The last of the english roses

di 365feelings
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Momento mancante numero 1 ***
Capitolo 2: *** Momento mancante numero 2 ***
Capitolo 3: *** Momento mancante numero 3 ***
Capitolo 4: *** Momento mancante numero 4 ***



Capitolo 1
*** Momento mancante numero 1 ***


Autrice: KumaCla/Amaranth93
Titolo: The last of the english roses
Personaggi: Dorcas Meadowes (Sirius Black, Voldemort)
Raiting: giallo
Avvertimenti: raccolta, drabble, missing moments, slice of life, het
Genere: angst, malinconico, sentimentale
Introduzione: Quattro momenti mancanti della vita di Dorcas Meadowes (She’s the last of the english roses - Pete Doherty)
Note: dopo mille ripensamenti ho scritto di Dorcas, creando finalmente la mia immagine del personaggio. Nella prima flashfic ho voluto immaginare Dorcas nella sua infanzia (a questo proposito ho fatto di lei l’unica figlia di una facoltosa famiglia inglese), nella seconda un momento di intimità tra due amici destinati a diventare qualcosa di più, nella terza Sirius e Dorcas stanno insieme e infine nella quarta lei muore durante quella che avrebbe dovuto essere una mansione semplice (nel finale ho avuto un‘ispirazione virgiliana: il paragone con fiore l’ho tratto dalla morte di Eurialo).
Non ho la più pallida idea di che gioco stiano facendo, non so che carte si usino in Inghilterra e quale sia il corrispondente inglese della briscola o della scopa: sta di fatto che carte sono Babbane. 
Il Cohen che cito è Leonard Cohen, autore di molte belle canzoni, tra cui Suzanne (che ho usato come colonna sonora). Il titolo è tratto da un’omonima canzone di Pete Doherty.

Con un punteggio di 61.3/60 (pure i punti bonus *___*) la storia si è classificata terza a questo splendido contest indetto da Shizue Asahi. Spero che la storia vi piaccia <3
 
 

 
 
The last of the english roses
 
 
 
1 - Momento mancante numero uno
«Schiena dritta» la rimprovera «E ora riprova».
Dorcas è sicura di odiare la signorina Casewell e le sue lezioni di danza classica; sua madre, però, sembra non volerlo capire. Insiste, anzi, perché sua figlia impari a volteggiare sulle punte; dice che tutte le bambine di buona famiglia lo sanno fare e che lei non può essere da meno. Così ogni giorno, dalle tre alle quattro, deve esercitarsi alla sbarra.
Le lezioni l’annoiano, nell’ampia sala fa freddo, la signorina Casewell è un’arcigna zitella e la calzamaglia le pizzica fastidiosamente le gambe. Sbadiglia. Quanto le piacerebbe poter volare via! Non sa neanche lei dove, basta che sia lontano da casa e che sia emozionante. Già si vede nelle brughiere scozzesi, in un castello medioevale a combattere troll, a cavallo di un drago o nella foresta amazzonica.
«Insomma, Dorcas, vuoi stare attenta?!»
La voce stridula dell’insegnante la riporta con i piedi per terra e le ricorda che lei non farà mai nulla di tutto ciò. È una rosa inglese, lei (sua madre glielo ripete sempre, come se questo spiegasse tutto — tutto cosa non l’ha mai capito).
«Sono qui per insegnarti la danza classica, devi prestare ascolto a ciò che ti dico e fare come dico io!»
Dorcas vorrebbe tanto chiuderle la bocca e volare via, non sopporta i discorsi autoritari che le fanno i grandi ed è davvero stanca di sentirne.
Imbronciata, è pronta a fare i capricci, ma all’improvviso la testa sbatte contro qualcosa. Il tonfo si sente per tutta la sala e lei si accarezza il punto colpito senza capire, poi guarda in alto e vede il soffitto. Sgrana gli occhi scuri e poi cerca la signorina Casewell: si sta agitando, sotto di lei, gesticola in modo buffo e cerca di gridare, ma dalla bocca non esce suono.
Allora Dorcas ride, ride di gusto (come sua madre le ha detto di non fare perché non è raffinato) e il giorno dopo arriva la lettera.

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Capitolo 2
*** Momento mancante numero 2 ***


