La ragazza dagli occhi viola

di Silhouette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 L'inizio di un'avventura ***
Capitolo 3: *** 2 Un incontro inaspettato ***
Capitolo 4: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 5: *** Camelot ***
Capitolo 6: *** 6 Un momento di paura ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una giornata che passava tranquilla come qualsiasi altra ma c’era qualcosa in lei che era cambiata, qualcosa che in quei giorni le aveva fatto cambiare modo di vedere il mondo. Ormai era grande abbastanza da prendere le sue decisioni e aveva deciso che avrebbe lasciato la sua casa, avrebbe lasciato il regno dove era cresciuta per andare dove avrebbe potuto imparare come controllare la magia che aveva scoperto dentro di sé, sarebbe andata a Camelot.
La giovane Violet era seconda in linea di successione per il trono del suo regno, dietro al fratello Rowan, quindi non avrebbe creato troppi problemi se avesse deciso di partire senza preavviso, era quasi una fuga per trovare quella libertà che le rigide regole di corte non le avevano mai concesso.
Ormai era decisa a partire e si preparò come meglio poteva per quella sua fuga nella notte.
Sperava di riuscire a trovare rifugio presso Gaius, il medico di re Uther, che era giunto poco tempo prima per un consulto medico sullo stato di salute di suo padre; non era bene riuscita a capire come ma Gaius si era accordo che c’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa di magico e l’aveva rassicurata sui suoi poteri. L’unico ostacolo alla sua fuga era quel particolare che l’aveva distinta fin dalla sua nascita, quella particolare sfumatura di colore nei suoi occhi che li rendeva viola, era un piccolo particolare ma che si era sparso in tutto il regno e oltre come il segno distintivo che identificava la principessa del regno di Edoras.
Chiunque l’avesse vista in volto avrebbe riconosciuto in lei la principessa e il luogo dove si trovava sarebbe giunto a conoscenza dei suoi genitori che l’avrebbero fatta tornare immediatamente a casa, doveva trovare una soluzione per nascondere questo particolare e fuori dal suo regno nessuno l’avrebbe mai riconosciuta. Decise di provare un piccolo incantesimo per il cambio dei colori che gli aveva detto Gaius per farla esercitare con i suoi poteri, si diresse allo specchio, s’immaginò i suoi occhi di un diverso colore, recitò l’incantesimo e appena riaprì gli occhi li vide di uno splendido verde con piccole ramature marrone chiaro.
Era tutto pronto per la sua partenza, non le restava altro che aspettare che tutti si fossero addormentati e sgattaiolare fuori dal castello senza fare rumore e poi sarebbe stata finalmente libera.

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Capitolo 2
*** 1 L'inizio di un'avventura ***


Per affrontare il lungo viaggio che la aspettava doveva essere riposata, per questo motivo quel giorno aveva detto ai suoi genitori che non si sentiva bene ed si era preparata al meglio per il suo viaggio. Cinque giorni a cavallo le avrebbero permesso di giungere a Camelot, mentre radunava le sue cose raccoglieva i pensieri per la lettera che avrebbe lasciato ai suoi genitori. Come spiegare loro il motivo per cui se ne andava, come cercare di convincerli a non preoccuparsi e a non cercarla, fargli capire che quello era il suo modo per capire il suo destino e riuscire a comprendere l’origine dei suoi poteri…no, quello non poteva dirglielo, non poteva rivelare a nessuno quel segreto, non in un mondo che aveva rinnegato la magia per non entrare in guerra con Uther Pendragon, che l’aveva bandita dopo che era stata la causa della morte della sua amata moglie.
Ormai l’oscurità della notte era calata su Edoras ed era giunto il momento per Violet di intraprendere il suo viaggio; indossò il mantello blu notte sopra un paio di pantaloni e una camicia, prese le sue cose, posò la lettera sul cuscino del letto, diede un’ultima occhiata alla sua stanza e si chiuse la porta alle spalle. Cercava di scivolare nei corridoi facendo il minor rumore possibile in direzione delle stalle, dove avrebbe trovato il suo fedele cavallo pronto per l’avventura. Si sentiva quasi scrutata dai dipinti degli antenati lungo le pareti del castello, giudicata per questo suo gesto avventato, irresponsabile per una pretendente al trono, quelle espressioni serie e regali di re e regine che nella buia notte avevano quasi un aspetto spettrale, ma presto subentrò un sentimento di tristezza quando passò davanti al loro ritratto di famiglia. Sorridenti e uniti in un ritratto che sarebbe durato in eterno, una famiglia allegra, però piena d’impegni, che le aveva dato affetto ma quel luogo ormai la stava privando della sua felicità perciò la fuga era la sua unica via di salvezza.
Era giunta nelle stalle e si diresse verso il suo amato cavallo, mentre preparava la sella si chiedeva come poteva uscire dal castello, come evitare le guardie e si ricordò dell’incontro con Gaius e degli incantesimi che gli aveva detto per esercitarsi un po’, realizzò solo in quel momento che Gaius aveva già capito all’ora che se ne sarebbe andata da Edoras. Violet iniziò ad elencare gli incantesimi: per il cambio dei colori, per respingere gli oggetti, per la levitazione e per rendere invisibili; proprio l’ultimo era quello che le avrebbe consentito di lasciare indisturbata il castello sotto gli occhi delle guardie.
Ormai tutto era pronto per partire, salì a cavallo, sistemò il pugnale in vita, era l’ultima cosa che ci si aspetta che una principessa porti con se ma la strada era lunga e non priva di ostacoli e poi fin da piccola si era allenata con suo fratello quindi era più che pronta a difendersi. Si calò il cappuccio sulla testa, recitò l’incantesimo per l’invisibilità “ invisibilis corpus” e si diresse in direzione dell’entrata della città; non incontrò nessuna guardia in perlustrazione ed essendo invisibile passò inosservata dalle guardie di vedette, quindi procedette tranquilla fino all’ingresso principale dove stanziavano due sentinelle, procedette con calma e passò oltre con tutta tranquillità. Era finalmente uscita da Edoras, non era mai uscita se non per impegni reali e mai da sola, sempre scortata da qualcuno, dopotutto era la principessa ma da quella notte era una ragazza qualunque che viaggiava incontro al suo destino.
Si era allontanata abbastanza per annullare l’incantesimo e tornare visibile, riprese tranquilla il suo viaggio verso il confine del regno di Edoras ma i pericoli sono sempre dietro l’angolo, stava procedendo tranquilla a cavallo quando un brigante spuntò dagli alberi e la minacciò con un pugnale. Violet non ci pensò un attimo e spronò il cavallo per andarsene, ma non avrebbe potuto sapere che il brigante aveva un cavallo nascosto su cui partì all’inseguimento; aveva poco tempo per capire cosa fare, avrebbe potuto rendersi invisibile e aspettare che se ne andasse ma era troppo vicino e l’avrebbe scoperta, restava solo un’alternativa: affrontare il brigante. S’infilò senza pensarci tra gli alberi a lato della strada, si tolse il mantello, che le impediva i movimenti, e si preparò a combattere. Salì in groppa al cavallo e si lanciò per afferrare un ramo sopra di lei, sua madre si era sempre lamentata che non era un comportamento da principessa arrampicarsi sugli alberi ma a lei era sempre piaciuto; il brigante non si aspettava un gesto simile e venne colto alla sprovvista quando Violet si lasciò cadere e lo disarcionò da cavallo. Il brigante cadde a terre e fece appena in tempo a rialzarsi che Violet aveva già estratto il suo pugnale ed era pronta ad affrontarlo, si avventò contro di lei pensando di riuscire a sopraffarla in poco tempo. Non aveva idea che Violet sarebbe stata pronta al contrattacco e che gli avrebbe tenuto testa, schivò e respinse tutti i colpi del brigante e gli assestò dei colpi che il brigante fece fatica a respingere.
Violet riuscì a bloccare un colpo con la lama del suo pugnale, un colpo al braccio del bandito e un colpo di gomito disarmò il bandito facendo cadere il suo pugnale qualche metro lontano da lui, il bandito restò stupito e si voltò verso il bosco dandosi alla fuga. Dopo aver rimesso nella custodia il pugnale Violet fece un fischio lungo, passò qualche secondo e dalla boscaglia arrivò il suo fedele cavallo, Leaf, che si fermò proprio di fronte a lei e chinò il muso per farsi accarezzare. Risalita a cavallo tornò sul sentiero in direzione del confine del regno, stava cavalcando verso l’alba di un nuovo giorno e doveva affrettarsi per evitare che i suoi genitori mandassero degli emissari a cercarla all’interno del regno.
Di certo l’inizio della sua avventura era stato più movimentato di quanto avrebbe potuto pensare, non aveva pensato di certo che sarebbe stato facile attraversare i regni fino a Camelot ma un inizio così era fuori da ogni sua aspettativa; la notte era passata senza troppi problemi e, dopo aver aumentato la distanza da Edoras, avrebbe potuto riposarsi in una qualche radura che avrebbe incontrato lungo il cammino. Stava andando a passo sostenuto da un paio d’ore e sia lei sia Leaf erano stanchi, trovò un piccolo ruscello a cui fare abbeverare Leaf e poi, procedendo a piedi, raggiunse una piccola radura dove decise di fermarsi a riposare un po’.
Non si rese conto di essere tanto stanca e ben presto si addormentò, quando si svegliò il sole stava quasi per tramontare e per lei era meglio incamminarsi verso il confine, procedette tutto il giorno a passo sostenuto pensando a ciò che l’avrebbe aspettata oltre il regno di Edoras, sperava di riuscire a trovare ospitalità presso Gaius e migliorare i suoi poteri. Sapeva che andare a Camelot sarebbe stato rischioso, andare proprio dove la magia era stata vietata era un azzardo per qualcuno che aveva appena scoperto i suoi poteri magici ma sapeva che Gaius l’avrebbe aiutata.
Il sole stava tramontando alle sue spalle, sentiva un po’ di nostalgia ma non poteva arrendersi proprio ora, continuò a cavalcare per tutta la notte, il vento le sferzava la faccia e i capelli si muovevano nel vento. La notte procedette più tranquilla della precedente, non ci furono imprevisti, la luna era alta nel cielo, una luna piena che illuminava il bosco con una luce quasi spettrale ma a Violet questo non importava, voleva solo giungere a Camelot il più presto possibile, le mancavano ancora quasi quattro giorni di cammino ma aveva una tappa prima di Camelot, la città di Ealdor nel regno del re Cenred, ancora un giorno di cammino e si sarebbe potuta riposare al meglio.
Aveva rallentato un po’ l’andatura quando il sole cominciò a sorgere davanti a lei, il freddo vento della notte stava iniziando a calare, le sue guance erano diventate rosse per il vento che le sferzava il viso ma i colori dell’alba le stavano facendo tornare il buon umore. Cercò di riposare durante la mattinata ma continuava a rigirarsi senza riuscire a prendere sonno, riuscì a riposare un po’ e poi si rimise subito in cammino. Ormai il sole splendeva alto nel cielo quando vide in lontananza un fiume che scorreva placido e tranquillo, rallentò fino a fermarsi in prossimità della riva, guadato quel fiume e sarebbe stata fuori dal regno di Edoras, rimase per un attimo a fissare il fiume che scorreva. Il suo destino dipendeva da quello, spronò Leaf e cavalcò alla volta di Ealdor. 

