Save me, please.

di LiamsGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one. ***
Capitolo 2: *** chapter two. ***
Capitolo 3: *** chapter three. ***
Capitolo 4: *** chapter four. ***
Capitolo 5: *** chapter five. ***
Capitolo 6: *** chapter six. ***
Capitolo 7: *** chapter seven. ***
Capitolo 8: *** chapter eight. ***
Capitolo 9: *** chapter nine. ***
Capitolo 10: *** chapter ten. ***



Capitolo 1
*** chapter one. ***


chapter one.

Quando cresci in un orfanotrofio, non ti affezioni alle persone.

Sei solo. Senza qualcuno che ti dica qual è la cosa giusta e cosa no, senza abbracci, senza un appiglio a cui aggrapparti in caso cadessi. Senza amore.
Sei abbandonato a te stesso, con pochi sogni. Con qualche piccola speranza, in cui alla fine neanche tu ci credi più di tanto.
In pochi se ne vanno senza più tornare, in pochi trovano una casa che li accolga.
La maggior parte dei ragazzi rimane lì, con poche certezze e molte paure.
Courtney Morrison ne è l’esempio perfetto.

Stava seduta sulla brandina con le gambe strette al petto, faceva lo scudo a se stessa.
I capelli rossi erano legati in una coda malfatta fermata con una matita smangiucchiata, quella che usava per disegnare. Spesso disegnava ciò che la colpiva, paesaggi, persone, emozioni. Riusciva a ricreare su carta le emozioni che provava, e si divertiva a farlo.
Come in quel momento, guardava spesso fuori dalla finestra ignorando ciò che le succedeva attorno.
Due ragazzi stavano pomiciando sul letto affianco al suo, lasciandosi sfuggire qualche verso di piacere. Fino a qualche mese prima, anche a lei piaceva trascorrere i pomeriggio noiosi così, era stata con Tom, con Jack ed una volta anche con Travis. Ma nessuno l’aveva fatta sentire “vera”, “viva”, “speciale”.
Non ci sperava nemmeno più di trovare un ragazzo che l’amasse per quello che era, e non per il suo culo da favola.
Non sperava nemmeno più di uscire da lì.
‘Puoi andartene, abbiamo da fare’ la voce del ragazzo la irritò, perché fu costretta ad interrompere i suoi pensieri, ed alzarsi dal letto. La stanza non era molto grande, e ci dormivano solo due ragazze. Lei e Emily.
La sua compagna di stanza aveva una pessima reputazione. Passava i pomeriggi nelle stanze dei ragazzi, a volte li portava nella loro, e facevano cose che una ragazza di sedici anni non dovrebbe fare.
Però poteva permetterselo. Era bellissima, di quella bellezza mozzafiato.
I capelli biondi le ricadevano morbidi sulle spalle, e le accerchiavano il viso. Gli occhi erano grandi, azzurri e sempre lucidi.
Al contrario di Courtney, a lei piaceva sorridere.
Attraversò la stanza con due falcate, e sbattè la porta alle sue spalle. Il corridoio era vuoto, l’aria pesante.
Una lampadina era fulminata e lampeggiava a intermittenza.
Su entrambi i lati del corridoio c’erano le porte delle stanze, a destra le ragazze e a sinistra i ragazzi.
‘Ciao Courtney’ il ragazzo riccio la salutò, imitando il saluto militare e saltando sull’attenti mentre lei gli passava davanti. ‘Ciao’ rispose secca, con voce fredda e tagliente.
Uscì nel parcheggio, per osservare le persone.
Era brava a farlo,si divertiva ad osservare i loro movimenti, gli sguardi, le reazioni.
Osservava ciò che la circondava, e l’amava.
Odiava tutto e tutti, ma sapeva che al mondo c’è sempre qualcuno che sta peggio di te.
E se sei l’ultimo della lista, bhe, allora è sfiga.

Si morse l’angolo destr del labbro inferiore, come suo solito, e trattene il fiato più che potè.
Stinse le mani a pugno, e solo quando il sangue non circolava più, le rilassò.
‘Vieni, ti devo parlare’ la voce di Sally la sorprese, e fece un salto per lo spavento. ‘Che c’è?’ parlò a denti stretti, ma non era arrabbiata con lei, anzi, Sally era l’unica vera amica che lei avesse mai avuto. L’aveva sempre aiutata, e c’era sempre stata. Al contrario di molte persone.
Al contrario dei suoi genitori.
‘Ci sono buone notizie, credo’ sorrise gentilmente, pizzicò una ciocca di capelli tra l’indice e il pollice, e li riportò dietro l’orecchio. ‘Arrivo’.

L’ufficio del direttore era composto da pochi oggetti semplici, una scrivania, due sedie, un archivio e una lampada. Il direttore in fin dei conti era un brav’uomo, piuttosto gentile. Era basso, grasso, calvo, si faceva chiamare Sig. Anderson ma per i ragazzi dell’ edificio era solamente Anders. ‘Vieni siediti’ la voce calda e morbida fece sentire un po’ meglio Courtney, che stava sulla porta, indecisa sul da farsi.
‘Okay’ fu tutto quello che disse, mentre si sedeva sulla sedia libera di fronte alla scrivania. ‘Abbiamo trovato una famiglia affidataria, hanno detto che sono disposti ad accoglierti in casa loro’. Parlava gesticolando e non si accorse dell’imprecazione che disse Courtney. ‘Vengono a prenderti domani mattina’ tossì, per attirare l’attenzione della ragazza che si stava guardando intorno, poco interessata. Courtney è la tua ultima possibilità, lo sai. Se ti rimandano qui anche loro, sei fuori. Ah, un’ultima cosa. So il tuo problema con le religioni.. ma loro sono mussulmani’ quell’ultima affermazione la disse con una smorfia di disgusto sulla faccia, che poco dopo si impadronì anche del viso di Courtney. ‘Non ci vado neanche morta!’ Lei si alzò di scattò facendo cadere all’indietro la sedia, urlò. ‘Non hai scelta!’ Anche il direttore alzò la voce, e sbattè il pugno sulla scrivania che li divideva.
‘Al diavolo’ girò su se stessa, con negli occhi la rabbia.
Il fatto che non avesse possibilità di scelta la distruggeva, lei era sempre stata uno spirito libero.
‘Domani mattina alle otto, non fare sciocchezze’ Stava per uscire dalla stanza, quando il direttore disse le ultime parole di congedo. Lei non gli rispose, ma sbattè la porta dell’ufficio alle sue spalle talmente forte, che il vetro andò in frantumi. ‘Ops’, sorrise soddisfatta, e mentre l’uomo imprecava contro di lei, si avviò verso al sua ex stanza ormai, canticchiando.

Nota dell'autrice.
Ciao a tutte C:

spero vi sia piaciuto quello che avete letto fin'ora. E' l'inizio di questa nuova storia. Recensite e fatemi sapere cosa ne pensate.
Se vi va, seguitemi su Twitter @ItsLiamsgirl.
Grazie a tutte. :)

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Capitolo 2
*** chapter two. ***


chapter two.

-Svegliati, sono arrivati!- Sally era seduta all’angolo del letto. Indossava una camicetta blu, su un paio di shorts sfilacciati.-Ti ho preparato la borsa, sei in ritardo. Sono già di la- alzò gli occhi al cielo, sbuffando, e sorridendo. –Grazie Sally-
Courtney si alzò di malavoglia e trascinando i piedi raggiunse il piccolo bagno color caramello, e si lavò.
Legò i capelli rossi in una coda alta, si infilò un paio di pantaloncini corti, e una canotta dei Rolling Stones.
Non voleva andare con quella famiglia.
Ma non voleva nemmeno restare in quel buco schifoso per i seguenti due anni.
-Andiamo- si scambiò un’occhiata veloce con Sally, e mentre prendeva il borsone con all’interno quelle poche cose che aveva, salutò velocemente la sua compagna di stanza. – Finalmente te ne vai! Spero vivamente che mia nuova compagna di stanza sia più figa di te, e meno morta di sonno.- rispose acida, mentre si mangiucchiava un’unghia rotta. –Fottiti Emily- aveva sempre desiderato dirglielo, ed ora si era tolta una piccola soddisfazione.
Uscì dalla camera seguita da Sally, e si ritrovarono a camminare fianco a fianco nello stretto corridoio.
-L’unica cosa che mi mancherà di questo schifo, sarai tu- Le diede una spallata amichevole ed entrambe scoppiarono a ridere. –Ci vedremo al di fuori di qui, te lo prometto- sorrise.
Quel sorriso diede a Courtney un minimo di conforto, ma non si abbracciarono. Non si erano mai abbracciate.
Lei evitava i contatti fisici, in ogni occasione.
-Eccoci- si fermarono davanti a una porta in legno, con entrambe la paura e la preoccupazione negli occhi.
Entrarono e un secondo dopo quattro paia di occhi erano fissi su di lei.
Una donna sulla quarantina, con capelli lunghi e neri, gli occhi grandi e marroni. Portava una camicetta rossa e un paio di pantaloni gessati a vita alta.
Un uomo con la camicia grigia, un paio di jeans, e scarpe dell’Adidas.
La pelle era scura, e da lì tirò ad indovinare le origini. Afghane.
Dietro ai genitori, c’era un ragazzo. Diciotto anni circa, portava un paio di occhiali quadrati, quelli che andavano di moda in quel periodo. Una felpa da baseball, i pantaloni beige a vita bassa. La barba era incolta, lo sguardo tremendamente sexy.
-Lei è Courtney- il direttore fece le presentazione e preparò i documenti, parlando velocemente e spiegando la situazione ai due.
Courtney e il ragazzo con il ciuffo nero si guardarono fissi per tutto il tempo. Lei percepì lo sguardo di lui studiare ogni minimo centimetro della sua pelle nuda, e provò a immaginare i suoi pensieri.
Solo alla fine si avvicinò, e parlò – Io sono Zayn- sorrise, e Courtney si sentì avvampare in volto –Ma che nome è?!- lui ci rimase subito male, poi torno all’espressione di prima. –Andremo d’accordo io e te- le ammiccò malizioso, e le tese la mano. Lei ovviamente rifiutò, girandosi e dando le spalle alla nuova vita che l’attendeva.

