Stalking.

di _Angelica_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Vita di inizio autunno. ***
Capitolo 2: *** Una sorpresa sconcertante. ***
Capitolo 3: *** Chi non muore si rivede ***
Capitolo 4: *** E se fosse lui? ***
Capitolo 5: *** Solo confusione ***
Capitolo 6: *** Pop corn, film e... un ospite indesiderato. ***
Capitolo 7: *** Il bivio ***
Capitolo 8: *** Festa di Halloween Parte uno ***
Capitolo 9: *** Festa di Halloween Parte Due ***
Capitolo 10: *** Ciao Luen, sei così diversa. ***
Capitolo 11: *** Si chiude una porta e... si apre un portone. ***
Capitolo 12: *** Preparamenti e ... ***
Capitolo 13: *** Una serata da sogno o da incubo? ***
Capitolo 14: *** Vacanze di Natale. ***
Capitolo 15: *** Cosa vuoi Jéremy? ***
Capitolo 16: *** Ricordi, nient'altro che ricordi. ***
Capitolo 17: *** Ciao Noah... ***
Capitolo 18: *** Ed il mondo mi crolla addosso.. ***
Capitolo 19: *** Ringraziamenti dell'autore ***
Capitolo 20: *** La fine o un nuovo inizio? ***
Capitolo 21: *** DRIIIIIN messaggio per voi ***
Capitolo 22: *** Scream (urlo) ***
Capitolo 23: *** Il colore del passato ... ***
Capitolo 24: *** Ritorno a scuola ***
Capitolo 25: *** Cosa faresti se non ci fosse un domani? Pt 1 ***
Capitolo 26: *** Il bosco ha fame .. ***
Capitolo 27: *** Vetri appannati,come il mio cuore. ***
Capitolo 28: *** American Horror Story 1 ***
Capitolo 29: *** American Horror Story 2 ***
Capitolo 30: *** La fine non è mai la vera fine. ***



Capitolo 1
*** Vita di inizio autunno. ***


Le prime luci dell'alba sfioravano il morbido viso di Beatrice,
il freddo glaciale di quella mattina poteva sentirsi vedendo la finestra umida della sua camera.
Quel giorno aveva educazione fisica e non le andava di certo correre con una tuta con quel freddo battidenti. Lei amava molto quella stagione e non perse l'occasione di indossare una felpa calda bere una tazza di cioccolata sul suo soppalco e godersi la vista di quegli alberi colorati che perdevano foglie formando lettini morbidi per gli amici animali.
 Bea viveva in una piccola cittadina della Germania, tra foreste e campagne e amava sentirsi isolata dal resto del mondo.
Era una cosa meravigliosa vivere nella sua casa di legno su una specie di pendio.
 Non era del tutto emarginata la sua amica Luen viveva proprio nell'ultima casa in fondo a sinistra erano praticamente amiche da sempre e,quotidianamente, scendevano a valle per frequentare le scuole superiori giù in città.
 Non erano molto popolari e non si interessavano minimamente di esserlo come tante altre ragazze che vivevano praticamente di questo. Non avrebbe mai creduto che in quel giorno il suo passato si sarebbe rivoltato contro come un bumerang. le cose irrisolte ritornano sempre, prima o poi.

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Capitolo 2
*** Una sorpresa sconcertante. ***


Entrai affannata nell’atrio della scuola e proseguii verso la rampa di scale che mi portava quotidianamente nella mia classe,Luen si aggrappava a me come se non volesse cadere di certo sarebbe stata sbranata da quella gentaglia che viene definita”popolare”, non potevamo e non volevamo di certo entrare nella loro cerchia ci avrebbero deriso, maltrattato e chissà quale malignità avrebbero progettato per noi. Come successe alla povera Amelie mi dispiace tanto per lei voleva solo essere un qualcuno ma per loro era di certo un qualcuno di troppo. Chissà quali mali le hanno procurato tanté che non la rividi più forse trasferita in chissà quale continente. Nel frattempo  cercavamo mogie mogie la nostra classe ed eccola li sempre la stessa era lugubre come non mai ma per fortuna avevamo un’ampia finestra dove potevo guardare fuori tutto un mondo colorato essì l’autunno era una cosa meravigliosa.  La professoressa spiegava invano un qualcosa sulla composizione dell’acqua quando all’improvviso alzò il tono della voce per farmi”resuscitare” e ascoltare, è inutile dire che non ci riuscì ma quando terminò la lezione ella volle punirmi con una sola parola:
<< Bea tu lavorerai con Louis per il progetto di chimica >>

Cosa?? Sta scherzando vero?? Le feci un occhiataccia e lei ricambiò con un sorriso maligno che per me voleva dire:
<< così imparerai a non ascoltare >>
perfetto Mi ha appioppato il ragazzo più asociale della classe e per giunta anche un po’ strano era sempre all’ombra e in 3 anni non ricordo nemmeno di aver sentito la sua voce. Uscìì dalla classe a braccetto con Luen che dovette subire tutti i miei capricci ecco una buona amica quella che ti ascolta e subisce senza averne nessuna colpa.
La stessa sera Luen doveva dormire da me nella casa sull’albero,per noi era una specie di tradizione l’adoravamo davamo inizio all’autunno che arrivava perché noi proprio in quella stagione di tantissimo tempo fa ci siamo conosciute. Presi coperte,cuscini,cibo e tutto ciò che occorre in queste circostanza non poteva di certo mancare il mio portatile appoggiato sempre sulla scrivania o sul letto per questa volta veniva con me nella casa sull’albero doveva aiutarci nell’impresa di vedere un buon film ma il nostro piano andò in fumo per un’ e-mail
Oddio ancora lui??

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Capitolo 3
*** Chi non muore si rivede ***


Eri bellissima stamattina,bellissima nell’atrio della scuola con i raggi del sole che ti colpivano il viso ricorda non sei invisibile come credi e mai sola.

Quando lessi l’e-mail  mi spaventai tantissimo, ero convinta che questo anonimo avesse smesso di perseguitarmi iniziò questa dura lotta nel giorno della morte di mia nonna, Ci fu una breve messa ed io classico tipo che soffre in silenzio non riuscivo ad integrarmi alle povere anime che si disperavano per la perdita,
forse queste tante persone credevano che io fossi un’insensibile, senza un cuore senza sapere che,forse, ero quella che soffriva di più. Tornai a casa tra le lacrime solo allora potei sfogarmi accesi il computer e notai la prima e-mail e da allora ne ebbi di frequenti senza mai smettere finché una notte di mezza estate non tornarono più.
Credevo fosse tutto finito ma non era così. Iniziai a sentirmi di nuovo osservata più osservavo le persone e chi potesse essere l’autore di quelle lettere che duravano da un bel po’,e più arrivavano incessanti le lettere. Divenni irascibile e avevo paura di ogni cosa sebbene  questo presunto ragazzo non si è mai fatto vedere. Chiesi a Luen di restare di nuovo a dormire con me quella notte, i miei genitori erano ad un convegno per stipulare un contratto con una nota agenzia e sarebbero venuti molto tardi. Non me la sentivo davvero di restare sola stavo soffrendo per davvero le manie di persecuzione menomale che ad appoggiarmi e a fortificarmi c’era la mia migliore amica altrimenti non saprei proprio come avrei gestito la situazione. Nessuna e-mail.
 Quella sera non arrivò nulla e se avesse smesso?? E se avesse capito che soffriva di paranoia e ha lasciato perdere? Provai quella sera un sospiro di sollievo sebbene la casella postale era sempre aperta giorno e notte per un eventuale messaggio dell’anonimo.
Finalmente dopo ore di insonnia mi addormentai, proprio mentre chiusi gli occhi e mi abbandonavo a Morfeo mi arrivò una chiamata sul telefono, aprii immediatamente gli occhi sono di certo i miei che mi chiamano per sapere se tutto va bene.
Luen dormiva tra sogni beati e proprio mentre cercavo di afferrare quell’oggetto illuminato sul comodino rimasi sconvolta da ciò che vidi non erano i miei a chiamarmi ma uno sconosciuto un brivido mi arrivò dalla schiena alla nuca restai paralizzata e non so come ebbi il coraggio di rispondere premetti il tasto e con voce roca dissi:
<< Pronto >>
<<  Eri davvero convinta che ti avrei rimasto sola tutta la giornata? >>
<<  Chi sei?? E chi ti ha dato il mio numero? Tu sei un pazzo sparisci dalla mia vita >>
e interruppi la chiamata.
Svegliai a malincuore Luen che quando seppe l’accaduto mi confortò. Quella sera non dormii.
Si era fatta mattina ero distrutta, stremata dalla paura e dal sonno presi lo zaino che era sulla sedia avanti alla scrivania e notai con stupore che mi era arrivata un’altra e-mail
Cosa c’è ora?


CIAOOOO:D spero che questo capitolo vi faccia venire voglia di sapere cosa succederà alla povera Bea e al misterioso anonimo spero continuerete a leggere in molti.Baci Angie

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Capitolo 4
*** E se fosse lui? ***


i tuoi non ti hanno mai insegnato a non attaccare mentre c'è ancora una persona dall'altra parte della cornetta che aspetta una tua risposta? volevo solo sentire la tua voce dato che non potevo vedere il tuo dolce viso. Ad oggi.

Rimasi perplessa e sconvolta mentre leggevo quella e-mail non potevo davvero continuare questa vita, condivisa da questa persona che per me non era altro che uno stalker. Scesi di scatto la rampa di scale, non feci in tempo nemmeno di salutare mia mamma che si accorse dei miei comportamenti strani, in questi giorni mi avrebbe di certo parlato convinta lei che fosse solo un problema di adolescenza e niente più. Volevo aprire io la discussione con mia mamma ma ne avrebbe di certo fatto un dramma da “madre” per cui, pur sentendomi una criminale ,le nascosi tutto continuando questa vita. Entrai,come ogni giorno, nell’atrio della scuola
.Jéremy mi venne in contro salutandomi con un cenno della mano.
<< Hey Bea come stai? Ti sei integrata bene nel paese?? >>
Molte persone non sanno che io sono di origini italiane ma per motivi di lavoro e familiari papà si trasferì in Germania e portò con sé tutta la famiglia, saremmo ritornati di nuovo in Italia prima possibile ma non avrei mai lasciato sola Luen per cui convinsi papà a rimanerci per sempre e così fu.
<< Bene Jerry grazie >> lo chiamavo così perché svogliata come sono non riuscivo a pronunciare tutto il nome.
<< Ti vedo e ti sento strana hai un aspetto orribile >>
<< Grazie Jerry migliori la mia giornata ogni minuto che passa >>  gli dissi guardandolo dapprima negli occhi poi guardando stanca a terra fissando quelle figure semi geometriche che ricoprivano l’intera scuola.
Jerry mi prese il volto tra le mani e con sguardo da fratello mi condusse in un angolo a parte per sapere cosa avevo in quel periodo e se poteva aiutarmi.
Mi sfogai e piansi a dirotto. Jerry divenne molto protettivo verso di me in quel periodo e nello stesso periodo lo stalker non si fece più sentire, reazione molto strana da parte sua iniziai ad avere dei pensieri strani nei confronti di Jerry stava iniziando ad opprimermi sul serio e mi fissava come se avessi un brillante al posto della faccia, per un attimo pensai che fosse lui lo stalker e iniziai ad evitarlo ogni giorno e lui ne risentì.
Una settimana dopo lo vidi che mi aspettava all’uscita mi prese un braccio e mi disse…


Questo è il continuo della storia,avrete di certo notato che ho apportato alcune modifiche al titolo, lo troverete in un'altra mia storia completamente diversa non più drammatica ma romantica. continuate a seguire la povera Bea nella sua storia e mi raccomando che recensiate in molti.
 

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Capitolo 5
*** Solo confusione ***


E mi disse: << Bea ma che hai? Perché mi stai evitando?
<< Non ho nulla gli dissi guardandolo negli occhi forse nella mia insicurezza ho fatto trasparire dagli occhi un po’ di paura , paura che fosse lui l’artefice delle mie ansie e dei miei terribili giorni  proprio lui, uno dei miei migliori amici.
 Jerry sentì il peso di queste parole  non dette e capì solo guardandomi negli occhi che ero convinta che fosse proprio lui lo stalker:
<< credi davvero che sia io l’anonimo? Scherzi vero? >>
<<  no, non scherzo chi mi da la certezza che non sia tu? Chi mi dice che tutto questo che sto pensando sul tuo conto non sia vero?? Non so più cosa credere >>
detto questo scappai via e voltandomi vedevo la sua sagoma allontanarsi immobile su se stessa come se fosse stato immobilizzato da un qualcosa, notavo ancora, pur essendo lontana la sua figura che mi fissava, forse delusa dal mio comportamento non lo biasimo e mi sentii male quel giorno.
Tornai a casa mezza stordita avevo fatto una lunga corsa incessante non volevo soffermarmi volevo solo tornare a casa,  sdraiarmi sul letto, ascoltare musica ad alto volume e non pensare più a tutto ciò che stava succedendo per almeno le prossime  ore.
Così feci, dopodiché chiamai Luen per aggiornarla sui fatti. Ella venne a casa mia ed io uscii dalla porta con una lunga maglia di lana viola che mia mamma mi fece un po’ di tempo fa, non programmò che mi stesse così larga e lunga ma in tal caso mi piaceva ugualmente amavo l’autunno e l’inverno  proprio per questa loro caratteristica.
<< non puoi continuare con questa falsa guardati sei terribilmente sciupata questo mostro ti sta uccidendo >>disse lei guardandomi negli occhi che non emanavano più gioia come sempre ma solo una luce fioca che era la mia felicità, come una lampadina dapprima emana luce e calore dopodiché solo una piccola lucetta che va a spegnersi man mano fino a consumarsi del tutto.
<< Non so che fare,avevo intenzione di chiamare Louis so che lui è un genio dell’informativa magari tramite le chiamate può risalire allo sconosciuto potrei denunciarlo e finirebbe questa terribile storia.
<< Cosa aspetti allora?  So che è ancora in classe doveva finire il progetto di chimica >>
<< Cavolo la chimica me ne ero completamente dimenticata>> dissi correndo in camera a vestirmi decentemente.
Avevo appuntamento per studiare con lui, quel giorno, cavolo almeno uno squillo per dire Hey sai com’è abbiamo un progetto da fare insieme ma niente, preferiva fare tutto da solo.
A me questo stava più che bene ma alla prof  no sarebbe di certo andata su tutte le furie se avesse saputo che non avevo condiviso le ricerche con Louis.
Diedi buca a Luen promettendole che sarei ritornata per una cioccolata calda sul soppalco di casa mia ci abbracciamo e mi diressi verso scuola con lo zaino in spalla verso la stradina che oramai sapevo praticamente a memoria.
Entrai in classe, lui era lì con fare disinvolto appoggiato con un occhio sul microscopio e l’altro occhio era concentrato a scrivere qualcosa su un block notes mezzo distrutto ma con le pagine completamente intatte.
<< Ehmm ciao scusami il ritardo non so se ricordi che io e te abbiamo quel progetto di chimica da condividere, non sono nemmeno io entusiasta di questa nostra cooperazione ma chissà potremmo essere amici >>
lui mi fissò, non spiccicò nemmeno una parola, nemmeno un cenno per farmi capire che le mie parole non sono state vane.
Continuò a scrivere incessantemente.
<< Va bene >> dissi posando lo zaino a terra osservando cosa faceva e se potevo aiutarlo in qualche modo.
<< Posso aiutarti? Me la cavo in chimica >> dissi osservando il modo attento e preciso dei suoi movimenti aveva progettato lo spazio che avrebbe usato del banco e gli strumenti che gli sarebbero serviti per questa ricerca. Non rispose. La giornata sembrava non finisse mai finché lui prese il suo armamentario rimanendomi li sola, quando arrivò alla porta si girò e disse:
<< domani io verrò di nuovo qui se ti va puoi aiutarmi >>
come parlava ora?
<< certo, certo a domani >> lo salutai con un cenno di mano e mi precipitai poco dopo a raggiungere Luen che di certo era sul soppalco senza di me.