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Capitolo 3
*** 2 Un incontro inaspettato ***


Lasciatasi il regno di Edoras alle spalle, Violet iniziò a pensare a come si sarebbe presentata a corte: come una nipote di Gaius che si era recata da lui? Come parente di un suo conoscente a cui doveva un favore? Non riusciva proprio a pensarci, sperava che Gaius avrebbe avuto una soluzione al problema. Il sole stava iniziando a tramontare e si chiese come stava affrontando la sua partenza la sua famiglia: sua madre sarà stata in ansia, desiderosa solo che tornasse a casa, suo padre avrà mandato emissari in ogni angolo del regno per cercarla mentre suo fratello, beh suo fratello sarà tranquillo e rilassato come al solito, sapendo che la sua sorellina sapeva bene cosa fare e che se la sarebbe cavata ovunque. Aveva sempre avuto un ottimo rapporto con Rowan, era sempre presente quando ne aveva bisogno e lei si divertiva un mondo da bambina ad allenarsi con lui; lui era il primo in linea di successione quindi aveva molti impegni e responsabilità mentre lei era costretta a restarsene al castello “come spetta ad una donna”. Aveva sempre odiato quando glielo dicevano e suo fratello lo sapeva benissimo, per questo di nascosto si sfidavano a duello o si arrampicavano sugli alti alberi nel giardino del castello.
 
 
Il tempo passava mentre cavalcava alla volta di Ealdor, il sole stava calando verso occidente e l’aria iniziava a farsi più fresca, si strinse nel mantello per proteggersi dal vento e ascoltava il fruscio delle foglie che si muovevano nel vento del crepuscolo. Quando giunse nei pressi del villaggio rallentò l’andatura e si avviò verso una tranquilla radura distante pochi passi, aveva deciso lungo il cammino che sarebbe stato meglio per lei restare nei boschi per evitare di farsi scoprire in qualche locanda da uno degli emissari di suo padre. Non sapeva che la sua scelta strategica le era stata di grande aiuto, infatti il villaggio di Ealdor era stato preso d’assalto da dei predoni che stavano spadroneggiando sul povero villaggio.
L’oscurità era calata e la luna stava splendendo alta nel cielo, si prospettava un’altra bella giornata per Violet che, stanca del viaggio a cavallo, si preparò a dormire; i suoi sogni furono stranamente inquieti, strane creature che si aggiravano nelle sue vicinanze, un paesaggio sinistro e per nulla famigliare…si svegliò da questa specie di incubo e si ritrovò ancora nel bosco, questo la fece tranquillizzare ma quell’incubo le girava ancora in testa: nulla aveva senso, neanche l’apparizione di quel giovane che, attraverso la nebbia, stava giungendo verso di lei. Era stato tutto solo uno stranissimo sogno, o forse un incubo, non se lo sapeva proprio spiegare quindi cercò di riprendere sonno ascoltando il vento che faceva muovere le foglie, quasi cercasse di creare una melodia. I suoi sensi si stavano abbandonando al sonno e alla stanchezza che il viaggio portava con sé, i suoi pensieri si trasformavano in sogni e lasciava tutte le preoccupazioni alle sue spalle. Il cinguettio degli uccelli che saltellavano sui rami la svegliò delicatamente dal suo sonno, il sole splendeva in cielo e qualche nuvola fluttuava qua e là nell’immensità del cielo azzurro, Leaf si stava abbeverando ad un piccolo ruscello che scorreva nelle vicinanze e avvicinò il suo muso al viso di Violet quando si svegliò. Si tirò a sedere e sistemò il suo giaciglio, risciacquò il viso con l’acqua del ruscello e si fermò un istante ad osservare la sua immagine riflessa in quel tranquillo specchio d’acqua: il suo volto non mostrava molto i segni della stanchezza e i suoi occhi risplendevano ancora di quel verde delicato che aveva usato per coprire i suoi occhi naturali, quella tonalità che sembrava viola e la distingueva. Cercò nelle sacche della sella qualcosa per sistemare i capelli, sapeva di aver messo una spazzola e qualche fermaglio ma proprio non riusciva a trovarli, guardò nell’altra sacca e ciò che vide la sorprese. Si era davvero dimenticata del libro che aveva preso dalla biblioteca di suo padre, un libro antico che conteneva formule e incantesimi, non sapeva dove avesse potuto trovarlo suo padre, ma era stata una saggia scelta portarlo con sé. Trovò quello che cercava e sistemò i suoi capelli castano ramati, un colore che le era sempre piaciuto e che faceva risaltare il verde dei suoi occhi; prese dalla sacca il libro di incantesimi, poteva approfittare di un momento di pausa per imparare qualche nuovo incantesimo. Un libro di magia antico non era di certo il massimo della leggerezza per un viaggio, un grosso tomo che non sarebbe mai entrato nelle sacche della sella, per fortuna nel libro c’erano degli incantesimi che permettevano di ingrandire e rimpicciolire gli oggetti.
-Engorgio- sussurrò rivolta verso il libro che riprese le sue dimensioni reali. Iniziò a sfogliarlo con calma e scelse un incantesimo su cui esercitarsi, non sapeva quale scegliere perché le sembravano tutti molto interessanti. Seduta sull’erba, sfogliava il libro che appoggiava sulle gambe incrociate cercando un incantesimo, quando il vento iniziò a soffiare tra gli alberi e le pagine iniziarono a scorrere fino a fermarsi, Violet guardò il primo incantesimo della pagina: l’incantesimo per sviluppare il fuoco. Radunò alcune foglie in un cerchio di pietre, si concentrò sulle foglie – Baerne - una piccola scintilla si sviluppò tra le foglie che iniziarono a bruciare lentamente facendo sviluppare la fiamma. Si sentiva soddisfatta della sua opera, prese un po’ d’acqua dal ruscello e spense il fuoco, non doveva assolutamente attirare l’attenzione su di sé, ripose il libro nella sacca dopo averlo rimpicciolito e si distese sull’erba osservando le nuvole che venivano trasportate dal vento. Non sapeva quando era stata l’ultima volta che si era sentita così in pace, senza nessuno che le imponesse qualcosa da fare o qualche impegno di corte, era in totale pace e regnava un silenzio che dava un senso di tranquillità alla radura. Sentiva le foglie muoversi al vento, gli uccellini che volavano nel cielo, il ruscello che scorreva placido nelle sue vicinanze, un cervo che scorrazzava nella foresta e sentì un rumore sordo in lontananza. Decise di andare a dare un’occhiata, seguendo il rumore giunse a ridosso del villaggio di Ealdor dove degli uomini si stavano allenando, molti armati di bastoni ma alcuni brandivano delle spade. Tra loro camminava un giovane dai capelli biondi che andava su e giù ripetendo – 1….2….3….4…- e gli uomini cambiavano posizione di attacco o di difesa ogni volta. Violet aveva già visto quel giovane, era Artù Pendragon, principe del regno di Camelot, si chiedeva che cosa ci facesse lì e perché stava allenando quegli uomini, era come se si stessero preparando a combattere contro qualcuno.
 