La macchina viaggiava veloce in autostrada. Il silenzio riempiva i suoi pensieri. –Fumi, bevi, ti fai?- il tono di voce del padre, era fermo e profondo. –No, no, e ancora no- scandì bene le parole, non lo avrebbe ripetuto altre volte. –Sorridi, respiri e ti godi la vita?- Zayn si intromise, con un tono da strafottente. –Ogni tanto- rispose lei. –Spero ti troverai bene con noi, non fare caso a Zayn, è solo un po’ emozionato- la madre si stava sistemando il trucco guardandosi nello specchietto, e parlò a denti stretti. La macchina girò in una stradina sterrata che conduceva a una casa molto grande, bianca, con il tetto rosso.
Come quella che disegnano i bambini.
Come quella che lei non aveva mai disegnato.
-Sei pronta?- Zayn sussurrò al suo orecchio, creando in lei brividi per tutto il corpo. –Credo di sì- scese dalla macchina, e si avviò verso la casa. In spalla il suo borsone e ciò che aveva, davanti a lei, ciò che l’aspettava.
Sorrise. –Bella casa- Zayn le aprì la porta, ed entrarono in soggiorno.
Era grande, ben arredato, caldo. Erano benestanti economicamente, questo era sicuro.
La madre e il padre andarono in cucina, lasciando a lui gli onori di casa. –Seguimi- le mostrò il bagno, la cucina, il garage, e il terrazzo. Poi, si soffermo davanti a due porte. –Quella è la tua stanza, questa la mia. In caso avessi bisogno anche a tarda notte, entra pure, è sempre aperto- le fece l’occhiolino, e lei rabbrividì.
-Senti Zayn, mettiamo subito le cose in chiaro. Da ora siamo una specie di fratelli, quindi non ci provare con me. E, la mia camera sarà sempre chiusa. Se ti serve qualcosa, bussa.-
Entrò, e diede due giri di chiave.
Solo quando fu sola, fece un respiro profondo e si butto a pancia in su, sul letto.
Solo quando fu sicura che non c’era nessuno nei paraggi, iniziò a piangere.

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Capitolo 3
*** chapter three. ***


chapter three.

Rimase ferma immobile per svariati minuti, fissando il soffitto giallastro in cerca di pensieri.

Cosa aveva fatto di male nella vita passata per meritarsi tutto questo? Ucciso qualcuno, magari.
Bussarono alla porta e lei sobbalzo sul letto. Si alzò e andò ad aprire alla porta, ma non c’era nessuno.
Bussarono di nuovo. Proveniva dalla porta finestra che dava sul balcone.
Il ragazzo moro con lo sguardo sexy, la fissava sorridente. Lei si asciugò i resti delle lacrime, cercando di essere il più presentabile possibile. Si erano salutati circa dieci minuti fa, e lui si era già cambiato i vestiti e fatto la barba.
–Cosa vuoi ancora?Stuprarmi il primo giorno? Guarda che ti faccio un occhio nero senza problemi- Aprì la finestra e parlò velocemente guardandolo con aria di sfida
-Tranquilla, non sono qui per questo. Siamo partiti con il piede sbagliato, e voglio rimediare. Vieni, ti faccio vedere una cosa- si girò e con un balzo salì sulla ringhiera, per poi tirarsi in piedi sul tetto.
–Ma sei impazzito? Rischi di cadere- quasi urlò, ma lo stava già seguendo.
–Zitta e vieni- camminarono uno affianco all’altro, lui la prese per mano nel passaggio più critico del percorso, e alla fine si sedettero in cima al tetto.
–Ti presento la mia di Londra- il panorama toglieva il fiato. Rimase ad osservare le case, le macchine, il Big Bang, e la ruota panoramica che spuntava da lontano. Era molto alto lì, ma lei non aveva paura. Non temeva di cadere.
–Parlami di te- Zayn cercava il suo viso con lo sguardo, lei fissava davanti a sé.
–Non c’è molto da dire. Mi chiamo Courtney, ho sedici anni,non ho mai conosciuto i miei genitori, e sono cresciuta in uno schifo di orfanatrofio. Amo disegnare, i miei capelli rossi e sono tremendamente sola. Può bastare?- sorrise amaramente, lasciandosi sfuggire una lacrima lungo la guancia destra.
Lui non la vide, e lei non gliela fece notare.

-Mi chiamo Zayn, ho diciotto anni. Amo la musica, ed ho quattro migliori amici dal tempo delle elementari. Sono un playboy ma non mi vergogno di piangere davanti a una ragazza. Tutto qui- sorrise, e Courtney avvampò. Tornò ad osservare la città davanti a sé cercando qualcosa da dire.
–Oggi esco a pranzo con i ragazzi, vuoi venire? Sono simpatici, vedrai- si alzò e le prese la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei trovò molto strano quel contatto. Quasi piacevole –Non è troppo presto?- i loro corpi erano vicini, era una scena molto intima
–Non credo.- Tornarono sui loro passi, e Courtney entrò in stanza con una nuova sensazione nel corpo. Accettazione.


Si fece una doccia e indossò i pantaloncini di jeans con una maglia blu. Legò i capelli e mise un filo di mascara. Infine prese una banconota da venti nella tasca interna del borsone e la infilò nei pantaloni. La stanza di Zayn era affianco, e quando fece per entrare trovò la porta aperta. Lui era in mutande davanti allo specchio, stava cantando a squarciagola mentre provava qualche passo alla Micheal Jackson muovendo il bacino in movimenti lenti e sensuali. I suoi occhi caddero sui boxer neri, e il suo pudore andò a farsi fottere.
–porca troia- nella sua mente si crearono immagini, pensieri, su quel corpo seminudo. Arrossì in volto e quando Zayn la notò fece lo stesso.
–Oh cazzo- si infilò velocemente una t-shirt ed i jeans che aveva già prima. –Andiamo- prese le chiavi e la scesero di sotto.

-Pa’, noi andiamo a pranzo con i ragazzi- urlò dalla sala, e il papà rispose dicendo qualcosa in arabo. Zayn alzò gli occhi al cielo sbuffando, poi da bravo cavaliere le aprì la porta di casa.
–Grazie-

si incamminarono lungo il vialetto, ma quando Courtney fece per aprire la portiera della macchina, lui la fermò: –no, andiamo in moto-.
aprì il garage ed una Ducati Monster nera, luccicava alla luce del sole. Le passò un casco, e nel vedere il ragazzo moro sulla moto i suoi ormoni fecero due capriole lasciandola senza fiato. Salì dietro di lui, stringendo le gambe ai suoi fianchi.
–Vai. -


Andava veloce, e lei stava bene.
L’aria fredda sulle gambe nude, lei stretta a lui. Sfrecciavano veloci per la strada evitando le macchine. Si sentiva libera, ora più che mai.
–eccoci- rallentò e parcheggiò davanti a un ristorante, quattro ragazzi li salutarono con un gesto della mano.
Posò il casco e con un movimento rapido scese dalla moto.

-Loro sono Harry, Louis, Liam e Niall. Lei è Courtney- nella sua mente li catalogò in ‘il riccio, occhi belli, naso a patata e il biondo’ tutti le sorrisero, tranne il biondino con gli occhi blu che le disse ‘ciao’ e si girò immediatamente dall’altra parte. Courtney lo guardò con aria di sfida. Aveva trovato pane per i suoi denti.

-Da dove vieni?- il ragazzo riccio parlava tranquillamente con la bocca piena di ciambelle.
–Dall’orfanatrofio infondo alla sedicesima strada- Courtney prese un’altra fetta di torta e la divorò in pochi bocconi.
–Sisi, interessante- con un gesto brusco , il biondino allontanò la sedia dal tavolo, e andò in bagno.

-Ma che problemi ha?- naso a patata guardò Zayn, corrugando la fronte. Allora non era l’unica a non capire l’atteggiamento del ragazzo.
–Vabbè, non importa- parlò piano prima di finire la sua coca cola in due o tre sorsate. Louis le diede una pacca sulla spalla in segno di conforto:
–C’è gente molto strana in giro- tutti scoppiarono a ridere, tranne lei. Lei era sempre stata quella strana.


Liam pagò per tutti, e ne approfittò per parlare un po’ con la cameriera bionda alla cassa. Già durante il pranzo si erano scambiati occhiate e battute.
Naso a patata aveva fatto colpo.
Al tavolo erano rimasti dei resti del pranzo, e nell’alzarsi Harry urtò un piato facendolo cadere addosso a Courtney.
–oddio, mi dispiace! Aspetta che ti aiuto- cercò di rimediare al danno con dei fazzoletti, ma non andò via.
–Tranquillo tranquillo, vado in bagno.- corse verso i servizi cercando di non attirare troppo l’attenzione. Non più di quanto avesse già fatto. Spinse la porta, ed aprì il getto dell’acqua al massimo. L’acqua le scendeva lungo tutta la gamba ed i pantaloncini erano fradici. In compenso la macchia era sparita.