Ecco il continuo della storia, spero vi piaccia stavolta lo pubblicata in fretta avevo ispirazione XD buona lettura e mi raccomando continuate a recesire :)

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Capitolo 6
*** Pop corn, film e... un ospite indesiderato. ***


Driiiiin!
<< Questa sveglia mi uccide >> dico buttando un cuscino in direzione di quel macchingegno infernale che rotea all’indietro e atterra poco dopo sul soffice tappeto beige a causa del colpo subito dal mio guanciale. Cavolo già le 7:00 controllo come ogni mattina la posta elettronica, NULLA! Fatto molto strano è il terzo giorno di seguito che lo stalker non cerca di contattarmi, non mi chiama, messaggi 0, non so se insospettirmi o essere contenta di questa assenza desiderata da un bel po’. Feci una doccia veloce, infilai i primi indumenti che mi capitavano, scarpe converse che non mancano mai e via zaino in spalla verso scuola. Chiamai Luen, aveva una terribile influenza era inchiodata al letto naso rosso, occhi lacrimanti e mille fazzoletti sparsi fra letto e pavimento. Al telefono la sua voce era irriconoscibile sembrava che parlasse come un personaggio dei cartoni animati.
<< Se non ce la farò sappi che ti ho voluto bene sei la mia migliore amica ti lascio i miei dvd,  giornali, pupazzi … >>
<< Oh Luen, ne stai facendo una tragedia, sono arrivata rimettiti presto oggi ti vengo a trovare un bacio >> le dissi mentre cercavo di premere il tasto fine chiamata mentre osservavo la struttura che mi avrebbe ospitato per le prossime ore.
<< Eccoci qui in bocca al lupo Bea >> dissi tra me e me mentre salivo la rampa di scale.
<< Stai attenta a dove metti i piedi >> mi urlò contro un ragazzo della 4C lo stavo vedendo spesso in questo ultimo periodo e non mi rivolgeva parole molto gentili, stanca di questo suo comportamento mi voltai di scatto e gli urlai contro che lui doveva stare attento, lui scendeva in fretta e furia e non dovevo di certo io schivarlo.
Il tizio mi rivolse un occhiataccia maligna si voltò e proseguì il suo cammino, Che tipo!
<< Bea Sempre in ritardo, siediti!>>
Ci mancava anche che la prof mi urlasse, perfetto tutta colpa di quel ragazzo non lo conosco nemmeno e già nutro dei sentimenti di odio profondo. Quel giorno ebbi 3 interrogazioni cosa assurda menomale che riuscivo a cavarmela in quelle determinate materie.
Le ore come al solite non terminavano mai, tornai a casa esausta e dopo compiti su compiti, e una cena con i miei mi avviai a casa di Luen come promesso. La via era molto scura i lampioni non illuminavano per niente, assumevo un passo veloce per raggiungere in prima possibile la sua casa, per fortuna i miei sarebbero venuti a prendermi più tardi e quindi non avevo preoccupazione di come tornare.
<< Ciao Bea mi sei mancata così tanto >> mi disse mentre mi stringeva in uno dei suoi soliti abbracci che ti coinvolgevano tutta, mi fece entrare in casa e poco dopo finimmo nel mangiare dei pop corn e vedere un film horror che, in quel momento, non faceva molta paura perché si sa quando sei in compagnia la paura non c’è mai. Le ore volarono via come se non fosse niente e mi sbrigai a chiamare i miei per venirmi a prendere nulla, non c’è campo. Mi avvicinai,allora, alla finestra e mi apparve di vedere qualcuno nascosto dietro ad un albero
Un messaggio:
Amore, sono la mamma, la nonna sta poco bene veniamo più tardi a casa.
Oddio, sarei rimasta sola in casa e per giunta sarei dovuta andare in quella strada tetra a mezzanotte passata.
<< Forza e coraggio, non è nulla, la paura è una cosa scaturita dal cervello non c’è nessun motivo di preoccuparsi >> mi dissi mentre uscivo dalla casa di Luen, cercavo di autoconvincermi ma i miei sforzi erano inutili in tal caso proseguì la strada con una fifa tremenda immaginando tutte quelle scene del film che dapprima sembravano patetiche e ora, invece, mi facevano paura solo a pensarle.
Vidi di nuovo scorgere una figura tra gli alberi iniziai a correre in fretta e furia, la figura nera mi seguiva e, mai come in quel momento, la mia casa sembrava lontana anni luce da me.
Arrivai a casa, con prudenza chiusi tutto e corsi nella mia camera , avevo un’ampia finestra dove si affacciava nella strada era giù si proprio giù, che fissava la mia finestra, non si vedeva nulla nero, tutto nero, ma lui era lì mi voltai di scatto dopo aver sentito un vibrare, era il mio telefono, munita di una mazza mi avvicinai al comodino e raccolsi l’oggetto
<< Pronto …

Tadaaaa :D il continuo! Cosa succederà? Lo saprete solo nel prossimo capitolo che spero seguiate un bacio Angie.

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Capitolo 7
*** Il bivio ***


<< Pronto … Oh Jerry sei tu! Cosa vuoi?? >> Dissi mentre correvo alla finestra, troppo tardi, il maniaco era andato via. Controllai in tutte le finestre della casa per avere una prospettiva più ampia della strada. Nulla!  
<<  Bea scendi, ho bisogno di parlarti.  >>
<<  A quest’ora? Jerry sono l’una passate!  >>
<<  è importante per favore  >> disse lui abbassando improvvisamente il tono della voce.
Scesi ancora scossa per via dell’accaduto, controllai dalla porta se il maniaco era nelle vicinanze e poi mi affrettai a raggiungere Jerry che nel frattempo era seduto su una panchina con una foglia in mano intenta a sminuzzarla. Mi avvicinai e mi sedetti di fianco a lui, ho la certezza,  è lui l’artefice di tutto ma in tal caso non volevo allontanarmi da lui avremmo di certo trovato una soluzione insieme per questo problema.
<<  Devo parlarti  >> mi disse ad un tratto fissando la foglia distrutta che si trovava oramai sul ciglio della strada.
<<  Lo so, dimmi >>
<< Domani parto, i miei hanno trovato un lavoro all’estero precisamente a Rio de Janeiro, mi ci trasferisco. >>
<<  Cosa?  No, non puoi, noi siamo migliori amici e dobbiamo risolvere questo problema dell’anonimo  >>
<< Credi ancora sia io vero? >> Disse lui facendo un sorriso sghembo che esprimeva solo tristezza e delusione.
Io lo guardai con una faccia che esprimeva scuse, tutte le scuse di questo mondo mi sentivo io quella che sbagliava quando in realtà era lui che opprimeva la mia vita rovinandola.
<<  Mi dispiace  >> dissi delusa
<<  Lo immaginavo >> disse lui abbracciandomi.
Come io lo incolpavo di tutto e lui mi abbracciava? Non tentava nemmeno di difendersi?
Sciolse l’abbraccio molto lentamente, poi mi guardò dritto negli occhi. Mi diede un bacio. Era un bacio molto lento ed io rimasi immobilizzata da quel suo gesto lo guardai sconvolta.
Lui prese e andò via senza darmi una spiegazione. Non tentai nemmeno di fermarlo, non avrei saputo davvero cosa dire, rimasi per un po’ ancora su quella panchina che aveva assistito a quella discussione, poi quando vidi i miei all’inizio della strada mi incamminai alla porta e rientrai, cimentandomi nella mia camera fissando il soffitto immersa nei miei pensieri.
<<  Bea siamo arrivati >> disse mia mamma accompagnata da un tintinnio di chiavi, lo conoscevo quel rumore, era quello di papà quando tornava da lavoro e posava le chiavi in una specie di portacenere che era nell’ingresso.
Non le risposi, sapevo che sarebbe venuta a momenti per controllare se io stessi dormendo, feci la finta dormiente e sentì il calore delle labbra di mia madre che mi stampavano un bacio dritto in fronte. In quel momento avrei voluto solo il bacio di mia madre è no del mio migliore amico. Il giorno dopo riaccesi il telefono per chiamare Luen e raccontarle tutto, mi accorsi in quel momento che mi era arrivato un messaggio alle 2 di notte dello sconosciuto:
Ciao Beatrice, sei così bella, ti ho visto eri con Jéremy sono estremamente geloso lo sai, in tal caso ti ho visto molto spaventata vedendomi, non devi esserlo con me sei al sicuro è con quel tipo che non dovresti esserlo.

è il colmo … mi resi conto che lo sconosciuto non poteva di certo essere Jerry, finimmo di parlare alle 3 di notte e il messaggio era arrivato alle 2. E se avessi sbagliato tutto? E se Jerry fosse capitato nel momento sbagliato al posto sbagliato? In tal caso sono stata una stupida, non abbiamo mai parlato a tu per tu di questa cosa seriamente devo fermarlo prima che parta. Mi vestì di fretta e furia, e corsi alla stazione. Quella domenica mattina era glaciale, ero sicura che avrei preso un bel raffreddore, ma non dovevo perderlo, se Jerry deve per forza andare via doveva avere un bel ricordo di me e no la migliore amica che dubitava di lui. Mi resi conto solo allora, mentre correvo come una pazza verso la stazione che io provavo di più per Jéremy, io non lo mai considerato un vero e proprio amico, poi lo vidi li con un borsone in spalla e dietro di lui i suoi genitori che conversavano.
<<  Jerry! >> urlai a squarcia gola, non sentiva e nel mio avvicinare lui stava per salire sul treno, quel treno lo avrebbe accompagnato all’ aeroporto e da li sarebbe volato via, via da me.
<<   Non andare >> urlai sempre di più finché un passeggero che occupava il posto di fianco a lui fece cenno di girarsi e lui vedendomi rimase stranito per poi scendere e guardarmi attonito. Ci fu un solo sguardo di intesa e lui capì che mi dispiaceva, si accorse che io avevo capito  che lui non aveva nessuna colpa. Ci abbracciamo. Quello non era un abbraccio da fidanzati, nemmeno da amici, una via di mezzo che forse stava sulla retta via dell’amore, ma lui partì. Ci salutammo così quel giorno, non era un addio bensì un arrivederci sarebbe tornato, io lo so sarebbe tornato per me ci siamo promessi tante cose in passato e lui le ricorda non mi abbandonerà. Scoppiai in lacrime poco dopo parlando con Luen mi abbracciò ma in quel momento avrei tanto voluto un abbraccio di Jerry, perché le cose si capiscono sempre troppo tardi?

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Capitolo 8
*** Festa di Halloween Parte uno ***


Solita vita, soliti momenti a casa, soliti momenti con Luen e soliti  momenti con lo sconosciuto. Ero così stanca, avrei tanto voluto Jerry con me ma lui non c’era e io dovevo cercare di convivere con la sua assenza ma in compenso c’era  la presenza di un tizio che mi opprimeva. Ora che Jéremy era partito, la cerchia si restringeva e cercavo di assumere  una vista da falco per identificare, o almeno farmi un idea di chi fosse lo stalker. Entrai nell’atrio della scuola come il mio primo giorno di scuola, sola, Luen era ancora a casa con la febbre sarebbe ritornata fra una settimana non appena si fosse abbassata o addirittura scomparsa del tutto, nel fra tempo  io mi cimentavo in classe, non volevo incrociare lo sguardo di nessuno, poi notai un avvenimento alquanto strano, c’era una persona nel sotto scala che mi fissava iniziai ad avere paura corsi per tutte le scale finché non vidi l’ultimo gradino ed inciampai finendo addosso ad un tizio, il ragazzo della 4c ancora lui?
<< Ma cosa fai? Stai un po’ attenta! >> mi disse lui guardandomi con uno sguardo come se volesse scorticarmi viva, guardai da prima attonita poi lo respinsi facendo retromarcia e guardandolo dritto negli occhi poi presi coraggio e dissi:
<< mi dispiace, mi era sembrato di vedere qualcosa nel sotto scala>>
<< tu sei una pazza>> disse lui non facendomi finire nemmeno la frase
<< non può essere come dici ,nessuno può entrare nel sotto scale, forse hai visto il custode che cercava un barattolo di detersivo per la bidella>>
<< può essere>> dissi io a braccia conserte volgendo lo sguardo alle scale
<< no è così, ora fammi scendere le scale>> disse lui con una voce cruda.
Ma perché ce l’aveva così tanto con me? Io non gli ho fatto nulla fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno che esistesse. Proseguì la giornata a passo di formica, come sempre, dopodiché tornai a casa distrutta gettai come capitava lo zaino nell’ingresso urlando “sono tornata”
<< Bea sei qui aiutami con l’album di foto>> perfetto non abbiamo nulla da fare andiamo a riordinare le foto … questo succedeva ogni 24 del mese, e dato che oggi è 24 dovevo aiutarla a riordinare.
vedemmo tante foto mie da bambina, col tutù della danza, col microfono del canto, vedemmo anche le foto mie con un costume da bagno e, successivamente, quelle di alcuni abiti forse del carnevale di 5-6 anni fa  e da li mia madre disse:
<< cosa farai quest’anno ad Halloween? >>
<< non saprei, forse nulla>> le dissi osservando le foto sparpagliate sul tavolo troppi ricordi da riordinare, e troppi dubbi da risolvere o cancellare del tutto.
<< mi avevi parlato della festa a scuola>> disse lei depositando una foto della nonna nell’album
<< si ma non so se ci vado>>
<< ti conviene ti vedo strana in questo periodo, esci e divertiti cosa devi fare qui? E poi io e tuo padre usciamo sai che c’è la festa di Martin quel giorno … >>
giusto Martin … annuii e, successivamente, entrai in camera per chiamare Luen e sapere come si sentiva quel giorno. Sfiorammo l’argomento “festa” e lei mi disse che voleva partecipare, sarebbero andati tutti li quel giorno, e lei voleva cogliere l’occasione di conoscere qualcuno, farsi nuovi amici, non ci volle molto a convincermi ad andare, avevo solo un piccolo timore: lo STALKER, in tal caso mi procurai dopo pochi giorni un vestito e vi partecipai con Luen. Ci incontrammo a metà via: lei indossava un vestito dell’800 con tanto di parrucca e scarpe, ed io avevo un vestito da gattina con una maschera con dei baffi a forma di muso di gatto tutta rigorosamente nera. Entrai nella sala musica ad alto volume, schiere di ragazzi mascherati non riconobbi nessuno, solo Peter un ragazzo della 2d aveva solo un vestito strappato per cui era molto facile riconoscerlo. Io ho sempre creduto che ogni persona nelle feste mascherate come Halloween o Carnevale ci si vesta come si sente veramente nel profondo, fa emergere quella parte oscura che occupa un piccolo tratto dentro di sé. Mentre cercavo di orientarmi, ragazze e ragazzi si gettavano su di me, si facevano spazio tra la folla e mandavano all’aria qualunque oggetto che si trovava davanti al loro percorso venni strattonata e persi per un attimo l’equilibrio per poi riacquistarlo poco dopo,iniziai a camminare di nuovo per i miei passi ad un tratto un tizio vestito da pirata mi fermò e mi trascinò ad un angolo del muro non riuscì a liberarmi dalla sua stretta che mi procurò un lieve rossore al polso mi guardò negli occhi e poi dalla sua bocca sottile uscirono delle parole: sei bellissima
mi feci bianca … e se fosse lui?