 
In quel momento sentì di dover fare qualcosa per aiutare quelle persone, tornò nella radura e cominciò ad allenarsi con il suo pugnale. Non sapeva come avrebbe fatto a combattere al loro fianco senza dare nell’occhio ma non poteva restare a guardare la gente che soffriva senza fare nulla, avrebbe cercato di dare una mano con la sua magia oltre che con il pugnale. Continuò ad allenarsi finché il sole non iniziò a calare e l’oscurità ad incalzare, ripose il pugnale nella sua fodera, dispose il suo giaciglio sull’erba, si coricò, stringendosi nelle coperte per il vento che stava iniziando a soffiare, fresco e pungente, rendendo le notti meno calde. Violet rivolse il suo sguardo verso il cielo pieno di stelle, che brillavano in una notte senza luna, si fermò a pensare a tutto ciò che stava facendo, il destino a cui stava andando incontro per trovare un senso ai suoi poteri, alla magia che si era sviluppata dentro di lei. I pensieri iniziarono ad avere meno peso, le palpebre iniziarono lentamente a chiudersi e in poco tempo Violet si addormentò senza pensieri in una notte senza luna. I pensieri l’avevano abbandonata, ma i sogni non davano segno di volerla lasciare, sperava di ritrovarsi in un campo fiorito o in un luogo pacifico invece vedeva solo buio, si ritrovava nell’oblio, quando una voce la riscosse, una voce profonda e roca che si rivolgeva a lei. – Questo è il tuo destino, sei destinata a combattere e a lottare per coloro che ami -. Cercò in tutti i modi una fonte a quella voce ma il suo sogno restava nero e oscuro, fino a quando due enormi occhi si aprirono nell’oscurità emanando un bagliore giallo, occhi che non avevano nulla di umano la stavano squadrando e lei si sentiva così piccola di fronte a quegli occhi. – Lui sarà un valido aiuto, vi sarete di sostegno e dovrete unire le vostre forze, lui sarà il tuo destino- non riusciva a capire a chi si riferisse fino a che, girandosi, non vide un giovane in mezzo al buio, non ne era sicura ma le sembrava lo stesso dell’altro sogno ma non riusciva a scorgere nei suoi lineamenti un viso familiare. Il giovane restò visibile per pochi istanti per poi sparire nell’oscurità, come fecero gli occhi, lasciandola nell’oblio a pensare al suo destino, non sapeva cosa avrebbe portato tutto ciò, ma sapeva che doveva andare avanti nel suo viaggio senza timori, il suo destino le si sarebbe rivelato in un modo o nell’altro. Si svegliò in una mattina fresca, con il cielo un po’ nuvoloso, si avvicinò all’acqua del ruscello per risciacquarsi la faccia e rimase a fissare il suo riflesso, pensando al sogno della scorsa notte, quegli occhi gialli le fecero raggelare il sangue nelle vene, anche se non avevano uno scopo intimidatorio lei si sentiva intimorita da quegli enormi occhi che la fissavano nell’ombra. Non aveva tempo per perdersi in certi pensieri; doveva prepararsi alla battaglia.
Sistemò il suo giaciglio e mise il pugnale in vita, s’incamminò verso Ealdor cercando di passare inosservata tra le fronde; nelle vicinanze del villaggio notò che non c’era nessuno che si aggirava, tutti si erano nascosti, pronti ad attaccare all’arrivo dei loro oppressori. Un silenzio regnava sulla vallata, si sentiva solo il vento scuotere le fronde degli alberi, un rumore di zoccoli che calpestavano il terreno iniziò a farsi sentire in lontananza e apparvero all’orizzonte uomini a cavallo, con intenzioni ben poco amichevoli. Arrivarono fino al centro del villaggio e si misero a cercare gli abitanti, Violet osservava i loro movimenti e la sua attenzione venne attirata da un gruppo di uomini nascosti, tra cui il principe Artù e un altro giovane che ricambiò il suo sguardo. I briganti si stavano innervosendo nel cercare gli abitanti e furono colti alla sprovvista quando trovarono la loro via bloccata da una rete, i cavalli si imbizzarrirono, i briganti cercarono di andare dalla parte opposta e solo allora vide una giovane donna che, litigando con le pietre focaie, cercava di accendere un fuoco per bloccare la via di fuga ai briganti. Non ci pensò troppo e, data una rapida occhiata in giro, si concentrò – Baerne -, la striscia di terra prese subito fuoco e i briganti vennero intrappolati; il giovane stava guardando incredulo: gli occhi della giovane si erano illuminati di una luce che lui conosceva bene, una luce magica, aveva trovato qualcuno che era come lui. Non poteva perdersi in chiacchiere; la battaglia era iniziata. Violet sfoderò il suo pugnale e si unì alla battaglia, riuscì ad infliggere un paio di colpi ai briganti, ma sembravano spuntare come funghi, erano in soprannumero. Gli abitanti fecero del loro meglio, si rese conto che anche le donne stavano combattendo per il loro villaggio, per la loro libertà; i colpi vibravano nell’aria, corpi giacevano senza vita sul terreno, ma i briganti non sembravano voler darla vinta agli abitanti. Violet stava pensando a cosa poter fare, che magia sarebbe stata d’aiuto in quel frangente, sapeva bene però che usare la magia in quel frangente sarebbe stato pericoloso visto che Artù era figlio di quel re che aveva bandito la magia. Non dovette attendere tanto, sentì qualcosa nell’aria, qualcosa di magico, si girò e vide il giovane che aveva visto prima: un giovane alto, dalla carnagione pallida con capelli neri e occhi profondi. In quegli occhi profondi qualcosa si accese e alle sue orecchie giunse una frase – Cumen theoden -, sentì il vento che soffiava, si stupì lei stessa che quel giovane era un mago e non si sentiva più sola, un piccolo vortice iniziò a formarsi davanti al giovane, in poco tempo diventò sempre più grande e costrinse i briganti a fuggire dal villaggio. La battaglia era vinta, il villaggio era libero e lei aveva trovato un possibile alleato.
 