Dalla porta dietro di lei, uscì Niall. Lei si girò per guardarlo in faccia, e non attraverso uno stupido specchio. Nel cavallo dei pantaloni notò una protuberanza notevole e provò a immaginare cosa avesse fatto in quel bagno. Le venne da vomitare.
Al contrario, l’eccitazione di lui aumentò nel vedere i pantaloncini di lei bagnati.
–Che cazzo guardi?- Courtney interruppe il silenzio e lui scoppiò a ridere.
–Avevi caldo?- indicò le sue gambe e soffermò lo sguardo su una gocciolina che scendeva lentamente lungo l’interno della coscia.
–Harry mi ha versato un piatto addosso, è stato un incidente- lui continuò a ridere e ciò la irritò.
–Ma che problemi hai?!-

Niall la guardò con aria strafottente e a denti stretti scandì le parole con molta chiarezza.
-Cazzi miei- uscì dal bagno sbattendo la porta e lasciandola sola.
“meno male che erano simpatici” pensò.


nota dell'autrice.
salve a tutte! spero che questo capitolo via sia piaciuto e che questa storia vi stia prendendo (?) comunque, aggiornerò tutti i venerdì

mi farebbe molto piacere una recensione per sapere cosa ne pensate. grazie mille, Gaia.

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Capitolo 4
*** chapter four. ***


-Chapter four.

-Quindi? Che facciamo ora?-
Harry fremeva dall’entusiasmo. Mancava poco che si mettesse a saltellare per la strada.
–Andiamo al parco? Lì troviamo sempre qualcosa da fare-.
Zayn guardò Courtney cercando di tranquillizzarla, era ovvio che non si trovava a proprio agio, o almeno, non dopo quello che era successo con Niall. Il motivo del comportamento dell’amico gli era ignoto, lui era l’opposto di quel che stava dimostrando.
–Per te va bene?- Louis chiese a Courtney ma lei per risposta, alzò le spalle guardando si attorno disinteressata.
–Che parco sia- Liam diede una pacca sulla spalla a Niall facendogli perdere leggermente l’equilibrio, spostò lo sguardo da Courtney al cielo, sbuffando.
Quando notò che l’attenzione del biondino era concentrata su di lei avvampò senza darsi pace.
“Prima mi tratta male, poi mi fissa come un pesce imbambolato!? Ma che cazzo vuole?! Ma chi cazzo si crede di essere?! Solo perché ha una bella faccia crede di poter comportarsi così?!”
-Courtney, vieni in moto con me o preferisci andare in macchina con Liam?- mosse la mano davanti al suo viso richiamandola su quel mondo, lei sbattè più volte le palpebre e si rese conto che Zayn e Liam stavano aspettando una risposta, entrambi sorridenti.
–In moto-. Naso a patata sembrò rimanerci male, ma sorrise goffamente.
–Ci vediamo all’ingresso secondario- fece l’occhiolino a Zayn e si diresse alla macchina fischiettando.
–Dai andiamo- fece per prenderle la mano, e lei non lo fermò. Le piaceva quel tipo di contatto.
–Mi dispiace per il comportamento di Niall, non so veramente cosa gli è preso. Cercherò di parlargli e chiarire, ma nel frattempo tu sorridi, non è male come primo giorno- poggiò la mano calda sulla sua guancia, ma stavolta lei si ritrasse.
Lo guardò fisso negli occhi cercando di capire chi fosse veramente il ragazzo che aveva davanti. Fino a qualche ora prima ci aveva provato spudoratamente con lei, invitandola addirittura in camera sua, e ora le diceva di sorridere accarezzandole una guancia.
–Senti sguardo sexy, io e te dobbiamo chiarire due cosette. Uno, non ti allargare con i contatti fisici, non mi vanno a genio. Due, io non sono una delle tue puttanelle con cui ci provi in tutti i modi possibili finchè non vengono a letto con te, e poi non sai minimamente cosa ho passato io nella mia vita, e non giudicare al posto mio una bella o una brutta giornata. Chiaro?- Gli parlò a pochi centimetri dalla faccia, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi. Cercava di mettergli un minimo di paura, ma lei stessa si distrasse dalle lunghe ciglia, e da quel richiamo magnetico che aveva sulle persone. Ti costringeva a guardarlo, anche se non volevi.
–Chiarissimo, quasi trasparente- sorrise in modo dolce, e le fece l’occhiolino. Le passò il casco e salirono sulla moto.
Zayn si soffermò un attimo prima di partire:
–Veramente trovi il mio sguardo sexy?- fece per girarsi a guardarla ma lei lo fermò in tempo mettendogli una mano sulla spalla.
–Dai gas e stai zitto- lui sgasò due o tre volte sorridendo compiaciuto, e partì.

Il traffico era diminuito ma ci misero lo stesso una decina di minuti in più del previsto, o almeno, così si era lamentato Zayn durante il tragitto. L’ingresso del parco lo si riconosceva dai tantissimi bambini che scorrazzavano, ed un grosso arco formatosi da intrecci di rami sopra un cancello. I ragazzi erano già lì davanti, che li aspettavano mentre facevano qualche tiro con il pallone. Zayn parcheggiò li vicino, e corse per raggiungere gli altri. Courtney fece con calma, studiando ogni minimo particolare che la circondava. Gli alberi erano fitti ma ben potati, di un verde acceso. Non sapeva che alberi fossero, ma le piacevano.
–Sbrigati Courtney!- Liam urlò e lei accelerò il passo di malavoglia. Andarono in una parte di prato dove non c’era nessuno, i ragazzi giocarono a passarsi la palla, mentre lei stava sdraiata a pancia in su guardando le nuvole. Mangiucchiava un filo d’erba, e cercava di dare una forma alle nubi che passavano sopra la sua testa.
Una le sembrò uno scoiattolo, una un musicista che suonava la tromba. Ma la più strana, sembrava formare la scritta: NC. Lei collegò quelle lettere a “Niall -Courtney”, e distolse lo sguardo con riluttanza.
-Hai caldo?- Harry le si sdraiò affianco con il fiatone e un riccio davanti agli occhi.
–No, perché?- non fece in tempo a terminare la frase che qualcuno la afferrò per le mani, un altro per i piedi e la sollevarono. Aveva Louis da una parte e Niall dall’altra, che la portavano in direzione del laghetto. Lei scalciò, cercando di colpire il biondo, che però stringeva sempre più la presa. Lo guardava con disprezzo e ci mancò poco che gli sputò in faccia.
– Uno, due..- La dondolavano vicino all’acqua, ma quando al ‘tre’ la lanciarono caddero anche loro.
L’acqua gelida la risvegliò.
Quando riemerse anche gli altri ragazzi si erano tuffati, e stavano giocando a schizzarsi come bambini di tre anni. Le venne da ridere, e tornò sott’acqua.
C’era silenzio. Non si sentiva niente, e tutto ciò che riusciva a considerare erano i suoi pensieri. Chiuse gli occhi, e nuotò più verso il fondo. Quando li riaprì, il viso di Niall era a pochi centimetri dal suo.
Spaventata si agitò, richiuse gli occhi e lasciò fuoriuscire l’aria. Contò fino a cinque cercando di calmarsi, ma quando li riaprì lui non c’era.
Tornò in superficie, e lui era distante circa dieci metri da lei.
Se lo era solo immaginato? Perché?
-Dobbiamo uscire prima che arrivino gli sbirri!- Louis urlò, e tutti si misero a nuotare verso la riva.
Sarebbe tornata in quel lago, doveva capire cosa era successo.

Nota dell'autrice.
salve a tutte. Grazie se state seguendo questa storia, grazie se state per recensire. ieri non ci sono stata per tutto il giorno, e mi scuso per non aver messo il capitolo anche se era venerdì. comunque, se vi va, lasciate una recensione che fanno sempre piacere. xx Gaia

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Capitolo 5
*** chapter five. ***


- chapter five.

