legge di Camelot...»
Lo zio guardò gli ambasciatori fiero e soddisfatto.
«E non chiediamo altro che una sola valida garanzia, sta a voi decidere quale.» continuò serio.
Agravaine si voltò con gli occhi sgranati. «Ma…Sire…»
«Maestà, non dovremmo lasciar decidere loro...dobbiamo chiedere più tributi, altri vincoli...!» esclamò preoccupato lo zio.
«Voglio fidarmi.» disse perentorio con lo sguardo fiero e fisso di fronte a sè. I tre uomini si guardarono, avvicinandosi per confabulare tra loro. Artù aspettava in piedi, petto in fuori e postura ferma e decisa. Sospirando, Fergus si voltò.
«Mi scuso ancora per l'irriverenza del mio amico, e vi ringrazio per la fiducia.» disse serio.
«Su, avanti, cosa avete deciso?!» intervenne Agravaine alzando la voce.
I tre si guardarono, sospirando rivolsero gli occhi verso Brigit, che sussurrava qualcosa a Merlino e non si accorse degli sguardi su di lei. Midir le si avvicinò e la prese per mano.
«Cosa?» chiese sconcertata, si era distratta e aveva perso il filo del discorso. Il nano la condusse di fronte al re, Fergus le si avvicinò, cingendole la spalla, la giovane gli lanciò uno sguardo interrogativo, ma il suo era fisso  sul davanti, verso quello del re.
«Lasceremo qui la principessa, come garanzia.» disse serio.
Brigit rimase a bocca aperta. «No!» fu la prima parola che disse; «Perché?» chiese spaventata. «No! Non voglio! Com’è possibile?!» era sconvolta.
Il re annuì soddisfatto. Agravaine un po’ meno. I due si strinsero la mano.
Brigit aveva le lacrime agli occhi, si scostò con violenza dal consigliere, fece qualche passo indietro passandosi le mani nervosamente tra i capelli, guardò tutti i presenti con odio, aveva lo sguardo annebbiato, faceva fatica a respirare.
«Brigit…» si avvicinò Fergus, una mano protesa per calmarla.
Per tutta risposta la ragazza corse verso la porta, uscì senza degnare nessuno di un saluto, sconvolta e con le lacrime che scendevano copiose sulle guance.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Una Nuova Dimora ***



Writer's Corner: Mi scuso se in questi capitoli c'è poca azione ma è tutto ai fini della trama, per far quadrare bene i conti alla fine =D Ringrazio tutti quelli che mi seguono e soprattutto chi ha recensito! Le vostre parole mi fanno venire ancora più voglia di scrivere! Spero di non deludervi! :*

Capitolo 8: Una Nuova Dimora


Dopo la sua fuga improvvisa, gli ambasciatori, aiutati dal re e i suoi cavalieri, si misero a cercarla. Anche Merlino si diede da fare, arrivando fino al lago per controllare se fosse lì. Non riuscivano a trovarla da nessuna parte, sembrava svanita nel nulla. Dopo alcuni minuti si ritrovarono tutti nella piazza antistante il castello.
«Non è in camera.» disse Elyan.
«Nemmeno alle stalle.» esclamò affannato Galvano.
«Nel castello non c’è traccia di lei!» Sir Parsifal e Sir Leon parlarono in coro.
Midir e Fergus erano seriamente preoccupati, il nano era irrequieto, camminava frenetico avanti e indietro rimuginando su dove potesse essere. Fergus emetteva continui sbuffi di fumo dalla sua pipa.
«In paese nessuno l’ha vista» esclamò affannato il re, arrivando di corsa seguito da un paio di guardie.
«Nemmeno al lago o in prossimità della foresta.» Era sopraggiunto anche Merlino, in evidente stato d’agitazione.
«Il tramonto è vicino» disse Leon; «Sarà più difficile cercarla, dobbiamo sbrigarci!»
Artù annuì e diede nuovi ordini, i cavalieri sarebbero andati con lui nella foresta, Merlino e gli ambasciatori avrebbero continuato a perlustrare i dintorni del castello.
«Chiunque la veda, avverta subito gli altri!» esclamò prima di montare a cavallo e galoppare con i cavalieri in direzione del bosco.
 
Aengus era rimasto nel giardino posteriore, camminava tranquillo con le mani dietro la schiena. Con passi lenti e pacati e sguardo sognante diretto al cielo, si accostò ad una grossa quercia lì vicino, poggiò una spalla al tronco e mise le braccia conserte.
«Ti stanno cercando da molto...» disse distrattamente; «Sono tutti preoccupati…»
Non ricevette alcuna risposta.
«Non devi fare così» continuò con un tono più dolce; «In cuor tuo sai che la scelta non è casuale…»
Attese.
«…Si…» rispose una vocina.
D’improvviso Brigit si rese visibile, era rannicchiata alla base del tronco, le braccia che cingevano le ginocchia e la faccia immersa tra esse.
«Ma, ma io non voglio…» esclamò singhiozzando.
«E pensi che rendersi invisibile e star ferma risolva qualcosa?» la voce era severa, ma non c'erano segni di rimprovero.
Non rispose, si limitò a tirar su col naso.
«Tu sai benissimo che tua madre sarà d’accordo con la nostra decisione, sarà un bene sia per te che per Avalon.» cercò di rabbonirla;
«E quanto tempo dovrò star qui?!» chiese rassegnata.
«Finchè non avrai assolto al tuo compito.» rispose serio.
«Quanto ci vorrà?» ricominciò a singhiozzare.
S'inginocchiò e cominciò ad accarezzarle i capelli. «Prova a godere del tuo tempo qui, potresti scoprire quello che tanto cerchi.» disse in tono più allegro.
«E quando l’avrò scoperto potrò tornare?» domandò speranzosa, asciugandosi la guancia destra con il palmo della mano.
«Questo non so dirlo. Dipende da tua madre. E dall'oracolo.» Era serio.
Brigit sapeva di essere l'unica garanzia che avrebbe mantenuto l'alleanza tra i due regni e garantito la sopravvivenza di Avalon.
«Andiamo.» disse lui porgendole una mano.
Lei lo fissò, gli occhi rossi e lucidi, le gote calde e bagnate, era come un gattino indifeso che miagola chiedendo disperatamente aiuto.
Prese la mano del consigliere che l’aiutò a tirarsi su e insieme si diressero verso il cortile.
Merlino, Fergus e Midir li videro arrivare, Aengus elegante e fiero, Brigit con la testa china.
«Brigit!» esclamò il giovane mago avvicinandosi a lei.
Gli altri due tirarono un sospiro di sollievo.
La ragazza non ce la fece a sollevare lo sguardo per incontrare quello dell’amico. Restò in silenzio, ancora scossa da qualche singulto di pianto.
Merlino, sconcertato, cercò lo sguardo dell’ambasciatore, che gli mise una mano sulla spalla, per rassicurarlo.
«Va’ ad avvertire gli altri!» ordinò Midir a gran voce.
Il ragazzo annuì e corse subito nella foresta.
«Ma cosa ti è passato per la testa? Ci hai fatto preoccupare come non mai! Dove ti eri cacciata?! Sei solo una bambina insolente e…» Midir le stava urlando contro, facendole una pesante ramanzina, ma Fergus lo bloccò.
«Siamo tutti felici di vedere che stai bene.» disse piano l’anziano consigliere con un sorrisetto sulle labbra.
Brigit alzò lo sguardo, incontrando quello di Fergus e non riuscì a trattenersi, scoppiò di nuovo in lacrime e singhiozzi, affondando la faccia tra le pieghe del suo mantello. Lui incominciò ad accarezzarle dolcemente i capelli per farla calmare, ma la ragazza non accennava a smettere.
Midir stava per aprire bocca ma Aengus lo fermò. «Lasciala sfogare.» disse semplicemente.
Artù e i cavalieri arrivarono al galoppo, seguiti da Merlino, in evidente affanno. Scesero repentinamente da cavallo e si avvicinarono al gruppetto. Brigit aveva la testa china e singhiozzava sommessamente.
Artù aprì la bocca, stava per sbottare e rimproverare severamente la ragazza, ma un eloquente sguardo di Fergus lo trattenne dal farlo.
«La principessa ha qualcosa da dirvi...» disse il consigliere, spingendola leggermente con una mano dietro la schiena.
La giovane fece un passo in avanti, tirò su con il naso e con difficoltà alzò il capo, guardando tutti con i suoi occhi arrossati e lucidi. Tutti i cavalieri s’intenerirono, sembrava così indifesa e debole.
«Mi dispiace» disse debolmente; «Non…non succederà più.» continuò tremante.
Fergus la guardò benevolo e soddisfatto, lanciando lo stesso sguardo al re che rassegnato, sospirò.
«L’importante è che stiate bene» disse infine, allontanando ogni proposito di sgridarla.
Lei si asciugò una guancia con la manica del vestito e tornò accanto al consigliere.
«Merlino!» chiamò perentorio il re, senza smettere di fissare la ragazza; «Accompagnala in camera!»
Il servo annuì e si accostò alla principessa, lei lo guardò di sfuggita, annuì, prima di andare però si avvicinò a Fergus e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Si voltò e s’incamminò con il giovane.
Gli uomini rimasero ancora qualche minuto, discutendo, poi si congedarono.
Merlino e Brigit camminavano affiancati, senza parlare. Lei aveva lo sguardo basso e lui non sapeva né cosa dire né cosa fare. Ben presto arrivarono alla camera, la giovane poggiò entrambe le mani e spinse per aprire la porta;
«Brigit…» disse titubante il mago;
«Non ho voglia di parlare» rispose seria, entrando e richiudendo la porta.
Il mago rimase lì davanti, la bocca semi aperta e lo sguardo imbambolato. Trasse un profondo respiro e andò via sconsolato.

 
Erano passati quattro giorni da quella notte, gli ambasciatori avevano lasciato Camelot e Brigit non voleva ancora accettare la sua nuova situazione. Era sprofondata in una sorta di profonda depressione, aveva passato quei giorni rinchiusa in camera, dormendo fino a tardi, facendo lunghi bagni solitari e mangiando lo stretto necessario in stanza. Ogni mattina una serva entrava per controllare che fosse tutto in ordine, che la giovane non fosse scappata e fosse in buona salute. Anche quella mattina la cameriera era entrata nella stanza, facendo apposta molto rumore e spalancando tende e finestre.
«Buongiorno!» disse allegra.
Dalla matassa di coperte sul letto arrivò un mugolio sommesso.
«Vedo che siamo di buon umore oggi!» continuò sorpresa, sentite le risposte dei giorni precedenti come: “Va via!”, “Lasciami morire in pace” e “Voglio dormire per sempre”, era un gran passo in avanti.
«E’ una meravigliosa giornata!» si avvicinò al letto, scostando di poco le coperte. Per tutta risposta Brigit le alzò sempre più sul viso, nascondendosi sotto di esse.
La serva alzò gli occhi al cielo e cominciò a rassettare. Un cinguettio e un battito d’ali la fecero sobbalzare.
«Aiuto! Cos’è?» urlò correndo alla porta.
Un uccellino era entrato nella stanza e saltellava allegramente su e giù per il tavolo. Brigit, scossa dall’urlo, sporse la testa per vedere e il volatile si avvicinò, posandosi sul comodino.
«Flynn!» esclamò raggiante la principessa; «Flynn sei proprio tu!»
Il piccolo pettirosso fischiettò. Con immensa gioia la ragazza lo prese in mano e cominciò ad accarezzarlo. La serva stava osservando tutto decisamente sorpresa.
«Mia signora…?» chiese titubante.
«E’ il mio pettirosso, e ora lasciami sola. Mi sono svegliata, puoi andare.» rispose irritata.
La cameriera annuì e andò via, ancora perplessa.
«Oh Flynn, mi sei mancato tantissimo! Ti ha mandato mia madre? Hai fatto il viaggio tutto solo?» chiese sempre più curiosa.
L’uccellino non rispose, svolazzò sul letto, saltellando sulle coperte.
«Non fare l’offeso.» lo rimproverò; «Tu non sai com’è stare qui!»
Il piccoletto cinguettò qualcosa.
«Sei venuto per restare?» chiese con gli occhi che brillavano.
Lui si posò sulla sua spalla, beccandole dolcemente la guancia.
Brigit sorrise e lo strinse con delicatezza, trasmettendogli tutto l’affetto che poteva. Di nuovo cinguettò qualcosa.
«Dici sul serio? E’ questa notte?» domandò incredula.
Il pettirosso saltellò nelle mani della giovane.
«Flynn! Come farei se tu non ci fossi!» esclamò felice, dandogli un bacino sul becco.
Con una forza e un’euforia che non sentiva da giorni, si precipitò giù dal letto, vestendosi di fretta e legando i capelli con un semplice laccio di cuoio. In pochi minuti era fuori dalla stanza, correndo per i corridoi e evitando di travolgere le persone che incontrava sul suo cammino. Andò alla ricerca di Merlino, lo trovò nella sala delle udienze; Artù e suo zio stavano ricevendo i sudditi e ascoltando le loro richieste. Il giovane mago era in disparte al lato della sala. Si avvicinò silenziosa.
«Buongiorno» disse cercando di trattenere un sorrisetto.
Lui si voltò e rimase a bocca aperta. «Buo…buongiorno.» Non si vedevano né si parlavano da giorni, quella comparsa così improvvisa lo lasciò spiazzato.
«Non ti rubo molto tempo» gli sussurrò ad un orecchio. «Ho bisogno del tuo aiuto. Stanotte. A mezzanotte. Al lago.» disse misteriosa.
Il mago non ebbe il tempo di ribattere che lei gli fece un occhiolino e andò via così com’era arrivata, silenziosa e leggiadra. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: Domande e Risposte ***



Writer's Corner: Eccomi con un avvincente capitolo! Qui verranno svelati un po' di segretucci e farà la sua comparsa il cattivo della storia...immaginate chi? XD E alla fine...tenerezze per tutti! Ringrazio chi continua a seguire questa storia partorita dalla mia mente malata e chi recensisce con quelle parole così gentili che, davvero, non mi sento di meritare! Grazie a tutti!!!!!




Capitolo 9: Domande e Risposte


Come da accordo, il giovane si presentò al lago all’ora prefissata. La trovò in piedi vicino la riva, accanto ad un fuoco crepitante, in attesa. Il rumore dei suoi passi sulla ghiaia la fece voltare. Sul suo volto di dipinse un gran sorriso.
«Merlino! Sono felice che tu sia venuto.» disse avvicinandosi e prendendo le mani del ragazzo tra le sue.
«Perché tutto questo mistero?» chiese perplesso. «E poi….non ci parliamo da giorni e d’improvviso mi chiedi aiuto, non mi sembra un atteggiamento molto cortese...» concluse leggermente irritato.
«Hai ragione. Scusami.» Rispose costernata, chinando il capo e lasciando le mani del ragazzo.
Lui si grattò la nuca. «Dai su, non fa nulla…»
Lei abbozzò un sorriso.
«Perché mi hai chiamato qui?» si guardò attorno con aria curiosa.
«Guarda in alto» disse trattenendo l’euforia.
Lui alzò il viso, scrutando il cielo.
«Cosa dovrei vedere?» chiese con ancora il naso all’insù.
«La domanda più corretta sarebbe: cos’è che manca?» apostrofò misteriosa.
Lui guardò e riguardò più volte il cielo stellato, quella sera le stelle erano molto luminose, si riusciva a vedere la via lattea. Di colpo ebbe un’intuizione.
«La luna!» disse abbassando il capo.
La ragazza annuì sorridente.
«E cosa vorrebbe dire?» esclamò impaziente.
«Nelle notti di novilunio le domande ricevono risposta!» sorrise felice.
Merlino la fissò sgranando gli occhi, non riusciva a capire.
Lei scosse il capo. «Se farai una domanda in una notte di novilunio, avrai certamente una risposta.»
Ancora non aveva afferrato ogni punto. «Ma scusa io a che ti servo?»
«La mia magia è debole qui, necessito di un po’ della tua»  si giustificò con un sorriso di scuse.
Lui sospirò, guardandola storto.
«Vieni» disse lei, trascinandolo di forza verso il lago. Vi entrarono, camminando finchè l’acqua non gli arrivò alla pancia.
«E’ fredda!» un brivido gelido gli attraversò la colonna vertebrale.
«Dammi le mani.» disse perentoria, ignorando la sua supplica.
Si presero per mano, l'uno di fronte all'altra, con le braccia formarono un piccolo cerchio. Lei inspirò profondamente e si rivolse al cielo.
«Máthair mór, éisteacht mo ghuí. Freagrair an cheist. Cad a mo chinniúint…»
Merlino l’ascoltava assorto, riusciva perfettamente a comprenderla. La giovane poi abbassò lo sguardo verso l’acqua scura. Anche lui si mise a fissare quel buio. Alcuni secondi dopo videro un barlume, che pian piano diventava sempre più forte, fino a che non li investì in pieno. Merlino dovette chiudere gli occhi per non rimanere accecato. Pochi attimi e la luce intensa si attenuò, fino quasi a scomparire; l’acqua sotto di loro aveva cominciato a ribollire, ma non si era affatto riscaldata, con sommo dispiacere del ragazzo. Osservarono le ultime bolle risalire con un gorgoglio profondo e con esse venne a galla un libro rilegato in cuoio, la copertina non aveva titolo. La luce si spense del tutto.
Appena vide il libro, Brigit lasciò le mani del ragazzo e lo afferrò, uscendo rapidamente dall’acqua per accostarsi al fuoco e vedere meglio. Merlino la seguì incuriosito e desideroso di riscaldarsi accanto alla fiamma. Con le mani che le tremavano, la principessa guardava e riguardava quel tomo da ogni direzione, voltandolo più volte. Non era voluminoso, e nemmeno troppo grande, poteva comodamente essere portato in giro e nascosto in una tasca più capiente. Lentamente l’aprì, ma con una profonda smania di sapere cosa ci fosse scritto. Sfogliò alcune pagine, poi corse subito alla fine, l’aprì al centro, lo chiuse, lo riaprì. Il suo volto cambiò espressione, da una piena di speranza ad una carica di amarezza e rabbia. Gettò il libro al suolo e iniziò a camminare a grandi passi verso il castello. Merlino raccolse curioso quell’oggetto e lo esaminò. Era vuoto. Le pagine erano completamente bianche.
«Brigit! Aspetta!» disse rincorrendola e agitando il libro sopra la testa. Le si accostò.
«Che significa?» chiese mettendoglielo sotto il naso.
La giovane proseguì senza dire nulla, velocizzò l'andatura tenendo leggermente sollevata la pesante gonna ancora bagnata. Lui tenne il suo passo.
«Spiegamelo!» ordinò perentorio.
La giovane si bloccò. Gli lanciò un’occhiata rabbiosa.
«Significa che mi hanno abbandonata! Ecco cosa significa!» sbottò in malo modo. Inveendo contro il povero Merlino. Che per tutta risposta restò immobile a bocca aperta.
Lei continuò a camminare, stringendo i pugni con rabbia.
Dopo alcuni attimi di sconcerto, Merlino la raggiunse, ma restò in silenzio.
«Scusami…» bisbigliò al mago.
Lui sorrise e non disse nulla. Fissò per un ultima volta il libro e decise di conservarlo.
 