 
Il giovane si accorse del suo sguardo e le rivolse un sorriso complice, come a condividere il suo stesso pensiero. Fu riportata alla realtà da Artù che chiese spiegazioni al giovane per il tornado che aveva salvato il villaggio, il giovane stava per parlare quando il capo dei briganti, ormai stremato al suolo, inveì contro Artù. Il giovane principe gli ridiede le spalle incautamente e Violet vide una freccia indirizzarsi verso Artù, la punta fendette l’aria e centrò il bersaglio che non corrispose con l’obbiettivo del brigante. Tra Artù e la freccia si contrappose un giovane ragazzo, capì dallo sguardo del giovane mago che quel fatto era un duro colpo; il giovane stava ormai morendo e confessò di essere stato lui a fare quella magia, era lui il mago. Violet sentì delle lacrime rigargli le guance, non conosceva quel giovane morente, ma sapeva che il suo gesto era servito a salvare l’amico, n’era particolarmente commossa, ma non poteva restare troppo nel villaggio, a malincuore si diresse verso il bosco, si girò quando era ormai fuori dalla loro vista per osservare ancora il volto del mago, non voleva scordarsi il suo possibile alleato in quel mondo privo di magia; si diresse verso la radura con un alone di tristezza negli occhi, aveva solo voglia di superare quella giornata. Il giovane mago si apprestò a prestare un minimo di soccorso al suo amico ormai morente, ma con gli occhi cercò la giovane che come lui aveva qualcosa di speciale, i suoi occhi vagarono molto prima di vedere la sua figura sparire tra i boschi e si ripromise di cercarla a tutti i costi. In quel momento aveva, però, altro a cui pensare, il suo amico d’infanzia stava per morire e l’aveva fatto solo per salvarlo, stava cercando di trattenere le lacrime ma sentì qualche goccia che scivolava lungo le sue guance. Il suo amico cercava di consolarlo e non pensare alla sua fine imminente ma alla fine il suo volto si fece cupo e la paura iniziò a prendere possesso di lui, il giovane mago vide il suo amico spirare di fronte a lui e le lacrime percorsero il suo viso. Sfogò tutta la sua tristezza e preparò il corpo per la pira funebre, con un volto cupo e il corpo dell’amico in braccio, il giovane mago si avviò verso la catasta di legno che era già stata preparata nel mezzo del prato. Tutti gli abitanti del villaggio erano disposti davanti alla pira, depose il corpo e accese la pira con la torcia che Artù gli aveva passato; guardò il fuoco divampare e avvolgere il suo amico e ripercorse nella sua memoria tutti i bei momenti che avevano passato da piccoli: gli scherzi che facevano al vecchio contadino scorbutico e i loro giochi tra i boschi. Venne riportato alla realtà da Artù
- Era un tuo amico – gli disse con tono cupo
- È un mio amico – rispose il giovane mago con gli occhi fissi sulle fiamme che divampavano
Rimase ad osservare le fiamme ancora per un po’ e poi decise di mettersi a cercare la giovane che aveva il suo stesso dono, diretto verso il folto del bosco girovagò in cerca di qualche traccia che lo avrebbe portato da lei.
Violet si era ritirata nella radura e stava sfogliando il libro di magia con un’aria cupa; nonostante il villaggio fosse salvo, il sacrificio di quel giovane la rattristava. Era così immersa nei suoi pensieri che non si era accorta che un giovane era giunto nella radura, il giovane mago era finalmente riuscito a ritrovarla. Il giovane diede un leggero colpo di tosse che fece trasalire Violet
- Chi sei tu? - chiese stupita Violet
- Il mio nome è Merlino e ti stavo cercando – gli rispose con calma il giovane mago
- Perché mi cercavi? –
- So che cosa sei –
- Cosa sarei secondo te..- Violet si alzò da terra e fissò negli occhi il giovane Merlino
- Tu sei un mago come lo sono io – Merlino pronunciò la frase tutta d’un fiato e cercò una qualche risposta negli occhi della giovane
- Io sono Violet e sono una maga come te –
I loro occhi si accesero; finalmente non si sentivano più soli.
 
 
 
Note: Questo capitolo l’ho pubblicato dopo un secolo ma tra compiti e verifiche avevo giusto un po’ da studiare e poco tempo. Ringrazio tutti quelli che leggono questa storia e tutti quelli che la seguono. Spero vi sia piaciuto questo capitolo e che lasciate qualche recensione =)

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Capitolo 4
*** Un nuovo amico ***


Writer’s corner: Vi prego di non uccidermi per avervi fatto aspettare così tanto!! Ho avuto un casino di cose da fare ed, essendo la sera l’unico momento in cui riesco a scrivere, andava a finire che non combinavo niente, e poi ci si è anche messo il mio computer che non partiva più. Comunque ecco a voi un altro capitolo e ho già pensato ai successivi quindi spero di non impiegarci dei secoli a scrivere ;) Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia o comunque anche solo chi la legge e mi farebbe molto piacere una vostra recensione per farmi sapere cosa ne pensate =)
 
 
Nei loro occhi si vedeva la scintilla della felicità per aver trovato qualcuno con qui condividere i loro poteri. Stavano lì in piedi a guardarsi senza sapere cosa dire all’altro, Merlino stava per parlare quando la sua attenzione fu attirata dal libro che giaceva ai piedi di Violet e che lei stava leggendo prima del suo arrivo.
- Che cosa stavi leggendo? -
Solo allora Violet si ricordò del libro d’incantesimi che giaceva ai suoi piedi – Ehm….è un libro di incantesimi che ho trovato nella biblioteca di mio padre –
- Posso? – chiese timidamente Merlino, sperando di non essere stato troppo spavaldo
- Certo – il sorriso che si aprì sul viso di Violet gli fece capire che non le dispiaceva affatto
Si sedettero tranquillamente sull’erba e iniziarono a sfogliare il grande e antico libro
- Molti di questi incantesimi mi sono estranei -  disse ad un tratto Merlino
- Tranquillo, io ho da poco scoperto di avere dei poteri magici quindi per me sono tutti sconosciuti questi incantesimi –
- Non ti preoccupare, con il tempo riuscirai a raggiungere una buona padronanza degli incantesimi, sia quelli basilari sia quelli più potenti. Nonostante la tua inesperienza oggi te la sei cavata bene con il fuoco – Violet arrossì, era stato un complimento inaspettato e sapeva che era stata imprudente a non guardare con più attenzione se qualcuno poteva vederla compiere l’incantesimo.
- Gr.. grazie – rispose con un tono tra il lusingato e il preoccupato
- Stai tranquilla – le disse Merlino rivolgendole un caldo sorriso che la fece tranquillizzare subito – Artù era troppo impegnato a guardare i briganti per accorgersi del tuo incantesimo – questo la fece sentire molto meglio.
Nella radura calò un silenzio imbarazzante e nessuno dei due sapeva come porvi rimedio, ad un tratto uno spiffero di vento arieggiò la radura, girando le pagine del libro. Merlino osservò incuriosito gli incantesimi di quella pagina e la sua attenzione si calamitò sull’incantesimo dell’invisibilità.
- Incantesimo dell’invisibilità, non l’avevo mai sentito prima -
- Può sembrare difficile, ma è più semplice del previsto, io ho impiegato poco ad impararlo, quando me l’ha insegnato…- e subito nella mente di Violet si insinuarono mille pensieri. Se gli diceva che era stato Gaius a insegnarli quell’incantesimo avrebbe dovuto dirgli anche che era una principessa e per il momento preferiva nascondere la sua origine regale….doveva inventare qualcosa
- Tutto bene Violet?? – Merlino interruppe il suo flusso di pensieri e la riportò alla realtà
- Si tutto bene…stavo dicendo che me l’ha insegnato un vecchio saggio del mio villaggio, anche se la possibilità di vedere l’invisibile non l’ho ancora provata –
Merlino assunse un’espressione dubbiosa e si chiedeva a cosa si stesse riferendo, Violet si accorse della sue espressione e cercò in fretta di chiarirsi
- Vedi – ed indicò il libro – qui dice che puoi vedere ciò che è stato reso invisibile restando però visibile-
- Sembra proprio così….potremmo fare una prova – disse felice di provare un nuovo incantesimo
Decisero di provare con una semplice pietra e Merlino si propose come “cavia”. Violet passò delicatamente la mano davanti agli occhi di Merlino recitando l’incantesimo “invisibilis oculos”
- Vedi tutto normale? – chiese Violet guardando gli occhi di Merlino, che sembravano privi di alcun cambiamento
- Tutto come prima, niente è cambiato –
- Allora proviamo – disse Violet prendendo una pietra che trovò nelle sue vicinanze e tenendola sul palmo della sua mano di fronte a Merlino – invisibilis corpus –
- La pietra la vedo esattamente come prima –
Sul volto di Violet si dipinse un sorriso di soddisfazione – Fantastico!! –
- Che succede? – Merlino era sorpreso da quella reazione inaspettata
- La pietra tu la vedi ma io no!! L’incantesimo funziona perfettamente e non si notano cambiamenti esteriori – gli rispose una raggiante Violet
Erano così presi dai loro incantesimi che non si accorsero del passare del tempo, se ne resero conto solo quando il sole stava tramontando e l’oscurità stava calando
- Si sta facendo tardi Merlino, Artù non ti starà cercando?? – gli chiese Violet un po’ preoccupata che Artù avrebbe potuto sgridare Merlino per la sua assenza prolungata
- Non ti preoccupare – rispose Merlino cogliendo la preoccupazione nei suoi occhi – Artù mi ha lasciato libero di fare ciò che voglio, sa che ero molto legato a Will – e sul volto di Merlino il sorriso che aveva sfoggiato per tutto il pomeriggio lasciò il posto ad un espressione di pura tristezza
- Mi dispiace – gli disse Violet cercando di consolare il suo nuovo amico
- Non ti preoccupare – Merlino cercò di abbozzare un sorriso ma una lacrima, che scivolò lenta lungo la sua guancia, tradì il suo sorriso e nei suoi occhi la tristezza riprese il suo posto. Lo sguardo di Merlino si rabbuiò e qualche lacrima percorse silenziosa il suo tragitto, rigando le sue guance e andando a cadere sulle sue mani. Violet si sentiva triste per Merlino, poteva solo immaginare come potesse sentirsi dopo aver perso il suo amico d’infanzia. L’unica vera amica che aveva era la sua dama di corte e, quando era partita, non aveva potuto neanche salutarla per evitare che finisse nei guai con suo padre. Le mancava già dopo pochi giorni che era partita e un velo di tristezza prese possesso dei suoi occhi.
Merlino se n’accorse e si asciugò le lacrime – Scusa, non volevo rattristare anche te, è solo che….-
- Non ti preoccupare. Non so cosa tu stia passando, ma hai tutto il diritto di sfogarti per ciò che è successo oggi -
- Grazie…forse è meglio che vada, si sta facendo buio – Merlino si alzò in piedi e Violet fece lo stesso. Sentì come una sensazione dolorosa nel petto, non voleva perdere quel nuovo amico che aveva trovato…forse anche più di un nuovo amico. Merlino s’indirizzò verso il bosco e lei non sapeva cosa fare, quando ad un tratto si girò
- Come potrò ritrovarti Violet? –
- Aspettami a Camelot e ci ritroveremo –
Merlino si sentì un po’ rincuorato e, con passo lento e pensoso, sparì dalla vista di Violet nel folto del bosco.
Violet si ritrovò ferma a guardare il punto in cui Merlino era scomparso. L’oscurità stava incalzando e decise che era meglio per lei se andava a dormire. Nonostante fosse stanca rimase a contemplare le stelle che brillavano in quella notte, stelle che brillavano solitarie, così vicine ma anche così lontane. Trasportata dai suoi pensieri, ben presto si addormentò, chiedendosi cos’altro le avrebbe portato il destino.
 