-Muoviti, corri!-
 ebbero giusto il tempo di uscire dall’acqua fredda, prima che la polizia cominciò a rincorrerli. Era severamente vietato tuffarsi nel lago e le multe per chi infrangeva quella regole, erano molto care. Corsero per il parco scontrandosi contro qualche bambino che per lo spavento si mise a piangere. Gli stavano con il fiato sul collo urlandogli contro qualche “fermatevi!” “mascalzoni!”, ed erano molto buffi nel rincorrere i ragazzi che ridevano come pazzi e si scambiavano battute.
 –Non credevo che i puffi sapessero correre così velocemente!-  Louis era il primo ed il più distante, subito dietro di lui c’erano Zayn, Harry e Liam mentre a pochi metri dagli agenti correvano a perdifiato Niall e Courtney. Arrivati nel parcheggio si guardarono attorno un po’ spaesati: non potevano prendere le macchine o la moto perché la polizia avrebbe letto la targa, quindi bisognava correre. Ancora. 
-Hai il culo pesante?! Corri!- Harry urlò contro Zayn dandogli una spinta per farlo ricominciare a correre.
Lui la stava cercando con lo sguardo, sapeva benissimo che se i due agenti avessero preso Courtney lei sarebbe tornata in orfanatrofio, e non poteva permetterlo. Era soltanto il suo primo giorno di libertà, e non voleva vederla già andare via. Anche Courtney lo sapeva e forse era questo che la spronava a correre, nonostante le gambe che le cedevano e il fiato che le mancava. I pantaloncini di jeans erano fradici, come la maglia, le scarpe e i capelli. L’essere bagnata limitava i suoi movimenti e lo sforzo era maggiore. Niall correva al suo fianco, rosso in volto. Anche lui era bagnato ma nel correre si tolse la maglietta. I capelli biondi gli scendevano lungo il viso arrossato, e ad ogni passo ansimava di più. Arrivarono qualche istante dopo nel parcheggio ma gli altri ragazzi erano già scappati.
 –Andiamo di qua, vieni!- Niall la prese per mano tirandola verso una stradina secondaria, e lei si sentì mancare per qualche istante. Quel contatto le era nuovo, e provò emozioni diverse da quelle che aveva sentito nel tenere per mano Zayn. Le girò la testa, ma continuò a correre. Svoltarono a destra, a sinistra e poi di nuovo  a destra.
 
-Credo che li abbiamo seminati-  stavolta Niall si fermò chinandosi e poggiando le mani sulle ginocchia aveva il fiatone e parlava con molta fatica.
Courtney si appoggiò con la schiena contro la parete fresca cercando di respirare con più calma. Rimasero così in silenzio per qualche minuto.
–Sono laggiù! Sono laggiù!-  i poliziotti svoltarono l’angolo, correvano ancore.
–Cazzo, cazzo!- Courtney urlò e ricominciarono a scappare. Svoltarono a destra ma la strada era bloccata da una rete alta forse tre metri.
–Merda!- Niall si arrampicò e un istante dopo si trovava dall’altra parte. Courtney faceva fatica ad arrampicarsi, le scarpe le si incastravano nei buchi della rete. Lui se ne stava per andare ma quando la vide in difficoltà tornò indietro e le allungò le mani per aiutarla. Lei si trovò in cima, e quando saltò cadde fra le sue braccia. I loro petti si toccavano e i loro respiri affannati erano gli unici rumori udibili. Le labbra di Niall si schiusero in un sorriso, lei si perse in quegli occhi blu. Le venne in mente di quando Sally le aveva raccontato del mare mediterraneo, di quel blu acceso che ti avvolgeva e lei aveva sognato di vederlo e poterlo disegnare usando pastelli di molte varietà di colore. Tantissimi tipi di blu.
Per un istante le sembrò che lui la stesse per baciare, e dentro di sé pregò che lo facesse.
Chiuse gli occhi, ma lui scoppiò a ridere allontanandosi da lei. I pensieri di Courtney si trasformarono da “ baciami stupido” a “finisci sotto un tram, stronzo”.
 La sua espressione tornò seria, forse più di prima, l’aria incazzata. Un taxi accostò li vicino e loro salirono di slancio, affondando stravolti nei sedili giallo sporco.
 
-Son venti sterline- l’autista calvo era stato zitto per tutto il tragitto ma ora che aveva accostato davanti al vialetto giustamente voleva essere pagato. Courtney scese dalla macchina facendo sbattere rumorosamente la portiera alle sue spalle e lasciando a Niall il compito di pagare il taxista. Raggiunse la porta d’ingresso della grande casa bianca e entrò.
–Oh, ciao Courtney! Come è andata oggi? Zayn mi ha detto del lago.. lascia pure i tuoi vestiti nel bagno di sopra, te li laverò questa sera stessa.- la madre di Zayn  era in salotto e le sorrise cortesemente.  Era una donna molto solare, di buon umore. Adesso che ci pensava, non aveva la minima idea di come si chiamasse. –Grazie mille, di tutto. Ho solo una domanda.. come vi devo chiamare?- si sforzò di sorridere ma come risultato ottenne una specie di smorfia storpia.
–Sandra e George andrà benissimo. Courtney, devi sapere che noi ceniamo tutte le sere alle sette e mezza  e io non sopporto i ritardi- poi si ritirò in cucina.
 
Erano solo le cinque e mezza , aveva tutto il tempo per fare quello che voleva, cioè per disegnare. Andò in camera sua  a prendere tutto il necessario poi salì di nuovo sul tetto. Voleva rivedere quel panorama bellissimo e immortalarlo sul suo foglio bianco. Camminò con attenzione tenendo in una mano il blocco dei fogli e nell’altro i pastelli. Si sedette sul punto più in alto, incrociò le gambe e cominciò a disegnare. Iniziò con un semplice paesaggio, gli alberi, la strada e le case. Poi aggiunse dei dettagli come le macchine, alcuni negozi e un bambino dai capelli rossi che giocava a tirare il bastone al suo cane. Era un bel disegno e si sentiva abbastanza soddisfatta.
Regnava il silenzio, o almeno, non c’era più quel caos pomeridiano che ti costringeva ad alzare il volume della voce per farsi sentire. Quel silenzio le faceva bene, l’aiutava a pensare. Purtroppo però , durò poco. Dai giardino dietro la casa si sentivano delle risate e quando lei si girò per guardare un fischio segnò l’inizio di una mini partita di calcio. C’erano Niall, Liam, Zayn, Louis e Harry che giocavano a calcio con altri ragazzi, forse i vicini. Lei si spostò dietro al comignolo per non essere vista, ed il soggetto dei suoi disegni cambiò. Senza rendersene conto cominciò a disegnare il volto di Niall sul retro del paesaggio. Ritrasse quel sorriso, che l’aveva illusa quando l’aveva aiutata a scavalcare. Fece le ombre, gli schiarimenti, le parti più calcate e quelle meno. Colse ogni minimo dettaglio di quel viso angelico. Poi cambiò foglio e lo disegnò in varie pose. Mentre correva, mentre beveva dalla bottiglietta, mentre giocava con Liam a fare la verticale sulla testa. Riempì decine di pagine con il suo volto, con i suoi occhi colorandoli di tonalità di blu diverse, con le sue mani. Disegnava senza riflettere ed era totalmente rapita dai suoi movimenti. Non si accorse nemmeno delle gocce che le scendevano lungo il viso. Quando una goccia cadde sul suo disegno, lei alzò lo sguardo e notò il temporale in arrivo. Fece per ritirare tutti i disegni nella cartellina, ma una folata di vento ne fece volare via due. Balzando in piedi riuscì a recuperarne uno, ma l’altro ormai era troppo distante e rischiava di cadere dal tetto e farsi male seriamente. Li passò uno a uno cercando di capire quale fosse andato perso, si trattava del paesaggio. Un tuono il lontananza illuminò il cielo, e Courtney decise di lasciar perdere il disegno e andare a fare una doccia prima di andare a cena.
 
-Ci vediamo domani Niall, puntuale mi raccomando!- Zayn gli diede una pacca sulla spalla e dopo aver salutato gli altri se ne andò.  Stava iniziando a piovere seriamente e doveva tornare a casa a piedi perché sua madre era via per lavoro ed il padre tornava tardi. Passando davanti alla finestra salutò Sandra, che stava puntualmente apparecchiando la tavola. Camminava senza pensieri precisi, e non si rese conto del foglio che gli si appiccicò al pantaloncini. Lo prese e fece per gettarlo nel cestino li affianco, ma poi si accorse che non era una qualsiasi pubblicità di un qualsiasi negozio, no, si trattava del suo viso. Si fermò di colpo e lo guardò attentamente. Era proprio lui. I lineamenti, i colori, l’espressione del viso. Sembrava fatto da un professionista. Si guardò attorno ma non c’era nessuno, girò il foglio e notò che sul retro c’era un paesaggio. Cercò una firma, un nome a cui rivolgersi ma era anonimo. Lo piegò in quattro e lo mise in tasca. Gli piaceva, e se ne sarebbe più liberato.


angolo autrice.
ciao a tutti e grazie di aver letto. Spero vi sia piaciuto e spero che recensirete.:) Su twitter non mi trovate più come @ItsLiamsgirl ma come @xgingersgirl. fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo! a venerdì prossimo. xx Gaia

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Capitolo 6
*** chapter six. ***


- chapter six;
 
Passarono circa quattro giorni, e lei si stava abituando. La mattina Zayn andava a scuola, poi mangiavano pranzo loro due da soli e nel pomeriggio uscivano a volte con i ragazzi, altre no. Andarono al centro commerciale, al cinema e al bowling. Un giorno aiutò a studiare e a fare una ricerca di storia dell’arte, poi passò la notte successiva a leggere il suo libro, e si appassionò di quella materia. La vita lì in fondo, non era tanto male, ed erano tutti simpatici e gentili con lei. Poi però, a Sandra venne un’idea.
–Domani andrai a scuola con Zayn, non siete allo stesso anno ma ti troverai bene, vedrai- il panico si impadronì del suo volto mentre Zayn le sorrideva cercando di confortarla un po’.
–Che ottima idea, cara- George era un uomo di poche parole, buono, sempre d’accordo con sua moglie.
–Metti la sveglia alle sette, ti accompagno io in moto- Zayn le toccò un braccio e sorrise dolcemente. Era per questo che ora si ritrovava a girarsi nel letto senza riuscire ad addormentarsi.
Come si sarebbe dovuta comportare?
Come sarebbero stati i suoi nuovi compagni?
Sarebbe stata di nuovo quella nuova e strana? Probabilmente sì.
Si girò verso la radiosveglia che segnava l’una e mezza e si costrinse a prendere sonno, riuscendoci dopo circa un’ora.