 
La mattina seguente la rabbia di Brigit era scomparsa, lasciando posto ad una cupa delusione. Alzatasi di buon ora, si accostò alla finestra, osservando il cielo plumbeo. La solita cameriera arrivò, sorprendendosi di vederla già in piedi e non in abiti da camera. La principessa la salutò con un debole sorriso e tornò a fissare la coltre di nubi.
«Il cielo grigio mette tristezza a tutti.» disse mentre rifaceva il letto, nel tentativo di tirala un po’ su di morale.
Brigit si limitò a fissarla distrattamente, sospirando. Decise di uscire dalla stanza, con la speranza di distrarsi un po'. Salutò la cameriera e si incamminò per i corridoi. Si diresse nelle cucine, così vitali e piene di odori. Tutti erano indaffarati e concentrati sul proprio dovere: le cuoche rimestavano zuppe nei grossi calderoni, i garzoni pelavano le verdure, i macellai preparavano i tagli di carne, le cameriere apparecchiavano i vassoi per le camere. Brigit si muoveva silenziosa e agile tra quella miriade di gente che non la degnava di uno sguardo, troppo occupati nel proprio lavoro per notare la giovane, così riuscì a rubare un dolcetto e un paio di mele. Uscita sul cortile posteriore, si diresse subito alle stalle, aveva trascurato la sua cavallina per troppo tempo.
«Buongiorno Dana!» esclamò appena entrata nella stalla. Si avvicinò sorridendo alla sua giumenta che, nel vederla, emise un forte nitrito.
«Perdonami…» chiese sconsolata; «Scusami piccola…» e si avvicinò per accarezzarle il muso. L’animale dapprima si ritrasse ma poi si lasciò carezzare, felice di rivedere la sua padrona. Sul volto della ragazzi si delineò un dolce sorriso.
«Guarda cosa ti ho portato!» esclamò mostrando una delle mele, il cavallo iniziò a scalpitare, gliela porse e subito Dana vi si avventò vorace, finendola in due bocconi. La giovane rise, accarezzandole il collo.
«Andiamo a fare una passeggiata.» Aprì il cancelletto e si fece seguire nel giardino, lei passeggiava mangiando il dolcetto e il cavallo la seguiva diligentemente a distanza di pochi passi.
Da una finestra del castello, Agravaine, appena sveglio, stava osservando tutta la scena. Dal primo arrivo della giovane aveva comunicato ogni particolare a Morgana, che aveva espresso il desiderio di poter incontrare questa fantomatica abitante di Avalon, e ora l’uomo cercava un’occasione propizia per mandare la giovane dalla strega. Forse quello era il suo giorno fortunato. Si vestì e si precipitò da Brigit.
Lei lo vide arrivare a grandi passi, un sorriso falso stampato in volto.
«Buongiorno principessa» disse con riverenza.
«Buongiorno» rispose a bassa voce.
«Come state oggi?»
«Bene.» Era un po’ perplessa da questo insolito interessamento.
L’uomo si voltò ad osservare il cavallo. «E’ il vostro?» chiese con finta sorpresa.
«Si, si chiama Dana.»
«Davvero un bell’esemplare…» si avvicinò per accarezzarla, ma la giumenta fece due passi indietro, andando a proteggersi dietro la padrona. Agravaine fece un’espressione irritata e sorpresa.
«Perdonatela, non da confidenza agli estranei.»
Luì sembrò capire, annuì, ma quell’espressione rimase.
«Mi pare di capire che entrambe abbiate bisogno di una buona cavalcata…» iniziò vago.
Lo fissò stranita, ci pensò su, in effetti Dana aveva bisogno di sgranchire le zampe e lei voleva sentire la fresca brezza di fine estate sul suo volto.
«Perché non andate?» la sua bocca aveva un ghigno soddisfatto.
Brigit era titubante. «Davvero posso?» chiese speranzosa.
«Certo, certo che potete! Anzi, vi consiglio di raggiungere una meravigliosa radura a nord del lago.»
La ragazza si avvicinò all’orecchio del cavallo, sussurrando qualcosa, subito iniziò a nitrire.
Agravaine non toglieva dal volto quel ghigno soddisfatto.
«Grazie» disse semplicemente, montando in groppa a Dana.
Lui fece un cenno del capo. «Di nulla milady.»
Un colpo di tallone contro il fianco e Dana partì al galoppo verso la foresta. La padrona si reggeva saldamente alla sua criniera.
L’uomo le salutò con un gesto della mano. Appena furono uscite dalla sua visuale, il sorriso sparì, lasciando il posto ad un’espressione di profondo fastidio.
“Spero che la signora sia soddisfatta.” Pensò dirigendosi all’interno del castello.
 
Brigit sentiva il vento scompigliarle i capelli e farle lacrimare gli occhi, adorava quella sensazione, le sembrava di volare. Dana correva felice, soddisfatta di poter sgranchire i muscoli. Superarono il lago, decise a trovare quella radura, che si presentò davanti ai loro occhi dopo pochi minuti di trotto. Non era molto ampia ed era tutta circondata dalla fitta foresta, così da creare un cerchio perfetto. Al suolo vi erano innumerevoli varietà di fiori di campo, insoliti per quel periodo. Nel centro si trovavano alcuni larghi massi che spuntavano dal terreno, quasi fossero stati messi lì di proposito. Si andò a sedere su uno di essi, mentre la giumenta pascolava placidamente, assaggiando diverse erbe e fiori. Brigit si distese, iniziò ad osservare il cielo, totalmente privo di nuvole e di un celeste molto chiaro, "Qui il cielo è pulito..." pensò, ed inconsciamente un sorriso le si dipinse sul volto. Adorava il cielo limpido, sembrava immenso e infinito, le donava una sensazione di totale libertà e spensieratezza.
«E’ così diverso…» sussurrò tra sè, socchiudendo gli occhi e accarezzando leggermente dei fiorellini.
«Cosa è diverso?» proruppe una voce.
Brigit si alzò di scatto, guardandosi nervosamente attorno. Non c’era nessuno a parte lei, nemmeno Dana.
“Dov’è Dana?” pensò preoccupata. “Di chi era quella voce?”
«Chi c’è?» gridò allarmata.
Non ricevette altro che il suo eco.
«Cos’ è diverso?» Di nuovo quella voce inquietante.
Brigit si voltò di scatto e la vide alle sue spalle.
Una giovane donna snella e longilinea, con lunghi capelli ondulati e scuri come la notte, occhi verdi che ti scavavano fin dentro l’anima, la bocca sottile e pallida con un ghigno poco rassicurante. Indossava un abito color melanzana che le fasciava la parte alta del corpo, la gonna scendeva lunga fino a coprirle i piedi.
«Chi siete?» domandò scendendo dal masso e facendo qualche passo indietro.
«Il mio nome è Morgana» rispose placidamente. «Voi invece dovreste essere Lady Brigit, ho indovinato?»
Brigit rimase a bocca aperta. «Come fate a saperlo? Chi ve l’ha detto?»
«Io so molte cose sul vostro conto…ma ora ditemi, cos’è diverso?» chiese interessata.
La ragazza non seppe cosa rispondere, iniziò a guardarsi nervosamente attorno, indietreggiando con passi piccoli e leggeri.
«Non aver paura…» cercò di rassicurarla.
«Il cielo.» rispose fissandola e mordendosi un lato del labbro inferiore.
Istintivamente l’altra donna alzò il viso. «Perché?» chiese tornando ad osservare la principessa, con uno sguardo che attraversava la carne, arrivando fino al cuore e quasi riuscendo a pungerlo con degli aghi invisibili, o almeno questo è ciò che percepì Brigit. «Com’è quello di Avalon?» esclamò sgranando gli occhi e sorridendo malvagia.  
Brigit rimase di sasso. Un brivido le attraversò la schiena e un singulto le fece perdere un respiro. Iniziò a sudare freddo. «Che cosa sapete voi di Avalon?»
«Tutto quello che c’è da sapere.» rispose con un ghigno malefico. «Tranne come raggiungerla…» aggiunse con un tono poco rassicurante.
Brigit capì all’istante. «Perché volete andarci? Non ve lo dirò mai!» strinse i pugni, cercando di farsi coraggio.
Morgana rise, una risata inquietante e spaventosa che le fuoriusciva dal profondo dello stomaco. «Oh si che me lo dirai!» la minacciò.
Allungò una mano verso la giovane principessa e i suoi occhi brillarono. Brigit si sentì come afferrare al collo, iniziò a fare fatica a respirare, Morgana richiudeva lentamente le dita in un pugno. Il dolore diventava sempre più insopportabile.
«Dimmelo!» urlò furiosa.
Brigit non riusciva a rispondere, stava soffocando.
Nella sua follia, Morgana continuò a stringere, finchè non venne distratta da un rumore, nel voltarsi, vide arrivare Dana al galoppo che puntava proprio conto di lei. Per non venire travolta fu costretta a scansarsi, lanciandosi a terra da un lato, l'incanto si spezzò in quel preciso istante. Brigit si accasciò al suolo tossendo, si massaggiava la trachea con entrambe le mani. Il cavallo le si avvicinò, dandole dei leggeri colpi con il muso sulla testa, la principessa la guardò e a fatica riuscì a montare in groppa.
«No!» esclamò Morgana appena la vide salire sul cavallo. «Non scapperai!» si rialzò veloce.
Dana partì al galoppo nella direzione opposta. Brigit si voltò e sussurrò qualcosa, anche i suoi occhi si illuminarono.
Mentre Morgana si preparava ad usare di nuovo la magia per fermarla, sentì uno strano rumore provenire da sottoterra, poi una vibrazione; guardò in basso e vide fuoriuscire delle radici d’albero che le strinsero i polsi, costringendola ad inginocchiarsi. Morgana urlò e cercò di divincolarsi, ma la presa era salda. Le brillarono gli occhi e le radici iniziarono a bruciare velocemente, riducendosi subito in cenere. Intanto Brigit e Dana erano arrivate al limitare della radura, stavano per imboccare il sentiero di ritorno quando la principessa, voltatasi per controllare, vide che Morgana era già riuscita a liberarsi. Spaventata, mantenne il sangue freddo e allungò una mano in direzione della strega. Dopo pochi attimi un fitta nebbia pervase tutto il luogo, avvolgendo la fuggitiva e il cavallo. Quando Morgana le vide scomparire in quella coltre, strinse i pugni e digrignò i denti, furiosa, lanciò un grido d’odio che risuonò per tutta la foresta.
 
L’avevano scampata bella. Grazie alla nebbia, erano riuscite a dileguarsi senza farsi seguire, e ora erano giunte in prossimità del castello. Arrivata nella piazza principale, scese da cavallo ancora ansimante, si appoggiò a Dana per non cadere a terra. Tutti i presenti si misero ad osservarla, Elyan e Galvano che erano lì, le si avvicinarono.
«Tutto bene?» chiese preoccupato Elyan. Anche Galvano aveva la stessa espressione.
«Si…» disse deglutendo a fatica, una mano al cuore per calmare i battiti.
«Vi stavano tutti cercando, non potete sparire così!» la rimproverò blandamente il cavaliere.
«Io…» si mise dritta, cercando di fare un passo, ma le gambe non le ressero, sentì la testa che girava, stava per cadere. Galvano, con i riflessi pronti, la prese appena in tempo.
«Voi non state bene.» disse severo. Così la prese in braccio.
«No…no» cercò di divincolarsi, ma non poca forza.
«Vi porto da Gaius.» disse senza ammettere repliche. «Elyan, avverti il re che Lady Brigit è tornata e sta bene.» poi iniziò a dirigersi verso le stanze del medico.
 
«Sto bene, davvero.» disse la principessa, tenendo lo sguardo ben lontano da quello dell’uomo. Quel contatto fisico forzato non le stava trasmettendo calma e sicurezza, il suo cuore non accennava a rallentare i battiti, ma ciò non era dovuto alla fuga dalla strega.
«Aspettate che sia Gaius a dirlo.» rispose con un sorriso. Lei lo vide ed ebbe un sussulto, sentì una morsa alla gola, ma pensò fosse una conseguenza della magia di Morgana.
«Dove eravate andata?» chiese mentre salivano gli ultimi scalini prima del corridoio dove si trovava la stanza del medico.
«A fare una cavalcata…» sussurrò. «Non pensavo potesse creare dei problemi.» Era dispiaciuta.
«In effetti...dovete capire che voi non siete un ospite normale, non potete andare via senza avvertire nessuno, potrebbero pensare ad una fuga.» le disse preoccupato e severo, fissandola.
Lei incrociò il suo sguardo e si bloccò, non seppe più cosa dire, il cuore le pulsava nelle orecchie, sentiva un rossore salire lungo la pancia fin su le guance, dove avvampò con forza. Restarono a fissarsi dinanzi la porta del medico per svariati minuti, ipnotizzati l’uno dall’altra. Furono riportati alla realtà da Merlino che sopraggiungeva.
«Brigit! State bene?» domandò, non accorgendosi degli sguardi imbarazzati dei due.
«Si si…» si affrettò a rispondere lei.
«Sta a Gaius dircelo.» esclamò Galvano, spingendo la porta con una spalla, dato che aveva le mani occupate a reggere la ragazza.
Il medico li vide entrare e li fissò interrogativo.
«Cosa succede?» chiese con la sua solita calma.
«La principessa non si sente bene.» disse il cavaliere avvicinandosi al lettino e depositando con delicatezza la giovane.
«Ma io mi sento bene….guardate!» esclamò scendendo subito, appena mise entrambi i piedi al terra e si mise dritta ebbe un capogiro, rischiando di svenire. Galvano preoccupato le si era avvicinato per sorreggerla, lei si era aggrappata alla sua mano. Quando se ne accorse la ritirò subito, imbarazzata.
«Fatemi controllare.» disse il medico avvicinandosi.
Visitò la ragazza accuratamente. «Siete solo molto stanca, nulla di preoccupante. Cosa avete fatto di recente?»
«Una cavalcata.» rispose subito.
Gaius la fissò poco convinto. Si voltò verso un mobile pieno di boccette e scorrendo il dito lungo una mensola ne prese una contenente un liquido verdognolo.
«Due gocce in ogni bicchiere d’acqua che berrete da oggi e per i prossimi tre giorni» disse consegnandogliela.
«Grazie mille» rispose titubante.
«Ora andate a riposarvi…» esclamò sbrigativo, ritornando ai suoi affari.
La giovane scese piano dal letto, Galvano era già pronto a prenderla in caso di bisogno, ma lei riuscì a stare in piedi senza evidenti problemi.
«Merlino, mi accompagneresti nelle mie stanze?» chiese al servo, ignorando completamente il cavaliere, che si scoprì profondamente deluso da quel gesto.
«Ce…certo.» rispose avvicinandosi per sorreggerla.
Lei si appoggiò al mago, lui le cinse la schiena con la destra e le porse la sinistra per sorreggersi.
«Grazie dell’aiuto Sir Galvano…» disse prima di avviarsi verso la porta e proseguire con il mago.
Il cavaliere rimase immobile e inerme. Gaius si voltò a guardarlo. Galvano deglutì, poi con una scusa poco credibile e un sorriso imbarazzato corse via dalla stanza.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: Destino ***


Writer's Corner: Saaalve gente! Scusate l'assenza prolungata ma non riuscivo a trovare l'ispirazione per questo capitolo! Credo e spero di averla trovata, ma a giudicare dovrete essere voi! XD Fatemi sapere con una recensione :P
Due domandine di curiosità ^^
1. Chi riesce ad indovinare la citazione da un film che adoro (e che sabato hanno dato in tv) riceverà un premio! (la gloria della vittoria! ahahaha XD)
2. Un piccolo sondaggio: fatemi sapere con un commento (recensione) se nel prossimo capitolo volete più romanticismo o più azione, o tutti e due ahahahah XD
A presto e grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono, leggono, ecc. 
Un bacio grande!!!! :*
OkinoLinYu




Destino


I due camminavano lentamente lungo i corridoi; Brigit era sorretta da Merlino che stava facendo un notevole sforzo – dato il suo corpo minuto – per aiutare la ragazza stremata.
«Mi dispiace per Sir Galvano…» disse più a se stessa che a Merlino.
«In effetti mi è sembrato molto dispiaciuto.» rispose lui ghignando divertito. Forse aveva intuito qualcosa.
Brigit tentò di mascherare la sorpresa cambiando discorso.
«Una donna mi ha attaccata» disse seria.
Merlino si bloccò. .
«…Morgana…?» domandò titubante.
Brigit annuì. Il mago sgranò gli occhi, il suo volto divenne preoccupato e pensieroso. Ricominciarono a camminare, in silenzio. Dopo pochi minuti arrivarono alle stanze della ragazza, entrarono e Merlino l’aiutò a sistemarsi a letto e le preparò il rimedio di Gaius, il tutto senza proferir parola.
«Cosa pensi?» chiese la principessa prendendo il bicchiere che il ragazzo le stava porgendo.
«Cosa ti ha detto?» disse lui preoccupato.
«Voleva sapere come arrivare ad Avalon…»
«E tu? Cosa le hai risposto?» esclamò agitato.
«Nulla!» rispose con ferrea convinzione; «Mi ha minacciata…ha usato la magia per convincermi…» continuò fissando con sguardo perso il liquido nel bicchiere che aveva tra le mani.
«Ti ha fatto del male?» Merlino si sedette al bordo del letto, stringendo i pugni appoggiati alle ginocchia.
I loro occhi si incrociarono e lo sguardo della giovane fu molto eloquente.
«E’ potente. Non sapevo ci fossero ancora maghi così pericolosi in questo regno.»
Il giovane annuì con rassegnazione. «Vuole uccidere Artù.»
Brigit non ne fu molto sorpresa. Abbassò nuovamente lo sguardo verso la bevanda, con un sospiro la poggiò delicatamente sul comodino.
Merlino la guardò stupito. «Devi berla, Gaius è un bravissimo medico. Il suo rimedio ti rimetterà subito in sesto!»
La principessa scosse il capo. «Non è il mio fisico ad essere stanco.»
Merlino non capì.
«Per scappare da…Morgana, ho dovuto usare la magia, troppa a dire il vero…» disse rammaricata; «Per questo sono debole. In questo regno non posso usarla a mio piacimento. Non c'è energia magica da cui poter attingere per poter riprendere le forze...»
Il mago osservò il bicchiere.
«Quel rimedio è inutile per la mia condizione…» continuò tristemente la giovane. «Se tu potessi aiutarmi, potrei preparare una pozione per rinvigorire i miei poteri.» disse speranzosa.
Il ragazzo si voltò sorridendo. «Dimmi cosa ti serve.»
La giovane ricambiò entusiasta il sorriso e iniziò ad elencargli tutto ciò di cui aveva bisogno. Il mago appuntò tutto in mente e battendosi un pugno sul cuore promise di portarle tutto l’indomani mattina.
 