 
 
Gli uccellini che cinguettavano allegri furono una dolce sveglia per Violet, che aveva passato la notte senza sogni particolari. Restò a contemplare il cielo azzurro e le nuvole che lo percorrevano in totale tranquillità, non avevano alcuna fretta e si raggruppavano andando a formare le immagini più strane: un albero, una foglia e quello che sembrava un drago. Le erano sempre piaciute da piccola le storie sui draghi, si era sempre chiesta se una di quelle creature maestose si aggirasse per i regni e il suo più profondo desiderio era di vederne uno.
Quello non era il momento di perdersi in ricordi d’infanzia, doveva mettersi in viaggio per raggiungere Camelot. Riordinò tutte le sue cose e fece una fugace colazione, Leaf le si strofinò contro la spalla e lei accarezzò il suo muso, ritrovandosi scrutata dagli enormi occhi scuri del suo amato cavallo. Aveva sempre avuto un buon rapporto con Leaf, fin da quanto le era stato regalato al suo tredicesimo compleanno, avevano instaurato un intesa tutta loro, dove l’uno capiva cosa passava per la testa all’altro. In quel momento però, Violet non riuscì a capire il comportamento del suo cavallo e decise di rifletterci più tardi. Camelot era sempre più vicina… e anche Merlino.
A quel pensiero sobbalzò. Perché mai doveva pensare a Merlino in un momento come quello? E per quale motivo ci stava pensando? Lo conosceva da poco e già se n’era innamorata… no, non poteva essere! Eppure era a lui che stava pensando. Si convinse del fatto che si era affezionata perché anche lui era un mago e non per motivi sentimentali, anche se nel profondo non ne era del tutto sicura.
Si mise a cavalcare lungo il sentiero in direzione di Camelot, ogni giorno che passava era sempre più ansiosa di giungere in quella città che avrebbe potuto dare una svolta alla sua vita, un significato ai suoi poteri magici. Sperava di trovare rifugio presso Gaius e di non attirare troppo l’attenzione del re. L’ultima cosa che voleva era che venire scoperta ed essere costretta a tornare a Edoras prima di aver trovato la sua via. Un flusso ininterrotto di pensieri la sommerse e proseguì il suo cammino pensando e immaginando possibili scenari del suo arrivo a Camelot. Era talmente assorta che passò tutta la giornata a cavalcare e nemmeno la fame le fece venire in mente di fermarsi, solo quando fu Leaf ad aver bisogno di mangiare si fermarono.
Ormai era quasi il tramonto, quindi decise che poteva fermarsi in una piccola radura attraverso cui fluiva un piccolo ruscello. Mentre Leaf brucava l’erba, Violet si dedicò alla lettura di incantesimi, si esercito fino a quando il sole non fu calato dietro le montagne e la luna stava salendo alta nel cielo. Stanca per la lunga cavalcata non impiegò molto a addormentarsi. I suoi sogni furono tranquilli e normali, ma arrivò il momento in cui tornò l’oggetto dei suoi sogni: gli occhi gialli che la fissavano nell’oscurità e la figura di un giovane di cui non riusciva a distinguere i tratti del volto. Questa volta, però, c’era qualcosa di diverso, riusciva a distinguere un po’ il giovane e le sembrava… no, non poteva essere Merlino, eppure quel giovane sembrava quasi Merlino. Con queste parole sulle labbra si svegliò chiamando Merlino.
Si ritrovò ancora nella radura con Leaf che dormiva e…un unicorno che la osservava nelle vicinanze del ruscello. Non riusciva a credere ai propri occhi! Si trovava davanti ad un unicorno, la creatura più pura e maestosa della foresta. Nonostante tutto l’unicorno era tranquillo e, anzi, si avvicinò a Violet come per farsi accarezzare, infatti si lasciò accarezzare e Violet continuava a non credere ai propri occhi. Restò ad accarezzare l’unicorno per un po’, ma ad un certo punto sentì un ringhio provenire dalla foresta. Due occhi rossi stavano guardando nella sua direzione, un lupo feroce usci dal bosco ringhiando e dirigendosi verso di lei. Pensava che l’unicorno sarebbe scappato, invece s’interpose tra lei e il lupo, come a voler proteggerla.
Il lupo continuava ad avanzare e lei non sapeva cosa fare, quando si ricordò del timore degli animali per il fuoco e concentrò tutta la sua attenzione per sviluppare un fuoco intorno al lupo. Mantenne la concentrazione, mentre il lupo si avvicinava lentamente e riuscì a sviluppare le fiamme che formarono un cerchio sul terreno attorno al lupo. Il lupo si spaventò subito e non sembrava più quello di prima, Violet capiva che qualcosa non andava e, più in fretta che poté, sollevò l’acqua del ruscello per spegnere il fuoco. Guardando la creatura spaurita che si trovava davanti, ben lontana dall’animale feroce di un attimo prima, capì subito che la situazione era più complicata del previsto e restò stupita quando vide il lupo fare quello che sembrava un inchino verso l’unicorno.
Di certo quella era stata la serata più strana che avesse mai passato ed in men che non si dica si riaddormentò tra mille dubbi e pensieri.
 