-Sei in ritardo, sveglia!- per un attimo le sembrò la voce di Sally, e provò un po’ di malinconia, poi si ricordò dove era, e che era Zayn a bussare, quindi si girò e si coprì le orecchie con il cuscino.
–Guarda che mi metto a cantare!- urlò da fuori e così fece, ma non era stonato, al contrario la sua voce era qualcosa di magnifico. Angelica. Armoniosa.
Courtney buttò le coperte da una parte e si alzò ancora con gli occhi socchiusi. Camminò lentamente fino alla porta e quando aprì si trovò davanti: un angelo, forse.
- Courtney, sei..- la guardò da capo a piedi, arrossendo.
Solo ora lei si ricordò che nella notte a causa del caldo si era tolta il pigiama ed era rimasta in mutande e reggiseno.
Urlò e richiuse la porta con un tonfo.
Qualche minuto dopo era già pronta e scese di sotto. Zayn stava mangiando una ciotola di cereali alla vaniglia e le dedicò un sorriso dolce. Lei prese uno yogurt alla fragola e lo mangiò in fretta. Nessuno dei due parlò, ma si guardarono tutto il tempo.
–Meglio se andiamo, o faremo tardi- mise la ciotola nel lavandino e caricò la borsa in spalla. Uscirono, e l’aria fresca ravvivò i capelli sciolti di lei. Presero la moto dal garage, e Courtney provò di nuovo quella sensazione di libertà e piacere sconosciuto.
La scuola non era molto distante e stranamente il traffico scorreva veloce.
Quando arrivarono, Courtney si pentì immediatamente di aver acconsentito a quella pazzia.
Lui parcheggiò la moto, e tutti gli sguardi degli studenti presenti nel parcheggio caddero su di lei.
Sulla nuova arrivata.
-Tranquilla, finché siamo insieme tutto andrà bene- le sussurrò all’orecchio, e tutto ciò che lei riuscì a pensare fu: è questo che mi preoccupa.
Un ragazzo biondo appoggiato alla scala la guardò da capo a piedi e fischiò.
Zayn lo guardò male, ma poi si rigirò: la campanella stava suonando.

-Prego, avanti- una voce calda, e profonda le infastidì le orecchie.
Aprì la porta, e per la seconda o forse terza volta nella giornata si ritrovò tutti gli occhi addosso.
-Lei deve essere la signorina Courtney Malik! Venga, si accomodi qui al primo banco. Io sono il professore di Arte, Mr. Whitman, è un onore- aveva all’incirca trentacinque anni, con un aspetto discreto. Fece come le disse, e lo ascoltò attentamente per tutta l’ora. Cercò di evitare le occhiate che i nuovi compagni le lanciavano, come il bigliettino con scritto “strana”.
Lei rimase ferma lì, senza dar alcun fastidio. Guardava fuori dalla finestra in silenzio: aveva cominciato a piovere.
Sfogliò il libro che le aveva dato il professore, e tenne lo sguardo lontano da quello altrui.
Al suono della campanella, cambiò classe.
Fu così per tutte le ore, e alla fine della giornata non aveva la minima idea di che colore fosse il soffitto della scuola, ma sapeva a memoria l’ordine in qui erano messe le piastrelle.
Vide Liam appoggiato a un armadietto che parlava con una ragazza e fece per raggiungerlo. Lui la salutò con un sorriso perfetto.
-Oh, guarda! Abbiamo una nuova puttanella per la scuola!- voleva resistere, voleva ignorarlo, ma si girò per vedere chi aveva detto quelle cazzate.
Il ragazzo biondo che le aveva fischiato era appoggiato all’armadietto con altri due amici. Non erano brutti, e probabilmente erano i puttanieri della scuola.
Stava per rispondergli qualcosa come: “tua madre” o “suca”, ma qualcuno l’anticipò.
Un pugno arrivò direttamente sul naso al biondino, e dal rumore era sicuramente rotto.
Niall gli era saltato addosso, e gli dava una scarica di pugni nello sterno.
Il ragazzo a terra urlava, ma riuscì lo stesso a dargli un destro sull’occhio.
Una cerchia di gente arrivò per assistere mentre Courtney e Liam cercavano di dividerli.
-Ora basta! Voi tre in presidenza! Subito!- furono le parole che fecero terminare del tutto quello scontro di box improvvisata.

-Perché l’hai fatto? Non dovevi. Potevo benissimo cavarmela da sola- stavano tornando in macchina, lei e Niall. Per fortuna non li avevano sospesi, ma dovevano lo stesso pulire la mensa il giorno successivo.
-Ti hanno dato della puttana, e non mi sta bene- aveva il volto contratto e un occhio nero che lo rendeva buffo.
–Avrei potuto fare da sola, ripeto- si girò scocciata e guardò fuori dal finestrino. Lui accese la radio, lei la spense. Tutto ciò si ripetè più volte. Quando accostò vicino a casa, lei fece per scendere sdegnante, ma Niall la fermò. Le bloccò il braccio, costringendola a stargli vicino. Molto vicino.
-E se ti dicessi che l’ho fatto perché sapevo quali sarebbero state le conseguenze e mi sembrava un ottimo piano per ottenere un po’ di tempo da trascorrere da soli, io e te?- si avvicinò e le sue labbra erano a circa dieci centimetri da quelle di Courtney.
-Direi che sei uno stupido, ma..-
Si avvicinò sempre di più.
cinque centimetri.
quattro centimetri.
tre centimetri.
Squillò il cellulare.
Zayn:’ Dove cavolo sei finita?!’
Courtney:’ Arrivo’.
Scese dalla macchina, senza salutarlo, e lasciando lì tutta la magia che si era creata.


Nota dell'autrice.
ecco il sesto capitolo! wow, non mi sembra di essere già al sesto! comunque: spero vi sia piaciuto e spero recensirete facendomi sapere cosa ne pensate. ci metto anima e cuore, e spero veramente che vi piacciano. vorrei dire che Courtney sarebbe la mia amica @niallersavedme (su twitter). non proprio il carattere o cosa, ma la storia era nata per lei. ora che lo sapete bhe, non cambia niente.
Grazie mille per aver letto. xx Gaia.

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Capitolo 7
*** chapter seven. ***


-chapter seven.

-Dove cazzo sei stata? Ti ho aspettata per più di un’ora!- Zayn le urlava contro gesticolando, era davvero arrabbiato e le vene che gli si gonfiavano sul collo ne erano la prova.
–Dal preside. Niall per difendermi ha picchiato uno, e ora siamo in punizione. Domani dovremo pulire la mensa. E poi stai calmo!- parlava stanca, cercando di guardarlo negli occhi, ma i suoi bruciavano di rabbia.
–Sono venuta a casa in macchina con Niall, e si è offerto di far lo stesso domani, visto che saremo chiusi la dentro per due ore in più del previsto- stava per andarsene in camera sua, convinta che la conversazione potesse finire così, ma Zayn le bloccò il braccio costringendola a guardarlo.
 –Cos’è tutta questa confidenza con lui, ora?- nei suoi occhi c’era uno strano luccichio: gelosia, forse. Rimase a guardarlo stupita delle sue parole, poi strattonò il braccio riuscendo a liberarlo dalla stretta e se ne andò in camera sua lasciandolo da solo in salotto.
Cosa cavolo gli prendeva? Ora lei non poteva frequentare nessuno al di fuori di lui? Era geloso? Perché?
Non scese a mangiare cena, ne si fece la doccia. Si buttò sul letto vestita, e senza nemmeno accorgersene di addormentò in pochi minuti.