Eccolo qui, scusami è venuto,forse, un pò piccolo ma volevo rimanervi un pò di mistero su questo pazzo che importuna Bea mi raccomando recensite in molti:D

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Capitolo 9
*** Festa di Halloween Parte Due ***


Rimasi immobile, senza dire una parola e puzzava molto di alcool,
<< Lasciala in pace Fill >> disse un ragazzo dai capelli biondi.
<< Sei ubriaco!  Come stai tu? Spero non ti abbia fatto nulla. >>
<< Sto bene >>
<< Sei pallida aspetta ti prendo qualcosa da bere >> disse lui allontanandosi e arrivando, poco dopo, con delle patatine ed un bicchiere d’acqua.
<< Ecco prendi,  mi dispiace per quanto sia accaduto mi scuso da parte di Fill non so proprio che gli sia preso non si è mai comportato così e non si è mai nemmeno ubriacato,perdonalo. >>
<< Non è nulla davvero, ora devo andare la mia amica mi starà aspettando e sono già in estremo ritardo>>
<< Si certo vai e scusami ancora >>
Continuava a scusarsi ripetitivamente era un bravo ragazzo e si assumeva colpe che non erano di sua responsabilità. Ritrovai Luen vicino alla porta che fissava l’orologio, non appena mi vide fece un cenno con la mano e si avvicinò quasi infuriata dal mio ritardo.
<< Cavolo Bea sono mezzanotte e mezza dovevamo stare a casa per mezzanotte ci ho messo due giorni per convincere mia madre a ritirarmi a quell’ora ti rendi conto? >> mi guardava negli occhi come se volesse ricavarne dalle mie pupille la scusa del mio ritardo.
<< Merda Luen, non capisci un cazzo! >> ero furiosa, furiosa di tutto, stanca di dover dare scuse su scuse, stanca praticamente di tutto. Uscì e non appena mi trovai fuori scuola feci uno squillo a mia madre per farmi venire a prendere. Luen iniziò a correre e mi raggiunse sul ciglio della strada.
<< Ma che hai? Ti lascio bene e ti ritrovo male >>
<< Non ho nulla, solo che un ubriaco di merda poco fa mi ha aggredito e tu non c’eri! >>
<< Non lo sapevo, e non sono la tua baby-sitter Bea! >> disse lei con un tono tra adirato e contrariato.
<< Nessuno ti ha chiesto di esserlo >> mia madre arrivò di fronte scuola, ed io raggiunsi lo sportello della macchina e vi rientrai rimanendo Luen li come una stupida. Ero furiosa non volevo più rivederla per i prossimi anni della mia misera vita. Perché mi faceva questo? Non capisce davvero nulla. Arrivai a casa, mia madre cercava di aprire un dialogo ma io la rimasi nel corridoio ed iniziai a correre in camera mia. Scoppiai in lacrime troppi pensieri, troppa rabbia repressa che cercava di uscire ma non appena si presentava il momento io resistevo e non dicevo nulla. Il desktop del computer si accese, ed una finestrina con un piccolo disegno di una lettera si animò sullo schermo attirando la mia attenzione sebbene in quel momento stessi guardando da un’altra parte.
Ciao piccola Bea, eri bellissima stasera senza accorgerti mi hai sfiorato e la tua morbida pelle mi ha sfiorato un braccio. Io per te non esisto, ma tu per me sei il mondo intero non costringermi a prendere provvedimenti io devo essere il tuo tutto altrimenti rovinerò la tua vita come tu hai rovinato la mia anche se non posso dire di avermela rovinata.
(Un Bacio sulla tua bocca rossa Kill.)

Rimasi attonita oddio era una minaccia o cosa? Non potevo parlarne nemmeno con Luen sono una ragazza davvero troppo orgogliosa non avrei mai il coraggio di contattarla e chiederle scusa, io non avevo fatto nulla e non volevo addossarmi io le colpe quando non erano mie. Continuai a sdraiarmi sul letto, infilai le cuffie e le canzoni ad alto volume offuscarono i miei pensieri. Mi risvegliai, poco dopo, a causa dei raggi del sole che entravano negli spazi aperti della serranda. Mi ero addormentata senza accorgermene e le cuffie  assieme al telefono erano posate sul comodino, evidentemente mamma era venuta per darmi il solito bacio della buona notte e, come ogni mamma, sposta tutti gli oggetti per evitare che la propria figlia scontri problemi durante la notte. Mi svegliai, feci una doccia calda, e mi vestì. Controllai la posta, dopo lo sconveniente messaggio della sera precedente non arrivò più nulla e lo stesso nella cartella messaggi del telefono era praticamente vuota. Jéremy non si fece più vivo, dopo il suo viaggio non ricevetti da lui nulla e il ricordo di lui si stava affievolendo a tal punto da scomparire del tutto. Dopo un anno lo dimenticai. Si dice che in un anno cambiano molte cose invece non cambiò nulla. Luen ed io ancora non ci rivolgevamo una parola che brutto l’orgoglio non guarda in faccia nessuno nemmeno se sei la miglior amica di qualcuno. Continuavo ad andare puntualmente a scuola, mi dissero che il famoso ragazzo della 4c che mi veniva addosso puntualmente sulla rampa di scale era partito per svolgere un lavoro negli Stati Uniti col padre, sarebbe ritornato tra un mese. Entrai in classe assonnata quel giorno, non avevo chiuso occhio tutta la notte ero disperata e avevo deciso di parlare a tu per tu con Luen che nel frattempo aveva spostato il suo banco infondo a tutto pur di non vedermi.

Pessimo capitolo lo so, Luen che litiga con Bea chissà che succederà continuate a seguire un bacio An.
 

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Capitolo 10
*** Ciao Luen, sei così diversa. ***


<< Ciao >> Dissi mentre mi avvicinavo al suo banco. Aveva un telefono nuovo, capelli legati con una coda di cavallo e un filo di trucco poco percettibile sul volto. Mi venne una stretta al cuore quella non era la Luen che conoscevo, non era la mia migliore amica non mi ero mai resa conto di quanto fosse cambiata ma vedendola da vicino tutti i cambiamenti si facevano vivi e spiccavano come i raggi solari riflessi su di uno specchio.
<< Ciao >> mi disse lei indifferente mentre maneggiava ancora quello strumento.
<< Come stai? >>
<< Una meraviglia, ora devo andare grazie per la bella chiacchierata >> si stava spostando dal suo posto strusciando la sedia per poi rimanere lontano dal banco.
<< No tu ora mi ascolti non vai da nessuna parte >> Le feci un’occhiata mista di serietà e tristezza.
Mi guardò con i suoi occhi color nocciola, in quegli occhi vedevo ancora che mi voleva bene. Quello sguardo lo aveva quando guardava la madre dopo una sfuriata per chiederle perdono, quello sguardo lo aveva quando era triste e le mancava qualcosa, quello sguardo lo aveva ora mentre parlava con me. Con me non aveva mai avuto la necessità di usarlo ma ora vedendolo stampato in volto mi si stringeva il cuore ancora di più.
<< Tu non sei nessuno per obbligarmi a rimanere, ora io ti pianterò in asso come tu hai fatto un anno fa con me, buona giornata Bea. >>  Se ne andò via come feci io. Allora il torto era mio, solo mio, la colpa è stata tutta mia e mi rendevo conto solo in quel momento dopo un anno dall’accaduto. Lei doveva andare via, non ne aveva nessuna colpa ed io lo trattata male come se non fosse nulla, dovevo rimediare e così feci il pomeriggio stesso. Seguì Luen mentre si cimentava ad andare a casa con delle sue nuove amiche, e pensare che un anno fa le odiava, sono cambiate,allora, molte cose in un anno ma non il nostro bene ci conoscevamo da una vita. Per la prima volta divenni la stalker di qualcuno e mi sentì male per questo, ma io volevo rimediare a tutto, io volevo la mia Luen quella che preparava con me i biscotti, quella che beveva la cioccolata calda sul mio soppalco mentre guardavamo la distesa di alberi che perdevano le foglie, volevo la mia Luen che mi aiutava in matematica, odiavo quella materia ma lei me la rendeva più semplice fino a capirla ed apprezzarla insomma volevo la mia migliore amica. Quando la vidi sulla soglia della porta non riuscì ad uscire dal cespuglio che un anno fa aveva ospitato quello stalker la sera del film. Ritornai a casa con la coda tra le gambe e avevo deciso di scriverle una lettera, le parole scritte colpiscono più di quelle orali e forse con carta e penna mi sarei espressa meglio.
Ciao Luen, o meglio dire ciao migliore amica. Devi sapere che io ti considero ancora tale, non mi interessa se tu non vuoi più parlarmi ma io vorrei chiarire con te questa situazione. Sono stata una stupida, mi sono comportata da idiota con te non so proprio che mi sia preso quella sera. Ero stressata, forse per quell’ubriaco, forse per lo stalker che poco fa mi ha minacciato poi se vorrai ti racconterò. Mi manchi, solo Dio sa cosa è la mia vita senza di te. Avevo già una vita orribile ma riuscivo a vivere solo stando con te, solo sapendo che c’eri e che potevo contare su di te. Abbiamo tantissime volte litigato e perché ora ci siamo ridotte così a tanto? Proprio in un periodo che entrambe abbiamo bisogno l’una della’altra. Oggi vedendoti ho avuto una stretta al cuore, per la prima volta avevo intuito di averti perso, forse per sempre e mentre sto scrivendo questa misera lettera dai miei occhi sgorgano lacrime, lacrime di una bimba che le manca la sua migliore amica per giocare con lei alle bambole, lacrime di una ragazza che le manca la sua migliore amica per fare i compiti, lacrime di un’adolescente che le manca la persona più importante della sua vita per parlare con lei di qualsiasi problema. Luen ti prego perdonami. Sto scrivendo queste righe,anzi per meglio dire il mio cuore sta scrivendo queste righe, per chiederti perdono. Stamattina ti ho visto così cambiata, così diversa dalla mia migliore amica che si alzava assonnata e mi buttava dal letto per andare a scuola, così diversa dalla Luen che io conoscevo, ma se mi perdonerai io ti accetterò così come sei, accetterò i tuoi cambiamenti belli e brutti che siano perché così fanno le migliori amiche si accettano e io ti chiedo di accettare le mie scuse. Dalla busta usciranno dei cioccolatini a forma di cuore spero ricorderai il loro significato.
                                                                                    UN BACIO BEA.

Le parole che avevo scritto mi trafiggevano l’anima ogni qualvolta le leggevo, mille spilli mi perforavano il cuore e la paura che lei non accettasse le mie scuse era grande. Non sapevo se lei avrebbe risposto, non sapevo ancora di più se lei mi avrebbe perdonato. Restavo immota d’avanti a quella lettera che avrei imbucato, o forse, tenuto per me, ma lei doveva sapere che io volevo scusarmi e che avrei fatto di tutto per riaverla indietro.
<< Forza e coraggio Bea, va da lei e consegnale la lettera >> infilai le converse e uscì di casa. Stavo seguendo la traiettoria della piccola stradina che non facevo da un anno, quella stradina mi mancava così tanto, ma ancor di più mi mancava il motivo del perché seguivo quella stradina. Bussai alla sua porta e una voce calorosa mi aprì . Era la madre.
<< Oh Bea, sei tu da quanto tempo, quanto un anno?? Come stai?? >> mi disse volgendomi uno sguardo da madre che non vedeva da un bel po’ una persona importante.
<< Salve signora Perkins, volevo Luen è in casa? >>
<< No Bea, è a scuola per il progetto di chimica. >>
<< D’accordo, può darle questa da parte mia? >>
<< Certo gliela consegnerò non appena rientra. >>
<< Grazie di cuore lei è davvero molto gentile. >>
<< Ma di niente. >> Ci salutammo così ed io rientrai a casa più triste di prima. Mi rimisi sul letto e non feci nulla per tutto il resto della giornata, anche io più tardi sarei dovuta andare per quel famoso progetto di chimica. Le ricerche si erano prolungate di un anno e oramai lavorare con Louis non mi faceva più quell’orribile effetto, poi ti ci abitui. In tal caso uscì di nuovo di casa e ritornai a scuola.