 
 
Violet si svegliò la mattina dopo dubitando che ciò che aveva visto la notte passata fosse realtà, era stato tutto così irreale e pieno di mistero che pensava fosse stato tutto un sogno. Eppure i segni di bruciatura che trovò sull’erba le davano torto, quello non era stato per nulla un sogno.
Decise di rimandare quel pensiero visto che le mancava davvero poco prima di giungere a Camelot e pensò di sistemarsi un po’ prima di affrontare l’ultima tappa del suo viaggio. Cambiò gli abiti con dei cambi che si era portata dietro, si rinfresco al ruscello e si mise in ascolto della natura. Gli uccelli cinguettavano tranquilli nei loro nidi accudendo i piccoli passerotti, il vento faceva muovere le foglie e le nuvole passavano nel cielo lente e tranquille. Si girò verso Leaf e pensò che era ora di dare una sistemata anche al suo fido destriero.
Tolta la sella si mise a spazzolarlo con calma e movimenti regolari, il manto color cioccolato iniziò a risplendere sotto i raggi del sole e il vento muoveva la sua criniera. Leaf era contento e Violet cercò con lo sguardo se c’era qualche albero da frutto da cui potesse raccogliere un frutto per Leaf. Intravide un albero di mele che pendevano mature, rotonde mele rosse che dovevano essere molto buone, dando una veloce occhiata in giro, ne staccò una usando la magia e la fece planare nelle sue mani per darla a Leaf, che sembrò apprezzarla di buon gusto.
Ormai era ora di ripartire e, risistemata la sella e raccolte le ultime cose, si mise in marcia verso Camelot. Era ansiosa di giungere e, pensiero che cercava di negare, era felice di poter rivedere Merlino, quel giovane mago era per lei un alleato in quel mondo privo di magia e un amico con cui confidarsi. Il viaggio fu ancora pieno di pensieri e di riflessioni, soprattutto sull’esperienza con l’unicorno e il lupo, e in circa mezza giornata giunse finalmente a Camelot. Vide in lontananza il castello e la città circostante, s’immaginava già il brulicare di gente al mercato e l’atmosfera che si poteva respirare, il sole che rispendeva sulle mura gli conferivano un aspetto sognante e incantato. Si sentiva bene, si sentiva felice ed accelerò alla volta del suo destino. 

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Capitolo 5
*** Camelot ***


Violet si stava avvicinando a Camelot rimirando il castello e la luce che si rifletteva sui vetri delle finestre. Arrivata all’ingresso della città il brusio della gente che si aggirava tra i banchi le venne incontro come un caldo benvenuto, le risate dei bambini risuonavano nell’aria e si sentiva come a casa. Scese da cavallo e si avviò verso il castello, facendosi trasportare dai profumi che riempivano l’aria, dando uno sguardo alle stoffe e agli oggetti che erano esposti sui banchi: un’infinità di oggetti dai colori vivaci e dalla provenienza esotica. I bambini correvano vivaci e pieni di gioia per le vie diffondendo allegria nell’aria; vedendoli giocare a Violet spuntò il sorriso, si ricordò dei piccoli che giocavano ad Edoras, i figli delle donne che servivano al castello e che lei intratteneva nei suoi momenti buchi per evadere dalla noia.
Camminando per il mercato vide una donna a cui erano cadute alcune mele, per gentilezza si chinò a raccoglierle e nel gesto il cappuccio del mantello le si calò sulla testa. Questo semplice gesto era stato una pura fortuna per lei perché quando si rialzò per poco, non fece cadere di nuovo le mele. Davanti a lei erano passati due uomini a cavallo e dallo stemma sulle loro selle capii che erano emissari di suo padre, questo la fece tremare ma subito si riprese. Restituii le mele alla donna e s’incamminò in modo cauto verso il castello.
Quando giunse davanti al castello si sentii sbiancare, quelli che erano giunti a Camelot non erano semplici emissari ma Richard e il suo scudiero. Richard era il primo soldato del re e aveva sempre fatto di tutto per compiacere suo padre per poter un giorno aspirare alla sua mano. Violet si avviò con cautela verso le stalle per nascondere Leaf perché anche lui sarebbe stato troppo riconoscibile agli occhi degli emissari. Nessuno si accorse di lei e raggiunse le stalle in tutta tranquillità, sistemò Leaf in uno degli scomparti più isolati perché desse meno nell’occhio. Mentre gli toglieva la sella pensò che era meglio cambiare il colore del manto e con una leggera carezza lungo il dorso, il manto di Leaf si tinse del nero della notte.
Stava nutrendo Leaf quando sentii delle voci venire verso la stalla. Senza pensarci prese la sella e diventò invisibile, appena in tempo per l’arrivo di Richard e del suo scudiero.
- Speriamo di ritrovarla- disse Rick, lo scudiero di Richard
- Sarà il capriccio di una ragazza, non sarà neanche giunta a Camelot. Vedrai che in poco tempo arriverà e vorrà solo tornare a casa- disse Richard con non curanza mentre il suo scudiero sistemava i cavalli
Il suo commento non era molto piaciuto a Violet, il fatto che la ritenesse una ragazzina viziata che non aveva niente di meglio da fare che scappare era davvero troppo.
- E quando l’avremo trovata torneremo a Edoras. Senza fretta per rispettare i ritmi della principessa- disse con un sorriso malizioso
- Cosa intendi?-
- Intendo che prima di riportarla al padre, che sarà molto riconoscente con chi gli riporterà la figlia, voglio passare del tempo con colei che presto diventerà mia moglie-
Questo era troppo per Violet! Se non fosse stato per il fatto che non voleva essere scoperta gliene avrebbe dette quattro, ma doveva restare nascosta. Con un leggero gesto della mano fece muovere un secchio che si trovava su uno scaffale sopra Richard che gli cadde in testa e Violet dovette contenersi dallo scoppiare a ridere. Si allontanò alla ricerca di un ingresso di servizio per raggiungere Gaius e vide Merlino entrare da una piccola porta di legno non lontano da lei. Lo seguii in uno stretto corridoio che terminava con una porta nella quale Merlino entrò.
Violet non sapeva se entrare o no, sentendo la voce di Gaius dietro la porta, per la presenza di Merlino ma dopo qualche secondo Merlino corse fuori dalla porta per sparire oltre la porta di legno da cui era entrato. Decise quindi che quello era il momento migliore per entrare e parlare con calma a Gaius. Aprii delicatamente la porta senza fare troppo rumore e una volta dentro la chiuse con più forza. Il rumore della porta che si chiudeva fece voltare Gaius che si vide apparire davanti agli occhi Violet.
- Violet- disse Gaius andandole incontro e abbracciandola
- Gaius- disse Violet appoggiando la sella e abbracciando il vecchio medico
- Sei riuscita a venire sana e salva-
- Già, ma il mio arrivo non è stato l’unico-
- Cosa intendi dire?-
- Che oggi sono arrivati anche due emissari di mio padre e non sono due semplici emissari ma Richard e il suo scudiero. Richard farebbe di tutto per riportarmi da mio padre per avere più possibilità di avermi in sposa- disse Violet sedendosi malinconica su una panca
- Questo non ci fermerà. Basta che tu non ti faccia vedere troppo in giro da Richard e ben presto se ne andrà da Camelot- rispose Gaius cercando di tirare su la giovane principessa
- Per prima cosa come giustificheremo la mia presenza qui?-
- Ti presenteremo come un giovane apprendista che soggiornerà qui a tempo indeterminato-
-Grazie mille Gaius- disse Violet abbracciandolo di nuovo
In quel momento entrò nella stanza Merlino, Violet scattò in piedi e si trovarono a guardarsi senza sapere cosa dire
- Come promesso ci siamo rivisti a Camelot- disse Violet
- Cosa ci fai qui?- chiese Merlino sorpreso di rivederla così presto
- Sono qui come apprendista di Gaius…in entrambi i sensi- disse Violet abbassando il tono di voce alla fine della frase
- Benvenuta- gli disse Merlino stringendogli la mano
 
 
 
Violet si era sistemata in una stanza vicino a quella di Merlino e stava tritando delle erbe quando Gaius le si avvicinò con un cestino
- Potresti andare a prendermi delle erbe nel bosco fuori dalle mura?-
- Certo, quali devo prendere?-
- Sono scritte tutte qua- le disse porgendole un pezzo di carta
Si mise il mantello, calò il cappuccio sulla testa e, preso il cestino, diventò invisibile. Avviandosi cautamente fuori dalla porta decise di passare a trovare Leaf. Il suo amato cavallo se ne stava tranquillo a mangiare del fieno e fu molto contendo della sua presenza, per quanto invisibile Leaf riusciva comunque a vederla. Decise di non perdere troppo tempo e di incamminarsi verso il bosco.
 