Al suono della campanella le cadde la testa che era appoggiata al muro, e si svegliò dal riposino che si era concessa. Era la penultima ora di lezione e il professore di scienze stava facendo guardare alla classe un noiosissimo documentario, e Courtney ne aveva approfittato per dormire un po’. Dopo che Niall aveva picchiato quel ragazzo per lei, nessuno osava più prenderla in giro, ma lei stava lo stesso isolata dal resto della classe. Raccolse i libri e li mise nella borsa blu.
- Volevo chiederti scusa per ieri, stavo solo facendo il cretino con i miei amici- lei alzò lo sguardo e si trovò davanti al ragazzo biondo con gli occhi grigi del giorno precedente.
-Sono un bravo ragazzo, io- sorrise goffamente mostrando le fossette.
–Cosa stai cercando di dire?-  lo fulminò con lo sguardo e lui alzò le mani in segno di resa.
–Che quel Niall.. non è proprio..-
- Chiudi quella bocca! E comunque le tue scuse non sono state accettate- girò su se stessa e se ne andò stizzita.
L’ora di matematica non finiva più e Courtney rimpiangeva il documentario di scienze. La lancetta dei minuti sembrava tornare indietro invece che andare avanti. Doveva distrarsi.
Fece una caricatura alla professoressa, disegnandole un testone grosso quattro volte il corpo e dei vestiti ambigui. Poi senza rendersene conto sentì suonare la campanella e solo in quel momento si ricordò:
Niall, mensa, punizione.
Non sapeva se essere felice o triste, ma sicuramente era turbata.
Camminava pensierosa, mentre girava per i corridoi. Il pranzo era stato due ore prima ma lei non era andata. Odiava quei ritrovi di ragazzi puzzolenti, brufolosi e eccitati al passare di una gnocca in minigonna.
Svoltò a destra, e se lo trovò davanti.
Era appoggiato al muro, con una gamba piegata ed un sorriso mozzafiato: la stava aspettando.
Il ciuffo biondo non era mai stato così perfetto, la maglietta aderente nemmeno, il sorriso le fece perdere l’ordine dei pensieri.
Eccitazione a grado sei.
-Eccoti finalmente! Dobbiamo darci una mossa, o non finiremo mai più!- la guardava negli occhi, non il seno o le gambe, no. Lui la stava guardando negli occhi nonostante fossero da soli in un corridoio, semi buio, dove nessuno poteva vederli. Lei cercò di sostenere il suo sguardo e ricambiare il sorriso, il risultato come sempre fu una smorfia.
Le aprì la porta e si trovarono nello stanzone bianco e grigio, con i tavoli grandi ancora sporchi e con i vassoi poggiati sopra. Courtney tirò un sospiro, e prese un paio di guanti dal tavolo. Iniziarono a pulire, i vassoi, i tavoli, le sedie, il pavimento. Non si parlavano ma si cercavano. Le loro mani si sfioravano volontariamente, si guardavano senza farsi notare l’un dall’altro.
Ci impiegarono circa due ore, e alla fine tutto odorava di ammoniaca.
-Basta! Non ne posso più- si tolse i guanti e li lanciò esausta sul tavolo, ma caddero.
Si avvicinò per raccoglierli, e chinandosi provò un dolore atroce alla schiena, doveva rilassarsi.
Quando si alzò, rimase pietrificata.
Il corpo di Niall era vicinissimo al suo, lui le mise una mano dietro la schiena tirandola a se e facendoli aderire di più. Le guardava le labbra, le desiderava. La spinse leggermente facendola sedere sul tavolo, e facendosi spazio per raggiungerla.
-Ma cosa?!-
Lei strinse il ripiano dietro di se per farsi coraggio.
-Courtney, tu mi attiri. In modo spaventoso-
Gli sorrise.
Cercò di spingerlo via con la mano, non si sentiva del tutto pronta. Lui la afferrò e se la portò al petto. La tirò a sé senza preavviso, ed il viso di lei era all’altezza del suo. La fissò con un sorriso seducente. E fu allora che capì che quel momento aleggiava nelle sue fantasia ormai da giorni.
Eccitazione a grado nove.
Courtney si avvicinò: qualcosa dentro di lei le diceva di fermarsi, ma la ignorò.
Lui posò le mani sul tavolo, proprio accanto ai suoi fianchi, piegò la testa di lato e si avvicinò. Lei inspirò il suo profumo intenso.
-Credo che dovresti spostarti- gli sussurrò.
- Spostarmi dove? Qui?- Posò la bocca sulla sua spalla. –O qui?- la appoggiò sul collo.
Il cervello di lei non riusciva a elaborare alcun pensiero logico.
La bocca di Niall saliva verso la mascella, succhiando delicatamente la pelle.
-Mi si stanno addormentando le gambe- gli mormorò.
-Ci penso io- la prese per i fianchi, ma all’improvviso sentirono una porta aprirsi. Entrambi sobbalzarono e si allontanarono di slancio.
-Che ci fate qui?- la bidella li guardò curiosa, ma poi capì. –Ah, siete i ragazzi della punizione. Vedo che avete finito, andate pure-
Non se lo fecero ripetere due volte, e uscirono di fretta.
Per la scuola non c’era più nessuno, le luci cominciavano a spegnersi.
-Andiamo, ti porto a casa- fece per prenderle la mano, ma lei lo evitò.

-Spiegami perché prima ti fai quasi baciare e poi mi ignori- guidava serio, con la mascella tirata. Non la guardava, ma la desiderava più di qualsiasi altra cosa al mondo.
-Sono confusa, tutto qui- si girò verso il finestrino, voleva scendere di lì.
Lui accostò la macchina, e scese sbattendo la portiera. Fece il giro del veicolo e ci si appoggiò con una gamba piegata, come faceva di solito.
Cosa cavolo gli prendeva?
Lei scese a sua volta, ma quando fece per parlare Niall le bloccò i polsi, bloccandola tra la macchina e il suo corpo.
-Ascoltami- qualcosa gli luccicava negli occhi. –Devi capire che è da tanto che ti aspetto, e ora non ti lascerò rifiutarmi così facilmente-.
-Cosa intendi?-
Non ricevette risposta.
Niall premette le labbra contro quelle di lei, sfogando tutto il suo desiderio represso.





nota dell'autrice:
ecco finalmente il settimo capitolo! yeee (?)
mi sucso per non averlo postato venerdì, ma ho avuto un periodo indaffarato.
comunque, spero che vi piaccia e che lascierete una recensione per farmelo sapere!
il prossimo sarà venerdì prossimo e sarò puntuale, promesso. c:
xx Gaia


P.S. il prossimo capitolo sarà a rating rosso!

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Capitolo 8
*** chapter eight. ***


SALVE A TUTTE! questo è il mio primo capitolo a rating rosso, quindi siate buone con me, e fatemi sapere se vi piace e cosa ne pensate. le vostre recensioni sono sempre molto apprezzate. a venerdì prossimo, xx Gaia
-chapter eight.
 