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Capitolo 11
*** Si chiude una porta e... si apre un portone. ***


Luen non rispondeva alla lettera, ed era brutto, brutto vederla ogni giorno e non poterle parlare nemmeno per una volta, brutto guardarla mentre parla con le sue “amiche” e io non sono tra di loro, brutto non riaverla accanto in questi momenti assai brutti. Abbassai la testa sul banco, in quel momento avrei meritato che qualcuno mi avesse raso al suolo, e se questo sarebbe servito io stessa mi sarei fatta del male per riaverla indietro ma lei non ritornava ed io dovevo cercare di convivere con questo orribile vuoto. Con l’anonimo? Bhé nulla … dopo quella minaccia non lo sentii, è questa la sua caratteristica  non farsi sentire e dopo una settimana rispunta fuori come un foruncolo indesiderato, in tal caso oramai ci sono abituata. Quel ragazzo della 4c è ritornato mi sono resa conto che in quell’arco di tempo che è stato via era diventato più carino peccato avesse già una ragazza … Bea ma cosa stai pensando?? Hai dimenticato chi è Noah Bines? Quel ragazzo che ti fermava ogni qualvolta che ti vedeva sulle scale e ti offendeva, quello scorbutico, antipatico e chi più ne ha più ne metta, in tal caso mi sedetti vicino la panchina e notai un qualcosa al quanto strano non una cosa, una persona … Jerémy? Cosa, quando è venuto? Che ci fa qui? Corsi a più non posso per andargli incontro e poi la batosta: una ragazza si è avvicinato a lui abbracciandolo e baciandolo appassionatamente. In quell’istante il mondo mi è crollato addosso, credevo di aver dimenticato Jerry ed invece i sentimenti erano solo seppelliti chissà dove e cercavano di riemergere e tutto questo è successo solo vedendolo. Mentre vedevo quell’orribile scena Luen era lì, consapevole del mio dolore, consapevole che di li a poco sarei crollata e lei non fece nulla si girò e guardò il suolo. Lei sapeva ma nulla faceva per farmi sentire meglio. Crollai per tutto quello che stava succedendo, il mondo non voleva proprio lasciarmi stare era deciso a farmi rimanere solo e  corsi via.  Piansi a dirotto mi fermai sulle scale della scuola e il ragazzo della 4c si avvicinò a me dicendo:
<< Hey, ma che hai? >>  non avevo notato che avesse gli occhi così ammalianti di un colore nocciola intenso.
<< Non ce la faccio più … >> mi sfogai come non ho  mai fatto in vita mia con la persona che, sebbene non giusta, mi sentivo di confidarmi e cercare di parlare.
<< Non sei sola, ci sono io ora asciugati quegli occhioni e vieni con me ti sei fatta un nuovo amico. >>
<< Ma come tu non mi odiavi >>
<< Si certo … >>
<< Cosa? Perché? >>
<< Non è che ti odiavo, un po’ mi piacevi ed io quando provo qualcosa per una persona tendo a mortificarle, mi dispiace se ti ho offeso >>
<< Non fa nulla che tipo strano che sei. >>
Lui rise, con un sorriso sghembo quasi come se volesse prenderti in giro, insomma se si chiude una porta si apre un portone come si suon dire. Mi portò vicino ad un distributore di dolciumi, vi mise una monetine e in quell’atto uscì da un’altra fessura una cioccolata alle nocciole.
<< Per te >> disse lui offrendomi la barretta.
<< Come mai? >>
<< La cioccolata rende tutto più bello, provala avanti. >>
 L’aprii ne presi un pezzetto e poi ne offrii un po’ anche a lui, la mangiammo insieme. Non ridevo così da una vita e diventammo in breve tempo amici per la pelle, la settimana passò e un nuovo messaggio dello stalker arrivò puntuale come sempre:
Cosa fai?? Finisci con Jerèmy e inizi con Noah? Farò il modo di rompere questa “amicizia”.
Rimasi attonita,  perché era diventato così aggressivo nei miei riguardi?? Dovevo fare qualcosa, non potevo continuare in questo modo, così chiamai Noah e lo informai di tutto. Lui mi rassicurò sui fatti e mi tranquillizzò facendomi respirare almeno per un minuto. Posso fidarmi di quel ragazzo dagli occhi color nocciola?

Ecco a voi il nuovo capitolo, bhè non è proprio come mi aspettavo è abbastanza breve ma nulla di che spero vi piaccia e che recensiate in molti e mi raccomando continuate a seguire in molti la mia storia.

Baci An.

 

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Capitolo 12
*** Preparamenti e ... ***


Ed è passato un altro mese, il Natale si avvicinava e mamma era intenta a pulire  casa, voleva che tutto fosse perfetto. I nostri parenti avrebbero festeggiato le festività da noi, la casa era abbastanza grande per ospitare l’intera schiera di poppanti e vecchi, cugini,nonni, zie e chi più ne ha più ne metta stavo sbuffando già da ora a sol pensare che sarei stata circondata da queste persone.
<< Ascoltate ragazzi, voglio un tema di almeno 3 pagine sulle vostre vacanze e un tema di almeno 10 pagine sulla vita di Leopardi. >> Disse la prof di italiano mentre ci augurava buone feste nel rintocco della campana che suonava, quella campanella scolastica  era come se volesse urlare ragazzi uscite siete liberi! Leopardi, ma cosa vuole quel tizio da me? Sul pessimismo potevo, di certo, fargli lezione se avessero messo me a confronto con lui di certo avrei vinto. Ho perso la mia migliore amica, il mio “ragazzo” è con un’altra, un tizio mi perseguita e minaccia di volermi far rimanere sola una cosa peggiore di questa?? Sbuffai annotando i compiti sul diario, preparai lo zaino ed uscì di classe sola, completamente sola. Mi avviai nella stradina, i primi fiocchi di neve iniziavano a scendere da quel cielo grigio, grigio come il mio umore. Le mani mi si erano congelate, quel giorno era uno dei più freddi dell’anno dopo un po’ ti ci abitui a vivere nel freddo ma io nonostante vivessi li da una vita non riuscivo ad abituarmici.
<< Hey, stupenda! >> mi urlò Noah mentre mi veniva in contro.
<< Ciao nocciolato. >> dissi io prendendolo in giro.
<< Dove vai? >>
<< Avevo pensato di scappare via e passare da me per avvisare mamma. >>
<< Vengo con te. >>
<< D’accordo mi sopporterai. >> Ci sedemmo sulla panchina che, quel maledetto giorno, sentì quella dannata conversazione, quella panchina sa troppe cose meglio distruggerla e metterci che so una buca per le poste oppure una nuova panchina.
<< Che hai? >> Disse lui prendendo le mie mani e scaldarmele con le sue.
<< Nulla. >> Dissi io facendo un finto sorriso.
<< Ti va di uscire questa sera? >> Disse lui guardandomi fisso negli occhi.
<< è un appuntamento o una serata tra amici? >>
<< Dipende da come la vedi. >>
Ci sto a stasera ora corri a casa che stasera,altrimenti, ti vedrò come un ghiacciolo.
<< No, se ti vedrò mi scongelerò >> Disse lui
<< Si certo ora vattene. >> Dissi salutandolo con un bel sorriso a 32 denti.
<< Ciao mamma, sono tornata. >> Dissi non appena mi ritrovai in casa. Un calore e un odore di camino mi inondò il viso, una sensazione stupenda, si sentiva che in quella casa c’era mamma, e si sentiva ancor di più l’odore del Natale. Quando ero piccola amavo questa festa, era tutto così diverso, ma poi crescendo tutta la magia si perde e l’unica cosa che mi lega a questa festa è mamma.
<< Oh ciao Bea corri! >> Disse mia madre urlando dalla cucina.
<< Meglio questa tovaglia o questa? E i tovaglioli? >>
<< Mamma dai, la tovaglia serve solo per posarci i piatti, e i tovaglioli per pulirsi la bocca piena di salsa dei ravioli, pesce.. >>
<< Si ma una bella tavola imbandita fa sempre un bel effetto. >>
<< Ok metti quelle rosse a sinistra >>

<< D’accordo, grazie amore. >> Disse lei dandomi un bacio sulla fronte.
Solo il fatidico giorno della cena mi accorsi che mise le tovaglie e i tovaglioli che io non avevo scelto e che me lo ha chiesto a fare?

In tal caso facciamo un passo indietro. Corsi in camera mia, controllai la posta, nulla, meglio ancora così potevo concentrarmi a scegliere gli abiti che avrei indossato questa sera per l’appuntamento, eggià lo consideravo come un appuntamento. Scostai le tende e li mi inorridì vedendo ciò che i miei occhi e la mia memoria cercava di dimenticare …

ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia ...


Un bacio En.

 

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Capitolo 13
*** Una serata da sogno o da incubo? ***


Una scritta a caratteri cubitali compare sul vetro della cameretta se non ti avrò io non ti avrà NESSUNO. Indietreggiai quasi come se qualcosa mi avesse urtato con violenza. Come ha fatto a scrivere sul vetro della mia camera che si trova al secondo piano? È il colmo stava esagerando. Scesi le scale correndo prendendo uno straccio  per pulire quella scritta rossa, rossa come il sangue più pulivo più la vernice imbrattava di rosso l’intero vetro facendolo da prima di un rosso lieve, poi sbiadito e così via, mia madre non doveva vedere di certo avrebbe fatto un dramma e non volevo, non potevo che si preoccupasse soprattutto in questo periodo che è stressata per il lavoro, per mio padre … buttai lo straccio in un angolo mi avvicinai al computer e premetti l’icona di internet feci una ricerca: stalker come difendersi, mi uscì una scritta che mi attrasse molto e varie descrizioni del comportamento di un uomo o una donna che compie simili atti, se è stato rifiutato, ex … e varie ragazze che sono passate in questo guaio. Un racconto di una donna mi mise i brividi e pregai Dio che a me certi comportamenti quel pazzo non li assumesse mai. Scesi di casa mi vestì con una felpa, jeans e scarpette legai i capelli con filo di raso azzurro con filamenti d’argento come le scarpe, salutai mamma e andai in piazza dove dovevo incontrare Noah. Lui era li con il cellulare in mano, era bellissimo aveva una giacca di pelle nera con una t-shirt bianca un paio di jeans e delle scarpette anche lui  da tennis mi salutò in un forte abbraccio in quel momento mi sentì la ragazza più fortunata del mondo aveva una stretta così calda e faceva sembrare l’inverno una stagione estiva, facemmo un giro e parlammo per ore e ore senza mai smettere.  Credo che ogni giorno passato con lui sia un giorno per innamorarmi era così diverso dagli altri e dai suoi occhi trasparivano le sue emozione e vedevo che lui provava quello che provavo io. Mise una mano nella tasca del giubbotto e ne estrasse una barretta alle nocciole e, con un dolce suono disse:
<< Ricordi? >> Io annuii strappandogli la cioccolata dalle mani e correndo come la pazza per non farmi prendere da lui e li successe: mi baciò. Non fu un bacio passionale, ma nemmeno banale era un bacio bello a stampo che durò non più di un minuto chiusi gli occhi e desiderai che quel momento non finisse mai eppure finì mi riaccompagnò a casa e mi diede un bacio sulla guancia. Entrai a casa con uno sguardo da ebete stampato in volto, notai che li in cucina c’era un biglietto attaccato al frigo:
<< amore io e papà siamo a fare la spesa torniamo più tardi. >>
Perfetto, entrai in camera prendendo un pupazzo e facendo giravolte su me stessa immaginando che quel peluche fosse Noah lo abbracciai, e chi avrebbe creduto che tutto questo sarebbe successo tra noi proprio dalle due persone che si odiavano ogni qual volta si vedevano? Il computer si illuminò all’improvviso e io mi voltai di scatto sbiancandomi in volto questo voleva dire solo una cosa …
Ma ciao Bea come va? Io lo so, so che stai bene dopo la serata che hai passato questo non si fa non vuoi stare con me? Per te non esisto? Bene ti farò passare una vita di inferno.
Quelle parole mi fecero gelare il sangue, e, per un attimo, mi sentii mancare il respiro accesi la tv per distrarmi e dopo poche ore mi addormentai non chiedetemi come ci sono riuscita mi svegliai poco dopo da uno strano rumore che proveniva dalla finestra era come se qualcuno stesse strusciando le sue dita sul vetro appannato mi alzai di scatto e con una mazza mi avvicinai al vetro aprii di scatto la tenda e vidi quello che non avrei voluto vedere mai un volto vicino la finestra non si capiva bene chi fosse diedi un urlo, un urlo che non ho mai fatto in vita mia paura mista ad orrore,  stupore, rabbia e chi più ne ha ne metta poi all’improvviso si sentì un rumore, un colpo sordo il tizio si era buttato giù atterrando sugli arti inferiori e correndo all’impazzata verso il boschetto di fronte casa mia, già proprio quello dove lo vidi molto tempo fa. Chiamai Noah non sapevo chi altro potevo chiamare, i miei non dovevano sapere, Luen bhè si sa, era l’unico e solo in grado di aiutarmi. Lo vidi arrivare da me poco dopo con una tuta e una felpa, lo strinsi forte e feci sgorgare dal mio viso lacrime amare lui ricambiò l’abbraccio dicendo che sarebbe andato tutto bene e mi sentii meglio. Ci sedemmo sul divano e mentre raccontavo la storia vidi dalla sua espressione che era inorridito tanto quanto me e malediceva lo stalker per quello che mi stava facendo, grazie, grazie che almeno ho lui. Mi addormentai tra le sue braccia e la mattina mi svegliai nel mio letto al caldo. La luce del sole  inondò la camera e solo allora, notai la scritta sul vetro appannato sogni d’oro Cenerentola. Mi stinsi nelle spalle e divenni violacea scaraventai con rabbia il cuscino al vetro e corsi giù in fretta e furia indossando la stessa felpa della sera precedente.
<< Mamma, prendo una boccata d’aria torno subito. >>
<< D’accordo amore non ti allontanare che mi servi. >> Disse lei mentre socchiudevo la porta. Rimasi seduta sui gradini della porta osservando la distesa di alberi quasi allineati che spuntavano davanti ai miei occhi
<< Sono distrutta >> Pensai tra me e me volevo fare qualcosa per rimediare a questo ma non sapevo cosa:
<< finirà, lo so. >>

Proprio perchè ho pubblicato il capitolo precedente abbastanza tardi, ne ho pubblicato uno nuovo Godetelo!

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Capitolo 14
*** Vacanze di Natale. ***


Il Natale era arrivato e portò con sé il calore del camino, la famiglia unita, l’albero ricco di festoni, palline, luci … Amavo fare l’albero con mamma quel giorno era l’unico che rendesse compatta tutta la famiglia.
<< Amore devi mettere la punta, corri >> Disse mia madre volgendosi a mio padre che era alla scrivania svolgendo non so quali pratiche importanti. Sento mio padre che attacca il telefono dicendo:
<< arrivederci, grazie per aver scelto me per il caso la ringrazio >>. Mio padre era un avvocato, ma aveva anche un certificato da poliziotto per cui lo chiamano anche per svolgere importanti casi. Mio padre amava il mestiere da poliziotto, ma il nonno lo costrinse a diplomarsi come avvocato ma lui non si perse d’animo non appena finì gli studi fece degli esami per essere poliziotto li passò a pieni voti e svolge due importanti compiti per lo stato.
<< Arrivo, ecco fatto! >> disse mio padre appoggiando la stella sulla punta dell’albero abbracciò mia madre mentre osservava quel capolavoro fatto da noi e poi ritornò alla scrivania.
<< Bea aiutami ad apparecchiare, tra momenti arriveranno gli ospiti. >> apparecchiai con la tovaglia, tovaglioli … (che non scelsi) e non appena finii andai alla porta dopo il suono del citofono.
<< Noah, cosa ci fai qui? >> gli dissi abbracciandolo.
<< Volevo salutarti, parto torno a Londra da mio padre per passare con lui e la sua nuova ragazza le vacanze di Natale. >>
<< Oh, è meraviglioso tu non vedevi l’ora di andare da tuo padre. >>
<< Appunto, disse lui con uno sguardo triste stampato in volto. Bhé io ora vado ci vediamo a scuola tra 15 giorni. >>
<> Gli stampai un bacio a pieno viso e lui scostò il volto quasi come se volesse schivarmi.
<< Ti chiamerò, ciao Bea >> lo vidi allontanarsi con le mani in tasca.
Strano il suo comportamento, ma forse era perché non voleva restare con la ragazza del padre la descrive sempre in modo orribile e lo capisco, chi vorrebbe mai vedere il padre con un’altra persona al di fuori della madre? In tal caso tornai in casa, faceva un freddo cane li fuori, mi congelai il viso facendo della macchie rosse sulle goti.
<< Oddio Bea ma cosa hai fatto? Sei rossissima >> disse mia madre.
<< Mamma è il calore misto a freddo. >>
<< Porta gli stuzzichini a tavola, e saluta i parenti. >>
Così passò la giornata, due risate, mangiando bevendo e stando in compagnia. Mangiai il dolce e chiesi scusa a gli ospiti per essermi alzata dal  tavolo per dirigermi nella mia stanza. Quel giorno c’era anche il capo di mio padre con la sua famiglia moglie e due figli dei marmocchi rompi scatole che correvano a destra e a manca, se fossi io il capo dei poliziotti li arresterei. Il mio cellulare squillò non posso crederci che sia proprio lui …

Troppo piccolo, mi rendo conto ma il prossimo capitolo è abbastanza lunghetto quindi compenserà questo


Baci En.