La principessa dormì profondamente per tutta la notte, nemmeno la cameriera giunta il mattino dopo a rassettare la stanza riuscì a svegliarla. Merlino arrivò dopo molto tempo che la serva fu andata via. Entrò in silenzio, dopo aver bussato innumerevoli volte senza ricevere risposta, vide la giovane ancora nel letto, girata su un fianco, che dormiva placidamente. Posò sul tavolo tutti gli oggetti che aveva portato e si accostò al letto.
«Brigit….Brigit, su sveglia…» cominciò lentamente. «E’ già passato mezzo giorno…» Si avvicinò di più e le toccò leggermente una spalla. «Sveglia…ho portato quello che mi avevi chiesto.» La ragazza non si mosse, allora il giovane prese a scuoterle la spalla con un po’ più di forza.
«Brigit…Principessa!»
Nulla.
Merlino sospirò e si sedette accanto a lei pensoso. Dopo pochi attimi si avvicinò al suo orecchio.
«Sir Galvano sta arrivando…sarà qui tra poco…»
D’improvviso Brigit spalancò gli occhi, diede una rapida occhiata a Merlino e letteralmente scavalcandolo si precipitò verso l’anticamera adibita a bagno.
Dapprima sconcertato, poi divertito, il giovane mago esplose in una fragorosa risata, portandosi le braccia allo stomaco per il troppo ridere.
Brigit lo sentì e fece capolino con la faccia umida e un asciugamano candido tra le mani. Lo guardò perplessa.
«Lo sapevo!» disse lui tra un riso e l’altro, indicandola.
Lei aprì la bocca come per ricoprirlo d’insulti ma poi l’imbarazzo prese il sopravvento e scomparve di nuovo verso il bagno.
Merlino intanto si asciugava le lacrime, ridendo a singhiozzi.
Dopo pochi minuti la ragazza uscì perfettamente pulita e asciutta, sopra la veste da notte indossava una vestaglia ricamata con disegni floreali molto elaborati. I capelli erano sciolti e lievemente in disordine.
«Come hai potuto?» si rivolse rabbiosa al mago, ancora rossa in viso.
«Non ti svegliavi…» sogghignò.
Sospirò. «Ti prego non dire nulla…» lo supplicò sedendosi accanto e prendendogli le mani.
«Allora è vero!» Rise. «Volevo solo farti uno scherzo.»
Lei divenne ancora più rossa in viso, sprofondando nella sua vergogna.
«Non preoccuparti, non dirò nulla…» la rassicurò.
Lei tirò un sospiro di sollievo. «Hai portato quello che ti avevo chiesto?» cambiò subito discorso.
«Certo!» disse lui alzandosi e avvicinandosi al tavolo. «E’ stato un po’ difficile distrarre Gaius, ma ce l’ho fatta!» esclamò sorridente.
Brigit si avvicinò, osservando tutti gli oggetti presenti, controllando che non mancasse nulla.
«Ottimo!» disse contenta. «Possiamo iniziare anche subito.»
«Ho capito che devi preparare, una pozione?…ma a che scopo?» domandò curioso il mago.
Brigit sorrise. «Ora ti insegnerò come si prepara un infuso di mia invenzione, l’ho chiamata pozione rinvigorente!»
Al ragazzo brillarono gli occhi.
«Serve ad un mago che ha esaurito la sua energia magica, riesce a farla tornare immediatamente.»
Merlino era sempre più curioso e impaziente.
«Iniziamo con il far bollire dell’acqua…»
Subito il giovane prese un calderone e lo mise sul fuoco del camino, vi versò dentro una intera brocca d’acqua. Brigit intanto si era seduta ed aveva avvicinato a sé tutte le erbe e una grande ciotola.
«Ora presta la massima attenzione» disse seria al ragazzo. Merlino si sedette di fronte a lei, deciso a non perdere nemmeno un gesto o parola della giovane.
Brigit prese un ciuffo di menta. «Sette denti di pesce, per rinfrescarsi.» Merlino assunse un’espressione interrogativa. La principessa se ne accorse. «Usiamo questi nomi strani per non far scoprire gli ingredienti» disse ridacchiando, poi prese un po’ di chiodi di garofano.
«Tre fiori di Marte, per l’energia.»
Prese del rosmarino. «Undici aculei di riccio.» qui sorrise. «Un pezzo di corno di cervo.» e aggiunse un grosso pezzo di corteccia di Pioppo. «Cinque zampini di lepre…» mise qualche trifoglio selvatico.
«Una pepita d’oro liquido.» disse prendendo un grosso cucchiaio di miele e spargendolo sopra il miscuglio di erbe.
Merlino non staccava gli occhi dalla giovane, aveva assimilato tutti i nomi degli ingredienti, le quantità, i gesti che aveva compiuto la ragazza. Ricordava tutto nei minimi dettagli.
«L’acqua» disse al mago, il quale si precipitò verso il camino, rischiando anche di bruciarsi.
Versò il contenuto nella ciotola, le erbe risalirono in superficie, galleggiando e disperdendo le loro proprietà.
Brigit rimase immobile a fissare l’acqua, e così fece anche Merlino. Restarono così, in silenzio, per alcuni minuti, respirando lentamente e senza mai staccare gli occhi dalla ciotola.
«E’ pronta!» esclamò d’un tratto la ragazza, felice, facendo sussultare il mago, che era caduto in una sorta di ipnosi.
Posizionò un panno di lino su una brocca, come filtro, e versò il contenuto della ciotola. Il liquido chiaro scese, lasciando sul telo tutte le erbe. La ragazza poi prese gli angoli del tessuto e lo chiuse a fagotto, strizzandolo per bene, facendo uscire le ultime gocce del magico liquido. Si asciugò le mani e prese un bicchiere. Lo riempì fin quasi l’orlo.
Indicò a Merlino i lamponi che aveva vicino il braccio, il giovane glieli porse immediatamente.
Ne prese uno e lo osservò attentamente. «Due gocce di sangue d’aquila per la magia.» disse seria, spremendo tra il pollice e l’indice quel piccolo frutto. Lo mise da parte, dopo essersi leccata le dita, e prese un cucchiaio, lo immerse nel liquido.
«La luna scompare, come la mia magia.» fece un giro antiorario. «La luna cresce, la mia magia ritorna.» fece un giro orario. Un impercettibile luccichio comparve nel vortice creato dal cucchiaio. Merlino lo notò e con sorpresa aprì la bocca per dire qualcosa. Brigit gli sorrise divertita, arricciando il naso. Tolse la posata e prese il bicchiere tra le mani, lentamente e a piccoli sorsi finì tutto il contenuto.
«Come ti senti?» chiese subito Merlino, impaziente.
Lei non rispose, poggiò delicatamente il bicchiere sul tavolo e chiuse gli occhi sospirando. Il ragazzo si alzò e mosse un passo verso di lei, titubante.
Brigit aprì gli occhi e sorrise. Aveva ripreso un po’ di colorito e le sue guance erano più rosee.
«Mi sento meravigliosamente!» esclamò felice, alzandosi e facendo una giravolta.
Merlino sorrise. «Ne sono felice!» esclamò rassicurato.
«Ora vediamo se ha funzionato alla perfezione…» si guardò attorno alla ricerca di qualcosa, si diresse verso un candelabro spento.
Il ragazzo si avvicinò incuriosito. Brigit soffiò leggermente su una candela spenta e questa si accese. La ragazza sorrise entusiasta, Merlino ne fu piacevolmente sorpreso.
«E’ andato tutto per il meglio…» sospirò il mago.
«Avevi qualche dubbio?» chiese ironica.
«A dire la verità si, non conosco la magia di Avalon…ero leggermente preoccupato.»
Brigit sghignazzò. «In effetti questa pozione ha un lato oscuro…» disse enigmatica.
«Cosa intendi?»
«Se la bevi quando sei già nel pieno delle forze, la tua magia diventa incontrollabile.»
Merlino sgranò gli occhi. Poi sorrise. «Grazie dell’avvertimento…» esclamò grattandosi la nuca, lievemente imbarazzato.
Brigit rise. Si diresse verso la finestra, aprendola e assaporando la frizzante aria autunnale. Restò lì, assorta per alcuni minuti. Subito dopo averla chiusa si rivolse a Merlino.
«Portiamone un po’ anche ai cavalieri» esclamò.
«Ma…sei sicura?»
«Certo! Se non si aggiungono le due gocce di lampone e non si pronuncia la formula è come il rimedio di Gaius, solo un po’ più forte…» rispose sorridente.
Merlino annuì e andò subito a prendere un vassoio e altri bicchieri, mentre la ragazza si vestiva.
 
Si diressero entrambi verso il piazzale di allenamento, Merlino aveva con sé un vassoio con sopra i bicchieri e Brigit portava la brocca con l’infuso. I cavalieri avevano quasi finito l’allenamento, erano tutti molto stanchi e sudati; Artù in quel momento stava dando le ultime indicazioni e correzioni sull’esercizio appena concluso. Non appena li videro arrivare si distrassero, lasciando che il re parlasse al vento.
«Buongiorno!» esclamò Brigit, facendo voltare il biondo che finalmente notò la loro presenza. Intanto Merlino aveva sistemato il vassoio sul tavolo lì vicino.
«Salve principessa, sono lieto di vedervi in piedi.» disse cortese il re.
«Vi ringrazio. Il rimedio di Gaius è stato portentoso.» Era piena di energia, dispensava sorrisi a tutti. Per un attimo incrociò lo sguardo risentito di Galvano, ebbe una stretta allo stomaco. «Vi…vi ho portato una cosa…» disse spostando subito lo sguardo al re e ai restanti cavalieri. «E’ un infuso rinvigorente.» esclamò con una ritrovata allegria.
Ci fu un brusio generale di euforia. Brigit si diresse al tavolo, poggiandovi la brocca con attenzione.
«L’ho preparato io…» disse fissando in particolar modo Galvano. Iniziò a versarlo nei bicchieri. I giovani si avvicinarono per prenderne uno ciascuno.
«Cosa dovrebbe fare?» chiese Elyan, prendendo un bicchiere.
«Farvi sentire meno stanchi…»
«E funziona?» domandò irriverente Parsifal, odorando il contenuto del suo calice.
«Provare per credere.» ghignò la giovane, porgendo l’ultimo bicchiere al cavaliere dai capelli castani, restando fissa sul suo sguardo per molto tempo. Merlino tossicchiò, riportandola al mondo reale ed evitandole una brutta figura davanti a tutti.
Il primo ad assaggiare fu Artù, ne bevve un sorso e costatando che il sapore non era male, butto giù tutto il resto. Gli fecero eco gli altri presenti, alcuni acclamandone anche la bontà.
Dopo pochi istanti si sentirono come rinati, forti e freschi come appena svegli a seguito di un sonno ristoratore.
«Questa bevanda è un portento!» esclamò entusiasta Sir Leon.
Il re era piacevolmente stupito, ringraziò la giovane con un sorriso e alzando il bicchiere.
Brigit arrossì leggermente e ringraziò sorridendo a tutti i complimenti che le venivano fatti. Merlino osservava tutto con un'espressione soddisfatta e felice.
Dopo gli allenamenti i cavalieri si ritirarono per rinfrescarsi e cambiarsi, Merlino seguì Artù e Brigit tornò nelle sue stanze in attesa della cena. Si ritrovarono di nuovo davanti una tavola imbandita, consumando il pasto tra risa e scherzi, storie e aneddoti, passando una piacevole e tranquilla serata. Al termine della cena i cavalieri si intrattennero per dei giochi con i dadi, mentre il re tornò mestamente nelle sue stanze. Brigit lo seguì con lo sguardo, incrociando anche quello di Merlino che lo seguiva, provando a fargli capire con la sua espressione interrogativa la domanda che aveva in mente. Il giovane mago sembrò capire e scosse la testa rassegnato. La principessa, leggermente delusa, salutò tutti per poi dirigersi in camera.
Finalmente quella giornata era finita. Merlino aveva aiutato il re a prepararsi per la notte e, ora che il ragazzo dormiva beatamente, poteva finalmente riposarsi anche lui. Aprì la porta delle stanze di Gaius senza bussare, trovando il medico intento a leggere un libro a lume di candela.
«Salve Gaius…»
«Merlino. La zuppa è nel calderone, è ancora calda se ne vuoi un po’.» disse distogliendo solo per un secondo gli occhi dalla sua lettura.
«Grazie» rispose il giovane mentre apparecchiava per poi sedersi a mangiare in silenzio.
«Non mi avevi detto che ti stai dilettando con le pozioni…» esclamò d’un tratto il vecchio.
Merlino alzò lo sguardo dal suo piatto, corrugando la fronte. «Io…non sto, provando nulla…» rispose titubante.
L’anziano emise un mormorio, fissandolo di sottecchi. «Strano, perché quella pozione descritta nel libro è davvero utile, e ben preparata» disse sfogliando una pagina.
Merlino si precipitò in stanza. Sul suo letto vide il libro che era fuoriuscito dal lago, era aperto. Si avvicinò circospetto e intravide delle scritte. Prendendolo in mano e leggendo, si rese conto che c’era la descrizione della pozione che poche ore prima aveva visto preparare da Brigit. Restò a bocca aperta. Lui non aveva avuto il tempo di scrivere nulla e nella stanza quel pomeriggio erano soli. Com’era possibile? Mille domande affollavano la mente del mago, ma lui era certo di avere già la risposta. Doveva assolutamente dirlo a Brigit.
Corse a perdifiato lungo i corridoi, arrivando in un batter d’occhio davanti alla porta della giovane. Bussò con foga ma non attese il permesso per entrare, si precipitò dentro richiudendo veloce le porta alle sue spalle. Trovò la ragazza in veste da notte, intenta a spegnere le ultime candele accese prima di coricarsi.
«Merlino!» esclamò sorpresa. «Che ci fai qui?»
Il ragazzo stava riprendendo fiato, appoggiato ad una sedia, alzò il libro che aveva in mano in direzione della ragazza. Nel vederlo, Brigit ebbe un sussulto. Si avvicinò lentamente.
Merlino glielo porse.
«…Aprilo…» disse tra un respiro e l’altro.
Con mani tremanti, la principessa aprì la copertina e sfogliò le prime pagine. Vedendo le facciate scritte la sua espressione divenne interrogativa.
«Hai ricopiato la pozione? Mi stai chiedendo il permesso dopo averlo fatto?» disse sarcastica.
Merlino scosse violentemente la testa. Si sedette, ingoiando a fatica la saliva.
«Non l’ho scritto io!»
Brigit alzò un sopracciglio.
«Te lo giuro! Sono arrivato in camera e l’ho trovato così!»
La giovane tornò con lo sguardo fisso al volumetto, scrutandone ogni minimo dettaglio. Nella sua testa i pensieri vorticavano veloci.
Il ragazzo si sporse un po’ verso di lei.
«Forse…» iniziò lei. Subito alzò lo sguardo verso Merlino. «Conosci l’incantesimo del vento?»
Lui la guardò perplesso.
«Gaoithe tar buile….ripetilo!» disse con impazienza.
Merlino ripetè e la finestra si spalancò, aperta da un vento impetuoso che spense persino il fuoco del camino. La folata cessò in pochi attimi e tutti i fuochi si riaccesero magicamente.
Il ragazzo si stupì di se stesso, la giovane sorrideva felice con lo sguardo al libro.
«Brigit…?»
«Guarda!» disse porgendogli il libro.
Il mago fissò la pagina indicata e con suo sommo stupore lesse la descrizione e l’utilizzo dell’incantesimo che aveva appena pronunciato.
«Che…che cosa significa?» domandò spaventato.
«Ho finalmente capito il mio scopo. Oh...la madre non sbaglia mai!» disse sorridente. «Merlino, d’ora in poi sarò la tua insegnate di arti magiche!»

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: A Caccia di qualcuno... ***



Writer's Corner: Hola! da quanto tempo! :D scusate ma proprio non avevo l'ispirazione giusta per continuare, infatti non sono molto convinta di questo cap...spero nel prossimo XD Che dire....ringrazio immensamente V a m p i r e (non so come si mettono i collegamenti ai nick XD) per le splendide recensioni che mi ha lasciato! E non dimentico neanche gli altri! Grazie Silhouette e grazie chibisaru81!!! un abbraccio grandissimo!!! Continuate a farmi sapere cosa ne pensate!!!!




A Caccia di Qualcuno...

Quella notte Brigit non chiuse occhio, troppo eccitata all’idea di insegnare formule e pozioni al suo amico. Aveva preparato una lista lunga due pagine di pergamena, solo con le prime cose che le erano venute in mente; poi finalmente riuscì a prender sonno.
La mattina seguente si alzò con il sorriso sulle labbra e, dopo essersi lavata e vestita, uscì di corsa dalla camera, quasi travolgendo la cameriera. Si precipitò agli appartamenti di Gaius, convinta di trovare il giovane mago intento a gustare la colazione. Davanti la porta riprese un attimo fiato e si ricompose, lisciando appena la gonna e dando una parvenza d’ordine ai capelli scarmigliati. Bussò, e con impazienza attese.
La voce calma e pacata del medico la invitò ad entrare, non se lo fece ripetere, aprì la porta con un gran sorriso, che scemò non appena vide che l’anziano era solo e la fissava stranito.
«Dov’è Merlino?»
L’uomo sorrise. «E’ uscito molto presto stamattina, doveva aiutare Artù a fare non so cosa.»
Brigit sospirò. Ma decise di non perdersi d’animo. Dopo aver salutato con un lieve inchino il gentile Gaius, riprese a correre, questa volta diretta alle stanze reali. Imboccato il corridoio e avvicinatasi alla porta, vide che era aperta. Sbirciò dentro e vide due camerieri intenti a riordinare e rassettare.
«Scusate, dov’è il re?» chiese titubante.
«E’ uscito presto questa mattina. Ha una battuta di caccia.» rispose uno dei due senza nemmeno guardarla, troppo intento a rifare il letto.
L’espressione di Brigit era profondamente delusa. L’altro la notò e si avvicinò con fare gentile.
«Forse lo trovi ancora alle stalle.» le disse con un gran sorriso.
La principessa lo ringraziò raggiante e di nuovo si mosse veloce alla ricerca di Merlino.
Arrivò affannata alle stalle, aveva poggiato una mano sul petto per regolarizzare il respiro.
«Non dovreste correre così!» esclamò Artù appena la vide. «Soprattutto ora che vi siete appena ripresa dalla malattia…» La fissava leggermente preoccupato. Merlino era intento ad assicurare la sella sul bianco destriero del re.
«Perdonatemi…» iniziò a dire, inghiottendo a fatica un po’ di saliva. «Cercavo Merlino…»
Il re non si stupì molto, aveva notato quella strana complicità che legava i due ragazzi.
«Merlino…» si rivolse al servo che combatteva ancora con le cinghie della sella. «La signora vi reclama…» disse ironico.
Merlino gli rivolse un mezzo sorriso e dopo essere finalmente riuscito ad assicurare quella benedetta cintola al ventre del cavallo, si diresse verso la ragazza, asciugandosi la fronte con una manica della maglia.
«Brigit…dimmi, è successo qualcosa?»
Lei scosse la testa. «Ho una lista di incantesimi!» sussurrò a bassissima voce, felice.
«Ma cosa ti viene in mente?» esclamò Merlino preoccupato, allontanandola dalle orecchie indiscrete di Artù. «Sei pazza a parlarne qui?»
«Non ci avrebbe sentito comunque…» minimizzò la ragazza indicando il rampollo intento a controllare e scegliere l’arma più adatta.
Merlino scosse la testa, rassegnato. «Ora non posso proprio…» iniziò a dire, rammaricato. «Devo per forza accompagnare l’asino reale a caccia.» scrollò le spalle. «Mi dispiace…»
«Quando torni?» chiese speranzosa.
«Non lo so…» iniziò a grattarsi la nuca. «Devo aiutarlo a svestirsi, mettere in ordine, lucidare qualcosa…mi fa sempre lucidare tutto!» concluse seccato.
«Ho..ho capito.» disse Brigit a testa bassa.
«Dai su…non fare così. Ti prometto che appena ho un attimo libero vengo subito da te e ci esercitiamo!»
Lei annuì poco convinta, allontanandosi mestamente. Merlino fu subito richiamato alle sue mansioni da uno scocciato Artù.
 