Le labbra ancora la pizzicavano, e le sfiorò con l’indice sinistro, la bocca leggermente aperta. Non riusciva ancora crederci che l’avesse baciata. Era sconvolta, felice e irritata allo stesso tempo. Perché comportarsi da stronzo, e poi baciarla? Perché era così fottutamente bello? Perché lei si era eccitata a quel contatto? Perché lo desiderava? Si buttò sul letto, stanca. I pensieri le si contorcevano nella testa, e lei voleva ignorarli.
Si tolse le scarpe che ancora calzava e le lanciò con forza contro la parete. Non doveva andare così.
-Posso entrare?- Zayn era sulla porta, la osservava attentamente.
–Si vieni pure- Indossava solo dei pantaloncini lasciando gli addominali in vista e il ciuffo di capelli neri era sfatto.
-C’è qualcosa che non va, o avevi solo voglia di disturbare il mio pisolino tirando oggetti sulla parete?- fece un sorriso debole, si vedeva che si era appena svegliato.
 –Scusa non volevo disturbarti- farfugliò a mezza voce.
-Non importa, ormai sono sveglio. Ma perché.. stai piangendo?- le accarezzò il viso e si soffermò sulla guancia. Muovendo leggermente il pollice le asciugò una lacrima di cui lei non si era resa nemmeno conto.
Lo guardò fisso negli occhi, senza parlare. Non aveva mai pianto davanti a qualcuno tranne a Sally, forse.
Ma lei era un caso a parte, era la sua migliore amica. Che cosa stava diventando per lei Zayn?
La prese per le spalle facendola sedere accanto a lui e la abbracciò. Non se ne rese conto, fu un impulso, ma nessuno dei due indietreggiò. Rimasero così per qualche minuto poi il cellulare di Zayn squillò e lui si congedò dandole un bacio sulla guancia accompagnato da un “sorridi che sei bellissima” sussurrato all’orecchio. Così, Courtney si ritrovò di nuovo sola nella stanza, ma ora stava meglio. Accese lo stereo e iniziò a ballare su qualsiasi canzone che passava alla radio. Alla terza canzone stava iniziando a sudare e aprì la grossa finestra che dava sul balcone, poi si sfilò la maglietta rimanendo con il reggiseno addosso.
-Ciao Courtney- una voce dannatamente sexy la chiamò.
 -Aaah! Ma sei impazzito?!-  urlò portandosi le braccia al petto per coprire il possibile, con scarso risultato. Niall era fermo davanti alla finestra, la guardava, soddisfatto. Forse era felice di vederla così imbarazzata e spaventata, o forse perché era mezza nuda. Sorrideva compiaciuto.
-Quindi? Che cavolo ci fai in camera mia? a quest’ora? Entrando dalla finestra!- Urlò, e lui le corse incontro coprendole la bocca con una mano.
 –Non urlare- i loro volti erano vicinissimi, e Courtney provò di nuovo quel desiderio. Lo desiderava, e in parte sperava che fosse così anche per lui.
-Alza il volume della radio- Niall continuava a sorriderle, guardandola fissa negli occhi. Lei non riusciva a sostenere quello sguardo, non in quelle condizioni.
Obbedì e si accorse che era cambiata la canzone: una musica lenta e sensuale invase la stanza.
-Vieni- sentì le mani di lui scenderle per la schiena fino a raggiungere i jeans, ne afferrò il bordo tirandola verso di se e conducendola al letto già sfatto.
Si stavano per sdraiare su quel che pareva una nuvola bianca e accogliente, quando Courtney lo bloccò.
-Dobbiamo giocare ad armi pari- alzò un sopracciglio sfoggiando lo sguardo più sexy che conosceva, poi prese la sua maglietta e la tirò verso l’alto sfilandogliela. Fece tutto con una lentezza snervante, mentre sentiva l’erezione di lui aumentare e fremere. La desiderava.
Tenendole una mano sotto la schiena la fece sdraiare sotto di lei, senza perdere il contatto visivo. Le baciava l’orecchio, il collo, la spalla. Pizzicandole tra le labbra le fece scivolare giù entrambe le spalline del reggiseno, poi dopo averle sfiorato i fianchi con le dita, la liberò dell’indumento. Tutto avveniva con estrema lentezza, moltiplicando l’eccitazione di entrambi. Lei gemeva mentre aspettava di farlo suo.
La situazione si capovolse.
Courtney era a cavalcioni su di lui con il seno in vista, mentre scendeva verso il fondo del letto.
Gli slacciò la cintura, e gli fece scivolare via i pantaloni che raggiunsero il pavimento freddo. Rimase ad osservare ciò che stava causando in lui, soddisfatta. Gli tolse anche le mutande ed avvicinò le labbra al suo membro. Niall gemette, stringendo le lenzuola.
Con piccoli baci sull’addome tornò alla sua bocca, catturando i gemiti ormai incontrollabili. Lui era diventato frenetico, la sua erezione imponente. Le sfilò contemporaneamente sia i pantaloni che l’intimo, lasciando finalmente i loro corpi totalmente nudi. Lei gli stava sopra, muovendo leggermente i fianchi voleva farlo impazzire.
Scivolò sotto di lui, e lui continuò a baciarla lentamente. Si stava vendicando.
-Niall, ti prego..-
Lui rispose alla preghiera. Con un movimento lento entrò in lei, mentre con le mani le accarezzava i suoi seni sodi e perfettamente rotondi. Le stuzzicò i capezzoli con le dita, poi con le labbra.
-Ti prego- Courtney gemeva, e Niall cercava di soddisfarla. Il piacere le scoppiava nelle vene, e il suo ventre bruciava. I movimenti divennero sempre più veloci e profondi, mentre lei con le mani lo afferrava per le spalle accompagnandolo. Lei inarcò la schiena e urlò dall’estremo piacere, lui tirò indietro la testa dai capelli biondi mentre ansimava sempre di più.
Le lenzuola bianche avvolgevano i due corpi nudi, riempiendo di freschezza quell’attimo perfetto.Una luce chiara le stuzzicò le palpebre e fu costretta ad aprire gli occhi. Niall dormiva al suo fianco con le guance arrossate e i capelli biondi arruffati. Un calore strano le proveniva dal braccio e si accorse con stupore che le loro mani erano unite, le dita intrecciate: si sentiva felice, amata, completa.
Quel ragazzo biondo dagli occhi azzurri la faceva stare bene, come mai nessuno prima.
Non era stato sesso, ma amore.
Courtney si girò su un fianco e gli diede un bacio sulle labbra rosse. Sapeva di vaniglia. Lui sorrise nel sonno, poi si girò e continuò a dormire.
-Courtney, stai bene?  Ho sentito molto rumore stanotte- Zayn bussò alla porta con la mano già sulla maniglia, pronto ad entrare.
“Pensa in fretta Courtney, pensa in fretta”.
-Un secondo solo.. non sono presentabile- disse imbarazzata avvampando in viso e pentendosene subito dopo.
-Svegliati Niall!- lo scosse leggermente, bisbigliando.
–Che?-
-Shh- lo aiutò ad alzarsi dal letto, soffermandosi ad ammirare il suo corpo nudo per un istante.
–Stai qui dentro- lo chiuse nell’armadio, lasciando una fessure per far entrare l’aria. Si avvolse nel lenzuolo bianco assaporandone per un istante la freschezza, poi aprì la porta.
 –Ciao Zayn- lui entrò timoroso, sorridendole dolcemente.
–Ciao. Ma che è successo stanotte? Stai bene?- la guardava.
Osservava il pezzo di stoffa che copriva quel corpo perfetto, quel corpo che lui desiderava tanto. Era leggermente sudata, ed i capelli rossi erano sciolti lungo le spalle.
-Ho solo avuto un incubo, niente di più, tranquillo- gli sorrise arrossendo.
Sentiva il suo sguardo addosso, e quel lenzuolo iniziò a bruciare al contatto con la pelle. Zayn si mordeva il labbro inferiore procurandosi un piccolo taglio, e lei capì che qualcosa di muoveva in lui.
-Ok, forse è meglio se ora vado- indietreggiò lentamente poi uscì, triste.  Nel vedere quello sguardo demoralizzato, Courtney sentì una parte del mondo cadergli addosso e schiacciarla al suolo.
-E’ andato via?- la voce proveniente dall’armadio le ricordò che c’era Niall ancora chiuso li dentro.
-Sisi…- delusa rispose, a bassa voce, fissando la porta.
Perché si sentiva in colpa e felice allo stesso tempo?
Due mani l’afferrarono per le braccia, e un istante dopo si ritrovò nell’armadio abbracciata a lui.
-Ciao- le sorrise dolcemente.
–Ciao- rispose lei.
 – Ti hanno mai detto che sei bellissima?- quelle parole le riecheggiarono in testa, più e più volte. Negò con un cenno del capo fissando i suoi occhi blu. Nonostante ci fosse il buio più totale, riusciva a vederli perfettamente. –Bhe, lo sei davvero- nella sua voce c’era malizia, ma anche totale sincerità.
Le loro labbra si ritrovarono, il lenzuolo bianco cadde sul fondo dell’armadio, e sdraiandosi sopra ricominciarono a fare l’amore.

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Capitolo 9
*** chapter nine. ***


- chapter nine;

Il tempo è composto da attimi.
Attimi pieni di emozioni, movimenti, distrazioni. 
E quando passi la tua vita in un orfanotrofio capisci che quegli attimi sono andati persi.
Sedici anni buttati nel cesso.
E’ tutto una corsa contro il tempo, una corsa per arrivare da qualche parte, chissà dove. 
Ma quando trovi un bivio, quale strada devi prendere? 

Erano passate settimane dal suo arrivo in casa Malik, e Courtney si era ormai ambientata.
Andava a scuola, aiutava a fare la spesa e passava la maggior parte del suo tempo con Zayn e i suoi amici, in particolare con Niall.
Dopo quella sera, dopo essere andati a letto, qualcosa era cambiato. 
Erano usciti diverse sere, erano stati bene insieme, si telefonavano spesso ma Courtney si trovava a un bivio.
Niall era dolcissimo con lei, ma Zayn la attirava come una enorme calamita
I loro corpi si chiamavano, si desideravano, si aspettavano. 
Non sapeva definire quello che c’era tra lei e Niall, ma voleva scoprirlo. Voleva scoprirlo per se stessa, per colmare quelle incertezze ma anche per poter dare una risposta a Zayn che per l’ennesima volta, le stava facendo una scenata di gelosia. 

-Courtney, sei pregata di rispondermi. Cosa c’è tra te e Niall? Parla!- Zayn urlava gesticolando mentre lei cercava di nascondersi dietro il suo vecchio scudo protettivo, quello che l’aveva sempre protetta anche quando gli incubi prendevano vita. Il suo migliore amico, da sempre. 
Nessuno l’aveva oltrepassato, tranne Niall. 
Dieci punti per lui. 
-Niente, non c’è niente!- abbassò lo sguardo esausta delle sue stesse menzogne. 
Zayn corrugò la fronte, e fece schioccare le labbra. –Non ti credo- 
I loro occhi si incontrarono, e ancora una volta Courtney sentì quell’attrazione. 
Una lacrima scivolò veloce lungo la guancia di Zayn, ma quando Courtney si avvicinò per asciugargliela con una carezza, lui si ritrasse. –Non mi toccare- 
Fu un pugno nello stomaco, come essere colpiti dal proprio schiaffo. 
Un male atroce.

“Ho bisogno di risposte” era l’unico suo pensiero mentre correva verso il parco. Correva a perdifiato, ignorando chiunque incontrasse. 
In quel lago per la prima volta, aveva notato qualcosa in Niall e sarebbe tornata lì, al punto di partenza. 
Si sfilò i vestiti e si immerse abbandonandosi alle lacrime. 
Non piangeva per una ragione, ma ne aveva bisogno. 
Voleva liberarsi di quel peso che da sempre portava nel petto, voleva sentirsi “leggera”. 
Si portò le mani sopra al seno, dove sentiva quel dolore tastando in cerca di qualche segno. Chiuse gli occhi e si immagino di strapparselo via e lasciarlo affogare in quel lago, di vederlo andare sempre più a fondo mentre lei si liberava nel cielo, come una farfalla. 
A pensarci bene, avrebbe potuto lasciare tutto quanto lì, le bastava smettere di respirare.
Non sarebbe mancata a nessuno, perché non aveva niente da perdere. 