The last of the english roses

2 - Momento mancante numero due
Mescola le carte con attenzione più volte, poi le distribuisce sporgendosi appena per raggiungere Sirius.
Il ragazzo se ne sta a gambe incrociate e ha l’aria assorta, la stessa di quando lo ha scoperto davanti al camino neanche mezz’ora prima. Dorcas deve chiamarlo più volte perché finalmente si renda conto che possono iniziare a giocare.
«Hai già sonno?» gli chiede con un mezzo sorriso, spiandolo da dietro le carte aperte a ventaglio «Vuoi che chiudiamo qui?» aggiunge poi. Non le piace vederlo così assorto, così lontano: sente che i suoi non sono mai pensieri allegri.
«Ti piacerebbe» le risponde pescando, nuovamente attento.
«Lo dico per il tuo bene. Ti ho già stracciato due volte».
«È un gioco Babbano» cerca di giustificarsi.
«Che ti ho insegnato ancora al primo anno».
«Dettagli» ribatte Sirius agitando la mano e aggrottando le sopracciglia, attento a scegliere la carta.
«Come vuoi» sghignazza Dorcas, senza preoccuparsi di nascondere l’ilarità. La sua voce si perde tra il crepitare del fuoco al loro fianco, unica fonte di luce nella Sala Comune ormai vuota da ore.
«Dai però, non abbiamo tutta la notte» aggiunge poi, notando l’indecisione dell’amico. E sbuffa, per spostare una ciocca nera dal volto.
«Non mettermi fretta!» sbotta lui contrariato, assottigliando lo sguardo. Sta fissando le carte come se queste potessero suggerirgli la mossa da fare. Dorcas pensa di non aver mai conosciuto nessuno più imbranato di Sirius, il peggior compagno di gioco che avrebbe mai potuto trovare. Ma si deve accontentare, a quell’ora non c’è nessuno disposto a fare due partite con lei. 
Quando il Grifondoro alla fine si decide, Dorcas non riesce a trattenere le risate e si copre la bocca con una mano, perché la mezzanotte è passata da un pezzo e i loro compagni di dormitorio stanno tutti dormendo.
«Sirius?»
«Sì?»
«Ho vinto».

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Capitolo 3
*** Momento mancante numero 3 ***


The last of the english roses


3 - Momento mancante numero tre
La puntina del giradischi scivola ancora una volta sulla superficie lucida del 45 giri, facendo risuonare nella stanza le ultime note di Cohen, poi si ferma.
Dorcas si perde nel silenzio che improvvisamente riveste gli oggetti, ma un bacio di Sirius la riscuote dolcemente e lei si lascia andare tra le sue braccia.
«Allora ci vieni?» le chiede.
«Dove?» risponde spaesata; ha la sensazione di sapere la risposta, ma le sfugge e si sente in colpa. Ci sono tante cose che si dimentica ultimamente, troppe. Cose che non ritorneranno più, momenti perduti e sorrisi dimenticati.
«Alla foto di gruppo» ricorda Sirius, accarezzandole distrattamente il ventre piatto e procurandole una scia di brividi.
«Sì, certo» risponde «Sono riuscita a rimandare l’appuntamento con l’avvocato. A che ora è?»
Nel domandarlo allunga il braccio nudo sul comodino per prendere una sigaretta e poi fa cenno al ragazzo di accendergliela. Ha preso la brutta abitudine di fumare - e di bere anche, di tanto in tanto. Sa che fa male, sa che la ucciderà. O quello o Voldemort.
«Lily e Alice stanno ancora organizzando. Saranno felici di sapere che ci sarai anche tu. Erano preoccupate che la morte tua madre ti impedisse di partecipare».
«Ah, mia madre» sospira in una nuvola fumo con rassegnazione «A volte ti invidio» conclude incrociando le braccia sotto il seno nudo e sistemandosi meglio tra le braccia di Sirius.
«Cosa invidi di me? Il mio nome cancellato dall‘arazzo o le maledizioni che mi lanciano?»
«Hai capito benissimo. Per voi Maghi è tutto più semplice, basta un colpo di bacchetta e tutto è risolto. Potessi io usarla per riempire tutte quelle scartoffie» risponde passandogli la sigaretta «Tra l‘altro credo che mia madre mi abbia tolta dall‘eredità».
La camera si riempie della risata di Sirius e Dorcas non può fare a meno di unirsi a lui.
«Siamo una coppia di diseredati» le dice con ancora l’ombra di un sorriso sul volto e la bacia.

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Capitolo 4
*** Momento mancante numero 4 ***


The last of the english roses
 
4 - Momento mancante numero quattro
Dorcas ha paura come mai in vita sua, una stramaledetta paura di Voldemort (che le sorride, viscido e freddo), dei Mangiamorte (che la fissano da dietro le loro maschere inquietanti) e della morte (che è certa le stia sorridendo, proprio in quel preciso istante). Ha rischiato la pelle così tante volte che quasi le sembra impossibile che proprio ora la fortuna l’abbia abbandonata. È davvero uno scherzo di cattivo gusto.
Da qualche parte un orologio segna le undici e nel vicolo umido ci sono solo lei e i suoi assassini. Alle sue spalle c’è una porta che non si aprirà più, si è premurata lei stessa di sigillarla per permettere alla famiglia di NatiBabbani di fuggire.
Stringe più forte la bacchetta, la mano sudata le dà l’idea di aver perso la presa sul legno e non può permettersi errori  vuole vivere più di ogni altra cosa al mondo, vuole baciare Sirius, dirgli che lo ama, vedere il figlio di James e Lily e magari tornare a casa. È troppo giovane per morire; lo sa lei, lo sa Voldemort.
Si mette in posizione, ha sulle labbra l’incantesimo, ma prima ancora di pronunciarlo sente una presa gelida stringerle il cuore e tutto sembra fermarsi.  Capisce subito di cosa si tratta, lo percepisce con una chiarezza che rasenta la follia: quel momento, il momento prima della fine, arriva portato da un lampo verde ed è solo silenzio.
Non bacerà mai più Sirius, non vedrà mai Harry, non tornerà a casa, non vivrà un secondo di più.
Dorcas si accascia su se stessa e il capo si piega, reclinato sulla spalla, come una rosa recisa langue nella placida morte.

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