Dopo aver vagato tristemente per il cortile, Brigit si era appoggiata ad un muretto lungo la strada che conduceva all’uscita per la foresta. Si fissava i piedi, le braccia erano dietro di lei con i palmi pocciati sulla roccia. Sospirava tristemente.
«Buongiorno mia signora!»
Una voce la riportò alla realtà. Alzando lo sguardo vide Galvano avvicinarsi. Indossava la tenuta da caccia e il mantello svolazzava ad ogni passo.
«Salve…» rispose con un fil di voce, tornando ai suoi piedi, di gran lunga più interessanti in quel momento.
«Cosa vi prende?» domandò avvicinandosi a meno di un metro da lei.
Brigit scosse la testa. «Anche voi andate a caccia?» lo fissò, cercando di distrarlo dal farle ulteriori domande sul suo stato d’animo.
«Certo.» rispose con un sorriso.
«Dovreste sbrigarvi, credo che il re sia già partito…» disse indicando con il mento la foresta.
Lui rise d’imbarazzo. «Sono un po’ in ritardo, ma il re capirà.» Brigit capì che doveva essere una cosa abituale e le scappò un mezzo sorriso.
«Perché non venite anche voi?» domandò all’improvviso.
«Ma io non so cacciare!» rispose stupita.
«Non importa…su forza, andate a prendere il mantello e venite. Vi aspetterò qui con i cavalli.»
Brigit rimase interdetta, non sapeva che fare, ma vedendo l’insistenza dell’uomo si convinse. Si diresse al castello a recuperare il mantello per ripararsi dalla fresca aria autunnale.
Ritornando vide Galvano con Dana, che placidamente attendeva la sua padrona di fianco al cavaliere. Ciò la stupì molto, si bloccò per qualche secondo ad osservarli. Galvano la guardava perplesso. Riprese a camminare avvicinandosi alla sua giumenta.
«Su forza andiamo, o questa volta Atrù si arrabbia sul serio.» disse ridendo montando a cavallo.
Brigit lo seguì a ruota. Cominciarono a galoppare veloci fino a che non raggiunsero il resto del gruppo che li attendeva. Il re lanciò un’ occhiataccia al cavaliere.
«Finalmente!» esclamò Artù seccato.
Galvano gli rivolse un sorriso beffardo. «Signori, oggi abbiamo un ospite speciale!» indicò la principessa che, imbarazzata, salutò il resto dei presenti con un lieve cenno della mano. Merlino le lanciò un’occhiata stupita, nel vederlo alzò le spalle e voltò il capo, leggermente offesa.
«Non perdiamoci in chiacchiere!» il biondo batteva nervosamente un piede a terra, le braccia incrociate e il viso imbronciato. «Andiamo!» Salì sul suo cavallo e fece cenno al gruppo di seguirlo. Tutti spronarono i cavalli e lo seguirono ordinatamente.
Dopo poco meno di mezz’ora di cammino arrivarono in una piccola radura. Senza scendere da cavallo il re diede gli ordini per quella giornata.
«Merlino con me. Parsifal e Elyan voi dirigetevi ad ovest. Galvano, Leon e la principessa voi andrete verso nord.»
I cavalieri annuirono ed iniziarono a dividers; Brigit, invece, era molto perplessa e lievemente in ansia, non sapeva come muoversi o cosa fare, non voleva rovinare la battuta. Galvano notò questo suo stato d’animo che si era riversato anche su Dana, la quale scalpitava nervosamente.
«Maestà» iniziò il cavaliere. «Credo sia più opportuno che io resti qui con la principessa.»
Artù lo fissò stranito, poi scuotendo la testa acconsentì. Non voleva altri fastidi, era piuttosto nervoso e irascibile in quel periodo. «D’accordo. Leon, tu verrai con noi.»
Con un veloce saluto si allontanarono, lasciando il due da soli. Brigit scese agilmente da cavallo.
«Grazie…»
Galvano sorrise, scendendo anch’egli dal destriero.  «Accendo il fuoco.» Si diresse poco lontano a raccogliere delle pietre. Brigit passeggiava distrattamente lì intorno, accarezzando ogni tronco d'albero che si trovava vicino.
Dopo che ebbe sistemato in circolo le pietre e acceso un fuocherello con dei rametti secchi, il cavaliere si addentrò tra gli alberi alla ricerca di ceppi più consistenti da far bruciare. Prima di allontanarsi si avvertì la ragazza di non muoversi di lì.
Lei si sedette su una pietra vicino al fuocherello e si mise a giocherellare con il fuoco, smuovendo i ramoscelli con un bastoncino.
D’improvviso sentì un rumore, si voltò pensando che fosse Galvano ma non vide nessuno. Iniziò a spaventarsi ma scrollando il capo ritornò a concentrarsi sul fuoco. Avrebbe tanto voluto parlare con sua madre o semplicemente farlo vorticare per divertire i bambini, come faceva di solito ad Avalon. Sospirando per questi tristi pensieri si appoggiò con la testa al palmo della mano destra, lanciando il bastoncino nel fuoco e osservandolo bruciare.
Immersa nei suoi pensieri non si accorse del ritorno del cavaliere che iniziò a sistemare la legna al centro del falò. Fu risvegliata dal crepitio delle scintille.
«Principessa, state bene?» chiese di nuovo Galvano, la prima volta era stato completamente ignorato.
Lei lo fissò interrogativa. L’uomo le sorrise divertito.
Di nuovo quel rumore. Brigit si girò, guardando insistentemente alle sue spalle. Nulla, a parte fitto sottobosco, alberi e i loro cavalli che brucavano placidamente. Il cavaliere non aveva sentito nulla, continuava tranquillamente a ravvivare il fuoco con un bastone.
Quando udì nuovamente quel rumore si alzò di scatto.
«Lady Brigit?» Galvano alzò un sopracciglio, perplesso.
«Silenzio!»
Il cavaliere portò indietro il busto, rizzando la schiena e tendendo il più possibile le orecchie.
La ragazza mosse qualche passo verso una formazione rocciosa che creava un muro, ad ogni passo sentiva più chiaro quel rumore di foglie spostate. Iniziò a scalare quella specie di collinetta. Galvano la seguì curioso, con una mano salda sull'elsa della sua spada.
Quando fu in cima finalmente capì da dove provenisse il suono. Era un branco di cervi che brucavano allegramente dell’erba. Si intenerì e le si incresparono le labbra in un dolce sorriso. A quella vista anche Galvano sorrise, per poi andare velocemente verso il suo cavallo. Quando ritornò aveva con sé una balestra e stava sistemando la freccia per scoccare un colpo.
«No…» sussurrò Brigit mettendo una mano sull’arma. Con l’altra gli indicava il branco. Galvano si voltò e vide sopraggiungere alcuni piccoli cerbiatti che saltellavano felici. Rimase a bocca aperta, poi si voltò verso la ragazza, vide la sua espressione e  si rassegnò all’idea che quel giorno non avrebbe cacciato nulla.
Brigit osservava attentamente quella famiglia allargata, con un sorriso stampato in volto. Un cervo, il capobranco pensò, si voltò e li vide. Gli occhi dell’animale incrociarono quelli della maga e per lunghi attimi si scrutarono a vicenda, come a volersi conoscere nel profondo. Lei fece un lieve inchino con il capo e il cervo le rispose, dopo di che si mosse veloce seguito dal resto del branco, sparendo tra gli alberi.
I due ritornarono vicino al fuoco.
«Come facevate a sapere dei piccoli?» Galvano interruppe il silenzio imbarazzante che si era venuto a creare.
Brigit iniziò a giocherellare con una ciocca di capelli. «Intuito femminile…» sorrise.
Lui le sorrise di rimando e poi tornò a fissare il falò scoppiettante. Sentì uno strano gorgoglio.
Alzò lo sguardo e vide che la principessa aveva le braccia intorno allo stomaco. Rise.
«Avete fame vedo…Forse dovevo proprio cacciarlo quel cervo…»
«No! No!» si affrettò a rispondere, portando le mani avanti. «C’erano i piccoli, sarebbero rimasti senza genitori…» rispose in fretta.
Il cavaliere rise di nuovo. Poi le porse un fagotto che aveva vicino a se. «Prendete.»
Dentro c’erano del pane e del formaggio.
«Grazie» rispose gentilmente la ragazza. Prese un po’ di mollica e la mangiò con gusto.
Galvano era ipnotizzato dai suoi gesti così eleganti e pacati, a volte titubanti per l’imbarazzo. Brigit si accorse dello sguardo insistente dell’uomo e arrossì vistosamente, abbassando ancora di più il capo.
«Scusatemi…» sorrise lui.
«A dire il vero, scusatemi voi, ho finito tutto il vostro pranzo…» si scusò mostrando il fagotto vuoto.
«Non fa nulla, avevate fame…»
«Eh si, non ho mangiato nulla questa mattina.»
Galvano le sorrise amorevole, lei si lasciò ammaliare per alcuni secondi, facendo gli occhi languidi. Si riprese battendo più volte le palpebre.
«Vi troverò qualcosa da mangiare!» scattò in piedi, imbarazzata, alzando la voce un po’ più del normale. Si diresse a passo svelto tra gli alberi, passando a fianco dell’uomo che seduto la fissava con occhi sbarrati.
«Aspettate!» disse alzandosi, ma la ragazza era già sparita tra le fronde.
Galvano si precipitò a cercarla, preoccupato. La vide poco lontano con le mani appoggiate ad un tronco che cercava di scrollarlo. Sorrise a quella vista e si avvicinò.
«Bisogno d’aiuto?» disse irriverente poggiando una spalla alla corteccia spessa e rugosa.
Brigit in evidente affanno, arrossì e fece di si con la testa. Il cavaliere si rimboccò le maniche e le si affiancò, le loro braccia si toccarono e la principessa ebbe un sussulto. Iniziarono a scuotere con vigore e dall’albero iniziarono a cadere i frutti. Brigit si proteggeva con entrambe le braccia sopra la testa, Galvano l’aiutò avvicinandola a sè e coprendola con il mantello. Lei si aggrappò per alcuni secondi al busto dell’uomo, appoggiando l’orecchio al petto e sentendo il cuore pulsare. Rossa in viso si scostò quasi spingendolo via, mormorando delle scuse poco credibili.
«Castagne?» esclamò Galvano prendendo un riccio in mano.
«Si, sono nutrienti e saziano subito…» rispose la ragazza mentre con delicatezza estraeva il frutti dall’involucro spinoso. Era inginocchiata al suolo e posizionava le castagne sulla gonna, alzandosi la sollevò leggermente per non farle cadere. Ritornarono vicino al fuoco.
Brigit subito fece un po’ di spazio tra le pietre e le fiamme e depose li alcune castagne, per farle abbrustolire, diede il resto a Galvano dicendogli di gustarle anche crude, poi si sedette al suo posto. Di tanto in tanto rigirava con un bastone le castagne vicino al fuoco, per non farle bruciare. Il cavaliere sbucciava le sue con il pugnale.
Gliene porse una pulita, la ragazza ringraziò e l’assaporò con gusto. «Sono ancora più buone con il miele…» lasciò sfuggire questo commento ad alta voce.
«Siete una buongustaia a quanto sento!» ridacchiò lui. «Cos’altro vi piace?» domandò subito dopo.
Lei, arrossendo leggermente rispose «I pasticci di carne.» si bloccò un attimo a pensare; «E il pesce grigliato, poi lo stufato di cinghiale, uova e funghi, la zuppa di miglio, il pane di ceci, e le fragole…» continuò l’elenco con gli occhi che le brillavano, indicando i piatti più disparati. Galvano l’ascoltava rapito, con un sorriso ebete sul volto.
Quando ebbe finito, il cavaliere le fece altre domande a cui lei rispondeva prontamente e con vivacità, ignara degli sguardi interessati del moro. Le domandò cosa le piacesse fare, cosa pensasse di Camelot e se la sua permanenza fosse piacevole. Brigit cercò di nascondere la malinconia verso casa con la parlantina spigliata e un cambio repentino di discorso, cominciando a fare lei domande al bel cavaliere.
 
«Mia signora.» Agravaine era inginocchiato ai piedi di Morgana.
«Alzati.»
Morgana indossava un lungo vestito scuro ed un mantello dello stesso colore, era davanti un braciere acceso, fissava il fuoco ipnotizzata.
«Morgana, cosa devo fare con la ragazza?»
«Taci!»
Si avvicinò al fuoco per vedere meglio, aveva stabilito una connessione magica per spiare Brigit e Galvano.
«Dobbiamo aspettare ancora un po’» disse con un sorriso inquietante sul volto.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Divertimento senza pensieri ***


Writer's Corner: Eccomi qui! Un capitoletto di "passaggio"....come sono teneriiii!!!!! :3 Spero vi piaccia ^^ Ringrazio tutti i recensori e i lettori silenziosi e quelli che mi seguono! Fino ad ora sono 15, spero che il numero aumenti!!! XD
A presto! un bacio :*
Okino Linyu





Divertimento senza pensieri


Passarono alcune ore, durante le quali chiacchierarono amichevolmente degli argomenti più disparati e Galvano domandò più volte della sua vita ad Avalon. La principessa, seppur lievemente in imbarazzo, rispondeva affascinata dal cavaliere e dalla sua curiosità, guardandosi bene dal rivelare qualsiasi particolare che potesse implicare la magia. Solo a seguito di una domanda su sua madre si rifiutò di rispondere, il suo viso s'incupì e rimase in silenzio per qualche minuto. Il guerriero pensò che dovessero essere molto legate e non indagò oltre.
Sentirono un rumore di zoccoli, videro sopraggiungere Artù e i cavalieri.
«Fatta buona caccia?» chiese Galvano alzandosi in piedi.
«Giudica tu!» esclamò Parsifal ridacchiando, ed indicò il cavallo di Merlino stracolmo di prede di vario tipo: fagiani, lepri, qualche gallinella selvatica e un cinghiale. Il povero servo era stato costretto a farsela a piedi.
«E tu?»
«Ehmm…» Glavano si voltò verso la principessa grattandosi nervosamente la nuca. Lei sorrise.
Si alzò e fece un lieve inchino «Scusatemi, vado a recuperare la mia cavalla.» Non aspettò la risposte dei cavalieri che si addentrò tra gli alberi, emettendo un lungo fischio. Galvano la seguì quasi immediatamente. La vide intenta ad osservare una carcassa che giaceva ai piedi di una grossa quercia, con Dana che annusava incuriosita quell'animale. «Ma cosa...?» Si avvicinò anche lui per osservare meglio. «Dev'essere quel grosso cervo che abbiamo visto prima...» sussurrò la principessa quando vide il cavaliere accostarsi a lei. Galvano si grattava il mento, assorto in chissà quali pensieri. «Dovreste prenderlo!» esclamò Brigit voltandosi verso il giovane, il quale rispose con un mugolio sommesso. «Potreste fingere di averlo catturato voi...» «...Si...forse» Se avesse dovuto aspettare una risposta da Galvano non si sarebbero mossi di li. Così Brigit prese in mano la situazione e cercò di sollevare il cervo dal suolo. Appena la vide, il cavaliere si prodigò per aiutarla e, con non poca fatica, riuscirono a sistemare il cervo sulla groppa di Dana. La ragazza gli fece l'occhiolino insieme ad un sorrisetto di complicità e si diresse veloce verso il resto del gruppo. «Il prode Galvano è riuscito a cacciare questa preda…» con un gesto della mano chiamò Dana verso di sè. La cavalla sbucò, camminando piano, con in groppa un grosso cervo dalle corna lunghe e nodose.
Tutti rimasero a bocca aperta, Galvano cercò di mostrarsi fiero ed orgoglioso.
Parsifal ed Elyan erano scesi da cavallo per ammirarlo più da vicino, entrambi stupiti e con dei grandi sorrisi di ammirazione.
«Complimenti!» Parsifal gli diede una possente pacca sulla spalla, tanto da far inciampare leggermente il cavaliere che, leggermente in imbarazzo, lanciava delle strane occhiate in direzione della giovane.
Artù li guardava con sufficienza, fece un mezzo sorriso e poi sbuffò. «Basta perdere tempo. Torniamo al castello!» detto questo girò il suo cavallo, intimò Merlino di seguirlo e partì al passo.
Gli altri cavalieri si guardarono con aria seccata e tornarono ai rispettivi destrieri.
Brigit si era avvicinata a Dana e le accarezzava il muso.
«Grazie...»
Sussurrò Galvano a pochi passi da lei, le redini del suo cavallo tra le mani.
«Non c'è nulla di male ad aver approfittato della situazione» rise. Non poteva dirgli la verità, che quando aveva incrociato gli occhi del cervo aveva udito la sua supplica e previsto la sua morte, così da sapere perfettamente dove si sarebbe trovato.
«Grazie.» Ribadì il cavaliere, prima di invitarla a salire sul suo cavallo, visto che Dana era occupata.
Lei accettò di buon grado ma ebbe qualche ripensamento quando anche il cavaliere montò dietro di lei. Erano pericolosamente vicini, questo tipo di contatto la metteva in agitazione. Chiuse gli occhi e cerco di regolarizzare il respiro. Il cavaliere era concentrato sul governare il cavallo e non si accorse di nulla.
Dopo alcuni chilometri Brigit si era calmata e ora si godeva la vista del paesaggio circostante. Dana li seguiva placidamente.
«Perché Artù è così scontroso? C’entra in qualche modo Gwen?» chiese d’un tratto la ragazza, per rompere quel silenzio imbarazzante.
«Avete centrato il nodo del problema» rispose l’uomo continuando a guardare davanti a sè. «Il re è stato tradito da colei che più amava e si sfoga in questo modo…»
Lei abbassò lo sguardo.
«Anche io farei lo stesso se una donna mi tradisse con un mio amico» continuò serio.
«Soltanto per quel genere di tradimento?» domandò curiosa alzando lo sguardo verso di lui.
«E quali altri tipi di tradimento dovrebbero esserci?!» rispose ridendo, abbassando il volto e sorridendole gentile.
Lei scosse la testa e riprese a guardare il paesaggio, erano ormai arrivati a Camelot, potevano scorgere le guglie del castello oltre le cime degli alberi.
Dopo essere tornati ognuno nelle rispettive stanze per cambiarsi e rinfrescarsi, Brigit decise che avrebbe fatto qualcosa per aiutare il re. Mandò a chiamare Merlino e gli chiese di convincere il principe a cenare con tutti i cavalieri quella sera. Il mago chiese il motivo ma la principessa fu categorica nel suo silenzio, e mantenne il più stretto riserbo sul piano che aveva in mente.
I cavalieri erano già a tavola, del re nessuna traccia. Brigit camminava  nervosamente davanti la porta della sala. Vide sopraggiungere Merlino, seguito dal re. Li salutò entrambi con un gran sorriso ed un inchino di cortesia. Mentre Artù andava ad accomodarsi al suo posto, salutando i presenti, Brigit trattenne il mago per un braccio.
«Vieni…» sussurrò. Sgattaiolarono insieme verso le cucine.
Lei si fermò appena fuori la porta.
«Mi vuoi dire cosa ti prende?» chiese esasperato il ragazzo.
«Ora vedrai. Ti prego, puoi entrare e prendere una brocca di vino?» chiese con occhi supplicanti.
Merlino cercò di ribattere ma alla fine si rassegnò e scuotendo la testa entrò nelle cucine. Uscì poco dopo con in mano quello che aveva chiesto la principessa.
«Grazie, grazie!» esclamò felice.
Lui la guardò perplesso.
Prese in mano l’oggetto e l’avvicinò alle labbra, ma senza far toccare una goccia del liquido  dalla sua bocca. Chiuse gli occhi e inspirò.
«Sonas agus gáire» sussurrò soffiando dolcemente sulla superficie, provocando leggere increspature.
Il liquido s’illuminò e cominciò a mescolarsi da solo. Tornò presto normale come quando era stato preso dalle cucine.
«Cosa? Cosa hai fatto?»
«Vedrai!» sogghignò riconsegnando la brocca al ragazzo. «Portala in tavola.» gli intimò seria.
«Ma…ma…» il mago provò a ribattere ma Brigit lo zittì, insistendo affinchè non facesse altre domande; alla fine si convinse e rientrarono assieme nella sala.
Merlino poggiò la brocca al centro del tavolo e i cavalieri lo ringraziarono entusiasti. Si versarono tutti un bicchiere. Brigit fece segno a Merlino di riempire anche quello di Artù, distratto a fissare il fuoco del camino lì presente. Il giovane mago eseguì l'ordine sbuffando, e poi uscì per andare a prendere il cibo.
Nel frattempo arrivarono i camerieri con piatti e vivande, imbandendo tutta la tavola. I guerrieri fecero un brindisi allegro, Brigit alzò il suo calice insieme agli altri, ma quando lo portò alle labbra fece solo finta di bere quel vino incantato. Anche il re partecipò, con scarso entusiasmo. Quando tornò Merlino gli avventori stavano divorando il pasto, sistemò ciò che aveva preso vicino al re e andò a posizionarsi alle spalle della ragazza. Non vide nulla di anomalo.
«Allora?» sussurrò.
«Aspetta…» sorrise lei, ascoltando e annuendo alla storia che Parsifal stava animatamente raccontando.
Ad un tratto sentirono una risatina, che pian piano diventava sempre più forte; si voltarono tutti in direzione del re che, dopo aver cercato di trattenersi, esplose in una fragorosa e incontrollata risata.
I cavalieri si guardarono prima tra di loro, perplessi, poi tornarono con gli occhi al re che non accennava a smettere.
Parsifal fu il primo, anche lui iniziò a ridere come Artù, seguito da Leon e da tutti gli altri. Ridevano incontrollatamente per nessun motivo apparente.
Merlino li guardava stranito, sembravano ubriachi, ma avevano bevuto solo qualche sorso di vino.
Brigit batteva leggermente le mani soddisfatta ed esaltata.
«Cosa gli hai fatto?» Merlino le si avvicinò preoccupato.
Ridacchiò. «Stanno solo passando una bella serata, Atrù era così triste…» indicò il re che stava quasi per cadere dalla sedia per le troppe risate.
«Non ti crucciare, si stanno solo divertendo senza pensieri…» continuò la giovane alzandosi e accostandosi al mago.
Lui guardò ancora una volta quella scena inverosimile: cinque cavalieri che ridevano sguaiati e senza controllo. Gli scappò una risatina. Brigit la notò e ne fu contenta.
La serata proseguì tra le risa generali, Brigit aveva ripreso il suo posto e anche Merlino si era seduto tra loro. Stavano passando proprio dei bei momenti, senza preoccupazioni e problemi, impegnati solo a raccontare storie buffe e scoppiare a ridere senza controllo.
Dopo un paio d’ore l’incantesimo iniziò a scemare, lasciando che una stanchezza improvvisa cogliesse i cavalieri. Il primo ad addormentarsi fu proprio Artù che cadde dalla sedia come svenuto. Il tonfo fece ridere tutti quanti.
«Oh no…l’incantesimo è finito.» disse tristemente Brigit sporgendosi per controllare che il re stesse bene.
«In che senso?» chiese Merlino, indeciso se stesse dicendo la verità o no.
«E’ l’effetto collaterale, si cade svenuti per molte ore, come se fosse una sbronza potentissima…» disse guardando gli altri cavalieri che, dopo quella scena, avevano preso a ridere più forte.
«Non potevi avvertirmi prima?» domandò seccato il mago che cercava di rialzare il peso morto di Artù dal suolo.
«Scusa…»  sorrise colpevole. «Puoi usare la magia…» disse con leggerezza, Merlino la fulminò con lo sguardo. «Domani non ricorderanno nulla di questa notte» concluse alzando le spalle e rivolgendosi ai cavalieri. «E’ ora di dormire…» cominciò con lo stesso tono che si usa con i bambini. «Forza!»
Ci fu un dissenso generale. Ma lei mantenne risoluta la posizione e ribadì il concetto. Merlino era uscito trascinando con poca grazia il corpo del principe, non si fidava anche se Brigit l’aveva assicurato di poter usare la magia.
Arrivarono i valletti per sparecchiare la tavola e Brigit ne approfittò per dirgli che i cavalieri necessitavano di essere accompagnati nelle proprie stanze perché quella sera avevano alzato un po’ il gomito. Il servo provvide subito andando a chiamare aiuto. La principessa si congedò salutando tutti e augurando una serena notte.
Si diresse verso le sue stanze passando per i deserti corridoi del castello. Voltando l’angolo si trovò davanti la figura di Agravaine, in mantello scuro.
«Oh…» disse bloccandosi. «Buonasera.» Abbassò lo sguardo.
Lui mormorò qualcosa, seccato. «Non è un po’ troppo tardi milady?» disse altezzoso come sempre.
Lei non rispose ma il suo sguardo fu catturato da una pergamena che l’uomo aveva in mano. Notò che il sigillo non era quello di Camelot. Lui la nascose immediatamente tra le pieghe del mantello.
«Avete ragione. Buonanotte» disse cercando di fuggire al più presto da quell’uomo inquietante.
Lui la seguì con lo sguardo, poi si diresse veloce nelle proprie stanze.
 