Poteva lottare, ma a quale scopo?
Tutta la sua vita non era altro che un susseguirsi di attimi, di sbagli. 
Aveva ferito Zayn, e temeva di perdere anche Niall. 
Andò sott’acqua cercando di rallentare il battito del suo cuore, che le rimbombava nelle orecchie. 
Doveva andare a chiarire il tutto con Niall, e se fosse andata male.. esistevano molti modi di togliersi la vita.
Nuotò finchè non si fu calmata, poi uscì dall’acqua e si rimise i vestiti. Cercò il cellulare ma poi le venne in mente che la lite con Zayn era iniziata perché lui le aveva preso il cellulare e aveva visto le chiamate di Niall. Con il palmo della mano si diede un colpo sulla fronte, ripetendosi “stupida, stupida, stupida” , camminando verso casa sua. 
Le strade erano poco affollate ma in molti fecero caso a lei, infondo non capita tutti i giorni che la ragazza che aspetta al semaforo accanto a te sia fradicia dalla testa ai piedi. Il venticello fresco le causava dei piccoli brividi su per la schiena, e le formicolavano le mani. Aveva paura. 
Una volta arrivata sotto casa di Niall, prese una pietra e la lanciò contro quella che sapeva era la sua camera.
-Scendi!- urlò. 
Attese qualche secondo poi una testa bionda apparve. –Hey splendore-.
Le vertigini la colsero di sorpresa e si senti avvampare in viso. 
Come se ogni cellula del suo corpo andasse a fuoco.
-Non sapevo che saresti venuta a farmi visita, che succede?- andava verso di lei bruciando la distanza che li separava con qualche falcata. Si fermò a qualche centimetro dal suo corpo e la guardò sorridendo. 
Courtney pregò che la smettesse di sorridere, subito.
-Dobbiamo parlare- rispose con troppa decisione facendo spaventare Niall. 
-che cazz.. non sei mica incinta, vero?!- 
-no, non sono incinta- 
-e allora cosa..- 
Doveva trovare le parole giuste. 
-Non ci capisco più niente Niall. Insomma, noi stiamo insieme o cosa siamo? Amici di letto?-
-Piccola..-

-Non osare chiamarmi piccola! Devi.. devi sapere che Zayn è geloso e mi ha fatto molte domande su di noi. Gli ho dovuto mentire, PERCHE’ NEMMENO IO SO COSA C’E’ TRA NOI! Sono passati sei giorni da quando siamo andati a letto. Non che il sesso con te mi dispiaccia, ma siamo solo questo? Perché io da te ricevo questo. E credo di meritarmi di più, dopo tutto quello che ho passato..- senza rendersene conto aveva iniziato a piangere ed ora lui la teneva stretta a sé cercando di calmare quei singhiozzi. 
Courtney si tirò indietro di scatto, si era ripromessa di non piangere e questo non era quello che voleva. 
-Io arrivo e tu mi tratti di merda, come se ti avessi ucciso il gatto. Poi una sera ti infili nel mio letto e BUM! Ora stiamo insieme? Io ero una forte, avevo costruito un muro per proteggermi dal mondo poi arrivi tu con i tuoi capelli biondi, gli occhi azzurri e quel sorriso e lo distruggi. Distruggi la mia fortezza, il mio recinto di protezione, la mia sicurezza. La Courtney che ero non scoppiava a piangere tra le braccia di un ragazzo, e questa qui non so nemmeno chi sia.

Lasciò cadere le braccia lungo il corpo rassegnata, mentre una voragine le scavava il petto. 
Dove era finita la Courtney che non provava emozioni?

-Se ti dico una cosa, mi prometti che non scapperai?- 
lei annuì.
-Mi sono innamorato di te-.

Il tempo di un battito di cuore, di un attimo, ed il mondo è crollato.



nota dell'autrice: ciao a tutti, e rieccomi qua! (?) finalmente sono riuscita a riscrivere qualcosa, e spero che vi piaccia! lasciatemi una recensione se avete letto anche negativa, in modo che so se continuare o meno! ora su twitter sono @ehigaga (cambio molto spesso) e se avete qualcosa da chiedermi o qualche consiglio da darmi, accomodatevi pure. al prossimo capitolo!
gaia

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Capitolo 10
*** chapter ten. ***


- chapter ten;

Per comunicare abbiamo la scelta di miliardi di parole, possiamo formare metafore e concetti complicati. Possiamo anche scrivere una canzone dove parole e musica diventano tutt’uno.
Ma è scientificamente provato che quando vorrai dire qualcosa, non saprai cosa dire e ti troverai in situazioni difficili, che peggiorerai solamente dicendo qualche cavolata o espressione fuori luogo.

-E’ impossibile-
Non aveva parole, non sapeva che espressione doveva avere.
Sapeva solamente che mentre il ragazzo in fronte a sé, mentre l’unica persona che aveva oltrepassato la sua barriera di protezione le stava dichiarando il suo amore, lei pensava a un altro.
Immaginava di baciare Zayn e di lasciarsi andare in una notte focosa con lui, tra le sue braccia. Pensava al suo sguardo magnetico, al suo calore, al suo sorriso. Alle sue labbra.
-E’invece è così- Niall la prese per i polsi e l’avvicinò a sei, poi eliminò ogni distanza baciandola.
Le sue mani percorrevano ogni centimetro del suo corpo e la baciava con passione, mentre lei stava immobile, inerme, come un manichino tra le sue grinfie. Non vivo.

-Io non ti amo- lo spintonò cercando di riappropriarsi del suo corpo, boccheggiando in cerca d’aria.
Si prese il viso tra le mani, non sapeva perché l’avesse detto. Che cazzo stava facendo? Perché si stava facendo questo?
-Io non ti amo, e lo so perché mentre mi baci, io non sento niente. Riesco solo a pensare a quanto sarebbe bello baciare Zayn- le parole le uscivano dalla bocca ma era come se non fosse il suo cervello a pensarle.
Lei non voleva fare del male a Niall, non se lo sarebbe mai perdonato. Si tappò la bocca con la mano. Ma cosa stava succedendo?
-Ma che cazzo stai dicendo? Non ti credo- sbattè le palpebre più volte, mentre l’espressione sul suo volto stava assorbendo tutto il dolore del mondo.
-Non so perché ti sto dicendo questo.. ma è come se io non avessi mai provato nulla per te, sono vuota! Sono un fantasma!- la parola fantasma rimase sospesa tra di loro per qualche secondo.
Il cielo si stava colorando delle più strane tonalità di grigio mentre il traffico diventava sempre più intenso.
I padri che tornavano a casa dalle mogli e dai figli.

Courtney non aveva mai avuto un padre da aspettare la sera, ne una madre.

Guardava Niall negli occhi e si sentiva sempre più vuota, come se lui con quell’ultimo bacio avesse aspirato via tutti i suoi pensieri e le sue emozioni.
Era un foglio di carta portato via dal vento.
Provò una strana sensazione, come se una bollicina le scoppiò nel cervello, seguito da un lungo fischio, debole. Poi un freddo glaciale.
-Come puoi essere così senza cuore? Vai via da casa mia! Via! Sei una puttana stronza! Se esisteva un modo per distruggere tutte quello che provavo per te, complimenti l’hai trovato! Quando sei arrivata e ti o visto per la prima volta sapevo già come sarebbe finita! Tu nel letto di Zayn mentre io innamorato di te. Come succede tutte le volte che conosco una ragazza, ed è proprio così che andrà a finire! Neanche fare lo stronzo con te ha funzionato, anzi, ha reso tutto molto più doloroso e difficile. Io.. io non voglio più vederti.- Piangeva. Lacrime pesanti gli rigavano il volto.

 Chi era quel ragazzo davanti a lei che piangeva? Come si chiamava? Perché piangeva? Era stata colpa sua? Aveva qualcosa di strano negli occhi.
-Io sono Aileen, piacere. Tu come ti chiami? Che ti succede?- sorrise cercando di essere cortese, voleva iniziare con il piede giusto.
- Vaffanculo Courtney, non sei divertente. Vai a farti scopare da quello la-
“E’ proprio carino questo ragazzo biondo, davvero molto carino” pensò
. 

Un’altra bollicina le esplose nel cervello, ma dopo sia il freddo che il debole fischio cessarono.
Ed ora dove cavolo stava andando Niall? Bhe, forse era meglio così. Lontano dagli occhi lontano dal cuore, no? Lo guardò rientrare in casa e sbattere la porta, poi prese un respiro profondo. Le faceva male la testa.
-Courtney! Che ci fai qui? Ma sei fradicia!- la voce di Liam riecheggiò per tutto il cortile seguita da una fragorosa risata e lei si girò sorridendogli.
-Ero venuta per parlare con Niall ma non è in casa- Inclinò la testa e cercò di strizzarsi i capelli. Liam indossava una t-shirt della Nike molto aderente che metteva in risalto le sue spalle larghe e l’assenza di grasso, pantaloni della tuta e un paio di ciabatte infradito. Le si avvicinò e le diede un rumoroso bacio sulla guancia per salutarla.
-Dai ti accompagno a casa, ho la macchina qui dietro- sorrise evidenziando la fossetta sotto l’occhio che Courtney non aveva mai notato. Era carina.
-Grazie Liam, ma magari tu hai altro da fare..- si strinse nelle spalle esitando.
-Ero passato per chiedere a Niall se voleva venire a vedere una partita, ma non c’è- diede un’alzata di spalle e sorrise di nuovo.
-Allora grazie- si incamminarono lungo il vialetto, Liam gli era sempre stato simpatico.
Arrivati alla macchina le aprì la portiera e lei salì di slanciò, ma un istante dopo si pentì di aver accettato il passaggio. Di essere andata a casa di Niall. Di non essersi buttata sotto un treno anni fa.
Zayn era in macchina con la fronte schiacciata contro il finestrino. Non parlò, non la guardò.
Ne quel giorno, ne la settimana seguente.
Era diventata davvero un fantasma?


nota dell'autrice:
ecco qua il capitoloooo. *applauso a me stessa*
vi prego, recensite! fatelo leggere ai vostri amici e ditemi cosa ne pensate!
non ci ho messo tre mesi a scriverlo, visto? (:
sicuramente non avrete capito cosa sta succedendo o chi sia Aileen, ma qui inizia il bello.
seguite i capitoli, e capirete il tutto! (:
spero vi sia piaciuto.

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