 

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Capitolo 15
*** Cosa vuoi Jéremy? ***


<< Cosa vuoi Jerémy? >> Dissi mentre rispondevo.
Dall’altra cornetta nessuno rispose per almeno due minuti, poi dopo un respiro abbastanza affannoso sentii la voce di Jerry che implorava di vederci e cose varie. Gli dissi di lasciarmi in pace anche perché mi sentivo profondamente ferita e confusa, volevo dimenticare, dimenticare ciò che stava succedendo, dimenticare lui e la sua faccia. Staccai con furia la chiamata non volevo più sentire le sue parole, mi ha rovinato la giornata e non potevo ancora crederci. Mi arrivò un’ e-mail nella posta elettronica ed era Jerry che mi diceva di rispondere al telefono. Vidi la schermata del cellulare 7 chiamate perse ma che gli viene in mente? E proprio il giorno di Natale? Era patetico se pensava che potesse esserci ancora un noi, non volevo essere cattiva ma quando sei delusa dal comportamento di qualcuno proprio non ne puoi fare a meno di essere così cattiva, risposi al cellulare e gli dissi le cose come stavano lui mi attaccò il telefono in faccia ma come ora io passavo dalla parte del torto? Lui parte, mi lascia così come se fosse nulla torna ma fidanzato con un’altra e io sbagliavo? Poco mi importava in tal caso non appena staccò la chiamata Noah mi chiamò dicendo che avrebbe preso l’aereo a momenti e che gli mancavo da morire, prima che lui prendesse l’aereo mi tolsi il dubbio del suo fidanzamento con Patrisha una ragazza della sua classe, lui fece una grossa risata e chiarimmo questa situazione, la ragazza che mi aveva detto questa cosa sapeva, evidentemente, che Noah provava qualcosa per me e per evitare che noi ci mettessimo insieme ha messo su tutta questa sceneggiata. Feci un sospiro di sollievo, e in quel momento l’unica cosa che mi importava era fare pace con Luen e stare con Noah, non riuscivo a dimenticare l’amicizia con Luen, anche se lei non mi vuole più bene io gliene voglio e gliene vorrò ancora e sempre. Vidi le nostre foto da piccola nell’album e quasi mi scese una lacrima quando notai il nostro primo pigiama party e le foto che facemmo l’ultima volta che andai da lei a mangiare i pop- corn e vedere un film horror.
<<  Scendi Bea, il dolce. >> Disse mia zia alla porta della mia stanza.
<<  Che hai? Perché stai così? >>
<<  Nulla zia, scusami adesso scendo. >>
<< D’accordo se hai bisogno io sono qui. >>
<< Si certo grazie zia. >>
Mia zia era fantastica, era abbastanza giovane e c’era ogni qualvolta ne avevi bisogno. Mi lavai la faccia, mi asciugai e tornai giù, spero non si veda che ho pianto altrimenti dovrò subire mille domanda dai parenti.
Mangiai il dolce e restai a tavola, sebbene sembrava che non ci stessi la mia testa era partita, troppi pensieri davvero troppi, e non appena potei alzarmi di nuovo dal tavolo mi diressi nel salotto giù. Dovete sapere che la mia casa è abbastanza grande: C’è il pian terreno, con un salone abbastanza ampio, una stanza che serva per metterci roba che non usiamo mai, poi saliamo le scale e c’è un salotto anche esso ampio con la cucina proprio di fronte dove eravamo attualmente la mia famiglia ed io, salendo ancora le scale le stanze da letto e salendo una prossima rampa di scale il soppalco dove io e Luen … Bhè sapete. Mi infilai le cuffie ed ascoltai col portatile sulle gambe canzoni che si susseguivano in fila. Giocavo con i trattini del mouse quando i miei cugini scendono le scale con furia facendo un gran frastuono:
<< Arrivo prima io … >>
<< No io … >>
<< Non arriva prima nessuno andate via! >> Dissi urlando.
Ma che cazzo mille stanze  e loro vengono a rompere proprio qui?
Corsero spaventati di sopra e dopo un po’ di tempo vidi mia madre e la mia seconda zia, non quella simpatica ma una stronza esagerata (scusate i termini) che aveva la faccia come una strega col poco del naso aquilino e il neo abbastanza sporgente.
<< Bea lascia giocare qui i bambini! >> Disse mia madre, nel fra tempo quei mocciosi si nascondevano dietro la gonna della madre, e facevano linguacce e mi prendevano in giro.
<< Eggià lasciaci giocare. >>dissero in coro mentre quella stregaccia della moglie del fratello di mia madre rideva sotto i baffi.
La rabbia mi arrivò fin alla punta delle orecchie divenni rossa come un peperone voltai le spalle ed andai in camera mia. Perché mia madre deve sempre dar ragione ai figli degli altri? È ridicolo e io già sono incasinata con i miei problemi devo anche subirmi quelle pesti? Chiusi a chiave la porta della mia stanza e decisi di non uscire da li per le prossime ore, il bagno lo avevo in camera e le provviste in caso di fame nel frigo bar vicino alla porta.
<< Bea scendi! >> Disse mia madre mentre bussava con furia alla porta.
<< Te lo scordi dici a quella e ai suoi figli che se ne vanno e non rompono le palle e forse scendo! >>
<< Non usare questi termini signorina! >>
<< Ciao mamma! >>
Mi infilai le cuffie e mi isolai per l’ennesima volta dal mondo.
sentii, però, mia madre che parlava con la strega e quella diceva chiaro e tondo a mia madre che prendevo troppa confidenza e cose così, cosa vuole farmi educarmi lei? Questa giornata non poteva andarmi peggio non finii nemmeno di parlare che mi arrivò un messaggio sul cellulare …
 

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Capitolo 16
*** Ricordi, nient'altro che ricordi. ***


<< Ciao >> disse una voce quasi cupa, che oramai a questa parte conoscevo benissimo.
<< In questi giorni non ti ho ne vista ne sentita, hai soffero la mia mancanza? >> diceva divertito dalla cornetta del telefono,
<< Ancora tu? >> dissi annoiata ma nello stesso tempo lasciavo trasparire un filo di disperatezza.
<< Lo saprai presto, ora devo andare ci vedremo a scuola comunque ti ho fatto un bel regalo. >>
<< No, aspetta, quale regalo? >>
La chiamata venne rapidamente stroncata ed io rimasi immobile fissando lo schermo del cellulare che dava spazio ad una foto mia e di Luen nei giorni che furono, quelli felici, insomma prima che succedessero quelle tante cose (o fattori per meglio dire) che hanno influenzato la nostra amicizia. Nel frattempo fissavo il soffitto, un'attività che era diventata quotidiana da molto tempo a questa parte, fissavo per meglio dire quella chiazza bianca che si espandeva dallo spigolo allo spigolo opposto, quella stanza aveva troppi ricordi, che soffocavano, soffocavano davvero, mi prendevano la gola quasi come volessero strozzarmi e questi ricordi premevano il cuore e la mente che si sforzava di ricordare sebbene mi facessero male. Ed eccole, le lacrime iniziano a rigare il mio viso, lacrime di disperatezza, lacrime di una giornata pessima, di un periodo pessimo, che speravo finisse sebbene si prolungava sempre di più. Ogni cosa ha una fine,sempre, e se questo non finirà? Mi alzai dal letto e rimasi seduta osservando il peluche a terra maltrattato come il mio cuore. Lui era stato vittima della mia ira, quando litigavo con mamma, con le amiche, per lo sconosciuto,scaraventavo tutto ciò che mi capitava per aria e per sua sfortuna lui c'era sempre, ma non bisogna mai dimenticare tutte le volte che assisteva alle mie coccole quando ero felice, quando ero piccola. Era un peluche al quanto carino sebbene i segni del tempo lo caratterizzavano, ratoppi a destra e a manca sull'orecchio, sul sedere e dietro la schiena. Era un orsacchiotto che se ne stava sempre accanto a Cracki un lupacchiotto grigio e bianco che amavo moltissimo, dovete sapere che i lupi e la sua famiglia sono sempre stati i miei animali preferiti, non so mi rispecchio in loro. Guardai l'orsacchiotto con occhi dolci, e feci un sorriso che prendeva solo un angolo della bocca, mi intenerii, prendendolo in braccio notai una V con un pennarello nero fatto da Luen nei suoi momenti di pazzia, lo posai sulla scrivania e mi concentrai al computer svolgendo la tesina che la prof di italiano ci ha dato di fare. Era una palla svolgere i compiti nel giorno di Natale, ma negli altri giorni non ci sarei stata, avrei passato tre giorni da mia zia e i compiti non mi andava proprio di portarmeli appresso. Mentre premevo i tasti del computer cercando di svolgere una frase sensata, venni interrotta dal vibrare del telefono, era Noah che mi avvertiva dei suoi giri in città, sarebbe tornato fra altri tre giorni e mi mancava, mancava davero. I giorni volarono via come foglie spinte da un vento autunnale, e che si infrangevano come onde sul vetro della mia finestra. Domani c'è scuola, e l'unica cosa positiva di queste vacanze era il passare del tempo con mia zia lontano da tutto e da tutti. L'indomani avrei rivisto Noah e non stavo nella pelle, lui mi avrebbe raccontato le sue vacanze, ed io avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno. Ora sono stanca cerco di mettermi in un luogo caldo.
NOTTE

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Capitolo 17
*** Ciao Noah... ***


Quella notte durò come nessun'altra notte prima di allora, era pesante e mi soffocava da morire passavano davanti ai miei occhi le parole di quella chiamata, e l'udito sembrava essersi bloccato a quelle stesse parole. Pensavo e ripensavo a cosa potesse mai essere quel regalo e se fosse davvero una cosa negativa. L'indomani avrei rivisto Noah e ne ero contentissima, era l'unica persona che davvero mi fu vicina in quel periodo che stavo passando dopotutto non si è mai soli no? Per un attimo chiusi gli occhi e mi ritrovai con il sole che batteva sulla finestra, apparte tutto sembrava una bella giornata. La sera precedente avevo preparato i vestiti per il giorno dopo per cui non feci tanta fatica e ritardo a vestirmi e andare via. Percorsi la via di sempre, quella via che da tempo passavo con Luen e che poco dopo ho imparato a percorrerla da sola. All'entrata della scuola c'era Jèremy con un ragazzo, mi fissò per qualche minuto riprendendo poi la chiacchierata che stava facendo con il tizio. Gli sfiorai il cappotto prima di entrare ed era percettibile il suo respiro sulla mia pelle. Mi sentii in un estremo disagio che passò subito non appena vidi Noah con il suo sorriso perfetto quello che faceva innamorare tutte le ragazze della scuola e oltre, e pensare che non poco tempo fa quasi lo odiavo. Gli corsi in contro e lo abbracciai come un soldato arrivato dopo anni nella sua casa.
<< Deduco che ti sono mancato. >> disse lui con un tono ironico.
<< Deduci bene. >> dissi sorridendo come non ho mai sorriso in vita mia l'aria sapeva di felicità.
<< Ti ho portato una cosa te la darò solo stasera quando usciamo >> disse lui continuando quel tono beffardo assunto da prima.
<< Mi stai invitando ad uscire? >>
<< Puoi chiamarlo come vuoi >> Rise.
Suonò l'ora e gli feci cenno che sarei uscita volentieri con lui e che ci saremmo messi d'accardo più tardi sull'ora e il posto.

Beatrice quando ti svegli ci fai un piacere!
Ecco la rompi palle di chimica, con tante persone sgama me che scrivo sul banco. Il mio banco è un pò come un campo di battaglia, ci sono calcoli matematici, disegni, frasi, firme e chi più ne ha ne metta.
<< Mi scusi. >> Dissi alzando lo sguardo e fissando quello incriminatorio della prof.
<< La prossima volta voglio sapere proprio da te la struttura dell'atomo >>
Annuii, sinceramente non mi fregava più di tanto.
Quel giorno non rivolsi la parola a nessuno, e loro fecero altretanto apparte Anna la nuova vicina di banco di Luen che mi chiese la gomma da cancellare.
<< Perché Luen non è venuta? >> Le dissi mentre le allungavo la gomma.
<< Non saprei, ma viene oggi per il progetto.>> Disse lei prendendo la gomma,per poi avvicinarsi al banco a cancellare certe scritte offensive.
Le ore volarono ritornai a casa, e dopo la solita routine iniziai a preparare i vestiti per la sera e a fare i compiti che avrei dovuto portare il giorno dopo. Il messaggio di Noah prevedeva che ci incontrassimo alle 7 a scuola, in quel giorno lui aveva il progetto ed io accettai.
alle 7 meno 10 mi diressi a scuola ....