Passarono circa due settimane. Brigit era confinata nei dintorni del castello, non poteva allontanarsi se non accompagnata, e dato che Merlino era sempre impegnato, passava le sue giornate chiusa in biblioteca, aiutava ogni tanto Gaius nella preparazione di pozioni “speciali”, e nei momenti liberi del giovane mago gli insegnava qualche nuovo incantesimo. Quando il tempo era clemente usciva fuori in giardino ad osservare gli allenamenti dei cavalieri o leggeva all’ombra di un albero, assorta nei suoi pensieri. Galvano le girava piacevolmente intorno, cercando ogni scusa per attaccare bottone e iniziare un discorso. Lei aveva capito benissimo le sue intenzioni ma conosceva anche la sua fama tra le dame del castello, per questo era sempre sfuggente nei suoi confronti.
Una mattina Brigit era seduta sulle scale esterne al portone, indossava una lunga veste viola e il suo immancabile mantello verde scuro. Era annoiata e si vedeva da come sbuffava, ad Avalon era libera di uscire in ogni momento, si divertiva con i suoi amici e i piccoli di corte l’adoravano quando li intratteneva con giochi magici, e anche se doveva sottostare agli impegni istituzionali, di cui solo una principessa conosce il peso, non provava noia o rifiuto come in quel periodo. Non sapeva proprio come occupare le giornate, avrebbe tanto voluto cavalcare con Dana, ma poteva solo farle fare delle passeggiate nel cortile o nei giardini, avrebbe voluto andare in cerca di erbe per fare pozioni, ma non poteva addentrarsi nella foresta, avrebbe voluto vedere la città, comprare qualcosa al mercato, fare un giro per svagarsi ma nessuno nel castello sembrava avere un momento libero da dedicarle, e lei di certo non voleva sembrare troppo insistente da dare fastidio, così se ne stava lì a fissare il mondo che le correva davanti, la gente e le loro vite, con tanta voglia di smuoversi da quella noia che proseguiva da giorni.
Galvano stava camminando verso l’armeria con Parsifal e Leon che discutevano animatamente, quando la vide lì seduta. Piantò in asso i due amici e si diresse subito da lei.
«Salve Lady Brigit» disse accostandosi e facendo un inchino ironico e ostentato.
«Salve» rispose annoiata, restando con lo sguardo fisso davanti a se.
«Qualcosa non va?» chiese lui sedendosi al suo fianco.
Lei sbuffò. «Sono come un prigioniera! Non posso uscire senza scorta, sono costantemente controllata! Una prigioniera in un bel castello, ma questo non mi consola, non ho nulla da fare durante il giorno, mi annoio! Il re non si fida a lasciarmi sola nemmeno per fare un giro in paese!» esclamò esasperata, agitando le braccia. Poi si voltò verso l’uomo che la fissava perplesso, arrossì e subito si girò dall’altra parte, come per nascondersi.
Galvano iniziò a ridere di gusto, portandosi una mano alla bocca per non apparire troppo villano e scortese.
«Potevate dirlo prima!» disse con un gran sorriso prendendole la mano per farla alzare.
La ragazza si lasciò condurre con sguardo interrogativo.
«Vi accompagno io in paese» esclamò il cavaliere tirandola leggermente verso di sè.
La giovane espresse la sua immensa contentezza con un gran sorriso. Prese a camminare. «Grazie!» disse entusiasta.
Galvano le rispose sorridendo, non le aveva ancora lasciato la mano, sembrò non rendersene conto, e nemmeno Brigit.
Dopo alcuni minuti, con lieve imbarazzo, la ragazza lasciò scivolare il suo arto lontano da quello del cavaliere, senza che lui se ne rendesse conto, troppo impegnato a raccontare le magnificenze del regno.
Arrivati in paese Brigit si lasciò travolgere dal turbinio di suoni e odori che la circondavano. Era una cittadina davvero caotica, e non solo per il mercato del giorno, c’era molta gente che si affrettava per le vie, ma sembravano tutti concentrati su loro stessi, non come ad Avalon dove ognuno si preoccupava anche di chi gli era a fianco. Si buttò nella mischia seguita a pochi passi di distanza da Galvano che l'osservava amorevole, un sentimento nuovo per lui.
La giovane passava da una bancarella all’altra, senza sosta, guardando e toccando tutto. Ciò che più la incuriosì fu un banco di frutta. Curiosava con gli occhi vispi e attenti di un bambino. Comprò due belle mele rosse, pagando con degli spiccioli che aveva in una tasca interna del mantello.
Si avvicinò al cavaliere e gliene porse una, come ringraziamento per averla accompagnata. Poi tornò veloce ad osservare tutte quelle novità incredibili.
Galvano la raggiunse nel momento preciso in cui lei si bloccò rapita da una visione. La giovane era ferma nel mezzo della strada, rivolta verso un cortile vicino, gremito di gente in festa. In particolare stava osservando una giovane vestita di bianco, con il capo ornato da una corona di fiori. Le donne intorno a lei continuavano a vestirla e le bambine a spargere petali.
«La stanno preparando per il matrimonio…» disse l’uomo fermo al suo fianco, con gli occhi fissi sulla stessa scena.
Brigit annuì. «Sembra così felice…» sussurrò, alludendo alla giovane sorridente.
«Anche voi presto vi sposerete?» chiese con finta nonchalance.
«Io?» si voltò verso l’uomo. «Oh no, no…» scosse la testa imbarazzata. «Non ho nessuno che mi aspetta…» sussurrò abbassando lo sguardo.
Galvano sospirò sollevato.
La giovane tornò a guardare verso il cortile, quella scena non era poi diversa da quelle che spesso vedeva ad Avalon, quando sua madre era chiamata a benedire un'unione. Sussurrando delle parole melodiose soffiò un bacio verso la sposa, poi si voltò e fece per tornare al mercato.
«Cos’era quello?» domandò Galvano seguendola.
«Ad Avalon si usa così…» fece spallucce, non voleva dirgli che in realtà fosse un incantesimo di buon auspicio.
Il cavaliere non disse altro, si limitò a seguirla per le vie del paese.
L’interesse della principessa fu catturato nuovamente, questa volta da un banco di stoffe. Vi si avvicinò veloce, con gran piacere e interesse del mercante che la fissava speranzoso.
Galvano si allontanò un attimo, verso una bancarella di ninnoli poco distante, tenendola sempre d’occhio.
Brigit era estasiata, le piaceva moltissimo cucire e tessere, ad Avalon lo faceva praticamente in ogni momento libero. Pensò bene di occupare le lunghe ore di reclusione forzata tra le mura del castello con questa sua ritrovata passione. Con zelo e maestria scelse le più belle stoffe che riuscì a trovare e si accordò con il commerciante per farle recapitare tutte al castello, insieme a l’occorrente per creare un abito. L’uomo barbuto non poté essere più felice di così, era riuscito a venderle alcune tra le stoffe più pregiate che possedeva e di conseguenza a racimolare un bel gruzzolo.
Brigit si accorse che le erano rimaste solo monete di Avalon, d’oro massiccio e con l’effige della regina. A quella vista gli occhi del mercante s’illuminarono, erano dei veri pezzi d’oro non solo delle semplici monete; li accettò immediatamente e comandò il garzone di preparare tutto e accompagnare la donna al castello con i suoi acquisti. La principessa sorrise e ringraziò felice.
«Fatto un buon acquisto?» sentì la voce del cavaliere dietro di lei.
Si voltò e annuì felice. «Il garzone porterà tutto al castello. Possiamo andare se avete da fare…»
Galvano ci pensò un po’ su, in effetti per accompagnare la giovane aveva saltato gli allenamenti mattutini senza avvertire e sicuramente Artù gliel’avrebbe fatto pesare, quindi decise di tornare al castello.
«Stoffe?» domandò incuriosito dopo che ebbero iniziato a camminare seguiti a ruota dal servetto.
«Si, intesso e cucio da quando sono piccola, è una mia grande passione!» esclamò felice.
Lui le sorrise; continuarono a chiacchierare delle rispettive passioni finchè non arrivarono al portone del castello. Lì si salutarono, lui corse al campo, sperando di trovare qualcuno, e lei fece strada al ragazzo verso le sue stanze.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: Il piano rivelato ***


Writer's Corner: Et voilà! Un nuovo capitolo ricco d'azione e buoni sentimenti! XD Mi scuso enormemente se le prime righe possano minare la sensibilità di qualcuno. Se il rating va cambiato vi prego di avvisarmi ;) Detto questo, passo ai ringraziamenti: GRAZIE! grazie a tutti coloro che leggono questa fic! Grazie a chi la segue! (ora sono 16 XD) e grazie soprattutto a chi la recensisce! 
Nel prossimo capitolo vi annuncio gradite sorprese ;P
Un Bacio grande! :*
Okino Linyu





Il piano rivelato


In una capanna nascosta nel fitto della foresta Morgana si lamentava animatamente con una sudicia vecchia.
Si accostò al tavolo, appoggiandosi con tutto il peso sulla mano destra, mentre con la sinistra si massaggiava le palpebre chiuse. Aveva delle profonde occhiaie, segno che il suo sonno era disturbato o inesistente.
«Vecchia!» esclamò, senza però muoversi da quella posizione. «Ora farai la tua previsione. E vedi di non sbagliare…» le intimò.
Poco distante dalla vecchia c’era un trespolo fatto con dei sottili bastoni, al centro pendeva un capretto sgozzato, il suo sangue, colato a terra, aveva formato una pozza irregolare.
«Ma…mia signora…» l’anziana provò a contraddirla.
«Esegui! O farai la stessa fine dell’animale!»
La donna si rimboccò le maniche e cominciò a pronunciare in tono solenne «Slæmt dronning, dökk ástæða, dæma sögn þinn!»
Quando ebbe finito quell'invocazione, alzò il volto e le braccia al cielo, continuando a ripetere le stesse frasi come una cantilena.
Sorrise, i quattro denti marci che aveva in bocca e le labbra sporche di fango furono leccati dalla sua lingua in segno di soddisfazione.
Dopo aver abbassato gli arti e portato lo sguardo al cadavere gocciolante, tirò fuori dalle pieghe della logora tunica un lungo e affilato coltello.
«Segja okkur spá þín!»
Infilzò con un sol colpo il povero capretto. Fece scorrere il coltello verticalmente lungo il ventre dell' animale, poi lo estrasse con foga. Sangue e viscere caddero scompostamente al suolo, alcuni organi penzolavano silenziosi dal cadavere.
Morgana osservò soddisfatta tutta la scena.
«Dimmi cosa vedi!» chiese impaziente.
La vecchia donna si chinò al suolo, osservando attentamente la posizione delle budella, il colore e la forma. Si alzò e fece un mezzo giro intorno alla pozzetta di sangue, cambiando visuale. Dopo alcuni minuti di interpretazione si alzò ad osservare il capretto, studiando bene ciò che restava dei suoi intestini, toccandoli e annusandoli.
«Allora?»
«La ragazza è una minaccia per i vostri piani.» Sentenziò la donna voltandosi verso la mora.
Morgana emise un ringhio sommesso. Gli occhi colmi di rabbia repressa.
«Come?» chiese voltandosi verso una finestra.
«Aiuterà Emrys.»
La maga impallidì.
«E non vi dirà mai l’esatta ubicazione di Avalon né come accedere al reale potere dell’isola dei Beati.»
Morgana strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche.
«Finchè ci sarà Brigit a Camelot, voi non potrete mai vincere.» concluse con un sorrisetto sghembo.
La giovane sbatté violentemente un pugno contro il tavolo, facendo sobbalzare la vecchia.
 
 
«Un telaio?» l’espressione di Artù era confusa.
Brigit annuì seria e convinta.
Agravaine la fissava con sdegno.
«Visto che sono costretta a restare entro le mura del castello…» iniziò a parlare, spostando lo sguardo di lato; «Vorrei impegnare le mie giornate così.» Fece spallucce.
«Tessendo?» parlò lo zio, con un sopracciglio alzato. «Come una serva?» la bocca seria mutò in un’espressione schifata.
La ragazza lo fulminò con lo sguardo. «E’ un mestiere più che nobile se uno lo pratica con passione e costanza» rispose secca.
«Ma non è adatto ad una del vostro rango…» mosse un paio di passi lentamente, portandosi dietro ad Artù, dal volto concentrato al suolo.
«Ma…ma…ad Avalon lo facevo abitualmente…» provò a ribattere; «E’ una passione che ho sin da quando ero bambina...»
«Qui non siamo ad Avalon!» esclamò perentorio Agravaine, con un sottile piacere nel pronunciare quella frase che tanto fece intristire la giovane principessa.
Brigit abbassò il viso, sconfortata.
«E sia! Avrete il vostro telaio!» disse il re dopo interminabili attimi di silenzio.
Subito la ragazza gli donò uno sguardo di profonda gratitudine, mentre lo zio lo fissava incredulo.
«Maestà…ma non è adatto…» provò a dissuaderlo.
«Lady Brigit è un ospite di riguardo per me e questa sua richiesta non mi pare tanto irragionevole da non poter essere esaudita.» rispose serio all’uomo, poi si voltò e fece un occhiolino alla ragazza.
«Grazie Sire!» si inchinò sorridente.
«Bene, è deciso, avrai il telaio e tutto ciò che ti occorre.»
«Vi ringrazio immensamente Maestà!» Fatto un altro inchino, salutò con riverenza i due nobili e si diresse felice verso le sue stanze, seguita dallo sguardo irato di Agravaine.
Quando fu in camera andò subito a controllare le stoffe, immaginava già cosa avrebbe creato, quali intrecci di fili e decorazioni avrebbe realizzato. Sorrideva pensando a che faccia avrebbe fatto Galvano nel vederla con un nuovo abito. Si stupì di questo suo pensiero tanto da scuotere la testa come per cacciarlo via dalla mente. Ma Galvano rimase lì, fisso nella sua mente. Brigit iniziò a ripensare alla mattinata, al bel cavaliere, a tutti i momenti passati con lui, alle risate, alle chiacchiere...
Le scappò un sorriso, non sapeva bene nemmeno lei il perché. Ripensò a quelle dicerie che giravano sul conto del ragazzo e che lei aveva istintivamente dato per vere; le dame e le cameriere dicevano che fosse un farfallone, che corresse dietro ad ogni bella donna che incrociava il suo sguardo. Ma, al contrario, in quel periodo passato al castello si era dimostrato tutto l’opposto di ciò che aveva sentito dire, molto fedele al suo re e per niente alla ricerca di avventure amorose. Era sì un attaccabrighe che cercava qualsiasi pretesto per fare rissa o baldoria, o anche un giocherellone che non prendeva mai nulla sul serio e ci scherzava sempre su, alle volte alzava troppo il gomito o parlava a sproposito, facendo spesso battute imbarazzanti sui compagni. La ragazza però pensò anche ai lati positivi del giovane: oltre la prestanza fisica, era molto protettivo sia nei suoi confronti che per quanto riguarda il suo ruolo di cavaliere, era di gradevole compagnia e molto divertente, adorava stare tra amici e li considerava la cosa più preziosa. Brigit ripensò anche a quando era arrivata, tutti gli avvenimenti successi in quelle settimane, al suo paese, la sua gente, a sua Madre, la sua famiglia, il castello, a quanto si divertiva, alle feste…
Lì ebbe un’illuminazione.
“La Festa!” pensò portandosi una mano alla bocca.
Si sedette veloce al bordo del letto e cominciò a contare mentalmente, aiutandosi anche con le dita. Dopo aver ripetuto l’operazione per due volte si convinse che era giusta e si rialzò veloce, cominciando a camminare avanti e indietro per la stanza, immersa nei suoi pensieri.
Quella sera a cena con gli altri cavalieri e il re, si teneva in disparte dai loro discorsi, era distratta e Merlino se ne accorse. In un momento di distrazione di Artù le si avvicinò il più possibile.
«Tutto bene?» sussurrò cercando di non farsi notare.
«Come? Sì, tutto bene, non preoccuparti…» rispose frettolosamente.
Merlino voleva indagare ancora ma sua maestà lo chiamò per farsi preparare per la notte. Brigit ne approfittò per andare via. Aveva appena imboccato il corridoio a destra della porta d’uscita che si sentì toccare ad una spalla.
«Sir Galvano!» esclamò girandosi, sorpresa.
«Milady.» le sorrise.
Brigit si morse l’interno della guancia.
«C’è qualcosa che non va? A cena non eravate voi…o meglio, non eravate con noi…»
Lei si stupì che se ne fosse accorto. «Sono solo un po’ stanca, nulla di serio.» cercò di dissimulare sorridendo.
Lui annuì poco convinto. Mise le mani in tasca. «A dire la verità...» era leggermente imbarazzato. «Volevo darvi questo.» Tirò fuori un panno ripiegato e glielo porse.
Brigit lo prese un po’ titubante, guardò il giovane con aria interrogativa. ma lui le fece segno di proseguire. Iniziò a scostare i lembi con cautela. Scoprì che Galvano quella mattina in paese le aveva comprato un regalo: un fermaglio per capelli.
La principessa non sapeva cosa dire. Alzò di nuovo lo sguardo verso il cavaliere che la fissava speranzoso.
«Gra…grazie è bellissimo! » esclamò tornando a fissare l’oggetto di una lega simile all’oro con incastonate delle pietre lucenti che creavano dei fiori.
«Ecco…» disse lui prendendo l’iniziativa e sistemandoglielo tra i capelli, all’altezza della nuca, dove la ragazza aveva legato due ciuffi laterali a formare una piccola coda leggera.
Lei arrossì violentemente e lui, scostandosi, se ne accorse, così gli scappò un sorriso.
«Ora devo andare, scusatemi…» si affrettò a dire, imbarazzatissima. «Grazie ancora…» e dopo aver fatto un lieve inchino scappò verso le sue stanze.
Galvano la seguì con lo sguardo finchè lei non svoltò l’angolo e sparì dalla sua visuale; tornò dentro dagli altri compagni che appena lo videro cominciarono a canzonarlo sulla sua nuova cotta.
Brigit era appoggiata con le spalle alla porta chiusa della sua stanza, ansimava per la corsa appena fatta. In fretta e furia si avvicinò alla finestra e controllò fuori, la guardia stava passando proprio in quel momento. Veloce prese il suo mantello e uscì dalla camera.
Arrivò senza intoppi alle stalle dove Dana nitriva felice per la visita della padrona. Brigit la calmò e la fece uscire, si affacciò per controllare che non ci fosse nessuno. In assoluto silenzio si incamminò verso la foresta.