 
Tra le vie non c’era quasi nessuno. Qualche bambino che ancora giocava, dei cavalieri che facevano un giro per il villaggio e alcune donne che scambiavano quattro chiacchiere davanti alle loro porte. Violet s’incamminò verso l’ingresso della città e poi verso il limite del bosco.
Nel bosco regnava un silenzio di pace, rotto ogni tanto da qualche uccello che spiccava il volo dal proprio nido. Un silenzio che a volte faceva quasi venire i brividi a Violet, era come se avesse una sensazione di pericolo che le opprimeva l’anima.
Cercò di concentrarsi e lasciar stare le proprie ansie per il momento. Lesse il nome delle varie piante che Gaius aveva segnato e si mise alla loro ricerca. S’incamminò su per il pendio, aggrappandosi ai rami più bassi degli alberi, osservando con attenzione tutte le piante che vedeva. Riempì con velocità il cestino con tutte le erbe che erano sulla lista e decise di tornarsene al castello.
Si era appena voltata per tornare indietro quando vide non molto lontano da se un’ombra nera che fluttuava nell’aria. Cercò di capire che cosa potesse essere ma non riuscì a capire cosa potesse essere. Restò a fissare quella presenza oscura e sentiva la sua anima divenire sempre più cupa. A un tratto l’ombra scattò nella sua direzione. Non si aspettava quest’azione e l’unica cosa che riuscì a fare fu creare un muro d’aria per respingerlo. Il muro non ebbe il minimo effetto e l’ombra si avventò su Violet.
Violet si sentì mancare, sentiva le sue forze che lentamente l’abbandonavano e vedeva tutto diventare sempre più oscuro. L’ombra sparì alle sue spalle e Violet giacque esanime sul tappeto di foglie del bosco, invisibile agli occhi di tutti.
 
 
 
Writer’s corner: salve a tutti, sono tornata. Lo so che è passato molto tempo ma avevo un po’ lasciato da parte questa serie, adesso l’ho ripresa e ho intenzione di continuare anche se non seguirò la serie ma andrò per la mia strada ;) spero che questo capitolo vi piaccia e non trattenetevi dal recensire =) un bacio

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Capitolo 6
*** 6 Un momento di paura ***


Writer’s corner: Dopo secoli e secoli ecco un nuovo capitolo!! Mi scuso enormemente ma tra una cosa e l’altra non ho trovato né il tempo né l’ispirazione per andare avanti con la storia. Con questo capitolo ricomincio con la storia e cercherò di aggiornare almeno due volte al mese; quando lo pubblicherò sarò a buon punto col capitolo successivo, così da non rischiare di restare indietro. Spero che la storia possa continuare a piacervi e accetto ogni recensione J fatemi sapere cosa ne pensate.
A presto
Silhouette
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Merlino aveva ormai finito quella che sembrava una giornata estenuate. Artù era stato più esigente del solito e lo aveva fatto andare su e giù per tutto il castello in cerca di quel particolare alimento o di quell’indumento che non sapeva dove aveva lasciato, a Merlino sembrava che lo facesse apposta. Durante gli allenamenti di combattimento aveva dovuto correre da una parte all’altra del parco per raccogliere lance e frecce.
L’unica cosa che voleva Merlino era andare a letto dopo aver riempito il suo stomaco che non la smetteva di gorgogliare, ma non sapeva che era ancora ben lontana dal termine quella giornata.
Raggiunse la porta della stanza che divideva con Gaius e si pregustava già la cena che avrebbe mangiato, ma quando aprì la porta non sentì alcun profumo. Aperta completamente la porta, vide Gaius che tagliava freneticamente varie erbe sul tagliere e aveva un’aria piuttosto nervosa. Gaius si girò di scatto verso la porta e il suo sguardo si fece cupo in un istante.
- Sei tu Merlino… - disse con un tono un po’ cupo
- Che cosa succede? –
- Violet non è ancora tornata – disse Gaius in un sussurro
Merlino non credeva a quello che aveva appena sentito – COSA?! –
- E’ uscita nel primo pomeriggio per raccogliere delle erbe, doveva essere di ritorno prima del calare della sera ma non è ancora tornata –
- Che cosa pensi che le sia successo? – Merlino iniziava a essere molto preoccupato per Violet, quello non era il luogo in cui era cresciuta e temeva che si fosse persa per il bosco o che le fosse successo qualcosa ma cercò di accantonare quel pensiero ricordandosi che era riuscita a giungere fino a Camelot da sola.
- Non lo so proprio Merlino… - l’espressione di Gaius cambio in un lampo e lo sconcerto preso posto sul suo viso – No, non può essere – disse l’uomo appoggiandosi al tavolo e portandosi una mano sulla fronte
- Cosa? Di cosa stai parlando? – Merlino cercava di capire quella situazione ma non riusciva a comprendere Gaius
- E’ una lunga storia e sarà meglio che te la spieghi quando avremo ritrovato Violet – Gaius cercò di distogliere l’attenzione dal suo brutto presentimento, non voleva che Merlino scoprisse così le nobili origini di Violet, anche se aveva davvero paura che Richard l’avesse trovata e riportata a Edoras.
- Allora sarà meglio andare a cercarla prima che faccia troppo buio – disse Merlino, era troppo preoccupato per insistere con Gaius
Uscirono insieme nel cortile posteriore del castello e furono accolti da un cielo che ormai aveva preso il colore rosato del sole al tramonto. Si erano incamminati verso il piazzale del castello quando Merlino vide qualcosa che lo fece rimanere a bocca aperta e immobile sul posto. Gaius si girò nella direzione dove stava guardando il giovane mago ma non vide nulla di insolito, solo le poche persone che ancora giravano per la città. Voltandosi verso Merlino lo vide ancora imbambolato a osservare il nulla senza riuscire a dire una parola e quindi si decise lui a parlare per chiarire quella strana situazione.
- Che ti prende Merlino? Perché sta fissando il vuoto? –
Merlino fece quasi fatica a pronunciare due semplici parole perché stentava davvero a credere ai suoi occhi – Un… unicorno –
Gaius spalancò gli occhi esterrefatto e non si capacitava di ciò che aveva udito – Che cosa dici Merlino, un unicorno a Camelot. E’ impossibile! Non si aggirano mai vicino all’uomo e solo poche persone possono avere il privilegio di vederli, sono creature schive e permettono la loro vista solo alle persone che ritengono speciali e dall’animo nobile – ma dall’espressione che aveva Merlino capì che era proprio quello che stava vedendo il giovane mago.
Merlino era così stupito che restò a fissare l’unicorno, che solo lui era in grado di vedere, e si chiedeva come mai proprio lui poteva vedere quella stupenda creatura. Il suo stupore aumentò quando capì che l’unicorno era diretto verso di lui e una volta vicino al mago, senza timore alcuno, abbassò le zampe anteriori come se volesse che il giovane gli salisse in groppa.
- Gaius… s-sembra che voglia che io lo cavalchi – Merlino non sapeva bene come comportarsi in quel caso perché mai si sarebbe aspettato di essere vicino ad un unicorno
- Dovresti salire Merlino. Gli unicorni sono delle creature molto intelligenti, conoscono ogni cosa che accade nel luogo in cui si trovano e credo che possa sapere cosa sia successo a Violet. Non abbiamo comunque nessun’altra scelta quindi sarà meglio che tu ti lasci condurre da lui – Gaius parlò in modo serio con lo sguardo rivolto al nulla e sperava che quell’unicorno sapesse davvero cosa era accaduto alla giovane – Non dimenticare però che l’unicorno non può estendere la sua magia a te e dunque dovrai renderti invisibile –
- D’accordo – Merlino si guardò intorno per cercare un luogo nascosto dove diventare invisibile. Si nascose tra dei cespugli alla base di un albero nelle vicinanze e, dopo pochi secondi, era di nuovo vicino a Gaius senza che nessuno lo potesse più vedere
- Quando sarò di ritorno mi manterrò invisibile per non far vedere Violet e quindi sarà meglio incantarti gli occhi Gaius, solo in questo modo potrai vederci ed aiutarci a rientrare al sicuro – detto questo Merlino passò con un gesto rapido le mani davanti agli occhi di Gaius in modo che lui potesse vedere ciò che era stato reso invisibile all’occhio
- Ora sarà meglio che tu vada Merlino. Mi raccomando… fai attenzione – le ultime parole uscirono dalla bocca del vecchio medico con un tono molto preoccupato, come di un padre che teme per la salute dei propri figli. Dopotutto era così che Gaius li vedeva, come due giovani alle prese con un mondo a loro nuovo e con dei poteri con cui convivere senza venire scoperti.
- Troverò Violet e la riporterò sana e salva. E’ una promessa – Merlino appoggiò la mano sulla spalla di Gaius prima di salire sul dorso dell’unicorno.
L’anziano medico restò a osservare la figura di Merlino scomparire mentre un flebile sussurro gli usciva dalle labbra – Lo spero proprio Merlino. Lo spero proprio –
 
 
 