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Capitolo 18
*** Ed il mondo mi crolla addosso.. ***


Alle 7 e 10 mi diressi a scuola, avevo il viso congelato dal vento ma poco mi importava notai che alcuni ragazzi uscivano dall'istituto, uno in particolare aveva i capelli biondi e aggiustava continuamente la sua tracolla sulla spalla, mentre conversava con un suo coetaneo alto quanto lui che aveva,però, una borsa simile ad un sacco. Quando mi hanno sfiorato ho sentito che parlavano circa di un ragazzo che aveva rotto i rubinetti della scuola, per cui mezzo istituto era chiuso per riparazioni, mentre le classi che avevano ancora un bagno decente potevano venire regolarmente ed io di certo facevo parte di una di quelle classi. Aspettai giù per qualche minuto, ma il vento glaciale mi spinse ad entrare a scuola e a salire le scale per raggiungere la classe di Noah, Non mi andava di certo aspettarlo fuori,per cui non appena vidi la sua classe notai che non c'era nessuno, ma solo una borsa, quella di Noah.
<< Sarà di certo andato in bagno. >> Pensai tra me e me. Presi la sua borsa per poi raggiungerlo fuori dalla porta del bagno,avremmo fatto di certo prima, qualcosa,però, sgusciò dalla sua borsa erano alcune carte con delle scritte. Quando diedi un'occhiata a quelle carte rimasi sconvolta:Erano i tabulati dei messaggi tra me e lo stalker.
<< Cosa stai facendo? >> Mi disse Noah sul luscio della porta che si sistemava in fretta le maniche della maglia. Notai la sua ferita che lui mi disse di essersela procurata cadendo in bici per il ghiaccio troppo spesso e guarda caso il giorno dopo in cui lo stalker fece quella brutta caduta dalla mia finestra dopo avermi scritto con la pittura rossa sul vetro. Come ho fatto ad essere così cieca? Ad ogni suo passo indietreggiavo e quando si accorse che avevo in mano i suoi foglietti fece da prima uno sguardo preoccupato per poi mutarlo subito dopo in una smorfia di cattiveria.
<< Hai scoperto tutto non è vero? >> Mi disse cercando di chiudere la porta con una sedia.
<< Perchè lo hai fatto? >> Dissi io con le lacrime agli occhi.
<< Bea, era tutto programmato ti ho allontanato da tutto e da tutti e credi davvero che la tua migliore amica ti abbia abbandonato perchè facesti quella scenata alla festa? Ho messo in giro voci sul tuo conto in modo tale che lei ti abbandonasse e così è stato,in questi giorni ho avuto modo di conoscerti bene per cui so i tuoi punti deboli... >>
Le lacrime iniziarono a scendere, non credevo che tutto questo stesse succedendo proprio a me.
<< Perché me e non altre? Cosa ti ho fatto? >>
<< Logicamente non ricordi, io ti conoscevo sin da piccola ti ho visto crescere e ogni giorno ti osservavo, non mi degnavi di uno sguardo e ci sono stato male, per colpa tua mi sono autolesionato, ma ho imparato che quella che doveva avere dei lividi eri tu e non io, ma non sul corpo quelli passano ma nel cuore >>
i suoi occhi divenneri cupi, non riconoscevo più quel ragazzo di cui ero innamorata, man mano si avvicinava e agitava le mani quasi come un folle, mi diressi vicino alla porta e ...

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Capitolo 19
*** Ringraziamenti dell'autore ***


A MOMENTI ARRIVERA' L'ULTIMO CAPITOLO DI QUESTA STORIA, SPERO VI SIA PIACIUTA E PER FAVORE RECENSITE IN MOLTI SOPRATTUTTO QUELLI CHE L'HANNO SEGUITA SIN DALL'INIZIO GRAZIE GRAZIE GRAZIE ... NON FINIRO' MAI DI RINGRAZIARVI QUESTA STORIA E' STATA UN PO' PARTICOLARE SOPRATTUTTO PERCHE' QUESTA E' STATA LA MIA PRIMA STORIA. SONO UNA SCRITTRICE ALLE PRIME ARMI, E FORSE NON MI REPUTO NEMMENO TALE PERO' SAPENDO CHE MI HANNO SEGUITO PARECCHIE PERSONE NE SONO RIMASTA CONTENTISSIMA E SPERO CHE MI SEGUIATE ANCORA PER UN'EVENTUALE STORIA CHE SCRIVERO', MAGARI QUESTA ESTATE CHE AVRO' UN PO' DI TEMPO LIBERO CHISSA' FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE DI QUESTA STORIA.



                                                                                                                                                VOSTRA _ANGELICA_

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Capitolo 20
*** La fine o un nuovo inizio? ***


Mi diressi vicino alla porta e cercai di spostare quella sedia, ma essa era bloccata alla maniglia,non feci in tempo a sbloccarla che Noah mi prese da dietro sbattendomi contro il muro. Il botto fu così rumoroso  che in quel momento pensai di essermi rotta qualche osso. Caddi violentemente sul suolo e quando riaprii gli occhi mi portai instintivamente la mano alla tempia, e notai che perdevo sangue. Cercai di mettere a fuoco ciò che stava accadendo, e vidi che mi trascinava nella parte guasta della scuola, quella che,a causa dei rubinetti, era allagata e quasi cadeva a pezzi. L'acqua aveva bagnato i muri, e ad un solo tocco, l'intonaco veniva via. Mi divincolai, ma lui sembrava così forte, di una forza che in tutto quel tempo credevo non avesse. Sentii sbattere da lontano una porta e delle piccole parole pronunciate da una certa distanza. C'erano delle persone, e forse riuscivo a scappare. Diedi un calcio, e lui istintivamente, si portò le mani al ginocchio ed io approfittai di questo per scappare. Urlavo come la pazza, se li dentro c'era qualcuno non poteva non sentirmi. Correndo vidi una persona in lontananza, ed era proprio Luen, che ci faceva ancora li? Corsi da lei piangendo,mentre  Noah mi era alle calcagna come una belva intenta ad aggredire la sua preda.
<< Bea che succede?? Cos'è quella ferita? >> Mi disse Luen non appena mi vide. Le spiegai a tratti ciò che stava succedendo, e lei mi aiutò a scappare. Le porte della scuola erano,però, chiuse, tutte bloccate forse da lui o dal bidello mezzo sordo che lavora nella scuola. Eravamo chiuse dentro. Con orrore scappammo per tutta la scuola,per guadagnare terreno finché non lo vedemmo più. Eravamo paralizzate dal terrore, poteva ucciderci li dentro e nessuno lo avrebbe mai scoperto. Camminammo senza farci sentire, ma lui ci sbucò avanti bloccandoci la strada.
<> Nell'ingresso si sentì urlare la voce di un uomo, e Noah rimase pietrificato.
<< Siamo qui, aiuto. >> Urlò Luen in lacrime. Poi non ricordo più.
Dissi al poliziotto che ci interrogò. Noah era un criminale, un ragazzo che bipolare così lo ha definito lo psicologo che si occupava del suo caso. Un ragazzo con due personalità, un ragazzo che sembra normale eppure così diverso. Molti casi simili al mio, vennero riaperti e forse chissà, era proprio lui che perseguitava tante ragazze che avevano le mie stesse caratteristiche.
<< Come avete scoperto che noi eravamo li? >> Dissi al poliziotto.
<< Siamo stati chiamati dalla preside per rumori molesti che provenivano dall'istituto >> Disse lui chiudendo il Block notes che aveva usato per scrivere.
Passò una anno,la mia vita ritornò normale, quella di sempre, sul soppalco con la mia migliore amica. Mentre ero con lei a guardare la bellissima stesa di neve e foglie nel boschetto sentì squillare in telefono di casa.
<< Pronto >>
<< Ciao Bea, ti sono mancato?? >>


Ed eccoci qui in questo ultimo capitolo. Vi amo, amo tutti quelli che mi hanno seguito anche se c'era poca partecipazione nelle recensioni. Vi amo tanto cosìììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììììì! ci vediamo prossimamente con una nuova storia, molto più bella e convincente. Baci Angelica <3

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Capitolo 21
*** DRIIIIIN messaggio per voi ***


Ragazzi in un modo o nell'altro vorrei continuare questa storia,
renderla più intrigante e fare davvero la fine del capitolo come un vero e proprio inizio.
Se volete che io continui basta che me lo facciate sapere tramite un messaggio o una recensione sotto questo messaggio.

Un bacio AN.

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Capitolo 22
*** Scream (urlo) ***


“ … Pronto ti sono mancato? “
“Chi sei ?!” Iniziai a tremare come una foglia, non può essere, non ci credo …
“ Bea sono Jéremy “
Quando sentii quelle parole tirai un sospiro di sollievo, avevo paura che tutto ricominciasse, che tutto riprendesse e che io mi ritrovassi sola come non mai. In quel momento parlammo per ore, e il trio Bea, Jéremy e Luen ridiventò compatto e unito. Chiesi a Jéremy di venire da me quella sera, sarei rimasta sola a casa con Luen. I miei erano ad una importante cena di lavoro e mi raccomandarono di stare tranquilla e se avessi avuto bisogno di qualcosa avrei potuto chiamarli liberamente. Se avessero davvero saputo ciò che ho passato, penso che quella decisione non l’avrebbero presa nemmeno per l’anticamera del cervello.
“ Bea corri qui che mi sento sola. “
“ Vengo subito …” Non finii neppure di staccare la chiamata che trovai Jéremy giù. Lo feci entrare e passammo almeno un’ora buona sul soppalco a contare le foglie.
“Ragazze io ho portato un film …” Disse Jéremy ad un tratto.
“ Che film?”
“Scream, me lo ha consigliato un mio amico di classe. Vi va di guardarlo?” In quell’attimo Luen si girò di scatto verso di me, cercando nel mio sguardo l’approvazione. Lei adora i film horror, per cui non riuscii a dire di no. Alle 11:30 spingemmo play sul telecomando, e questo fece partire il film che iniziava con alcuni titoli di coda e la prima strage di un essere umano. Il tempo volava quasi, tra urla,gridolini e risate di Jéremy. Il film finì e quando mi alzai dal letto successe un avvenimento strano …
“Ehi ma che succede?” Dissi all’improvviso attirando l’attenzione dei due che conversavano liberamente, chiedendosi quali scene hanno fatto più effetto e quali non hanno provato nulla. Dopo pochi secondi partì un nuovo film, A caratteri cubitali comparve la scritta CHIAMATA DA UNO SCONOSCIUTO, e Luen ed io rimanemmo sconvolte.
“ Spegnilo Jéremy, ti prego togli quel DVD” Iniziai a dire con un tono spaventato.
“ Ci sto provando, Bea non si toglie” Non finimmo neppure di parlare, che nel video comparve una giovane ragazza che rispondeva al telefono e nello stesso istante squillò il mio e ci guardammo tutti negli occhi come se quell’istante durasse in eterno.

Ragazzi, mi dispiace davvero per questo continuo davvero breve, ma volevo tenervi sulle spine. Vorrei più partecipazione per cui non continuo fino a quando non avrò almeno due recensioni. Un bacio AN

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Capitolo 23
*** Il colore del passato ... ***


 … Ci guardammo negli occhi come se quell’istante durasse in eterno.
“Pronto …”
“Amore, sono la mamma come va ??” In quel momento tirai un sospiro di sollievo, e dalla mia espressione Luen e Jéremy capirono che non c’era nulla di cui preoccuparsi e potevano stare tranquilli.
“Mamma va tutto bene, i ragazzi ed io stavamo vedendo un film”
“Mi dispiace avervi interrotto. Sentite io ho lasciato dei soldi sulla mensola del salotto. Potete ordinare una pizza da Luca, sai che puoi chiamarlo ad ogni ora soprattutto nel fine settimana.” Feci un breve accenno vocalico, poi ci salutammo con le solite raccomandazioni e le solite voci insistenti dei colleghi.
“Ragazzi che ne dite di ordinare una pizza?” Al suono di queste parole scoppiò la terza guerra mondiale, sembravano non mangiare da una vita e sceglievano i gusti della pizza senza neppure interpellarmi. Che bella roba. Dopo una mezzoretta di discussione trovammo la soluzione in una normale pizza margherita. Il pizzaiolo era italiano, e non mi stupivo di certo della clientela che usciva dalla sua pizzeria anche a quest’ora della notte. Mi cimentai al telefono, chiamai Luca che,con un tono cordiale, prese le ordinazioni rassicurandoci che un suo collega sarebbe venuto di lì a poco a portaci la pizza.
“Ma quanto ci mette a portare una pizza?”
“Jéremy sai quanta clientela deve soddisfare?”
“Ma è da un’ora che aspettiamo …” Le parole impazienti di Jéremy rimbombavano per tutta la stanza, e non finì neppure di parlare che sentimmo bussare alla porta.
“Che nessuno si precipiti ad andare, vado io …” dissi con un tono sarcastico, sapevo che nessuno di loro per quanto desiderassero quella pizza si sarebbe alzato dalla postazione comoda dove si trovavano. Mi avrebbero appioppato una scusa come ‘ma questa è casa tua’ oppure ‘qui gli ospiti siamo noi’ senza pensare al fatto che quella casa l’avevano frequentata più loro che io stessa, che quando avevano fame correvano al frigo senza neppure chiedermi il permesso. In ogni caso mi alzai dal letto, Luen era intenta a leggere alcune e-mail che le avevano mandato, mentre Jéremy era a fianco a lei e si intrometteva in cose che non lo riguardavano. Scendendo le scale mi affacciai alla finestra, da molto tempo a questa parte iniziai a prendere quella strana abitudine, la paura c’era sempre nonostante il fatto che avevano rinchiuso quella mente criminale. Il pizzaiolo era proprio di fronte alla porta, le luci della macchina illuminavano mezzo vialetto e compievano lo stesso movimento quello di accendersi e spegnersi.
“Buonasera ecco a lei …” Mi diede la scatola di cartone contenente la pizza, lo vidi avvicinarsi per prendere le banconote che sporgevano dalla mia mano sinistra e poi allontanarsi. Stavo per ritornare dentro ma una voce mi fermò sul ciglio della porta. Il ragazzo ritornò da me, e i suoi modi di fare mi ricordavano una persona ma non ricordo chi. Il tizio si avvicinò e mi porse un sacchetto. “Scusami, ma questo era lì fuori …”
“Grazie …” Chiusi la porta con un calcio e posai la pizza sulla mensola ed aprii il pacchetto di carta sbiadito che avevo tra le mani.
“ O mio Dio …”
Il pacchetto mi scivolò tra le mani, e il contenuto si rovesciò tutto sul pavimento, era pittura rossa, la stessa tonalità di rosso che poco tempo fa Noah aveva scritto alla finestra. Immerso in quel rossore, c’era una lettera sigillata in una cartellina di plastica. Dovetti passare quel cartoncino nell’acqua prima di leggere davvero ciò che c’era scritto su di esso:

Credi davvero di poterti liberare così facilmente di me? E pensare che hai riservato tutto quel rancore ad una persona che non c’entrava nulla. Niente è come sembra, ma non sarà nulla ciò che passerai. Stalker.

Inavvertitamente mi lasciai sfuggire un grido, un grido di disperazione che sentirono Luen e Jéremy. Scendendo le scale notarono il rosso a terra e si spaventarono credendo fosse sangue e in realtà era solo pittura.
“E’ troppo denso, troppo rosso … Dove sei Bea ?!” Sentivo quelle parole come se fossero lontane anni luce, non posso credere che il passato mi si ripresenti di nuovo alla porta avvolto in un pacchetto di plastica e una busta di rosso.
“Bea, Bea che succede? Beatrice …” Vidi Luen soccorrermi, mentre Jeremy si guardava in torno imperterrito. Non capiva cosa stesse succedendo, seguiva Luen nei suoi passi e quando mi videro si precipitarono in contro. Videro le mie mani rosse,e quel cartellino che mi sporgeva dalla mano. Luen lo lesse, e non le fu difficile leggere anche i miei occhi. Mi portarono in stanza, mentre Jeremy era intento a ripulire il danno che avevo causato aprendo quel pacchetto a sorpresa. Non era tutto finito, e dovevamo prepararci a ricominciare tutto daccapo.

Il capitolo nuovo è arrivato, OLEEEE’ !!! Ragazzi con estrema sorpresa pubblico questo capitolo alle ore 01:30 di notte. L’ho scritto a momenti e l’ho pubblicato nello stesso arco di tempo. Ho scritto questo capitolo dopo due giorni per farmi perdonare del capitolo precedente troppo breve e con una conclusione che ti rimaneva davvero sulle spine, ma non solo, volevo anche scusarmi per quell’orribile conclusione che stavo appioppandovi e che poi mi sono pentita. Grazie, siete davvero in numerosi a seguire questa storia, ma vorrei che foste tali anche nel partecipare alle recensioni. AN.