Brigit era seduta sulla ghiaia in riva al lago, le braccia circondavano le gambe rannicchiate, un triste e solitario abbraccio. Al suo fianco e sparsi un po’ per tutta la riva vi erano dei falò, alcuni più consistenti, altri dei semplici fuocherelli in procinto di spegnersi. Aveva gli occhi fissi sull’acqua calma e scura, a stento batteva le ciglia, quasi ipnotizzata, con un’espressione triste e malinconica. Era così assopita nei suoi pensieri che non si accorse di una figura che si avvicinava. Si discostò solo quando notò che si era seduta accanto a lei.
Lì per lì non seppe cosa dire, rimase stupita e con la bocca semi aperta per alcuni secondi.
«Bella serata, non trovate…» le sorrise.
«S-si» balbettò incredula.
«Non sono qui per farvi una ramanzina o riportarvi subito al castello.» Galvano poggiò i palmi aperti sulla ghiaia, dietro la sua schiena, spostando il peso su quelli e alzando il viso.
«Grazie…è una cosa davvero importante per me» rispose lei, voltandosi verso il fuoco.
«Cosa, di grazia?» si grattò la barbetta incolta.
«E’ la festa dei fuochi d’autunno…si accendono dei falò e si lasciano bruciare fino alla fine. Simboleggiano il passaggio dalle belle stagioni al freddo e il buio dell’inverno.» Raccontò brevemente, tornando a fissare il lago.
«Interessante...»
«Non pretendo che voi capiate…»
«Oh no, invece capisco benissimo. Capisco che è molto importante per voi.» Si voltò verso la ragazza. «E so anche che vi fa stare bene.»
«Già…» si strinse ancora di più in se stessa.
«Siete sicura che vada tutto bene?» le domandò Galvano con un sorriso rassicurante.
Annuì, ma con poca convinzione e quando incrociò lo sguardo dolce del cavaliere si sciolse. Gli occhi le si appannarono, non riusciva più a distinguere la figura dell’uomo, diventata un agglomerato di colori scuri, chiuse le palpebre e iniziò a piangere. Si avvinghiò a lui appoggiando il volto sulla sua spalla, iniziando a singhiozzare come un bimbo a cui è stato appena tolto un giocattolo, ma le sue lacrime erano pregne di una tristezza più profonda.
Galvano le cinse dolcemente una spalla, avvicinandola ancora di più, mentre con l’altra mano le accarezzava i capelli.
Quando ebbe finito di sfogarsi, si accorse di avergli bagnato il mantello, si prodigò in mille scuse facendo sorridere di nuovo il giovane. Si asciugò le guance con un lembo del suo mantello e alzò gli occhi verso di lui.
Quando la vide ebbe una stretta allo stomaco, il fuoco le illuminava le iridi facendole apparire più chiare e le gocce ancora impigliate tra le sue ciglia brillavano come gemme, ebbe la sensazione di essere trasportato in un altro mondo, misterioso e inesplorato, dove però regnavano pace e quiete.
Lei si perse nel profondo dei suoi occhi scuri, si sentiva al sicuro e protetta, libera di poter essere se stessa, compresa in fino in fondo, senza giudizi o paure.
Il viso del ragazzo si stava avvicinando, lentamente e impercettibilmente anche lei si sporgeva nella sua direzione.
Le loro labbra si sfiorarono appena, stavano per suggellare un dolce bacio quando d’improvviso sentirono un rumore provenire dal centro del lago. Si voltarono e videro una colonna d’acqua fuoriuscire impetuosa. Istintivamente Galvano si sporse a proteggere la ragazza che dal canto suo aveva rannicchiato la testa tra le braccia. Quando rialzarono il capo videro di fronte a loro un gigantesco serpente dagli occhi gialli, le fauci spalancate e i denti aguzzi che gocciolavano veleno. Brigit era pietrificata, il cavaliere si alzò sguainando la spada, ma poteva fare ben poco contro quell’enorme creatura. I suoi occhi saettarono sulla ragazza che indietreggiava a tentoni, emise una specie di grido e si avventò contro di lei, ma Galvano fu più veloce e riuscì a tirarla via prima che il serpente le agguantasse una gamba. Dopo l’attacco fallito si rialzò pronto per un nuovo affondo.
«Scappiamo, presto!» Galvano le prese la mano e cominciò a correre verso il suo cavallo.
«DANA!» Brigit urlò verso dei cespugli.
La cavalla arrivò di corsa, nitrendo forte.
«Presto, lei è più veloce!» corse verso la giumenta mentre il mostro usciva dall’acqua strisciando lungo la riva. «Venite!» saltò con agilità in groppa all’animale e porse una mano al cavaliere che subito l’afferrò. Montò con un balzo dietro la principessa che schioccando la lingua fece partire al galoppo il destriero.
Il gigantesco serpente si era lanciato al loro inseguimento, strisciava veloce e sicuro abbattendo ogni ostacolo.
«Níos tapúla Dana!» sussurrò la ragazza alle orecchie della giumenta e questa aumentò l’andatura, il mostro stava per raggiungerli.
Galvano si girava a controllare che la distanza fosse abbastanza per sfuggire a quelle letali fauci, Brigit era combattuta se usare o meno la magia, ma la sua dolce amica fu lesta e li portò al sicuro. Erano quasi al cortile laterale del castello, riuscivano a scorgerne le torri. Il cavaliere si sbracciò per farsi notare dalle guardie, urlava e si dimenava tanto che rischiò di cadere se non si fosse tenuto saldo alla vita della ragazza.
Le guardie li notarono e, con immenso stupore, videro anche il serpente che li inseguiva. Fu dato subito l’allarme e gli arcieri scoccarono le prime frecce. Riuscirono a colpire il mostro in vari punti, ma non accennava a cedere. Dana era arrivata nel cortile e si dirigeva veloce verso le stalle; arrivarono altre guardie, con spade e balestre, formando un blocco per il serpente che fu costretto a fermarsi, ma non accennava a ritirare gli attacchi. Si avventò con ferocia su un paio di guardie, mordendole e scaraventandole in aria.
Brigit fece fermare la cavalla, Galvano voleva partecipare al combattimento. Smontò veloce da cavallo e si diresse ad aiutare i compagni, nel trambusto generale anche il re e gli altri cavalieri erano giunti, tutti con le spade sguainate contro la creatura.
Anche la giovane scese, preoccupata per il cavaliere. Era pronta a scagliare un incanto, in mente ripeteva le parole. Il serpente si volse verso di lei e di nuovo emise uno stridio acuto. Era lei il suo obiettivo. Altre frecce furono scagliate, lo colpirono ed iniziò a contorcersi dal dolore, emettendo sempre quel grido che costrinse i presenti a tapparsi le orecchie; dalle ferite usciva del sangue giallo e dall'odore nauseabondo. Merlino sopraggiunse in evidente affanno. Vide la giovane e il serpente che la puntava.
«Allontanati da li!» le urlò, correndo verso di lei.
Brigit indietreggiò rapida. I cavalieri sferrarono un altro attacco, con le spade lo trafissero in vari punti. Il giovane mago era pronto con il suo incantesimo, i suoi occhi brillarono e il mostro chiuse le fauci mozzandosi la lingua che cadde a terra muovendosi ancora.
«Adesso!» urlò Artù. Tutti i guerrieri affondarono le armi nella carne di quel gigantesco mostro.
Le spade si infilarono tra le squame, il sangue scorreva a fiotti. Il serpente lanciò il capo all’indietro spalancando le fauci e lanciando un grido disperato, l’ultimo prima di accasciarsi al suolo. Il re lo finì con un decisivo colpo alla testa, affondando la spada nel mezzo del cervello, il mostro ebbe un singulto prima di esalare l’ultimo respiro. I cavalieri e le guardie si guardarono tra di loro, affannati e sudati, sporchi di quell’appiccicoso e puzzolente sangue giallo che continuava a fuoriuscire dalle ferite della bestia.
«State tutti bene?» gridò Artù.
Ci fu un assenso generale, chi più vispo, chi meno, e il re si rassicurò.
«Portate i feriti da Gaius!» si voltò verso Merlino. «Aiutali!» ordinò. Il giovane mago annuì e si mosse veloce. Il re rinfoderò la spada e iniziò a prestare aiuto.
«Brigit!» Galvano corse dalla giovane ancora scossa dall’accaduto, aveva lo sguardo fisso sul cadavere, il viso inespressivo.
«State bene?»
Lentamente la giovane rivolse lo sguardo al cavaliere, gli occhi erano lucidi e spaventati. D’impulso lui l’abbracciò, stringendola forte. Aveva una mano intorno alle spalle e l’altra affondava tra i folti capelli, le mani la stringevano intensamente come per trattenerla dal fuggire via. Lei affondò il viso tra le pieghe della maglia dell’uomo, beandosi del calore del suo petto e dei rassicuranti battiti del suo cuore, le sue mani strinsero forte la camicia sulla schiena del giovane.
«Siete al sicuro…» sussurrò lui con la bocca vicino l’orecchio destro della ragazza.
Sentirono tossicchiare, scostandosi videro Artù con le braccia conserte che si era fermato vicino a loro. Veloci si separarono, con grande imbarazzo, ma il giovane le strinse istintivamente una mano e lei ricambiò con vigore.
«Le guardie mi hanno detto che quel mostro stava inseguendo voi…» li osservò attentamente.
Nella sua testa, Brigit stava preparando le scuse più disparate, pronta alla sfuriata dell’uomo. Strinse ancora di più la mano del cavaliere.
«Vedo che state bene…» ammiccò malizioso in direzione di Galvano, spostando lo sguardo alternativamente tra i due.
Il moro ridacchiò, facendo sorridere anche Artù.
Brigit si rese improvvisamente conto della situazione, guardò in basso, notò le mani intrecciate e subito ritirò la sua, arrossendo violentemente.
«Io…devo andare!» esclamò rigida e senza troppi preamboli. Fece un inchino e scappò via, diretta alle sue stanze.
I due uomini la fissarono allibiti.
«Amico mio, dovrai avere molta pazienza.» disse Artù dando un’amichevole pacca sulla spalla al cavaliere. Lui scosse la testa sorridendo e insieme si avviarono verso il castello.
 
Un urlo agghiacciante e intriso di rabbia invase la capanna. Morgana rovesciò a terra il braciere acceso, sparpagliando i tizzoni lungo tutto il pavimento.
«Piccola figlia di…» imprecò a denti stretti. «E’ riuscita a fuggire!» camminava avanti e indietro, nervosa e adirata.
«Mia signora, tutto bene?» un servo della strega si era affacciato a controllare.
Lei lo fulminò con lo sguardo, con un gesto della mano lo sbalzò lontano.
Si avvicinò al fuoco del camino, i suoi occhi brillarono e comparve l’immagine di Brigit tra le fiamme, si stava preparando per la notte.
«Questa volta hai vinto principessina, ma presto tutti sapranno chi sei in realtà» sussurrò Morgana con voce glaciale.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14: Indecisioni ***



Writer's Corner: Arieccome! Scusate per la prolungata assenza ma è stato un periodo un po' così...avevo anche perso l'ispirazione, infatti questo capitolo è stato scritto a più riprese ;) e alla fine vi troverete una BIG SURPRISE! vabbè, non poi tanto surprise XD Come sempre ringrazio tutti coloro che mi hanno recensito e letto e chi segue la storia (siamo a quota 18, spero di arrivare almeno a 20! XD) Inoltre mi scuso per non aver risposto alle recensioni, non ero in condizioni di farlo, ma rimedierò presto. =)
Che voi sappiate...è normale che il cap 9 abbia più visualizzazioni del cap 8? E' strana questa cosa....XD
un bacio! al prossimo capitolo!
Okino Linyu

 