L’unicorno era partito al galoppo appena Merlino si era posto sul suo dorso. Il giovane doveva tenersi saldamente alla criniera e al collo della creatura per non finire disarcionato. Il vento gli sferzava la faccia e il freddo iniziava lentamente a penetrare nelle sue ossa, dalla preoccupazione era uscito senza niente con cui ripararsi e l’aria della sera era sempre più fredda. Quello che sentiva Merlino, però, era solo un’oppressione nel petto, non riusciva a distogliere i suoi pensieri dalla scomparsa di Violet e l’unica cosa che voleva era ritrovarla e portarla al sicuro nel castello. Merlino si sentiva strano a quei pensieri, non aveva mai provato qualcosa per una ragazza e forse Violet era riuscita a fare breccia nel suo cuore. Non sapeva di preciso cosa lo legasse alla giovane ragazza ma per il momento la sua sola preoccupazione era ritrovala, avrebbe lascito per dopo i suoi sentimenti.
Dopo alcuni minuti raggiunsero il limitare della foresta e l’unicorno vi si buttò dentro senza esitazione, muovendosi in modo sinuoso tra rami e alberi che sembravano aprirgli un passaggio facilitato nella boscaglia. Merlino dal canto suo doveva stare attento a non sbattere contro i rami più bassi e perciò si appoggiò al collo della creatura. Procedettero con un passo più leggero per pochi minuti e, prima ancora che l’unicorno rallentasse ulteriormente il suo andamento, Merlino aveva già individuato Violet distesa a terra.
- Violet! -
Senza aspettare che l’unicorno si fermasse, Merlino saltò giù e si mise a correre verso la ragazza gridando il suo nome. Atterrò sulle ginocchia e prese la testa della giovane sulle sue gambe – Violet! Ti prego rispondimi! – non sapeva cosa le fosse successo ma la paura che le fosse successo qualcosa era aumentata in un istante. Fu sollevato quando sentì il battito del suo cuore e gli sembrò come se anche il suo avesse ripreso a battere in quell’istante, troppo in ansia per lei per preoccuparsi anche di se stesso.
L’unicorno si era avvicinato ai due ragazzi e si era inginocchiato per permettere a Merlino di trasportare Violet fino a Camelot. Merlino non aspettò un secondo di più e, con cautela, sistemò il corpo esanime di Violet sul dorso della creatura. Prima di salire anche lui vide il cestino con le erbe che giaceva per terra, questa voleva dire che Violet era stata aggredita quando ormai stava per tornare indietro. Afferrato il cestino, Merlino salì a sua volta sull’unicorno, che senza una parola ripartì al galoppo verso le mura di Camelot. Il giovane mago era contento di aver ritrovato Violet ma era ancora preoccupato per quello che le era potuto accadere, doveva portarla subito da Gaius per farla visitare.
Il tragitto di ritorno fu più semplice di quello dell’andata perché l’unicorno teneva conto del corpo di Violet consentendo a Merlino di tenerla senza fare troppa fatica ed evitando di cadere a sua volta. Merlino avvolse Violet nel mantello che indossava per non farle prendere troppo freddo e sperava di essere il più velocemente possibile di ritorno. Quando le mura di Camelot apparvero con la loro imponenza, l’unicorno rallentò per non far percepire la loro presenza alle guardie al cancello. Il cuore di Merlino batteva all’impazzata in vicinanza delle guardie ma, appena vide la figura di Gaius che li attendeva, emise un sospiro di sollievo.
 
 
Il vecchio mago era rimasto in attesa del ritorno di Merlino con molta trepidazione. Quando finalmente vide l’unicorno con Merlino e Violet fu finalmente sollevato da un peso, ma questo sembrò ritornare non appena capì che Violet era priva di conoscenza.
L’unicorno si fermò e permise con tranquillità a Merlino di scendere e prendere tra le braccia il corpo di Violet. Una volta che si fu assicurato che tutto era apposto si girò e se ne andò al galoppo verso la foresta.
- Scortaci dentro – sussurrò Merlino a Gaius per evitare di farsi sentire
Gaius non esitò un solo secondo e aprì la via a Merlino, chiudendosi le porte molto lentamente alle spalle per permettergli il passaggio. Raggiunsero molto rapidamente la loro stanza e, appena varcata la soglia della porta, Gaius sembrò ritrovare la parola – Cosa gli è successo Merlino? Dov’era? –
Merlino ritornò visibile in un battito di ciglia e con lui anche Violet. Si diresse verso la camera della ragazza e ne aprì la porta aiutandosi con i piedi. La distese dolcemente sul letto, le tolse il mantello che indossava e anche gli stivali e la coprì con le lenzuola, togliendole distrattamente una ciocca di capelli dal viso. Solo in quel momento, quando sapeva che lei era al sicuro, fu raggiunto dalle parole di Gaius, che nel frattempo l’aveva seguito e ora sostava alla porta.
- Cosa ti succede Merlino? Ti ho fatto delle domande e mi hai ignorato, ti ho anche chiamato mentre venivi qua, ma non te ne sei accorto. Non è da te questo comportamento… -
- Non so cosa mi sia preso Gaius! Ero talmente in ansia per lei che non riuscivo a pensare ad altro, era come se fossi estraniato completamente dal mondo. Volevo solo saperla al sicuro – Merlino si prese la testa tra le mani non sapendo più cosa pensare. Si sentiva strano e c’era un legame molto forte che si stava creando tra lui e Violet, come se non si sentissero completi senza l’altro. Merlino era quasi spaventato da quei sentimenti, non si era mai legato davvero a nessuno in un modo tanto profondo e non si sarebbe di certo aspettato di legarsi tanto, e così intensamente, a una persona che conosceva da poco tempo. Quel pensiero ne portò con sé un altro che riempì di ansia Merlino “e se questi sentimenti li provo solo io? E se per Violet non sono altro che un semplice amico?”. Stava per farsi prendere dall’ansia quando sentì la mano calda di Gaius che si appoggiava sulla sua spalla, riempiendolo di calore e confortandolo.
- Non preoccuparti Merlino, col tempo capirai meglio i tuoi sentimenti – il sorriso di Gaius fu un ulteriore conforto – e adesso dimmi cosa è successo –
Merlino iniziò con calma a raccontare dove e come aveva trovato Violet, il cestino pieno delle erbe raccolte e il fatto che lei fosse ancora invisibile.
- Questo vuol dire che chi l’ha attaccata deve possedere dei poteri magici, altrimenti non sarebbe riuscito a vederla. Per il momento non possiamo essere certi di ciò che le è capitato e, poiché sembra non avere complicazioni, sarà meglio lasciarla riposare finché non si riprenderà – detto questo Gaius si avviò verso la stanza principale e Merlino lo seguì, dando un ultimo sguardo a Violet mentre chiudeva la porta.
 
 
 
Violet si ritrovò nel nulla, era completamente avvolta nell’oscurità e non riusciva a capire dove fosse e cosa le fosse capitato. La testa le doleva e lentamente si ricordò l’ombra nera che le veniva addosso nella foresta e poi il buio. Il suo unico desiderio era uscire da quell’incubo e tornare al castello, non voleva che Gaius e Merlino stessero in pensiero per lei. Appena pensò al giovane mago, apparvero i due enormi occhi gialli che aveva già sognato mentre era in viaggio verso Camelot e si girò, sperando di vedere la figura del giovane che sembrava proprio Merlino. Quella volta, però, non c’era nessuno alle sue spalle e un senso di solitudine s’insinuò in lei mentre gli occhi continuavano a fissarla senza dire nulla. L’incubo la stava opprimendo sempre di più e ben presto si ritrovò rannicchiata su se stessa, avvolta dall’oscurità.
Il tempo non sembrava per niente passare e Violet pensava che non sarebbe mai più riuscita a ritornare indietro, tornare da Merlino e dalla sua famiglia. Secondo quanto le avevano detto gli occhi la prima volta, lei e Merlino erano uno la forza dell’altro e in lui risiedeva il suo destino e questo non fece che aumentare in lei il desiderio di rivederlo. Era la sola cosa cui riusciva a pensare ed era sul punto di gettare ogni speranza quando una fievole luce iniziò a risplendere nel buio. Violet non sapeva cosa potesse essere, se per lei rappresentava la vita o la morte, se l’avrebbe riportata da Merlino o se l’avrebbe strappata via dal mondo. L’unica sicurezza che aveva era di non voler restare un secondo di più nell’ombra, voleva tornare alla luce. Iniziò a correre verso la luce. Corse per un tempo che le sembrò infinito e, più si avvicinava, più pensava a Merlino, a Gaius e alla sua famiglia. Con un ultimo sforzo saltò nella luce, lasciandosi il buio alle spalle.

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