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Capitolo 24
*** Ritorno a scuola ***


Quella sera nessuno riuscì a dormire. Guardavamo in continuazione l’orologio in attesa di un qualcosa che sembrasse non finire mai. Nessuno riusciva a proferire parola, sapevamo che solo il silenzio sarebbe servito come rimedio per aiutarci
“Dite qualcosa …” Disse Jeremy interrompendo ogni forma di silenzio.
“Cosa devo dire? Allora? ” Dissi io in stizzita. Cercavo di prendermela con lui, ma tutti sapevano che in realtà la colpa non era di nessuno se non di quel maniaco.
“Mi dispiace …”
“Scusami tu … Non è un momento facile questo. Ma che gusto c’è a torturare ancora una persona dopo un anno? Perché proprio ora? Io non capisco …”
Buttammo giù una lista di persone improbabili, candidati alla nomina di Stalker, depravato, perverso dell’anno.
“Per me è Harry … Quel ragazzo sembra un maniaco.”
“Ma che dici Luen, tutto è tranne questo.”
“Non te lo aspettavi neppure da Noah, e guarda dov’é ora …”
Quelle parole mi colpirono dentro, per un attimo sentii il peso del mondo crollarmi a dosso. Avevo dimenticato quegli occhi azzurri, avevo dimenticato il bene che mi avesse dato e che io ricambiavo,ma forse l’unica a volergli bene ero solo io . Avevo dimenticato anche solo per un istante il suo sguardo prima che mi aggredisse. Mi sentii un attimo vuota, svuotata veramente. Come una bottiglia di vino in mano ad un alcolista.
“Scusami, i-io non ragiono quando parlo lo sai …”
Non le risposi. Quelle parole mi ferirono molto, per il semplice fatto che erano la pura verità. Mi aveva ferito non la persona che le aveva pronunciate, quella che mi aveva fatto presente la triste verità, ma l’antagonista che si era impossessato di quelle parole.
La stanza sprofondò di nuovo nel silenzio più totale. Mi sentii chiusa in una gabbia, cibata solo di paura e terrore per ciò che mi stava ricapitando. Non mi sentivo più sicura nemmeno in casa, avevo paura persino di andare in bagno o di cambiarmi. Il giorno dopo Jeremy venne a prendermi a casa. Incontrammo Luen poco dopo che ci salutò con un caloroso abbraccio. Ottobre ci stava quasi per salutare, e novembre era alle porte. Questa estate la trascorsi da mia nonna a Londra, per cui effettivamente per me l’inverno non era mai passato.
“Allora cosa facciamo sabato sera?” Disse Luen elettrizzata penso che lei abbia voluto affrontare questo argomento solo per non parlare di ciò che era successo la sera precedente.
“Cosa dovremmo fare?”
“Ma come non ricordate? C’è la festa di halloween a scuola …”
Cazzo, la festa di halloween. Quel nome mi fece rabbrividire, ricordai ciò che era successo l’anno precedente e mi sentii male solo al pensiero.
“Penso di starmene a casa …” dissi io con un tono secco quasi annoiato.
“Ma come? Andiamo su!! Fatelo per me …” In quel momento Jeremy annuii, e solo dopo che mi accompagnarono tutti e due in classe per farli stare zitti, esitante risposi che ci avrei pensato.
“Benvenuti a scuola … Ci dispiace tanto che quest’anno abbiamo rimandato di un mese il rientro dalle vacanze, ma sapete i problemi che abbiamo avuto con l’acqua un anno fa e che ancora non riusciamo a risolvere. Pregherei tutti voi di avere comportamenti idonei in queste situazioni, e che non mettiate piede nell’ala distrutta perché non sicura e protetta.” Queste parole ci diedero il benvenuto a scuola, io avrei preferito starmene a casa ma dovevo ritornare qui per cui occupai il mio banco e stetti ad ascoltare tutte le chiacchiere che diceva la prof, sulle sue vacanze, il matrimonio di suo figlio …
“Ora prendete un foglio e scrivete un tema di 200 parole con il titolo ‘COME HO TRASCORSO QUESTE VACANZE ESTIVE’”
Che bella merda, ora dovevo anche scrivere, perfetto … Aprii lo zaino presi il quaderno e senza accorgermene un foglio rosso cadde e fini sotto il banco di Louis.
“Ehi ti è caduto …” Una voce timida mi fece girare di scatto.
“Grazie Lou sei molto gentile.” Sfoderai uno dei migliori sorrisi. Notai che in un anno Louis era cambiato a vista d’occhio. Non era più il ragazzo invisibile che lasciavi lì in un angolo e non si muoveva, non era più quel compagno di chimica. Era molto più alto, slanciato e muscoloso. Mi passò un attimo per la mente, un pensiero rivolto a lui era diventato davvero un bel ragazzo. Lui mi porse quel foglio, ed io divenni pallida. Chiesi alla professoressa di uscire e mi chiusi in bagno a leggere e rileggere quel pezzo di carta che avevo fra le mani.


TI SEI DIVERTITA IN QUESTE VACANZE? SI RITORNA ALLA QUOTIDIANETA’. BELLA LA MAGLIA ROSSA
                                                                                     -X

Lui mi aveva visto, ero osservata e non mi resi neppure conto. Appoggiai la schiena al muro,esso era ghiacciato, e il freddo si sentiva anche dalla maglia come un cubetto di ghiaccio lasciato cadere sulla superficie della schiena. Giravo e rigiravo quel foglio, e lasciavo che delle parole nella mia testa mi diedero conforto. Pensavo che forse a quella festa sarei potuta andarci, pensavo,che forse, avremmo potuto smascherare letteralmente questa persona una volta per tutte. Ed invece mi sbagliavo.

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Capitolo 25
*** Cosa faresti se non ci fosse un domani? Pt 1 ***


Anche l’ultima ora scolastica era passata, mi sentii sollevata dal rumore che quella campanella procurava. Mi sentii anche solo per un attimo libera, e avrei tanto voluto che quella libertà non se ne andasse via così velocemente. Non credevo che quel primo giorno di scuola sarebbe stato tanto terribile, credevo che rivedere i miei amici mi avrebbe fatto un effetto rigenerante, sentirmi raccontare le loro vacanze estive, le loro cotte, i loro amori mi avrebbe fatto felice anche solo per un attimo ma non fu così. Mi precipitai agli armadietti,posai il libro di fisica e quello di aritmetica per poi prendere quello di letteratura spesso quanto un mattone.
“Ciao …” mi sentii chiamare da dietro, e mentre chiudevo l’armadietto mi voltai lentamente per riconoscere quel volto.
“Ciao, Lou … Hai bisogno di qualcosa?”
“Volevo chiederti se eri ancora disposta a fare quel progetto di chimica con me … ”
Teneva strette fra le sue braccia due libri, quasi come per tenerli da scudo per un eventuale attacco, proprio in quel momento liberò una mano per sistemarsi gli occhiali.
“Certo Lou … Quando ci vediamo ?? ”
“Anche oggi se ti va. Io devo rimanere qui, ho il corso di storia naturale questo oggi quindi resterò fino a tardi.”
“Ci vediamo nell’aula di biologia alle 5:30 allora …” In quel momento mi salutò con un cenno di mano, e come un topo si intrufolò nella prima aula in fondo a sinistra credo sia proprio quella di letteratura. Mi precipitai all’uscita, Jeremy era vicino alla porta che conversava allegramente con una bionda molto carina. Quest’ultima,subito dopo, aveva cacciato dalla borsa un foglietto e una penna e su di esso scrisse dei numeri buttati a caso e li diede a Jerry che ricambiò con un sorriso. Quando mi avvicinai, gli porsi un’occhiata interrogativa, lui la prese a volo e parlammo per tutto il tragitto di questo presunto flirt.
“Si chiama Jade …” Disse lui interrompendo il silenzio.
“Mmm è carina …”
“Si ma non è il mio tipo, io sono innamorato di un’altra.”
Non feci domande,credevo di avere già la risposta ripensando a quel giorno che lui confessò i suoi sentimenti che io non ricambiavo. In quel momento passammo davanti al bosco, mi sentii osservata, da molto tempo a questa parte sentivo che qualcuno mi spiasse e studiasse i miei movimenti ma forse era solo una mia paranoia. Quell’anno non era stato facile per me, avevo perso i miei più cari amici, un pazzo mi seguiva e poi c’era Noah. Quando sentivo il suo nome mi batteva forte il cuore, avrei tanto voluto vederlo, vedere quei suoi occhi azzurri, e in quegli stessi occhi vedere e capire le cause del suo gesto. Se fossi andata alla clinica dove era ricoverato Luen e Jeremy non mi avrebbero mai perdonata, e i miei genitori non mi ci avrebbero portato per paura di avere un attacco isterico nel guardare il mio presunto “ragazzo” in quello stato. Per cui decisi di andarci, l’indomani da sola per sapere come stava e vederlo per almeno un’ultima volta. In verità,forse, serviva più a me che a lui un nostro incontro. Volevo che io stessi bene, volevo chiudere quella porta e lasciarmela alle spalle ma volevo almeno sapere il perché di quel gesto, il perché di quel suo comportamento e della fissa per me. Ne avevo bisogno più di qualunque altra cosa. Poco dopo arrivammo a casa mia, salutai Jeremy con un bacio sulla guancia e mi precipitai nella mia stanza con l’mp3 alle orecchie e tutte le canzoni possibili ed immaginabili che mi accarezzavano il timpano per poi rintanarsi nella mente e nel cuore. La 5 canzone era “Apologize Timbaland Feat One Republic” Quella canzone aveva dentro di sé troppi ricordi, ed era capitata proprio in un momento abbastanza triste e devastante. Volevo piangere, avevo bisogno di sfogarmi, ma non so per quale motivo non lo facevo. Mi sentivo vuota, dove anche le lacrime mi avevano abbandonata. Restai un’ora buona sul letto ad ascoltare la musica. Ero stanca di rimanere sempre in casa sola, c’erano quei momenti che avrei tanto voluto avere una madre che si sedesse sul letto e mi chiedesse come era andata la giornata e che si interessasse davvero alla risposta. I miei,invece, erano sempre in giro per lavoro e non avevano mai tempo per me. Tolsi gli auricolari che mi devastavano l’udito ed accesi la tv, magari mi avrebbe rilassata ed invece mi procurò un effetto tutt’altro che piacevole.

Siamo qui nella cittadina di Ruth, è scomparso un detenuto della clinica di Eveline i poliziotti sono in giro e sperano di riacciuffare l’uomo e dare di nuovo sicurezza a questo paesino.

In quel momento mostrarono la foto, mi sentii rassicurata,anche solo per un attimo mi era sorvolato per la mente che il pazzo uscito dalla clinica fosse Noah. Spensi il televisore e andai al computer. Notai un’e-mail e non appena la lessi rimasi pietrificata. PERCHE’ TUTTI QUESTI ARNESI TECNOLOGICI CE L’AVEVANO CON ME?


Dovresti stare attenta a non farti tuoi i problemi degli altri, saresti dovuta stare lontana da tutto e da tutti. Ora la pagherai.


Ero stufa, stufa di questa vita, stufa di aver paura di uscire di casa e controllare alla finestra. Le 5:30 si erano avvicinate,decisi di prendere la borsa e incamminarmi verso scuola. Il sole stava già tramontando, e gli alberi iniziavano già a farsi tetri. Il cortile della scuola era vuoto, e un’ansia mi colpì dentro. Era stano non vedere centinaia di ragazzini precipitarsi fuori e parlare di chissà quale cosa stava succedendo nelle loro vite. Mentre loro andavano avanti, io ero indietro a causa di un maniaco ossessivo. Aprii la porta, la scuola era completamente vuota,sembrava come nei film horror, e con la metà chiusa per lavori era ancora più paurosa. Salii le scale, facendo meno rumore possibile ma in ogni caso cercavo di farmi sentire da Louis che fece capolinea dalla porta dove lo avevo lasciato poco prima. Mi fece segno di venire, e subito dopo si portò un dito alla bocca in segno di silenzio. Arrivai alla porta,e mi spinse dentro con una forza sovraumana …

“ Sento dei rumori …”

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Capitolo 26
*** Il bosco ha fame .. ***


“Come senti dei rumori?”  Dissi io liberandomi dalla sua potente stretta ..
Lui non reagì, fissò nel vuoto e si diresse verso la sua borsa, la prese e con un filo di voce disse:
“Dobbiamo andarcene da qui”. Non era possibile che ogni inconveniente succedesse sempre in quella dannata scuola, oramai era davvero aperta a tutti ed era diventata un vero centro per questi incontri sgradevoli. Guardavo Lou con aria preoccupata, come se davvero avesse visto un fantasma. Ormai questi inconvenienti erano lezione di ogni giorno, e ogni volta la cerchia dei miei amici toccata da questo stalker cresceva sempre di più.
“ Devi sapere che sto avendo problemi con un anonimo .. ” Disse lui prendendomi per mano e trascinandomi per le scale ..
“ E vuole te ..”
Mi si gelò il sangue .. Stava davvero prendendo possesso di ogni cosa, e aveva davvero il potere di allontanarmi da tutto e da tutti. Uscimmo dalla scuola e Lou ancora non lasciava il mio braccio. Correvamo, Dio solo sa quanto fiato misto a paura avessi in gola. All’improvviso notai che Lou aveva imboccato una strada atternativa che ci faceva rientrare sempre di più nel boschetto.
“Dove stiamo andando”
“ Fidati di me.”
La strada sembrava non finisse mai, i rami si intrecciavano e l’erba era umida quasi stopposa. Mi sentivo osservata, e ad un tratto ci fermammo.
“Lou dove siamo?”
“Mi dispiace ..”
“ Louis che succede?”
“ Ha minacciato tutti Bea .. Non potevo lasciare che ci facesse del male”
“Ma che dici Lou ..” Iniziò a correre all’improvviso, tanto veloce che a pochi metri persi le sue tracce. Ed io rimasi lì sola, senza nessuno e la linea telefonica era a pezzi. Non mi restava altro che piangere. Mi giravo e rigiravo sul posto,quando ad un tratto un uccellaccio iniziò a gracchiare sulla mia testa. Presi a correre. Non potevo restare ferma lì .. Ad un tratto i rami presero a muoversi, come se qualcuno fosse lì a spiarmi .. Correvo, ma avevo la sensazioni di essere sempre nello stesso posto, nonostante il fatto che mi muovessi da una ventina di minuti circa. Ad un tratto una musichetta classica prese a riecheggiare nell’aria e mano a mano la musica si faceva sempre più vicina. Che succede?