Capitolo 14: Indecisioni


La mattina seguente Brigit si svegliò con addosso una strana sensazione, era inquieta e non aveva dormito un gran ché. Si lavò il viso con dell'acqua fredda, trovando sollievo in quel gelido contatto. Con ancora il telo per asciugarsi tra le mani si diresse alla finestra. Vide i segni di cenere lasciati dal corpo del serpente, che i cavalieri avevano incendiato la sera prima, lavati via da una provvidenziale pioggia; il rigagnolo d’acqua scura che si era creato portava i resti della creatura in un piccolo canale di scolo che si perdeva nel fossato. Sospirando si decise a consumare la sua colazione, nonostante avesse poco appetito. Si era appena voltata quando sentì un ticchettio al vetro della finestra, si sporse per vedere meglio e poi l’aprì. Un piccolo uccellino zuppo d’acqua entrò saltellando dal davanzale.
«Flynn!» disse sorpresa la giovane, riconoscendo il suo amico tornato dopo molto tempo.
Il pettirosso cinguettò felice, scrollando le piume dalla pioggia in eccesso. La principessa lo prese delicatamente in mano e si accomodò sul letto, incrociando le gambe e appoggiando l’animaletto tra le pieghe della sua veste, per permettergli di asciugarsi e riscaldarsi.
«Ti sei fermato per un po’» disse sorridendo e accarezzandogli la testolina con l’indice della mano destra.
«Come stanno tutti? La regina?»
L’uccellino cinguettò qualcosa e l’espressione di Brigit divenne accigliata.
«Ho provato a mettermi in contatto con lei…»
Il piccoletto trillò di nuovo.
«In consiglio? Perché mai?» chiese con sorpresa.
Dopo aver ricevuto la risposta il suo sguardo si fece pensieroso.
«Quindi bisogna aspettare ancora...» Sospirò tristemente.
Il pettirosso saltò dalle sue gambe alla morbida coperta.
«Su avanti, non fare così, non dipende da me! Se potessi tornerei subito a casa!»
Fece altri saltelli allontanandosi dalla ragazza. Lei si sporse con il busto.
«Anche tu mi manchi, non sai quanto!» E lo accarezzò dolcemente.
«Vieni…». Lo prese con delicatezza e si avvicinò al caminetto acceso. «Riscaldati» disse appoggiandolo su una sedia li vicino, poi prese un tozzo di pane dalla sua colazione e sbriciolò qualche mollica vicino il pettirosso che immediatamente iniziò a beccarle avidamente.
Brigit rimase in piedi, lo sguardo amorevole tradiva però un sentimento di profonda preoccupazione e turbamento. Con decisione si diresse verso il cassettone, prese un foglio e il necessario per scrivere e si accomodò al tavolo. Sistemò tutto e si apprestò a scrivere. Intinse la penna nel calamaio e fece sgocciolare l’inchiostro in eccesso, posizionò la punta in un angolo del foglio e iniziò a scrivere.
“Madre, necessito di parlarti al più presto. Con affetto, Brigit.”
Una paio di righe scritte in una calligrafia elegante e minuta, strappò l’angolo e l’arrotolò.
«Flynn, devi consegnare questo alla regina.» Gli fece vedere il cilindretto di pergamena che stringeva tra l’indice e il pollice.
L’uccellino svolazzò fino a posarsi davanti a lei, alzò una zampina e gli consegnò il pezzetto di carta.
«Mi dispiace che tu debba ripartire così presto…» disse mesta.
L’animale si andò a strofinare contro la sua mano destra, poggiata delicatamente sul tavolo. Sorrise. Prese Flynn tra entrambe le mani e si avvicinò alla finestra, la spalancò e la pioggia iniziò a cadere prepotentemente anche all’interno della stanza.
«Mi mancherai.» disse avvicinandolo al viso e schioccandogli un bacetto sulla testolina. Poi allungò veloce le braccia verso l’esterno, dando la spinta necessaria affinchè il pettirosso potesse spiccare il volo.
«Sféar.» Soffiò delicatamente dalle labbra. Intorno all’uccellino si andò a formare una bolla di energia invisibile per proteggerlo dalle gocce d’acqua. Brigit lo seguì con lo sguardo. Triste, si allontanò e socchiuse piano la finestra quando si accorse che la  gonna della camicia da notte era zuppa di pioggia, così si andò a sedere vicino al camino, per asciugarsi un po’.
Restò in camera per tutto il giorno, immersa nei suoi pensieri, guardava la pioggia cadere incessante e con molta forza, il vento scuoteva le chiome degli alberi e ululava tutta la sua rabbia. Era davvero strano e Brigit riusciva a percepirlo, quelle condizioni atmosferiche avevano un non so che di innaturale. Con la fronte appoggiata al freddo vetro della finestra osservava il cortile deserto, i resti del mostro erano completamente scomparsi. Le tornarono in mente le immagini della sera precedente e istintivamente portò le dita a sfiorare le labbra. Chiuse gli occhi sognanti nel tentativo di ricordare le sensazioni provate ed un brivido le percorse la schiena, era piacevole ma al contempo la rendeva inquieta. Si andò a sedere sul letto, stendendo le gambe e poggiando la schiena sui morbidi cuscini, aveva lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso, in testa le vorticavano mille pensieri. Era come ipnotizzata, ogni chiodo, ogni venatura del legno, nulla sfuggiva al suo sguardo intenso.
D’improvviso la porta di spalancò, e come una furia fece il suo ingresso Merlino, che agitato la richiuse subito alle sue spalle. Brigit ebbe un sussulto nel risvegliarsi così all'improvviso da quella sorta di trance. Mentre il ragazzo riprendeva fiato con una mano sul petto per regolarizzare meglio il respiro, lei si alzò muovendosi verso il tavolo e servendogli un bicchiere d’acqua; Merlino lo mandò giù tutto in pochi sorsi, la giovane sorrise dolcemente.
«Cosa è successo?» La voce era preoccupata.
I ragazzo posò il bicchiere sul tavolo e si fermò alcuni secondi per riprendere fiato.
«Il re ha indetto un consiglio con i cavalieri, c’era anche suo zio» fece una pausa per sedersi, accigliato. «Ha messo in discussione la tua presenza qui e l’alleanza con Avalon.»
Anche la ragazza dovette sedersi, quella notizia non le aveva di certo rallegrato la giornata. Per il nervosismo iniziò a mordicchiarsi l’unghia del pollice destro.
«Cos’ha detto il re?» domandò senza guardarlo.
Merlino sospirò. «Ancora nulla, ma ha dato comunque ordine di tenerti sotto controllo e non portai lasciare il castello per un po’…»
«Sono diventata una prigioniera?» sbuffò. «Perché non mi rinchiude direttamente nelle prigioni?» sbatté un pugno sulla sua gamba e si mise a fissare il pavimento.
«Lo fa per la tua incolumità…» provò a giustificare il comportamento del suo signore. «L’hanno capito tutti che quel mostro ieri sera ce l’aveva con te.»
Brigit lo guardò di sottecchi, sospirando sconsolata. «D’accordo, me ne starò buona e calma qui al castello.»
Merlino le sorrise amorevolmente. «Saggia decisione. E poi non sarai certo sola, o segregata nelle tue stanze. Ci sono io, e poi…» si bloccò, fissandola con sguardo sornione. Il viso della principessa era curioso e perplesso allo stesso tempo.
«E poi cosa?»
«E poi c’è anche Galvano.»
Le guance di Brigit avvamparono in un secondo, si sentì pervadere da un’eccessiva sudorazione; si portò le mani al volto per nascondere l’esplicito imbarazzo. Merlino prese a ridere. «Ah ah! Lo sapevo!»
«Cosa? Non c’è nulla da sapere.» La principessa cercò di darsi un contegno e dissimulare, ma non riuscì a guardare il giovane mago negli occhi nemmeno per un istante.
«Certo! Si vede lontano un miglio che provi interesse per lui!»
«E anche se fosse…» oramai era inutile fingere. «Non ci potrà mai essere nulla tra noi due.» Finalmente riuscì a sostenere lo sguardo del giovane mago, ma ciò che Merlino intravide dalle sue iridi fu una profonda e inesorabile tristezza.
«Perché? Sono sicuro che anche voi piacete molto a Galvano…»
«Merlino io sono una strega!» Cacciò con furia quelle parole che doveva per forza tenere nascoste, ed un mucchio di sensazioni contrastanti invasero il suo corpo. «Se lo scoprisse non vorrebbe più parlarmi…» tornò con lo sguardo al suolo, appesantita da una triste e scomoda verità.
Il giovane sospirò, prendendo coscienza della realtà di quell’affermazione, cercando e soppesando le giuste parole per tirarla su di morale.
«Non puoi saperlo con certezza» disse lapidario.
«Cosa intendi?»
«Non ti sto dicendo di svelare immediatamente il tuo segreto» mise subito le mani avanti. «Ma solo di non allontanarlo. Non rinunciare in partenza, prova a conoscerlo meglio, potrebbe sorprenderti.»
Brigit era abbattuta, testa china e schiena curva, non era di certo un portamento regale, ma dentro di sè sentiva un grande peso. Nel vederla così, Merlino si dispiacque molto, le si avvicinò, inginocchiandosi per poterla guardare negli occhi. Lei alzò leggermente il capo.
«Non pensarci troppo e lascia che gli eventi facciano il loro corso.»
La principessa sospirò, e fece segno di assenso. Il ragazzo le regalò un dolce e amorevole sorriso.
Si alzò rincuorato. «Adesso vado, Artù mi starà sicuramente cercando, quell'asino reale non riesce a far nulla senza il mio aiuto.» Ridacchiò. «A presto Brigit, e su con il morale.» La salutò velocemente per poi andare via così come era arrivato, in fretta e furia.
La ragazza, rimasta nuovamente sola decise di andare a stendersi sul grande letto. Dapprima affondò completamente la faccia tra i soffici cuscini, poi quando sentì mancarle l’aria, si girò supina e si mise a fissare un punto imprecisato dello scuro baldacchino che la sovrastava. Rimase così immobile a riflettere per molto tempo, più cercava di scacciare Galvano dalla sua mente più egli ritornava prepotente a scombussolarle lo stomaco. Non si accorse nemmeno di essersi addormentata; fu destata dalla cameriera che le aveva portato la cena in camera. Dopo averla congedata si sedette al tavolo ma consumò il pasto con poco appetito, troppo scossa da quelle sensazioni contrastanti, decise allora di tornare a letto, nella speranza di trovare un po’ di quiete. Andò dietro il paravento e si spogliò, indossando una candida camicia da notte in lino. Le arrivava fino ai piedi e aveva dei deliziosi ricami all’altezza del corsetto, la scollatura partiva dalle spalle ed era ampia ma non generosa, inoltre poteva essere regolata da un nastro di raso. Le maniche erano larghe e vaporose ma si stringevano ai polsi. S’infilò sotto le calde coperte e chiuse subito gli occhi cercando di sgombrare la mente. Dopo essersi girata e rigirata più volte, riaprì gli occhi, era girata su un fianco e il suo sguardo cadde subito su un oggetto appoggiato sul suo comodino: il fermaglio regalatole da Galvano. Non riusciva a crederci, più si sforzava di non pensare a lui e più i suoi tentativi sembravano vani. Prese il gioiello e l’osservò con minuzia, rigirandolo più volte tra le mani. Oramai aveva rinunciato a far uscire il cavaliere dalla sua testa, così si rassegnò, chiuse gli occhi e ripensò al bacio che stavano quasi per suggellare, alle sensazioni che aveva provato, il brivido lungo la schiena e il calore che le partiva dallo stomaco. Con questi pensieri, dolcemente scivolò tra le braccia di Morfeo. Dormiva da un’oretta o poco più quando fu dolcemente destata da un fruscio, poi da un suono indistinto, strinse le palpebre e si coprì completamente con le coperte; poi si sentì chiamare, era un flebile sussurro ma la giovane riuscì lo stesso ad udirlo. Scoprì il volto e riuscì a sentirlo chiaramente, qualcuno la stava chiamando. Senza pensarci si fiondò giù dal letto e si diresse subito alla porta, la spalancò e tese l’orecchio; quando sentì di nuovo il suo nome non aveva più dubbi: sua madre la stava cercando. Subito si lanciò all'inseguimento di quel rumore, percorrendo i silenziosi e freddi corridoi a piedi nudi, nella speranza di non esser vista. La voce la condusse fino ad una delle torri. Percorse velocemente le scale e si trovò davanti una spessa porta in legno che le bloccava la strada, aveva paura di trovare dall’altra parte una guardia di vedetta. Con suo sommo piacere constatò che la porta era socchiusa, e capì che sua madre le aveva facilitato il cammino, infatti appena varcata la soglia, riparandosi il viso dalla pioggia sferzante, intravide il corpo addormentato del soldato.
La pioggia cadeva incessante, e Brigit non riusciva ad individuare dove fosse sua madre. La chiamò più e più volte e per un attimo credette di aver immaginato tutto. Stava per voltarsi e tornare delusa alle sue stanze ma un bagliore a poca distanza dal parapetto le confermò la realtà.
«Madre!» corse subito al davanzale, sporgendosi più che poteva.
«Brigit, figlia mia…»
La figura della madre divenne pian piano sempre più visibile e definita, fluttuava a qualche metro di distanza dalla ragazza, il suo corpo era agitato dal muoversi costante e regolare delle gocce di pioggia che cadevano.
La giovane sporse istintivamente una mano verso la donna, pur sapendo che non avrebbe potuto toccare altro che acqua.
«Figlia, ho ricevuto il tuo messaggio. Cosa ti affligge?»
«Madre, Artù è indeciso sull’alleanza, e suo zio Agravaine tenta di convincerlo a revocarla, in più una strega di nome Morgana mi ha attaccato cercando di farmi confessare dove si trovino le porte di Avalon, sono sicura che voglia attaccarci per ottenere il potere dell’Isola!» urlò a squarciagola, come per liberarsi da un peso che le opprimeva il cuore, nel tentativo di ricevere conforto dalla madre. «Non so più cosa fare…» concluse chinando il capo.
«Figlia mia, cosa ti affligge?»
Brigit rialzò il viso, guardando la figura della madre con stupore. Dal canto suo la regina conosceva fin troppo bene sua figlia e sapeva che non erano questi i problemi che le stavano dilaniando il cuore.
La ragazza piangeva, le sue lacrime si mescolavano con le gocce di pioggia che le cadevano sulla faccia.
«Non potremo mai stare insieme! Io sono una strega e lui un cavaliere di Camelot, lui odia la magia, io la venero. Come possono due persone così diverse provare dei sentimenti tali da farli avvicinare. Non posso fare dei pensieri del genere, il mio posto è ad Avalon, con la mia gente, non accanto ad un uomo che potrebbe ripudiarmi se solo conoscesse la verità! Il mio cuore soffre alla sola idea di abbandonarlo per sempre, ma la coscienza mi dice invece che è giusto così.» si prese il volto tra le mani, singhiozzando sommessamente.
«Brigit…» la voce della regina le giunse dolce e melodiosa. «Segui il tuo istinto, io confido di te e so che farai la scelta giusta. Non lasciarti condizionare, semplicemente fidati di te stessa.»
«Ma, Madre…» si stupì di quella risposta.
«Fidati del tuo istinto. A presto figlia adorata.» successe tutto nel giro di pochi attimi, con il bagliore di un fulmine la figura della donna sparì, lasciando la principessa a bocca aperta, pronta per fare altre domande. Sentì un mugolio dietro di lei ed intravide la guardia che stava per risvegliarsi, velocemente corse oltre la porta, richiudendosela alle spalle e cominciò a scendere le scale. Era completamente zuppa, i capelli le si erano appiccicati al volto e la veste era diventata completamente trasparente lasciando ben poco all’immaginazione. Mentre camminava, lentamente sussurrò delle parole magiche ed un vento caldo si sprigionò dai suoi piedi, investendola completamente. Quando l’aria cessò, la ragazza era completamente asciutta, con i capelli leggermente arruffati. Iniziò a pettinarli con le mani, spostandoli da un lato, sulla spalla destra, dividendoli poi in tre ciocche per formare una treccia. Aveva imboccato il corridoio che conduceva alle sue stanze, circa cinque passi la separavano dalla porta, quando d'improvviso si sentì chiamare. Riconobbe immediatamente la voce e si bloccò, non aveva il coraggio di girarsi e guardare.
Quando sentì i passi dell’uomo e capì che star ferma lì era tutto inutile si voltò, incrociando inesorabilmente lo sguardo di Galvano che le era a pochi passi di distanza. Il cavaliere stava rinfoderando la spada e la fissava con un’espressione poco cordiale.
«Cosa fate qui?»
«Stavo, tornando in camera…» balbettò, con le mani ancora tra i capelli.
Il cavaliere si avvicinò e le strinse forte le spalle. «E’ pericoloso, non potete aggirarvi da sola, il re ha dato ordine che siate sempre scortata!» Era molto arrabbiato, Brigit tremò leggermente.
«Mi dispiace.» Riuscì solo a dire prima di abbassare il capo, dispiaciuta.
Galvano si morse un labbro, forse aveva esagerato a sgridarla, sciolse la presa su di lei. «L’importante è che stiate bene. Ma cosa facevate in giro a quest’ora di notte?» domandò incuriosito.
«Non riuscivo a dormire.» La risposta di Brigit fu veloce e secca, non lasciava spazio per altre domande.
Il giovane abbassò lo sguardo. «Sapete, mi sono davvero allarmato quando non vi ho trovata nel vostro letto.»
Brigit alzò velocemente il capo, restando a bocca aperta. «Cosa?» non sapeva cosa dire. «Mi avete spiato?»
«In effetti…si» Galvano cominciò a grattarsi la nuca, in evidente imbarazzo.
La ragazza era rossa in viso, si portò entrambe le mani sulle guance per tentare di nasconderlo.
«Ero in pensiero, quel serpente vi aveva preso di mira e avevo timore che qualcos’altro potesse farvi del male…» Mise la sua mando destra su quella della ragazza, invitandola ad alzare il capo.
«Mi dispiace se ciò che ho fatto vi ha recato fastidio o imbarazzo» disse una volta che i loro occhi si erano incatenati gli uni agli altri.
Nella testa Brigit si ripeteva di resistere, che lui non era la persona giusta, di lasciar perdere i sentimentalismi e concentrarsi sul far cambiare idea al re; ma poi, come un fulmine a ciel sereno le parole della madre le rimbombarono nel cervello, lasciandola spiazzata e confusa.
Quando realizzò di essere a così breve distanza dall’uomo che la stava facendo impazzire si sentì pervasa da una sensazione di assoluta serenità. Si sporse in avanti, alzandosi leggermente sulle punte, fino a toccare delicatamente le labbra del cavaliere. Il primo bacio fu lieve e fugace, Brigit sentiva i sensi annebbiati, non aveva più padronanza del suo corpo, seguiva solo il suo istinto. Si sporse nuovamente e questa volta Galvano l’abbracciò completamente, stringendola a sè. Questo secondo bacio fu più intenso e prolungato; lui le cingeva la schiena e aveva affondato una mano tra i suoi capelli, scompigliandole la treccia, lei aveva poggiato una mano sul petto di lui, all’altezza del cuore, mentre l’altra lo accarezzava dolcemente in viso. Non si era mai sentita così prima d’ora, era invasa da sensazioni nuove e sconosciute. Spesso osservava gli innamorati passeggiare per le vide della sua città, scambiarsi promesse e baci, ma lei non aveva mai pensato che quelle sensazioni potessero essere tanto intense e forti.
Si staccarono lentamente per riprendere fiato, ma questo distacco non durò molto, Galvano le fu di nuovo addosso, bramando le sue morbide labbra. La giovane fu felice di concedergliele, totalmente inebriata dal profumo e dalle sensazioni che l’uomo le suscitava. Le loro lingue si incrociavano, giocando e cercandosi, le loro labbra sembravano sigillate. Nella mente della principessa sembrava non esserci più posto per le paure e le incomprensioni, si sentiva completamente libera, libera di lasciarsi trasportare da quei sentimenti tanto forti quanto pericolosi. Ad un tratto qualcosa balenò nella sua mente, si staccò dal cavaliere che dal canto suo prese a fissarla sbalordito, si divincolò leggermente dalla stretta d’acciaio e imbarazzatissima fuggì verso la sua camera senza proferir parola. Entrò di corsa e chiuse la porta a chiave, lasciando il povero Galvano imbambolato a fissare il vuoto.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15: Contromaledizione ***



Writer's Corner: Saaaaalve!!! Guardate chi si rifà viva....si, sono proprio io =) no, non sono morta, sono solo stata assorbita dalla routine quotidiana e dai problemi che ogni buon studente universitario deve sempre affrontare -.-
Ma adesso sono qui! FELICITAZIONI! GIUBILO IN TUTTO IL REGNO! Posto questo "schifo" dopo un'infinità di tempo, scusatemi davvero!!!! chiedo umilmente perdono! mi prostro ai vostri piedi! Avevo scritto la prima parte un sacco di tempo fa, ma non riuscivo proprio a continuare =( 
Così mi sono imposta di continuare ed eccomi ritornata! Spero che continuiate a seguirmi e mi facciate sapere se la storia vi sta piacendo! 
Ringrazio immensamente tutti quelli che leggono queste mie follie! Vi adoro! <3
Al prossimo capitolo!

Okino LinYu



Capitolo 15: Contromaledizione


Il giorno seguente Brigit non riuscì ad alzarsi dal letto per tutta la mattina. Si girava e rigirava nel letto pensando solo ed unicamente a cosa era successo la sera prima. Non poteva capacitarsi di aver compiuto un gesto così avventato e sconsiderato, non era un comportamento degno di una principessa come lei. L’unica cosa che le rallegrò il pomeriggio fu l’arrivo del telaio promessole dal re. Appena i servi la lasciarono sola si mise subito al lavoro per tenere la mente occupata e non pensare al bel cavaliere che riusciva solo a confonderle i pensieri. Il giorno dopo ancora passò tutto il tempo a tessere e confezionare un abito per se stessa, era fermamente decisa ad impegnare le sue giornate con attività che non le avrebbero permesso di pensare al cavaliere, così da non incorrere in altri strani comportamenti. Nel pomeriggio venne destata dalla sua trance da alcune grida che provenivano dal corridoio, si precipitò fuori dalla camera: vide un gran trambusto e via vai di guardie e dame, tutti spaventati ed agitati. Venne raggiunta dalla sua cameriera che, in affanno, le cinse un braccio, iniziando a tirarla con poca cortesia.
«Ma, cosa sta succedendo?»
«Lady Brigit, per favore, mi segua, devo portarla in salvo!» esclamò la donna sempre più agitata.
«Perché? Cosa…cosa succede?» La principessa iniziava a preoccuparsi, cominciò a seguire la serva sperando di carpire più informazioni.
«La città bassa è completamente allagata, la pioggia è inarrestabile, presto saremo sommersi!» la cameriera era isterica, correva senza meta, trascinando Brigit che ad ogni passo rischiava di inciampare.
D’un tratto la donna andò a sbattere contro un gruppetto di persone, cadendo a terra e lasciando la presa sull’avambraccio della maga. Brigit ne approfittò per scappare dalle grinfie di quell’esagitata e correre da Merlino. Aveva percorso la strada a ritroso, nessuno sembrò darle peso, tutti troppo spaventati e preoccupati a salvare la propria pelle. Passò per caso vicino ad una finestra rotta dalla quale penetrava la pioggia battente, camminandoci vicino si bagnò leggermente la mano sinistra e subito percepì una sensazione di dolore acuto, come se qualcuno le avesse appena messo del sale su una ferita aperta. Istintivamente si portò entrambe le mani al petto, stringendo convulsamente l’arto che le doleva; non guardò cosa le fosse successo, tirò avanti cercando di sopportare al meglio il dolore.
Arrivò davanti la porta della camera di Gaius ed entrò senza bussare. Era affannata e molto turbata.
«Lady Brigit!» il vecchio medico le si avvicinò e la fece accomodare su una sedia, la ragazza lo ringraziò con lo sguardo e titubante mosse gli occhi verso la mano tremante, non avendola guardata non sapeva se vi fossero delle ferite più o meno gravi. Per fortuna constatò che l’arto era integro, con suo sommo stupore. L’anziano la fissava pensieroso e leggermente incuriosito.
«Cosa vi è capitato?» domandò con la sua solita calma.
«Non lo so. Stavo camminando e d’improvviso ho sentito un dolore fortissimo.»
Il medico vagliava mentalmente le sue conoscenze per capire di cosa si trattasse.
«Non vi viene in mente nessun particolare?»
Brigit ci pensò un po’ su e le venne subito in mente l’acqua. «Il dolore l’ho avvertito subito dopo essere passata vicino ad una finestra aperta.»
Gaius non fece in tempo a risponderle che la porta venne spalancata da una guardia, subito dopo entrarono Galvano e Leon con in braccio il povero Merlino che urlava e si contorceva dal dolore, era zuppo dalla testa ai piedi.
Immediatamente il medico ordinò di stenderlo sul letto, mentre cercava di capire cosa fare.
«Cosa? Cosa gli è accaduto?»
«Eravamo fuori ad aiutare la gente, è arrivato anche Merlino, ma dopo pochi attimi si è accasciato a terra urlando» rispose ansimante Sir Leon.
Brigit si alzò, correndo dall’amico, si accovacciò ed iniziò ad accarezzargli la fronte, sussurrandogli qualcosa all’orecchio per calmarlo. Galvano fissava intensamente la ragazza, era risentito per il suo comportamento e inoltre, in quel frangente, lo stava completamente ignorando.
Brigit si voltò verso il medico. «Gaius, per favore portami dell’acqua calda.»
Il medico corse, e lo sguardo della principessa s’incontrò con quello del bruno. In quel momento il suo cuore si fermò e le guance si tinsero di un rosso acceso, ma subito tornò a riversare le sue attenzioni su Merlino.
L’anziano tornò con una capiente ciotola piena di acqua fumante e alcuni stracci, posizionò il tutto ai piedi della giovane che nel frattempo si era messa a sedere su uno sgabello trovato li vicino. Bagnò subito il primo pezzo di stoffa e lo andò a posizionare ancora grondante sul collo del povero servo. Merlino, ancora scosso da alcuni tremiti, si rilassò leggermente a quel contatto, mugolando appena.
Brigit rivolse un eloquente sguardo al medico che subito si prodigò nel far uscire i due guerrieri preoccupati per il loro amico. Chiusa la porta, si diresse subito al capezzale del figlioccio.
«Cosa pensate possa essere stato a ridurlo così?»
Brigit sospirò, continuando a passare quella pezza calda sulle tempie del ragazzo. Istintivamente gli posò una mano sul cuore e non appena il suo palmo toccò gli indumenti umidi del giovane, sentì un improvvisa fitta di dolore, anche Merlino l’avvertì, tanto che lanciò un grido disumano. La ragazza si affrettò a calmarlo di nuovo, pronunciando quegli strani sussurri, incurante del proprio dolore. Quando finalmente il ragazzo fu di nuovo quieto, mise la mano dolorante nella bacinella d’acqua, provando un immediato sollievo.
L’uomo anziano osservò tutta la scena con interesse e sguardo indagatore.
«Per favore, Gaius, togliete a Merlino quei vestiti fradici…» detto questo si alzò per lasciare campo libero all’uomo e subito rivolse la sua completa attenzione alla finestra più accessibile della stanza. Si mosse in quella direzione, mentre l’anziano spogliava il povero mago inerme sul letto; aprì l’anta e sporse una mano fuori. La prima goccia che le colpì il palmo fu come lava sulla pelle, le altre che seguirono furono persino più dolorose.
Ritrasse immediatamente la mano, si sentì come se qualcuno le avesse infilzato un ago nella carne, l’avvolse tra le pieghe dell’abito e trovò un po’ di sollievo. I suoi dubbi erano spariti, ora sapeva cosa stava succedendo.
«Credo sia un incantesimo di Morgana» disse voltandosi verso il medico, ma tornò subito a rivolgersi verso la finestra, paonazza in volto, per sbaglio aveva intravisto il corpo di Merlino prima che Gaius potesse coprirlo.
L’uomo tossicchiò leggermente, facendo capire che non vi era più pericolo di intravedere cose strane, così la ragazza poté girarsi e a passo svelto si avvicinò al capezzale dell’amico.
«L’acqua è maledetta, provoca atroci sofferenze agli esseri magici. Sono sicura che l’abbia fatto per smascherarci.» disse mentre accarezzava con dolcezza la fronte del mago.
«Cosa possiamo fare? Presto la città sarà allagata. Dovremmo andar via di qui!» la voce risoluta del medico nascondeva un profondo senso di terrore.
Brigit rimase in silenzio con gli occhi fissi sul ragazzo esanime.
«Principessa…?»
Si voltò di scatto. «Svegliatelo, ci serve per il contro incantesimo.» Veloce si alzò e si diresse verso la parete dove Gaius riponeva i suoi estratti e gli strumenti medici. Scelse rapidamente ciò che le serviva, le braccia erano stracolme di oggetti, quasi non riusciva a tenerli.
Merlino venne svegliato con troppo poca delicatezza; Gaius gli aveva gettato addosso il secchio d’acqua calda. Si mise a sedere inspirando come dopo una lunga apnea.
«Ma…cos…?» era ancora frastornato. «Che succede? Perché sono nudo?» domandò in preda al panico.
Gaius gli lanciò un ricambio mentre andava ad aiutare la ragazza che al centro della stanza stava predisponendo il necessario per effettuare l’incanto.
«Morgana ci sta attaccando.- iniziò l’uomo.
«Come? Dov’è?» s’infilò veloce i calzoni e balzò in piedi, ma dovette subito risedersi per un giramento di testa.
«Calmati...» Brigit si era avvicinata e gli aveva delicatamente poggiato una mano sulla spalla «Non è qui. Ha maledetto la pioggia, provoca un dolore immenso agli esseri magici. Dobbiamo assolutamente fermarla o verremo di certo scoperti!» l’aiutò ad alzarsi.
«Ma come è possibile?» domandò mentre finiva di rivestirsi.
«E’ una maga potente, ma gli incantesimi a distanza richiedono una grande concentrazione, quindi non riuscirà a percepire il nostro contrattacco.»
«Cosa hai in mente?»
La ragazza si chinò sul pavimento e con del gesso disegnò un cerchio con all’interno due triangoli di diverse dimensioni.
«Lei sta usando l’acqua, noi useremo la terra!» sorrise.
Con poca delicatezza trascinò il perplesso Merlino verso un vertice del triangolo, Gaius si posizionò nell’altro e lei, dopo aver preso gli oggetti che aveva preparato, si fermò sull’ultimo. Mise al centro del triangolo più piccolo una ciotola con del terriccio e la cosparse con il liquido verdastro di una fiala che aveva preparato poco prima. Si rialzò e prese per mano entrambi gli uomini.
«Stringi la mano di Gaius» intimò al giovane che lesto obbedì.
«Merlino, ho bisogno del tuo potere.»
Il ragazzo annuì.
«Concentrati e permettimi di utilizzarlo.»
Chiuse gli occhi e iniziò a bisbigliare qualcosa di incomprensibile. Merlino fece lo stesso, restando però in silenzio. Gaius li osserva leggermente preoccupato.
Pian piano un piccolo vortice d’aria si levò ai loro piedi, salendo e incrementando la sua forza. Le vesti e i capelli dei tre si agitavano al vento il quale, però, non smuoveva minimamente la terra presente nella ciotola.
Il mormorare di Brigit si fece più intenso, ora scandiva le parole con enfasi, stringendo forte la mano dell’amico.
Lontano da loro, in un remoto angolo di foresta, Morgana era immersa nella formula del suo incantesimo. Con le mani e il volto rivolti al cielo, scagliava tutto il suo rancore verso la città di Camelot; dai suoi palmi fuoriusciva un denso fumo nero che, levandosi al cielo, formava delle pesanti nubi cariche di quella pioggia maledetta. Il suo sguardo aveva un che di estatico, una follia omicida brillava nelle sue iridi, un ghigno sinistro le deformava il volto.
D’un tratto la terra sotto di lei cominciò a vibrare, ma lei non se ne accorse, era troppo presa dal suo incantesimo.
Nello studio di Gaius i tre erano avvolti da un tornado che smuoveva tutti gli oggetti presenti nella stanza, volavano libri, piatti, utensili, ingredienti e pozioni, ma Brigit continuava imperterrita a recitare la sua formula.
Morgana in un primo momento si ammutolì, senza smettere di inviare la sua maledizione su Camelot. Quando poi la vibrazione divenne un vero e proprio terremoto, dovette interrompere tutto, la terra si muoveva così tanto che la strega inciampò, cadendo al suolo con un tonfo. Le pesanti nuvole nere cominciavano già a diradarsi e lo sguardo di Morgana, da pieno di soddisfazione, di tramutò in un espressione di puro odio, la bile le ribolliva nel sangue. Gridò al vento tutta la sua frustrazione, mentre tentava di reggersi in piedi.
Brigit aprì di scatto gli occhi, il vento cessò. Tutti gli oggetti che in quel momento erano sollevati a mezz’aria, impattarono al suolo con un gran fragore.
«Verða lokit…» disse prima di svenire.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16: Incubo ***


Writer's corner: E chi è che spunta dalla tomba come un zombie? Sono io! Sono io! :D Ciao a tutti :) Scusatemi per lo SCANDALOSO anno trascorso tra l'ultimo capitolo e questo ma...ero bloccata T___T si, avevo un calo d'ispirazione, non sapevo come continuare, non avevo idee, testa vuota e mani ferme...ma adesso ho ritrovato l'ispirazione e vi prometto che continuerò questa fic per la giuoia mia e vostra! Vi ringrazio tantissimo per tutte le recensioni! A presto! :*
Okino LinYu




Capitolo 16: Incubo

Buio. Buio totale. L’oscurità l’avvolgeva come una coperta, quasi tangibile, densa e palpabile come l’acqua. Brigit si sentiva immersa in quest’ombra, galleggiava senza forze in un mare nero. Sembrava non esservi alcuna traccia di esseri viventi, i suoni erano annullati, il vuoto era infinito.
“…dove mi trovo…?”
Brigit non capiva se avesse parlato o pensato, se avesse gli occhi aperti o chiusi, se stesse respirando o fosse morta. In quel limbo nulla sembrava poter essere reale, nemmeno i suoi ricordi.
“…Galvano…”
Fu la prima persona che le venne in mente.
Un bagliore improvviso e Brigit si destò come dopo un brutto sogno. Era nella sua stanza, ad Avalon, o almeno così pareva; più si guardava attorno più quel luogo non le dava una sensazione di familiarità, guardò verso la finestra ma non riuscì a capire se fosse giorno o notte.
Tornò a fissare ciò che aveva di fronte e vide che un piccolo bagliore si faceva strada tra le inquietanti ombre di quell’innaturale stanza. Una piccola luce fluttuava nella sua direzione, si stava ingrandendo sempre più, prendendo una forma antropomorfa, si riuscivano a distinguere una fluente chioma e il busto avvolto da una veste leggera.
«M..madre?»
Mentre pronunciava quella semplice e infantile parola la figura di Lady Viviana si materializzò in tutta la sua eterea regalità.
Il labbro di Brigit cominciò a tremare e gli occhi le si riempirono di lacrime, così si lanciò a braccia aperte verso la figura della donna, piena di speranza, ma l’attraversò come fosse fatta di fumo. Ricadde sulle morbide coperte, sconcertata e impaurita; con le guance bagnate e lo sguardo offuscato, cercò di rimettersi a sedere sul letto.
Tremante, provò a rialzarsi, ma le braccia non ressero il peso. Si sentiva come schiacciata da un grosso masso, che però non premeva sulla schiena, ma sul cuore.
La madre poggiò con delicatezza una mano sui suoi capelli scuri, accarezzandoli piano. Brigit quasi sentì quel contatto, fu come il tocco del vento, senti la sua presenza, ma senza poter afferrarlo tra le dita.
«Piccola mia…» La voce di Lady Viviana era lontana, e flebile.
Brigit non riusciva a fermare il suo pianto sommesso. Aveva nascosto il viso tra le braccia e si era rannicchiata in posizione fetale.
«Dove…mi trovo?» riuscì a sussurrare tra un singhiozzo e l’altro.
«Sono qui per avvertirti…» la voce della regina era preoccupata. «…Morgana…»
Sentendo quel nome, Brigit si alzò di scatto. Si guardò attorno e vide di essere tornata nella sua stanza a Camelot. Non vi era alcuna traccia di sua madre.
La camera era avvolta nell’oscurità, le candele erano spente e la fioca luce lunare non riusciva a vincere quelle ombre inquietanti. La principessa non udiva alcun suono, nessuno tra i costanti rumori che animavano sempre il castello. Si asciugò le lacrime con la manica del vestito e mise i piedi sul freddo pavimento. Per fortuna riuscì a reggersi in piedi e, seppur tremolante, si diresse verso la porta. Uscita dalla stanza, il silenzio l’avvolse come una coperta, quasi riusciva a sentire il sangue scorrerle nelle vene. Camminò fino la sala del trono, senza incontrare anima viva, ma anche li non trovò nessuno. Iniziò a sudare freddo, le mani le tremavano e sentiva che le ginocchia stavano per cederle. Si reggeva al muro, muovendo piccoli passi in direzione del cortile, aveva il fiato corto e il cuore che le pulsava nelle orecchie.
Una volta varcata l’ultima soglia e visto lo scenario che aveva davanti, le gambe non ressero più, cadde a terra con il viso contatto in una smorfia di  dolore. Avrebbe voluto urlare, ma il grido di terrore le si bloccò in gola. Era sconvolta. Il cuore batteva così forte che temette potesse uscirle dal petto, gli occhi erano spalancati e talmente secchi da non riuscire a versare nemmeno una lacrima.
Nel mezzo del cortile vi era un’enorme montagna, comparsa li dal nulla, formata da migliaia di cadaveri.
Nessun animale si era avvicinato a mangiare la carne esposta delle ferite, nessun uccello stava beccando gli organi fuoriusciti dalle lacerazioni, nemmeno le mosche volteggiavano tra i fumi della decomposizione.
Birigit si trascinò lungo le scale, gemendo per il dolore, adesso quasi fisico, che stava provando in quel momento. Appena mise una mano sul selciato, scivolò finendo con la faccia sulla pietra. Rialzandosi vide che era macchiata da un liquido rosso e viscoso. L’intero cortile era ricoperto dal sangue fuoriuscito da quei corpi. Inorridita da quella visione, con uno scatto isterico si alzò, correndo verso il pozzo. Voleva lavare via quel sangue innocente che le aveva macchiato il volto. A fatica prese un secchio d’acqua, riuscendo a tirarlo su solo dopo molti sforzi. Il liquido contenuto era scuro, fin troppo, ma Brigit non ci badò e immerse entrambe le mani nel catino. Lanciò un grido. Anche l’acqua era rossa, inesorabilmente condannata e maledetta. Si allontanò da quella vista, camminando all’indietro con il terrore negli occhi, finchè non andò a sbattere contro quella montagna. Tremante si voltò, e finalmente gli occhi tornarono umidi e cominciarono a sgorgare infinite lacrime.
Tutti i suoi amici erano lì. Vide il re, Gwen, Sir Leon, Gaius, ma vide anche sua madre, il consigliere Fergus, Midir e tutti i bambini di Avalon. Un grido di disperazione si levò dal profondo della sua gola, rompendo il silenzio innaturale che avvolgeva quel luogo. Quando vide Galvano sentì il un rumore nel suo petto, e poi nulla più. Si lanciò verso di lui, tirandolo fuori da quella massa di cadaveri, usando tutta la forza che le restava in corpo. Si inginocchiò e lo strinse tra le braccia, cullandolo con disperazione, emettendo dei lamenti pieni di dolore. Le lacrime di Brigit stavano bagnando anche il volto del cavaliere.
Rimase così per molto tempo, non sapeva nemmeno lei quanto, in quell’atmosfera innaturale era difficile dire quante ore fossero passate, ma lei non accennava a diminuire i suoi lamenti, e il suo pianto diventava sempre più forte.
Ad un tratto sentì un rantolo, proveniva dalla montagna di morte. Si voltò e vide Merlino. Si schiarì la vista e notò che il mago riusciva ancora a respirare. In una frazione di secondo realizzò che l’amico era vivo e si fiondò su di lui, aiutandolo a liberarsi. Quando furono entrambi con le ginocchia al suolo, tirarono all’unisono un profondo sospiro, guardandosi negli occhi. Merlino provò a sorridere e Brigit riprese a sgorgare lacrime dagli occhi. Si abbracciarono con impeto, non volevano più lasciarsi. La principessa fu la prima a scostarsi e con molta difficoltà riuscì a parlare.
«Cosa succede?»
Merlino aprì la bocca ma non ne fuoriuscì alcun suono. Continuava a parlare, veloce, con vigore e preoccupazione, ma Brigit non riusciva ad udire una singola parola. Si spaventò quando l’amico la prese per le spalle e cominciò a scuoterla violentemente. Lei fissava sconcertata le labbra del mago cercando di capire cosa stesse dicendo. Era qualcosa simile a “Svegliati”. Ma da cosa? Birigit era già in piedi, in mezzo a quell’orribile luogo che sperava tanto fosse un incubo.
«Brigit!»
Si sentì chiamare e si voltò in quella direzione.
Vide Morgana che si ergeva in tutta la sua spaventosa magnificenza.
«Non fare la stupida e dimmi come si arriva ad Avalon!» Gli occhi della maga si illuminarono e Merlino fu scaraventato lontano.
«Merlino!» Brigit non ebbe neanche il tempo di preoccuparsi per l’amico che sentì una stretta alla caviglia. Una forza invisibile l’aveva afferrata e la stava trascinando verso Morgana. La principessa si divincolava in preda al panico, urlava disperata cercando l’aiuto di Merlino. Dal canto suo, il povero ragazzo era di nuovo incastrato tra i cadaveri e svenuto per il colpo ricevuto.
La forza sollevò Brigit all’altezza del viso di Morgana, i loro occhi si fissavano. La strega aveva un’espressione agghiacciante.
«Parla!» le intimò con rabbia.
Brigit non emise un suono, continuava a muoversi nel tentativo di liberarsi.
«Non ho molto tempo! Devi dirmelo ora!»
La giovane maga si bloccò restituendo uno sguardo carico d’odio alla malvagia strega. Trasse un profondo respiro e sputò della saliva sul volto della sua avversaria. Morgana fu colta alla sprovvista e venne colpita in pieno. Si pulì con un lembo del mantello e serrò la mascella, inspirando con odio e risentimento.
«Stupida…» la sua voce era stranamente calma. «Se non parli, questo è quello che succederà a tutti quelli che conosci…»
La strana forza girò Brigit verso la montagna di cadaveri, tenendola sempre per la caviglia e sollevata a mezz’aria. Morgana sollevò un arto in direzione di quell’ammasso e pronunciò il suo incanto. Dalla sua mano fuoriuscì una fiammata che andò ad infrangersi contro quei corpi, provocando un feroce incendio. Gli occhi di Brigit furono illuminati da quel bagliore assassino e solo dopo alcuni attimi realizzò che quei corpi si stavano muovendo, contorcendosi dal dolore. Stavano bruciando vivi.
Un milione di urla si levarono all’unisono e quell’orribile suono investì come un vento la povera ragazza che quasi sentì rompersi i suoi timpani. I corpi si agitavano scompostamente, gridando e supplicando aiuto, man mano che il fuoco aumentava d’intensità.
Brigit sentì un colpo al petto, come se qualcuno l’avesse appena trafitta con un pugnale. Iniziò a divincolarsi con tutta la forza che le restava, piangendo e strepitando, nel tentativo di liberarsi per poter aiutare i suoi amici.
«Avalon»
 La voce glaciale di Morgana le rimbombò in testa.
Brigit fissava i suoi amici che le morivano davanti, cercando inutilmente un modo per aiutarli. La sua magia sembrava non funzionare, ripeteva convulsamente ogni incantesimo che le veniva in mente. Ma nulla. Le urla di quelle persone echeggiava tutt’intorno, provocandole degli spasmi incontrollati.
Vide sua madre tra le fiamme che le tendeva una mano. Disperata, allungò il più possibile le sue, urlando il nome di Viviana e piangendo lacrime di disperazione.
«Avalon»
Questa volta fu lei a pensare alla sua casa, ai suoi verdi paesaggi e alla sua gente sempre gentile e allegra. Si sentiva debole e impotente, non era riuscita a salvare i suoi amici.
«Mi…mi dispiace» disse singhiozzando prima di arrendersi all’inevitabile.
Morgana sorrise compiaciuta. La forza invisibile lasciò la presa su Brigit che d’istinto potrò le mani davanti al viso prima di impattare al suolo.
Buio. Silenzio.
Si trovava di nuovo immersa in quel mare d’ombra, senza suoni e riferimenti. Fluttuava nel nulla. L’unica cosa che riusciva a sentire erano le lacrime che continuavano a scendere copiose dai suoi occhi.
«Svegliati…»
Le sembrava di impazzire.
«Svegliati…»
L’aveva immaginato?
«Svegliati…»
Era impossibile ma le sembrò una voce familiare.
«Svegliati…»
Che potesse essere sua madre?
«Svegliati…»
No, la voce era maschile.
«Svegliati…»
…Merlino?
«Svegliati!»
Brigit aprì di scatto gli occhi. Respirava affannosamente e aveva la fronte imperlata di sudore.
Era a Camelot, nelle sue stanze, ma questa volta erano reali. Si sentì sfiorare una spalla, si voltò e vide Merlino che piangeva, felice.
«Sei tornata…» disse ridendo e piangendo al tempo stesso; poi si sporse verso di lei e l’abbracciò forte.

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