Ragazziiii rieccomi .. Dopo una lunga attesa eccomi a riscrivere questa storia. Mi dispiace davvero avervi lasciato come una stupida, in crisi nella speranza di sapere il continuo .. Ma capitemi sono in un liceo linguistico, Spero che questo continuo vi piaccia.
Un bacio .. ANGELICA

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Capitolo 27
*** Vetri appannati,come il mio cuore. ***


Il tramonto emanava gli ultimi raggi di sole, mentre la luna aspettava il suo turno per poter risiedere nel cielo. Ero spaventata, e la mia mente continuava a fabbricare pensieri che non riuscivo neanche io stessa a fermare. Vivevo lì da tanto oramai, quel boschetto lo conoscevo bene, eppure perdendomi mi son quasi sentita una fallita. La canzone era troppo insistente,e mi rimbombava nel cervello, non smetteva … Continuava,continuava,continuava …
Quando all’improvviso smise e una mano gelida mi percorse lungo il collo.
“ Bea che succede?”
“ O Dio Jeremy …” Le lacrime mi rigavano il viso, quasi non riuscivo a smettere di piangere. Tremavo come una foglia, avevo davvero creduto che non ce l’avessi fatta. Ho trovato in Jeremy la mia ancora di salvezza, in un oceano che voleva buttarmi giù. Dietro di me vedevo un ombra avvicinarsi tra i cespugli,spiarci e correre via.
“ Andiamo via”
Il vento mi pungeva sul viso, le lacrime che ancora non erano completamente asciutte facevano si che sentissi ancora più freddo.
“ Bea,che hai tra i capelli?”
“Cosa?”
In quel momento Jeremy tirò via un pezzo di carta gialla ruvida ripiegato più volte su sé stesso,simile a quella dei bar che avvolgono i coni gelato. In alto una scritta in rosso sovrastava il foglietto “ Fast and Good” il bar-pasticceria dietro l’angolo di casa mia. Nel momento in cui aprii il foglio,dell’aria gelida mi percorse lungo la schiena,era quella sensazione orrenda come quando in estate facciamo un bagno,ma la sensazione di uscire dall’acqua e di provare freddo ci impedisce di uscire da essa. “QUANDO VORRAI CAPIRE CHE NON SARAI MAI SOLA? HO SEMPRE PENSATO CHE QUEL PANTALONE TI DONASSE MOLTO.”
Arrotolai quel pezzo di carta, e lo gettai con tanta potenza che si perse tra le fronde degli alberi. Jeremy notava i miei comportamenti ed era ora che io gliene parlassi. Mentre iniziai a raccontare le mie disavventure, lui mi guardava con aria assente,prese il telefono e non appena arrivammo fuori casa mia mi salutò con un cenno di mano e si allontanò …
Iniziai ad inseguirlo fino a quando prese a fermarsi di scatto e una figura esile prese a baciarlo …
NON RIESCO A CREDERCI …
Luen era lì in piedi, indossava una lunga felpa nera e dei leggings anche essi neri. Era due dita lontana dalla bocca di Jeremy. Rimasi sbigottita, mi girava forte la testa
Presi a correre verso di loro,e quando mi ritrovai lì,la loro espressione era tanto stupefatta quanto spaventata. Che succede?

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Capitolo 28
*** American Horror Story 1 ***


… “CHE SUCCEDE?”
Quei secondi di silenzio tombale furono interminabili: l’imbarazzo e la vergogna si percepivano sulla pelle,ed io mi sentivo quasi la terza incomoda.
“Non importa, vado via.”
“Aspetta Bea …”
La mano di Luen era gelida come quella di Jerry, sembrava che le loro mani una volta intrecciatesi fossero state portatrici di freddo invernale.
“ Io e Jeremy in questo ultimo periodo ci siamo avvicinati molto,in realtà non so neanche io cosa mi sia preso,e non so neanche quando sia successo che i miei sentimenti iniziarono ad essere tanto forti ed insistenti verso di lui. Bea, lo so che sei delusa,amareggiata,e ti aspettavi un supporto maggiore da parte nostra,ma cazzo, tu non ci parli mai i tuoi segreti hanno un lucchetto e non ci permetti di trovare la chiave. Ciò che voglio dire è questo,mentre tu vivi nel passato,nella paura,nel panico e nella solitudine,il mondo là fuori va avanti,le nostre vite vanno avanti,e dovresti farlo anche tu.”
 Quelle parole mi arrivano dritto al petto come freccette nel tiro al bersaglio, mi si spezzò il cuore proprio perché le sue parole erano dure quanto vere. Io avevo sospeso la mia vita, lasciata in bilico. Avevo fatto di un maniaco ossessivo la mia vita,avevo fatto si che lui la rubasse e facesse di me una bambola nei suoi giochi infantili e crudeli.
“Hai ragione, ho sbagliato … In questo ultimo periodo non ho fatto altro che pensare a me stessa, senza curarmi di voi. Ho pensato che fossi l’unica a soffrire, quella incompresa,senza pensare ai vostri sentimenti. Provo vergogna per me stessa.” Luen non mi fece nemmeno finir di parlare che le sue braccia circondarono ciò che era rimasto del mio corpo. La paura mi aveva trasformata rapidamente. Ero asciutta, dimagrita,stanca …
“ Che dici andiamo da te a mangiare una pizza?” Le sorrisi, non potevo che essere d’accordo con Luen,ella fece cenno con la mano a Jeremy che si piombò verso di noi e ci arruffò tutti i capelli.
Iniziammo a dirigerci verso casa tra una risata e l’altra,presi le chiavi dalla tasca,la misi nella serratura e la girai in verso orario. La porta fece uno scatto e si aprì. Nessuno era in casa,ed il solito biglietto al frigo mi informava dell’ assenza dei miei per motivi di lavoro. Salimmo verso camera mia,chiamai la pizzeria e ordinammo la solita pizza e un pacchetto di patatine.
“Bea dove sono i DVD?”
“Lù  nel solito cassetto della scrivania.”
“ Bea e i pop corn?”
“ Jer dove potranno mai essere dei pop corn? Nella mensola della cucina.”
In pochi minuti sentii lo schioccare dei pop corn nel microonde e Luen gridare dalla camera da letto.
“Bea hai comprato il DVD di American Horror Story e non me lo hai detto? Dobbiamo assolutamente vederlo.”
“Lù non è un vero e proprio film,ma varie stagioni e dubito riusciremmo a vederlo in una sera.”
“ E se fosse tutta la notte?” Disse lei con un tono divertito.
“Vorrà dire che dovrò preparare i letti.” Dissi io assumendo il suo stesso tono.
“Premi play daii”
“Un attimo Lù”
“Sembri una lumaca” Disse Jeremy mentre sgranocchiava i pop corn.
“ E tu sembri un maiale.” Disse io in tono scherzoso.
“Mi reputo offeso.” Disse lui tra le risate.
Il DVD  parte all’istante,con la prima stagione (MURDER HOUSE che invito a guardare su internet o chi l’ha già visto può anche commentare sotto questo capitolo.)
Riuscimmo a guardare solo metà stagione quando dovetti scendere per l’arrivo del pizzaiolo. Lo ringraziai,ma proprio mentre chiudevo la porta la corrente va via e una mano ricoperta da un guanto mi tocca la schiena.
Che succede?

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Capitolo 29
*** American Horror Story 2 ***


… Una mano gelida mi percorse la schiena:” Che succede?”
“ Dov’è il burro e il sale? “
“ Jer, vieni da una vita qui e ancora non impari bene dove cercarti le cose?”
Sembravo una paranoica, una psicopatica che ad ogni piccolo rumore o gesto credeva il peggio. Salimmo le scale, con la scatola della pizza da una mano,sacchetti di patatine dall’altra e Jeremy che teneva avidamente la ciotola dei pop corn in ambedue le mani. Restammo svegli tutta la notte, nessuno era in grado di staccarsi dallo schermo fin quando non arrivammo al finale che ci spiazzò altamente. Iniziammo a scherzare,a fantasticare sui vari personaggi che facevano parte di quella serie e
Jeremy provava gelosia quando Luen ed io immaginavamo Tate in stanza e cosa avremmo potuto fare con lui. Le ore passarono,e constatai di essermi persa tanto in questo ultimo periodo. I miei genitori non c’erano mai in casa,e se c’erano spostavano scatoloni a destra e a manca per fare spazio in casa o semplicemente per buttare un paio di cose. Notai che Luen era crollata dal sonno, e,contemporaneamente, la seguì anche Jeremy che aveva lasciato una traccia di patatine e pop corn per tutta la stanza. Iniziai a pensare tra a me e me a tutte le disavventure passate e mi venne un brivido al sol pensiero. All’ improvviso un rumore dalla finestra interruppe tali pensieri e notai che dalla medesima finestra la luna con i suoi raggi lasciava trasparire un’ombra che si propagava per tutta la stanza. Andai nel panico e non sapevo se svegliare i ragazzi o farmi coraggio e andarci da sola … Seguii la seconda, non volevo dipendere da nessuno e questa storia doveva finire. Iniziai a cercare sulla scrivania un oggetto che potesse, in qualche modo, ferire un po’ per autodifesa un po’ per stanchezza e rabbia, volevo farla finita con questa storia di merda che mi aveva torto i migliori anni. Trovai un taglia carte di mio padre che, non so come, finì qui. Lo impugnai a mo di coltello e mi diressi a passo sicuro verso la finestra scostai di scatto la tenda e ciò che vidi non me lo sarei mai aspettato.
“ Lou, che ci fai a quest’ora? E cazzo, esiste una porta.”
“ Io devo parlarti … “
“ Lou sei ubriaco và a dormire.”
“ No Bea, io sto bene sei tu che non lo sei!”
“ Lou ma che stai dicendo? Ti prego vai a dormire ci vediamo con calma domani.”
“ No dobbiamo parlare adesso, tu devi sapere la verità.”
Rimasi spiazzata, ero confusa e non potevo fare altro che ascoltarlo in quella notte di luna piena. Scesi le scale in fretta, abbandonai il taglia carte su una mensola che trovai a caso e aprii la porta constatando che Lou era già fuori a quegli assi di legno.
“Come hai fatto ad arrivare fino alla finestra e a scendere così rapidamente?”
Lou mi guardò sconcertato e confuso, quasi come se avessi detto una frase in una lingua straniera incomprensibile da lui.
E’ ora di parlare …

 

Ragazzi, penso che a breve pubblicherò il mio ultimo capitolo, mi si spezza il cuore ma “porrò fine a questa storia”, mi sento un’assassina!! Spero tanto nei vostri commenti che … Non ricevo … Ma non importa, noto che siete in tanti a seguire la mia storia e sono contenta così. Sicuramente l’ultimo capitolo verrà pubblicato entro stasera o tra mercoledì o giovedì (Probabilmente sono al mare e un mese partirò.) Questo capitolo è stato abbastanza breve per lasciare spazio al finale che non volevo racchiudere qui. Premetto che il prossimo sarà inaspettato e spero più lungo.
Ok, vi ho stancato ora. Buona lettura.

Un bacio An.

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Capitolo 30
*** La fine non è mai la vera fine. ***


Iniziammo a guardarci negli occhi,lui non si decideva a parlare ed io ero stanca di aspettare le sue parole. “Bea,non devi fidarti di nessuno ok? Non hai idea di chi si nasconde dietro a questo anonimo,ed io sono stanco di tenermi dentro questo segreto mentre tu ci stai affogando dentro e non sai come uscirne …
Bea la verità è …”
“Ehi che succede qui?” Ci voltammo di scatto,mentre Luen era in piedi guardandoci confusa dalla rampa di scale.
“E tu che ci fai qui? “ Tornò a replicare mentre con passo sicuro iniziò a scendere i gradini lucidi.
“Bea, scappa!”
In un secondo le luci si spensero,e sentii una mano gelida come quella precedente,ad afferrarmi un braccio e sbattermi con forza su una sedia,mentre dello scotch mi legava ambedue le mani ai braccioli della sedia.
“Non volevo che lo scoprissi così,sai …” Disse Luen sorridendo, mentre le luci si accesero e Jeremy le teneva i fianchi.
“Volevo che lo scoprissi da sola, ti reputavo più intelligente,invece sei una perfetta idiota.”
Continuavo a girarmi a destra e a manca,incerta e confusa mentre Lou era bloccato,come me,su una sedia con dello scotch perfino sulla bocca.
“Quella bocca di trota parla troppo,cosa dovremmo mai farti?” Non fini neanche di parlare che Jeremy sfoderò uno dei suoi migliori pugni sul suo stomaco,mentre lui urlava di dolore e le mie lacrime scendevano.
“Cosa vuoi da me? Cosa ti avrò mai fatto? “ Il sorriso che prima era stampato sul suo voto,divenne un ghigno di rabbia e si avvicinò di scatto accanto a me,prese una sedia e iniziò a fissarmi negli occhi. “Quegli occhi tuoi ingannano,ti ho sempre odiata in realtà lo sai? Ho finito di essere quella persona che ti stava vicino,che viveva nella tua ombra. Quel periodo in cui mi allontanai da te,era solo per progettare altre vendette. Hai spedito un innocente in un manicomio,hai mandato l’unica persona che,forse,ti amava via da te. Sai, io l’ho rivisto e ha deciso insieme a noi di toglierti da mezzo. Jeremy prese ad allontanarsi,aprì la porta e con mio stupore Noah era lui,in piedi vestito completamente di nero. Ogni suo passo scendeva una lacrima,e mi sentii un attimo mancar d’aria.
“Cosa volete farmi?”
“Sarà solo un piccolo incidente … “ Le luci si spensero di nuovo,sentivo rumore di mobilio sbattere,sedie cadere con un tonfo e urla provenienti dal salotto.
“Bea dobbiamo andarcene. “
“Noah salva Lou. “
Riuscimmo a liberarci,iniziammo a correre per il bosco senza una meta ben precisa. Avevo tanta paura,Dio solo sa cosa avessi in quel momento nella mia testa. Riuscimmo a scappare dalla polizia,mentre solo allora mi accorsi del sangue che scorreva dal braccio di Noah. La polizia intervenne,ma in casa non c’era più nessuno. Di Luen e Jeremy nessuna traccia.

UN ANNO DOPO …

Noah ed io,oramai,eravamo più che amici mentre la mia vita era così diversa. Uscivo normalmente con tante persone,e la normalità,il più delle volte, mi spaventava tanto. Per i primi 3 mesi seguii uno psicologo specializzato, il colpo fu tale che quasi non connettevo. Ma ora stavo bene,ero felice e la mia vita non poteva essere migliore. Era Luen ad avere problemi mentali, e la mamma in tutta una vita non ce ne aveva mai fatto presente. Non la rividi più,ma ancora oggi non so di preciso le cause del suo folle gesto. 

 “Bea,ti raggiungo non appena finisco di sistemare il ripostiglio, ho persino trovato oggetti degli anni 50. Ho paura di trovarci topi morti dato che non viene ripulito da allora:-credo-. Compreremo una pizza e andremo al cinema. Noah.”

Mi correggo, non potevo essere più felice. I rapporti con i miei si erano riappacificati,mentre io e Lou eravamo diventati ottimi amici,oltre che studenti abbastanza in gamba. Non appena il telefono prese a squillare,presi a salire di fretta le scale, mentre afferravo la borsa credendo fosse Noah.

“Ciao Bea, ti siamo mancati?”

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